Non può piovere per sempre

di DoIdare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Falene ***
Capitolo 3: *** Cenere ***
Capitolo 4: *** Rainbow ***
Capitolo 5: *** Lennon Douglas ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


Quella sera sembrava che non ci fosse nessuno in città.
Il suono dei miei tacchi che battevano sull’asfalto era l’unica distrazione che mi permetteva di non perdermi nei miei soliti, stupidi, pensieri.
Tutto era così silenzioso quella sera.
Starling city sembrava morta, i pochi ristoranti rimasti in piedi dopo la notte in cui Slade attaccò la città, erano costantemente vuoti.
Passare davanti al Verdant e non vedere i soliti adolescenti che facevano festa mi dava una strana sensazione.
Da quando Thea e Sara se ne erano andate anche Oliver sembrava essersi spento.
Diggle era forse l’unica persona che quando guardavo negli occhi mi trasmetteva ancora speranza. Il fatto che presto sarebbe diventato padre era l’unica buona notizia che avessimo ricevuto da quando eravamo tornati in città, dopo aver lasciato Slade sull’isola.
L’unica cosa che ci abbia fatto sorridere.
Il resto è stato dolore: vedere Roy che ogni sera tornava al covo ricoperto di lividi e ferite che non sembravano mai finire, vedere Oliver che di giorno cercava di riavere la QC e di sera, al posto di salvare la città, usciva con Laurel.
Laurel, quella che sembrava aver rimpiazzato Sara in tutto: prima come Black Canary e poi come fidanzata di Oliver.
Oliver.. a malapena mi rivolgeva la parola, quando lo guardavo negli occhi vedevo solo tristezza e delusione.
Ormai non credevo più che nel suo “Ti Amo” ci fosse qualcosa di vero.
Questo è proprio quello che più mi ferisce.
In fondo è proprio vero che il peggio delle emozioni forti è il vuoto che lasciano dopo.. ma come potevo sapere che tutto questo sarebbe stato solo la quiete prima della tempesta?


Angolo dell’autore:
Un saluto a tutti quanti ^^
Questo è un piccolo prologo, un’introduzione al primo capitolo che posterò presto.
Quella che seguirà sarà una storia per chi ama la mentalità misteriosa di Oliver, e il carattere forte, ma allo stesso tempo, dolce di Felicity.
Buona lettura :*
N

