Destini incrociati.

di jongtvb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Prologo. ***
Capitolo 2: *** 2. Nascondersi. ***
Capitolo 3: *** 3. Ricordi. ***
Capitolo 4: *** 4. Verità. ***
Capitolo 5: *** 5. All'improvviso. ***
Capitolo 6: *** 6. Curiosità. ***
Capitolo 7: *** 7. Sguardi. ***
Capitolo 8: *** 8. Imprevisti. ***
Capitolo 9: *** 9. Dolci momenti. ***
Capitolo 10: *** 10. Festa a sorpresa. ***



Capitolo 1
*** - Prologo. ***


Prologo.

Senza dire una parola, il giovane timido dalla chioma dorata rimase lì ad assaporare la pioggia, a sentirla pian piano sui suoi vestiti e poi sulla sua pelle.
Non aveva molta voglia d'entrare dentro a dirgli tutto, soltanto limitarsi a guardarlo da lontano, in tutta la sua meravigliosa bellezza. E dove poteva trovarlo tutto quel coraggio? Quando se solo capitava di vederlo di sfuggita, il suo cuore andava in tilt, cominciava a battere furiosamente quasi gli arrivasse in gola o volesse uscire dalla gabbia toracica usata come prigione per i suoi sentimenti.

Lui non poteva capire.
Ma c'era una cosa di cui Lee Taemin era sicuro.


Era qualcosa di estremamente forte e dannatamente incomprensibile, molte volte anche per lui stesso, ma era consapevole di essere totalmente innamorato di quell'angelo. Fatto di pura essenza angelica. Fatto in carne ed ossa, ovvero quella carne che l'esile e piccolo uomo desiderava sfiorare, ogni qualvolta lo vedeva in lontananza.
Amava quell'essere più di chiunque altro, più dell'immagine che il suo specchio disegnava ogni volta che gli passava davanti.
Eppure per Taemin il suo amore non era mai abbastanza.
Per lui, non faceva mai abbastanza.
Lui non era abbastanza.
Tremare come una foglia d'autunno, e per l'imbarazzo spegnersi come stelle cadenti, era questa la sua routine quando il pensiero si posava su di lui.
Se solo la sua mente tendeva poggiarsi su quel candido fiore che lui amava tanto, cominciava semplicemente ad arrossire ma a sorridere timidamente.

"Non ti accorgi mai di me, eppure son qui, fermo ad aspettarti invano, mio caro Choi Minho."

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Capitolo 2
*** 2. Nascondersi. ***


2. Nascondersi.
 
 
Quel nome risuonava su tutto il suo corpo, scorreva nelle sue vene da parecchi anni oramai. 
 
Un'altra notte insonne, passata a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola di un bianco pallido quasi umido, un po' per il sudore e un po' dovuto a qualche lacrima versata incosciamente, mentre pensava con nostalgia al passato o a quello che sarebbe successo il giorno seguente. 
Erano le tre spaccate. Il cielo buio e spento senza stelle, sembrava mischiarsi al suo stato d'animo, privo di ogni bagliore. Tuttavia, si fece coraggio e tra gli abbracci del cuscino e il profumo di lavanda che emanava, si addormentò.
 
"Sei pronto per il primo giorno di scuola, Minnie?" - chiese una voce femminile, scompigliandogli con la mano i capelli color oro. 
"..Aah, sì mamma, sono pronto. Certo, preferirei stare qui a poltrire, ma è mio dovere andare." - rispose il ragazzo, con un tono annoiato mentre era intento a mangiare i suoi amati cereali. 
 
Notò con dispiacere il rumore che cantò l'orologio a cucù della cucina segnando le otto in punto, e con poca voglia prese il suo zaino e salutò la madre.
 
L'unica cosa che riusciva a far emergere un sorriso dalle labbra del ragazzo d'oro, timido per quanto poteva essere, era proprio quell'alto e sportivo ragazzo. 
Per lui non era difficile sentire il suo nome quotidianamente.
Minho era uno degli studenti più popolari della scuola, ed oltre a questo, era anche il fidanzato della sua migliore amica, Jung Jessica. 
 
Strada facendo, ricevette un tenero ma ermetico messaggio proprio da lei. 
 
Da: Jessica.
Buongiorno Taeminnie!Pronto per oggi? Sono sicura che avremo tante cose da raccontarci. Sei già a scuola? 
 
A: Jessica.
Buongiorno Jessica, beh se pronto è la parola giusta.. sì, lo sono ^^. Ancora per strada, ma ti raggiungo tra pochi minuti!
 
Da: Jessica.
Ah, allora penso che non mi troverai.. Sta arrivando Minho.
 
In quel momento ci fu come un'esplosione nel suo cuore, o forse era proprio quest'ultimo ad essere esploso, invadendo l'intero corpo. Non riusciva a sopportare l'idea di sentire il sapore di quel ragazzo mentre salutava la sua migliore amica. Non riusciva a concentrarsi sulle sue parole, sapendo che fino a qualche istante prima, quel corpo era a stretto contatto con colui che gli aveva rubato l'anima, come un diavolo assetato.
 
Si fermò di colpo e si sedette sul marciapiede. 
Poco gli importava in quell'attimo di fare tardi per la prima lezione di quest'anno appena cominciato. Aveva in frantumi quel che rimaneva del suo tenero e puro cuore, e solo rabbia repressa nei confronti di quella che doveva essere la sua migliore amica. 
Tutto quel che poteva fare, era reprimere quella voglia di tornare a casa e buttarsi a letto, o giù da una finestra. 
Strinse i denti, e scrisse quel che il cuore non gli suggeriva di dire.
 
A: Jessica.
Capisco. Ci vedremo all'uscita allora, al solito.^^
 
Taemin sapeva che il frantumacuori non era a conoscenza della sua esistenza. 
"Minho non sa che esisto, è davvero triste.. è così triste." - pensò. 
"No Taemin, sveglia. Questa volta è la fine, chiudi una volta per tutte questo capitolo, lui non ti appartiene." - continuò.
 
Mentre si dirigeva verso l'entrata della scuola, ebbe come un flashback. 
 
Si ricordò di quel giorno in cui andò a far visita in casa Jung per delle lezioni di piano. 
La ragazza gli aprì la porta, sorpresa da quel sorriso che infondo invidiava, e lo vide stare davanti la soglia di casa sua. 
"Tesoro, chi è? Se è mio fratello che rompe ancora, digli di andarsene!" - si sentì una voce maschile provenire dal salotto. 
A Taemin piaceva quella voce. Gli piaceva talmente tanto da fargli tremare le gambe. 
"T-taem.." - balbettò la giovane donna. 
"Non puoi stare qui, vattene via." - continuò, riducendo la voce ad un filo. 
"Ma avevamo lezione og-" - rispose il ragazzo, vedendosi sbattere la porta in faccia. 
Questo non voleva dire altro che la giovane si vergognava. Si vergognava di Taemin, il suo strano e solitario migliore amico. 
 
Si precipitò in classe, mettendosi a correre pensando di essere già in ritardo, e raggiunse il suo posto.
Taemin sceglieva sempre il banco accanto alla finestra, per poter evadere meglio dalla realtà.
Il ragazzo color oro aveva il vizio di distrarsi facilmente. Più che un vizio, faceva proprio parte del suo carattere.
La mente gli suggeriva di distogliere lo sguardo dai professori, dai compagni, da ogni cosa o essere vivente presente in quelle quattro mura. 
Era totalmente immersa in un mondo apparentemente bello ma orribilmente distante dal suo, chiamato Minho. 
Cominciò a scarabocchiare la pagina del quaderno che emanava un profumo di nuovo, e girandosi verso quello squarcio di luce, notò le grida di alcuni ragazzi alle prese con un pallone fangoso. Un sorriso si disegnò sul suo candido e arrossato viso.
Le ore passarono in fretta, e il piccolo uomo stava per ultimare un disegno che avrebbe appeso sicuramente nello scaffale sopra la scrivania della sua camera. Ritraeva lui con un suo amico, ma la situazione poteva risultare imbarazzante o sbalorditiva per chi conosceva Taemin. Sapevano che egli non aveva alcun amico, eccetto Jessica. 
Si sentì pervadere da un senso di malinconia, o forse era soltanto voglia di ammirare quell'amico ritratto sul foglio in carne ed ossa, quando qualcosa di leggero lo colpì in testa. Si girò di scatto verso destra, e mirò il sorriso a trentadue denti della sua migliore amica, che provava a sibilargli qualcosa.
Capì di dover raccogliere quel pezzo di carta accartocciato che era finito sotto il suo banco, e così fece.
 
"Ti andrebbe di venire da me oggi?" 
 
Taemin si voltò di scatto con espressione sorpresa, alzò le spalle, riflettè, e senza fare troppo rumore, si avvicinò alla ragazza con una mano davanti la bocca per coprirsi.
 
"Non dovresti vederti con M-..con il tuo ragazzo?" - disse, cercando il più possibile di non balbettare e di evitare il suo nome. 
"Mi ha detto di avere gli allenamenti questo pomeriggio, quindi sono libera. Allora, vieni?" - ribattè la ragazza.
 
Taemin non ne era tanto convinto, o meglio, non ne era affatto felice.
Sapeva che per tutta la giornata non si avrebbe fatto altro che parlare della loro relazione, ma con un cenno di capo accettò l'invito per non risultare scortese.
 
La campanella segnò la fine di quella estenuante giornata. 
Mentre era intento a camminare con Jessica per poi salutarsi alla fermata, rimase stordito dalle urla di quest'ultima, che chiamava con insistenza il nome del suo innamorato. Si mise a correre per raggiungerlo, lasciando da solo il ragazzo color oro.
Taemin rimase immobile a quella scena, impotente. 
Le braccia potenti ma dolci e delicate di Minho che abbracciavano con amore il corpo della giovane donna, e il profumo che poteva anch'egli sentire da kilometri e kilometri distante, era quasi qualcosa di devestante per lui, di insopportabile per il suo cuore. 
 
 
Non sempre le cose vanno per come vengono progettate. Molto spesso succedono degli imprevisti, o semplicemente dei cambi di programma. 
 

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Capitolo 3
*** 3. Ricordi. ***


3. Ricordi.
 

Era una torrida giornata estiva di tre anni fa, il sole illuminava il candido viso di Taemin e quest'ultimo alzò le braccia al cielo con l'intento di indicare qualche nuvola somigliante a degli oggetti impensabili. Un gioco divertente, che provocò a Jessica una rumorosa risata.
"Come sei buffo Tae!"
Al sorriso della ragazza, anch'egli scoppiò a ridere.
"Guarda quella!" esclamò.
"Mmh, somiglia a qualcosa.. ah! ci sono! somiglia ad un cavaliere su un cavallo bianco!" 
"Hahah, certo che vedi cose parecchio strane, Jessica!" - e spostò la testa verso sinistra, per ammirare la ragazza.
Osservava spesso la sua insolita bellezza lucente, quella che la caratterizzava. Talvolta ne rimaneva incantato e cercava di toglierselo dalla mente. Sapeva che quella non era strada che spuntava, un vicolo cieco, e che non avrebbe risolto nulla dichiarandosi.
Tuttavia, anche se i pensieri si posavano su di lei, Taemin non ne era innamorato.
Voleva solo esser come lei.
Voleva starci giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, per poterla far ridere o semplicemente parlarle ed ascoltare il suo dolce rumor di parole; assorbirne la contentezza di quei momenti e la bellezza che emanava, poichè sapeva la sua verità.

Stavano distesi su un prato verde, con i corti fili d'erba che s'intersecavano tra i loro capelli, quando al giovane ragazzo, quello splendido sorriso formatosi in viso, scomparve. 
"Sai Taemin, a te posso dirlo." - cominciò Jessica, cercando di girare la testa verso di lui, piegando il braccio destro e poggiando il viso sulla mano.
"Cosa esattamente?" - ribattè lui, sorpreso. 
"Che.. che mi sono innamorata." - e notando lo stupore in viso del suo amico, continuò la frase dicendo - "Sì, so che non ci crederai.. era solo per dirtelo, per parlare di qualcosa e rompere questo imbarazzante silenzio." 
Rimase un po' a fissarla, saranno stati 10, 20 secondi, non di più. 
"No, perchè non dovrei crederci? Sei una ragazza, ed è giusto innamorarsi." - pronunciando queste parole, sforzò un lieve sorriso. 
"Si, hai ragione, ma è tutto inutile."
"In che senso?"
"Nel senso che Choi Minho non sa niente di me, nè chi sono, nè che lo amo." - e con grande fatica, si mise a pancia sotto, incrociò le braccia all'altezza del viso, ed emise un suono stridulo. 
"Choi Minho è quel ragazzo?" - disse, per poi continuare con un - "Non so chi sia, ma so che dovresti parlargli. Perchè non lo fai? Sei così ..carina." 
"Ma evidentemente non lo sono per lui. Non gli ho ancora parlato, nè mi ci sono avvicinata, ma anche lo sforzo sarebbe invano."
"Non essere così pessimista, non ci hai neanche provato."
La ragazza non ribattè, e quella privazione di parole, dava quasi l'impressione che avesse smesso perfino di respirare. 

"Parlami un po' di lui, com'è? Descrivi tutto, non tralasciare neanche un dettaglio!" - disse Taemin, con tono curioso. 
Si voltò verso di lui e, non riuscendo a resistere a quella buffa espressione che disegnava il suo viso, accennò un sorriso ed incominciò ad aprir bocca.
"Lo vidi per la prima volta due mesi fa, l'ultimo giorno di scuola. Tra la confusione di quella giornata, riuscì a notarlo ugualmente. Alto, moro, labbra perfette da baciare ed un fisico atletico! Insomma, il ragazzo ideale. Lo vedevo sorridere e scherzare con alcuni suoi coetanei, possibili compagni di classe, che erano intenti a passare quest'ultima giornata, in compagnia degli amici quotidiani. Ero rimasta incantata dalla sua notevole bellezza, quel giorno. E, per non parlare del carattere! Hai presente quando senti una certa carica positiva nelle persone? O quando una in particolare, ti trasmette allegria senza motivo? Questo per me è Choi Minho. Voglio dire, sembrerà banale ma io non riesco più a togliermelo dalla testa! Lui, quel suo sorriso ammaliante e talvolta infantile, quell'imparagonabile voglia di felicità e che sembra proteggermi pur non sapendo nulla di me."

Taemin si mostrava attento. Analizzava ogni singola parola che la sua migliore amica pronunciava con tanto imbarazzo ma anche tanta contentezza in viso, per l'aversi finalmente confidata, per aver parlato con il cuore in mano.
Sul suo viso emerse qualcosa, come delle piccole rughe che si formano quando sorridi. 
"Perchè quella strana espressione, Tae?"
"Quale? Sto solo sorridendo. Sono felice che ti sia innamorata di qualcuno." - rispose.
"Già, anche se io non vorrei che la cosa degenerasse."
"Ah, andiamo. Bisogna almeno provarci nella vita, per la qualsiasi cosa. Anche se non si mostrerà degno di te alla fine, penserai che quanto meno ne sia valsa la pena tentare." 
"La fai facile! Tu non sei innamorato, per te è diverso." 
"Già, non sono innamorato." 
 
