You're not alone, you're with me.

di Madness in me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lentiggini e fossette, un inizio un po' strano. ***
Capitolo 2: *** Provare per credere. ***
Capitolo 3: *** Canta con me. ***
Capitolo 4: *** "Prometti ?" "Prometto." "Ti credo." ***
Capitolo 5: *** Felpe, lividi, Luna Park e rivelazioni. ***
Capitolo 6: *** Con la transenna tra le costole. ***
Capitolo 7: *** Nuove conoscenze e primo giorno di lavoro. ***
Capitolo 8: *** I won't see you tonight. ***
Capitolo 9: *** Capelli sciolti e voglia di ricominciare. ***
Capitolo 10: *** So many people wanna see me fail. ***
Capitolo 11: *** Questo è il mio posto. ***
Capitolo 12: *** Va bene così. ***
Capitolo 13: *** Party or war ? ***
Capitolo 14: *** That little kiss you stole, it held my heart and soul. ***
Capitolo 15: *** Darling, you'll be okay. ***
Capitolo 16: *** Can't kill all of us. ***
Capitolo 17: *** Concerti, idee strane e partenze improvvise. ***
Capitolo 18: *** La locanda delle streghe. ***
Capitolo 19: *** Smile. ***
Capitolo 20: *** Under my skin, let it burn. ***



Capitolo 1
*** Lentiggini e fossette, un inizio un po' strano. ***


 “Rev sei un dito al culo, non puoi urlare di prima mattina, sta zitto!” disse Zacky, con le mani infilate in tasca e una sigaretta tra le labbra.
“OH ANDIAMO VEE, OGGI E’ VENERDì, STASERA SI SCATENA IL DELIRIO PIU’ TOTALE, BISOGNA ESSERE FELICI!” gridò Jimmy, abbracciando Zacky da dietro.
Brian scoppiò a ridere per la faccia di Zacky poi dopo un po’ si girò verso di me.
“Ehi Matt, tutto bene ?” chiese, affiancandomi ed accendendosi una sigaretta.
“Sì, sono solo distrutto dal sonno.” Annunciai, sbadigliando.
“Non hai dormito neanche stanotte ?” fece lui.
“Niente, neanche un’ora.” Aggiunsi, sospirando.
“Hai provato a prenderti una camomilla ?” fece Zacky, infilandosi nel discorso.
“Con quella stazza dovrebbe prendersene almeno quindici ed andare in overdose di camomilla per potersi riposare!” disse Jimmy, scoppiando a ridere e sfilando una sigaretta dal pacchetto di Brian.
Jim si stava accendendo la sigaretta quando alle sua spalle il cancelletto di casa Seward si aprì silenziosamente e ne uscì Johnny, avrei dovuto avvisare Jim ma decisi di prendermi la mia rivincita per le continue battute mattutine di Jimmy.
“Buongiorno rag- JIMMY STAI FUMANDO DI NUOVO ?” gridò Johnny, cominciando a prendere a schiaffi su una spalla Jimmy che buttò a terra la sigaretta, schiacciandola con il piede.
“UN’INTERA MARLBORO SPRECATA COSì!” gridò Brian, cadendo in ginocchio.
“JC, CALMO, NON LA VOLEVO FUMARE TUTTA!” cercava di giustificarsi Jim mentre Zacky ed io ridevamo come matti.
“NON PUOI FUMARE, IL DOTTORE HA DETTO CHE TI FA MALE, CHE è PERICOLOSO PER LA TUA SALUTE QUINDI VAFFANCULO E SMETTILA!” detto ciò infilò una mano in tasca, estrasse il pacchetto di sigarette, ne accese una e prese a camminare seguito da tutti noi.
“Scusa, tu cosa sei ? Immortale ?” fece Jimmy, avvicinandosi a Johnny e portandogli un braccio intorno alle spalle.
“SHHHHH.” Fece il più piccolo.
“Sono assurdi, marito e moglie.” Disse Zacky, camminandomi di fianco ed io annuii.
“Una.. Marlboro.. intera.. uccisa così.” Continuava a farfugliare Brian.
“Ma vuoi farla finita ?” dissi, dando una pacca dietro la testa a Brian.
Arrivammo davanti scuola e ci fermammo fuori al cancello.
“Ragazzi, ci vediamo in terza ora!” annunciò Johnny, raggiante, scappando poi verso l’interno dell’edificio.
“Che materia abbiamo, ora ?” chiese Zacky, strusciando i piedi a terra mentre anche noi ci dirigevamo verso l’interno della scuola.
“Letteratura.” Bofonchiò Jimmy, impegnato ad osservare Johnny che, all’interno della classe, parlava con dei ragazzi.
Letteratura era l’unica materia in cui Johnny aveva un professore diverso e quindi non stava in classe con noi.
Entrammo in classe e prendemmo posto negli ultimi quattro banchi, io e Jim al penultimo e Brian e Vee all’ultimo.
“Fratello, se continui a mangiartelo così con gli occhi, non fai prima a dichiararti ?” chiese Brian picchiettando su una spalla di Jimmy che si era incupito terribilmente alla vista di Johnny che parlava con quei compagni di classe.
“Non rompere le palle, Gates. Glielo dirò quando sarà il momento.” Disse Jimmy, lanciando una penna in fronte a Brian.
Ero impegnato ad osservare i due discutere e me ne stavo seduto sul banco quando mi sentii chiamare.
“SHADOWS.”
Mi girai verso la porta.
Una ragazza abbastanza alta, i capelli neri come la pece lunghi fino alle spalle ed una frangetta dritta, degli enormi occhi rossi come il sangue mi venne in contro, sfilandosi il giacchetto e mostrando le sue braccia ricoperte di tatuaggi; mi alzai dal tavolo e rimasi in piedi ad aspettarla, imitando un saluto militare.
“Riposo, soldato!” fece lei, sorridendo ed abbracciandomi.
“Buongiorno, Lexi.” Dissi, ricambiando l’abbraccio della mia migliore amica.
“Ehi, amore! Buongiorno!” disse Zacky, riprendendosi ed alzandosi per andare a salutare Lexi.
“Dov’è Shannon ?” chiese Brian.
“Si era fermata a chiacchierare con JC.” Rispose, girandosi, Lexi.
Appena finita la frase, una ragazza con dei capelli biondi legati in una coda altissima, degli occhi color cioccolato e vestita con una maglia dei Pantera e dei jeans stretti varcò la porta della classe.
“buongiorno!” gridò, ricevendo tutti i nostri sorrisi e i nostri ‘buongiorno’.
Brian in una frazione di secondi si alzò ed andò a baciarla.
Lexi e Shannon erano le mie migliori amiche, Lexi stava da due anni con Zacky e Shan da un anno con Brian ed ero felicissimo perché erano delle coppie perfette.
Nonostante l’aspetto –soprattutto di Shannon- non erano affatto le classiche ragazze che si trovavano in quella scuola, loro erano proprio come  noi.
Passavano i pomeriggi con  noi nel garage a suonare, Shan era una bravissima chitarrista e Lexi una fantastica batterista, adoravano uscire con noi e andare a bere nei locali ed erano le prime a prendere e scappare quando avevamo bisogno di staccare.
In più, adoravano venire con noi ai concerti.
La professoressa entrò in classe e tutti noi prendemmo posto, ero impegnato ad osservare Zacky e Brian che infastidivano il povero secchione al primo banco tirandogli di tutto quando Jimmy –che fino a qualche secondo prima era impegnato a messaggiare- lasciò cadere la faccia sul tavolo sbuffando.
“Ehi Jim, tutto bene ?” sussurrai.
“No, sto impazzendo.” Rispose lui, sottovoce.
“Vuoi parlarne ?” chiesi.
“Magari dopo fratello, grazie comunque.” Disse sorridendo.
Stavo per ribattere ma una pallina di carta finì sul mio banco attirando la mia attenzione, la raccolsi, la aprii e lessi: Mi sono dimenticata di dirvi una cosa, in terza ora, quando passiamo all’altra aula per fare matematica ci sarà la new entry del gruppo, si chiama Effie ed è una carissima amica mia e di Lexi, la conosciamo dai tempi delle elementari –Shan
Feci leggere il biglietto a Jim che annuì, poi lo passai a Zacky e Brian, quando il foglietto tornò a me avevano aggiunto delle parti: E da dove viene ? E che viene a fare ? –Brian
E’ stata espulsa dalla scuola femminile privata in cui quei pazzi scatenati dei genitori l’avevano chiusa ed è riuscita a farsi iscrivere qui per stare a scuola con me e Lexi –Shan
Ma sarà mica una delle classiche “miss. Sono-troppo-perfetta-per-tutto-il-mondo” come le Di Benedetto ? –Vee
Nah, è tutto il contrario. Vi piacerà, fidatevi –Lexi
“SANDERS!” sentii chiamare mentre passavo il foglietto a Zacky.
Mi girai e vidi l’odiosa cornacchia della professoressa di letteratura squadrarmi da dietro i suoi piccoli occhiali rosa.
Mi alzai in piedi.
“Interrogato.” Disse lei, scatenando la risata di tutti e cinque i miei amici.
“Come, scusi ?” domandai, incredulo.
“Interrogato, non ci vuole un genio per capirlo.” Rispose, acida, lei.
“Ma fa sul serio ? Voglio dire, in un mese mi ha interrogato sei cazzo di volte! Siamo venti persone in questa classe di merda, perché chiama sempre me ?” risposi, battendo i palmi delle mani sul tavolo e facendo sobbalzare dalla sorpresa Jimmy.
Io ero il più calmo del gruppo, ci voleva veramente qualcosa di grave per farmi perdere la pazienza e tutti lo sapevano, per quel motivo non ci volle molto prima che Shannon, preoccupata, si alzasse e attirasse su di se l’attenzione, offrendosi come volontaria per l’interrogazione.
Presi comunque un richiamo ufficiale ed una convocazione dei genitori che mi sarebbe costata un’infinita ramanzina dei miei ma poco m’importava.
Tornai a sedermi con gli sguardi increduli di Lexi, Zacky, Brian e Jimmy puntati addosso.
Mi infilai le cuffie e mi girai verso la finestra, perdendomi tra le gocce di pioggia che iniziavano a cadere sui vetri.
Finite le due ore di letteratura uscimmo tutti dall’aula per andare in contro a Johnny e raggiungere poi tutti insieme l’aula di matematica.
Stavamo camminando per i corridoi quando Lexi mi si affiancò, prendendomi sotto braccio.
“Fratellone, che succede ?” mi chiese, fulminandomi con lo sguardo.
“Niente, Lex. Sono due settimane che non riesco a chiudere occhio, i miei non fanno altro che litigare e mia sorella ha deciso di trasferirsi. Capisci ? L’ha detto ieri sera a cena. Da domani va a vivere in Pennsylvania con il suo ragazzo e finirà gli studi li, sai cosa vuol dire ? Senza lei che calma i miei genitori, dovrò sopportarli che si sfogano contro di me ogni volta che a loro rode il culo. Impazzirò.” Dissi, sospirando.
“Casa mia è sempre aperta per te, Matt.” Fece Lexi, sorridendo.
“Grazie.” Aggiunsi, sorridendo anch’io.
Arrivammo davanti la classe di Johnny e rimanemmo in attesa mentre Jim entrava a prendere il suo amato e –da quanto avevo capito- anche la “new entry” del gruppo.
Jimmy uscì per primo dall’aula, ridendo, seguito da Johnny e poi la vidi.
Una ragazza piccolissima, più bassa di Johnny, con dei lunghissimi capelli rosso fuoco legati in una treccia lasciata cadere su una spalla e degli occhi incredibilmente neri evidenziati dal trucco nero sulle palpebre e la matita nera calcata anche troppo, portava un enorme maglione nero con uno scollo a V che però non lasciava vedere nulla se non l’enorme rosa nera tatuata sulla sua gola, dei jeans un po’ strappati qua e la che le fasciavano anche troppo le gambe e degli stivaletti neri borchiati.
Johnny ci raggiunse seguito dalla ragazza e disse, sorridendo come un bambino “Ragazzi, vi presento Effie!”
Arrossendo un po’ ogni tanto, si presentò a tutti poi arrivò a me.
Le porsi la mano senza staccarle gli occhi di dosso e notando così tutte le piccole lentiggini che le ricoprivano delicatamente il naso e sorrisi “Matthew Charles Sanders, ma chiamami Matt.” Dissi.
“Effie” soffiò  lei e dissi a me stesso che anche la voce era veramente bella.
Effie non incrociò mai, neanche per sbaglio, il mio sguardo.
Sciolse in fretta la stretta della mia mano poi affiancò di nuovo Johnny e ci incamminammo tutti verso l’aula di matematica.
“Chiudi la bocca che entrano le mosche.” Mi disse Brian, sottovoce, avvicinandosi e dandomi una gomitata.
“Cos- Ma che cazzo dici.” Feci io, guardandolo storto.
“Te la stavi mangiando con gli occhi.” Aggiunse Shan, prendendo sotto braccio Brian e scoppiando a ridere.
“NON E’ VERO!” gridai io.
“Oh sì, l’hai consumata, povera bimba.” Disse Zacky affiancandomi dal lato opposto rispetto a dov’erano Shan e Brian, con Lexi sorridente sottobraccio.
“Andate a fanculo.” Annunciai, girando l’angolo ed entrando nella classe.
Durante l’ora di matematica Zacky e Lexi erano al penultimo banco dalla parte del muro, dietro di loro c’erano Brian e Shannon, al banco di fianco nella fila centrale c’erano Jimmy e Johnny ed io avevo il doppio banco con un posto vuoto di fianco, in fondo, vicino alla finestra.
Mi misi seduto poi il professore entrò in aula tenendo Effie in piedi di fianco a lui.
“Dunque, quest’oggi darete il benvenuto ad una nuova compagnia, il suo nome è Elizabeth White.”
Quindi era quello il suo vero nome, bello, Elizabeth e mi piaceva come le calava addosso delicatamente quel nome eppure si faceva chiamare Effie, curioso.
Mi persi nei lineamenti di quella splendida ragazza che teneva tutte le dita delle mani intrecciate tra di loro e batteva, nervosamente ma anche silenziosamente, la punta del piede sul pavimento che era anche il soggetto fisso della sua attenzione sì perché, da quando era entrata, non aveva degnato di uno sguardo nessuno escluso il pavimento.
Le sue guance erano tinte di un acceso rosso, acceso quasi quanto i capelli e il labbro inferiore continuava ad essere tormentato e martoriato dai sui piccoli denti bianchi.
“SANDERS ?” Il professore mi chiamò e mi accorsi che tutti mi stavano fissando, che avessi pensato ad alta voce ?
“Allora ?” fece il professore.
“C-cosa ?” dissi io.
“Il posto di fianco a te, è libero ?” disse il professore visibilmente scocciato, picchiettando un dito sulla cattedra.
“Oh.. OH, s-sì, sì certo.” Risposi, confuso.

 
















“La vostra nuova compagna, Elizabeth, si è trasferita qui da un’altra scuola quindi mi aspetto che ognuno di voi la tratti con rispetto, come se fosse qui da tre anni come ognuno di voi.”
Sbuffai, silenziosamente continuando a fissare una piccola crepa nel pavimento che aveva attirato la mia attenzione.
Da quanto diavolo stava parlando quel vecchio ?
Tanto non se lo stava fissando nessuno perché, ovviamente e giustamente, a nessuno importava veramente della ragazza nuova.
“Vediamo dove potrai sederti per il resto delle lezioni..” disse, attirando leggermente la mia attenzione.
Cercai Shannon con lo sguardo e vidi che vicino a lei c’era seduto il suo ragazzo, Brian così mi girai in cerca di Lexi e la trovai accoccolata a Zacky allora, disperata, cercai Johnny ma mi accorsi a malincuore che era seduto vicino al gigante dai capelli neri, che mi pareva di ricordare si chiamasse Jimmy.
Allora mi assalì il panico.
Tornai a fissare la crepa.
Come si chiamava quel ragazzo.. Matthew.. Matt..
“SANDERS.” Annunciò il professore e sentii il mio cuore fermarsi “E’ libero il posto vicino a te ?” chiese, ma non ricevette risposta.
Dopo qualche minuto, con la coda dell’occhio, vidi il ragazzo dagli occhi verdi alzare lo sguardo terrorizzato come se avesse compiuto un reato.
“SANDERS ?” lo richiamò il professore.
“C-cosa ?” chiese, con la voce tremante.
“Il posto di fianco a te, è libero ?” continuo il professore, picchiettando nervosamente con il dito sulla cattedra.
Non sapevo più se la mia testa mi diceva “NO” o “Sì” all’idea di finire vicino a quel ragazzo.
Rimasi in attesa, come tutta la classe.
“Oh.. OH, s-sì, sì, certo.” Rispose Matt.
“Perfetto, allora prego, signorina White, si accomodi vicino al signor Sanders.”
Deglutii e, senza alzare lo sguardo dal pavimento, mi incamminai tra i banchi verso l’ultimo posto in fondo.
Ero quasi arrivata ma un piede sbucò lateralmente da sotto un banco facendomi cadere di faccia sul pavimento.
Perfetto, primo giorno con figura di merda.
La classe esplose in una fragorosa risata, sentii le mie guance ribollire e quando tirai su la testa per vedere chi mi aveva fatto lo sgambetto mi ritrovai faccia a faccia con una biondona tutta naso, ricoperta di trucco che rideva sguaiatamente.
“Ti sei fatta la bua ?” mi chiese, con una voce stridula da far schifo.
“No, ma se mi alzo ne farò a te.” Annunciai, furiosa.
La bionda sgranò gli occhi e mi disse “Tu non sai contro chi ti sei messa, ragazzina.”
Stavo per ribattere ma una mano abbastanza grande entrò nel mio campo visivo, la seguii fino a raggiungere il viso dolce di Matt contratto in un espressione preoccupata.
Titubante afferrai la sua mano e lasciai che mi tirasse su, raccolsi il mio zaino dal pavimento e mi incamminai, seguendo Matt, fino all’ultimo banco.
“ORA BASTA, FATE SILENZIO O COMINCIO A METTERE 2 A TUTTI.” Gridò il professore riportando l’ordine ed il silenzio, mentre mi mettevo seduta.
“Psst, Effie, tutto bene ?” mi sussurrò Johnny, lo guardai e abbozzando un sorriso, annuii.
Vidi Shannon e Lexi dall’altra parte della stanza furiose poi presi a fissare il banco.
Sentivo lo sguardo pesante di Matt su di me.
“Ti sei fatta male ?” chiese, sottovoce, dopo un po’.
“No, grazie per avermi tirata su.” Sussurrai, poi mi girai ad afferrare un quaderno e una penna ed iniziai a scrivere tutte le frasi che mi venivano in mente, come al solito.
Tirai fuori l’iPod e mi infilai una cuffia, stavo per mettere l’altra poi ci ripensai e mi fermai con la cuffia a mezz’aria.
Ero un gesto che ero abituata a fare con Lexi e Shannon ed ero curiosa di vedere la reazione che avrebbe avuto quel gigante con le fossette e, inaspettatamente, reagì proprio come Lexi e Shannon, afferrando una cuffietta e portandola all’orecchio.
Con mio stupore tutte le canzoni che avevo nell’iPod gli piacquero, le conosceva tutte.
Dopo qualche minuto, Matt mi passò un foglietto su cui c’era scritto: Allora, “chiacchieriamo” un po’, da quanto conosci Lexi e Shannon ?
Scrissi e gli passai il foglietto: Da quando avevamo cinque anni, tu ?
Rimase un po’ fermo, poi scrisse e me lo ripassò: Circa quattro anni. Cazzo, quindi è praticamente una vita che le sopporti, COME FAI ?
Dopo aver letto alzai leggermente lo sguardo per vedere la sua espressione e lo trovai con un enorme sorriso stampato in faccia, con le tenere fossette ben fisse nelle sue guance, arrossii e tornai al foglietto: Effettivamente.. ma ne vale la pena.
Matt lesse, annuì poi mi ripasso il pezzetto di carta: Ti hanno mai parlato di noi ?
Risposi in fretta: Sì.
E che ti hanno detto ?
Sorrisi, era curioso come un bambino: Beh, ovviamente mi hanno parlato prima di tutto dei loro ragazzi. Shannon è tutta un “è bellissimo, è dolcissimo, è bravissimo, è così figo, è così perfetto” e ogni tanto “è uno stronzo, è un coglione ma lo amo” e boh, la mia idea su di lui me la sono fatta; è il classico finto-gradasso con un cuore enorme. Poi Lexi ha passato ore a parlarmi di Zacky, di quanto si assomigliassero, di quanto si sentisse bella e giusta tra le sue braccia, di quanto fosse bambinone e anche bellissimo. Mi fermai, sospirai e ripresi a scrivere: Poi mi hanno parlato di Johnny che è un po’ il piccolo tenerone del gruppo, sempre pronto ad aiutare tutti e mi hanno detto che ha una cotta gigantesca per –appunto- il gigante, Jimmy, che è anche lui cotto di Johnny e allora proprio non capisco perché non si dichiarano. Comunque, di Jimmy mi hanno detto che è un po’ strano ma una volta che riesci a prenderlo dal lato giusto, diventa una di quelle persone che non vuoi mai rischiare di perdere. Mi hanno parlato anche di te.
Finii di scrivere e glielo passai.
Lo vidi tutto impegnato a leggere poi prese a scrivere: Oh la storia di Jim e Johnny è luuuuunga, c’è tempo, te la spiegherò. Cosa ti hanno detto di me ?
Scoppiai a ridere portandomi subito una mano davanti alla bocca per non farmi notare né dai compagni né dai professori poi, quando fui sicura che nessuno mi aveva sentita, tornai a scrivere: Te lo racconterò, c’è tempo.
Gli passai il foglietto poi tornai al mio quaderno, sorridendo.
Sembrava veramente tenero e sincero come le mie amiche l’avevano descritto.
L’ora di matematica passò in fretta , appena suonò la campanella mi alzai, seguendo Matt e raggiunsi gli altri che erano corsi in corridoio.
“Ora, si va a pranzo poi due ore e siamo liberi!” annunciò Zacky che aveva deciso di farmi da guida turistica.
Sorrisi affiancando in fretta Johnny che era l’unico dei ragazzi con cui non mi sentivo a disagio e con cui avevo parlato tantissimo durante le prime due ore di lezione.
“Allora, come ti è sembrata la classe ?” domandò Jimmy, affiancando Johnny dopo poco.
“A parte la troia bionda, non male.” Dissi, scatenando una risata generale.
“Quella è Valary, la sorella di Michelle Di Benedetto.” Mi disse Shannon, con voce acida, da dietro le mie spalle.
“Oh, la famosa troia.” Aggiunsi, sovrappensiero.
Shannon mi aveva raccontato di Michelle che cercava sempre di portarsi a letto Brian da quando si erano messi insieme e mi aveva parlato anche di Valary che continuava a provarci con Matt nonostante lui non avesse nessuna intenzione di avere qualcosa a che fare con lei.
“Elizabeth.” Mi sentii chiamare e mi girai, seguita da tutto il gruppo.
Valary Di Benedetto, affiancata da quella che dedussi essere Michelle e da altre due platinate, camminava verso di me sui suoi enormi tacchi.
Passò vicino a Matt e se lo mangiò con gli occhi poi si fermò vicinissima a me.
“Mi è sembrato, e spero di aver capito male, che tu prima mi abbia fatto una minaccia.” Gracchiò.
“Non ti è sembrato” dissi, imitando la sua voce “Era proprio una minaccia.” Conclusi.
“Forse non sai chi sono io.” Disse lei, sempre più acida.
“Oh, sì che lo so, la tua fama ti precede.” Presi un profondo respiro poi incrociai il suo sguardo “In giro si dice che sai usare bene quelle belle labbrone piene di rossetto, e non per parlare, e si dice anche che la dai via per poco.” Sentii ridere poco dietro Valary e vidi Brian con una mano davanti alla bocca che cercava di trattenere una risata.
Valary sgranò gli occhi poi fece un passo verso di me “COME CAZZO TI PERMETTI, RAGAZZINA” alzai una mano come a chiedere silenzio poi parlai “La tua fama ti precede ma mi permetto di informarti della mia, sono stata espulsa da due scuole femminili per rissa e da un collegio femminile per aver frantumato il naso di una bionda contro lo spigolo di marmo della finestra della presidenza quindi, ti prego, VALARY DI BENEDETTO, stammi lontana se tieni al tuo enorme nasone.” Detto ciò mi girai e ripresi a camminare, seguita da Johnny e gli altri mentre Valary si portava, sconvolta, una mano sul naso per coprirlo.
“OH MIO DIO, EFFIE, SEI STATA FANTASTICA!” gridò Zacky, affiancandomi.
Sentii le mie guance bollire “Non ho fatto nulla di che..” sussurrai, sorridendo.
“NULLA DI CHE ?” aggiunse Jimmy, saltellando “QUELLO ME LO CHIAMI NULLA DI CHE ? HAI APPENA SMONTATO LA TROIA PIU’ MONTATA DELL’INTERO ISTITUTO!”
Scoppiai a ridere.
“Era questo che intendevo quando vi ho detto che Effie vi sarebbe piaciuta.” Disse, ridacchiando, Shannon.
Arrivammo nella mensa e prendemmo tutti mangiare, i ragazzi riempirono i loro di vassoi di qualsiasi tipo di cibo ed io presi una mela e una bottiglietta d’acqua, poi li seguii fino ad un tavolo in fondo alla sala.
Mi misi seduta tra Johnny e Matt.
“Dov’è il tuo pranzo ?” chiese Jimmy.
Indicai la mela.
“E mangi solo quello ?” mi chiese, sconvolto, Zacky.
Annuii.
“Spero scherzi!” aggiunse.
“No, non ho molta fame.” Sussurrai, arrossendo di nuovo.
“Oh.. chissà come fai..” disse pensieroso Jimmy, prendendo poi il gigantesco panino che aveva preso.
Diedi un morso alla mela poi notai che Matt mi stava guardando, mi girai e lui si voltò di scatto verso il suo vassoio.
“Ehi, Effie, posso chiederti una cosa ?” disse Brian ed io annuii.
“Quella rosa sulla tua gola, ha un significato ? E chi te l’ha tatuata ? E quando l’hai fatta ?”
“Ehi ehi ehi” cominciai “Avevi detto una cosa, non un interrogatorio!” tutti scoppiammo a ridere, poi io ripresi a parlare “Ha un significato ma te lo spiegherò più avanti, me l’ha tatuata una mia cara amica e l’ho fatta l’anno scorso.” Sorrisi.
“Wow! Hai altri tatuaggi ?” chiese, curioso, Matt.
“Sì.” Tagliai corto.
“Facci vedere!” disse, insistente, Brian.
“Magari più tardi.” Sviò Shannon, ricevendo un mio sorriso in risposta.
“Come mai ti fai chiamare Effie e non Elizabeth o Liz o Beth ?” chiese, con la bocca piena, Zacky.
“Elizabeth è un nome da vecchia riccona e lo odio, mi fa schifo e per quanto riguarda Liz e Beth, beh, sono le abbreviazioni più comuni per il nome Elizabeth e non mi piacevano.” Dissi, dando un altro morso alla mia mela.
Continuammo a chiacchierare del più e del meno poi, finito il pranzo, Johnny mi si avvicinò mentre stavamo per uscire “Ora tecnicamente avremmo le ultime due ore di letteratura ma la professoressa non c’è, è andata via prima quindi abbiamo due ore buche, io penso di andare in biblioteca, tu cosa farai ?”
“Credo me ne tornerò a casa.” Sussurrai, sorridendo.
“Oh, beh, stasera sei dei nostri, vero ?” chiese Jimmy, sbucando dal nulla.
Rimasi in silenzio, non avevo mai ricevuto inviti ad uscire da nessuno che non fossero Shannon o Lexi che giunsero subito in mio soccorso vedendo il disagio stampato nei miei occhi.
“Ovvio che è dei nostri!” annunciò Lexi, abbracciandomi.
“Passiamo a prenderti noi stasera.” Concluse Shannon.
Annuii poi Lexi, Shannon, Brian, Zacky, Jimmy e Matt uscirono dalla sala salutandoci.
Io e Johnny ci incamminammo verso la fine del corridoio chiacchierando del più e del meno.
“Bene, qui a destra c’è la biblioteca, a questo punto ci vediamo stasera.” Mi disse Johnny, abbracciandomi.
Ricambiai l’abbraccio e sussurrai “S-sì, a stasera”.
Percorsi il corridoio fino alla fine ed uscii da scuola, girai a sinistra infilandomi le cuffiette nelle orecchie e camminai fino a casa.
Arrivata a casa infilai le chiavi nel cancelletto, percorsi in fretta tutto il vialetto e poi aprii di corsa la porta e, senza salutare, mi lanciai al piano di sopra.
Ero seduta sul letto con la musica a palla e il computer sulle gambe quando il mio cellulare vibrò nella mia tasca attirando la mia attenzione.
Aprii l’sms che mi era arrivato e lessi “Ehi, Effie, sono Matt. Spero di non aver disturbato. Shannon mi ha detto di chiederti se va bene uguale se passo a prenderti io stasera, per uscire, dato che lei sta a pranzo da Brian con Lexi e Zacky e quindi andranno direttamente da lì.”
Rimasi qualche istante a fissare il cellulare, maledissi la mia migliore amica, poi digitai una risposta “Certo, nessun problema. Sai dove abito ?”
La risposta arrivò subito “Sì, me l’ha spiegato Shannon. Passo per le 19.00, va bene ?”
Sorrisi “Più che bene, come devo combinarmi ?”
Qualche istante poi il cellulare si illuminò “Oh come vuoi, andremo prima sulla spiaggia che danno una specie di festa e mangiamo li, poi quando ci saremo annoiati ce ne andremo al solito pub a bere e ascoltare un po’ di musica.”
Digitai in fretta una risposta “Perfetto, allora a stasera.”
La risposta arrivò subito “A stasera :)”
Buttai il telefono sul letto insieme al computer poi mi alzai di corsa ed andai a rovistare nell’armadio.
Non sapevo che mettermi e stavo per entrare nel panico.
Non ero abituata ad avere amici e ad uscire di sera, ero abituata a starmene da sola chiusa in casa e ad uscire solo quando mi invitavano Lexi e Shannon.
Eppure il mio mondo stava per cambiare ed anche alla grande.
Lo sapevo, era qualcosa che mi sentivo dentro, come un campanello d’allarme, come una vocina che gridava “Effie, le cose cominciano a girare, la vita non sarà più la stessa.” E nonostante la cosa mi spaventasse perché, diciamocelo, i cambiamenti spaventano sempre, non vedevo l’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tremaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaate, gente, sono tornata *Fulmini e saette in sottofondo(?)*
Sì, proprio così.
Sono qui di nuovo e COME AL SOLITO scrivo degli Avenged Sevenfold, i miei ammmmmmmori.
Sentivo la mancanza di una storia con i miei cinque scemi e mi mancava avere qualcosa da fare durante le giornate(?)
Quindi, boh, eccomi qui.
Spero vi piacerà,
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 2
*** Provare per credere. ***


Bloccai il cellulare e me lo infilai in tasca, sorridendo come un ebete.
Jimmy si era addormentato con la faccia sul tavolo, Zacky era impegnato ad amoreggiare a distanza con Lexi, Brian ascoltava la musica incidendo dio solo sa cosa sul banco con un coltellino e Shannon era l’unica veramente interessata alla lezione di letteratura.
Improvvisamente il cellulare vibrò di nuovo, lo tirai fuori di corsa pensando fosse Effie invece sul display lessi “Christ”, aprii il messaggio “Matt, ti prego, vieni in bagno” lasciai il telefono sul banco di corsa e mi alzai attirando l’attenzione della professoressa “posso andare al bagno ? E’ urgente.” Dissi, tutto d’un fiato, attirando l’attenzione di tutti i miei compagni, svegliando anche Jimmy.
La professoressa annuì e in un istante fui fuori dalla classe e corsi verso il bagno, spalancai la porta ed entrai.
“JOHNNY DOVE SEI ?” gridai.
“Ultimo.” Sentii sussurrare dall’ultimo bagno.
Mi fiondai li e spalancai la porta trovando, come mi aspettavo, Johnny rannicchiato a terra vicino al wc.
Entrai nel bagno chiudendo la porta e mi accucciai vicino a lui, notando subito il livido sulla parte destra del suo viso.
Mi misi seduto a terra e trascinai Johnny verso di me, abbracciandolo.
“Spiegami” sussurrai, cercando di mantenere la calma.
“Ero in biblioteca e sono arrivati, erano quattro e mi hanno buttato a terra tutti i libri, poi mi hanno buttato a terra ed hanno iniziato a prendermi a calci.” Disse, tremante.
“Perché ?” chiesi, sull’orlo di una crisi di nervi.
“Hanno detto che era un messaggio per voi.” Continuò lui.
Stavo per parlare quando sentii la porta principale del bagno spalancarsi.
“Johnathan.” Mi alzai in piedi, stavo per aprire la porta ma quest’ultima si aprì di scatto mostrando la figura di Jimmy in piedi dietro la porta, nero di rabbia.
“Jim, calmati.” Provai a dire, ma Jimmy mi poggiò una mano su una spalla e mi spostò con la forza, entrando nel bagno e fissando Johnny che cercava di coprirsi la faccia in tutti i modi possibili.
“Johnathan.” Ripeté Jimmy, accucciandosi e spostando delicatamente la mano di Johnny, scoprendo l’enorme livido appena sotto l’occhio.
Jimmy si alzò e tirò un pugno alla parete del bagno, facendola tremare ed imprecando.
“Chi cazzo è stato ?” disse poi, girandosi furioso verso di me.
“Non lo so.” Dissi, incrociando le braccia.
“Chiama gli altri. Andiamo a casa mia, immediatamente.” Disse, poi si piegò, prese in braccio Johnny ed uscì dal bagno ringhiando “Vi aspetto in macchina.”
Sospirai ed assestai anche io un fortissimo pugno sulla porta del bagno, raccolsi lo zaino di Johnny e mi fiondai in classe spalancando la porta, ignorando le varie lamentele della professoressa.
Passando tra i banchi vidi Valary ridere sotto i baffi ma la ignorai e raggiunsi Brian e Zacky.
“Andiamo.”
I ragazzi, senza obbiettare, prepararono gli zaini, se li misero in spalla e si alzarono, seguiti da Lexi.
Shannon ci guardò dubbiosa, poi si soffermò sul mio sguardo e capì che non era uno scherzo così si preparò lo zaino di corsa e poi, appena afferrai il mio zaino e il mio cellulare, uscimmo tutti e cinque dalla stanza senza dare spiegazioni e fregandocene delle minacce vane della professoressa.
Attraversammo tutto il corridoio in silenzio e raggiungemmo il parcheggio dove trovammo Jimmy sul sedile del passeggero con Johnny rannicchiato in braccio.
Brian, Zacky, Lexi e Shannon salirono nei sedili posteriori ed io mi misi alla guida e partii sgommando.
Tutto il tragitto fino a casa di Jimmy fu in un silenzio terribile.
Arrivati a casa di Jimmy parcheggiai e scendemmo tutti, Jimmy mi diede le chiavi ed io aprii la porta, poi lo vidi sparire sulle scale con Johnny in braccio.
Eravamo abituati a situazioni simili così ci accomodammo tutti nel salotto di casa di Jimmy senza dire una parola.
Dopo vari minuti Zacky parlò “Chi è stato ?” chiese.
“Non lo so, non me lo ha detto.” Risposi, prendendo posto sul divano anche io.
“Io penso di saperlo.” Disse Shannon.
Tutti la guardammo, interrogativi.
“Valary rideva fin troppo, quando sei uscito. Scommetto che c’entrano lei e il suo ragazzo.” Concluse.
Rimanemmo tutti in silenzio finché non sentimmo dei passi scendere le scale.
Jimmy, nero dalla rabbia, scendeva le scale mano nella mano con Johnny a testa bassa.
Johnny si mise seduto tra le ragazze e Jimmy si fiondò in cucina e si mise a preparare il caffè.
“Chi è stato, Johnny ?” chiese Brian, inespressivo.
“Ed, Phil, Chris e Andy.” Sussurrò, rimase qualche istante in silenzio mentre Jimmy gli porgeva la tazzina di caffè e faceva spostare Shannon per sedersi di fianco a lui, bevve un sorso di caffè poi continuò “Hanno detto che era un messaggio per voi, che dovete “insegnare l’educazione alla ragazzina nuova” e che se non lo farete la prossima a prendercele sarà lei.” Concluse il discorso tirando su con il naso ed appoggiandosi a Jimmy che lo abbracciò.
Lexi imprecò, Shannon rimase a fissare un punto indefinito del pavimento, Zacky rise amaramente e Brian si accese una sigaretta poi parlò “Quella vipera di Valary deve aver chiamato i rinforzi quando ha visto che non riusciva a tenere testa ad Effie.”
Mi alzai in piedi e fissai tutti i presenti “Vado a prendere Effie.” Annunciai, dirigendomi verso la porta con le chiavi della macchina di Jimmy in mano.
“ASPETTA!” gridò Shannon, correndomi dietro ed io mi bloccai e mi girai a guardarla.
“Quando sei sotto casa, mandale un messaggio. Se i suoi sono in casa non può uscire.” Disse.
Annuii e poi mi fiondai in macchina, partii e in pochi minuti fui sotto la villetta che sapevo essere casa di Effie, cercai il numero in rubrica, lo selezionai ed aspettai.
“Pronto ?” rispose.
“Effie ?” dissi io.
Sì ? Matt ?”
“Sì sono io, disturbo ?”
“No ma, non dovresti essere a scuola ?”
“Storia lunga. I tuoi sono in casa ?”
“No, perché ?”
“Puoi uscire ?”
“Sì credo di sì, ehi Matt che succede ? Mi stai spaventando.”
La vidi affacciarsi alla finestra e la salutai con la mano.
“Sali”
Detto questo attaccò, spensi la macchina, scesi e percorsi in fretta il vialetto fino ad arrivare alla porta che si aprì subito, Effie si fece da parte ed entrai.
Aveva addosso una lunghissima maglietta, a maniche lunghe, che le arrivava fino alle ginocchia, era vecchia e rovinata, tutta nera e pensai fosse qualcosa usato come pigiama.
“Vieni, saliamo su. Qui.. non possiamo stare.” Tagliò corto.
Si incamminò verso le scale ed io la seguii fino alla sua camera, fu più forte di me studiare tutti i lineamenti del suo corpo, la schiena, le piccole spalle e le gambe dannatamente perfette e bianchissime.
Tutta la casa era ben arredata, una casa che sembrava quasi il castello di una qualche famiglia nobile ma la camera di Effie era diversa, era tutta scura, cupa, piena di poster di band varie e con milioni di scritte sulle pareti, alcune più lavorate, alcune buttate lì, sembravano scritte con rabbia.
Un enorme letto ad una piazza e mezzo con delle coperte rosse scure affianco alla finestra su cui Effie si mise seduta, dopo aver chiuso la porta.
Io rimasi in piedi davanti alla porta.
Raccontai tutta la storia ad Effie che si portò una mano davanti alla bocca.
“Tranquilla, non ti toccheranno.” Aggiunsi poi, per rassicurarla.
“Oh, no no” fece lei “Non è per me, so difendermi. E’ per Johnny. Quei maledetti figli di puttana, come si sono permessi ?”
Non riuscii a trattenere un sorriso.
“Volevo sapere se potevi uscire ora, so che è molto diverso uscire ora piuttosto che stasera ma-“ Effie mi interruppe alzando una mano come a chiedere silenzio.
“Dammi il tempo di cambiarmi e arrivo.” Si stava dirigendo verso l’armadio ma si fermò e tornò a guardarmi “Lo so che potresti pensare male, ma devo chiederti di non uscire dalla stanza, girati solo di spalle.” Dubbioso annuii e mi girai verso la porta, sentendo Effie muoversi frettolosamente.
“Come mai non posso uscire ?”
Sospirò.
“Mi trovo costretta a spiegartelo.. I miei genitori sono dei.. come dire, ricconi. Vogliono che io diventi come loro, che partecipi alle grandi feste con persone ricche e famose, che sia elegante e merdate varie ma a me non frega un cazzo di tutta la loro merda da nobili. A loro non importa nulla da me, gli servo solo perché possono sventolarmi come un trofeo a tutte le loro festicciole private. Quando ho iniziato a ribellarmi, all’età di 15 anni, truccandomi pesante e smettendo di comportarmi come la principessa Sissi, hanno iniziato a chiudermi in camera, farmi uscire solo per la scuola ma io me ne frego. Il mio unico problema è mio padre che è un uomo ben piazzato e ogni volta che disobbedisco mi riempie di botte, ma se loro non sono in casa io posso tranquillamente entrare e riuscire quando voglio, solo che quando non ci sono loro qui ci sono i due maggiordomi che sono costretti a dire ai miei genitori di tutti i miei spostamenti e se mio padre sapesse di un ragazzone tutto tatuato che stava qui mentre lui non c’era, darebbe di matto. ..In realtà darebbe di matto anche se tu entrassi in casa con lui presente, ma ok.” Poi mi toccò una spalla e io mi girai di scatto, “Sono pronta” aggiunse, sorridendo.
Aveva addosso un enorme felpa rossa scura, degli shorts con delle calze nere sotto e gli stessi stivaletti di quella mattina, si girò ed afferrò uno zainetto nero in cui buttò portafoglio, cellulare, sigarette e accendino poi disse “Possiamo andare”, le sorrisi e la seguii silenziosamente per tutte le scale fino all’uscita, salii in macchina, aspettai che anche lei salisse e chiudesse lo sportello poi partii.
Dopo qualche minuto eravamo davanti casa di Jimmy ed io stavo suonando il campanello.
“Ci sono i genitori di Jim ?” chiese Effie.
“Nah, partono sempre, stanno via per mesi. Stiamo quasi sempre qui, noi.” Aggiunsi, poi la porta si aprì ed io entrai seguito da Effie e ritrovammo tutti in salotto come li avevo lasciati.
Effie scattò verso Johnny e gli si accucciò davanti, toccandogli una guancia.
“Mi dispiace..” sussurrò.
“D-di cosa ?” chiese, confuso, Johnny.
“Se fossi stata zitta non ti avrebbero toccato.” Continuò la più piccola.
“Ma per favore!” gridò Johnny “Sono la preda preferita di quei quattro dementi, loro odiano me, i ragazzi e Shan e Lexi ma degli altri hanno paura. Se la prendono con me perché sono il più piccolo, fisicamente parlando e dato che le ragazze sono, appunto ragazze, non le toccano.” Concluse.
Effie si girò verso di me.
“Quindi, spiegatemi meglio la situazione.” Chiese, mettendosi poi seduta sulle gambe di Lexi “Posso fumare ?” domandò, rivolta a Jim.
“Certo.” Rispose lui.
Effie si accese una sigaretta poi rimase in attesa.
“Ti spiego io.” Disse Brian, sistemandosi meglio sulla poltrona “In pratica, come sai, Valary ha una cotta per Matt e Michelle ha una cotta per me, quelle due sono fidanzate con i due bulletti della scuola, Edward Stevens e Phillip Harper, questi due –ovviamente insieme a Valary e Michelle- odiano tutti noi perché siamo gli unici in tutto l’istituto che non si fanno mettere i piedi i testa da loro. Solo che se la prendono con Johnny perché è quello più indifeso, dato che ogni volta noi li roviniamo, nel vero senso della parola. Quindi, sicuramente, Valary si sarà ingelosita vedendoti vicina al suo amato e oltretutto sarà andata su tutte le furie quando ha visto che non poteva calpestarti ed avrà chiesto ai suoi cagnolini di mordere per lei. Tutto chiaro ?”
“Chiarissimo” disse Effie “In poche parole devo spaccare la faccia a Valary.”
“Esatto e magari finire a letto con Matt, la distruggeresti.” Disse Zacky.
“CHE CAZZO DICI” gridai io.
Effie arrossì poi tutto scoppiammo a ridere.
“Ehi, sei arrossita! Cosa ci nascondi ?” disse Jimmy, ammiccando ad Effie.
“No cos- Niente, ma che vuole dire!” comincio a farfugliare lei, scatenando altre risate.
“Allora, cosa facciamo oggi ?” disse Shannon, quando tutti smisero di ridere.

 

 

 





















Shannon mi salvò la vita cambiando discorso.
Era strano eppure mi sentivo già a casa, con tutti loro.
Stavo bene e mi divertivo, nonostante li conoscessi da neanche un giorno.
Mi trattavano già come fossi parte integrante del gruppo.
“Io direi di passare il pomeriggio in casa Sullivan e poi andare lo stesso alla festa di stasera.” Disse Brian, distraendomi dai miei pensieri.
“Ma ci saranno le Di Benedetto e i loro cani da guardia.” Aggiunse Johnny.
“Tanto meglio, avrò la mia opportunità di spaccare la faccia a quella nasona.” Dissi io.
“Wowowowo, calma i tuoi bollenti spiriti, Rocky!” disse Matt, tornando dalla cucina con delle birre che distribuì a tutti “Noi non alzeremo un dito contro nessuno, finché non saranno loro i primi a muovere un passo.” Concluse.
Io e Brian, quasi in sincrono, sbuffammo per poi guardarci e scoppiare a ridere.
“Mi sa che io e questa nanetta andremo molto d’accordo!” disse lui ricevendo un mio sorriso in risposta.
“Sì, finirete in mezzo a tutte le risse possibile.” Aggiunse poi Shannon.
“Dunque, fate come foste a casa vostra, come al solito.” Disse Jimmy, accendendo poi la TV.
Lexi mi fece alzare e si allontanò poi dal salotto con Zacky, Shannon si mise in braccio a Brian e prese a coccolarlo e Matt si sistemò vicino a Jimmy iniziando poi a guardare la TV.
“Ti faccio fare il giro turistico di casa Sullivan.” Annunciò Johnny, rivolto verso di me, alzandosi dal divano ed io annuii e lo seguii.
Mi fece vedere la cucina e poi mi portò al piano di sopra.
“Qui a sinistra c’è il bagno, avanti sempre sulla sinistra ci sono due stanze, le camere degli ospiti e quella in fondo al corridoio è camera di Jim, quella sulla destra invece è la camera dei genitori ed è off-limits, più tardi se scendiamo a suonare ti mostreremo il garage, intanto vieni a scoprire la camera delle meraviglie.” Disse, aprendo la porta infondo, quella della camera di Jimmy.
Entrai e fui sorpresa dalla strana somiglianza con la mia camera.
La stanza era buia, il letto a una piazza e mezzo era attacco alla finestra e i muri erano tappezzati da poster di band varie, molte delle quali le ascoltavo anche io.
Mi persi a guardare i vari libri e CD buttati alla rinfusa sulla scrivania mentre Johnny si sdraiava sul letto.
Ero seduta sulla sedia della scrivania impegnata a sfogliare degli appunti di Jim su un quaderno quando una piccola “J” con un cuoricino vicino disegnata a fondo pagina mi portò, istintivamente, a pensare a Johnny.
“Johnny, posso chiederti un paio di cose ?” dissi, girandomi verso di lui e vedendolo fare leva sui gomiti per guardarmi.
“Certo!” disse.
“Innanzitutto, oggi ho sentito che più volte ti chiamavano JC, J sta per Johnny e la C per cosa sta ?” domandai.
Johnny ridacchiò.
“Sta per Christ. E’ una storia lunga, Christ è il mio soprannome. I ragazzi mi chiamano Johnny Christ e per abbreviarlo mi chiamano JC.” Disse, sorridendo.
“Oh, capisco, anche gli altri hanno dei soprannomi ?” domandai senza pensare.
“Oh sì, Shadows, che sarebbe Matt e venne fuori dopo una serata di bevute, quando Zacky se ne uscì dicendo ‘Matt si muove silenziosamente come un ombra, ma dato che è grosso si muove come tante ombre.’, Zacky è soprannominato ‘Vee’ che è l’abbreviazione un po’ contorta della parola ‘Vengeance’ che è la parola preferita di Zacky, lui dice sempre che un giorno avrà la sua vendetta su tutti quelli che lo prendono in giro e lo tormentano; Jimmy è soprannominato The Rev. In realtà il soprannome completo sarebbe The Reverend Tholomew Plague, Jim studiava in una scuola cattolica da cui è stato espulso e un giorno se ne uscì parlando con noi e dicendo “Me ne frego della loro scuola, io sono un Reverendo. The Reverend Tholomew Plague.” Così, a caso e da allora tutti lo chiamano Rev o The Rev perché, ovviamente, chiamarlo The Reverend Tholomew Plague sarebbe troppo lungo.” Prese un profondo respiro, sorrise e poi continuò “Brian invece è soprannominato Synyster Gates perché un giorno era in macchina ubriaco con Jim e si schiantò contro un cancello, uscì dalla macchina gridando “QUESTO CANCELLO E’ COSì SINISTRO. CI SONO ENTRATO DENTRO. ORA E’ PARTE DI ME. QUINDI DA OGGI IN POI SONO SYNYSTER GATES.” Poi chiamò Matt al cellulare gridando “I’M SYNYSTER FUCKING GATES AND I AM FUCKIN’ COOL!” e da lì, per molti è Synyster Gates, o anche Gates. Noi non lo chiamiamo quasi mai con il suo soprannome. “ concluse.
Sorrisi.
“Wow, che figata!” dissi, ridendo.
“Vuoi chiedermi altro ?” mi chiese Johnny, sedendosi sul bordo del letto.
“Mh, si, una cosa c’è.” Sussurrai “Ho notato come guardi Jim..”
Lo vidi irrigidirsi e notai le sue guance diventare lentamente rosse.
“Ti va di parlarne ?” conclusi.
“No.. sì.. in realtà non c’è molto di cui parlare.” Disse lui.
Sospirò poi si girò a spalancare la finestra e si accese una sigaretta, seguii il suo esempio e presi posto vicino a lui sul letto, dato che aveva messo vicino a se il posacenere.
“Sai.. noi siamo tutti come fratelli, ci conosciamo da una vita e .. se lui non ricambiasse ? Se lui non ricambiasse succederebbe che, sicuramente, la nostra amicizia ne uscirebbe rovinata e io non voglio.”
Gli sorrisi.
“Ma tu non hai la certezza che lui non ricambi, giusto ?” domandai.
“No, non ne ho la certezza..” sbuffò fuori un po’ di fumo “ma poco ci manca.” Si passò una mano in faccia.
Gli poggiai una mano in testa accarezzandolo.
Qualcuno bussò alla porta, Johnny si strusciò una mano sugli occhi e disse “E’ aperto!”
La porta si aprì e sulla soglia comparve Matt.
“Disturbo ?” disse, facendo un passo avanti.
“Assolutamente no comunque stavo scendendo che devo passare a casa a cambiarmi.” Disse Johnny, alzandosi e salutandomi con la mano per poi sparire fuori dalla stanza.
Spensi la sigaretta nel posacenere e lo riposi sul mobiletto dove stava prima.
“Successo qualcosa ?” mi domandò Matt, appoggiato allo stipite della porta.
“Nah..” sussurrai.
“So riconoscere una bugia quando ne sento una.” Mi disse.
Mi girai a guardarlo, sorridendo.
“Ho chiesto a Johnny se provava qualcosa per Jim.” Annunciai.
Matt sorrise, scuotendo la testa.
“Sai.. abbiamo provato tante volte a farli parlare. Ma sono due testoni. Si amano in silenzio da, praticamente, quando si sono conosciuti ma nessuno dei due ha il coraggio di dichiararsi per paura di incrinare e rovinare la loro amicizia.” Disse.
Improvvisamente, esplosi in un enorme sorriso “HO UN’IDEA!” dissi, facendo sobbalzare Matt che prese a guardarmi interessato.
“Se io cercassi di fare qualche impiccio alla ‘Cupido’, stasera, saresti disposto ad appoggiarmi ?” chiesi, facendo un passo verso di lui.
“Oh, Effie, credimi, sarebbe inutile.” Cominciò lui.
“Oooooh, ti prego ti prego ti preeeeeeeeego Matt!” dissi, saltellando sul posto.
Matt scoppiò a ridere poi disse “Va bene, ma non rimanerci troppo delusa se non succede nulla!”
“AAAAAAAAH, GRANDE! VEDRAI CHE TI RICREDERAI!” dissi, sorridendo.
Jimmy ci chiamò dal piano di sotto così scendemmo e tornammo in cucina.
“Lexi, Zacky, Shannon e Brian sono andati via, dato che erano invitati a pranzo da Brian ma se ne erano dimenticati, quindi staranno li fino a stasera, JC invece è andato a casa a cambiarsi ed ha detto che tornerà per le sei, voi che fate ?” ci chiese Jimmy.
“Oh, io penso che passerò a casa a cambiarmi e dato che sicuro litigherò con i miei per il casino successo oggi a letteratura, credo resterò a dormire qui, va bene ?” disse Matt.
“Oh, nessun problema fratello.” Disse Jimmy, mentre raccoglieva le birre da terra “Tu invece che farai ?” mi chiese poi.
“Oh.. io.. avrei un problema.. non penso di poter tornare a casa altrimenti stasera non posso uscire.. è un problema se resto qui ?” domandai, titubante.
“Nessun problema, mi casa es su casa!” disse, raggiante, Jimmy sparendo poi in cucina.
“Ehi, allora io vado, a più tardi Rev!” disse Matt, poi mi guardò e sorrise “A più tardi.” Gli sorrisi a mia volta e poi aspettai che uscisse da casa per raggiungere Jimmy in cucina impegnato a lavare la macchinetta del caffè.
Mi misi seduta a tavola e lo guardai.
“Allora, come ti sembriamo ?” mi chiese Jimmy, senza voltarsi.
“Oh.. beh.. Siete strani, ma simpatici. E mi trovo bene, per ora, con voi. Il che è particolarmente strano dato che io sono famosa per essere un asociale che non si trova mai bene con nessuno.” Risposi.
Era.. strano, parlare con Jimmy.
Mi sentivo tranquilla, come se lo conoscessi da sempre e non da mezza giornata, mi veniva spontaneo parlare con lui e anche sorridergli.
“Fantastico.” Sussurrò lui, girandosi e sorridendomi.
“E a te, come sembro io ?” chiesi, sorridendo.
“Allora, mi sembri molto simpatica, forse un po’ troppo impulsiva. Sembri sincera eppure c’è qualcosa che ti blocca, te lo leggo negli occhi, sei troppo titubante e di solito le persone come te arrivano da un passato non proprio roseo e spero davvero di riuscire a stringere una bella amicizia con te.” Concluse, prendendo posto vicino a me.
Sentii le mie guance scaldarsi e sorrisi, timidamente.
“Lo spero anche io.” Conclusi.
“Stamattina a mensa ho notato che di sei particolarmente innervosita quando Brian ti ha chiesto di mostrarci gli altri tatuaggi e ho notato anche con quanta fretta e premura Shan abbia cambiato discorso, posso chiederti perché ?” mi domandò, improvvisamente.
Sospirai ed iniziai a riflettere.
Non mi era mai successo di parlare con qualcuno di quel problema, non lo facevo mai, semplicemente mi nascondevo, solo Shan e Lex lo sapevano eppure quel gigante mi sembrava diverso da tutti quelli con cui avevo parlato fino ad allora.
Potrebbe valerne la pena, lui potrebbe non prenderti in giro, rischia. Cos’hai da perdere ? domandai a me stessa e lo feci.
Tirai su la manica sinistra della felpa mostrando così la scritta “ENOUGH” tatuata sul mio polso, sfregiata da vari tagli, alcuni fresi e alcuni già cicatrizzati.
Non incrociai lo sguardo di Jimmy e continuai a fissare il tatuaggio, pentendomi sempre di più ad ogni secondo di silenzio.
Improvvisamente, le dita lunghe e secche di Jimmy sfiorarono il mio polso, facendomi rabbrividire.
“Mi piace, lo stile di questo tatuaggio.” Disse.
Lo guardai, confusa e presa alla sprovvista.
Mi sarei aspettata milioni di domande e invece Jimmy era li, che sorrideva, quasi comprensivo.
Sorrisi debolmente.
“Ne hai altri ?” mi chiese “Di tatuaggi.” Specificò, quasi subito.
Annuii.
Mi sfilai la felpa e rimasi con la maglia di una delle mie band preferite e mostrai a Jimmy il braccio destro, poco sotto la spalla avevo tatuato un microfono intorno al quale crescevano rovi e sotto al quale c’era una fiamma.
Per la prima volta ero davanti a qualcuno con le braccia scoperte e non mi preoccupavo affatto di tutti i tagli che ricoprivano la mia pelle.
“Ma che figata!” gridò lui “Ha un significato ?”
“Oh sì” dissi, abbassando lo sguardo e sorridendo “Il microfono sta, ovviamente, per il canto. Sai, io amo alla follia cantare ed è l’unica vera fonte di sfogo che ho, i rovi invece rappresentano tutte le mie paure ed anche tutti quelli che mi mettono i bastoni tra le ruote, tenendomi incastrata ed impedendomi di cantare.” Sospirai “le fiamme invece sono i miei genitori, che non fanno altro che provare a bruciarmi, ad incenerirmi ed impedirmi di vivere.” Detto ciò mi infilai di nuovo la felpa.
“Sai cosa non hai notato ?” mi chiese Jim.
Lo guardai interrogativa.
“Cosa ?” domandai.
“Non hai notato che il microfono non viene scalfito. I rovi non lo graffiano e le fiamme non lo bruciano. Dovresti imparare, da quel microfono.” Poi mi sorrise, lasciandomi a bocca aperta.
“Giusta osservazione.” Conclusi, sorridendo.
Jimmy si alzò e mi poggiò una mano sulla testa poi si incamminò verso il salotto ed io gli andai dietro.
“E tu ? Non mi mostri i tuoi tatuaggi ?” domandai, mentre prendevo posto vicino al gigante sul divano.
“Oh, non finiremmo più!” disse lui “Ma ti mostro il mio preferito.” Detto ciò si sfilò la maglietta e si girò di schiena mostrandomi un’enorme scritta “SULLIVAN” con un gigantesco 0 dietro, mi piaceva da impazzire com’era fatto e come si stampava alla perfezione sulla schiena del corvino.
Si infilò di nuovo la maglietta e mi sorrise.
“Wow, è davvero bello!” aggiunsi.
“Lo hanno anche Brian e Zacky, solo che Brian ha solo il suo cognome, Haner, e Zacky ha il numero 7 che è il numero che, diciamo, rappresenta la nostra band.” Mi disse poi.
Stavamo guardando la TV quando io decisi di mettere in atto il mio piano.
“Jim..” sussurrai, attendendo che il corvino si voltasse verso di me “Posso farti una domanda ?”
Jimmy annuì, serio.
“Sei innamorato di qualcuno ?”
Mi aspettai di vederlo scoppiare a ridere o che iniziasse a negare ma non fece nessuna delle due cose, anzi, abbassò lo sguardo e –con mio enorme stupore- arrossì.
“S-sì.” Sussurrò.
Stavo per parlare ma lui mi interruppe.
“Ma non pensi sia un po’ presto per parlare d’amore ?”
Lo guardai, interrogativa.
“Come, scusa ?” feci io.
“Intendo.. capisco di poterti interessare, e mi spiace per il mio rifiuto, ma parlare d’amore non è esagerato ?”
Ci misi qualche istante a realizzare poi scoppiai a ridere.
“NO NO! JIM, HAI FRAINTESO!” presi fiato, mi calmai e ricominciai a parlare “Hai frainteso alla grande! Io al momento non sono interessata a nessuno, volevo solo sapere di te perché sai.. ho notato delle piccole cose..” lasciai a metà la frase.
“Ops! Scusa! Ho peccato di presunzione.” Disse lui, ridacchiando “Comunque, cosa hai notato ?”
“I tuoi sguardi.” Dissi.
A quel punto Jim tornò serio e mi fissò dritto negli occhi “Che sguardi ?” chiese, con un pizzico di ansia nella voce.
“Quelli che lanci a Johnny.” Conclusi.
Jimmy si passò una mano in faccia, sbuffando poi riprese a guardarmi.
Ogni sguardo era come una doccia gelata, stare davanti a quegli occhi color del cielo era come essere nudi mentre ci si fa un bagno nell’acqua gelida del Polo Nord.
“Sei appena arrivata, non lo sai come funziona qui. Siamo tutti come fra-“ lo interruppi.
“Sì, siete tutti come fratelli e provarci con lui significherebbe che se non ricambiasse la vostra amicizia andrebbe in pezzi, lo so, lo so. Ma ora ascoltami, Jimmy. Sei davvero così cieco ? Seriamente ?” dissi, mettendomi seduta dritta sul divano e vedendo l’espressione di Jimmy tramutarsi da triste a confusa, così continuai “Non lo vedi come ti guarda ? Non ti accorgi delle attenzioni che ti da ? Me ne sono accorta io, che sono con voi da neanche un giorno, come puoi non accorgertene tu ? Dio, Jim, se ci fosse qualcuno che mi guarda nello stesso modo in cui JC guarda te, io non ci penserei due volte a buttarmi a capofitto rischiando tutto.” Conclusi, sospirando.
“Q-quindi tu dici.. che dovrei rischiare ?” mi chiese.
“Sì.” Annunciai, senza pensarci.
Jimmy stava per ribattere ma il campanello della porta suonò, facendoci sobbalzare.
Dopo qualche istante passato a fissarmi Jim si diresse verso la porta.
“Wo, sono già le sei ?” lo sentii dire.
“Yup.” Rispose quello che riconobbi come Johnny.
I due tornarono in salotto e JC prese posto vicino a me sul divano, sorridendomi.
Jim andò in cucina dicendo di aver sete e subito JC si girò verso di me.
“Effie, aiuto. Dopo aver parlato con te non ho fatto altro che pensare a lui e.. ho deciso.. che voglio provarci.” Mi sussurrò, agitatissimo, Johnny.
Esplosi in un enorme sorriso.
“Mi aiuterai ?” aggiunse poi, stringendomi una mano.
Annuii e lui mi abbracciò.
“EFFIE!” sentii gridare dalla cucina “Hai lasciato di qua il cellulare!” sciolsi l’abbraccio con JC e raggiunsi Jim nell’altra stanza e presi il telefono sul tavolo ringraziandolo, stavo per uscire dalla stanza ma Jim mi trattenne per un braccio.
“Senti.. se io.. se io volessi provare a buttarmi.. mi aiuteresti ?” mi sussurrò Jim.
Mi veniva da ridere ma mi trattenni ed annuii.
Io e Jimmy tornammo in salotto, loro stavano sul divano e si guardavano arrossendo mentre io stavo li seduta sulla poltrona e continuavo a sentirmi di troppo.
Dovevo allontanarmi ma non sapevo come, con quale scusa.
Sapevo bene che se fossero rimasti per un po’ da soli non avrebbero potuto far altro che parlarsi.
E tutto poi sarebbe venuto automatico.
Ero impegnata a riflettere quando il campanello di casa suonò di nuovo, in una frazione di secondi mi alzai e mi lanciai verso la porta urlando “VADO IO!” e lasciando i due leggermente confusi.
Spalancai la porta e mi ritrovai davanti Matt sorridente.
Matt cercò di parlare ma io lo afferrai per un polso e, chiudendo la porta, mi diressi verso il piano di sopra parlando ad alta voce e facendo in modo che i due in salotto mi sentissero “OH, CERTO, MATT. ANDIAMO DI SOPRA E CHIAMIAMO LE RAGAZZE, CHIEDEREMO A LORO.”
Matt, confuso, si lasciò trascinare e quando fummo entrambi nella camera di Jimmy incrociò le braccia poggiandosi al muro e mi disse “Spiegami.”
Scoppiai a ridere e, sedendomi a terra, spiegai del mio piano a Matt.
“Non ci riuscirai. Non ci credo che sia così semplice, è una vita che ci proviamo noi.” Mi disse quando finii di spiegargli tutto.
Gli porsi la mano e lo fissai dritto negli occhi “Se ho ragione, mi offri una birra.” Dissi.
Matt mi guardò poi strinse la mia mano “Se invece ho ragione io, Sabato sera esci con me.”
Scoppiai a ridere poi, senza dire niente, sgattaiolai in silenzio fuori dalla stanza fino alle scale, seguita da Matt.
Rimanemmo in piedi dietro al muro, al piano di sopra, attenti a non farci né vedere né sentire dai due in salotto.
“Io.. io.. Jimmy, davvero ?” sentimmo dire da Johnny.
“Davvero. Sì, JC, lo so, perdonami. Io non avrei dovuto innamorarmi di te, lo so che mi vedi solo come un fratello e mi dispiace.. ma sai.. al cuore non si comanda.” Disse Jimmy.
“Jimmy.” Chiamò Johnny poi ci fu un istante di silenzio “Anche io ti amo, dal primo giorno che ti ho visto.” Mi girai verso Matt e mi accorsi che aveva la bocca spalancata dallo stupore, lo guardai e scoppiai a ridere.
“COME HAI FATTO ?” mi sussurrò, sconcertato.
“eheh, poteri magici, caro.” Sussurrai io.
“E’ ASSURDO, SEI UNA STREGA ?” gridò, subito dopo si portò una mano sulla bocca.
Sentimmo dei passi dirigersi verso le scale e cominciammo a correre verso camera di Jim, arrivati sulla soia della stanza io inciampai finendo per terra e Matt mi cadde sopra, dato che non mi vide perché era impegnato a tirarsi dietro la porta.
Ero sdraiata a faccia in giù sul pavimento con Matt sdraiato sulla schiena.
“AAAAAAAAH, MATT TOGLITI MI SCHIACCI!” gridai.
Matt rotolò di lato e mi tirò su di sé.
Ora lui era sdraiato con la schiena sul pavimento e con me sulla pancia.
Lo guardavo dritto negli occhi e lui guardava me, sorridendo.
“POTEVI UCCIDERMI!” gridai, ridendo.
“EHI! SEI STATA TU A CADERE COME UNA PERA COTTA.” Gridò lui.
Improvvisamente sentimmo un urlo, mi girai e Jimmy era sulla porta che ci fissava.
“VOI DUE, ANDIAMO, VI CONOSCETE DA NEANCHE UN GIORNO!” balzai in piedi e Matt si mise seduto subito.
“NON E’ COME SEMBRA.” Gridammo, in sincrono.
Improvvisamente mi accorsi che Jimmy teneva per mano Johnny che si affacciava da dietro lo stipite della porta.
“AH!” gridai, indicando i due.
Matt si tirò su e sussurrò “Jim.. ?”
Jimmy entrò nella stanza tenendo per mano Johnny, i due ci guardarono e in una frazione di secondo io e Matt ci lanciammo contro Jimmy e Johnny e ci stringemmo tutti in un gigantesco abbraccio.
Tra una risata e l’altra si fecero le sette e io salii in macchina nei posti dietro insieme a JC mentre Matt si mise alla guida con Jim al posto del passeggero e partimmo verso la spiaggia dove ci aspettavano Shannon, Lexi, Brian e Zacky.
Arrivati in spiaggia passammo venti minuti a festeggiare il fidanzamento di Johnny e Jimmy poi ci buttammo in mezzo alla mischia.
La spiaggia era piena di gente, c’erano vari falò e dei piccoli chioschi allestiti apposta per l’occasione.
In pochi istanti Jimmy e Johnny si allontanarono dalla folla e cercarono un posto appartato, Lexi e Zacky andarono a ballare insieme alla folla di ragazzi intorno ad uno stereo e Brian e Shannon si misero a bere birra e chiacchierare con degli amici di Brian.
Io rimasi seduta in riva al mare, lontana dalla folla.
Le feste piene di gente non erano proprio il mio luogo ideale.
Ero tutta sola a fumare in un angolino buio della spiaggia quando qualcuno mi fece penzolare davanti agli occhi una bottiglia di birra.
Alzai la testa e in piedi davanti a me con un enorme sorriso stampato in faccia trovai Matt.
“Hai vinto la scommessa, ergo ti devo una birra. Sono uno di parola io.” Disse.
Sorrisi e presi la birra.
“Posso farti compagnia ?” mi chiese.
“Volentieri” risposi.
Matt si mise seduto vicino a me iniziando a sorseggiare la sua birra.
“Come mai sei qui tutta sola ?” mi chiese.
“Sai.. non sono proprio la tipa che si butta volentieri in mezzo alla mischia.” Sussurrai, bevendo un sorso della mia birra.
“Tanto meglio, almeno ho qualcuno con cui stare.” Rispose, alzando la bottiglia verso di me “Brindiamo a noi lupi solitari!” disse, sorridendo.
Feci toccare il collo della mia bottiglia con quello della sua, sorridendo ed imitando l’ululato di un lupo, rubandogli un meraviglioso sorriso.
Solo in quel momento mi fermai per la prima volta ad osservare seriamente il suo viso.
Il suo sorriso era dannatamente bello, i denti drittissimi e così bianchi che quasi brillavano, quelle dolci fossette a completare il tutto come fosse un’opera d’arte disegnata da chissà quale pittore e poi quegli occhi, quelle grande biglie verdi che mi infondevano un calore disumano.
Mi stupii dei miei stessi pensieri.
Io, Elizabeth White, la fredda Effie, quella definita da tutti come “la donna dal cuore di ghiaccio”, famosa per non provare quasi mai emozioni che mi fermavo a fare certi pensieri su un tipo qualunque ?
Ma chi volevo prendere in giro, qualcosa dentro di me continuava a gridarmi che Matt non era un tipo qualunque.
Sorrisi a Matt e ripresi a bere la mia birra.
Staremo a vedere, dissi a me stessa, non ho più nulla da perdere, ho già perso tutto, posso anche permettermi il lusso di rischiare.
























