Giorno
23 maggio ore 03.30, zone portuale di Port Royal, “la marina”
Una
notte d’estate a Port Royal. La nave mercantile di ‘spezie
del sud’ Buch tornava dalle isole del sud america. Ma non
poteva immaginare che col suo carico fosse arrivato qualcosa di ben
più prezioso del Caucciù e dell’albero del pane.
Quindi, tanto per non perdere il filo del discorso, torniamo alla
parte del carico che più ci interessa. Spezie del sud Buch era
giunto a notte fonda. I suoi uomini si apprestavano a portare a terra
tutto il carico di cibo e di oggetti vari. E con loro dalla nave
scese uno strano personaggio. Una figura esile coperta da un lungo
mantello nero.
“Maledetti
marinai!” sussurrò “dovrebbero imparare a mandare
le navi”.
Da
quando William Turner, figlio del pirata Bill sputafuoco Turner, si
era sposato con la figlia del governatore Swann e ne aveva lentamente
preso il posto le vie della città erano divenute ancora più
calme e i commerci con le varie parti d’america e con l’
Inghilterra si erano fatti più fitti e meglio organizzati. Tra
la gente c’era chi diceva che il nuovo aiuto-governatore aveva
il polso troppo debole. Nelle sue vene scorreva sangue pirata e ai
bambini del posto erano raccontate le sue avventure di principe
azzurro alla ricerca della signora Elisabeth Swann, in compagnia di
una gruppo di pirati buoni. E si diceva che proprio dopo che egli
avesse conosciuto questi, fosse divenuto incredibilmente tollerante.
I pirati erano processati prima di essere uccisi. Tutti tranne uno.
Quest’uno non veniva né processato né impiccato.
Port royal era l’unico posto dove quest’uno non era
ricercato. Tutti tranne un tale Jack Sparrow. Che si diceva fosse
stato il realizzatore della spedizione di Turner e che fosse
diventato uno dei più grandi amici dell’aiuto-governatore.
L’unico
bar notturno di Port Royal, ancora aperto alle quattro di notte,
aveva preso il nome de “La marina” siccome dava sull’area
portuale della città. Da quando Will Turner aveva sposato
Elisabeth Turner, era diventato meno affollato. I commerci avvenivano
per lo più di giorno e nessuno di solito giungeva a tarda
notte. Quindi era piuttosto vuoto e no vi erano risse o troppe
confusioni.
L’esile
figura si muoveva veloce e silenziosa tra le ombre della notte
portuale.
“Come
diavolo farò a trovarlo ora?” si disse. Vide in
lontananza l’ombra della locanda e vi entrò bruscamente.
Si
tolse il lungo mantello nero che la copriva fino alle caviglie. Il
barista, Frank johnson, alzò velocemente lo sguardo alla
figura che era entrata nella sua locanda. Una donna molto bella.
Pelle scurita dal sole, lunghi capelli neri e grandi ed impenetrabili
occhi blu. Il fisico esile non lasciava dubbi sulla sua identità
di guerriero. La giovane donna procedette con passo serrato e deciso.
Era vestita stranamente. Portava abiti da uomo. pantaloni marroni,
una grossa cintura blu, una bianca camicia corta e i capelli
lasciati sciolti. Al lobo destro era un grosso orecchino a forma di
dente di squalo (o lo era veramente?) e al collo un ciondolo
d’argento a forma di teschio. A forma di teschio? Ma solo i
pirati portavano roba del genere! Una donna bellissima agghindata
come un pirata? La domanda gli venne spontanea
“Che
ci fa una donnina allegra di Tortuga da queste parti?”
“Una
donnina allegra? La ringrazio signor barista! Che bel saluto qui a
Port Royal!”
“Perché
una donna si vestirebbe da pirata se non fosse di Tortuga?”
“Tanto
piacere signor…”
“Johnson”
“Signor
Johnson, io sono Caroline, detta Carol, regina del mare del sud”
“Una
donna pirata?”
“Nossignore,
una donnina allegra di Tortuga” rispose mentre alzava il
pantalone sopra il ginocchio
“Oh!
Allora cosa vuole?” chiese l’uomo, che aveva assunto una
strana espressione
“Rhum,
grazie” L’uomo si apprestò ad andare a prendere
la bottiglia di Rhum, sempre con la stessa espressione
“Stupidi,
ottusi uomini” mormorò accavallando le gambe sotto la
sedia del bancone.
