I'm Bill Kaulitz

di Shayla_the_angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. L'inizio ***
Capitolo 2: *** 2. Un sogno diventato realtà ***
Capitolo 3: *** 3. Che disastro! ***
Capitolo 4: *** 4. Un incubo ***
Capitolo 5: *** 5. Qualcuno si è arrabbiato... ***
Capitolo 6: *** 6. Il miracolo ***
Capitolo 7: *** 7. Conversazione ***
Capitolo 8: *** 8. Il vero Tom ***
Capitolo 9: *** 9. Una bella batosta! ***
Capitolo 10: *** 10. In ospedale ***
Capitolo 11: *** 11. Certe cose sono difficili da superare ***
Capitolo 12: *** 12. Uguali ***
Capitolo 13: *** 13. Dannati giornalisti ***
Capitolo 14: *** 14. Quando è troppo... ***
Capitolo 15: *** 15. Intervista anticipata ***
Capitolo 16: *** 16. Gossip ***
Capitolo 17: *** 17. Con la calma e la pazienza... ***
Capitolo 18: *** 18. Domanda improvvisa ***
Capitolo 19: *** 19. Ora che ci sei tu ***
Capitolo 20: *** 20. Spirito Bill Kaulitz ***
Capitolo 21: *** 21. Andrea ***
Capitolo 22: *** 22. Amore ***
Capitolo 23: *** 23. Le prove ***
Capitolo 24: *** 24. Il concerto ***
Capitolo 25: *** 25. Alan ***
Capitolo 26: *** 26. Se solo fosse vero ***
Capitolo 27: *** 27. Non è per sempre ***
Capitolo 28: *** 28. Doppio gioco ***
Capitolo 29: *** 29. Falsità ***
Capitolo 30: *** 30. Respirando ***
Capitolo 31: *** 31. The best of me ***
Capitolo 32: *** 32. Bruder ***
Capitolo 33: *** 33. Partenza improvvisa ***
Capitolo 34: *** 34. Dolore, valige e tanti tanti chilometri ***
Capitolo 35: *** 35. Lipsia ***
Capitolo 36: *** 36. Ricordi ***
Capitolo 37: *** 37. Telefonata ***
Capitolo 38: *** 38. Dolce verità ***
Capitolo 39: *** 39. Cena in casa Kaulitz ***
Capitolo 40: *** 40. E ora chi glielo dice? ***
Capitolo 41: *** 41. Papà...e conclusione ***



Capitolo 1
*** 1. L'inizio ***


Chiedo umilmente perdono!!! Non ho ancora capito bene come mettere le storie…abbiate pietà di me!!!

I’m Bill Kaulitz

1. L’inizio

Ottobre tedesco. Città di Berlino. Martedì mattina. Un autobus pieno di ragazze accostò nei pressi di un lussuoso hotel a 5 stelle.

“Ragazze, mi raccomando. Siamo qui come ospiti, vediamo di non fare figuracce”

“Certo prof!”

Le studentesse scesero ordinatamente, parlando allegramente tra di loro. Avrebbero saltato un mese di scuola, dato che erano state ingaggiate per uno spettacolo in Germania. Il loro coro era famoso e la professoressa pretendeva sempre il massimo da loro.

“Ora sistematevi nelle camere, poi preparatevi. Dobbiamo andare a registrare”disse la donna.

“Per che ora, prof?”chiese una ragazza, scostandosi i lunghi capelli neri dal viso.

“Subito dopo pranzo, per le 2 e mezza vi voglio trovare nella hall”.

Le ragazze si dileguarono rapidamente. Le camere, da tre o quattro erano enormi e meravigliose, con tanto di vasca idromassaggio e mini bar.

“Hey, Sara. Credi che incontrerai i tuoi amati Tokio Hotel?”chiese una ragazza con i capelli rossi.

“Beh cara la mia Giulia, io spero di sì. In teoria sono qui a Berlino per delle interviste e per registrare un paio di pezzi, in più settimana prossima c’è il concerto e io ho il biglietto!”rispose la giovane, chinandosi per svuotare le valige. Giulia sbuffò, sorprendendosi della dedizione profonda che quella ragazza aveva per quattro scapestrati che nemmeno sapevano della sua esistenza.

“Wow…guarda che balcone mega gigante! Potrei viverci!”esclamò la ragazza, aprendo la finestra.

In meno di mezz’ora erano pronte per scendere a mangiare. Giulia, Sara e Carola, la loro terza compagna di stanza uscirono per andare in sala da pranzo. “Oh, mi sono dimenticata l’iPod in camera, voi scendete. Vi raggiungo!”esclamò Sara tornando in camera. Frugò nella borsa che teneva appoggiata sul letto e recuperò anche il cellulare. Mentre usciva passò davanti allo specchio e si guardò di sfuggita. Aveva i capelli neri lunghi fin oltre la cintola, dritti come spaghetti. Gli occhi verdi la scrutarono ancora per qualche istante. Era alta e magra. Suo padre le aveva fatto fare anche dei servizi fotografici in Italia, ma lei amava cantare e quella era l’unica cosa che le interessasse. Musica per 24 ore al giorno. Sorrise pensando che con il coro aveva avuto una grande opportunità. Era brava e la professoressa le aveva dato anche la parte della solista. Avrebbero registrato un cd che sarebbe stato venduto in parecchi paesi. Sospirò sistemandosi i capelli, poi uscì di corsa dalla camera. Era sovrappensiero e non si accorse del ragazzo che stava arrivando da destra. Si scontrarono e caddero entrambi a terra.

“Cazzo che botto!”esclamò il giovane in tedesco, aiutandola ad alzarti.

“Ti sei fatta male?”le chiese, sempre nella stessa lingua.

Sara lo guardò e per poco non svenne. Davanti a lei c’era un ragazzo biondo, con lunghi rasta e un piercing al labbro inferiore.

“Io…non parlo tedesco”disse in inglese, cercando di non urlare dalla gioia.

“Oh…beh il mio inglese fa un po’ schifo”rispose Tom, sorridendole.

I due ragazzi si presentarono.

“Io sono Sara…”disse la ragazza.

“E io sono Tom”rispose il giovane, stringendole la mano.

“Kaulitz…chitarrista dei Tokio Hotel e gemello di Bill”aggiunse la giovane corista.

Il rasta la guardò, sorridendo.

“Ora devo andare…”disse Sara, sorridendogli e sentendo di essere arrossita dalla punta delle orecchie, fino ai piedi.

Tom la salutò con un cenno della mano e salì in ascensore.

“Oh mio Dio…i Tokio Hotel sono nel mio stesso albergo!”pensò correndo di sotto.

Mangiò in silenzio.

“Hey, che ti succede?”chiese Giulia, guardandola.

“Dopo ti spiego…si tratta di una notizia bomba!”disse a bassa voce.

Terminato il pranzo le ragazze tornarono nelle loro camere per recuperare le parti e lavarsi i denti.

“Allora? Sono curiosa!”esclamò la ragazza.

“Prima sono tornata in camera. Mentre uscivo un tipo mi è venuto addosso e indovina chi era?”.

“Non lo so…non sono brava con gli indovinelli”.

“Tom Kaulitz…il chitarrista dei Tokio Hotel”

“E la notizia dovrebbe sconvolgermi in qualche maniera?”

“Non capisci? I Tokio Hotel sono nel nostro stesso albergo…vuol dire che potrò incontrarli tutti e quattro!”

Giulia la guardò. “Immagino che per te sia una cosa sensazionale”.

“Oh, vaffanculo! Pensavo che saresti stata contenta!”esclamò Sara, andando in bagno per lavarsi i denti.

Giulia era sua amica, ma quando si parlava dei Tokio Hotel diventava insopportabile. Lei li odiava, mentre Sara sapeva praticamente tutti i testi a memoria e più di una volta aveva riadattato le musiche per poterle suonare al pianoforte.

“Senti, mi dispiace se a me di quelli lì non me ne frega un cazzo…mi sono antipatici e non ci posso fare niente, ma non fare la presa a male. Come dice la prof, una solista non può arrivare arrabbiata alle prove!”esclamò. Sara si lasciò sfuggire un sorriso.

Per le due e mezza scesero nella hall, poi furono portate alla sala di registrazione.

“Oggi registreremo solo un paio di pezzi. Non voglio che vi stanchiate. Torneremo qui domattina, poi ricordatevi che un paio di voi dovranno rispondere a qualche domanda per una rivista”disse l’insegnante, facendo strada alle ragazze.

----------*----------

“Buon giorno signora, a cosa devo la vostra visita?”chiese un uomo in tedesco.

“Siamo qui per la registrazione del cd”rispose l’insegnante.

“Sono spiacente, ma la sala è stata riservata”.

“Come? Abbiamo prenotato mesi fa”

“Sì signora, la capisco, ma il signor Roth ha prenotato e non ha ammesso risposte negative”.

“Il signor Roth? Chi diavolo è il signor Roth? Queste ragazze non hanno tempo da perdere”rispose l’insegnante, sempre più arrabbiata

Sara si guardò intorno, sbuffando. Chissà perché, ma c’erano sempre degli imprevisti. Ad un tratto vide una porta socchiusa. Era curiosissima di scoprire cosa ci fosse lì dentro e sbirciò. C’erano degli uomini davanti a delle apparecchiature complicate. Oltre il vetro che stava loro davanti c’erano quattro ragazzi che stavano suonando.

La ragazza riconobbe i capelli neri e il look dark del cantante. Si appoggiò alla porta e sorrise.

“Bill…mio Dio sei qui, davanti a me…”pensò. Il suo sguardo indugiò a lungo sul viso del giovane che cantava, poi si spostò su Tom, concentrato a suonare la sua chitarra, poi guardò anche Georg. Aveva i capelli legati, in modo che non gli finissero davanti agli occhi. Infine c’era Gustav, il batterista.

“Sara! Cosa stai facendo?”chiese Giulia, avvicinandosi e facendola sobbalzare per lo spavento.

“Guarda chi sta registrando al posto nostro…”disse, senza distogliere lo sguardo dai quattro giovani.

“Oddio…i Tokio Hotel…il mondo è piccolo”sibilò. Ad un tratto uno dei tecnici si accorse delle due “spie”.

“Ragazze…cosa state facendo? Non potete stare qui. Chi vi ha fatte entrare?”domandò con aria molto arrabbiata. Le due giovani non capirono una parola, dato che si era rivolto loro in tedesco.

Le due lo guardarono con aria interrogativa.

Giulia si esibì in un elegante “What?” e il tecnico capì che si trattava di straniere.

“Voi non potete stare qui. Andatevene a casa”disse molto lentamente, cercando di recuperare dalla memoria le poche nozioni di inglese che aveva appreso al liceo.

“Noi siamo qui per registrare, ma quei quattro ci hanno preso il posto!”esclamò Giulia.

“Non ci posso fare niente…tornate un altro giorno con il vostro gruppo”.

“Noi siamo un coro!”esclamò Sara, furibonda. Non stavano facendo nulla di male.

“Ho cercato di essere herzlich…ehm gentile, ma voi mi state facendo arrabbiare…non me ne frega niente di cosa siete. Dovete levarvi da qui. Stiamo registrando per un cd che venderà milioni di copie. Ora sparite. Schnell!”

Giulia era pronta a tirargli un pugno sul naso, ma si trattenne sapendo di essere maggiorenne e che quel gesto le sarebbe costato parecchie grane. Le due giovani si allontanarono amareggiate. Nel frattempo l’insegnante era al telefono con qualcuno e si stava arrabbiando sempre più.

“Ragazze, che palle! Siamo venute qui per niente…che perdita di tempo!”esclamò Giulia, mettendosi seduta a terra.

----------*----------

“Bill oggi ci stai dando dentro un sacco!”esclamò Georg.

“Già…è solo che non vedo l’ora di finire il disco”rispose il giovane sorridendo. Bill guardò attraverso il vetro e vide uno dei tecnici avvicinarsi alla porta e discutere animatamente con qualcuno.

“Secondo voi che sta succedendo?”chiese.

I tre compagni osservarono la scena.

“Cazzo! Quella è la tipa dell’hotel!”esclamò Tom indicando una morettina vicino alla porta.

“Che tipa dell’hotel?”chiese Bill preoccupato, pensando subito ad una nuova vittima del fascino del gemello.

“Una a cui sono andato addosso stamattina, prima di mangiare. È straniera perché non capisce niente di tedesco…mi sa che è italiana”

“Come fai a dirlo?”chiese Gustav.

“Vi ricordate il tour in Italia?”chiese il chitarrista. I tre compagni annuirono.

“Beh mentre eravamo in giro mi sono comprato un paio di riviste e ho visto quella tipa su una pubblicità. Ovviamente era un po’ meno vestita!”disse sorridendo.

“Tom! Sei sempre il solito…comunque cosa ci fa qui?”chiese Bill, togliendosi le cuffie ed uscendo. Il tecnico cacciò in malo modo le ragazze, poi tornò al suo posto. Si trovò faccia a faccia con il giovane cantante. L’uomo era più basso del ragazzo di almeno quindici centimetri e si trovò ad osservarlo dal basso quasi con aria implorante.

“C’è qualcosa che non va?”chiese, preoccupato. Conosceva Bill Kaulitz da parecchio tempo e sapeva quando quel ragazzo era arrabbiato. Non capitava spesso, ma quando succedeva erano guai per tutti.

“Come mai ha cacciato via quella ragazza?”chiese il giovane.

“Non poteva stare qui. Questa è una zona riservata solo allo staff”

“Avrebbe potuto rivolgersi in altri termini”.

“Senta, signor Kaulitz. Non voglio di certo farla arrabbiare, ma ho quasi cinquant’anni e so come comportarmi con delle ragazzine. Ora torni in sala che il lavoro è ancora tanto”

Il ragazzo non lo ascoltò ed uscì per scusarsi al posto del tecnico.

Vide la giovane di spalle. La riconobbe dai capelli.

“Sara…girati, ma non svenire”disse Giulia dandole dei colpi sugli stinchi. La ragazza si voltò e non riuscì a dire nulla.

“Ragazze…quello è Bill dei Tokio Hotel!”esclamò una delle altre coriste e subito le altre si voltarono ed andarono incontro al famoso cantante. I due ragazzi cercarono di mantenere almeno un contatto visivo, ma la cosa fu impossibile.

“Ragazze!”gridò l’insegnante. Subito le coriste si placarono.

“Questo posto è completamente disorganizzato. Andiamocene. Stasera contatterò il direttore”disse.

Le allieve seguirono l’insegnante.

“Non ti preoccupare, so in che stanza sta”disse Tom al gemello, visibilmente avvilito.

----------*----------

“Non fare così…porca troia! L’hai visto non sei contenta? Fai almeno un sorriso!”esclamò Giulia. “Non mi va di sorridere al momento…lasciami stare”disse la ragazza sdraiandosi sul letto ed accendendo l’iPod. La voce del giovane che aveva appena visto le sussurrò una tenera canzone nella sua lingua madre. Le sillabe dure sembravano stonare con quella melodia, ma a lei non importava. Le bastava sentire quella voce irresistibile. Chiuse gli occhi, per non vedere Giulia sbuffare ed uscire in balcone.

Dalla tasca estrasse un pacchetto di Camel light e se ne accese una.

“Scusa, hai l’accendino?”si sentì domandare dal balcone di sopra. Levò lo sguardo e vide una sua compagna.

“Sì”.

“Lanciamelo su!”esclamò

“Alice, giuro che se non lo prendi e lo lasci cadere poi ti ammazzo. È quello che mi ha regalato Paolo”

“Sì sì, ora però non rompere le palle e lanciami l’accendino”.

Ovviamente la ragazza mancò la presa e il prezioso regalo andò ad infrangersi proprio sul balcone della prof.

“Cristo santo!”esclamò Giulia spegnendo la sigaretta e buttandola lontano. Rientrò di corsa in camera e andò in bagno.

Al piano inferiore si aprì la finestra e subito la prof cominciò a fare il giro delle camere per beccare la proprietaria dell’oggetto.

Bussò alla camera 375 e Giulia le aprì. “Salve prof. Tutto bene?”chiese ostentando sicurezza.

“No, non va tutto bene…ho trovato questo sul mio balcone…”.

“Un accendino?”

“Sì”

“E come mai è venuta qui?”.

“Perché vorrei sapere se è vostro”

“Prof, lei crede che Sara possa fumare?”

“Di lei i fido, ma tu avevi il vizio. Sicura di non esserci ricascata?”

“Certo prof…non si fida di me? Provi a chiedere a qualcun altro”

“Mmm, non mi convinci molto, ma per ora lascio correre. Se ti becco con una sigaretta sappi che ti spedisco a casa con il primo aereo”

“Non si preoccupi. Ah, un’altra cosa. Visto che oggi non abbiamo niente da fare, abbiamo il pomeriggio libero?”.

“Sì, anche la serata libera. Ho saputo che ci sono un paio di locali carini e sicuri in zona, quindi potete stare in giro. Il portiere dell’hotel mi ha assicurato che controllerà che ogni ragazza sia nella sua stanza entro l’una e mezza”

“Va bene…allora a domani prof”

“Perché ora dove vai?”

“Faccio uscire dal letargo la mia amica ed andiamo a goderci Berlino”disse con un sorriso.

Giulia attese che la donna se ne andasse, poi corse al piano superiore e bussò con rabbia alla porta.

“Alice…io ora ti tiro il collo!”esclamò avventandosi sulla compagna.

“Ma io non ho colpa! Il tuo lancio faceva cagare!”

“Il mio lancio faceva anche cagare, ma tu avresti potuto benissimo scendere e venire fino in camera mia a chiedermi l’accendino, mentre ora ce lo ha la prof ed è incazzata come una faina!”

“Senti, mi dispiace. Io non volevo…te lo ricompro nuovo!”

“No…perché me lo aveva regalato Paolo prima di partire…come minimo mi devi offrire da bere per un’intera giornata all’Oktoberfest!”

“Ok, va bene…ti offro da bere, ma ora lasciami andare!”.

“Guarda che me lo hai promesso…l’Oktoberfest comincia settimana prossima, quindi vedi di essere puntuale!”esclamò, tornando in camera sua.

Sara stava ancora dormendo. Giulia le tirò via le cuffie dalle orecchie e la svegliò.

“Che cazzo vuoi?”chiese la ragazza.

“Oh non fare l’odiosa che non ti viene bene. La prof ci ha dato tutta la giornata libera, quindi ora tu ti vesti ed andiamo a fare shopping”.

“Non ne ho voglia”

“E a me non me ne frega, quindi alzati”

Sara sorrise. La sua amica riusciva a tirarla su di morale in ogni situazione. Si preparò e riempì la borsa, quindi uscì dall’albergo.

“Siamo solo noi due?”chiese.

“Certo…tu volevi anche quella rompi palle di Carola tra i piedi?”.

Sara scosse la testa.

“Ah, giovane solista, spero tu ti sia portata dietro tanti soldi, perché stiamo anche fuori a cena”.

“Come?”

“Tutta la giornata libera, fino all’una e mezza…non vorrai sprecare il tuo tempo a tornare in hotel per mangiare”.

“Hai ragione…andiamo allora!”esclamò ridendo.

Quella giornata era stranamente calda e il sole era quasi fastidioso. Le ragazze inforcarono gli occhiali e si prepararono ad una giornata di spese folli.

----------*----------

“Bill perché te la sei presa tanto con quell’uomo?”chiese Tom inserendo le chiavi nel quadro della Cadillac.

“Mi ha dato fastidio il fatto che sia stato scortese. Non voglio che quelle ragazzine pensino che siamo quattro tizi che, visto che sono famosi fanno quello che vogliono”

“Che te ne frega? Probabilmente non le vedrai mai più!”esclamò il ragazzo, inserendo la retromarcia e partendo dal parcheggio.

“Non hai mica detto che sono nel nostro stesso albergo?”chiese Bill, chiudendo gli occhi.

“Sì, ma quante possibilità hai di rivederle? In fondo hanno la prof che potrebbe benissimo essere la reincarnazione del Führer. Non le farà mai uscire dalle loro stanze, tranne per pranzo, cena e colazione e per andare a registrare”

“Tomi!”gridò Bill attaccando le mani al cruscotto.

Il rasta frenò di colpo. Nel parlare si era distratto e aveva quasi investito due ragazze che stavano attraversando.

“No…non è possibile…ma con tutte quelle che girano per la città proprio ‘ste due?”chiese il giovane.

Bill saltò giù dalla macchina, imitato dagli altri tre.

“Cazzo! Ma allora sei un completo imbecille! Chi cazzo ti ha insegnato a guidare?”gridò Giulia dando un calcio al muso della macchina.

“Hey che cazzo fai? È la mia auto!”strillò Tom.

“Finché le parli in tedesco non vi capirete mai”disse Gustav, divertito.

Tom sospirò. “La prossima volta, guarda dove vai prima di attraversare”disse in inglese.

Giulia lo guardò con odio.

“Al momento è meglio che non ti risponda. La prossima volta cerca di pensare di più alla strada, piuttosto che chiacchierare con i tuoi amici!”esclamò Giulia, velenosa.

I due già si odiavano.

“Sentite, ci dispiace. Voi state bene?”chiese Bill, cercando di calmare il fratello.

Sara non gli aveva levato gli occhi di dosso.

“Per star bene stiamo benissimo, ma il tuo caro fratello per poco non ci ammazzava”.

“Lo so…scusateci. Come possiamo farci perdonare?”.

“Prima di tutto fai tornare la mia amica nel mondo dei vivi…cerca di sparire in fretta o questa sviene qui”.

I quattro ragazzi della band si voltarono verso Sara. Era in una sorta di stato di trance.

Giulia la scosse. “Senti, bella addormentata, vedi di riprenderti, altrimenti ti prendono per scema”disse in italiano. I Tokio Hotel non capirono una parola e rimasero impassibili.

“Che perdita di tempo. Leviamoci dalle palle. Abbiamo altre cose a cui pensare”.

“Che hai da borbottare biondino? Parla in una lingua che possa capire, almeno ti rispondo per le rime”disse Giulia.

“Sei una gran rompicoglioni, lo sai?”disse Tom, risalendo in macchina. Giulia alzò il dito medio.

“Sai che non me ne frega un cazzo se sei famoso. VAFFANCULO!”disse in italiano. Tom capì perfettamente l’ultima parola.

“Bill, muovi il culo e sali in macchina. Dobbiamo tornare in albergo”

“Senti, sicure di stare bene”

“Sì, ma ora vai o il tuo simpatico fratellino investe pure te”.

Sara si riscosse dai suoi pensieri.

“Si può sapere che ti è successo?”chiese Giulia.

“Io…non lo so…non riuscivo a muovermi…”disse la ragazza.

Bill si affacciò dal finestrino.

“Tenete, questi sono due pass per il concerto di lunedì. Per farci perdonare”

Dall’interno dell’auto provennero le proteste di Tom. Sara prese i due talloncini plastificati e nel farlo sfiorò le dita del giovane. Si sentì arrossire ed abbassò lo sguardo.

“Bene…e ora se nessun altro pazzo scatenato attenta ala nostra vita, direi che possiamo proseguire con il giro turistico”.

----------*----------

“Si può sapere perché gli hai dato quei pass?”

“Quelle due potevano benissimo denunciarti. Sei passato con il rosso e per poco non le investivi. Se una delle due si fosse fatta male saresti finito nella merda fino alle orecchie, ecco perché ho dato loro quei due pass”.

Bill incrociò le braccia contro il petto e guardò fuori dal finestrino, attraverso le lenti scure dei suoi occhiali.

Tom continuò a guidare verso l’hotel. Nella macchina era sceso un silenzio glaciale. Era sempre così, quando i due gemelli discutevano.

Georg e Gustav si guardarono sorridendo. Sapevano che quei due avrebbero chiarito entro sera. “Sentite, noi ci fermiamo al bar a bere qualcosa, voi no?”.

Bill scosse la testa e salì in ascensore.

Tom, invece si unì ai due amici.

Ordinarono tre birre e restarono lì a chiacchierare.

“Si può sapere cos’avete tu e Bill? Non è successo nulla di grave e si è risolto tutto”disse Georg.

“Non lo so…ogni tanto diventa schizzato quello li…mi fa incazzare da matti”disse Tom sorseggiando la sua birra fresca.

Poco prima della cena i tre tornarono nelle loro camere.

“Stasera che facciamo?”

“Non lo so…chiediamo a Bill e vediamo”disse Gustav.

“Aspettate, c’è quel posto, vicino alla sala di registrazione…cucinano italiano e si mangia bene”disse Georg. La proposta fu accettata.

“Tom, convinci tu tuo fratello e fate pace”aggiunse il bassista, rientrando nella sua stanza.

Il giovane rasta sbuffò, poi bussò alla porta della camera del gemello.

“Chi è?”si sentì domandare.

“La tua coscienza”rispose sarcastico il ragazzo.

“Tomi va via!”

“No…mi hanno detto di venire qui da te”.

Bill aprì la porta. Si era struccato e aveva l’aria terribilmente stanca.

“Cosa sei venuto a fare?”chiese, spazientito.

“Senti, posso entrare? Mi irrita parlare in mezzo al corridoio”.

Il ragazzo sbuffò e lasciò entrare il fratello, quindi si sedette sul letto.

“Mi dispiace per prima…io non volevo arrabbiarmi tanto, solo che quella ragazzina con i capelli rossi mi ha fatto venire i nervi”.

Bill lo guardò e gli sorrise.

“Lo so…solo che certe volte sei troppo impulsivo. Sai che mi da fastidio quando ti incazzi per niente”

Tom sorrise al gemello. “Senti, Georg ha proposto di andare a mangiare in quel posto vicino alla sala di registrazione. Ha detto che cucinano italiano”.

“Va bene…dammi il tempo di farmi una doccia e di vestirmi”.

“Ok…tra tre ore nella hall”

“Spiritoso! Non rido troppo forte perché ho mal di testa”.

Tom scompigliò i capelli al fratello. Bill in tutta risposta afferrò un cuscino e glielo tirò. Rimasero a fare la lotta sul letto, ridendo spensierati come quando erano bambini.

“Ora preparati per la serata, signorina”

“Tom…”

“Cosa?”

“Ti voglio bene”

“Anche io fratellino, ma ora sbrigati, altrimenti saltiamo la cena”.

Bill guardò la porta chiudersi alle spalle del gemello e sorrise. Era bello fare pace con Tom. Sospirò quindi si spogliò ed andò sotto la doccia. I pensieri se ne andarono insieme all’acqua e allo shampoo. Era bello trovarsi lì. Al pensiero del concerto provava un’eccitazione mista a paura, ma sapeva che le sue sensazioni si sarebbero moltiplicate all’avvicinarsi della data stabilita.

----------*----------

“Oddio…mi sa che tra un po’ i miei piedi si suicideranno!”esclamò Giulia sedendosi su una panchina. Le due ragazze avevano le braccia cariche di pacchetti di tutti i tipi.

“Guarda! La sala di registrazione!”esclamò Sara

“Io direi che ci possiamo fermare qui a mangiare, anche perché ho un assoluto bisogno di un piatto di spaghetti!”esclamò Giulia adocchiando il cartello “Spezialgebiet italienisch”.

“Ma tu non parli una parola di tedesco!”

“Lo so, ma mio padre mi ha insegnato un paio di parole, per capire dove potevo andare per mangiare come a casa!”esclamò la ragazza alzandosi e dirigendosi verso l’entrata.

Il posto non era molto affollato, anzi oltre a loro due c’era solo una coppietta che era già arrivata al dolce. Furono accolte da una donna grassoccia, con lunghi capelli biondi.

“Gut Abend”disse sorridendo.

Le due ragazze risposero con lo stesso saluto, poi presero posto. Sara dava le spalle all’ingresso.

Ordinarono entrambe una porzione di spaghetti al sugo, accompagnati da due birre medie.

“No…ma porca…così non va bene!”disse Tom entrando per primo nel ristorante.

Aveva il vizio di controllare la sala, per vedere chi ci fosse e il suo sguardo era stato attirato da una chioma rossa spiacevolmente familiare.

“Che c’è Tom?”chiese Georg. Anche lui vide Giulia e la sua amica.

“Certo che a volte le coincidenze sono fin troppo strane!”esclamò ridendo.

“Sara, mi sa che abbiamo compagnia. Non girarti, ma promettimi che non andrai in fissa come al solito”

“Non mi dirai che i Tokio Hotel sono entrati in questo posto”

Giulia si limitò ad annuire e Sara si voltò proprio nell’istante in cui Bill fece il suo ingresso. Indossava una maglia scura attillata, infilata nei jeans neri, stretti da una cintura borchiata. I capelli liscissimi ricadevano elegantemente sulle sue spalle. Gli occhi nocciola nascosti dietro un paio di Ray-Ban scuri.

“Oddio…questa è fortuna”disse la ragazza, sorridendo.

“Dipende dai punti di vista”borbottò Giulia, guardando l’altro Kaulitz.

I Tokio Hotel presero posto in un tavolo poco lontano.

“Sentite, a questo punto potremmo anche invitarle a mangiare con noi”disse Gustav.

“Ma sei pazzo? Io quella sclerata non la voglio qui…magari riesce anche a mandarmi a fanculo mentre mangiamo”.

“Dai Tomi, non ti incazzare. Vedrai che magari con lo stomaco pieno è più gentile”scherzò Georg.

“Beh, se proprio insistete…chiedete pure”disse Tom, affondando lo sguardo nel menù.

Bill era rimasto in silenzio fino a quel momento, osservando attentamente tutto da dietro le sue lenti.

“Ragazze, vorreste mangiare con noi?”chiese Georg, andando verso le due studentesse.

Sara non poteva credere alle proprie orecchie. Avrebbe cenato con i Tokio Hotel.

Guardò Giulia che annuì senza dimostrare un grande entusiasmo.

Si sedettero. Caso volle che Giulia si accomodasse proprio al fianco dell’odiato chitarrista.

“Tu guarda chi si rivede!”esclamò Tom, acido.

“Ragazzi…non ancora. Vediamo di arrivare in fondo alla cena senza litigare”disse Bill levandosi i Ray-Ban ed usandoli per tenere indietro i capelli dal viso.

“Beh, io sono Georg”disse il ragazzo, stringendo la mano delle coriste.

“Gustav”disse il batterista.

“Io sono Tom, ma a quanto pare ci conosciamo già”disse il giovane, stringendo la mano di Sara.

“E io sono Bill”.

“Sara…molto piacere”disse lei, con aria sognante.

“Giulia”rispose la compagna, sorridendo.

“Bene e ora che ci siamo presentati possiamo anche ordinare qualcosa”.

Mangiarono tutti con gusto.

“Di dove siete?”chiese Gustav

“Milano”

“E che ci fate a Berlino?”

“Facciamo parte di un coro e siamo state ingaggiate per fare alcuni concerti e per registrare un disco”rispose Sara.

“Per questo oggi eravate alla sala”disse Tom.

“Pensavi ti stessimo seguendo?”chiese Giulia sarcastica.

“Mah, al mio fascino resistono poche ragazze”.

“Quanto resterete qui?”chiese Bill deviando il discorso ed evitando un’altra lite.

“Per un mese, fino a novembre. Voi?”.

“In teoria fino al concerto, poi dovremo tornare ad Amburgo per qualche settimana, in attesa che inizi il tour europeo”.

“Già, con tre tappe in Italia”disse Georg

“Torino, Milano e Roma”concluse Sara.

“Scusa, ma tu sai proprio tutto di noi?”chiese Gustav.

“No, tutto no. Però mi piacciono un sacco le vostre canzoni”

“E il vostro cantante”aggiunse Giulia.

Sara la fulminò con lo sguardo.

“Ragazze, vi va di venire con noi a fare un giro?”chiese Georg allentando la tensione che si era creata.

“Dipende. Noi alla una e mezza dobbiamo rientrare obbligatoriamente”disse Giulia

“C’è il Führer che controlla la porta?”chiese Tom.

“Chi?”

“La vostra insegnante?”

“No no…il portiere dell’albergo”rispose la ragazza, divertita per la battuta sulla prof.

“Beh anche lui dev’essere piuttosto verhasst”.

“Cioè?”

“Odioso…”si spiegò il ragazzo

“Non preoccupatevi. Per l’una torniamo anche noi, anche perché il nostro frontman ha bisogno di riposare parecchio in vista del concerto”disse Gustav.

Bill annuì, distratto. “Beh, spero che abbiate una macchina grande ed un baule capiente”disse Giulia sorridendo.

I due gruppetti pagarono le loro cene, quindi si avviarono verso il parcheggio.

“Sara…contenta?”chiese Giulia

“Sì, però potevi risparmiarti la battutina”disse la ragazza con rabbia.

“Cosa ti ho detto?”.

“Della cotta per Bill. Potevi startene zitta”.

Giulia sbuffò, poi si accorse che Georg la stava guardando e, senza spiegarselo, arrossì.

La serata passò tranquillamente in un piccolo pub. Le due ragazze si stupirono della quantità esorbitante di birra e altri alcoolici che Tom poteva ingerire senza ubriacarsi.

Alla fine della serata, però fu Georg a guidare e Tom si addormentò sul sedile posteriore, con la testa appoggiata ad una spalla del gemello.

Bill, dal canto suo aveva preso solo cocktail analcolici.

“Grazie della serata”disse Sara recuperando le sue borse dal baule.

“Questa è la nostra camera”disse Giulia, cercando inutilmente di infilare la chiave nella toppa della porta. Anche lei aveva esagerato un po’ quella sera.

Sara le prese le chiavi dalla mano ed aprì.

“Grazie ancora. È stato un piacere”disse, arrossendo.

“Se il vostro Führer dorme, potete salire su e fare quattro chiacchiere. In fondo siete pur sempre in albergo”

“Sì, ma Giulia non è molto in forma”

“Vedrai che le passa. Lasciate le cose e venite su da noi. Saremo tutti alla 432”disse Gustav.

Sara annuì, quindi spinse la compagna in camera.

“Giulia non fare casino!”l’ammonì, notando la sagoma di Carola nel letto.

L’altra ragazza si sdraiò nel letto e cadde in un sonno profondo.

Sara sospirò e si mise il pigiama. Non sarebbe salita da sola.

Ad un tratto pensò che le stavano aspettando. Non poteva non avvisarli, quindi aprì delicatamente la porta e si guardò intorno.

La prof stava sicuramente dormendo, vista l’ora e le sue compagne erano quasi tutte a fare festini nelle stanze.

Salì con cautela le scale, poi bussò timidamente alla camera 432.

Le aprì Georg.

“Scusatemi, ma sono salita per dirvi che è meglio che io vada a dormire. La mia amica sta già dormendo…”

Georg sorrise.

“Beh, tu resta qui. Non sarai salita solo per questo”.

Dall’interno della camera giungeva il remoto suono della tv e la voce di Bill che cantava.

Sara si lasciò convincere ed entrò. Tom era in balcone e probabilmente stava fumando. Gustav era stravaccato su un divano e Bill era sdraiato sul letto con le cuffie alle orecchie.

“E così questo è il lato oscuro dei Tokio Hotel”disse la ragazza con un sorriso.

“No…non hai ancora visto il peggio”le assicurò il bassista passandosi una mano tra i capelli. Ad un tratto si udì bussare. Sara scattò sull’attenti.

“Di che hai paura? Credi che il Führer ti verrà a cercare qui? Noi non siamo degli studenti e di certo la tua prof non sa nemmeno chi siamo”disse Georg ridendo ed andando ad aprire.

Giulia era in piedi, davanti all’uscio.

“Bella stronza…credevo che mi avresti avvertita che salivi”disse, scura in volto.

“Scusa, ma stavi dormendo come un orso in letargo”.

“Le mie orecchie sentono una vocina fastidiosa!”esclamò Tom entrando con la sigaretta a penzoloni tra le labbra.

“Tomi! Quante volte te lo devo dire che se fumi in camera scattano i rilevatori?”chiese Bill saltando in piedi.

Il rasta alzò le mani in segno di resa e tornò in balcone.

Giulia prese una delle sue Camel light e raggiunse il rasta, non tanto per la compagnia, ma perché era certa che lui avesse un accendino.

“Come? Fate le coriste e lei fuma?”chiese Georg.

“Beh, ogni tanto un po’ di nicotina aiuta”disse Sara, guardandosi intorno, cercando un posto dove sedersi. Quella stanza era puro caos primordiale.

“Oh, non fare caso al disordine. È la stanza di Tom”disse Gustav, cambiando canale alla tv.

Bill guardò attentamente Sara.

Era una ragazza particolare. Si vedeva che era contenta di trovarsi lì, ma era anche in imbarazzo.

“Siediti qui”disse, togliendosi le cuffie.

Sara si voltò ed arrossì terribilmente.

“Non sono famoso per aver mangiato delle ragazze”disse Bill sorridendole.

La corista si scostò i capelli dal viso e si sedette sul letto, vicina al suo idolo.

“Dimmi, come mai sei nel coro?”chiese Bill.

Nel frattempo anche Georg era uscito a fumare, cercando di controllare gli altri due ragazzi.

“La musica è tutta la mia vita. È da quando sono piccola che mi piace cantare e un giorno mi piacerebbe arrivare lontano attraverso la mia musica”.

“Beh, anche io la pensavo così anni fa”

“Allora spero che anche io possa fare tanta strada”rispose lei, sorridendo. L’imbarazzo di poco prima si era dissolto nel nulla.

“Ah, a proposito…i pass per il concerto…uno ve lo devo ridare”.

“Perché?”chiese Bill

“A Giulia non interessa…insomma non le piace la vostra musica…mi dispiace”disse, con una certa vergogna.

“Non importa…ma tu prova a portarla lo stesso. Sono sicuro che si ricrederà”disse con un sorriso.

Sara si vergognava a dirlo, però non poteva promettere una cosa che era certa di non poter mantenere.

“Io la porterei volentieri, solo che io ho comprato un solo biglietto per il concerto…”.

Bill la guardò. “Di questo non ti devi preoccupare. Se vi invitiamo noi non ci sarà bisogno dei biglietti”disse con un sorriso.

Le due giovani restarono in camera per qualche ora, poi alle tre scesero. Era davvero tardi.

“Caspita…certo che sono due ragazze simpatiche”disse Georg stiracchiandosi, pronto per tornare in camera sua.

“Dipende dai punti di vista”mugugnò Tom. Aveva sopportato Giulia per tutta la serata e se non fosse stato per Georg probabilmente avrebbero litigato almeno un paio di volte.

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Capitolo 2
*** 2. Un sogno diventato realtà ***


2. Un sogno diventato realtà

 

La mattina seguente, Sara si svegliò con un terribile mal di testa. Si era stancata parecchio il giorno precedente. Si mosse leggermente e sentì le cuffie dell’iPod arricciate intorno al polso. Si liberò, poi uscì dal letto ed andò in bagno. Sentì odore di fumo e guardò fuori. Giulia era in balcone. Le cuffie nelle orecchie e una sigaretta tra le dita.

