Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Esattamente un anno fa abbiamo iniziato
questa iniziativa del BirthDay-A del gruppo “Cercando
chi dà la roba alla Rowling” un po’ in sordina in occasione del BDA di Viki-chan, ed è bello oggi chiudere il cerchio proprio con
il suo compleanno.
Viki-chan una volta mi hai
scritto “Anche io voglio un bel capitolino strong tutto per me.. *mette il muso*. Non me ne sono dimentica. Anzi, l’appunto è rimasto bello vivido nella mente.
Bene, mia piccola Viki-chan,
non solo un capitolo ti dedico, ma bensì tutta la storia.
Un doveroso grazie a quel genio della mia
Roxy che mi ha promptato
l’idea di “Remember me”
A te, che vivi nel mondo parallelo al mio
Buon Compleanno
1.
Oblivion
Oblivion
-
No! - L’urlo disperato si espande nell’aria ma non può fare niente contro
l’inevitabile.
Le
immagini si fanno sempre più pallide e di loro rimane solamente un vago
ricordo.
Tutto
sfugge e scompare, lasciando al suo posto solo il vuoto.
Ho
letto in qualche libro che quando si perde la memoria è come se l’anima fosse
immersa nella nebbia. Tutto è avvolto in una soffice e morbida nuvola. Una
calma apparente conforta il proprio Io mentre l’anima continua a vagare nel
nulla, fino a quando non arriva in quel punto dove incontra una tiepida luce:
la realtà.
Ed
è proprio in quel momento che l’anima avverte, come se fosse la prima volta, il
fisico a cui appartiene.
Piano
piano l’Io riprende confidenza con esso e i muscoli
assopiti si risvegliano lentamente.
Le palpebre pigramente si aprono e la tiepida luce, quasi
minacciosa, intima l’anima di tornare indietro, di non
abbandonare quel luogo protetto.
Così il corpo reagisce; la
ragione si impone sulla nebbia che avvolge il
cervello. L’istinto di volere rivedere il mondo diventa più forte della
sicurezza che trasmette quel luogo ovattato, dove si è rifugiata l’anima.
Perché tornare alla vita, dopo quel lungo viaggio affrontato per ritrovare la
luce, è ormai un’esigenza necessaria, se non addirittura vitale.
Solo
la voce di chi aspetta, che ha guidato il cuore durante il peregrinare in quel
vuoto, impedisce all’anima di fermarsi e proseguire.
E
allora lei resiste e, quasi con timore, alla fine riesce ad aprire gli occhi.
Il silenzio predomina, lo stato di confusione in cui la mente si ritrova, non
permette di parlare. Il cervello ha come l’impressione di avere difficoltà ad
abbinare i nomi ai volti delle persone che gli occhi hanno di fronte. È uno
sforzo che la memoria non sa se riuscirà a sopportare, ma alla fine, come per
magia, tutto si ricompone.
-
Ron, - pronunci timidamente il suo nome, come se avessi paura di sbagliare,
riportandomi di nuovo in quella stanza e interrompendo le mie riflessioni.
Ron
si avvicina al tuo letto, ti accarezza il capo e delicatamente ti appoggia le
labbra sulla fronte.
-
Ben tornata, Hermione, - sussurra, guardandoti dritta negli occhi, come se
avesse paura che il tono della sua voce possa spaventarti.
Ti
guardi attorno curiosa e disorientata. Osservi con attenzione ogni singolo
dettaglio della stanza e finalmente arrivi a me.
Sorrido
appena. Rimani in silenzio, forse aspetti una mia mossa?
Ma io non faccio niente, resto fermo. C’è qualcosa nel tuo
sguardo che mi ammutolisce. Attendo che pronunci il mio nome, ma non lo fai,
perché?
I
tuoi occhi. Sono strani, diversi, non so spiegarmelo, ma ho come la sensazione
che abbiano perso qualcosa. E se quel qualcosa fossi
proprio io?
-
Harry.
Pronunci
il mio nome ed io finalmente mi rilasso, scacciando via tutte quelle
insicurezze che erano nate dentro di me.