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Capitolo 2
*** Falene ***


FALENE


Tecnicamente ero senza lavoro.
Ovviamente alla QC mi avevano licenziata dopo che Oliver perse l'azienda, come poteva una semplice dipendente passare ad essere, di punto in bianco, la segretaria del celebre Oliver Queen?
İ soldi che avevo messo da parte per i casi d'emergenza in questo momento mi stavano tornando veramente utili.
Stavo, disperatamente, cercando un qualsiasi lavoro.
Ovviamente al covo non c'era nessuno, mancavano dieci minuti alle 23.00, l'ora in cui, puntualmente, Roy tornava ferito e sanguinante.
Preparai già accanto a me il disinfettante, le garze e tutto ciò di cui avevo bisogno per ricucire quel ragazzo.
Un rumore fortissimo provenne dalle scale, Roy era più a pezzi del solito, e puzzava di alcolici come nessun altro.
Lo aiutai a stendersi sul lettino e cominciai subito a medicarlo.
İl suo sguardo era cosí triste, mi guardava nello stesso modo in cui un morente guarda i suoi cari da un letto di ospedale: senza speranza, e infinitamente solo.
İn quel momento mi accorsi che mi stava dicendo qualcosa:
"Scusami, puoi ripetere?" dissi subito.
"Ho detto che non ti costringo a venire qui, sei tu che insisti con questa storia quindi, se vuoi aiutarmi, non guardarmi come se ti facessi pena".
"Non mi fai pena, ma devi capire che non riavrai Thea comportandoti in questo modo"
Ok.. mi era scappato, il nome Thea era diventato impronunciabile al covo, infatti Roy scattò in piedi, prese la sua felpa e mi guardò dritta negli occhi: "non voglio riavere Thea, per me è morta il giorno in cui mi ha lasciato quella stupida lettera di addio". Detto questo si allontanò, il rumore della porta che sbatteva fece vibrare la parete a cui mi ero appoggiata.
Restai così, seduta, il tempo scorreva e il mio respiro era l'unica cosa che percepivo.
İl resto era tutto avvolto nel silenzio.
Dopo un tempo che sembrò interminabile presi la mia giacca e le chiavi della macchina, era quasi l'una, avrei dovuto riposare.
Salita al piano di sopra notai che un paio di luci del bancone del bar erano accese, mi avvicinai per spegnerle e fu allora che tuttó cambió.
Laurel si aggrappava ad Oliver come se fosse la sua ancora di salvezza e lui la seguiva con lo sguardo come una falena segue la luce. Completamente catturato.
İ loro corpi erano talmente avvighiati da sembrare una cosa sola.
Ma l'ansimare di Laurel non coprì il suono del mio cuore che si spezzava, le lacrime comiciarono a scendere, una dopo l'altra e la vista cominció ad offuscarsi.
Mi accascai nel punto in cui poco prima il mio mondo era andato in pezzi, stringendomi forte la stoffa della gonna cercai invano di smettere di piangere. Pensavo che da li a poco sarei soffocata nei miei stessi singhiozzi sussurati.
L'ombra che i loro corpi proiettavano sul pavimento si allungava fino a raggiungere i miei piedi.
Silenziosamente mi alzai e mi diressi verso la porta del covo, a quanto pare quella sera non sarei riuscita ad uscire dal Verdant senza farmi notare.
Mi sdraiai sul lettino dove poco prima si trovava Roy e comiciai a sentire la mente alleggerirsi e le palpebre farsi pesanti.
Come era riuscita una sola notte, a spezzare tutti i legami che ci univano?
Quella sera cambiò tutto quanto, a quanto pare un lavoro, non era l'unica cosa nuova che avrei dovuto cercare.

 

Angolo dell'autore:
Un saluto al mondo :)
Ecco a voi il primo capitolo, colgo l'occasione per ringraziare coloro che hanno recensito il prologo e che seguono la storia.
Se voleste recensire sappiate che mi farebbe solamente piacere :)
Alla prossima 
N

