Harmony Malfoy + Il Fu Sirius

di Il Fu Sirius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vetri infranti ***
Capitolo 2: *** Maledizione ***
Capitolo 3: *** Harry Potter: the prisoner of Privet Drive ***
Capitolo 4: *** Il treno ha fischiato ***
Capitolo 5: *** The sorting feast ***



Capitolo 1
*** Vetri infranti ***


Harmony Malfoy + Il Fu Sirius

Dedicato alla donna pù dolce del mondo, nonchè la più bella e la più rosa: la mia amata, riverita, adorata, smarrita, ma già ritrovata Harmony Malfoy *__*
Harmony Malfoy + Il Fu Sirius
Vetri infranti
Anche chi muore si rivede

Il ragazzo si alzò e cominciò a guardarsi attorno. Non riusciva a scorgere niente: era come se una densa coltre di nebbia lo avvolgesse. Si voltò a destra cercando uno spiraglio. Si rigirò a sinistra sperando di intravedere almeno un’ombra. Niente. Il suo respiro, già affannoso per la corsa, si fece ancor più pesante. Udì, alle sue spalle, quello che sembrava un fruscio, o meglio, un sibilo. Sentì il sangue gelarsi nelle vene e, subito dopo, una vampata di calore restituirgli la sensibilità nelle gambe. Riprese a correre a più non posso. Ricadde inciampando nelle radici di un albero. Poggiò la schiena al tronco: non aveva più la forza di rialzarsi. Si tolse gli occhiali e tentò di asciugarsi la fronte. Passò la cravatta rossa e gialla che aveva indosso sulle lenti e si rimise gli occhiali. Si guardò attorno e s’accorse che la nebbia si era diradata all’improvviso. Stava per riprendere a correre quando sentì quel sibilo, da cui stava scappando, sussurrare:
“Bene, Potter. Così anche chi muore si rivede.” Le ultime parole si tramutarono in una gelida risata e il ghigno di soddisfazione dell’uomo paralizzarono Harry.
“Ti prego...” riuscì a balbettare il ragazzo “Ti prego...Non uccidermi”
“E perchè non dovrei? Dopotutto è grazie a te se sono morto. Mi pare giusto ricambiare il favore.”
“No! Io non volevo. Credevo fossi in pericolo”
Sirius Black rimase insensibile a quelle parole, come se non le avesse sentite. Alzò la bacchetta.
“Avada Keda...”

Harry si svegliò di soprassalto. Grondava sudore da ogni poro e aveva una fitta lancinante alla testa.
Sospirò e si lasciò cadere, sconfitto, sul letto. Da un mese, dopo la morte del suo padrino, faceva sogni di questo genere: Sirius che si voleva vendicare per la sua “prematura” dipartita.
Si voltò verso la finestra e vide la luna piena fare capolino attraverso le nubi. Fisso su quell’immagine, lasciò che la sua mente vagasse liberamente, per tornare al giorno in cui conobbe Sirius. Giorno in cui venne a conoscenza della verità sulla morte dei suoi genitori e sul suo padrino, del tradimento di Peter e del segreto di Remus. Giorno in cui, per un fulgido momento, aveva creduto di aver finalmente trovato un posto dove potersi sentire a casa e una persona con cui sentirsi in famiglia. Passò, così, due ore immerso nei ricordi, lieti e tristi, dei suoi rapporti con Sirius.
Nel frattempo Hedwig, stufa di aspettare che il padrone si riavesse dal trip, aveva rotto il vetro della finestra ed era entrata per consegnare un messaggio ad Harry. La civetta atterrò placidamente sul viso del ragazzo e iniziò a becchettargli il prominente naso. Il giovane stava per riaversi quando, dopo aver aperto tutti i tredici lucchetti e serrature varie, lo zio, svegliato dal rumoroso ingresso del volatile, entrò sbraitando in modo incomprensibile per bloccarsi un istante alla vista della breccia nella finestra.
“Quel pennuto maledetto!!!” urlò, perdendo due litri di saliva e il ponte che si era messo di corsa scendendo dal letto. Il pennuto in questione, schifato dalla scena raccapricciante, riprese il varco precedentemente creatosi nella finestra, lasciando la lettera sul busto del padroncino.
Harry, svegliato dall’ingresso di quella mandria impazzita in vestaglia, afferrò la lettera e la strinse nella mano il più forte possibile. Il signor Dursley, accortosi del gesto, si avventò sulla lettera e, nel tentativo di strappargliela di mano, diede una gomitata ad Harry, tramortendolo. Prese la lettera dalle mani del nipote e se ne andò trionfante, senza nemmeno accorgersi di averlo colpito. Dopo pochi minuti, l’ippopotamo tornò con un martello, una scatola di chiodi, due assi di legno sottobraccio e un sorriso ebete in viso. Inchiodò le assi alla cornice della finestra in modo da chiudere il buco ed uscì, infine, dalla stanza borbottando fra sè e sè. AMO HARMONY *_* HARMONY è ROSA *_* HARMONY è ZUCCHERO FILATO *_*AMO HARMONY *_* HARMONY è ROSA *_* HARMONY è ZUCCHERO FILATO *_*

