La mia pazzia

di _emanuela
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccola trama. ***
Capitolo 2: *** Inizio. ***
Capitolo 3: *** Una strega al rogo. ***
Capitolo 4: *** Benvenuta all’inferno ***
Capitolo 5: *** Succube ***
Capitolo 6: *** Questo è solo l’inizio ***
Capitolo 7: *** E nascondere tutto dentro. ***
Capitolo 8: *** Il consumarsi della ragione ***
Capitolo 9: *** "Avere un' ottima cera" ***
Capitolo 10: *** Il vuoto ***
Capitolo 11: *** Arrivederci mondo ***
Capitolo 12: *** Non mentire a te stessa ***
Capitolo 13: *** Benvenuta nella mia pazzia. ***
Capitolo 14: *** Malattia ***
Capitolo 15: *** La fine di questa vita ***
Capitolo 16: *** Solo la morte nella vita. ***
Capitolo 17: *** The end. ***



Capitolo 1
*** Piccola trama. ***


Una ragazza, una semplice ragazza viene investita dalla pazzia o almeno questo è quello che pensa, ma non sa di avere qualcosa in più, lei infatti può vedere la morte delle persone prima che questa avvenga, ma questo le costerà parecchie energie.
Avrà allucinazioni, piangerà sangue, avrà problemi ai nervi periferici e al cervelletto che la porterà a non comandare del tutto il suo corpo, soffrirà lentamente per assistere a delle morti alle quali lei sarà impotente e non potrà salvare nessuno se non sarà lei in prima persona a pagare quel salvataggio che le porterà altre vittime.
Capirà troppo tardi che la morte non si può fermare se non in rari, forse inesistenti casi.
Si sacrificherà per questa "capacità".
Anche se lei non crede al cosiddetto fato, sarà l'unica ragione che colmerà la sua pazzia.
E purtroppo si arrenderà a quest'ultimo, ne sarà costretta.
La ragazza morirà, sopravviverà o diventerà così egoista da portare la sua pazzia ad un' altra persona?

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Capitolo 2
*** Inizio. ***


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Capitolo 3
*** Una strega al rogo. ***


Devo chiedere aiuto.
Guardo la tastiera del mio PC e inizio a scrivere.
Improvvisamente la luce cala e poi ritorna.
Corpi di cadaveri decomposti.
Scappo via, ma questa stanza sembra non avere mai una fine.
Mi ritrovo su un grattacielo, vorrei fermarmi ma continuo a correre e precipito.
Guardo giù, grido.
Non voglio morire.
Mi sveglio impaurita.
Apro le luci e intorno a me c’è il fuoco, le fiamme dell’inferno.
A cosa sono destinata?
Questa è vita o inferno?
Quale sarebbe la differenza?
Non lo so …
Nessuna.
Questa voce continua a comparirmi nei momenti insicuri per demolirmi.
Ragazza: Chi sei tu? Il demonio che ha generato queste fiamme?
Voce: Può darsi.
Ragazza: Perché io? Perché hai scelto me?
Voce: Scordati quelle risposte “sei la predestinata” o sciocchezze simili, tu non sei nessuno, solo una ragazza scelta da qualcosa.
Ragazza: Scelta da qualcosa? Io sarei un oggetto nelle tue mani?
Voce: Non ho mai detto questo. Tu sei solo un oggetto nelle mani della vita.
Ragazza: Io non sono un oggetto, sono un essere umano.
Voce: Qual è il tuo nome?
Ragazza: Il mio nome è Diamara
Voce: Me ne ricorderò. Alla prossima Diamara.
Rimasi lì, da sola a pensare mentre la mia vita bruciava.
Una strega al rogo.

