Remember me

di Lights
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oblivium ***
Capitolo 2: *** Casa ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Momenti imbarazzanti ***
Capitolo 5: *** Sempre per te ***
Capitolo 6: *** Noi a metà ***
Capitolo 7: *** Non lo so ***
Capitolo 8: *** Ricordi ***
Capitolo 9: *** Honey Rose ***
Capitolo 10: *** La fine ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Oblivium ***


Esattamente un anno fa abbiamo iniziato questa iniziativa del BirthDay-A del gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling” un po’ in sordina in occasione del BDA di Viki-chan, ed è bello oggi chiudere il cerchio proprio con il suo compleanno.

 

Viki-chan una volta mi hai scritto “Anche io voglio un bel capitolino strong tutto per me.. *mette il muso*. Non me ne sono dimentica. Anzi, l’appunto è rimasto bello vivido nella mente.

Bene, mia piccola Viki-chan, non solo un capitolo ti dedico, ma bensì tutta la storia.

Un doveroso grazie a quel genio della mia Roxy che mi ha promptato l’idea di “Remember me

 

 

 

 

 

A te, che vivi nel mondo parallelo al mio

Buon Compleanno

 

 

 

 

 

1. Oblivion

 

 

 

 

 

 

Oblivion

- No! - L’urlo disperato si espande nell’aria ma non può fare niente contro l’inevitabile.

Le immagini si fanno sempre più pallide e di loro rimane solamente un vago ricordo.

Tutto sfugge e scompare, lasciando al suo posto solo il vuoto.

 

 

 

 

 

 

Ho letto in qualche libro che quando si perde la memoria è come se l’anima fosse immersa nella nebbia. Tutto è avvolto in una soffice e morbida nuvola. Una calma apparente conforta il proprio Io mentre l’anima continua a vagare nel nulla, fino a quando non arriva in quel punto dove incontra una tiepida luce: la realtà.

Ed è proprio in quel momento che l’anima avverte, come se fosse la prima volta, il fisico a cui appartiene.

Piano piano l’Io riprende confidenza con esso e i muscoli assopiti si risvegliano lentamente.

Le palpebre pigramente si aprono e la tiepida luce, quasi minacciosa, intima l’anima di tornare indietro, di non abbandonare quel luogo protetto.

Così il corpo reagisce; la ragione si impone sulla nebbia che avvolge il cervello. L’istinto di volere rivedere il mondo diventa più forte della sicurezza che trasmette quel luogo ovattato, dove si è rifugiata l’anima. Perché tornare alla vita, dopo quel lungo viaggio affrontato per ritrovare la luce, è ormai un’esigenza necessaria, se non addirittura vitale.

Solo la voce di chi aspetta, che ha guidato il cuore durante il peregrinare in quel vuoto, impedisce all’anima di fermarsi e proseguire.

E allora lei resiste e, quasi con timore, alla fine riesce ad aprire gli occhi. Il silenzio predomina, lo stato di confusione in cui la mente si ritrova, non permette di parlare. Il cervello ha come l’impressione di avere difficoltà ad abbinare i nomi ai volti delle persone che gli occhi hanno di fronte. È uno sforzo che la memoria non sa se riuscirà a sopportare, ma alla fine, come per magia, tutto si ricompone.

 

 

- Ron, - pronunci timidamente il suo nome, come se avessi paura di sbagliare, riportandomi di nuovo in quella stanza e interrompendo le mie riflessioni.

Ron si avvicina al tuo letto, ti accarezza il capo e delicatamente ti appoggia le labbra sulla fronte.

- Ben tornata, Hermione, - sussurra, guardandoti dritta negli occhi, come se avesse paura che il tono della sua voce possa spaventarti.

Ti guardi attorno curiosa e disorientata. Osservi con attenzione ogni singolo dettaglio della stanza e finalmente arrivi a me.

Sorrido appena. Rimani in silenzio, forse aspetti una mia mossa?

Ma io non faccio niente, resto fermo. C’è qualcosa nel tuo sguardo che mi ammutolisce. Attendo che pronunci il mio nome, ma non lo fai, perché?

I tuoi occhi. Sono strani, diversi, non so spiegarmelo, ma ho come la sensazione che abbiano perso qualcosa. E se quel qualcosa fossi proprio io?

- Harry.

Pronunci il mio nome ed io finalmente mi rilasso, scacciando via tutte quelle insicurezze che erano nate dentro di me.

Come se la tua voce mi avesse risvegliato, mi muovo rapidamente, ti siedo accanto e accolgo la tua mano nella mia. Il pollice accarezza il dorso, ed è bello sentire nuovamente la vita in te. Mi sorridi per un istante, ma poi volgi di nuovo lo sguardo verso Ron. Lo scruti, proprio come prima hai fatto con me.

- Sto bene. - La solita Hermione, anche nei momenti difficili pensa a rassicurare gli altri.

- Felice giornata. - Luna entra in stanza con il suo stile radioso. Si avvicina a Ron e lo abbraccia contenta. - Ben tornata, Hermione.

Li guardi. I tuoi occhi si muovono rapidamente dal loro abbraccio ai loro visi. Sei disorientata e quasi incredula.

Che succede? Non riesco a interpretare la tua reazione.

È un attimo, ti porti le mani alla testa, e ti copri gli occhi. Ti chini in avanti sopraffatta dal dolore.

- Hermione! - urliamo insieme, mentre Luna corre a chiamare il dottore.

Sei rigida, il dolore non ti lascia in pace.

Ti aggrappi alle braccia di Ron. - Perché?

Il tuo sguardo è ferito. Lui mi guarda interdetto, senza capire.

Riusciamo a farti distendere e lentamente ti rilassi.

- Hermione, - Ron ti accarezza il capo. - Ora sei qui, con noi. Tutto è passato.

Lo guardi. Non stacchi mai gli occhi dal suo viso. Hai un’espressione seria sul volto come se cercassi nella tua testa di razionalizzare quello che sta accadendo.

- Perché, Ron?

A quella domanda ferita, lui si allontana di qualche passo da te. Mi guarda con la speranza che io possa suggerirgli una risposta corretta.

- Hermione, - inizia piano, indeciso su quali siano le parole migliori da usare. - Va tutto bene, è Luna… - ma si ferma, incapace di proseguire. Aggrotta la fronte. Non sa cosa dirti e in realtà neanche io. Siamo completamente spiazzati.

- Luna? E noi?

Silenzio. Io odio il silenzio, soprattutto in questi momenti.

- Hermione, - La mia voce interrompe quell’attimo. Vibra nell’aria e arriva alle mie orecchie come una supplica, perché, forse, ho capito che cosa c’è che non va. - Che cosa ricordi?

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Ed eccoci qua. Chi l’avrebbe detto che avrei iniziato una nuova long, ma dovete ringraziare la Roxy, che mi ha fornito l’idea.

Una gigantesca statua va a Sophie, che ha superato a pieni voti l’esame di lucese antico. Se questa storia la potete leggere, voi che non conoscete questa bellissima lingua, è merito solo suo.

Grazie a Kia e Jaybree per la revisione supplementare.

Bene, il prossimo capitolo è in lavorazione *lega Sophie alla sedia* quindi ci vedremo presto, salvo imprevisti.

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Capitolo 2
*** Casa ***


Della serie “a volte ritornano” eccomi qui, con il nuovo capitolo.

Grazie a Kukiness e al suo preziosissimo appoggio.

 

 

 

Buona lettura.

 

 

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2. Casa

 

 

 

 

 

 

- Non dovete preoccuparvi, signori. È normale che dopo un simile trauma ci sia una perdita di memoria parziale. Anzi, è stata fortunata, lo scudo di protezione che ha usato ha attutito gli effetti. Altri non hanno avuto questa possibilità. Le loro vite sono state spazzate via e hanno dovuto reinventarsi e ricostruirsi una vita. Per sua fortuna lei ha una base da cui partire e fare affidamento: voi.

La Medimago ci osserva. I suoi occhi trasmettono sicurezza, ma non basta a placare l’ansia che stiamo provando Ron ed io in questo momento. Non siamo tranquilli, sappiamo solamente che Hermione ha perso i ricordi degli ultimi anni della sua vita, quelli più importanti, e che ci sono pochissime speranze che un domani li possa recuperare.

- È solo un meccanismo di autodifesa. Il cervello di Hermione ha bloccato i ricordi per difendersi da qualcosa che suppone le possa far del male. È tornata a quel punto della sua vita quando lei credeva che tutto scorresse nella giusta direzione, come da sempre aveva pianificato che andasse.

Ron ed io ci guardiamo. L’espressione preoccupata che vedo sul suo viso è molto probabilmente simile a quella che devo avere io sul mio. Respiriamo profondamente entrambi e alla fine ce ne facciamo una ragione.

- È molto importante non farle pressioni per ricordare. Tutto deve venire in modo naturale e non indotto. Come vi ho già spiegato, non vi posso garantire che Hermione recuperi la memoria. L’unico consiglio che mi sento di darvi è di lasciarla tranquilla e aiutarla ad affrontare questa nuova situazione. Non sarà facile. I buchi neri della sua memoria e lo scontro con il passato… sarà una dura lotta da affrontare. Già è stato difficile per lei rendersi conto che il presente in cui credeva di essere in realtà è solamente il passato. Ron ha fatto bene a parlarle con dolcezza e spiegarle in modo breve che tra voi resta solamente un gran sentimento d’amicizia e che la vostra relazione è finita. Rispondete pure alle sue domande, conoscendola ve ne farà molte, ma non pretendete da lei che viva la vita di prima. In questo momento deve ricomporre il puzzle che si è rotto. Fornite a Hermione pure i pezzi, ma non provate ad attaccarli al suo posto.

- Grazie, Dottoressa, - rispondiamo in coro Ron ed io.

Rimaniamo soli, insieme al nostro silenzio. Nessuno dei due ha il coraggio di iniziare a parlare e prendere una decisione. Ci sediamo sulle sedie della sala d’aspetto, immersi nei nostri pensieri.

- Che cosa pensi di fare? - La sua domanda infrange quel mutismo forzato in cui ci siamo riparati.

- Non lo so, - ammetto sconfitto. - Devo ancora capire come comportarmi con lei, e non so se ho accettato la cosa. Perché ha cancellato dalla sua memoria gli ultimi anni? Questo vuol dire che c’era qualcosa che non le piaceva della sua vita? Che era più felice quando stavate insieme? - Le mani afferrano il capo, e stringo forte sulle tempie. Mi sta esplodendo la testa con tutte queste domande.

- L’hai sentita la Dottoressa? È meglio fare un passo alla volta. - Ron si avvicina a me e appoggia una mano sulla spalla in segno di conforto. - Amico, vedrai, andrà tutto bene.

Alzo il viso verso di te e incontro i tuoi occhi limpidi e fiduciosi che mi strappano finalmente un sorriso.

- Lo spero. Portiamola a casa.

 

 

 

- Sto bene, non serve che mi trattiate come un’ammalata. Ho solo perso una parte della mia memoria, - sbuffa per la centesima volta Hermione entrando in casa. - Per il resto tutto è come sempre, io sono come sempre. - E si dirige verso l’altra stanza.

Ron ed io ci guardiamo perplessi e la seguiamo.

Apre la porta e rimane ferma sull’uscio. Dopo qualche attimo decide di entrare. Si guarda attorno. Osserva ogni oggetto, vestito, libro con intensità, come se cercasse con tutte le tue forze di recuperare quello che ha perso. Accarezza lentamente il copri divano e poi si siede sopra. Lo avverto e lo leggo sul suo viso, si è accorta che qualcosa in quella stanza non torna.

- Hermione, ora è meglio che vada. - Ron si avvicina e le bacia il capo.

Lo blocca per il braccio, gli dà uno strattone e lo fa cadere accanto a sé.

- Resta ancora un altro po'.

Ron sorride teneramente, le bacia il capo e la stringe a sé. Come resosi conto del suo gesto, si volta verso di me. Il suo sguardo è incerto. Sicuramente starà pensando di aver esagerato a lasciarsi andare. Il passato sta tornando prepotentemente nelle nostre vite, e non sappiamo ancora se possa essere un bene o un male, ma soprattutto come gestirlo.

Sorrido. Va tutto bene, deve andare bene. Sono solo lei e Ron, nient'altro.

Mi concentro sul suo volto e quello che vedo mi fa stare male. I suoi occhi brillano. Ha lo stesso sguardo di qualche anno fa. Stringo le mani a pugno. Non sono contento, ma per il suo bene non dico niente.

- Vado a preparare un caffè, - propongo.

Socchiudo la porta e mi appoggio un attimo alla parete. Ho bisogno di metabolizzare questa nuova vita. Non avrei mai pensato che sarebbe stato così faticoso ritornare al passato.

Sento la voce risoluta di Ron che la saluta. Deve aver capito che è il caso che prenda le distanze da lei.

- Vai già via? - domanda delusa.

- Sì. - La risposta di Ron è quasi un sussurro. Sicuramente sarà imbarazzato, non saprà come comportarsi. Come lo capisco, perché anch’io, tra pochi minuti quando sarò da solo con lei, non saprò cosa fare. L’istinto mi suggerisce di lasciarmi andare, la ragione mi frena, e i dubbi dentro di me aumentano e non fanno altro che creare altra paura che lei possa allontanarsi da me.

Vi sento alzarvi e come un ladro spio dalla fessura della porta che ho lasciato aperta. Sono uno di fronte all'altro. Si guardano in silenzio. È un attimo. Ron si sporge per baciarle la fronte, ma con un movimento veloce, Hermione alza il volto e le loro labbra si scontrano.

Ron rimane fermo con gli occhi sbarrati, poi inevitabilmente si lascia trasportare anche lui dai ricordi. Trattengo il respiro. Sono paralizzato. Passano solo tre secondi ma a me sembrano un’eternità. Mi sembra un incubo.

- Hermione, - Ron sussurra il suo nome e si stacca dolcemente. Appoggia la fronte alla sua e inspira profondamente. - Mi dispiace, ma questo è il passato.

Si allontana da lui di qualche passo. È spaesata, i suoi occhi gli chiedono spiegazioni. È un attimo e poi ricolleghi tutto. Ti porti le mani alla bocca mortificata.

- Io… - Sei imbarazzata. - Scusami Ron, io… - Mi viene da ridere. Vederla senza parole è un evento così raro che mi fa cancellare per un istante quello che sta accadendo.

- Non volevo. - Gli afferra la mano. - Ora tu stai con Luna. - Lo dice come se fosse un promemoria personale per il suo cuore e nel pronunciare quelle parole la sua voce s’incrina.

Ron si gratta il capo e sorride divertito. In fondo non è cosa da tutti i giorni vedere Hermione Granger senza il suo solito cipiglio deciso.

L’abbraccia e con il suo modo bonario cancella tutto l’imbarazzo di quel momento.

- Lo so, Hermione.  - La guarda divertito. - Volevi di nuovo apprezzare le mie labbra. È risaputo che i baci “Weasley The King” sono indimenticabili.

Credo che in questo momento lei ed io abbiamo la stessa espressione: bocca aperta e occhi sgranati. Devono essere senz’altro i geni dei gemelli che ogni tanto si fanno vivi in Ron. Scuoto la testa divertito: il solito.

Prima che me ne renda conto Ron esce dalla stanza. Mi osserva e poi la guarda.

- Andrà bene, - sorride fiducioso. Mi dà una pacca sulla spalla in segno d’incoraggiamento.

Lo accompagno alla porta e poi mi metto a fare il caffè.

Entra in cucina mentre sto terminando di versarlo nelle tazze. Si accomoda al tavolo. Stringe le mani attorno alla tazza e resta lì a osservare il liquido nero, immersa nei suoi pensieri. Mi concedo il lusso di osservarla tranquillamente per qualche secondo e per un attimo ho come la sensazione che nulla sia cambiato.

- Da quanto viviamo da soli tu ed io?

Mi guarda curiosa in attesa che le risponda. Sono indeciso, non so da dove partire se dal principio o semplicemente dalla fine.

- Da un po’. - Alla fine scelgo di rimanere sul vago.

- Da un po’, - ripete perplessa, - e questo po’ sarebbe quanto?

Dovevo immaginarmelo che non si sarebbe accontenta. A lei non è mai piaciuta la sufficienza, ha sempre puntato alla precisione. - A novembre saranno due anni.

Arriccia le labbra, sta valutando sicuramente la mia risposta. Mi sembra di camminare su un terreno minato.

- Perché in camera mia c’è solo il divano? Il mio letto dov’è finito? Dove sono i miei vestiti? - Le sue domande mi fanno andare per traverso il sorso di caffè.

- Quante domande, - sorrido prendendo un po’ di tempo. - È tutto in camera mia… - Mi fermo un attimo per riordinare le idee e prima che tu posso ribattere, proseguo. - Abbiamo trasformato la stanza nel tuo studio e avevamo deciso di comprare un armadio più grande.

In fondo è la verità. Prima che tutto questo accadesse, avevamo deciso di prendere un armadio più spazioso per sistemare meglio le nostre cose.

E ancora una volta resta in silenzio soppesando le informazioni che le lascio. Gira lentamente il cucchiaino nella tazza, facendolo scontrare contro la parete. Quel tintinnio mi dà come l’impressione di scandire il suo tempo.

Alza il viso e punta i suoi occhi nei miei. Alla fine c’è arrivata. Senza volerlo, trattengo il respiro come se l’esito della nostra vita dipendesse dalle prossime parole che pronuncerà.

- E io dove dormo?

