I'm Bill Kaulitz di Shayla_the_angel (/viewuser.php?uid=53006)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. L'inizio ***
Capitolo 2: *** 2. Un sogno diventato realtà ***
Capitolo 3: *** 3. Che disastro! ***
Capitolo 4: *** 4. Un incubo ***
Capitolo 5: *** 5. Qualcuno si è arrabbiato... ***
Capitolo 6: *** 6. Il miracolo ***
Capitolo 7: *** 7. Conversazione ***
Capitolo 8: *** 8. Il vero Tom ***
Capitolo 9: *** 9. Una bella batosta! ***
Capitolo 10: *** 10. In ospedale ***
Capitolo 11: *** 11. Certe cose sono difficili da superare ***
Capitolo 12: *** 12. Uguali ***
Capitolo 13: *** 13. Dannati giornalisti ***
Capitolo 14: *** 14. Quando è troppo... ***
Capitolo 15: *** 15. Intervista anticipata ***
Capitolo 16: *** 16. Gossip ***
Capitolo 17: *** 17. Con la calma e la pazienza... ***
Capitolo 18: *** 18. Domanda improvvisa ***
Capitolo 19: *** 19. Ora che ci sei tu ***
Capitolo 20: *** 20. Spirito Bill Kaulitz ***
Capitolo 21: *** 21. Andrea ***
Capitolo 22: *** 22. Amore ***
Capitolo 23: *** 23. Le prove ***
Capitolo 24: *** 24. Il concerto ***
Capitolo 25: *** 25. Alan ***
Capitolo 26: *** 26. Se solo fosse vero ***
Capitolo 27: *** 27. Non è per sempre ***
Capitolo 28: *** 28. Doppio gioco ***
Capitolo 29: *** 29. Falsità ***
Capitolo 30: *** 30. Respirando ***
Capitolo 31: *** 31. The best of me ***
Capitolo 32: *** 32. Bruder ***
Capitolo 33: *** 33. Partenza improvvisa ***
Capitolo 34: *** 34. Dolore, valige e tanti tanti chilometri ***
Capitolo 35: *** 35. Lipsia ***
Capitolo 36: *** 36. Ricordi ***
Capitolo 37: *** 37. Telefonata ***
Capitolo 38: *** 38. Dolce verità ***
Capitolo 39: *** 39. Cena in casa Kaulitz ***
Capitolo 40: *** 40. E ora chi glielo dice? ***
Capitolo 41: *** 41. Papà...e conclusione ***
Capitolo 1 *** 1. L'inizio ***
Chiedo umilmente perdono!!! Non ho
ancora capito bene come
mettere le storie…abbiate pietà di me!!!
I’m Bill Kaulitz
1. L’inizio
Ottobre
tedesco. Città di Berlino. Martedì mattina. Un
autobus pieno di ragazze accostò
nei pressi di un lussuoso hotel a 5 stelle.
“Ragazze,
mi raccomando. Siamo qui come ospiti, vediamo di non fare
figuracce”
“Certo
prof!”
Le
studentesse scesero ordinatamente, parlando allegramente tra di loro.
Avrebbero
saltato un mese di scuola, dato che erano state ingaggiate per uno
spettacolo
in Germania. Il loro coro era famoso e la professoressa pretendeva
sempre il
massimo da loro.
“Ora
sistematevi nelle camere, poi preparatevi. Dobbiamo andare a
registrare”disse
la donna.
“Per
che ora, prof?”chiese una ragazza, scostandosi i lunghi
capelli neri dal viso.
“Subito
dopo pranzo, per le 2 e mezza vi voglio trovare nella hall”.
Le
ragazze si dileguarono rapidamente. Le camere, da tre o quattro erano
enormi e
meravigliose, con tanto di vasca idromassaggio e mini bar.
“Hey,
Sara. Credi che incontrerai i tuoi amati Tokio Hotel?”chiese
una ragazza con i
capelli rossi.
“Beh
cara la mia Giulia, io spero di sì. In teoria sono qui a
Berlino per delle
interviste e per registrare un paio di pezzi, in più
settimana prossima c’è il
concerto e io ho il biglietto!”rispose la giovane, chinandosi
per svuotare le
valige. Giulia sbuffò, sorprendendosi della dedizione
profonda che quella
ragazza aveva per quattro scapestrati che nemmeno sapevano della sua
esistenza.
“Wow…guarda
che balcone mega gigante! Potrei viverci!”esclamò
la ragazza, aprendo la
finestra.
In
meno di mezz’ora erano pronte per scendere a mangiare.
Giulia, Sara e Carola,
la loro terza compagna di stanza uscirono per andare in sala da pranzo.
“Oh, mi
sono dimenticata l’iPod in camera, voi scendete. Vi
raggiungo!”esclamò Sara
tornando in camera. Frugò nella borsa che teneva appoggiata
sul letto e
recuperò anche il cellulare. Mentre usciva passò
davanti allo specchio e si
guardò di sfuggita. Aveva i capelli neri lunghi fin oltre la
cintola, dritti
come spaghetti. Gli occhi verdi la scrutarono ancora per qualche
istante. Era
alta e magra. Suo padre le aveva fatto fare anche dei servizi
fotografici in
Italia, ma lei amava cantare e quella era l’unica cosa che le
interessasse.
Musica per 24 ore al giorno. Sorrise pensando che con il coro aveva
avuto una
grande opportunità. Era brava e la professoressa le aveva
dato anche la parte
della solista. Avrebbero registrato un cd che sarebbe stato venduto in
parecchi
paesi. Sospirò sistemandosi i capelli, poi uscì
di corsa dalla camera. Era
sovrappensiero e non si accorse del ragazzo che stava arrivando da
destra. Si
scontrarono e caddero entrambi a terra.
“Cazzo
che botto!”esclamò il giovane in tedesco,
aiutandola ad alzarti.
“Ti
sei fatta male?”le chiese, sempre nella stessa lingua.
Sara
lo guardò e per poco non svenne. Davanti a lei
c’era un ragazzo biondo, con
lunghi rasta e un piercing al labbro inferiore.
“Io…non
parlo tedesco”disse in inglese, cercando di non urlare dalla
gioia.
“Oh…beh
il mio inglese fa un po’ schifo”rispose Tom,
sorridendole.
I
due ragazzi si presentarono.
“Io
sono Sara…”disse la ragazza.
“E
io sono Tom”rispose il giovane, stringendole la mano.
“Kaulitz…chitarrista
dei Tokio Hotel e gemello di Bill”aggiunse la giovane corista.
Il
rasta la guardò, sorridendo.
“Ora
devo andare…”disse Sara, sorridendogli e sentendo
di essere arrossita dalla punta
delle orecchie, fino ai piedi.
Tom
la salutò con un cenno della mano e salì in
ascensore.
“Oh
mio Dio…i Tokio Hotel sono nel mio stesso albergo!”pensò
correndo di sotto.
Mangiò
in silenzio.
“Hey,
che ti succede?”chiese Giulia, guardandola.
“Dopo
ti spiego…si tratta di una notizia bomba!”disse a
bassa voce.
Terminato
il pranzo le ragazze tornarono nelle loro camere per recuperare le
parti e
lavarsi i denti.
“Allora?
Sono curiosa!”esclamò la ragazza.
“Prima
sono tornata in camera. Mentre uscivo un tipo mi è venuto
addosso e indovina
chi era?”.
“Non
lo so…non sono brava con gli indovinelli”.
“Tom
Kaulitz…il chitarrista dei Tokio Hotel”
“E
la notizia dovrebbe sconvolgermi in qualche maniera?”
“Non
capisci? I Tokio Hotel sono nel nostro stesso albergo…vuol
dire che potrò
incontrarli tutti e quattro!”
Giulia
la guardò. “Immagino che per te sia una cosa
sensazionale”.
“Oh,
vaffanculo! Pensavo che saresti stata
contenta!”esclamò Sara, andando in bagno
per lavarsi i denti.
Giulia
era sua amica, ma quando si parlava dei Tokio Hotel diventava
insopportabile.
Lei li odiava, mentre Sara sapeva praticamente tutti i testi a memoria
e più di
una volta aveva riadattato le musiche per poterle suonare al pianoforte.
“Senti,
mi dispiace se a me di quelli lì non me ne frega un
cazzo…mi sono antipatici e
non ci posso fare niente, ma non fare la presa a male. Come dice la
prof, una
solista non può arrivare arrabbiata alle
prove!”esclamò. Sara si lasciò
sfuggire un sorriso.
Per
le due e mezza scesero nella hall, poi furono portate alla sala di
registrazione.
“Oggi
registreremo solo un paio di pezzi. Non voglio che vi stanchiate.
Torneremo qui
domattina, poi ricordatevi che un paio di voi dovranno rispondere a
qualche
domanda per una rivista”disse l’insegnante, facendo
strada alle ragazze.
----------*----------
“Buon
giorno signora, a cosa devo la vostra visita?”chiese un uomo
in tedesco.
“Siamo
qui per la registrazione del cd”rispose
l’insegnante.
“Sono
spiacente, ma la sala è stata riservata”.
“Come?
Abbiamo prenotato mesi fa”
“Sì
signora, la capisco, ma il signor Roth ha prenotato e non ha ammesso
risposte
negative”.
“Il
signor Roth? Chi diavolo è il signor Roth? Queste ragazze
non hanno tempo da
perdere”rispose l’insegnante, sempre più
arrabbiata
Sara
si guardò intorno, sbuffando. Chissà
perché, ma c’erano sempre degli imprevisti.
Ad un tratto vide una porta socchiusa. Era curiosissima di scoprire
cosa ci
fosse lì dentro e sbirciò. C’erano
degli uomini davanti a delle apparecchiature
complicate. Oltre il vetro che stava loro davanti c’erano
quattro ragazzi che
stavano suonando.
La
ragazza riconobbe i capelli neri e il look dark del cantante. Si
appoggiò alla
porta e sorrise.
“Bill…mio
Dio sei qui, davanti a me…”pensò.
Il suo sguardo indugiò a lungo sul viso
del giovane che cantava, poi si spostò su Tom, concentrato a
suonare la sua
chitarra, poi guardò anche Georg. Aveva i capelli legati, in
modo che non gli
finissero davanti agli occhi. Infine c’era Gustav, il
batterista.
“Sara!
Cosa stai facendo?”chiese Giulia, avvicinandosi e facendola
sobbalzare per lo
spavento.
“Guarda
chi sta registrando al posto nostro…”disse, senza
distogliere lo sguardo dai
quattro giovani.
“Oddio…i
Tokio Hotel…il mondo è
piccolo”sibilò. Ad un tratto uno dei tecnici si
accorse
delle due “spie”.
“Ragazze…cosa
state facendo? Non potete stare qui. Chi vi ha fatte
entrare?”domandò con aria
molto arrabbiata. Le due giovani non capirono una parola, dato che si
era
rivolto loro in tedesco.
Le
due lo guardarono con aria interrogativa.
Giulia
si esibì in un elegante “What?” e il
tecnico capì che si trattava di straniere.
“Voi
non potete stare qui. Andatevene a casa”disse molto
lentamente, cercando di
recuperare dalla memoria le poche nozioni di inglese che aveva appreso
al
liceo.
“Noi
siamo qui per registrare, ma quei quattro ci hanno preso il
posto!”esclamò
Giulia.
“Non
ci posso fare niente…tornate un altro giorno con il vostro
gruppo”.
“Noi
siamo un coro!”esclamò Sara, furibonda. Non
stavano facendo nulla di male.
“Ho
cercato di essere herzlich…ehm gentile,
ma voi mi state facendo
arrabbiare…non me ne frega niente di cosa siete. Dovete
levarvi da qui. Stiamo
registrando per un cd che venderà milioni di copie. Ora
sparite. Schnell!”
Giulia
era pronta a tirargli un pugno sul naso, ma si trattenne sapendo di
essere maggiorenne
e che quel gesto le sarebbe costato parecchie grane. Le due giovani si
allontanarono amareggiate. Nel frattempo l’insegnante era al
telefono con
qualcuno e si stava arrabbiando sempre più.
“Ragazze,
che palle! Siamo venute qui per niente…che perdita di
tempo!”esclamò Giulia,
mettendosi seduta a terra.
----------*----------
“Bill
oggi ci stai dando dentro un sacco!”esclamò Georg.
“Già…è
solo che non vedo l’ora di finire il disco”rispose
il giovane sorridendo. Bill
guardò attraverso il vetro e vide uno dei tecnici
avvicinarsi alla porta e
discutere animatamente con qualcuno.
“Secondo
voi che sta succedendo?”chiese.
I
tre compagni osservarono la scena.
“Cazzo!
Quella è la tipa
dell’hotel!”esclamò Tom indicando una
morettina vicino alla
porta.
“Che
tipa dell’hotel?”chiese Bill preoccupato, pensando
subito ad una nuova vittima
del fascino del gemello.
“Una
a cui sono andato addosso stamattina, prima di mangiare. È
straniera perché non
capisce niente di tedesco…mi sa che è
italiana”
“Come
fai a dirlo?”chiese Gustav.
“Vi
ricordate il tour in Italia?”chiese il chitarrista. I tre
compagni annuirono.
“Beh
mentre eravamo in giro mi sono comprato un paio di riviste e ho visto
quella
tipa su una pubblicità. Ovviamente era un po’ meno
vestita!”disse sorridendo.
“Tom!
Sei sempre il solito…comunque cosa ci fa
qui?”chiese Bill, togliendosi le
cuffie ed uscendo. Il tecnico cacciò in malo modo le
ragazze, poi tornò al suo
posto. Si trovò faccia a faccia con il giovane cantante.
L’uomo era più basso
del ragazzo di almeno quindici centimetri e si trovò ad
osservarlo dal basso
quasi con aria implorante.
“C’è
qualcosa che non va?”chiese, preoccupato. Conosceva Bill
Kaulitz da parecchio
tempo e sapeva quando quel ragazzo era arrabbiato. Non capitava spesso,
ma
quando succedeva erano guai per tutti.
“Come
mai ha cacciato via quella ragazza?”chiese il giovane.
“Non
poteva stare qui. Questa è una zona riservata solo allo
staff”
“Avrebbe
potuto rivolgersi in altri termini”.
“Senta,
signor Kaulitz. Non voglio di certo farla arrabbiare, ma ho quasi
cinquant’anni
e so come comportarmi con delle ragazzine. Ora torni in sala che il
lavoro è
ancora tanto”
Il
ragazzo non lo ascoltò ed uscì per scusarsi al
posto del tecnico.
Vide
la giovane di spalle. La riconobbe dai capelli.
“Sara…girati,
ma non svenire”disse Giulia dandole dei colpi sugli stinchi.
La ragazza si
voltò e non riuscì a dire nulla.
“Ragazze…quello
è Bill dei Tokio Hotel!”esclamò una
delle altre coriste e subito le altre si
voltarono ed andarono incontro al famoso cantante. I due ragazzi
cercarono di
mantenere almeno un contatto visivo, ma la cosa fu impossibile.
“Ragazze!”gridò
l’insegnante. Subito le coriste si placarono.
“Questo
posto è completamente disorganizzato. Andiamocene. Stasera
contatterò il
direttore”disse.
Le
allieve seguirono l’insegnante.
“Non
ti preoccupare, so in che stanza sta”disse Tom al gemello,
visibilmente
avvilito.
----------*----------
“Non
fare così…porca troia! L’hai visto non
sei contenta? Fai almeno un
sorriso!”esclamò Giulia. “Non mi va di
sorridere al momento…lasciami
stare”disse la ragazza sdraiandosi sul letto ed accendendo
l’iPod. La voce del
giovane che aveva appena visto le sussurrò una tenera
canzone nella sua lingua
madre. Le sillabe dure sembravano stonare con quella melodia, ma a lei
non
importava. Le bastava sentire quella voce irresistibile. Chiuse gli
occhi, per
non vedere Giulia sbuffare ed uscire in balcone.
Dalla
tasca estrasse un pacchetto di Camel light e se ne accese una.
“Scusa,
hai l’accendino?”si sentì domandare dal
balcone di sopra. Levò lo sguardo e
vide una sua compagna.
“Sì”.
“Lanciamelo
su!”esclamò
“Alice,
giuro che se non lo prendi e lo lasci cadere poi ti ammazzo.
È quello che mi ha
regalato Paolo”
“Sì
sì,
ora però non rompere le palle e lanciami
l’accendino”.
Ovviamente
la ragazza mancò la presa e il prezioso regalo
andò ad infrangersi proprio sul
balcone della prof.
“Cristo
santo!”esclamò Giulia spegnendo la sigaretta e
buttandola lontano. Rientrò di
corsa in camera e andò in bagno.
Al
piano inferiore si aprì la finestra e subito la prof
cominciò a fare il giro
delle camere per beccare la proprietaria dell’oggetto.
Bussò
alla camera 375 e Giulia le aprì. “Salve prof.
Tutto bene?”chiese ostentando
sicurezza.
“No,
non va tutto bene…ho trovato questo sul mio
balcone…”.
“Un
accendino?”
“Sì”
“E
come mai è venuta qui?”.
“Perché
vorrei sapere se è vostro”
“Prof,
lei crede che Sara possa fumare?”
“Di
lei i fido, ma tu avevi il vizio. Sicura di non esserci
ricascata?”
“Certo
prof…non si fida di me? Provi a chiedere a qualcun
altro”
“Mmm,
non mi convinci molto, ma per ora lascio correre. Se ti becco con una
sigaretta
sappi che ti spedisco a casa con il primo aereo”
“Non
si preoccupi. Ah, un’altra cosa. Visto che oggi non abbiamo
niente da fare,
abbiamo il pomeriggio libero?”.
“Sì,
anche la serata libera. Ho saputo che ci sono un paio di locali carini
e sicuri
in zona, quindi potete stare in giro. Il portiere dell’hotel
mi ha assicurato
che controllerà che ogni ragazza sia nella sua stanza entro
l’una e mezza”
“Va
bene…allora a domani prof”
“Perché
ora dove vai?”
“Faccio
uscire dal letargo la mia amica ed andiamo a goderci
Berlino”disse con un
sorriso.
Giulia
attese che la donna se ne andasse, poi corse al piano superiore e
bussò con
rabbia alla porta.
“Alice…io
ora ti tiro il collo!”esclamò avventandosi sulla
compagna.
“Ma
io non ho colpa! Il tuo lancio faceva cagare!”
“Il
mio lancio faceva anche cagare, ma tu avresti potuto benissimo scendere
e
venire fino in camera mia a chiedermi l’accendino, mentre ora
ce lo ha la prof
ed è incazzata come una faina!”
“Senti,
mi dispiace. Io non volevo…te lo ricompro nuovo!”
“No…perché
me lo aveva regalato Paolo prima di partire…come minimo mi
devi offrire da bere
per un’intera giornata all’Oktoberfest!”
“Ok,
va bene…ti offro da bere, ma ora lasciami andare!”.
“Guarda
che me lo hai promesso…l’Oktoberfest comincia
settimana prossima, quindi vedi
di essere puntuale!”esclamò, tornando in camera
sua.
Sara
stava ancora dormendo. Giulia le tirò via le cuffie dalle
orecchie e la
svegliò.
“Che
cazzo vuoi?”chiese la ragazza.
“Oh
non fare l’odiosa che non ti viene bene. La prof ci ha dato
tutta la giornata
libera, quindi ora tu ti vesti ed andiamo a fare shopping”.
“Non
ne ho voglia”
“E
a
me non me ne frega, quindi alzati”
Sara
sorrise. La sua amica riusciva a tirarla su di morale in ogni
situazione. Si
preparò e riempì la borsa, quindi uscì
dall’albergo.
“Siamo
solo noi due?”chiese.
“Certo…tu
volevi anche quella rompi palle di Carola tra i piedi?”.
Sara
scosse la testa.
“Ah,
giovane solista, spero tu ti sia portata dietro tanti soldi,
perché stiamo
anche fuori a cena”.
“Come?”
“Tutta
la giornata libera, fino all’una e mezza…non
vorrai sprecare il tuo tempo a
tornare in hotel per mangiare”.
“Hai
ragione…andiamo allora!”esclamò ridendo.
Quella
giornata era stranamente calda e il sole era quasi fastidioso. Le
ragazze
inforcarono gli occhiali e si prepararono ad una giornata di spese
folli.
----------*----------
“Bill
perché te la sei presa tanto con
quell’uomo?”chiese Tom inserendo le chiavi nel
quadro della Cadillac.
“Mi
ha dato fastidio il fatto che sia stato scortese. Non voglio che quelle
ragazzine pensino che siamo quattro tizi che, visto che sono famosi
fanno
quello che vogliono”
“Che
te ne frega? Probabilmente non le vedrai mai
più!”esclamò il ragazzo, inserendo
la retromarcia e partendo dal parcheggio.
“Non
hai mica detto che sono nel nostro stesso albergo?”chiese
Bill, chiudendo gli
occhi.
“Sì,
ma quante possibilità hai di rivederle? In fondo hanno la
prof che potrebbe
benissimo essere la reincarnazione del Führer. Non le
farà mai uscire dalle
loro stanze, tranne per pranzo, cena e colazione e per andare a
registrare”
“Tomi!”gridò
Bill attaccando le mani al cruscotto.
Il
rasta frenò di colpo. Nel parlare si era distratto e aveva
quasi investito due
ragazze che stavano attraversando.
“No…non
è possibile…ma con tutte quelle che girano per la
città proprio ‘ste
due?”chiese il giovane.
Bill
saltò giù dalla macchina, imitato dagli altri tre.
“Cazzo!
Ma allora sei un completo imbecille! Chi cazzo ti ha insegnato a
guidare?”gridò
Giulia dando un calcio al muso della macchina.
“Hey
che cazzo fai? È la mia auto!”strillò
Tom.
“Finché
le parli in tedesco non vi capirete mai”disse Gustav,
divertito.
Tom
sospirò. “La prossima volta, guarda dove vai prima
di attraversare”disse in
inglese.
Giulia
lo guardò con odio.
“Al
momento è meglio che non ti risponda. La prossima volta
cerca di pensare di più
alla strada, piuttosto che chiacchierare con i tuoi
amici!”esclamò Giulia,
velenosa.
I
due già si odiavano.
“Sentite,
ci dispiace. Voi state bene?”chiese Bill, cercando di calmare
il fratello.
Sara
non gli aveva levato gli occhi di dosso.
“Per
star bene stiamo benissimo, ma il tuo caro fratello per poco non ci
ammazzava”.
“Lo
so…scusateci. Come possiamo farci perdonare?”.
“Prima
di tutto fai tornare la mia amica nel mondo dei vivi…cerca
di sparire in fretta
o questa sviene qui”.
I
quattro ragazzi della band si voltarono verso Sara. Era in una sorta di
stato
di trance.
Giulia
la scosse. “Senti, bella addormentata, vedi di riprenderti,
altrimenti ti
prendono per scema”disse in italiano. I Tokio Hotel non
capirono una parola e
rimasero impassibili.
“Che
perdita di tempo. Leviamoci dalle palle. Abbiamo altre cose a cui
pensare”.
“Che
hai da borbottare biondino? Parla in una lingua che possa capire,
almeno ti
rispondo per le rime”disse Giulia.
“Sei
una gran rompicoglioni, lo sai?”disse Tom, risalendo in
macchina. Giulia alzò
il dito medio.
“Sai
che non me ne frega un cazzo se sei famoso. VAFFANCULO!”disse
in italiano. Tom
capì perfettamente l’ultima parola.
“Bill,
muovi il culo e sali in macchina. Dobbiamo tornare in albergo”
“Senti,
sicure di stare bene”
“Sì,
ma ora vai o il tuo simpatico fratellino investe pure te”.
Sara
si riscosse dai suoi pensieri.
“Si
può sapere che ti è successo?”chiese
Giulia.
“Io…non
lo so…non riuscivo a muovermi…”disse la
ragazza.
Bill
si affacciò dal finestrino.
“Tenete,
questi sono due pass per il concerto di lunedì. Per farci
perdonare”
Dall’interno
dell’auto provennero le proteste di Tom. Sara prese i due
talloncini
plastificati e nel farlo sfiorò le dita del giovane. Si
sentì arrossire ed
abbassò lo sguardo.
“Bene…e
ora se nessun altro pazzo scatenato attenta ala nostra vita, direi che
possiamo
proseguire con il giro turistico”.
----------*----------
“Si può
sapere perché gli hai dato quei pass?”
“Quelle
due potevano benissimo denunciarti. Sei passato con il rosso e per poco
non le
investivi. Se una delle due si fosse fatta male saresti finito nella
merda fino
alle orecchie, ecco perché ho dato loro quei due
pass”.
Bill
incrociò le braccia contro il petto e guardò
fuori dal finestrino, attraverso
le lenti scure dei suoi occhiali.
Tom
continuò a guidare verso l’hotel. Nella macchina
era sceso un silenzio
glaciale. Era sempre così, quando i due gemelli discutevano.
Georg
e Gustav si guardarono sorridendo. Sapevano che quei due avrebbero
chiarito
entro sera. “Sentite, noi ci fermiamo al bar a bere qualcosa,
voi no?”.
Bill
scosse la testa e salì in ascensore.
Tom,
invece si unì ai due amici.
Ordinarono
tre birre e restarono lì a chiacchierare.
“Si
può sapere cos’avete tu e Bill? Non è
successo nulla di grave e si è risolto
tutto”disse Georg.
“Non
lo so…ogni tanto diventa schizzato quello li…mi
fa incazzare da matti”disse Tom
sorseggiando la sua birra fresca.
Poco
prima della cena i tre tornarono nelle loro camere.
“Stasera
che facciamo?”
“Non
lo so…chiediamo a Bill e vediamo”disse Gustav.
“Aspettate,
c’è quel posto, vicino alla sala di
registrazione…cucinano italiano e si mangia
bene”disse Georg. La proposta fu accettata.
“Tom,
convinci tu tuo fratello e fate pace”aggiunse il bassista,
rientrando nella sua
stanza.
Il
giovane rasta sbuffò, poi bussò alla porta della
camera del gemello.
“Chi
è?”si sentì domandare.
“La
tua coscienza”rispose sarcastico il ragazzo.
“Tomi
va via!”
“No…mi
hanno detto di venire qui da te”.
Bill
aprì la porta. Si era struccato e aveva l’aria
terribilmente stanca.
“Cosa
sei venuto a fare?”chiese, spazientito.
“Senti,
posso entrare? Mi irrita parlare in mezzo al corridoio”.
Il
ragazzo sbuffò e lasciò entrare il fratello,
quindi si sedette sul letto.
“Mi
dispiace per prima…io non volevo arrabbiarmi tanto, solo che
quella ragazzina con
i capelli rossi mi ha fatto venire i nervi”.
Bill
lo guardò e gli sorrise.
“Lo
so…solo che certe volte sei troppo impulsivo. Sai che mi da
fastidio quando ti
incazzi per niente”
Tom
sorrise al gemello. “Senti, Georg ha proposto di andare a
mangiare in quel
posto vicino alla sala di registrazione. Ha detto che cucinano
italiano”.
“Va
bene…dammi il tempo di farmi una doccia e di
vestirmi”.
“Ok…tra
tre ore nella hall”
“Spiritoso!
Non rido troppo forte perché ho mal di testa”.
Tom
scompigliò i capelli al fratello. Bill in tutta risposta
afferrò un cuscino e
glielo tirò. Rimasero a fare la lotta sul letto, ridendo
spensierati come
quando erano bambini.
“Ora
preparati per la serata, signorina”
“Tom…”
“Cosa?”
“Ti
voglio bene”
“Anche
io fratellino, ma ora sbrigati, altrimenti saltiamo la cena”.
Bill
guardò la porta chiudersi alle spalle del gemello e sorrise.
Era bello fare
pace con Tom. Sospirò quindi si spogliò ed
andò sotto la doccia. I pensieri se
ne andarono insieme all’acqua e allo shampoo. Era bello
trovarsi lì. Al
pensiero del concerto provava un’eccitazione mista a paura,
ma sapeva che le
sue sensazioni si sarebbero moltiplicate all’avvicinarsi
della data stabilita.
----------*----------
“Oddio…mi
sa che tra un po’ i miei piedi si
suicideranno!”esclamò Giulia sedendosi su una
panchina. Le due ragazze avevano le braccia cariche di pacchetti di
tutti i
tipi.
“Guarda!
La sala di registrazione!”esclamò Sara
“Io
direi che ci possiamo fermare qui a mangiare, anche perché
ho un assoluto
bisogno di un piatto di spaghetti!”esclamò Giulia
adocchiando il cartello “Spezialgebiet
italienisch”.
“Ma
tu non parli una parola di tedesco!”
“Lo
so, ma mio padre mi ha insegnato un paio di parole, per capire dove
potevo
andare per mangiare come a casa!”esclamò la
ragazza alzandosi e dirigendosi
verso l’entrata.
Il
posto non era molto affollato, anzi oltre a loro due c’era
solo una coppietta
che era già arrivata al dolce. Furono accolte da una donna
grassoccia, con
lunghi capelli biondi.
“Gut
Abend”disse
sorridendo.
Le
due ragazze risposero con lo stesso saluto, poi presero posto. Sara
dava le
spalle all’ingresso.
Ordinarono
entrambe una porzione di spaghetti al sugo, accompagnati da due birre
medie.
“No…ma
porca…così non va bene!”disse Tom
entrando per primo nel ristorante.
Aveva
il vizio di controllare la sala, per vedere chi ci fosse e il suo
sguardo era
stato attirato da una chioma rossa spiacevolmente familiare.
“Che
c’è Tom?”chiese Georg. Anche lui vide
Giulia e la sua amica.
“Certo
che a volte le coincidenze sono fin troppo
strane!”esclamò ridendo.
“Sara,
mi sa che abbiamo compagnia. Non girarti, ma promettimi che non andrai
in fissa
come al solito”
“Non
mi dirai che i Tokio Hotel sono entrati in questo posto”
Giulia
si limitò ad annuire e Sara si voltò proprio
nell’istante in cui Bill fece il
suo ingresso. Indossava una maglia scura attillata, infilata nei jeans
neri,
stretti da una cintura borchiata. I capelli liscissimi ricadevano
elegantemente
sulle sue spalle. Gli occhi nocciola nascosti dietro un paio di Ray-Ban
scuri.
“Oddio…questa
è fortuna”disse la ragazza, sorridendo.
“Dipende
dai punti di vista”borbottò Giulia, guardando
l’altro Kaulitz.
I
Tokio Hotel presero posto in un tavolo poco lontano.
“Sentite,
a questo punto potremmo anche invitarle a mangiare con
noi”disse Gustav.
“Ma
sei pazzo? Io quella sclerata non la voglio qui…magari
riesce anche a mandarmi
a fanculo mentre mangiamo”.
“Dai
Tomi, non ti incazzare. Vedrai che magari con lo stomaco pieno
è più
gentile”scherzò Georg.
“Beh,
se proprio insistete…chiedete pure”disse Tom,
affondando lo sguardo nel menù.
Bill
era rimasto in silenzio fino a quel momento, osservando attentamente
tutto da
dietro le sue lenti.
“Ragazze,
vorreste mangiare con noi?”chiese Georg, andando verso le due
studentesse.
Sara
non poteva credere alle proprie orecchie. Avrebbe cenato con i Tokio
Hotel.
Guardò
Giulia che annuì senza dimostrare un grande entusiasmo.
Si
sedettero. Caso volle che Giulia si accomodasse proprio al fianco
dell’odiato
chitarrista.
“Tu
guarda chi si rivede!”esclamò Tom, acido.
“Ragazzi…non
ancora. Vediamo di arrivare in fondo alla cena senza
litigare”disse Bill
levandosi i Ray-Ban ed usandoli per tenere indietro i capelli dal viso.
“Beh,
io sono Georg”disse il ragazzo, stringendo la mano delle
coriste.
“Gustav”disse
il batterista.
“Io
sono Tom, ma a quanto pare ci conosciamo già”disse
il giovane, stringendo la
mano di Sara.
“E
io sono Bill”.
“Sara…molto
piacere”disse lei, con aria sognante.
“Giulia”rispose
la compagna, sorridendo.
“Bene
e ora che ci siamo presentati possiamo anche ordinare
qualcosa”.
Mangiarono
tutti con gusto.
“Di
dove siete?”chiese Gustav
“Milano”
“E
che ci fate a Berlino?”
“Facciamo
parte di un coro e siamo state ingaggiate per fare alcuni concerti e
per
registrare un disco”rispose Sara.
“Per
questo oggi eravate alla sala”disse Tom.
“Pensavi
ti stessimo seguendo?”chiese Giulia sarcastica.
“Mah,
al mio fascino resistono poche ragazze”.
“Quanto
resterete qui?”chiese Bill deviando il discorso ed evitando
un’altra lite.
“Per
un mese, fino a novembre. Voi?”.
“In
teoria fino al concerto, poi dovremo tornare ad Amburgo per qualche
settimana,
in attesa che inizi il tour europeo”.
“Già,
con tre tappe in Italia”disse Georg
“Torino,
Milano e Roma”concluse Sara.
“Scusa,
ma tu sai proprio tutto di noi?”chiese Gustav.
“No,
tutto no. Però mi piacciono un sacco le vostre
canzoni”
“E
il vostro cantante”aggiunse Giulia.
Sara
la fulminò con lo sguardo.
“Ragazze,
vi va di venire con noi a fare un giro?”chiese Georg
allentando la tensione che
si era creata.
“Dipende.
Noi alla una e mezza dobbiamo rientrare
obbligatoriamente”disse Giulia
“C’è
il Führer che controlla la porta?”chiese Tom.
“Chi?”
“La
vostra insegnante?”
“No
no…il portiere dell’albergo”rispose la
ragazza, divertita per la battuta sulla
prof.
“Beh
anche lui dev’essere piuttosto verhasst”.
“Cioè?”
“Odioso…”si
spiegò il ragazzo
“Non
preoccupatevi. Per l’una torniamo anche noi, anche
perché il nostro frontman ha
bisogno di riposare parecchio in vista del concerto”disse
Gustav.
Bill
annuì, distratto. “Beh, spero che abbiate una
macchina grande ed un baule
capiente”disse Giulia sorridendo.
I
due gruppetti pagarono le loro cene, quindi si avviarono verso il
parcheggio.
“Sara…contenta?”chiese
Giulia
“Sì,
però potevi risparmiarti la battutina”disse la
ragazza con rabbia.
“Cosa
ti ho detto?”.
“Della
cotta per Bill. Potevi startene zitta”.
Giulia
sbuffò, poi si accorse che Georg la stava guardando e, senza
spiegarselo,
arrossì.
La
serata passò tranquillamente in un piccolo pub. Le due
ragazze si stupirono
della quantità esorbitante di birra e altri alcoolici che
Tom poteva ingerire
senza ubriacarsi.
Alla
fine della serata, però fu Georg a guidare e Tom si
addormentò sul sedile
posteriore, con la testa appoggiata ad una spalla del gemello.
Bill,
dal canto suo aveva preso solo cocktail analcolici.
“Grazie
della serata”disse Sara recuperando le sue borse dal baule.
“Questa
è la nostra camera”disse Giulia, cercando
inutilmente di infilare la chiave
nella toppa della porta. Anche lei aveva esagerato un po’
quella sera.
Sara
le prese le chiavi dalla mano ed aprì.
“Grazie
ancora. È stato un piacere”disse, arrossendo.
“Se
il vostro Führer dorme, potete salire su e fare quattro
chiacchiere. In fondo
siete pur sempre in albergo”
“Sì,
ma Giulia non è molto in forma”
“Vedrai
che le passa. Lasciate le cose e venite su da noi. Saremo tutti alla
432”disse
Gustav.
Sara
annuì, quindi spinse la compagna in camera.
“Giulia
non fare casino!”l’ammonì, notando la
sagoma di Carola nel letto.
L’altra
ragazza si sdraiò nel letto e cadde in un sonno profondo.
Sara
sospirò e si mise il pigiama. Non sarebbe salita da sola.
Ad
un tratto pensò che le stavano aspettando. Non poteva non
avvisarli, quindi
aprì delicatamente la porta e si guardò intorno.
La
prof stava sicuramente dormendo, vista l’ora e le sue
compagne erano quasi
tutte a fare festini nelle stanze.
Salì
con cautela le scale, poi bussò timidamente alla camera 432.
Le
aprì
Georg.
“Scusatemi,
ma sono salita per dirvi che è meglio che io vada a dormire.
La mia amica sta
già dormendo…”
Georg
sorrise.
“Beh,
tu resta qui. Non sarai salita solo per questo”.
Dall’interno
della camera giungeva il remoto suono della tv e la voce di Bill che
cantava.
Sara
si lasciò convincere ed entrò. Tom era in balcone
e probabilmente stava
fumando. Gustav era stravaccato su un divano e Bill era sdraiato sul
letto con
le cuffie alle orecchie.
“E
così questo è il lato oscuro dei Tokio
Hotel”disse la ragazza con un sorriso.
“No…non
hai ancora visto il peggio”le assicurò il bassista
passandosi una mano tra i
capelli. Ad un tratto si udì bussare. Sara scattò
sull’attenti.
“Di
che hai paura? Credi che il Führer ti verrà a
cercare qui? Noi non siamo degli
studenti e di certo la tua prof non sa nemmeno chi
siamo”disse Georg ridendo ed
andando ad aprire.
Giulia
era in piedi, davanti all’uscio.
“Bella
stronza…credevo che mi avresti avvertita che
salivi”disse, scura in volto.
“Scusa,
ma stavi dormendo come un orso in letargo”.
“Le
mie orecchie sentono una vocina
fastidiosa!”esclamò Tom entrando con la
sigaretta a penzoloni tra le labbra.
“Tomi!
Quante volte te lo devo dire che se fumi in camera scattano i
rilevatori?”chiese Bill saltando in piedi.
Il
rasta alzò le mani in segno di resa e tornò in
balcone.
Giulia
prese una delle sue Camel light e raggiunse il rasta, non tanto per la
compagnia, ma perché era certa che lui avesse un accendino.
“Come?
Fate le coriste e lei fuma?”chiese Georg.
“Beh,
ogni tanto un po’ di nicotina aiuta”disse Sara,
guardandosi intorno, cercando
un posto dove sedersi. Quella stanza era puro caos primordiale.
“Oh,
non fare caso al disordine. È la stanza di
Tom”disse Gustav, cambiando canale
alla tv.
Bill
guardò attentamente Sara.
Era
una ragazza particolare. Si vedeva che era contenta di trovarsi
lì, ma era
anche in imbarazzo.
“Siediti
qui”disse, togliendosi le cuffie.
Sara
si voltò ed arrossì terribilmente.
“Non
sono famoso per aver mangiato delle ragazze”disse Bill
sorridendole.
La
corista si scostò i capelli dal viso e si sedette sul letto,
vicina al suo
idolo.
“Dimmi,
come mai sei nel coro?”chiese Bill.
Nel
frattempo anche Georg era uscito a fumare, cercando di controllare gli
altri
due ragazzi.
“La
musica è tutta la mia vita. È da quando sono
piccola che mi piace cantare e un
giorno mi piacerebbe arrivare lontano attraverso la mia
musica”.
“Beh,
anche io la pensavo così anni fa”
“Allora
spero che anche io possa fare tanta strada”rispose lei,
sorridendo. L’imbarazzo
di poco prima si era dissolto nel nulla.
“Ah,
a proposito…i pass per il concerto…uno ve lo devo
ridare”.
“Perché?”chiese
Bill
“A
Giulia non interessa…insomma non le piace la vostra
musica…mi dispiace”disse,
con una certa vergogna.
“Non
importa…ma tu prova a portarla lo stesso. Sono sicuro che si
ricrederà”disse
con un sorriso.
Sara
si vergognava a dirlo, però non poteva promettere una cosa
che era certa di non
poter mantenere.
“Io
la porterei volentieri, solo che io ho comprato un solo biglietto per
il
concerto…”.
Bill
la guardò. “Di questo non ti devi preoccupare. Se
vi invitiamo noi non ci sarà
bisogno dei biglietti”disse con un sorriso.
Le
due giovani restarono in camera per qualche ora, poi alle tre scesero.
Era
davvero tardi.
“Caspita…certo
che sono due ragazze simpatiche”disse Georg stiracchiandosi,
pronto per tornare
in camera sua.
“Dipende
dai punti di vista”mugugnò Tom. Aveva sopportato
Giulia per tutta la serata e
se non fosse stato per Georg probabilmente avrebbero litigato almeno un
paio di
volte.
----------*----------
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Capitolo 2 *** 2. Un sogno diventato realtà ***
2. Un sogno
diventato realtà
La
mattina seguente, Sara si svegliò con un terribile mal di
testa. Si era
stancata parecchio il giorno precedente. Si mosse leggermente e
sentì le cuffie
dell’iPod arricciate intorno al polso. Si liberò,
poi uscì dal letto ed andò in
bagno. Sentì odore di fumo e guardò fuori. Giulia
era in balcone. Le cuffie
nelle orecchie e una sigaretta tra le dita.