“Non smetterà mai…”pensò scuotendo la testa.

Si lavò la faccia e i denti, poi si truccò e si pettinò, infine si vestì.

“Buon giorno!”disse con un sorriso, raggiungendo la compagna che era già pronta.

“Ciao…come hai dormito?”rispose Giulia, spegnendo l’mp3.

“Divinamente! Ancora non ci posso credere!”disse saltellando.

“Sono contenta per te…”disse con un sorriso.

“Ah, Bill mi ha chiesto di portarti al concerto, visto che abbiamo i due pass per i backstage potremo incontrarli anche al concerto”.

“Davvero?”chiese Giulia non credendo alle proprie orecchie.

“Sì! Aspetta…come mai sei così contenta? Non sarai una delle numerose vittime del giovane Tom?”chiese la giovane, guardandola con aria allusiva.

“No…lui non centra niente…è solo che…”

“Chi è? Georg? Gustav? Oppure Bill?”

“No, quel darkettone te lo puoi tenere…si tratta di Georg…insomma ieri sera è stato simpaticissimo e gentilissimo”.

“Ho capito…beh ho notato che spesso ti guarda! Complimenti!”esclamò Sara abbracciando l’amica.

Sara rise.

“Che ci trovi di divertente?”

“Meno di due giorni fa non potevi nemmeno sentirli nominare…ed ora muori per il loro bassista! Ti ho convertita ai Tokio Hotel!”esclamò.

Giulia rise con lei, poi scesero a colazione.

Incontrarono Carola nella hall.

“Dove avete dormito stanotte?”chiese curiosa.

“In camera, perché?”risposero le ragazze, guardandosi.

“Sono tornata alle due ma non c’eravate e le altre mi hanno giurato di non avervi viste”.

“Vai pure di sopra a controllare. Siamo state in camera a dormire”disse Giulia.

“Secondo me avete trovato qualche ragazzo e siete state in giro fino a tardi”.

“Credi quello che vuoi, ma puoi benissimo chiedere al portiere per sapere a che ora siamo tornate”rispose Sara.

Carola se ne andò, un po’ delusa.

“Ma quella non si fa mai i cazzi suoi?”chiese Giulia prendendo posto in sala da pranzo.

“Ragazze, per stamattina vorrei fare delle prove di sezione nella sala qui affianco. Il direttore mi ha assicurato che non ci disturberà nessuno. Prima vorrei provare con Sara, almeno per un’ora e mezza. I soprani verranno da me dopo pranzo, i contralti per le 14 e 30, poi potrete riposarvi e stasera avremo un incontro con alcuni giornalisti”

“Prof, siamo solo un coro, mica delle star di Hollywood!”esclamò Sara.

“Signorina, tu devi prepararti molto bene, dato che sarai quella a cui faranno più domande. Ora vai di là e scalda un po’ la voce”.

La ragazza annuì e salutò Giulia con un cenno della mano.

“Voi andate nelle vostre stanze. Non vi voglio in giro per l’hotel. Ripassate le parti e state tranquille”disse la donna.

Le studentesse si volatilizzarono.

“Ja mein Führer!”pensò Giulia, tornando in camera e pregustandosi un’altra sigaretta.

 

----------*----------

 

Sara osservò attentamente la sala. C’era un bellissimo pianoforte a coda, poggiato su un pavimento di parquet lucido. La giovane si sedette e poggiò le dita sulla lunga tastiera. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Quando si trovava davanti ad un pianoforte nuovo era sempre un po’ restia a suonarlo, per timore che qualcuno potesse sentirla.

“La prof mi ha detto di scaldare la voce, quindi devo suonare per forza”si disse. Lentamente cominciò a premere qualche tasto a caso, poi iniziò a suonare una delle sue tante canzoni. Cominciò a canticchiare a bassa voce, poi la sua passione per la musica ebbe il sopravvento e cantò come se si stesse esibendo davanti ad un pubblico. Le parole le conosceva a memoria, la musica pure, quindi si lasciò andare completamente, distaccandosi dal mondo che la circondava. In quel momento c’erano solo lei e il pianoforte.

I brani si susseguirono uno dopo l’altro e la prof ancora non arrivava. Sara non si preoccupò, in fondo si stava solo esercitando.

 

----------*-----------

 

Bill scese per fare colazione. Suo fratello stava ancora dormendo, come al solito. Georg era appena uscito per una passeggiata in incognito e Gustav stava guardando la tv.

Una musica familiare lo attirò lontano dalla sala da pranzo.

“Ma questa è una delle nostre canzoni”pensò canticchiando tra sé la canzone che aveva scritto parecchio tempo prima e che aveva riscosso molto successo.

La porta della sala era socchiusa e il giovane si permise di sbirciare dentro. Vide un pianoforte bianco, ma da quella posizione non era in grado di vedere chi stesse suonando. Si trattava sicuramente di una ragazza, a giudicare dalla voce.

“Please don't jump
Don't jump

And if all that can't hold you back
I'll jump for you”

La canzone era terminata.

L’arrangiamento al pianoforte era favoloso. Poteva essere sicuramente migliorato, ma la pianista era davvero brava. Subito dopo partì un’altra canzone. Bill la riconobbe dai primi accordi.

La canzone che aveva scritto per Tom…la loro canzone.

“Ich will da nicht allein sein
lass uns gemeinsam
In die Nacht
Irgendwann wird es Zeit sein
Lass uns gemeinsam
In die Nacht“

Bill si unì alla cantante, aiutandola con il ritornello. La musica si fermò di colpo e un viso familiare fece capolino da dietro lo strumento.

“Ciao!”esclamò il ragazzo sorridendo.

“Ciao…io non sapevo che fossi qui”rispose Sara, arrossendo fino alla punta dei capelli.

“Non preoccuparti. Sei molto brava. Devo proprio farti i complimenti. Hai avuto una bella idea a riadattare i pezzi per pianoforte”disse sorridendole.

“Oh…grazie. L’ho fatto perché so suonare solo il piano…”

“Beh, ma sei brava lo stesso”.

“Grazie…”rispose lei portandosi i capelli dietro le orecchie.

“Senti, potresti farmi vedere come hai fatto?”.

“Eh? Sì, certamente”rispose, rimettendosi seduta.

Bill si avvicinò e Sara gli fece un po’ di posto sullo sgabello.

“Mi dispiace, stiamo un po’ stretti”.

“Non ti preoccupare, mi pare che nessuno dei due occupi più della metà”disse il giovane sorridendole di nuovo.

“Senti, io ti avviso che potrebbe entrare la mia prof da un momento all’altro”.

“Beh? Che importa? Non stiamo facendo nulla di male e poi mi pare che tu ti sia preparata a dovere per le prove, no?”.

“Già, hai ragione!”

Rimasero insieme per quasi mezz’ora, poi Tom entrò nella sala.

“Bill! Ecco dov’eri finito! Pensavo fossi a colazione!”esclamò in tedesco.

“Ciao Tomi…Sara mi sta insegnando un paio di cose al pianoforte!”esclamò lui, con un sorriso a 32 denti.

Tom sorrise a sua volta ed osservò i due ragazzi.

“Vedi…qui devi fare do minore, poi si bemolle e infine mi bemolle”disse Sara, poggiando le lunghe dita sulla tastiera.

Bill la imitò suonando un’ottava più in alto e canticchiando la melodia. Le sue unghie laccate di nero creavano un piacevole contrasto con l’avorio candido dei tasti e con lo smalto di un tenue rosa di Sara.

“Bravo!”esclamò la giovane, osservandolo con la coda dell’occhio.

“Hey, ma la tua SIMPATICA amica non c’è?”chiese Tom.

“No…in teoria avrei dovuto provare solo io”.

“Perché?”chiesero i due gemelli.

“Beh…io canto come solista…”rispose la ragazza arrossendo.

“Hai detto la cosa sbagliata”disse Tom.

“Perché?”domandò lei, preoccupata.

“Adesso il mio simpatico fratellino ti martellerà di domande, fino all’esaurimento!”esclamò Tom, mostrando il suo solito, irresistibile sorriso.

Sara si mise a ridere.

“Beh, di certo mica mi dispiace farmi martellare di domande da Bill Kaulitz!”pensò.

In quel momento entrò la professoressa.

“Sara! Chi sono questi due?”chiese, arrabbiandosi.

“Oh, prof…loro sono Bill e Tom Kaulitz…sono due…ehm…ragazzi del posto”disse in inglese, in modo che i due capissero.

“Oh…e cosa ci fanno qui?”chiese la donna.

“La sua allieva è molto brava. Noi siamo due cantanti e ci siamo fermati per farle i complimenti”intervenne Bill, alzandosi e stringendo la mano alla donna.

La professoressa si lasciò sfuggire un lieve sorriso.

“Grazie, ma ora devo chiedervi di andarvene. Ho una lezione da fare”

Bill e Tom si avviarono verso l’uscita e il minore dei due gemelli indicò il piano superiore con l’indice, guardando Sara negli occhi.

Lei annuì, poi tornò a concentrarsi sulla sua insegnante.

“Senti, io rimango un po’ qui ad ascoltarla…tu che fai?”chiese il giovane frontman una volta fuori dalla sala.

“Visto che per venirti a cercare non ho fatto colazione, credo che andrò a mangiare qualcosa in camera…non hai del cioccolato?”

“Nella mia borsa, quella sotto il televisore”

“Danke bruder!”esclamò Tom

“Ah, Tomi”

“Si?”

“Vedi di non mettermi a soqquadro la camera…voglio tutto in ordine come prima”.

“Certo mamma…”esclamò il chitarrista, allontanandosi di corsa.

 

----------*----------

 

Sara si mise in piedi e cominciò a fare i vocalizzi che le ordinava la prof. Ogni volta sempre più in alto.

“Brava…vedo che oltre ad intrattenere i villici del luogo ti sei anche esercitata”.

“Prof…quei due ragazzi fanno parte di un gruppo famoso in tutto il mondo!”esclamò la ragazza.

“Ah sì? E chi sarebbero?”

“Sono i Tokio Hotel, ma credo che lei non ne abbia mai sentito parlare”.

“Oh…mia figlia ha comprato un paio di cd…beh poco importa…non devi farti distrarre. La loro musica non centra nulla con la tua. Ora proseguiamo e comincia a cantare dalla battuta 33”disse.

Le prove durarono fino alle 13, poco più di tre quarti d’ora, poi la ragazza potè andare a mangiare insieme alle compagne.

“Com’è andata la prova?”chiese Giulia

“Come al solito”

“Cioè?”

“La prof è arrivata in ritardo e non ho fatto nemmeno un’ora”.

“Quindi? Che hai fatto da sola?”

“Ho suonato…e cantato…e ho fatto lezione al posto della prof”.

“In che senso?”

“Beh…mentre suonavo, anzi mentre cantavo In die nacht, ho sentito qualcun altro cantare con me…e indovina chi era?”

“Non sono brava con gli indovinelli, ma credo fosse Bill”

“Centro perfetto!”

“E cos’è successo?”

“Mi ha chiesto se potevo fargli vedere gli accordi…”.

“Sì…ora si chiamano accordi!”

“Giulia! Non fare la cretina!”

“Beh, mi piacerebbe stare qui ancora per qualche minuto, ma sono in ritardo e devo andare a prova…con noi la prof non è mai in ritardo…ci vediamo dopo”.

“Se non mi trovi in camera…sai dove sono”

“Sì…non ti preoccupare!”esclamò, salendo in camera.

 

----------*----------

 

“Allora?”chiese Tom.

“Cosa?”

“Come canta?”

“Chi?”
“Senti, smettila di fare il coglione! Sai di chi sto parlando!”

“Uffa…ti incazzi subito…”

“Allora?”

“Canta bene…dannatamente bene!”

“E…”

“E cosa?”

“So che vuoi dire altro”

“E mi hai lasciato la camera una merda! Cazzo Tom, ma è possibile che dove passi tu non c’è mai ordine?”

“Peggio di Attila!”esclamò il ragazzo, spingendo il gemello dentro la camera completamente sotto sopra.

“No Tom…non ho voglia di scherzare. Ora dovrò rimettere tutto in ordine!”

“Chi se ne frega, no? Tanto la tua bella verrà a bussare alla mia porta!”

“Perché?”

“Ti ricordo che è l’unica camera che ha visto…”.

“Oh…hai ragione. Beh quando arriva mandala da me”

“Perché?”
“Beh, l’ho invitata io, no?”

“Allora vieni tu da me, almeno non si scomoda”.

“Fai come vuoi, ma ora sparisci. Con te in giro non riuscirei mai a sistemare”.

“Perché?”

“So benissimo che, mentre metto ordine da una parte, tu fai casino dall’altra…non finirei mai”.

“Bravo il mio fratellino!”esclamò Tom, scompigliando i capelli al gemello.

“Cazzo Tom! I capelli no!”gridò Bill, ma il giovane rasta era già fuggito.

 

----------*----------

 

Sara andò in camera e si guardò allo specchio. Sorrise ed arrossì. Ancora non riusciva a crederci. Bill Kaulitz le aveva parlato, erano stati insieme e l’aveva anche invitata in camera sua. Sospirò.

“Bene…sta andando tutto a meraviglia”pensò, sapendo di avere tutto il pomeriggio libero.

Uscì dalla sua stanza e andò verso le scale.

“Saretta! Dove stai andando?”. Era l’irritante voce di Carola.

La giovane solista si voltò.

“Da nessuna parte…stavo scendendo di sotto”.

“La prof ha detto che dobbiamo restare per forza in camera!”

“Tu non dovresti essere alle prove?”

“No, sono un contralto io…proviamo più tardi!”.

“Merda, merda, merda, merda e merda! Questa non me la levo più di dosso!”pensò Sara, sorridendo.

Carola era una ragazza molto bella. Alta, con lunghi capelli biondi che le ricadevano in morbidi boccoli fino a metà schiena. Gli occhi azzurri incantavano praticamente tutti i professori, anche perché la giovane aveva la capacità di sbatacchiare le lunghissime ciglia arrivando ad intenerire chiunque. Il problema era che la bella Carola era la persona più rompi palle e curiosa di tutta la scuola e trovarsi in camera con lei era un vero e proprio suicidio.

“Tu non sei una che disubbidisce alla prof, quindi non stavi andando di sotto”.

Ah, Carola era anche dannatamente intelligente e raramente si riusciva a fregarla con una palla banale.

Sara sbuffò.

“O me la porto dietro, o Bill crederà che mi sono dimenticata di lui”

Non aveva alternative. Doveva per forza trascinarsi dietro quell’odiosa a meno che…

“A meno che io non faccia a finta di andare in camera di qualcun altro e poi con una scusa, me ne vada da Bill!”pensò sorridendo.

“Beh, se proprio vuoi saperlo, stavo salendo da Alice…”.

“Davvero? Posso venire anche io?”

“Certo…andiamo”

Sara bussò e fu proprio Alice ad aprirle.

“Ciao Ali…sono arrivata! C’è anche Carola!”esclamò.

“Stai zitta e reggimi il gioco…mi devo sbarazzare di lei”aggiunse sotto voce spingendo dentro la compagna.

La giovane restò qualche minuto in camera, poi finse di essersi scordata il cellulare.

“Vado a riprenderlo…torno subito!”esclamò.

Uscì di corsa dalla stanza, poi salì al piano superiore.

Bussò delicatamente alla camera 432. Le aprì Tom.

“Ciao! Il mio caro fratellino arriva subito. Vado a chiamarlo!”esclamò, facendola accomodare.

Sara vide che il rasta stava andando a bussare alla 435, la camera di fronte.

“Cosa c’è?”chiese Bill in tedesco.

“È arrivata la tua bella…immagino vogliate stare un po’ da soli”.

“Senti, io in camera mia non ti ci lascio, quindi falla venire qui…c’è già abbastanza casino in giro senza lasciarti sguinzagliato e libero di fare quello che vuoi…”.

“Grazie…questa cosa potrebbe offendermi”

“Lo so che non te ne frega un cazzo…”

“Signorinella, non si usano certe parole!”esclamò Tom, tornando nella sua stanza.

“È di là”disse in inglese, indicando la porta alla ragazza.

“Danke…”rispose lei, arrossendo.

“Ma allora un po’ di tedesco lo parli!”

“Due o tre parole…ja, nein e danke…”disse, sorridendo.

Bussò alla porta di Bill e dopo aver udito un debole “avanti”si permise di entrare.

“Ciao…scusami se ci ho messo tanto, ma ho dovuto liberarmi da una mia compagna”.

“Capisco…”

Nessuno dei due sapeva che fare…

Tom aveva un orecchio poggiato contro la porta e stava tentando di origliare.

“Tom Kaulitz! Si può sapere che diavolo stai facendo?”chiese Georg uscendo dalla sua camera.

“Sto origliando mio fratello…c’è quella corista in camera sua…tu piuttosto? Che ci fai in giro?”esclamò il ragazzo, balzando per lo spavento.

“Essendo un essere umano ho bisogno di mangiare…stavo andando a farmi un panino già di sotto. Tu ora vieni con me!”

“Perché?”

“Perché non è carino ascoltare gli altri di nascosto!”

“Cazzo Georg sembri mia madre! Anzi, sei peggio di mia madre!”esclamò Tom, seguendo il compagno.

 

----------*----------

 

Giulia stava osservando la prof, quando vide attraverso le vetrate della sala due ragazzi che stavano andando di fuori. Si trattava di Tom e di Georg. La ragazza arrossì e cercò di riconcentrarsi sulla parte. Stava per abbassare lo sguardo, quando i suoi occhi incrociarono quelli del bassista, che le sorrise. Giulia cominciò ad osservare lo spartito.

“Giulia! A che battuta siamo arrivate?”chiese la prof, interrompendo l’esecuzione.

“Eh? Alla…60?”chiese lei, preparandosi ad una sgridata.

“Ci sei? Siamo ferme alla 75!”

“Mi scusi prof…è solo che non mi sento molto bene…”disse, abbassando lo sguardo.

“Senti, se stai male sali in camera. Tanto abbiamo quasi finito”disse la donna.

“Va bene…grazie”rispose lei, recuperando le sue cose ed uscendo dalla sala.

 

“Guarda un po’ chi si rivede!”esclamò Tom, sedendosi sullo sgabello del bar.

Giulia si voltò. Sentiva chiaramente gli occhi di Georg sul suo viso, ma non voleva guardarlo. In breve tempo le sue guance divennero rosse come i capelli.

“Hey, non credevo di metterti tanto in imbarazzo”disse Tom.

“Prendi qualcosa da bere?”le chiese il bassista.

“No…io…devo andare in camera…”balbettò, voltandosi e correndo al piano superiore.

La professoressa aveva osservato la scena dalla sala di prova.

“Voi continuate, io devo fare una cosa”disse alle ragazze, avviandosi verso la porta.

In pochi passi raggiunse i due giovani musicisti e si parò loro davanti. Da giovane aveva vissuto in Germania e il tedesco non era un problema.

“Cortesemente, vi chiedo di lasciare in pace le mie alunne!”esclamò.

“Oddio! Il Führer!”pensò Tom sobbalzando sul suo sgabello. Era parecchio tempo che non aveva a che fare con i professori.

“Noi non abbiamo fatto niente”disse.

“Giulia è una mia studentessa. Non importunatela. Non mi importa se siete i Tokio Hotel. Lasciate stare le mie ragazze! Soprattutto Sara. Non deve essere distratta da voi…ha una carriera a cui pensare!”

“Noi invece no! Senta, lei non sa nemmeno di cosa…”cercò di dire Tom, ma Georg lo bloccò.

“Va bene, signora. Ora torni alle sue prove. Noi ci terremo a distanza”disse, alzandosi ed allontanandosi.

 

----------*----------

 

“Sto baciando Bill Kaulitz”pensò Sara, mentre le labbra del cantante si posavano sulle sue. Non poteva essere vero…era sicuramente tutto un sogno.

I due ragazzi si guardarono negli occhi. Sara non riusciva a smettere di guardare quegli occhi nocciola che per tanto tempo l’avevano osservata da un piccolo poster che teneva vicino al pianoforte di casa.

“Tutto questo finirà una volta passato il concerto…”pensò tristemente. Quel pensiero le fece abbassare lo sguardo.

“Che c’è?”chiese il giovane.

“Stavo pensando…”

“A cosa?”

“A quello che sta succedendo adesso…”

“Beh, mi sembri un po’ troppo triste”

“Già…è tutto magnifico…non avrei mai desiderato nulla di meglio, solo che quello che sta succedendo adesso sarà solo un piacevole ricordo, una volta passata la data del tuo concerto”.

“Perché dici così”

“Bill, pensaci…una volta fatto il concerto, tu tornerai ad Amburgo, mentre io starò qui. A novembre tornerò in Italia e non ci rivedremo mai più. Tornerò a guardare i tuoi occhi su quel poster…”disse, sforzandosi di non piangere.

“No…”

Sara lo guardò.

“Non voglio perderti…so che è presto per dirlo, ma io sto bene quando sono in tua compagnia. Non voglio che questa sia solamente un’avventura”

“Ma sarà così…Bill siamo troppo diversi…”disse lei.

“Senti, ora non fare la pessimista. Ora aspettiamo il concerto. Quando arriverà, vedremo cosa fare”disse, abbracciandola.

In quel momento bussarono alla porta. Era Tom.

“Che è successo?”chiese Bill, guardandolo in faccia.

“Si tratta della sua prof”.

“Cosa hai combinato?”chiese il cantante, vedendo che Sara era sbiancata.

“Io? Niente! Chiedilo anche a Georg!”

“Racconta tutto”

“Beh, noi ce ne stavamo seduti comodi giù al bar, quando è arrivata la sua amica”.

“Giulia”

“Sì, lei. Beh io ho fatto una battutina e Georg le ha chiesto se voleva bere qualcosa”

“Poi?”chiese Bill, temendo il peggio.

“Poi quella è diventata viola in faccia e se n’è andata con chissà cosa addosso…aveva una faccia da morta”.

“Poi?”domandò Sara.

“Poi è arrivata quell’arpia della tua prof e ci ha rimproverati!”

Bill scoppiò a ridere.

“Che cazzo hai da ridere?”

“Beh, ti immagino, mentre quella ti sgrida!”

“C’è poco da ridere. Ci ha quasi minacciato. Ha detto che non dobbiamo distrarre le sue ragazze, soprattutto quella che è seduta sul tuo letto!”esclamò.

Sara e Bill si guardarono.

“Cosa ti avevo detto…finirà tutto…”disse la ragazza, alzandosi e facendo per uscire.

“Senti, aspetta un secondo”disse Bill.

“Cosa?”

“Non lascerò che sia quella donna a dividerci. Non può impedirti di vedermi”

“Può rispedirmi a casa con il primo volo…”.

“Non lo farà mai”

“Cosa te lo fa credere?”

“Sei la solista…la figura principale del coro. Non si sognerebbe mai di mandarti a casa”

“Già…hai ragione. Però non posso permettermi di fare quello che voglio. Tom, tu hai visto Giulia?”. “L’ho vista entrare in camera vostra, poi niente”.

“Ok…io vado da lei…ci vediamo domani”

“Perché domani?”

“Stasera dovremo rilasciare un’intervista”.

“Beh e oggi pomeriggio?”

“Meglio di no…il Führer è in giro e ci sorveglierà!”

“Non credo…”disse Tom con aria furba.

“Cosa hai intenzione di fare?”

“Non ti preoccupare. Renderò questa vostra gita molto più piacevole!”esclamò andando in camera sua.

Sara fece per allontanarsi, ma Bill la prese per un braccio.

“Aspetta…non puoi andartene così”disse, poi la baciò.

“Ora devo andare…”disse lei, arrossendo andando verso le scale.

 

----------*----------

 

La ragazza entrò in camera. Carola era di sotto a fare le prove, Giulia era in balcone a fumare.

“Hey, ma non puoi diminuire il numero di sigarette? Ti fanno male!”

“Lasciami stare…”disse la ragazza, asciugandosi gli occhi.

“Giu! Che hai?”chiese Sara, preoccupata.

“Niente”rispose l’amica, scuotendo la testa.

“Non è vero. Tu sei una di quelle persone che piangono solo per motivi importanti!”.

La giovane sospirò e si appoggiò alla ringhiera, prendendo una boccata di fumo.

“Si tratta di Georg”

“Cosa ha fatto?”

“Ma niente…solo che ora non posso neanche guardarlo. Mi manda fuori di testa solo averlo vicino”.

“Beh, che c’è di male?”

“Che quando c’è lui io divento un’altra persona. Non riesco a spiaccicare mezza parola…mi sento in imbarazzo”

“Ma dai…è normale. In fondo ti piace, non c’è niente di strano!”

“Invece sì. Non avrei mai dovuto andare su, ieri sera”

“Non dire cazzate”.

“Invece è vero…se ieri sera me ne fossi stata in camera, con lui non ci avrei parlato e tutto sarebbe rimasto uguale”.

“Smettila di fare la cretina e ora vieni con me!”

“No!”
“La prof ha rimproverato Tom e Georg”

“Perché?”

“Perché ti ha visto andare via e pensava che ti avessero fatto qualcosa…”.

“Chi te lo ha detto?”

“SexGott”

“Chi?”

“Tom…lo chiamano così”

“Cosa vuoi fare?”

“Adesso andiamo su e tu parli con Tom e Georg…dirai che ti dispiace se la prof se l’è presa con loro, poi io attirerò il bel chitarrista fuori in balcone e voi due resterete da soli!”disse sorridendo.

Giulia arrossì e scosse la testa.

“No…potrebbe venirmi un infarto”

“Non me ne frega”

“Mi vuoi morta?”

“Ma felice…piuttosto che sopportarti così! Ora muoviti!”

Giulia sorrise, poi spense la sigaretta e seguì l’amica.

Sara bussò alla 435 e le aprì Bill.

“Che ci fate qui?”chiese, sorridendo.

“Abbiamo bisogno di tuo fratello e di Georg…”disse la ragazza.

Bill si accorse che Giulia era arrossita quando l’amica aveva nominato il bassista.

“Capisco…beh, la camera di Tom è la 432, quella di Georg è la 434”disse, indicando la porta chiusa.

“Ehm…di solito a quest’ora cosa fanno?”chiese Sara.

“Perché?”

“Beh, magari dormono…non vorremmo disturbare”.

“No, no…Tom recupera le ore di sonno al mattino…Georg non esce mai al pomeriggio, a meno che non si tratti di faccende molto importanti”.

“Senti…dopo devi aiutarmi a portare via tuo fratello…in modo che…”sussurrò la corista.

“Sì…Giulia e Georg…ok, ma ora smettila di parlare come se stessi per compiere un omicidio e bussa alla porta di Georg”rispose Bill, sempre a bassa voce.

La ragazza annuì e bussò alla camera del bassista.

“Chi è?”si sentì chiedere.

“Sara…potresti uscire un secondo?”

Bill, nel frattempo aveva fatto accomodare Giulia nella sua camera ed era andato a chiamare Tom.

“Dimmi, è successo qualcosa?”chiese il ragazzo, apparendo sulla porta.

“No…è solo che…vabbè te lo spiego dopo…vieni con me”disse, prendendolo per un braccio e portandolo nella camera di Bill.

“Beh, allora noi usciamo”disse il cantante, seguendo Sara in balcone.

“Come mai siamo qui, noi tre?”chiese Tom.

Giulia era bordeaux in faccia.

“Beh…io volevo chiedervi scusa…in fondo è stata colpa mia se la mia prof vi ha rimproverati…”disse, sforzandosi di non fissarsi le scarpe.

Georg rise.

“Non ti devi preoccupare…è solo che Tom è un po’ una testa calda e per poco non le rispondeva male…”.

“Anche perché il mio linguaggio è molto più scurrile in tedesco che in inglese”aggiunse il rasta.

Giulia sorrise. Sara, che aveva origliato tutto, chiamò Tom di fuori.

L’altra ragazza si sentì persa.

“Oddio…e adesso cosa faccio? Sono qui da sola…con lui…”pensò.

Georg si sedette sul divano ed accese la tv. Subito una voce femminile interruppe i pensieri della corista.

“Dimmi, alla fine cosa è successo con la mia prof?”chiese, avvicinandosi al bassista.

“Oh, nulla. Tom ha cercato di risponderle, ma l’ho bloccato”.

Giulia sorrise.

“Hai fatto bene…la mia prof non è una a cui piacciono tanto le teste calde”.

“L’ho notato…per questo Tom la chiama il Führer, giusto?”

La ragazza rise ed annuì. Georg sorrise a sua volta. Aveva un sorriso magnifico.

I due ragazzi si guardarono. Gli occhi verdi di lei s’intrecciarono con gli occhi verdi di lui. Simili, ma totalmente diversi.

Giulia aveva diciotto anni, faceva la parte della ragazza dura, ma come si dice gli occhi sono lo specchio dell’anima e dimostravano quanto la ragazza fosse buona e sensibile.

Georg di anni ne aveva ventuno. Aveva lo sguardo di un ragazzo sicuro di sé. Uno sguardo che sapeva incantare, a dispetto dei meravigliosi occhi nocciola dei due gemellini di cui migliaia di ragazze si erano innamorate.

Entrambi aspettavano una mossa dell’altro. Chi avrebbe fatto il primo passo?

 

----------*----------

 

“Perché mi obbligate a restare qui fuori con voi due?”chiese Tom.

“Tomi…quanto sei ingenuo! Non hai capito che quei due si piacciono?”chiese Bill.

Il rasta guardò suo fratello, poi spostò lo sguardo sulle finestre.

“Mi stai dicendo che Georg e quella lì…”

“No Tom, la vita non è nasci, scopi e muori…loro due si piacciono…non devono per forza…”.

“Hey, ma mi hai preso per un ninfomane? Lo so cosa succede quando due si piacciono…solo che non pensavo…”rispose Tom, arrossendo.

“Però potevate avvisarmi che dovevamo starcene qui fuori!”aggiunse.

“Perché?”domandò Sara.

“Almeno mi portavo le sigarette!”esclamò il rasta, appoggiandosi alla ringhiera.

“Tieni…a volte basta chiedere”disse la ragazza, prendendo un pacchetto di Marlboro light dalla borsa.

“E queste da dove saltano fuori?”chiese Tom.

“Oh, non fare tante storie…sono sigarette? Sì, e allora tieni e non fare domande!”esclamò lei, prendendone una e accendendola.

“Sara…tu fumi?”chiese Bill

“Ogni tanto la nicotina serve!”esclamò lei, sorridendo.

“Oh, bambina, non fare l’innocente che tanto lo sanno tutti che pure tu fumi ogni tanto…”esclamò Tom, rimproverando il fratello.

“Comunque le light fanno abbastanza schifo…”disse Tom, sbuffando un po’ di fumo.

“Oh…che palle! Accontentati, una buona volta!”rispose Sara.

Bill non aveva smesso di guardarla. Con quella sigaretta tra le dita era diversa. Sembrava un’altra persona.

“Hey, terra chiama Bill! Rispondi!”esclamò Tom, passando una mano davanti agli occhi del gemello.

Il cantante si riscosse.

“Cosa?”chiese, guardandosi intorno.

“Sei andato in fissa…ripigliati!”.

“Senti…lo so che non dovrei fumare, ma certe volte mi aiuta…”disse Sara, capendo che il giovane era a disagio per quel motivo.

“Sì…capisco. Solo che hai una voce talmente bella…non dovresti rovinartela”disse lui, abbassando lo sguardo.

“Come sei premuroso…”rispose lei, ridendo e spegnendo la sigaretta, per poi gettarla di sotto.

 

----------*----------

 

Giulia guardò Georg. Si erano baciati a lungo, senza dire una parola, né prima né dopo.

“Io credo che…”disse con voce appena udibile, ma il ragazzo non la fece continuare. Le mise una mano sul collo e la baciò di nuovo, senza fretta.

Giulia non credeva a quanto stava accadendo.

“Meno di due giorni fa non potevi nemmeno sentirli nominare…ed ora muori per il loro bassista! Ti ho convertita ai Tokio Hotel!”le parole di Sara le rimbombarono nella testa per qualche istante.

Già, prima non poteva soffrirli e invece in quel momento…

Per i pensieri non c’era tempo. Ora c’erano solo lei e Georg. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel bacio.

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Capitolo 3
*** 3. Che disastro! ***


Ringraziamento obbligatorio a NICEGIRL: sono contenta che la fic ti piaccia! Per me è la prima su questo argomento e non so ancora bene come andare avanti. Certe volte mi sembra di caricare un po’ troppo le personalità dei ragazzi…se ti va dammi pure dei consigli! Grazie a presto!

Ecco un altro capitolo…già dal titolo potete capire che sarà mooooolto particolare!!!

 

 

3. Che disastro!

 

Il bassista si allontanò dolcemente da lei. “Forse è meglio far rientrare quei tre, non credi?”chiese, sorridendole. La ragazza annuì, quindi vide il giovane alzarsi ed andare ad aprire la finestra.

“Finalmente!”esclamò Tom.

“Tomi…quella cazzo di sigaretta…non in camera!”disse Bill, sforzandosi di non gridare.

Troppo tardi. Il fumo della Marlboro era arrivato al rilevatore e in breve tempo tutti si trovarono bagnati fradici.

“TOM! Heilig Christ!”gridò Bill.

Le ragazze si guardarono.

“Se la prof ci scopre siamo nella merda!”esclamò Giulia.

Uscirono di corsa in corridoio e videro che anche lì erano partiti i rilevatori. Incontrarono Gustav fuori dalla sua porta, anche lui completamente bagnato.

“Scommetto che è stato Tom”disse con un sorriso.

“Già…da cosa l’hai capito?”chiese Sara.

“Dall’urlo di Bill!”esclamò ridendo.

Giulia tirò l’amica al piano di sotto, dove tutto sembrava tranquillo.

“Ora andiamo in camera e vediamo di asciugarci, altrimenti chi glielo spiega a Carola e alla prof?”chiese, con il fiatone.

Sara si appoggiò alla porta chiusa e cominciò a ridere.

“Che hai?”

“Oddio…non ho mai visto Bill così incazzato! E poi hai visto Tom? Che faccia ha fatto quando è partita l’acqua?”chiese, tenendosi la pancia.

“Tu non sei normale!”rispose la ragazza, levandosi i vestiti fradici.

 

----------*----------

 

“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!”esclamò Tom.

“Ti dispiace? A me non sembra! Guarda! Che disastro…non ci posso credere. E sì che te l’avrò detto mille volte. In questo albergo non si può fumare in camera! Hai voluto la stanza con il balcone più grande, ma non ti è bastato! Porca troia!”esclamò Bill, guardando i suoi capelli completamente fradici.

Le punte stavano già cominciando ad arricciarsi.

“Senti…ti ho detto che mi dispiace…”

“No…Tom vai via…lasciami sistemare questo puttanaio”.

In quel momento bussarono alla porta. Era il direttore dell’albergo.

“Signori…cos’è successo?”chiese, guardando la stanza.

“Ci dispiace…mio fratello si è scordato dei rilevatori ed è entrato in camera con la sigaretta accesa”disse Bill.

“Capisco. Beh, in ogni caso ci sono i danni per le stanze e per il corridoio. La moquette va cambiata”disse, con aria saccente, posando lo sguardo sui lunghi rasta di Tom.

“Chiami pure il nostro manager. Parli con lui”disse Bill, arrendevole. Il direttore si allontanò rapidamente.

Bill sospirò e si passò una mano sul viso. Il trucco era completamente andato a farsi benedire. Il giovane era certo che sembrava un mostro. Si guardò intorno. Non c’era nulla di asciutto. Sapeva per certo che quella notizia avrebbe fatto incazzare parecchio Dave. Era raro che capitasse, ma non era la prima volta che facevano danni in hotel e non era la prima volta che lui si beccava le ramanzine dell’uomo.

“Bill, maledizione. Non lo capite quanti soldi perdiamo per questi incidenti? Potreste stare più attenti! Tom ascolta solo te…cerca di tenerlo un po’a bada”. Questo era quanto gli era stato detto l’ultima volta che era successo. Quella volta il giovane chitarrista aveva rotto tre vasi in meno di un’ora.

“Bill…mi dispiace. Posso darti una mano, se vuoi”.

Il cantante osservò attentamente il gemello. Doveva essere veramente dispiaciuto, per offrirsi di sistemare.

“No, Tomi. Non ti preoccupare. Vai a sistemare la tua camera…penso che dovremo spostarci il prima possibile”.

Tom fece per uscire, poi si voltò verso il fratello.

“Billie…”

“Che c’è?”

“A Dave ci penso io. Tu non ti preoccupare. Ti sei beccato la sua lagna l’ultima volta. Ora credo tocchi a me”.

Il ragazzo gli sorrise e gli diede una pacca su una spalla.

“Cosa c’era dentro quella Marlboro?”chiese.

Tomi lo guardò, senza capire.

“Ora vai…devi preparare le valige e con tutto quel casino in giro dubito ci riuscirai in poco tempo”.

Il direttore dell’albergo tornò in quel momento con un cordless tra le mani.

“Signor Kaulitz…è il vostro manager. Mi ha chiesto di parlare con lei”disse, porgendogli l’apparecchio. Tom cercò di prendere il telefono, ma il gemello glielo impedì.

“Non preoccuparti. Me la vedo io con lui”

“Pronto, sono Bill”

“Bill…si può sapere che diavolo è successo?”

“Ciao Dave…”

“Allora? Cos’avete combinato?”

“Sono scattati i rilevatori anti incendio e il piano si è completamente lavato. Anche il corridoio”

“COSA? STAI SCHERZANDO SPERO!”

“Purtroppo no…”

“Dio santo…Bill, possibile che tutte le volte che vi lascio da soli combinate disastri? Non siete dei bambini Cristo! In più quell’albergo costa l’ira di Dio…altri soldi da buttare nel cesso!”.

“Dave…mi dispiace. Cos’altro posso dire?”

“Potresti evitare di far girovagare troppo quell’animale di tuo fratello, perché so benissimo che è stato lui…Mi chiedo perché non viva in una gabbia!”

“Senti, Dave…lascia stare…ora non siamo dell’umore giusto per parlarci. Potremmo dire cose di cui ci pentiremmo entrambi. Ne riparleremo tra qualche giorno, ok?”

“Bill, tu prega il signore di fare un concerto strabiliante, altrimenti mi incazzerò parecchio…parlane anche con gli altri!”

Il giovane sospirò, mentre dall’altro capo del telefono la linea veniva chiusa con rabbia.

“Grazie”disse con aria stanca, porgendo il telefono al direttore dell’hotel.

“Vi faremo spostare in altre stanze, solo che non saranno certo come queste”.

“Al momento non importa”disse Bill. L’uomo si allontanò con lo stesso passo altezzoso di prima.

