Il rosso e il nero

di Ashtart
(/viewuser.php?uid=96270)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nero su bianco ***
Capitolo 2: *** Redheads ***
Capitolo 3: *** Take a step ***
Capitolo 4: *** Missing ***
Capitolo 5: *** “Overtime” - Scritta per la Nottebianca Grelliam ***
Capitolo 6: *** Vodka ***
Capitolo 7: *** Roses ***



Capitolo 1
*** Nero su bianco ***


Nero su bianco




La voce di William era nero sul bianco del silenzio. Atona, dal suono ufficiale, come tutti quei moduli in carta stampata che amava così tanto. Non un inflessione, non un sentimento, non un colore che lasciasse intendere il suo stato d’animo. Se aveva un animo.

Però, di tanto in tanto, una tonalità spezzava la monotonia. Che fosse rabbia, o collera, poco importava a Grell, che si beava di quegli istanti, gongolando con aria vittoriosa, perché era stato lui, sempre lui, e soltanto lui a causare quel lampo di colore.
 
Tuttavia non si riteneva soddisfatto, ancora. Sognava, bramava ardentemente, infatti di tingere quel volto e quella voce vellutata del rosso acceso della lussuria.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Redheads ***


Redheads



Un’altra notte, un’altra strada, un altro volto senza nome. Ancora membra sottili, glutei sodi, ciocche cremisi, e quella sorta di sensazione di star sbagliando tutto, una volta ancora, di star correndo dritto verso un precipizio, senza possibilità di frenare la caduta.

Di nuovo, sempre, ansiti, spinte secche, gemiti nervosi. E poi il vuoto che ogni volta gli lasciava dentro quel piacere pagato a caro prezzo, l’insoddisfazione, la rabbia verso se stesso, per averlo fatto ancora, o per non averlo fatto mai. Perché nessuna di quelle bocche, di quelle gambe lunghe, di quei seni sodi e minuti di quelle donne sconosciute avrebbero mai potuto davvero appagarlo. Perché il problema era lui, e non loro; lui e la sua maledetta follia, che lo spingeva a desiderare cose che non poteva, non doveva avere.

Perché nessuna di loro era Grell Sutcliffe.








Angolo fossa oscura dell'autrice:

Drabble nata in risposta alle nda della shot Regole (e desideri) della cara Bealovesoscarinobello. Avrei voluto scriverci su qualcosa di più lungo e dettagliato, ma l'ispirazione non mi è amica in questi giorni, quindi eccoci qua.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Take a step ***


Take a step

 

 
 
“Devi davvero scioglierti un po’, Will caro ~ non riuscirai mai a goderti niente se sei sempre così preso a pianificare tutto, sai? ~”
La verità era che William aveva paura dell’ignoto, di quello che non poteva prevedere e quindi non sapeva in anticipo come risolvere. Doveva pianificare, sapere, conoscere, anticipare.
 
“Dovresti fare un passo nel vuoto, ogni tanto, Will. Le migliori scoperte si fanno in questo modo, sai~?”
Quello che Grell non considerava, era che a quel modo si facevano anche i più colossali errori.
 
Non sapeva quale dei due casi fosse il suo, quando si ritrovò a tenerlo tra le braccia baciandolo come se non avesse voluto fare altro da tutta una vita, ma si rese conto che non gli importava poi così tanto.









 Angolo Fossa oscura dell'autrice:

Drabble in onore dei (miei) vent'anni appena compiuti. Ho sforato terribilmente con le parole e lo so. *si autoflagella* XD

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Missing ***


Missing
 

 
William raccolse il biglietto che Grell gli aveva lasciato sul tavolo della cucina, in bilico sopra ad un piatto di tramezzini. L’aveva lasciato dormire dopo la lunga notte di turno, come al solito, ed era uscito per andare al lavoro senza svegliarlo.

Erano settimane, no, mesi, che i loro orari non coincidevano. Solitamente quando il rosso tornava a casa la sera era troppo sfinito per fare alcunchè, e comunque di solito quando il quest’ultimo rincasava, William era già uscito per andare al lavoro, o stava per farlo. Un saluto veloce, a volte un bacio soffiato nella propria direzione, e via verso un’altra notte a timbrar moduli, o ad appostarsi sui grigi e umidi tetti londinesi.

Nel caso ti venga fame, Will darling ~” lo shinigami depose il rettangolo di carta con cura. In momenti come quello, quando il rosso nonostante il sonno e la stanchezza gli usava qualche premura, o gli lasciava bigliettini colmi di dichiarazioni d’amore appiccicati al frigo, Will si rendeva conto di quanto gli mancasse.