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Capitolo 4
*** Benvenuta all’inferno ***


Sembrava essere tornato tutto normale.
Ripensai a quel maledetto giorno e sorrisi.
Crebbi di essere libera, ma la vera prigione ancora doveva aprirsi al mio cospetto.
Era molto raro che io uscissi dal quel guscio che era la mia casa.
Era sera, scesa per fare una commissione con mia madre.
Io andai dall’altro capo della strada poiché mi attirò molto la vetrina di un negozietto che esponeva uno splendido vaso di ceramica con linee ondulate tinte di rosso.
La strada era pericolosa e come al suo solito mia madre mi disse di stare attenta.
Dopo qualche minuto sentii la voce di mia madre che mi chiamava. Aveva comprato delle scarpe sportive, un 39-40.
Camminai su quell’asfalto bagnato da gocce di pioggia.
E mentre attraversavo il mio corpo, si fermò.
E pensare che pochi giorni prima bruciavo nelle fiamme, e ora? Ora distesa su questa fredda pioggia.
Una lacrima defluì sul mio pallido viso.
Il mio corpo è sporco.
Voglio essere pulita quando morirò perché a essere macchiata di peccato basta la mia anima.
Era questa la frase che ripetevo ogni singolo giorno.
Mamma giura che donerai i miei organi.
Se nella vita non ho saputo portare amore, lo farà nella morte.
Non farmi un funerale. E’ inutile spendere tanti soldi per un corpo senza organi e senza vita.

E ripensando a quelle frasi mi accorsi che il mio cuore continuava a pulsare, ma il mio cervello era spento.
Chi poteva salvarmi da questo stato di completa morte?
E poi, mi risvegliai. Tre mesi di completa lotta erano terminati.
Tutti lo chiamarono miracolo il mio risveglio, io lo chiamavo benvenuta all’inferno.
Benvenuta all’inferno Diamara.
Grazie del benvenuto chiunque tu sia.

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Capitolo 5
*** Succube ***


E nella perpetua ricerca di noi stessi, ricerchiamo una motivazione del perché siamo nati,
percorriamo i momenti passati per scoprire qual è il senso della nostra vita, qual è il nostro obbiettivo.
E nel lungo cammino spesso non ci rendiamo conto di aver fatto del male solo per raggiungere la sacra porta che risponderà alle nostre domande.
E poi ti fermi a riflettere, ti volti e osservi, e ti accorgi di aver aiutato la realtà a essere ancora più brutale.
E allora comprendi che non tutte le nostre domande, in questa vita, su questa Terra,
possono aver risposta.
E impari a convivere con il mostro. Con il tuo mostro.
Passi dal supplicarlo di lasciarti andar via al totale silenzio.
E spesso quel silenzio è morte.
I tuoi pensieri stravolti,
ogni mattone che giorno dopo giorno componeva il muro della tua vita, crollare.
Dovresti lottare e invece …
Ripensare a quei discorsi futili – Nulla può abbattermi -, e guardati ora. Stanco, confuso.
Ascoltare quelle continue onde che dalla nascita non hanno fatto altro che lo stesso movimento; lo stesso suono; le stesse vibrazioni.
Succube di questa vita.

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Capitolo 6
*** Questo è solo l’inizio ***


La voglia di ripartire da zero, far finta che tutto questo sia solo un incubo.
E poi risvegliarsi e voler dare un pugno alla mia vita.
Scoprire che quel sogno era e resterà un sogno.
E per quanto io possa manovrare l’arma della mia vita, non potrò tornare indietro e aggiustare lo sbaglio commesso per far finta, poi, che niente sia accaduto.
Imparare a costruire quel puzzle e notare i pezzi mancanti e gli errori commessi.
E pensare di essere sola, ma in realtà, cos’è la solitudine?
Persa tra amore e odio.
Vorrei colore nei miei giorni.
Domando a me stessa cosa sono e cosa sono destinata a essere.
E mentre questi pensieri inebriano la mia mente, un immagine confusa e che da un bianco e nero prende colore, sovrasta tutte le mie domande.
Riesco a vedere una donna torturata, violentata e uccisa, cerco di salvarla ma poi apro gli occhi e mi accorgo che è tutta una finzione.
Sentire la paura, il dolore di quelle ferite, sentire il cuore cedere e la voglia di scappare.
Diamara: << Cos’è questo? Uno scherzo? Cosa mi hai fatto? >>
Voce: << Guarda in silenzio. >>
Diamara: << No, non accetto questa risposta. Io non guarderò in silenzio la morte di una persona, non puoi pretendere di togliermi la vita, di ridarmela e di dirmi questo. Non ti permetterò di portare il mio spirito con te. >>
Voce: << Non importa cosa tu voglia o no, dovrai accettarlo. E’ la vita che è ingiusta. >>
Diamara: << Non puoi distruggere la mia adolescenza, la mia crescita e la mia vita. >>
Voce: << Sei tu che ti distruggi la vita, impara a soffrire e imparerai a vivere.
Ci sono tante strade che puoi scegliere, tutte diverse tra loro, ma ora non è il momento giusto. Dovrai aspettare.
>>
Diamara: << Questo è solo l’inizio, giusto? >>
Spazio autrice
Odio i discorsi diretti in determinate fan fiction, ma non ho potuto farne a meno. Ringrazio winry sempre gentilissima a trovare tempo per leggere e commentare. Ringrazio anche chi legge e apprezza o meno. Per la frase in grassetto rigrazio la mia amica Germana =)

