The Rebels and the Nephilim

di The symphony of my soul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il vento soffiava furioso, scuotendo le fronde degli alberi, staccando le foglie dai rami.
Ero seduta sul grosso ramo di una vecchia quercia, cresciuta piano piano con il corso degli anni.
Noi lo chiamavamo l'Albero Cuore perché era situato esattamente al centro della fazione, circondato da una radura di erba incolta e fiori selvatici.
Mi sistemai meglio, appoggiando la schiena al tronco dell'albero, lasciando le gambe a penzoloni.
Dovevano essere le otto o le nove di sera perché il sole stava iniziando già a tramontare colorando l'orizzonte di un bel arancio acceso.
Ma le nuvole grigie sapevano di pioggia, molto probabilmente quella notte ci sarebbe stato un temporale.
Come se non bastasse già la situazione a non lasciarmi dormire…
« Christelle! » mi chiamò una voce femminile. 
Abbassai lo sguardo.
Intravidi dei morbidi riccioli rosso scuro e degli occhioni blu cobalto che mi cercavano tra i rami e le foglie della quercia, le lentiggini che aveva sulla pelle del viso di porcellana si riuscivano a malapena a vedere da quell'altezza.
« Christelle sei qui ?!?! » gridò lei facendo il giro del tronco, ma ero troppo in alto per essere vista.
« Sono qui Lilith! » risposi scendendo lentamente dall'albero stando ben attenta a dove mettevo i piedi.
Non ricordavo più quante volte mi ero storta una caviglia o graffiata con quei rami.
« Sbrigati! Gli Istruttori ci vogliono tutti nelle nostre aule! »
Finalmente toccai terra e le andai incontro.
Questo era l'ultimo giorno che passavamo in questa fazione… e ci avevano svegliato presto per le rassicurazioni e le varie raccomandazioni.
Cosa avevano ancora da dirci?
« Come mai? » chiesi poco interessata mentre ci dirigevamo verso la nostra aula.
Il grigio metallico delle pareti dei corridoi mi stordivano sempre… certo di tanto in tanto c'erano dei finestroni che facevano entrare la luce nell'edificio. Però mi dava lo stesso l'impressione di essere chiusa in una gabbia d'acciaio indistruttibile.
Ma ormai vivevo qua da quando avevo appena dieci o nove mesi e mi sono ci sono abituata un po'…
Che cosa stupida…
Il corridoio di metallo e vetro finì e ci ritrovammo nel salone principale, una specie di gigantesco cerchio che univa tra loro gli altri corridoi e che aveva come soffitto una grossa e massiccia cupola di cristallo che emana una luce impressionante, specialmente in questo periodo che eravamo in estate.
Oltrepassammo la mensa e ci dirigemmo verso il nostro corridoio.
Le nostre classi erano divise per anno di nascita e mese.
Lilith ed io eravamo entrambe nate a luglio del 2200 ed era per questo che eravamo nella stessa classe…
Raggiungemmo la porta dell'aula e posai l'indice sulla serratura quando mi chiesero l'impronta digitale per sbloccarla. Lo stesso fece Lilith ed entrammo assieme.
C'erano già tutti i nostri compagni seduti silenziosamente sulle sedie disposte al centro della stanza. I banchi erano stati ammassati sulle pareti formando un ferro di cavallo un po' sproporzionato.
Nessuno sembrò notarci in qualche modo rimanendo in un religioso silenzio. Prendemmo posto nell'ultima fila in fondo alla classe, vicino a Christian e Violet.
« Non ce la faccio più, devo assolutamente andare nel dormitorio e stendermi un po'… sono distrutta… » mi sussurrò Lilith con un fil di voce per non farsi sentire.
« Condivido e sottoscrivo. » borbottai appoggiandomi allo schienale della sedia.
In quel momento una donna, che doveva avere al massimo una sessantina d'anni, con corti capelli castani raccolti severamente in uno stretto scignon e dei grandi occhi neri fece il suo ingresso nell'aula.
Aveva un portamento severo ma i lineamenti del volto erano gentili, quasi materni. Indossava un vestito che le arrivava al ginocchio, grigio antracite come le nostre divise, però con qualche striatura di nero e bianco qua e là, e delle ballerine del medesimo colore.