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Capitolo 3
*** Cenere ***


CENERE
 

La mano che inizialmente stava accarezzando il volto di Laurel si trasformò presto in una morsa attorno al suo collo.
Non capii cosa stesse facendo fino al momento in cui Oliver allentò la presa sulla gola dell’amante, che cadde a terra come un peso morto.
La voglia di urlare, che nel frattempo era cresciuta dentro di me, si trasformò in terrore nell’attimo in cui una mano mi strinse la spalla destra.
Di colpo aprii gli occhi, ci misi qualche istante a rendermi conto che fosse tutto un sogno.
Non feci in tempo ad alzarmi dal lettino che Oliver si precipitò verso di me chiedendomi da quanto tempo fossi li.
Non volevo pensasse che non avessi visto niente riguardo la sera precedente, ma neanche il contrario.
Elaborai velocemente una risposta che dicesse tutto e niente allo stesso tempo.
L’unica cosa che pronunciai fu: "Abbastanza"
Il suo sguardo rimase incatenato al mio, quello era uno dei momenti in cui i nostri occhi parlavano al posto nostro.
Non abbassai mai la testa, finché, girandosi di colpo, si allontanò da me.
Insomma.. è forse il mio destino incontrare Oliver mentre si fa, allegramente, tutte le donne di questo pianeta?
Notai che il mio ex capo cominciava a guardarsi intorno, "Dov’è Roy? Oggi toccava a lui essere di pattuglia" disse.
Quella frase suonava così stupida e ipocrita alle mie orecchie, non riuscii proprio a trattenermi dal rispondergli.
"Solo oggi Oliver? Roy sta fuori dalla mattina alla sera, non chiedermi se vige su Starling city, non saprei dirtelo".
Guardandolo negli occhi mi alzai dal lettino, ritrovandomi a due centimetri dal suo naso, ma non volevo cedere, quindi continuai:
"Ma se c’è una cosa che so, è che ogni sera torna ricoperto di sangue e con una fetta di cuore in meno".
I suoi occhi mi fissavano, giurerei di averlo visto tentennare per un attimo.
Devo essermi sbagliata, Oliver Queen non tentenna mai.
Non so come fosse stato possibile avvicinarsi di più senza rischiare di sfiorarci, ma lui lo fece, si avvicinò, e non esitò dal chiedermi che cosa intendessi dire.
Diggle cominciò a muoversi nella nostra direzione, sicuramente con l’intenzione di farci calmare, ma io lo fermai, appoggiandogli una mano sul petto, capì l’antifona, perché si allontanò subito.
Continuai a guardare Oliver negli occhi, senza riuscire, però, a dare voce a quei pensieri che ormai mi tempestavano la mente da troppo tempo.
Alzando la voce mi chiese di nuovo: "Felicity, che cosa intendi dire!?"
Non resistetti.
"Intendo dire che queste cose, tu, non puoi saperle, perché quando Roy torna qui, sono io che gli cucio le ferite! Sono io che mi perdo in metà del suo dolore quando lo guardo in faccia! Sono sempre e solo io, perché tu sei troppo impegnato a correre dietro a Laurel per accorgerti che il nostro mondo sta cadendo a pezzi!"
Gridai così forte che il silenzio che seguì le mie parole sembrava più profondo della notte.
Il suo sguardo rimase immobile, fissava un determinato punto del mio viso, un punto che ancora non ero riuscita ad identificare.
Il disagio si impossessò di me, e non riuscii a fermarmi dallo spostare lo sguardo verso un punto impreciso.
Eppure i miei piedi erano incollati al terreno, così come quelli di Oliver, eravamo a due sospiri di distanza.
Avrei tanto voluto che avesse detto qualcosa, una qualsiasi cosa che potesse giustificare le sue azioni negli ultimi tempi.
Invece, l’unica cosa che fece, fu avvicinare la sua bocca al mio orecchio, esitando un momento e infine sussurrando in un modo che mi fece tremare le gambe: "La mia vita privata non ti riguarda Felicity, se la cosa ti rende gelosa cerca di non trovarti in luoghi inopportuni in momenti altrettanto inopportuni…"
Le parole che non pronunciò  lasciando in sospeso la frase, scatenarono, dentro di me, lo stesso imbarazzo di quelle che invece pronunciò senza vergogna.
Sapeva che io sapevo, e questo non lo turbava in alcun modo.
Si stava prendendo gioco di me?
Oliver si sarebbe pentito di quelle parole, perché il giorno in cui avrebbe provato, per una donna, quello che io provavo per lui, il suo sarcasmo si sarebbe trasformato in cenere tra le sue dita e vedere la persona che ama con un altro uomo sarebbe diventato l’incubo delle sue notti e il dolore dei suoi giorni. Solo allora avrebbe capito.
Il sorriso che gli regalai gli fece assumere un’espressione di incomprensione e sospetto.
Mi voltai e, prese le mie cose, uscii dal covo chiudendomi la porta alle spalle.
L’ultima cosa che sentii fu Diggle che disse: "La stai perdendo".
La risposta di Oliver non mi arrivò chiara, mi sembrò che avesse detto che non puoi perdere qualcuno se sei già perso tu stesso.
Non me ne preoccupai, proseguii la mia strada, con il sole che intanto stava ancora sorgendo.
 

 
 
 
Ciao Girls :)
Prima di tutto volevo dire che non aggiornerò la storia puntualmente, ma state certe che lo farò ogni volta che avrò un momento libero.
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito e hanno messo la storia tra le seguite e le preferite. Non potete capire quanto la cosa mi renda felice :)
Spero che il capitolo sia stato all’altezza delle vostre aspettative.
Per ultimo, ma non meno importante, vorrei ringraziare mia sorella, che mi ascolta e mi sopporta ogni volta che straccio il foglio con il capitolo nuovo per la decima volta di fila xD. Ti voglio bene.
Un saluto a tutte :*
Nag  

