Ricordati di me.

di kaos_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.L'inizio (parte 1) ***
Capitolo 2: *** 1.L'inizio (parte 2) ***
Capitolo 3: *** 2.Dei problemi ***
Capitolo 4: *** 2.Dei problemi (2 parte) ***
Capitolo 5: *** 3.Che mi hanno fatto ***
Capitolo 6: *** 4. Crescere ***



Capitolo 1
*** 1.L'inizio (parte 1) ***


Sento le urla di mia madre che vengono dal piano di sotto-“Iris ti sei alzata!? Sono le 7.30!”. cado giù dal letto appena sento la sua voce. Le 7.30!? sono in ritardo! Indosso di tutta fretta  la felpa di Superman, le Vans blu, dei pantaloni neri e sono pronta. Non ho voglia di fare colazione, ma so che mia madre sarebbe contraria, così sgattaiolo fuori fino all’uscita e, all’ultimo la saluto, come se non fosse successo niente. Ce l’ho fatta. 
Inizio a camminare dirigendomi verso l’inferno che mi sta per accogliere. Più volte sono tentata di prendere l’ autobus, ma voglio camminare.
Arrivo all’entrata. Quella scuola è completamente e unicamente grigia: pareti grigie, pavimento grigio, tende grigie, anche i professori sono  grigi; questo ti fa capire che non è un bel posto sia dentro che fuori. Davanti al cancello  – grigio naturalmente -  c’è Lucy che mi aspetta, con l’aria un po’arrabbiata. Sono in ritardo, e lei non sopporta i ritardatari, ma quando mi vede correre da lei con l’espressione preoccupata, scoppia a ridere e io la ‘seguo’. La nostra risata viene interrotta dal rumore delle porte che si aprono e dai passi del ragazzi che entrano. Ci avviamo anche noi mescolandoci tra la folla che è l’unica cosa che da’ colore, e in 2 minuti siamo in classe.
Chiamano Lucy dall’altra parte dell’aula e lei va verso la voce, lasciandomi da sola. Probabilmente non si accorge che questo mi fa male, visto che lei è l’unica con cui vado veramente d’accordo, ma non posso di certo obbligarla a farla rimanere sempre vicino a me.
Mi siedo al mio posto, poso lo zaino e mi avvicino alle altre cercando di intrufolarmi. Appena si accorgono della mia presenza, però,  cambiano discorso … di cosa stavano parlando? Beh meglio di altre volte; solitamente mi mandano via perché stanno dicendo ‘ cose che io non posso sentire ’. forse si è capito, ma tra me e le mie compagne non c’è un buon rapporto e lo stesso vale con i ragazzi.
Arriva il professore di Biologia e quindi tutti si sistemano ai propri banchi. Accanto a me ho Jack, lunatico fino al midollo: un attimo prima è gentile, un attimo dopo è più scorbutico di un asino.

-“ciao Iris!”. Inizia lui, lasciandomi un po’ scombussolata; di solito non mi saluta. –“ciao Jack!”. Rispondo –“come ti va?” continua, ma il professore ci interrompe e quindi non posso dargli una risposta. Il resto dell’ora la passo facendo scarabocchi sul mio quaderno e così vale anche per inglese e  grammatica, lascio in pace il mio quaderno quando suona la campana per la ricreazione. Mi alzo e tiro fuori i biscotti dietetici. Lucy mi chiama e mi porta con sé al bagno delle ragazze e lì inizia a parlarmi-
-“sai cosa ho scoperto?!” dice entusiasta. –“cosa?” chiedo io contagiata dalla sua felicità –“hai presente Ryan della 3 E? Si dice che gli interesso! Sarebbe un sogno se si dichiarasse!” dice con un sorriso a 32 denti. –“perché non ti dichiari tu? Sembri convinta di quello che sai” –“beh non vorrei fare errori, non ne ho la certezza visto che me l’ha detto Susan” –“Susan la So-tutto-io? Allora ti conviene aspettare” –“già … vuoi?” dice offrendomi un po’ delle sue patatine-“Lucy lo sai che non posso” dico amareggiata -“io ci provo, questa cosa è una pazzia!” –“non posso farci niente, è più forte di me”.
Suona la campana e allorausciamo dal bagno e ci avviamo in classe. Nel corridoio, alla nostra parte opposta, passano gli “S4”, ovvero i ragazzi più carini, antipatici e odiosi di questa scuola . il ‘leader’ bisbiglia qualcosa al suo migliore amico ridacchiando, ma lui lo guarda male. Quando li sorpassiamo lui ci fischia dietro e, sia io che Lucy, lo guardiamo male. Lucy ha un viso angelico: bionda, occhi verdi, bei lineamenti, magra. Io invece non sono niente di speciale: bionda come lei, occhi scuri e lineamenti affilati, ; non mi stupisce che i ragazzi cerchino di attirare la sua attenzione, ma, come dice lei,  lo facessero in un altro posto, in un altro momento, ad un’altra persona. Arriviamo in classe e Lucy va dalle altre –da quel che ho potuto sentire- per avere notizie su Ryan . mi avvicino e dopo un po’ riesco a capire qualcosa, ma Megan mi spinge fuori dicendo –“ togliti! Sono cose che non puoi sentire”. Visto che non mi va di litigare mi siedo al mio posto e inizio a giocare con il telefonino, finché non si avvicina Jack. 

