Un po' per volta scrivo la nostra non-storia

di Kikka_Swift
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto. ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo. ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono. ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredicesimo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo. ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo. ***


Luglio, una bella giornata di sole. Non fa troppo caldo, non fa mai troppo caldo quaggiù, però sentire il sole sulla pelle dopo giorni di pioggia è piacevole, mi fa sentire a casa. Tu non sei ancora arrivato, e io, seduta sull'erba fresca, sto cercando di assorbire più vitamina D possibile per fare una piccola scorta. Vedo una macchina che parcheggia e tuo fratello che scende. Il mio cuore fa una capriola, ma inutilmente. Tu non ci sei, ovviamente. Charlie alza una mano in segno di saluto e mi gira le spalle, ondeggiando nei pantaloncini al ginocchio troppo larghi per le sue gambe. Perchè ha il borsone? Poi capisco. Si china ad allacciarsi gli scarpini e tira fuori l'asciugamano. Mega partita in programma prima del picnic. Calcio, calcio, calcio, questo hanno in mente i ragazzi. Mi alzo e lo seguo fino al campetto, sperando solo di ammazzare il tempo. I ragazzi stanno ancora scaldando un po' i muscoli, ma la mia attenzione è attratta da un paio di occhi magnetici, azzurri, cristallini, che mi fissano. Sei già qui da un po’, come ho fatto a non vederti? Mi avvicino alla recinzione camminando piano. Non ti aspettavi che sarei venuta, vero? Non capisco se sei contento o no, distogli lo sguardo troppo in fretta e corri da tuo fratello. Bisbigli, non colgo nessuna delle tue parole, e inizio a sentirmi a disagio. Forse non è stata una buona idea. Charlie annuisce e sorride, poi mi raggiunge. "Hey, che ne dici di sederti laggiù con gli altri? Scommetto che non ti è mai capitato di vedere una partita dalla panchina. O sbaglio?" scherza. Sorrido, allora non ti dispiace che per una volta sia io ad entrare nel tuo mondo.

*SPAZIO AUTRICE*

Saalve a tutti :)

Questa è la prima storia che pubblico. So benissimo che il capitolo è corto, ma sinceramente preferisco così. Mi piacciono di più i capitoli corti e "veloci" che quelli chilometrici (senza offesa, ovviamente). Eventualmente, se la mia storia piacesse a qualche anima, pubblicherò spesso, ma sempre capitoli più o meno corti.

Fatemi sapere cosa pensate della storia, critiche, consigli, insulti sono ben accetti :D

Grazie a chi ha letto fino a qui e... beh, alla prossima!

Besos

Kikka

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo. ***


Declino gentilmente l'offerta, passare quaranta minuti su una panca scomoda in mezzo a sei giganti sudati non rientra nella mia categoria dei “desideri assoluti”. Mi accoccolo sull'erba, vicino al parco giochi. La partita inizia bene, dopo dieci minuti siete già avanti di due punti; ora della fine i goal diventano cinque e vincete. Un giro alla fontana per rinfrescarsi il viso e le braccia e corri da me. Ma in realtà sono solo una stupida illusa: corri verso la buca della sabbia, dove una bambina dolcissima ti guarda sorridendo e ti butta le braccia al collo. Tu la sollevi, la stringi forte, poi la lanci in aria e la riacchiappi al volo. Lei ride contenta, i tuoi occhi sprizzano gioia. Charlie intanto si diverte a schizzarvi con l'acqua, geloso. Gli passi la bambina e ti giri verso di me, con lo stesso sguardo felice di poco prima. Ti sorrido e questa volta ricambi. Il mio cuore fa un salto mortale avvitato, ma almeno adesso è giustificato. Ti avvicini piano, senza guardarmi, e ti siedi di fianco a me. “Ti sei divertita?” il tuo tono è quasi ansioso. “Certo, siete bravi, davvero. Quella bambina è meravigliosa. Come si chiama?” chiedo osservando la scena oltre la sua schiena. “Emma. E' la figlia di Michelle, la conosci? La nostra vicina di casa.”. Ti abbracci le ginocchia: è inutile, solo a guardarla ti illumini. Le vuoi davvero bene. Che bambina fortunata.
Dopo due interi minuti di silenzio la conversazione sembra finita. Ti alzi piano e dici, quasi in tono di scusa: “Vado a cambiarmi, così poi andiamo a mangiare. Che fame!” Sorrido, per la centesima volta da quando ti ho visto, un'ora fa. Mi avvicino a Charlie che sta ancora chiaccherando con Emma. “Domani andiamo al parco giochi sotto casa e... Guarda chi c'è! C'è la zia!” e mi passa la bambina, che si lamenta: “Zio Charlie, tu sei mio zio, e anche zio Jack è mio zio, ma io questa zia proprio non la conosco!” Charlie e Michelle scoppiano a ridere e io mi presento: “Sono una nuova zia, a quanto pare. Mi chiamo Francesca.” “Ciao zia ... Fran... Frac...” sorrido. E' un nome difficile per una piccolina che parla a malapena l'inglese. “Puoi chiamarmi Fra se vuoi.” “Zia Fra! Io sono Emma e mi piacciono tanto tanto le Barbie e i libricini con tanti disegni colorati. Mi piace anche andare a giocare a pallone al parco con gli zii, però mi piace di più giocare con le Barbie. A te piacciono le Barbie, vero? Se vuoi puoi venire a vedere tutte le mie, ne ho taaante tante. Possiamo giocare insieme qualche volta se ti va.” La mia prima impressione si rivela esatta: è una bambina davvero dolcissima, e adesso capisco perchè le volete così tanto bene. Ringrazio e, dopo averle promesso di andare a trovarla, la lascio correre dalla sua mamma. Con la coda dell'occhio ti vedo uscire dallo spogliatoio e il mio cuore inzia a galoppare, di nuovo. Questa volta vieni verso di me, senza ombra di dubbio. Mi raggiungi e il tuo sorriso scioglie ciò che rimane del mio cervello.

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

Punto primo, un enorme GRAZIE alle 20 lettrici silenziose :')
Punto secondo, un GRAZIE anche alla mia recensitrice(si dice così?) preferita AliWeasley :D
Punto terzo, non ho ricevuto che una recensione (quella di AliWeasley, appunto) e non sono molto contenta. Non vi piace la storia? E' noiosa, scritta male, troppo corta? Ditemi qualcosa, vi prego. E' la mia prima storia qui su efp, ed è la prima storia che faccio leggere a qualcuno che non siano le mie amiche. Vi prego, lasciatemi una recensione anche piccolapiccola, che ne so “Fa schifo.” Così almeno so cosa fare. Andare avanti o non andare avanti, questo è il problema.
Vostra, depressa
Kikka
:)

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo. ***


Non riesco a capire la tua domanda, ma annuisco con il solito mio sorriso ebete sulle labbra. Senza che io neanche me ne renda conto, ti allontani, ma automaticamente ti seguo come un cagnolino. Quando raggiungiamo il tavolo dove gli altri hanno già apparecchiato finalmente mi risveglio dallo stato di trance. Molli la borsa per terra, ti raccomandi con le cavallette che hai per amici di non magiare tutto e di lasciarci qualcosa. Lasciarci qulacosa? Perchè? Noi dove andiamo? Mi prendi per mano e mi chiedi se mi va di fare un giro. Che domande, certo che mi va. Con te andrei anche in capo al mondo. Ma forse questo è meglio se me lo tengo per me, almeno per il momento. Un coro di fischi accompagna i nostri passi; so di essere diventata rossa come un peperone, ma tu non ti fai scoraggiare e appoggi una mano fresca sulla mia guancia. Che bella sensazione. Per un attimo mi chiedo come sia possibile che dopo una partita di un'ora tu riesca a non essere minimamente accaldato, ma poi lascio da parte la logica e mi abbandono al tuo contatto. Stringo forte le mie dita intorno alle tue e appoggio la testa sulla tua spalla. Non devo fare molta fatica, sei un pezzo più alto di me. In lontanza sento Jamie, la fidanzata di Anthony, il tuo fratellone, che richiama i ragazzi all'ordine. Tony ha 19 anni, è il più grande, è il capitano, è un po' un padre per la squadra, e Jamie ormai è diventata la mamma acquisita: è lei che organizza i picnic e le feste, è lei che prepara le torte e i panini. La conosco da due settimane, ma già le voglio bene. Quando siamo ormai vicini alle altalene lanci una sfida a chi arriva per primo a quella rossa, così bella e comoda. Ti lascio vincere, non mi impegno neanche, lo so benissimo che sei molto più veloce di me. Ti butti molto delicatamente sul seggiolino, che ondeggia. Ti cammino davanti con andamento flemmatico e tu ridendo mi passi un braccio intorno ai fianchi: “Ti ho acchiappato!”. Con qualche difficoltà riesco a liberarmi e occupo l'altalena di fianco alla tua. Non ho il coraggio di guardarti perchè mi sento i tuoi occhi addosso, così osservo una povera formica che cerca disperatamente di arrivare a casa sana e salva. Chiaccheriamo un po', mi parli della scuola, dei tuoi amici che ancora non ho conosciuto, del tuo “fratello cinese” che è tornato dai suoi genitori per l'estate e ti manca molto. Un pallone da basket, rimbalzando, arriva fino a noi e ti alzi per rilanciarlo indietro, ma rimani come folgorato col braccio a mezz'aria: “Ehm, Fra, vieni con me un attimo.” Ti giri alla velocità della luce, afferri il mio braccio, mi strappi via dall'altalena e inizi a correre. Non riesco a capire cosa diavolo succede, ma ti seguo fin dietro lo scivolo.