« Buona sera ragazzi, il mio nome è Diana e sono qui per spiegarvi come si terrà il Test di domani. » disse lei con un sorriso cordiale dipinto sulle labbra.
Già il Test…
Un Test che ogni sempiterno all'età compiuta di 16 anni doveva affrontare per trovare il proprio posto nella società…
Indipendentemente se era un'angelo o un demone… il Test era uguale per tutti.
« Come già sapete… gli istruttori che vi hanno allevato sono dei demoni. Qualcuno sa dirmi il perché di questa scelta? » chiese lei iniziando a giocherellare con le dita delle mani.
« Perché vi hanno allevato dei demoni anche se voi siete degli angeli? » chiese ancora, scrutandoci.
Lilith alzò la mano.
« Te… come ti chiami? » la chiamò l'istruttrice.
Lei si alzò rispettosamente in piedi e rispose: « Il mio nome è Lilith Sean. »
« Bene Lilith, hai una risposta a questa domanda? »
« Sì. Perché le alte e le basse sfere hanno deciso che ogni giovane sempiterno deve essere allevato come un'umano, imparando sia l'arte del fare del bene sia quello di fare del male e per questo motivo gli ange… ehm… i sempiterni nati da due angeli devono essere affidati a dei demoni, così da diventare neutri e poter pensare sia come un demone, sia come un'angelo. » rispose lei.
Diana annuì spostando il peso da un piede all'altro.
« Benissimo puoi pure sederti adesso. »
Lilith obbedì e mi lanciò un'occhiata di sbieco, alzai gli occhi al cielo in risposta e lei ridacchiò, fiera di sé.
« Ed è anche per questo motivo che gli angeli e i demoni appena nati vengono presi e portati qua così da farli diventare neutri… ma perché? Qual'è il motivo di tutto ciò? » chiese ma questa volta era una domanda retorica.
« Beh semplicemente perché le alte e le basse sfere hanno convenuto che un demone potrebbe benissimo essere un'ottimo angelo e che un'angelo potrebbe benissimo essere un crudelissimo demone. Hanno ritenuto che lasciare una scelta ai giovani sempiterni sia importante perché se uno combatte per scelta fa molto meglio il suo lavoro, no? » disse battendo le mani con aria entusiasta.
E lei era un'ottimo esempio… sulla spalla aveva il tatuaggio di una D trapassata da una S che era il segno che era nata da due demoni ma invece adesso guardandola… sembrava un'angelo a tutti gli effetti.
Anche noi avremo quel simbolo appena finito il test, anche se l'idea di macchiare la mia pelle con quell'inchiostro indelebile non mi faceva impazzire sinceramente…
« Le alte e le basse sfere poi fanno fare un test all'età compiuta di sedici anni per capire se siete portati più per le attività mentali o fisiche smistandovi tra le due fazioni principali: Surface e Orixe. Dopo di che sarete liberi di scegliere da soli quale strada intraprendere. »
Violet alzò la mano.
Adoravo la sua pelle scura, e i suoi capelli castano chiaro, aveva poi degli occhioni malva spettacolari… la invidiavo molto per questo.
Lei era come una sorella per me perché eravamo praticamente amiche dalla nascita e in più eravamo coinquiline di stanza. In più sua madre era la migliore amica della mia… si chiamava… Uriè se non sbaglio.
« Ma come sarà il test? Cosa dovremmo fare? E poi quali scelte avremmo dopo che il test ci avrà indirizzati? » chiese lei dubbiosa.
Diana scosse piano la testa.
« Mi dispiace ma io non posso anticiparvi niente… l'unica cosa che posso dirti è che per il test devi solo e soltanto seguire quel che il tuo cuore ti dirà di fare. » ribadì lei serissima questa volta.
Violet si imbronciò un po' ed io le presi una mano che mi strinse in risposta, per confortarla.
« Bene… ci sono altre domande? » chiese ricominciando a giocherellare con le dita delle mani.
« Sì io avrei una domanda… » 
Diana spostò l'attenzione sul sempiterno e gli fece un cenno con la testa per invitarlo a continuare.
Christian si schiarì la voce e chiese: « Dove faremo il Test? Ci saranno pure i demoni con noi? ».
« Bene questa è una bella domanda… » approvò l'istruttrice pensierosa.