-"vi ho viste nel corridoio … che sguardi che gli avete lanciato!” mi dice ridacchiando un po’. –“devono evitare di fare queste cose a Lucy” dico un po’ seccata. –“perché pensi siano per Lucy, magari era per tutte e due o magari solo per te” –“ come mai oggi sei così gentile?” chiedo ironica –“mi gira bene”. Non l’avevo mai notato, ma Jack non è male. È molto simile a Lucy solo che gli occhi sono più azzurri. Intanto entra la professoressa di latino e quindi guai a chi parla. Questa volta sono attenta. Latino è l’unica materia che mi piace, al contrario delle altre, e inoltre provo una certa stima per la professoressa quindi tutto questo rende semplice una materia difficile. Nell’ora dopo c’è trigonometria che, al contrario della materia precedente, la odio. Si arriva all’ultima ora con religione, ovvero la seconda ricreazione. Il professore non è molto autoritario quindi c’è chi cambia posto, chi sta con il cellulare, chi ascolta la musica. Insomma, si fa tutto tranne che seguire la lezione. Finalmente l’ultima campanella suona e quindi ora sono libera. Io e Jack ci salutiamo e Lucy lo nota, quindi inizia con le sue fantasie. –“ da quand’è che tu e Jack avete tutta questa confidenza?” –“siamo vicini di banco, qualche parola ce la diciamo” –“si ma non vi siete mai rivolti nemmeno uno sguardo … credo che la signorina Iris non voglia dirmi qualcosa” –“non c’è niente tra di noi! siamo compagni di classe che si salutano, che male c’è?!”dico con un sorriso sotto i baffi, queste cose mi mettono a disagio, ma mi fanno anche ridere – “va beh, poi vedremo” –“io certe volte non ti capisco”dico facendo la finta offesa –“mi dispiace, ma devi sopportare” continua lei ironicamente. Ridiamo e quella risata rimbomba per tutto il corridoio. Usciamo fuori e visto che Lucy va di fretta, faccio la strada da sola. Appena mi saluta tiro fuori le cuffiette e vado verso casa mia. Sto ascoltando Couting Stars e guardo il marciapiede insieme ad ogni sua sporcizia. Nemmeno mi accorgo di essere già al portone di casa. Salgo le scale fino al terzo piano, cerco le chiavi e apro la porta.

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Capitolo 2
*** 1.L'inizio (parte 2) ***


...cerco le chiavi e apro la porta. Ciò che mi accoglie non è la dolce voce di mia madre, ma un foglio di carta con scritto:
                                                                “Sono andata ad una visita medica 
                                                                                    con zia Monica, dovrei tornare per
                                                                                             le 6 di questo pomeriggio.
                                                                                                                                     Baci mamma <3.”