“Eccolo
qui” Johnson era tornato “il vostro Rhum”
“La
ringrazio…” sorrideva
“Sono
3£”
“Costa
parecchio”
“Potreste
ripagarmi in altro modo…” quel vecchio bavoso che era
Johnson allungò la mano sudicia sulla coscia di Caroline
“Oh
no! Quello vi costerebbe assai di più!” spostò la
mano del vecchio “Ma se proprio ci tenete, potrebbe esserci un
altro modo per ottenere quello che volete”
“Ossia?”
Johnson aveva quasi la bava alla bocca
“Devo
trovare una persona”
“Un
servizio a domicilio?”
“Oh
no mio caro. Ma non interrompermi”
“Va
bene” Carol stava cominciando ad ottenere quello che voleva.
Frank Johnson le si stava sottomettendo.
“Dovrebbe
essere un ragazzo, non più di ventun’anni”
sorseggiò il suo rhum “molto bello, dalla pelle
olivastra e gli occhi scuri”
“Il
nome?”
“Il
suo nome è William Turner”
“William
Turner?Eh Eh Eh” il vecchio bavoso scoppiò in una
clamorosa risata
“Perché
sta ridendo?”
“Temo
che la mia risposta non pottrà essere usata come pagamento”
“E
perché?”
“Perché
tutti conoscono il Governatore Will Turner!”
“Governatore?
Ma come… suo padre era un pirata”
“Ha
fatto molte cose per cui è stato perdonato”
“Cose
di che genere?”
“Ha
sposato la figlia del governatore Swann, e lo ha sostituito
degnamente”
“Bravo
Will…”
“Voi
lo conoscete?”
“Non
ancora Johnson”
“Ci
sono molte storie su quello che è accaduto con la signorina
Swann. Storie di pirati..”
“Non
c’è tempo Jhonson”
“Allora
ora la mia ricompensa”
“No,
è presto dove sta il governatore?”
“A
palazzo, in cima alla collina. A piedi non sono più di venti
minuti. Ma non vorrete andare ora? È così tardi. Fatevi
trovare domani mattina.” Le si era avvicinato pericolosamente
“Grazie,
davvero grazie, signor Johnson” così Carol Turner,
fresca come una rosa, e come se non avesse detto nulla prese tutta la
boccia del miglior Rhum de “la marina”, si voltò,
si mise sulle spalle il suo lungo mantello nero e uscì,
lasciando Johnson sconcertato ed incredulo.
“Uomini…”
rise tra se e se “Quindi il vecchio Will è diventato
famoso? Dopo che io ho smesso di esserlo in senso buono. Magari un
tempo ci saremmo incontrati al sud” sospirò “ora,
lasceranno delle stupide guardie, entrare una donna pirata?”
volse lo sguardo. Camminando si era trovata di fronte ad un negozio
di abiti da nobile “Ma allora, così la fortuna mi tenta”
rise di nuovo. Voltandosi vide una giovane guardia, che dormiva,
accasciata su un muretto
“Scusami
ragazzo” disse lai mentre gli legava mani e gli tappava la
bocca, prendendogli la pistola che teneva alla cintura. Allungò
il braccio e spostò il grilletto
“Bang”
disse, solo poi sparò, rompendo la vetrina; mentre tutta la
colonia si voltava verso quella vetrina, Carol rubava un paio di
vestiti della sua misura e riponeva la pistola tra le mani della
giovane guardia che, legata ed incredula la guardava con occhi
spaventati.
Giorno
23 maggio, ore 04.30, Port Royal, area riservata al governatore
Se
su qualcosa aveva ragione Johnson ne aveva sul fatto che era tardi.
Si,
era tardi ma Carol non poteva permettersi di attendere ancora.
Dietro
un gruppetto di cespugli infilò il primo dei due vestiti,
rosso con alcune decorazioni dorate, che però da aristocratica
quale era nel profondo della sua anima, non riconobbe come
particolarmente fini o importanti.
Si
specchiò. Anche se il vestito non era perfetto e lei non era
di tutto punto, Carol era sempre fantastica vestita come si
conveniva. Ma non aveva tempo per lusingare il suo ego. Doveva
trovare Will. O meglio, doveva riuscire a parlargli.
