I'm the enemy

di mcr_frerard
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's me ***
Capitolo 2: *** Somebody cares about me ***
Capitolo 3: *** I'll never tell you a lie ***
Capitolo 4: *** A cold shower ***



Capitolo 1
*** It's me ***


Questa storia non è scritta a scopo di lucro le persone da me descritte appartengono a loro stesse e le situazioni in cui si trovano sono frutto dell'immaginazione della sottoscritta.

Detto questo buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

IT'S ME

 

 

Padre omofobo, madre omofoba e poi ci sono io Frank, e..sono gay. Un bel quadretto no?

Ho scoperto del mio orientamento sessuale qualche mese fa, poco prima di finire l'ultimo anno di scuola media. Ero al parco vicino scuola a studiare con Bob per l'esame della settimana dopo, quando lui mi fa notare una ragazza molto dotata diciamo, che saltava la corda con un suo amico, solo che io invece di guardare il balcone di lei fissavo il culo di lui, e questo di etero aveva ben poco. Dopo questo episodio ho iniziato a fare più caso a queste cose, fino a rendermi conto di essere gay. Molti penseranno “ma come hai fatto ad accorgertene così tardi!?”, beh forse sono un po' lento per certe cose e prima non facevo caso a chi mi piacesse come un amico e chi no. Comunque non l'ho ancora detto a nessuno, perché non ho amici veri con cui confidarmi, Bob è simpatico e qualche volta studiavamo insieme ma dubito resteremo in contatto una volta iniziate le superiori.

A proposito, tra meno di un mese inizierò il liceo scientifico di Belleville, anche se non conosco nessuno penso mi troverò bene, in fondo il primo giorno saranno tutti impauriti ed emozionati per la nuova scuola, cosa potranno mai fare.

“Frankie! La cena è pronta!” “Sì mamma, arrivo!”

Senza rendermene conto erano già le 20.30 ed io avevo proprio appetito. Vado in cucina correndo come se fossi a digiuno da una settimana, mi siedo al mio posto, prendo in mano la forchetta e-

“Frank! Ma che maniere sono!? Adesso aspetti che io e tuo padre ci sediamo e facciamo la preghiera. Ma dove credi di essere!?”

Ah sì, i miei genitori sono omofobi e molto religiosi, io sono gay e ateo, anche se loro non lo sanno perché altrimenti scoppierebbe la terza guerra mondiale...

In sottofondo si sente il telegiornale...

*Da oggi in Austria sono legali i matrimoni gay...*

“Caro guarda in che mondo viviamo, guarda. Non ho parole, ma chi è che ha avuto il coraggio di fare una cosa simile, è contro natura! Che scempio...” “Mamma secondo me non c'è niente di male se due persone dello stesso sesso si spos-” “Frank, non parlare in quel modo a tua madre!” “Ma stavo solo dicendo la mia opinione!” “Non è gradita, e quando hai finito di mangiare pulisci tutti i piatti”

Odio la cena, è il momento più brutto della giornata, quello dove devi parlare di cosa hai fatto durante il giorno, non dire la tua opinione se i tuoi non sono d'accordo, essere educato, rispondere a domande stupide come “e la fidanzatina?” Ecco, io odio la cena per queste domande del cazzo a cui loro non vogliono avere la tua risposta sincera ma la risposta che vorrebbero sentire, e se rispondi troppo sinceramente ti tocca lavare i piatti...

 

 

 

Tra poco più di una settimana vado nella nuova scuola e sono parecchio eccitato, lo zaino è già pronto, ci ho messo un raccoglitore a buchi nero con fogli a righe e a quadretti, poi l'astuccio nuovo con penne, matite, gomma forbici e altro, infine il diario nero con un teschietto disegnato sull'angolo in alto a sinistra. Quel teschietto mi è subito piaciuto, ho preso quel diario solo per quel particolare teschio che non era nemmeno fatto molto bene anzi, sembrava avesse i baffi come un cane, però era molto carino.

Oltre alle cose che vanno dentro lo zaino ho provveduto a comprare quattro toppe ed una catenella di metallo per abbellirlo.

 

Ok, tra due giorni inizia la scuola e io mi sento pronto a lasciarmi alle spalle i bulli, i brutti voti, le risse e tutto il resto. Magari mi troverò anche un ragazzo, chissà.

Lo zaino è già pronto vicino alla porta, i vestiti che mi metterò (jeans, maglietta dei nirvana e felpa nera) sono sulla mia sedia così che appena sveglio non debba mettermi a cercare e provare tutti i vestiti e ho persino già preparato la colazione! Non vedo l'ora che sia lunedì.

 

 

 

Questi due giorni sembravano non finire mai, ma oggi finalmente ci vado, senza neanche aver fatto colazione dall'agitazione. Mentre cammino verso la fermata dell'autobus decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualche canzone dei misfits, giusto per rilassarmi un attimo. Alla fermata vedo solo una ragazza con una valigia a mano e un barbone che sorseggia la birra. Non mi sembra granchè come inizio...Oh, ecco l'autobus! Vedo l'autista con un berretto in testa che gli copre quasi completamente gli occhi, appena mi vede apre la porta davanti ed sto per salire quando in lontananza sento la voce di un ragazzo. Mi fermo un attimo ad osservarlo, è troppo distante per identificarlo ma dato che sta correndo verso l'autobus urlando qualcosa di incomprensibile credo di aver capito la sua richiesta. A quel punto mi affianco all'autista che sembra appena uscito di galera “Ehm scusi...vorrei, vorrei chiederle se possiamo aspettare quel ragazzo laggiù” intanto lo indico per farmi capire meglio. “Va bene ragazzino, ma dì al tuo amico di non tardare più”.

Dopo una manciata di secondi riesco a vederlo quasi chiaramente: capelli biondi, occhiali neri dalla montatura spessa e uno zaino enorme che faceva un gran casino. é un ragazzo molto esile però si vede chiaramente che è più alto di me.

