Un Dio tutto per me

di DaliaScrive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fred/Apollo ***
Capitolo 2: *** Dance ***



Capitolo 1
*** Fred/Apollo ***


-Rachelina, ha visto il mio cardigan rosa- sbuffai, chi me la aveva fatto fare di andare in questa stupida scuola 

-primo il mio nome è Rachel secondo no, Kayla non ho visto il tuo coso rosa- lei inclinò leggermente la testa facendo cadere in capelli biondi su una spalla. In questa scuola erano tutte bionde.

-oh, lo avrò perso. Pazienza era costato solo settanta dollari- si scrollò le spalle sorridendo. Per quella gente settanta dollari non erano niente. Puntò lo sguardo sui miei jeans sporchi di acrilico fresco e arricciò il naso. Le sue due amichette entrarono nella stanza con dei tacchi che sembravano più trampoli

-non intenderai venire alla festa conciata così- sborbottò la prima, mi pare che si chiamasse Katrine 

-Kathrin lasciala stare, e non vuole venire da Jonatan-rispose Kayla

-quelli dello St.Collins sono quì- la mia faccia si contorse in una smorfia quando l’altra sua amica parò. Odiavo quei ragazzi più delle miei compagne. Mi voltai per finire il dipinto che avevo cominciato. Non ci sarei mai andata alla festa.

Sentii il mio cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Tirai lo fuori, un semplice Lg con dei tasti, le ragazze fecero un verso schifato perfettamente in armonia. All’ inizio i semidei non potevano usare il cellulare ma tutto si era semplificato da quando un ex ragazzo della casa di Atena, un mago della tecnologia che aveva inventato anche Facebook,creò un App per non essere rintracciati dai mostri. La Monsters&Co, nome abbastanza ironico. La foto mia e di Echo lampeggiò nello schermo.

Avevo incontrato Echo l’estate scorsa e, dopo averla mandata in missione per una cavolo di profezia, diventò la mia migliore amica. Ok,ok non proprio subito, ma come diceva mia madre meglio tardi che mai. Era una ragazza bassina e esile, con lunghi capelli castani e grandi occhi vispi marroni. Quell’estate ne abbiamo combinate di tutti i colori: scherzi alle figlie di afrodite, lotte con il cibo e rubare delle macchine. Roba da niente per la figlia di Ermes.

 

NUOVO MESSAGGIO 

DA: Echo

Domani! Domani! Domani! Mi manchi Orry…

 

Sbuffai, odiavo quel soprannome, io avevo provato a dagliene uno,Elfy, visto che assomigliava un po’ a un elfo, ma in compenso mi sono ritrovata per terra con lei che urlava sopra di me e cercava di colpirmi.

Sorrisi, perché domani me ne sarei andata da questo postaccio e avrei riabbracciato tutti i miei amici. 

-ragazze- disse una voce alle mie spalle. “Oh fantastico uno di quelli è qui ma questa voce un po' troppo famigliare”. Mi girai e incontrai gli occhi delle tre ragazze sognati e avevano quasi la bava che le scendeva dal angolo della bocca. Ridacchiai, quanto potrà essere bello questo ragazzo?

Il mio sorriso si spense quando incontrai degli occhi dorati fin troppo dorati. Si avvicinò a grandi passi , non prestando nessuna attenzione alle tre ragazze.

-chiudi la bocca o entrano le mosche- sorrise. Sentivo le guance in fiamme. Non mi ricordavo di averla spalancata e sicuramente la mia espressione era da stupida. Scossi la testa.

-Rachelina chi è il tuo amico?-chiese Kayla facendogli gli occhi dolci mentre a me veniva su la cena

-Fred- disse Apollo prima che potessi parlare.

-Io sono Kathrin, loro sono Kayla e Eleonor se ci cerchi siamo alla festa Fred- disse la bionda strizzandogli un occhio che per truccarlo aveva usato tre matite blu.

Le bionde uscirono dalla stanza e io automaticamente mi gettai sul letto e mi misi a sborbottare quelli che non erano sicuramente complimenti.

-Rachel, Rachel stare qui ha fatto dei danni- alzai un sopracciglio mentre guardavo Apollo/Fred prendere in mano un pennello

-io non ho niente che non vada, è solo che qui non ho l’ispirazione- incrociai le braccia al petto, che dio da strapazzo.

-potrei recitarti uno dei miei fantastici Haiku- fece per schiarire la voce quando io urlai un no. Alzò il sopracciglio biondo.

-oh ehmm volevo dire…rispargliali per far colpo su tuo padre no?- sentii un tuono e un lampo squarciò il celo scuro -scusa divino Zeus- mormorai

-che hai detto?- disse Apollo voltandosi. Io per risposta scrollai le spalle e mi alzai dal mio letto rosa.