Quel che resta del vetro

La mattina seguente Harry si svegliò con un gran mal di testa. Si alzò e iniziò a guardarsi intorno, come in cerca di qualcosa, anche se non aveva la minima idea di cosa potesse cercare. Quando il suo sguardo cadde sulla finestra, capì cosa stava cercando: un senso.
Un senso per quello strano mal di testa, per quel bernoccolo che si stava massaggiando da dieci minuti, per quel vetro rotto, per quella sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante e, soprattuto, per quei denti da ippopotamo in mezzo alla stanza. Un senso che sembrava non esserci. Si sedette alla scrivania per riflettere e tentare di ricordare cosa fosse avvenuto. Poggiò la fronte sul palmo della mano chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio. L’ultima cosa che rammentava era il sogno della sera precedente. Si ricordava di essersi svegliato terrorizzato, di aver guardato fuori dalla finestra e aver scorto la luna. Luna che lo riportò di nuovo al suo primo incontro con Sirius.
La sua mente si era ormai smarrita nel ricordo del padrino da un quarto d’ora, quando il rumore di vetri infranti la ridestò. Hedwig depose il giornale sulla scrivania e rimase in attesa della sua solita ricompensa. Il ragazzo, istintivamente, fece scivolare il giornale nel cassetto della scrivania e premiò la civetta.
Improvvisamente la stanza iniziò a tremare e un sordo rumore di colpi giunse dal corridoio. Poi, così come era iniziato, tutto cessò e, per qualche istante, un’anomala quiete avvolse la stanza.

Sbam.

Si spalancò la porta ed apparve sulla soglia il profilo di un enorme pachiderma.
“Ancora quel uccellaccio maledetto!!!” sbraitò il signor Dursley. “Ma ora lo sistemo io.”
E cominciò a sparare contro la povera creatura non ottenendo altro che di polverizzare i pochi centrimetri della finestra ancora integri. Hedwig, infatti, aveva preso il volo appena uditi i passi leggeri dell’ippopotamo di casa.
Sfogata la rabbia sulla finestra, il tiratore scelto abbassò la canna del fucile e con essa lo sguardo che cadde sui denti dimenticati lì quella notte. Li raccolse e li mise al loro posto. Poi uscì dalla stanza.
Finalmente Harry realizzò cosa era successo la notte precedente e corse dietro al pachiderma.
“Dov’è la mia lettera?!?”gridò .
“Dov’è la tua lettera, chiedi? Di che lettera stai parlando? Non mi risulta che il postino abbia portato alcuna lettera per te.”
Gli occhi di Vernon si accesero di un divertimento puerile.
“Parlo della lettera che ieri sera mi hai rubato.”
“Rubato? Suvvia, non esagerare: l’ho solo scambiata per cartaccia da buttare e, per farti un favore, l’ho buttata.”
Harry si precipitò al cestino della spazzatura in cucina e lo rovesciò sul pavimento.
“NO!!!” Tuonò l’altro “Questo è troppo. Adesso dovrai pulire tutta la cucina.”
Il ragazzo, inginocchiato al centro del mucchio di pattume, non ascoltò neanche una parola e continuò la sua frenetica ricerca.
“Dov’è? Dov’è?”urlò in un tono tendente all’isterico
Lo zio si lasciò scappare una risata beffarda (non che avesse alcuna intenzione di trattenerla).
“Oh...” finse di esser rammaricato, “Purtroppo è già passata la nettezza...”
Harry fece correre la mano alla bacchetta e la puntò contro il molosso.
“Tu provaci un’altra volta e ti faccio sputar lumache da qui al giorno della laurea di Dudley.”
Il sorriso morì sulle labbra dell’ippopotamo e il suo viso sbiancò per il terrore di dover sputar lumache per il resto della sua vita. Dopo aver perso quindici chili in sudore, il pachiderma albino riuscì a tartagliare queste poche parole: “M-m-m-ma t-tti-è pr-pr-proibito...”
“Mettimi alla prova.” rispose Harry con una tale sicurezza nel tono da non lasciare spazio a repliche. Poi se ne andò.

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Capitolo 2
*** Maledizione ***


Dedicata sempre alla incantevole Harmony Malfoy luce e speranza della mia vita

Dedicata sempre alla incantevole Harmony Malfoy luce e speranza della mia vita.

Maledizione

 

“Maledizione!!!” disse fra sè e sè l’uomo sprofondato nell’elegante poltrona “Adesso come farò a sapere cosa diceva?”

Chiuse gli occhi per calmare la rabbia che lo accecava e gli impediva di ragionare.

“Devo piantarla di fissarmi sul passato e comiciare a pianificare il futuro. La morte di Sirius ha rovinato tutto, accidenti!!!”

Detto ciò puntò la bacchetta alla propria tempia. Un’attimo dopo allontanò la bacchetta, a cui rimase attaccato un filo argenteo, che posò nel pensatoio ai suoi piedi. Ripetè questi gesti più volte, finchè non ebbe più nulla da estrarre dalla sua mente. Ciò nonostante la sua mente era ben lontana dall’essere sgombra. Si alzò dalla poltrona e attraversò la stanza fino al fagotto che giaceva nell’angolo opposto della camera. Da quella creatura, rannicchiata sul pavimento, provenivano frasi sconnesse, che, tra un singhiozzo e l’altro, tentavano di impietosire il mago che le stava innanzi.

La bacchetta si poggiò ora sulla tempia di quell’essere dalla scarsa somiglianza con una donna.

“Crucio”

I lamenti di lei si trasformarono in flebili squittii ed ella cominciò a contorcersi. Una fredda risata riempì la stanza e fece scordare a Lord Voldemort la frustrazione per essersi lasciato fregare, ancora una volta, da quello stupido moccioso. Tornato al pensatoio, si chinò sopra di esso, fissando la sua superficie argentea: vi aveva riposto tutti i ricordi legati a quella piaga,  che lo stava assilando da ormai 16 anni.