Prese una margherita, e invano tentò di strappar uno ad uno i petali, pronunciando ad ogni caduta il classico "m'ama, non m'ama".
"Pensi che così facendo, verrà da te a dichiararsi?"
"No, cerco solo d'illudermi Tae, non altro." 
Sbuffò. Ad ogni sua frase così deludente e piena di pessimismo, il ragazzo si sentì quasi pervadere da un senso di totale nullità nei suoi confronti. 

"Sai come so che si chiama così?" - intervenne.
"Mh, in effetti no. Non l'hai ancora detto. Come lo sai?"
"Perchè, quello stesso giorno lo seguì fino agli armadietti del corridoio della scuola. Non dico che lo spiai, ma quasi. Aprì l'anta e noncurante delle persone che passavano, riuscì a vedere la targhetta che riportava il suo nome." 

Silenzio.

"Certo che come stalker saresti brava!" - sdrammatizzò Taemin. 
Fece un'espressione al quanto strana, e poi terminò con un - "Guarda che lo voglio conoscere!" - rivolto alla ragazza.
"Se non lo incontrerò, resterai con me.. per sempre?" - prese la sua mano sinistra e la strinse forte.
Colto di sorpresa e stupito da quelle parole, non riuscì che sibilare un tremante ma quasi decisivo "Si".
 

Non aveva notizie della sua migliore amica da due settimane. 
La scuola riprendeva tra un paio di giorni e deciso a dover compiere qualcosa per passare un'altra giornata spensieratamente, andò a fare una passeggiata per portare aria pura ai suoi polmoni prendendo con sè il suo zainetto, del quale non si separava mai.
L'unica cosa che non poteva mancare lì dentro, era il libro che solitamente leggeva durante il periodo estivo.
 
Il parco era il suo posto preferito. Amava tutta quella tranquillità, il verde del prato che brillava alla luce del sole e le interminabili risate dei bambini alle prese con i giochi. Gli portava una pace interiore quasi non umana, si sentiva bene.
Ma si sa che la felicità non dura in eterno, che è solo un attimo e devi aver paura perfino ad esser contento, poichè tutto può crollarti addosso da un momento all'altro. 
 
Fermatosi un po' accanto ad una panchina, si allacciò meglio le scarpe quasi slacciate e non appena alzò il viso involontariamente, notò in lontananza Jessica insieme ad un ragazzo.
Socchiuse gli occhi per via del sole che accecava e quando capì bene di chi si trattava, li spalancò in un modo terrificante.
Rideva con occhi da innamorata e di tanto in tanto, toccava la sua lunga chioma con mani che vedevi fremere anche ad una certa distanza.
 
Quel ragazzo, quel ragazzo dev'essere Choi Minho. 
 
Era intento ad andar incontro alla sua migliore amica che si trovava in compagnia del tipo dei suoi sogni, ma pur non essendone sicuro, Taemin non era felice per lei.
Lo incuriosiva molto. Quel forte desiderio di osservarlo da vicino, lo fece diventar rosso per l'imbarazzo.
Pensò che non poteva trovarsi in una situazione peggiore di questa, desideroso di conoscer quella persona ma più timido di un bambino al primo giorno di scuola.
Tutto sommato, prese coraggio.
Forse era la prima e l'ultima volta che lo faceva. 
Si sedette su quella panchina adagiata a pochi centimetri da lui, e in fretta e furia cominciò ad aprir lo zaino con l'intento di prendere il libro. 
Un po' di paura dominava il suo cuore, perfino le sue mani che non volevano calmarsi, ma al diavolo, lui era spinto da quella voglia irrefrenabile di sbirciare almeno la bellezza di colui che era fermo a qualche metro di distanza, quindi si avviò col suo libro in faccia pur di risultare un po' scemo.

C'era un gelataio accanto a lui, e datosi che loro stavano avanzando tranquillamente, preferì prenderne uno, da potersi mimetizzare meglio. 
 
"Un cono banana e cioccolato, per favore." - chiese Taemin, ma si bloccò immediatamente. In verità, pensò che si bloccarono tutte le funzioni del suo corpo, dal cervello al cuore, dall'uso delle mani a quello delle gambe. Perchè?
"Un cono alla nocciola, per favore." - e continuando - "E tu, che preferisci?" - sorridendole in viso. 
 
"Ecco a lei il cono banana e cioccolato." - l'uomo dei gelati lo porse a Taemin, ma quest'ultimo era paralizzato. Insomma, il suo piano era non farsi scoprire e invece, coloro che stava spiando erano a pochi centimetri da lui. 
"S-si." - sibilò, e pagando con noncuranza, ebbe modo di notare il ragazzo che nel frattempo si era avvicinato per prendere il suo gelato.

Jessica aveva ragione.

"Alto, moro, labbra perfette da baciare ed un fisico atletico! Insomma, il ragazzo ideale." - le sue parole dette quel giorno, rimbombarono nelle pareti del suo cuore, facendoglielo battere a mille.

Non si accorse però, che la sua migliore amica lo stava fissando in un modo orribile.
"Minho, andiamo via." - disse, prendendolo per mano.
Il ragazzo ebbe solo il tempo di pagare, per poi esser trascinato dalla fidanzata.
 
Taemin non riuscì a capirne il motivo, non aveva fatto nulla di male e non era sua intenzione incontrarli.
Era successo, li aveva visti in lontananza, pensava di limitarsi ad osservarli da lontano, quando invece in men che non si dica, si era ritrovato accanto a loro senza volerlo.
Tuttavia, arrivò alla conclusione che forse era meglio darsela a gambe, per evitare di incontrarli nuovamente.
 

Quella sera stessa provò a chiamar Jessica sul cellulare, ma non gli rispose nessuno, se non la segreteria telefonica.
Deluso e amareggiato, si mise a letto cercando di scacciar via quegli strani pensieri su Jessica che lo tormentavano.. o forse erano su Minho.
 
Perchè Jessica non mi risponde? Forse sta ancora con lui.
Era reale? 
Eppure, ora che ci penso, l'ho già visto a scuola. Non sapevo si chiamasse Minho. Credo che non me lo dimenticherò mai più adesso.

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Capitolo 4
*** 4. Verità. ***


4. Verità. 


Sei un angelo sceso in terra, e di tali ce ne son pochi. Potrai mai essere mio? Stai scomparendo, no, non andartene così, non lasciarmi da solo. Io non ho altro che te. Resta qui con me, ne ho bisogno. Le vedi queste lacrime? E quelle di ogni sera? Arrivano al mento e si posano dove capita prima.. sulla fodera del cuscino, sul pavimento, sulle mie labbra! Non capisci che muoiono per te? Che muoio per te. Minho, io ti amo.
 
Si svegliò di colpo, frastornato da questo sogno tanto bello quanto orribile, e cercò tra le lenzuola il suo cellulare.
Perse la coignizione del tempo poichè, arrivato stanco e sfinito da scuola, per evitare di pensare a tutto quel che era successo in quelle poche ore, preferì dormire abbracciato al suo cuscino. 
Tuttavia, trovò il cellulare che era finito sotto al materasso.
Notò l'orario: le quindici e un quarto. Tra meno di venti minuti, doveva esser già pronto per andare a trovare Jessica che gli aveva dato appuntamento.. o così sembrava.
"Oh merda!" - esclamò, e come un fulmine iniziò a prepararsi.

Corse via. 
Non sapeva se fregarsene o meno del ritardo che portava, ma l'unica cosa di cui era convinto, era che non ne sarebbe uscito vivo da quel fatidico incontro.
 
Arrivò da lei, sulla soglia di casa. 
C'era un po' di vento quel giorno, la corsa che si fece per arrivar da Jessica gli spettinò i lisci capelli biondi e non smetteva di respirare affannosamente.
"E' la cosa giusta da fare? Non voglio passare un altro pomeriggio insieme alle sue paranoie, preferisco starmene da solo." - "Dai Taemin, evita questi pensieri, sei suo amico e devi sostenerla.. già, sostenerla." - pensò, ma senza neanche aver tempo di suonare il campanello, la porta si aprì da sola e chi si trovò davanti, lo fece balzare provocandogli una fitta al cuore.
"E tu chi sei?" - disse quel giovane ragazzo. Era Minho.
Era impietrito.
Non si capiva bene dal suo viso, non lo dava a bere ma in un modo o nell'altro riuscì a rispondergli.
"Mi chiamo Lee Taemin, sono il migliore amico di Jessica. Tu invece devi essere..." - sapeva alla perfezione chi fosse quel ragazzo.
"Migliore amico? questa è bella."
 
Minho aveva un'espressione nera, sconvolta ed arrabbiata. Posava lo sguardo sugli occhi di Taemin, talmente fissi che fecero tremare quest'ultimo. 
"Aspetta Minho! Non andartene, parl-" - si sentì una leggera voce femminile provenire dall'interno, che si fermò non appena vide questa strana scena.
"Ah, no! Me ne vado via. Statemi bene." - ribattè, e diede una spallata al giovane che gli stava davanti per poi correre via, per la sua strada.
 
Gli sguardi fermi come marmo dei due giovani rimasti alla soglia di casa, lo videro scomparire piano piano in lontananza, quando ad un certo punto Jessica gli fece cenno di entrare dentro. 
Taemin, chiudendo la porta alle sue spalle, cercò di sorriderle il più possibile. Pensò che così facendo, forse riusciva a calmarla un po'. 
Pensiero errato.
 
"Che cosa hai fatto, Taemin? Che gli hai detto? Che vi siete detti?" 
"Eh?! Calma, Io non ho fatto un bel niente. Ti ricordo che sei stata tu a darmi appuntamento a casa tua per quest'ora. Stavo per suonare il campanello, quando mi è spuntato lui." 
"E che gli hai detto?" - continuò, con espressione disperata in viso.
"Ma ti vuoi calmare? Non gli ho detto nulla."
"No.. lui non deve sapere di te." - pronunciò queste parole a bassissima voce, ma fu inutile. Lui aveva sentito ogni minima parola.
"Perchè?"
"Eh? Cosa?" - la paura si stava impadronendo del suo corpo.
"Perchè lui non deve sapere di me? Credevo fossi il tuo migliore amico, credevo che ci tenessi a me, invece per tutti questi anni mi hai solo usato e nascosto ai suoi occhi, come fossi qualcosa di orribile, di vergognoso. Che ti prende, perchè fai così? Ho resistito fino ad ora solo perchè tu sei l'unica mia amica, l'unica persona di cui mi fido."
 
"Non ho mai detto questo, Taemin. Non ti ci mettere pure te adesso."
"Che cosa? Stai negando tutto, ti ho sentita. Sei solo una persona falsa ed insensibile, Jessica. Credi che sia stupido?"
 
"No, credo che tu sia gay."
"C..cosa?" - si sentì un fracasso impercettibile alle nostre orecchie, ma rumoroso e doloroso al petto di Taemin.
"Gay, omosessuale, dillo come ti pare e piace a te, ma è così Taemin. Prova a non mentirmi."
"Non è vero, ti sbagli."
"Uhm, ecco lo sapevo. Mi hai preso per una scema? All'inizio credevo non lo fossi, pensa che addirittura ero convinta ti fossi preso una cotta per me, che idiozia. Ma non appena vidi il modo in cui lo guardavi quel giorno al parco, cambiai idea. Le tue ripetitive domande su di lui, i tuoi sguardi timidi che incosciamente lo perseguitavano, il tuo nasconderti per vederci insieme, per vederlo.. tutto ciò mi mandava in bestia. Dillo, dillo se hai il coraggio, Taemin."
 
Sapeva che quel giorno era destinato alle lacrime. 
Iniziò terribilmente. La mattinata a scuola ad osservarli, il sogno, l'incontro casuale con Minho, e adesso questo. Si ritrovava a dir la verità a quel che rimaneva della sua migliore amica. 
Sentiva che per gli occhi mancava poco ad inumidirsi, e che la voce se n'era improvvisamente andata. 
 
"Perchè non mi dici semplicemente la verità?"
 
Si sentì una voce spezzata, uscir dalla bocca di Taemin.
"Quale.. quale sarebbe la verità?" 
"Che tu ami Minho."
 
Abbassò lo sguardo, e stette così per almeno un minuto, senza emettere suoni.
Del suo cuore non c'era più traccia. Era fatto a brandelli, tanti piccoli brandelli che pian piano cadevano giù. Era così evidente? In tutti questi anni, non era mai riuscito ad affrontar questo problema con nessuno, e non pensava che qualcuno l'avesse mai notato. 
Le sue labbra sembravano incollate fra loro, pur se inumidite dalle lacrime che gli rigavano il viso.
 
"Tu.. tu non hai idea di come sto adesso. Ho perso il ragazzo, e adesso sto perdendo anche te, perchè? Perchè ti sei solo innamorato di lui, lui che è mio! A chi dovrei raccontarlo, a chi? L'amore della mia vita non vuole più rivolgermi la parola, e il bello è che non posso neanche far più nulla per riprendermelo." 
 
"Come se t'importasse qualcosa di me." - sputò via quest'amara verità. 
"Cosa? Come puoi dire una cosa del genere? Taemin, a te tengo molto! Ma il fatto che ti sia innamorato di lui, non riesco proprio ad accettarlo. Non gliene ho mai parlato per non fargli una brutta impressione e per non farti risultare solo un ragazzo gay con nessun'altra qualità."
 
Il suo corpo giaceva a pochi centimetri dal suo, e non aveva la minima intenzione di ribattere, nè di aggiungere qualcosa. L'aveva ferito nel profondo del suo cuore, che già conosceva il sapore e la sensazione dei tagli e delle cuciture. 
 
"Domani parto." - se ne uscì dicendo, la ragazza.
 
Il giovane alzò il suo volto improvvisamente, ed asciugandosi gli occhi con le dita, rimase lì a fissarla con sdegno, come fosse un quadro orribile. 
 
"Non dici sul serio, non ne saresti capace."
"Invece si, Tae. A mio padre hanno offerto un nuovo lavoro e poichè si trova a Daegu, mi dovrò trasferire lì. Hai visto Minho con quell'aria poco fa, perchè avevamo discusso proprio di questo. Non l'ha presa bene, gli ho solo cambiato motivazione. Ho mentito, gli ho detto di averlo tradito con un altro."
 
"Tu cosa?" - sbalordito, continuò - "Che motivo ne avevi? Avrebbe capito. Gli hai solo spezzato il cuore."
Non sopportava l'idea di sapere che il suo angelo preferito fosse in quelle condizioni, nelle sue stesse condizioni da un bel po'. Non poteva neanche avvicinarsi a lui per cullarlo piano piano, stringerlo forte a sé e dirgli che ha bisogno solo del suo amore, delle sue calde braccia.
 
"E allora? Se avesse saputo la verità, sarebbe stato peggio. Un tradimento ti ferisce ma ti da la possibilità di andare avanti, di ricominciare d'accapo. Se gli avessi detto le cose come stanno realmente, si sarebbe sentito incatenato, legato a me poichè la distanza è un male e non porta a nulla di buono."
 
