Will you fix my broken heart?

di Neverland98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


I

 

Okay, allora: innanzitutto grazie a chi è entrato e si accinge a leggere questa storiella, poi vi chiedo per favore, se entrate, di recensire, anche con un commento breve!
Un bacio ^^
P.S. il capitolo è breve perchè a seconda delle recensioni deciderò se continuare!
Ciauu...


 

"You were everything, everything that I wanted
we were meant to be, supposed to be
but we lost it"
Avril Lavigne- My happy ending


La sveglia suona, ma io mi alzo solo quando decido di averne abbastanza della suoneria spaccatimpani di quell'aggeggio maledetto. Dopo essermi messo seduto lo spengo, non senza un ghigno di trionfo. Un oggetto così utile, eppure così odiato. Tutti ne abbiamo bisogno, e tutti lo malediciamo.
Potrebbe esserci della retorica, se si guarda bene.
Mi metto in piedi e lascio la camera da letto per andare in bagno. Come al solito, do un'ultima occhiata al letto disfatto. E' a due piazze. Non so perchè l'ho comprato così, visto che infondo io sono uno solo. Magari è solo la mia soffocante claustrofobia che mi impedisce di dormire in un letto troppo stretto. Oppure forse spero ancora di svegliarmi con Tris accanto a me.
Ovviamente, non succede mai.
E' strano come la nostra vita possa cambiare, possa essere stravolta, in pochi attimi. Un secondo prima pensi di avere il controllo su ciò che ti succede, e un secondo dopo non sai nemmeno più cosa ti stia succedendo.
Mi hanno detto di ricominciare; oh, se me l'hanno detto. Tutti, dal primo a l'ultimo. E io lo apprezzo, davvero. Sono felice di avere degli amici – e una madre – che tengano a me, ma loro non hanno idea di cosa fosse Tris per me. Io ho passato tutta la mia vita da solo, a fuggire da me stesso e dalle persone che mi circondavano. Vivevo per conto mio, e stavo bene. O almeno credevo. Tris ha messo tutto in discussione, ha cambiato le carte in tavola. Mi ha segnato per sempre.
Come puoi rifarti una vita, se negli occhi grigi di tutte le persone che incontri rivedi quelli della ragazza che amavi; o se quando tra la folla vedi spuntare una chioma bionda ti senti fremere e sei tentato di chiamare il suo nome?
E' semplicemente impossibile.
Mando giù abbondanti sorsate di caffè bollente – Evelyn dice che ne bevo troppo, ma da che pulpito viene la predica – e mi vesto. Ci ho messo un po' ad abituarmi a combinare i colori tra loro, perchè a quanto pare fuori dalla recinzione si usa fare così. Ho scoperto che addirittura alcuni colori “non vanno bene” con altri. Roba da non credere. Mi mancano ancora i miei jeans. Eppure dopo tre anni dovresti abituartici a certe cose.
Sospiro ed esco di casa. L'aria fresca di Chicago è sempre la stessa, ed è un sollievo. Prendo un taxi fino all'edificio dove lavoro al fianco di Johanna Reyes. Non imparerò mai a guidare, penso, mentre l'autista mette in moto con una serie di manovre che a me sembrano complicatissime.
Dopo un quarto d'ora do una manciata di bigliettoni all'autista (il denaro è qualcosa di molto curioso) ed entro nel grattacielo di vetro. Appena salgo le scale ed entro nel mio ufficio, trovo Johanna ad attendermi. Ha i capelli sistemati in modo tale da coprire la cicatrice e indossa un tailleur nerissimo. Sorride sorniona.
-Buongiorno, Johanna. Qualche novità?- le chiedo. In genere non si fa mai trovare nell'atrio. Ci vediamo pochissimo, per lo più durante le riunioni. Sono preoccupato.
-Più o meno- continua, misteriosa. Si alza dalla mia sedia dietro la mia scrivania e mi si avvicina. E' molto alta.-Vedi, ho pensato che tu hai davvero un gran da fare qui in ufficio-
Ecco, penso, mi vuole licenziare. Sta solo cercando un modo carino per dirmelo. Ah, che se ne vada al diavolo.
-Sì, infatti. Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-No, assolutamente. E' solo che proprio perchè lavori così tanto, ho deciso di ricompensarti.-
-In che senso?-
-Be', vedi, sono certa che tu abbia bisogno di qualcuno che si occupi dei tuoi impegni secondari; che ti dia una mano, insomma- replica
innocente, camminando per la stanza ampia.

