Nothing would tear us apart.

di tristansarms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I need to tell you something. ***
Capitolo 2: *** Don't cry. ***
Capitolo 3: *** A dream come true. ***
Capitolo 4: *** For you I'd risk it all. ***
Capitolo 5: *** I love you. ***
Capitolo 6: *** Paris, city of love. ***



Capitolo 1
*** I need to tell you something. ***


Non ho dormito per niente stanotte, non facevo altro che pensare a Tristan.
Mi sono innamorato del batterista del mio gruppo, è una cosa normale? No, perché non potremo mai essere più di amici, sarebbe inutile provarci, però lo amo così tanto. I suoi occhi in cui mi perdo ogni volta, i suoi capelli su cui amo passare le mie mani, la sua voce calda e potente che mi dà i brividi. Meglio non pensarci, ora scendo al piano di sotto che è meglio.

- Ha chiamato quel tuo amico poco tempo fa, non ti ho svegliato perché sembravi molto stanco - disse mia madre, come faceva a non capire che stavo piangendo? Le madri non capiscono mai i propri figli.

- Chi? Tristan? – in realtà sapevo benissimo che era lui, ma non voglio far sospettare nulla a nessuno.

- Sì, sembrava di fretta, ha detto che veniva davanti a casa intorno alle 11.30, sembrava ansioso di dirti qualcosa.

- Forse deve parlarmi del nostro primo concerto fuori dall’Inghilterra, siamo tutti ansiosi in realtà - dissi io, anche se mi piacerebbe esserlo davvero per quel motivo, ormai pensavo soltanto a lui - beh ora torno in camera, avvisami quando arriva.

- Va bene Brad, ti voglio bene - odio quando dice così, non sono più un bambino, ho 18 anni ormai.

Mi sto preparando alla velocità della luce, voglio farmi trovare presentabile almeno quando c’è lui, non si sa mai. Forse mi sto illudendo, a lui piacciono le ragazze, non quelli.. come me.
All’improvviso mi addormento, non so come mai, forse ero in preda al panico, ogni volta che devo vederlo succede così.

- Brad, scendi, è arrivato! - urlò mia madre, come fa di solito, svegliandomi.

Scendo di corsa, in preda al panico, però non faccio nemmeno in tempo a scendere un gradino che li sento parlare.

- Allora Tris, come va la vita? - mia madre con le domande non ci sa proprio fare.

- Abbastanza bene Signora Simpson, sono molto emozionato per domani.

- Ah sì, me ne ha parlato Brad, immagino l’agitazione - odio anche quando non si fa gli affari suoi, in realtà.

Intanto arrivo davanti all’entrata, dove c’è lui che mi guarda con quei suoi occhi, è bellissimo, come sempre.

- Brad, ho bisogno di dirti una cosa - intanto mia madre se ne va in camera sua, almeno qualcosa di intelligente la fa.

- Certo Tris, andiamo in camera mia però, non voglio che qualcuno si faccia gli affari nostri - era ovvio che mi riferissi a mia madre, dato che la sua camera era al piano di sotto, mentre la mia a quello di sopra.

Arrivati in camera, lo vedevo preoccupato, si stava mangiando le unghie, era tutto agitato, questo mi preoccupava molto.

- Vado dritto al punto Brad, non voglio fare giri di parole inutili, quando l’unico modo per dirlo è così.

- Certo Tris - incominciavo ad agitarmi molto, cosa avrebbe dovuto dirmi?

- Brad, il fatto è che io… -



My corner

È la mia prima ff, spero vi piaccia, ricordatevi di recensire!
Intanto vi lascio il mio account twitter se vi piacerebbe contattarmi!

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Capitolo 2
*** Don't cry. ***


- Brad, il fatto è che io… sono innamorato di questa persona, però non ho il coraggio di dirglielo, non sono sicuro che ricambi. Ogni tanto ci facciamo certi sguardi che sono la cosa migliore del mondo, però potrebbe vedermi solamente come un amico - tanto sono sicuro che non parla di me.

- Tris ti capisco, anche a me succede la stessa cosa, siamo messi veramente bene, non credi? - dico io, facendo un lieve sorriso.