"Ma nulla toglie che sei stata falsa con lui. Pretendevi che tornasse da te, dopo quello che gli hai detto? Poco fa quando eravamo all'entrata, ti sei messa ad urlargli contro di aspettare. Credi che le persone siano stupide? Che siano dei burattini o delle pedine, senza anima nè corpo? Come per me, che per anni mi hai ingannato, mi hai nascosto. Che razza di amica sei? E adesso, che menti pure al tuo ragazzo per non farlo soffrire. Non capisci che è peggio? Che se prima avevi la possibilità di rivederlo, adesso non ce l'hai più? Ma che ci parlo a fare con te, evidentemente non lo conosci bene. Mi hai stracciato, Jessica. Fai buon viaggio, e non tornare più."
Sputò via tutto ad alta voce, forse per far ricordare anche alle mura della casa, di quelle parole dette con tanto odio e tanta sofferenza dentro.  
La lasciò lì, senza nulla da dire, nè lacrime da versare. Sentì solo il tonfo provocato dalla porta che Taemin sbattè forte, e il vento le scostò i lunghi capelli.
 
Il ragazzo si avviò verso casa, in una velocità tale da farlo arrivare in pochi minuti.
Il letto era lì ad aspettarlo, ed egli ci si precipitò all'istante.
 
Oggi ho perso tutto. Jessica, il mio segreto, e temo anche la voglia di vivere.
Devo dimenticarmi di questa storia, devo dimenticarmi di Minho. Non è mai iniziato nulla e mai inizierà qualcosa. 
 
Sprofondò il viso sul cuscino ma non uscì neanche una lacrima, non ne aveva più a disposizione.
Continuò a rigirarsi tra le lenzuola, cercando di trovare una soluzione a questo problema, o qualcosa che le assomigliasse ma il vuoto regnava nella sua mente, e tale lo portò ad un sonno profondo. 
Tuttavia, fu svegliato da dei tonfi pesanti che provenivano dalla porta d'ingresso.

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Capitolo 5
*** 5. All'improvviso. ***



5. All'improvviso.
 
 
Non voleva alzarsi, era in un pessimo stato. Indossava solo un paio di pantaloncini, il suo viso era arrossato, gli occhi ancora assonnati e le ferite all'altezza del petto che riemergevano come salvagenti. 
Il rumore era assillante, chiunque potesse essere prima o poi si sarebbe stancato di bussare così prepotentemente. 
Niente, i tonfi non cessavano.
Non riusciva più a prendere sonno, e non era disposto ad aprir quella dannata porta. Sua madre era al lavoro, e anche se fosse stata lei a bussare, sapeva che non si trovava in casa.

Prese lucidità, e di mente gli passò uno strano pensiero.

"E se fosse Jessica? Ah, può pure aspettare! Non le aprirò di certo." 
 
Afferrò il cuscino, se lo mise intorno alla testa e lo piegò, per proteggersi le orecchie da quei rumori.
Dopo circa quattro minuti, tutto sembrava esser tornato alla normalità.
Finiti, non si sentiva più niente.
"Ah, finalmente hai smesso di rompere." - disse, ma non ebbe neanche il tempo di gioire o di sprofondare nuovamente in un sonno profondo, che sentì qualcosa alla finestra della sua camera, che dava sul piccolo spiazzale di casa.
"No, adesso ci si mettono pure gli uccelli a picchiettare. Ma riuscirò a dormire in santa pace?" - esclamò, ed avviandosi verso la finestra non notò alcun volatile.
"Ma che diavolo!" - imprecò aprendola e continuò dicendo - "Io non vedo un bel nien-"
"Ehi, tu!" - disse qualcuno alla sua sinistra.
"AHHHHH! Ma cosa caz.. Minho? Che ci fai qui? - spalancò gli occhi. Si sentì talmente in imbarazzo da indietreggiare un pò e per di più, gli era venuto un colpo.
 
Se stavi accanto a Taemin, potevi notare il suo cuore che correva come una mandria di cavalli. Lo vedevi scalciare, quasi uscire dal petto e sentirlo cantare vivamente.
Sì, era vivo, non più a pezzi. 

Tuttavia, quello forse era l'ultimo dei suoi pensieri.
Aveva il ragazzo della sua vita davanti a lui, e per lui. Seppur arrampicato su un albero, con i jeans strappati e le mani arrossate, non perdeva il suo fascino. 
"Ti ho seguito, cosa credi! Non mi hai voluto aprire alla porta, e adesso mi ritrovo qui. Devo parlarti! Allora, non me la dai una mano?" - suggerì Minho, che non sapeva più dove metter piede o dove poggiarsi, per evitare di cadere. - "Mi aiuti.. come, come hai detto che ti chiami?" - continuò.
"T-Taemin, Lee Taemin." - si ripresentò, e con molta cautela gli porse la mano. Il ragazzo l'afferrò di colpo, e quell'altro l'aiutò ad entrar dentro la stanza. 
"Ah però, grazie per l'accoglienza.. non fa poi così tanto caldo." - e il suo sguardo si posò sul torace nudo del ragazzo color oro. 
Quest'ultimo notò la direzione degli occhi dell'altro e imbarazzato, cominciò a prendere la maglietta che era buttata sul letto e se la infilò. 
"Non aspettavo nessuno."
"Si, l'avevo notato. Bella camera, ma dormi sempre?" 
"N- .. un momento, ma che domande fai? Piuttosto, di che dobbiamo parlare?" - non sapeva bene da dove gli uscisse tutto quel coraggio, nè tantomeno dove fosse andato a finire il suo cuore. 
"Ah, volevo non arrivare a questa conclusione, ma non ho altra scelta." - ribattè Minho.
"Che vuoi dire?" - rispose, con aria del tutto rapita. Ne era affascinato, preso ed averlo davanti per lui era come un'apparizione divina.

"Taemin," - poggiandogli le mani sulle spalle, - "devi dirmi tutto quello che sai sull'amante di Jessica." 
 
Non ci mette molto a fare amicizia, devo dire.
 
Doveva calmarsi. Era troppo agitato, si sentiva ma non aveva intenzione di staccare lo sguardo dal suo, nè di morire internamente per il contatto che Minho gli dava o per la sua fissazione con Jessica. 
"Ma.. io non so niente." - rispose ed abbassò lo sguardo.
"Taemin, so che a te dice tutto. Dimmi quello che sai!" - ribattè e scrollò le spalle del ragazzo.
"Sai che a me dice tutto? Come fai a dire una cosa del genere, non sapevi nemmeno chi fossi fino a qualche ora fa."

Minho lo guardò intensamente negli occhi, tanto da mettergli paura. 
Era strana la sensazione che gli provocava, come quando godi nell'assaporare la pioggia ma al tempo stesso la maledici, perchè ti sta bagnando ogni lembo di pelle.

"Hai ragione, ma credevo che essere il suo migliore amico significasse questo." 
"Non è esattamente così, non mi ha detto nulla di tutta questa situazione. L'ho saputo solo poco fa quando ti ho visto scappare da casa sua, e per un motivo o per un altro, me ne sono andato anch'io. Mi dispiace, ma non so come aiutarti."
 
Taemin percepì la tristezza, la delusione e l'amore del ragazzo che stava via via sbiadendo, come inchiostro su un foglio di carta gettato in mare, ed ebbe la forza di rassicurarlo, pur andando contro la sua volontà.
"Ehi senti, và da lei finchè sei in tempo. Sono sicuro che le cose fra voi si risolveranno." 

Staccò le sue mani dalle spalle dell'altro, e le strinse a pugno.
"No, mai! E' stata lei a tradirmi, non io. L'amavo e l'amo ancora ma non sbaglierò, non tornerò io da lei, questo mai."
"Allora non credere che sarà lei a farlo." - ribattè, e stanco dello stare all'impiedi si andò a sedere sul letto, con le gambe piegate e le braccia intorno alle ginocchia. 
Minho lo seguì a ruota, non gli andava di essere l'unico lì dentro in quella posizione. Così prese, e si mise accanto a lui. 
Un rumore impercettibile di farfalle si sentì arrivare dallo stomaco di Taemin.

"Tu credi?" - disse il bell'alto moro, guardando il pavimento di un bianco latte come la pelle del ragazzo che gli stava vicino. 
"Provare per credere." 
Voleva finire questa discussione, mandarlo via di casa, ma il solo pensiero d'averlo talmente adiacente da poter respirare il suo stesso respiro, lo mandò in estasi provocandogli anche una leggera scossa. 

"Vi siete litigati anche voi due, non è così?" - questa volta Minho aveva il viso rivolto e concentrato verso di lui.
"Si, ma ti farei perdere soltanto del tempo e poi.. non ne voglio parlare."
"Ho tutto il tempo che vuoi. Sei un tipo strano, ma devo ammettere che non sei poi così tanto male come credevo."
 
In quel momento, il ragazzo color oro non aveva la più pallida idea di cosa fare. Come poteva reagire, dopo queste parole? E sebbene non era qualcosa di romantico e spettacolare, era Minho che gliele aveva dette.
Sì, la sua dose d'amore, il suo dolce sogno. 

Cominciò a sentir caldo improvvisamente, nonostante ci fossero già trentacinque gradi circa, il che non aiutava la sua agitazione.
Il sudore che lentamente si stava creando nelle sue mani e la salivazione azzerata, gli metteva ancor più ansia ed imbarazzo ma, senza saper neanche lui il motivo, riuscì a sputar via qualcosa di sensato.
"Perchè, come credevi che fossi? E comunque non prendertela, ma non voglio parlarne mai più."
Minho scoppiò in una piccola ma rumorosa risata e guardandolo in viso, si morse involontariamente il labbro inferiore.
"Non so, credevo fossi.. diverso da quello che sei. Ad ogni modo, se in futuro vorrai parlarne, conta pure su di me."
"Lo farò," - poi riflettè e continuò - "..Certo che dai delle risposte sensate,  Minho."
 
Quest'ultimo si mise nuovamente a ridere, ma questa volta per via della buffa espressione di Taemin, che causò anche a lui stesso qualche sorriso.
La bocca pian piano si chiuse.
Vennero coperti i suoi denti splendenti, e la lucentezza nei suoi occhi scomparve non appena esporse un dubbio colto dalla mente.
"Perchè Jessica non mi ha mai parlato di te?"
Il diretto interessato non proferì parola. Si limitò a guardarlo, poichè era l'unica cosa che gli interessava.

Per non risultare scortese però, dopo qualche minuto le sue labbra si schiusero.
"Non dovresti chiederlo a me, non vivo nella sua mente."
"Pensavo ci fosse un motivo valido, e che ne fossi al corrente. Non fa niente, non è mai troppo tardi per fare amicizia."
"Certo, non è mai troppo tardi Minho." - e non si formò altro che un grande sorriso sul volto di Taemin che scaturì la stessa cosa al ragazzo che gli stava accanto.
Voleva ripetere il suo nome all'infinito quel giorno, come in un sogno. Ebbe quasi l'impressione di viverne uno e se fosse stato tale, non si sarebbe mai più svegliato. 
 
"Adesso tolgo il disturbo, ho dovuto saltare gli allenamenti oggi, quindi forse è meglio che vada. Sono passate poche ore e mi ritrovo senza fidanzata.. ahh, vorrei proprio non pensarci! Ma almeno qualcosa di positivo c'è stato, ho conosciuto te amico. Posso chiamarti così?"

Decisamente, le farfalle nello stomaco di Taemin, avevano spiccato il volo.

"Sì, se ti fa piacere, va bene." - e dopo qualche secondo, pensò alla sciocca risposta che diede. 
 
"Bene, allora vado. Ehm, mi accompagni alla porta? Non vorrei scendere da quell'albero, mi è già bastato salirci!" - disse, e i due si avviarono verso la porta d'ingresso. 
Le mani di Taemin tremavano ancora, anche se in quell'ora passata in sua compagnia, ci fece quasi l'abitudine. 
Le mani, già! Quelle instabili ed umide mani non erano nulla in confronto al cuore, il quale possedeva un tumulto di emozioni. 
 
"Ciao Taemin, stammi bene. Se sai qualcosa, fammi sapere. Conto su di te." - e salutandolo gli scompigliò la chioma dorata, facendogli socchiudere gli occhi dall'imbarazzo.
"Senz'altro. Ci si sente Minho, stammi bene anche te." - si sorrisero per un'ultima volta. 
 

Quel giorno Taemin, aveva il cuore nuovamente saturo d'amore. 

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Capitolo 6
*** 6. Curiosità. ***


 
6. Curiosità. 
 
 
"Minnie? Minnie, stai bene? Svegliati!" - qualcosa gli accarezzò dolcemente il viso. 
La delicata voce di sua madre e le sue morbide mani, lo avevano fatto svegliare bruscamente. 
"Minnie è tardi, devi andare a scuola!" - continuò la donna.  
"Umh..ancora cinque minut-" - alzò la testa, aprì e chiuse nuovamente gli occhi per poi cadere profondamente sul cuscino con la mente ritornata tra le braccia di Morfeo. 
"Taemin! Adesso basta dormire, tra cinque minuti devi essere a scuola! O vuoi che chiami Minho?" - ribattè sua madre, che nel contempo indietreggiò col collo, per non ricevere una testata dal figlio.
 
Con uno scatto privo di attenzione, balzò in aria e guardò stupefatto il suo viso, con occhi tondi e ghiacciati dalla paura. 
"C-cosa?" - riuscì a sibilare, e notò il sorriso della donna. 
"Stavi dormendo, e nel sonno non facevi altro che ripetere questo nome!" - incuriosita da ciò, continuò - "Chi è?" 
"Un.. un amico." - fu preso da un panico totale, talmente forte da fargli battere il cuore all'impazzata.

Cos'altro aveva detto durante la notte? O pochi istanti prima, quando sua madre era lì? E cosa più importante, cos'avrà sentito? 

"Ah, un nuovo amico allora?" - pronunciò.
"Si.." - e per deviare il discorso, osservò l'orario. Era in un tremendo ritardo.
"Oh mio Dio, devo sbrigarmi! E' tardissimo!"
"E' quello che cercavo di dirti, Tae!" - rispose ed uscendo dalla stanza, cominciò ad avviarsi al piano inferiore. 
 
Non ebbe il tempo di curarsi molto, neanche di vedersi bene allo specchio, per come si era conciato.
Non ci badò, e corse via per andare a scuola.
 
Durante il tragitto, solo un pensiero gli circondava la mente di colori luminosi.
Vedere Minho.
Sì, lui! Che finalmente era diventato suo amico, in un modo che anch'egli, non si sarebbe mai aspettato. 
Ma riemergeva sempre quel dubbio, quella preoccupazione che sentiva dentro lo stomaco, gli mordeva dentro e la quale molto probabilmente non l'avrebbe abbandonato per tutto il resto della giornata. 
 
Avrò per caso detto che amo Minho? Se così fosse però, la reazione di mamma sarebbe stata peggiore.
           E se invece avessi soltanto urlato il suo nome? Se fosse andata in questo modo, non ci sarebbe nulla di male.. o si?
          Io non ricordo nulla, che diavolo avrò detto? Stupidi sogni, stupido cuore innamorato!
 