Già, già, già.
Sono di nuovo qui.
Avevo l'ispirazione e come ho imparato a mie spese è sempre meglio cogliere l'ispirazione finché c'è dato che non si sa mai quando potrebbe arrivare il periodo di "buio".
Detto ciò, ci tengo a specificare che tutte le storie sui soprannomi sono tratte dalla mia immaginazione.
Non ho nessuna fonte certa e non ho la più pallida idea se sia veramente così o no.
Detto ciò,
Diggio spero tu sia soddisfatta, mi ci sono impegnata aw
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 3
*** Canta con me. ***


“Quando vi sentirò suonare ?” mi chiese Effie che ormai era sdraiata sulla sabbia con la testa poggiata sulle mie gambe tese.
“Anche domani, se vuoi.” Risposi, incrociando il suo sguardo e vedendola girarsi in fretta.
“La prendo come una promessa, eh!” disse, regalandomi un meraviglioso sorriso.
Ormai erano passate due ore da quando ci eravamo messi lì a chiacchierare e non avevamo fatto altro che ridere, sorridere, scherzare e stare rilassati.
“Matthew” mi sentii chiamare e dalla voce capii subito chi era.
Poggiai a terra la bottiglia vuota e mi girai lentamente.
“Cosa ci fai con quella ragazzina ?” mi disse Valary, camminando verso di me.
Praticamente era nuda, aveva addosso una minigonna inesistente e una maglietta così bianca che si vedeva tutto.
Effie si tirò su dalle mie gambe, sbuffando e girandosi irritata verso Valary.
“Valary, che cazzo vuoi ?” chiesi fissando la bionda.
“Ma come che voglio ? Voglio quel che mi hai già dato una volta.” Annunciò lei, incrociando le braccia al petto.
Buttai uno sguardo veloce ad Effie e la vidi alzare un sopracciglio, sorpresa.
“Falla finita e torna dal tuo cagnolino, Valary.” Dissi io, scocciato.
“Oooooh.” Sussurrò Valary, facendo slittare lo sguardo da Effie a me “Lei non lo sa ?” chiese, sorridendo.
“Non so cosa ?” domandò Effie, iniziando ad alterarsi.
“Non sai che il tuo dolce e caro Matt è venuto a letto con me, quattro mesi fa, alla festa di compleanno del suo caro amichetto Zachary ?”
Mi sentii gelare.
“E.. la cosa dovrebbe interessarmi ?” disse, sorridendo, Effie.
“Beh, sarebbe corretto che tu sappia che l’uomo a cui stai puntando non è altro che un puttaniere.” Disse, ridacchiando, l’arpia.
“E’ un puttaniere nel senso che va con le puttane ?” rispose Effie.
“Mi stai per caso dando della puttana ?” domandò Valary, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Effie scoppiò in un’agghiacciante risata “Vedo che allora, quando ti impegni, le cose le capisci.” Disse poi, dopo essersi calmata.
“Non ti è chiaro proprio con chi hai a che fare, ragazzina ?” disse Valary, facendo un passo avanti.
Effie si alzò in piedi.
“Ragazze, calmatevi.” Sussurrai.
“Sta zitto.” Mi disse, furiosa, Effie.
“Elizabeth, stai molto attenta perché quel che è arrivato oggi era solo un messaggio ma se voglio le cose potrebbero peggiorare.” Disse Valary.
A quel punto Effie scattò in avanti e mise una mano in faccia a Valary, stringendole le guance.
“Quale messaggio, Valary ? Dovrei forse pensare che sia colpa tua se il mio amico e compagno di classe è stato picchiato ?” disse, sempre più nervosa Effie.
“E se anche fosse ?” disse Valary poi Effie strinse la presa e Valary iniziò ad urlare “LASCIAMI, RAGAZZINA DI MERDA, LASCIAMI”
Effie avvicinò il suo viso a quello di Valary.
“Se fosse, Valary cara, fa che non si ripeta. Io non ho bisogno dei cani da guardia o di stupide minacce di merda, la prossima volta che uno dei tuoi cagnolini fa anche un solo graffio al mio amico, io me la prenderò con te, chiaro ?” poi la scosse “CHIARO ?” gridò.
“C-chiaro” sussurrò, sull’orlo di una crisi di pianto, Valary ed Effie la lasciò per poi vederla correre via.
“Effie..” sussurrai, alzandomi.
“Zitto, ti prego. I ragazzi lo sanno ?” mi chiese, girandosi verso di me.
“Cosa ?” chiesi.
“Che sei andato a letto con quella puttanaccia ?” sputò.
Annuii.
“Fantastico. Divertiti.” Disse, poi si allontanò.
Le corsi dietro, chiamandola, ma la persi di vista tra la folla.
Non sapevo perché ma mi sentivo in colpa.
Alla fine la cosa non aveva senso, conoscevo appena Effie eppure mi ero sentito una completa merda quando Valary aveva parlato della nostra scopata.
Perché, sì, era stata solo una scopata.
Io ero ubriaco perso e stavo dando di matto dato che tutti i miei amici avevano qualcuno con cui passare la notte così mi ero lasciato sedurre da lei ma non c’era mai stato nulla di
più.
Perché mi stavo giustificando ?
Forse perché ti interessa un po’ troppo Effie mi dissi, nella mia testa.
No, ma che cazzo dico. Eppure Effie è stata presa di mira proprio per colpa di quella dannata quindi, secondo un ragionamento leggermente contorto, è colpa mia.
Scossi la testa poi mi fiondai in mezzo alla folla ed avvistai Jimmy in piedi davanti ad uno dei bar.
Lo raggiunsi, facendomi spazio a spallate tra la gente ubriaca e la gente che ballava.
“JIM!” gridai, per farmi sentire sopra la musica e lui si girò.
Era ubriaco.
“EHI FRATELLO! DOV’ERI ?” mi urlò in faccia, buttandomi le braccia al collo.
“Sì, Jim, non è il momento.” Dissi, cercando, invano, di attirare la sua attenzione.
“Ehi, Shadz, tutto bene ?” mi chiese, preoccupato, Johnny avvicinandosi.
Lui era lucido.
“JC ho un problema!” dissi “Effie è scappata, è a piedi e da sola.”
Johnny, in una frazione di secondi afferrò Jimmy per un polso e cominciò a camminare in mezzo alla folla ed io lo seguii.
Quando fummo abbastanza distanti da tutto il trambusto spiegai cos’era successo a Johnny, lui annuì poi mi disse “Andiamo a cercarla” e si incamminò verso il parcheggio.
Jimmy, dopo aver ascoltato quel che era successo, si riprese un po’ e cercò di rimanere serio.
“Chiamala al cellulare.” Mi disse Jimmy.
Annuii, composi il numero e rimasi in attesa.
“Mi ha attaccato.” Annunciai.
Johnny tirò fuori il cellulare, compose il numero che gli dettai e rimase in attesa.
“Effie, dove sei ?” disse poi rimase in attesa.
“Sì ma è pieno di gentaccia, non è il caso che stai in giro da sola, se vuoi ti riportiamo a casa ma non puoi star-“ improvvisamente Johnny si allarmò “EFFIE CHE CAZZO SUCCEDE ? DIMMI DOVE SEI. STIAMO ARRIVANDO” attaccò e si diresse di corsa verso il lato destro del parcheggio, correndo.
Io e Jim gli correvamo dietro.
“CHE CAZZO SUCCEDE ?” gridò Jimmy.
“CI SONO ED E GLI ALTRI!” gridò Johnny, continuando a correre.
“Porca puttana.” Sussurrò Jimmy.
Arrivati vicino alla macchina di Jimmy, Johnny iniziò ad urlare.
“EFFIE! EFFIE DOVE CAZZO SEI ?”
Sentimmo un urlo arrivare da dietro la macchina di Brian che era parcheggiata poco distante da quella di Jimmy, accelerai la mia corsa superando Johnny e Jimmy, girai intorno alla macchina e trovai Ed che teneva la faccia di Effie contro la macchina mentre Phill e gli altri due cani da guardia stavano tutti intorno.
“Merda.” Sussurrò Ed, lasciando andare Effie.
“ESATTO, MERDA.” Gridai, lanciandomi contro Ed, cominciando a prenderlo a pugni.
Jimmy si unì a me cominciando a riempire di botte Phillip, dato che gli altri due erano scappati.
Sentii Johnny parlare con qualcuno ma non ci badai troppo.
Quando Phillip e Ed riuscirono a scappare mi girai verso Effie e la trovai seduta a terra e con la schiena poggiata alla macchina che si asciugava il sangue dal naso.
“Tutto bene ?” le domandai, accucciandomi davanti a lei.
“Mi sarei potuta difendere, se non fossero stati quattro contro uno.” Rispose lei.
Sorrisi “certo.” Sussurrai.
Effie stava per ribattere ma sentimmo qualcuno correre verso di noi e ci girammo tutti, pensando fossero Ed e gli altri.
“DOV’E’ ?” gridò Shannon non appena fu nel nostro campo visivo.
Mi spostai e lei e Lexi si fiondarono addosso ad Effie iniziando a fare domande.
“DOVE SONO I PEZZI DI MERDA ?” gridò Brian appena ci raggiunse, seguito da Zacky.
“Sono scappati.” Risposi.
Brian imprecò e Zacky si avvicinò ad Effie.
“Come va ?” le domandò.
“Tutto bene. Sono degli schifosi, sono dovuti arrivare in quattro. Se fosse stato uno solo mi sarei difesa.” Disse, tutto d’un fiato, Effie.
“Ma perché eri sola ? Che cazzo è successo ?” domandò ancora Zacky.
“Niente.” Sussurrò lei “Volevo solo allontanarmi un po’ dal casino.” E mi lanciò uno sguardo che mi gelò sul posto.
Lexi lo notò e ridacchiò sotto voce.
“Ora che facciamo ?” domandò Johnny.
“Andiamo tutti a casa mia.” Rispose Jimmy.
“Ragazzi non voglio che vi roviniate la serata per colpa mia, posso anche tornare a casa a-“
“Ma sta zitta!” la interruppe Brian “Qui le cose funzionano così: Quando la serata finisce con qualcuno che prende le botte, si va tutti a casa Sullivan a bere e cazzeggiare.”
Effie rimase qualche secondo in silenzio poi sorrise.
Tornammo tutti in macchina, io, Jim, JC ed Effie in macchina di Jim e gli altri in macchina di Brian.
Per tutto il tragitto ascoltammo Jimmy che parlava di quanto le papere e i piccioni potessero rappresentare un enorme pericolo per tutta l’umanità.
Arrivati a casa fui costretto a trascinare Jimmy fino al piano di sopra e metterlo a letto e Johnny salì con lui.
Mentre scendevo le scale vidi Brian e Shannon che limonavano contro qualsiasi parete, intenti a salire le scale.
Scesi ridendo ed arrivai in salotto dove trovai Zacky ed Effie presi a fare una sfida alla xbox.
Andai in cucina e presi un bicchiere d’acqua, poi mi poggiai al mobile e iniziai a bere.
“E se ordinassimo la pizza ?” disse Lexi, entrando in cucina.
Finii di bere poi la guardai con un sopracciglio alzato “Non mi dirai che in spiaggia non hai mangiato nulla ?” domandai.
Scosse la testa “Neanche una patatina.” Disse, sorridendo.
“ZACKY, ORDINA LA PIZZA!” gridai e lo sentii ridere.
“Allora, cos’è successo in spiaggia ?” mi domandò, sedendosi sul tavolo.
“Io ed Effie eravamo tranquilli, chiacchieravamo del più e del meno poi è arrivata Valary e le ha sbattuto in faccia il fatto che siamo finiti a letto insieme al compleanno di Zacky ed Effie si è infuriata. Poi niente, Effie ha messo una mano in faccia a Valary e l’ha minacciata di smetterla di mandare Ed e gli altri a picchiare Johnny.” Dissi, riempiendomi un altro bicchiere d’acqua.
“Mh” sussurrò Lexi, accendendosi una sigaretta “Strano che Effie se la sia presa così per una cosa simile, alla fine non state insieme e lei non è una gelosa e possessiva con le persone, tranne che con me e Shannon.”
Sbuffai.
“Cosa ti turba ?” mi domandò la mia migliore amica.
“Lexi io.. mi sono sentito una merda quando Valary ha detto davanti ad Effie della nostra scopata.” Annunciai.
Lexi mi guardò alzando un sopracciglio.
“Non lo so.. mi sono sentito un bastardo e .. tutto questo non ha senso.” Continuai.
“Beh ora ti spiego come la vedo io.” Disse lei, sputando fuori una nuvoletta di fumo e sistemandosi meglio sul tavolo “Effie è proprio il tipo di ragazza che fa per te –sì, lo so bene qual è il tipo di ragazza che fa per te, zitto, ti conosco bene- e ti stavi trovando bene a parlare con lei e quindi ti sei vergognato da fare schifo quando hai dovuto ammettere di essere finito a letto con quella puttana senza pudore, in più” fece un grande tiro dalla sua sigaretta poi parlò, lasciando uscire il fumo “tu credi che sia colpa tua se Valary l’ha presa di mira e questo ha inciso ancora di più sui tuoi sensi di colpa.” Concluse, sorridendo.
Annuii, ridendo “mi conosci troppo bene.”
“Già” fece lei, scendendo dal tavolo ed avvicinandosi a me “Riconquista la sua fiducia, Matt. Sarà solo un bene per te.” Detto ciò si girò e tornò in sala.
Rimasi qualche istante a rimuginare sulle parole di Lexi.
Perché avrei dovuto riconquistare la fiducia di Effie ?
Perché sai meglio di tutti che era da una vita che una ragazza non attirava la tua attenzione così.
Okay, questa cosa di “parlare” a me stesso mi stava sfuggendo di mano, sembravo matto ma alla fine era la verità.
Dopo l’ultima storia da cui ero uscito schifosamente distrutto non mi ero più interessato a nessuno, poi era arrivata Effie che aveva attirato fin troppo la mia attenzione.
Non avevo nulla da perdere ma molto da guadagnare.
Come sempre Lexi aveva ragione.
Lasciai il bicchiere nel lavandino e raggiunsi gli altri tre in salotto, prendendo posto sulla poltrona vicino al punto del divano in cui era seduta Effie.
I tre stavano guardando una partita di baseball e Zacky e Lexi erano impegnati a commentare ogni cosa.
“Effie..” sussurrai, attirando la sua attenzione.
“Posso parlarti ?” domandai.
Effie si girò completamente verso di me “Ti ascolto” mi disse, sorridendo.
“Amore, andiamo a vedere come sta Jim” disse Lexi, alzandosi.
“Ma io sto guardando la partita, starà scopando con JC, lasciali stare.” Disse Zacky, senza alzare lo sguardo dalla TV.
“ZACKY.” Disse Lexi, facendo girare, terrorizzato, il povero Vee “Ho detto andiamo.” Concluse.
Zacky si alzò dal divano e seguì Lexi.
Quando i due furono spariti sulle scale tornai a guardare Effie.
“Senti mi.. dispiace per tutta questa storia.” Dissi.
“Non sei mica stato tu a schiacciarmi la faccia contro lo sportello della macchina.” Disse lei, sempre sorridendo.
“Lo so.. però mi sento una merda. Ti hanno presa di mira solo perché quella puttana ha una cotta per me.” Aggiunsi, abbassando lo sguardo.
“La puttana intanto te la sei portata a letto.” Sbuffò lei, accendendosi una sigaretta.
“Fammi capire, cos’è che ti da fastidio di questa storia ?” dissi, poi mi pentii subito del tono accusatorio che avevo usato.
“Come scusa ?” fece lei.
“Niente lascia stare..” sussurrai, poi mi alzai diretto in cucina.
“Matt.” Mi chiamò e mi girai, trovandola in piedi “Mi da fastidio pensare che io ti stavo giudicando come una persona meravigliosa e poi vengo a sapere che sei andato a letto con quella troia. Sei sprecato per una così.” Mi disse, abbassando subito lo sguardo.
Feci un passo verso di lei.
“Non lo so esattamente perché mi preoccupo per te, alla fine non sono tipa da affezionarsi in fretta alla gente ma con voi ragazzi è diverso.” Sussurrò poi.
“Posso assicurarti che ci sono finito a letto una sola volta, che ero ubriaco e che non lo rifarei, neanche per tutto l’oro del mondo.” Le dissi.
Sorrise ed alzò lo sguardo.
“Shadows, ti starai mica giustificando ?”
Scoppiai a ridere.
“Oh no, assolutamente. Precisavo.”
Effie tornò a sedersi sul divano e la seguii, sedendomi di fianco a lei.
“A parte la scopata con Valary, avrai avuto altre relazioni serie, no ?” mi chiese.
Annuii.
“Parlami di te ed io ti parlerò di me.” Mi disse, sorridendo.
“Va bene” sussurrai “Allora, anni fa ero un puttaniere, ma di brutto. Mi portavo a letto più di 5 donne diverse a settimana e poi le scaricavo. Un giorno mi innamorai di una ragazza. Una tipa bella slanciata, mora, con gli occhi azzurri. Era bellissima e mi rubò il cuore al primo giorno che la vidi. Sono diventato un tipo serissimo, sono stato con lei per circa due anni e tutto andava bene. Poi lei mi ha lasciato per un coglione che in più di me aveva solo i soldi.” Sospirai “Sono stato un sacco di anni a piangermi addosso senza mai interessarmi a nessuno ma..” ma ora sei arrivata tu, ma che cazzo penso “..Ma ora sto meglio, grazie soprattutto a Lexi, Shannon e i ragazzi.” Incrociai lo sguardo di Effie e le sorrisi, ricevendo un suo sorriso in risposta. “E’ il tuo turno.” Annunciai.
Effie si sistemò meglio sul divano.
“Sono stata fidanzata con tre ragazzi. Il primo mi ha mollato per la mia ex migliore amica, poi mi sono trasferita qui in California e mi sono messa con un tipo che ho scoperto, dopo un anno, che stava con me solo perché la mia famiglia era ricca. Infine c’è stato un ragazzo l’anno scorso con cui sono stata, all’inizio andava alla grande poi ha iniziato ad essere violento e dopo un sacco di tempo ho trovato il coraggio di mollarlo e mi ha fatto passare le pene dell’inferno. Aspettandomi fuori scuola, continuando a picchiarmi e minacciarmi in milioni di modi. Poi è sparito, spero sia morto.” Ridacchiò “Che vite amorose interessanti e serene, eh ?” mi disse poi.
“Già.” Annunciai.
Era così bella, anche con l’enorme livido viola sul naso.
Il suo sorriso illuminava la stanza.
Ero patetico, ma poco m’importava.
Improvvisamente il suo cellulare squillò, Effie si scusò e si spostò in cucina.
“Pronto ?” la sentii rispondere.
“In giro.” Il suo tonò passò da rilassato a cupo.
“Amici.” Era furiosa.
“Non ti interessa.” Qualche istante di silenzio.
“Chiudi pure quello schifo di porta, dormirò in strada ma li non torno.” Sentii la sua voce come incrinata.
“VAFFANCULO TU E QUEL BASTARDO!” silenzio poi un enorme botto.
Mi alzai di scatto e raggiunsi la cucina.
Trovai Effie rannicchiata per terra davanti al frigorifero e il cellulare in mille pezzi a terra, dall’altra parte della stanza.
Corsi da lei e mi accucciai, le tirai su il viso e la vidi in lacrime.
“Che cazzo è successo ?” domandai “Chi era ?”
“Mia madre.” Sussurrò, tra le lacrime, Effie “Sono stata sbattuta fuori di casa, mio padre ha detto che se tra un’ora non sono a casa non mi aprono.”
“Andiamo, ti riaccompa-“
“NO!” gridò lei, aggrappandosi con una mano alla mia maglietta, tremando “S-se torno ora, mi riempirà di botte!” aggiunse poi.
Rimasi in silenzio.
“Chiediamo alle ragazze se ti ospitano per la notte, appena scendono.” Dissi “Ora torniamo di la.” Mi alzai e vidi che non riusciva ad alzarsi, scossa com’era dai tremori.
La presi in braccio e la vidi arrossire, sorrisi e tornai in salotto poggiandola sul divano.
“Vado a cercare Lexi.” Dissi.
Effie mi sorrise ed annuì così mi diressi verso le scale sentendo poi qualcuno correre.
Scoppiai a ridere.
Raggiunsi il bagno, spalancai la porta e trovai Lexi e Zacky in piedi dietro di essa.
“Avete origliato tutto, vero ?” domandai, incrociando le braccia.
“Sì.” Disse Zacky.
“No.” Gridò Lexi.
I due si guardarono e sbuffarono “Okay, sì.” Disse poi Lexi ed io scoppiai a ridere.
“Non sono a casa stanotte, ho detto a mia madre che avrei dormito da Zacky” sussurrò, dispiaciuta, Lexi.
“Tranquilla, chiederò a Shannon.” Ed uscii dal bagno seguito dai due.
“Andiamo a farle compagnia.” Disse Zacky, annuii e i due scesero le scale.
Raggiunsi la stanza degli ospiti con la porta chiusa e mi assicurai che nessuno, al suo interno, stesse avendo rapporti sessuali.
Quando non sentii nessun rumore bussai.
“Sì ?” sentii gridare dall’interno della stanza.
“Sono Matt, posso entrare ?” domandai, poggiando la fronte alla porta.
“ASPETTA!” gridò Brian, passò qualche secondo poi “ORA SI.”
Sorrisi ed aprii la porta, trovando i due sotto le coperte.
“Scusate se disturbo ma c’è stato un problemino al piano di sotto..” dissi “Shan, potresti ospitare Effie per la notte ?” domandai.
“Ehm..” fece lei, tirandosi a sedere e tenendosi coperta con il lenzuolo “Sta sera dovrebbe venire Brì a dormire da me..” sussurrò.
“Possiamo rimandare, piccola.” Disse Brian.
“Oppure.. aspetta.” Disse Shannon, poi mi guardò “Passami il cellulare, è lì sul mobile” eseguii, le passai il cellulare, Shan compose un numero poi rimase in attesa.
“Mamma ?” disse “Senti.. Sì, si tratta di Effie. E’ stata buttata fuori casa.. Sì.. Magari. Grazie! Grazie mille! A più tardi, non aspettarmi sveglia.” Sorrise ed attaccò, poi tornò a guardarmi “Nessun problema, dato che mio fratello tra qualche ora parte per andare a fare una settimana di montagna con la ragazza, c’è una camera libera quindi possono venire sia Brì che Effie.” Sorrise di nuovo, seguita da Brian.
“Molto bene, vado ad avvisarla.” Dissi, sorridendo ed uscendo dalla stanza, fermandomi sulla soglia “Oh, abbiamo ordinato la pizza.” Poi mi chiusi alle spalle la porta e mi incamminai verso il piano di sotto.












 

 













“E poi niente, Jimmy arrivò disperato gridando ‘L’HO UCCISO, L’HO UCCISO!’ e allora noi ci lanciammo in camera e scoprimmo che in realtà Johnny si era solo addormentato sul mobile!” gridò Zacky, scoppiando a ridere.
Scoppiai a ridere anche io “DAI TI PREGO!” gridai, tra le risate.
“Oh, ne vedrai di scene così, stando con noi!” disse, ridendo, Lexi.
Dopo qualche istante Matt ci raggiunse “Ehi, di che parlate ?” domandò, sedendosi vicino a me sul divano.
“Zacky mi stava raccontando della volta che Jim e JC erano ubriachi, Jim ha provato a dichiararsi e JC si è addormentato e Jim credeva di avergli fatto venire un infarto!” dissi.
Matt scoppiò a ridere “Che serataccia, povero Jimmy!” disse, poi si calmò “Comunque, Shan ha detto che ti ospita tranquillamente.” Mi disse, sorridendomi.
Sorrisi  anche  io.
"Grazie mille" sussurrai, poi notai che Zacky e Lexi sorridevano sotto i baffi.
"Che cazzo ridete voi due ?" chiese Matt, come mi avesse letto nel pensiero.
"Niente niente" dissero subito, in sincrono, i due scoppiando poi a ridere.
"Vengeance." sussurrò, minaccioso, Matt alzandosi in piedi.
Zacky si alzò e passò dall'altra parte del divano alzando le braccia come a dire "sono innocente" mentre Lexi continuava a ridere.
"Che ho fatto ora ?" chiese il povero Vee, indietreggiando.
Matt saltò il divano e in un istante fu addosso a Zacky ed iniziò a prenderlo a pizzichi sulla ciccia.
"NO MATT! TI PREGO BASTA!" gridava Zacky, cercando di liberarsi dalla presa di Matt che continuava a ridere di gusto.
La risata di Matt risuonava per tutta la stanza ed era qualcosa di meravigliosamente indescrivibile.
Arrossii dei miei stessi pensieri.
Lexi si avvicinò silenziosamente e mi diede una leggera gomitata nelle costole "Che succede ?" sussurrò.
Arrossii ancora di più "Niente." annunciai, troppo in fretta.
Lexi stava per ribattere ma suonò il campanello, stavo per alzarmi ma vidi Shannon scattare dall'ultimo gradino della scala fino alla porta.
Qualche secondo dopo Brian, a petto nudo, ci raggiunse e si fermò sull'entrata del salotto.
"Che cazzo succede ?" chiese, guardando Matt e Zacky per terra.
I due si alzarono da terra e rimasero a fissare Brian.
"Oh, fai il figo solo perché sei muscoloso ? Io sono figo perché sono cicciottoso." annunciò Zacky, sfilandosi la maglietta e rimanendo anche lui a petto nudo.
"OHOHOH" fece Lexi, facendomi ridere.
Brian era ben piazzato e tutto ricoperto di tatuaggi, Vee non era affatto muscoloso ma comunque ricoperto di tatuaggi.
Ero impegnata a ridere di Brian e Zacky che si sfidavano a "chi ha il fisico più bello" quando improvvisamente una maglietta mi arrivò in piena faccia, la spostai e trovai, al fianco di Zacky e Brian, Matt anch'esso senza maglietta.
Rimasi a bocca aperta, da perfetta idiota.
Matt era come.. scolpito nel marmo.
Aveva dei muscli perfettamente disegnati, quasi spigolosi, tutti ricoperti di tatuaggi.
"Chiudi la bocca che ci entrano le  mosche." mi sussurrò Shannon, poggiando le pizze sul tavolino di fronte a me.
Chiusi di scatto la bocca e mi girai, sempre più rossa, verso Shannon che stava in piedi vicino a Lexi.
Le due andarono verso la cucina ed io le seguii.
Lexi, intenta a tirare fuori le birre dal frigo, rideva.
"Qualcuno si è preso una cotta per il nostro Shadows ?" domandò Shannon, poggiandosi al mobile ed incrociando le braccia.
"No cos- NO." annunciai, ma le mie guance rosse come pomodori mi tradirono, come sempre.
Le mie amiche scoppiarono a ridere poi si calmarono.
"Ci pensano i tuoi angeli custodi." disse Lexi, portandomi un braccio intorno alle spalle e sorridendo malvagiamente.
"A cosa ?" chiesi, nervosa.
"A te." disse Lexi.
"E Matt." aggiunse, compiaciuta, Shannon.
"No ma ch-" fui interrota dall'entrata di Matt in cucina.
"Mi cercavate ?" chiese.
"NO." quasi urlai.
Tutti e tre mi guardarono ed io arrosii di nuovo.
"Oh, la maglietta puoi tenerla se ci tieni tanto." disse, sorridendo, Matt.
Alzai un sopracciglio interrogativa poi capii.
Stringevo al petto la maglietta di Matt.
Dovevo averla tenuta in mano tutto quel tempo e l'avevo stretta al petto dal nervoso quando Matt era entrato in stanza.
Passai davanti a Matt tirandogli in faccia la maglietta e torna a sedermi sul divano.
Dopo poco Zacky si mise seduto alla mia destra e Brian a sinistra, portandomi poi un braccio intorno alle spalle.
"Non molestare la bimba." disse, ridendo, Zacky.
Scoppiai a ridere "Dovrebbe aver paura lui di  essere molestato da me." dissi, minacciosa, rivolta a Brian che scoppiò a ridere.
"Abbiamo trovato finalmente qualcuno che non si fa intimorire da Synyster Gates!" gridò Zacky.
Lexi, Shannon e Matt ci raggiunsero.
"Chi va a chiamare Jimohnny ?" chiese Lexi e tutti la guardammo.
"Chi ?" chiese Brian, confuso.
"Jimohnny, un incrocio tra i loro nomi. Jimmy e Johnny." dissi, sorridendo, io "E' una cosa carina."
Tutti sgranarono gli occhi "LEXI HA DETTO UNA COSA TENERA, E' LA FINE DEL MONDO!" gridò poi Brian, ricevendo una cuscinata da Lexi e un "vaffanculo", tutti scoppiammo a ridere.
"Non si staranno riproducendo ?" chiese Shannon, intenta a tagliare la pizza.
"Nah, prima siamo andati a controllare e Jim stava dormendo mentre JC guardava la TV" rispose, alzando le spalle, Zacky.
"Dai, vado io." dissi, spostando il braccio di Brian e incamminandomi verso il piano di sopra.
Più passava il tempo, più mi sentivo a mio agio con loro.
E la cosa mi spaventava sempre di più.
Non ero abituata a una cosa simile eppure la sensazione non mi dispiaceva affatto.
Raggiunsi la camera di Jimmy e bussai.
Sentii una specie di "AVANTI" così aprii la porta.
Non l'avessi mai fatto.
Jimmy, nudo, a cavalcioni su Johnny si girò verso di me con gli occhi sgranati ed io chiusi di scatto la porta, urlando.
Mi misi seduta a terra, poggiata al muro di fianco alla porta, ridendo come una matta.
Dopo qualche istante Brian e Matt apparvero in cima alle scale.
"Che è successo ?" chiese Matt, avvicinandosi.
"HAI PRESENTE QUANDO VEE DICEVA CHE JIM STAVA DORMENDO ? ECCO, SI E' SVEGLIATO. ANCHE TROPPO!" gridai, tra le risate.
Matt e Brian si guardarono poi scoppiarono a ridere.
Improvvisamente Brì spalanco la porta e corse all'interno della stanza urlando "PORCELLINIIIII", da dentro la stanza sentii Johnny urlare come disperato e poi vidi volare fuori un cuscino.
"BRIAN VAFFANCULO!" gridò Jimmy.
Matt ed io eravamo entrambi seduti a terra e ridevamo, quasi con le lacrime.
Dopo poco Jimmy uscì, furioso, con addosso solo i boxer, superò me e Matt e si chiuse in bagno e Brian gli corse dietro, attaccando a bussare alla porta e gridando "VOGLIO I DETTAGLI, JIMBO, RACCONTAMI TUTTI TESORINOOOOOOO" con fare tremendamente gay.
Johnny uscì dalla stanza con addosso un enorme maglietta che gli arrivava alle ginocchia e che dedussi fosse di Jimmy.
Mi guardò, arrossì, poi scese le scale.
Matt mi aiutò a tirarmi su poi, insieme, tornammo in salotto.
"Ora lo uccide." disse Johnny, ridacchiando.
"Decisamente." annunciò Zacky, addentando un pezzo di pizza.
Sentimmo Brian gridare dal piano di sopra e lo vedemmo poi correre disperato ed andare a mettersi dietro Shannon che stava in piedi davanti alla TV, subito dopo Jimmy arrivò con lo spazzolone del bagno in mano, con sguardo da psicopatico.
"Ti ucciderò." disse, minaccioso.
"PERCHE' ?" gridò, disperato, Brian.
"Perché ho problemi mentali." rispose Jimmy, avvicinandosi.
Scoppiammo a ridere tutti, Jim tirò lo spazzolone, Shannon si spostò e lo spazzolone arrivò dritto in faccia a Brian.
Quando tutti ci calmammo io mi alzai per tagiare la seconda pizza e quando mi girai tutti i posti erano occupati.
Sulla poltrona c'era Matt e sul divano tutti gli altri.
"E io dove mi siedo ?" chiesi, fingendomi disperata.
"In braccio a Matt." disse Zacky, alzando le spalle.
Mi girai di scatto verso Matt, arrossii e mi accorse che anche lui era arrossito.
Guardai Shannon che mi mimò con le labbra "Avanti" e, sorridendo, mi avvicinai a Matt.
"Prego" fece lui, sorridendo.
Sorrisi e mi misi seduta sulle sue gambe, poggiando la schiena al suo petto.
Si alzò un silenzio terribile, gli altri erano tutti impegnati a guardarsi intorno e ridacchiare.
"Allora" cominciai, nervosamente "quando mi farete sentire come suonate ?"
"Oh cazzo, è vero, non ci ha mai sentiti suonare!" gridò, alzadosi, Jimmy e facendo cadere Johnny per poi ritirarlo subito su.
"Scendiamo." annunciò, sorridendo, Brian.
Tutti si alzarono e si diressero alla porta dietro alla scala, mi alzai, aspettai che Matt si incamminasse e poi lo seguii.
Scendemmo una rampa di scale e raggiungemmo quello che era il garage di casa Sullivan.
Nella stanza c'erano un sacco di poster di band e varie scritte sui muri, la più grande sulla parete centrale era una scritta "AVENGED SEVENFOLD" con sotto disegnato un enorme teschio con delle ali da pipistrello, stupendo.
Davanti a quella parete c'era un'enorme batteria nera con, sulla grancassa, stampato un'altro teschio con ali da pipistrello, bianco.
Shannon e Lexi presero posto sul divanetto che stava di fronte alla batteria, dall'altra parte della stanza.
Jimmy si posizionò dietro la batteria e i ragazzi iniziarono a prendere gli strumenti sparsi per la stanza.
Johnny afferrò un meraviglioso basso bianco con tutte le corde nere e iniziò a strimpellare, Zacky prese una chitarra tutta rossa e Brian un'altra chitarra nera a righe bianche.
Il mio cuore quasi si fermò quando realizzai che Matt si posizionò davanti al microfono.
"Abbiamo troppe cose in comune.." sussurrai, più diretta a me che altro ma Shannon e Lexi mi sentirono e risero.
I ragazzi accesero gli amplificatori, strimpellarono qualcosa per un po' poi si fermarono, Matt guardò noi tre e poi chiese "Che possiamo suonare ?"
"Mh.." fece Lexi, portandosi una mano sul mento con fare pensieroso "VI PREGO, SUONATELE CHAPTER FOUR!" esplose poi, battendo le mani.
Zacky sorrise, quasi illuminandosi, infilando teneramente la lingua tra i denti.
Lexi aveva ragione, Zacky aveva un sorriso bellissimo, quasi contagioso.
"Perfetto." disse Matt, sorridendo.
Jimmy iniziò a dare il tempo poi i ragazzi iniziarono a suonare.
Sentii un brivido corrermi lungo la schiena e rimasi a fissarli.
Sembravano bravi e qualcosa mi diceva che li avre adorati, lo sapevo già.
Poi Matt, che fino a quel momento era rimasto di schiena, si girò, si avvicinò al microfono ed iniziò a cantare.
Give me your hand.
Conceived and born was one of light.
Blood is spilt and man will follow,
infernal man.
Rain and dark, the other born black night.

Punishment too great to bear.


Una voce così potente da far quasi vibrare le pareti.

Raise your head and taste the courage.
The one of light.
Fall from grace, unholy night.

Il mio cuore non intendeva calmarsi.

I've come here to kill you,
won't leave until you've died.
Murder born of vengeance,
I closed my brothers eyes tonight..

 

Spalancai la bocca.
La canzone mi rapì.
Al mio fianco Lexi teneva il ritmo cantando in sincrono con Matt e suonando  una batteria invisibile mentre Shannon, sbracata sul divano cantava e non staccava gli occhi di dosso a Brian.
Erano formidabili.
Jimmy dietro la batteria si muoveva veloce come avesse venti braccia, Johnny si era trasformato, sembrava quasi un altro e muoveva a ritmo la testa suonando il basso con una grinta che non gli avrei mai attribuito; Brian con la sua solita faccia da cazzone muoveva le dita come vivessero tutte di vita propria e Zacky continuava a sorridere toccando le corde della chitarra con grinta ma allo stesso tempo amore, come se la chitarra fosse la sua donna. Matt nel frattempo poggiava le labbra al  microfono e tirava fuori tutto se stesso, rapendomi ad ogni respiro, ad ogni  parola.
Improvvisamente alzò lo sguardo, sorridendo, e puntò i suoi occhi su di me.
Iniziai a sorridere senza staccargli di dosso gli occhi.
Le fossette rovinavano leggermente quell'aria da figo che cercava di creare ma non mi dispiacevano affatto.
Più lo guardavo e lo ascoltavo cantare, più capivo.
Me lo diceva sempre, Lexi, quando cantavo che chi canta riesce ad esprimere se stesso anche solo con uno sguardo mentre canta.
Ed era proprio così.
Guardando Matt riuscivo a vedere mille cose.
Vedevo la rabbia che teneva dentro ma allo stesso tempo riuscivo a scorgere bene quella parte di lui terrorizzata, la parte ferita e ancora il coraggio di chi non molla di fronte a nulla.
Quando finirono di suonare mi alzai a battere le mani, su di giri.
Brian fece un mezzo inchino, Johnny sorrise timidamente, Zacky mi mandò un bacio ridendo, Jimmy si alzo in piedi alzando in aria le bacchette e ridendo e Matt disse "Grazie, grazie, troppo buoni."
"Siete ufficialmente, fottutamente, la mia band preferita." annunciai.
Tutti risero "Grande" disse Matt "Vuoi cantare ?" chiese poi.
Mi pietrificai.
"No." dissi, secca.
Vidi i ragazzi rimanerci un po' male e Matt iniziò a scrutarmi come a chiedermi il perché di quella reazione.
Tornai a sedermi tra Lexi e Shannon.
Jimmy girò intorno alla batteria, arrivò davanti a me e si mise seduto a terra di fronte a me.
"Raccontaci." disse.
"C-cosa ?" domandai, arrossendo.
Dopo poco gli altri ci raggiunsero.
Brian si mise seduto di fianco a me, prendendo in braccio Shannon e Zacky fece lo stesso con Lexi, Johnny prese posto sulle gambe di Jim e Matt rimase in piedi, in fondo alla stanza, appoggiato al muro.
"Sai.." cominciò Zacky, accarezzandomi un ginocchio "Siamo  un gruppo di coglioni che non fanno altro che tenersi la propria merda dentro, fino a marcire, quindi siamo abituati a renderci conto di quando qualcuno ha bisogno di parlare, di buttare fuori un po' di marcio.. e con noi puoi farlo."
Alzai lo sguardo e scrutai tutti, uno ad uno, fino a fermarmi su Matt che mi sorrise.
Sospirai e mi accesi una sigaretta, seguita dagli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I'm back, folks.
Sì, niente, insomma.. mi ci sto già affezionando a questa storia :'D
Spero vi piaccia,
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 4
*** "Prometti ?" "Prometto." "Ti credo." ***


Piccola parentesi.
Vi consiglio e sarei felice se quando
incontrerete questo asterisco * ascolterete
questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=hRpyox4txpQ 
leggendo il pezzo che segue. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimasi appoggiato alla parete e continuai a guardare Effie da lontano, sorridendole per incoraggiarla di tanto in tanto quando mi guardava.
Lo sguardo della rossa era stato chiaro, a me come agli altri, quella ragazza così piccola teneva dentro tanto marcio che quasi rischiava di rimanere schiacciata.
Dopo essersi accesa l’ennesima sigaretta, sospirò, mi lanciò un altro sguardo poi iniziò a parlare.
“Il mio sogno è sempre stato quello di intraprendere il mondo della musica, avevo intenzione di fare il conservatorio ma i miei me lo vietarono. Loro volevano che io imparassi a muovermi da vera signora, volevano che mi vestissi bene, che partecipassi alle feste private dei loro amici ricchi, che sposassi il classico principino montato..” prese un profondo respiro e continuò “Lexi e Shannon hanno seguito tutta la mia battaglia con quei due poveri pazzi, mi sono state vicine tutti gli anni passati in quelle stupide scuole femminili e anche in quel mezzo anno chiusa in quello stupido riformatorio. In tutti questi anni, i miei genitori non hanno fatto altro che buttarmi giù. Continuavano a farmi venire dubbi riguardo la mia voce, “sei stonata” “non tieni il ritmo” “non va bene” “lascia stare”, continuavano a ripetermi ed io sono arrivata a credergli.”
Continuavo a fissare Effie.
La piccola stringeva le dita le une con le altre e le contorceva, le stringeva fino a farle diventare bianche e poi le lasciava, per ricominciare quasi subito.
I suoi occhi slittavano dalla sigaretta ai suoi piedi, ogni tanto, rarissimamente, mi lanciava qualche sguardo.
Ci vedevo me, in quegli occhi.
Il Matt chiuso dentro la mia anima, il bambino tormentato e ferito, spaventato, quello che nessuno aveva mai visto se non –appena un paio di volte- i miei amici.
“Continuo a pensare.. che non ci sia mai nulla di giusto in ciò che faccio. Continuo a sbagliare, ad ogni passo.” Quasi sussurrava, ormai.
Sembrava fragile come un pezzetto di sottilissimo vetro, temevo che al minimo tocco si sarebbe infranta in mille pezzi.
“Sai..” cominciò Brian, attirando l’attenzione di Effie e di tutti gli altri “Ho un amico, un carissimo amico che ha passato le stesse cose. Ancora le passa.” Si girò a guardarmi per una frazione di secondi, poi tornò ad incrociare lo sguardo di Effie “I genitori provano a buttarlo giù, gli dicono sempre che è sbagliato, che non va bene, che fa schifo. E lui ci crede, oh se ci crede, povero stupido. Eppure io so, cazzo se lo so, che lui è una persona meravigliosa, uno dei pochi per cui, giuro su dio, darei la vita senza pensarci due volte. E non solo io, ma anche molti altri. E tutti questi altri, sono in questa stanza.” Concluse, sorridendole.
Johnny si alzò e si mise davanti a lei, prendendole una mano “So che sembra assurdo e forse anche stupido perché neanche ci conosci, ma noi ti capiamo. Meglio di chiunque altro e sono sicuro che ti rivelerai una persona meravigliosa. Noi ci crediamo di già, in te.” Disse.
“Nessuno molla qui, te l’ho detto che siamo tutti nella merda. “ fece Zacky, poggiandole di nuovo una mano su un ginocchio.
“Ma se siamo insieme non affoghiamo, in tutta questa merda.” Aggiunse Jimmy.
Stavo per fare un passo avanti per parlare ma Effie si alzò dal divano.
Guardò tutti, si fermò su di me con gli occhi ricolmi di lacrime e corse verso il piano di sopra, tutti si alzarono ma io fui più veloce e quando arrivai alla porta sentii Lexi dire “Lasciate che ci pensi lui, è la cosa migliore.”, spalancai la porta e vidi Effie sparire al piano di sopra.
Le corsi dietro, arrivai in corridoio e trovai una delle due camere degli ospiti con la porta socchiusa, mi avvicinai e sentii piangere.
Spalancai la porta e trovai Effie per terra, vicino al letto, rannicchiata con le ginocchia al petto, in lacrime.
Alzò la testa e fu come ricevere un pugno, dritto nello stomaco.
Mi sentii mozzare il fiato.
Quegli occhi così caldi erano rossi, gonfi.
Emanavano tutto il dolore che quella piccola creatura si stava tenendo dentro.
“V-va via..” sussurrò, tornando a rannicchiarsi.
Chiusi la porta, percorsi la camera e arrivai a sedermi vicino a lei.
Chiudi quella bocca, Matthew. Hai una voce nasale da fare schifo. Non farai mai successo e se sei solo è solo colpa tua.” Dissi, attirando l’attenzione di Effie “Sai.. me lo diceva sempre mia madre, prima che conoscessi i ragazzi. E io le credevo. Ma loro mi hanno fatto capire che non è così. Per ogni volta che cado, loro sono pronti a tirarmi su. Per ogni volta che cadranno loro, ci sarò io.” Dissi, circondando le spalle di Effie con un braccio “Dovresti lasciarci provare a ..curare le tue ferite.” Conclusi.
Effie, senza tirare su la testa, prese fiato.
“Non posso.. ogni cosa che tocco va in mille pezzi. Ogni persona che mi si avvicina, va a fondo. Non posso.” Disse, tra i singhiozzi e i tremori.
Don’t lend me your hand, I can’t trust myself so how can you trust me ?” sussurrai.
Effie mi guardò, interrogativa.
“E’ il testo di una canzone che ho scritto.” Aggiunsi, sorridendo “Sai.. Ho sempre avuto paura di poter portare giù con me i ragazzi, ne ho tutt’ora. Sempre. Ogni fottuto giorno. Ma poi mi fermo e mi dico: Se sono disposti a tendermi le mani nonostante sappiano con quanta facilità vado a fondo e rischio di portare tutti giù, cosa può significare ? Sai darmi una risposta a questa domanda ?” le chiesi.
“Sono stupidi.” Rispose, di getto.
Ridacchiai.
“Già, sono stupidi ma sinceri. E sanno anche loro che significa.. sanno che significa andare giù e vedere solo buio, andare a fondo senza nessuno pronto a tenderti la mano. Per questo lo fanno. Perché sanno cosa significa. E non hanno paura. Se noi ce l’abbiamo fatta, puoi farcela anche tu.” Sorrisi di nuovo “Lasciaci provare.” Quasi implorai.
Effie mi guardò per un tempo che mi parve infinito.
Ci vedevo la paura, in quegli occhi.
In quel suo tremare ci sentivo insicurezza, bisogno di essere salvata.
E io l’avrei salvata, ad ogni costo.
Annuì debolmente.
“Sì..” sussurrò “..Sì, va bene. Vi lascerò provare.”
Allargai le braccia “Vieni qui” sussurrai e dopo qualche istante di dubbi, si lasciò abbracciare.
Poggiò la testa sul mio petto ed io la circondai con le mie braccia.
Avvolta dalle mie braccia sembrava, se possibile, ancora più piccola di quanto non fosse in realtà.
E tremava, dio come tremava.
Ci rivedevo me, in quelle lacrime.
Ricordavo il giorno in cui Jimmy mi aveva raccolto dal pavimento del bagno di casa mia dopo che mi ero ingoiato una ventina di pasticche diverse e piangevo, come un bambino.
E Jimmy mi abbracciava mentre aspettava l’arrivo di Brian per portarmi in ospedale.
“E se deciderete di andare via anche voi ?” mi chiese, improvvisamente, Effie.
“Perché dovrei ?” chiesi.
“Se non avessi la forza necessaria per tirarmi su ?” continuò.
“Guarda queste braccia, Effie. Credi che non abbia abbastanza forza ? E se non basta, ci sono quelle di Brian, di Zacky, di Jim e Johnny. Ci sono anche quelle di Lexi e Shannon che non saranno piene di muscoli, ma sono forti abbastanza da tenerti su.” Sussurrai, con le labbra tra i suoi capelli.
“E se non bastasse ?” domandò ancora lei.
“Mi allenerò di più, ma riuscirò a tirarti su. Te lo giuro.” Dissi, deciso.
“Perché ?” chiese poi alzando di scatto la testa e puntando i suoi occhi nei miei.
“Perché questi occhioni neri non meritano di essere contornati da tutto questo rosso. Devono brillare dalla gioia, non dalla disperazione. Quando si hanno dei gioielli così meravigliosi, vanno fatti splendere da quanto sono belli, non ricoprirli di uno strato lucido che può rovinarli.” Sussurrai.
Rimase con la bocca socchiusa a fissarmi.
Quelle labbra così sottili, scosse di tanto in tanto da leggeri tremolii, mi fecero salire un brivido gelido lungo la schiena.
Le labbra poi si schiusero in un dolcissimo sorriso.
“Va bene.” Sussurrò “Mi fido.” E poggiò di nuovo la testa sul mio petto.
“Torniamo dagli altri ?” chiesi.
“Sì.” Disse lei, così mi alzai.
Le porsi una mano che lei afferrò, stavolta senza dubitare neanche un secondo e la tirai su.
Mi si buttò addosso, cingendomi la schiena con quelle piccole braccine ed io la circondai in un altro abbraccio.
Dopo qualche istante si staccò asciugandosi le ultime due lacrime che erano scivolate su quelle guance un po’ scavate, ma comunque belle.
La presi per mano e tornammo al garage dove i ragazzi ci aspettavano ancora seduti come poco prima, stavolta però tutti sorridenti.
“Allora, sali a bordo ?” fece Zacky, non appena fui seduto sul divano con Effie in braccio.
“A bordo ?” fece lei.
“Sì, a bordo del nostro vascello che naviga in un mare di merda.” Continuò Vee, facendo ridacchiare tutti.
“Decisamente sì. Sicuramente meglio che nuotare.” Concluse poi Effie.
“Ora però.. voglio fare una cosa” disse poi, alzandosi. “Jim, puoi venire qui ?”
Jimmy si alzò e raggiunse Effie in un angolo della stanza.
La piccola sussurrò qualcosa, Jim annuì varie volte poi chiamò Zacky, sussurrò qualcosa anche a lui che annuì e gli disse dio solo sa cosa.
Infine Jimmy prese posto dietro la batteria, Zacky si mise seduto su uno sgabello con in mano la sua chitarra acustica ed Effie rimase in piedi vicino a Jim.
“Vorrei.. cantare per voi.” Sussurrò Effie “E questa purtroppo è l’unica canzone che mi viene in mente. I ragazzi hanno detto che pensano di riuscire a suonarla, quindi proverò.” Sorrise timidamente e fui costretto a fare un profondo respiro perché il mio cuore quasi si fermò a vederla così bella.
Jimmy iniziò a tenere il tempo battendo tra di loro le bacchette e Zacky iniziò a suonare.
*Era una canzone che non avevo mai sentito.
Effie giocò un po’ con i piedi a terra poi, senza staccare gli occhi dalla spalla di Jim, iniziò a cantare.

 

I'm writing the future,
I'm writing it out, loud.
We don't talk about the past,
We don't talk about the past now.

 

 

 

La sua voce era.. incredibile.
Dolce, ma potente, non eccessivamente.
Un lungo brivido mi attraversò il corpo intero, partendo dai piedi e raggiungendo la testa.

 

 

So, I'm writing the future,
I'm leaving a key here.
Something won't always be missing,
You won't always feel emptier.

 

 

 

Mi sarebbe piaciuto guardare le reazioni degli altri ma la sua voce mi aveva rapito, completamente stregato.
Zacky continuava a suonare ma senza staccarle gli occhi di dosso, potevo vederlo con la coda dell’occhio e Jimmy continuava a sorridere, stupito.
La voce di Effie riempiva la stanza e mi faceva come vibrare il cuore.
Come poteva una creatura così piccola contenere tanta perfezione ?

 

 

 

Just think of the future,
And think of your dreams.
You'll get away from here,
You'll get away eventually.

 

 

 

Mi sentivo stupido, sembravo un bambino.
Ma era così bella.
Non c’era tempo di pensare.
Volevo godermi a pieno quella meraviglia.

 

 

So, just think of the future,
Think of a new life.
And don't get lost in the memories,
Keep your eyes on a new prize.

 

 

 

I ragazzi, lentamente, fecero come svanire la musica e per qualche istante fu come se in quella stanza non ci fosse più nulla e nessuno.
Nulla e nessuno se non Effie, ai miei occhi.
Era li, in piedi in fondo alla stanza, che intrecciava come suo solito le dita con le guance tutte rosse e un piccolissimo sorriso tremolante su quelle labbra sottili.
Gli occhi ben fissi sui suoi piedi.
Un applauso mi fece risvegliare dallo stato di trance in cui ero caduto.
Mi girai e vidi Brian, in piedi, che batteva le mani.
Lo seguii a ruota e fui seguito poi da tutti.
Effie si buttò di scatto tra le braccia di Jimmy che si era alzato e la abbracciò e lei affondo il viso nella sua pancia.
“DAI RAGAZZI MI VERGOGNO” gridava.
“SEI FANTASTICA” urlò Johnny.
“FANCULO CHI DICE IL CONTRARIO, SEI PAZZESCA” gridò Zacky, poggiando la chitarra al muro.
“CAZZO Sì!” disse Brian.
“E FANCULO TU CHE NON CI CREDI MAI!” gridarono, ridendo, e in sincrono, Lexi e Shannon.
“Fantastica.. FOTTUTAMENTE FANTASTICA” gridò Jimmy.
Quando tutti ci fummo calmati e tornammo sul divano, Effie ridacchiò.
“Cosa ?” fece Lexi.
“Mi sono stupita di Jim e Vee, non pensavo conoscessero i Paramore.” Disse Effie.
“Oh, li ascolto ogni tanto, non sono niente male” fece Zacky “E Jim è un dio, basta che gli accenni gli accordi e le note e ti sa suonare una canzone intera, senza neanche ascoltarla.” Concluse.
“Siete fantastici.” Sussurrò Effie, sorseggiando la sua birra.
“Anche tu lo sei.” Disse Shannon, facendo arrossire la più piccola.
Improvvisamente il cellulare di Shannon squillò, lo tirò fuori dalla tasca e rispose.
“Ehi, mamma tutto bene ?” qualche istante di silenzio, Shan si girò verso Effie preoccupata “Sì.. sì, io e Brì arriviamo subito, che deve fare lei ? Ok. Sì, capito. Perfetto.” Shannon chiuse la chiamata e infilò di corsa il cellulare in tasca.
“Che succede ?” chiese, preoccupato, Brian.
“Qualcuno, che non sia Lexi, deve ospitare Effie!” annunciò Shan, agitata “Il signor White è passato a casa di Lexi a cercare Effie e ora sta passando da me, il fratello di Lexi ha avvisato mia madre dicendo che il padre di Effie è particolarmente incazzato e mia madre ha.. paura a stare da sola sapendo che sta andando li e vuole che io e Brian andiamo a farle compagnia. Vi prego, occupatevi di lei!” detto ciò, prese per mano Brian, corsero insieme su per le scale e dopo cinque minuti sentimmo una macchina sgommare nel vialetto.
“Andiamo anche noi, non voglio far preoccupare la madre di Vee..” sussurrò Lexi, lasciò un leggero bacio sulla guancia di Effie e poi, seguita da Vee, sparirono anche loro su per le scale.
Casa di Zacky era vicina a casa di Jim quindi i due sarebbero andati a piedi.
“Spegni il cellulare” disse, improvvisamente, Jimmy rivolto ad Effie che ubbidì subito “Almeno siamo sicuri che non può rintracciarti.”
“S-scusate ragazzi. Forse è meglio che io torni a casa.. rischio di mettervi nei guai.” Sussurrò Effie.
“MA NON DIRLO NEANCHE!” gridò Johnny “Dobbiamo riflettere.. e se rimanessi qui da Jim ? Tanto i suoi non ci sono mai.” Chiese il bassista, guardando la rossa.
“Ottima idea! Andata, resti qui. JC perché non rimani anche tu ?” chiese poi Jim e il più piccolo annuì.
“Vado ad avvisare i miei” disse, salendo al piano di sopra.
“Tu Matt che farai ?” mi chiese Effie, guardandomi con.. speranza ?
“Vado a casa.. i miei mi hanno già fatto quasi 30 chiamate, tra poco danno di matto.” Sussurrai e la vidi dispiacersi.
“Ci sentiamo, per qualsiasi cosa chiamatemi, il mio cellulare è sempre acceso.” Dissi, accarezzai la testa ad Effie scompigliandole i capelli poi salii al piano di sopra e uscii di casa, mi infilai le cuffiette alle orecchie e le mani in tasca e mi incamminai verso casa.
Il terrore negli occhi di Effie quando Shannon aveva parlato di suo padre mi aveva mandato in bestia.
Il mio cervello aveva reagito a quella reazione esattamente come era successo il pomeriggio quando Effie mi aveva parlato degli schifosi che avevano osato farle del male.
Come si poteva ferire una simile creatura ?
Dopo quindici minuti raggiunsi casa mia, tirai fuori le chiavi da sotto lo zerbino ed aprii la porta, non appena varcai la soglia un pugno mi colpì dritto in faccia facendomi cadere la cuffia destra.
“GARY TI PREGO!” gridò mia madre, ricevendo in risposta un sonoro “ZITTA TU!”
Mi padre mi afferrò per il colletto della maglietta e mi attaccò con la schiena alla porta “DOVE CAZZO SEI STATO ? CON QUEI QUATTRO DROGATI ? E COS’E’ SUCCESSO A SCUOLA ? MI HAI ROTTO I COGLIONI, CHARLES, SONO VERAMENTE STANCO DEI TUOI ATTEGGIAMENTI.”
Presi un profondo respiro, “stai zitto” sussurrai, disgustato.
“Come .. ?” chiese, sconvolto e furioso mio padre.
“Ho detto che devi stare zitto.” Continuai, sentendo la rabbia salire.
Un altro pugno ben assestato raggiunse la mia guancia facendomi girare la testa e scrocchiare la mascella.
Il terzo però lo fermai, piegai il braccio di mio padre costringendolo ad indietreggiare e continuai anche dopo il sonoro “CRACK” che sentii provenire dal suo gomito.
“MATTHEW! MATTHEW SMETTILA!” gridava mia madre.
Sputai in faccia a mio padre, lasciai la presa sulla sua mano e corsi al piano di sopra, afferrai una borsa, ci buttai dentro un po’ di vestiti e tutti i soldi che avevo da parte, chiusi a chiave la porta della camera e mi infilai la chiave in tasca, scesi di nuovo le scale ed uscii di casa, ignorando le grida di mia madre.
Tirai fuori il cellulare e composi un numero che conoscevo fin troppo bene.
“Jim ?”
Shadz, dimmi tutto.”
“Tra due minuti sono a casa tua.”
“Che diavolo è successo ?”
“Ti spiegherò tutto. Volevo solo assicurarmi che fossi ancora sveglio.”
“Sempre, per te, fratello.”
Sorrisi ed attaccai, infilando di nuovo il cellulare in tasca.
Dieci minuti e fui davanti la porta di casa Sullivan, bussai e rimasi in attesa.

 

 

 

 



















Sentii bussare alla porta ma non mi mossi dal divano.
“Effie, potresti andare tu ? Devo mettermi qualcosa addosso, tanto è Shadz!” gridò Jim dal piano di sopra.
Mi alzai dal divano controvoglia e raggiunsi la porta chiedendomi cosa ci facesse Matt di nuovo li.
Spalancai la porta sorridendo ma il mio sorriso si spense in un secondo.
“Cos-“ sussurrai, boccheggiando.
Matt aveva una guancia come spaccata, un grande taglio da cui usciva parecchio sangue completamente circondato da un gigantesco livido che partiva da appena sotto l’occhio fin sotto il mento “Che ti è successo ?” chiesi, preoccupatissima, tirando Matt dentro casa e chiudendo la porta.
“Storia lunga..” sbuffò lui, lasciando cadere a terra l’enorme borsa che aveva sulla spalla e andando a sedersi sul divano.
Corsi in cucina, aprii il freezer e presi una bistecca congelata ed un tovagliolo, tornai in salotto e senza ascoltare le lamentele di Matt mi misi seduta vicino a lui, gli asciugai il sangue e poi poggiai la bistecca sull’enorme livido.
“Come mai ancora sveglia ?” mi chiese Matt, dopo qualche istante di silenzio.
“Non sono una che dorme molto..” sussurrai “Che ti è successo ?” domandai, quasi subito.
Matt sospirò.
“Mio padre.” Disse poi.
Mi pietrificai.
Non mi ero neanche accorta di Jimmy finché non si avvicinò al divano poggiando una mano su una spalla di Matt facendolo sobbalzare.
I due si guardarono per un po’.
In quello sguardo ci vidi di tutto; ci vidi la rabbia di Matt, il dispiacere di Jim, la paura di Matt e il conforto di Jim come se avesse appena detto “Sono qui per te, Matt. Non ti lascio solo” e Matt l’aveva colto, quel messaggio.
I due si sorrisero poi Jim andò in cucina, prese quattro birre e tornò in salotto e prese posto sulla poltrona, tempo cinque secondi e Johnny ci raggiunse, diede una pacca sulla spalla a Matt e prese poi posto sulle gambe di Jimmy.
“Come mai tu eri già sveglia ?” mi domandò JC, sbadigliando.
“Soffro di insonnia..” sospirai “E quelle rare volte che dormo faccio incubi così pesanti che mi sveglio urlando nel cuore della notte e poi non riesco più a prendere sonno.” Conclusi.
“Oh..” sussurrò, dispiaciuto, Johnny ed io gli sorrisi.
Avevo finito la mia birra e stavo sdraiata sul divano con la testa poggiata sulle ginocchia di Matt che dormiva beato con la testa lasciata all’indietro sullo schienale, Johnny dormiva in braccio a Jimmy e quest’ultimo seguiva, interessatissimo, un programma stupido.
Dei tizi che affrontavano sfide assurde, come affogare la faccia nel fango per trovare una chiave, puntando a vincere un milione di dollari.
“OH ANDIAMO! PER UN MILIONE DI DOLLARI CI METTEREI TRE SECONDI A TROVARE UNA CHIAVE NEL FANGO!” sbottò Jimmy.
“SSSSH, stanno dormendo.” Gli sussurrai io.
“Oh, figurati. Questi due hanno il sonno pesante quasi quanto il mio.” Fece lui.
Ridacchiai.
“Ehi nana..” fece Jimmy, senza staccare gli occhi di dosso alla TV “I tuoi incubi.. li fai per lo stesso motivo per cui le tue braccia sono ridotte in quella maniera ?”
Mi congelai sul posto.
“Sì..” sussurrai.
“Mh” fece Jim, poi si alzò con in braccio JC “Lo metto a letto e mi metto a riposare anche io, puoi prenderti la seconda camera degli ospiti, quella vicino al bagno. Matt lascialo pure qui, è abituato a muoversi in questa casa.” Detto ciò, si avviò verso le scale.
“Grazie.” Gli dissi, mettendomi a sedere.
Da dietro il divano Jimmy si piegò e mi lasciò un bacio in testa, poi sparì sulle scale.
Per un istante, un solo piccolissimo istante, mi ero sentita amata.
Ma non amata come si fa con un fidanzato, amata come fa un componente di una famiglia, una persona cara.
Quel piccolo bacio di Jimmy era stato come il tocco tanto agognato e ricolmo d’amore che avrei sempre desiderato ricevere da un fratello che non avevo mai avuto.
Sorrisi.
Tornai a poggiare la testa sulle gambe di Matt e mi concentrai sulla TV, poco dopo chiusi gli occhi.
Quando li riaprii ero nel posto che più temevo.
Una citta buia, spenta, nessuno in giro per le strade, solo io sul marciapiede spoglio.
In giro c’erano dei lampioni ad illuminare tutta la strada in maniera sinistra e tutti gli enormi palazzi ai lati della strada erano spenti, come abbandonati.
Cominciai a correre, sapevo bene di doverlo fare.
Ma sapevo anche che non sarebbe servito a nulla.
Delle ombre a forma di mani iniziarono ad uscire dalle pareti e dal pavimento, cercavo di correre il più possibile ma me le ritrovavo ovunque.
Mi toccavano, affondavano i loro artigli nella mia carne.
Cominciai ad urlare anche se sapevo bene che, come sempre, nessuno mi avrebbe sentita.
Cominciai a piangere aspettando che quelle ombre mi trascinassero giù.
“EFFIE!” sentii gridare.
Chi poteva essere ? Lì non c’era nessuno, in quell’incubo io sapevo di essere sola e destinata a rimanere tale e soccombere nell’oscurità.
“EFFIE!” gridò ancora la voce, mi voltai in direzione di quel grido e in fondo alla via vidi 7 figure, 7 persone in piedi che correvano verso di me.
Una delle mani d’ombra si parò sui miei occhi impedendomi di vedere e capire chi fossero quelle persone.
“EFFIE!” sentii di nuovo.
Sgranai gli occhi e trovai il viso di Matt a pochi centimetri dal mio.
“Effie, tutto bene ?” mi chiese preoccupato “Scusa se ti ho svegliata, ma ti muovevi, e piangevi e gridavi e sudavi e .. mi sono preoccupato.”
Presi fiato e mi tirai lentamente su, aiutata da Matt.
Gli sorrisi “Grazie per avermi svegliata” poi mi accesi una sigaretta.
“Stavi facendo un incubo ?” mi chiese ed io annuii.
Mi accarezzò una guancia e mi sorrise.
Sospirai, sconfortata e mi alzai dal divano per raggiungere la cucina e bere un bicchiere d’acqua.
“Ehi” disse Matt, raggiungendomi in cucina “Che ne dici di andare a farci un giro ? Tu non hai sonno, io men che meno e domani non c’è scuola.”
Mandai giù l’acqua che avevo messo in bocca e mi girai, pensierosa, verso Matt.
“Mh, perché no” conclusi.
Matt sorrise, prese il pennarello appeso alla lavagnetta che a sua volta era appesa sul frigorifero e scrisse “Effie è con me, siamo usciti per ammazzare il tempo.PS. ho la tua auto –Shadz” rimise apposto il pennarello e prese le chiavi sul tavolo poi si girò a guardarmi.
“Dovresti metterti qualcosa addosso, okay che è solo Ottobre e siamo in California, ma si muore comunque di freddo alle due di notte per le strade.” Mi disse Matt.
Poggiai il bicchiere nel lavandino e sorrisi “Ehm.. ho addosso solo questa felpa leggera, non ho nient’altro dietro..” dissi.
“Aspetta” disse Matt, dirigendosi verso la borsa che stava ancora davanti la porta ed io lo seguii.
La aprì, frugò un po’ al suo interno poi ne tirò fuori un’enorme felpa nera tutta arrotolata e me la porse.
La afferrai, la aprii e rimasi a bocca spalancata.
Era una meravigliosa felpa con un enorme teschio con ali da pipistrello bianco, proprio come quello sulla parete del garage di Jimmy.
“Ti piace ?” mi domandò Matt, sorridendo.
“Sì, è meraviglioso! L’ho visto anche in garage e lo adoro!” dissi, stringendo la felpa tra le mani.
“E’ il logo della nostra band, noi lo chiamiamo Deathbat.” Mi disse.
“WOOOOOOOW!” Feci, tornando ad ammirare il meraviglioso teschio alato “Quindi.. “Avenged Sevenfold” è il nome della band ?” domandai, senza staccare gli occhi della felpa.
“Esatto, l’ha scelto Jimbo. Un giorno ti racconterò la sua storia, ora andiamo ?”
“Oh, sì, aspetta che mi infilo la felpa.” Poggiai la felpa nera sul tavolo ed iniziai a sfilarmi la mia dato che quella che mi aveva dato Matt era fin troppo pesante e con entrambe addosso sarei morta dal caldo.
“Ok io ti asp- EFFIE.” Fece Matt, una volta che mi fui tolta la felpa.
Si avvicinò di scatto lasciando cadere a terra le chiavi e mi afferrò un polso, tirandomi poi su il braccio e rimanendo a fissarlo.
Porca puttana, sono una deficiente.
Avevo dimenticato completamente le braccia sfregiate, tanto ero felice ed affascinata dalla dannatissima felpa di Matt.
Matt continuava a fissarmi, tenendo stretto il mio polso.
Stringeva sempre di più.
“M-mi fai male..” sussurrai, cercando di tirare via il braccio ma Matt non lasciava la presa.
“Perché ?” sussurrò.
“Matt.. lasciami..” dissi.
“PERCHE’ ?” gridò, strattonandomi.
Alzai, terrorizzata, lo sguardo ed incrociai gli occhi di Matt che mi fissavano con una rabbia inaudita.
Strattonai il braccio indietro e mi liberai dalla sua presa, indietreggiando di un passo.
“EFFIE PORCA PUTTANA, PERCHE’ ?” gridò con ancora più voce Matt, facendo un passo verso di me tenendo i pugni stretti lungo i fianchi.
Non sapevo cosa rispondere, boccheggiavo terrorizzata dalla reazione furiosa di Matt e continuavo ad indietreggiare.
“Io.. non..” provai a dire, ma le parole mi morivano in bocca.
Non avevo giustificazioni, non avevo nulla da dire.
“PORCA PUTTANA, NON HA SENSO. PERCHE’ TI FAI QUESTO ? TI RENDI CONTO DA SOLA CHE E’ UN ENORME STRONZATA ?” continuava a gridare Matt, avvicinandosi.
Ad ogni suo passo, io indietreggiavo.
Arrivai con la schiena contro la parete e abbassai lo sguardo, iniziando a fissare il pavimento, per paura di incrociare gli occhi furiosi di Matt.
“EFFIE! DI QUALCOSA, CAZZO!” gridò Matt, facendo l’ultimo passo verso di me e mettendomi una mano sulle guance, costringendomi a tirare su la testa e guardarlo.
“PERCHE’ CAZZO LO FAI ?” continuò.
“M-matt.. per favore..” sussurrai, con la voce spezzata dall’imminente pianto.
“NO PER FAVORE UN CAZZO. PARLA. DI QUALCOSA!” gridava a livelli disumani, sembrava quasi disperato.
Continuava a stringere la presa sul mio viso ed io iniziai a tremare.
“PORCA PUTTANA NON PUOI STARE ZITTA, DI QUALCOSA, SPIEGATI!”
Improvvisamente qualcuno gridò un “PORCA PUTTANA” dalla porta della cucina.
Jimmy si catapultò da Matt e lo spintonò via gridando “MATT SEI IMPAZZITO ?” ed io mi accucciai a terra, strusciando la schiena sulla parete e raggomitolandomi con le ginocchia al petto, come mio solito.
Lasciai uscire, a fiumi, le lacrime e lasciai che i tremori prendessero controllo di tutti i miei muscoli.
Matt non disse niente.
In pochi secondi Jimmy mi fu addosso, mi tirò su e si mise seduto sotto di me, per poi prendermi in braccio.
Mi strinsi al suo petto, raggomitolandomi il più possibile e lui mi circondò con le braccia poggiandomi le labbra sulla fronte e sussurrando “Ssshh, non piangere. Effie, calmati ora. Va tutto bene.” E dondolando leggermente, come a cullarmi.
Quando smisi di tremare Jim alzò lentamente la testa, lo capii perché le sue labbra sparirono dalla mia fronte.
“Ti ha dato di volta il cervello, Matt ?” disse poi.
“HAI VISTO LE SUE BRACCIA ?” gridò Matt e, d’istinto, mi strinsi ancora di più al petto di Jimmy che mi strinse a sua volta nell’abbraccio.
“Non urlare, cazzo. Le ho viste ma ti sembra questo il modo di reagire ?” continuò Jim.
Ci fu un silenzio terribile.
“Ragazzi che suc- OH CRISTO VA TUTTO BENE ?” Johnny ci aveva raggiunti.
“No, non va affatto bene. Shadows come al solito reagisce senza pensare.” Disse, furioso, Jim.
“IO REAG-“ iniziò Matt, fermandosi subito, poi riprese, più calmo “Io reagirò anche senza pensare, ma lei non è da meno.” Concluse.
“E’ sbagliato, lo so, lo capisco. Ma questo non è il modo di reagire. Io scommetto che questa bimba qui è stata ferita già abbastanza e che non è pienamente colpa sua se le sue braccia sono rovinate in quel modo. Cerca di far uscire la merda che ha dentro ma non sa che questo è il metodo sbagliato, come facevi tu. Ricordi o già ti sei dimenticato di tutta la merda che ingurgitavi sperando che vomitare ti avrebbe aiutato a svuotarti dalla merda che ti avevano buttato dentro ?” mi gelai alle parole di Jimmy che continuò “Ma se io ti avessi appeso al muro ogni volta, cosa avrei risolto ? Nulla. E così tu non risolverai nulla facendo del male a lei. Dobbiamo solo.. far capire a questa piccola roccia che il marcio, la merda e i demoni possono uscire dalla sua anima in altri modi, senza che ci sia bisogno che si faccia del male.” E concluse il tutto lasciandomi un dolce bacio sulla fronte.
Le parole di Jimmy mi erano entrate dentro come sottili lame di ghiaccio, gelandomi dall’interno.
Esistevano altri modi per far uscire la merda dalla mia anima ?
E perché io non li avevo mai trovati ?
Sarebbero davvero riusciti ad aiutarmi loro ?
Se c’erano davvero riusciti con Matt.. forse..
“Porca puttana..” sussurrò Matt, poi sentii dei passi avvicinarsi.
“Effie..” sussurrò Matt, vicinissimo al mio orecchio, toccandomi la testa e io d’istinto mi strinsi al petto di Jim.
Matt tolse di scatto la mano, sospirando.
“Effie.. ti prego.. scusa. Io.. Io non avrei mai voluto farti del male.” Disse.
Io lo sapevo, in realtà, che non mi voleva fare del male.
Ma quella reazione da lui non me la sarei mai aspettata e non riuscivo a non essere terrorizzata dal suo tocco, in quel momento.
“Io.. Effie, ti prego.. guardami..” sussurrò.
Nella sua voce c’era dispiacere, ma di quello vero, di quello che non sentivo da secoli nella voce di nessuno.
E c’era quasi.. disperazione.
Alzai, lentamene il viso dal petto nudo di Jim ed incrociai gli occhioni verdi di Matt che erano terribilmente lucidi.
“Puoi perdonarmi ? Io ti giuro, te lo giuro su quel che ho di più caro al mondo che non volevo farti del male.” Mi disse Matt, quasi implorandomi pietà con lo sguardo.
Annuii, lentamente.
Sentivo che potevo fidarmi, lo sentivo dalla sua voce che era tremendamente sincero.
“Scusami.” Sussurrò ancora, poi, lentissimamente, avvicinò la mano alla mia guancia e mi accarezzò con il pollice.
Sorrise debolmente poi si alzò e si allontanò.
Mi girai verso Jimmy, interrogativa.
“Lascialo sbollire un po’..” mi sussurrò lui “Come ti senti ?”
“Ora meglio..” sussurrai.
Johnny prese posto vicino a noi due e mi porse una sigaretta che accettai subito, tremante la accesi e ripassai l’accendino a JC.
“Sai..” cominciò il più piccolo, dopo essersi acceso una sigaretta “Matt non è cattivo, anzi, tutto il contrario. E’ anche troppo buono. La gente si è sempre approfittata di questo suo essere buono, il suo continuo tenere dentro la rabbia, però, l’ha rovinato. Ora quando arriva al limite non riesce a controllarla e succede.. questo.” Concluse, sputando fuori un po’ di fumo.
“Ma, come ha già detto JC, Matt non è cattivo. E non avrebbe mai voluto farti del male.” Continuò Jimmy.
“Lo capisco” sussurrai “E’ solo che ..sono..” cercavo le parole giuste per spiegarmi ma non le trovavo.
Aspirai un enorme boccata di fumo e mi calmai un po’.
“Mio padre mi picchia. Il mio ex ragazzo mi picchiava, esageratamente. Per tutto il tempo che sono stata lontana da Lexi e Shannon, tutti i ragazzi dei gruppi di ‘amiche’ che avevo mi picchiavano se mi trovavano sola.” Sussurrai “So che non ha senso.. è che non so come giustificarmi per la mia reazione.”
“Oh, no no no, non devi giustificarti proprio di nulla tu.” Mi disse Johnny, sorridendo poi dolcemente.
Il suo sorriso mi contagiò ed anch’io risposi con un sorriso.
“Vado a vedere come sta Matt.” Sussurrò poi alzandosi e sparendo verso il piano di sopra.
Sospirai.
“Hai ascoltato quel che ho detto prima ?” mi domandò improvvisamente Jimmy.
Annuii e mi girai a guardarlo, trovandolo sorridente.
Sorrideva comprensivo, proprio come quando il pomeriggio aveva visto le mie braccia per la prima volta.
Mi persi in quegli occhi ghiacciati.
“Non scherzavo, sai ? Non ho parlato tanto per dire qualcosa. Riusciremo a curare le tue ferite, te lo giuro, bimba. Esistono modi migliori per stare bene e noi te lo insegneremo.” Mi disse.
“Ci riuscirete ?” domandai, senza pensare.
“Sì. Te lo giuro.” Mi disse, portandomi un mignolo davanti alla faccia “Stringi. Come con i bambini. Si dice che i bambini siano gli esseri più sinceri del mondo, allora stringi.” Continuò.
Sorrisi e strinsi il mio mignolo intorno al suo “Te lo giuro.” Disse poi, serio.
“Ti credo.” Sussurrai.
Poi tornai a poggiare la testa al suo petto.
Dopo qualche istante sentii qualcuno entrare in stanza.
“Posso parlarti, Effie ?” alzai la testa e Matt, con le mani in tasca e la testa bassa, se ne stava al centro della stanza.
Annuii, mi tirai su e lo guardai.
Jim sgattaiolò fuori dalla stanza dicendo “Sono in salotto a guardare la TV, se vi servo” e poi chiuse la porta.
Iniziai ad intrecciare le mie dita, nervosa.
“Senti io.. davvero, perdonami ti prego..” sussurrò Matt, passandosi nervosamente una mano dietro al collo “Io giuro.. giuro su dio che non mi permetterò mai più di toccarti in quel modo.. solo.. perdona-“ lo interruppi buttandomi contro di lui, abbracciandolo e schiacciando la faccia contro la sua pancia.
Dopo qualche istante di dubbi, mi strinse in un abbraccio.
Era assurdo.
Dopo una reazione simile da parte sua ero partita ad abbracciarlo, perché ?
Perché sai bene che può salvarti, può aiutarti e non vuoi perderlo. Perché nessun’altro ti ha mai guardata come fa lui e nessun uomo ha mai scatenato tante emozioni in questo cuore gelato e spento come fa Matt.
Stupido cervello chiacchierone.
“Non rovinare le tue belle braccia, bimba.” Cominciò Matt, poggiando le sue labbra sulla mia testa ed io chiusi gli occhi “Sei bella fuori tanto quanto sono sicuro che sei bella dentro e non meriti questo male. Questo dolore che ti provochi.. è inutile, credimi, lo so bene. Se ti fidi di noi, ti cureremo. Ma ti prego.. ti prego, non farlo più. Ogni volta che ti verrà voglia di portare una lama sulla tua pelle, pensa a me e cercami, o cerca Jim, JC o tutti gli altri.” Concluse.
“C-ci proverò..” sussurrai.
“E’ già un inizio.” Mi disse, poi si tirò su dalla mia testa ed io mi allontanai di poco per guardarlo.
Ci fu qualche istante di silenzio.
I suoi occhi, ora tranquilli, erano pura magia e le sue bellissime labbra schiuse in un dolce sorriso mi lasciavano sconvolta.
Rimanemmo a fissarci per qualche istante poi, ridendo nervosamente entrambi, ci staccammo e ci allontanammo di poco.
“Allora.. usciamo ?” mi domandò poi.
Sorrisi ed annuii vigorosamente, come una bambina.
“Posso.. ancora mettere la tua felpa ?” domandai ma non feci in tempo a finire la frase che Matt mi lanciò la felpa addosso, ridendo.
Me la infilai felicissima e lo sentii scoppiare a ridere sonoramente quando me la vide addosso.
Sembravo una bambina.
Ero costretta a tirare su di molto le maniche e la felpa mi arrivava fin sotto le ginocchia.
Risi anch’io.
“Sei bellissima.” Sussurrò, ridendo e poi raccolse le chiavi da terra e si avviò verso il salotto.
Rimasi al centro della stanza sentendomi ribollire le guance.
Mi aveva appena detto che.. mi trovava bellissima ?
Qualcosa, come il cuore o il cervello, aveva fatto “BOOOOOOM”.
Mi ripresi da quei pensieri stupidi e raggiunsi Matt in salotto.
“Buon divertimento allora, non fate troppo tardi che alle 8 arrivano gli altri per fare colazione insieme” ci disse Jim, sorridendo.
Sorrisi anch’io poi seguii Matt fuori casa.
Quando uscimmo un vento gelido mi colpì e ringraziai la felpa di Matt perché non sentii alcun freddo ma allo stesso tempo la maledissi perché il vento mi aveva riempito le narici del profumo di Matt che riempiva per intero la felpa.
Salii in macchina e mi allacciai la cintura, affondando il viso nel collo della felpa cercando di non farmi notare.
Matt mise in moto, mi guardò sorridendo poi partì.
Ripeto, quel sorriso è la cosa più perfetta che io abbia mai visto.
Cominciavo ad odiarlo, questo mio cervello chiacchierone ma come dargli torto ?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci di nuovo.
La canzone era Future dei Paramore, gnaw.
Spero che il capitolo sia piaciuto.
Mi ci sto impegnando davvero tanto e sono felicissima di avere tanta ispirazione.
Però meglio non farci troppo la bocca, eheh.
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 5
*** Felpe, lividi, Luna Park e rivelazioni. ***


Com’era bella, così piccola e fragile, raggomitolata nella mia enorme felpa.
Se non fossi stato alla guida dell’auto, probabilmente, sarei rimasto a fissarla tutto il tempo da perfetto idiota.
Come avevo potuto anche solo provare a farle del male ?
Che maledetto coglione.
“Quindi.. dove si va ?” mi domandò, sorridendo, Effie.
“Mh.. bella domanda. A quest’ora l’unico posto ancora aperto è il pub dove andiamo sempre io e i ragazzi, il Johnny’s. Andiamo a prenderci una birra ?” domandai, lanciandole una veloce occhiata.
“Oh, sì, perfetto!” disse “Ci sarà tanta gente ?”
“Oh nah, ci si trova un casino di gente solo il Sabato sera, lì. Ci prendiamo il nostro solito tavolino all’angolo e ci facciamo i fatti nostri in pace.” Dissi, accendendo la radio.
I want you to stop, to sit & think, of all the times you tried to steal from me.. cominciò a gridare una potente voce che conoscevo bene.
Sorrisi, cominciando a cantare.
Your smiles exposed all your fangs, your forked tongue is always running, spilling from your mouth, I suggest you bind it up & keep it, keep it to yourself.
“OH CAZZO CHE SPETTACOLO DI VOCE E CHE BRAVI, MA CHI SONO ?” sbottò Effie, tirandosi su di scatto.
“Si chiamano Of Mice & Men, non li hai mai sentiti ?” domandai leggermente stupito.
“Cazzo, no! Che spettacolo!” continuò la più piccola, su di giri.
“Li conosco, sono amici nostri. Il cantante, Austin, è mio amico dai tempi delle scuole medie.” Cominciai “ sono riusciti a fare successo e questa è una delle canzoni del loro ultimo album.” Conclusi, sorridendo.
“wow, che figata!” disse Effie “Hai qualche loro CD a casa ?” mi domandò.
“Oh sì, assolutamente. Li ho tutti. Un giorno te li faccio ascoltare e magari riesco ad organizzarmi con Austin per andare ad un loro concerto, se passano da qui.” Dissi.
“CAZZO! Sarebbe fantastico!” gridò Effie.
Sorrisi.
La canzone finì proprio nel momento in cui raggiungemmo il Johnny’s.
Scesi dall’auto, attesi che Effie chiudesse lo sportello e mi incamminai verso il pub con lei vicino.
Entrai e salutai Jack, il barista che ormai mi conosceva fin troppo bene, ordinai due birre e poi andai a sedermi al classico tavolo in fondo, all’angolo più nascosto del locale.
Presi posto sul divanetto e subito dopo Effie si mise seduta vicino a me.
“Oh cazzo..” esclamò.
“Cosa ?” chiesi, preoccupato.
“Avrò il trucco fin sotto al mento!” annunciò lei.
La guardai, sorridendo.
Aveva qualche righetta nera sotto l’occhio destro, ma niente di più.
Le passai un pollice sotto l’occhio togliendole quelle due o tre righette di trucco colato e le sorrisi dolcemente, vedendola arrossire.
Dio, quant’è bella.
“Sei apposto.” Sussurrai.
“G-grazie.” Balbettò, sempre più rossa.
Jack ci portò le birre e poi si allontanò, presi la mia ed iniziai a sorseggiarla.
“Allora..” iniziò Effie “Da quanto suonate insieme, tu e i ragazzi ?”
Poggiai la birra sul tavolo “Mh, vediamo.. dal primo anno delle medie.” Risposi.
“Wow, è parecchio. E avete mai fatto qualche concerto o robe simili ?” continuò lei, poggiando i gomiti sul tavolo e i pugnetti sulle guance.
E’ dannatamente tenera.
“Sì,  un paio di volte abbiamo suonato qui al Johnny’s” dissi, sorridendole e bevendo un altro sorso di birra.
“Merda.. mi sono persa i vostri primi concerti.” Disse, sbuffando.
“Oh tranquilla, abbiamo fatto solo cover di altre canzoni. Non abbiamo mai suonato qualcosa di nostro in pubblico.” Aggiunsi.
“E come mai ?” mi domandò subito.
“E’ da poco che abbiamo finito di scrivere alcune delle nostre canzoni, non ci è ancora capitata l’occasione.” Dissi, giocando con la bottiglia.
“E COSA STATE ASPETTANDO ?” sbottò, battendo una mano sul tavolo e facendomi sobbalzare.
La guardai cercando di trattenere una risata.
Aveva una faccia imbronciata che sarebbe dovuta apparire arrabbiata, ma sembrava solo buffa, con quel nasino arricciato.
“Quel tipo..” disse, indicando il barista “E’ solo il barista o anche il proprietario del locale ?” mi domandò.
“Ehm.. co-proprietario, perché ?” domandai.
“Ma tu ci sei amico ?” fece lei.
“Sì, ma perché ?” continuai.
“Aspetta qui.” Mi disse, poi si alzò e si avvicinò velocemente al bancone, si arrampico –non senza fatica- su uno degli enormi sgabelli ed attirò l’attenzione di Jack che si girò
sorridendo.
Effie iniziò a parlare e Jack sembrava alquanto interessato.
La rossa mi indicò per un secondo, Jack mi guardò ed annuì, convinto.
Dopo qualche minuto Jack ed Effie si strinsero la mano e la piccola tornò verso di me saltellando.
“PERFETTO.” Esultò, una volta tornata a sedersi al mio fianco.
“Cosa ?” domandai, sempre più curioso.
“Sabato, non domani, il prossimo, avete un concerto qui al Johnny’s, alle 19.30.” mi disse, sorridendo ed alzando la bottiglia di birra verso di me.
Rimasi a bocca aperta.
“Cos- COSA ?” domandai, sgranando gli occhi.
Effie si chiuse nelle spalle “Ho.. ho fatto qualcosa di male ?” mi domandò.
Mi alzai in piedi allontanando di poco il tavolo con le ginocchia, fissai la rossa per qualche istante e poi la presi in braccio tirandola su di molto.
“TU SEI MATTA! PERO’ GRAZIE.” Le urlai, stringendola e sentendola poi stringere le braccia intorno al mio collo e ridere.
Dopo poco tornai a sedermi tenendola in braccio e lei continuò a tenere le braccia intorno al mio collo e guardarmi sorridendo.
“Con i ragazzi continuavamo a rimandare e rimandare il nostro primo concerto perché alla fin fine nessuno di noi era realmente sicuro eppure non vedevamo l’ora quindi.. wo, grazie!” dissi, sorridendo.
“Non vedo l’ora di dirlo agli altri!” annunciò, stringendosi a me e poggiando la testa nell’incavo del mio collo.
“Già..” sussurrai.
Il suo profumo mi era entrato nelle narici e si era come aggrappato ai miei polmoni e al mio cervello.
Odorava di fumo, ma l’odore non dava fastidio, anzi.
Era stranamente dolce.
Non riuscivo a descriverlo.
Era il suo profumo, profumo di Effie ed era fantastico.
Dopo un po’ Effie era tornata a sedersi di fianco a me ed eravamo entrambi alla terza birra e si erano fatte ormai le quattro del mattino e nel locale c’eravamo solo noi due e un tipo ubriaco addormentato sul bancone.
“Ehi Matt, sto chiudendo!” mi gridò Jack.
“Okay, ci vediamo, ti lascio i soldi qui sul tavolo!” gridai, tirai fuori i soldi del portafoglio pagando le sei birre e mi alzai seguito da Effie.
“Ehi.. grazie per aver pagato.” Mi sussurrò, poi barcollò qualche secondo e mi finì addosso.
Si tirò subito su ridendo.
Era meravigliosa.
Le guance tutte rosse e gli occhi lucidi.
“Tutto bene ?” domandai.
“S-sì. E’ che sono stanca da fare schifo, non mi tengo in piedi!” mi disse.
Le sorrisi e mi incamminai verso l’uscita.
Mi si avvicinò e, silenziosamente e velocemente, prese la mia mano intrecciando le sue dita alle mie.
Non dissi niente, ma neanche la guardai.
Mi limitai a sorridere silenziosamente.
Quella mano così piccola stretta nella mia enorme era qualcosa di perfetto.
Raggiungemmo la macchina e salimmo, stavolta però non accesi la radio.
“Accidenti, sono a pezzi” sussurrò Effie, sbadigliando.
“Sono le quattro, fino alle 8 dovresti riuscire a dormire.” Dissi, girandomi al volo a guardarla e sorridendole poi tornai a guardare la strada.
“Mh..” sussurrò poi ci fu silenzio.
Quando arrivammo davanti casa Sullivan, come mi aspettavo, mi accorsi che la rossa dormiva.
Scesi dalla macchina, ci girai intorno, aprii lo sportello e tirai fuori Effie, chiudendo poi lo sportello con il piede.
Mi incamminai fino alla porta di casa e, come al solito, era aperta.
Tirai giù la maniglia con il gomito ed entrai, richiudendomi dietro la porta.
Passai davanti al salotto dove Jim e Johnny dormivano sul divano, in boxer, uno sull’altro davanti alla TV accesa.
Sorrisi mentre mi incamminavo su per le scale.
Finalmente quei due si erano messi insieme.
Era una vita che ci provavamo e quella piccola nana c’era riuscita con un giorno, assurdo.
Ma ero felicissimo, Jimmy e Johnny erano nati per stare insieme.
Si completavano.
Raggiunsi la camera degli ospiti in cui sapevo doveva stare Effie ed entrai, spostai le coperte ed adagiai la piccola sul letto poi, lentamente, le sfilai la felpa e la coprii con le enormi coperte.
Poggiai la mia felpa ai piedi del letto ed uscii, dando un’ultima occhiata alla piccola figura che rannicchiata sotto tutte quelle coperte quasi spariva.
Sorrisi di nuovo poi uscii accostando la porta.
Me ne andai nell’altra camera degli ospiti, mi chiusi alle spalle la porta una volta entrato poi mi misi in boxer e mi infilai sotto e coperte.
Portai le braccia dietro la testa e sospirai.
Come ogni notte, appena mi poggiavo sul letto il sonno andava a farsi allegramente fottere.
Afferrai il cellulare sul mobile e lo sbloccai per vedere l’orario, erano le 5.15, dovevo resistere solo fino alle otto.
E per “resistere” ovviamente non intendevo che dovevo cercare di non addormentarmi ma che dovevo impedirmi di impazzire.
Ogni notte la stessa storia, me ne stavo sveglio e dovevo occupare il tempo in qualche modo altrimenti sarei impazzito a causa dei milioni di pensieri che mi massacravano ogni notte.
Mi rigirai su un fianco e vidi la mia borsa sotto la finestra.
Sorrisi.
Sicuramente era stato Jimmy a portarmela in camera.
Mi alzai e la aprii, ci frugai dentro e trovai ciò che cercavo, un quadernino con una penna.
Tornai sul letto con i due oggetti in mano, mi misi seduto ed aprii il quadernino.
Stavo rileggendo alcuni degli appunti che avevo preso per i testi delle mie canzoni quando un improvviso botto dalla camera vicino attirò la mia attenzione.
“PORCA PUTTANA, VA VIA!” gridò poi quella che riconobbi come Effie.
In una frazione di secondi lasciai cadere il quadernino e corsi fuori dalla stanza e vidi Jimmy e Johnny che correvano sulle scale.
“CHE SUCCEDE ?” mi domandò, preoccupatissimo, Johnny.
“NON LO SO” risposi poi provai ad aprire la porta della camera di Effie ma senza successo “EFFIE! EFFIE APRI LA PORTA!” cominciai a gridare.
“Perché si è chiusa dentro ?” mi domandò Jimmy.
“Non lo so, dormiva quando sono uscito ed avevo lasciato la porta accostata! Ne sono sicuro!” continuavo a strattonare la porta “E’ chiusa dall’interno, c’è qualcosa che la blocca” dissi, mentre la rabbia cominciava a prendere possesso del mio cervello.
Jimmy si allontanò per un secondo entrando in camera sua, poi ne riuscì con una sedia in mano “La aggiusteremo poi.” Disse, facendomi spostare.
Appena mi fui tirato indietro cominciò a prendere a sediate la porta finché non ci si fece un buco abbastanza grande perché potesse infilarci dentro la testa.
Appena ci infilò la testa urlò “EFFIE PORCA PUTTANA!” poi riprese la sedia e cominciò a spaccare ancora di più il buco finché non riuscì ad entrarci dentro, sentimmo il rumore di un oggetto pesante che si spostava e poi Jimmy gridare “ENTRATE!” dalla fine della stanza, spalancai la porta e, seguito da Johnny, entrai nella stanza rimanendo a bocca aperta sulla porta.
Effie era rannicchiata in un angolo con la faccia tutta sporca di sangue.
“PRENDO IL KIT MEDICO IN BAGNO!” gridò Johnny, uscendo di corsa.
Mi fiondai vicino a Jimmy che teneva in braccio Effie tremante.
“Effie.. che cazzo è successo ?” domandai, prendendole una mano.
“E-ero nel letto .. mi sono svegliata e..” prese un profondo respiro “Ho acceso il cellulare p-per vedere se mi cercavano le ragazze e.. mi è arrivato un sms.. c’era scritto ‘So che sei a casa Sullivan e al posto tuo non dormirei sonni tranquilli stanotte.’ Mi sono spaventata e stavo.. venendo a cercarvi ma quando mi sono alzata c’era la scrivania d-di fronte alla porta. In una frazione di secondi qualcuno mi è piombato addosso sbattendomi la faccia contro il muro..” il suo respiro era spezzato da tremori e singhiozzi.
“Chi cazzo era ?” domandai, furioso.
“Non.. n-non..” un altro respiro profondo.
“Calmati ora, pensiamo a curarti la faccia, ti rilassi e poi ci dici. Hai visto dov’è andato ?” domandò Jimmy ed Effie indicò la finestra spalancata.
Corsi verso la finestra ed uscii sul balcone, poi vidi una macchina sfrecciare fuori dal viale di casa Sullivan, una Mazda MX 5 rossa.
Un’auto fin troppo vistosa e che conoscevo fin troppo bene.
Rientrai in camera imbestialito e trovai JC che asciugava il sangue sul viso di Effie.
Attraversai la stanza e raggiunsi la mia camera, afferrai il cellulare e composi il numero di Brian rimanendo in attesa che rispondesse.
Jimmy mi raggiunse e si appoggiò allo stipite della porta rimanendo in ascolto.
P-pronto ?” bofonchiò Brian.
“Vestitevi, chiamate Zacky e Lexi e venite da Jimmy.”
“Che cazzo succede ? Che ore sono ?”
“Quasi le 6 del mattino, muovetevi.”
“E’ successo qualcosa. State tutti bene ?”
“Non lo so, muoviti.”
“Dieci minuti e siamo da te.”
Ed attaccai.
“Chi era ?” mi domandò Jimmy.
“Brian.” Risposi, lanciando il telefono sul letto.
“No, intendevo di sotto. Ho sentito la macchina andare via. Hai riconosciuto chi era ?” mi domandò poi.
“Phillip, la macchina era la sua. Ne sono sicuro al cento per cento. Ma avrò la conferma quando parlerò con Effie.” Dissi, infilandomi i pantaloni di una tuta che tirai fuori dalla borsa e uscendo poi dalla stanza seguito da Jimmy e dirigendomi al piano di sotto.
“Effie ha detto che erano in due, in camera.” Mi disse.
“Mh, sicuramente era con Ed.” dissi io, raggiungendo la cucina ed iniziando a preparare il caffè.
“Come sapevano che era a casa tua ?” domandai, dopo aver acceso il fornello sotto la macchinetta del caffè.
“Non ne ho idea ma quei figli di puttana hanno sbagliato persona. Non dovevano permettersi di mettere i loro luridi piedi in casa mia.” Disse Jimmy, sedendosi sul tavolo.
Assestai un pugno al muro.
“Calmati, Matt. Non risolvi nulla così.” Mi disse Jim.
“Lo so, però porca puttana dovevo rimanere con lei.” Sbuffai.
“Avresti risolto solo di scatenare una guerra.” Disse una vocina dalla porta della cucina.
Mi girai e trovai Effie con Johnny di fianco.
“Stai bene ?” domandai subito, avvicinandomi.
Effie annuì.
Aveva il viso pieno di cerotti e di lividi, sembrava uscita da un campo di battaglia.
Stavo per parlare ma Effie mi poggiò un dito sulle labbra.
“Matt.. non dire stronzate e non pensarle neanche. Non potevamo prevedere una cosa simile, non è colpa tua. E basta.” Mi sorrise, dolcemente.
La abbracciai e la tirai su da terra per poi mettermi seduto a tavola e tenerla in braccio.
Improvvisamente sentimmo un enorme botto e tutto balzammo in piedi.
Spostai Effie dietro la mia schiena e Johnny si nascose dietro Jimmy.
“MATT ? DOVE CAZZO SIETE ? MATT STATE TUTTI BENE ?” sentii gridare, poi Zacky comparve in cucina.
“SONO QUI!” gridò e dopo qualche secondo Lexi, Shannon e Brian ci raggiunsero.
“ALLORA CHE E’ SUC-“ Brian si bloccò con gli occhi sgranati fissando Effie che sbucava da dietro la mia schiena.
Lexi divorò in pochi passi la stanza e mi spostò, poggiando le mani sul viso di Effie.
“Che cazzo è successo ? CHI CAZZO E’ STATO ?” gridò.
Effie gli prese le mani.
“Calmati, Lexi. Sono stati Phill e Ed.”sussurrò.
“Ora ti spieghi.” Disse, furiosa, Shannon, facendo un passo avanti.
Effie tornò a sedersi a tavola e Jimmy le porse una tazzina di caffè.
“Grazie.” La sentii sussurrare, poi presi una sedia e mi misi seduto vicino a lei.