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Capitolo 4
*** Rainbow ***


RAINBOW


Le sue parole mi rimbombavano nella testa, come si era permesso di dirmi certe cose, senza vergogna, senza compassione. Eppure lui sapeva, sapeva che tutto ciò che mi sussurrò era vero.
Ogni volta che abbasso le palpebre il ricordo dei suoi occhi si insinua nella mia mente, accomodandosi nell’angolo più importante del mio cervello, inviando strani impulsi all’organo più importante del mio corpo: il cuore.
quella volta in cui mi disse ti amo guardandomi come se fossi acqua nel deserto, oh.. quel momento non l’avrei mai dimenticato, ma questo Oliver non l’avrebbe mai saputo.
Stamattina avevo chiamato Roy chiedendogli di avvisare Oliver che mi sarei presa un paio di giorni liberi, insomma, non credo che i cattivi siano in agguato dietro l’angolo aspettando i miei giorni di riposo per attaccare..
Quel giorno niente mi avrebbe impedito di cercare un lavoro!
Indossai la mia nuova giacca autunnale, le mie ballerine eleganti e stampai un fantastico sorriso sul mio viso. Il vento mi scompigliava i capelli che avevo lasciato sciolti sulle spalle, lo sapevo che avrei dovuto farmi la coda!
Entrai nel primo ristorante, armata di curriculum e buona volontà, mi avvicinai alla cassiera. Mi guardò negli occhi spostando poi lo sguardo sui fogli che tenevo in mano: “in questo momento non stiamo cercando nessuno, come puoi vedere non è il nostro periodo migliore” mi disse indicandomi la sala mezza vuota.
La ringraziai e mi allontanai verso la porta. Appena misi piede fuori dal locale il mio cellulare iniziò a squillare, il solo leggere il nome sullo schermo del telefono mi face battere forte il cuore, cosa voleva Oliver da me?
“Pronto”
 “Felicity sono Oliver, ho bisogno che tu mi raggiunga al covo”
“Ciao Oliver, io sto bene, grazie per avermelo chiesto e tu come stai? Mi dispiace, non posso venire oggi, ho un paio di impegni”
“La mia non era una richiesta Felicity, abbiamo bisogno di te qui, subito”
“E io ti ho detto che non posso, quello di cui hai bisogno aspetterà fino a domani o al massimo fino a stasera” mi sorpresi del mio stesso tono, dall’altra parte sentivo Oliver respirare pesantemente, riattaccò la chiamata dopo avermi detto solamente :“ A stasera”.
Erano già le 11.00, avrei dovuto sbrigarmi se avessi voluto concludere qualcosa per la sera.
Girai quattro locali, purtroppo invano. Camminai per una ventina di minuti e mi ritrovai davanti un carinissimo cafè, entrai e mi diressi verso l’unica cameriera libera che trovai, appena mi vide mi diede il benvenuto, chiedendomi cosa potesse fare per me.
“Sto cercando lavoro, part-time sarebbe perfetto, posso lasciarti il mio curriculum?”
“purtroppo non accettiamo curriculum, il proprietario fa colloqui frontali sul momento, se vuoi te lo posso chiamare.”
“Sarebbe gentile, grazie”.
 Appena si allontanò ripescai il cellulare dalla borsa impostandolo su silenzioso, mi controllai allo specchio del locale e mi sistemai i capelli. Si, lo ammetto, ero davvero agitata.
Cominciai a guardarmi intorno, il posto non era molto grande eppure era accogliente come pochi, i muri erano dipinti di un colore che mi ricordava il cielo, su ognuna delle sei pareti erano dipinte citazioni di diversi autori.
