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Era l’inizio di Giunio, c’era il sole, ma non faceva ancora troppo
caldo, si sarebbe proprio stati bene fuori in riva al lago
Era l’inizio di Giunio, c’era il sole, ma non faceva ancora
troppo caldo, si sarebbe proprio stati bene fuori in riva al lago.
Io però non avevo voglia di uscire a gozzovigliare con i
miei amici come al solito.
E già, proprio io, Sirius Black, il più impenitente tra i
Malandrini, me ne stavo solo, disteso sul letto a pensare.
Certo, i più non credono che io ne sia capace, ma sono un
ragazzo dalle mille risorse io, e, quando mi ci metto, ho anche un cervello
mica male, senza false modestie.
E i miei amici avevano capito che non era aria, lasciandomi
così solo nella nostra camera a riflettere., e a scacciare quell’amore
malinconico che poco mi si addice.
Loro sì che mi conoscono bene, e mi capiscono, loro sono più
che amici, sono fratelli.
Più fratelli loro di quello che dovrebbe essere mio
fratello, quello vero, quello di sangue. Lui neanche mi conosce, lui come il
resto della famiglia, non gli è mai importato conoscermi.
Il sesto anno sarebbe finito di qui ad un mese, ed io non
volevo proprio tornare a vivere in quella prigione che era la mia casa. Perché
era così che mi sentivo ogni volta che vi mettevo piede.
Ma cosa avrei potuto fare?
Dopotutto ero ancora minorenne, avrei compiuto gli anni, i
tanto agognati diciassette, che finalmente mi avrebbero reso libero, solo tra
sei mesi, poco dopo Natale.
Nel frattempo non mi restava altro da fare, se non stringere
i denti, e tornare alla mia tanto odiata casa, dalla mia tanto odiata famiglia.
Anzi no, non ero io che odiavo loro, a me sarebbe bastato
che mi lasciassero vivere in pace. Erano loro ad odiare me, con tutte le loro
forze, e non facevano nulla per nasconderlo.
Sì perché, diciamocelo chiaro, io ero la rovina della
famiglia, la pecora nera (come dicono i babbani), il disonore di una tra le più
nobili ed antiche famiglie del mondo magico: l’antichissima e nobilissima
casata dei Black, come stava scritto su quell’arazzo del nostro salotto.
Bleh, solo a pensarci mi vengono i conati.
E io, io solo, avevo avuto l’ardire, alla tenera età di
undici anni, di sfidare una tradizione vecchia di secoli.
E già perché mai nessuno, prima di me, aveva osato farsi
smistare a Grifondoro dal cappello parlante. In realtà ho sempre avuto il
sospetto che se fossi finito a Corvonero o a Tassorosso, la cosa, per quanto
riprovevole, non sarebbe stata così grave. Ma uno che aveva il fegato di
sfidare la mia famiglia non avrebbe potuto finire che a Grifondoro.
Quando lo seppero a casa lo presero come un affronto
personale. E, naturalmente, la mia adorabile madre non tardò a prendere
provvedimenti.
Prima di sera aveva spedito il suo viscido elfo domestico ad
Hogwarts, per farmi dare una bella frustata (a casa mia non solo le idee erano
da Medioevo), inoltre aveva anche il compito di convincermi a ripetere lo smistamento.
Io, chiaramente, non ne volli sapere, e per fortuna, anche
Silente fu irremovibile su questo punto.
“Il cappello aveva detto la sua, e la sua parola è legge!”
aveva sostenuto.
Così io me ne restai a Grifondoro, e da casa mia partirono
tutta una serie di rappresaglie, per farmi capire che la cosa non era gradita.
Quello che proprio non riuscivano a capire era che più loro
s’intestardivano con questo comportamento, più io diventavo irremovibile sulle
mie scelte.
Ero sempre stato un bastiancontrario!
Ogni giorno, mi arrivava una strillettera, nella quale, la
soave voce della mia mammina, mi ricordava che delusione fosse avermi come
figlio. Si premurarono di farmi sapere che, date le mie scelte didattiche, non
era il caso che tornassi a casa per Natale, ma che sarebbe stato meglio che mi
concentrassi sul mio rendimento scolastico. Insomma una simpatica perifrasi per
dirmi: “Sta fuori dai piedi!”.
Ma cosa credevano? Non saprei tornato a casa comunque. Ora
che ne avevo la possibilità sarei stato lontano da quel posto il più possibile.
Insomma la mia vita a casa era una sorta di calvario senza
fine.
Solo a scuola potevo essere veramente me stesso: allegro,
impulsivo, giocherellone, espansivo, felice, e tutte quelle cose che un vero
Black non avrebbe dovuto essere, ma che facevano di me un ottimo Malandrino.
I Malandrini, per fortuna che c’erano loro.
L’ho già detto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo, loro
soni i miei amici, i miei fratelli, la mia famiglia.
Loro sono la cosa più importante per me. Io so tutto di
loro, e loro tutto di me.
Conosco il più sordido segreto di Lunastorta, il più
inconfessabile.
So ogni minimo, minuscolo, insignificante dettaglio della
cotta megagalattica che Ramoso ha per la Evans da quando l’ha vista sul binario
9e¾ il primo giorno di scuola (no ma dico io, ci rendiamo conto, non eravamo
ancora saliti sul treno e lui aveva già trovato la donna della sua vita!
Secondo me non è normale).
E Codaliscia… beh Codaliscia è Codaliscia: non è coraggioso
coma James, non è intelligente coma Remus, non è intraprendente come me, ma se
mancasse lui, mancherebbe una parte fondamentale del nostro gruppo. Mancherebbe
una parte di noi.
Ok ora basta!
Basta piangersi addosso, Sirius Black non lo fa.
Basta essere tristi, Sirius Black non lo è mai.
Basta rimuginare, Sirius Black non lo fa.
E allora che cavolo fa Sirius Black?
Eh eh… Sirius Black è un Malandrino, e quindi ora si alza e
si ricongiunge ai suoi compari.
“ATTENTO MONDO STO ARRIVANDO!”
Proprio mentre mi sto alzando, qualcosa entra dalla finestra
e mi colpisce in piena faccia.
Ma che cavolo è? È bagnata, ed è… fredda?!
Come ci è arrivata nel dormitorio, al settimo piano del
castello, ed in pieno Giunio, una palla di neve?
Allora, volevo aspettare a mettere il secondo capitolo, ma visto che è
pronto…
Allora,
volevo aspettare a mettere il secondo capitolo, ma visto che è pronto…
Volevo solo dirvi
che sono molto contenta che vi sia piaciuto, sapete è la prima volta che faccio
leggere a qualcuno quello che scrivo, quindi quando ho letto le mie prime due
recensioni, e ho visto che qualcuno ha messo anche la mia storia tra i
preferiti, ho cominciato a saltellare attorno al mio portatile battendo le mani
come se fossi impazzita di colpo.
Ora veniamo a noi,
questo è il secondo capitolo, si svolge contemporaneamente al primo, solo che
qui parlano in due, nella prima parte Codaliscia, nella seconda Remus.