Dopo 30 estenuanti secondi l'autobus riparte ed io inizio a parlare con questo ragazzo, Mikey e ho scoperto andremo a scuola insieme anche se in classi diverse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allooooora, questa è la mia primissima ff e anche se non ne sono proprio soddisfatta ho deciso di pubblicarla perchè sono 2 settimane che continuo a pensare a questo primo capitolo, e dopo varie modifiche mi sono convinta a pubblicarlo. Non ho ancora deciso quanti capitoli fare questa storia ma in ogni caso tutto quello che avverà in seguito è custodito nella mia mente malata da disagiata.

Spero che a voi piaccia e...non so che altro dire, commentate se vi è piaciuta o meno, sono disposta a ricevere qualunque tipo di commento.

Ah sì, pensavo di scrivere un capitolo a settimana, probabilmente di domenica ma devo ancora decidere. (chi è arrivato fino a questo punto dovrebbe ricevere un premio...non ho premi da dare ç_ç ma se volete ho un biscotto :D)

 

Ciao a tutti(?) (.)(.)    

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Capitolo 2
*** Somebody cares about me ***


SOMEBODY CARES ABOUT ME

 

 

“Hey ciao Frank! Com'è andato il primo giorno di scuola?” “Sinceramente me lo aspettavo diverso, in classe da me erano tutti troppo agitati e c'era sempre una gran confusione. A te Mikey?” “Ah, circa come a te, solo che ero io la fonte di quella confusione generale... I professori mi hanno già dato un soprannome: uragano blu.” “Ahahah, come mai blu?” “Hai presente quei muri bianchi a righe rosse e gialle così monotoni? Ecco, io ho preso un pennarello blu e ho disegnato le note di una canzone dei guns 'n roses per tutto il perimetro, ma i professori non la vedevano come un'opera d'arte come me e mi hanno mandato dal preside” “Quindi sei finito nei guai il primo giorno!?” “In realtà il preside ha detto che chiuderà un occhio un occhio dato che sono nuovo, ma la prossima volta rischio la sospensione” “Beh dai, ti è andata bene dopotutto” “Sì ma nessuno dei miei compagni conosce i guns tranne uno...” “Neanche da me però un professor- >>

*prossima fermata: liceo scientifico*

“Frank, Belleville è così piccola che c'è solo un liceo scientifico ahahah” “Hai ragione ahahah, eccoci arrivati!” “Va bene, allora ci vediamo domani... Ciao Frank!” “Ok, ciao!”

 

Oggi davanti a scuola c'è meno gente rispetto a ieri, magari devono ancora arrivare, vedo al massimo 50 persone...

*driiiiin*

Entro dalla porta e con la solita lentezza mattutina mi dirigo in classe. Per fortuna che mi hanno messo al primo piano, non ce la farei mai a fare tutti quei piani di scale ogni mattina con questo zaino pesantissimo.

Non mi nota mai nessuno quando entro e adesso in classe ci sono solo quattro ragazze, una guarda il cellulare mentre le altre chiacchierano rumorosamente mentre si tolgono il giubbotto di marca. Quasi tutti i miei compagni ieri hanno detto di venire da famiglie benestanti e hanno almeno una villetta a testa, alcuni hanno già la macchina pur non avendo l'età per guidarla.

Dopo essermi tolto il cappotto mi siedo al mio posto in terza fila vicino alla finestra e prendo fuori dallo zaino il libro di storia, l'astuccio e il diario. In attesa del professore provo a disegnare il teschietto nell'angolo del diario sul mio quaderno ad anelle mentre la classe comincia a riempirsi.

Il primo giorno ero rimasto da solo perchè i banchi erano stati contati e all'appello mancava un ragazzo, spero solo che sia simpatico dato che Mikey mi a detto che in questa scuola non cambiano i posti spesso, una o due volte l'anno.

Questo disegno non mi sta venendo per niente male... “Ciao. Sono Jared, ieri non sono potuto venire e mi hanno detto che questo è l'unico posto rimasto”. Appena mi volto vedo un ragazzo con dei capelli biondo scuro lunghi fino alle spalle, degli occhi azzurri e un naso molto fine. Rimango incantato qualche secondo, poi Jared muove la mano su e giù davanti ai miei occhi come per svegliarmi. Scuoto un attimo la testa e mi scuso. “Ah sì, siediti pure. Scusa, oggi sono un po' addormentato...” “Sì sì va bene, ora scambiamoci di posto, non mi piace stare esterno” “Va...va bene”

Che maniere, non ci conosciamo nemmeno e mi dice già cosa fare.

“Tu come ti chiami?” Mi chiede disinteressato mentre si passa una mano tra i capelli. “Frank” “Sei uno di poche parole eh?” Intanto mi si avvicina all'orecchio come per dirmi un segreto. “Frank, non è che per caso avresti una spazzola e uno specchio da prestarmi?”Una spazzola ed uno specchio!?

“Come scusa?” “Sì insomma, ci sono molte ragazze carine qua in classe ed il cappuccio mi ha spettinato tutto!” “Non ce le ho, di solito non porto a scuola questo genere di cose...” “Uff... Ecco lo sapevo!”

Questo ragazzo può essere carino quanto vuole ma è un po' troppo egocentrico per i miei gusti.

 

 

 

 

 

“Come hai detto? Una spazzola!?” “Sì esatto, e anche uno specchio perchè il cappuccio l'aveva spettinato e non poteva farsi vedere così dalle ragazze!” “Ahahah avrei voluto esserci!”

Mikey è sempre simpaticissimo, in diverse cose ci assomigliamo parecchio però lui è molto più estroverso, mentre io parlo con poche persone e solo se necessario.