“Non
smetterà mai…”pensò
scuotendo la testa.
Si
lavò la faccia e i denti, poi si truccò e si
pettinò, infine si vestì.
“Buon
giorno!”disse con un sorriso, raggiungendo la compagna che
era già pronta.
“Ciao…come
hai dormito?”rispose Giulia, spegnendo l’mp3.
“Divinamente!
Ancora non ci posso credere!”disse saltellando.
“Sono
contenta per te…”disse con un sorriso.
“Ah,
Bill mi ha chiesto di portarti al concerto, visto che abbiamo i due
pass per i
backstage potremo incontrarli anche al concerto”.
“Davvero?”chiese
Giulia non credendo alle proprie orecchie.
“Sì!
Aspetta…come mai sei così contenta? Non sarai una
delle numerose vittime del
giovane Tom?”chiese la giovane, guardandola con aria allusiva.
“No…lui
non centra niente…è solo
che…”
“Chi
è? Georg? Gustav? Oppure Bill?”
“No,
quel darkettone te lo puoi tenere…si tratta di
Georg…insomma ieri sera è stato
simpaticissimo e gentilissimo”.
“Ho
capito…beh ho notato che spesso ti guarda!
Complimenti!”esclamò Sara
abbracciando l’amica.
Sara
rise.
“Che
ci trovi di divertente?”
“Meno
di due giorni fa non potevi nemmeno sentirli nominare…ed ora
muori per il loro
bassista! Ti ho convertita ai Tokio Hotel!”esclamò.
Giulia
rise con lei, poi scesero a colazione.
Incontrarono
Carola nella hall.
“Dove
avete dormito stanotte?”chiese curiosa.
“In
camera, perché?”risposero le ragazze, guardandosi.
“Sono
tornata alle due ma non c’eravate e le altre mi hanno giurato
di non avervi
viste”.
“Vai
pure di sopra a controllare. Siamo state in camera a
dormire”disse Giulia.
“Secondo
me avete trovato qualche ragazzo e siete state in giro fino a
tardi”.
“Credi
quello che vuoi, ma puoi benissimo chiedere al portiere per sapere a
che ora
siamo tornate”rispose Sara.
Carola
se ne andò, un po’ delusa.
“Ma
quella non si fa mai i cazzi suoi?”chiese Giulia prendendo
posto in sala da
pranzo.
“Ragazze,
per stamattina vorrei fare delle prove di sezione nella sala qui
affianco. Il
direttore mi ha assicurato che non ci disturberà nessuno.
Prima vorrei provare
con Sara, almeno per un’ora e mezza. I soprani verranno da me
dopo pranzo, i
contralti per le 14 e 30, poi potrete riposarvi e stasera avremo un
incontro
con alcuni giornalisti”
“Prof,
siamo solo un coro, mica delle star di
Hollywood!”esclamò Sara.
“Signorina,
tu devi prepararti molto bene, dato che sarai quella a cui faranno
più domande.
Ora vai di là e scalda un po’ la voce”.
La
ragazza annuì e salutò Giulia con un cenno della
mano.
“Voi
andate nelle vostre stanze. Non vi voglio in giro per
l’hotel. Ripassate le
parti e state tranquille”disse la donna.
Le
studentesse si volatilizzarono.
“Ja
mein
Führer!”pensò
Giulia, tornando in camera e pregustandosi un’altra sigaretta.
----------*----------
Sara
osservò attentamente la sala. C’era un bellissimo
pianoforte a coda, poggiato
su un pavimento di parquet lucido. La giovane si sedette e
poggiò le dita sulla
lunga tastiera. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Quando
si
trovava davanti ad un pianoforte nuovo era sempre un po’
restia a suonarlo, per
timore che qualcuno potesse sentirla.
“La
prof mi ha detto di scaldare la voce, quindi devo suonare per
forza”si
disse. Lentamente cominciò a premere qualche tasto a caso,
poi iniziò a suonare
una delle sue tante canzoni. Cominciò a canticchiare a bassa
voce, poi la sua
passione per la musica ebbe il sopravvento e cantò come se
si stesse esibendo
davanti ad un pubblico. Le parole le conosceva a memoria, la musica
pure, quindi
si lasciò andare completamente, distaccandosi dal mondo che
la circondava. In
quel momento c’erano solo lei e il pianoforte.
I
brani si susseguirono uno dopo l’altro e la prof ancora non
arrivava. Sara non
si preoccupò, in fondo si stava solo esercitando.
----------*-----------
Bill
scese per fare colazione. Suo fratello stava ancora dormendo, come al
solito.
Georg era appena uscito per una passeggiata in incognito e Gustav stava
guardando la tv.
Una
musica familiare lo attirò lontano dalla sala da pranzo.
“Ma
questa è una delle nostre canzoni”pensò
canticchiando tra sé la canzone che
aveva scritto parecchio tempo prima e che aveva riscosso molto successo.
La
porta della sala era socchiusa e il giovane si permise di sbirciare
dentro.
Vide un pianoforte bianco, ma da quella posizione non era in grado di
vedere
chi stesse suonando. Si trattava sicuramente di una ragazza, a
giudicare dalla
voce.
“Please
don't jump
Don't jump
And if
all that can't hold you back
I'll jump for you”
La
canzone era terminata.
L’arrangiamento
al pianoforte era favoloso. Poteva essere sicuramente migliorato, ma la
pianista era davvero brava. Subito dopo partì
un’altra canzone. Bill la
riconobbe dai primi accordi.
La
canzone che aveva scritto per Tom…la loro canzone.
“Ich will da
nicht allein sein
lass uns gemeinsam
In die Nacht
Irgendwann wird es Zeit sein
Lass uns gemeinsam
In die Nacht“
Bill
si unì alla cantante, aiutandola con il ritornello. La
musica si fermò di colpo
e un viso familiare fece capolino da dietro lo strumento.
“Ciao!”esclamò
il ragazzo sorridendo.
“Ciao…io
non sapevo che fossi qui”rispose Sara, arrossendo fino alla
punta dei capelli.
“Non
preoccuparti. Sei molto brava. Devo proprio farti i complimenti. Hai
avuto una
bella idea a riadattare i pezzi per pianoforte”disse
sorridendole.
“Oh…grazie.
L’ho fatto perché so suonare solo il
piano…”
“Beh,
ma sei brava lo stesso”.
“Grazie…”rispose
lei portandosi i capelli dietro le orecchie.
“Senti,
potresti farmi vedere come hai fatto?”.
“Eh?
Sì, certamente”rispose, rimettendosi seduta.
Bill
si avvicinò e Sara gli fece un po’ di posto sullo
sgabello.
“Mi
dispiace, stiamo un po’ stretti”.
“Non
ti preoccupare, mi pare che nessuno dei due occupi più della
metà”disse il
giovane sorridendole di nuovo.
“Senti,
io ti avviso che potrebbe entrare la mia prof da un momento
all’altro”.
“Beh?
Che importa? Non stiamo facendo nulla di male e poi mi pare che tu ti
sia
preparata a dovere per le prove, no?”.
“Già,
hai ragione!”
Rimasero
insieme per quasi mezz’ora, poi Tom entrò nella
sala.
“Bill!
Ecco dov’eri finito! Pensavo fossi a
colazione!”esclamò in tedesco.
“Ciao
Tomi…Sara mi sta insegnando un paio di cose al
pianoforte!”esclamò lui, con un
sorriso a 32 denti.
Tom
sorrise a sua volta ed osservò i due ragazzi.
“Vedi…qui
devi fare do minore, poi si bemolle e infine mi bemolle”disse
Sara, poggiando
le lunghe dita sulla tastiera.
Bill
la imitò suonando un’ottava più in alto
e canticchiando la melodia. Le sue
unghie laccate di nero creavano un piacevole contrasto con
l’avorio candido dei
tasti e con lo smalto di un tenue rosa di Sara.
“Bravo!”esclamò
la giovane, osservandolo con la coda dell’occhio.
“Hey,
ma la tua SIMPATICA amica non
c’è?”chiese Tom.
“No…in
teoria avrei dovuto provare solo io”.
“Perché?”chiesero
i due gemelli.
“Beh…io
canto come solista…”rispose la ragazza arrossendo.
“Hai
detto la cosa sbagliata”disse Tom.
“Perché?”domandò
lei, preoccupata.
“Adesso
il mio simpatico fratellino ti martellerà di domande, fino
all’esaurimento!”esclamò Tom, mostrando
il suo solito, irresistibile sorriso.
Sara
si mise a ridere.
“Beh,
di certo mica mi dispiace farmi martellare di domande da Bill
Kaulitz!”pensò.
In
quel momento entrò la professoressa.
“Sara!
Chi sono questi due?”chiese, arrabbiandosi.
“Oh,
prof…loro sono Bill e Tom Kaulitz…sono
due…ehm…ragazzi del posto”disse in
inglese, in modo che i due capissero.
“Oh…e
cosa ci fanno qui?”chiese la donna.
“La
sua allieva è molto brava. Noi siamo due cantanti e ci siamo
fermati per farle
i complimenti”intervenne Bill, alzandosi e stringendo la mano
alla donna.
La
professoressa si lasciò sfuggire un lieve sorriso.
“Grazie,
ma ora devo chiedervi di andarvene. Ho una lezione da fare”
Bill
e Tom si avviarono verso l’uscita e il minore dei due gemelli
indicò il piano
superiore con l’indice, guardando Sara negli occhi.
Lei
annuì, poi tornò a concentrarsi sulla sua
insegnante.
“Senti,
io rimango un po’ qui ad ascoltarla…tu che
fai?”chiese il giovane frontman una
volta fuori dalla sala.
“Visto
che per venirti a cercare non ho fatto colazione, credo che
andrò a mangiare
qualcosa in camera…non hai del cioccolato?”
“Nella
mia borsa, quella sotto il televisore”
“Danke
bruder!”esclamò Tom
“Ah, Tomi”
“Si?”
“Vedi
di non mettermi a soqquadro la camera…voglio tutto in ordine
come prima”.
“Certo
mamma…”esclamò il chitarrista,
allontanandosi di corsa.
----------*----------
Sara
si mise in piedi e cominciò a fare i vocalizzi che le
ordinava la prof. Ogni
volta sempre più in alto.
“Brava…vedo
che oltre ad intrattenere i villici del luogo ti sei anche
esercitata”.
“Prof…quei
due ragazzi fanno parte di un gruppo famoso in tutto il
mondo!”esclamò la
ragazza.
“Ah
sì? E chi sarebbero?”
“Sono
i Tokio Hotel, ma credo che lei non ne abbia mai sentito
parlare”.
“Oh…mia
figlia ha comprato un paio di cd…beh poco
importa…non devi farti distrarre. La
loro musica non centra nulla con la tua. Ora proseguiamo e comincia a
cantare
dalla battuta 33”disse.
Le
prove durarono fino alle 13, poco più di tre quarti
d’ora, poi la ragazza potè
andare a mangiare insieme alle compagne.
“Com’è
andata la prova?”chiese Giulia
“Come
al solito”
“Cioè?”
“La
prof è arrivata in ritardo e non ho fatto nemmeno
un’ora”.
“Quindi?
Che hai fatto da sola?”
“Ho
suonato…e cantato…e ho fatto lezione al posto
della prof”.
“In
che senso?”
“Beh…mentre
suonavo, anzi mentre cantavo In die nacht, ho sentito qualcun altro
cantare con
me…e indovina chi era?”
“Non
sono brava con gli indovinelli, ma credo fosse Bill”
“Centro
perfetto!”
“E
cos’è successo?”
“Mi
ha chiesto se potevo fargli vedere gli accordi…”.
“Sì…ora
si chiamano accordi!”
“Giulia!
Non fare la cretina!”
“Beh,
mi piacerebbe stare qui ancora per qualche minuto, ma sono in ritardo e
devo
andare a prova…con noi la prof non è mai in
ritardo…ci vediamo dopo”.
“Se
non mi trovi in camera…sai dove sono”
“Sì…non
ti preoccupare!”esclamò, salendo in camera.
----------*----------
“Allora?”chiese
Tom.
“Cosa?”
“Come
canta?”
“Chi?”
“Senti, smettila di fare il coglione! Sai di chi sto
parlando!”
“Uffa…ti
incazzi subito…”
“Allora?”
“Canta
bene…dannatamente bene!”
“E…”
“E
cosa?”
“So
che vuoi dire altro”
“E
mi hai lasciato la camera una merda! Cazzo Tom, ma è
possibile che dove passi
tu non c’è mai ordine?”
“Peggio
di Attila!”esclamò il ragazzo, spingendo il
gemello dentro la camera
completamente sotto sopra.
“No
Tom…non ho voglia di scherzare. Ora dovrò
rimettere tutto in ordine!”
“Chi
se ne frega, no? Tanto la tua bella verrà a bussare alla mia
porta!”
“Perché?”
“Ti
ricordo che è l’unica camera che ha
visto…”.
“Oh…hai
ragione. Beh quando arriva mandala da me”
“Perché?”
“Beh, l’ho invitata io, no?”
“Allora
vieni tu da me, almeno non si scomoda”.
“Fai
come vuoi, ma ora sparisci. Con te in giro non riuscirei mai a
sistemare”.
“Perché?”
“So
benissimo che, mentre metto ordine da una parte, tu fai casino
dall’altra…non
finirei mai”.
“Bravo
il mio fratellino!”esclamò Tom, scompigliando i
capelli al gemello.
“Cazzo
Tom! I capelli no!”gridò Bill, ma il giovane rasta
era già fuggito.
----------*----------
Sara
andò in camera e si guardò allo specchio. Sorrise
ed arrossì. Ancora non
riusciva a crederci. Bill Kaulitz le aveva parlato, erano stati insieme
e
l’aveva anche invitata in camera sua. Sospirò.
“Bene…sta
andando tutto a meraviglia”pensò,
sapendo di avere tutto il pomeriggio
libero.
Uscì
dalla sua stanza e andò verso le scale.
“Saretta!
Dove stai andando?”. Era l’irritante voce di Carola.
La
giovane solista si voltò.
“Da
nessuna parte…stavo scendendo di sotto”.
“La
prof ha detto che dobbiamo restare per forza in camera!”
“Tu
non dovresti essere alle prove?”
“No,
sono un contralto io…proviamo più
tardi!”.
“Merda,
merda, merda, merda e merda! Questa non me la levo più di
dosso!”pensò
Sara, sorridendo.
Carola
era una ragazza molto bella. Alta, con lunghi capelli biondi che le
ricadevano
in morbidi boccoli fino a metà schiena. Gli occhi azzurri
incantavano
praticamente tutti i professori, anche perché la giovane
aveva la capacità di
sbatacchiare le lunghissime ciglia arrivando ad intenerire chiunque. Il
problema era che la bella Carola era la persona più rompi
palle e curiosa di
tutta la scuola e trovarsi in camera con lei era un vero e proprio
suicidio.
“Tu
non sei una che disubbidisce alla prof, quindi non stavi andando di
sotto”.
Ah,
Carola era anche dannatamente intelligente e raramente si riusciva a
fregarla
con una palla banale.
Sara
sbuffò.
“O
me la porto dietro, o Bill crederà che mi sono dimenticata
di lui”
Non
aveva alternative. Doveva per forza trascinarsi dietro
quell’odiosa a meno che…
“A
meno che io non faccia a finta di andare in camera di qualcun altro e
poi con
una scusa, me ne vada da Bill!”pensò
sorridendo.
“Beh,
se proprio vuoi saperlo, stavo salendo da Alice…”.
“Davvero?
Posso venire anche io?”
“Certo…andiamo”
Sara
bussò e fu proprio Alice ad aprirle.
“Ciao
Ali…sono arrivata! C’è anche
Carola!”esclamò.
“Stai
zitta e reggimi il gioco…mi devo sbarazzare di
lei”aggiunse sotto voce
spingendo dentro la compagna.
La
giovane restò qualche minuto in camera, poi finse di essersi
scordata il
cellulare.
“Vado
a riprenderlo…torno subito!”esclamò.
Uscì
di corsa dalla stanza, poi salì al piano superiore.
Bussò
delicatamente alla camera 432. Le aprì Tom.
“Ciao!
Il mio caro fratellino arriva subito. Vado a
chiamarlo!”esclamò, facendola
accomodare.
Sara
vide che il rasta stava andando a bussare alla 435, la camera di fronte.
“Cosa
c’è?”chiese Bill in tedesco.
“È
arrivata la tua bella…immagino vogliate stare un
po’ da soli”.
“Senti,
io in camera mia non ti ci lascio, quindi falla venire
qui…c’è già abbastanza
casino in giro senza lasciarti sguinzagliato e libero di fare quello
che
vuoi…”.
“Grazie…questa
cosa potrebbe offendermi”
“Lo
so che non te ne frega un cazzo…”
“Signorinella,
non si usano certe parole!”esclamò Tom, tornando
nella sua stanza.
“È
di là”disse in inglese, indicando la porta alla
ragazza.
“Danke…”rispose
lei, arrossendo.
“Ma
allora un po’ di tedesco lo parli!”
“Due
o tre parole…ja, nein e danke…”disse,
sorridendo.
Bussò
alla porta di Bill e dopo aver udito un debole “avanti”si
permise di
entrare.
“Ciao…scusami
se ci ho messo tanto, ma ho dovuto liberarmi da una mia
compagna”.
“Capisco…”
Nessuno
dei due sapeva che fare…
Tom
aveva un orecchio poggiato contro la porta e stava tentando di
origliare.
“Tom
Kaulitz! Si può sapere che diavolo stai
facendo?”chiese Georg uscendo dalla sua
camera.
“Sto
origliando mio fratello…c’è quella
corista in camera sua…tu piuttosto? Che ci
fai in giro?”esclamò il ragazzo, balzando per lo
spavento.
“Essendo
un essere umano ho bisogno di mangiare…stavo andando a farmi
un panino già di
sotto. Tu ora vieni con me!”
“Perché?”
“Perché
non è carino ascoltare gli altri di nascosto!”
“Cazzo
Georg sembri mia madre! Anzi, sei peggio di mia
madre!”esclamò Tom, seguendo il
compagno.
----------*----------
Giulia
stava osservando la prof, quando vide attraverso le vetrate della sala
due
ragazzi che stavano andando di fuori. Si trattava di Tom e di Georg. La
ragazza
arrossì e cercò di riconcentrarsi sulla parte.
Stava per abbassare lo sguardo,
quando i suoi occhi incrociarono quelli del bassista, che le sorrise.
Giulia
cominciò ad osservare lo spartito.
“Giulia!
A che battuta siamo arrivate?”chiese la prof, interrompendo
l’esecuzione.
“Eh?
Alla…60?”chiese lei, preparandosi ad una sgridata.
“Ci
sei? Siamo ferme alla 75!”
“Mi
scusi prof…è solo che non mi sento molto
bene…”disse, abbassando lo sguardo.
“Senti,
se stai male sali in camera. Tanto abbiamo quasi finito”disse
la donna.
“Va
bene…grazie”rispose lei, recuperando le sue cose
ed uscendo dalla sala.
“Guarda
un po’ chi si rivede!”esclamò Tom,
sedendosi sullo sgabello del bar.
Giulia
si voltò. Sentiva chiaramente gli occhi di Georg sul suo
viso, ma non voleva
guardarlo. In breve tempo le sue guance divennero rosse come i capelli.
“Hey,
non credevo di metterti tanto in imbarazzo”disse Tom.
“Prendi
qualcosa da bere?”le chiese il bassista.
“No…io…devo
andare in camera…”balbettò, voltandosi
e correndo al piano superiore.
La
professoressa aveva osservato la scena dalla sala di prova.
“Voi
continuate, io devo fare una cosa”disse alle ragazze,
avviandosi verso la
porta.
In
pochi passi raggiunse i due giovani musicisti e si parò loro
davanti. Da
giovane aveva vissuto in Germania e il tedesco non era un problema.
“Cortesemente,
vi chiedo di lasciare in pace le mie
alunne!”esclamò.
“Oddio!
Il Führer!”pensò Tom
sobbalzando sul suo sgabello. Era parecchio tempo che
non aveva a che fare con i professori.
“Noi
non abbiamo fatto niente”disse.
“Giulia
è una mia studentessa. Non importunatela. Non mi importa se
siete i Tokio
Hotel. Lasciate stare le mie ragazze! Soprattutto Sara. Non deve essere
distratta da voi…ha una carriera a cui pensare!”
“Noi
invece no! Senta, lei non sa nemmeno di
cosa…”cercò di dire Tom, ma Georg lo
bloccò.
“Va
bene, signora. Ora torni alle sue prove. Noi ci terremo a
distanza”disse,
alzandosi ed allontanandosi.
----------*----------
“Sto
baciando Bill Kaulitz”pensò Sara, mentre
le labbra del cantante si posavano
sulle sue. Non poteva essere vero…era sicuramente tutto un
sogno.
I
due ragazzi si guardarono negli occhi. Sara non riusciva a smettere di
guardare
quegli occhi nocciola che per tanto tempo l’avevano osservata
da un piccolo
poster che teneva vicino al pianoforte di casa.
“Tutto
questo finirà una volta passato il
concerto…”pensò tristemente.
Quel
pensiero le fece abbassare lo sguardo.
“Che
c’è?”chiese il giovane.
“Stavo
pensando…”
“A
cosa?”
“A
quello che sta succedendo adesso…”
“Beh,
mi sembri un po’ troppo triste”
“Già…è
tutto magnifico…non avrei mai desiderato nulla di meglio,
solo che quello che
sta succedendo adesso sarà solo un piacevole ricordo, una
volta passata la data
del tuo concerto”.
“Perché
dici così”
“Bill,
pensaci…una volta fatto il concerto, tu tornerai ad Amburgo,
mentre io starò
qui. A novembre tornerò in Italia e non ci rivedremo mai
più. Tornerò a
guardare i tuoi occhi su quel poster…”disse,
sforzandosi di non piangere.
“No…”
Sara
lo guardò.
“Non
voglio perderti…so che è presto per dirlo, ma io
sto bene quando sono in tua
compagnia. Non voglio che questa sia solamente
un’avventura”
“Ma
sarà così…Bill siamo troppo
diversi…”disse lei.
“Senti,
ora non fare la pessimista. Ora aspettiamo il concerto. Quando
arriverà,
vedremo cosa fare”disse, abbracciandola.
In
quel momento bussarono alla porta. Era Tom.
“Che
è successo?”chiese Bill, guardandolo in faccia.
“Si
tratta della sua prof”.
“Cosa
hai combinato?”chiese il cantante, vedendo che Sara era
sbiancata.
“Io?
Niente! Chiedilo anche a Georg!”
“Racconta
tutto”
“Beh,
noi ce ne stavamo seduti comodi giù al bar, quando
è arrivata la sua amica”.
“Giulia”
“Sì,
lei. Beh io ho fatto una battutina e Georg le ha chiesto se voleva bere
qualcosa”
“Poi?”chiese
Bill, temendo il peggio.
“Poi
quella è diventata viola in faccia e se
n’è andata con chissà cosa
addosso…aveva una faccia da morta”.
“Poi?”domandò
Sara.
“Poi
è arrivata quell’arpia della tua prof e ci ha
rimproverati!”
Bill
scoppiò a ridere.
“Che
cazzo hai da ridere?”
“Beh,
ti immagino, mentre quella ti sgrida!”
“C’è
poco da ridere. Ci ha quasi minacciato. Ha detto che non dobbiamo
distrarre le
sue ragazze, soprattutto quella che è seduta sul tuo
letto!”esclamò.
Sara
e Bill si guardarono.
“Cosa
ti avevo detto…finirà
tutto…”disse la ragazza, alzandosi e facendo per
uscire.
“Senti,
aspetta un secondo”disse Bill.
“Cosa?”
“Non
lascerò che sia quella donna a dividerci. Non può
impedirti di vedermi”
“Può
rispedirmi a casa con il primo volo…”.
“Non
lo farà mai”
“Cosa
te lo fa credere?”
“Sei
la solista…la figura principale del coro. Non si sognerebbe
mai di mandarti a
casa”
“Già…hai
ragione. Però non posso permettermi di fare quello che
voglio. Tom, tu hai
visto Giulia?”. “L’ho vista entrare in
camera vostra, poi niente”.
“Ok…io
vado da lei…ci vediamo domani”
“Perché
domani?”
“Stasera
dovremo rilasciare un’intervista”.
“Beh
e oggi pomeriggio?”
“Meglio
di no…il Führer è in giro e ci
sorveglierà!”
“Non
credo…”disse Tom con aria furba.
“Cosa
hai intenzione di fare?”
“Non
ti preoccupare. Renderò questa vostra gita molto
più piacevole!”esclamò andando
in camera sua.
Sara
fece per allontanarsi, ma Bill la prese per un braccio.
“Aspetta…non
puoi andartene così”disse, poi la baciò.
“Ora
devo andare…”disse lei, arrossendo andando verso
le scale.
----------*----------
La
ragazza entrò in camera. Carola era di sotto a fare le
prove, Giulia era in
balcone a fumare.
“Hey,
ma non puoi diminuire il numero di sigarette? Ti fanno male!”
“Lasciami
stare…”disse la ragazza, asciugandosi gli occhi.
“Giu!
Che hai?”chiese Sara, preoccupata.
“Niente”rispose
l’amica, scuotendo la testa.
“Non
è vero. Tu sei una di quelle persone che piangono solo per
motivi importanti!”.
La
giovane sospirò e si appoggiò alla ringhiera,
prendendo una boccata di fumo.
“Si
tratta
di Georg”
“Cosa
ha fatto?”
“Ma
niente…solo che ora non posso neanche guardarlo. Mi manda
fuori di testa solo
averlo vicino”.
“Beh,
che c’è di male?”
“Che
quando c’è lui io divento un’altra
persona. Non riesco a spiaccicare mezza
parola…mi sento in imbarazzo”
“Ma
dai…è normale. In fondo ti piace, non
c’è niente di strano!”
“Invece
sì. Non avrei mai dovuto andare su, ieri sera”
“Non
dire cazzate”.
“Invece
è vero…se ieri sera me ne fossi stata in camera,
con lui non ci avrei parlato e
tutto sarebbe rimasto uguale”.
“Smettila
di fare la cretina e ora vieni con me!”
“No!”
“La prof ha rimproverato Tom e Georg”
“Perché?”
“Perché
ti ha visto andare via e pensava che ti avessero fatto
qualcosa…”.
“Chi
te lo ha detto?”
“SexGott”
“Chi?”
“Tom…lo
chiamano così”
“Cosa
vuoi fare?”
“Adesso
andiamo su e tu parli con Tom e Georg…dirai che ti dispiace
se la prof se l’è
presa con loro, poi io attirerò il bel chitarrista fuori in
balcone e voi due
resterete da soli!”disse sorridendo.
Giulia
arrossì e scosse la testa.
“No…potrebbe
venirmi un infarto”
“Non
me ne frega”
“Mi
vuoi morta?”
“Ma
felice…piuttosto che sopportarti così! Ora
muoviti!”
Giulia
sorrise, poi spense la sigaretta e seguì l’amica.
Sara
bussò alla 435 e le aprì Bill.
“Che
ci fate qui?”chiese, sorridendo.
“Abbiamo
bisogno di tuo fratello e di Georg…”disse la
ragazza.
Bill
si accorse che Giulia era arrossita quando l’amica aveva
nominato il bassista.
“Capisco…beh,
la camera di Tom è la 432, quella di Georg è la
434”disse, indicando la porta
chiusa.
“Ehm…di
solito a quest’ora cosa fanno?”chiese Sara.
“Perché?”
“Beh,
magari dormono…non vorremmo disturbare”.
“No,
no…Tom recupera le ore di sonno al mattino…Georg
non esce mai al pomeriggio, a
meno che non si tratti di faccende molto importanti”.
“Senti…dopo
devi aiutarmi a portare via tuo fratello…in modo
che…”sussurrò la corista.
“Sì…Giulia
e Georg…ok, ma ora smettila di parlare come se stessi per
compiere un omicidio
e bussa alla porta di Georg”rispose Bill, sempre a bassa voce.
La
ragazza annuì e bussò alla camera del bassista.
“Chi
è?”si sentì chiedere.
“Sara…potresti
uscire un secondo?”
Bill,
nel frattempo aveva fatto accomodare Giulia nella sua camera ed era
andato a
chiamare Tom.
“Dimmi,
è successo qualcosa?”chiese il ragazzo, apparendo
sulla porta.
“No…è
solo che…vabbè te lo spiego dopo…vieni
con me”disse, prendendolo per un braccio
e portandolo nella camera di Bill.
“Beh,
allora noi usciamo”disse il cantante, seguendo Sara in
balcone.
“Come
mai siamo qui, noi tre?”chiese Tom.
Giulia
era bordeaux in faccia.
“Beh…io
volevo chiedervi scusa…in fondo è stata colpa mia
se la mia prof vi ha
rimproverati…”disse, sforzandosi di non fissarsi
le scarpe.
Georg
rise.
“Non
ti devi preoccupare…è solo che Tom è
un po’ una testa calda e per poco non le
rispondeva male…”.
“Anche
perché il mio linguaggio è molto più
scurrile in tedesco che in
inglese”aggiunse il rasta.
Giulia
sorrise. Sara, che aveva origliato tutto, chiamò Tom di
fuori.
L’altra
ragazza si sentì persa.
“Oddio…e
adesso cosa faccio? Sono qui da sola…con
lui…”pensò.
Georg
si sedette sul divano ed accese la tv. Subito una voce femminile
interruppe i
pensieri della corista.
“Dimmi,
alla fine cosa è successo con la mia prof?”chiese,
avvicinandosi al bassista.
“Oh,
nulla. Tom ha cercato di risponderle, ma l’ho
bloccato”.
Giulia
sorrise.
“Hai
fatto bene…la mia prof non è una a cui piacciono
tanto le teste calde”.
“L’ho
notato…per questo Tom la chiama il Führer,
giusto?”
La
ragazza rise ed annuì. Georg sorrise a sua volta. Aveva un
sorriso magnifico.
I
due ragazzi si guardarono. Gli occhi verdi di lei
s’intrecciarono con gli occhi
verdi di lui. Simili, ma totalmente diversi.
Giulia
aveva diciotto anni, faceva la parte della ragazza dura, ma come si
dice gli
occhi sono lo specchio dell’anima e dimostravano quanto la
ragazza fosse buona
e sensibile.
Georg
di anni ne aveva ventuno. Aveva lo sguardo di un ragazzo sicuro di
sé. Uno
sguardo che sapeva incantare, a dispetto dei meravigliosi occhi
nocciola dei
due gemellini di cui migliaia di ragazze si erano innamorate.
Entrambi
aspettavano una mossa dell’altro. Chi avrebbe fatto il primo
passo?
----------*----------
“Perché
mi obbligate a restare qui fuori con voi due?”chiese Tom.
“Tomi…quanto
sei ingenuo! Non hai capito che quei due si piacciono?”chiese
Bill.
Il
rasta guardò suo fratello, poi spostò lo sguardo
sulle finestre.
“Mi
stai dicendo che Georg e quella lì…”
“No
Tom, la vita non è nasci, scopi e muori…loro due
si piacciono…non devono per
forza…”.
“Hey,
ma mi hai preso per un ninfomane? Lo so cosa succede quando due si
piacciono…solo
che non pensavo…”rispose Tom, arrossendo.
“Però
potevate avvisarmi che dovevamo starcene qui fuori!”aggiunse.
“Perché?”domandò
Sara.
“Almeno
mi portavo le sigarette!”esclamò il rasta,
appoggiandosi alla ringhiera.
“Tieni…a
volte basta chiedere”disse la ragazza, prendendo un pacchetto
di Marlboro light
dalla borsa.
“E
queste da dove saltano fuori?”chiese Tom.
“Oh,
non fare tante storie…sono sigarette? Sì, e
allora tieni e non fare
domande!”esclamò lei, prendendone una e
accendendola.
“Sara…tu
fumi?”chiese Bill
“Ogni
tanto la nicotina serve!”esclamò lei, sorridendo.
“Oh,
bambina, non fare l’innocente che tanto lo sanno tutti che
pure tu fumi ogni
tanto…”esclamò Tom, rimproverando il
fratello.
“Comunque
le light fanno abbastanza schifo…”disse Tom,
sbuffando un po’ di fumo.
“Oh…che
palle! Accontentati, una buona volta!”rispose Sara.
Bill
non aveva smesso di guardarla. Con quella sigaretta tra le dita era
diversa.
Sembrava un’altra persona.
“Hey,
terra chiama Bill! Rispondi!”esclamò Tom, passando
una mano davanti agli occhi
del gemello.
Il
cantante si riscosse.
“Cosa?”chiese,
guardandosi intorno.
“Sei
andato in fissa…ripigliati!”.
“Senti…lo
so che non dovrei fumare, ma certe volte mi
aiuta…”disse Sara, capendo che il
giovane era a disagio per quel motivo.
“Sì…capisco.
Solo che hai una voce talmente bella…non dovresti
rovinartela”disse lui,
abbassando lo sguardo.
“Come
sei premuroso…”rispose lei, ridendo e spegnendo la
sigaretta, per poi gettarla
di sotto.
----------*----------
Giulia
guardò Georg. Si erano baciati a lungo, senza dire una
parola, né prima né
dopo.
“Io
credo che…”disse con voce appena udibile, ma il
ragazzo non la fece continuare.
Le mise una mano sul collo e la baciò di nuovo, senza fretta.
Giulia
non credeva a quanto stava accadendo.
“Meno
di due giorni fa non potevi nemmeno sentirli nominare…ed ora
muori per il loro
bassista! Ti ho convertita ai Tokio Hotel!”le
parole di Sara le
rimbombarono nella testa per qualche istante.
Già,
prima non poteva soffrirli e invece in quel momento…
Per
i pensieri non c’era tempo. Ora c’erano solo lei e
Georg. Chiuse gli occhi e si
lasciò trasportare da quel bacio.
|
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Capitolo 3 *** 3. Che disastro! ***
Ringraziamento
obbligatorio a
NICEGIRL: sono contenta che la fic ti piaccia! Per me è la
prima su questo
argomento e non so ancora bene come andare avanti. Certe volte mi
sembra di
caricare un po’ troppo le personalità dei
ragazzi…se ti va dammi pure dei
consigli! Grazie a presto!
Ecco
un altro capitolo…già dal
titolo potete capire che sarà mooooolto particolare!!!
3.
Che disastro!
Il bassista
si allontanò dolcemente da lei. “Forse
è meglio
far rientrare quei tre, non credi?”chiese, sorridendole. La
ragazza annuì,
quindi vide il giovane alzarsi ed andare ad aprire la finestra.
“Finalmente!”esclamò
Tom.
“Tomi…quella
cazzo di sigaretta…non in camera!”disse Bill,
sforzandosi di non gridare.
Troppo
tardi. Il fumo della Marlboro era arrivato al
rilevatore e in breve tempo tutti si trovarono bagnati fradici.
“TOM!
Heilig
Christ!”gridò Bill.
Le ragazze
si guardarono.
“Se
la prof ci scopre siamo nella merda!”esclamò
Giulia.
Uscirono di
corsa in corridoio e videro che anche lì erano
partiti i rilevatori. Incontrarono Gustav fuori dalla sua porta, anche
lui
completamente bagnato.
“Scommetto
che è stato Tom”disse con un sorriso.
“Già…da
cosa l’hai capito?”chiese Sara.
“Dall’urlo
di Bill!”esclamò ridendo.
Giulia
tirò l’amica al piano di sotto, dove tutto
sembrava
tranquillo.
“Ora
andiamo in camera e vediamo di asciugarci, altrimenti
chi glielo spiega a Carola e alla prof?”chiese, con il
fiatone.
Sara si
appoggiò alla porta chiusa e cominciò a ridere.
“Che
hai?”
“Oddio…non
ho mai visto Bill così incazzato! E poi hai visto
Tom? Che faccia ha fatto quando è partita
l’acqua?”chiese, tenendosi la pancia.
“Tu
non sei normale!”rispose la ragazza, levandosi i vestiti
fradici.
----------*----------
“Mi
dispiace, mi dispiace, mi dispiace!”esclamò Tom.
“Ti
dispiace? A me non sembra! Guarda! Che disastro…non ci
posso credere. E sì che te l’avrò detto
mille volte. In questo albergo non si
può fumare in camera! Hai voluto la stanza con il balcone
più grande, ma non ti
è bastato! Porca troia!”esclamò Bill,
guardando i suoi capelli completamente
fradici.
Le punte
stavano già cominciando ad arricciarsi.
“Senti…ti
ho detto che mi dispiace…”
“No…Tom
vai via…lasciami sistemare questo puttanaio”.
In quel
momento bussarono alla porta. Era il direttore
dell’albergo.
“Signori…cos’è
successo?”chiese, guardando la stanza.
“Ci
dispiace…mio fratello si è scordato dei
rilevatori ed è
entrato in camera con la sigaretta accesa”disse Bill.
“Capisco.
Beh, in ogni caso ci sono i danni per le stanze e
per il corridoio. La moquette va cambiata”disse, con aria
saccente, posando lo
sguardo sui lunghi rasta di Tom.
“Chiami
pure il nostro manager. Parli con lui”disse Bill,
arrendevole. Il direttore si allontanò rapidamente.
Bill
sospirò e si passò una mano sul viso. Il trucco
era
completamente andato a farsi benedire. Il giovane era certo che
sembrava un
mostro. Si guardò intorno. Non c’era nulla di
asciutto. Sapeva per certo che
quella notizia avrebbe fatto incazzare parecchio Dave. Era raro che
capitasse,
ma non era la prima volta che facevano danni in hotel e non era la
prima volta
che lui si beccava le ramanzine dell’uomo.
“Bill,
maledizione. Non lo capite quanti soldi perdiamo
per questi incidenti? Potreste stare più attenti! Tom
ascolta solo te…cerca di
tenerlo un po’a bada”. Questo era quanto
gli era stato detto l’ultima volta
che era successo. Quella volta il giovane chitarrista aveva rotto tre
vasi in
meno di un’ora.
“Bill…mi
dispiace. Posso darti una mano, se vuoi”.
Il cantante
osservò attentamente il gemello. Doveva essere
veramente dispiaciuto, per offrirsi di sistemare.
“No,
Tomi. Non ti preoccupare. Vai a sistemare la tua
camera…penso che dovremo spostarci il prima
possibile”.
Tom fece per
uscire, poi si voltò verso il fratello.
“Billie…”
“Che
c’è?”
“A
Dave ci penso io. Tu non ti preoccupare. Ti sei beccato la
sua lagna l’ultima volta. Ora credo tocchi a me”.
Il ragazzo
gli sorrise e gli diede una pacca su una spalla.
“Cosa
c’era dentro quella Marlboro?”chiese.
Tomi lo
guardò, senza capire.
“Ora
vai…devi preparare le valige e con tutto quel casino in
giro dubito ci riuscirai in poco tempo”.
Il direttore
dell’albergo tornò in quel momento con un
cordless tra le mani.
“Signor
Kaulitz…è il vostro manager. Mi ha chiesto di
parlare
con lei”disse, porgendogli l’apparecchio. Tom
cercò di prendere il telefono, ma
il gemello glielo impedì.
“Non
preoccuparti. Me la vedo io con lui”
“Pronto,
sono Bill”
“Bill…si
può sapere che diavolo è successo?”
“Ciao
Dave…”
“Allora?
Cos’avete combinato?”
“Sono
scattati i rilevatori anti incendio e il piano si è
completamente lavato. Anche il corridoio”
“COSA?
STAI SCHERZANDO SPERO!”
“Purtroppo
no…”
“Dio
santo…Bill, possibile che tutte le volte che vi
lascio da soli combinate disastri? Non siete dei bambini Cristo! In
più
quell’albergo costa l’ira di Dio…altri
soldi da buttare nel cesso!”.
“Dave…mi
dispiace. Cos’altro posso dire?”
“Potresti
evitare di far girovagare troppo quell’animale
di tuo fratello, perché so benissimo che è stato
lui…Mi chiedo perché non viva
in una gabbia!”
“Senti,
Dave…lascia stare…ora non siamo
dell’umore giusto per
parlarci. Potremmo dire cose di cui ci pentiremmo entrambi. Ne
riparleremo tra
qualche giorno, ok?”
“Bill,
tu prega il signore di fare un concerto
strabiliante, altrimenti mi incazzerò
parecchio…parlane anche con gli altri!”
Il giovane
sospirò, mentre dall’altro capo del telefono la
linea veniva chiusa con rabbia.
“Grazie”disse
con aria stanca, porgendo il telefono al
direttore dell’hotel.