Su su ora leggete!
CAPITOLO 2
Siamo scesi in giardino perché
Sirius è in uno dei suoi periodi neri, e quando è così è meglio girargli al
largo.
Io poi, per qualche starna ragione,
va a finire sempre che ne pago le conseguenze, senza aver fatto nulla. Tanto lo
so che se la prendono con me perché sono lo sfigato del gruppo. Quindi è meglio
stare lontano.
Certo non è che loro mi lascino
indietro volontariamente, ma ho sempre l’impressione che di rincorrerli e di
non riuscire mai a raggiungerli.
Non ho mai capito perché sono
diventati miei amici, mentre so benissimo perché io sono diventato loro amico.
Loro sono tutto quello che io vorrei essere: belli, affascinanti, intelligenti,
coraggiosi, intraprendenti, hanno successo con le ragazze, e tutti i ragazzi li
invidiano, io invece sono la loro esatta antitesi.
Sembra uno scherzo del destino che
io faccia parte di questo gruppo, ma è proprio così.
A volte penso che se non fossimo
capitati nella stessa camera, ora loro non sarebbero neanche a conoscenza della
mia esistenza, mentre loro, lo so, anche se fossero finiti in case diverse alla
fine si sarebbero trovati. Si trovano sempre i tipi come loro. Sembra che
abbiano una specie di radar interno che gli indica dove trovare quelli della
loro specie, e di solito non stanno con tipi come me.
Però è anche vero che tutte le
volte che io sono rimasto indietro, loro mi hanno aspettato, e mi hanno
aiutato, proprio come ora.
- Grazie Remus, tutti i giorni
perdi il tuo tempo per spiegare tutta questa roba ad un capoccione come me-
dico. E gia ho bisogno delle sue spiegazioni tutti i giorni.
- Tranquillo – mi dice lui, -Per me
non è certo un problema, e poi serve anche a me per studiare-
Ecco, lo sapevo, c’è sempre un
doppio fine.
- Direi quasi- aggiunge subito, -
che sei tu a fare un favore a me, e quindi sono io che ti dovrei ringraziare.-
Non si fa in tempo a pensare male,
che subito trova il modo di farti ricredere. E anche Sirius e James, quando ho
bisogno, non faccio neanche in tempo a rendermene conto, che loro sono già
accorsi in mio aiuto.
Loro sì che sono dei veri amici.
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è
un po’ che sono qui a studiare, e al contrario di quello che pensano i
miei amici, anche io devo staccare la spina qualche volta.
- Allora Peter, tutto chiaro? Hai
capito come devi muovere il polso per quest’ultima formula?- domando all’unico
del mio gruppo cui sembra interessare lo studio. Forse il suo è un interesse un
po’ forzato. A James e Sirius basta vedere una volta un incantesimo, e subito
l’hanno imparato. Anche per ma è facile imparare, ma non mi basta ripetere
meccanicamente un esercizio, io voglio capire.
Per Peter, invece è diverso. Povero
lui, ogni volta fa fatica, deve esercitarsi e ripetere gli esercizi fino alla
nausea, per imparare ad eseguire l’incantesimo correttamente.
- Certo Remus, ora è tutto chiaro-
è ansioso di compiacere me e gli altri, non vuole restare indietro.
- Senti, Lunastorta, ma che hanno
sti due? Li hai visti? Felpato, rinchiuso su in camera che sembra pronto per un
funerale, e Ramoso, no dico l’hai visto bene, sembra che si è fumato qualcosa
di strano, guarda che faccia!- a volte mi viene da chiedermi se è veramente
distratto come sembra o se è solo una posa.
- E dai Codaliscia! Quanto tempo è
che ci conosciamo? Cosa vuoi che abbiano?
Sirius pensa che tra poco finirà la
scuola, e per quanto lui non sia sicuramente uno studioso gli piace stare qui,
almeno quanto odia tornare a casa tutte le estati.
E James, invece pensa a ciò a cui
pensa sempre, Lily, mi sembra più che evidente. Guarda come è assorto, sguardo
vacuo e sorrisino idiota, manca solo che se lo tatui in fronte.-
Siamo lì che parliamo di questa
infatuazione che il nostro amico ha da ben cinque anni, cinque anni in cui ha
provati a convincerla in tutti i modi, e forse, solo forse, sembra che qualcosa
in lei si stia smuovendo. Ed ecco che passa l’oggetto della nostra discussione.
Ci saluta e si siede poco distante
da noi con un libro, non la si vede mai a mani vuote quella ragazza, sembra
sempre che abbia qualcosa da fare.
- James, James, hai visto chi è
arrivato?- Io e Peter lo chiamiamo e cerchiamo di scuoterlo per farlo tornare
da noi, ma lui sembra proprio non sentirci. Deve essere veramente stupenda la
fantasia dietro la quale si è perso.
Allora ecco qua il
mio nuovo capitolo. Dopo questo capitolo la storia dovrebbe procedere in
maniera più spedita, anche perché, ancora non è che sia successo molto, ma
questi capitoli mi servivano per inquadrare i vari personaggi e le loro storie
pregresse.
Dunque, qui siamo
ancora allo stesso punto dei capitoli precedenti, però questi sono i punti di
vista di James e di Lily.
Bene allora
leggete, e vi scappa di laciarmi detto cosa ne pensate (anche soloper dire che
vi fa schifo) a me fa piacere.
Ciao ciao.
Sirius oggi era un po’ malinconico, è sempre così quando sta
per finire la suola, non vuole tornare a casa, lui lì ci sta male. Così io e
gli altri malandrini ci siamo dileguati e gli abbiamo lasciato il suo spazio.
Ci siamo seduti in riva al lago, sotto quello che abbiamo
ribattezzato “il nostro albero”, perché è sempre qui che ci mettiamo.
Remus, come al solito, sta studiando, e ne approfitta per
rispiegare a Peter le lezioni del giorno. Codaliscia è un disastro, ma Remus ha
una pazienza infinita. Sarà un grande insegnante, se glielo permetteranno. Io
sarei onorato se in futuro i miei figli potessero prendere lezioni da lui,
altro che tutte quelle storie sull’inadeguatezza di lupi mannari, Remus è mille
passi avanti agli altri, lupi o umani non importa, lui è il migliore.
Quanto a me, me ne sto qui sdraiato a guardare le nuvole e
penso. Beh a chi volete che pensi? Penso a lei naturalmente.
All’unica ragazza a cui io abbia mai pensato da quando avevo
undici anni.
Non è che non sia mai stato con altre ragazze, certo ho
avuto le mie esperienze, forse fin troppe, come dice lei ogni tanto!
Penso a quando l’ho vista per la prima volta, sul binario,
alla stazione, e lei era lì, sola e un po’ spaesata, ce lo aveva scritto in fronte
che arrivava da una famiglia babbana. E io ho capito. Ho capito che era lei la
donna con la quale avrei diviso la mia vita. Non so spiegarlo, ma lo sapevo.
Sapevo che o sarebbe stata lei o non sarebbe stata nessuna.