Come
se la tua voce mi avesse risvegliato, mi muovo rapidamente, ti siedo accanto e
accolgo la tua mano nella mia. Il pollice accarezza il dorso, ed è bello
sentire nuovamente la vita in te. Mi sorridi per un istante, ma poi volgi di
nuovo lo sguardo verso Ron. Lo scruti, proprio come prima hai fatto con me.
-
Sto bene. - La solita Hermione, anche nei momenti difficili pensa a rassicurare
gli altri.
-
Felice giornata. - Luna entra in stanza con il suo stile radioso. Si avvicina a
Ron e lo abbraccia contenta. - Ben tornata, Hermione.
Li
guardi. I tuoi occhi si muovono rapidamente dal loro abbraccio ai loro visi.
Sei disorientata e quasi incredula.
Che
succede? Non riesco a interpretare la tua reazione.
È
un attimo, ti porti le mani alla testa, e ti copri gli occhi. Ti chini in avanti
sopraffatta dal dolore.
-
Hermione! - urliamo insieme, mentre Luna corre a chiamare il dottore.
Sei
rigida, il dolore non ti lascia in pace.
Ti
aggrappi alle braccia di Ron. - Perché?
Il
tuo sguardo è ferito. Lui mi guarda interdetto, senza capire.
Riusciamo
a farti distendere e lentamente ti rilassi.
-
Hermione, - Ron ti accarezza il capo. - Ora sei qui, con noi. Tutto è passato.
Lo
guardi. Non stacchi mai gli occhi dal suo viso. Hai un’espressione seria sul
volto come se cercassi nella tua testa di razionalizzare quello che sta
accadendo.
-
Perché, Ron?
A
quella domanda ferita, lui si allontana di qualche passo da te. Mi guarda con
la speranza che io possa suggerirgli una risposta corretta.
-
Hermione, - inizia piano, indeciso su quali siano le parole migliori da usare.
- Va tutto bene, è Luna… - ma si ferma, incapace di proseguire. Aggrotta la
fronte. Non sa cosa dirti e in realtà neanche io. Siamo completamente spiazzati.
-
Luna? E noi?
Silenzio.
Io odio il silenzio, soprattutto in questi momenti.
-
Hermione, - La mia voce interrompe quell’attimo. Vibra nell’aria e arriva alle
mie orecchie come una supplica, perché, forse, ho capito che cosa c’è che non
va. - Che cosa ricordi?
Continua…
Angoletto di Lights
Ed
eccoci qua. Chi l’avrebbe detto che avrei iniziato una nuova long, ma dovete
ringraziare la Roxy, che mi ha fornito l’idea.
Una
gigantesca statua va a Sophie, che ha superato a
pieni voti l’esame di lucese antico. Se questa storia
la potete leggere, voi che non conoscete questa bellissima lingua, è merito
solo suo.
Grazie
a Kia e Jaybree per la revisione
supplementare.
Bene,
il prossimo capitolo è in lavorazione *lega Sophie
alla sedia* quindi ci vedremo presto, salvo
imprevisti.
Della
serie “a volte ritornano” eccomi qui, con il nuovo capitolo.
Grazie
a Kukiness e al suo preziosissimo appoggio.
Buona
lettura.
Lights
2. Casa
-
Non dovete preoccuparvi, signori. È normale che dopo
un simile trauma ci sia una perdita di memoria parziale. Anzi, è stata
fortunata, lo scudo di protezione che ha usato ha attutito gli effetti. Altri
non hanno avuto questa possibilità. Le loro vite sono
state spazzate via e hanno dovuto reinventarsi e ricostruirsi una vita. Per sua
fortuna lei ha una base da cui partire e fare affidamento: voi.
La
Medimago ci osserva. I suoi occhi trasmettono
sicurezza, ma non basta a placare l’ansia che stiamo provando Ron ed io in
questo momento. Non siamo tranquilli, sappiamo solamente che Hermione ha perso
i ricordi degli ultimi anni della sua vita, quelli più importanti, e che ci
sono pochissime speranze che un domani li possa recuperare.
-
È solo un meccanismo di autodifesa. Il cervello di Hermione ha bloccato i
ricordi per difendersi da qualcosa che suppone le possa far del male. È tornata
a quel punto della sua vita quando lei credeva che tutto scorresse nella giusta
direzione, come da sempre aveva pianificato che andasse.