Gli tirai un pizzicotto scherzoso e quando si girò gli sussurrai: « Paura Cri? ».
Lui rise sommessamente e mimò un: "Ti piacerebbe." con le labbra.
Scossi la testa alzando gli occhi al cielo fintamente esasperata e lui mi fece un po' il solletico sulla pancia. Grazie a dio che c'erano le sedie altrimenti mi avrebbe uccisa di solletico.
Anche sua madre era amica della mia… mi pare che si chiamasse Nicky o Micky… o giù di lì.
« Allora il test si terrà al confine esatto della fazione dei Surface e quello degli Orixe. E poi sì… ci saranno pure i demoni. » rispose infine Diana dondolandosi un po' sui talloni.
Wow… non penso di aver mai visto un demone giovane in tutta la mia esistenza… chissà com'erano.
« Bene qualcun altro ha qualche dubbio? » chiese battendo le mani.
Feci una smorfia e sussurrai a Lilith: « Come mai questa mi sembra tanto una domanda retorica? ».
Lei sospirò e scosse la testa.
Nessuno le rispose.
« Eccellente allora potete pure tornare nei vostri dormitori ragazzi e in bocca al lupo per il test! » concluse congedandoci.
Mi alzai subito, stiracchiandomi la schiena.
Odiavo stare seduta troppo a lungo, dovevo per forza muovermi altrimenti entravo nel panico, non sapevo nemmeno io il perché sinceramente.
« Dio che ansia! » strillò Violet mordicchiandosi ossessivamente le unghie delle mani.
Sbadigliai.
Io invece avevo solo voglia di stendermi e a quanto pare anche Lilith ne aveva bisogno perché era lì… mezza addormentata sulla sedia.
Le misi un braccio sulle spalle e l'aiutai a tirarsi su.
« Dai… mangiamo qualcosa e poi subito a letto okay? » le dissi e lei annuì piano.
« Sì anch'io ho seriamente bisogno di riposare un po', oggi ci hanno massacrato… » convenne Christian.
« Ma ragazzi! Non siete nemmeno un po' nervosi? » protestò Violet.
Sospirai strofinandomi un'occhio.
« Guarda è tutto il giorno che ci penso però adesso sono troppo stanca anche solo per parlare fra poco…! »
Non era vero in realtà… 
Però quella notte volevo passarla da sola, assaporando gli ultimi istanti in questa fazione di cui l'unico colore era il grigio dei neutri…

Ciaaao… ^^
Io sono The symphony of my soul ma in realtà tutti mi chiamano Beth ( Diminutivo di Elizabeth )…  =}
Quindi non so' chiamatemi come preferite U.U
Alloooora è la prima volta in assoluto che scrivo su questo sito perciò siate clementi con me okay?  >.<
Lo so che questo capitolo non è un granché però vorrei un vostro parere… che cosa devo fare?
Opzione A: Sì è decente, puoi continuarla.
Opzione B: È brutta ma voglio darti fiducia…
Opzione C: Oh mio Dio che è 'sto schifo!
Opzione D: È una merda e la devi cancellare subito!!!!
Non mi offendo siate pure sincere però un commentino me lo lasciate, vero? *Occhioni da gattino*
Fatemi sapere ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


« Ragazze forza! In piedi ! »
Il vocione del nostro sorvegliante ci svegliò bruscamente… stava battendo i pugni sul metallo argentato della nostra porta.
Violet mugolò tirando un po' fuori il viso dalle coperte, senza però aprire gli occhi.
Alla fine ieri sera si era addormentata, sfinita anche lei per la tensione del giorno prima immaginavo…
Sentii ancora il pugno del sorvegliante battere sul metallo, facendo un rumore sordo e acuto al tempo stesso.
« Ragazzine svegliatevi! » gridò ancora, la voce un po' ovatta grazie all'ostacolo della porta.
Sbuffai esasperata e mi scostai bruscamente la coperta di dosso, Violet mi guardò un po' confusa e assonnata tirandosi su, facendosi leva con un gomito.
Tutte le mattine eravamo svegliate da quel fastidiosissimo rumore ed io ne ero veramente stufa. E adesso che non sarei più tornata in quel posto potevo dirlo chiaro e tondo finalmente.