Caroline
si scrisse in mente tutto quello che avrebbe dovuto raccontare. Se si
potevano trovare dei motivi veri e propri per il fatto che avesse
abbandonato l’aristocrazia e la belluria della famiglia
materna, una sarebbe stata certamente la sua capacità affatto
comune nel mentire. mentendo si era salvata la vita in un numero
indefinito di occasioni. E ora l’avrebbe fatto divertendosi.
Era sempre stato più divertente mentire ad una stupida guardia
americana, piuttosto ad un buzzurro di un bar qualsiasi. E chissà
che uomini stupidi dovevano proteggere il governatore William Turner
e sua moglie.
Era
finalmente giunta dove si era prefissa. Si tolse l’orecchino e
la collana, poi tutto ciò che la faceva sembrare un pirata. Si
lavò il viso e si accerò che il suo alito non avesse
l’odore del rhum, di cui lanciò a terra la bottiglia.
Sfregò
tra loro le mani
“Ci
siamo” disse. Bussò discretamente alla porta. A
rispondere fu infatti uno degli stupidi, adorabili, militari
americani che si aspettava.
“Chi
vuole il governatore a quest’ora della notte?”
“O
signore! Mi scusi signor..”
“Higgins”
“Bene
signor Higgins. Io sono Catherine Wheam; contessa di Westbury in
Inghilterra. Vi chiederete perché sono qui ora? Bene io ho
delle informazioni segrete da parte della regine per il governatore”
aveva volontariamente reso la sua voce più flebile e sottile,
era entrata completamente nel suo personaggio
“Per
il signor Swann o per il signor Turner?”
“Entrambi.
Ma la mia signora ha chiesto che io parlassi col governatore Turner,
in primo luogo.”
“E
quando?”
“Ora
e subito, signor Higgins. Soli! Avanti, vada a svegliare il suo
padrone”
Ma
proprio ora che Higgins pareva essere stato convinto,e che Carol
credeva che sarebbe riuscita a vedere chi desiderava, una sua vecchia
e inaspettata conoscenza si fece di nuovo viva.
“Che
succede soldato Higgins?” disse una voce autoritaria
“La
contessa Wheam è venuta dall’Inghilterra per conto della
regina in persona”
“Davvero
signorina Wheam?”
“O
sissignore” rispose lei, ma ancora non aveva avuto occasione di
vedere il suo viso.
“Bene
signorina Whe.. Ma che ci fate voi qui?!” disse trasformando le
sue tranquille parole iniziali. L’aveva vista. E l’aveva
riconosciuta.
“Norrington!”
disse lei che a sua volta lo aveva riconosciuto “o forse
dovrei dire commodoro Norrington!” aveva notato la spilla
appuntata sul suo petto “quanto anni sono passati? Io avevo
diciannove anni, qindi vediamo…”
“Sono
passati sette anni, dei quali ho contato ogni giorno”
“Ci
tenevate a rivedermi?”
“Si
ma non in senso positivo”
“Oh
beh, vi ringrazio. Ma come? Non fu grazie alla mia non-cattura che
foste promosso a capitano?”
“Si.
Una bella azione. Senza alcun esito”
“E
penso che anche questa non avrà alcun esito, Norrington”
“Questo
è quello che pensi, Carol, regina del mare del sud”
“Hai
la memoria buona… hai visto? Anche a me è stata data
una promozione ‘regina’”
“Non
mi sfuggirai. Non questa volta”
“Oh
si che lo farò, Norrington” così dicendo si tolse
l’ingombrante abito rubato e rimase con indosso i suoi veri,
unici, sporchi, usurati, abiti da pirata. “Se tra me e te,
Will, c’è questo pomposo generale inglese, allora credo
che dovrò annientarlo”
Carol
era dotata di delle capacità fisiche impressionanti.
Saltellava da una parte all’altra della stanza senza fermarsi,
né dando tempo agli uomini di Norrington di riflettere sul da
farsi. Ma qual era il da farsi? Quale la stanza giusta? Quale il viso
del giovane Turner?
È
da dire che Carol era ingegnosa come ogni altro pirata che si
rispetti. E non si faceva scrupoli ad usare qualcuno per portare a
termine i suoi scopi. Così le brillanti idee non tardavo alla
sua mente. E quella volta non fu da meno.