“Vi
faremo spostare in altre stanze, solo che non saranno
certo come queste”.
“Al
momento non importa”disse Bill. L’uomo si
allontanò con
lo stesso passo altezzoso di prima.
Rimasto solo
in camera, il cantante si sedette sul letto
fradicio. Si prese il viso tra le mani e pianse. Pianse per la tensione
accumulata nell’ultima mezz’ora, pianse
perché Dave aveva detto cose terribili
su suo fratello…pianse perché non ne poteva
più di tutte quelle responsabilità.
Tom rimase
dietro la porta chiusa e sentì il gemello. Non era
la prima volta che lo sentiva piangere e non sarebbe stata
l’ultima, solo che
quella volta provò un dolore che non ricordava di aver mai
sentito. Voleva
entrare e abbracciarlo. Dirgli che Dave non poteva incazzarsi solo con
lui, che
in fondo Bill era il più responsabile, ma non ci
riuscì. Sospirò e andò in
camera sua a vedere di salvare il salvabile.
----------*----------
Sara prese
la piastra dalla borsa e si acconciò i capelli.
Giulia preferiva il vento, al posto del phon. “Allora,
com’è andata con…tu sai
chi?”chiese la ragazza, affacciandosi dalla finestrella del
bagno.
“Mmm,
forse non te lo dico”
“E
perché?”
“Perché
so già che mi prenderesti in giro”.
“Che
stronza! Non ti ho mai presa in giro”
“Io
sarò stronza, ma tu sei bugiarda!”
“Dai…sono
curiosa!”esclamò Sara, lisciandosi la frangetta.
“E
va bene…ci siamo baciati”
“E…”
“E
cosa?”
“Lo
so che vuoi dire qualcos’altro”
“E
bacia da Dio! Sara…è l’uomo perfetto!
Mi fa morire ogni
volta che lo guardo…quelle braccia, i suoi
occhi…il suo sorriso!”esclamò
finendo la sigaretta.
“Accidenti,
sei proprio stracotta per questo qui!”
“Sì…sono
perdutamente innamorata!”
“Lo
sai io so una cosa su di lui”
“Cosa?”
“Beh,
l’ho letto su internet e non so se è vero,
però si dice
che prima di innamorarsi di una ragazza deve conoscerla bene: non crede
molto
nell'amore a prima vista, quindi vuol dire che gli è bastato
poco per
conoscerti, no?”
“Già…speriamo
in bene”
“E
poi ho una notizia un po’ piccante…”
“Cosa?”
“Ama
farsi lunghissime docce, quindi potresti cogliere
l’occasione…che ne so…”.
“Sei
una pervertita!”esclamò Giulia ridendo.
“Però
scommetto che ti piacerebbe!”
“Non
te lo dirò mai!”
Sara
appoggiò la piastra, raccolse un po’
d’acqua con le mani
e schizzò la compagna.
“Basta
acqua! Per oggi ne ho abbastanza!”.
In quel
momento rientrò Carola.
“Mio
Dio che puzza di vestiti bagnati…che avete combinato voi
due?”chiese, guardandosi intorno con aria schifata.
“La
scema mi ha spinta sotto la doccia accesa, ma ci è finita
sotto pure lei”disse Giulia.
“Certo
che avete un mucchio di tempo da perdere…”.
“Come
mai la prof vi ha fatto provare per così tanto
tempo?”chiese Sara, guardando l’orologio che teneva
sempre al polso.
“Alcuni
pezzi sono molto difficili e abbiamo dovuto
sistemarli. Stasera dopo l’intervista cosa pensate di
fare?”chiese,
guardandole.
“Boh…perché?”
“Festino
in camera di Claudia…”
“Wow…dovrebbe
esaltarci in qualche maniera?”disse Giulia
senza la minima espressione.
“Beh,
diciamo che non ci saranno le solite sigarettine o i
drum…”.
“Non
avrete portato…”
“50
€ di fumo e un po’ di ganja”disse con aria
sapiente.
“Siete
delle cretine!”esclamò Giulia.
“Perché?
Non dirmi che non hai mai fumato…”
“Certo,
solo che non mi porto la droga in gita! È la cosa
più
stupida che si possa fare…”
“Sei
tu quella cretina…dimmi te…se non fumi in gita
quando lo
fai?”
“Senti…tu
fai quello che vuoi, ma non tirarci in mezzo. Dì
pure a Claudia che noi non ci siamo”disse Sara, finendo di
sistemarsi i
capelli.
“Fate
come volete, ma poi non venite a lamentarvi se la
vostra gita ha fatto schifo!”esclamò la ragazza,
recuperando un paio di cose e
scendendo di sotto.
“Che
ore sono?”
“Le
5, perché?”
“Volevo
salire da Bill, per vedere come stanno…”.
“A
che ora si cena qui così?”
“Alle
7 meno dieci”
“Ok…allora
vai pure. Io chiudo il bagno e se entra qualcuno
dico che sei dentro”.
Sara
abbracciò l’amica.
“Grazie”disse,
uscendo.
La moquette
del piano superiore era fradicia. La ragazza si
era munita di calzoncini corti e infradito, onde evitare altri vestiti
da
mettere a lavare.
Bussò
delicatamente alla porta del giovane, ma non udì nulla.
Bussò
più forte e sentì dei passi.
Bill era
completamente struccato e aveva gli occhi arrossati.
“Scusami,
ero in balcone”disse, mostrandole un debole
sorriso.
I due
uscirono in terrazzo. Sara vide a terra un posacenere
con dentro quattro mozziconi.
“Bill…cos’è
successo?”chiese, preoccupata.
“Nulla…”
“Non
è vero. Non avresti fumato quattro
sigarette…”
Bill
sospirò e si sedette a terra. Le gambe strette al petto
e la fronte poggiata alle ginocchia.
“Vuoi
parlarne?”
Lui scosse
la testa.
Sara si
sedette al suo fianco e lo abbracciò. Non sapeva come
comportarsi. Sentì solo che aveva cominciato a piangere.
Si
alzò.
“Qui
c’è bisogno di Tom”
“Torno
subito…non ti muovere”gli sussurrò.
Corse nella
camera di fronte e le aprì il rasta con la stessa
faccia abbattuta.
“Che
c’è?”le chiese in modo scortese.
“Si
tratta di Bill”. Subito il ragazzo sbiancò.
“Cos’è
successo?”chiese, terrorizzato.
“Lo
chiedo io a te…continua a piangere. Non avrete litigato,
spero”
“No…è
colpa di Dave. Lo mette molto sotto pressione. Prima
gli ha telefonato e scommetto che lo ha rimproverato per quanto
è successo con
la sigaretta”.
“Ma
non è stata colpa sua”
“Lo
so, solo che Dave se la prende sempre con lui”.
“Senti
io non so che fare. Prova a parlargli tu. In fondo lo
conosci meglio di chiunque altro”.
Tom
annuì e si avviò a grandi passi verso la stanza
del
gemello.
Sara lo
seguì, ma si limitò ad osservare tutto
dall’interno.
----------*----------
“Billie…smettila
di piangere”disse Tom, cingendo le spalle
del gemello con un braccio.
“Tomi…io
non ce la faccio…Dave pretende troppo…e
poi…”.
“Poi
cosa?”
“Ha
detto delle cose orribili…su di te”
“Cosa?”
“Che
sei un animale e che dovresti vivere in gabbia”.
Tom rise e
il fratello lo guardò.
“Sai
cosa me ne frega! Lo so bene di essere un animale,
altrimenti non sarei Tom Kaulitz! Non dirmi che te la sei presa per
questa
stronzata”.
Bill
annuì e Tom lo abbracciò.
“Oh…il
mio fratellino super sensibile! Potresti essere una
ragazzina delle medie! Basta piangere e sii uomo. Ti sei fatto
consolare pure
dalla corista…un minimo di
dignità!”esclamò.
Bill sorrise
e guardò dentro la camera. Sara era in piedi e
si guardava intorno con aria distratta.
“Hai
ragione…”
“E
poi…il fumo lascialo a me!”esclamò Tom,
adocchiando il portacenere.
“Già…”
“Ora
vado e vedi di non farmi più preoccupare…quella
lì mi ha
fatto prendere un mezzo infarto quando è venuta in
camera…”.
“Perché?”
“Beh,
aveva una faccia…le ho chiesto cosa voleva e mi
fa…si
tratta di Bill. A momenti collasso!”
“Poi
sono io il gemellino sensibile! Ora
sparisci!”esclamò
alzandosi e ridendo.
Tom
passò davanti alla ragazza e le mostrò un pollice
alzato.
“Ora
è tutto a posto”
“Grazie…”disse
lei.
“E
di che? È pur sempre il mio fratellino”rispose il
ragazzo
sorridendo.
Bill
guardò la ragazza e le sorrise.
“Grazie…”
“Per
cosa?”chiese la corista.
“Avevo
bisogno di parlare con mio fratello…”.
“Beh,
come ho detto a lui, credo che sia quello che ti
capisce meglio, no?”.
Bill
annuì, poi baciò la ragazza.
Rimasero
insieme per un’oretta, poi una melodia avvisò la
giovane che le era arrivato un sms.
“Saretta…torna
immediatamente in camera…cerca di non farti
sgamare…prof in giro x i corridoi…ronda delle
camere! TVTTTB Giu”
“Merda!”esclamò
la ragazza in italiano.
“Cosa?”chiese
Bill.
“La
mia prof è in giro a controllare le camere…non
riuscirò
mai a rientrare senza farmi vedere”.
Bill
aprì la porta e si guardò intorno.
“Ti
aiuterò io…a me non mi conosce e di certo non
penserà che
siamo in giro assieme…io controllo i corridoi, poi tu
passi…ok?”
“Hai
una mente criminale, Bill Kaulitz”disse lei, sorridendo.
Uscirono
guardinghi e scesero lentamente le scale.
“Non
sarebbe più semplice prendere
l’ascensore?”chiese Sara.
“No…perché
se la tua prof passasse di lì, potrebbe
vederti…”.
“Hai
ragione”sibilò.
Raggiunto il
piano giusto, Bill si mosse furtivamente verso
la porta della ragazza.
“Grazie,
ma ora è meglio che te ne vai…non sono la tua
unica
fan in questo posto…”.
Il ragazzo
le pose un leggero bacio sulle labbra.
“Per
me sì…”disse, sorridendole, poi
tornò di sopra.
Sara
rientrò in camera e trovò Giulia seduta sul letto
con le
cuffie dell’mp3 nelle orecchie. Anche da lontano si sentiva
chiaramente la
musica.
“Se
solo avessi le parole, te lo direi
Anche
se mi farebbe male…”
Max…con
le sue canzoni aveva fatto sognare tutte quante.
Giulia la
vide, quindi si alzò in piedi sul letto e
cominciò
a cantare.
“Una
canzone d’amore per farmi ricordare, una canzone
d’amore
per farti addormentare”cantò, usando
l’mp3 come microfono.
“Scema,
la sento, anche se non strilli!”esclamò Sara,
ridendo.
“Senti…che
ne dici se scendiamo di nascosto e suoniamo un
po’?”chiese Giulia.
L’amica
annuì, quindi aprì la porta e scese di sotto.
Giulia
sapeva suonare molto bene, ma conosceva parecchie
canzoni a memoria e preferiva cantare. Le due si divertivano a fare
alcuni
pezzi insieme.
Sara si
sedette al pianoforte e cominciò a suonare.
La loro
canzone preferita.
Sempre di
Max…
“Io
di risposte non ne ho,
mai
avute, mai ne avrò
di
domande ne ho quante ne vuoi”
Sara faceva
scorrere le dita sulla tastiera, ascoltando la
voce dell’amica.
“Dai…un’altra”disse
Giulia, finendo di cantare.
“Non
lo so…cosa vuoi?”
“Boh,
cantane una tu”
“Va
bene, ma tu suoni”
Giulia prese
posto, poi cominciò a suonare i primi accordi.
“There's a song that's inside of my
soul,
It's the one that
I've tried to write over and over again
I'm awake in the
infinite cold
But you sing to me
over and over and over again
So I lay my head
back down
And I lift my hands
and pray to be only Yours
I pray to be only Yours
I know now you're my only hope
Sing to me the song of the stars
Of Your galaxy dancing and laughing
and laughing again
When it feels like my dreams are so far
Sing to me of the plans that You have for me over again
So I lay my head back down
And I lift my hands and pray
To be only yours
I pray to be only yours
I know now you're my only hope
I give You my destiny
I'm giving You all of me
I want Your symphony
Singing in all that I am
At the top of my lungs I'm giving it back
So I lay my head back down
And I lift my hands and pray
To be only yours
I pray to be only yours
I pray to be only yours
I know now you're my only hope”
Una lacrima
le scese lungo la guancia.
“Che
hai? Piangi?”chiese Giulia.
“Scusami…non
pensavo mi facesse ancora questo effetto…”disse
lei, asciugandosi gli occhi.
“Dai,
non ci pensare…”
“Giu…è
la nostra canzone…”
“Senti…ora
andiamo a mangiare e poi pensa che abbiamo
l’intervista”.
“Uuu,
questo mi conforta da matti!”esclamò la ragazza,
sorridendo.
La cena fu
consumata in silenzio. La prof era tesa e anche le
ragazze non sembravano rilassate.
“Bene.
Alle otto in punto voglio trovarvi qui. I giornalisti
saranno qui per le otto e un quarto. Mi raccomando, dovrete essere
naturali”disse
la donna.
Sara e
Giulia salirono in camera.
“Carola
che fine ha fatto?”chiese la prima.
“Ah…boh.
Non è passata nemmeno dalla camera, però a cena
c’era, l’ho vista con Claudia”.
“Probabilmente
si stanno mettendo d’accordo per stasera”disse
la solista, in tono sarcastico.
Sara si
truccò, si pettinò poi si mise seduta sul letto,
accendendo l’iPod. Quando era tesa ascoltava sempre un
po’ di musica.
“Senti,
rilassati. Non è un concerto, né qualcosa di
fondamentale…vedi di stare calma e di non farti prendere dal
panico come al
solito!”esclamò Giulia dal bagno.
Ad un tratto
bussarono alla porta.
“Chi
è?”
“Sono
io…”si sentì bisbigliare. Sara
riconobbe la voce di
Bill.
“Come
mai sei da queste parti?”chiese aprendo la porta e
facendolo entrare.
“Per
due motivi. Primo, ci hanno spostati. Ora siamo al quinto
piano, camere 520, 521 e 522. Io divido la stanza con Tom”
“Poi?”
“Per
darti questo”disse porgendole un piccolo orsetto di
peluche.
“Cos’è?”
“Ti
porterà fortuna per
l’intervista…è il mio porta fortuna
personale”.
“Non
posso prenderlo…”
“Ti
prego…io ora non ne ho bisogno…”
Sara lo
guardò, poi prese l’orsacchiotto in mano.
“Bill…sono
senza parole…”disse, con gli occhi lucidi.
Il ragazzo
le asciugò le lacrime, prima che sbavassero il
trucco.
“Non
piangere…altrimenti ti rovini il
trucco…”.
Lei sorrise.
“Hey,
dammi il tuo numero di telefono, almeno ti chiamo per
sapere com’è andata, ok?”
“Va
bene…”disse la ragazza.
“Ti
faccio uno squillo così ti rimane anche il
mio”disse il
ragazzo, premendo la cornetta verde.
“Ok…ora
scappo, altrimenti dovrò firmare autografi a tutto
spiano”.
Sara lo
baciò e lo guardò andare via.
“Che
carino”disse Giulia, poi scese. Erano quasi le otto.
La
professoressa era inquieta. Le ragazze si erano vestite in
modo impeccabile.
“Bene,
prendete posto in sala e state calme. Andrà tutto
bene”
“Dice
a noi di stare calme, quando è lei la più
agitata…”sibilò Giulia.
“No…credo
di essere più agitata io”disse Sara, stringendo la
presa sull’orsetto.
“Sara…non
mi dire…giochi ancora con i pelouches?”chiese
Carola.
“Lasciala
stare…non vedi com’è
tesa?”chiese Giulia.
“Certo,
ma non mi sembra il caso di andare in giro con quel
coso…”.
“Quel
coso per lei è molto importante, quindi non rompere le
palle!”esclamò, raggiungendo l’amica.
La prof fece
sedere la solista al centro della fila di sedie.
“Prof…faccia
mettere Giulia vicino a me…”disse la ragazza,
con voce tremante.
“Va
bene…ora però rilassati. Devi stare
tranquilla”disse con
un sorriso.
Non appena
le ragazze si furono sistemate, arrivarono i
giornalisti. Non erano moltissimi, però formavano un gruppo
abbastanza nutrito.
Subito
qualcuno alzò le mani, per fare domande.
“Una
domanda alla solista…come ti chiami?”
“Sara
Tamagnini”rispose lei, stringendo l’orso di Bill.
“Da
quanti anni canti nel coro?”
“Circa
quindici…”
“Hai
iniziato a tre anni quindi?”
“Sì”
“Come
mai così presto?”
“La
musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia
vita. Sono cresciuta insieme alla musica. Prima che nascessi mia madre
suonava
il violino, quindi anche durante la gestazione diciamo che ho avuto
modo di
ascoltare qualcosina”.
Alcuni
sorrisero.
“Sta
andando tutto bene…”pensò,
sentendo la tensione
sciogliersi.
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Capitolo 4 *** 4. Un incubo ***
Grazie
NICEGIRL!! Sono contenta che ti piaccia ^__^ e grazie
a GemyBillina…facevi parte di un coro?? Beh, almeno mi
capisci!! Un bacio e
preparatevi a questo nuovo capitolo!!! Kisses
Ah, le
canzoni che ho citato sono “Don’t jump”,
“In die nacht”
dei Tokio Hotel, ovviamente e “Only hope” di Mandy
Moore, canzone che fa parte
della colonna sonora del film “I passi
dell’amore” e ora vi lascio x davvero al
capitolo…ps non odiatemi!!!
4.
Un incubo…
Bill era
sdraiato sul letto. Continuava a pensare a Sara.
“Hey,
non preoccuparti! Vedrai che se la caverà alla grande!
In ogni caso prendiamo qualcosa da mangiare?”chiese Tom.
“Sì…qualcosa
di dolce, grazie”disse il ragazzo, cambiando
canale.
Tom prese il
telefono e chiamò la reception.
“Senta,
siccome non possiamo scendere perché è pieno di
giornalisti, ci potrebbe far portare su qualcosa da mangiare? Dolci.
Sì, anche
delle torte, ma niente roba alla mela. Mio fratello è
allergico…va bene.
Grazie”disse il giovane, riappendendo.
“Allora?”chiese
Bill.
“Tra
dieci minuti arriverà tutto in camera”disse Tom
imitando
la voce della ragazza al centralino.
“Solo
la voce mi ha fatto venir voglia di
conoscerla”aggiunse, passando la lingua sul piercing.
“Oh,
Tom. Non ti smentisci mai!”esclamò il ragazzo,
I dieci
minuti passarono e un giovane cameriere portò tutto
alla camera dei due gemelli.
“Lascia
pure sul conto…”disse Tom prendendo i due vassoi.
“Pancia
mia fatti capanna!”esclamò prendendo una grossa
fetta
di crostata.
“È
buona?”chiese Bill.
Il gemello
annuì.
“Sicuro
che non ci sia dentro la mela?”
Tom
annuì di nuovo.
“Sì…ho
detto che non dovevano metterla, visto che non puoi
mangiarla!”esclamò, ingoiando un boccone immenso.
Bill
scrollò le spalle, quindi prese un pezzetto di crostata.
Un boccone
fu più che sufficiente. Subito sentì
l’aria
mancargli…
“Apfel”riuscì
a dire, prima di cominciare a tossire convulsamente.
“Scheiße!”esclamò
Tom, capendo cosa stava accadendo. Compose
immediatamente il numero del pronto soccorso.
----------*----------
“Beh,
i brani sono abbastanza complicati, ma le ragazze se la
cavano più che bene”rispose la professoressa.
Fuori
brillò una luce blu. Un’ambulanza. Nessuno ci fece
caso, finché non si fermò insistentemente davanti
alla porta dell’hotel.
Sara si
voltò e si sentì mancare. Non sapeva
perché, ma era
certa che era accaduto qualcosa di terribile.
L’insegnante
riprese l’attenzione di tutti. Quei giornalisti
erano lì per loro e poco importava se qualche turista si era
sentito male per
le troppe bevute.
Sara non era
concentrata. Continuava a guardare fuori. Vide
passare i paramedici. Li vide salire in ascensore. Attese qualche
minuto, poi
li vide uscire di nuovo. C’era qualcuno in barella e un
ragazzo correva al
fianco dei dottori.
C’era
qualcosa di familiare in lui. Jeans extralarge, maglia
gigantesca che gli pendeva addosso. Cappellino e lunghi rasta biondi.
Era Tom,
il che significava solo una cosa. Bill era il giovane in barella.
La ragazza
si alzò di scatto e corse fuori.
La
professoressa la fulminò con lo sguardo.
Giulia
capì e la raggiunse.
“BIIIIIILLLLL!”gridò
la corista.
Tom si
voltò prima di salire sull’ambulanza. Il suo
sguardo
lasciava trapelare tutto.
Sara si
lasciò cadere sul marmo lucido dell’ingresso.
La
professoressa non sapeva che fare. I giornalisti
sembravano impazziti e continuavano a scattare foto.
“Vi
prego…perdonate la ragazza, ma è un periodo in
cui è
molto sotto pressione. Concedetemi un attimo, tornerò subito
da voi”disse,
lasciando che l’intervista proseguisse.
“Si
può sapere cos’è successo? Ti sembra il
caso di lasciare
la sala in questa maniera?”chiese la donna, andando su tutte
le furie.
“Prof…la
prego, la lasci stare”disse Giulia, cercando di
calmare l’amica.
“Spiegami
tu cos’è successo!”
“Il
tizio che hanno portato via in ambulanza…è un
amico di
Sara…”.
“Come?
Come ha fatto a conoscerlo?”
“Senta,
al momento non è la cosa importante. Non si rende
conto che sta soffrendo?”chiese la ragazza, alzandosi in
piedi.
“L’intervista?”
“Chi
se ne frega! Prof, io non voglio mancarle di rispetto,
ma al momento il coro non è la cosa più
importante”.
“Bene…andate
in camera e cercate di non farvi vedere in giro.
Ne riparleremo domattina con calma”disse
l’insegnante rientrando in sala.
Le due
ragazze salirono in ascensore. Sara aveva ancora le
mani strette attorno all’orsetto.
“Stai
calma…magari si è sentito male per colpa
dell’acqua di
oggi pomeriggio…”.
“No…io
lo so che è qualcosa di più grave…me
lo sento”.
“Facciamo
così, ora andiamo in camera e tu ti metti a letto,
almeno ti riposi”.
Sara
annuì distrattamente. Fu Giulia a guidarla fino in
camera e a farla sdraiare a letto.
“Io
vado di sopra e cerco di scoprire qualcosa. Tu non ti muovere
da qui, ok?”
La ragazza
annuì di nuovo. Gli occhi velati di lacrime.
Giulia
salì e bussò ad una delle due camere occupate. Le
aprì
Gustav.
“Scusa…io
stavo cercando…”
“Non
preoccuparti. È qui anche lui”rispose il giovane,
con un
sorriso tirato.
Georg
abbracciò la ragazza.
“Cos’è
successo? Noi eravamo di sotto…”
“Tom
e Bill avevano ordinato da mangiare, solo che nella
torta c’era dentro la mela e Bill non può
assolutamente mangiarla…io spero solo
che Tom abbia fatto in tempo…”.
“No…non
dirlo nemmeno per scherzo…Sara potrebbe
suicidarsi…”.
In quel
momento le venne in mente che la finestra della
camera era aperta.
Corse fuori
dalla stanza. Gli altri due componenti della band
intuirono i pensieri della corista e la seguirono di sotto.
Come
previsto, Sara era in piedi sulla ringhiera.
“Sara!
Che cazzo fai? Scendi immediatamente!”
“Bill…sta
morendo, non è vero?”
“Ma
che cazzo dici? Scendi da lì”strillò
Giulia.
Sara stava
per saltare, ma Georg e Gustav la presero al volo.
Il
batterista chiuse la finestra e ci mise davanti una sedia,
sulla quale si accomodò.
“Si
può sapere cosa cazzo t’è passato per
la testa?”chiese
Giulia, incavolata da matti.
Sara teneva
lo sguardo basso.
“Io…Giulia…è
tutto come allora…solo che ora c’è
Bill, al
posto di Ale”
“No,
adesso stai zitta e mi ascolti! Non azzardarti mai più a
fare una cosa simile, o giuro che se non muori ti ammazzo io con le mie
mani!”.
I due
giovani non capivano nemmeno una parola.
Sara
scoppiò di nuovo a piangere.
Giulia si
sedette sul letto e si prese il viso tra le mani.
Georg le
accarezzò la schiena.
“Tom
ha detto che ci avrebbe avvisati immediatamente”disse
Gustav, poggiando il cellulare sul comodino.
“Quanto
credi che durerà l’intervista?”chiese
Georg.
“Non
so, ma le domande che ci dovevano fare erano tante…abbiamo
ancora un’oretta”disse Giulia, guardando
l’orologio.
Dopo quasi
quaranta minuti il telefono di Gustav cominciò a
suonare.
“È
Tom”disse, prima di rispondere.
La
conversazione durò a lungo, ma né Giulia
né Sara capirono
nulla, tranne “Ja”,
“nein” e “Bill”.
“Allora?”chiese
Giulia, non appena il batterista ebbe chiuso
la conversazione.
“Bill
è salvo, ma le condizioni sono gravi. Se solo
l’ambulanza avesse trovato un po’ di traffico in
più…”. Non finì la frase.
“Noi
ora andiamo a trovarlo…voi che fate?”
“Veniamo
anche noi…”disse Giulia.
“No…”aggiunse
Sara.
“Perché?”
“La
prof…”
“Senti,
quella può andare anche a cagare! Non m’interessa
se
ci rimanda a casa…dobbiamo andare a vedere come
sta!”esclamò.
Sara scosse
la testa.
“Senti,
mica è morto, quindi su di morale e se quella rompe
le palle, me la vedo io con lei. Ora andiamo!”
“Quanti
giornalisti ci sono di sotto?”chiese Gustav.
“Troppi.
Non potete certo farvi vedere…”disse Giulia.
“Non
preoccuparti. Ora dobbiamo andare”disse Georg alzandosi.
Arrivarono
alla macchina senza essere visti, fortunatamente.
Sara non aveva più parlato e Gustav cercava di starle
accanto il più possibile.
Era lui il più sensibile del gruppo dopo Bill.
Georg accese
la macchina e partì in fretta verso l’ospedale.
In meno di dieci minuti lo raggiunsero.
“Senta,
noi siamo qui per vedere…Bill Kaulitz. Non sappiamo
in che stanza sia, ma è arrivato qui quasi un’ora
fa…”disse Georg
all’infermiera alla reception.
“Sì…reazione
allergica…reparto 8, camera 177”disse, indicando
loro un lungo corridoio.
Trovarono
Tom seduto di fuori. Il pacchetto di sigarette
vuoto, abbandonato sulla sedia accanto.
“Tom!”esclamò
Georg, andandogli incontro. Il rasta lo
abbracciò e trattenne un sospiro.
“Mio
Dio…”disse il chitarrista, abbassando lo sguardo.
“Possiamo
entrare?”chiese Giulia.
“Sì…prego”disse
il rasta, osservando il letto nel quale
riposava il gemello.
“Vai
dentro…ora ha bisogno solo di te…”disse
Giulia,
spingendo dentro l’amica e chiudendosi la porta alle spalle.
“Sentite…non
ce l’avete una sigaretta?”chiese Tom.
Gustav
estrasse un pacchetto di Lucky
Strike e gliene offrì una. Giulia
si accontentò delle sue Camel light.
Gustav li
seguì in balcone, anche se non fumava. Il
portacenere conteneva quasi venti mozziconi. Era stato Tom a riempirlo.
----------*----------
Sara si
sedette accanto al letto. Bill dormiva e sembrava
sereno.
“Se
solo l’ambulanza avesse trovato un po’ di traffico
in
più…”.
Le parole di
Gustav le rimbombarono nella testa. Prese il
piccolo orsetto e lo mise tra le mani del cantante.
“Ne
avevi bisogno anche questa sera, ma hai preferito
darmelo…non avrei mai dovuto accettare”disse a
bassa voce.
“Invece
hai fatto bene, perché sennò mi sarei
offeso”sussurrò
il giovane.
Sara
sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
“Oh
Bill…”disse, piangendo.
“Non
fare così…”disse il ragazzo,
asciugandole una guancia.
“Mi
hai quasi fatto venire un infarto…”disse
sorridendo.
“Beh,
almeno non dovremo ripagare le camere dell’hotel, anzi
saranno loro a doverci dei soldi, così Dave sarà
contento”disse Bill, ridendo.
Tossì.
“Non
ti devi affaticare…stai ancora male”
“Da
quando ci sei qui tu mi sento molto meglio”.
La ragazza
lo baciò.
“Ti
amo”gli disse.
“Anche
io”rispose il ragazzo.
Sara
sentì il piercing freddo contro la sua lingua e fu
percorsa da un brivido lungo tutta la schiena.
“Mio
fratello dov’è?”chiese il giovane.
“Di
fuori…penso a fumare”disse lei.
“Potresti
farlo entrare?”.
“Certo…immagino
voglia vedere come stai”.
“Tom…vuole
vederti”disse Sara, uscendo in balcone.
Il giovane
spense la sigaretta e corse dentro.
“Sigaretta?”le
chiese Giulia.
Lei
annuì.
“A
volte la nicotina aiuta…e tanto”pensò.
|
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Capitolo 5 *** 5. Qualcuno si è arrabbiato... ***
Ragazze vi
aggiungo un altro capitolo perché mi sento cattiva
a lasciarvi così…con l’amaro in
bocca…oddio…vabbè lasciamo perdere.
Anche
questo capitoletto è corto corto…ah tra 3 giorni
parto, quindi cercherò di
aggiornare parecchio, in modo da lasciarvi qualcosina da leggere x 2
settimane!!! Baci baci!
5.
Qualcuno si è arrabbiato…
Giulia e
Sara rientrarono in hotel a mezzanotte passata. In
giro non c’era anima viva. Ogni tanto si sentiva qualche
porta sbattere, ma per
il resto era tutto calmo.
Georg aveva
convinto Tom a restare in ospedale, mentre lui e
Gustav erano tornati in hotel.
“Beh,
buona notte”disse, dando un bacio a Giulia. Entrambi
arrossirono lievemente. Era la prima volta che si baciavano davanti a
qualcun
altro.
“Grazie
ancora del passaggio”disse Sara, entrando in camera.
“Sì…buona
notte”disse Giulia, seguendo l’amica.
Nessuna
delle due aveva sonno, quindi presero due sedie e si
misero in balcone. Faceva freddo, ma a loro non importava molto.
“Senti,
ora mi devi spiegare una cosa”
“Dimmi…”
“Perché
volevi buttarti di sotto?”
“Non
lo so…l’idea che Bill potesse morire…mi
è sembrato che
tutto il mondo non avesse più senso e non perché
lui è il mio idolo…io lo
amo…davvero. Prima il mio era un amore fondato
esclusivamente sul suo aspetto,
sul suo modo di fare in tv, ma adesso che l’ho conosciuto, ho
capito quanto sia
speciale…non potrei vivere senza di lui…non so se
mi spiego. E poi te l’ho
detto. Mi è sembrato di tornare indietro
all’estate scorsa…”.
“Ti
capisco benissimo, non preoccuparti. Solo che non farmi
più prendere spaventi del genere…a momenti mi
lasciavi secca. Ho avuto una
paura folle…”
“Scusami…”
“Ok,
ti perdono. In fondo sei la mia migliore
amica…”disse,
accendendosi una sigaretta.
La porta
della loro camera si aprì ed entrò Carola. Era
mezza
fatta e sicuramente aveva fumato.
“Siete
due stronze!”gridò.
“Perché?”domandò
Giulia, pacata.
“Ve
la fate con i Tokio Hotel…siete le loro
puttanelle?”
“Come,
scusa?”chiese la ragazza, alzandosi dalla sedia.
“Oh
sì…ho capito dove state tutte le
sere…siete su, ai piani
alti…”.
“Non
finire la frase, Carola…potresti
pentirtene…”disse
Giulia.
“Oh,
ma io dico la verità. È per questo che non vuoi
sentirmi
parlare!”esclamò, obbligando la ragazza ad
indietreggiare fino alla ringhiera.
“Carola,
ora calmati. Hai fumato e bevuto. È meglio che
riposi”disse Sara, alzandosi.
“Tu
non t’impicciare!”esclamò la ragazza,
spingendola via.
La corista
sbatté a terra.
“Tu
sei la prima!”esclamò Carola, spingendo Giulia
giù.
La ragazza
si attaccò con entrambe le mani alla ringhiera di
metallo. Sara spinse via la ragazza e cercò di salvare
l’amica.
“Giu…non
lasciarmi!”esclamò, facendosi forza. Sentiva la
presa sempre più debole. Erano pur sempre al terzo piano e
sarebbe stato un
gran bel volo. Giulia si sarebbe fatta male, molto male.
“Saretta…mi
fanno male le braccia. Non resisterò a lungo!”
“Non
puoi mollarmi, va bene? Altrimenti ti spiaccichi per
terra!”
“Non
riuscirai a tirarmi su! Sono troppo pesante!”gridò.
“Senti,
adesso stai zitta! Non possiamo sperare in un
miracolo, ok?”rispose lei, cercando di non sprecare troppe
energie.
Giulia aveva
ragione. Era troppo pesante…non sarebbe riuscita
a resistere ancora per molto. D'altronde non potevano aspettarsi un
miracolo.
“Dio,
aiutami tu!”pensò la ragazza, cercando
di tirare
su l’amica.
Carola, nel
frattempo si era resa conto di quello che aveva
combinato e si era rannicchiata in un angolo.
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Capitolo 6 *** 6. Il miracolo ***
Primo:
NICEGIRL leggi e vedrai, non ti preoccupare non sono
così tanto sadica!!^___^
GemyBillina:
La mia prof di coro ci fa sempre vestire di
nero!!! In qualsiasi occasione °___°
Rispondo
anche a _Fairytale_ e a kiki91 che hanno commentato
l’altra fic! Grazie ragazze!
E ora bando
alle ciance e proseguiamo con un capitolo!!!
6.
Il miracolo
“Sara…mollami
o finisci di sotto pure tu!”
“Ma
sei rincoglionita? Se ti mollo sei morta!”esclamò.
“Meglio
io da sola, che tutte e due”
“Senti,
piantala di dire troiate, ok?”
“Lasciami!”
“Giu…sai
a cosa penso?”
“No…
“Mi
sa che era destino che ci spiaccicassimo stanotte”.
“In
che senso?”
“Beh…io
volevo lanciarmi…”
“Ora
sei tu quella che dice troiate…”disse, piangendo.
“Saretta,
io non voglio morire…”aggiunse.
“Nemmeno
io Giuly…”
“Io
amo Georg!”
“E
io amo Bill!”
In quel
momento la porta si aprì ed entrò proprio il
bassista. Si sporse pericolosamente dalla ringhiera e salvò
Giulia. Proprio al
momento giusto. Sara era allo stremo delle forze.
“Dio
grazie!”gridò la solista, sdraiandosi a terra.
Giulia si
strinse al corpo del giovane e pianse.
“Ho
avuto paura…”fu capace di dire tra i singhiozzi.
“Anche
io…”rispose Georg, stringendola a sé.
Sara chiuse
gli occhi e cominciò a ridere. Una risata quasi
isterica, per scaricare la tensione accumulata.
“Georg…come
hai fatto ad arrivare?”chiese, voltandosi e
mettendosi a sedere.
“Hai
lasciato il cellulare in macchina…ero sceso per
riportartelo, poi ti ho vista lì
sporta…”.
Giulia
arrossì.
“Ti
amo anche io”sussurrò alla ragazza, stringendola a
sé.
Carola stava
ancora piangendo.
“Quella
chi è?”chiese Georg.
“La
nostra compagna di stanza…”rispose Sara.
“Volete
che rimanga qui, nel caso accada qualcos’altro?”
La corista
scosse la testa.
“No,
credo abbia capito…se voi due volete stare
soli…”.
Giulia
guardò il giovane.
“No…hai
bisogno di riposare. È stata una giornata lunghissima
per tutti”disse Georg, alzandosi ed aiutando le due ragazze a
rimettersi in
piedi.
Giulia
baciò il ragazzo.
“Se
non ci fossi stato tu…”disse.
“Non
ci pensare. Ora state bene tutte e due e questo è quello
che importa”.
Si
abbracciarono.
“Ora
dovete riposarvi. La vostra prof vi farà una bella
ramanzina domattina, quindi dovrete essere in forma”.
Sara
sorrise, quindi lasciò che l’amica accompagnasse
Georg
fuori.
Carola era
in balcone.
“Hey…alzati”disse
Sara in tono severo.
La ragazza
non si mosse.
“Senti…è
stato un brutto incidente, ma non ne parleremo a
nessuno”.
“Io…mi
sento male Sara…”disse la giovane, con voce roca.
“Alzati…stare
qui fuori al freddo non ti farà sicuramente
bene”.
Carola si
mise in piedi, barcollando. Era pallidissima e
aveva gli occhi vitrei.
Sara si
spaventò.
“Carola…ce
la fai?”chiese, soccorrendola.
La ragazza
non rispose.
“Giulia!
Aiuto!”esclamò, trascinando la compagna in camera.
Arrivò
anche Georg, pensando che Sara fosse di nuovo in
pericolo.
“Che
diavolo ha fatto?”chiese la ragazza.
“Probabilmente
ha esagerato!”rispose Sara.
“Georg…tu
sai cosa fare?”
“No…anche
perché non so cos’ha
fumato…”disse.
Le due
ragazze lo guardarono.
“Si
vede lontano un chilometro che s’è fatta una
canna. Il
punto è che avrebbero potuto metterci dentro qualunque
cosa…magari lei è
allergica, o cose del genere…”.
Carola
faceva fatica a respirare.
“Sentite,
qui bisogna per forza chiamare la vostra
professoressa…rischia di restarci
secca…”disse, guardando il viso pallido della
giovane.
“Ok…io
vado a chiamare la prof…Georg, tu però devi
sparire…quella potrebbe anche darti la colpa e sai
cos’accadrebbe se uno dei
Tokio hotel fosse accusato di aver dato della droga ad una
minorenne?”
“Perché
è minorenne?”chiese, guardandola.
“Sì…ha
solo quindici anni…”rispose Giulia.
Sara era
scappata di corsa. Non avevano un minuto da perdere.
“Tu
chiama l’ambulanza…”
“Ma
io non so farmi capire…”disse Giulia.
“Dai
qui”
Georg
compose il numero e spiegò la situazione. I soccorsi
sarebbero arrivati il prima possibile.
“Ora
vai via…non vorrei che qualcuno se la prendesse con
te…”.
“Se
hai bisogno di qualsiasi cosa, questo è il mio
numero”disse, scrivendoglielo sul display del cellulare.
Giulia lo
baciò un’ultima volta, prima di vederlo salire in
ascensore.
In quel
preciso istante arrivarono Sara e la prof.
“Ho
appena chiamato l’ambulanza”disse Giulia, andando
loro
incontro.
“Volete
spiegarmi cosa diavolo è successo?”chiese la
donna,
osservando Carola.
“Non
lo sappiamo…lei è entrata in camera e ha
cominciato a
stare male!”
“Quanto
tempo fa?”
“Due
minuti circa”disse Giulia.
“Sì…tempo
di controllare se era il caso di chiamarla o meno…”
“Capisco…beh,
spero sappiate con chi era…”disse, guardandole.
Non era
nella loro indole fare le spie, ma Carola ci stava
per rimettere la pelle.
“Ci
ha detto che sarebbe andata in camera di Claudia”.
“Capisco…beh,
io farò intervenire il direttore dell’albergo.
Voi restatevene qui, mentre io andrò con lei. Il direttore
controllerà
personalmente ogni stanza, ma gli dirò di stare lontano da
questa, va bene?
Credo siate le uniche due su cui posso contare al momento”.
“Va
bene, prof.”
“Sentite,
per prima mi dispiace. Ero molto agitata…come sta
quel ragazzo?”
“Ha
avuto una reazione allergica e lo hanno salvato al
volo…”rispose Sara.
“È
quel ragazzo moro di stamattina, vero?”chiese
l’insegnante.
La ragazza
annuì.
In quel
momento arrivarono i paramedici. La professoressa li
seguì, chiudendosi la porta alle spalle.