- Davvero mi capisci? Perché ho bisogno del supporto di qualcuno, non riesco a tenermi tutto dentro, soprattutto se penso al concerto di domani. Ogni volta che salgo sul palco vedo il suo viso dappertutto, non esistono più i fan, esiste soltanto lui.

- Lui? Vorresti dire che è un maschio? - tanto non sono io, inutile illudersi di nuovo.

- D-davvero ho detto lui? Sono uno scemo, non dovevi saperlo questo.

- Sì, l’hai detto davvero. Non preoccuparti, per me sei sempre Tristan, nulla cambierà tra noi - gli dico con tono rassicurante.

A un certo punto, Tris arriva e mi abbraccia, stringendomi fortissimo.
Durante il nostro abbraccio, sentii una piccola lacrima scendere sul mio collo, era da tanto che non avevamo una conversazione di questo genere, soprattutto su questo argomento.

- Tris non piangere dai, andrà tutto bene - gli sussurro nell’orecchio.

A quel punto si stacca dalle mie braccia, si gira di spalle e inizia a urlare.

- NO! NON ANDRA’ MAI TUTTO BENE!

- Non urlare ti prego, fa male vederti così - ero preoccupatissimo, non sopportavo vedere lui in questo stato.

A un certo punto entra mia madre in camera, preoccupata dopo aver sentito le urla.

- Che sta succedendo qui? Tutto a posto? -

- Tutto bene mamma, ora puoi tornartene in camera tua? Se ho chiuso la porta ci sarà un motivo - gli rispondo arrabbiato, mentre Tris sta cercando di non piangere davanti a lei.

- Va bene - dice lei, chiudendo la porta e tornando al piano di sotto.

- Ora mi spieghi cosa succede? Perché fai così? Non ti ho mai visto ridotto in questo stato, ti prego parlamene, voglio cercare di aiutarti.

- Non è una semplice cotta, io sono innamorato e anche tanto, ma è una relazione impossibile, rovinerei tutto dicendoglielo.

- Cosa vorresti dire con impossibile? Chiunque si innamorerebbe dei tuoi occhi, del tuo sorriso e della tua voce, chiunque amerebbe passare le mani nei tuoi capelli e sussurrarti nelle orecchie qualcosa di sdolcinato.

- Tu come fai a dire questo? Non ti sei mai innamorato.

Quanto vorrei dirgli tutto, però non posso rovinare la nostra amicizia. Tristan è tutto, senza di lui sarei perso.

- Invece sì, ti ho detto prima che sono nella tua stessa situazione.

- Allora perché non mi racconti niente? Fai come ho fatto io, non è così difficile.

Invece sì che è difficile, lo amo da impazzire, ma come potrei fargli questo? Non potrei fare questo nemmeno a Connor e James, noi siamo un gruppo molto famoso e non possiamo permetterci di litigare, soprattutto il giorno prima del nostro concerto fuori dall’Inghilterra. È una buona occasione per farci conoscere ancora di più, litigarci potrebbe rovinare tutto. Non riesco a mentirgli, ma lo devo fare per il bene di tutti.

- Niente, lascia perdere.

- No, io non lascio perdere un bel niente. Voglio sapere cosa succede alla persona che amo- è a quel punto della frase che smette di parlare e rimane immobile. Ci fu un silenzio di tomba per almeno una ventina di secondi, lo guardavo negli occhi ma continuava a piangere.

- C-cosa? Tu mi ami?

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Capitolo 3
*** A dream come true. ***


Sto andando nel panico, ho le farfalle nello stomaco e non riesco a non essere felice. Ma gli devo dire i miei veri sentimenti? Oppure devo semplicemente stare zitto e accettare il fatto? No, devo dirglielo. Non posso vivere la mia vita con il rimorso, su fatti coraggio Brad.

- Sì Brad, ti amo. Ci sto sempre male, non ricambierai mai, però ti dico che dovresti lasciarmi perdere, togliermi dal grup…

Ci stavamo baciando, l’istinto di farlo era più forte di me, non potevo far nient’altro, soltanto questo. Non era uno dei soliti baci, questo era il migliore che potesse mai esistere, le sue labbra erano carnose e soffici, sarei stato fermo così per ore, finché non stacca le sue dalle mie.

