L'illusione del Tempo

di samara89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1: Addio ***
Capitolo 2: *** Episodio 2: Patti chiari... ***
Capitolo 3: *** Episodio 3: Similitudini ***
Capitolo 4: *** Episodio 4: Viaggio.... ***
Capitolo 5: *** Episodio 5:....di non ritorno. ***
Capitolo 6: *** Episodio 6: Tasche bucate ***
Capitolo 7: *** Episodio 7: Ogni problema ha la sua soluzione. ***
Capitolo 8: *** Episodio 8: Storie parallele. ***
Capitolo 9: *** Episodio 9: S.O.S ***
Capitolo 10: *** Episodio 10: Il ritorno dei tamburi. ***
Capitolo 11: *** Episodio 11: Ritorno ai vecchi tempi. ***
Capitolo 12: *** Episodio 12: Dolorosi risvegli. ***
Capitolo 13: *** Episodio 13: Piacevoli arrese e spiacevoli rivelazioni (anche dette scomode gravidanze) ***
Capitolo 14: *** Episodio 14: Espedienti ***
Capitolo 15: *** Episodio 15: Intermezzi ***
Capitolo 16: *** Episodio 16: Questione di numeri.... ***
Capitolo 17: *** Episodio 17: Tre al prezzo di uno. ***
Capitolo 18: *** Episodio 18: Piano suicida ***
Capitolo 19: *** Episodio 19: Nuova coscienza ***
Capitolo 20: *** Episodio 20: L'ora è giunta ***
Capitolo 21: *** Episodio 21: Nuovi arrivi, vecchie conoscenze ***
Capitolo 22: *** Episodio 22: Ritorno a casa ***
Capitolo 23: *** Episodio 23: Buoni propositi ***
Capitolo 24: *** Episodio 24: Inattese intromissioni ***
Capitolo 25: *** Episodio 25: Tutto cambia ***
Capitolo 26: *** Episodio 26: Perdersi di nuovo ***
Capitolo 27: *** Episodio 27: Confuse spiegazioni. ***
Capitolo 28: *** Episodio 28: Sono scozzese! ***
Capitolo 29: *** Episodio 29: Ultimo atto di un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Episodio 1: Addio ***


Ipotizzando una nuova serie, Crossover (sempre che abbia senso parlare di Crossover dato che fanno parte dello stesso universo)  tra Doctor Who e Torchwood, ho tirato fuori questa cosa... fatemi sapere cosa ne pensate che la mando alla BBC hahahah! A parte gli scherzi, il Maestro è un gran bel personaggio e mi andava di scrivere qualcosa su di lui...

Dunque dunque qualche premessa: in questa fanfiction tutti i membri di Torchwood tranne Gwen muoiono lottando contro i 456, e l'Hub è stato violato dall'esercito UNIT;  l'ultima puntata della quarta serie di Doctor Who, "la fine del tempo", è leggermente diversa, nel senso che il Maestro viene colpito dal Presidente dei Signori del tempo e invece di ritornare indietro con loro rimane sulla terra...il resto è uguale quasi del tutto a parte qualche piccolo dettaglio...Inoltre non tiene conto dell'ultima serie di Doctor Who dato che ho cominciato a scriverla prima della sua messa in onda, ma ho ripreso qualche informazione da "Il giorno del Dottore", oltre che riprendere l'idea di fondo per la  conclusione della storia volendo mantenere lo stile della serie... insomma se vi sembra che ci sia qualche incongruenza con la serie vi assicuro che è voluta e dovuta ad un'attenta pianificazione.

 

Un'altra piccola postilla: ammetto con candore di non sapere molto sulle rigenerazione precedenti alla numero nove, in quanto non ho mai visto le serie che potremmo definire "classiche" (rimedierò, ho già cominciato la prima), perciò le mie informazioni in merito presentano varie lacune... lacune che colmerò con la mia fantasia, spero in modo gradevole e sensato.

 

Mi sembra ovvio che i personaggi non sono miei (purtroppo) e che io non ci guadagno nulla.



Il tempo è il mezzo con cui la natura fa si che tutto non accada contemporaneamente; passato, presente e futuro non sono altro che illusioni

K.H.

Episodio 1: Addio

 

-Come sarebbe a dire tienimelo tu!? Non è mica un cane!-esclamò Jack guardando incredulo il Dottore mentre quello trascinava il Maestro fuori dal Tardis reggendolo sotto le ascelle.

-Certo che no!-sbuffò quello mollando l'altro a cozzare per terra.-è un Signore del Tempo..-disse leggermente confuso.

Jack si schiaffò una mano sulla faccia, pregando che quell'incubo finisse all'improvviso come era cominciato.

Fece un respiro profondo.

-Lo so bene che è un Signore del Tempo, ma mi chiedo per quale recondito motivo tu mi abbia cercato..riuscendo chissà come a scovarmi in questo squallido bar interstellare...per scaricarmi quello che a conti fatti possiamo chiamare un botolo rognoso!- evidentemente questa cosa di mantenere la calma non gli riusciva affatto bene al momento: forse perché aveva bevuto un po', forse perché l'arrivo del Dottore gli aveva impedito di agganciare il bel soldatino su cui aveva messo gli occhi, o forse perché la sua squadra era stata fatta a pezzi e il suo Janto era morto in quel modo così inutile...si forse.

Il Dottore lo guardò interdetto per un minuto prima di sorridere come un bambino la notte di Natale.

-Penso che vi  troverete bene insieme!-esclamò prima di precipitarsi dentro il Tardis, seguito a ruota dal Capitano che ancora si chiedeva cosa lo trattenesse dal prenderlo a pugni.

Sapeva che era stupido...che non era colpa sua...ma non poteva fare a meno di pensare che quando avevano avuto bisogno di lui, lui non c'era...perché non c'era?

-Non voglio!- disse semplicemente piantandosi davanti all'ingresso del Tardis e incrociando le braccia al petto.

-Cosa non vuoi?- chiese distrattamente il Dottore senza smettere di toppicare i comandi del Tardis, che come di consueto iniziò ad ansimare.

-Non farò da babysitter alla tua nemesi senza che tu mi dia uno straccio di motivo...- urlò, più di quanto avrebbe voluto in effetti, ma era frustrato dall'abitudine dell'altro di comparire solo quando gli serviva qualcosa.

Il Dottore alzò gli occhi e lo squadrò da sopra le lenti rettangolari...che poi, gli servivano davvero gli occhiali o li portava solo perché gli andava? Jack se lo era sempre chiesto, ma a giudicare da come l'altro lo guardava probabilmente lo avrebbe buttato di peso fuori dal Tardis e non avrebbe mai avuto occasione di chiederglielo.

Si agitò a disagio.

Invece il Dottore sospirò e spense il Tardis, mettendo fine a quel rumore che rischiava di far uscire di  testa il Capitano...insomma come diavolo faceva quello a sentire i suoi pensieri era un mistero per Jack.

-C'è qualcosa che non va,Capitano?-chiese guardandolo con quegli occhi...gli occhi che riservava alle situazioni che non gli piacevano affatto...quegli occhi antichi che tirava fuori solo quando c'era da risolvere un problema...e Jack decise che aveva ragione...c'era un problema.

-Mi chiedi se c'è qualcosa che non va? La mia squadra è morta, dottore! Tosch, Owen...Janto...loro non ci sono più e Gwen si è salvata solo per un colpo di fortuna...e tu non c'eri! Ci sei sempre, dannazione! Perché questa volta non c'eri!- gridò tutto il suo dolore in quelle poche frasi, era la prima volta che lo diceva a voce alta...Janto non c'era più.

Il Dottore non rispose.

Abbassò gli occhi e si sfilò gli occhiali, ripiegandoli con cura e infilandoli nella taschina del cappotto, non parlò neppure mentre percorreva i pochi metri che lo separavano da Jack e lo abbracciava.

Solo in quel momento il Capitano si accorse di tremare.

-Mi dispiace...-il Signore del Tempo lo strinse forte.- Sai che non funziona così...certe cose non si possono cambiare...-

-Non meritavano di morire così.- il mugugno del Capitano fu quasi inudibile.

-No...non lo meritavano.-convenne il Dottore.

E Jack pianse per loro...pensava di non poterlo più fare dopo aver versato tutte quelle lacrime sul cadavere di Janto, ma a quanto pareva quel dannato corpo immortale aveva deciso di continuare a stupirlo.

Il Dottore lo lasciò fare, finché non ci fu il silenzio.

-Se sei arrabbiato con me lo capisco...troverò qualcun altro.- disse scostandosi senza guardarlo in faccia e dirigendosi verso la porta aperta, attraverso cui si intuiva il corpo del Maestro sdraiato a terra circondato da alcuni cani che lo annusavano curiosi con entrambi i nasi.

-Shò! via!- il Dottore li scacciò allarmato e si affacciò per vedere se avessero fatto dei danni.

Jack scoppiò a ridere.

-Lascia stare, un'altro giorno con te e non sopravvivrà...di nuovo... a proposito, da dove esce? Non era morto quel giorno sulla Valiant?- chiese uscendo anche lui dalla cabina e osservando il Dottore che si chinava sul Signore del Tempo steso al suolo.

-Si, ma ha trovato il modo per tornare...pensa che mi ha persino salvato la vita...-sorrise il Dottore passando il cacciavite sonico sul corpo a terra.

Jack strabuzzò gli occhi.

-Impossibile! Ti sarai sbagliato...- disse scioccamente.

-Non è una cosa su cui ci si può sbagliare non ti pare?- rispose l'altro leggendo la scansione strizzando gli occhi e arricciando le labbra e chiudendo il cacciavite con un colpo secco.

-Beh, mi pare che al momento il suo corpo sia più stabile...sai prima non lo era molto...fluttuazioni...nulla di cui preoccuparsi! La scarica che si è preso dal Presidente dei Signori del Tempo per salvarmi lo ha ricaricato...e probabilmente gli ha salvato la vita, ma lo ha reso un po' instabile per un po' di tempo...beh, è tutto passato...almeno credo.- concluse mordendosi il labbro, con quell'espressione tutta sua che generava in Jack un prepotente istinto di prenderlo a calci....o di saltargli addosso, una delle due.

-Credi?-chiese scegliendo un compromesso...scoppiare a ridere.

-Beh, si, ma che ne so...non era mai successo...non è fantastico!?-chiese il Signore del Tempo eccitato.

-No...-rispose il Capitano serio guardandolo rialzarsi.-Non lo è affatto....-

-Naaaah, tu non capisci niente! Andiamo... è un'anomalia, mi piacciono le anomalie!-gongolò il Signore del Tempo guardando il biondo steso a terra come se fosse particolarmente soddisfatto.

-Non mi sembrava quando mi hai abbandonato...-rispose Jack.

Il Signore del Tempo lo guardò, tirando fuori quell'espressione da cucciolo che metteva  Jack in difficoltà.

-Jack...-cominciò il Signore del Tempo, ma il Capitano lo interruppe.

-Basta così, va tutto bene...non c'è l'ho con te, davvero...e sono anche disposto ad accollarmi mister Saxon se proprio devo, in fondo non è niente male, ma prima di accollarmi lo psicopatico vorrei sapere almeno perché...-

Il Dottore abbassò lo sguardo sul volto del Maestro, che si contraeva come se l'uomo stesse avendo un incubo.

-Siamo cresciuti insieme..io e lui... poi...beh diciamo solo che le nostre strade si sono divise...ma c'è del buono, dentro di lui, io lo so e...ah!- il Signore del Tempo si piegò in due portandosi una mano ai cuori, sostenuto immediatamente dalle braccia forti del Capitano.

-Dottore...cosa...oh...stai morendo non è vero?-realizzò Jack mentre quello si contorceva nella sua stretta.

-Si...-ansimò l'altro a denti stretti.

-è per questo che vuoi che lo tenga con me?-

-... io...-il Dottore si raddrizzò, cercando di darsi un contegno- non voglio morire Jack... ma ormai è troppo tardi...non posso prendermi cura di lui, non so come sarò...insomma, potrebbe essere complicato... alla rigenerazione segue sempre un periodo di assestamento e non credo che sarò in grado di prendermi cura di lui... non so nemmeno se sarò in grado di prendermi cura di me, in effetti...-sorrise brevemente al Capitano, tornando subito serio e riportando lo sguardo sul Maestro.

- Ho bisogno di sapere che sarà al sicuro finché non potrò tornare a riprenderlo...per favore...Jack?- lo guardò in attesa.

Jack si chiese se la tattica degli occhioni umidi funzionasse solo con lui o fosse una tecnica comprovata... sperò che non fosse una caratteristica di tutti i Signori del Tempo, o si sarebbe trovato nei guai con il botolo suddetto...anche se presumibilmente la tecnica persuasiva di Saxon era più distruttiva.

-Daccordo, daccordo, ma abbassa quello sguardo- acconsentì, provocando nel Dottore un mezzo sorriso triste...altra espressione patentata.

-Ti ringrazio... -disse il Signore del Tempo tornando al Tardis.- resterei a ricordare i bei tempi andati, ma il tempo sta finendo...buffo...pensavo di poterne avere quanto ne volevo...mi sbagliavo...addio, Capitano.- fece il suo brillante sorriso ancora una volta.

Ma Jack non aveva voglia di sorridere.

Lo afferrò per la cravatta e lo baciò sulle labbra prima di spingerlo indietro.

-Addio....-

Il Dottore si girò semplicemente e si chiuse la porta alle spalle.

Rimase li in piedi accanto al Signore del Tempo dormiente, ascoltando i lamenti del Tardis perdersi in lontananza.

Solo quando furono cessati del tutto abbassò lo sguardo sul fagotto ai suoi piedi chiedendosi cosa se ne sarebbe fatto di quella egocentrica scocciatura dai capelli biondi.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio...

-Non c'è più...-disse con leggerezza sedendosi sul letto, di spalle al Signore del Tempo.

Il Maestro rimase un momento interdetto.

-Come sarebbe a dire.- acido...il suo tono era acido, ma Jack aveva sentito la voce tremare prima che il proprietario riuscisse a riprendere il controllo.

-Si è rigenerato...pensavo sapessi come succede, non ve lo insegnano alla vostra scuola di Signori del Tempo?- chiese senza voltarsi e addentando il suo panino.

Silenzio.

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Capitolo 2
*** Episodio 2: Patti chiari... ***


Episodio 2: Patti chiari...

 

-Andiamo Saxon...non guardarmi così, te la sei cercata...mordermi in quel modo...-il Capitano scosse la testa con aria divertita.- Davvero non si fa...non mi hai nemmeno offerto da bere prima.-

La sua attenzione era rivolta al Signore del Tempo imbavagliato e legato ai suoi piedi, che lo guardava come se volesse sbranarlo.

Il risveglio del biondo era stato un po' traumatico e Jack era stato costretto a placcarlo mentre tentava la fuga in un attimo di distrazione del suo carceriere...o almeno così lo aveva chiamato il biondo... le parole esatte erano state "carceriere affetto da scompensi sessuali gravi"... Jack aveva riso e il biondo gli si era lanciato addosso mordendogli una spalla prima di lanciarsi contro la porta.

Per sua sfortuna era chiusa a chiave, e la chiave la aveva Jack, ma la finestra doveva essergli sembrata una buona alternativa perché ci si era lanciato contro con slancio...slancio che aveva perso quando aveva notato che stavano al sesto piano dell'unico hotel presente su quel particolare asteroide perso nello spazio.

-Ma in che razza di posto siamo!-aveva protestato lasciandosi catturare dal bruno e lanciando occhiate incredule al panorama sotto di lui: chilometri di nuda roccia e universo stellato, neanche una bava di atmosfera a rallegrare la vista.

-Mi sembra il posto adatto: da qui non puoi scappare senza di me...non so molto della fisiologia dei Signori del Tempo, ma non mi pare che possiate sopravvivere senza ossigeno... o vuoi provare a farti una nuotata nello spazio profondo?-aveva chiesto ironico il Capitano allungandosi indietro per raccattare dal letto il collare rosso, con tanto di guinzaglio, che gli aveva tolto quando lo aveva trascinato nella sua stanza.

E così ora il Signore del Tempo si trovava accucciato accanto al termoconvettore, con le mani legate nel guinzaglio e un brandello di lenzuolo in bocca.

Si agitò debolmente... inutile!  Il Capitano sarà stato anche un inutile umano, ma doveva ammette che i suoi nodi non erano male.

-Allora, posso toglierti il bavaglio? Se farai il bravo potrei anche decidere di slegarti.- Jack sorrise nel vedere l'occhiata omicida che il biondo gli stava lanciando e si chinò per tirare in basso lo straccio che aveva intorno alla bocca.

Si guardarono per un momento.

-Ho fame...- sbottò il Signore del Tempo senza smettere di guardarlo come se fosse una bistecca particolarmente succulenta.

-Se mi guardi così mentre lo dici fai impressione...-scherzò Harkness.- dunque sai cosa faremo?-gli chiese accucciandosi sui talloni per portarsi alla sua altezza.-Tu farai il bravo mentre io non ci sono e in cambio ti porterò qualcosa di buono, intesi?-

Senza aspettare una risposta si alzò e si diresse verso la porta, aprendola con la chiave magnetica che aveva in tasca.

-Non puoi lasciarmi qui così!-protestò il biondo incredulo.-Se entrasse qualcuno? Non potrei nemmeno difendermi...-

-Piantala di lamentarti..chiuderò a chiave e nessuno ti disturberà...torno subito, non schiamazzare o ti rimetto il bavaglio..- senza dire altro l'uomo sparì in uno svolazzo del suo inseparabile cappotto, sbattendosi la porta alle spalle.

-schiamazzare?!...schiamazzare! Io non schiamazzo, scherzo della natura!- gli urlò dietro il biondo.

Si agitò leggermente cercando di spezzare i nodi, ma era impossibile.

Digrignando i denti e imprecando contro il Dottore, il Capitano, Martha Jones e chiunque gli venisse in mente si dispose ad aspettare il ritorno del suo carceriere.

 

 

Jack non aveva voglia di ritornare nella sua camera...nessuna voglia... il che era strano visto che amava passarci del tempo, specialmente in compagnia di qualcun altro.

Ma il qualcuno in questione non era mai stato un Signore del Tempo psicotico con un mostruoso problema di gestione della rabbia e probabilmente in possesso di personalità multiple... e il Capitano supponeva che non avesse avuto un carattere tanto amabile nemmeno quando era ancora sano di mente.

Gironzolò per un po' nel bar tentando di farsi venire un'idea.

Il Dottore gli aveva chiesto di prendersi cura di lui, cosa che sicuramente non comprendeva il lasciarlo legato per terra in una stanza d'albergo, ma non capiva come avrebbe potuto tenerlo al sicuro se l'altro cercava in tutti i modi di scappare... o di mangiarselo... si massaggiò la spalla ancora dolorante... visti da fuori quei denti non sembravano così affilati.

Passò accanto ad una coppia che camminava mano nella mano...beh, una coppia... probabilmente lei era una prostituta, oppure lo era lui, ma su quel planetoide non è che si potesse pretendere di trovare il vero  amore.

Si chiese per quale motivo il Dottore non avesse portato il Maestro con se... oh, si la scusa della rigenerazione era ottima, ma doveva esserci qualcos'altro... un altro motivo che il Dottore non voleva palesare, qualcosa che non gli piaceva ammettere.

Ripensò a quando il Maestro era morto, quando Lucy gli aveva sparato sulla Valiant... ripensò al dolore del Dottore... e si illuminò...forse tra quei due c'era qualcosa più di una semplice amicizia?

Ritornò in camera dopo aver comprato due panini contenenti carne di dubbia provenienza, ma dubitava che il Maestro si sarebbe lamentato.

Quando entrò lo trovò che cercava di tagliare il guinzaglio con i vetri della finestra che aveva rotto usando... beh a giudicare dal taglio in fronte la testa.

-Ma ti sei bevuto il cervello?! Ma che cavolo fai!- gli gridò Harkness gettando i panini su letto e scattando per togliergli il pezzo di vetro di mano.

Il sangue lo aveva reso scivoloso, e riuscì a levarglielo facilmente.

-Che diavolo vuoi, lasciami andare... e poi come diavolo ci sono finito qui con te posso saperlo? Poco fa stavo morendo per uno stupido ed ecco che mi ritrovo con un altro stupido!- sbraitò il biondo permettendo all'altro di aiutarlo ad alzarsi per sedersi sul letto.- Ahi fa piano, mi fanno male le gambe...potevi rimanere fuori ancora un po', tanto io stavo così comodo!-protestò guardando il Capitano andare in bagno e bagnare un asciugamano per poi lanciargliela  in testa.

-Ehi!- protestò di nuovo il Signore del Tempo.

-Sta zitto! L'unico stupido qui sei tu...-  il Capitano slacciò facilmente i nodi che aveva fatto permettendo all'altro di togliersi da solo l'asciugamano sulla testa e di tamponarsi il piccolo taglio che gli attraversava il sopracciglio destro.

-Non è niente... sono pieno di energia e si rigenererà presto, stupido umano... e poi che vuoi non ci voglio stare qui con te, dov'è quell'idiota del Dottore...-

Jack quasi sorrise...era peggio di un bambino!

-Non c'è più...-disse con leggerezza sedendosi sul letto, di spalle al Signore del Tempo.

Il Maestro rimase un momento interdetto.

-Come sarebbe a dire.- acido...il suo tono era acido, ma Jack aveva sentito la voce tremare prima che il proprietario riuscisse a riprendere il controllo.

-Si è rigenerato...pensavo sapessi come succede, non ve lo insegnano alla vostra scuola di Signori del tempo?- chiese senza voltarsi e addentando il suo panino.

Silenzio.

Il Capitano non si voltò.

Davvero non voleva vedere lo psicopatico piangere o cose così... non credeva che sarebbe sopravvissuto.

Quello che davvero non si aspettava era l'urlo di frustrazione che ne seguì.

-Dannato! Mi ha battuto di nuovo! Scommetto che ha fatto l'eroe, come al suo solito...IO dovevo essere l'eroe, era questa la mia vendetta...ma NO! Mister Sacrificio in persona doveva fare l'eroe!- il disgusto del Maestro era evidente.

Jack soffocò una risata, un po' per il discorso senza senso e un po' per la scenata da primadonna frustrata, e per poco non si strozzò con il panino attirando l'attenzione del suo nuovo coinquilino...

-Perché non ti siedi e non mangi? Non avevi fame?-chiese per distrarlo dalla sua rabbia, porgendogli il panino.

Il Maestro sbuffò, ma accettò il pranzo e si sedette di nuovo dandogli la schiena e divorando il suo panino.

Mangiarono in silenzio.

-E perché mi ha scaricato qui? Non ha detto che si sarebbe preso cura di me?- l'amarezza che traspariva dal suo tono era di nuovo evidente e a Jack venne in mente un solo aggettivo: trasparente...quell'uomo era dannatamente trasparente, come fosse fatto di vetro...ogni sua emozione era evidente e messa in bella mostra senza che lui facesse, o potesse fare, qualcosa per nasconderla.

Jack soppesò la risposta, masticando lentamente l'ultimo boccone e appallottolando la carta unta del panino.

-è stato per la rigenerazione... non sapeva cosa sarebbe diventato e non sapeva bene come gestirti credo...insomma sei sveglio da dieci minuti e ti sei già procurato una ferita alla testa, non sei il più facile degli incarichi che mi siano stati dati...-

-Incarico...- di nuovo l'amarezza.

Jack si disse che avrebbe dovuto imparare a mordersi la lingua se non voleva che il già precario equilibrio mentale del Maestro andasse allegramente a puttane.

-Si, per me intendo... per lui non sei di certo un incarico...cioè sembrava preoccupato per averti dovuto lasciare... ha detto che tornerà a prenderti... non voleva andarsene...- chiarì Jack cercando di mettere in chiaro le cose...non per la prima volta si chiese cosa mai ci fosse stato tra il Dottore e il Maestro prima che il loro pianeta andasse perduto.

Era vero che ogni uno aveva i suoi scheletri nell'armadio, ma si pentiva di non averlo mai chiesto al Dottore...anche perché ora non avrebbe più potuto farlo...non a quel Dottore almeno...Jack si chiese se era così che si era sentita Rose quando il suo Dottore si era trasformato nel professorino che era adesso... pardon che era prima...ok, che era adesso ...ma che ora non era più........................................ mal di testa!

Jack si alzò e fece il giro del letto sedendosi accanto al Maestro che si tormentava i capelli con una mano, ondeggiando avanti e indietro.

Bene Bene...l'istinto del Capitano gli diceva che era in arrivo una bella crisi di nervi, di quelle gestibili solo con una bella botta in testa, quindi a meno di non dire subito qualcosa di azzeccato meglio tenere a portata di mano un oggetto contundente.

-Non voleva lasciarti...-disse ottenendo l'attenzione del Maestro, che lo guardò come a voler capire se stava mentendo.

Jack sostenne il suo sguardo finché quello non si alzò con un verso sprezzante.

-Ed è qui che hai intenzione di tenermi? In un letamaio ai confini dell'universo?- chiese piantando le mani sui fianchi e piegandosi leggermente in avanti.

-No...-disse d'istinto Jack... veramente si, ma visto che l'altro glielo aveva fatto notare non gli sembrava la risposta giusta...-certo che no...torneremo sulla Terra...-disse, l'idea che gli balzava in testa proprio in quel momento.

Il Maestro fece un verso di disgusto.

-Non lamentarti o ti imbavaglio di nuovo... fai le valige, Saxon...torniamo a casa.- Jack uscì di nuovo senza attendere risposta e scatenando l'ira dell'altro.

-Ma la smetti con le uscite ad effetto? Cosa sei, un attore? E poi a casa di chi? Non mia di certo!...E poi quali valige!-

Il Capitano ignorò lo sbraitare dietro la porta e si avviò al navettiporto deciso a trovare un passaggio per la Terra... o a sequestrare una navetta se necessario.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio....

Alla fine aveva vinto il Signore del Tempo, se non altro perché accontentandolo almeno rimaneva zitto...per un po' almeno.

-Ho fame...-

Per troppo poco comunque.

-Ma cos'hai, una specie di verme solitario dei Signori del Tempo?-

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Capitolo 3
*** Episodio 3: Similitudini ***


Episodio 3:  Similitudini

 

-Come agente di viaggi non sei un granché...-commentò il Maestro uscendo dalla pozzanghera dentro il quale si erano teletrasportati.

Il viaggio dal planetoide non era stato confortevole, visto che era avvenuto su  un cargo commerciale che trasportava pelli di pentapalmi*... e se non sono la cosa più schifosa che ci sia nell'universo comunque sono in un'ottima posizione in classifica.

-Io facevo l'Agente del Tempo, mica organizzavo gite a Disneyland!- Jack si avviò lungo la strada buia che costeggiava il Tamigi, avanzando verso il London Eye.

Avevano litigato a lungo per scegliere la destinazione... Jack voleva tornare a Cardiff, mentre il Maestro voleva assolutamente andare a Londra.

Alla fine aveva vinto il Signore del Tempo, se non altro perché accontentandolo almeno rimaneva zitto...per un po' almeno.

-Ho fame...-

Per troppo poco comunque.

-Ma cos'hai, una specie di verme solitario dei Signori del Tempo?- Jack svoltò a destra, salendo le scale che li portarono su  Westmister Bridge.

-è colpa della rigenerazione... che nel mio caso è anche avvenuta in maniera non proprio spontanea, temo.- ammise Saxon storcendo la bocca in un mezzo sorriso.

Il Capitano fece un verso per far capire che non era affatto interessato...quello che voleva davvero era raggiungere il suo contatto e farsi finalmente una doccia calda nell'appartamento che quello gli aveva procurato.

-Chissà cosa ha mangiato il Dottore dopo la rigenerazione...-

Jack si voltò.

Il commento del Maestro era stato poco più di un sussurro, ma Jack lo aveva sentito visto quanto l'altro gli camminava vicino.

Tentò di sbirciare tra le ombre del cappuccio della felpa nera che quello teneva calato sul viso, ma inutilmente.

-Ci siamo quasi.-disse solo.

Erano entrambi stanchi, e una bella dormita gli avrebbe fatto bene.

Trovarono il suo contatto vicino alla cattedrale di Westmister, intento a nascondersi nell'ombra dietro un albero.

-pssst.-

-Ti abbiamo visto Jerry... non c'è bisogno di tutta questa segretezza...- Jack alzò gli occhi al cielo.

-Oh...-fece l'uomo uscendo dall'ombra.-Non sei ricercato?-chiese lanciando un'occhiata incerta al tipo con il cappuccio e dall'aria famelica.

Indossava una giacca a vento nera lunga fino alle ginocchia e jeans neri con il risvolto. Delle scarpe da ginnastica nere completavano il suo monocromatico abbigliamento. Nel complesso era un tipo comune, con gli occhi e i capelli neri...un inglese medio... che arrotondava lo stipendio facendo qualche lavoretto per gli alieni di passaggio.

-No Jerry, non sono ricercato...ho solo bisogno di una casa.- si strinse nelle spalle il Capitano, chiedendosi perché era così difficile da credere.

-Beh, non ti offendere ma è strano...cioè mi hai chiesto di nasconderti, mi hai chiesto armi...mi hai chiesto anche delle banane... ma non mi hai mai chiesto di trovarti un appartamento.-

-Beh, ho deciso di mettere la testa apposto... io e il mio..amico abbiamo bisogno di un posto dove passare un po' di tempo... va bene anche qualche giorno, spostarci non è un problema.-

Il Maestro lo guardò per comunicargli che era un problema eccome... lui voleva restare a Londra, ma Londra era grande quindi perché non la piantava di guardarlo in quel modo? Gli aveva detto che sarebbero rimasti li, cosa voleva una dichiarazione firmata?!

- D'accordo , Jack... ti ho trovato un'appartamentino in Kensington Road, per te e il tuo...amico...ecco le chiavi-

Quel bastardo doveva proprio evidenziare la sua indecisione di un momento prima? Ovviamente non poteva chiamarlo compagno, che nel suo caso sarebbe suonato equivoco, e sicuramente non voleva ripetere la figura che aveva fatto sul planetoide chiamandolo incarico... come gli era venuto in mente poi...davvero poco...galante... oh, al diavolo!

-Grazie Jerry...-rispose solo, allungando le mani per prendere le chiavi che l'altro gli porgeva.

Avevano un portachiavi a forma di cuore verde fluorescente.

-Hai rubato le chiavi di casa di una bambina di dieci anni?-chiese il Capitano alzando un sopracciglio.

Jerry borbottò qualcosa circa dove poteva ficcarsi il suo senso dell'umorismo e sparì dopo aver agguantato i soldi che Jack gli stava porgendo.

Rimasero soli sotto gli alberi, ad ascoltare il rumore del traffico.

Il Maestro dava evidenti segni di nervosismo... continuava a guardarsi intorno scrutando nelle ombre, il cappuccio calato sugli occhi, le mani nelle tasche e le spalle tese.

-Andiamo...-gli intimò Jack con un gesto secco della mano dirigendosi verso un posto più appartato.

Si fermò in un vicolo armeggiando con il suo bracciale e attivò il teletrasporto.

Sentiva la presenza del Maestro dietro di se, molto vicino, ma quando si voltò fu sorpreso di trovarselo quasi attaccato alla schiena.

Quello non diede segno di essersene accorto, ma tenne la testa bassa.

Senza dire nulla il Capitano gli mise la mano sulla spalla e li teletrasportò.

 

 

-Questo posto fa schifo... A parte che c'è un solo letto... quel Jerry ti conosce bene eh?!-fu quello che disse il Maestro quando entrarono nel "loro" monolocale...per Jack fu fin troppo.

-Beh sai come si dice da queste parti? è quello che passa il convento, quindi vedi di abituarti...- aveva mal di testa, e non gli andava di sentire le lamentele del Signore del Tempo.

Si sedette sul letto e si passò le mani tra i capelli.

Il Maestro rimase in piedi a guardarlo.

Irritante.

-Vado a fare la doccia...- Il Capitano si diresse verso il bagno e chiuse la porta...a chiave.

Stava scappando, stava inequivocabilmente scappando... Aveva sempre pensato che il Maestro fosse assolutamente irrecuperabile...un mostro che si divertiva della sofferenza altrui...ma la creatura con lo sguardo perso che si aggirava per la stanza dietro quella porta sembrava più un profugo di guerra piuttosto che un dittatore sconfitto.

Sospirò cominciando a spogliarsi.

Probabilmente era solo la stanchezza, e domani tutto gli sarebbe parso più chiaro.

 

 

 

Quando uscì dalla stanza da bagno, ben quaranta minuti dopo e senza lasciare acqua calda, trovò il Maestro raggomitolato sul letto  dandogli la schiena.

Tenendo l'asciugamano con un mano fece il giro del letto matrimoniale, affondando nella moquette morbida, e si chinò leggermente su di lui per vedere se stesse dormendo.

Il Maestro aveva il volto contratto, e tremava leggermente...cosa non imputabile al freddo dato che lui era nudo e non ne aveva... evidentemente stava sognando qualcosa che lo sconvolgeva.