 

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

 

Lo so che i capitoli sono corti. Lo so che non è la migliore delle storie.
Una recensione piccola piccola però potete lasciarmela, no?
Hanno sempre dato fastidio anche a me le autrici che imploravano per una recensione, ma, credetemi, (e se siete autrici lo sapete di sicuro), passare le ore al pc aspettando che qualcuna delle 10 lettrici silenziose ( a proposito, GRAZIE ) recensisca è una tortura immane, davvero.
Mi spiace, perchè ci tengo a questa storia, è la prima in assoluto, è quella più personale che io abbia mai scritto, ma se questo capitolo non riceve almeno 2 recensioni (oltre a quella di AliWeasley, sempre puntuale- GRAZIE ALI ) mi toccherà cancellare tutto. O diachiarare la storia incompleta, non so. Facciamo così, se ci tenete anche voi almeno un po', avete 4/5 giorni per scrivere anche solo una frasetta di recensione, accetto critiche, insulti, tutto. Davvero, mi spiace “ricattarvi” in questo modo, ma mi viene l'angoscia se non so cosa ne pensate della storia. Non vi incuriosisce almeno un po'? Fa davvero così schifo?

Baci
Kikka

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto. ***


Guarda là, c'è mia madre.”
Oh no, questa non ci voleva.
“Seguimi, torniamo dagli altri. Se scopre che sono qui da solo con te, penserà male. Sai com'è fatta, inizierebbe a farti una quantità infinita di domande imbarazzanti, e fidati, non è piacevole. E poi racconterebbe al mondo intero che ci ha visto insieme.”
Ed è a questo punto che capisco. Non sono niente per te, forse non sono neanche un'amica. Ti vergogni a farti vedere in giro con me. Il mio cuore ritira dentro di sé le ali di farfalla che ha creato giorno dopo giorno e sprofonda nel buio più buio. Ho sognato per dodici notti di fila come sarebbe stata la mia vita insieme a te, come sarebbe stata la nostra casetta, come sarebbe stato il nostro giardino, come sarebbero stati i nostri bambini. Ma evidentemente io non sono abbastanza. C'è sempre qualcosa di sbagliato in me, c'è sempre qualcosa di marcio, che rovina tutto. E tu capisci che io ho capito, mi guardi con i tuoi occhioni dispiaciuti e mi fai quasi tenerezza. Ma poi ricordo quello che hai appena detto e lascio andare la tua mano. Mi avvio a passo deciso, lasciandoti indietro. Non te l'aspettavi e mi insegui: “Hey che succede? Aspettami!”, ma io non mi fermo, non mi voglio fermare, e per questa volta rispetterò il mio cervello. Arrivo al tavolo col fiatone, ma nessuno sembra notarlo.
Mi butto sul seggiolino vicino a Jamie e inizio a chiaccherare come se nulla fosse, lei evidentemente ha fiutato la situazione e da brava amica non vuole girare il coltello nella piaga. Dopotutto è passata anche lei dall'interrogatorio materno, qualche tempo fa, ma l'ha superato alla grande, lei. Lei che è così bella, elegante, socievole, lei che è la fidanzata perfetta, la moglie che ogni madre vorrebbe per il proprio figlio.
Io non sono così, oh no. Io sono io, quella sempre sbagliata, quella che non è mai come dovrebbe essere. Quando arrivi l'atmosfera si gela. E' incredibile l'effetto che hai sui tuoi amici: se non sei felice tu, nessuno riesce ad esserlo. Notano all'istante la tua espressione e tutta l'attenzione si concentra su di me, che arrossisco fino alla radice dei capelli mentre cerco di mantere un'aria dignitosa. Jamie mi salva in corner proponendo di tagliare la torta e scatenando l'istinto di cavallette. Benedico in silenzio quella ragazza così premurosa e torno a giocare con il cordino della mia felpa. Ti guardo di sottecchi, ma tu fai l'offeso: ti giri dall'altra parte, eviti il mio sguardo, cerchi in tutti i modi di camuffare il tuo reale stato d'animo, fai il buffone con gli altri. Ridi, ma solo con le labbra, perchè i tuoi occhi sono spenti, vuoti. Come i miei.

 

 

 

 


 

*SPAZIO AUTRICE*

 

Salve gente :)
BUON NATALE! Spero abbiate passato buone feste con parenti e amici :)
Sappiate che se ho deciso che finirò di pubblicare la storia è solo grazie a Jean Revival e AliWeasley che continuano a seguirmi e recensirmi ( GRAZIEGRAZIEGRAZIE :* )
Scusate il ritardo, lo so, è più di un mese che non pubblico, e in più domani parto e non torno fino al 6 di gennaio, così per farmi perdonare oggi vi lascio DUE (che in realtà erano tre!) capitoli ;)
Beh, che dire, spero che vi piacciano! (Traduzione: lasciatemi almeno una recensione piccola piccola xD )
Volevo ringraziare ancora Jean per il supporto morale e i consigli ;)

 

Besos!
Kikka_Swift

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto. ***


Una manina tamburella sulla mia spalla a ritmo regolare: tap-tatap-tap, tap-tatap-tap. Apro un occhio e un fascio di luce proveniente dalla porta spalancata mi acceca, mentre lentamente emergo dal piumino. Sì, io dormo con la coperta pesante anche d'estate, e allora? Qui al Nord si gela, mica come a casa che ci sono 40 gradi all'ombra! Quando finalmente riesco a collegare il cervello vedo Emma. Ci vuole qualche altro secondo prima che io riesca a ricordare che sua madre oggi avrebbe dovuto lavorare e che l'avrebbe lasciata da mia zia come al solito. Gli occhi vivaci mi fissano severi e mi fanno sentire un po' in colpa: le avevo promesso che sarei andata a trovarla e invece non mi sono più fatta viva. Questo corso intensivo di inglese per riuscire ad entrare all'università mi sta letteralmente assorbendo, ed erano mesi che non dormivo così bene, però oggi è domenica e con questo bel sole che splende nel cielo non posso certo passare la giornata a letto. Mi vesto veloce e afferro una delle brioches che la zia ha preparato sul tavolo per i coinquilini. Eh sì, siamo in 10 in questa casa: ben sette studenti di cui due ragazzi cinesi, una tedesca, due spagnoli, un giapponese e me medesima, poi ci sono zia, zio e Kevin, il “cugino canadese”. E' bello vedere come le generazioni di adulti che si sono trasferiti a Vancouver per riuscire a sopravvivere si siano rimboccati le maniche, abbiano aperto la loro casa a ragazzi sconosciuti per riuscire ad arrivare a fine mese, ma nonostante tutto abbiano comunque continuato ad amare l'Italia e abbiano insistito affinchè i figli imparassero l'italiano e conoscessero le tradizioni della loro terra. Tu, Kevin, Anthony e Charlie siete fortunati, parlate correntemente due lingue e conoscete per esperienza due culture davvero diverse che però in fondo un po' si assomigliano.
La voce sottile di una bella bimba in pantaloncini corti mi ricorda che il parco giochi ci sta aspettando, così ingurgito un bicchiere di spremuta e mi precipito fuori giusto in tempo per fermare quella piccola incosciente che, pallone sottobraccio, stava già attraversando la strada.
“Emma aspettami!” grido, ma lei non ascolta.

Fortunatamente ho i riflessi pronti: le afferro la mano e la tiro verso di me, di nuovo sul marciapiede, a un soffio da una macchina che l'ha sfiorata. Alzo gli occhi e ti vedo: ci stai apettando dall'altra parte della strada ma il tuo sguardo è preoccupato. Una strana ansia mi assale, sono sicura che sia per il fatto di aver avuto per un secondo l'immagine raccapricciante di quei bei codini biondi sotto la macchina di quel pazzo. Improvvisamente realizzo cosa sarebbe potuto succedere e mi sento male. Accade tutto in un battito di ciglia: mi accascio a terra, Emma mi posa una manina sulla guancia come a rassicurarmi. Non ho la forza di parlare, mi sento svenire, cerco di reagire ma il buio prende il sopravvento e perdo i sensi.


Mi sveglio sdraiata sul divano della zia. Emma sta disegnando tranquilla appoggiata al tavolino di cristallo, tu invece sembri agitato, cammini senza sosta da una stanza all'altra e parli così velocemente al telefono che faccio fatica a capire chi ci sia all'altro capo. Quando ti accorgi che finalmente sono resuscitata, sparisci in cucina e riappari poco dopo con un bicchiere d'acqua. Ti avvicini piano, quasi timoroso. Mi sistemo il cuscino dietro la schiena, ti sorrido e prendo l'acqua, poi ti faccio segno di sederti vicino alle mie gambe.
“Grazie, davvero. Non so cosa avrei fatto senza di te. Mi sono spaventata parecchio.”
“Ho notato.”
La tua voce non è colma di amarezza e risentimento, anzi, è quasi ironica. Vedi, è questo che mi piace di te: sai sdrammatizzare, hai sempre la battuta pronta.
Erano due settimane che non ci parlavamo. Persino Kevin, nei pochi minuti in cui ha staccato il naso dal suo amatissimo computer, ha notato qualcosa di strano tra di noi. Sabato sera, quando ve ne siete andati, ha bussato alla mia porta e mi ha chiesto se andava tutto bene, se sentivo nostalgia di casa perchè negli ultimi giorni gli ero sembrata un po' triste e blablabla. Ha parlato per dieci minuti, e forse è questo il motivo per cui si prevedono piogge intense su tutta la British Columbia. E' stato davvero carino a preoccuarsi, ma io l'ho liquidato con un “Tutto bene, sono solo un po' stanca, scusa. Grazie per l'interessamento.” Nessuno sa del nostro mezzo litigio, tranne me e te, ovviamente. Jamie ha capito, ma so che mi posso fidare di lei, sa mantenere un segreto. Non ho raccontato niente neanche a Becky, che mi ammazzerà quando lo scoprirà. Devo chiamarla. Sono tre settimane abbondanti che non ci sentiamo a causa del fuso orario e tutto il resto, e comunque è ancora la mia migliore amica. E' un bel tipo, potrebbe piacerti se la conoscessi, e sono sicura che anche tu le piaceresti, come amico, intendo. Per forza, tu piaci a tutti. Sei sempre gentile, disponibile ad aiutare anche gli antipatici, sei socievole, spiritoso e a volte anche un po' buffone. Nessuno è più bravo di te a risollevare l'umore quando è nero come la pece. Ed è questo che stai tentando di fare con me proprio adesso, e anche questa volta, nonostante in effetti non ci voglia molto, ti riesce: sono contenta che tu mi abbia finalmente rivolto la parola. Però non basta parlare cinque secondi per recuperare un'amicizia, ci vuole tempo, e tutto quello che abbiamo oggi dobbiamo dedicarlo a quell'angioletto di bambina che per poco non mi ha fatto morire di paura mezz'ora fa. Ma va bene così, io non scappo. Non per ora, almeno, e di sicuro non senza di te.