 

 

 

 

 

 

















Bevvi il mio caffè e raccontai a tutti quel che era successo.
Raccontai di essermi svegliata nel cuore della notte, di aver letto l’sms e di essermi alzata.
Raccontai il terrore provato quando mi accorsi che la porta era bloccata e che in camera c’era qualcuno.
Raccontai della faccia sbattuta contro il muro e della minaccia che i due mi avevano fatto prima di scappare, quando Matt si era messo a gridare dietro la porta.
“Ti sei permessa di insultare Valary e ti sei messa contro la gente sbagliata, puttana.” Mi aveva detto Ed “Te ne pentirai per sempre.” Aveva concluso Phillip e poi erano scappati.
“Codardi.” Ringhiò Brian, accendendosi la terza sigaretta.
Me ne accesi una anch’io, sospirando.
“Dai, ora non roviniamoci la giornata. Andiamo a comprare i cornetti caldi.” Disse Zacky, alzandosi e sorridendo ed incamminandosi verso il salotto seguito da Jimmy che si era vestito e Brian.
“Salgo a mettermi una maglietta e arrivo.” Disse Matt, uscendo dalla stanza.
Johnny si mise seduto a tavola tra me e Shannon.
“Non vai con i ragazzi ?” domandai.
“Nah, preferisco stare tra voi donne.” Disse, ridendo.
“Ottimo.” Sorrisi.
Sentii Matt gridare “A DOPO” ed uscire sbattendo la porta e mi persi tra i pensieri.
Era stato un tesoro.
Mi era rimasto seduto vicino per tutto il tempo che avevo passato a raccontare quel che era accaduto quella notte e aveva continuato a sorridermi dolcemente.
Mi era risultato molto difficile, però, concentrarmi visto che lui se ne stava bellamente a petto nudo lasciando in bella mostra il suo corpo scolpito.
Sentii Lexi tossicchiare ed alzai la testa, trovando i tre a fissarmi, sorridendo sotto i baffi.
“Tra poco prendi fuoco.” Mi disse Shannon, facendo scoppiare a ridere Lexi e Johnny.
Mi portai le mani sulle guance per coprirmi, ridendo.
“Allora, allora, allora.. che è successo tra voi due ?” mi domando Lexi, facendosi più vicina.
“Oh, siete anche usciti! Sono sicuro che qualcosa è successo!” mi disse Johnny, dandomi una leggera gomitata.
“Non è successo nulla.” Dissi, vedendo tutti rimanere delusi “Siamo andati al Johnny’s e abbiamo bevuto qualche birra, abbiamo chiacchierato del più e del meno e nel mezzo della serata ho organizzato una cosa..” dissi.
Tutti e tre si fecero più vicini, “Cosa ?” domandò Johnny.
“Sabato, non oggi, il prossimo, avete un concerto al Johnny’s.” annunciai, sorridendo.
“ODDIO!” gridò Lexi, rimanendo a bocca aperta.
“Sììììììììììììì” gridò Shannon, battendo una mano sul tavolo.
“Tu.. noi.. Cos-.. “ Johnny mi fissava, con gli occhi sgranati, poi si alzò e mi si buttò addosso “TI AMMAZZO. PERO’ TI VOGLIO BENE. PERO’ TI AMMAZZO. NON SONO PRONTO. MA NON VEDO L’ORA. IO. AAAAAAAAAAAH, GRAZIE EFFIE!” gridò, distruggendomi un timpano.
Scoppiai a ridere.
Johnny tornò a sedersi e si accese nervosamente un’altra sigaretta.
“Noi ragazze dobbiamo andare a fare shopping.” Annunciò, sorridente, Shannon.
“Che palle.” Sbuffò Lexi.
“Comunque..” sussurrai, attirando l’attenzione di tutti “Tornando in macchina.. ho fatto una cazzata, ieri sera.” Dissi.
“Cosa ?” domandò subito Johnny.
“Ho.. preso la mano a Matt.”
Ci fu un istante di silenzio, un silenzio pesantissimo e pensai che di li a poco mi avrebbero picchiata.
“E.. lui.. come ha reagito ?” domandò, titubante, Johnny.
“Mi ha stretto la mano senza guardarmi a me l’ha tenuta fino alla macchina.” Sussurrai.
“Davvero ?” sbottò Shannon.
Annuii.
“Ora ti spiego..” disse Lexi “Da quando ha avuto la sua ultima storia, Matt odia che una ragazza lo prenda per mano perché è un gesto che la puttana di prima faceva spesso. Se una ragazza prova a prendergli una mano, di solito lui la scansa in modo brusco. E.. il fatto che la tua l’abbia stretta e tenuta.. beh.. è positivissimo.” Concluse, sorridendo.
Sentii le mie guance ribollire.
“Ora purtroppo però entra in gioco il mio spirito da fratello.” Fece Johnny, attirando la mia attenzione “Sono costretto a chiederti che intenzioni hai con lui. Sai.. mi fido di te, ma lui è così fragile, anche se cerca di non darlo a vedere ed io.. voglio assicurarmi che tu non intenda spezzargli il cuore.” Disse.
Rimasi qualche istante a fissarmi i piedi.
“Non ho nessunissima intenzione di fargli del male, in nessun modo.” Sussurrai.
“AH!” sbottò Lexi, alzandosi in piedi “ALLORA TI PIACE!” arrossii.
“Il trucco del fratello preoccupato funziona sempre.” Annunciò soddisfatto, Johnny.
“FANCULO!” gridai, tra le risate, poi mi alzai per prendere un altro caffè.
Ero arrivata alla macchinetta ed avevo appena poggiato la tazzina sul mobile quando sentii gridare, dall’altra stanza “EFFIEEEEEEEEEEEEEE!” mi girai e vidi arrivare, correndo, Jimmy che mi si fiondò addosso e mi tirò su iniziando a girare su se stesso “TU DANNATA NANETTA, COSA HAI ORGANIZZATO ? GRAZIE! FINALMENTE POTREMO SPACCARE IL CULO, ERANO MESI CHE PROVAVO A CONVINCERE QUEI QUATTRO BASTARDI. GRAZIE EFFIE, GRAZIE.” Gridava Jimmy, continuando a girare intorno mentre io mi tenevo, ridendo, aggrappata al suo collo.
Dopo un po’ mi mise giù e vidi Zacky e Brian in piedi a braccia aperte “VIENI QUA.” Mi gridò Brian e io mi avvicinai a loro che mi strinsero entrambi in un fortissimo abbraccio.
Quando sciolsero l’abbraccio presi posto a tavola vicino a Matt che mi guardava sorridendo.
“Ci voleva proprio questa bimba a sconvolgerci un po’ l’esistenza.” Disse Zacky, addentando un cornetto.
“OH Sì.” Gridò Jimmy.
Tutti scoppiammo a ridere.
Avevamo finito di fare colazione e stavamo fumando mentre Matt lavava le tazzine del caffè.
“Allora, che si fa oggi ?” domandò Brian.
“Che ne dite di andare in spiaggia ?” disse Jimmy.
“Nah, si muore di freddo e non c’è gusto a passare una giornata in spiaggia se non possiamo farci il bagno.” Fece Shannon.
“Concordo.” Annunciai.
Ci fu qualche istante di silenzio.
“Che ne dite di andare al Luna Park ?” domandò improvvisamente Johnny.
Tutti si illuminarono.
“PERFETTO!” gridò Jimmy.
Sorrisi.
“Vado a prepararmi.” Dissi ed uscii dalla stanza seguita da Lexi e Shannon.
Salii le scale ed entrai in camera sempre seguita dalle mie amiche che chiusero la porta.
“Non ho nulla da mettermi..” sussurrai, disperata, fissando il letto.
“Ci siamo noi, sorella.” Fece Shannon, tirandomi addosso uno zainetto.
Lo aprii e scoppiai a ridere.
Dentro c’erano un paio di con alcuni strappi, un paio di mutande, un reggiseno nero e una canottiera nera con la scritta rossa “Pierce The Veil”, iniziai a cambiarmi.
“Ma sono i miei vestiti ?” domandai.
“Sì, stanotte prima di tornare a casa, io e Zacky ci siamo allungati a casa tua, ci siamo arrampicati dalla finestra ed ho preso le prime cose che ho trovato.” Mi disse Lexi.
“Grazie!” gridai, sorridendo.
“Per i trucchi non ci sono problemi, di solito io e Brian dormiamo qui e di sicuro c’è qualcosa di mio da queste parti..” disse Shannon, iniziando a cerca in un cassetto “AH! ECCO.” Annunciò, tirando fuori una borsettina bianca.
Me la porse e la aprii, trovandoci dentro una matita nera per gli occhi, un eyeliner e un mascara.
Iniziai a truccarmi e stavo per legarmi i capelli ma Lexi mi fermò, iniziò a smuovermi i capelli e me li lasciò cadere sulle spalle.
“Lasciali un po’ liberi, ogni tanto.” Mi disse poi, sorridendo.
Sorrisi anche io ed uscii dalla stanza dopo aver infilato in tasca le sigarette e quei pochi soldi che avevo.
Tornammo al piano di sotto dove i ragazzi ci aspettavano seduti sul divano.
“Andiamo ?” fece Brian.
“Ovvio.” Rispose Shannon.
Uscimmo di casa, Brian, Lexi, Zacky e Shannon entrarono nella macchina di Brian e io salii in macchina con JC, Jim e Matt alla guida.
Passammo tutto il viaggio a chiacchierare delle varie giostre che tutti volevano fare e io me ne rimasi in silenzio.
“Ehi, Effie, come mai così silenziosa ?” fece Jimmy, dopo un po’.
“Perché sono una fifona ed ho paura di quasi ogni giostra.” Dissi, facendo ridere tutti.
“Oh, ti capisco. Ero così anch’io, ma i ragazzi mi costringevano sempre a fare tutte le giostre e alla fine ora non ho più paura di nulla.” Disse JC.
“Faremo così anche con te.” Disse Jimmy, ridendo.
“Oh no, non ci pensare proprio!” dissi io.
“Vedrai.” Fece Jim.
“SIAMO ARRIVATI.” Disse Matt, infilandosi in un parcheggio.
Scesi dall’auto e rimasi a bocca aperta.
L’entrata del Luna Park era un enorme pagliaccio sorridente.
“VAFFANCULO ODIO I PAGLIACCI!” gridò Shannon, raggiungendoci.
Ridacchiai.
Ci incamminammo tutti verso l’entrata e Matt mi affiancò.
“Stai benissimo con i capelli sciolti.” Mi disse e io mi girai a guardarlo, arrossendo e sorridendo.
Arrivammo davanti alla biglietteria, Jimmy fece i biglietti per tutti e poi entrammo.
“Noi andiamo a prendere lo zucchero filato!” gridò Zacky, prendendo per mano Lexi ed allontanandosi.
“Andiamo a fare le montagne russe, amore ? TIPREGO TIPREGOOOOO!” gridò Shannon per poi trascinare via Brian.
“Ehi, noi andiamo a giocare al tiro a segno. Dove ci rivediamo ?” domandò Jimmy, con Johnny attaccato ad un braccio.
“Solito posto tra un’ora ?” domandò Matt.
“Okay, divertitevi!” fece Jimmy, poi si allontanarono.
“Che vuoi fare ?” mi domandò, dopo un po’, Matt.
“Ehm.. non lo so..” dissi.
In realtà non mi importava molto.
Ero in pensiero.
Il mio cervello aveva realizzato che, effettivamente, provavo qualcosa per Matt ed ora eravamo soli in giro per un Luna Park.
Sarei impazzita.
“C’è la casa delle simulazioni, li giù!” grido, esaltato come un bambino, Matt.
“Cos’è ?” domandai.
“NON LA CONOSCI ?” gridò, come sconvolto “In pratica, ti danno un gilet luminoso con dei sensori e una pistola finta e tu entri li e fai tutto il percorso e devi riuscire a finire il percorso racimolando più punti e non facendoti abbattere. I punti si prendono colpendo gli avversari.” Disse, sorridendo.
“CHE FIGATA!” gridai.
“TI PIACE DAVVERO ?” fece lui ed io annuii.
Matt mi prese per mano e corremmo insieme verso il piccolo edificio con la scritta “VIRTUAL SURVIVOR”, ci infilammo i gilet che i tizi all’entrata ci porsero e prendemmo le due pistole.
Una volta entrati ci trovammo davanti due corridoi.
“Se andiamo insieme, siamo in squadra insieme e le luci sui gilet saranno uguali. Se andiamo in corridoi diversi le luci saranno diverse e saremo avversari. Io ti consiglierei di venire con me perché potre-“ poggiai un dito sulle labbra di Matt.
“Chi vince offre un gelato all’altro.” Annunciai, vedendolo sorridere e sparire nel corridoio di sinistra.
Entrai nel corridoio di destra e vidi le luci del mio gilet passare da blu a verdi.
Mi incamminai per i lunghi corridoi e mi ritrovai in quella che era la simulazione di una giungla.
Sentii dei passi e mi nascosi dietro un albero.
Mi affacciai e vidi correre verso di me un tipo con un gilet con le luci blu, lo puntai e premetti il grilletto vedendo le lucine del suo gilet diventare rosse e sentendolo poi dire “OH CHE SFIGA!” e allontanarsi verso la porta con la scritta “uscita”, sentii un paio di colpi dall’altra stanza e i rumori delle sirene che stavano ad annunciare alcuni eliminati, almeno due.
Seguii il rumore delle sirene e raggiunsi un’altra stanza che era la simulazione di un campo da guerra.
Mi accucciai dietro la ricostruzione di una camionetta militare e vidi, da sotto, dei piedi.
Riconobbi delle vans nere e balzai in piedi pronta a stendere Matt ma lo trovai sorridente che mi puntava con la pistola dall’altra parte della camionetta.
“SEI MIA.” Gridò, sparando e le lucine del mio gilet diventarono rosse.
“Fanculo!” dissi, ridendo ed incamminandomi verso l’uscita.
Sentii un colpo e una sirena, mi girai e vidi Matt con la pistola puntata contro il gilet “Ops, mi è partito il colpo” disse, sorridendo e raggiungendomi.
“Mi devi un gelato.” Annunciò Matt, dopo che avemmo riconsegnato i gilet e le pistole.
“Giusto.” Dissi, ridendo.
Raggiungemmo la piccola gelateria poco distante la casa delle battaglie virtuali e presi due coni gelato, pistacchio e cocco per lui, fragola e cioccolata per me e poi pagai con gli ultimi soldi che mi erano rimasti.
Io e Matt ci sedemmo su una panchina ed iniziammo a mangiare i gelati.
Finito il gelato mi accesi una sigaretta.
Tra una cosa e l’altra eravamo arrivati a fare un discorso piuttosto strano.
“Non è che penso di morire sola.. è che credo che dovrei impegnarmi per trovare quello giusto, ammesso e non concesso che esista, ma sinceramente non ho più tanta fiducia.” Dissi, rispondendo alla frase di Matt.
“Secondo me non si tratta di cercare la persona giusta, cioè.. se è quella giusta, arriverà da sola.” Disse lui.
“Io credo semplicemente che l’amore non faccia per me. Faccio solo male.” Dissi.
“Quel sorriso così perfetto, quegli occhi così caldi e quelle guance tenere.. come possono fare male ?” domandò Matt, lasciandomi a bocca aperta.
Stavo per ribattere ma lui si avvicinò pericolosamente al mio viso.
“Sai..” disse e sentii il suo respiro caldo infrangersi contro le mie labbra socchiuse “Da quando ti ho conosciuta sei riuscita a farmi solo bene quindi io alla stronzata del ‘fai male e distruggi chiunque ti si avvicini’ non ci credo affatto. Tanta perfezione in una sola persona.. non puoi fare male.” Mi disse, quasi sussurrando.
Lasciai cadere a terra la sigaretta e sentii una mano di Matt posizionarsi dietro la mia schiena.
Non mi opposi.
Non so se perché non avevo forze o proprio perché non volevo, non mi importava.
Matt mi attirò un altro po’ verso di sé ed io chiusi istintivamente gli occhi.
Quando sentii le sue labbra poggiarsi sulle mie mi aggrappai alle sue spalle.
La mano libera di Matt finì dietro la mia testa ma senza spingere o pretendere.
Sentii la sua lingua farsi spazio tra le mie labbra e la lasciai passare, sentendola poi intrecciarsi con la mia.
Dopo anni di vuoto, fu come se qualcuno avesse trovato il pezzo mancante della mia anima e l’avesse rimesso apposto.
Fu come se dopo anni di gelo totale, il mio cuore fosse stato colpito da un getto d’aria calda.
Quando, dopo qualche minuto, Matt si staccò dalle mie labbra mi buttai a capofitto tra le sue braccia poggiando la mia testa sul suo petto e lui mi strinse a sé.
Non starai correndo troppo ?
Che cos’ho da perdere ?
Allora va bene così.
Dopo poco sciolsi l’abbraccio e mi alzai seguendo Matt che mi prese per mano.
“Andiamo incontro agli altri.” Mi sussurrò, sorridendomi con una dolcezza inaudita.
Sorrisi anche io.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci di nuovo qui.
Sì lo so che i tempi sono molto contorti e che è strano che gli OM&M siano famosi mentre gi A7X sono ancora a scuola ma ehi, scusate.
E' la mia storia e me la gestisco così, come mi viene :'D
Per il resto, spero di aver fatto un buon lavoro.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 6
*** Con la transenna tra le costole. ***


Stringevo la mano di Effie e continuavo a camminare quasi senza sentire il pavimento sotto i piedi.
Dopo un tempo lunghissimo finalmente ero tornato a sentire il mio cuore battere per qualcuno ed era una sensazione meravigliosa.
Raggiungemmo a breve i tavolini del bar dove ci aspettavano Jimmy e Johnny.
Ci avvicinammo ai due e prendemmo posto di fronte a loro.
“Ehi, Shadz, cos’è quel sorriso da maniaco ?” mi disse Jimmy.
Solo in quel momento mi resi conto che avevo continuato a sorridere come un perfetto idiota dal momento in cui mi ero alzato dalla panchina.
“ODDIO MATT CHE ARROSSISCE, ERA UNA VITA CHE NON LO FACEVA!” gridò Johnny.
“Oh e smettetela un po’” dissi, abbassando lo sguardo e continuando a sorridere.
Ci fu qualche istante di silenzio.
“EHI EHI EHI EHI COS’E’ SUCCESSO TRA VOI DUE ?” fece poi Jimmy, con una voce da idiota.
Mi girai verso Effie e la vidi diventare rossa come un pomodoro.
“Ok, ok. Ho capito. ABBIAMO UNA NUOVA COPPIA, BIRRA PER TUTTI!” gridò Johnny, alzandosi ed entrando nel bar saltellando.
Scoppiai a ridere.
Jimmy stava per parlare ma fu interrotto da un enorme orso di peluche rosa che cadde al centro del tavolo.
Mi affacciai dietro l’enorme peluche e vidi Shannon e Brian in piedi vicino al tavolo.
“Sono stato costretto a portare questo obbrobrio in giro per tutto il luna park.” Sbuffò Brian, prendendo posto vicino ad Effie.
“MA STA ZITTO, è così tenero!” disse Shan, prendendo l’enorme peluche e mettendoselo sulle ginocchia.
Brian sbuffò di nuovo.
“E’ veramente orribile.” Disse Jimmy.
“MA VAFFANCULO!” gridò Shannon “Effie, diglielo anche tu che è bellissimo!”
“Beh.. sarebbe bello se non fosse così.. così.. COSì ROSA.” Disse Effie per poi scoppiare a ridere, seguita da tutti tranne che da Shannon che mise il broncio.
“Menomale che vi ho visti arrivare ed ho ordinato le birre anche per voi.” Fece Johnny, tornando a sedersi di fianco a Jimmy “Quell’orso è meraviglioso! Ne voglio uno anche io, Jim!” disse poi, con voce lamentosa.
“Ma neanche morto. Piuttosto ti compro un grizzly vero, ma quell’oscenità proprio no.” Disse Jim.
“Che checca che sei, JC.” Disse Brian, accendendosi una sigaretta.
“Ehi ehi ehi, cos’è tutta questa omofobia da queste parti ?” disse Zacky, raggiungendoci mano nella mano con Lexi che teneva stretto un filo legato ad un enorme palloncino a forma di teschio.
“MA OMMIDDIO E’ MERAVIGLIOSO!” gridò Effie, indicando il palloncino.
“Sì, me l’ha comprato Vee!” disse, sprizzando gioia da tutti i pori, Lexi per poi mettersi seduta sulle gambe di Vee che prese posto di fianco a me.
“Jim mi ha vinto questo, al tiro a segno.” Disse Johnny, tirando fuori dalla tasca un porta chiavi a forma di scheletro viola “Io lo adoro!” concluse poi.
Mi girai verso Effie e la vidi tutta sorridente che osservava tutti i regali che avevano gli altri.
“E tu, Matt ti ha preso qualcosa ?” domandò poi Zacky e vidi Effie abbassare lo sguardo ed arrossire.
“No, ma va bene così, ci siamo divertiti un casino” disse poi la rossa.
“Oh sì e si sono anche messi insieme!” gridò Johnny.
“COSA ?” gridò Brian.
“DAVVERO ?” fece Shannon.
“GRAAAAANDE!” gridò Zacky.
“Io lo sapevo che sarebbe successo.” Ridacchiò Lexi, facendo ridere tutti.
Il cameriere arrivò con le birre e le lasciò sul tavolo.
“Ehi e per noi due ?” fece Lexi.
“Tranquilla, prendi la mia e quella di Jim, abbiamo da fare.” Dissi, alzandomi.
“Abbiamo.. da fare ?” domandò Jimmy.
“Sì, muoviti.” Feci.
Jimmy si alzò e mi seguì.
Mi incamminai verso il tiro a segno.
“Devo vincere qualcosa per Effie.” Dissi, una volta raggiunta la bancarella con il tiro a segno.
“Come mai ?” mi domandò Jimmy, mettendosi in piedi vicino a me.
Presi la mira e sparai, abbattendo la prima lattina.
“Tutti hanno qualcosa e mi sono sentito una merda dato che Effie si guardava intorno come una bambina che non ha ricevuto regali la sera di Natale.” Conclusi, abbattendo poi altre due lattine.
“Come sei tenerone.” Scherzò Jim “Allora, che mi dici di lei ?” mi chiese poi.
Sparai altri tre colpi ed abbattei altre tre lattine.
“Mh..” sussurrai “Cosa devo dirti ? E’ assurdo. Mi fa battere il cuore come non succedeva da un sacco di tempo e anche se ho un po’ paura che possa andare male, non mi importa poi molto. Sento che.. ne vale la pena.” Dissi, sparando gli ultimi cinque colpi ed abbattendo le ultime cinque lattine.
“Undici colpi andati a segno, hai fatto il massimo del punteggio! Scegli quel che vuoi come regalo.” Mi disse il vecchietto dietro la bancarella.
Guardai bene tutte le cose sugli scaffali e vidi un ciondolo azzurro che sembrava una goccia d’acqua, era meraviglioso.
“Quello” dissi, indicando il ciondolo.
Il vecchietto lo prese, chiuse la scatoletta e me lo porse dicendo “Grazie e arrivederci.” Poi io e Jimmy ci incamminammo di nuovo verso il bar.
“Anche io penso ne valga la pena.” Mi disse Jimmy, dandomi una pacca sulla spalla, quando fummo quasi arrivati al tavolo.
Sorrisi poi raggiunsi Effie e presi posto di fianco a lei.
“Ho qualcosa per te..” sussurrai.
“P-per me ?” disse lei, girandosi ed arrossendo leggermente.
Annuii e le porsi la scatoletta.
Prese, titubante, la piccola scatoletta e la aprì sgranando poi occhi e bocca.
“Oh .. OH MIO DIO MATT E’ MERAVIGLIOSO!” gridò, stringendo il ciondolo in mano e buttandosi addosso a me che la strinsi in un abbraccio “NON DOVEVI, E’ BELLISSIMO GRAZIE!” gridò poi, dopo aver sciolto l’abbraccio e avermi dato un leggero bacio sulle labbra.
Si girò dandomi le spalle e porgendomi il ciondolo “Potresti mettermelo ?” mi chiese.
Presi il ciondolo e lo legai intorno al suo collo poi Effie si girò di nuovo con un sorrisone enorme.
Quella goccia che fino a pochi istanti prima era meravigliosa ora era come invisibile, completamente oscurata dalla perfezione e la bellezza del sorriso di Effie.
“Quanto siete belli..” sussurrò Johnny.
“CHEEEEEEEEECCA!” gridò Brian.
“TI SPACCO LA FACCIA, VEDIAMO QUANTO SONO CHECCA!” gridò Johnny, arrampicandosi sul tavolo, mentre Jimmy lo teneva per un lembo della maglietta.
“VIENI QUI, TI STO ASPETTANDO!” gridava Brian da seduto.
“ARRIV-“ provò a dire Johnny, prima di mettere male una mano e scivolare giù dal tavolo tirandosi dietro tutti i bicchieri di birra che si frantumarono a terra.
Scoppiammo tutti a ridere.
Passammo venti minuti fuori dal bar mentre Jimmy e Johnny erano dentro a pagare i bicchieri e scusarsi per il disastro creato.
Quando uscirono Jimmy rideva come un matto e Johnny era rosso come un pomodoro.
“Che idiota che sei!” gridò Brian, tenendosi la pancia mentre rideva.
Johnny gli mostrò il dito medio e poi si attaccò al braccio di Jimmy.
“Allora, che si fa ? Abbiamo ancora tutta la giornata.” Disse Shannon.
“Che ne dite delle montagne russe dato che alla fine noi non ci siamo andati ?” domandò Brian, dopo essersi calmato.
Tutti annuimmo e ci incamminammo verso l’enorme struttura delle montagne russe che si vedeva da ogni angolazione del luna park.
Ci mettemmo in fila e Lexi e Shannon lasciarono i loro regali al tipo degli armadietti.
Improvvisamente mi sentii tirare un lembo della maglietta, mi girai e trovai Effie con uno sguardo terrorizzato.
“Tutto bene ?” domandai, preoccupato.
“Io.. non ce la faccio, mi fa paura!” mi sussurrò, aggrappandosi al mio braccio.
“Vogliamo andare via ?” le domandai.
“No.. tu sali, io vi aspetto giù” disse.
Improvvisamente Jimmy poggiò le mani sulle spalle di Effie e la costrinse ad avanzare nella fila gridando “TU SALIRAI CON NOI. VEDRAI CHE NON FA COSì PAURA!”
“NO NO NO JIM TI PREGO NO!” gridava Effie e tutti ridevano.
Scossi la testa sorridendo.
Quando il vagoncino della giostra arrivò prendemmo tutti posto, i posti erano a 3.
Io mi misi seduto al primo posto con Effie al centro e Jim al suo fianco.
Dietro di noi Brian, Lexi e Shannon.
Agli ultimi Johnny, Zacky e il posto vuoto di fianco a Zacky.
“IO VICINO  ALLA PORCHETTA NON VOGLIO STARCI, MI VOMITA ADDOSSO!” gridò Johnny.
Tutti scoppiammo a ridere.
Improvvisamente la giostra cominciò lentamente a muoversi.
“Morirò d’infarto.” Sussurrò Effie, stringendo anche troppo le mani intorno ai tubi di sicurezza che la tenevano incollata al sedile.
“Ma smettila!” fece Jim, ridendo.
“Pensa se scivoli via dal sedile durante il giro della morte!” fece Brian.
“G-giro della morte ?” fece, terrorizzata, Effie.
“Brian smettila!” disse Lexi.
“Tranquilla, non succederà nulla. Se chiudi gli occhi passa in un istante.” Sussurrai, sorridendo.
Effie mi sorrise debolmente e stava per parlare ma la giostra iniziò a percorrere un enorme salita.
“Ah.. cominciamo molto calmi..” sussurrò Effie.
Sorrisi.
Quando la giostra si fermo per qualche secondo in cima all’enorme discesa che stavamo per percorrere sentimmo urlare da Zacky “SIAMO FOTTUTAMENTE MORTI. NON ME LA RICORDAVO COSì RI-“ il vagone partì a tutta velocità “PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIDAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH” cominciò ad urlare come un matto Zacky e tutti lo seguimmo a ruota.
Io e Jimmy tenevamo le braccia in alto urlando con tutta la voce che avevamo in corpo.
Effie si teneva stretta alle imbracature di sicurezza e, ad occhi serrati, gridava insulti contro Jimmy.
Dopo qualche secondo però aprì gli occhi e prese a gridare.
Durante il giro della morte si lasciò andare ed alzò in aria le braccia gridando a squarciagola.
Arrivati alla fine del giro scendemmo ed aspettammo qualche minuti che Zacky finisse di vomitare dietro un cespuglio.
“Almeno non mi ha vomitato addosso.” Sussurrò Johnny e Jimmy si mise a ridere.
Effie mi stava incollata alla vita come un polipo e rideva.
“E’ stato fighissimo!” mi disse “Ma non dirlo a Jim” ed io annuii, ridendo.
“RAGAZZI GUARDATE!” disse Brian, correndo verso di noi con in mano dei fogli.
Li prendemmo.
Erano le foto del giro.
Brian aveva fatto stampare una foto per ognuno, era sempre la stessa.
C’eravamo in prima fila io e Jimmy con le braccia in alto che ridevamo ed Effie con gli occhi serrati e la bocca sgranata, dietro di noi Lexi, Shannon e Brian che si tenevano le mani alzandole e ridendo e dietro ancora Johnny con le braccia alzate e gli occhi serrati e Zacky aggrappato alle imbracature con una faccia terrorizzata e la bocca spalancata.
Mi girai verso Effie e la vidi come persa a guardare la foto.
“Ti piace ?” le domandai.
“E’ meravigliosa. Siamo bellissimi.” Poi alzò lo sguardò e si fiondò contro Brian abbracciandolo “Grazie” disse.
“Per così poco ?” fece Brian, ricambiando l’abbraccio ed alzando un sopracciglio.
“Poco ? E’ tipo la foto più bella che io abbia mai avuto!” gridò Effie dopo aver sciolto l’abbraccio ed essere tornata da me.
Brian sorrise.
“Andiamo a mangiare ?” disse Zacky.
“Dopo tutto quel che hai vomitato come fai ad aver voglia di cibo ?” domandò, sconvolta, Shannon.
“Appunto perché ho vomitato, ora ho lo stomaco vuoto quindi ho bisogno di cibo!” disse Zacky.
Brian imitò il verso di un maiale ricevendo una spallata da Zacky e tutte le nostre risate.
Ci incamminammo tutti verso la tavola calda, entrammo e prendemmo tutti posto ad un tavolo.
Quando arrivarono i piatti iniziammo a mangiare, tra una chiacchiera e l’altra.
“Guardate che ho portato!” gridò Lexi, aprendo lo zainetto che aveva poggiato a terra ed estraendone una macchinetta fotografica.
Lexi poggiò la fotocamera sul tavolo e ci costrinse tutti a stringerci, Effie si mise in braccio a me.
“DITE FORMAAAAAAGGIO!” gridò Lexi.
“FORM-“ non finimmo di dire la parola che la macchinetta scattò e tutti scoppiammo a ridere.
Tornammo ai nostri posti e ricominciammo a mangiare mentre Lexi continuava, ogni tre secondi, a scattare foto a tutti.
“Oh, ragazzi, sapete chi ho sentito ieri sera mentre tornavo a casa ?” domandò Brian.
“No, chi ?” fece Jimmy, dopo aver mandato giù un pezzo della sua bistecca.
“Alan. Alan Ashby.” Fece Brian.
Tutti ci illuminammo in un enorme sorriso.
“Ha detto che lui e i ragazzi stasera hanno un concerto dalle nostre parti e che se vogliamo andare a vederli basta che glielo faccio sapere e gli dico quanti biglietti deve tenermi da parte.” Disse per poi infilarsi in bocca un pezzo di carne.
“Alan è il chitarrista della band che abbiamo ascoltato l’altro giorno in macchina.” Dissi, vedendo che Effie non capiva.
Rimase qualche secondo sovrappensiero poi si alzò in piedi urlando “SI VI PREGO ANDIAMOCI VI SUPPLICO” e tutti scoppiammo a ridere vedendola rimettersi seduta ed arrossire.
“Perfetto, dopo lo chiamo.” Disse poi Brian.
“Allora che ne dite di andarcene dopo aver mangiato così noi ragazze portiamo Effie a comprare qualche vestito ?” disse Shannon.
“Va bene” disse Jim.
Stavamo finendo di mangiare quando Effie ridacchiò sottovoce.
Mi girai a guardarla interrogativo.
“Aspetta” sussurrò, poi prese un tovagliolino e me lo strofinò un po’ sul lato della bocca, rimanendo poi a fissarmi arrossendo.
“Avevi un po’.. di ketchup..” sussurrò, sempre più rossa.
Mi accorsi che ero arrossito anche io perché sentii le guance ribollire.
Sentii lo scatto di una macchinetta fotografica e poi Lexi gridare “AH, LA FOTO PIU’ BELLA DEL SECOLO”
“LEXI.” Gridò Effie.
“Fa vedere.” Dissi, sorridendo.
Presi la macchinetta e mi misi a guardare la foto.
Effie, con la mano a mezz’aria e il fazzoletto in mano, mi guardava come persa in un altro mondo con le guance in fiamme e io, con una perfetta faccia da idiota, la fissavo anch’io tutto rosso e sorridente.
Era veramente bella.
Restituii la macchinetta a Lexi e sorrisi ad Effie che mi sorrise in risposta.
Finimmo di mangiare e pagammo il conto.
Arrivati al parcheggio ci fermammo e tutti, tranne me e Jim, si accesero una sigaretta.
“Allora, io porto le ragazze a comprare i vestiti per Effie e voi ragazzi andate a casa ed avvisate Alan e gli altri.” Disse Johnny.
“E con che macchina vai ?” domandò Brian.
“Con la tua, ovviamente.” Disse ancora Johnny.
“Oh, proprio no. Andate con quella di Jim!” sbottò Brian, incrociando le braccia.
“Non rompere Brì!” gridò Johnny.
“Nessun problema, JC, tanto le chiavi le ho io.” Disse, sorridendo, Shannon e sventolando le chiavi della macchina di Brian.
“Fanculo..” sussurrò Brian.
Tutti scoppiammo a ridere poi Johnny e le ragazze si incamminarono verso la macchina di Brian ed io salutai Effie dandole un leggero bacio sulle labbra e mi incamminai verso la macchina di Jimmy seguito da lui, Brian e Zacky. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salimmo in macchina e partimmo subito.
“Come ci si veste per andare ad un concerto simile ?” domandai.
“Innanzitutto, ti serve una maglia della band. Noi le abbiamo e conosciamo il negozio perfetto!” disse Shannon.
Dopo un po’ di viaggio, tra chiacchiere e canzoni varie, Johnny parcheggiò la macchina davanti ad un piccolo negozietto con l’insegna rossa di cui non lessi il nome.
Entrammo nel negozio e trovammo subito, dietro la cassa, un ragazzo pieno di tatuaggi con un enorme cresta rosso fuoco e pieno di piercing.
“Eeeeeeeehi, chi si rivede!” fece lui.
“Ciao Al!” disse Johnny.
Tutti lo salutarono.
“C’è una new entry nel gruppo ?” domandò il tipo.
“Sì, si chiama Effie ed è la ragazza di Matt!” gridò Lexi ed io sentii le guance ribollire.
Quello sorrise e mi porse la mano che strinsi titubante “Al, piacere.”
“Piacere mio” dissi, sorridendo.
“Dove sono gli altri quattro teppisti ?” domandò poi Al, parlando con Shannon che si era seduta sul bancone.
“A casa di Jimmy, stasera abbiamo il concerto di alcuni amici e si stanno organizzando.” Disse Shan.
“Uh, chi sono ?” domandò Al, mettendosi seduto.
“Gli Of Mice & Men” disse Johnny.
“Wo, figo!” fece Al “Stasera sono di turno al Johnny’s, faccio gli straordinari perché i soldi scarseggiano ma mi sarebbe piaciuto vederli. Divertitevi per me!” disse poi.
“Sarà fatto!” concluse Lexi, sorridendo.
“Comunque, cosa cercavate oggi ?” continuò Al.
“Una maglia degli Of Mice & Men e poi.. poi mi faccio un giro, devo rifare il guardaroba ad Effie.” Disse Shannon, sparendo tra gli scaffali seguita da Johnny.
“La maglietta è sempre per te ?” mi domandò Al ed io annuii.
“Mmh.. vediamo..” disse, poi si girò e si mise a guardare tra le varie maglie che aveva alle spalle.
Lexi se ne stava seduta su un divanetto poco distante dal bancone.
“Vedrai che ti piacerà, Al ha ottimi gusti e ci azzecca sempre.” Mi disse Lexi, sorridendo.
“ECCO QUI, dimmi che te ne pare.” Disse Ale, poggiando una maglietta sul bancone.
La maglia era nera e davanti aveva una scritta “OF MICE” subito sotto un enorme teschio bianco che perdeva sangue dagli occhi e subito sotto “& MEN”, era meravigliosa.
“E’ BELLISSIMA!” gridai.
“Fantastico.” Fece Al, sorridendo “Li in fondo c’è il camerino, va a provarla.” Mi disse poi.
Sorrisi e mi incamminai verso il camerino, mi sfilai la felpa e la maglietta e mi infilai la maglia che mi aveva scelto Al.
Mi stava a pennello, c’era una sola cosa che non mi convinceva.
Sfilai la maglia e mi rivestii poi uscii dal camerino.
“L’ho già pagata.” Disse Lexi, sorridendo.
“Grazie mille..” sussurrai “Al, scusa.. Per caso hai delle forbici per la stoffa ?” domandai.
“Mh, certo.” Fece lui, aprendo un cassetto e porgendomi delle forbici enormi “Tieni” disse.
Ringraziai poi poggiai la maglia sul bancone ed iniziare a tagliare le maniche e il colletto, creandoci una scollatura che non era troppo esagerata ma la rendeva sicuramente migliore di com’era prima.
Tornai nel camerino e mi infilai di nuovo la maglietta, uscendo poi per farla vedere agli altri.
“Che ne dite ?” domandai.
“Meravigliosa!” disse Lexi.
“woooow, hai talento nel sistemare i vestiti.” Disse Al.
“Sono abituata a sistemarmi tutti i vestiti da sola.” Dissi, sorridendo.
“Mi servirebbe qualcuno con una simile manualità in negozio, hai già un lavoro ?” fece Al.
“No” dissi, sedendomi sul divanetto.
“Ti piacerebbe lavorare qui ?” mi chiese.
“Dici davvero ?” dissi, sorpresa, alzando lo sguardo ed Al annuì.
“Non posso pagarti molto, ma mi farebbe comodo averti qui. Sai disegnare ?” mi chiese.
“Sì.” Risposi.
“E come te la cavi con gli stencil ?” disse.
“Ci lavoro spesso sui muri e sulle mie magliette, quindi direi bene.” Dissi.
“Fantastico! E sai cucire ?” chiese infine.
“Assolutamente sì.” Risposi, sempre più gasata.
“Perfetto! Domani mattina vieni qui per le dieci e fai la tua prima prova, ci stai ?”
“CAZZO, Sì!” gridai, balzando in piedi dal divano.
Al e Lexi risero.
Dopo qualche istante Johnny e Shannon ci raggiunsero.
“Compro tutti questi.” Disse Shannon, buttando sul bancone una valanga di magliette, felpe, calze, calzoncini, pantaloni, mutande, reggiseni e calzini.
“SHANNON QUANTA ROBA HAI PRESO ?” domandai, sconvolta, avvicinandomi al bancone.
“Sh, sta buona. Sono regali di  mamma. Ne avrai bisogno, ti ricordo che ora non hai più una casa e di certo Jim non può darti i suoi vestiti.” Mi disse Shannon ed io le feci una linguaccia poi la abbracciai.
Al infilò in varie buste tutti i vestiti, Shan pagò poi uscimmo.
“A domani mattina!” dissi, raggiante, ricevendo un sorriso in risposta da Al.
Salimmo in macchina e partimmo, arrivammo in mezz’ora a casa di Jimmy ed entrammo  tutti carichi di buste.
“Avete derubato un negozio di vestiti ?” fece Zacky, aprendoci la porta.
“Più o meno” rispose, ridendo, Lexi.
Presi tutte le buste e salii al piano di sopra fino in camera e poggiai tutto sul letto.
Potevi sistemare le mie cose negli armadi ?
Magari Jimmy non era d’accordo.
Rimasi a fissare le buste sul letto per una decina di minuti.
“Effie ? Si può ?” disse una voce da fuori la porta ed io mi ripresi dai miei pensieri.
“Oh sì, prego, è aperto!” dissi.
La porta si aprì e Matt entrò in stanza.
“Tutto bene ?” mi chiese.
“Ehm.. veramente ho un dubbio esistenziale.” Dissi.
“Cosa ?” mi chiese ancora.
“Posso sistemare le mie cose negli armadi o a Jim da fastidio ?” domandai.
“Ma cosa gli da fastidio, ormai questa è camera tua!” disse Matt “Ti do una mano ?” mi chiese poi.
“Oh, no grazie mille. Preferisco fare da sola almeno so dove sono tutte le cose se le cerco.” Risposi, iniziando a tirare fuori i vestiti dalle buste e sistemarli nei vari armadi.
Erano tutti bellissimi, Shannon aveva fatto centro su ogni cosa.
“Ho trovato lavoro” dissi, mentre sistemavo le mutande ed i reggiseni in un cassettino.
“Ah sì ? E dove ?” mi domandò Matt.
“Nel negozio di vestiti del vostro amico, Al.” Dissi.
“Davvero ?” fece Matt.
“Sì.” Dissi, girandomi.
“Sai chi ci lavora li con lui durante la settimana subito dopo scuola ?” mi disse ed io scossi la testa “Brian.” Disse, scoppiando a ridere.
Rimasi a fissarlo.
“ODDIO NO DOVRO’ SOPPORTARE GATES A LAVORO ?” gridai, fingendomi disperata.
Matt continuava a ridere.
“RIDI DELLE DISGRAZIE ALTRUI ?” gridai, lanciandogli un paio di calzini che tornarono subito indietro.
Presi a sistemare tutti i vari pantaloni.
“Lexi e Shannon fanno le tatuatrici e voi altri ? Lavorate ?” domandai senza girarmi.
“Oh sì, Johnny fa il cameriere nel bar di suo zio, Jimmy lavora come meccanico, Zacky fa il fattorino per la pizzeria dietro il parco ed io lavoro con Lexi e Shannon.” Disse lui.
“Sei un tatuatore ?” chiesi, alzandomi di scatto e fissando Matt che annuì.
“FANTASTICO, prima o poi mi farai un tatuaggio, vero ?” domandai, speranzosa.
“Va bene.” Mi disse, sorridendo “Senti.. ma con la scuola come farai ?” mi domandò.
“Ci stavo giusto pensando poco fa.. tra una settimana faccio 18 anni, quindi potrò ritirarmi. Farò questa settimana d’assenza e poi appena avrò compiuto i 18 anni andrò a scuola per ritirarmi.” Dissi.
“Perfetto. Diciotto anni, sei la più piccola!” mi disse, ridendo.
Annuii “Voi ne avete tutti 19, no ?” chiesi.
“Sì, piccolina!” mi disse ridendo ed io mi girai e gli feci una linguaccia.
“FAI LA LINGUACCIA A ME ?” gridò lui, ridendo ed io in risposta gli feci un’altra linguaccia.
Matt si alzò dal letto, mi prese per i fianchi facendomi cadere dalle mani i jeans che stavo sistemando e poi mi butto sul letto, si mise a cavalcioni sopra di me ed iniziò a farmi il solletico.
Cercavo di coprirmi in tutti i modi possibili, ma era inutile.
Continuavo a ridere fino alle lacrime e la pancia mi faceva malissimo.
“MATT TI PREGO MI ARRENDO, MI ARRENDO!” gridai, tra le lacrime.
La sua risata risuonava per tutta la stanza ed era meraviglioso, se non fosse stato per il mal di pancia avrei voluto continuare così all’infinito perché la sua risata era davvero qualcosa di magico.
“TI ARRENDI ?” mi gridò lui.
“SI, SI, MI ARRENDO!” gridai e dopo qualche secondo Matt si fermò.
Mi asciugai gli occhi e quando li riaprii trovai Matt ancora a cavalcioni su di me con un enorme sorriso stampato  in faccia e le fossette in bella mostra.
Le braccia, tese a tenerlo su, lasciavano vedere ogni singolo muscolo.
“AAAAAAAAAAAAAAAH!” sentimmo gridare dalla porta “SCUSATE IO NON- IO.. ODDIO!” poi la porta si chiuse.
Matt si girò, confuso.
“Ma che..” domandò, poi si alzò ed andò ad aprire la porta e Johnny che ci si era appoggiato cadde di schiena per poi rialzarsi subito di scatto.
“SCUSATE DAVVERO IO NON PENSAVO CHE VOI.. IO.. ODDIO SCUSATE CHE FIGURACCIA!” cominciò.
“wowowo, JC calmati, non è come pensi.” Disse Matt, ridendo e dando una pacca sulla spalla a Johnny che si calmò “Ero lì perché avevo appena finito di farle il solletico” continuò Matt.
“Oh.. oddio grazie al cielo!” fece Johnny “Comunque sono venuto a dirvi che dovreste prepararvi perché tra un’ora andiamo.” E detto ciò uscì di nuovo dalla stanza.
“Okay, allora vado a prepararmi anche io.” Mi disse Matt, avvicinandosi e baciandomi.
“Va bene, a dopo” dissi, sorridendo.
Attesi che Matt uscisse dalla stanza poi mi infilai il reggiseno nero di pizzo che mi aveva comprato Shan, mi misi la maglietta degli OM&M e, in mutande, cominciai ad aggirarmi tra gli armadi alla ricerca di un pantalone da mettere.
Trovai un paio di jeans scuri tutti strappati sulle ginocchia ed iniziai ad infilarmeli.
La porta si spalancò “Effie sent- OH CAZZO SCUSA!” gridò Jimmy, portandosi una mano davanti agli occhi.
Scoppiai a ridere e finii di infilarmi i jeans.
“Dimmi tutto Jim.” Dissi poi.
Jimmy si tolse la mano da davanti alla faccia e si avvicinò con una maglietta in mano.
“Potresti tagliarmi il colletto di questa maglietta ? Si è rovinato e mi graffia la gola ogni volta.” Mi disse, porgendomi la maglietta.
“Certo” dissi, prendendo la maglietta.
Mi alzai e mi avvicinai al mio zaino che stava per terra e ne tirai fuori la scatoletta con il mio kit da cucito, presi le forbici e poi tagliai il colletto della maglietta di Jim e gliela restituii.
Jimmy infilo la maglietta poi sorrise “Ora è perfetta! Grazie mille!” disse “Ti aspetto giù con gli altri” poi uscì chiudendo la porta.
Mi sistemai i capelli in una coda alta, contornai i miei occhi con uno strato pesante di eyeliner e matita, mi infilai i miei anfibi neri e poi mi infilai al volo la felpa di Matt, infilai accendino, sigarette e cellulare in tasca e scesi le scale trovando JC e Jim già pronti seduti sul divano che bevevano il caffè.
“C’è una tazzina anche per te!” disse Jim appena li raggiunsi.
Lo ringraziai, presi la tazzina e mi misi seduta sul divano di fianco a JC.
“Sei bellissima!” mi disse lui dopo poco.
Arrossii.
“Grazie..” sussurrai “Dove sono gli altri ?” chiesi, poi bevvi il mio caffè.
“Tra poco tornano, sono andati a casa a prepararsi e Matt è al piano si sopra a cambiarsi.” Mi disse Jim.
Appena finì la frase Matt varcò la porta della cucina.
Aveva addosso una maglietta degli OM&M molto simile alla mia, senza le maniche, a lasciare in perfetta vista gli enormi muscoli e tutti i tatuaggi sulle braccia, dei jeans un po’ consumati e delle scarpe da ginnastica nere in più aveva una bandana e sulla bandana un cappello nero con la visiera dietro.
Il cappello e la bandana gli davano un tocco da duro che veniva però distrutto dagli enormi occhioni verdi e le meravigliose fossette.
“Sei bellissima.” Mi disse, mettendosi seduto vicino a me.
“Anche tu non scherzi mica.” Dissi, baciandolo dolcemente.
Dopo poco sentimmo un clacson suonare nel vialetto.
“Sono i ragazzi, andiamo!” disse JC tutto gasato, alzandosi dal divano e correndo verso la porta ed io lo seguii ancora più gasata.
Dopo poco Matt e Jim ci raggiunsero e salimmo in macchina.
“Ci metteremo un’oretta” disse Matt, dopo che fummo partiti.
“Austin ti piacerà!” mi disse Johnny “E’ un ragazzo d’oro. Anche tutti gli altri! Ti piaceranno di sicuro!” concluse, sorridendo.
Mi accesi una sigaretta ed abbassai il finestrino.
“E poi spaccano i culi sul palco!” mi disse Jimmy, girandosi.
“Sì, ho sentito solo una loro canzone e mi sono piaciuti un casino!” dissi, sputando fuori un po’ di fumo.
“Ascoltiamoli un po’!” disse Jimmy, tirando fuori un CD dal cassettino e mettendolo nello stereo.
La musica si sparse per tutto l’abitacolo e fui subito rapita dalle note e dalla voce del cantante.
Le parole poi erano tutte bellissime.
Ogni canzone era meravigliosa.
Arrivammo al locale e Matt faticò a trovare un posto dato che il parcheggio era pieno zeppo di macchine.
Una volta scesi dalla macchina domandai a Matt dove fossero Lexi e gli altri.
“Ci aspettano nel retro del locale con la band, Brian doveva andare a farsi dare i biglietti.” Mi disse ed io annuii.
Lo presi per mano e lo seguii.
Raggiungemmo il retro del locale dove trovammo Brian, Lexi, Shannon e Zacky intenti a parlare con un tipo dai capelli lunghissimi neri e una barbetta incolta.
Ci avvicinammo e subito Brian trascinò il tipo verso di me.
“Tino, lei è la famosa Effie!” disse Brian “Effie, lui è Tino, il batterista degli Of Mice & Men.”
Il ragazzo mi regalò un meraviglioso sorriso e mi porse la mano che strinsi sorridendo a mia volta.
“Piacere” mi disse.
“Piacere mio.” Risposi.
“Dunque ragazzi” disse Tino, dopo aver sciolto la stretta di mano “vi do i biglietti e vi faccio entrare ora almeno sarete in  prima fila. Niente commenti sul fatto che non è corretto. Il palco è grande quindi non occuperete spazio a nessuno e non rompete, seguitemi.” Disse.
Nessuno disse nulla e ci incamminammo seguendo Tino.
Entrammo nell’enorme locale dopo che un bodyguard ci controllò i pass che Tino che aveva dato prima di entrare.
“Bene, vado a prepararmi. Ci vediamo dopo.” Disse poi scomparve nel backstage.
Ci posizionammo tutti attaccati alla transenna.
Alla mia destra c’era Matt e a sinistra Jimmy.
“ENTRAAAANO” gridò Brian.
“Tieniti stretta alla transenna.” Mi sussurrò Matt ed io obbedii.
In pochi secondi l’enorme locale fu pieno zeppo e io ed i ragazzi ci ritrovammo completamente schiacciati contro la transenna.
Finalmente potevo provare la famosa sensazione delle costole contro le transenne di cui la mattina seguente mi sarei pentita.
Era il mio primo concerto e lo stavo passando con le persone migliori del mondo.
Ero su di giri.
Quando le luci si spensero tutti cominciammo ad urlare.
Era tutto troppo perfetto.
Strinsi la mano di Matt e continuai a gridare “OF MICE & MEN” insieme a tutta la folla mentre l’adrenalina continuava a salire.
Mi sarei divertita da fare schifo, ne ero sicura.
Nei momenti di attesa Lexi mi passò il suo telefono per farmi vedere le foto dei membri della band e per far sì che Matt mi dicesse i loro ruoli e i loro nomi.
Il primo a salire sul palco fu Tino, seguito da Alan, Aaron, Phil e infine Austin.
Tino iniziò a dare il tempo poi tutti cominciarono a suonare.
La folla era in delirio e lo ero anche io.
Austin iniziò a cantare e tutti cominciammo a saltare, spingerci, urlare e fare più casino possibile.
Dopo un paio di canzoni Austin, dopo aver bevuto una bottiglietta intera d’acqua, si avvicinò di nuovo al microfono.
“Oggi tra di voi ci sono dei miei carissimi amici e vorrei salutarli e dare il benvenuto alla new entry del gruppo!” gridò e tutti noi otto gridammo a squarciagola vedendo poi Austin sorriderci.
Dopodiché i ragazzi ricominciarono a suonare.

When your reflection in the mirror smiles back it lies, you know it.
When you lay your head to sleep at night it's filled with every moment,
Every chance you miss to be something, well learn from your mistakes.

You're not alone, you're with me.
You're not alone, you're with me.

 

Il mio cuore fu completamente e totalmente rapito da quelle parole che Austin cantava con tanta foga.
Rimasi a bocca aperta.
Matt e Jimmy quasi coprivano la musica da quanto stavano urlando.

Don't let the world bring you down,
There's always hope for the willing.
Don't let the world bring you down,
It's not over, you're not alone anymore.

 

 

A quel punto le lacrime presero il sopravvento.
Iniziai a piangere quasi disperata.
Saltavo e muovevo a ritmo la testa fin quasi a sentir dolore.
Ma non m’importava.
Quelle parole sembravano dirette proprio a me a tal punto da far quasi male fisico.
Quando la canzone finì abbracciai Matt che stava anch’esso piangendo.
“Questa era per ognuno di voi, li in mezzo. Non siete soli. Io sono qui, noi siamo qui. Qui per tutti voi.” Disse Austin e dalla folla si alzò un gigantesco urlo.
Milioni di voci all’unisono.
Quell’urlo che stava a significare “grazie” ed i ragazzi sul palco l’avevano capito perché sorridevano come non mai.
Dopo svariate canzoni il concerto finì e i ragazzi dal palco iniziarono a lanciare oggetti.
Mi girai, quasi per caso e nello stesso istante vidi una bacchetta della batteria volare dalla mia parte.
Quasi istintivamente alzai la mano e la presi al volo, stringendola poi al petto.
“GRANDE!” gridò Jimmy.
Rimanemmo per un po’ attaccati alla transenna aspettando che la folla uscisse dal locale dato che Brian ci aveva detto che alla fine del concerto saremmo andati nel backstage a salutare i ragazzi.
Quando il locale fu vuoto, seguendo Brian, ci incamminammo verso il backstage.
Corsi avanti ed affiancai Lexi.
“Tieni” dissi, porgendole la bacchetta.
Lexi sgranò gli occhi e la bocca “COS- NO E’ TUA, L’HAI PRESA TU!” cominciò a dire.
“SH, non rompere. Sei una batterista, è giusto che la tenga tu.” Dissi, sorridendo.
Lexi afferrò la bacchetta poi mi abbracciò quasi stritolandomi e gridando “GRAZIE MILLE!” ed io sorrisi.
Riprendemmo a camminare ed arrivammo davanti ad una porta con la scritta “Dressing Room Of Mice & Men”, Brian bussò e rimanemmo in attesa.
A quel punto il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.
Aveva senso tutto ciò ?
Non lo sapevo.
In parte lo sapevo.
Quei ragazzi con la loro musica mi avevano rubato il cuore in una sola sera quindi, in parte, era normale che fossi così nervosa.
La porta si aprì ed io trattenni il fiato.
Stavo per conoscere altre persone meravigliose.
La vita, forse, non era poi così brutta.
“RAGAZZI! ENTRATE!” sentii gridare.
Strinsi la mano di Matt e mi incamminai dietro gli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hola!
Questo capitolo è molto.. DELIRIO, i know.
Perdonatemi ma sono in post-concerto All Time Low quindi sono molto delirante!
Grazie come al solito per aver letto!
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 7
*** Nuove conoscenze e primo giorno di lavoro. ***


Entrai nella stanza mentre Effie teneva stretta la mia mano.
I ragazzi cominciarono a scambiarsi saluti e abbracci.
“MAAAAAAAAAAAATT!” gridò Austin, sciogliendo l’abbraccio con Jimmy e dirigendosi verso di me.
Mi abbracciò ed io ricambiai l’abbraccio con un braccio solo, dato che con l’altro stavo tenendo stretta la mano di Effie che era fin troppo agitata.
Il mio amico dopo qualche istante sciolse l’abbraccio e mi guardò sorridendo, sorriso che ricambiai sinceramente felice.
Scambiai qualche abbraccio anche con tutti gli altri, sempre senza lasciare la mano di Effie poi rimasi in piedi al centro della stanza con lei nascosta dietro la mia schiena.
“Ehi, è la famosa new entry ?” domandò improvvisamente Alan, dopo essersi sdraiato sul divanetto tra Brian e Zacky.
“Credo sia quella piccola testolina rossa che sbuca da dietro la schiena di Matt.” Disse, ridacchiando, Tino che stava seduto sulla scrivania e teneva abbracciata Lexi tutta sorridente.
Sentii Effie irrigidirsi.
“Ehi, rossa, non ti mangiamo mica.” Fece Aaron, salutando con la mano Effie che si era appena affacciata.
Austin con due passi divorò l’intera stanza e ci raggiunse, sporgendosi lentamente dietro la mia schiena.
“Ciaaaaao” sussurrò.
“Ehm, ciao” fece Effie, mi girai a guardarla e la trovai completamente rossa.
“Piacere, io sono Austin.” Fece lui, porgendole una mano.
Effie strinse la mano, titubante e sussurrò “Effie, piacere”
“Dai ragazzi, lasciatela stare. Quando si sarà sciolta, uscirà allo scoperto da sola.” Disse, sorridendo, Phil che se ne stava seduto ai piedi del divano vicino a Jim e JC.
Austin sorrise ad Effie e poi prese posto sul secondo divano, vicino a Shannon.
Mi incamminai anche io verso il secondo divano ed Effie mi seguì, mi misi seduto vicino ad Austin e la rossa prese posto sulle mie gambe, cominciando a fissare le mie ginocchia e giocando, come suo solito, con le sue dita.
“Ci sono delle birre qui ?” domandò Zacky.
“Certo, Porchy, c’è il frigorifero li in fondo a destra” disse Alan, ricevendo uno schiaffetto sulla nuca da parte di Vee.
“Non chiamarmi Porchy!” disse quest’ultimo.
“Va bene.. Porchy!” concluse Alan, ridendo.
Zacky cominciò a distribuire le birre a tutti, per ultima ad Effie e le si avvicinò sussurrando “Stai tranquilla, con loro è come stare con noi, vedrai che ti piaceranno” le scompigliò un po’ i capelli e poi tornò a sedersi vicino ad Alan.
“Allora ragazzi, come va con la band ?” domandò Tino.
“Beh, grazie ad Effie, finalmente faremo il primo concerto!” annunciò, orgoglioso, Jimmy.
“DAVVERO ? ERA ORA, CAZZO!” gridò Austin, alzando in aria la birra.
Tutti scoppiammo a ridere.
“Dobbiamo fare una statua a quella rossa, se avessimo aspettato i ragazzi saremmo morti di vecchiaia” annunciò Tino, ammiccando ad Effie che sorrise.
“Era così tragica la situazione ?” domandò Effie, dopo aver bevuto un sorso della sua birra.
“Oh sì, neanche immagini! Lexi e Shannon ogni tanto ci chiamavano disperate perché quei cinque testoni continuavano a rimandare!” rispose Phil, ridendo.
“Allora, dove e quando ?” domandò Aaron.
“Al Johnny’s, Sabato alle 19.00” rispose, automaticamente, Brian.
“Sabato eh ? Mh..” cominciò Austin.
“EHI AUSTIN! NOI SABATO SIAMO IN PAUSA CON IL TOUR, ABBIAMO TRE GIORNI DI PAUSA, POSSIAMO VENIRE A VEDERLI!” gridò Alan, balzando in piedi ed iniziando a saltellare come un bambino “TI PREGO! TI PREGO! TI PREEEEEEEEEGO!”
Tutti scoppiammo a ridere.
“Certo, stavo giusto cercando di ricordare se era questo Sabato che avevamo la pausa! Fantastico. Ci saremo!” annunciò Austin.
Sorrisi “GRANDE!” gridai, seguito dal sorriso di tutti gli altri.
Tra le varie chiacchiere, finimmo le birre.
Effie si era sciolta ed aveva preso molta confidenza con tutti, in particolare con Tino ed Austin ed ero veramente felice.
“Ragazzi, ora dobbiamo proprio andare. Domani abbiamo un concerto praticamente dall’altra parte del mondo e ci aspettano 6 ore di volo.” Annunciò, dispiaciuto, Austin “Ci vediamo Sabato, però” concluse, sorridendo ed alzandosi dal divano.
Ci alzammo tutti e cominciammo a salutarci.
Dopo i vari saluti ci stavamo dirigendo tutti i insieme verso l’uscita del locale, noi verso le macchine e i ragazzi verso il tour bus.
“Effie” chiamò Austin, rimasto da solo nel camerino.
Effie si voltò, interrogativa.
“Ti spiace venire un secondo qui ?” domandò lui.
Effie si voltò a guardarmi sempre più interrogativa.
“Vieni anche tu, Matt.” Disse Austin, sorridendo.
Annuii e trascinai Effie nella stanza, chiudendo poi la porta su richiesta di Austin.
Quest’ultimo, appena chiusi la porta, attraversò la stanza e si buttò a capofitto su Effie, abbracciandola e facendola sparire completamente tra le sue braccia.
Appoggiai la schiena la porta, incrociando le braccia al petto e sorridendo.
Sapevo bene a cosa puntava Austin.
Effie se ne stava ferma, immobile, era come diventata di pietra.
“Le ho viste le braccia, sai ?” sussurrò Austin, senza sciogliere l’abbraccio “E non intendo farti nessun tipo di predica, perché non è la prima volta che vedo della braccia così. Volevo solo dirti che posso immaginare tutto quel che hai passato finora, ma ora c’è una piccola differenza. Ora non sei più sola. Ci sono Matt e gli altri con te e non potevi chiedere di meglio, credimi. In più, da stasera, ci siamo anche noi. Non sei più sola, sei con tutti noi e tutti insieme supereremo qualsiasi cosa. Dai un po’ di tregua a queste piccole braccine, ci penseremo noi a far uscire tutto quel che ti fa male. Sii forte per noi e noi saremo forti per te.” Concluse Austin.
Sentii Effie singhiozzare e la vidi tremare tra le enormi braccia di Austin che alzò di poco lo sguardo e mi sorrise.
Sorrisi in risposta.
Effie si aggrappò alla maglietta di Austin ed affondò la faccia nel suo petto continuando a piangere.
“Credi alle mie parole ?” sussurrò dopo un po’ Austin e vidi Effie annuiire.
“Va benissimo” concluse il più alto.
Dopo qualche istante Austin sciolse l’abbraccio, scompigliò un po’ i capelli ad Effie e poi le asciugò le lacrime.
“Matt ha il mio numero, salvatelo e scrivimi appena ti va. Quando avrai bisogno, cercami.” Sussurrò Austin ed Effie annuì di nuovo, poi tornò da me.
Ci incamminammo e appena fuori salutammo Austin.
Lo abbracciai e lo strinsi con tutta la forza che avevo e gli sussurrai “Grazie.”
Austin mi sorrise, abbracciò Effie e poi io e la rossa ci incamminammo, mano nella mano, verso la macchina.
Stavamo tranquillamente camminando nel parcheggio diretti verso la macchina.
“Matt..” sussurrò Effie.
“Dimmi” dissi, girandomi a guardarla, trovandola impegnata a giocare con il ciondolo legato al suo collo.
“Devo davvero scrivergli o me lo ha detto tanto per.. ?” mi domandò.
“Oh.. Austin non fa le cose “Tanto per..”, devi davvero scrivergli. Credimi, tante volte lui ha aiutato sia me che i ragazzi. Ti farebbe bene ogni tanto parlare con lui.” Le dissi, sorridendole.
Effie mi guardò per qualche istante poi mi sorrise “Allora lo farò.” Concluse, poi mi abbracciò.
Mi fermai e ricambiai l’abbraccio.
“Grazie..” mi sussurrò “Grazie davvero di tutto.”
Non risposi, la strinsi forte e poi la tirai su.
Lei si aggrappò a me come un koala ed io continuai a camminare tenendola stretta in braccio.
La sentii sbadigliare.
Poggiò il viso nell’incavo del mio collo e dopo qualche istante si addormentò.
Raggiunsi la macchina dove Jim e JC mi aspettavano poggiati allo sportello.
“Ce ne avete messo di tempo!” fece Jim.
“Austin ha fermato Effie per parlarle” dissi.
Jim e JC scoppiarono in un enorme sorriso “Capisco!” disse JC “Comunque i ragazzi sono andati a casa e dovrei andarci anche io, altrimenti i miei mi uccidono.” Concluse.
“Va bene, passiamo prima da te e poi noi torniamo a casa.” Dissi, avvicinandomi allo sportello dei sedili posteriori.
JC aprì lo sportello ed entrò, si sistemò e poi sussurrò “Poggia la sua testa sulle mie ginocchia, almeno puoi farla sdraiare” sorrisi e poggiai Effie sui sedili, poggiandole la testa sulle ginocchia di Johnny.
Poi presi posto alla guida e Jim si mise al posto del passeggero.
Misi in moto e partii.
“Comunque, i ragazzi sono stati pazzeschi stasera!” disse dopo un po’ Johnny.
“Sì, incredibili!” continuai io.
“Chissà quando toccherà a noi.. ci pensate ?” fece Jim, con aria sognante.
Mi persi tra i pensieri.
Mi immaginai i bagni di folle, i palchi enormi e noi tutti presi a fare ciò che più ci piaceva: La musica.
“Non vedo l’ora.” Disse Jim, tirandomi fuori dai miei pensieri.
“Ce la faremo.” Disse Johnny ed io sorrisi.
“Ovvio e spaccheremo i culi” conclusi.
Dopo un’oretta raggiungemmo casa Seward, salutai Johnny e Jimmy scese con lui.
Li vidi baciarsi dolcemente dallo specchietto retrovisore e sorrisi.
Quando Johnny sparì dentro casa, Jim prese posto nei sedili posteriori e sistemò la testa di Effie sulle sue ginocchia.
“Almeno evitiamo di farla rotolare giù dai sedili se freni” mi disse, ed io sorrisi.
Ripartii.
“Stai da me anche oggi ?” mi domandò Jim.
“Sì, se non è un problema.” Risposi.
“Nessun problema, tanto ormai è casa mia.” Annunciò lui, sospirando.
“Quando dirai ai ragazzi dei tuoi ?” domandai dopo qualche istante di silenzio.
“Non lo so.. credo domani.” Rispose lui.
I genitori di Jim avevano deciso di rimanere a vivere in Australia perché il padre aveva trovato lavoro lì, lasciando casa a Jim.
Io ero l’unico a saperlo e Jim non l’aveva ancora detto a nessuno.
Jimmy ci stava particolarmente male perché era molto legato ai suoi genitori.
Gli dispiaceva perché i suoi non gli avevano neanche chiesto di andare a vivere con loro anche se Jim sapeva già che avrebbe scelto di rimanere a vivere con noi in California, ma gli sarebbe comunque piaciuto se glielo avessero chiesto.
“Pensi che tornerai a casa tua ?” mi domandò dopo un po’.
“Sì, credo che in settimana andrò a casa ma giusto per prendere tutte le mie cose. Non posso farcela a stare li dentro senza Amanda.” Risposi.
“Quindi Amanda ha proprio deciso ?” continuò Jim.
“Sì, ieri già era andata via.” Risposi, sospirando.
“Oh beh, ci siamo noi.” Rispose Jim e, dallo specchietto retrovisore, lo vidi sorridere sincero e sorrisi anche io.
“E ora c’è anche questa piccola roccia.” Concluse Jim.
“Già.” Sorrisi.
Arrivammo a casa e parcheggiai la macchina nel viale.
Scesi ed aprii lo sportello a Jim che prese in braccio Effie e si incamminò, con me al suo fianco, verso la porta.
Tirai fuori le chiavi di casa dalla tasca dei jeans di Jimmy ed aprii la porta.
“Portala in camera, do una sistemata in cucina e me ne vado a dormire.” Mi disse lui, porgendomi Effie.
La presi in braccio e mi incamminai verso le scale, augurando la buonanotte a Jim.
Raggiunsi la camera di Effie ed aprii la porta spingendola con un ginocchio, poggiai Effie sul letto e stavo spostando le coperte quando la sentii muoversi, mi girai e la trovai a stropicciarsi gli occhi con una mano.
“Ehi..” sussurrai, sorridendo.
“Ehi..” sussurrò lei, sorridendo “Mi sono addormentata ?” mi chiese.
“Sì, siamo a casa di Jim” sussurrai, accarezzandole una guancia.
“Grazie per non avermi svegliata” mi rispose.
“Non c’è di che, buonanotte.” Dissi, baciandole la fronte ed incamminandomi verso la porta.
“M-matt ?” fece lei ed io mi girai, trovandola seduta a gambe incrociate sul letto.
“So che può sembrare fraintendibile ma.. rimarresti a dormire con me ?” mi chiese, arrossendo.
“Certo” risposi, sorridendo “Vado a cambiarmi e arrivo.” Dissi.
La vidi sorridere sinceramente felice ed uscii dalla camera, raggiunsi la mia stanza e mi spogliai, mi infilai una tuta e una maglietta piuttosto leggera e tornai in camera, trovando Effie con addosso solo un enorme maglietta nera tutta rovinata.
Presi posto nel letto vicino a lei e le sorrisi, vedendola arrossire.
“Ti spiace se dormo senza maglietta ? Sono abituato a dormire senza maglietta e mi stressa tenerla addosso” dissi.
“Oh, assolutamente, tranquillo” disse lei, arrossendo e sistemandosi meglio sotto le coperte.
Mi sfilai la maglietta e la buttai ai piedi del letto poi mi girai e trovai Effie completamente rossa e ridacchiai.
Mi sdraiai meglio e rimasi qualche istante a fissare Effie che mi guardava sorridente.
Allargai le braccia ed Effie si avvicinò a me, arrotolandosi tra le mie braccia.
La baciai dolcemente poi poggiò la testa sul mio petto e la strinsi a me, sistemandole meglio addosso le coperte.
Le accarezzai dolcemente la testa finché non fui sicuro che si fosse addormentata ed infine chiusi gli occhi anche io.
Fui svegliato da una voce che sussurrava il mio nome.
Spalancai gli occhi spaventato e trovai Jimmy ad un palmo dal mio naso.
“J-jim cosa..” bofonchiai, con la voce impastata dal sonno.
“Posso dormire qui ?” mi sussurrò Jimmy.
Provai a voltarmi ma mi ricordai di avere Effie arrotolata tra le braccia.
“Sì, credo non ci siano problemi. Tutto bene ?” sussurrai.
“Affatto. Ho fatto un incubo terribile e mi sono svegliato quasi piangendo. Temo di non essere più abituato a dormire da solo..” mi sussurrò, sconfortato, lui “Prendo una coperta e un cuscino e mi metto per terra.” Disse poi.
“Ma cosa per terra, vieni di faccio posto.” Disse improvvisamente Effie, facendomi sobbalzare.
“Sei sveglia ?” le domandai.
“Sì, ho fatto un incubo anche io e mi sono svegliata ma non volevo svegliarti quindi sono rimasta ferma.” Mi disse.
“Potevi svegliarmi” le sussurrai, baciandole la fronte.
Lei mi sorrise poi si tirò più verso di me “Mettiti qui” disse rivolta verso Jimmy, battendo la mano sul posto libero nel letto.
Jimmy sorrise e si fiondò verso la parte libera del letto e si infilò sotto le coperte.
“Sto dormendo con due figoni tatuati a petto nudo” disse, ridendo, Effie.
“E quando ti ricapita più una fortuna simile!” disse, ridendo, Jim.
Tutti scoppiammo a ridere poi Effie si sistemò meglio tra le mie braccia e in quattro e quattr’otto ripresi sonno.
Ero uno che dormiva molto, forse troppo.
Quando mi svegliai era giorno, la luce che entrava dalla finestra mi impediva di aprire per bene gli occhi ma tenendoli socchiusi mi accorsi che c’ero solo io nel letto.
Mi stiracchiai per un po’ poi scesi dal letto, attraversai la stanza ed uscendo in corridoio sentii l’acqua della doccia aperta in bagno, sbadigliai e mi incamminai giù per le scale fino a raggiungere la cucina dove Jim stava bevendo un caffè e sembrava davvero uno zombie.
Scoppiai a ridere.
“Sta zitto e prendi il caffè che tra mezz’ora dobbiamo andare a prendere Johnny per andare a scuola.” Mi rispose Jim.
Sospirai e presi la mia tazzina di caffè, sedendomi a tavola con Jim.
Non avevo proprio voglia di andare a scuola.