“Tu Mikey hai rivisto il preside invece?” “Oggi no, anche se mi hanno quasi beccato i bidelli mentre scrivevo Green Day sulla porta del bagno” “Ecco chi l'aveva scritto!” “Eh già, tutto merito mio. Ora però preparati che la prossima fermata è la nostra”

 

 

 

 

Il primo mese di scuola volò, però ho già preso la mia prima insufficienza in storia dell'arte per colpa di quella stronza di una professoressa che si mette a fare una verifica a sorpresa dopo quattro settimane di scuola. Per fortuna Mikey si è offerto di aiutarmi dato che ha preso 8/9, così questo fine settimana mi ha invitato a casa sua a dormire.

 

 

 

 

Non posso ancora credere di essere stato invitato a casa di qualcuno a dormire! Voglio dire, non ho mai avuto nessuno che si preoccupasse per i miei voti e mi invitasse addirittura a dormire da lui. In effetti alle medie se avevo un' insufficienza dovevo rimediare da solo e quasi tutte le volte riuscivo a cavarmela, anche se molto sfacciatamente.

Oggi è giovedì, quindi tra due giorni mi trovo con Mikey al parco vicino alla gelateria per poi andare insieme a casa sua. Ai miei genitori ho parlato di Mikey, dell'aiuto che mi vuole dare con storia dell'arte eccetera, e alla fine fortunatamente hanno ceduto dandomi il consenso.

 

 

 

 

 

“Frank, hai preso il pigiama?” “Sì mamma...” “E lo spazzolino?” “Certo, ora però devo andare che Mikey mi aspetta alle 15” “Ok, fai il bravo”. Mi dà un bacio sulla guancia e mi saluta con un abbraccio che sembra durare un'eternità. Dopo essermi staccato da mia madre esco di casa e mi incammino verso il parco.

Dopo una decina di minuti sono arrivato e mi siedo sulla prima panchina libera ad aspettarlo. Sono le 15,20 e non lo vedo ancora arrivare, così decido di andare a prendere un gelato rigorosamente cioccolato e panna. Sembra delizioso, mi avvicino per assaggiarlo ma vengo spinto e mi ritrovo la faccia cosparsa di panna .

Sento dei ragazzi che urlano “E non farti più vedere!”

Mi giro un po' incazzato ma appena mi volto vedo Mikey con un occhio tutto arrossato e la guancia completamente insanguinata. Tiene in mano gli occhiali con le lenti rotte e vedo che fa fatica anche solo a stare in piedi. “Cos'è successo!?” “Ma niente, quei ba-” fa una pausa per sputare del sangue “Quei bastardi avevano voglia di picchiare qualcuno e” altra pausa “E da quello che ho capito al loro capo stanno antipatici quelli con gli occhiali”

Va bene che Belleville non è molto sicura, ma non avevo mai sentito una storia del genere, intanto lo faccio sdraiare su una panchina mentre corro dal gelataio che, avendo assistito alla scena, mi porge un bicchiere pieno di ghiaccio e dei fazzoletti. Ritorno da Mikey e inizio a tamponargli la guancia non prestando attenzione ai suoi lamenti.

“Credo sia meglio andare a casa, non vorrei che si infettasse” Decidiamo di andare a casa sua perchè più vicina e perché a quest'ora non ci dovrebbe essere nessuno.

Dopo qualche minuto che camminiamo mi tira una manica e mi indica con un movimento del capo una casa arancione con un piccolo giardinetto.

“Frank, tieni le chiavi...Quella rossa apre il cancello e quella blu la porta”

Senza dire niente prendo le chiavi dalla sua mano e apro frettolosamente il cancello e poi la porta, che emette un cigolio agghiacciante. Dentro non c'è molta luce ma intravedo un letto o un divano a pochi metri dall'ingresso e, dopo aver chiuso la porta, lo faccio sedere e continuo a tamponargli la ferita. Prendo altri fazzoletti e copro parte del divano per evitare di sporcarlo di sangue. Vado in bagno alla ricerca del disinfettante e dopo averlo messo a soqquadro come si deve torno da Mikey, che ormai si è addormentato.

Decido comunque di disinfettarlo, poi prendo una garza e gli fascio la caviglia. Infine mi siedo un attimo a pensare.

Ricapitoliamo: sono a casa di uno conosciuto neanche due mesi di cui non so nemmeno il cognome per colpa di quella dannata insufficienza in arte!? Non...non so che dire.

 

 

 

Uhm, che sonno...che ore sono? Ma dove mi trovo?

Sono sdraiato su un divano vicino a... A Mikey, giusto. Devo essermi addormentato, meglio svegliare anche lui prima che i suoi arrivino a casa e assistano a questa scena.

“Mikey, svegliati” gli picchietto sulla spalla ma sembra non sentire, così inizio ad aumentare il volume della voce. “MIKEY SVEGLIA!”

Sobbalza leggermente guardandosi intorno un po' spaesato per poi mettersi a sedere per ricordare cos'era successo. Io intanto guardo l'orario, le 17,30. “A che ora vengono i tuoi a casa?” Mi guarda e prima di rispondere si schiarisce la gola. “Ehm...mi sembra alle 18, che ore sono?” “Sono le 17,30. Abbiamo circa mezz'ora per mettere in ordine” “In che senso?” “Beh prima ho cercato il disinfettante in bagno e per trovarlo ho messo un po' in disordine...” “Ok, ho capito. Allora vediamo di fare in fretta”

Gli porgo una mano per aiutarlo ad alzarsi e poi andiamo in bagno. La situazione è peggiore di quanto non ricordassi: boccette di profumo sul pavimento, un rotolo di carta igienica mezzo srotolato e qualche spazzola sparsa qua e là. Senza dire una parola iniziamo a rendere il bagno agibile dividendoci i compiti, io gli passo le varie cose e lui le mette al loro posto. Dopo una decina di minuti il bagno è abbastanza presentabile, quindi torniamo in salotto a controllare che il divano non si sia sporcato. A nostra grande sorpresa non ci sono macchie di alcun tipo, solo i fazzoletti usati qualche ora prima che ci affrettiamo a buttare.