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

 

Bonjour people :)

Come ho accennato nello spazio autrice del capitolo precedente, originariamente questo capitolo era diviso in due, ma ho seguito il consiglio di Jean Revival e l'ho pubblicato tutto insieme.
Ho cercato anche di creare un layout meno confuso evidenziando i dialoghi col grassetto.
Spero che vi piaccia e che si legga più facilmente. Boh, se vi va di farmi sapere la vostra opinione siete i benvenuti :)
Vi lascio, vado a preparare la valigia. BUONE VACANZE A TUTTI! :D

Bacioni
Kikka_Swift

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto. ***


Cerco con lo sguardo due posti liberi, fortunatamente non c'è quasi nessuno sul treno che attraversa la città. Stringo meglio la manina di Emma, memore della brutta esperienza della settimana scorsa, e mi giro verso di te con uno sguardo dubbioso: “Davanti o in fondo?”

Davanti, davanti!” grida la piccolina, esaltata. Le piace parecchio guardare il panorama da quella postazione, le sembra di essere sulle montagne russe.
Stiamo andando alla festa di diploma di Charlie, e Michelle ci raggiungerà dopo aver sbrigato tutte le commissioni, così Emma è ancora una volta sotto la nostra tutela. Praticamente siamo diventati i suoi babysitter, non che mi dispiaccia, sia chiaro, ma magari io dovrei anche studiare qualche volta, visto che sono qui per questo.
La peste tutto d'un tratto decide che è stufa di stare seduta e balza in piedi, ballando al ritmo della sua canzoncina preferita e scatenando l'ilarità della coppia di anziani seduta dietro di noi. Le passi un braccio intorno alla vita, la attiri a te e le schiocchi un bacione sulla guancia paffuta. Sorrido, ma dentro di me sto morendo: l'ultima volta che l'hai fatto con me eravamo ancora amici. Guardo fuori dal finestrino e cerco di ricacciare indietro le lacrime, ma lei se ne accorge: “Zia Fra, perchè piangi? Ti sei fatta male?”. Alzi gli occhi sorpreso ma li riabbassi subito quando realizzi che sei tu la causa. Allunghi la mano libera verso la mia, appoggiata sul ginocchio, senza però mollare la presa su Emma, che prima si divincola, poi si tranquillizza e infine si abbandona su di te, seduta sulla tua gamba, con la testa sulla tua spalla. Siete davvero teneri in questa posizione, quasi quasi vi faccio una foto. Mentre cerco il cellulare frugando con la mano libera nella borsa sento il signore seduto dietro che bisbiglia alla moglie: “Come sono giovani e carini. Stanno proprio bene insieme! Quella bimba è meravigliosa. Ti ricordi che bei tempi quelli, quando i bambini erano piccoli?”
Emma si strofina un occhio, la magia dell'attimo è volata via, e le parole di quel signore mi lasciano l'amaro in bocca. Noi non siamo carini insieme, semplicemente perchè noi non stiamo insieme. Questa volta ingurgito le lacrime prima che facciano capolino e mi siedo meglio. Stringi la presa sulla mia mano, mi giro a guardarti e il tuo sorriso mi comunica che anche tu hai sentito tutto, ma soprattutto che concordi con il nonnino.
Decido di non illudermi, c'è sempre tempo per quello, ma ricambio il sorriso. Forse la vita riserva qualche sorpresa anche a chi non se lo merita.

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo. ***


Oggi pomeriggio arriva Becky. Non vedo l'ora di poterla riabbracciare, mi è mancata così tanto! Ho conosciuto tante ragazze di qui al corso, ma nessuno riesce a capirmi e sopportarmi come lei fa da quando avevamo sei anni.
Mi ricordo ancora la prima volta che l'ho vista, era il primo giorno di scuola elementare ed ero arrabbiata col mondo intero. La mamma se n'era andata e avevo una paura folle, anche perchè nella mia classe non c'era nessuno dei miei compagni dell'asilo, non conoscevo neanche uno di quei venti piccoli visi. Lei si avvicinò piano piano, aveva quasi paura della mia espressione minacciosa. Mi disse un timido “ciao” appena soffiato e mi sorrise timidamente. Le sorrisi anche io e in quel momento capii che lei sarebbe stata la migliore amica che avesse mai potuto capitarmi.

Sono così contenta che mi dimentico di guardare l'ora e ovviamente perdo il bus che mi avrebbe portato in aeroporto, così busso alla porta di Kev e gli chiedo timidamente un passaggio sulla sua nuova macchina. Per grazia divina spegne il computer e prende le chiavi, mentre io tiro un sospiro di sollievo. Non so come fai a convincerlo ad uscire così spesso, sarai anche il suo migliore amico, ma quell'aggeggio elettronico il più delle volte lo ipnotizza proprio. Ci lanciamo in una conversazione alquanto stramba: lui continua a sostenere che tu in qualche modo sei interessato a me e io continuo a smenitire ridendo come un'oca e cercando di non far trapelare nessuna delle emozioni che mi scuotono dentro.

 

Tamburello con il piede per terra e con la mano sul ginocchio. Sono circa quaranta minuti che aspettiamo, dal tabellone vedo che il volo è atterrato, è andato tutto bene, sennonchè la chioma bionda di Becky non è ancora spuntata, e inizio a preoccuparmi. L'avranno fermata alla dogana. Sì, ma perchè? Quella stordita si sarà dimenticata qualche documento. Mi alzo, cammino fino alla porta d'ingresso, torno indietro, tre, quattro, cinque volte. Kevin con fare scocciato mi afferra un braccio e mi obbliga a risedermi. Sbuffo e mi appoggio pesantemente contro lo schienale in legno della sedia, che schricchiola sinistramente. Mi giro a guardare se ho combinato qualche danno e quando ritorno dritta lei sta già camminando verso di noi. Scatto in piedi, le corro incontro e la abbraccio come se fosse il mio peluche per la nanna senza il quale fino a qualche anno fa proprio non riuscivo a prender sonno. Le lacrime, finalmente, sono di felicità. Ci stringiamo fino a soffocare, ma quando mi accorgo che non è sola mi stacco all'istante e rimango come ipnotizzata: Mattia ci guarda e sorride teneramente, aspettando il suo turno, che arriva non appena riesco a riprendermi. Mi tuffo contro il suo petto e respiro forte il profumo del suo dopobarba, mentre sento le sue braccia che mi circondano la vita e mi sollevano leggermente da terra. Il mio amico più caro si è fatto più di 8000 chilometri, cioè 9 ore in aereo seduto di fianco alla mia migliore amica - solo Dio sa quanto gli sia costato, si odiano a morte quei due, sono cane e gatto - solamente per venirmi a trovare, e tutto ciò senza dirmi assolutamente nulla. La più bella sorpresa della mia vita, decisamente. Abbraccio ancora una volta Becky che ormai piange a dirotto e le prendo la valigia: è ora di andare a casa!

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo. ***


Wow! Wow... WOW!” Becky proprio non riesce a stare zitta.
Apro l'ultima porta: “E questo è il bagno. La zia ci tiene che tutto sia in ordine, quindi ricordati di sistemare dopo aver fatto la doccia.”
Lei replica veloce, sovrastandomi “WOW! Ma questo bagno è ENORME!”
Ha una passione sfrenata per i bagni. Voglio dire, dovunque andiamo, hotel, ristoranti, lei mi trascina in bagno perchè vuole vedere come è arredato, quale abbinamento di colori è stato scelto per le pareti e tutte quelle cose da studenti di Design d'interni, ma visto che si vergogna ad andarci da sola mi tocca accompagnarla tutte le sante volte. E' un'esperta di queste cose ormai, ma sin da quando eravamo piccole era lei quella che creava le ambientazioni per i nostri infiniti pomeriggi passati a giocare con le bambole, era lei che disegnava i vestiti in misura e poi sbagliava sempre a tagliarli sulla stoffa e si arrabbiava perchè non andavano bene, era lei che cercava tutte le volte di fare un golfino decente a maglia ma inevitabilmente saltava un punto e allora doveva disfare tutto. Era, ed è tuttora, la storidita con la borsa strapiena di cose che non userà mai, come il coltellino svizzero del cugino dell'amico del fratello del cognato di sua nonna, che ormai è arrugginito al punto che non si apre neanche più, ma non importa, lei ce l'ha sempre dietro; oppure come gli spilloni da conficcare nella mano di un eventuale maniaco quando siamo in giro da sole, oppure come il biglietto del cinema, quello di quando siamo andate a vedere quel bellissimo film strappalacrime, per la prima volta con la mia macchina nuova, e ovviamente abbiamo pianto così tanto che all'uscita non ci ricordavamo più dove avevamo parcheggiato, e abbiamo girato in lungo e in largo schiacciando il telecomando e sperando che le luci si accendessero; oppure come la sua forchettina da campeggio, quella che usava quando andava in “missione” con gli scout da ragazzina. Lei ha sempre dietro tutto, peccato però che ogni santa volta riesce a perdere il suo dannatissimo cellulare dentro la borsa, e bisogna richiamarla anche tre o quattro volte prima che risponda.
Lei è matta, ma matta davvero, ed è proprio per questo che le voglio un mondo di bene.
Mattia invece non riesce a sopportarla. Lui, così logico, razionale, matematico. Sempre in perfetto orario, non sgarra mai, praticamente l'opposto di Becky. Studia fisica e ha una media altissima, ha sempre avuto voti spropositati, ma da quando è all'università è diventato vergognosamente bravo. Ti assomiglia un po', a dire la verità. È alto, molto alto, è simpatico, è sensibile. È il migliore amico che io abbia mai avuto. Sempre disposto a sacrificarsi per gli altri, sempre col sorriso sulle labbra. Non credo di averlo mai visto piangere se non per quella stronza della sua (prima e ultima, per ora) ragazza, che lo ha mollato dicendogli apertamente che aveva un altro. Quando ho aperto la porta, quel pomeriggio, sono rimasta sconvolta. Lui è letteralmente crollato tra le mie braccia, in lacrime, e io non sapevo più cosa fare. Abbiamo passato quasi tre ore seduti sul mio letto, le gambe intrecciate, a mangiare cioccolatini e ascoltare Taylor Swift, mentre lui mi raccontava per filo e per segno cos'era successo. Ma da quel giorno io non l'ho mai più visto triste. Però non l'ho più visto neanche completamente felice. Ed è questo quello che mi rode di più, i suoi occhi non hanno più quella luce che avevano prima, sono come spenti, vuoti. No, non è vero, non sono vuoti, perchè lui ha me, la sua “sorellina”. Adoro quando mi chiama così, mi fa sentire al sicuro, protetta da tutto e da tutti.
Devo assolutamente raccontargli tutto. Non ti offendere, ma il mio Tia deve sapere cosa mi sta succedendo. Non posso nascondergli una cosa così importante per me. Sì, ho deciso, domani gli racconto tutto. Lo farei adesso, ma sono le undici, sono già in pigiama e non mi va di farmi a piedi da qui al suo albergo. Purtroppo non c'è più posto in casa, ma tra due giorni la tedesca parte e si libera un letto. Se avessi saputo che sarebbe venuto anche lui ci saremmo organizzati, ma per due notti non vale davvero la pena di tirare fuori brandine e coperte. Anche se tutto sommato mi piacerebbe averlo vicino a me anche stasera, penso che in questo modo lui portà riposarsi in un letto comodo, e mi rendo conto che sarebbe un po' egoistico volerlo qui. Ci vedremo domani, in fondo posso resistere. O almeno credo.