 

 












Finii di farmi la doccia, mi infilai l’accappatoio che Jim aveva detto che potevo usare io ma vedendo che era fin troppo lungo per me decisi di prendere un asciugamano enorme dal mobiletto sotto il lavandino.
Mi legai addosso l’asciugamano e poi mi asciugai i piedi con l’accappatoio.
Uscii dal bagno e mi diressi verso le scale.
I ragazzi dovevano essere usciti per andare a scuola così decisi di andare a prendermi un caffè in santa pace prima di vestirmi ed uscire per andare a lavoro.
Raggiunsi la cucina e ciò che vidi proprio non me lo aspettavo.
Jim e Matt se ne stavano addormentati con la testa schiacciata sul tavolo, mentre il cellulare di Jimmy continuava a squillare ininterrottamente.
Scoppiai a ridere, svegliandoli.
“RAGAZZI VI PREGO!” gridai, con le lacrime agli occhi.
“Cos- CHE ORE SONO ? ODDIO!” gridò Jimmy, rispondendo al cellulare “PRONTO ? SI! JOHNNY SCUSA, ODDIO SCUSA PASSO A PRENDERTI!” poi attaccò il cellulare, se lo infilò in tasca, afferrò le chiavi della macchina ed uscì di casa imprecando.
Sentii la macchina partire a tutta velocità dal vialetto e mi girai poi a guardare Matt che si guardava intorno con uno sguardo perso e confuso.
“Buongiorno” gli sussurrai, ridendo e dandogli un leggero bacio sulle labbra.
“B-buongiorno” fece lui, confuso “Che abbiamo combinato ?” mi chiese poi.
Mi avvicinai alla macchinetta del caffè e me ne versai un po’, ringraziando che quella macchinetta tenesse così bene il calore.
Versai lo zucchero nel caffè e mi misi seduta davanti a Matt, iniziando a girare il cucchiaino nella tazzina.
“Semplicemente che dovevate passare a prendere Johnny un’ora fa, quindi sicuramente avrà perso l’autobus e sarà rimasto per strada al freddo ad aspettarvi, facendo tardi anche per andare a scuola.” Risposi, ridacchiando.
“Che cretini che siamo..” disse Matt, sospirando “Ma tu non dovresti essere a lavoro ?” mi domandò poi.
Bevvi il mio caffè e mi alzai per poggiare la tazzina nel lavandino.
“Ho tutto il tempo, devo essere lì tra un’ora” dissi, sorridendo poi mi misi alla ricerca di un pacchetto di sigarette.
“Secondo cassetto in alto a sinistra, dovrebbe esserci un pacchetto di Marlboro, Jim le tiene nascoste lì” mi disse Matt ed io gli sorrisi.
Aprii il cassetto e, spostando alcuni piatti di porcellana, trovai un pacchetto di sigarette da cui ne mancavano giusto due, ne sfilai una e rimisi il pacchetto al suo posto, chiudendo il cassetto.
Accesi i fornelli e mi accesi la sigaretta con la fiamma, poi presi posto in braccio a Matt.
Sospirai, lasciando uscire una nuvoletta di fumo.
“Tutto bene ?” mi chiese Matt, accarezzandomi la schiena.
“Sono un po’ in ansia per il primo giorno di lavoro.” Dissi, sospirando di nuovo.
“Oh, vai tranquillissima. Al è una persona davvero tranquilla, anzi goditi la calma della mattina perché quando arriverà Brian, dopo pranzo, non avrai più pace.” Mi disse, ridendo.
Risi anche io “Immagino” conclusi.
Finii la sigaretta tra vari baci rubati a Matt e sorrisi.
“Beh vado a prepararmi” dissi, baciandolo di nuovo.
“Io invece vado a sdraiarmi sul divano e guardare la TV da bravo nullafacente, aspettando Jimohnny” disse, sorridendo.
Mi alzai e raggiunsi il piano di sopra, entrai in camera e cominciai a scegliere i vestiti.
Infilai al volo la biancheria e un paio di calzini neri, mi misi una gonna nera con sotto delle calze a righe bianche e nere ed infilai gli stivali, mi misi addosso una maglietta di una delle mie band preferite e poi mi misi un cardigan a righe bianche e nere, che riprendeva le calze, sodisfatta andai in bagno, mi asciugai i capelli e li legai in una coda alta, mi lavai i denti ed infine mi truccai come mio solito.
Quando fui pronta afferrai il mio zainetto nero, ci misi dentro il mio blocco da disegno, una matita, il portafoglio, l’iPod con le cuffiette, le sigarette, l’accendino e il cellulare poi tornai al piano di sotto.
“Buona giornata, piccola” mi disse Matt, dal divano.
Gli mandai un bacio e poi uscii di casa.
Per raggiungere il negozio di Al dovevo prendere un solo autobus e scendere tre fermate dopo casa di Jim.
L’autobus arrivò subito e salii, felice di trovarlo quasi completamente vuoto, tranne due o tre vecchietti ed un ragazzone enorme che se ne stava addormentato con la faccia schiacciata al vetro.
Mi misi seduta ad uno degli ultimi posti, presi l’iPod e mi infilai le cuffiette.
Dopo circa quindici minuti prenotai la fermata e scesi proprio davanti al negozio, attraversai la strada sfilandomi le cuffiette e, sempre più nervosa, entrai.
Al se ne stava seduto dietro al bancone a trafficare con il pc, quando alzò lo sguardò attirato dal suono della campanella sulla porta, mi sorrise.
“Buongiorno!” mi disse, alzandosi e girando intorno al bancone.
“Buongiorno” risposi, sorridendo.
“Vieni, ti faccio vedere dove puoi sistemarti e cosa devi fare.” Mi disse ed io annuii.
Lo seguii dietro il bancone ed entrai in quello che era lo stanzino per i dipendenti, una piccola stanzetta con quattro o cinque armadietti, un divanetto e un tavolino.
“L’armadietto in alto a sinistra è il tuo, mettici tutta la tua roba e poi torna dillà” mi disse, sorridendo, e lasciandomi le chiavi dell’armadietto.
Aprii l’armadietto e ci buttai dentro lo zaino, infilandomi nella tasca del cardigan il telefono dopo averlo messo in silenzioso e le chiavi dell’armadietto, chiusi quest’ultimo e poi uscii dallo stanzino.
“Allora, per ora ci sono i nuovi arrivi da sistemare.” Mi disse Al, mentre lo seguivo verso un angolo del negozio “Tecnicamente non dovresti lavorare da sola, c’è un altro ragazzo che lavora con te ma come suo solito è in ritardo.” Disse, guardando l’orologio a forma di teschio sul muro e sbuffando.
Sorrisi.
“Allora, in questi scatoloni ci sono i nuovi arrivi, ho messo le etichette su ogni cosa, vuoi che ti spieghi o pensi di farcela ?” mi domandò, indicandomi la marea di scatoloni di fronte a me.
“Nah, posso farcela.” Risposi.
“Fantastico, sono li al bancone che mi sto scervellando per dei nuovi ordini, per qualsiasi cosa chiedi pure” mi disse, sorridendo ed allontanandosi.
Mi avvicinai al primo scatolone e lessi l’etichetta con la scritta “Jeans da donna”, mi guardai in torno e trovai il reparto giusto, presi in braccio lo scatolone e raggiunsi lo scaffale con i Jeans da donna, aprii lo scatolone ed iniziai a sistemare.
Erano rimasti una decina di scatoloni ed ero intenta a sistemare le giacche da uomo quando sentii la campanella sulla porta suonare.
“AL, CAZZO, SCUSA! MI SONO ADDORMENTATO IN AUTOBUS, DI NUOVO!” gridò qualcuno.
“Nessun problema Dan, ormai è così ogni Lunedì mattina.” Rispose Al.
Mi sporsi da dietro lo scaffale per vedere chi fosse entrato.
Mi stupii nel riconoscere lo stesso ragazzo che quella mattina dormiva beato in autobus.
“Ehi, Effie, vieni qui” mi disse Al, annuii e lo raggiunsi.
“Dan, lei è Effie, la fidanzata di Shadows ed anche la tua nuova collega” disse Al.
“Oh, cazzo, piacere!” mi disse il ragazzone, stringendomi la mano che gli stavo porgendo, la strinsi sorridendo “Piacere mio” risposi.
Era un ragazzo alto quanto Matt, tutto muscolo ed aveva addosso quella che riconobbi come la felpa degli Avenged Sevenfold, cosa che non avevo notato quella mattina in autobus.
In testa portava un cappello da baseball nero al contrario ed aveva una barbetta incolta che lo faceva sembrare piuttosto adulto.
“Ascolti i Sevenfold ?” domandai, dopo aver sciolto la stretta della sua mano.
“Decisamente sì! Conosco i ragazzi da una vita e li seguo da quando hanno iniziato a fare musica, Jim mi ha annunciato del loro concerto e ti sono grato per averli convinti!” mi disse ed io sorrisi.
Mi diressi verso gli scaffali seguita da Dan e insieme ricominciammo a sistemare tutto.
“Effie, posso chiederti un favore ?” mi disse Dan, mentre sistemavamo gli ultimi vestiti.
“Certo” dissi.
“Quando mi vedi dormiente in autobus, il Lunedì mattina, svegliami a schiaffi!” mi disse, supplicandomi.
Scoppiai a ridere “Lo farò”
“Sai, la domenica sera lavoro fino a tardi in un pub, per arrotondare lo stipendio e torno a casa per le 4 di mattina..” mi disse, dispiaciuto.
“Capisco” dissi, sorridendo.
“Ehi Al, abbiamo finito!” disse Dan, dopo che avemmo buttato tutti gli scatoloni vuoti.
“Fantastico, allora Dan vieni qui alla casa che metto a lavoro la nostra nuova arrivata” disse Al.
Dan annuì e prese posto al bancone ed io seguii Al in un altro angolo del locale dove c’era un enorme tavolo con una macchina da cucire e varie cianfrusaglie sparse.
“Il locale ultimamente ha riscosso molto successo e in molti richiedono le magliette e le borse e cianfrusaglie varie con il simbolo del negozio e io volevo modernizzarlo, dargli una rinfrescata insomma. Avevo pensato di mantenere la fenice, ma volevo risistemarla perché così è un po’ spoglia. Vorrei che provassi a disegnarla tu.” Mi disse “Sentiti libera di esprimerti a pieno, hai tutto quel che ti serve qui, per qualsiasi cosa mi trovi sul retro che vado a fumarmi una sigaretta oppure chiedi a Dan” mi disse, poi si allontanò.
Presi posto sullo sgabello dietro l’enorme tavolo, presi un fogli dalla risma e una matita, diedi un’occhiata alla fenice che era lo stemma del negozio poi iniziai a riflettere.
Mi alzai, raggiunsi lo stanzino, aprii l’armadietto ed estrassi l’iPod dallo zaino, richiusi l’armadietto e tornai alla mia postazione.
Mi infilai le cuffiette ed iniziai a disegnare, lasciandomi trascinare dalla musica.
Dopo due ore di lavoro ininterrotto, fui soddisfatta del risultato.
Ora c’era una fenice al centro di un enorme fiamma, la fenice se ne stava fiera ad ali spiegate e non sembrava essere sfiorata dalle fiamme che le stavano intorno.
“E’ meravigliosa! Ottimo lavoro!” gridò, su di giri, Al quando la vide.
Sorrisi soddisfatta.
“Ora hai un’ora di pausa pranzo, vai tranquilla e torna tra un’ora” mi disse Al.
Sorrisi, ripresi le mie cose dall’armadietto ed uscii dal locale.
Mi pentii di non essermi preparata neanche un panino, avrei passato tutto il giorno senza mettere nulla sotto i denti dato che non avevo soldi.
“Ehi Effie!” sentii chiamare e mi voltai, trovando Dan che usciva dal negozio correndo.
“Hai la pausa pranzo ?” mi domandò, dopo avermi raggiunta.
“Sì, anche tu ?” gli chiesi.
“Sì, posso offrirti il pranzo ?” mi chiese, sorridendo.
“Oh.. io.. ehm..” cominciai.
“Su, su, non si rifiuta mai il pranzo quando te lo offre un tuo nuovo collega e poi sono proprio curioso di conoscerti.” Mi disse, sorridendo.
Annuii e ci incamminammo verso la tavola calda dall’altra parte della strada.
Prendemmo posto al tavolo ed io preso solo un panino e una birra mentre lui ordinò di tutto.
“Sei sicura di essere apposto solo con un panino ? Non fare complimenti, eh!” mi disse, quando mi portarono il panino.
“Tranquillo, sono apposto così, grazie mille” dissi, sorridendo ed addentando il panino.
“Parlami un po’ di te” mi disse, quando gli portarono un enorme piatto di pasta.
Ingoiai il boccone, bevvi un sorso di birra poi iniziai a parlare “Allora.. ho lasciato scuola, sono stata buttata fuori di casa e al momento vivo con Jimmy e Matt a casa di Jimmy e.. sono molto strana e non amo parlare di me.” Conclusi, sorridendo.
Dan mando giù il boccone e mi sorrise.
“Tocca a te” dissi.
“Allora.. conosco i ragazzi da un casino di tempo, vivo in un appartamento non molto distante da casa di Brian con il mio fidato Husky, amo andare in palestra e tenermi in allenamento e.. niente di più.” Mi disse, sorridendo.
“Come hai conosciuto i ragazzi ?” domandai, per poi dare un altro morso al mio panino.
“Conoscevo Jimmy da un sacco di tempo, un giorno mi raccontò di aver fatto a botte con un tipo della nuova scuola in cui si era trasferito, tipo che poi incontrammo la sera stessa ad una festa. Il tipo era Brian, Brian e Jim si riempirono di botte ed io mi misi in mezzo per dividerli, lo stesso fece Matt e li conobbi anche lui. Qualche giorno dopo Jim mi disse di aver stretto amicizia con Brian e tutti gli altri e me li fece conoscere. Da li siamo diventati grandi amici.” Concluse, bevendo un sorso di birra.
Scoppiai a ridere.
“Amore a prima vista, eh ?” dissi poi, facendo ridere anche lui che annuì.
Finimmo di pranzare, Dan pagò il conto poi uscimmo.
“Io ho finito, per oggi. Ci vediamo domani mattina ?” mi domandò.
Annuii e lo salutai per poi dirigermi di nuovo verso il negozio, trovandolo ancora chiuso.
Presi posto sul gradino davanti all’entrata e mi infilai le cuffiette, presi il mio blocco da disegno e la matita e mi misi a disegnare, fumandomi una sigaretta.
Dopo un bel po’ di tempo una mano iniziò a passarmi davanti agli occhi, mi sfilai di scatto una cuffietta e tirai su lo sguardo, trovando davanti a me Brian tutto sorridente.
“Ehi, Brì!” dissi, sorridendo.
Brian si mise seduto di fianco a me.
“Hai il telefono per finta ?” mi domandò.
Tirai fuori il telefono dalla tasca, lo sbloccai e trovai 10 chiamate perse di un numero che non conoscevo.
“E’ il mio numero” mi disse Brian “Ho provato a chiamarti per sentire se eri qui o in giro, ma vaffanculo non rispondi!” mi disse, accendendosi una sigaretta.
Scoppiai a ridere, salvando il numero di Brian nella rubrica del cellulare.
Dopo qualche minuto la porta si aprì.
“Entrate, barboni!” disse Al, ridendo e ricevendo un pugno su una spalla da Brian.
“Ci sono un po’ di jeans su cui bisogna cucire alcune toppe, è tutto sul tavolo da lavoro, ci pensi tu Ef ?” mi disse Al.
“Ef..” sussurrai “Figo, mi piace. Comunque sì, tranquillo” dissi, lasciai lo zainetto nell’armadio e con una cuffietta all’orecchio mi spostai al tavolo da lavoro e cominciai a cucire le toppe sui vari jeans.
“Che fai ?” mi disse Brian, sedendosi sul tavolo.
“Raccolgo more nel bosco, Brì” dissi, ridendo.
“Daaaaai, era per fare conversazione!” disse lui.
“Ma tu non fai nulla ?” chiesi.
“Al momento aspetto clienti” rispose, sorridendo.
“Ho conosciuto Dan” dissi, improvvisamente, senza alzare lo sguardo dai jeans su cui stavo lavorando.
“Woooo, è vero, ci eravamo completamente dimenticati di parlarti di lui, come ti è sembrato ?” mi domandò.
“Simpatico e gentilissimo” risposi, sorridendo.
Improvvisamente la campanella sulla porta si aprì e Brian si fiondò al bancone.
“E tu che cazzo ci fai qui ?” sentii domandare da Brian.
Mi affacciai ma non riuscii a vedere chi era entrato.
“Devo controllare una cosa.” Disse una vocina fin troppo fastidiosa.
Sentii i passi di qualcuno con i tacchi dirigersi verso di me, alzai lo sguardo e mi trovai davanti Valary.
“Quindi è vero.. hai chi l’hai data per trovarti lavoro così velocemente ?” mi disse la bionda, guardandomi ridendo.
Brian ci raggiunse subito, seguito da Al.
“Ehi, Di Benedetto, non hai visto il cartello fuori ? Le cagne non possono entrare, qui.” Disse quest’ultimo.
Valary lo guardò male poi tornò a guardarmi.
Continuavo a cucire la toppa sui jeans che avevo in mano.
“Ti ho fatto una domanda, Elizabeth.” Continuò lei.
“L’ho data al tuo amato Matt.” Dissi, senza alzare lo sguardo.
Sentii Brian esplodere in una fragorosa risata e ridacchiai sottovoce.
“Puttana.” Sussurrò Valary e a quel punto la rabbia che avevo tenuto dentro esplose.
Scavalcai il tavolo e mi buttai addosso a Valary prendendola per il colletto della camicia ed attaccandola con la schiena agli scaffali che tremarono per la botta che le feci dare.
“EFFIE, PORCA PUTTANA!” gridò Brian che cercò di avvicinarsi ma, inaspettatamente, Al lo fermò con un braccio.
Poco mi importava.
Puntai i miei occhi in quelli terrorizzati di Valary.
“Cosa non ti è chiaro, Valary, del fatto che non accetto minacce o insulti da te ? Oltretutto ti avevo detto che non volevo più vedere i tuoi schifosi cagnacci in giro eppure li hai mandati da me, l’altra sera, o sbaglio ?” dissi, furiosa.
“LASCIAMI, ANIMALE!” gridò Valary.
Le assestai un pugno dritto in faccia e sentii il rumore sordo di un osso che si rompeva.
A quel punto sentii delle braccia tirarmi in dietro e in pochi istanti ero in braccio a Brian che mi teneva stretta mentre cercavo di dimenarmi.
Valary urlava e piangeva.
Al le aprì la porta e lei scappò via in lacrime.
Brian mi fece mettere seduta su un divanetto nel retro e Al andò ad accogliere un cliente.
Ero seduta sul divanetto con Brian in piedi davanti a me.
“Che bel destro!” mi disse Brì, ridendo.
Sbuffai.
“Ora calmati. Sei stata fantastica, ma calmati.” Mi sussurrò, poggiandomi una mano in testa.
Improvvisamente sentii i miei occhi riempirsi di lacrime.
“Ehi ehi ehi, che ti prende ora ?” mi domandò preoccupato.
“Perderò il lavoro ?” domandai, con la voce tremante.
“Ma per favore, Al aspettava solo il giorno che qualcuno spaccasse quel nasone a quella puttana. Mesi fa Al litigò con Matt a causa di Valary che provò a metterli uno contro l’altro.” Sussurrò Brì, sedendosi di fianco a me.
Mi buttai, senza pensare, contro di lui che mi abbracciò e mi accarezzò la testa.
“Perché ce l’hanno sempre con me ? Che ho fatto di male per farmi odiare così da lei ?” domandai, tra i singhiozzi.
“Oh Effie, tu non hai fatto nulla. E’ lei che è una dannata troia. Non hai fatto nulla di male e noi ti vogliamo tutti già bene, pensa solo a questo.” Mi sussurrò Brian.
Dopo poco mi calmai.
Quando fui completamente calma tornai a lavorare agli ultimi Jeans che erano rimasti.
Stavo cucendo la penultima toppa quando Al mi si avvicinò.
“Al.. io.. scusa..” sussurrai, dispiaciuta.
“Ma figurati, è stata una delle scene più epiche di sempre, era da video!” disse lui, sorridendo.
Lo scrutai per un po’ e quando mi accorsi che era veramente tranquillo sorrisi anche io.
“Sono venuto a dirti che sono già le cinque quindi quando hai finito con i jeans hai finito, puoi sistemarli domani mattina.” Poi si allontanò sorridendo.
Finii di cucire l’ultima toppa poi poggiai i jeans sulla pila di altri jeans ed andai a prendere lo zaino, trovando Brian intento ad infilarsi la giacca.
“Hai finito ?” mi domandò ed io annuii “Ti accompagno a casa di Jim, ho la macchina qui fuori” mi disse ed io sorrisi.
Uscimmo insieme dal negozio salutando Al e salimmo in macchina.
Tirai fuori il cellulare e quando lo stavo per sbloccare per vedere se qualcuno mi avesse cercata, arrivò una chiamata.
“Pronto ?” dissi.
“Effie, sono Jim.”
“Oh, ehi, Jim ciao”
“Sei con Brian ?”
“Sì, perché ?”
“Digli che siete a cena qui, cena di famiglia per festeggiare il tuo primo giorno di lavoro con tanto di scazzottata”
“Ma cosa.. Jim tu.. Oh va be, a dopo.” Ed attaccai.
“Ehi, rana dalla bocca larga, sei a cena da Jim.” Dissi, rivolta verso Brian che scoppiò a ridere.
“Scusa ma non potevo tenerlo per me!” mi disse lui, tra una risata e l’altra e scoppiai a ridere anche io.
Arrivammo in poco tempo a casa di Jim ed entrammo, trovando Zacky già in cucina con Matt e Jim.
Matt mi corse incontro abbracciandomi fortissimo.
“Eeeeeeeeeeeeehi, Rocky, ben tornata!” scherzò Zacky, ricevendo un pugno su una spalla.
Mi avvicinai a Jim che mi abbracciò e poi tornò ai fornelli.
Sorrisi.
“Che prepari di buono ?” domandai, poggiando lo zaino sul tavolo.
“Non ne ho idea.” Fece lui e tutti scoppiammo a ridere.
“Moriremo avvelenati!” disse, fingendosi disperato, Zacky.
“E allora cucina tu, porchetta!” gridò Jimmy, lanciando il mestolo a Zacky che lo evitò di pochissimo.
Mi misi seduta sul mobile di fianco ai fornelli, ridendo.
Matt mi portò una tazzina con del caffè.
“Cazzo grazie, ne avevo davvero bisogno” dissi, baciandolo e prendendo il caffè.
Improvvisamente il mio cellulare vibrò nella tasca, lo estrassi e vi trovai un sms.
“Mi dicono che sei anche brava a fare a pugni, grande! Ps Sono Austin.”  Alzai, furiosa, lo sguardo fino a puntarlo su Brian.
“GATES.” Gridai, facendolo girare di scatto.
“Cosa ?” mi chiese, preoccupato.
“L’HAI DETTO ANCHE AD AUSTIN ?” urlai, scendendo dal mobile.
Brian scoppiò a ridere, seguito da tutti.
“TI AMMAZZO!” gridai iniziando a rincorrere Brian per tutta la cucina.
Quando arrivarono Johnny, Lexi e Shannon, Brian stava nascosto dietro Matt che mi teneva ferma mentre cercavo di acciuffare Brian urlandogli insulti.
Tutti scoppiarono a ridere quando finalmente riuscii a colpire Brian in testa con una delle mie scarpe.
La scena vista da fuori sarebbe sembrata alquanto assurda.
Eravamo un gruppo di matti e la cosa non mi dispiaceva affatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui,
spero che il capitolo sia piaciuto.
Aaaaaaaaaaaaaw, la mia piccola Effie all'attacco!
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 8
*** I won't see you tonight. ***


Finimmo di cenare tutti insieme e ci alzammo da tavola dopo il caffè.
Jim si mise a sparecchiare ed io mi fermai ad aiutarlo mentre gli altri se ne andavano in salotto a giocare con l’xbox.
Io lavavo i piatti e Jim li asciugava e li metteva a posto.
“E’ proprio come te, Effie. Quando si tiene per troppo, scoppia e crea casini.” Mi disse Jim dopo qualche istante di silenzio.
Ridacchiai “Già”.
Improvvisamente qualcuno entrò in cucina sbattendo la porta.
Io e Jim ci voltammo di scatto e trovammo Johnny che mi veniva incontro con il cellulare in mano, guardandomi malissimo.
“Ehi, piccolo tutto bene ?” domandò Jim, facendo un passo verso JC che però lo ignorò completamente.
“TU.” Ringhiò Johnny, indicandomi.
Continuavo a fissarlo senza capire.
“Maledetto schifoso figlio di puttana!” gridò Johnny.
“JOHNNY MA CHE TI PRENDE ?” gridai, sconvolto da un simile comportamento.
“EHI JC ORA CALMATI!” gridò Jim, provando ad avvicinarsi ancora ma Johnny lo spostò.
“NO. Io lo so, sai ? IO LO SO CHE SEI ANCORA IN CONTATTO CON QUELLA MALEDETTA SCHIFOSA E VISCIDA VIPERA MA NO, MATT, IO NON TE LO PERMETTO. IO NON TI PERMETTO DI GIOCARE CON IL CUORE DI EFFIE.” Gridò, furibondo, JC.
In quel momento mi accorsi che il cellulare che aveva tra le mani era il mio.
Mi appoggiai al lavandino per evitare di lasciarmi cadere a terra a causa dei tremori che mi stavano tormentando le gambe.
“Matt.. E’ vero ?” domandò, sconvolto, Jimmy.
“Tu.. chi cazzo ti ha dato il permesso di leggere i miei sms ?” domandai, iniziando ad arrabbiarmi.
“Non volevo farlo ma il cellulare ha vibrato ed era vicino a me, ho girato lo sguardo ed ho letto “VALARY”, così mi sono incuriosito ed ho letto tutti i messaggi. Il più recente, oltre questo, è di poche ore fa. POCHE ORE FA TU TENEVI IN BRACCIO EFFIE E LE HAI DETTO CHE ERA TUA SORELLA A MANDARTI MESSAGGI, MATT, MI FAI SCHIFO!” e detto ciò mi lanciò il cellulare che mi finì in faccia e poi cadde a terra.
Jimmy continuava a guardarmi come disgustato.
La porta si aprì di nuovo di scatto e stavolta entrarono Brian e Zacky.
“Dimmi che non l’hai fatto davvero, Matt.” Disse Zacky, facendo un passo verso di me.
Brian rimase appoggiato alla parete con le braccia incrociate al petto.
“RISPONDI MATT, PORCA PUTTANA! ABBI ALMENO IL CORAGGIO DI RISPONDERE!” gridò, furioso, Jimmy.
“Sì. Mi sento ancora con Valary.” Sussurrai, sentendomi sempre di più un completo schifo.
Un rumore di passi si sentì da dietro la porta e sentii Shan gridare, allontanandosi “EFFIE ASPETTA” poi la porta si aprì e si affacciò Lexi, disgustata anche lei.
“Lex..” dissi, provando a fare un passo verso di lei che alzò di scatto una mano come a dirmi di star fermo.
“Non voglio sentire scuse, Matt. Ti credevo mio fratello. Mi fai schifo.” E detto ciò si girò e chiuse la porta.
“Scusate, vado da Effie.” Disse Johnny ed uscì dalla stanza anche lui.
Brian si accese una sigaretta, Zacky si mise seduto a tavola e Jimmy si passò una mano in faccia.
“Cazzo Shadz.. Perché ?” mi chiese Jim.
“Perché è bella. Perché riesce a rigirarmi il cervello come un calzino e alla fine mi ritrovo sempre ad accontentarla.” Cominciai a farfugliare, sedendomi a terra.
“E ad Effie non hai mai pensato ?” domandò Zacky.
“No è che..” provai a dire.
“Dopo tutto quel che mi hai detto di lei, sembrava così importante per te.. perché ?” domandò ancora Jimmy.
“Io ci tengo ad Effie, vorrei avere davvero una storia seria con lei ma.. Valary me lo impedisce. Io non riesco a ..non riesco ad allontanarmi da lei.” Risposi, sconfortato.
“Stronzate.” Sbottò Brian, ed io alzai lo sguardo verso di lui.
“Come, scusa ?” domandai, tirandomi su.
“Sono tutte schifose stronzate, Matt e lo sai bene. Se tieni ad Effie, chiudi i rapporti con Valary. A meno che tu non preferisca le valide scopate della bionda all’amore sincero della piccola Effie, quello è un altro conto e considerando quanto ti sei rivelato viscido.. non mi stupirei affatto di una scelta simile.” Concluse, ridendo.
“Da che pulpito arriva la predica, eh, Synyster Gates ?” dissi, senza controllare la rabbia.
“Io non sono Synyster Gates, Shadows. Lo sai.” Disse lui, alzando lo sguardo e puntandolo minacciosamente verso di me.
“Ma lo sei stato. Sei andato a letto con le peggiori puttane della California. Quindi non fare la predica a me!” dissi, quasi gridando.
Brian fece un passo verso di me “E’ vero, ma sono cambiato. Io amo solo Shannon, ora ed è ora che tu cresca. Smetti di nasconderti dietro alla scusa del cuoricino ferito. Effie potrebbe darti quel che cerchi, lei potrebbe essere la svolta. Potrebbe essere la volta buona che rimetti la testa apposto e ti ricordi cosa significa avere un cuore e amare.” Ringhiò.
“Si ma potrebbe lasciarmi!” gridai, disperato e furioso.
“Oh.. ecco il problema..” sussurrò Zacky.
Brian fece altri due passi fino a raggiungermi e mi prese per il colletto della maglietta.
“RAGAZZI!” gridò Jim, alzandosi e raggiungendoci, seguito da Zacky.
“Matt..” cominciò Brian, furioso “Quella bambina non merita altre cicatrici e non ti permetterò di fargliene altre, sono stato chiaro ? Giuro fratello, che se le farai un’altra sola cicatrice sarò io stesso a fartene pentire. Se la ami abbastanza da metterti in gioco e rischiare, resta altrimenti la porta è quella. Va, scappa e raggiungi quella puttana di Valary ma non farti più vedere.” Detto ciò lasciò la mia maglietta.
“Brian che cazzo dici ?” domandò, sconvolto, Zacky.
“Se esci da quella porta, Matt, non tornare mai più.” Mi ringhiò ancora Brian, spintonando via Zacky.
“Andiamo Matt.. Lei ti amerà. Ti amerà con tutta se stessa e curerà le tue ferite se la lascerai provare..” mi sussurrò Jimmy, poggiandomi una mano sulla spalla.
Guardai prima Jim che mi fissava speranzoso, poi Zacky disperato e infine Brian furioso.
Mi girai, presi il cellulare ed il giacchetto sul divano ed uscii di casa.
“SHADOWS, STAI FACENDO L’ERRORE PIU’ GRANDE DELLA TUA SCHIFOSA VITA!” mi gridò Brian, affacciandosi alla porta, mentre Jimmy lo teneva fermo.
Guardai per l’ultima volta casa Sullivan poi mi infilai il cappuccio della felpa e mi incamminai nelle vie buie di Huntington Beach.
Passeggiai per ore poi mi fermai nel parco in cui andavo sempre quando avevo bisogno di stare solo e schiarirmi le idee.
Mi misi seduto su una panchina e lasciai andare indietro la testa, chiudendo gli occhi.
Cosa stavo facendo ?
Ero scappato, ecco cosa stavo facendo.
Come mio solito ero stato bravo solo a girare le spalle e correre via.
Non ero un falso, non avevo mai mentito ad Effie.
Tutte quelle emozioni che dicevo di provare per lei, le provavo davvero, dalla prima all’ultima.
Ero solo molto stupido.
Valary riusciva a comandarmi a bacchetta, riusciva a trattarmi come se fossi il suo burattino.
Era lei a muovere i fili che mi tenevano legato ed io non riuscivo a tagliarli, quegli schifosi fili.
Ed era un gioco più grande di me, quello.
Più mi sembrava di avvicinarmi ad una soluzione, più mi rendevo conto di essere sotto il controllo di quella vipera.
Effie non meritava un simile comportamento, non meritava di avere affianco una persona di merda come me, lei meritava di meglio.
Le lacrime cominciarono a scendere libere e non mi sforzai neanche di tenerle.
Nessuno poteva vedermi, li in quel parco, di notte.
Il mio cellulare vibrò, dopo qualche secondo lo tirai fuori, mi asciugai gli occhi e lessi l’sms, era Jimmy.
“Torna a casa e non fare l’idiota, non puoi stare al freddo e al gelo tutta la notte. Risolveremo ogni cosa, ma ti prego, Matt, torna a casa.”
Non potevo far stare Jimmy in pensiero, proprio lui che mi aveva porto una mano ogni qualvolta io ne avessi bisogno così mi alzai dalla panchina e mi incamminai di nuovo verso casa Sullivan.
Una volta raggiunta l’abitazione trovai Lexi seduta sulle scalette davanti la porta principale e mi avvicinai a lei, rimanendo in piedi.
Lexi alzò lo sguardo e mi scrutò per un po’.
“Perché ?” mi chiese “Perché non me ne hai mai parlato ? Ti avrei aiutato ad allentare la presa che quella stronza a su di te, io avrei potuto tirarti fuori..” sussurrò.
“Lex.. io.. mi dispiace.. è più forte di me.” Blaterai, accucciandomi di fronte a lei che mi poggiò una mano su una spalla.
“Da solo non puoi farlo ma io potevo aiutarti.” Mi disse, poggiai la testa sulle sue ginocchia, sconfortato e lei mi poggiò una mano in testa.
“L’ho persa ?” domandai.
“Non ne ho idea.” Rispose lei.
La porta si aprì ma non mi alzai per vedere chi si fosse affacciato.
“Matt.” Sentii chiamare e riconobbi subito Effie così alzai di scatto la testa.
“Io rientro, dovete sbrigarvela tra di voi” sussurrò Lexi per poi alzarsi e rientrare in casa, dopo aver lasciato una leggera carezza su una guancia di Effie.
Quest’ultima si avvicinò e si mise seduta su un gradino, accendendosi una sigaretta.
Presi posto di fianco a lei.
“Quindi.. è vero ?” mi domandò, senza guardarmi.
“Sì..” sussurrai.
“V-va bene.” Stava trattenendo le lacrime, lo sentivo bene dal tremore nella sua voce “Lo capisco e tu non devi andare via, se servisse sarò io stessa ad andare via. Rimaniamo amici, non è un problema va bene così solo.. ti prego, Matt, non lasciarti trascinare da quella stronza. Ti farà solo del male  e.. tu non lo meriti.” Concluse, voltandosi e sorridendomi.
Il labbro inferiore le tremava senza controllo.
La senti questa sensazione di schifo ? Questa voglia di vomitare che ti parte proprio dal centro dello stomaco ? Questo odio anche solo nel rumore che fa il tuo respiro, Matt ? Ecco, questo è ciò che meriti perché sei solo uno schifo e le stai facendo male, altro male che lei non merita.
Grazie cervello, ne avevo proprio bisogno.
“Effie io..” provai a dire.
“No, no. Davvero. Non è nulla. Ci sono.. abituata” colpito e affondato “Voglio solo, davvero, che tu rifletta su ciò che ti ho detto.” Detto ciò mi sorrise, si alzò, mi lasciò un leggero bacio sulla fronte e rientrò in casa.
Dopo qualche secondo passato a fissare il vuoto mi alzai e rientrai in casa, superai il salotto con tutti gli altri seduti sul divano intorno ad Effie e salii le scale, stavo per entrare in camera e trovai Brian poggiato alla parete.
“Mi sembrava di averti detto, Shadows, che se fossi uscito non saresti dovuto tornare.” Mi disse, a denti stretti.
Continuai a camminare, aprii la porta della mia camera, entrai e me la chiusi alle spalle.
“Sei pietoso.” Sentii dire da Brian, da dietro la porta, poi lo sentii allontanarsi.
Mi misi seduto a terra, con la schiena poggiata alla parete di fianco alla porta che si aprì dopo poco.
Jimmy si richiuse alle spalle la porta e si mise seduto vicino a me.
“Faccio davvero così schifo ?” domandai, con la voce tremante.
“No, fratello mio, non fai schifo. Devi solo.. riuscire a tagliare quei fili.” Mi rispose, dandomi una pacca su una spalla.
“E se non dovessi riuscirci ..da solo ?” domandai.
“Ma tu non sei mai solo, Matt. Ti aiuteremo noi.” Mi rispose.
“Non Brian.” Sussurrai.
“Oh, lo conosci. Quando sbollirà, sarà prontissimo ad aiutarti.” Detto ciò mi abbracciò ed io poggiai la testa sulla sua spalla, sospirando.

 

 















Passai la notte nella mia stanza, dormendo tra Jimmy e Johnny.
Lexi e Zacky occupavano la camera di Johnny mentre Brian e Shannon se ne stavano in salotto.
Passai la notte sveglia a rimuginare su tutte le possibilità che c’erano ma erano una più stupida dell’altra.
Matt non riusciva a lasciare Valary ed io non volevo di certo essere la puttana di turno.
Ma non volevo di certo che Matt chiudesse i rapporti con tutti a causa mia.
I giorno passavano in fretta, le acque si calmarono velocemente.
Io e Matt ci evitavamo, il più del tempo.
L’unico ad esser rimasto arrabbiato con Matt era Brian e la cosa mi distruggeva perché Matt e Brian erano come fratelli ed ora io mi sentivo in colpa.
Quella settimana volò ed arrivammo subito al Sabato, il giorno del concerto.
Io ero a casa con Lexi e Shannon e stavamo aspettando Austin e gli altri mentre i ragazzi erano andati a sistemare le ultime cose al locale.
Austin sapeva tutto, una mattina avevamo messaggiato e lui mi era stato molto vicino in quella settimana.
Quando i ragazzi arrivarono Austin si lanciò giù dalla macchina di corsa e mi strinse in un fortissimo abbraccio.
Raggiungemmo il locale e in pochi istanti trovammo Jimmy e gli altri sul piccolo palco, intendo a sistemare gli strumenti.
Il Johnny’s quella sera era strapieno e tutto solo per il concerto dei ragazzi.
Vidi Zacky sistemare il microfono principale così mi avvicinai a Jim e gli chiesi dove fosse Matt.
Jimmy alzò le spalle, nervoso e tornò alla sua batteria.
Guardai Lexi e Shannon che mi guardarono confuse.
La reazione di Jimmy era stata particolarmente strana.
“Te lo dico io, dov’è Matt.” Mi disse Brian, affiancandomi ed indicandomi un angolino del pub “E’ lì.” Disse.
Strinsi un po’ gli occhi e lo vidi.
Matt se ne stava appoggiato ad un tavolino, sorridente, mentre godeva di Valary che gli strusciava il culo ovunque.
Mi portai una mano alla bocca e cominciai a combattere con le lacrime che volevano uscire.
Shannon e Lexi imprecarono, quasi in sincrono.
“Vado a chiamarlo, tra poco cominciamo.” Disse, furioso, Zacky e scese dal palco, incamminandosi verso Matt con Lexi al suo fianco.
Shannon si allontanò un secondo cercando di far calmare Brian ed io rimasi li, poggiata al palco, senza aria e con le lacrime che premevano prepotentemente per uscire.
“Ehi..” mi sussurrò Aaron, avvicinandosi preoccupato, mano nella mano con Phillip “Che succede ?” mi domandò.
Indicai la scena che si stava svolgendo tra Matt e Valary con un cenno della testa.
“Sì.. ci avevamo fatto caso, per questo Austin mi ha chiesto di chiamarti. Vieni al tavolo con noi.” Mi disse, sorridendomi dolcemente ed io annuii poi lo seguii fino al tavolo dove si trovavano Austin, Alan e Tino.
Al tavolo subito dietro di loro notai un gruppetto di ragazzi che attirarono subito la mia attenzione.
C’era un tipo altissimo con dei lunghi capelli neri e degli occhiali da sole scuri, un altro tipo molto gracilino anche lui con i capelli lunghi e neri e scuri, uno un po’ più alto con dei capelli fin troppo lunghi, un tipo con i capelli da un lato neri e dall’altro verde acido e infine l’unico rivolto dalla mia faccia aveva degli enormi dilatatori e, cosa che più di tutte mi colpì, aveva gli occhi bianchi –sicuramente lenti a contatto-, tutti e 5 erano pieni di tatuaggi e, da quel che ero riuscita a vedere, tutti pesantemente truccati.
Vidi il tipo dagli occhi bianchi sorridermi ma non mi ci soffermai più di tanto e presi posto al tavolo tra Austin e Tino.
“Ehi, Effie.” Mi fece Tino, sorridendomi dolcemente.
Sorrisi in risposta.
“Su, ora non pensarci. Goditi la serata.” Fece Austin ed io annuii.
Sentivo, alle mie spalle, il peso di uno sguardo che temevo mi avrebbe trafitta da un momento all’altro ma riuscii a resistere all’istinto di voltarmi.
Shannon e Lexi ci raggiunsero e dopo pochi istanti i ragazzi salirono sul palco ed iniziarono a suonare.
Sentire Matt cantare all’inizio fu come una piccola pugnalata, ma il dolore passò in fretta e mi lasciai trascinare dalla musica.
Cominciarono proprio con Chapter Four e la cosa mi rese felice.
Tutte le persone nel pub erano in delirio, io e le ragazze eravamo le uniche a conoscere tutti i testi e cantavamo a squarciagola mentre Austin e gli altri se ne stavano su di giri facendo più casino possibile.
“Ehi, Ef, hai notato quei figoni alle tue spalle ?” mi sussurrò, improvvisamente, Alan.
Arrossii.
“Sì, ci avevo fatto caso mentre mi sedevo.” Risposi, cercando di sembrare indifferente.
“Ce n’è uno che ti sta mangiando con lo sguardo da ore.” Mi disse lui.
Alzai di scatto la testa verso Alan guardandolo interrogativo e lui, sorridendo maliziosamente, fece un cenno con la testa verso il tavolo alle mie spalle.
Titubante, mi voltai e trovai il ragazzo di poco prima, quello con gli occhi bianchi e i capelli cortissimi a fissarmi.
Arrossii violentemente e quello mi fece l’occhiolino, così mi rigirai dai scatto.
“OHOHOH C’E’ DEL FEELING!” disse Alan, prendendomi a gomitate.
“SHHH STA ZITTO ALAN!” sussurrai, spintonandolo.
La pausa finì e Matt si avvicinò di nuovo al microfono.
“Questa serata è dedicata interamente alle nostre tre migliori amiche, è grazie a loro se siamo ancora qui. E’ grazie a loro se questa sera siamo su questo palco a far ciò che più ci piace.” Lexi e Shannon urlarono, io rimasi in silenzio e mi strinsi nelle spalle.
Austin notò il mio gesto e mi accarezzò dolcemente la testa.
Brian si avvicinò al microfono e disse “Ehi, Effie. Grazie.” Ed io arrossii quando tutto il pub si girò verso il nostro tavolo per capire a chi fosse riferito il ringraziamento di Brian.
“La prossima canzone, che è anche l’ultima di questa sera è una canzone che ho scritto pochi giorni fa.” Disse Matt, attirando di nuovo l’attenzione di tutti.
“E’ dedicata ad una persona speciale.” Continuò ed il mio cuore si fermò per qualche istante “Si chiama I won’t see you tonight.” Concluse.
Lexi si girò di scatto verso di me, con gli occhi sgranati.
“Non la canta davvero.” Sussurrò Shannon, terrorizzata.
“Che.. che canzone è ? Non la conosco.” Sussurrai, preoccupata per la faccia di Lexi ma lei non fece in tempo a rispondere che la musica partì ed io tornai con lo sguardo verso Matt.

 

Cry alone, I've gone away.
No more nights, no more pain.
I've gone alone, took all my strength.
I've made the change, I won't see you tonight
Sorrow, sank deep inside my blood.

All the ones around me,I cared for and loved..
It's building up inside of me a place so dark, so cold, I had to set me free.
Don't mourn for me, 
You're not the one to place the blame.
As bottles call my name I won't see you tonight.

 

 

 

Chi gli aveva dato il coltello ?
Chi gli aveva permesso di trafiggere il mio cuore in quel modo ?
Chi gli permetteva di trattarmi così ?
Brian suonava senza alzare la testa, Zacky fissava un punto indefinito tra la folla, Johnny era di schiena e Jimmy sembrava voler scomparire dietro la batteria.
Il mio cuore continuava ad essere trafitto senza pietà.

 

Sorrow sank deep inside my blood .
All the ones around me I cared for and most of all I loved but I can't see myself that way.
Please don't forget me or cry while I'm away.
Cry alone, I've gone away.
No more nights, no more pain.
I've gone alone, took all my strength but I've made the change,
I won't see you tonight.

 

 

Tutta quella disperazione, per cosa ?
Perché continuava a fissarmi ?
Perché i suoi occhi continuavano a guardarmi, fin quasi a spogliarmi, mentre mi diceva quelle parole così ricolme di dolore ?
Ero stata io a sbagliare ? No, quindi perché mi stava facendo ciò ?
Le lacrime cominciarono a scendere senza un limite.

 

 

So far away, I'm gone. 
Please don't follow me tonight and while I'm gone everything will be alright.
No more breath inside, essence left my heart tonight.
No more breath inside, essence left my heart tonight.

 

 

 

E’ lei che vuoi, Matt ?
E’ lei che vuoi eppure continui a ferire me, perché ?
Mi alzai di scatto, scavalcai Austin e corsi fuori dal locale, con gli occhi ricolmi di lacrime.
“EFFIE!” gridò Tino ma ero ormai fuori e il locale si stava riempiendo di persone che, in piedi, si affollavano sotto il palco gridando, per fare i complimenti agli Avenged Sevenfold.
Corsi a perdifiato e spalancai la porta sul retro, arrancai fino alla parete e poi mi misi seduta a terra, piangendo e provando ad accendermi, tremante una sigaretta.
L’accendino non accennava a funzionare.
“PORCA PUTTANA, PORCA PUTTANA, PORCA PUTTANA!” gridai ed infine lanciai l’accendino contro il muro con tutta la mia forza, facendolo scoppiare.
“Non c’è bisogno di arrabbiarsi così.” Disse qualcuno, poi un accendino apparve davanti al mio viso e diede fuoco alla punta della mia sigaretta.
Mi voltai di scatto e, in piedi di fianco a me, trovai il ragazzo di poco prima, il tipo dagli occhi bianchi.
Mi alzai da terra ringraziandolo sottovoce ed asciugandomi velocemente gli occhi.
“Quella canzone doveva avere qualcosa di personale, per farti reagire così.” Mi disse lui.
“No, sono solo una povera pazza a cui piacere scappare dai locali piangendo.” Risposi, acida.
Il ragazzo scoppiò in una risata veramente bella e melodiosa, quasi dolce che stonava con il suo aspetto molto da ..duro.
“Joshua Balz” mi disse, porgendomi una mano.
Lo guardai, incuriosita e strinsi la sua mano.
“Effie White.” Risposi, inespressiva.
Sciolsi in fretta la stretta di mano e tornai alla mia sigaretta.
“Che cosa puoi aver fatto di così male a quell’omone per farti dedicare una simile canzone ?” mi domandò poi.
“Non molli proprio, eh ?” domandai, sottovoce e lo sentii ridere di nuovo.
“Nah, sono incuriosito dalle persone e dalle situazioni più strane e non mollo finché la mia curiosità non viene soddisfatta.” Mi disse, sorridendo dolcemente.
“Gli ho rubato il cuore e a lui non sta bene.” Risposi, sospirando.
“Sei tu che l’hai rubato a lui.. o lui a te ?” domandò lui.
“Entrambi. Solo che il mio è tornato indietro calpestato.” Risposi.
“E cosa può curare le ferite del tuo cuore ?” mi domandò lui, dopo aver gettato a terra il mozzicone della sua sigaretta finita.
Lo scrutai per qualche secondo poi sentii di potermi fidare, così sorrisi maliziosamente.
“Una birra.” Dissi.
“Una birra ?” rispose, sorridendo.
“Esatto, una birra.” Ripetei.
“E birra sia” mi disse, incamminandosi verso l’interno del Johnny’s ed io lo seguii.
Entrammo e ci dirigemmo al bancone dove Joshua ordinò due birre e ci mettemmo seduto.
Quel ragazzo aveva qualcosa di magnetico, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso neanche per un secondo.
“Allora, Effie, sei fidanzata ?” domandò Joshua.
“Non più.” Sbuffai, mandi giù un sorso della mia birra poi tornai a guardare i suoi occhi bianchi “E tu ?”  domandai.
Scosse la testa.
“Quindi, se io ti invitassi ad uscire non dovrei temere nessuna reazione di qualche ragazzo geloso ?” mi disse.
“Oh.. ehm.. no, direi di no.” Dissi, sentendo le mie guance ribollire.
“Allora, Effie, mi concederesti un appuntamento ?” chiese poi.
Mi sentii mancare l’aria.
Non ero abituata a tanta gentilezza da parte di un ragazzo, per giunta da uno figo come lui.
Mi guardai intorno e il mio sguardo cadde proprio nel posto sbagliato.
Matt era appoggiato ad un muro e Valary se lo stava limonando a dovere.
Mi voltai sorridente verso Joshua e risposi “Certo, dove e quando ?”
Joshua, che mi aveva seguito con lo sguardo, si voltò di nuovo a guardarmi sorridendo e disse “Ti lascio il mio numero, tu lasciami il tuo. Mi farò vivo io.” Detto ciò ci scambiammo i numeri di telefoni, Joshua mi lasciò un leggero bacio sulla guancia poi si allontanò.
Pensai sarebbe uscito dal locale invece si avvicinò a Matt e Valary e versò loro addosso ciò che rimaneva della sua birra, a quel punto raggiunse il suo gruppo di amici che, divertiti, lo aspettavano sulla porta ed uscì, dopo avermi lanciato un’ultima occhiata.
Rimasi ad osservare, ridendo, Valary che sclerava contro Matt perché era piena di birra.
Matt mi lanciò un’occhiataccia ed io gli feci l’occhiolino, stupendomi subito dopo della mia sfrontatezza.
“MA QUEL TIPO E’ STATO EPICO!” gridò Alan, avvicinandosi a me e facendomi sobbalzare.
“MA CHI DIAVOLO ERA ?” domandò Lexi.
“Si chiama Joshua, Joshua Balz.” Risposi, sovrappensiero.
“Te lo sei rimorchiato ?” domandò, curioso, Zacky.
“Ehm.. credo di sì.. “ risposi, arrossendo.
Ci incamminammo verso casa, a piedi, senza Matt che era rimasto al pub con Valary.
Camminavo sotto braccio con Austin ed Alan.
“Comunque, nana, non farti problemi. Se ti piace, escici. Tanto tu non devi più spiegazioni a nessuno.” Disse Jim, mentre camminavamo.
“Già, tanto il pezzo di merda sta di nuovo con la biondona.” Ringhiò Brian, ricevendo una gomitata da Shannon.
“Mh.. credo proprio che.. mi butterò.” Dissi, sorridendo.
“COSì SI FA! EFFIE ALLA CONQUISTA DEL MONDO!” gridò Alan, facendoci ridere tutti.
Tornati a casa passammo parecchie ore a festeggiare il successone del concerto poi tutti ce ne tornammo nelle rispettive camere.
Gli Of Mice & Men quella sera sarebbero rimasti da Jim.
Salutai tutti e tornai in camera mia.
“Prendete la camera di Matt, ha detto che passava la notte a casa Di Benedetto” sentii dire da Jimmy.
“Che pezzo di merda” sussurrò, furioso, Austin.
Dopo un paio di “buonanotte” la porta si chiuse così mi spogliai e mi infilai a letto.
Stavo per prendere sonno quando il mio cellulare vibrò sotto il cuscino.
“Spero di non averti creato problemi, versando la birra addosso alla bestia e la puttana ma proprio non sono riuscito a controllarmi. –Josh”
Sorrisi tra me e me e cominciai a digitare una risposta.
“Nessun problema, è stato solo un piacere assistere ad una scena simile. Ehi “La bestia e la puttana” mi piace, potrei scriverci una canzone!”
“Scrivi canzoni ? Potrei innamorarmi di una come te.”
“Esagerato! Comunque sì, scrivo e canto. Ma è raro che qualcuno, al di fuori delle mie due migliori amiche, mi senta cantare.”
“Allora se mai mi capiterà di sentirti cantare qualcosa di tuo, mi riterrò fortunato. Comunque per l’appuntamento stavo pensando a domani sera, passo a prenderti a casa e andiamo a mangiare qualcosa fuori, che ne pensi ?”
“Sarebbe fantastico, ti scrivo l’indirizzo.”
“Ora vado, sono distrutto dal sonno. Buonanotte alla ragazza con gli occhi più caldi del pianeta.”
“Buonanotte occhi di ghiaccio.”
Sorrisi e poggiai di nuovo il cellulare sotto il cuscino, mi sistemai meglio e chiusi gli occhi.
Era strano, quel Joshua, ma mi incuriosiva, forse troppo.
Non intendevo mettermi nessun tipo di freno, tanto prudenza o non prudenza ero sempre io a rimetterci così decisi che non mi sarei fatta problemi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate ma..
NO NON SCUSATEMI PROPRIO.
Sì, amo mischiare trilioni di band in ogni storia e amo poter sfogare a pieno tutti i miei sogni più contorti e complessi.
Deheheheheh.
Spero vi sia piaciuto perché a me piace parecchio questo capitolo,
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 9
*** Capelli sciolti e voglia di ricominciare. ***


Aprii lentamente gli occhi e focalizzai il luogo in cui mi trovavo.
Ero in un enorme letto e qualcuno era appoggiato a me.
Mi voltai e vidi Valary addormentata.
Ricordai tutta la serata precedente, ricordai il concerto, ricordai i sorrisi delle persone che conoscevo poi ricordai anche le lacrime disperate di Effie mentre cantavo I won’t see you tonight.
Ricordai anche il bastardo che le aveva offerto una birra per venire poi a svuotarmela addosso.
Chi diavolo era quel tipo ?
E che cosa voleva da Effie ?
"Ehi.. allora sei sveglio” sussurrò Valary, aprendo lentamente gli occhi e baciandomi sulle labbra “Buongiorno” continuò.
“Buongiorno” risposi, ancora sovrappensiero.
Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di Effie che sorrideva dolcemente a quel tipo.
“Vado a farmi una doccia, vieni con me ?” Disse Valary, tirandomi fuori dai miei pensieri ed alzandosi dal letto, completamente nuda.
“No, preferisco andare a prendere un caffè.” Risposi, sorridendo “Siamo solo noi in casa ?” chiesi.
“Sì, Michelle oggi aveva da fare e i miei sono ad un pranzo con qualche amico” rispose lei, scomparendo poi dietro la porta del bagno.
Mi alzai dal letto, mi infilai mutande e pantaloni ed uscii dalla camera, scesi la scalinata e raggiunsi la cucina della gigantesca villa Di Benedetto.
Cominciai a preparare il caffè poi mi poggiai al mobile e ripresi a perdermi tra i pensieri.
Quella notte, prima di finire a letto insieme, io e Valary avevamo parlato.
Sono cambiata” mi aveva detto ed io mi ero deciso che aveva diritto anche lei ad una seconda opportunità ma per concederle tale opportunità –per concederci tale opportunità- sarei dovuto riuscire a togliermi dalla testa Effie.
Sospirai poi improvvisamente il mio cellulare squillò.
Lo tirai fuori dalla tasca e, senza pensare, risposi.
“Matt ? Sono Jimmy. Disturbo ?” disse, dubbioso, il mio amico.
“No ma cosa disturbi, dimmi tutto, Rev.”
“Oggi, dato che c’è un sole che spacca le pietre, volevamo andare in spiaggia e passare la giornata li. Sei dei nostri ?”
“Oh, sì, assolutamente sì! Dobbiamo festeggiare il concerto!”
“Fantastico. Alla solita spiaggia tra un’ora, a dopo fratello.”
Detto ciò chiuse la chiamata.
Bevvi il mio caffè tutto d’un sorso e cominciai a percorrere la scalinata su di giri, arrivato davanti la porta del bagno mi bloccai.
Non potevo certo lasciare Valary da sola così, sarebbe stato un comportamento scorretto.
Ma lei sarebbe mai voluta venire in spiaggia con i miei amici ?
E i miei amici come l’avrebbero presa se l’avessi portata con me ?
Scrollai la testa per liberarmi dai pensieri e bussai alla porta.
“Entra, è aperto” disse Valary, coprendo il rumore dell’acqua della doccia.
Varcai la porta e presi posto sul water, osservando la sinuosa figura di Valary da dietro la porta a vetri della doccia.
“Val.. dovrei chiederti una cosa..” dissi, titubante.
“Tutto quel che vuoi, Matt.” Rispose lei, noncurante.
“I ragazzi.. mi hanno invitato a passare la giornata in spiaggia ma non voglio lasciarti da sola.. vuoi venire anche tu ?” domandai.
Valary chiuse di scatto l’acqua, spalancò la porta e mi guardò con gli occhi sgranati.
“Sei pazzo ? Nessuno di quel gruppo mi sopporta, non intendo venire li a farmi sbranare!” disse poi.
“Val.. per favore. Se stiamo insieme, prima o poi, dovrai stringere amicizia con loro.” Sussurrai, alzandomi ed avvicinandomi a lei.
Valary si guardò la punta dei piedi poi sospirò.
“Va bene.. ma se le cose degenerano mi porterai via ?” chiese, guardandomi con gli occhioni lucidi.
“Assolutamente sì, ma vedrai che andrà tutto bene. Quando i ragazzi capiranno che sei cambiata ti prenderanno in simpatia.” Risposi, non sicuro delle parole che stavo dicendo.
Valary annuì, mi baciò e si rinfilò nella doccia.
La guardai per qualche istante poi mi spogliai anche io ed entrai nella doccia insieme a lei, vedendola regalarmi il più bel sorriso di sempre.














Scesi le scale distrutta.
Quella notte ero rimasta sveglia e mi sentivo come appena uscita da una maratona.
“MA FA SUL SERIO ? MA IO LO AMMAZZO!” sentii gridare dalla cucina, riconoscendo la voce di Alan.
Raggiunsi la cucina trovando tutti seduti intorno al tavolo, Jimmy in piedi che versava il caffè.
“Ehi, buongiorno a tutti. Successo qualcosa ?” domandai, stropicciandomi gli occhi.
“Porca puttana, Effie, ma che hai fatto ?” mi domandò, sgranando gli occhi, Zacky.
“Perché ?” domandai io, preoccupata.
“Perché hai delle occhiaie viola da far paura e una faccia bianca come il marmo!” mi disse Brian, avvicinandosi.
“MA FOTTETEVI UN PO’!” gridai io, facendo ridere tutti.
Brian mi abbracciò sussurrandomi “Buongiorno”, come faceva ormai quasi tutte le mattine.
La mia giornata non poteva cominciare bene se non ricevevo l’abbraccio di Brian.
Da quando lui e Matt avevano litigato, quella fatidica sera, io e Brian avevamo iniziato a costruire un rapporto meraviglioso.
Si stava trasformando nel fratello che avrei sempre desiderato e la cosa mi piaceva fin troppo.
Sciolsi l’abbraccio e raggiunsi Jimmy che, dopo avermi dato un bacio sulla fronte, mi porse la tazzina con il caffè.
“Grazie” sussurrai, sorridendo, poi mi voltai verso Alan che stava in braccio ad Austin “Allora, che succede ?” domandai, curiosa, iniziando a sorseggiare il caffè.
“Ehm.. ecco..” cominciò a farfugliare Alan, senza guardarmi.
Cominciai a guardarmi in giro e notai che tutti cercavano di evitare il mio sguardo.
“Oggi andiamo a passare una giornata in spiaggia.” Disse Tino, fin troppo serio.
“WO, CHE BELLO!” gridai, sorridendo.
“Viene anche Matt. E si porta Valary. Ha detto che è cambiata, che è una persona diversa e vuole farcela conoscere.” Concluse Tino.
Rimasi a bocca aperta e calò nella stanza un terribile silenzio.
“Io non sono d’accordo, non può portarla a rovinarci la giornata.” Disse Lexi, concludendo la frase con un’imprecazione.
“Soprattutto non può permettersi di presentarsi qui con Valary, davanti ad Effie.” Quasi ringhiò, Shannon.
Si alzò un leggero vociferare.
“Ehi, ehi, ragazzi.” Sussurrai, attirando l’attenzione di tutti e sorridendo “Non c’è nessunissimo problema, per me.”
Tutti mi guardarono, dubbiosi.
“Sul serio. Se Matt dice che è cambiata, magari è davvero così. Diamole una possibilità, per me non è un problema. Io mi terrò alla larga da lei e starò bene, se ci siete voi.” Conclusi, sorridendo.
Mandai giù l’ultimo sorso del mio caffè e poi poggiai la tazzina nel lavandino, accendendomi una sigaretta.
“Va bene, nana. Ma alla prima mossa falsa, faccio fuori lui e lei.” Disse Jimmy, bevendo il suo caffè.
Scoppiai a ridere annuendo.
“Ehi, Ef. Ho un’idea formidabile!” gridò improvvisamente Johnny, saltando giù dal mobile su cui era seduto.
Tutti lo guardammo interrogativi.
“Perché non inviti Joshua ?” domandò, sorridendo.
“SI, CHE IDEA MERAVIGLIOSA!” gridò Shannon.
“Esatto, così potremmo anche darti il nostro parere su di lui!” sbottò Austin, sorridendo.
Rimasi qualche istante a riflettere.
Perché no, magari era un’idea carina.
Annuii.
“Vado a chiamarlo, spero sia sveglio.” Dissi, sorridendo e salii le scale.
Entrai in camera, mi misi seduta sul bordo del letto e presi il cellulare trovandovi un sms.
Era Joshua.
Buongiorno, ragazza dagli occhi caldi.” Sorrisi.
La porta della camera si aprì ed entrarono Lexi, Shannon, Johnny ed Alan.
Li guardai, interrogativa.
“Cos’è quel sorrisino ?” domandò Alan, saltellando fino a me e sedendosi al mio fianco.
Gli mostrai il messaggio e lui esplose in un sonoro “AAAAAAAAAAW”, sorrisi di nuovo.
Johnny, Lexi e Shannon mi sfilarono il cellulare e lessero il messaggio, sorridendo anche loro.
“Va, chiamalo!” disse Lexi, poi anche loro tre si misero seduti sul letto.
“Aspetta.” Dissi, ed iniziai a digitare un sms.
Buongiorno a te, posso chiamarti o disturbo ?” inviai e rimasi in attesa.
Dopo qualche istante lo schermo del cellulare si illuminò.
“Ma no che non disturbi, chiama pure!” feci un profondo respiro e poi feci partire la chiamata, rimanendo in attesa, con tutti e quattro i miei amici che mi fissavano.
“Ehi, buongiorno di nuovo.” Disse la voce impastata di sonno di Joshua dall’altra parte del telefono.
“Ehi, stavi dormendo ?” domandai.
“No, ero sveglio da circa un’oretta ma non ho voglia di alzarmi dal letto” poi lo sentii ridacchiare ed arrossii, ringraziando il cielo che dal telefono non potesse vedermi.
“Senti volevo proporti una cosa.. Oggi hai da fare ?”
“Se passare la giornata a suonare e dormire lo consideri ‘aver da fare’ sì, altrimenti no”
Sorrisi di nuovo.
“Oggi sono in spiaggia con i miei amici, ti va di venire con noi ?” domandai, titubante.
Improvvisamente l’idea mi sembrava alquanto stupida.
Voglio dire, non lo conoscevo neanche e lo invitavo così ?
Mi avrebbe sicuramente presa per pazza ed avrebbe declinato l’offerta con qualche scusa per poi sparire nel nulla e non farsi più sentire.
Come sei tragica, Effie.
Zitto stupido cervello.
“Cazzo, sì! Se non è un problema per i tuoi amici, accetto molto volentieri!” 
Tirai un sospiro di sollievo.
“Meraviglioso! Allora ti mando l’indirizzo di casa mia e mi raggiungi qui.” Risposi, al settimo cielo dalla gioia.
“Perfetto, tra quanto devo essere lì ?”
Guardai, nel panico, Alan e gli altri che mi mimarono “un’ora e mezza” con le labbra e con le dita.
“Tra un’ora e mezza è troppo presto ?” domandai.
“Mh, nah, dovrei farcela tranquillamente. Allora ci vediamo dopo.”
“Sì, perfetto. A dopo” detto ciò chiusi la chiamata, digitai l’sms con la via di casa Sullivan, lo inviai e poi buttai il telefono sul letto, sdraiandomi e trattenendo un urlo di gioia.
“SEI ROSSA COME UN PEPERONE!” gridò Alan, ridendo e saltando sul letto come un bambino.
“ODDIO CHE COSA BELLISSIMA, EHI HA UNA VOCE TROPPO SEXY!” gridò Johnny, abbracciandomi ed io scoppiai a ridere, annuendo.
“AAAAAAAAH, LA MIA BIMBA CRESCE E RIMORCHIA FIGONI!” gridò Lexi, fingendo di piangere.
“Eddaaaaaai, piantala!” dissi io, cominciando a prenderla a pizzichi.
“Ehi, Ef, ma tu ce l’hai un costume per andare in spiaggia ?” domandò improvvisamente Shannon ed io mi tirai su con gli occhi sgranati, scuotendo la testa.
“FANCULO CI PENSO IO!” gridò, ed uscì dalla stanza trascinandosi dietro Lexi.
Scoppiai a ridere.
“Ragazzi, vado a farmi la doccia” dissi, sorridendo ad Alan e Johnny che annuirono ed uscirono dalla camera dicendo “Avvisiamo gli altri che Joshua è dei nostri oggi”
Sorridendo mi infilai sotto la doccia ed iniziai a lavarmi, ero veramente felice che Joshua avesse accettato l’invito ma allo stesso tempo c’erano fin troppi fattori che mi spaventavano.
Avrei dovuto assistere ai continui sbaciucchiamenti tra Valary e Matt, avrei visto Matt sorridere a qualcuno che non fossi io e Valary sicuramente mi avrebbe torturata.
Sbuffai cercando di non pensarci.












Ero in macchina con Valary ed avevamo appena raggiunto la spiaggia.
Parcheggiai, scesi dalla macchina e presi per mano Valary che mi scrutava preoccupata.
La guardai sorridendo dolcemente e sussurrai “Andrà tutto bene, stai tranquilla.” E lei annuì.
Ci incamminammo in direzione del gruppetto formato dai miei amici e Jimmy mi salutò con un cenno della mano.
Arrivati li trovammo, seduti su un enorme telo, Jimmy, Johnny, Austin, Alan, Phillip e Aaron.
“Ehi ragazzi, buongiorno!” dissi, sorridente.
“C-ciao” disse, con poca voce, Val.
Jimmy si alzò ad abbracciarmi e salutò, con un mezzo sorriso, Val.
Tutti gli altri si limitarono ad un cenno della mano, escluso Aaron che si alzò a salutarmi e poi si voltò verso Valary stringendole la mano e presentandosi.
Io e Val prendemmo posto sul telo, lontani abbastanza da tutti gli altri.
“Dove sono gli altri ?” domandai, cercando di alleggerire la tensione del momento.
“In acqua” rispose, sorridendo, Aaron.
Mi voltai e vidi, in acqua, i ragazzi e le ragazze.
Aaron iniziò a parlare con Valary mentre io rimasi concentrato a scorgere le figure degli altri in acqua.
“RAGAZZI E’ ARRIVATO MATT” gridò Jimmy ed improvvisamente tutti uscirono dall’acqua.
Lexi mano nella mano con Vee, Brian con in braccio Shan, Tino ed Effie affiancata da.. DAL TIPO DEL JOHNNY’S ?
Mi voltai di scatto verso Jimmy.
“Che cazzo ci fa lui qui ?” domandai, senza controllare lo sconvolgimento nel mio tono di voce.
“Tu puoi portare cani e porci ed Effie non può portare un amico ?” mi domandò, acido, Johnny.
Nello stesso istante Valary smise di parlare e si voltò verso di me sconfortata.
“Cani e porci ?” ripetei, sempre più nervoso.
Johnny sostenne il mio sguardo ed annuì, vigorosamente.
“Ehi.. calmatevi.. se.. se è un problema vado via..” farfugliò Val, sottovoce.
“No, non vai da nessuna parte.” Sbottai “Se mi avete invitato con l’intenzione di rovinarmi la giornata, sarò io ad andarmene. Sia chiaro.” Annunciai, sempre più nervoso.
Val mi poggiò una mano sul braccio come a dirmi di calmarmi.
“Posso sempre ripetermi, Shadows. Va, ma non tornare. Eppure torni sempre.” Disse Brian, ghignando e prendendo posto vicino a Jimmy sul telo, con Shannon in braccio.
Improvvisamente tutti erano intorno a noi e i loro sguardi erano fissi su di me.
“Sono venuto a passare una giornata in spiaggia con gli amici, non a partecipare ad un fottuto processo!” sbottai.
“Nessun processo, fratello. E’ solo una giornata in spiaggia tra amici.” Disse Zacky, prendendo un tramezzino dal cestino del pranzo ed iniziando a mangiare.
“Peccato che ci sia un ospite indesiderato.” Disse Shannon, ghignando verso Valary.
Tutti si erano seduti, tranne Effie e il tipo che erano rimasti in piedi dietro Jimmy.
Effie era ..bellissima.
I capelli sciolti, tutti bagnati, lasciati cadere sulle spalle ed un bellissimo bikini rosso acceso che fasciava le sue forme coprendo poco e niente ma non era affatto volgare.
Niente a che vedere con il costume “Intero” di Val, che le lasciava scoperti i fianchi ma mostrava comunque fin troppo.
Che diavolo stai facendo ? Stai comparando la tua ragazza con la tua ex ?
Ma per ex intendi Val o Effie ?
Questa giornata finirà malissimo.
“Per ospite indesiderato ti riferisci a quello sconosciuto ?” sbottai, indicando con un cenno della testa lo strano tipo tutto tatuato di fianco ad Effie.
“Oh giusto, non mi sono presentato. Joshua, Joshua Balz.” Fece quello, avvicinandosi con un sorriso da coglione e porgendomi la mano.
Non gliela strinsi e lo guardai male.
Lui con un’alzata di spalle si girò verso Valary che gli strinse la mano “Valary, Valary Di Benedetto” disse lei, sorridendo timidamente.
“Ehi, Valary, scusa per la birra addosso l’altra sera, non volevo colpire te.” Disse Joshua, sorridendo verso di me.
“Fai lo spiritoso ?” dissi, alzandomi, seguito subito a ruota da Jimmy, Brian, Austin e Tino.
Valary si alzò di scatto avvicinandosi a me e sussurrandomi “Matt calmati” poi si voltò, sorridendo, verso Joshua e disse “Nessun problema.”
Joshua fece un passo verso di me “Cos’è quest’aria minacciosa ?” mi domandò, senza smettere di sorridere.
Improvvisamente Effie si piazzò davanti a lui, dandomi le spalle e sussurrando qualcosa.
“Scusami..” sussurrò Joshua, sorridendole.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene, presi per mano Valary e mi incamminai verso la macchina, quasi trascinandola.
“SCAPPA MATT, BRAVISSIMO, E’ L’UNICA COSA CHE SAI FARE, SCAPPARE!” mi gridò Brian, rimanendo in piedi.
Mi voltai verso di lui e lo guardai, furioso.
“VAFFANCULO” gli gridai, poi raggiunsi la macchina, attesi che Valary salisse e poi partii sgommando.
“Io.. mi dispiace..” mi sussurrò Valary, senza guardarmi.
“Nessun problema, Val. Non è colpa tua. Sono loro che sono diventati dei pezzi di merda.” Dissi, pentendomi poi subito delle mie parole.
Erano i miei fratelli, come ero potuto arrivare a tanto ?
Diedi un pugno al volante e Valary sobbalzò, poi si chiuse nelle spalle spaventata dal mio gesto.
Sei proprio un pezzo di merda, Matt.