Penso alla prima volta che le ho parlato, che ho sentito la
sua incantevole voce, non ricordo neanche che cosa dicesse, ma, per quanto mi
riguarda, avrebbe pure potuto declamare l’elenco del telefono, e mi sarebbe
piaciuto come se fosse stata un’opera, di Shakespeare, anzi di più!
Penso alla prima volte che abbiamo litigato (che poi era
anche la prima volta che ci siamo parlati, realizzo con un ghigno!), com’era
meravigliosamente incantevole mentre mi urlava in faccia tutto quello che
pensava di me e della mia arroganza (io non sono mai stato d’accordo su questa
cosa dell’arroganza, ma lei ne è così convinta che non la posso certo
smentire), con il volto rosso e i capelli scarmigliati.
Penso a com’è stupenda quando ride.
Penso a com’è bello il suo sorriso, e a com’è ancora più
bello (se è possibile migliorare la perfezione) quando quel sorriso è rivolto a
me.
Penso a come sono morbidi i suoi capelli, sono riuscito a
toccarli solo una volta, e da allora non ne ho più dimenticato la consistenza
sotto le mie dita.
Penso a tutte le volte che abbiamo litigato, a quanto ho
sempre trovato stimolante confrontarmi con lei su ogni cosa, e a quanto i
nostri punti di vista differiscano su molte cose, ma sono tutte piccolezze,
sulle cose importanti la pensiamo allo stesso modo, anche se alla fine, non so
bene come, riusciamo a litigare anche se siamo d’accordo
Penso al fatto che nell’ultimo anno il nostro rapporto è
cambiato, da quella volta in cui litigò con Piton e io l'ho consolata. Non ho
mai capito perché si è lasciata consolare da me, ma da allora siamo diventati
amici, o quasi.
Certo non nascondo che a me piacerebbe approfondire, e a
volte sembra che… anche lei… c’è, non so, mi sembra di leggere qualcosa tra le
righe, ma non voglio certo forzarle la mano.
Nel momento in cui penso a Piton, non posso trattenermi dal
fare una smorfia.
Stupido idiota! Avevi tutto quello che un uomo potesse
desiderare, avevi lei. E l’hai scacciata in malo modo, offendendola
pesantemente, perché la sua famiglia è babbana, e non volevi sfigurare davanti
ai tuoi amici Mangiamorte (che nome scemo poi!). Senza accorgerti che lei è
mille volte meglio di loro, e tu l’ha scacciata. Ne sarà valsa la pene poi? Io
non credo.
Meglio per me, perché quando l’ho trovata in lacrime,
nascosta dietro un arazzo, ho potuto fare quello che sognavo da cinque anni:
l’ho abbracciata, l’ho stretta a me senza dire nulla e ho aspettato che si
calmasse. Quando alla fine mi ha raccontato quello che quel viscido verme le
aveva fatto, di come l’aveva trattata, devo dire la verità, ho dovuto fare
violenza su me stesso per non andare subito a cercarlo e dargli quello che si
meritava, ma come avrei potuto abbandonarla lì da sola, proprio ora, poi, che
finalmente era tra la mie braccia?
Alla fine però ho chiarito con lui che se di nuovo avessi
visto una lacrima sul volto della mia Lily, gli avrei fatto talmente male, con
le mie stesse mani, che avrebbe desiderato che gli facessi un cruciatus, non
avevo bisogno della bacchetta magica per rifargli i connotati, le mie mani
sarebbero state sufficienti. E per rendere più chiaro il concetto, gli ho fatto
un bell’occhio nero.
Tuttora Lily non sa che sono stato io, ma chissà se mi
sgriderebbe come faceva in passato quando me la prendevo con Mocciosus, o se
lascerebbe correre.
Non lo so, so solo che io per lei prenderei a pugni l’intera
scuola, e al diavolo le conseguenze.
Perché lei è la più bella, ha gli occhi più profondi, il
sorriso più incantevole, le labbra più rosse, la pelle più morbida, i capelli
più luminosi, il profumo più dolce.
Lei è più. E basta.
- James! James! Ci sei? Torna tra noi! James se ci sei batti
un colpo!-
- Codaliscia, che vuoi? Non vedi che sto pensando? Non
rompere!-dico con aria scocciata.
-Lo vediamo che stai pensando. E sappiamo anche a che stai
pensando- interviene Remus, certo lo so che lui è molto perspicace, ma di qui a
leggermi nel pensiero…
-E sentiamo geniaccio, a cosa starei pensando?- chiedo non
curante, Remus è bravo, ma non è certo un leglimens.
-Allora, analizziamo i fatti! Primo: ti abbiamo chiamato per
circa dieci minuti, senza che tu dessi segno di vita, e non credo che le nuvole
ti prendano così tanto- l’ho sempre sostenuto io che Remus nota anche i più
piccoli particolari.
- Secondo- interviene Peter, come se non volesse essere
lasciato in disparte – Hai un’espressione ebete ed un sorrisino da idiota
stampato in volto- Però, anche Peter si sta facendo attento, forse a furia di
frequentare Remus ha trovato il modo di far trasmigrare qualcuno dei suoi
neuroni nel proprio cervello.
- E come se tutto ciò non fosse sufficiente, ti sono pure
venuti gli occhi a forma di cuore. Non poteva essere più chiaro neanche se te
lo tatuavi in fronte che stai pensando alla Evans!- sottolinea Remus.
- E poi, anche senza tutti questi indizi, non sarebbe stato
molto difficile, pensi sempre a lei- rincara Peter.
Mi sento un po’ idiota per il fatto che tutti mi possano
leggere in faccia quanto mi piace, ma io non me ne vergogno di certo, anzi!
E poi loro sono i miei amici, sanno tutto di me, solo loro
possono permettersi di prendermi in giro per la mia unica debolezza, chiunque
altro verrebbe subito affatturato, ma loro possono fare quello che altri non
possono neanche pensare.
- E allora, se si capisce così bene che ho pensieri molto
importanti per la testa, perché diavolo mi avete interrotto? Si può sapere o
devo tirare ad indovinare?- qualcosa lo devo pur ribattere, non posso lasciare
loro l’ultima parola.
È Peter il più veloce a rispondere: - Nulla solo che la
Evans si è sed… -
Non gli do neanche il tempo di finire la frase, che scatto in piedi come una
molla e prima che loro se ne rendano conto sono già a metà strada, con quello
che quei due hanno definito espressione ebete, sorriso idiota e occhi a forma
di cuore.
A volte vorrei farne a meno, ma che ci posso fare se quando
la vedo comincio a camminare sulle nuvole?
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Oggi c’è un bel sole, ho preso il mio libro e ho deciso di
fare una passeggiata, e sedermi un po’ in riva al lago a leggere. Probabilmente
anche James e i suoi Malandrini sono fuori a prendere il sole e a progettare
qualche scherzo.
James. Mi piace il suono del suo nome. Fino a poco tempo fa
avrei potuto contare sulla dita di una mano le volte in cui avevo usato il suo
nome. Lui per me è sempre stato Potter.