 

* SPAZIO AUTRICE *

Salve a tutti, sono tornata!

So che speravate che fosse finita la tortura, ma invece no! Zan-zan-zan, l'ispirazione è tornata, mi dispiace per voi :'3

Dopo un paio di secoli vi lascio il nuovo capitolo, spero che vi piaccia :)
Prima dell'epilogo ci saranno ancora due, tre, massimo quattro capitoli, quindi abbiate pazienza ancora un pochino e poi potrete salutare definitivamente questa storia un po' sfortunata.

Non credo ci sia altro da aggiungere, se volete lasciarmi una recensione costruttiva sarà sicuramente ben accetta :)

Byee! <3

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Capitolo 9
*** Capitolo nono. ***


E poi lui ha detto che non voleva che sua mamma ci vedesse insieme, anche se non stavamo facendo nulla di male. Non lo so, non lo capisco. Prima mi prende per mano e poi si vergogna. Ma che senso ha?” concludo il mio discorso mentre una lacrima scappa via dall'occhio destro.

Tia digrigna i denti e nelle sue iridi nocciola vedo la rabbia e il disappunto.
Lo sapevo, lo sapevo, non avrei dovuto dirglielo. Ecco, adesso si arrabbierà, starà male, e solo per colpa mia. Cavolo, perchè non penso prima di parlare? Lo vedo schizzare in piedi e imboccare la porta. Oddio.
“Tia, dove vai? Hey, Tia, aspetta!” cerco di seguirlo mentre esce veloce come un razzo dalla mia camera, ma quando lo raggiungo in salotto ti ha già agguantato per il bavero e ti scuote non molto delicatamente.

Dov'è il mio Tia, quel ragazzo d'oro che è sempre stato contro la violenza e che preferisce il dialogo a una bella scazzottata? Non lo riconosco più! Che cosa ho combinato? Perchè non sto mai zitta!
“Tia fermati! Che cosa fai? Smettila! Possiamo parlare da persone civili invece che ucciderci a vicenda?” chiedo implorante, ma lui non riesce neanche a sentirmi tanto è agitato. Devo fare qualcosa.

Gli prendo il viso tra pollice e indice, punto i miei occhi nei suoi e sillabo con sguardo furioso:
“FER-MA-TI. Adesso.”
Il mio metodo sembra funzionare in quanto ti lascia andare e si porta le mani al volto.

Scusa, scusa, non volevo. Ok, ok... Possiamo parlare? Giuro che non ti meno.” sussurra rivolto a te, quasi impaurito da ciò che ha appena fatto.

Eccolo, questo è il mio Tia, una persona ragionevole. Più o meno.
Sparite nella stanza di Kevin, che nel frattempo ha acceso la TV su un programma di cucina.
Mi concentro sulla ricetta per evitare l'irrefrenabile desiderio di venire ad origliare.

Siete grandi abbastanza per non tagliarvi la gola a vicenda se vi lascio da soli in una stanza chiusa dopo un semi-litigio. Almeno spero.
Becky emerge dal bagno- da quando ha scoperto che i sanitari sono di nuova generazione ci rimane chiusa le ore, nonostante questo faccia letteralmente impazzire la zia- e chiede delucidazioni riguardo alle urla che ha sentito attraverso la porta.
Aspettando il fatidico verdetto faccio in tempo a farmi anche un pisolino appoggiata alla spalla di mio cugino, ma quando uscite sui vostri volti posso scorgere un'aria amichevole.
Sai una cosa? Me l'aspettavo. Non so cosa vi siate detti, non so quanto tempo siate rimasti chiusi lì dentro, ma vi conosco entrambi e non riuscivo proprio ad immaginare come due persone così solari e pacifiche potessero odiarsi.

Vi sedete tranquilli sull'altro divano e iniziamo una chiaccherata molto costruttiva sui vari metodi di apprendimento e sul momento della giornata migliore per studiare, fino a che la zia annuncia che la cena è in tavola.

 

La sera a letto ripenso a quello che è successo e giungo alla conclusione che io non merito nessuno di voi, né te, ne Becky, ne tantomeno Tia. Siete tutti “troppo” qualcosa, troppo sensibili, troppo sinceri, troppo pieni di buon senso. Io invece sono strana forte, e anche un po' depressa a volte. Non vi merito, voi non dovreste essere qui vicino a me, ma con persone vivaci e solari come voi. Però sono felice di avervi accanto. Non oso immaginare come sarebbe la mia vita senza di voi, senza tutti e tre. Probabilmente me ne starei tutto il giorno in casa a mangiare gelato al cioccolato davanti al computer o alla tv.

Con questi pensieri che frullano nella mia testolina semivuota chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

Salve bella gente :) Lo so che il capitolo è corto, ma mi serviva per creare un po' di atmosfera.
La storia continua, si complica ma allo stesso tempo si avvia verso una conclusione un po' amara.

Ok, momento spoilerone finito. Cosa vi aspettate dal prossimo capitolo?

Un bacio
Kikka

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo. ***


Francesca

La zia ha ancora una volta riunito famiglia e amici per il pranzo del sabato e siamo tutti seduti a tavola sul terrazzo aspettando il primo.
Emma si arrampica a fatica sulla tua gamba in modo da riuscire a farti una carezza con la manina ancora sporca di pittura, lasciarti una scia di colore sulla guancia e ridacchiare soddisfatta. Spalanchi la bocca in una O perfetta, lei capisce di averla fatta grossa e scappa dentro casa urlacchiando, mentre tu la insegui. Anche senza riuscire a vedervi, ormai posso immaginare quello che succederà: la prenderai in braccio, le farai un po' di solletico e poi le darai un bacione con relativo schiocco prima di lasciarla correre via. Ma lei ritornerà a stuzzicarti solo per farsi fare qualche altra coccola, e tu ancora una volta l'accontenterai.
Come previsto, dopo qualche minuto tornate fuori insieme, ma lei abbraccia la tua gamba e tu ti trascini in modo alquanto teatrale, fingendo di essere zoppo. Alle risate generali si aggiunge quella imbarazzata di Michelle, che dopo aver letteralmente sradicato la figlia dalla tua gamba le fa una bella ramanzina sul comportamento da tenere in pubblico, come se non fosse solo una bambina di due anni e mezzo che vuole giocare un po' con il suo zio preferito.
Ristabilita la calma, ti risiedi al tuo posto, di fronte a me e vicino a Tia: noto l'occhiata piena d'ansia che mi lanci e inizio a preoccuparmi. Che cosa diavolo ti ha detto quel disgraziato del mio migliore amico per farti venire questa paura? Mi maledico in silenzio per non essere stata zitta con Tia. Ora come ora, la situazione è cronica. Beh, ci penserò domani, non voglio rovinarmi anche il pranzo.
“Non hai ricevuto il mio messaggio?” chiedi d'un tratto.
La tua domanda mi spiazza, così esito un attimo prima di rispondere.
“Quale messaggio, scusa?” mi precede Mattia, con tono accusatorio. Ancora non gli è passata del tutto, non ha ancora digerito il fatto che tu mi abbia trattato in quel modo così... spregevole.
“Quale messaggio?” ripeto io, cercando di parlare con un tono neutro e calmo.
Quello che ti ho mandato ieri sera.”
“Aspetta, vado a controllare.”
Blocco con un'occhiata Tia che si sta già alzando per seguirmi e mi dirigo verso la mia camera. Il mio cervellino lavora freneticamente, cercando di anticipare il contenuto del tuo SMS.
'Non ti voglio più vedere' - probabile.
'Mi fai schifo' - molto probabile.
'Hai bisogno che il tuo migliore amico ti difenda, non sei capace di farlo da sola?' - più che possibile.
E invece anche questa volta riesci a stupirmi.
'Mi dispiace, non volevo. Buona notte :)'
Ti dispiace? Di cosa? E poi tu non sei certo il tipo che mette faccine insulse nei messaggi.
Ma allora chi l'ha scritto, e perchè? Quando mi raggiungi, realizzo che il mio viso esprime in modo concreto la confusione che agita l'interno della mia zucca, esattamente come i tuoi occhi emanano apprensione, preoccupazione.
Cambi umore facilmente, sai. Troppo velocemente, oserei dire, ma non è negativo: ti adatti alla situazione in cui ti trovi e riesci a capire perfettamente i sentimenti e le emozioni di chi ti circonda. A volte ti invidio per questo.
Quando sei nervosa i tuoi occhi diventano più scuri, lo sapevi? Perdono il loro tipico verde con sfumature castane e arrivano quasi a toccare il nero.
E sei anche un osservatore molto più che attento. Dannazione. Non ti si può nascondere niente, eh?
“Oh. Okay...” esito.
“Mentre invece quando sono illuminati direttamente dalla luce del sole hanno un colore particolare, quasi dorato.” continui tu senza fare una piega.
“Senti, - taglio corto, brusca - non capisco il senso di questo.” continuo, agitando il cellulare sotto al tuo naso.