Faceva letteralmente dei passi da gigante, ed uno dietro l'altro, lo fecero arrivare a scuola in pochi istanti.
 
Non era il solito ragazzo loquace che si vedeva in giro, in ogni classe o per i corridoi di quell'edificio.
Per di più, adesso che Jessica se n'era andata, nessuno gli rivolgeva la parola. A lui ciò non importava, ormai ci aveva fatto l'abitudine, una piega immutabile e quel che invece gli fece perdere la testa anche quel giorno, fu Minho.
La bellezza rara che lo caratterizzava, il tocco delle sue mani sulle spalle color latte, la voce calda e gioiosa che usciva sonoramente da quella fessura, ornata da labbra leggermente scarlatte, che disegnavano ogni particolarità con una morbidezza perfetta, soprattutto quando sorrideva. 
 
Durante le lezioni, prima della pausa pranzo, sbirciò per tutto il tempo dalla finestra alla sua sinistra, con la testa fra le nuvole ma l'espressione mite.
I suoi pensieri del tutto privi di un legame, furono interrotti dal suono della campanella che segnava l'inizio della pausa. 
Taemin non mangiava mai a scuola, davanti agli altri temeva di risultare un po' imbranato anche nel farlo, ma era il primo ad ingozzarsi una volta arrivato a casa.
Tuttavia, si sedette sul primo tavolo che gli capitò sotto il naso e prese il libro assegnatosi, da lui stesso, per l'estate.
Non l'aveva ancora terminato, conteneva circa cinquecento pagine che raccontavano le imprese, i sogni e l'amore di un ragazzo spaziale, e tutto ciò lo incuriosiva ma dopo vari imprevisti o pensieri, smise di leggerlo e di metterlo da parte.
Magari di aprirlo quando avrebbe avuto del tempo, o quando avrebbe ricominciato a stare bene, senza pene d'amore. 
 
Per quei pochi minuti concessi, non riuscì ugualmente a concentrarsi o ad immedesimarsi. 
Non si era ancora voltato, e a stento capiva quel che leggeva perchè la mente viaggiava, facendo dei giri assurdi anche per lui stesso! Ma sentì parlare qualcuno, qualcuno con una voce calda e gioiosa, conoscente e familiare alle sue orecchie, e non solo. 
Minho era seduto sul tavolo dietro al suo, che con tanta foga mangiava un sandwich e blaterava con un suo amico.
Non si era accorto di Taemin alle sue spalle, eppure stava parlando proprio di lui a quel ragazzo.
 
Nel frattempo, il diretto interessato preferì continuare il suo libro, pur di non alzarsi ed andare a salutare il suo 'nuovo amico'. Lo erano, Minho glielo aveva detto proprio ieri, mentre il battito del suo cuore echeggiava in corpo.
 
"Dovevi vedermi, ero sopra un albero pur di parlargli e trarre qualche informazione su quel tizio!" - sentì uscire dalla sua bocca.
"Era da immortalare, la prossima volta chiamami che ti faccio una fotografia." - rispose il suo amico. 
"Andiamo Jinki, non scherzare adesso!" 
"E va bene, ma.. Jessica? L'hai più vista o sentita?"
"No, e non sarò di certo io a farmi sentire. Me l'ha detto anche Taemin ieri, di andarle a parlare prima che sia troppo tardi. Ma tu guarda che situazione.." 
"Ah, non ti disperare Minho. Scommetto che ne troverai una migliore! E Taemin? Sarebbe quel ragazzo con la casa sull'albero?" 
 
Il ragazzo che origliava la conversazione a qualche metro e non di distanza, scoppiò a ridere. 
Una risata talmente bella che il suo dolce angelo si voltò per capire chi fosse.
Non ci volle tanto a riconoscerlo: quei capelli biondi che lasciavano spazio ad una nuca liscia e lattea, e il vizio continuo di tenere lo sguardo basso.
Si, era decisamente lui. 
 
"Taemin?" - chiese, ed ascoltando quella voce che pronunciava il suo nome, sprofondò giù dalla sedia, con il libro in faccia per nascondersela una volta diventata rossa dall'imbarazzo. 
Ciò non vietò a Minho di alzarsi e di avviarsi verso il suo tavolo, per assicurarsi d'aver sentito bene quell'inconfondibile risata di un ragazzo d'oro. 
"E tu che ci fai qua?" - sputò via, togliendogli il libro dal viso. Sotto di esso, ad aspettarlo c'era un sorriso a trentadue denti, quasi inquietante. 

Ma bello, bello come il sole.
Minho rimase un po' a guardare questa meraviglia piena di luce splendente, non riusciva quasi a staccargli gli occhi di dosso. 
 
"Ehm.. siamo a scuola, cosa pensi che ci faccia qui?" 
"Ah.. si, giusto." - rispose quasi imbarazzato, e continuò dicendo - "Ti unisci a noi?"
"No, non vorrei crearvi disturbo! E poi, sta giusto per suonare."
"Ahh, andiamo! Ancora ci sono cinque minuti!" - e neanche ebbe il tempo di finire la frase, che puntualmente la campanella suonò. 
"Ecco, che ti dicevo!"
"Che tempismo. Allora, hai scoperto qualcosa?"
Il ragazzo sentiva una morsa che gli partiva dal petto. Odiava mentire, specialmente a colui che amava profondamente. Non potè far altro che continuare a svolgere lo sporco lavoro lasciatogli da Jessica. 
"No, niente di niente." - disse, quasi con aria abbattuta per far sembrare ai suoi occhi di dire la pura verità.
"Ah. A me non ha chiamato, nè si è fatta sentire in qualche modo. Oggi, tra l'altro, non l'ho vista a scuola. Tu sai dov'è?" - chiese.
Altra morsa, altro dolore lancinante, altra bugia.
"Mi dispiace, non la sento da ieri e non so dove sia andata a finire. Ci siamo litigati, e questo non rende di certo le cose migliori."
"Già, vero." - ribattè.
"Minho, dobbiamo andare in classe! La pausa è finita da qualche minuto." - esclamò Jinki, il suo amico fidato. 
"Si, vai che ti raggiungo tra poco!" 
 
"Si, vai che ti raggiungo tra poco!" Cos'altro vuole dirmi? Oh Tae, ti prego calmati per l'amor del cielo, non incominciare a sudare. 
 
"Ah, sei sempre il solito chiacchierone." - sussurrò e mettendosi le mani in tasca, tornò in classe.
 
Gli piaceva parlare con Taemin. Seppure lo conoscesse da un giorno, gli mostrava già simpatia. Era come se racchiudesse a sé uno strano segreto, sì, per lui quel ragazzo era ricoperto da un alone di mistero che doveva esser svelato a poco a poco.
Lo incuriosiva, e lo faceva talmente tanto che gli venne in mente qualcosa. Voleva tirarsi su il morale, con lui. 
"Ti andrebbe di vederci questo pomeriggio? Voglio dire.. se non sei già impegnato." - chiese Minho.
 
Quel piccolo cuore scoppiò d'amore.
Non ricordava più chi fosse, da dove venisse e cosa ci facesse lì, davanti a questo ragazzo che incarnava la bellezza assoluta. Si sentì cospargere da un fuoco ardente, che lentamente gli bruciava ogni minima funzione. Considerava questo gesto il vero inizio di un qualcosa, amicizia o no, era con Minho e non vedeva l'ora di star con lui ancora e ancora.

Emise un suono, talmente basso che lo dovette ripetere. 
"S-si!" - finalmente riuscì a pronunciar per bene quella parola.
"Sicuro? Perchè se hai impegni possiamo fare un altro giorno!" - rispose.
"No! Va bene." - disse, con più sicurezza, disegnando un sorriso sincero.
"Grande. Allora ci vediamo verso le quattro, al parco. Ti va bene?" - sembrava stesse dando un appuntamento ad una ragazza, talmente era emozionato. Non era da Minho, per lui Taemin era solo un amico, un nuovo amico. Quest'ultimo, più preso di lui, non si contenne abbastanza da trasmettere la sua tranquillità, al contrario: iniziarono a sudargli le mani, il suo punto debole, ed un sorriso nervoso gli apparve in viso. Incidenti a parti, era al settimo cielo. 
"Si! C-ci vediamo lì, allora." - cercando d'essere più calmo possibile. 
 
Si salutarono, ed andarono di corsa nelle rispettive classi.
 
Quando la giornata scolastica finì, Taemin fece il tragitto di ritorno verso casa con un sorriso da perfetto innamorato. Temeva che si notasse, che avesse i famosi occhi a cuoricino, e di esser presente fisicamente ma non mentalmente. 
Arrivò e come ogni giorno, non trovò sua madre in casa per via del lavoro.
 
Si precipitò in camera e buttandosi sul letto, scoppiò in un enorme risata. 
Non riusciva a credere a tutto ciò.
L'incontro con Minho, seppur impensabile e ormai privo di ogni speranza, c'era stato. Lui lo considerava un amico, e adesso gli aveva perfino dato un appuntamento. 
Pensò che il destino fosse diventato un suo complice, che la vita fosse diventata la sorella maggiore mai avuta, e che nulla potesse andar peggio.
 
I suoi occhi dicevano la verità, la sola ed unica verità che doveva sapere anche Minho. 
 
Ti amo.

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Capitolo 7
*** 7. Sguardi. ***


7. Sguardi. 

L'agitazione lo possedeva duramente. 
 
E se qualcosa andasse storto? Non me lo perdonerei mai. No Taemin, basta con questi pensieri assurdi, trattalo come un amico! Minho per te è solo questo, giusto? Mettitelo in testa, siete solo a-m-i-c-i.
 
Mentre stirava la sua maglia preferita in assenza della madre, ritornò con la mente al giorno precedente, quando erano seduti su quel letto pieno di ricordi. 
La stanza sapeva ancora di lui.
 
Ah, a chi voglio darla a bere! Non riesco ad esser suo amico, non ci riuscirò mai.
 
Ad ogni modo, fu preso da un calore improvviso in corpo e si accorse solo pochi istanti dopo, che la sua maglia stava andando a fuoco. 
 
"Oh mio Dio, oh mio Dio!" - imprecò - "Ma perchè sono così imbranato? Bravo Taemin, complimenti! Non ne fai mai una giusta." - continuò a rimproverarsi e a maledire quel dannato ferro da stiro, il quale aveva fatto un buco al centro e l'odore che ne usciva, non era uno dei migliori. Cercò qualcos'altro da indossare, con tanta cura si sistemò e in men che non si dica era già fuori casa. 
Non voleva far aspettare il suo angelo prezioso. Il solo pensiero di essere in ritardo, gli portava ansia e come già predetto, arrivò in anticipo. 

Si posizionò su una panchina piena di scritte, ricca di ricordi di molte altre persone. 
Col capo chino, le mani sudate e tremanti, gli cadde lo sguardo sull'orologio da polso che segnava le quattro spaccate.
"Ciao Taemin!" - una voce alle sue spalle lo colpì dolcemente.
Balzò in aria per lo spavento e il cuore tra un po' gli saliva in gola, ma scosse la testa al pensiero e sorrise innamoratamente. 
"Ehi Minho!" 
"Dovrei smetterla di spuntarti alle spalle, non voglio farti spaventare!" - rispose allegramente, facendo il giro della panchina e sedendosi accanto a lui. 
"Ma non lo fai!" - ribattè, e Minho rispose con uno sguardo un po' serio. - "Ok, forse un po' di paura la metti!" - continuò, ed insieme scoppiarono a ridere. 
 
Minho era affascinato dall'angelica bellezza del ragazzo. Cercava di nasconderlo, ma adorava tutto: dal modo in cui rideva a come abbassava il viso quando era imbarazzato, dal suono della sua timida voce agli occhi scuri che sapevano penetrarti l'anima, talvolta se lo fissavi intensamente. 
Eppure tutto ciò non poteva dirlo, lo conosceva solo da un giorno e non sapeva neanche se fosse una cosa normale. 
Distolse per un secondo l'espressione incantata formatosi in volto, e se ne uscì dicendo qualcosa.
"Preferisci stare qui o facciamo un giro? E' così una bella giornata!" - stiracchiandosi quasi addosso a lui.
 
Taemin, non muoverti. Non muoverti. 
 
"G-già, ma per me fa lo stesso Minho, come vuoi tu." - rispose l'altro. 
"Aish, ho capito. Stiamo qui e poi magari andiamo a prender qualcosa."
"Per me va bene." 
 
Notava in Taemin una purezza tale, da renderlo una persona fragile e combattuta. Non lo conosceva abbastanza per esserne sicuro, e tuttavia provò ad aprirsi con lui. 
"Hai mai avuto un appuntamento, no? Di solito è il maschio a decidere dove si va o cosa si vuol fare, sai, per galanteria. Mi sembri un po' inesperto Taemin!" - sputò via, sorridendo e spettinandogli i lisci capelli biondi, come il giorno precedente, sulla soglia di casa.
"In verità.. no, non ho mai avuto un appuntamento." - disse, e notando il silenzio dell'altro, continuò - "..Insomma, non è poi così importante avere una ragazza, almeno per me." 
"Mh sì, credo che gli amici siano più preziosi." - rispose, e catturando la sua completa attenzione proseguì - "Ma.. verrà quel giorno in cui t'innamorerai."
 
Sentir pronunciare quelle determinate parole da un angelo quale era, gli provocò un bruciore allo stomaco tanto forte da fargli esprimere il suo sentimento senza preavviso nè contegno.
"E' già successo, io sono già innamorato." - esclamò.
"Davvero? E chi è la fortunata?"
"Una.. una persona bellissima sia dentro che fuori. Occhi scuri, capelli altrettanto ed una voce soave ma calda e gioiosa al tempo stesso. Ogni volta che mi avvicino a lei, possiede un odore diverso ma tra tutti quelli che ha, io preferisco quel suo profumo naturale, della sua pelle morbida e coinvolgente, del resto come le sue labbra piene di sfumature scarlatte, ricche di dettagli impeccabili e soffici al tocco, nonostante non le abbia mai sfiorate. Una persona estroversa, al contrario di me, che non ci pensa due volte a mostrarsi sensibile su certi tasti. E' piena d'amore, ma non riesce a placare il suo orgoglio."
 
Minho ascoltava attentamente e ne rimase stupito, poichè il giovane esprimeva le sue emozioni con tanta frivolezza, accompagnate da un enorme ma riservato sorriso. 
Eppure non era abbastanza.
Come poteva fare per continuare a scavargli dentro l'anima? Sebbene fosse intenzionato a svelarlo pian piano, non riusciva a contenere la sua curiosità pulsante.
"Uhm, che belle parole Taemin. Sei proprio follemente innamorato." - disse.
"Me ne accorgo, purtroppo." - e sapendo che tanto non l'avrebbe mai scoperto, proseguì nell'aprirsi all'amico. - "Come vorrei dichiararmi a questa persona, prenderla per mano e dirle che starò con lei per tutto il resto dei miei giorni! Ma manca il coraggio, la capacità di saper prendere certe persone, di colpirle e farle innamorare di me. Non sono mai stato abile in ciò, ma non ne sentivo il bisogno."
 