Il Capitano si disse che lui non era di certo così gentile da svegliarlo, non dopo quello che gli aveva fatto passare nella Valiant, ma si scoprì curioso di sapere quali mai potessero essere gli incubi di un Signore del Tempo egocentrico e megalomane...probabilmente non molto diversi dai suoi visto che entrambi avevano perso la loro casa e la loro famiglia per colpa di una guerra su cui non avevano il minimo controllo...ed entrambi avevano perso la persona che amavano.

 

Fine

*ovvio riferimento a The Avengers

 

Nel prossimo episodio...

C'era qualcosa nel modo in cui il Maestro diceva Capitano che Jack trovava irritante... o eccitante, non aveva ancora deciso.

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Capitolo 4
*** Episodio 4: Viaggio.... ***


Episodio 4: Viaggio....

 

La mattina dopo Jack si svegliò con l'insopportabile sensazione di essere osservato da qualcosa che stava per mangiarlo.

Aprì gli occhi e trovò il Maestro che incombeva su di lui, seduto sul letto con le gambe incrociate.

-Che diavolo, Saxon! Sei inquietante...- si lamentò tirandosi a sedere e tirando su il lenzuolo a coprire il petto nudo.-Fammi indovinare, hai fame...- si grattò la testa.

-Si, ma non come ieri...la rigenerazione è finita...-rispose l'altro studiandosi le mani.

Il Capitano si infilò i pantaloni sotto le lenzuola, ben sapendo che il Maestro non avrebbe lasciato perdere.

Infatti se ne uscì con un sorriso sprezzante.

-Andiamo, Capitano, sono io quello che dovrebbe temere per la sua virtù...in fondo sei tu quello con la fama di seduttore....- scoppiò a ridere in maniera fastidiosa.

C'era qualcosa nel modo in cui il Maestro diceva Capitano che Jack trovava irritante... o eccitante, non aveva ancora deciso.

-Mi dispiace deluderti, Saxon, ma non sei il mio tipo...- sogghignò il bruno alzandosi e abbottonando i pantaloni.

-E io che pensavo che tutti fossero il tuo tipo... e il mio nome è Maestro...-

Uh Uh il Maestro era irritato.

-Non quelli che mi tengono legati per un anno in una sala macchine puzzolente...Saxon.-

Il sibilo irritato che ricevette in risposta lo rallegrò non poco.

 

 

 

Riuscirono ad uscire solo in tarda mattinata, tra una lamentela e l'altra del Maestro che pareva fare di tutto per irritare il Capitano.

-Capitano....-

Jack respirò profondamente.

-Ripetimi un po' dove stiamo andando?-

Jack si fermò al semaforo rosso, insieme ad un gruppetto di ragazzine cinguettanti che lanciavano loro occhiate curiose.

Jack lanciò loro un sorriso, e quelle cinguettarono più forte.

Il Maestro alzò gli occhi al cielo.

Il Capitano se ne accorse e si schiarì la voce.

-Abbiamo bisogno di vestiti nuovi, e di qualcosa da mangiare... ma per averli ci servono dei soldi...hai presente? Quei pezzetti di carta che si danno in cambio di altre cose...hai presente?- il Capitano si chinò leggermente su di lui, scatenando altre grida dal gruppetto di ragazzine in uniforme scolastica.

Il Maestro le fulminò con lo sguardo, ma quelle non smisero di parlottare al loro indirizzo.

-Ho presente, Capitano, ma mi chiedo in che modo vorresti procurarteli...non crederai che mi metta a lavorare vero?- il sopracciglio del Maestro andò in alto.

-Non credo che tu ne abbia le capacità Saxon...però potremmo occuparci di qualche lavoretto...- il verde scattò, e i due attraversarono, seguiti dalle ragazzine bisbigline.

-Vuoi forse prostituirti?-chiese il Maestro con leggerezza.

Jack quasi sorrise.

Si fermò piantandosi davanti a lui

-Non credo proprio...però ora che il Torchwood non c'è più ci saranno parecchi casi "strani" da gestire...-

Il Maestro si illuminò.

-Non male, Capitano, non male...mi sembra una buona idea... di alieni è pieno il mondo in fondo...-

E la sua non era una battuta.

L'ennesimo scoppiò di risatine dietro di loro lo indusse a voltarsi.

-Perché non fate ridere anche me?-

Le ragazzine si bloccarono inquiete.

Jack si appuntò il fatto che probabilmente quello psicotico non andava impiegato negli interrogatori...a meno di non voler terrorizzare il soggetto interrogato, ovviamente.

-Tutto bene ragazze?- sorrise tirando fuori il suo sorriso D.O.C.

Le ragazzine bisbigliarono tra loro e alla fine una si fece avanti.

-Voi due state insieme?-chiese quasi sussurrando.

Jack e il Maestro si guardarono... quest'ultimo aveva addirittura la faccia schifata.

-No, dolcezza...non siamo una coppia...-Jack si chiese per quale strano e assurdo motivo fossero giunte ad una conclusione del genere.

-Oh...peccato... sareste una bella coppia...-

Le ragazzine ridacchiarono di nuovo, defilandosi nello  Starbucks dopo il negozio di perline, lanciando loro occhiate divertite.

-La gioventù di oggi....-

Il Maestro continuò a borbottare finché non raggiunsero King's Cross.

-Usciamo da Londra?-il sospetto del Maestro si fece certezza quando lui comprò due biglietti per Cardiff.

-Solo per oggi, Saxon...Un mio contatto a Cardiff ci procurerà un'auto e qualche altra cosetta che ci sarà utile.-

Il Maestro stranamente non commentò.

Quando furono sul treno Jack non resistette.

-Sei silenzioso....-

Il Maestro non rispose.

-Beh? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Ci sono i gatti sul tuo pianeta? Non ci ho mai pensato, ma sono curioso...-

Il Maestro lo guardò di traverso.

-Non ci sono gatti su Gallifrey...- pronunciò la parola gatti come se avesse un gusto orrendo.

-Strano... tu somigli ad un gatto...stesso carattere da schifo... non mi sono mai piaciuti i gatti...anche se suppongo sia questione di gusti...-

-Oggi parli un sacco, Capitano...- il tono del Signore del Tempo era evidentemente infastidito.

-Te lo detto, sono curioso...-

-Scommetto che non hai mai fatto queste domande al Dottore...- lo sguardo inquisitore si illuminò di vittoria quando l'altro distolse lo sguardo.- Lui non è uno che risponde alle domande personali... non lo è mai stato... beh, io sono diverso... tu diresti che mi piace il suono della mia voce, e forse hai ragione... a proposito, nemmeno a me piacciono i gatti... forse mi somigliano troppo.-

Il Maestro concluse incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo schienale, mostrando di ritenere chiusa la discussione.

Jack rifletté che il Maestro aveva ragione... lui al Dottore non piaceva...gli aveva chiesto di andare con lui, ma sapeva che avrebbe rifiutato... Jack era una anomalia nel flusso del tempo, e al Dottore non piaceva.

 

 

 

Quando uscirono dalla stazione la nebbia li avvolse e Jack avrebbe fatto fatica ad individuare Gwen se quella non li avesse visti per prima e non fosse corsa loro incontro gridando il suo nome.

Jack rise e la accolse con un abbraccio, contento che il suo bel sorriso non fosse stato spento dai recenti lutti che avevano colpito entrambi.

-Gwen, non sei cambiata...-

-Non scherzare,Jack...tu non sei cambiato, naturalmente...- il sorriso della ragazza pareva triste, e i suoi occhi lo scrutavano in viso come a voler cercare qualche segno rivelatore.

Jack si affrettò a tirare avanti il Maestro...non avrebbe retto ad un interrogatorio da parte dell'amica...no, decisamente no...

-Questo è il Maestro, un amico del Dottore...- lo presentò con il nome che gli piaceva tanto, non per cortesia ma per il bene di Gwen...

-Dottore, Maestro... ma avete tutti nomi del genere sul tuo pianeta?- chiese la ragazza rivolgendo un sorriso a Jack.

Il Maestro pensò che quella donna sorridesse fin troppo.

-Non credo che tu possa giudicare... Gwen.-

Il tono acido dell'altro spense il sorriso sulle labbra della donna, che lanciò a Jack un'occhiata seria inducendolo a stringersi nelle spalle con un sorrisino.

-Allora sei riuscita a procurarci quello che ti avevo chiesto?- era diventato proprio bravo a sviare i discorsi...

-Si, ho la macchina e un po' di soldi... sei sicuro di volerci andare Jack?-chiese poi seguendoli verso il furgoncino blu scuro parcheggiato li davanti.

Jack non rispose subito.

Non era sicuro del perché volesse tornare a Torchwood...la scusa ufficiale era per vedere se era rimasto qualcosa di utile per la loro nuova attività lavorativa, ma non era la verità...non tutta almeno.

-Può esserci rimasto qualcosa di utile... non sei obbligata a venire con noi se non te la senti... hai già fatto tanto, dopo che sono sparito in quel modo...- voleva scusarsi per averla mollata da sola o perché di li a poco lo avrebbe rifatto, tornando a Londra per continuare il lavoro di Torchwood senza di lei e con un nuovo collega mentalmente instabile?

-No, Jack...vengo con te...- Gwen sembrava risoluta e calma, ma Jack aveva imparato a leggere le sue emozioni lavorando con lei... e poi c'erano tutte quelle cose non dette.. il fatto che fosse stata colpa di Jack per esempio... ovviamente lei lo avrebbe negato, ma Jack sapeva che era così.

Il viaggio si svolse nel silenzio...cosa strana visto che zittire il Maestro gli era difficile, ma a quanto pareva anche lui percepiva l'atmosfera tesa che serpeggiava tra i due ormai ex-colleghi, e perciò rimaneva in silenzio.

D'altra parte quello non era un problema suo...il suo problema era quel malato del Dottore, che lo aveva di nuovo lasciato indietro...lui e la sua stupida mania di scappare via...ecco cosa non aveva mai sopportato del Dottore... quel dannato vizio di scappare...se almeno lo avesse portato con sé.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio...

-Portateli in una stanza più comoda...tranne la ragazza... lei liberatela...mi raccomando signorina Cooper...avverta il Dottore il prima possibile...- la giovane donna rimase a guardare mentre Gwen veniva slegata.

-Ma se non so nemmeno dove sia, non so come chiamarlo...- Gwen guardò la siringa di sedativo in mano al soldato davanti a lei.

-Oh sono sicura che qualcosa troverà, signorina Cooper... e non ci metta troppo: tendo ad annoiarmi facilmente, e questo ai suoi amici non conviene...- il suo sorriso non lasciava intendere niente di buono e Jack, non per la prima volta nella sua vita doveva ammetterlo, si sentì davvero in trappola.

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Capitolo 5
*** Episodio 5:....di non ritorno. ***


Episodio 5:....di non ritorno.

 

-Dunque questo è il molesto Torchwood...- si guardò intorno con aria critica.- Sembra una stazione della metropolitana rimaneggiata a covo segreto...-

 L'ingresso secondario dell'Hub era rimasto nascosto e inutilizzato, e per Jack era stato uno sforzo quasi impossibile digitare il codice di accesso e calare nelle tenebre del quartier generale di Torchwood.

Gwen borbottò qualcosa avviandosi ai pannelli elettrici e smanettando fino a riportare la luce in quelle sale.

Quello che colpì Jack più di tutto fu il silenzio...almeno finché il Maestro non si mise a parlare.

Jack ingoiò la bile.

-Nessuno ha mai detto che dovesse piacerti, ora se non ti dispiace siediti li e fai silenzio...- un po' più rabbioso del dovuto, ma ci era morto li dentro... e non meno importante ci erano morti gli altri.

Il Maestro lo guardò un momento, incredulo e spiazzato dalla rabbia che traspariva dalla voce e dalla postura dell'altro, e si sedette permettendosi comunque di assumere un leggero broncio offeso.

Jack evitò lo sguardo di Gwen e si diresse nel suo ufficio.

L'aria era stantia e quasi soffocò quando aprì la porta... o forse la sensazione di oppressione che gli cresceva nel petto era dovuta al senso di colpa.

Aprì il cassetto della scrivania e trovò quello che cercava...la foto del loro piccolo gruppo... dedicò la propria attenzione ad ogni uno di loro prima di concentrarsi sulla figura composta che si trovava accanto a lui nella foto, fasciata in un abito troppo elegante per un  appartenente ad un gruppo come il loro.

Janto...

-Jack...-

Il capitano si asciugò velocemente gli occhi prima di voltarsi verso Gwen.

-Il tuo amico di là mi ha detto di chiamarti...non so cosa voglia di preciso...- il rammarico nei suoi occhi era evidente.

-Arrivo...-si sforzò di sorriderle.

Quando lei se ne fu andata aprì il retro della cornice per estrarre la foto...la piegò con cura e la mise nella tasca del suo fido cappotto.

Scese al piano di sotto solo per vedere Saxon che si trastullava tra cavi elettrici e congegni alieni.

-Che stai facendo?- chiese avvicinandosi.

-Questo posto è una miniera d'oro!- Il Maestro riemerse da sotto un modificatore di campo elettromagnetico con un invertitore di massa in una mano e un cacciavite nell'altra- Non è che hai un cacciavite sonico vero?-

Jack si lasciò sfuggire un breve sorriso.

-Gwen... tienilo d'occhio mentre vado un momento nel deposito...non lasciare che ci faccia saltare in aria...-

Gwen annuì, cercando di mettere un po' d'ordine in quel macello, senza guardarlo.

Jack capiva come si sentiva... non poteva lasciar vagare lo sguardo nemmeno per un momento che gli tornava in mente tutto quello che avevano vissuto insieme in quel posto... la gioia, il dolore... quello era stato il suo piccolo regno e non era stato in grado di difenderlo, aveva lasciato che arrivassero e gli portassero via ciò che aveva di più prezioso... tutto quello che aveva.

Quando avevano abbandonato la base i militari avevano messo tutto a soqquadro, senza però portare via nulla a parte le armi...la loro intenzione era di tornare successivamente e sguinzagliare una squadra di tecnici e scienziati all'interno dell'Hub, ma al loro ritorno l'entrata era rimasta cocciutamente chiusa.

Merito di Tosh che aveva programmato il computer in modo da chiudere tutto ermeticamente in caso di accesso non consentito, inserendo una password che solo il Capitano conosceva... Speranza.

La speranza in effetti era l'unica cosa che era rimasta loro quando i 456 avevano fatto la loro comparsa, o ri-comparsa, e solo la speranza di riuscire in qualche modo a dare un senso alla loro morte aveva permesso a Jack di tirare avanti...quello e il fatto di non poter morire, nemmeno volendo...e quanto lo aveva voluto in un primo periodo!...davvero..lo aveva voluto disperatamente.

Digitò il codice di accesso e recuperò il cacciavite sonico dalla sua scatola di latta.

Lo aveva vinto alle carte, quel cacciavite... ci teneva perché gli ricordava il Dottore, ma non lo aveva mai usato.

Lui era sempre stato un tipo più da pistole...

L'allarme rosso lo colse di sorpresa, riportandolo indietro nel tempo...ora Janto si sarebbe precipitato nel suo ufficio e avrebbe fatto una battuta sul pericolo imminente, invitandolo a raggiungere gli altri...cosa che lui avrebbe fatto, ma non prima di avergli palpato il sedere mentre gli passava accanto.

Ma Janto non sarebbe mai più entrato da quella porta, quindi Jack si fece coraggio e tornò nella sala centrale da solo.

-Che succede?-

Gwen batté sui tasti del computer e guardò confusa la miriade di puntini rossi che sciamavano sulla mappa dai contorni blu.

-Non lo so, i sistemi sono impazziti...indicano che un esercito sta entrando nell'Hub, ma non....-

Il rumore degli stivali che battevano sul metallo era inconfondibile, e presto si trovarono circondati da soldati con indosso una divisa nera e in testa caschi che coprivano loro il volto.

Jack alzò le mani, seguito da Gwen, chiedendosi dove mai fosse finito il Maestro.

-Jack Harkness... sono il Colonnello Stewart, della U.N.I.T., è pregato di seguirci insieme ai suoi compagni....-

-Strano modo di pregare il suo, Colonnello...- Jack adocchiò i fucili.

Il Colonnello stava per rispondere quando una scarica di pallottole risuonò nell'Hub.

La radio del Colonnello gracchiò.

-Signore, uno di loro si è impadronito di una delle nostre armi..crr...non sembra intenzionato a venire con noi di sua spontanea volontà...crrr... crediamo che sia Lui...-

-Ha sentito Capitano? Farebbe bene a richiamarlo se non vuole che dia un ordine di cui mi pentirò..- il Colonnello sembrava un uomo di infinita pazienza, con quel suo tono di voce basso e controllato, ma Jack sapeva per esperienza che i tipi del genere erano pericolosi, perché non si sapeva cosa passasse loro per la testa.

-Mi passi quella radio....- si arrese Jack.

Il Colonnello gli porse la radio e Jack si schiarì la voce.

-Saxon, mi senti?- attese.

-La sente...- la voce del soldato gli arrivò leggermente distante, come se parlasse con il vivavoce.

-Lascia stare, siamo circondati e non vorrei che tu morissi in modo stupido...una nostra comune conoscenza mi ammazzerebbe...-

Non arrivò nessuna risposta, ma in breve il Maestro comparve circondato da un gruppetto di soldati...di cui uno dotato di due fucili e uno svenuto.

-Non posso lasciarti solo un attimo, Saxon...- scherzò il Capitano mentre quello veniva spinto nel gruppo.

-Potrei dire la stessa cosa... sono amici tuoi? Non fraintendere, ma non mi interessa partecipare ai tuoi party.-

-Fate silenzio...-il Colonnello fece un gesto in risposta a cui Jack vide Gwen accasciarsi al suo fianco, a seguito di una potente scarica elettrica sul collo.

La stessa cosa successe a lui, e mentre chiudeva gli occhi vide il ghigno del Maestro sopra di lui rivolto al Colonnello.

 

 

 

 

-Ben tornato tra noi...-

Sentire la voce del Maestro appena sveglio non era proprio il modo migliore di mettersi di buon umore... Jack cercò di ricordare per quale motivo stesse così scomodo, considerando che visto che si stava svegliando doveva trovarsi presumibilmente su un letto...beh o almeno su una superficie piana... invece gli sembrava di essere in piedi...e questo era quantomeno sospetto.

Aprì gli occhi, scoprendosi seduto su una sedia di metallo alquanto scomoda e priva di qualsiasi gusto estetico... le mani legate dietro la schiena gli facevano male, come se non arrivasse abbastanza sangue, e le caviglie erano nella stessa situazione.

-Gwen?-chiese cercando di mettere a fuoco.

-Sta bene... o almeno non sta peggio di noi, il che è tutto dire...- rispose il Maestro dalla sua destra.

Adesso Jack vedeva che il Maestro era nella sua stessa situazione, se non peggio visto che aveva un bavaglio sul collo.

-Eri imbavagliato?-Jack scrollò la testa tentando di schiarirsi le idee.

Il Maestro fece un verso di disprezzo.

-Non sono riusciti a mettermi K.O...naturalmente, non sono mica un misero umano come voi... quindi hanno pensato bene di imbavagliarmi... a quanto pare non erano contenti di quello che mi usciva dalla bocca...- si strinse nelle spalle per quanto glielo permettevano i legacci.

-E chi lo sarebbe...- mugugnò il Capitano.

Gwen attirò la sua attenzione alla sua sinistra con un gemito, segno che si stava risvegliando.

-Tutto bene, Gwen?-

-Si...sto bene... ma che...oh, ora ricordo...ma cosa vogliono da noi?..- gemette di nuovo muovendo il collo su e giù.

-Credo che lo sapremo presto....- il BIIIP che seguì la lucetta verde sulla serratura della loro prigione era quanto mai allusivo.

Lo stridore della pesante porta che si apriva fece gemere il mal di testa di Jack, che lo costrinse a serrare gli occhi in attesa che quella tortura finisse.

-Bene bene... Il famoso Capitano Harkness... e la signorina Cooper... mi dispiace di avervi causato tanti guai. In realtà ero interessata solo al Signore del Tempo, ma il Signor Saxon ha promesso di seguirci senza causare problemi se non vi avessimo ucciso, perciò per ora resterete vivi...-

La giovane donna davanti a lui indossava un tailleur blu scuro, e aveva i capelli biondi raccolti sulla testa. Nel complesso sembrava una giovane donna di bell'aspetto con una bella carriera, e Jack era quasi sicuro di aver fatto centro...una giovane donna di bell'aspetto e con una bella carriera nella U.N.I.T....

... e un bel pancione da otto mesi.

-Ma davvero?-Jack guardò incredulo e derisorio il Maestro.- Ma che gentile...-

-Non mi andava di stare solo... mi annoio facilmente...- spiegò il Signore del Tempo con un sorriso allusivo.

-Voglio parlare con Martha Jones...- Jack era sicuro che Martha non centrasse niente con quella faccenda, e magari poteva tirarli fuori da li...a quanto aveva capito aveva scalato la gerarchia dell'organizzazione in maniera piuttosto brillante.

-Mi dispiace ma la signorina Jones non è più uno dei nostri membri... lei e il suo compagno Mickey Smith hanno ricevuto il loro congedo 20.2 ore fa... hanno fatto ricorso, ritenendolo immotivato, ma siamo stati obbligati ad insistere....-

-Immagino che non l'abbiano presa bene...-ghignò il Capitano.

-No, affatto...-il disappunto della loro giovane ospite era evidente...sicuramente Martha e Mickey erano fuggiti all'arresto...Jack non poteva fare altro che augurare loro ogni bene.

-Cosa volete?- Il Maestro non era mai stato un tipo paziente... anche a scuola lo mettevano sempre in punizione perché non stava fermo e zitto... e mettevano in punizione anche il Dottore visto che lo trascinava sempre con se... e anche adesso dava segni di irrequietezza... non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma avrebbe pagato oro pur di avere al suo fianco il Dottore piuttosto che l'immortale ninfomane che si stava rivelando del tutto inetto... si chiese in base a quale criterio il Dottore lo avesse scelto per tenerlo al sicuro... vero era che il Dottore aveva strani gusti, ma la sua inefficacia come guardia del corpo era lampante.

-Vogliamo lei... signor Saxon...lei e il Tardis.-

Silenzio.

La stupidità di quell'affermazione costrinse Jack a scoppiare a ridere, attività in cui non si trovò da solo.

Miss Janet si limitò a sorridere e ad accarezzarsi la pancia.

Quando la sua risata e quella del Maestro si spensero Jack sorrise.

-Mi dispiace ma avete preso il Signore del Tempo sbagliato... noi non abbiamo un Tardis, quindi perché  non ci liberate e non andate a cercare il Dottore? O forse avete paura di lui, per questo avete ripiegato su di lui....- accennò con la testa al biondo al suo fianco.

Il Maestro si accigliò.

-Hei...anche io faccio paura... E a questo proposito vi avverto... non rimarrò seduto qui ancora per molto, quindi liberatemi o ve ne pentirete...- la minaccia sarebbe sembrata vuota detta da un uomo qualsiasi, ma quello era un Signore del Tempo e per di più era QUEL Signore del Tempo...quello che aveva quasi distrutto la razza umana per la sua vendetta contro il Dottore.

Ma loro non potevano saperlo, visto che quell'anno... per quanto vivido nei ricordi di Jack...non era mai esistito.

La donna si avvicinò e si piegò leggermente per avere il viso al livello di quello del Maestro.

-Mi rincresce, ma se è vero che voi non avete il Tardis è anche vero che conoscete il Dottore...e ho come l'impressione che non appena saprà che lei è mio prigioniero verrà a riprenderla...in fondo le ha già salvato la vita una volta, molto, molto, molto tempo fa... su un pianeta che ormai non esiste più.- gli sorrise maliziosa e si voltò per andarsene.

Jack capì che si trovavano nei guai solo in quel momento... nel momento in cui vide il Maestro impallidire visibilmente, in cui il Maestro rimase senza parole.

- Come fai a saperlo?- mormorò.

-Portateli in una stanza più comoda...tranne la ragazza... lei liberatela...mi raccomando signorina Cooper...avverta il Dottore il prima possibile...- la giovane donna rimase a guardare mentre Gwen veniva slegata.

-Ma se non so nemmeno dove sia, non so come chiamarlo...- Gwen guardò la siringa di sedativo in mano al soldato davanti a lei con evidente preoccupazione.

-Oh, sono sicura che qualcosa troverà, signorina Cooper... e non ci metta troppo: tendo ad annoiarmi facilmente, e questo ai suoi amici non conviene...- il suo sorriso non lasciava intendere niente di buono e Jack, non per la prima volta nella sua vita doveva ammetterlo, si sentì davvero in trappola.

 

Fine.

 

Nel prossimo episodio....

(Il Maestro alla rapitrice)

-Vorrei un cacciavite sonico, un ripetitore quantico e, se non è troppo, due forcine grazie...-tirò fuori un sorriso innocente.

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Capitolo 6
*** Episodio 6: Tasche bucate ***


Episodio 6: Tasche bucate

 

-Gwen! Gwen, stai bene tesoro?-

Avrebbe voluto rispondere che no...non stava affatto bene, ma  la sua lingua non voleva proprio collaborare.

Il vento salmastro della baia le scompigliava i capelli e il sole le bruciava la faccia, mandando scariche di dolore dritte al suo cervello confuso.

Serrò le palpebre cercando di riprendersi e tirando un profondo respiro si tirò a sedere, lottando contro la nausea... nemmeno durante la gravidanza le nausee mattutine erano state così terribili.

-Ris!- quando lo riconobbe si sentì ancora più confusa.- Dove siamo?-

-A Cardiff, amore... mi hai mandato un messaggio dicendo che dovevamo vederci qui davanti al vecchio Torchwood e ti ho trovata svenuta su questa panchina..si può sapere cosa succede? è colpa di Jack,vero? è sempre colpa di Jack... è stato lontano così a lungo lasciandoci in pace...perché è dovuto tornare mi chiedo io....-

Gwen si guardò intorno lasciando che Rhys si sfogasse e approfittandone per riprendere il controllo.

Coppiette felici passeggiavano mano nella mano, e un bambino piangeva perché la mamma non voleva fermarsi a comprargli il gelato.

-Dov'è la bambina?-chiese interrompendo il marito mentre si lanciava in un'altra serie di lamentele sul suo ormai ex-datore di lavoro ricomparso dal nulla per rovinare la loro vita e bla bla bla... Ris aveva tenuto quel monologo parecchie volte in passato e Gwen non fu sorpresa dalla sensazione di famigliarità che generava in lei quella situazione.

-è con tua madre...le ho chiesto di andarla a prendere all'asilo e di tenerla per un po'-  Ris sospirò e si sedette al suo fianco mentre lei si prendeva la testa tra le mani.

-Si può sapere cosa succede?- Era davvero preoccupato.

Gwen alzò lo sguardo su suo marito, incontrandone lo sguardo ansioso..davvero non riusciva a credere di averlo di nuovo cacciato nei guai...gli aveva promesso che dopo la nascita della bambina avrebbe smesso di mettersi in pericolo...era stato facile visto che ormai Torchwood non c'era più...che Jack non c'era più.

-Mi dispiace, Rhys...Jack è nei guai e ha bisogno del nostro aiuto.-

Rhys alzò lo sguardo al cielo gemendo disperato.

-Lo sapevo...e naturalmente tu non puoi tirarti indietro vero? Dare il compito a qualcun altro...-

Gwen scosse la testa.

-Non c'è nessun altro....- rispose affranta, gli occhi lucidi.

Rhys rimase in silenzio...Dio solo sapeva quanto odiava quel rubacuori da strapazzo, il Capitano che era sbucato fuori dal nulla mettendo la sua Gwen in pericolo tante di quelle volte che ormai Rhys aveva perso il conto...per un certo periodo aveva temuto che lei si fosse stancata di lui e che lo avrebbe lasciato, ma per fortuna non era accaduto e adesso era sua moglie e non poteva abbandonarla.

Sospirò con rassegnazione.

-Allora cosa possiamo fare per lui?-

Gwen gli sorrise, e quel sorriso valeva tutti i pericoli che avrebbero dovuto affrontare.

 

-E questa voi la chiamate una stanza comoda? Mi spiace ma non ci vedo nulla di comodo...- si lamentò il Maestro quando lo portarono nella sua stanza bianca.- Mancano solo le pareti imbottite...-

-Mi rincresce che non sia di suo  gradimento; faccia sapere di cosa ha bisogno e sarà mia premura procurarglielo...-il sorriso della giovane donna che li aveva rapiti sfolgorò di nuovo in tutta la sua bianchezza.

La sua cortesia sarebbe stata meno indigesta per il Maestro se non avesse avuto quei due gorilla accanto, sull'attenti.

-Vorrei un cacciavite sonico, un ripetitore quantico e, se non è troppo, due forcine grazie...-tirò fuori un sorriso innocente.

-Mi dispiace ma non posso rischiare che lei costruisca un ripetitore di microonde a lungo raggio riuscendo a mettersi in contatto diretto con il Dottore... lui deve avere solo le informazioni che noi intendiamo dargli tramite la signorina Cooper.- la donna si voltò e fece segno ai due militari in nero di chiudere la porta.

-Che non sono poi molte...- obiettò il Maestro con scherno.

-Lo sono...considerato che abbiamo impiantato un circuito di suggestione che ci permette di suggerire idee alla vostra amica senza che lei si accorga che non sono sue... in aggiunta ad un campo di ipnosi che ci permette di controllare la sua mente a distanza, ovviamente...qui facciamo le cose per bene-

Il sorriso di quella donna non avrebbe potuto essere più amorevole.

Mentre il sorriso del Maestro si era spento già da un po'.

La porta si chiuse davanti a lui con un rumore sordo di aria compressa, isolandolo totalmente dal mondo esterno.

Naturalmente il Maestro fece l'unica cosa che avrebbe potuto fare... diede fuori di matto.

Il suo urlo di frustrazione attirò l'attenzione della loro giovane ospite, che lanciò un'occhiata allo schermo giusto in tempo per vedere il Signore del Tempo che strappava le coperte dal letto con furia.

La donna sogghignò.

Lo aveva in pugno...e ora toccava al Capitano.

 

 

-Bello...molto...minimale...-commentò Jack quando le guardie lo scaraventarono nella sua stanza bianca.

Si chiese che fine avesse fatto il Maestro, ma era ragionevolmente certo che non gli avrebbero fatto del male visto che volevano usarlo come merce di scambio per ottenere il Tardis...che poi cosa se ne sarebbero fatti restava un mistero: solo i Signori del Tempo sapevano come pilotarli, e dato che al momento rimanevano solo il Maestro e il Dottore difficilmente...però Jack ricordava come quella donna avesse sorpreso il Maestro rivelandosi depositaria di informazioni che evidentemente non poteva avere.

-Dov'è Saxon?-chiese alle guardie.

Quelle lo ignorarono e chiusero la porta, che si sigillò con un sibilo.

Jack la raggiunse per tastarne la robustezza...no, nessuna via di fuga da quella parte.

Intanto la sua irritazione saliva.

Passeggiò avanti e indietro per calmarsi e contò dieci passaggi davanti alla porta della cella prima che questa si aprisse nuovamente rivelando la loro adorabile padrona di casa.

Un ghigno si aprì sulla faccia del Capitano.

-Miss...ma che bella sorpresa! è venuta ad intrattenersi con me?- la provocò mostrandosi più sicuro di quello che era in realtà.

-Ho appena lasciato il Maestro nella sua stanza..non era molto contento della sistemazione, ma confido che a lei invece non dispiaccia.-

Adorabile e composta, educata e sensibile... Jack si chiese che razza di persona fosse una che rapiva due persone per i suoi scopi e poi li trattava come se fossero suoi ospiti.

-Oh, si adorabile davvero...- fece qualche passo verso di lei, giusto per innervosire le due guardie armate.- Vorrei proprio capire qual è il suo gioco...-

-Ne più ne meno quello che ho detto... se il Dottore si consegnerà a noi completo di Tardis voi sarete liberi di andare.... tutto qui.- la sua aria innocente fece venire la nausea a Jack.

-E lei crede che noi abbandoneremmo il Dottore al suo destino senza combattere?-

Il sorriso della donna si allargò.

-Se combatterete, morirete...-

Il Capitano sostenne il suo sguardo con aria di sfida.

-Ora mi perdoni ma devo andare...ho molte faccende di cui occuparmi.-

-Capirai...i rapimenti e le estorsioni sono faccende complicate...se poi ci aggiungi una gravidanza....- ironizzò il Capitano accennando al suo ventre.

-Non immagina nemmeno quanto... ci rivedremo presto Capitano, buona permanenza.-

Il sibilo della porta che si chiudeva sembrò quasi un suono di derisione per Jack.

 

 

 

Il Maestro se ne stava rannicchiato sotto la coperta bianca, seduto sul pavimento freddo.

Era una fortuna che la loro ospite fosse così cortese da fornire loro abiti puliti, ma non obbligarli a metterli...altrimenti avrebbe notato il cacciavite sonico nascosto nella sua giacca... e dire che c'era chi si lamentava di avere le tasche bucate... per lui erano state una manna dal cielo.