Prendi tempo, respiri forte, indietreggi di qualche passo. Cos'hai da nascondere? Perchè non ti spieghi? Sarebbe carino da parte tua cercare di farmi capire qualcosa in questa storia assurda. Come ti senti? Non me lo puoi dire? Oppure non vuoi? Non sono abbastanza intelligente per riuscire a capire il tuo stato d'animo secondo te? La mammina non vuole che tu sia mio amico?
No caro, adesso basta, sono stufa. Meglio chiuderla subito qui. Non voglio passare un'altra settimana a piangere per causa tua.
“Ok, non importa.” Imbocco la porta e torno dagli altri in terrazzo, ma questa volta tu non sei lì a fermarmi.

 

Mattia

Sai Jack, non credevo che avrei mai visto la mia Fra così sconvolta, ma tu ce l'hai fatta. Sei riuscito a rovinare anche questo pranzo, oltre al resto della sua permanenza qui a Vancouver. Sai benissimo che sarai l'unica persona con cui potrà confidarsi, parlare, confessare le sue paure, una volta che io e Rebecca saremo tornati a casa. Sai benissimo che è sola, giovane e indifesa. Sai benissimo quanto ci tenga a te, anche solo come amico. Però l'hai ferita. Ancora.
È stato quando l'ho vista arrivare in balcone come un tornado, è stato lì, in quel preciso istante che ho deciso che ti avrei strozzato con le mie mani non appena ne avessi avuto l'occasione e lei non fosse stata nei paraggi.

Non le ho neanche lasciato il tempo di sedersi, appena ho incrociato i suoi occhi gonfi e arrossati le ho afferrato un braccio e l'ho trascinata in cucina, l'ho fatta accomodare e ho chiuso la porta.
Non voleva parlare, cercava di trattenere il pianto, si comportava come davanti ad un estraneo. Capisci? Trattava me, il suo migliore amico, quello che la conosce da quando ancora andava in giro con le treccine e la cartella colorata, come una persona qualunque. Non sono riuscito a strapparle neanche una parola. Per colpa tua, lei ha perso la fiducia negli individui di sesso maschile, anche per quelli più vicini e intimi. Le hai fatto credere di essere la persona giusta e poi da un giorno all'altro all'improvviso hai cambiato idea. Eh no, caro, non funziona così. Non puoi giocare con i sentimenti della mia sorellina.
Nonostante molto probabilmente non mi stesse neanche ascoltando, le ho fatto un discorso molto articolato sul fatto che se una persona ci prende in giro, si comporta in un modo che noi non consideriamo corretto, non dovremmo lasciarci abbattere da ciò, dovremmo reagire, affrontare di petto la situazione, o almeno lasciar perdere e continuare a vivere senza rimorsi e remore.
Non è servito a niente, Jack. Le hai fatto così male che non riesce nemmeno a dormire serena. Non so se ti rendi conto, ma per lei d'ora in poi questa esperienza sarà un incubo, cioè esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto essere.
In questo momento ti sto odiando come non ho mai odiato nessuno. Hai distrutto la mia migliore amica e ti comporti come se avessi appena ucciso una mosca fastidiosa, non una persona timida e sensibile. O forse non ti rendi neanche conto di cosa hai combinato. Io senza di lei sono il nulla, ma credo che lei ancora non l'abbia capito. Non so come farei se lei non mi telefonasse ogni due o tre giorni. Sarei perso, esattamente come lei senza te. Mi dà un po' fastidio questo tuo comportamento strafottente, sai? Hai il cuore di una ragazza fantastica e ti permetti di giocarci. No, non va bene, proprio per niente. Dobbiamo farci un'altra bella chiaccherata noi due.


Francesca

Tia mi ha placcato di nuovo appena ho messo piede in veranda. Ma questa volta sono riuscita a tenere chiusa la mia boccaccia, e a non dargli altre inutili preoccupazioni. Che ragazzo d'oro, il mio fratellone. Non mi capacito del fatto che voglia ancora essere amico di una noiosa e lamentosa come me, ma sono contenta che sia qui. Devo cercare di apprezzare questi ultimi giorni prima che torni a Milano. Mi mancheranno i suoi teneri abbracci stile orso e le sue battute che mi aiutano a ritrovare il sorriso, mi mancheranno le sue finte litigate con Becky e le caramelle rubate e mangiate di nascosto, insieme. Mi mancherà terribilmente, forse ancora più di Rebecca, perchè lei è molto più simile a me, e anche se non la vedo riesco a farle capire cosa provo, mentre lui devo averlo davanti e guardarlo negli occhi per comunicargli come mi sento. È una cosa rilassante per me osservare le sue iridi nocciola, e tutte le volte cerco di captare i suoi pensieri, ma mi riesce solamente quando è tranquillo. Per questo non voglio spiegargli cosa è successo dieci minuti fa. Lo so che tutto si sistemerà prima o poi, non voglio farlo preoccupare inutilmente. Vorrei solo passare un po' di tempo con lui, magari seduti sul divano con una bella tazza di thè in mano. Mi farei raccontare di sua sorella, del suo bambino, del fatto di essere diventato zio così, all'improvviso, senza quasi rendersene conto. Gli chiederei come si sentirebbe a sapere di dover affrontare una vita da adulto, affittare una casa, creare una famiglia, e sono sicura che parlemmo per ore. Ma no, non c'è tempo per questo, bisogna preoccuparsi di capire come sta quella piagnona di Francesca, e perchè quello scemo di Jack continui a trattarla male, ma questa volta non mi lascio convincere a parlare di cose così brutte e mi cucio le labbra. Mentre torniamo dagli altri penso che manca poco, e poi chissà quando li rivedrò di nuovo, lui e Becky. Devo assolutamente portarli a fare un giro in città.

 

 

 







*SPAZIO AUTRICE*


Salve a tutti, come ve la passate?

Io sto cercando di studiare Kant, ma dato che non ci capisco un tubo di niente, mi dedico alla scrittura ;)

Vi lascio il nuovo capitolo, come potete vedere ho deciso di scrivere con più punti di vista e devo dire che mi piace questa nuova tecnica perchè mi permette di rendere la storia più “completa” a mio parere. Spero solo che non sia troppo confusionario.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)

Un bacio!

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Capitolo 11
*** Capitolo undicesimo. ***


Rebecca

 

Ci ha svegliato alle sette in punto. Sì, del mattino, e per di più di un giorno di vacanza. Sarà anche la mia migliore amica, ma io prima o poi la strozzo.

Con la scusa che la città è grande, ci ha letteralmente buttato giù dal letto e costretto ad ingurgitare una sorta di colazione composta da caffè che lei ha definito “americano”, ma che a me sembra tanto acqua sporca, e un misero biscotto. Uno solo, si è raccomandata, e mangiarlo velocemente, perchè altrimenti avremmo perso il bus per dowtown.
Chissà perchè tutta questa fretta.

 

Mattia

 

Voglio il mio letto.

Siamo seduti da circa quaranta minuti su un autobus puzzolente che ci sta portando in città; l'unico problema è che io non sapevo niente di questa gita fino a quando stamattina l'esserino adorabile della mia amica ha spalancato le persiane della mia camera blaterando fiumi di parole ad un volume decisamente troppo alto dato che erano solo le sette.

L'ho odiata. Seriamente. Adesso mi è passato, però ho sonno.

E non ho idea del perchè abbia tutta questa smania di andare in giro tutto il santo giorno. O forse sì. Magari il problema è ancora quel cretino, però potrei sbagliarmi. In effetti non ci capisco più niente di questa storia.
L'unica cosa di cui sono certo è che il caffè di questa mattina faceva schifo, e che adesso ho così fame che potrei staccare un braccio a Becky e rosicchiarlo ben bene, ma dato che ci tengo alla pelle, cercherò di resitere fino al primo Starbucks.

 

Francesca


Ce l'ho fatta, li ho sorpresi. Neanche Tia è riuscito a capire che volevo portarli a downtown, nonostante io abbia passato gli ultimi due giorni col naso in svariati libri e cartine per programmare questo giro.

Certo, adesso mi odieranno perchè li ho buttati giù dalle brande all'alba, però non potevo rischiare di incontrare Jack, non oggi. Oggi sarà la giornata perfetta, solo noi tre e ci divertiremo. Ossì, ci divertiremo da pazzi.

 

Mattia

 

Ok, è ufficiale. Ho paura della mia migliore amica.
Non si è fermata un attimo oggi, sembra che qualcuno abbia sostituito la sua pigrizia cronica con un paio di pile duracell. Ci ha fatto camminare per circa quattro ore senza sosta, e se ci ha concesso una pausa in un Mc Donald è stato solo perchè io l'ho immobilizzata e Becky l'ha minacciata di prendere il primo aereo per Milano. Allora si è calmata un po' e abbiamo iniziato a divertirci.
Quando finalmente siamo arrivati a casa eravamo sconvolti tutti e tre. Credo di non essere mai stato così stanco e affamato, ma per fortuna la zia ci ha tenuto da parte la cena, altrimenti avremmo dovuto anche cucinare, e alle nove di sera dopo una giornata del genere non sarei certo stato dell'umore giusto per mettermi a spadellare.
Però c'è qualcosa che non va. Questa non è la Francesca che conosco io, quella che dorme anche 14 ore di fila se può, quella che passa le domeniche pomeriggio sul divano con un tè e un libro. Lei è pigra per definizione, e una Fra non pigra non può essere definita Fra.
Sono preoccupato, non è che tutta questa storia sta diventando troppo pesante? Voglio dire, quel deficiente non merita che lei stia così male da cambiare radicalmente abitudini e comportamento. Perchè ora sono quasi completamente convinto che lui centri. Negli ultimi giorni lui centra sempre.
Bah. Continuo a non capirci niente, ma domani dovrò fare una bella chiaccherata con un paio di persone.