Mi toccherà preparare il pranzo. Vado in cucina e vedo che cosa c’è nella credenza e poi cosa c’è nel frigorifero. Opto per una semplice pasta al pomodoro. Metto a bollire l’acqua e mentre aspetto accendo la televisione, che in qualche modo riesce a tenermi compagnia. Dopo 30 minuti circa la pasta è pronta e io posso finalmente mangiare. Finito tutto vado in camera mia, e mi intrattengo là dentro fino alle 5.
Mentre mi trovo su Facebook a chattare con Lucy mi arriva un messaggio da Ryan, ci rimango sorpresa, ma rispondo. Abbiamo molte cose in comune e quindi parliamo per molto tempo: gli piacciono molto i cani, ama correre, ha genitori divorziati e ama film dell’horror. È molto simpatico non mi stupisce che piace a Lucy, è proprio il suo tipo.
Sento le chiavi nella serratura e la porta si apre, mamma e zia sono tornate e io vado di là ad accoglierle. Noto che entrambe hanno una strana espressione, ma quando chiedo loro il perché non ricevo alcuna risposta. Poco dopo mamma va a farsi un bagno e, quando se ne va, zia diventa seria all’improvviso e senza giri di parole, ci avviamo in cucina. Ho dei buonissimi rapporti con lei . da quando è tornata- 3 mesi fa –stiamo molto spesso insieme e ormai la conosco talmente bene da ‘leggerle la mente’, ma ora non capisco proprio niente.
Ci sediamo una di fronte all’altra e lei inizia a parlare:-“sai che io e tua madre siamo andati all’ospedale per fare una visita no?” chiede lei e io intanto annuisco la testa-“bene … ultimamente hai notato varie stranezze in tua madre?” faccio no con la testa. Quest’aria tesa mi sta mettendo una grande ansia –“io invece si, ed è per questo che oggi siamo andati a fare questa visita e così facendo ho avuto la conferma di ciò che pensavo …” il cuore mi parte a mille, ciò che sta per dire non è nulla di buono. –“… Iris,tua madre potrebbe avere l’alzheimer, una malattia che colpisce buona parte della mente e che piano a piano ti fa dimenticare le cose”. Una lacrima mi scende lungo il viso. So cos’è. La professoressa di biologia ci ha fatto fare una ricerca sulle malattie e Lucy aveva scelto proprio l’alzheimer. –“ è tanto grave?” chiedo un po’ impaurita –“ non è ancora del tutto sicuro, quindi per alcuni giorni a partire da domani andrà all’ospedale per finire i controlli, poi ci daranno una risposta. Te lo volevo dire perché sei sua figlia e su certe cose devi essere avvisata”. Rimango pietrificata, mia madre così affidabile e dolce potrebbe essere malata di una cosa non poco grave. Mi limito a ringraziarla per l’informazione e dopo due minuti di quel silenzio agghiacciante, mamma esce fuori dal bagno con i capelli fradici e un asciugamano sulla testa riuscendo ad interrompe il silenzio che prima mi metteva tanto angoscia. Appena lei arriva le sorrido e vado in camera mia.
Mi viene da piangere, ma mi consolo con il pensiero che potrebbe esserci ancora una possibilità. Mi rattristo molto e inizio a pensare al rapporto che c’è tra me e lei. Quel sorriso meraviglioso, quella voce così limpida, i suoi abbracci, le nostre serate passate insieme. Io senza mia madre sono completamente sola. Senza di lei, non ho nessuno. Vado in bagno ad asciugarmi le lacrime che intanto cadevano sopra i miei pantaloni. Sento zia che mi chiama e io vado da lei.
Questa sera hanno in mente di uscire fuori a cena, ma io non me la sento e, a dirla tutta, non so come fanno loro ad avere tutte queste energie. Zia non cerca di convincermi e accetta la mia decisione. Credo che abbia capito le mie motivazioni. Dopo 30-40 minuti sono pronte ad uscire. Mi salutano entrambe con un abbraccio. Stringo molto mia madre, quasi come se volessi proteggerla, che in parte è vero. Il rumore della porta fa scendere un silenzio malinconico che non migliora la situazione. Ho paura per mia madre. Ho paura di quello che potrebbe succedere. Ho paura.

SPAZIO AUTRICE:
ciao a tutti! Io sono mYa, la piccola autrice di questa storia; dico 'piccola' perchè ho appena compiuto 14 anni. Inoltre ho iniziato da poco a scrivere,quindi non sono molto esperta, ma spero di migliorare sempre di più. Mi auguro tanto che questo breve inizio vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi. per qualsiasi cosa (domande, consigli, critiche costruttive) recensite! <3    
                                                                                                                                                                                               baci, mYa <3

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Capitolo 3
*** 2.Dei problemi ***


Vedo Lucy, Ryan, Jack, le mie compagne di classe. Sto in una stanza buia e solo la porta semichiusa riesce a portare un po’ di luce, facendomi riconoscere i loro volti. Ho un cattivo presentimento. Cerco di muovermi ma le mie gambe sono bloccate e qualcuno mi tiene dalla spalla. Mi giro. Mamma! La riconosco, sta piangendo -”come hai potuto farmi questo Iris?” mi sussurra singhiozzando. Dei brividi freddi mi passano lungo la schiena. Cosa sta succedendo? Perché mi viene da piangere? –“ma non ti vergogni!?” urla una voce familiare:Lucy. Vorrei chiedere, vorrei sapere, ma sono bloccata nemmeno riesco a parlare. Gli altri si limitano a guardarmi male.-“ non mi sorprende! Una così ridicola che non riesce nemmeno a difendersi. Cos’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?”. Partono risate agghiaccianti. Fa freddo. Ho freddo. Ho le dita congelate. Le risate mi rimbombano dentro. Piango così tanto che riesco a sbloccarmi. Mi accovaccio sul pavimento umidiccio e inizio a piangere. Urlo più che posso per sovrastare le voci, ma niente. Respiro e cerco di mantenere la calma. Prendo tutto il fiato che ho e strillo.
Mi sveglio. Sono in camera mia e sono le 4.53. Sono tutta sudata e ho il fiatone. Cosa voleva dire quel sogno. Passo alcuni minuti più tardi cercando di dormire, ma niente da fare. Quelle risate mi rimbombano nella testa ogni volta che chiudo gli occhi. Saranno state le 5.30 quando mi sono finalmente addormentata.
Che giornata stancante e stiamo solo a Lunedì.
 