I tavoli erano arancione corallo ed erano in ferro battuto, su ognuno di essi erano presenti piantine e lampade di colori diversi.
Riuscivo a vedere due cameriere e una cassiera, tutte vestite di blu, con una gonna aderente che arrivava poco sopra il ginocchio e una camicetta di pizzo.
Quando spostai di nuovo lo sguardo davanti a me un uomo alto mi stava osservando con occhi indagatori, imbarazzata mi sistemai gli occhiali che erano già perfettamente al loro posto.
Mi fece segno di sedermi ad uno dei tanti tavolini che poco prima avevo ammirato, mi chiese come mi chiamassi.
“Felicity.. Smoak”
“Piacere di conoscerti Felicity, io sono il proprietario del ‘Rainbow’, puoi chiamarmi Lennon. Mac mi ha appena detto che stai cercando un lavoro part-time, io ho bisogno di qualcuno che copra il turno della mattina, hai mai fatto la cameriera?”
“Si.. ho aiutato mia madre per un po’ di tempo quando faceva la cameriera in un ristorante”.
“Bene, dove hai lavorato prima di venire qui?”
Ero la segretaria di Oliver Queen alla QC” lo dissi con attenzione, non volevo influenzare.. Lennon.. con certe idee che invece avevano influenzato il resto dei dipendenti quando lavoravo in azienda.
Alzò lo sguardo di scatto, spostando gli occhi dal blocchetto su cui aveva cominciato a scrivere da quando avevamo iniziando a parlare.
Mi fissò per un paio di secondi, ma a me sembrò che fossero un’eternità.
I suoi occhi erano così scuri ed ipnotizzanti, come avevo fatto a non accorgermene prima?
I capelli erano così corti da non riconoscerne il colore, era vestito casual ed elegante al tempo stesso, in quel momento mi sorrise, i suoi denti erano così bianchi da farmi ripensare all’ultima volta che andai dal dentista.
“Ma che sorpresa, conosco bene Oliver, i nostri genitori erano grandi amici, conosco i gusti del giovane Queen nello scegliere le sue segretarie.. eppure tu non mi sembri affatto quel tipo di ragazza.”
“Oliver.. cioè il signor Queen, aveva bisogno di qualcuno abile con i computer, la sua scelta ricadde su di me nel momento in cui lo aiutai per degli.. imprevisti..”
“Dunque sei una smanettona! ” disse in tono divertito, gli sorrisi, era davvero carino.
“D’accordo, un’ultima domanda e dopo potrai iniziare il tuo periodo di prova, quest’ultimo durerà due settimane e coprirà un orario che va dalle 7.00 alle 12.00, dal lunedì al sabato, inizialmente la paga sarà di 7 dollari all’ora più eventuali mance, ma nel caso venissi assunta, potrebbe anche aumentare.
Lo guardai in attesa della domanda, come se mi avesse letto nel pensiero mi chiese:
“Svolgi attività che potrebbero impedirti di svolgere il tuo lavoro correttamente?”
Il panico prese il sopravvento, le dita cominciarono a tremare, tanto da farmi spostare le mani sulle gambe, lontano dalla sua vista, lo guardai negli occhi e risposi “No, Nulla”
Si alzò in piedi allungando la mano che strinse la mia con fare amichevole, “Allora comincerai lunedì, buona giornata Felicity..”
Il mio nome suonò così bene sulla sua lingua che quasi gli chiesi di ripeterlo, ciò che invece feci fu sorridergli e ringraziarlo.
Uscita dal ‘Rainbow’ un respiro liberatorio mi uscii involontariamente.
Ho trovato un lavoro.. e adesso chi lo sente Oliver?
 