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Capitolo 7
*** E nascondere tutto dentro. ***


Questo pianto mi lacera.
Veder cadere le foglie quando il cuore non fa male, è straziante.
E’ un male incurante.
Questo dolore non conosce stanchezza più pura del mio animo.
Paura di cadere e non accorgersene finché non si tocca il fondo.
Volere solo una vita normale.
Ritrovarsi in una stanza illuminata da una lampada, in una casa sconosciuta.
Notare ogni minimo dettaglio:una sigaretta accesa che si consuma, la cera di una candela,
una bottiglia vuota di birra, un bicchiere mezzo pieno di wisky.

Sentire una mano strangolarti, ascoltare le parole.
« D’ora in avanti, sarai il mio giocattolo, ti userò e poi ti getterò via. »
E' triste quando sei un dio e non hai nessuno a cui rivolgere le tue preghiere.
E le mie preghiere a chi posso rivolgere ora che ho fatto un patto con il diavolo senza volerlo ?
Il consumarsi della ragione, avere un’ ottima cera, il vuoto, vedere il bicchiero mezzo pieno.
E nascondere tutto dentro.

Spazio autrice
La frase in grassetto è stata prelevata dalla poesia del poeta turco Nazim Hikmet
Per la frase sottolineata ringrazio la mia amica Claudia, sempre gentilissima.
Ringrazio mille anche winry e mi scuso per il capitolo molto breve, ma l'ho fatto di fretta e furia senza ispirazione.
Le parti in corsivo non sono dialoghi come nei capitoli precedenti, ma collegamenti, mentre i segni « » indicano dialoghi o parti parlate.

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Capitolo 8
*** Il consumarsi della ragione ***


Uccidere.
« Non risolvete i problemi con la violenza. »
Ascoltare questa frase per lungo tempo,pronunciarla, per capire solo ora il suo significato.
Memorizzare in un decimo di secondo una frase, un sentimento,
per poi riuscire a comprendere solo quando veramente lo si vive.
Ribellarsi alla vita, in età adulta o in quella adolescenziale.
Cosa si cerca dalla vita ?
Che miracolo si spera per questo mondo ?
Essere fieri di uno sbaglio.
Essere fieri di un peccato.
Sapete cosa vuol dire essere salvati da qualcuno?
Sapete cosa vuol dire uccidere qualcuno ?
In un impeto di sentimenti contrastanti, uccisi.
In questa città dove cercano rifugio i barboni e i cani abbandonati,dove sorge un nuovo anno, la neve ricopre ogni mio peccato.
Un tempo così puro cela un rosso sangue nel suo penetrante gelo.
Rimanere imperturbabile, impassibile.
Poter vivere e salvare mi costa uccidere.
« Il consumarsi della ragione »
Spazio autrice
Per la frase in grassetto ringrazio ancora una volta la mia amica Claudia.
Mi scuso per aver pubblicato così velocemente e per aver fatto questo capitolo senza molti dettagli ne molto carino, pessimo direi.
Le parti in corsivo che trovate tra « » indicano dialoghi o parti parlate.