 
 
 
 
 
Sono ormai 4 giorni che mamma sta all’ospedale questo deve essere l’ultimo. Dovrebbero arrivare alle 4 del pomeriggio, quindi mi metto tutta me stessa nel preparare loro dei biscotti fatti da me e una tazza di tè caldo.
La loro puntualità a volte mi stupisce. Arrivano alle 4 precise. I loro occhi sono spenti, ma si illuminano quando vedono biscotti e tè caldi. Ci gustiamo la mia fatica e mamma ogni tanto ha bisogno di aiuto di bere o per prendere qualche biscotto. Deve essere scombussolata per tutti i test che ha dovuto affrontare. Oppure i test non sono andati bene. Ora che ci penso è da tanto tempo che io e mamma non ci concediamo una serata tutta nostra. Ultimamente eravamo tutte e due indaffarate , soprattutto io. Finito tutto, zia porta in bagno mamma e le prepara una bella vasca d’acqua calda. Quando zia Monica esce da lì io inizio a parlare, non posso più aspettare –“ allora? Come sono andati i test?”  lei mi fissa, per un attimo sorpresa, ma poi mi risponde–“non li sappiamo ancora..devono prima analizzare i test e poi ci diranno. So solo che non sono andati molto bene e lo si vede anche dal comportamento di Kristen.” Già, l’avevo notato anch’io lo strano comportamento di mamma.-“ ma magari è solo scombussolata per i test, non capita a tutti una situazione del genere”. “ vedi Iris, ciò che tua madre ha dovuto affrontare, non sono state cose complicate, anzi. Alcune chiedevano cose semplicissime, come la sua routine, di disegnare, oppure delle domande banali. Spero ovviamente, che i risultati siano negativi, ma in questo caso bisogna essere realisti.” –“ mamma, quindi, secondo te è malata?” –“ spero di no, ma ora dobbiamo aspettare”.
È tardi ormai, eppure non riesco a chiudere occhio. Le parole di zia mi risuonano nella mente. ‘Bisogna essere realisti’ mi ripeto a me stessa, ma è così difficile non piangere. Le lacrime mi passano lungo le guance e sembra che non si vogliono fermare. Ogni tanto mi scappa qualche singhiozzo, ma non così tanto da svegliare mamma. Sta notte ho deciso di dormire con lei per starle vicina. Si alza. L’avrò svegliata? Forse, anche se spero di no. Sembra che si avvii in cucina e io la seguo. –“mamma?cosa stai facendo?” –“tu cosa stai facendo?! vai a dormire!”- “ lascia che ti aiuti” dico con un sorriso un po’ pietoso, non lo so se è un sintomo della malattia, ma non sembra star bene. “cosa volevi fare?” dico in tono dolce,avvicinandomi. “ volevo controllare che fosse tutto a posto, c’erano dei ladri.” –“dei ladri?” –“si, li ho visti” –“beh qui non ci sono” –“ma potrebbero essere nelle altre stanze!” dice irritata  –“allora cerchiamoli” dico poco convinta .-“si”. Controlliamo tutte le stanze, ma dei ladri non c’è nemmeno l’ombra. Mamma deve averli sognati. Non voglio peggiorare la situazione quindi mi limito a sorriderle e a mandarla in camera da letto. Mi riaddormento.
Sono le 4.57 e sento dei rumori in salone. Allora ci sono davvero i ladri. Mamma non è a letto, ‘credo che sia lei la ladra’ dico tra me e me in modo ironico. Vado in salone e la vedo che rovista tra la vetrina. –e ora cosa combini?” –“non trovo più il libro” –“a cosa ti serve un libro a quest’ora?” non mi risponde, ma continua a cercare. Fa così tutte le notti? Possibile che non me ne sono mai accorta?. –“che libro è?”