Mi diressi come una furia verso la porta e la spalancai con uno scatto, il sorvegliante sobbalzò e aggrottò le folte sopracciglia con aria infastidita.
Fece per dire qualcosa ma io lo zittii subito.
« ABBIAMO CAPITO!!! NON SIAMO SORDE ADESSO PUOI GENTILMENTE TOGLIERTI DAI COGLIONI?!?!? GRAZIE…!!! » detto ciò mi richiusi in camera facendo scattare la serratura.
Sentii una protesta dall'altra parte ma non ci feci molto caso…
Grugnii infastidita e filai dritta in bagno.
All'inizio non sentii nulla a parte l'acqua della doccia che scorreva ma poi una fragorosa risata mi fece spaventare.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi un asciugamano attorno al corpo.
Aprii la porta e vidi una Violet piegata in due dal ridere.
« Cosa c'è ?!?! » chiesi un po' perplessa lei mi fece una faccia da: " Vuoi veramente che te lo spieghi? ".
Alla fine la sua risata contagiò anche me e ci ritrovammo tutt'e due a ridere come delle sceme.
« Beh era ora che qualcuno glielo dicesse no? » ridacchiò Violet asciugandosi una lacrima all'angolo dell'occhio.
Annuii.
« Non sai quanti scatti di nervi mi sono venuti in questi ultimi tre anni ogni volta che sentivo quel vocione! » borbottai irritata filando di nuovo in bagno con la biancheria e i vestiti puliti tra le braccia.
« Già non lo sopportavo più nemmeno io… » la sentii attraverso la porta del bagno.
Mi slegai lo chignon un po' sbilenco che avevo fatto per non bagnarmi i capelli e mi infilai mutandine e reggiseno.
Non dissi nulla. 
Fu lei a spezzare il silenzio.
« E adesso non lo vedremo più… non rivedremo più nulla di tutto questo… » Violet aveva quasi mormorato queste parole, ma io riuscii a sentirla lo stesso.
Già… non rivedremo mai più questo edificio…
Sospirai passandomi una mano fra i miei strani capelli corvini. Strani perché avevano sfumature insolite… 
Sulla radice era nero sfumato al blu notte mentre pian piano sulle punte diventavano neri sfumati al rosso vinaccia.
Alla luce del sole era molto più evidente ma a me piacevano così com'erano…
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo per reprimere le lacrime.
Avevo già avuto la mia porzione di debolezza qualche giorno fa… non volevo piangere ancora…
Riaprii gli occhi fissandoli nello specchio gigantesco del bagno.
Anche quelli erano strani.
Prevalentemente erano verde smeraldo ma al buio tendevano a prendere il colore del topazio mentre alla luce quello dell'acquamarina.
Supponevo che il verde derivava da quei due colori mischiati assieme nell'iride ma la cosa ancora più strana era che erano chiarissimi e brillanti come il cristallo… forse è per quello che alla fine le tutrici mi hanno chiamata Christelle…
Mi morsi il labbro inferiore e mi guardai attorno cercando di imprimere nella mente ogni più piccolo dettaglio.
Dio quanto mi sarebbe mancata la nostra camera… la nostra aula… i nostri istruttori…
Ma ormai eravamo adulte ed era ora di lasciarsi alle spalle tutto questo.
Anche se sarebbe stata dura separarmi anche da Violet, Lilith e Christian…
Finii di vestirmi ed uscii fuori dal bagno.
Appena Violet si alzò dal letto, gli occhi bassi e l'espressione sconsolata, la abbracciai di slancio, gli occhi lucidi di pianto e un nodo stretto in fondo alla gola…
Lei all'inizio non reagì… si limitò solo a fissare la parete di fronte ma poi sentii un singhiozzo attraversarle il petto e scuoterle le spalle e mi strinse forte aggrappandosi a me, piangendo lacrime trattenute troppo a lungo.
Le accarezzai piano la schiena e mormorai: « Andrà tutto bene… stai tranquilla… è tutto a posto… ».
Lasciai che si sfogasse un po' per… minuti? Ore?
Non aveva importanza… io non volevo lasciarla…
Era la sorella che non avevo mai avuto, non volevo perderla.
Quando i singhiozzi si placarono mi scostai un po' per guardarla negli occhi.