Ron
ed io ci guardiamo. L’espressione preoccupata che vedo sul suo viso è molto
probabilmente simile a quella che devo avere io sul mio. Respiriamo
profondamente entrambi e alla fine ce ne facciamo una ragione.
-
È molto importante non farle pressioni per ricordare. Tutto deve venire in modo
naturale e non indotto. Come vi ho già spiegato, non vi posso garantire che
Hermione recuperi la memoria. L’unico consiglio che mi sento di darvi è di
lasciarla tranquilla e aiutarla ad affrontare questa nuova situazione. Non sarà
facile. I buchi neri della sua memoria e lo scontro con il passato… sarà una
dura lotta da affrontare. Già è stato difficile per lei rendersi conto che il
presente in cui credeva di essere in realtà è solamente il passato. Ron ha fatto
bene a parlarle con dolcezza e spiegarle in modo breve che tra voi resta
solamente un gran sentimento d’amicizia e che la vostra relazione è finita.
Rispondete pure alle sue domande, conoscendola ve ne farà molte, ma non
pretendete da lei che viva la vita di prima. In questo momento deve ricomporre
il puzzle che si è rotto. Fornite a Hermione pure i pezzi, ma non provate ad
attaccarli al suo posto.
-
Grazie, Dottoressa, - rispondiamo in coro Ron ed io.
Rimaniamo
soli, insieme al nostro silenzio. Nessuno dei due ha il coraggio di iniziare a
parlare e prendere una decisione. Ci sediamo sulle sedie della sala d’aspetto,
immersi nei nostri pensieri.
-
Che cosa pensi di fare? - La sua domanda infrange quel mutismo forzato in cui
ci siamo riparati.
-
Non lo so, - ammetto sconfitto. - Devo ancora capire come comportarmi con lei,
e non so se ho accettato la cosa. Perché ha cancellato dalla sua memoria gli
ultimi anni? Questo vuol dire che c’era qualcosa che non le piaceva della sua
vita? Che era più felice quando stavate insieme? - Le mani afferrano il capo, e
stringo forte sulle tempie. Mi sta esplodendo la testa con tutte queste
domande.
-
L’hai sentita la Dottoressa? È meglio fare un passo alla volta. - Ron si
avvicina a me e appoggia una mano sulla spalla in segno di conforto. - Amico,
vedrai, andrà tutto bene.
Alzo
il viso verso di te e incontro i tuoi occhi limpidi e fiduciosi che mi
strappano finalmente un sorriso.
-
Lo spero. Portiamola a casa.
-
Sto bene, non serve che mi trattiate come un’ammalata. Ho solo perso una parte
della mia memoria, - sbuffa per la centesima volta Hermione entrando in casa. -
Per il resto tutto è come sempre, io sono come sempre. - E si dirige verso
l’altra stanza.
Ron
ed io ci guardiamo perplessi e la seguiamo.
Apre
la porta e rimane ferma sull’uscio. Dopo qualche attimo decide di entrare. Si
guarda attorno. Osserva ogni oggetto, vestito, libro con intensità, come se
cercasse con tutte le tue forze di recuperare quello che ha perso. Accarezza
lentamente il copri divano e poi si siede sopra. Lo
avverto e lo leggo sul suo viso, si è accorta che qualcosa in quella stanza non
torna.
-
Hermione, ora è meglio che vada. - Ron si avvicina e le bacia il capo.
Lo
blocca per il braccio, gli dà uno strattone e lo fa cadere accanto a sé.
-
Resta ancora un altro po'.
Ron
sorride teneramente, le bacia il capo e la stringe a sé. Come resosi conto del
suo gesto, si volta verso di me. Il suo sguardo è incerto. Sicuramente starà
pensando di aver esagerato a lasciarsi andare. Il passato sta tornando
prepotentemente nelle nostre vite, e non sappiamo ancora se possa essere un
bene o un male, ma soprattutto come gestirlo.
Sorrido.
Va tutto bene, deve andare bene. Sono solo lei e Ron, nient'altro.
Mi
concentro sul suo volto e quello che vedo mi fa stare male. I suoi occhi
brillano. Ha lo stesso sguardo di qualche anno fa. Stringo le mani a pugno. Non
sono contento, ma per il suo bene non dico niente.
-
Vado a preparare un caffè, - propongo.