“Mio
Dio! Questa è stata la notte più lunga della mia
vita”disse Giulia, tirando un sospiro di sollievo.
Sara prese
il cellulare e scrisse un breve messaggio.
“Tom,
come va? Tu stai bene? Bill? Fammi sapere…qui è
successo di tutto, poi ti racconteremo! Non ti abbattere. Domattina
veniamo a
trovarti. Sara”
Indirizzò
il messaggio al primo numero della rubrica.
“Bill…TH”.
“A
chi scrivi?”
“A
Tom, solo che non ho il suo numero, quindi ho mandato il
messaggio a Bill…spero che arrivi”.
La risposta
non tardò ad arrivare.
“Scusa,
mi ero appisolato…comunque qui tutto bene. Bill
dorme e le infermiere hanno detto che sta meglio. Gli è
venuta un po’ di
febbre, ma credo sia dovuta alla stanchezza…io sto bene. Il
peggio è passato.
PS sono curioso di sapere cos’è successo. Posso
chiamarti? Tomi”
Il numero
era nuovo, quindi era per forza quello del
chitarrista.
“Non
ci sono problemi, tanto non credo riuscirò a dormire
stanotte”.
Giulia
però si era addormentata a terra, con la schiena
poggiata contro il letto.
Sara sorrise.
“Beata
te…”pensò. Prese una
sigaretta e la accese, poi
andò a sedersi in balcone. L’aria era gelida, ma a
lei non importava.
Il telefono
brillò e sul display apparve un nome.
“Tomi…TH”
La ragazza
premette la cornetta verde.
“Pronto…”disse
con voce stanca.
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Capitolo 7 *** 7. Conversazione ***
7.
Conversazione
“Ciao
Tom”
“Ciao
Sara…hai una voce…che è
successo?”
“Credo
che questa sia stata la giornata più lunga di tutta la
mia vita”.
“Addirittura?
Dove sei adesso?”
“In
Hotel…in balcone. Perché?”
“Hai
problemi ad arrivare fino alla Hall?”
“No…la
mia prof sta venendo lì in ospedale”.
“Perché?”
“Una
mia compagna, per la precisione la mia compagna di
stanza, ha fumato qualcosa di strano ed è collassata. La
stanno portando
d’urgenza in ospedale”
“Certo
che per essere delle coriste…mio Dio chi diavolo
siete?”
Sara rise.
“Beh,
lei è un caso molto particolare…comunque
perché dovrei
scendere nella hall?”
“Dalla
voce mi sembri una che ha un disperato bisogno di
parlare con qualcuno e non è confortante parlare per
telefono. In cinque minuti
sono lì. Sbrigati”e riappese.
Sara
guardò la compagna di stanza. La scosse leggermente.
“Giulia…”
“Che
c’è?”chiese lei con voce impastata.
“Io
scendo di sotto. C’è Tom. Tu stai qui?”
“Sì…sono
troppo stanca”
“Ok,
buona notte”.
“Notte”rispose
la giovane, infilandosi sotto le coperte,
completamente vestita.
Sara
aprì la porta e si trovò di fronte al direttore
dell’albergo.
“Signorina,
lei da che camera arriva?”si sentì chiedere.
“Da
questa”
“Come
mai è in giro?”
“Scendo
nella hall”
“Posso
chiederle il motivo?”
“Un
mio amico sta tornando dall’ospedale per portarmi notizie
di suo fratello…”.
“Capisco…beh,
mi raccomando. Se lei è una delle ragazze che
stanno in questa stanza, so che posso fidarmi della sua
parola”.
“Grazie…”rispose
lei, salendo in ascensore.
Giunse nella
hall e si sedette su un grosso divano in pelle
bordeaux. Non si era cambiata, quindi indossava ancora gli stessi abiti
dell’intervista. Una gonna corta, nera, collant scure, scarpe
con il tacco e
una camicia bianca.
Si tolse le
scarpe e ripiegò le gambe, in modo da scaldarsi
un po’i piedi.
Vide due
luci avvicinarsi attraverso l’ampia vetrata e
riconobbe la
Cadillac
del giovane chitarrista.
Lo
guardò arrivare, ma non si alzò.
“Ciao”le
disse.
“Ciao,
rispose lei, abbassando lo sguardo.
Tom si
sedette al suo fianco e guardò le scarpe.
“Potevi
vestirti in modo un po’ più sobrio…lo
so che sono una
celebrità”disse, con un sorriso.
Sara lo
guardò e scoppiò a piangere. Tom la strinse tra
le
braccia.
“Che
hai?”
“Oh,
Tom. È stata una giornata terribile…”
“Lo
so…cos’è successo mentre non
c’ero?”
“Beh…io
e Giulia eravamo in camera, in balcone. La nostra
compagna, Carola è entrata e ha spinto Giulia
giù. Io ho provato a prenderla,
solo che non ci riuscivo…stavamo per cadere di sotto tutte e
due, poi è
arrivato Georg e ci ha salvate. Carola è svenuta e Georg ci
ha detto che
rischiava la vita…io ho avuto paura!”.
“Immagino.
Ora tu e Giulia state bene?”
Sara
annuì contro la sua spalla.
“Ora
è tutto apposto e questo è
l’importante. Sicura di non
voler andare a dormire? È stata una giornataccia”.
“Sicura…credo
proprio che non riuscirei a chiudere occhio. Tu
vuoi parlare?”
Tom le
sorrise. “Probabilmente mi servirebbe, ma non sono uno
che ama esternare i suoi sentimenti”.
“Sicuro
di non volere”
“Sì,
non voglio”
“Tom,
non vuoi o non puoi?”
“In
che senso?”
“La
tua immagine è quella del ragazzo duro, che se ne frega
di tutto e di tutti…sicuro che non vuoi parlarne e non lo
fai solo perché è un
tuo desiderio”.
Il giovane
sorrise di nuovo.
“Mi
chiedo come tu faccia ad essere così dannatamente
perspicace”.
“Vuoi
andare da un’altra parte a parlare?”
“Perché?
Qui non c’è nessuno…”
“Beh,
ci sono delle vetrate immense e chiunque potrebbe
vederti”.
“Sicuro…nessuno
farà caso a noi due questa sera”disse,
sorridendole.
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Capitolo 8 *** 8. Il vero Tom ***
Altro
capitolo…in questo capitolo le canzoni citate sono
“Bring
me to life” degli Evanescence e “Spring
nicht”dei Tokio Hotel
8.
Il vero Tom
“Sai…è
la prima volta che qualcuno mi chiede di parlare di
me…”disse il ragazzo.
“Beh,
c’è sempre una prima volta. Come stai?”
Tom
sospirò.
“Meglio,
anche se non starò bene finché Bill non
uscirà da
quel dannatissimo posto. Quando ha mangiato quella fottutissima
crostata ero
sicuro che non sarebbe successo nulla. Avevo chiesto esplicitamente che
non ci
fosse dentro della mela, perché lui è allergico e
invece è successo. Lui ha
iniziato ad annaspare. Fortunatamente sapevo cosa fare…mia
madre mi aveva
preparato psicologicamente a cose del genere, sapendo che sarebbe
potuto
accadere. Eravamo ancora piccoli, ma lei già sapeva che
avrei avuto bisogno dei
suoi insegnamenti”.
“Sei
riuscito a parlare con tua madre?”
“No…non
l’ho chiamata, altrimenti le sarebbe venuto un
infarto. Preferisco che sia Bill a raccontarle tutto, almeno sarebbe
sicurissima che sta bene. Se glielo raccontassi io, adesso
pretenderebbe di
parlare con lui e non sarebbe possibile”.
“Sai…io
al tuo posto mi sarei fatta prendere dal panico”.
“No…non
mi potrei mai concedere un lusso del genere. In
situazioni del genere la vita di mio fratello dipende da me e io so che
senza
di lui non sarei nessuno”.
Sara lo
guardò con profonda ammirazione. Sapeva che i due
ragazzi si volevano bene, ma sentirlo dire da uno di loro era
un’altra cosa.
“Senti…io
ho bisogno di rilassarmi un po’…ti dispiacerebbe
accompagnarmi di là?”
“Dove?”
“Dove
c’è il pianoforte…la sala è
abbastanza lontana e non
darà fastidio a nessuno”.
“Certo
che la musica è davvero tutto per te”.
“Sì…mi
aiuta a superare momenti davvero difficili…”.
Tom
accompagnò la ragazza. La sala era buia e silenziosa.
“Ti
serve la luce accesa?”chiese il ragazzo.
“No…non
preoccuparti…”rispose lei, sedendosi dietro il
pianoforte e cominciando a suonare.
La prima
canzone che le venne in mente fu “Bring me to
life”degli Evanescence.
“How can you see into
my eyes like open doors
leading you down into my core
where I’ve become so numb?
Without a soul
My spirit sleeping somewhere
cold
until you find it there and lead
It back home”
Tom
cantò la parte
maschile.
“(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become
Now that I know what I’m without
you can't just leave me
breathe into me and make me real
bring me to life
(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become
Bring me to life
(I've been living a lie, there's nothing inside)
Bring me to life
Frozen inside
Without your touch
Without your love darling
Only you
are the life among the dead
All this time I can't believe I couldn't see
kept in the dark but you were there in front of me
I’ve been sleeping a thousand years it seems
got to open my eyes to everything
without a thought without a voice without a soul
don't let me die here
there must be something more
bring me to life
(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become
(Bring me to life)
I’ve been living a lie, there’s nothing inside
(Bring me to life)”
“Conosci
questa canzone?”chiese Sara.
“Con un
fratello come il mio è ovvio conoscere questa
canzone”
“Non ti
seguo”
“Quando era più
piccolo adorava la cantante. Gli piaceva un sacco quel look
dark”
“Capisco…beh,
comunque non canti per niente male”.
“Ah
e lo dici tu a me? Ti sei sentita?”
“Così
finirai per farmi arrossire!”
“Ma
è la verità. Anche Bill ha detto che canti
benissimo”
“Davvero?
E quando mi avrebbe sentita?”
“Mentre
provavi con la tua prof. È rimasto ad ascoltarti”.
Sara
arrossì, ma il buio l’aiutò.
“Suona
qualcos’altro. Mi piace un sacco”.
La ragazza
pensò a lungo.
“Non
ti da fastidio se canto una delle vostre canzoni?”
Tom scosse
il capo. “No…anzi sono curioso di sentirne
una!”
“Über den
Dächern,
ist es so kalt,
und so still.
Ich schweig Deinen Namen,
weil Du ihn jetzt,
nicht hören willst.
Der Abgrund der Stadt,
verschlingt jede Träne die fällt.
Da unten ist nichts mehr,
was Dich hier oben noch hält.
Ich schrei in die Nacht für Dich,
lass mich nicht im Stich,
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinnern Dich,
an Dich und mich.
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht“
“Caspita
che pronuncia!”esclamò Tom
“Grazie…”
“Bill
ha ragione. Sei
strabiliante!”
In
lontananza un campanile rintoccò
le tre.
“Porca!
È già così tardi?”chiese
Sara.
“Sì,
perché?”
“Beh…speravo
fosse più presto”
“Come
mai?”
“Mi
fa piacere stare in tua
compagnia, nonostante la tua intolleranza a Giulia”
“Beh,
mi sa che io e la tua amica
siamo partiti con il piede sbagliato”
“Già,
lo credo anche io”
“Senti,
ti dispiace se torniamo di
là? Almeno non stiamo qui al buio”
“Ok,
andiamo”.
“Questo
è il vero Tom. Non quel
cafone sciupafemmine”pensò Sara,
seguendolo nella hall.
Chiedo
perdono se ho fatto cantare a Tom quella canzone
°______°
…solo che mi serviva uno che facesse la parte maschile. Non
so neanche se a
Bill piacessero gli Evanescence, però il look dark della
tipa è appropriato,
non trovate? Concedetemi questo errore…viel danke! ^____^
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Capitolo 9 *** 9. Una bella batosta! ***
NICEGIRL:
ovvio che non potevano
morire! L’intervento di Georg me lo sono studiato nei minimi
dettagli…spero che
questi altri capitoli ti piacciano! Fammi sapere!
Tschüß!
9.
Una bella batosta!
Sara e Tom
restarono per circa un’ora nella hall, poi la
ragazza si addormentò sul divano.
Il
chitarrista prese le scarpette della giovane e le mise in
modo che non cadessero, poi prese Sara tra le braccia e la
portò in camera.
Giulia stava
dormendo tranquillamente.
“La
vita è strana…”pensò
il giovane. Quelle due
ragazze li avevano conosciuti per caso, eppure sembravano fatte apposta
per
loro.
“Per
Bill e Georg”si corresse.
Mise Sara a
letto.
“Bill…”disse
la corista, rigirandosi tra le coperte.
Guardò
un’ultima volta le due giovani, poi uscì in
silenzio.
Il sonno se
n’era andato ore prima e di certo non sarebbe
tornato. Aveva lasciato il suo numero all’ospedale, nel caso
fosse successo
qualcosa e per il momento era tutto tranquillo. Pensò di
andare a salutare i
suoi due compagni, ma era certo che stavano dormendo.
Sorrise, nel
pensare alla faccia che avrebbe fatto Georg nel
vederlo, soprattutto svegliato di colpo. Senza pensarci due volte corse
al
piano superiore, tenendosi ben stretti i calzoni, per non restare in
mutande.
Bussò delicatamente alla porta del bassista, ma non ottenne
risposte, quindi
bussò con più vigore. Un rumore gli fece capire
che Georg era uscito dal letto.
“Chi
cazzo può essere a quest’ora?”si
sentì mugugnare.
“Cretino…potrei
essere la tua ragazza”disse Tom camuffando la
voce.
Georg gli
aprì in maglietta a mezze maniche e calzoncini.
“Mio
Dio Tom! Cosa ci fai qui?”chiese, strofinandosi gli
occhi.
“Sono
venuto a trovarti!”
“Ma
sono le quattro del mattino!”
“Lo
so…è per questo che sono venuto qui!”
“Oh,
vaffanculo!”
“Non
mi fai neanche entrare?”
“Certo,
accomodati. Tanto ormai non riuscirò mai a
riaddormentarmi! Lasciami andare in bagno!”
“Sicuro…vai
pure!”.
Il bassista
tornò un paio di minuti più tardi. Probabilmente
si era sciacquato la faccia, perché aveva un’aria
molto più sveglia e aveva i
capelli bagnati.
“Come
mai sei da queste parti?”chiese, sedendosi sul letto
ancora tiepido e frizionandosi la testa con un piccolo asciugamano.
“Sono
venuto a fare un po’ di compagnia a Sara e mi ha
raccontato cos’è successo. Come va?”
Georg
sospirò.
“Pensavo
che l’avrei persa…se fossi arrivato un secondo
più
tardi sarebbero finite tutte e due sul marciapiede di sotto”.
Tom lo
guardò. Era la prima volta che lo vedeva così
avvilito.
“Senti,
alla fine è andato tutto bene e la tua bella sta
riposando beatamente nel suo lettino”.
“E
tu come fai a saperlo?”
“Ho
portato su Sara che si era addormentata sul divano della
hall”.
“Capisco.
Sigaretta?”chiese, prendendo un pacchetto.
“Sì,
ma stavolta offro io. Le ho comprate”rispose, uscendo in
balcone.
I due
ragazzi restarono insieme fino all’alba.
“Beh,
è ora che vada. Se Bill si sveglia voglio essere
lì con
lui”.
“Ok…salutamelo,
va bene?”
“Mi
pare il minimo dopo averti svegliato alle quattro!”
“E
avermi fatto saltare la mia corsa mattutina”.
“Perché?”
“Beh
chi ha voglia di uscire a correre adesso? Sono stanco
morto!”
“Oh,
che femminuccia! Vestiti e chiama Gustav, almeno venite
con me!”.
“No…aspettiamo
Sara e Giulia, almeno le portiamo noi in
ospedale”.
“Recepito
il messaggio. Allora riposati. L’orario mattutino
è
dalle 8 e mezza a mezzogiorno”.
“Va
bene. A più tardi”rispose, chiudendo la porta.
Tom scese di
corsa le scale e si mise alla guida della sua
Cadillac nera.
Si
appoggiò comodamente al sedile e sorrise. Era contento di
poter contare su Georg e gli altri. Dopo una decina di minuti raggiunse
l’ospedale. Ormai erano le sei e alcuni pazienti erano
già svegli. Andò in
camera di Bill e lo trovò seduto a guardare il sole che
attraversava le tende
chiare.
“Ben
svegliato fratellino”gli disse, abbracciandolo.
----------*----------
Sara si
svegliò di soprassalto.
“Tom!”esclamò.
Si guardò intorno, spaesata. Era nel suo
letto, ancora vestita. Giulia dormiva ancora.
La ragazza
sorrise. Doveva essersi addormentata e Tom l’aveva
portata in camera. Guardò l’orologio che aveva al
polso. Erano le sei e trenta.
Aveva dormito poco e lo sentiva, però non aveva
più sonno. Andò in bagno, si
lavò e si pettinò, poi tornò in camera
a cambiarsi. La sua compagna si stava
svegliando.
“Buon
giorno!”le disse, con un sorriso.
“Finalmente
è mattina…non ho mai desiderato così
tanto di
vedere il sole!”esclamò Giulia, sbadigliando.
“Non
dirlo a me!”.
In quel
momento vibrò il cellulare.
“Oh,
è Tom”disse Sara, aprendo il messaggio.
“Bill
sta benissimo. Ha già incominciato a rompere le
palle! Appena potete venire qui, ditelo a Georg, è lui il
patentato della
situazione. PS grazie per ieri sera. Tomi”
“Cos’è
successo ieri sera?”chiese Giulia, dopo aver ascoltato
l’amica.
“Nulla.
Tutti e due avevamo bisogno di parlare un po’, quindi
lui ha ascoltato me e io ho ascoltato lui”.
“Da
bravi cognati!”esclamò.
“Non
fare la cretina e vestiti. Dobbiamo andare a fare
colazione, poi chiamare la prof per sapere di Carola”.
----------*----------
“Guten
Morgen!”esclamò il direttore dell’hotel,
vedendo le due ragazze.
“Guten
Morgen”risposero loro, sorridendo. Si sedettero ad un
tavolo e ordinarono due cappuccini e due brioches.
“Oggi
è?”
“Giovedì,
perché?”chiese Sara.
“Mancano…mmm…quattro
giorni al concerto!”esclamò, sorridendo.
“Wow…non
pensavo che te lo ricordassi!”.
In quel
momento suonò un cellulare.
“Non
è il mio!”disse Sara.
“Già…è
il mio”
“Chi
è?”
La ragazza
sbiancò. Era Paolo, il suo presunto fidanzato.
“Pronto?”
“Buon
giorno amore!”
“Ciao…”
“Come
stai? È da un po’ che non ci
sentiamo…speravo mi
chiamassi ieri sera…”.
“Lo
so, scusami…solo che è stata una giornataccia,
quindi non
mi è più venuto in mente”.
“Sai,
ieri sono andato a vedere la macchina…”.
“Davvero?”
“Sì
e mio padre mi ha dato carta bianca. Posso prendere
quella che voglio!”
“…”
“Beh,
tu cosa proponi?”
“Io?
Non lo so…Paolo sono le sei e mezza del
mattino…non mi
va di pensare alle macchine…”.
“Beh,
comunque cosa ci fai già sveglia?”
“Mi
ha svegliata Sara…volevamo andare a fare una passeggiata
e quindi ci siamo svegliate presto”.
“Capisco…beh
io ora devo andare a lavorare…ti amo”.
“Anche
io”. Furono quelle parole a farle più male. Non
era
vero. Lei non lo amava…
Si prese il
viso tra le mani e sentì le lacrime scenderle
lungo le guance.
“Giulia…che
c’è?”
“Paolo…”
“Cos’è
successo?”
“Beh…io
me lo sono dimenticato. Lui è il mio ragazzo…non
Georg…però non lo amo. Sara, cosa
faccio?”
“Senti…per
ora non ci pensare. La prossima volta che ti
chiama non rispondere, poi gli chiedi scusa perché stavi
provando. Ora finiamo
la colazione, poi chiamo la prof”.
Giulia
annuì e si asciugò gli occhi.
Sara prese
il suo telefonino e compose il numero.
“Pronto?”
“Salve
prof…sono Sara…”
“Oh,
ciao Sara…come state?”
“Noi
bene…lei?”
“Carola
è stata male tutta notte. Ho chiamato i suoi
genitori e se la verranno a prendere stasera. Il direttore
dell’hotel mi ha
chiamata e mi ha detto che ha trovato due camere con ragazze che
stavano
fumando. La stanza di Claudia e quella di Sandra”
“Quindi,
cosa farà?”
“Ho
già avvisato i genitori e anche loro torneranno a
casa. Il nostro coro si sta decimando, ma fortunatamente i contralti
sono
tanti…”.
“Capisco”
“Ah
Sara, un’ultima cosa”
“Mi
dica”
“Siccome
non ci sarò per tutto il giorno, voi avete la
giornata libera. Ho visto quel ragazzo biondo qui in
ospedale”.
“Sì…”
“Beh,
mi ha chiesto se potevate venire a trovare suo
fratello…quindi non credo ci siano problemi”.
“Davvero?
Grazie prof”
“Per
fortuna avevo previsto che sarebbe successo qualcosa
e ho anticipato la partenza a dodici giorni prima del concerto. Da
domani si
lavorerà parecchio, in più avremo la sala di
registrazione per noi”.
“Capisco
prof. Buona giornata”
“Buona
giornata ragazze”
Giulia la
guardò.
“Allora?
Che dice?”
“Che
possiamo andare a trovare Bill, che Carola torna a casa
stasera, insieme a Claudia a Sandra e alle loro compagne di
stanza”.
“Davvero?”
“Sì…”
“Guarda,
mi dispiace per loro, ma sono contenta, così
imparano a fare le cretine in gita!”.
“Come
siamo cattive stamattina!”esclamò una voce
familiare.
Giulia si
voltò e corse incontro al ragazzo.
“Da
cosa l’hai capito che sono cattiva?”chiese,
posandogli un
leggero bacio sulle labbra.
“Oh,
dal tuo tono allegro!”rispose lui, ridendo.
“La
nostra prof ci ha detto che possiamo andare in ospedale a
trovare Bill”disse Sara.
“Ottima
notizia”disse Gustav, sorseggiando un bicchiere di
succo d’arancia.
“Beh,
prima delle otto e mezza non si può entrare, quindi
abbiamo un paio d’ore…”disse Georg.
“Ok…che
facciamo allora?”
“Beh…io
direi che potremmo starcene un po’ in giro”.
“A
quest’ora? Ma sono quasi le sette…non è
aperto
niente!”disse Giulia.
“Oh,
avete ragione…voi non conoscete ancora Berlino. Gustav,
dove le portiamo?”
“Beh…ci
sarebbe quel bar…”
“Oh
sì! Assolutamente. Ragazze, andate a vestirvi. Oggi vi
portiamo in un posticino che non
dimenticherete!”esclamò Georg, guardando
Giulia negli occhi.
Le due
coriste tornarono al piano superiore.
“Come
ci vestiamo?”chiese Sara.
“Ah
boh! Quei due hanno sicuramente intenzione di tenerci in
giro fino alle otto e mezza, quindi propongo scarpe comode e roba
pesante,
visto che fa freddo!”rispose, aprendo la finestra e
recuperando le sedie della
sera prima.
Alla fine
Sara indossava un maglione scuro a collo alto e una
gonna corta, con collant nere e ballerine. Al braccio la sua
onnipresente e
capientissima borsa nera.
“Cosa
ci metti dentro in quella valigia?”chiese Giulia,
osservando l’amica.
“Dunque…trucchi,
la spazzola, specchietto, collant di
ricambio nel caso quelle che ho si spaccassero, una bottiglietta
d’acqua, le
sigarette e l’accendino, occhiali da sole, crema per le mani,
cicche,
portafoglio, documenti…”
“Sì,
ho capito…allora visto che ti porti tu quella cosa, ti
lascio anche le mie sigarette e il mio portafoglio”disse
Giulia, mettendo le
cose nella borsa dell’amica.
Giulia era
molto più semplice. Jeans scuri, Tiger nere e
rosa, maglietta rosa a maniche lunghe e cappottino nero e occhiali da
sole
bianchi appoggiati in cima alla testa.
“Pronta?”chiese
Sara.
“Sempre”rispose
la ragazza aprendo la porta della camera e
poi chiudendola a chiave.
Lasciarono
la chiave nella hall, poi seguirono Georg e Gustav
in macchina.
Viaggiarono
per un quarto d’ora, poi raggiunsero un bar dalle
dimensioni ridottissime. Sembrava in miniatura.
“Ma
cos’è?”chiese Giulia dal sedile
anteriore.
“In
questo bar ci siamo stati io e Gustav per parecchio
tempo. Il conservatorio non è molto lontano e praticamente
è stata la nostra
seconda casa. E siccome è l’unico posto un
po’decente aperto a quest’ora, mi
sembrava carino portarvi”rispose il bassista.
“Ah…”disse
Giulia, osservando attentamente il locale. Da
fuori sembrava quasi una micro baita tirolese. Con la balconata in
legno e i
fiori nei vasi. Le tende candide alle finestre e un’aria
calda ed ospitale.
“Entriamo?”chiese
Gustav, scendendo dall’auto.
Gli altri
tre ragazzi lo seguirono. Una donna robusta dietro
il bancone li salutò come se li conoscesse da sempre.
“Georg Listing
und Gustav Schäfer! Ich von glücklich zu sehen
ihr!”
“Hallo!”risposero
i due ragazzi, sorridendo.
Giulia e
Sara si guardarono. Non avevano capito una parola
“Wer
bist diese Mädchen?”
“Unser freund”
“Scusate,
ma noi non capiamo una parola!”disse Giulia a bassa
voce.
La donna le
guardò e sorrise.
“Inglesi?”chiese.
“No…siamo
italiane, signora”rispose Sara.
“Oh,
io adoro l’Italia! Ma ora venite…suppongo siate
qui per
la colazione!”
Georg e
Gustav annuirono e si sedettero ad un tavolo.
“Cosa
vi ha chiesto?”chiese Giulia, sedendosi di fianco a
Georg.
“Ci
ha detto che era contenta di vederci, poi ci ha chiesto
chi eravate”
“E
cosa le avete risposto?”
“Che
siete nostre amiche…”disse Gustav.
“Sono
sicura che il tedesco non lo imparerò
mai!”esclamò
Sara, guardando l’orologio. Erano le 7 e dieci.
Un’ora
e venti, poi avrebbe rivisto Bill.
“Dunque…cosa
ci proponete di assaggiare?”chiese Giulia.
“I
Krapfen!”esclamarono i due giovani.
“Quelle
cose piene di crema?”chiese Sara.
I due
annuirono.
“Ma
siete pazzi? Quella cosa contiene un miliardo di
calorie!”
I ragazzi si
guardarono.
“Lasciatela
stare…ha ancora la mente di quando faceva la
pseudo modella!”rispose Giulia, pregustandosi già
il dolce, fregandosene
altamente delle calorie e di quant’altro.
La donna
tornò poco dopo con quattro dolci.
Subito Georg
e Gustav ne presero uno a testa, poi li
avvicinarono e si misero a ridere.
“Che
c’è?”chiese Giulia.
“Quando
eravamo più piccoli, all’inizio della nostra
carriera
come Devilish, Tom ci ha detto che lui faceva cin cin anche con i
krapfen e
così è rimasto anche per noi due”
“Non
vi seguo”
“In
teoria si brinda solo con le bevande, giusto?”
“Sì…”
“Beh,
Tom ce lo ha fatto fare anche con i dolci”
“O
con i cucchiaini quando mangiamo il gelato al
ristorante!”aggiunse Gustav e di nuovo risero.
Giulia prese
un krapfen e guardò l’amica.
“Va
bene, però poi non ti lamentare se non mangio niente per
tutta la giornata”disse la ragazza, prendendo tra le dita il
dolce coperto da
candido zucchero a velo.
“Cin
cin!”esclamarono, mettendosi a ridere.
Rimasero
dentro quel piccolo bar per quasi un’ora, parlando
di mille cose diverse.
“Visto
che voi due sapete quasi tutto su di noi, allora noi
vogliamo sapere tutto su di voi”disse Georg.
“Quindi?”
“Breve
intervista alle due coriste di Milano”disse,
sorridendo.
“Ok,
parto io!”esclamò Giulia, esaltata da
quell’idea.
“Nome?”
“Giulia
Gherardi”
“Data
di nascita?”
“23
ottobre 1989”
“Altezza”
“Un
metro e 58”
“Peso”
“50
chili”
“Fratelli
o sorelle?”
“Una
sorella più piccola di nome Maria e un fratellastro
sempre più piccolo di nome Andrea”
“Colore
degli occhi?”
“Verdi”
“Dei
capelli”
“Rossi”
“Animali?”
“Un
gatto di nome Stella”
“Segni
particolari?”
“Un
tatuaggio a forma di farfalla sulla caviglia e una S
sulla spalla”
“Curiosità?”
“A
breve piercing sulla lingua”disse, tirando fuori la lingua
e ridendo.
“Hobby?”
“Cantare
e shopping!”
“Varie
ed eventuali?”
“Cosa?”
“Tutto quello che ti riguarda ma che non ti ho
chiesto”
“Ah…beh,
sono allergica al polline, non mangio pesce né le
fragole. Odio terribilmente le formiche”
“Ok…intervista
terminata. Ora tocca a te”
“Pronta!”
“Nome?”
“Sara
Tamagnini”
“Data
di nascita?”
“15
agosto 1989”
“Altezza?”
“Un
metro e 78”
“Peso?”
“50
chili”
“Fratelli
o sorelle?”
“Una
sorella più grande di nome Debora”
“Colore
degli occhi?”
“Verdi”
“Dei
capelli”
“Neri”
“Animali?”
“Una
tartaruga di terra che si chiama Musa”
“Segni
particolari?”
“Piercing
all’ombelico, tatuaggio a forma di stella sul
bacino e una G sulla spalla”
“Curiosità?”
“Prossimamente
piercing alla lingua, insieme a Giulia”
“Hobby?”
“Cantare,
suonare e shopping, ma solo con Giulia!”
“Varie
ed eventuali?”
“Sono
allergica alle punture degli insetti…non mangio la
frutta e ho purissima degli insetti…”
“Bene…a
quanto pare abbiamo una sorta di Bill al
femminile!”esclamò Gustav.
“Perché?”
“Beh,
la stellina sul bacino, paura degli insetti, non mangi
la frutta…potresti essere lui!”esclamò
sorridendo.
Sara
arrossì. La stella se l’era fatta tatuare apposta,
quando aveva saputo che ce l’aveva pure lui.
“Magari
è uguale alla sua?”chiese Georg.
Sara
annuì.
“Davvero?”chiesero
i due ragazzi.
“Beh…sì.
Insomma…lui è sempre stato il mio
idolo…e poi la
stellina mi piaceva un sacco…”disse, arrossendo.
“Guardate
che ora è!”esclamò Georg, guardando il
cellulare.
“Le
otto meno dieci!”esclamò Sara.
“Dobbiamo
andare. Ci metteremo quasi mezz’ora per arrivare
all’ospedale”disse, alzandosi e pagando i quattro
dolci.
“Oh
no…li offre la casa”disse la donna, rifiutando il
denaro.
“No…ti
prego”disse Georg.
“Insisto.
E porta questi agli altri due ragazzacci”.
“Va
bene, ma la prossima volta non accetto rifiuti”
“Va
bene…è stato un piacere rivedervi
ragazzi”
“Anche
per noi”.
“Spero
di rivedervi presto”
“Certo!”esclamò
Gustav, uscendo.
I quattro
ragazzi risalirono in macchina.
“Allora,
come vi è sembrato?”
“Meraviglioso!
Davvero, è un posto
carinissimo!”esclamò
Giulia, allacciandosi la cintura di sicurezza.
“Sono
contento che vi sia piaciuto e ora andiamo a trovare
Bill!”esclamò il giovane, mettendo in moto la
macchina.
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Capitolo 10 *** 10. In ospedale ***
Per oggi è l'ultimo
capitolo che posto...anche perchè devo scriverne altri,
altrimenti rimango a secco e voi non potete sapere come va avanti.
Chiedo umilmente perdono se nelle frasi in tedesco dei capitoli
precedenti ho scritto qualche vaccata, ma ve l'ho detto, il dizionario
di Word non propone molto!!! Beh, io vi lascio così almeno
per oggi. Mi pare di chiarire alcuni punti in sospeso e di non
lasciarvi sulle spine. Leggete anche le mie altre fic e fatemi sapere
cosa ne pensate!!! A domani ragazze! Buona serata! Ciauuuu
10.
In ospedale
Viaggiarono
per più di mezz’ora. Il traffico era intenso a
causa dell’orario. Praticamente tutti si spostavano in
macchina per andare a
lavorare e c’erano gruppetti di studenti ritardatari che
intralciavano i
marciapiedi.
“Nach da! Das Tokio
Hotel wagen!”esclamò
una ragazza indicando la macchina e riconoscendo Georg alla guida.
“Maledizione!
Ci hanno riconosciuti!”esclamò il giovane.
Un gruppo di
ragazze cominciò ad avvicinarsi alla macchina.
“No…non
adesso. Dobbiamo andarcene da qui!”esclamò Gustav.
“Perché?”
“Beh
la stampa ancora non sa di Bill e di certo non possiamo
farci vedere mentre andiamo in ospedale”.
“Sentite,
voi andateci come se niente fosse, poi io fingerò
di essermi fatta male e potrete dire che mi avete
aiutata…fate anche la figura
dei bravi ragazzi, no?”propose Giulia.
“Ok,
però sbrighiamoci, prima che ci assalgano!”disse
Sara,
osservando le fans che si avvicinavano.
Georg prese
un paio di vie più strette, ma sgombre dal
traffico, poi raggiunsero l’ospedale.
Mancavano
ancora dieci minuti prima dell’orario di visita.
“Senta,
non è che possiamo salire? Resteremo in corridoio,
fino all’orario di visita…”chiese
Gustav. Lui riusciva sempre a convincere chiunque.
Aveva il viso da bravo ragazzo e di certo quell’infermiera
non sarebbe riuscita
a dirgli di no.
“Ma
certo caro, salite pure. Tanto dieci minuti non fanno
certo differenza”disse la donna, sorridendogli.
I quattro
ragazzi entrarono in ascensore. Sara non parlava ed
era concentrata ad osservarsi le scarpette.
“Hey!
Riprenditi!”esclamò Giulia, dandole un colpetto al
braccio.
“Cosa?”
“Senti,
non capisco come mai sei così…”
“Non
lo so…sai che gli ospedali non mi piacciono”
“Lo
so…Sara, guardami negli occhi”.
La giovane
obbedì.
“Voglio
che tu la smetta di pensare ad Alessandro. Quello che
è successo era inevitabile. Smettila di pensare a lui e
goditi la vita”glielo
disse in italiano, in modo che Georg e Gustav non facessero domande,
non che lo
pensasse, però preferiva evitare.
La ragazza
non riuscì a sostenere ancora lo sguardo
dell’amica.
“Io…io
non ci riesco Giulia…stare qui…in ospedale. Mi fa
tornare in mente quelle ore!”esclamò,
abbracciandola.
I due
ragazzi le guardarono con aria interrogativa, ma lo sguardo
di Giulia li fece desistere a fare domande.
Giunti al
piano trovarono Tom seduto in corridoio.
“Buon
giorno!”esclamò il rasta, andando loro incontro.
“Sara,
che faccia stanca che hai! Non dirmi che non hai
dormito?”
“Beh,
non so a che ora mi sono addormentata, ma alle sei e
mezza ero già sveglia”rispose lei, sorridendo ed
asciugandosi gli occhi.
“Solo?
Georg è sveglio dalle quattro!”esclamò
Tom.
“Già…chissà
per colpa di chi?”
Risero tutti
e cinque.
“Ah,
questi me li ha dati Dora, per te e Bill”disse il
bassista, porgendo il sacchetto al compagno.
“Oh
amo quella donna! E amo ancora di più la dieta di mio
fratello!”
“Non
sono a dieta! Portami quel krapfen immediatamente!”si
sentì gridare dalla camera.
Tom
aggrottò le sopracciglia e sbuffò.
“Maledizione!
Mi sente solo quando ne ha voglia…beh, tesoro
portagliela tu la colazione. Credo gli faccia più
piacere”disse, porgendo il
sacchetto a Sara.
La ragazza
entrò e si chiuse la porta alle spalle.
----------*----------
“Cosa
vi siete dette in ascensore?”chiese Georg.
“È
una storia abbastanza lunga e non voglio che lei sappia
che ve l’ho raccontata”.
“Andiamo
di fuori, almeno siamo sicuri che non ci
sentirà”disse Tom, incuriosito.
Una volta in
balcone e con le sigarette accese, Giulia si
appoggiò alla ringhiera.
“Parto
a raccontarvi dall’inizio. Tutto cominciò
nell’estate
di due anni fa.
Sara
e io eravamo già ottime amiche. Nel nostro gruppo di
amici era arrivato questo ragazzo nuovo, Alessandro. Era davvero bello.
Alto,
occhi chiari e un bel sorriso. Tra lui e Sara nacque subito una
reciproca
simpatia e in breve tempo si misero insieme. Erano davvero una bella
coppia.
Lui era un asso del calcio e lei ai tempi faceva la modella per alcune
riviste.
Otto
mesi dopo, però, Ale era in macchina con alcuni suoi
amici. Quello che guidava aveva bevuto parecchio. La macchina viaggiava
ad una
velocità mostruosa, parecchi chilometri al di sopra del
limite. Una pozzanghera
traditrice li fece sbandare e la macchina finì contro un
camion che arrivava
dalla direzione opposta. Tre dei cinque ragazzi sulla macchina morirono
sul
colpo. Alessandro e un altro si salvarono, ma la loro vita era appesa
ad un
filo.
La
chiamata arrivò a Sara nel cuore della notte. Il suo
ragazzo era in agonia in un letto d’ospedale. Non
aspettò nemmeno un secondo.
Si vestì rapidamente, prese il casco e fece una corsa folle
con il motorino.
Entrò in ospedale e corse fino alla camera del ragazzo.
Là c’erano i genitori
sia di Alessandro che degli altri quattro ragazzi. L’amico di
Ale morì dopo una
decina di minuti. L’ultimo rimasto era anche
l’ultima speranza per cinque
famiglie. Tutti i genitori pregarono affinché Alessandro si
salvasse, ma le
loro preghiere non furono ascoltate e il ragazzo morì nelle
prime ore del
mattino.
Sara
mi chiamò alle cinque. Aveva la voce strozzata dai
singhiozzi e voleva farla finita. Disse che non sarebbe mai
più entrata in un
ospedale, perché i medici avevano lasciato morire
Alessandro. Non era nemmeno
riuscita a dirgli che lo amava”
Tra i
quattro ragazzi era sceso il silenzio.
“Per
lei questa situazione è mostruosa. Da una parte vuole
stare al fianco di Bill, ma dall’altra vorrebbe andarsene e
stare lontana da
questo posto. Dopo la morte del suo ragazzo si è chiusa in
se stessa. Ha
lasciato il suo lavoro come modella e si è dedicata anima e
corpo alla musica.
Ha smesso di frequentare tutti i suoi amici, tranne me”
“Capisco…beh
immagino cosa provi in questo momento”disse Tom.
“Vi
prego ragazzi, non una parola riguardo a questa storia.
Lei sta cercando di dimenticare, ma sapete che non è facile.
Non deve sapere
che anche voi conoscete questa cosa”
“Certo…non
una parola”dissero i tre. Rientrarono, un po’
più
seri del previsto, ma la voce squillante di Bill li rimise di buon
umore.
“Tomi!
Vieni qui!”esclamò il ragazzo, dalla sua stanza.
“Oddio…cosa
vorrà adesso?”chiese il rasta, passandosi una
mano sul viso.
Giulia rise,
stringendo la mano di Georg.
Dopo qualche
istante entrarono anche loro tre in camera.
“Ragazzi!
Che piacere vedervi!”esclamò il cantante
sorridendo.
“Allora?
Pronto per uscire da qui? Mancano solo quattro
giorni al concerto e immagino che Dave voglia provare almeno
qualcosa!”chiese
Gustav.
“Oh…sì.
Lui non lo sa che sono qui, vero?”domandò Bill,
incupendosi.
“No…non
gli abbiamo detto ancora nulla, ma credo che il
direttore dell’albergo lo abbia avvisato”
“Che
vigile!”esclamò Giulia.
“Sentite,
in teoria mi dimettono per mezzogiorno. Mi
aspettate?”
“Certo!”esclamarono
gli altri.
“Ehm…noi
ora dovremmo andare a vedere la nostra compagna di
stanza…”disse Sara.
“Cosa?