-Che vuoi dire?- c'è qualcosa che non quadra.
Johanna sorride.-Tristan, tesoro, entra- dice rivolta alla porta chiusa alle mie spalle. Che sta succedendo? Mi volto proprio mentre nel mio ufficio compare una ragazza di circa diciotto anni, non molto alta, dai folti capelli castani che le ricadono sulle spalle. Sono di un castano molto chiaro, quasi biondo. E sono anche lunghissimi e mossi. La guardo con aria interrogativa.-E lei chi sarebbe?- mi rivolgo a Johanna. Johanna, dal canto suo, si posiziona dietro la ragazza e le posa le mani sulle spalle.-Lei è Tristan Clarke, ed è la tua nuova segretaria-



Che ve ne pare? Lo leggerò, spero <3

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Capitolo 2
*** II ***


II
 

-E' uno scherzo- esclamo, perchè è la mia prima reazione. Non può essere vero. Johanna conosce la mia situazione, sa che da quando è morta Tris non sono più riuscito ad avvicinarmi ad una ragazza che non conosco. Come può avermi fatto una cosa del genere? E la mia “segretaria” si chiama pure Tristan. Potrebbe andare peggio di così?
-No, affatto- si intromette Tris... No, non ci riesco. Com'era il suo cognome? Blake, mi sembra. Bene, da ora in poi la chiamerò sempre e solo Blake. Semmai dovessi chiamarla. -Non è uno scherzo, io sono la tua segretaria. Se vuoi vedere le mie referenze, ho qui un fascicolo che...- fa per mettere mano alla borsa logora che porta a tracolla, ma io la blocco.-No,grazie non mi interessa.-
-Okay, allora non dovrebbero esserci problemi- mi sorride trionfante.
-D'accordo, ragazzi, vi lascio soli così potete conoscervi meglio- cinguetta Johanna con finta innocenza, e se ne va chiudendosi la porta alle spalle.
-No, aspetta...- ma è inutile. Se n'è già andata. Mi volto verso... Blake. Giusto, Blake. Mi fissa sorridende, con lo stesso entusiasmo di una bambina il suo primo giorno di scuola.
-Bene- esordisce, senza un briciolo di imbarazzo.-Che ne dici innanzitutto di presentarci come si deve?-
-Ehm...-
-Perfetto. Io sono Tristan Blake, e tu sei?- mi afferra la mano e la stringe con vigore. E pensare che io non la stavo nemmeno tendendo.
-Tobias Eaton...- trovo la forza di dire, sopraffatto da tanto entusiasmo.
-Certo, lo so. Sai, in realtà l'ho sempre saputo, fin da quando miss Reyes mi ha offerto il lavoro, ma volevo che fossi tu a dirmelo, altrimenti non avrebbe avuto senso presentarmi- mi spiega con estrema serietà.
-Sì?- replico, confuso. Okay, devo calmarmi e, soprattutto, devo calmarla. Non voglio che si metta in testa strane idee su quello che potremmo essere. Ma non so come fare.
Un momento, ho trovato! Cercherò di essere il più freddo possibile.
Il freddo è l'unica cosa che spegne il fuoco.
Come quello degli Intrepidi, come quello che ardeva in Tris...
-Sì, certo. Sai, ero molto eccitata per questo lavoro, e...-
-D'accordo, fermati- dico a voce più alta di quanto avrei voluto.
Blake mi guarda a bocca aperta.
-Innanzitutto io sono il tuo capo, quindi gradirei che tu mi dia del lei. Poi, io e te, Blake, non siamo amici e, sinceramente, io una segretaria nemmeno la volevo. Però Johanna ti ha assunto, quindi eccoci qui. E adesso siediti a quella scrivania laggiù e vediamo di metterci a lavorare.-




Ringrazio le due persone che hanno recensito! Siete fantastiche! :D

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Capitolo 3
*** III ***


 

Ma salve un'altra volta!
Ecco qui il nuovo capitolo (:
Vi avviso che è molto commovente, quindi vi consiglio di armarvi di fazzolettini...
Per il resto, buona lettura :D
P.S. ringrazio tutte le autrici delle recensioni dei precedenti capitoli. Siete dolcissime e fantastiche, continuate a farmi sapere la vostra opinione <3 <3