Socchiudo
la porta e mi appoggio un attimo alla parete. Ho bisogno di metabolizzare
questa nuova vita. Non avrei mai pensato che sarebbe stato così faticoso
ritornare al passato.
Sento
la voce risoluta di Ron che la saluta. Deve aver capito che è il caso che
prenda le distanze da lei.
-
Vai già via? - domanda delusa.
-
Sì. - La risposta di Ron è quasi un sussurro. Sicuramente sarà imbarazzato, non
saprà come comportarsi. Come lo capisco, perché anch’io, tra pochi minuti
quando sarò da solo con lei, non saprò cosa fare. L’istinto mi suggerisce di
lasciarmi andare, la ragione mi frena, e i dubbi dentro di me aumentano e non
fanno altro che creare altra paura che lei possa allontanarsi da me.
Vi
sento alzarvi e come un ladro spio dalla fessura della porta che ho lasciato
aperta. Sono uno di fronte all'altro. Si guardano in silenzio. È un attimo. Ron
si sporge per baciarle la fronte, ma con un movimento veloce, Hermione alza il
volto e le loro labbra si scontrano.
Ron
rimane fermo con gli occhi sbarrati, poi inevitabilmente si lascia trasportare
anche lui dai ricordi. Trattengo il respiro. Sono paralizzato. Passano solo tre
secondi ma a me sembrano un’eternità. Mi sembra un incubo.
-
Hermione, - Ron sussurra il suo nome e si stacca dolcemente. Appoggia la fronte
alla sua e inspira profondamente. - Mi dispiace, ma questo è il passato.
Si
allontana da lui di qualche passo. È spaesata, i suoi occhi gli chiedono
spiegazioni. È un attimo e poi ricolleghi tutto. Ti porti le mani alla bocca
mortificata.
-
Io… - Sei imbarazzata. - Scusami Ron, io… - Mi viene da ridere. Vederla senza
parole è un evento così raro che mi fa cancellare per
un istante quello che sta accadendo.
-
Non volevo. - Gli afferra la mano. - Ora tu stai con Luna. - Lo dice come se
fosse un promemoria personale per il suo cuore e nel pronunciare quelle parole
la sua voce s’incrina.
Ron
si gratta il capo e sorride divertito. In fondo non è cosa da tutti i giorni
vedere Hermione Granger senza il suo solito cipiglio deciso.
L’abbraccia e con il suo modo bonario cancella tutto
l’imbarazzo di quel momento.
-
Lo so, Hermione.- La guarda divertito. - Volevi di nuovo apprezzare le mie labbra. È
risaputo che i baci “Weasley The King” sono indimenticabili.
Credo
che in questo momento lei ed io abbiamo la stessa espressione: bocca aperta e
occhi sgranati. Devono essere senz’altro i geni dei gemelli che ogni tanto si
fanno vivi in Ron. Scuoto la testa divertito: il
solito.
Prima
che me ne renda conto Ron esce dalla stanza. Mi osserva e poi la guarda.
-
Andrà bene, - sorride fiducioso. Mi dà una pacca sulla spalla in segno
d’incoraggiamento.
Lo
accompagno alla porta e poi mi metto a fare il caffè.
Entra
in cucina mentre sto terminando di versarlo nelle tazze. Si accomoda al tavolo.
Stringe le mani attorno alla tazza e resta lì a osservare il liquido nero, immersa nei suoi pensieri. Mi concedo il lusso di osservarla
tranquillamente per qualche secondo e per un attimo ho come la sensazione che nulla
sia cambiato.
-
Da quanto viviamo da soli tu ed io?
Mi
guarda curiosa in attesa che le risponda. Sono indeciso, non so da dove partire
se dal principio o semplicemente dalla fine.
-
Da un po’. - Alla fine scelgo di rimanere sul vago.
-
Da un po’, - ripete perplessa, - e questo po’ sarebbe quanto?
Dovevo
immaginarmelo che non si sarebbe accontenta. A lei non è mai piaciuta la
sufficienza, ha sempre puntato alla precisione. - A novembre saranno due anni.
Arriccia
le labbra, sta valutando sicuramente la mia risposta. Mi sembra di camminare su
un terreno minato.