Silenzio. Mi concedo il lusso di osservarla attentamente prima di risponderle. Respiro, ora sono pronto.

- Con me.

 

 

 

 

Continua…

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Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


E come sempre grazie infinite a Kukiness e alla passione che ci mette nell’approfondire la conoscenza del lucese antico

 

 

 

 

Buona lettura.

 

 

 

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3. Rivelazioni

 

 

 

 

 

 

Silenzio. I suoi occhi sono fissi nei miei. Poi si chiudono di scatto. Stringe forte le palpebre e scoppia a ridere convulsamente, come se le avessi raccontato la barzelletta più divertente del mondo magico.

La sua reazione mi coglie impreparato. Cerco di mantenere un contegno, ma il piede mi scivola dal piolo dello sgabello e il gomito perde stabilità, con il risultato che mi verso la tazza di caffè sulla maglia. Hermione smette di ridere per un attimo, poi nota come sono conciato e ricomincia a ridere.

- Sai, Harry, - cerca di trattenersi. - Per un attimo ho creduto che fossi Ron. Solo lui può inventarsi delle cose così assurde.

Prego? Sono completamente incredulo. Come assurdo? Io e lei insieme sarebbe assurdo?

Con uno scatto impulsivo, afferro il piccolo cofanetto di legno intarsiato che in precedenza ho appoggiato sul tavolino, lo apro e prendo l’oggetto custodito all’interno. Le afferro il polso della mano sinistra e gliela alzo in aria, all’altezza del suo viso.

- Sai che cosa manca a questa mano?

Fa segno di no con il capo. Questa volta è lei a essere completamente spiazzata dalla mia reazione.

- Questo. - Con la mano libera le mostro l’anello nuziale che tengo saldamente tra il pollice e l’indice. - Tu ed io siamo sposati.

Allento la presa sul suo polso. Le giro la mano e le appoggio sul palmo la fede.

Hermione rimane immobile. Osserva con un’espressione seria il piccolo cerchio dorato e poi mi guarda.

- Sposati? - e scoppia di nuovo a ridere.

Devo dire che questo comportamento sta iniziando a darmi sui nervi. Offeso, sprofondo sul divano a braccia conserte. Mi sarei aspettato di tutto, ma non di certo che si sarebbe presa gioco del nostro rapporto.

Smette di ridere. Ho quasi l’impressione che i suoi occhi siano puntati sulla mia nuca. Sento i suoi passi, sono incerti e indecisi. Si siede di fronte a me.

- Non stavi scherzando? Tu ed io siamo realmente sposati?

Perché le sembra così improbabile? Faccio segno di sì con la testa.

- Com’è possibile? - mi domanda con un filo di voce. - Tu ed io siamo amici!

Scatta in piedi a quell’affermazione. La vedo che si trattiene per non scoppiare a ridere.

Perché ora quel “siamo amici” mi suona così fastidioso? Mi passo una mano sul viso. È tutto così difficile. Rivoglio la vita che avevo prima, rivoglio lei. Abbasso il capo, chiudo gli occhi. Ho bisogno di un attimo, non so se ce la posso fare ad affrontare anche questo.

La sento avvicinarsi a me. Si deve essere piegata sulle gambe. Sento il suo respiro che mi accarezza il viso. Mi afferra le mani, in quel modo delicato e dolce che appartiene solo a lei, ma anche al nostro passato.

- Scusami, - inizia piano. - Non volevo ridere. Ma tutto questo mi sembra così assurdo. Tu ed io siamo sposati. Harry e Hermione non sono migliori amici ma marito e moglie? - Scuote la testa sorridendo appena. - Non è possibile, - sussurra. - Io amo Ron, come posso amare te?

Le sue ultime parole mi gelano.

- Eppure, - inizio piano, con un sorrisetto sforzato, - è così.

Si alza e va a sedersi in poltrona di fronte a me. I miei occhi seguono quel suo innato modo sensuale di accavallare le gambe e quando se ne accorge, le copre al meglio con la gonna.

Silenzio. Odio il silenzio perché devo interpretare cosa esso voglia dire. E io non sono bravo a capire, soprattutto ora che lei mi appare così diversa dalla mia Hermione.

- Quindi, tu ed io siamo sposati da due anni, e quanto tempo prima ci siamo messi insieme?

- Un anno.

- Tre anni… tre anni, - lo ripete più sottovoce. - Com’è finita la storia tra Ron e me?

- Divergenze d’idee, e il fatto che crescendo si cambiano prospettive.

Sorride piano appena pronuncio “divergenze d’idee”. Sì, lo so. Neanche la ricordo l’ultima volta che quei due sono stati d’accordo su una cosa. Ah sì, forse deve essere stato quando ho deciso che Ron mi avrebbe fatto da testimone alle nostre nozze.

- Non era più contento del mio lavoro al Ministero? Il lavoro al Dipartimento della Regolazione della Legge Magica mi teneva troppo lontana da lui?

- Non lavori più al Ministero. - rispondo pacificamente.

- Come? - Sgrana gli occhi sorpresa. - Ma era il sogno di tutta una vita. E cosa faccio ora? - mi chiede spaesata.

- Sei un Auror, Capitano Granger.

- Io? Auror? - sorride, - dai, Harry, smettila di prendermi in giro.

Prendo la ciotola sul tavolino e gliela lancio contro. D’istinto Hermione, con un incantesimo verbale, blocca l’oggetto in aria prima che la possa colpire.

- Ora mi credi? - sorrido soddisfatto. Afferro la ciotolina e la rimetto al suo posto.

- Sono un Auror, - ripete incredula.

- Tra me e Ron è finita perché sono voluta diventare un Auror?

Sbuffo piano, ma ahimè, non posso esimermi a dare una risposta alle sue domande.

- Forse, - è tutto quello che le dico.

- Come forse? Che vuoi dire?

- Che non lo so com’è andata. Credo neanche Ron lo sappia. Sei sparita per dieci giorni. Avevi cancellato ogni traccia. Mi hai fatto impazzire e forse sono stato pazzo per davvero. Non mi sono dato per vinto fino a quando non ho trovato una traccia che mi ha portato da te. Ti ho scovato e ti ho riportato a casa.

- Perché tu e non Ron?

- Lo sai,

- No che non lo so, dimmelo tu. - Il suo tono è serio. Non c’è più traccia di derisione sul suo viso. Ora vuole la verità.

- Perché non sopportavo l’idea di stare lontano da te.

- Perché? - insiste, perché in fondo lo sa che c’è una verità nascosta dietro a questo racconto.

- Ron aveva deciso di lasciarti spazio, di darvi tempo o forse voleva capire se tra voi c’era rimasto qualcosa dei bei vecchi tempo, ma io… - mi fermo indeciso se continuare.

- Tu …

- Avevo capito finalmente una cosa.

- Che cosa? - mi domanda e ho come l’impressione che stia trattenendo il respiro, e così mi lascio andare.

- Che ti amavo, che ti ho sempre amato, e che continuo ad amarti.

- Tu, - ma non prosegue.

- Sì, io ti amo.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Come alcuni di voi avranno già capito, la storia si basa sul film “La memoria del cuore”. Ho preso spunto da questo film perché ho trovato interessante trasportare la sua ambientazione su Harry e Hermione, e affrontarla dal punto di vista di Harry, ma ormai è noto che con loro tutto cambia.

Come andrà a finire nessuno ancora lo sa. Forse io? Può darsi ^_^

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Momenti imbarazzanti ***


Quando ho iniziato a pensare a questo capitolo, nelle mie previsioni c’era il nome di Harry. Era lui che doveva lasciarsi andare, a rivelare un pezzetto di sé. E invece, è toccato a Hermione a confessare.

Questo capitolo partecipa, anche se devo dire un po’ tutta la storia gira attorno al tema di settembre “Confessioni”, all’iniziativa AurorGround del gruppo di FB "Cercando chi dà la roba alla Rowling[Team Harry/Hermione]"

 

In fondo, anche il banner dell’iniziativa è una parte di Remember Me

 

 

Buona lettura.

 

 

 

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4. Momenti imbarazzanti

 

 

 

 

 

- Oh, - è tutto quello che Hermione riesce a dire. Un sospiro, che ha il sapore dolce con un retrogusto amaro.

I suoi occhi sono fissi nei miei, come se cercasse di dare il giusto peso e valore al ti amo che ho appena pronunciato.

Si alza lentamente senza mai abbandonare il mio sguardo, quasi avesse paura che se staccasse gli occhi dai miei potessi cambiare la risposta.

Mi alzo anch’io. Resto davanti a lei in attesa di una sua mossa. Ho la testa vuota, ma allo stesso tempo mi sento frastornato. Mi sembra di stare in una di quelle giostre babbane, dove si gira, gira e continui a girare, prima lento e poi più forte, poi di nuovo piano e un’altra volta forte. Che situazione.  Come posso farti capire quello che c’è tra noi da sempre? Forse, potrei… Blocco i pensieri e agisco.

- Hermione, non servono altre parole per capire. - Allargo le braccia. - Abbracciami.

Resto in attesa solo qualche secondo. Lei muove timidamente un passo nella mia direzione e poi si lancia verso di me. I suoi capelli mi finiscono sul viso e avverto quasi subito la sua stretta sicura intorno al mio corpo. Si adagia su di me alla perfezione, e il capo trova il suo posto nell’incavo del mio collo. Dopo qualche istante chiudo anch’io le braccia intorno a lei e la stringo dolcemente a me. Unione perfetta. Questo momento mi fa sperare che molto presto lei tornerà da me.

- Harry. - Il fiato caldo mi solletica la pelle e un brivido mi parte dalla schiena. Si allontana da me giusto quel tanto che le basta per guardarmi in viso. - Ricorderò, te lo prometto… - Si allontana da me di qualche passo. - Ho solo bisogno di tempo.

Mi arrendo, ma non mi sento sconfitto.

Sorrido debolmente e acconsento con il capo.

Ci dirigiamo insieme in camera. Lei mi guarda e noto che è arrossita.

- Che c’è?

- Niente. - E fissa il letto.

- Non ti preoccupare, dormirò sul divano per un po’.

- Harry, io… - La blocco con un gesto della mano.

- Hermione, so aspettare. - Mi avvicino, le afferro il mento con l’indice e il pollice e le bacio la guancia. - Buona notte, - sussurro vicino all’orecchio.

Afferro il lenzuolo e il cuscino dalla sedia ed esco dalla stanza, lasciandola lì spaesata.

Sì, a volte so proprio essere un vero principe azzurro.

 

 

Le prime luci del mattino mi svegliano. Per un attimo rimango spaesato a guardare il soffitto, incerto su che giorno sia e se tutto quello che è accaduto sia vero o no.

Ho bisogno di una doccia. Afferro i vestiti che ho abbandonato sulla poltrona ieri sera e assonnato, mi dirigo verso la camera. Immergermi nell’acqua calda è tutto quello che voglio in questo momento. Il leggero venticello che proviene dalla finestra che ho lasciato aperta in sala mi accarezza il mio corpo nudo. Apro la porta della stanza e me la ritrovo di fronte.

Ci osserviamo per qualche istante e poi è un attimo.

- Harry! - Hermione afferra il lenzuolo e si copre, io invece, resto imbambolato a guardarla. Indossa solamente la biancheria intima.

- Harry! - ripete sempre più in imbarazzo ed è lì che ritorno alla realtà.

Cerco di coprirmi alla meglio con i vestiti che tengo in mano.

- Scusa, forza dell’abitudine.

Tornare indietro al passato mi è così difficile. Avere un ruolo diverso da suo marito è così duro da accettare che anche le semplici cose, come essere nudo davanti a lei senza vergogna, sono assurde.

- Volevo farmi un bagno caldo, - mi giustifico, anche se non so nemmeno io perché, ma ora è quello che sento. Essere lì di fronte a lei, senza vestiti, devo per forza motivarlo.

Nel frattempo Hermione è diventata rossa peggio di Ron. Sorrido del suo imbarazzo e mi verrebbe voglia di stuzzicarla un po’, ma desisto per non peggiorare la situazione.

- Fai pure, - mi dice e noto i suoi occhi che non possono esimersi dallo scivolare sul mio corpo.

Bene! Finalmente una reazione. Chissà perché, ma il suo sguardo su di me mi dona una nuova forza, oppure è semplicemente civetteria maschile.

- Ora puoi affermare di nuovo che conosci proprio tutto di Harry Potter, - sorrido divertito.

I suoi occhi si allargano dalla sorpresa ma poi anche lei scoppia a ridere.

- Già… - si sofferma un attimo e poi prosegue, - proprio tutto.

 

 

 

Esco dal bagno mentre mi strofino i capelli con l’asciugamano. Un profumo dolce di pane tostato e caffè mi solletica l’olfatto. Indosso i pantaloni e mi dirigo in cucina.

Hermione ha apparecchiato la tavola con cura. Al mio posto c’è una bella tazza di caffè nero fumante e delle fette di pane imburrate con un leggero strato di marmellata alle ciliegie. Accanto al piatto la Gazzetta del profeta mi attende.

Rimango fermo sull’uscio della porta incredulo. Smetto perfino di strofinarmi i capelli e la guardo senza parole.

- Harry, ho perso solo gli ultimi anni della nostra vita, per il resto mi ricordo ancora tutto, e poi alcune cose non si dimenticano.

Mi accomodo al tavolo e insieme facciamo colazione. Il tempo scompare, gli ultimi giorni si cancellano e la vita ritorna a girare come prima.

- Che pensi di fare oggi? - chiedo.

Hermione si lecca il dito sporco di marmellata e poi affonda i suoi occhi nei miei.

- Ho intenzione di riprendermi la mia vita.

- Bene. - Allungo la mano, le afferro il collo e le accarezzo la guancia con il pollice.

Hermione socchiude gli occhi. Lo so, ti è sempre piaciuto sentire il mio tocco leggero sulla pelle del viso.

- Sai Harry, - inizia piano, ancora con gli occhi chiusi. - Hai sempre avuto lo strano potere di tranquillizzarmi. Ora che la mia vita è piombata nel caos più completo, e le domande che porto dentro sono molto di più delle risposte che ottengo, l’unica cosa che mi tranquillizza sei tu. In tutti quegli anni della guerra ti ho sempre seguito non solo per combattere al tuo fianco, ma perché, in realtà, io avevo bisogno di te per restare calma, lucida, per affrontare tutto questo. - Mi afferra la mano e la riporta sul tavolo. Apre gli occhi e mi sorride. - Nella mia mente è ancora vivida quella sera, quando Ron se n’è andato. Ho scelto di stare con te, non per la causa, non perché avevo paura. Ho scelto di stare con te perché eri tu quello che mi dava sicurezza. Eri tu che mi facevi sentire al sicuro e protetta, nonostante tutto l’orrore che ci circondava. Eri tu la mia forza silenziosa. Sei tu la mia forza, ecco perché ora sono qui, con te.

Sono senza parole. La sua confessione è così spontanea e inaspettata che non so cosa dire.

- Ho pensato molto stanotte. Sono rimasta sveglia a lungo a capire perché siamo dove siamo. Io e te non più amici, bensì marito e moglie. Siamo una coppia. Non ricordo niente di questa deviazione di cammino, l’unica cosa che so è che mi fai sentire bene, sempre, nonostante tutto.

Si alza e appoggia le tazze ormai vuote nel lavandino. La raggiungo vicino al lavello e la faccio girare verso di me.

L’abbraccio forte e la stringo a me, cercando di infonderle tutto l’amore che provo per lei.

- Grazie,

Non aggiungo altro. Le sue parole sono state come un unguento lenitivo per il mio animo ferito.

- Però, - e si stacca da me. - Lo sai, - riprende imbarazzata con un velo triste sugli occhi. Evita il mio sguardo, come se avesse vergogna nel confessare quello che fra poco mi dirà. - Io ho bisogno di risposte. Non posso ignorare il passato, e se non conosco il passato non potrò accettare il presente. Ho bisogno di capire perché nel mio cuore non c’è più Ron. Perché tra noi è finita, perché io ora sono un Auror invece di lavorare al Ministero, perché io sono la signora Potter e non la signora Weasley.

Si ammutolisce, e respira profondamente.

Volare e precipitare. Ecco che cosa mi è successo proprio in questo istante.

- Va bene. - Osservo l’orologio. Si è fatto tardi per me. - Vado a vestirmi che mi aspettano in ufficio per una delle solite riunioni di routine.

Indosso la divisa. Chiudo lentamente ogni bottone mentre nella mente scorrono le immagini delle mattine passate, quando era Hermione che mi sistemava la camicia e poi la cravatta. Mi sembra di sentire ancora la sua voce che mi dice: sei uno schianto in divisa, Comandante Potter.

Scuoto la testa per scacciare quei pensieri e ritorno di là, e la trovo intenta a rassettare la cucina.

- Io vado, - dico avvicinandomi a lei.

Si volta e mi sorride.

- Ci vediamo più tardi nel pomeriggio… - ma mi blocco quando Hermione afferra la cravatta e me la sistema.

- Ora sei perfetto, Comandante Potter.

- Gr-a-zie, - balbetto disorientato. - Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi.

- Non ti preoccupare, me la caverò.

- Allora a stasera. - Esito ma poi il suo sorriso mi confonde.

Mi avvicino a lei. Prendo tra le mani il suo viso e la spingo verso di me fino a quando le nostre labbra non s’incontrano. Delicatamente la bacio e ancora un’altra volta presente e passato si mescola nelle nostre vite.

- Aspetta - Hermione mi ferma frastornata dal quel bacio.

- Ops, - sussurro piano, - scusami.