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III

Ricordi dolci e amari
sono tutto ciò che porto con me.
Whitney Houston(I will always love you)


Blake mi guarda con la bocca spalancata. E' davvero così sorpresa dalla mia reazione? In fondo sono il suo capo, non devo per forza esserle amico. Si vede che questo è il suo primo lavoro.
Mi obbedisce e si posiziona alla sua scrivania, in obliquo, vicino alla porta.
-Che devo fare?- mi chiede, quasi timorosa.
Mi si stringe il cuore. In fondo un po' mi fa tenerezza.
-Devi trascrivere al computer gli appunti di questa documentazione di miss. Reyes.- le allungo il block notes.
-D'accordo-
-Buon lavoro- termino, sgarbato. -Io devo andare ad una riunione, tornerò fra un paio d'ore-
-Okay-
Me ne vado sbattendo la porta.
Credo di essere stato freddo quanto bastava. Alla fine non è una cosa che mi riesce molto difficile.
Non sono molto affabile.

Ripenso ancora una volta a Tris, a quando mi ha parlato per la prima volta e io l'ho zittita sgarbatamente, oppure a quando le ho fatto vedere i miei tatuaggi e le ho detto che la gentilezza non era il mio forte. Sorrdo a questi ricordi. Tris, quanto mi manchi.
Ho detto a Clarke che avevo una riunione, ma non è così. In realtà volevo solo starle alla larga, e so anche dove andare.
Esco dal grattacielo dove lavoro con Johanna, e in breve raggiungo il punto in cui abbiamo sparso le ceneri di Tris, tre
anni fa.
Ricordo la zip-line, ricordo il mio urlo. Ricordo tutti quei momenti che hanno cambiato la mia vita e, soprattutto, ricordo il mio amore per Tris. Dicono che i sentimenti siano qualcosa di astratto, qualcosa che non si può percepire, ma io so che non è così. Il mio amore per Tris è qualcosa di vivo, qualcosa di forte. E' un organo che pulsa di vita, un organo che non vuole – e non può – morire. Non voglio dimenticarmi di lei. All'inizio forse sì, ma adesso non più. Adesso vorrei solo stare con lei. Chiudo gli occhi e sospiro. Non mi viene più da piangere, perchè tutte le lacrime che avevo le ho già versate, ma non per questo sto meglio. Il sole splende stamattina e un vento fresco si insinua tra le fronde degli alberi.
Da qui si vede anche la ruota panoramica.

- Non sei molto affabile.
- Senti chi parla!

- Ehi, io potrei esserlo solo se ci provassi.
- Dì qualcosa di carino, allora.
- Sei bello.

Mi sembra quasi di risentire la sua voce.
Forse sto sbagliando, forse dovrei provare sul serio ad andare avanti, invece di limitarmi a farlo credere a chi mi sta intorno.
-Eaton, marini il lavoro?- mi chiama una voce alle mie spalle. Mi volto di scatto.
-Johanna...-
-Allora, la tua nuova segretaria è così terribile da averti fatto scappare via a gambe levate?-
Abbozzo un sorriso.-No, anzi. Ma non avresti dovuto assumerla. Mi trovo meglio a lavorare da solo...-
-Tobias!- mi richiama piccata.-Ricordati il vero motivo per cui Tris è morta-

Mi irrigidisco.
-L'ha fatto per permettere a te di vivere, e tu invece non lo stai facendo. Non rendere vano il suo sacrificio-
Poi, così com'è arrivata, gira i tacchi e se ne va.


 

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Capitolo 4
*** IV ***


IV
 
Lo so che riesci a sentirmi
lo capisco dalle tue lacrime
Evanescence (My last breath) 

 