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Capitolo 9
*** "Avere un' ottima cera" ***


Tutti nascondiamo quello che siamo, e spesso lo nascondiamo così bene da dimenticarcene.
Lasciare il proprio essere in una profonda caverna che non sarà mai esplorata.
Costruire "l'albero della certezza" e sapere che i suoi rami diventeranno così fragili fino a spezzarsi, perché non riusciremo ad affrontare una paura o ad assemblare qualche pezzo della nostra vita.

Questo pezzo della mia vita è ancora buio.

Sesso in cambio di denaro

Dovrei lasciare che questi pensieri volassero via e che questo corpo desideri le mani di Morfeo, ma in questo momento vorrei che la vita si chiamasse morte.

Svegliarsi e sentire questa puzza.
La puzza del mio animo.
Svegliarsi in queste coperte fradice di sangue, di sesso e di un'innocenza persa.

Provare dolore, piacere, e poi avvelenarmi di una verità non mia.

Quest'anima impura non mi appartiene.

Un'esistenza tormentata dal passato e dal presente.

Sto male e sono stanca di stare male ed essere stanca.

E non riesco a farne a meno, questa sofferenza è come una droga.

La mia vita è come un giocattolo nelle mani di un bambino, non sapere quale gioco sceglierà ma essere cosciente che alla fine si stancherà e lo getterà via.

Non siamo più nel paese delle meraviglie. Viviamo in un mondo costruito su promesse costruite da bugiardi.
Spazio autrice
La frase in grassetto è stata presa dalla canzone Be free - Papa Roach.
La due frasi sottolineate sono state prese da quest'album.
Detto ciò, questa fan fiction è orrenda!
Avviso che i prossimi capitoli saranno un pò confusi, perchè ho trovato frasi molto belle e significative ma non so come unirle per avere un capitolo che si concentri su un solo significato.
Ringrazio winry e tutti quelli che avranno il coraggio di leggere.

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Capitolo 10
*** Il vuoto ***


Il mio Dio non esiste.

Essere la propria ombra nera, quella che da piccoli tutti temevamo, e che forse continuiamo a temere.

Guardare il rifesso del mio volto su queste acque.
Un volto sfigurato dal movimento delle onde.

Questi occhi bruciano di lacrime.

Imbattersi nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo.
Imparare a convivere con quest'anima impura.

E non importa cos' hai, prima o poi lo perderai.

Affermare di aver avuto un'altra vita, una vita passata e accorgersi, poi, che la morte rende una sola vita.

Sorprendente è conoscere l'orrore che l'uomo può provocare.
Sorprendente è l'abisso dell'anima.

« Il vuoto »
Spazio autrice
Mi scuso se la fan fiction non rispetti molto la trama iniziale, ho deciso che la parte introduttiva la rispecchierò maggiormente nei prossimi capitoli.

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Capitolo 11
*** Arrivederci mondo ***


Una malattia che non vuole andarsene.

Ricollegare i pezzi e sopravvivere in una voragine infernale.

Comporre un Hallelujah mentre le mie labbra non fanno altro che seguire il movimento di questo pianto.
Ubriaca di queste lacrime.

Cercare qualcosa, qualcuno in questa insaziabile monotonia.

Forse un giorno sarò pioggia che cadra' sui corpi dei miei cari e sul volto di chi ha ostacolato la mia vita.

E poi voler ritornare indietro.
Ritornare alle origini.

Aver peccato cercando il bene di cui si era gia' in possesso.

<< Madre perche' perdonarmi dopo tutto il male da me creato? >>
<< Perche' se non lo facessi, odierei me stessa, odierei una parte del mio essere. >>

Prigione.
Una cella fredda e buia dove marcire.
Un profondo abisso dove annegare.

<<  Madre per un pò dovrò andarmene, ma non pensare che siano queste manette a separarci.
Faro' un lungo viaggio che mi rendera', forse, migliore.
Ritornerò ma tu non sarai qui ad aspettarmi, dimenticherai.
Per l'umanita' non sarò altro che il riflesso della morte.
Addio madre.  >>

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Capitolo 12
*** Non mentire a te stessa ***


Inferno.

Lo sento sulla mia pelle.
E' un dolore atroce.