“Meglio cominciare dall’inizio” disse a se stesso e così dicendo colpì la superficie del pensatoio con la punta della bacchetta. La sostanza argentata, formante il pensatoio, iniziò a turbinare e al suo interno si cominciò a scorgere la figura di un uomo dallo scuro mantello in una piccola stradina di Goldrick's Hollow. Ad un tratto si fermò e diede un’ occhiata a un foglietto che teneva nel pugno, su cui, in una goffa e infantile grafia, vi era scritto:

“La famiglia Potter si può trovare al numero 17 di Craftsman street, Goldrick's Hollow”. L’Oscuro Signore si immerse nel pensatoio. Alzò lo sguardo: si trovava esattamente tra il numero 15 e il 19. Fissò il punto in cui le due abitazioni si congiungevano; i due edifici iniziarono a scostarsi l’uno dall’altro e, in mezzo, vi apparve un terzo: il numero 17 di Craftsman street. Un sorriso trionfale si dipinse sul volto dell’ignaro mago, che buttò a terra il foglietto con l’indicazione, mentre l’impotente spettatore gli lanciava, vanamente, ogni maledizione conoscesse. Stremato dalla futilità dei suoi tentativi, Voldemort poggiò il viso al palmo della propria mano, facendo accuratamente attenzione di impedirsi la visuale, così da  risparmiarsi ulteriori sofferenze.

“Bombarda”

Alzò di scatto la testa, incredulo nel sentirsi pronunciare un simile incantesimo. Non ricordava di averlo mai usato.

“Che fine ha fatto l’alohomora?” Si chiese. Ma non ebbe il tempo di trovare una risposta perchè il ricordo di sè era già entrato nella casa e doveva affrettarsi a seguirlo. Entrando trovò James Potter che, mentre si stava strozzando con una ciambella, cercava di  riafferrare la bacchetta che aveva, involontariamente, lanciato in aria per lo spavento.

“Avada Kedavra”Entrambi i maghi oscuri scoppiarono in una gelida risata: non avevano mai visto nessuno morire con un’espressione tanto stupida sul volto. Dall’altra stanza provennero dei sussurri seguiti dal pianto di un bambino. La risata si spense sulla bocca dell’assassino, per dare spazio a quell’espressione compiaciuta, che hanno i gatti quando avvistano un topolino con cui giocare. Si spostarono nella stanza adiacente, dove Lily, in piedi di fronte alla culla del piccolo Potter, lo aspettava con la bacchetta alzata e con un leggero tremore alla mano.

“A-a-ava-da K...”

“Accio bacchetta”

La bacchetta della donna volò, attraverso la stanza, nelle mani del mago. Gli occhi di lei cominciarono a riempirsi di lacrime, acquistando così una luminosità, che li faceva apparire due veri smeraldi. Voldemort rimase attonito di fronte  a quello spettacolo di così rara bellezza: d’innanzi a lui vi era una donna giovane, dalla carnagione candida , nei cui occhi si leggeva tutto il dolore per la perdita del compagno e la paura per il pericolo che si palesava davanti a lei e suo figlio.

“No! Harry no, ti prego!”

“Spostati, stupida... spostati...”

“Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry!”

L’espressione del mago oscuro si fece marmorea: solo un sopracciglio inarcato rivelava che non aveva perso del tutto l’uso dei muscoli facciali. “Ti prenderò più che volentieri, ma prima devo sistemare il moccioso, perciò levati idiota!!!” Pensò

“Ho detto di spostarti stupida !!! Dopo penserò a te!”

“Non Harry! Ti prego... per favore... lui no!”

“Avada Kedavra” Scoppio in una risata raccappricciante anche per se stesso, ora che riviveva la scena da spettatore. Si avvicinò alla culla e Harry lo fissò negli occhi con un espressione beota in volto. Voldemort poggiò la sua bacchetta sulla fronte del bambino.

“Avada Kedavra” Dei lampi verdi scaturirono dal punto in cui il legno toccava la pelle e un pianto molto simile a uno squittio riempì la stanza. “Cos’è questa lagna? Nonostante tutti i difetti che ha Harry Potter non ha mai squittito in mia presenza, non pianse nemmeno all’epoca” pensò lanciando uno sguardo al neonato ormai tramortito. “Che Bella si sia rammolita tanto da urlare così forte?” Lanciò un incantesimo verso l’alto e in un attimo si ritrovò all’esterno del pensatoio. In quella stanza buia, ci mise un po’, prima di riconoscere quella figura ricoperta di ferite su tutto il corpo, che faticava a mantenere una posizione quasi eretta.

“Allora Wormtail ce l’hai fatta?”Sibilò

“Sì, mio Signore, ma non crede di rischiare di far scoprire il nostro piano rapendo Remus con tanto anticipo?”

“No, è meglio recuperare gli ingredienti in tempi diversi, cominciando da quelli meno importanti, in modo da non lasciargli comprendere a che cosa miriamo veramente...”Il Signore Oscuro guardò quell’infima creatura da testa a piedi, come se si rendesse  conto, solo ora, di che orrendo essere avesse davanti.

“...e comunque...Crucio!”Non poteva accettare che un simile rigetto della natura osasse mettere in discussione i suoi piani.

Si lasciò cadere in poltrona e chiuse gli occhi. “Non c’è nulla come un coro di lamenti per rilassarsi, meglio se eseguito da rifiuti umani sotto maledizione.” Pensò Voldemort.

 

Nota :

Le frasi in rosso (eccezion fatta per questa nota) sono tratte da “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” (il libro)

 

P.S. Presto seguirà "Harry Potter: the prisoner of Privet Drive."

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Capitolo 3
*** Harry Potter: the prisoner of Privet Drive ***


Harmony Malfoy + Il Fu Sirius

Harry Potter: the prisoner of Privet Drive.