 

 

 

 






Li vidi andare via e partire a tutta velocità nella macchina.
Rimasi in piedi, con Joshua di fianco a me.
Il silenzio fu spezzato da Brian che sussurrava “Pezzo di merda.” Per poi tornare a sedersi, seguito da Jimmy, Austin e Tino.
“Vieni a sederti.” Mi sussurrò Joshua, prendendo posto vicino a Brian ed io lo seguii, sconfortata.
Mi accesi una sigaretta e rimasi in silenzio.
“Ragazzi.. scusate, non volevo creare problemi..” sussurrò, dispiaciuto, Joshua.
“Nessun problema, Josh. Non è colpa tua.” Disse Austin.
Già, era solo colpa mia.
“Ehi, ora non sentirti in colpa. Non sei tu che stai sbagliando.” Mi disse Lexi, accarezzandomi una guancia ed io sorrisi debolmente.
Ci fu qualche istante di un pesante silenzio poi Austin si alzò in piedi gridando “PARTITA A PALLAVOLO ?” e tutti annuirono, sorridendo e lo seguirono verso la rete da pallavolo che avevamo montato appena arrivati in spiaggia.
“Ehi, tu non vieni ?” mi domandò Joshua, rimasto in piedi di fianco a me.
Lo scrutai per un po’, aveva tolto le lenti a contatto, lasciando in bella mostra dei meravigliosi occhi color cioccolato che mi piacevano forse di più di quelli bianchi.
Mi sorrideva dolcemente, porgendomi una mano.
“Dai, non rovinarti la giornata così. Hai degli amici fantastici e c’è un sole da far invidia all’Agosto più caldo di tutti i tempi, andiamo” mi disse.
Sorrisi e presi la sua mano, mi  lasciai tirare su e insieme raggiungemmo il resto del gruppo.
Jimmy stava facendo le squadre.
“Io faccio l’arbitro.” Aveva detto Zacky, sedendosi poi a terra e facendoci ridere tutti.
Formammo le squadre.
Io, Jimmy, Brian, Joshua, Lexi e Alan e nell’altra squadra Shannon, Austin, Johnny, Tino, Phil e –a gran fatica per convincerlo- Vee.
“BATTO IO!” gridò Austin, prendendo la palla e raggiungendo la fine del campo che avevamo disegnato a terra scavando nella sabbia.
“CONTENTO TU!” gridò Lexi facendo scoppiare tutti a ridere e ricevendo in risposta un dito medio da Austin.
Austin colpì la palla con fin troppo forza ma Joshua la prese, la passo a Jimmy che senza fatica le lanciò in alto gridando “EFFIEEE”, corsi verso la palla e le diedi una botta secca con la mano aperta, facendole superare a gran velocità la rete e arrivando in  pieno sulla faccia di Zacky che cadde a terra sprofondando nella sabbia.
“ODDIO VEE SCUSA!” gridai, superando la rete.
“MA VAFFANCULO ORA TI SPACCO IL NASO!” gridò Vee, alzandosi “TORNA NEL TUO CAMPO, WHITE, CHE TI MOSTRO COME SI GIOCA A PALLAVOLO!” mi gridò, prendendo la palla e raggiungendo la fine del campo.
Tornai dall’altro lato della rete ridendo e riprendemmo a giocare.
Giocammo per quasi un’ora poi tornammo, sfiniti, sul gigantesco telo ed iniziammo a pranzare.
Dopo un’oretta finimmo di pranzare e ci fu chi si mise a prendere il sole e chi semplicemente a dormire.
Joshua era sdraiato sul telo con gli occhi chiusi da 5 minuti e pensavo dormisse così quando Tino mi disse che si sarebbe messo ad ascoltare un po’ di musica e prendere il sole, decisi di alzarmi e andare a fare una passeggiata.
Ero arrivata al bagnasciuga e mi stavo incamminando quando mi sentii chiamare.
Mi voltai e vidi Joshua correre verso di me così mi fermai ad aspettarlo.
“Ehi, potevi dirmelo che andavi a passeggiare” disse, sorridendo, dopo avermi raggiunta.
“Oh è che pensavo dormissi” risposi.
Ci incamminammo sul bagnasciuga.
“Ehi, Effie, volevo scusarmi per come mi sono comportato prima, con Matt.” Disse, guardando a terra e grattandosi la testa, Joshua.
“Nessun problema, davvero. Non c’entri niente tu.. è lui che.. sta confondendo tutti..” sbuffai.
“Ti va di parlarne ?” mi chiese ed io annuii.
“Non c’è molto da dire, sembrava che lui non volesse avere nulla a che fare con Valary e lei.. lei è veramente brava a fingere. O forse sono io che mi fermo troppo alle apparenze.. magari è cambiata.. non lo so. So solo che mi sento schifosamente in colpa.” Tirai fuori una sigaretta dal pacchetto che tenevo in mano e la accesi, riponendo poi di nuovo l’accendino nel pacchetto semi-vuoto.
“E per cosa ti senti in colpa ?” domandò Josh.
“Lui aveva un così bel rapporto con tutti i ragazzi e con Shannon.. e soprattutto con Lexi.. e ora a causa mia sta perdendo tutto.”
“Io non vedo colpe che ricadano su di te, in questa vicenda.” Rispose.
Lo guardai interrogativa.
“Ti spiego.” E si fermò, si voltò verso di me e cominciò a fissarmi dritto negli occhi “Hai fatto qualcosa di esplicito per portarlo a tornare da Valary ?” scossi la testa per dire di no “E allora, il problema di Matt è Valary ma è stato lui stesso ad andare a cercarla. Logica vuole che, per questo, la colpa sia solo sua. Tu lo hai messo in guardia ?”
“Sì..” risposi, sussurrando e riflettendo sulle parole di Joshua.
“E allora, Effie, tu non hai nessuna colpa.” Concluse il tutto con un enorme sorriso.
Riflettei a fondo sulle parole di Joshua.
Effettivamente, vista così, io non avevo colpe.
Ero stata disponibile, gentile e l’avevo presa anche troppo democraticamente la storia di Valary quindi perché stare a crogiolarsi nel dispiacere mentre Matt, magari, in quel momento se ne stava sereno e gioioso abbracciato a quella sgualdrina ?
Sorrisi sinceramente e dissi “Hai ragione.”
“Finalmente un bel sorriso sincero!” sbottò Josh poi mi abbracciò improvvisamente, rimasi qualche secondo dubbiosa poi ricambiai l’abbraccio.
Joshua sapeva di.. dolce.
Ma non era un profumo troppo dolce, di quelli che danno la nausea.. era più qualcosa di leggero, come la vaniglia.
E mi piaceva.
Dopo qualche secondo Joshua sciolse l’abbraccio e mi sorrise poi riprendemmo a passeggiare.
“Ehi, stamattina hai parlato di suonare. Cosa suoni ?” domandai, improvvisamente.
“Oh, tastiera, pianoforte ma principalmente la tastiera. Mi diletto con il pianoforte solo quando sono in casa da solo e non ho proprio nulla da fare.” Rispose lui.
“Hai una band ?” domandai, sempre più curiosa.
“Sì, hai visto i ragazzi che erano con me ieri sera al Johnny’s ? Sono i miei migliori amici e anche i membri della mia band” rispose sorridendo.
“Avete un nome ?” domandai.
“Motionless in White.” Rispose subito.
“DEVI ASSOLUTAMENTE FARMI ASCOLTARE QUALCOSA DI VOSTRO!” risposi, saltellando sul posto.
“Questa sera, verso le sette, ho le prove a casa del cantante, Chris. Se non ti fa paura l’idea di stare in mezzo ad un gruppo di uomini tutti tatuati e truccati, potresti venire ad ascoltare le prove e magari poi andiamo a mangiarci.. che so, un pizza.” Mi disse.
“Accetto mooooooolto volentieri!” dissi, sembrandomi stupida ed arrossendo.
“Sai, mi piace il fatto che le tue guance diventino rossissime in poco tempo.” Detto ciò mi accarezzò dolcemente una guancia.
“Dai raggiungiamo gli altri.” Disse poi e mi incamminai seguendolo verso il punto dove si trovavano gli altri.
Li trovammo in acqua a farsi il bagno e li seguimmo a ruota.
Dopo un po’, mentre ero impegnata ad arrampicarmi sulle spalle di Austin per tuffarmi Josh mi chiamo.
Mi buttai e nuotai fino a lui.
“Dimmi tutto.” Gli dissi, togliendomi l’acqua dagli occhi.
“Io sto andando, sono le quattro, vorrei darmi una sistemata prima di raggiungere i ragazzi. Passo a prenderti a casa tua per le sei e mezza ?” mi domandò.
“Oh.. potresti darmi uno strappo a casa ? Vorrei darmi una sistemata anche io.” Risposi, sorridendo.
“Certo, tanto sono di strada.” Rispose e poi uscì dall’acqua per andare a raccogliere le sue cose.
Nuotai fino ad arrivare da Jimmy e gli spiegai che ero stata invitata a casa di questo Chris.
“Okay, ma stai attenta. Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.” Mi rispose Jim, lo abbracciai, salutai tutti e mi incamminai dietro Joshua.
Dopo dieci minuti arrivai a casa Sullivan, salutai Joshua ed entrai in casa, salii al piano di sopra e corsi a farmi una doccia.
Mi stavo lavando quando notai la catenina con il ciondolo a forma di goccia legato al mio collo.
Un colpo al cuore.
Mi sfilai la catenina, osservai per qualche istante il ciondolo poi lo appesi alla manovella della doccia.
Finito di lavarmi rimasi in bagno ad asciugarmi, ripresi la catenina e tornai in camera.
Poggiai la catenina sul letto e la lasciai lì, mentre mi cambiavo continuai ad osservare la piccola goccia adagiata sul letto.
Sospirai.
E’ ora di smetterla, Effie. Lui non ti pensa proprio quindi non farlo neanche tu. Non farti trattare come un giocattolino, come sempre.
Sorrisi al mio cervello che per una volta aveva detto una cosa intelligente, gettai la catenina in un cassetto, finii di truccarmi, afferrai la mia borsa, ci buttai dentro il cellulare, le chiavi di casa che Jimmy mi aveva dato, le sigarette e l’accendino poi mi fiondai davanti allo specchio.
Capelli sciolti –ci stavo prendendo gusto a lasciarli liberi- trucco pesante, come mio solito, la maglietta degli Of Mice & Men con sopra una camicia a quadri nera e rossa, un paio di shorts neri e delle calze rosse semi-trasparenti e i miei fidati anfibi neri.
Ero pronta.
Scesi le scale, uscii di casa e mi misi ad aspettare fuori dalla porta, accendendomi una sigaretta.
Joshua arrivò appena finii la sigaretta, mi alzai e lo raggiunsi, salendo poi in macchina e trovandolo di nuovo con i suoi occhioni bianchi, pesantemente truccato, una maglia dei Misfits e dei jeans tutti strappati.
Era dannatamente sexy.
Joshua partì.
“Sei dannatamente bella, decisamente troppo.” Mi disse ed io ridacchiai nervosamente.
“Spero non ti spaventi facilmente” continuò lui.
Lo guardai interrogativa.
“Sono tutti molto spaventosi, all’apparenza ma se li sai prendere sono persone meravigliose.” Concluse.
“Oh a primo impatto anche Jim e gli altri sembrano dei poco di buono ma tranquillo, non mi soffermo alle apparenze” risposi vedendolo sorridere.
Dopo circa un’ora tra musica e chiacchiere raggiungemmo un enorme villa circondata per tutto il perimetro da un muro e su tutto il muro crescevano delle meravigliose rose nere.
Anche l’enorme cancello che si aprì appena Joshua suonò il clacson era ricoperto di rose nere.
“Sono bellissime..” sussurrai, guardandole, mentre la macchina attraversava il viale.
“Sì, Chris le coltiva personalmente, la prima gli venne fuori nera per caso e siccome gli piaceva la coltivò con attenzione maniacale e col passare del tempo sono aumentate fino ad arrivare a ciò.” Rispose Joshua, poi scese dalla macchina ed io lo seguii.
Arrivammo davanti alla grande porta che era socchiusa, Josh la spinse ed entrò seguito da me che richiusi con attenzione la porta, quando mi volta rimasi a bocca aperta.
Sembrava di essere in un castello.
I muri erano pieni di meravigliosi disegni, un po’ macabri ma comunque meravigliosi, esattamente il mio genere di arte.
Un ragazzo fin troppo alto con dei lunghi capelli neri, due ciocche viola sui lati, pesantemente truccato, con addosso una maglietta nera strappa qua e la, dei jeans strettissimi che lasciavano in mostra delle gambe fin troppo fine e degli stivali altissimi, ci si parò davanti dicendo “buonasera” con un enorme sorriso.
Aveva tre piercing al labbro inferiore che gli donavano particolarmente.
“Ehi, Chris.” Fece Josh, ricambiando l’abbraccio del più alto.
Il gigante superò Joshua e si avvicinò a me tendendomi la mano “Chris” disse, sorridendo.
“Effie” risposi, ricambiando la stretta di mano ed il sorriso.
“E’ un vero piacere averti qui” disse Chris, poi sciolse la stretta di mano e si incamminò, Joshua lo seguì ed io seguii lui.
“Gli altri sono già di sotto.” Disse Chris, incamminandosi per una lunga scalinata.
La casa era meravigliosa, piena di bellissimi affreschi e arredata in stile gotico.
Raggiungemmo una porta di legno e quando Chris la aprì alle mie orecchie giunse una musica potente che piacque subito.
Seguii Joshua con il cuore in gola.
L’idea di conoscere nuova gente mi spaventava ma ero comunque curiosissima di conoscere tutti.
Qualcosa mi diceva che mi sarebbero piaciuti, dal primo all’ultimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hooooola,
Sì mi sono data alla pazza gioia con questo capitolo, cassiopea(?)
Ho approfittato -abusato- dell'ispirazione che avevo oggi so ..here i am.
Spero vi piaccia.
Mi sta prendendo un casino questa storia, mi ci diverto tantissimo a scriverla, aw
Spero stia piacendo tanto anche a voi.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 10
*** So many people wanna see me fail. ***


Appena varcammo la porta ci ritrovammo in una sala abbastanza ampia, rettangolare.
Da un lato c’erano amplificatori e strumenti vari, dall’altro quattro divanetti neri di pelle e un tavolino al centro su cui erano poggiate varie birre.
Appoggiato alla parete centrale c’era un enorme stereo da cui risuonavano forti le note di Helena dei Misfits.
Su uno dei divanetti stavano seduti tre ragazzi.
“Ehi, muovete i culi e venite a presentarvi!” disse, ridendo, Chris.
I ragazzi si alzarono ed uno ad uno vennero a presentarsi.
Il primo a porgermi la mano fu un ragazzo dai lineamenti molto femminili, trucco pesante –come tutti gli altri-, capelli lunghi e neri fino alle spalle, mossi, una felpa nera chiusa con il cappuccio tirato sulla testa, dei jeans strettissimi tutti strappati ed un sorriso dolcissimo.
“Ricky, Ricky Horror” mi disse, dopo che gli strinsi la mano.
“Effie. E’ il tuo vero cognome ?” domandai, curiosa.
Ricky ridacchiò “Oh no, è che il mio vero cognome mi fa schifo.” Mi rispose ed io sorrisi.
Ricky si spostò e si fece avanti un altro ragazzo, più alto ma sempre magrissimo come uno stecchino, capelli castani scuri, lunghi e liscissimi, una canottiera di Marilyn Manson e un paio di pantaloni strettissimi, neri come la pece, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Mi porse la mano un po’ titubante “Ryan, molto piacere.” Mi disse.
Strinsi la sua mano e sorrisi, “Piacere mio”.
Dopo di lui si avvicinò l’ultimo.
Non notai molto come era vestito, fui attirata prima dalla sua giacca a righe bianche e nere e poi dai suoi capelli.
Erano lunghi fin sotto le orecchie e lasciati come capitava, però erano neri da una parte e verde acceso dall’altra, anche lui truccato pesantemente e con un leggero tocco di barba incolta.
“Devin, per gli amici Ghost.” Mi disse, con un sorriso alquanto inquietante.
Strinsi la sua mano e sorrisi a mia volta “Effie, per gli amici Effie.”, ridacchiò.
“Sai perché mi chiamano Ghost ?” mi domandò, senza lasciare la mia mano e sorridendo inquietantemente.
Decisi di stare al gioco e senza mostrare un minimo di inquietudine sorrisi, “Sai essere invisibile ?” domandai.
“Devin.. non infastidirla subito.” Disse, sbuffando, Joshua dalle mie spalle.
Devin lo guardò sorridendo poi tornò a guardare me “Più o meno. Posso apparire e scomparire come più mi piace e nessuno mi vede mai arrivare o andare via.” Disse poi.
Sorrisi “E questo non potrebbe semplicemente significare che nessuno ti nota perché non ti prestano attenzione ?” dissi.
Devin alzò un sopracciglio, sorpreso.
Dalle mie spalle sentii un “WOOOOOO” generale e ridacchiai.
Devin sciolse la stretta di mano e fece un passo indietro, ridendo, alzando le mani in segno di resa “Ok, hai passato il primo test” disse, poi tornò a sedersi sul divano e gli altri lo seguirono.
“Vieni” mi disse Joshua ed io lo seguii sul secondo divano vuoto.
“Allora, Effie, parlaci un po’ di te.” Mi disse Chris, dopo avermi passato una birra.
“Beh.. non ho molto da dire. Sto facendo le mie prime conoscenze in questo periodo, grazie alle due ragazze che erano con me l’altra sera. Poi.. sono stata buttata fuori casa, tra poco mi ritirerò da scuola e sono una persona complicata, confusa e amo la musica.” Conclusi, abbastanza soddisfatta della mia descrizione.
“Allora speriamo ti piaccia anche la musica che facciamo noi” disse Ricky, sorridendomi.
“Non vedo l’ora di ascoltarvi.” Dissi, per poi sorseggiare la mia birra.
“Hai detto che sei stata cacciata di casa” cominciò Chris, sistemandosi meglio sul divano “E ora dove stai vivendo ?” mi domandò.
“Avete presente il batterista della band dell’altra sera ? Ecco, vivo da lui. E’ uno degli amici più cari che ho.” Dissi, sorridendo.
“Oh bene, menomale! Temevo fossi in mezzo ad una strada” concluse Chris.
“Ehi, Effie, posso chiederti una cosa ?” mi domandò Devin.
“Certo, Ghost, a patto che tu dopo come premio per la mia risposta svanisca nel nulla e poi riappaia con un vassoio pieno di dolci!” tutti risero, anche Joshua.
La risata di Joshua mi prendeva sempre troppo, mi distraeva da tutto.
“Come mai hai avuto quella.. reazione, durante il concerto ?” mi domandò Devin e calò il silenzio.
Abbassai lo sguardo come una persona colpevole.
Cominciai a sentire il peso dello sguardo di tutti i presenti addosso e cominciai ad intrecciare nervosamente le dita intorno al collo della bottiglia.
“Direi che sarebbe meglio cambiare argomento.” Disse improvvisamente Joshua ed io mi girai sorridendogli, ringraziandolo.
Lui mi rispose con un bellissimo sorriso.
Dopo qualche secondo tutti ripresero a chiacchierare.
Mi raccontarono che tutti erano scappati di casa per vari motivi; Joshua veniva picchiato dal padre, Ryan aveva problemi con il fratello, Devin aveva problemi con entrambi i genitori che facevano uso costante di droghe mentre Ricky aveva, in un certo senso, lo stesso mio problema.
Mi spiegarono che Chris aveva ereditato quella casa dai suoi nonni e che appena aveva compiuto diciotto anni si era trasferito li e tutti gli altri erano scappati di casa ed erano andati a vivere con lui, per i primi anni avevano avuto tutti un’infinità di problemi ma poi, dopo essere diventati maggiorenni, tutto si era sistemato.
Ora ognuno lavorava, tranne Ryan che aveva deciso di finire gli studi e nel tempo libero suonavano sperando di raggiungere un giorno la vetta del successo.
Scoprii anche che Devin e Ryan stavano insieme da qualche mese, dopo che il loro migliore amico, nonché ex batterista, lasciò Ryan e andò a vivere a Los Angeles con la sua nuova fidanzata, mentre Chris e Ricky stavano insieme da quando avevano diciassette anni.
“E’ ora di suonare!” annunciò Devin, poggiando la birra sul tavolino ed alzandosi per stiracchiarsi.
Tutti gli altri si alzarono e si diressero verso l’altra parte della stanza, cominciando a prendere gli strumenti.
Joshua si posizionò dietro una bellissima tastiera completamente nera con sfumature rosse sparse qua e la, Devin imbracciò un basso che, a prima vista, sembrava pesante come un mattone;  Ricky e Ryan imbracciarono le chitarre.
Mi voltai alla ricerca di Chris e lo vidi impegnato a maneggiare un computer.
“Che fai, Chris ?” domandai, sistemandomi meglio sul divano.
“Da quando Brandon ha lasciato la band non abbiamo un batterista e siamo costretti a riprodurre le parti di batteria al pc, per provare.” Disse, sospirando.
“Oh, capisco.” Dissi io, cominciando a pensare a mille cose.
“Pronti ?” domandò Chris e tutti annuirono.
Chris si posizionò davanti al microfono e cominciò a farlo dondolare mentre dalle casse collegate al pc si alzava un rumore simile a due bacchette che davano il tempo.
Dopo qualche istante, Chris gridò un potentissimo “WHAT THE FUCK” e poi la musica partì, possente e Chris continuò a cantare.

Put your teeth to the curb, cuz right now I'm gonna stomp your fucking face in.
I hope you drown in all the cum you fucking swallow, to get yourself to the top
You're just a trend, just a fucking disease, how could you look at yourself in the mirror ?
You stand for nothing and your heart is untrue every single thing about you's just a clone of the last "you".

 

Rabbia, dolore, voglia di cambiare le cose.
Questo era ciò che mi stava trasmettendo Chris, con tutta la foga nella sua voce.

All I want is to reach someone, to say something that could change their life forever.
To let them know they're not alone, you're not alone!
So many people wanna see me fail, so fucking clever but I'll spit in your face, I'll make sure you remember me.

 

Chris era una furia, sembrava un altro rispetto a quello che era pochi istanti prima mentre calmo e pacato, seduto sul divano, parlava con tutti noi.
Anche i ragazzi sembravano altri rispetto a poco prima.
Completamente persi nella foga della canzone che stavano suonando.

 

 

If all these words you speak of meant a thing,
I'd take back all the lines against you that I sing
But I know that there's nothing real inside, your heart's invested in feeding everyone lies.

 

 

La voce di Chris era completamente cambiata, mentre cantava quella parte della canzone.
Sembrava un’altra persona ancora, un’altra persona che non era né  il Chris pacato, né il Chris furioso, solo un Chris sicuro e pronto a tutto.
Ad accompagnare Chris in quella piccola strofa c’era la meravigliosa voce di Ricky, che cantava poggiando le labbra contro il suo microfono e socchiudendo gli occhi.

 

 

I've seen so many of you come and go, that's cuz you're in it for all the wrong fucking reasons
You can't expect to live off of lies and survive.
I am who I am, this is what we are, I don't care if this offends you, or your worthless god.

 

E dopo un istante di calma, ecco tornare la furia.

To all the kids who's letters I receive, the broken hearted, the damaged just like me.
I will be your voice to let the world know we stand as one, we're standing right here.. so come and fucking get us!

 

Mi sentii chiamata in causa.
Mi sentii come se Chris parlasse proprio con me.
La potenza in quell’ultima frase, il coraggio nel dire simili parole.
Il coraggio che serviva a me, il coraggio di alzarsi e combattere con la consapevolezza di non essere soli.
Con la consapevolezza che insieme le cose possono cambiare.

Open your mind before your mouth or come and fucking get us!
Open your mind before your mouth, I'll be the end of your decadence!
If all these words you speak of meant a thing, I'd take back all the lines against you that I sing!
If all these words you speak of meant a thing, I'd take back all the lines against you that I sing.
But I know that there's nothing real inside, your heart's invested in feeding everyone lies.

 

 

Ero come completamente persa.
Persa tra la potenza delle note e la possente voce di Chris.

 

 

I may not have built this kingdom but, I'll make fucking sure that I protect it from you!

 

La musica finì.
Rimasi a bocca aperta per vari istanti.
Chris fece qualcosa al pc poi si girò, rimase in attesa per qualche istante.
Tutti mi fissavano.
“Allora ?” mi domandò poi Ricky, curioso, facendo un passo verso di me.
“ALLORA ?!” domandai, urlando “ALLORA SIETE FANTASTICI E QUESTA CANZONE E’.. E’ PAZZESCA, CAZZO, VERAMENTE PAZZESCA!” gridai, sull’orlo dell’isteria.
Tutti scoppiarono a ridere e mi ringraziarono.
“NONONO! VOI AVETE BISOGNO DI UN BATTERISTA PER FARE DELLE PROVE SERIE, VENITE QUI, IMMEDIATAMENTE!” gridai e, sempre ridendo, tutti poggiarono i loro strumenti a terra e mi raggiunsero.
Joshua prese posto di fianco a me e mi domandò “Che intenzioni hai ?”
Sorrisi e dissi “Sta a vedere”, tirai fuori il cellulare dalla tasca e digitai un numero che conoscevo bene.
“Ehi, sì, mi serve che tu venga all’indirizzo che ti scrivo per messaggio il prima possibile. No, ma è una cosa importante. Ti aspetto, grazie.” Detto ciò attaccai, mi feci dare l’indirizzo di casa da Chris, mandai l’sms e poi rimasi in attesa mentre tutti mi tempestavano di domande.
Dopo qualche secondo Devin disse “Ho portato i dolci.” Dalla porta.
Mi girai a guardarlo a bocca aperta mentre tutti ridevano.
Devin poggiò un vassoio pieno di pasticcini sul tavolo e si rimise seduto di fianco a Ryan, ridendo.
“Ok, ammetto che mi hai lasciata stupita.” E tutti risero.

 

 













Ero al Johnny’s con Jimmy, Johnny, Brian e Zacky.

Lexi e Shannon erano rimaste a casa con Austin e gli altri e di Effie non sapevo nulla.
Ero andato a bere una birra con i ragazzi per parlare con loro.
Il primo a parlare fu proprio Brian.
“Matt.” Disse “Mi dispiace per come mi sono comportato con te, è stato da ragazzino ma cerca di capire. Per anni abbiamo dovuto combattere contro quelle arpie e i loro cani da guardia e ora tu vai a metterti con lei solo perché ti ha detto di essere cambiata ? Anche io, anni fa, dissi a mio padre che avevo smesso di fumare, eppure..” disse, alzando la sigaretta che teneva tra le mani.
“Brian, è un altro discorso. Mi è sembrata sincera, le voglio credere ma questo non significa che io uscirò con lei e quei viscidi. Non voglio perdervi, siamo fratelli e litigare così per colpa di una ragazza è stupido e non da noi.” Dissi.
“Sei sicuro che lei sia sincera ?” mi domandò Zacky, dopo aver bevuto un sorso della sua birra ed io annuii.
“E se scoprissi che ti sta prendendo per il culo, cosa farai ?” mi domandò Johnny.
“La lascerò perdere, una volta per tutte.” Risposi, sincero.
“E poi ?” continuò Zacky.
“E poi, cosa ?” domandai, confuso.
“E poi tornerai da Effie.” Disse Jimmy, senza degnarmi di uno sguardo.
Calò il silenzio.
“Tu.. la stai guardando come una ruota di scorta, Matt.” Cominciò Johnny, sistemandosi meglio sulla sedia “Ora te ne stai bello con Valary, convinto che se con lei dovesse andare male, Effie sarà lì ad aspettarti ma non è così.” Concluse.
“Io non la penso affatto in questo modo.” Dissi, senza guardare Johnny.
“Stai mentendo.” Mi accusò Jimmy.
“Non puoi mentire ai tuoi fratelli, Matt.” Disse Zacky.
Rimasi in silenzio.
Avevano ragione.
Avevo la ferma convinzione che Effie sarebbe stata mia, in ogni caso e che quindi se mi fossi lasciato con Valary mi sarebbe bastato tornare da Effie per riaverla.
“Ti rendi conto che ti stai comportando da viscido senza cuore ?” sbottò Brian, battendo un pugno sul tavolo.
Annuii.
“Ma che cazzo annuisci ?” continuò Johnny, furioso.
“Che cosa volete sentirvi dire ?” sbottai io, alzando la testa e fissando tutti.
Zacky smise di fissare la bottiglia di birra, alzò lo sguardò e puntò i suoi occhi cerulei nei miei “Vogliamo sentirti dire che se prenderai la decisione di rimanere con Valary e la cosa dovesse andare male, non tornerai a rompere i coglioni alla povera Effie.” Disse, fin troppo serio.
Guardai prima lui poi gli altri, infine annuii.
“Detto questo, se vuoi tornare a stare a casa mia puoi farlo tranquillamente. Siamo fratelli e niente deve intaccare il nostro rapporto. Tu ed Effie sarete tranquillamente amici e tutto andrà per il meglio.” Concluse Jimmy, sorridendo.
“Ho una domanda..” dissi io.
“Prego” fece Johnny.
“Con Valary, come vi comporterete ?” domandai.
“Siamo giunti ad un accordo anche per questo” cominciò Jimmy “Se saremo tutti insieme al Johnny’s o in giro e tu porterai Valary, cercheremo di essere il più corretti possibile ma mi spiace comunicarti che non accetto che lei entri in casa mia.” Concluse.
Sospirai.
Non potevo ribattere, era già tanto quel che aveva detto.
“E.. le ragazze ?” domandai ancora.
“Anche Lexi e Shan sono d’accordo.” Mi disse Zacky.
“Ed Effie ?”
“Effie è stata la più corretta, finora, Matt. Non immagini quanto.” Mi disse Brian, ridendo amaramente.
Alzai un sopracciglio interrogativo.
“Stamattina è stata lei a dire che non c’erano problemi se tu avessi portato Valary. Ha detto e ripetuto mille volte che si sente in colpa, che vuole solo vederti felice e spera che lei non ti ferisca. Ha detto che non avrà problemi a rivolgere la parola a Valary se questo servirà a farti stare bene.” Disse Jimmy.
Mi passai, nervoso, una mano in faccia.
Come poteva parlare in quel modo ?
Poteva davvero essere così buona ?
Con me, poi, dopo come l’avevo trattata sia tra di noi e dopo come avevo trattato quel suo.. amico, la mattina stessa ?
Mandai giù d’un sorso la mia birra e poi sorrisi.
“Abbiamo di nuovo il nostro Matt ?” mi domandò, sorridendo, Zacky ed io annuii.
Ci alzammo e ci abbracciammo.
I miei fratelli mi erano mancati da fare schifo.
“Andiamo a casa ?” domandò Jimmy.
“Andiamo a casa.” Ripetei.
Salimmo in macchina e mi misi alla guida, arrivati a casa Sullivan entrammo e trovammo Shannon, Austin e gli altri in salotto.
“Dove Lexi ?” domandò subito Zacky.
“E’ uscita, l’ha chiamata Effie, aveva bisogno di non so cosa” rispose, sovrappensiero, Shannon.
Presi posto sul divano tra Tino ed Aaron e la serata cominciò a vivacizzarci.
Dimenticammo tutti gli inconvenienti di quei giorni e cominciammo a scherzare, ordinammo la pizza e io mi misi a giocare all’xbox con Zacky mentre tutti chiacchieravano rilassati.
Ero a casa.

 

 

 












Suonarono alla porta.
Chris mi guardò, interrogativo.
“Andiamo” dissi e mi alzai seguita da Chris.
Aprii la porta dietro la quale stava in piedi Lexi, un cappellino in testa, un pantalone di una tuta nero, delle vans nere e una maglietta dei Misfits senza maniche mentre si faceva girare in mano il mazzo di chiavi della macchina di Zacky.
“Tu hai chiamato, io sono corsa. Va tutto bene ?” mi domandò.
Chris fece un passo avanti e Lexi lo notò.
Rimase qualche secondo a fissarlo con quella faccia che era la faccia alla “Lexi ti trova un grande gnocco” , la conoscevo troppo bene e trattenni una risata.
“Prego, entra.” Disse Chris, sorridendo e Lexi entrò in casa.
“Chris, piacere” gli disse lui, porgendole la mano.
“Il piacere è tutto mio, Lexi.” Rispose lei, sorridendo.
“Allora, perché mi hai chiamata con così tanta fretta ?” mi domandò Lexi, girandosi verso di me.
“Seguimi, ti spiego tutto.” Le dissi, seguendo Chris che ci riportò nella saletta dove stavano gli altri.
Lexi si presentò a tutti poi si mise seduta sul divano di fianco a Chris che le offrì una birra, birra che ovviamente Lexi accettò molto volentieri.
“Lexi, tesoro. Tu suoni la batteria e cercavi una band, loro sono una band e hanno bisogno di un batterista.” Dissi io, rimasta in piedi di fronte a tutti.
“Sei una batterista ?” domandò Joshua, sorridendo e Lexi annuì.
“Una batterista femmina .. ?” domandò, titubante, Devin.
“Perché che male c’è ?” fece Ricky, alzando un sopracciglio.
“Non credo che sia.. adatta.” Continuò Devin.
“Oh, andiamo, ma che ragionamento è ?” sbottò Ryan.
“Ragazzi, ragazzi, non litigate. C’è solo un modo per valutare se sia adatta o no.” Disse Chris, rimase in silenzio per qualche istante poi indicò la batteria in fondo alla stanza “Prego, Lexi. Mostraci che sai fare.” Concluse.
Lexi sorrise.
“Con molto piacere.” Disse, poi si alzò poggiando la birra sul tavolo e raggiunse la batteria, tirò fuori le bacchette che le sporgevano, come sempre, dalla tasca dei pantaloni, si mise seduta e poi ci guardò sorridendo.
“Lex, che ne pensi di Death Comes Ripping ?” domandai.
“AH, I MISFITS” disse lei “ANDATA” e senza dire nulla o aspettare neanche un secondo attaccò a suonare.
Tornai a sedermi sorridente mentre Lexi si dilettava a suonare, come suo solito, con foga.
Presi posto di fianco a Joshua.
Chris era rimasto in piedi, appoggiato ad una parete, Devin stava sbragato sul divano e Ricky e Ryan se ne stavano in bilico sul bordo del divano e battevano i piedi a ritmo.
“E’ davvero brava.” Mi sussurrò, sorridendo, Joshua.
“Lo so.” Risposi, fiera della mia migliore amica.
Quando finì di suonare, Chris cominciò a battere le mani e poi fu seguito da tutti noi.
Lexi si alzò, girò intorno alla batteria infilandosi di nuovo in tasca le bacchette e fece un mezzo inchino.
“Allora ?” domandai, guardando tutti.
“Per me è un sì totale!” gridò Ricky, saltellando sul divano.
“DECISAMENTE!” gridò Ryan, sorridendo.
“Veramente brava, sarebbe un peccato lasciarsi scappare un talento simile.” Disse Joshua, sorridendo dolcemente.
“Sarei sciocco se provassi a dire qualcosa di diverso da ciò che hanno detto già gli altri.” Annunciò Chris.
Tutti, tranne Devin, avevano risposto.
Cominciammo a fissarlo.
Se ne stava, serio, con le braccia incrociate e fissava Lexi.
“E se tu dovessi trovarti male con noi ?” le domandò poi.
“So adattarmi” rispose, sorridendo, Lexi.
“Ne sei sicura ?” continuò lui.
“Sicurissima.” Fece lei.
“Allora è perfetta, veramente brava.” Concluse, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti.
“Ragazzi, si è fatta una certa ora e io.. avrei.. un appuntamento.” Disse, titubante, Joshua.
“UN APPUNTAMENTO ?” gridò, sghignazzando, Devin.
“E non ci dici niente ?” continuò Chris, portando un braccio intorno alle spalle di Joshua.
“EHI EHI CHI E’ LA FORTUNATA ?” gridò Ricky.
“Ragazzi.. lasciatelo stare..” provò a dire Ryan, ma nessuno lo ascoltò.
Joshua iniziò a guardarmi con uno sguardo da cucciolo imperdibile.
Improvvisamente tutti iniziarono a fissarmi.
“QUINDI USCITE INSIEME ?” gridò Devin ed io annuii, arrossendo.
“E io che pensavo di poterci provare” aggiunse poi, ridacchiando.
“DEVIN!” gridò Ryan, rimanendo a fissarlo.
Devin si avvicinò e lo abbracciò “Ma sto scherzando, ho occhi solo per te.” E Ryan arrossì.
Erano bellissimi.
“Dunque, noi andiamo.” Disse Joshua.
“Tu che fai ?” domandai rivolta verso Lexi che sorrideva.
“Stavo pensando di rimanere ancora un po’ qui poi torno dagli altri, devo conoscere bene la mia nuova band.” Disse, soddisfatta.
“Okay, divertitevi” detto ciò abbracciai tutti poi mi incamminai seguendo Joshua.
“Pizza o cinese ?” mi domandò dopo che fummo saliti in macchina e fummo partiti.
“Pizza, decisamente.” Risposi io, spostandomi una ciocca di capelli ribelle che mi era finita davanti ad un occhio.
“Perfetto, vada per la pizza. Conosco il  posto perfetto.” Disse lui ed io mi fidai.
“Che ne pensi di loro ?” mi domandò, dopo qualche istante di silenzio.
“Simpatici, di ottima compagnia e tutto il contrario di ciò che sembrano guardandoli a primo impatto.” Risposi, senza pensare.
“Ti adorano.” Mi disse.
“Come fai a saperlo ?” chiesi.
“Perché si sono comportati come persone e non come statue.” Poi mi guardò al volo e mi dedicò uno dei più bei sorrisi che avessi mai visto in vita mia.

 

 

 










Eravamo tutti sdraiati chi sul divano e chi a terra e guardavamo un programma di scherzi assurdi in tv quando il cellulare di Zacky squillò.
“Pronto ?” disse poi rimase qualche istante in silenzio.
“aspetta” poi si voltò verso Jimmy “è un problema se viene qui con gli amici di Joshua ? Ha delle notizie importanti per tutti” domandò.
Rimasi in silenzio ad osservare Jimmy che, sorridendo, disse “Nessun problema, tanto qui c’è un’armata!” Zacky sorrise e comunicò la notizia a quella dedussi essere Lexi.
Sospirai e tornai a concentrarmi sulla TV cercando di non pensare troppo.
Dopo una ventina di minuti suonarono alla porta e Jimmy si alzò ad aprire.
Entrò Lexi seguita da quattro tipi tutti truccati e vestiti scuri.
Ci presentammo uno a uno poi io presi da parte Lexi e la trascinai in cucina.
“Lex.. possiamo parlare ?” le domandai.
Lei si poggiò al tavolo, si accese una sigaretta poi mi guardò “Prego.” Disse infine.
“Ecco io.. non so davvero che dire.” Dissi.
“Non c’è molto da dire, Matt. Sei stato una merda. Non tanto perché ti sei rimesso con Valary, quelli sono affaracci tuoi. Riguarda solo te. Sei stato messo in guardia e, per quanto possa dispiacermi, se ti ferirà sarà solo colpa tua ma se già sapevi che volevi lei –e tu già lo sapevi da prima- perché cazzo hai illuso Effie così ?” e rimase a fissarmi, in attesa.
“Perché volevo smettere di pensare a Valary.” Le dissi, sinceramente.
“Allora ammetti di essere stato una merda ?” mi domandò ed annuii.
Lexi mi si avvicinò a mi abbracciò ed io la strinsi con tutte le mie forze.
“Io non voglio perderti, fratello. Ma falle male di nuovo ed io ti farò fuori.” Disse.
“Chiaro.” Risposi.
“Comunque, i ragazzi hanno una band e ora sono la loro nuova batterista!” annunciò.
“CHE NOTIZIONA! SONO FELICISSIMO!” gridai.
Poi sciogliemmo l’abbraccio e tornammo in salotto dove tutti, anche i nuovi arrivati, avevano ripreso a guardare quel programma stupido.
Presi di nuovo il mio posto per terra, di fianco a Brian e mi concentrai sulla TV.
Dopo venti minuti mi accorsi che il tipo più alto –mi pareva si chiamasse Chris- continuava ininterrottamente a fissarmi.
Mi girai a guardarlo, alzando un sopracciglio e lui rise.
Alzai le spalle e tornai a guardare la TV.
Che cazzo aveva da guardare quel tipo ?
Cercava forse rogna ?
Calmati Matt, non fare stronzate.
Sospirai e smisi di pensare al tipo strano.

 

 












Ero completamente affondato nella poltrona con Ricky in braccio.
Tutte le persone in quella stanza erano veramente simpatiche, mi sentivo a mio agio, il che non era cosa da poco.
C’era solo un tasto dolente, quel Matt.
Continuavo a fissarlo perché mi urtava.
Mi dava la sensazione di essere una pessima persona e non mi era piaciuto affatto il modo in cui aveva guardato Effie, la sera prima, mentre la pugnalava con quelle parole.
Perché sì, alle mie orecchie quelle parole erano giunte come pugnalate al cuore della piccola Effie e la cosa non mi piaceva affatto.
Il tipo si girò a guardarmi ed io gli risi in faccia, fece spallucce e tornò a guardare la TV.
Che faccia tosta.
Sbuffai e poi picchiettai su una spalla di Ricky.
“Andiamo a fumare ?” gli sussurrai e lui annuì.
“Ehi Jimmy, scusa, dove possiamo andare a fumare ?” domandò, cortesemente, Ricky.
“Oh potete fumare anche qui” disse Jimmy.
“Veramente vorremmo uscire a prendere una boccata d’aria.” Aggiunsi io, sorridendo.
“Allora potete uscire sul retro, si passa dalla porta-finestra in cucina” mi rispose.
“Grazie mille” risposi, poi attesi che Ricky si alzasse, mi alzai anche io e insieme uscimmo sul retro.
Ricky si mise seduto a terra ed io rimasi con la schiena poggiata al muro.
Accesi una sigaretta che Ricky mi passò poi sbuffai.
“Cosa c’è che non va ?” mi domandò lui.
“Quel tipo, Matt, non mi piace.” Dissi senza guardarlo.
“Oh andiamo amore, non puoi giudicarlo così in fretta.” Si lamentò lui.
“Ok, ok. Ma non mi piace.” Continuai io.
Calò il silenzio.
Ricky sapeva bene che era inutile insistere con me quando mi fissavo su un’idea.
Quando finii la mia sigaretta me ne accesi un’altra.
“Un’altra ?!” domandò Ricky, dopo essersi alzato ed io annuii.
“Va bene, ho capito. Io rientro eh.” Detto ciò aprì la porta-finestra e rientrò.
Non feci una piega.
Avevo bisogno di stare solo.
Perché mi faceva ribollire così tanto il sangue, quel tipo ?
Alla fine avevo appena conosciuto Effie.
Forse era per come Joshua mi aveva parlato di lei, forse era per il luccichio di disperazione che avevo visto in quei grandi occhi mentre cantavo per lei Immaculate Misconception quel pomeriggio, non riuscivo a capire.
Fatto sta che non mi andava giù il modo di fare di Matt.
Improvvisamente sentii scorrere la porta finestra e mi voltai.
Per mia enorme sorpresa ad uscire in cortile fu proprio Matt che si fermò davanti la porta e si mise a guardare il cielo.
“Non c’è una stella, stasera.” Disse.
“Già.” Risposi.
“Non ti piaccio, eh ?” fece poi, voltandosi a guardarmi.
“E’ presto per dirlo, ma a pelle no, non mi piaci.” Risposi, lasciando uscire un’enorme nuvola di fumo dalla bocca.
“Sei uno senza peli sulla lingua.” Disse lui, ridendo.
“No, sono uno stronzo, è diverso.” E sorrisi anche io.
Matt stava per rientrare.
“Non hai diritto di prendere il cuore della gente per giocarci come fosse una palla da calcio.” Dissi, fissando il cielo.
“Come, scusa ?” fece lui, fermandosi.
“Hai capito bene, Matt.” Dissi, gettando a terra la sigaretta e voltandomi completamente verso di lui.
“Dovresti imparare che non si parla delle situazioni che non si conoscono.” Mi disse lui, voltandosi verso di me e guardandomi minacciosamente.
“E tu impara a non giocare con il cuore della gente.” Detto ciò gli passai davanti, aprii completamente la porta, superai la cucina e tornai in salotto dagli altri.
“Ma chi cazzo ti credi di essere ?” mi disse lui, correndomi dietro e facendo voltare tutti.
“Ragazzi.. tutto bene ?” domandò Johnny dal divano.
“Tutto bene un cazzo! Questo arriva dal nulla e pensa di poter sparare giudizi su chiunque a caso!” cominciò, alzando la voce, Matt.
Mi voltai verso di lui, alzando un sopracciglio e ridendo.
“Quindi vorresti dire che mi sono sbagliato ? Che non hai preso a calci il cuore di nessuno ?” domandai.
“No io..” si zittì “Fatti i cazzi tuoi, non ti riguarda.” Mi disse poi mi superò.
“Purtroppo per te, ora riguarda anche me ciò che accade ad Effie.” Dissi, senza voltarmi.
“Ragazzi..” sussurrò Ricky.
“Stanne fuori.” Gli dissi, voltandomi di scatto.
Calò un silenzio terribile poi Matt tornò indietro e si piazzò davanti a me.
Improvvisamente suonarono alla porta, vidi scattare Johnny e dopo pochi istanti in sala entrarono Joshua ed Effie.
“Ragaz- Ehi, tutto bene ?” domandò Effie, facendo un passo avanti.
“Cosa gli hai raccontato ?” domandò Matt, voltandosi verso di lei che fece un passo indietro.
“N-niente..” sussurrò, preoccupata.
Matt fece un passo verso Effie “CHE CAZZO GLI HAI RACCONTATO ?” urlò e vidi Effie rannicchiarsi nelle spalle.
In un istante Brian si alzò in piedi e Joshua affiancò Effie, guardando male Matt.
“PERCHE’ QUESTO FIGLIO DI PUTTANA VIENE QUI DENTRO A GIUDICARMI ? CHE CAZZO TI SEI INVENTATA, EH ?” continuava ad urlare.
“M-matt calmati.. parliamone.” Gli disse, si avvicinò, lo afferrò per un polso e lo trascinò in cucina, chiudendo la porta.
“Scusate.” Aggiunsi poi, tornando a sedermi vicino a Ricky.
“Che gli hai detto ?” mi domandò Austin.
“Gli ho detto che non mi piace che giochi con il cuore di Effie.” Risposi, senza guardarlo.
“Allora hai fatto bene.” Mi disse Shannon.
Improvvisamente calò il silenzio, eravamo tutti attenti ad ascoltare quel che accadeva nella stanza di fianco.
Joshua era rimasto in piedi al centro della stanza e potevo vederlo, da come stringeva i pugni, che era pronto a partire in qualsiasi istante.
“NO MATT!” sentimmo gridare dall’altra stanza e poi un enorme botto.
Tutti scattammo verso la stanza di fianco, il primo a spalancare la porta fu Joshua, seguito da Brian, Jimmy e me.
La scena che ci ritrovammo davanti ci lasciò tutti furiosi e sconvolti.
Matt teneva la faccia di Effie premuta contro il muro mentre lei piangeva.















“Che cosa gli hai detto ?” mi sussurrò Matt, appena fummo in cucina.
“Niente, davvero. Non ho raccontato nulla.” Dissi io, titubante.
Avevo già visto gli occhi di Matt in quel modo e la cosa non mi piaceva ma non potevo certo lasciare che si scannasse con Chris, per quel motivo l’avevo portato in cucina.
“Sei una stronza.” Mi disse.
“Come, scusa ?” dissi, cominciando a farmi rodere il culo.
“Hai capito bene! Sei una stronza. Già ti porti a letto un altro e poi porti in casa mia i suoi amici per farmi insultare!” mi disse, avvicinandosi.
“Io sono la stronza ora, Matt ? Lo stronzo qui sei solo tu e la casa non è tua, è di Jimmy e Joshua è amico di Jimmy, ora, che ti piaccia o no. E gli amici di Joshua sono amici di Jim.” Dissi, senza controllare le parole a causa della rabbia.
“Oltre che stronza sei anche troia.” Ringhiò.
“La troia sarà quella merda della tua nuova ragazza!” risposi senza pensare ma me ne pentii subito.
Matt sgranò gli occhi, tirò su la sedia su cui era appoggiato e me la tirò, sfiorandomi e colpendo il muro “NO MATT!” fu tutto ciò che riuscii a urlare prima di ritrovarmelo addosso che mi premeva la faccia sul muro sussurrando “Non parlare così di Valary.”
Il terrore prese possesso di me e cominciai a piangere e tremare e in una frazione di secondi Joshua spalancò la porta ed entrò seguito da Brian e da tutti gli altri.
“TOGLILE LE MANACCE DI DOSSO!” urlò, furioso, Joshua e Matt si girò e gli assesto un pugno in faccia.
“MATT!” gridò Jimmy correndo verso di noi ma Joshua si tirò su e assestò un pugno sul naso a Matt che non si mosse di un centimetro.
Matt stava per colpire di nuovo Joshua ma io mi misi in mezzo, ricevendo un pugno sulla faccia che mi fece cadere a terra.
Matt rimase a fissarmi ad occhi sgranati e subito Joshua, Johnny, Lexi e Alan mi furono addosso.
“FIGLIO DI PUTTANA.” Gridò Brian verso Matt.
“CALMATEVI TUTTI ADESSO!” urlò Shannon, mettendosi al centro della stanza.
Poi prese Matt per la maglietta e lo trascinò in salotto e tutti la seguirono.
Con me rimasero solo Joshua e Lexi.
“Io .. io..” non riuscivo a parlare.
“Shh” mi sussurrò Joshua, cercando anche lui di calmarsi.
“PORTATE QUELLA PUTTANA E QUEGLI SCHIFOSI FUORI DI QUI PRIMA CHE LI AMMAZZO!” sentii gridare da Matt e mi strinsi a Joshua che mi abbracciò.
“Josh.. portala via, per favore.” Sussurrò Lexi e Joshua annuì.
Mi prese in braccio e si diresse verso il salotto, schiacciai la mia faccia sul suo petto per non rischiare di incrociare lo sguardo con nessuno.
“Andiamo.” Lo sentii dire.
“METTILA GIU’ STRONZO, LEI NON E’ TUA!” gridò Matt e Joshua si fermò.
Continuavo a rimanere aggrappata alla sua maglietta con la faccia schiacciata nel suo petto.
“Ma non è neanche più tua. Non è un oggetto, è ora che tu lo capisca.” Disse, freddo, Joshua poi riprese a camminare.
Mi poggiò nei sedili posteriori della macchina e ai miei lati si misero seduti da una parte Ricky e dall’altra Devin con in braccio Ryan.
Chris prese il posto del passeggero e Joshua salì al volante e partì sgommando.
Arrivammo a casa di Chris in un silenzio atroce poi Joshua mi portò in camera sua e mi poggiò sul letto.
“Sta qui, vado a prendere del ghiaccio” mi disse ed uscì dalla stanza.
Stavo per scoppiare di nuovo a piangere quando il mio cellulare squillò, lo presi e lessi il nome “Alan” sullo schermo e risposi.
“Ehi” fece Alan dall’altra parte del telefono.
“Ehi..” sussurrai io.
“Ti ho chiamata per dirti che domani mattina noi ripartiamo per il tour ma torneremo appena possiamo, volevo salutarti e darti un piccolo consiglio.”
“Dimmi tutto.”
“Quel ragazzo, quel Joshua.. lascialo provare, ok ? Perché non so quanti altri avrebbero reagito così. Altri se ne sarebbero semplicemente andati, senza prendersi la briga di difenderti o portarti via. Fidati di me, lascia provare Joshua.”
“Mh”
“Detto ciò, Austin e gli altri ti salutano. Per qualsiasi cosa, sai come trovarmi. Ti voglio bene, Effie.”
“Ti voglio bene anche io, ginger. Salutami gli altri.” Detto ciò chiusi la chiamata e rimasi in attesa.
Dopo qualche istante in stanza entrò Joshua con del ghiaccio, prese posto di fianco a me sul letto e mi poggiò il ghiaccio sulla parte del viso che mi faceva male.
Non mi guardava, si fissava la punta delle mani.
“Scusa..” sussurrai.
“Di cosa ?” mi domandò.
“Di tutto questo casino.. una serata così perfetta finita in una simile merda..” dissi, disperata.
“Non sei tu che devi scusarti.” Sospirò poi mi guardò dritto negli occhi “Smettiamo di pensarci, ok ?” ed io annuii.
“Ho parlato a telefono con Lexi, mi ha chiesto di farti rimanere qui stanotte. Purtroppo non ho altri letti quindi tu puoi dormire qui mentre io dormo al piano di sotto sul divano, ok ?” mi sorrise.
“Grazie.. davvero.” Risposi poi mi tirai su e lo abbracciai e lui mi strinse a sé.
Mi sentivo dannatamente al sicuro.
Se solo avessi potuto immaginare quel che sarebbe successo nel corso di quella notte, probabilmente non mi sarei mai addormentata con le lacrime agli occhi tra le braccia di Joshua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui.
Yeah, i know, ho aggiornato molto presto ma vi metto in guardia:
Da domani andrò a casa di nonna e probabilmente sarò senza internet per quasi una settimana quindi, tra una cosa e un altra, non so proprio quando potrò aggiornare di nuovo.
Sì, lo so, sono una stronza perché il capitolo lascia fin troppa suspance deheheheh, non odiatemi.
Grazie per chi continua a seguirmi.
Hope u enjoy the chapter.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 11
*** Questo è il mio posto. ***


Joshua era stato corretto.
Non ci aveva provato in nessun modo, aveva aspettato che mi addormentassi tra le sue braccia poi mi aveva sistemata nel letto e infine era sgattaiolato fuori dalla stanza per andare a dormire sul divano.
Io non stavo dormendo ma avevo finto, volevo che Josh andasse a riposare.
Così ora mi ritrovavo seduta sul davanzale della finestra di camera di Joshua a fumare.
La finestra di quella camera dava sul retro di casa, un enorme giardino pieno di fiori e poi l’enorme muro che circondava tutto il perimetro della casa.
Da lì su riuscivo a vedere oltre il muro, ovviamente.
Da lontano si vedevano le ville che circondavano casa Sullivan.
Sospirai e ripresi a fissare il cellulare.
Erano le quattro di mattina e sicuramente gli altri dormivano ma continuavo a sperare in un messaggio da qualcuno.
Improvvisamente lo schermo si illuminò, facendomi sobbalzare per la sorpresa.
Il nome sullo schermo mi fece accelerare il battito.
A caratteri cubitali spiccava il nome “MATT”.
Trattenni il fiato ed aprii il messaggio.
Dove sei ?”
“Sono a casa di Chris, che t’importa ?”
La risposta arrivo quasi immediatamente, cosa che mi fece capire che Matt era attaccato al cellulare.
“Torna da Jimmy, non fare la stupida.”
Chi si credeva di essere ?
Dopo tutto quel casino che aveva creato costringendomi ad allontanarmi da tutti i miei amici, dopo come mi aveva trattata, come si permetteva di parlarmi con quel tono autoritario ?
Da quando avevo conosciuto i ragazzi mi ero limitata a stare in silenzio e piangermi addosso, sopraffatta dal peso di tutto quel che mi stava accadendo.
Ma qualcosa in me si stava risvegliando.
Si stava risvegliando la Effie con le unghie affilate che morde, invece di piagnucolare.
Stava riprendendo possesso di me quella che aveva mandato in ospedale una ragazza per averle spaccato il setto nasale.
“Che cosa diavolo vuoi dalla mia vita, Matthew ?”
“Voglio che smetti di fare la ragazzina e torni da Jim. Sei in casa con dei perfetti sconosciuti!”
“Sono meno pericolosi di te.”
Ci fu qualche istante di “silenzio”.
Che avessi colpito un tasto dolente ?
“Non farmi rodere il culo, torna o vengo a prenderti io stesso.”
“E ti aspetti che ti dirò dove trovarmi ? Lasciami in pace, Matt.”
“So dove ti trovi, ho letto l’sms che hai mandato a Lexi e conosco la via di casa di Chris. Non costringermi a venirti a prendere.”
“Shadows, ora sono stanca. Non ho paura di te. Devi capire un concetto semplice: Hai scelto Valary ed è di quella stronza che devi occuparti, non di me. Ho accettato di convivere con te per non ferire i ragazzi ma io non voglio avere nulla a che fare con te. Pensi di potermi comandare a bacchetta solo perché sei grosso ? Ti ripeto che non ho paura. Joshua, Chris e i ragazzi sono persone per bene, mi fido di loro e se sarà necessario rimarrò qui a lungo. Smetti di tormentarmi ed occupati della tua troia.”
“Hai superato ogni limite.”
Lanciai il telefono sul letto e mi accesi  un’altra sigaretta.
Ma che cazzo voleva ?
Sarebbe venuto a cercarmi ?
Non credevo ci sarebbe venuto.
Alla fine qui c’erano i ragazzi a difendermi, sarebbe stata una mossa stupida quella di venire a cercarmi.
Improvvisamente sentii vibrare il cellulare.
Spensi la sigaretta, scesi dal davanzale della finestra e risposi senza guardare.
“EFFIE DOVE SEI ?”
Era Brian, nervoso.
“Sono a casa di Chris, perché ?”

“Ah okay, no niente. Matt è uscito di casa e pensavo fosse venuto da te ma se non vi siete sentiti allora credo sia andato da Valary.”
Il mio cuore si fermò e mi congelai.
Feci un profondo respiro.
"No, non l’ho sentito. Tranquillo. Sicuro sarà andato da lei..”
“Va bene.. allora.. ci vediamo domani a lavoro, rossa. Buonanotte.”
“Buonanotte, Brì.” E chiusi la chiamata.
Mi passai una mano sul viso.
Matt stava arrivando, dovevo fare qualcosa.
Non potevo permettergli di arrivare a fare scenate a casa di Chris, non volevo che nessuno si facesse male a causa mia.
Mi infilai in fretta le scarpe, afferrai il cellulare e uscii dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile, uscii di casa, attraversai tutto il viale, aprii il cancello e mi poggiai al muro accendendomi una sigaretta.
Cercavo di tremare il meno possibile.
Quando vidi arrivare il SUV di Jimmy il mio cuore accelerò i battiti fin troppo.
Matt scese dall’auto senza neanche spegnerla e, in pochi secondi, fu davanti a me, furioso.
“Sali in macchina.” Mi disse.
“No.” Risposi, secca.
Mi stupii della fermezza della mia voce.
Mi sarei aspettata vari tremori, invece mi stavo controllando disumanamente bene.
“Non fare la stupida e sali in macchina.” Ripeté.
“Matt, ti ho detto di lasciarmi stare.”
Matt fece un passo verso di me e mi prese per il colletto della maglietta, tirandomi su di poco da terra e puntando i suoi occhi nei miei.
Un brivido mi percorse tutta la schiena ma riuscii a mantenere una facciata tranquilla.
“Non ti permetto di fare la bambina e rischiare per una stronzata. Ora sali in macchina e torni a casa con me.” Mi sussurrò.
“Io non vado da nessuna parte, con te. Sono stata chiara ? E mollami o mi metto ad urlare finché non sveglio tutto il fottuto vicinato.” Risposi, seria “Spiegami che cazzo vuoi da me, Matt. Hai avuto la persona che volevi ora lasciami in pace. Io non sono proprietà tua, non sono proprietà di nessuno. Prendo le mie decisioni con la mia testa e decido io con chi stare. Non puoi prendermi a calci il cuore e poi pensare di poter comunque avere potere su di me.” Conclusi.
Matt lasciò la mia maglietta e mi guardò, sempre più nervoso.
“Stai giocando col fuoco, ragazzina.” E detto ciò avvicinò vertiginosamente il suo viso al mio per sussurrarmi “Sono stanco dei tuoi atteggiamenti da ragazzina. Sei voluta entrare in questo gruppo ? Allora stai alle mie regole. Qui il gioco lo dirigo io e tu devi stare alle MIE regole, chiaro ?” detto ciò mi prese il viso con una mano, stringendo “CHIARO ?” gridò.
Presi fiato e, senza pensare, gli sputai in faccia.
Matt fece per darmi uno schiaffo ma qualcuno gli si buttò addosso facendolo cadere.
Ricky si rialzò da terra correndo subito al mio fianco.
“RICKY CHE CI FAI QUI ?” domandai, improvvisamente terrorizzata.
L’adrenalina del momento stava scemando e ora avevo paura che Matt potesse fare male a me o, peggio, a Ricky.
“Ero al bagno ed ho notato dalla finestra le luci della macchina davanti al cancello ed ho visto due figure, così sono venuto a vedere.” Disse Ricky, col fiatone.
Segno che, per intervenire, aveva corso dalla porta fin fuori al cancello.
“Rientriamo, sbrigati!” mi disse, spingendomi verso il cancello.
Non opposi resistenza, mi fiondai dentro il cancello e quando Ricky stava per raggiungermi accadde l’impensabile.
Matt lo afferrò per un braccio e lo gettò a terra.
“MATT LASCIALO STARE” gridai a pieni polmoni correndo verso i due.
“GRIDA EFFIE, HO LASCIATO LA PORTA APERTA, GRIDA” mi strillò Ricky, mentre si trascinava all’indietro per terra, mentre Matt camminava minaccioso verso di lui.
Ero nel panico.
Mi voltai verso l’interno della casa e presi ad urlare “JOSHUA, AIUTO! JOSHUA, CHRIS, DEVIN, RYAN! RAGAZZI AIUTO” stavo riprendendo fiato per ricominciare ad urlare ma una mano finì sulla mia bocca e qualcuno cominciò a trascinarmi.
Matt stringeva fin quasi a farmi mancare  il fiato e mi trascinava mentre io, disperata, mi dimenavo.
Ricky prese a dargli pugni su un braccio gridando “LASCIALA, STRONZO, LASCIALA!” ma Matt lo spintonò via facendolo cadere.
Continuò a trascinarmi verso la macchina e cominciò a spingermi al suo  interno.
Cercavo di liberarmi ma era inutile.
“PEZZO DI MERDA!” sentii gridare e Matt mi lasciò per voltarsi.
Sfruttai l’opportunità per scappare e correndo mi schiantai contro qualcuno.
Alzai lo sguardo e mi trovai tra le braccia di Devin che mi guardava, preoccupato.
“Stai bene ?” mi domandò.
Annuii e mi voltai verso Ricky che era in piedi di fianco a Ryan e Chris.
Joshua era davanti a tutti, di fronte a Matt.
“Devi lasciarla stare.” Ringhiò Joshua.
“Altrimenti ?” fece Matt.
“Altrimenti ti rovino.” Rispose ancora Josh.
Ero rannicchiata tra le braccia di Devin che mi teneva stretta, come ad impedire che scivolassi via.
“Togliti dai coglioni. Devo riportarla a casa.” Disse Matt.
“Per ora, questa è casa sua. E si da il caso che sia anche casa mia e tu pensi di poter venire in casa mia a fare i tuoi porci comodi ? Sali sulla tua macchina e sparisci dalla mia vista, coglione.” Rispose Joshua.
Matt scoppiò a ridere.
“Vi pentirete di averla presa con voi, porta solo guai.” Detto ciò risalì in macchina, fece inversione e partì di corsa, scomparendo a breve lungo la strada buia.
Joshua fece un profondo respiro poi si voltò verso di me e si avvicinò.
Mi poggiò una mano su una guancia e mi sussurrò “Stai bene ?” ma non risposi.
Continuavo a fissare un punto indefinito lungo la strada buia.
Matt aveva ragione, portavo solo guai.
Ero un peso per tutti e questa cosa doveva finire.
Mi liberai dalle braccia di Devin ed attaccai a correre, i ragazzi mi corsero dietro per un bel po’ finché non cominciai ad infilarmi in vicoletti stretti ed intrecciati e mi persero di vista.
Corsi, senza piangere, senza versare una misera lacrima.
Corsi a perdifiato fino a raggiungere una spiaggia ed andai a rannicchiarmi in una piccola conca nella roccia.
Rimasi rannicchiata lì.
Ero solo un peso, portavo solo guai e dovevo smettere di portare i miei guai agli altri.
Dovevo cavarmela da sola.
Ignorai il cellulare che continuava a squillare e presi a riflettere, accendendomi una sigaretta.












“NON RISPONDE, MERDA!” gridò Chris.
Eravamo in macchina e stavo guidando, correndo come un pazzo.
Svoltai a destra e fermai la macchina davanti casa Sullivan, scesi di corsa seguito dagli altri, percorsi il vialetto ed attaccai a suonare  il campanello.
Con la coda dell’occhio vidi il SUV che guidava ore prima Matt, segno che era in casa.
“MATT APRI QUESTA MERDA DI PORTA O LA BUTTO GIU’” gridai.
Dopo poco una luce si accese e la porta si aprì di scatto, dietro di essa, in piedi e visibilmente assonnato, c’era Jimmy.
“Ehi Joshua che succede ?” mi chiese, confuso.
Lo superai spostandolo brutalmente.
“DOVE CAZZO E’ MATT ?” gridai ed improvvisamente dal salotto e dalle scale cominciarono ad affacciarsi tutti.
“Che cazzo succede ?” domandò, preoccupato, Brian.
“Matt è venuto a casa mia, ha minacciato Effie, ha cercato di trascinarla via con la forza ed ha messo le mani addosso a Ricky che ha provato ad intervenire. Dopodiché è andato via dicendo che Effie porta solo guai, a quel punto Effie è scappata e non riusciamo a trovarla.” Disse, tutto d’un fiato, Chris che mi aveva affiancato.
Vidi Brian incamminarsi sulle scale e lo seguii.
Spalancò la porta di una stanza ed entrò, seguito da me.
Matt era seduto sul bordo del letto e ci fissava ridendo.
“CHE CAZZO HAI FATTO, MATT ?” gridò Brian.
“Sono andato a riprendermela.” Rispose lui e sentii la mia rabbia salire, stavo per parlare ma Brian mi precedette.
“NON DEVI RIPRENDERTI UN CAZZO, MATT! LEI NON E’ TUA, NON LO E’ MAI STATA E TU DEVI LASCIARLA STARE! ORA SE LE SUCCEDE QUALCOSA E’ SOLO COLPA TUA!” gridò.
Improvvisamente Shannon irruppe nella stanza piazzandosi davanti Matt.
“Prendi le tue cose e vattene da qui. Non mi importa se vai da quella puttana o dai tuoi genitori o sotto un ponte, ma va via da qui, immediatamente.” Disse.
L’autorità nella voce di quella ragazza mi lasciò spiazzato.
Matt cambiò espressione.
Il suo sorriso divenne una lugubre espressione di dispiacere.
Raccolse  in fretta tutte le sue cose poi uscì dalla stanza superandoci tutti, lo seguimmo e lo vedemmo uscire di casa sbattendo la porta.
“Ora occupiamoci di Effie.” Disse Shannon, sempre autoritaria, scendendo le scale con me e Brian dietro.
“Austin e gli altri ?” domandò Devin.
“Sono partiti, avevano il volo tra mezz’ora.” Rispose Jimmy.
Tutti si erano vestiti ed ora eravamo davanti la porta di casa.
“Dobbiamo organizzarci. Ci dividiamo e la andiamo a cercare, voi in spiaggia, noi in tutti i posti che frequenta di più e anche a casa dei suoi.” Cominciò a dire Lexi.
Ci stavamo organizzando quando qualcuno suonò  il campanello di casa.
Jimmy si fiondò ad aprire e poi gridò “EFFIE PORCA PUTTANA” e si piegò.
Tutti ci affollammo intorno a lui.
Effie se ne stava in piedi, ferma e silenziosa e non ricambiava neanche l’abbraccio di Jim.
Quest’ultimo la trascinò in casa chiudendo la porta.
“Stai bene ?” domandai, facendo un passo verso di lei che sorrise.
“Sto bene” rispose.
Calò un silenzio terribile e tutti fissavamo Effie.
“Ho.. ho bisogno di parlare con tutti voi.” Disse e tutti annuimmo.
“Vieni in cucina, ti faccio il caffè e portatele una coperta che sta gelando.” Disse Johnny.
Zacky salì al piano di sopra mentre tutti ci spostavamo in cucina e riapparve dopo poco con una coperta che poggiò sulle spalle di Effie che, rannicchiata su una sedia, tremava dal freddo.
Prese un profondo respiro poi alzò lo sguardo sorridendo debolmente.
Quel sorriso racchiudeva disperazione, tristezza, bisogno.
Ma bisogno di cosa ? Non riuscivo a capirlo.
“Devo parlarvi.” Annunciò Effie e tutti ci facemmo più vicini, incitandola con lo sguardo a parlare.
Jimmy le teneva una mano su una spalla come a rassicurarla.
“Vado via.” Disse Effie e calò un pesantissimo silenzio che quasi ci schiacciava.
“Cosa.. Dove ? Perché ?” domandò, confusa, Lexi.
“Vado via. Torno a casa, prendo un po’ di soldi e mi compro un biglietto aereo per non so dove. Mi rifarò una vita, da sola. Matt una cosa giusta l’ha detta.. io porto solo guai e non è giusto che io rovini le vostre vite.” Disse, continuando a sorridere.
“Che cazzo stai dicendo ?” ringhiò Shannon, facendo un passo avanti.
“Ho preso la mia decisione, andrò via domani mattina.” Concluse, sospirando, Effie.
Calò un silenzio atroce.
Non mi sentivo di poter parlare, se non lo stavano facendo Lexi e gli altri chi ero io, appena arrivato, per poter parlare ?
Continuavo a fissare la piccola rossa sperando che mi guardasse ma non lo faceva.
La vidi respirare a fondo, stava cercando di calmarsi.
Improvvisamente capii.
Effie non voleva veramente andare via, l’idea di rimanere sola la terrorizzava e aveva parlato così solo ed esclusivamente perché una parte di sé sperava che qualcuno di noi l’avrebbe fermata.
Mi guardai intorno.
Tutti erano un misto tra rabbia e preoccupazione ma nessuno parlava.
Che nessuno avesse ancora tratto la mia stessa conclusione ?
Feci un profondo respiro poi avanzai arrivando proprio davanti ad Effie che alzò lo sguardo e puntò i suoi occhioni lucidi nei miei, dandomi la conferma alle mie supposizioni.
“No.” Dissi e tutti presero a guardarmi.
“Come ?” fece lei, titubante.
“Ho detto di no, Effie. So di essere l’ultimo arrivato, so di aver già creato milioni di casini con Matt ma no, non ti permetterò di fuggire via così.” Presi ancora fiato e mi accucciai davanti a lei, poggiando le mani sulle sue ginocchia e ripresi a guardarla “Una parte di te spera in questo, spera che ci sia qualcuno disposto a tenerti con sé, sbaglio ? Tu sei qui con le lacrime agli occhi che ti ripeti ‘se mi lasceranno andare è perché non vogliono avere problemi’ ma non è così, rossa. Non è affatto così. Quel che ha detto Matt è una gigantesca cazzata. Porti guai ? A chi ? A noi tutti ? Ma ci hai visti ? Siamo due gruppi di persone disagiate che vivono in un mondo che non li accetta, circondati da problemi ma questo è così da una vita. Tu non sei il problema di nessuno e noi non ti permetteremo di scappare e rimanere sola. Sbaglio a parlare a nome di tutti ?” dissi, alzandomi e guardandomi intorno.
Shannon si fece avanti.
“Mai parole furono più esatte, Joshua.” Disse “Siamo come una grande famiglia e nessuno viene lasciato fuori.” Concluse.
Jimmy abbracciò Effie da dietro e le sussurrò “Guardaci bene, nana. Pensi davvero che la nostra vita sarebbe migliore senza di te ?”
Brian fece un passo avanti “Io dico che la nostra vita, senza te, sarebbe peggiore.” Detto ciò si voltò, prese posto in un angolino della stanza e si accese una sigaretta.
“Loro sono qui da più tempo, è vero. Ma noi la pensiamo allo stesso modo. Nessuno di noi intende lasciarti sola.” Disse Chris, sorridendo.
Calò un pesantissimo silenzio interrotto solo dalle lacrime di Effie che si era alzata di scatto e si era buttata tra le braccia di Jimmy che la stringeva convulsamente, sorridendo.
Ormai sorridevamo tutti.














Joshua ci aveva preso in pieno.
Ero li seduta, tremante e in lacrime che speravo di essere fermata da qualcuno.
Ora mi ritrovavo di nuovo tra le braccia di Jimmy, il mio rifugio sicuro.
“Allora, rimarrai con noi ?” mi sussurrò Jimmy ed io annuii.
Io non mi sarei mossa da lì, non ora che ero riuscita finalmente a trovare persone che mi amavano davvero e soprattutto non mi sarei lasciata buttare giù dalle parole di uno stronzo perché, sì, ormai Matt ai miei occhi appariva solo come uno stronzo.
Quel pensare così male di lui mi distruggeva perché mi si era smontato tutto ciò che mi ero creata in testa come sua immagine, ma dovevo accettarlo.
Mi staccai da Jimmy e guardai tutti, asciugandomi le lacrime.
Il mio posto era lì; tra i caldi e possenti abbracci di Jimmy, con l’abbraccio del buongiorno di Brian, con le risate possenti di Lexi e le bacchettate premurose di Shannon, con il caffè di Johnny, la fame inaudita di Zacky, davanti ai caldi occhi pieni di speranza di Joshua e i sorrisi di Chris e gli altri che avrei imparato sicuramente a conoscere bene col passare dei giorni.
Il mio posto, ora, era lì ed io non me lo sarei lasciato portare via da nessuno, per nessun motivo al mondo.
Dopo che ebbi abbracciato tutti Jimmy invitò Joshua e i ragazzi a dormire da lui.
Passai un’oretta in giardino a fumare e chiacchierare con Brian, Joshua, Ricky, Shannon, Lexi e Vee poi rientrammo ed io andai in camera con Lexi e Shannon.
Ci cambiammo e ci infilammo sotto le coperte.
“Ehi, nana, tra poco è il tuo compleanno” mi disse, girandosi nel letto, Lexi.
“Già.. uffa.” Sussurrai.
“Ancora con la storia che non vuoi invecchiare ?” disse Shannon ed io annuii, ridacchiando.
“Sappi che, con Jim e gli altri, devi festeggiare per forza.” Concluse Lexi facendomi sbuffare.
“Ehi, dire che è ora che tu ci parli di Joshua, non credi ?” disse Lexi dopo qualche istante di silenzio.
“Cosa devo dirvi ?” domandai.
“State insieme ?” chiese Shannon.
“No.. non .. non ancora” risposi, titubante.
“NON ANCORA! Quindi significa che vuoi stare insieme a lui ?” sbottò Lexi.
“Beh.. ecco.. non mi dispiacerebbe.” Sorrisi nel buio.
“Parlaci di lui, sono curiosa, cazzo!” disse Shannon dandomi una leggera gomitata.
Ridacchiai.
“Beh.. Lui è dolce, premuroso, suona da Dio ed è bellissimo. Devo ancora conoscerlo bene ma ..cazzo, mi fa un effetto assurdo.” Dissi, pensierosa.
“In che senso ?” domandò Lexi.
“Per esempio, quando ride mi stacco completamente dal mondo. Sento solo la sua risata ed è come se fossi trascinata fuori da tutto il resto del mondo e rimanessi in una piccola stanza solo con lui che ride..” sussurrai, arrossendo.
“Oh dio..” sussurrò Shannon.
“Cosa ?” chiesi, preoccupata.
“SEI COTTA A PUNTINO!” gridò poi ricevendo una mia gomitata.
Scoppiammo tutte e tre a ridere.
“Ora dormiamo, domani mattina io devo lavorare e voi avete scuola.” Conclusi.
Ci sistemammo meglio nell’enorme letto e in poco tempo le ragazze si addormentarono.
Rimasi sveglia, tanto per cambiare.
Passai la notte a rimuginare sulle mie parole.
Joshua mi faceva davvero quell’effetto ?
Era assurdo eppure ero decisa a non lasciarmelo scappare.
Dovevo provare tanto non avevo nulla da perdere ma molto da guadagnare.
Quando l’orologio sul comodino segno le 6.00 mi alzai, scavalcai Lexi che dormiva profondamente e cominciai a prendere i vestiti dagli armadi.
“Effie ?” domandò Shannon, tirandosi su lentamente.
“Ehi, buongiorno” sussurrai.
“Che ore sono ?” mi domandò lei.
“Le sei, dormi ancora un po’ io mi preparo altrimenti faccio tardi.” Dissi, poi mi avvicinai alla porta “Ci vediamo più tardi.” Ed uscii dalla stanza.
In casa non c’era ancora nessuno sveglio, le camere erano chiuse  e il corridoio era ancora buio.
Mi infilai in bagno, mi lavai al volo, mi vestii, tornai in camera e presi lo zainetto nero con tutto ciò che mi serviva dentro e poi scesi al piano di sotto con l’intenzione di farmi un caffè.
In salotto trovai Joshua e i ragazzi che dormivano.
Chris, con ricky sdraiato sopra, sul divano; Ryan e Devin arrotolati su una poltrona e Joshua a terra con una coperta e un cuscino.
Sorrisi ed entrai in cucina, accostando la porta.
Preparai il caffè e i accesi una sigaretta mentre aspettavo.
Quando il caffè fu pronto lo versai in una tazzina e ne bevvi un sorso.
“Ehi” sentii sussurrare e mi voltai.
In piedi sulla porta c’era Chris che si strusciava gli occhi spargendosi il trucco ovunque.
“Buongiorno” sussurrai “Caffè ?” e Chris annuì così gli versai un po’ di caffè e gli porsi una tazzina prendendo posto davanti a lui a tavola.
“Vai a lavoro ?” mi domandò.
“Sì, tra venti minuti ho l’autobus” risposi.
“Io tra un’ora dovrei accompagnare Ryan a scuola” sbuffò.
“Guarda che Lex, Shan e i ragazzi vanno a scuola con lui” risposi io, prendendo a lavare le due tazzine vuote.
“Davvero ?” disse ed io annuii.
“Oddio grande, allora chiedo a loro di accompagnarlo, io sono distrutto.” Aggiunse poi ed io sorrisi.
“Ora vado o faccio tardi.” Continuai, mi avvicinai a Chris e lo abbracciai.
Lui rimase qualche secondo in dubbio poi ricambiò l’abbraccio.
Sciolsi l’abbraccio, sorrisi in risposta al sorriso di Chris ed uscii di casa andando in fermata ed infilandomi nelle orecchie le cuffiette.
Una volta salita sull’autobus notai Dan addormentato su un sedile.
Presi posto nel sedile di fianco a lui e dopo qualche minuto cominciai a scuoterlo finché non si svegliò sobbalzando.
“Buongiorno, siamo arrivati” dissi, sorridendo della sua espressione persa e confusa.
Scendemmo insieme dall’autobus ed entrammo nel negozio salutando Al che mi diede dei lavori da fare su alcuni Jeans.
Presi posto al mio solito tavolo ed iniziai a lavorare sui jeans subito dopo aver sistemato le mie cose nello stanzino sul retro.
Era passata quasi un’ora quando una figura si piazzò davanti a me costringendomi a sfilarmi le cuffiette ed alzare lo sguardo.
Valary era in piedi davanti a me, con le guance arrossate che giocherellava nervosamente con la spallina dello zaino.
“Che cazzo vuoi ?” domandai, furiosa.
“No aspetta, Effie, io devo parlarti.” Disse, fin troppo nervosa.
Non sembrava quasi per niente la Valary che avevo conosciuto, stronza e spavalda, pronta a sputare merda su chiunque le si parasse davanti.
Sembrava più una bambina persa in un centro commerciale.
“Parla.” Dissi, poggiando le forbici e i jeans sul tavolo.
“Ecco vedi.. io volevo scusarmi per come mi sono comportata con te.” Aggiunse, guardandomi.
“C-come scusa ?” domandai, confusa.
“Sì, hai sentito bene. Volevo scusarmi. E volevo spiegarti la situazione perché è giusto che tu sappia come stanno le cose.” Disse, con voce tremante, poi prese fiato e ricominciò a parlare “Vedi io e Matt stiamo insieme da quasi due anni ma lui non l’ha mai detto a nessuno, per questo io sono costretta a comportarmi così da stronza, non so se mi capisci ma.. io lo amo. E so che, sotto sotto, anche lui mi ama. E’ che.. ha paura dei suoi sentimenti. Quindi, sono qui per scusarmi per come mi sono comportata con te ma devi sapere che io contro di te non ho nulla, anzi. Sei stata coraggiosa a resistere a tutti i miei atteggiamenti burberi e il pugno in faccia dell’altra volta me lo sono meritato. Solo, ti prego, Effie, ti prego.. non portarmelo via, Matt è tutto ciò che ho.” Mi disse infine, con gli occhi pieni di lacrime.
Mi sentii impotente e stupida.
Come poteva Matt tenere in pugno una come Valary ?
E come poteva Valary amarlo così tanto ?
“Scusa il disturbo, buona giornata.” Disse e si voltò per andarsene.
“VALARY ASPETTA!” gridai, superando il tavolo da lavoro e correndole dietro.
Valary si girò, interrogativa.
“Ti rendi conto che non è giusto che lui ti tratti così ? Tu non sei il suo giocattolino. Non puoi andare e venire come gli pare, cazzo!” dissi.
Cosa stavo facendo ?
Stavo dando consigli a Valary Di Benedetto ?
Assurdo.
“Lo so, Effie. Lo so bene. Ma, come ti ho già detto, io lo amo ed è tutto ciò che mi resta.” Detto ciò mi sorrise debolmente ed uscì dal negozio lasciandomi li imbambolata.
Tornai dubbiosa al tavolo di lavoro e ripresi in mano i jeans, pensierosa.
Che Valary fosse veramente brava a inscenare cose simili ? Probabile.
Ma i suoi occhi non mentivano.
Il tremore nella sua voce era terribilmente reale.
Conclusione ?
Non riuscivo a venirne a capo.
Quindi era Matt il vero stronzo e Valary la vittima ?
Il mondo si era ribaltato o ero solo io che stavo impazzendo ?
Sbuffai, sopraffatta da tutti quei pensieri.
“Caffè, signorina ?” domandò qualcuno ed alzai la testa ritrovandomi davanti Jimmy con un enorme sorriso e un bicchiere di caffè.
“EHI JIM! Che ci fai qui ?” domandai, sorpresa.
“Ho deciso di prendermi un giorno di riposo da scuola e venire a farti compagnia.” Annunciò, porgendomi il caffè e facendomi sorridere.
“Ehi Jim, devo raccontarti una cosa.” Dissi e Jimmy prese posto di fianco a me rimanendo in ascolto.
Jimmy era arrivato al momento giusto, come suo solito.
Il suo parere sicuramente sarebbe stato d’aiuto e la sua compagnia era proprio ciò che mi ci voleva per poter stare bene in un momento simile.
Sospirai ed iniziai a raccontare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi di nuovo qui,
hope you enjoy.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 12
*** Va bene così. ***


Ero arrivato a lavoro piuttosto stanco, non avevo dormito affatto la notte prima e temevo che Effie fosse ancora giù di morale ma l’avevo invece trovata tutta sorridente che lavorava con Jim e Dan che la infastidivano e la facevano ridere, per mio sollievo.
Mi ero avvicinato portando il caffè per tutti ed Effie mi aveva raccontato di ciò che era accaduto quella mattina, con Valary.
Ero rimasto a dir poco sconvolto.
Che quella biondona fosse sincera ?
Non riuscivo a crederci.
Matt, mio fratello, uno stronzo a livelli disumani ?
A livelli anche più alti della maschera che portavo addosso, Synyster Gates ?
Assurdo.
“Ragazzuoli, vado a lavoro. Stasera pizza ?” domandò Jim, tirandomi fuori dall’agglomerato di pensieri in cui ero incastrato.
“Pizza di nuovo ? Che palle, Jim.” Sbuffò Effie, arricciando il naso.
“Cinese!” sbottai io.
“Andata.” Disse Jim, poi si voltò verso Dan “Sei dei nostri ?” domandò.
Dan si illuminò ed annuì, poi salutò Jim e tornò a sistemare gli scatoloni.
Effie riprese posto dietro l’enorme tavolo da lavoro e, dato che non avevo nulla da fare e nessun cliente da servire, presi posto vicino a lei.
“Che pensi di tutta questa storia ?” mi domandò improvvisamente, mentre continuava a tagliuzzare stoffa.
Sbuffai portandomi le mani dietro la testa e sistemandomi meglio sulla sedia.
“Non so che pensare. Mi sembra assurdo che quel coglione di Matt possa essere così infame.. ma ormai mi aspetto di tutto.” Dissi.
“Mi spiace..” sussurrò Effie.
“Per cosa ?” domandai, infastidito.
“Per tutta questa storia..” continuò lei.
“Ef, ascoltami.” Dissi, rimettendomi dritto ed obbligandola a guardarmi “Tu non hai sbagliato un cazzo, chiaro ? Smettila di affogare in sensi di colpa stupidi ed inutili, rossa. Tu sei stata anche troppo corretta. Non devi scusarti con nessuno e tantomeno cercare giustificazioni perché non c’è niente di cui giustificarsi. Va bene così. Se Matt è veramente così orribile, prima o poi l’avremmo scoperto. Ora stai tranquilla.” Detto ciò le scompigliai i capelli vedendola sorridere.
Il campanello sulla porta suonò ed io scattai andando ad accogliere i clienti sperando che le mie parole fossero entrare in quella testa dura e si fossero aggrappate al suo cervello.











