There's no sense.

di Camomilla1408
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Clouds ***
Capitolo 2: *** La splendente tra gli Elfi. ***
Capitolo 3: *** 14 febbraio. ***



Capitolo 1
*** Clouds ***


Le nuvole hanno qualcosa di bellissimo.
Non so cosa sia, sinceramente. O meglio, non so cosa di particolare ci sia. 
E' tutto un insieme di meraviglia, ecco tutto. Sono come quelle ragazze dagli infiniti mi piace, che sembrano perfette. Almeno da lontano. 
Sono sicura che le nuvole sono perfette anche da vicino. Anche fotografate senza filtro. 
Ora, devo lasciare i vaneggiamenti sul letto, tipo il lenzuolo che sembra un quadro giapponese, quelli con le onde swag. Sono l'idiozia.
Appurato questo, let's go downstairs and have a nutella breakfast, yeah. 
...
I puntini indicano che tutti i secondi trascorsi sono trascurabili, evviva. 
Il bus è pieno di note, di profumi, ora arrivano i riflettori o magari gli sgabelli nella penombra. 
Quel vecchietto con gli occhi velati è fra il pubblico, gli sto dedicando la canzone, è Hurt. La versione di Johnny Cash, che a lui sicuramente piace. Perchè quel vecchietto ora arriverà a casa e forse non ci sarà nessuno ad aspettarlo.
Si sistemerà a fatica sulla sua poltrona di sempre e cercherà di rivedere i fantasmi di quando le gonne erano ampie, lunghe e facili da doppiare.
Allora gli dedicherò quella canzone, i suoi occhi velati di polvere saranno puliti dalle lacrime di musica e starà meglio.
Ma non è sempre cosi facile, lui lo sa. 
Sto scrivendo una storia con le sue rughe come inchiostro, se si rivelasse completamente campata per aria non avrebbe importanza. Quello che conta è il qui, l'adesso.
No, in realtà quello che conta è che non ho una beata minchia da fare perchè ho lasciato gli auricolari sul letto.
Ergo, andiamo avanti. Quel vecchietto magari ha delle cicatrici, e si sente patetico. 
I hurt myself today, to see if I still feel. I focus on the pain, the only thing that's real.
Forse è arrivato solo alla linea di confine, non sa più che fare. Non c'è nessuno a cui raccontare com'è fatta la vita. E' come avere un segreto bellissimo da svelare, è logorante. 
O magari ha tantissime cose da fare. Scrivere, immaginare.
Forse sta aspettando solo di arrivare nella sua stanzetta, non vede l'ora, per partire con unicorni a pois verso tutti gli arcobaleni di Urano, che ha un nome che suona bene.
E' per questo che sono gli arcobaleni di Urano e non di Marte. 
E perchè dovrebbe essere una stanzetta? Potrebbe essere un importante finanziere, uno di quelli appassionati della vita da senzatetto, che si divertono a fingere una vita da frate così, per cambiare.
Arriverà davanti ai grandi cancelli della sua villa e li tornerà nel suo mondo dorato, spogliandosi degli stracci come fossero un travestimento carnevalesco.

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Capitolo 2
*** La splendente tra gli Elfi. ***



Il cortile è brulicante di formiche. Sono formiche, tante grosse formiche rosse. Un formicaio perfettamente organizzato, io non ne conosco le regole. Potrebbe essere perchè sono la regina e non ho bisogno di seguirle, oppure perchè sono troppo pigra per farlo.
Ultima opzione, probabilmente quella giusta, mi piace da morire l'idea di essere la criminale del formicaio scolastico.
Che è una cosa stupida e infantile. Sh, non spargiamo la voce.
Uh, eccola. 
Ecco, guardate il muro, qualcosa di spoglio.
Ora immaginate questa ragazza incapace di camminare con un pò di grazia, i capelli corvini che si aprono come un mantello facendola sembrare uno di quegli spaventapasseri di Carnevale.
E' bassa, curvilinea, quasi tarchiata. Dolce. Gli occhi come due buchi neri al centro esatto di una luna pallida, occhi da cui lasciarsi inghiottire. La bocca piccola, il labbro superiore leggermente sporgente.
Le mani affusolate, con le unghie rovinate da anni di nervosismi insensati. Nervosismi dovuti all'immensità dell'universo, al sapere che il tempo non basterà a vedere, fare, imparare, scoprire ogni cosa possibile.
Immaginatela.
Una ragazza ingenua, sensibile. Una ragazza che fuma, ama, odia per curiosità. Perchè il tempo finisce, finisce sempre troppo velocemente.
Bene, ce l'avete in mente? Ecco, questa ragazza si chiama Ginevra. E' la mia migliore amica. 
Mi sono innamorata di lei.

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Capitolo 3
*** 14 febbraio. ***


Lei mi vide e scosse i capelli per salutarmi, per essere sicura che la vedessi.
Si avvicinò con il suo incedere sgraziato e mi chiese se sarei andata da lei per San Valentino. Ci consoliamo a vicenda, sue parole testuali. E nei suoi occhi non c’era alcuna consapevolezza di quanto volessi che le sue parole fossero serie.
Anzi, quanto desiderassi avessero il senso che assumevano ogni notte, in ogni mio cuscino, in ogni fottuta fibra delle mie lenzuola.
Ora inizia il countdown: 14 febbraio, here we come.
For what it’s worth, it was worth all the while, le parole mi arrivavano da un solo auricolare. Stavo ascoltando lei, con i suoi vaneggiamenti, le sue idee deliranti.
“Giada, allora, ho miriadi di cose da fare. Intanto dobbiamo trovare Rosso per farci dare un po’ di roba*, poi dobbiamo comprare le cibarie e tanto, tanto, tantissimo Estathè. E preparati, ti faccio la manicure.”
“Sì, con quali unghie?!”-le risposi. Le mie povere mani sono distrutte ormai. Mi mangio le unghie da quando ho cinque anni, e sono in giro da sedici.
“Te le ricostruisco. Eh.”
Con quel cipiglio da donna vissuta mi uccideva. La cosa peggiore è che non se ne rendeva minimamente conto. Non si rendeva minimamente conto di nulla che la riguardasse. Il mondo fuori non aveva segreti per lei, ogni dettaglio era fondamentale e raccontava qualcosa.
Ma il resto..beh, il resto non contava.
Non contava che io arrivassi la mattina con le guance rosse di ansia e paura di non trovarla lì ad aspettarmi, non contava che la prendessi per mano sempre, in ogni momento. Non contava, eravamo come sorelle. Era normale.
 
La campanella ci gridò di andare in classe, mi abbracciò e se ne andò. La gonna a fiori che fluttuava, le borchie ai polsi tintinnanti, le parigine a righe senza arte né parte. Ogni atomo ruotò perfettamente intorno alle luci dei suoi occhi spalancati, tutto era sensato.

*Mary Jane lalala

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