Rimasto solo in camera, il cantante si sedette sul letto fradicio. Si prese il viso tra le mani e pianse. Pianse per la tensione accumulata nell’ultima mezz’ora, pianse perché Dave aveva detto cose terribili su suo fratello…pianse perché non ne poteva più di tutte quelle responsabilità.

Tom rimase dietro la porta chiusa e sentì il gemello. Non era la prima volta che lo sentiva piangere e non sarebbe stata l’ultima, solo che quella volta provò un dolore che non ricordava di aver mai sentito. Voleva entrare e abbracciarlo. Dirgli che Dave non poteva incazzarsi solo con lui, che in fondo Bill era il più responsabile, ma non ci riuscì. Sospirò e andò in camera sua a vedere di salvare il salvabile.

 

----------*----------

 

Sara prese la piastra dalla borsa e si acconciò i capelli. Giulia preferiva il vento, al posto del phon. “Allora, com’è andata con…tu sai chi?”chiese la ragazza, affacciandosi dalla finestrella del bagno.

“Mmm, forse non te lo dico”

“E perché?”

“Perché so già che mi prenderesti in giro”.

“Che stronza! Non ti ho mai presa in giro”

“Io sarò stronza, ma tu sei bugiarda!”

“Dai…sono curiosa!”esclamò Sara, lisciandosi la frangetta.

“E va bene…ci siamo baciati”

“E…”

“E cosa?”

“Lo so che vuoi dire qualcos’altro”

“E bacia da Dio! Sara…è l’uomo perfetto! Mi fa morire ogni volta che lo guardo…quelle braccia, i suoi occhi…il suo sorriso!”esclamò finendo la sigaretta.

“Accidenti, sei proprio stracotta per questo qui!”

“Sì…sono perdutamente innamorata!”

“Lo sai io so una cosa su di lui”

“Cosa?”

“Beh, l’ho letto su internet e non so se è vero, però si dice che prima di innamorarsi di una ragazza deve conoscerla bene: non crede molto nell'amore a prima vista, quindi vuol dire che gli è bastato poco per conoscerti, no?”

“Già…speriamo in bene”

“E poi ho una notizia un po’ piccante…”

“Cosa?”

“Ama farsi lunghissime docce, quindi potresti cogliere l’occasione…che ne so…”.

“Sei una pervertita!”esclamò Giulia ridendo.

“Però scommetto che ti piacerebbe!”

“Non te lo dirò mai!”

Sara appoggiò la piastra, raccolse un po’ d’acqua con le mani e schizzò la compagna.

“Basta acqua! Per oggi ne ho abbastanza!”.

In quel momento rientrò Carola.

“Mio Dio che puzza di vestiti bagnati…che avete combinato voi due?”chiese, guardandosi intorno con aria schifata.

“La scema mi ha spinta sotto la doccia accesa, ma ci è finita sotto pure lei”disse Giulia.

“Certo che avete un mucchio di tempo da perdere…”.

“Come mai la prof vi ha fatto provare per così tanto tempo?”chiese Sara, guardando l’orologio che teneva sempre al polso.

“Alcuni pezzi sono molto difficili e abbiamo dovuto sistemarli. Stasera dopo l’intervista cosa pensate di fare?”chiese, guardandole.

“Boh…perché?”

“Festino in camera di Claudia…”

“Wow…dovrebbe esaltarci in qualche maniera?”disse Giulia senza la minima espressione.

“Beh, diciamo che non ci saranno le solite sigarettine o i drum…”.

“Non avrete portato…”

“50 € di fumo e un po’ di ganja”disse con aria sapiente.

“Siete delle cretine!”esclamò Giulia.

“Perché? Non dirmi che non hai mai fumato…”

“Certo, solo che non mi porto la droga in gita! È la cosa più stupida che si possa fare…”

“Sei tu quella cretina…dimmi te…se non fumi in gita quando lo fai?”

“Senti…tu fai quello che vuoi, ma non tirarci in mezzo. Dì pure a Claudia che noi non ci siamo”disse Sara, finendo di sistemarsi i capelli.

“Fate come volete, ma poi non venite a lamentarvi se la vostra gita ha fatto schifo!”esclamò la ragazza, recuperando un paio di cose e scendendo di sotto.

“Che ore sono?”

“Le 5, perché?”

“Volevo salire da Bill, per vedere come stanno…”.

“A che ora si cena qui così?”

“Alle 7 meno dieci”

“Ok…allora vai pure. Io chiudo il bagno e se entra qualcuno dico che sei dentro”.

Sara abbracciò l’amica.

“Grazie”disse, uscendo.

La moquette del piano superiore era fradicia. La ragazza si era munita di calzoncini corti e infradito, onde evitare altri vestiti da mettere a lavare.

Bussò delicatamente alla porta del giovane, ma non udì nulla.

Bussò più forte e sentì dei passi.

Bill era completamente struccato e aveva gli occhi arrossati.

“Scusami, ero in balcone”disse, mostrandole un debole sorriso.

I due uscirono in terrazzo. Sara vide a terra un posacenere con dentro quattro mozziconi.

“Bill…cos’è successo?”chiese, preoccupata.

“Nulla…”

“Non è vero. Non avresti fumato quattro sigarette…”

Bill sospirò e si sedette a terra. Le gambe strette al petto e la fronte poggiata alle ginocchia.

“Vuoi parlarne?”

Lui scosse la testa.

Sara si sedette al suo fianco e lo abbracciò. Non sapeva come comportarsi. Sentì solo che aveva cominciato a piangere.

Si alzò.

“Qui c’è bisogno di Tom”

“Torno subito…non ti muovere”gli sussurrò.

Corse nella camera di fronte e le aprì il rasta con la stessa faccia abbattuta.

“Che c’è?”le chiese in modo scortese.

“Si tratta di Bill”. Subito il ragazzo sbiancò.

“Cos’è successo?”chiese, terrorizzato.

“Lo chiedo io a te…continua a piangere. Non avrete litigato, spero”

“No…è colpa di Dave. Lo mette molto sotto pressione. Prima gli ha telefonato e scommetto che lo ha rimproverato per quanto è successo con la sigaretta”.

“Ma non è stata colpa sua”

“Lo so, solo che Dave se la prende sempre con lui”.

“Senti io non so che fare. Prova a parlargli tu. In fondo lo conosci meglio di chiunque altro”.

Tom annuì e si avviò a grandi passi verso la stanza del gemello.

Sara lo seguì, ma si limitò ad osservare tutto dall’interno.

 

----------*----------

 

“Billie…smettila di piangere”disse Tom, cingendo le spalle del gemello con un braccio.

“Tomi…io non ce la faccio…Dave pretende troppo…e poi…”.

“Poi cosa?”

“Ha detto delle cose orribili…su di te”

“Cosa?”

“Che sei un animale e che dovresti vivere in gabbia”.

Tom rise e il fratello lo guardò.

“Sai cosa me ne frega! Lo so bene di essere un animale, altrimenti non sarei Tom Kaulitz! Non dirmi che te la sei presa per questa stronzata”.

Bill annuì e Tom lo abbracciò.

“Oh…il mio fratellino super sensibile! Potresti essere una ragazzina delle medie! Basta piangere e sii uomo. Ti sei fatto consolare pure dalla corista…un minimo di dignità!”esclamò.

Bill sorrise e guardò dentro la camera. Sara era in piedi e si guardava intorno con aria distratta.

“Hai ragione…”

“E poi…il fumo lascialo a me!”esclamò Tom, adocchiando il portacenere.

“Già…”

“Ora vado e vedi di non farmi più preoccupare…quella lì mi ha fatto prendere un mezzo infarto quando è venuta in camera…”.

“Perché?”

“Beh, aveva una faccia…le ho chiesto cosa voleva e mi fa…si tratta di Bill. A momenti collasso!”

“Poi sono io il gemellino sensibile! Ora sparisci!”esclamò alzandosi e ridendo.

Tom passò davanti alla ragazza e le mostrò un pollice alzato.

“Ora è tutto a posto”

“Grazie…”disse lei.

“E di che? È pur sempre il mio fratellino”rispose il ragazzo sorridendo.

Bill guardò la ragazza e le sorrise.

“Grazie…”

“Per cosa?”chiese la corista.

“Avevo bisogno di parlare con mio fratello…”.

“Beh, come ho detto a lui, credo che sia quello che ti capisce meglio, no?”.

Bill annuì, poi baciò la ragazza.

Rimasero insieme per un’oretta, poi una melodia avvisò la giovane che le era arrivato un sms.

“Saretta…torna immediatamente in camera…cerca di non farti sgamare…prof in giro x i corridoi…ronda delle camere! TVTTTB Giu”

“Merda!”esclamò la ragazza in italiano.

“Cosa?”chiese Bill.

“La mia prof è in giro a controllare le camere…non riuscirò mai a rientrare senza farmi vedere”.

Bill aprì la porta e si guardò intorno.

“Ti aiuterò io…a me non mi conosce e di certo non penserà che siamo in giro assieme…io controllo i corridoi, poi tu passi…ok?”

“Hai una mente criminale, Bill Kaulitz”disse lei, sorridendo.

Uscirono guardinghi e scesero lentamente le scale.

“Non sarebbe più semplice prendere l’ascensore?”chiese Sara.

“No…perché se la tua prof passasse di lì, potrebbe vederti…”.

“Hai ragione”sibilò.

Raggiunto il piano giusto, Bill si mosse furtivamente verso la porta della ragazza.

“Grazie, ma ora è meglio che te ne vai…non sono la tua unica fan in questo posto…”.

Il ragazzo le pose un leggero bacio sulle labbra.

“Per me sì…”disse, sorridendole, poi tornò di sopra.

Sara rientrò in camera e trovò Giulia seduta sul letto con le cuffie dell’mp3 nelle orecchie. Anche da lontano si sentiva chiaramente la musica.

“Se solo avessi le parole, te lo direi

Anche se mi farebbe male…”

Max…con le sue canzoni aveva fatto sognare tutte quante.

Giulia la vide, quindi si alzò in piedi sul letto e cominciò a cantare.

“Una canzone d’amore per farmi ricordare, una canzone d’amore per farti addormentare”cantò, usando l’mp3 come microfono.

“Scema, la sento, anche se non strilli!”esclamò Sara, ridendo.

“Senti…che ne dici se scendiamo di nascosto e suoniamo un po’?”chiese Giulia.

L’amica annuì, quindi aprì la porta e scese di sotto.

Giulia sapeva suonare molto bene, ma conosceva parecchie canzoni a memoria e preferiva cantare. Le due si divertivano a fare alcuni pezzi insieme.

Sara si sedette al pianoforte e cominciò a suonare.

La loro canzone preferita.

Sempre di Max…

“Io di risposte non ne ho,

mai avute, mai ne avrò

di domande ne ho quante ne vuoi”

Sara faceva scorrere le dita sulla tastiera, ascoltando la voce dell’amica.

“Dai…un’altra”disse Giulia, finendo di cantare.

“Non lo so…cosa vuoi?”

“Boh, cantane una tu”

“Va bene, ma tu suoni”

Giulia prese posto, poi cominciò a suonare i primi accordi.

There's a song that's inside of my soul,

It's the one that I've tried to write over and over again

I'm awake in the infinite cold

But you sing to me over and over and over again

So I lay my head back down
And I lift my hands
and pray to be only Yours
I pray to be only Yours
I know now you're my only hope

Sing to me the song of the stars
Of Your galaxy dancing and laughing
and laughing again
When it feels like my dreams are so far
Sing to me of the plans that You have for me over again

So I lay my head back down
And I lift my hands and pray
To be only yours
I pray to be only yours
I know now you're my only hope

I give You my destiny
I'm giving You all of me
I want Your symphony
Singing in all that I am
At the top of my lungs I'm giving it back

So I lay my head back down
And I lift my hands and pray
To be only yours
I pray to be only yours
I pray to be only yours
I know now you're my only hope”

Una lacrima le scese lungo la guancia.

“Che hai? Piangi?”chiese Giulia.

“Scusami…non pensavo mi facesse ancora questo effetto…”disse lei, asciugandosi gli occhi.

“Dai, non ci pensare…”

“Giu…è la nostra canzone…”

“Senti…ora andiamo a mangiare e poi pensa che abbiamo l’intervista”.

“Uuu, questo mi conforta da matti!”esclamò la ragazza, sorridendo.

La cena fu consumata in silenzio. La prof era tesa e anche le ragazze non sembravano rilassate.

“Bene. Alle otto in punto voglio trovarvi qui. I giornalisti saranno qui per le otto e un quarto. Mi raccomando, dovrete essere naturali”disse la donna.

Sara e Giulia salirono in camera.

“Carola che fine ha fatto?”chiese la prima.

“Ah…boh. Non è passata nemmeno dalla camera, però a cena c’era, l’ho vista con Claudia”.

“Probabilmente si stanno mettendo d’accordo per stasera”disse la solista, in tono sarcastico.

Sara si truccò, si pettinò poi si mise seduta sul letto, accendendo l’iPod. Quando era tesa ascoltava sempre un po’ di musica.

“Senti, rilassati. Non è un concerto, né qualcosa di fondamentale…vedi di stare calma e di non farti prendere dal panico come al solito!”esclamò Giulia dal bagno.

Ad un tratto bussarono alla porta.

“Chi è?”

“Sono io…”si sentì bisbigliare. Sara riconobbe la voce di Bill.

“Come mai sei da queste parti?”chiese aprendo la porta e facendolo entrare.

“Per due motivi. Primo, ci hanno spostati. Ora siamo al quinto piano, camere 520, 521 e 522. Io divido la stanza con Tom”

“Poi?”

“Per darti questo”disse porgendole un piccolo orsetto di peluche.

“Cos’è?”

“Ti porterà fortuna per l’intervista…è il mio porta fortuna personale”.

“Non posso prenderlo…”

“Ti prego…io ora non ne ho bisogno…”

Sara lo guardò, poi prese l’orsacchiotto in mano.

“Bill…sono senza parole…”disse, con gli occhi lucidi.

Il ragazzo le asciugò le lacrime, prima che sbavassero il trucco.

“Non piangere…altrimenti ti rovini il trucco…”.

Lei sorrise.

“Hey, dammi il tuo numero di telefono, almeno ti chiamo per sapere com’è andata, ok?”

“Va bene…”disse la ragazza.

“Ti faccio uno squillo così ti rimane anche il mio”disse il ragazzo, premendo la cornetta verde.

“Ok…ora scappo, altrimenti dovrò firmare autografi a tutto spiano”.

Sara lo baciò e lo guardò andare via.

“Che carino”disse Giulia, poi scese. Erano quasi le otto.

La professoressa era inquieta. Le ragazze si erano vestite in modo impeccabile.

“Bene, prendete posto in sala e state calme. Andrà tutto bene”

“Dice a noi di stare calme, quando è lei la più agitata…”sibilò Giulia.

“No…credo di essere più agitata io”disse Sara, stringendo la presa sull’orsetto.

“Sara…non mi dire…giochi ancora con i pelouches?”chiese Carola.

“Lasciala stare…non vedi com’è tesa?”chiese Giulia.

“Certo, ma non mi sembra il caso di andare in giro con quel coso…”.

“Quel coso per lei è molto importante, quindi non rompere le palle!”esclamò, raggiungendo l’amica.

La prof fece sedere la solista al centro della fila di sedie.

“Prof…faccia mettere Giulia vicino a me…”disse la ragazza, con voce tremante.

“Va bene…ora però rilassati. Devi stare tranquilla”disse con un sorriso.

Non appena le ragazze si furono sistemate, arrivarono i giornalisti. Non erano moltissimi, però formavano un gruppo abbastanza nutrito.

Subito qualcuno alzò le mani, per fare domande.

“Una domanda alla solista…come ti chiami?”

“Sara Tamagnini”rispose lei, stringendo l’orso di Bill.

“Da quanti anni canti nel coro?”

“Circa quindici…”

“Hai iniziato a tre anni quindi?”

“Sì”

“Come mai così presto?”

“La musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Sono cresciuta insieme alla musica. Prima che nascessi mia madre suonava il violino, quindi anche durante la gestazione diciamo che ho avuto modo di ascoltare qualcosina”.

Alcuni sorrisero.

“Sta andando tutto bene…”pensò, sentendo la tensione sciogliersi.

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Capitolo 4
*** 4. Un incubo ***


Grazie NICEGIRL!! Sono contenta che ti piaccia ^__^ e grazie a GemyBillina…facevi parte di un coro?? Beh, almeno mi capisci!! Un bacio e preparatevi a questo nuovo capitolo!!! Kisses

 

Ah, le canzoni che ho citato sono “Don’t jump”, “In die nacht” dei Tokio Hotel, ovviamente e “Only hope” di Mandy Moore, canzone che fa parte della colonna sonora del film “I passi dell’amore” e ora vi lascio x davvero al capitolo…ps non odiatemi!!!

 

4. Un incubo…

 

Bill era sdraiato sul letto. Continuava a pensare a Sara.

“Hey, non preoccuparti! Vedrai che se la caverà alla grande! In ogni caso prendiamo qualcosa da mangiare?”chiese Tom.

“Sì…qualcosa di dolce, grazie”disse il ragazzo, cambiando canale.

Tom prese il telefono e chiamò la reception.

“Senta, siccome non possiamo scendere perché è pieno di giornalisti, ci potrebbe far portare su qualcosa da mangiare? Dolci. Sì, anche delle torte, ma niente roba alla mela. Mio fratello è allergico…va bene. Grazie”disse il giovane, riappendendo.

“Allora?”chiese Bill.

“Tra dieci minuti arriverà tutto in camera”disse Tom imitando la voce della ragazza al centralino.

“Solo la voce mi ha fatto venir voglia di conoscerla”aggiunse, passando la lingua sul piercing.

“Oh, Tom. Non ti smentisci mai!”esclamò il ragazzo,

I dieci minuti passarono e un giovane cameriere portò tutto alla camera dei due gemelli.

“Lascia pure sul conto…”disse Tom prendendo i due vassoi.

“Pancia mia fatti capanna!”esclamò prendendo una grossa fetta di crostata.

“È buona?”chiese Bill.

Il gemello annuì.

“Sicuro che non ci sia dentro la mela?”

Tom annuì di nuovo.

“Sì…ho detto che non dovevano metterla, visto che non puoi mangiarla!”esclamò, ingoiando un boccone immenso.

Bill scrollò le spalle, quindi prese un pezzetto di crostata.

Un boccone fu più che sufficiente. Subito sentì l’aria mancargli…

Apfel”riuscì a dire, prima di cominciare a tossire convulsamente.

“Scheiße!”esclamò Tom, capendo cosa stava accadendo. Compose immediatamente il numero del pronto soccorso.

 

----------*----------

 

“Beh, i brani sono abbastanza complicati, ma le ragazze se la cavano più che bene”rispose la professoressa.

Fuori brillò una luce blu. Un’ambulanza. Nessuno ci fece caso, finché non si fermò insistentemente davanti alla porta dell’hotel.

Sara si voltò e si sentì mancare. Non sapeva perché, ma era certa che era accaduto qualcosa di terribile.

L’insegnante riprese l’attenzione di tutti. Quei giornalisti erano lì per loro e poco importava se qualche turista si era sentito male per le troppe bevute.

Sara non era concentrata. Continuava a guardare fuori. Vide passare i paramedici. Li vide salire in ascensore. Attese qualche minuto, poi li vide uscire di nuovo. C’era qualcuno in barella e un ragazzo correva al fianco dei dottori.

C’era qualcosa di familiare in lui. Jeans extralarge, maglia gigantesca che gli pendeva addosso. Cappellino e lunghi rasta biondi. Era Tom, il che significava solo una cosa. Bill era il giovane in barella.

La ragazza si alzò di scatto e corse fuori.

La professoressa la fulminò con lo sguardo.

Giulia capì e la raggiunse.

“BIIIIIILLLLL!”gridò la corista.

Tom si voltò prima di salire sull’ambulanza. Il suo sguardo lasciava trapelare tutto.

Sara si lasciò cadere sul marmo lucido dell’ingresso.

La professoressa non sapeva che fare. I giornalisti sembravano impazziti e continuavano a scattare foto.

“Vi prego…perdonate la ragazza, ma è un periodo in cui è molto sotto pressione. Concedetemi un attimo, tornerò subito da voi”disse, lasciando che l’intervista proseguisse.

“Si può sapere cos’è successo? Ti sembra il caso di lasciare la sala in questa maniera?”chiese la donna, andando su tutte le furie.

“Prof…la prego, la lasci stare”disse Giulia, cercando di calmare l’amica.

“Spiegami tu cos’è successo!”

“Il tizio che hanno portato via in ambulanza…è un amico di Sara…”.

“Come? Come ha fatto a conoscerlo?”

“Senta, al momento non è la cosa importante. Non si rende conto che sta soffrendo?”chiese la ragazza, alzandosi in piedi.

“L’intervista?”

“Chi se ne frega! Prof, io non voglio mancarle di rispetto, ma al momento il coro non è la cosa più importante”.

“Bene…andate in camera e cercate di non farvi vedere in giro. Ne riparleremo domattina con calma”disse l’insegnante rientrando in sala.

Le due ragazze salirono in ascensore. Sara aveva ancora le mani strette attorno all’orsetto.

“Stai calma…magari si è sentito male per colpa dell’acqua di oggi pomeriggio…”.

“No…io lo so che è qualcosa di più grave…me lo sento”.

“Facciamo così, ora andiamo in camera e tu ti metti a letto, almeno ti riposi”.

Sara annuì distrattamente. Fu Giulia a guidarla fino in camera e a farla sdraiare a letto.

“Io vado di sopra e cerco di scoprire qualcosa. Tu non ti muovere da qui, ok?”

La ragazza annuì di nuovo. Gli occhi velati di lacrime.

Giulia salì e bussò ad una delle due camere occupate. Le aprì Gustav.

“Scusa…io stavo cercando…”

“Non preoccuparti. È qui anche lui”rispose il giovane, con un sorriso tirato.

Georg abbracciò la ragazza.

“Cos’è successo? Noi eravamo di sotto…”

“Tom e Bill avevano ordinato da mangiare, solo che nella torta c’era dentro la mela e Bill non può assolutamente mangiarla…io spero solo che Tom abbia fatto in tempo…”.

“No…non dirlo nemmeno per scherzo…Sara potrebbe suicidarsi…”.

In quel momento le venne in mente che la finestra della camera era aperta.

Corse fuori dalla stanza. Gli altri due componenti della band intuirono i pensieri della corista e la seguirono di sotto.

Come previsto, Sara era in piedi sulla ringhiera.

“Sara! Che cazzo fai? Scendi immediatamente!”

“Bill…sta morendo, non è vero?”

“Ma che cazzo dici? Scendi da lì”strillò Giulia.

Sara stava per saltare, ma Georg e Gustav la presero al volo.

Il batterista chiuse la finestra e ci mise davanti una sedia, sulla quale si accomodò.

“Si può sapere cosa cazzo t’è passato per la testa?”chiese Giulia, incavolata da matti.

Sara teneva lo sguardo basso.

“Io…Giulia…è tutto come allora…solo che ora c’è Bill, al posto di Ale”

“No, adesso stai zitta e mi ascolti! Non azzardarti mai più a fare una cosa simile, o giuro che se non muori ti ammazzo io con le mie mani!”.

I due giovani non capivano nemmeno una parola.

Sara scoppiò di nuovo a piangere.

Giulia si sedette sul letto e si prese il viso tra le mani.

Georg le accarezzò la schiena.

“Tom ha detto che ci avrebbe avvisati immediatamente”disse Gustav, poggiando il cellulare sul comodino.

“Quanto credi che durerà l’intervista?”chiese Georg.

“Non so, ma le domande che ci dovevano fare erano tante…abbiamo ancora un’oretta”disse Giulia, guardando l’orologio.

Dopo quasi quaranta minuti il telefono di Gustav cominciò a suonare.

“È Tom”disse, prima di rispondere.

La conversazione durò a lungo, ma né Giulia né Sara capirono nulla, tranne “Ja”, “nein” e “Bill”.

“Allora?”chiese Giulia, non appena il batterista ebbe chiuso la conversazione.

“Bill è salvo, ma le condizioni sono gravi. Se solo l’ambulanza avesse trovato un po’ di traffico in più…”. Non finì la frase.

“Noi ora andiamo a trovarlo…voi che fate?”

“Veniamo anche noi…”disse Giulia.

“No…”aggiunse Sara.

“Perché?”

“La prof…”

“Senti, quella può andare anche a cagare! Non m’interessa se ci rimanda a casa…dobbiamo andare a vedere come sta!”esclamò.

Sara scosse la testa.

“Senti, mica è morto, quindi su di morale e se quella rompe le palle, me la vedo io con lei. Ora andiamo!”

“Quanti giornalisti ci sono di sotto?”chiese Gustav.

“Troppi. Non potete certo farvi vedere…”disse Giulia.

“Non preoccuparti. Ora dobbiamo andare”disse Georg alzandosi.

Arrivarono alla macchina senza essere visti, fortunatamente. Sara non aveva più parlato e Gustav cercava di starle accanto il più possibile. Era lui il più sensibile del gruppo dopo Bill.

Georg accese la macchina e partì in fretta verso l’ospedale. In meno di dieci minuti lo raggiunsero.

“Senta, noi siamo qui per vedere…Bill Kaulitz. Non sappiamo in che stanza sia, ma è arrivato qui quasi un’ora fa…”disse Georg all’infermiera alla reception.

“Sì…reazione allergica…reparto 8, camera 177”disse, indicando loro un lungo corridoio.

Trovarono Tom seduto di fuori. Il pacchetto di sigarette vuoto, abbandonato sulla sedia accanto.

“Tom!”esclamò Georg, andandogli incontro. Il rasta lo abbracciò e trattenne un sospiro.

“Mio Dio…”disse il chitarrista, abbassando lo sguardo.

“Possiamo entrare?”chiese Giulia.

“Sì…prego”disse il rasta, osservando il letto nel quale riposava il gemello.

“Vai dentro…ora ha bisogno solo di te…”disse Giulia, spingendo dentro l’amica e chiudendosi la porta alle spalle.

“Sentite…non ce l’avete una sigaretta?”chiese Tom.

Gustav estrasse un pacchetto di Lucky Strike e gliene offrì una. Giulia si accontentò delle sue Camel light.

Gustav li seguì in balcone, anche se non fumava. Il portacenere conteneva quasi venti mozziconi. Era stato Tom a riempirlo.

 

----------*----------

 

Sara si sedette accanto al letto. Bill dormiva e sembrava sereno.

“Se solo l’ambulanza avesse trovato un po’ di traffico in più…”.

Le parole di Gustav le rimbombarono nella testa. Prese il piccolo orsetto e lo mise tra le mani del cantante.

“Ne avevi bisogno anche questa sera, ma hai preferito darmelo…non avrei mai dovuto accettare”disse a bassa voce.

“Invece hai fatto bene, perché sennò mi sarei offeso”sussurrò il giovane.

Sara sentì gli occhi riempirsi di lacrime.

“Oh Bill…”disse, piangendo.

“Non fare così…”disse il ragazzo, asciugandole una guancia.

“Mi hai quasi fatto venire un infarto…”disse sorridendo.

“Beh, almeno non dovremo ripagare le camere dell’hotel, anzi saranno loro a doverci dei soldi, così Dave sarà contento”disse Bill, ridendo.

Tossì.

“Non ti devi affaticare…stai ancora male”

“Da quando ci sei qui tu mi sento molto meglio”.

La ragazza lo baciò.

“Ti amo”gli disse.

“Anche io”rispose il ragazzo.

Sara sentì il piercing freddo contro la sua lingua e fu percorsa da un brivido lungo tutta la schiena.

“Mio fratello dov’è?”chiese il giovane.

“Di fuori…penso a fumare”disse lei.

“Potresti farlo entrare?”.

“Certo…immagino voglia vedere come stai”.

“Tom…vuole vederti”disse Sara, uscendo in balcone.

Il giovane spense la sigaretta e corse dentro.

“Sigaretta?”le chiese Giulia.

Lei annuì.

“A volte la nicotina aiuta…e tanto”pensò.

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Capitolo 5
*** 5. Qualcuno si è arrabbiato... ***


Ragazze vi aggiungo un altro capitolo perché mi sento cattiva a lasciarvi così…con l’amaro in bocca…oddio…vabbè lasciamo perdere. Anche questo capitoletto è corto corto…ah tra 3 giorni parto, quindi cercherò di aggiornare parecchio, in modo da lasciarvi qualcosina da leggere x 2 settimane!!! Baci baci!

 

 

5. Qualcuno si è arrabbiato…

 

Giulia e Sara rientrarono in hotel a mezzanotte passata. In giro non c’era anima viva. Ogni tanto si sentiva qualche porta sbattere, ma per il resto era tutto calmo.

Georg aveva convinto Tom a restare in ospedale, mentre lui e Gustav erano tornati in hotel.

“Beh, buona notte”disse, dando un bacio a Giulia. Entrambi arrossirono lievemente. Era la prima volta che si baciavano davanti a qualcun altro.

“Grazie ancora del passaggio”disse Sara, entrando in camera.

“Sì…buona notte”disse Giulia, seguendo l’amica.

Nessuna delle due aveva sonno, quindi presero due sedie e si misero in balcone. Faceva freddo, ma a loro non importava molto.

“Senti, ora mi devi spiegare una cosa”

“Dimmi…”

“Perché volevi buttarti di sotto?”

“Non lo so…l’idea che Bill potesse morire…mi è sembrato che tutto il mondo non avesse più senso e non perché lui è il mio idolo…io lo amo…davvero. Prima il mio era un amore fondato esclusivamente sul suo aspetto, sul suo modo di fare in tv, ma adesso che l’ho conosciuto, ho capito quanto sia speciale…non potrei vivere senza di lui…non so se mi spiego. E poi te l’ho detto. Mi è sembrato di tornare indietro all’estate scorsa…”.

“Ti capisco benissimo, non preoccuparti. Solo che non farmi più prendere spaventi del genere…a momenti mi lasciavi secca. Ho avuto una paura folle…”

“Scusami…”

“Ok, ti perdono. In fondo sei la mia migliore amica…”disse, accendendosi una sigaretta.

La porta della loro camera si aprì ed entrò Carola. Era mezza fatta e sicuramente aveva fumato.

“Siete due stronze!”gridò.

“Perché?”domandò Giulia, pacata.

“Ve la fate con i Tokio Hotel…siete le loro puttanelle?”

“Come, scusa?”chiese la ragazza, alzandosi dalla sedia.

“Oh sì…ho capito dove state tutte le sere…siete su, ai piani alti…”.

“Non finire la frase, Carola…potresti pentirtene…”disse Giulia.

“Oh, ma io dico la verità. È per questo che non vuoi sentirmi parlare!”esclamò, obbligando la ragazza ad indietreggiare fino alla ringhiera.

“Carola, ora calmati. Hai fumato e bevuto. È meglio che riposi”disse Sara, alzandosi.

“Tu non t’impicciare!”esclamò la ragazza, spingendola via.

La corista sbatté a terra.

“Tu sei la prima!”esclamò Carola, spingendo Giulia giù.

La ragazza si attaccò con entrambe le mani alla ringhiera di metallo. Sara spinse via la ragazza e cercò di salvare l’amica.

“Giu…non lasciarmi!”esclamò, facendosi forza. Sentiva la presa sempre più debole. Erano pur sempre al terzo piano e sarebbe stato un gran bel volo. Giulia si sarebbe fatta male, molto male.

“Saretta…mi fanno male le braccia. Non resisterò a lungo!”

“Non puoi mollarmi, va bene? Altrimenti ti spiaccichi per terra!”

“Non riuscirai a tirarmi su! Sono troppo pesante!”gridò.

“Senti, adesso stai zitta! Non possiamo sperare in un miracolo, ok?”rispose lei, cercando di non sprecare troppe energie.

Giulia aveva ragione. Era troppo pesante…non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto. D'altronde non potevano aspettarsi un miracolo.

“Dio, aiutami tu!”pensò la ragazza, cercando di tirare su l’amica.

Carola, nel frattempo si era resa conto di quello che aveva combinato e si era rannicchiata in un angolo.

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Capitolo 6
*** 6. Il miracolo ***


Primo: NICEGIRL leggi e vedrai, non ti preoccupare non sono così tanto sadica!!^___^

GemyBillina: La mia prof di coro ci fa sempre vestire di nero!!! In qualsiasi occasione °___°

Rispondo anche a _Fairytale_ e a kiki91 che hanno commentato l’altra fic! Grazie ragazze!

E ora bando alle ciance e proseguiamo con un capitolo!!!

 

6. Il miracolo

 

“Sara…mollami o finisci di sotto pure tu!”

“Ma sei rincoglionita? Se ti mollo sei morta!”esclamò.

“Meglio io da sola, che tutte e due”

“Senti, piantala di dire troiate, ok?”

“Lasciami!”

“Giu…sai a cosa penso?”

“No…

“Mi sa che era destino che ci spiaccicassimo stanotte”.

“In che senso?”

“Beh…io volevo lanciarmi…”

“Ora sei tu quella che dice troiate…”disse, piangendo.

“Saretta, io non voglio morire…”aggiunse.

“Nemmeno io Giuly…”

“Io amo Georg!”

“E io amo Bill!”

In quel momento la porta si aprì ed entrò proprio il bassista. Si sporse pericolosamente dalla ringhiera e salvò Giulia. Proprio al momento giusto. Sara era allo stremo delle forze.

“Dio grazie!”gridò la solista, sdraiandosi a terra.

Giulia si strinse al corpo del giovane e pianse.

“Ho avuto paura…”fu capace di dire tra i singhiozzi.

“Anche io…”rispose Georg, stringendola a sé.

Sara chiuse gli occhi e cominciò a ridere. Una risata quasi isterica, per scaricare la tensione accumulata.

“Georg…come hai fatto ad arrivare?”chiese, voltandosi e mettendosi a sedere.

“Hai lasciato il cellulare in macchina…ero sceso per riportartelo, poi ti ho vista lì sporta…”.

Giulia arrossì.

“Ti amo anche io”sussurrò alla ragazza, stringendola a sé.

Carola stava ancora piangendo.

“Quella chi è?”chiese Georg.

“La nostra compagna di stanza…”rispose Sara.

“Volete che rimanga qui, nel caso accada qualcos’altro?”

La corista scosse la testa.

“No, credo abbia capito…se voi due volete stare soli…”.

Giulia guardò il giovane.

“No…hai bisogno di riposare. È stata una giornata lunghissima per tutti”disse Georg, alzandosi ed aiutando le due ragazze a rimettersi in piedi.

Giulia baciò il ragazzo.

“Se non ci fossi stato tu…”disse.

“Non ci pensare. Ora state bene tutte e due e questo è quello che importa”.

Si abbracciarono.

“Ora dovete riposarvi. La vostra prof vi farà una bella ramanzina domattina, quindi dovrete essere in forma”.

Sara sorrise, quindi lasciò che l’amica accompagnasse Georg fuori.

Carola era in balcone.

“Hey…alzati”disse Sara in tono severo.

La ragazza non si mosse.

“Senti…è stato un brutto incidente, ma non ne parleremo a nessuno”.

“Io…mi sento male Sara…”disse la giovane, con voce roca.

“Alzati…stare qui fuori al freddo non ti farà sicuramente bene”.

Carola si mise in piedi, barcollando. Era pallidissima e aveva gli occhi vitrei.

Sara si spaventò.

“Carola…ce la fai?”chiese, soccorrendola.

La ragazza non rispose.

“Giulia! Aiuto!”esclamò, trascinando la compagna in camera.

Arrivò anche Georg, pensando che Sara fosse di nuovo in pericolo.

“Che diavolo ha fatto?”chiese la ragazza.

“Probabilmente ha esagerato!”rispose Sara.

“Georg…tu sai cosa fare?”

“No…anche perché non so cos’ha fumato…”disse.

Le due ragazze lo guardarono.

“Si vede lontano un chilometro che s’è fatta una canna. Il punto è che avrebbero potuto metterci dentro qualunque cosa…magari lei è allergica, o cose del genere…”.

Carola faceva fatica a respirare.

“Sentite, qui bisogna per forza chiamare la vostra professoressa…rischia di restarci secca…”disse, guardando il viso pallido della giovane.

“Ok…io vado a chiamare la prof…Georg, tu però devi sparire…quella potrebbe anche darti la colpa e sai cos’accadrebbe se uno dei Tokio hotel fosse accusato di aver dato della droga ad una minorenne?”

“Perché è minorenne?”chiese, guardandola.

“Sì…ha solo quindici anni…”rispose Giulia.

Sara era scappata di corsa. Non avevano un minuto da perdere.

“Tu chiama l’ambulanza…”

“Ma io non so farmi capire…”disse Giulia.

“Dai qui”

Georg compose il numero e spiegò la situazione. I soccorsi sarebbero arrivati il prima possibile.

“Ora vai via…non vorrei che qualcuno se la prendesse con te…”.

“Se hai bisogno di qualsiasi cosa, questo è il mio numero”disse, scrivendoglielo sul display del cellulare.

Giulia lo baciò un’ultima volta, prima di vederlo salire in ascensore.

In quel preciso istante arrivarono Sara e la prof.

“Ho appena chiamato l’ambulanza”disse Giulia, andando loro incontro.

“Volete spiegarmi cosa diavolo è successo?”chiese la donna, osservando Carola.

“Non lo sappiamo…lei è entrata in camera e ha cominciato a stare male!”

“Quanto tempo fa?”

“Due minuti circa”disse Giulia.

“Sì…tempo di controllare se era il caso di chiamarla o meno…”

“Capisco…beh, spero sappiate con chi era…”disse, guardandole.

Non era nella loro indole fare le spie, ma Carola ci stava per rimettere la pelle.

“Ci ha detto che sarebbe andata in camera di Claudia”.

“Capisco…beh, io farò intervenire il direttore dell’albergo. Voi restatevene qui, mentre io andrò con lei. Il direttore controllerà personalmente ogni stanza, ma gli dirò di stare lontano da questa, va bene? Credo siate le uniche due su cui posso contare al momento”.

“Va bene, prof.”

“Sentite, per prima mi dispiace. Ero molto agitata…come sta quel ragazzo?”

“Ha avuto una reazione allergica e lo hanno salvato al volo…”rispose Sara.

“È quel ragazzo moro di stamattina, vero?”chiese l’insegnante.

La ragazza annuì.

In quel momento arrivarono i paramedici. La professoressa li seguì, chiudendosi la porta alle spalle.

“Mio Dio! Questa è stata la notte più lunga della mia vita”disse Giulia, tirando un sospiro di sollievo.

Sara prese il cellulare e scrisse un breve messaggio.

“Tom, come va? Tu stai bene? Bill? Fammi sapere…qui è successo di tutto, poi ti racconteremo! Non ti abbattere. Domattina veniamo a trovarti. Sara”

Indirizzò il messaggio al primo numero della rubrica.

“Bill…TH”.

“A chi scrivi?”