Io per lui ero: Lillina, Lilluccia, tesorino mio, amoruccio,
bambolina, luca dei miei occhi, e chi più ne ha più ne metta. Quanto odiavo
tutti quei vezzeggiativi stupidi, ma lui lo sapeva e lo faceva apposta. Quando
proprio mi andava bene ero Evans.
Ora invece anche lui usa il mio nome: Lily, senza nessun
vezzeggiativo, ma lo dice in un modo che mi dà i brividi.
Mi ha dato la caccia per cinque anni, a volte era per
provocarmi, ma di solito era per provarci con me (o forse le due cose se la
viaggiano di pari passo), ma il risultato era sempre lo stesso: io in mezzo ad
un corridoio che gli grido dietro di tutto.
Ma ora è cambiato tutto, all’inizio di quest’anno, quello
che credevo il mio migliore amico, ha fatto in modo di rompere definitivamente
il nostro rapporto. James, dal canto suo, quando mi ha trovato in lacrime,
nascosta dietro ad un arazzo, ha saputo consolarmi, e tirarmi su di morale. Mi
ha abbracciata, mi ha ascoltata mentre mi sfogavo, e mai, neanche una volta, ha
esternato i terribili pensieri che sicuramente gli passavano per la testa riguardo
al mio amico.
Anche se so che quell’occhio nero, il giorno seguente,
Severus non se lo è certo fatto andando a sbattere contro una porta.
James pensa che io non lo sappia, e io glielo lascio
credere, perché in fondo sono contenta che lui un pochino tenga a me!
E sì, siamo sinceri, ora che sto imparando a conoscerlo
meglio, mi piace, e anche tanto.
È molto maturato in questo ultimo periodo. Quando siamo
insieme discutiamo di un sacco di cose. E come si accalora per farmi
comprendere il suo punto di vista. Oh certo litighiamo ancora, eccome se
litighiamo, a volte litighiamo persino sulle cose su cui siamo d’accordo.
Però mi piace tutta questa passione che mette nelle cose che
fa.
Certo, quando è con i suoi Malandrini, sembra regredire ad
una sorta di stato animalesco, dove è l’istinto più che la mente a decidere la
sua prossima azione, così come avviene per gli altri. Come poi siano riusciti a
corrompere anche Remus non l’ho mai capito. Sembra quasi che abbia una doppia
personalità. Voglio dire, un minuto prima è seduto accanto a me tutto
concentrato che discute dei massimi sistemi, il minuto dopo corre dai suoi
amici e sembra che abbia ancora undici anni, mentre progetta con loro il
prossimo scherzo.
Però è carino, anzi no, è proprio bello.
Tutte le ragazze della scuola farebbero carte false per
essere al mio posto, per essere corteggiate da lui.
E sì, perché anche se ha avuto qualche (parecchie) storie,
lui non ha mai voluto stare con loro.
Lui dice, da quando abbiamo undici anni, che vuole stare con
me, solo con me, che sono la donna della sua vita. Ma come si fa a dire una
cosa del genere a undici anni?
Chi c’è là sotto il loro albero? Sono solo tre non possono
essere i Malandrini, loro quattro non si separano mai.
E, invece, sono proprio loro.
Remus e Minus stanno studiando, e James è sdraiato lì
accanto, sembra stia dormendo. Che fine avrà fatto Sirius?
Vabbè non è che mi interessi, non sono mica uscita per
cercare loro, sono uscita per prendere un po’ d’aria e leggere il mio libro.
Ok Lily, ore la smetti di pensare a James, ti siedi qui a
leggere e fine della storia!
Beh, e ora che è tutto questo casino? Sono proprio dei
bambini, prima erano lì tutti tranquilli, e ora si stanno azzuffando, non credo
che cresceranno mai da questo punto di vista, anzi, ho l’impressione che stando
insieme regrediscano. Ma come fa Remus a stare con loro, lui che è così posato?
Oh mi ha vista. Sta venendo qua. Sono in ordine? Mi sono
pettinata prima di uscire? Lily tranquilla, è solo un amico, non devi
preoccuparti, non ti devi mettere tutta in tiro per fare quattro chiacchiere
con un amico.
Ma non è per lui, è per me, mi piace essere sempre a posto.
Tanto per lui saresti in ordine anche appena scesa dal
letto.
No dai, nessuno può pensare che io sia carina appena
sveglia, con tutti i capelli aggrovigliati, e i segni del cuscino sulla faccia.
Lui lo penserebbe, e se ti vedesse in pigiama non penserebbe
solo a quello.
Oddio che faccio? Sto impazzendo! Non posso mettermi a
parlare da sola. Merlino che effetto che mi fa.
BASTA LILY! Fai un respiro profondo, ecco così, inspira,
espira, sta calma e sorridigli.
Non sono sicura che i miei muscoli facciali abbiano risposto
correttamente. Forse sì visto che anche la sua espressione si è allargata in un
bellissimo sorriso.
Come mi brillano gli occhi quando sorride!
- Ciao – mi dice
- Ciao – rispondo, sembriamo due scemi.
Il mio cuore ha appena perso un battito al suono della sua
voce.
Non sarà che le mie compagne hanno ragione quando sostengono
che mi piace?
Ecco qui il nuovo capitolo, è leggermente diverso dagli
altri, anche qui ci sono due punti di vista differenti, James e Lily, ma sono
in contemporanea (le parti in nero sono di James, e quelle rosse di Lily). Ho
deciso di scriverla in questo modo perché volevo rendere l’immediatezza dei
loro pensieri, cosa che mi sembrava più difficile se avessi descritto due volte
la stessa scena da due punti di vista. Spero di non aver incasinato troppo le
cose.
Posso farvi una domanda?
Come posso convincervi a lasciarmi un commentino?
CAPITOLO 4
- Posso sedermi
accanto a te? Non ti voglio disturbare- chiedo indicando il libro aperto posato
sulle sue gambe (è possibile essere invidiosi di un libro? Beh ecco io lo
sono).
- Certo – mi
risponde lei – Nessun disturbo – e si affretta a chiudere il libro e a posarlo
a terra.
Mi sdraio e
poso la testa vicino alle sue ginocchia, senza toccarla, più volte in passato
mi ha fatto capire che non gradiva la cosa, e io non voglio farla arrabbiare.
E poi riesco a vederla
perfettamente in volto!
O Merlino, guarda com’è vicino alle mie gambe, ancora qualche
centimetro e potrebbe poggiarci la testa. Ma James è molto attento, sa che non
amo che mi si tocchi, e lui non lo fa, a volte mi prende la mano, o mi
abbraccia, ma mai in maniera fastidiosa.
E poi guarda come si è messo, così posso vederlo benissimo in
faccia!
- Allora Lilly
cara, cosa fai qui fuori tutta sola? Sei venuta a cercarmi? – le chiedo
sfoderando il mio miglior sorriso da malandrino, per prenderla un po’ in giro.
Ma guarda che sbruffone, si diverte a prendermi in giro.
Però che sorriso!
- Sbruffone –
mi dice, poteva andarmi peggio, detto da lei poi, sembra un complimento.