Con la mano destra, la quale era adagiata sulla coscia di Minho, quest'ultimo la spostò su quella del suo amico.
 
Un brivido lungo la schiena pervase Taemin. Quel contatto nuovamente carico di forza e calore, gli invase il sangue in circolo e sentì la sua passione ardere violentemente ma dovette reprimere tutto, ancora una volta. 
"Allora fallo, se questa persona ti fa stare bene, se la ami nel profondo per come dici, osa." 
"E se mi darà buca?" - ribattè, sapendo di aver detto una sciocchezza.
"Starai male, ma almeno ti metterai il cuore in pace, capendo che quello non era il tuo destino." 
 
Sei tu il mio destino, Minho. 
 
"Già, hai ragione." 
 
Rimasero in silenzio per qualche minuto e per tutta la durata di essi, non fecero altro che guardarsi. 
 
Aveva voglia di stringerlo a sé, come un pupazzo quando si è bambini o come una persona vera, a cui vuoi molto bene. E non riusciva a spiegarsi questo motivo, un pensiero tempestoso e pieno di domande.
Cos'aveva Lee Taemin di tanto singolare che lo attraeva fortemente?
E sapeva che il sentimento che avvertiva, non era quel che si prova con un'amicizia.
Provò a non badarci, soprattutto pensò che quello non era il giusto momento per farlo ma incosciamente i suoi occhi si posarono sulle labbra di Taemin, due perfetti bordi carnosi colorati di un rosa tenue con alcune sfumature più intense.
Il suo volto era coperto da un'espressione incantata, e ciò non comportò altro che imbarazzo al ragazzo che aveva quegli occhi puntati addosso.
 
Perchè mi guarda in quel modo? Ho forse qualcosa in faccia? Ah, cosa vai a pensare Taemin!
 
L'incantesimo nel suo sguardo perso tra le labbra rosee dell'altro, si spezzò non appena quest'ultimo, per puro e proprio nervosismo, se le morse. 
 
"Ma che.. Minho, che cavolo ti prende adesso?"
Scosse la testa, ed in modo incredulo guardò dritto negli occhi Taemin, in preda ad un fuoco d'amore.
 
La gamba sinistra del biondo non smetteva di tremare e muoversi costantemente,le mani a sudare ed il cuore a scoppiargli dentro ma fu colpito da un leggero tocco che lo fece decisamente andare in paradiso per pochi (in pochi) istanti. 
 
"Smettila di tremare, ti prego." - disse Minho con voce seria, poggiando la sua mano sulle sue.
"S-scusa.." 
"Sembri parecchio nervoso, è per colpa mia?"
"N-no, non sono nervoso, è.. è solo un tic che ho. Perchè dovrebbe essere colpa tua?" 
"Umh.. chiedevo. Ad ogni modo, non vorrai stare qui a vita, vero?"
"Cioè?" - disse ingenuamente Taemin.
"Cioè.. che mi sono stancato di stare qui, andiamo da qualche parte!"
"Io non sono molto pratico, quindi provo a fidarmi di te."
"Ho capito ed ho anche capito che con te devono essere sempre gli altri a fare il primo passo, eh Taemin?!" - se ne uscì via, alzandosi dalla panchina.
"Cos- non è vero!" - disse il ragazzo, quasi con aria imbronciata.
"Hahah e va bene, va bene, non arrabbiarti." - anch'egli si alzò, e con un movimento impercettibile, Minho lo avvolse tra le sue braccia.
 
Dio, Minho perchè fai così, ti prego smettila, io non ti resisto più.
 
"E se andassimo a casa mia?" 
"E- Cosa?! a casa tua?" - disse Taemin con tono allarmante ed occhi sbarrati.
"Si, perchè lo ripeti? Non ti va forse?" 
"N-no, non è per questo.."
"Eh allora per cosa? Aah Taemin, guarda che non ti mangio mica!"
"Si, questo lo so!"
"Ecco, umh anche se a dirla tutta, sembri abbastanza appetitoso!" - disse Minho, in modo scherzoso.
"Che?"
"Hahaha, guarda che stavo scherzando. Non prendere alla lettera tutto quello che dico." 
"Umh, me ne ricorderò."
 
Ridendo alla sua espressione, Minho lo strinse ancor più forte a sé, come un vecchio amico che non si vede da anni, o forse, visto con gli occhi dell'esile Taemin, come qualcos'altro in più. Ed era quel contatto che maggiormente gli provocava un calore tale da fargli dimenticare chi fosse, da farlo sognare intensamente e fargli sorridere il cuore, che pian piano si calmava riempiendosi ancor più d'amore. 

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Capitolo 8
*** 8. Imprevisti. ***


8. Imprevisti.
 
E' proprio bello stare con te.
 
Minho si era abituato all'idea di vederlo sempre accanto a lui, seppur capitava da solo due giorni. 
Le giornate erano ancora calde, gocce di sudore attraversavano la nuca del ragazzo.
 
"Quella è casa tua?" - esclamò dolcemente Taemin, mentre camminava ancora avvolto tra le braccia dell'altro.
"Si, e sai? Abito da solo." - affermò con sicurezza.
"Da solo? umh, capisco. Come mai?" 
 
Minho si fermò di colpo con aria perplessa in viso, aggrottò la fronte e guardò il ragazzo, il quale un attimo prima abbracciava con tanto affetto. Non proferì parola in quell'istante, ma osservando l'imbarazzo che stava creando, improvvisò un sorriso. 
"Ci sono cose nella vita, che è meglio lasciarle nel mistero." 
"Ah, ma è un modo carino per dire di farmi i fatti miei?"
"Se così si può dire.. si, esatto. Dai, entriamo dentro, qui fa parecchio caldo. Ho bisogno di qualcosa di freddo e di una bella doccia!" - disse il ragazzo, per non continuare il discorso aperto in un momento spensierato come quello. 
 
Doccia? Doccia? D-o-c-c-i-a? Taemin, stai calmo. Infondo.. infondo che sarà mai, è soltanto una doccia, lo vedrai a petto nudo, magari con un asciugamano intorno alla vita, i capelli bagnati e le goccioline d'acqua che scendono giù percorrendo l'intero corpo scolpito da addominali impeccabili.. no, non pensare certe cose, non è neanche successo e rischi di finire male. Molto male.
 
 
Apparve ciò che non desiderava.
La sua espressione impietrita fece dubitare Minho, il quale si domandava se quel ragazzo fosse di questa terra; un po' per quella bellezza che possedeva, rubata a Venere, un po' per i suoi modi timidamente strani che non aveva mai visto da nessuna parte. Non si era mai relazionato con un tipo come Lee Taemin, per questo, lui lo riteneva speciale.
 
"Taemin, perchè non entri?"
"S-si, eccomi." - rispose, e Minho gli si avvicinò per chiudere la porta alle sue spalle. 
"Vieni, andiamo di sopr-" - venne interrotto da qualcosa, che lo aspettava in cucina.

Due bottiglie di alcool semivuote, un bicchiere bagnato anche esternamente per i ripetuti sorsi, ed una mano molto familiare al ragazzo, che intanto si girò di scatto verso Taemin con espressione afflitta.
"Tae.. vai di sopra e aspettami lì, devo fare prima una cosa." - disse, cercando di sorridergli leggermente.
 
Quest'ultimo non ne capì il motivo, poichè dalla sua angolazione, non era visibile ciò che fermò improvvisamente Minho, ma notando quel serio viso accompagnato da un sorriso forzato, non proferì parola ed obbedì senza pensarci due volte. 
Seguì con gli occhi il suo amico che intanto saliva frettolosamente le scale, e non appena ne era sicuro, si precipitò in cucina.
 
Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, e dal cuore partiva una rabbia lacerante, che non lasciava via di fuga a nessuno, neppur a lui stesso.
 
Perchè proprio adesso? Tra tutti i giorni che son trascorsi, perchè sei arrivato oggi, papà?
 
"Che ci fai qui?" - esclamò duramente Minho, facendolo balzare in aria.
"Ah, figlio mio, mi sei mancato anche tu!!" - rispose, cercando di alzarsi ma barcollando un po'.
"Si.. come se ti credessi. Ascolta, non è un buon momento, ti accompagno a casa e la facciamo finita qui." 
"Non puoi Minho!!" 
"Certo, posso come tu puoi scolarti due bottiglie di alcool a casa mia, senza preavviso."
"Non è casa tua, te l'ho comprata io!" - ribattè il padre.
"Cosa diavolo blater- ah giusto, sei ubriaco, non sai neanche se sei vivo o morto in questo istante. Andiamo, ti accompagno." 
 
Taemin intanto, al piano superiore non sapeva quale fosse la stanza di Minho. 
Si girò intorno confuso e disorientato, ma fu colpito dalla camera alla sua sinistra, la quale era piena di fotografie e trofei di calcio. Si, doveva esser decisamente quella. 
Si avvicinò con cautela, quasi avesse paura di far sentire i suoi passi alle quattro mura, e improvvisando qualche sorriso velato di tristezza, notò quelle foto appese a muro. 
 
Erano così belli insieme.
Forse ho sbagliato tutto, non dovevo arrabbiarmi con te, Jessica. Chissà dove sei adesso.

..Un momento Tae, cosa blateri?! Ti ha ferito profondamente, e cosa ancor più grave, ha ferito Minho. 
Come puoi aver fatto una cosa del genere, eh?! Non sai quello che hai lasciato.
Un pezzo di cuore indebolito da mille ferite, sì, un cuore pieno di un dolore impercettibile, ma pur sempre innamorato di te. 
 
Distolse lo sguardo da quei brutti momenti immortalati su pezzi di carta, e si concentrò su un portafotografie d'argento, adagiato sul comodino, riempito da una sola fotografia. 
Probabilmente erano gli anni '90. Ritraeva una donna con bellezze asiatiche rare, capelli neri che fluttuavano nel vento come foglie cadenti in autunno, ed indossava un sorriso già familiare al ragazzo. Per l'età, doveva esser poco più grande di Taemin. E poi, la parte più dolce dell'intero ricordo. Un sorridente bambino con occhi leggermente tondi e profondi, capelli scuri da sembrar soffici al tatto, e delicata pelle di un colorito più scuro. Da ciò che si riusciva ad intuire, quella foto così meravigliosamente perfetta, doveva esser scattata in estate. 
Le dita di Taemin ne sfiorarono quasi il volto ritratto, forse per assaporare duramente quei ricordi non suoi.
"Tae?" - si sentì provenire dalla porta della stanza.
Il ragazzo si voltò di scatto, quasi impaurito da quel tono di voce.
"Taemin cosa stai facendo?" - disse avvicinandosi, per poi continuare - "Non toccare, per favore."
"Oh, scusa.. ero solamemente incuriosito da questa fotogr-"
"Non toccarla e basta." - lo interruppe Minho, che intanto avanzò verso di lui poggiando una mano sulla sua spalla.
 
Ancora quel calore. 
Se solo riuscissi a prenderti le mani, se solo avessi il coraggio di abbracciarti.
 
"Senti Taemin.. non so come dirtelo." 
"C-cosa?"
"Ecco.. la storia è abbastanza lunga ed io non ho né il tempo né tantomeno la voglia di raccontar tutto. Non te la prendere, ma ti dispiacerebbe restare per qualche ora qui? Io dovrei fare una commissione molto importante." - riuscì a dire tutto d'un fiato.
"Oh, certo. Resterò qui ad aspettarti, non ti preoccupare." - rispose, accennando un sorriso per sollevare un po' il suo amico.
Così accadde. 
Nel volto di Minho apparvero delle linee sottili, quasi fossero disegnate a matita, che percorrevano le estremità delle labbra leggermente bagnate.
"Grazie." - e così dicendo, le sue braccia accolsero l'esile corpo di Taemin che, tra mille battiti e fuochi, portò le sue sulla schiena dell'altro, provando anch'egli a stringerlo fortemente.
Chiuse per un attimo gli occhi, assaporando lievemente quel momento cui avrebbe giurato d'esser in paradiso, e con la calma che difficilmente possedeva, gli rispose:
"Di nulla, Minho." 
 
In verità quell'abbraccio non durò molto. Seppur si sentisse in paradiso con centinaia di angeli accanto a lui, Taemin dovette scendere nuovamente sulla terra e far ritorno alla realtà. 
"Bene. Prima vado, prima torno." - esclamò il bel moro, uscendo dalla stanza e precipitandosi giù al piano inferiore.
Dopo pochi minuti, Taemin sentì sbattere la porta d'ingresso.
Si percepiva l'assenza di Minho in quella casa. 
Ma tutto aveva il suo odore. E non quello che molto spesso usava portare per andare a scuola, o che solitamente sentiva quando s'avvicinava a Jessica; la casa profumava del suo corpo.
Si distese sul suo letto, ed osservando ogni particolare della camera si addormentò come un bambino. 
 
"Ehi, cosa fai?"
"Ti riporto a casa, cosa credi?" 
"Ma tua madre mi ha cacciato! Ahh, quella buona donna.." 
 
Minho gli aprì lo sportello della sua auto. Barcollando ancora un po', l'uomo salì. 
"Quella non è mia madre." - esclamò, chiudendolo violentemente. 
 
Per tutto il viaggio, il padre del ragazzo non pronunciò alcuna parola, bensì s'addormentò sul sedile accanto al suo.
 
Dio, cosa dovrei fare? E Taemin, l'ho lasciato da solo in quella casa piena di ricordi di mamma. 
Mi sento sull'orlo di una crisi di nervi.
 
Arrivati a destinazione, senza fare molta attenzione il ragazzo aprì lo sportello e non curante, fece abbattere l'uomo, che intanto si era poggiato su di esso per stare più comodo.
"Avanti scendi, siamo arrivati papà."
"Do-dove mi hai portato?" - rispose, ancora preso dal sonno.
"A casa." 
"Sei impazzito?? Ti ho già detto che non voglio tornarci qui!!" - alzò la voce. Il suo alito puzzava ancora di alcool. 
"Se magari la smettessi di ubriacarti, la tua compagna non ti caccerebbe da casa ogni volta. C'hai mai pensato, eh?!"
"Sei uguale a tua madre, identico a lei. Hai proprio lo stesso carattere intrattabile, e dici pure le sue stesse parole."
"Sappi che per me è un vanto, papà. Adesso, dopo aver finito d'infangare per l'ennesima volta mia madre, puoi anche scendere ed entrare in casa."
 
L'uomo uscì dall'auto senza toglier gli occhi di dosso al figlio, che nel frattempo chiuse lo sportello. 
Nonostante la rabbia che Minho teneva e il sangue che bolliva, accompagnò il padre alla porta di casa, per evitare che cadesse. Suonò il campanello, e dopo pochi istanti la donna di cui tanto si discuteva gli aprì.
"Ciao, senti dobbiamo chiarire una cosa, hai due minuti?" - iniziò Minho.
"Si.. entra pure." - continuò - "Anche lui? Preferisco non averlo in casa." 
 