Tirò fuori il cacciavite e lo aprì....

...e il sorriso che il bagliore azzurrino illuminò non aveva niente di buono

 

Fine

 

Nel prossimo episodio...

-Dobbiamo trovare il modo per contattare il Dottore...-

-Non conosci nessuno che abbia il suo numero di telefono?- chiese.

Gwen abbassò la tazza di caffè e lo guardò.

-Ris, sei un genio!- balzò in piedi e lo baciò prima di l anciarsi fuori dal bar.

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Capitolo 7
*** Episodio 7: Ogni problema ha la sua soluzione. ***


Episodio 7: Ogni problema ha la sua soluzione.

 

-Dobbiamo trovare il modo per contattare il Dottore...-

Il bar in cui avevano trovato rifugio si trovava nelle vicinanze della baia, e serviva il caffè migliore che Gwen avesse mai bevuto... dopo quello di Janto ovviamente.

Rhys si guardò intorno nervosamente e non rispose...quello non era il suo campo, non sapeva come trattare con alieni e consimili, e non si trovava affatto a suo agio in quel clima teso.

-Non conosci nessuno che abbia il suo numero di telefono?- chiese tentando di alleggerire la tensione.

Gwen abbassò la tazza di caffè e lo guardò.

- Rhys, sei un genio!- balzò in piedi e lo baciò prima di lanciarsi fuori dal bar.

-Gwen, aspettami!-

 

 

L'Hub era deserto.

Gwen ci aveva sperato, ma non ne era stata certa finché non erano entrati.

- Nei nostri computer c'è ancora la rete di sub-frequenza con cui Harriet Jones ha chiamato il dottore quando la terra è stata rubata, ricordi?- Gwen si lanciò alla postazione di Toshiko.

Era sicura che la rete fosse ancora li...Tosh non era tipa da cancellare qualcosa del genere.

Ci mise più tempo del previsto per trovare il programma, mentre Ris ordinava due pizze e ne mangiava una senza che lei riuscisse a venirne a capo.

Ci mise quattro ore, ma non si arrese finché non la trovò.

-Eccola! La rete di sub-frequenza... però bisogna trovare il modo per amplificare il segnale altrimenti non lo raggiungerà mai... per quel che ne so potrebbe essere ovunque nell'universo e nel tempo... o almeno così diceva Jack...- si sedette accanto a suo marito sul divano logoro e guardò disgustata la pizza al formaggio ormai fredda.

-Dovresti mangiare qualcosa Gwen...- la riprese Rhys.

Lei fece una smorfia.

-Non ho fame...- sospirò- non c'è la faccio, Rhys...non posso aiutarlo, non ne ho le capacità.-

Lui la abbracciò stringendosela al petto.

-Tu sei una poliziotta eccezionale, e una moglie fantastica... e non c'è al mondo una madre come te... non sei incapace, non lo sei mai stata, e non ti sei mai arresa...-

Gwen si raddrizzò.

Gli sorrise.

-Hai ragione, Rhys... riusciremo a trovare una soluzione...insieme.-

 

 

Era ormai notte fonda, nel centro di ricerca della UNIT.

Le guardie pattugliavano i  corridoi con diligenza, comunicando via radio con il centro di controllo situato nel cuore del complesso e attraverso cui tutti i sistemi di sicurezza venivano monitorati.

Alcuni dei ricercatori più agguerriti, invece, continuavano nei loro laboratori a giocare a fare Dio cercando di scoprire i misteri della vita.

Tra quelli ancora sveglia c'era anche lui.

Il Maestro non dormiva.

Qualcuno potrebbe pensare che il suo piano di evasione avesse subito un penoso stallo visto che si trovava ancora li dentro, ma in realtà stava vagliando le possibilità che gli erano concesse.

Poteva rimanere li e spettare che il tempo facesse il suo corso, anche se non era mai stato bravo in questo...poteva aspettare che il Dottore venisse a salvarlo... subito sentì una fitta di dolore al suo orgoglio... lui non era di certo una delle amichette bisognose di aiuto che il Dottore soleva portarsi dietro...lui era un Signore del Tempo, lui era il Maestro,  non aveva bisogno di nessuno...

Cambiò posizione sotto la sua coperta bianca.

Oppure poteva mettere a ferro e fuoco quel posto e scappare da li in grande stile... opzione che gli era senza dubbio più congeniale...per farlo avrebbe dovuto abbandonare Jack, e anche questo gli era abbastanza congeniale...o forse no... non riusciva a decidersi, era quello il problema: ogni volta che elaborava un piano gli pareva sempre di aver tralasciato qualcosa, e quel qualcosa alla fine si rivelava essere il Capitano.

Trattenne un verso disgustato... da quanto era diventato così altruista?!

 

 

Il vento soffiava sulla baia, ma ne Gwen ne tantomeno Rhys se ne accorsero dato che si trovavano nel sottosuolo.

Avevano lasciato le luci di emergenza dell'Hub accese e si erano rintanati nella camera sotterranea dove Jack dormiva quando ancora Torchwood esisteva.

Rhys aveva fatto un sacco di battute concernenti quel letto, ed era riuscito a migliorare l'umore di Gwen che si era infine addormentata cedendo alle carezze del marito.

Anche Rhys si era addormentato perciò non si accorse del fatto che la donna al suo fianco si era voltata dall'altra parte, mormorando qualcosa e aggrottando le sopracciglia.

Tutto era silenzio intorno a loro, e continuarono a dormire.

 

 

 

Lo scettro che si trovava appoggiato sul tavolo davanti a lei emise un bagliore soddisfatto mentre si insinuava nella mente di Gwen Cooper, suggerendole di collegare la rete di sub-frequenza alla fessura situata sopra Cardiff... in questo modo il loro messaggio sarebbe stato trasmesso in tutto l'universo, e anche in parecchi di quelli paralleli, mettendo in allarme il Dottore.

Si stirò soddisfatta passando una mano sullo scettro e annuendo tra se... si, sarebbero stati soddisfatti del suo lavoro.

 

 

 

-Ho trovato, Rhys... non so come ho fatto a non pensarci subito... è proprio vero che la notte porta consiglio!- Gwen armeggiò con i cavi che fuoriuscivano dalla grande colonna al centro dell'Hub.

-Hai trovato cosa?-chiese il marito sorseggiando il caffè che si era preparato usando la grande macchinetta che si trovava in un angolo.

-La soluzione al nostro problema... collegherò i computer alla fessura e spedirò il messaggio attraverso la rete di sub frequenza in tutto l'universo!-

Rhys era contendo di vederla sorridere di nuovo, ma non riusciva a condividere il suo entusiasmo.

-Vedrai, il Dottore arriverà e risolverà tutto...- gli disse Gwen senza fermarsi.

Rhys si limitò a bere un sorso di caffè senza commentare... infatti dal suo punto di vista l'arrivo di un altro personaggio strambo nella loro vita non avrebbe portato altro che guai, ma se questo gli avrebbe permesso di sistemare la faccenda e tornare alla sua vita deliziosamente priva di Jack Harkness allora tanto meglio.

 

Fine

Nel prossimo episodio....

Il Capitano gli sorrise complice.

-Saxon, ti ho già detto che sei diventato il mio compagno di giochi preferito?-

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Capitolo 8
*** Episodio 8: Storie parallele. ***


Episodio 8: Storie parallele.

 

Il giovane soldato della UNIT era fiera della sua nuova uniforme nera... aveva sempre sognato di indossare quelle uniformi, fin da quando le aveva viste all'opera durante quei tragici giorni in cui il cielo di Londra era stato invaso da gas velenosi. La UNIT li aveva salvati tutti e lei voleva entrare a far parte di quel gruppo così valoroso e ben addestrato che combatteva per la difesa della razza umana.

I primi incarichi erano stati semplici e noiosi, ma non si era lamentata... sapeva che era necessario cominciare dal basso e che presto sarebbe riuscita a salire più in alto: aveva fiducia in se stessa.

Un anno dopo si trovava quasi al punto di partenza.

Aveva capito che quella non era l'organizzazione pulita e ben amministrata che aveva creduto all'inizio, e mentre persone meno dotate di lei facevano carriera lei rimaneva un soldato semplice per il semplice fatto che non conosceva nessuna personalità influente e che non era quel genere di persona che si vendeva facilmente.

La frustrazione avvelenava il suo animo e lei si sentiva tradita.

Tutto era cambiato quando la terra era stata rubata.

Si trovava nel centro di controllo quando il terremoto aveva scosso la base, e in meno di un'ora tutte le unità si erano trovate mobilitate nella difesa dei civili inermi... peccato che il nemico si fosse rivelato impossibile da sconfiggere.

Così si erano nascosti, per salvarsi la vita.

Correva nel bosco insieme ai suoi commilitoni e ai civili che erano riusciti a raccogliere prima che i Dalek scendessero sulla terra per il rastrellamento....si voltò un momento indietro ed inciampò nel buio della boscaglia, scivolando lungo un crinale scosceso.

La caduta fu lunga perché non le riuscì di aggrapparsi a nulla per frenarla, finché non colpì il fondo.

Si tirò a sedere ansimando a strinse la mano destra, sorpresa di sentirla occupata.

Abbassò gli occhi sul lungo bastone che stringeva tra le dita e si mise in ascolto della voce.

 

 

-Miss Janet, il Capitano Harkness ha tentato di violare la sorveglianza durante la consegna del pasto... lo abbiamo immobilizzato.. dice che vuole vedere  il Maestro..-

Il gracchiare della radio la riportò al presente...era ormai mattina e il sole filtrava dalle finestre dell'ufficio facendo risplendere il bastone.

Sciolse la presa sullo scettro che teneva stretto al petto e premette un tasto.

-Molto bene, Colonnello Stewart... vi raggiungo subito.-

Si alzò prendendo lo scettro e lo richiuse nella cassaforte prima di uscire dal suo studio.

Raggiunse la cella sempre scortata dalle sue onnipresenti guardie del corpo ed entrò dalla porta che un soldato le teneva aperta.

-Capitano, lei mi stupisce... credevo che le piacesse stare qui...-

-Dove è il Maestro?...voglio vederlo- rispose soltanto lui, evidentemente spazientito.

Janet si accorse che così non andava... tenendoli separati non solo il Capitano le avrebbe creato dei problemi, in più non aveva possibilità di sapere nulla su di lui... le informazioni che aveva sul Maestro e sul Dottore erano pressoché totali, ma non sapeva quasi nulla sul Capitano.

-Il Maestro sta bene... posso portarla da lui se vuole, ma non tenterà più di scappare... non vorrei doverla uccidere, sarebbe un tale spreco.- sorrise maliziosa facendo cenno alle guardie armate di tirarlo su e li precedette in corridoio.

-Non credo che lei abbia ben chiara la portata di quello che sta facendo, io conosco il Dottore e non è uno con cui si possa scherzare... verrà qui e vi spazzerà via tutti se non vi arrenderete, credetemi gliel'ho già visto fare...- Jack non credeva che avrebbe funzionato, ma almeno doveva provarci...il Dottore lo avrebbe fatto, li avrebbe prima avvertiti.

La giovane donna non si voltò nemmeno.

-So tutto quel che c'è da sapere sul Dottore, non si preoccupi... -

Il Capitano fece un verso rassegnato.

-Inutile parlare con lei... non può capire...-

Si fermarono davanti ad una porta di acciaio identica a quella della sua cella.

-Lei ha molta fede nel Dottore... chi le dice che verrà a salvarla? Non escludo che verrà a riprendersi il Maestro, ma per quanto riguarda lei non ne sono molto sicura....- la sua espressione limpida e vagamente curiosa lo irritò.

-Mi fido di lui...perché so come è fatto....-rispose mentre i soldati aprivano le porte e lo gettavano dentro.

Si contorse sul pavimento fino a voltarsi verso la porta.

-Lei crede di conoscerlo....ma in realtà non sa nulla di lui.- rispose Janet lanciando dentro la cella la chiave delle manette, che atterrò in grembo a Jack.

La porta si chiuse con un tonfo.

Il Capitano sentì dietro di lui qualcuno che batteva le mani.

-Davvero molto teatrale, non c'è che dire...quella donna sa come intrattenere il suo pubblico.-

Il Maestro si alzò dal letto e si accucciò davanti a lui.

-Ti mancavo così tanto?- lo prese in giro, parodiando un'espressione preoccupata.

-Sta zitto e toglimi queste manette...- ringhiò Jack.

Il Maestro prese in mano le chiavi con studiata lentezza e le lasciò tintinnare sospese tra di loro, un sorriso sadico sul volto.

- Saxon...- cominciò il Capitano, ma Il Maestro si limitò a sorridere.

-Scusa, non volevo spaventarti... solo prenderti un po' in giro...- ammise girandogli intorno per levargli le manette.

Il Capitano si alzò massaggiandosi i polsi.

-Però!... o qui le stanze sono tutte uguali o le hanno costruite apposta per noi... quale onore...- commentò poi guardandosi intorno.

- Perché ti hanno portato qui?-

Jack si accorse del tono infastidito dell'altro.

-Cos'è ti do fastidio? che vuoi che ne sappia...- ribatté acido.

In realtà lo avevano portato li perché lo aveva chiesto lui, ma dato che l'ego del Maestro era già smisurato pensò non fosse il caso di dirglielo...avrebbe potuto raggiungere nuove vette di autocompiacimento ed era sicuro che non lo avrebbe sopportato.

-Vuole qualcosa da noi...- rispose il Maestro tornando a sedersi sul letto a gambe incrociate e guardandolo torvo.

-Magari si annoia...- rispose il Capitano sedendosi al suo fianco.

Il Maestro fece una smorfia.

-In questo caso diamole qualcosa con cui divertirsi....- disse mostrandogli il cacciavite sonico con un ghigno.

Il Capitano gli sorrise complice.

-Saxon, ti ho già detto che sei diventato il mio compagno di giochi preferito?-

Si alzarono dirigendosi alla porta.

-Il mio nome... è Maestro!- gridò l'altro puntando il cacciavite contro la porta e facendola esplodere verso l'esterno.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio.....

-Oh, Oooh ora ricordo! Gwen Cooper giusto? Si si certo! Beh, mi sono rigenerato...-disse fregandosi le mani.- Stessa persona, ma persona diversa...o diversa persona, ma stessa persona...- ci pensò un momento poi accantonò il pensiero con un gesto della mano- Dimmi per quale motivo mi hai chiamato?! Non è da tutti riuscire a chiamarmi...- chiese curioso alzando le sopracciglia con un sorrisetto stampato in faccia.

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Capitolo 9
*** Episodio 9: S.O.S ***


Episodio 9:  S.O.S

 

-Ecco fatto! Dovrebbe funzionare....- Gwen si spostò una ciocca di capelli dalla fronte sudata e si sedette accanto a Rhys sull'ultimo gradino.

-E adesso che si fa?- chiese lui guardando poco convinto l'ammasso di cavi che la sua dolce metà aveva creato in una notte.

Lei si alzò.

-Adesso inviamo un messaggio... non deve essere troppo lungo o rischiamo che non arrivi tutto a destinazione e che perda significato... deve essere qualcosa di conciso e significativo...-

-Che ne dici di aaaaaah aiutoooo!!!- fece Rhys agitando le mani.

Gwen sorrise.

-Pensavo a qualcosa di più sottile... tipo: la Terra è in pericolo... che ne dici? Breve e conciso..- digitò quelle poche parole sulla tastiera.

-Forse troppo...chi ci dice che gliene importi qualcosa?- Rhys la guardò in attesa di una risposta.

Lei si fermò un momento.

-Jack mi ha detto che ci ha salvato molte volte senza chiedere mai nulla in cambio... perché dovrebbe tirarsi indietro proprio ora?- riprese a digitare ordini sulla tastiera.

Rhys si strinse nelle spalle.

-Non saprei, non so come ragionano questi alieni....- borbottò ancora poco convinto.

-Vedrai che verrà... deve venire...è la nostra unica speranza...- detto questo premette il tasto invio, inviando in tutto l'universo il suo messaggio: Vieni Dottore, la Terra è in pericolo.

Fuori il vento si era alzato... sibilava tra i rami degli alberi facendo stormire le foglie... stava per scatenarsi una tempesta... e la sua venuta era imminente.

 

 

 

Il Dottore si scaraventò contro lo schermo del Tardis e ci batté contro la mano aperta.

-Ma si può sapere che diavolo succede?- premette un pulsante blu e tirò una leva che pareva uno schiacciapatate guadagnandosi un'altro scossone da parte del Tardis.

-Ma perchè non vuoi andare su Artaxa? è un bel pianeta, potremmo prendere il sole sulla spiaggia dorata di Yaxo!- si lamentò aggrappandosi alla pulsantiera.

Si tirò in piedi a fatica e vide una scia luminosa attraversare lo schermo.

-Un momento... io l'ho già vista, dov'è che l'ho già vista?- ci pensò un po' e ridacchiò- no, non li, d'accordo... ma l'ho già vista... dunque concentriamoci....- si premette le dita sulle tempie.

L'ennesimo scossone lo mandò a gambe all'aria, buttandolo davanti al telefono che in quel momento prese a squillare.

Il Dottore rispose come niente fosse, puntellandosi sui gomiti per tenersi in equilibrio sulle ginocchia.

-Pronto?-

Sentì un biiip che gli lacerò l'orecchio.

Scattò in piedi lasciando la cornetta del telefono a penzoloni e si lanciò dall'altra parte della consolle dei comandi, girando una manovella e tirando delle leve.

In quel momento una scritta in gallifreyano apparve sullo schermo davanti a lui, che sgranò gli occhi nel leggerla.

-Ma non potevi dirlo subito?!- balzò in piedi e si lanciò dall'altra parte della pulsantiera dei comandi.- Geronimooooo!!!- spinse una leva in avanti e il Tardis partì alla massima velocità.

 

 

 

Il Tardis si materializzò con il consueto ansimare davanti all'entrata segreta di Torchwood.

Il Dottore spalancò la porta e si affacciò, guardando a destra e a sinistra... nessuno.

Uscì dal Tardis, fece il giro della cabina e si affacciò all'interno.

Si guardò intorno con aria spaesata.

-Ma che...-

-Hei... -

Il Dottore si voltò sorpreso, vedendo una coppia che correva verso di lui.

-Salve...- sorrise aggiustandosi il farfallino e passandosi una mano tra i capelli.

-Chi sei? Non sei il Dottore, ma hai la sua cabina... Jack me ne ha parlato.- Gwen rimase a distanza di sicurezza dallo sconosciuto dall'aria strana davanti a lei.

-Non è lui?- chiese l'uomo che la aveva raggiunta, ansimante.

Lei scosse la testa.

-Ci conosciamo?..- chiese il Dottore scrutandola da vicino.

-Ho intravisto il Dottore quando la terra venne rubata, e non gli assomigli per niente..- ammise Gwen facendo un passo indietro per sottrarsi alla sua ispezione.

-Oh, Oooh ora ricordo! Gwen Cooper giusto? Si si certo! Beh, mi sono rigenerato...-disse fregandosi le mani.- Stessa persona, ma persona diversa...o diversa persona, ma stessa persona...- ci pensò un momento poi accantonò il pensiero con un gesto della mano- Dimmi per quale motivo mi hai chiamato?! Non è da tutti riuscire a chiamarmi ...- chiese curioso alzando le sopracciglia con un sorrisetto stampato in faccia.

-è per Jack... è stato rapito e la donna che lo ha in ostaggio ha detto che se ti consegnavi allora lui era libero, lui e l'altro Signore del Tempo... il Maestro...tutto bene Dottore?-

Man mano che spiegava la situazione il sorriso del Dottore si spegneva e la sua espressione si faceva più cupa.

-Vuoi dire che li tengono prigionieri e solo se mi consegno a loro li libereranno?- disse con un sibilo.

Gwen annuì.

-Si, è così...-

Il Dottore sferrò un pugno alla cabina blu.

-Dannazione, non posso prendermi una vacanza che succede qualcosa... pensavo di potermi fidare di Jack...- imprecò e i lanciò dentro il Tardis.

I due coniugi aspettarono fuori finché non lo videro affacciarsi alle porte della cabina.

-Beh, cosa aspettate? Venite...- lanciò loro un'occhiata e si rituffò nella cabina.

I due si guardarono.

-Ma ci stiamo tutti la dentro?-chiese Rhys.

Gwen allungò una mano e spalancò la porta... e gli occhi.

- Rhys, non ci crederai ma... è più grande all'interno...- disse stupita entrando.

Rhys la seguì, sparendo all'interno della cabina blu.

La porta si chiuse alle spalle dell'uomo e il Tardis cominciò ad ansimare mentre si lanciava nell'infinito dello spazio e del tempo.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio.....

 

Il Dottore si voltò velocemente e vide il Maestro appoggiato alla porta del Tardis.

Il Maestro gli sorrise.

-Ciao... sembri un ragazzino...e poi cos'è quella cosa ridicola che hai al collo...- lo prese in giro indicandolo con la pistola che teneva ancora in mano.

-è cool...-si difese il Dottore aggiustando il cravattino.

ATTENZIONE: dato che non potrò aggiornare per tre settimane, migrerò verso gli splendidi lidi calabresi, questa settimana l'aggiornamento sarà doppio quindi aggiornerò verso la fine della settimana... tipo venerdì. Grazie per l'attenzione! Saluti e baci!

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Capitolo 10
*** Episodio 10: Il ritorno dei tamburi. ***


Episodio 10: Il ritorno dei tamburi.

 

Si nascosero in un laboratorio vuoto mentre il rumore degli stivali battuti con forza sul pavimento si allontanava.

Avevano messo a dormire le guardie davanti alla loro cella facilmente, e si erano appropriati delle loro armi.

Ora però si rendevano conto di essere più somiglianti di quanto entrambi avrebbero ammesso: nessuno dei due si era chiesto cosa sarebbe successo dopo essere usciti dalla cella...due teste calde insomma.

-Ripeti un po' il piano, Saxon...- Jack si trovava accucciato accanto ad uno spettrografo di massa e si rivolgeva al Maestro ,che stava appiattito accanto ad una cappa.

-Scappiamo...- rispose semplicemente il Maestro affacciandosi cautamente al vetro della doppia porta del laboratorio.

-Gran bel piano!- esclamò ironico Jack raggiungendolo e accucciandosi dietro di lui.

Il Maestro fece una smorfia.

- perché tu hai un piano migliore? E non starmi così appiccicato...-

Il Capitano fece un passo indietro alzando gli occhi al cielo.

-Non mi sembra il momento più appropriato per attentare alla tua virtù, non sono uno stupido...-

Il Maestro lo guardò come a dire che se era convinto lui...

Jack si chiese cosa lo trattenesse dal prenderlo a calci sul posto... al diavolo la loro fuga e tutto il resto, lo avrebbe preso e lo avrebbe sculacciato per bene... evidentemente nessuno lo aveva mai fatto visto il suo modo di comportarsi... una manchevolezza a cui Jack avrebbe volentieri posto rimedio.

-Andiamo...- il Maestro mise fine alle sue elucubrazioni, che comprendevano lo strumento migliore da utilizzare per il suo recente proposito, aprendo la porta del laboratorio e uscendo velocemente.

Il Capitano lo seguì da vicino.

-Ti faccio presente che non sai dove stai andando...- gli sussurrò Jack.

-Lo senti questo odore?- il Maestro si fermò e annusò l'aria.

Jack aggrottò la fronte.

-Non sento un bel niente, solo odore di chiuso... questo posto è un labirinto.-

-è l'odore del mare, stupido... a quanto pare l'immortalità ti ha penalizzato l'odorato...- lo prese in giro il Maestro ricominciando a muoversi.

-Guarda che qui quello che si comporta come un cane sei tu!- sibilò irritato in risposta il Capitano.

Proseguirono lungo il corridoio e svoltarono a destra, con le dovute cautele, trovandosi davanti una porta di colore grigio.

Il Maestro appoggiò la mano alla porta e chiuse gli occhi.

-Da sull'esterno...-sentenziò tirando fuori il cacciavite e puntandolo contro la porta.

-FERMI!.-

Tre guardie comparvero nel breve tratto di corridoio, spianando le armi contro di loro.

Jack alzò le mani.

-Saxon, dovresti sbrigarti...- disse al suo compagno prima di sorridere ai soldati.

- Andiamo, ragazzi... non dovete per forza obbedirle, noi non abbiamo fatto nulla...-

I soldati presero posizione senza dare impressione di ascoltare le sue parole.

Uno di loro azionò la radio per comunicare la loro posizione.

In quel momento il Maestro spalancò la porta e si voltò con la pistola in mano, sparando a due dei soldati prima che il terzo riuscisse a rispondere al fuoco colpendo Jack in pieno petto.

Il Maestro colpì il terzo soldato e, scavalcato il cadavere di Jack, corse fuori.

All'esterno c'era un gran movimento.

I soldati correvano a destra e a manca, gli ufficiali gridavano ordini, e nessuno fece caso alla porta secondaria che era rimasta aperta al suo passaggio.

Si nascose dietro ad un camion coperto da un telo parcheggiato contro il muro e attese il momento buono per saltarci dentro e scappare.

-Maestro, non dimentica qualcosa?-

La voce di quella donna impossibile lo raggiunse nonostante la cacofonia che li attorniava... non c'era dubbio che i suoi polmoni funzionassero bene.

Il Maestro digrignò i denti ed uscì dal suo nascondiglio, parandosi davanti al piccolo plotone che si era schierato davanti al camion.

Jack stava inginocchiato davanti a loro, i polsi legati insieme davanti al petto, la testa bassa.

-Dannazione Capitano! potevi almeno avere la decenza di non farti beccare così presto...-sbraitò il Maestro gesticolando con la pistola.

-Sei tu che mi hai mollato morto sul pavimento!- lo accusò Jack tentando di mettersi in piedi, ma venendo prontamente spinto a terra da uno dei soldati li accanto- E fai piano...- sbottò contro di lui rimanendo però in ginocchio.

-Non hai scampo Maestro... getta la pistola.- la voce di Miss Janet era per la prima volta colorata di irritazione.

-Non ci penso proprio...-il Maestro si puntò la pistola alla tempia con un sorriso folle.

Miss Janet sussultò.

-Non lo farà...-disse.

-Oh, io non ci giurerei...quello lì è matto da legare...- rise Jack.

-Lo farò! E allora non potrai più usarmi per i tuoi scopi!-

In quel momento il rumore ansimante del Tardis riempì l'aria, facendo sgranare gli occhi al Maestro.

-Dottore...- sussurrò abbassando la pistola.

La cabina blu si materializzò davanti al Maestro, che rimase a fissarne il retro incredulo.

La porta si spalancò, lasciando uscire il Dottore subito seguito da Gwen e Ris.

-Bene Bene...- il Dottore si fregò le mani- A quanto pare non posso lasciarvi soli un momento che vi mettete nei guai Jack ti avevo chiesto ti tenerlo al sicuro non di coinvolgerlo in un complotto!- sparò tutto d'un fiato indicando il Capitano con il gesto di una mano.

-Sono quasi sicuro che sia successo il contrario...- asserì Jack mentre il Dottore si guardava intorno con aria soddisfatta.

-Dov'è il Maestro?-chiese quando si accorse che mancava qualcuno all'appello.

-Sono qui...-

Il Dottore si voltò velocemente e vide il Maestro appoggiato alla porta del Tardis.

Il Maestro gli sorrise.

-Ciao...- fece sornione-.. sembri un ragazzino...e poi cos'è quella cosa ridicola che hai al collo...- lo prese in giro indicandolo con la pistola che teneva ancora in mano.

-è cool...-si difese il Dottore aggiustando il cravattino.

-è venuto... il Dottore... proprio come loro avevano detto...- Miss Janet fece qualche passo avanti, fino a portarsi davanti al Dottore.

-Chi lo aveva detto?- volle sapere lui scrutandola in volto.- Lei chi è?-

Miss Janet fece un gesto ad uno dei soldati che avanzò verso di lei porgendole un oggetto che fino a quel momento nessuno aveva notato, ma che costrinse il Dottore a fare qualche passo indietro.

-Non è possibile...- disse scuotendo la testa.

-Che diavolo è quello?-volle sapere Gwen in tono ansioso, tenendo la pistola alta davanti a se.

-è lo scettro del Presidente! Come puoi averlo.. dovrebbe essere insieme a lui, bloccato nella Guerra del Tempo...- il Maestro guardò l'oggetto con disgusto, avanzando fino a trovarsi accanto al Dottore che tese un braccio per impedirgli di avvicinarsi oltre.

In quel momento il bastone prese a brillare, accecando i presenti per un momento.

I soldati rimasero incantati a fissare il fenomeno, permettendo a Jack di alzarsi in piedi e di lanciarsi verso il Tardis.

-Andiamo via!-gridò, mentre Gwen si faceva avanti per aiutarlo a correre, seguita da Ris dopo un attimo di esitazione.

I due Signori del Tempo colsero il suggerimento e si lanciarono verso il Tardis.

Pareva che ce l'avessero fatta...mancava così poco.

Il Dottore era praticamente dentro, a seguito dei tre umani, quando sentì i tamburi.

Trattenne il respiro e si voltò.

Il Maestro era a pochi metri da lui, paralizzato.

Era come se il tempo si fosse fermato.

-I tamburi...- esalò in un rantolo.

-NO!-

Il Dottore lo raggiunse e lo afferrò per le spalle.

-Non ascoltare, mi hai sentito?! Non ascoltarlo...- gli gridò costringendolo a guardarlo in faccia.

-Ma...i tamburi...li senti Dottore?- chiese il Maestro, il volto una maschera d'angoscia.

-Li sento quei dannati tamburi, ma ora dobbiamo andare.-

Praticamente trascinò il Maestro verso il Tardis.

La luce dietro di loro si faceva più forte e calda, e il Dottore poteva percepire nell'aria l'odore di ferro e disperazione che aleggiava su Gallifrey  durante gli ultimi giorni della Guerra del Tempo.

Erano quasi arrivati alla porta quando quella si chiuse loro in faccia.

-Che cosa?!- il Dottore guardò incredulo il suo fido Tardis che cominciava a scomparire ansimando.

Il Maestro crollò tra le sue braccia, reggendosi la testa tra le mani e il Dottore non poté fare altro che accompagnarlo ad accucciarsi al suolo.

Proteggendolo con le braccia si  voltò verso l'uomo vestito di rosso che ormai era del tutto apparso davanti a loro, un sorriso trionfante sul volto.

- Rassilon...- il Dottore lo guardò con astio.

La consapevolezza che questa volta il Presidente non fosse davvero li, ma si trattasse solo di una proiezione non lo rassicurò affatto...era comunque un pessimo segno.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio.....

-Fantastico...-udì Rhys lamentarsi- Adesso siamo pure dei ladri...-

-Lo stiamo prendendo in prestito...- rettificò Jack mordendosi un labbro mentre tentava di accendere il fuoristrada... sorrise sentendo il rombo del motore.

-Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi...- sorrise tristemente chiudendo la portiera e partendo velocemente per immettersi nel traffico di Londra.

 

Ecco qui... vi ricordo che la fanfiction riprenderà il 25 di Agosto. Vi chiedo un po' di pazienza. Intanto vi ringrazio e v auguro buone vacanze! A presto!

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Capitolo 11
*** Episodio 11: Ritorno ai vecchi tempi. ***


Eccomi di ritorno... dopo il sole della Calabria il grigiore di Torino mi deprime.

Nonostante questo da oggi i capitoli verranno nuovamente postati ogni lunedì... saluti!

 

Episodio 11: Ritorno ai vecchi tempi.

 

 

-Gwen, che hai fatto!- Jack si lanciò contro le porte serrate del Tardis cercando inutilmente di aprirle.

Quando si accorse che era inutile si lanciò sulla donna, che stava manovrando il Tardis con lo sguardo fisso nel vuoto.

-Gwen, rispondi!- Rhys la scosse preoccupato, ma quella lo allontanò senza battere ciglio e riprese la procedura di atterraggio.

Toccarono terra senza quasi accorgersene vista la mancanza del consueto ansimare che precedeva l'arrivo della cabina blu.

Gwen sbatté le palpebre.

-Cosa è successo?-chiese confusa appoggiandosi al marito che la sostenne prontamente.

-Hai pilotato il Tardis, come è possibile...- Jack imprecò contro le manette che gli tenevano insieme i polsi e si affacciò alla porta che nel frattempo si era spalancata.

-Io...non lo so...sono così confusa...- rispose la donna guardandosi intorno.

-Venite, siamo a Cardiff...- Jack fece loro cenno di uscire.

Erano davanti alla cascata che faceva da entrata a Torchwood, e il cinguettare degli uccelli li accolse, irritando ancora di più il Capitano.

-Come è successo, Gwen...?!- rivolse alla donna uno sguardo severo.

-Non prendertela con lei... sei stato tu a piombare nella nostra vita per trascinarci in questa faccenda...- Ris spinse indietro il Capitano con una mano, allontanandolo dalla moglie.

Prima che Jack potesse rispondere Gwen si mise in mezzo a loro.

-Non litigate... non lo so Jack... ricordo solo che sono entrata li dentro e poi il buio...non sapevo nemmeno come si chiamasse questa cosa, come pensi che saprei pilotarla?-

Jack la guardò corrucciato.