- E tu,
invece, come mai hai deciso di abbandonare i tuoi malandrini? Non si sentiranno
persi senza di te?- e così mi vuoi provocare, attenta piccolo diavoletto, stai
giocando col fuoco.
Da quando rispondo alle sue provocazioni? Non è che la sua
idiozia sarà contagiosa? Però mi piace scherzare con lui.
Non riesco a trattenere un sorriso.
Per Morgana,
mi sta sorridendo, è il secondo sorriso in pochi minuti.
Morissi ora
sarei contento. Anzi no! Ti prego Signore, non farmi morire prima che sia
riuscito a baciarla. Solo questo, solo un bacio, e poi potrai fare di me ciò
che vorrai.
- Allora –
James, amico, lei sta parlando e tu ora ti concentri, non guardarle le labbra,
devi ascolta quello che ti sta chiedendo che poi le devi rispondere.
O mio Dio, perché mi sta fissando con quell’espressione
seria?
Non avrò mica qualche schifo spalmato in faccia!
- Che fine
avete fatto fare al quarto moschettiere?dove avete lasciato Sirius? Non lo
avrete rinchiuso in qualche sgabuzzino?- Sirius, perché mi sta chiedendo di
lui? Non è che… No Sirius è mio amico, se ci fosse qualcosa me lo avrebbe
detto.
E poi che
sarebbe sto moschettiere? Un dolce?
Perché fa quella faccia? Avrò detto qualcosa di male? Magari
ha qualche problema serio e io lo sto prendendo in giro.
- Non lo
abbiamo rinchiuso da nessuna parte, è solo rimasto su in dormitorio. È un po’
malinconico – Non ha un interesse particolare per Sirius, è che a lei
interessano le persone. Se fossi mancato io, sicuramente avrebbe chiesto di me.
Forse se le
racconto i suoi problemi lei saprà darmi un consiglio per aiutare il mio amico.
- Vedi lui ha
un problema a casa – inizio con un informazione che già sanno tutti.
Questo non è certo un segreto, le abbiamo sentite tutti le
strillettere di quella invasata della madre, al primo anno.
Se ci penso mi viene da star male per lui, poverino.
- Sai i suoi
genitori sono fissati con la purezza del sangue, la supremazia della razza
magica e scemate del genere. Ma a lui tutto questo non è mai piaciuto. Non è
mai stato d’accordo con queste idee medioevali. Mi sembra chiaro che altrimenti
non avrebbe mai potuto essere mio amico! -
James sarà pure uno stupido alle volte, ma ha dei valori
molto solidi. Mi ha sempre difeso quando qualcuno mi prendeva in giro per le
mie origini.
- Insomma per
lui la sua famiglia è un grosso problema, e poi lo trattano in una maniera
mostruosa sai.
A me dispiace
molto vedere il mio migliore amico in quello stato, e vorrei poterlo aiutare…
Certo che è molto pi maturo di quando ci siamo conosciuti, e
poi tiene così tanto ai suoi amici, forse più di quanto tenga alla sua
famiglia.
E poi come è carino così preoccupato per il suo amico. Certo
che ha proprio un viso espressivo, e che fisico che ha! Anche se non l’ho mai
detto e mai lo dirò a nessuno, gli occhi per guardare li ho anche io. E quello
che vedo in questo momento mi piace.
Gli allenamenti hanno fatto proprio un bel lavoro su di lui.
Certo già di partenza era un bel ragazzo, quindi…
- E tu Lily che ne pensi? Credi che sarebbe una buona idea? -
- Io… io… ecco…- o santa polenta, cosa diavolo mi ha chiesto?
E adesso che gli dico? Non posso certo dirgli che non ho ascoltato una parola
di quello che mi diceva perché stavo ammirando il suo corpo.
- Io… io…
ecco… - balbetta e arrossisce, come è carina, forse è reticente nell’esprimere
la sua opinione su una situazione piuttosto delicata, e che non conosce bene,
ma non è il caso che si faccia problemi, sono stato io a chiedere il suo
parere.
- Dai Lily, non farti problemi, dimmi cosa ne pensi, non c’è
certo una risposta giusta o una sbagliata.- Ok, tranquilla, pensa Lily, pensa,
perdi tempo, inventati qualcosa, così magari capisci di cosa state parlando.
- Ecco io non saprei James, certo è una cosa su cui
riflettere – benissimo così Lily, risposta perfetta, piuttosto vaga, ma esprime
interesse per il problema.
Certo se il problema era “è meglio una torta di fragole o una
al cioccolato”…
- E Remus che cosa ne pensa? – avanti dritta per la mia
strada come se sapessi quello che sto dicendo, benissimo. E poi posso sempre
dare ragione a Remus, sappiamo tutti quanto lui sia intelligente.
- Beh,
veramente non ne avevo parlato ancora con nessuno, è una cosa che mi è venuta
in mente così, proprio ora, e devo ancora definire i dettagli, ma visto che ne
stavo parlando con te, ho pensato di chiedere un tuo parere.-
Mi sembra un
po’ strana Lily oggi, come se fosse di un altro pianeta, come se stesse
pensando ad altro, come se non sapesse neanche di che stiamo parlando.
Ma dai James,
che vai a pensare, è qui che parla con te, a cosa vuoi che stesse pensando? Di
certo non hai tuoi muscoli scolpiti dagli allenamenti!
- Comunque
Lily grazie per avermi ascoltato. -
Se solo sapesse!!!
- Ma figurati James, quando vuoi, gli amici esistono per
questo -.
Ipocrita, sono un’ipocrita, e pure bugiarda, non ho sentito
una parola di quello che mi ha detto.
- Senti visto
che sei qui a sola ti va di venire a sederti con me e gli altri? Giuro che se
vuoi leggere non ti daremo nessunissimo fastidio, neanche il più piccolo
rumore, però così potremmo farti compagnia -.
O Merlino, se me lo chiedi con quell’espressione come faccio
a rifiutare?!
Ti prego, ti prego, ti prego, dì di sì, voglio stare ancora
con te, ti prego.
- E va bene, dai andiamo – la risposta più bella che mi
potesse dare.
Con un balzo sono subito in piedi, e mi giro offrendole la
mano per aiutarla ad alzarsi. Lo so che non ne ha bisogno, ma così ho una scusa
per prenderle la mano.
Per tutti gli elfi, come è gentile, mi aiuta ad alzarmi.
Beh ora che sono in piedi potrebbe anche lasciarmi, e invece,
lui a finta di niente, e ci avviamo così, mano nella mano.
Forse dovrei farglielo notare, ricordargli i limiti di
contatto fisico che normalmente impongo, però… la mia mano nella sua ci sta
proprio bene.
Ok, basta, ora conto fino a tre e poi ritiro il braccio.
Uno… due… no, no, perché la mia mano si stringe nella sua? O
Santa Polenta, non controllo più i miei muscoli, dovrebbero fare quello che
dico io, non quello che pare a loro.
Forse ora che
è in piedi dovrei lasciarli andare, ma la sua mano piccola e morbida sembra
fatta apposta per essere stretta dalla mia.