Quella per poco non mi ammazzava, anzi non ci
ammazzava e tu vuoi andare a trovarla?”chiese Giulia.
Bill
sgranò gli occhi a quella notizia. Non sapeva nulla.
“Come?
Cos’è successo ieri sera?”chiese,
prendendo la mano di
Sara.
La ragazza
gli raccontò tutta la storia, senza guardarlo
negli occhi.
“Certo
che è stata una giornata
eccezionale!”esclamò il
giovane.
“Beh,
siamo stati tutti molto fortunati…mettiamola
così”disse
Giulia.
“Senti,
io vado a trovarla…tu fai un po’ come
vuoi”disse
Sara, alzandosi ed uscendo dalla camera.
Giulia
sbuffò.
“Odio
quando fa così…”disse, prima di seguire
l’amica.
|
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Capitolo 11 *** 11. Certe cose sono difficili da superare ***
Questo
è l’ultimo capitolo…e non
perché
la storia sia finita, ma perché devo ancora scrivere gli
altri capitoli. Vi prometto
che sarò rapida e vi posterò almeno un altro
capitolo prima di partire!!! Un
bacio e grazie a NICEGIRL che commenta sempre!!! Kuss!
Ah,
la canzone se qualcuno non la
riconosce è “Happy ending” di
Mika…spero vi piaccia la mia
“playlist!!!” ^__^
11.
Certe cose sono difficili da superare
I quattro
ragazzi si guardarono.
“Siete
in una situazione difficile”disse Tom, osservando
prima Bill poi Georg.
“Perché?”chiese
il cantante.
“Beh,
lunedì ci sarà il concerto, poi torneremo ad
Amburgo…le
ragazze staranno qui fino a novembre, poi però torneranno in
Italia”
“Beh,
anche noi andremo in Italia”
“Sì,
va bene. Solo che non puoi pretendere che stiano con
voi…loro vanno a scuola…non possono mica venire a
tutti e tre i concerti.
Questo è il brutto di trovarsi la ragazza in
albergo”disse, appoggiandosi al
muro.
Georg e Bill
si guardarono. Tom aveva ragione, dannatamente
ragione. Non potevano pretendere che Giulia e Sara lasciassero gli
studi per
seguirli.
“Loro
hanno 18 anni, è il loro ultimo anno di scuola. A
giugno avranno finito”disse Bill.
“Luglio…ci
sono gli esami…”disse Georg.
“Beh,
a luglio…sono solamente nove mesi!”
“Solo
nove mesi? Senti Bill…va bene, tu e Sara vi amate, ma
stai pur certo che in nove mesi qualche fotografo ti
beccherà con qualche fan
un po’ troppo affettuosa e stai sicuro che Sara la
vedrà. Un conto è fidarsi di
una persona, un conto è continuare a sentire e a vedere cose
che non si vorrebbero
sentire e vedere”disse Tom.
Gli altri
tre ragazzi lo guardarono.
“Scusa,
ma questa perla di saggezza da dove salta fuori?”
“Oh,
vai al diavolo! Ti sto solo dicendo che non sarà per
niente facile mandare avanti questa relazione…”
“Nessuno
ha detto che sarebbe stato facile…”disse Georg.
----------*----------
“Camera
69”disse Sara, osservando le porte.
“Eccola
qui!”esclamò Giulia.
Bussarono
leggermente alla porta.
“Avanti!”si
sentì dire. Era indubbiamente la voce della prof.
“Salve
prof…”dissero insieme le due ragazze.
Carola era
sdraiata nel letto e leggeva una rivista. Nel
vedere le sue due compagne abbassò lo sguardo, vergognandosi
e sperando che
nessuna delle due raccontasse quanto accaduto.
“Ciao
Carola!”disse Sara, avvicinandosi al letto.
“Immagino
vogliate stare un po’ da sole…io vado a prendermi
un caffè”disse la prof, uscendo.
“Cosa
ci fate qui?”chiese la ragazza.
“Siamo
venute a trovarti…non possiamo?”
“Certo…fate
pure quello che volete! Mi avete rovinato la
gita!”
“Come
scusa?”chiese Giulia.
“Avreste
potuto lasciarmi stare, invece avete dovuto chiamare
la prof! Scommetto che è stato quel capellone ad avere
l’idea!”.
“Primo,
quel capellone ti ha salvato la vita! Avresti potuto
morire, se non te ne sei resa conto!”esclamò
Giulia.
“Avete
fatto le spie, ho saputo. Claudia e Sandra…le hanno
beccate e ora nove persone se ne torneranno a casa per colpa
vostra!”esclamò,
guardando Sara.
“Per
colpa nostra? Non siamo state noi a dirvi di fumare
quella roba!”
“Certo,
ma voi avreste anche potuto restare zitte, no? Invece
avete rovinato tutto!”
“Carola,
questa discussione non ha senso…”disse Sara.
“Invece
ha senso…avete preferito metterci fuori gioco,
vero?”
“Cosa
stai dicendo?”
“Oh,
non capisci? Voi due siete sempre insieme ai Tokio
Hotel. Avevate paura che uno di loro potesse accorgersi di me, o di
Claudia
oppure di Sandra?”chiese, mettendosi seduta nel letto.
“Tu
sei completamente pazza!”esclamò Giulia.
“Sara,
andiamocene. Lo sapevo io che questa era una totale
perdita di tempo. Sai che ti dico, sono contenta che se ne torni a
casa. Di
certo la prof non sarà così indulgente con
lei!”esclamò, uscendo e sbattendo la
porta.
“Sara,
sai benissimo che non mi sbaglio. In fondo ti capisco.
Un ragazzo del genere chi se lo lascerebbe scappare? E poi, dopo che
hai perso
Alessandro è normale che tu sia un po’
possessiva…”.
La ragazza
si allontanò di corsa, inorridendo per le parole
che la compagna le aveva appena detto. Come osava nominare Alessandro?
Perché
proprio in quel momento, poi? Perché proprio quando le
pareva di averlo
dimenticato un poco?
Uscì
dalla stanza, senza nemmeno vedere Giulia. Corse via. Le
lacrime le offuscavano la vista. Salì le scale,
finché non trovò la strada
bloccata da una porta. La aprì, spingendo con forza sul
maniglione antipanico.
Il vento le sferzò con forza la faccia, asciugandole le
lacrime.
“Sara!
Dove cazzo sei?”si sentì gridare dalle scale, ma
la
ragazza ignorò la voce dell’amica. Si
appoggiò al cornicione del tetto e
osservò le persone che camminavano sul marciapiede. Da
quell’altezza sembravano
piccole formiche. La ragazza prese l’iPod dalla borsa e lo
accese. Volume al
massimo, per potersi isolare dal mondo. Chiuse gli occhi, mentre una
lacrima
traditrice si portava via quell’ultimo residuo di trucco dai
suoi occhi.
“This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending”
Maledettissima riproduzione casuale.
Certo che quando il
destino ci si metteva, sapeva essere crudele.
“This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.
Wake up in the morning, stumble on my life
Can't get no love without sacrifice
If anything should happen, I guess I wish you well
A little bit of heaven, but a little bit of hell
This is the hardest story that I've ever told
No hope, or love, or glory
Happy endings gone forever more
I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday
This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together”
Si passò le mani
sul viso e trasse un profondo respiro nel tentativo di calmarsi. Aveva
bisogno
di una sigaretta. Lo sentiva. Prese il pacchetto dalla borsa e ne
accese una.
“Two o'clock in the morning, something's on my mind
Can't get no rest; keep walkin' around
If I pretend that nothin' ever went wrong, I can get to my sleep
I can think that we just carried on
This is the hardest story that I've ever told
No hope, or love, or glory
Happy endings gone forever more
I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday
This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.
A Little bit of love, little bit of love
Little bit of love, little bit of love [repeat]”
La
canzone stava
finendo.
“I feel as if I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday
This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
To live the rest of our life,
But not together”
Sara si soffiò il
naso, poi tornò a guardare il mondo sotto di sè.
Sentì una presa al braccio,
che la costrinse a voltarsi.
“Si può sapere
cosa
t’è successo?”. Era Giulia.
“Nulla…lasciami
stare!”
“E no! Nessuno se
ne va via piangendo, senza che sia successo nulla…”
“Giulia, davvero.
Voglio restare da sola”
“Come vuoi, però
un
giorno me la spieghi questa storia…Ti mando un messaggio per
quando andiamo a
mangiare, ok?”.
Sara annuì
distrattamente, osservando il cielo.
----------*----------
“Hey, Sara
dov’è?”chiese Bill.
“Sul tetto…in
pausa
di riflessione…”
“Come mai?”chiese
Tom.
“Sarà stata
quella
stronza di Carola a dirle qualcosa, ma sorvoliamo…in ogni
caso credo che
avrebbe bisogno di parlare…”
“Non mi faranno di
certo uscire…io non posso andare su”disse Bill,
sconfortato.
“Vado io…non
c’è
problema”disse Tom, uscendo dalla stanza.
“Tu non sai
niente?”chiese Bill.
“No, purtroppo no.
Sono uscita prima, altrimenti le avrei messo le mani addosso.
È così
irritante…”disse, sbuffando.
----------*----------
Tom aprì
delicatamente la porta per salire sul tetto. La vide appoggiata alla
ringhiera.
Le lunghe dita sottili stringevano una sigaretta, ormai giunta al
filtro. Gli
occhi non li vedeva, ma certamente stavano scrutando la
città sottostante. I
lunghi capelli mossi dal vento, ondeggiavano sulla sua schiena.
“Sara!”esclamò,
ma
la ragazza non lo sentì. Solo in quel momento il rasta vide
le cuffiette
bianche.
In certi momenti si
poteva anche sentire la musica.
Tom si appoggiò
alla ringhiera e le sorrise.
Sara si tolse le
cuffie.
“Signorina, si
congelerà a stare qui fuori!”esclamò il
ragazzo.
“Meglio
così…”rispose lei, cupa.
“Hey! Che succede?
Non dirmi che sono stato io?”
“Certo che
no…solo
che non sono molto in vena di parlare, al momento”
“Dai! Che cosa ti
ha resa così triste?”
Sara lo guardò. I
suoi occhi verdi si riempirono di lacrime che lei non voleva versare.
Non
davanti a lui.
“Sara…che
c’è? Con
me puoi parlarne”
“Non so se voglio
parlare di quella storia…”
“Ma se non ne
parli, non posso aiutarti”
La ragazza lo
guardò, poi trasse un lungo respiro. Si sedette a terra,
portandosi le
ginocchia al petto, poi cominciò a raccontargli la storia di
Alessandro.
Dovette fermarsi
più volte, per non scoppiare a piangere.
Alla fine, Tom
l’abbracciò.
“Ormai è passato.
Non si può rimediare…”
“Lo so, solo che
continua a perseguitarmi!”esclamò lei, lasciandosi
andare.
“Avrebbe voluto
salire Bill, solo che le infermiere non lo fanno uscire dalla
camera”
“Grazie
Tom…”disse
lei, stringendosi contro di lui.
Tom guardò il
cielo. Si stava rannuvolando in fretta.
“Senti, ci conviene
tornare dentro, altrimenti ci beccheremo il temporale”disse.
Sara si asciugò gli
occhi ed annuì.
“Tom…”
“Sì?
“Ti prego, non dire
nulla a Bill o agli altri…”
“Non ti
preoccupare, sarò una tomba”rispose lui,
sorridendo.
----------*----------
“Ah, con me no, ma
con lui sì?”chiese Giulia, sorridendo non appena
vide rientrare l’amica con
Tom.
“Kaulitz, un giorno
mi spiegherai come hai fatto”aggiunse.
“Tesoro, si tratta
solo di puro fascino maschile…un po’
d’impegno e potresti anche migliorare un
pochino!”
“Ma come siamo
spiritosi!”esclamò Giulia.
“Basta…non
litigate
come al solito!”disse Georg, prendendo la ragazza per mano.
Bill guardò Sara.
Sembrava profondamente triste.
In quel momento
passò un’infermiera.
“Scusatemi, ma devo
farvi uscire. Dobbiamo controllare alcune cose e fare
un’iniezione”.
Bill rabbrividì.
“Iniezione…no…io
sto benissimo! Devo uscire…”disse, aggrappandosi
alle coperte.
“Si tratta solo di
un prelievo, signor Kaulitz”
“Senta, non è che
possiamo evitare? In fondo mi vede…sto benissimo!”
“Bill, non fare il
cretino! Lascia che ti faccia quella
puntura…”disse Tom, ridendo.
Il ragazzo
sprofondò nel letto ed osservò il fratello.
“Cinque minuti, poi
potrete riportarvelo a casa!”esclamò la giovane
infermiera, sorridendo.
Sara mandò a Bill
un bacio e gli indicò l’orso, poggiato sul
comodino. Il ragazzo annuì, sapendo
che sarebbe andato tutto bene.
----------*----------
“Dimmi te, che
fratello mi è toccato! Paura delle
punture!”esclamò Tom, ridendo.
“Dai, lascialo
stare! È terrorizzato”disse Georg.
Come
previsto, dopo cinque minuti Bill uscì dalla
stanza, vestito e con un sorriso un po’ tirato.
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Capitolo 12 *** 12. Uguali ***
Per la gioia di NICEGIRL ecco un altro
capitolo…ora sono
ispirata e può darsi che prima di domani ne aggiungo altri,
almeno vi faccio
contente!!! Grazie per i commentini!!! Küssen!^+^
12.
Uguali
“Bill, che
c’è?”chiese Sara abbracciandolo.
“Guarda con che
capelli devo andare in giro!”esclamò, toccandosi
le punte lievemente
arricciate.
Tutti risero.
“Non è
divertente!
Se c’è in giro qualche fotografo e mi becca
così, ci rimetto la faccia!”
“Non ti
preoccupare…”disse Sara, baciandolo.
Tom salì sulla
Cadillac e fu raggiunto da Gustav.
“Ah, noi facciamo i
due cuori solitari del gruppo?”chiese il rasta, affacciandosi
dal finestrino.
“E certo! Per una
volta tocca a te, SexGott!”esclamò Georg,
mettendosi al volante della sua
macchina.
Giulia prese posto
accanto al bassista, mentre Sara e Bill si accomodarono sui sedili
posteriori.
“Ora dove
andiamo?”chiese la ragazza.
“In hotel. Il
nostro caro Bill deve per forza darsi una sistemata prima di
pranzo”disse
Georg.
“Amico, tu si che
mi capisci!”esclamò il frontman, osservandolo dal
riflesso dello specchietto
retrovisore.
“Kaulitz!”gridò
Georg sporgendosi dalla macchina.
“Che vuoi?”chiese
Tom, voltandosi indietro. Una sigaretta che pendeva dalle labbra.
“Torniamo in hotel.
Voi andate già a pranzo o ci aspettate?”
“Aspettarvi? Manco
per idea! Mio fratello ci metterà almeno due ore per
prepararsi e io ho fame!”
“Allora ci vediamo
al ristorante. Fatti indicare la strada da Gustav!”
“Ok…a dopo, caro
il
mio bassista innamorato!”
“Ma vai a cagare,
scemo!”rispose il giovane, ridendo.
Tom non rispose, ma
rientrando in macchina mostrò il dito medio al suo compagno.
Georg rise, poi
accese la macchina e fece ritorno in albergo.
Sara si era
appoggiata ad una spalla di Bill e il ragazzo le accarezzava i capelli.
“Va tutto bene?”le
chiese, assaporando il suo profumo di balsamo.
Lei annuì, senza
guardarlo. Sapeva che i suoi occhi avrebbero svelato che stava mentendo.
----------*----------
Arrivato in hotel,
Bill si lanciò dentro in ascensore, trascinandosi dietro
Sara.
Giulia e Georg
sorrisero, quindi salirono dalle scale.
“Guardami negli
occhi e dimmi la verità. Va tutto bene?”chiese
Bill, prendendo il viso della
ragazza tra le mani.
La ragazza osservò
attentamente il viso del cantante. Anche senza trucco era bellissimo.
Come
avrebbe potuto mentire ancora a quegli occhi?
“No Bill…non va
tutto bene”rispose. La sua voce le sembrò dura,
anche se non voleva.
“Ti va di
parlarne?”
Scosse la testa. Aveva
pianto troppo in quei due giorni.
“Non oggi, ti
prego”
“Va bene, però
ascoltami un secondo”.
I loro sguardi si
incrociarono di nuovo.
“Io sono qui. Al
tuo fianco. Se hai bisogno di me, basta solo chiamarmi”.
Sara lo abbracciò.
“Grazie Bill”disse.
Lui sorrise. Il
destino gli aveva fatto incontrare una ragazza come lui. Anche lei
aveva
bisogno di sentirsi coccolata e al sicuro.
Arrivati al piano,
uscirono dall’ascensore ed entrarono in camera. Tutto era
come la sera
precedente. C’erano ancora i dolci sul vassoio, ancora quella
dannatissima
crostata alle mele che lo aveva quasi ucciso. Sorrise, pensando che
ancora una
volta doveva la sua vita a Tom.
“Ci vorrà un bel
regalo per natale”pensò, sorridendo.
Bill si guardò
attorno.
“Senti, io mi
faccio anche una doccia, almeno mi sistemo i capelli. Tu fai come se
fossi a
casa tua”disse, con un sorriso.
Non si lamentò per
il casino. A dividere la camera con Tom era scontato che non ci fosse
ordine.
Sara lo guardò
entrare in bagno. Erano uguali, identici e quello la preoccupava.
“Di solito sono
gli opposti che si attraggono”pensò e in
quel momento le venne in mente Tom.
Era stato lui a
farla scendere nella hall e a coccolarla quando ne aveva bisogno.
“Per forza, Bill
era in ospedale!”le disse una vocina nella
sua testa.
“Lui avrebbe
fatto lo stesso. Siamo entrambi stanchi e abbiamo bisogno di riposarci.
Andremo
a pranzo con gli altri e ci rilasseremo. Da domani si comincia a
lavorare”pensò,
sedendosi sul letto. Mise un po’ di ordine in quella
camera, sentendo Bill cantare sotto la doccia e si mise a ridere. Anche
lei era
una maniaca dell’ordine.
Uguali, non c’era
nulla da fare.
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Capitolo 13 *** 13. Dannati giornalisti ***
13.
Dannati giornalisti
Giulia e Georg
entrarono in camera.
“Bill si starà
facendo la doccia…”disse il bassista aprendo la
finestra.
Giulia si sedette
sul divanetto ed accese la tv.
“Ah già che qui
è
tutto in tedesco! Uffa, non c’è nemmeno la tele da
guardare!”esclamò,
sbuffando.
Georg si sedette
affianco a lei e la guardò per qualche secondo.
“Smettila di
fissarmi”disse la ragazza, continuando a cambiare canale, nel
disperato
tentativo di trovare qualcosa almeno in inglese.
Si fermò
casualmente sul Tg.
Vide chiaramente
l’ambulanza,
poi Tom.
Georg s’incupì.
Sullo schermo
passarono le immagini dell’intervista del coro. Si vide Sara
correre fuori,
seguita da Giulia.
L’obiettivo della
telecamera si soffermò sul giovane in barella, con una
maschera d’ossigeno
sulla bocca.
“Bastardi…”disse
Georg, ascoltando attentamente la voce della giornalista.
“Cosa
dicono?”chiese
Giulia, preoccupata.
Georg si alzò in
piedi di scatto e cominciò a camminare per la camera.
“Cos’è
successo?”chiese
la ragazza.
“Vieni, dobbiamo
assolutamente avvisare Bill”disse il ragazzo, uscendo a
grandi passi dalla
camera.
----------*----------
Fu Sara ad aprire
la porta.
“Che
succede?”chiese,
vedendo la faccia di Georg.
“Bill
dov’è?”chiese
il bassista.
“Sotto la
doccia…”
Il giovane entrò in
bagno.
L’acqua si era
fermata. Le due ragazze sentirono parlare in tedesco.
“Tu sai
qualcosa?”chiese
Sara all’amica.
“No…ho provato a
chiederglielo, ma ha solamente detto che i giornalisti sono dei
bastardi”
“Perché?”
“Beh, stavo facendo
zapping in tv e mi sono fermata sul Tg. Hanno fatto vedere le immagini
di ieri
sera”
“I giornalisti per
l’intervista! È vero, maledizione!
Chissà che diavolo si saranno
inventati!”esclamò.
Georg uscì dal
bagno, seguito da Bill. I capelli ancora bagnati che gli gocciolavano
sul viso.
Un asciugamano attorno alla vita.
“Ci volete spiegare
cos’è successo?”chiese Giulia.
Georg sospirò,
sedendosi sul letto incasinato di Tom.
“I giornalisti
hanno messo insieme la notizia di Bill con quella delle vostre
compagne…”
“Cioè?”
“Credono che io sia
finito in ospedale per un problema di droga”disse Bill,
scostandosi i capelli
dal viso.
“Bastardi!”esclamarono
Sara e Giulia, insieme.
“Io finisco di
prepararmi, tu contatta Tom e Gustav. Dì loro di tornare in
hotel”disse Bill,
prendendo i vestiti e tornando in bagno.
Georg prese il
telefono dai jeans e compose il numero di Tom.
“Abbiamo un
problema”disse, non appena sentì la voce del rasta.
E con questo
concludo, almeno fino al mio ritorno dalle vacanze. Ragazze pensatemi
immensamente che il 25 e il 27 ho gli esami x il debito di
franceseeeeeeeeeeee
(orale e scritto)!!! Viel danke! Küssen! ^________^
|
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Capitolo 14 *** 14. Quando è troppo... ***
14.
Quando è troppo…
“Cosa? No, stai
scherzando, vero?”chiese Tom, saltando in piedi.
“Purtroppo no. È
la verità. Tornate in hotel. Non vorrei che qualcuno potesse
rompervi le palle”.
Tom sospirò e
riferì la notizia a Gustav. Come al solito il batterista non
batté ciglio, ma
salì in macchina senza proferir parola.
Una volta tornati
in albergo, Tom salì di corsa fino in camera.
Bill era vagamente
presentabile. Stava finendo di piastrarsi i capelli.
“Allora?”chiese il
rasta, guardando gli amici.
“Allora cosa?”
“Non facciamo
nulla?”
“Cosa vorresti
fare? Aspettiamo che Dave smentisca tutto”
“La conferenza
stampa quando ce l’abbiamo?”
“Dopo domani,
domenica”rispose Bill dal bagno.
“Abbiamo due giorni
per prepararci un bel discorso”
“Sentite, voi
potreste anche denunciarli…”disse Sara.
“E come?”
“Beh questa è
diffamazione. Potreste addirittura portarli in tribunale”
“E tu queste cose
come le sai?”chiese Tom.
“Mia sorella Debora
studia giurisprudenza. Farà
l’avvocato…”disse.
“Beh, questa è
una
bella notizia!”
“Insomma…non
è mai
bello procedere per vie legali. Parecchi diranno che avete vinto la
causa solo
perché avete parecchi soldi, altri ancora vi accuseranno di
aver fatto causa a
degli innocenti. Rischiate parecchio anche per via legale”
“Quindi? Dobbiamo
lasciare che Bill passi per tossico?”
“No, faremo in modo
di avere tutte le prove a nostro favore quando ci sarà
l’intervista”
“Cioè?”chiese
di
nuovo Tom.
“Uno di voi vada a
prendere il referto medico in ospedale. Quella sarà la prova
principale. Poi
all’intervista, se qualcuno metterà in dubbio i
documenti, fate intervenire il
direttore dell’hotel. È lui che vi
dovrà risarcire per l’incidente di Bill,
quindi credo che un po’ di pubblicità non gli
farà male”
“Dovrà pur sempre
ammettere di aver commesso un errore parecchio grave”disse
Gustav.
“Certo, però
potrà
sempre dire che non era colpa sua se quella crostata è
finita sul vostro
vassoio”disse Giulia.
“Ok, problema
risolto!”esclamò Bill, uscendo dal bagno. Si era
truccato e sembrava appena
uscito dal centro estetico.
Tutti lo
guardarono, sorridendo. Era tornato tutto come prima.
Lo stomaco del
ragazzo brontolò e lui arrossì.
“Sentite, perché
non andiamo a mangiare qualcosa?”chiese.
Tom gli diede un
buffetto sulla testa.
“Il mio
fratellino!”esclamò, scompigliandogli i capelli.
“No! Tom!”disse
Bill, inseguendo il gemello per i corridoi dell’hotel.
Sara e Giulia si
guardarono, poi corsero anche loro, continuando a ridere.
Gustav e Georg
scrollarono le spalle.
“Ragazzini!”dissero,
sorridendo.
Il batterista
chiuse la camera a chiave, poi seguì il compagno.
Sara, Bill, Tom e
Giulia erano nella hall, immobili. Fuori dall’hotel
c’erano decine di fotografi
che, non appena li avevano visti avevano cominciato a far scattare i
loro
malefici flash.
“Chissà
perché la
stampa di ama di più quando commetti qualche
reato”disse Tom.
I ragazzi si
voltarono e cercarono di nascondersi al piano superiore, dove
incontrarono
Georg e Gustav.
“Che
succede?”chiese
il batterista.
“Fotografi…”disse
Bill.
“Ovunque”aggiunse
Tom.
“Quindi?”chiese
Georg.
“Vi tocca mangiare
in camera se volete stare tranquilli”disse Sara.
“Che
palle!”esclamò
Tom, chiamando l’ascensore.
“Lui è quello che
odia di più stare rinchiuso a forza in un
posto”disse Georg, mentre il compagno
entrava in ascensore.
“Sentite, non avete
alternative”disse Sara.
“Potremmo
anticipare l’intervista di domenica e concedere a questi
folli quello che
vogliono”disse Bill, guardando verso il piano terra.
“No Bill. Lo sai
che quelli tirano fuori domande quanto più
improbabili”
“Sì, ma so anche
com’è mio fratello quando si ritrova a dover
mangiare in camera contro la sua
volontà, mentre preferirebbe essere in giro a guardare
qualche ragazza!”esclamò
il giovane.
Un sospiro generale
fece capire che non c’erano possibilità di
discutere con Bill.
Il ragazzo si
guardò nel riflesso della porta dell’ascensore e
constatò che era perfetto.
“Bene! Io scendo!”
“Bill, ti prego! Tom
sa cavarsela con i giornalisti, tu no…rischi di combinare
qualche casino”disse
Georg.
Il ragazzo cercò di
ribattere, ma Sara lo bloccò.
“Quello che vuole
dire è che i giornalisti ti considerano
più…ehm…fragile di tuo fratello. Non
che
sia vero…”.
Bill sbuffò. Era
stufo di essere considerato sempre il più debole, il
più indifeso.
Senza ascoltare
nessuno scese le scale e si preparò ad affrontare i
giornalisti.
“Io lo
seguo…”disse
Georg.
“Vengo con
te!”esclamò
Gustav.
“Io vado a chiamare
Tom!”esclamò Sara.
“E io?”chiese
Giulia.
“Vieni con me! Di
certo noi due non possiamo farci vedere!”esclamò
la ragazza, trascinando l’amica
su per le scale.
^___^
Per la gioia delle
mie lettrici riesco a postare questo capitolo!!! Che bello! Svegliarsi
al
sabato mattina alle 10 per scrivere!!! Come sono gioiosa!
Uff…non ho ancora
preparato le valige! L’idea di dover mettere dentro anche 2
libri di francese
mi uccide!!! °___°
Comunque ringrazio
sempre NICEGIRL e GemyBillina che lasciano sempre i commenti!! Danke!!!
Küssen!
Ci sentiamo quando torno…anzi mi sa dopo il 28
perché mi sa che non avrò
proprio tempo per scrivere! Tanto meglio, avrò
più tempo per pensare alla
storia, no?
Ora vi lascio e
provo a scrivere un altro capitolo…chissà che
prima di sera non riesco a
mandarvene un altro??? ^^
Ah, NICEGIRL non
preoccuparti…lo so che con Bill sono un
po’sadica…
|
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Capitolo 15 *** 15. Intervista anticipata ***
Tornata dal mare e da 13 giorni di
ragazzi tedeschi…ebbene
si il campeggio era affollato da crucchi…mi ripresento con
un nuovo e
CORTISSIMO capitolo…mi dispiace un sacco ma non ero molto
ispirata!!! ^__^
perdonatemi!!! Chiedo pietà. In ogni caso
m’impegnerò affinché il prossimo sia
un pochino più lungo, ok??? Küssen dalla vostra
affezionatissima e folle Laura
15.
Intervista anticipata
Non appena Bill
mise piede nella Hall i fotografi spintonarono come dannati contro le
guardie
di fronte all’ingresso per assicurarsi un posto decente per
intervistare il
cantante.
“Signor
Kaulitz…possiamo
farli entrare?”chiese il direttore dell’albergo.
“Sì,
certamente”disse
il ragazzo, sorridendo.
Subito giornalisti
e fotografi si appostarono nella Hall, accerchiando il giovane.
“Signor Kaulitz,
è
vero che è stato ricoverato in
ospedale?”domandò una donna, avvicinando il
microfono alle labbra del cantante.
“Sì, è
vero. Sono stato
ricoverato in ospedale”
“Per una reazione a
della Marijuana?”
“No, assolutamente
no. Ho avuto una reazione allergica. Nella cena che avevo ordinato
è finita per
sbaglio una crostata alle mele”
“Allora perché
è
intervenuta la polizia con i cani antidroga, proprio la stessa sera in
cui lei
è stato male?”chiese un altro giornalista.
“In questo albergo
non ci sono solo io. Risiedono anche delle ragazze e ho saputo che
alcune di
loro sono state sorprese con delle sostanze stupefacenti in camera. Di
certo
non spetta a me dire chi fossero o con chi stessero in quel momento, ma
posso
assicurarvi che non ne sapevo nulla, fino a quando non mi è
arrivata la
spiacevole notizia che la stampa sospettasse di me”disse con
voce calma e
pacata.
Georg e Gustav non
credevano alle loro orecchie. Bill se la stava cavando egregiamente!
“Signor Kaulitz,
un’ultima
domanda. Chi erano le due ragazze insieme a lei e a suo
fratello?”chiese una
voce indiscreta, nascosta dietro la folla.
I giornalisti
stavano aspettando una notizia ghiotta come quella.
Sapevano che uno
scoop del genere sarebbe stato pagato parecchio.
Bill storse il naso.
Non pensava che i giornalisti avessero potuto porgli domande su Sara e
Giulia.
“Beh…io non ho
concesso quest’intervista per parlare della mia vita privata.
Volevo solo
spiegare alle mie fans che non sono un drogato, per non dare il cattivo
esempio. Ora devo andare”disse, voltando le spalle alla folla
numerosa.
“Signor Kaulitz,
aspetti!”esclamarono alcuni, ma Bill, Georg e Gustav si
rifugiarono in
ascensore.
“Bill…sei stato
grandioso!”esclamò Georg, sorridendogli. Per il
giovane era stata una rivincita
personale, per far capire a tutti che in fondo, quando voleva non era
debole ed
indifeso.
^____^
Beh…che
dire…sono contenta
dei vostri commenti positivi!!! Sigh sigh…domani pomeriggio
alle 14.30 ho l’esame
di francese…PANICO…comunque ora vado a scrivere
l’altro capitolo…e forse
comincio a postare una storia nuova…boh!
|
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Capitolo 16 *** 16. Gossip ***
16.
Gossip
“Come? Ti hanno
chiesto di noi due?”chiese Sara, accendendosi una sigaretta.
Bill annuì.
“Scommetto che
domattina vi vedremo in prima pagina su qualche rivista di
gossip”disse Georg,
prendendo Giulia per mano.
“Merda!”esclamò
la
giovane solista.
“Cosa?”chiese Tom.
“Beh, se ci
vedranno in tanti su quella rivista, di certo ci riconosceranno al
concerto e
saremo rovinate…ve l’immaginate i titoli sui
giornali? Coriste colte in allegra
compagnia con il frontman e il chitarrista dei Tokio Hotel. Relazione
per
convenienza?”disse la ragazza, portandosi una mano alla
fronte.
“Beh…è
una
situazione scomoda…”disse Gustav che fino a quel
momento si era limitato a
stare appoggiato alla ringhiera del balcone.
“Solo scomoda? Si
tratta di una situazione da decapitazione immediata. Pensa alla prof
quando
vedrà quelle foto…oddio sto male solo al
pensiero”disse Giulia, spegnendo la
sigaretta e lanciandola con maestria verso il vuoto totale.
“No…il problema
è
che se succede qualche casino, non solo io e te siamo morte, ma il coro
e la
scuola ci perderanno la faccia! Qui rischiamo di perdere
tutto”disse Sara,
spegnendo a sua volta la sigaretta ma appoggiandola più
civilmente nel
posacenere.
“Sentite…potremmo
sempre portare via gli scatti ai
fotografi…”propose Tom.
“Per farlo avremmo
bisogno di un esercito, e di almeno tre mesi di tempo. Ci saranno stati
centinaia di fotografi là sotto e come minimo avranno
migliaia di copie di
quelle immagini”rispose Bill.
“Scusate…la mia
era
solo un’idea”disse il rasta, prendendo una birra
dal frigo bar.
“Ok…continuando
così non arriveremo a nulla. La vostra prof che ha
detto?”chiese Gustav,
sedendosi sul letto di Tom.
“Che da domani si
comincia a lavorare sodo”
“Ok, e fin qui ci
siamo, quindi non avrà tempo per leggere riviste
scandalistiche da vecchiette
in pensione, no?”chiese.
“Lei no, ma che
dici di quelli che ci hanno ingaggiate? Loro ne hanno di tempo da
buttare via,
in fondo sono pieni di soldi”disse Giulia.
“Scheiße!”esclamò
Sara.
I Tokio Hotel
sbuffarono all’unisono.
“Possibile che non
ci sia una soluzione?”chiese Bill, rientrando e sedendosi sul
suo letto.
“Credo che a questo
punto l’unica soluzione possibile sia di parlare con la
vostra professoressa e
di spiegarle che voi e i due gemelli Kaulitz vi trovavate insieme nella
Hall e
davanti a centinaia di fotografi per puro
caso…”disse Gustav.
“Ok…però
vi
vogliamo nei paraggi, nel caso tenti di ucciderci…almeno
possiamo salutarvi per
l’ultima volta…”disse Giulia, afferrando
saldamente la maniglia della porta e
preparandosi ad uscire in corridoio.
Georg la raggiunse,
poi uscirono Bill e Sara, seguiti da batterista e chitarrista.
Sara trasse un
profondo respiro e bussò alla porta della sua professoressa.
“Avanti”si
udì.
Lasciò la mano di
Bill e lo guardò per un lunghissimo istante negli occhi.
“Speriamo che
vada tutto bene”pensò, prima di mettere
piede nella camera della sua insegnante.
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Capitolo 17 *** 17. Con la calma e la pazienza... ***
Ridendo e
scherzando sono arrivata a pagina 100!!! Che bello! Leggete ed
odiatemi!!! Küssen
17.
Con la calma e la pazienza…
“COSA?”gridò
la
donna.
“Beh…prof. Non la
prenda così male. Non è stata colpa
nostra”disse Giulia, allontanandosi dalla
donna.
“Non è colpa
vostra? Voi dovevate essere nelle vostre camere a ripassare per domani,
non in
giro per l’hotel con quei due!”
“Lo sappiamo
prof…solo
che Bill era appena uscito dall’ospedale e ci è
sembrato gentile accompagnarlo
di sotto a prendere qualcosa da mangiare. Di certo non ci aspettavamo
che ci
fossero tutti quei giornalisti”spiegò Sara,
pregando che la donna non s’infuriasse
maggiormente.
“Sara…non farmi
arrabbiare. Io mi fidavo di voi due, invece mi sa che siete quelle che
mi hanno
creato maggiori problemi! Se finirete su un giornale e quelli dello
spettacolo
lo leggeranno, noi tutte saremo rovinate. La scuola perderà
i soldi dell’ingaggio
e sarò io a doverceli mettere di persona!”
“Senta…noi
abbiamo
pensato a come poter impedire questo disastro, solo che non
c’è venuto in mente
nulla!”disse Giulia.
“Per favore
ragazze. Ora andatevene. Ho bisogno di stare un po’ da
sola”disse la donna,
voltando loro le spalle.
Le due coriste si
allontanarono quasi in punta di piedi, poi si chiusero la porta alle
spalle.
“Quei fotografi
sono ancora al piano inferiore?”chiese Sara.
“Perché?”domandò
Giulia.
“Sì…”rispose
Tom,
capendo le sue intenzioni.
La ragazza non se
lo fece ripetere, quindi corse di sotto.
Lasciò che i
fotografi l’abbagliassero con i loro flash e si
lasciò tartassare di domande.
“È vero che sei
la
fidanzata di Bill Kaulitz?”chiese una donna.
“No. Io e Bill
Kaulitz ci siamo conosciuti per caso qualche istante prima che ci
fotografaste
voi. Io sono una fan dei Tokio Hotel e mi sono permessa di chiedere ai
due gemelli
un autografo, solo che non avevo carta e penna. Sono stati molto
gentili ad
accompagnarmi nella Hall per potermi fare un autografo, poi vi abbiamo
visti e
siamo scappati. Io e la mia amica perché non eravamo
abituate e loro due non
so. Sono venuta fin qui per chiedervi di non pubblicare le foto che ci
ritraggono insieme. Non prendetemi per pazza, so bene che qualunque
ragazza
morirebbe dalla voglia di farsi fotografare insieme al suo idolo, ma se
quelle
foto finissero nelle mani di alcuni produttori che stanno lavorando
allo
spettacolo in cui è ingaggiato il mio coro, potrebbero anche
annullare il
contratto e a quel punto sia io che le mie amiche e la mia
professoressa
potremmo dire addio al sogno di una vita e ad un’occasione
irripetibile”.
Tutti i giornalisti
ammutolirono. I fotografi abbassarono le loro macchine.
“Vi ringrazio
molto”disse,
con un sorriso e un lieve inchino.
Si allontanò e
tornò al piano superiore, dove i Tokio Hotel e Giulia
avevano origliato tutto.
Bill la strinse in un abbraccio e la baciò.
“Sei stata
grandiosa!”esclamò.
“Beh, con la calma
e la pazienza si risolve tutto. Poi ho sfruttato il fatto che a loro
facessi un
po’ pena ed eccomi accontentata! Ora non abbiamo
più nulla da temere. L’importante
sarà non farsi vedere insieme per i prossimi
giorni!”disse con un sorriso.
Bill s’incupì.
“Che hai?”chiese
la
ragazza.
“Beh, ecco…io
volevo chiederti una cosa, ma se hai detto che non possiamo farci
vedere
insieme…”
“Di cosa si
tratta?”chiese
Giulia, più curiosa dell’amica.
E
con questo vi lascio!!! Curiose di sapere
di che si tratta??? Nella mia mente malata sono già 3
capitoli che ho in mente
questa scena…Hi hi hi!!! Vi farò sapere forse
martedì…anche perché domani
avrò
pochissimo tempo!! A Presto mie care…ps lo so che sono
crudele!!!
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Capitolo 18 *** 18. Domanda improvvisa ***
18.
Domanda improvvisa
“Bill…mi lasci
senza parole…io…beh ci conosciamo da
così poco…”
“Lo so…solo
che…”rispose
il giovane, arrossendo.
“Cavoli! Chi se lo
aspettava! Nemmeno noi lo sapevamo che gli era venuta questa
idea!”esclamò Tom,
sorpreso che il gemello non gliene avesse parlato.
Sara arrossì
vistosamente ed abbassò lo sguardo.
“Ok…”disse
poi,
guardando il ragazzo negli occhi.
“Ma
come…cioè, hai
appena detto che non possiamo farci vedere insieme”
“Beh non
m’interessa.
È un’occasione irripetibile e poi non potrei mai
dirti di no!”esclamò,
baciandolo.
I Tokio Hotel si
ritirarono nelle loro stanze, in fondo avevano bisogno di riposarsi in
vista
del concerto.
Sara e Giulia, invece
tornarono dalla professoressa per darle due belle notizie.
“Quindi mi state
dicendo che con i giornalisti avete risolto?”chiese la donna,
sorridendo.
“Sì. Sara
è stata
favolosa! Avrebbe dovuto vederla!”esclamò Giulia.
“C’è
un’altra cosa
che devo dirle”disse la giovane solista, tornando seria.
“Cosa?”chiese la
donna, preoccupandosi.
“Beh vede…Bill
Kaulitz mi ha chiesto…”
***
“Bill perché non
ce
lo hai detto prima?”chiese Tom, muovendosi freneticamente per
la stanza ed
arrotolandosi un dread attorno al dito.
“Beh io volevo
dirvelo, solo che pensavo che non avreste apprezzato
l’idea…”
“Ti giuro che se
non l’avessi fatto tu, glielo avrei chiesto
io…insomma è troppo brava!”