- Brad ti prego, dimmi che non sto sognando - dice sorridendo e piangendo allo stesso tempo.

- No, non è un sogno. È la vita reale, ti amo più di qualsiasi cosa al mondo. Non dormivo la notte per pensare a te, piangevo sul fatto di un mio sogno irrealizzabile.

- Non lasciarmi mai, promettimelo. Sei il mio tutto, senza te sarebbe tutto tragico, sarei perso.

- Te lo prometto, soltanto lo prometti pure tu.

- Scherzi? Lo prometto, non lascerò che nessuno intralci questo sogno.

Eravamo in piedi, come due alberi spogli che non avevano più nulla da nascondere, soltanto noi due.
Lui, il suo sorriso, il suo sguardo, la sua voce. Eravamo solo noi due, senza che nessuno ci disturbasse. Soltanto io e lui.

- Che ne dici di rimanere qua a dormire stanotte, Tris? Ovviamente dormiamo in letti diversi, altrimenti mamma lo verrebbe a scoprire - accenno con una risata.

- Dici sul serio? Sarebbe fantastico, domani abbiamo il concerto e dobbiamo assolutamente riposarci, poi se ci sei tu è ancora meglio.

Le sue parole mi sciolgono sempre, la sua voce è qualcosa di stupendo. Stasera penso che riposarci sarà l’ultimo nostro pensiero, staremo a guardare il cielo sdraiati sul balcone, a baciarci e abbracciarci. Ovviamente chiuderò la porta a chiave, prima che mia madre si impicci.

- Certo che dico sul serio, ora muoviti e vai a prendere tutta la roba per domani a casa tua.

Sta già correndo per casa sua, ma ad un certo punto lo sentii urlare dalla strada, mi affaccio subito alla finestra, mi manca già.

- Sei mio, ricordalo - urla lui, come se non gli importasse di nessuno.

- Soltanto tuo - gli rispondo.

- Quando torno ho una cosa da darti, aspettami qui, mi raccomando.

- Certo Tris, non fare le tue solite idiozie, ti amo, a dopo.

- Torno subito! - urlò di nuovo, iniziando a correre verso casa sua.

Lo sto aspettando da mezz’ora, cosa mai starà tramando? Mi manca tantissimo e sono passati appena 30 minuti, anche se sono i più lunghi della mia vita.

- Sono arrivato Brad - sento urlare dalla strada.

All’improvviso sento una macchina che frena di colpo..

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Capitolo 4
*** For you I'd risk it all. ***


Non ci capivo più nulla, da un momento all’altro mi sono ritrovato nel panico più assurdo, sono corso subito in strada per vedere che fosse successo, non ci volevo credere. Tris stava attraversando e l’hanno investito, stavo piangendo e sono corso subito da lui, non parlava, non respirava. È arrivata subito l’ambulanza, l’hanno portato in un qualche reparto, non mi interesso della medicina. Non ho sue notizie da cinque ore, non posso sopportare questo. Perché è successo? Cosa ho fatto di male? Sto cercando di non darmi la colpa, però è difficile, se soltanto non gli avessi detto di andare a casa non sarebbe successo nulla. Se non gli avessi detto che lo amavo, sarebbe andato tutto per il verso giusto.

- Come sta? Avete sue notizie? - chiede James tutto preoccupato.

Non ho la forza di parlare, quindi meglio lasciare le parole forti a mia madre. Non riesco ad aspettare, voglio sapere come sta, cosa gli è successo, voglio solo sentire le parole del medico dirm..

- Voi siete qui per il paziente Tristan Evans? - chiede un infermiere.

- Sì, siamo qui per lui, però non siamo parenti, i suoi genitori ancora non lo sanno - dice Connor.

- Tranquilli, non è un problema. Per ora una sola persona può entrare, la sala è quella infondo sulla sinistra, la stanza numero 63 - dice il signore in camice bianco.

- Forse è meglio che vada io, non voglio che stiate male veden..