“A Tom, solo che non ho il suo numero, quindi ho mandato il messaggio a Bill…spero che arrivi”.

La risposta non tardò ad arrivare.

“Scusa, mi ero appisolato…comunque qui tutto bene. Bill dorme e le infermiere hanno detto che sta meglio. Gli è venuta un po’ di febbre, ma credo sia dovuta alla stanchezza…io sto bene. Il peggio è passato. PS sono curioso di sapere cos’è successo. Posso chiamarti? Tomi”

Il numero era nuovo, quindi era per forza quello del chitarrista.

“Non ci sono problemi, tanto non credo riuscirò a dormire stanotte”.

Giulia però si era addormentata a terra, con la schiena poggiata contro il letto.

Sara sorrise.

“Beata te…”pensò. Prese una sigaretta e la accese, poi andò a sedersi in balcone. L’aria era gelida, ma a lei non importava.

Il telefono brillò e sul display apparve un nome.

“Tomi…TH”

La ragazza premette la cornetta verde.

“Pronto…”disse con voce stanca.

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Capitolo 7
*** 7. Conversazione ***


7. Conversazione

 

“Ciao Tom”

“Ciao Sara…hai una voce…che è successo?”

“Credo che questa sia stata la giornata più lunga di tutta la mia vita”.

“Addirittura? Dove sei adesso?”

“In Hotel…in balcone. Perché?”

“Hai problemi ad arrivare fino alla Hall?”

“No…la mia prof sta venendo lì in ospedale”.

“Perché?”

“Una mia compagna, per la precisione la mia compagna di stanza, ha fumato qualcosa di strano ed è collassata. La stanno portando d’urgenza in ospedale”

“Certo che per essere delle coriste…mio Dio chi diavolo siete?”

Sara rise.

“Beh, lei è un caso molto particolare…comunque perché dovrei scendere nella hall?”

“Dalla voce mi sembri una che ha un disperato bisogno di parlare con qualcuno e non è confortante parlare per telefono. In cinque minuti sono lì. Sbrigati”e riappese.

Sara guardò la compagna di stanza. La scosse leggermente.

“Giulia…”

“Che c’è?”chiese lei con voce impastata.

“Io scendo di sotto. C’è Tom. Tu stai qui?”

“Sì…sono troppo stanca”

“Ok, buona notte”.

“Notte”rispose la giovane, infilandosi sotto le coperte, completamente vestita.

Sara aprì la porta e si trovò di fronte al direttore dell’albergo.

“Signorina, lei da che camera arriva?”si sentì chiedere.

“Da questa”

“Come mai è in giro?”

“Scendo nella hall”

“Posso chiederle il motivo?”

“Un mio amico sta tornando dall’ospedale per portarmi notizie di suo fratello…”.

“Capisco…beh, mi raccomando. Se lei è una delle ragazze che stanno in questa stanza, so che posso fidarmi della sua parola”.

“Grazie…”rispose lei, salendo in ascensore.

Giunse nella hall e si sedette su un grosso divano in pelle bordeaux. Non si era cambiata, quindi indossava ancora gli stessi abiti dell’intervista. Una gonna corta, nera, collant scure, scarpe con il tacco e una camicia bianca.

Si tolse le scarpe e ripiegò le gambe, in modo da scaldarsi un po’i piedi.

Vide due luci avvicinarsi attraverso l’ampia vetrata e riconobbe la Cadillac del giovane chitarrista.

Lo guardò arrivare, ma non si alzò.

“Ciao”le disse.

“Ciao, rispose lei, abbassando lo sguardo.

Tom si sedette al suo fianco e guardò le scarpe.

“Potevi vestirti in modo un po’ più sobrio…lo so che sono una celebrità”disse, con un sorriso.

Sara lo guardò e scoppiò a piangere. Tom la strinse tra le braccia.

“Che hai?”

“Oh, Tom. È stata una giornata terribile…”

“Lo so…cos’è successo mentre non c’ero?”

“Beh…io e Giulia eravamo in camera, in balcone. La nostra compagna, Carola è entrata e ha spinto Giulia giù. Io ho provato a prenderla, solo che non ci riuscivo…stavamo per cadere di sotto tutte e due, poi è arrivato Georg e ci ha salvate. Carola è svenuta e Georg ci ha detto che rischiava la vita…io ho avuto paura!”.

“Immagino. Ora tu e Giulia state bene?”

Sara annuì contro la sua spalla.

“Ora è tutto apposto e questo è l’importante. Sicura di non voler andare a dormire? È stata una giornataccia”.

“Sicura…credo proprio che non riuscirei a chiudere occhio. Tu vuoi parlare?”

Tom le sorrise. “Probabilmente mi servirebbe, ma non sono uno che ama esternare i suoi sentimenti”.

“Sicuro di non volere”

“Sì, non voglio”

“Tom, non vuoi o non puoi?”

“In che senso?”

“La tua immagine è quella del ragazzo duro, che se ne frega di tutto e di tutti…sicuro che non vuoi parlarne e non lo fai solo perché è un tuo desiderio”.

Il giovane sorrise di nuovo.

“Mi chiedo come tu faccia ad essere così dannatamente perspicace”.

“Vuoi andare da un’altra parte a parlare?”

“Perché? Qui non c’è nessuno…”

“Beh, ci sono delle vetrate immense e chiunque potrebbe vederti”.

“Sicuro…nessuno farà caso a noi due questa sera”disse, sorridendole.

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Capitolo 8
*** 8. Il vero Tom ***


Altro capitolo…in questo capitolo le canzoni citate sono “Bring me to life” degli Evanescence e “Spring nicht”dei Tokio Hotel

 

 

8. Il vero Tom

 

“Sai…è la prima volta che qualcuno mi chiede di parlare di me…”disse il ragazzo.

“Beh, c’è sempre una prima volta. Come stai?”

Tom sospirò.

“Meglio, anche se non starò bene finché Bill non uscirà da quel dannatissimo posto. Quando ha mangiato quella fottutissima crostata ero sicuro che non sarebbe successo nulla. Avevo chiesto esplicitamente che non ci fosse dentro della mela, perché lui è allergico e invece è successo. Lui ha iniziato ad annaspare. Fortunatamente sapevo cosa fare…mia madre mi aveva preparato psicologicamente a cose del genere, sapendo che sarebbe potuto accadere. Eravamo ancora piccoli, ma lei già sapeva che avrei avuto bisogno dei suoi insegnamenti”.

“Sei riuscito a parlare con tua madre?”

“No…non l’ho chiamata, altrimenti le sarebbe venuto un infarto. Preferisco che sia Bill a raccontarle tutto, almeno sarebbe sicurissima che sta bene. Se glielo raccontassi io, adesso pretenderebbe di parlare con lui e non sarebbe possibile”.

“Sai…io al tuo posto mi sarei fatta prendere dal panico”.

“No…non mi potrei mai concedere un lusso del genere. In situazioni del genere la vita di mio fratello dipende da me e io so che senza di lui non sarei nessuno”.

Sara lo guardò con profonda ammirazione. Sapeva che i due ragazzi si volevano bene, ma sentirlo dire da uno di loro era un’altra cosa.

“Senti…io ho bisogno di rilassarmi un po’…ti dispiacerebbe accompagnarmi di là?”

“Dove?”

“Dove c’è il pianoforte…la sala è abbastanza lontana e non darà fastidio a nessuno”.

“Certo che la musica è davvero tutto per te”.

“Sì…mi aiuta a superare momenti davvero difficili…”.

Tom accompagnò la ragazza. La sala era buia e silenziosa.

“Ti serve la luce accesa?”chiese il ragazzo.

“No…non preoccuparti…”rispose lei, sedendosi dietro il pianoforte e cominciando a suonare.

La prima canzone che le venne in mente fu “Bring me to life”degli Evanescence.

“How can you see into my eyes like open doors
leading you down into my core
where I’ve become so numb?

Without a soul

My spirit sleeping somewhere cold
until you find it there and lead

It back home”
Tom cantò la parte maschile.
“(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become

Now that I know what I’m without
you can't just leave me
breathe into me and make me real
bring me to life

(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become

Bring me to life
(I've been living a lie, there's nothing inside)
Bring me to life

Frozen inside

Without your touch

Without your love darling

Only you

are the life among the dead

All this time I can't believe I couldn't see
kept in the dark but you were there in front of me
I’ve been sleeping a thousand years it seems
got to open my eyes to everything
without a thought without a voice without a soul
don't let me die here
there must be something more
bring me to life

(Wake me up)
Wake me up inside
(I can’t wake up)
Wake me up inside
(Save me)
call my name and save me from the dark
(Wake me up)
bid my blood to run
(I can’t wake up)
before I come undone
(Save me)
save me from the nothing I’ve become

(Bring me to life)
I’ve been living a lie, there’s nothing inside
(Bring me to life)”

“Conosci questa canzone?”chiese Sara.

“Con un fratello come il mio è ovvio conoscere questa canzone”

“Non ti seguo”

“Quando era più piccolo adorava la cantante. Gli piaceva un sacco quel look dark”

“Capisco…beh, comunque non canti per niente male”.

“Ah e lo dici tu a me? Ti sei sentita?”

“Così finirai per farmi arrossire!”

“Ma è la verità. Anche Bill ha detto che canti benissimo”

“Davvero? E quando mi avrebbe sentita?”

“Mentre provavi con la tua prof. È rimasto ad ascoltarti”.

Sara arrossì, ma il buio l’aiutò.

“Suona qualcos’altro. Mi piace un sacco”.

La ragazza pensò a lungo.

“Non ti da fastidio se canto una delle vostre canzoni?”

Tom scosse il capo. “No…anzi sono curioso di sentirne una!”

“Über den Dächern,
ist es so kalt,
und so still.
Ich schweig Deinen Namen,
weil Du ihn jetzt,
nicht hören willst.
Der Abgrund der Stadt,
verschlingt jede Träne die fällt.
Da unten ist nichts mehr,
was Dich hier oben noch hält.
Ich schrei in die Nacht für Dich,
lass mich nicht im Stich,
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinnern Dich,
an Dich und mich.
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht“

“Caspita che pronuncia!”esclamò Tom

“Grazie…”

“Bill ha ragione. Sei strabiliante!”

In lontananza un campanile rintoccò le tre.

“Porca! È già così tardi?”chiese Sara.

“Sì, perché?”

“Beh…speravo fosse più presto”

“Come mai?”

“Mi fa piacere stare in tua compagnia, nonostante la tua intolleranza a Giulia”

“Beh, mi sa che io e la tua amica siamo partiti con il piede sbagliato”

“Già, lo credo anche io”

“Senti, ti dispiace se torniamo di là? Almeno non stiamo qui al buio”

“Ok, andiamo”.

“Questo è il vero Tom. Non quel cafone sciupafemmine”pensò Sara, seguendolo nella hall.

 

Chiedo perdono se ho fatto cantare a Tom quella canzone °______° …solo che mi serviva uno che facesse la parte maschile. Non so neanche se a Bill piacessero gli Evanescence, però il look dark della tipa è appropriato, non trovate? Concedetemi questo errore…viel danke! ^____^

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Capitolo 9
*** 9. Una bella batosta! ***


NICEGIRL: ovvio che non potevano morire! L’intervento di Georg me lo sono studiato nei minimi dettagli…spero che questi altri capitoli ti piacciano! Fammi sapere! Tschüß!

 

 

9. Una bella batosta!

 

Sara e Tom restarono per circa un’ora nella hall, poi la ragazza si addormentò sul divano.

Il chitarrista prese le scarpette della giovane e le mise in modo che non cadessero, poi prese Sara tra le braccia e la portò in camera.

Giulia stava dormendo tranquillamente.

“La vita è strana…”pensò il giovane. Quelle due ragazze li avevano conosciuti per caso, eppure sembravano fatte apposta per loro.

“Per Bill e Georg”si corresse.

Mise Sara a letto.

“Bill…”disse la corista, rigirandosi tra le coperte.

Guardò un’ultima volta le due giovani, poi uscì in silenzio.

Il sonno se n’era andato ore prima e di certo non sarebbe tornato. Aveva lasciato il suo numero all’ospedale, nel caso fosse successo qualcosa e per il momento era tutto tranquillo. Pensò di andare a salutare i suoi due compagni, ma era certo che stavano dormendo.

Sorrise, nel pensare alla faccia che avrebbe fatto Georg nel vederlo, soprattutto svegliato di colpo. Senza pensarci due volte corse al piano superiore, tenendosi ben stretti i calzoni, per non restare in mutande. Bussò delicatamente alla porta del bassista, ma non ottenne risposte, quindi bussò con più vigore. Un rumore gli fece capire che Georg era uscito dal letto.

“Chi cazzo può essere a quest’ora?”si sentì mugugnare.

“Cretino…potrei essere la tua ragazza”disse Tom camuffando la voce.

Georg gli aprì in maglietta a mezze maniche e calzoncini.

“Mio Dio Tom! Cosa ci fai qui?”chiese, strofinandosi gli occhi.

“Sono venuto a trovarti!”

“Ma sono le quattro del mattino!”

“Lo so…è per questo che sono venuto qui!”

“Oh, vaffanculo!”

“Non mi fai neanche entrare?”

“Certo, accomodati. Tanto ormai non riuscirò mai a riaddormentarmi! Lasciami andare in bagno!”

“Sicuro…vai pure!”.

Il bassista tornò un paio di minuti più tardi. Probabilmente si era sciacquato la faccia, perché aveva un’aria molto più sveglia e aveva i capelli bagnati.

“Come mai sei da queste parti?”chiese, sedendosi sul letto ancora tiepido e frizionandosi la testa con un piccolo asciugamano.

“Sono venuto a fare un po’ di compagnia a Sara e mi ha raccontato cos’è successo. Come va?”

Georg sospirò.

“Pensavo che l’avrei persa…se fossi arrivato un secondo più tardi sarebbero finite tutte e due sul marciapiede di sotto”.

Tom lo guardò. Era la prima volta che lo vedeva così avvilito.

“Senti, alla fine è andato tutto bene e la tua bella sta riposando beatamente nel suo lettino”.

“E tu come fai a saperlo?”

“Ho portato su Sara che si era addormentata sul divano della hall”.

“Capisco. Sigaretta?”chiese, prendendo un pacchetto.

“Sì, ma stavolta offro io. Le ho comprate”rispose, uscendo in balcone.

I due ragazzi restarono insieme fino all’alba.

“Beh, è ora che vada. Se Bill si sveglia voglio essere lì con lui”.

“Ok…salutamelo, va bene?”

“Mi pare il minimo dopo averti svegliato alle quattro!”

“E avermi fatto saltare la mia corsa mattutina”.

“Perché?”

“Beh chi ha voglia di uscire a correre adesso? Sono stanco morto!”

“Oh, che femminuccia! Vestiti e chiama Gustav, almeno venite con me!”.

“No…aspettiamo Sara e Giulia, almeno le portiamo noi in ospedale”.

“Recepito il messaggio. Allora riposati. L’orario mattutino è dalle 8 e mezza a mezzogiorno”.

“Va bene. A più tardi”rispose, chiudendo la porta.

Tom scese di corsa le scale e si mise alla guida della sua Cadillac nera.

Si appoggiò comodamente al sedile e sorrise. Era contento di poter contare su Georg e gli altri. Dopo una decina di minuti raggiunse l’ospedale. Ormai erano le sei e alcuni pazienti erano già svegli. Andò in camera di Bill e lo trovò seduto a guardare il sole che attraversava le tende chiare.

“Ben svegliato fratellino”gli disse, abbracciandolo.

 

----------*----------

 

Sara si svegliò di soprassalto.

“Tom!”esclamò. Si guardò intorno, spaesata. Era nel suo letto, ancora vestita. Giulia dormiva ancora.

La ragazza sorrise. Doveva essersi addormentata e Tom l’aveva portata in camera. Guardò l’orologio che aveva al polso. Erano le sei e trenta. Aveva dormito poco e lo sentiva, però non aveva più sonno. Andò in bagno, si lavò e si pettinò, poi tornò in camera a cambiarsi. La sua compagna si stava svegliando.

“Buon giorno!”le disse, con un sorriso.

“Finalmente è mattina…non ho mai desiderato così tanto di vedere il sole!”esclamò Giulia, sbadigliando.

“Non dirlo a me!”.

In quel momento vibrò il cellulare.

“Oh, è Tom”disse Sara, aprendo il messaggio.

“Bill sta benissimo. Ha già incominciato a rompere le palle! Appena potete venire qui, ditelo a Georg, è lui il patentato della situazione. PS grazie per ieri sera. Tomi”

“Cos’è successo ieri sera?”chiese Giulia, dopo aver ascoltato l’amica.

“Nulla. Tutti e due avevamo bisogno di parlare un po’, quindi lui ha ascoltato me e io ho ascoltato lui”.

“Da bravi cognati!”esclamò.

“Non fare la cretina e vestiti. Dobbiamo andare a fare colazione, poi chiamare la prof per sapere di Carola”.

 

----------*----------

 

Guten Morgen!”esclamò il direttore dell’hotel, vedendo le due ragazze.

“Guten Morgen”risposero loro, sorridendo. Si sedettero ad un tavolo e ordinarono due cappuccini e due brioches.

“Oggi è?”

“Giovedì, perché?”chiese Sara.

“Mancano…mmm…quattro giorni al concerto!”esclamò, sorridendo.

“Wow…non pensavo che te lo ricordassi!”.

In quel momento suonò un cellulare.

“Non è il mio!”disse Sara.

“Già…è il mio”

“Chi è?”

La ragazza sbiancò. Era Paolo, il suo presunto fidanzato.

“Pronto?”

“Buon giorno amore!”

“Ciao…”

“Come stai? È da un po’ che non ci sentiamo…speravo mi chiamassi ieri sera…”.

“Lo so, scusami…solo che è stata una giornataccia, quindi non mi è più venuto in mente”.

“Sai, ieri sono andato a vedere la macchina…”.

“Davvero?”

“Sì e mio padre mi ha dato carta bianca. Posso prendere quella che voglio!”

“…”

“Beh, tu cosa proponi?”

“Io? Non lo so…Paolo sono le sei e mezza del mattino…non mi va di pensare alle macchine…”.

“Beh, comunque cosa ci fai già sveglia?”

“Mi ha svegliata Sara…volevamo andare a fare una passeggiata e quindi ci siamo svegliate presto”.

“Capisco…beh io ora devo andare a lavorare…ti amo”.

“Anche io”. Furono quelle parole a farle più male. Non era vero. Lei non lo amava…

Si prese il viso tra le mani e sentì le lacrime scenderle lungo le guance.

“Giulia…che c’è?”

“Paolo…”

“Cos’è successo?”

“Beh…io me lo sono dimenticato. Lui è il mio ragazzo…non Georg…però non lo amo. Sara, cosa faccio?”

“Senti…per ora non ci pensare. La prossima volta che ti chiama non rispondere, poi gli chiedi scusa perché stavi provando. Ora finiamo la colazione, poi chiamo la prof”.

Giulia annuì e si asciugò gli occhi.

Sara prese il suo telefonino e compose il numero.

“Pronto?”

“Salve prof…sono Sara…”

“Oh, ciao Sara…come state?”

“Noi bene…lei?”

“Carola è stata male tutta notte. Ho chiamato i suoi genitori e se la verranno a prendere stasera. Il direttore dell’hotel mi ha chiamata e mi ha detto che ha trovato due camere con ragazze che stavano fumando. La stanza di Claudia e quella di Sandra”

“Quindi, cosa farà?”

“Ho già avvisato i genitori e anche loro torneranno a casa. Il nostro coro si sta decimando, ma fortunatamente i contralti sono tanti…”.

“Capisco”

“Ah Sara, un’ultima cosa”

“Mi dica”

“Siccome non ci sarò per tutto il giorno, voi avete la giornata libera. Ho visto quel ragazzo biondo qui in ospedale”.

“Sì…”

“Beh, mi ha chiesto se potevate venire a trovare suo fratello…quindi non credo ci siano problemi”.

“Davvero? Grazie prof”

“Per fortuna avevo previsto che sarebbe successo qualcosa e ho anticipato la partenza a dodici giorni prima del concerto. Da domani si lavorerà parecchio, in più avremo la sala di registrazione per noi”.

“Capisco prof. Buona giornata”

“Buona giornata ragazze”

Giulia la guardò.

“Allora? Che dice?”

“Che possiamo andare a trovare Bill, che Carola torna a casa stasera, insieme a Claudia a Sandra e alle loro compagne di stanza”.

“Davvero?”

“Sì…”

“Guarda, mi dispiace per loro, ma sono contenta, così imparano a fare le cretine in gita!”.

“Come siamo cattive stamattina!”esclamò una voce familiare.

Giulia si voltò e corse incontro al ragazzo.

“Da cosa l’hai capito che sono cattiva?”chiese, posandogli un leggero bacio sulle labbra.

“Oh, dal tuo tono allegro!”rispose lui, ridendo.

“La nostra prof ci ha detto che possiamo andare in ospedale a trovare Bill”disse Sara.

“Ottima notizia”disse Gustav, sorseggiando un bicchiere di succo d’arancia.

“Beh, prima delle otto e mezza non si può entrare, quindi abbiamo un paio d’ore…”disse Georg.

“Ok…che facciamo allora?”

“Beh…io direi che potremmo starcene un po’ in giro”.

“A quest’ora? Ma sono quasi le sette…non è aperto niente!”disse Giulia.

“Oh, avete ragione…voi non conoscete ancora Berlino. Gustav, dove le portiamo?”

“Beh…ci sarebbe quel bar…”

“Oh sì! Assolutamente. Ragazze, andate a vestirvi. Oggi vi portiamo in un posticino che non dimenticherete!”esclamò Georg, guardando Giulia negli occhi.

Le due coriste tornarono al piano superiore.

“Come ci vestiamo?”chiese Sara.

“Ah boh! Quei due hanno sicuramente intenzione di tenerci in giro fino alle otto e mezza, quindi propongo scarpe comode e roba pesante, visto che fa freddo!”rispose, aprendo la finestra e recuperando le sedie della sera prima.

Alla fine Sara indossava un maglione scuro a collo alto e una gonna corta, con collant nere e ballerine. Al braccio la sua onnipresente e capientissima borsa nera.

“Cosa ci metti dentro in quella valigia?”chiese Giulia, osservando l’amica.

“Dunque…trucchi, la spazzola, specchietto, collant di ricambio nel caso quelle che ho si spaccassero, una bottiglietta d’acqua, le sigarette e l’accendino, occhiali da sole, crema per le mani, cicche, portafoglio, documenti…”

“Sì, ho capito…allora visto che ti porti tu quella cosa, ti lascio anche le mie sigarette e il mio portafoglio”disse Giulia, mettendo le cose nella borsa dell’amica.

Giulia era molto più semplice. Jeans scuri, Tiger nere e rosa, maglietta rosa a maniche lunghe e cappottino nero e occhiali da sole bianchi appoggiati in cima alla testa.

“Pronta?”chiese Sara.

“Sempre”rispose la ragazza aprendo la porta della camera e poi chiudendola a chiave.

Lasciarono la chiave nella hall, poi seguirono Georg e Gustav in macchina.

Viaggiarono per un quarto d’ora, poi raggiunsero un bar dalle dimensioni ridottissime. Sembrava in miniatura.

“Ma cos’è?”chiese Giulia dal sedile anteriore.

“In questo bar ci siamo stati io e Gustav per parecchio tempo. Il conservatorio non è molto lontano e praticamente è stata la nostra seconda casa. E siccome è l’unico posto un po’decente aperto a quest’ora, mi sembrava carino portarvi”rispose il bassista.

“Ah…”disse Giulia, osservando attentamente il locale. Da fuori sembrava quasi una micro baita tirolese. Con la balconata in legno e i fiori nei vasi. Le tende candide alle finestre e un’aria calda ed ospitale.

“Entriamo?”chiese Gustav, scendendo dall’auto.

Gli altri tre ragazzi lo seguirono. Una donna robusta dietro il bancone li salutò come se li conoscesse da sempre.

“Georg Listing und Gustav Schäfer! Ich von glücklich zu sehen ihr!”

“Hallo!”risposero i due ragazzi, sorridendo.

Giulia e Sara si guardarono. Non avevano capito una parola

Wer bist diese Mädchen?”

Unser freund

“Scusate, ma noi non capiamo una parola!”disse Giulia a bassa voce.

La donna le guardò e sorrise.

“Inglesi?”chiese.

“No…siamo italiane, signora”rispose Sara.

“Oh, io adoro l’Italia! Ma ora venite…suppongo siate qui per la colazione!”

Georg e Gustav annuirono e si sedettero ad un tavolo.

“Cosa vi ha chiesto?”chiese Giulia, sedendosi di fianco a Georg.

“Ci ha detto che era contenta di vederci, poi ci ha chiesto chi eravate”

“E cosa le avete risposto?”

“Che siete nostre amiche…”disse Gustav.

“Sono sicura che il tedesco non lo imparerò mai!”esclamò Sara, guardando l’orologio. Erano le 7 e dieci.

Un’ora e venti, poi avrebbe rivisto Bill.

“Dunque…cosa ci proponete di assaggiare?”chiese Giulia.

“I Krapfen!”esclamarono i due giovani.

“Quelle cose piene di crema?”chiese Sara.

I due annuirono.

“Ma siete pazzi? Quella cosa contiene un miliardo di calorie!”

I ragazzi si guardarono.

“Lasciatela stare…ha ancora la mente di quando faceva la pseudo modella!”rispose Giulia, pregustandosi già il dolce, fregandosene altamente delle calorie e di quant’altro.

La donna tornò poco dopo con quattro dolci.

Subito Georg e Gustav ne presero uno a testa, poi li avvicinarono e si misero a ridere.

“Che c’è?”chiese Giulia.

“Quando eravamo più piccoli, all’inizio della nostra carriera come Devilish, Tom ci ha detto che lui faceva cin cin anche con i krapfen e così è rimasto anche per noi due”

“Non vi seguo”

“In teoria si brinda solo con le bevande, giusto?”

“Sì…”

“Beh, Tom ce lo ha fatto fare anche con i dolci”

“O con i cucchiaini quando mangiamo il gelato al ristorante!”aggiunse Gustav e di nuovo risero.

Giulia prese un krapfen e guardò l’amica.

“Va bene, però poi non ti lamentare se non mangio niente per tutta la giornata”disse la ragazza, prendendo tra le dita il dolce coperto da candido zucchero a velo.

“Cin cin!”esclamarono, mettendosi a ridere.

Rimasero dentro quel piccolo bar per quasi un’ora, parlando di mille cose diverse.

“Visto che voi due sapete quasi tutto su di noi, allora noi vogliamo sapere tutto su di voi”disse Georg.

“Quindi?”

“Breve intervista alle due coriste di Milano”disse, sorridendo.

“Ok, parto io!”esclamò Giulia, esaltata da quell’idea.

“Nome?”

“Giulia Gherardi”

“Data di nascita?”

“23 ottobre 1989”

“Altezza”

“Un metro e 58”

“Peso”

“50 chili”

“Fratelli o sorelle?”

“Una sorella più piccola di nome Maria e un fratellastro sempre più piccolo di nome Andrea”

“Colore degli occhi?”

“Verdi”

“Dei capelli”

“Rossi”

“Animali?”

“Un gatto di nome Stella”

“Segni particolari?”

“Un tatuaggio a forma di farfalla sulla caviglia e una S sulla spalla”

“Curiosità?”

“A breve piercing sulla lingua”disse, tirando fuori la lingua e ridendo.

“Hobby?”

“Cantare e shopping!”

“Varie ed eventuali?”

“Cosa?”
“Tutto quello che ti riguarda ma che non ti ho chiesto”

“Ah…beh, sono allergica al polline, non mangio pesce né le fragole. Odio terribilmente le formiche”

“Ok…intervista terminata. Ora tocca a te”

“Pronta!”

“Nome?”

“Sara Tamagnini”

“Data di nascita?”

“15 agosto 1989”

“Altezza?”

“Un metro e 78”

“Peso?”

“50 chili”

“Fratelli o sorelle?”

“Una sorella più grande di nome Debora”

“Colore degli occhi?”

“Verdi”

“Dei capelli”

“Neri”

“Animali?”

“Una tartaruga di terra che si chiama Musa”

“Segni particolari?”

“Piercing all’ombelico, tatuaggio a forma di stella sul bacino e una G sulla spalla”

“Curiosità?”

“Prossimamente piercing alla lingua, insieme a Giulia”

“Hobby?”

“Cantare, suonare e shopping, ma solo con Giulia!”

“Varie ed eventuali?”

“Sono allergica alle punture degli insetti…non mangio la frutta e ho purissima degli insetti…”

“Bene…a quanto pare abbiamo una sorta di Bill al femminile!”esclamò Gustav.

“Perché?”

“Beh, la stellina sul bacino, paura degli insetti, non mangi la frutta…potresti essere lui!”esclamò sorridendo.

Sara arrossì. La stella se l’era fatta tatuare apposta, quando aveva saputo che ce l’aveva pure lui.

“Magari è uguale alla sua?”chiese Georg.

Sara annuì.

“Davvero?”chiesero i due ragazzi.

“Beh…sì. Insomma…lui è sempre stato il mio idolo…e poi la stellina mi piaceva un sacco…”disse, arrossendo.

“Guardate che ora è!”esclamò Georg, guardando il cellulare.

“Le otto meno dieci!”esclamò Sara.

“Dobbiamo andare. Ci metteremo quasi mezz’ora per arrivare all’ospedale”disse, alzandosi e pagando i quattro dolci.

“Oh no…li offre la casa”disse la donna, rifiutando il denaro.

“No…ti prego”disse Georg.

“Insisto. E porta questi agli altri due ragazzacci”.

“Va bene, ma la prossima volta non accetto rifiuti”

“Va bene…è stato un piacere rivedervi ragazzi”

“Anche per noi”.

“Spero di rivedervi presto”

“Certo!”esclamò Gustav, uscendo.

I quattro ragazzi risalirono in macchina.

“Allora, come vi è sembrato?”

“Meraviglioso! Davvero, è un posto carinissimo!”esclamò Giulia, allacciandosi la cintura di sicurezza.

“Sono contento che vi sia piaciuto e ora andiamo a trovare Bill!”esclamò il giovane, mettendo in moto la macchina.

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Capitolo 10
*** 10. In ospedale ***


Per oggi è l'ultimo capitolo che posto...anche perchè devo scriverne altri, altrimenti rimango a secco e voi non potete sapere come va avanti. Chiedo umilmente perdono se nelle frasi in tedesco dei capitoli precedenti ho scritto qualche vaccata, ma ve l'ho detto, il dizionario di Word non propone molto!!! Beh, io vi lascio così almeno per oggi. Mi pare di chiarire alcuni punti in sospeso e di non lasciarvi sulle spine. Leggete anche le mie altre fic e fatemi sapere cosa ne pensate!!! A domani ragazze! Buona serata! Ciauuuu

10. In ospedale

 

Viaggiarono per più di mezz’ora. Il traffico era intenso a causa dell’orario. Praticamente tutti si spostavano in macchina per andare a lavorare e c’erano gruppetti di studenti ritardatari che intralciavano i marciapiedi.

“Nach da! Das Tokio Hotel wagen!”esclamò una ragazza indicando la macchina e riconoscendo Georg alla guida.

“Maledizione! Ci hanno riconosciuti!”esclamò il giovane.

Un gruppo di ragazze cominciò ad avvicinarsi alla macchina.

“No…non adesso. Dobbiamo andarcene da qui!”esclamò Gustav.

“Perché?”

“Beh la stampa ancora non sa di Bill e di certo non possiamo farci vedere mentre andiamo in ospedale”.

“Sentite, voi andateci come se niente fosse, poi io fingerò di essermi fatta male e potrete dire che mi avete aiutata…fate anche la figura dei bravi ragazzi, no?”propose Giulia.

“Ok, però sbrighiamoci, prima che ci assalgano!”disse Sara, osservando le fans che si avvicinavano.

Georg prese un paio di vie più strette, ma sgombre dal traffico, poi raggiunsero l’ospedale.

Mancavano ancora dieci minuti prima dell’orario di visita.

“Senta, non è che possiamo salire? Resteremo in corridoio, fino all’orario di visita…”chiese Gustav. Lui riusciva sempre a convincere chiunque. Aveva il viso da bravo ragazzo e di certo quell’infermiera non sarebbe riuscita a dirgli di no.

“Ma certo caro, salite pure. Tanto dieci minuti non fanno certo differenza”disse la donna, sorridendogli.

I quattro ragazzi entrarono in ascensore. Sara non parlava ed era concentrata ad osservarsi le scarpette.

“Hey! Riprenditi!”esclamò Giulia, dandole un colpetto al braccio.

“Cosa?”

“Senti, non capisco come mai sei così…”

“Non lo so…sai che gli ospedali non mi piacciono”

“Lo so…Sara, guardami negli occhi”.

La giovane obbedì.

“Voglio che tu la smetta di pensare ad Alessandro. Quello che è successo era inevitabile. Smettila di pensare a lui e goditi la vita”glielo disse in italiano, in modo che Georg e Gustav non facessero domande, non che lo pensasse, però preferiva evitare.

La ragazza non riuscì a sostenere ancora lo sguardo dell’amica.

“Io…io non ci riesco Giulia…stare qui…in ospedale. Mi fa tornare in mente quelle ore!”esclamò, abbracciandola.

I due ragazzi le guardarono con aria interrogativa, ma lo sguardo di Giulia li fece desistere a fare domande.

Giunti al piano trovarono Tom seduto in corridoio.

“Buon giorno!”esclamò il rasta, andando loro incontro.

“Sara, che faccia stanca che hai! Non dirmi che non hai dormito?”

“Beh, non so a che ora mi sono addormentata, ma alle sei e mezza ero già sveglia”rispose lei, sorridendo ed asciugandosi gli occhi.

“Solo? Georg è sveglio dalle quattro!”esclamò Tom.

“Già…chissà per colpa di chi?”

Risero tutti e cinque.

“Ah, questi me li ha dati Dora, per te e Bill”disse il bassista, porgendo il sacchetto al compagno.

“Oh amo quella donna! E amo ancora di più la dieta di mio fratello!”

“Non sono a dieta! Portami quel krapfen immediatamente!”si sentì gridare dalla camera.

Tom aggrottò le sopracciglia e sbuffò.

“Maledizione! Mi sente solo quando ne ha voglia…beh, tesoro portagliela tu la colazione. Credo gli faccia più piacere”disse, porgendo il sacchetto a Sara.

La ragazza entrò e si chiuse la porta alle spalle.

 

----------*----------

 

“Cosa vi siete dette in ascensore?”chiese Georg.

“È una storia abbastanza lunga e non voglio che lei sappia che ve l’ho raccontata”.

“Andiamo di fuori, almeno siamo sicuri che non ci sentirà”disse Tom, incuriosito.

Una volta in balcone e con le sigarette accese, Giulia si appoggiò alla ringhiera.

“Parto a raccontarvi dall’inizio. Tutto cominciò nell’estate di due anni fa.

Sara e io eravamo già ottime amiche. Nel nostro gruppo di amici era arrivato questo ragazzo nuovo, Alessandro. Era davvero bello. Alto, occhi chiari e un bel sorriso. Tra lui e Sara nacque subito una reciproca simpatia e in breve tempo si misero insieme. Erano davvero una bella coppia. Lui era un asso del calcio e lei ai tempi faceva la modella per alcune riviste.

Otto mesi dopo, però, Ale era in macchina con alcuni suoi amici. Quello che guidava aveva bevuto parecchio. La macchina viaggiava ad una velocità mostruosa, parecchi chilometri al di sopra del limite. Una pozzanghera traditrice li fece sbandare e la macchina finì contro un camion che arrivava dalla direzione opposta. Tre dei cinque ragazzi sulla macchina morirono sul colpo. Alessandro e un altro si salvarono, ma la loro vita era appesa ad un filo.

La chiamata arrivò a Sara nel cuore della notte. Il suo ragazzo era in agonia in un letto d’ospedale. Non aspettò nemmeno un secondo. Si vestì rapidamente, prese il casco e fece una corsa folle con il motorino. Entrò in ospedale e corse fino alla camera del ragazzo. Là c’erano i genitori sia di Alessandro che degli altri quattro ragazzi. L’amico di Ale morì dopo una decina di minuti. L’ultimo rimasto era anche l’ultima speranza per cinque famiglie. Tutti i genitori pregarono affinché Alessandro si salvasse, ma le loro preghiere non furono ascoltate e il ragazzo morì nelle prime ore del mattino.

Sara mi chiamò alle cinque. Aveva la voce strozzata dai singhiozzi e voleva farla finita. Disse che non sarebbe mai più entrata in un ospedale, perché i medici avevano lasciato morire Alessandro. Non era nemmeno riuscita a dirgli che lo amava”

Tra i quattro ragazzi era sceso il silenzio.

“Per lei questa situazione è mostruosa. Da una parte vuole stare al fianco di Bill, ma dall’altra vorrebbe andarsene e stare lontana da questo posto. Dopo la morte del suo ragazzo si è chiusa in se stessa. Ha lasciato il suo lavoro come modella e si è dedicata anima e corpo alla musica. Ha smesso di frequentare tutti i suoi amici, tranne me”

“Capisco…beh immagino cosa provi in questo momento”disse Tom.

“Vi prego ragazzi, non una parola riguardo a questa storia. Lei sta cercando di dimenticare, ma sapete che non è facile. Non deve sapere che anche voi conoscete questa cosa”

“Certo…non una parola”dissero i tre. Rientrarono, un po’ più seri del previsto, ma la voce squillante di Bill li rimise di buon umore.

“Tomi! Vieni qui!”esclamò il ragazzo, dalla sua stanza.

“Oddio…cosa vorrà adesso?”chiese il rasta, passandosi una mano sul viso.

Giulia rise, stringendo la mano di Georg.

Dopo qualche istante entrarono anche loro tre in camera.

“Ragazzi! Che piacere vedervi!”esclamò il cantante sorridendo.

“Allora? Pronto per uscire da qui? Mancano solo quattro giorni al concerto e immagino che Dave voglia provare almeno qualcosa!”chiese Gustav.

“Oh…sì. Lui non lo sa che sono qui, vero?”domandò Bill, incupendosi.

“No…non gli abbiamo detto ancora nulla, ma credo che il direttore dell’albergo lo abbia avvisato”

“Che vigile!”esclamò Giulia.

“Sentite, in teoria mi dimettono per mezzogiorno. Mi aspettate?”

“Certo!”esclamarono gli altri.

“Ehm…noi ora dovremmo andare a vedere la nostra compagna di stanza…”disse Sara.

“Cosa? Quella per poco non mi ammazzava, anzi non ci ammazzava e tu vuoi andare a trovarla?”chiese Giulia.

Bill sgranò gli occhi a quella notizia. Non sapeva nulla.