“Il problema più
grande rimane Dave…”disse il frontman, chinando il
capo.
“Di lui non ti devi
preoccupare. Faremo parlare Georg che è quello con cui si
trova meglio ed è
anche il più grande…ora vado a dirglielo ed entro
domattina avremo una
risposta. Ah tu intanto chiama il servizio in camera. Ho
fame!!!”esclamò,
uscendo.
***
“Beh, non so. È
la
prima volta che mi viene fatta una richiesta del genere. In teoria non
ci
dovrebbero essere problemi. Sei maggiorenne e responsabile delle tue
azioni,
quindi la decisione spetta a te. Io ti appoggerò
comunque”.
“Beh…io
accetterò”disse
la ragazza con un sorriso.
La donna
l’abbracciò.
“Sono contenta. È un’occasione
irripetibile. Ora andate a riposarvi. Domattina lavoreremo
a lungo”.
Le ragazze si
congedarono con il sorriso sulle labbra.
“Sara!!! Sono
così
contenta per te!”esclamò Giulia stampando un bacio
sulla guancia dell’amica.
“Dai…ora vado a
dare la bella notizia a Bill”.
Giulia la guardò
salire in ascensore, poi rientrò in camera.
***
“Pronto…chi
parla?”
“Ciao Dave…sono
Georg. Avrei una cosa da chiederti”
“Parla pure”
***
“Bill! Per Dave non
ci sono problemi!”esclamò il bassista entrando con
il cellulare ancora in mano.
Il giovane cantante
saltò in piedi.
“Fantastico!”gridò,
uscendo per andare da Sara.
I due ragazzi si
incontrarono in corridoio, davanti all’ascensore.
Un
solo sguardo e capirono tutto. Poi un bacio. Lunghissimo.
Scommetto
che non avete capito di cosa si tratta vero? Un altro po’ di
suspance…per la
mia carissima NICEGIRL…non ti preoccupare. Ora vado a
scrivere l’altro
capitolo, almeno ti metti il cuore in pace!!! PS l’esame
è andato bene…ora
aspetto il 27 x l’orale e il 29 x i risultati!!!
Küssen
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Capitolo 19 *** 19. Ora che ci sei tu ***
19.
Ora che ci sei tu
Il sabato passò in
totale tranquillità. Bill e company non poterono godere
della compagnia delle
due ragazze, in quanto impegnate per tutto il giorno con le prove. Alla
sera,
la donna concesse loro una libera uscita, con rientro obbligatorio
per
mezzanotte.
“Ragazzi…vi da
fastidio se io e Sara ce ne stiamo un po’da
soli?”chiese Bill, dal suo bagno,
mentre finiva di sistemarsi i capelli.
“No…non ti
preoccupare!”esclamò Tomi, pregustando una
seratina niente male.
***
“Beh, allora
divertiti con Georg…”disse Sara, sistemandosi la
gonna.
“Certo, non ti
preoccupare! Tu vedi di fare la brava!”esclamò la
ragazza, uscendo.
La corista si
guardò un’ultima volta allo specchio e sorrise.
Era al settimo cielo. Mai
avrebbe pensato che le sarebbe successa una cosa simile. Rise di gioia,
poi
andò in camera di Bill, sapendo che era già solo.
“Allora, pronta per
lunedì?”chiese il ragazzo, abbracciandola.
Lei tentennò.
“Mica tanto.
Insomma, sono agitatissima. Suonare davanti ad un pubblico di migliaia
di
ragazze…davvero, quando me lo hai chiesto sono rimasta
pietrificata. Ci
conosciamo da talmente poco…insomma non mi sembra di essere
così brava”.
“Oh, invece sei
brava. Molto brava! Tomi mi ha assicurato che se non lo avessi fatto
io, te lo
avrebbe chiesto lui di suonare al concerto di
lunedì”
“Scusa, ma il
vostro manager non ha detto nulla?”
“Anche lui era
contento della cosa. Ha detto che ci troveremo domani pomeriggio per
provare,
in modo da sistemare le amplificazioni e decidere quali pezzi fare con
te”
Sara sorrise di
nuovo.
“Ancora non ci
posso credere. Mi tremano le mani al solo pensiero!”
“Calcola che noi
quattro ci sentiamo come te da parecchio tempo”
“Senti…ti va se
scendiamo di sotto…almeno provo un po’ e mi abituo
a suonare mentre tu canti”
“Ok!”disse Bill
prendendola per mano ed uscendo dalla stanza.
Dopo quasi un’ora di
prove, il ragazzo si sedette.
“Ora tocca a me
suonare”disse, con un sorriso.
“Va bene…tu
parti,
poi io ti seguo!”esclamò la giovane, alzandosi e
mettendosi accanto al
pianoforte.
Bill chiuse gli
occhi, poi ticchettò con le unghie sopra i tasti
d’avorio, poi cominciò a
suonare i primi accordi.
“Step one you say we
need to talk
He walks you say sit down it's just a talk
He smiles politely back at you
You stare politely right on through
Some sort of window to your right
As he goes left and you stay right
Between the lines of fear and blame
You begin to wonder why you came
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
Let him know that you know best
Cause after all you do know best
Try to slip past his defence
Without granting innocence
Lay down a list of what is wrong
The things you've told him all along
And pray to God he hears you
And pray to God he hears you
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
As he begins to raise his voice
You lower yours and grant him one last choice
Drive until you lose the road
Or break with the ones you've followed
He will do one of two things
He will admit to everything
Or he'll say he's just not the same
And you'll begin to wonder why you came
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
How to save a life
How to save a life
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
Where did I go wrong, I lost a
friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
How to save a life”
Sara riaprì gli
occhi. Era da un sacco di tempo che non cantava quella canzone. Da
quando…no
non voleva pensarci. Ora aveva Bill al suo fianco e sapeva che sarebbe
andato
tutto bene.
Una lacrima
traditrice le scese lungo la guancia. Un’unica lacrima che il
giovane notò. Il suo
sguardo cambiò, passando dal gioioso al preoccupato.
Bill si alzò e la
strinse tra le sue braccia.
“C’è
qualcosa che
non va?”le chiese.
Lei scosse la
testa.
“No. Ora va tutto
bene. Con te al mio fianco va tutto a meraviglia”gli disse
sorridendo.
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Capitolo 20 *** 20. Spirito Bill Kaulitz ***
20.
Spirito Bill Kaulitz
Domenica mattina.
Ore 8 e 30. Giulia e Sara stavano ancora dormendo. Si erano dimenticate
di
chiudere a chiave la porta e qualcuno si intrufolò in camera.
“Sssst! Fai piano o
le sveglierai! Sei sempre il solito
maldestro!”esclamò un ragazzo.
“Io maldestro?
Senti non sono stato io ad avere la brillante idea di svegliarci alle
sei per
andare a prendere le brioches!”esclamò un secondo
giovane.
Sara si mosse
debolmente nel letto.
“Bill stai zitto o
le sveglierai!”
“Allora tu non
rimproverarmi!”esclamò il giovane Kaulitz.
Georg si mosse
rapidamente verso la finestra ed aprì le persiane, inondando
la stanza con la
luce del sole.
Giulia borbottò
qualcosa, poi nascose la testa sotto il cuscino.
Sara aprì gli
occhi.
“Bill! Georg! Cosa
ci fate qui? Come avete fatto ad entrare?”chiese,
preoccupandosi di come
potesse apparire, appena sveglia.
“Siamo venuti a
portarvi la colazione!”esclamò il frontman
sedendosi sul letto della ragazza.
“Sì, questo lo
vedo
da me…però potevate almeno
avvisarci…chissà che aspetto ho”disse
nascondendosi
sotto le coperte.
“Ma a me piaci
anche così”disse il ragazzo, allontanando il
lenzuolo dal viso della giovane.
“Certo…potrei
essere la nonna brutta di Dracula in questo
momento!”esclamò lei, nascondendosi
in bagno.
“Dai! Non dire
così
e poi tieni su la camicia da notte che ti sta bene!”
“Bill vai al
diavolo!”si sentì esclamare dall’altro
letto.
“Oh, Giulia! Allora
sei sveglia!”
“Mi ha svegliata un
ragazzino petulante! Sai com’è!”esclama
lei, uscendo da sotto le coperte.
“Siamo
nervosette?”chiese Georg.
In tutta risposta
Giulia gli mostrò un dito a caso, poi si rintanò
in bagno con la sua compagna.
“Bill, noto che
allora ci sono altre persone in questo universo che sono come
te…prima di tutto
l’aspetto!”esclamò il bassista, ridendo.
Dopo quasi dieci
minuti le ragazze uscirono dal bagno. Entrambe in pigiama, ma con i
capelli
perfettamente in ordine.
“Beh, ora possiamo
anche presentarci”disse Giulia, risedendosi sul suo letto.
Georg le porse una
brioches alla marmellata ed una tazza di caffè.
“Danke”rispose
lei,
sorridendogli.
Bill fece lo stesso
con Sara, poi si sedette al suo fianco.
“Come mai questa
colazione improvvisata?”chiese la giovane.
“Beh, se domani
suonerai con noi, hai bisogno di entrare un po’ nello spirito
Tokio Hotel!”esclamò
Bill sorridendole.
“Spirito Tokio
Hotel…e questa brillantata
cos’è?”chiese Giulia.
“Beh, diciamo che
noi, per prepararci ai concerti facciamo una serie di
cose…”
“Noi? Tu, al
massimo!”esclamò Georg, allontanandosi da quella
generalizzazione.
“Ok…io per
prepararmi ai concerti faccio alcune cose”
“Quindi non si
tratta dello spirito Tokio Hotel, ma dello spirito Bill
Kaulitz?”chiese Sara.
“Esatto! Io prego
che tu non abbia le sue stesse crisi isteriche,
però”.
“Oh, no. Le crisi
di Sara sono molto peggio”disse Giulia, sorseggiando il suo
caffè.
“Tom vi ucciderà
entrambi, sappiatelo”disse il giovane, ridendo.
“Bene, terminata la
colazione dovrai venire a conoscere Andrea”
“Chi?”chiesero le
due ragazze.
“Andrea! Lei è la
dea della moda. È quella favolosissima donna che mi prepara
sempre i vestiti e
il trucco per i concerti!”esclamò Bill battendo le
mani.
“Non ti
preoccupare, ti salverò io da questa tortura. Lasciamo che
siano loro due a
subire Andrea. Io e te andremo a farci una bella gita”.
“Dove?”
“Mai visitato lo
zoo di Berlino?”
“No, anche perché
pensavo
che fosse solo un film”
“Film?”
“Sì…I
ragazzi dello
zoo di Berlino”
“Ah…no, lo zoo
c’è
per davvero. Ora vestiti che ci andiamo subito. Tanto non credo che il
vostro Führer
vi farà lavorare anche di domenica, no?”
“Esatto. Ci ha
concesso un breve riposo, poi domani di nuovo prove. Ovviamente senza
solista”disse
Giulia.
I due ragazzi
uscirono, lasciando il tempo alle due giovani di vestirsi.
“Sai, sono contento
che stia andando tutto bene!”disse il bassista.
“Anche io.
Finalmente la mia vita ha preso la direzione giusta!”rispose
Bill, ricambiando
il sorriso del suo amico.
Sara e Giulia li raggiunsero
poco dopo, quindi montarono tutti e quattro in macchina.
“Beh, buona
giornata”disse Georg, lasciando Bill e Sara davanti allo
studio di Andrea.
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Capitolo 21 *** 21. Andrea ***
21.
Andrea
“Andrea! Sono Bill!
Sono venuto a presentarti una persona!”gridò il
ragazzo, guardandosi attorno.
Sara non credeva ai
suoi occhi. Quel posto era puro caos primordiale. C’erano
stoffe ovunque, però
si capiva che la donna avrebbe trovato tutto quello che le occorreva,
sapendo
esattamente dove andare a prenderlo.
“Kaulitz, sei
tu?”si sentì chiedere. La voce era molto giovane.
Da dietro una
spessa tenda color porpora apparve una ragazza che non dimostrava
più di
venticinque anni. I capelli corti erano di un biondo quasi bianco, con
un lungo
ciuffo che le nascondeva parte del viso. Gli occhi verdi indagarono a
lungo sul
volto di Sara.
“Ci
conosciamo?”chiese, avvicinandosi.
“No…”rispose
la
ragazza, in imbarazzo.
“Andrea, lei è
Sara. Suonerà con noi al concerto di
lunedì”esclamò Bill.
“Oh, quindi è lei
la ragazza da dover vestire e preparare!”esclamò
la giovane, con un sorriso.
Sara si limitò ad
annuire.
“Bene, finalmente
una donna! Ero stanca di preparare sempre e solo abiti maschili,
nonostante le
taglie di Bill si avvicinino a quelle di una ragazzina. Ora vieni con
me”
“E io?”chiese il
frontman.
“Tu signorina
dovrai aiutarmi. In fondo è della tua band che stiamo
parlando, quindi mi
dovrai dire che genere di look vorresti per la tua pianista”.
“Come hai fatto a
capire che suono il pianoforte?”chiese Sara.
“Con delle mani
così perfette di certo non puoi suonare la batteria, anche
perché Gustav ti
ucciderebbe. Alla chitarra c’è già
quello schizzato di Tom e al basso Georg.
Alla fine non rimanevano molte opportunità e siccome il
nostro caro Kaulitz qui
presente ha appena detto che avresti suonato, ho anche scartato
l’idea che
potessi cantare con lui”rispose, vagando per i corridoio del
suo immenso
studio.
Sara si voltò a
guardare Bill, che le sorrise.
“Allora Kaulitz, mi
dici come vuoi la tua pianista, sì o no?”chiese
Andrea, voltandosi.
“Io? Beh…non lo
so”.
“Bill sei
un’inutilità cosmica!”rispose la
giovane, ridendo, poi si voltò a guardare
Sara.
“Mmm, vediamo.
Capelli scuri, occhi verdi. Fisico slanciato, quasi da modella. Il
rappettaro
c’è già. Il dark non ti si addice,
anche perché c’è già pure
quello. In fondo
sei una ragazza. Un bel vestito non ti starebbe certo male. Il problema
è…quale
stile usare?”disse, portandosi una mano al mento.
Sara provò
un’infinità di abiti, dal più lungo al
più corto. Di ogni tipo di colore.
“Senti, tu hai
delle gambe chilometriche, quindi ti stanno meglio i vestiti corti. Per
il
colore decideremo domani, quando sua altezza deciderà cosa
mettersi”disse,
guardando Bill.
“In ogni caso –
aggiunse – credo che un vestito con la gonna in tulle, un
po’ in stile Avril
Lavigne ai primi tempi non ti starà male. Come ho
già detto, il colore si vedrà
poi”.
“E per il
trucco?”si azzardò a chiedere la ragazza.
“Mmm. Io direi
qualcosa di accattivante e che si noti al volo. All’incirca
come Bill. Forse un
po’ meno marcato. Poi vedremo anche per lo smalto. Ovviamente
in abbinamento
con il vestito”.
Bill aveva ragione.
Quella ragazza, Andrea, era davvero una dea della moda. Era riuscita ad
immaginare la sua nuova cliente con l’abito, il trucco e
tutto il necessario
per presentarsi ad un concerto.
“Bene, per ora io
direi che abbiamo finito. Billie, principessina, hai già
deciso cosa
metterti?”chiese la giovane, sorridendo.
“Non lo
so…pensavo
a qualcosa di bianco. Tipo la giacca che avevo su per quel festival in
Italia”.
“Il
Festivalbar!”esclamò Sara.
“Sì,
quello”.
“Ok, allora tesoro
per te un bel vestitino candido! Bill mi hai proprio letto nel
pensiero. Ti
avrei costretto a vestirti di bianco, se avessi deciso qualche altro
colore”.
“Allora la prossima
volta non farmi scervellare!”esclamò il ragazzo,
ridendo.
Uscirono dallo
studio della giovane e si fermarono in un vicolo.
Bill estrasse il
cellulare dalla tasca.
“Tomi, ciao sono
io. Potresti venirci a prendere da Andrea?”
Attese la risposta
del gemello, poi riagganciò.
“Cinque minuti e
saremo di nuovo in hotel”disse il ragazzo, posandole un
leggero bacio sulle
labbra.
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Capitolo 22 *** 22. Amore ***
22.
Amore
La domenica passò
tranquillamente. Giulia e Georg fecero ritorno in hotel nel tardo
pomeriggio.
“È stato
meraviglioso! Ancora non ci posso credere! Abbiamo passato una giornata
fantastica!”esclamò la ragazza, mentre si cambiava
per la serata.
“Sono contenta per
te”disse Sara.
“Dai, dimmi
com’è!”
“Chi?”
“Andrea! La dea
della moda! Voglio sapere tutto!”
“Beh, diciamo che
è
una tipa mega eccentrica, ma che sa fare il suo lavoro in maniera
impeccabile.
Dovresti vedere il vestito che mi ha dato per il
concerto….”
“Com’è?”
“Favoloso! Ma tanto
lo vedrai, visto che hai il biglietto e il pass, no?”
“Già…Dio
quanto sono
agitata! Domani sera suonerai con i Tokio
Hotel!”gridò, in preda all’euforia.
“Non dirlo! Mi sa
che non arriverò al concerto. Potrebbe venirmi un infarto
molto prima!”
“Non fare la scema!
Ora vai su, credo che Bill voglia stare un po’ con
te…”
Sara arrossì.
“Senti, promettimi
una cosa…”disse Giulia prendendole le mani e
guardandola fissa negli occhi.
“Qualunque cosa per
te”
“Se dovesse
succedere…beh lo sai cosa…ti prego di
dirmelo…”
“Beh…io non
credo…cioè pensi davvero che sia così
pervertito da provarci dopo una settimana
che ci conosciamo?”
“No, solo che vi
piacete, tanto e quindi potrebbe anche succedere”
“Va bene, se faccio
sesso con Bill Kaulitz ti avviso!”esclamò ridendo.
“No dai, non fare
la scema! È una cosa importante!”
“Va bene, ma questo
vale anche per te!”.
Le due si
separarono. Sara bussò con fermezza alla porta dei due
gemelli e ad aprirle fu
Tom.
“Buonasera
signorina!”esclamò sorridendole.
“Ciao Tom…come
mai
ancora al chiuso? Niente caccia stasera?”
“Devo farmi bello
per le mie prede!”esclamò.
“Vedi di non
portarne nessuna qui dentro!”esclamò Bill dal
piccolo bagno.
“Sì mamma! Ora
vado
e vi lascio soli. Buona serata”
“Anche a te
SexGott!”esclamò la ragazza, guardandolo andare
via.
La stanza era
immersa nella penombra, solo uno spiraglio di luce proveniente dal
bagno nel
quale il giovane cantante si era rifugiato quasi un’ora prima.
“Bill, sei ancora
vivo o devo chiamare la polizia?”chiese la ragazza.
“Arrivo! Ho quasi
finito…solo un secondo…ma perché
questo dannato ciuffo non vuole stare giù???”.
Sara si azzardò a
sbirciare ed osservò il giovane attraverso il riflesso nello
specchio e lo vide,
a torso nudo, litigare con la piastra e con un ciuffo dietro la testa
che non
voleva farsi domare.
Era la prima volta
che non lo vedeva completamente vestito. Arrossì, poi
sorrise teneramente,
quindi entrò e lo aiutò.
“Mio Dio ci saranno
mille gradi qui dentro! Ti stai facendo anche una
sauna!”esclamò la ragazza,
prendendo la ciocca di capelli del cantante e lisciandola con
l’oggetto
incandescente.
“Lo so…in teoria
avrei dovuto impiegarci meno tempo, ma quel
ciuffo…”
“Ora è apposto.
Sei
perfetto”.
Bill si guardò allo
specchio, poi si voltò. Le sue labbra incontrarono quelle
della ragazza in un
lungo e frenetico bacio.
Lentamente si
spostarono verso i letti.
“Oddio…per
fortuna che non doveva succedere”pensò
Sara, mentre Bill le sfilava dolcemente la maglietta.
Lentamente si
sdraiarono sul letto sfatto di Tom.
Le lunghe dita
affusolate del giovane su mossero lungo la schiena della ragazza, per
poi
scendere fino al bordo dei jeans ed avvicinarsi al bottone.
Sara non sapeva che
fare. Da una parte voleva che accadesse, ma dall’altra non si
sentiva
completamente pronta.
I loro respiri si
fecero più intensi e rapidi.
Con la lingua di
Bill in bocca le risultava difficile ragionare.
Ad un tratto si
scostò. Il ragazzo la guardò con aria
interrogativa.
“Che
c’è?”le
chiese.
“Bill…non stiamo
correndo un po’ troppo?”chiese, pentendosi subito
dopo.
Il ragazzo le prese
il viso tra le mani.
“Secondo me no…lo
so che ci conosciamo da pochissimo, ma io ti amo. Ti amo tantissimo e
non
potrei vivere senza di te…”
Lei arrossì.
“Anche io ti amo
Bibi…”
“Come mi hai
chiamato?”
“Bibi…non ti
piace?”
“Oh no! È
carinissimo…anzi
Billissimo!”rispose, ridendo.
Sara lo baciò,
quella volta senza più dubbi.
“Giulia avrà il
suo messaggio…”pensò sorridendo.
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Capitolo 23 *** 23. Le prove ***
Rieccomi mie adorate!!! Sono tornata
con un altro
capitolo!!! NICEGIRL devi ancora aspettare…il concerto
arriverà a breve…kmq
chiarisco un paio di cose…dunque, la canzone che ho scritto
sopra è “How to
save a live” dei The Fray…poi…chiedo
venia se alcune cose sono
sbagliate in questo capitolo, ma non sono mai stata a Berlino,
né tantomeno ad
un concerto, quindi non so se certe cose funzionano davvero come le ho
descritte…boh, lascio a voi libertà totale x
correzioni…le critiche servono
sempre per migliorarsi…con questo vi saluto e vado a
scrivere il cap. 24…IL
CONCERTO!!! Küssen Mädchen!!
23.
Le prove
Beep beep.
Un telefonino suonò
sul comodino.
Giulia aprì il
messaggio e saltò giù dal letto.
“Ah ah! Hai capito!
Quella che faceva la santarellina! Lo sapevo, lo
sapevo!”esclamò, ridendo.
La ragazza non si
fece vedere fino alla mattina seguente.
Giulia la stava
aspettando in piedi da quasi un’ora.
“Allora?”chiese,
senza darle nemmeno il tempo di chiudere la porta.
“Dai, aspetta un
secondo!”esclamò, sistemando le sue cose sul letto.
“Su, voglio i
particolari!”
“No…ti
dirò solo
una cosa…è stato favoloso!”
“Uffa, sei
monotona. Questo lo direbbe chiunque…”
“Mmm, beh diciamo
che ho realizzato un sogno che probabilmente fanno centinaia di ragazze e la cosa mi elettrizza
moltissimo”
“Ecco, già questo
è
un bel passo avanti…”
“Cos’altro vuoi
che
ti dica?”
“Beh una cosa ci
sarebbe…”
“No, ti conosco e
non ti dirò neanche mezza misura! Smettila di fare la
scema!”
“Ok…beh io ci ho
provato…”
“Comunque non mi
è
arrivato nessun tuo messaggio…”
“Lo so…stai
tranquilla bambola. Non ho voluto affrettare le cose. Per il momento
stiamo
bene così”
“Quindi neanche
mezza doccia assieme?”
“Ora sei tu la
cretina…dai vestiti che tra poco dovrai andare a
provare…”
“Oddio! Oggi è il
giorno del concerto!”esclamò, sbiancando.
“Certo che si!”
“No…non ce la
posso
fare…”
“Invece sì. Tu ce
la devi fare!”.
In quel momento
bussarono alla porta. Sara aprì.
“Tom…cosa ci fai
qui?”chiese.
Il ragazzo inarcò
un sopracciglio e la guardò in modo piuttosto eloquente.
“Credo che questo
sia tuo…”disse, porgendole un reggiseno nero.
Lei lo afferrò,
arrossendo da capo a piedi.
“Ottimo
gusto…”disse.
“Dai,
smettila!”esclamò la ragazza.
“Comunque, la
prossima volta evita di lasciarlo sul mio letto, che poi mi vengono i
dubbi sul
fatto che io abbia portato qualcuno in camera…e poi Bill non
lo sa che l’ho
trovato io, quindi evitiamo di farglielo sapere”
“Certo, sai
com’è,
mi piacerebbe un sacco andare su e dirgli che suo fratello ha trovato
il mio
reggiseno tra le sue lenzuola!”esclamò la ragazza.
Tom rise.
“Dai, ora non
prendertela. Comunque tra una mezz’oretta andiamo al Palace
per le prove. Vedi
di non fare tardi”
Sara annuì, poi
chiuse la porta.
“Oh, il giovane
Kaulitz ti ha riportato un souvenir che avevi dimenticato
sopra?”chiese Giulia.
“Dai, non ti ci
mettere anche tu…non volevo che Tom sapesse
cos’era successo…”disse arrossendo.
***
All’ora
prestabilita, i Tokio Hotel e la loro nuova pianista salirono sul loro
piccolo
camper e si diressero al Palace. C’erano già
centinaia di ragazze in attesa di
accaparrarsi qualche posto comodo.
Nel vedere
l’autovettura in molte cominciarono a gridare i nomi dei
quattro ragazzi.
“Ehm, mi sento un
po’ di troppo”disse Sara, osservando
quell’orda di fans.
“Beh, se Tom non
mi fosse venuto addosso quella mattina, probabilmente sarei qui anche
io”pensò,
sorridendo.
Una volta dentro,
Andrea li accolse sorridendo.
“Ragazzi, qui ci
sono i vostri vestiti!”esclamò.
“Grazie Andrea, sei
sempre la migliore!”disse Tom.
“Oh Kaulitz, lo so.
Non ho bisogno delle tue smancerie. Quando ti deciderai a metterti
pantaloni
della tua taglia, forse accetterò queste effusioni”
“Sai, potresti
anche farmi cambiare idea sul mio look”.
Tutti risero.
“Dai ragazzi, che
abbiamo tanto lavoro da fare”disse Dave, spronandoli.
Tom e Georg presero
subito i loro strumenti e li accordarono.
Bill cominciò a
fare dei vocalizzi per scaldare la voce ed evitare di rovinarla.
Gustav, invece
iniziò a scaldare i muscoli delle braccia.
“Sara, io sono
Dave, piacere”disse l’uomo, sorridendole.
“Piacere, signore”
“Dammi pure del tu.
Comunque il pianoforte lo abbiamo sistemato qui, va
bene?”chiese. Sul palco
c’era un meraviglioso Yamaha a coda, nero e lucidissimo.
“Ma è
meraviglioso…comunque per la posizione…beh
bisogna chiedere a Bill…in fondo è
lui che deve vedermi…”disse la ragazza
avvicinandosi allo strumento.
“Bill?”chiese Dave.
“Eh? Non so, ora
vediamo mentre proviamo”
“Sì,
però vedi di
deciderti. Questo coso non è facile da
spostare”disse l’uomo, osservando i vari
tecnici che andavano avanti e indietro per il palco e il backstage.
Dopo una decina di
minuti i Tokio Hotel salirono sul palco. Per Sara era una sensazione
nuova.
Riusciva a stento ad osservare il posto per il pubblico in tutta la sua
grandezza.
“Straordinario”disse
a bassa voce.
“Dai! Proviamo
seguendo la scaletta!”esclamò Bill.
I primi pezzi
furono Spring nicht, Rette mich, 1000 Meere, poi In die nacht.
“Io direi di
inserire qui i pezzi con il pianoforte, no?”chiese Bill,
concedendosi un attimo
di pausa.
“Beh, ma non
sarebbe ripetitivo? In fondo i pezzi che suono io, li avete
già fatti…”disse
Sara, dal suo sgabello. La tensione alle stelle.
“Sì, ma fidati
che
alle fans piace sentire i pezzi, anche se sono uguali”disse
Tom.
“Dai, parti”.
La ragazza chiuse
gli occhi, poi cominciò a suonare.
L’amplificatore
mandava le note del pianoforte in ogni angolo del Palace, poi si
aggiunse anche
la voce di Bill. Dall’esterno provenivano continue grida.
Il pezzo terminò.
“Ok, aspetta
qualche istante per gli applausi…”disse Bill.
“E le
grida”aggiunse
Georg.
“E le dichiarazioni
di amore e matrimonio”disse Gustav.
“E gli eventuali
svenimenti”terminò Tom.
“Ok…un
lunghissimo
respiro, poi attacco con In die nacht, giusto?”chiese lei.
I quattro ragazzi
annuirono, poi Sara cominciò a suonare i primi accordi, poi
la voce del giovane
frontman si fuse con la musica.
Le prove durarono
tutta mattina, fino a dopo pranzo.
“Bene ragazzi. Devo
dire che siete stati fantastici”disse Dave.
“Per che ora
veniamo qui?”chiese Gustav.
“Diciamo almeno un
paio d’ore prima del concerto, così Bill ha tutto
il tempo di prepararsi”disse
il manager.
“Ok, allora a più
tardi!”esclamarono i ragazzi risalendo sul camper e facendo
ritorno in albergo.
Sara stava
guardando distrattamente fuori dal finestrino.
“Hey, che
c’è?”le
chiese Bill, prendendole una mano.
“Stavo
pensando…”
“A cosa?”
“Beh, a tutto. A quello
che è successo in questi giorni…Dio mio, non
avrei mai immaginato che potesse
succedere veramente una cosa del genere”.
“Invece è tutto
vero. Ora però devi rilassarti. Vai in camera e riposati.
Verremo noi a
chiamarti”.
Arrivati in hotel,
Sara decise di fare come le aveva consigliato Bill ed andò a
dormire. Giulia era
ancora impegnata con le prove e non ci sarebbe stata per tutto il
pomeriggio.
Si sdraiò nel letto,
colta da un’improvvisa tristezza.
“Bill…”sussurrò,
prima che Morfeo l’abbracciasse e la portasse con
sé nel mondo dei sogni. Una
piccola lacrima, sfuggita dal controllo scivolò inesorabile
lungo la sua
guancia per poi essere assorbita dal lenzuolo candido ed inamidato.
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Capitolo 24 *** 24. Il concerto ***
24.
Il concerto
“No, Bill! Non puoi
dirmi questo!”gridò la giovane, in lacrime.
“Mi dispiace Sara,
ma Tom mi ha detto la verità”rispose Bill, con lo
sguardo duro.
“Ti prego…io non
volevo…”tentò di spiegarsi la ragazza,
con voce mortificata.
“Hai commesso
questo errore e ne pagherai le conseguenze…”
“Bill…”implorò
lei.
“Con il tuo
comportamento mi hai perso per sempre…”disse il
ragazzo scuotendo la testa.
Toc toc…
Sara si svegliò di
soprassalto.
Un incubo. Un
maledettissimo incubo. Aveva ancora le lacrime agli occhi.
“Vuoi aprirmi o
no?”. Era la voce di Giulia.
“Arrivo! Aspetta un
secondo”
“Sono dieci minuti
che sto qui fuori! Poi mi devi spiegare due cosette”.
Sara trovò la
chiave ed aprì all’amica.
“Allora? Che stai
facendo qui dentro? C’è per caso il tuo principe
azzurro?”chiese la ragazza,
guardandosi attorno.
“No,
perché?”
“Ho sentito che
dicevi il suo nome…”
“Ho fatto un
incubo…terribile”
“Cosa?”
“Beh, di preciso
non lo so, ma Bill mi lasciava perché Tom gli aveva detto
qualcosa, ma non
chiedermi cosa perché non lo so”
Giulia la guardò.
“Mah, tu sei una
tipa stramba…”
“Senti, invece di
prendermi in giro, dimmi che ore sono”
“Manca un quarto
alle sette”
“Oddio! Devo
prepararmi!”
“Perché? Il
concerto è alle nove”
“Sì, ma noi
dobbiamo essere là due ore prima”
“Bene…dai allora
vestiti! Ti voglio carichissima stasera, ok?”disse
saltellando.
“Sì…solo
che ho una
paura folle!”
“Non fare la scema!
Sei solista da un migliaio di anni! Un concerto in più non
ti farà nulla”
“Vuoi mettere le
persone che vanno a sentire un coro con le migliaia di fans che vanno a
sentire
i Tokio Hotel???”
“Sì, ok,
c’è una
microscopica differenza, ma ora vestiti o non sarai pronta per le
sette!”.
Sara annuì, quindi
si rifugiò in bagno.
“Senti, non credo
avrai bisogno di truccarti…quindi metti su qualcosa a
caso!”
“Hai ragione!
Oddio, sto diventando matta”
“No, sei solo tesa.
Ora vieni qui un secondo”.
Giulia la prese per
le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi.
“Ora fai un bel
respiro profondo”.
Sara obbedì.
“Ancora uno”
La ragazza cominciò
a ridere.
“Che hai?”
“Bhe, sono solo
agitata per un concerto…non è mica un
parto!”
“Ok, hai ragione”
In quel momento
bussarono alla porta.
“Pronta
signorina?”.
Era la voce di Tom.
“Arrivo!”gridò
lei,
prendendo un piccolo nastro rosso e legandoselo al polso.
“In bocca al lupo
tesoro!”disse Giulia.
“Crepi!”rispose la
ragazza, abbracciandola, poi uscì e finì contro
Tom.
“Certo che non puoi
fare a meno di venirmi addosso una volta alla settimana, o
sbaglio?”chiese,
aiutandola a restare in equilibrio.
“Già…scusami”rispose,
poi andò da Bill.
Dopo una decina di
minuti erano tutti al Palace.
Le fans erano
aumentate a dismisura e Sara si chiese se ci sarebbero state tutte
quante.
“Bene ragazzi, la
folla è già in delirio adesso…andate a
prepararvi”disse Dave.
Andrea aiutò Sara.
“Per te tutto
questo caos è una cosa nuova o sbaglio?”
“No, non
sbagli…non
sono abituata”
“Beh, siediti qui e
mettiti il vestito. Faccio arrivare la truccatrice”disse con
un sorriso.
Sara si guardò nel
riflesso dello specchio del camerino improvvisato. Alle sue spalle vide
gente
andare avanti e indietro.
Ad un tratto arrivò
una donna.
“Bene, ora chiudi
gli occhi”le disse, senza presentarsi.
Quando la ragazza
riaprì gli occhi, parecchi minuti dopo stentò a
riconoscersi.
“Grazie…”disse,
ma
quando si voltò verso la donna, quella era sparita.
“Bene ragazzi,
ancora mezz’ora poi si parte”disse Dave.
“Come
mezz’ora?”chiese Sara, colta dal panico.
“Mezz’ora,
signorina, ma tu entrerai dopo. Una volta finita In die nacht, Bill
parlerà al
pubblico e avviserà tutti della tua presenza, quindi
entrerai, ti siederai e
comincerai a suonare”.
“No, aspetta. Io
non capisco una parola di tedesco…”
“Tradurrò io per
te, ora non ti preoccupare”disse Dave.
Quella mezz’ora
passò come se fosse stato mezzo secondo. In un attimo la
folla urlante si
posizionò all’interno del Palace e
cominciò ad urlare i nomi dei quattro
musicisti.
“Tre…due…uno…andate
ragazzi e spaccate il mondo!”disse Dave, incitandoli, mentre
entravano.
La folla era in
delirio.
Bill cominciò a parlare.
“Allora, ti
traduco. Ciao Berlino! Voglio sentirvi gridare per noi”disse
Dave.
La folla urlò
più
di prima. Sara non poteva credere a quanto casino potesse esserci.
Primo brano. Spring
Nicht.
Sara si permise di
cantarla, quasi incapace di udire la sua stessa voce.
Rette mich, cantata
anche dalle fans in delirio.
1000 Meere, e poi
In die nacht. Il Palace rimase in silenzio mentre Bill cantava la
canzone
dedicata al fratello.
Non appena terminò
si udì un boato terribile. Bill si avvicinò al
bordo del palco, quindi cominciò
a parlare.
“Oggi sarà un
concerto molto particolare. Come avrete notato c’è
un pianoforte sul palco. Non
sarò io a suonarlo, ma una ragazza speciale che ha
dimostrato di poter
trasmettere tante emozioni con quello strumento”disse Dave.
Sara era
terrorizzata.
“Vai, non hai nulla
da temere”.
La folla era in
silenzio. Tutti gli occhi puntati su di lei. Si sedette al pianoforte e
guardò
Bill. Il suo unico punto saldo in quel momento.
Tom e Georg si
erano seduti.
Lei trasse un
profondo respiro, poi cominciò a suonare.
La voce di Bill la
seguì, calma e melodiosa. Le fans non emisero un solo grido.
Incantate da
quella novità.
Il brano finì e
l’intero Palace rimase in silenzio.
Bill guardò la
ragazza e le fece un cenno, in modo che cominciasse con il secondo
brano.
Alcune ragazze
cantarono con Bill e quando il pezzo terminò si
levò un applauso scrosciante.
Sara si alzò, poi
sparì dietro le quinte.
I ragazzi
concessero un bis, poi il concerto terminò.
Alcune ragazze, in
possesso dei pass per il backstage vollero conoscere Sara.
Le dissero
qualcosa, ma lei non capiva nulla.
“Hanno detto che
sei molto brava”disse Bill.
“Danke”rispose
lei,
arrossendo.
Una ragazzina le
chiese addirittura di firmarle un autografo.
Ad un tratto
comparve anche Giulia.
“Sei stata
fantastica!”le disse in italiano, abbracciandola.
Saki si mosse, ma
Bill gli disse che andava tutto bene.
“Grazie…ero
agitatissima”
“Me lo immagino. Sei
stata davvero eccezionale! Mi hai fatto piangere!”
“Addirittura? Non
fare la scema!”esclamò.
“Bene e ora
festa!”disse
Tom interrompendole e risalendo sul camper.
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Capitolo 25 *** 25. Alan ***
25.
Alan
“Sei stata
grandiosa!”esclamò Bill, dandole un bacio.
“Io…non sapevo
nemmeno se ce l’avrei fatta a salire sul
palco”rispose, sorridendo.
Arrivati in un
gigantesco appartamento, furono di nuovo assaliti dalle fans.
Bill fu
letteralmente circondato.
“Fai pure con
comodo”gli disse Sara, uscendo in balcone in compagnia di
Giulia.
Le due ragazze
furono raggiunte da un giovane, che non avevano mai visto.
Alto, biondo e con
gli occhi azzurri.
“Halo”disse.
“Halo”rispose
Sara,
sperando che il ragazzo parlasse anche l’inglese.
“Wie geht
es dir?”
“Was?”
“Englisch?”
“Nein,
italienisch”
“Oh, siehe.
Tun du sprechen englisch?”
“Sorry, I
don’t understand”disse Giulia
“Ah, quindi parlate
inglese”esclamò, in inglese.
“Oh, per fortuna,
temevo di essermi cacciata in una conversazione
impossibile”rispose la giovane,
sorridendo.
“Comunque, io sono
Alan, piacere”
“Sara”
“Giulia”
“Come mai siete
qui? Conquiste dei gemellini?”chiese, sorridendole.
“Oh, no. Io ho
suonato con loro al concerto di poco fa e lei è una mia
amica”
“Come mai hai
partecipato al concerto?”
“Beh, Bill mi ha
sentito suonare…”
“Capisco. Come ha
fatto a sentirti suonare?”
“Siamo nello stesso
albergo”.
Tutte quelle domande
non le piacevano, nonostante il ragazzo cercasse di essere gentile.
“Sicura che non ci
sia nulla tra te e uno di loro?”
“No…sono sicura.
Perché mi fai tutte queste domande?”.
In quel momento
arrivò Tom.
“Sara, Giulia! Venite
a bere qualcosa?”chiese, osservando attentamente Alan.
“Halo”disse il
giovane biondo.
“Halo”rispose Tom,
gelido.
I suoi occhi
divennero due fessure. Aveva riconosciuto il giovane uomo, quindi si
allontanò,
con le due ragazze.
“Che è
successo?”
“Quel tizio…cosa
vi
ha chiesto?”
“Perché?”
“È un
giornalista.
Ha puntato su di voi, perché non lo conoscete. Noi sappiamo
chi è e lo
evitiamo. Di solito pubblica un sacco di articoli su di me e sulle mie
conquiste”
“Infatti ci ha
chiesto se fossimo qui con te e Bill”
“Tu non gli hai
detto di Bill, vero?”
“Ovviamente no. Non
sono una che racconta i fatti suoi al primo che capita”.
“Per
fortuna”rispose
il ragazzo, porgendo loro un bicchiere di spumante.
La festa durò fino
all’una, poi i quattro ragazzi decisero che era meglio finire
di festeggiare in
hotel.
Rientrarono e
salirono tutti nella camera dei due gemelli, la più grande
delle tre.