Il ragazzo si voltò verso di lei, e con aria seria se ne uscì via dicendo qualcosa.
"Dopotutto è casa sua."
"Non lo voglio." - ribattè, e guardando l'uomo che nel contempo avanzava, gli sputò contro - "Vedi? Sei solo un ubriacone che preferisce sperperare il suo stipendio ad alcool e videopoker. Io non ti voglio più, non ti amo più."
"Per quello penso esistano le terapie di coppia, magari dopo l'ennesima sbornia del tuo compagno, potreste andar in qualche centro, mh? Quindi, per adesso ascolta quello che ho da dirti." - disse improvvisamente Minho.
"Va bene, dimmi." 
"Preferirei dirlo in sua assenza, ma lo verrebbe a sapere comunque." - prese un forte respiro, e proseguì - "Non voglio più vedere mio padre a casa mia. Ha ridotto la mia infanzia in polvere, ha ridotto mia madre in cenere. Non permetterò che renda impossibile anche il resto della mia vita. Io e mio fratello stiamo provando a ricominciare senza di lui, okay? Non voglio più che si presenti di notte ubriaco fradicio sotto casa. Non ci ha mai dato amore, e non mi stupisco del fatto che tu lo cacci via, ma per favore, tienilo alla larga da me e da mio fratello. Abbiamo passato già parecchi guai a causa sua. Sai cosa vuol dire tornare a casa dopo una lunga giornata passata a scuola, e vedere tua madre piena di lividi? Tuo fratello che piange in un angolo, e lui seduto a tavola con aria del tutto soddisfatta che beve il suo, forse, ultimo bicchiere. Probabilmente tutto ciò non ti è stato mai raccontato, e sai, sono felice che almeno tu sia forte." - rivolse lo sguardo al padre - "Non volevo che ascoltassi queste mie parole, ma prima o poi l'avresti saputo. Probabilmente la tua mente avrà rimosso tutto il dolore che ci hai portato al cuore, e non solo."
 
Il silenzio regnava in quella casa. 
Si sentiva soltanto il respiro affannoso del ragazzo, che dovette riprender fiato lentamente e soffocare più che poteva le lacrime, che eran propense a ricoprire gli occhi.
Nessun si decideva a parlare così, nonostante il dolore ancor vivo, abbracciò il padre un'ultima volta, s'inchinò verso la donna e si direzionò all'uscita, con le lacrime che pian piano erano riuscite ad inumidire e ad uscir fuori dai suoi occhi.
 
E le lacrime continuarono a scendere per il tragitto verso casa.
Quasi di ritorno, si asciugò il volto e cominciò a pensare ad altro. 
Arrivò alla conclusione, che l'unica cosa positiva di quella giornata, era stato proprio il suo amico Taemin. 
 
Chissà cosa starà facendo tutto solo in casa mia. 
Umh, è proprio uno strano ragazzo.. ma mi piace. 
Aspetta Minho, cosa vai a pensare adesso?
 
Nel frattempo Taemin, era ancora a letto che dormiva beatamente tra quelle lenzuola azzurre profumate del tanto odore che lui amava.
 
"Taemin? Taemin sono a casa!" - disse ad alta voce Minho, una volta dentro. - "Taemin, ci sei?" 
Notando il non rispondere dell'amico, salì incuriosito di sopra e non appena lo vide dormire sul suo letto, scoppiò a ridere dolcemente.
Si chinò affianco al letto, a due centimetri o poco più dal suo viso. Riusciva a percepire il suo caldo respiro.
Le labbra che teneva semichiuse e l'espressione angelica che lo caratterizzava, fecero sorridere nuovamente il ragazzo, che non poteva far altro che osservarlo più da vicino; in questo modo aveva la possibilità di esaminare ogni suo particolare.
 
Certo che sei bello, Tae. 
La ragazza di cui sei innamorato, non si rende conto di quanto sia fortunata. 
Non sembri neanche umano. Un misto tra.. tra non so cosa. 
Forse non ti sei mai guardato allo specchio intensamente, per come sto facendo io adesso. Sul serio, sei adorabile.
Un momento, Minho ci risiamo..?! Umh si, Tae è carino ma, è solo un tuo amico. Perchè ogni qualvolta che pensi a lui ti vengono queste cose in mente?
Torna in te, torna in te Minho!!
 
Seppur questi strani pensieri divoravano la sua mente ed il suo controllo, la stanchezza prese il sopravvento.
Così, facendo dei movimenti impercettibili per evitare il suo risveglio, si distese accanto a lui e ciò gli provocò qualche sorriso.
Dopo qualche minuto, si trovava già tra le braccia di Morfeo.
 
Sai, mi piaci. 

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Capitolo 9
*** 9. Dolci momenti. ***


9. Dolci momenti.
 
Non sapevo come ci si sentiva ad esser accanto ad una persona del tutto diversa da te. Sai, sto dimenticando la mia ossessione nei tuoi confronti.
Hai lacerato l'anima, strappato violentemente il cuore riducendolo a brandelli, eppure io ho voglia di ricominciare. Seppur diventasse un amore mai assaporato prima, non m'importerebbe più di tanto. Io ci sto bene.
E spero che anche tu starai bene con me, Taemin.
 
Viveva una strana sensazione in corpo.
Quelle parole, seppur sognate senza una ragione, scaturivano una gioia ed un benessere tale da farlo sorridere inconsciamente. Non si guardò e ancor preso dal sonno, si mise su un fianco e piegò la gamba sinistra portandola su quella del suo amico ancora dormiente, avvolgendolo in più col braccio.

Quest'ultimo si sentì dentro una gabbia, poichè quella massa di muscoli che tanto desiderava, toccava lievemente il bacino.
Sentiva inoltre la testa di Minho, adagiarsi sulla sua schiena, premendola intensamente. 
Seppur Taemin tenesse ancor gli occhi chiusi ed avesse la mente addormentata e piena di sogni, quel tocco l'avrebbe svegliato ugualmente.
"Uhm, Tae.." - sussurrò dolcemente al suo orecchio, senza accorgersene.
Adesso sì che era arrivato il momento di svegliarsi e dar peso alla situazione che si era creata. 
Spalancò gli occhi, quasi sorpreso da un brutto incubo ed osservò attentamente la posizione del corpo di Minho, che intanto dormiva ancora avvolgendo distrattamente il ragazzo. 
 
C-cosa sta succedendo? Minho è accanto a me? Ma come, quando diamine è arrivato? Ed io perchè mi trovo qui?!
 
Buttò lo sguardo sul comodino, sull'orologio e sul tempo quindi che era via via trascorso, come nulla fosse. 
 
Ah certo, adesso ricordo. Mi ero addormentato perchè lui era uscito. Sì ma.. un momento, adesso chi mi tira fuori da questa situazione? Taemin, non farti prendere dal panico, non farti prendere dal panico!
 
Più ripeteva tra sè e sè queste parole come un mantra, più degenerava la situazione, scappandogli di mano. 
Il cuore correva a mille battiti al secondo e se solo il ragazzo che provocava ciò potesse sentirlo, avrebbe smesso di toccarlo ogni qualvolta che capitava, pur di non mandarlo in tilt. 
 
Cazzo! Taemin statti fermo, è successo altre volte, no? ..no.
Adesso non devi far altro che togliertelo di dosso, alzarti e andartene via da qui. Intesi?
Aspetta, ma cosa diavolo sto dicendo? Io non mi alzerei mai più! Quando mi ricapita una cosa del genere? Pronto, Taemin?! Sei disteso su un letto, con l'amore della tua vita avvinghiato a te che sussurra dolcemente il tuo nome, e non fai altro che pensare a come uscirne fuori e soprattutto.. vivo! 
Potrei approfittarne, ma.. non sono il tipo. Il suo tipo. 
 
Tra pensieri che calpestavano la sua mente come centinaia di tori in corsa, e le vene che sembravano scoppiare per il troppo sangue pulsante causato dall'emozione, paura ed eccitazione dominante in corpo, egli tuttavia non si mosse di una virgola e si lasciò scottare la pelle dal corpo di Minho. 
Che anch'egli pulsava.
Riusciva a percepirne il respiro prolungato, fra i suoi biondi capelli, come se ne stesse rubando il profumo che emanavano, e la sagoma del suo volto impregnato sulla schiena del ragazzo, prendendone perfino i dettagli. 
Le labbra del moro si schiusero dopo pochi respiri, diventati affannosi, ed il suono della sua lingua che le inumidiva, fecero quasi mandare in estasi il ragazzo che stava inconsciamente abbracciando e prosciungando via quel poco di controllo che aveva in serbo. 
Tutt'attorno taceva, non si sentiva altro che il ticchettio dell'orologio fissato accanto a quel muro di foto, e il dolce respirare di Minho che nel contempo stava sempre più stringendo l'esile corpo dell'altro.
Mosse incaute vagavano per la mente di Taemin, che cercava in tutti i modi di assaporarne comunque il momento, di godersi l'istante, l'odore vicino della sua pelle e quelle labbra, le quali in un secondo poteva raggiungere e non staccarsene più. 
 
"..Resta qui con me." - mormorò nuovamente Minho, il quale avvicinò il suo bacino al fondoschiena dell'altro. 
 
Non sapeva precisamente cosa stesse sognando, se tutto ciò fosse reale o se quei sentimenti fossero solo provocati dalla fantasia della sua mente; ma il suo cuore era convinto, che qualsiasi cosa stessero proiettando i suoi occhi, avrebbero avuto lui come protagonista. 
 
Resta qui con me..? Minho, perchè mi stai facendo tutto ciò? Resterò qui fin quando vorrai, o magari anche oltre. 
Ma.. non dovresti più chiedermelo così. Sussurrarmi all'orecchio ciò, mi provocherebbe un decesso immediato, e tuttavia non so come faccia ancora a star vivo e pensare. Okay, mi do una calmata.
 
Il pensar così precocemente certe frasi, o il domandarsi ancora se tutto quello che stava accadendo fosse frutto della sua immaginazione o meno, vennero fermati da un bacio angelico, il quale Minho diede lievemente sulla spalla morbida e delicata di Taemin. 
 
No.. no aspetta, Taemin. Non adesso.
 
Improvvisamente quest'ultimo percepì i pantaloni diventar più attillati nella zona del basso ventre.
Il sangue che scorreva semplicemente in tutto il corpo, sembrava quasi moltiplicarsi e concentrarsi maggiormente solo in quella parte, che esplodeva dalla voglia di liberarsi e di esplorare altre cavità. 
Il rossore in viso era segno di estremo imbarazzo, il quale il ragazzo possedeva sin dalle quattro di quel lungo pomeriggio.
Notava fortemente il disagio che si stava creando, ma Minho era ancora nel suo mondo in quel momento, fatto di Taemin, probabilmente. 
 
Non ce la faccio, non ti resisto più.
 
Si lasciò sfuggire un lamento soffocato ma liberatorio, solo e puro desiderio dell'altro che gli stava fin troppo accanto. 
Diede il via ai battiti di ciglia, che Taemin riusciva a sentire da sopra la stoffa della sua maglia.
 
"Mh.. ma che-" - commentò Minho che, passandosi fra i capelli la mano sinistra poggiata fino a qualche istante prima sul petto del suo amico, rimase sorpreso dalla posizione che aveva assunto per tutta la durata della dormita. Era strettamente avvinghiato all'altro ma tutto sommato, questa cosa gli piaceva un po'. Come si poteva non resistergli?
 
"Ah, Taemin.. scusa se mi sono buttato addosso a te, mentre dormo non capisco più nulla. ..Tae?" - dopo attimi di silenzio, continuò via dicendo - "Uhm, forse dormi ancora."
Si tolse da quella posa diventata tanto imbarazzante ma piacevole solo al pensiero, e stette im modo naturale e composto.
 
E' il momento di agire? Infondo, cosa potrebbe andare storto? Al massimo perdere un amico e al tempo stesso l'amore. Ma sì, decisamente nulla di preoccupante! Dopo di questa, posso anche aggiornare la lista dei momenti più imbarazzanti della mia vita. Bene, fatti forza Taemin.
 
"Aahh.." - iniziò, cercando di simulare al meglio uno sbadiglio come quelli di prima mattina, portando una mano alla sua candida bocca.
"Ehi Tae, finalmente." - in quell'attimo pieno di pura voglia nell'aria, fece quasi finta di sobbalzare, girandosi cautamente verso di lui. 
Sguardi che s'intersecavano tra i loro respiri così profondamente vicini, e il desiderio di sfiorare quelle labbra con un solo bacio. 
"Ehi.. pensavo non fossi ancora tornato da quella commissione importante. Perdonami se mi sono addorment-"
"Non c'è bisogno di scusarsi, tranquillo." - intervenne Minho. Quest'ultimo non potè che notare ancor più dettagliatamente il volto del ragazzo, cui gli procurava uno strano effetto.
Fissava intensamente le sue labbra rosee e carnose che forse mai nessuno aveva avuto il privilegio di baciare prima. 
 
Cosa mi sta succedendo? Perchè ho questo strano impulso di baciarlo?
Frena, è un ragazzo come te e tu non sei gay! Come puoi minimamente pensare una cosa del genere? Tra l'altro, non lo conosci neanche da una settimana! Allora perchè nonostante ciò e il suo mistero, mi sembra di conoscerlo da parecchio tempo? Anche il suo nome, come suona nelle mie orecchie, nella mia memoria, è familiare, già vissuto in me. Mh, cosa stai farneticando Minho?!
Ti ritrovi faccia a faccia con un essere che sprigiona una bellezza imparagonabile e stai fermo.
Anzi, devi stare immobile, non toccarlo.
Ah.. non ci riesco, sei più forte di me.

Taemin si precipitò, seppur impaurito per quello che stava iniziando a dire, notò l'espressione che aveva in viso la sua meravigliosa metà.
"Sai, è.. strano." - si pronunciò.
"Cosa?" - ribattè l'altro.
Erano come se le parti, se i loro caratteri si fossero momentaneamente scambiati, che vivesse in loro un incantesimo degno di quella situazione avventata, accaduta quasi in modo accidentale. Taemin adesso era il coraggioso ragazzo che, nonostante le incertezze, cercava di metter da parte l'imbarazzo creatosi in quell'istante e proseguire, andando alla ricerca di un'attenzione più vicina ad un qualcosa in più. Per contro, Minho era meravigliato perfino da sé stesso, il quale tra pensieri non appartenenti ai suoi e il frastuono che emetteva il cuore, era tanto impaurito quanto affascinato da questa parte sconosciuta che misteriosamente emergeva in lui.