Trovato il libro lo posa sul comodino e ci rimettiamo a dormire. Si rialza un altro po’ di volte, ma sono troppo stanca per intervenire, quindi ho deciso che finché non sentirò rumori preoccupanti, non mi alzerò.
Le 7.03. stranamente questa mattina mi sono svegliata presto. Beh meglio così. Mamma dorme ancora quindi cerco di non svegliarla e mi vado in cucina. Prendo un po’ di tè che è avanzato ieri e dei biscotti. Quando finisco mamma arriva in cucina con l’aria stupita –“già sei sveglia Iris?” –“si. Oggi mi sono svegliata presto.” Sembra che non si ricordi nulla. Questo pomeriggio devo parlare con zia.
Noto che sta cercando di maneggiare il recipiente con dentro il tè e mi ripeto di nuovo questa domanda:’come diavolo ho fatto a non accorgermi di tutto questo?’.mi vesto.  Una semplice tuta con una maglietta larga. Fortunatamente è sabato. Dopo quello che mamma mi ha fatto passare questa notte non me la sentivo proprio di andare a scuola. La mattina passa in fretta. Solitamente esco oppure dormo metà della giornata. Ma oggi passo maggior parte del tempo con mia madre. Le servo la colazione, vediamo un film insieme, la aiuto a sistemare il letto, facciamo due chiacchiere e insieme prepariamo il pranzo.
Nel pomeriggio parliamo del più e del meno e ogni tanto ci scappa qualche risata. Ci interrompiamo e ora c’è solo il silenzio. Decido di interromperlo chiedendole come sono andati i test. Non riesce a rispondermi, anzi ci riesce, ma le immagini sono confuse e non riesco a capire molto. Suona il citofono. È zia e la lascio entrare. Ha un po’ di fogli in mano e si capisce dalla sua espressione che ha cattive notizie.
Sedendosi di fronte a noi mi pone i fogli che teneva in mano. Sfoglio le pagine ed una in particolare mi colpisce. Leggo tutto d’un fiato e le lacrime mi scendono dagli occhi. Mamma è malata. Soffre di una demenza lieve-moderata, fortunatamente non è grave, ma sembra che abbia da anni questa malattia e non so tra quanto potrebbe peggiorare. Da  4 anni è malata e io non mi sono mai accorta di niente. Come ho potuto essere così assente? Mamma stava male e io pensavo solo a me. 4 anni … avevo 12 anni quando ha iniziato ad ammalarsi. Non ne sapevo nulla, però mi sento così in colpa. Potevo starle vicine, dovevo approfittare di quei pochi momenti che avevamo e invece niente, ho fatto la bambina viziata.
Zia inizia a parlare. ha capito che ha letto, quindi si rivolge soprattutto a mamma, dicendole che soffre di Alzheimer e che dovremmo contattare una badante, qualcuno che badi a lei quando io e lei non ci siamo. Mamma non sembra opporsi, anzi sembra comprensiva e lascia parlare zia. Faccio un segno di consenso, ma poi vado in camera, non voglio parlarne, quello che dovevo sapere l’ho saputo, ora voglio solo stare da sola. Chiudo la porta e mi arriva un messaggio da Lucy. Mentre inizio a piangere cerco di leggere ciò che mi ha scritto. Questa sera c’è una festa  dove ci sarà anche Ryan, quindi devo venire per forza. Non ho voglia di venire, ma se glielo dico così vorrà delle spiegazioni e non voglio ancora dirle la verità. Non le rispondo. Rimango da sola in camera a piangere in silenzio per circa una mezz’ora, ma poi esco dalla stanza e vado verso zia. Uscire sta sera forse non mi farà male e poi se non vengo cosa potrei dire a Lucy?
Ha accettato. Però non vuole che faccio troppo tardi quindi per mezzanotte devo stare a casa. Così vado sopra e decido cosa indossare: calze e pantaloncini neri con maglione e Vans blu. Mentre mi do una sistemata si fanno le 18.00 e mi ricordo di avvertire Lucy che vengo.

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Capitolo 4
*** 2.Dei problemi (2 parte) ***