Ritorno in ufficio dopo un po’, il tempo che mi ci è voluto per assimilare le parole di Johanna. Devo onorare la memoria di Tris e apprezzare i suo sacrificio. Ma come posso? Come posso anche solo pensare di ricominciare una vita con qualcun'altra che non sia Tris?
-Ho finito di battere a macchina quei documenti- Blake mi accoglie all’ingresso dell’ufficio, allungandomi un braccio e sventolandomi i fogli sotto al naso. Ha lo stesso entusiasmo di una bambina che ha fatto tutti i compiti e si aspetta un riconoscimento del maestro.
-Molto bene- li afferro e la oltrepasso sedendomi alla scrivania. Evito di proposito il suo sguardo, perché quegli occhi così puri, così innocenti, rischiano di farmi sciogliere, e io non voglio.
-C’è…- esita – C’è qualcos’altro che posso fare?-
-Per ora niente- la liquido, fingendomi troppo impegnato nella lettura dei fogli che mi ha passato e di cui, in realtà, non mi importa nulla.
Mi siedo alla scrivania e osservo Blake di sottecchi. Anche lei è dietro la sua scrivania, e sta scrivendo qualcosa su un foglio. No, non sta scrivendo. Sta disegnando. Ma cosa? Vorrei avvicinarmi e chiederglielo.
-Ehm, capo?- farfuglia dopo un po’, lo sguardo incollato al disegno.
-Sì?- sbuffo, ma in realtà non vedo l’ora di sapere cos’ha da dirmi.
-Tu…  Lei veniva da uno di quegli “esperimenti”? Cioè, una di quelle città che erano sotto la tutela del Dipartimento?-
-Non sono affari tuoi- la liquido, senza neanche guardarla in faccia. Non mi va di parlarne, non mi va di ripensare al Dipartimento, a David e di ricordare com’è andata a finire. Blake ammutolisce, e io quasi mi pento di essere stato così brusco. Finchè non apre di nuovo bocca.-Certo che potresti essere un po’ più gentile!-
-Che cosa hai detto?- la guardo negli occhi, cercando di sembrare minaccioso, mentre in realtà sono soltanto ammirato. L’avevo sottovalutata.
Blake regge il mio sguardo aggiungendoci una buona dose di ostilità, che nel suo caso è più che sincera.-Ho detto che potresti essere più gentile!-
Scatto in piedi e sbatto i palmi delle mani sulla scrivania.-Come ti permetti?-
-Mi permetto perché sì, perché sono una persona e ho dei sentimenti. Sono la tua segretaria, non il tuo zerbino!- sbotta, alzandosi in piedi a sua volta.
Rimango a bocca aperta, indeciso se sorriderle come sorridevo agli Iniziati più coraggiosi quando facevo l’allenatore o continuare la mia messa in scena. Come sorridevo a Tris.
Opto per la seconda ipotesi.
-Chi credi di essere, eh, ragazzina?- la aggredisco.
-Credo di essere un’impiegata e non una schiava. C’è un po’ di differenza, sai?-
-Adesso, basta. Sei libera di andartene!-
- Non ho affatto intenzione di andarmene, perché non è giusto e non mi merito di essere cacciata!-
-Non mi importa niente di quello che è giusto, io sono il tuo capo e posso licenziarti!-
-Ti sbagli. Johanna mi ha assunto, e solo lei può licenziarmi. Ho firmato un contratto. – mi sorride con aria di sfida.
- Non hai idea di contro chi ti stai mettendo!-
-Sì, invece. Contro un arrogante, presuntuoso e cafone!- urla.
Sto per replicare, ma qualcosa mi blocca. So che ha ragione. Deglutisco e stringo i pugni, aspettando di calmarmi. Blake è paonazza, rigida dietro la sua scrivania. Mi guarda con un misto di supplica e rimprovero.
-D’accordo- sospiro infine.-Blake, mi dispiace tanto di essermi comportato male. D’ora in poi, proverò ad essere più gentile-
Sulla gentilezza ci sto ancora lavorando.
-Va bene.- acconsente lei, passandosi una mano tra i capelli lunghi.-E mi dispiace-
-Anche a me-
Sulla gentilezza ci sto ancora lavorando.
Ci sediamo entrambi.
Sulla gentilezza ci sto ancora lavorando.
Il ricordo dei miei momenti con Tris mi uccide ogni volta, ma solo adesso mi rendo conto che non devo rendere vano il suo sacrificio.




Ookay, allora...
Innanzitutto grazie a quelle persone meravigliose che continuano a recensire la mia storia e che io adoro con tutto il mio cuore! Siete fantastiche <3 <3
Pooi, le cose hanno preso una piega strana... Che ne pensate?? Non vedo l'ora di saperlo!
Un bacione <3

 

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