Ok, allora il
piano è questo: io faccio finta di niente, e se poi lei toglie la mano io non
la trattengo, se invece non la toglie… È lei che deve decidere.
Sembra
imbarazzata, forse ha paura di offendermi, forse il mio piano non era così
grandioso. Va bene, allora adesso la lascio io. Per tutti gli gnomi, mi sta
stringendo la mano, allora forse non le do così fastidio.
Ma guarda
quegli scemi dei miei amici, ma come si permettono di farci le boccacce. Appena
rimaniamo soli questa gliela faccio pagare. Più tardi però, ora ho altro da
fare.
Ci sediamo
tutti all’ombra e Lily ci guarda sorridendo: - Allora, James mi ha detto che
Sirius è triste, e voi che fate? Restate lontano? Su forza, andate a
riprenderlo, non può mica starsene lì da solo! –
- E che
dovremmo fare, andare su al settimo piano, e tirarlo fuori con la forza?- lo
sappiamo tutti che Peter non brilla certo per la sua intraprendenza.
Lei scoppia a
ridere, e velocissima tira fuori la sua bacchetta e lancia un incantesimo.
Qualcosa di parte e si dirige verso la nostra finestra.
- Vedrete che
tra trenta secondi è giù! – afferma soddisfatta.
- Evans?! –
diciamo noi tre all’unisono.
- Cos’era? –
chiedo ridendo
- Una palla di
neve! – risponde facendomi l’occhiolino.
Mi ci è voluto un po’, ma alla
fine ce l’ho fatta a finire il capitolo, è che non ero molto convinta e ogni
volta cambiavo qualcosa. Ora non lo rileggo più altrimenti comincio a
correggerlo di nuovo e non ne vengo più a capo.
Dunque in questo capitolo
“parlano” Sirius, Remus, e Peter (l’ho scritto quindi si capiva anche senza la
mia precisazione), con un paio di piccole piccole intromissioni di James. Che
avranno combinato questa volta i nostri Malandrini preferiti?
Ok, ok non è certo una novità i
Malandrini convocati dal preside. Abbiamo percorso questa strada talmente tante
volte che potremmo farla ad occhi chiusi.
E allora qual è l’evento
eccezionale questa volta?
Lily Evans!
Questa volta non solo abbiamo
trascinato Remus in una delle nostre geniali pensate, ma siamo riusciti a
coinvolgere anche Lily.
In pratica abbiamo coinvolto
nelle nostre malandrinate entrambi i prefetti di Grifondoro.
Mai prima di noi due prefetti
erano stati convocati dal preside insieme per essere puniti.
Siamo i migliori! Noi si domina!
Passeremo alla storia!
Anche se ad essere proprio
sinceri non siamo stati noi a coinvolgere la Evans, direi più che è stata lei a
coinvolgere noi. Sua l’idea, suo il piano, e suo il merito se anche questa
volta ce la siamo cavata solo con una punizione e una lavata di capo.
In pratica è successo che, ieri mattina, io, Remus, e
Peter ce ne stavamo seduti in Sala Grande a fare colazione, aspettando James
che ci aveva mandato avanti, quando vediamo tre ragazze serpeverde del settimo
anno che entrano tutte ridacchianti e con aria soddisfatta.
Poco dietro di loro arrivano due
figure tutte fradice ed infangate.
James e Lily? Ma che avranno
combinato per ridursi in quello stato?
Lei ha un espressione furente,
avete presente quando si dice “se gli sguardi potessero uccidere”? Ecco
esattamente quella.
Lui, invece, sta cercando,
fallendo miseramente, di trattenersi dal ridere. Nel frattempo, poi, con la
scusa di aiutarla a stare in piedi, trattiene la Evans per la vita, e lei, non
solo lo lascia fare, ma, causa equilibrio compromesso dal fango, gli sta
praticamente avvinghiata alle spalle.
Secondo me Ramoso ci rimane
secco.
OMIODIOMIODIOMIODIOMIODIOMIODIOMIODIOMIODIO
La sto abbracciando… e lei sta abbracciando me!
Cioè, lo so che non la sto proprio abbracciando,
però…
OMIODIOMIODIOMIODIOMIODIOMIODIOMIODIOMIODIO
Vedendoli arrivare in questo stato, da bravi amici
dovremmo offrire loro il nostro aiuto. Ma noi non siamo “bravi amici”, noi
siamo i Malandrini, quindi, quando finalmente riescono a raggiungerci illesi al
tavolo, cominciamo a ridere come matti e a prenderli in giro per le loro
condizioni pietose.
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Remus xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Siamo tutti nell’ufficio del
preside, noi e la Evans. Per noi è normale, ma per lei credo che sia la prima
volta in cinque anni. Insomma lei è un’allieva modello, e anche un prefetto. Sì
lo so che anche io sono un prefetto, ma guardate con che gente vado in giro,
chiaro che poi finisco nei guai!
Avrei dovuto prevederlo come
sarebbe andata a finire quando ho visto quei due entrare tutti infangati in
Sala Grande l’altra mattina, ma come diavolo si fa a prevedere che la Evans
finisca dal preside? Neanche la Cooman, con le sue farneticazioni avrebbe
potuto!
Insomma quei due fanno la loro
comparsa in Sala Grande per la colazione, ricoperti di fango dalla testa ai
piedi, cercando di non scivolare, tenendosi su uno con l’altra; voglio dire, è
stata una scena decisamente comica, ance se solo noi abbiamo avuto il coraggio
di ridere.
Nessuno a scuola vuole fare
arrabbiare James, sanno tutti che è uno dalla bacchetta facile. Ma, ancor meno
di James, vogliono far arrabbiare Lily, che per quanto sia meno incline di
James a reagire, quando è arrabbiata, è meglio correre ai ripari, anzi, è
meglio correre al riparo!
- Cosa vi è successo? – domanda
Sirius, tra un latrato e l’altro di quella che è la sua tipica risata.
James, vedendo noi piegati in due
dalle risate, abbandona quel poco di contegno che era riuscito a mantenere
(decisamente poco tra le sue condizioni pietose e l’abbraccio di Lily), si
butta sulla panca di fronte a noi e comincia a ridere come un matto, gli
vengono pure le lacrime agli occhi.
Lily invece non ride, anzi direi
che fa paura.
Tra un’occhiataccia di Lily e una
risata di James, riusciamo a capire che, mentre scendevano a colazione, hanno
trovato una scatola in un angolo, e James, con la curiosità che contraddistingue
un Malandrino che si rispetti, ha deciso di aprirla. Solo che la scatola gli è
praticamente esplosa in faccia riducendoli in quello stato.
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Peter xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Ancora una volta dal preside, ma
per una volta non è per colpa nostra. Già, per una volta i Malandrini non
centrano nulla con questa storia. Va bene, forse non proprio nulla, diciamo che
siamo stati il braccio, ma la mente è stata un’altra. Per essere precisi la
Evans. Ultimamente James le sta sempre appiccicato e la ascolta come se ogni
parola che esce dalla sua bocca fosse oro colato.