Finalmente un po' di pace, questa giornata non è iniziata nel migliore dei modi, ma spero che adesso non si presentino più imprevisti. Mikey mi guarda, si massaggia la testa e poi si offre di farmi fare il giro della casa cercando di dimenticare quello successo al parco.

“Questo è il salotto, mentre più in là c'è il bagno anche se credo non ci sia bisogno di presentazioni...” Poi mi porta in camera dei suoi genitori facendomeli vedere in foto.

“Di qua c'è la mia camera, non è grandissima ma non posso di certo lamentarmi” Appena entro noto uno specchio alto almeno due metri e mezzo e un letto a due piazze al centro della camera. La mia camera sarà grande come la metà della sua.

“Che bella, è molto spaziosa!” “Sì, i miei genitori hanno deciso di farla diventare mia e non di mio fratello perchè lui ha detto di non aver bisogno di molto spazio”

Non mi aveva mai parlato di suo fratello, ho sempre creduto fosse figlio unico.

“Non sapevo avessi un fratello” “Sì, è lui che mi ha aiutato a prendere 8/9 nel compito sai, lui fa l'artistico ed essendo al terzo anno la parte che stiamo facendo noi la sa praticamente a memoria! Comunque la sua camera è al piano di sopra, vuoi venire?” “Ehm, sì certo!”

Saliamo le scale bianche in tutta calma mentre lui mi fa strada. “Su questo piano ci sono 3 stanze: la camera di Gerard, mio fratello, il bagno e la camera degli ospiti... Se vuoi puoi già portare su la tua roba” “Sì, va bene. La vado a prendere...arrivo”

Scendo le scale, cerco la borsa e, una volta trovata sotto al tavolo, la afferro e torno su da Mikey.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti(?) !

Questo capitolo è un po' più lungo del primo però come avrete notato si inizia a parlare di Gerard anche se non è ancora entrato effettivamente nella storia. Però vi prometto che nel prossimo capitolo (in un modo o nell'altro) lo faccio arrivare.

Detto questo vorrei ringraziare Sid e Tyx per l'aiuto che mi hanno dato a scrivere questi due capitoli e grazie soprattutto alla ragazza che ha sprecato importanti minuti della sua vita per recensire il primo capitolo.

Ricordo che sono disposta a ricevere recensioni positive e anche negative. Se avete qualche idea su come continuarla sono aperta a qualsiasi consiglio vogliate darmi.

Ok...ciao

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Capitolo 3
*** I'll never tell you a lie ***


I'LL NEVER TELL YOU A LIE

 

 

 

La famiglia di Mikey è fantastica. Sua madre Donna, ha cucinato tantissime cose appetitose per cena e, anche se non sono abituato a mangiare così tanto dato che i miei non guadagnano molti soldi, nel piatto non mi è avanzato nulla. Abbiamo parlato di scuola, di musica, di sport e argomenti vari, ma quando mi chiedevano qualcosa di personale come amicizie, ragazze e famiglia, cercavo di dare una risposta molto approssimata, non mi piace parlare a persone che non conosco bene di cose personali; Mikey doveva averlo capito perché ogni volta che i suoi mi ponevano una domanda del genere cambiava argomento al mio posto e mi sorrideva.

Adesso sono seduto di fianco a Mikey sul letto nella camera degli ospiti al piano di sopra. Lui è sdraiato per tutta la lunghezza del letto mentre io sono seduto a ripensare a questa giornata diversa dalle solite monotone. Anche lui sembra pensieroso, e a dirla tutta anche un po' preoccupato per ragioni che non so se voglia rivelarmi o meno. Lo inizio a fissare con sospetto per qualche secondo sperando che se ne accorga ma niente. Sospiro rumorosamente. Niente di nuovo. Allora lo inizio a guardare come in attesa, ma non mi degna neanche di uno sguardo, così do due colpi di tosse e finalmente mi guarda. I suoi occhi fissi nei miei che si chiedono il perché di questo mio comportamento e i miei che lo guardano di rimando ponendosi la stessa domanda. Si mette a sedere continuando a guardarmi, questa volta con aria stanca.

“Cosa c'è Frank?” “No niente, è che ti vedevo pensieroso...” lui sbuffa e torna a sdraiarsi. Ho detto qualcosa di sbagliato? Forse non dovevo insomma, non siamo migliori amici, ha tutto il diritto di tenere alcune cose per sé, però questo suo comportamento mi preoccupa un po'. Si mette nuovamente a sedere e appoggia i gomiti sulle sue ginocchia e affonda il viso tra le mani. Gli do una pacca leggera simile ad una carezza sulla schiena.

“Frank, sono preoccupato per Gerard, mio fratello”

Ora che ci penso Gerard non ha cenato con noi anzi, non l'ho proprio mai visto se non nelle foto di famiglia vicino all'ingresso, O almeno penso sia lui...

“Come mai?” si sistema i capelli e guarda il soffitto. “Beh, non sta passando un bellissimo periodo e scarica la tensione bevendo alcolici nel bar sotto casa...” mi guarda per vedere la mia reazione ma tutto quello che so fare è uno sguardo triste e compassionevole. “I nostri genitori non sanno nulla perché mi ha chiesto di tenere la bocca chiusa finché non gli sarà passata, ma ormai sono tre mesi e non sembra migliorare. Sono preoccupato perché proprio i fine settimana beve più del solito e a volte non riesce neanche a tornare a casa.” Ora capisco la sua preoccupazione, anche se non so se stia facendo la cosa giusta a non dirlo ai genitori. “Sei sicuro di fare la cosa giusta a tenere i tuoi genitori all'oscuro di questa faccenda?” “In realtà all'inizio non ne ero molto convinto però dopo averci pensato a lungo Gerard ha ragione, i miei non devono assolutamente venirlo a sapere perché altrimenti lo manderebbero in un centro per disintossicarsi, e il più vicino è a più di 50 km di distanza.” Mi faceva stare male vederlo così ma non poteva farci niente, nessuno poteva farci niente per quello che ne sapevo. A parte Gerard stesso.