 

Francesca

 

Non è stato come me lo aspettavo. Questa giornata fuori porta è stata un fiasco. Credevo che bastasse allontarti dagli occhi per tenerti lontano anche dalla mente, Jack, ma non è così. Non è così perchè continuo a pensare a te anche se so benissimo che sei solo uno stronzo, che non ti merito, perchè io merito molto di più. Io merito qualcuno che mi voglia bene davvero, come mi dice sempre Tia.
Sono una brutta persona. I due amici che mi sono stati più vicini negli ultimi anni sono qui per me e io non riesco neanche a dedicar loro l'attenzione di cui hanno bisogno. Non che loro abbiano bisogno della mia attenzione, sia chiaro, però non è molto carino da parte mia ignorarli come sto facendo. Non ci riesco, è inutile, occupi sempre e comunque una bella fetta della mia mente già di per sé limitata.
Loro se ne sono accorti che sono sempre e perennemente nel mio mondo, poco ma sicuro, ma sono rimasti dalla mia parte, hanno deciso di sostenermi nella mia scelta nonostante entrambi la considerino una pazzia. Che amori.

Becky mi ha appena sussurrato “Buonanotte e sogni d'oro, vedrai che si sistemerà tutto anche con Jack” prima di chiudere gli occhi esausta. Poverina. E povero anche Tia, li ho davvero distrutti oggi. Avevo bisogno di camminare e stancarmi ben bene per capire se riuscivo a togliermi dalla testa i tuoi occhi almeno per un po', ma a quanto pare non ha funzionato.
Da una parte ti odio con tutta me stessa, dall'altra non vedo l'ora di incrociare il tuo sguardo, ma poi mi sento in colpa, perchè non dovrei desiderare di vederti. Sto prendendo in giro tutti, me compresa.
Non capisco più niente.
So solo che ho bisogno di te.

 








*SPAZIO AUTRICE*

 

E' QUASI FINITA! :(
Come avrete notato ho sforato un po' con il numero dei capitoli, pensavo che sarebbero stati al massimo dieci/undici ma in realtà ne mancano ancora un po'. La cosa “bella” è che settimana prossima non ho molto da fare e quindi arriveranno a breve. Spero che non vi dispiaccia. :P

Se devo essere sincera questo capitolo mi fa abbastanza pena e non mi piace per niente, però è venuto così e non voglio rifarlo. Cosa ne pensate di questa Fra-bulldozer? Perchè si comporta così secondo voi? :)

Un bacio

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Capitolo 12
*** Capitolo dodicesimo. ***


Mattia

Mi sono quasi preso un infarto quando ho sentito bussare piano alla porta della mia camera. Ho cercato a tastoni l'interruttore dell'abatjour e quando Fra ha fatto capolino e con voce tremante ha chiesto se disturbava, ho capito subito che c'era qualcosa che non andava. Stava piangendo, lei stava piangendo a dirotto. Non di gioia, non dalle risate, non per un film strappalacrime, non perchè si era sbucciata le ginocchia cadendo dalla bicicletta. Stava piangendo perchè il suo cuore era diviso in due tra noi, la sua famiglia e gli amici di sempre, e te, quello nuovo che in pochi giorni l'ha scombussolata tutta.

Ha pianto per circa due ore. Mi ha raccontato tutto, anche se attraverso frasi sconnesse e parole un po' a caso, si è svuotata di tutto quello che le faceva male. Si è addormentata addosso a me, finalmente leggera. Anche io mi sono sentito meglio perchè alla fine almeno una cosa l'ho capita: lei ti ama Jack, non c'è niente da fare. Lei ti ama con tutta se stessa, e la dimostrazione è che nonstante tutto il male che le hai fatto lei non riesce a pensare ad altro che te.
Ho deciso che non mi immischierò più in questa storia, lascerò che vada come deve andare. Spero solo che tu sia intelligente come sembri e che non te la faccia scappare di nuovo, dato che se osi ferirla ancora io giuro che ti ammazzo. Lei è la mia sorellina, ricordatelo.

 

Francesca

Mi odio, mi odio, mi odio. Sono stata debole, troppo debole. Ho scaricato tutte le mie preoccupazioni su Mattia. E' vero, l'ho fatto quasi inconsciamente, ma non riesco a perdonarmelo. Non volevo raccontargli niente, non volevo caricarlo anche dei miei problemi, ma non ce l'ho fatta.
In genere non sono così vulnerabile, ma questa volta sono successe troppe cose tutte insieme, non sono riuscita ad assimilarle in un colpo solo.
Ieri sera ero combattuta, il cuore suggeriva di andare dal mio migliore amico in cerca di conforto e il cervello diceva che un bell'abbraccio di Becky avrebbe messo a posto tutto. Ma evidentemente l'abbraccio non ha funzionato e senza neanche accorgermene mi sono ritrovata seduta a gambe incrociate sulla trapunta di Tia alle tre di notte piangendo a dirotto e cercando di spiegargli cosa diavolo mi stava succedendo. Devo anche essermi addormentata ad un certo punto, ma poi lui mi ha riportato nel mio lettino. Non credo di aver mai voluto così tanto bene ad una persona quanto ne voglio al mio fratellone. E' proprio vero, se non esistessero i migliori amici bisognerebbe inventarli.

 

Jack

Penso che potrei impazzire. Mi manchi da morire. Sono un cretino. Ti ho trattato di merda e non ho neanche avuto il coraggio di scusarmi. Sono un deficiente. Ho paura di averti perso per sempre. Voglio morire. No, voglio vederti. Però tu non vuoi vedere me. Sono bravissimo a cacciarmi in situazioni di merda, eh?
Basta, ho deciso. Oggi è il giorno. Non mi interessa, non posso stare qui a guardarti andare via. Tra poco dovrai partire, andare a casa in Italia, non so neanche se ritornerai qui prima o poi. Devo agire. Sono pronto anche a prendermi un bello schiaffo in faccia, se serve ad allontanare i tuoi risentimenti e avvicinarci un po' di più.

Dopo pranzo vengo da te. Anzi no, vengo adesso. Deciso, veloce e indolore. Devo capire se vuoi almeno che rimaniamo amici o se proprio non vuoi più saperne di un disastro come me. In quel caso farò in modo di non incontrarti più, ma sinceramente spero di poter tornare a casa con una bella notizia oggi.
Prendo le chiavi, il cellulare e la felpa, infilo le scarpe e mi avvio per il corridoio. Quando arrivo davanti alla porta di Anthony esito un attimo, poi busso e apro senza aspettare che mi risponda. “Tony, ho bisogno di un abbraccio di incoraggiamento.” Lui mi guarda stranito, ma dentro di me so che ha capito. Si alza dalla sedia e mi viene incontro sorridendo. “Vai tranquillo, vedrai che si sistema tutto.” Lo stritolo un po' come è mio solito fare, lui mugugna un qualche insulto verso le mie braccia decisamente più forti delle sue e allora allento un po' la presa, ma dopo qualche secondo di silenzio lo stringo di nuovo e lui aggiunge in tono ironico: “Promemoria per il Jack del futuro. Punto uno, evitare di fare il coglione e poi pentirsene. Punto due, evitare di fare incazzare una ragazza, soprattutto se è la ragazza che ti piace. Dovresti prendere esempio dal tuo bellisimo fratello maggiore, che nonstante abbia un po' meno muscoli di te usa in modo più saggio l'unico neurone di cui madre natura l'ha dotato.

Sciolgo l'abbraccio ridendo di gusto alla sua battuta e lui si offende: “Che c'è da ridere? Jamie me lo dice sempre che i maschi hanno uno e un solo neurone. D'altronde che ci vuoi fare, le ragazze ne hanno troppi, in più sono multitasking e fanno tutto loro. A noi non servono altri neuroni!
Nessun dubbio, è il fratello più matto del mondo, ma è il migliore.


Francesca

Mi sono sentita morire quando ti ho visto entrare da quella maledetta porta, Jack. Ho incrociato il tuo sguardo di ghiaccio e ad essere sinceri non ho neanche fatto in tempo a vederti per bene, ma non avevo nessunissima voglia di scoppiare di nuovo a piangere, questa volta di fronte a te, così mi sono chiusa in camera. Non ce la posso fare a parlare con te, non voglio essere sempre io la prima a iniziare delle conversazioni che potrebbero essere scomode. Mi sento sempre a disagio, mi sento invadente, come se percepissi che tu ti vergogni di me. Ecco, non voglio più essere quella che ti fa vergognare.

Stammi lontano, ti prego. Però vieni qui e abbracciami. Vieni a bussare alla mia porta, forza, non avere paura, ti prego. Dimostrami che non è vero quello che penso.
Ok, sono malata. Sto cercando di attirarti qui con la forza del pensiero. Devo farmi curare da uno bravo.
Sento dei passi. Oddio. Ha funzionato. Il mio cuore batte a mille, Jack. Ti rendi conto dell'effetto che hai su di me?

 

Jack

No. No ti prego, non scappare, non voglio farti male. Non di nuovo.
Aspetta, lasciami spiegare... Lo so che mi odi, ma ascoltami ti prego.
No, per favore, non ti chiudere in camera, sarebbe tutto più diffici... come non detto.
Ok, Jack, coraggio. Ce la puoi fare
.

Muovo un passo verso quella porta che ci divide. Mi tremano le gambe, Fra. Ti rendi conto dell'effetto che hai su di me?

 

 






*SPAZIO AUTRICE*

 

Ci avviciniamo sempre di più al momento della verità. Zan-zan-zaaaaaan.
Spero che siate almeno un po' curiose di sapere cosa succederà. Idee?
Ha-ha-haaa, scommetto che rimarrete sorprese. * SPOILERONE *

Il prossimo capitolo deve essere rifinito e di sicuro non avrò tempo prima di mercoledì. Però allo stesso tempo non vi garantisco che posterò giovedì, bisogna vedere quanto mi ci vuole. Un po' di suspence non fa mai male, dai ;)

Vi lascio.
Un bacio! :)

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Capitolo 13
*** Capitolo tredicesimo. ***


Francesca

Bussi. Era quello che temevo, ma era anche quello che speravo.
Sì, ma adesso io cosa faccio?
Se uscissi, ti vedrei. Mi parleresti, forse. Mi guarderesti negli occhi, per lo meno. Sei venuto qui apposta.
Se rimanessi chiusa dentro, non saprei mai cosa avresti voluto dirmi.
Esito un attimo, ma alla fine apro piano la porta. Ti vedo, vedo i tuoi fanali azzurri e il mio cuore sorride involontariamente, trasmettendo la gioia anche ai miei occhi.
Non te lo aspettavi, vero?
Ti scanso e mi dirigo al divano, sedendomi con le gambe incrociate, pronta ad ascoltarti.
Ti posizioni sul tappeto, direttamente davanti a me. Esiti un attimo, non sai come romperre il ghiaccio; mi dispiace, ma non cercherò di aiutarti, non questa volta.
Prendi un bel respiro, mi guardi in faccia e mormori “Scusa. Non volevo.”, sorprendendomi.