Percepisco il dolore che un bambino prova quando cade.
Vivo la paura di una donna maltrattata.
Sento le ossa spezzarsi, il cuore fermarsi.
Ascolto un uomo muto.
Assaporo la vera vita.

Non ingannerai la verità con delle belle parole.
Non incolpare gli altri di aver commesso peccato, perché nessuno su questa Terra è l'assoluta perfezione.
Non costringere le persone a fare ciò che vuoi, perché non avrai più potere di loro, sarai solo un altro burattino della vita.
Non aver paura del domani, goditi il presente perché ciò che puoi vivere oggi non potrai viverlo domani.

E nel perdermi in questi pensieri, il mio corpo è pieno di lividi, di ferite, di sangue, causati dal dolore.
Un dolore provocato dalla stupidità umana.

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Capitolo 13
*** Benvenuta nella mia pazzia. ***


Diamara: « Sono un burattino nelle tue mani, dovrai essere tu a manovrarmi. »
Voce: «  Impari in fretta, ma attenta, spesso i fili che legano il burattino al burattinaio si spezzano, e questi perde la capacità di manovrare i movimenti del burattino. »
Diamara:  « Dunque, burattinaio, cosa vuoi che io faccia? »
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Il mio primo compito è riportare alla realtà Barbara Smith, una donna quarantenne di origine americana che si trova in una clinica psichiatra.
Non sono mai stata in una clinica psichiatrica, ma infondo perché avrei dovuto entrarci nella mia vita passata?
Barbara Smith: “Chi è lei? Vada via”
Diamara: “Mi ascolti, lei si trova in una clinica psichiatrica, il suo nome è Barbara Smith e ha perso suo figlio di 5 anni in un incidente stradale.”
Barbara Smith: “Stia zitta, io vivo in una bella casa con mio figlio e sono rispettata in tutto il quartiere” – nemmeno lei credeva a quella realtà, ma il suo cuore e la sua mente erano così fragili da arrendersi al dolore che in quegli anni la stava consumando fino a portarla alla più totale pazzia.
Diamara: “No lei sta solo fuggendo da se stessa. Ricevendo una forte perdita ha avuto una forte crisi esistenziale, ha cercato conforto in un mondo irreale, in cui la magia, le tradizioni e le religioni erano alla base di ogni cosa. Ha creato cioè che ha sempre desiderato, non perdere mai suo figlio. La realtà è ben diversa, ha perso suo figlio in un incidente stradale, lei era alla guida. Ora si prenda pure la colpa e non viva in un mondo imperfetto come quello che ha creato. E’ la sua ora.”
In quel momento erano le uniche parole che potevo dirle, uscii da quella clinica in cui il sorriso era stampato in faccia ad ognuno, un sorriso che era solo una maschera di argilla che ricopriva il vero volto di quelle persone.
Aspettai per ore davanti a quel cancello, quella donna ricercava ancora la realtà, e una volta trovata si sentì solo un colpo di pistola in mezzo a quell’abisso di pazzia.
Diamara: “Benvenuta nella mia realtà o meglio nella mia pazzia.”
Spazio autrice
Questo capitolo, esclusi i primi tre righi, non è molto nel mio stile, infatti mi sono ispirata ad un telefilm che poco tempo fa seguivo per dare un tocco diverso alla fan fiction che nei prossimi capitoli tornerà ad essere la stessa di sempre.

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Capitolo 14
*** Malattia ***


Tutti vorremmo una vita normale, ma il significato che noi attribuiamo alla normalità in questo contesto, non potrà mai legarsi alla vita. Questo perché ognuno ha un diverso prototipo della "vita normale", il malato la vede come una vita senza malattia; l'anoressico come una vita in cui piacersi.
Quel prototipo non è altro il voler una vita diversa, una vita migliore.
E' la vita che viviamo che potremmo definire vita normale.
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Come ci si sente ad essere divorati da un mostro chiamato malattia, Miriam?
Sei un esile corpo destinato alla morte. Tieniti pronta perché la morte non ti aspetterà.
Ho paura nonostante questo finto sorriso che ogni giorno deve essere stampato sul mio volto.
E’ come un coltello conficcato nel cuore che ti uccide lentamente.
Tutti mi ripetono continuamente che guarirò, ma sono cosciente che questa malattia non se ne andrà via, mi porterà con sé.