Scosse la testa.

-Ti hanno fatto qualcosa... ti hanno influenzata in qualche modo, forse fin da quando ci siamo incontrati alla stazione..- rifletté un  momento- Dobbiamo trovare aiuto... dobbiamo cercare Martha.-

Si voltò nascondendo senza parere le mani sotto la sua lunga giacca.

-E... Questo affare?- chiese Rhys indicando la cabina blu.

-Può difendersi da solo...nessuno ci farà caso...- lo informò Jack senza voltarsi.

-Nessuno farà caso ad una cabina della polizia in mezzo alla strada?- ironizzò seguendoli comunque- Mi sembra un po' strano.-

-Dovresti esserci abituato ormai..- rispose Jack.

 

 

 

Jack si infilò nella prima cabina del telefono che incontrarono e ci rimase per un'ora.

Gwen e Rhys tenevano d'occhio la strada dalla panchina di fronte al Nero Caffè dove si erano seduti.

Rhys aveva comprato due caffè lunghi e una ciambella, che avevano finito pochi minuti prima.

-Credi che riuscirà a trovare quella sua amica?- chiese Rhys per spezzare il silenzio.

Gwen scosse la testa.

-Non lo so e non lo voglio sapere...se sono riusciti ad entrare nel mio cervello una volta potrebbero farlo di nuovo, e io non voglio fornirgli informazioni che potrebbero mettervi in pericolo.- guardò Jack che gli dava le spalle parlando al telefono.

Erano passati da un amico di Jack che aveva una ferramenta. L'uomo era stato molto sorpreso di vederlo, soprattutto perché non era invecchiato affatto da quando si erano conosciuti, negli anni settanta, ma li aveva comunque aiutati liberandolo dalle scomode manette.

In quel momento Jack uscì dalla cabina, guardandosi intorno nervosamente e facendo loro cenno di alzarsi.

-L'hai trovata?- chiese Rhys mentre lo seguivano in una via meno trafficata.

Jack non gli rispose, ma appena giunsero in un vicoletto deserto si voltò, dando un colpo in testa a Gwen con il calcio della pistola che lei gli aveva dato mentre uscivano dal parco.

-Che diamine fai!- urlò Rhys chinandosi sulla moglie svenuta.- Non ti permetto di...- Jack lo tirò in piedi e se lo avvicinò al volto tenendolo per il bavero della giacca.

-Senti un po', era necessario... se la portiamo con noi potrebbe avvertire il nemico, anche contro la sua volontà...- tirò un sospiro per calmarsi e fece un passo indietro, lasciandolo andare.- E non vorrai mollarla da sola, no?-

Rhys scosse la testa e si passò una mano sugli occhi.

-No, certo che no... ma bisognava essere così violenti?- si chinò di nuovo sulla moglie e la prese in braccio con difficoltà.

-Starà bene...- lo liquidò Jack dirigendosi verso una delle macchine parcheggiate lungo la stradina.

Si guardò un momento intorno prima di raccogliere una pietra e rompere il vetro di un range rover nero, aprendo poi la portiera dietro per caricare Gwen.

Rhys chiuse la portiera e fece il giro per prendere posto sul lato del passeggero mentre Jack armeggiava con i fili sotto il volante.

-Fantastico...-udì Rhys lamentarsi- Adesso siamo pure dei ladri...-

-Lo stiamo prendendo in prestito...- rettificò Jack mordendosi un labbro mentre tentava di accendere il fuoristrada... sorrise sentendo il rombo del motore.

-Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi...- sorrise tristemente chiudendo la portiera e partendo velocemente per immettersi nel traffico di Cardiff.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio.......

-Non volevo lasciarti indietro...- il Dottore si avvicinò inconsapevolmente all'altro.

-Questa volta... o quella prima?- infierì il Maestro, sapendo di toccare un nervo scoperto.

Sul viso del Dottore si dipinse un'espressione triste.

-Ne una, ne l'altra...- rispose-...mai... non avrei mai voluto lasciarti indietro...-

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Capitolo 12
*** Episodio 12: Dolorosi risvegli. ***


Episodio 12:  Dolorosi risvegli.

 

Il Dottore non poteva credere ai suoi occhi.

Quando il Maestro  aveva rimandato indietro Gallifrey non credeva che avrebbe mai rivisto il Presidente, ma a quanto pareva si era sbagliato...e questo non era da lui.

Si alzò in piedi e tirò fuori il cacciavite sonico, puntandolo verso l'apparizione.

-è inutile, Dottore... io non sono qui, non ancora, ma grazie al Maestro potrò presto ritornare sulla Terra... e con me tornerà anche Gallifrey, e finalmente la stirpe dei Signori del Tempo tornerà...più forte di prima!- il Presidente fece un passo verso di loro e il Dottore si preparò al peggio...

....non seppero mai qual'era la sorte che sarebbe toccata loro perché in quel momento qualcosa interruppe il contatto che il Presidente aveva con la Terra e la sua figura scomparve in un lampo di luce.

Quando il Dottore riuscì a vedere di nuovo vide che lo scettro era caduto dalle mani della donna bionda che lo aveva attirato li.

La giovane ansimava, cercando di riprendere fiato, spossata dal mantenere aperto il varco spaziotemporale che si era generato davanti a loro tramite lei.

Il Dottore si chiese se la giovane sapesse che per mantenere aperta quella via aveva consumato la sua energia vitale, e che ogni volta che lo faceva la sua vita si accorciava sempre di più.

Abbassò lo sguardo sul Maestro e si accorse che era svenuto, una guancia premuta sull'asfalto e le palpebre che si muovevano a scatti.

Si accucciò su di lui e lo scannerizzò con il cacciavite..tirò un sospiro di sollievo e lo chiuse di scatto prima di rialzarsi per raggiungere la loro ospite, che nel frattempo aveva cominciato a sputare sangue.

I soldati sciamarono intorno a lei, preoccupati, ma all'avvicinarsi del Dottore tre di loro gli puntarono contro le armi intimandogli di fermarsi.

-Lasciatelo venire....-rantolò la donna cercando di tenersi in piedi, ma prossima a svenire.

Il Dottore la guardò serio prima di usare il cacciavite sonico su di lei.

Osservò la lettura e la guardò attentamente.

-Stai morendo.. tu e il tuo bambino state morendo... ma questo lo sapevi già, non è vero?- rimase ad osservarla negli occhi.

Lei non rispose, ma dal suo sguardo capì che c'era qualcosa di più.

 

 

 

 

Al suo risveglio Gwen sentì una fitta alla testa.

Il suo primo pensiero fu che avrebbe ucciso Jack in maniera dolorosa, per quanto impossibile potesse sembrare...il secondo fu che non sapeva dove si trovava.

Aprì gli occhi per risolvere almeno quel problema.

Si trovava in una stanza sotterranea fiocamente illuminata da una lampadina di servizio priva di paralume, ingombra di cavi elettrici e server. La  stanza non era  molto grande e non aveva una porta bensì un'intelaiatura vuota nella parete di fronte a lei che faceva da ingresso.

Il locale aldilà le pareva più grande ed era illuminato solo da un vago chiarore azzurrino che le ricordava le ore passate davanti ai monitor di Torchwood.

Si tirò a sedere e notò che era sdraiata sul cappotto di Jack... rifletté.

Non riteneva di trovarsi in pericolo visto che era stato Jack a metterla K.O. però non sapere dove si trovava, ne dove fosse Rhys, e la cosa  la metteva in agitazione.

Stava per alzarsi in piedi per raggiungere le voci basse che sentiva arrivare dalla stanza di fronte quando sentì dei passi venire verso di lei.

Jack si affacciò al vano della porta e sorrise nel vederla sveglia...e arrabbiata.

-Scusa...- le disse avvicinandosi per tirarla su da terra.

-Era proprio necessario darmi una botta in testa?-chiese lei chinandosi per raccogliere il cappotto e porgendoglielo.

-Sul momento non mi è venuta un'idea migliore...- Jack si strinse nelle spalle e afferrò il cappotto facendole segno di precederlo con la mano libera.

Gwen seguì il chiarore e si ritrovò nell'altra stanza.

In effetti era più grande, ma più ingombra di cavi e apparecchiature impolverate e questo la faceva sembrare più angusta.

Alcuni computer  sembravano essere stati aggiunti di recente, ed era li davanti che Martha Jones e Mickey Smith erano seduti.

-Ragazzi vi presento la nostra traditrice....- esordì Jack facendoli voltare.

Gwen fece una smorfia, fermandosi a pochi passi dalla postazione.

-Non l'ho fatto di proposito, Jack...-

-Lo so bene...-Jack la superò con un sorriso malizioso- Altrimenti non saresti qui...-

Martha le sorrise.

-Ciao... benvenuta nel nostro "covo"- la salutò frizzante.

Mickey le strinse la mano presentandosi e poi tornò al suo lavoro.

- dové Rhys?- chiese Gwen rimanendo distante.

-è in missione...- le rispose Jack con un mezzo sorriso, mettendo le bretelle sulle spalle e infilando il suo inseparabile cappotto.

Gwen rimase un momento interdetta.

-In missione...?!- chiese incredula pensando ad uno scherzo.

-Già... lo abbiamo mandato a fare la spesa... non preoccuparti, lo sto tenendo d'occhio...- la rassicurò Mickey indicando lo schermo che stava guardando e digitando alcuni comandi sulla tastiera, che fecero aumentare lo zoom su un alquanto nervoso Rhys intento a fare la fila alla cassa di un supermercato Tesco.

-Siediti, Gwen...- Jack le portò una sedia, che posizionò lontano dagli schermi.

Gwen tornò sui suoi passi, cogliendo l'implicito suggerimento ad allontanarsi dalla postazione dei computer, e si sedette.

-Non potete dirmi nulla vero? Non posso aiutarvi...- disse a Jack, con amarezza.

-No, mi dispiace..-Jack le accarezzò una guancia.- è già un pericolo tenerti qui, ma dato che possono manipolarti non possiamo nemmeno mandarti a casa...per il tuo bene.-

Gwen annuì...lo capiva... era evidente che potevano guidare le sue azioni, e se le avessero ordinato di andare da loro lo avrebbe fatto... magari portando anche Ris...o la bambina.

Annuì di nuovo.

-Cosa facciamo adesso? No, non puoi dirmelo, hai ragione... è che ho paura Jack... cosa mi hanno fatto?- Lo guardò, spaesata, in cerca di un conforto che lui non sapeva come darle.

Avrebbe voluto dirle che sarebbe andato tutto bene, come avrebbe fatto una volta,  ma la verità era che da quando aveva perso Janto non ci credeva più... le cose potevano andare male...molto male.

Dato che non sapeva come aiutarla optò per la verità.

-Non lo so Gwen...ma lo scopriremo- Le strinse la spalla e tornò dai loro nuovi compagni, chinandosi su Martha per dirle qualcosa.

Gwen si agitò a disagio quando il medico si girò verso di lei per guardarla brevemente e poi annuire, riportando lo sguardo su Jack.

I due si alzarono e si diressero verso di lei.

-Allora, Gwen... per capire cosa ti hanno fatto dovrò fare qualche esame... ovviamente non ho molte attrezzature qui, ma possiamo svolgere alcune ricerche di base e forse capiremo cosa ti hanno fatto... non preoccuparti, andrà tutto bene...- Martha cercò di sorridere rassicurante, ma si rese conto di quanto fosse patetico il suo tentativo... probabilmente si trattava di avanzata tecnologia aliena e lei, per quanto agente della UNIT ed ex-compagna del Dottore, aveva poche probabilità di riuscire a capirci qualcosa... se poi si trattava di un fenomeno di suggestione senza alcun riscontro a livello fisico la sua conoscenza di medico sarebbe stata inutile.

Consapevoli di essere aggrappati ad un filo di vana speranza i tre si guardarono con ansia crescente.

Gwen fece un sorriso tirato.

-Cominciamo allora...-

Martha la fece alzare indicandole un corridoio debolmente illuminato, ed insieme le due donne se ne andarono.

Jack si buttò con un sospiro sulla sedia precedentemente occupata da Martha, coprendosi gli occhi con le mani.

Mickey lo guardò.

-Martha è in gamba... troverà cosa non va nella tua amica e risolverà il problema- lo rassicurò.

Jack scosse la testa.

-Da dove ti viene tutta questa sicurezza?- gli chiese serio... avrebbe voluto essere anche lui così fiducioso.

-Mi fido di mia moglie... e poi, la speranza è l'ultima a morire no?! Insomma guarda me: ricordi come ho cominciato?! E guardami ora! Un soldato della UNIT...beh, ex-soldato visto che sono stato licenziato- scherzò l'uomo al suo fianco tentando di strappargli un sorriso.

E Jack lo accontentò, ricordando il ragazzo che aveva incontrato insieme a Rose nel Tardis.

Questo lo portò a pensare al Dottore... non al ragazzino che era sceso dal cielo per salvarli, ma al suo Dottore...quello che non c'era più.

Speranza... una volta credeva che ci fosse sempre una speranza... ma da quando Janto era morto, non ci credeva più.

 

 

 

 

Al suo risveglio il Maestro sentì una fitta di dolore alla testa.

...TAMBURI....

Scattò a sedere e si accorse di essere di nuovo nella cella bianca, sdraiato sul letto sfatto.

Restò in ascolto.

Nessun tamburo...

Preso atto della cosa focalizzò l'attenzione sul Dottore, che gli parlava da quando si era svegliato... o magari da prima per quello che poteva saperne... il Dottore aveva sempre avuto difficoltà a stare zitto, ma quella rigenerazione gli sembrava vagamente logorroica.

-...capisci, il Tardis non sarebbe mai partito senza di me...devono averle fatto qualcosa... il Presidente ha lasciato cadere di proposito il suo scettro sulla terra... o forse gli è caduto e per un colpo di fortuna è riuscito a infiltrarsi nei pensieri di quella donna, ma che cosa le abbia promesso in cambio del suo aiuto non riesco nemmeno ad immaginarlo... forse le ha promesso di salvarle la vita, ma non può farlo e lo sa bene...-

Il Dottore passeggiava avanti e indietro esponendo le sue teorie al Maestro... o forse a se stesso, questo non era chiaro.

Il Maestro lo osservò...sembrava giovane... schifosamente giovane, e nonostante non avesse senso il Maestro sentì la mancanza del vecchio Dottore, come sempre... gli ci voleva un po' per abituarsi alle nuove rigenerazioni... per ritrovare il suo Dottore nel viso di uno sconosciuto.

-A quale sei adesso?- chiese in tono pacato fissandolo.

Il Dottore si fermò, visibilmente a disagio.

Strofinò le dita della mano destra, indugiando, e alla fine distolse lo sguardo.

-L'undicesima...- rispose guardandolo di sfuggita.

Il Maestro rimase in silenzio a fissarlo.

-MA... Quello che conta adesso è che non abbiamo possibilità di uscire da qui senza il Tardis, e che non so come potremmo recuperarlo...- continuò il Dottore riprendendo a fare su e giù.

Il Maestro fece una smorfia indispettita.

-Vuoi stare fermo? Mi stai facendo innervosire....-

Il Dottore si bloccò a metà di un passo, ma sembrava che non gli riuscisse di stare fermo per troppo tempo e infatti si agitava sul posto con l'aria da scolaretto preso in flagrante.

-Cosa è successo?- chiese il Maestro.

Il Dottore lo guardò con rammarico.

-Ho dovuto farlo...- disse, all'improvviso serio.

-Per salvare qualcuno?- volle sapere il Maestro.

Il Dottore annuì.

-Lo immaginavo...- rispose vagamente schifato.

Il Maestro si alzò per camminare intorno al Dottore, che si voltò per seguirlo con lo sguardo girando su se stesso.

Non capiva le intenzioni del Maestro, ma si sentiva sotto esame e la cosa non gli piaceva... non sapeva cosa aspettarsi da lui dopo quello che era successo...dopo che il Maestro gli aveva salvato la vita... Il Dottore si era chiesto il perché...beh, il precedente Dottore si era chiesto il perché, questo invece si chiedeva cosa aspettarsi da un Maestro che non sentiva più il suono dei tamburi...poteva essere come prima? Prima...quando correvano insieme sui prati di Gallifrey...

- Koschei...- tentò il Dottore, trattenendo poi il fiato...in attesa.

Il Maestro si bloccò davanti a lui e alzò la testa per guardarlo in faccia...

...era dannatamente più alto di lui quel maledetto...

-Quello non è il mio nome...-lo corresse con un sorrisetto.- Sai bene qual è il mio nome...-

Il Dottore scosse la testa e sorrise apertamente.

-Non cambi mai...-

-Si può dire lo stesso per te....- lo rimbeccò senza astio l'altro.- Sei sempre così di corsa...- mormorò studiandolo.

-Non volevo lasciarti indietro...- il Dottore si avvicinò inconsapevolmente all'altro.

-Questa volta... o quella prima?- infierì il Maestro, sapendo di toccare un nervo scoperto.

Sul viso del Dottore si dipinse un'espressione triste.

Ecco...quella era una cosa di lui che non cambiava mai...come il Maestro aveva la sua caparbietà, il Dottore aveva quell'espressione triste che ti faceva sentire un verme per esserne la causa... ti apriva un buco all'altezza dei cuori, quell'espressione... e l'aveva ritrovata in ogni rigenerazione.

-Ne una, ne l'altra...- rispose-...mai... non avrei mai voluto lasciarti indietro...avrei voluto correre con te, ricordi?-

Il Maestro si sentiva fisicamente sull'orlo di un baratro... e sentì che poteva scegliere...

...poteva voltare le spalle alla mano tesa dell'altro, come aveva fatto innumerevoli volte prima... a cominciare da quel giorno, nel bel mezzo della Guerra del Tempo, in cui lui lo aveva lasciato libero di scegliere se andarsene o rimanere con lui per combattere con i Signori del Tempo e in cui lui gli aveva voltato le spalle, preferendo diventare un umano e perdere la coscienza di se stesso piuttosto che abbandonare il suo orgoglio... oppure poteva afferrarla e lasciare che lui lo portasse con se come diceva di voler fare... ma lo aveva detto anche quella volta, sui prati di Gallifrey, eppure lo aveva lasciato indietro...lo aveva abbandonato.

Il Dottore stava li in piedi davanti a lui, in attesa...

Sapeva che anche lui percepiva quella vaga vibrazione che precedeva il cambio di binari percorsi da quello che gli  esseri umani  chiamavano stupidamente destino... il tempo cambia in continuazione, e nessuno lo sapeva meglio di loro... aveva l'occasione di scegliere....

...e scelse di cambiare.

Appoggiò le labbra su quelle del Dottore e sorrise... erano esattamente come le ricordava.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio....

 

-Non voglio... loro...non voglio più sentire quei dannati tamburi nella mia testa! non vi permetterò di usarmi per i vostri scopi, dovessi morire definitivamente...- minacciò il Maestro furente cercando di lanciarsi contro la porta...

...che si aprì con un sibilo facendolo inchiodare.

Miss Janet era li in piedi davanti a loro, ma aveva qualcosa di strano...entrambi se ne accorsero subito.

-Cosa hai fatto?- chiese il Dottore fissandola incredulo.

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Capitolo 13
*** Episodio 13: Piacevoli arrese e spiacevoli rivelazioni (anche dette scomode gravidanze) ***


Episodio 13: Piacevoli arrese e spiacevoli rivelazioni (anche dette scomode gravidanze)

 

-Andiamo Theta, muoviti!-

L'aria era immobile e il mare d'erba dei prati di Gallifrey altrettanto statico, a parte per l'erba smossa da due giovani che correvano verso il secondo sole che tramontava in quel momento.

Quell'immobilità non era un buon segno...avrebbe piovuto e si sarebbero bagnati tutti se non fossero andati al riparo.

- Koschei, aspetta...tra poco pioverà, dobbiamo tornare.-

Theta lo disse senza troppa convinzione... era contento che Koshei quel giorno stesse meglio perché ultimamente questa cosa dei tamburi lo faceva preoccupare... soprattutto perché nessuno sapeva cosa fare in merito, era chiaro da come tutti si erano tenuti sul vago: loro erano Signori del Tempo, la potenza più grande dell'universo, nulla sfuggiva al loro occhio onnisciente... ma allora perché non potevano aiutare Koschei?

-Non fare il guastafeste, Dottore...- lo riprese ironico quello marcando il soprannome dell'altro, ma fermandosi per aspettarlo.

-Mi sembra più borioso Maestro rispetto a Dottore...- lo prese in giro il biondo quando lo raggiunse, prendendolo per un braccio.

Il Maestro si liberò con una scrollata di spalle.

- Sarà perché sono migliore di te in tutto.-

 Il Maestro rise mentre il Dottore lo buttava a terra con un sorriso, lanciandosi sopra di lui.

-Non credo proprio!- protestò il biondo.

Rotolarono nell'erba per un po'.

Le loro risate si spensero così come la scherzosa lotta, e i due rimasero sdraiati sull'erba calda a guardare il cielo arancione.

-Un giorno...- esordì quello che si faceva chiamare Dottore, dopo aver ripreso fiato.- Un giorno viaggeremo tra le stelle e andremo a vedere l'universo... Ogni giorno vivremo avventure, solo io e te...-

Il Maestro fece un verso incredulo.

Non era la prima volta che il suo amico gli diceva quelle cose, ma sapeva bene che non era possibile.

I suoi tamburi tuonavano in lontananza...fece uno sforzo per cacciarli via, sapeva che preoccupavano Theta e non voleva rovinare quella bella giornata.

-Sai che non possiamo... i Signori del Tempo non devono interferire... è la nostra legge, per quanto sia noiosa.- ammise.

Il Maestro si puntellò sui gomiti per guardarlo in faccia.

-A meno che... non scappiamo insieme...- sorrise a quella prospettiva.

-Vuoi dire una fuga d'amore?- sorrise il Dottore.

-Una specie...- ammise il Maestro accontentando il compagno, ben sapendo quanto amasse quei termini da essere umano.

-In questo caso dovrò chiedertelo per bene...-

Il Dottore si mise in ginocchio davanti a lui, che rimase seduto sull'erba a guardarlo perplesso, e gli tese la mano.

-Maestro... vuoi correre con me?- chiese solenne  guardandolo negli occhi.

I tamburi cominciarono a rullare più forte, ma il Maestro li ignorò...

-Si...- rispose  ignorando la  mano tesa e avvicinandosi alle sue labbra....

...e i tamburi esplosero.

 

 

 

 

-Perché quell'aria nervosa?- volle sapere il Maestro, sdraiato sul letto bianco e coperto fino all'ombelico dal lenzuolo, le mani dietro la testa.

-Forse perché mi hai praticamente violentato davanti a degli estranei...- lo informò il Dottore, sdraiato il più lontano possibile da lui, il lenzuolo tirato fino al mento.

Il Maestro si strinse nelle spalle.

-Non me lo hai impedito...-

Il Dottore lo guardò storto prima di cominciare a vestirsi velocemente.

-Beh... non dici niente?- lo punzecchiò il Maestro con un sorrisetto.

-Dico...- sbottò l'altro recuperando i suoi pantaloni da sotto il sedere del Maestro tirandoli con forza.- Che abbiamo cose più importanti di cui parlare... per esempio il motivo per cui siamo chiusi in cella... odio essere chiuso in cella...- protestò all'indirizzo della telecamera.

-Adesso calmati... vogliono il Tardis e vogliono te, ma non so dirti per quale motivo....- lo informò il Maestro cominciando anche lui a rivestirsi.

Il Dottore si bloccò con la giacca in mano e lo raggiunse.

Esitò un momento mentre il Maestro lo ignorava per stringere il laccio della tuta.

-Non ha senso...- il Dottore scosse la testa.- Non ha senso... non vogliono me...-

Il Maestro alzò gli occhi e lo fissò interrogativo.

-Ma certo che si, loro...- il Maestro si interruppe.- Ha mentito...non vogliono te...-

Il Dottore si infilò velocemente la giacca e si piazzò di fronte alla telecamera, posta sopra la porta.

-Allora, cerchiamo di chiarire i fatti... a cosa vi servirei io? nooo, oh noo...L'unica cosa che il presidente vuole è portare Gallifrey fuori dal blocco temporale e non vi servo io... vi serve lui.- indicò il Maestro- e il Tardis... e perché?... vi serve una finestra temporale, ma il Tardis non può crearne una nella Guerra del Tempo, quel periodo è inaccessibile...A meno che!- sorrise trionfante- A meno che non utilizziate la frattura come portale... ma questo distruggerà la Terra, se non tutto l'universo... oh, mio Dio ma siete pazzi!- concluse puntando un dito accusatorio verso la telecamera.

-Non voglio... loro...non voglio più sentire quei dannati tamburi nella mia testa! non vi permetterò di usarmi per i vostri scopi, dovessi morire definitivamente...- minacciò il Maestro furente cercando di lanciarsi contro la porta...

...che si aprì con un sibilo facendolo inchiodare.

Miss Janet era li in piedi davanti a loro, ma aveva qualcosa di strano...entrambi se ne accorsero subito.

-Cosa hai fatto?- chiese il Dottore fissandola incredulo.

La donna fece un passo lento verso di loro, facendoli indietreggiare istintivamente.

-Ho fatto quello che era necessario fare...- rispose pacata, la voce priva di colore.- L'ho fatto per la Terra... la venuta dei Signori del Tempo porterà la prosperità e la pace... sono esseri superiori e ci guideranno verso il futuro..niente più violenza, niente più malattia, nessuno dovrà più soffrire come me quando mi hanno detto che sarei morta di cancro in sei mesi... ormai un anno fa. Il Presidente mi ha guarito, e lo farà anche con gli altri.-

Fece un altro passo spingendoli di nuovo indietro.

La sensazione che dava quella donna era orribile, possibile che non se ne fossero accorti prima?

Per essere già a quello stadio doveva essere iniziato parecchio tempo prima, appena lei aveva raccolto lo scettro, e loro se ne accorgevano solo adesso... evidentemente il Presidente aveva più poter di quanto pensassero, almeno sul suo corpo.

Il Dottore e il Maestro potevano vedere l'energia temporale che convergeva verso di lei da ogni parte, finendo risucchiata nel suo corpo come l'acqua nello scarico di un lavandino, per essere immagazzinata nell'unico spazio adatto a contenerla.

Il suo bambino.

-Tu non sai cosa hai fatto!- le urlò il Dottore con angoscia.-Morirete entrambi!-

Lei scosse la testa, come se volesse allontanare una mosca fastidiosa.

-No...lui ha promesso che il mio bambino vivrà...ha messo il mio tumore sotto un blocco temporale in modo che potessi rimanere in vita fino alla fine della gravidanza... e quando verrà il momento lui nascerà sano...e forte... non è questo quello che vuole ogni madre, Dottore? La salvezza dei propri figli...-

Il Dottore si morse il labbro, incapace di rispondere.

-Chi è il padre?- chiese il Maestro guardandola cupo.

Lei rimase un momento interdetta.

-Non le sembra una domanda indelicata?- rispose lei mentre l'indignazione le colorava leggermente le gote.

Il Dottore aggrottò la fronte guardando il Maestro e cercando di capire dove volesse andare a parare.

-Quando è stato concepito? Prima o dopo che trovassi lo scettro? Te lo ricordi almeno? Oppure lui non si è nemmeno preso la briga di installarti dei falsi ricordi per convincerti a fare di tutto per quello che credi tuo figlio?- il disgusto nelle sue parole era evidente.- Guardalo Dottore... non lo vedi?-

Il Dottore guardò... e lentamente la sua bocca si spalancò.

-Non è possibile... non può averlo fatto...- scosse la testa, incredulo... ma non c'erano dubbi: aveva pensato che il convergere delle linee temporali sul bambino fosse dovuto al blocco temporale che poteva vedere localizzato nella parte destra del suo fegato, ma il Maestro aveva ragione... non era quello ad attirarle...era il feto... il feto di un Signore del Tempo.

-Quello non è tuo figlio...-ringhiò il Maestro con cattiveria.- quello è il figlio di un Signore del Tempo...-

Lei si portò istintivamente la mano destra al grembo, per nulla impressionata dallo sfogo dell'uomo di fronte a lei.

-Sta crescendo dentro di me... è il mio bambino.- rispose sicura di se.

Il Maestro stava per replicare...sicuramente avrebbe fatto un'altro commento acido, magari sul fatto che in questo caso avrebbe dovuto considerare suo bambino anche il tumore che le cresceva dentro... ma il Dottore non credeva che fosse l'approccio migliore per ottenere qualcosa da quella donna... in effetti non sapeva bene quale fosse l'approccio in questione: era convinta di fare il bene dell'umanità e del suo bambino, e qualsiasi cosa loro le avessero detto lei non gli avrebbe creduto.

-Senti... il Presidente vuole solo portare a termine il suo piano e distruggere tutto l'universo... a lui non importa un accidente del tuo bambino...- tentò comunque di spiegarle la situazione, ma lei sorrise.

-Ma non è solo il mio bambino... è anche il suo...- disse indicando verso il Maestro.

Il Signore del Tempo sbatté le palpebre... si voltò a guardare indietro... e non vedendo nessuno si voltò a guardare il Dottore che lo stava fissando con l'aria di uno sotto shock.

-Giuro che non ho fatto niente!- si difese alzando entrambe le mani.- Non l'avevo mai vista, prima...-

Miss Janet ridacchiò, attirando nuovamente la loro attenzione.

- Per poter richiamare  i Signori dal luogo in cui sono rinchiusi è necessario un collegamento...- cominciò a spiegare vedendo i loro sguardi confusi.

-Si, si... lo sappiamo... i tamburi nella mia testa... ma cosa centra il...quella cosa...- rimbeccò il Maestro accennando al suo ventre.

-Non basta il segnale mandato al suo cervello, Maestro... ne serve un'altro che faccia da controllo, che permetta a Gallifrey di agganciare il segnale giusto tra tutti quelli che sono sparsi nel tempo... prodotti dalle precedenti versioni di lei... quindi il Presidente ha usato il suo DNA per darmi questo bambino- sorrise compiaciuta.

-Questo ha perfettamente senso...l'altra volta non serviva perché il segnale era molto amplificato, cosa che lo rendeva facilmente distinguibile, mentre questa volta sarebbe difficile capire quale agganciare...- il Dottore si sporse verso di lei, pensieroso.- Ma perché non scegliere un tempo a caso?  perché proprio questo?....- si chiese, per poi rispondersi senza attendere l'intervento degli altri due...- ma certo... in questo tempo ci sono il Maestro e la fessura nello stesso luogo... in questo modo il segnale potrà viaggiare direttamente all'interno dello squarcio nel tempo e nello spazio e raggiungere Gallifrey... naturalmente dovrete collegare il Tardis alla fessura e per farlo dovrete portarlo a Cardiff insieme al Maestro e al bambino... scommetto che il Tardis è già là...- prese a camminare avanti e indietro di fronte ai due che ormai erano solo spettatori del suo rimuginare.- L'onda temporale sarà talmente potente da trascinare qui Gallifrey all'istante, spazzando via la Terra... nessuno si salverà... nessuno...- concluse facendo qualche passo verso lei.- nemmeno il tuo bambino...-

Lei alzò gli occhi per guardarlo in faccia e sorrise di nuovo, accarezzando la pancia.

-Lui mi ha promesso che saremo in salvo...-

Il Maestro vece un verso iroso che attirò l'attenzione della donna.

-Io non mi fiderei di una persona che manipola un bambino di otto anni per i suoi scopi, infliggendogli una tortura tale da portarlo sull'orlo della pazzia... lo farà anche con il tuo bambino, e se tu non glielo impedisci non sei meglio di lui.- continuò il Dottore senza voltarsi, continuando a fissare il Maestro che sfuggì al suo sguardo.

Lei stirò le labbra, trattenendo la rabbia.

-Manca ancora un mese perché tutte le condizioni siano ottimali..nel frattempo se non causerete spiacevoli inconvenienti chiederò al Presidente di essere clemente e di non punirvi per i vostri crimini... in caso contrario... peggio per voi.- Si voltò decisa superando la porta della cella, che si chiuse dietro di lei con un sibilo.

I due Signori del Tempo si rilassarono, accorgendosi solo in quel momento di quanto l'aria della stanza fosse diventata pesante a causa dei flussi temporali stipati in quella piccola creatura...le madri gallifreyane erano fisiologicamente adatte a gestire quei flussi, indirizzandoli in maniera da formare in modo adatto il fisico e la mente del feto senza provocare danni... Miss Janet invece non ne era in grado, e quei flussi restavano senza controllo... a quello stadio della gravidanza erano più fastidiosi che pericolosi, ma presto avrebbero provocato fenomeni temporali nelle sue vicinanze... cosa che avrebbe potuto rivelarsi molto pericolosa...soprattutto durante il parto.

-Uff...- sbuffò il Dottore passandosi una mano tra i capelli scompigliati.- Finalmente si respira... Mi sentivo schiacciare!- si voltò verso il Maestro che lo stava fissando.

-Hei... andrà tutto bene...- gli disse impacciato, indeciso se toccarlo o no.