- NO! Tu non fai un bel niente, ci vado io - urlo in lacrime, interrompendo mia madre nel mezzo della sua solita frase sdolcinata.

Tutti sono diventati silenziosi, il loro sguardo è stranito, ma allo stesso tempo triste. Intanto mi incammino per la stanza, per poi rimanere bloccato davanti alla porta e iniziare a piangere, non era cosciente. Vorrei morire in questo momento, non è possibile. Le lacrime scendono alla velocità della luce, non ce la faccio a vederlo così, però devo farmi forza e entrare.

- H-hey Tris.. so che non mi sentirai parlare, dato che stai ancora dormendo. Davvero è successo tutto questo? Perché proprio a te? Sarebbe stato il perfetto inizio di un’avventura, la nostra avventura, tutta rovinata per colpa di questo incidente e di un pazzo che non sa guidare. Tranquillo, io resto qui, non voglio lasciarti. I tuoi genitori non sono ancora a conoscenza di questo incidente, ma conoscendo mia madre glielo avrà già detto, quindi non preoccuparti, è tutto sotto controllo. Non andartene, mi raccomando - dico a Tris, addormentato nella sua stanza.

Scorgo in una borsa, forse era quel che mi doveva dare prima, ma non voglio vederlo da solo. Voglio che sia lui a darmi certe cose, soprattutto dopo che è successo questo. Lo amo così tanto, sto davvero male, spero non sia niente di grave. Credo che andrò a cercare l’infermiere, così mi spiega tutto.

- Tris, sono tornato, l’infermiere ha detto che va tutto bene, potrai andartene via dall’ospedale anche domani, non sei contento? - dico felice, con una lacrima che scende e accarezza il mio viso, proprio come è successo ieri con lui.

Preferisco sdraiarmi vicino a lui, voglio essere qui se gli succede qualcosa, qualsiasi cosa. Ormai sono molto stanco, preferisco addormentarmi qui.

Mi sveglio di notte e trovo il lettino vuoto, che è successo? Dov’è Tris? Sono preoccupatissimo, devo sapere cosa gli è successo, dov’è andato. Conoscendolo, lui ama i piani alti e l’aria fresca, potrei trovarlo sul terrazzo. Corro subito davanti all’ascensore, che però ha sopra il cartello con scritto “GUASTO”, quindi mi conviene cercare le scale. Corro gradino per gradino, senza fermarmi, inciampando per colpa del buio. Sono arrivato alla porta, quindi la spalanco come se non ci fosse un domani, trovandolo sdraiato che guarda il cielo con le stelle. Faccio silenzio e mi incammino senza farmi vedere, mi sdraio accanto a lui e penso a cosa dirgli.

- Amore, che ci fai qui? - è l’unica cosa che mi è venuta in mente, ero felicissimo di rivederlo.

- Brad, amore - dice sorridendo, per poi abbracciarmi e baciarmi.

- Non posso crederci che sei qui, ho pensato al peggio. Ho pensato di perderti, proprio il giorno in cui ci siamo confessati tutto. È possibile? Per te rischierei tutto.

- Certo, tu sei qui con me, ora l’importante è questo - dice velocemente, per poi appoggiare di nuovo le sue labbra sulle mie.

- Ci sono due notizie, una bella e una brutta. Quale vuoi sentire? - chiede lui.

- Prima quella brutta - dico preoccupato.

- Brad, io non potrò..

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Capitolo 5
*** I love you. ***


- Brad, io non potrò più fare parte del gruppo. Prima, mentre tu stavi aspettando, tua madre è venuta qui e ha incominciato a parlarmi, sentivo poco ma abbastanza da capirci qualcosa. Blaterava sul fatto che ti sto rovinando, che sono una brutta influenza e sarebbe meglio se abbandonassi il gruppo. Credo abbia scoperto qualcosa su di noi, non ne sono sicuro però.

- Cosa? Lo sapevo, quella non si fa mai gli affari suoi, non mi interessa comunque, è la mia vita e ci faccio quel che voglio. Tu non abbandoni il gruppo, se lo può scordare.

- Non voglio che tu ci stia male, se non te la senti dimmelo - dice in lacrime.