Sono pronta per le 19.00 e Lucy bussa alla porta. Le apro e noto che nel vestirsi ha dato il meglio di se stessa.: pantaloncini e calze neri, maglietta corta grigia con sotto un top nero. Truccata in modo da metterle in risalto gli occhi e un profumo dolcissimo.
Saluto zia e mamma che mi danno un fortissimo abbraccio e le saluto avviandomi verso l’auto del padre di Lucy.
Arrivati all’edificio, udiamo la musica a tutto volume che proviene da dentro. Dopo che scendiamo dall’auto, il padre di Lucy ci fa le classiche raccomandazioni. Entriamo e subito Lucy trova Ryan nella folla e cerca in tutti i modi di farsi notare. Ci riesce.
Mentre balliamo Ryan si avvicina a noi con accanto un suo amico. Iniziamo a parlare e a divertirci e si può notare subito che Lucy ci sta provando e sembra che a lui non dispiaccia. Salgo al piano di sopra per andare al bagno e controllo che ore sono: 21.19.
Il tempo sembra passare così lentamente e non so se è un bene o un male. Uscendo incontro Jack. Sono contenta di averlo incontrato e credo che se ne sia accorto. Iniziamo a parlare del più e del meno: scuola,  interessi,  musica. Andiamo d’accordo e ogni tanto qualcuno ci manda occhiate incuriosite. Sono le 23.00. Questa volta il tempo è volato, e ora mi chiedo che fine abbiano fatto Ryan e Lucy. Scendo al piano di sotto e incontro Lucy che ha l’aria un po’ delusa. Sembra che il signorino non corrisponda. Cerco di alzarle l’umore, ma niente da fare. Continua a dire che ‘ha giocato tutte le sue carte’ ma lui non fa nulla. Decido di andare nel salone per prendere da bere e lì incontro Ryan. Mi si avvicina in un modo strano.
-“finalmente siamo soli” mi dice con un sorrisetto compiaciuto –“cosa vuoi Ryan?” dico indietreggiando , ma lui mi ferma bloccandomi per la vita –“è tutta la sera che provo a starti vicino, ma ci stava quella che mi stava sempre appiccicata” lo spintono , liberandomi dalla sua presa –“ non parlare così di Lucy!”. Lui mi guarda male , mi prende e mi bacia. Il suo bacio mi piace, ma non abbastanza da lasciarlo fare, continuo ad allontanarlo cercando di andarmene, ma quando mi giro vedo Lucy davanti a me. È stupita di ciò che ha visto, si può capire dal suo sguardo. Mi prende e mi porta fuori dall’edificio, proprio davanti all’entrata.
-“spiegami cosa è successo?” dice in tono calmo, ma leggermente irritato. Le dico in modo più tranquillo possibile tutta la scena e, dopo che ho finito inizia a dirmi –“sapevi di piacergli?” dice rattristita, credo che non conoscesse questo lato di Ryan, che ha lasciato di sasso anche me –“no e lui non mi piace, te lo assicuro” –“ hai mai parlato con lui? Oppure hai fatto qualcosa che non mi hai detto?” –“ solo una volta ci siamo scritti, ma niente di che” –“niente di che?! Lo sai che mi piace eppure …” –“non ho fatto niente Lucy, te lo giuro!” –“non ti credo” –“mi credi capace di fare una cosa del genere?” –“sinceramente non lo so. Ci sono così tante voci che girano su di te. Ti ero amica solo perché mi facevi pena” –“ero? Perché l’ hai detto al passato?” –“che domanda stupida! Come posso essere amica di una così” –“ma cosa ho fatto?! Perché tutti mi parlano male!?”. Ignora la mia domanda e ritorna dentro.
Entro anch’io, ma solo dopo essermi stabilita. Attraverso tutta la sala e esco fuori trovandomi in un grazioso giardino dove ci saranno circa 5 persone. Trovo una panchina e mi siedo lì rilassandomi un po’ e pensando che andare a questa festa non mi ha aiutato per niente.
-“serata difficile?” sento qualcosa di freddo che mi tocca la fronte. Jack appare sempre nei momenti più opportuni. Mi offre da bere un po’ di birra analcolica. La bevo tutta d’un sorso, sospiro e lui scoppia a ridere. –“come va?” –“potrebbe andare meglio” –“ ho sentito un po’ di voci su di te” –che novità” dico in maniera ironica. –“è vero che hai soffiato Ryan della 3 E a Lucy?” –“che ti importa?” –“non mi sembri per niente quel tipo e voglio accertarmene” ci rifletto un po’ su e poi prendo un gran respiro che poi ributto fuori –“ non ho fatto niente con Ryan, ci ho parlato solo una volta e lui mi ha baciato” –“davvero? Meno male!” –“perché meno male?” –“perché quello che pensavo era vero, sei una brava ragazza”.
Improvvisamente sento caldo e sono sicura di essere diventata tutta rossa. Ma una cosa mi fa ritornare alla realtà –“ che ora sono!?” dico un po’ preoccupata. –“ le 23.45 perché?” –“sono in ritardo! Devo stare a casa per la mezzanotte” –“ti accompagno io, ho il motorino qui di fronte” –“davvero?! Grazie mille, allora andiamo” dico felicissima.
Non sono mai andata su un motorino o una moto e quindi sono un  po’ agitata. Jack mi porge il casco e mi siedo dietro di lui, aggrappandomi alla sua vita. In 10 minuti sono a casa. Lo ringrazio con tutta me stessa, ci abbracciamo e poi entro a mezzanotte precisa.
Zia se ne stava giusto andando, ma ha avuto il tempo di notare me e Jack. Mi guarda con sguardo incuriosito, ma dice solo che poi le dovrò dare spiegazioni e esce fuori. Mamma starà già dormendo così salgo in camera mia più silenziosa possibile e mi cambio per la notte. Mi metto a pensare a tutto quello che mi è successo in una settimana: ho scoperto che mia madre ha una malattia non curabile, la mia migliore amica mi ha abbandonato per un ragazzo e ho fatto amicizia con Jack.
Alcune cose del mio mondo si sono chiuse e altre si sono aperte, ma mi chiedo se questo è un inizio o una fine.

angolo autrice:

 

Ecco il continuo della mia storia. Si è un po' corto, ma ho già pronto il capitolo successivo che invece sarà molto lungo, quindi preparatevi. Spero che continui a piacervi, anche perchè ce la sto mettendo tutta. sono sempre aperta alle critiche costruttive ed ai consigli, quindi per qualsiasi cosa recensite. Inoltre ringrazio con tutto il cuore chi sta seguendo il racconto. Al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 5
*** 3.Che mi hanno fatto ***


Sono passati mesi da quando io e Lucy abbiamo rotto. La malattia di mamma sta peggiorando,inizia a dimenticarmi. Io e Jack da quella sera non ci siamo più sentiti, soltanto qualche saluto a scuola, ma niente di che. La mia vita, non sta andando per niente bene. Ho perso quel poco che avevo e ogni volta che ci ripenso piango non fermandomi più, quindi cerco di apprezzare quel poco che ancora mi rimane. Oggi è il 15 Settembre,Domenica e l’ultimo giorno dell’estate peggiore della mia vita; per una volta sono contenta che l’estate sia finita.
È sera e decido di ascoltare un po’ di musica pensando solo e unicamente a me. Ultimamente sto ascoltando molto la canzone ‘Say something’ mi ricorda molto il rapporto tra me e mia madre. Pian piano ho imparato il testo e ora lo so a memoria. La metto a tutto volume e inizio a cantarla:

“Say something, I’m giving up on you                                       “Di qualcosa, sto rinunciando a te
I’ll be the one, if you want me to                                                  Sarò la persona giusta, se mi vuoi