“Come? Cos’è successo ieri sera?”chiese, prendendo la mano di Sara.

La ragazza gli raccontò tutta la storia, senza guardarlo negli occhi.

“Certo che è stata una giornata eccezionale!”esclamò il giovane.

“Beh, siamo stati tutti molto fortunati…mettiamola così”disse Giulia.

“Senti, io vado a trovarla…tu fai un po’ come vuoi”disse Sara, alzandosi ed uscendo dalla camera.

Giulia sbuffò.

“Odio quando fa così…”disse, prima di seguire l’amica.

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Capitolo 11
*** 11. Certe cose sono difficili da superare ***


Questo è l’ultimo capitolo…e non perché la storia sia finita, ma perché devo ancora scrivere gli altri capitoli. Vi prometto che sarò rapida e vi posterò almeno un altro capitolo prima di partire!!! Un bacio e grazie a NICEGIRL che commenta sempre!!! Kuss!

Ah, la canzone se qualcuno non la riconosce è “Happy ending” di Mika…spero vi piaccia la mia “playlist!!!” ^__^

 

 

11. Certe cose sono difficili da superare

 

I quattro ragazzi si guardarono.

“Siete in una situazione difficile”disse Tom, osservando prima Bill poi Georg.

“Perché?”chiese il cantante.

“Beh, lunedì ci sarà il concerto, poi torneremo ad Amburgo…le ragazze staranno qui fino a novembre, poi però torneranno in Italia”

“Beh, anche noi andremo in Italia”

“Sì, va bene. Solo che non puoi pretendere che stiano con voi…loro vanno a scuola…non possono mica venire a tutti e tre i concerti. Questo è il brutto di trovarsi la ragazza in albergo”disse, appoggiandosi al muro.

Georg e Bill si guardarono. Tom aveva ragione, dannatamente ragione. Non potevano pretendere che Giulia e Sara lasciassero gli studi per seguirli.

“Loro hanno 18 anni, è il loro ultimo anno di scuola. A giugno avranno finito”disse Bill.

“Luglio…ci sono gli esami…”disse Georg.

“Beh, a luglio…sono solamente nove mesi!”

“Solo nove mesi? Senti Bill…va bene, tu e Sara vi amate, ma stai pur certo che in nove mesi qualche fotografo ti beccherà con qualche fan un po’ troppo affettuosa e stai sicuro che Sara la vedrà. Un conto è fidarsi di una persona, un conto è continuare a sentire e a vedere cose che non si vorrebbero sentire e vedere”disse Tom.

Gli altri tre ragazzi lo guardarono.

“Scusa, ma questa perla di saggezza da dove salta fuori?”

“Oh, vai al diavolo! Ti sto solo dicendo che non sarà per niente facile mandare avanti questa relazione…”

“Nessuno ha detto che sarebbe stato facile…”disse Georg.

 

----------*----------

 

“Camera 69”disse Sara, osservando le porte.

“Eccola qui!”esclamò Giulia.

Bussarono leggermente alla porta.

“Avanti!”si sentì dire. Era indubbiamente la voce della prof.

“Salve prof…”dissero insieme le due ragazze.

Carola era sdraiata nel letto e leggeva una rivista. Nel vedere le sue due compagne abbassò lo sguardo, vergognandosi e sperando che nessuna delle due raccontasse quanto accaduto.

“Ciao Carola!”disse Sara, avvicinandosi al letto.

“Immagino vogliate stare un po’ da sole…io vado a prendermi un caffè”disse la prof, uscendo.

“Cosa ci fate qui?”chiese la ragazza.

“Siamo venute a trovarti…non possiamo?”

“Certo…fate pure quello che volete! Mi avete rovinato la gita!”

“Come scusa?”chiese Giulia.

“Avreste potuto lasciarmi stare, invece avete dovuto chiamare la prof! Scommetto che è stato quel capellone ad avere l’idea!”.

“Primo, quel capellone ti ha salvato la vita! Avresti potuto morire, se non te ne sei resa conto!”esclamò Giulia.

“Avete fatto le spie, ho saputo. Claudia e Sandra…le hanno beccate e ora nove persone se ne torneranno a casa per colpa vostra!”esclamò, guardando Sara.

“Per colpa nostra? Non siamo state noi a dirvi di fumare quella roba!”

“Certo, ma voi avreste anche potuto restare zitte, no? Invece avete rovinato tutto!”

“Carola, questa discussione non ha senso…”disse Sara.

“Invece ha senso…avete preferito metterci fuori gioco, vero?”

“Cosa stai dicendo?”

“Oh, non capisci? Voi due siete sempre insieme ai Tokio Hotel. Avevate paura che uno di loro potesse accorgersi di me, o di Claudia oppure di Sandra?”chiese, mettendosi seduta nel letto.

“Tu sei completamente pazza!”esclamò Giulia.

“Sara, andiamocene. Lo sapevo io che questa era una totale perdita di tempo. Sai che ti dico, sono contenta che se ne torni a casa. Di certo la prof non sarà così indulgente con lei!”esclamò, uscendo e sbattendo la porta.

“Sara, sai benissimo che non mi sbaglio. In fondo ti capisco. Un ragazzo del genere chi se lo lascerebbe scappare? E poi, dopo che hai perso Alessandro è normale che tu sia un po’ possessiva…”.

La ragazza si allontanò di corsa, inorridendo per le parole che la compagna le aveva appena detto. Come osava nominare Alessandro? Perché proprio in quel momento, poi? Perché proprio quando le pareva di averlo dimenticato un poco?

Uscì dalla stanza, senza nemmeno vedere Giulia. Corse via. Le lacrime le offuscavano la vista. Salì le scale, finché non trovò la strada bloccata da una porta. La aprì, spingendo con forza sul maniglione antipanico. Il vento le sferzò con forza la faccia, asciugandole le lacrime.

“Sara! Dove cazzo sei?”si sentì gridare dalle scale, ma la ragazza ignorò la voce dell’amica. Si appoggiò al cornicione del tetto e osservò le persone che camminavano sul marciapiede. Da quell’altezza sembravano piccole formiche. La ragazza prese l’iPod dalla borsa e lo accese. Volume al massimo, per potersi isolare dal mondo. Chiuse gli occhi, mentre una lacrima traditrice si portava via quell’ultimo residuo di trucco dai suoi occhi.

 

“This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending”

Maledettissima riproduzione casuale. Certo che quando il destino ci si metteva, sapeva essere crudele.

“This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.

Wake up in the morning, stumble on my life
Can't get no love without sacrifice
If anything should happen, I guess I wish you well
A little bit of heaven, but a little bit of hell
This is the hardest story that I've ever told
No hope, or love, or glory
Happy endings gone forever more
I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday

This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together”

Si passò le mani sul viso e trasse un profondo respiro nel tentativo di calmarsi. Aveva bisogno di una sigaretta. Lo sentiva. Prese il pacchetto dalla borsa e ne accese una.

“Two o'clock in the morning, something's on my mind
Can't get no rest; keep walkin' around
If I pretend that nothin' ever went wrong, I can get to my sleep
I can think that we just carried on
This is the hardest story that I've ever told
No hope, or love, or glory
Happy endings gone forever more
I feel as if  I'm wastin'
And I'm wastin' everyday
This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.

A Little bit of love, little bit of love
Little bit of love, little bit of love [repeat]”


La canzone stava finendo.

 

“I feel as if I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday

This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
To live the rest of our life,
But not together”

Sara si soffiò il naso, poi tornò a guardare il mondo sotto di sè. Sentì una presa al braccio, che la costrinse a voltarsi.

“Si può sapere cosa t’è successo?”. Era Giulia.

“Nulla…lasciami stare!”

“E no! Nessuno se ne va via piangendo, senza che sia successo nulla…”

“Giulia, davvero. Voglio restare da sola”

“Come vuoi, però un giorno me la spieghi questa storia…Ti mando un messaggio per quando andiamo a mangiare, ok?”.

Sara annuì distrattamente, osservando il cielo.

 

----------*----------

 

“Hey, Sara dov’è?”chiese Bill.

“Sul tetto…in pausa di riflessione…”

“Come mai?”chiese Tom.

“Sarà stata quella stronza di Carola a dirle qualcosa, ma sorvoliamo…in ogni caso credo che avrebbe bisogno di parlare…”

“Non mi faranno di certo uscire…io non posso andare su”disse Bill, sconfortato.

“Vado io…non c’è problema”disse Tom, uscendo dalla stanza.

“Tu non sai niente?”chiese Bill.

“No, purtroppo no. Sono uscita prima, altrimenti le avrei messo le mani addosso. È così irritante…”disse, sbuffando.

 

----------*----------

 

Tom aprì delicatamente la porta per salire sul tetto. La vide appoggiata alla ringhiera. Le lunghe dita sottili stringevano una sigaretta, ormai giunta al filtro. Gli occhi non li vedeva, ma certamente stavano scrutando la città sottostante. I lunghi capelli mossi dal vento, ondeggiavano sulla sua schiena.

“Sara!”esclamò, ma la ragazza non lo sentì. Solo in quel momento il rasta vide le cuffiette bianche.

In certi momenti si poteva anche sentire la musica.

Tom si appoggiò alla ringhiera e le sorrise.

Sara si tolse le cuffie.

“Signorina, si congelerà a stare qui fuori!”esclamò il ragazzo.

“Meglio così…”rispose lei, cupa.

“Hey! Che succede? Non dirmi che sono stato io?”

“Certo che no…solo che non sono molto in vena di parlare, al momento”

“Dai! Che cosa ti ha resa così triste?”

Sara lo guardò. I suoi occhi verdi si riempirono di lacrime che lei non voleva versare. Non davanti a lui.

“Sara…che c’è? Con me puoi parlarne”

“Non so se voglio parlare di quella storia…”

“Ma se non ne parli, non posso aiutarti”

La ragazza lo guardò, poi trasse un lungo respiro. Si sedette a terra, portandosi le ginocchia al petto, poi cominciò a raccontargli la storia di Alessandro.

Dovette fermarsi più volte, per non scoppiare a piangere.

Alla fine, Tom l’abbracciò.

“Ormai è passato. Non si può rimediare…”

“Lo so, solo che continua a perseguitarmi!”esclamò lei, lasciandosi andare.

“Avrebbe voluto salire Bill, solo che le infermiere non lo fanno uscire dalla camera”

“Grazie Tom…”disse lei, stringendosi contro di lui.

Tom guardò il cielo. Si stava rannuvolando in fretta.

“Senti, ci conviene tornare dentro, altrimenti ci beccheremo il temporale”disse.

Sara si asciugò gli occhi ed annuì.

“Tom…”

“Sì?

“Ti prego, non dire nulla a Bill o agli altri…”

“Non ti preoccupare, sarò una tomba”rispose lui, sorridendo.

 

----------*----------

 

“Ah, con me no, ma con lui sì?”chiese Giulia, sorridendo non appena vide rientrare l’amica con Tom.

“Kaulitz, un giorno mi spiegherai come hai fatto”aggiunse.

“Tesoro, si tratta solo di puro fascino maschile…un po’ d’impegno e potresti anche migliorare un pochino!”

“Ma come siamo spiritosi!”esclamò Giulia.

“Basta…non litigate come al solito!”disse Georg, prendendo la ragazza per mano.

Bill guardò Sara. Sembrava profondamente triste.

In quel momento passò un’infermiera.

“Scusatemi, ma devo farvi uscire. Dobbiamo controllare alcune cose e fare un’iniezione”.

Bill rabbrividì.

“Iniezione…no…io sto benissimo! Devo uscire…”disse, aggrappandosi alle coperte.

“Si tratta solo di un prelievo, signor Kaulitz”

“Senta, non è che possiamo evitare? In fondo mi vede…sto benissimo!”

“Bill, non fare il cretino! Lascia che ti faccia quella puntura…”disse Tom, ridendo.

Il ragazzo sprofondò nel letto ed osservò il fratello.

“Cinque minuti, poi potrete riportarvelo a casa!”esclamò la giovane infermiera, sorridendo.

Sara mandò a Bill un bacio e gli indicò l’orso, poggiato sul comodino. Il ragazzo annuì, sapendo che sarebbe andato tutto bene.

 

----------*----------

 

“Dimmi te, che fratello mi è toccato! Paura delle punture!”esclamò Tom, ridendo.

“Dai, lascialo stare! È terrorizzato”disse Georg.

Come previsto, dopo cinque minuti Bill uscì dalla stanza, vestito e con un sorriso un po’ tirato.

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Capitolo 12
*** 12. Uguali ***


Per la gioia di NICEGIRL ecco un altro capitolo…ora sono ispirata e può darsi che prima di domani ne aggiungo altri, almeno vi faccio contente!!! Grazie per i commentini!!! Küssen!^+^

 

 

12. Uguali

 

“Bill, che c’è?”chiese Sara abbracciandolo.

“Guarda con che capelli devo andare in giro!”esclamò, toccandosi le punte lievemente arricciate.

Tutti risero.

“Non è divertente! Se c’è in giro qualche fotografo e mi becca così, ci rimetto la faccia!”

“Non ti preoccupare…”disse Sara, baciandolo.

Tom salì sulla Cadillac e fu raggiunto da Gustav.

“Ah, noi facciamo i due cuori solitari del gruppo?”chiese il rasta, affacciandosi dal finestrino.

“E certo! Per una volta tocca a te, SexGott!”esclamò Georg, mettendosi al volante della sua macchina.

Giulia prese posto accanto al bassista, mentre Sara e Bill si accomodarono sui sedili posteriori.

“Ora dove andiamo?”chiese la ragazza.

“In hotel. Il nostro caro Bill deve per forza darsi una sistemata prima di pranzo”disse Georg.

“Amico, tu si che mi capisci!”esclamò il frontman, osservandolo dal riflesso dello specchietto retrovisore.

“Kaulitz!”gridò Georg sporgendosi dalla macchina.

“Che vuoi?”chiese Tom, voltandosi indietro. Una sigaretta che pendeva dalle labbra.

“Torniamo in hotel. Voi andate già a pranzo o ci aspettate?”

“Aspettarvi? Manco per idea! Mio fratello ci metterà almeno due ore per prepararsi e io ho fame!”

“Allora ci vediamo al ristorante. Fatti indicare la strada da Gustav!”

“Ok…a dopo, caro il mio bassista innamorato!”

“Ma vai a cagare, scemo!”rispose il giovane, ridendo.

Tom non rispose, ma rientrando in macchina mostrò il dito medio al suo compagno.

Georg rise, poi accese la macchina e fece ritorno in albergo.

Sara si era appoggiata ad una spalla di Bill e il ragazzo le accarezzava i capelli.

“Va tutto bene?”le chiese, assaporando il suo profumo di balsamo.

Lei annuì, senza guardarlo. Sapeva che i suoi occhi avrebbero svelato che stava mentendo.

 

----------*----------

 

Arrivato in hotel, Bill si lanciò dentro in ascensore, trascinandosi dietro Sara.

Giulia e Georg sorrisero, quindi salirono dalle scale.

“Guardami negli occhi e dimmi la verità. Va tutto bene?”chiese Bill, prendendo il viso della ragazza tra le mani.

La ragazza osservò attentamente il viso del cantante. Anche senza trucco era bellissimo. Come avrebbe potuto mentire ancora a quegli occhi?

“No Bill…non va tutto bene”rispose. La sua voce le sembrò dura, anche se non voleva.

“Ti va di parlarne?”

Scosse la testa. Aveva pianto troppo in quei due giorni.

“Non oggi, ti prego”

“Va bene, però ascoltami un secondo”.

I loro sguardi si incrociarono di nuovo.

“Io sono qui. Al tuo fianco. Se hai bisogno di me, basta solo chiamarmi”.

Sara lo abbracciò.

“Grazie Bill”disse.

Lui sorrise. Il destino gli aveva fatto incontrare una ragazza come lui. Anche lei aveva bisogno di sentirsi coccolata e al sicuro.

Arrivati al piano, uscirono dall’ascensore ed entrarono in camera. Tutto era come la sera precedente. C’erano ancora i dolci sul vassoio, ancora quella dannatissima crostata alle mele che lo aveva quasi ucciso. Sorrise, pensando che ancora una volta doveva la sua vita a Tom.

“Ci vorrà un bel regalo per natale”pensò, sorridendo.

Bill si guardò attorno.

“Senti, io mi faccio anche una doccia, almeno mi sistemo i capelli. Tu fai come se fossi a casa tua”disse, con un sorriso.

Non si lamentò per il casino. A dividere la camera con Tom era scontato che non ci fosse ordine.

Sara lo guardò entrare in bagno. Erano uguali, identici e quello la preoccupava.

“Di solito sono gli opposti che si attraggono”pensò e in quel momento le venne in mente Tom.

Era stato lui a farla scendere nella hall e a coccolarla quando ne aveva bisogno.

“Per forza, Bill era in ospedale!”le disse una vocina nella sua testa.

“Lui avrebbe fatto lo stesso. Siamo entrambi stanchi e abbiamo bisogno di riposarci. Andremo a pranzo con gli altri e ci rilasseremo. Da domani si comincia a lavorare”pensò, sedendosi sul letto. Mise un po’ di ordine in quella camera, sentendo Bill cantare sotto la doccia e si mise a ridere. Anche lei era una maniaca dell’ordine.

Uguali, non c’era nulla da fare.

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Capitolo 13
*** 13. Dannati giornalisti ***


13. Dannati giornalisti

 

Giulia e Georg entrarono in camera.

“Bill si starà facendo la doccia…”disse il bassista aprendo la finestra.

Giulia si sedette sul divanetto ed accese la tv.

“Ah già che qui è tutto in tedesco! Uffa, non c’è nemmeno la tele da guardare!”esclamò, sbuffando.

Georg si sedette affianco a lei e la guardò per qualche secondo.

“Smettila di fissarmi”disse la ragazza, continuando a cambiare canale, nel disperato tentativo di trovare qualcosa almeno in inglese.

Si fermò casualmente sul Tg.

Vide chiaramente l’ambulanza, poi Tom.

Georg s’incupì.

Sullo schermo passarono le immagini dell’intervista del coro. Si vide Sara correre fuori, seguita da Giulia.

L’obiettivo della telecamera si soffermò sul giovane in barella, con una maschera d’ossigeno sulla bocca.

“Bastardi…”disse Georg, ascoltando attentamente la voce della giornalista.

“Cosa dicono?”chiese Giulia, preoccupata.

Georg si alzò in piedi di scatto e cominciò a camminare per la camera.

“Cos’è successo?”chiese la ragazza.

“Vieni, dobbiamo assolutamente avvisare Bill”disse il ragazzo, uscendo a grandi passi dalla camera.

 

----------*----------

Fu Sara ad aprire la porta.

“Che succede?”chiese, vedendo la faccia di Georg.

“Bill dov’è?”chiese il bassista.

“Sotto la doccia…”

Il giovane entrò in bagno.

L’acqua si era fermata. Le due ragazze sentirono parlare in tedesco.

“Tu sai qualcosa?”chiese Sara all’amica.

“No…ho provato a chiederglielo, ma ha solamente detto che i giornalisti sono dei bastardi”

“Perché?”

“Beh, stavo facendo zapping in tv e mi sono fermata sul Tg. Hanno fatto vedere le immagini di ieri sera”

“I giornalisti per l’intervista! È vero, maledizione! Chissà che diavolo si saranno inventati!”esclamò.

Georg uscì dal bagno, seguito da Bill. I capelli ancora bagnati che gli gocciolavano sul viso. Un asciugamano attorno alla vita.

“Ci volete spiegare cos’è successo?”chiese Giulia.

Georg sospirò, sedendosi sul letto incasinato di Tom.

“I giornalisti hanno messo insieme la notizia di Bill con quella delle vostre compagne…”

“Cioè?”

“Credono che io sia finito in ospedale per un problema di droga”disse Bill, scostandosi i capelli dal viso.

“Bastardi!”esclamarono Sara e Giulia, insieme.

“Io finisco di prepararmi, tu contatta Tom e Gustav. Dì loro di tornare in hotel”disse Bill, prendendo i vestiti e tornando in bagno.

Georg prese il telefono dai jeans e compose il numero di Tom.

“Abbiamo un problema”disse, non appena sentì la voce del rasta.

 

 

E con questo concludo, almeno fino al mio ritorno dalle vacanze. Ragazze pensatemi immensamente che il 25 e il 27 ho gli esami x il debito di franceseeeeeeeeeeee (orale e scritto)!!! Viel danke! Küssen! ^________^

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Capitolo 14
*** 14. Quando è troppo... ***


14. Quando è troppo…

 

“Cosa? No, stai scherzando, vero?”chiese Tom, saltando in piedi.

“Purtroppo no. È la verità. Tornate in hotel. Non vorrei che qualcuno potesse rompervi le palle”.

Tom sospirò e riferì la notizia a Gustav. Come al solito il batterista non batté ciglio, ma salì in macchina senza proferir parola.

Una volta tornati in albergo, Tom salì di corsa fino in camera.

Bill era vagamente presentabile. Stava finendo di piastrarsi i capelli.

“Allora?”chiese il rasta, guardando gli amici.

“Allora cosa?”

“Non facciamo nulla?”

“Cosa vorresti fare? Aspettiamo che Dave smentisca tutto”

“La conferenza stampa quando ce l’abbiamo?”

“Dopo domani, domenica”rispose Bill dal bagno.

“Abbiamo due giorni per prepararci un bel discorso”

“Sentite, voi potreste anche denunciarli…”disse Sara.

“E come?”

“Beh questa è diffamazione. Potreste addirittura portarli in tribunale”

“E tu queste cose come le sai?”chiese Tom.

“Mia sorella Debora studia giurisprudenza. Farà l’avvocato…”disse.

“Beh, questa è una bella notizia!”

“Insomma…non è mai bello procedere per vie legali. Parecchi diranno che avete vinto la causa solo perché avete parecchi soldi, altri ancora vi accuseranno di aver fatto causa a degli innocenti. Rischiate parecchio anche per via legale”

“Quindi? Dobbiamo lasciare che Bill passi per tossico?”

“No, faremo in modo di avere tutte le prove a nostro favore quando ci sarà l’intervista”

“Cioè?”chiese di nuovo Tom.

“Uno di voi vada a prendere il referto medico in ospedale. Quella sarà la prova principale. Poi all’intervista, se qualcuno metterà in dubbio i documenti, fate intervenire il direttore dell’hotel. È lui che vi dovrà risarcire per l’incidente di Bill, quindi credo che un po’ di pubblicità non gli farà male”

“Dovrà pur sempre ammettere di aver commesso un errore parecchio grave”disse Gustav.

“Certo, però potrà sempre dire che non era colpa sua se quella crostata è finita sul vostro vassoio”disse Giulia.

“Ok, problema risolto!”esclamò Bill, uscendo dal bagno. Si era truccato e sembrava appena uscito dal centro estetico.

Tutti lo guardarono, sorridendo. Era tornato tutto come prima.

Lo stomaco del ragazzo brontolò e lui arrossì.

“Sentite, perché non andiamo a mangiare qualcosa?”chiese.

Tom gli diede un buffetto sulla testa.

“Il mio fratellino!”esclamò, scompigliandogli i capelli.

“No! Tom!”disse Bill, inseguendo il gemello per i corridoi dell’hotel.

Sara e Giulia si guardarono, poi corsero anche loro, continuando a ridere.

Gustav e Georg scrollarono le spalle.

“Ragazzini!”dissero, sorridendo.

Il batterista chiuse la camera a chiave, poi seguì il compagno.

Sara, Bill, Tom e Giulia erano nella hall, immobili. Fuori dall’hotel c’erano decine di fotografi che, non appena li avevano visti avevano cominciato a far scattare i loro malefici flash.

“Chissà perché la stampa di ama di più quando commetti qualche reato”disse Tom.

I ragazzi si voltarono e cercarono di nascondersi al piano superiore, dove incontrarono Georg e Gustav.

“Che succede?”chiese il batterista.

“Fotografi…”disse Bill.

“Ovunque”aggiunse Tom.

“Quindi?”chiese Georg.

“Vi tocca mangiare in camera se volete stare tranquilli”disse Sara.

“Che palle!”esclamò Tom, chiamando l’ascensore.

“Lui è quello che odia di più stare rinchiuso a forza in un posto”disse Georg, mentre il compagno entrava in ascensore.

“Sentite, non avete alternative”disse Sara.

“Potremmo anticipare l’intervista di domenica e concedere a questi folli quello che vogliono”disse Bill, guardando verso il piano terra.

“No Bill. Lo sai che quelli tirano fuori domande quanto più improbabili”

“Sì, ma so anche com’è mio fratello quando si ritrova a dover mangiare in camera contro la sua volontà, mentre preferirebbe essere in giro a guardare qualche ragazza!”esclamò il giovane.

Un sospiro generale fece capire che non c’erano possibilità di discutere con Bill.

Il ragazzo si guardò nel riflesso della porta dell’ascensore e constatò che era perfetto.

“Bene! Io scendo!”

“Bill, ti prego! Tom sa cavarsela con i giornalisti, tu no…rischi di combinare qualche casino”disse Georg.

Il ragazzo cercò di ribattere, ma Sara lo bloccò.

“Quello che vuole dire è che i giornalisti ti considerano più…ehm…fragile di tuo fratello. Non che sia vero…”.

Bill sbuffò. Era stufo di essere considerato sempre il più debole, il più indifeso.

Senza ascoltare nessuno scese le scale e si preparò ad affrontare i giornalisti.

“Io lo seguo…”disse Georg.

“Vengo con te!”esclamò Gustav.

“Io vado a chiamare Tom!”esclamò Sara.

“E io?”chiese Giulia.

“Vieni con me! Di certo noi due non possiamo farci vedere!”esclamò la ragazza, trascinando l’amica su per le scale.

 

 

^___^

 

Per la gioia delle mie lettrici riesco a postare questo capitolo!!! Che bello! Svegliarsi al sabato mattina alle 10 per scrivere!!! Come sono gioiosa! Uff…non ho ancora preparato le valige! L’idea di dover mettere dentro anche 2 libri di francese mi uccide!!! °___°

Comunque ringrazio sempre NICEGIRL e GemyBillina che lasciano sempre i commenti!! Danke!!! Küssen! Ci sentiamo quando torno…anzi mi sa dopo il 28 perché mi sa che non avrò proprio tempo per scrivere! Tanto meglio, avrò più tempo per pensare alla storia, no?

Ora vi lascio e provo a scrivere un altro capitolo…chissà che prima di sera non riesco a mandarvene un altro??? ^^

Ah, NICEGIRL non preoccuparti…lo so che con Bill sono un po’sadica…

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Capitolo 15
*** 15. Intervista anticipata ***


Tornata dal mare e da 13 giorni di ragazzi tedeschi…ebbene si il campeggio era affollato da crucchi…mi ripresento con un nuovo e CORTISSIMO capitolo…mi dispiace un sacco ma non ero molto ispirata!!! ^__^ perdonatemi!!! Chiedo pietà. In ogni caso m’impegnerò affinché il prossimo sia un pochino più lungo, ok??? Küssen dalla vostra affezionatissima e folle Laura

 

15. Intervista anticipata

 

Non appena Bill mise piede nella Hall i fotografi spintonarono come dannati contro le guardie di fronte all’ingresso per assicurarsi un posto decente per intervistare il cantante.

“Signor Kaulitz…possiamo farli entrare?”chiese il direttore dell’albergo.

“Sì, certamente”disse il ragazzo, sorridendo.

Subito giornalisti e fotografi si appostarono nella Hall, accerchiando il giovane.

“Signor Kaulitz, è vero che è stato ricoverato in ospedale?”domandò una donna, avvicinando il microfono alle labbra del cantante.

“Sì, è vero. Sono stato ricoverato in ospedale”

“Per una reazione a della Marijuana?”

“No, assolutamente no. Ho avuto una reazione allergica. Nella cena che avevo ordinato è finita per sbaglio una crostata alle mele”

“Allora perché è intervenuta la polizia con i cani antidroga, proprio la stessa sera in cui lei è stato male?”chiese un altro giornalista.

“In questo albergo non ci sono solo io. Risiedono anche delle ragazze e ho saputo che alcune di loro sono state sorprese con delle sostanze stupefacenti in camera. Di certo non spetta a me dire chi fossero o con chi stessero in quel momento, ma posso assicurarvi che non ne sapevo nulla, fino a quando non mi è arrivata la spiacevole notizia che la stampa sospettasse di me”disse con voce calma e pacata.

Georg e Gustav non credevano alle loro orecchie. Bill se la stava cavando egregiamente!

“Signor Kaulitz, un’ultima domanda. Chi erano le due ragazze insieme a lei e a suo fratello?”chiese una voce indiscreta, nascosta dietro la folla.

I giornalisti stavano aspettando una notizia ghiotta come quella.

Sapevano che uno scoop del genere sarebbe stato pagato parecchio.

Bill storse il naso. Non pensava che i giornalisti avessero potuto porgli domande su Sara e Giulia.

“Beh…io non ho concesso quest’intervista per parlare della mia vita privata. Volevo solo spiegare alle mie fans che non sono un drogato, per non dare il cattivo esempio. Ora devo andare”disse, voltando le spalle alla folla numerosa.

“Signor Kaulitz, aspetti!”esclamarono alcuni, ma Bill, Georg e Gustav si rifugiarono in ascensore.

“Bill…sei stato grandioso!”esclamò Georg, sorridendogli. Per il giovane era stata una rivincita personale, per far capire a tutti che in fondo, quando voleva non era debole ed indifeso.

 

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Beh…che dire…sono contenta dei vostri commenti positivi!!! Sigh sigh…domani pomeriggio alle 14.30 ho l’esame di francese…PANICO…comunque ora vado a scrivere l’altro capitolo…e forse comincio a postare una storia nuova…boh!

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Capitolo 16
*** 16. Gossip ***


16. Gossip

 

“Come? Ti hanno chiesto di noi due?”chiese Sara, accendendosi una sigaretta.

Bill annuì.

“Scommetto che domattina vi vedremo in prima pagina su qualche rivista di gossip”disse Georg, prendendo Giulia per mano.

“Merda!”esclamò la giovane solista.

“Cosa?”chiese Tom.

“Beh, se ci vedranno in tanti su quella rivista, di certo ci riconosceranno al concerto e saremo rovinate…ve l’immaginate i titoli sui giornali? Coriste colte in allegra compagnia con il frontman e il chitarrista dei Tokio Hotel. Relazione per convenienza?”disse la ragazza, portandosi una mano alla fronte.

“Beh…è una situazione scomoda…”disse Gustav che fino a quel momento si era limitato a stare appoggiato alla ringhiera del balcone.

“Solo scomoda? Si tratta di una situazione da decapitazione immediata. Pensa alla prof quando vedrà quelle foto…oddio sto male solo al pensiero”disse Giulia, spegnendo la sigaretta e lanciandola con maestria verso il vuoto totale.

“No…il problema è che se succede qualche casino, non solo io e te siamo morte, ma il coro e la scuola ci perderanno la faccia! Qui rischiamo di perdere tutto”disse Sara, spegnendo a sua volta la sigaretta ma appoggiandola più civilmente nel posacenere.

“Sentite…potremmo sempre portare via gli scatti ai fotografi…”propose Tom.

“Per farlo avremmo bisogno di un esercito, e di almeno tre mesi di tempo. Ci saranno stati centinaia di fotografi là sotto e come minimo avranno migliaia di copie di quelle immagini”rispose Bill.

“Scusate…la mia era solo un’idea”disse il rasta, prendendo una birra dal frigo bar.

“Ok…continuando così non arriveremo a nulla. La vostra prof che ha detto?”chiese Gustav, sedendosi sul letto di Tom.

“Che da domani si comincia a lavorare sodo”

“Ok, e fin qui ci siamo, quindi non avrà tempo per leggere riviste scandalistiche da vecchiette in pensione, no?”chiese.

“Lei no, ma che dici di quelli che ci hanno ingaggiate? Loro ne hanno di tempo da buttare via, in fondo sono pieni di soldi”disse Giulia.

“Scheiße!”esclamò Sara.

I Tokio Hotel sbuffarono all’unisono.

“Possibile che non ci sia una soluzione?”chiese Bill, rientrando e sedendosi sul suo letto.

“Credo che a questo punto l’unica soluzione possibile sia di parlare con la vostra professoressa e di spiegarle che voi e i due gemelli Kaulitz vi trovavate insieme nella Hall e davanti a centinaia di fotografi per puro caso…”disse Gustav.

“Ok…però vi vogliamo nei paraggi, nel caso tenti di ucciderci…almeno possiamo salutarvi per l’ultima volta…”disse Giulia, afferrando saldamente la maniglia della porta e preparandosi ad uscire in corridoio.

Georg la raggiunse, poi uscirono Bill e Sara, seguiti da batterista e chitarrista.

Sara trasse un profondo respiro e bussò alla porta della sua professoressa.

“Avanti”si udì.

Lasciò la mano di Bill e lo guardò per un lunghissimo istante negli occhi.

“Speriamo che vada tutto bene”pensò, prima di mettere piede nella camera della sua insegnante.

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Capitolo 17
*** 17. Con la calma e la pazienza... ***


Ridendo e scherzando sono arrivata a pagina 100!!! Che bello! Leggete ed odiatemi!!! Küssen

 

17. Con la calma e la pazienza…

 

“COSA?”gridò la donna.

“Beh…prof. Non la prenda così male. Non è stata colpa nostra”disse Giulia, allontanandosi dalla donna.

“Non è colpa vostra? Voi dovevate essere nelle vostre camere a ripassare per domani, non in giro per l’hotel con quei due!”

“Lo sappiamo prof…solo che Bill era appena uscito dall’ospedale e ci è sembrato gentile accompagnarlo di sotto a prendere qualcosa da mangiare. Di certo non ci aspettavamo che ci fossero tutti quei giornalisti”spiegò Sara, pregando che la donna non s’infuriasse maggiormente.

“Sara…non farmi arrabbiare. Io mi fidavo di voi due, invece mi sa che siete quelle che mi hanno creato maggiori problemi! Se finirete su un giornale e quelli dello spettacolo lo leggeranno, noi tutte saremo rovinate. La scuola perderà i soldi dell’ingaggio e sarò io a doverceli mettere di persona!”

“Senta…noi abbiamo pensato a come poter impedire questo disastro, solo che non c’è venuto in mente nulla!”disse Giulia.

“Per favore ragazze. Ora andatevene. Ho bisogno di stare un po’ da sola”disse la donna, voltando loro le spalle.

Le due coriste si allontanarono quasi in punta di piedi, poi si chiusero la porta alle spalle.

“Quei fotografi sono ancora al piano inferiore?”chiese Sara.

“Perché?”domandò Giulia.

“Sì…”rispose Tom, capendo le sue intenzioni.

La ragazza non se lo fece ripetere, quindi corse di sotto.

Lasciò che i fotografi l’abbagliassero con i loro flash e si lasciò tartassare di domande.

“È vero che sei la fidanzata di Bill Kaulitz?”chiese una donna.

“No. Io e Bill Kaulitz ci siamo conosciuti per caso qualche istante prima che ci fotografaste voi. Io sono una fan dei Tokio Hotel e mi sono permessa di chiedere ai due gemelli un autografo, solo che non avevo carta e penna. Sono stati molto gentili ad accompagnarmi nella Hall per potermi fare un autografo, poi vi abbiamo visti e siamo scappati. Io e la mia amica perché non eravamo abituate e loro due non so. Sono venuta fin qui per chiedervi di non pubblicare le foto che ci ritraggono insieme. Non prendetemi per pazza, so bene che qualunque ragazza morirebbe dalla voglia di farsi fotografare insieme al suo idolo, ma se quelle foto finissero nelle mani di alcuni produttori che stanno lavorando allo spettacolo in cui è ingaggiato il mio coro, potrebbero anche annullare il contratto e a quel punto sia io che le mie amiche e la mia professoressa potremmo dire addio al sogno di una vita e ad un’occasione irripetibile”.

Tutti i giornalisti ammutolirono. I fotografi abbassarono le loro macchine.

“Vi ringrazio molto”disse, con un sorriso e un lieve inchino.

Si allontanò e tornò al piano superiore, dove i Tokio Hotel e Giulia avevano origliato tutto. Bill la strinse in un abbraccio e la baciò.

“Sei stata grandiosa!”esclamò.

“Beh, con la calma e la pazienza si risolve tutto. Poi ho sfruttato il fatto che a loro facessi un po’ pena ed eccomi accontentata! Ora non abbiamo più nulla da temere. L’importante sarà non farsi vedere insieme per i prossimi giorni!”disse con un sorriso.

Bill s’incupì.

“Che hai?”chiese la ragazza.

“Beh, ecco…io volevo chiederti una cosa, ma se hai detto che non possiamo farci vedere insieme…”

“Di cosa si tratta?”chiese Giulia, più curiosa dell’amica.

 

­­­­­­­­­­­­­­­­E con questo vi lascio!!! Curiose di sapere di che si tratta??? Nella mia mente malata sono già 3 capitoli che ho in mente questa scena…Hi hi hi!!! Vi farò sapere forse martedì…anche perché domani avrò pochissimo tempo!! A Presto mie care…ps lo so che sono crudele!!!

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Capitolo 18
*** 18. Domanda improvvisa ***


18. Domanda improvvisa

 

“Bill…mi lasci senza parole…io…beh ci conosciamo da così poco…”

“Lo so…solo che…”rispose il giovane, arrossendo.

“Cavoli! Chi se lo aspettava! Nemmeno noi lo sapevamo che gli era venuta questa idea!”esclamò Tom, sorpreso che il gemello non gliene avesse parlato.

Sara arrossì vistosamente ed abbassò lo sguardo.

“Ok…”disse poi, guardando il ragazzo negli occhi.

“Ma come…cioè, hai appena detto che non possiamo farci vedere insieme”

“Beh non m’interessa. È un’occasione irripetibile e poi non potrei mai dirti di no!”esclamò, baciandolo.

I Tokio Hotel si ritirarono nelle loro stanze, in fondo avevano bisogno di riposarsi in vista del concerto.

Sara e Giulia, invece tornarono dalla professoressa per darle due belle notizie.

“Quindi mi state dicendo che con i giornalisti avete risolto?”chiese la donna, sorridendo.

“Sì. Sara è stata favolosa! Avrebbe dovuto vederla!”esclamò Giulia.

“C’è un’altra cosa che devo dirle”disse la giovane solista, tornando seria.

“Cosa?”chiese la donna, preoccupandosi.

“Beh vede…Bill Kaulitz mi ha chiesto…”

***

“Bill perché non ce lo hai detto prima?”chiese Tom, muovendosi freneticamente per la stanza ed arrotolandosi un dread attorno al dito.

“Beh io volevo dirvelo, solo che pensavo che non avreste apprezzato l’idea…”

“Ti giuro che se non l’avessi fatto tu, glielo avrei chiesto io…insomma è troppo brava!”