Io ero molto minuta e lei era di qualche centimetro più alta di me quindi non fu difficile…
Lei si asciugò le guance con dita tremanti e alla fine si chiuse silenziosamente in bagno.
Sospirai e scossi un po' la testa.
Non sarebbe stato facile… lo sapevo…
L'ho sempre saputo…

***

« Ragazzi mettetevi in fila in ordine alfabetico per favore! ».
Alcuni sorveglianti mi afferrarono per un braccio dividendomi bruscamente da Violet.
« Muoviti ragazzina! Non abbiamo tutto il giorno! » mi gridò una donna con cortissimi capelli biondo platino spingendomi verso la colonna di ragazzi con il nome che iniziava per la C.
Strattonai via il braccio dalla sua morsa con uno sguardo torvo.
« Ci so' andare anche da sola! "Grazie"! »
Intravidi Christian in mezzo a tutta quella massa e mi sistemai velocemente dietro di lui.
Eravamo al confine della fazione degli Orixe e quella dei Surface, disposti in colonne ordinate in ordine alfabetico rispetto al nome.
I neutri nati dai demoni dovevano ancora arrivare ma sinceramente in questo momento mi importava ben poco di loro. 
Eravamo tantissimi, almeno cento o duecento sempiterni per colonna… e con i demoni aumenteranno circa a trecento.
Ci sarebbe voluto un po'… però io ero una tra i primi nella mia colonna, preceduta da Christian.
Il fischio di un treno vibrò nell'aria.
Erano arrivati pure i demoni… 
Non mi accorsi di averlo fatto finché non sentii il palmo liscio e fresco di Christian stretto nel mio.
Lui mi guardò e mi strinse un po' di più la mano, incoraggiandomi con lo sguardo.
Gli sorrisi e riconcentrai la mia attenzione sui demoni.
Alcuni saltavano giù ancor prima che il treno si sia fermato del tutto, correndo ciascuno nella propria colonna, incuranti quasi delle occhiate che gli angeli affianco a loro gli lanciavano.
Distolsi lo sguardo e lo concentrai sul grande portone che c'era davanti a noi.
Lì dentro… avrebbero stabilito il mio futuro…
Chiusi per un'attimo gli occhi e sciolsi la presa della mia mano su quella di Christian raddrizzandomi un po'.
Coraggio Christelle…
Una volta che tutti i demoni si furono sistemati nelle rispettive colonne tutti i 26 portoni disposti uno affianco all'altro si aprirono facendo entrare un sempiterno per ogni porta.
Passò circa mezz'ora prima che chiamassero il mio nome… il cuore iniziò a battere furiosamente nel petto, le gambe a farsi deboli e il respiro a diventare affannoso.
Deglutii e feci qualche passo verso l'interno del portone che subito si richiuse dietro di me.
Respirai profondamente, cercando di calmarmi e mi guardai attorno per distrarmi.
Davanti a me c'era un'altra porta di metallo più sottile e più piccola, e sia a destra che a sinistra c'era una spessa parete di vetro che mi divideva dagli altri due ragazzi di fianco a me.
Probabilmente la ragazza alla mia sinistra doveva avere un nome con la B e alla mia destra un ragazzo che aveva come iniziale del nome la lettera D.
Infine le porte davanti a noi si aprirono e noi entrammo, un po' titubanti.
Anche questa porta si chiuse alle mie spalle…
Non si tornava più indietro.

Ehilà ^^
Rieccomi qua con un altri cappy… vi sono mancata? =}
Ma come noooo!!!!  ={{{{
Wueeeee X'<<<
Bah beh…
Adesso però un commentino picciulo picciulo me lo lasciate? >.<
Uffi…
Comunque vorrei ringraziare immensamente Eleanor_Devil per aver commentato e per avermi incoraggiato ^^
Al prossimo capitolo!!!
Forse…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


« Svelta, siediti. » 
Una donna che doveva avere al massimo una trentina d'anni mi sospinse gentilmente ma con fermezza verso la poltrona reclinabile che c'era al centro della stanza.
Feci come mi chiese poggiando il capo sul poggia testa, gli occhi che scrutavano quel che c'era intorno a me.