“Allora, brindiamo
a questo magnifico concerto e alla nostra nuova
pianista!”esclamò Bill, alzando
in aria il suo bicchiere di Cola. In tutta la serata non aveva toccato
un dito
di alcool.
“A Sara e al
concerto!”esclamarono gli altri quattro ragazzi, facendo
tintinnare i bicchieri
tra loro.
Tomi era un po’
brillo e continuava a ridere senza motivo.
Georg e Giulia
erano fuori in balcone a parlare, Gustav si stava appisolando sul
divano.
“Io
esco!”biascicò
il giovane chitarrista.
“Tomi, sei ubriaco.
Ti conviene restare qui e dormire”disse Bill.
“No…io voglio
uscire”rispose il ragazzo, crollando sul letto ed
addormentandosi in pochi
istanti.
Sara rise.
“Per fortuna voleva
uscire”disse.
Bill la baciò.
Erano già sul letto e in breve tempo si trovarono sdraiati.
“Bill…no. Ci sono
Giulia e Georg di fuori. E poi qui ci sono Gustav e tuo
fratello…”disse Sara,
mettendosi a sedere.
“Andiamo in camera
tua?”le chiese, baciandola sul collo.
Lei non sapeva cosa
rispondere. Se si fossero spostati avrebbero dovuto avvisare Giulia?
“Dai, non verranno
a disturbarci, stanne certa”.
Annuì, gettando
un’ultima occhiata di fuori, dove Giulia e Georg si stavano
baciando.
Scesero di sotto,
tenendosi per mano. I corridoi erano deserti. Non si sentiva il minimo
rumore,
anche perché erano quasi le due.
Sara infilò la
chiave nella porta ed aprì, poi fu Bill a richiuderla, in
modo che nessuno
potesse entrare a disturbarli.
La ragazza
indossava ancora il mini abito che le aveva dato Andrea.
“Sei bellissima”le
disse Bill, prendendo tra le dita la piccola cerniera e slacciandole il
vestito.
Un bacio, poi un
altro.
“Ti amo”le disse
il
ragazzo.
Al piano di sopra,
nel frattempo anche Giulia e Georg si erano ritirati nella camera del
bassista.
Georg le accarezzò
una guancia, poi le diede un bacio.
“Allora, ti è
piaciuto il concerto?”le chiese, sorridendole.
“Siete stati
meravigliosi”disse, poi si mise a ridere.
“Che
c’è?”
“Sai, fino a due
settimane fa, di voi non sapevo nulla”
“Quindi?”
“Beh, mi pare
impossibile, ora di essere qui con te…”
“Nulla è
impossibile se lo si vuole veramente”
“Ti amo Georg”
“Anche io ti amo”
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Capitolo 26 *** 26. Se solo fosse vero ***
26.
Se solo fosse vero
La mattina dopo,
quando Sara si svegliò, non le parve vero di vedere il viso
di Bill a pochi
centimetri dal suo.
Sorrise, poi si
alzò ed andò in bagno a vestirsi.
Aveva voglia di
gridare, di urlare al mondo che nessuno avrebbe potuto distruggere la
sua
gioia.
Si guardò il polso.
Quel nastro rosso
era ancora lì.
Ringraziò che
nessuno le avesse chiesto cosa fosse. Era meglio così.
Un pezzetto di una
felpa di Ale. Glielo aveva dato quando, mettendosi a giocare tra di
loro, per
sbaglio si era strappata.
“Tieni, ti
porterà fortuna in qualunque cosa farai”le
aveva detto e così era stato.
“Ale…è
giunto il
momento che io ti dimentichi. Mi sei stato accanto per tutto questo
tempo e ti
ringrazio, ma è ora di lasciarsi alle spalle il
passato”disse a bassa voce, slegandosi
il cordino dal polso ed appoggiandolo al bordo del lavandino.
Una folata
improvvisa fece cadere il lembo di stoffa nel lavandino. Impossibile
recuperarlo.
Inghiottito dal tubo di scarico.
Un segno del
destino? Forse.
Ad un tratto udì
una voce nella sua testa.
“Sara! Sara!
Svegliati!”
Lentamente il mondo
attorno a lei prese a svanire lentamente.
Corse nell’altra
stanza.
“Bill!”gridò,
ma il
giovane non diede segno di averla sentita.
“Sara! Siamo
arrivati!”la voce di Giulia.
La ragazza aprì gli
occhi di scatto.
Si guardò intorno,
pregando che non fosse successo davvero. Era ancora sul bus che si era
appena
fermato davanti all’hotel.
“No…non
è vero…”disse,
sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
“Sara, che
c’è?”
“Era tutto un
sogno…tutto
un maledettissimo sogno!”esclamò, prendendosi il
viso tra le mani e piangendo.
Non era successo
nulla. Bill non l’aveva mai stretta tra le sue braccia, non
l’aveva mai baciata
né amata.
“Dai, scendiamo che
dobbiamo prendere le stanze!”disse Giulia.
La ragazza non
aveva più voglia di vivere quella situazione. Voleva
ricominciare a sognare,
vedere di nuovo Bill nel letto, accanto a lei.
Salita in camera
prese l’unico letto libero, gli altri due erano di Carola e
Giulia.
“Andiamo a
mangiare”disse
Giulia, trascinando l’amica di fuori.
“Aspetta, ho
lasciato il cellulare nella borsa”disse la ragazza, tornando
in camera.
Si guardò allo
specchio.
C’era qualcosa di
diverso in lei. Era sicura di aver vissuto il suo sogno, ne era certa.
Uscì dalla sua
stanza, poi cadde a terra, investita da qualcuno arrivato di corsa.
“Scusami”le disse
una voce familiare, in inglese.
Alzò lo sguardo e
vide Tom.
Sentì gli occhi
offuscarsi per le lacrime.
“Ti ho fatto
male?”le
chiese il ragazzo, preoccupato.
“No, no…sto
bene…”rispose
lei, mettendosi a sedere.
“Comunque se
c’è
qualcosa che posso fare per te…”disse.
“No, purtroppo non
puoi fare nulla per me…”
“Dovresti farmi
rivivere quel sogno…”pensò
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Capitolo 27 *** 27. Non è per sempre ***
27.
Non è per sempre
Bill la svegliò con
un bacio.
Sara, non appena lo
vide, lo abbracciò.
“Mio Dio! Era solo
un sogno!”disse, stringendolo a sé.
“Cos’è
successo?”
“Ho sognato che
tutto quello che era successo, il concerto, noi due, non fosse altro
che un
sogno”
Bill sorrise e la
baciò.
“No, se fosse un
sogno non ti permetterei di svegliarti”
Lei sorrise. Per fortuna
aveva avuto un incubo.
“Tesoro,
cos’è
questo nastro rosso?”le chiese Bill.
“Nulla, un piccolo
portafortuna”.
“Capisco…senti,
mi
sai dire che ore sono?”
“Quasi le dieci e nessuno
si è ancora fatto vivo”
“Avranno fatto
anche loro le ore piccole”rispose il giovane, malizioso.
“Può darsi,
però io
ho una certa famina”
“Anche
io…scendiamo
a fare colazione?”
“Sì…”rispose,
stiracchiandosi.
In breve tempo si
rivestirono, poi scesero per mettere qualcosa sotto i denti.
“Guarda! Delle
riviste nuove”disse Sara, prendendole dalla hall.
Erano state
stampate quella notte.
Bill ne prese una e
lesse.
“Uffa…che palle
sti
giornalisti”
“Che dice?”
“Tom Kaulitz
infuriato con un giornalista…stavolta è stato
beccato con due ragazze
contemporaneamente!”
“Uffa…scommetto
che
è stato quel tizio, Alan!”
“Già, mi ci
giocherei la carriera. Beh, Tom si incazzerà parecchio, ma
meglio che quel
tizio non sappia di noi due”
“Già, altrimenti
altro che accoglienza gentile da parte delle vostre fans. Invece di un
autografo vorrebbero la mia testa”
Bill rise, poi le
prese una mano.
“Non ti devi
preoccupare. Ti proteggerei io”
“Come sei
gentile”rispose,
sorridendogli.
In quel momento il
telefono di Sara vibrò leggermente.
“Che
c’è?”chiese
Bill.
“Un
messaggio…”disse
la ragazza.
Lesse il nome di
Giulia e sorrise. Alla fine c’era riuscita pure lei.
Sorrise, poi ripose
il telefono in tasca.
“Successo
qualcosa?”
“No, nulla
d’importante”mentì
lei.
Il telefono vibrò
di nuovo, questa volta era una chiamata.
“Paolo Giuly”
“Merda!”esclamò
la
ragazza, poi rispose.
“Pronto?”
“Ciao Sara…senti,
posso parlarti un secondo?”
“Certo”
“Giulia è
lì con
te?”
“No…perché?”
“Beh, io sono
preoccupato che mi metta le corna”
“Perché
dovrebbe?”
“Beh, l’altra
mattina mi è sembrata un po’ distante e ieri non
mi ha risposto. L’ho chiamata
mille volte!”
“Vedrai che non
avrà sentito il cellulare. Abbiamo provato tutto il
giorno”
“Anche alla
sera?”
“No…alla sera
l’ho
portata ad un concerto…la prof non voleva farmi andare da
sola…”
“Mmm, la cosa
non mi convince. Dille di farsi sentire, altrimenti può
considerare finita la
nostra storia”
Attaccato.
“Chi era?”chiese
Bill, preoccupato.
“Paolo, il presunto
ragazzo di Giulia”
“Giulia ha il
ragazzo? Ma se sta con Georg!”
“Lo so…solo che
con
quel tizio ci si è messa assieme perché le faceva
un po’ pena…”
“Non ti seguo”
“Paolo è un
po’
sfigato e quindi Giulia ha deciso di farci amicizia, poi si sono messi
assieme.
Insomma sono un paio di mesi che va avanti questa storia, ma a lei non
importa
più nulla…”
“Beh, quindi cosa
ti ha detto?”
“Che se Giulia non
si fa sentire, la loro storia può considerarsi
finita”
“Meglio no?”
“Bill, te l’ho
detto prima che la cosa tra noi diventasse seria. Noi non potremo stare
insieme
per sempre. Voi ora dovete tornare ad Amburgo e noi ce ne andremo in
Italia…”
“Senti, per
Amburgo, possiamo fermarci ancora una settimana. E poi voglio venire al
tuo
concerto”
“Ah già.
C’è anche
il mio concerto…”disse, amareggiata.
“Quand’è?”
“Tra cinque giorni”
“Bene, allora tra
cinque giorni riparleremo dell’argomento…ora non
ci pensare”disse, sorseggiando
il suo succo d’arancia.
|
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Capitolo 28 *** 28. Doppio gioco ***
28.
Doppio gioco
In quel momento
arrivarono anche Georg e Giulia.
Le due ragazze si
guardarono, sorridendosi a vicenda.
“Senti…dobbiamo
parlare”disse Sara, tornando seria.
“Che è
successo?”domandò l’altra ragazza.
“Beh, parliamone in
privato”disse, guardando Georg e Bill.
“In italiano non ci
capiranno di sicuro”.
“Ok, come
preferisci. Diciamo che pochi istanti fa mi ha telefonato Paolo e mi ha
detto
che se non ti fai sentire entro stasera, la storia tra voi due
è finita…”
Giulia rimase in
silenzio. Il suo sguardo si posò su Georg, che la stava
osservando,
visibilmente preoccupato.
“Ti ha detto
veramente così”
“Sì e stai sicura
che quando torneremo si farà sentire”
“Uffa. Di lui non
me ne frega più nulla…Sara perché sono
così sfigata?”
“Non ti seguo”
“Beh, ora mi trovo
bene con Georg…non voglio pensare a Paolo e a tutto quello
che mi sono lasciata
alle spalle, in Italia”
“Lo so, solo che io
non posso dirti cosa fare. Secondo me dovresti chiamare Paolo e
spiegargli
tutto, almeno non si illude”
“Come credi che la possa
prendere una notizia del genere? Non voglio essere responsabile di
quello che
potrebbe fare…”
“Allora preferisci
che si illuda fino a novembre, finché non
torneremo?”
“Credo di
sì”
“Giulia…questo si
chiama doppiogioco…lo sai bene”
“Sì…ma
scusami se non
ho voglia di parlarne”disse, tornando a sedersi ed ordinando
un cappuccino.
Sara sbuffò, quindi
salì di corsa in camera. Raramente litigava con Giulia, ma
quando succedeva,
rischiavano di non parlarsi per parecchio tempo.
Mentre cercava di
mettere le chiavi nella porta sentì dei passi alle sue
spalle.
“Bill, ti prego.
Non mi va di parlarne…”disse con voce delusa.
“Non sono Bill,
magari con me vuoi chiacchierare un po’”.
La ragazza si
voltò. Davanti a lei, a pochi centimetri dal suo viso,
c’era Tom.
“Oh,
Tomi…scusami,
non pensavo fossi tu”
“Tu e Bill avete
litigato? È normale…ha volte ha un
caratteraccio”
“Oh, no. Non
abbiamo litigato…ho solo discusso con Giulia”disse
lei.
I due ragazzi
entrarono in camera.
“Come mai avete
discusso?”
“Beh, diciamo che
lei non è del tutto single…”
“Ah, ha il
fidanzato a casa che l’aspetta?”
“All’incirca,
però
devi promettermi che non dirai nulla a Georg”
“Ho la faccia di
uno che potrebbe parlare di cose simili?”chiese, sorridendole.
“Purtroppo
sì”
Tom si alzò in
piedi e le si mise davanti.
“Lo dici sul serio
o per scherzo?”chiese.
“Non è che non mi
fido di te, è solo che magari potrebbe sfuggirti un accenno
a questa storia e
non voglio litigare con Giulia”
“Ancora non mi
conosci bambina”disse, posandole le mani sui fianchi.
Non poteva negare
di non essere attratto da quella ragazza, dalla sua
fragilità e dalla sua
bellezza.
Si avvicinò
lentamente, poi le posò un lungo bacio sulle labbra.
Sara rabbrividì.
Sentì chiaramente il piercing freddo contro le labbra.
Rapidamente si
scostò, poi guardò il rasta negli occhi.
“Mi
dispiace…”disse
Tom, abbassando lo sguardo.
“Mi dispiace? Da
quando Tom Kaulitz chiede scusa ad una ragazza che ha appena
baciato?”si
chiese.
“Da quando
quella ragazza fa coppia fissa con tuo fratello, cretino!”si rispose subito dopo.
Sara era come
interdetta. Lo guardò uscire, poi si lasciò
cadere a terra.
Era stata baciata
da Tom, ma la cosa peggiore era che non si era scostata, che aveva
lasciato che
il ragazzo la baciasse.
Si prese il viso
tra le mani e pianse.
Già una volta le
era capitato di pensare che forse non era Bill quello con cui voleva
stare, ma
Tom. Eppure si era detta che era proprio il minore dei due, quello
più giusto
per lei, quello più simile.
Tom era così
diverso. Così opposto.
“Gli opposti si
attraggono”le disse una vocina nella sua
testa.
No. Non poteva
farsi assalire da quei dubbi, proprio in quel momento.
Sarebbe andato
tutto avanti, come se non fosse accaduto nulla.
“Merda!”pensò. Aveva una terribile
voglia di gridare, di urlare che
non voleva che andasse così. Poi ripensò al primo
incubo che aveva avuto.
Bill la lasciava, a
causa di Tom.
“No. Non
succederà
nulla del genere”pensò, poi andò
in bagno
per darsi una rinfrescata.
|
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Capitolo 29 *** 29. Falsità ***
29.
Falsità
Sara rimase
appoggiata al lavandino finché non sentì bussare
alla porta.
Andò ad aprire,
incurante dell’aspetto che potesse avere.
Sulla porta c’era
Bill.
La ragazza scoppiò
a piangere tra le sue braccia.
“Sara…calmati e
spiegami cos’è successo”
“Ti prego, non
farmi domande…ti amo troppo per ferirti
così”pensò la ragazza.
Avrebbe dovuto
mentirgli, diventare falsa ed ipocrita, come molte altre che conosceva,
tradire
proprio lui, quel ragazzo con lo sguardo da cucciolo, quel ragazzo che
era
stato il suo sogno per più di un anno e che ora lei aveva
tradito.
Non riusciva a
smettere di piangere. Se solo si fosse fermata a guardarlo negli occhi,
non
sarebbe riuscita a mentirgli e sapeva che i due gemelli non avrebbero
mai
accettato che una ragazza si mettesse tra loro.
“Sara…ora ci sono
qui io. Puoi dirmi tutto”le disse una seconda volta, con
dolcezza.
Quelle parole la
ferirono ancora di più.
“Perché non
riesci a capire…Bill, se ti chiedessi di andartene,
probabilmente non capiresti
e ti ferirei. Non costringermi a mentirti…”pensò.
Alla fine alzò lo
sguardo ed incrociò i suoi occhi, con quelli nocciola che a
lungo l’avevano
fissata attraverso i poster che teneva in camera da letto.
“Bill…io…”cominciò,
con voce tremante.
“Cosa vi siete
dette, tu e Giulia?”
“Lei non vuole
lasciare Paolo, però ha detto che di lui non gliene frega
più nulla”.
Bill si grattò la
testa, visibilmente perplesso.
“Che
situazione…scusami,
ma Georg non sa nulla?”
“No…credo che ci
starebbe troppo male”
“Beh, ma alla fine
in una coppia bisogna dirsi tutto, no?”
La ragazza chinò il
capo e trasse un profondo respiro.
“Senti Bill…a
questo punto credo di doverti dire una cosa…”
Il ragazzo la
guardò, incerto se preoccuparsi o meno.
“Dimmi
pure…”
“Prima, quando sono
salita, ho sentito un rumore alle mie spalle e credevo che fossi tu,
invece era
Tom. Lui credeva che avessimo litigato io e te, poi gli ho spiegato
tutta la
storia. Non so come, ma ci siamo ritrovati vicini e poi ci siamo
baciati. Ti
giuro, è stata colpa di tutti e due, quindi non arrabbiarti
solo con lui”
Bill la guardò.
“Tomi…perché
mi
hai fatto questo?”pensò, rabbrividendo.
“Senti, è meglio
che io vada a parlare con lui…”
“Bill…”disse
la
ragazza nel tentativo di fermarlo.
“No, davvero. Ho
bisogno di parlare con mio fratello”le disse, prima di
uscire, chiudendosi la
porta alle spalle.
Sara rimase seduta
sul letto, a fissare quel vuoto che prima era riempito dal ragazzo che
sapeva
di amare con tutta se stessa.
Non poteva
crederci, quella situazione era peggiore di un incubo.
“Perché quando
ti va bene una cosa, poi te ne vanno male duecento?”si chiese, prendendosi il viso tra le
mani e piangendo.
Si sentiva
terribilmente sola. Giulia non le avrebbe rivolto la parola per qualche
tempo e
forse Bill e Tom non si sarebbero più fatti vedere.
Era sola e
consapevole di esserlo per colpa sua.
|
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Capitolo 30 *** 30. Respirando ***
Capitolo crudele…non
odiatemi…il titolo è quello di una canzone di
Lucio Battisti, che ho anche
inserito nel capitolo! Sono troppo contenta dei vostri commenti !!!Vi
adoro
ragazze!!! A più tardi…ora vado a vedere i
risultati dell’esame!!!
30.
Respirando
Bill entrò come una
furia nella camera da letto, dove il gemello se ne stava seduto a
terra, con le
cuffie nelle orecchie ed uno sguardo terribilmente colpevole.
Quando le scarpe
scure del fratello entrarono nel suo campo visivo, capì che
era giunta la resa
dei conti.
Alzò lo sguardo,
poi si tolse le cuffie.
“Bill…”
“No Tom. Non
parlare. Sara mi ha detto tutto. So per certo che sei stato tu a
baciarla, anche
se lei afferma che sia colpa di entrambi”.
“Bill, fammi
parlare…”
“No, Tom. Non mi
sarei mai aspettato una cosa del genere. Mi hai deluso. Ti sei
comportato da
stronzo! Ti odio!”
“Bill! Cristo
santo! Fammi parlare!”sbottò il rasta, alzandosi
in piedi.
Il giovane rimase
in silenzio. Se avesse potuto, lo avrebbe incenerito con un solo
sguardo.
“Non voglio dire
che non è stata colpa mia, anzi, mi prendo le mie
responsabilità. Voglio solo
chiederti scusa. So quanto tieni a quella ragazza e so anche quanto io
sia
stato idiota. Accetterò di buon grado se non vorrai
più parlarmi…”.
Bill rimase in
silenzio. Non si sarebbe mai aspettato un discorso del genere da suo
fratello.
Tom,
l’irragionevole, impulsivo, testardo, ma anche il
più forte dei due.
Bill lo guardò,
incapace di dire qualsiasi cosa.
Aveva aggredito suo
fratello, senza nemmeno lasciarlo parlare…
“Se l’è
meritato. Ha cercato di portarti via Sara”
“Tomi…”
“No Bill. Adesso
sono io a non farti parlare. Sono stato un coglione”disse,
uscendo dalla porta.
Bill rimase in
piedi, da solo. Gridò tutta la sua rabbia, poi prese a calci
una valigia, che
ancora ingombrava il pavimento. Prese le sigarette che teneva nascoste
ed uscì
in balcone.
*
Tom andò in strada.
A quell’ora non c’era in giro nessuno che potesse
riconoscerlo, o almeno era
certo che non sarebbe stato assalito da un gruppo di ragazzine in piena
crisi
ormonale.
Accese una
sigaretta, sapendo che sarebbe stata la prima di una lunga serie.
*
Sara smise di
piangere. Il corpo ancora scosso dai singhiozzi. Aveva bisogno di una
sigaretta. Accese l’iPod, poi uscì in balcone.
“Respirando
la polvere dell'auto che ti porta via,
mi domando
perché più ti allontani e più mi sento
mia.
Respirando
il primo dei ricordi che veloce appare
sto fumando
mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore.
Proprio in fondo al cuore,
senza pudore
per cancellare
anche il più antico amore.
Respirandoti,
io corro sulla strada senza più frenare,
respirandoti,
sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale.
Respirando
pensieri un po' nascosti mentre prendi il sole
ti stai accorgendo
"che un uomo vale un altro" sempre no non vale.
Respirando più forte
ti avvicini al mare.
Stai piangendo.
Ti entro nel cervello e ti raggiungo il cuore.
Proprio in fondo al cuore
senza pudore
per cancellare
anche il più nuovo amore.
Respirandomi
ti vesti e sorridendo corri e poi sei fuori
Respirandomi
tu metti in moto l'auto ed accarezzi i fiori
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Dolore e una gran gioia che addolcisce il male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu a me uguale.
Respirandoci, respirandoci
guardiamo le campagne che addormenta il sole.
Respirandoci,
le fresche valli, i boschi e le nascoste viole.
le isole lontane, macchie verdi e il mare,
i canti delle genti nuove all'imbrunire
I
canti delle genti nuove all’imbrunire
I
canti delle genti nuove all’imbrunire”
La voce di Lucio
Battisti la cullò lentamente. Le parole ormai le conosceva a
memoria e non le
fu difficile cantare con lui.
*
Bill sentì qualcuno
cantare. Non capiva una parola e diede per scontato che si trattasse di
italiano. La voce la conosceva perfettamente. Era Sara. La melodia era
terribilmente triste.
Sospirò.
“Perché sta
andando tutto storto?”si chiese.
Provò a seguire le
parole, ma gli risultava davvero difficile capire.
No, non poteva
andare tutto così. Spense la sigaretta, poi prese il
cellulare dalla tasca e
compose il numero. Lo conosceva a memoria. Erano anni che faceva quel
numero,
quando Tom era lontano e lui lo voleva al suo fianco.
*
Vibrazione nella
tasca.
“Billie”
“No…non ho
voglia di parlarti Bill. Mi hai detto che mi
odi…è troppo facile chiedere scusa
adesso. Avresti dovuto pensarci prima”.
“Respirandoti,
io corro sulla strada senza più frenare,
respirandoti,
sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale”
Tom udì solo un terribile schianto, poi
più nulla. In lontananza un grido.
*
Bill
provò una terribile fitta al petto. Era
successo qualcosa. Qualcosa di terribile. Si sentiva sempre
così quando Tom si
faceva male. Ricordava perfettamente che aveva avuto la stessa
sensazione
sgradevole quando il fratello era caduto dallo skate e si era quasi
rotto un
polso.
Un
giramento di testa lo costrinse a
rientrare.
Il
suo sesto senso non mentiva mai. Corse in
camera da Gustav, sapeva che il ragazzo era sveglio.
“Bill,
che c’è?”chiese il batterista, vedendo
la faccia pallida dell’amico.
“Tom…credo
sia successo qualcosa di
grave”disse.
Subito
i due corsero da Georg, che si trovava
ancora con Giulia, al piano di sotto.
Bill
spiegò la situazione.
“Prova
a chiamarlo sul cellulare, no?”propose
il bassista, cercando di tenere a bada l’ansia.
Il
frontman trasse un profondo respiro, poi
ricompose il numero.
“Pronto?”
“Tom!
Dimmi che stai bene!”
“Lei
chi è?”
Quella
non era la voce di Tom.
“Bill…Kaulitz,
mio fratello dov’è e lei chi
è?”
“Sono
un agente di polizia. Suo fratello è
stato portato d’urgenza all’ospedale. È
stato investito da una macchina passata
con il rosso”.
Bill
sentì il mondo crollargli addosso. Non
era possibile. Tom, portato d’urgenza in ospedale.
Dalla
sua faccia gli altri ragazzi capirono
subito cos’era successo.
Georg
si mosse all’istante per sorreggere
Bill.
“I-in
che ospedale si trova?”chiese il
ragazzo, con voce tremante.
“All’Heilig
Königin”
“Arrivo
subito…”disse, attaccando.
“Quindi?”chiesero
gli altri due ragazzi.
“Investito da una
macchina…è in ospedale”disse,
prendendosi il viso tra le mani.
Georg non attese
nemmeno un secondo. Corse al piano di sopra e prese le chiavi della
macchina.
“Giulia…vai ad
avvisare
Sara, credo che debba saperlo…”disse Gustav.
La ragazza annuì.
“Datemi trenta
secondi”disse, partendo di corsa.
*
Toc, toc.
“Chi è?”
“Sono Giulia”
“Non mi va di
parlare”. Voce dura, arrabbiata.
“Non ho intenzione
di litigare, fammi entrare”
“No…”
“Senti, non è il
momento! Tom è in ospedale!”.
La porta si aprì di
colpo.
“Dimmi che stai
scherzando…”
|
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Capitolo 31 *** 31. The best of me ***
Caspita,
il primo capitolo l’avete letto per ben 1103
volte!!! Ma andiamo a notizie più succose. Notiziona shock!
Mi ha messo 7 in
francese!!! Oui
je suis très heureux!
Comunque tra dieci giorni sono in 5^superiore !!!
Wow ancora non ci
credo!!! Bene, tralasciando…anche a me dispiace per Tom (mmm
l’ho scritto io…però
fa niente…) in ogni caso all’inizio i due
gemellini dovevano riappacificarsi
subito, ma mi è sembrato troppo inverosimile…tra
fratelli si litiga di
brutto!!! Altro titolo, altra canzone. Questa volta è dei
Sum 41…li adoro
troppo…Vabbè, ora vi lascio che mi sto dilungando
troppo!!! Küssen!
31.
The best of me
I cinque
ragazzi partirono in macchina e in una decina di
minuti raggiunsero l’ospedale.
Bill
partì di corsa
“Signora…”
“Dimmi
pure, caro”
“Mio
fratello è stato portato qui, poco fa…”
“Come
mai?”
“Lo…lo
ha investito una macchina”
“Oh,
quel biondino con i rasta. Sì, al momento è in
sala
operatoria…la stanza che gli hanno assegnato è la
483. Al quarto piano”
I ragazzi
entrarono in ascensore.
“Ah,
ragazzi. La sala operatoria è al terzo, se volete
fermarvi lì”disse l’infermiera con un
sorriso compassionevole.
Bill
continuava a guardarsi intorno. Sara teneva lo sguardo
fisso a terra.
“È
stata tutta colpa mia…se non gli avessi detto nulla, a
quest’ora saremmo tutti in hotel, a scherzare tra di
noi…invece no! Ho dovuto
fare l’idiota anche in questa situazione”pensò
la ragazza, sospirando.
“Bill,
hai combinato un macello. Dovevi proprio dirgli che
lo odiavi? Magari è stata l’ultima volta che gli
hai parlato! Bel fratello!”pensò
il giovane, sforzandosi di non piangere.
“No…Tom
mi ha promesso che avremmo fatto tutto insieme,
anche morire. Non può lasciarmi qui da
solo…”aggiunse, per darsi forza.
Fuori dalla
sala operatoria non c’era nessuno. Un silenzio
glaciale regnava per i corridoi.
I ragazzi si
sedettero, in silenzio.
Nessuno
osava parlare, nessuno voleva rendere concrete le
proprie paure.
Sara si
alzò quasi subito. L’attesa la stava uccidendo.
Prese il suo
iPod ed uscì. Solo la musica avrebbe potuto
darle la forza necessaria per sopportare le notizie peggiori.
Accese, poi
attivò la riproduzione casuale.
“It's so
hard to say that I'm sorry
I'll make everything alright
All these things that I've done
What have I become, and where'd I go wrong?
I don't mean to hurt just to put you first
I won't tell you lies
I will stand accused
With my hand on my heart
I'm just trying to say
I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me
I know that I can't take back all of the mistakes
But I will try
Although it's not easy
I know you believe me
Cause I would not lie
Don't believe their lies
Told from jealous eyes
They don't understand
I won't break your heart
I won't bring you down
But I will have to say
I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me
I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me”
Le parole le
conosceva a memoria, quante volte le aveva lette
e scritte…un significato talmente profondo da spaventarla.
La voce di
Deryck Whibley le fece vibrare l’anima.
Sapeva che
quella canzone era perfetta per quel momento…
Aveva
passato le ore a scuola a tradurre il testo, per poter
capire meglio ciò che volesse esprimere quella melodia
terribilmente dolce e
triste.
“E'
così difficile dire che mi dispiace
metterò a posto tutte queste cose che ho fatto
cosa sono diventato? e dove ho sbagliato?
non intendevo ferirti, volevo metterti al primo posto
non ti dirò bugie, resterò l'imputato
con la mia mano sul mio cuore
sto solo cercando di dire
che mi dispiace
è tutto quello che posso dire
significhi così tanto per me
e risolverò tutto quello che ho fatto
se potrò iniziare da capo
getterò tutto via
alle ombre dei rimpianti
e avrai il meglio di me
so che non posso far tornare indietro tutti gli errori
ma ci proverò sebbene non sia facile
so che mi credi perchè non mentirei
non credere alle loro bugie
sono dette da occhi gelosi
loro non capiscono
non spezzerò il tuo cuore
non ti farò deprimere
ma dovrò dirti
che mi dispiace
è tutto quello che posso dire
significhi così tanto per me
e risolverò tutto quello che ho fatto
se potrò iniziare da capo
getterò tutto via
alle ombre dei rimpianti
e avrai il meglio di me
mi dispiace
è tutto quello che posso dire
significhi così tanto per me
e risolverò tutto quello che ho fatto
se potrò iniziare da capo
getterò tutto via
alle ombre dei rimpianti
e avrai il meglio di me”
Una
lacrima le scese lungo la
guancia.
“Bill…questa
canzone è per te…”pensò.
Ad
un tratto sentì una presa alle
spalle. Si voltò e vide il giovane. il viso rigato dal
trucco, colato a causa
delle lacrime.
“Bill…”
“Non
dire niente…ti ho sentita
cantare e mi dispiace. Non avrei dovuto fare
così…”
“Io
non avrei dovuto dirti nulla…”
“Sono
io quello che ha sbagliato. Ho
detto delle cose orribili a mio fratello…forse le
ultime…”
“Non
dirlo…Tom se la caverà. È
forte…”
I
due ragazzi si abbracciarono.
Ad
un tratto il rumore di una porta
aperta. Dalla sala operatoria uscì un medico.
Bill
si affrettò a raggiungerlo.
Parlarono
a lungo.
Georg
e Gustav con le orecchie
tese, per cogliere tutti i dettagli.
Sara
e Giulia aggrappate alla loro
abilità di leggere la mimica facciale.
Non
appena il dottore se ne fu
andato, Bill guardò i suoi compagni.
“Allora?”chiese
Giulia, impaziente.
“L’operazione
è riuscita. Tre costole rotte, lussazione di
una spalla e frattura di una caviglia. Sta bene, anche se lo tengono
sotto
osservazione. È salvo”
Sara sorrise
contenta che, nonostante tutto Tom fosse salvo.
|
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Capitolo 32 *** 32. Bruder ***
Rieccomi
con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia!!! Ps…Viel
Danke per tutti i commentini ragazze!! Vi adoroooooooooooo.
Küssen
32.
Bruder
Tom non si
svegliò quel giorno, quindi i ragazzi fecero
ritorno in albergo verso mezzogiorno.
“Noi
ora dobbiamo provare…”disse Sara.
“Va
bene. Per che ora credete di terminare?”chiese Georg.
“Non
lo so. Se va tutto come ieri, in teoria fino all’ora di
cena”spiegò Giulia.
“Beh,
allora ci vediamo dopo cena”disse Bill.
“Voi
ora tornate da Tom?”chiese Sara.
“Sì…vogliamo
essere lì, quando si sveglia”disse Gustav.
“Sentite,
appena si sveglia, chiamateci. A qualsiasi ora”.
I tre
ragazzi annuirono, quindi tornarono in macchina.
*
“Mio
Dio…ho avuto una paura folle…speriamo che adesso
sia
tutto in discesa”disse Sara.
Giulia la
guardò.
“Senti…mi
dispiace per prima…”le disse, guardandola.
Sara le
sorrise.
“Ora
non ha importanza…siamo state due stupide”
Si
abbracciarono, sorridendo.
Contente che
fosse tornato tutto a posto.
“Senti,
cos’è successo?”
“Quando?”
“Tra
te e Bill e Tom”
“Oh…beh…dopo
che abbiamo litigato, io sono andata in camera.
Ho incontrato Tom e ci siamo baciati…”
Giulia
sgranò gli occhi e Sara temette che le sarebbero
schizzati fuori dalle orbite.
“COSA?
Tu e Tom? Ma sei completamente scema? Cioè…sei
insieme
al tuo sogno proibito e baci suo fratello?”
Sara
chinò il capo…
“Beh…è
stato un errore…”
“Solo
un errore? È stata la CAZZATA più colossale che
potessi
fare! Mio Dio, come ti è saltato in mente di fare una cosa
del genere?”
“Beh
senti…ammettilo, Tom è terribilmente
affascinante…”
Giulia
sospirò.
“Certo
che io e te ci siamo proprio trovate…tutte e due
incasinate con gli uomini!”
“Già,
ma ora andiamo a mangiare…io sto morendo di fame e
tutte queste emozioni…ho lo stomaco sulle
ginocchia”.
“A
chi lo dici!”rispose la ragazza, ridendo.
Le loro
compagne erano già sedute.
Furono
raggiunte dalla prof.
“Si
può sapere dov’eravate?”
“Beh,
è una storia lunga…”disse Giulia.
“Voi
cercate di accorciarla. Sono passata a chiamarvi almeno
una decina di volte”
“Beh,
il fratello di Bill ha avuto un incidente…”
La prof
sospirò.
“Quei
quattro ragazzi mi stanno procurando più disastri di
voi tutte messe assieme!”esclamò, esasperata.
“Beh,
ora non ha importanza. Mangiate che dobbiamo andare a
registrare”disse, tornando a sedersi.
*
Bill chiese
il permesso di stare nella stanza del fratello.
“Ma
certo, è appena stato operato, non ci sono
problemi”disse
l’infermiera.
Il ragazzo
si sedette affianco al gemello.
Aveva due
tubicini che gli uscivano dal naso e uno che usciva
dal braccio destro. In più gli avevano ingessato la caviglia.
“Oh
Tomi…sono stato un bastardo…come ho potuto dirti
quelle
cose orrende? Mi dispiace così
tanto…”disse, sentendo le lacrime riempirgli gli
occhi.
Prese una
mano del gemello, osservando quanto fosse identica
alla sua.
“Come
ho fatto a dirti quelle cose…sono una persona
orrenda…”
“Bill,
piantala con questa lagna…”disse il fratello, con
voce
roca.
“Tomi!
Sei sveglio!”esclamò il ragazzo, abbracciando il
gemello.
“BILL!
Mi fai male!”
Il giovane
cantante si ricordò delle costole rotte.
“Hai
ragione…scusami…”disse, ritraendosi.
Tom
aprì gli occhi e gli sorrise.
“Come
ti senti?”chiese Bill.
“Beh,
se lasciamo stare il dolore al torace, alla caviglia e
alla spalla…diciamo che sto benissimo”
“No,
dai…mi dispiace tanto Tom…”
Il ragazzo
mosse una mano per scompigliare affettuosamente i
capelli al fratello.
“Siamo
stati due idioti…basta pensarci”
“Tomi…”
“Che
c’è?”
“Ti
voglio bene”
“Anche
io, fratellino”
|
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Capitolo 33 *** 33. Partenza improvvisa ***
33.
Partenza improvvisa
Bill prese
il telefono e chiamò Sara, per avvisarla che Tom
stava bene.
Rimase
insieme al gemello per tutto il giorno.
“Bill,
ma non mangi?”chiese Tom, guardandolo.
“No…non
ho fame”
“Dai…ora
sto bene!”
“Lo
so, solo che ho ancora lo stomaco chiuso…”.
“Perché?”
“Non
lo so. Ho ancora una brutta sensazione addosso”
“Ti
assicuro che sto perfettamente! Non mi vedi, bello e
radioso come prima!”esclamò, sorridendogli.
“No
Tomi…è una sensazione, tipo
nausea…”
“Boh!
Io mi sento benissimo”.
In quel
momento squillò il cellulare di Bill.
“Mami”
“Chi
è?”chiese Tom.
“La
mamma…”disse il ragazzo, premendo il bottone verde.
“Pronto”
“Ciao
Billie, sono contenta che hai risposto subito”
“Come
mai mi hai chiamato?”
Un sospiro,
all’altro capo del telefono.
“Mamma?”
Un
singhiozzo.
“Che
diavolo sta succedendo?”pensò il
ragazzo,
aspettando una risposta.
“Bill,
si tratta di Gordon…”
“Cos’è
successo?”
“Ancora
non lo so…si è sentito male ieri sera, solo che
era molto tardi è ho preferito non
chiamarvi…”
“Ora
dov’è?”
“In
ospedale…i dottori non mi fanno sapere
nulla…”
“Scheiße!
Scheiße! Proprio ora doveva succedere? Tom non
si può muovere!”
“Senti
mamma…io e Tom siamo in ospedale…no, non
spaventarti.
Tom è scivolato dalle scale e si è rotto la
caviglia…”
“Come
ha fatto a scivolare?”
“Beh,
sai. Tiene sempre i pantaloni bassi…dai, ti faccio
parlare con lui. Ora te lo passo. Tu stai tranquilla. Vado a parlare
con il
dottore per sapere se possiamo venire su subito”.
Tom lo
guardò con aria interrogativa.
“Mi
vuoi dire cos’è successo?”chiese, a
bassa voce.
“No,
tu tranquillizza la mamma…”rispose il ragazzo,
porgendogli il cellulare.
Bill
uscì. Georg e Gustav si alzarono.
Nei suoi
occhi, le lacrime.
“Bill!
Cos’è successo?”chiesero i due ragazzi.
“Il
mio patrigno…è in ospedale…si
è sentito male, ma i
dottori non dicono niente a mia madre”
“Tom
lo sa già?”
“Spero
che mia madre non gli dica nulla. Sapete quanto sia
attaccato a quell’uomo”
“Che
cosa hai intenzione di fare?”chiese Georg.
“Vado
dal dottore e gli chiedo se possiamo spostare Tom. Non possiamo
lasciare nostra madre da sola”
“Ma
sono quasi 200 km!”
“Lo
so, ma è una situazione d’emergenza”
Il medico di
turno passò proprio in quel momento.
Bill gli
pose la domanda.
“Beh…dobbiamo
prima fare una radiografia al torace, per controllare
che almeno le costole siano apposto”
“Quindi?”
“Sì,
ma dove dovete andare, così urgentemente?”
“A
Lipsia…si tratta di una questione familiare”
“Capisco…beh,
allora provvederò subito a fare quella
radiografia. Per oggi pomeriggio sarete fuori da qui”disse,
con un sorriso
tirato.
Tom venne
portato via e Bill chiamò Sara.
“Pronto?”
“Ciao
Sara”
“Che
è successo Bill? Hai una voce…”
“Devo
partire…”
“Per
dove?”