Conosceva il Maestro... beh, dire da una vita sarebbe stato riduttivo nel loro caso... lo conosceva praticamente da sempre, e sapeva cosa voleva dire quello sguardo... certe cose non cambiavano, dopo la rigenerazione, e quello sguardo aveva sempre significato solo una cosa...Aiutami.

Il Maestro si corrucciò.

-Non sono una delle tue ingenue amichette, non puoi dirmi "andrà tutto bene" con quella faccia da cane bastonato e sperare che ci creda...- sbraitò scimmiottando le sue parole.

Il Dottore sorrise triste... dopo tutto quel tempo ancora non riusciva a capire come prenderlo... era sempre imprevedibile, il Maestro, e quello che avrebbe funzionato con qualsiasi altra persona con lui rischiava di portare ad un fiasco totale... era stimolante... di più: era eccitante.

-Hai ragione, scusa... moriremo tutti...- ammise stringendosi nelle spalle.

Il Maestro si voltò borbottando qualcosa che suonava come un "non prendermi in giro, imbecille"... sul resto non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma sull'imbecille si.

-Hei....- lo richiamò di nuovo il Dottore, tacendo finché lui non si voltò a guardarlo con aria infastidita.- Non permetterò che accada qualcosa di male alla Terra...e nemmeno a te... e se dovessi mai fallire, cosa che non succederà, li distruggerò. -

Il Maestro rimase a fissarlo per un momento prima di ghignare.

- dovresti sapere ormai che preferisco la verità...A proposito di verità... ti sei fatto un'idea di quando sarà il lieto evento?- chiese con una smorfia.

-Un mese significa Dicembre... scommetti che sarà a Natale?- sorrise all'indirizzo del compagno- Adoro il Natale...-

-Io lo detesto...- si lagnò il Maestro voltandosi per tornare a letto.-Cosa conti di fare? pensavo fossi venuto a salvarmi e invece eccoti qui, prigioniero esattamente come me...cosa che si sarebbe potuta evitare se tu non mi avessi lasciato indietro...di nuovo.- si sdraiò sul letto, tra le lenzuola sfatte, guardandolo con aria irritata.

-Non potevo portarti con me... non in quel momento...- si scusò il Dottore con espressione addolorata.- Ma sono qui adesso... fa tanta differenza?- chiese sedendosi ai piedi del letto e strofinandosi i capelli con entrambe le mani, rimanendo a testa bassa.

-Non lo so...- ammise il Maestro perdendo la sua aria provocatoria.- Ti ho rincorso per così tanto tempo che non lo so più... ero così arrabbiato.-

Calò il silenzio.

Il Dottore si chiese se anche il Maestro stesse pensando a quel giorno... il giorno in cui tutto era cambiato.

-Mi dispiace...-si ritrovò a ripete, senza riflettere e senza specificare... sapeva che il Maestro avrebbe capito a cosa si riferiva.

-Sai... a volte mi chiedo... perché? Non ti fidavi di me?- si voltò a guardarlo, in attesa di una risposta.

Non ne avevano mai parlato in quel modo tranquillo... forse perché la rabbia del Maestro era sempre stata troppa...o forse non era rabbia... pensò un momento dopo... forse era delusione, abbandono, ferita, dolore.

-No...non lo so... è successo e basta.- il Dottore scattò in piedi irritato, rifiutandosi di guardarlo e agitandosi a disagio. Non voleva parlare di quel giorno, non voleva ricordare l'espressione dell'altro quando aveva scoperto che viaggiava nell'universo senza di lui a bordo di un Tardis rubato.- Io... Tu avevi l'incarico di punire quelli come me... non volevo che dovessi scegliere.-

Non era vero ovviamente.. o per meglio dire si, era quello che gli piaceva credere perché anche se era il Dottore in fondo non era altro che un pazzo con una cabina blu che scappava da qualcosa di cui aveva paura...la sua vita si era ridotta a questo da quando aveva guardato nel vortice del tempo: una costante e disperata fuga.

Le labbra del Maestro si incresparono leggermente.

-Bugiardo...- mormorò.

Il Dottore si fermò e si voltò a guardarlo...chiedendosi cosa rispondere.

-Ma non ha più importanza ormai... sono morto così tante volte, sono diventato così tante cose e in tutto questo tempo il rancore per te è stata l'unica cosa che mi ha tenuto in vita... e guardati, riesci sempre a cavartela...- disse con una risata amara.- così tanto tempo sprecato...-

Il Dottore si avvicinò al letto e si stese al suo fianco.

-Magari potremmo ricominciare... noi due intendo, insieme... non come se non fosse mai successo niente...-aggiunse in fretta.- ma come due amici che fanno pace.- non si voltò a guardare il Maestro finché quello non gli tirò i capelli.

-Ahia!- esclamò guardandolo male.- Non farlo mai più! Ma che ti prende...- si strofinò la cute dolorante.

-Amici... che termine umano fastidioso... io non ho amici...solo nemici... dei buoni nemici...- quasi sorrise... quasi... quel dannato del Dottore riusciva a metterlo in confusione, c'era sempre riuscito, con quel suo modo infantile di affrontare le cose... sempre pronto a cercare il compromesso, a cercare la via d'uscita dalle situazioni difficili in maniera da riportare meno danni possibili, ma pronto al sacrificio estremo per le persone che amava...lui invece nelle situazioni difficili ci si infilava a testa bassa, senza pensare alle conseguenze per se e per gli altri,  e mai una volta che trovasse il modo di uscirne senza farsi del male... senza ferirsi: d'altronde era la sua natura, ma si sentiva così stanco.

-E va bene... allora saremo dei buoni nemici...- il Dottore invece sorrise apertamente.

-Togliti quel sorriso ebete dalla faccia, Dottore...-

 

 

Fine.

Prima che gridiate all'OOC... c'è un buon motivo per tutto questo... abbiate fiducia.

 

 

Nel prossimo episodio....

Ma l'amore di una madre va oltre il mero fatto della sopravvivenza della propria specie... è incondizionato, e anche se Janet avesse scoperto che tutto quello era frutto di un inganno restava il fatto che il suo bambino doveva essere salvo...

era quello l'imperativo nella sua mente...

a discapito della sua vita....

a discapito del Mondo...

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Capitolo 14
*** Episodio 14: Espedienti ***


Episodio 14: Espedienti

 

-Eccolo qui...-

Martha mostrò agli altri la lastra del cervello di Gwen.

Durante l'esame il medico si era accorta che c'era un minuscolo taglietto alla base del cranio dell'altra donna... il che poteva significare tutto o niente.

Quindi erano entrati di nascosto in una clinica privata e avevano fatto una TAC individuando alla fine un dischetto piatto inserito nella  zona del sistema limbico corrispondente all’uncino dell’ippocampo ed al giro dentato, che regolano le reazioni di attacco/ fuga-spavento. Era verosimile che tramite quel piccolo aggeggio fossero riusciti a  controllare la mente di Gwen obbligandola a fuggire davanti al pericolo con il solo mezzo disponibile a portata di mano.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo, sicuri che una volta rimosso l'oggetto estraneo dal suo cervello Gwen sarebbe tornata la stessa... tutti eccetto Martha.

Martha aveva viaggiato con il Dottore ed era avvezza a vedere cose strane, parecchio strane in effetti, ma in tutta quella faccenda c'era qualcosa che non andava... potevano aver indotto a Gwen l'istinto della fuga, ma come aveva fatto a pilotare il Tardis quando lo aveva visto in funzione una sola volta? Lei aveva osservato il Dottore farlo volare parecchie volte, ma non per questo aveva imparato a farlo a sua volta.

Quindi, ignorando il suo istinto di conservazione, dopo l'intervento avvenuto nel loro "covo" grazie alle attrezzature che avevano rubato, decise di parlarne con Jack.

L'uomo guardava il letto della degente stando appoggiato allo stipite privo di porta.

L'ambiente era tutto meno che salubre, quindi avevano circondato il letto di Gwen con teli di plastica  illuminando la zona con faretti alogeni che Mickey e Rhys avevano rubato da un cantiere li vicino. Il tutto creava un'atmosfera fredda e opprimente, che faceva nascere nel cuore cattivi presagi per quello che li aspettava.

Ovviamente avrebbero potuto mollare tutto e andarsene, magari cambiare paese...o pianeta... ma nessuno di loro era disposto ad arrendersi... erano stati pronti a morire per difendere la terra, e le cose non erano cambiate.

-Jack...- lo chiamò posandogli una mano sulla spalla.

Il Capitano si voltò a guardarla interrogativo.

-Ho bisogno di parlarti....-

Jack annuì e la seguì nella stanza accanto, dove Mickey stava controllando i monitor della sicurezza; uno di essi era collegato alla telecamera di una banca che al momento non si occupava di monitorarne l'ingresso, bensì il Tardis abbandonato in mezzo al prato.

Quando Jack gli aveva dato le coordinate Mickey era rimasto stupito...non c'era niente li in mezzo... così si era voltato per dirlo al Capitano, ma il suo sorriso di trionfo lo aveva spinto a guardare di nuovo il monitor ed eccolo lì... il Tardis in tutto il suo splendore... con il senno di poi Mickey si disse che doveva aspettarselo.

Quando Martha si girò a fronteggiarlo Jack incrociò le braccia al petto.

-So cosa vuoi dirmi e credo che tu abbia ragione...quel chip non poteva pilotare il Tardis, è solo uno specchietto per allodole... deve esserci un altra cosa, magari non a livello fisico, ma mentale, che ha permesso a Gwen di farlo.-

Martha annuì soddisfatta: aveva temuto che gli evidenti sentimenti di affetto che lo legavano a Gwen gli impedissero di vedere la verità, ma Jack non l'aveva delusa.

-E ora che facciamo? Non possiamo fidarci di lei, ma se quel chip era messo li solo per sviarci e noi la teniamo ancora in isolamento potrebbero capire che sappiamo ed eliminarla perché ormai è inutile...-

Jack annuì.

Ci aveva pensato anche lui, e gli pareva che la soluzione migliore fosse ribaltare la cosa a loro vantaggio... in fondo era sempre stato bravo a vivere di espedienti.

-Ho un idea...- sorrise a Martha... e Martha non poté fare a meno di preoccuparsi.

 

 

Gwen si svegliò con il mal di testa... sembrava essere diventata una costante nella sua vita... si guardò intorno spaesata e vide Rhys che si teneva la testa tra le mani, i gomiti appoggiati al suo letto... sembrava pregare.

- Rhys...- ok, non le riuscì rassicurante come avrebbe voluto, ma aveva appena subito un'operazione al cervello che pretendete!

-Gwen... oh Gwen come ti senti, amore?- Rhys quasi piangeva dalla gioia di vederla di nuovo sveglia... si chiese se per caso ci fossero state delle complicazioni, ma alla fine non aveva importanza: era viva e stava bene... stavano bene entrambi e la loro bambina era al sicuro... sarebbe andato tutto bene...tutto bene...tutto bene...

Gwen non si accorse consciamente che i suoi pensieri cadevano lentamente in un loop inesorabile che la allontanavano dalla realtà, ma il suo cervello scalciò ribellandosi alla cosa per una manciata di secondi, finché la coscienza creata apposta dallo Scettro del presidente non riuscì a prendere il controllo.

Nessuno di quelli che erano accorsi nella stanza ci fece caso... insomma, aveva appena subito un intervento e si era appena svegliata quindi era normale che fosse un po' confusa.

Lo scettro ordinò alla finta Gwen di dire che era stanca e che aveva bisogno di riposare... un breve periodo di sonno e la sua presa su quel cervello umano sarebbe stata più forte, e il Presidente avrebbe potuto usarlo per carpire informazioni... tutto stava andando secondo i piani e presto avrebbe potuto liberarsi di quella inutile donna, che lo aveva costretto a scendere a patti con un misero essere umano come lei.

 

 

Miss Janet era davvero soddisfatta.

Tutto andava secondo i piani, e quando fosse stato il momento suo figlio sarebbe stato salvo.. una nuova razza sarebbe nata dal suo bambino, che sarebbe stato abbastanza forte da scalare le vette della gerarchia dei Signori del tempo.

Era questo che sognava, troppo presa dai suoi desideri per notare le piccole cose che non andavano intorno a lei... una sensazione di Déjà vu qui, persone che passavano davanti ai suoi occhi per due, tre volte di seguito nel giro di pochi minuti senza che lei ci facesse caso, il cane che aveva avuto da bambina che attraversava il cortile inosservato...tutti questi fatti e altri che nessuno comprendeva, e che mostravano inequivocabilmente che i due Signori del tempo che teneva prigionieri avevano ragione.

Ma l'amore di una madre va oltre il mero fatto della sopravvivenza della propria specie... è incondizionato, e anche se Janet avesse scoperto che tutto quello era frutto di un inganno restava il fatto che il suo bambino doveva essere salvo...

era quello l'imperativo nella sua mente...

a discapito della sua vita....

a discapito del Mondo intero...

 

 

 

-Mi annoioooooo!!!- il Dottore sbuffò, soffocando nel cuscino un grido frustrato.

Erano passati due giorni da quando avevano visto Miss Janet e avevano saputo la verità sul suo bambino.

Il Dottore e il Maestro avevano discusso per un po' di quello che sarebbe successo, della tempesta temporale che avrebbe portato un parto senza controllo come quello e del fatto che avrebbe potuto anche distruggere le pareti dell'universo in cui si trovavano se non lo avessero evitato.

Tutte belle parole, senza dubbio, ma restava il fatto che erano chiusi in quella stanza e che per il momento non vedevano possibilità di uscirne...tanto più che il Dottore non era Jack e quindi qualsiasi proposta di fuga del Maestro veniva accantonata dall'altro  perché troppo violenta, finché il Maestro gli chiese se pensasse di evadere da li distribuendo arcobaleni e pony rosa tra le guardie... il Dottore non gli rivolse più la parola per un'ora... il Maestro si domandò perché mai non lo avesse fatto prima.

-Trova il modo di intrattenerti da te...- gli suggerì il Maestro, evitando di ricordargli che lui gli aveva proposto un modo per passare il tempo e che lui lo aveva rifiutato con imbarazzato sdegno.

Il Signore del Tempo aveva permesso al Dottore di scappare, come al suo solito, ma adesso si chiedeva se non valesse la pena di prenderlo comunque anche senza il suo esplicito consenso solo per farlo stare zitto.

-Questo posto è troppo noioso... avrebbero potuto mettere un televisore, o qualcosa del genere!Magari una Wii...ci hai mai giocato? Un gioco fantastico...- il Dottore prese a passeggiare avanti e indietro davanti al letto, entusiasta, lanciandosi nella descrizione del suddetto gioco.

Il Maestro sospirò chiedendosi per l'ennesima volta come l'uomo tormentato che era stato il decimo Dottore si fosse trasformato in quel ragazzino logorroico che pareva non avere il minimo controllo delle sue emozioni, figuriamoci della situazione.

E la loro era una brutta situazione.

E dire che tra i due dovrebbe essere lui quello squilibrato.

-Senti, Dottore... dobbiamo uscire di qui...-

Il Dottore si rivolse verso di lui agitato.

-Ma come!? Come!- chiese tirandosi i capelli scompigliati.- Questo posto è...una dannata cassaforte per Signori del Tempo! Siamo chiusi qui dentro e non c'è niente! Assolutamente niente in questo dannato posto che... quella è un'anatra?- si interruppe bruscamente guardando l'animale in questione passargli davanti con la sua andatura dondolante.

L'animale starnazzò all'indirizzo del Maestro quando quello si alzò dal letto per osservarla meglio, dopo di che spiccò il volo e sparì in una spirale dorata.

I due si guardarono.

-A quanto pare la cosa si sta facendo seria, Dottore... la regolarità centrica del vortice del tempo comincia a non essere più regolare a quanto pare... magari qui c'era uno stagno per le anatre prima che costruissero questa struttura...- il biondo si strinse nelle spalle e poi sorrise malizioso.- Immagina cos'altro potrebbe comparire da un momento all'altro... magari un carro-armato.-

Il Dottore non gli prestò attenzione.

-Tecnicamente potremmo manipolare la curvatura positiva dello spazio-tempo con un modificatore geometrico di direzione tachionica...  pensaci! la curvatura positiva dello spazio-tempo è positiva per la maggioranza dei punti, ma può essere trovato qualche punto dove non lo è...e  nei punti a curvatura negativa, c'è un varco spazio-temporale... se riuscissimo ad imbrigliare le particelle tachioniche che si trovano in quello spazio potremmo viaggiare nel tempo anche senza il TARDIS... - propose girandosi a guardarlo intensamente negli occhi.

Il Maestro si passò una mano sul mento.

-Rudimentale ma efficace... perché no, Dottore... tentar non nuoce, potrebbe anche funzionare nonostante sia una tua idea...-

Il Dottore borbottò qualcosa tipo "fumetto" e "papero", ma il Maestro non ci fece caso e si guardò invece intorno per poi dirigersi verso il letto per disfarlo tirando su la coperta di cotone bianco  saggiandone la consistenza.

-Ti basta come vela?- chiese sorridendo.

-Tu si che mi capisci...- commentò il Dottore rimboccandosi le maniche della camicia.

 

Fine

Ovviamente l'idea della cronovela è ispirata a PK, anche se non il principio secondo cui dovrebbe funzionare.... un piccolo omaggio ad un bel fumetto.

 

Nel prossimo episodio....

(riferito al Maestro)

Generalmente le sue notti erano piene di piani, progetti, invenzioni... e del Dottore.

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Capitolo 15
*** Episodio 15: Intermezzi ***


Episodio 15: Intermezzi

 

Era notte fonda, e il Dottore dormiva al suo fianco.

Inutile dire che non stava zitto nemmeno durante il sonno, e anzi si agitava e mormorava parole incomprensibili che avevano tenuto sveglio il Maestro, la schiena appoggiata alla parete dietro il letto a due piazze e le braccia incrociate al petto...nervoso, contrariato per la piega che avevano preso gli eventi.

Non che si sarebbe addormentato se l'altro fosse rimasto zitto per più di tre minuti, sia ben chiaro... l'energia febbrile che lo caratterizzava si era calmata, ma non si era spenta del tutto e il Signore del Tempo non aveva mai amato perdere tempo a dormire.

Generalmente le sue notti erano piene di piani, progetti, invenzioni... e del Dottore.

Sempre e comunque del Dottore... anche quando lo aveva odiato con tutto se stesso per averlo lasciato indietro... per averlo abbandonato... anche quando aveva tradito tutto quello in cui credeva diventando un ricercato... Anche quando gli aveva orgogliosamente voltato le spalle, scappando dal loro mondo in rovina dopo che l'altro gli aveva salvato la vita liberandolo dalle prigioni dei Signori del Tempo...tutto ruotava intorno al Dottore.

C'era stato un tempo, quando entrambi non erano altro che due ragazzini che sognavano su prati di erba rossa, in cui avevano diviso le loro notti... in più modi... in realtà in tutti i modi possibili, anche se mai abbastanza a parer suo... felici di essere insieme e di poter condividere la semplice gioia di essere vivi.

Poi Koschei era entrato a far parte della Commissione Disciplinare e le loro notti si erano fatte più rare... Koschei doveva lavorare, e anche  Theta  aveva il suo lavoro da svolgere... il tempo dei sogni era finito.

Nonostante questo il Maestro non aveva mai smesso di fidarsi del Dottore, e aveva creduto che per l'altro fosse lo stesso.. finché non aveva ricevuto l'ordine di arrestarlo per tradimento... per aver interferito nel tempo come nessuno di loro aveva mai osato fare.

Il Maestro era rimasto incredulo.

Non solo il Dottore non aveva abbandonato il suo stupido sogno impossibile, ma aveva addirittura trovato il modo di realizzarlo... di correre via... e non lo aveva portato con se.

Con il senno di poi il Maestro doveva ammettere, almeno con se stesso, che gran parte del suo odio verso il Dottore veniva dal fatto che si era sentito tradito... messo da parte... il Dottore si era fatto una famiglia e lo aveva dimenticato.

Aveva promesso che avrebbe corso con lui, e invece lo aveva lasciato indietro.

Il Maestro aveva cercato di non farsi trascinare dall'odio, ma i tamburi, che per un breve periodo si erano affievoliti, avevano ricominciato a martellare... come se volessero ricordargli quale era il suo destino... sei solo, parevano scandire con il loro ritmo incalzante... sei solo.

E così solo era rimasto... isolandosi dai suoi famigliari fino ad abbandonarli del tutto... fino ad abbandonare il suo pianeta natale... fino a diventare uno di quelli che aveva sempre punito... un traditore... in lotta con l'unica persona che avesse mai amato.

Abbassò lo sguardo sulla figura raggomitolata al suo fianco, che scelse proprio quel momento per scalciare all'aria e voltarsi verso di lui, mugugnando qualcosa che suonava come "spoiler".

Si chiese cosa mai stesse sognando.

Magari valeva la pena di svegliarlo per scoprirlo... o magari per fare altro... in fondo l'indomani avrebbero tentato un esperimento disperato.. non aveva senso sprecare quella notte di tranquillità per dormire.

Con un sorriso tra il minaccioso e l'ironico scavalcò la figura dormiente del Dottore per  abbassarsi sul suo collo esposto, mordendolo.

Se lui non poteva dormire non avrebbe dormito nemmeno l'altro.

 

 

 

Jack Harkness non era il tipo da piangersi addosso...lui in mezzo ai guai ci era cresciuto, e aveva imparato ben presto che se non avesse mosso il culo per prendersi cura di se stesso nessuno lo avrebbe fatto per lui... e lui lo faceva egregiamente, con stile... aveva sempre pensato di potersela cavare nelle peggiori situazioni, insomma era riuscito persino a cavarsela dopo essere stato ucciso dai Dalek, perciò credeva di avere una fortuna sfacciata...

...almeno finché Janto non era morto.

Pensare al benessere di Janto per lui era fondamentale per avere cura di se stesso, e quando il ragazzo era morto era venuto meno il primo fondamentale della sua vita... non aveva salvato Janto, e questo voleva dire che non aveva mosso il culo abbastanza per farlo... era colpa sua...punto.

Gwen aveva negato, persino il Dottore lo aveva fatto... eppure lui sapeva che si sbagliavano.

E adesso Gwen era stesa su quel letto.

Mangiava, sorrideva, sembrava la solita Gwen... ma non aveva chiesto nemmeno una volta della sua bambina... nemmeno una.

Non aveva chiesto a Rhys se aveva notizie, se poteva chiamarla per sentire la sua voce... aveva rischiato di morire sotto i ferri durante un'operazione pericolosa svolta con gli strumenti dell' Allegro chirurgo, ma il suo corpo non sembrava subire i postumi dell'anestesia, ne pareva aver bisogno di riposo... sembrava che si fosse appena svegliata da un sonnellino... evidentemente qualunque fosse il metodo con qui i Signori del tempo la tenevano sotto controllo aveva delle pecche evidenti... parecchio evidenti da come Gwen addentava il suo pollo:  se c'era una cosa che la donna aveva sempre odiato era il pollo.

In compenso la loro non-più-amica aveva subito chiesto quale fosse il piano... persino Rhys, che diciamocelo non era l'uomo più sveglio del mondo, aveva aggrottato la fronte perplesso ricordandole che aveva appena subito un'operazione e che doveva riposarsi... era rimasto perplesso anche davanti al suo entusiasmo per il pollo, e allora aveva chiesto spiegazioni a Jack... ma come spiegare ad un uomo come Rhys, per il quale le stranezze erano più tabù del sesso per strada, che sua moglie era praticamente posseduta da una razza aliena superiore il cui unico desiderio era distruggere l'universo?

La soluzione era stata che Martha lo aveva preso da parte e gli aveva parlato... con il risultato che Rhys sembrava tranquillo, anche se un pò verdognolo.

Jack si tenne lontano da lui... se gli avesse rinfacciato che tutto quello era colpa sua non avrebbe saputo come dargli torto... aveva ragione... e così aveva fallito due volte...

... e non c'è due senza tre... pensò Jack alzandosi il bavero del cappotto e uscendo dai sotterranei per raggiungere l'aria aperta... un po' d'aria gli avrebbe fatto bene, decise facendo un cenno a Mickey mentre usciva, forse sarebbe riuscito a mandare via quella sensazione di disfatta che lo accompagnava da quando Janto gli era morto tra le braccia... se solo avesse potuto stringerlo ancora una volta.

Fine

 

Nel prossimo episodio......

(Il Maestro) Guardò i due idioti, che finalmente avevano smesso di litigare per fissarlo.

-Abbiamo un problema...-li informò.

-Di che genere?- chiese Dieci.

-Del genere armato fino ai denti...- ringhiò lui quando la porta si scosse, come se una guardia armata e coperta da una pesante armatura stesse cercando di aprirla.

-Direi che è ora di andare...- fece Undici scattando verso la porta del TARDIS.

per quanto di provi non riesco a togliere il grassetto a causa della mia totale ignoranza circa i meccanismi dell'HTML... Chiedo perdono.

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Capitolo 16
*** Episodio 16: Questione di numeri.... ***


Episodio 16: Questione di numeri....

Il Dottore face un sospiro contrito.

Era successo di nuovo... si era voltato per dire qualcosa a Donna... nel dettaglio per farle notare l'ape gigante che ronzava indignata contro un venditore di frutta, e chiederle se ricordava Agatha Christie... e si era sentito morire le parole in bocca accorgendosi che lei non c'era.

Ovviamente non c'era... anche solo ricordarsi di lui le avrebbe distrutto il cervello, figurarsi vedere un'ape gigante.

Ma gli mancava... gli mancava persino la sua parlantina inarrestabile.

Era solo, adesso... e non aveva intenzione di cambiare la sua situazione... pensò cocciutamente dirigendosi verso il TARDIS.

Azionò con rabbia il motore e spinse qualche leva, impostando una destinazione casuale.

La Cabina blu atterrò con il consueto suono ansimante, e lui azionò gli schermi per capire dove fosse finito.

-Non ci posso credere...- ringhiò leggermente irritato.

Quella intorno a lui era senza dubbio la Terra, la splendida, ingrata e sempre bisognosa di protezione Terra, ed era senza dubbio nei dintorni della Cardiff del 1890.

Stava per uscire a dare un'occhiata quando un urto improvviso scosse la porta del TARDIS, facendolo bloccare sul posto.

Estrasse il cacciavite sonico dalla tasca interna del cappotto marrone e si avvicinò cautamente alla doppia porta.

Dopo una scansione veloce, avendo appurato che nulla sembrava fuori posto a parte una lieve traccia tachionica sicuramente lasciata dal TARDIS, aprì di poco la porta.

-Ahio! La mia testa...- imprecò l'uomo sdraiato a terra li davanti, dopo aver ricevuto la porta di legno in testa.

Il Dottore alzò un sopracciglio.                                                 

-E spostati non riesco ad alzarmi!- un'altra voce giunse da sotto la coperta che stava ammucchiata per terra.

Dopo una breve lotta una testa bionda e arruffata emerse imprecando e fissò gli occhi nei suoi.

-TU!- esclamarono insieme il Dottore e il Maestro.

L'uomo che gli dava le spalle, e che ancora si strofinava la testa dolorante, guardò in su fino ad incontrare il viso del vecchio se stesso.

-Oh...-disse solo.

-Da dove sbuchi...- volle sapere il decimo Dottore.- E lui chi è?!- chiese in tono inquisitorio.

-Da dove sbuchi tu... e lui è te... o meglio lo sarà... è la tua prossima rigenerazione... fantastico, come se un Dottore non bastasse...- rispose il Maestro indispettito dal tono che aveva usato l'altro Signore del Tempo, tirandosi in piedi.

-Salve...- sorrise l'undicesimo Dottore alzandosi a sua volta.- Il mio TARDIS... oh come mi sei mancata...- tubò passando una mano sulla porta di legno dipinta di blu.

-Il MIO TARDIS vorrai dire... - protestò l'altro Dottore.

Intanto il Maestro si affacciò alla porta di quella che a suo parere era la camera da letto più pacchiana che avesse mai visto...insomma scimmie dipinte sulle pareti?

Voleva uscire di li... e più di tutto voleva mettere quanta più distanza possibile tra se stesso e i due idioti che litigavano davanti al TARDIS.

La guardia in piedi accanto alla porta lo fissò per un momento interdetta...momento di cui lui approfittò per chiudergliela in faccia appoggiandoci il suo peso.

Guardò i due idioti, che finalmente avevano smesso di litigare per fissarlo.

-Abbiamo un problema...-li informò.

-Di che genere?- chiese Dieci.

-Del genere armato fino ai denti...- ringhiò lui quando la porta si scosse, come se una guardia armata e coperta da una pesante armatura stesse cercando di aprirla a spallate.

-Direi che è ora di andare...- fece Undici scattando verso la porta del TARDIS.

In quel momento la porta alla loro destra si aprì, rivelando quello che a conti fatti pareva a tutti gli effetti un boudoir.. e infatti la signora che ne uscì si rivelò essere vestita in maniera poco consona... almeno per l'epoca.

-E voi si può sapere chi siete?- chiese la donna in questione, lady Gwendolen Fitzalan-Howard, moglie del Marchese di Bute, agitando furente la chioma e portando le mani ai fianchi.

 

 

 

Jack ripasso ancora una volta il piano, mentalmente.

Lui e Gwen sarebbero entrati dal retro della base, mentre Martha, Mickey e Rhys avrebbero creato un diversivo all'entrata principale... o almeno questo era il piano che aveva spiegato a Gwen mentre bevevano un caffè ormai freddo procurato da Ris nella sua ultima uscita per rimpinguare la loro dispensa.

In realtà il piano era l'esatto contrario... lui e Gwen erano l'esca... inutile dire che Martha non era convinta della cosa...in quanto a Rhys... Jack aveva ritenuto opportuno non dirgli niente.

"Prendere in prestito", come aveva detto Jack, il motoscafo non sarebbe stato difficile... più difficile si sarebbe rivelato avvicinarsi all'isola con tutte le luci spente, soprattutto perché l'isola in questione poteva spostarsi a seconda degli ordini di Miss Janet.

Avevano scoperto la localizzazione dell'isola per caso, scandagliando l'area geografica di Cardiff in cerca del luogo in cui erano imprigionati i due signori del tempo... l'unico indizio che avevano era l'odore del mare che avevano sentito la notte della fuga, e che posizionava la struttura vicino alla baia...perciò avevano cominciato a controllare le coste prendendo in prestito un satellite meteo che orbitava sopra al Galles e avevano scoperto, a pochi kilometri dalla terraferma, l'isola non mappata su cui sorgeva il quartier generale di Miss Janet.

Martha era rimasta stupita, ma questo spiegava perché la base U.N.I.T. di Londra inspiegabilmente avesse tutti i telefoni fuori uso... evidentemente Miss Janet aveva spostato le risorse su un'isola artificiale che poteva dirigere a suo piacimento dopo averli gentilmente congedati.

Jack dovette ammettere suo malgrado la validità dell'idea, visto che questo permetteva alla donna di usufruire di tutte le risorse in suo possesso in qualsiasi luogo del pianeta grazie al fatto che poteva semplicemente portarle tutte con se.

Jack ripassava mentalmente il piano da due ore ormai... e ci vedeva sempre la stesse pecche... ma era inutile chiedersi se avrebbe funzionato, doveva provare e basta... perché loro erano fatti così: la Terra era in pericolo, e loro l'avrebbero salvata...

...senza contare il fatto che molto probabilmente solo un Signore del tempo avrebbe potuto liberare Gwen, e loro al momento ne erano sprovvisti... per fortuna sapevano come procurarsene non uno, ma addirittura due.

Jack si alzò risoluto.

Era ora di andare.

 

-Come sarebbe a dire che i prigionieri sono scappati! E come avrebbero fatto visto che erano rinchiusi?!-

Miss Janet sapeva che arrabbiarsi in quel modo avrebbe fatto male al bambino, ma non poteva proprio impedirselo... un momento prima aveva due Signori del tempo sotto chiave e adesso quell'imbecille balbettava scuse su come fossero spariti nel nulla.

La donna mise fine alla conversazione sbattendo la cornetta in faccia al soldato, e accese gli schermi con un gesto stizzito.

Selezionò la registrazione giusta e la riavvolse.

Schiacciò play e poté vedere, come in incubo, i due Signori del tempo che sparivano nel nulla trascinati da una vela fatta con le lenzuola bianche... decise all'istante che se fosse riuscita a riprenderli...no, quando fosse riuscita a riprenderli... avrebbe scavato una fossa di cemento e ce li avrebbe chiusi dentro con solo una grata per far passare l'aria.

Premette un altro bottone e la faccia squadrata del colonnello Stewart apparve sul grande schermo.

-Colonnello! Voglio che me li riporti indietro!- ordinò la donna portando la mano destra al pancione.

-Mi dispiace, Signora, ma a quanto pare non si trovano più in questo tempo... secondo le apparecchiature costruite seguendo i suoi progetti si sono spostati nel tempo, anche se non siamo in grado di dire in che anno si trovino ora...- rispose quello.