In queste ore non faccio altro che scusarmi in qualsiasi modo. Ogni gesto che compio, porta sempre a momenti imbarazzanti tra noi.

Hermione si porta una mano sulle labbra. È arrossita di nuovo. L’ho colta di sorpresa, invece per me è stato il gesto più naturale che potessi fare.

- Dai, non fa niente. - Ma si vede che anche lei è turbata quanto me. - È normale che ora tra di noi ci sia un po’ di confusione.

- Già, confusione.

A quella parola mi viene da ridere. Abbasso il capo e scuoto leggermente la testa.

- Ora, è meglio che vada. Se hai bisogno… - ma non mi lascia finire.

- So, dove trovarvi sia a te sia Ron.

Mi mordo le labbra ma alla fine non riesco a fermarmi nel dirlo. - Trova me, che è meglio.

Le faccio l’occhiolino ed esco da casa.

 

 

 

 

 

 

Continua…

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Capitolo 5
*** Sempre per te ***


Della serie “a volte ritornano”… ma ormai lo sapete bene, io torno sempre, prima o poi.

Un piccolo dono, un ricordo speciale.

Di chi sarà? Scopritelo voi

 

 

 

Buona lettura

 

 

 

Lights

 

 

 

 

 

5. Sempre per te

 

 

 

Oggi non riesco proprio a concentrarmi. Chissà che cosa starà facendo Hermione? Già me la immagino in giro per la casa, a osservare tutto con attenzione. Ogni quadro, ogni libro, ogni foto, alla ricerca di se stessa, di noi.

- Comandante, mi sta ascoltando?

Chiudo per un attimo le palpebre e, quando le apro, mi ritrovo davanti la faccia del tenente Stevenson che mi osserva contrariato. - Certo, prosegui pure con il rapporto.

- Vuole che ritorni più tardi?

- No, no, hai tutta la mia attenzione.

Sento la voce del tenente che continua con il resoconto della ronda mattutina, ma i miei pensieri volano ancora a lei. Le ho lasciato degli album di foto sopra il letto, chissà se li avrà sfogliati. Curiosa com’è, sicuramente l’avrà fatto. Sorrido, immaginando Hermione immersa nella visione delle foto. Il tossicchiare di Stevenson mi riporta alla realtà, di nuovo.

Mi agito appena sulla sedia e mi metto dritto con la schiena, appoggiandomi con le braccia alla scrivania.

- Tutto tranquillo, insomma. - Non faccio in tempo a finire la frase che l’espressione interdetta di Stevenson mi mette in allarme.

- Ma comandante, io non definirei tranquillo l’attacco dei Mangiamorte di questa mattina.

- L’avete sventato, giusto?

Stevenson, sempre più incredulo, annuisce debolmente.

- Allora è tranquillo, - affermo con calma.

- Ho capito. Cosa dice? Mandiamo le squadre due e quattro a sorvegliare la zona, come suggeriva il Capitano Weasley?

Il bussare alla porta mi salva da questa impasse.

- Avanti.

- Harry, ti disturbo?

Hermione fa capolino dalla porta e mi osserva in silenzio, in attesa di un mio cenno, ma dopo qualche secondo si accorge di Stevenson.

- Oh, scusatemi, vi lascio soli.

- No, rimani pure, Hermione. Io e Stevenson abbiamo finito. Giusto?

Stevenson chiude gli occhi e si passa una mano sul viso. - Sì, finito, - risponde con un tono sarcastico. Non aggiunge altro, raccoglie i suoi incartamenti ed esce dal mio ufficio.

Hermione rimane vicino alla porta e mi osserva. Il suo sguardo è strano.

Mi alzo e le vado incontro. Sono di fronte a lei. Inclino il capo verso sinistra, incrocio le braccia al petto, stringo le labbra e resto ad ascoltare il suo silenzio.

- La smetti?

- Di fare cosa? - Sorrido.

- Questo.

- Questo, cosa?

Si allontana da me e si siede sul divano. Accavalla le gambe e rimane a fissare il bracciolo. Lo accarezza piano con la mano.

- Sono qua, ti ascolto. - Mi accomodo pure io in poltrona.

Hermione riporta la sua attenzione su di me.

- Non avresti dovuto mandare via così il tenente Stevenson.

- Ma avevamo finito.

- Lui non mi sembrava dello stesso avviso.

- Dettagli inutili. Era già tutto stabilito. - Mi alzo e mi siedo accanto a lei.

- Potevo tornare un’altra volta.

Sbuffo piano. Questa sua ostinazione a volte è davvero fastidiosa.

Le prendo le mani nelle mie e appoggio il capo al divano.

- Hermione, niente è più importante di te. - Volto la testa verso di lei e le sorrido. - Dovresti saperlo.

Silenzio. E poi è un attimo.

Hermione si sporge verso di me e mi bacia.

Dalla sorpresa resto per qualche secondo disorientato, ma quando sento il movimento delle sue labbra rispondo al bacio. La cingo per la vita e la trascino verso di me.

Ci baciamo a lungo e a essere sincero non mi sembra neanche che stia accadendo veramente. Spero con tutto me stesso che non finisca mai. Mi sento leggero, la brama che ho di lei cresce a ogni secondo e mi fa diventare più audace. Le mani scivolano sul suo corpo. S’intrufolano sotto la maglia, toccano la sua pelle. È calda, liscia. Un suo sospiro mi accarezza l’orecchio.

- Oh Harry, - si lascia sfuggire.

- Hermione. - La mia voce roca riecheggia nell’aria.

- Comandante!

Tutto scompare e mi ritrovo seduto alla mia scrivania, davanti alla faccia disperata del tenente Stevenson che cerca in tutti i modi di attirare la mia attenzione.

Mi passo una mano sul viso. Devo avere sicuramente un’espressione sconvolta. Devo fare qualcosa, ho bisogno di lei, non posso continuare così.

Scatto in piedi. - Tenente, mi fido di lei. Agisca come meglio crede. Devo andare.

- Ma...

Prendo la giacca, apro la porta e mi ritrovo Hermione con il braccio alzato nell’intento di bussare.

- Ciao! - esclamiamo entrambi sorpresi, per poi scoppiare a ridere.

- Io me ne vado. - Stevenson si alza, raccoglie le sue cose e ci sorpassa. - Comandante Potter. Capitano Granger, felice di rivederla.

Hermione gli fa un cenno con la testa, ma sono sicurissimo che si stia chiedendo chi sia.

- Dai, entra. - La invito a sedersi.

- Non volevo disturbarti, posso aspettare.

- Non se ne parla nemmeno. - L’afferro per la mano e la trascino sul divano.

Per un attimo mi ritrovo a sperare che l’allucinazione di poco prima sia stata una bella premonizione alla Cooman. - Tu sei più importante, - e come uno sciocco mi ritrovo a sogghignare.

Hermione si sporge verso di me. Sì, ci siamo, penso. Ma lei con il dito mi puntella la fronte e mi sospinge il capo all’indietro.

- Di’ la verità che non avevi voglia di lavorare. Comandante Potter, mi sorprendo di lei. Ron che è troppo impegnato con il lavoro per prestarmi attenzione, e tu che non hai voglia di lavorare. Il mondo Magico è sottosopra. - Sorride divertita. Si alza in piedi e si avvicina alla finestra.

Sei passata prima da Ron?

Hermione, come se avesse capito le mie mute domande, solleva leggermente le spalle imbarazzata ed evita il mio sguardo. Dettagli Harry, solamente dettagli.

- Beccato. In realtà stavo pensando a te.

- A me? - Si volta e mi osserva per capire quanto ci sia di vero nelle mie parole.

- Sì, mi domandavo che cosa stessi facendo.

- Niente di speciale. Ho guardato tutto quello che hai disseminato con nonchalance in giro per la casa.

- Touché. - Alzo le mani, colpevole.

Hermione si discosta dalla finestra e mi fronteggia.

- Harry. - Silenzio.

- Hermione. - Con il capo le faccio cenno di continuare.

- Ti andrebbe di fare una passeggiata? Ma se hai da lavorare non importa.

Le afferro la mano e la trascino fuori dall’ufficio. - Andiamo, per te ci sono sempre.

Non vedo la sua espressione, ma sono sicuro che stia sorridendo, il modo in cui mi stringe la mano, con calore e fiducia, mi rassicura che è stata la mossa migliore.

 

 

 

 

Stiamo camminando da un po’. Non abbiamo parlato molto, ma tra di noi non sono mai servite molte parole. Inizialmente eravamo uno accanto all’altra, poi una raffica leggera di vento ci ha fatti avvicinare. Hermione ha rifugiato le mani nell’incavo del mio braccio per trovare tepore.

- Che dici? Ci sediamo su quella panchina?

Il campanello del carrozzone delle Ciocco Magie attira la nostra attenzione.

- Hermione, ti va una cioccolata calda?

- Oh sì, Harry.

- Ok, torno subito.

Sto via giusto cinque minuti e poi ritorno trionfante con le cioccolate calde.

- Una per te e questa è per me. Alla tua salute!

Avviciniamo i bicchieri e poi beviamo contemporaneamente un sorso.

Il pianto disperato di una bambina ci fa voltare entrambi. Hermione si alza in piedi e mi affianca. Per lo spavento lascia cadere il bicchiere a terra. Il liquido caldo si versa sul terreno ricoprendo i sassolini, come molto probabilmente i ricordi le si stanno riversando nella testa.

Mi afferra il braccio. Il pallore del suo viso mi mette in allarme. Solo quando vede la madre avvicinarsi alla bambina si tranquillizza e ritorna alla realtà.

- Tutto bene? - domando con un filo di voce per non spaventarla.

Mi osserva in silenzio. Abbassa lentamente le palpebre, forse per fermare l’ultimo ricordo e renderlo più visibile nella sua testa.

- Harry, - sussurra e poi mi abbraccia di slancio, rifugiandosi tra le mie braccia. - Portami a casa.

Non dico niente. Esaudisco solamente la sua preghiera. Casa, l’immagine del nostro appartamento si visualizza nella mente e subito dopo ci materializziamo entrambi in soggiorno, al sicuro.

La stringo forte, poi, quando la sento rilassarsi, allento la presa e insieme con essa anche la paura di vederla così.

- Va tutto bene, ci sono io qui con te. Non devi temere nulla, - le sussurro all’orecchio.

- Harry- Non prosegue, la sento cedere, ma prima che possa cadere per terra la prendo in braccio.

- Ti porto in camera, così ti riposi un po’.

La distendo sul letto e la copro con il plaid. Hermione si lascia coccolare.

- Non te ne approfittare, - scherzo. Mi siedo accanto a lei. - Ne vuoi parlare?

Hermione si volta, dandomi le spalle, e si rannicchia su se stessa.

- La bambina… - inizia piano, - mi ha fatto ricordare una cosa successa tre anni fa.

Mi accorgo di trattenere il respiro. Rilasso i muscoli e mi concentro su di lei.

Hermione, penso speranzoso.

- Ero andata da Ron per raccontargli quello che era successo. Lui stava facendo finta di lavorare e io ero troppo felice ed entusiasta all’idea di renderlo partecipe di quello che era accaduto per accorgermi di come in realtà stavano le cose.

- Sai, Ron, oggi ho salvato una bambina, - avevo esordito entrando senza bussare nel suo ufficio.

- Bene, Hermione. - Lui aveva continuato a leggere i documenti senza prestarmi attenzione. - Era caduta da un'altalena? - Ron per un attimo aveva interrotto la sua lettura e mi aveva guardato sornione, fiero della battuta.

- Divertente, Ron, molto divertente. Vorrei ricordarti...

Ma mi aveva interrotto prima che potessi proseguire con, come lo definiva lui, il mio monologo sulla guerra e su come avevo combattuto al vostro fianco, per ricordargli che anche io ero ancora capace di affrontare dei Mangiamorte.

- Sì, Hermione, lo so. Lo so molto bene. Ma vorrei ricordarti che ora la tua vita è in mezzo alle scartoffie. - Mi aveva bloccato con sufficienza e aveva ripreso a leggere.

- Non mi sono mai sentita così incompresa da lui come in quel momento e poi… - Hermione si volta e mi osserva.

- E poi hai incontrato me. Ora ricordo. Per poco non hai perso la vita per salvare quella bambina. Mi hai fatto morire di spavento quando ho visto la ferita che avevi al braccio.

- Già. - Sorride triste. - E Ron, non se n’era neanche accorto.

- Perché questo ricordo?

- Non lo so con esattezza. Ma credo che sia stato il punto di non ritorno. Forse ho aperto gli occhi. L’unica cosa che so, è che ho ricordato come sono diventata Auror. Sei stato tu a propormi di entrare in squadra.

Sorrido, felice che un tassello della sua memoria sia ritornato a posto.

- È meglio che ora ti riposi un po’. Ti lascio tranquilla.

Mi sporgo verso di lei e le bacio la fronte. Le sistemo meglio le coperte e le lascio un altro bacio a fior di labbra.

- Harry. - Si ferma. Mi osserva.

- Dimmi. - Mi blocco sull’uscio.

- Resta con me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

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Capitolo 6
*** Noi a metà ***


Buon Santa Lights a tutti.

Siete pronti per il capitolo di dicembre? Avanti con il fluff, anche se…

Lo scoprirete voi.

 

 

 

 

Buona lettura

 

 

Lights

 

 

 

 

6. Noi a metà

 

 

Un soffio delicato sul collo mi scatena unondata di brividi. Arriccio le palpebre e quando mi viene in mente il suo nome, Hermione, spalanco gli occhi di scatto. Siamo abbracciati, e ora ricordo. Ieri sera abbiamo parlato a lungo e forse per la prima volta. Io ho parlato tanto, e lei è rimasta in silenzio ad ascoltarmi. Abbiamo ricordato il nostro passato, di quando eravamo giovani e spericolati, di quando siamo diventati più grandi e di tutto quello che abbiamo vissuto insieme fino a quel momento: al suo buio, al nostro buio.

Il silenzio è calato tra noi, e per un attimo mi sono sentito solo. Per la prima volta ho capito quanto lei mi manchi, quanto mi manca esserenoi. Ho allungato la mano verso la sua e lho stretta forte. Hermione mi ha guardato per un lungo istante. In silenzio, senza dire niente. Neanche una parola. Senza fare un gesto. Nemmeno le sue dita si sono intrecciate con le mie. È rimasta immobile, e poi, con lentezza si è mossa verso di me. Ha appoggiato il capo al mio petto, nellincavo del mio collo.Sono qui, Harry,ha sussurrato piano.

Sorrido a quel ricordo, e quel gesto che lha portata da me, tra le mie braccia. Volto il capo verso di lei. Le mie labbra si scontrano con la sua fronte. La bacio, e resto lì, in silenzio, ad assolverla in attesa del suo risveglio. Senza neanche accorgermene, prendo a carezzarle i capelli.

È passato poco più di un mese da quella notte, e ogni giorno abbiamo fatto un passetto in avanti, insieme, e a ogni passo, ci avviciniamo di più e la distanza che mi tiene lontano da Hermione diminuisce. Ogni notte dormiamo insieme, l'una accanto allaltro. Prima distanti, ma poi, a un certo punto della notte, lei mi cerca e io laccolgo tra le mie braccia. Un rituale che io attendo ogni sera con impazienza e mi calmo solamente quando ho lei vicino a me. Ogni sera, il tempo di stare lontani si accorcia, e il suo bisogno di me aumenta, almeno m’illudo di questo per evitare di trovare altre spiegazioni. Sì, lo so, ho scelto la via più corta, almeno per una volta. Chiudo gli occhi, e respiro il suo profumo.

Tutta questa calma mi piace. Ha la capacità di spazzare via le insicurezze che ci portiamo appresso da quel maledetto giorno. La mano di Hermione, che qualche attimo prima era ferma sul mio petto, si muove lentamente, scivolando verso lalto. Il capo si alza, come se si stesse stiracchiando il collo, e il suo naso mi accarezza la pelle. È un attimo, ma di nuovo una scossa di brividi mi percuote. Si scosta da me, stiracchiandosi, proprio come avrebbe fatto Grattastinchi e poi, come unonda che ritorna sulla spiaggia, si coccola unaltra volta su di me, con il viso puntato verso il mio, in attesa di qualcosa, forse di un bacio?

Non so che fare, la tentazione di assaporare le sue labbra è forte. Forza Harry, sii uomo. Appoggio la mano sul suo viso e lentamente mi avvicino, ma prima che possa baciarla Hermione apre gli occhi e rimaniamo a fissarci.

- Harry! - Hermione scatta allindietro, imbarazzata più che sorpresa. Rotola dalla sua parte. È tutta rossa in viso. Mi fa tenerezza e non riesco a fermare il sorriso sulle labbra. Neanche fossimo due quindicenni sorpresi dopo la prima notte passata insieme.

- Harry, ioio- Hermione è completamente confusa. Si allontana così tanto da me che alla fine, senza prevederlo, cade dal letto portandosi con la coperta e il lenzuolo.

Resto bloccato. Non può essere vero. Non so che fare, se scoppiare a ridere o controllare che stia bene. Dopo qualche attimo, lei si rimette in piedi coprendosi con la coperta, tutta rossa in volto, e io, quando incrocio i suoi occhi, non ce la faccio più a trattenermi e scoppio a ridere convulsamente per questa situazione troppo assurda. Alla fine contagio anche Hermione, che si lascia cadere sul materasso. Le risate finiscono e cala il silenzio. Lei con un rapido gesto, si copre il viso con il lenzuolo. Un moto di tenerezza mi spinge verso di lei. Scosto lentamente il lenzuolo e la osservo in silenzio.