 

Erano passati due giorni dalla notte in cui suo zio gli aveva  rubato la lettera. Quell’unica lettera consegnatagli in tutta l’estate e di cui non riusciva a immaginare il contenuto. Si trovò, per caso, a fissare il cassetto della scrivania e gli attraversò la mente il ricordo di quando, la mattina seguente al velleitario furto, aveva  ricevuto l’ultima copia del daily prophet consegnatagli da Hedwig e che lui aveva,  istintivamente, riposto lì, ma di cui si era completamente dimenticato fino ad allora. Aprì il cassetto ed estrasse il giornale. Nella foto della prima pagina c’era una strega con un monocolo  dalle sembianze famigliari, e sopra la sua immagine, a lettere cubitali, dai colori cangianti vi era scritto “Amelia Bones nuovo ministro della magia”.

“Finalmente, era ora che ci si liberasse di quell’incompetente di Fudge!” Si disse e aprì il giornale per leggere le pagine dello sport, dove vi trovò la foto di Victor Krum sovrastata dalla frase “Un Meraviglioso acquisto per i cannoni di Chudley”

“Ooohhh…questo sì che farà piacere a Ron.” Pensò e, ancor prima di pensarlo, stava già strappando la pagina per sbatterla in faccia al suo amico, appena ne avesse avuto l’occasione. Sotto la pagina strappata  la scritta “Riapertura di Hogwarts anticipata”, che scorreva a lettere cubitali, attirò, subito, la sua attenzione.

“What?!?…I don’t understand!!!” Disse ad alta voce. Dato l’interesse suscitato dal titolo, pensò che, forse, valesse la pena leggere almeno due righe dell’articolo, anche se questi non era in prima pagina e non parlava direttamente di lui o di Lord Voldemort.

L’articolo recitava:

Ha suscitato estremo scalpore la notizia che Amelia Bones, il neoeletto ministro della magia, abbia, come suo primo atto ufficiale,  anticipato la riapertura di Hogwarts.“È fondamentale che, in un periodo come questo, in cui i dementors si sono uniti alle schiere del redivivo Signore Oscuro, si favoriscano i nostri giovani, affinchè possano apprendere come difendersi da queste incombenti minacce e, contemporaneamente, essere protetti da maghi esperti per tutto il tempo di apprendimento.”Afferma il ministro. Verrà quindi, in questi giorni, mandata una convocazione a tutti gli studenti di Hogwarts con l’elenco dei libri e degli oggetti necessari al nuovo anno scolastico. I ragazzi avranno una settimana per premunirsi di tutto l’occorrente e trovarsi il 20 agosto, alle 10.30, al binario 9 e 3/4 di King’s cross  per prendere l’espresso per Hogwarts.

“Ouch” Pensò. Mancavano cinque giorni al 20 agosto e non sarebbe mai riuscito a farsi portare dai babbani, che abitavano in quella casa, a Diagon Alley o alla stazione ed era, per lui, impossibile mettersi in contatto con chiunque: visto che era stato segregato in camera e che non aveva  più notizie di Hedwig, da quando suo zio aveva  fatto murare la finestra. Doveva trovare una soluzione, ma quella pesante stanchezza, dovuta alle notti insonni a causa degli incubi su Sirius o alla mancanza di ossigeno nell’aria, gli impediva qualsiasi forma di pensiero.

“Lumos Maxima”

Si intrattenne con l’unico incantesimo che sembrava non contravvenire  alla restrizione sull’uso della magia da parte dei minorenni.

Si accasciò sul letto sperando che un po’ di sonno lo potesse aiutare a risolvere la situazione. Non fece in tempo a chiudere gli occhi, che l’immagine di Sirius gli si parò di fronte.

“No” tentò di urlare “no, ti prego lasciami in pace.”

Provò con tutte le sue energie a svegliarsi, ma gli fu impossibile. Gli occhi grigi e penetranti di Sirius lo fissavano, come se scavassero dentro di lui alla ricerca di una risposta. Una risposta alla domanda più importante di tutte,  alla domanda, che tutti ci poniamo.

“What, in the name of Azkaban, is keeping you?” Disse Sirius.

Harry scattò a sedere sul letto con un’espressione trionfale sul volto.

“What, in the name of Azkaban, is keeping you?” Ripetè “Sì, è questo…È questo il punto!!!” Avrebbe aspettato la sera per agire: il momento ideale per il piano che aveva  in mente.

Quando si furono fatte ormai le 10, orario in cui, generalmente, suo zio si coricava, Harry si accostò alla porta in attesa dei segnali del passaggio, dinnanzi alla sua porta, di quella leggiadra creatura. Non dovette attendere  molto.

“Lumos maxima, lumos maxima, lumos maxima…” iniziò a ripetere in continuazione con la bacchetta appoggiata al pavimento e rivolta in direzione del corridoio. Niente. Nessuna reazione. Com’era possibile, che suo zio tollerasse un simile uso della magia in casa sua? Inspirò profondamente e si accorse, in quel mentre, che c’era qualcos’altro di anomalo: mancava quell’aroma di ippopotamo sudato che arricchiva l’aria della sua stanza, anche attraverso la porta chiusa, al passaggio di un qualsiasi esponente maschile della famiglia Dursley.

“Che scemo” si disse “non era Vernon: era un semplice terremoto.”

In effetti le due cose erano difficilmente distinguibili se non per il particolare dell’odore. Si rimise in attesa del pachiderma accanto alla porta. Sentì tremare il pavimento e vide traballare il lampadario. Un odore pungente gli penetrò fin nelle ossa. Non vi erano dubbi:era suo zio.

“Lumos maxima”

Non fece in tempo a ripetere l’incantesimo una seconda volta, che l’ippopotamo si era già scaraventato sulla porta e iniziò ad aprire tutte le serrature. Harry si alzò lentamente prese la firebolt dall’armadio e si appostò dietro la porta. Quando il pachiderma riuscì a irrompere nella camera  e ad urlare “Che diavolo stai combinando ragazzino!!!”, vi trovò Harry con la bacchetta  alzata puntata dritta al suo naso.