"Poco fa, mi è sembrato di sentirti pronunciare il mio nome." - disse di getto, ma dopo istanti di gelo preferì proseguire per giustificarsi un po' - "Forse è stata solo una mia impressione, dopotutto dormivo."
Fece spazio tra i suoi sogni, cercandone qualcuno che avesse il suo amico come chiodo fisso e tra i mille fotogrammi che la memoria gli proiettava, si ricordò di lui e di quelle parole dette con tanta frivolezza, cui spiegava l'amore rassegnato nei confronti di quella ragazza che ormai diede per dispersa nella sua vita, e l'estremo bisogno di ricominciarne un'altra. Un'altra vita con Lee Taemin. 
All'improvviso tutto era diventato più chiaro, la mente risplendeva dei suoi sorrisi timidi osservati attentamente in quei giorni ed il cuore, seppur avesse in corpo un nuovo sentimento, si mostrava nuovamente saturo di emozioni.
Tuttavia, non riuscì a badar molto alle conseguenze ed agì di scatto, agli impulsi che gli procurava l'eccitazione. 
Sfiorò dolcemente il delicato volto di Taemin, il quale momentaneamente era assente e perso nella soave ed angelica bellezza di Minho, ma rimase ugualmente nella terra ferma non appena sentì quel tocco che gli procurò un freddo brivido lungo la schiena, e la mano che gli passò tra i capelli scompigliati che s'incastrarono fra le sue dita. 

"Non era una tua impressione, ti ho sognato sul serio Tae." - se ne uscì via dicendo, con una voce ammaliante.

Il suo corpo stava prendendo fuoco, e le mani tremanti ricominciarono a sudare ininterrottamente.
I mille pensieri che fino a qualche secondo prima stavano torturando la povera mente di Taemin, improvvisamente scomparvero, come la sua saliva che pian piano si stava azzerando, e ne dettero rilievo ad uno solo, con lo scopo di tentare a rubargli il primo bacio. 
Dall'altra parte, neanche lui riusciva a frenare l'inspiegabile desiderio che lo possedeva.
S'avvicinò cautamente alle labbra carnose del suo amico, ancora tremanti ed asciutte come un deserto e penetrando lo sguardo nel suo e mordendosi il labbro inferiore per il piacere, le baciò lievemente ma senza risultato, poichè il tempismo perfetto di quella giornata fece vibrare il cellulare di Minho che teneva in tasca, provocando perfino un leggero piacere al ragazzo di fronte a lui; il tutto proprio in quel caldo e focoso istante che li teneva uniti.
Sobbalzò di colpo e facendo ciò, sbattè la testa sulla mensola poggiata sopra il letto, emettendo un piccolo grido di dolore.
Taemin, nonostante la situazione, non riuscì a contenersi e scoppiò in una buffa e sonora risata che provocò lo stesso effetto al sofferente Minho.
"Hahah, ma cosa fai! Ti sei fatto male?" - chiese.
"Ah, un po'. Ma chi sarà adesso?" - rispose, cercando di prendere il cellulare - "Uh, è il mio amico Jinki." - continuò, aprendo la chiamata.
 
"Pronto?"
"Minho! Ma dove sei andato a finire? Ti ho chiamato un sacco di volte ma non mi hai risposto!"
"Uhm, scusa ma dormivo. Che succede?"
"Credo ti sia dimenticato che giorno è oggi." 
"Il 23 settembre, perch- oh cavolo, il compleanno di Kibum!" - esclamò e proseguì - "l'avevo completamente rimosso!"
"Hahah, ed io l'avevo intuito. Ringraziami sempre, mi raccomando! Comunque, tra poco dovresti essere qui alla festa, siamo ancora in pochi ma visto che siamo tra i suoi amici più stretti, è bene che ci diamo da fare con altri preparativi." 
"Oh, sì certo." - buttò uno sguardo sull'orologio che segnava le diciannove e trenta spaccate, e poi i suoi occhi caddero su Taemin, che fissava il vuoto quasi con aria afflitta. Si sarebbe dovuto separare dal suo Minho tra pochi istanti, ed aspettare altre ore per rivederlo accanto a lui.
"Bene, allora ci vediamo verso le venti. Puntuale, okay?" - continuò intanto il suo amico.
"Si! Ah senti, posso portare con me una persona?" - chiese improvvisamente.
"Si, più siamo meglio è. Chi è, eh? Il mio amico Minho ha fatto nuovamente strage di cuori?" 
Non riuscì ad aprir più bocca.
In un certo senso, era quello che si stava domandando anche lui.
Nel contempo Taemin, nel sentire quella richiesta, lo guardò con espressione perplessa in viso, ma subito dopo esplose in un sorriso.
"Va bene, ho capito che non sono affari miei. Comunque, adesso vado a dare una mano a Jonghyun con i palloncini. Fai- anzi, fate presto, intesi?" 
"Intesi! A dopo." - rispose Minho, chiudendo la chiamata.
 
Seppur nell'aria vivesse ancora quello stato d'imbarazzo tra i due, Minho cercò di rompere il ghiaccio facendo apparire un buffo sorriso a trentadue denti, che scaturì una risata all'altro.
"Allora.. ti andrebbe di venire a questa festa?" - chiese d'un fiato.
"Verrei volentieri ma non conosco nessuno, tantomeno il festeggiato." 
"Ah, stai tranquillo! E' un mio caro amico e tra l'altro non ci mette nulla a fare amicizia, se è questo il tuo problema." 
"Uhm, va bene ma.. dovrei andare a casa a prepararmi, non posso andarci conciato in questo modo."
"Ti presto i miei vestiti se ti va bene, perchè non possiamo permetterci di fare tardi, già lo è."
 
i suoi vestiti, indossare, io, cosa? 
Terrò il suo odore ancora più vicino, per tutto il resto della serata.
 
"Certo, mi va bene." - rispose, sorridendo timidamente.
"Grande. Andiamo a farci una doccia prima che sia troppo tardi, vieni, ti faccio strada Tae." - disse l'alto ragazzo, scendendo dal letto caldo che sapeva ancora di loro.
Per sua sfortuna, o fortuna, quella casa possedeva due bagni, e in quel modo si prepararono molto più in fretta e senza alcun imbarazzo.
 
A pochi minuti dalle venti, essi erano già belli che pronti e non mancava altro che dirigersi alla festa a sorpresa dell'amico. 
Salirono in macchina precipitosamente e Minho azzardò qualche parola per non rimanere in silenzio durante il tragitto.
"Taemin, riguardo a poco fa.." 
"Hai qualche cd? Mettiamo un po' di musica, che ne dici?" - lo interruppe, cercando di frenare l'impulso di urlare e svenire in contemporanea. 
"S-si certo, nel cruscotto dovrebbero essercene alcuni. Ma.. non ne vuoi parlare?"
"Non c'è molto da dire in realtà.."
"Uhm, sì.. hai ragione."
 
Taemin rinunciò ai cd, non riusciva più a distrarsi o forse, non ne aveva più voglia.
Il silenzio ed il gelo li avvolgeva, fin quando il bel moro sputò via qualcosa, di getto, come se l'avesse detto con convinzione e senza rimpianti. Era davvero così?
"Tu mi piaci." 
Il diretto interessato si voltò incautamente, con occhi spalancati, il cuore andato via per i ripetuti e violenti battiti, ed il viso diventato di un rosso scarlatto.
Per contro, Minho credeva sul serio a quelle tre parole che riuscì a pronunciare immediatamente.
"Cosa?" - rispose l'altro riducendo la voce ad un filo, con aria quasi sconvolta.
"Mi piaci.." - ma per non risultare molto frettoloso, credendo di metter anche paura al ragazzo, proseguì via dicendo - "Sei un adorabile amico."
 
..Amico, certo Taemin. Sei e sarai sempre ciò per lui.
 
Nel contempo, erano arrivati a destinazione.
Minho uscì per primo, e facendo il giro andò ad aprire il ragazzo accanto a lui. 
Non sapeva se sorridergli fosse il caso, ma optò che in quel momento sarebbe stata la cosa più giusta da fare.
 
"Avremo altre occasioni per riparlare dell'accaduto?" - disse improvvisamente il moro.
"S-si.
Le potenti ma dolci braccia di Minho lo avvolsero a sé, come un qualcosa da proteggere con tanta cura e amore poichè per lui, non era quell'adorabile amico che buttò via pocanzi solo per non sembrar pateticamente strano, ma il suo nuovo inizio di un qualcosa di grande.

 
 
 Sì, mi piaci per davvero Taemin. 
 

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Capitolo 10
*** 10. Festa a sorpresa. ***


[Prima di tutto, volevo davvero scusarmi per tutto il tempo che ho impiegato per partorire 'sto capitolo. Tra impegni vari, e idee sotto zero, non sono riuscita a scriverlo e postarlo senza far passare prima un anno quasi! E me ne vergogno ;_; Spero solamente che vi piaccia, e che mi perdoniate per questo interminabile tempo. Detto ciò, buona lettura ;_; ]


10. Festa a sorpresa.

La consapevolezza d'esser diventato qualcosa di importante, lo fece momentaneamente svegliare da quello che sembrava il sogno più bello della sua vita. Tutto era nato così precocemente, stava proseguendo nel miglior modo possibile, eppur si domandava costantemente se fosse solo una fantasia, se fosse già morto e si trovasse in paradiso.
Indietreggiò psicologicamente, e si fermò di colpo a due passi dalla porta d'entrata.
Era come se per lui tutto ciò fosse più grande di sé stesso. Per la prima volta, il destino sembrava esser il fratello maggiore mai avuto, il suo complice, l'amico fidato di una vita intera, ma egli credeva che non avrebbe retto il colpo. Seppur si trovasse accanto all'anima che silenziosamente lacerò il suo cuore riempiendolo d'amore, non sarebbe stato mai abbastanza.
"Che succede Tae?" - chiese l'alto ragazzo, che intanto si fermò improvvisamente non appena vide il suo amico immobile. 
"..Nulla Minho." - rispose, ma vedendo quest'ultimo avviarsi nuovamente verso la porta, si armò di forte coraggio e prese ampi respiri prima di dir quelle parole tremanti in gola. 
"In realtà qualcosa succede." - sputò via, provocando la completa attenzione di colui che aveva davanti. 
Si udivano i calci sottili ma potenti che il cuore di Taemin dava al suo petto, facendolo sentir ancora più vivo di quel che era, e notare il chiaro sudore che via via stava prendendo vita nella sua morbida e lattea pelle.
"Io non riuscirei mai a-" - ma la confessione più dolorosa che stava uscendo dalla bocca del più giovane, fu improvvisamente fermata dalla porta apertasi di scatto. 
Il tempismo era di casa.
"Minho, finalmente! Ho visto la tua macchina arrivare poco fa. Temevo non venissi più!" - urlò d'un tratto Jinki, abbracciando amichevolmente il ragazzo. 
"N-non mi stritolare!" - rispose e sciogliendo l'abbraccio, lo sguardo dell'amico cadde sul candido Taemin. 
"Oh! Tu devi essere.." - disse, cercando qualche vocale sulla quale aggrapparsi. 
"Taemin, Lee Taemin. Ci siamo visti a scuola. Tu sei Jinki, dico bene?" 
"Taemin, ecco! Sì, sono io." - ruotò gli occhi in direzione di Minho, e continuò - "Dal tono di voce, credevo mi portassi una ragazza!" 
Quest'ultimo non notò affatto le parole quasi acide del suo amico, poichè era nuovamente concentrato sul suo dolce angelo e diventava via via inevitabile osservarlo in tutta la sua particolare bellezza. 

Mi sto davvero innamorando di Taemin? 
Dio, aiutami a trovare una risposta decente e sincera.
Mi piace, mi piace parecchio, mi piace più di parecchio. Più di Jessica. Più di qualsiasi altra persona al mondo. Oh, ma ti senti Minho? Ritorna in te.
..Cosa voleva dirmi? Non riuscirebbe mai a far cosa?


Un tumulto di emozioni viveva all'interno del suo corpo, quasi ignaro della palese verità che gli annebbiava la mente. 
"Entrate ragazzi, mancano le ultime cose e siamo pronti." - esclamò Jinki. 
Si notava l'atmosfera festiva dentro quella casa, e seppur gli invitati non fossero molti, bastavano per stare allegramente insieme. 
Taemin avanzava lentamente dietro Minho, facendo dei piccoli passi mentre con occhi pieni di stupore, osservava attentamente quel che lo circondava. 
"Oh, Minho! Sei qui!" - disse Jonghyun, abbracciando il suo amico.
Il più giovane, con aria timida accennò un sorriso per educazione. 
"Ma.. Jessica?" - chiese Jonghyun, quando notò gli occhi sgranati di Jinki, fargli cenno di tagliare discorso. 
"Ehm.. ci siamo lasciati." - sputò via, - "Voi COSA?" - replicò l'altro.
"Jonghyun non devi continuare a gonfiare palloncini per il tuo Kibum?" - intervenne d'un tratto Jinki, gettandogli uno sguardo di ghiaccio.
"LASCIATI? Non ci credo!"
"JONGHYUN!!"
"Ma come mai? Cos'è success-"
- non ebbe tempo di finire la domanda, che saltò in aria per lo scoppio di un palloncino bucato da Jinki.
"Ma che diavol- Ehi!" - urlò e continuò - "Mi hai fatto prendere un colpo! Adesso mi tocca rigonfiarne un altro." 
"Eh, te la sei cercata!" - ribattè l'amico, per poi proseguire - "Comunque, non ti sei presentato con Taemin."
La testa di quest'ultimo sbucò da dietro le spalle di Minho, il quale aveva uno sguardo perso e inespressivo.
"Ciao, piacere io mi chiamo Jonghyun." - spostandosi verso il ragazzo e porgendogli la mano. 
"Taemin, piacere mio." - replicò, stringendo la mano e mostrando un riservato sorriso.

Un silenzio inquietante rimbombava in quella stanza. Si riusciva ad udire soltanto il loro dolce respirare, il rumore dei battiti cardiaci e il deglutire a vuoto in modo nervoso. Forse, con qualche sguardo, si diedero appuntamento nell'altra stanza, dove c'era il resto degli invitati. 
"A che ora rientra Kibum?" - chiese d'un tratto Minho.
"Oggi mi ha detto che andava a trovare sua madre, ma che sarebbe tornato intorno alle venti e-" - si fermò Jonghyun, e si voltò sentendo il rumore di chiavi provenire dalla porta d'ingresso. 
"Ssh, è qui!" - sussurrò qualcuno con un filo di voce. 
Silenziosamente, tutti si avviarono al centro della stanza per far prendere un duro colpo al festeggiato. 
Intorno c'era poca luce, solo quella che riusciva a filtrare dalle finiestre, ed un odore particolare di gelso serviva da contorno per quel momento importante, ma l'oscurità di quella casa se ne andò via dopo pochi secondi, quando Kibum accese la luce e si ritrovò davanti i suoi più cari amici. 
"SORPRESAAAAAAAAAAAA!!!!" - urlarono tutti con felicità, incluso quel ragazzo che ancora nessuno conosceva bene. 
"Oh mio Dio!" - esclamò il diretto interessato che, porgendosi una mano al petto e l'altra alla bocca per stupore ed anche un po' di vergogna, iniziò a singhiozzare come un bambino dopo una caduta dalla bici. 
Jonghyun gli si fiondò addosso cui, particolari a parte, era il suo fidanzato. 
"Buon compleanno amore mio." - furono le parole che uscirono dalla sua bocca e sfiorarono delicatamente l'orecchio sinistro di Kibum, seguite da un piccolo e dolce bacio sulle sue morbide labbra, il tutto mentre lo stringeva a sé come l'unica cosa che per lui avesse valore in quelle poche mura.
Tutti trovarono normale questo suo gesto, questo modo di salutarlo o, come in quel momento, di augurargli buon compleanno; tutti, meno che Taemin.
Il fuoco gli navigava dentro, gli permetteva di vivere fortemente quell'istante seppur non suo e gli occhi avidi, non si staccavano dal suo amato. 
Per contro, quest'ultimo notò con particolare attenzione il candido bacio che si diedero i suoi amici, seguì con gli occhi ogni mossa e ciò lo portò a deglutire quella saliva che ormai era completamente azzerata. Mani che fremevano a causa di pensieri che violentemente entravano e si facevano strada nella mente di Minho; probabilmente, fotogrammi di Taemin di fronte a lui, fotogrammi di loro due circondati da un'intensa passione.