- Mi sento così stupida, Harry. - Mi mordo le labbra per non scoppiare a ridere ancora, per non offendere i suoi sentimenti, ma lespressione che ha sul viso è troppo divertente. - Lo so che la mia reazione non è stata normale, ma vederti così vicino, sentire il calore del tuo corpo, e i tuoi occhi- Si ricopre con il lenzuolo. - Merlino, i tuoi occhi, - sospira.

- Hermione, - dico piano, scoprendole il viso. - Toglimi una curiosità. - Mi mordo il labbro inferiore. - Non è per caso che stavi sognando di noi, di me?

Hermione per limbarazzo si alza repentinamente e non mi neanche il tempo per scansarmi che le nostre teste cozzano luna con laltra. Ahia!

- Hermione, - inizio dolorante, mentre mi massaggio il mento. - Hai per caso intenzione di farmi fuori?

Si è messa seduta su letto e con le mani si copre il viso. - Scusami, - continua a ripetermi confusa.

- Hey. - Mi avvicino e le tolgo le mani dalla faccia. - Sto scherzando, non è successo niente. - Le bacio le mani. - Va tutto bene. - Mi tiro su e le bacio il capo. - Sono qui, e non me ne andrò neanche se mi riempirai di testate. - La guardo dritto negli occhi. Lei sorride intenerita. - Mi racconti che cosa stavi sognando? - le chiedo sornione per smorzare latmosfera.

- Io - La incoraggio con un cenno del capo. - In realtà - Si blocca e preferisce alzarsi, mentre io resto in attesa seduto sul letto. - Stavo sognando- Pendo completamente dalle sue labbra. - Ron.

Ron? Stavi sognando Ron? Sono bloccato. Il cervello è svuotato. Neanche un pensiero si è formulato nella mia testa. Ron! Merlino! Ron! Guardo Hermione, ma in realtà neanche la vedo.

Un risolino strano, trattenuto, mi fa apparire limmagine di Hermione davanti agli occhi. Si è portata una mano alle labbra per fermare le risa, ma quando finalmente capisce che sono di nuovo con lei, scoppia a ridere divertita.

- Oh Harry, devi vedere la tua faccia. - Ride senza più nascondersi. È bello sentire la sua risata. È così genuina che fa scomparire tutta la paura nella quale era caduto.

- Strega malefica, ora te la faccio pagare. - Con un agile scatto scendo dal letto, ma Hermione, intuendo la mia mossa, mi sfugge da sotto il naso ed esce della stanza correndo verso il soggiorno. - Vieni qua, non mi scappi! - urlo correndole dietro.

Hermione si volta per un istante per vedere quanta distanza cè tra noi, ma questo la fa inciampare. Con un colpo di bacchetta faccio apparire il grosso cuscino del divano sotto di lei, che attutisce la sua caduta. Mi tuffo su di lei bloccandola per i polsi. - Sei stata davvero crudele. Ora te la faccio pagare.

Rotoliamo sul pavimento e mi ritrovo sopra di lei.

- Ammettilo, mi stavi sognando! - sussurro vicino al suo viso. Il suo respiro è rapido. Il petto si alza e si abbassa velocemente per la corsa. I suoi occhi scivolano dai miei alle mie labbra, dalle mie labbra ai miei occhi.

- Baciami. - La sua è una richiesta, ma non faccio neanche in tempo a esaudire che mi ritrovo la sua bocca sulla mia. Un bacio veloce, pieno di pathos. - Sì, stavo sognando te, come sempre. Sempre ho sognato te in questi giorni. Sei stato ogni volta il protagonista e con pazienza mi hai tenuto legata per non lasciarmi andare alla deriva. Tu ci sei sempre per me, Harry.

Sono senza parole, ma in questo momento non mi servono, perché le sue labbra sono di nuovo sulle mie e io le sto assecondando.

Ci amiamo, ci ritroviamo, ci riscopriamo. Quel noi di una volta prende forma, e finalmente si trasforma in realtà.

- Ti amo, - sussurro mentre la mia mano scivola lungo il suo corpo in una leggera carezza.

Hermione si tira su e mi osserva. Mi bacia e resta a poca distanza dal mio viso. Occhi negli occhi. - Lo so. - E non aggiunge altro. Ritorna al suo posto e si lascia abbracciare.

Alza le nostre mani intrecciate. - Dove hai messo la mia fede? - Si volta a guardarmi.

- Perché? - Mi esce spontanea la domanda. Da quella sera, quando le ho rivelato la verità sul nostro rapporto, ho rimesso la scatolina con dentro lanello nel cassetto del mio scrittoio.

- Mi piacerebbe portarla. - Abbassa il capo. - È un modo per averti sempre vicino e per ricordare che io sono tua.

Le bacio la fronte sorridendo. La scosto da me e vado in studio a prendere la scatolina.

Nel frattempo, Hermione ha indossato la mia camicia. Mi soffermo a guardarla. Sei così sexy, mi ritrovo a pensare. Il cuore mi sta esplodendo di felicità.

Le porgo la mano e laiuto ad alzarsi in piedi.

- Sei sicura?

Resta in silenzio, valutando la risposta.

- No. - Come? Non so cosa dire. Hermione si accorge della mia espressione disorientata e si corregge subito. - Non del tutto, ma sento che è giusto così. - Prende lanello e me lo porge. - Me la metti?

- Nel bene e nel male, per tutta la vita.

Sorride, Hermione. Sorride. Mi bacia, Hermione. Mi bacia.

 

 

 

 

 

 

 

- Ehi, Granger, sei ancora tra noi.

Ci giriamo a quel richiamo sgradevole. Incontrare Malfoy di prima mattina non è un bel modo per iniziare la giornata al Ministero. Il suo sguardo scivola sulle nostre mani intrecciate.

- Questo vuol dire che è finito il tuo periodo di smarrimento? - Fa un cenno verso la fede al dito di Hermione. - Hai deciso di essere nuovamente la signora Potter.

A quelle parole Hermione lascia di scatto la mia mano.

- In fondo, di cosa mi stupisco? Sei e sarai sempre Hermione Granger, la so-tutto-io che fa ogni volta la cosa giusta, che non esce mai dai binari, che non cancella niente di quello che è già stato scritto per lei. Patetica.

- Ora basta! - Sfodero la bacchetta, e gli intimo di smetterla.

Malfoy alza le mani in aria in segno di resa. - Suvvia, Comandante Potter, fare queste scene al Ministero. Dovè il suo tanto decantato self control? - Si sposta dal raggio della mia bacchetta e fa la mossa di andarsene, ma prima si avvicina a Hermione per unultima battuta. - La storia si ripete, non è vero Granger? - Sorride ironico e se ne va.

Hermione a quellaccusa sbarra gli occhi e resta rigida nella sua posizione. Mi avvicino a lei e tento di prenderle la mano, ma lei si scansa di qualche passo.

- Hermione, non lo fare, resta con me, - la supplico. - Guardami. - Ma i suoi occhi sono vacui. - Hermione. - Ultimo tentativo, le accarezzo la guancia. Un luccichio vivacizza le sue iridi, ma è solo un attimo e poi nellaria rimane solo unpopdella smaterializzazione.

- Hermione- e il mio sussurro a fare da cornice.

 

 

 

 

Continua

 

 

 

 

Ehm, ehm, ehm…

Bene, ci rileggiamo a gennaio *impacchetta tutto e scappa prima che la picchino*

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Capitolo 7
*** Non lo so ***


Eccoci qua, finalmente è arrivato gennaio ed è tempo di pubblicare.

Beh, nel frattempo, è arrivato anche febbraio e poi marzo, e se aspettavamo la venuta dal cielo arrivava anche aprile.

E per la serie “Meglio tardi che mai” a voi il nuovo capitolo di Remember Me, ma prima “Dove eravamo” con le ultime battute:

 

 

Hermione a quellaccusa sbarra gli occhi e resta rigida nella sua posizione. Mi avvicino a lei e tento di prenderle la mano, ma lei si scansa di qualche passo.

- Hermione, non lo fare, resta con me, - la supplico. - Guardami. - Ma i suoi occhi sono vacui. - Hermione. - Ultimo tentativo, le accarezzo la guancia. Un luccichio vivacizza le sue iridi, ma è solo un attimo e poi nellaria rimane solo unpopdella smaterializzazione.

- Hermione- e il mio sussurro a fare da cornice.

 

 

 

Buona lettura

Lights

 

 

 

 

7. Non lo so

 

 

 

 

Non lo so, Harry, non lo so.

 

Mi volto dalla sua parte, chiudo gli occhi giusto un attimo, ma la voce di Hermione è sempre presente nella mia mente come un ritornello.

È l'alba ormai e io sono solo in questo grande letto. Non ho il coraggio di allungarmi dalla sua parte.

Guardo inerme il suo cuscino. Il posto vuoto, con le lenzuola perfettamente lisce, la coperta distesa e per la prima volta, dopo tanto tempo, sono davvero solo. Affondo la testa nel cuscino. Chiudo la bocca, ma rimango con la faccia infossata. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Tiro su la faccia per respirare.  Niente. Mi volto stizzito. Il soffitto sopra di me è una distesa d’intonaco bianco. Non mi ero mai accorto di quella crepa nell'angolo, che si arrampica come una sbeccatura sul vetro, e mi ricorda quella che mi sento addosso. La seguo con gli occhi fino a voltarmi di nuovo dalla sua parte. Il cuscino di Hermione è ancora lì, senza neanche una piega. Non voglio più guardare e mi volto dall'altra parte. Devo ignorare questo dolore, ma so già che sto mentendo solo a me stesso. La guancia inizia a scottare. Rivolto il cuscino. Ci strofino sopra la faccia cercando di dargli la forma del viso. Sono immobile ma questa illusione di sollievo dura poco. Mi volto nuovamente, e quel maledetto cuscino è ancora lì, perfetto. Lo afferro con rabbia e lo stringo forte al petto. Il suo profumo, non è possibile! Chiudo gli occhi, ed ecco che ritorna...  non lo so, Harry, non lo so. Scura in volto, Hermione non è riuscita neanche a guardarmi negli occhi. Stringo più forte, la federa si stira al punto che sembra in procinto di strapparsi. Ho cercato di trattenerla in tutti i modi possibili, ma lei niente. Solo poche parole, che non bastano a spiegare niente.

- Non lo so, Harry, non lo so. - Lo ha detto dopo un lungo silenzio. È rimasta lì seduta, sul pavimento del corridoio, con le gambe strette al petto come a volersi proteggere dal mondo. Da me.

Mi sono lasciato scivolare contro la parete di fronte a lei fino a terra. - Hermione, ascolta, “non lo so” di solito significa “non ho intenzione di dirtelo”. Che cos'è che non riesci a dirmi?

Lei ha sospirato. – Harry, quando si cresce insieme come abbiamo fatto noi, – ha detto, con lo sguardo fisso sulle ginocchia unite, – tutti credono che ci sia un destino comune, e alla fine te ne convinci anche tu, fino a che, un giorno, – e ha alzato lo sguardo, ma non su di me, su un punto indefinito del muro alle mie spalle, – non arriva qualcuno che ti sbatte in faccia la realtà dietro alla quale ti sei sempre nascosta. E tutto quello in cui credevi si spezza, si disintegra, e tu ti ritrovi a mani vuote, senza niente a proteggerti, perché la vita che stavi vivendo in realtà non esiste. Ti stavi solo trascinando in una parvenza di felicità. E ti ritrovi a dover ripartire da zero, persa e senza meta, finché non capisci da che punto ricominciare a camminare. Non c'è niente di scritto, è ancora tutto da vivere. Non c'è niente d’imposto, è ancora tutto da decidere. - Mi ha guardato inclinando il viso. - Riesci a capire Harry? - Ma la mia risposta era stata solo il silenzio. - Immaginavo, - ha sorriso appena. - Anch’io ho lottato prima di poter capire. - Hermione si sporge per un momento verso di me, come se stava per rivelarmi un grande segreto. - Pensaci, Harry. - Si era appoggiata alla parete. - Da quando ci siamo incontrati la nostra vita, la tua, la mia e quella di Ron, era già scritta. - Ha socchiuso gli occhi. - Io ero destinata a essere la ragazzina intelligente, studiosa, che aiuta il suo amico a fare la cosa giusta. A innamorarsi dell'altro amico, quello buffo e sincero. Le nostre vite erano legate in una storia già stabilita. Abbiamo sempre fatto tutto quello che gli altri si aspettavano da noi. Tu hai salvato il mondo magico. Io e Ron ti abbiamo aiutato a farlo. Io mi sono innamorata di Ron, lui di me, perché doveva andare così, perché gli altri così avevano deciso. Io ho intrapreso il lavoro al Ministero, tu e Ron siete ora degli Auror. - Il suo tono era diventato più severo senza mai abbandonare quella punta di tristezza. - Ogni cosa era stata programmata, e noi, da bravi, abbiamo rispettato il copione, perché in fondo ci credevamo. - Hermione mi ha osservato ripiombando nel suo silenzio.

Ho avuto l’istinto di usare la legilimanzia per leggere nei suoi pensieri, ma ho rispettato pazientemente i suoi tempi.

- E poi, arriva il fatidico giorno, quando le tue certezze si disintegrano, perché la persona più impensabile della tua vita, senza neanche volerlo, ti sprona a uscire dai binari della tua esistenza programmata. - Ha chiuso gli occhi, forse per ricordare, per rimettere insieme gli ultimi pezzi di quel quadro distrutto dei suoi ricordi.

Sono rimasto lì a osservarla. - In tutto questo c'entra Malfoy? - Ho cercato anch’io di congiungere i pezzi. - Era per lui, che hai lasciato Ron anni fa? Ed è per lui che ti stai allontanando da me?

- Non essere sciocco, Harry. - Per un attimo mi ha osservato e poco dopo è ritornata a guardare il pavimento. - Non esisterà mai un Malfoy che mi possa condizionare, tanto meno Draco Malfoy. Ma di una cosa bisogna dargli atto. Lui è riuscito, dove gli altri hanno fallito. Lui ha visto cose che ad altri sono scappate, ed è lui che mi ha aperto gli occhi. Buffo, il destino. - Ha sorriso appena. Silenzio. Solo un lungo e interminabile silenzio c’è stato tra di noi. - Io non ce la faccio a essere la solita Granger, non più. - Poche parole, appena sussurrate. Ha sollevato lo sguardo verso di me solo per un attimo e poi l’ha sposato verso le sue mani. - Perdonami ...

- Hermione, ma cosa dici... - Non ho fatto in tempo a finire la frase che il senso di quella parola mi aveva già spezzato il cuore. Hermione si è tolta la fede e l’ha appoggiata a terra.

- Devo capire perché ti ho dimenticato, Harry. Perché i miei ricordi si fermano a quel punto di svolta e perché non riesco a recuperare tutti nostri momenti insieme. Devo ritrovare prima me stessa, se voglio ritrovare te... noi. Non posso continuare la solita Hermione Granger. Mentirei a me stessa, e anche a te.

- Che cosa vuoi fare, Hermione? - La voce mi tremava.

- Non lo so, Harry, non lo so... - Si è alzata in piedi, di riflesso l'ho fatto pure io. Ha preso in mano la borsa dandomi le spalle per qualche secondo. Poi si è girata verso di me per un attimo, un ultimo sguardo, ed è andata via.

Porto le mani al viso. Gli occhi mi bruciano. Solo ora mi accorgo che sto piangendo. Non so se esserne triste o rasserenato. Qualcuno mi ha detto che piangere aiuta, dopo ci si sente meglio. Beh, forse questo qualcuno non ha mai capito un cazzo della vita. Il dolore c’è, sempre.

Ormai si è fatto giorno inoltrato, ma non ho voglia di alzarmi. Sono stanco e non trovo in questo momento una ragione valida per abbandonare il letto. Non ne ho le forze. Ho lottato, ma non è servito a nulla. Sono spossato e privo di vitalità. E ora, come un tarlo, ritorna il dubbio che non ho fatto abbastanza. Le ho dato poco spazio? Ho aspettato troppo? O troppo poco? Avrei potuto inventarmi qualcos'altro?

Tante domande, ma nessuna di queste avrà mai una risposta. I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare, ci uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare. Certi legami sfidano le distanze e il tempo e la logica perché ci sono legami che sono semplicemente destinati a esistere.* Io e Hermione, siamo destinati a stare insieme. Lo so. È l'unica convinzione a cui mi aggrappo per non cedere totalmente allo sconforto.

I giorni passano e io mi trascino in questo appartamento vuoto, le tende sempre tirate. Io non faccio altro che rimanere inerme per non disturbare il silenzio, perché gli unici suoni che vorrei sentire sono quelli che appartengono a lei. A volte m’illudo di poter reagire. Continuo a ripetermi di stare bene e di avere solo bisogno di tempo, tutto si rimetterà a suo posto. Ma la verità è che continuo ad aspettare qualcosa che non accadrà mai.

Undici giorni, tredici ore, quarantasette minuti, venti secondi. Sono qui. Ancora. Da solo. E conto. Scandisco il mio tempo, mi fa sentire meno solo, come se in questo modo la distanza che mi separa da lei si accorciasse. Undici giorni, tredici ore, quarantasette minuti, venticinque secondi. Di là, in cucina, ci sono Ron e Luna. Credo che stiano preparando qualcosa per pranzo, ma non penso che mangerò. Ho bisogno solo di tempo e tutto ritornerà come prima. Undici giorni, tredici ore, quarantotto minuti, tre secondi.