“Ragazzi! Sono le undici passate, andate a dormire!” mi guarda, mi mostra un mezzo sorriso augurandomi di dormire bene e poi esce chiudendo la porta per permettermi di mettere il pigiama con un po' di privacy. Mi cambio ripensando al fratello di Mikey e al motivo della sua depressione.

Ormai è mezzanotte inoltrata e il mio cervello non ha intenzione di spegnersi, e anche se chiudo gli occhi non riesco a prendere sonno. Che caldo, mi sta venendo una gran sete. Mi alzo intenzionato ad andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua ma non conoscendo la casa mi conviene andare in bagno per evitare di svegliare tutti. Se non ricordo male il bagno è tra la camera degli ospiti e quella di Gerard. Cammino facendo meno rumore possibile e arrivo finalmente al lavandino. Apro il rubinetto, bevo poca acqua alla volta, però sento un fastidioso rumore provenire dal piano di sotto, come un tintinnio. Ricomincio a bere mentre le mie gambe iniziano a tremare per paura che in casa sia entrato qualcuno con cattive intenzioni. Chiudo il rubinetto e decido di farmi coraggio e controllare di sotto, ma prima vado davanti alla camera di Gerard per vedere se è arrivato o meno, anche se sono quasi certo di no dato che non ho sentito nessuno salire le scale. Come previsto il suo letto è vuoto. Mi giro titubante e mi avvicino alle scale accovacciandomi sul gradino più alto guardandomi attorno cercando qualsiasi sagoma in movimento. Nessun movimento sospetto, però il tintinnio non cessa, e ad esso si è aggiunto uno strano rumore, come qualcosa che sfrega. Ho una paura fottuta di ritrovarmi un assassino alle spalle così inizio a girare su me stesso come un cane che si insegue la coda sentendomi solo stupido.

Scendo i primi gradini con calma, poi immagini di killer mi invadono la mente e inizio ad accelerare fino a correre in direzione del divano. Mi raggomitolo su di esso dalla paura della mia ultima osservazione: il rumore proviene dalla porta d'ingresso. Ora il rumore è cessato dandomi il tempo di riflettere sul da farsi. Tiro un sospiro di sollievo e intanto appoggio i piedi per terra e mi alzo in piedi iniziando a camminare verso la porta per poi guardare attraverso lo spioncino. Essendo buio non si vede granché ma appena noto una figura ondeggiare a pochi metri di distanza dalla porta un brivido mi percorre la schiena immobilizzandomi completamente. Resto qualche secondo a guardare senza fare o dire niente, poi sento nuovamente quel tintinnio e mi accorgo che proviene da un mazzo di chiavi che questa persona tiene in mano. Solo ora penso alla possibilità che questa persona possa essere Gerard e che non riesca ad aprire la porta perché ubriaco. “C-chi è?” L'ombra ondeggia di nuovo e si appoggia alla porta. “Chi è?” chiedo, questa volta più convinto. “Abito qui” è decisamente ubriaco e quindi non posso fidarmi. “Come ti chiami?” “Io? Ehm...Gerard.” Sì, probabilmente è lui. E se non lo fosse? Farei entrare in casa uno sconosciuto la prima notte che dormo da qualcuno. Se invece fosse lui e io non lo facessi entrare i genitori lo troverebbero a dormire fuori dalla porta e- Un tonfo mi porta a guardare nello spioncino ma...Dov'è andato!? Penso in fretta a cosa fare e trovando le chiavi attaccate al muro alla mia destra decido di aprirgli cercando di fare il meno rumorosamente possibile. La serratura scatta ed io apro la porta vedendo Gerard(?) sdraiato per terra con il viso sul tappetino con su scritto welcome. Mi avvicino a lui e gli prendo il braccio percuotendolo sperando in una qualsiasi risposta. Emette un grugnito di disapprovazione e lentamente lo aiuto ad alzarsi. Faccio un po' fatica dato che è più alto di me ma alla fine riesco a portarlo in casa. Chiudo la porta e torno da lui sul divano dove l'ho fatto sedere. Mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro “Gerard, ora dobbiamo andare di sopra a dormire. Altrimenti i tuoi genitori si preoccupano.” Mi allontano per vedere se è d'accordo o meno. Mi guarda un attimo e poi mi dice “E tu chi sei?” Giusto, io per lui sono solo uno sconosciuto che si trova in casa sua, meglio portarlo a letto e spiegarglielo dopo. “Se vieni di sopra con me te lo dico, va bene? Ora però devi anzi, dobbiamo dormire”. Mi guarda non troppo convinto ma poi decide di ascoltarmi, così gli metto un braccio sulle mie spalle e lo aiuto a salire le scale. Arrivati in cima mi dice di farcela da solo ad arrivare al suo letto, allora gli lascio il braccio e lo seguo mentre va in camera e si mette sotto alle coperte. Faccio un movimento con la mano come per salutarlo ma la luce della luna che penetra dalla finestra mi mostra il suo viso impegnato in un'espressione contrariata e imbronciata. “Mi hai mentito” cosa? In che senso gli ho mentito? “Non è vero” “E invece sì, avevi detto che una volta a letto mi avresti detto chi sei” ah giusto. Più che ubriaco sembra un bambino che non vuole dormire ma decido comunque di accontentarlo. Mi avvicino al suo letto e mi siedo in modo che possa vederlo mentre lui si sposta leggermente per farmi un po' di spazio. “Hai ragione. Allora, io mi chiamo Frank e sono un amico di tuo fratello. Mi ha ospitato a dormire qui da voi per aiutarmi con storia dell'arte.” Mentre parlo lui mi guarda incantato come un bambino mentre ascolta la favola della buona notte. “Non hai sonno Gerard?” Sbadiglia e subito dopo mi dice che un po' di sonno ce l'ha ma vuole sapere meglio chi sono.