Anche se non c'era molto da vedere in realtà…
La poltrona era l'unico oggetto in quella stanza, le pareti erano di un bianco immacolato in contrasto con la pelle nera della poltrona.
Sulla parete opposta alla porta da dove sono entrata, una vetrata scura occupava all'incirca metà della parete e due porte di metallo situate ai due estremi.
In quella alla mia sinistra c'era scritto Surfice e quella alla mia destra Orixe.
Ed io? Quale sarà la mia fazione?
Scossi la testa e riconcentrai l'attenzione sulla donna.
Aveva gli occhi di un marrone chiarissimo, aranciato. E i capelli castani con alcuni colpi di sole qua e là.
« Allora… » iniziò sedendosi di fianco a me.
« … innanzi tutto il mio nome è Iridia e sono una Orixe della verità… »  mi disse prendendomi per un braccio per farmi mettere seduta.
« … ho un'abilità molto specifica che mi permette di entrare nella mente delle persone e creare un'allucinazione che mi permetterà di valutarti… » mi spiegò raccogliendomi i capelli da un lato per scoprirmi la nuca.
Mmmh… è molto rassicurante sapere che qualcuno guarderà nella mia testa. Supponevo che poi i risultati venivano inviati alle alte e alle basse sfere che poi avrebbero deciso se farci diventare angeli o demoni.
Ma io potrei davvero essere un demone dopo aver vissuto anni assieme agli angeli?
« … gli Orixe si riconoscono grazie a varie qualità che sono state divise negli elementi dell'Acqua e del Fuoco. Per essere nella categoria Acqua devi essere prevalentemente incline alla verità o alla menzogna, alla purezza o alla lussuria. Per rientrare nella categoria del Fuoco invece devi essere incline al coraggio o alla paura, all'amore o all'odio… sei pronta? » 
No!
Annuii.
Lei mi poggiò un dito alla base della nuca e sentii una specie di vibrazione lungo tutta la colonna vertebrale e una pulsazione nella mente.
Respirai a fondo per restare calma.
« … invece i Surfice si contraddistinguono grazie ai sentimenti di saggezza o furbizia, mitezza o ira che fanno parte della categoria della Terra. Mentre l'altruismo o l'egoismo, la laboriosità o l'accidia sono qualità della categoria Aria. Di solito la stragrande maggioranza dei sempiterni rientra in questa sezione… adesso puoi pure sdraiarti… ».
Annuii e mi risdraiai sulla poltrona. La testa mi girava e la mente si stava annebbiando, sentivo un sapore strano in bocca, quasi metallico e le orecchie mi fischiavano.
« … dopo di che ti indirizzerò tra Acqua o Fuoco se il risultato risulterà compatibile agli Orixe. Oppure Terra o Aria se verrai categorizzata nei Surfice. Ovviamente poi sarai libera di scegliere se intraprendere la strada dell'oscurità o quella della luce. » 
Okay credevo di aver capito più o meno tutto… 
« E adesso? Cosa devo fare? » chiesi, le palpebre mi si chiusero.
« Devi soltanto essere te stessa… » sentii il sussurro della Orixe prima di cadere nell'oscurità.

***

Quando riaprii gli occhi non ero più nella stanza con Iridia…
Mi tirai su facendomi leva con un braccio, sentii il gomito sprofondare in qualcosa di soffice e duro.
Sabbia.
Era bianca e finissima, vicino ai miei piedi c'erano gli scogli di una piccola laguna. L'acqua era spettacolare, di un'azzurro brillante, sembrava illuminata dall'interno.
Mi guardai attorno.
Ero dentro una specie di caverna di roccia nera e cristalli bianchi.
Mi alzai sentendomi un po' più… leggera.
Abbassai lo sguardo e capii immediatamente il perché.
I miei vecchi vestiti erano spariti rimpiazzati da una specie di vestito di seta nera molto semplice che mi arrivava a metà coscia e con spalline molto sottili che mi lasciavano scoperta metà schiena.
Non avevo scarpe.
« Dove sono finita? » mormorai guardandomi attorno.
Vidi i cristalli luccicare e brillare più forte poi strisciare nella roccia come attratti da una calamita verso una sottile cavità della parete della grotta.
I cristalli si allinearono a formare una specie di porta.