- Harry. - Entra Ron con passo felpato. Si siede sul letto e osserva le tende pesanti che impediscono alla luce del sole di illuminare la stanza. - Fino a quando pensi di restare li?

- Non lo so, Ron, non lo so. - E nel frattempo nella mia mente rimbomba la stessa identica frase, ma con la sua voce. Ron sbuffa e si gratta il capo. Si sistema meglio sul letto. Afferra un cuscino e si distende accanto a me. Rimaniamo in silenzio e dopo un po' Ron inizia a lanciare il cuscino in aria come se fosse una palla. Uno. Due. Tre.

- Sai, Harry. Credo, anzi, ne sono convinto, che tu stia commettendo un grosso errore. - Si è deciso finalmente a parlarmi. Me lo aspettavo ormai da diversi giorni. - Anni fa, mi hai chiesto perché non avevo fatto niente per cercare Hermione. Ci ho pensato un po’ su e credo ora di saperlo. Non è buffo, Harry? A distanza di anni ti posso dare finalmente la risposta. - Ride apertamente. La sua risata è contagiosa e per un attimo sollevo anch’io le labbra in una smorfia simile a un sorriso. - Le avevo comprato l'anello. - A quella rivelazione così seria e inaspettata mi alzo di scatto e lo guardo sorpreso. - Eh già, ero pronto a fare il grande passo. Il passo che tutti si aspettavano: il nostro matrimonio.

- Che cosa è andato storto? - La mia voce è rauca per via del silenzio forzato degli ultimi giorni.

- Niente. Tutto andava bene, solamente non ho avuto la prontezza di reagire, perché inconsciamente sapevo che era giusto così. Quel giorno, quando è scoppiata la bomba, - Ron sorride alla sua stessa battuta, - sono rimasto fuori dal mio ufficio, fermo, vergognandomi come un ladro, e ho lasciato a lei la decisione. Sì, lo ammetto, sono stato un vigliacco. - Ron mi osserva per capire se riesco finalmente a collegare i pezzi mancanti. - Hermione mi stava aspettando nel mio ufficio. Io mi ero assentato un attimo per definire meglio l'ultimo appostamento. Non so come abbia fatto, fatto sta che ha trovato nel cassetto della scrivania la scatolina che custodiva l'anello. L'indomani le avrei chiesto di sposarmi. Malfoy era entrato nel mio ufficio per lasciare il suo rapporto, sai, quelle cose inutili che compila sempre lui e l'aveva trovata lì ad aspettarmi. Ora non mi ricordo con precisione la loro discussione, ma due cose mi sono rimaste impresse. La prima: la reazione di Hermione. È rimasta inerme, come se questa volta fosse stato Malfoy a schiaffeggiarla e la seconda, il discorsetto moralista che le ha fatto. “Sei e sarai sempre Hermione Granger, la so-totto-io che fa ogni volta la cosa giusta, che non esce mai dai binari, che non cancella niente di quello che è già stato scritto per lei”.

Sono le stesse parole che le ha detto al Ministero quando era con me. Quelle parole mi risvegliano dal mio torpore, come uno schiaffo in piena guancia.

- Non potrò mai dimenticare gli occhi di Hermione a quell'accusa. Duri, feriti, ma con la consapevolezza che in realtà l'attacco di Malfoy non era altro che verità. Dal suo sguardo ho capito tutto. Alla fine ci stavamo nascondendo dietro a una realtà che ci avevano affibbiato, ma che non avevamo realmente scelto. Come se qualcuno, prima di noi, avesse scritto la nostra storia e noi la stessimo recitando rispettando alla perfezione il copione, perché era giusto così, perché era facile e non dovevamo porci tante domande e fare la fatica di trovare le risposte. - Ron si interrompe e mi osserva per un attimo. - No, Harry. Io amo Hermione, ho sempre amato Hermione, questo non l’ho mai dubitato, ma il mio amore è ben diverso dal tuo. Io amo Hermione, ma non nel modo in cui la ami tu. Così quel giorno, non ho fatto niente, perché in fondo sapevo che era giusto così. Sono scappato, o meglio, siamo scappati da quella vita che non ci apparteneva, che non era nostra. A me è bastato allontanarmi di poco, stare distante dall’ufficio a Hermione c’è voluto più tempo. Conosciamo entrambi troppo bene il suo bisogno di analizzare ogni piccolo particolare, sviscerarlo per capirlo a fondo. E così lei è scappata lontano da tutti per comprendere chi e cos’eravamo. Io ho incontrato Luna che mi ha fatto aprire gli occhi, Hermione ha scoperto te. Ha trovato te. - Mi osserva e dopo un attimo mi sorride facendomi l’occhiolino. - Quando avete incontrato Malfoy nel corridoio, quel pomeriggio, le sue parole devono aver fatto scattare qualche ricordo nella testa di Hermione che l'ha riportata a quel giorno, e sicuramente questo deve aver fatto crollare tutto il mondo che si era costruita con il tuo aiuto.

- Che cosa posso fare, Ron? Non ho più la forza.

- Non lo so, amico. Non lo so. - Sembra sconsolato anche lui.

- Harry, non devi commettere lo stesso errore. - La voce calma di Luna riempie la stanza di speranza. Si avvicina alle tende e con un rapido gesto le scosta, permettendo alla luce di entrare. La stanza s’illumina, è troppo forte e sia io che Ron ci copriamo gli occhi con il braccio. Luna si siede accanto a me. - Devi riconquistarla, non con il passato, ma con il presente. Non fare l'errore di ricordarle quello che eravate, ma falle amare quello che siete e che sarete. Lei si ricorda di te, Harry l’amico, ma deve imparare ora ad amare Harry Potter, il compagno di vita. - Mi appoggia una mano sul cuore. - Deve conoscere quello che tu custodisci qui dentro. - Picchietta un paio di volte con la mano. - Harry, è giunto il tempo che tu reagisca. È arrivato il momento di riportare Hermione da noi. Devi creare un nuovo presente, per te, per lei, per voi. - Luna sorride e il suo sorriso è come un raggio di positività che mi dona vitalità.

Mi siedo di scatto e colpisco il materasso con un pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire. - Scendo giù dal letto. Afferro dei vestiti e mi dirigo verso il bagno per riprendermi me stesso. - Io la ritroverò e la riconquisterò! - Urlo dal bagno prima di infilarmi sotto la doccia.

 

Continua…

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

*la citazione è tratta da Grey’s Anatomy custodita nell’album dei promptEverything's Harmony” del gruppo “Cercando chi dà la Roba alla Rowling” suggerita da BeaPot.

 

Un grazie speciale va a Kukiness, che pazientemente lima e lima, per dare a voi e a me una lettura piacevole.

 

Il prossimo capitolo? Bauabauabauaba, rideremo un po’.

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Capitolo 8
*** Ricordi ***


Della serie prima o poi ritornano, ma ormai lo sapete che torno sempre!

 

Dove eravamo:

Hermione è scappata senza lasciare traccia dopo le insinuazioni di Malfoy.

Harry, caduto in depressione, ha perso le speranze di riaverla al suo fianco. In suo soccorso arrivano Luna e Ron che gli ridonano la voglia di ritrovarla.

 

L’ultima battuta del capitolo precedente:

Mi siedo di scatto e colpisco il materasso con un pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire. - Scendo giù dal letto. Afferro dei vestiti e mi dirigo verso il bagno per riprendermi me stesso. - Io la ritroverò e la riconquisterò! - Urlo dal bagno prima di infilarmi sotto la doccia.

 

 

 

 

Buona lettura

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8. Ricordi

 

 

 

 

Nella vita bisogna essere determinati. Senza determinazione non si raggiungono gli obiettivi. La voce di Hermione risuona nella mente. Sto passeggiando da diverso tempo. Non faccio altro che ripetermi questa frase. Oggi è una bellissima giornata. Il sole splende alto nel cielo, mi riempie di positività. Ho bisogno di concentrazione ma soprattutto­ di analizzare i dettagli del passato per capire questo presente.

Hermione e la sua parziale amnesia. Perché non ha perso tutta la memoria, ma si è fermata con i ricordi a poco prima che lei ed io diventassimo qualcosa di più che amici?

Domande che mi frullano nella mente ma alle quali ora non riesco a dare un senso e una risposta.

Una panchina libera. Mi guardo attorno. Bambini che giocano a palla sul prato. Poco distante da me, una coppia di anziani è intenta a compilare insieme un cruciverba. Una mamma spinge la carrozzina, mentre il papà tiene per mano la sua bambina di sì e no quattro anni.

Stringo forte i pugni. Ogni volta che vedo una bambina di quell’età, non posso ricordare il periodo più difficile della mia vita: Honey Rose.

Maledetta, dove sei? Sempre la stessa domanda, quando la mente mi propone il suo nome.

Respiro a fondo. Non posso permettere che i tristi ricordi oscurino la mia giornata. Resta concentrato su Hermione.

 

- Quanti figli vorresti, Harry? – Mi aveva chiesto Hermione a un tratto. Eravamo appoggiati al tronco di un albero, a osservare con attenzione la gente che passeggiava nel parco. Eravamo in missione, sotto copertura, ma era come se non lo fossimo.

- Non sono belli? – Aveva continuato indicandomi con un cenno del capo una famiglia poco distante da noi che stava facendo un pic-nic e rideva serenamente. – Non possiamo permettere che Honey Rose colpisca ancora.

L’avevo stretta tra le braccia. L’avremmo presto anche noi, Hermione, le avevo risposto mentalmente lasciandole un bacio sulla nuca.

- Vorrei ricordarti che stiamo lavorando. – Mi aveva ammonito con un finto disappunto.

- Mi sto solo attenendo alla parte. – Avevo ignorato il suo fastidio e l’avevo presa in contropiede baciandola.

Da quando eravamo ritornati da Bodmin, il posto in cui si era rifugiata dopo la fuga da Ron, la situazione tra di noi era cambiata. Ci piaceva stuzzicarci, entrare in contatto con i nostri corpi. Il solo sfiorarla accendeva la voglia di esplorare meglio le sensazioni che provavo a contatto con la sua pelle. Ma ogni volta c’era qualcosa che mi frenava, che ci bloccava. Ci eravamo detti “ti amo” con naturalezza, aiutati dall’atmosfera magica di Bodmin, ma ora, con la vera vita di tutti i giorni e le sue difficoltà, mi sentivo un vero incapace nel relazionarmi con lei. Là era tutto così facile, qui era tutto così complicato. In fondo, tra di noi c’era ancora Ron. Anche se tra me e lui le cose erano chiarite e ora lui aveva iniziato una relazione con Luna, io dovevo ancora superare il blocco con Hermione per andare oltre, per unirmi a lei. Mi sentivo legato più al ruolo di amico che a quello di compagno.

- Comandante Potter, la situazione è tranquilla, - La voce del tenente Stevenson aveva interrotto le mie riflessioni.

- Stupido, - Hermione aveva sussurrato sulle mie labbra e si era alzata con nonchalance fingendo di stiracchiarsi.

- Perfetto, Stevenson. Il Capitano Granger ed io rientriamo alla base.

 

L’abbaiare di un cane e le grida del suo giovane padrone mi riportano al presente. Butto indietro la testa, allungo le braccia lungo il bordo della panchina e mi tuffo in questo cielo azzurro.

- Lorelai, io vado. – La voce seccata del ragazzo attira la mia attenzione.

- Luke, perché te ne vai? Christopher sarà qui a momenti, mangiamo insieme qualcosa. – Carina, è il mio primo pensiero. Stanno bene insieme. Sì, decisamente.

- Eccomi ragazzi, scusate il ritardo, mi hanno trattenuto in accademia. - E questo chi è? – Tieni, Lorelai. – Il ragazzo le porge una cartellina piena di fogli. – Sono gli ultimi appunti che ho preso a lezione e che mi avevi chiesto. – Che sguardo! È proprio cotto.

- A me è passata la fame.

Sorrido. Chiudo gli occhi. Ah, la gelosia. Sorrido più apertamente.

La risata di Hermione mi è sempre piaciuta. Ascoltarla ridere mi alleggeriva il cuore. Era contagiosa, mi faceva venire immediatamente voglia di ridere a crepapelle.

Ma quella volta no, non mi era proprio venuta voglia di ridere, tutt’altro.

 

- Comandante Potter, lei deve guidare l’intera operazione. Lasci fare agli altri due. Il capitano Granger e il Capitano Preston hanno dimostrato più volte di compiere un ottimo lavoro di squadra, con buoni risultati. La mia risposta pertanto è no. – Crowel aveva intercettato la mia obiezione e mi aveva azzittito. – Categorico no. – Avevo incassato il rifiuto del Generale e tutto nervoso ero rientrato in ufficio.

Stupido, Preston. Con questo pensiero mi ero seduto alla scrivania a compilare le scartoffie. Senza preavviso un gufo era atterrato maldestramente sulla pila di fascicoli facendoli cadere rovinosamente a terra.

- Hai visto che cosa hai combinato? – Avevo urlato contro l’animale. L’uccello aveva piegato la testa dispiaciuto e una volta preso il messaggio era letteralmente scappato via da me.

Senza badare al biglietto, mi ero piegato a terra a ricomporre i fascicoli sparsi per terra. E poi, tra le mani, mi ero ritrovato quella maledetta cartellina gialla. Tirato su in piedi, avevo iniziato a sfogliare il fascicolo per l’ennesima volta.

Honey Rose, maledetta, dove sei! Con tutta la rabbia di quel momento avevo scagliato la cartellina contro la porta. Ancora una volta era stato beffato da quella donna crudele, e a farne le spese era stata un’altra anima innocente.

Ero rimasto lì immobile, in mezzo alla stanza, per diverso tempo. Non essere sciocco, Harry. La prenderai. La voce di Hermione aveva calmato la mia frustrazione, ma la accondiscendenza che mostrava nei miei confronti, ogni volta che discutevamo per quel caso, aveva iniziato a darmi fastidio.

- Comandante Potter, la stanno aspettando. – Stevenson era entrato in ufficio, per niente sorpreso di trovare quel disordine.

- Arrivo. – Un colpo di bacchetta e tutto era ritornato alla sua normalità apparente.

Ormai era passata più di un’ora, seduto a un tavolo di un bar a sorseggiare una burrobirra con Stevenson. Questi sì che erano gli appostamenti che adoravo, soprattutto se dovevo fare da balia a Hermione e a Preston, che fingevano fin troppo bene di essere un’amorevole coppia.

Sfioramento di mani, sorrisi, sguardi ammiccanti. Era troppo. La finzione era arrivata quasi al limite della realtà. Risatine complici, parole sussurrate. Basta! Un ultimo sorso e la burrobirra era finita.

Hermione si era avvicinata alla guancia di Preston sussurrandogli qualcosa, e si era diretta verso il bagno.

Mi ero alzato anche io. L’avevo raggiunta. L’avevo spinta dentro e chiuso la porta a chiave.

- Ma… - Non le avevo lasciato neanche il tempo di reagire, in un istante mi ero impossessato della sua bocca. Con la lingua le avevo solleticato il palato, leccato le labbra per poi giocare con la sua. Le mani erano scivolate sul suo corpo, regalando a entrambi sensazioni forti. Al suo sospiro eccitato – Oh, Harry, – non avevo resistito e mi ero lasciato andare, ci eravamo abbandonati l’una nelle braccia dell’altro.

 

Ah, la gelosa! Cosa arriva a fare un uomo geloso? Hermione aveva affondato il coltello nella piaga, ben conscia di quanto fossi ossessionato dal rapporto che aveva con il Capitano Preston, solo per sbloccarmi e tirare fuori la nostra relazione dalla situazione di stallo nella quale era affossata.

La nostra prima volta, in un bagno di un bar. Sorrido al ricordo.

Non era stata per niente romantica, anzi, tutt’altro. Era stata così intensa, non programmata, decisa al momento, imprevista, da lasciare entrambi senza fiato. Sicuramente non sarebbe stata altrettanto intensa se fosse accaduta sul letto di casa nostra, come aveva ideato da giorni. Il bisogno di averla, di sentirla mia e di nessun altro era esploso dentro di me e quella volta era bastata per non farci staccare più un attimo l’una dall’altro.

Respiro a fondo. Mi manchi. Torno a guardare i ragazzi. Emily ha un sorriso divertito sulle labbra. Molto probabilmente sta attuando la stessa tecnica di Hermione. Ah, le donne, sono molto più manipolatrici di noi uomini! Smetto di guardare i ragazzi e cerco altre distrazioni che mi scatenino ulteriori ricordi per capire ancora.

Infilo le mani in tasca e afferro la scatolina che porto sempre con me. La tiro fuori. L’anello di Hermione.

 

- Tutto bene, Harry? Mi sembri teso. – Hermione mi fissava dallo specchio. Si stava terminando di preparare per la cena. Avevo prenotato in un posto romantico. Un ristorantino lontano dalla caotica città. Su una collina, con un magnifico panorama su Londra.

- Mai stato più tranquillo… - Avevo inghiottito un groppo di saliva, - Perché? – Avevo chiesto subito dopo con nonchalance, ma temendo che il suo radar avesse captato qualcosa.

Si era voltata verso di me. Mi aveva osservato a lungo, sicuramente con l’intento di leggermi dentro. Con passo lento si era avvicinata. La sua mano era scivolata sul bavero della giacca, lisciando alla fine una piega inesistente, per poi inchiodare i suoi occhi ai miei.