 

 

 

 

 

“FRAAAAANK! MA DOVE SEI!?” Uhm, bella domanda. Mi stropiccio gli occhi e non appena li apro mi ritrovo sdraiato per terra di fianco al letto di Gerard. Ma, era Mikey quello che mi chiamava? Mi alzo con le braccia indolenzite e le gambe che fanno fatica a reggermi ma, dopo essermi stiracchiato come si deve, guardo Gerard con i capelli neri tutti spettinati e mi viene quasi voglia di spostargli il ciuffo da davanti agli occhi però penso sia meglio andare ad assicurare a Mikey che sto bene. Scendo le scale per cercarlo ma poi lo sento arrivare da dietro con passo veloce fino a sentire il suo peso sul mio. “Mikey che fai? Ahia, ti sembra ti sembra che saltare addosso agli ospiti sia carino? Ahahah dai non farmi il solletico” “In famiglia Way saltare addosso agli ospiti è d'obbligo!” Poi si alza e mi allunga una mano aiutandomi a fare lo stesso. Poi mi sussurra un grazie e notando la mia espressione si avvicina e mi dice “Grazie per Gerard, questa notte ho sentito dei rumori di sotto, la voce di Gerard e la tua. Questa mattina non eri in camera tua ma nella sua, ho fatto due più due. Quindi grazie”. Mi sorride e va in camera a vestirsi invitandomi a fare lo stesso. Salgo le scale e vado in bagno, poi mi dirigo in camera dove mi cambio e metto tutte le cose nello zaino. Invece di scendere da Mikey vado in camera dal fratello per vedere se è già sveglio. Appena mi ritrovo davanti alla porta aperta lo vedo seduto a gambe incrociate sul letto che si massaggia le tempie. Cerco di restare immobile ma lui si volta verso di me con aria assente e mi guarda male, sembra incazzato. “Me lo ricordo sai?” “Ti ricordi cosa?” Smette di massaggiarsi le tempie e dice “Ieri mi hai mentito” mi metto a ridere ma notando la sua espressione seria torno serio pure io e mi siedo sul letto vicino a lui. “Non ti mentirò mai più” gli dico con un piccolo sorriso e lui ancora preso dai postumi della sbornia si sdraia, mima un grazie con le labbra e si riaddormenta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Heilà! Buon pomeriggio a tutte, questo capitolo l'ho scritto in circa circa tre o quattro ore e rispetto ad i primi due mi sembra scritto meglio, anche se il finale non mi soddisfa più di tanto...

Come al solito vi prego di recensire anche solo per scrivere che piuttosto che scrivere dovrei zappare nei campi ma fatemi sapere cosa ne pensate (pleaseeeee *fa occhi dolci*)

Alla prossima domenica!

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Capitolo 4
*** A cold shower ***


A COLD SHOWER



 

Uff, odio questa materia. Se non fosse stato per Mikey probabilmente non avrei mai aperto il libro. Prima abbiamo fatto colazione con due fette di pane e una tazza di caffè ma subito dopo Donna ci ha detto di andare in camera a studiare dato che Mike le ha detto che ieri non abbiamo avuto tempo. Ora siamo in camera sua, io seduto sul letto e lui sulla scrivania. “Frank, mi presti la gomma per favore? Ho perso la mia a scuola e non ho avuto tempo di comprarne un'altra...” “Sì certo, aspetta che la vado a prendere, ho lasciato l'astuccio di sopra” “Ok grazie” Mi alzo dal letto per poi dirigermi verso le scale. Arrivato in cima vado nella camera degli ospiti per prendere l'astuccio, solo che non ricordo dove l'ho messo. Inizio a cercare in ogni angolo facendo meno rumore possibile perché credo che Gerard stia ancora dormendo. Niente, sembra sparito nel nulla, volatilizzato. Odio far aspettare la gente e anche se sono trascorsi poco più di 2 minuti cerco di sbrigarmi saltellando da una parte all'altra per cercarlo. Guardo di nuovo nello zainetto nero appoggiato di fianco alla gamba del letto e non appena noto con mia grande sorpresa l'angolo dell'astuccio mi ci butto sopra come per paura che scappi e, una volta afferrato, chiudo lo zaino e scendo quasi correndo in camera di Mikey. So che può sembrare stupido ma mi sento vittorioso. “Oh sei già arrivato. Grazie mille.” Si alza per prendere la gomma e si risiede davanti alla scrivania. “Prego, non c'è di che.” Mi sistemo anch'io sul letto a gambe incrociate e ci appoggio sopra il “meraviglioso” libro di storia dell'arte. Lo apro alla pagina in cui siamo arrivati e sbuffo in segno di disapprovazione.

“Ragazzi, io esco va bene? Ah Frank, resti a pranzo da noi vero? Non so se riesco ad arrivare prima delle 14, in ogni caso in frigo c'è un po' di tutto.” Vediamo la madre di Mikey affacciarsi alla porta e sorriderci. Prima che potessi rispondere Mikey si gira e le risponde che sarebbe perfetto e che resto a pranzo, anche se i miei genitori non ne sono ancora al corrente. Donna ci sorride di nuovo per poi uscire e lasciarci nuovamente a studiare. “Ma io veramente non so se posso pranzare da voi, ai miei non ho detto niente...” “Non preoccuparti, chiamali adesso e chiedigli se puoi restare da noi fino a tardo pomeriggio e che saremo noi a riportarti a casa.” I miei genitori non sono così facili da convincere, speriamo bene.