“Lipsia…il
mio patrigno è in ospedale”
“Mi
dispiace un sacco…”
“Probabilmente
partiamo oggi stesso”
“Mi
pare ovvio…beh, allora ci dobbiamo salutare
così?”
“Non
lo so…dipende da come si metteranno le
cose…”
“Georg
e Gustav verranno con voi?”
“Credo
di sì”
“…beh,
allora credo che Giulia vorrà parlare un po’ con
Georg…”
“Sara…mi
dispiace tanto…”
“Perché
devi dispiacerti? È successa una cosa
imprevedibile. Di certo non è colpa di nessuno”
“Mmm,
va bene. Dai, ora vado. Devo ancora dirlo a Tom”
“Ok,
al massimo chiamami quando arrivate, così sono
più
tranquilla”
“Ok…ti
amo”
“Anche
io”.
Il ragazzo
rientrò in camera ed attese il ritorno del
gemello.
Sarebbe
stato difficile dirglielo, ma ancora più difficile
osservarlo mentre piangeva.
|
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Capitolo 34 *** 34. Dolore, valige e tanti tanti chilometri ***
Viel
danke a tutte le ragazze che commentano!!! Sono tanto contenta!!!
Soprattuto sono felice di avere così tante fans!!! eh eh eh,
ora mi esalto!!! No dai, tralasciamo...comunque mi sembra di essere fin
troppo cattiva con i due gemellini, o sbaglio? Tutte a loro capitano!!!
Però vabbè...loro sanno che sono solo una pazza
folle...ah, lascio qui un annuncio, abbiate pietà di
me...chiunque abbia uno spartito per pianoforte dei TH potrebbe
mandarmelo via mail??? Grazie...e ora lascio a voi il nuovo capitolo!!!
Kussen
34.
Dolore, valige e tanti tanti chilometri
Tom
potè lasciare l’ospedale quel pomeriggio stesso.
“Mi
vuoi spiegare cosa diavolo è successo?”chiese,
facendosi
aiutare dal gemello ad infilare i jeans, sopra il gesso.
“Aspetta
un secondo! E poi, vedi di metterti una cintura,
altrimenti rischi di ammazzarti, con questi pantaloni!”
“Bill!
Smettila di cambiare discorso!”
“Tom…dobbiamo
tornare a Lipsia”
“Perché?”
“Si
tratta di Gordon…”
“No…Bill,
non scherzare”
“Non
sto scherzando…”
“Che
cazzo è successo?”
“Non
lo so, nemmeno mamma lo sa”
“Allora?”.
Tom stava
cominciando ad agitarsi.
“Allora,
adesso è in ospedale…”
“Partiamo
immediatamente!”
Gli occhi
lucidi.
“Tempo
di recuperare le valige in hotel…”
“Massimo
dieci minuti. Voglio essere su prima di sera”
Saltellò
mestamente fino alle stampelle, poi uscì dalla
camera.
“Bill…”disse.
“Dimmi”
“Passami
una sigaretta”
“Ma
non puoi fumare in ospedale”
“Lo
so…ma almeno posso accendermela da
solo…altrimenti la
faccenda si fa complicata se devo cercarla e poi prendere pure
l’accendino”
“Ma
io non ho le sigarette”
“Senti,
non dire cazzate. Lo so che quando litighiamo ti
metti a fumare di nascosto e so anche che hai fumato mentre dormivo,
quindi ce
le hai qui”
Bill
sospirò. Non poteva nascondere nulla a suo fratello.
Prese una
Marlboro light dal pacchetto e gliela mise tra le
labbra.
“Light?”chiese
il ragazzo incrociando gli occhi, per guardare
la sigaretta.
“Sì…accontentati!”lo
rimbeccò il moro.
“Ok,
ok. Non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Ora
andiamo!”disse,
premendo il bottone dell’ascensore.
Dopo cinque
minuti raggiunsero l’albergo.
Georg aveva
avvisato il direttore.
Bill si
fiondò in camera, ringraziando che il gemello avesse
causato l’allagamento dell’altro piano e che
parecchie valige fossero già
pronte.
Un paio di
borsoni preparati in tempo record e lui poteva
ritenersi pronto per Lipsia.
Uscì
di corsa dalla stanza, con un paio di borse tra le mani,
mentre Gustav chiudeva a chiave la sua camera.
“Tom
come sta?”
“Al
momento sta fumando nella macchina di Georg…a breve,
quando Georg lo scoprirà, perderà l’uso
anche dell’altra gamba…probabilmente a
vita”
Gustavi rise.
“No,
davvero…”.
“Beh,
si vede che è scosso…però non ha dato
segni di debolezza,
se così si possono chiamare…”
“Capito…scusami,
non vorrei essere invadente…”
“Che
c’è?”
“Bhe,
non vai a salutare Sara?”
Il ragazzo
chinò il capo.
“No…meglio
di no. Voglio andarmene con la speranza di poter
tornare abbastanza presto, per poterla salutare in maniera
decente”
“Ah,
capisco…beh, ora andiamo. Non voglio perdermi Georg che
strangola Tom”
“Uh?
Nemmeno io”disse il ragazzo, trascinandosi dietro le
borse.
*
“KAULIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIITZ!”.
La voce di Georg
“L’ha
scoperto”dissero i due ragazzi guardandosi in faccia e
scoppiando a ridere.
Bill adorava
i suoi amici. Erano in grado di tirarlo su di
morale in qualunque situazione.
Raggiunta la
macchina caricarono i bagagli.
“Georg,
cos’è successo?”chiese Gustav, fingendo
di non sapere
nulla.
“Questo…animale
zoppo! Stava fumando nella MIA
macchina!”esclamò.
Tom era
appoggiato alla macchina. Il piede ingessato steso
davanti a sé. La sigaretta tra le labbra.
“Quante
storie. La TUA macchina è ancora perfettamente
pulita, quindi non rompere”
Georg
cercò di ribattere.
“Ragazzi,
calmiamoci. Ora dobbiamo andare”intervenne Bill.
I quattro
Tokio Hotel salirono in macchina. Tom seduto
dietro, con il piedone di gesso poggiato sulle gambe del gemello.
“Duecento
km così…credo che le mie ginocchia si
suicideranno
prima”disse il cantante.
Gli altri
tre ragazzi risero.
Forse non
sarebbe stato un viaggio poi così male.
“Mi
dispiace solo di non averti baciata un’ultima volta”pensò,
guardando la hall, attraverso le vetrate.
Il viaggio
era cominciato.
“Mamma,
stiamo arrivando…aspettaci”pensò
Tom,
guardando fuori dal finestrino.
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Capitolo 35 *** 35. Lipsia ***
35.
Lipsia
Le due ore
di viaggio passarono serenamente.
Georg e
Gustav cercarono in tutti i modi di tenere i gemelli
su di morale, il che non fu facile, soprattutto con Tom che si
lamentava perché
gli faceva male la gamba e Bill che gli rispondeva che ormai le sue
aveva
smesso di sentirle da parecchi chilometri.
“Ragazzi!
Basta così! I miei neuroni stanno tentando il
suicidio! Siamo arrivati!”esclamò Georg, fermando
la macchina.
Gustav fu il
primo a scendere ed aiutò il chitarrista a
mettersi in piedi.
“Grazie
Dio!”esclamò, afferrando le stampelle e
guardandosi
intorno.
Quanto
tempo…quanti ricordi.
Bill scese,
stiracchiandosi.
Lipsia…la
sua casa. Il suo sguardo andò automaticamente verso
la scuola. Da lì era ben visibile.
Quanti
ricordi.
“Allora,
ragazzi! Andate prima voi…”disse Georg,
riportandoli
al presente.
“Sì…Tom
andiamo”disse il frontman.
Suonò
al campanello, mentre il fratello saltellava alle sue
spalle.
“Chi
è?”si sentì domandare.
“Mamma…siamo
noi”rispose Bill.
La porta si
aprì quasi all’istante e la donna lo strinse in
un abbraccio.
“Bill!
Tom! Grazie a Dio siete arrivati!”disse.
“Georg
e Gustav non ci sono?”domandò, poi.
“Sì,
ma hanno preferito aspettare”
“Vai
pure a chiamarli, tesoro. Tom vieni dentro e siediti”.
“Entro
volentieri, ma non farmi sedere mamma…ho il sedere
piatto!”esclamò, cercando di farla sorridere.
Gli altri
due ragazzi entrarono e salutarono Simone, come se
fosse una madre.
“Mamma…a
che ora possiamo andare?”chiese Tom, prendendo una
cola dal frigorifero.
“Più
tardi. Per ora è meglio stare qui”rispose la
donna,
incupendosi.
La
situazione era molto delicata.
“Ragazzi,
se volete riposarvi un po’ ci sono le vostre
camere. I letti sono fatti ed è tutto in
ordine”disse la donna, guardando Bill.
“Mamma,
non ti preoccupare. Credo che sia tu a doverti
riposare. A cucinare ci pensiamo noi. Tu devi dormire per un
po’”
Simone
annuì.
“Grazie
tesoro”disse, dandogli un bacio sulla fronte.
I quattro
ragazzi si guardarono.
“Beh…al
momento io non ho fame…”disse Gustav, per
interrompere quel momento di silenzio.
“Nemmeno
io…”disse Georg.
Tom si
alzò di colpo.
“Dove
vai?”chiese Bill.
“In
camera…mi fa male la gamba e ho bisogno di
sdraiarmi”.
“Ti
serve una mano a fare le scale?”
“No…grazie”.
Lo videro
arrancare fino al piano superiore.
Bill
sospirò e si prese la testa fra le mani.
“Che
palle!”esclamò.
Gustav e
Georg lo guardarono con aria interrogativa.
Bill
sospirò.
“Non
è possibile…sta andando tutto
storto…”
“Dai
Bill…non fare così”disse Georg.
“Perché?
Perché se una cosa va bene, altre cento vanno
male?”
“Non
so dirtelo…”
“Poi
tutto in questo periodo. La faccenda delle mele, la
droga, l’incidente di Tom e ora questo…non
è possibile che succedano tutte a
noi!”
Gustav
scosse la testa.
“Non
lo so…certo che siamo stati proprio un po’
sfigati…”
“Bill,
vai a riposarti pure te. Sei quello che sta subendo il
maggiore stress psicologico”disse Georg, poggiando una mano
sulla spalla magra
dell’amico.
Il
ragazzo gli ricambiò un sorriso colmo di gratitudine, poi si
alzò dal
divano e salì in camera sua.
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Capitolo 36 *** 36. Ricordi ***
36.
Ricordi
“È
tutto uguale a com’era una volta”pensò
il ragazzo,
entrando in camera.
Poco prima
che diventassero famosi, lui e Tom avevano smesso
di dividere la camera.
Quella di
Bill rispecchiava perfettamente com’era il
ragazzino.
La stanza
era perfettamente in ordine. Il pc spento, ormai da
anni.
Il ragazzo
si sedette sul letto. Nel farlo urtò qualcosa.
Sotto il
letto c’erano degli scatoloni.
Quaderni di
scuola.
Ne prese uno
e lo aprì.
Sorrise,
leggendo la data.
“13
maggio 1997”.
“Avevo
otto anni…terza elementare…”pensò
il ragazzo,
leggendo.
Sulla prima
pagina c’era un tema.
Lo lesse,
per ricordare cos’avesse scritto.
“Tema:-
Descrivi una persona a cui vuoi bene”
“Mio
fratello si chiama Tom ed è il mio gemello. È
uguale
a me, anche se lui tiene i capelli lunghi e con i rasta. Da quando
mamma si è
risposata, suona la chitarra e sta con me quando canto.
Mi
piace stare con mio fratello, perché giochiamo sempre
insieme. Certe volte litighiamo e io ho paura che Tom non mi parli
più, ma poi
facciamo pace e ci mettiamo a mangiare tantissime caramelle e a bere la
Coca
Cola. Voglio tanto bene a mio fratello perché mi difende
sempre e mi rassicura
quando c’è qualcosa che mi fa paura”.
Una lacrima
solitaria scese lungo la guancia del ragazzo,
ormai diciottenne.
Quanto tempo
era passato, eppure la situazione tra lui e Tom
era rimasta identica.
*
Tom prese un
quaderno a caso dallo scatolone e lesse la data.
“13
maggio 1997. Tema:- Descrivi una persona a cui vuoi
bene”
“Mio
fratello si chiama Bill. È più piccolo di me di
soli
dieci minuti, me lo ha detto la mamma. Io e Bill siamo gemelli, anche
se lui ha
i capelli corti. A mio fratello fanno paura un sacco di cose e mi piace
tanto
stare con lui, per fargli capire che con me non ha bisogno di avere
paura. La
mamma dice che quando eravamo piccoli eravamo uguali e solo lei e
papà ci
riconoscevano. Mi piace tanto stare con Bill e accompagnarlo alla
chitarra
quando si mette a cantare. La musica ci ha uniti ancora di
più. Voglio tanto
bene a mio fratello e mi dispiace che qualche volta
litighiamo”.
Tom sorrise
malinconico. Una piccola lacrima bagnò l’angolo
di quella pagina.
“Bill,
grazie a Dio ho ancora te…”pensò,
sdraiandosi.
Ad un tratto
sentì bussare alla porta.
Si
asciugò gli occhi e trasse un profondo respiro.
“Chi
è?”chiese, mettendosi seduto.
“Sono
io…stavi dormendo?”.
La voce
rassicurante di suo fratello.
“No,
vieni pure”
Stringeva un
quaderno tra le mani.
“Guarda
cos’ho trovato…”disse, mostrandogli il
tema, lo
stesso che aveva appena letto, ma raccontato dal gemello.
“Anche
io l’ho appena letto. Guarda”disse, porgendogli il
quaderno che aveva posato a terra pochi istanti prima.
“Tom…per
fortuna che io ho te…non sarei riuscito a sopravvivere
senza di te”
Il ragazzo
scompigliò i capelli al gemello.
“Bill!
Sei il solito sentimentale!”.
Risero,
contenti di essere ancora insieme.
“Posso
stare qui con te?”chiese Bill, sdraiandosi accanto al
gemello.
“Certo,
come sempre”rispose Tom, scostandosi per fargli
più
spazio.
Come quando
erano bambini.
Come quando
Bill aveva gli incubi e si rifugiava sotto le
coperte del fratello per trarre conforto dalla sua sola vicinanza.
“Bill…”
“Dimmi?”
“Grazie…”
“E
di cosa?”chiese il ragazzo, voltandosi verso il gemello
che stava guardando il soffitto.
“Di
essere qui con me…”
“Non
ti preoccupare. Io ci sarò sempre”.
Tom chiuse
gli occhi, concedendosi un po’ di riposo.
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Capitolo 37 *** 37. Telefonata ***
37.
Telefonata
Sara
guardò il cellulare. Possibile che Bill non fosse ancora
arrivato? Erano passate più di due ore da quando erano
partiti.
“Magari
c’è traffico…”pensò,
cercando di
tranquillizzarsi.
Giulia
entrò di corsa nella camera.
“Sono
arrivati!”gridò.
Aveva ancora
il cellulare all’orecchio.
“C’è
bisogno di strillare tanto?”chiese Georg
all’altro capo.
“No,
scusami. Ho solo avvisato Sara”
“Tu
sei nella hall e lei è sul tetto?”.
“No,
stupido”
“Chiedigli
dov’è Bill”disse Sara.
“Senti,
te lo passo”disse l’amica, porgendole il cellulare.
“Pronto?”
“Ciao
Sara”
“Ciao
Georg…Bill è lì con te?”
“No…è
salito in camera…”
“Ah,
capisco…beh, allora fa niente…”
“No,
dai. È appena salito. Te lo passo se vuoi”
“No…lascia
stare. Aspetterò che mi chiami lui. Il viaggio è
andato bene?”
“Sì,
tranne Tom che continuava a lamentarsi come una
vecchietta”
Sara rise.
“Ti
ripasso Giulia. Saluta tutti”
“Certo.
Ciao”.
La ragazza
restituì il cellulare all’amica, poi
uscì in
balcone.
Prese
l’iPod. Ormai la musica era l’unica cosa che la
tranquillizzava.
“Love's the funeral
of hearts
And an ode for cruelty
When angels cry blood
On flowers of evil in bloom
The funeral of hearts
And a plea for mercy
When love is a gun
Separating me from you
She was the sun shining upon
The tomb of your hopes and dreams so frail
He was the moon painting you
With its glow so vulnerable and pale
Love's the funeral of hearts
And an ode for cruelty
When angels cry blood
On flowers of evil in bloom
The funeral of hearts
And a plea for mercy
When love is a gun
Separating me from you
She was the wind, carrying in
All the troubles and fears you've for years tried to forget
He was the fire, restless and wild
And you were like a moth to that flame
The heretic seal beyond divine
A prayer to a god who's deaf and blind
The last rites for souls on fire
Three little words and a question: why?
Love's the funeral of hearts
And an ode for cruelty
When angels cry blood
On flowers of evil in bloom
The funeral of hearts
And a plea for mercy
When love is a gun
Separating me from you”
Sospirò.
Perché Bill non le aveva telefonato?
Sorrise,
sapendo che non era colpa sua. Stava
vivendo una situazione terribile, era normale che si fosse dimenticato
di
chiamarla.
Si
accese una sigaretta, poi guardò l’ora.
Erano solo le cinque di pomeriggio.
Giulia
la raggiunse.
“Che
stai ascoltando?”le chiese, prendendole
una cuffia.
“I
Don’t believe in
miracles
I never did
Nothing ever happens here
So sick of it
I-I-I
told you
I-I-I need to
Get - get myself into something new
I’m for something mystical, hysterical,
Dark, intantric, sexual
Am I
gonna live forever
Said am I gonna live forever
Better make it now or never
( ever, ever )
Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Gotta make it now or never
( forever or never )
I
don’t believe in
fairytales
Too cynical
Everybody stop and stare
I let it go
I-I-I
told you
I-I-I need to
Stick - stick - stick out
Just can’t be like you
Sent
myself to out of
space
A better place
Gotta win the human race
Am I
gonna live forever
Said am I gonna live forever
Better make it now or never
( ever, ever )
Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Gotta make it now or never
( forever or never )
For
my love
For my love
For my love, it’s forever forever
For
my love
For my love
For my love, it’s forever forever
Am I
gonna live forever
Said am I gonna live forever
Better make it now or never
( ever, ever )
Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Gotta make it now or never
( forever or never )”
“E questi chi sono?”chiese la ragazza.
“Cinema Bizarre”
“Mai sentiti”
“Adesso sì”.
Risero.
“Senti, stasera che facciamo?”chiese
Giulia.
“Non lo so…eravamo abituate a stare in
giro con i ragazzi…”
“Mi sa che ce ne staremo qui, come due ragazze
modello!”
“Anche perché erano loro a farci da
interpreti quando uscivamo”
“Già…sai, mi sembra strano
dirlo, ma Tom mi manca”
“Cosa, scusa? Ho sentito bene?”
“Sì…alla fine, sarà
anche odioso, ma è simpatico…era sempre lui a
farci
ridere, insieme a Georg”
In quel momento suonò il telefono di Sara.
“È Bill!”disse, sorridendo.
Rispose.
“Pronto?”
“Ciao…”.
Aveva una voce tristissima.
“Ciao. Come va?”
“Mmm, potrebbe andare meglio. Scusami se
non ti ho mandato un messaggio
quando siamo arrivati”
“Non ti preoccupare. Tom come
sta?”
“Bene, ora sta
dormendo. Anche se dovrò svegliarlo, visto
che andiamo in ospedale”
“Ok, fammi sapere come sta tuo
padre…”
“Certo. Ci sentiamo
più tardi. Ti amo”
“Anche io”.
Si sedette sul letto e
sospirò.
“Allora, che ti ha detto il
tuo principe azzurro?”
“Che stavano andando in
ospedale. Speriamo che vada tutto bene”
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Capitolo 38 *** 38. Dolce verità ***
38. Dolce verità
“Tomi,
svegliati”disse Bill, scuotendo il fratello.
“Mmm…ancora cinque
minuti!”
“Dai, dobbiamo andare in
ospedale”
“Oh, sì.
È vero!”esclamò il rasta, mettendosi
seduto.
“Ti serve una mano a
scendere?”.
“No, Bill.
Grazie…”disse alzandosi e prendendo le stampelle.
Dopo cinque minuti erano tutti in
macchina, diretti verso
l’ospedale.
Simone rimase in silenzio, affianco a
Georg che stava guidando.
L’atmosfera era piuttosto tesa.
Raggiunsero l’ospedale dopo
poco.
L’infermiera salutò
Simone come se la conoscesse da tanto
tempo.
“Oh, ma quei due sono Bill e
Tom? Mio Dio quanto sono cresciuti”disse
la donna, avvicinandosi ai gemelli.
“Ragazzi, lei è la
signora Haende, ve la ricordate?”disse la
donna, con un sorriso.
“Uh si! Mi ricordo quando mi
sono fatto male…perché sono
caduto…c’era
lei di turno!”esclamò Tom.
“Beh, vedo che anche adesso
non sei perfettamente intero”disse
la donna.
“Eh, lo so”
“Ragazzi, ora è
meglio andare”disse Simone.
Salirono tutti e cinque
sull’ascensore.
La donna premette il bottone con il
numero 4.
Il corridoio era vuoto e silenzioso.
Simone si diresse verso la camera numero
208.
L’unico ospite della camera
stava riposando. Erano ore e ore
che non si svegliava, solo che non erano necessarie macchine per
tenerlo in
vita.
“Ragazzi, se volete entrare
voi…”disse la donna, lasciando spazio
ai due figli.
Bill e Tom si sedettero affianco al
patrigno.
Si guardarono, non sapendo che fare.
“Tomi…io esco un
secondo in balcone…”disse Bill.
Sapeva che suo fratello aveva bisogno di
qualche minuto da
solo.
Prese il cellulare e chiamò
Sara. Voleva sentire la sua voce,
sentire che lei era ancora al suo fianco, nonostante tutti quei
chilometri.
Sentire che almeno lei stava bene.
*
“Ehm…io non so cosa
dire…mi sembra che tu stia solo dormendo…che
cos’hai papà?”chiese il giovane, senza
sforzarsi di trattenere le lacrime.
Quell’uomo era molto
più del compagno di sua madre.
Un debole movimento, quasi invisibile.
Poi un altro e infine la
stretta alla mano.
“Tom…”disse
l’uomo, aprendo lentamente gli occhi.
“Gordon! Dio stai
bene!”esclamò il ragazzo saltando in piedi,
per poi risedersi. La sua caviglia lo aveva fatto mugolare dal dolore.
Bill, sentendo le urla del fratello
rimase muto.
“Bibi, che
succede?”chiese Sara.
“Gordon si è
svegliato”disse, sorridendo.
“Allora vai! Sono
contenta…ci sentiamo più tardi”.
Bill rientrò ed
abbracciò il patrigno.
“Ragazzi! Siete qui tutti e
due!”
“Sì, la mamma ci ha
detto che stavi male, quindi siamo venuti
su subito”
“Da Berlino? Ma non avevate
mica il concerto?”
“Sì,
lunedì”
“Ah e
com’è andato?”
“Sold
out!”esclamò Tom, sorridendo.
Bill uscì, andando a chiamare
gli altri.
“Georg, Gustav, ci siete anche
voi!”
I due ragazzi gli sorrisero.
Simone lo abbracciò e pianse.
“Mi hai fatto morire di
paura”disse.
I Tokio Hotel si allontanarono,
lasciandoli soli.
“Alla fine tutto si
è risolto per il meglio”disse Georg,
sorridendo.
“Già!”esclamarono
i due gemelli mettendosi a ridere.
Tom era buffissimo con le stampelle, ma
i tre compagni se ne
accorsero solo in quel momento, quando la tensione e l’ansia
lasciarono posto
alla tranquillità.
Simone uscì dalla camera.
“Ragazzi, vi va di fermarvi
per cena?”chiese.
Bill e Georg guardarono i cellulari, per
controllare le ore.
Erano quasi le sei. Se fossero partiti
in quel momento
sarebbero arrivati per cena in albergo.
“Certo
mamma!”esclamò Bill.
Gordon era stato fortunato. Nel sangue
si era formata una
piccola bolla d’aria che, poco prima di raggiungere il cuore
era scoppiata,
causandogli solo uno svenimento piuttosto prolungato.
“Ragazzi, voi non dovete
tornare a Berlino?”chiese l’uomo.
“Domattina. Per questa sera
staremo a farvi compagnia”disse
Tom.
“Uff…e io che
speravo di sbarazzarmi in fretta di voi!”esclamò,
ridendo.
L’infermiera arrivò
pochi minuti dopo. L’orario di visita era
terminato.
“Ciao
papà!”dissero i due gemelli.
L’uomo li salutò,
poi si preparò per la cenetta. Erano più di
ventiquattr’ore che non mangiava.
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Capitolo 39 *** 39. Cena in casa Kaulitz ***
39. Cena a casa
Kaulitz
Simone andò in cucina.
“Allora ragazzi, cosa vi
preparo?”. Aveva riacquistato il
sorriso di sempre.
“Mmm,
pastaaaaaaaaaa!”esclamò Tom.
Erano tutti e quattro seduti sul divano,
a guardare la tv.
Gustav si alzò ed
andò in cucina.
“Ti serve una
mano?”chiese.
“No tesoro. Vai pure di
là. Non c’è problema. Grazie
comunque”
La cena fu servita poco dopo. Con Tom di
buon umore era
difficile stare seri e Simone ringraziò di avere un figlio
così. Le aveva fatto
tornare il buon umore.
“Allora, avete detto che
partite domattina. Come mai tanta
fretta?”
“Eh, i nostri ragazzi si sono
innamorati!”disse Tom, bevendo la
sua cola.
Bill arrossì fino alla punta
dei capelli, cercando di
nascondersi dietro la bottiglia.
“Davvero?”chiese la
donna, sorridendo.
“E chi sono?”chiese,
osservando il minore dei figli.
“Sono due coriste italiane e
una ha pure suonato con noi all’ultimo
concerto”disse Gustav.
La donna si alzò e prese una
rivista.
“Questa?”chiese,
indicando una foto di Sara.
“Sì, si chiama Sara
ed è di Milano, come la sua amica”disse
Bill.
“Beh, ragazzi
perché un giorno non me le fate conoscere? Scommetto
che sono due ragazze con una pazienza immensa”
“Perché?”chiese
Tom.
“Beh, sopportare voi quattro
è un’impresa quasi titanica”disse
la donna, scompigliando i rasta al figlio.
Scese la sera, lentamente.
“Io sono
esausto”disse Georg, sbadigliando.
“Ragazzi, per voi come sempre
le stanze degli ospiti”disse
Simone, sorridendo.
“Sentite, se volete tornare a
Berlino, perché non lasciate qui
i bagagli?”propose, mentre sparecchiava.
“Bell’idea
mamma!”esclamò Bill, bevendo un caffè.
“Beh, io ora vado a dormire.
Sono esausta. Se domani partite e
non sono ancora sveglia, lasciatemi pure un biglietto, non
preoccupatevi”
“Va bene, buona
notte”dissero i quattro ragazzi.
“Beh, io direi che possiamo
anche farci una partita a
playstation”disse Tom, osservando Georg. Da quando si erano
conosciuti avevano
fatto centinaia di partite, sfidandosi come a duello.
Bill e Gustav, dal canto loro, passavano
le serate a guardarli,
e cercando di distrarli il più possibile.
La notte passò
così. Tom vinse l’ultimo combattimento a Tekken,
solo perché il suo avversario si era palesemente
addormentato sul divano.
Bill sonnecchiava già da un
paio di scontri, Gustav ormai era
nel mondo dei sogni da parecchio.
“Guarda un po’. Ho a
che fare con delle donnicciole!”esclamò il
rasta, svegliandoli tutti e tre.
“Ma che cazzo di ore
sono?”chiese Georg, strofinandosi gli
occhi.
“Uh, circa le tre”
“Merda! Se vogliamo arrivare
giù presto, dobbiamo partire
presto! Bambine, tutte a nanna!”esclamò.
Bill si stiracchiò,
arrancando fino a camera sua.
Georg puntò la sveglia per le
otto. Sperava con tutto il cuore
che Tom non si addormentasse subito. Doveva ancora fargliela pagare per
quando
lo aveva svegliato alle quattro.
Sorrise, addormentandosi beatamente
vestito.
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Capitolo 40 *** 40. E ora chi glielo dice? ***
Capitolo
infimo...corto ma che vi lascerà con parecchie
domande...chissà, magari il prossimo aspetto un bel po'
prima di postarlo!!! Ah ah ah...sono crudele!!! No dai...aspetto tanti
commentini...comunque l'idea per questo capitolo mi è venuta
a mezzanotte, mentre portavo fuori il cane!!! Lo so, sono
malata!!!(^^)...kussen a tutte mie care
40. E ora chi glielo
dice?
Sara e Giulia si guardarono.
“Senti, ho una cosa da
dirti”disse la prima.
“Pure io”
“Non mi
arrivano…”
“Nemmeno a me”
“Cazzo! Ho comprato il
test…”
“Pure io…”
“E ora?”
“Lo facciamo”
“E poi?”
“E poi preghiamo tutti i santi
del paradiso che non tocchi a
nessuna delle due”
“E se
invece…”
“Beh, troveremo un modo per
dirglielo…ora vai prima te”
“Ok”disse Sara,
traendo un sospiro di sollievo. Il test dava il
risultato quasi all’istante, solo che lei non voleva saperlo.
Troppa paura.
Non guardò il risultato.
Lasciò il test sul lavandino, poi
uscì, lasciando il posto a Giulia.
Dopo un paio di minuti uscì
pure lei, con i due test in mano.
“Allora? Sono
identici…come faremo a riconoscerli?”
“Su uno ci ho fatto un
puntino. Solo io so di chi è…ora
prendine uno e leggi il risultato”disse, porgendoglielo.
Aveva un puntino nero in un angolo.
“Negativo…”disse,
tirando un sospiro di sollievo.
Una delle due era ancora salva.
“Quello che hai tu?”
Giulia sbiancò.
“Positivo…”.
Un solo messaggio.
“Ti prego, torna
immediatamente qui…è successa una cosa di cui
ti devo parlare con la massima urgenza…e non per
telefono”.
Le due amiche si guardavano.
Era una situazione disastrosa. Chi
l’avrebbe detto alla prof?
Chi lo avrebbe detto a mamma e papà.
“Te la immagini la loro
faccia? Ciao mamma, ciao papà. La gita
è andata bene, sono rimasta incinta di uno dei Tokio
Hotel…sì, quel gruppo
tedesco. Sono sempre in giro per il mondo”.
“Che situazione di
merda!”
“Per l’amor di Dio,
un bambino è una cosa magnifica, ma non
adesso, non in questo momento! Come cazzo faccio con la scuola? La
maturità mi
tocca farla in sala parto!”
“Ora rilassati…devi
ancora dirlo a lui…”
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Capitolo 41 *** 41. Papà...e conclusione ***
E con questo capitolo concludo
la mia storia…anche perché
tutti i punti in sospeso sono stati sistemati…non
odiatemi…non so quando
comincerò a scrivere una nuova fic, anche perché
il 10 comincio la scuola e
devo prepararmi psicologicamente per la maturità
(U_U)…
41. Papà...e conclusione
“Beh, il peggio che
può essere successo è che ha scoperto di
essere lesbica”disse Tom.
“Non scherzare Tom. Per
mandarmi un messaggio del genere deve
essere successo qualcosa di grave”
“Senti, se non avete mai
scopato…”
Lo sguardo dell’altro ragazzo
lo contraddisse.
“Cioè, voi due
avete…?”
“Scusami tanto se stiamo
assieme”
“Mio Dio! Ma allora non sono
il solo malato di sesso! Beh, ti
auguro che non sia incinta per davvero!”esclamò,
prendendosi la testa tra le
mani.
Gustav guardò
l’amico.
“Dio! Se è
veramente incinta…che cazzo faccio?”
Erano in macchina e si trovavano a meno
di mezz’ora da Berlino.
“Georg, stai
tranquillo…andrà tutto bene”disse Bill,
guardandolo.
Anche lui aveva ricevuto un messaggio
simile da Sara.
“Piccolo problemino. Non mi
arrivano…ho fatto il test con Giulia
e in teoria è negativo. Devo rifarlo tra una
settimana…speriamo in bene”
Era rabbrividito nel leggerlo. Era stato
un idiota a non
pensare di usare le giuste precauzioni.
Guardò fuori dal finestrino.
Un cartello diceva. Berlino 30
km.
“Trenta chilometri e sapremo
la verità”sussurrò.
Un messaggio.
“Giulia…sono qui
fuori…”disse la ragazza.
La compagnia era sull’orlo di
una crisi isterica.
Scesero nella hall.
“Cerca di stare
tranquilla…”
“E se poi mi lascia? E se
magari mi obbliga ad abortire?”
“Smettila! Lo conosci e sai
che non è un mostro! Ora rilassati
e cerca di viverla come un’esperienza del tutto
normale”
“Certo. È del tutto
normale andare dal proprio ragazzo e
dirgli, amore sono incinta. Mentre tu sarai in giro per il mondo con il
tuo
gruppo io me ne starò in Italia con il nostro
pargoletto”
“Smettila di essere
così negativa. Eccoli!”esclamò,
salutandoli.
Georg e Giulia si allontanarono subito.
“Allora? Che è
successo?”chiese Tom, saltellando.
“Anche io sono contenta di
vederti, Tom! Grazie
dell’interessamento”rispose la ragazza, sarcastica.
“Dai…”
“Non sono affari tuoi. Se
vorranno dirvelo, allora lo saprete,
altrimenti io mantengo il segreto professionale!”
“Cosa sei, un
dottore?”
“No, solamente
un’amica”
Tom sbuffò e si
lasciò cadere su una poltrona.
Bill guardò la ragazza, poi
il suo sguardo si fermò sul ventre.
E se il test avesse sbagliato e fosse incinta?
Scosse la testa. Non ci voleva pensare.
Sarebbe stato troppo
complicato. Avevano solo 18 anni…
“Sei un imbecille! Se
avessi preso tutte le precauzioni
necessarie, a quest’ora non saresti qui a
scervellarti!”gli disse una
vocina nella sua testa.
Gustav parve avergli letto nel pensiero.
Anche lui si mise ad
osservare Sara.
Guardò Bill e parve
domandargli se anche lei fosse nelle stesse
condizioni di Giulia.
Bill scosse la testa.
*
“Georg…io non so
proprio come dirtelo”
“Immagino già di
cosa si tratti…”
Gli occhi di Giulia si riempirono di
lacrime.
“Io…non
so…”.
Il ragazzo
l’abbracciò.
“Non ti devi preoccupare. La
cosa spaventa pure me, ma andremo
avanti insieme, come abbiamo fatto fino a questo momento”
Lei annuì contro il suo petto.
“Ho avuto paura che mi potessi
lasciare”gli confessò.
“Lasciarti? In queste
condizioni? Non potrei mai farlo…mi credi
un mostro?”
Lo guardò negli occhi.
“Assolutamente
no…solo che la paura mi ha portato a pensare
delle cose orribili”
Si baciarono.
“Quando tornerai in Italia
sarò con te…ti aiuterò a dirlo ai
tuoi genitori”.
“Ma…il
tour?”
“Per ora non è la
cosa più importante…adesso ci siamo io e
te”.
*
“Ve l’avevo detto
io! Lo sapevo già!”esclamò Tom, vedendo
Georg
appoggiare dolcemente una mano sulla pancia della ragazza.
I due giovani li raggiunsero poco dopo.
Sara e Giulia si allontanarono per
parlare.
“Allora? Che ha
detto?”
“Ci
sposiamo…”
“Cosa?!?”
“Sì…ha
detto che è la cosa più giusta da
fare…e anche a me è
sembrato così. Ci sposiamo”
“E i tuoi genitori?”
“A novembre verrà
anche lui con noi…”
“E il tour?”
“Al momento non
gl’importa”
*
“Come? Vuoi
sposarla?”chiese Tom, esterrefatto.
“Sì…non
posso certo abbandonarla e non mi va di avere un figlio
illegittimo”
“Illegittimo? Ma è
tuo, no?”
“Sì…solo
che non ho intenzione di mettere altra carne al fuoco
per la stampa. Sai che cosa scriverebbero se si sapesse una cosa del
genere!”
“Sì, ok. Questo te
lo concedo, ma arrivare perfino a sposarla!”
“Tom…è
la mia vita…è una mia scelta”
“Sì, sì.
Per carità, mica voglio metterti i bastoni tra le ruote.
Speriamo solo che il mio fratellino venga graziato, almeno per il
momento”
Bill lo fulminò con lo
sguardo.
“Cosa vorresti dire?”
“Ho visto come guardavi la tua
bella…non sono mica scemo!”
Giulia e Sara li raggiunsero in
quell’istante.
“Dunque…ora che si
fa?”chiese Gustav.
“Vista
l’ora…colazione…”disse Tom,
adocchiando l’orologio che
c’era nella hall.
Nel gruppo si era creato un silenzio
imbarazzato.
“Sentite, io non ho intenzione
di passare gli ultimi giorni di
vacanza in questa maniera! È successo, vabbè
poteva capitare a chiunque, ma non
è morto nessuno, quindi su di morale e cerchiamo di goderci
questi ultimi
istanti assieme!”esclamò Tom uscendo
dall’hotel.
Aveva
ragione, alla fine
non potevano sprecare gli ultimi giorni assieme.
Sara uscì a fargli compagnia
e si accese una sigaretta.
“Tom…perché
sei così nervoso?”gli chiese.
“Perché ora non
avrò più nessuno che mi tiene compagnia mentre
fumo in balcone!”esclamò, mettendo il broncio.
Sara rise.
“Dai, ci sono io!”
“Ceeeeerto, con la tua vocina
da solista non puoi mica
permetterti di fumare quanto fumava Giulia”
“Sai, credo
dispiacerà pure a lei…non è un modo
molto allegro
per smettere”
“Già…da
cento a zero in una botta sola…beh, cento
no…però”
“Sì…fuma
troppo e ora si ritrova a non poter stare nemmeno nella
stessa stanza di un fumatore”
Gli altri ragazzi li raggiunsero.
“Beh, tutti quanti assieme non
ci stiamo”disse Georg.
“Perché? Siamo
sempre saliti in macchina tutti e sei”
“Sì, ma Tom non si
era ancora fatto quasi uccidere…”.
Tutti posarono lo sguardo sul piedone
gessato del ragazzo.
“Cazzo! Hai
ragione!”esclamò.
“Mi sa che per oggi dobbiamo
accontentarci della colazione in
hotel”disse Giulia.
Gustav si fermò di colpo.
“Hey, che
hai?”chiesero i ragazzi.
“Scusatemi un
secondo…Dave lo sa che Tom è in stampelle e
almeno fino al mese prossimo non può camminare?”
Volete sapere come
andò il concerto di Sara e Giulia e come
la prese la prof, scoprendo che una delle due era incinta?
Beh…diciamo pure che
il concerto andò benone, sia per le
coriste che per i giornalisti, che si portarono a casa un bello scoop.
In molti
si chiesero cosa ci facessero i Tokio Hotel ad un concerto di musica
classica
(^^).
Per Giulia, invece la vita non
si prospettò facile…la
professoressa chiamò al volo i suoi genitori e la
mandò a casa.
Georg la seguì,
nonostante le proteste di Dave (Scusatemi se
in questa fic l’ho fatto passare per rompi palle…J)
Bill e Sara riuscirono a
vedersi pochissime volte.
“Non voglio
che vada a finire come per quella
sconsiderata della tua amica!”le aveva detto la
prof.
Alla fine, a Novembre, i Tokio
Hotel e Sara andarono in
Italia.
Giulia e Georg erano riusciti a
far accettare alla famiglia
di lei che lei si sposasse così giovane.
Le nozze si tennero a dicembre.
C’erano centinai di
giornalisti inferociti. La notizia del matrimonio di Georg sconvolse
parecchie
fans e molte si presentarono fuori dalla chiesa, per vedere chi fosse
la
fortunata.
A luglio ci furono gli esami di
maturità.
Giulia si vergognava a doverli
sostenere con il pancione, ma
affrontò la sfida e riuscì a farsi promuovere con
un degno 80.
Sara, dal canto suo
riuscì a passare con un discreto 99.
Il bambino di Giulia e Georg,
che venne chiamato Alessandro,
nacque la sera del 14 luglio alle 23.
Beh, spero di non avervi
annoiate con questa mia storiella…siccome
è la prima non so se l’ho scritta bene. I commenti
che mi avete lasciato mi
hanno riempito di gioia e se questa storia è finita
è solo merito vostro! Forse
se non l’avessi pubblicata, non l’avrei mai
finita…Küssen girls!
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