Pensieri e ricordi

di fattodigomma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voglio ***
Capitolo 2: *** Nostro figlio ***
Capitolo 3: *** Rave ***
Capitolo 4: *** A un certo punto ***



Capitolo 1
*** Voglio ***


Voglio dormire e non svegliarmi mai più. Però voglio anche rimanere sveglio, voglio viverla questa notte.
Quante me ne rimarranno?
Voglio uscire in pieno buio con un pacchetto di sigarette in tasca e arrivare a piedi a casa sua. Anche se abita in un altro quartiere.
Andrei a piedi da lui anche se abitasse in un altro stato.
Però rimango qui nella speranza che suoni il citofono.
Voglio baciarlo sotto casa sua, magari con i suoi che ci vedono dalla finestra e voglio sentirmi protetto nel suo letto. Però se ci baciamo sotto casa mia, ci vedono i miei, e finalmente riscalda il mio di letto, per me va bene uguale.
Voglio prendere un treno che non so dove porti per poi ritrovami dall’altra parte del mondo senza uno spiccio in tasca. Però voglio viaggiarlo sulla strada questo mondo così strano.
Voglio fare l’autostop in ogni angolo della terra. Così potrò dire veramente che ho fatto esperienza, che sono cresciuto, che ho imparato qualcosa.
Voglio ubriacarmi in uno di quegli strani bar americani dove alla fine mi buttano fuori a calci in culo e magari qualcuno mi deruba e mi pesta. Voglio essere fatto, sentirmi veramente libero. Felice.
Voglio che tutto sparisca, ma dopo ne sentirei la mancanza.
Voglio andare ad una di quelle feste in costume in tema anni ’30. Magari a Parigi.
Voglio urlare che lo amo dal grattacielo più alto del mondo e poi voglio sussurrarlo alle formiche nei suoi capelli mentre stiamo stesi sull’erba.
Voglio svegliarmi in un albergo a Las Vegas senza ricordarmi niente delle ultime quarantotto ore. Voglio trovarlo addormentato fra le gambe di una spogliarellista che ‘non ho mai visto prima, lo giuro’.
E poi guardarmi allo specchio e scoprire un nuovo tatuaggio che chissà quanto tempo fa ho fatto. Voglio toccare il fondo per essere sicuro che da quel momento posso solo risalire.
Ma se lui un giorno venisse da me e mi prendesse la mano e mi dicesse ‘ora torniamo a casa’, sacrificherei volentieri tutti questi ‘voglio’.
Perché senza di lui niente avrebbe senso.

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Capitolo 2
*** Nostro figlio ***


Ogni tanto ci penso, sai. A me e te.
Penso a noi due nella vita di tutti i giorni. Penso a noi due che andiamo al supermercato. A noi due che ci svegliamo nello stesso letto. Penso anche alle giornate in cui mi girano i coglioni e tu non mi fai troppe domande.
E poi, inevitabilmente, penso a una famiglia. Penso che sarebbe bello crescere un tuo bambino. Immagino un piccolo te che gira per casa. La nostra. Un piccolo te che comincia a camminare, che impara a parlare.
Ma  poi realizzo che non ci sarà mai un figlio nostro. Sarà o mio o tuo. Ma un bambino che abbia in sè sia me che te non esisterà mai. Non vedrò mai un bambino con il tuo sguardo e i miei occhi. O una bambina con i tuoi capelli e il mio viso.
Sono cose piccole, banali, per molte persone inesistenti. Ma quando sento le ragazze che possono avere figli con gli uomini che amano in modo naturale, senza ricorrere a terze persone che facciano crescere il loro bambino per nove mesi, a me sale il magone.
E lo so che è una cosa stupida perchè io un figlio lo crescerei comunque con te.
Lo crescerei anche se fosse tuo e di una donna che non conosco.
Lo crescerei anche se non fosse nè tuo nè mio. Però sarà per sempre una cosa che mi mancherà questa.
Avere un figlio insieme.
Avere un figlio che dal punto di vista biologico possiamo dire essere nostro. Non lo avrò mai e questa cosa mi fa star male.

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Capitolo 3
*** Rave ***


Il sapore del vomito. L’odore di marijuana. Il rumore della pioggia e il profumo dell’erba bagnata.
Pioveva ieri sera? Ah, no. Era solo l’annaffiatoio automatico del cortile accanto.
Il sapore della birra. La vodka per terra. Le briciole di torta che si attaccano sotto ai piedi.
Il suo odore. La sua bocca. Il suo braccio. Le mie dita intorno alla sua bocca. Che bello.
Io che gli porgo una canna e gli faccio fare un tiro.
La musica alta. Il telecronista della partita.
L’ansia che stanno per tornare i miei. L’ansia che stanno per arrivare  i suoi.
Lui che mi fa delle domande sperando che sia abbastanza fatto. Io che gli rispondo fingendo di esserlo. Io e lui soli in cucina. Ci sono quasi. Invece no. Qualcuno entra.
Un reggiseno a pois. Dei capezzoli induriti sotto la canottiera. Vestiti che volano avanti e indietro. Qualcuno invidioso perchè non sente niente. Lui con gli occhi rossi per la birra.
Le sigarette da due euro solo per allungare la roba. Il resto sbagliato del fattorino delle pizze. Il video che gira. I soliti assenteisti. Due sfigati che cercano di fare innamorare due coglioni.
Lei che si addormenta sul mio braccio. E poi io che mi addormento sul braccio di lui.
La sua casa al mare. La prossima festa durerà tutta la notte. Nel suo giardino.
Se solo ci fosse stato più tempo.

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Capitolo 4
*** A un certo punto ***


Non lo so come è cominciata. Come al solito.
Come succede che il giorno prima non sei niente e il giorno dopo sei tutto? Non lo so.
Non so se è per qualcosa che hai fatto,
per qualcosa che hai detto.
Non so se è per una tua attenzione inaspettata, magari fatta senza pensarci.
So solo che a un certo punto tutte le canzoni hanno cominciato a parlare di te
e hanno cominciato ad avere un senso.
A un certo punto faceva più freddo se tu non c’eri.
E gli abbracci non erano più sicuri come una volta.
A un certo punto ho cominciato a piangere. E quante lacrime sono scese.
A un certo punto ho cominciato a scrivere perché non riuscivo a non pensare a te.
A un certo punto tutto quello che facevo non andava bene.
A un certo punto era tutto sbagliato.
A un certo punto ho cominciato a odiare. L’odio vero.
A un certo punto dovevano tutti morire.
A un certo punto ero piccolo.
E  impotente.
E inutile.

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