 
Ciaooo,
Mi scuso immensamente per il ritardo, non sono proprio riuscita ad aggiornare, è stato un periodo intenso all’università.
Purtroppo il periodo non è terminato, per questo motivo vedrò se potrò pubblicare il prossimo capitolo prima della fine della settimana, dopo avrò un paio di esami e non avrò più un minuto libero.
Ringrazio chi ha recensito l’ultimo capitolo, e spero che vi piaccia anche quest’altro. Sappiate che i vostri pareri sono sempre graditi, quindi se avete voglia, lasciatemi un commento.
Buona lettura a tutti :)
Nag


 

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Capitolo 5
*** Lennon Douglas ***


LENNON DOUGLAS
 
Guardai per la decima volta di fila l’orologio che avevo al polso, erano le 19.15, chiusi silenziosamente la porta del covo alle mie spalle, scesi dalle scale così velocemente che per poco non rischiai di rotolarmi fino a terra.
Giunta vicino alla mia postazione una mano mi afferrò  il braccio e mi fece voltare all’improvviso involontariamente  con la mano libera sfiorai il petto di colui che mi aveva afferrata con così tanta forza, volsi lo sguardo verso l’alto: i miei occhi incontrarono quelli di Oliver.
Mi fissava senza muoversi. La sua mano ancora stretta attorno al mio polso e i suoi occhi in quel momento mi stavano dicendo qualcosa, qualcosa che però non riuscivo a decifrare.
Amavo i momenti in cui incatenavamo i nostri sguardi, facendo parlare loro al posto delle nostre labbra, ma la verità era che avevamo semplicemente trovato un modo per non dare vita a parole che non avremmo potuto rimangiarci, dando speranza a sentimenti di cui ancora non conoscevamo il peso.
 In quel momento lui non mi chiese dove fossi stata per tutto il giorno, lo fecero i suoi occhi e io non risposi dicendogli che volevo allontanarmi da lui il più possibile dopo ciò che mi aveva fatto provare, lo fecero i miei occhi.
Appoggiai la mia mano sulla sua che era ancora stretta attorno al mio polso e una ad una staccai le dita che mi facevano sentire imprigionata e protetta allo stesso tempo.
Mi sembrò di vedere un’espressione confusa e frustrata sul suo volto, ma scacciai questo pensiero dalla mia mente, non potevo rischiare di male interpretare un’altra volta i suoi atteggiamenti. Mi aveva espresso chiaramente ciò che pensava e provava quando sussurrò quelle parole al mio orecchio.
Mi allontanai di qualche centimetro e notai solo in quel momento la presenza di Roy e Laurel che ci fissavano, la tensione era davvero alle stelle.

“Dov’è Diggle?” Chiesi all’improvviso, probabilmente parlai per alleviare il peso che quella situazione aveva provocato.

“Ha voluto passare la serata con Lyla” rispose Laurel mentre guardava di sfuggita Oliver, probabilmente quest’ultimo non le prestava molte attenzioni negli ultimi tempi; sorrisi tra me e me.

“Cos’era tutta quella fretta?” chiesi ad Oliver “cosa è successo?”

“ Ho sistemato la situazione con gli azionisti della QC, manca soltanto la firma digitale di Isabel Rochev, ho detto loro che sarebbe stata in Russia per un periodo indefinito, ho bisogno che tu decifra   il sistema dei codici per le deleghe online in modo da poter tornare ad essere il CEO della mia azienda”
Non finì la frase che già mi ero seduta e avevo cominciato a digitare sulla tastiera tutto ciò che mi era stato detto di fare.
Oliver intanto continuava a parlare alle mie spalle di questioni tecniche.

“tra una settimana tutto potrebbe tornare alla normalità: Diggle continuerà ad essere il mio autista e bodyguard, Laurel tu rimarrai al tuo posto di lavoro, desterebbe troppi sospetti se venissi a lavorare con noi. Roy tu sarai lo stagista di Felicity, che intanto continuerà ad essere la mia segretaria..”
Mi alzai di colpo e mi voltai verso Oliver, che vedendo la mia reazione smise di parlare e mi guardò indispettito.

“Ho trovato un nuovo lavoro” dissi di getto, un silenzio tombale piombò nella stanza finchè la risata fragorosa di Roy fece voltare i nostri sguardi verso di lui.

“Scusate” disse Roy ancora ridendo, per poi proseguire “Felicity, non credo che Oliver ti lascerebbe lavorare lontano da lui”.
Con la coda dell’occhio vidi Laurel avvicinarsi ad Oliver e stringersi attorno a lui.

“Perché non dovrebbe volerlo?” chiese puntando gli occhi verso Roy

“Semplicemente perché quando Felicity si allontana, il tuo ragazzo perde le staffe” le rispose lui.
Laurel era sul punto di ribattere quando Oliver la bloccò con una mano alzata, mi guardò e non si fece problemi a chiedermi ciò che ovviamente non era affar suo.

“Dove hai trovato lavoro? E da quanto tempo va avanti questa storia?” mi chiese

“Non ho ancora cominciato, inizierò tra due giorni, è una lavoretto part-time che ho trovato per guadagnare qualcosa.”

“se avevi bisogno di soldi potevi chiederli a me, e adesso dimmi dove.”