- Ma lo capisci il concetto “è la mia vita e ci faccio quel che voglio”? A quanto pare no, se mi vuole veramente bene come dice mi lascerebbe fare ciò che voglio.

Ecco il solito silenzio di tomba, però penso di avergli fatto capire il concetto, lui rimane mio e su questo non c’è dubbio. Stiamo passando tutta la notte qua, a guardare le stelle. Come avremmo dovuto fare sul balcone della mia cameretta, noi due, da soli. Le sue braccia sono soffici e morbide, ci resterei immerso per tutto il giorno, ma è ora di tornare nella sua stanza.

- Beh, ora vai pure a casa, hai bisogno di riposarti Brad.

- Non sono stanco, non preoccuparti di me, piuttosto pensa a mangiare qualcosa, immagino tu sia affamato. Vuoi che vada al bar per prenderti qualcosa? - gli chiedo.

- Se per te non è un problema, sì.

Gli faccio un sorriso e chiudo la porta, incamminandomi verso il bar. Ogni volta che attraverso una strada risento il rumore di quella macchina, non è niente di grave quel che è successo, però mi sono preoccupato tantissimo. So di sembrare un po’ strano, però non ci posso fare nulla, lo amo così tanto.

- Buongiorno, potrei avere un caffè e un pezzo di torta al cioccolato? - chiedo alla commessa del bar.

- Certamente, vuole una busta per portarlo via?

- Sì, grazie mille.

Le do i soldi senza dire nient’altro, prendo il sacchetto e mi incammino velocemente per l’ospedale. Intanto mi metto le cuffie e ascolto un po’ di musica. Mi sento in colpa per tutto, soprattutto ho il rimorso di non avergli detto ogni cosa che mi succedeva. Se l’avessi fatto prima probabilmente non sarei qui, a portare del caffè e della torta al mio “ragazzo”, se proprio devo chiamarlo così. Non abbiamo ancora fatto una conversazione del genere, però non sono sicuro che lui lo voglia veramente, magari ha bisogno di tempo, forse vuole solamente andarci piano.

- Tris sono io, apri la porta - ha chiuso la porta a chiave, strano.

- Sì, solo un attimo Brad - eccolo che apre la porta, a quanto pare non voleva che qualcuno oltre a me entrasse dentro.
- A che ora puoi andartene da qui? - chiedo io.

- In teoria anche ora, non c’è un orario stabilito.

- Allora cosa aspettiamo ad andarcene? Ricordati che abbiamo un concerto oggi - appena dico l’ultima parola, lui abbassa lo sguardo per terra per pochi secondi.

- Brad, credi che James e Connor lo dovrebbero sapere?

- Sapere cosa? Non capisco.

- Di noi due, sai sarebbe strano vedere gli altri due membri del gruppo farsi occhiatine e stare sempre insieme, un dubbio potrebbe venirgli.

Aveva detto “di noi due”, quindi a quanto pare erano solo paranoie le mie. Non credo sia sbagliato dirlo agli altri, anzi sarebbe un bene per il gruppo, meglio non avere segreti.

- Diciamoglielo, sappiamo che ci accetterebbero, non sono come certe persone - riferimenti puramente casuali a mia madre.

- Va bene amore, come vuoi tu.

Amore? Mi aveva davvero chiamato così? Sì, a quanto pare non è tutto un sogno.

- Scrivigli un messaggio e digli che il concerto si fa, ne parleremo un’altra volta, magari dopo il concerto - dico a Tris.

Intanto ci incamminiamo a casa mia, ormai Tris è a posto, non ha bisogno di stare sotto controllo. Potremo stare un po’ da soli, dato che mia madre è al lavoro. Dopo quel che è successo mi sembra il minimo per dimenticarci di tutto.

- Brad, che ne dici di sdraiarci un po’? Ho le gambe a pezzi.

- Certo Tris, fai come se fosse casa tua - gli rispondo.

Eravamo sdraiati sul letto, mano nella mano, ad abbracciarci. Ho pensato al fatto che è sempre lui quello a fare la prima mossa, quindi ora tocca a me.