Queste furono le parole che lessi su un diario di una piccola bambina di dodici anni, ricoverata da due anni in un ospedale per la sua malattia.
Essere morta non ha nessun vantaggio se provi emozioni come gli esseri umani.
Avrei voluto che vivesse, era solo una piccola creatura, ma la morte non risparmia nessuno. Non posso salvare persone destinate a morire, questo è il ciclo della vita e della morte stessa.
 
Aspettai che le visite terminassero, con lei rimase la madre che disperata aveva abbandonato la sua vita sociale pur di restare accanto alla figlia. Sono incomprensibili le scelte dettate dalla disperazione.
Entrai in quella stanza, aveva un odore e un ricordo sgradevole, era come se quella porta per due anni fosse stata sigillata racchiudendo tutti i ricordi passati. Dopo lungo tempo la chiave arrivò.
Bambina: Hai un aspetto gradevole, pensavo che la morte avesse un aspetto terrificante.
Le sorrisi prima che il suo cuore e la sua mente cedessero alla malattia.
La madre sentì la frase pronunciata dalla figlia e vide che il corpo stanco e fragile che per anni aveva custodito l’anima di sua figlia, cedette. Il suo volto non aveva espressione, rimase immobile.
Madre continua il tuo viaggio su questa Terra, fallo per te, per me e per la tua famiglia. Vivi. Ti voglio bene e te ne verrò sempre. Grazie. Furono queste le sue ultime parole.
 

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Capitolo 15
*** La fine di questa vita ***


Diamara: “Per quanto ancora dovrò continuare così?
Voce: “La tua scelta cambierà tutto, Diamara.
Diamara:La mia scelta? A cosa ti riferisci?


Erano passati pochi secondi dall’ultima morte, non riuscivo nemmeno a dispiacermi per una persona morta che subito ne arrivava un’altra.
Questo mondo è impazzito.
Una donna sfocata con una carrozzina. Questa è la figura che si era impostata nella mia mente. Feci attenzione ad ogni minimo particolare. Erano le tre, su una stradina alquanto pericolosa.
Notai l’orologio che avevo al polso,  segnava le due, avevo un’ora a mia disposizione.
Passarono all’incirca trenta minuti prima che arrivassi nel luogo stabilitomi. Aspettai che tutto andasse secondo il volere.
Vidi la donna, la scrutai in ogni minimo dettaglio. Capelli castani, occhi color nocciola, pelle secca. Assunsi un’espressione seria.
Diamara: “Scordatelo
Voce: “Deve morire
Diamara: “No, non morirà. Non puoi pretendere questo da me.” osservai il bimbo nella carrozzina. Sembrava felice, aveva la pelle delicata e batteva le sue piccole manine.
La donna entrò in banca con il bambino, si sedette e aspettò il suo turno. La seguii.
Subito dopo entrarono degli uomini con il volto coperto e una pistola alla mano. Erano in tre.
Riuscivo a vedere il loro vero volto. Erano dei padri di famiglia che per sfamare le loro figlie, avevano deciso di fare questa rapina. Oggi, quanto sono importanti i soldi per vivere?
Gli operai che lavoravano in banca cercarono di assecondare le richieste. Dovevano pigiare il bottone delle emergenze senza farsi notare.  Ci riuscirono.
I rapinatori presero in ostaggio la donna seduta accanto a me. Minacciarono di ucciderla se avremmo fatto mosse azzardate.
Passarono svariati minuti e poi arrivò la polizia che cercò di scendere a patti.
Uno dei rapinatori sembrò infuriarsi dall’arrivo della polizia. Uscì armato con l’ostaggio. La polizia cercò di farlo ragionare, ma l’uomo non ne volle sapere.  Tornò dentro.
Improvvisamente, tra urla disperate e pianti dei bambini, si sentì un colpo di pistola.
Un colpo di pistola che avrebbe cambiato tutto.

Continua
Spazio autrice
Ok, ormai i miei capitoli diventano ogni giornò più brutti. Ho perso la voglia di scrivere, ma ho comunque deciso di finire questa storia.