“Lumos maxima”

Vernon, d’istinto, portò le mani al volto e indietreggio, per proteggersi da quella luce accecante. Il mago scansò di corsa lo zio e si precipitò giù dalle scale. Nell’ingresso era accorso Dudley che, allertato dalle urla del padre, non voleva perdersi l’ennesima sgridata della peste. Visto il cugino correre giù per le scale, il “baby ippo”aveva  velocemente  preso la decisione di bloccare quella corsa con la sua mole. Vedendo quell’ammasso di carne dirigersi nella sua direzione il ragazzo urlò.

“Lumos maxima!!!”

Il rotolo di grasso finì dritto contro il corrimano e svenne. Potter aprì la porta, balzo sulla scopa e partì immediatamente.

“Brilliant!!!” Pensò.

 

Nota :

Le frasi in rosso sono tratte da Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (il DVD in lingua originale)

 

P.S. nel prossimo capitolo arriva *_* Harmony *_*

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Capitolo 4
*** Il treno ha fischiato ***


Il treno ha fischiato

Il treno ha fischiato

 

“Allora cosa state aspettando?” urlò Hermione Granger dalla scaletta dell’Hogwarts Express

“Avanti, Harry, che perdiamo...” La bocca di Ron Weasley e il resto del corpo del medesimo si bloccarono come pietrificati. Sul vagone affianco a quello di Hermione stava salendo una splendida ragazza dai morbidi e lucenti capelli dorati. I capelli formavano due lunghe trecce adornate da teneri  fiocchetti rosa pastello. Dello stesso colore erano le scarpe e i loro13 cm di tacco (rigorosamente a spillo). Indossava un cappotto peloso, che le arrivava appena 2 cm al di sotto dell’inguine, di color bianco e pieno di grosse frange. Dal cappotto, giusto 15 cm al di sopra del ginocchio, non spuntava altro che dei collant, bianchi anch’essi, che facevano risaltare la perfetta proporzione delle sue gambe.

“Locomotor” Sibilò Ginny Weasley, spazientita.

            Hermione, che era già andata a prendere i posti, rimase attonita nel vedere Ginny introdurre i due ragazzi all’interno dello scompartimento come fossero valigie.

“Perchè li hai pietrificati?”

“Non li ho pietrificati.” Spiegò Ginny con voce irritata “Si sono imbambolati davanti una mocciosa che saliva sul treno.”

Dopo pochi minuti dalla partenza i ragazzi diedero segno di ripresa e riuscirono a torcere il collo a sufficienza per guardarsi negli occhi con sguardo complice. A Ginny certo non sfuggì tale movimento e men che meno lo sguardo da citrulli negli occhi dei ragazzi. Le labbra di Harry iniziarono a tremolare e dalla sua gola provenivano suoni gutturali come se si stesse sforzando di dire qualcosa.

“Gh...ggghhh...Pero...c-c-che gran pesso di F...”

“COLLOPORTUS!!!” Ginny ringhiò dalla rabbia e le labbra di Harry si serrarono impedendogli di terminare la frase.

“Interessante uso dell’incantesimo colloportus...” Commentò Hermione.

“M-m-ma...” Balbettò Ron.

“COLLOPORTUS! Davvero un uso interessante” Disse Hermione con tono pacato scambiando uno sguardo d’intesa con Ginny.

“Di cosa stavamo parlando?” Chiese Ginny riponendo la bacchetta.

“Del motivo per cui hai rotto con quel ragazzo che hai conosciuto quest’estate.”

“Ah,sì. Ma ne volevo parlare anche con Luna che ne dici se andiamo a cercarla?”

“Mi pare un’ottima idea. Non vorrei mai che rimanesse indietro: la tua vita amorosa è una materia così difficile da recuperare quando la si trascura per un po’.” Così dicendo la ragazza aprì lo scompartimento e scomparve nel corridoio seguita da Ginny.

 

Nel frattempo nella carrozza adiacente Draco stava seduto di fronte alla sorella minore Harmony. Si guardarono negli occhi, ma Draco non riuscì a sostenere lo sguardo. Si voltò e si finse interessato al paesaggio che sfrecciava fuori del finestrino. Sua sorella era così piccola e i suoi occhi riflettevano tutta la sua innocenza. La guardava con la coda dell’occhio mentre dava delle stelle alpine al suo animaletto.

È così  piccola e ingenua – Pensò Draco - e non sa cosa l’aspetti ad Hogwarts. Un ambiente meschino. Diretto da un vecchio affetto da grave demenza senile. Dove è permesso di girare liberamente a ogni genere di oscenità. Ma, soprattutto, dove potrebbe imbattersi in qualsiasi momento con quel fasullo e viscido di San Potter. Quello non è altro che una calamità. Non puoi stargli accanto cinque minuti senza rischiare la vita. Lo sanno tutti. Anche io per poco non ci rimettevo la vita durante una lezione di cura delle creature...

“Mi sto annoiando!” esclamò Harmony “Sei noioso! Hai tenuto il muso tutto il tempo. Io me ne vado a fare un giro in cerca di gente più interessante!”

“Aspetta. Ti accompagno.”

“No! Rimani a farti le tue pippe mentali”

“Ok.”

...Magiche a causa del suo alone di sfiga. Per non parlare poi delle calunnie che girano ora sul conto di nostro padre. Quel bastardo di potty gli ha teso una trappola solo per potermi sfottere!!! Ma gliela farò pagare!!!...

 

“Mmmmpfffffffff” Disse Ron strabuzzando gli occhi e buttando le mani al cielo.

“Mmmmggghh” Rispose Harry dondolando lentamente la testa in segno di assenso.