Anywhere, I would’ve followed you                                             Ovunque, ti avrei seguito
Say something, I’m giving up on you                                           Di qualcosa, sto rinunciando a te


La stanza è buia e solo le persiane semichiuse fanno entrare quella poca luce, che si sparge per la stanza. Sdraiata sul letto, fisso il soffitto, pensando a tutto quello che mi è successo. In pochissimo tempo la mia vita è stata travolta dalla casualità. Prima avevo solo una candela che illuminava quel grande percorso che ancora mi aspetta, ma ora si è spenta ed è tutto buio …

“And I am feeling so small                                                                      Ed io mi sento così piccolo
It was over my head                                                                               Ero sopra la mia testa
I know nothing at all                                                                              Non so proprio nulla


… Sono così piccola e debole. Non riesco a capire perché tutto questo è successo a me. Mi ero abituata a quella noiosa routine e ora tutto è stato cambiato …

And I will stumble and fall                                                                     E io inciamperò e cadrò
I’m still learning to love                                                                        Sto ancora imparando ad amare
Just starting to crawl                                                                             Semplicemente iniziando a gattonare


… Sono così stanca di tenermi tutto dentro. Sono stanca di piangere. Stanca di sentirmi in colpa. Non faccio altro che cadere e alzarmi di nuovo. Non faccio altro che chiudermi in me stessa…

Say something, I’m giving up on you                                                     Di qualcosa, sto rinunciando a te
I’m sorry that I couldn’t get to you                                       Mi dispiace di non essere riuscita ad arrivare a te
Anywhere, I would’ve followed you                                                       Ovunque, ti avrei seguito
Say something, I’m giving up on you                                                     Di qualcosa, sto rinunciando a te


… Perché è successo a me?! E quando lei mi dimenticherà? Cosa dovrò fare? So già che scoppierò a piangere, ma non importa. L’ abbraccerò e continuerò volerle bene, perché io non mi sono dimenticata di lei e non lo farò mai …

And I will swallow my pride                                                               E ingoierò il mio orgoglio
You’re the one that I love                                                                   Tu sei l’unica che amo
And I’m saying goodbye                                                                     E ti sto dicendo addio


Lei per me c’è sempre stata, ora tocca a me. Sarà dura, ma non voglio abbandonarla ora. Lei non la perderò …

Say something, I’m giving up on you                                                     Di qualcosa, sto rinunciando a te
And I’m sorry that I couldn’t get to you                            E mi dispiace di non essere riuscita ad arrivare a te
And anywhere, I would’ve followed you                                                E ovunque, ti avrei seguito


… Mamma tu ci sei sempre stata. Mi hai sempre aiutato. Hai avuto tanta pazienza con me. Chissà quante volte ti avrò fatto piangere la sera per tutte le delusioni che ti davo. Ora rimedierò …

Say something, I’m giving up on you                                                      Di qualcosa, sto rinunciando a te
Say something, I’m giving up on you                                                      Di  qualcosa, sto rinunciando  a te
Say something …”                                                                                    Di qualcosa …”


                                                      Ti voglio bene Mamma, grazie di tutto.
 
Le lacrime ora mi solcano il volto. Mi metto su un fianco e lascio che il sonno mi prenda con sé.
La mattina dopo mamma non mi chiama. Mi sveglio da sola e scendo giù in cucina. la trovo al tavolo seduta a fissare l’infinito. –“Mamma? Stai bene?”. Prende coscienza scuotendo la testa si gira verso di me con aria confusa e ho paura di ciò che sta per dire
-“ E tu … Tu chi sei?”.
Come pensavo piango, piango come non ho mai fatto fin’ora. Il mio peggior incubo si è avverato. Mi avvicino a le e l’abbraccio con tutta me stessa. Lei non ricambia, cosa che non farei nemmeno io. La lascio e il suo sguardo è incerto e io mi limito a dirle: -“ Mamma sono Iris. Sono tua figlia” –“Non ricordo di avere una figlia” sono terrorizzata. Ora cosa faccio? –“ aspettami qui” le dico con più calma possibile. Prendo il telefono e chiamo zia. Probabilmente stava dormendo, lo si capisce dal tono di voce che ha, ma la cosa è urgente e devo dirgliela assolutamente. Le racconto ciò che è successo e mi assicura  che in 30 minuti sarà davanti alla nostra porta. La saluto e lasciando in disparte mamma, vado di sopra a prepararmi. Lei mi guarda con sospetto, ma metto da parte le frecciatine e mi sbrigo a prepararmi dato che, come al solito, sono in ritardo. La saluto come tutte le mattine e mi avvio verso la scuola.