“Oddio, Shan ma dobbiamo per forza correre ?” domandò, sbuffando, Lexi.
“Sì Lex, muoviti. Tra un’ora dobbiamo andare ad aprire il negozio e nel frattempo dobbiamo sistemare le cose per la festa a sorpresa per Effie.” Sbottai, girando l’angolo seguita dalla mia amica.
Eravamo appena uscite da scuola e correvamo per le strade sotto un diluvio cominciato da pochissimo.
Eravamo alla ricerca di addobbi per il compleanno di Effie e anche di un regalo.
Mancavano due giorni al suo compleanno ma mi ero messa in testa di organizzarle una festa perfetta, se la meritava e per una volta avrebbe avuto la festa che le spettava, nonostante lei continuasse a lamentarsi perché “Non voleva invecchiare”.
Entrammo nel negozio che vendeva tutti addobbi per le feste e robe simili.
“Salve” ci disse l’anziana signora dietro il bancone, sorridendo.
“Salve” dissi io, col fiatone.
“Cercate qualcosa in particolare o preferite dare un’occhiata ?” mi domandò ancora l’anziana signora.
“No grazie, diamo un’occhiata” risposi sorridendo poi trascinai Lexi tra gli scaffali.
“Che dobbiamo prendere ?” mi domandò lei, cominciando a tirare fuori dagli scaffali striscioni e giochini vari, come i bambini.
“Gli addobbi che di solito si usano ad Halloween, uno striscione bianco, due bombolette nere e tanti coriandoli.” Risposi.
“Addobbi per Halloween ?” domandò Lexi.
“Sì, lo sai com’è fatta. Ama le zucche di Halloween e i pipistrelli, robe così. Quindi prendiamo quelli, poi lo striscione ci pensiamo noi a sistemarlo.” Risposi mentre afferravo uno striscione e due bombolette nere.
“E i coriandoli ?” mi domandò Lexi, afferrando una decina di festoni di Halloween e qualche busta di coriandoli.
“Le piacciono. Ricordi come si perdeva a guardare la gente lanciarsi i coriandoli ad ogni festa ?” domandai, avviandomi verso la cassa.
“Vero.” Rispose Lexi seguendomi.
Poggiammo il tutto sulla cassa, la signora –con lentezza disarmante- mise tutto in un enorme busta poi pagai e, salutando, io e Lexi ci lanciammo di corsa sotto il diluvio incessante dirette al negozio.
Lexi aprì ed entrammo, sistemammo le nostre cose sul retro e, tempo cinque minuti, cominciarono ad arrivare i clienti.
Stavo tatuando una rosa nera sulla spalla dell’ultima cliente della serata quando sentii Lexi dire “Che cazzo vuoi ?” dal bancone.
Mi voltai e la vidi di fronte a Matt.
Decisi di non distrarmi, mi mancava poco per finire il tatuaggio.
“Lex ascoltami..” provò a dire Matt.
“Io non devo ascoltare proprio un cazzo da te.” Rispose Lexi poi i due si spostarono sul retro.
“Fatto” dissi, sorridendo.
La ragazza andò ad ammirarsi allo specchio e sorrise gridando “E’ MERAVIGLIOSO!”  voltandosi verso di me.
“Felice di averti accontentata” risposi, sorridendo.
Presi i soldi, lasciai il biglietto da visita ed accompagnai la cliente alla porta, poi misi il cartello “CHIUSO” e mi avviai verso il retro spalancando la porta.
Matt si voltò a guardarmi mentre Lexi se ne stava girata di spalle, seduta sulla scrivania a fumare.
“Che ci fai qui ?” domandai, rivolta verso Matt.
“Sono venuto a parlare con voi.” Mi rispose.
“E allora parla.” Dissi io, accendendomi una sigaretta.
“Non posso crederci che vi siete lasciate plagiare il cervello da quella ragazzina! Cazzo mi ha buttato fuori casa e voi non avete fatto una fottuta piega! Maledizione, sono vostro fratello!” disse, guardandomi dritto negli occhi.
“Ti correggo, Matt. Sono stata IO a buttarti fuori casa.” Dissi io, secca.
“Shan-“ provò a parlare ma lo interruppi, facendo un passo verso di lui e poggiandogli un dito sul petto.
“Tu non sai niente, NIENTE di Effie quindi non permetterti di parlare in questo modo di lei di fronte a me, sono stata chiara, Shadows ? Io non lo so chi sei, non lo so più e non so neanche se questo è il vero Matt oppure no ma non voglio scoprirlo perché se questo è davvero ciò che sei allora mi fa schifo anche solo il pensiero di averti giudicato come mio fratello. Detto questo, impara a non giocare con i cuori della gente. Ho mandato giù il tuo modo di trattare Effie ma non ti permetterò mai più di fare del male a lei e a nessun’altro di noi. Se questo è ciò che davvero sei, non farti più vedere. Se –e credimi, lo spero- questa è solo una maschera, toglila e torna ad essere ciò eri prima. Detto ciò, fatti un esame di coscienza Matt, perché quella ragazza ha il cuore così distrutto che tu neanche puoi immaginare. Hai preso a calci un cuore che aveva appena ripreso a battere ed io mi farei schifo per una cosa simile.” Detto ciò feci un passo indietro e rimasi a fissarlo.
Matt mi guardò per qualche istante, si voltò un secondo verso Lexi poi uscì di corsa dal negozio sbattendo la porta.
Sbuffai e spensi la sigaretta, tornando nello studio per sistemare le ultime cose rimaste in disordine.
“Tornerà ad essere mio fratello ?” mi domandò Lexi, sbucando dal retro.
“Lo spero tanto, Lex, davvero.” Dissi abbracciandola.
E ci speravo, davvero troppo ma una parte di me mi diceva che ormai l’avevamo perso.

 

 

 











Ero in cucina con Jimmy, Johnny, Lexi e Shannon mentre Effie se ne stava in salotto con Brian e Zacky.
Chris e gli altri quella sera avevano da fare ma io non avrei mai potuto rifiutare l’invito di andare a mangiare cinese a casa di Jimmy, dato che non avevo nulla da fare e mi trovavo davvero infinitamente bene con gli altri.
“Quindi come siamo organizzati ?” domandò Jimmy.
“Noi abbiamo preso gli addobbi, dobbiamo lavorare allo striscione ma non sappiamo che scriverci.” Disse Shannon.
“Sì okay, ma come siamo organizzati con lei ? Che le diciamo ?” domandai, curioso.
“Io direi di non dirle niente. Potete prendere tutti un giorno di riposo da lavoro ?” domandò Lexi e tutti annuimmo.
“Ci facciamo trovare tutti qui quando stacca da lavoro, no ?” domandò Johnny.
“Esatto, ci manca solo una cosa.” Disse Shannon.
“Cosa ?” Domandò Jimmy.
“La torta.” Continuò Shannon.
“Ehi, Ricky fa dei dolci pazzeschi, volete che chiedo a lui ?” domandai.
“Sarebbe perfetto!” sbottò Johnny, sorridendo.
“Andata. Quando torno a casa chiedo.” Risposi, sorridendo.
“EHI ALLORA QUANTO CI METTETE ? QUI ABBIAMO ZACKY CHE MUORE DI FAME ED HO PAURA CHE POSSA MANGIARE ME!” gridò Effie dall’altra stanza facendoci ridere tutti.
Prendemmo tutto il cibo e tornammo in sala, distribuendolo agli altri.
Presi posto vicino ad Effie ed iniziammo a mangiare.
“Allora, voi due state insieme si o no ?” domandò Zacky e per poco non mi strozzai con ciò che stavo mangiando.
“Cos- VEE, PORCA TROIA, MA TI PARE IL MODO DI CHIEDERE UNA COSA SIMILE ? Ma fatti gli affari tuoi.” Rispose, nervosa, Effie.
“OH EHI NON TI SCALADARE, ERA UNA DOMANDA INNOCENTE!” gridò Zacky, con la bocca piena, sputacchiando cibo.
“Vee, fai schifo.” Disse Brian e tutti scoppiammo a ridere.
“Quindi ?” domandò improvvisamente Jimmy.
“Quindi.. cosa ?” fece Effie.
“Quindi state insieme ?” continuò lui.
“ODDIO CHE ANSIA, GUARDATE LA TV E LASCIATECI STARE” gridò Effie, arrossendo terribilmente e tutti scoppiammo a ridere di nuovo.
Finita la cena salutai tutti e mi avviai verso la macchina accompagnato da Effie.
Eravamo nel viale di casa che ridevamo ancora per Zacky che si era fatto cadere addosso tutta la salsa di soia.
“Grazie per essere venuto stasera” mi disse Effie, intrecciando le dita e guardandosi i piedi.
“E’ un piacere stare con te, e i ragazzi sono simpaticissimi quindi grazie a te per avermi invitato” risposi, sorridendo.
Effie alzò lo sguardo puntando i suoi enormi occhi nei miei e lasciandomi quasi senza fiato.
Finalmente vedevo un po’ di luce in quello sguardo che per giorni era rimasto spento, perso e disperato.
Sorrise ed il mio cuore perse un battito.
Pazzesco,  Joshua Balz che si faceva abbattere dal sorriso di una bimba.
Allargai le braccia ed Effie mi guardò per qualche secondo poi capì e si fiondò da me, lasciandosi abbracciare.
Non ero alto mille metri come Jimmy, anzi, ero alto quanto Johnny e la cosa meravigliosa era che Effie era più bassa di me.
Così gracile che sembrava potersi spezzare da un istante all’altro.
La strinsi tra le mie braccia e mi lasciai cullare dal suo delicato profumo di vaniglia che mi inebriò, lasciandomi stordito.
L’avrei difesa da tutto e tutti, non sapevo bene perché ma sentivo di averne il bisogno.
Effie alzò lentamente la testa dal mio petto senza sciogliere l’abbraccio e mi guardò.
Improvvisamente fui sopraffatto dalla voglia quasi disumana di assaggiare quelle labbra così sottili e rovinate dai continui morsi di Effie.
Mi avvicinai lentamene e sentii, distintamente, il suo battito accelerare.
Attesti qualche secondo, timoroso che potesse tirarsi indietro ma non lo fece così poggiai le mie labbra sulle sue.
Effie socchiuse lentamente le labbra lasciando che la mia lingua passasse prima su di esse poi all’interno della bocca, prendendo ad intrecciarsi con la sua.
Il primo sapore a colpirmi fu quello del fumo poi giunse un sapore dolce che non potrei paragonare a nulla di esistente al mondo, era semplicemente Effie e mi piaceva da impazzire.
Continuammo a baciarci per non so quanto poi, lentamente, ci staccammo.
Le sorrisi e lei sorrise in risposta lasciandomi ancora una volta senza fiato.
“Allora.. vado” risposi.
“Okay.” Rispose lei, come in trance.
“Buonanotte, ragazza dagli occhi caldi.” Le sussurrai, baciandola di nuovo.
“Buonanotte, occhi di ghiaccio.” Mi rispose lei, ricambiando il bacio.
Sciolsi l’abbraccio e mi incamminai verso la macchina, attesi che Effie rientrasse in casa poi partii sentendomi come stessi volando.
Ero leggero, libero, felice.















Ogni volta che prendevo sonno mi svegliavo e mi veniva sete.
Poteva essere considerato una specie di disturbo mentale ?
Guardai l’orologio sul comodino, erano le 3.40.
Mi voltai verso Chris e lo trovai completamente addormentato.
Sbuffai, poggiai i piedi sul pavimento gelato e tremai poi mi incamminai, al buio, fino al piano di sotto.
Raggiunsi la cucina e notai la luce accesa.
Chi poteva esserci sveglio a quell’ora ?
Aprii lentamente la porta e trovai Joshua intento a fumarsi una sigaretta, cosa che mi stupì dato che lui aveva definitivamente smesso da quasi quattro anni.
“Ehi” mi disse, alzando lo sguardo “Che fai sveglio ?” mi domandò poi.
Mi avvicinai al lavandino, presi un bicchiere e lasciai scorrere l’acqua per un po’ strofinandomi gli occhi “Avevo sete, come al solito” risposi “e tu ? Non sarai mica appena tornato..” mi voltai a riempire il bicchiere, chiusi il rubinetto ed iniziai a bere tornando a guardare Joshua.
“No, ma che. Sono tornato tipo alle nove.” Rispose, pensieroso.
Presi posto di fianco a lui e tirai fuori una sigaretta dal pacchetto sul tavolo, accendendomela.
“Che succede ?” domandai poi.
“Nulla, perché ?” fece lui.
“Stai fumando, Josh. Qualcosa succede. Che c’è che non va ?” continuai.
Joshua sospirò.
“Non è nulla che non va, se non il mio cervello.” Rispose.
“Continua, con me puoi parlare di tutto, lo sai.” Risposi, sorridendo.
“Ho.. baciato Effie, stasera.” Disse lui, prese una boccata dalla sua sigaretta poi continuò “E ..non lo so, mi sono sentito come un ragazzino alla sua prima cotta. Sentivo il bisogno di continuare a stringerla a me, difenderla da tutto e tutti. Non volevo lasciarla più andare e ..le sue labbra.. Ricky, ero in paradiso.” Mi disse, disperato, puntando i suoi occhi su di me.
“E che c’è di male ?” domandai, sapendo già dove sarebbe finito a parare.
“C’è di male che se questa storia va a puttane e io le do il mio cuore, il mio cuore andrà a puttane con lei.” Rispose.
“Josh, hai visto quegli occhi ? Hai notato il modo in cui ti guarda ?” domandai, lasciando il tutto in sospeso per un po’, poi ripresi a parlare “Nulla andrà a puttane ma se anche dovesse succedere avrai solo amato, e non c’è nulla di male in questo. E’ ora che tu lo capisca. E’ ora che tu ricominci ad amare e non c’è nessuno di più giusto di Effie per farlo. Fidati di me, andrà tutto bene.” Conclusi, sorridendo.
“Lo pensi davvero ?” mi domandò, dubbioso.
“Ne sono più che sicuro.” Risposi.
Joshua sospirò poi sorrise, spense la sigaretta nel posacenere e si alzò, mi abbracciò e poi uscì dalla stanza augurandomi la buonanotte.
Sorrisi.
Era cotto a puntino e mi faceva strano vederlo così, l’ultima volta che Joshua si era innamorato, aveva 14 anni.
Finii la sigaretta poi tornai in camera, mi infilai sotto le coperte e mi arrotolai di fianco a Chris.
“Tutto bene ?” domandò lui improvvisamente, facendomi sobbalzare.
“Oddio sì, mi hai fatto prendere un colpo!” dissi, ridendo nervosamente.
Chris si stiracchiò un po’ poi mi abbracciò ed io mi schiacciai contro il suo petto.
“Ti ho sentito parlare dal piano di sotto con Josh ma non ho capito nulla” sussurrò.
“Super udito, dimenticavo.” Dissi, ridacchiando “Comunque sì, stavamo parlando di Effie. E’ proprio innamorato.” Conclusi, sorridendo.
“Già, l’ho visto da come la guardava.” Disse lui, sbadigliando.
“Come credi che andrà ?” domandai.
“Secondo me andrà tutto bene, stiamo a vedere.” Detto ciò mi baciò dolcemente “Ora dormiamo, buonanotte.”
“Buonanotte amore.” E chiusi gli occhi.
Stavo per addormentarmi quando sentii la porta aprirsi.
“Ehi, Ricky, sei sveglio ?” sussurrò Joshua dalla porta.
“Sì, Josh, dimmi tutto.” Risposi, tirandomi su quel poco che bastava per guardarlo.
“Dopodomani è il compleanno di Effie e le stiamo organizzando una festa a sorpresa a cui siete invitati tutti e Shannon mi ha chiesto se puoi fare la torta per lei, te lo dico ora se no mi dimentico.” Disse.
“Sì, nessun problema. Domani pomeriggio vediamo insieme come farla e mi metto a lavoro, ora va a dormire.” Sussurrai sentendolo poi ridere.
“Grazie mille, buonanotte.” E chiuse la porta.
Mi sistemai meglio di nuovo tra le braccia di Chris e lo sentii ridere.
“Cosa ?” feci io.
“E’ proprio cotto.” Mi disse.
Ridacchiai anche io poi chiusi gli occhi.















“Quando sarò un batterista famoso potrai vantarti di aver dormito con me.” Dissi, ridendo.
“Sai che soddisfazione!” disse Effie, arrotolandosi tra le mie braccia.
Io non riuscivo più a dormire da solo ed Effie non aveva avuto nessun problema a condividere il suo enorme letto con me.
Alla fin fine, ormai eravamo come fratelli quindi non avevamo problemi.
Mi aveva raccontato, con gli occhi luccicanti, del bacio con Joshua ed aveva passato tutta la notte ad arrotolarsi tra le mia braccia, sospirare e porsi milioni di stupide domande.
Mi piaceva sentirla così.. viva e non spenta come era stata da quando era iniziato tutto il casino con Matt.
“Tu domani hai scuola, dovresti dormire.” Mi disse, tirandomi fuori dai miei pensieri.
“E tu lavori, come la mettiamo ?” domandai.
“Ma io non dormo quasi mai, ci sono abituata.” Rispose.
“Non va bene che non dormi, sai ?” dissi, senza pensarci troppo.
Effie sospirò.
“Chiudi gli occhi e rilassati, pensa ad un bel posto in cui vorresti stare. Ci stai pensando ?” domandai.
“Ci sono.” Rispose lei.
“In che senso ?” feci.
“Nel senso non mi viene da pensare ad altro se non qui, tra le braccia del mio fratellone.” Disse strappandomi un enorme sorriso.
“Io lo so che tu hai paura, la hai sempre, soprattutto di notte e per questo non dormi. Ma con me non devi avere paura, okay ? Io ti difenderò da tutto, anche dagli incubi che infestano i tuoi sonni. Quindi chiudi gli occhi e riposati un po’, fallo per me, nana.” Dissi, accarezzandole la testa.
“Mi sveglierai se le ombre cercheranno di afferrarmi ?” mi domandò lei, sottovoce.
“Sì, promesso.” Risposi e la sentii rilassarsi.
“Jim..” sussurrò, dopo qualche minuto.
“Sì ?” domandai.
“Ti voglio bene, grazie per tutto quello che fai per me. Non dimenticarmi quando sarai famoso..” sussurrò.
“Ti voglio bene anche io, nana e dimenticarti ? Quando sarò famoso, girerai il mondo con me e i ragazzi.” Risposi, continuando ad accarezzarle la testa e sentendola ridacchiare.
Poi, dopo un’oretta, si addormentò.
Fui costretto a svegliarla tre volte sentendola tremare e agitarsi nel sonno ma, nel complesso, dormì sicuramente più del solito.
La mattina seguente la accompagnai al negozio in macchina dato che io non sarei andato a scuola perché avevo dei giri da fare, dovevo andare con Johnny, Brian e Zacky a comprarle il regalo per il compleanno dato che Shannon e Lexi glielo avevano fatto per conto loro.
Fu una di quelle mattinate piene di disagio.
Entrai nel negozio di musica seguito da Brian, Johnny e Zacky.
“Le possiamo comprare una chitarra ?” domandò Zacky.
“E che ci fa  ? Meglio il basso.” Rispose Johnny.
“E se io volessi comprarle una batteria ?” domandai, continuando a camminare.
“Ma quando rompete i coglioni, io direi di prenderle tutti i CD delle sue band preferite; più ne prendiamo, meglio è.” Concluse Brian, accontentando tutti.
Così passammo la mattinata a prendere CD dagli scaffali ed arrivammo alla cassa con una montagna di roba poi decidemmo di andarcene a fare colazione al bar vicino al negozio di Effie e passammo li un’oretta, poi entrammo al negozio e portammo il caffè ad Effie e Dan.
“Ehi, mi hai dato buca l’altra sera!” dissi, offeso, verso Dan.
“Sì, scusa è che mi sono addormentato appena arrivato a casa” rispose, dispiaciuto, Dan.
“Che fate tutti in giro ?” domandò Effie.
“Mariniamo la scuola, mi pare ovvio.” Rispose Zacky.
“E Lex e Shan ?” domandò ancora lei.
“Non hanno voluto sentire ragioni, “dobbiamo fare l’interrogazione, è importante”, bah.” Sbottò Brian ed Effie ridacchiò.
Passammo anche il pranzo tutti insieme poi ci salutammo, ognuno diretto al proprio posto di lavoro.
Ero gasatissimo per il compleanno di Effie ed ero felicissimo di vederla così sorridente.
Ormai era diventata davvero come una sorella e non potevo fare altro che desiderare solo il suo bene.
E mi andava più che bene così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui di nuovo,
spero vi sia piaciuto gnaw
Il mio cervello è già a lavoro per organizzare la festa della piccola rossa :'
Hope you enjoy,
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 13
*** Party or war ? ***


“Non ho ancora capito come mai sei venuto a prendermi, Crí." Sbuffai, accendendomi una sigaretta e sistemandomi meglio sul sedile dell'auto di Chris.
"Oh se ti da fastidio ti lascio qui." Mormorò lui.
"No è che.. Uff lascia stare. Grazie per il disturbo" sorrisi.
"Di niente, piuttosto aug-" lo interruppi lanciando un terribile urlo "OHMMIODDIO NO LO SAI ANCHE TU ?!" Gridai sgranando gli occhi e vedendo Chris nel pieno del panico.
"Cos- Cosa ?! Che ho detto ?!" Domandò, confuso e preoccupato.
"LO SAI ANCHE TU DEL MIO FOTTUTO COMPLEANNO ?!" Gridai.
"Oh, certo, lo sappiamo tutti." Sussurrò, sempre più confuso.
Sbuffai, passandomi una mano in faccia. "Odio il compleanno, significa solo che sto invecchiando ed invecchiare è orribile.." Sussurrai, sconfortata.
Ci fu qualche istante di silenzio poi Chris gridò "TU MI HAI FATTO PRENDERE UN INFARTO PER UNA SIMILE CAZZATA ? VAFFANCULO ROSSA E PRENDITI I MIEI MERDOSI AUGURI!" Gridò facendomi scoppiare in una fragorosa risata e un "grazie” sussurrato.
Era la noiosa mattina del mio compleanno e ancora non capivo perché Chris fosse arrivato da casa sua fino a casa di Jim per venire a prendermi e portarmi a lavoro.
Mi persi a guardare la strada fuori dal finestrino.
Quella mattina ero sgattaiolata fuori di casa facendo più silenzio possibile, non avevo preso nemmeno il caffè per non svegliare Jimmy ed evitare gli auguri.
Continuando a guardare fuori dal finestrino mi accorsi di un piccolo particolare.
“Crì ?” domandai, vedendolo lanciarmi un’occhiata veloce in risposta.
“Ma.. dove stiamo andando ?” continuai, confusa.
“A casa mia” disse lui, ridacchiando.
“Cos- Chris ma io devo andare a lavoro.” Risposi.
“Nah, hai un giorno di riposo, oggi.” Mi disse lui.
“Oh.. Ma io non l’ho chiesto..” rimasi qualche secondo a riflettere poi fui improvvisamente colpita dai ricordi della notte precedente.
Io e Jimmy avevamo passato la notte abbracciati sul divano a bere e guardare la TV e quando avevo detto a Jim di andare a dormire lui mi aveva risposto “Nah, domani è festa per tutti” e io l’avevo liquidato pensando stesse facendo una battuta sul mio stupido compleanno ma probabilmente intendeva proprio questo, un ‘giorno di riposo da lavoro’ con ‘festa per tutti’.
Sbuffai.
“Dimmi un po’..” cominciò Chris, abbassando il volume della musica “Davvero odi così tanto il compleanno per la paura di invecchiare ?” concluse, curioso.
“Ovvio.” Risposi, secca.
Ci fu qualche istante di silenzio.
“Non mi convinci.” Continuò lui.
Sbuffai poi mi persi nei lineamenti spigolosi di Chris che, in qualche assurdo modo, mi davano sicurezza.
“In realtà..” cominciai, senza pensare “Odio il compleanno perché di solito sono costretta a passarlo con parenti che non vedo mai, che si fingono felici di vedermi ma che in realtà vorrebbero fucilarmi e lapidarmi perché non sono all’altezza della mia famiglia. Inoltre i miei genitori non mi hanno mai fatto gli auguri o un regalo, neanche quando ero piccola.” Conclusi, rimanendo concentrata sulle linee del viso di Chris.
Vidi sbucare un mezzo sorriso sul volto di Chris e rimasi interrogativa.
La mia storia lo divertiva ?
“Ad ogni compleanno mio padre mi diceva ‘Finalmente, un anno in meno. Sei più vicino alla morte.’ Ridendo.” Disse.
Rimasi a bocca aperta.
“E.. e tu ?” domandai, sembrandomi una stupida bambina di tre anni.
“E io allora uscivo, andavo a cercare Ricky e i ragazzi e passavo tutta la giornata con loro, facendo baldoria, cantando, sentendomi vivo. Era il mio modo per dimostrare a mio padre che non ero ‘un anno più vicino alla morte’ ma ‘un anno più vivo’ e stavo bene.         “ concluse.
Sorrisi.
Chris era pazzesco, ogni cosa che diceva mi colpiva nel profondo, rimanendomi aggrappata dentro come una bestia con gli artigli affilati.
Ero persa nei miei pensieri quando Chris parlò di nuovo.
“Sai.. dovresti essere felice ad ogni tuo compleanno, da oggi in poi. Dovresti dimostrare ai tuoi genitori che c’è qualcuno al mondo che ha capito che tu sei abbastanza. Ma che dico ‘abbastanza’, tu sei anche di più.” E concluse il tutto illuminandosi in un meraviglioso sorriso che mi contagiò.
Forse Chris aveva ragione.
Forse mi sarei goduta quella giornata.
Dopo qualche minuto arrivammo alla villa di Chris e scendendo dalla macchina rimasi stupita nel trovare Ricky in piedi davanti alla porta con un enorme mazzo di rose nere in braccio.
Guardai Chris e lui sorrise.
Sorrisi anch’io e mi incamminai verso Ricky.
Mi sarei goduta quella giornata, me lo dovevo.





“BRIAN, TIRA PIU’ SU QUEL DANNATO FESTONE, NON RIESCO A PRENDERLO!” gridai, istericamente, barcollando in cima alla scala.
“OH, JIMMY MA CHE CAZZO VUOI ? NON E’ COLPA MIA SE SEI SALITO SULLA SCALA E ORA SEI ALTO QUATTRO METRI!” mi urlò Brian, tirandosi su in punta di piedi cercando di avvicinarmi il festone che teneva  in mano.
Mi piegai e glielo sfilai dalle mani, attaccandolo alla parete.
Scesi dalla scala sbuffando.
“Quanti ne mancano ?” domandai.
“Abbiamo finito con i festoni, andiamo a vedere se serve una mano dillà.” Mi rispose Brian, incamminandosi verso la cucina.
Mi volta ad ammirare il mio lavoro.
L’intero salotto e l’entrata erano addobbati a dovere.
Sulle pareti c’erano pipistrelli e zucche arancioni, sparsi sul pavimento c’erano milioni di palloncini con facce inquietanti ma allo stesso tempo simpatiche e sui mobili c’erano enormi ciotole ricolme di coriandoli colorati.
Sorrisi soddisfatto e mi incamminai in cucina.
Johnny, Shannon e Zacky erano ai fornelli e si muovevano freneticamente, Lexi e Joshua erano seduti a terra davanti ad un enorme striscione e farfugliavano qualcosa sotto voce.
“Posso aiutarvi ?” domandò Brian.
“Sì amore, vieni qui.” Disse Shannon e Brian si avvicinò a loro così decisi di andare da Lexi e Joshua.
“Posso essere utile ?” domandai una volta raggiunti i due.
“Sì, Jim, non sappiamo che scriverci.” Mi disse, sconfortato, Joshua.
“Che ne dite di un semplice ‘Auguri, piccola Effie.’ ?” domandai, alzando un sopracciglio.
“GRANDE!” gridò Lexi.
Rimasi a fissare i due che presero ad agitare le bombolette pronti a scrivere.
“Scusate, davvero non ci avevate pensato ?” domandai, stupito.
“Ehm..” fece Joshua, grattandosi il naso.
Scoppiai a ridere contagiando anche loro due che, dopo qualche minuto, iniziarono a scrivere.
Ero poggiato al muro e osservavo gli altri lavorare quando sentii un tonfo e uno “SPLASH!” dal giardino sul retro.
“Vado io” dissi, fermando gli altri e dirigendomi verso il giardino.
Quando uscii trovai Ryan piegato a terra che rideva e Devin che bestemmiava e tremava dal freddo nella piscina che avevano montato.
“Ma che caz-“ sussurrai, avvicinandomi.
Sì, avevo comprato una di quelle piscine con l’acqua riscaldabile, era una cosa che avrei sempre voluto ma non avevo mai avuto l’occasione di comprarla così avevo approfittato del compleanno di Effie.
Inoltre, avevo deciso di chiamare un tecnico per farla montare, per poi scoprire che Devin sapeva montarla e l’aveva fatto.
“Stava controllando il termostato dell’acqua ed è caduto dentro come un idiota!” gridò Ryan, tra le risate.
Vidi uscire Devin, furioso, dall’acqua e mi sembrò un cagnolino bagnato e con il trucco completamente colato.
Scoppiai a ridere.
“Fanculo anche tu, Jimmy.” Ringhiò Devin passandomi accanto ed entrando nel piccolo spogliatoio che avevamo allestito per l’occasione.
“Vado a prenderti qualche vestito di ricambio” dissi, tra le risate e mi incamminai verso l’interno della casa.
Quell’aria di tranquillità e serenità mi faceva bene ed ero sicuro che avrebbe fatto bene anche ad Effie.
Portai il cambio a Devin e tornai in cucina, prendendo a preparare  il caffè per tutti.
Ormai era ora di pranzo ma eravamo tutti decisi a non spezzare il ritmo che avevamo preso, cosicché saremmo stati sicuramente pronti per la sera.
“Avete invitato tutti ?” Domandò Lexi, dopo essersi fermata anche lei per venire a prendere il caffè con tutti noi.
Annuii “Ho invitato Al, Dan e Austin e i ragazzi che purtroppo non verranno tutti, ci sono solo Austin e Alan.” Dissi, sovrappensiero, sorseggiando poi il mio caffè.
“Ragazzi..” sussurrò Shannon, poggiando la sua tazzina vuota sul tavolo “Io.. ho invitato Matt e Valary.” Concluse.
Tutti ci voltammo, sconvolti a fissarla.
“CHE CAZZO TI DICE IL CERVELLO ?” gridò Zacky.
Shannon continuava a fissare il pavimento, nervosa.
“Calmati Zacky dai.. non è nulla di grave..” sussurrò Ryan, ricevendo in risposta un’occhiataccia da Zacky.
“Calmatevi tutti.” Ringhiò Johnny, facendo un passo avanti “Matt è amico di tutti, qui, nonostante tutto. Anche di Effie. Conoscendolo, quasi sicuramente, non verrà. Nel caso in cui dovesse venire, lo tratteremo come lo trattiamo sempre e se farà un passo falso, senza troppi indugi, lo buttiamo fuori.” Concluse.
Ci fu qualche istante di silenzio.
Mi voltai, istintivamente, verso Joshua trovandolo intento a fissarsi le dita aggrovigliate in una presa ferrea intorno all’innocente tazzina del caffè.
Il ragazzo notò il mio sguardo fisso su di lui ed alzò gli occhi, mi scrutò per qualche istante poi buttò giù in un sorso il suo caffè e sorrise.
“Johnny ha ragione, faremo così.” Disse poi, sorridendo.
Non mi convinceva.
C’era.. Paura ? Sì, paura, nei suoi occhi.
Quando l’atmosfera si raffreddò tutti tornammo a sistemare gli ultimi particolari per la serata.
Diedi il cambio a Devin e Ryan che rientrarono a dare una mano mentre io uscii a sistemare le varie sdraio e panchine e tavolini e chi più ne ha più ne metta.
Ero impegnato ad appendere alla parete lo striscione che mi aveva passato Lexi quando la porta scorrevole si aprì sotto la scala facendomi quasi cadere.
“PORCA PUTTANA, JIM, SCUSA!” gridò Joshua, tenendo saldamente la scala e fermandola dal suo continuo ondeggiare.
Finii di appendere l’ultimo chiodo e scesi “Nulla, Joshua, tranquillo.” Dissi, dandogli una pacca sulla spalla.
Joshua si accese una sigaretta e si mise seduto su una delle panchine.
“Gli altri sono andati tutti a casa a prepararsi.” Disse, sovrappensiero.
“E tu non vai ?” domandai.
“Devo aspettare Devin e Ryan che al momento sono al bagno con la scusa di ‘asciugare i vestiti di Devin’, maledetti.” Ridacchiò.
Presi posto vicino a lui.
“C’è qualcosa che ti turba, cosa ? “ domandai.
Joshua si girò, sorpreso.
“Nulla.” Sussurrò.
“Oh andiamo, ho capito che si tratta di Matt e vorrei sapere esattamente cos’è.” Dissi, come mio solito, senza pensare.
“Ho paura che possa portarmela via.” Ringhiò Joshua per poi fare un profondissimo tiro dalla sua sigaretta.
Rimasi perplesso.
“E perché mai ?” domandai.
Joshua mi guardò, confuso “Lei è innamorata di lui e lui è.. beh, scusa, ma è un bastardo.” Concluse.
“LEI innamorata di LUI ?” feci io, ridendo “Joshua, ascolta. Forse prima sì, ma ora non credo. Tu dovresti guardarla attentamente quando si perde a guardarti e affonda nei suoi pensieri per te. Ti basterebbe vederla un secondo per capire che quella ragazza non si allontanerebbe da te per nulla e nessuno al mondo.” Dissi, poggiandogli una mano sulla spalla.
Vidi Joshua ancora non molto convinto e capii.
Joshua era un po’ come Zacky, sempre pieno di stupide paranoie che non stavano né in cielo né in terra.
Ma guardandolo bene capii qualcos’altro.
Joshua teneva ad Effie più della sua stessa vita ed io, io che per anni avevo sofferto in silenzio senza poter mai raggiungere il mio Johnny, io che sapevo cosa significava, nonostante tutto, avere costantemente paura di perdere la persona che ti fa provare emozioni mai provate prima; mi sentivo in dovere di aiutarlo.
Sorrisi e attirai l’attenzione di Joshua, iniziando a parlargli.








“Amore.. io.. io non credo sia il caso di andare.” Sussurrò Valary, raggiungendomi in camera, ancora avvolta nell’asciugamano e con i capelli bagnati.
Finii di chiudermi i pantaloni ed iniziai ad abbottonarmi la camicia, poi mi voltai completamente verso di lei.
“Val, ci hanno invitati e noi andremo. Se non vuoi venire, vado da solo.” Conclusi.
Valary sospirò “No okay.. mi preparo e andiamo, così magari posso dare una mano..” sussurrò, poi sparì di nuovo in bagno ed io mi misi seduto sul bordo del letto prendendo ad allacciarmi le scarpe.
I miei pensieri erano chiari, sapevo già cosa avrei fatto quella sera e l’adrenalina mi scorreva in corpo senza darmi tregua.
Non mi sarei lasciato buttare fuori dalla mia famiglia in quel modo, non senza combattere.
Quella ragazzina voleva la guerra ? E l’avrebbe avuta.
Ma non sarei stato io a cadere.
“Ehi..” sussurrò Valary, raggiungendomi.
Aveva i capelli sciolti, lasciati cadere sulle spalle scoperte ed un lungo vestito verde scuro, con una scollatura a cuore, che copriva i piedi.
“Ehi, sei perfetta.” Sussurrai, avvicinandomi e baciandola.
“Andiamo.. ?” domandò, quando mi fui staccato.
“Andiamo.” Dissi, sorridendo e prendendola per mano.
Scendemmo le scale, salutammo Michelle che se ne stava al telefono seduta sul divano e salimmo in macchina.
Valary non era convinta, io lo ero fin troppo.
Sorrisi ancora poi partimmo.











“ALAN PORCA PUTTANA, METTI DIETRO QUEL COSO!” gridò Austin, spostando l’enorme fiocco rosso che gli era finito per l’ennesima volta davanti agli occhi.
“NON POSSO, SI ROMPE SE NON LO TENGO FERMO” gridai, stringendo in braccio l’enorme pacco regalo.
Austin sbuffò, tornando a concentrarsi sulla strada.
“Quanto manca ?” domandai.
“Siamo quasi arrivati.” Disse lui.
“Vee mi ha mandato un messaggio, Shannon ha invitato Matt e Valary alla festa.” Sussurrai, pensieroso.
“Ma è impazzita ?” domandò, sconvolto, Austin.
“Beh.. dopotutto Matt è amico di tutti da una vita.. forse è una bella idea, magari si sistemerà tutto, stasera, non credi ?” domandai, speranzoso.
Austin sospirò “Sì, magari è così.” Sussurrò ma sapevo bene che in realtà non ci credeva nemmeno lui.
Dopo una decina di minuti Austin annunciò che eravamo arrivati.
Austin stava parlando quando inchiodò brutalmente con la macchina facendomi schiacciare contro l’enorme pacco regalo che avevo in braccio e imprecando pesantemente.
Non feci in tempo a tirare su la testa che sentii lo sportello dalla parte di Austin aprirsi e richiudersi violentemente, realizzai, poggiai l’enorme pacco sui sedili posteriori, mi slacciai in fretta la cintura e mi lanciai di corsa fuori dall’auto.
Austin si fiondò verso l’enorme macchinone nero con i vetri oscurati che ci aveva tagliato e stava fermo di fronte a noi urlando “MA CHE CAZZO, CHE PROBLEMI HAI ? POTEVAMO AMMAZZARCI!”
Corsi di fianco a lui e lo afferrai per un braccio “Amore, amore calmati!” provai a dire ma Austin non mi ascoltava, impegnato ad imprecare contro i vetri oscurati dell’auto.
Il finestrino si abbassò lentamente mostrando prima una biondona poi notai, al posto di guida, Matt che, con un sorriso da perfetto stronzo stampato sul viso, ci disse “Ragazzi, buonasera.” Ed io mi pietrificai.
“Matt..” disse Austin, facendo un passo verso la macchina “Cosa cazzo corri in quel modo ?” domandò poi.
“Scusa, andavo di corsa.” Rispose Matt, senza smettere di sorridere “Comunque, lei è Valary, Val loro sono miei amici.” Concluse poi.
“Piacere, Austin.” Disse lui, porgendo la mano alla bionda.
Austin aveva il talento di ricomporsi subitissimo dopo ogni situazione senza dare la minima impressione di essere rimasto sconvolto, confuso o qualsiasi altra cosa.
Ma io non ero come lui.
La bionda, dopo aver sciolto la stretta di mano di Austin, prese a fissarmi.
Quando anche Austin si voltò verso di me, scossi lievemente la testa poi porsi la mano alla bionda sussurrando un nervoso “Alan, ciao.” Lei sorrise dolcemente e, più nervosa di me, strinse la mia mano e sussurrò “Valary.”
Si capiva subito che la bionda non si sentiva per niente a suo agio.
Sciolsi in fretta la stretta di mano e tornai indietro di un passo.
Ero fin troppo scosso dall’incontro con Matt ma non riuscivo a capire perché.
Forse era per il fatto che odiavo pensare che quella biondona fosse al posto di Effie o forse era per la faccia da perfetto stronzo che Matt si teneva stampata, come fosse una maschera.
“Bene, direi che possiamo entrare o rischiamo di fare tardi.” Disse Austin, riportandomi alla realtà.
“Giusto” concluse Matt, alzando di nuovo il finestrino.
Io ed Austin ci guardammo, confusi, per qualche istante poi risalimmo in macchina e aspettammo che anche Matt ripartisse per partire a nostra volta.
“Ricordi quando dicevo che forse questa festa servirà a sistemare le cose ? Ecco, non ci credo più.” sussurrai.

 

 









“Ehi.. è ora” sentii sussurrare da Chris.
Ero seduta a terra di fronte al divano e Chris e Ricky stavano stravaccati su quest’ultimo.
Mi voltai ad osservarli e vidi Ricky annuire, alzarsi e stiracchiarsi.
“Effie, vieni con me” disse poi, prendendomi per mano e tirandomi su.
Non feci in tempo a dire nulla che mi ritrovai trascinata al piano di sopra.
Entrammo in camera di Ricky e Chris e notai subito una scatola nera sul letto.
Ricky si fermò davanti la porta e mi disse “Aprila, è per te. Quando hai fatto chiamami, sono qui fuori” poi sorrise ed uscì dalla stanza senza dire altro.
Rimasi qualche istante imbambolata al centro della grande stanza con le luci soffuse, i muri viola e la moquette nera poi mi feci coraggio, mi avvicinai all’enorme letto dalle coperte viola ed aprii, lentamente, la scatola.
Al suo interno c’era un bellissimo vestito nero, in pizzo ricamato e la gonna era corta fin sopra il ginocchio davanti e lunghissima dietro con uno scollo a cuore perfetto, né troppo pronunciato né troppo coperto.
Rimasi a fissarlo per un’infinità di tempo.
“R-Ricky ?” dissi, ad alta voce.
“Sì ?” fece lui da fuori la stanza.
“Devo metterlo ?” domandai, ancor più confusa.
“Sarebbe davvero un enorme piacere se lo facessi e ai piedi del letto ci sono anche le scarpe.” Disse.
Sospirai incerta sul da farsi.
Poi, improvvisamente, mi apparve in testa l’immagine di Chris che mi sorrideva, in auto, quella mattina.
Allora decisi.
Mi sarei fidata.
Mi spogliai, mi infilai il vestito che mi calzava a pennello, stupendomi di questo particolare poi aprii la piccola scatola ai piedi del letto e tirai fuori le scarpe.
Delle scarpe nere con un tacco non troppo alto e contornate borchie, sorrisi.
Non avevo mai portato nulla di simile ma avrei potuto comunque provare.
Mi misi seduta, mi infilai le scarpe poi mi alzai e camminai verso la porta stupendomi di quanto riuscissi a camminare bene.
Aprii, lentamente, la porta e mi stupii nel vedere Ricky e Chris con addosso dei meravigliosi abiti da sera, elegantissimi, neri.
“Q-quando vi siete cambiati ?” domandai, confusa.
“In fretta e furia qui fuori.” Sussurrò, rimanendo a fissarmi, Chris.
“EFFIE SEI STUPENDA!” gridò Ricky, abbracciandomi.
Sentii le mie guance ribollire.
“Stiamo andando in posto elegante ?” domandai, curiosa.
“Non saprai nulla ma vuoi dare qualche tocco personale al tuo look ?” domandò Chris ed io annuii.
Rientrai in camera, presi lo zaino, tirai fuori i miei trucchi e mi misi davanti allo specchio in camera.
Ricky e Chris seguivano ogni mio movimento.
Truccai, come mio solito, pesantemente i miei occhi di nero, poi tirai fuori un elastico per i capelli e feci una treccia che lasciai cadere sulla spalla destra, con un ciuffo davanti, sul lato sinistro, lasciato sciolto.
Mi voltai e notai i meravigliosi sorrisi stampati sui volti di Ricky e Chris.
“Andiamo!” disse, saltellando, Ricky.
Annuii, presi la borsa e l’enorme mazzo di rose nere che i due avevano raccolto per me e legato con un meraviglioso fiocco di raso rosso sangue.
Le ammirai per qualche secondo, sorrisi poi seguii i due.
Salimmo in macchina e partimmo.
Dopo una ventina di minuti, ormai, avevo capito dove eravamo diretti.
Una volta arrivati a casa Sullivan scendemmo dall’auto e attraversammo insieme il vialetto, suonai ed attesi qualche secondo.
Sentii vari bisbigli da dietro la porta che, dopo qualche istante, si aprì.
Davanti alla porta riconobbi solo Jimmy e altre persone dietro di lui, tutte le luci erano spente e Jimmy teneva in mano un’enorme torta con 18 candeline e la scritta “HAPPY FUCKIN’ BIRTHDAY, NANA.” E tutti in coro cantavano quella stupida canzoncina d’auguri che odiavo, da sempre.
Ma, in qualche modo, in quel momento, quella canzone suonava dannatamente bella.
Finita la canzone soffiai le candeline, sorridendo e spegnendole tutte in un colpo.
Quando la luce si accese abbracciai, in ordine, Jimmy, Joshua, Zacky, Lexi, Shannon, Al, Dan, Brian –per una quindicina di minuti- poi, a mia sorpresa, Austin ed Alan.
Io, Ricky e Chris varcammo la porta e, tutti insieme, ci dirigemmo in salotto dove, per mia terribile sorpresa, trovai Matt seduto sul divano che si fissava i piedi e Valary, in piedi, al centro della stanza che mi sorrideva timidamente.
A sorpresa di tutti, soprattutto di Matt, feci un passo avanti e abbracciai Valary.
“A-auguri.” Sussurrò lei, stupita.
“Grazie mille.” Risposi poi sciolsi l’abbraccio e mi girai verso Matt.
“Ciao.” Dissi, poco convinta.
“Ciao.” Rispose lui, ridendo in modo veramente odioso “Ah, e auguri.” Concluse poi.
Sorrisi debolmente poi mi voltai e trovai gli altri tutti a fissarmi.
Mi avvicinai a Joshua mentre gli altri cominciavano a sistemare la sala per poter cenare tutti insieme.
“Sei.. incantevole.” Sussurrò, senza smettere di fissarmi.
“G-grazie” balbettai, intrecciando nervosamente le dita “Anche tu sei meraviglioso.” Risposi.
Ed ero sincera.
Aveva dei pantaloni bianchi ed una camicia nera, un po’ sbottonata che lasciava intravedere il meraviglioso tatuaggio sulla sua gola.
Era tremendamente sexy.
Mi abbracciò improvvisamente ed io mi lasciai trascinare in un altro mondo dal suo profumo.
Tra quelle braccia mi sentivo sicura, rilassata, protetta e quelle sensazioni mi tolsero di dosso tutto il senso di disagio che avevo provato durante la mini ‘conversazione’ con Matt.
Nonostante mi sentissi benissimo, continuavo a sentire lo sguardo pungente di Matt trafiggermi la schiena.
Ma non volevo badarci, mi sarei goduta la serata proprio come Chris mi aveva suggerito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siete curiosi di sapere come va la festa ? ANCHE IO, deh.
Spero il capitolo vi sia piaciuto,
as always.
Grazie mille per esser giunti fin qui,
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 14
*** That little kiss you stole, it held my heart and soul. ***


Eravamo a tavola, avevamo appena finito di mangiare e stavamo bevendo il caffè, ero seduto tra Valary e –per mia sorpresa- Brian, che sembrava fin troppo tranquillo.
In realtà tutti sembravamo molto tranquilli.
Ridevamo e scherzavamo come se tra noi non fosse mai successo niente.
A capo tavola c’era Effie, alla sua destra Joshua e a sinistra Jimmy.
Guardie del corpo ?
Risi sottovoce.
Valary era seduta vicino ad Alan ed ero felice di vedere che tutti le parlavano, almeno non si sarebbe sentita sola.
Ma non mi sarei lasciato contagiare da quell’aria così familiare.
C’era un punto oscuro a quella tavola, una macchina che sporcava il tutto rendendomi la serata meno piacevole ed era seduta a capo tavola, con i suoi occhioni grandi ricoperti di trucco, la sua treccia rossa e morbida lasciata su una spalla dalla pelle candida come la neve.
“Matt ?” mi voltai di scatto in direzione della voce notando Dan che gesticolava per attirare la mia attenzione.
“Mi passeresti lo zucchero ?” mi domandò poi, tirandomi completamente fuori dai miei pensieri.
“Oh, si certo, tieni” dissi, porgendogli il barattolo dello zucchero.
“Grazie” fece lui.
“Prego” risposi, ritraendo il braccio.
Quando alzai lo sguardo incrociai quello del tipo dai capelli verdi e neri, mi pareva si chiamasse Devin, che mi fissava fin troppo male.
Accettai la sfida nei suoi occhi guardandolo male a mia volta finché lui non fu distratto da una gomitata sul fianco che, lievemente, gli aveva assestato Chris.
Ridacchiai.
“Tutto bene ?” mi sussurrò Valary, sentendomi ridacchiare.
“Sì, mi sto divertendo. Tu ?” domandai, innocentemente, accarezzandole una guancia.
“Anche io.” Rispose lei, sorridendo.
“ALLORA” cominciò Jim, alzandosi “Che ne dite di andare a prendere i regali ?” concluse poi.
“Ottima idea! L’ho lasciato in macchina, torno subito!” fece Alan.
Dopo qualche minuto quasi tutti si alzarono da tavola per andare a prendere i regali, Valary si offrì per dare una mano a Lexi e Shannon a sparecchiare ed Effie si alzò dicendo che doveva andare un secondo al bagno.
Era la mia occasione.
Uscii di casa con la scusa di andare a prendere il regalo in macchina.
Girai intorno alla piccola villa che conoscevo come le mie tasche, superai il cancelletto ed entrai nel garage, salii le scale e senza farmi notare salii al piano di sopra.
Mi incamminai verso il bagno, notai la porta aperta così mi voltai verso camera di Effie trovando la camera chiusa e la luce accesa sbucare da sotto lo spiraglio.
Poggiai un orecchio alla porta.
Effie era al telefono.
ehi ragazzi, non dovevate disturbarvi. Tranquilli, sì, capisco. Dai, Alan e Austin sono qui in nome di tutti. Sì, Tino, tranquillo. Andrà tutto bene. Tranquillissimi. Vi voglio bene anche io. Grazie” poi silenzio.
Dedussi che avesse attaccato così aprii la porta, entrai di scatto e me la richiusi alle spalle, facendo girare al volo la chiave.
“M-Matt.” Fece lei, pietrificandosi e sgranando gli occhi.
“Effie.” Dissi, sorridendo.
“Che cosa vuoi ?” domandò, stizzita.
“Farti gli auguri a modo mio.” Dissi, senza smettere di sorridere.
La vidi indietreggiare e l’espressione che aveva preso –quasi terrorizzata- fece salire alle stelle la mia adrenalina.
Con un paio di passi attraversai la stanza, presi con una mano un fianco di Effie e con l’altra le tappai la bocca, la spinsi poi sul letto e avvicinai le labbra ad un suo orecchio.
“Non sono abituato ad essere rifiutato, non mi piace essere trattato come uno straccio e non mi va giù l’idea che tu mi stia buttando fuori dalla mia famiglia” le sussurrai.
Lei si dimenava ma, ovviamente, non riusciva a liberarsi dato che il mio peso era tre volte più del suo e le premevo con tutti i muscoli contro il corpo.
Mi soffermai ad osservarla.
La sua pelle candida e fresca sotto di me cominciava ad eccitarmi e mandarmi in palla il cervello.
Con la mano libera mi portai fino ad una sua gamba e cominciai a spostarla fin sotto la gonna, fino al suo intimo.
La sentivo che cercava di urlare e si dimenava e non faceva altro che aumentare la mia voglia di averla.



















Mi sentivo in trappola.
Schiacciata tra il materasso e i muscoli tesi di Matt, la sua possente mano premuta sulla mia bocca che non mi permetteva di spiccicare parola, mi impediva quasi di parlare.
Stavo tenendo a stento le lacrime.
Mi irrigidii quando sentii la sua mano arrivare al mio inguine  e lì capii.
Capii che non si sarebbe fermato, che se nessuno fosse arrivato, probabilmente Matt avrebbe fatto quel che il suo cervello –o il suo cazzo- gli stava dettando.
Il terrore mi aveva completamente attanagliata.
Non riuscivo a riflettere, faticavo quasi a muovermi e non riuscivo a ragionare.
Come era possibile che Matt fosse capace di tanto ?
Si sarebbe fermato ?
E se non si fosse fermato, cosa avrei fatto ?
Un senso di vomito mi attanagliò la bocca dello stomaco, mandandomi segnali acidi in gola.
Matt prese a baciarmi il collo e quel senso di vomitò arrivò alle stelle.
“Rilassati” mi sussurrò, ad un orecchio “quando avremo finito, non ti sarà dispiaciuto affatto” concluse.
Non avrei pianto.
Cominciai a scalciare ancora di più, ritrovando improvvisamente la forza che avevo perso.
O forse era semplicemente adrenalina scatenata dalla paura ?
Riuscii a spostare di poco la mano di Matt dalla mia coscia ma lui premette con più forza sulla mia bocca, intimandomi di stare ferma.
Dovevo liberarmi.
Dovevo chiedere aiuto.
Improvvisamente mi ricordai di avere il cellulare sopra la testa.
Quando Matt riprese a baciarmi feci finta di rilassarmi, per quando fosse credibile.
“brava, così” sussurrò lui, nel pieno dell’eccitazione.
Colsi l’occasione e schiacciai due volte il tasto per attivare la chiamata sul cellulare, l’ultimo numero registrato in elenco era quello di Tino ed ero sicura che così facendo l’avrei chiamato.
Se non altro, si sarebbe insospettito se avessi prodotto rumori strani e avrebbe magari avvisato gli altri.
Era la mia ultima speranza.
Ripresi a dimenarmi e a lamentarmi sotto la presa ferrea della mano di Matt.
“Ti ho detto di stare zitta e ferma, Effie.” Quasi ringhiò, lui.
Continuai a muovermi e fare rumore sperando che Tino, dall’altra parte del telefono, avesse risposto e avesse capito.
Ero così concentrata all’idea di farmi sentire da Tino che quando la mano spalancata di Matt si schiantò contro un lato della mia faccia rimasi stupita.
Mi aveva appena assestato un possente schiaffo in piena faccia e ora mi guardava con odio e rabbia.
“Ferma e zitta.” Ripeté poi riprese a sposarmi i lembi del vestito e toccarmi ovunque.
Ormai le lacrime uscivano da sole, i muscoli erano irrigiditi e la paura aveva completamente preso possesso di me.
Improvvisamente ed inaspettatamente qualcuno bussò alla porta.
Matt si tirò su di scatto, sempre premendo la mano sulla mia bocca ed intimandomi di fare silenzio.
“SO CHE C’E’ QUALCUNO, EFFIE APRI PORCA PUTTANA!” gridò Austin da dietro la porta, battendoci possenti colpi.
“ALAN VA A CHIAMARE GLI ALTRI!” gridò e sentii qualcuno correre giù per le scale.
Austin cominciò a dare delle possenti botte alla porta finché quest’ultima non si spalancò, spezzando il gancio della serratura e un pezzetto del muro.
Matt mi guardò, terrorizzato, poi mollò all’istante la mia bocca dirigendosi di corsa verso la seconda finestra, quella che dava su uno dei quattro lati della casa.
Mi alzai di scatto gridando “AUSTIN!” e mi fiondai verso di lui, in una frazione di secondi ero, tremante e in lacrime, tra le braccia di Austin che mi stringeva al suo petto.
“CHE CAZZO E’ SUCCESSO ?” gridò Brian, raggiungendoci seguito dagli altri.
“M-matt” sussurrai, tra i singhiozzi.
“PRENDETE QUEL FIGLIO DI PUTTANA!” gridò Austin, senza voltarsi.
“CHE STA SUCCEDENDO ?” gridò Lexi.
“MATT HA CERCATO DI VIOLENTARLA.” Gridò, furioso, Austin.
Ci fu un istante di silenzio poi vidi Joshua partire giù per le scale, furioso, seguito infine da tutti gli altri escluso Austin che rimase con me e si mise seduto a terra, con la schiena contro il muro e mi prese in braccio.
“Shh, va tutto bene ora. Calmati, Effie, ti prego” mi sussurrava, accarezzandomi la testa.
“E-effie..” sentii sussurrare e voltandomi trovai Valary, bianca in faccia, con gli occhi sgranati e lucidi che mi fissava.
“CHE CAZZO VUOI TU ? VAFFANCULO ANC-“ interruppi Austin con una mano davanti alla sua bocca, tremante.
“Effie.. è.. è vero quel che ha detto Austin ?” mi domandò, ormai in lacrime, Valary.
“M-mi dispiace ma .. è la verità” dissi, tra i singhiozzi.
“Io.. oh mio dio.. OH MIO DIO. NO! NO!” gridò Valary poi sparì correndo giù dalle scale in lacrime.
L’avrei fermata, se avessi avuto le forze per muovermi.
Rimasi rannicchiata in braccio ad Austin.
Quella povera ragazza.. oltre ad avere il cuore infranto ora era anche terrorizzata.
Mi sentivo una merda.
Ma alla fin fine io che colpe potevo avere ?
Dopo qualche minuto, con le carezze e la compagnia di Austin, riuscii a calmare i singhiozzi.
Qualcuno ci raggiunse ma non lo vidi perché avevo il viso premuto sul petto di Austin, ma riconobbi la voce di Chris.
“Zacky, Brian, Jimmy, Johnny, Lexi e Shannon sono andati ad accompagnare Valary a casa e controllare se lo trovano li. Anche Dan e Al sono con loro. Come sta ?” e lo sentii accucciarsi vicino a me.
Mi voltai lentamente.
“S-sto meglio” sussurrai, senza più tremori nella voce.
“Ehi..” sussurrò Chris, sorridendo ed accarezzandomi una guancia.
“Ehi..” dissi io.
“Andiamo giù ? Ti prepariamo una bella tazza di caffè, che ne dici ?” mi disse.
Guardai Austin che mi sorrise teneramente poi annuii.
Austin si alzò tenendomi in braccio.
“Ehi, posso camminare, tranquillo..” dissi.
Austin mi guardò in cerca di conferme, gli sorrisi e mi lasciai poggiare a terra prendendogli però una mano.
Non volevo rimanere sola, mai più, non doveva più succedere.
Scendemmo tutti e tre le scale e raggiungemmo il salotto dove c’erano Devin seduto solla poltrona con Ryan in braccio, Ricky sbucò dalla cucina con il caffè appena fatto, Alan in un angolo del divano e Joshua appoggiato ad una parete con le braccia incrociate al petto.
Li guardai tutti e sorrisi debolmente poi mi voltai verso Joshua che portò le braccia lungo i fianchi e fece un passo, incerto, verso di me.
Lo guardai per un istante poi sciolsi la presa con la mano di Austin e corsi verso di lui, gettandomi tra le sue braccia.
Joshua mi strinse a sé accarezzandomi e baciandomi la testa.
Dopo qualche istante ero sul divano, in braccio a Joshua, tra Chris con in braccio Ricky e Austin con in braccio Alan.
Bevevamo il caffè in un silenzio da funerale.
“Austin, come hai fatto a sapere che stava succedendo ?” domandò improvvisamente Devin.
“Tino mi ha chiamato dicendo che sentiva Matt dire cose strane e sentiva qualcuno che cercava di parlare ma non riusciva, poi ha detto di aver sentito il rumore di uno schiaffo così mi sono guardato intorno, ho notato che Effie non era tornata dal bagno e che Matt non c’era e ho trascinato Alan al piano di sopra.” Disse Austin, senza staccare gli occhi dalla tazzina.
“Hai chiamato tu Tino ?” mi domandò, teneramente, Alan.
Annuii “Era l’ultimo numero nel registro delle chiamate dato che mi aveva chiamato per farmi gli auguri, ho ripensato di avere il telefono sulla testa e ho fatto partire la chiamata.” Sussurrai.
“Sei stata bravissima.” Mi sussurrò Alan, accarezzandomi una spalla e sorridendomi.
“Ora smettiamo di pensarci, per quanto sia possibile, e godiamoci la serata.” Dissi, improvvisamente.
Tutti annuirono e Joshua strinse la sua mano intorno alla mia, sorridendomi dolcemente.
Dopo una ventina di minuti Jim e gli altri rientrarono, abbracciai tutti poi domandai come stesse Valary.
“Era sconvolta.” Cominciò Johnny  “Le abbiamo raccomandato di chiudersi in casa e non farlo entrare, nel caso in cui andasse a cercarla” concluse.
Annuii.
“ALLORA, QUESTA FESTA ?” gridò Lexi, sorridendo ma voltandomi a guardarla notai i suoi occhi completamente rossi.
Doveva aver pianto.
Un buco mi si allargò nello stomaco.
Non feci in tempo a distogliere lo sguardo che Lexi mi si avvicinò, mi prese dolcemente il viso tra le mani e mi disse “Non farti nessuna colpa, cretina. Tu non hai sbagliato nulla e i miei occhi sono rossi a causa di Matt, non tua. Va bene ? Ti voglio bene, nana mia e te ne vorrò sempre.” Detto ciò mi baciò la fronte e poi tornò a fare casino.
Jimmy accese la musica e dopo qualche istante eravamo tutti a cantare, ballare e fare baldoria.
Gli ultimi ad andarsene furono Austin e Alan, pronti a ripartire per continuare il tour con i ragazzi.
Quando anche loro varcarono la porta, mi voltai e trovai Joshua intento a parlare con Jimmy.
Cominciai ad avvicinarmi.
“Che ne dici invece se veniamo tutti e tre da Chris, credi sarebbe un problema ?” domandò jimmy.
“Credo andrebbe più che bene.” Rispose Josh.
“Di che parlate ?” domandai, raggiungendoli.
“Io, te e JC stasera siamo gentilmente ospitati a passare la notte in casa Motionless” mi disse Jimmy, sorridendo.
“Come mai ?” domandai.
“Non me la sento di farti stare qui, non dopo ciò che è successo..” disse, dispiaciuto, Jimmy mentre anche Johnny ci raggiungeva dall’altra stanza.
Feci un passo avanti, guardai prima JC, poi Jim e infine Joshua.
“Abbraccio di gruppo ?” proposi.
I tre si guardarono, prima dubbiosi, poi sorrisero e mi strinsero in un enorme abbraccio.
“Andiamo dai.” Disse Joshua dopo aver sciolto l’abbraccio.
Salii in camera tenendolo per mano, presi in fretta tutte le cose che mi servivano cercando di non badare a tutti i ricordi che quelle coperte smosse mi riportavano.
Uscii in fretta dalla stanza, salii in macchina con Joshua e insieme attendemmo Jim e JC poi partimmo.

 
















Arrivati a casa scoprimmo che i ragazzi già dormivano.
Aprii il divano-letto per Jimmy e JC.
Stavo sistemando, insieme ad Effie, le coperte quando Jim tornò dal bagno.
“Ehi Jimmy scusa ma non abbiamo stanze degli ospiti” dissi, dispiaciuto.
“Nessuno problema, va più che bene il divano-letto” rispose lui.
Johnny ci raggiunse.
“Allora, per qualsiasi cosa la mia camera è quella al piano di sopra, in fondo al corridoio a destra e ci sarà Effie, io credo dormirò in cucina.” Dissi.
“Perfetto, grazie ancora Josh.” Disse Johnny.
“Buonanotte ragazzi.” Detto ciò attesi che Effie sciogliesse l’abbraccio poi la accompagnai in camera sua.
“Bene, allora vado.” Dissi.
“Ehm.. Josh.. dormiresti con me ?” domandò Effie, guardandomi con gli occhioni luccicanti ed intrecciando le dita, nervosamente, tra di loro.
Sorrisi e risposi “Certo”
“Vado a cambiarmi e arrivo.” Disse Effie, sorridendo ed uscì dalla stanza.
Aprii l’armadio, mi spogliai e mi infilai un paio di calzoncini che usavo spesso come pigiama, semplicemente perché mi sembrava veramente pessimo rimanere in boxer e mi infilai sotto le coperte.
Mi stavo sistemando quando notai l’iPod di Effie sul mobile con le cuffiette attaccate, lo presi e mi infilai le cuffiette facendo poi partire la riproduzione casuale.
Stavo ascoltando una canzone della band di Austin quando Effie rientrò in stanza.
Aveva addosso un’enorme maglietta bianca tutta rovinata che le arrivava fino alle ginocchia ed era completamente struccata, era di una tenerezza infinita.
Chiuse la porta, sistemò i suoi vestiti su una sedia poi si avvicinò al letto.
“Ho i calzoncini sotto, eh.” Disse, come a giustificarsi.
“Anche io.” Dissi, ridacchiando.
Effie spostò le coperte per infilarsi nel letto e rimase qualche istante stupita a fissarmi, trovandomi a petto nudo.
“S-se ti da fastidio mi metto una maglietta!” dissi, nervoso, mettendomi a sedere.
La vidi scuotere la testa poi si infilò, titubante, nel letto e si sdraiò di fianco a me.
“Non fa niente è che.. wow.” Disse.
Scoppiai a ridere e Effie mi diede una cuscinata “NON PRENDERMI IN GIRO PERCHE’ SONO GOFFA!” gridò, arrossendo poi tornò a poggiare la testa sul cuscino, rimanendo girata verso di me ed io la imitai, ritrovandomi, senza fiato, ad un palmo dal suo viso perfetto.
I suoi occhi, privi di tutto quel pesante trucco, sembravano ancora più grandi ed emanavano ancora più luce, nonostante le occhiaie violacee.
“Ehi, è il mio iPod ?” mi domandò, trascinandomi fuori dal mio osservarla convulsivamente.
“Oh.. OH SI! Scusa, l’avevo visto ed ero curioso di ascoltare la tua musica!” dissi e feci per ridarle l’iPod ma lei mi fermò prendendo una cuffia e rimettendomi quella che avevo.
“Scegli qualcosa, mi piace ascoltare la musica a letto, mi rilassa.” Disse, sorridendo.
Sorrisi anche io ed iniziai a cercare qualcosa da ascoltare.
Ne scelsi una di una band che avevo spesso sentito nominare, i Bring me the Horizon.
Già alle prime note vidi sorridere Effie ma poi la vidi subito tornare seria e deviare lo sguardo.
Una voce veramente bella cominciò a cantare.

Eyes like a car crash, I know I shouldn't look but I can't turn away.
Body like a whiplash, aalt my wounds but I can't heal the way I feel about you.
I watch you like a hawk, I watch you like I'm gonna tear you limb from limb.
Will the hunger ever stop ? Can we simply starve this sin ?

 

 

La musica mi cullava mentre la voce del cantante continuava a rapirmi.
Rapito e cullato dalla canzone presi ad osservare i lineamenti di Effie, perdendomi ancor di più quando notai le sue soffici labbra sottili mimare, silenziosamente, le parole della canzone con una tale grazie da farmi quasi mancare il fiato.

That little kiss you stole, it held my heart and soul and like a deer in the headlights I meet my fate.
Don't try to fight the storm, you'll tumble overboard, tides will bring me back to you.

And on my deathbed, all I'll see is you, the life may leave my lungs but my heart will stay with you.

 

Ed in quel momento capii, capii qualcosa che anche ai miei stessi occhi apparve assurdo ed impensabile.
Quelle labbra sottili erano il mio più grande desiderio, quegli occhioni enormi erano le luci nel buio che era diventata la mia stupida vita, quella piccola ragazza dalla pelle bianca sporca di inchiostro e lacerata di cicatrici era l’unica che avrebbe potuto curare il veleno che riempiva il mio cuore.
La strinsi a me, sentendola sobbalzare per l’improvviso movimento.
Le alzai, lentamente, il viso con un dito sotto il mento poi la baciai, sentendomi finalmente completo.
Dopo il bacio Effie poggiò la sua fronte sul mio petto e fu proprio così che ci addormentammo, lei tra le mie braccia ed io beatamente felice, completo.
La mattina fui svegliato da qualcuno che mi scuoteva.
“Josh..” sussurrò qualcuno.
“JOSH” sussurrò ancora, un po’ più forte.
Aprii lentamente gli occhi e trovai Chris, in piedi, che mi fissava.
Feci per alzarmi ma notai la piccola Effie ancora rannicchiata tra le mie braccia, sorrisi lievemente poi mi ricordai della presenza di Chris.
Tornai serio e lo guardai “Cosa ?” sussurrai.
“Sei in ritardo a lavoro.” Sussurrò lui.
“Sti cazzi. Inventa qualcosa con i clienti e dividetevi i miei appuntamenti o rimandateli, non so, dite qualcosa tipo che so.. ho la febbre. Non intendo lasciare Effie per tutto il giorno.” Sussurrai ancora.
Chris guardò prima me poi Effie ed infine sorrise.
Io, Chris ed i ragazzi avevamo uno studio di tatuaggi poco fuori città e da quando l’avevamo aperto io non avevo perso neanche un giorno di lavoro.
“Tranquillo, buona giornata.” Mi disse, sorridendo poi uscì dalla stanza chiudendo la porta.
Un leggero raggio di sole sbucava da uno spiraglio della mai tenda rossa scura e ricadeva su una ciocca di capelli di Effie, mostrando tutto il suo meraviglioso rossore.
Le accarezzai una guancia.
Dopo qualche minuto Effie aprì, lentamente, gli occhi e mi sorrise.
“Buongiorno” disse.
“Ehi, ti ho svegliata ?” domandai.
“Nah, ero sveglia da quando Chris è entrato in stanza.” Mi disse, arrossendo.
Mi sentii uno scemo pensando che, sicuramente, aveva sentito il mio tono da bamboccione quando avevo detto a Chris “Non intendo lasciare Effie per tutto il giorno.” Ma sorrisi lo stesso.
Le diedi un leggero bacio sulle labbra che lei stessa, per mia sorpresa, cominciò ad approfondire rendendolo più serio.
Il mio cellulare iniziò a squillare ma lo ignorai così dopo un po’ smise, poi ricominciò ed io lo ignorai ancora.
Alla terza volta che riprese a suonare Effie si staccò lentamente da me e, senza fiato, mi sussurrò “Dovresti rispondere, se insistono così magari è importante.” Ed io annuii, sbuffando.
Presi il telefono e non riconobbi il numero sullo schermo, ma risposi lo stesso.
“Pronto ?”
“Joshua Balz ?” domandò qualcuno dall’altra parte del telefono, una voce particolarmente familiare.
“Dipende da chi mi cerca.” Risposi.

“Ehi Balz, sono io Mike!”
“MIKE! FRATELLO! E’ UNA VITA CHE NON TI FAI SENTIRE!” gridai, sorridendo.
“Sì lo so scusa, ero nel pieno delle registrazioni del nuovo album. Piuttosto volevo sapere, tra due settimane, dunque Sabato non questo ma quello dopo ancora, avete da fare voi ragazzi ?”

“Credo di no, ma ti faccio sapere, perché ?”

“E il batterista l’avete trovato ?”

“Sì ma perché tutte queste domande ?”

“Ci aprireste un concerto ? Siamo li da voi Sabato e siamo anche senza band d’apertura e sarebbe un favore per noi e un modo per farvi conoscere per voi, ci portiamo dietro il nostro manager così magari riuscite a concludere qualcosa.”

“CAZZO MIKE SI E’ PERFETTO! CI SAREMO, GRAZIE, GRAZIE INFINITE!” gridai.
“Questo ed altro per i miei fratelli! Ci sentiamo meglio per organizzarci, ciao ciao!”
Detto ciò attaccò, bloccai il telefono e rimasi a fissarlo per qualche istante.
“Josh ?” domandò, confusa, Effie.
La guardai e la baciai poi mi alzai di scatto, gridando e ridendo, la presi in braccio e corsi al piano di sotto dove ormai c’erano solo Jimmy e Johnny mezzi addormentati, nel letto.
“RAGAZZI!” gridai, saltellando con Effie in braccio che rideva.
“COSA ?” domandò Jimmy tirandosi su confuso mentre Johnny si stropicciava gli occhi impastati di sonno.
“SABATO PROSSIMO APRIREMO IL CONCERTO DI  UNA BAND DI ALCUNI NOSTRI AMICI PARTICOLARMENTE FAMOSA E LORO PORTERANNO IL LORO MANAGER, SE GLI PIACE LA NOSTRA MUSICA POTREBBE ESSERE IL PRIMO PASSO PER IL SUCCESSO!” gridai senza riprendere fiato.
“OHMMIODDIO E’ GRANDIOSO!” gridò Effie, abbracciandomi.
Jimmy cominciò a saltare sul letto gridando “MOTIONLESS! MOTIONLESS! MOTIONLESS!” mentre Johnny, ancora rincoglionito di sonno si limitò a sorridere e dire “SSSSìììì GRANDI, ma io torno a dormire. Dopo festeggiamo” e arrotolarsi di nuovo sotto le coperte.
Baciai Effie nel pieno della gioia poi composi, fremendo, il numero di Chris e rimasi in attesa.
Mentre attendevo la risposta di Chris guardai Effie e la trovai con un enorme sorriso stampato in faccia.
Quella piccola rossa non mi stava solo regalando la vita che pensavo di aver perso e non si limitava ad insegnarmi ad amare di nuovo ma mi portava anche una fortuna sfacciata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono di nuovo qui, aw
So che è più corto del solito come capitolo ma è così corto perché sto lavorando con molta, molta più attenzione al prossimo, lol
Hope u enjoy.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 15
*** Darling, you'll be okay. ***


Il cellulare continuava a vibrare incessantemente e mi stava urtando il sistema nervoso, rischiavo quindi di massacrare il povero ragazzetto che era da più di un’ora in balia dei miei aghi.
“DEVIN!” gridai, incazzato e dopo qualche istante Devin apparì, spostando la tendina della saletta ed affacciandosi curioso.
“Ho sentito che hai spento la macchinetta quindi deduco tu abbia finito con la cliente, vieni qui, tira fuori il cellulare dalla mia fottuta tasca, rispondi e tienimelo un secondo all’orecchio prima che faccio una strage.” Dissi, tutto d’un fiato, senza staccare gli occhi dalla gamba del ragazzo che stavo tatuando.
Devin eseguì tutto ciò che gli avevo chiesto.
“Pronto ?” feci, serio.
“CHRIS, SONO JOSH!” urlò lui, dall’altra parte del telefono.
“Ok ma che cazzo ti urli ? Sono a lavoro, perché mi hai chiamato duemila volte ? E’ successo qualcosa ?” domandai.
“Sì, è successo qualcosa.”
“Porca puttana, cosa ?”
“Stai tatuando ?”
“Sì.”
“Ti manca molto ?”
“No, devo finire di ripassare il colore in un punto ed ho fatto, ma mi spieghi che cazzo succede ?”
“Allora fa così, finisci di tatuare e poi mi richiami. Ciao” ed attaccò.
Devin poggiò il cellulare sul mobile e poi rimase di fianco a me mentre finivo il tatuaggio.
Una volta finito  il tatuaggio salutai il ragazzo e, in fretta, richiamai Joshua.
“Dimmi tutto.” Dissi, appena rispose.
“Sabato prossimo apriamo il concerto a Mike e i ragazzi.”
Rimasi a bocca aperta e in silenzio.
“Wo, che succede ? Va tutto bene ?” mi domandò, preoccupato, Devin.
Senza dire nulla gli passai il telefono.
“Ehi, che gli hai detto che è rimasto sconvolto ?” Devin rimase in attesa della risposta di Joshua poi attaccò il telefono e cominciò ad urlare e correre per lo studio avvisando Ricky e Ryan della notizia che fu accolta anche da loro con gioia, grida e corse sfrenate nel negozio davanti a tutti i clienti che li guardavano, chi sorridendo e chi confuso.
Mi unii anche io al delirio non appena ebbi realizzato a pieno le parole di Joshua.
Dopo una decina di minuti ci calmammo e ricominciammo a lavorare ma nessuno di noi smise di sorridere neanche un secondo.
“Non vedo l’ora di finire di lavorare e fiondarmi a casa a provare fino a tardi!” mi disse, su di giri, Ricky, passandomi vicino.
Sorrisi ed annuii.






 

 

 

 

 

 

“Vado io, tranquilla.” Mi sussurrò Shan, facendomi tirare un sospiro di sollievo ed andando alla lavagna per farsi interrogare in matematica al mio posto, dato che non avevo studiato per quel giorno.
Improvvisamente il mio cellulare cominciò a vibrare nella mia tasca, lo tirai fuori tenendolo nascosto sotto il banco e lessi “Effie” sullo schermo.
Il mio sguardò balzò automaticamente al posto di Matt, vuoto anche quel giorno e l’ansia mi attanagliò lo stomaco.
Mi alzai e mi diressi verso la porta della classe.
“SIGNORINA, DOVE CREDE DI ANDARE ?” mi gridò il professore.
Mi voltai e pensai di avere una faccia distrutta da tutta l’ansia che stavo provando perché bastò sussurrare “Non mi sento bene..” e il professore mi lasciò uscire dall’aula, preoccupato.
Corsi a perdifiato fino al cortile e mi accesi una sigaretta nello stesso istante in cui risposi al telefono.
“EFFIE CHE SUCCEDE ?” gridai, appena lei rispose.
Ehi Lex, tutto bene ?”

“Sì ma è successo qualcosa ? Stai bene ? Jim e JC sono con te ? Dove sei ?”
“Lexi calmati, calmati. Sono a casa di Chris con Joshua, Jimmy e Johnny e sì, sto bene.”
“Oh bene, ok. Menomale.. Allora perché mi hai chiamata ? Sono a scuola.”
“Ti ho chiamata per dirti che oggi pomeriggio devi assolutamente venire qui a provare con i ragazzi perché Sabato prossimo aprirete il concerto ad una band, non so chi siano ma Joshua ha detto che sono parecchio conosciuti e che non mi dirà nulla di loro fino a Lunedì prossimo che vengono a stare qui perché è da qui che parte il loro tour, Sabato.”
Rimasi in silenzio a bocca aperta.
“Lex ? Ci sei ancora ?”

“SI, CI SONO E TRA POCO SONO DA VOI.” Gridai ed attaccai il cellulare.
Mi voltai, gettando a terra la sigaretta ed attaccai a correre, mi ricomposi una volta davanti la porta della classe poi rientrai fingendomi malata.
Mi diressi verso il mio banco, mi feci in fretta lo zaino, tirai fuori il libretto dei permessi, ne firmai uno per uscire da scuola giustificandomi con “Influenza”, mi misi in spalla lo zaino poi portai il foglietto al professore che lo guardò, guardò me poi firmò anche lui il permesso e mi disse “Mi raccomando signorina si rimetta e si faccia dare gli appunti della lezione di oggi.” Annuii ed uscii dalla classe.
Ero quasi arrivata al cancello quando mi sentii chiamare.
Mi voltai e vidi Zacky, con lo zaino in spalla, correre verso di me.
“AMORE, EHI ASPETTAMI!” mi gridò ed io mi fermai, sorridendo.
Zacky mi raggiunse, con il fiatone.
“Dove stai andando ?” mi domandò, quando ricominciammo a camminare.
“A casa mia a prendere il set della mia batteria e poi a casa di Chris!” dissi, su di giri.
“Cos- Allora lo vedi che avevo ragione ? Tu non stai male!” mi disse, ridendo e prendendomi la mano.
“E tu ?” dissi io.
“Ho finto di aver ricevuto una chiamata urgente da mia madre e sono sgattaiolato fuori con il permesso.” Mi disse, senza smettere di sorridere.
Scossi la testa poi lo baciai.
Continuammo a camminare finché non arrivammo davanti casa mia ed io infilai la chiave nella serratura.
“Ma i tuoi ?” mi domandò, preoccupato, Zacky.
“Sono a lavoro fino a stasera, quindi se mi domandano dov’è la batteria, gli dirò che sono venuta a prenderla il pomeriggio.” Risposi, entrando in casa.
Mi fiondai in fondo al corridoio, spalancai la porta della mia stanza ed iniziai a smontare la batteria e metterla nelle varie borse e zaini tutti rigorosamente rossi sangue, come anche la mia batteria.
Mi divisi le borse con Zacky, su sua richiesta insistente, poi insieme uscimmo di casa, richiusi la porta e ci incamminammo verso la fermata dell’autobus.
“Dovresti cominciare a contrattare con i tuoi per farti dare la macchina che c’è in garage, dato che è stupido il fatto che abbiamo entrambi la patente ma siamo costretti a muoverci o a piedi o in autobus.” Sbuffai, dopo essermi accesa una sigaretta non appena ci mettemmo seduti alla fermata dell’autobus.
Zacky mi imitò, sputò fuori un po’ di fumo poi prese a ridere mettendo fuori la lingua, come i bambini.
Era bellissimo.
“E’ stupido che ci muoviamo con i mezzi pur avendo la patente.” Disse poi.
Annuii “Molto stupido.”
“Provvederò, promesso.” Mi baciò e sorrise.
L’autobus arrivò, salimmo a fatica, carichi com’eravamo di borse e passammo dieci minuti in autobus a cantare ciò che passava nelle cuffiette dell’iPod di Zacky infine scendemmo e camminammo per l’ultimo metro di strada fino a ritrovarci davanti all’imponente cancello dell’enorme villa di Chris.
“Porca puttana..” sussurrò Zacky, fissando a  bocca aperta la casa.
“Eh già.” Dissi, ridendo e suonando il campanello.
“Chi è ?”  domandarono quasi subito.
“Testimoni di Geova.” Risposi, sentendo Zacky ridere sotto voce.
“Sono satanico, non mi serve nulla.” Risposero dall’altra parte.
Scoppiai a ridere.
“IDIOTA, SONO LEXI, APRI!” gridai, tra le risate.
Dopo qualche secondo il cancello scattò, lo spinsi un po’, lo superai, attesi che Zacky entrasse poi richiusi il cancello e mi diressi verso la porta, trovandoci Joshua appoggiato allo stipite.
“Ma sei scema ?” mi disse, sorridendo.
“MA SEI SCEMO TU A RISPONDERE COSì!” dissi, continuando a ridere.
Passai di fianco a Josh e gli diedi un pugnetto sulla spalla dicendo “Buongiorno.” E lui mi sorrise poi entrai in casa trovando Effie ancora in pigiama con i capelli tutti scompigliati e senza trucco che mi saltò addosso rischiando quasi di farmi cadere “STRONZA ATTENTA HO LA BATTERIA!” gridai.
“SH STA ZITTA” mi disse lei e dedussi che.. stava piangendo ?
La spinsi leggermente indietro per guardarla in faccia e confermai la mia supposizione, piangeva e rideva.
“Che caz-“ fece Zacky guardandola.
“SONO COSì FELICE PER JOSH E GLI ALTRI E PER TE LEXI ODDIO E’ BELLISSIMO!” mi gridò, quasi stordendomi.
Scoppiai a ridere e la abbracciai.
Raggiungemmo Jimmy e Johnny in cucina e cominciammo tutti a bere caffè, finito il caffè scendemmo nella saletta prove ed io iniziai a risistemarmi la batteria mentre gli altri chiacchieravano del più e del meno.
Ero su di giri e non vedevo l’ora, finalmente il mio sogno era ad un palmo dal mio naso.