Il Colonnello era un uomo tutto d'un pezzo... se qualcuno gli avesse chiesto per quale motivo stesse seguendo gli ordini di Miss Janet, ammesso che qualcuno fosse così pazzo da mettere in dubbio l'autorità della donna davanti a lui, avrebbe risposto che lo faceva per onore... quello era il suo ruolo... il suo compito era appoggiare e servire l'attuale capo della U.N.I.T.,  e se questo al momento era una donna incinta per lui non avrebbe fatto alcuna differenza... In più Miss Janet stava assicurando il futuro della razza umana stringendo alleanza con un popolo alieno con tecnologie nettamente superiori e che avrebbe assicurato il loro benessere semplicemente in cambio di due criminali fuggiti alla giustizia... quello che stavano facendo era semplicemente giusto.

Ovviamente l'uomo non poteva sapere la verità che stava dietro la menzogna abilmente imbastita da Miss Janet affinchè la U.N.I.T. la appoggiasse nel suo folle piano... nessuno è perfetto d'altra parte.

Quello che lui sapeva era che aveva appena fallito il suo compito, e che non sapeva ancora come rimediare... ma lo avrebbe fatto.

-Voglio che siano trovati... devono essere trovati altrimenti tutto quello per cui abbiamo lavorato finirà in fumo... lei può capirmi, Colonnello... pensi a sua moglie... i Signori del tempo potranno curarla solo se noi riusciamo a riportarli in questo universo... pensi ai nostri figli...- lo blandì Miss Janet, accarezzandosi la pancia.

Le spalle del Colonnello si raddrizzarono.

-Faremo l'impossibile, Miss.-

La comunicazione si interruppe.

Miss Janet si sedette lentamente alla sua scrivania, cercando di tranquillizzarsi respirando come le aveva insegnato l'ostetrica.

Anche se erano riusciti a scappare non sarebbero rimasti liberi per molto tempo... non avevano il TARDIS, che era tenuto sotto stretta sorveglianza dai suoi uomini, e non avevano armi... sarebbe andato tutto per il meglio... il Presidente avrebbe saputo cosa fare.

Si accarezzo nuovamente la pancia prominente.

-Andrà tutto bene piccolo mio... tutto bene...- sussurrò.

 

Fine

Lady Gwendolen Fitzalan-Howard, moglie del Marchese di Bute, è esistita davvero... e la sua camera aveva davvero scimmie dipinte sulle pareti... pensate un po'!

 

Nel prossimo episodio.....

Si, il Maestro sapeva come funzionava... e non gli importava un accidente... quello che voleva era sentirgli dire che sì, avrebbe mandato tutti al diavolo per lui... la Terra, l'Universo, tutto... ma sapeva che non sarebbe successo.

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Capitolo 17
*** Episodio 17: Tre al prezzo di uno. ***


Episodio 17:  Tre al prezzo di uno.

 

-Quindi..voi sareste dei viaggiatori del tempo?- chiese educatamente lady Bute sorseggiando la sua tazza di te.

-Proprio così Milady... e non era nostra intenzione piombare in quel modo nella sua camera da letto...- si scusò il decimo Dottore.

-Oh, non fatevene un cruccio... non è stato poi così spiacevole...-commentò maliziosamente la donna.- Ma ditemi... non mi avete ancora detto i vostri nomi, ne se è per questo il motivo della vostra... visita.-

-Io sono il Dottore...-rispose l'undicesimo afferrando una pasta alla crema dal vassoio- Lui è il Maestro e lui... beh... lui è il Dottore, in effetti, anche se la cosa può sembrare strana...insomma...- il suo balbettio confuso si spense nel silenzio.

Il Maestro sbuffò.

-Perchè non ci provi tu?- scattò piccato il Dottore con il cravattino.

-Non ha importanza... in realtà siamo finiti qui per caso, e non vorremmo darle troppo disturbo, perciò ce ne andiamo...- si intromise Dieci alzandosi.

-Così presto?- protestò la donna alzandosi a sua volta e accostandosi a lui.- Sapete... mio marito è spesso via per lavoro, e io mi sento tanto sola...- fece sorniona accarezzandogli un braccio.

-Ehm... mi spiace molto per la sua condizione, Milady, ma io e i miei... compagni... dobbiamo partire al più presto.- Si scostò dalla donna cercando con gli occhi l'aiuto degli altri due.

Il Maestro si strinse nelle spalle come a dire che lui se ne lavava le mani e si diresse alla porta del TARDIS.

-Già... non abbiamo proprio tempo...- tentò Undici.

La donna fece uno sbuffò divertito.

-Come è possibile che dei viaggiatori del tempo non abbiano tempo...- protestò con sussiego.

-Ci dispiace davvero ma dobbiamo andare... arrivederci.- disse deciso Dieci scostando le mani della donna che si erano infilate chissà come sotto il suo cappotto e praticamente lanciandosi verso il TARDIS,.

Le proteste della donna li seguirono finché il Maestro non le ebbe chiuso la porta in faccia.

-Uff.. per un pelo... ancora un minuto e sarei finito sposato... di nuovo...- commento il numero Dieci.

-è capitato anche a me!- fece entusiasta Undici.

Il Maestro fece un verso che avrebbe potuto essere di disgusto, oppure di indignazione.

-Vi capita spesso?- chiese incrociando le braccia la petto e fissandoli.

I due Dottori si guardavano mentre insieme governavano il TARDIS.

-Non così spesso...- rispose Dieci tenendosi sul vago.

-e nemmeno raramente... diciamo un certo numero di volte.- completò Undici la cui attenzione sembrava essere tutta concentrata sui comandi davanti a lui.

Il Maestro lasciò cadere l'argomento... non era certo di voler sapere quante volte quel buono a nulla si fosse sposato accidentalmente.

-Devi portarci indietro... dobbiamo impedire che Gallifrey ritorni e distrugga la terra...- stava intanto dicendo Undici.

-Cosa?! Non è possibile, nessuno può farlo...- protestò Dieci, mettendo però le coordinate che Undici gli aveva fornito nel sistema di navigazione del Tardis.

-Non sottovalutare il Presidente... dunque sì,- si fregò le mani- dobbiamo tornare a Cardiff, ma dove? Direi che sarebbe stupido ritornare in cella, quindi queste sono inutili... -disse strappando il foglio con le coordinate.

-E me lo dici ora che le ho inserite?- chiese Dieci irritato.

-Devi darmi un momento per pensare! - fece esasperato Undici- Ecco ci sono! riesci ad agganciare il Capitano Jack? Il suo manipolatore del vortice emette un segnale debole, ma continuo...- propose alla sua precedente rigenerazione.

-Posso farlo...- rispose quello- ma sarà un viaggio movimentato...- sorrise.

-E quando mai non lo è...- sorrise complice l'altro.

Dieci fece partire la ricerca e in pochi momenti il Tardis comunicò di aver agganciato l'apparecchio.

-allons y!- gridò spingendo la leva e catapultandoli con violenza nel vortice del tempo.

 

Mickey sterzò bruscamente per evitare il gatto che aveva attraversato all'improvviso.

La notte che avevano scelto per la loro sortita era buia e senza luna, ma i lampioni lungo la strada espletavano efficacemente la loro funzione di illuminare la pubblica via.

-Scusate...- disse rallentando leggermente.

La strada per la baia era ancora lunga e non aveva senso mandare a monte tutto a causa di un incidente.

Nessuno rispose.

Erano tutti tesi.

Jack fissava fuori dal finestrino, seduto accanto a Gwen per tenerla meglio d'occhio, cercando di tenere la sua mente lontana da pensieri dolorosi e fallendo miseramente.

Stava giusto chiedendosi cosa avrebbe fatto se uno di loro fosse morto quando una brusca frenata gli fece sbattere la testa contro il vetro.

-Ma che diavolo fai, Mickey...- esordì premendo una mano sulla fronte, ma la voce gli mancò quando vide il TARDIS parcheggiato di fronte a loro... solido e reale, luminoso in tutto il suo splendore.

Accanto a lui Gwen diede segni di irrequietezza, ma non si mosse.

-Come è possibile...- fece Martha rompendo il silenzio che era calato su di loro.

In quel momento la porta di aprì, facendoli sobbalzare, e con grande stupore di Jack fu il Decimo Dottore ad uscire per primo dalla cabina blu.

-Non è possibile, infatti....- rispose affrettandosi a scendere dalla macchina, seguito più lentamente dagli altri.

-Come... Cosa...- Jack non riusciva ad articolare... Era stupito, confuso, grato... aveva le lacrime aglio occhi e non sapeva nemmeno perché.

-Ho sbattuto contro me stesso, in effetti...- rispose il Dottore con il suo sorriso saputello, indicando il Tardis dal quale erano appena usciti il Maestro, con l'aria di uno che sta soffrendo il mal di mare, e Undici, eccitato come un bambino in una gelateria.

-Ehi... Jack! Caro, impossibile, Jack...- Undici si fece avanti per abbracciarlo brevemente.- Scusa il ritardo, abbiamo avuto qualche contrattempo...- sorrise passandosi una mano tra i suoi assurdi capelli.

-Si beh, anche noi abbiamo qualche guaio da risolvere...- fece, voltandosi verso Gwen e accorgendosi che non c'era più.

-Dannazione! Dov'è Gwen?- chiese a Ris.

L'uomo di guardò intorno allarmato.

-Era qui un momento fa...- fece deglutendo a vuoto.- Gwen! GWEN!-

-è inutile che gridiate tanto...- fece il Maestro con una smorfia disgustata.- è andata da Lei, è ovvio... Miss Janet ha detto che le hanno installato un campo di ipnosi nella testa... non può opporsi.-

-Dannazione...- ripetè Jack.

- La troveremo, Jack...- fece il Decimo Dottore.

-No, dannazione, potrebbero farle del male e non posso impedirlo! Esattamente come l'ultima volta! Non posso permettere che accada ancora, non perderò un altro membro della mia squadra.- protestò il Capitano.

Rhys esplose.

-Se non te ne fossi accorto, quella che tu chiami la TUA squadra non esiste più da un pezzo! Gwen mi ha raccontato quello che è successo, ed è stata colpa TUA! TU hai messo mia moglie in mezzo a questo casino, DI NUOVO, e ora la tirerai fuori...-

-Credi che potrei mai lasciarla lì?! Credi che io mi diverta a stare a guardare mentre le persone che amo muoiono intorno a me?!- protestò Jack facendo un passo avanti, prontamente trattenuto da Mickey.

-Così non risolviamo nulla, ragazzi...- disse allontanando Jack, costringendolo a camminare all'indietro fino alla macchina.

-Non la lasceremo lì...Andremo a riprenderla-si intromise Undici.

-Parla per te...-mormorò il Maestro dietro di lui.... tutti lo ignorarono.

-Come conti di fare? Quel posto è una fortezza! Dottore...- fece Martha rivolgendosi al Dottore che lei aveva conosciuto e amato.- ... puoi aiutarci?-

Dieci alzò le braccia aprendo le mani di fronte a se, come per frenare l'amica, mentre Undici si corrucciava.

-Sono io il Dottore... anche...- fece mettendo su il broncio.

-Non per me...- fece Martha squadrandolo velocemente per poi riportare la sua attenzione su Dieci... ma lo fece con poche speranze... conosceva quell'espressione di rammarico... l'aveva vista tante volte.

-Oh, Martha, mi dispiace... non dovrei nemmeno essere qui... ogni istante che passo vicino a lui rischia di provocare uno strappo nella parete dell'universo...- disse indicando il se stesso più vecchio.

-C'è la caveremo comunque...- fece Undici leggermente risentito.

-Non ne dubito... - commentò Dieci- Sono io, davvero... solo... un po' diverso...- tentò di spiegare ad una ancora scettica Martha.-Ma non ti preoccupare, non andrò via subito... vi aiuterò come posso prima di andare.- le sorrise incoraggiante.

 

 

Il TARDIS entrava nel loro rifugio a mala pena... la luce in cima alla cabina sfiorava il soffitto, ma il Dottore lo aveva fatto atterrare senza difficoltà.

Adesso i computer di Mickey erano collegati con la consolle del Tardis, permettendo loro di monitorare i picchi nel vortice del tempo.

Dalla mappa di Cardiff che si trovava su uno dei loro schermi era ovvio da quale punto fossero originati i disturbi... non sarebbe stato difficile trovare Gwen... il difficile sarebbe stato tirarla fuori da li.

Fino ad ora non avevano trovato un piano decente...l'idea di Ris di usare il Tardis per entrare e uscire velocemente era stata subito bocciata dato che già il fatto di avere due Tardis nello stesso tempo era pericoloso, figuriamoci anche nello stesso posto....

...no, quel periodo era già abbastanza provato dai flussi senza controllo provocati dalla gravidanza di quella donna... era meglio evitare ulteriori sollecitazioni.

Il decimo Dottore aveva promesso che avrebbe lasciato loro qualche apparecchiatura per monitorare il flusso temporale, e che lui, Undici e il Maestro avrebbero trovato una soluzione non solo per il problema di Gallifrey, ma anche per Gwen.

Ben lontano dall'essere del tutto sereno, Ris si era abbandonato ad un sonno agitato.

Il Maestro si guardò intorno.

Martha e Mickey erano seduti davanti ai loro schermi, discutendo di tattiche di approccio e monitorando i dintorni... di tanto in tanto le loro mani si sfioravano, e si scambiavano un sorriso... patetico.

Cercò con lo sguardo il Capitano, e non si stupì di vederlo seduto in un angolo, la testa tra le mani.

Non aveva capito cosa fosse accaduto in passato, quando aveva perso la sua squadra, e non gli importava, ma da come l'uomo si struggeva per la scomparsa della donna umana intuì che si sentiva in colpa per l'accaduto... nemmeno quello gli interessava... affatto...

...

...tornò a perlustrare la stanza con gli occhi individuando, attraverso le porte aperte, il Decimo Dottore che lavorava  nella sala di comando del Tardis.

Si alzò lentamente e lo raggiunse.

-Dunque, se mettiamo questo qui... - stava mormorando-... e questo li....- una piccola esplosione lo interruppe...- d'accordo, non c'è bisogno di essere così permalosi...- mormorò.

-Ma ti senti? Parli da solo, adesso?- chiese il Maestro provocatorio.

-L'ho sempre fatto, se ben ricordi...- rispose il Dottore senza guardarlo, limitandosi ad aggiustare gli occhiali sul naso.

- dov'é  l'altro?- chiese il Maestro, sicuro che lui avrebbe capito.

- In biblioteca... si occuperà del problema di Gwen, mentre io vi fornisco i mezzi per rendere questo posto sicuro... poi lavoreremo insieme ad una soluzione...- rispose dopo un momento di esitazione.

-Tu sai qual è la soluzione... portami con te...portami via... lascia che quella donna esploda portandosi dietro l'Inghilterra... un' isola è meglio che tutto il pianeta.- insinuò con un ghigno.

Il Dottore smise di trafficare con il suo cacciavite sonico e si voltò a guardarlo.

-Sai che non posso...- esordì, ben sapendo che questo lo avrebbe ferito.

Il Maestro sbuffò una risata irritata.

- Sai che è così...- continuò l'altro Signore del Tempo - Sconvolgerebbe le cose, tutto questo... io non ti ho ancora incontrato di nuovo dopo la tua morte sulla Valliant, non so come tu abbia fatto a tornare in vita, e non voglio saperlo... conosco fin troppo del futuro... sai come funziona.- lo rimproverò con voce seria.

Sì, il Maestro sapeva come funzionava... e non gli importava un accidente... quello che voleva era sentirgli dire che sì, avrebbe mandato tutti al diavolo per lui... la Terra, l'Universo, tutto... ma sapeva che non sarebbe successo.

Sorrise tristemente abbassando il capo.

-Non cambi mai... dici che sono egoista e che penso solo a me stesso, ma anche tu lo stai facendo... come quando mi hai abbandonato su Gallifrey per vivere la vita che avevi sempre desiderato.- sputò con veleno, voltandosi per andarsene... ma il Dottore lo afferrò, tirandoselo addosso e sfiorando le sue labbra con le proprie.

-Non sai cosa stai dicendo... se mi comportassi da egoista, come dici tu, ti porterei via da lui, all'altro capo dell'universo, lontano da Gallifrey,  lasciando che la Terra finisca nell'oblio...- sibilò con rabbia, stringendogli il braccio troppo forte.

Il Maestro sorrise malizioso, avvicinandosi in modo che le loro labbra continuassero a sfiorarsi.

-Lui sei tu...- gli ricordò.

-Non ancora... per il momento tutto quello che so è che lui può tenerti con se e io no... e fa male, dannazione, anche senza che tu ti metta a rigirare il coltello nella piaga.- Lo lasciò andare, spingendolo lontano da se, tornando al suo lavoro mentre quello rimaneva li a massaggiarsi il braccio offeso... un'espressione indecifrabile sul viso.

-Bene, signori! Se non altro abbiamo risolto il problema di Gwen...- esordì Undici sbucando dal corridoio.- Sarà facile eliminare il campo ipnotico, una volta che ci saremo avvicinati abbastanza... è una procedura piuttosto semplice...- fece scorrendo con gli occhi la pagina del volume che aveva nella mano destra.- Mi chiedo come mai non ci abbiamo pensato subito...-

Le sue affermazioni caddero nel silenzio.

-Non sento nessuno che mi dice quanto io sia sexy e intelligente....- fece squadrandoli.- perché nessuno lo sta facendo?-

- perché io non ti direi mai che sei sexy e intelligente...- rispose il Maestro.

-E perché se lo facessi io suonerebbe vanaglorioso visto che tu sei me...- completò Dieci.

Undici sorrise indicandoli con il libro.

-Proprio così!- fece, scendendo le scale e saltando l'ultimo gradino.- E ora... è tempo di rimettere le cose apposto.- fece chiudendo il libro con un gesto della mano.

 

Fine

Nel prossimo episodio....

... poteva essere che il Dna del Signore del tempo si fosse mischiato con quello di sua moglie al momento della sua rinascita, lasciando in eredità al Maestro una parte di umanità.

Più ci pensava più se ne convinceva... chissà se il Maestro se ne era accorto.

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Capitolo 18
*** Episodio 18: Piano suicida ***


Episodio 18: Piano suicida

 

- Jones, mi aggiorni...-

L'Hub era irriconoscibile.

Al centro, contro la colonna che controllava la fessura, era parcheggiato il Tardis.

Non era stato difficile portarlo fin li, considerando che Miss Janet aveva ricevuto le istruzioni per pilotarlo dal Presidente, e nemmeno collegarlo alla fessura aveva richiesto troppo sforzo al team di scienziati che lavoravano al progetto.

Il Dottor Jones era stato molto lusingato del fatto che la scelta fosse caduta sul suo team... quando mai gli sarebbe capitata di nuovo l'opportunità di studiare il TARDIS?!

-Eccomi, Miss...- l'uomo sbucò da dietro la cabina blu ravviandosi i radi capelli neri e aggiustando il camice, che pareva pendere dalla sua magra figura come se fosse troppo largo per lui. -Siamo a buon punto: i sistemi del TARDIS sono stati collegati alla fessura, seguendo i suoi progetti, e tutto funziona a meraviglia.-

-Mi è stato detto di un qualche incidente...-

-Ehm, si ecco... non proprio incidente, diciamo che un paio di membri del team si sono persi nel TARDIS... nonostante io avessi  avvertito di non avventurarsi oltre la sala comandi...- precisò alzando un dito e al tempo stesso aggiustandosi gli occhiali rotondi con l'altra mano.

-E li avete trovati?- Miss Janet si avvicinò alla macchina, avvertendo un senso di ostilità nei suoi confronti provenire dal TARDIS.

-Ehm, non tutti... e quelli che abbiamo trovato... beh, diciamo che non erano proprio in forma... - ammise lo scienziato con una risatina agitata.

Miss Janet rimase seria.

-Voglio che l'ingresso sia limitato a chi deve effettivamente compiere del lavoro all'interno... non voglio perdere altre vite...-

-Ma certo, sarà fatto... ehm.. e per quelli che già si sono persi?-

Miss Janet esitò un momento.

-Non possiamo fare più niente per loro...sarà il TARDIS a decidere se restituirceli o no...- la donna si voltò per andarsene... stare vicino a quella cabina le faceva venire mal di testa.

-Mi scusi, ma da come ne parla sembra che la consideri più di una semplice macchina...mi pare ovvio che si siano semplicemente smarriti e che la paura di non trovare l'uscita li abbia fatti impazzire, tutto qui- il dottor Jones si affrettò a seguirla.

-La tratti con rispetto, dottor Jones, e andrà tutto per il meglio...Ha ancora tre settimane per rendere tutto stabile, e mi raccomando niente errori.-

Lo scienziato si fermò, interdetto.

Era semplicemente ridicolo  considerare una macchina più di quello che era, anche una eccezionale come il TARDIS... avrebbe svolto il suo lavoro e poi avrebbe dato un'occhiata più all'interno, giusto per controllare di non aver fatto errori... era uno scienziato meticoloso, lui.

 

 

 

-Daccordo, ecco il piano...- esordì Undici alzando un braccio quando Martha gli chiese se avessero ideato qualcosa, o fossero semplicemente rimasti due ore a parlottare senza arrivare a niente.

Tutti lo guardarono.

-In realtà non abbiamo un piano- ammise impacciato.-  però sappiamo come aiutare Gwen, è già qualcosa...- sorrise compiaciuto.

-Peccato che non sappiamo come avvicinarci a lei per farlo...- commentò acido il Maestro.

-Mi inventerò qualcosa... non lo faccio sempre?-

-Già, ma non sempre i tuoi piani riescono.-

-E invece si...-

-Vuoi forse dirmi che non hai mai perso nessuno?-

Undici questa volta non rispose, limitandosi ad abbassare gli occhi.

-Non essere crudele...- mormorò Dieci, in piedi dietro di lui, strappandogli una smorfia.

-Non importa... ho io un piano.-

Tutti si voltarono verso Rhys

- Rhys..- cominciò Jack, ma l'uomo lo interruppe.

-No, statemi a sentire... quella è mia moglie, e io la salverò... perciò ora voi cervelloni mi ascolterete...- disse rivolgendosi ai Signori del Tempo, che annuirono inconsciamente.

-è più che ovvio che un marito voglia stare con sua moglie, giusto?-

Tutti annuirono.

-Bene, io raggiungerò Gwen e la libererò...poi scapperemo... ci servirà solo un diversivo.-

Gli altri si guardarono scettici.

-Potrebbe funzionare...- esordì il Maestro, stupendo tutti.- Ma il diversivo dovrebbe essere qualcosa di allettante, qualcosa che spinga quella donna ad abbassare tutte le sue difese pur di averlo...-

Dieci scosse la testa.

-Non puoi andare da lei... dobbiamo evitare che Gallifrey torni distruggendo la terra, non facilitare la sua venuta..- protestò irritato.

Il Maestro fece un gesto stizzito.

-Manca ancora un mese al lieto evento, e puoi star certo che non mi uccideranno dato che gli sono indispensabile... troverete il modo di impedirle di usarmi per il suo scopo, o moriremo tutti...- sogghignò.

-No, lui... il Dottore... si insomma, io ho ragione... e se non riuscissi a trovare una soluzione?- fece Undici.

-Non hai detto che i tuoi piani funzionano sempre?- chiese il Maestro divertito.

-Ho mentito...-

-Già... beh, se non ci riesci la Terra verrà distrutta.-

-Non possiamo rischiare...- Jack sapeva che comunque quel cocciuto non avrebbe cambiato idea, ma valeva la pena di tentare.

Il Maestro fece una smorfia.

-Anche se io non mi consegnassi il parto avverrebbe comunque e l'Inghilterra, ma più probabilmente la Terra, sarebbe comunque spacciata...-

-Meglio un'isola che tutto il pianeta...- lo citò Dieci.

-Meglio un Signore del Tempo che tutto un pianeta...- rispose il Maestro.

Rhys annuì, dal suo punto di visto era sicuramente meglio.

-Allora siamo d'accoro... spiegatemi cosa devo fare...-

Dieci annuì rassegnato e si spostò con lui verso il tavolo coperto di mappe e fogli per spiegargli la procedura, seguito dagli altri.

Undici tese una mano per trattenere il Maestro.

-Che vuoi?- chiese quello irritato.

-Non c'è modo di farti cambiare idea, non è vero?- chiese serio.

-No, sai bene che non c'è...-

-A volte mi chiedo se tu lo faccia solo per farmi un dispetto... le tendenze suicide non ti si addicono...-

Il Maestro abbassò gli occhi.

-Tu non hai idea di cosa mi si addice e di cosa no...e ora sei pregato di lasciarmi.-

Undici intensificò la presa.

-perché lo fai?-

-Per me, è ovvio.- Il Maestro sembrò indignato- e ora lasciami, dannazione...-

Con uno strattone si liberò dalla presa dell'altro, raggiungendo gli altri nel loro piccolo consiglio di guerra.

Undici rimase indietro.

Con quella era la seconda volta che il Maestro si sacrificava per qualcun altro... e non era da lui... per quanto il Dottore potesse ammirarlo e tenere a lui sapeva che non era nella sua indole sacrificarsi per gli altri... e allora perché lo stava facendo?

Si prese qualche minuto per pensarci... poteva essere che il Dna del Signore del Tempo si fosse mischiato con quello di sua moglie al momento della sua rinascita, lasciando in eredità al Maestro una parte di umanità.

Più ci pensava più se ne convinceva... chissà se il Maestro se ne era accorto.

 

Fine

Ed ecco spiegato perché del leggero OOC del Maestro :-)

Per capirci il Dottor Jones somiglia nella mia mente a quello di Independence Day che si diverte a fare il gioco del ventriloquo con gli alieni.

 

Nel prossimo episodio....

(riferito al Maestro)

La sua neonata coscienza scalpitò un po', ma lui la mise a tacere... si stupì di quanto fosse facile... ecco come facevano gli esseri umani a essere così crudeli nonostante quel fastidioso senso di colpa.

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Capitolo 19
*** Episodio 19: Nuova coscienza ***


Episodio 19: Nuova coscienza

 

Mentre lo legavano alla sedia il Maestro si ritrovò a riflettere sul perché si trovava li.

Con quella era la seconda volta che si sacrificava per qualcuno... e non sapeva perché... insomma, quell'impiastro del Dottore su una cosa aveva ragione: non era da lui.

Per sua natura non era mai stato molto introspettivo, seguiva il suo istinto senza porsi troppe domande, ma doveva ammettere almeno con se stesso quanto la situazione fosse strana.

Tra le tante ipotesi che aveva vagliato, tra cui quella di aver contratto qualche strana malattia terrestre, l'unica che aveva un senso era anche la più irritante: durante la sua rinascita aveva assorbito una parte della coscienza di sua moglie, Lucy... quella più schifosamente altruista, a quanto pareva.

Se fosse stato solo probabilmente avrebbe imprecato, ma Miss Janet continuava a blaterare in piedi davanti a lui e forse era il caso che facesse attenzione a quello che stava dicendo.

Sperò che almeno quell'idiota fosse riuscito a salvare sua moglie... che poi cosa gli importava di loro?!

Gemette interiormente... forse una bella rigenerazione era quello che ci voleva per lasciarsi alle spalle tutta quella faccenda... peccato che lui si trovasse un po' a corto al momento... si chiese se ci fosse un modo per rubarle al bambino di Miss Janet.

La sua neonata coscienza scalpitò un po', ma lui la mise a tacere... si stupì di quanto fosse facile... ecco come facevano gli esseri umani a essere così crudeli nonostante quel fastidioso senso di colpa.

Sì, decise... sarebbe stato possibile una volta uniti dal collegamento telepatico... tanto quella peste sarebbe morta comunque a causa dei flussi temporali che senza un'adeguata gestione non avrebbero permesso la  formazione di un corpo e di una mente sani ...o almeno lo sperava per lui, visto che l'alternativa era anche peggiore della morte.

-Siamo d'accordo?- stava chiedendo in quel momento Miss Janet, furente per la loro fuga.

Il Maestro sorrise.

-Assolutamente...-

 

Gwen sedeva accanto a Rhys che sembrava non volerla lasciare sola.

Fece vagare lo sguardo sulla sala sotterranea che era il loro quartier generale.

Martha e Mickey come al solito stavano davanti agli schermi, che a Gwen sembravano essersi moltiplicati durante la sua assenza.

Il Dottore invece faceva avanti e indietro per tutta la lunghezza del loro rifugio, l'immagine stessa della frustrazione.

Il decimo Dottore era rimasto giusto il tempo di recuperare lei e Rhys davanti all'Hub, mentre il Maestro distraeva le guardie di Miss Janet facendosi catturare, e poi era andato via.

A farlo decidere era stata la comparsa in centro di due spaventate dame del '700, che a quanto pareva erano sparite senza lasciare traccia dalla stanza di ospedale dove erano state portate dagli increduli agenti di una pattuglia della polizia.

Il tessuto del tempo e dello spazio si stava sfrangiando, aveva detto, e non potevano rischiare di peggiorare le cose.

Così era andato via.

Beh, più o meno visto che alla fine il Dottore era comunque li con loro... anche se il suo aspetto e la sua voce erano diversi era sempre lui... o almeno così le pareva di aver capito.

Dal canto suo il Dottore non ne poteva più di aspettare.

Il piano che aveva formulato insieme a se stesso non gli pareva più così brillante, e fremeva dalla voglia di andare a riprendersi il Maestro immediatamente.

Se avesse avuto il suo TARDIS sarebbe stato possibile, ma ora come ora doveva ammettere che il piano originale aveva più possibilità di riuscita... anche se l'idea di aspettare un mese non lo entusiasmava affatto.

-Caffè?-

Il suo andirivieni venne bloccato da Jack, e da una tazza di caffè bollente.

La accettò solo per poter sentire il calore del liquido tra le mani e si sedette a terra sbuffando, la schiena appoggiata al muro umido.

Jack si accomodò al suo fianco.

-Mi dispiace... non sono un granché come guardia del corpo...- disse l'immortale, dopo un momento di silenzio.

-Non è stata colpa tua... non avrei dovuto lasciarlo.- ammise il Dottore lanciandogli una breve occhiata.

-Allora perché lo hai fatto?- forse non era il momento giusto per una simile domanda, non quando il Dottore sembrava così vulnerabile... o forse era proprio quello il momento giusto per ottenere delle risposte.

Attese.

-Avevo paura... ho sempre paura, in realtà... lui ti direbbe che non faccio altro che scappare, e forse ha ragione... scappo da così tanto tempo...-

-E da cosa stai scappando?- volle sapere Jack.

-Da Lui, da me stesso... da quello che ho fatto... se potessi tornare indietro...-

Jack quasi scoppiò a ridere.

-Certo che puoi, hai il TARDIS.-

Il Dottore scosse la testa.

-Quel determinato momento è irraggiungibile, fuori dal tempo... non posso andarci, e se anche potessi... non so se potrei fermare me stesso... 400 anni e ancora non so se ho fatto la cosa giusta... ma sai tendo a dimenticare le cose che non mi piacciono quindi magari lo so, ma non me lo ricordo... quello prima di me  lo rimpiangeva... io credevo di essere andato avanti, ma forse non è così...forse ho solo mentito a me stesso- sorrise tristemente.

-E cosa hai fatto di così grave?-

Il Dottore lo guardò... lo guardò con quel suo sguardo triste e antico.

-Ho bruciato Gallifrey...e sono sopravvissuto -

 

 

 

Rassilon si affacciò al balcone della sala del consiglio.

Nel cielo di Gallifrey continuavano a susseguirsi i lampi di luce provocati dalle navi Dalek che senza sosta tentavano di far cedere le Trincee del Cielo... nelle strade la gente continuava a morire urlando in mille modi diversi senza mai poter trovare pace... questo perché erano bloccati in quel preciso istante della guerra del tempo... per sempre... sempre lo stesso tormento...

... era così orribile desiderare che finisse?

Sapeva bene che al di fuori del blocco temporale Gallifrey non esisteva più, bruciata dal Dottore grazie al Momento... ma se lui fosse riuscito a sfuggire al blocco allora avrebbero potuto ricominciare...oppure morire nel tentativo.

Uno dei membri del consiglio lo raggiunse, facendo del suo meglio per distogliere lo sguardo da ciò che accadeva intorno a loro.

-Mio signore...- 

-Si?-

-Il tempo è quasi giunto... ormai manca poco...-

Un'esplosione particolarmente vicina li costrinse a proteggersi il viso dal bagliore.

Le urla dei cittadini sofferenti li raggiungevano fino a lassù.

Il Presidente si raddrizzò risoluto.

-Gallifrey non cadrà... non di nuovo.-

Fine

 

Nel prossimo episodio...

-E tu credi che Miss Janet si fiderà di te abbastanza da farti provare?- chiese scettico Jack aprendola.

-Perchè no?! Ho la faccia di uno degno di fiducia, no? Voglio dire, indosso un cravattino... vedi?- chiese avvicinandolo ai suoi occhi.

-Lo vedo, ma non credo che basterà...-

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Capitolo 20
*** Episodio 20: L'ora è giunta ***


Episodio 20: L'ora è giunta

Il mese seguente fu davvero difficile per il Maestro, e l'unica cosa che lo sostenne fu la consapevolezza che probabilmente per il Dottore sarebbe stato anche peggiore.