- Tris, ti amo.

- Pure io Brad - mi disse sorridendo.

Prima che si avvicini lui, mi avvicino alle sue labbra e appoggio le mie sulle sue. È la cosa più bella del mondo il suo bacio, tutti ne vorrebbero uno così. Non è il solito, è uno vero, quello in cui hai i brividi per tutta la schiena e incominci a sentire le farfalle nello stomaco. Sento un rumore di passi, però non mi andava di preoccuparmene, non in questo momento.

- BRAD! TRISTAN! COSA STATE FACENDO?
 

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Capitolo 6
*** Paris, city of love. ***


- BRAD! TRISTAN! COSA STATE FACENDO?

Non può essere, no. La voce di mia madre, è l’ultima cosa che avrei voluto sentire in questo momento. Non può averci scoperto, perché non si fa mai gli affari suoi? Non la sopporto più.

- Mamma, non è come sembra, posso spiegarti tutto - dico io.

- Non c’è assolutamente nulla da spiegare, ho visto fin troppo oggi, ora andatevene di qui, non voglio più vedervi insieme - urla lei.

Non voleva più vederci insieme? Certo, contaci mamma. Non lascerò mai Tris da solo, se lo può anche scordare. Intanto prepariamo la nostra roba per il viaggio, non vorrei sembrare un barbone appena arrivati là. Ovviamente il cappello devo assolutamente prenderlo, quello non manca mai.

- Brad, cosa pensi che dirà ora? Non sembrava molto felice di vederci.. ehm.. insomma, insieme.

- Tris, ne parliamo dopo - gli rispondo in modo rabbioso, non volevo farlo, però ero davvero arrabbiato con lei. Non voglio ferirlo, è l’ultima cosa che vorrei, soprattutto a lui.

- Brad, ti amo - mi dice, io rimango in silenzio, non volevo pensarci, davvero. Sì, lo amo anche io, ma non sopporto più questo clima, questa casa, tutto questo.

- Tris, muoviti a preparare la tua roba e andiamocene da questa casa, subito.

Mi continua a guardare con un faccino triste, mi sento troppo in colpa, non voglio davvero che succeda qualcosa tra di noi. Perché fare un errore da “fidanzati”, sarebbe la rovina sia del nostro rapporto d’amore che di amicizia. Quindi meglio starmene zitto, ne riparleremo dopo, però ho una voglia matta di baciarlo. Mi avvicino pian piano a lui, che però mi blocca subito il braccio che avrei dovuto appoggiare sul suo viso.

- No Brad, non farlo - risponde con gli occhi lucidi, prendendo la sua roba e andandosene via.

Rimango davanti alla porta vedendolo andarsene, come al solito, se ne vanno tutti. Lo sapevo, sono uno stupido, non dovevo fare nulla, non dovevo portarlo qua a casa, non dovevo fare niente. È sempre colpa mia, non è possibile. Lo osservo andarsene verso casa di Connor dalla finestra, fa così male. Odio la mia vita, è un continuo essere tristi, è un continuo vedere le persone andarsene, ora anche Tris. Sono in lacrime, esattamente come due giorni fa, mentre piangevo immaginando cose impossibili su noi due. Ora, invece, piango perché quell’impossibile è ancora più grande di prima.

Me ne vado in aeroporto da solo, aspettando la partenza. Nessuna traccia di Con, James e lui. Hanno deciso di non venire? Non lo so, però fa niente, me la caverò da solo, insomma dobbiamo andare a Parigi, mica in Cina.

- Il biglietto, signore - dice la signorina davanti all’entrata.

- Mh sì, eccolo qui.

- Grazie e buon viaggio!

Sì, proprio buon viaggio. Prima di salire mi guardo intorno, sperando di vederli, ma niente di niente. Decido di salire lo stesso, andando subito a sedermi al mio posto. Ero da solo, in un angolino abbastanza nascosto, quindi decido di ascoltarmi un po’ di musica e di addormentarmi.

- Signore, signore! Siamo arrivati, lei è l’ultimo che deve scendere dall’aereo, si svegli! - dice la signorina di prima, continuando a scuotermi.