- Respira, Harry. Respira. – Aveva sussurrato quasi sulle mie labbra, ma trattenendo una leggera distanza. Avevo chiuso gli occhi e solo in quel momento avevo percepito l’aroma di vaniglia del suo profumo. – Respira, - Aveva continuato a bisbigliare vicino al mio orecchio. Il suo corpo aveva sfiorato il mio, fino ad adagiarsi. La sua mano, che fino ad allora aveva tenuto il bavero della giacca, si era spalmata sul petto. – Lascia andare i pensieri, - La sua voce calma mi aveva guidato. – Annulla i problemi. – Con la mano libera mi accarezzava il capo, la frangia, fino a scivolare per tutto il viso. – Ci siamo solo noi due. – Le sue dita avevano tracciato la linea della mia bocca. – Io e te, - Il tono della sua voce era sempre di più sensuale. Le dita erano scivolate sul mio collo, le sue labbra sul mio viso lasciando una scia di baci. Dalla tempia agli occhi, per poi adagiarsi sulle labbra.

Al contatto con esse, avevo sorriso e risposto al bacio, mentre la mano sul petto ritmicamente riproduceva il battito dei nostri cuori.

- Grazie, -  Come tutte le altre volte, Hermione mi aveva aiutato a scacciare via i miei demoni, dissolvendo dalla mia mente, dal mio animo, il pensiero di Honey Rose e l’ennesima perdita che mi aveva inflitto.

- Hermione, se non te lo chiedo ora, non troverò più momento migliore di questo. – E come sempre, avevo buttato all’aria ogni progetto, ogni buon proposito e avevo agito d’istinto. Mi ero inginocchiato ai suoi piedi. Avevo estratto la scatolina che custodivo gelosamente in tasca e l’avevo aperta rivelandone il contenuto.

Gli occhi di Hermione si erano spalancati per la sorpresa, e forse, per la prima volta dopo tanti anni, ero riuscito a farle perdere le parole.

- Tu sei una parte importante di me. Senza di te io sono il nulla. Tu mi completi, mi accetti con i miei pregi ma soprattutto con i miei mille difetti. Ami tutto di me e non una parte. Non ti arrendi. Mi dimostri ogni giorno che al tuo fianco posso essere una persona migliore. Non permetti che io ceda alla sconfitta, tu credi in me, così facendo aiuti anche me a farlo. Tu non molli e non mi abbandoni mai, neanche in questo periodo, in cui ti ho messo a dura prova, in cui ti ho trascurata, in cui spesso ti ho ignorata. Ogni volta che io cado, sei qui pronta a rialzarmi. Sei il mio punto di riferimento, sei il mio cuore. – Avevo respirato, le parole erano uscite di getto. E poi, dopo diversi secondi, glielo avevo chiesto. – Mi vuoi sposare, Hermione?

Senza dire niente mi aveva fatto alzare e, all’improvviso, mi aveva stretto nella morsa di uno dei suoi abbracci più avvolgenti.

- Sì, - Aveva sussurrato – Non ti lascerò più, Harry. Ovunque andrai io sarò con te. Ovunque andrò tu sarai con me. Sempre. – E con quella promessa, mi aveva baciato.

 

- Ora basta! – Il rimprovero del ragazzino alla sua amica mi distrae dal passato. – Sono stufo. Non fai altro che starmi dietro. Posso fare anche a meno di te!

La ragazzina non dice niente. Rimane in silenzio e aspetta pazientemente che la burrasca finisca. Le urla sono cessate a poco a poco e si sono trasformate in silenzio. Entrambi si guardano. Lei spalanca le braccia però resta ferma al suo posto.

- Vieni qui, - Mi sembra di leggere dal labiale. – Ci sono io qui con te, non sei solo. - Deve averlo sussurrato.

Uno. Due. Tre. Quattro. Cinq… non finisco di contare che lui si è già rifugiato nel suo abbraccio. Così si fa.

Hai visto, Hermione? La ragazzina ha reagito proprio come te. Sorrido intenerito dalla scena, e i ricordi tornano a galla.

 

- Harry! – La stanza si era illuminata all’improvviso all’ingresso di Hermione palesando la mia presenza.  – Perché sei qui al buio, tesoro?

Hermione si era avvicinata e si era seduta sul poggiolo della mia poltrona.

- Oh, Harry. – E aveva avvolto il mio capo tra le sue braccia, lasciando poi un bacio sui capelli. – Lasciala andare, Harry. Ti prego. Sono ormai tre anni che non ti dai pace.

Quelle poche parole, con il suo atteggiamento consolatorio, avevano fatto azionare la bomba che tenevo a freno dentro di me.

Di scatto mi ero alzato, facendola cadere a terra dalla sorpresa.

- Smettila! – Avevo ripetuto più volte. - Non ti rendi conto che non ti sopporto quando di comporti così con me? Perché non puoi capire che non posso farlo? Io. Devo. Trovare. Honey. Rose. – Avevo scandito le ultime parole, mentre le unghie si infilzavano nella pelle del palmo della mano.

Rabbia, una profonda rabbia, aveva scavato dentro di me nel corso di quegli anni, per colpa di un nuovo essere malvagio, che cercavo disperatamente e che mi faceva sentire impotente.

Hermione era rimasta in silenzio come le altre volte, incassando la mia frustrazione senza dire niente, ma aspettando solo che passasse.

- Vado a letto, scusami. – Senza aggiungere altro me n’ero andato, scappando per l’ennesima volta e ignorando ancora i sensi di colpa nei suoi confronti.

L’avevo sentita muoversi per casa, passare più volte per il corridoio, soffermarsi a lungo dietro la porta della nostra camera, e poi più niente. Cullato dai suoi movimenti, mi ero addormentato in un sonno apparente. L’avevo avvertita scivolare nel letto, avvicinarsi lentamente a me e restare a poca distanza dal mio corpo. Avevo percepito la sua esitazione. Con una mossa decisa, aveva fatto scivolare il suo braccio sotto il mio, accostato il suo corpo alla mia schiena e appoggiato la fronte sulla mia spalla.

- La troverò, Harry. È una promessa.

Quella dichiarazione mi aveva fatto sentire un verme. Avevo stretto forte le palpebre per non cedere al rimorso.

- Perdonami, - Avevo appoggiato la mano sulla sua e stretto forte.

 

 

Si è alzato un vento forte e la realtà riappare davanti a me. Un foglio di giornale si è avvinghiato alla mia gamba. Lo afferro. È di ieri. È la prima pagina della Gazzetta del Profeta. Un titolo scritto a caratteri grandi riempie lo spazio. La foto animata di due genitori che tra le lacrime abbracciano la figlia ritrovata. Un caso risolto ma avvolto nel totale mistero.

Leggo attentamente l’articolo. I dettagli affollano la mia mente che cerca di collegarli freneticamente.

- E se…

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Sì, sono, anzi, siamo tornati. È passato più di un anno dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo ma ora ci siamo. Chi mi conosce sa che prima o poi torno sempre ;)

La storia è scritta tutta. Mancano solo quattro capitoli alla fine.

Prima di tutto voglio ringraziare Kukiness che mi ha seguito fin dal principio per i suoi consigli e per il betaggio, sempre preziosa.

Un doveroso grazie a vannagio che ha accettato in corsa a revisionare questi ultimi quattro capitoli.

Bene, alla prossima settimana, a giovedì con il nuovo capitolo ^_^

 

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Capitolo 9
*** Honey Rose ***


Buona lettura

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9. Honey Rose

 

 

 

 

È da parecchio tempo che non abbiamo notizie da Harry. E se fosse stato fatto prigioniero da qualche misteriosa creatura? E se si fosse perso nelle sue elucubrazioni mentali o, peggio ancora, si fosse fatto sovrastare dai Nargilli? Scuoto la testa con energia tale che le ciocche dei capelli mi sbattono sul viso. Solo in questo modo i pensieri negativi possono uscire dalla mia testa. Barcollo un attimo, poi punto la bacchetta, esclamo l'incantesimo di apertura e la porta dell'appartamento di Harry si spalanca sbattendo al muro. Mi blocco sull'uscio. È molto peggio di quanto pensassi: tutti i muri sono tappezzati di foto, biglietti, ritagli di giornali, cartine strappate. Avanzi di cibo, piatti sporchi e bottiglie vuote sono sparsi ovunque. Neanche il potente incantesimo Gratta e Netta riuscirebbe a restituire una dignità a questa stanza, per non parlare dei vestiti buttati sul divano, sulle sedie, sui mobili. Una vera invasione di Nargilli. Povero Harry!

Sospiro sconsolata, e la paura di scorgere in quel casino il corpo esanime di Harry mentre un esercito di Gorgosprizzi lo sta punzecchiando si fa strada in me.

Ad un tratto Harry si materializza in mezzo alla stanza.

- Harry!

- Luna!

- Allora sei vivo! I Gorgosprizzi non ti hanno fatto del male! - Mi avvicino rapidamente e lo palpo con energia per accertarmi che sia intero.

Harry mi rivolge uno sguardo incerto. - Sono solo uscito a comprare il giornale. Hai bisogno di qualcosa? Ron sta bene?

Sorrido. - Siamo solo preoccupati per te. È da un po' che non ti fai sentire, e pensavamo che qualche creatura magica ti avesse rapito.

Sono riuscita a strappare un mezzo sorriso a Harry. Appoggia il giornale sul tavolo e inizia a sfogliarlo, in cerca di chissà che cosa.

- Speri di trovare Hermione, in questo modo?

- Non lo so. Non so più niente, ora come ora. Tutte le strade mi sembrano ugualmente plausibili, e non mi resta che percorrerle tutte per capire quale sia quella giusta che mi poterà da lei.

Mi guardo attorno tra gli indizi che Harry ha seminato per la stanza. Mi volto verso di lui e lo osservo attentamente. È un mese che non lo vedo, ma mi sembra che sia passato un secolo dall'ultima volta. La barba incolta, i vestiti stropicciati, chissà da quanto non si fa una sana dormita. Le occhiaie profonde invecchiano ancora di più il suo viso stanco. Lui mi osserva ma sono consapevole che in realtà non mi sta guardando ma seguendo chissà quali percorsi mentali. Sospiro sconsolata. Le vane ricerche di questi giorni hanno spento la sua energia positiva iniziale, ma non hanno abbattuto la sua determinazione di trovare Hermione.

Mi appoggio allo schienale del divano, incrocio le braccia al petto e osservo la stanza.

Gli occhi si soffermano sullo stemma di Hogwarts appeso al muro. Con un colpo di bacchetta me lo faccio volare tra le mani. Il tessuto è tutto consumato, pieno di polvere e un leggero odore di vecchio mi solletica le narici. Sorrido appena. La vittoria della scuola di Hogwarts al torneo di Quidditch delle scuole di Magia. La squadra era stata formata dai più bravi giocatori di ogni Casa, tra cui anche Harry. Per l’occasione era stata creata una divisa particolare che rappresentava la scuola, formata da tutti i colori delle Case. Lo stemma era stato donato a ogni giocatore come segno di ringraziamento per l'ottimo risultato e per aver mantenuto alto il nome di Hogwarts. Hermione, subito dopo la premiazione, era saltata al collo di Harry abbracciandolo. Harry, sorprendendo tutti i presenti, glielo aveva regalato in segno di gratitudine per il supporto che gli aveva. Quella fu la prima volta che Harry si lasciò inconsapevolmente trasportare dai sentimenti che provava per lei.

Harry se ne accorge e lo prende tra le mani.

- Perché Hogwarts?

Harry mi osserva in silenzio e dopo diversi minuti si lascia cadere sulla poltrona.

- Quando Hermione scomparve, tre anni fa, iniziai a cercarla da lì. Avevo trovato un biglietto del treno che aveva gettato nel cestino della sua stanza. Era andata a trovare la professoressa McGranitt. È sempre stata il suo mentore, probabilmente pensava che avrebbe potuto aiutarla a trovare una soluzione ai suoi dubbi.

- E la trovasti?

Il mezzo sorriso di Harry mi basta come risposta. Mi accomodo anche io sul divano. - Dai, raccontami.

Harry sbuffa. Ormai per lui è diventato un gesto automatico. Chiude gli occhi, forse per riordinare i ricordi, ed io aspetto pazientemente che inizi a parlare.

- Arrivai a Hogwarts nella notte. Ero stanco. Mi ricordo che all'epoca non dormivo molto. Passare da trascorrere tutto il mio tempo con Hermione a non avere più sue notizie era stato davvero destabilizzante.

Sorrido. Ogni volta che Harry parla di Hermione ha sempre una luce particolare che gli brilla nello sguardo.

- Mi ricordo quel periodo. Stavamo tutti passando un momento difficile. – Sospiro. - Honey Rose. – Pronuncio quel nome sottovoce, come se dicendolo più forte potesse farla materializzare di fronte a me - Una donna crudele alla ricerca della sua bambina perfetta. Avevo iniziato a collaborare con Ron per alcuni articoli del giornale che riguardavano i suoi rapimenti. Ricopriva le sue giovani vittime di petali di rosa al miele. Il miele, così dolce e cristallino, era in realtà un veleno potente: a contatto con la pelle, rilasciava la sua sostanza tossica, che paralizzava la vittima lasciandole solo la coscienza di quello che stava accadendo. Troppa crudeltà riversata sulle sue giovani vittime. Ma la sua crudeltà non aveva eguali: quando si accorgeva che la bimba che aveva trovato non corrispondeva alla sua bambina, si infuriava terribilmente. – Mi fermo un attimo. La rabbia mi ribolle nel sangue. Mi massaggio la fronte per ritrovare la concentrazione. - Il suo volto non è mai stato svelato, ma da alcune dichiarazioni raccolte, sembra che sia una signora sulla quarantina, dai lunghi capelli biondi, di media statura, che attira le bambine con le sue caramelle e i suoi dolcetti. Il profumo che lascia nell’aria è di zucchero filato e miele, che ammalia e stordisce chiunque si trovi a respirarlo. - Chiudo gli occhi per un attimo. - Eravamo stati così vicini a catturarla!

- Già, - Harry stringe le mani a pugno. La sua prima grande sconfitta. Era diventato una questione personale, da quando non era riuscito a salvare per una frazione di minuto l'ultima bambina che Honey Rose aveva rapito. La piccola era morta tra le sue braccia.

Abbasso il capo socchiudendo le palpebre. Una scena viva dentro di me. Harry inginocchiato a terra mentre stringeva forte a sé il corpo esanime della bambina. Uno dei fotografi presenti l'aveva immortalato in uno scatto rubato e il giorno seguente, la foto era comparsa sulle prime pagine dei giornali, segno tangibile della sconfitta del grande Harry Potter.

Honey Rose si era presa gioco di tutti noi, di tutto il mondo magico e poi era scomparsa nel nulla, com’era venuta. Un caso irrisolto. Un fascicolo pieno di domande e con pochissime risposte, che Harry non aveva mai del tutto archiviato.

- Per aiutarmi nella stesura degli articoli, p volte Ron aveva lasciato Hermione da sola. - Affosso la testa tra le spalle, colpevole. - In fondo, tu eri più che disponibile a farle compagnia.

Faccio l'occhiolino divertita a Harry, e lui arrossisce. - Dai, vai avanti, ti ascolto.

- Era notte fonda e mi diressi alla vecchia capanna di Hagrid, convinto che nessuno la frequentasse da molto tempo. Ho solo pochi flash vividi nella mente. Io che prendo la bacchetta per far luce, il viso di Hermione che mi compare davanti come un fantasma, la sua espressione inquietante, e il vortice di energia che mi colpisce all'improvviso facendomi volare fuori dalla capanna.

- Cosa? - Scoppio a ridere incredula.

- Hermione aveva assicurato la capanna con un incantesimo di protezione che si attivava non appena qualcuno entrava, per tenere lontano gli studenti curiosi. Così, senza sapere come, mi ero trovato a terra privo di sensi. Non so per quanto tempo ho dormito. La mattina seguente mi svegliai con un gran mal di testa. Quando la incontrai ebbe anche il coraggio di deridermi e rimproverarmi, in perfetto stile Granger.Il grande Harry Potter, il mago che ha sconfitto il signore Oscuro, battuto da un banalissimo incantesimo di protezione. Harry, è meglio che ripeti dei corsi di addestramento, sei leggermente carente. Devi studiare di più.Credo che queste parole non le dimenticherò mai.

Harry volta il capo verso il muro e fa volare al suo posto lo stemma di Hogwarts.

- Io ero per lei, e Hermione come mi accoglieva? Con dei rimproveri perché non avevo studiato abbastanza. Ora che ci ripenso mi viene solo da ridere, ma allora fui assalito da una tale rabbia che eliminai la breve distanza che ci separava in poche falcate. L'afferrai con forza per la camicia e le urlai tutta la preoccupazione che avevo maturato in quei giorni di solitudine. Stavo così male, mi sentivo così perso senza di lei, che non risparmiai neanche una parola. Le vomitai addosso tutti i miei sentimenti. Hermione era rimasta in silenzio, incassando ogni accusa. Quando mi calmai, lei mi disse semplicementeAnche ioe mi abbracciò stretto.

Harry per la prima volta mi guarda veramente. - Luna, voglio riavere quell'abbraccio sincero. Voglio che lei ritorni da me.

Sospiro profondamente. - Le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi, anche se non sempre come noi ce l'aspettiamo. - Mi alzo in piedi e mi avvicino a lui. - La ritroverai Harry, ne sono sicura. - Stringo forte le sue mani nelle mie.

Harry sorride. - Grazie.

Mi tiro su in piedi e vado in cucina. Afferro una bottiglia di burrobirra e gliela porgo. La mia attenzione è attratta da una foto di un cottage immerso nel verde. Vicino alla foto è stato attaccato un pezzetto di erica viola.