Mancava ormai una settimana alla nascita dello sgorbio, e lui non vedeva l'ora che quella ridicola faccenda finisse per poter finalmente tornare a tormentare il Dottore... tormentarlo, litigarci, farci sesso... non necessariamente in quell'ordine.

Si chiese cosa stesse facendo in quel momento la sua nemesi e come avesse passato quei giorni di scacco... probabilmente si stava annoiando da morire visto che lui non era li a dargli il tormento... a meno che non si fosse messo a giocare con Harkness e in quel caso lo avrebbe preso a calci da li all'eternità... solo lui poteva giocare con il Dottore.

Il rumore della porta delle prigioni che si apriva interruppe i suoi pensieri.

La luce improvvisa gli ferì gli occhi.

Decisamente il servizio era molto peggiorato dalla volta precedente: al posto di pareti bianche e lenzuola di cotone adesso aveva una dannatissima cella con una parete trasparente e una panca come letto... decisamente avrebbe dovuto far presente al Capitano che le sue celle facevano schifo... davvero schifo.

-Maestro... sono venuto a vedere se per caso ha bisogno di qualcosa...-

Il Colonnello Stewart era per molti versi un'incognita.

Sembrava una persona intelligente, eppure obbediva a tutti gli ordini di Miss Janet... il che per il Maestro era un controsenso.

-Gradirei del te freddo, grazie... ah e se potesse aggiungerci un letto vero non sarebbe male...- scherzò il Maestro portando avanti l'unico passatempo che gli era rimasto... insomma non era come tormentare il Dottore, ma comunque un surrogato accettabile.

-Mi dispiace, ma ha perso il diritto ad un vero letto quando è fuggito la prima volta...-

-Lei cosa avrebbe fatto al mio posto?-

Il Colonnello fece qualche passo vero la cella.

-Avrebbe potuto collaborale... sarebbe stato più facile per tutti, e avrebbe potuto ricevere il perdono per i servigi resi...-

Il Maestro lo fissò incredulo.

-Non capisco come voi esseri umani possiate essere così idioti! Non ci sarà nessun perdono! Ci sarà solo l'egemonia dei Signori del tempo, e allora la tua insulsa e inutile razza inferiore verrà schiacciata.-

Il Colonnello si tese.

-Non creda di potermi ingannare, io so qual è il mio dovere... Miss Janet è a capo della UNIT e grazie alla sua guida entreremo in una nuova era di prosperità.-

Il Maestro si mise le mani nei capelli, frustrato.

-Stupida feccia... è inutile che io sprechi parole per far ragionare delle scimmie... corri pure a testa bassa nella tua rovina... io starò a guardare mentre il tuo mondo brucia nelle fiamme!-

-Può anche alzare la voce, ma non mi lascerò impressionare... tra pochi giorni tutto sarà compiuto e allora lei non ci servirà più...-

Il Maestro scoppiò a ridere alla velata minaccia dell'uomo di fronte a lui.

Quando il Colonnello se ne andò stava ancora ridendo.

 

 

-Finalmente! Non ne potevo più di aspettare...- esultò il Dottore fregandosi le mani e aggiustando il cravattino.

-Ah... adesso abbiamo un piano?- chiese stupita la donna.

-Ovviamente... Andiamo?-

-E dove?- chiese Jack guardandolo divertito.

-Non ve l'ho ancora detto?- chiede il Dottore avvicinandosi all'uomo, che scosse la testa.

-Oh beh...andiamo da loro, ovviamente...- disse con leggerezza, dirigendosi verso la superficie.

-E come faremo ad entrare senza farci catturare?- chiese Rhys scettico.

-è impossibile... non possiamo entrare li di nascosto- gli fece presente Martha correndogli dietro.

-Oh, Martha Martha... non hai imparato niente in tutto questo tempo? Nulla è impossibile...tranne le cose impossibili, ovviamente...-

Martha si fermò di colpo, frustrata.

-Tu sei impossibile!- esclamò.

-Esatto, hai centrato il punto...- le gridò lui dal fondo del corridoio male illuminati che portava alla superficie.

Una volta uscito all'aria aperta il Dottore fece un verso soddisfatto.

-L'aria che si respira qui fuori è molto meglio...-

-Inquinamento a parte...- commentò Jack, comparendo al suo fianco.

-Ti vedo tranquillo, Capitano...- fece il Dottore con un sorrisetto ironico.

-Sono vivo da parecchio tempo... morire non mi sembra una brutta prospettiva... -gli sorrise Jack.

Il Dottore annuì, senza smettere di sorridere.

- Ma quando arriva il momento fai di tutto per sopravvivere... perchè?-

Il Capitano si prese un momento per pensarci.

-Perchè sarebbe una resa... e io non voglio arrendermi.- ammise.

Il Dottore annuì di nuovo.

- Non mollare mai, non arrendersi mai...è la mia prima regola, sai?-

Si sorrisero complici.

-Dottore...-

Il Dottore alzò gli occhi al cielo.

-Mia cara Martha, vuoi smetterla di agitarti?-

-Prima di mettere la mia vita nelle tue mani voglio sapere qual è il tuo piano...-

-Il  mio piano... è non avere un piano...- le rivelò cospiratore.

Martha balbettò interdetta.

-Sai che ragiono meglio sotto pressione... mi verrà in mente qualcosa... a questo proposito, Gwen, se non sbaglio nei vostri computer c'è ancora la rete di sub-frequenza, giusto?-

-Esatto... è così che siamo riusciti a contattarti... - rispose incerta dopo aver lanciato un'occhiata a Jack- ho collegato la rete di sub-frequenza alla frattura, inviando il messaggio...-

-Esatto... immaginate cosa accadrebbe se dovessi inviare un segnale in un punto dell'universo, ma non un punto qualsiasi badate bene bensì nel punto esatto dove si trova il vuoto nel quale si dovrebbe trovare Gallifrey...- sorrise, spalancando le braccia.

-... e se quel segnale fosse il suono dei tamburi... è giusto, Dottore? Vuoi fare in modo che Gallifrey ricompaia in quel punto, vero?- continuò Martha, iniziando a mostrarsi entusiasta.

-Proprio così...userò il TARDIS e la frattura per ingannare la ricevente su Gallifrey... non è geniale? Avanti, qualcuno mi dica che è geniale...- fece saltellando verso la macchina.

-E tu credi che Miss Janet si fiderà di te abbastanza da farti provare?- chiese scettico Jack aprendola.

-perché no?! Ho la faccia di uno degno di fiducia, no? Voglio dire, indosso un cravattino... vedi?- chiese avvicinandolo ai suoi occhi.

-Lo vedo, ma non credo che basterà...-

Salirono in macchina.

-Beh, lo vedremo...- borbottò il Dottore mettendo il broncio e aggiustando il farfallino.

 

Fine

 

Nel prossimo episodio....

-Salve... lei è il Maestro, giusto?-

Il Maestro alzò lo sguardo, studiando la figura del giovane in piedi davanti alla parete trasparente della cella.

Indossava un completo formale, con la cravatta, e pareva più un maggiordomo che un soldato della UNIT.

-Fammi indovinare, carino, oggi è il giorno del Venerdì Casual?- chiese scettico fissando lo sguardo negli occhi azzurri, giganteschi   -Chi sei?-

note di autrice: scusate il ritardo, ma in questo periodo sono un po' incasinata!

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Capitolo 21
*** Episodio 21: Nuovi arrivi, vecchie conoscenze ***


 

Episodio 21: Nuovi arrivi, vecchie conoscenze

 

Il Maestro cominciava davvero a stufarsi.

Ormai era il grande giorno, e Miss Janet era in travaglio da 15 ore.

-Salve... lei è il Maestro, giusto?-

Il Maestro alzò lo sguardo, studiando la figura del giovane in piedi davanti alla parete trasparente della cella.

Indossava un completo formale, con la cravatta, e pareva più un maggiordomo che un soldato della UNIT.

-Fammi indovinare, carino, oggi è il giorno del Venerdì Casual?- chiese scettico fissando lo sguardo negli occhi azzurri, giganteschi   -Chi sei?-

-Ianto Jones, signore... lavoro con il Capitano Jack Harkness, per Torchwood... capirà che sono rimasto piuttosto... spiazzato... quando mi sono ritrovato circondato da soldati della UNIT, così mi sono nascosto nei sotterranei tenendoli d'occhio dagli schermi che Jack ha nella sua stanza... e ho scoperto cosa stanno facendo, più o meno... ma lei chi è? Ci siamo già conosciuti?-

-Non credo proprio... fammi uscire...- gli intimò il Maestro, incapace di credere a tanta fortuna.

-Mi perdoni, ma la sua faccia mi è famigliare...- disse Janto, apprestandosi però a fare come l'altro gli aveva chiesto.

-Si, beh... diciamo che ho una faccia piuttosto comune... devo uscire da qui...-

-Possiamo passare dai...-

Ianto non ebbe il tempo di continuare.

La porta della prigione venne spalancata, e i soldati armati della UNIT li circondarono.

-Ma guarda... a quanto pare abbiamo a bordo un clandestino...- commentò l'ufficiale.

-Veramente, se mi è concesso, siete voi gli intrusi...- fece presente Ianto ignorando i fucili puntati.

L'ufficiale lo ignorò.

-Miss Janet ha richiesto la presenza del Maestro, e visto che sembrate così amici verrai anche tu...- detto questo continuò a parlare nella trasmittente.- Colonnello, abbiamo trovato un intruso nelle prigioni... no... corrisponde alla descrizione di Ianto Jones, signore... si signore, ne sono consapevole, signore... non ne ho idea.- concluse fissando l'uomo di fronte a lui.

 

 

Li scortarono al piano superiore, lasciandoli in attesa davanti al TARDIS mentre il Colonnello discuteva con Miss Janet sdraiata sul lettino dell'infermeria di Owen.

-Allora... si può avere un caffè?- fece Ianto alla guardia più vicina.

-Fa silenzio...- gli intimò quella.

-Lascia perdere... non sono molto socievoli.- scherzò il Maestro cercando di ascoltare quello che veniva detto nell'altra sala.

-No, non hanno l'aria di persone che vogliono fare amicizia... dov'è Jack?-

Ianto aveva resistito parecchio prima di fare quella domanda, che gli premeva tra le labbra da quando si era ritrovato in quella situazione.

Purtroppo la maggior parte del cablaggio dell'Hub pareva fuori uso, ed era stata un'impresa solo riuscire a connettersi alle telecamere di sorveglianza interna.

-Sta bene, fin troppo...- il Maestro si concesse un momento per osservare meglio il giovane in piedi accanto a lui mentre quello ridacchiava un "so cosa intende dire".

-Qual è l'ultima cosa che ricordi?- chiese all'improvviso, lasciando interdetto l'uomo.

-Ecco... stamattina mi sono alzato e ho preparato il caffè per Jack... a lui piace prenderlo a letto, il caffè... poi ho messo un po' in ordine finché non sono arrivati gli altri... poi... vediamo...-sospirò pesantemente.- Vecchie pellicole d'inizio secolo che prendono vita, lotta all'ultimo minuto per salvare il salvabile, caffè, doccia, letto... e mi sono svegliato qui... - esitò un momento, corrucciandosi - siamo all'inferno, signore?- chiese con sguardo impassibile.

-Se fosse...- rispose amaramente il Maestro guardando il Colonnello avanzare verso di loro.-Se fosse...- *

 

 

 

Miss Janet cercò di respirare come le aveva insegnato l'ostetrica, che ora stava al suo fianco cercando di tranquillizzarla.

Camici bianchi si affollavano accanto a lei, perplessi e preoccupati, tutti ansiosi di nasconderle qualcosa e lei, dalla nebbia del dolore, non riusciva a capire cosa.

Il Colonnello fece irruzione nella sala parto improvvisata.

Miss Janet aveva dato ordine di non fare entrare nessuno durante il parto, perciò doveva essere qualcosa di davvero grave.

-Miss Janet, l'agente Ianto Jones di Torchwood III è appena stato trovato nelle prigioni in compagnia del Maestro... Miss... c'è qualcosa che non va... ho lasciato perdere perché mi fido di lei, ma sembra che il Tempo stia cominciando a sfasciarsi...- l'uomo era preoccupato: gli era stato promesso che il mondo sarebbe stato migliore, che sua moglie sarebbe guarita e che si sarebbe aperta una nuova era di prosperità per il genere umano, ma adesso non ne era più convinto.

-Non si preoccupi, Colonnello Stewart... è ovvio che si tratta di un trucco del Dottore, niente di più...-

Miss Janet pareva stravolta... il parto si stava rivelando più difficile del previsto, e ancora non riusciva a capire cosa ci fosse che non andava.

Una scossa di terremoto scatenò un momento di panico, ma fu una scossa leggera e i soldati della UNIT erano istruiti per affrontare cose peggiori di un leggero terremoto.

La donna urlò di dolore.

-Miss...-

La donna si girò verso il capo del team medico che aveva gestito le fasi della gravidanza, cercando di trattenere lo scalpitare del suo cuore... agitarsi non avrebbe fatto bene al bambino.

Annuì per mostrare la sua attenzione.

-Mi dispiace, Miss, ma pare che il bambino... il bambino non è fisiologicamente in grado di affrontare il parto... non capiamo il perché, le precedenti ecografie mostravano un feto assolutamente sano... invece adesso...-

Si fermò, incapace di continuare... le lacrime di una madre sono difficili da digerire, anche per qualcuno abituato a dare brutte notizie con una frequenza disgustosa.

-Non è possibile...- Miss Janet tentò di alzarsi, mentre i dottori presenti nella sala si lanciavano avanti per impedirglielo.

-è così invece... Ti avevamo avvertito che sarebbe successo.-

Tutti si girarono verso l'arco che faceva da ingresso all'infermeria e in cima alle scale videro il Dottore, un'espressione triste sul viso... braccia lungo i fianchi e desolazione nei cuori.

-Se ci avessi ascoltato....- continuò

-Non sarebbe cambiato niente... - lo interruppe stancamente Miss Janet.- Io sapevo, dentro di me lo sapevo, ma ho voluto ignorarlo... volevo che stesse bene... il mio bambino...ma adesso è tardi... il Presidente distruggerà la Terra, e nessuno può salvarla...- gemette.

Il Dottore scese le scale ignorando i fucili che vennero puntati contro di lui.

Miss Janet fece un gesto stanco, in risposta al quale i soldati abbassarono le armi.

Il Dottore tirò fuori il suo fidato cacciavite sonico, scansionando il ventre della donna.

Lesse la scansione e scosse la testa addolorato, cercando di guardare ovunque tranne gli occhi della donna.

-è tardi per te e per il tuo bambino... non posso fare nulla... però posso salvare la Terra, se tu me lo permetterai.- disse dolcemente fissando finalmente lo sguardo nel suo.

Miss Janet annuì... era stata stupida, era stata cieca, ma poteva ancora salvarsi... poteva ancora salvarli tutti.

-Molto bene... Colonnello, trasporti Miss Janet del TARDIS... io devo fare qualche preparativo...-

-Dove andrete?- chiese il Colonnello, deciso a fare il suo dovere fino all'ultimo.

Il Dottore si voltò un momento a guardarlo.

-A casa...-

 

Fine

*Ovviamente la battuta del Maestro è quella di Ade... quanto lo amo...

 

Nel prossimo episodio......

-Salve! Sono il Dottore... il Dottore che state cercando... e sono qui...-

I soldati, dopo un momento di incertezza, alzarono i fucili intimandogli di stare fermi.

Il Dottore alzò le mani e sorrise.

-Che bravi ragazzi...- disse fregandosi le mani.

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Capitolo 22
*** Episodio 22: Ritorno a casa ***


Episodio 22: Ritorno a casa

 

Jack fece strada nei sotterranei che li avrebbero portati all'Hub.

Non aveva mai usato quell'ingresso, ma aveva previdentemente inserito il percorso nel suo bracciale... sapeva che prima o poi gli sarebbe tornato utile.

Impiegarono quasi due ore per arrivare alla porta blindata che introduceva ai domini del Torchwood, introducendosi furtivamente nella base e lasciando la porta aperta dietro di loro in modo da avere una rapida via d'uscita in caso di bisogno.

Raggiunsero i piani superiori senza incontrare grandi difficoltà, solo un paio di guardie prontamente messe a tacere da Martha e Mickey e lasciate a dormire sul pavimento di cemento.

Solo una porta li separava dalla sala centrale, e il gruppo si fermò un momento per ripassare il piano.

-Allora, è tutto chiaro? - chiese il Dottore fregandosi le mani soddisfatto.

Gli altri lo guardarono scettici.

-No...-rispose Martha alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.- Non è chiaro affatto...-

-Eppure è semplice- disse il Dottore senza ironia.- Entreremo dentro e chiederemo di parlare con Miss Janet...-

-Ci cattureranno...- disse Gwen un po' confusa, sottolineando l'ovvio.

-Esatto... e ci porteranno da lei... niente di più semplice...- sorrise il Dottore spalancando la porta.

-Salve! Sono il Dottore... il Dottore che state cercando... e sono qui...-

I soldati, dopo un momento di incertezza, alzarono i fucili intimandogli di stare fermi.

Il Dottore alzò le mani e sorrise.

-Che bravi ragazzi...- disse fregandosi le mani.

 

 

Li scortarono nella sala principale, dove un gruppo di soldati cercava di catturare la colonia di topi comparsa improvvisamente sotto alla scrivania di Gwen mentre un altro gruppo teneva sotto tiro....

-Ianto...-

Jack si bloccò sul posto, rifiutandosi di proseguire nonostante il fucile puntato.

Impossibile, incredibile, meraviglioso, spaventoso, doloroso, straziante... il suo cuore non sembrava in grado di stare al passo con la sua mente e a tratti galoppava veloce mentre un momento dopo sembrava bloccarsi.

-Ianto!- Gwen al contrario si lanciò verso di lui, abbracciandolo.

Il Dottore si fermò accanto a Jack.

-No... non è giusto... perché questo? Non potrà rimanere, vero? So che non potrà rimanere...- chiese con disperazione il Capitano.

Il Dottore abbassò lo sguardo e Jack trattenne un singhiozzo.

-Sta arrivando...-lo avvertì il Dottore...

... E Jack sorrise... sorrise al suo Ianto che gli camminava incontro con aria preoccupata.

-Jack... che sta succedendo?- chiese il ragazzo.

-Andrà tutto bene...- lo tranquillizzò il Capitano stringendolo a sé.-Tutto bene..-

In quel momento un urlo di dolore lacerò l'aria.

I soldati si agitarono preoccupati.

-Lasciatemi andare da lei...- disse il Dottore- Prima che sia troppo tardi.-

 

 

Il Dottor Jones non poteva credere ai suoi occhi.

Finalmente si trovava solo all'interno del Tardis.

Miss Janet era appena entrata in travaglio, e nessuno avrebbe prestato attenzione a quello che lui stava facendo.

Si affacciò nel corridoio oltre la sala di comando, sbirciando a destra e a sinistra.

Sorrise entusiasta.

Quello sarebbe stato il più bel Natale della sua vita.

 

 

- Porterò con me il Maestro e Miss Janet, nessun altro... Jack, aiuta Miss Janet... fai in modo che stia comoda.- disse il Dottore con un tono che non ammetteva repliche.

Jack annuì...Il piano era stabilito, il tempo era agli sgoccioli, e non era il momento di fare il difficile: il Dottore se la sarebbe cavata bene anche senza di lui.

Ianto rimase al suo fianco, appena un passo indietro, mentre gridava ordini ai militari che si affollavano intono al TARDIS come api intorno ad un alveare.

Il Capitano poteva percepire la sua presenza al suo fianco, il suo calore... sentì una fitta allo stomaco pensando che una volta risolta quella faccenda, Ianto sarebbe ritornato indietro... e lui lo avrebbe perso di nuovo.

Cercò di allontanare quel pensiero dalla mente; fu sorprendentemente facile concentrarsi sul suo compito e chiudere fuori il resto... era sempre stato bravo ad ignorare le verità scomode.

 

 

Nel giro di un'ora tutto fu pronto.

Il Dottore stava mettendo a punto gli ultimi dettagli nella sala di comando del TARDIS, quando se ne accorse.

Lanciò un'occhiata al Maestro e vide il lampo nei suoi occhi mentre fissava Miss Janet, che lottava per ogni respiro sdraiata sul pavimento, sola.

Si staccò dai comandi e lo raggiunse.

-Cos'hai in mente?- gli chiese senza giri di parole.

Il Maestro si voltò a guardarlo, come valutando cosa rispondere, e alla fine fece un sorrisetto.

-Tu pensa a fare in modo che Gallifrey non schiacci la tua amata Terra..e lasciami in pace...- detto questo il Signore del Tempo si voltò per avvicinarsi alla donna.

Il Dottore lo seguì.

-Come stai?- chiese, guardandola in viso.

Miss Janet sfuggì al suo sguardo, abbassando gli occhi.

-I tocolitici fermeranno le contrazioni, ma non per molto tempo....-

Il Dottore annuì.

-Meglio muoversi allora!- esclamò andando a passo veloce verso la consolle dei comandi.

-Si torna a casa...- mormorò, fissando lo sguardo negli occhi del Maestro.

E tirò la leva.

 

Fine

nota di autrice: "Di solito, niente può fermare il travaglio quando è cominciato, ma le contrazioni possono essere temporaneamente rallentate con farmaci chiamati tocolitici" (http://gravidanza.doctissimo.it/parto/parti-prematuri/e-troppo-presto/entro-travaglio-prematuro-medici.html)

Nel prossimo episodio...

Il piano era semplice: avrebbe fatto in modo che Gallifrey apparisse in quello spazio di universo vuoto, invece che sulla terra... in fondo il pianeta si sarebbe materializzato esattamente dove si trovavano il Maestro e il bambino, così doveva funzionare in origine e così avrebbe funzionato... gli sarebbe bastato usare il TARDIS come antenna, per convogliare il suono dei tamburi nello spazio vuoto che si trovava sopra di loro.

Probabilmente sarebbero saltati in aria, ma forse Gallifrey sarebbe stato fuori dalla guerra del tempo: si chiese se quello fosse un bene o un male...

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Capitolo 23
*** Episodio 23: Buoni propositi ***


Episodio 23:  Buoni propositi

 

Il TARDIS sparì con il consueto ansimare, e Jack non poté fare a meno di chiedersi se lo avrebbero visto tornare.

Il gruppetto che aveva assistito alla partenza comprendeva la loro squadra più una ventina tra scienziati e soldati, e nessuno pareva avere qualcosa da fare.

Nessuno tranne Jack.

Si voltò verso Ianto, prendendolo per mano.

Ora che non aveva nulla che lo tenesse occupato, l'idea di vederlo andare via era nuovamente insopportabile.

-Cosa succede, Jack?- chiese il giovane uomo.

Il Capitano non ne fu sorpreso... era un tipo intelligente, il suo Tea-boy.

-Andrà tutto bene...-

-Non mentirmi... non sono uno stupido. Per prima cosa, il fatto che qui non ci sia il "Me" del futuro è una cosa strana, non credi?-

Jack abbassò gli occhi.

-Pensavi  che non me ne sarei accorto? Mi sento offeso...- sorrise.

-Speravo che nella confusione, sai...- scherzò Jack, strappando un sorrisino a Ianto.

-Sono morto, vero?- chiese cercando i suoi occhi.

Jack cercò invano di sostenere il suo sguardo.

-Jack?-

-Vieni... andiamo in un posto più appartato...- propose il Capitano, trascinandolo verso il suo ufficio.

 

 

 

Il Maestro chiuse un momento gli occhi, respirando lentamente per calmarsi.

Il piano era ben delineato nella sua mente.

Poteva vedere l'energia rigenerativa del feto tentare di mettere ordine in quell'ammasso di cellule, senza riuscirci... Non c'era una memoria genetica su cui basarsi, durante la prima generazione, perciò non poteva sapere come lavorare per attuare una rigenerazione... era il corpo della madre a dover dare la prima forma al feto.

In realtà se non fosse stato per quell'energia che si dava tanto da fare, il feto sarebbe già morto da molto tempo.

Si chiese come avesse fatto Rassilon a  trovare il modo giusto, la giusta combinazione per inserire le sue cellule nell'utero di quella donna.

Non che fosse importante, visto che tanto non ne sarebbe uscito.

Sentì una fitta di... di cosa? Rimpianto? Dispiacere? Ridicolo...Si agitò a disagio... quella cosa della coscienza cominciava a diventare ridicola... era una cosa così da Dottore.

La sua espressione si indurì... sarebbe andato avanti con il suo piano, avrebbe preso l'energia rigenerativa di quel bambino senza lasciarsi influenzare dai sentimenti.

 

 

 

 

-Allora? - chiese Ianto, incapace di sostenere ancora a lungo la tensione.-Sono morto vero? Puoi dirmelo, non mi offendo...- tentò un sorriso, che si spense subito.

Il Capitano si sedette sulla sua vecchia sedia, e sospirò passandosi una mano sugli occhi.

Gli tornò in mente la fotografia che aveva preso, ormai gli sembrava una vita fa, durante la prima visita all'Hub.

In quel momento non poteva immaginare quanto quella storia si sarebbe complicata.

Infilò una mano nella tasca e appoggiò la foto sul ripiano della scrivania, lisciando le pieghe.

-Tu, Tosh e Owen... siete morti per colpa mia... perchè non sono stato all'altezza.- ammise, senza guardare negli occhi l'altro uomo.

Ianto si avvicinò, spingendolo la sedia e inginocchiandosi tra le gambe del Capitano in modo da poterlo guardare negli occhi.

-Hai fatto del tuo meglio, lo so...- disse accarezzandogli una guancia.

Solo allora Jack si accorse delle lacrime che gli scendevano lungo le guance.

Si lanciò verso Ianto, stringendolo con tutte le sue forze... cercando di non pensare al momento in cui avrebbe dovuto lasciarlo andare.

 

 

 

Miss Janet trattenne il respiro, quando sentì arrivare l'ennesima contrazione.

Ormai i farmaci stavano perdendo il loro effetto, e presto avrebbe nuovamente sentito l'esigenza di spingere.

Pensò al suo bambino, a quel bambino che in realtà era esistito solo nella sua mente... una menzogna, che però l'aveva resa una donna felice.

La sensazione di pienezza che l'aveva accolta quando aveva scoperto di essere incinta, la realizzazione che aveva provato quando aveva scoperto che sarebbe stata madre... tutte menzogne.

Sentì una lacrima scenderle giù per la guancia e si accorse che il Maestro la stava fissando.

Ricambiò il suo sguardo, tremando appena quando si accorse di quanto fosse determinato... di quanto apparisse famelico.

Ma la paura durò solo un istante: presto lei e il suo bambino non sarebbero stati altro che un guscio vuoto, e allora avrebbe smesso di soffrire.

-Siamo in posizione!-

-E dove siamo?- volle sapere il Maestro.

-Il più vicino possibile al blocco temporale che circonda la guerra del tempo... nel dettaglio, siamo un secondo dopo il blocco...-

Il Maestro si lasciò sfuggire un sorrisino.

-Complimenti... è pericoloso, sai?-

-Lo so, ma che potevo fare?! Era l'unico modo... mal che vada, esploderemo nel tentativo... in fondo, non è la prima volta che rischiamo la vita insieme...- gli sorrise.

-Non sarà nemmeno l'ultima...-

-Lo spero... Koshei...-

-Per favore, Dottore! Non diventare melenso, se non vuoi che vomiti sulla consolle!-

La risposta del Dottore venne interrotta da una forte vibrazione che scosse il TARDIS costringendoli ad aggrapparsi a qualcosa per non cadere.

Miss Janet gemette.

Il Dottore sembrava una molla carica e pronta a scattare.

Il piano era semplice: avrebbe fatto in modo che Gallifrey apparisse in quello spazio di universo vuoto, invece che sulla terra... in fondo il pianeta si sarebbe materializzato esattamente dove si trovavano il Maestro e il bambino, così doveva funzionare in origine e così avrebbe funzionato... gli sarebbe bastato usare il TARDIS come antenna, per convogliare il suono dei tamburi nello spazio vuoto che si trovava sopra di loro.

Quei quattro battiti di vita...

Probabilmente sarebbero saltati in aria, ma forse Gallifrey sarebbe stato trasportato fuori dalla guerra del tempo: si chiese se quello fosse un bene o un male... sapeva che Rassilon era accecato dalla rabbia e dal rancore, ma non tutti erano come lui... non tutta la sua razza era corrotta... non poteva essere.

E anche se fosse... glielo doveva.

 

Fine.

Nel prossimo episodio....

Mi dispiace ma ci sarà una pausa negli aggiornamenti perché non sono ancora riuscita a scrivere il prossimo capitolo... dovrei farcela per questo lunedì... mi scuso  molto per il disagio. Intanto vi auguro una buona settimana e vi mando tanti saluti!

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Capitolo 24
*** Episodio 24: Inattese intromissioni ***


Episodio 24: Inattese intromissioni

 

- Ci siamo...- disse il Dottore con un sorriso tirato, poggiando la mano su una delle innumerevoli leve di fronte a lui.

Il Maestro si avvicinò di un passo a Miss Janet, passando inosservato... tirando fuori da una delle tasche un normalissimo cacciavite blu con la punta a stella.

Il Maestro fece un respiro profondo, preparandosi ad agire.

Lui non era un tipo sentimentale come il Dottore, sapeva che Gallifrey ormai era perduto  e nulla di quello che avrebbero fatto avrebbe riportato indietro il tempo restituendo alla loro razza l'antico splendore.

Erano perduti, ormai, senza soluzione, e non aveva senso sprecare l'energia rigenerativa di quel bambino per un'impresa disperata... soprattutto considerando che riuscire nell'intendo avrebbe voluto dire, con ogni probabilità, rompere il blocco temporale e permettere a tutto ciò che si trovava all' interno di uscire... tutto.

Il Dottore doveva essere a conoscenza di questa eventualità, che benché infinitesimale comunque esisteva... ma il Dottore mentiva spesso e volentieri, nonostante tutti i suoi sforzi per comportarsi in maniera così schifosamente giusta... il Maestro lo conosceva meglio di chiunque altro, e vedeva quella parte oscura che cercava così disperatamente di tenere nascosta.

Quella che lo attirava così tanto.

Si avvicinò ancora di un passo, guardando con malcelata soddisfazione il Dottore esitare... una mano ancora sulla leva.

Si chiese cosa sarebbe successo... se si sarebbe rigenerato o se fosse riuscito semplicemente ad assorbire l'energia senza cambiare... non che fosse importante, ma era parecchio affezionato a Saxon.

Vide il Dottore trattenere il respiro, pronto ad iniziare, e si preparò a colpire.

 

 

 

Il Dottore mise la mano destra sulla leva che avrebbe collegato il Tardis alla fessura, permettendo al suono dei tamburi di raggiungere Gallifrey... si chiese se l'energia sarebbe stata sufficiente a creare un legame, o solo a farli esplodere.

Ma ormai era troppo tardi, si disse... troppo tardi per tornare indietro.

E forse lo era davvero.

Esitò.

Preso dai suoi pensieri non si accorse che il Maestro si era avvicinato a Miss Janet, che ormai lottava per prendere ogni respiro.

Forse era troppo tardi per tornare indietro e cancellare ciò che aveva fatto, non aveva importanza se fosse sbagliato o meno, ormai era compiuto... anche se si era pentito di quel gesto un secondo dopo averlo fatto.

Ma non aveva avuto scelta! Loro non gli avevano lasciato scelta... eppure si sentiva così in colpa.

Strinse i denti.

Si chiese se stesse facendo la cosa giusta, se nella smania di rimediare a quello che riteneva il suo errore più grande non rischiasse di condannare tutto l'universo.

Si asciugò il palmo sui pantaloni, prima di afferrare meglio la leva, e trattenne il respiro.

L'opportunità di scegliere comunque gli venne negata da un grido dietro di lui, che lo spinse a voltarsi sorpreso.

Incorniciato da uno degli archi che si aprivano nella sala di controllo e che portavano all'interno del TARDIS, si stagliava la figura allampanata di uno sconosciuto.

Indossava un camice bianco aperto a lasciare intravedere i cadenti vestiti che indossava e che sembravano degli stracci, ma non era questo a renderlo così bizzarro: erano i suoi occhi... che brillavano della luce della follia.

-Dottor Jones...- esalò Miss Janet, riconoscendolo.

-Tu!- gridò lui, indicandola con il dito, i capelli che si drizzavano in tutte le direzioni- Tu, devi morire!-

Si lanciò contro il Maestro, che si trovava tra lui e la donna, e gli strappò di mano il cacciavite lanciandosi poi su di lei.

 

 

 

Chi avrebbe potuto prevederlo.

Di certo non il Maestro... e nemmeno il Dottore, nonostante la sua abitudine di far credere agli altri di avere tutto sotto controllo.

Miss Janet guardò il cacciavite scendere verso il petto, come in una sequenza al rallentatore... era un cacciavite a stella, con il manico blu.

Stava per morire, lo sapeva, eppure non ci fu nessuna sequenza veloce della sua vita, non vide passare davanti agli occhi i suoi momenti migliori e nemmeno quelli peggiori.