“Mmmmmppp...Mmmmppp...” Esclamò Ron, indicando freneticamente la porta dello scompartimento. Harry si girò e vide spuntare degli splendidi capelli dorati attraverso il vetro della porta. Non ci potevano essere dubbi sull’appartenenza di quei capelli ed Harry lo sapeva. Con un balzo felino i due si lanciarono verso la porta contemporaneamente.

Harmony udì un frastuono provenire dallo scompartimento appena superato. Tornò indietro e, dopo un attimo di esitazione, aprì la porta. Sul pavimento del treno giacevano due ragazzi dall’aria intontita che si massaggiavano le tempie.

“Ciao” disse cordialmente la ragazza, sopprimendo le risate.

“Mmmnnnpppfff” Rispose il più alto dei due.

“Che lingua strana? Di dove siete?” Chiese Harmony incuriosita.

Il secondo ragazzo scosse la testa e si passò un dito sulle labbra per indicare che erano sigillate.

“Un BACIO?!? Non vi pare di esagerare?!? Ci siamo appena conosciuti. Non ho neanche afferrato il vostro nome e vorreste già un bacio?” disse in tono scandalizzato la ragazza e assunse un’espressione meditabonda.

“Va bene” Affermò infine, facendo spallucce. Il ragazzo non era ancora riuscito ad elaborare che cosa fosse successo in quei pochi attimi dall’ingresso della fanciulla, che la sua testa si senti all’improvviso leggera: come liberata da quel mucchio di segatura che teneva solo per far massa. Harmony si accorse in quel mentre che lo sfregiato che aveva dinnanzi non riusciava ad aprire la bocca.

“Ooohhhh, povero, ti hanno sigillato la bocca. Alohomora.”

Harry stava per ringraziarla quando lei gli tappo la bocca con la sua, ritenendo che il bacio di prima non valesse. Harry non sapeva come reagire. Non sapeva cosa fare o dire. Non sapeva neache cosa pensare. In realtà il problema di Harry era prorpio che non sapeva pensare.

“Mmmmppff” Disse Ron richiamando l’attenzione sulle sue labbra ancora sigillate

“No, scusami. Ma non bacio mai i...”la ragazzina controllò che nel corridoio non passasse qualcuno, poi si avvicinò ai ragazzi e aggiunse in un sussurro “...i poveri.” Arrossendo come se avesse detto una parolaccia. “Papino dice che sono contagiosi; e si vede lontano un miglio che sei uno di loro. Perciò...Ciao ciao” e lasciò lo scompartimento saltellando. 

 

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Capitolo 5
*** The sorting feast ***


The Sorting Feast

 

 

 

 

 

Alla mia adorata musa ispiratrice con la speranza

che le piaccia l’abitino approvato dalla sua soulmate.

 

The Sorting Feast

 

Nella Sala Grande c’era sempre stata grande agitazione prima dello Smistamento, ma quest’anno, per la prima volta, tale confusione non era tanto dovuta al giro di scommesse clandestine sulle sorti dei nuovi studenti quanto piuttosto dalla presenza di un vecchio jukebox al posto dell’usuale trespolo su cui solitamente  si trovava il cappello parlante.

 

“Ehi, cosa ci fa qui un jukebox? Che fine ha fatto il cappello parlante?”-Chiese Harry

“E’ stato rubato e hanno lavorato non poco per rendere quel jukebox in grado di compiere lo smistamento.” Dissero Ginny ed Hermione in coro.

“COOOSA?!? E’ stato rubato? e per quale ragione? Ma soprattutto come fate a saperlo???”

“Ce l’hanno raccontato Fred e George al quartier generale, Dumbledore gli ha chiesto di aiutare il professor Flitwick nell’incantare il jukebox.” Disse Ginny tranquillamente

“Quartier generale di cosa?” chiese Neville inserendosi nel discorso.

“...D-d-di nulla!!!” Scattò Hermione con voce tanto acuta da far accapponare la pelle.

“E’ così che chiamiamo il nuovo negozio di Fred e George.” Affermò Ginny in tono pacato.

“Oh, ci sono stato è fantastico!!! Ho fatto una scorta di Honey Moon: le caramelle al miele, fanno un bene alla gola che non avete idea!”

“Ma perchè l’hanno detto a voi e a noi no?” si lamentò Harry

“Veramente l’hanno detto anche a voi, ma non avete potuto comprenderlo perchè ovviamente siete stati tanto idioti da ingurgitare su due piedi quelle chinese-gum che vi hanno offerto.” Rispose, Hermione, in tono di rimprovero.

“Oh...quelle! Me le ero scordate.”

“Naturale!!! Sono stati un giorno senza capire nulla di quello che si diceva perchè lo sentivano in cinese, ma ero certa che non se ne sarebbero ricordati affatto e di sicuro capiterà che ingoieranno quanto prima un’altra schifezza del genere.” Asserì Hermione polemica.

“Cosa vorresti dire con questo?!?”

“Solo che se facessi un po’ più di attenzione, magari ti ficcheresti in molti meno guai!!!”

“Cosa vorresti dire con questo?!?”

Hermione fece scivolare la mano all’interno del proprio mantello per tirarne fuori un piccolo libricino e lo porse ad Harry.

“Sai a volte non sono sicura che l’effetto delle gomme sia sparito del tutto.”

Harry prese il libricino e lesse sulla copertina “CHINESE FOR DUMMIES”

“...”

 

Dalla porta principale fece il suo ingresso la professoressa Mcgonagall seguita dal gruppo di studenti del primo anno. La stanza si zittì il tempo necessario a dare una scorsa ai nuovi arrivati per riprendere subito a un volume ancora più assordante di prima. Molti ragazzi, tra cui anche Harry e Ron, si chiesero che fine avesse fatto la splendida ragazza vista sul treno.

“Visto? Non c’è! Non capisco...” disse Harry. Ron fece un cenno di assenso con il capo.