-che stanza…molto da afrodite. La condividi con qualcuno?- afferrai lo zaino pronta per preparare la mia roba per il campo.

-si, sfortunatamente, con Kayla. Sai quella ragazza che praticamente ti sbavava dietro- iniziai a riempire lo zaino senza piegare i vestiti.

-quale delle tre?- disse il dio sghignazzando, sbuffai, quanto poteva essere narcisista?

-ehy io non sono narcisista- questa volta fui io a ridere mormorando un “ops”. Aprii il coltello tascabile ma mi scivolò e mi ferii tutto il palmo della mano. Lanciai un urlo. Apollo alzò lo sguardo e il suo sorriso si trasformò in una smorfia di preoccupazione. Mi accasciai a terra mentre la mano perdeva parecchio sangue. Il dio si lasciò cadere sulle ginocchia, prese delicatamente la mano e inizio a canticchiare una canzone in greco. Io, automaticamente, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da quella canzone. Era stupenda, parlava di un uomo che aveva perso il vero amore il giorno prima delle nozze. Quelle parole ti facevano credere che il vero amore esistesse davvero, un amore semplice e senza menzogne, un amore vero. 

La voce del dio si fermò e io aprii gli occhi, la ferita non c’era più, una lunga cicatrice solcava il palmo della mia mano sinistra. Apollo fece scorrere la mano nella mia e sparì anche la cicatrice. 

Mi accorsi che stavo trattenendo il fiato.

-Oh divino me stesso, Rachel stai bene?- io annui e distolsi lo sguardo -ora devo andare- mi accarezzò la guancia arrossata

-oh e non mettere incita nessuna ragazza al ritorno verso l’olimpo- ammiccai per far sparire l’imbarazzo 

-oh, non l’ho più fatto- sorrise lui

-da quando?- alzai un sopracciglio 

-da quando ho conosciuto te dolcezza- fece schioccare le dita e scomparve.

Scossi la testa e tornai a preparare le mie cose. 

Una cosa bella di queste camere che erano separate, io avevo l’entrata nella mia mante Kayla la porta del bagno. Erano collegate solo da una veranda.

Chiusi lo zaino, mi infilai il pigiama e risposi al messaggio di Echo

 

SCRIVI UN MESSAGGIO

A: Echo

Se mi chiami ancora così ti ammazzo…ci vediamo domani…mi manchi anche tu Elfy!

 

Risi al messaggio. Sicuramente me la avrebbe fatta pagare, ma questo era il bello di lei.

La potrà si spalancò e io feci un salto. Kayla e un ragazzo che non avevo mai visto prima si stavano baciando in un modo più che passionale. La bionda era avvinghiata a il tipo senza nome e lui la trascinò nella sua camera.

-ciao anche a te- mormorai. Guardai la sveglia era ormai quasi mezzanotte e domani mattina sarei partita per il campo.

Infilai i tappi per le orecchie e mi addormentai con l’immagine di due occhi dorati, fin troppo dorati.


SPAZIO AUTRICE 

CIAO A TUTTI ECCOMI TORNATA! 
NON LO SO PERCHE' MA VOLEVO SCIVERE UNA FAN FICTION SU APOLLO E RACHEL...
ALLORAAAA QUESTO E' IL PRIMO CAPITOLO..BELLA CACATA VERO? ANYWAY LASCIATEMI UNA RACENSIONE SE VI VA (SE NON VI VA VI MANDO ARES IN PERSONA A PESTARVI)
.....
NON SO CHE COS'ALTRO DIRE PERCIO'...
AL PROSSIMO CAPITOLO 

 