Insomma dopo quel trionfale
ingresso in Sala Grande, Lily ha cominciato a tramare propositi di vendetta
contro le tre serpeverde, ed erano pure piuttosto ingegnosi.
Il punto comune di ogni piano era
che le tre malcapitate, alla fine, sarebbero dovute essere ridotte nelle stesse
condizioni in cui erano ridotti loro due, anzi, se possibile, peggio!
Alla fine hanno deciso che il
fango non era adatto.
Il piano era questo: Sirius
avrebbe dovuto attirarle con una scusa nel corridoio (anche se lui è un
Grifondoro, e le tre sono Serpeverde e per di più di un anno più grandi, il suo
indiscusso fascino avrebbe fatto il suo lavoro!), e poi una volta giunte a
destinazione, insieme avremo fatto grandinare sulle loro teste, in modo che
alla fine, non solo sarebbero state bagnate fradice, ma anche gelate fino alle
ossa.
Si vede che a lei il freddo è
congeniale, tra la palla di neve lanciata a Felpato l’altro giorno, e olra la
grandine, andrà a finire che ci ammaliamo tutti.
Abbiamo dovuto imparare
l’incantesimo (Remus l’ha trovato in biblioteca), e una volta che lo
conoscevamo è scattata la “nostra” vendetta. Che poi perché dovremmo essere noi
a vendicare la Evans? Il problema dovrebbe essere di James mica di tutti,
infondo è lui che ci prova con lei.
Sirius ha dato appuntamento alle
tre ragazze, che si sono presentate puntuali, e noi, nascosti dietro agli
arazzi, non abbiamo esitato ad agire, scatenando sulle loro teste un diluvio
universale.
Perfetto, piano riuscito, siamo
stati bravissimi, abbiamo calcolato tutto alla perfezione.
Tranne che, mentre stavamo
venendo via, è sbucata la McGranit.
Beccati in pieno!
Solo l’ammissione di Lily, di
avere avuto una parte preponderante nel piano ci ha salvati da espulsione
certa.
E ora ci tocca pure la punizione.
Dato che stanno riorganizzando la
biblioteca, dobbiamo dare una mano, dobbiamo aiutare a mettere via i volumi di
due interi reparti, la sera, dopo cena, fino l’ora del coprifuoco.
Ed è una punizione a tempo
illimitato. Iniziamo domani e termineremo quando tutti i libri saranno
sistemati.
Ora dovrò passare tutte le sere
che ci separano dalla fine della scuola in punizione per colpa di Lily Evans, e
a sentire Ramoso, dovremmo pure esserle grati, perché se non era per lei ci
espellevano.
Sì, sì, grazie Lily. Grazie
mille!
Ma che avrà poi quello lì da fare
quella faccia trasognata?
James, la tua bella ci ha fatto
finire in punizione, sveglia, reagisci, dì qualcosa!
Non ci credo, passerò tutte le sere che mancano alla
fine della scuola con la mia Lily!
Ma questa non è una punizione, è un premio.
L’ho sempre detto io che Silente ha una mente
illuminata.
È
passata una vita dall’ultimo capitolo, spero che ci sia ancora qualcuno che
abbia voglia di leggere quello che ho scrittoscritto, quindi evito di perdermi
in chiachere e vi lascio alla mia storia.
Chissà
come se la sono cavata i nostri beniamini con la loro punizione!
Come
sempre potete spendere un minutino per lasciarmi una recensione.
Baci
Fede
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx James
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Lily in punizione, questo sì che è un evento. Lo dicevo io
che ci stava frequentando un po’ troppo, era impossibile non traviarla.
Così ora siamo qui con due
reparti della biblioteca da sistemare, dobbiamo riordinare tutti i libri, ma
avete idea di quanti sono?
Appena arrivati Remus prende in
mano la situazione:
-Secondo me è meglio se ci
dividiamo, così portiamo avanti contemporaneamente entrambi i reparti, e poi se
facciamo tutti e cinque lo stesso va a finire che c’intralciamo l’un l’altro
senza combinare niente. Se per voi va bene possiamo fare che noi tre prendiamo
questo reparto qui, e James e Lily fanno quello nella stanza in fondo- Remus tu
sei un genio, l’ho sempre detto io.
-Ok, d’accordo. James andiamo- è
sempre sorridente lei, ma come fa a non essere arrabbiata con noi visto che
l’abbiamo messa nei guai? Sì lo so che l’idea è stata sua, ma se ultimamente
non avesse passato tanto tempo con noi, non avrebbe mai pensato di vendicarsi,
non in questo modo per lo meno, sarebbe andata dalla McGranit, o da Lumacorno,
e avrebbe lasciato a loro il compito di punirle.
-Sai- mi dice mentre entriamo
nella sala che dobbiamo sistemare –Ho finalmente trovato risposta a quello che
per me era rimasto un mistero irrisolto-
-E sarebbe, Lily mia?- lo so che
siamo amici e che non dovrei farlo perché a lei da fastidio, ma non riesco a
trattenermi dallo stuzzicarla un po’ con qualche nomignolo, e poi, ultimamente,
quando la chiamo così, mi fa certi sorrisi, che mi schizza il cuore in gola.
-Sarebbe, James caro- ogni tanto
ci prova anche lei a prendermi in giro, ma quando mi chiamo caro o tesoro non
riseco a trattenermi dal fare finta che sia vero –Come mai Remus, così
tranquillo e studioso…-
-Remus sarà pure studioso, ma ti assicuro
che non è per niente tranquillo!- lo so che è da maleducati interrompere le
persone mentre parlano, ma sono stufo che tutti credano che Lunastorta sia un
santo e noi dei pazzi criminali.
-Guarda, caro il mio James, che
lo so perfettamente che Remus non è un santo, sto solo dicendo che ho capito
perché è sempre nei guai, guarda che pessima influenza avete avuto su di me in
pochi mesi, figuriamoci su di lui in sei anni!-
-Vorresti dire che è colpa nostra
se sei in punizione piccola?- forse visto che si sta arrabbiando questa me la
potevo risparmiare
-James Potter! Considerando che
sono alta solo pochi centimetri meno di te direi che “piccola” proprio non mi
si addice, e ora piantala di farmi perdere tempo, al lavoro che prima finiamo,
prima ce ne andiamo.-
E con questo considera chiusa la
nostra discussione c’è solo un problema:
-Lily, esattamente, che cosa
dovremmo fare per punizione? Io mica l’ho capito!-
-Sei impossibile- mi dice
sbuffando –ma che stavi facendo mentre il preside ci sgridava?dormivi- No, non
stavo dormendo guardavo lei che stava sulle spine e si morsicava il labbro,
nell'attesa della terribile punizione.
-Beh, veramente sì! Sai, sentita
una, sentite tutte! Ormai conosco a memoria tutte le tirate sulla buona
educazione, il rispetto delle regole e del prossimo, e tutte quelle cose lì,
quindi sai, invece che ascoltare occupo il mio tempo in modo più utile!- ora è
veramente scioccata.