Scendo dall’aereo e prendo un taxi, andando nell’hotel stabilito. Se non si presenteranno stasera, dovrò cantare da solo, non che ci voglia molto a prendere una chitarra e sostituirli.

- Sono 25 euro! - dice il taxista, perché deve costare così tanto la roba in Francia? Per non parlare della sua pronuncia inglese, zero proprio. Appoggio i soldi sul cruscotto e me ne esco dalla macchina, per poi andare nell’hotel che trovo subito davanti.

In questo hotel c’è qualcosa di strano, è tutto romantico, c’è addirittura una saletta tutta decorata per due persone, magari c’è qualche anniversario, sai siamo a Parigi, la città dell’amore. Amore, che cosa stupida, sono stufo di questa parola.
 Mi reco subito alla reception, dove fornisco tutti i miei dati e ricevo la chiave della camera. Al terzo piano, camera numero 63.. questo numero è uguale a quello della stanza in ospedale dove stava Tris. Salgo le scale, arrivando davanti alla mia camera, con sopra un post-it dove c’è scritto “Prima di andartene, vieni nella saletta giù, ho una sorpresa per te”, senza nessuna firma. Avranno sbagliato porta di sicuro, lui non è qui, non può essere qui. Apro la porta e appoggio le borse, per correre subito giù e vedere cosa stava succedendo, per poi vedere un tavolino con delle luci soffuse di un rosso abbastanza spento. Sembrava una cena al lume di candela, io adoro queste cose, come farà a saperlo?

- Non te lo aspettavi, vero? - sentii dietro alle mie spalle, era la sua voce, ne sono sicuro. Mi giro subito e vedo il suo bellissimo viso con un lieve sorriso designato.

- C-cosa ci fai qua? Che cosa sta succedendo?

- È un semplice modo per dirti che mi dispiace, non è nulla di che, però leggendo il tuo diario ho visto che ti piacciono questo tipo di cose - dice con una voce tenera.

- Tu hai letto il mio diario? Quindi significa che hai letto tutte quelle cose riguardo a.. ehm.. te?

- Esattamente, a mio parere scrivi benissimo, soprattutto la parte sui miei capelli, modestamente sono bellissimi, ma mai quanto i tuoi riccioli - sembra davvero dispiaciuto.

- Scusa Tris, non volevo.

- Tranquillo, ci abbiamo messo tutti e due del nostro, ma l’importante è che ora siamo io e te, insieme.

- Connor e James? Dove sono loro?

- Non preoccuparti, se è il concerto che ti preoccupa, stasera si farà tutto secondo i piani.

- Come fai ad aver programmato tutto in così poco tempo? Sei incredibile.

Incominciamo a baciarci per poi sederci al tavolino, ovviamente non c’era niente da mangiare, altrimenti saremmo arrivati come delle bombe sul palco, ma era un modo per parlare di noi.

- Allora? Raccontami di ciò che era scritto sul diario, se l’hai scritto là sopra puoi dirmelo anche a voce.

- Beh.. da dove cominciare.. sono innamorato di te da moltissimo tempo, la prima volta che ti vidi fu amore a prima vista. Non so come mai, di solito non credo a queste cose, però è successo veramente.

- Sappi che è la stessa cosa per me, davvero. Non mi spiego ancora il miracolo che è successo, tu sei entrato a far parte della mia vita ormai, non potrei desiderare di meglio, perché il meglio sei tu.

Ci teniamo mano per mano, continuando a dirci frasi di questo genere, però è arrivata l’ora di andare al concerto.

- Forse ora è meglio prepararsi e andare, non credi? - dissi frettolosamente.

- Sì, hai ragione. Muoviamoci, altrimenti James incomincia a diventare sospettoso. Andiamo nella nostra camera, iniziamo a prepararci e andiamo a chiamare gli altri due.

- Brad, mentre loro due si preparano, avresti voglia di venire in un posto con me?
 
- Mi spaventi e allo stesso tempo mi sorprendi, cos’hai tramato questa volta?

- Dovresti spaventarti, hanno pubblicato un articolo di giornale dove c’è una nostra foto in cui…

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