“Chi no c’è?” chiese Hermione.

“La mocciosa! Siete dei...” Ginny s’interruppe sentendo chiamare il primo studente.

“Gryps S. Akon” Chiamò la Mcgonagall.

La sala era improvvisamente calata nel silenzio e tutti gli occhi erano puntati su di un ragazzino biondo, con un accenno di baffi e dalla figura slanciata, data dal lungo collo e dalle spalle a spiovente. Gryps inserì uno zellino nel jukebox. Un ronzio provenne dalla macchina mentre sui dischi scorreva un braccio meccanico, che alla fine ne estrasse uno e lo poggiò sul piatto. Nonappena il microfono sfiorò la superficie del disco dal jukebox provenne un fruscio seguito da una melodia molto ritmata.

 

“…

And Bill Bones

 Bill Bones he knows what I mean

Yes it's eating no it's chewing me up

 It's not right for young lungs to be coughing up blood

 Oh it's all

 It's all trouble in my hands

 And its all up the walls

...”

 

“Gryffindor!!!” Tuonò la voce imponente del preside, che rimbombò per qualche minuto nella testa del giovane studente, non solo stupito dallo smistamento nell’unica casa che avrebbe voluto evitare, ma addirittura preoccupato dalla canzone che ce lo aveva assegnato.

L’euforia dei Gryffindor si era spenta da un pezzo quando Akon, ancora in stato di pietrificazione, venne sollevato di peso e poggiato di fianco al tavolo della sua casa.

La sala nel frattempo era tornata a riempirsi delle chiacchiere degli studenti, che per la maggior parte riguardavano sempre la misteriosa assenza della splendida ragazza che si era vista girare a bordo dell’Hogwarts Express. Benchè all’inizio non fosse stato particolarmente sorpreso della mancanza di Harmony, abituato com’era ai ritardi delle sorelle, anche Draco cominciava a domandarsi che fine avesse fatto la ragazza e fissava la sedia vuota alla destra di Dumbledore con sguardo assente. A ridestarlo dai suoi pensieri giunse la voce della professoressa Mcgonagall: “Sagax K. Baker” chiamò, sovrastando il rumore della stanza e il vociare si spense all’istante.

Al centro della sala si accingeva a inserire il suo zellino un ragazzino non molto alto dai capelli corvini, le folte sopracciglia e i cupi occhi neri che erano tanto in contrasto con il pallore della sua pelle quanto il suo naso lo sarebbe stato con una linea retta. Il braccio prese un disco e lo poggiò in men che non si dica, quasi volesse recuperare il tempo perso dal biondino di prima.

 

“…

Why call me back from Heaven?

 I prayed my Gods to give me wings

 Give me wings to learn to fly

 There is the Heaven far away

 Far away from greed and lies

 Why call me back from Heaven?

…”

 

“Ravenclaw” Esclamò Dumbledore.

Il ragazzo che era preoccupato di poter finire anche lui tra i grifondori tirò un sospiro di sollievo e andò con un ampio sorriso stampato in faccia a sedersi al tavolo dei Ravenclaw.

Seguì subito la chiamata della successiva studentessa.

“Karen S. Ealion”

L’intera sala rimase perplessa nel vedere avvicinarsi al jukebox una ragazza molto affascinante dai luminosi occhi verdi, così grandi, spalancati e rotondi che, associati al suo timido sorriso, le conferivano un’aria di ebete spensieratezza che ben si addiceva al suo vistoso mantello turchese e ai guanti in tinta, che donavano alle sue mani un aspetto simile a pinne. Con qualche difficoltà dovuta alle pinne la fanciulla mise la sua moneta nella feritoia del jukebox.

Dopo il solito fruscio iniziale l’aria si colmò di un motivo malinconico.

 

“…

When you feel all alone

And a loyal friend is hard to find

You're caught in a one way street

With the monsters in your head

When hopes and dreams are far away and

You feel like you can't face the day

…”

 

“Huff…” Le parole si strozzarono in gola a Dumbledore alla vista dell’improvviso mutamento dell’espressione della ragazza: da estatica alienazione a furia omicida.

Un colpo ben assestato fece capire anche alla macchina che era il caso di rivedere il suo giudizio: partì così un altro disco.

 

“…

Yeah I'm a crawlin' king snake, and I rule my den

Baby I'm a crawlin' king snake, and I rule my den

I don't want nobody hangin' around with my little girl,

I'm just gonna use her for myself

…”

 

“Slytherin” disse più che convinto il preside.

Karen riassunse la sua espressione di trasognante stupidità e si avviò giuliva al tavolo della sua casa.

Dato che ormai tutti erano in grado di distinguere la casa di destinazione dalle prime note, i successivi smistamenti procedettero assai più spediti finchè non fu il turno di una certa Katherine Merteuil.

Katherine era forse la più carina ragazza tra le nuove studentesse e senza alcun dubbio la più elegante. La sua esile figura sembrava muoversi spinta da un’impercettibile brezza, che avrebbe anche spiegato come facesse a spostarsi con tanta disinvoltura su tredici centimetri di tacchi Gucci. La ragazza aveva inserito con grazia la moneta all’interno del jukebox, che fin da subito aveva dato segno di indecisione facendo scorrere il braccio su e giù un paio di volte per poi mettere su un disco del tutto differente dai precedenti.

“I see a red door and I want it painted pink.
No colors any more I want them to turn pink…”

Appena la musica cominciò fece il suo ingresso, come fosse stata invocata dalla melodia, una splendida fanciulla dai stupendi capelli dorati che indossava un’aderentissimo tubino di paiette rosa con abbinate scarpe rosa, rilucenti e dotate di tacchi a spillo mostruosamente alti. Due collant neri con il ricamo di un serpente argentato sul lato esterno di ciascuna gamba stavano ad adornare l’ampia parte delle gambe non coperte dal tubino. Infine sopra il tubino indossava un matello bianco candido orlato di pelliccia di yeti.