“Il problema più grande rimane Dave…”disse il frontman, chinando il capo.

“Di lui non ti devi preoccupare. Faremo parlare Georg che è quello con cui si trova meglio ed è anche il più grande…ora vado a dirglielo ed entro domattina avremo una risposta. Ah tu intanto chiama il servizio in camera. Ho fame!!!”esclamò, uscendo.

***

“Beh, non so. È la prima volta che mi viene fatta una richiesta del genere. In teoria non ci dovrebbero essere problemi. Sei maggiorenne e responsabile delle tue azioni, quindi la decisione spetta a te. Io ti appoggerò comunque”.

“Beh…io accetterò”disse la ragazza con un sorriso.

La donna l’abbracciò. “Sono contenta. È un’occasione irripetibile. Ora andate a riposarvi. Domattina lavoreremo a lungo”.

Le ragazze si congedarono con il sorriso sulle labbra.

“Sara!!! Sono così contenta per te!”esclamò Giulia stampando un bacio sulla guancia dell’amica.

“Dai…ora vado a dare la bella notizia a Bill”.

Giulia la guardò salire in ascensore, poi rientrò in camera.

***

“Pronto…chi parla?”

“Ciao Dave…sono Georg. Avrei una cosa da chiederti”

“Parla pure”

***

“Bill! Per Dave non ci sono problemi!”esclamò il bassista entrando con il cellulare ancora in mano.

Il giovane cantante saltò in piedi.

“Fantastico!”gridò, uscendo per andare da Sara.

I due ragazzi si incontrarono in corridoio, davanti all’ascensore.

Un solo sguardo e capirono tutto. Poi un bacio. Lunghissimo.

­­­­­­­­­­­­­­­Scommetto che non avete capito di cosa si tratta vero? Un altro po’ di suspance…per la mia carissima NICEGIRL…non ti preoccupare. Ora vado a scrivere l’altro capitolo, almeno ti metti il cuore in pace!!! PS l’esame è andato bene…ora aspetto il 27 x l’orale e il 29 x i risultati!!! Küssen

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Capitolo 19
*** 19. Ora che ci sei tu ***


19. Ora che ci sei tu

 

Il sabato passò in totale tranquillità. Bill e company non poterono godere della compagnia delle due ragazze, in quanto impegnate per tutto il giorno con le prove. Alla sera, la donna concesse loro una libera uscita, con rientro obbligatorio per mezzanotte.

“Ragazzi…vi da fastidio se io e Sara ce ne stiamo un po’da soli?”chiese Bill, dal suo bagno, mentre finiva di sistemarsi i capelli.

“No…non ti preoccupare!”esclamò Tomi, pregustando una seratina niente male.

***

“Beh, allora divertiti con Georg…”disse Sara, sistemandosi la gonna.

“Certo, non ti preoccupare! Tu vedi di fare la brava!”esclamò la ragazza, uscendo.

La corista si guardò un’ultima volta allo specchio e sorrise. Era al settimo cielo. Mai avrebbe pensato che le sarebbe successa una cosa simile. Rise di gioia, poi andò in camera di Bill, sapendo che era già solo.

“Allora, pronta per lunedì?”chiese il ragazzo, abbracciandola.

Lei tentennò.

“Mica tanto. Insomma, sono agitatissima. Suonare davanti ad un pubblico di migliaia di ragazze…davvero, quando me lo hai chiesto sono rimasta pietrificata. Ci conosciamo da talmente poco…insomma non mi sembra di essere così brava”.

“Oh, invece sei brava. Molto brava! Tomi mi ha assicurato che se non lo avessi fatto io, te lo avrebbe chiesto lui di suonare al concerto di lunedì”

“Scusa, ma il vostro manager non ha detto nulla?”

“Anche lui era contento della cosa. Ha detto che ci troveremo domani pomeriggio per provare, in modo da sistemare le amplificazioni e decidere quali pezzi fare con te”

Sara sorrise di nuovo.

“Ancora non ci posso credere. Mi tremano le mani al solo pensiero!”

“Calcola che noi quattro ci sentiamo come te da parecchio tempo”

“Senti…ti va se scendiamo di sotto…almeno provo un po’ e mi abituo a suonare mentre tu canti”

“Ok!”disse Bill prendendola per mano ed uscendo dalla stanza.

Dopo quasi un’ora di prove, il ragazzo si sedette.

“Ora tocca a me suonare”disse, con un sorriso.

“Va bene…tu parti, poi io ti seguo!”esclamò la giovane, alzandosi e mettendosi accanto al pianoforte.

Bill chiuse gli occhi, poi ticchettò con le unghie sopra i tasti d’avorio, poi cominciò a suonare i primi accordi.

“Step one you say we need to talk
He walks you say sit down it's just a talk
He smiles politely back at you
You stare politely right on through
Some sort of window to your right
As he goes left and you stay right
Between the lines of fear and blame
You begin to wonder why you came
 
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life

Let him know that you know best
Cause after all you do know best
Try to slip past his defence
Without granting innocence
Lay down a list of what is wrong
The things you've told him all along
And pray to God he hears you
And pray to God he hears you

Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life

As he begins to raise his voice
You lower yours and grant him one last choice
Drive until you lose the road
Or break with the ones you've followed
He will do one of two things
He will admit to everything
Or he'll say he's just not the same
And you'll begin to wonder why you came

Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life

Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
How to save a life
How to save a life

Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life

Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life
How to save a life”

 

Sara riaprì gli occhi. Era da un sacco di tempo che non cantava quella canzone. Da quando…no non voleva pensarci. Ora aveva Bill al suo fianco e sapeva che sarebbe andato tutto bene.

Una lacrima traditrice le scese lungo la guancia. Un’unica lacrima che il giovane notò. Il suo sguardo cambiò, passando dal gioioso al preoccupato.

Bill si alzò e la strinse tra le sue braccia.

“C’è qualcosa che non va?”le chiese.

Lei scosse la testa.

“No. Ora va tutto bene. Con te al mio fianco va tutto a meraviglia”gli disse sorridendo.

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Capitolo 20
*** 20. Spirito Bill Kaulitz ***


20. Spirito Bill Kaulitz

 

Domenica mattina. Ore 8 e 30. Giulia e Sara stavano ancora dormendo. Si erano dimenticate di chiudere a chiave la porta e qualcuno si intrufolò in camera.

“Sssst! Fai piano o le sveglierai! Sei sempre il solito maldestro!”esclamò un ragazzo.

“Io maldestro? Senti non sono stato io ad avere la brillante idea di svegliarci alle sei per andare a prendere le brioches!”esclamò un secondo giovane.

Sara si mosse debolmente nel letto.

“Bill stai zitto o le sveglierai!”

“Allora tu non rimproverarmi!”esclamò il giovane Kaulitz.

Georg si mosse rapidamente verso la finestra ed aprì le persiane, inondando la stanza con la luce del sole.

Giulia borbottò qualcosa, poi nascose la testa sotto il cuscino.

Sara aprì gli occhi.

“Bill! Georg! Cosa ci fate qui? Come avete fatto ad entrare?”chiese, preoccupandosi di come potesse apparire, appena sveglia.

“Siamo venuti a portarvi la colazione!”esclamò il frontman sedendosi sul letto della ragazza.

“Sì, questo lo vedo da me…però potevate almeno avvisarci…chissà che aspetto ho”disse nascondendosi sotto le coperte.

“Ma a me piaci anche così”disse il ragazzo, allontanando il lenzuolo dal viso della giovane.

“Certo…potrei essere la nonna brutta di Dracula in questo momento!”esclamò lei, nascondendosi in bagno.

“Dai! Non dire così e poi tieni su la camicia da notte che ti sta bene!”

“Bill vai al diavolo!”si sentì esclamare dall’altro letto.

“Oh, Giulia! Allora sei sveglia!”

“Mi ha svegliata un ragazzino petulante! Sai com’è!”esclama lei, uscendo da sotto le coperte.

“Siamo nervosette?”chiese Georg.

In tutta risposta Giulia gli mostrò un dito a caso, poi si rintanò in bagno con la sua compagna.

“Bill, noto che allora ci sono altre persone in questo universo che sono come te…prima di tutto l’aspetto!”esclamò il bassista, ridendo.

Dopo quasi dieci minuti le ragazze uscirono dal bagno. Entrambe in pigiama, ma con i capelli perfettamente in ordine.

“Beh, ora possiamo anche presentarci”disse Giulia, risedendosi sul suo letto.

Georg le porse una brioches alla marmellata ed una tazza di caffè.

“Danke”rispose lei, sorridendogli.

Bill fece lo stesso con Sara, poi si sedette al suo fianco.

“Come mai questa colazione improvvisata?”chiese la giovane.

“Beh, se domani suonerai con noi, hai bisogno di entrare un po’ nello spirito Tokio Hotel!”esclamò Bill sorridendole.

“Spirito Tokio Hotel…e questa brillantata cos’è?”chiese Giulia.

“Beh, diciamo che noi, per prepararci ai concerti facciamo una serie di cose…”

“Noi? Tu, al massimo!”esclamò Georg, allontanandosi da quella generalizzazione.

“Ok…io per prepararmi ai concerti faccio alcune cose”

“Quindi non si tratta dello spirito Tokio Hotel, ma dello spirito Bill Kaulitz?”chiese Sara.

“Esatto! Io prego che tu non abbia le sue stesse crisi isteriche, però”.

“Oh, no. Le crisi di Sara sono molto peggio”disse Giulia, sorseggiando il suo caffè.

“Tom vi ucciderà entrambi, sappiatelo”disse il giovane, ridendo.

“Bene, terminata la colazione dovrai venire a conoscere Andrea”

“Chi?”chiesero le due ragazze.

“Andrea! Lei è la dea della moda. È quella favolosissima donna che mi prepara sempre i vestiti e il trucco per i concerti!”esclamò Bill battendo le mani.

“Non ti preoccupare, ti salverò io da questa tortura. Lasciamo che siano loro due a subire Andrea. Io e te andremo a farci una bella gita”.

“Dove?”

“Mai visitato lo zoo di Berlino?”

“No, anche perché pensavo che fosse solo un film”

“Film?”

“Sì…I ragazzi dello zoo di Berlino”

“Ah…no, lo zoo c’è per davvero. Ora vestiti che ci andiamo subito. Tanto non credo che il vostro Führer vi farà lavorare anche di domenica, no?”

“Esatto. Ci ha concesso un breve riposo, poi domani di nuovo prove. Ovviamente senza solista”disse Giulia.

I due ragazzi uscirono, lasciando il tempo alle due giovani di vestirsi.

“Sai, sono contento che stia andando tutto bene!”disse il bassista.

“Anche io. Finalmente la mia vita ha preso la direzione giusta!”rispose Bill, ricambiando il sorriso del suo amico.

Sara e Giulia li raggiunsero poco dopo, quindi montarono tutti e quattro in macchina.

“Beh, buona giornata”disse Georg, lasciando Bill e Sara davanti allo studio di Andrea.

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Capitolo 21
*** 21. Andrea ***


21. Andrea

 

“Andrea! Sono Bill! Sono venuto a presentarti una persona!”gridò il ragazzo, guardandosi attorno.

Sara non credeva ai suoi occhi. Quel posto era puro caos primordiale. C’erano stoffe ovunque, però si capiva che la donna avrebbe trovato tutto quello che le occorreva, sapendo esattamente dove andare a prenderlo.

“Kaulitz, sei tu?”si sentì chiedere. La voce era molto giovane.

Da dietro una spessa tenda color porpora apparve una ragazza che non dimostrava più di venticinque anni. I capelli corti erano di un biondo quasi bianco, con un lungo ciuffo che le nascondeva parte del viso. Gli occhi verdi indagarono a lungo sul volto di Sara.

“Ci conosciamo?”chiese, avvicinandosi.

“No…”rispose la ragazza, in imbarazzo.

“Andrea, lei è Sara. Suonerà con noi al concerto di lunedì”esclamò Bill.

“Oh, quindi è lei la ragazza da dover vestire e preparare!”esclamò la giovane, con un sorriso.

Sara si limitò ad annuire.

“Bene, finalmente una donna! Ero stanca di preparare sempre e solo abiti maschili, nonostante le taglie di Bill si avvicinino a quelle di una ragazzina. Ora vieni con me”

“E io?”chiese il frontman.

“Tu signorina dovrai aiutarmi. In fondo è della tua band che stiamo parlando, quindi mi dovrai dire che genere di look vorresti per la tua pianista”.

“Come hai fatto a capire che suono il pianoforte?”chiese Sara.

“Con delle mani così perfette di certo non puoi suonare la batteria, anche perché Gustav ti ucciderebbe. Alla chitarra c’è già quello schizzato di Tom e al basso Georg. Alla fine non rimanevano molte opportunità e siccome il nostro caro Kaulitz qui presente ha appena detto che avresti suonato, ho anche scartato l’idea che potessi cantare con lui”rispose, vagando per i corridoio del suo immenso studio.

Sara si voltò a guardare Bill, che le sorrise.

“Allora Kaulitz, mi dici come vuoi la tua pianista, sì o no?”chiese Andrea, voltandosi.

“Io? Beh…non lo so”.

“Bill sei un’inutilità cosmica!”rispose la giovane, ridendo, poi si voltò a guardare Sara.

“Mmm, vediamo. Capelli scuri, occhi verdi. Fisico slanciato, quasi da modella. Il rappettaro c’è già. Il dark non ti si addice, anche perché c’è già pure quello. In fondo sei una ragazza. Un bel vestito non ti starebbe certo male. Il problema è…quale stile usare?”disse, portandosi una mano al mento.

Sara provò un’infinità di abiti, dal più lungo al più corto. Di ogni tipo di colore.

“Senti, tu hai delle gambe chilometriche, quindi ti stanno meglio i vestiti corti. Per il colore decideremo domani, quando sua altezza deciderà cosa mettersi”disse, guardando Bill.

“In ogni caso – aggiunse – credo che un vestito con la gonna in tulle, un po’ in stile Avril Lavigne ai primi tempi non ti starà male. Come ho già detto, il colore si vedrà poi”.

“E per il trucco?”si azzardò a chiedere la ragazza.

“Mmm. Io direi qualcosa di accattivante e che si noti al volo. All’incirca come Bill. Forse un po’ meno marcato. Poi vedremo anche per lo smalto. Ovviamente in abbinamento con il vestito”.

Bill aveva ragione. Quella ragazza, Andrea, era davvero una dea della moda. Era riuscita ad immaginare la sua nuova cliente con l’abito, il trucco e tutto il necessario per presentarsi ad un concerto.

“Bene, per ora io direi che abbiamo finito. Billie, principessina, hai già deciso cosa metterti?”chiese la giovane, sorridendo.

“Non lo so…pensavo a qualcosa di bianco. Tipo la giacca che avevo su per quel festival in Italia”.

“Il Festivalbar!”esclamò Sara.

“Sì, quello”.

“Ok, allora tesoro per te un bel vestitino candido! Bill mi hai proprio letto nel pensiero. Ti avrei costretto a vestirti di bianco, se avessi deciso qualche altro colore”.

“Allora la prossima volta non farmi scervellare!”esclamò il ragazzo, ridendo.

Uscirono dallo studio della giovane e si fermarono in un vicolo.

Bill estrasse il cellulare dalla tasca.

“Tomi, ciao sono io. Potresti venirci a prendere da Andrea?”

Attese la risposta del gemello, poi riagganciò.

“Cinque minuti e saremo di nuovo in hotel”disse il ragazzo, posandole un leggero bacio sulle labbra.

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Capitolo 22
*** 22. Amore ***


22. Amore

 

La domenica passò tranquillamente. Giulia e Georg fecero ritorno in hotel nel tardo pomeriggio.

“È stato meraviglioso! Ancora non ci posso credere! Abbiamo passato una giornata fantastica!”esclamò la ragazza, mentre si cambiava per la serata.

“Sono contenta per te”disse Sara.

“Dai, dimmi com’è!”

“Chi?”

“Andrea! La dea della moda! Voglio sapere tutto!”

“Beh, diciamo che è una tipa mega eccentrica, ma che sa fare il suo lavoro in maniera impeccabile. Dovresti vedere il vestito che mi ha dato per il concerto….”

“Com’è?”

“Favoloso! Ma tanto lo vedrai, visto che hai il biglietto e il pass, no?”

“Già…Dio quanto sono agitata! Domani sera suonerai con i Tokio Hotel!”gridò, in preda all’euforia.

“Non dirlo! Mi sa che non arriverò al concerto. Potrebbe venirmi un infarto molto prima!”

“Non fare la scema! Ora vai su, credo che Bill voglia stare un po’ con te…”

Sara arrossì.

“Senti, promettimi una cosa…”disse Giulia prendendole le mani e guardandola fissa negli occhi.

“Qualunque cosa per te”

“Se dovesse succedere…beh lo sai cosa…ti prego di dirmelo…”

“Beh…io non credo…cioè pensi davvero che sia così pervertito da provarci dopo una settimana che ci conosciamo?”

“No, solo che vi piacete, tanto e quindi potrebbe anche succedere”

“Va bene, se faccio sesso con Bill Kaulitz ti avviso!”esclamò ridendo.

“No dai, non fare la scema! È una cosa importante!”

“Va bene, ma questo vale anche per te!”.

Le due si separarono. Sara bussò con fermezza alla porta dei due gemelli e ad aprirle fu Tom.

“Buonasera signorina!”esclamò sorridendole.

“Ciao Tom…come mai ancora al chiuso? Niente caccia stasera?”

“Devo farmi bello per le mie prede!”esclamò.

“Vedi di non portarne nessuna qui dentro!”esclamò Bill dal piccolo bagno.

“Sì mamma! Ora vado e vi lascio soli. Buona serata”

“Anche a te SexGott!”esclamò la ragazza, guardandolo andare via.

La stanza era immersa nella penombra, solo uno spiraglio di luce proveniente dal bagno nel quale il giovane cantante si era rifugiato quasi un’ora prima.

“Bill, sei ancora vivo o devo chiamare la polizia?”chiese la ragazza.

“Arrivo! Ho quasi finito…solo un secondo…ma perché questo dannato ciuffo non vuole stare giù???”.

Sara si azzardò a sbirciare ed osservò il giovane attraverso il riflesso nello specchio e lo vide, a torso nudo, litigare con la piastra e con un ciuffo dietro la testa che non voleva farsi domare.

Era la prima volta che non lo vedeva completamente vestito. Arrossì, poi sorrise teneramente, quindi entrò e lo aiutò.

“Mio Dio ci saranno mille gradi qui dentro! Ti stai facendo anche una sauna!”esclamò la ragazza, prendendo la ciocca di capelli del cantante e lisciandola con l’oggetto incandescente.

“Lo so…in teoria avrei dovuto impiegarci meno tempo, ma quel ciuffo…”

“Ora è apposto. Sei perfetto”.

Bill si guardò allo specchio, poi si voltò. Le sue labbra incontrarono quelle della ragazza in un lungo e frenetico bacio.

Lentamente si spostarono verso i letti.

“Oddio…per fortuna che non doveva succedere”pensò Sara, mentre Bill le sfilava dolcemente la maglietta.

Lentamente si sdraiarono sul letto sfatto di Tom.

Le lunghe dita affusolate del giovane su mossero lungo la schiena della ragazza, per poi scendere fino al bordo dei jeans ed avvicinarsi al bottone.

Sara non sapeva che fare. Da una parte voleva che accadesse, ma dall’altra non si sentiva completamente pronta.

I loro respiri si fecero più intensi e rapidi.

Con la lingua di Bill in bocca le risultava difficile ragionare.

Ad un tratto si scostò. Il ragazzo la guardò con aria interrogativa.

“Che c’è?”le chiese.

“Bill…non stiamo correndo un po’ troppo?”chiese, pentendosi subito dopo.

Il ragazzo le prese il viso tra le mani.

“Secondo me no…lo so che ci conosciamo da pochissimo, ma io ti amo. Ti amo tantissimo e non potrei vivere senza di te…”

Lei arrossì.

“Anche io ti amo Bibi…”

“Come mi hai chiamato?”

“Bibi…non ti piace?”

“Oh no! È carinissimo…anzi Billissimo!”rispose, ridendo.

Sara lo baciò, quella volta senza più dubbi.

“Giulia avrà il suo messaggio…”pensò sorridendo.

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Capitolo 23
*** 23. Le prove ***


Rieccomi mie adorate!!! Sono tornata con un altro capitolo!!! NICEGIRL devi ancora aspettare…il concerto arriverà a breve…kmq chiarisco un paio di cose…dunque, la canzone che ho scritto sopra è “How to save a live” dei The Fray…poi…chiedo venia se alcune cose sono sbagliate in questo capitolo, ma non sono mai stata a Berlino, né tantomeno ad un concerto, quindi non so se certe cose funzionano davvero come le ho descritte…boh, lascio a voi libertà totale x correzioni…le critiche servono sempre per migliorarsi…con questo vi saluto e vado a scrivere il cap. 24…IL CONCERTO!!! Küssen Mädchen!!

 

 

23. Le prove

 

Beep beep.

Un telefonino suonò sul comodino.

Giulia aprì il messaggio e saltò giù dal letto.

“Ah ah! Hai capito! Quella che faceva la santarellina! Lo sapevo, lo sapevo!”esclamò, ridendo.

La ragazza non si fece vedere fino alla mattina seguente.

Giulia la stava aspettando in piedi da quasi un’ora.

“Allora?”chiese, senza darle nemmeno il tempo di chiudere la porta.

“Dai, aspetta un secondo!”esclamò, sistemando le sue cose sul letto.

“Su, voglio i particolari!”

“No…ti dirò solo una cosa…è stato favoloso!”

“Uffa, sei monotona. Questo lo direbbe chiunque…”

“Mmm, beh diciamo che ho realizzato un sogno che probabilmente fanno centinaia di ragazze  e la cosa mi elettrizza moltissimo”

“Ecco, già questo è un bel passo avanti…”

“Cos’altro vuoi che ti dica?”

“Beh una cosa ci sarebbe…”

“No, ti conosco e non ti dirò neanche mezza misura! Smettila di fare la scema!”

“Ok…beh io ci ho provato…”

“Comunque non mi è arrivato nessun tuo messaggio…”

“Lo so…stai tranquilla bambola. Non ho voluto affrettare le cose. Per il momento stiamo bene così”

“Quindi neanche mezza doccia assieme?”

“Ora sei tu la cretina…dai vestiti che tra poco dovrai andare a provare…”

“Oddio! Oggi è il giorno del concerto!”esclamò, sbiancando.

“Certo che si!”

“No…non ce la posso fare…”

“Invece sì. Tu ce la devi fare!”.

In quel momento bussarono alla porta. Sara aprì.

“Tom…cosa ci fai qui?”chiese.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio e la guardò in modo piuttosto eloquente.

“Credo che questo sia tuo…”disse, porgendole un reggiseno nero.

Lei lo afferrò, arrossendo da capo a piedi.

“Ottimo gusto…”disse.

“Dai, smettila!”esclamò la ragazza.

“Comunque, la prossima volta evita di lasciarlo sul mio letto, che poi mi vengono i dubbi sul fatto che io abbia portato qualcuno in camera…e poi Bill non lo sa che l’ho trovato io, quindi evitiamo di farglielo sapere”

“Certo, sai com’è, mi piacerebbe un sacco andare su e dirgli che suo fratello ha trovato il mio reggiseno tra le sue lenzuola!”esclamò la ragazza.

Tom rise.

“Dai, ora non prendertela. Comunque tra una mezz’oretta andiamo al Palace per le prove. Vedi di non fare tardi”

Sara annuì, poi chiuse la porta.

“Oh, il giovane Kaulitz ti ha riportato un souvenir che avevi dimenticato sopra?”chiese Giulia.

“Dai, non ti ci mettere anche tu…non volevo che Tom sapesse cos’era successo…”disse arrossendo.

 

***

All’ora prestabilita, i Tokio Hotel e la loro nuova pianista salirono sul loro piccolo camper e si diressero al Palace. C’erano già centinaia di ragazze in attesa di accaparrarsi qualche posto comodo.

Nel vedere l’autovettura in molte cominciarono a gridare i nomi dei quattro ragazzi.

“Ehm, mi sento un po’ di troppo”disse Sara, osservando quell’orda di fans.

“Beh, se Tom non mi fosse venuto addosso quella mattina, probabilmente sarei qui anche io”pensò, sorridendo.

Una volta dentro, Andrea li accolse sorridendo.

“Ragazzi, qui ci sono i vostri vestiti!”esclamò.

“Grazie Andrea, sei sempre la migliore!”disse Tom.

“Oh Kaulitz, lo so. Non ho bisogno delle tue smancerie. Quando ti deciderai a metterti pantaloni della tua taglia, forse accetterò queste effusioni”

“Sai, potresti anche farmi cambiare idea sul mio look”.

Tutti risero.

“Dai ragazzi, che abbiamo tanto lavoro da fare”disse Dave, spronandoli.

Tom e Georg presero subito i loro strumenti e li accordarono.

Bill cominciò a fare dei vocalizzi per scaldare la voce ed evitare di rovinarla. Gustav, invece iniziò a scaldare i muscoli delle braccia.

“Sara, io sono Dave, piacere”disse l’uomo, sorridendole.

“Piacere, signore”

“Dammi pure del tu. Comunque il pianoforte lo abbiamo sistemato qui, va bene?”chiese. Sul palco c’era un meraviglioso Yamaha a coda, nero e lucidissimo.

“Ma è meraviglioso…comunque per la posizione…beh bisogna chiedere a Bill…in fondo è lui che deve vedermi…”disse la ragazza avvicinandosi allo strumento.

“Bill?”chiese Dave.

“Eh? Non so, ora vediamo mentre proviamo”

“Sì, però vedi di deciderti. Questo coso non è facile da spostare”disse l’uomo, osservando i vari tecnici che andavano avanti e indietro per il palco e il backstage.

Dopo una decina di minuti i Tokio Hotel salirono sul palco. Per Sara era una sensazione nuova. Riusciva a stento ad osservare il posto per il pubblico in tutta la sua grandezza.

“Straordinario”disse a bassa voce.

“Dai! Proviamo seguendo la scaletta!”esclamò Bill.

I primi pezzi furono Spring nicht, Rette mich, 1000 Meere, poi In die nacht.

“Io direi di inserire qui i pezzi con il pianoforte, no?”chiese Bill, concedendosi un attimo di pausa.

“Beh, ma non sarebbe ripetitivo? In fondo i pezzi che suono io, li avete già fatti…”disse Sara, dal suo sgabello. La tensione alle stelle.

“Sì, ma fidati che alle fans piace sentire i pezzi, anche se sono uguali”disse Tom.

“Dai, parti”.

La ragazza chiuse gli occhi, poi cominciò a suonare.

L’amplificatore mandava le note del pianoforte in ogni angolo del Palace, poi si aggiunse anche la voce di Bill. Dall’esterno provenivano continue grida.

Il pezzo terminò.

“Ok, aspetta qualche istante per gli applausi…”disse Bill.

“E le grida”aggiunse Georg.

“E le dichiarazioni di amore e matrimonio”disse Gustav.

“E gli eventuali svenimenti”terminò Tom.

“Ok…un lunghissimo respiro, poi attacco con In die nacht, giusto?”chiese lei.

I quattro ragazzi annuirono, poi Sara cominciò a suonare i primi accordi, poi la voce del giovane frontman si fuse con la musica.

Le prove durarono tutta mattina, fino a dopo pranzo.

“Bene ragazzi. Devo dire che siete stati fantastici”disse Dave.

“Per che ora veniamo qui?”chiese Gustav.

“Diciamo almeno un paio d’ore prima del concerto, così Bill ha tutto il tempo di prepararsi”disse il manager.

“Ok, allora a più tardi!”esclamarono i ragazzi risalendo sul camper e facendo ritorno in albergo.

Sara stava guardando distrattamente fuori dal finestrino.

“Hey, che c’è?”le chiese Bill, prendendole una mano.

“Stavo pensando…”

“A cosa?”

“Beh, a tutto. A quello che è successo in questi giorni…Dio mio, non avrei mai immaginato che potesse succedere veramente una cosa del genere”.

“Invece è tutto vero. Ora però devi rilassarti. Vai in camera e riposati. Verremo noi a chiamarti”.

Arrivati in hotel, Sara decise di fare come le aveva consigliato Bill ed andò a dormire. Giulia era ancora impegnata con le prove e non ci sarebbe stata per tutto il pomeriggio.

Si sdraiò nel letto, colta da un’improvvisa tristezza.

“Bill…”sussurrò, prima che Morfeo l’abbracciasse e la portasse con sé nel mondo dei sogni. Una piccola lacrima, sfuggita dal controllo scivolò inesorabile lungo la sua guancia per poi essere assorbita dal lenzuolo candido ed inamidato.

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Capitolo 24
*** 24. Il concerto ***


24. Il concerto

 

“No, Bill! Non puoi dirmi questo!”gridò la giovane, in lacrime.

“Mi dispiace Sara, ma Tom mi ha detto la verità”rispose Bill, con lo sguardo duro.

“Ti prego…io non volevo…”tentò di spiegarsi la ragazza, con voce mortificata.

“Hai commesso questo errore e ne pagherai le conseguenze…”

“Bill…”implorò lei.

“Con il tuo comportamento mi hai perso per sempre…”disse il ragazzo scuotendo la testa.

Toc toc…

Sara si svegliò di soprassalto.

Un incubo. Un maledettissimo incubo. Aveva ancora le lacrime agli occhi.

“Vuoi aprirmi o no?”. Era la voce di Giulia.

“Arrivo! Aspetta un secondo”

“Sono dieci minuti che sto qui fuori! Poi mi devi spiegare due cosette”.

Sara trovò la chiave ed aprì all’amica.

“Allora? Che stai facendo qui dentro? C’è per caso il tuo principe azzurro?”chiese la ragazza, guardandosi attorno.

“No, perché?”

“Ho sentito che dicevi il suo nome…”

“Ho fatto un incubo…terribile”

“Cosa?”

“Beh, di preciso non lo so, ma Bill mi lasciava perché Tom gli aveva detto qualcosa, ma non chiedermi cosa perché non lo so”

Giulia la guardò.

“Mah, tu sei una tipa stramba…”

“Senti, invece di prendermi in giro, dimmi che ore sono”

“Manca un quarto alle sette”

“Oddio! Devo prepararmi!”

“Perché? Il concerto è alle nove”

“Sì, ma noi dobbiamo essere là due ore prima”

“Bene…dai allora vestiti! Ti voglio carichissima stasera, ok?”disse saltellando.

“Sì…solo che ho una paura folle!”

“Non fare la scema! Sei solista da un migliaio di anni! Un concerto in più non ti farà nulla”

“Vuoi mettere le persone che vanno a sentire un coro con le migliaia di fans che vanno a sentire i Tokio Hotel???”

“Sì, ok, c’è una microscopica differenza, ma ora vestiti o non sarai pronta per le sette!”.

Sara annuì, quindi si rifugiò in bagno.

“Senti, non credo avrai bisogno di truccarti…quindi metti su qualcosa a caso!”

“Hai ragione! Oddio, sto diventando matta”

“No, sei solo tesa. Ora vieni qui un secondo”.

Giulia la prese per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi.

“Ora fai un bel respiro profondo”.

Sara obbedì.

“Ancora uno”

La ragazza cominciò a ridere.

“Che hai?”

“Bhe, sono solo agitata per un concerto…non è mica un parto!”

“Ok, hai ragione”

In quel momento bussarono alla porta.

“Pronta signorina?”.

Era la voce di Tom.

“Arrivo!”gridò lei, prendendo un piccolo nastro rosso e legandoselo al polso.

“In bocca al lupo tesoro!”disse Giulia.

“Crepi!”rispose la ragazza, abbracciandola, poi uscì e finì contro Tom.

“Certo che non puoi fare a meno di venirmi addosso una volta alla settimana, o sbaglio?”chiese, aiutandola a restare in equilibrio.

“Già…scusami”rispose, poi andò da Bill.

Dopo una decina di minuti erano tutti al Palace.

Le fans erano aumentate a dismisura e Sara si chiese se ci sarebbero state tutte quante.

“Bene ragazzi, la folla è già in delirio adesso…andate a prepararvi”disse Dave.

Andrea aiutò Sara.

“Per te tutto questo caos è una cosa nuova o sbaglio?”

“No, non sbagli…non sono abituata”

“Beh, siediti qui e mettiti il vestito. Faccio arrivare la truccatrice”disse con un sorriso.

Sara si guardò nel riflesso dello specchio del camerino improvvisato. Alle sue spalle vide gente andare avanti e indietro.

Ad un tratto arrivò una donna.

“Bene, ora chiudi gli occhi”le disse, senza presentarsi.

Quando la ragazza riaprì gli occhi, parecchi minuti dopo stentò a riconoscersi.

“Grazie…”disse, ma quando si voltò verso la donna, quella era sparita.

“Bene ragazzi, ancora mezz’ora poi si parte”disse Dave.

“Come mezz’ora?”chiese Sara, colta dal panico.

“Mezz’ora, signorina, ma tu entrerai dopo. Una volta finita In die nacht, Bill parlerà al pubblico e avviserà tutti della tua presenza, quindi entrerai, ti siederai e comincerai a suonare”.

“No, aspetta. Io non capisco una parola di tedesco…”

“Tradurrò io per te, ora non ti preoccupare”disse Dave.

Quella mezz’ora passò come se fosse stato mezzo secondo. In un attimo la folla urlante si posizionò all’interno del Palace e cominciò ad urlare i nomi dei quattro musicisti.

“Tre…due…uno…andate ragazzi e spaccate il mondo!”disse Dave, incitandoli, mentre entravano.

La folla era in delirio.

Bill cominciò a parlare.

“Allora, ti traduco. Ciao Berlino! Voglio sentirvi gridare per noi”disse Dave.

La folla urlò più di prima. Sara non poteva credere a quanto casino potesse esserci.

Primo brano. Spring Nicht.

Sara si permise di cantarla, quasi incapace di udire la sua stessa voce.

Rette mich, cantata anche dalle fans in delirio.

1000 Meere, e poi In die nacht. Il Palace rimase in silenzio mentre Bill cantava la canzone dedicata al fratello.

Non appena terminò si udì un boato terribile. Bill si avvicinò al bordo del palco, quindi cominciò a parlare.

“Oggi sarà un concerto molto particolare. Come avrete notato c’è un pianoforte sul palco. Non sarò io a suonarlo, ma una ragazza speciale che ha dimostrato di poter trasmettere tante emozioni con quello strumento”disse Dave.

Sara era terrorizzata.

“Vai, non hai nulla da temere”.

La folla era in silenzio. Tutti gli occhi puntati su di lei. Si sedette al pianoforte e guardò Bill. Il suo unico punto saldo in quel momento.

Tom e Georg si erano seduti.

Lei trasse un profondo respiro, poi cominciò a suonare.

La voce di Bill la seguì, calma e melodiosa. Le fans non emisero un solo grido. Incantate da quella novità.

Il brano finì e l’intero Palace rimase in silenzio.

Bill guardò la ragazza e le fece un cenno, in modo che cominciasse con il secondo brano.

Alcune ragazze cantarono con Bill e quando il pezzo terminò si levò un applauso scrosciante.

Sara si alzò, poi sparì dietro le quinte.

I ragazzi concessero un bis, poi il concerto terminò.

Alcune ragazze, in possesso dei pass per il backstage vollero conoscere Sara.

Le dissero qualcosa, ma lei non capiva nulla.

“Hanno detto che sei molto brava”disse Bill.

“Danke”rispose lei, arrossendo.

Una ragazzina le chiese addirittura di firmarle un autografo.

Ad un tratto comparve anche Giulia.

“Sei stata fantastica!”le disse in italiano, abbracciandola.

Saki si mosse, ma Bill gli disse che andava tutto bene.

“Grazie…ero agitatissima”

“Me lo immagino. Sei stata davvero eccezionale! Mi hai fatto piangere!”

“Addirittura? Non fare la scema!”esclamò.

“Bene e ora festa!”disse Tom interrompendole e risalendo sul camper.

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Capitolo 25
*** 25. Alan ***


25. Alan

 

“Sei stata grandiosa!”esclamò Bill, dandole un bacio.

“Io…non sapevo nemmeno se ce l’avrei fatta a salire sul palco”rispose, sorridendo.

Arrivati in un gigantesco appartamento, furono di nuovo assaliti dalle fans.

Bill fu letteralmente circondato.

“Fai pure con comodo”gli disse Sara, uscendo in balcone in compagnia di Giulia.

Le due ragazze furono raggiunte da un giovane, che non avevano mai visto.

Alto, biondo e con gli occhi azzurri.

Halo”disse.

“Halo”rispose Sara, sperando che il ragazzo parlasse anche l’inglese.

“Wie geht es dir?”

“Was?”

“Englisch?”

“Nein, italienisch”

“Oh, siehe. Tun du sprechen englisch?”

“Sorry, I don’t understand”disse Giulia

“Ah, quindi parlate inglese”esclamò, in inglese.

“Oh, per fortuna, temevo di essermi cacciata in una conversazione impossibile”rispose la giovane, sorridendo.

“Comunque, io sono Alan, piacere”

“Sara”

“Giulia”

“Come mai siete qui? Conquiste dei gemellini?”chiese, sorridendole.

“Oh, no. Io ho suonato con loro al concerto di poco fa e lei è una mia amica”

“Come mai hai partecipato al concerto?”

“Beh, Bill mi ha sentito suonare…”

“Capisco. Come ha fatto a sentirti suonare?”

“Siamo nello stesso albergo”.

Tutte quelle domande non le piacevano, nonostante il ragazzo cercasse di essere gentile.

“Sicura che non ci sia nulla tra te e uno di loro?”

“No…sono sicura. Perché mi fai tutte queste domande?”.

In quel momento arrivò Tom.

“Sara, Giulia! Venite a bere qualcosa?”chiese, osservando attentamente Alan.

“Halo”disse il giovane biondo.

“Halo”rispose Tom, gelido.

I suoi occhi divennero due fessure. Aveva riconosciuto il giovane uomo, quindi si allontanò, con le due ragazze.

“Che è successo?”

“Quel tizio…cosa vi ha chiesto?”

“Perché?”

“È un giornalista. Ha puntato su di voi, perché non lo conoscete. Noi sappiamo chi è e lo evitiamo. Di solito pubblica un sacco di articoli su di me e sulle mie conquiste”

“Infatti ci ha chiesto se fossimo qui con te e Bill”

“Tu non gli hai detto di Bill, vero?”

“Ovviamente no. Non sono una che racconta i fatti suoi al primo che capita”.

“Per fortuna”rispose il ragazzo, porgendo loro un bicchiere di spumante.

La festa durò fino all’una, poi i quattro ragazzi decisero che era meglio finire di festeggiare in hotel.

Rientrarono e salirono tutti nella camera dei due gemelli, la più grande delle tre.