F: “Non volevi... cosa?”

J: “Non volevo trattarti di merda. Non avrei dovuto.”

Oh. Oh no, non voglio farti sentire in colpa.

F: “Non ti dipiacere, è colpa mia, mi affeziono troppo e troppo in fretta, non sono capace di non rimanerci male.”

J: “Non è vero, sono io il responsabile di tutta questa situazione. Sono troppo infantile, guarda come mi sono comportato. Non penso di meritarti.”

Non pensi di meritarmi. Inizio ad irritarmi. Ma con chi credi di avere a che fare?

F: “Cosa stai dicendo? Jack, per favore. Non trattarmi come se fossi stupida.”

J: “Stupida? Perchè pensi ciò? Non ti farei mai una cosa del genere. Sei troppo importante, non vorrei perderti. Lo so che farò qualche scemata prima o poi, lo so che manderò a monte tutto di nuovo. Tu meriti molto più di me, te lo garantisco. Vedi, una delle cose che amo di più di te è che sei sempre disposta a mettere gli altri prima, anche se sai che probabilmente non ti tornerà indietro nulla.”

Ecco, diciamo che l'analisi psicologica non è il tuo forte. Oppure sì?

F: “Oh no, io non sono così. Io sono sempre inadeguata, nel torto, mai una volta che mi trovi al posto giusto nel momento giusto. Però con te è successo. Ci siamo scontrati e per un momento ho creduto che tutto potesse andare per il meglio. Ma poi ho capito che ti vergognavi di me, e allora ho deciso che non ti avrei più assillato. Non mi piace essere un peso, e il più delle volte ho la sensazione di esserlo per te.” 

J: “Io non mi vergogno di te, assolutamente. Mi vergogno di me stesso forse. Ma neanche questa può essere usata come scusa per il mio comportamento. In realtà io avevo paura di perderti. Lo so, sono un cretino, avrei dovuto parlartene prima. Scusa. Non volevo ferirti, davvero.” Sei sincero. O almeno lo sembri.

J: “Hai presente quel messaggio? Quello che ti ho mandato la sera in cui ho 'litigato' con Mattia. Ecco, in realtà l'ha scritto Jamie.”

F: “Lo so, Jack, lo so. L'ho sempre saputo. Anzi no, non lo sapevo, ma lo sentivo. Tu non chiederesti mai scusa via sms.”

J: “A dire la verità mi vergognavo troppo per parlarti faccia a faccia. Sono una persona molto più subdola e meschina di quanto pensi.” Sei sincero. Adesso lo so per certo.

F: “Non è vero. Forse sei stato un po' prevenuto, ma avevi tutte le ragioni del mondo per esserlo. Sai una cosa? L'unico rimpianto che ho è quello di non averne discusso subito con te. Ci saremmo risparmiati un bel po' di notti in bianco, non trovi?”
J: “Quindi... non mi odi?”
Vedo la speranza nei tuoi occhi. Ti guardo di sottecchi e maschero un sorriso.
F: “Direi che per questa volta passa. Sei graziato.”, aggiungo con una risata.
Sorridi anche tu, poi sospiri meditabondo.

F: “Un penny per i tuoi pensieri!”
Esiti.

J: “Vuoi riprovarci? Ad essere amici, intendo. In un modo un po' più sano magari, senza affrettare le cose, aspettando che si evolvano da sole, se devono.”

F: “Mi sembra una proposta più che ragionevole.”

 

Mentre ti alzi per andare a preparare il tè, allungo le gambe sul divano, sistemo meglio il cuscino dietro alla schiena, afferro il telecomando e accendo la tv su un film di fantascienza.
Sento dei passi veloci e pesanti sulle scale, il mio Tia è tornato. Si affaccia in salotto e mi sorride, raggiante. “Manca poco! Manca pochissimo! Devo tornare a casa, Fra, sta per nascere!” 
Spalanco gli occhi quando capisco di cosa sta parlando e corro ad abbracciarlo.
“Sono sicura che sarà bello come te. Tutto lo zio!”. Sembra al settimo cielo, il mio Tia. Non credo di averlo mai visto così felice, ma per un attimo si rabbuia: “Fra... io dovrei partire... E Becky vuole venire con me... Però... però se tu hai bisogno di supporto io sto qui, eh!”

Ma COSA DIAVOLO stai dicendo? Sei ammattito?” chiedo, ridendo. “Va' da tua sorella, ti sta aspettando, e non ti preoccupare, scemino. Va tutto bene.” aggiungo con un sorriso.
Tia mi guarda, anzi mi scruta. Il suo sguardo da serio diventa curioso e inquisitorio ma quando riesce a captare cosa è successo poco fa senza che io parli, nei suoi occhi leggo soddisfazione e anche un pizzico di gelosia.
“Vado a preparare la valigia.” annuncia, e se ne va fischiettando.

 

 

 

*SPAZIO AUTRICE*
Ciao belle!
Causa scuola & mancanza di sbatti di fare le ultime correzioni non sono riuscita ad aggiornare prima, però stasera finalmente vi lascio il nuovo capitolo :)
Come al solito se avete voglia di farmi sapere cosa ne pensate siete le benvenute!
Piccola nota tecnica: nella parte di dialogo ho preferito lasciare l'iniziale del nome (F sta per Fra e J sta per Jack, se non fosse chiaro) prima di ogni battuta in modo che non risultasse troppo confusionario, spero che si capisca qualcosa.

Finalmente Jack e Fra si chiariscono e Tia e Becky si preparano a tornare in Italia. Il che significa che ci avviciniamo sempre di più all'epilogo.
Siete un po' curiose? Chi riesce a indovinare cosa succederà nel prossimo capitolo?


Buonanotte!
Kikka_Swift

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo. ***


Francesca

Tante buone nuove oggi!
Ieri pomeriggio è nato Luca, il bambino di Letizia e Antonio. Tia mi ha chiamato ma non stava più nella pelle e quasi non riusciva a parlare tanto era emozionato, così mi ha passato sua madre che invece piangeva come una fontana dalla gioia. Dopo questo episodio posso dire che la loro famiglia è l'esempio migliore al mondo di persone che si vogliono davvero bene e sfido chiunque a contraddirmi.
Stamattina insieme alla posta è arrivata anche una lettera speciale. Speciale perché è intestata a me, speciale perché reca il timbro della University of British Columbia e speciale perché comunica che il punteggio da me conseguito al test di ammissione per i corsi di scienze dell'educazione è... 108 su 110! Che, tra parentesi, è il punteggio più alto tra gli studenti stranieri e che mi ha permesso di ottenere una borsa di studio completa che coprirà tutte le spese per i tre anni universitari che inizieranno non appena avrò conseguito il diploma italiano. Quindi posso finalmente dire che da oggi il mio futuro è un po' meno incerto. Sono riuscita ad entrare nell'università che avevo scelto e in più non obbligherò i miei a sborsare grandi cifre per farmi studiare qui. Tra otto giorni tornerò in italia e mi preparerò ad affrontare il mio quinto anno di liceo; la prossima estate dopo gli esami di maturità mi trasferirò qui e mi sistemerò nel dormitorio della UBC insieme ai miei nuovi compagni di studio: sono sicura che sarà un'esperienza indimenticabile. Però, se devo essere sincera, un po' mi mancheranno le serate in famiglia davanti al camino. Vuol dire che dovrò tornare spesso a trovare gli zii e Kevin!
Domenica prossima ci sarà l'ennesimo picnic al parco vicino a casa, ma a questo in particolare non posso mancare perché sarà l'ultimo per un po' di tempo.
Spero sinceramente che riescano a venire anche Tony e Jamie, sono già stati prenotati per badare ad Emma quel giorno, ma senza di loro non è lo stesso.

Sto aspettando che passi a prendermi con la macchinina di tuo fratello, ma sei in ritardo, Jack! Poi dicono che siamo noi donne quelle lente...
Stasera hai deciso di portarmi al cinema. Solo noi. La cosa da un lato mi spaventa a morte, dall'altro mi rende la persona più felice di questa terra.

 

Mentre ti aspetto davanti alla porta di casa, mi torturo una ciocca di capelli con il dito e penso che forse avrei dovuto almeno truccarmi un po'. Medito per dieci minuti buoni, sono quasi tentata di tornare dentro. Poi ci ripenso e decido che va bene così. Non mi piace esagerare, io sono io, non è il trucco che mi cambia. Però almeno un vestito un po' carino al posto di jeans e felpa avrei potuto metterlo. Pazienza. Sarà per la prossima volta... sempre SE ci sarà una prossima volta.
Finalmente arrivi. Accosti, salgo in macchina e mi avvicino a te per lasciati un bacio sulla guancia sbarbata per l'occasione, ma tu sembri un po' imbarazzato.
Durante il viaggio non parli e io non riesco a trovare un argomento per romperre il ghiaccio, così cerco di allontanare la tensione accendendo la radio e spostando lo sguardo fuori dal finestrino.
Alla fine cedi: “A mia madre ho detto che ti saresti unita a me e Kev stasera.”
Ecco. Ci risiamo. Mi rabbuio, sringendo le mani in grembo.
Avevi detto che non ti vergognavi.”
“Non mi vergogno infatti! Voglio solo parlarle personalmente prima che lo scopra da sola.”