L'abbraccio con Jonghyun si sciolse lentamente, come un effetto a rallentatore e Kibum ebbe modo di salutare e ringraziare il resto degli invitati. 
"Non dovevate farlo.. dico sul serio!" - disse, stringendo forte Jinki, che replicò - "Ahn, sciocchezze! Tu sei un nostro caro amico. Adesso goditi la tua festa, mi raccomando!" 

Non si riusciva a capire bene quel che il cuore gli stava suggerendo di dire o di fare, ma in quel momento Taemin avanzò con prepotenza verso Minho, il quale si girò incautamente in quella direzione e sentì la sua mano destra riempirsi con qualcosa di piccolo, freddo ed umido, cui si poteva stringere senza mettere tanta forza in corpo. Le loro mani s'intrecciarono con la passione che gli bolliva dentro, seppur non fosse esplicita, la si riusciva a notare dai loro occhi sorridenti ed affamati reciprocamente. Era come se intorno a loro fosse scesa la notte, come se fossero sotto un lampione che li illumina ma loro distratti dall'amore, rimangono accecati dal buio e dalla finta fitta che gli vaga affianco, ignorando ogni persona, ogni parola, ogni respiro attorno. 
"Ragazzi....?" - intervenne Kibum che, avanzando, notò la stranezza negli occhi del suo amico e del biondo senza nome.
I due staccarono l'intenso sguardo che li faceva comunicare senza parole, e ancor presi o sopra le nuvole, risposero al ragazzo che cercava di capire la situazione.
"B-Buon compleanno Kibum!" - esclamò Minho, cercando senza farsi accorgere, un'espressione facciale che fosse plausibile alla frase che aveva appena detto. 
Taemin lo seguì a ruota, inchinandosi verso di lui e simulando un piccolo sorriso. 
Egli si sentiva a disagio in quella festa. Tra i tanti particolari che facevano parte della sua vita, forse il piu' rilevante e problematico per lui, era il non sapersi relazionare per bene con le persone appena conosciute, e il mostrarsi distante o antipatico. Accettò di andarci soltanto per la sua dolce metà, per tenergli ancora compagnia o magari, era proprio lui, Taemin, a non voler restare da solo. 

Non posso fare la figura del fesso, non ora.

Con uno scatto incauto, tese la mano al ragazzo che lo fissò in modo strano ma divertito. 
"Io sono Lee Taemin, un amico di Minho. E' un vero piacere conoscerti." 
"Il piacere è tutto mio,"
- continuò - "E' da molto che vi conoscete?"
Forse Dio stava esaudendo il desiderio di Minho che, preso dai mille pensieri e dubbi, voleva soltanto scappar via dalla festa per non sentirsi ancor più in imbarazzo per le occhiate che gli mandava Kibum. 
"No.. non molto." - ribattè, e per tagliar via il discorso, disse - "Comunque auguri!" - sorridendo ingenuamente. 
"Ti ringrazio, ah e.... Minho, complimenti." 
"Cosa?" - rispose lui che a quella parola, sentì la schiena velarsi da un dolore invisibile. 
"Andiamo a bere qualcosa, vi va?" - se ne usci' Kibum, il quale ignorò la domanda e continuò a guardare il candido Taemin con un sorriso curioso.

Ok, sono veramente agitato. Agitato. 
Complimenti.. ma di cosa? Che ho fatto? Ero soltanto con Taemi- 
Bingo. Taemin. I complimenti erano per lui? 
Sì, so che è carino, bello, meraviglioso, dalle soffici e provocanti labbra cui morderei dalla mattina alla sera-- Eh? No, senti Minho. E' un periodaccio, non sei gay, è solamente un.. un casino. 


Il più delle volte, riusciva a nascondere la sua presenza pur essendo lì, in carne ed ossa in mezzo a tanta gente e essere popolare non giovava, ma forse stava perdendo il controllo di se stesso, proprio quando era opportuno mantenere la calma e non sudare improvvisamente con vampate di calore annesse. Capiva che in tutto questo accartorciarsi c'entrasse Taemin, era palese, ma cio' che per lui era coperto da un telo buio come il cielo di notte, era il perchè un ragazzo gli facesse battere il cuore. 
Era in uno stato confusionale, ma pensò di lasciar perdere e riflettere in un altro momento, magari quando la festa era finita, magari discuterne con Taemin.

"Amico, tutto ok?" - gli si avvicinò Jinki, che sin da subito in lontananza lo seguiva con gli occhi.
"Si, sto bene." - replicò, mostrando un sorriso falso e grattandosi la testa.
"Dai, guarda che non siamo amici da ieri, ti conosco da una vita e so che c'è qualcosa che non va." 
Esitò un po', guardandolo fisso negli occhi pieno di vergogna per questo dubbio, sentimento che provava, ma Minho aveva bisogno di capire se fosse tutto normale o se il suo amico potesse dargli qualche consiglio, dritta. Si armò di coraggio e cercò di dirlo in tutta la chiarezza possibile a Jinki. 
"Si.. hai ragione. Vedi è che.. non so bene come spiegartelo, ma penso di provare qualcosa per Taemin." - disse d'un fiato.
"Cosa--?" - spalancando bocca e occhi, ripercorse i momenti in cui Minho stava con lui, quei pochi momenti che aveva visto. Per lui tutto era normale, ma adesso la paura, il dubbio e la voglia di chiedergli "Perchè?" si facevano strada nella sua mente. Notando l'espressione che aveva in volto, chiuse la bocca e continuò giustificandosi un po' - "Scusa, è che non me l'aspettavo" - "Già, neanche io.. intendo, non mi aspettavo di tutto questo. Cosa mi sta prendendo?" - chiese il ragazzo.
"Non saprei, come ti senti quando sei con lui?" - sospirò un po', e scartò via lo stupore per la dichiarazione.
"Mi sento bene.. e amato. Mi sento al centro dell'attenzione quando sto con lui, è come se fossi la cosa più importante ma che al tempo stesso teme."
"Dovresti parlargli, o se ti senti ancora confuso, ragionaci un po', ma non ti allontanare da lui."
- avvertì.
"Perchè me lo dici? Sei contento di questa cosa?" - disse con sopracciglia sollevate.
"No.. si, cioè non lo so Minho perchè mi freghi sempre con le domande? E' una cosa insopportabile!" - rispose accennando una risata. 
"D'accordo, gli parlerò. Forse." - e mettendo il braccio attorno al suo amico, si avviarono verso gli invitati per festeggiare e abbandonare il pensiero che lo tormentava.
Nel frattempo, Kibum stava torturando un po' il candido Taemin, tempestandolo di domande subdole per arrivare al vero sospetto che gli premeva da quando li aveva visti insieme, circondati da quell'aura infinita di amore.
"Quindi, dove vi siete conosciuti?" - chiese.
Bella domanda, e che dovrei rispondergli? Senti Taemin, qualsiasi cosa va bene, basta non risultare scemo.
"Ci siamo conosciuti per via di Jessica, la sua fid-" 
"EX! Ex fidanzata. Lo so perchè.. perchè ho delle fonti attendibili." - lo interruppe, con degli schiocchi di dita.
"Si, giusto. Voi come vi siete conosciuti?" - tagliò via con una domanda.
"Ci conosciamo dalle elementari, siamo come fratelli ormai. Ma, tornando a noi, come conoscevi Jessica?" - continuò a chiedere, e la cosa non lo faceva vergognare neanche un pò. Non gli importava di sembrava un ficcanaso, voleva arrivare alla verità.
"Ero.. eravamo migliori amici. Si, poi per vari motivi è finita, ci siamo litigati." - abbassò lo sguardo.
"Mi dispiace," - bevendo un sorso, - "Ma adesso hai dei nuovi amici!" - quasi saltò dalla gioia.
"Non sarei un pò fuoriposto? Un terzo.. anzi, quinto incomodo?" - disse, con un piccolo sorriso che gli si formò.
"Scherzi? Sei il benvenuto, gli amici di Minho sono sempre ben accetti." - replicò, con sguardo felino.

"Interrompo qualcosa?" - si avvicinò Jonghyun, abbracciando Kibum da dietro.
"No, stavamo giusto chiacchierando." 
"Si, conosci già Taemin?"
"Ci siamo presentati prima che arrivassi!"
- lo guardò, -"Ti dispiace se rubo il festeggiato per un pò?" 
"Certo che no, fai pure!"
- rispose.
Quasi invidiava tutto ciò. Kibum o Jonghyun, chi dei due si fosse dichiarato per prima, avevano trovato il coraggio di farlo e stavano insieme con una semplicità tale da renderli perfetti. Voleva approfondire l'amicizia con i due, o quanto meno con colui che, pur essendo invadente, lo divertiva.
Scosse il capo e in volto gli si disegnò un sorriso, uno di quelli veri, rari, che solo Minho vedeva. Le sue labbra rosee venivano inumidite costantemente, perchè la tensione, la voglia gli azzerava tutto quando stava insieme a lui.
Mentre rifletteva, seduto a bere un sorso di bicchiere, lo raggiunse Jinki.
"Amico, che fai tutto solo? Unisciti a noi!" - gli sorrise e il gesto colpì Taemin, che preso dalla tristezza iniziò a lasciarla nel buio, per dare spazio alla felicità o, alla distrazione. Si sentì parte di un qualcosa, un amico di vecchia data, e pur sembrando il contrario, era a suo agio.
Minho vedeva l'avanzare del ragazzo, e rimaneva ogni secondo incantato, preso da lui e dalla sua aureola invisibile, dall'attrazione che emanava. 
Stettero un bel pò insieme, tra sguardi ammalianti e gocce di sudore che scavavano le loro fronti. 
Gli invitati cominciarono ad andarsene, fino a quando restarono solo loro cinque, i più intimi, forse meno uno.
"Bene ragazzi, non so voi ma io inizio ad aver sonno e domani abbiamo anche scuola."  
"Jinki, sei il solito. Non c'è un momento che non pensi alla scuola?"
- disse Jonghyun.
"Scusa se studio per non essere bocciato!" - ribattè, e il ragazzo mise il broncio. Non sopportava essere preso in giro, anche per queste sciocchezze, ma iniziarono a ridere a crepapelle, perchè infondo si volevano bene.
"Sul serio, si è fatto tardi ragazzi." - intervenne Minho, che guardando Taemin disse, - "Noi due andiamo, ci vediamo domani."
"Uh, sii prudente!" 
- esclamò Kibum.
"....Per cosa?" 
"Emh.. con la macchina, è ovvio."
- rispose, abbassando lo sguardo.

Kibum, oh Kibum, dove diavolo vuoi andare a parare? Questo ragazzo è peggio di una donna, non gli puoi nascondere niente che si accorge del minimo dettaglio! Forse potrebbe aiutarmi a capire tutta questa confusione che sento addosso.. o forse no, meglio non alimentargli la curiosità.

I ragazzi salutarono i loro amici, nuovi amici e si avviarono verso la porta d'ingresso.
Minho aprì la portiera della macchina al biondo, cui con mani fredde e sudate, salì sopra.
Non dissero una parola per tutto il tragitto.
Era bloccato dalla sua stessa mente. Sapeva di dover chiarirsi con lui ma forse la paura gli impediva di farlo. Per contro, Taemin era immobile.
Quando s'immaginava insieme a Minho, tutto era rose e fiori, nel vero senso della parola. Certe volte gli spuntavano davanti dei brevi fotogrammi di loro due stesi su di un prato fiorito, a ridere senza motivo e guardarsi negli occhi con l'amore e la gioia del primo giorno. Ma adesso che tutto era reale, che erano veramente amici e che si vedevano ogni giorno, veniva difficile provare a fare le stesse cose che immaginava, perchè si sentiva a disagio, timido e impacciato. Schiudeva le labbra solamente per inumidirle, e deglutire nervosamente.
Arrivati a destinazione, sotto casa di Taemin, Minho spense la macchina e timidamente si girò verso di lui.
I loro sguardi s'incrociarono e più volte caddero sulle loro labbra, che fremevano per essere toccate reciprocamente.
Ad un tratto, Minho si sentì in dovere di dire almeno qualche cosa, giusto per non fare la figura dell'idiota.  
"Taemin.. volevo dirti che sono stato bene." 
"Anch'io, i tuoi amici sono simpatici." 

"Sì, ma c'è un'altra cosa che vorrei dirti." - i loro cuori erano amplificati, si sentiva il rumore dei battiti a un metro di distanza. Si udivano i pensieri che gli annebbiavano la mente ma si riusciva a percepire anche il loro amore. 
"Ti-ti ascolto."
"Prima di entrare a casa di Kibum, mi stavi dicendo una cosa, ci pensi? Sono stato con il pensiero fermo lì, per tutta la sera, e non solo. Vorrei sapere.. cosa mi stavi per dire?" - disse, con degli intervalli di secondi. 
Taemin si ricordava bene delle parole che gli stavano per uscir via, ma oltre al fatto di essere stato interrotto, subito dopo capì che non ne valeva la pena, che forse Minho neanche aveva dato peso a quelle poche parole che aveva pronunciato prima. Rimase stupito, se ne ricordava e era anche curioso di sapere il resto della frase. 

Allora gli interesso davvero?
Ma lui mi vede come "un adorabile amico", non come qualcosa in più quindi perchè dovrei rischiare? Se glielo dicessi, manderei a quel paese quel poco che sono riuscito a fare, la sua amicizia. 

Scosse il capo, sorrise e disse - "Non era niente di importante Minho" - "Dici sul serio? Mi hanno già mentito troppe persone, non vorrei che lo facessi anche te." - rispose.
"Si, dico sul serio." - e continuò - "Io adesso dovrei scendere, mia madre dorme e se si accorge che ho fatto tardi, non mi farà più uscire. Ti ringrazio per questa giornata, buonanotte." - e con la mano aprì la portiera ma si sentì stringere il braccio sinistro, e una sola parola echeggiava nell'aria.
"Aspetta."
Taemin si girò di scatto, incautamente e accadde ciò che per lui era impossibile.
Un bacio, solamente un tenero e caldo bacio del suo amato. 
Chiusero gli occhi dolcemente, e si lasciarono andare.
Avevano trattenuto a lungo questa voglia, Taemin più di tutti, ed era come viaggiare in un sogno.
Non si sbaglia quando si dice che le loro labbra s'incastravano perfettamente. Esistevano per essere unite. 
Loro esistevano per vivere insieme.
 

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