“Allora, brindiamo a questo magnifico concerto e alla nostra nuova pianista!”esclamò Bill, alzando in aria il suo bicchiere di Cola. In tutta la serata non aveva toccato un dito di alcool.

“A Sara e al concerto!”esclamarono gli altri quattro ragazzi, facendo tintinnare i bicchieri tra loro.

Tomi era un po’ brillo e continuava a ridere senza motivo.

Georg e Giulia erano fuori in balcone a parlare, Gustav si stava appisolando sul divano.

“Io esco!”biascicò il giovane chitarrista.

“Tomi, sei ubriaco. Ti conviene restare qui e dormire”disse Bill.

“No…io voglio uscire”rispose il ragazzo, crollando sul letto ed addormentandosi in pochi istanti.

Sara rise.

“Per fortuna voleva uscire”disse.

Bill la baciò. Erano già sul letto e in breve tempo si trovarono sdraiati.

“Bill…no. Ci sono Giulia e Georg di fuori. E poi qui ci sono Gustav e tuo fratello…”disse Sara, mettendosi a sedere.

“Andiamo in camera tua?”le chiese, baciandola sul collo.

Lei non sapeva cosa rispondere. Se si fossero spostati avrebbero dovuto avvisare Giulia?

“Dai, non verranno a disturbarci, stanne certa”.

Annuì, gettando un’ultima occhiata di fuori, dove Giulia e Georg si stavano baciando.

Scesero di sotto, tenendosi per mano. I corridoi erano deserti. Non si sentiva il minimo rumore, anche perché erano quasi le due.

Sara infilò la chiave nella porta ed aprì, poi fu Bill a richiuderla, in modo che nessuno potesse entrare a disturbarli.

La ragazza indossava ancora il mini abito che le aveva dato Andrea.

“Sei bellissima”le disse Bill, prendendo tra le dita la piccola cerniera e slacciandole il vestito.

Un bacio, poi un altro.

“Ti amo”le disse il ragazzo.

Al piano di sopra, nel frattempo anche Giulia e Georg si erano ritirati nella camera del bassista.

Georg le accarezzò una guancia, poi le diede un bacio.

“Allora, ti è piaciuto il concerto?”le chiese, sorridendole.

“Siete stati meravigliosi”disse, poi si mise a ridere.

“Che c’è?”

“Sai, fino a due settimane fa, di voi non sapevo nulla”

“Quindi?”

“Beh, mi pare impossibile, ora di essere qui con te…”

“Nulla è impossibile se lo si vuole veramente”

“Ti amo Georg”

“Anche io ti amo”

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Capitolo 26
*** 26. Se solo fosse vero ***


26. Se solo fosse vero

 

La mattina dopo, quando Sara si svegliò, non le parve vero di vedere il viso di Bill a pochi centimetri dal suo.

Sorrise, poi si alzò ed andò in bagno a vestirsi.

Aveva voglia di gridare, di urlare al mondo che nessuno avrebbe potuto distruggere la sua gioia.

Si guardò il polso.

Quel nastro rosso era ancora lì.

Ringraziò che nessuno le avesse chiesto cosa fosse. Era meglio così.

Un pezzetto di una felpa di Ale. Glielo aveva dato quando, mettendosi a giocare tra di loro, per sbaglio si era strappata.

“Tieni, ti porterà fortuna in qualunque cosa farai”le aveva detto e così era stato.

“Ale…è giunto il momento che io ti dimentichi. Mi sei stato accanto per tutto questo tempo e ti ringrazio, ma è ora di lasciarsi alle spalle il passato”disse a bassa voce, slegandosi il cordino dal polso ed appoggiandolo al bordo del lavandino.

Una folata improvvisa fece cadere il lembo di stoffa nel lavandino. Impossibile recuperarlo. Inghiottito dal tubo di scarico.

Un segno del destino? Forse.

Ad un tratto udì una voce nella sua testa.

“Sara! Sara! Svegliati!”

Lentamente il mondo attorno a lei prese a svanire lentamente.

Corse nell’altra stanza.

“Bill!”gridò, ma il giovane non diede segno di averla sentita.

“Sara! Siamo arrivati!”la voce di Giulia.

La ragazza aprì gli occhi di scatto.

Si guardò intorno, pregando che non fosse successo davvero. Era ancora sul bus che si era appena fermato davanti all’hotel.

“No…non è vero…”disse, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

“Sara, che c’è?”

“Era tutto un sogno…tutto un maledettissimo sogno!”esclamò, prendendosi il viso tra le mani e piangendo.

Non era successo nulla. Bill non l’aveva mai stretta tra le sue braccia, non l’aveva mai baciata né amata.

“Dai, scendiamo che dobbiamo prendere le stanze!”disse Giulia.

La ragazza non aveva più voglia di vivere quella situazione. Voleva ricominciare a sognare, vedere di nuovo Bill nel letto, accanto a lei.

Salita in camera prese l’unico letto libero, gli altri due erano di Carola e Giulia.

“Andiamo a mangiare”disse Giulia, trascinando l’amica di fuori.

“Aspetta, ho lasciato il cellulare nella borsa”disse la ragazza, tornando in camera.

Si guardò allo specchio.

C’era qualcosa di diverso in lei. Era sicura di aver vissuto il suo sogno, ne era certa.

Uscì dalla sua stanza, poi cadde a terra, investita da qualcuno arrivato di corsa.

“Scusami”le disse una voce familiare, in inglese.

Alzò lo sguardo e vide Tom.

Sentì gli occhi offuscarsi per le lacrime.

“Ti ho fatto male?”le chiese il ragazzo, preoccupato.

“No, no…sto bene…”rispose lei, mettendosi a sedere.

“Comunque se c’è qualcosa che posso fare per te…”disse.

“No, purtroppo non puoi fare nulla per me…”

“Dovresti farmi rivivere quel sogno…”pensò

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Capitolo 27
*** 27. Non è per sempre ***


27. Non è per sempre

 

Bill la svegliò con un bacio.

Sara, non appena lo vide, lo abbracciò.

“Mio Dio! Era solo un sogno!”disse, stringendolo a sé.

“Cos’è successo?”

“Ho sognato che tutto quello che era successo, il concerto, noi due, non fosse altro che un sogno”

Bill sorrise e la baciò.

“No, se fosse un sogno non ti permetterei di svegliarti”

Lei sorrise. Per fortuna aveva avuto un incubo.

“Tesoro, cos’è questo nastro rosso?”le chiese Bill.

“Nulla, un piccolo portafortuna”.

“Capisco…senti, mi sai dire che ore sono?”

“Quasi le dieci e nessuno si è ancora fatto vivo”

“Avranno fatto anche loro le ore piccole”rispose il giovane, malizioso.

“Può darsi, però io ho una certa famina”

“Anche io…scendiamo a fare colazione?”

“Sì…”rispose, stiracchiandosi.

In breve tempo si rivestirono, poi scesero per mettere qualcosa sotto i denti.

“Guarda! Delle riviste nuove”disse Sara, prendendole dalla hall.

Erano state stampate quella notte.

Bill ne prese una e lesse.

“Uffa…che palle sti giornalisti”

“Che dice?”

“Tom Kaulitz infuriato con un giornalista…stavolta è stato beccato con due ragazze contemporaneamente!”

“Uffa…scommetto che è stato quel tizio, Alan!”

“Già, mi ci giocherei la carriera. Beh, Tom si incazzerà parecchio, ma meglio che quel tizio non sappia di noi due”

“Già, altrimenti altro che accoglienza gentile da parte delle vostre fans. Invece di un autografo vorrebbero la mia testa”

Bill rise, poi le prese una mano.

“Non ti devi preoccupare. Ti proteggerei io”

“Come sei gentile”rispose, sorridendogli.

In quel momento il telefono di Sara vibrò leggermente.

“Che c’è?”chiese Bill.

“Un messaggio…”disse la ragazza.

Lesse il nome di Giulia e sorrise. Alla fine c’era riuscita pure lei.

Sorrise, poi ripose il telefono in tasca.

“Successo qualcosa?”

“No, nulla d’importante”mentì lei.

Il telefono vibrò di nuovo, questa volta era una chiamata.

“Paolo Giuly”

“Merda!”esclamò la ragazza, poi rispose.

“Pronto?”

“Ciao Sara…senti, posso parlarti un secondo?”

“Certo”

“Giulia è lì con te?”

“No…perché?”

“Beh, io sono preoccupato che mi metta le corna”

“Perché dovrebbe?”

“Beh, l’altra mattina mi è sembrata un po’ distante e ieri non mi ha risposto. L’ho chiamata mille volte!”

“Vedrai che non avrà sentito il cellulare. Abbiamo provato tutto il giorno”

“Anche alla sera?”

“No…alla sera l’ho portata ad un concerto…la prof non voleva farmi andare da sola…”

“Mmm, la cosa non mi convince. Dille di farsi sentire, altrimenti può considerare finita la nostra storia”

Attaccato.

“Chi era?”chiese Bill, preoccupato.

“Paolo, il presunto ragazzo di Giulia”

“Giulia ha il ragazzo? Ma se sta con Georg!”

“Lo so…solo che con quel tizio ci si è messa assieme perché le faceva un po’ pena…”

“Non ti seguo”

“Paolo è un po’ sfigato e quindi Giulia ha deciso di farci amicizia, poi si sono messi assieme. Insomma sono un paio di mesi che va avanti questa storia, ma a lei non importa più nulla…”

“Beh, quindi cosa ti ha detto?”

“Che se Giulia non si fa sentire, la loro storia può considerarsi finita”

“Meglio no?”

“Bill, te l’ho detto prima che la cosa tra noi diventasse seria. Noi non potremo stare insieme per sempre. Voi ora dovete tornare ad Amburgo e noi ce ne andremo in Italia…”

“Senti, per Amburgo, possiamo fermarci ancora una settimana. E poi voglio venire al tuo concerto”

“Ah già. C’è anche il mio concerto…”disse, amareggiata.

“Quand’è?”

“Tra cinque giorni”

“Bene, allora tra cinque giorni riparleremo dell’argomento…ora non ci pensare”disse, sorseggiando il suo succo d’arancia.

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Capitolo 28
*** 28. Doppio gioco ***


28. Doppio gioco

 

In quel momento arrivarono anche Georg e Giulia.

Le due ragazze si guardarono, sorridendosi a vicenda.

“Senti…dobbiamo parlare”disse Sara, tornando seria.

“Che è successo?”domandò l’altra ragazza.

“Beh, parliamone in privato”disse, guardando Georg e Bill.

“In italiano non ci capiranno di sicuro”.

“Ok, come preferisci. Diciamo che pochi istanti fa mi ha telefonato Paolo e mi ha detto che se non ti fai sentire entro stasera, la storia tra voi due è finita…”

Giulia rimase in silenzio. Il suo sguardo si posò su Georg, che la stava osservando, visibilmente preoccupato.

“Ti ha detto veramente così”

“Sì e stai sicura che quando torneremo si farà sentire”

“Uffa. Di lui non me ne frega più nulla…Sara perché sono così sfigata?”

“Non ti seguo”

“Beh, ora mi trovo bene con Georg…non voglio pensare a Paolo e a tutto quello che mi sono lasciata alle spalle, in Italia”

“Lo so, solo che io non posso dirti cosa fare. Secondo me dovresti chiamare Paolo e spiegargli tutto, almeno non si illude”

“Come credi che la possa prendere una notizia del genere? Non voglio essere responsabile di quello che potrebbe fare…”

“Allora preferisci che si illuda fino a novembre, finché non torneremo?”

“Credo di sì”

“Giulia…questo si chiama doppiogioco…lo sai bene”

“Sì…ma scusami se non ho voglia di parlarne”disse, tornando a sedersi ed ordinando un cappuccino.

Sara sbuffò, quindi salì di corsa in camera. Raramente litigava con Giulia, ma quando succedeva, rischiavano di non parlarsi per parecchio tempo.

Mentre cercava di mettere le chiavi nella porta sentì dei passi alle sue spalle.

“Bill, ti prego. Non mi va di parlarne…”disse con voce delusa.

“Non sono Bill, magari con me vuoi chiacchierare un po’”.

La ragazza si voltò. Davanti a lei, a pochi centimetri dal suo viso, c’era Tom.

“Oh, Tomi…scusami, non pensavo fossi tu”

“Tu e Bill avete litigato? È normale…ha volte ha un caratteraccio”

“Oh, no. Non abbiamo litigato…ho solo discusso con Giulia”disse lei.

I due ragazzi entrarono in camera.

“Come mai avete discusso?”

“Beh, diciamo che lei non è del tutto single…”

“Ah, ha il fidanzato a casa che l’aspetta?”

“All’incirca, però devi promettermi che non dirai nulla a Georg”

“Ho la faccia di uno che potrebbe parlare di cose simili?”chiese, sorridendole.

“Purtroppo sì”

Tom si alzò in piedi e le si mise davanti.

“Lo dici sul serio o per scherzo?”chiese.

“Non è che non mi fido di te, è solo che magari potrebbe sfuggirti un accenno a questa storia e non voglio litigare con Giulia”

“Ancora non mi conosci bambina”disse, posandole le mani sui fianchi.

Non poteva negare di non essere attratto da quella ragazza, dalla sua fragilità e dalla sua bellezza.

Si avvicinò lentamente, poi le posò un lungo bacio sulle labbra.

Sara rabbrividì. Sentì chiaramente il piercing freddo contro le labbra.

Rapidamente si scostò, poi guardò il rasta negli occhi.

“Mi dispiace…”disse Tom, abbassando lo sguardo.

“Mi dispiace? Da quando Tom Kaulitz chiede scusa ad una ragazza che ha appena baciato?”si chiese.

“Da quando quella ragazza fa coppia fissa con tuo fratello, cretino!”si rispose subito dopo.

Sara era come interdetta. Lo guardò uscire, poi si lasciò cadere a terra.

Era stata baciata da Tom, ma la cosa peggiore era che non si era scostata, che aveva lasciato che il ragazzo la baciasse.

Si prese il viso tra le mani e pianse.

Già una volta le era capitato di pensare che forse non era Bill quello con cui voleva stare, ma Tom. Eppure si era detta che era proprio il minore dei due, quello più giusto per lei, quello più simile.

Tom era così diverso. Così opposto.

“Gli opposti si attraggono”le disse una vocina nella sua testa.

No. Non poteva farsi assalire da quei dubbi, proprio in quel momento.

Sarebbe andato tutto avanti, come se non fosse accaduto nulla.

“Merda!”pensò. Aveva una terribile voglia di gridare, di urlare che non voleva che andasse così. Poi ripensò al primo incubo che aveva avuto.

Bill la lasciava, a causa di Tom.

“No. Non succederà nulla del genere”pensò, poi andò in bagno per darsi una rinfrescata.

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Capitolo 29
*** 29. Falsità ***


29. Falsità

 

Sara rimase appoggiata al lavandino finché non sentì bussare alla porta.

Andò ad aprire, incurante dell’aspetto che potesse avere.

Sulla porta c’era Bill.

La ragazza scoppiò a piangere tra le sue braccia.

“Sara…calmati e spiegami cos’è successo”

“Ti prego, non farmi domande…ti amo troppo per ferirti così”pensò la ragazza.

Avrebbe dovuto mentirgli, diventare falsa ed ipocrita, come molte altre che conosceva, tradire proprio lui, quel ragazzo con lo sguardo da cucciolo, quel ragazzo che era stato il suo sogno per più di un anno e che ora lei aveva tradito.

Non riusciva a smettere di piangere. Se solo si fosse fermata a guardarlo negli occhi, non sarebbe riuscita a mentirgli e sapeva che i due gemelli non avrebbero mai accettato che una ragazza si mettesse tra loro.

“Sara…ora ci sono qui io. Puoi dirmi tutto”le disse una seconda volta, con dolcezza.

Quelle parole la ferirono ancora di più.

“Perché non riesci a capire…Bill, se ti chiedessi di andartene, probabilmente non capiresti e ti ferirei. Non costringermi a mentirti…”pensò.

Alla fine alzò lo sguardo ed incrociò i suoi occhi, con quelli nocciola che a lungo l’avevano fissata attraverso i poster che teneva in camera da letto.

“Bill…io…”cominciò, con voce tremante.

“Cosa vi siete dette, tu e Giulia?”

“Lei non vuole lasciare Paolo, però ha detto che di lui non gliene frega più nulla”.

Bill si grattò la testa, visibilmente perplesso.

“Che situazione…scusami, ma Georg non sa nulla?”

“No…credo che ci starebbe troppo male”

“Beh, ma alla fine in una coppia bisogna dirsi tutto, no?”

La ragazza chinò il capo e trasse un profondo respiro.

“Senti Bill…a questo punto credo di doverti dire una cosa…”

Il ragazzo la guardò, incerto se preoccuparsi o meno.

“Dimmi pure…”

“Prima, quando sono salita, ho sentito un rumore alle mie spalle e credevo che fossi tu, invece era Tom. Lui credeva che avessimo litigato io e te, poi gli ho spiegato tutta la storia. Non so come, ma ci siamo ritrovati vicini e poi ci siamo baciati. Ti giuro, è stata colpa di tutti e due, quindi non arrabbiarti solo con lui”

Bill la guardò.

“Tomi…perché mi hai fatto questo?”pensò, rabbrividendo.

“Senti, è meglio che io vada a parlare con lui…”

“Bill…”disse la ragazza nel tentativo di fermarlo.

“No, davvero. Ho bisogno di parlare con mio fratello”le disse, prima di uscire, chiudendosi la porta alle spalle.

Sara rimase seduta sul letto, a fissare quel vuoto che prima era riempito dal ragazzo che sapeva di amare con tutta se stessa.

Non poteva crederci, quella situazione era peggiore di un incubo.

“Perché quando ti va bene una cosa, poi te ne vanno male duecento?”si chiese, prendendosi il viso tra le mani e piangendo.

Si sentiva terribilmente sola. Giulia non le avrebbe rivolto la parola per qualche tempo e forse Bill e Tom non si sarebbero più fatti vedere.

Era sola e consapevole di esserlo per colpa sua.

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Capitolo 30
*** 30. Respirando ***


Capitolo crudele…non odiatemi…il titolo è quello di una canzone di Lucio Battisti, che ho anche inserito nel capitolo! Sono troppo contenta dei vostri commenti !!!Vi adoro ragazze!!! A più tardi…ora vado a vedere i risultati dell’esame!!!

30. Respirando

 

Bill entrò come una furia nella camera da letto, dove il gemello se ne stava seduto a terra, con le cuffie nelle orecchie ed uno sguardo terribilmente colpevole.

Quando le scarpe scure del fratello entrarono nel suo campo visivo, capì che era giunta la resa dei conti.

Alzò lo sguardo, poi si tolse le cuffie.

“Bill…”

“No Tom. Non parlare. Sara mi ha detto tutto. So per certo che sei stato tu a baciarla, anche se lei afferma che sia colpa di entrambi”.

“Bill, fammi parlare…”

“No, Tom. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Mi hai deluso. Ti sei comportato da stronzo! Ti odio!”

“Bill! Cristo santo! Fammi parlare!”sbottò il rasta, alzandosi in piedi.

Il giovane rimase in silenzio. Se avesse potuto, lo avrebbe incenerito con un solo sguardo.

“Non voglio dire che non è stata colpa mia, anzi, mi prendo le mie responsabilità. Voglio solo chiederti scusa. So quanto tieni a quella ragazza e so anche quanto io sia stato idiota. Accetterò di buon grado se non vorrai più parlarmi…”.

Bill rimase in silenzio. Non si sarebbe mai aspettato un discorso del genere da suo fratello.

Tom, l’irragionevole, impulsivo, testardo, ma anche il più forte dei due.

Bill lo guardò, incapace di dire qualsiasi cosa.

Aveva aggredito suo fratello, senza nemmeno lasciarlo parlare…

“Se l’è meritato. Ha cercato di portarti via Sara”

“Tomi…”

“No Bill. Adesso sono io a non farti parlare. Sono stato un coglione”disse, uscendo dalla porta.

Bill rimase in piedi, da solo. Gridò tutta la sua rabbia, poi prese a calci una valigia, che ancora ingombrava il pavimento. Prese le sigarette che teneva nascoste ed uscì in balcone.

*

Tom andò in strada. A quell’ora non c’era in giro nessuno che potesse riconoscerlo, o almeno era certo che non sarebbe stato assalito da un gruppo di ragazzine in piena crisi ormonale.

Accese una sigaretta, sapendo che sarebbe stata la prima di una lunga serie.

*

Sara smise di piangere. Il corpo ancora scosso dai singhiozzi. Aveva bisogno di una sigaretta. Accese l’iPod, poi uscì in balcone.

“Respirando
la polvere dell'auto che ti porta via,
mi domando
perché più ti allontani e più mi sento mia.
Respirando
il primo dei ricordi che veloce appare
sto fumando
mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore.
Proprio in fondo al cuore,
senza pudore
per cancellare
anche il più antico amore.
Respirandoti,
io corro sulla strada senza più frenare,
respirandoti,
sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale.
Respirando
pensieri un po' nascosti mentre prendi il sole
ti stai accorgendo
"che un uomo vale un altro" sempre no non vale.
Respirando più forte
ti avvicini al mare.
Stai piangendo.
Ti entro nel cervello e ti raggiungo il cuore.
Proprio in fondo al cuore
senza pudore
per cancellare
anche il più nuovo amore.
Respirandomi
ti vesti e sorridendo corri e poi sei fuori
Respirandomi
tu metti in moto l'auto ed accarezzi i fiori
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Dolore e una gran gioia che addolcisce il male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu a me uguale.
Respirandoci, respirandoci
guardiamo le campagne che addormenta il sole.
Respirandoci,
le fresche valli, i boschi e le nascoste viole.
le isole lontane, macchie verdi e il mare,
i canti delle genti nuove all'imbrunire

I canti delle genti nuove all’imbrunire

I canti delle genti nuove all’imbrunire”

La voce di Lucio Battisti la cullò lentamente. Le parole ormai le conosceva a memoria e non le fu difficile cantare con lui.

*

Bill sentì qualcuno cantare. Non capiva una parola e diede per scontato che si trattasse di italiano. La voce la conosceva perfettamente. Era Sara. La melodia era terribilmente triste.

Sospirò.

“Perché sta andando tutto storto?”si chiese.

Provò a seguire le parole, ma gli risultava davvero difficile capire.

No, non poteva andare tutto così. Spense la sigaretta, poi prese il cellulare dalla tasca e compose il numero. Lo conosceva a memoria. Erano anni che faceva quel numero, quando Tom era lontano e lui lo voleva al suo fianco.

*

Vibrazione nella tasca.

“Billie”

“No…non ho voglia di parlarti Bill. Mi hai detto che mi odi…è troppo facile chiedere scusa adesso. Avresti dovuto pensarci prima”.

“Respirandoti,
io corro sulla strada senza più frenare,
respirandoti,
sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale”
Tom udì solo un terribile schianto, poi più nulla. In lontananza un grido.

*

Bill provò una terribile fitta al petto. Era successo qualcosa. Qualcosa di terribile. Si sentiva sempre così quando Tom si faceva male. Ricordava perfettamente che aveva avuto la stessa sensazione sgradevole quando il fratello era caduto dallo skate e si era quasi rotto un polso.

Un giramento di testa lo costrinse a rientrare.

Il suo sesto senso non mentiva mai. Corse in camera da Gustav, sapeva che il ragazzo era sveglio.

“Bill, che c’è?”chiese il batterista, vedendo la faccia pallida dell’amico.

“Tom…credo sia successo qualcosa di grave”disse.

Subito i due corsero da Georg, che si trovava ancora con Giulia, al piano di sotto.

Bill spiegò la situazione.

“Prova a chiamarlo sul cellulare, no?”propose il bassista, cercando di tenere a bada l’ansia.

Il frontman trasse un profondo respiro, poi ricompose il numero.

“Pronto?”

“Tom! Dimmi che stai bene!”

“Lei chi è?”

Quella non era la voce di Tom.

“Bill…Kaulitz, mio fratello dov’è e lei chi è?”

“Sono un agente di polizia. Suo fratello è stato portato d’urgenza all’ospedale. È stato investito da una macchina passata con il rosso”.

Bill sentì il mondo crollargli addosso. Non era possibile. Tom, portato d’urgenza in ospedale.

Dalla sua faccia gli altri ragazzi capirono subito cos’era successo.

Georg si mosse all’istante per sorreggere Bill.

“I-in che ospedale si trova?”chiese il ragazzo, con voce tremante.

“All’Heilig Königin”

“Arrivo subito…”disse, attaccando.

“Quindi?”chiesero gli altri due ragazzi.

“Investito da una macchina…è in ospedale”disse, prendendosi il viso tra le mani.

Georg non attese nemmeno un secondo. Corse al piano di sopra e prese le chiavi della macchina.

“Giulia…vai ad avvisare Sara, credo che debba saperlo…”disse Gustav.

La ragazza annuì.

“Datemi trenta secondi”disse, partendo di corsa.

*

Toc, toc.

“Chi è?”

“Sono Giulia”

“Non mi va di parlare”. Voce dura, arrabbiata.

“Non ho intenzione di litigare, fammi entrare”

“No…”

“Senti, non è il momento! Tom è in ospedale!”.

La porta si aprì di colpo.

“Dimmi che stai scherzando…”

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Capitolo 31
*** 31. The best of me ***


Caspita, il primo capitolo l’avete letto per ben 1103 volte!!! Ma andiamo a notizie più succose. Notiziona shock! Mi ha messo 7 in francese!!! Oui je suis très heureux! Comunque tra dieci giorni sono in 5^superiore !!! Wow ancora non ci credo!!! Bene, tralasciando…anche a me dispiace per Tom (mmm l’ho scritto io…però fa niente…) in ogni caso all’inizio i due gemellini dovevano riappacificarsi subito, ma mi è sembrato troppo inverosimile…tra fratelli si litiga di brutto!!! Altro titolo, altra canzone. Questa volta è dei Sum 41…li adoro troppo…Vabbè, ora vi lascio che mi sto dilungando troppo!!! Küssen!

 

31. The best of me

 

 

I cinque ragazzi partirono in macchina e in una decina di minuti raggiunsero l’ospedale.

Bill partì di corsa

“Signora…”

“Dimmi pure, caro”

“Mio fratello è stato portato qui, poco fa…”

“Come mai?”

“Lo…lo ha investito una macchina”

“Oh, quel biondino con i rasta. Sì, al momento è in sala operatoria…la stanza che gli hanno assegnato è la 483. Al quarto piano”

I ragazzi entrarono in ascensore.

“Ah, ragazzi. La sala operatoria è al terzo, se volete fermarvi lì”disse l’infermiera con un sorriso compassionevole.

Bill continuava a guardarsi intorno. Sara teneva lo sguardo fisso a terra.

“È stata tutta colpa mia…se non gli avessi detto nulla, a quest’ora saremmo tutti in hotel, a scherzare tra di noi…invece no! Ho dovuto fare l’idiota anche in questa situazione”pensò la ragazza, sospirando.

“Bill, hai combinato un macello. Dovevi proprio dirgli che lo odiavi? Magari è stata l’ultima volta che gli hai parlato! Bel fratello!”pensò il giovane, sforzandosi di non piangere.

“No…Tom mi ha promesso che avremmo fatto tutto insieme, anche morire. Non può lasciarmi qui da solo…”aggiunse, per darsi forza.

Fuori dalla sala operatoria non c’era nessuno. Un silenzio glaciale regnava per i corridoi.

I ragazzi si sedettero, in silenzio.

Nessuno osava parlare, nessuno voleva rendere concrete le proprie paure.

Sara si alzò quasi subito. L’attesa la stava uccidendo.

Prese il suo iPod ed uscì. Solo la musica avrebbe potuto darle la forza necessaria per sopportare le notizie peggiori.

Accese, poi attivò la riproduzione casuale.

“It's so hard to say that I'm sorry
I'll make everything alright
All these things that I've done
What have I become, and where'd I go wrong?
I don't mean to hurt just to put you first
I won't tell you lies
I will stand accused
With my hand on my heart
I'm just trying to say

I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me

I know that I can't take back all of the mistakes
But I will try
Although it's not easy
I know you believe me
Cause I would not lie
Don't believe their lies
Told from jealous eyes
They don't understand
I won't break your heart
I won't bring you down
But I will have to say

I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me

I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me”

 

Le parole le conosceva a memoria, quante volte le aveva lette e scritte…un significato talmente profondo da spaventarla.

La voce di Deryck Whibley le fece vibrare l’anima.

Sapeva che quella canzone era perfetta per quel momento…

Aveva passato le ore a scuola a tradurre il testo, per poter capire meglio ciò che volesse esprimere quella melodia terribilmente dolce e triste.

 

“E' così difficile dire che mi dispiace
metterò a posto tutte queste cose che ho fatto
cosa sono diventato? e dove ho sbagliato?
non intendevo ferirti, volevo metterti al primo posto
non ti dirò bugie, resterò l'imputato
con la mia mano sul mio cuore
sto solo cercando di dire

che mi dispiace
è tutto quello che posso dire
significhi così tanto per me
e risolverò tutto quello che ho fatto
se potrò iniziare da capo
getterò tutto via
alle ombre dei rimpianti
e avrai il meglio di me

so che non posso far tornare indietro tutti gli errori
ma ci proverò sebbene non sia facile
so che mi credi perchè non mentirei
non credere alle loro bugie
sono dette da occhi gelosi
loro non capiscono
non spezzerò il tuo cuore
non ti farò deprimere
ma dovrò dirti

che mi dispiace
è tutto quello che posso dire
significhi così tanto per me
e risolverò tutto quello che ho fatto
se potrò iniziare da capo
getterò tutto via
alle ombre dei rimpianti
e avrai il meglio di me

mi dispiace
è tutto quello che posso dire
significhi così tanto per me
e risolverò tutto quello che ho fatto
se potrò iniziare da capo
getterò tutto via
alle ombre dei rimpianti
e avrai il meglio di me”

 

Una lacrima le scese lungo la guancia.

“Bill…questa canzone è per te…”pensò.

Ad un tratto sentì una presa alle spalle. Si voltò e vide il giovane. il viso rigato dal trucco, colato a causa delle lacrime.

“Bill…”

“Non dire niente…ti ho sentita cantare e mi dispiace. Non avrei dovuto fare così…”

“Io non avrei dovuto dirti nulla…”

“Sono io quello che ha sbagliato. Ho detto delle cose orribili a mio fratello…forse le ultime…”

“Non dirlo…Tom se la caverà. È forte…”

I due ragazzi si abbracciarono.

Ad un tratto il rumore di una porta aperta. Dalla sala operatoria uscì un medico.

Bill si affrettò a raggiungerlo.

Parlarono a lungo.

Georg e Gustav con le orecchie tese, per cogliere tutti i dettagli.

Sara e Giulia aggrappate alla loro abilità di leggere la mimica facciale.

Non appena il dottore se ne fu andato, Bill guardò i suoi compagni.

“Allora?”chiese Giulia, impaziente.

“L’operazione è riuscita. Tre costole rotte, lussazione di una spalla e frattura di una caviglia. Sta bene, anche se lo tengono sotto osservazione. È salvo”

Sara sorrise contenta che, nonostante tutto Tom fosse salvo.

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Capitolo 32
*** 32. Bruder ***


Rieccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia!!! Ps…Viel Danke per tutti i commentini ragazze!! Vi adoroooooooooooo. Küssen

 

 

32. Bruder

 

 

Tom non si svegliò quel giorno, quindi i ragazzi fecero ritorno in albergo verso mezzogiorno.

“Noi ora dobbiamo provare…”disse Sara.

“Va bene. Per che ora credete di terminare?”chiese Georg.

“Non lo so. Se va tutto come ieri, in teoria fino all’ora di cena”spiegò Giulia.

“Beh, allora ci vediamo dopo cena”disse Bill.

“Voi ora tornate da Tom?”chiese Sara.

“Sì…vogliamo essere lì, quando si sveglia”disse Gustav.

“Sentite, appena si sveglia, chiamateci. A qualsiasi ora”.

I tre ragazzi annuirono, quindi tornarono in macchina.

 

*

 

“Mio Dio…ho avuto una paura folle…speriamo che adesso sia tutto in discesa”disse Sara.

Giulia la guardò.

“Senti…mi dispiace per prima…”le disse, guardandola.

Sara le sorrise.

“Ora non ha importanza…siamo state due stupide”

Si abbracciarono, sorridendo.

Contente che fosse tornato tutto a posto.

“Senti, cos’è successo?”

“Quando?”

“Tra te e Bill e Tom”

“Oh…beh…dopo che abbiamo litigato, io sono andata in camera. Ho incontrato Tom e ci siamo baciati…”

Giulia sgranò gli occhi e Sara temette che le sarebbero schizzati fuori dalle orbite.

“COSA? Tu e Tom? Ma sei completamente scema? Cioè…sei insieme al tuo sogno proibito e baci suo fratello?”

Sara chinò il capo…

“Beh…è stato un errore…”

“Solo un errore? È stata la CAZZATA più colossale che potessi fare! Mio Dio, come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere?”

“Beh senti…ammettilo, Tom è terribilmente affascinante…”

Giulia sospirò.

“Certo che io e te ci siamo proprio trovate…tutte e due incasinate con gli uomini!”

“Già, ma ora andiamo a mangiare…io sto morendo di fame e tutte queste emozioni…ho lo stomaco sulle ginocchia”.

“A chi lo dici!”rispose la ragazza, ridendo.

Le loro compagne erano già sedute.

Furono raggiunte dalla prof.

“Si può sapere dov’eravate?”

“Beh, è una storia lunga…”disse Giulia.

“Voi cercate di accorciarla. Sono passata a chiamarvi almeno una decina di volte”

“Beh, il fratello di Bill ha avuto un incidente…”

La prof sospirò.

“Quei quattro ragazzi mi stanno procurando più disastri di voi tutte messe assieme!”esclamò, esasperata.

“Beh, ora non ha importanza. Mangiate che dobbiamo andare a registrare”disse, tornando a sedersi.

 

*

 

Bill chiese il permesso di stare nella stanza del fratello.

“Ma certo, è appena stato operato, non ci sono problemi”disse l’infermiera.

Il ragazzo si sedette affianco al gemello.

Aveva due tubicini che gli uscivano dal naso e uno che usciva dal braccio destro. In più gli avevano ingessato la caviglia.

“Oh Tomi…sono stato un bastardo…come ho potuto dirti quelle cose orrende? Mi dispiace così tanto…”disse, sentendo le lacrime riempirgli gli occhi.

Prese una mano del gemello, osservando quanto fosse identica alla sua.

“Come ho fatto a dirti quelle cose…sono una persona orrenda…”

“Bill, piantala con questa lagna…”disse il fratello, con voce roca.

“Tomi! Sei sveglio!”esclamò il ragazzo, abbracciando il gemello.

“BILL! Mi fai male!”

Il giovane cantante si ricordò delle costole rotte.

“Hai ragione…scusami…”disse, ritraendosi.

Tom aprì gli occhi e gli sorrise.

“Come ti senti?”chiese Bill.

“Beh, se lasciamo stare il dolore al torace, alla caviglia e alla spalla…diciamo che sto benissimo”

“No, dai…mi dispiace tanto Tom…”

Il ragazzo mosse una mano per scompigliare affettuosamente i capelli al fratello.

“Siamo stati due idioti…basta pensarci”

“Tomi…”

“Che c’è?”

“Ti voglio bene”

“Anche io, fratellino”

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Capitolo 33
*** 33. Partenza improvvisa ***


33. Partenza improvvisa

 

Bill prese il telefono e chiamò Sara, per avvisarla che Tom stava bene.

Rimase insieme al gemello per tutto il giorno.

“Bill, ma non mangi?”chiese Tom, guardandolo.

“No…non ho fame”

“Dai…ora sto bene!”

“Lo so, solo che ho ancora lo stomaco chiuso…”.

“Perché?”

“Non lo so. Ho ancora una brutta sensazione addosso”

“Ti assicuro che sto perfettamente! Non mi vedi, bello e radioso come prima!”esclamò, sorridendogli.

“No Tomi…è una sensazione, tipo nausea…”

“Boh! Io mi sento benissimo”.

In quel momento squillò il cellulare di Bill.

“Mami”

“Chi è?”chiese Tom.

“La mamma…”disse il ragazzo, premendo il bottone verde.

“Pronto”

“Ciao Billie, sono contenta che hai risposto subito”

“Come mai mi hai chiamato?”

Un sospiro, all’altro capo del telefono.

“Mamma?”

Un singhiozzo.

“Che diavolo sta succedendo?”pensò il ragazzo, aspettando una risposta.

“Bill, si tratta di Gordon…”

“Cos’è successo?”

“Ancora non lo so…si è sentito male ieri sera, solo che era molto tardi è ho preferito non chiamarvi…”

“Ora dov’è?”

“In ospedale…i dottori non mi fanno sapere nulla…”

“Scheiße! Scheiße! Proprio ora doveva succedere? Tom non si può muovere!”

“Senti mamma…io e Tom siamo in ospedale…no, non spaventarti. Tom è scivolato dalle scale e si è rotto la caviglia…”

“Come ha fatto a scivolare?”

“Beh, sai. Tiene sempre i pantaloni bassi…dai, ti faccio parlare con lui. Ora te lo passo. Tu stai tranquilla. Vado a parlare con il dottore per sapere se possiamo venire su subito”.

Tom lo guardò con aria interrogativa.

“Mi vuoi dire cos’è successo?”chiese, a bassa voce.

“No, tu tranquillizza la mamma…”rispose il ragazzo, porgendogli il cellulare.

Bill uscì. Georg e Gustav si alzarono.

Nei suoi occhi, le lacrime.

“Bill! Cos’è successo?”chiesero i due ragazzi.

“Il mio patrigno…è in ospedale…si è sentito male, ma i dottori non dicono niente a mia madre”

“Tom lo sa già?”

“Spero che mia madre non gli dica nulla. Sapete quanto sia attaccato a quell’uomo”

“Che cosa hai intenzione di fare?”chiese Georg.

“Vado dal dottore e gli chiedo se possiamo spostare Tom. Non possiamo lasciare nostra madre da sola”

“Ma sono quasi 200 km!”

“Lo so, ma è una situazione d’emergenza”

Il medico di turno passò proprio in quel momento.

Bill gli pose la domanda.

“Beh…dobbiamo prima fare una radiografia al torace, per controllare che almeno le costole siano apposto”

“Quindi?”

“Sì, ma dove dovete andare, così urgentemente?”

“A Lipsia…si tratta di una questione familiare”

“Capisco…beh, allora provvederò subito a fare quella radiografia. Per oggi pomeriggio sarete fuori da qui”disse, con un sorriso tirato.

Tom venne portato via e Bill chiamò Sara.

“Pronto?”

“Ciao Sara”

“Che è successo Bill? Hai una voce…”

“Devo partire…”

“Per dove?”