- Questo posto? - Gli mostro la foto. - Non mi pare di conoscerlo.

- È Bodmin, un paesetto della brughiera inglese.

Mi rigiro tra le dita il rametto di erica viola. - Lo sai, Harry, che l'erica tiene lontani spiritelli e folletti e che si usa per potenziare amuleti e talismani?

Sorride e annuisce. - Sì, l'avevi detto una volta a Hermione.

- Perché si dovrebbe trovare a Bodmin?

- Perché è il nostro rifugio.

Mi accomodo in poltrona accanto a Harry e aspetto che continui con il suo racconto.

- Il giorno dopo averla trovata a Hogwarts, ci materializzammoa Bodmin. Hermione l'aveva scoperto grazie alla McGranitt, che l'aveva mandata nella piccola scuola del paese per insegnare qualche giorno ai giovani maghi come supplente di un professore. Hermione, grazie a quel compito, aveva avuto il tempo di riflettere sulla sua situazione. Le sue giornate trascorrevano tra la scuola e lo scoprire ogni particolare di quel paese. ci scambiammo la promessa che sarebbe stato il nostro angolo di mondo segreto. Dove da vecchi avremmo vissuto il resto della nostra vita. Un rifugio segreto di pace e serenità per quando avremmo avuto bisogno di pensare e capire. - Sospira sconsolato.

Appoggio la mano sulla sua spalla e gli faccio coraggio.

- Passammo molto tempo lì. Avevamo affittato il cottage di questa foto, e trascorrevamo le giornate in silenzio, godendo della compagnia dell'altro. Avevamo bisogno entrambi di tempo per riflettere e capire. Ogni giorno passava tranquillo, immersi nella natura. Hermione appoggiata a un albero a leggere, o in mezzo a un prato ricco di erica, ed io accanto a lei a sonnecchiare, coccolato dalla sua voce che mi raccontava la storia che stava leggendo.

- La cartolina che ci mandaste per avvertirci che eravate insieme era di quel posto, non è vero? - Non aspetto neanche una sua risposta colpita da quell'illuminazione. - E fu che glielo hai detto? - chiesi, con un filo di voce.

- Sì. Fu allora che mi resi conto di quali erano i miei veri sentimenti. E sì, fu allora che glielo confessai. Mi uscì naturale. Hermione aveva da poco finito di leggere. Si era distesa accanto a me, voltandosi dalla mia parte. Ci eravamo guardati a lungo, uno negli occhi dell'altra e all’improvviso mi scappò dalle labbra. “Ti amo, le dissi.

- E lei?

- Hermione rimase in silenzio per diversi minuti, tanto che dubitai perfino di averlo detto ad alta voce. Poi, piano, molto lentamente, si avvicinò a me. Riesco ancora a percepire la sua essenza: vaniglia mischiata al profumo dell'erba di campo. I suoi occhi fissavano i miei. Non pensai e agii d'istinto. L'afferrai per le spalle e la spinsi a terra. Ero pronto a rivelarle tutti i miei sentimenti, ma quando vidi il suo sorrido le parole mi morirono in gola, e tutto quello che volevo dire in quell'istante si cancellò dalla mia mente. Lei si sporse verso di me, mi sussurrò vicino alle labbraAnche ioe mi baciò.

- Wow. - Lascio il respiro che ho trattenuto fino a quel momento. - Ecco perché Hermione scherza sempre nel dire che alla fine è stata lei a prendere l'iniziativa. - Rido intenerita a quel ricordo.

Lui sorride, chiude gli occhi e rispetto il suo momento di pausa.

- Harry, - Gli appoggio una mano sul braccio. Hermione, è a Bodmin, non è vero?

- È stato il primo posto dove l'ho cercata. Ero andato a colpo sicuro, più che convinto che la sua memoria l'avesse guidata lì, al nostro angolo di mondo segreto. Ma no, non è lì.

Eccolo di nuovo il suo sbuffo d’irritazione.

- Oh, - Non so cosa dire. Per un attimo ci avevo sperato pure io.

Passeggio per la stanza, avanti e indietro, scervellandomi su come posso dargli una mano. Nessuno sparisce nel nulla. Fisso la parete davanti a me dove sono appesi alcuni articoli di giornale. Inizio a leggere i titoli.Bambina di quattro anni salvata da morte certa nel lago, scia di petali ritrovati a riva,Bambina di quattro anni precipita dal quarto piano e si salva miracolosamente, mentre una pioggia di miele mista a petali di rosa cade dal cielo,Bambina di quattro anni incolume dopo essere stata trovata in un mucchio di petali di rose,Bambina di quattro anni ritrovata dopo diverse ore nel bosco, in grave condizioni, con petali di rose appiccicati sul corpo.

Mi faccio volare tra le mani tutti gli articoli e poco dopo avverto la presenta di Harry alle spalle.  - Ti starai chiedendo perché ho raccolto tutti questi articoli Babbani. Guarda, - Mi afferra per il braccio e mi porta vicino alla mappa magica che svolazza accanto alla credenza. Picchietta con la bacchetta sui pezzi di giornali che volano dalle mie mani e si dispongono sulla mappa.

- Che cosa noti, Luna?

Osservo attentamente la cartina. Ogni posto unito all'altro forma un cerchio e il suo fulcro è proprio Bodmin. - Che sia Hermione, Harry?

Harry alza le spalle. Mi consegna alcuni fascicoli e inizio a sfogliarli. - Al Ministero stiamo indagando. Su ogni scena del crimine la squadra dindagine ha ritrovato pezzetti di erica bianca, macchiata di spruzzi di viola. Il modus operandi è lo stesso per ogni caso: bambine di quattro anni, dai capelli biondi e occhi azzurri, rapite mentre erano in compagnia di un genitore. Ritrovate ricoperte da petali di rose e a volte sporche di miele. È tornata, Luna. Honey Rose è tornata, più determinata che mai a trovare quello che ha perso. Ma questa volta ha incontrato Hermione sulla sua strada, che in un modo o nell’altro le impedisce di portare a termine il suo folle gesto di rabbia. Honey Rose non si fermerà fino a quando non troverà la bambina che le è stata strappata via in gioventù. Una bambina talmente speciale da convincerla che sia lei quella che sta cercando.

Sospiro preoccupata. L'incubo del passato è di nuovo il nostro presente.

Mi rigiro il pezzetto di fiore tra le mani. - Erica bianca, un augurio di vita felice, e il viola indica la solitudine. È Hermione che cerca di dare significato alla sua vita piombata nel buio, sulle tracce di Honey Rose. Ma se Hermione continua a interferire nella ricerca della bimba perfetta di Honey Rose, potrebbe scatenare la sua ira violenta. E Merlino solo lo sa che cosa potrebbe accaderle se malauguratamente cadesse nella sua rete.

- Lo penso anchio e ho ipotizzato una teoria, Luna. - Harry si volta verso di me. - Hermione sta cercando di ritrovare la sua natura di Auror, e questi salvataggi ne sono la prova. Ho sbagliato a pensare che lei abbia perso me, credo che stia cercando di ritrovare ilnoi. Questa volta non sono io la sua ragione di fuga, come invece è successo tre anni fa, quando è fuggita dal rapporto soffocante con Ron perché sentiva che tra noi c’era più dell’amicizia. - Harry inspira profondamente.

Continuo a sfogliare i fascicoli e gli faccio segno di andare avanti.

- Più ci penso e più mi rendo conto che lei non è mai scappata da me. L'accusa che le ha rivolto quel pomeriggio Malfoy, “Hai deciso di essere nuovamente la signora Potter”, l'ha scossa, non perché è mia moglie, ma perché la consapevolezza di essere la mia compagna l'ha condotta a credere che fosse la soluzione migliore per unire ciò che ricordava della sua vita. Deve aver provato la stessa sensazione di tre anni fa, quando aveva addosso letichetta di fidanzata perfetta di Ron Weasley. Tutto ciò si deve essere scontrato con i racconti della sua vita da Auror. Il fatto che il rapporto tra me e lei è cambiato, che non siamo più semplici amici, deve averla confusa ancora di più.

Harry si blocca e mi osserva. Non so cosa pensare, vorrei farmi trascinare dal suo ragionamento ma tentenno. Gli faccio cenno di proseguire.

- Hermione, per ritrovarsi, deve riscoprire la missione che stava portando avanti come Auror e solo dopo potrà accettare unaltra volta i sentimenti che prova per me. È stato proprio questa confusione a spingerla alla fuga. Sappiamo fin troppo bene com'è Hermione, che scava a fondo fino a quando non trova una spiegazione. È alla ricerca dei suoi ricordi, di quel maledetto giorno in cui ha affrontato da sola il Mangiamorte e ne è uscita perdente. Perché è stata sopraffatta? Che cosa le ha impedito di difendersi? Perché il suo scudo non l'ha protetta? - Harry mi osserva come se io avessi già pronte le risposte per lui. Il silenzio cala tra noi ed io cerco di trovare una spiegazione al suo ragionamento.

- Che ne pensi, Luna? - La voce di Harry interrompe le mie riflessioni. - Confermami che non sono pazzo.

Harry mi afferra le mani. - No, non lo sei. - Sospiro, rassegnata. - Se avesse perso te, non ricorderebbe niente, di voi, di noi. Il suo punto di partenza sta proprio nel suo cambiamento di vita. Hermione deve riscoprire la sua vita e la ragione che l'ha portata a cambiare.

- In effetti, quel giorno al parco, il suo istinto ha reagito subito al pianto disperato della bambina, facendole rivivere il momento in cui ha salvato quella bimba e dal quale era nato il desiderio di diventare Auror. Ricordo ancora la soddisfazione che lessi nei suoi occhi quando mi consegnò il modulo di domanda per far parte della squadra Auror. Allora mi disse:Harry, ora anche io potrò fare qualcosa di concreto per gli altri.

Mi affianco a lui e appoggio la mano sulla spalla.

- Sei sicuro che Hermione non sia a Bodmin?

- Sì, ne sono sicuro, anche se lo vorrei con tutte le mie forze. Quando ho chiesto di lei in giro, la risposta che ho ricevuto è stata sempre la stessa: no, mai vista. Non ho trovato neanche una traccia al cottage.

- Però non hai considerato che probabilmente Hermione può aver usato la pozione polisucco per camuffarsi. Forse l'avrai anche incontrata, in fondo non sappiamo quali sembianze possa avere assunto.

Inspiriamo entrambi sconsolati e ancora un'altra volta il silenzio cala tra di noi.

- La ragazza dai capelli neri! - Harry si batte la mano sulla fronte dandosi dello stupido. Ora che ci penso, è stata l'unica a domandarmi perché la cercavo. Stavo per rispondere quando è scoppiato un temporale improvviso e lei è scomparsa nel fuggi fuggi generale.

Harry si siede sconsolato sul pavimento. - Se è stata veramente Hermione a salvare tutta questa gente, come facciamo a farla uscire allo scoperto?

Sfoglio lultimo fascicolo. È di qualche mese fa. Parla di un grave incidente, ma molti punti sono ancora da spiegare, la dinamica di quello che è accaduto è immersa nel mistero per via dellincantesimo Oblivium. È stato ferito un Auror, quellAuror era Hermione Granger. Scorro con gli occhi l’elenco degli oggetti repertati sulla scena del crimine in cerca di qualche indizio e mi fermo su uno degli ultimi: una scarpetta da bambina ritrovata poco distante dal luogo dell’accaduto, macchiata di miele e contente un petalo di rosa. Mi rannicchio accanto a lui. Sorrido fiduciosa. - E se non fosse stato un Mangiamorte a colpirla? - Fisso i miei occhi nei suoi. Mi avvicino a lui, e lo fronteggio. Gli appoggio le mani sulle spalle con decisione. - Sei pronto a morire, Harry Potter?

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Eccoci pronti per un nuovo capitolo. Non avevo niente da fare.

Grazie a vannagio che ha betato in tempi record, mi son detta, perché non pubblichiamo?

Et voilà! Il passato sta diventando più chiaro, ce la farà il nostro Harry e ritrovare la sua Hermione?

Honey Rose che cosa combinerà?

Vedromo nel prossimo capitolo ;)

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Capitolo 10
*** La fine ***


Siamo giunti alla fine. Come andrà a finire?

Scopriamolo insieme

 

 

 

 

Buona lettura

Lights

 

 

 

 

 

 

 

 

10. La fine

 

 

 

Sono passati mesi da quella strana richiesta che mi fece Luna e ora, finalmente, è tutto pronto.

Abbiamo passato intere giornate a indagare, ad analizzare ogni singolo dettaglio, a confrontare ogni vecchio caso, e all’improvviso tutto ha avuto un senso.

In fondo a un cassetto ho trovato un libricino di appunti di Hermione. Anche lei, prima che tutto accadesse, era sulle stesse nostre tracce. Molto probabilmente all’epoca erano solo delle supposizioni ed essendo ben consapevole di quanto quel caso fosse difficile per me da affrontare, non aveva ritenuto opportuno rendermi partecipe delle sue ipotesi.

Se solo quella sera non l'avessi trattata in quel modo!

Infilo l'ultimo suo vestito nell'armadio. Tutto è a posto. Un foulard di Hermione cade dalla stampella. Lo raccolgo, e avverto subito il suo profumo che scatena i ricordi.

 

- Finalmente sei tornato! - Hermione mi guarda sorridente. È stata una lunga giornata, passata per lo più a compilare pile e pile di scartoffie. Con la sua scomparsa Honey Rose, oltre a un vuoto si è lasciata dietro un sacco di grattacapi burocratici.

Il tocco freddo del corpo della bimba tra le mie braccia, chiudo prontamente le mani a pugno per impedire alle mie emozioni di travolgermi. Distacco, Harry, distacco. Me lo ripeto come un ritornello ogni volta che accade.

- Ehi, - Hermione si avvicina e mi bacia la guancia.- Passerà, Harry, passerà.

Non sopporto quando mi tratta con accondiscendenza.

Mi scosto bruscamente da lei e sprofondo in poltrona, lasciando l'impermeabile sulla sedia. Soffoco, mi manca l'aria. Allento la cravatta e sbottono i primi due bottoni della camicia.

Guardo con la coda dell'occhio Hermione. È rimasta ferma sulla soglia della porta. Fa un grosso sospiro e aspetta una mia mossa. Sono un coglione.

Mi alzo di scatto e vado vicino a lei. Le accarezzo con il palmo della mano la guancia.

- Mi dispiace, - sussurro.

Lei mi sorride. - Non importa, Harry. - Mi abbraccia e mi tiene stretto a lei. Rimaniamo qualche secondo in silenzio ed io mi lascio andare al suo amore. - Sai, Harry, - riprende piano, - Sono diversi giorni che ci penso, e credo che Honey Rose...

Mi stacco da lei e alzo la mano in segno di silenzio. Per stasera non voglio ascoltare altro. Tutto il mondo deve restare fuori, ho bisogno di una pausa.

- Vado a farmi una doccia, sono troppo stanco. - A stento le sorrido, taglio corto. - Scusami.

- Harry, - Pronuncia debolmente il mio nome. Ma io non posso. Ignoro. Ignoro Hermione, anche questa sera, come ho fatto tutte le altre volte da quella maledetta notte.

 

 

Ora, con tutto quello che sta accadendo, i miei ricordi passati si stanno unendo e mi mostrano ogni volta  come ho dato per scontato un sacco di cose, come con il mio comportamento abbia trascurato Hermione.

Non dovrei avercela con la magia per averle cancellato la memoria, anzi, dovrei esserle grato, forse le ha fatto un piacere facendole dimenticare la parte peggiore di me.

- Non essere stupido, Harry – mi ammonisco.

Per colpa mia, quella maledetta sera, quando è stata colpita dall’incantesimo Oblivium, Hermione ha dovuto fronteggiare da sola Honey Rose. Ed io, a causa del mio egoismo, non ero al suo fianco.

Fisso il divano, dove sono sparpagliati tutti i fogli con i nostri appunti.

Sbuffo sarcastico. Luna e Ron, durante le loro ricerche, avevano scovato in un’antica libreria una vecchia leggenda: allo scadere della luna nuova, una stella si sarebbe trasformata in luce, illuminando il pianeta e sconfiggendo l’oscurità.

Una bimba dai capelli dorati come fili di fieno, occhi azzurri come il cielo d’estate, pelle diafana, e un grande potere custodito nel cuore, avrebbe salvato il mondo dal nuovo Signore Oscuro che voleva sottometterlo al suo volere. 

Scuoto la testa per sgomberare la mente. A volte è difficile stare dietro alla fantasia straordinaria di Luna e alla sua fervida immaginazione, che fanno sembrare le sue idee così reali e giuste.

Prendo in mano il fascicolo di Honey Rose. Sospiro piano. Questa volta le leggende c’entrano ben poco. Ci ritroviamo a combattere la pazzia di una donna che cerca disperatamente la sua bambina perfetta.

Sorrido ricordando l’espressione quasi delusa di Luna. Lei sì, ci credeva veramente alla leggenda, e l’enfasi con la quale aveva portato avanti la sua tesi mi aveva per un attimo fatto vacillare. Aveva trasformato Hermione nella salvatrice della prescelta, e in me  aveva visto l’eroe che salva la salvatrice della prescelta dall’oscurità. Invece non sono altro che un semplice uomo alla ricerca della donna che ama e che rivuole la sua vita con lei.

I rintocchi dell’orologio mi riportano alla realtà. Mi alzo dal divano, indosso l’impermeabile e mi avvio verso il luogo dell’appuntamento concordato con Luna.