Mi avvicinai ma non la aprii.
« Entra… » mi ordinò una voce molto simile alla mia rimbombando nella caverna come una presenza pulsante.
« Perché? » ribattei.
Non volevo andare via, questo posto mi piaceva e non so perché… ma avevo come l'impressione che quello che ci sarebbe stato al di là della porta non mi sarebbe piaciuto.
« Entra…! » ribadì la voce, autoritaria ma riuscì solo a farmi intestardire ancora di più.
« No. » ribattei.
L'acqua della laguna vibrò e iniziò a spegnersi, rimpiazzata da un liquido nero e denso, la grotta pian piano stava per essere inghiottita dall'oscurità.
« Entra prima che sia troppo tardi! » 
Quella melma densa e nera mi lambì le caviglia mandandomi un brivido gelido lungo la schiena.
A questo punto non avevo scelta.
Feci come mi disse ed entrai.
E adesso?
Mi guardai attorno.
Ero in una specie di garage sotterraneo, le pareti e il soffitto erano fatti con degli specchi e anche se la stanza era grande la facevano sembrare immensa e microscopica al tempo stesso.
Feci qualche passo all'interno fino ad arrivare al centro del garage.
Il pavimento era bagnato e freddo ma liscio a contatto con i miei piedi.
Guardai il mio riflesso nello specchio.
Stai tranquilla… andrà tutto bene, non agitarti. Feci un respiro profondo e riguardai lo specchio.
C'era qualcosa che non andava…
Feci qualche passo in avanti ma il mio riflesso non mi seguì, rimase a fissarmi.
Ma che cosa… ?
I suoi occhi non erano dello stesso colore dei miei… erano castano aranciati… 
« Iridia… » 
Vidi me stessa sgranare gli occhi e poi il mio viso si accigliò un po' confuso.
Ma durò solo un momento perché poi scintillarono di consapevolezza… una consapevolezza inquietante.
Irida distolse lo sguardo da me e lo concentrò da qualche parte dietro di me.
Mi girai.
Una figura incappucciata e molto minuta era rannicchiata in un'angolo del garage, le gambe al petto e il viso nascosto fra le braccia.
Singhiozzava.
« Aiuto… aiuto… aiutatemi…» delirava con un filo di voce.
Ma da dove era sbucata?
Beh… d'altronde ero nella mia testa… tutto poteva succedere.
Mi avvicinai piano senza fare rumore, mi inginocchiai davanti a lei e cercai di guardarla in faccia.
« Ehi… va tutto bene? » le sussurrai appoggiandole una mano sulla spalla.
Lei sussultò soffocando un gridolino e alzò il viso.
Rimasi pietrificata.
Era il viso di una bimba che doveva avere al massimo cinque o sei anni ma aveva due profonde cicatrici che le iniziavano dalle sopracciglia e che finivano a metà guancia trafiggendole le palpebre degli occhi.
Le iridi erano di un marrone pallidissimo con una specie di venatura bianca che le attraversava la pupilla.
« N-Non… non ti vedo… ! » singhiozzò lei allungando le mani.
Era cieca.
Un'ondata di tenerezza e compassione mi afferrò il cuore facendomi quasi piangere. Le presi la mano che mi porgeva e gliela strinsi cercando in qualche modo di confortarla.
« Stai tranquilla… sono qui… » mormorai abbracciandola.
Lei mi mise maldestramente le braccia al collo e mi strinse singhiozzando.
Fu un movimento quasi involontario… alzai gli occhi sullo specchio della parete e vidi un'uomo vestito di nero avanzare con passo felpato verso di noi.
Aveva il cappuccio alzato sulla testa così che non potessi vederne il volto, teneva in mano qualcosa di luccicante e mi ci volle un momento per capire che cos'era.
Un coltello lungo quanto il mio avambraccio.
Gridai e mi staccai di colpo dalla bimba nascondendola dietro di me.
« Che cosa succede?!?!? Chi c'è ?!?!? » gridò spaventata la bambina.
Non potevo dirle che c'era un tizio con un coltello! 
E che molto probabilmente era lo stesso che le aveva procurato quelle cicatrici…
« Non… non è nulla stai tranquilla… » mormorai tenendole una mano per calmarla.
Il tizio si avvicinò ancora, il coltello stretto in una mano.