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Capitolo 2
*** Dance ***


Gettai lo zaino sul grande letto matrimoniale e mi abbandonai a terra. -Casa dolce casa- sospirai appoggiando la testa sul muro dorato. Iniziai a fissare la parete di fronte a me, ci avevo impiegato un’intera settimana ma alla fine ne era valsa la pena. La parete inizialmente era di un colore bianco spento, era l’unica non dipinta. Ero partita con l’idea di buttarci secchiate di vernice colorata, ma poi attaccai la foto mia e di Echo e li mi venne l’ispirazione. Rappresentava tutta la mia vita e le cose più importanti di essa. Migliaia di foto attaccate alla parete. -Rachel, dobbiamo ispezionare la stanza-urlò Annabeth da fuori. Cavolo, mi ero completamente dimenticata. Dopo le vacanze di primavera non avevo avuto tempo di sistemare perciò mi ritrovavo in una stanza sommersa di contenitori di cibo cinese e messicano, vestiti e un letto da rifare con un imminente ispezione. Aprii la porta e mi affacciai solo con la testa -ehi a scusami ma ho una sensazione, una nuova profezia credo non è che mi daresti qualche minuto- la bionda inarcò un sopracciglio e io come risposta sorrisi -cinque minuti solfando Dare, io vado a controllare la capanna dei pezzi grossi e torno- non aspettai che mi salutasse che le chiusi la porta in faccia. Iniziai infilare tutti i miei vestiti sotto al letto -il mio oracolo che fa le pulizie, o almeno cerca, così frettolosamente. Questo non l’avevo ancora visto- mi voltai e qualche riccio ricadde nella faccia, lui si avvicinò e me li spostò dietro al mio orecchio destro -sono nei guai- sussurrai io -lo so dolcezza- sorrise maligno lui -non chiamarmi dolcezza!- lo colpii a una spalla. Lui schioccò le dita e se ne andò. -la porta era aperta, caspita Rachel è splendente- fischiò la bionda facendo roteare il dito per indicare la stanza. Mi guardai attorno, Annabeth aveva ragione, come sempre d’altronde. I vestiti erano dentro l’armadio in vetro, le confezioni erano sparite e il letto era rifatto. La stanza profanava di gelsomino. -10 punti- annotò nella sua cartellina -Rachel che ti sei messa?- il suo sorriso si trasformò in una smorfia sarcastica. Mi girai in direzione dello specchio vicino all’armadio. Per poco non mi misi a urlare. Indossavo uno di quei orrendi prendisole rosa confetto e i miei capelli ricci erano stati lisciati. -oh..niente- mi grattai la testa mentre sentivo crescere la rabbia nel mio sangue, quel dio me la avrebbe pagata! Senza troppe parole la bionda uscì dalla capanna. Fra me e Annabeth non scorreva buon sangue visto il bacio che avevo dato a Percy quando avevo quindici anni, cioè l’anno scorso. Mi avviai verso il bagno per una lunga e rilassante doccia. *** Un altro cuscino mi colpì la faccia. -la vuoi smettere?- urlai frustata, Echo come risposta sghiniazzò -no, mi sto ancora vendicando per il nomignolo che mi hai dato- ammiccò lei, era quasi un ora che Echo era qui con me e presto sarebbe arrivata la cena. -oh sta zitta, vuoi che chiami Nico?- sorrisi innocentemente. Si vedeva da chilometri che aveva una cotta, ricambiata, per il figlio di Ade ma erano troppo testardi per ammetterlo. Un altro cuscino mi colpì la faccia. -questa è guerra- urlai io. Io e la mora iniziammo una vera e propria guerra con i cuscini, tanto che le piume fluttuavano nella stanza. -tregua, tregua!- urlai schiacciata conto il materasso, Echo rotolò nel altra parte del letto, così che io potessi ritornare a respirare normalmente. -Orry, che è questo? Lo hai rubato a Drew, perché se è così sappi che ti stimo tantissimo- alzai gli occhi, la mora teneva in mano lo stupido prendisole di apollo. -no è uno scherzo- -oh, allora niente stima. Di chi?- Echo si sedette sulla poltrona che pendeva da soffitto, o meglio si arrampicò visto che i suoi piedi non toccavano neanche terra -Apollo- sospirai io mettendo la canzone Mirrors nello stereo. Lei annui comprensiva. -cavolo ora devo scappare o i due capopagina mi fanno fuori. Ci becchiamo dopo al falò- mi diete un bacio sulla guancia e schizzò fuori. -queste scene di amicizia mi riscaldano il cuore, peccato che tu neanche mi sia venuta a salutare- mi girai in direzione della voce. -Percy!-gridai correndogli in contro, lui per risposta mi abbracciò sollevandomi da terra e iniziando a girare in tondo. Se fosse stato due anni fa sarei morta sul colpo visto la mia, all’epoca, cotta per lui. Ma come tutte la cotte era destinata a passare e quindi lui era diventato un ottimo amico. -interrompo qualcosa?- la voce di Apollo apparve fin troppo rabbiosa. Percy mi lasciò andare, mi diede un bacio sulla guancia per poi sparire con un “ci vediamo al falò”. -niente- risposi io. Il dio alzò un sopracciglio - non interrompi niente- dissi per spiegare. Lui si avvicinò allo stereo, collegò il suo Ipod. -tu hai un Ipod- inclinai leggermente la testa -tutti hanno un Ipod- ammiccò lui, Young and Beatiful di Lana Del Rey iniziò a suonare, a far rimbalzare le note sulle pareti. Apollo afferrò la mia mano e il mio carpo fu sfiorato dal suo. Iniziamo a ballare con il ritmo dei nostri cuori che si fondeva in un tutt’uno. Non ricordo per quanto ballammo, ma ho la certezza che fu di sicuro il miglior lento della mia intera vita.

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