Che freddo. Un vento gelido mi accarezza la guancia. È diverso tempo che l’aspetto ma ancora nessun segnale da parte di Luna. Mi stringo il bavero per non congelare.

A un tratto mi sento tirare per la manica.

- Signore,

Mi volto sorpreso e mi ritrovo di fronte a una bimbetta, sì e no di quattro anni, con i capelli a caschetto di un biondo chiaro, e occhioni grandi che riempiono il suo visino diafano.

Sono sbigottito. La bambina della leggenda. Osservo meglio e l’attenzione mi cade sui buffi elastici dei capelli.

- Luna? – Non ci posso credere.

- Avrei preferito Stella, giusto per entrare nella parte, ma mi hai riconosciuto subito. – sbuffa contrariata per essere stata scoperta.

- Ma, - Sono talmente sorpreso che non trovo più le parole.

Mi afferra la mano e iniziamo a passeggiare per le vie. La sua voce è chiara e forte. Un trillo di campanelli, urletti felici a ogni vetrina. Sorrido e per un attimo mi soffermo a osservarla vicino a una fontana, che grazie a una sua magia scintilla sotto la luce della sera. Certo, ce la sta mettendo tutta per attirare l’attenzione su di sé. Mi sembra di incontrare la Luna bambina. Molto probabilmente doveva essere proprio così, prima che la sua vita si oscurasse per la perdita della madre.

Mi guardo attorno e a un certo punto mi soffermo su un’ombra sospetta che osserva rapita la bambina. Ritorno a guardare Luna e mi accorgo che mi sta facendo l’occhiolino. Ci siamo!

L’afferro per la mano e ci dirigiamo verso una zona buia, a riparo da occhi indiscreti.

- Dai, - Mi porge una boccetta, - Bevi questo.

Osservo il liquido e l’assurda richiesta di Luna “Sei pronto a morire, Harry Potter?” finalmente mi è chiara.

- Luna, - inizio incerto. – Sei sicura?

- Dubiti delle mie capacità in pozioni, papi? – Mi fa l’occhiolino incoraggiandomi a bere. – Dai, tutto in un sorso. Per il bene di Hermione.

- Giusto. – Mi convinco. – Per il bene di Hermione. – Ripeto a bassa voce prima di bere l’intruglio.

Un gusto amaro, dolce e acido, indefinibile, mi riempie la bocca e scivola giù come brace ardente in gola. Questa è la volta buona che Luna mi fa fuori con le sue stramberie, penso mentre cerco invano di respirare.

Mi accascio a terra. Le mani afferrano la gola. Vorrei strapparmi le tonsille, aprire la bocca che rimane sigillata. Ho bisogno di aria, non ce la faccio più.

- Papi, papi! – Prende a urlare Luna, con la sua voce infantile da bimba disperata.

L’eco della sua vocina riecheggia nel vicolo e si espande verso il cielo

Come se fosse stato un incantesimo accalappiante, dolce suono di una sirena, attira verso di sé la donna.

- Che cosa succede, piccolina?

Ma cos'è questo odore? Zucchero, miele. Honey Rose!

Maledetta! Il tono della sua voce è così viscido che per un attimo riesco a distogliere l’attenzione dal dolore che sto provando.

- Il mio papà sta male, lo aiuti! - Luna piange e ora non so più realmente quale sia il confine tra finzione e realtà.

La donna si avvicina. Le sfiora i capelli. Sembra quasi ipnotizzata da lei. La vista si annebbia, ma non posso cedere, metterei in pericolo la vita di Luna. Ron, dove cavolo sei!

Il dolore si affievolisce, ma il corpo non ne vuole sapere, l’unica cosa che funziona è solo l’udito.

- Hai un buon profumo, lo sai, piccolina? – Immagino le sue mani che prendono le ciocche di capelli di Luna e le portano vicino al naso  – Come ti chiami?

- Stel-la, - risponde balbettando. – Aiuti il mio papà?

- Stella come una stella del cielo. Che bel nome. Non ti preoccupare, d’ora in avanti mi prenderò io cura di te, per il tuo papà non c’è più possibilità di salvezza. - Agita la bacchetta e mi blocca a terra.

Molte grazie! Come se la pozione di Luna non mi avesse messo abbastanza in difficoltà. Devo fare qualcosa. Ron, dove accidenti sei!

- Vieni con me, - Sto riacquistando la vista e riesco a muovere appena le dita. Sono lunghi minuti. Luna tentenna, cerca di prendere tempo.

- Lascia stare la bambina!

La voce di Ron riecheggia nel vicolo. I due iniziano a duellare, ma la donna è troppo forte e fa volare dall’altra parte della strada il mio povero amico.

Inerme non posso fare altro che assistere alla scena. Maledizione!

La voce di Luna e il suo urlo disperato infrangono il silenzio della sera. Cerco di muovermi ma l’incantesimo della strega blocca ogni mia azione, lasciandomi morto a terra. Hermione, invoco disperato mentalmente.

- Ferma!

La sua voce sicura fa bloccare tutti quanti. Si è materializzata accanto a me. Mi dà una leggera occhiata, agita la bacchetta e con un incantesimo liberalizzante finalmente mi libera.

- Stai bene? - Domanda preoccupata.

- Ora sì. - Sorrido felice di rivederla.

- Ancora tu! - Urla Honey Rose, seccata per l'intrusione.

Mi alzo in piedi, affianco Hermione e finalmente posso vedere in faccia la donna che ha perseguitato i miei sogni per questi anni. La parte destra del viso è segnata da una lunga cicatrice. I lunghi capelli biondi le cadono morbidamente sulle spalle.

Nei suoi occhi scorgo solo una grande sofferenza. Per un attimo provo un'immensa compassione nei suoi confronti, perché il dolore ha trasformato la sua vita in una ricerca disperata di vendetta e amore.

- Lascia libera la bambina, Rose! - Riprende Hermione con il suo tono fermo.

- Mi hai fregato una volta, cara la mia finta bambina. Dovevi morire quel giorno!

Guardo Hermione. I suoi occhi sono spalancati, i ricordi stanno ritornando a galla. Ed ecco che riesco a trovare il tassello mancante!

Quella notte Hermione deve aver assunto le sembianze della bambina che Honey Rose stava cercando, per trarla in inganno. Sicuramente non aveva messo in conto la potenza dell'ira di una madre alla quale viene impedito di raggiungere il proprio obbiettivo.

- Non mi impedirai di riavere mia figlia. Ti annullerò del tutto!

La donna punta la bacchetta contro di noi.

D'istinto afferro la mano di Hermione, che prontamente si gira verso di me.

- Insieme.

Mi sorride e mi stringe più saldamente la mano. - Insieme.

- Ho trovato mia figlia, e nessuno, neanche tu, potrai impedirmi di portarla con me. Ti ho eliminato una volta, e questa volta soccomberete entrambi! -

Un vento forte si alza in aria. Un vortice di petali di rosa circonda la donna, e dopo pochi secondi ce li scaraventa addosso.

- È la fine!

No, Honey Rose, questo è solo l'inizio.

Hermione ed io alziamo insieme le bacchette e sfoderiamo il nostro attacco.

Lo scontro produce una nube luminosa che si abbatte su di noi e ci avvolge interamente. Un lampo illumina il cielo e il tuono infrange l'aria.

Stringo forte la mano di Hermione prima di scagliare il nostro ultimo incantesimo.

 

 

Silenzio. Tutto quello che avverto è solo silenzio. Ci deve essere un sasso appuntito sotto di me che mi sta perforando il costato. Un forte dolore continuo che non mi permette di respirare normalmente. Concentrati, Harry. Concentrati.

Riesco a muovere le dita, e piano piano riprendo possesso del resto del corpo. Le palpebre sono così pesanti che aprirle è uno sforzo sovrumano.

Resto fermo. Ormai è l'alba. Siamo rimasti inermi per tutta la notte.

Mi chiedo se sia finita, ma non trovo risposta.

Quando riacquisto la vista, cerco con lo sguardo Hermione. Il suo corpo giace a pochi passi da me.

Lo scontro è stato durissimo. Honey Rose è esplosa nel suo vortice di miele e petali, sbalzando il corpo di Luna in un prato lontano diversi metri da lei.

Con le ultime forze che mi sono rimaste, mi trascino vicino a Hermione. Poco prima di svenire, riesco ad afferrare le sue dita e ad udire in lontananza le voci concitate degli Auror.

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Eccoci qua alla fine. No, tranquilli non è l’ultimo capitolo.

La prossima settimana vi aspetta l’epilogo della storia, vi devo ancora svelare come andrà a finire tra Harry e Hermione :D

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Ci siamo. Ultimo capitolo. A voi l’epilogo di questa storia.

 

 

 

 

Buona lettura

Lights

 

 

 

 

 

 

 

11. Epilogo

 

 

 

- Katie lasciò vagare il suo sguardo all'orizzonte, fiduciosa che un giorno, presto o tardi, avrebbe rivisto la nave di Eduard attraccare al suo molo.

Hermione tace. Chiude il libro che ha appena terminato di leggere. Mi accarezza il viso con un rametto d’erba. Deve essere erica, ne riconosco il profumo.

- Hai finito di dormire?

- Io non dormo, Hermione - Inspiro profondamente e l’odore della campagna mi riempie le narici. – Ti sto solo ascoltando a occhi chiusi. – Sorrido, sono fiero di me per la risposta.

La pace di Bodmin ha rilassato i nostri corpi, le nostre menti, i nostri cuori.

Siamo in questo paese da quattordici giorni. Ci siamo concessi un po’ di pace, dopo tutta la faccenda dell’amnesia e di Honey Rose.

Avevo preso questa decisione subito dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Ero andato da Hermione e le avevo consegnato il biglietto del treno.

- Ti lascio tutto il tempo di cui hai bisogno. Sei libera di decidere. Non farò pressioni, lo prometto. – Le avevo dato la busta con il biglietto. I suoi occhi erano scivolati fino alla mano tesa con la busta. – Non ti dirò che cosa voglio o che cosa dovrai fare. Qualsiasi decisione tu prenda, voglio che tu sia sicura di aver fatto la tua scelta autonomamente, e non perché spinta da me o dagli altri. Solo tu sai che cosa vuoi, Hermione. Io rispetterò ogni tua decisione.

Mi ero sporto verso di lei, le avevo baciato il capo e poi ero partito per Bodmin.

Ho aspettato una settimana, prima che lei si decidesse a venire. Ogni giorno mi svegliavo colmo di aspettative e ogni sera tornavo a casa con un pezzetto di speranza in meno.

Al mattino, mi sedevo su una delle panchine del binario tre e aspettavo. Osservavo la gente scendere e salire dal treno. Abbracciarsi o dirsi addio, attendendo con trepidazione il mio momento.

E quel giorno, finalmente, era arrivato anche per me.

Lo sguardo di Hermione aveva vagato lungo tutto il binario, incerta su cosa fare, mentre il vento giocava con i suoi capelli. Mi ero avvicinato alle sue spalle e avevo aspettato in silenzio che si voltasse. Quando l'aveva fatto, avevo trattenuto il respiro. Ci eravamo guardati per un lungo istante, e poi Hermione mi aveva abbracciato con impeto.

- Finalmente sei arrivata. – Tre semplici parole che racchiudevano tutte le emozioni che stavo provando in quel momento.

I giorni erano trascorsi in tranquillità per un po’, fin quando una sera non si verificò la svolta.

 

- È stata una giornata intensa con quei bambini. Che monelli!

Hermione aveva riso entrando in casa. - Non lo dire a me, ho la schiena a pezzi.

Si era lasciata cadere sul divano. Mi ero seduto accanto a lei e le avevo fatto segno di volgermi la schiena. Senza dire niente, Hermione si era voltata e avvicinata a me. Lentamente avevo cominciato a massaggiarla sul collo e sulle spalle, fin quando i suoi muscoli non si erano rilassati.

- Mmmm, Harry, sei bravissimo a fare i massaggi.

- Lo so, Hermione. Me lo dicevi sempre quando… - Mi ero bloccato accorgendomi di essere caduto ancora nell’errore di ricordare un passato che non ci apparteneva più.

Hermione aveva chinato il capo. – Scusami, - Si era girata verso di me e mi aveva guardato per un lungo istante. – Sono stanca, vado a letto.

E poi era successo. Si era sporta verso di me, mi aveva baciato e senza aggiungere altro era andata via, facendomi dubitare perfino che fosse accaduto.

Ero rimasto lì, fermo, per diversi minuti e poi come un ebete avevo sorriso. Qualcosa stava cambiando.

Purtroppo, da quella sera, non ci sono state altre manifestazioni spontanee da parte di Hermione e nessuno di noi due ha avuto il coraggio di parlare dell’accaduto.

Sbuffo infastidito. Un passo avanti e cento indietro, questi sì che sono progressi!

- Allora, signor Potter, mi vuole dire che cosa riempie quella sua testolina?

Torno a prestarle attenzione e il pezzetto di erica mi scivola sul viso. – Ora basta!

Le afferro la mano, infastidito. Apro gli occhi e di peso la butto con la schiena a terra.

- Hai finito? – domando sornione. E poi accade. I suoi occhi scivolano dai miei alle labbra, dalle labbra ai miei. – Hermione...

- Dimmi,

- Questo, - Non aspetto risposta e la bacio. Questa volta sono deciso.

Non è un attimo o un segno della mia fantasia, un sogno della notte che scompare con il giorno. Questa volta sta accadendo sul serio. Io sto baciando Hermione. Hermione sta baciando me. Mi manca il respiro appena lo realizzo.

Mi stacco dalle sue labbra. Silenzio. Attimi lunghi come l’eternità.

- Wow, - sospira. – Nessuno mi ha mai baciato così.

Sorrido e le bacio il capo. – Se tu lo vorrai, non smetterò più di baciarti.

 

 

Hermione è uscita presto questa mattina. Mi ha lasciato un biglietto sul tavolo. Quando ho visto questo pezzetto di carta, il mio animo ha tremato di terrore.

Tutti gli sforzi di questi giorni sono risultati vani. Afferro tremante il biglietto. Me lo giro tra le dita cercando di trovare il coraggio di leggere il messaggio che custodisce.

È andata via. Respiro profondamente. Con gli occhi chiusi apro il foglio. Andrà tutto bene, mi auto incoraggio.

Gli occhi scivolano sulle parole. Mi viene da piangere. La tensione che ho accumulato in questi pochi minuti e la paura che tutto possa finire da un momento all’altro fuoriescono dai miei occhi.

Chiudo il foglietto tra le mani ed esco di casa, sbattendo la porta.

Su per la collina. Senza risparmiarmi nella corsa. Più veloce del vento. Come un pazzo alla ricerca disperata della sua sanità mentale. E infine la trovo. La mia ragione di vita.

Hermione è in cima alla collina. Sta guardando l’orizzonte. Il vento fa svolazzare il suo abito e i capelli le accarezzano delicatamente il viso con un movimento continuo.

Mi fermo esausto alle sue spalle. Non ho più ossigeno nei polmoni.

- Her-mio-ne, - chiamo a fatica.

Si volta e mi guarda perplessa ma allo stesso tempo divertita.

Mi accascio a terra per riprendere a respirare normalmente.

- Harry, va tutto bene? – Mi solleva il viso e in risposta ricevo un sorriso sincero.

- Ti pare il caso di lasciarmi un biglietto del genere? Volevi vedermi morto?

Sorride intenerita. – Non credevo che due semplici parole scritte su un bigliettino di carta  potessero ridurti in questo modo.

- Tu come avresti interpretato un messaggio del genere? Leggi il “ti amo”, ma in casa la persona che l’ha scritto non c’è.

Sorride, ancora. Mi abbraccia all’improvviso.

- Lo sai, Harry? Ti sei concentrato più sul non avermi trovata in casa, che sulla mia dichiarazione.

Mi blocco. Mi ama. Gli occhi si allargano. Mi ama. Hermione. Mi. Ama.

Sorride, di nuovo. Ed è così bella. Mi ama. Hermione ama me.

- Io… - Mi azzittisce ponendo l’indice sulle labbra.

- Harry, - inizia piano. - *Io ti garantisco che ci saranno tempi duri. Ti garantisco che a un certo punto, uno di noi o tutti e due vorremmo farla finita. – Il suo sorriso alleggerisce il senso delle parole che ha appena detto. - Ma garantisco anche  che se non ti chiedo di essere mio, lo rimpiangerò per tutta la vita, perché sento nel mio cuore  che sei l’unico per me.* E anche se ho perso tre anni della nostra vita, in realtà io non ti ho mai dimenticato. – Le sue labbra sono sulle mie, e mi bacia.

- Io ti amo. - Si ferma un attimo, e mi guarda. Leggo determinazione nei suoi occhi, e poi... - Mi vuoi sposare un’altra volta, Harry?

Sono senza parole. È successo tutto così velocemente, ma soprattutto, inaspettatamente. L’aiuto ad alzarsi. Il suo viso è illuminato da un sorriso. Non dico niente, mi avvicino a lei e faccio sfiorare le nostre labbra.

- Suppongo che sia un sì? – domanda Hermione curiosa.

- Suppone bene, signora Potter!

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

* questo pezzetto è estratto dal film “Se scappi ti sposo”.

 

Ok. È finita. Finalmente e con grande emozione questa storia è giunta al termine come, per il momento, la mia parentesi nel fandom di Harry Potter.

Ringrazio tutti … *passa fazzoletti* ci si rilegge in altri fandom.

Lunga vita al gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling!

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