 
Angolo fossa oscura dell'autrice:
Non è una drabble, e questo è chiaro. Ma avevo voglia di scriverla a mi pareva sensato inserirla in questa raccolta. E' una cosa che è venuta fuori giocando a the sims. I feelings... quel gioco è la benedizione di ogni fangirl.
Per dire, eh.

  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** “Overtime” - Scritta per la Nottebianca Grelliam ***


Scritta per la "Nottebianca Grelliam - perché il sedici dicembre non va dimenticato" indetta da Bealovesoscarinobello in onore dell'anniversario Grelliam.
PROMPT: Will e Grell che si “baciano avanzatamente” sul divano.

 

“Overtime”


William onestamente non sapeva cosa ci fosse che non andava, nei cuscini del suo divano. A detta di Grell, erano scomodi e rigidi, e con questa scusa, aveva forzato il moro sotto di se, in modo che fosse la schiena di lui, quella premuta contro di essi. Non si poteva tuttavia lamentare, mentre la bocca del rosso viaggiava rapida  contro il proprio petto, le braccia forti di lui a tenerlo fermo disteso, mentre, a cavalcioni su di lui, strusciava il suo corpo contro il proprio. 
“Fa bene distrarsi, ogni tanto. Dico bene, Will? ~” sussurrò il rosso. Cielo, William giurava che la voce dell’amante, in quelle situazioni, suonasse come fusa feline.
“Sta zitto, Sutcliffe.” Inveì, attirandolo nuovamente a se per il colletto della camicia e facendo leva sulle gambe per strusciare il bacino contro quello dello shinigami scarlatto, strappandogli un urletto eccitato.

Pile di rapporti da ricontrollare e firmare giacevano intoccate sul tavolo li di fianco, e probabilmente sarebbero rimaste così ancora a lungo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Vodka ***


Vodka



Grell ridacchiò, esaminandosi le unghie con nonchalance, mentre il moro di fianco a lui ancora riprendeva fiato. Era stata una notte decisamente intensa ed interessante.
Interessante  il modo in cui William, che aveva sempre retto l’alcool decisamente bene, si comportasse quando invece ci andava giù pesante.
Interessante vederlo sciogliersi di fronte a lui, dimentico di tutte le sue maschere e barriere – che doveva aver dimenticato da qualche parte molti bicchieri prima.
Interessante vederselo piombargli in casa in piena notte, con i vestiti stropicciati e l’aria da cucciolo smarrito, interessante il modo in cui gli si era gettato addosso e decisamente interessante la maniera in cui, dopo che erano finiti a scambiarsi effusioni sul letto del rosso, Will gli aveva intimato di farlo suo.
Interessante come d'un tratto si era reso conto che, nonostante il superiore fosse ormai abbastanza sobrio, avesse continuato a gemere e ad ansimare il suo nome, e si fosse mostrato decisamente non intenzionato a lasciare il proprio posto sotto di lui.
Soprattutto, Grell pensò, stringendosi contro il corpo dell’altro, il mattino seguente si preannunciava davvero, davvero interessante

 




 
Angolo fossa oscura dell'autrice:
Mi sentivo in dovere di farlo: vi basti questo come spiegazione. Per il contesto devo essermi ispirata a qualche fic letta in passato, anche se i miei headcanon sono davvero che quando Will è ubriaco gli parta la sbornia triste/cucciola. (seh, nei miei sogni e in quelli di Grell)
Chi sta sotto a capodanno sta sotto tutto l'anno. u.u

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Roses ***


Roses



Grell si considerava decisamente una persona romantica. Sognava cene a lume di candela, enormi bouquet di fiori, e tappeti di petali di rose rosse.
E, con suo enorme disappunto, William non era quel tipo d’uomo, ovviamente.

Ma la verità era che a Grell non importava nemmeno più delle rose, o della musica romantica, o delle cene, o di qualsiasi altra smanceria, quando era con Will. Un divano polveroso, un materasso gettato a terra, il pavimento stesso. Anche il letto sgangherato di un motel andava più che bene.
Gli bastava avere William, dentro, intorno, contro di se. Nient’altro aveva importanza, mentre le labbra di lui viaggiavano sul proprio corpo. Mentre quell’uomo di ghiaccio si scioglieva contro di lui. Il mondo sembrava annullarsi, in quegli istanti di perdizione in cui tutto quello che sentiva era William, tutto quello che provava era William, nient’altro che William. William. William.

Era il primo uomo che gli facesse quest’effetto, a pensarci.
E andava benissimo così.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1810290