Si
lanciò alla sua estrema destre salì le scale veloce
come una lepre. Cinque uomini, tra cui Norrington, le furono presto
alle calcagna. Entrò nel primo corridoio che trovò alla
sua sinistra. Ma in quel momento sentì le guardie mormorare
“In
cucina?”
“Che
ci va a fare un pirata in cucina?” quindi cambiò
corridoio e per altre tre volte si sentì chiedere perché
andasse verso il bagno o verso le stanze del governatore Swann, o
anche verso le stanze di Milly, che doveva essere una domestica.
Ma
finalmente alla quarta volta sentì quello che aveva voluto
“No!!!
Va verso le stanze del signor Turner!!” rise, consapevole di
aver trovato quello che cercava.
Gli
uomini del commodoro la seguivano a ruota. Ma con un paio di scatti
veloci, il fisico elastico della ragazza si riuscì a trovare
solo davanti alla porta di legno di ciliegio che doveva dare sulla
stanza di Will e sua moglie Elisabeth
“La
chiamerò Beth” mormorò.
Come
poteva immaginarsi, la porta era chiusa a chiave. Alzò ben
alta la gamba destra e aprì la porta colpendola violentemente,
oltre che dando prova di notevoli capacità fisiche.
BOUM
La
porta si aprì. Al suo intero un grande letto rosso a
baldacchino, piuttosto sfarzoso, decorato di pizzi e fili dorati. La
stanza intorno era della medesima sfarzosità signorile.
‘Nulla
a che vedere coi salotti francesi’ disse Carol tra se e se. Gli
uomini del commodoro erano vicini e Carol sentì che sarebbe
stato più saggio chiudere quella porta. Così fece e ci
accatastò sopra qualche mobile che poi sarebbe stata
facilmente in grado di spostare. Ma in tutto questo i due occupanti
del letto, che finora avevano riposato comodamente, abbracciati,
senza mai svegliarsi, quasi che Carol si chiese quale fosse stato il
motivo di un sonno così profondo… in tutto questo Will
Turner e la sua consorte, Beth Turner furono svegliati bruscamente.
Come chiunque al suo posto avrebbe fatto, William afferrò la
sua spada e si alzò in piedi puntandola contro la ragazza.
“Chi
sei pirata? Cosa ci fai qui?”
“Oh”
disse Carol voltandosi “finalmente ci incontriamo Turner”
Will
rimase qualche istante in silenzio. Non si era accorto di aver a che
fare con un pirata donna
“Che
tu sia donna o meno, sei un pirata e dovrai affrontare un processo e
poi quasi sicuramente sarai impiccata come tutta l’altra
feccia…”
“Feccia?
Feccia mio caro governatore? Voi la chiamate feccia? Mi sono stae
raccontate storie di voi e i pirati..”
“Storie?”
“Si
storie. Non era forse vostro padre anch’egli un pirata? E quali
furono i vostri compagni di avventure quando doveste salvare la
vostra donna?”
ma
Carol era consapevole di aver tirato la corda. Il fatto che lei
sapesse di suo padre voleva dire che lo aveva conosciuto… e
William si era sempre chiesto che viso avesse suo padre, dato che da
tempo, lo aveva dimenticato.
“Mio
padre? Un pirata? Voi come sapete?”
“Nelle
mie vene scorre lo stesso sangue… Io l’ho accettato.. e
devo parlarvi Governatore Turner”
“Nelle
vostre vene…”
“Voi
avete intenzione di ucciderci?” disse la voce cristallina di
Elisabeth che aveva già impugnato la sua lampada da comodino
“Oh…
questa sarebbe la vostra dama… molto bella non c’è
dubbio.. Elisabeth”
“Rispondete!”
muoveva la lampada in modo così repentino che la candela,
cadde a terra e Elisabeth balzò indietro, quasi le stessero
sparando.
Carol
rise
“Non
ho intenzione di uccidervi… già una taglia imponente
grava sulla mia testa.. non mi sembra il caso di rafforzarla..”
ma
in quel momento gli uomini di Norrington cominciarono ad abbattersi
sulla porta a gruppi di tre e si udirono dei tonfi
“Beh
sarà il caso di andare ora. Miss Swann, Mister Turner.. dopo
di voi” Carol indicava la finestra..
“Nessun
pirata mi porterà un nessun luogo!” disse Will
estraendo la spada
“Si
combatte vedo.. Bene..” Carol fece lo stesso. Le scontrarono in
segno di inizio del duello.