-Allora James stammi bene a
sentire perché te lo spiegherò un sola volta: per punizione dobbiamo aiutare la
riorganizzazione della biblioteca, quindi ora noi dobbiamo togliere tutti i
libri dagli scaffali, spolverarli e metterli nelle scatoloni che ci sono lì,
catalogandoli, in modo che quando dovranno rimetterli a posto sapranno dove
sono stati messi. Tutto chiaro o proviamo con un disegno?- che bella la mia
maestrina.
-E tutto questo senza usare la
magia vero?-
-Vedo che qualcosa l’hai
ascoltato allora!- ma con chi crede di avere a che fare? Non sono mica uno
sprovveduto io.
-Qualcosa l’ho imparata in tutti
questi anni di punizioni sai? Allora da che parte si comincia?-
-Facciamo così: io mi arrampico
sulla scala e ti passo i libri, tu li metti sul tavolo, quando abbiamo svuotato
la prima mensola, scendo, li spolveriamo, li cataloghiamo e li mettiamo via.
Facile no!- conclude con un incantevole sorriso, mentre comincia ad
arrampicarsi e a passarmi i primi libri.
-Va bene però facciamo che io
spolvero e tu scrivi-
-James, mi sembrava sottointeso,
di certo non puoi scrivere tu con quelle zampe da gallina che ti ritrovi-
- Eh? Come scusa? Guarda che non
ho mica gli artigli io, solo una brutta scrittura, non c’è mica bisogno di
offendere sai!- e che facciamo, passiamo alle offese gratuite?!
-Ma no sciocco, è solo un modo di
dire che scrivi male-
-Non ho capito cosa centrano le
galline però, loro mica sanno scrivere!-
-Sai a dire la verità non lo so-
scoppia a ridere lei, e intanto si sbilancia in avanti per prendere un libro, e
naturalmente perde l’equilibrio, precipitando dritta dritta tra le mie braccia,
che ero proprio lì sotto.
Ma no che pensate, ero così
vicino per prendere i libri, non per guardarle le gambe. SEEEEEEEEEE, ci
credono tutti!
-MERLINO LILY! Stai attenta per
l’amor del cielo, mi hai fatto venire un infarto- però non mi dispiace poi così
tanto avere una scusa per stringerla a me.
-Va bene paparino. Farò più
attenzione. Contento?- Mah mica troppo di essere paragonato ad un papà
-Certo figliola-dico cercando di assumere un aria paterna.
Visto che ci siamo meglio divertirsi. Lei nel frattempo con una risata si alza
e sale di nuovo sulla scala.
Tra una battuta e l’altra
lavoriamo per le tre ore che ci separano dal coprifuoco, senza neanche che me
ne accorga.
Nel dormitorio i miei amici,
naturalmente, voglio sapere per filo e per segno di cosa abbiamo parlato.
-Ramoso forse per domani sera è
meglio che ti fai una bella manicure, non vogliamo certo che, per colpa dei
tuoi artigli, la Evans ti scambi ancora per un pennuto- però che amci simpatici
che mi sono trovato eh!
La sera dopo ci troviamo
nuovamente noi cinque alle mostre postazioni di lavoro.
Mentre io e Lily ci avviamo verso
la nostra sezione sento la voce petulante di Peter
-Però scusate perché la stanza
più grande ce la dobbiamo smazzare noi? Insomma per una volta che non ci siamo
messi nei casini noi, non solo dobbiamo sorbirci la punizione, ma ci prendiamo
pure la parte più pesante, e poi non mi pare che questa per Ramoso sia una
punizione, direi più che altro un premio- è tre giorni che si lamenta di questa
punizione, secondo lui non ce la siamo meritata, ed è troppo pesante.
Però è vero, obbligarmi a passare
tre ore della mia giornata con Lily, anche se per fare qualcosa di noioso, non
è certo una punizione.
Mentre ci rimettiamo al lavoro le
dico:
-Sai che Codaliscia non aveva poi
tutti i torti-
-mmm?-
-Beh per essere una punizione è
piuttosto divertente!-
-Come scusa tu ti diverti a
mettere le mani in mezzo a questo schifo?- mi chiede tirando fuori dallo
scaffale un libro ricoperto di ragnatele
-Ti diverti a respirare quintali
di polvere?- continua spostandone un una nuvola mentre mi passa il libro da
spolverare
-Oppure ti diverti a fare su e
giù da scale traballanti?-
Beh la parte della scala
traballante non mi dispiace poi tanto, visto che in due giorni è già caduta
quattro volte. Intendiamoci non è che io voglia che lei si faccia male o altro,
ma visto che il mio compito è di attendere sotto la scala per prendere i libri
che lei mi passa, ne approfitto per recitare la parte dell’eroe e quando lei
perde l’equilibrio io la salvo dalle cadute prendendola al volo.
-Non era questo che intendevo
Lily. Volevo solo dire che in fondo ieri sera insieme ci siamo divertiti no?-
-Sì hai ragione, ci siamo
divertiti abbastanza per essere in punizione-
Evvai! sì è divertita a stare con me! ma sì!ma andiamo! ma chi sono? (questo
chiaramente è un urlo interiore, non potrei mai saltellare per la stanza
compiacendomi di averla fatta divertire), anche se visto come mi sta guardando
qualcosa dei miei pensieri deve essere trasparito, non è che ha intuito
qualcosa dal fatto che sto gongolando?
Insomma un po’ alla volta il
nostro lavoro procede senza troppi incidenti, qualche caduta dalla scala (che
effettivamente è un po’ malconcia), qualche titolo scritto male, qualche libro
messo nella scatola sbagliata, ma niente di rilevante, e soprattutto tante
risate, mai mi sono divertito così durante una punizione.
“Purtroppo” visto che nell’altra
stanza lavorano in tre, procedono più speditamente di noi, quindi finiscono la
loro parte prima delle nostra.
Quando ci mancano solo due o tre
serate di lavoro ci ritroviamo io e Lily soli in biblioteca.
Tra pochi giorni finirà la scuola
e io vorrei parlare con lei seriamente, tutte le volte che ho cercato di
spiegarle i miei sentimenti per lei, lei scrolla le spalle e mi liquida con una
risata.
Forse avevano ragione Felpato e
Ramoso, quando mi dicevano che non avrei dovuto dirle ad undici anni che lei
era la donna della mia vita, e poi continuare a ricordarglielo con una
sconcertante regolarità in questi cinque anni di conoscenza, anche perché, più
che altro in questi ultimi anni ho fatto di tutto per irritarla, e ora temo che
lei non mi prenda sul serio neanche un po’. E dopotutto come biasimarla se non
lo fa, glie ne ho dato tutte le ragioni. Però uffa non ho più undici anni, e
ora che mi conosce dovrebbe sapere quando sono serio e quando no. Forse è solo
che in realtà io non le piaccio, e sono io che ho interpretato male dei segnali
che credevo mi lanciasse.
La punizione è finita, ma non
sono riuscito a parlare con Lily, però qualcosa l’ho scoperto, mi ha detto che
andrà in vacanza al mare proprio dove i miei genitori hanno una casa, sono anni
che non ci andiamo, ma improvvisamente mi è venuta un’incredibile voglia di
vedere il mare