-
Perché in camera mia c’è solo il divano? Il mio letto dov’è finito? Dove sono i
miei vestiti? - Le sue domande mi fanno andare per traverso il sorso di caffè.
-
Quante domande, - sorrido prendendo un po’ di tempo. - È tutto in camera mia… -
Mi fermo un attimo per riordinare le idee e prima che tu posso ribattere,
proseguo. - Abbiamo trasformato la stanza nel tuo studio e avevamo deciso di
comprare un armadio più grande.
In
fondo è la verità. Prima che tutto questo accadesse, avevamo deciso di prendere
un armadio più spazioso per sistemare meglio le nostre cose.
E
ancora una volta resta in silenzio soppesando le informazioni che le lascio.
Gira lentamente il cucchiaino nella tazza, facendolo scontrare contro la
parete. Quel tintinnio mi dà come l’impressione di scandire il suo tempo.
Alza
il viso e punta i suoi occhi nei miei. Alla fine c’è arrivata. Senza volerlo,
trattengo il respiro come se l’esito della nostra vita dipendesse dalle
prossime parole che pronuncerà.
-
E io dove dormo?
Silenzio.
Mi concedo il lusso di osservarla attentamente prima di risponderle. Respiro,
ora sono pronto.
E
come sempre grazie infinite a Kukiness e alla
passione che ci mette nell’approfondire la conoscenza del luceseantico
Buona
lettura.
Lights
3. Rivelazioni
Silenzio.
I suoi occhi sono fissi nei miei. Poi si chiudono di scatto. Stringe forte le
palpebre e scoppia a ridere convulsamente, come se le avessi raccontato la
barzelletta più divertente del mondo magico.
La
sua reazione mi coglie impreparato. Cerco di mantenere un contegno, ma il piede
mi scivola dal piolo dello sgabello e il gomito perde stabilità, con il
risultato che mi verso la tazza di caffè sulla maglia.
Hermione smette di ridere per un attimo, poi nota come sono conciato e
ricomincia a ridere.
-
Sai, Harry, - cerca di trattenersi. - Per un attimo ho
creduto che fossi Ron. Solo lui può inventarsi delle cose così assurde.
Prego?
Sono completamente incredulo. Come assurdo? Io e lei insieme sarebbe assurdo?
Con
uno scatto impulsivo, afferro il piccolo cofanetto di legno intarsiato che in
precedenza ho appoggiato sul tavolino, lo apro e prendo l’oggetto custodito
all’interno. Le afferro il polso della mano sinistra e gliela alzo in aria,
all’altezza del suo viso.
-
Sai che cosa manca a questa mano?
Fa
segno di no con il capo. Questa volta è lei a essere completamente spiazzata
dalla mia reazione.
-
Questo. - Con la mano libera le mostro l’anello nuziale che tengo saldamente
tra il pollice e l’indice. - Tu ed io siamo sposati.
Allento
la presa sul suo polso. Le giro la mano e le appoggio sul palmo la fede.
Hermione
rimane immobile. Osserva con un’espressione seria il piccolo cerchio dorato e
poi mi guarda.
-
Sposati? - e scoppia di nuovo a ridere.
Devo
dire che questo comportamento sta iniziando a darmi sui nervi. Offeso, sprofondo sul divano a braccia conserte. Mi sarei
aspettato di tutto, ma non di certo che si sarebbe presa gioco del nostro
rapporto.
Smette
di ridere. Ho quasi l’impressione che i suoi occhi siano puntati sulla mia
nuca. Sento i suoi passi, sono incerti e indecisi. Si siede di fronte a me.
-
Non stavi scherzando? Tu ed io siamo realmente sposati?
Perché
le sembra così improbabile? Faccio segno di sì con la testa.
-
Com’è possibile? - mi domanda con un filo di voce. - Tu ed io siamo amici!
Scatta
in piedi a quell’affermazione. La vedo che si trattiene per non scoppiare a
ridere.
Perché
ora quel “siamo amici” mi suona così fastidioso? Mi
passo una mano sul viso. È tutto così difficile. Rivoglio la vita che avevo
prima, rivoglio lei. Abbasso il capo, chiudo gli
occhi. Ho bisogno di un attimo, non so se ce la posso fare ad affrontare anche
questo.