Anche io e Brian alla fine decidemmo di uscire prima, subito dopo la mia interrogazione.
Quel giorno comunque non avremmo fatto nulla tutto il giorno ed eravamo rimasti solo noi in classe.
“Quindi, dove andiamo ?” mi chiese lui, una volta fuori dall’edificio, accendendosi una sigaretta.
“Lavori oggi ?” domandai continuando a camminare mentre Brian mi portava un braccio intorno alle spalle.
“No, sono di riposo.” Mi rispose.
“Allora direi di andare al negozio, dal messaggio di Lexi deduco che oggi sarò da sola quindi cerco di gestirmi un po’ tutti gli appuntamenti, magari ne sposto qualcuno prima.” Risposi, sovrappensiero.
Salimmo in macchina e in qualche minuto raggiungemmo il negozio, il mio amato negozio, quel maledetto negozio che io e Lexi avevamo tirato su con tanta, troppa fatica.
Sorrisi entrando, tirai su tutte le tende e sistemai le poche cose rimaste in disordine dal giorno prima poi mi misi seduta al bancone ed aprii l’agenda per vedere gli appuntamenti di quel giorno.
Brian si mise seduto sulla sedia di fianco a me.
Feci qualche giro di chiamate spostando alcuni appuntamenti poi mi stiracchiai un po’.
“Quando dirai ai ragazzi che stai seguendo tutti quei corsi ?” mi domandò improvvisamente Brian.
“Oh beh non credo possa interessargli.” Risposi, sorridendo.
Brian sbuffò.
Erano mesi che discutevamo dei corsi che stavo seguendo perché, sì, stavo seguendo dei corsi specifici per specializzarmi in tutti gli stili di tatuaggi esistenti perché un giorno puntavo proprio a quello, ad essere in grado di poter tatuare qualsiasi cosa a chiunque.
Volevo diventare una dei più grandi tatuatori di tutti i tempi.
E ci sarei riuscita, prima o poi.
Ma non ritenevo questo mio sogno all’altezza di quello degli altri, diventare grandi musicisti quindi preferivo tenerlo per me senza che gli altri si preoccupassero magari di aiutarmi con le spese per i vari corsi –perché sapevo che l’avrebbero fatto- dato che bastava già Brian.
Mi alzai e andai a sedermi sulle sue gambe.
“Devi smettere di sminuire ogni tuo lavoro così, amore.” Mi sussurrò lui, accarezzandomi una guancia.
“Facciamo così..” cominciai “Se domani riesco ad ottenere anche il terzo attestato dopo l’esame, annuncerò a tutti il mio obbiettivo.” Dissi, sorridendo.
Brian sorrise e mi guardò, prendendomi le mani “Davvero ?”
Annuii “Davvero, promesso.”
Mi abbracciò “GRANDE! I RAGAZZI ANDRANNO FUORI DI TESTA DALLA GIOIA.” Gridò poi.
Ridacchiai e lo baciai.
Qualcuno entrò nel negozio ed io mi alzai accogliendo la prima cliente della giornata.
La accompagnai al lettino dopo averle attaccato lo stencil e averle mostrato tutto il lavoro che avevo fatto, vedendola soddisfatta.
Stavo per iniziare a tatuare quando Brian mi chiamò.
“Vado a prendere qualcosa per pranzo e torno qui, ok ?” mi disse, sorridendo.
“Va bene amore, a dopo.” Risposi io.
Stavo tatuando la ragazza che era una mia cliente abituale.
Si chiamava Sally, una piccola ragazza magrolina, aveva sempre tagli strani di capelli, due enormi occhioni marroni, ascoltava la mia stessa musica ed era piena di tatuaggi, tutti fatti da me.
“Allora, Shan, come vanno i corsi ?” mi domandò mentre continuavo a tatuarla.
“Tutti benissimo, domani ho l’esame per prendere il terzo attestato, quello per i tatuaggi realistici, volti, corpi, robe simili.” Dissi, senza staccare gli occhi dalla sua pelle bianca.
“Graaaande, allora buona fortuna! E Lexi ?” mi domandò ancora.
“Lexi ha finalmente trovato una band, sono felicissima per lei. Sono tutti ragazzi d’oro.” Risposi, sorridendo.
“Tu, con Brian ?”
“Ehi, è un interrogatorio ?” scoppiai a ridere, seguita da lei “Comunque va tutto bene, benissimo. Io arrotondo i suoi angoli un po’ più taglienti e lui fa lo stesso con me, ci completiamo ed è fantastico così.” Risposi, sospirando, veramente felice.
“Finito!” aggiunsi, dopo due orette.
Sally si alzò, studiò il tatuaggio sul suo petto poi esplose in un enorme sorriso.
“E’ DANNATAMENTE PERFETTO, COME SEMPRE, GRAZIE DI TUTTO SHAN!” gridò, abbracciandomi.
Pagò e poi mi salutò, andando via e gridando un ”Buona fortuna per domani.”
Nello stesso istante in cui lei uscì dal negozio, Brian rientrò con il pranzo.
Ci spostammo  nello stanzino sul retro ed iniziammo a mangiare.
Ero determinatissima a portare a buon fine i miei sogni e ci sarei riuscita.
Studiai il volto rilassato di Brian e me ne convinsi ancora di più, decisamente sarei arrivata a ciò che puntavo.
















Si era fatta sera, avevo assistito tutto il pomeriggio alle prove dei ragazzi  ed ero estasiata.
Ora alcuni erano ancora nella saletta a provare mentre Chris e Ricky preparavano la cena.
Per festeggiare, quella sera eravamo tutti invitati a casa dei ragazzi.
Stavamo aspettando Brian e Shannon e dato che a cucinare ero negata, avevo apparecchiato e poi ero uscita in giardino, mi ero seduta sotto un lampione, su una panchina circondata –come ogni angolo di quel meraviglioso giardino- da rose nere.
Avevo le cuffiette nelle orecchie e una sigaretta tra le labbra.
Avevo bisogno di quel momento di tranquillità e solitudine, dovevo rimontare nel mio cervello tutti i pezzi che avevo lasciato crollare in quei giorni.
Sospirai e mi stupii nel ritrovarmi a cantare.
Ma non mi dispiaceva.
Ero completamente sola e la musica proveniente dalle cuffiette mi impediva di sentire la mia voce che tanto odiavo, quella voce che affascinava tutti, senza che io capissi come poteva accadere.
She sits up high surrounded by the sun, one million branches and she loves every one.
Sorrisi, ripensando all’enorme albero nel giardino di casa mia.
Il mio rifugio sicuro.
Con quei rami enormi e pieni di foglie, su cui passavo gran parte delle mie giornate, nascosta agli occhi di tutti, occupata a cantare ed immaginare una vita al di fuori dell’enorme recinto che circondava l’odiosa villa che mi teneva imprigionata.
Mom and dad, did you search for me ? I’ve been up here so long, i’m going crazy.
Che sciocca domanda mi fai fare, Vic.
E’ logico che non mi hanno cercata.
Non l’hanno mai fatto e mai lo faranno, non finché non avranno bisogno del mio visetto per fare una bella figura davanti a tutti quei ricconi che definiscono amici.
As the sun went down, we ended up on the ground. I heard the train shake the windows, you screamed over the sound.
Ricordai le urla, le urla disperate di mia madre che implorava quel bastardo di mio padre.
Lui che la picchiava, forte, fino a riempirla di lividi, costringendola a mascherarli poi tutti con chili e chili di trucco.
La picchiava perché io ero sbagliata e secondo lui, era colpa di mia madre.
Ero nata sbagliata, non ero perfetta e mia madre gridava, disperata e terrorizzata ed io dall’altro di quell’albero chiudevo gli occhi e piangevo.
Mi tappavo le orecchie con le mani e pregavo, pregavo perché lei scappasse dalle grinfie di quel mostro.
And as we own this night, I put your body to the test with mine. This love was out of control, three, two, one, where did it go ?
Questo amore fuori controllo, quello di mia madre per me.
Quello che le impediva di reagire e lasciare quel bastardo.
Quello che la costringeva a prendere pugni e calci e insulti solo per difendermi, senza però ammettere mai il suo amore per me.
Ed io ero troppo piccola, troppo piccola e stupida per capire quanto lei facesse davvero per me.
E dove ci portava quell’amore fuori controllo ? Da nessuna parte.
Io me ne stavo sul mio albero e lei era chiusa in bagno a curare le sue ferite.
Now don’t be crazy. Yes, of course you can stay here. Been in a touring band for going in ten years.
E quando il mostro usciva, lei mi raggiungeva.
Non aveva bisogno di cercarmi, sapeva di trovarmi su quell’albero.
E si sedeva, a fatica, sul ramo di fronte a me e mi guardava, piena di lividi.
Mi sorrideva e io glielo dicevo, le dicevo che sarei diventata famosa, avrei avuto una band e l’avrei portata via di li ma lei poi dava di matto, mi urlava contro che erano stupidi sogni irraggiungibili, che non ci sarei mai riuscita, non sarei mai stata abbastanza.
Poi mi guardava piangere, si portava una mano alla bocca, sconvolta, ed infine senza dire nulla scendeva dall’albero e spariva in casa e ora so per certo che si malediceva, dio quanto si malediceva per quelle parole dettate dalla paura.
“Big Deal”, she said, “I guess your official.” I only said it ‘cause i know what it’s like to feel burned down. It gets you down, we’ve all been there sometimes.
E le vidi, nei miei ricordi, quelle due matte.
Lexi e Shannon che mi raggiunsero, per mia sorpresa, su quell’albero.
Ero ormai parecchio grande ma il mio rifugio era sempre quello.
“siamo tutti un po’ nella stessa merda, e tutti ne usciremo” mi avevano detto, quel giorno e io allora non ci credevo, non credevo affatto ne sarei uscita.
E ora ?
Ora avrei potuto crederci ?
But tonight i’ll make you feel beautiful once again.
Gli occhi chiari ed il sorriso sincero di Joshua spinsero via tutti gli altri ricordi, le altre immagini, prendendo il possesso della mia testa.
Così come era entrato nella mia vita, con prepotenza.
Smontando tutte le mie convinzioni.
Distruggendo i muri con su scritto “NON ABBASTANZA” che mi si erano creati intorno.
And as the sun went down, we ended up on the ground. I heard the train shake the windows, you screamed over the sound. And as we own this night, I put your body to the test with mine. This love was out of control, three, two, one, where did it go ?
E in quel momento me lo chiesi.
Non me lo chiedevo da giorni, quasi un mese ma in quel momento lo feci.
Come stava mia madre ?
Era fuggita dalle grinfie di quel mostro ?
Stava ancora urlando ?
Veniva ancora a cercarmi tra i rami di quell’albero ?
O magari ora era proprio lei a nascondercisi al mio posto.
Avevo sbagliato a fuggire così ?
Sarei dovuta rimanere per lei ?
E se invece quel mio andare via l’avesse resa felice ?
Se avesse visto una via di fuga per me, in quel mio correre via da quella prigione ?
If i were you i’d put that away.
Guardai la mia sigaretta, sentendomi colpevole.
Guardai le mie braccia, sentendomi ancora più colpevole.
Cosa vuoi da me, Victor ? Lo so che mi sto distruggendo, ma è l’unico modo che ho per fuggire da me stessa.
E io DEVO fuggire da me stessa.
Devo fuggire davvero da me stessa ?
See you’re just wasted and thinkin’ about the past again. Darlin’ you’ll be okay.
Lo credi davvero ?
Starò bene ?
Sto sbagliando a guardare il mio passato e piangere, sentirmi sbagliata ?
Starò bene, Vic ?
Come posso credere alle tue parole ?
Non sai nemmeno chi sono, non sai che esisto, non sai la merda che ho affrontato e nemmeno quella che sto portando dentro però mi dici, con sicurezza innata, che starò bene.
Ed io ti credo, sai ?
Voglio crederti, piccolo messicano coraggioso.
And she said.. “If you were me you’d do the same, ‘cause I can’t take anymore, I’ll draw the shades and close the door, everything’s not alright and I would rather..”
E a quel punto le mie lacrime cominciarono ad uscire, libere e furiose, tremanti quasi.
Non riesco a non pensarci, Vic.
Puoi gridare quanto vuoi e credo alle tue parole, ci credo quando mi dici che starò bene ma quando ?
Quando smetteranno di sanguinare queste braccia ?
Quando smetterà di lacerarsi questo cuore ?
Sono terrorizzata e non riesco a fermarmi, non vedo luce infondo al tunnel.
Mi sfilai di colpo le cuffiette gettando a terra l’iPod, fregandomene se si sarebbe rotto.
Mi arrotolai su me stessa portandomi le mani davanti alla faccia iniziando a singhiozzare, divorata dai miei demoni.
E come una cascata, mi piombarono addosso tutte le immagini peggiori.
Gli schiaffi e gli urli di mio padre, le urla di Matt e la sua mano premuta sulla mia faccia, tutte quelle ragazze che mi avevano snobbata e sfottuta nel corso dei miei anni scolastici.
I tremori ricominciarono a scuotermi facendomi battere i denti dalla forza con cui mi colpivano.
Non vedevo più nulla perché gli occhi strabordavano di lacrime.
“EFFIE!” sentii gridare ed alzai a fatica la testa senza però riuscire a riconoscere la figura che, al buio, correva verso di me.
Qualcuno mi prese in braccio, mi strinse a se e cominciò a cullarmi implorandomi di respirare.
Avevo smesso di respirare ?
Come mio solito.
Riconobbi il suo profumo, quel profumo che ormai era quello che collegavo quando pensavo a casa mia.
“Jim..” sussurrai, tra i singhiozzi.
“Sì, tesoro, sono io. Calmati, cerca di respirare.” Mi sussurrava, disperato.
Mi strinsi a lui e ripresi a respirare, continuando però a piangere disperata.
“Sono sbagliata, Jim. Sono schifosamente sbagliata. Io non ce la faccio..” singhiozzai.
“Non sei sbagliata, nana. Non lo sei affatto, porca puttana. Non mi importa chi c’è stato prima, non mi importa la merda che ti hanno ficcato a forza in questa testolina, non mi importa nulla. Mi importi solo tu, nanetta, e tu non sei sbagliata, sei terribilmente perfetta. Rotta, acciaccata e piena di cicatrici, ma sei perfetta. Perfetta per me, per Joshua, per Lexi e Shannon e per tutti i ragazzi e noi te lo dimostreremo, cazzo se te lo dimostreremo. E ti svuoteremo da tutta quella merda per sostituirla con tanto di quell’amore da farti quasi vomitare.” Mi disse.
Colsi la disperazione nella sua voce, la paura ma anche la determinazione a la sincerità.
Alzai lo sguardo, ancora scossa dai tremori ed incrociai i suoi occhi dell’azzurro  più puro immaginabile che brillavano anche alla fioca luce di quello stupido lampione sopra di noi.
Dovevo credergli ?
Mi avrebbe salvato ?
Mi avrebbero svuotato dalla merda che avevo dentro ?
Lo avrebbero fatto e io lo sapevo.
Annuii, debolmente e mi rannicchiai di nuovo tra le braccia di Jimmy che riprese a cullarmi e accarezzarmi la testa, rilassandosi non appena sentì che i tremori lasciarono in pace le mie povere membra stanche.
Dopo mezz’oretta mi tirai su, aiutata da Jimmy che raccolse anche il mio iPod e rientrammo in casa subito dopo aver visto la macchina di Brian entrare nel giardino.
Varcammo la porta dopo Brian e Shannon e subito Lexi ci venne incontro.
“Ragazzi dov’eravate ? Vi stavamo aspettan.. Effie che hai ?” mi domandò, avendo sicuramente notato i miei occhi gonfi e rossi a causa delle lacrime.
In un attimo, gli occhi di tutti furono puntati su di me.
Sorrisi.
“Mi sono sfogata un po’, mi sono lasciata un po’ andare ma ora sto bene. Davvero.” Dissi.
Lexi guardò me poi Jimmy che le sorrise e allora si rilassò.
Mi abbracciò e in quel momento si avvicinò anche Shannon che si unì all’abbraccio.
Rimanemmo così per un paio di minuti poi salii in camera a mettermi qualcosa addosso, dato che avevo ancora la maglietta e i calzoncini che usavo come pigiama, prima della cena.
Mi stavo cambiando e legando i capelli quando mi soffermai sulla mia immagine riflessa allo specchio.
Andavo davvero bene così ?
Sorrisi e mi stupii nel trovarmi.. carina.
Sospirai, piena di felicità e mi diressi vero il piano di sotto dove gli altri mi aspettavano, pronti per cenare.










 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hola,
Sì so di aver aggiornato solo ieri ma non riuscivo a tenermi.
Il capitolo era a metà e sono stata colpita da un'ondata di ispirazione che mi aiutato a finirlo tutto entro stamattina e ho deciso di aggiornare subito, eheh.
Ci tengo particolarmente a questo capitolo per vari motivi.
Spero vi piaccia.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 16
*** Can't kill all of us. ***


Erano passati un po’ di giorni dal mio stupido crollo emotivo.
La sera della cena in casa Motionless avevo parlato a tutti del mio passato nero, di mio padre che picchiava me e mia madre che le prendeva cercando di difendermi, senza però mai ammettere nulla di fronte a me e di tutti i miei complessi.
I ragazzi erano rimasti in silenzio ad ascoltarmi mentre io stavo seduta sulle gambe di Joshua che mi stringeva una mano.
Mi ero sentita più libera e da quella sera il mio modo di vedere le cose era grandemente cambiato.
Avevo avuto tempo necessario per rimontare tutto ciò che era successo nella mia testa.
Ora non avevo una casa sola, ma ne avevo due.
Un giorno stavo da Chris e gli altri, quello dopo stavo da Jim.
Mi sentivo sempre meglio e cominciavo a vedere la fatidica luce in fondo al tunnel.
Ero andata a ritirarmi ufficialmente da scuola, a lavoro andava tutto bene e i ragazzi erano sempre tutti più gasati.
Shannon ci aveva rivelato il suo programma per il futuro ed eravamo stati felicissimi di vederla ricevere l’ennesimo attestato, ora gliene mancavano due e nessuno stile di tatuaggi l’avrebbe mai fermata; inoltre Shan e Lexi avevano deciso, di comune accordo e su proposta di Chris, di vendere il loro piccolo negozietto ed andare a lavorare nell’enorme negozio dei Motionless dove avevano più clienti e quindi più profitto ed ora lavoravano tutti insieme.
Le prove dei Motionless filavano lisce, come anche quelle degli Avenged.
Sì, i Sevenfold continuavano a provare.
L’unica toppa stava nel fatto che costringevano me a cantare al posto di Matt ma io non intendevo, in nessun modo, prendere il suo posto.
Mi ero messa in testa, quando fossi stata abbastanza in forze, di andare a cercare Matt per parlarci, capire che gli stava accadendo e fare in modo che tornasse dai suoi fratelli.
Avevo stretto un bel rapporto, per mia enorme sorpresa, con Valary.
Di certo non la invitavamo alle cene a casa nostra, ma se la incontravamo a qualche festa o in giro, non esitavamo a farla unire a noi, con gran piacere di tutti.
Ci eravamo dovuti ricredere del tutto sul suo conto.
E anche con il resto del mondo, l’atteggiamento di Valary era cambiato.
Ora non era più costretta a portare la sua maschera da stronza senza cuore.
Inoltre, da quel che mi aveva raccontato Lexi, Matt era tornato a scuola e, da quanto avevo saputo, Dan lo stava ospitando nel suo appartamento e ne ero felice.
Dan mi aveva raccontato che gli scatti d’ira di Matt stavano diminuendo e, nel momento opportuno, ne avrei approfittato per provare a risistemare tutto.
Era Venerdì e mancavano tre giorni all’arrivo della “famosa” band che Joshua continuava a tenermi nascosta, facendomi riempire il cervello di seghe mentali.
Ma questo non era tutto, il giorno prima, per mia sorpresa avevo ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto, mentre ero a pranzo alla pizzeria con Dan e Al.
Risposi.
“Pronto ?”
“Elizabeth ?”
“Mamma.. Come fai ad avere il mio numero ?”
“Ho i miei metodi. Senti piccola, mi sono informata e in giro dicono tutti che stai bene, che hai trovato delle meravigliose persone e che hai un posto in cui stare, inoltre hai trovato lavoro. E se fosse davvero così, ne sarei felicissima ma io vorrei, davvero lo vorrei con tutto il cuore, piccola, che venissi almeno a cena una sera a casa, in modo che tu possa confermarmi che le cose stiano davvero così. Se è vero che hai trovato lavoro e che hai un posto sicuro in cui stare, tuo padre ti lascerà andare.”
“M-mamma.. Davvero ? Io.. ho paura.”
“Allora facciamo così, so anche che sei fidanzata. Non importa com’è questo tipo, tatuato o meno, portalo a cena con te, così almeno sarai sicura che tuo padre non farà niente. Ti supplico, bambina mia..”
Rimasi sconvolta dalla voce supplichevole che aveva tenuto mia madre per tutta la conversazione così avevo accettato e ora ero in macchina con Joshua ed eravamo diretti alla terribile cena a casa dei miei.
Joshua aveva una giacca bianca, una camicia nera e dei pantaloni bianchi, era completamente struccato e non aveva neanche le lenti; io avevo un vestito rosso con lo scollo a cuore, a balze, che mi arrivava fino al ginocchio, delle scarpe nere con un tacco da capogiro e un coprispalle nero che mi copriva tutte le braccia, ero truccata leggerissima e avevo i capelli legati in uno chignon alto, con un ciuffo ribelle davanti al viso.
Scendemmo dalla macchina, entrambi tesissimi ed io suonai il campanello.
Il cancello dell’imponente villa si aprì, lentamente.
Feci un profondo respiro, presi per mano Joshua ed insieme ci incamminammo verso la porta che si spalancò.
Mia madre corse fuori, si fermò a metà del vialetto.
Non era cambiata di una virgola.
I suoi lunghi capelli, rossissimi, sciolti che le arrivavano fin sotto le spalle, un elegantissimo vestito nero che le fasciava tutte le forme perfette e tacchi da capogiro anche lei.
Feci qualche passo avanti e, per mia enorme sorpresa, mi ritrovai circondata in un abbraccio così caldo da farmi quasi star male.
“Ciao piccola mia” mi sussurrò, con la voce tremante.
Dopo un po’ sciolse l’abbraccio, mi portò le mani sulle guance e mi guardò un po’.
“Ti trovo benissimo e sei sempre meravigliosa.” Mi sussurrò, baciandomi poi la fronte.
Non smettevo di sorridere.
Scossi poi la testa e mi voltai verso Joshua, che stava dietro di me.
“Mamma, lui è Joshua.” Dissi.
Mia madre, raggiante, fece un passo verso di lui porgendogli la mano e dicendo “Amber White”.
Per mia enorme sorpresa Joshua fece un mezzo inchino, prese la mano di mia madre e le baciò, lievemente il dorso, rimettendosi poi dritto e dicendo “Joshua Balz”, sfoggiando il più bel sorriso di sempre.
“Che ragazzetto educato, bene bene. Entriamo ragazzi, avanti.” Disse mia madre, facendoci strada.
Entrammo in casa e davanti la porta trovammo i due maggiordomi  -e notai che non erano più gli stessi che c’erano il giorno che ero andata via, fatto strano dato che i precedenti erano con i miei genitori da quando ero piccola- che ci presero le giacche e le portarono nella cabina armadio.
Io e Josh ci sedemmo sul divano, attendendo mia madre che era andata a chiamare mio padre.
“Non sapevo di questi tuoi modi così.. nobili” sussurrai, sorridendo, a Josh.
“Non lo sapevo nemmeno io, Chris mi ha fatto lezione tutto il pomeriggio” disse lui, alzando le spalle e ridacchiando.
Gli strinsi la mano quando sentii i passi pesanti di mio padre scendere le scale.
Josh mi carezzò il dorso della mano con il pollice sussurrandomi “Calma, andrà tutto bene” ed io annuii.
Quando mio padre comparve all’entrata del salotto io e Josh ci alzammo in piedi, in sincrono ed io mi irrigidii, terribilmente.
Mio padre mi fissava ma non aveva il suo solito sguardo accusatore, sembrava quasi.. stupito ?
Giacca e cravatta, come suo solito, con i suoi capelli neri tutti perfettamente in ordine ed i suoi occhi color cioccolato sgranati verso di me.
“Elizabeth..” sussurrò, ed un brivido percorse la mia schiena.
Mi padre fece qualche passo verso di me e rimase a pochi centimetri di distanza, porgendomi la mano.
“Ti trovo bene..” sussurrò, sorridendo.
Strinsi la sua mano e quando stavo per rispondere, mi attirò a sé abbracciandomi.
Rimasi stupita.
Mio padre non mi aveva mai abbracciata.
Alle sue spalle, vidi mia madre asciugarsi una lacrima e capii.
Il mio andare via doveva aver risvegliato in loro qualcosa, non sapevo cosa.
Sciolto l’abbraccio Joshua si presentò e poi andammo tutti a tavola.
Raccontai ai miei genitori di Jimmy, Chris e i ragazzi, del mio nuovo lavoro e loro apparvero estasiati di sapere tante belle notizie.
Eravamo arrivati al dolce quando mia madre tossicchiò, si pulì le labbra con un tovagliolino e poi parlò.
“Volevamo assicurarci che tu stessi bene ed avessi un posto sicuro in cui stare perché noi.. ci trasferiamo.” Annunciò.
Guardai prima lei poi mio padre, confusa.
“Vi.. vi trasferite ?” domandai.
Mia madre annuì poi a parlare fu mio padre.
“Non siamo stati affatto degli ottimi genitori, abbiamo fatto schifo su ogni fronte e spero che tu per questo un giorno potrai perdonarci. Ci trasferiamo a Londra e non vogliamo trascinarti con noi. Abbiamo deciso di ricominciare, tua madre ha di nuovo trovato lavoro come sarta ed io sono riuscito a farmi spostare negli uffici della banca a Londra. Detto questo, volevamo essere sicuri tu stessi bene perché così potrai continuare la tua vita qui. Ogni volta che avrai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, anche soldi, o un posto in cui stare, alza il telefono e verrò a prenderti personalmente.” Detto ciò sospirò e prese la mia mano “Elizabeth, spero un giorno potrai perdonarmi per tutto il male che ho fatto a te e a tua madre.” Stavo per piangere ?
No, non avrei pianto.
Ero stanca di piangere.
Strinsi la sua mano e sorrisi.
“Io ti ho già perdonato. Vedere la pelle di mamma priva di lividi, vedervi così uniti e vedere che avete avuto il coraggio di lasciarmi libera beh.. Ve lo siete meritato il mio perdono. Ma voi perdonate me, se non sono mai stata la figlia che volevate.”
“ACCIDENTI, NO!” gridò mia madre, attirando la mia attenzione “Tu sei perfetta, perfetta per noi. Siamo noi che abbiamo sbagliato, ma tu sei perfetta, piccola mia. Dico davvero. I tuoi sogni, la tua grinta, il tuo coraggio sono tutto ciò che a noi è sempre mancato.” Concluse, sorridendo.
Sorrisi anche io.
“Grazie.” Sussurrai.
“Dunque, Joshua, posso fidarmi a lasciarti la mia bambina ? Ti prenderai cura di lei ?” domandò mia madre, poggiando una mano su una spalla di Joshua.
“Assolutamente sì, signora White. Mi prenderò cura di lei. E oltretutto non sarò solo, anche tutti gli altri si prenderanno cura di lei e sarete sempre i ben venuti in casa nostra se mai vorrete venire a trovarla ed assicurarvi che tutto fili liscio.” Rispose, sorridendo.
Mia madre si allargò in un enorme sorriso e ringraziò.
Finita la cena salimmo tutti insieme al piano di sopra ed entrammo in camera mia ed io cominciai a raccogliere nelle valigie tutto ciò che c’era di mio che mi sarei voluta portare via, quando la camera fu completamente vuota e le mie 6 valigie furono pronte, abbracciai fortissimo i miei ringraziandoli per tutto, asciugai le lacrime di mia madre, accolsi con piacere i baci di mio padre poi io e Josh caricammo i bagagli in macchina e partimmo.
“Wow..” sussurrai, a metà strada, accendendomi una sigaretta.
“Stupita ?” mi domandò lui.
“Da morire ma.. sono così felice. In fondo non sono neanche tanto anziani, possono benissimo rifarsi una vita e.. mi hanno appena lasciata libera.” Sussurrai, sull’orlo di una crisi di gioia.
Joshua mi prese la mano sorridendo.
Avevo diviso le valigie in modo da avere tutto ciò che mi serviva sia in casa Motionless che in casa Sullivan così prima passammo a casa di Jim e lasciai li le tre valigie, poi ripartimmo dopo aver preso un caffè con Jim e gli altri e avergli raccontato tutto e raggiungemmo casa Motionless dove passammo la serata tra birra e sigarette a raccontare tutto ciò che era successo.

 











Guardai l’orologio sul mobile che segnava le 16.30.
Alle 18.00 dovevo andare a lavoro e stavo sul dannato libro di filosofia dalle 14.30.
Il mio cervello era in procinto di esplodere malamente.
Sbuffai, poggiando la faccia sul tavolo e chiudendo il libro.
Era inutile continuare a rileggere quelle dannate tre pagine, il giorno dopo sarei andato interrogato e ci sarei andato molto alla “o la va o la spacca” e tanti cari saluti.
Mi alzai, raggiunsi l’angolo cottura del piccolo appartamento e accesi il fuoco sotto la macchinetta del caffè che avevo precedentemente preparato.
Oggi non sarei riuscito ad incontrarmi con Dan dato che doveva fare anche il pomeriggio al negozio, segno che o Brian o Effie sarebbero mancati.
Chissà come mai.
Stavo per versare il caffè nella tazzina quando qualcuno bussò alla porta.
Poggiai di nuovo la caffettiera sul fornello e mi avvicinai alla porta.
“Chi è ?” gridai.
“Matt ? Sono Effie!”
Rimasi in piedi, fermo, come paralizzato dietro la porta.
Cosa cazzo ci faceva lì ?
Cosa voleva ?
Mi prese il panico.
“UN SECONDO” gridai, istericamente e mi fiondai in camera per infilarmi un paio di jeans e una maglietta dato che avevo il vizio di girare per casa in boxer.
Poi feci un profondo respiro ed aprii la porta.
Effie, con i capelli sciolti, gli occhi sempre ricoperti di trucco e –per mia sorpresa- la mia enorme felpa a coprirla fino alla ginocchia, sorrideva nervosamente.
Feci un passo indietro “Prego” dissi ed Effie ringraziò entrando nell’appartamento.
Chiusi la porta e le feci strada in cucina in un pesantissimo silenzio.
Versai il caffè in due tazzine, sicuro che non lo avrebbe rifiutato.
Lei ringraziò e si mise seduta a tavola, ed io la imitai.
“Ho disturbato ?” domandò poi.
“Oh, no tranquilla. Avevo appena finito di studiare filosofia” risposi, sorseggiando il mio caffè.
Dopo qualche istante di silenzio imbarazzante mi decisi a parlare.
“Perché sei qui ?” le domandai.
“Per mille motivi, Matt e voglio dirteli tutti. Ho avuto molto tempo per pensarci e finalmente sono qui, quindi non intendo tenermi dentro nessuna delle cose che ho intenzione di dirti.” Rispose lei, diventato improvvisamente seria.
Annuii “Ti ascolto” dissi.
“Prima di tutto, parliamo di noi.” Fece un profondo respiro “E’ ora di chiudere tutto il capitolo precedente e ricominciare da zero. Io sono innamorata, follemente, di Joshua e non intendo fare alcun passo indietro ma so anche, ne sono certa, che tu sei  innamorato di Valary anche se sbagli a dimostrarlo. Quindi io direi di azzerare tutti gli errori che ci sono stati prima e ripartire da zero.” Mi disse.
Annuii “Va bene” le porsi la mano “Matthew Charles Sanders, ma puoi chiamarmi Matt.” Conclusi.
Lei sorrise e strinse fortissimo la mia mano “Elizabeth White ma DEVI chiamarmi Effie” disse, senza smettere di sorridere.
Sciolsi la stretta di mano e tornai serio, come anche lei.
“Parlami degli scatti di rabbia.” Mi disse, con fermezza.
Deglutii.
“Sono iniziati.. quando avevo 13 anni e sono andati peggiorando ma ora con l’aiuto della madre di Dan, che è una psicologa, ci sto lavorando e ora riesco a controllarmi di più.” Conclusi.
Effie sorrise “Fantastico, sono felicissima. Ora passiamo alla parte pratica.” Concluse ed io la guardai, confuso e lei riprese a parlare “Prima di tutto, voglio che tu parli con Jim e gli altri. Hanno bisogno di te, non solo come cantante, ma anche come fratello. Hanno bisogno del vero Matt e ora che sono certa che il vero Matt c’è ancora, voglio che tu torni da loro.”
La guardai, nel panico “E se loro non volessero ?”
“Ti fidi di me ? Non aspettano altro.” Concluse sorridendo ed io annuii.
“Quando avremo risolto con Jim, Lexi, Shan e gli altri, passeremo a Valary.” Disse poi, alzandosi ed avvicinandosi al davanzale della finestra, spalancando quest’ultima ed accendendosi una sigaretta.
Mi avvicinai a lei.
“Non credo Valary voglia avere più nulla a che fare con me.” Dissi, sconfortato.
Effie mi poggiò una mano su una spalla, accarezzandomi e sorridendo, poi disse “Ti stupirai di vedere quanto è cambiata Valary.” E sentii un tocco di dolcezza nella sua voce che mi stupì.
Continuammo a parlare per un’oretta poi lei andò via, dicendomi che mi aspettava la sera, dopo il lavoro, a casa di Jim per parlare con gli altri ed io accettai.
Andai a lavoro e rimasi sovrappensiero tutto il giorno, quando staccai, in macchina, le mani mi sudavano dal nervoso.
Raggiunsi casa di Jimmy nel pieno del panico, suonai il campanello e attesi.
La porta si aprì mostrando la piccola figura di Effie che, sorridente, mi abbracciò senza pensarci troppo.
Rimasi stupito da una tale accoglienza ma dopo qualche secondo ricambiai l’abbraccio.
Entrammo in casa e raggiungemmo la cucina dove trovai Jimmy a capotavola con JC in braccio, Brian di fianco a Shannon e di fronte a loro Zacky di fianco a Lexi, presi posto all’altro capo del tavolo salutando tutti con un cenno della mano ed Effie si mise di fianco a me, alla sua destra Brian che non aveva alzato gli occhi dal tavolo nemmeno per salutarmi.
“Siamo qui per ascoltarti.” Disse Jimmy.
Presi un profondo respiro.
“Allora” cominciai, fissando il tavolo “Io voglio scusarmi con tutti voi, le mie scuse ad Effie sono arrivate e ora è il turno di scusarmi con tutti voi. So che ai vostri occhi sono apparso come un mostro ed avete tutte le ragioni di non credere a ciò che ora vi dirò, ma lo dirò lo stesso: Punto primo, sono innamorato perso di Valary e con lei ho sbagliato tutto. Ma questo è un discorso che affronterò con lei. Riguardo tutti voi, non ho molto da dire, mi sono comportato da coglione ma posso spiegare. Soffro, come sapete, di attacchi di rabbia, rabbia repressa che sfocia poi in quei miei terribili attacchi di violenza ma mi sto facendo curare. La situazione è caduta a picco quando mia sorella si è trasferita ed i miei nervi sono saltati di brutto perché, come sapete tutti, non si può vivere in casa mia senza mia sorella. La madre di Dan, che fa la psicologa, mi sta aiutando a risolvere tutti i miei problemi. Ci sto lavorando, per il resto, posso solo chiedere perdono.” Detto ciò alzai lo sguardo e trovai gli occhi di tutti puntati contro di me.
“Chi mi assicura che sei di nuovo il Matt di prima ?” domandò Brian.
“Nessuno, devi solo fidarti.” Risposi, di getto.
Ci fu un pesantissimo silenzio poi Lexi si alzò, si avvicinò a me e rimase in piedi al mio fianco.
Stavo per parlare ma lei mi diede uno schiaffo in pieno volto che mi costrinse a girare il viso dall’altro lato.
Tornai a guardarla e la trovai con gli occhi pieni di lacrime così mi alzai e lei si buttò tra le mie braccia e la strinsi nel mio abbraccio.
“MALEDETTO BASTARDO, HO TEMUTO DI PERDERTI, CHE FRATELLO DEL CAZZO, VAFFANCULO MATT, VAFFANCULO!” gridava, piangendo.
“Scusami. Non me ne andrò più.” Le sussurrai, stringendola a me.
Mi voltai, sempre con Lexi tra le braccia e trovai tutti in piedi che sorridevano, solo Effie era rimasta seduta ma sorrideva anche lei.
Quando Lex si calmò abbracciai, uno ad uno, tutti gli altri.
Mentre abbracciavo Brian mi disse “Sei mio fratello e mi ha infranto il cuore vederti comportare così, fa un’altra stronzata del genere e io ti giuro che ti ammazzo.”
Sorrisi “Non accadrà più.”
“Bene, ora corri dalla tua donna, aspetta solo te.” Mi disse, sciogliendo l’abbraccio e dandomi una pacca sulla spalla.
Confuso, mi voltai verso Effie che se ne stava sulla porta della cucina.
“Andiamo, Valary ci aspetta.” Mi disse ed io non obbiettai, la seguii fuori casa e salimmo in macchina.
Arrivammo in fretta a casa Di Benedetto ed io seguii, in silenzio, Effie fino alla porta di casa.
Lei bussò e rimanemmo in attesa.
Michelle aprì la porta e, con voce scocciata e un’espressione schifata in volto, gridò “VALARY, C’E’ QUELLA SFIGATA DI CLASSE TUA”, sentii ribollire il sangue ma notai la calma impassibile di Effie così decisi di rimanere in silenzio.
Michelle sparì all’interno dell’abitazione lasciando il posto a Valary che spalancò la porta e, senza accorgersi di me, strinse Effie in un caldissimo abbraccio.
Valary non era come me la ricordavo, era assurdo.
Aveva dei jeans stretti, una maglia dei pantera e tutti i capelli sciolti e lasciati alla rinfusa.
Niente a che vedere con come ero abituato a trovarla di solito.
“Val, c’è qualcuno per te.” Sussurrò Effie, facendosi da parte.
Valary alzò lo sguardo e rimase come pietrificata, portandosi una mano davanti alla bocca.
Effie le prese la mano come a rassicurarla e lei si rilassò, ma di pochissimo.
Poi fece un passo avanti ed Effie rimase appoggiata al muro, accendendosi una sigaretta.
“Perché sei qui ?” mi chiese Valary, con voce tremante.
“Sono qui per chiederti di perdonarmi per tutto ciò che ho fatto. Sono stato orribile, con te e gli altri ma con te.. beh, ho fatto veramente schifo.” Dissi, facendo un passo verso di lei.
Valary abbassò gli occhi e sospirò, sconfortata.
“Val, ti prego, guardami.” Dissi, disperato ed attesi che lei alzasse la testa e mi guardasse “Sono qui, sto cambiando. Sto lavorando su me stesso per essere migliore ma non posso, davvero non posso essere migliore se non ho te al mio fianco. Ti amo con tutto me stesso e non c’è altra donna all’infuori di te che vorrei, ti prego, dammi un’altra possibilità. Giuro che non la butterò all’aria.” Conclusi, con voce tremante.
Valary mi guardò, scrutò nei miei occhi.
Sembrò come se mi stesse guardando dentro, la sentii come infilarsi sotto la mia pelle e studiare ogni minima parte di me.
Poi, finalmente, la vidi sorridere.
“Me lo prometti ?” sussurrò.
“Te lo prometto.” E detto ciò, Valary si buttò tra le mie braccia ed io la strinsi fortissimo iniziando a baciarla.
Quando entrambi ci fummo calmati, entrammo in casa, attraversammo il salotto ed uscimmo nel giardino sul retro, sedendoci tutti e tre su una panchina.
Le ragazze mi raccontarono di tutto ciò che era successo in quei giorni in cui mi ero allontanato, mi avevano raccontato della grande amicizia che stava nascendo tra loro due e di come Effie era riuscita a buttare giù tutti i pregiudizi dei ragazzi su Val e fare in modo che cominciassero ad apprezzarla.
In più mi avevano detto che Valary aveva cominciato ad apprezzare tremendamente tutta la musica che piaceva a noi, questo con l’aiuto anche di Lexi e Shannon e di come Valary aveva deciso di “cambiare look”, mi avevano raccontato di come si era allontanata dal gruppo di stronzette formato da sua sorella e le altre due oche e di come si era sentita libera nel potersi mostrare al mondo esattamente per ciò che è.
Valary era in braccio a me, con il viso nell’incavo del mio collo ed Effie era seduta di fianco a noi.
“Beh.. posso solo.. ringraziarti, davvero, Effie. Senza te non so come avremmo fatto.” Sussurrai, sorridendo.
“Nah, non serve. Godetevi il vostro amore.” Detto ciò si alzò, imitata da Val che la abbracciò, poi Effie abbracciò anche me ed infine se ne andò augurandoci buonanotte.
“Resti qui, stanotte ?” mi domandò Val.
“Resto quanto vuoi.” Risposi.
E la baciai, godendo di tutto l’amore che riusciva a darmi, quell’amore che avevo bramato per tanto, senza mai riuscire a raggiungerlo davvero, a causa mia.




















Ero in salotto con Devin e Ryan a guardare la tv mentre aspettavamo che Effie tornasse dalla sua “missione speciale” per riportare Matt in famiglia.
Aveva insistito perché la lasciassi andare da sola ed io l’avevo accontentata ma ora ero li a morire d’ansia a tal punto che quando il campanello di casa suonò, balzai in piedi e raggiunsi la porta in un secondo, tirai su il citofono e me lo portai all’orecchio chiedendo, istericamente, “CHI E’ ?” ma la voce che mi rispose non era affatto quella di Effie.
“Se indovini, ti regalo una confezione di tacos.” Disse la voce.
Aprii il cancello, ridendo e rimasi in attesa davanti la porta aperta.
Non avevo detto nulla ad Effie di chi sarebbe arrivato perché sapevo che era una band che lei aveva molto a cuore, una band che ascoltava fin troppo e per la quale avrebbe dato di matto.
I quattro scesero dall’auto carichi di valigie ma il primo ad arrivarmi addosso fu Vic, gridando “JOSHUA CAZZO QUANTO TEMPO, CIAOOOOO!” ed io lo abbracciai, ridendo.
Gli altri si avvicinarono e poggiarono a terra le valigie, salutandomi per poi seguirmi all’interno della casa e salutare Devin e Ryan.
“Chris e Ricky ?” domandò Jaime.
“Sono al piano di sopra a prepararvi la stanza.” Rispose, sorridendo, Ryan.
“Allora saliamo!” dissi io, e tutti insieme salimmo raggiungendo la stanza che Chris e Ricky stavano preparando per i Pierce The Veil, che era poi la stanza di Ryan e Devin che vi avrebbero rinunciato ed avrebbero dormito con me ed Effie.
“RAGAZZI!” gridò Ricky, fiondandosi contro i quattro appena arrivati e facendosi stringere in un enorme abbraccio.
Quando i quattro si furono sistemati scendemmo in salotto a mangiare la pizza che Ryan aveva riscaldato –o meglio bruciato- al forno.
“Allora, questa famosa ragazza ?” domandò Mike, dopo aver ingoiato il pezzo di pizza.
“La stiamo aspettando, non sapeva che sareste arrivati oggi. Sapeva che sareste arrivati tra tre giorni.” Risposi, sorridendo.
“Ma esattamente perché non le hai detto nulla ?” domandò Jaime.
“Questa ragazza è una nostra grande fan.” Rispose, al mio posto, Mike, orgoglioso.
“FIGO! Quindi sentiremo urli e pianti e robe isteriche di questo genere ?” domandò, saltellante, Jaime, ricevendo uno scappellotto dietro la testa da Tony.
“Che ho detto ?” fece Jaime.
“Smettila, poverina. Le faremo prendere un colpo!” disse Tony, sbuffando.
Tutti scoppiammo a ridere.
“Vi renderete subito conto del perché è così legata a voi.” Disse improvvisamente serio, Chris.
Tutti lo guardammo, noi seri e i Pierce The Veil incuriositi.
Vic stava per parlare ma il campanello di casa suonò di nuovo.
“DEVE ESSERE LEI!” gridò Ricky, nel panico e tutti ridemmo della sua faccia nervosa.
“Okay, preparatevi!” disse Devin, spingendo Jaime davanti la porta.
I quattro si misero in piedi, in riga, davanti la porta, ridendo.
Risposi al citofono e riconobbi la voce di Effie, così aprii il cancello e lasciai la porta chiusa, tirandomi indietro ed affiancando Chris e gli altri.
Mike, ridendo, si fece qualche passo avanti.
Quando Effie bussò, Mike aprì la porta dicendo “Buonasera!”, senza smettere di sorridere.
Vidi Effie sbiancare completamente poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
Sussurrò “Porca puttana.”, sconvolta e richiuse di botto la porta.
Mike si voltò verso di me, ridendo.
“Ma che caz-“ sussurrò Jaime.
“MINIMO LE E’ PRESO UN INFARTO, ODDIO, ANDATE A VEDERE!” gridò, preoccupato, Tony.
“GUAI A VOI SE APRITE QUESTA FOTTUTA PORTA SENZA IL MIO PERMESSO!” gridò Effie da fuori, facendo ridacchiare tutti.
“JOSHUA.” Gridò ed io trattenni a stento una risata.
“SI ?” dissi.
“SONO REALI ?”
“TERRIBILMENTE”
“E TU LO SAPEVI ?”
“SI”
“TI ODIO”
“NON E’ VERO”
“NO, INFATTI, MA OK. OK. APRI.”
Ridacchiando feci cenno a Mike di aprire la porta e lui lo fece.
Effie rimase davanti a lui, fissandolo in tutta la sua altezza poi improvvisamente si buttò addosso a lui gridando e abbracciandolo.
Mike, senza smettere di sorridere, la abbracciò.
Dopo dieci minuti Effie corse da Tony e lo abbracciò, fece lo stesso con Jaime e con Vic.
Poi si avvicinò a me e mi abbracciò, tremando.
Quando ci fummo calmati passammo tutti in salotto dove Effie si mise seduta tra Mike e Vic ed iniziò a raccontare, con fin troppa tranquillità, tutta la sua vita.
Raccontò loro quanto la loro musica la avesse aiutata in quegli anni e i sorrisi orgogliosi dei ragazzi erano imperdibili.
Quando finì di parlare, i ragazzi si alzarono e la strinsero in un enorme abbraccio di gruppo.
Dopo l’abbraccio Effie si illuminò, tirò fuori il cellulare dalla tasca e digitò un numero, rimase in attesa poi urlò.
“SHAN, A CASA MOTIONLESS IL PRIMA POSSIBILE, CI SONO I FOTTUTI PIERCE THE VEIL” sentimmo Shannon gridare dall’altra parte del telefono e scoppiammo tutti a ridere, poi Effie bloccò il telefono e lo rimise in tasca senza smettere di sorridere.
Poi si alzò e venne a mettersi in braccio a me.
“Come mai ci hai parlato della tua vita così tranquillamente ? Alla fine neanche ci conosci..” sussurrò, curioso, Jaime.
“Vero, ma voi conoscete me.” Disse lei, sistemandosi meglio sulle mie gambe.
“Come ?” fece ancora Jaime.
“Dalle vostre canzoni io so che mi conoscete, non di persona ma sapete che ci sono. Sapete che nel mondo esistono persone come me, distrutte ed abbattute che hanno solo bisogno di essere tirate su e se voi foste brutte persone di cui non ci si può fidare, sono certa che non scrivereste canzoni simile.” Rispose, tranquilla.
Vic e Tony si illuminarono in un meraviglioso sorriso, Jaime annuì dicendo “Beccati.” E Mike sorrise, accendendosi poi una sigaretta.
Il campanello suonò ed io mi alzai, aprii il cancello, attesi qualche secondo poi aprii la porta sorridente, trovandoci dietro Shan e Lex visibilmente nervose.
“S-sono davvero qui ?” mi domandò Lexi, mentre entrambe entravano.
Annuii, senza smettere di sorridere ed indicai il salotto.
Shan e Lexi si guardarono per qualche secondo poi corsero verso il salotto da cui sentii poi provenire le loro grida di totale gioia.
Chiusi la porta senza smettere di sorridere e tornai lì dove trovai Lexi in braccio a Jaime che rideva senza freni e Shannon che cercava disperatamente di stringere in un abbraccio Vic, Tony e Mike in contemporanea.
Affiancai Joshua che stava in piedi vicino al divano tutto sorridente.
Quando tutti ci fummo calmati e dopo aver fatto quasi un centinaio di foto con i Pierce the Veil, le ragazze annunciarono che sarebbero tornate a casa prima che i genitori finissero nel panico dato che erano uscite tutte e due di casa in gran fretta, lasciando tutti in pensiero.
“Domani qui alle cinque e un quarto per le prove, Lex.” Disse Joshua mentre accompagnavamo le ragazze al cancello e Lex annuì, felicissima.
Rimanemmo davanti al cancello mentre le due salivano in macchina ma proprio quando stavano per chiudere gli sportelli, Mike sbucò fuori dalla porta gridando “RAGAZZE, EHI ASPETTATE!” e raggiungendoci.
Le due si affacciarono ai finestrini e Mike si poggiò dal lato di Shannon.
“Shannon, devo chiederti un favore!” disse.
“Dimmi tutto.” Rispose, sorridendo e incuriosita, Shan.
“Guarda questo” e detto ciò le diede un foglio “E dimmi che ne pensi, vorrei tatuarlo ma sulla gola non trovo nessuno in grado di tatuarmi e ho saputo che sei specializzata in quasi tutti i tipi di tatuaggi.” Concluse.
Shan studiò il foglio e disse “Sì, si può fare. Vieni a lavoro con Chris e gli altri domani e ci mettiamo a lavoro.”
Detto ciò Mike sorrise veramente felice poi raggiunse me e Josh, salutammo le ragazze che partirono e poi rientrammo tutti in casa.
Rimanemmo un’oretta in salotto poi, piano piano, risalimmo tutti e ce ne andammo a letto.
In camera con me e Josh c’erano Devin e Ryan e passammo così un’altra ora a ridere delle stupidaggini di Devin, prima di riuscire a prendere sonno.





















Mi giravo e rigiravo nel letto senza pace.
Sbuffai, sonoramente.
“Ehi..” farfugliò Ricky, assonnato, accarezzandomi una guancia “Che succede ?”
“Incubi di merda. Mi sono svegliato e non ho più sonno.” Sospirai.
“Posso fare qualcosa ?” domandò, strusciandosi una mano sugli occhi e tirandosi su di poco, il tanto che bastava per guardarmi in faccia.
Sorrisi nel buio e gli accarezzai una guancia.
“No piccolo, torna pure a dormire. Vado a bere un bicchiere d’acqua e poi torno.” Risposi, baciandolo ed alzandomi.
Uscii silenziosamente e scesi le scale.
Mi piaceva muovermi al buio.
Non faticavo molto a vedere e mi sentivo.. quasi al sicuro, nel buio.
Nascosto da occhi indiscreti.
E poi il silenzio della notte mi piaceva da morire.
C’era una pace pazzesca.
Entrai in cucina ed accesi la luce, per poi sobbalzare, spaventato.
Mike se ne stava seduto a tavola, con una sigaretta tra le dita e una birra poggiata sul tavolo, si voltò a guardarmi, stupito.
“Ehi” dissi, avvicinandomi al lavandino ed aprendo l’acqua, per prendere poi un bicchiere.
“Ehi Chris, scusa se ti ho spaventato.” Mi disse, sorridendo.
Misi l’acqua nel bicchiere, chiusi il lavandino e mi voltai a guardarlo.
“Nessun problema, che cazzo facevi al buio da solo ?” domandai, poi bevvi tutto d’un sorso il mio bicchiere d’acqua.
“Niente è che non riesco a dormire, ho tutti gli orari sballati da quando giriamo il mondo senza una cazzo di sosta e ho dormito per tutte le 13 ore di volo, ora non ho più sonno. E tu ? Che fai sveglio ?” mi domandò, bevendo un sorso della sua birra.
Presi posto di fianco a lui.
“Incubi, come sempre.” Sospirai.
“Sigaretta ?” disse, porgendomi il pacchetto.
“No grazie, sto facendo di tutto per smettere.” Risposi, sorridendo.
“Grandioso. Dovrei provare anche io.” Disse ed entrambi scoppiammo a ridere, sapendo che era impossibile che Mike smettesse di fumare.
Presi a giocare col bordo del bicchiere.
“Ehi, c’è qualcosa che non va ?” mi domandò.
Annuii.
Io e Mike eravamo amici da un sacco di anni, come anche tutti noi Motionless con i Pierce The Veil e Mike mi conosceva bene.
Lui aveva quel suo strano modo di imparare a conoscere le persone in pochissimo tempo e sapeva ogni cosa di ognuno di noi.
“In realtà sì..” sussurrai.
“Vuoi parlarne ?” mi chiese.
Annuii “Mi farà sicuramente bene sfogarmi un po’.”
Mike si voltò completamente verso di me, spense la sigaretta finita nel posacenere e prese a fissarmi.
“Sai..” cominciai “Sono spaventato da questa situazione che è venuta a crearsi. Intendo Effie, Shannon, Lexi e gli altri ragazzi. Tu ci conosci, sai che noi ragazzi siamo abituati a stare tra di noi, siamo abituati ad essere scansati praticamente da tutti e finora ci andava bene così. Ma ora.. ora è come.. Come se anche io riuscissi a sentirmi parte di questa grande famiglia formata da Effie, Jimmy e tutti gli altri..”
“E.. cosa ti spaventa ?” mi domandò lui.
“Mi spaventa l’idea che potrebbero presto stancarsi di noi, infrangere i cuori di Ricky e gli altri e.. io non potrei mai perdonarlo.” Ammisi, tristemente.
“Chris, ascoltami. Non accadrà, ok ? Non posso assicurarti nulla, è vero, perché non vivo nelle loro teste ma io potrei quasi mettere la mano sul fuoco per la certezza che ho che questo non accadrà. Almeno non con Effie e le ragazze. Gli altri devo conoscerli ancora, ma da come tu ed Effie me ne avete parlato, sono quasi certo anche di loro.” Mi disse.
“E io cosa devo fare, Mike ? Sono nel panico. Ho così paura che possa andare tutto male.” Dissi, passandomi, sconfortato, una mano in faccia.
“Devi solo avere fiducia.” Mi disse, sorridendo.
“Io ? Fiducia ? Io non so neanche più cosa sia la fiducia.” Dissi.
“Eppure ti stai fidando di me, ora.” Ammise lui.
Rimasi a fissarlo.
“Effettivamente..” sussurrai, ridacchiando.
“Chris, credimi, fidati di loro. Lasciali provare. Hai lasciato provare anche me, mio fratello e Tony e Jaime e non mi sembra sia andata male, o sbaglio ?” domandò, poggiandomi una mano su una spalla.
“Vero. ..Va bene. Li lascerò provare.” E detto ciò sorrisi.
Mike mi abbracciò ed io lo strinsi.
Dopo un po’ si alzò dicendo “provo ad andare a dormire o domani non riesco ad alzarmi per venire a lavoro con voi.”
“D’accordo, risalgo anche io tra poco.”
“Sei come un fratello per me, tu come anche Ricky e gli altri e non lascerò che nessuno infranga i vostri cuori. Ma non posso neanche lasciare che affoghiate nel vostro buio da soli, non quando ci sono delle persone valide che tendono le loro mani, insieme a me, per tirarvi su.” Disse, fermo sulla porta, sorridendo.

Sorrisi anche io sussurrando “Grazie.”
Mike fece un cenno con la mano poi si avviò verso le scale, sparendo alla mia vista.
Mi voltai verso la finestra e mi misi ad osservare il cielo completamente nero, coperto da terribili nuvoloni neri.
Il tipico cielo che piaceva a me.
Improvvisamente, davanti ai miei occhi, cominciarono a passare tante immagini.
La prima fu quella delle braccia di Effie, piene di cicatrici.
L’avrei aiutata a guarire.
Poi ci fu l’immagine di Shannon che si impegnava, con tutta se stessa, nell’arte dei tatuaggi.
L’avrei aiutata a raggiungere la cima.
Poi ecco Lexi, furiosa e raggiante dietro la sua batteria.
L’avrei tenuta per mano in tutto il percorso che ci aspettava in quel mondo tortuoso e pericoloso che era il mondo della musica.
Poi ci furono Jim e gli altri, Matt e Val compresi.
Sorrisi.
Non sapevo bene come mi sarei potuto rendere utile con loro, ma qualsiasi cosa, l’avrei fatta.
Perché erano una famiglia distrutta ma coraggiosa, proprio come ero io con i ragazzi.
Ed eccoli, i ragazzi.
Ricky, con quelle sue labbra sottili e il corpo fino come un grissino; Joshua con quel suo sorriso da scemo e la voglia di arrivare in alto; Devin con quel suo modo di fare così da idiota che nascondeva fin troppa dolcezza e premura nei confronti di chi gli stava a cuore e Ryan, con quel suo continuo preoccuparsi di tutti, dimenticandosi sempre del resto del mondo.
Ed insieme a loro, c’ero io.
E c’erano i nostri demoni.
Quei demoni da cui correvamo via, tenendoci tutti per mano.
Quei demoni che ci volevano morti, quelli che avevano sempre provato ribrezzo per noi, che ci avevano sempre etichettati come “non abbastanza”, etichettati come quelli che non sarebbero mai arrivati da nessuna parte, quei demoni che pensavano che ci saremmo fermati ma che non sapevano che noi eravamo li per rimanere, eravamo li uniti, per combattere ed insieme nessuno ci avrebbe mai fermati.
Improvvisamente, fui colpito da un lampo di genio.
Presi un foglio ed una penna e cominciai a scrivere.
Mi accorsi di aver passato tutta la notte sveglio a scrivere quando Ricky sbucò in cucina dicendo “Crì.. sei stato qui tutta la notte ?” avvicinandosi.
Guardai fuori dalla finestra, notando stupido il sole.
Poi tornai a guardare Ricky, sorridendo.
“Vieni qui!” gli dissi, su di giri e lui si avvicinò.
Gli passai il voglio e gli chiesi di leggere, ad alta voce.
Ricky si schiarì la voce poi iniziò a leggere mentre io lo guardavo, estasiato.
I am an enemy of everything, my life is not for sale, my heart is in this fight forever, what can you take from me ?
When there’s not a single fucking day I haven’t fought to stay alive ?
We’re finding hope in the hopeless, I am still their voice that gets stuck in your head.
I am me and I have come to fucking scare you to death because that’s what you deserve you disgusting piece of shit.
I know the only words that you have for me are give up and get out.
You'd like to think that we've been beaten but we're here to stay , forever and always.
Every single day not giving up, living up all my dreams so go ahead and look like I’m inferior.
Condescension, suffering, callousness and loathing are the badges I have earned for my cause and I am finding hope within hatred, a reason to persist, to push past everything.
We are here and we have come to scare you to death because that’s what you deserve you fucking fake ass hypocrites.
I know the only words that you have for me are give up and get out, you'd like to think that we've been beaten but we're here to stay, forever and always.
So loud , we are the ones that you pushed away for drowning your voice out.
You’d like to think we've been defeated, but we’re here to stay, forever and always
Ricky si fermò per qualche secondo poi alzò gli occhi, lucidi, dal foglio e li puntò su di me, sorridendo.
“Continua, ti prego.” Sussurrai.
Ricky annuì, si schiarì di nuovo la voce e riprese.
We've been through everything and we all have our scars.
We may be broken but you can’t kill all of us!
Think before you fucking speak.
I am no villain, think before you fucking speak.
People fear what they don’t understand and so now beauty has become the fucking beast.
Maybe you didn't hear me ? I said go fuck yourself!
I know the only words that you have for me are give up and get out, you’d like to think that we've been beaten but we’re here to stay, forever and always.
So Loud, we are the ones that you pushed away for drowning your voice out.
You’d like to think we've been defeated, but we’re here to stay, forever and always.

Ricky poggiò il foglio sul tavolo e prese a fissarmi, ormai in lacrime.
“Chris.. è.. E’ MERAVIGLIOSA!” gridò, alzandosi e buttandosi tra le mie braccia.
“Chris.. cazzo, sì. E’ .. perfetta.” Annunciò Joshua, entrando in cucina seguito da Effie.
Entrambi mi guardavano estasiati.
“Eravate qui ?” domandai, accarezzando la testa di Ricky che, tra le mie braccia, piangeva.
“Sì” disse Josh, facendo un passo verso di me “Siamo arrivati appena Ricky ha iniziato a leggere e siamo rimasti ad ascoltare.. spero non ti dispiaccia.” Concluse.
“Perché dovrebbe ? Questa canzone è anche per voi. E’ per tutti voi, per noi. La mia famiglia.” Risposi, sorridendo.
Ricky si strinse ancora di più a me e anche Josh ed Effie si unirono all’abbraccio.
Avevo la fronte poggiata a quella di Josh quando lui parlò.
“Come la chiamiamo ?” domandò.
“Non so.. è stata scritta in una notte di demoni.. i miei.. quelli che infestano i miei incubi.. non saprei..” sussurrai, confuso.
“Devil’s night.” Annunciò, singhiozzando, Ricky.
“E’ perfetto.” Dissi, tirandogli su leggermente il viso e baciandolo.
“Non vedo l’ora che si sveglino gli altri, dobbiamo scrivere la musica e provarla, dobbiamo assolutamente portarla al concerto dei Pierce The Veil!” gridò, su di giri, Joshua quando tutti ci fummo seduti a tavola mentre Effie preparava il caffè.
Guardai tutti e tre e sorrisi.
La mia famiglia.. era perfetta.
Ed era il premio più bello per tutto ciò che io e gli altri avevamo dovuto affrontare fino a quel punto.
Ora non eravamo più soli ed avremmo superato tutto.
Quel giorno scrivemmo la musica e provammo incessantemente Devil’s night, finché non ci venne perfetta.
Salendo al piano di sopra per andare a farmi una doccia, sentii, dalla camera di Joshua, un ronzio familiare.
Aprii la porta e trovai Shannon che tatuava qualcosa sulla schiena di Effie.
“Che fate ?” domandai, curioso.
Shannon, senza fermarsi, mi disse “Vieni qui.”
Obbedii.
Raggiunsi Shannon ed Effie e mi avvicinai.
Ciò che vidi mi stupì.
Sulla schiena di Effie ora c’era un enorme nastro arrotolato intorno ad un cuore che sembrava fatto di vetro, pieno di crepe da cui sgorgava sangue e sul nastro c’era, chiara ed inconfondibile la scritta “WE MAY BE BROKEN BUT YOU CAN’T KILL ALL OF US.”
Mi portai una mano davanti la bocca e, per mi infinita sorpresa, una lacrima bollente scivolò lungo il mio viso.
Effie si abbassò la maglietta si girò, stupita.
“C-Chris oddio.. piangi ?” mi domandò, avvicinandosi.
Ma prima che potesse dire altro, la tirai a me e la strinsi in un abbraccio fortissimo, stando attento a non toccare la sua schiena.
Io, il grande Chris, quello freddo che manteneva la calma in ogni situazione, piangevo stringendo convulsamente tra le mie braccia una piccola ragazza tutta ossa.
“Perché piangi ?” mi sussurrò lei, con la faccia schiacciata sul mio petto.
“Perché ti stai facendo questo tatuaggio ?” le domandai, tra le lacrime.
“Perché deve essere il nostro motto. E’ la canzone scritta da te e dedicata all’unica vera famiglia che io abbia mai avuto ed io ci tengo da morire. Perché è così, finché siamo tutti insieme, nessuno potrà ucciderci o abbatterci.” Disse.
La strinsi ancora di più.
“Grazie.” Sussurrai “Grazie per avermi ricordato com’è avere una famiglia, grazie per avermi insegnato che anche un cuore spaccato può riprendere a battere.” Detto ciò la sentii singhiozzare e le baciai la fronte.
La mia famiglia era sempre più bella.
Rimasi in stanza con Effie e Shannon ad assistere al tatuaggio, quando ebbero finito le abbracciai entrambe poi me ne tornai in bagno, con l’intento di farmi la doccia, canticchiando Devil’s Night.



























Ed eccomi di nuovo qui, belli miei aw
Spero tanto che il capitolo sia piaciuto.
Grazie mille alla mia Diggio per avermi aiutata a ritrovare l'ispirazione persa.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 17
*** Concerti, idee strane e partenze improvvise. ***


Aprii, lentamente, gli occhi.
Mi voltai di poco senza svegliare Joshua che dormiva beato al mio fianco e guardai l’orologio sul mobile.
Segnava le otto di Domenica mattina.
Sbuffai silenziosamente.
Sgusciai fuori dall’abbraccio di Joshua e scesi dal letto, scavalcai a fatica il materassino su cui dormivano abbracciati Ryan e Devin, afferrai le sigarette per terra ed uscii, sbadigliando, dalla stanza.
Scesi le scale senza badare a nulla, sbadigliando sonoramente.
Raggiunsi la cucina e mi stupii nel trovare Vic, pimpante, tutto vestito, pulito e sistemato a lavare i piatti.
Si voltò a guardarmi appena entrai nella stanza.
“Ehi, buongiorno!” mi disse, sorridendo.
“Ehilà” farfugliai, stropicciandomi gli occhi.
“C’è il caffè caldo li sul tavolo, l’ho appena fatto” mi disse, senza smettere di sorridere e tornando a lavare i piatti.
“Grazie” sussurrai e mi misi a tavola, versando il caffè nella tazzina poi ci buttai un cucchiaino di zucchero e presi a girare, fissando un punto indefinito del tavolo.
“Come mai già sveglia ?” domandò Vic sempre di spalle.
“Incubi” sussurrai, sbadigliai, bevvi un sorso di caffè poi mi concentrai su Vic mentre mi accendevo una sigaretta “E tu ? Come fai ad essere così pimpante ? Ieri siamo stati in giro fino alle quattro ed eravamo tutti ubriachi marci.” Conclusi.
Vic chiuse il rubinetto, si asciugò le mani e poi venne a sedersi di fianco a me.
“Infatti eravate tutti ubriachi marci e chi pensi vi abbia riportati a casa sani e salvi ?” mi domandò.
“Oh.. Oh, oddio Vic mi dispiace!” dissi, arrossendo.
“Tranquilla, sono abituato.” Disse facendo spallucce.
Stavo per ribattere ma qualcuno entrò nella stanza.
Mike, con addosso solo i boxer, i capelli tutti arruffati, le occhiaie scure fino alle guance e una sigaretta accesa tra le labbra, fece la sua entrata in cucina.
“CAZZO MIKE SEMBRI UN BARBONE!” gridai, scoppiando a ridere, seguita da Vic.
Mike prese posto vicino a me, mandandomi a quel paese e quando si fu versato il caffè mi guardò e disse “Credi di stare meglio di me ?”
Smisi di ridere, mi alzai ed andai a specchiarmi nel riflesso della finestra.
Avevo i capelli tutti arruffati, la mia maglietta-pigiama fino alle ginocchia e il trucco colato che si spargeva per quasi tutta la faccia.
Scoppiai a ridere e ripresi posto vicino a Mike.
Verso le dieci in cucina c’erano ormai tutti i Motionless e tutti i Pierce The Veil, tutti in condizioni pietose, tranne Ryan che ci aveva raggiunti tutto pimpante e carico, come se non avesse bevuto l’ira di dio, ore prima.
Decisi di salire a farmi una doccia mentre tutti cercavano di riprendersi dal post-sbornia, finita la doccia asciugai al volo i capelli, li legai in una coda alta poi mi legai addosso un asciugamano per coprirmi e corsi in camera.
Stavo aprendo un cassetto quando il mio zainetto nero cadde a terra, lo stavo raccogliendo ma notai la macchinetta fotografica di Lexi, doveva averla lasciata in borsa la sera prima.
Mi misi seduta, a gambe incrociate, sul materassino di Devin e Ryan ed accesi la macchinetta.
Stavo scorrendo le foto di quella sera e ridevo da sola poi però davanti ai miei occhi apparvero le foto del giorno al Luna Park con Shan, Lexi e i ragazzi.
Sorrisi malinconicamente ed iniziai a guardarle.
Erano le foto fatte nel ristorante, dopo il giro sulle montagne russe.
Jimmy che versava la birra addosso a Brian con una faccia furiosa e di fianco a Jim c’eravamo io, Matt e JC che ridevamo senza freni.
Poi ancora, una foto di Shan e Brì che si baciavano e vicino a loro Vee con una smorfia da scemo.
Poi una foto di me al centro mentre Shan e Lexi fingevano di aver i baffi, usando i miei capelli.
Una foto di me rannicchiata in braccio a Jimmy che mi faceva il solletico, con Johnny che lo tirava per un lembo della maglietta.
L’ultima foto mi fece sorridere più delle altre.
C’ero io, con una mano a mezz’aria ed un fazzoletto in mano, e fissavo Matt con uno sguardo perso nel nulla mentre lui, con le guance completamente rosse, mi fissava sorridendo timidamente.
Mi ricordavo quel momento, Matt si era sporcato con del ketchup, io gli avevo pulito la bocca e poi eravamo rimasti a fissarci come idioti e Lexi ci aveva scattato quella foto.
Presa dai ricordi spensi la macchinetta, mi alzai di scatto ed infilai le mani nello zainetto, sicura di trovarci ciò che cercavo.
Presi la fotografia e mi rimisi seduta sul materassino, prendendo a fissarla.
In prima fila, Matt e Jimmy con le braccia in aria che ridevano, io ero al centro con gli occhi chiusi e la bocca sgranata –probabilmente era il momento in cui stavo gridando insulti a Jimmy-, dietro di noi Lexi, Shannon e Brian con le braccia alzate che si tenevano le mani e ridevano e dietro di loro Johnny con le braccia alzate e gli occhi chiusi e Zacky, aggrappato alle imbracature, con una faccia terrorizzata, gli occhi serrati e la bocca spalancata.
Sorrisi come una scema.
Quel giorno ci eravamo divertiti da morire.
Avevo bisogno di un’altra giornata così.
L’avrei proposto assolutamente a tutti gli altri.
Ci saremmo divertiti da morire, ne ero certa.
Fissavo la foto senza però vederla, dato che ero completamente persa ad immaginare come sarebbe stata un’altra giornata al Luna Park, magari stavolta anche con Val, con tutti i Motionless, tutti i Pierce the Veil e gli Of Mice & Men.
Improvvisamente la porta si spalancò ed io mi voltai di scatto.
“Ehi Ef- Ops.” Disse Joshua, portandosi una mano dietro la testa ed arrossendo.
“Ehi, tutto bene ?” domandai, vedendolo ancora rosso.
“Sì è che.. ehm.. disturbo ?” mi domandò.
“No, perché ?” chiesi, ancora confusa.
“Beh..” disse lui, facendo un gesto con la testa verso di me.
Abbassai lo sguardo e mi accorsi di avere addosso ancora solo l’asciugamano.
Ridacchiai nervosamente sussurrando un “Ops” e mi alzai, diretta verso l’armadio.
L’avevo quasi raggiunto quando sentii la porta chiudersi, non a chiave.
Mi voltai e Joshua, con le guance ancora rosse, camminava verso di me, sorridendo dolcemente.
Mi poggiò le mani sui fianchi e mi baciò, dolcemente e, sempre dolcemente, mi spinse lentamente verso l’armadio fino a farmici poggiare la schiena contro.
Poi intensificò il bacio.
Ero estasiata.
Era come essere in un altro mondo.
La lingua di Joshua si muoveva, frenetica, nella mia bocca, toccando ogni angolo.
Continuavamo a baciarci, famelici e ci fermavano raramente e solo per la frazione di un secondo, quando avevamo bisogno d’aria per poi riprendere a baciarci.
Le mani di Joshua rimanevano ferme sui miei fianchi e lo sentivo rimanere rigido, come avesse paura.
Improvvisamente prese a scendere fino a poggiare le labbra sulla mia gola e prese a baciarla.
Una cascata di brividi gelati prese a schiantarsi sulla mia schiena.
Joshua portò velocemente le sue mani sul bordo superiore dell’asciugamano che avevo legato addosso poi si bloccò improvvisamente, tirò su la testa e mi guardò, preoccupato.
Forse temeva di star correndo troppo, forse temeva di aver sbagliato qualcosa, non lo sapevo e non mi importava.
L’adrenalina aveva preso il controllo del mio corpo e del mio cervello e volevo sentirlo più vicino, sempre di più.
Sorrisi e Josh sorrise in risposta e slegò l’asciugamano, lasciandolo cadere a terra, poi mi portò una mano dietro la testa, una dietro la schiena e riprese a baciarmi, cominciando a muoversi e trascinandomi fino al letto che ogni notte condividevamo, lasciandomici cadere sopra.
Si sfilò al volo la maglietta e rimase in boxer, poi si avvicinò a me ed iniziò a baciarmi.
Dalla bocca, la gola, il petto.
Il mio cuore accelerò terribilmente.
La mia schifosa mente mi stava tradendo di nuovo.
Il mio corpo era brutto, non aveva forme sexy e la pelle era piena di cicatrici.
Non gli sarebbe mai potuto piacere veramente.
Eppure Joshua baciava ogni lembo della mia belle con una passione così chiara da essere quasi calda, bollente.
E ogni suo bacio lasciava un alone caldo sulla mia pelle, come delle scottature.
Fece improvvisamente aderire il suo corpo al mio, facendomi sentire la sua chiarissima erezione e facendomi trasalire.
Joshua riprese a baciarmi sempre più famelicamente.
Stava per sfilarsi i boxer quando improvvisamente la porta si aprì di scatto.
“OH PORC-“ sentii dire.
Joshua si tirò su di scatto, si voltò ed imprecò.
Poi si alzò di scatto e mi coprì con un lenzuolo fin sopra il petto, lenzuolo che io strinsi al petto.
Poggiai i gomiti sul materasso e mi tirai su, vidi Devin in piedi sulla porta che rideva come un matto.
“Ho interrotto qualcosa ?” domandò, ridacchiando.
“TI AMMAZZO!” gridò Joshua e prese a correre, così Devin scappò via, ridendo e gridando “ERO VENUTO A CHIAMARTI PER FARE LE PROVE, NON SAPEVO STESSI FACENDO DELLE PROVE TUTTE TUE CON EFFIE!”
Ridacchiai.
Mi passai una mano in faccia poi mi alzai, chiusi al volo la porta e mi vestii, senza smettere di sorridere.
Quando fui pronta, scesi al piano di sotto e raggiunsi gli altri che stavano in salotto e mi guardavano ridacchiando.
“Il primo che dice qualcosa, lo ammazzo!” dissi, cercando di trattenere una risatina.
“Beh, nel frattempo il tuo ragazzo è in giardino che ammazza il suo bassista.” Disse, ridendo,  Jaime mentre io prendevo posto sul divano tra Ricky e Chris.
Chris guardava la TV con un sorriso da perfetto idiota in faccia mentre Ricky mi guardava, rosso in faccia e sorrideva nervosamente.
Sbuffai.
“POSSIAMO SMETTERE DI PENSARE AI MIEI RAPPORTI PRIVATI CON JOSHUA ?” gridai, accendendomi una sigaretta e facendo ridere tutti.
Dopo un po’ Devin e Joshua rientrarono.
Joshua si mise seduto sul divano ed io mi misi in braccio a lui, poggiando il viso nell’incavo del suo collo.
“Vado a fare il caffè per tutti, poi appena arriva Lexi scendiamo a provare, ok ?” Disse Ryan, alzandosi dal divano ed andando in cucina.
“Ragazzi” cominciai, tirandomi su “Che ne dite di andare al Luna Park ?” domandai poi.
“ODDIO SI MERAVIGLIOSA IDEA!” esultò Ricky, battendo le mani.
“FIGO!” gridò Ryan dalla cucina.
“Sì ma non sarebbe meglio aspettare una giornata libera degli Of Mice & Men in modo che potremo andare tutti insieme ?” domandò improvvisamente Joshua.
Ci riflettei per qualche istante.
“Oh.. sì, forse è meglio. Voi verrete ?” domandai, voltandomi verso Vic.
“Assolutamente sì! Tanto il tour vero e proprio lo cominciamo tra un po’ e abbiamo il prossimo mese libero, quello di Sabato è solo uno spettacolo particolare e se non ricordo male Austin e i ragazzi finisco il tour tra una settimana.” Disse Vic, pensieroso.
“Conosci Austin e i ragazzi ?” domandai.
“Oh sì, siamo grandi amici. Sono ragazzi meravigliosi!” rispose lui, sorridendo.
Sorrisi anche io.
Ryan portò il caffè a tutti e finimmo di bere, Lexi ci raggiunse così entrammo tutti nella saletta delle prove e prendemmo posto in attesa che i ragazzi cominciassero a suonare.