Vide solo il Maestro, che stava in piedi a pochi metri da lei... e la guardava.

Il Dottore balzò avanti per fermare  Jones, ma lei quasi non ci fece caso.

Sapeva che non avrebbe fatto in tempo per salvarla, ma non le importava... nessuno l'avrebbe salvata comunque... ma se lei fosse morta prima che si fosse compiuta la transizione, Gallifrey sarebbe rimasto nel blocco temporale...un'occasione sprecata.

Una fantastica occasione sprecata.

Non fece nemmeno male... solo un leggero bruciore, poi il suo campo visivo venne inondato da una splendente luce gialla, che sembrava cantare per lei.

Fine...

 

Nel prossimo episodio....

 

Se solo fosse riuscito a raggiungere Miss Janet...        

Stava per alzarsi in piedi quando sentì un dolore acuto al petto.

Quando abbassò lo sguardo gli venne quasi da ridere... con tutti gli oggetti volanti che avrebbero potuto colpirlo, proprio non si aspettava che si sarebbe trattato del cacciavite che aveva ucciso Miss Janet.

 

Note di autrice: vi chiedo ancora scusa per il ritardo, ma questo mese è stato un po' bizzarro... e non in senso positivo. Spero di riuscire a mantenere una certa regolarità come in passato, e ovviamente spero che la storia vi piaccia... siamo quasi in dirittura d'arrivo.

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Capitolo 25
*** Episodio 25: Tutto cambia ***


ATTENZIONE!!!!!! In questo capitolo ci sono spoiler dell'ottava stagione, quindi se non l'avete ancora vista aspettate a leggerlo... io ve l'ho detto!

 

 

Episodio 25: Tutto cambia

 

-NO!-

Il Dottore impallidì vedendo il cacciavite calare dritto sul cuore della donna stesa a terra.

Fece appena in tempo a rammaricarsi per la perdita dell'occasione di riparare al suo errore, che l'energia rigenerativa esplose mandandolo a gambe all'aria.

Si tirò seduto, guardandola agitarsi a vuoto... se non avesse trovato un modo per incanalarla fuori dal TARDIS lo avrebbe distrutto... un energia rimane sempre tale, anche se normalmente viene usata per scopi benevoli... senza controllo era pericolosa più di una bomba atomica.

Se solo fosse riuscito a raggiungere Miss Janet...        

Stava per alzarsi in piedi quando sentì un dolore acuto al petto.

Quando abbassò lo sguardo gli venne quasi da ridere... con tutti gli oggetti volanti che avrebbero potuto colpirlo, proprio non si aspettava che si sarebbe trattato del cacciavite che aveva ucciso Miss Janet.

 

 

Il Maestro non perse tempo.

Non ne vedeva il motivo.

Spinse di lato lo scienziato pazzo che gli aveva dato quell'aiuto inaspettato e si chinò sul corpo morto di Miss Janet.

Si prese un momento per guardarla in viso: non c'era più traccia di dolore in lei, con la morte aveva smesso di soffrire.

Cacciò con rabbia il desiderio di ottenere la stessa pace.

Era durato meno di un secondo, ma era comunque ridicolo e fin troppo umano... lui non si sarebbe mai arreso alla morte, lui era il Maestro.

Affondò le mani nell'energia che brillava davanti a lui, lasciandosi travolgere.

 

 

Durò pochi minuti, ma sembrò un'eternità... era sempre così.

Quando finalmente riaprì gli occhi gli sembrava di aver trascorso una vita intera tenendoli chiusi, e il mondo che gli apparve davanti gli sembrò così magnifico e stupefacente.

Si guardò le mani, pallide e delicate, flettendo le lunghe dita fini.

Mani da donna, pensò vagamente, usandole per spostare i lunghi capelli dal viso.

Era...eccitante!

Una donna!

Sarebbe stato davvero divertente.

Si guardò intorno, ignorando completamente il patetico essere che ridacchiava e borbottava a pochi metri da lui...lei stava cercando il Dottore.

Lo individuò accasciato a terra, una mano premuta sul fianco sanguinante.

Si alzò con grazia studiata e lo raggiunse, inginocchiandosi accanto a lui.

Prese mentalmente nota di avere bisogno di vestiti nuovi, quelli non erano più adatti.

-Ciao, Dottore...-sorrise al suono della propria voce.. quella era davvero una stimolante novità.

-Maestro...- ansimò lui, tentando di sorridere.

-Oh, ma quel nome non è più adatto, non credi?- esclamò il Maestro alzandosi in piedi e passeggiando davanti a lui su di giri.- che ne dici di Mistress? In breve... Missy, si mi piace! D'ora in poi chiamami Missy...- completò, inginocchiandosi di nuovo accanto a lui e abbassandosi verso il suo viso.

Il Dottore sorrise, sofferente.

-Mi dispiace, ma non credo che potrò usare il tuo nuovo nome molto spesso...-

Missy lo guardò interrogativa.

-E perchè?-

-Perchè ho finito le possibilità... questa era l'ultima rigenerazione... alla fine, hai vinto..- le ultime parole si spengono in un sussurro, le forze lo stavano abbandonando.- Vorrei solo... esserci riuscito... è stata colpa mia...-

-Sh Sh Sh... non dire stupidaggini, tesoro...e poi, chi lo dice che non ci sarà un'altra possibilità? - rispose lei accarezzandogli il viso.

Il Dottore la guardò confuso, e avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma ormai la luce si sta spegnendo...non riesce più a vedere nulla, solo... sono capelli rossi, quelli? Amelia?

Missy sorrise, e gli pizzicò il collo dolorosamente per richiamare la sua attenzione su di lei.

-Mio caro... io non voglio che tu muoia... io rivoglio indietro il mio vecchio amico, proprio come una volta...-

Con queste parole si chinò su di lui e lo baciò, mentre l'energia rigenerativa esplose di nuovo intorno a loro.

 

 

Missy attendeva che il Dottore riprendesse conoscenza, ma era sempre più spazientita.

Ci stava mettendo parecchio!

Nel frattempo si era cambiata d'abito, aveva trovato dei vestiti davvero carini nel guardaroba del Dottore e si era chiesta di chi fossero con una punta di gelosia, e adesso non ha niente da fare se non aspettare.

Il ridacchiare spasmodico dello scienziato ancora accasciato accanto al corpo ormai freddo di Miss Janet fa da sottofondo alla sua attesa... lo trova affascinante ed evocativo... come un' aria dei Racconti di Hoffmann*

Finalmente il Dottore emise un gemito, e si tirò a sedere lamentandosi.

Incrociò lo sguardo di Missy con aria confusa e quella gli sorrise allegra.

-Ben tornato!-

Il Dottore la fissò, confuso, aggrottando le folte sopracciglia.

-Uhm, adesso va meglio... prima eri davvero troppo, troppo giovane...- sentenziò Missy con un cenno di apprezzamento, tirandosi in piedi.

-Ho dei nuovi reni...- commentò il Dottore.

-Lo so caro, succede sempre...- rispose Missy distrattamente, andando a passo spedito verso la consolle.

-Non mi piace il colore...-

-Dei tuoi reni?-

-Cosa stai facendo?-

-Torno sulla terra.. immagino che sia necessario avvertire i tuoi animaletti di quello che è successo...- rispose Missy inserendo la rotta.

Il Dottore si alzò per raggiungerla.

-Sai come si pilota questo affare?-

Missy lo guardò sorridendo.

-Amo i momenti successivi alla rigenerazione, sei così... fuori!-

Un ridacchiare acuto attirò la loro attenzione sullo scienziato steso a terra.

-Fuori...fuori... non bisogna portarlo fuori... se esce fuori allora usciranno fuori anche loro...-

Missy e il Dottore si fissarono.

-A quanto pare, l'abbiamo scampata per un pelo....- commentò Missy con aria rammaricata.

-cosa... cosa abbiamo scampato.- chiese il Dottore, con aria confusa.

-Oh, tesoro... non preoccuparti di questo, ora... mi prenderò cura io di te.-

Il Dottore pensò vagamente che quella suonava più come una minaccia, che come una rassicurazione.

Accantonò la sensazione.

Sapeva che ci sarebbe voluto un po' di tempo per riportare tutto al posto giusto, perchè tutto tornasse ad avere un senso, e non era preoccupato... era successo così tante volte.

Missy guardò il Dottore con la coda dell'occhio.

Sapeva che ci sarebbe voluto un po' di tempo, perché il Dottore tornasse se stesso... si chiese quanto ci avrebbe messo, e quanti guai sarebbe riuscita a combinare nel frattempo.

Sorrise... non molti, capì con rammarico.

Ma ci sarebbe stato tempo dopo...  anche considerando che ora avevano solo metà ciclo rigenerativo a testa, sarebbe riuscita a combinarne parecchi.

Tirò gioiosamente la leva che li avrebbe riportati sulla terra.

 

Fine.

* i racconti di Hoffmann è un'opera fantastica molto bella, di Jacques Offenbach, in cui l'antagonista è un alterego demoniaco del poeta ( incarnato in più personaggi) contro cui lotta la sua parte più pura sotto forma di Niklausse che è la coscienza, diciamo, del protagonista.

Nota di autrice: giuro, avevo deciso di far diventare il Maestro donna già prima della stagione otto, e Missy è stata una piacevole sorpresa... in realtà avevo pensato ad una bella biondina da affiancare ad Undici evitando la sua rigenerazione, ma Missy è davvero troppo fantastica e Capaldi nei panni del Dottore mi è piaciuto molto quindi ho cambiato idea... nel bene o nel male...

 

Nel prossimo episodio.....

(riferito al Capitano)

Ogni minuto sembrava un'agonia.

Avrebbe tanto voluto potersi godere il tempo che gli restava con Ianto, ma non riusciva a non pensare al momento in cui avrebbe dovuto dirgli addio.

Strinse la sua mano, e il giovane lo assecondò.

 

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Capitolo 26
*** Episodio 26: Perdersi di nuovo ***


(forse lievemente OOC, ma non vogliatemene...)

 

Episodio 26: Perdersi di nuovo

 

Jack non ne poteva più di aspettare.

Ogni minuto sembrava un'agonia.

Avrebbe tanto voluto potersi godere il tempo che gli restava con Ianto, ma non riusciva a non pensare al momento in cui avrebbe dovuto dirgli addio.

Strinse la sua mano, e il giovane lo assecondò.

-Jack...Non mi pento di niente...-

Jack chiuse gli occhi.

Non era la prima volta che Ianto lo diceva, da quando si erano incontrati in quella folle avventura, ma Jack non riusciva a rassegnarsi.

-Jack, non è stata colpa tua...-

-E invece si...-esplose il Capitano scattando in piedi.

Erano ancora nel suo ufficio, lontano dagli altri, decisi a sfruttare ogni momento di intimità che gli era stato concesso per un miracolo.

Eppure Jack si sentiva in gabbia...

Avrebbe tanto voluto potersi godere il tempo che gli restava con Ianto, ma la verità era che si sentiva in colpa.

-Tutti voi, siete morti per colpa mia... perché non sono stato all'altezza...- ci pensò un momento e prese la sua decisione.

Sapeva bene che quello che stava per fare andava contro le regole, e sapeva che il Dottore lo avrebbe fatto a pezzi... ma non poteva restare in silenzio mandando il suo Ianto a morire... non di nuovo.

-Ianto...- si accucciò ai piedi della sua sedia, mettendo le mani sulle sue gambe, ansioso.- Quando tornerai indietro...-

-No! Senti, Jack,  lo so come funziona ok? Il Dottore mi ha detto che la morte mia e degli altri è un punto... fisso, del tempo...non puoi cambiarlo...non puoi.- la sua voce si spense.

Jack gemette imprecando, ma sul suo viso era comparso un amaro sorriso: figuriamoci se il Dottore non avrebbe pensato a quell'eventualità... sempre un passo avanti agli altri... si chiese come ci si dovesse sentire... lui aveva l'impressione di essere sempre dieci passi in dietro, in quella dannata storia.

-Ianto...- Jack si chiese se l'altro riuscisse a sentire il suo tono di preghiera.

-Jack... devo tornare indietro e affrontare il mio destino...- sorrise brevemente- Ci siamo divertiti, io e te...-

Il Capitano scosse la testa.

-No, non era un divertimento...- ma Ianto gli avrebbe creduto?

Ianto gli sorrise, triste

No, non gli credeva.

Jack aveva sbagliato tutto, con lui, e adesso non aveva più la possibilità di rimediare.

Oppure si.

-Allora fammi un favore... se tornando dall'altra parte ti ricorderai di tutto, raccontami quello che è successo... tutto... e dimmi... dimmi che ti ho detto che ne vale la pena...- disse con urgenza: tutto ad un tratto sentiva di non avere più tempo.

Ianto lo guardò confuso.

-Fallo... io ti capirò...-lo fissò un momento.- Ti amo... mi credi?-

Ianto lo strinse.

-Si...si Jack... ti amo anche io.-

Jack lo strinse a se, ma sentiva che qualcosa non andava.

-Ianto...-

-Mi dispiace, Jack... credo che il momento sia arrivato...- rispose il giovane guardandosi le mani, che adesso avevano una strana luminescenza dorata.

-No... oh, no...-

Il Capitano sentì le lacrime bagnargli il viso.

-Ciao, Jack...- Ianto si chinò a baciarlo, facendo premere forte le labbra sulle sue, e scomparve in uno sbuffo di polvere dorata.

Jack si ritrovo a stringere al petto soltanto aria, e dolore.

Il rumore del TARDIS lo riscosse, e la rabbia prese il sopravvento.

Si lanciò fuori dall'ufficio, deciso a prendere a pugni il Dottore.

Fine

 

Nel capitolo successivo....

-Quella... sarebbe il Maestro?- chiese Jack, momentaneamente distratto dal suo proposito di vendetta

-Mistress, mio caro...- rispose sorniona la donna.

 

nota di autrice: vi chiedo scusa per il ritardo, ma il Natale assorbe tutte le mie forze... oggi ho messo le luci sull'abete in giardino... ho rischiato di morire scalando cinque metri di abete in Connor Style!

Inoltre la mia mente è tutta presa dalla prossima uscita di Lo Hobbit:  ho comprato una confezione di Kleenex gigante, che se mai dovessi mettermi a piangere almeno potrò farlo con un briciolo di dignità.

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Capitolo 27
*** Episodio 27: Confuse spiegazioni. ***


Episodio 27: Confuse spiegazioni.

 

Jack era così arrabbiato.

Di più, era furioso.

Se il Dottore non si fosse messo in mezzo, le sarebbero potute andare diversamente...e Ianto... perchè diavolo doveva essere sempre così coscienzioso? Al diavolo la struttura dell'universo, dannazione!

Sapeva di essere nel torto... di essere arrabbiato e di non pensare in maniera costruttiva.

Avrebbe fatto meglio a calmarsi, prima di dire cose che non pensava davvero, ma il TARDIS si era materializzato e la porta si stava aprendo.

Non c'era davvero tempo per calmarsi.

-DOTTORE!- gridò avanzando come un uragano verso la Cabina.

Gwen si guardò intorno.

-Dov'è Ianto?- chiese con un filo di voce, vedendolo sconvolto.

Martha si fece avanti per fermarlo.

-Jack, JACK calmati!-

-Non questa volta...Ianto è tornato indietro e io... non sono riuscito a salvarlo, di nuovo! -ringhiò lui.

Gwen sentì il cuore sprofondare... aveva sperato che Ianto potesse rimanere li con loro, che potessero avere una seconda possibilità... con il senno di poi si rese conto di essere stata ingenua.

La porta si aprì velocemente e un uomo con corti capelli grigi si lanciò fuori dal TARDIS.

Jack si bloccò.

Non me lo dire, ti prego...

-Ti sei rigenerato...- mormorò il Capitano.

-Come prego?- chiese l'uomo, guardandosi intorno.- Credo di essere un po' confuso al momento... Sei... il Comandante, giusto?

-Capitano...-ringhiò tra i denti Jack, per niente disposto a mettere da parte il rancore per il momento.

-Capitano...- annuì il Dottore mordendosi le labbra e guardandosi in giro con gli occhi brillanti. -Capitano di cosa, poi...- completò con un mormorio ironico

-Senti un po'...-

Martha decise che era venuto il momento di intervenire.

-Dottore... cosa è successo?- chiese, mentre il Signore del Tempo faceva un giro intorno al TARDIS.

-Nulla di che...- rispose agitando una mano, distratto da qualcosa.

Poi portò la sua attenzione su Martha.

-Già... cosa è successo?- chiese inarcando le sopracciglia.

Martha rimase a fissarle... incredibile quanto fossero mobili!

Il peso di dover trovare una risposta che avesse un senso gli venne tolta dalla donna uscita in quel momento dal TARDIS.

-Tesoro, non dovresti agitarti così...- disse, rivolta al Dottore.

-E questa chi è?-chiese Jack, vagamente esasperato.

-Capitano... come sei scortese..non riconosci un vecchio amico?- chiese Missy sorridendo.

Il Capitano rimase un momento interdetto... poi i suoi occhi si spalancarono.

-Quella... sarebbe il Maestro?- chiese Jack a nessuno in particolare, momentaneamente distratto dal suo proposito di vendetta.

-Mistress, mio caro...- rispose sorniona la donna.

-Complimenti...- Jack accennò un breve, ironico, inchino.

-Adulatore...-

Gwen fece un passo avanti, pensando fosse il caso di riportare la conversazione a livelli più o meno normali... normali per loro, almeno.

-Si può sapere cosa è successo? Perché comincio ad essere un po' confusa...-

-Si sono rigenerati... quando vengono feriti e stanno per morire i Signori del Tempo cambiano faccia e... beh, si rigenerano...- tentò di spiegare Martha.

Missy storse la bocca.

- Mia cara, potevi fare di meglio...-

-Scusa se non mi sono lanciata in complicate spiegazioni scientifiche, data la situazione non mi sembra il caso... piuttosto, perchè non ci spieghi cosa è successo visto che il Dottore sembra così...- lanciò un'occhiata al Dottore, che in quel momento stava esaminando Jack da vicino come se lo vedesse per la prima volta.- ... confuso.-

-Dunque, tesoro, da dove comincio... oh, si ecco, un pazzo con il camice è sbucato fuori dalle viscere del TARDIS e ha ucciso Miss Janet prima che potessimo usare il collegamento tra me e il feto per riportare indietro Gallifrey...-

La sua rivelazione cadde nel silenzio.

Il Dottore la raggiunse in due falcate.

-Quello li...- disse avvicinandosi a Missy con fare confidenziale.

-Si, tesoro?-

-Quello li ha qualcosa che non va...- disse il Dottore indicando Jack.

-Si, mio caro lo so...- rispose Missy con fare materno.

-Che diavolo ha?!- volle sapere Jack.

-Un incidente... un cacciavite volante lo ha ferito... nulla di grave, un po' di confusione per via della rigenerazione... andrà tutto bene.... ora! Che ne dite di togliere il cadavere dal TARDIS? Mi rincresce essere così diretta, ma comincia a puzzare...- disse prime di girarsi e invitarli ad entrare nella Cabina con un gesto.

Gli altri si fissarono, indecisi, ma la seguirono.

-Gwen... potresti rimanere con il Dottore?- chiese Jack prima di entrare dietro a Martha

- ...e Colonnello, lei e Mickey riorganizzate le truppe e tenetele pronte... il Maestro potrebbe avere in mente qualcosa...-

I due annuirono e si voltarono, gridando ordini.

Rimasto solo Rhys si strinse nelle spalle.

-Io...preparerò del caffè...-

Gwen annuì con un sorrise comprensivo, voltandosi verso il Signore del Tempo, che fissava il riflesso del suo viso su un monitor spento.

-Questo viso... ho già visto questo viso...- disse alla donna, quando lo raggiunse.

- Buon per te, perché per noi è una novità...-

 

Fine.

 

Nel prossimo episodio....

-Ci siamo salvati per un pelo, a quanto pare...- commentò Jack- Cosa gli passava per la testa? Avrebbe davvero lasciato che la Guerra del Tempo si riversasse in tutto l'universo?- chiese Jack a Missy, guardandola raccogliersi i capelli davanti allo specchio sopra al lavandino.

-Era una possibilità remota, per quanto ne sapeva...- tergiversò.- E poi... si sentiva così in colpa...-

Jack storse la bocca... il suo tono quasi entusiasta lo disgustava.

-E adesso? Cosa hai intenzione di fare?-

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Capitolo 28
*** Episodio 28: Sono scozzese! ***


Episodio 28: Sono scozzese!

 

Gwen guardò il medico chiudere il sacco in cui era stato messo il corpo di Miss Janet, e nonostante quello che la donna le aveva fatto passare non riuscì a fare a meno di provare dispiacere: era stata ingannata molte volte anche lei.

Rhys la strinse tra le braccia, e lei appoggiò la testa sulla sua spalla.

Era contenta che tutto si fosse risolto per il meglio... ora poteva tornare dalla sua bambina, finalmente; questa avventura le aveva fatto capire che, nonostante pensasse con nostalgia ai tempi di Torchwood, quella non era più la sua vita.

Spostò lo sguardo su Jack, che discuteva con la donna che era stata il Maestro.

Gwen sapeva che finché avesse avuto qualcosa a tenerlo occupato, Jack se la sarebbe cavata egregiamente... il problema sarebbe venuto dopo, quando finalmente solo si sarebbe soffermato sul pensiero di Ianto... e lei non sapeva come aiutarlo. Era questo uno dei motivi per cui aveva scelto Rhys nonostante la sua innegabile attrazione per il Capitano Jack Harkness: non sarebbe mai riuscita ad arrivare davvero a comprenderlo, non sarebbe mai stato totalmente suo.

 

-Mi raccomando, ragazzi... pulite per bene...- si raccomandò Missy con i tecnici che si affaccendavano nel TARDIS.- E non andate troppo a zonzo... vedete cosa succede, ai curiosoni...- completò voltandosi verso il Dottor Jones- Allora... vediamo di risolvere questa faccenda...-mormorò.

Il Dottore si chinò per portare il viso all'altezza di Jones.

-Dimmi, cosa ti è successo? Deve essere qualcosa di grave per averti ridotto così, insomma, non ci siamo mai visti prima ma sono ragionevolmente sicuro che tu abbia una pessima cera...-

Il Dottor Jones ridacchiò folle.

-Voi non potete nemmeno immaginare! Ho visto... il mondo bruciare... l'Apocalisse! L'universo bruciava! E tutto per colpa del Signore...-

Jack alzò un sopracciglio: quel tipo aveva decisamente qualche rotella fuori posto.

-Il Signore?!-chiese scettico.

-Credo che intenda il Signore del Tempo...- rispose il Dottore lanciandogli un'occhiata.- Parola mia, ragazzo, prendi sempre tutto così alla lettera? Ti ricordavo più intelligente...-

Il Capitano si accigliò.

-E io ti ricordavo meno irritante! Si può sapere che ti è preso?-

-è scozzese...- commentò Missy con aria di sopportazione.

-Esatto! Ora posso lamentarmi di quello che mi pare! E ora mi lamento, perché quest'uomo...- esclamò indicando il Dottor Jones che ancora ridacchiava seduto per terra.- è entrato nel mio TARDIS senza permesso!- si accucciò accanto a lui, sonicizzandolo velocemente.- Credo che sia entrato in contatto con la matrice del TARDIS, e che Essa gli abbia dato un certo comando... ovvero uccidere Miss... Miss...-

-Miss Janet, caro...- venne in suo aiuto Missy.

Lui la indicò con un cenno del capo.

-Esatto... quella.-

-In pratica, mi stai dicendo che il TARDIS ha ordinato a quest'uomo di impedire che Gallifrey tornasse....e come?  è solo un macchina!- Jack sentiva l'emicrania montare.

Il Dottore alzò gli occhi al cielo, esasperato.

-è incredibile quanto voi esseri umani possiate essere stupidi! La domanda non è come, e tra l'altro la risposta sarebbe ovvia, la domanda è perchè?!-disse alzando un indice davanti al suo viso, rimanendo con la bocca aperta.

-Perchè sapeva che avrebbe funzionato... e che avrebbe distrutto l'universo.- disse Missy, andandogli in aiuto.

I due uomini si voltarono a guardarla.

-Temo di si... si, la risposta è questa, temo...non ha importanza, troveremo un altro modo...- sentenziò il Dottore marciando verso il TARDIS.

Dopo cinque passi tornò indietro.

-Troveremo un altro modo, giusto?- chiese a Missy.

-Ovviamente... forse, dovremmo procurarci un esercito... in fondo un generale non è niente, senza il suo esercito...- cinguettò allungandosi verso il viso del Dottore.- Nel frattempo, io vado a mettermi in ordine...-  si baciò la punta delle dita e le appoggiò sulle labbra del Dottore prima di dirigersi verso i bagni.

 

Jack entrò nel bagno con circospezione.

Vide  Missy truccarsi davanti allo specchio.

Probabilmente aveva trovato il necessario nel guardaroba del Tardis... quel mascara somigliava a quello di Rose.

-Capitano...-trillò lei, quando lo vide.- Questo è il bagno delle signore...- disse maliziosa.

-Smettila di fare la smorfiosa... ti ricordo che fino a tre ore fa, eri un uomo...- scherzò il Capitano.

-E per te non fa poi molta differenza, giusto?- fece Missy, aprendo il rossetto.

-Già...Allora...Ci siamo salvati per un pelo, a quanto pare...- commentò - Cosa gli passava per la testa? Avrebbe davvero lasciato che la Guerra del Tempo si riversasse in tutto l'universo?- chiese, guardandola raccogliersi i capelli.

-Era una possibilità remota, per quanto ne sapeva...- tergiversò.- E poi... si sentiva così in colpa...-

Jack storse la bocca... il suo tono quasi entusiasta lo disgustava.

-E adesso? Cosa hai intenzione di fare?-

-Ma come, non lo sai?- fece lei avvicinandosi al suo viso.- Ho intenzione di riavere indietro il mio vecchio amico...-

Fine...

Nota autrice: scusate il ritardo! Vi avverto che non ci saranno aggiornamenti fino al 12 Gennaio, perché vado a lavorare in montagna e  non ho il computer. Spero che fino ad ora la storia vi sia piaciuta... comunque il prossimo dovrebbe essere l'ultimo capitolo! Colgo l'occasione per farvi gli auguri di Buon Natale e di Buon anno nuovo... a presto!

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Capitolo 29
*** Episodio 29: Ultimo atto di un nuovo inizio ***


Episodio 29: Ultimo atto di un nuovo inizio

 

I soldati che sciamavano via dall' Hub ricordarono a Gwen delle api operose: non un solo cavo, non una sola arma o elmetto vennero dimenticati.

Gwen guardò Martha che gridava ordini a destra e a manca, con l'immancabile Mickey accanto; era evidente che era una donna in gamba, sarebbe stata un ottimo capo per la UNIT.

La guardò avanzare verso di lei, finchè non incrociò il suo sguardo sorridendole.

-Allora, a quanto pare anche questa volta ce la siamo cavata.-

Gwen annuì ricambiando il sorriso.

Martha le piaceva.

-A quanto pare... perciò assumerai il comando della UNIT, i miei complimenti.- si congratulò.

Martha fece una piccola smorfia.

-Solo perchè non c'era nessun altro... comunque cercherò di fare del mio meglio. E tu invece? Ci servirebbero agenti come te...-

Gwen scosse la testa.

- Devo prendermi cura della mia famiglia...- disse passando un braccio intorno alla vita di Rhys e guardandolo sorridente.- Quel capitolo della mia vita è finito...-

Martha annuì... la capiva, e forse un giorno anche lei avrebbe fatto la medesima scelta.

-Allora, questo è un saluto... bada bene, non un addio! Non perdiamoci di vista.- Martha sorrise gioviale tendendo loro la mano, imitata poi da Mickey.

-Certo che no...- sorrise Rhys.

-Miss Martha...- il Colonnello comparve discreto al loro fianco.- Siamo pronti per andare....-

-Colonnello, le ho già detto che di non chiamarmi così...- lo riprese bonariamente il nuovo capo della UNIT.

-Ci proverò...e grazie ancora per avermi dato un'altra possibilità...-

-Tutti ne meritano una, Colonnello...- rispose Martha voltandosi verso l'uscita.

 

 

 

Vedere l'Hub nuovamente deserto gli fece tirare un sospiro di sollievo.

Salutare Martha e Gwen un'altra volta era stato doloroso, soprattutto perchè aveva l'impressione che non le avrebbe più riviste, ma era stato anche liberatorio: loro non avevano bisogno di lui, se la sarebbero cavata benissimo da sole.

Jack si prese il suo tempo, soffermandosi su ogni ricordo che solleticava la sua mente, su ogni sensazione che lo sfiorava: bei ricordi e brutte avventure.

Tentò di tirare le somme della sua vita a Torchwood e nonostante i fallimenti, il dolore e le incomprensioni si rese conto di quanto fosse stata eccezionale... tutti loro erano stati eccezionali, la sua piccola e scalcinata squadra di persone normali pronte a dare la propria vita per difendere quel piccolo accumulo di terra in orbita intorno ad un sole... e lo avevano fatto davvero, erano morti per questo: la loro missione.

Gli mancavano, gli mancavano tutti... persino Owen... e non li avrebbe mai dimenticati.

Tirò fuori la fotografia del suo gruppo dalla tasca e la fissò un momento prima di piegarla con cura e infilarla nella tasca interna del suo inseparabile cappotto, all'altezza del cuore.

Non li avrebbe mai dimenticati.

 

 

Il Dottore stava trafficando con  comandi del TARDIS, mentre Missy si faceva la manicure con la schiena appoggiata alla consolle.

-Allora.. ora ti ricordi come si guida il TARDIS?- chiese lei.

-Certo che si!- esclamò lui chinandosi per guardare sotto al quadro comandi.

Si tirò su e si tastò la giacca.

Missy sorrise.

-Sembri un prestigiatore...- commentò guardandolo affannarsi, prima di sbuffare e alzare gli occhi cielo.- Il cacciavite sonico è nella tasca destra dei pantaloni...-

Il Dottore esultò tirandolo fuori, riprendendo a calibrare il TARDIS.

-Ti rendi conto che avresti potuto distruggere l'intero universo?- chiese Missy riprendendo a lavorare di lima.

Il Dottore si tirò su.

-E tu ti rendi conto che questa faccia...- disse indicandola con un ampio gesto della mano- l'ho già vista?-

Missy si strinse nelle spalle e sorrise, permettendo all'altro di aggirare la domanda.

-Non volevo accusarti, mio caro... solo sottolineare il fatto che non siamo poi tanto diversi, io e te....-

-Lo siete eccome...- intervenne Jack entrando a grandi passi dalle porte aperte.- Non avete proprio nulla da spartire.-

-Questo lo dici tu, caro...- rispose Missy sfarfallando le lunghe ciglia.

-Voi due mi farete impazzire con i vostri stupidi e inutili discorsi!- esclamò il Dottore riponendo il cacciavite.- Siamo pronti... partiamo!-

- Partiamo?!- esclamò Jack sorpreso.

-Perchè, hai un altro impegno?- chiese il Dottore perplesso, avvicinandosi cauto come per studiarlo.- Già, immagino che tu abbia qualche stupido impegno... per esempio!- esclamò tirando la leva che chiudeva le porte.- Avrai da rimpiangere i tempi andati, davanti ad un bicchiere in uno squallido bar...- tirò una leva e il TARDIS prese ad ansimare.- Oppure...- si avvicinò a Jack che lo fissava sorpreso.- Oppure potresti decidere di visitare il pianeta Artaxa con noi... la spiaggia dorata di Yaxo è splendida, in questa stagione.- concluse- Ma tu hai altro da fare...-

-A te la scelta, Capitano...- rincarò Missy, con quel suo sorriso sornione.

Jack sapeva cosa avrebbe dovuto fare... avrebbe dovuto declinare l'offerta e lasciarsi alle spalle il Dottore, il Maestro e tutta quella dannata faccenda dei viaggi nello spazio e nel tempo che non faceva altro che portare guai; eppure quale alternativa aveva? Rimanere sulla Terra, senza più uno scopo o un posto dove stare... e con il ricordo di Ianto a lacerargli il cuore.

Faceva così male.

Prese la sua decisione.

-Allora si parte...- disse sorridendo.

 

Fine.

 

 

 

 

 

nota di autrice: Ringrazio tutti voi che avete letto/seguito/preferito/recensito Spero che vi sia piaciuta, almeno quanto mi sono divertita io a scriverla... doveva finire in modo totalmente diverso, ma mi sono innamorata di Missy quindi non ho resistito!

Essendo questo un gigantesco What if ( o un WTF, se preferite)  mi sono presa parecchie libertà... sono consapevole della sua imperfezione, ma spero che vi sia piaciuta comunque. Detto questo vi saluto, sperando di non vedere forconi e torce profilarsi all'orizzonte.

 

Vi lascio questi video; il primo è il mio preferito.

http://www.youtube.com/watch?v=irikMQmNo5g

MinyaChan627 (ten master)

 

http://www.youtube.com/watch?v=CfZIElG2aHw

liza barker  (eleven master)

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