“Sì, fino a questo pomeriggio...No no, mi accompagnano loro...Sì certo...Non so, prima di cena...Ma è per studiare! Sì ok...Ciao.” “Allora Frank puoi restare?” mi chiede entusiasta. “Sì posso, però mio padre ha detto che per le 15 devo essere a casa...è un problema?” “Assolutamente no, figurati! Dove hai detto che abiti?” “A circa 2 isolati da qui ma se prendo l'autobus arrivo in-” “Non dire sciocchezze, ti accompagniamo noi, oggi tanto non abbiamo niente da fare.” Gli sorrido per ringraziarlo quando sentiamo dei rumori che provengono dal piano di sopra. Lui mi guarda e poi si mette a ridere. “Ahahahah dovresti vederti!” Dice indicando la mia faccia. Non capisco cosa ci sia da ridere, si sentono dei rumori da sopra, è normale che mi spaventi. “Non preoccuparti è Gerard, ahahah. Si vede che non si è ancora ripreso da ieri e deve essere caduto dal letto.” Mi da una pacca sulla spalla e va al piano di sopra. Lo seguo senza dire niente e quando arriviamo in camera di Gerard ci mettiamo in piedi attorno a lui che, come aveva previsto Mike, è sdraiato sul tappeto a pancia in giù. Mi accovaccio di fianco a lui non sapendo bene cosa fare quando vedo che Mikey va in bagno. Resto di fianco a Gerard e lo inizio ad osservare, ha sempre quel ciuffo davanti agli occhi che non mi permette di vederlo bene. Glielo sposto delicatamente ma appena tolgo la mano gli ricade nuovamente sul viso. Mi scappa un piccolo sorriso e con la mano sinistra glielo riprovo a spostare con la solita delicatezza. Sento Mikey che esce dal bagno e torna in camera molto lentamente, come per non farsi sentire. Appena entra nella mia visuale noto che tiene in mano una piccola bacinella d'acqua mezza piena. Fa un ghigno divertito e si avvicina me e a suo fratello questa volta con passo veloce. Non faccio in tempo a spostarmi che dell'acqua gelida mi ghiaccia le vene, inducendomi ad abbracciare le mie ginocchia. Anche Gerard si è messo nella mia stessa posizione senza ancora capire bene cosa sia successo. Iniziamo a tremare, ma io al contrario di lui so bene cosa è successo e guardo il colpevole in attesa di una risposta anche se tutto quello che fa è cercare di trattenere le risate. Ora anche Gerard ha capito e infreddolito alza la testa guardando incazzato il fratello. “Scusa Frank, ahahahah non ti volevo bagnare ahahah. Volevo solo svegliare Gerard ma gli eri praticamente addosso ahahah. Volete un asciugamano? Ahahah siete troppo buffi!” Che cazzo, fuori ci saranno a malapena 2 gradi e in casa al massimo 5! Sto morendo di freddo, grazie Mikey. “Ahahah dai, andatevi a cambiare. Frank vai in bagno che ti porto dei miei vestiti. Ahahah scusa ancora.” Lo guardo un po' incazzato ma neanche tanto, dopotutto è stato divertente anche se in una minimissima parte. Mi alzo, gli lancio un'occhiataccia e mi dirigo in bagno. Chiudo la porta e inizio a togliermi prima la maglietta e poi in pantaloni. Rimango in boxer in attesa che Mikey mi porti delle cose da mettere. La porta si apre senza preavviso, solo che invece di Mikey entra Gerard. Lo guardo un attimo senza capire, ma ricordandomi della situazione in cui mi trovo arrossisco di colpo mentre provo a coprirmi con un asciugamano. Gerard sembra non essersi quasi accorto di me perché entra, chiude la porta e inizia a spogliarsi con la faccia rivolta verso la porta. Quando lo vedo slacciarsi la cintura sento il viso andare a fuoco ma nonostante ciò riesco a dire “Hey ciao, ci sono anch'io...” Lui si gira e resta un attimo a fissarmi per poi rigirarsi e continuare a spogliarsi. Dopo essere rimasto in boxer pure lui si volta e appoggia la schiena alla porta. “So che ci sei anche tu in bagno Frank, è che in quello di sotto c'è mio padre che si è appena svegliato così ho preferito venire in questo piuttosto che restare in camera ad aspettare.” Annuisco e inizio a guardarmi i piedi non sapendo bene cosa fare. Lui prende un asciugamano e inizia a strofinarsi i capelli mentre io mi siedo sul bordo della vasca in attesa dell'arrivo di Mikey. Gerard non sembra a disagio anzi, mentre io non posso fare altro che aspettare i vestiti. Inizio a tremare e Gerard sembra accorgersene infatti esce dal bagno a chiamare suo fratello, incitandolo a sbrigarsi. “MIKEY MA DOVE SEI!?” “ARRIVO UN ATTIMO” Dopo pochi secondi Mikey arriva e mi porge dei pantaloni neri, una maglia nera ed una felpa grigia. Mi vesto e quando esco mi ritrovo Mike davanti con in mano delle pantofole grigie. Dopo averle infilate nei piedi e appurato la loro comodità facendo qualche passo sul posto,scendo le scale dietro a Mikey quando mi accorgo di avere ancora i capelli mezzi bagnati. Gli picchietto sulla spalla e appena si gira mi indico i capelli. “Mi sono dimenticato di asciugarmi i capelli, torno un attimo in bagno...” “Sì va bene, se vuoi il phon è nel mobiletto vicino alla vasca.” Salgo per l'ennesima volta le scale e vado in bagno, dove mi asciugo i capelli con un asciugamano per fare prima. Dopo 2 minuti sono già asciutti, così esco dal bagno e scendo da Mikey. Entro in camera sua ma non c'è, la camera dei suoi è vuota, così come il bagno. Vado in cucina e vedo Mikey che apparecchia la tavola. “Posso aiutare?” “No no figurati, è che mio padre è andato in banca e quindi io, te e Gerard dobbiamo cucinarci qualcosa da soli.” Di già? Ma che ore sono? Oddio sono le 14, tra un'ora devo essere a casa! “Mikey credo che io faccia meglio a prepararmi, a piedi ci metto circa 40 minuti. Cucina solo per te e tuo fratello, comunque grazie di tutto!” Mentre finisco la frase corro in camera di Mikey a prendere i libri e l'astuccio per poi correre di sopra a fare la zaino. Avendo ancora 15 minuti prima di uscire prendo lo spazzolino e vado in bagno a lavarmi i denti. Fatto questo prendo lo zaino ma prima di scendere le scale voglio salutare Gerard per non sembrare maleducato. Mi fermo davanti alla sua porta ma non vedendolo dentro scendo, probabilmente sta aiutando Mikey in cucina. Vado in cucina ma non vedo nessuno, in salotto nemmeno, ma io tra poco devo uscire quindi prendo le mie scarpe e intento le infilo nei piedi. “MIKEY, GERARD, IO DEVO ANDARE. GRAZIE DI TUTTO!” Ma dove sono!? Non posso mica uscire senza averli salutati, intanto vado a prendere il cappotto. “Dove credi di andare?” Vedo Gerard davanti al portone con le braccia incrociate. “Oh eccoti, devo uscire di casa adesso se non voglio arrivare tardi dai miei. Salutami Mikey e ringrazialo tanto, non l'ho trovato in cucina.” “Mikey mi ha detto tutto non preoccuparti, se vuoi ti accompagno io, ho la macchina.” La proposta è allettante, stare al calduccio in macchina invece che aspettare al freddo l'autobus non sarebbe male, però non mi va di disturbare. “Ah grazie, comunque posso andare in aut-” Mi fermo per starnutire e prima che possa finire la frase Gerard mi sorride e mi dice che o vado in macchina con lui o mi accompagna in autobus. Non sono un bambino! Va bene che non sono molto alto ma ho già 14 anni, credo di riuscire a prendere un autobus. Gerard è ancora immobile davanti alla porta in attesa di una risposta. “Allora Gerard, Frank cos'ha deciso?” è stato Mikey allora a chiederglielo. “Ha optato per il viaggio in macchina direi” dice sorridendo.