Erano passati un po’ di giorni.
A dire la realtà, avevo perso il conto.
Avevamo passato gli ultimi giorni tra lavoro e sala prove, sala prove e lavoro.
Ormai neanche mangiavamo più in cucina, ma in sala prove.
Andavamo solo in camera per dormire la notte.
Il resto del tempo lo passavamo in sala prove.
Ma ora eravamo arrivati.
Ero in macchina, Joshua alla guida ed Effie al suo fiano, io stavo seduto dal lato del finestrino con Chris al centro e Devin di fianco a lui, con Ryan in braccio.
Avevo la fronte appoggiata al finestrino e fissavo l’asfalto che correva sotto le ruote della macchina.
Sbuffai.
Chris mi poggiò una mano su una spalla e mi sorrise, cercando di farmi rilassare ma in realtà anche lui era tesissimo.
Eravamo diretti al locale in cui avremmo fatto il nostro primo concerto serio.
Era un locale decisamente grande e quella sera ci sarebbero state, tra il pubblico, più di 700 persone.
Troppe, per me.
Non sapevo se avrei retto o se la tensione mi avrebbe schiacciato.
Però quello era il mio sogno quindi, sicuramente, ce l’avrei messa tutta.
Raggiungemmo, dopo un’ora, il locale, in rigoroso silenzio, tutti troppo tesi per poter spiccicare parola.
Scendemmo dall’auto ed iniziammo a tirare fuori tutti gli strumenti poi rimanemmo nel parcheggio ad attendere che Lexi tirasse giù la batteria dalla macchina di Zacky.
I due si avvicinarono, Zacky sembrava più nervoso di Lexi.
Sorrisi mentre mi accendevo la terza sigaretta della serata.
“Allora, ora che si fa ?” domandò Effie.
“Dobbiamo aspettare che Mike ci porti i pass per entrare.” Rispose, frettoloso, Josh, impegnato a mangiarsi le unghie.
Dopo cinque minuti Mike ci raggiunse, ci infilammo tutti al collo i pass, prendemmo gli strumenti e ci incamminammo.
Entrammo in una porta tutta rossa, percorremmo un lungo corridoio stretto e Mike ci portò in un enorme stanzino che sulla porta aveva un cartello con scritto “Motionless in White”, quello fu il primo colpo al mio cuore.
Il mio cervello iniziava, lentamente, a rendersi conto che non stavo vivendo un sogno.
Eravamo cinque ore in anticipo, esattamente come ci era stato chiesto dai Pierce The Veil.
Eravamo tutti nello stanzino a guardarci intorno, sconvolti per l’enorme lusso, quando un uomo con la scritta “STAFF” e il nome del locale sulla maglia, entrò nella stanza.
“Scusate, dovete andare a fare il soundcheck.” Ci disse.
Chris annuì, ci guardammo tutti, afferrammo gli strumenti e tremanti raggiungemmo il palco mentre Effie e Zacky ci salutarono augurandoci buona fortuna per poi uscire dicendo “Raggiungiamo gli altri in fila.” E sparire.
Quando Ef e Vee aprirono la porta principale per uscire, accompagnati da un bodyguard, da fuori un enorme boato raggiunse le nostre orecchie.
Mi paralizzai fissando la porta che si apriva e richiudeva a velocità sovraumana.
“Porca puttana..” sussurrò Devin.
“PORCA PUTTANA!” ripeté, gridando, Lexi.
Joshua era l’unico che non si era fermato e che continuava a sistemare la sua postazione.
“A-avete sentito ?” domandò, titubante, Ryan.
“Sono.. troppi.” Sussurrai, ancora sconvolto.
“Ragazzi, calmatevi.” Cominciò Chris “Ricordate, questo è il nostro fottuto sogno, siamo qui per questo, per le grida, per la musica.”
Lo guardai, ancora stordito.
Poi ragionai e sorrisi.
Aveva ragione.
Era il nostro sogno, tra quelle 700 persone potevano esserci dei nostri futuri fan quindi non dovevo avere paura.
Sorrisi ancora una volta a Chris poi ricominciai ad accordare le mie chitarre.
Dopo aver sistemato gli strumenti ed aver scelto le postazioni, attaccammo, sulla parete dietro la batteria di Lexi, l’enorme striscione con la scritta “MOTIONLESS IN WHITE” che Effie e Shannon avevano preparato per l’occasione poi ci ritirammo nel camerino lasciando che i Pierce The Veil facessero il soundcheck.
Ci stavamo truccando tutti, io avevo finito di truccarmi la faccia e, come mio solito, mi stavo riempiendo le braccia di nero ed avevo quasi finito quando notai Lexi seduta sul divanetto con una birra in mano, tutta intenta a fissare Chris che si truccava.
Finii in fretta di pitturarmi le braccia, presi i miei trucchi e mi misi a cavalcioni sulle ginocchia di Lexi che sobbalzò.
“Ricky cosa cazzo..” domandò, confusa.
“Zitta, ferma e guardami.” Dissi.
Poi iniziai a truccarla pesantemente, ispirandomi al trucco del nostro ex-batterista, nonché mio ex-migliore amico, Brandon.
E me ne sarei fregato se si sarebbe offeso.
Appena finii di truccare Lexi, il tipo dello staff rientrò in camerino gridando “TRA QUINDICI MINUTI, IN SCENA” e il panico mi assalì.
Mi alzai di scatto e corsi verso Chris che mi abbracciò.
“Non  posso farcela.” Gli sussurrai, nel panico, mentre ci incamminavamo verso il palco.
“Calmati, certo che puoi farcela, tu sei nato per questo, come lo siamo tutti noi. Abbiamo lavorato duramente per arrivare fin qui e andrà tutto bene.” Mi disse ed io annuii, non proprio convinto.
Eravamo in piedi dietro la tendina che ci divideva dal palco e le urla disumane che arrivavano mi stavano mandando in paranoia.
Devin saltellava sul posto a ritmo con Joshua, Lexi picchiettava con le bacchette sulla schiena di Chris che nel frattempo chiudeva gli occhi e faceva profondi respiri, Ryan teneva la testa poggiata al muro ed io me ne stavo in piedi, dietro a tutti a fissare il nulla nel pieno del panico.
“TRE MINUTI!” gridò qualcuno.
Chris ci chiamò e tutti e sei ci stringemmo in un abbraccio di gruppo, stile squadra di Hockey.
“Allora ragazzi” iniziò Chris “Forza e coraggio. Ci siamo. E’ il nostro momento. Ce lo meritiamo. CHI SIAMO NOI ?” gridò poi.
“I MOTIONLESS IN WHITE!” gridammo tutti in coro.
“SPACCHEREMO IL CULO A TUTTI!” gridò Lexi.
“IN SCENA!” gridò il tecnico e la prima a partire fu Lexi seguita in ordine da Joshua, Devin, Ryan e me.
Chris fu l’ultimo a salire sul palco.
Cercando di non guardare il mare di gente di fronte a me, imbracciai la chitarra e feci partire le prime note di Devil’s Night che avevamo scelto come prima canzone di quella serata.
“PER QUELLI DI VOI QUI IN MEZZO CHE NON LO SANNO, NOI SIAMO I MOTIONLESS IN WHITE E STASERA SIAMO QUI PER CORONARE IL NOSTRO SOGNO E PER FAR SAPERE A TUTTI VOI CHE NON SIETE SOLI!” gridò Chris col microfono stretto tra le mani, un enorme boato superò il volume della musica che stavamo suonando a l’adrenalina iniziò a salire.
Chris cominciò a cantare.
Dopo qualche minuto trovai il coraggio di alzare gli occhi dalla mia chitarra e la scena di fronte a me mi lasciò spiazzato.
L’enorme locale era strapieno di gente, persone in ogni angolo, un mare di persone che saltavano a ritmo con la musica che noi stessi stavamo suonando.
Suonammo 10 delle nostre canzoni poi ci fermammo per un istante in attesa del “gran finale” e Chris, mentre noi altri bevevamo o sistemavamo gli strumenti, afferrò il microfono e gridò: “UN ENORME GRAZIE AI NOSTRI AMATI PIERCE THE VEIL PER L’OCCASIONE CHE CI HANNO DATO!” un enorme boato, poi continuò “E UN GRAZIE A TUTTI VOI PER IL CALORE CHE CI AVETE TRASMESSO QUESTA SERA!” un altro boato, poi ancora “LA PROSSIMA CANZONE E’ SCRITTA PER TUTTI QUELLI CHE, COME ME, SI SONO SENTITI O SI SENTONO NON ABBASTANZA O SBAGLIATI, E’ PER TUTTI QUELLI CHE DALLA SOCIETA’ VENGONO DEFINITI “ERRORI”, LA PROSSIMA CANZONE SI CHIAMA IMMACULATE MISCONCEPTION ED E’ PER OGNUNO DI VOI!” iniziai a suonare, più gasato che mai.
Eravamo a metà canzone quando li vidi, schiacciati al centro della calca, c’erano Effie, Shannon, Val, Jim e i ragazzi che saltavano e gridavano a pieni polmoni.
Mi avvicinai a Joshua e gli dissi “L’hai vista ?”
E lui mi rispose “Non le ho staccato gli occhi di dosso per un attimo.”
Sorrisi poi tornai a concentrarmi sulla chitarra.
A fine concerto, puntai Effie e le lanciai un plettro e infine me ne andai di corsa nel backstage.
Assistemmo, da dietro la tendina, a tutto il concerto dei Pierce The Veil.
Quando anche loro finirono, dopo una ventina di minuti, Effie, Shan, Val e i ragazzi ci raggiunsero facendoci i complimenti.
“Hai preso il mio plettro ?” domandai ad Effie, mentre lei mi abbracciava.
“Sì, ma l’ho dato ad una ragazza.” Disse, staccandosi.
La guardai, interrogativo.
“Appena ho afferrato il plettro e voi siete andati via, lei ha gridato ‘OMMIODDIO HA PRESO IL PLETTRO DEL CHITARRISTA, ODDIO CHE CULOOO!’ e io l’ho guardata e le ho detto ‘Li ascolti ?’ e lei ‘No, ma dopo questo concerto magico, dovrò farlo per forza.’ Allora sorridendo le ho dato il plettro e le ho detto ‘Spero tu diventi una loro grande fan perché loro meritano di avere grandi fan e tu, sicuramente, troverai tanta forza nella loro musica’ e niente.” Mi disse, senza smettere di sorridere.
La abbracciai e la strinsi fortissimo, sussurrandole poi “Rimarrai comunque tu, la nostra più grande fan.” Poi sciolsi l’abbraccio ed Effie corse ad abbracciare Lexi mentre io mi accoccolai tra le braccia di Chris.
Rimanemmo mezz’ora ad aspettare che i Pierce The Veil finissero di salutare il pubblico e ci raggiungessero poi ce ne andammo a cena in un ristorante.









“Siete stati tutti grandiosi!” dissi, esaltato, mentre ci mettevamo tutti seduti all’enorme tavolo del ristorante.
Era quasi l’una di notte ma grazie al manager dei Pierce The Veil eravamo riusciti comunque ad avere un tavolo in quel ristorante per cenare.
“Scusate, esco a rispondere al cellulare” disse frettolosamente Vic, alzandosi da tavola ed uscendo dal locale.
“No, ragazzi, davvero, siete stati tutti meravigliosi!” gridò Shannon.
“LA MIA LEXI, L’AVETE VISTA ? NO IO NON SO CHE DIRE, E’ BRAVISSIMA E BELLISSIMA!” cominciò a gridare Zacky, abbracciando e baciando Lexi.
“La serata migliore di tutte” aggiunse Effie, sorridendo.
Ordinammo la prima portata poi cominciammo a parlare del più e del meno.
Ero seduto vicino a Lexi e le stavo chiedendo che sensazioni avesse provato, quando stava per rispondere Vic ci raggiunse.
“Ehi, ragazzi, era Austin! Mi ha chiamato per chiedermi come fosse andato il concerto e per avvisarmi che da domani sono liberi dato che il tour è finito, gli ho detto di venire qui, va bene ?” domandò, riprendendo posto a tavola.
“Certo, li ospito io” dissi, sorridendo.
“Jim, sono sempre tutti a casa tua, ma.. i tuoi genitori ?” domandò improvvisamente Jaime.
Calò un pesantissimo silenzio.
Alzai lo sguardo dal tavolo ed incrociai quello di Matt che mi guardava, preoccupato.
Poi sorrisi.
“Credo sia arrivato il momento di parlarvi di che fine hanno fatto i miei genitori.” Dissi.
“I miei genitori hanno deciso, durante il loro ultimo viaggio, di trasferirsi ed hanno ben pensato di non chiedermi neanche ‘ehi, Jim, vuoi venire con noi ?’, in realtà era sicuro che avrei detto di no, perché qui c’è tutta la vita che mi sono creato ma.. avrebbero potuto almeno chiedere.” Dissi, quasi sussurrando l’ultima frase.
“Jim.. perché non ce lo hai detto prima ?” domandò Brian.
“Perché non volevo farvi preoccupare. Alla fine, io sto bene. Ci siete voi e i miei mi hanno lasciato la casa, sono loro stessi a pagare le bollette e tutto il resto quindi va più che bene così.” Ed accennai un mezzo sorriso verso Brian.
Johnny, seduto alla mia sinistra, mi strinse la mano, senza guardarmi.
Calò un pesantissimo silenzio.
“Jim” mi chiamò Effie.
Alzai di nuovo lo sguardo dal tavolo e fissai il suo viso sorridente.
“Sai..” cominciò “Capisco cosa provi, lo so che probabilmente ti chiedi ‘dove ho sbagliato ? non con nulla per loro, perché ?’ ma devi sapere che in realtà non è così. In realtà loro ti vogliono bene e, per quanto a te possa essere apparso sbagliato, è proprio perché ti vogliono bene che ti hanno lasciato qui senza chiederti niente. Ti avrebbero messo in difficoltà, ti avrebbero dovuto chiedere di scegliere tra loro e i ragazzi e non pensi sarebbe stato orribile ? Avresti vissuto, in entrambi i casi, con il rimorso di aver scelto male. E i tuoi genitori non penso volessero questo ma, ehi, ora ci siamo noi. Siamo tutti qui. Siamo insieme. Non c’è bisogno di stare male.” Concluse.
La guardai, riflettendo sulle sue parole poi mi voltai e guardai la mano di Johnny stretta alla mia ed annuii.
“Hai ragione, nanetta malefica. Grazie.” Dissi e tutti scoppiammo a ridere.
Stavamo mangiando il dolce quando Brian disse “Sapete che penso ? Penso che dobbiamo fare qualcosa per staccare tutti dalla routine del cazzo che abbiamo qui, staccare un po’ il cervello.”
Tutti lo guardammo confusi, tranne Effie che esplose in un enorme sorriso e si alzò di scatto in piedi gridando “EUREKA!” e battendo una mano sul tavolo.

.













Tutti mi guardavano, confusi.
“BRIAN HA RAGIONE, STACCHIAMO. DI BRUTTO. FACCIAMO UNA PAZZIA!” gridai, su di giri.
“Ch-che tipo di pazzia ?” mi domandò, confuso, Ricky.
“Avete tutti dei risparmi da parte, vero ?” domandai ancora.
Tutti annuirono.
“ALLORA PARTIAMO.” Gridai.
Tutti mi guardavano, confusi.
“Se non lo facciamo ora che siamo giovani e pimpanti, quando ? Avvisiamo Austin e i ragazzi, prenotiamo seduta stante i biglietti aerei per dio solo sa dove e partiamo, ci facciamo tre settimane di riposo!” conclusi, esaltatissima.
“Ma con la scuola ?” domandò Shannon.
“Ma che ve ne frega ? Avete tutti voti alti e se anche fosse, avete già un lavoro.” Risposi.
“E il lavoro ?” domandò Devin.
“Non potete chiudere per due settimane ?” chiesi.
“Certo che possiamo, il locale è nostro. Faccio un giro di chiamate e rimando gli appuntamenti e fanculo tutti.” Disse Chris, sorridendo.
“Allora ? Ci state ?” domandai, speranzosa, guardando tutti.
“Dove si va ?” domandò Brian, sorridendo.
“Potreste andare in Italia, è bella da visitare.” Disse Val.
“POTRESTE ANDARE ? VALARY TU VERRAI CON NOI!” gridai.
“D-davvero posso ?” mi domandò lei, con gli occhi lucidi.
“CERTO CHE PUOI!” gridò Jimmy.
“Allora andata! Chi avvisa Austin ?” domandai.
“Io!” gridò Vic.
“Andate tutti in fretta a casa, fate le valigie e prendete i soldi, ci vediamo tutti a casa Motionless!” gridai e tutti esultarono.
Pagammo il conto poi corremmo tutti verso le auto e partimmo.
“Tu. Sei. Completamente. Matta.” Mi disse Devin, ridendo, mentre sfrecciavamo verso casa.
Mi voltai a guardarlo “Lo so bene” dissi e sorrisi.
Raggiungemmo casa in dieci minuti ed io corsi al piano di sopra a farmi la valigia, preparai lo zainetto nero poi presi la piccola scatola di ferro nera sotto il letto in cui tenevo tutti i miei risparmi e anche i soldi che, la sera della cena, i miei mi avevano dato, li misi tutti nel portafoglio poi raggiunsi i ragazzi al piano di sotto.
“Austin e i ragazzi erano già partiti per venire qui, saranno da noi tra un’ora, gli ho detto di andare direttamente in aeroporto.” Disse Vic, scendendo le scale e trascinando un enorme valigia.
“Benissimo!” dissi.
“Speriamo che i genitori degli altri non facciano storie..” sussurrò, preoccupato, Mike.
“Andrà tutto bene.” Dissi, sorridendo.
Chris e Ricky, che erano gli unici due a mancare all’appello in salotto, ci raggiunsero dopo qualche minuto.
Notai che Chris aveva una faccia da funerale.
“Che ti prende, Crì ?” domandai, avvicinandomi.
“Ho paura dell’aereo.” Disse, secco.
Trattenni una risatina e gli diedi una pacca su una spalla.
“Andiamo a sistemare le valigie.” Disse Joshua e tutti uscimmo di casa, l’ultimo fu Chris che chiuse la porta a chiave.
Mentre gli altri sistemavano le valigie nelle due macchine, chiamai Jimmy.
Nana” rispose.
“Ehi Jim, tutto bene ?”
Tutti pronti, anche Val e Matt. Dove ci vediamo ?
“Veniamo sotto casa tua e poi andiamo tutti insieme in aeroporto, Austin e i ragazzi saranno lì tra un’oretta.”
Perfetto, vi aspettiamo!”
Attaccai, su di giri, la chiamata e poi salii in macchina.
Partimmo e in quindici minuti raggiungemmo i ragazzi, anche loro divisi in due macchine.
Arrivati in aeroporto vidi Dan scendere dalla macchina di Matt e corsi ad abbracciarlo.
“CHE CI FAI QUI ?” gridai.
“Matt è venuto a prendersi le sue cose a casa e mi ha invitato, è un problema ?” domandò, preoccupato.

“ASSOLUTAMENTE NO, CAZZO POTEVAMO CHIAMARE ANCHE AL!” gridai, sempre più su di giri.
“L’ho sentito ma ha detto che col fatto che io, te e Brian staremo via due settimane dovrà lavorare molto e quindi non può venire, ma vuole dei souvenir!” disse ed io sorrisi annuendo.
Entrammo in aeroporto, attendemmo mezz’ora poi, quando Austin e gli altri ci raggiunsero, io, Val, Shan e Lexi ci dirigemmo verso la biglietteria dopo aver preso tutti i soldi.
“24 biglietti per Roma.” Disse, decisa, Shannon.
“Per quando ?” domandò la tipa dietro il vetro.
“Il prima possibile, grazie” disse Shan.
“Mh, allora.. c’è un aereo che parte tra mezz’ora e ci sono ancora biglietti disponibili, va bene ?” domandò ancora quella e Shan annuì, la tipa stampò i biglietti, Shan pagò e poi ci incamminammo verso gli altri.
Riprendemmo le valige e ci dirigemmo verso l’aereo, lasciammo le valigie e ci tenemmo i bagagli a mano poi salimmo sull’aereo semi-deserto e cominciammo tutti a prendere posto.
Io mi misi al centro tra Dan e Joshua, di fianco a me c’erano Mike, Vic e Tony, di fronte a me Jim, Johnny e Jaime e dietro di noi Shan, Brian e Alan.
Gli altri erano tutti in giro a litigarsi i posti.
“IO DICO CHE SUCCEDERA’ UN FOTTUTO CASINO!” gridò Jaime, tirandosi su e girandosi verso di me.
“LO PENSO ANCHE IO, CI CACCERANO DALL’ITALIA!” gridò Brian dalle mie spalle.
Tutti scoppiammo a ridere.
Quando ci fummo tutti seduti Dan disse “Ci aspettano 15 ore di viaggio, io dire che dormo” ed io risi “Non fai altro dalla mattina alla sera” conclusi, ricevendo una leggera gomitata da Dan.
“Ehi ma dove alloggeremo ?” domandò improvvisamente Johnny, cogliendomi impreparata.
“MA CHE TE NE FREGA! ANCHE PER STRADA, CI ARRANGEREMO!” gridò Austin a qualche posto dietro Brian e, di nuovo, tutti scoppiammo a ridere, più per la faccia sconvolta e preoccupata di JC che per l’uscita di Austin.
Mi voltai verso Joshua e lo vidi preso a cercare di accendere la macchinetta fotografica.
Mi stavo avvicinando per aiutarlo quando lui girò, per sbaglio, la macchinetta e scattò una foto col flash nella nostra direzione, rendendoci praticamente ciechi.
Scoppiammo a ridere riguardando la foto.
Avevamo delle facce assurde.
Dopo un’ora passata a fare foto a chiunque, poggiai la testa sulla spalla di Joshua e mi addormentai, sorridendo.
Sapevo già che ci saremmo divertiti da fare schifo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui.
Che combineranno questi disagiati in Italia ? Non ne ho idea nemmeno io, al momento, ma vi assicuro che ci sarà molto disagio.
Mi scuso se il capitolo può non esser piaciuto ma ho avuto molte difficoltà a scriverlo cwc
Hope u enojy,
see u next time.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 18
*** La locanda delle streghe. ***


“Amore dai, lo fai incazzare” mi sussurrò, trattenendo una risata, Shan.
Risi anche io.
Posizionai il bicchiere pieno d’acqua sotto il mento di Alan che dormiva, spostai lentamente la sua maglietta con un dito poi lasciai cadere tutta l’acqua sul suo petto.
Alan balzò in piedi dopo qualche secondo urlando.
Tutti i presenti si girarono ad osservare la scena.
“BRIAN MALEDETTO, E’ GELATA VAFFANCULO!” gridava, quasi in lacrime, Alan.
“BUONGIORNO!” gridai, tra le risate.
“TI ODIO!” gridò Alan.
Tutti ridevamo.
Austin mi diede uno scappellotto dietro la testa, ridendo anche lui.
Alan corse in bagno, disperato, seguito da Austin.
“E fu così che procrearono.” Disse Zacky, facendoci ridere tutti.
“Che stronzo..” disse, ridendo e girandosi verso di me, Effie “Quanto manca ?” domandò.
“Un’ora e quindici minuti.” Disse immediatamente Chris che stava dritto come un ciocco di legno e teneva stretta la mano di Ricky che ancora dormiva.
“Paura, Chris ?” domandò, ridendo, Joshua.
“Fanculo.” Rispose lui.
“Ho le gambe completamente addormentate” disse, con voce lamentosa, Vic.
Sentimmo il rumore di uno schiaffo e poi Vic urlò.
“MA SEI SCEMO ?” gridò Vic rivolto a Mike che rideva.
“Ho provato a svegliarle” gli disse.
“No ragazzi davvero che palle.” Disse Lexi, alzandosi in piedi e stiracchiandosi “Ho anche fame” aggiunse.
“Che novità!” disse Jimmy e Lexi gli lanciò l’iPod prendendolo in testa e facendo ridere tutti.
“Oh quando vi lamentate, prendete esempio da Matt, è da quando siamo partiti che sta giocando al pc!” disse Dan, sbadigliando.
Mi voltai e vidi Matt con una faccia da perfetto idiota a giocare al pc mentre Valary si guardava intorno, annoiata.
“Senti morto di sonno, va a dormire vicino a Matt e fa venire qui quella poveretta prima che si lancia dall’aereo per la noia!” disse Shannon, dando una pacca in testa a Dan.
Quest’ultimo si alzò, si avvicinò a Val e le disse qualcosa, lei sorrise, annuì e si alzò prendendo poi posto vicino a Effie.
“Dio, grazie, mi avete salvata dalla noia!” aggiunse, appena si fu seduta.
Effie le sorrise “Non c’è di che.” Disse.
Dopo qualche minuto Alan e Austin uscirono dal bagno, sorridenti, e ripresero posto.
“SCHIFOSI!” gridò Vic.
“Cos-“ fece Austin.
“E’ UN LUOGO PUBBLICO, MALEDETTI PORCI!” continuò Vic, facendo ridere tutti.
Alan rideva sguaiatamente mentre Austin era diventato tutto rosso e gridava “MA COSA, MA CHE DICI, MA STA ZITTO VIC O TI BUTTO GIU’ DALL’AEREO!”
“Jim, ma dov’è JC ?” domandai improvvisamente.
Jimmy indicò in basso.
Mi tirai su per vedere dietro i sedili e trovai Johnny completamente rannicchiato sulle gambe di Jimmy.
Ridacchiai malignamente.
“Provaci e ti faccio fuori” mi disse Jimmy.
Mi rimisi seduto con il labbruccio tremolante.
“Povero il mio rompi coglioni, non ti lasciano dare fastidio alla gente ?” mi disse Shannon ed io annuii.
“Guarda” mi disse, indicando con la testa un punto indefinito.
Mi voltai e vidi Jaime che dormiva, con la testa all’indietro sul sedile e la bocca aperta.
Ghignai di nuovo, presi un altro bicchiere d’acqua e mi posizionai davanti a Jaime.
Stavo per versargli l’acqua in bocca quando Tony gridò “BRIAAAAAAAAAAAAAAN” facendomi saltare e facendomi poi versare tutta l’acqua addosso.
Mi voltai verso Tony e lo vidi che se la rideva senza ritegno.
Poi mi voltai di nuovo verso Jaime e lo trovai sveglio e sorridente.
“Non si gioca con la coppia che detiene il premio per gli scherzi più belli e bastardi di sempre” aggiunse Jaime, ghignando.
Triste e zuppo me ne tornai al mio posto dove Alan mi urlò “TE LO SEI MERITATO!”.
Stavo per ribattere ma la voce della hostess ci annunciò di allacciare le cinture e prepararci per l’atterraggio dell’areo.
Appena la hostess finì di parlare sentimmo Chris gridare, istericamente “FINALMENTEEEE” seguito da una bestemmia.
Tutti scoppiammo a ridere.








Dopo essere atterrati, tutti rincoglioniti dalle ore di viaggio, specialmente io che non avevo fatto altro che dormire, raccogliemmo le valigie ed uscimmo dall’aeroporto, guardandoci in giro confusi.
Era giorno ed inoltre era Lunedì, le strade erano piene di persone che parlavano una lingua a me completamente sconosciuta, l’italiano.
“Sediamoci qui e cerchiamo qualche albergo su internet.” Disse Effie e tutti la seguirono.
“Torno subito.” Dissi, allontanandomi un po’.
Digitai un numero sul cellulare, chiamai e rimasi in attesa.
Pronto ? Dan ?”
Ehi Al, amore, ciao.”
“MA SEI SCEMO ? MI CHIAMI DALL’ITALIA ? TI COSTERA’ UN CASINO!”
“MA TI CALMI ? Chiamavo solo per avvisare che siamo arrivati. Sei sicuro di non riuscire a raggiungerci ? Tanto stiamo qui tre settimane..”
“Non penso.. ma ti farò sapere, ok ? Ora vado che domani devo alzarmi presto e tu spendi un casino di soldi così!”
Sospirai “Va bene..”
“Ehi Dan, ti amo.”
“Anche io, Al. Buonanotte.”
“E a te buona giornata.”
Detto ciò attaccai e, sospirando, tornai dai ragazzi, prendendo posto su una panchina vicino ad Aaron.
Conoscevo i Sevenfold e gli Of Mice & Men da una vita e così anche Al, eppure nessuno sapeva di noi due e questo continui nasconderci mi stava logorando.
Erano quasi tre anni che stavamo insieme ma, inaspettatamente, eravamo stati veramente bravi a nascondere tutto dato che nessuno sospettava nulla.
Sbuffai ancora.
“Ehi, Dan, tutto bene ?” mi chiese Effie, seduta a terra a gambe incrociate, davanti a me.
“Sì, sono solo rincoglionito per il viaggio.” E le sorrisi.
Non la vidi proprio convinta ma fortunatamente quando stava per parlare, Chris arrivò correndo e trascinando Ricky per un polso, tenendo in mano un’enorme busta.
“CAFFE’ ITALIANO PER TUTTI!” gridò.
“Vedo che sei tornato alla vita, Chris” scherzò Jimmy.
“CERTO, VIVA LA TERRA FERMA.” Gridò lui e tutti scoppiammo a ridere.
Chris distribuì i caffè a tutti e cominciammo poi a discutere su dove avremmo potuto alloggiare.
“Io intanto direi di incamminarci, magari qui in giro troviamo qualcosa..” disse, preoccupato, JC.
Accettammo la sua proposta, finimmo i caffè, ci alzammo da terra e ci incamminammo.








“VOGLIO L’ALBERGO AL CENTRO DI ROMA!” gridò, su di giri, Zacky.
“Sì e poi glielo paghi col sangue.” Disse, ridendo, Effie.
Scoppiammo tutti a ridere.
“Seriamente ragazzi, io direi di entrare in tutti i vicoletti della città e cercare quegli alberghi macabri e semi-abbandonati.” Disse Shannon.
“MA TU SEI MATTA.” Gridò Matt.
“Paura, Shadz ?” lo punzecchiò Brian.
“Parecchio, perché vi conosco e secondo me finiamo in qualche posto infestato dai fantasmi.” Disse Matt, facendo ridere tutti.
“Cammina, fifone.” Disse Val, camminando e spingendo Matt.
Mentre camminavamo mi voltai e notai che Johnny era rimasto indietro, l’enorme valigia che si era portato gli pesava troppo.
Ridendo lo raggiunsi e gli tolsi la valigia dalle mani.
“Ma Jim, devi portare anche la tua!” si lamentò lui, affiancandomi.
“Tranquillo, ho due mani” risposi, sorridendo e lo vidi sorridere.
Camminammo per quasi due ore poi sentii Effie, prima della fila, gridare un “FINALMENTE!” e fermarsi.
Lentamente ci ammucchiammo tutti e guardammo l’insegna sulla porta di un palazzo antico al centro di una vietta piuttosto nascosta.
C’era un insegna con scritto qualcosa in italiano.
“Che significa ?” domandò Chris.
“Significa ‘la locanda delle streghe’” rispose, con nonchalance, Effie.
“OH NO, NO, E ANCORA MILLE VOLTE NO! NON DORMIRO’ IN UN FOTTUTO POSTO CHE SI CHIAMA LA LOCANDA DELLE STREGHE, IN UN VICOLO DISPERSO NEL NULLA! ASSOLUTAMENTE NO” gridò Matt.
“E allora dormi per strada.” Annunciò Val, seguito Effie che aveva già varcato l’entrata del posto seguita dagli altri.
Entrammo ed il salone principale era bellissimo.
Molto gotico.
Chris era completamente perso ad ammirare tutti i mobili e i quadri.
Mi avvicinai ad Effie che stava in piedi di fronte al bancone, in attesa di qualcuno.
“Ehi, nana, come facevi a saperlo leggere ?” domandai, curioso.
“Mia madre ha origini italiane e da piccola la sentivo spesso parlare al telefono con i parenti, parlo discretamente bene l’italiano.” Disse, sorridendo.
Stavo per parlare ma una ragazza con dei lunghissimi capelli rossi, ricoperta di tatuaggi e con una maglia dei Misfits sbucò dal retro del bancone gridando qualcosa in italiano.
La guardai, confuso.
Effie le rispose con “Scusa, non parlano italiano.” E la ragazza si illuminò, sorrise e si scusò con noi.
Poi prese a parlare in inglese.
“Dicevo; salve, il mio nome è Harlot.” Disse, sorridendo.
“Nome curioso” scherzò Zacky.
La rossa rise.
“Ditemi tutto.” Disse poi, rivolta di nuovo verso Effie.
“Quante stanze avete libere al momento ?” domandò Effie.
“Al momento, tutte. Quante ve ne servono ? E per quanto tempo ?” domandò ancora Harlot.
“Ho problemi a dividere le camere, potresti aspettare un secondo ?” domandò Effie.
La rossa sorrise e disse “Certo, fate con comodo.”
Effie si voltò verso di me, dato che gli altri erano tutti presi ad osservare l’enorme salone bellissimo.
“Come ci dividiamo ?” domandò.
“Allora, io direi di non prendere troppe stanze doppie, ma occupare il più possibile a gruppi, così pagheremo di meno.” Dissi.
Effie annuì “ E come ci dividiamo ?” chiese poi.
“Io, JC, Matt e Val; poi Brì, Shan, Vee e Lexi; Tu, Josh, Ricky e Chris; Ryan, Devin, Jaime e Tony; Alan, Austin, Tino e Aaron e infine Mike, Vic, Phil e Dan.” Conclusi, sovrappensiero.
Effie annuì poi si voltò di nuovo verso la rossa.
“Allora, sei stanze da quattro persone.” Disse, titubante, Effie.
“Quindi sei camere familiari; le camere familiari vanno bene con due letti matrimoniali ed uno singolo ?” domandò ancora Harlot.
“Certo” dissi io, prima che Effie si girasse a chiedere.
“Perfetto, aspettate un secondo.” La rossa tirò su il telefono, premette un pulsante e rimase in attesa, poi parlò ma non capii nulla se non quello che pensai essere un nome, una cosa come “Cami”.
“Che ha detto ?” domandai, sottovoce, ad Effie.
“Ha detto ‘Cami, ci servono 6 familiari, ci sono pronte o devo farli aspettare ? Ok, perfetto, grazie.” Rispose lei, sottovoce.
La rossa poggiò il telefono e disse “Purtroppo una delle stanze è ancora da sistemare, ma le altre sono pronte, va bene uguale ?”
“Certo, nessun problema” disse Effie, sorridendo.
“Grazie mille, ecco le chiavi, la numero 7 è quella ancora da sistemare e le stanze sono tutte al terzo piango, secondo corridoio a destra appena usciti dall’ascensore.”
Effie prese le chiavi, sorrise, ringraziò e insieme raggiungemmo gli altri e li chiamammo tutti.
Effie distribuì a tutti le chiavi dicendo “Abbiamo le stanze 3,4,5,6, 7 e 8 ma la sette è ancora da sistemare, se per Chris, Josh e Ricky non è un problema la prendiamo noi.”
I tre annuirono, Effie informò tutti delle disposizioni delle stanze, mi diede la chiave con il numero otto, distribuì le chiavi agli altri poi ci salutò, avvisando che sarebbe andata a fare una passeggiata con Josh mentre noi altri salimmo a sistemarci nelle stanze.











Quando i ragazzi andarono al piano di sopra, tornai dalla rossa al bancone per concludere le ultime cose.
“Allora, quanto vi tratterrete ?” domandò.
“Tre settimane” dissi io.
“Perfetto, allora qui avete la prima colazione e il pranzo, se volete aggiungere anche la cena vi costerà qualcosina in più ma posso assicurarti che Roma di sera è uno spettacolo quindi vi converrebbe andare a mangiare fuori” disse Harlot, sorridendo.
“Va bene, allora seguirò il tuo consiglio.” Risposi io.
“Allora, per il pagamento potete fare con calma quando andrete via. Per qualsiasi cosa, non esitate a chiamarmi. A lavorare qui siamo quattro ragazze, spero che riescano a presentarsi tutte. Detto ciò, buona permanenza. Ehi, comunque è il tatuaggio sulla tua gola è meraviglioso.” Disse.
“Anche tutti i tuoi sono bellissimi, davvero, li adoro!” dissi io.
“Grazie mille” la rossa mi sorrise poi mi allontanai e raggiunsi Chris, Joshua e Ricky.
“Ragazzi, voi venite con me e Josh ?” domandai.
“Nah, rimaniamo qui almeno appena è pronta la stanza andiamo a sistemarci.” Disse Chris.
“Va bene, noi andiamo a cercare qualche ristorante in cui potremmo cenare stasera.” Disse Josh.
Chris sorrise e poi ci salutò, entrando in ascensore, deciso a visitare tutto l’albergo.
Io e Josh, mano nella mano, stavamo camminando verso l’uscita quando qualcuno mi arrivò addosso facendomi cadere.
Lentamente mi tirai su e vidi una ragazza piccolina, con dei capelli rasati e biondi da  un lato e un ciuffo lungo e nero dall’altro, trucco pesante e una maglietta dei Pierce The Veil addosso.
Mi avvicinai di scatto e la aiutai ad alzarsi.
“OHMMIODDIO SCUSI MI PERDONI!” cominciò a dire.
“ehi ehi ehi, calma! E, ti prego, non darmi del lei! Abbiamo sicuramente la stessa età” dissi.
La ragazza si fermò un istante, sorridendo, completamente rossa in viso.
Stava per dire qualcosa ma il suo sguardò si spostò su Joshua e improvvisamente tutti gli enormi piumoni che teneva in mano le caddero a terra e la bocca si spalancò.
Joshua si voltò a guardarsi dietro un secondo, confuso.
“Ehi.. tutto bene ?” domandai.
“Oh.. oh cazzo.. ma tu.. ODDIO MA TU SEI IL TASTIERISTA DEI MOTIONLESS IN WHITE, LA BAND CHE HA APERTO IERI SERA IL CONCERTO DEI PIERCE THE VEIL!” gridò la ragazza.
“Oddio, che ha detto ?” domandò Joshua, dato che la ragazza aveva parlato in italiano.
Ripetei in fretta la frase e Joshua, stupito, si voltò verso la ragazza e gli disse.
“Oh.. ehm, sì, ciao!” sorrise.
La ragazza divenne completamente rossa e poi si buttò a capofitto tra le braccia di Joshua che, titubante, la abbracciò.
Sorrisi.
Era una scena meravigliosa.
“Parlagli in inglese o non ti capisce.” Sussurrai alla ragazza che, dopo essersi staccata da lui, lo guardò.
“Io.. io volevo solo dirti che.. siete stati bravissimi. Ho seguito in streaming l’intero concerto e le vostre canzoni.. sono magiche. Davvero. Posso chiederti un autografo ?” disse, tutto d’un fiato.
“Ma certo!” rispose, esaltato, Joshua.
“ODDIO GRAZIE ARRIVO SUBITO!” detto ciò corse verso il bancone, prese un foglio e una penna e li porse a Josh.
“Come ti chiami ?” chiese Josh.
“Sara, il mio nome è Sara” disse la ragazza, saltellando sul posto.
“My first autograph, with love. From Josh, To Sara”  scritto ciò, Josh porse di nuovo il foglio alla ragazza che gridò e lo abbracciò di nuovo.
“Scusa ma ora dobbiamo proprio andare.” Disse Joshua.
“Ehi, Sara, vuoi una foto con lui ?” domandai.
“OH MIO DIO MAGARI!” gridò la ragazza.
Sorrisi e presi il telefono che lei mi porse.
Sara si attaccò al bacino di Joshua che le portò un braccio intorno alle spalle, i due sorrisero ed io scattai la foto.
“RIMANETE UN SECONDO COSì!” dissi e tirai fuori la macchinetta fotografica che avevo in tasca, scattando un’altra foto.
Porsi il telefono alla ragazza dicendo “Sei la prima fan di Joshua, direi che la foto da tenere come ricordo è d’obbligo.” Dissi, sorridendo.
“Ehi, non ti ho chiesto neanche il tuo nome..” disse la ragazza.
“Effie, molto piacere.” Dissi io.
“Ma voi due.. state insieme ?” domandò ancora lei.
“Sì.” Sorrise Joshua, abbracciandomi.
“OMMIODDIO SIETE MERAVIGLIOSI, VI SHIPPO!” gridò la ragazza.
“Ci cosa.. ?” domandò confuso Joshua.
“Lascia stare amore, grazie comunque!” dissi, sorridendo verso la ragazza.
“Ora andiamo, ciao, è stato un piacere!” disse Joshua, trascinandomi via.
“IL PIACERE E’ TUTTO MIO!” gridò la ragazza mentre noi due uscivamo dall’albergo.
Appena fummo fuori mi accesi una sigaretta poi strinsi di nuovo la mano di Joshua.
“MIO DIO, NON SEI SU DI GIRI ?” gridai improvvisamente.
“In realtà sì ma cerco di mantenere un certo contegno..” disse, trattenendo una risata.
“MA CHE TE NE FREGA, ESALTATI CAZZO HAI FATTO IL TUO PRIMO AUTOGRAFO!” gridai ancora, esaltata.
Joshua mi prese in braccio e cominciò a girare su se stesso gridando “CAZZO Sìììì, IL MIO PRIMO AUTOGRAFOOOOO AMOREEEEE SONO FAMOOOOOSOOOOO!”
Ridevo come una matta e continuavo a stringermi a lui che girava su se stesso.
Dopo poco mi mise giù e mi baciò, dolcemente.
“Sei la mia piccola nana porta fortuna” mi disse, sorridendo.
Sorrisi anche io.
Dopo poco ricominciammo a camminare, scattammo foto ogni due secondi poi trovammo un bellissimo ristorante non troppo distante dal centro e, dato che ormai era pomeriggio, ci incamminammo verso l’albergo senza smettere di sorridere.
Era solo il primo giorno ma già mi sentivo più leggera, come se veramente tutti problemi e le tristezze che portavo dentro li avessi lasciati in California.
Varcammo la porta dell’albergo e salutammo Harlot che, con i piedi sul bancone, ascoltava la musica e ci fece un cenno con la mano.
Adoravo l’aria “familiare” che mi ispirava quella ragazza.
Io e Joshua salimmo in ascensore.
“SONO EMOZIONATA!” gridai.
“Perché ?” chiese lui.
“E’ la prima volta che sto in albergo e voglio vedere la camera!” dissi, su di giri.
“E’ davvero la prima volta che sei in albergo ?” mi domandò.
Annuii.
Joshua sorrise poi mi baciò.
“Ci divertiremo, eccessivamente.” Disse, sorridendo ed io lo abbracciai.
Aveva ragione, dannatamente ragione ed io lo sapevo bene. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Yo, i'm back.
Il capitolo è più corto, i know
Ma dovete sapere che è solo un capitolo di mezzo perché il bello arriva dopo, la vera e proprio avventura inizierà nel prossimo capitolo, eheeheh.
Spero che non abbia fatto troppo schifo.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 19
*** Smile. ***


“Andiamo, lumaca, aspettano tutti te!” mi gridò Effie, dalla porta della mia stanza.
Mi infilai frettolosamente la maglietta, afferrai le chiavi della stanza, il cellulare e il portafogli e corsi di fuori, chiudendo a chiave la stanza e dando poi la chiave ad Effie.
“Vado a dare le chiavi ad Harlot in reception e poi vi raggiungo, aspettami fuori.” Mi disse, sorridendo, Effie, appena fummo fuori dall’ascensore.
Annuii ed uscii dall’albergo.
Appena fuori, trovai tutti che ridevano, radunati intorno a Zacky che correva, con Brian sulle spalle, gridando “STRONZO SCENDI GIU’ CHE MI SPACCHI LA SCHIENA”.
Affiancai, ridendo, Jimmy.
“TROTTA, CAVALLO, TROTTA VERSO LA LIBERTA’!” gridò Brian che fu poi ribaltato a terra da Zacky mentre tutti ridevamo sonoramente.
Quando Effie ci raggiunse scoppiò a ridere anche lei, trovando Brian a terra che rideva con Zacky che lo prendeva a calci gridando “ORA TROTTA TU, MALEDETTO CAVALLO MORTO!”
“Ok, ok, calmatevi o facciamo tardi e addio prenotazione al ristorante!” disse Jimmy, asciugandosi  le lacrime.
Ci incamminammo tutti seguendo Effie e Joshua che erano gli unici due a sapere dove fossimo diretti.
Raggiungemmo il ristorante e prendemmo posto all’enorme tavolo nello spazioso ed elegante terrazzo che dava su praticamente tutta Roma.
Presi posto tra Jim ed Effie, sorridendo.
“E’.. meraviglioso..” sussurrò, sconvolta, Shannon.
“E’ merito di Josh, se non l’avesse visto lui.” Disse, sorridendo e stringendo la mano di Joshua, Effie.
Distolsi subito lo sguardo.
Improvvisamente mi accorsi che tutte le coppiette si tenevano dolcemente le mani o si abbracciavano, guardandosi intorno.
Chissà cosa pensavano, chissà cosa si sussurravano.
Quanto cazzo li invidiavo.
Il cameriere arrivò e mi tirò fuori dai miei pensieri depressi.
Ordinai di tutto, dalla pasta al sugo, alla carne e il pesce.
Adoravo qualsiasi tipo di cibo, ma la cucina italiana era e sarebbe rimasta sempre la mia preferita.
Eravamo arrivati al dolce e c’era chi, come me e Zacky, aveva ancora spazio e si stava godendo un ottimo tiramisù mentre altri si erano limitati al caffè e fumavano una sigaretta.
“Ehi Dan, vuoi dirmi che cazzo hai ?” mi domandò improvvisamente Effie, dopo aver mandato giù in un sorso il suo caffè.
Mi voltai a guardarla, interrogativo, mandando giù il boccone.
“E’ tutta la sera che sei strano, per tutta la cena non hai spiccicato parola e oltretutto sembri.. triste.” Disse lei.
Si notava davvero ?
Mi guardai intorno e mi accorsi che tutti mi stavano osservando.
Il panico mi assalì.
Dovevo mentire.
Alzai le spalle, cercando di apparire più tranquillo di quanto in realtà non fossi e dissi “Non ho nulla, sono solo stanco dal viaggio.”
“Dopo aver dormito praticamente tutto il tempo ?” domandò Shannon, alzando un sopracciglio, dubbiosa.
Sbuffai.
Gli sguardi di tutti mi pesavano addosso.
Poggiai il cucchiaino nel piatto e, fissandomi le dita, parlai.
“Ok, sono giù di morale perché.. sono tre anni che nascondo a tutti il fatto che.. io a e Al siamo insieme.” Rimasi in silenzio ma non ebbi il coraggio di guardarmi intorno, troppo spaventato dalle reazioni degli altri.
“Dan.. perché non l’avete mai detto ?” domandò, sconvolto, Vee.
“Al aveva paura che.. non lo avreste accettato.. o robe simili.” Dissi, dubbioso.
Silenzio.
Presi fiato e continuai.
“Inoltre Al non è venuto perché aveva paura che tutti quei giorni a contatto avrebbero lasciato trasparire qualcosa e.. non lo so, sono distrutto perché vedo tutti voi che vi amate così tanto e così liberamente e non posso fare altro che chiedermi perché non posso avere lo stesso anche io.” Sbuffai.
Una mano, quella di Effie, si poggiò dolcemente sulla mia.
Alzai lo sguardo e la trovai sorridente.
“Cerca di non essere triste, ok ? Ti aiuteremo a sistemare tutto quando saremo tornati, ora prova a goderti questa piccola vacanza.”
Scrutai il volto sereno e sincero di Effie per un po’ poi mi guardai intorno.
Tutti mi sorridevano, alcuni annuivano.
Mi sentii accettato, al sicuro e mi rilassai.
Ricominciai a mangiare e quando finimmo tutti pagammo il conto poi decidemmo di passeggiare per la citta dato che erano ancora solo le undici e un quarto di sera.
Avevo trovato delle persone dannatamente perfette ed ero in una città bellissima.
Mancava solo una cosa.. ma avrei dovuto imparare a farne a meno almeno per tre settimane.












“Girate qui!” ordinai.
Tutti, presi dal fare foto e chiacchierare e divertirsi non diedero peso alla mia indicazione e mi seguirono senza fare troppe domande.
Tutti tranne Johnny che, stringendo la mia mano e camminando al mio fianco, mi disse “Dove andiamo ?”
Sorrisi “Lo vedrai” dissi poi, vedendolo storcere il naso non soddisfatto dalla mia risposta.
Camminammo per mezz’ora poi mi fermai.
“Ci siamo” annunciai.
“Ma.. siamo in aeroporto di nuovo ?” domandò, confuso, Chris.
Annuii e guardai l’orologio.
Dopo qualche istante la porta scorrevole dell’aeroporto si aprì e da essa uscì fuori l’ultima persona che gli altri si sarebbero mai aspettati.
“OH MIO DIO!” gridò Dan, facendo un passo avanti.
Sorrisi, soddisfatto.
Al, con un enorme valigia in mano, camminava sorridente verso di noi.
“OH. MIO. DIO.” Gridò ancora Dan e corse ad abbracciare Al.
Mi voltai verso gli altri.
“Jim, lo sapevi ?” mi domandò, confuso, Matt.
“Sì, sapevo di loro da mesi ed ho aiutato Al a tenere segreto il tutto. Quando gli ho detto del viaggio ha detto che avrebbe avuto bisogno di almeno un giorno per sistemare il negozio e che poi ci avrebbe raggiunti ma di non dire nulla a nessuno perché voleva fare una sorpresa a Dan” spiegai, orgoglioso.
Tutti scoppiarono a ridere, veramente felici.
Passeggiammo a lungo per le vie di Roma, diretti di nuovo in Hotel.
Arrivati davanti l’albergo però mi venne un’idea.
“Ragazzi, lasciate la porta aperta per favore, noi facciamo tardi.” Sussurrai a Matt che annuì, sorridendo.
Presi di nuovo per mano JC e, mentre gli altri entravano in albergo, lo trascinai dal lato opposto.
“Jim ? Dove stiamo andando ?” mi domandò lui, eccessivamente preoccupato, come suo solito.
“Non lo so, ma intanto andiamo.” Risposi io, senza lasciare la sua mano.
Camminammo per quasi un’ora finché non trovai il posto adatto.
Un giardino rialzato che dava su uno strapiombo e al di sotto dello strapiombo l’intera città illuminata da miliardi di luci.
“Oh.. cazzo. E’ stupendo!” disse stupito Johnny, facendo un passo avanti.
Johnny si mise seduto vicino al bordo dello strapiombo ed io mi misi dietro di lui, con le gambe ai suoi fianchi e poggiai la fronte sulla sua schiena.
Rimanemmo così per qualche minuto poi tirai su la testa e poggiai il mento su una sua spalla.
“Ti piace ?” domandai.
“Sì.. ma..” fece lui.
“Ma ?” domandai ancora.
“Ma non è perfetto.” Sussurrò lui.
Mi tirai di poco su, confuso.
Johnny si voltò e mi guardò negli occhi.
Sentii il fiato mancare e il cuore arrivare quasi ad esplodere, era raro che JC mantenesse per così tanto il contatto visivo con me e la cosa mi riempiva di gioia e insicurezza allo stesso tempo.
“Non esiste nulla di perfetto al mondo, dopo aver visto i tuoi occhi. Dopo aver incrociato questi occhi così disumanamente perfetti, non mi aspetto di trovare mai più nulla che possa essere anche solo lontanamente comparato a tale bellezza.” Finì la frase in un sussurro ed abbassò lo sguardo, arrossendo.
Poggiai, tremante, un dito sotto il suo mento e lo costrinsi delicatamente a guardarmi di nuovo.
“Se solo vedessi, Johnathan, la perfezione che vedo io quando guardo te.. ti spaventeresti.” Sorrisi e così fece anche lui, completamente rosso.
Ci baciamo per una frazione di secondi che parve infinita poi lui si girò di nuovo e poggiò la sua schiena al mio petto ed io poggiai il mio mento sulla sua testa e rimanemmo così per non so quanto.
Ma era tutto troppo perfetto perché io decidessi di muovere anche un solo muscolo.

 









“Dove andiamo ?” domandò, curiosa, Shannon.
“Shhh, ora vedrai!” dissi, continuando a tenerle la mano mentre l’ascensore saliva.
Il ‘DING’ ci annunciò che eravamo arrivati all’ultimo piano, uscimmo dall’ascensore e raggiungemmo la fine del corridoio, salendo poi una piccola scala a chiocciola, aprii la piccola porta di legno ed uscii in terrazza, seguito da Shannon.
Era proprio la tipica terrazza che piaceva a lei, dava sull’intera città e in più non aveva i muretti alti sul bordo.
La seguii mentre, stupita, si avvicinava vertiginosamente al bordo della terrazza.
Mi misi seduto sul bordo e lei, lentamente, prese posto di fianco a me.
Poggiò la sua testa sulla mia spalla e mi sussurrò “E’ bellissimo”, sorrisi.
“Niente a confronto con te, ma ho fatto del mio meglio” sussurrai io.
Shan alzò la testa e, con gli occhi lucidi, mi baciò.
Così passionalmente da farmi quasi mancare il fiato.
“Pensi che ce la farò ?” domandai, dopo essere tornato a guardare il panorama ed essermi acceso una sigaretta.
“A fare cosa ?” domandò curiosa lei.
“A raggiungere il mio sogno.” Sussurrai.
“Ne sono certa, Brì. Perché tu sei così perfetto che dubito possa accadere che esista un sogno che non vorrebbe essere realizzato da te.”
Mi voltai e la trovai sorridente che guardava il panorama.
Sorrisi anche io e capii che aveva ragione.
Io ce l’avrei fatta.
Toccai in fretta la tasca dei miei jeans e sospirai sentendo la scatoletta solida al suo interno.
Forse un giorno.. ce l’avrei fatta anche a dirle quel che mi tenevo dentro da mesi.
Forse, semplicemente, non era ancora il momento adatto.











“Allora ? Gliel’ha detto ?” sussurrò Lexi.
“No.” Sussurrai io, sconfortato, tornando a poggiare la schiena al muro e portando un braccio intorno alle spalle di Lexi.
“Ma come no ?” domandò, sottovoce e dispiaciuta, lei.
“Non c’è riuscito.” Sbuffai, accendendomi una sigaretta.
“Ma voi vi rendete conto che siamo su un tetto, nascosti dietro ad un muro a spiare Brian e Shannon ? Se ci becca, Shan ci fa fuori.” Sussurrò Matt, preoccupato.
“Sta zitto, Shadz.” Annunciò Austin.
Sorrisi.
“Credete che riuscirà mai a dirglielo ?” domandò improvvisamente Lexi, presa dai suoi pensieri.
“Ma sì.. prima o poi..” sussurrai, accarezzandole una guancia.
“Già, diciamo sempre così.” Sbuffò Tino.
“Perché, da quanto tempo rimanda ?” domandò Chris.
“Tre mesi e cinque giorni.” Rispose, seria, Lexi.
“Wow..” fece Devin.
“Ragazzi.. ma siete tutti qui ?” domandai.
“Sì, mancano solo Dan e Al che sono in camera, Effie e Joshua che erano al bar e Jim e JC che sono usciti.” Rispose Val.
“Nessuno che sa farsi i cazzi suoi in questa famiglia, eh ?” disse, ridendo, Jaime.
“GIA’, PROPRIO NESSUNO.” Gridò Shannon.
Tutti ci paralizzammo e ci affacciamo dietro al muro.
Shannon ci guardava, furiosa.
Salutai titubante con la mano.
Brian si passò, sconfortato, una mano sulla faccia.
Shannon mi guardò, prima incazzata poi scoppiò a ridere “Venite qui, scemi.” Ci disse e, dubbiosi, obbedimmo prendendo tutti posto sul bordo della terrazza.
“Che vista spettacolare” sussurrò Lexi.
“Vero e con voi è ancora più bello” disse Shan.
Tutti sorridemmo.
Mi voltai verso Brian che, sconfortato, alzò le spalle.
Gli poggiai una mano su una spalla e sorrisi, vedendolo sorridere poi tornai a guardare il panorama.
Lexi aveva ragione, un panorama spettacolare.. quei suoi occhi cosi profondi e quelle labbra così carnose.
Lexi si voltò a guardarmi e sorrise, così le rubai un veloce e dolce bacio e poi la strinsi a me.














Ero seduta di fianco a Josh e la ragazza dai capelli viola –Gem, mi pareva si chiamasse- ci porse le birre, sorridendo.
Di fianco a Gem c’erano Harlot e Sara e anche la ragazza appena conosciuta, una tipetta tutta pepe con i capelli fucsia, Cami.
Stavano lì e ci fissavano, tutte sorridenti ed incredule.
Sorrisi e bevvi un sorso della mia birra.
Passammo due orette buone a parlare con le ragazze e poi scattammo alcune foto, Joshua firmò alcuni autografi poi tornammo in camera, senza chiudere a chiave la camera dato che Ricky e Chris non erano ancora rientrati.
Dopo essermi spogliata, mi sdraiai sul letto e mi infilai sotto le coperte ed attesi Joshua che mi raggiunse dopo poco, spegnendo le luci.
Ringraziai di essere al buio perché, nonostante fosse passato un bel po’, non mi ero ancora abituata a vedere Joshua in boxer e continuavo ad arrossire vergognosamente ogni volta.
Joshua si infilò sotto le coperte ed io mi rannicchiai tra le sue braccia, poggiando la testa sul suo petto nudo.
“Non trovi sia tutto troppo perfetto ?” domandai, sottovoce, come per paure che alzare la voce avrebbe potuto infrangere la spaventosa bolla di calma che si era creata intorno a noi.
“Sì, però non mi dispiace.” Sussurrò lui.
Sorrisi ed annuii, lentamente.
Stavo per dire qualcosa quando la porta si spalancò.
“SIETE SVEGLI ?” gridò Ricky, entrando in stanza seguito da Chris.
“Se anche dormivamo, ora saremmo comunque svegli..” sussurrò, scocciato, Joshua.
Ricky raggiunse il letto e gattonò fino a venire ad infilarsi sotto le coperte di fianco a me.
“Ricky ma che caz-“ provò ad obiettare Joshua.
“Tranquillo, non la sfioro, devo solo parlarvi.” Annunciò Ricky.
“Fa pure.” Dissi, ridacchiando.
Chris si infilò sotto le coperte di fianco a Joshua, ridendo.
Josh sbuffò, sonoramente e disse “Sentiamo.”
Rimasi quasi un’ora ad ascoltare tutta la storia che Ricky ma raccontò su Brian e Shannon e sulla loro serata a bere birra sul bordo del terrazzo e su quando fosse bello Chris.
“Quindi, esattamente, cosa cazzo vuoi da noi, Ric ?” domandò, scocciato, Joshua, svegliando Chris che si era addormentato circa mezz’ora prima.
“Domani prendiamo un fottuto autobus o treno o quel che sia, e andiamo a Venezia.” Annunciò Ricky, infastidito dalla reazione di Joshua.
Scoppiai a ridere.
“Tutto questo casino, un’ora e mezza solo per dire questo ? MA NON POTEVI DIRLO SUBITO ?” urlò Joshua e tirò un cuscino a Ricky che, risentito, ne lanciò uno a lui e fu così che mi ritrovai a fare la guerra di cuscini con Chris, Ricky e Joshua, ridendo come se non ci fosse un domani.
Quando riaprii gli occhi l’orologio segnava ancora le quattro di mattina ed io ero abbracciata a Joshua e tenevo una mano a Ricky che dormiva tra le braccia di Chris ed eravamo tutti e quattro rinnicchiati al centro dell’enorme letto, tutte le coperte sottosopra e cuscini e piume ovunque.
Sorrisi, sbadigliando poi chiusi di nuovo gli occhi e mi lasciai andare al sonno.

 

 

 

 

 

 

“Sei sicuro alloggino qui ?” mi domandò, per la millesima volta.
“Ne sono certo e se non la pianti di domandarlo, rimando te e gli altri a fanculo a casa!” gridai, esasperato.
“Sì, ok, ma non arrabbiarti però..” sussurrò, risentito, e mostrandomi i suoi occhioni castani da cucciolo.
Camminavamo ormai da quasi un’ora e finalmente riuscivo a scorgere l’insegna “LA LOCANDA DELLE STREGHE”, sorrisi.
“Ma sei sicuro che Brian ci ha invitati ? A me sembra strana come cosa..” sussurrò il biondo dietro di me.
Mi voltai, furioso “Un’altra sola parola e vi butto tutti sotto una macchina.” Annunciai.
“Anche io, amore ?” mi domandò il mio cucciolo, tirandomi la maglietta e mostrandomi i suoi occhi da cerbiatto smarrito.
“No, amore, tu no.” Sussurrai, sorridendo.
“Sì sì, vi accoppiate appena avrete una stanza, ora andiamo.” Continuò il biondo, superandomi.
Imprecai, ripresi la mia valigia e mi incamminai anche io.
“siamo in Italia, alloggiamo all’albergo ‘la locanda delle streghe’, che ne diresti di stare qualche giorno con noi ? so che siete in Italia in vacanza.”, dannato me e il giorno che avevo risposto ‘si, perché no’ a quello stupido messaggio di Brian, già me ne pentivo amaramente.
Varcai la soglia dell’albergo e raggiunsi la tipa dai capelli fucsia dietro il bancone.
Dopo i vari urli, strilli, le varie foto, i pianti e gli autografi riuscii finalmente a farmi dire quale fosse la camera di Brian così, seguito dagli altri, andai a bussare alla porta.
“Chi cazzo è ?” gridò Brian.
“Il tuo fottuto incubo, Haner.” Dissi.
Sentii un po’ si silenzio poi la chiave girò nella serratura e Brian apparve, in boxer.
“Che cazzo fai già qui ?” mi domandò, confuso.
“Sono in anticipo e non hanno camera pronte, quindi dormiamo da te stanotte.” Dissi e, senza attendere risposta, entrai in stanza seguito dagli altri.
“Con chi sei in camera ?” domandò allegramente il mio piccolo uomo, entrando dopo di me.
“SCOMMETTO CON QUEL COGLIONE DI ZACKY!” gridò il biondo da fuori la porta.
Stavo poggiando la valigia davanti ad un letto quando notai la figura di una ragazza mezza nuda seduta al centro di un enorme letto.
“Oh.. oh mio.. OH MIO DIO!” gridò e mi saltò addosso, piangendo e facendomi cadere a terra.
Mi voltai verso Brian, confuso, mentre stringevo la ragazza in un abbraccio e lei piangeva, disperata.
“Beh, caro, ti presento la mia ragazza, Shannon.”
Sentii un grido e voltandomi vidi un'altra ragazza che correva in braccio agli altri, ancora fermi sulla porta, urlando “E ragazzi, quella è la mia ragazza, Lexi” annunciò, assonnato, Zacky.
Quella vacanza sarebbe durata in eterno e ne sarei uscito distrutto, lo sapevo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero saprete perdonarmi per questo schifo ma sto avendo problemi d'ispirazione e di tempo.
Quindi diciamo che è un capitolo di mezzo.
Sto lavorando con più calma al seguito.
Chiedo ancora infinitamente scusa.
Somuchlove,
Sah. 

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Capitolo 20
*** Under my skin, let it burn. ***


Quando l’orologio segnò le 7 di mattina, si scatenò il panico.
“ANDIAMO, ALZATEVI, CI ASPETTANO PER FARE COLAZIONE E AD EFFIE PRENDERA’ UN COLPO QUANDO VI VEDRA’!” gridò la ragazza di Zacky, Lexi.
Avevamo passato l’intera notte ad ascoltare gli scleri delle due ragazze e non avevamo dormito, quindi eravamo tutti vestiti.
Sbuffando mi alzai dalla poltrona in cui ero incastrato e, seguendo gli altri, raggiunsi la sala in cui ci aspettavano i restanti Avenged Sevenfold e molte altre persone.
Mi presentai a tutti, con molta calma.
Quando stavo per sedermi, una ragazzina piccoletta, con i capelli rossissimi mi si avvicinò, arrossendo.
“Io.. sono Effie” disse, porgendomi la mano.
Era tenera.
Sorrisi.
“Piacere mio, Gerard.” Le dissi, stringendo la sua mano.
“Sì in realtà so chi sei ma ok cioè ciao” cominciò a farfugliare.
Risi di gusto.
Dopo che Effie si fu presentata a tutti, prendemmo finalmente posto a tavola ed iniziammo a fare colazione.
Tra un caffè, una brioche e troppe chiacchiere si fecero le otto.
Ricky si alzò improvvisamente.
“SVELTI, MUOVETEVI, ABBIAMO IL TRENO ALLE OTTO E MEZZA” gridò.
“Il treno per dove ?” domandò, confuso, Bob.
“Venezia!” rispose, raggiante, Effie.
“OH MIO DIO SI VOGLIO TROPPO VISITARE VENEZIA, CI ANDIAMO VERO, AMORE ?” gridò Frank, aggrappandosi alla mia maglietta.
“Certo che andiamo, se per gli altri non è un problema.” Dissi, voltandomi verso Brian.
“Ma quale problema, vi ho invitati a passare una vacanza con noi.” Mi disse lui, alzando le spalle e sorridendo.
Salimmo in fretta al piano superiore, prendemmo l’occorrente e dopo venti minuti eravamo in stazione.
Appena finimmo di fare i biglietti, ci ritrovammo a correre per salire sul treno appena arrivato in stazione.
Una volta preso posto, tra Frank e Tony, mi rilassai.
“Allora, come va con la band ?” domandò improvvisamente Ray, rivolto a Matt.
“Oh, tutto bene. Stiamo aspettando la svolta ma per ora ce la caviamo anche così.” Disse Matt, sorridendo.
Sorrisi.
“Voi, come ve la cavate ?” domandò Zacky, sgranocchiando un biscotto.
“Ma stai sempre a mangiare, tu ?” domandò Mikey e tutti scoppiammo a ridere.
“Comunque, a noi va alla grande! Abbiamo fatto un casino di concerti, quasi tutti sold out e alla fine del tour inizieremo a lavorare al nuovo album!” gridò Frank, saltellando sul suo posto.
Un’idea mi balzò in testa.
Sorrisi, mi alzai e presi il cellulare.
Cambiai vagone, composi il numero di telefono e rimasi in attesa di una risposta.













Erano passati tre giorni dalla giornata a Venezia.
Ero furioso.
Sì, avevamo visitato una meravigliosa città ma il mio piano era andato in fumo e non mi stava bene.
Ora camminavo, velocemente, per i corridoi dell’albergo trascinandomi dietro Brian e Shannon.
“MA TI CALMI RICKY ? MA CHE SUCCEDE ?” gridava Shannon.
Raggiunsi la mia stanza, ora vuota e trascinai i due al suo interno, chiudendo la porta ed incrociando le braccia.
Shan mi guardava confusa mentre Brian era terrorizzato.
“Ora, ascolta, Shan. Brian deve parlarti.” Dissi e Shan guardò Brian, preoccupata.
Brian prese un profondo respiro e si portò una mano in tasca.
“Ecco.. vedi.. Shan io.. Io devo dirti una cosa importante. Ci ho pensato e ripensato mille e mille volte, ho provato in tutti i modi ma non riuscivo mai e..” Gates si inginocchiò estraendo una piccola scatoletta nera ed aprendola, mostrando un anello a Shan che ora aveva le mani davanti la bocca spalancata e tratteneva le lacrime “Shannon, vorresti farmi l’onore di diventare mia moglie ?” domandò Brian, con la voce tremante.
Shan annuì, vigorosamente e, piangendo, si gettò al collo di Brian gridando “Sì, Sì, Sì E MILLE VOLTE ANCORA Sì!”
Sorrisi ed uscii dalla stanza, trovando tutti i ragazzi dietro la porta, chi in lacrime che sorridente.
Presi il mio posto tra le braccia di Chris, ricevendo un bacio dolcissimo e sospirai, veramente felice.
Passammo l’ultima settimana in Italia divertendoci tantissimo ma fu nel penultimo giorno che le cose cambiarono veramente.
Eravamo in spiaggia e Chris si era allontanato per rispondere al telefono, raggiungendoci poi con le lacrime agli occhi ed annunciando “La Hopeless Record ci ha offerto un contratto discografico”.
Non ero riuscito a credere alle sue parole ed ero rimasto a fissarlo per venti minuti buoni.
Festeggiammo tutta la notte, gasatissimi.
Quella sera, tra una birra di troppo e le risate fino ad avere il mal di pancia, i My Chemical Romance proposero agli Avenged Sevenfold di fare un tour insieme.
Tutti immaginavamo che sarebbe stato fantastico, programmavamo tour tutti insieme ma ciò che avvenne in realtà, nessuno l’avrebbe mai immaginato.
Tornati in California iniziammo le registrazioni per il nostro primo album e fu lì che le cose iniziarono ad andare a picco.


















Ero seduta nello studio di registrazione dei Motionless, rannicchiata su un divanetto scuro mentre Chris, dall’altra parte del vetro, con delle enormi cuffie sulle orecchie, cantava.
Fissavo il liquido scuro nella mia enorme tazza, sovrappensiero.
Non avrei mai immaginato che saremmo arrivati ad un simile punto.
Dopo le belle notizie arrivate in Italia, tornati in California le cose avevano iniziato a sgretolarsi.
Shannon e Brian si erano sposati, così anche Valary e Matt.
Poi erano iniziate le registrazioni dell’album per i Motionless mentre i Sevenfold erano partiti per il tour mondiale come band di supporto ai My Chem.
Lexi si era trovata costretta a fare una scelta: La band o l’amore della sua vita.
Ed aveva scelto la seconda.
Era partita con i Sevenfold mollando i Motionless che, senza rancore, avevano deciso di continuare il loro percorso da soli.
Ogni volta che serviva, per le registrazioni o per i piccoli live, chiamavano un batterista provvisorio e andava bene così.
Le cose con Joshua filavano più che lisce.
I problemi arrivavano con il resto della famiglia.
Con i Sevenfold erano partiti anche Al e Dan, chiudendo il negozio e dall’inizio del tour non li avevo più visti.
Di giorno in giorno avevo iniziato a sentire tutti sempre meno, l’unico con cui ancora mi sentivo ogni giorno era Jimmy.
Ogni tanto venivano a trovarci i Pierce the Veil e, raramente, gli Of mice & Men.
Ma la mia famiglia non esisteva più.
Tutti avevamo preso strade diverse.
Ed era ormai quasi passato un anno.
Dopo tutte le battaglie affrontate insieme, le lacrime, i sorrisi e tutto, non mi sarei mai aspettata che ci saremmo persi tutti in quel modo.
Ogni tanto andavo su internet e mi cercavo i live dei ragazzi e mi ritrovavo puntualmente in lacrime.
Mi mancavano da fare schifo ma almeno ora erano felici.
La mia ferita più profonda rimanevano però Lexi e Shannon, sparite nel nulla.
Chissà se ancora si ricordavano di me, chissà se ogni tanto mi pensavano.
Jimmy invece no.
Aveva mantenuto la sua parola, era rimasto al mio fianco, sempre, senza smettere mai.
“Sai Ef.. a volte vorrei che il successo non fosse mai venuto a bussare alla nostra porta.” Sospirò, dall’altra parte del telefono, Jimmy.
“Ma che dici, Jimbo ? Stai scherzando ? Avete realizzato il vostro sogno!” avevo risposo, sorridendo.
“Ma abbiamo perso molto più di ciò che abbiamo guadagnato.” E in quel momento avrei giurato che il mio cuore si fosse infranto in mille microscopici pezzettini.
Ero rimasta in silenzio, il cuore in gola e le lacrime agli occhi.
“Mi manchi così tanto, nana. Avevo trovato una sorella e poi l’ho persa senza neanche rendermene conto ma ti prometto una cosa, prima o poi ci rincontreremo ed io non ti lascerò più.” E quella sera avevo pianto, per ore, al telefono con Jimmy, mio fratello, il mio migliore amico.
Quella era stata l’ultima volta che avevo sentito Jimmy poi avevamo iniziato a parlare solo via sms infine ci eravamo persi.
Erano passati anni, ormai ero conosciuta come “La donna di Joshua Balz” da tutti i fan dei Motionless che avevano rilasciato già due album e si apprestavano a finire il tour per iniziare ad incidere il terzo.
Era una fredda giornata di Dicembre ed eravamo in pennsylvania per una delle ultime date del tour.
In quella fredda e gelida giornata di Dicembre, mentre me ne stavo seduta in un divanetto nel camerino dei Motionless, mentre i ragazzi facevano il soundcheck, mi arrivò la chiamata che devastò la mia vita per sempre.
Il cuore mi balzò in gola nel vedere il nome “Austin” lampeggiare sullo schermo così, prontamente, avevo risposto.
“Effie..” aveva sussurrato, con voce tremante, Austin.
“Ehi, Aus, tutto bene ?” avevo domandato, preoccupata.
“No. Siediti e ascoltami.” Aveva cominciato e una parte di me sapeva che la notizia che stava per giungere alle mie orecchie sarebbe stato qualcosa di terribile.
Austin aveva respirato a fondo poi aveva detto quelle parole su cui ero rimasta a rimuginare per quasi un’ora.
“Jimmy è morto.” Aveva detto, la voce spezzata dal pianto.
“No.” Avevo sussurrato “Stai mentendo, domani c’è il warped, aveva detto che ci saremmo visti, me lo aveva promesso.” Il silenzio, spezzato solo dai singhiozzi di Austin.
Mi ero rannicchiata a terra, sdraiata sul pavimento, in lacrime.
E così mi avevano trovata, Joshua e gli altri, una volta rientrati in stanza.
In lacrime che piangevo, disperata, senz’aria, che maledicevo il mio migliore amico per avermi lasciata sola, due volte di fila.
I giorni passarono, smisi di mangiare e dormire divenne impossibile.
Ogni istante passato ad occhi chiusi, era un incubo.
Incubi il cui protagonista era sempre Jimmy, Jimmy che lasciava la mia mano e mi faceva cadere in un baratro buio.
Il funerale era stato distruttivo.
Joshua e Chris mi avevano tenuta in piedi con tutte le loro forze dato che faticavo anche solo a rimanere in piedi.
Lexi e Shannon mi avevano guardata ma non si erano neanche avvicinate, Matt e i ragazzi invece erano così distrutti da non riuscire ad alzare gli occhi dalla bara.
Passarono mesi dall’orribile giorno del funerale e ogni mattina che passavo a casa, la passavo al cimitero, seduta di fronte alla tomba di Jimmy, fissando quella lapide scura, maledicendolo.
Quella lapide scura sempre accerchiata di fans, chi disperato, chi semplicemente curioso.
Ed io ero lì, quasi ogni giorno, in silenzio.
A volte piangevo, delle volte mi era capitato di ritrovarmi a gridare fino ad essere trascinata via a forza da Joshua, richiamato dal custode che ormai mi conosceva, altre volte mi trovavo a sorridere, ricordando i momenti passati con Jimmy.
Poi arrivò l’annuncio, una sera guardavo la TV e l’annunciò arrivò come un fulmine a ciel sereno: “Gli Avenged Sevenfold hanno annunciato il loro tribute  album dedicato al loro ex batterista, Jimmy The Rev Sullivan, l’album si chiamerà Nightmare” E nulla fu più lo stesso.
Passai tutto il tempo ad attendere che l’album fosse completo.
La mattina del rilascio del CD stavo uscendo di casa diretta al negozio ma quando aprii la porta trovai, a terra sulla scalinata di casa Motionless, un pacco.
Lo raccolsi e lo aprii, trovandovi dentro una lettera e una copia di Nightmare.
La lettera diceva ciò:
Ciao Ef,
Non ti chiedo come stai perché posso immaginarlo.
Questa è la prima copia rilasciata dell’album ed è più che giusto che questa copia vada a te.
Sai, Jimmy ci ha rimproverato per anni per ciò che abbiamo fatto.
Intendo, lasciarti sola.
Sì, è vero, avevi Joshua e gli altri ma noi eravamo la tua famiglia e siamo stati così stupidi e ciechi a lasciarti sola.
Purtroppo, tornare indietro è impossibile ma giuro che se potessi farlo, non farei di nuovo gli stessi errori.
Per esempio, non attenderei anni e anni per dire a Jimmy quanto lo amo, invece ora vivrò col rimpianto di non essermi goduto a pieno tutto l’amore che poteva darmi e che io potevo dare a lui.
Mi hanno detto, tante volte, di rifarmi una vita ma non posso.
Lui era tutto.
Era il centro del mio piccolo e stupido universo e quando è andato via, tutto è crollato e, cazzo, so che tu puoi capirmi, forse anche più degli altri.
Abbiamo passato mesi oscuri e orribili e un po’ mi spiace che tutta quell’oscurità sia rimasta rinchiusa in quello che doveva essere un tributo all’uomo più bello, folle e inimitabile di tutti ma siamo umani e come tali sbagliamo.
Spero vorrai ascoltare questo CD, Jimmy ha lavorato a tutte le tracce, tranne una, prima di andare via.
C’è una canzone in particolare che probabilmente finirà di distruggerti l’anima ma DEVI ascoltarla, perché quello è Jimmy, è solo ed esclusivamente lui che parla a tutti noi.
E’ la traccia numero 10.
Ricorda che non ti abbiamo dimenticata e, se puoi, perdonaci.
Con amore,
Johnny.

Finite le lacrime mi alzai, corsi in camera e feci svegliare tutti i ragazzi, inserii il CD nello stereo e lasciai che le note colme di tutta quell’oscurità che io stessa tenevo dentro da mesi, fluttuassero per la stanza e si conficcassero nella pelle e nelle ossa di tutti i presenti che, in lacrime, raggruppati intorno a me, ascoltavano in silenzio.
Fu proprio sulla traccia numero dieci, quella di cui Johnny parlava nella lettera, che capii.
Capii che quell’oscurità non sarebbe servita ma che, allo stesso tempo, non me ne sarei liberata.
Capii che Jimmy non sarebbe tornato, che l’avevo perso, che mi aveva mentito, mi aveva lasciata.
E allora mi arresi.
Mi arresi alle lacrime che premevano per uscire e al cuore che minacciava di esplodermi in petto, mi arresi alle grida che graffiano per uscire, disperate, dalla mia gola.
Mi arresi al mio destino di vivere il resto dei miei giorni chiusa in una stanza completamente bianca, con i muri di gomma.
Mi arresi a non vedere mai più il sole o gli splendidi occhi di Joshua.
Mi arresi a tutto e, dopo anni chiusa in quella cella di gomma, mi arresi alla vita, chiudendo gli occhi per un’ultima volta col cuore più stanco delle membra stesse.
E fu lì che lo vidi, per un’ultima volta, destinata a vederlo per sempre.
Il mio migliore amico, mio fratello, l’uomo dagli occhi di ghiaccio e il cuore di fuoco.
E mi lasciai stringere in quell’abbraccio che sapevo non sarebbe più finito.




“Si spegne così, la luce brillante ed infinita di una ragazza che ha dato tutta la sua vita alle persone che le stavano vicine, ci stringiamo tutti intorno ai Motionless in White e li teniamo vicini al cuore, comprendendo l’immenso dolore che la perdita di quella ragazza porterà loro, augurandoci che riusciranno, coraggiosamente a non mollare e andare avanti, in ricordo ed onore di quella coraggiosa e bellissima ragazza che è sempre stata Elizabeth Effie White.” Huntington Beach, California, 28.12.2013.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Odiatemi ora, se volete, ma sì, è così che si conclude questa storia.
Non sono diventata malvagia tutto insieme, lo ero già prima.
Perché, sì, questo era il finale già programmato di quesa fanfiction iniziata in una notte in cui il buio che portavo dentro mi stava divorando.
Grazie a chi è rimasto dall'inizio alla fine, grazie a chi ha saputo apprezzare e grazie anche a chi non l'ha fatto.
Grazie ai Sevenfold che tengono viva la mia ispirazione.
Grazie a tutti e buonanotte(?)
Somuchlove -and a bit of evil-,
Sah. 

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