‘Strano’
pensò Will ‘che un pirata conosca certi rituali’
“Vediamo
se è nel cuore dei Turner, il combattimento con la spada”
disse lei
“Non
crederò mai che tu sia mia sorella”
“Se
tuo padre era un pirata allora perché non può esserlo
tua sorella?”
“Mio
padre è morto”
“Vero!”
i due combattevano senza sosta. Will era rigido e composto ma Carol,
nella sua agilità, non era affatto da meno. E siccome vantava
lo stesso equilibrio di un gatto, invitò il suo rivale a
combattere sul tetto. E Will era un uomo d’onore e non poteva
non accettare.
Fu
così che il governatore e sua sorella, un pirata del mare del
brasile, si trovarono a combattere sul tetto, mentre tutta la città
li osservava. Ma mentre i due si rincorrevano Will cadde e Carol ne
approfittò per puntargli la spada alla gola.
“Il
maggiore” disse lei
“Non
ti crederò mai!” Will afferrò la cintura di Carol
e si scaraventarono giù dal palazzo.
Elisabeth
lanciò un grido temendo per la vita del suo uomo. Ma Will si
dimostrò incredibilmente fortunato e cadde su di una matassa
di paglia destinata alle stalle. Peggio invece andò a Carol
che cadde sulla fredda terra, lentamente perdendo i sensi.
Giorno
24 maggio, ore 10.30, Port Royal, prigioni
Quando
si risvegliò, trovò tutto come lo aveva sognato. Era
distesa su di una panca di legno, con una benda bagnata sulla fronte
e un gran mal di testa.
“Il
governatore ha detto che siete pazza. Che volevate ucciderli. Ma
sembrava strano… dovete avergliene dette di cose strane”
disse la voce di un vecchio che le sedeva al di là delle
sbarre con aria di sufficienza.
“Oh
si gliel’ho dette di cose…”
“Dice
che non vi processeranno neppure, l’avete fatta grossa per
essere una donna”
“E
che donna!” disse un balordo lupo di mare nella cella accanto a
quella di Carol. Carol rispose lanciandogli il piatto con l’acqua
che aveva accanto alla mano destra.
“Avrebbe
potuto graziare lei, invece che quel suo amico pirata” disse un
altro, nella cella a sinistra
“Amico
pirata? Di chi si tratta?” chiese lei, colta alla sprovvista
“Il
capitano Sparrew… Sperrew… Sperrow…”
“Jack
Sparrow” mormorò lei incredula
“Si,
ecco lo avete detto miss..?”
“Caroline
dei mari del sud” rispose “Jack Sparrow..” mormorò
“Caroline
come?” disse la voce di un giovane uomo nell’ombra
“Caroline
Turner, regina dei mari del sud. Signor governatore” era Will a
trovarsi nell’ombra
“Sarai
giustiziata per le tue calunnie”
“Scommetto
che anche il tuo amico Sparrow, ti ha parlato di sputafuoco Bill”
“Lo
ha fatto. Ma ha detto molte cose che lo diversificavano da qualunque
altro pirata”
“Non
era diverso dagli altri. L’unica differenza era che doveva
portarsi appresso sua figlia”
“Smettila!”
“Sei
stato tu ad attaccarmi. Io ho detto quello che ha detto Sparrow. Ma
forse sono passati troppi anni dall’ultima volta che l’hai
visto”
“Tu
non conosci Jack Sparrow..”
“Si
che lo conosco. Meglio di te. Meglio di chiunque altro”
“Menti
di nuovo. Se davvero sei mia sorella allora sei diversa da me e da
mio padre”
“Excusez-moi,
mai je pense qui vous as faites en erreur!”
una donna pirata. Che parlava francese. Che diceva di essere sua
sorella. A Will girava veramente la testa. Uscì dal piccolo
tugurio buio tornandosene a casa. Beth lo aspettava sulla loro
carrozza.
“Le
hai detto quello che dovevi?”
“No,
lo farà la guardia”
“Dovresti
parlarle più a lungo. E se avesse ragione”
“Non
dire stupidaggini Beth.”
“Ha
reso dubbioso anche te”
“Se
avesse ragione la fortuna l’aiuterà”
Carol
stava seduta con la schiena la muro. Sapeva che se la sarebbe cavata.
Non aveva idea del come.
“Quando mi ucciderete?”
“Oggi
pomeriggio”
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