 

“…I see the gods walk by dressed in their summer clothes
I have to turn my head until the darkness goes

I see a line of cars they've been painted pink
With crosses and my love never to come back

Most people turn their heads and quickly look away
Like a stillborn baby they're all dead anyway…”

Molti degli studenti riconobbero l’apparizione come la ragazza del treno di cui tanto avevano discusso durante la serata, ma molti di più rimasero sbalorditi nel vederla sedersi a fianco del vecchio preside. Dumbledore non si accorse per nulla dell’ingresso di Harmony poichè era intento a decifrare il senso della canzone.

 

“…Maybe then I'll fade away and you can face the facts
It's not easy, really, when your whole world is pink
I look inside myself and see my heart is pink
I see my red door and its pattern paint is pink
No more will my green sea turn a deeper blue
I could not forsee this thing happening to you

Most people turn their heads and quickly look away
Like a stillborn baby they're all dead anyway

I want it painted, painted, painted pink
I want it painted, painted, painted pink
Pink as night, pink as white, pink, pink, pink
Painted, painted, painted pink, pink, pink
Pink, pink, pink...
pink, pink, pink...

“Posso suggerire Slytherin, Albus” disse dolcemente la giovane Malfoy.

“Certo, certo...Slytherin!” Esclamò il vecchio girandosi per rivolgere un sorriso di ringraziamento alla ragazza che lo aveva tolto da una spiacevole indecisione. “ Se è d’accordo la presenterei agli studenti.”

“Certo. Faccia pure.”

Dumbledore si alzò in piedi e con un gesto della mano zittì la sala.

“Do con piacere il benvenuto a tutti i nuovi studenti con l’augurio di una brillante carriera scolastica e soprattuto, in questi tempi così cupi, la speranza di costruire solide e leali amicizie non solo tra i compagni della stessa casa, ma anche delle altre case...”

“Veramente non è ancora terminata la cerimonia di smistamento.” Lo interruppe la Mcgonagall.

“Ah, no??? Vabbè che scelgano pure la casa dove andare tanto è evidente che questo jukebox non è che si sia dimostrato molto attendibile.”

I ragazzi si distribuirono equamente tra Slytherin e Ravenclaw. In pochi scelsero Hufflepuff e tutti si tennero lonatani dal tavolo dove un giovane ragazzo impagliato faceva da memento mori.

“Riprendendo il discorso. Vi annuncio che il quidditch non avrà luogo quest’anno causa il dissestamento del terreno da gioco. Per tanto si consiglia a chiunque non intenda morire prematuramente di tenersi alla larga dallo stadio. Comunico, inoltre, agli studenti del primo anno che la foresta che circonda il castello è proibita e piena di pericoli mortali. Infine la cosa più importante: SONO ONORATO DI POTERVI PRESENTARE LA VOSTRA NUOVA INSEGNATE DI DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE: HARMONY MALFOY.”

La stanza si riempì di stupore e meraviglia a vedere che una così giovane e graziosa fanciulla sarebbe stata la loro nuova insegnante. Appena la ragazza si alzò in piedi un’assordante scrosciare di applausi colmò la stanza.

“Grazie, sono molto lieta di poter essere qui per condividere la mia ampia conoscenza delle arti oscure e voglio assicurarvi che sarò sempre disponibile per gli alunni meritevoli per ogni loro necessità.” Disse la giovane professoressa.

Uno sbattere di mani del preside fece cessare quello di tutti gli altri e apparire il cibo.

Per tutta la durata della cena Harmony Malfoy fu l’unico argomento di conversazione per l’intera sala, cosa che indispettì parecchio Ginny, la quale provò per tutta la durata della cena a cambiare argomento riuscendoci solo verso la fine del pasto.

“Che strano però che abbiano sospeso il quidditch per il terreno di gioco: dopo tutto a terra ci si sta ben poco.” Disse ingenuamente la giovane Weasley.

“Ouch, è vero! C’è di sicuro qualcosa sotto. Bisogna andare a vedere.” Esclamò Harry

“No, è pericoloso! Non hai ascoltato il preside? Ha detto che si rischia una morte prematura. Piuttosto possiamo andare a chiedere direttamente a Dumbledore cosa ci sia sotto è probabile che a noi lo dica.” Affermò saggiamente Hermione

“Ma figurati! L’ha detto solo per far scena. Lo dice ogni anno! Se ci fosse da dar retta a quel vecchiaccio o alla Trelawney sarei dovuto morire già una dozzina di volte. Vabbè cambiamo argomento, ho saputo che Firenze è tornato nella foresta proibita anche se non è stato riaccettato dai centauri, per cui è accampato da solo non so bene dove all’interno della foresta. Che ne dite di andarlo a trovare? Sarebbe gentile e dopo tutto mi ha salvato la vita in passato.”

“Sigh...non cambierà mai!” Realizzò sconfitta Hermione.

 

 

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Ringrazio sentitamente Fidelity Malfoy e la sua vasta conoscenza in campo musicale per la ricerca sulle canzoni del jukebox. Poichè sono in vena di ringraziamenti, ringrazio Sara Potter e Green Day and Punk-Rock 4 ever per aver recensito e soprattutto letto la ff di loro spontanea volontà.

 

Le canzoni apparse in questo capitolo sono (in ordine di comparsa) le seguenti: 

 

·    "Time For Heroes Lyrics" dei The Libertines

·    "I am a Raven" dei Gods Tower

·    "Crash and burn" dei Savage garden

·    "Crawling King Snake" dei The Doors

·    Una rivisitazione di "Paint it black" dei Rolling Stones.

 

 

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