“Avrei dovuto chiederli a te? Sei il mio fratellone ora? Ma se a malapena ciò che hai basta a te.”

“Fe li ci ty, dove?” disse scandendo lentamente il mio nome, era bellissimo..

“In un piccolo locale vicino alle 19th avenue, si chiama Rainbow ed è gestito da..” non feci in tempo a concludere la frase che Oliver lo fece per me.

“Lennon Douglas” sussurrò pensieroso

“Ah è vero che voi vi conoscete!” ribattei senza pensarci.

“Come fai a saperlo? Ci hai parlato?”

“Oliver è ovvio che ci ho parlato, è il proprietario”

“Non ci devi parlare. Intendo lavorare, non ci devi lavorare in quel posto.” disse con tono serio.

“Invece ci lavorerò, l’ambiente è accogliente e Lennon, con me, è stato molto carino”

“Lennon? Lo chiami per nome adesso?”

“Non che ti debba dare alcuna spiegazione, ma mi ha detto di chiamarlo per nome perché a lui piace instaurare un rapporto di amicizia con i suoi dipendenti”

“Non è un rapporto di amicizia quello che vuole da te!” esclamò, appoggiando una mano sulla fronte e abbassando le palpebre con aria stanca.
Roy rise sotto i baffi e guidò Laurel fino alla porta chiedendole se avesse voglia di andare alla birreria che avevano aperto vicino a casa sua, la porta alle loro spalle si chiuse producendo un rumore che rimbombò nel silenzio del covo.
Tornai a guardare Oliver che stava facendo avanti e indietro nella stanza. Si voltò e camminò verso di me fermandosi ad un paio di centimetri dal mio naso.

“Felicity..” sospirando intensamente continuò “Lennon Douglas è...come dire… famoso per le relazioni che intrattiene con le sue dipendenti..”

“Strano, lui mi ha detto la stessa cosa di te.. Comunque non sono mai stata contraria alle relazioni tra capo e dipendente, con questo non intendo dire che voglio una relazione con lui, anche se ammetto che lui è così carino e misterioso” dissi con aria sognante per poi proseguire, “I suoi occhi sono così intriganti e i suoi denti sono così bianchi..”

“Smettila!” urlò Oliver riportandomi alla realtà.
Si avvicinò a me ancora di più, i nostri nasi si sfiorarono, il suo respiro mi scaldava il volto.

“Tu meriti di meglio” disse guardandomi con un’intensità che quasi mi fece tremare le mani.
Un fortissimo squillo attirò la mia attenzione verso il cellulare che avevo in tasca, rovinando così quell’atmosfera quasi surreale.
Aprii il messaggio che avevo ricevuto, ma il suo contenuto attirò più l’attenzione di Oliver che la mia.
  • Che taglia porti?  Lennon    -
Il mio ex capo prese una grande boccata d’aria e con rabbia mi guardò in attesa di una qualche spiegazione che sicuramente non avrebbe avuto da me, visto che neanche io riuscivo a capire il senso di quel messaggio, finchè un altro squillo attirò nuovamente la nostra attenzione.
  • Per la divisa, ovviamente    -
Stavo digitando la risposta quando Oliver prese il cellulare dalle mie mani e scrisse qualcosa in risposta, inutile dire che i miei tentativi di riprendere il telefono furono vani.
Quando finì ciò che stava facendo spense la schermata del mio Samsung e lo appoggiò sul tavolo.

“Ci vediamo domani” mi disse andandosene.
Corsi a prendere il mio telefono e andai nei messaggi inviati;
Ciò che lessi mi sbalordì..
 
Ciao ragazze!
Ho un paio di buone notizie, e cioè che ho finito di scrivere il capitolo successivo, quindi lo pubblicherò presto, cosa avrà scritto Oliver in risposta a Lennon?? Hihi : )
Volevo cogliere l’occasione per dire una cosa: rileggendo l’ultimo capitolo ho notato che ci sono stati molti errori di ortografia, purtroppo non dipende da me perché, scrivendoli dal cellulare, il T9 imposta un po’ quello che vuole. Quindi se dovesse ricapitare non fateci caso!
Ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono la storia, mi fate un piacere immenso!
Un saluto :*
Nag

 

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