Angolo autrice:

Ciao a tutti! Finalmente ho pubblicato il capitolo che preferisco di più. Qui Iris ci parla dei suoi sentimenti e di TUTTO ciò che pensa. Scrivendolo mi sono anche commossa, anche perchè avevo la canzone di sottofondo. Il prossimo sarà l'ultimo quindi preparatevi. Grazie a tutti quanti e al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** 4. Crescere ***


Mamma si è completamente dimenticata di me. Ha pochissimi ricordi, ma sono sfogati, quindi non ha praticamente niente di noi due. Comunque sia faccio, come al solito, finta di niente. I professori sanno della mia situazione, ma sono io che non ho voluto che spargessero troppo la voce. Sono stanca di sentir parlare di me.
Oggi abbiamo cambiato di posto e sono di nuovo capitata vicino a Jack e spero con tutto il cuore di rifarmi quel piccolo rapporto che c’era tra di noi. ci scambiamo qualche parola e questo mi fa stare bene. la nostra relazione non è del tutto perduta fortunatamente.


Sono ormai passati due mesi da quando ho  cambiato di posto. Mamma in questo periodo è in ospedale per essere controllata, quindi zia si è trasferita da me. Intanto io e Jack stiamo diventando sempre più affiatati, ormai ci diciamo tutto, ma non voglio che sappia ancora di mia madre, è difficile già pensare in quale situazione mi trovo, poi dirla a qualcuna’altro mi farebbe solo piangere. Voglio aspettare. Più avanti forse glielo dirò.

Sono amica di Jack da cinque mesi e , anche se ci hanno cambiato di posto, la nostra amicizia è rimasta intatta, anzi è migliorata. Qualche settimana fa gli ho parlato di mia madre. Sentivo di potermi fidare e ho fatto bene a sfogarmi con lui. È molto dolce e comprensivo, grazie a lui la mia autostima sta migliorando. Certo non può far guarire mamma, ma può far star meglio me, no? È molto speciale come amico e mi è molto vicino. Io ci sono per lui e lui per me.

Mamma è finalmente tornata dall’ospedale, ma non l’ho mai vista così. Solitamente è sempre curata, pettinata in maniera graziosa, di un bel colorito. Ora la vedo solo molto sciupata e cupa. Quella donna non è più mia madre. È così triste vederla così. La saluto con un sorriso maliconico, ma lei sembra che non mi abbia sentito. Non sto bene, ma dopo un po’ zia le bisbiglia qualcosa e d’un tratto le si illuminano gli occhi. –“ho una figlia? Davvero?”  dice entusiasta, quasi come una bambina. –“ è lei la ragazza di cui ti parlavo. È lei tua figlia” afferma zia in tono dolce. Mamma riprende colorito e corre ad abbracciarmi. Quanto mi mancava quest’abbraccio. La stringo più del solito. Il suo aspetto è cambiato, ma il profumo è sempre lo stesso. Quanto mi sei mancata mamma; anzi non mi è mancata lei, ma il sentirla ancora una volta vicina. Anche se non mi ricorda, non vuol dire che non possa costruire altri ricordi con lei. Sarà difficile ma se questo vuol dire, ricevere ancora questi abbracci, allora farò di tutto. Mi lascia e la vedo piangere per la prima volta, ma non è triste. Sta sorridendo. –“mi dispiace Iris … io…” la fermo. –“ va tutto bene mamma, va tutto bene”. 
 
Appena ne ho avuto l’occasione sono corsa a casa di Jack e insieme siamo andati al parco. Sdraiati sul prato gli ho raccontato tutto. Lui sembra felice e finalmente dopo tanto tempo, lo sono anch’io. Mamma in qualche modo è riuscita a ricordarsi di me. Non è guarita, ma si ricorda e questo mi basta.  Dopo un po’di silenzio tra di noi fisso il cielo e sospiro. Tutto mi sembra in qualche modo più leggero. Lui mi guarda in modo pensieroso , ma con il sorriso sulle labbra.
-“cosa c’è?” gli chiedo ridacchiando –“sei cresciuta..” – “cosa?” –“ tutto quello che hai vissuto, che hai provato fino ad ora ti ha cambiato e ti ha fatto crescere … ora sei più matura. Lo si vede dal tuo sguardo, da come parli, da come ti muovi. I tuoi modi di fare sono di una ragazza che ne ha passate tante, ma che non si è mai arresa. Sono i modi di una ragazza forte che è cresciuta ed è riuscita a correre.” –“ sono tanto diversa?” –“no, sei soltanto Iris”. Cala un tranquillo silenzio in mezzo a noi mettendo in risalto il cinguettio degli uccelli.
Quello che ha detto Jack non è sbagliato. Ora riesco a notare cose, che prima non vedevo. Forse tutti i problemi che ho avuto, che ho vissuto, sono serviti per portarmi a ciò che sono ora. Dopo che ho saputo della malattia di mia madre ho avuto anche altri problemi che mi hanno cambiata. Sono riuscita a superare tutti gli ostacoli che ho trovato e ora il percorso buio è illuminato dal sole. Quella notizia, la notizia di mia madre, è stata l’inizio dei problemi che mi hanno fatto crescere.

                                                                                  FINE.


ANGOLO AUTRICE: grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia e che l'hanno recensita. Spero di pubblicarne altre in un futuro. La storia è finita. 

 

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