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Capitolo 16
*** Solo la morte nella vita. ***


Sentii il proiettile forarmi la carne. La mia veste di raso grigio era macchiata di un rosso sangue.
Come poteva una ragazza morta, morire?
Vidi quella donna, era finita a terra a causa del mio spintone.
Sentii dire che quando una persona muore porta con se tutti i momento più belli,
forse era per il mio passato sgradevole da ricordare, un passato fondato sulle menzogne,
ma nella mia mente non sfiorò un solo ricordo che potesse essere definito "ricordo felice".

Non avevo mai pensato a come sarei morta, arrivò improvvisamente a rubarmi la vita.
Morire per salvare l'unica persona che ho mai amato, l'unica che mi ha dato la vita,
era un buon modo per andarmene.

Riuscii a vederla.
Bella e diafana colei che avrebbe sottratto ogni particella della mia anima da questo guscio.

Contai i secondi che si mutarono in minuti.
Perché questo tempo limitato stava diventando infinito?
L’unico mio desiderio era andarmene, qualche posto sarebbe stato migliore di questo.
Voce - Tu non potrai morire.
Hai stipulato un patto con il diavolo ed ora il tuo corpo è destinato a vagare su questa Terra. –
Diamara - Io non ho mai venduto la mia anima al diavolo perché non ho mai avuto un’anima.
Sono sempre stata uno strato di pelle e ossa manovrato da te. Da una stupida voce. –

Può una bambola di pezza senza sentimento, soffrire?

In ogni vita vivrò non troverò mai la pace,
avrò sempre questo peso su un cuore che non c’è mai stato.
E’ così reale l’illusione che mi sono creata.

Nessun perché. Nessuna domanda.
Solo la morte nella vita.

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Per scrivere questo capitolo mi sono ispirata a questa poesia.

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Capitolo 17
*** The end. ***


~~Ognuno di noi ha sempre conservato in sé diverse anime.
Guardando il mio riflesso in questo specchio, vedo un volto sfocato, oppresso da mille falsità. Un volto senza realtà.
Il mio corpo sta divenendo cenere, consumata da una pazzia.
E' un dolore straziante. Solo nella morte riesco a capire quanto amassi la vita e quanta voglia ho di assaporare ogni profumo, di godere di ogni gioia.
Mi sono sempre chiesta cosa provasse un malato, cosa pensasse una persona quando sa che la sua vita cesserà da lì a pochi istanti.
Ho paura. Sono terrorizzata.
Questa croce, troppo grande per il mio esile corpo.
Le mie scelte, i miei sogni. Nulla nella mia vita era reale.
Non sono altro che l'alterego del male. Una figlia del diavolo o forse, semplicemente, una delle sue tante ramificazioni sulla terra.
Continuare a "vivere" con la consapevolezza di non essere umana.
Cosa fareste se potreste scegliere tra oscurità e luce?
Come posso essere tanto egoista?
Già, dimenticavo la mia vera natura.
Desidero liberarmi da questo male, da questa pazzia.
Non importa quale altro destino sarà segnato, non voglio che il mio sia questo.
Ritornare agli affetti, alla vita.

Non ho e non avevo nessun diritto di pensare a cosa mi potesse riservare la vita.
Ogni volta che provo e provavo ad immaginare il futuro, c’era solo un enorme buco nero, era come se avessi già vissuto, ho fatto da madre, mi sono cresciuta da sola, ho combattuto contro me stessa, contro i miei cari che spesso mentivano perché reputavano la mia persona troppo debole per la verità. E’ realmente così, ho paura di vivere ed ora di trovarmi in questo limbo, ma desidero ardentemente continuare ad aver paura.

Madre perdona tua figlia per i suoi peccati.
Non dovevi essere tu la persona condannata a morte eterna, il mio suicidio non ti donerà altro che questo.
E' la mia punizione. Dannata alla sofferenza.

Un cappio intorno al collo, un corpo sospeso nel vuoto.
Affido a te la mia anima Dio, abbine cura.
Ho finalmente raggiunto la pace,  libera dalla mia pazzia.
 

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