 

 

 

 

 

“Allora, ti sei trovato bene nella famiglia Way?” “A parte la doccia ghiacciata sì dai, vostra madre poi cucina benissimo.” “A proposito, dobbiamo farla pagare a Mikey, non può pensare di fare una cosa del genere e farla franca non trovi?” “In effetti...” “La prossima volta che dormi da noi dobbiamo ricambiargli il favore.” La prossima volta? Vuol dire che tornerò di nuovo? Che bello, già non vedo l'ora. “Dove devo girare adesso?” “A sinistra direi, prima del semaforo.” I restanti 10 minuti li passammo in silenzio, un silenzio leggero e senza tensioni. “Ecco, abito proprio qui. Grazie del passaggio.” “Di niente, è stato un piacere...Ricordati di coprirti meglio, hai starnutito come minimo 20 volte. Allora ci vediamo, ciao!” “Ciao!” Effettivamente non pensavo fosse così freddo. Entro in casa e mi chiudo la porta alle spalle per poi andare in camera ad appoggiare lo zaino. “Frank,com'è andata la tua prima notte fuori?” “Bene mamma.” “Ti sei divertito?” “Sì.” “Hai già pranzato?” “Sì certo, ora vado in doccia.” Non avevo pranzato, non ce n'era stato il tempo. Avevo solo sgranocchiato qualche crakers prima di uscire ma non avevo affatto fame. “Frank tesoro, mi potresti dare il numero della madre di questo tuo amico per favore?” Cosa? A cosa le potrà mai servire il suo numero? “Io veramente non ce l'ho.” “Allora dammi quello di casa” “A cosa ti serve?” “Voglio solo ringraziarla, tutto qua.” Che strano.... In ogni caso cosa potrà mai fare? “Va bene, arrivo.” Vado in salotto dove mia madre è seduta sul divano e le porgo un foglietto di carta con su scritto un numero. “Grazie caro, ora vai pure in doccia.” A quel punto vado in bagno per farmi una bella doccia calda.

 

 

 

 

Oggi non ho proprio voglia di andare a scuola, per colpa di questo raffreddore parlo come se avessi un tappa-naso di quelli che mettono le persone a nuoto sincronizzato. Oh, ecco Mikey. “Ciao Frank! Tutto bene?” Sembra la persona più felice del mondo con quel sorriso che gli occupa quasi tutto il volto. “Bede tu? Cobe bai così felice?” “Hai il raffreddore? Oh scusa, forse è colpa mia ahahah mi dispiace. Non te l'ha detto tua mamma?” “Che cosa?” “Ieri sera tua mamma ha chiamato a casa nostra... Non ti ha ancora detto niente quindi?” “Id effetti do... Cos'è successo?” “In pratica tua madre è stata contattata dal preside perché la classe 1C e la 1E andranno in gita insieme se non ci saranno problemi!” “Quiddi addrebo id gita idsiebe? Che bello, quaddo?” La prossima settimana, e indovina un po', mia madre si è offerta di ospitarti da noi a dormire quello stesso giorno!” Sta parlando sul serio!? Non credevo che il liceo sarebbe stato così pieno di novità. “Ba è fadtastico! Quaddo di preciso?” “Credo il prossimo giovedì. Andremo al museo della musica, adesso hai capito il mio entusiasmo!?” Con ancora il sorriso stampato sulle labbra saliamo sull'autobus e dopo esserci seduti continuiamo a parlare della gita, anche se io non ho ancora realizzato quello che mi ha detto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciaooooo! Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori grammaticali e ringrazio tantissimo quelle persone fantastiche che seguono, recensiscono, aggiungono alle preferite o semplicemente leggono questa ff che ancora non so come andrà a finire...

L'altra notte ho sognato il finale (sì, io alla notte sogno le ff, non giudicatemi), era un finale aperto abbastanza toccante, anche se probabilmente subirà qualche modifica. Ho già in mente varie scene e per scriverle tutte mi serviranno come minimo 15 capitoli.

Detto questo grazie ancora e alla prossima domenica :D

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