“Lipsia…il mio patrigno è in ospedale”

“Mi dispiace un sacco…”

“Probabilmente partiamo oggi stesso”

“Mi pare ovvio…beh, allora ci dobbiamo salutare così?”

“Non lo so…dipende da come si metteranno le cose…”

“Georg e Gustav verranno con voi?”

“Credo di sì”

“…beh, allora credo che Giulia vorrà parlare un po’ con Georg…”

“Sara…mi dispiace tanto…”

“Perché devi dispiacerti? È successa una cosa imprevedibile. Di certo non è colpa di nessuno”

“Mmm, va bene. Dai, ora vado. Devo ancora dirlo a Tom”

“Ok, al massimo chiamami quando arrivate, così sono più tranquilla”

“Ok…ti amo”

“Anche io”.

Il ragazzo rientrò in camera ed attese il ritorno del gemello.

Sarebbe stato difficile dirglielo, ma ancora più difficile osservarlo mentre piangeva.

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Capitolo 34
*** 34. Dolore, valige e tanti tanti chilometri ***


Viel danke a tutte le ragazze che commentano!!! Sono tanto contenta!!! Soprattuto sono felice di avere così tante fans!!! eh eh eh, ora mi esalto!!! No dai, tralasciamo...comunque mi sembra di essere fin troppo cattiva con i due gemellini, o sbaglio? Tutte a loro capitano!!! Però vabbè...loro sanno che sono solo una pazza folle...ah, lascio qui un annuncio, abbiate pietà di me...chiunque abbia uno spartito per pianoforte dei TH potrebbe mandarmelo via mail??? Grazie...e ora lascio a voi il nuovo capitolo!!! Kussen

34. Dolore, valige e tanti tanti chilometri

 

Tom potè lasciare l’ospedale quel pomeriggio stesso.

“Mi vuoi spiegare cosa diavolo è successo?”chiese, facendosi aiutare dal gemello ad infilare i jeans, sopra il gesso.

“Aspetta un secondo! E poi, vedi di metterti una cintura, altrimenti rischi di ammazzarti, con questi pantaloni!”

“Bill! Smettila di cambiare discorso!”

“Tom…dobbiamo tornare a Lipsia”

“Perché?”

“Si tratta di Gordon…”

“No…Bill, non scherzare”

“Non sto scherzando…”

“Che cazzo è successo?”

“Non lo so, nemmeno mamma lo sa”

“Allora?”.

Tom stava cominciando ad agitarsi.

“Allora, adesso è in ospedale…”

“Partiamo immediatamente!”

Gli occhi lucidi.

“Tempo di recuperare le valige in hotel…”

“Massimo dieci minuti. Voglio essere su prima di sera”

Saltellò mestamente fino alle stampelle, poi uscì dalla camera.

“Bill…”disse.

“Dimmi”

“Passami una sigaretta”

“Ma non puoi fumare in ospedale”

“Lo so…ma almeno posso accendermela da solo…altrimenti la faccenda si fa complicata se devo cercarla e poi prendere pure l’accendino”

“Ma io non ho le sigarette”

“Senti, non dire cazzate. Lo so che quando litighiamo ti metti a fumare di nascosto e so anche che hai fumato mentre dormivo, quindi ce le hai qui”

Bill sospirò. Non poteva nascondere nulla a suo fratello.

Prese una Marlboro light dal pacchetto e gliela mise tra le labbra.

“Light?”chiese il ragazzo incrociando gli occhi, per guardare la sigaretta.

“Sì…accontentati!”lo rimbeccò il moro.

“Ok, ok. Non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Ora andiamo!”disse, premendo il bottone dell’ascensore.

Dopo cinque minuti raggiunsero l’albergo.

Georg aveva avvisato il direttore.

Bill si fiondò in camera, ringraziando che il gemello avesse causato l’allagamento dell’altro piano e che parecchie valige fossero già pronte.

Un paio di borsoni preparati in tempo record e lui poteva ritenersi pronto per Lipsia.

Uscì di corsa dalla stanza, con un paio di borse tra le mani, mentre Gustav chiudeva a chiave la sua camera.

“Tom come sta?”

“Al momento sta fumando nella macchina di Georg…a breve, quando Georg lo scoprirà, perderà l’uso anche dell’altra gamba…probabilmente a vita”

Gustavi rise.

“No, davvero…”.

“Beh, si vede che è scosso…però non ha dato segni di debolezza, se così si possono chiamare…”

“Capito…scusami, non vorrei essere invadente…”

“Che c’è?”

“Bhe, non vai a salutare Sara?”

Il ragazzo chinò il capo.

“No…meglio di no. Voglio andarmene con la speranza di poter tornare abbastanza presto, per poterla salutare in maniera decente”

“Ah, capisco…beh, ora andiamo. Non voglio perdermi Georg che strangola Tom”

“Uh? Nemmeno io”disse il ragazzo, trascinandosi dietro le borse.

*

“KAULIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIITZ!”. La voce di Georg

“L’ha scoperto”dissero i due ragazzi guardandosi in faccia e scoppiando a ridere.

Bill adorava i suoi amici. Erano in grado di tirarlo su di morale in qualunque situazione.

Raggiunta la macchina caricarono i bagagli.

“Georg, cos’è successo?”chiese Gustav, fingendo di non sapere nulla.

“Questo…animale zoppo! Stava fumando nella MIA macchina!”esclamò.

Tom era appoggiato alla macchina. Il piede ingessato steso davanti a sé. La sigaretta tra le labbra.

“Quante storie. La TUA macchina è ancora perfettamente pulita, quindi non rompere”

Georg cercò di ribattere.

“Ragazzi, calmiamoci. Ora dobbiamo andare”intervenne Bill.

I quattro Tokio Hotel salirono in macchina. Tom seduto dietro, con il piedone di gesso poggiato sulle gambe del gemello.

“Duecento km così…credo che le mie ginocchia si suicideranno prima”disse il cantante.

Gli altri tre ragazzi risero.

Forse non sarebbe stato un viaggio poi così male.

“Mi dispiace solo di non averti baciata un’ultima volta”pensò, guardando la hall, attraverso le vetrate.

Il viaggio era cominciato.

“Mamma, stiamo arrivando…aspettaci”pensò Tom, guardando fuori dal finestrino.

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Capitolo 35
*** 35. Lipsia ***


35. Lipsia

 

Le due ore di viaggio passarono serenamente.

Georg e Gustav cercarono in tutti i modi di tenere i gemelli su di morale, il che non fu facile, soprattutto con Tom che si lamentava perché gli faceva male la gamba e Bill che gli rispondeva che ormai le sue aveva smesso di sentirle da parecchi chilometri.

“Ragazzi! Basta così! I miei neuroni stanno tentando il suicidio! Siamo arrivati!”esclamò Georg, fermando la macchina.

Gustav fu il primo a scendere ed aiutò il chitarrista a mettersi in piedi.

“Grazie Dio!”esclamò, afferrando le stampelle e guardandosi intorno.

Quanto tempo…quanti ricordi.

Bill scese, stiracchiandosi.

Lipsia…la sua casa. Il suo sguardo andò automaticamente verso la scuola. Da lì era ben visibile.

Quanti ricordi.

“Allora, ragazzi! Andate prima voi…”disse Georg, riportandoli al presente.

“Sì…Tom andiamo”disse il frontman.

Suonò al campanello, mentre il fratello saltellava alle sue spalle.

“Chi è?”si sentì domandare.

“Mamma…siamo noi”rispose Bill.

La porta si aprì quasi all’istante e la donna lo strinse in un abbraccio.

“Bill! Tom! Grazie a Dio siete arrivati!”disse.

“Georg e Gustav non ci sono?”domandò, poi.

“Sì, ma hanno preferito aspettare”

“Vai pure a chiamarli, tesoro. Tom vieni dentro e siediti”.

“Entro volentieri, ma non farmi sedere mamma…ho il sedere piatto!”esclamò, cercando di farla sorridere.

Gli altri due ragazzi entrarono e salutarono Simone, come se fosse una madre.

“Mamma…a che ora possiamo andare?”chiese Tom, prendendo una cola dal frigorifero.

“Più tardi. Per ora è meglio stare qui”rispose la donna, incupendosi.

La situazione era molto delicata.

“Ragazzi, se volete riposarvi un po’ ci sono le vostre camere. I letti sono fatti ed è tutto in ordine”disse la donna, guardando Bill.

“Mamma, non ti preoccupare. Credo che sia tu a doverti riposare. A cucinare ci pensiamo noi. Tu devi dormire per un po’”

Simone annuì.

“Grazie tesoro”disse, dandogli un bacio sulla fronte.

I quattro ragazzi si guardarono.

“Beh…al momento io non ho fame…”disse Gustav, per interrompere quel momento di silenzio.

“Nemmeno io…”disse Georg.

Tom si alzò di colpo.

“Dove vai?”chiese Bill.

“In camera…mi fa male la gamba e ho bisogno di sdraiarmi”.

“Ti serve una mano a fare le scale?”

“No…grazie”.

Lo videro arrancare fino al piano superiore.

Bill sospirò e si prese la testa fra le mani.

“Che palle!”esclamò.

Gustav e Georg lo guardarono con aria interrogativa.

Bill sospirò.

“Non è possibile…sta andando tutto storto…”

“Dai Bill…non fare così”disse Georg.

“Perché? Perché se una cosa va bene, altre cento vanno male?”

“Non so dirtelo…”

“Poi tutto in questo periodo. La faccenda delle mele, la droga, l’incidente di Tom e ora questo…non è possibile che succedano tutte a noi!”

Gustav scosse la testa.

“Non lo so…certo che siamo stati proprio un po’ sfigati…”

“Bill, vai a riposarti pure te. Sei quello che sta subendo il maggiore stress psicologico”disse Georg, poggiando una mano sulla spalla magra dell’amico.

Il ragazzo gli ricambiò un sorriso colmo di gratitudine, poi si alzò dal divano e salì in camera sua.

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Capitolo 36
*** 36. Ricordi ***


36. Ricordi

 

“È tutto uguale a com’era una volta”pensò il ragazzo, entrando in camera.

Poco prima che diventassero famosi, lui e Tom avevano smesso di dividere la camera.

Quella di Bill rispecchiava perfettamente com’era il ragazzino.

La stanza era perfettamente in ordine. Il pc spento, ormai da anni.

Il ragazzo si sedette sul letto. Nel farlo urtò qualcosa.

Sotto il letto c’erano degli scatoloni.

Quaderni di scuola.

Ne prese uno e lo aprì.

Sorrise, leggendo la data.

“13 maggio 1997”.

“Avevo otto anni…terza elementare…”pensò il ragazzo, leggendo.

Sulla prima pagina c’era un tema.

Lo lesse, per ricordare cos’avesse scritto.

“Tema:- Descrivi una persona a cui vuoi bene”

“Mio fratello si chiama Tom ed è il mio gemello. È uguale a me, anche se lui tiene i capelli lunghi e con i rasta. Da quando mamma si è risposata, suona la chitarra e sta con me quando canto.

Mi piace stare con mio fratello, perché giochiamo sempre insieme. Certe volte litighiamo e io ho paura che Tom non mi parli più, ma poi facciamo pace e ci mettiamo a mangiare tantissime caramelle e a bere la Coca Cola. Voglio tanto bene a mio fratello perché mi difende sempre e mi rassicura quando c’è qualcosa che mi fa paura”.

Una lacrima solitaria scese lungo la guancia del ragazzo, ormai diciottenne.

Quanto tempo era passato, eppure la situazione tra lui e Tom era rimasta identica.

*

Tom prese un quaderno a caso dallo scatolone e lesse la data.

“13 maggio 1997. Tema:- Descrivi una persona a cui vuoi bene”

“Mio fratello si chiama Bill. È più piccolo di me di soli dieci minuti, me lo ha detto la mamma. Io e Bill siamo gemelli, anche se lui ha i capelli corti. A mio fratello fanno paura un sacco di cose e mi piace tanto stare con lui, per fargli capire che con me non ha bisogno di avere paura. La mamma dice che quando eravamo piccoli eravamo uguali e solo lei e papà ci riconoscevano. Mi piace tanto stare con Bill e accompagnarlo alla chitarra quando si mette a cantare. La musica ci ha uniti ancora di più. Voglio tanto bene a mio fratello e mi dispiace che qualche volta litighiamo”.

Tom sorrise malinconico. Una piccola lacrima bagnò l’angolo di quella pagina.

“Bill, grazie a Dio ho ancora te…”pensò, sdraiandosi.

Ad un tratto sentì bussare alla porta.

Si asciugò gli occhi e trasse un profondo respiro.

“Chi è?”chiese, mettendosi seduto.

“Sono io…stavi dormendo?”.

La voce rassicurante di suo fratello.

“No, vieni pure”

Stringeva un quaderno tra le mani.

“Guarda cos’ho trovato…”disse, mostrandogli il tema, lo stesso che aveva appena letto, ma raccontato dal gemello.

“Anche io l’ho appena letto. Guarda”disse, porgendogli il quaderno che aveva posato a terra pochi istanti prima.

“Tom…per fortuna che io ho te…non sarei riuscito a sopravvivere senza di te”

Il ragazzo scompigliò i capelli al gemello.

“Bill! Sei il solito sentimentale!”.

Risero, contenti di essere ancora insieme.

“Posso stare qui con te?”chiese Bill, sdraiandosi accanto al gemello.

“Certo, come sempre”rispose Tom, scostandosi per fargli più spazio.

Come quando erano bambini.

Come quando Bill aveva gli incubi e si rifugiava sotto le coperte del fratello per trarre conforto dalla sua sola vicinanza.

“Bill…”

“Dimmi?”

“Grazie…”

“E di cosa?”chiese il ragazzo, voltandosi verso il gemello che stava guardando il soffitto.

“Di essere qui con me…”

“Non ti preoccupare. Io ci sarò sempre”.

Tom chiuse gli occhi, concedendosi un po’ di riposo.

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Capitolo 37
*** 37. Telefonata ***


37. Telefonata

 

Sara guardò il cellulare. Possibile che Bill non fosse ancora arrivato? Erano passate più di due ore da quando erano partiti.

“Magari c’è traffico…”pensò, cercando di tranquillizzarsi.

Giulia entrò di corsa nella camera.

“Sono arrivati!”gridò.

Aveva ancora il cellulare all’orecchio.

“C’è bisogno di strillare tanto?”chiese Georg all’altro capo.

“No, scusami. Ho solo avvisato Sara”

“Tu sei nella hall e lei è sul tetto?”.

“No, stupido”

“Chiedigli dov’è Bill”disse Sara.

“Senti, te lo passo”disse l’amica, porgendole il cellulare.

“Pronto?”

“Ciao Sara”

“Ciao Georg…Bill è lì con te?”

“No…è salito in camera…”

“Ah, capisco…beh, allora fa niente…”

“No, dai. È appena salito. Te lo passo se vuoi”

“No…lascia stare. Aspetterò che mi chiami lui. Il viaggio è andato bene?”

“Sì, tranne Tom che continuava a lamentarsi come una vecchietta”

Sara rise.

“Ti ripasso Giulia. Saluta tutti”

“Certo. Ciao”.

La ragazza restituì il cellulare all’amica, poi uscì in balcone.

Prese l’iPod. Ormai la musica era l’unica cosa che la tranquillizzava.

“Love's the funeral of hearts
And an ode for cruelty
When angels cry blood
On flowers of evil in bloom

The funeral of hearts
And a plea for mercy
When love is a gun
Separating me from you

She was the sun shining upon
The tomb of your hopes and dreams so frail
He was the moon painting you
With its glow so vulnerable and pale

Love's the funeral of hearts
And an ode for cruelty
When angels cry blood
On flowers of evil in bloom

The funeral of hearts
And a plea for mercy
When love is a gun
Separating me from you

She was the wind, carrying in
All the troubles and fears you've for years tried to forget
He was the fire, restless and wild
And you were like a moth to that flame

The heretic seal beyond divine
A prayer to a god who's deaf and blind
The last rites for souls on fire
Three little words and a question: why?

Love's the funeral of hearts
And an ode for cruelty
When angels cry blood
On flowers of evil in bloom

The funeral of hearts
And a plea for mercy
When love is a gun
Separating me from you”

 

Sospirò. Perché Bill non le aveva telefonato?

Sorrise, sapendo che non era colpa sua. Stava vivendo una situazione terribile, era normale che si fosse dimenticato di chiamarla.

Si accese una sigaretta, poi guardò l’ora. Erano solo le cinque di pomeriggio.

Giulia la raggiunse.

“Che stai ascoltando?”le chiese, prendendole una cuffia.

“I Don’t believe in miracles
I never did
Nothing ever happens here
So sick of it

I-I-I told you
I-I-I need to
Get - get myself into something new
I’m for something mystical, hysterical,
Dark, intantric, sexual

Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Better make it now or never
( ever, ever )
Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Gotta make it now or never
( forever or never )

I don’t believe in fairytales
Too cynical
Everybody stop and stare
I let it go

I-I-I told you
I-I-I need to
Stick - stick - stick out
Just can’t be like you

Sent myself to out of space
A better place
Gotta win the human race

Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Better make it now or never
( ever, ever )
Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Gotta make it now or never
( forever or never )

For my love
For my love
For my love, it’s forever forever

For my love
For my love
For my love, it’s forever forever

Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Better make it now or never
( ever, ever )
Am I gonna live forever
Said am I gonna live forever
Gotta make it now or never
( forever or never )”

“E questi chi sono?”chiese la ragazza.

“Cinema Bizarre”

“Mai sentiti”

“Adesso sì”.

Risero.

“Senti, stasera che facciamo?”chiese Giulia.

“Non lo so…eravamo abituate a stare in giro con i ragazzi…”

“Mi sa che ce ne staremo qui, come due ragazze modello!”

“Anche perché erano loro a farci da interpreti quando uscivamo”

“Già…sai, mi sembra strano dirlo, ma Tom mi manca”

“Cosa, scusa? Ho sentito bene?”

“Sì…alla fine, sarà anche odioso, ma è simpatico…era sempre lui a farci ridere, insieme a Georg”

In quel momento suonò il telefono di Sara.

“È Bill!”disse, sorridendo. Rispose.

“Pronto?”

“Ciao…”. Aveva una voce tristissima.

“Ciao. Come va?”

“Mmm, potrebbe andare meglio. Scusami se non ti ho mandato un messaggio quando siamo arrivati”

“Non ti preoccupare. Tom come sta?”

“Bene, ora sta dormendo. Anche se dovrò svegliarlo, visto che andiamo in ospedale”

“Ok, fammi sapere come sta tuo padre…”

“Certo. Ci sentiamo più tardi. Ti amo”

“Anche io”.

Si sedette sul letto e sospirò.

“Allora, che ti ha detto il tuo principe azzurro?”

“Che stavano andando in ospedale. Speriamo che vada tutto bene”

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Capitolo 38
*** 38. Dolce verità ***


38. Dolce verità

 

“Tomi, svegliati”disse Bill, scuotendo il fratello.

“Mmm…ancora cinque minuti!”

“Dai, dobbiamo andare in ospedale”

“Oh, sì. È vero!”esclamò il rasta, mettendosi seduto.

“Ti serve una mano a scendere?”.

“No, Bill. Grazie…”disse alzandosi e prendendo le stampelle.

Dopo cinque minuti erano tutti in macchina, diretti verso l’ospedale.

Simone rimase in silenzio, affianco a Georg che stava guidando.

L’atmosfera era piuttosto tesa.

Raggiunsero l’ospedale dopo poco.

L’infermiera salutò Simone come se la conoscesse da tanto tempo.

“Oh, ma quei due sono Bill e Tom? Mio Dio quanto sono cresciuti”disse la donna, avvicinandosi ai gemelli.

“Ragazzi, lei è la signora Haende, ve la ricordate?”disse la donna, con un sorriso.

“Uh si! Mi ricordo quando mi sono fatto male…perché sono caduto…c’era lei di turno!”esclamò Tom.

“Beh, vedo che anche adesso non sei perfettamente intero”disse la donna.

“Eh, lo so”

“Ragazzi, ora è meglio andare”disse Simone.

Salirono tutti e cinque sull’ascensore.

La donna premette il bottone con il numero 4.

Il corridoio era vuoto e silenzioso.

Simone si diresse verso la camera numero 208.

L’unico ospite della camera stava riposando. Erano ore e ore che non si svegliava, solo che non erano necessarie macchine per tenerlo in vita.

“Ragazzi, se volete entrare voi…”disse la donna, lasciando spazio ai due figli.

Bill e Tom si sedettero affianco al patrigno.

Si guardarono, non sapendo che fare.

“Tomi…io esco un secondo in balcone…”disse Bill.

Sapeva che suo fratello aveva bisogno di qualche minuto da solo.

Prese il cellulare e chiamò Sara. Voleva sentire la sua voce, sentire che lei era ancora al suo fianco, nonostante tutti quei chilometri.

Sentire che almeno lei stava bene.

*

“Ehm…io non so cosa dire…mi sembra che tu stia solo dormendo…che cos’hai papà?”chiese il giovane, senza sforzarsi di trattenere le lacrime.

Quell’uomo era molto più del compagno di sua madre.

Un debole movimento, quasi invisibile. Poi un altro e infine la stretta alla mano.

“Tom…”disse l’uomo, aprendo lentamente gli occhi.

“Gordon! Dio stai bene!”esclamò il ragazzo saltando in piedi, per poi risedersi. La sua caviglia lo aveva fatto mugolare dal dolore.

Bill, sentendo le urla del fratello rimase muto.

“Bibi, che succede?”chiese Sara.

“Gordon si è svegliato”disse, sorridendo.

“Allora vai! Sono contenta…ci sentiamo più tardi”.

Bill rientrò ed abbracciò il patrigno.

“Ragazzi! Siete qui tutti e due!”

“Sì, la mamma ci ha detto che stavi male, quindi siamo venuti su subito”

“Da Berlino? Ma non avevate mica il concerto?”

“Sì, lunedì”

“Ah e com’è andato?”

“Sold out!”esclamò Tom, sorridendo.

Bill uscì, andando a chiamare gli altri.

“Georg, Gustav, ci siete anche voi!”

I due ragazzi gli sorrisero.

Simone lo abbracciò e pianse.

“Mi hai fatto morire di paura”disse.

I Tokio Hotel si allontanarono, lasciandoli soli.

“Alla fine tutto si è risolto per il meglio”disse Georg, sorridendo.

“Già!”esclamarono i due gemelli mettendosi a ridere.

Tom era buffissimo con le stampelle, ma i tre compagni se ne accorsero solo in quel momento, quando la tensione e l’ansia lasciarono posto alla tranquillità.

Simone uscì dalla camera.

“Ragazzi, vi va di fermarvi per cena?”chiese.

Bill e Georg guardarono i cellulari, per controllare le ore.

Erano quasi le sei. Se fossero partiti in quel momento sarebbero arrivati per cena in albergo.

“Certo mamma!”esclamò Bill.

Gordon era stato fortunato. Nel sangue si era formata una piccola bolla d’aria che, poco prima di raggiungere il cuore era scoppiata, causandogli solo uno svenimento piuttosto prolungato.

“Ragazzi, voi non dovete tornare a Berlino?”chiese l’uomo.

“Domattina. Per questa sera staremo a farvi compagnia”disse Tom.

“Uff…e io che speravo di sbarazzarmi in fretta di voi!”esclamò, ridendo.

L’infermiera arrivò pochi minuti dopo. L’orario di visita era terminato.

“Ciao papà!”dissero i due gemelli.

L’uomo li salutò, poi si preparò per la cenetta. Erano più di ventiquattr’ore che non mangiava.

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Capitolo 39
*** 39. Cena in casa Kaulitz ***


39. Cena a casa Kaulitz

 

Simone andò in cucina.

“Allora ragazzi, cosa vi preparo?”. Aveva riacquistato il sorriso di sempre.

“Mmm, pastaaaaaaaaaa!”esclamò Tom.

Erano tutti e quattro seduti sul divano, a guardare la tv.

Gustav si alzò ed andò in cucina.

“Ti serve una mano?”chiese.

“No tesoro. Vai pure di là. Non c’è problema. Grazie comunque”

La cena fu servita poco dopo. Con Tom di buon umore era difficile stare seri e Simone ringraziò di avere un figlio così. Le aveva fatto tornare il buon umore.

“Allora, avete detto che partite domattina. Come mai tanta fretta?”

“Eh, i nostri ragazzi si sono innamorati!”disse Tom, bevendo la sua cola.

Bill arrossì fino alla punta dei capelli, cercando di nascondersi dietro la bottiglia.

“Davvero?”chiese la donna, sorridendo.

“E chi sono?”chiese, osservando il minore dei figli.

“Sono due coriste italiane e una ha pure suonato con noi all’ultimo concerto”disse Gustav.

La donna si alzò e prese una rivista.

“Questa?”chiese, indicando una foto di Sara.

“Sì, si chiama Sara ed è di Milano, come la sua amica”disse Bill.

“Beh, ragazzi perché un giorno non me le fate conoscere? Scommetto che sono due ragazze con una pazienza immensa”

“Perché?”chiese Tom.

“Beh, sopportare voi quattro è un’impresa quasi titanica”disse la donna, scompigliando i rasta al figlio.

Scese la sera, lentamente.

“Io sono esausto”disse Georg, sbadigliando.

“Ragazzi, per voi come sempre le stanze degli ospiti”disse Simone, sorridendo.

“Sentite, se volete tornare a Berlino, perché non lasciate qui i bagagli?”propose, mentre sparecchiava.

“Bell’idea mamma!”esclamò Bill, bevendo un caffè.

“Beh, io ora vado a dormire. Sono esausta. Se domani partite e non sono ancora sveglia, lasciatemi pure un biglietto, non preoccupatevi”

“Va bene, buona notte”dissero i quattro ragazzi.

“Beh, io direi che possiamo anche farci una partita a playstation”disse Tom, osservando Georg. Da quando si erano conosciuti avevano fatto centinaia di partite, sfidandosi come a duello.

Bill e Gustav, dal canto loro, passavano le serate a guardarli, e cercando di distrarli il più possibile.

La notte passò così. Tom vinse l’ultimo combattimento a Tekken, solo perché il suo avversario si era palesemente addormentato sul divano.

Bill sonnecchiava già da un paio di scontri, Gustav ormai era nel mondo dei sogni da parecchio.

“Guarda un po’. Ho a che fare con delle donnicciole!”esclamò il rasta, svegliandoli tutti e tre.

“Ma che cazzo di ore sono?”chiese Georg, strofinandosi gli occhi.

“Uh, circa le tre”

“Merda! Se vogliamo arrivare giù presto, dobbiamo partire presto! Bambine, tutte a nanna!”esclamò.

Bill si stiracchiò, arrancando fino a camera sua.

Georg puntò la sveglia per le otto. Sperava con tutto il cuore che Tom non si addormentasse subito. Doveva ancora fargliela pagare per quando lo aveva svegliato alle quattro.

Sorrise, addormentandosi beatamente vestito.

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Capitolo 40
*** 40. E ora chi glielo dice? ***


Capitolo infimo...corto ma che vi lascerà con parecchie domande...chissà, magari il prossimo aspetto un bel po' prima di postarlo!!! Ah ah ah...sono crudele!!! No dai...aspetto tanti commentini...comunque l'idea per questo capitolo mi è venuta a mezzanotte, mentre portavo fuori il cane!!! Lo so, sono malata!!!(^^)...kussen a tutte mie care

40. E ora chi glielo dice?

 

Sara e Giulia si guardarono.

“Senti, ho una cosa da dirti”disse la prima.

“Pure io”

“Non mi arrivano…”

“Nemmeno a me”

“Cazzo! Ho comprato il test…”

“Pure io…”

“E ora?”

“Lo facciamo”

“E poi?”

“E poi preghiamo tutti i santi del paradiso che non tocchi a nessuna delle due”

“E se invece…”

“Beh, troveremo un modo per dirglielo…ora vai prima te”

“Ok”disse Sara, traendo un sospiro di sollievo. Il test dava il risultato quasi all’istante, solo che lei non voleva saperlo. Troppa paura.

Non guardò il risultato. Lasciò il test sul lavandino, poi uscì, lasciando il posto a Giulia.

Dopo un paio di minuti uscì pure lei, con i due test in mano.

“Allora? Sono identici…come faremo a riconoscerli?”

“Su uno ci ho fatto un puntino. Solo io so di chi è…ora prendine uno e leggi il risultato”disse, porgendoglielo.

Aveva un puntino nero in un angolo.

“Negativo…”disse, tirando un sospiro di sollievo.

Una delle due era ancora salva.

“Quello che hai tu?”

Giulia sbiancò.

“Positivo…”.

Un solo messaggio.

“Ti prego, torna immediatamente qui…è successa una cosa di cui ti devo parlare con la massima urgenza…e non per telefono”.

Le due amiche si guardavano.

Era una situazione disastrosa. Chi l’avrebbe detto alla prof? Chi lo avrebbe detto a mamma e papà.

“Te la immagini la loro faccia? Ciao mamma, ciao papà. La gita è andata bene, sono rimasta incinta di uno dei Tokio Hotel…sì, quel gruppo tedesco. Sono sempre in giro per il mondo”.

“Che situazione di merda!”

“Per l’amor di Dio, un bambino è una cosa magnifica, ma non adesso, non in questo momento! Come cazzo faccio con la scuola? La maturità mi tocca farla in sala parto!”

“Ora rilassati…devi ancora dirlo a lui…”

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Capitolo 41
*** 41. Papà...e conclusione ***


E con questo capitolo concludo la mia storia…anche perché tutti i punti in sospeso sono stati sistemati…non odiatemi…non so quando comincerò a scrivere una nuova fic, anche perché il 10 comincio la scuola e devo prepararmi psicologicamente per la maturità (U_U)…

 

41. Papà...e conclusione

 

“Beh, il peggio che può essere successo è che ha scoperto di essere lesbica”disse Tom.

“Non scherzare Tom. Per mandarmi un messaggio del genere deve essere successo qualcosa di grave”

“Senti, se non avete mai scopato…”

Lo sguardo dell’altro ragazzo lo contraddisse.

“Cioè, voi due avete…?”

“Scusami tanto se stiamo assieme”

“Mio Dio! Ma allora non sono il solo malato di sesso! Beh, ti auguro che non sia incinta per davvero!”esclamò, prendendosi la testa tra le mani.

Gustav guardò l’amico.

“Dio! Se è veramente incinta…che cazzo faccio?”

Erano in macchina e si trovavano a meno di mezz’ora da Berlino.

“Georg, stai tranquillo…andrà tutto bene”disse Bill, guardandolo.

Anche lui aveva ricevuto un messaggio simile da Sara.

“Piccolo problemino. Non mi arrivano…ho fatto il test con Giulia e in teoria è negativo. Devo rifarlo tra una settimana…speriamo in bene”

Era rabbrividito nel leggerlo. Era stato un idiota a non pensare di usare le giuste precauzioni.

Guardò fuori dal finestrino.

Un cartello diceva. Berlino 30 km.

“Trenta chilometri e sapremo la verità”sussurrò.

Un messaggio.

“Giulia…sono qui fuori…”disse la ragazza.

La compagnia era sull’orlo di una crisi isterica.

Scesero nella hall.

“Cerca di stare tranquilla…”

“E se poi mi lascia? E se magari mi obbliga ad abortire?”

“Smettila! Lo conosci e sai che non è un mostro! Ora rilassati e cerca di viverla come un’esperienza del tutto normale”

“Certo. È del tutto normale andare dal proprio ragazzo e dirgli, amore sono incinta. Mentre tu sarai in giro per il mondo con il tuo gruppo io me ne starò in Italia con il nostro pargoletto”

“Smettila di essere così negativa. Eccoli!”esclamò, salutandoli.

Georg e Giulia si allontanarono subito.

“Allora? Che è successo?”chiese Tom, saltellando.

“Anche io sono contenta di vederti, Tom! Grazie dell’interessamento”rispose la ragazza, sarcastica.

“Dai…”

“Non sono affari tuoi. Se vorranno dirvelo, allora lo saprete, altrimenti io mantengo il segreto professionale!”

“Cosa sei, un dottore?”

“No, solamente un’amica”

Tom sbuffò e si lasciò cadere su una poltrona.

Bill guardò la ragazza, poi il suo sguardo si fermò sul ventre. E se il test avesse sbagliato e fosse incinta?

Scosse la testa. Non ci voleva pensare. Sarebbe stato troppo complicato. Avevano solo 18 anni…

“Sei un imbecille! Se avessi preso tutte le precauzioni necessarie, a quest’ora non saresti qui a scervellarti!”gli disse una vocina nella sua testa.

Gustav parve avergli letto nel pensiero. Anche lui si mise ad osservare Sara.

Guardò Bill e parve domandargli se anche lei fosse nelle stesse condizioni di Giulia.

Bill scosse la testa.

*

“Georg…io non so proprio come dirtelo”

“Immagino già di cosa si tratti…”

Gli occhi di Giulia si riempirono di lacrime.

“Io…non so…”.

Il ragazzo l’abbracciò.

“Non ti devi preoccupare. La cosa spaventa pure me, ma andremo avanti insieme, come abbiamo fatto fino a questo momento”

Lei annuì contro il suo petto.

“Ho avuto paura che mi potessi lasciare”gli confessò.

“Lasciarti? In queste condizioni? Non potrei mai farlo…mi credi un mostro?”

Lo guardò negli occhi.

“Assolutamente no…solo che la paura mi ha portato a pensare delle cose orribili”

Si baciarono.

“Quando tornerai in Italia sarò con te…ti aiuterò a dirlo ai tuoi genitori”.

“Ma…il tour?”

“Per ora non è la cosa più importante…adesso ci siamo io e te”.

*

“Ve l’avevo detto io! Lo sapevo già!”esclamò Tom, vedendo Georg appoggiare dolcemente una mano sulla pancia della ragazza.

I due giovani li raggiunsero poco dopo.

Sara e Giulia si allontanarono per parlare.

“Allora? Che ha detto?”

“Ci sposiamo…”

“Cosa?!?”

“Sì…ha detto che è la cosa più giusta da fare…e anche a me è sembrato così. Ci sposiamo”

“E i tuoi genitori?”

“A novembre verrà anche lui con noi…”

“E il tour?”

“Al momento non gl’importa”

*

“Come? Vuoi sposarla?”chiese Tom, esterrefatto.

“Sì…non posso certo abbandonarla e non mi va di avere un figlio illegittimo”

“Illegittimo? Ma è tuo, no?”

“Sì…solo che non ho intenzione di mettere altra carne al fuoco per la stampa. Sai che cosa scriverebbero se si sapesse una cosa del genere!”

“Sì, ok. Questo te lo concedo, ma arrivare perfino a sposarla!”

“Tom…è la mia vita…è una mia scelta”

“Sì, sì. Per carità, mica voglio metterti i bastoni tra le ruote. Speriamo solo che il mio fratellino venga graziato, almeno per il momento”

Bill lo fulminò con lo sguardo.

“Cosa vorresti dire?”

“Ho visto come guardavi la tua bella…non sono mica scemo!”

Giulia e Sara li raggiunsero in quell’istante.

“Dunque…ora che si fa?”chiese Gustav.

“Vista l’ora…colazione…”disse Tom, adocchiando l’orologio che c’era nella hall.

Nel gruppo si era creato un silenzio imbarazzato.

“Sentite, io non ho intenzione di passare gli ultimi giorni di vacanza in questa maniera! È successo, vabbè poteva capitare a chiunque, ma non è morto nessuno, quindi su di morale e cerchiamo di goderci questi ultimi istanti assieme!”esclamò Tom uscendo dall’hotel.

 Aveva ragione, alla fine non potevano sprecare gli ultimi giorni assieme.

Sara uscì a fargli compagnia e si accese una sigaretta.

“Tom…perché sei così nervoso?”gli chiese.

“Perché ora non avrò più nessuno che mi tiene compagnia mentre fumo in balcone!”esclamò, mettendo il broncio.

Sara rise.

“Dai, ci sono io!”

“Ceeeeerto, con la tua vocina da solista non puoi mica permetterti di fumare quanto fumava Giulia”

“Sai, credo dispiacerà pure a lei…non è un modo molto allegro per smettere”

“Già…da cento a zero in una botta sola…beh, cento no…però”

“Sì…fuma troppo e ora si ritrova a non poter stare nemmeno nella stessa stanza di un fumatore”

Gli altri ragazzi li raggiunsero.

“Beh, tutti quanti assieme non ci stiamo”disse Georg.

“Perché? Siamo sempre saliti in macchina tutti e sei”

“Sì, ma Tom non si era ancora fatto quasi uccidere…”.

Tutti posarono lo sguardo sul piedone gessato del ragazzo.

“Cazzo! Hai ragione!”esclamò.

“Mi sa che per oggi dobbiamo accontentarci della colazione in hotel”disse Giulia.

Gustav si fermò di colpo.

“Hey, che hai?”chiesero i ragazzi.

“Scusatemi un secondo…Dave lo sa che Tom è in stampelle e almeno fino al mese prossimo non può camminare?”

 

Volete sapere come andò il concerto di Sara e Giulia e come la prese la prof, scoprendo che una delle due era incinta?

Beh…diciamo pure che il concerto andò benone, sia per le coriste che per i giornalisti, che si portarono a casa un bello scoop. In molti si chiesero cosa ci facessero i Tokio Hotel ad un concerto di musica classica (^^).

Per Giulia, invece la vita non si prospettò facile…la professoressa chiamò al volo i suoi genitori e la mandò a casa.

Georg la seguì, nonostante le proteste di Dave (Scusatemi se in questa fic l’ho fatto passare per rompi palle…J)

Bill e Sara riuscirono a vedersi pochissime volte.

“Non voglio che vada a finire come per quella sconsiderata della tua amica!”le aveva detto la prof.

Alla fine, a Novembre, i Tokio Hotel e Sara andarono in Italia.

Giulia e Georg erano riusciti a far accettare alla famiglia di lei che lei si sposasse così giovane.

Le nozze si tennero a dicembre. C’erano centinai di giornalisti inferociti. La notizia del matrimonio di Georg sconvolse parecchie fans e molte si presentarono fuori dalla chiesa, per vedere chi fosse la fortunata.

A luglio ci furono gli esami di maturità.

Giulia si vergognava a doverli sostenere con il pancione, ma affrontò la sfida e riuscì a farsi promuovere con un degno 80.

Sara, dal canto suo riuscì a passare con un discreto 99.

Il bambino di Giulia e Georg, che venne chiamato Alessandro, nacque la sera del 14 luglio alle 23.

Beh, spero di non avervi annoiate con questa mia storiella…siccome è la prima non so se l’ho scritta bene. I commenti che mi avete lasciato mi hanno riempito di gioia e se questa storia è finita è solo merito vostro! Forse se non l’avessi pubblicata, non l’avrei mai finita…Küssen girls!

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