Strinsi più forte la mano della bimba e guardai fisso la figura che mi stava davanti.
Se voleva farle del male… prima avrebbe dovuto passare sul mio cadavere.
Fu un'attimo.
Il tizio incappucciato si lanciò verso di lei, il coltello pronto a trafiggerla. 
Non ragionai più, mi lanciai in avanti per proteggerla. Mi alzai in piedi e afferrai il braccio dell'assalitore facendogli cadere il coltello di mano, le luci del garage tremolarono affievolendosi un po'.
Sentii la bambina gridare spaventata quando sentì il metallo del coltello cadere a terra.
Cercai di tirargli un calcio nello stomaco per farlo cadere a terra ma il grido della bambina mi aveva distratta e lui fu più veloce di me. Mi afferrò il braccio con cui lo tenevo e mi spinse facendomi perdere l'equilibrio.
Ma non mollai la presa e lo trascinai a terra assieme a me riuscendo a tirargli una ginocchiata nello stomaco. Lui ci mise un'attimo a riprendersi, mi bloccò i polsi con le mani, all'altezza della spalle e mi schiacciò a terra per impedirmi di muovermi.
Il mio fianco si scontrò con la lama del coltello lacerandomi il vestito, provocandomi un taglio abbastanza profondo.
Le luci del garage tremolarono ancora e alcune si spensero. Sentivo la schiena bagnata a causa delle pozzanghere del pavimento.
Strinsi gli occhi e gridai cercando di levarmelo di dosso rallentata dalla ferita.
Feci forza con tutto il corpo ma non c'era niente da fare, era troppo forte per me.
« Sta ferma… » mormorò lui con una voce incredibile, profonda e fluida ma severamente autoritaria.
Lo guardai e questa volta riuscii a vederlo in faccia.
I miei occhi incontrarono un paio di iridi chiarissime tendenti al verde acqua, una mascella squadrata e delle labbra perfette e carnose. Aveva un corpo agile e slanciato, non era troppo muscoloso ma di certo non era smilzo e… insomma… wow.
Arrossii di colpo quando accadde l'impensabile.
Mi sentii calda… calda e bagnata per la prima volta nella mia vita.
Io non ero mai stata una fissata col sesso o… altre cose sconce insomma.
Come la maggior parte dei miei compagni del resto.
Però… cristo santo questo era troppo!
Dev'essere solo chimica… pensai.
Solo chimica animale.
Richiusi gli occhi e gemendo strattonai un braccio, cercando di liberarmi e con mia grande sorpresa ci riuscii.
La sua mano era bagnata e probabilmente gli era scivolato il braccio dalle mani.
Sì mi liberai… ma non mi mossi.
Non volevo respingerlo. Non proprio…
Avevo il respiro affannato e il fianco mi faceva male da impazzire. Strinsi i denti e cercai di mettermi seduta, abbassando lo sguardo.
Sì, era una bella ferita…
Appoggiai una mano sul taglio e premetti per farlo smettere di sanguinare.
« Dove sei ? Cosa sta succedendo ? » sentii mormorare la bambina.
Il volto del ragazzo si adombrò gli occhi divennero quasi neri dall'ira.
Ringhiando afferrò il coltello e fece per lanciarsi di nuovo contro di lei.
No… 
Lo afferrai per la vita cercando di trattenerlo, la ferita mi mandò un lampo di dolore per protesta ma non ci badai.
Non volevo che le facesse del male… ma non perché tenevo in qualche modo alla bimba, soprattutto adesso che sorrideva malefica a sentire, più che vedere, la furia dell'altro. Ma perché non volevo che fosse lui a farle del male.
Non sapevo il perché… ma… non volevo che fosse proprio lui a farlo…
Lo strinsi forte ma lui era infinitamente più forte di me e faticai non poco a tenerlo a terra.
Quando capì che non l'avrei lasciato piegò il braccio che teneva il coltello.
Voleva lanciarlo.
A quel punto agii di istinto.
Sciolsi la presa dalla sua vita e gli misi le mani al collo, costringendolo a guardarmi negli occhi.
Nei suoi c'era una rabbia e un'odio infinito… mi fece quasi paura.
Respirai a fondo e posai le labbra sulle sue.

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