Inizio ad essere veramente scocciata. “Che cosa dovrebbe scoprire? Che esci con una tua amica? Oppure che esci con ME? Sono io il problema? Ecco, lo sapevo. Non avrei dovuto accettare. Scema scema scema.”
Sei agitato, lo vedo. Sussurri: “Fra, calmati. Non ho mai presentato una ragazza a mia madre. Ho paura di quello che succederà, ok? Ho paura per te, perché ho visto come ha trattato Jamie la prima volta che è venuta a cena da noi. L'ha tempestata di domande, non le ha lasciato un attimo di respiro, le ha chiesto perfino che taglia di pantaloni e reggiseno indossasse. È stato talmente imbarazzante che la poveretta si è rinchiusa in bagno a piangere prima del dolce. Anthony era mortificato. Non voglio che succeda anche a te, ok? Solo questo.”
“Oh… scusa.” Non me lo aspettavo. Non lo sapevo. Avresti dovuto dirmelo prima, adesso ho capito perchè vuoi tenermi lontana da tua madre: è per il mio bene. “Scusa. Non volevo attaccarti in quel modo. E grazie. Di tutto.”
Respiri forte. “Figurati. Hai capito adesso? Non mi vergogno, anzi.”
“Ho capito. Non mi lamenterò più, promesso.”

Un attimo di silenzio, penso a tuo fratello e al modo in cui i suoi occhi si illuminano quando incontrano anche solo di sfuggita la sua ragazza. Penso che li invidio quei due, e tanto anche.

Però in fondo Jamie e Tony stanno ancora insieme. Hanno superato tutte le difficoltà, ce l'hanno fatta. Tra poco si sposaneranno secondo me, me li vedo novantenni seduti in poltrona in veranda a leggere un libro polveroso mano nella mano.” La tensione tra di noi come per magia è scomparsa. Rilassi le mani sul volante e sorridi sotto i baffi. “Sai, a volte mi chiedo che cosa spinga voi ragazze ad essere così patetiche.”
Mi prendi in giro? Ridacchiando ti rispondo a tono: “Si chiama romanticismo, hai presente? Ah, già, parola non pervenuta nel vocabolario di Jack Hartman. Scusi mister.”
Ti guardo e decido che sei proprio bello, e non solo fuori. Passo una mano fra i tuoi capelli induriti dal gel, scompigliandoli un po', ma ti irrigidisci di colpo, spaventandomi, e sillabi con sguardo furioso: “Lascia. Stare. I. Miei. Capelli.” Ma poi non resisti e scoppi a ridere. Non è da te arrabbiarti così e lo sai meglio di me. Cerchi di giustificarti, ma i tuoi occhioni color del cielo ti tradiscono: si vede che stai cercando di fare il serio, ma i risultati sono scarsi. “Ci ho messo un'ora a sistemarli oggi.” Fingo di essere veramente sconvolta, e un po' lo sono, a dire la verità: “Ecco perché sei arrivato tardi! Per la miseria Jack, non puoi impiegare più tempo di me a prepararti! Se lo soprisse Tia ti prenderebbe in giro per il resto dei tuoi giorni.”

Penso che classificherò il film che hai scelto per noi stasera come il peggiore dell'anno. Non credo di aver mai visto così tanto sangue e un così grande numero di morti e uccisi in tutta la mia vita. Che schifo. Però un lato positivo c'è: ho potuto usare il tuo braccio per coprirmi gli occhi mentre con l'altra mano rubavo popcorn dal tuo barattolo senza che tu, tonto, te ne accorgessi. Conclusione, non ho visto che i primi dieci minuti di film e penso che avrò bisogno di una bella camomilla per digerire, ma potrei riconoscere il tuo profumo a dieci metri di distanza.
Avrei voluto che questa serata fosse stata infinita, ma non è possibile, quindi mi accontento. Sono stata davvero bene con te stasera, è come se tu fossi il mio pezzo mancante, quello che mi completa. Credo proprio di essermi innamorata di te.
Sai, penso che ti sognerò stanotte.

 

 

Jack
Questa entra direttamente nella top ten delle migliori serate. Ma che dico, va subito in pole position! Ok, sono fuso.
Non so cosa mi sia preso, ma è come se un Jack molto più spigliato e sfacciato e romantico e scemo e pazzo e... e tutto, insomma, è come se questo essere a me sconosciuto avesse preso possesso del mio corpo stasera. O forse sei tu che mi trasformi in ciò che non sono mai stato. Chi lo sa.
Quello che so per certo è che del film non ho capito quasi nulla: ero troppo impegnato a guardarti per concentrarmi sulla trama. Sai, lo sapevo già, ma stasera ho avuto la conferma: non importa ciò che indossi, jeans scoloriti e felpona con scritto “Vancouver”, o se sei struccata, o se hai paura e ti nascondi dietro il mio braccio per non vedere le sparatorie - ma che razza di film ho scelto? Bah! - o se mi rubi i popcorn da sotto il naso, non importa, perché tu, ragazza dagli occhi dorati, sei proprio bella. Bella fuori, certo, ma molto più importante, sei bella dentro, e lo sarai per sempre.
Pensavo questo quando ti ho abbracciato appena hanno acceso le luci in sala e ci siamo alzati. Lo pensavo anche quando ti ho preso per mano uscendo dal cinema, e continuo a pensarlo ora che il tuo profumo invade la macchina e la tua mano non lascia la mia.
C'è silenzio, ma è un silenzio diverso da quello gelido dell'andata. Adesso non c'è bisogno di parole.

Vado piano, molto piano. Voglio stare qui vicino a te il più a lungo possibile.
Quando arriviamo davanti a casa di Kev accosto e spengo il motore, provando a nascondere la tristezza di doverti lasciare anche se per poco. Cerchi di nuovo la mia mano, il mio cuore salta qualche battito e noto una luce nuova nei tuoi occhi. Mormori sommessa: “Che carino, sei arrossito.” Perfetto. Grazie carissime guance per la figura di merda. Ma stai ridendo, e non mi importa se mi stai prendendo in giro, mi godo il tuo sorriso e quasi senza accorgermene mi ritovo con le labbra sulle tue. Ti cingo la vita con le mie braccia forti mentre tu incroci le dita sulla mia nuca e mi accarezzi piano il collo.
Il nostro primo bacio è stato esattemente come me l'aspettavo.

Credo... credo proprio di essermi innamorato di te.

Sai, penso che ti sognerò stanotte.

 

 

 

 

 





*SPAZIO AUTRICE*
Sssssalve gente! Ultimo capitolo!
Grazie ancora alle 35 lettrici del capitolo precedente, non so cosa farei senza di voi :)

Romanticismo mieloso e appiccicoso, lo so, anche a me un po' fa venire la nausea, però mi è venuto così, non so come mai, e ho deciso di non cambiare nulla.

First date per Jack e Fra, chissà che combineranno questi due lunatici nell'epilogo! SPOILERONE! Chi di voi riesce ad indovinare?
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

Un bacio

Kikka_Swift

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Luglio, una bella giornata di sole. Non fa troppo caldo, non fa mai troppo caldo quaggiù, però sentire il sole sulla pelle dopo giorni di pi oggia è piacevole, mi fa sentire a casa. Tu non sei ancora arrivato ed io, seduta sull'erba fresca, sto cercando di assorbire più vitamina D possibile per fare una piccola scorta.

 

Un rumore improvviso mi fa sussultare e apro gli occhi. È il primo di settembre e io sono sdraiata sul fianco sulla coperta che avevamo portato per il picnic, la tua felpa drappeggiata a coprire il busto e parte delle gambe per tenermi caldo. Gli altri ragazzi hanno già invaso il campetto per la partita, e come al solito fanno più rumore di una mandria di gnu al pascolo. Tu invece sei accoccolato vicino a me, una mano appoggiata dietro la schiena per sorreggerti mentre l'altra sfiora il mio polso provocandomi scariche elettriche lungo la schiena. I tuoi occhi corrono a intervalli regolari da me ai tuoi amici e di nuovo indietro su di me. Quando ti accorgi che sono sveglia mi osservi sorridendo e mi saluti con la tua solita vena di ironia: “Buongiorno, dormito bene?” ma subito dopo, con tono serio, aggiungi “Sei proprio bella quando dormi.” Sorrido un po' in imbarazzo, non sono abituata a tali complimenti. Arrossendo un po' mi siedo e incrocio le gambe, senza smettere di fissare quei magneti azzurri che ti ritrovi al posto degli occhi. Mi stringo nella tua felpa rabbrividendo e allora mi prendi una mano tra le tue per scaldarla.
“Che ne dici, ti va di venire a cena da noi stasera? Così finalmente ti posso presentare i miei.”
“Ma... tua madre? Che cosa dirà?” obietto leggermente spaesata.

Mia madre è d'accordo, le ho parlato stamattina e non vede l'ora di conoscerti meglio. Te la senti?” chiedi timoroso.

Le mie labbra si aprono automaticamente in un sorriso mentre il mio cuore accelera i battiti e mi dona una piacevole sensazione di calore in tutto il corpo. Penso che sarei disposta a tutto, anche a sopportare le chiacchere infinite e tutte le domande di tua mamma, gli scherzi dei tuoi fratelli e dei tuoi amici, le prese in giro e persino gli 8000 chilometri che ci separeranno da settimana prossima, se sapessi che tu sei e sarai al mio fianco a sostenermi.

Certo che mi va. A che ora passi a prendermi?”
Il tuo viso si illumina, affondi le mani nei miei capelli e mi stringi in un abbraccio un po' goffo, mormorando un “Grazie” appena soffiato.
Quando le tue labbra si scontrano con le mie capisco che forse la vita riserva i regali più belli per i momenti migliori.

 

FINE

 

 

*SPAZIO AUTRICE*

 

Essì care, avete capito bene. Non succede niente di tragico, anzi. Deluse?
Spero di non essermi fatta odiare più del necessario :)

Se per caso vi interessasse, sto pensando di scrivere la seconda (e ultima, questa volta!) parte, ovviamente dopo i tanto amati esami di maturità.

Spero che questa storia vi sia piaciuta e spero che mi lascerete una recensione anche piccola piccola.
Grazie ancora a chi ha seguito e recensito e anche a chi mi ha supportato (e sOpportato) moralmente. È grazie a voi se ho finito di pubblicare, vi mando un bacio virtuale con schiocco :-*

 

A presto!
Kikka_Swift 

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