La
sento avvicinarsi a me. Si deve essere piegata sulle gambe. Sento il suo
respiro che mi accarezza il viso. Mi afferra le mani, in quel modo delicato e
dolce che appartiene solo a lei, ma anche al nostro passato.
-
Scusami, - inizia piano. - Non volevo ridere. Ma tutto
questo mi sembra così assurdo. Tu ed io siamo sposati. Harry e Hermione non
sono migliori amici ma marito e moglie? - Scuote la testa sorridendo appena. -
Non è possibile, - sussurra. - Io amo Ron, come posso amare
te?
Le
sue ultime parole mi gelano.
-
Eppure, - inizio piano, con un sorrisetto sforzato, - è così.
Si
alza e va a sedersi in poltrona di fronte a me. I miei occhi seguono quel suo
innato modo sensuale di accavallare le gambe e quando se ne accorge, le copre al
meglio con la gonna.
Silenzio.
Odio il silenzio perché devo interpretare cosa esso voglia dire. E io non sono bravo a capire, soprattutto ora che lei mi
appare così diversa dalla mia Hermione.
-
Quindi, tu ed io siamo sposati da due anni, e quanto
tempo prima ci siamo messi insieme?
-
Un anno.
-
Tre anni… tre anni, - lo ripete più sottovoce. - Com’è
finita la storia tra Ron e me?
-
Divergenze d’idee, e il fatto che crescendo si cambiano prospettive.
Sorride
piano appena pronuncio “divergenze d’idee”. Sì, lo so. Neanche la ricordo
l’ultima volta che quei due sono stati d’accordo su una cosa. Ah sì, forse deve
essere stato quando ho deciso che Ron mi avrebbe fatto da testimone alle nostre
nozze.
- Non era più contento del
mio lavoro al Ministero? Il lavoro al Dipartimento della Regolazione della
Legge Magica mi teneva troppo lontana da lui?
- Non lavori più al
Ministero. - rispondo pacificamente.
- Come? - Sgrana gli occhi
sorpresa. - Ma era il sogno di tutta una vita. E cosa
faccio ora? - mi chiede spaesata.
- Sei un Auror, Capitano Granger.
- Io? Auror?
- sorride, - dai, Harry, smettila di prendermi in
giro.
Prendo la ciotola sul
tavolino e gliela lancio contro. D’istinto Hermione, con un incantesimo
verbale, blocca l’oggetto in aria prima che la possa colpire.
- Ora mi credi? - sorrido
soddisfatto. Afferro la ciotolina e la rimetto al suo
posto.
- Sono un Auror, - ripete incredula.
-
Tra me e Ron è finita perché sono voluta diventare un Auror?
Sbuffo
piano, ma ahimè, non posso esimermi a dare una
risposta alle sue domande.
-
Forse, - è tutto quello che le dico.
-
Come forse? Che vuoi dire?
-
Che non lo so com’è andata. Credo neanche Ron lo sappia. Sei sparita per dieci
giorni. Avevi cancellato ogni traccia. Mi hai fatto impazzire e forse sono
stato pazzo per davvero. Non mi sono dato per vinto fino a quando non ho trovato
una traccia che mi ha portato da te. Ti ho scovato e ti ho riportato a casa.
-
Perché tu e non Ron?
-
Lo sai,
-
No che non lo so, dimmelo tu. - Il suo tono è serio. Non c’è più traccia di
derisione sul suo viso. Ora vuole la verità.
-
Perché non sopportavo l’idea di stare lontano da te.
-
Perché? - insiste, perché in fondo lo sa che c’è una verità nascosta dietro a
questo racconto.
-
Ron aveva deciso di lasciarti spazio, di darvi tempo o forse voleva capire se
tra voi c’era rimasto qualcosa dei bei vecchi tempo, ma io… - mi fermo indeciso
se continuare.
-
Tu …
-
Avevo capito finalmente una cosa.
-
Che cosa? - mi domanda e ho come l’impressione che stia trattenendo il respiro,
e così mi lascio andare.
-
Che ti amavo, che ti ho sempre amato, e che continuo
ad amarti.
-
Tu, - ma non prosegue.
-
Sì, io ti amo.
Continua…
Angoletto di Lights
Come
alcuni di voi avranno già capito, la storia si basa
sul film “La memoria del cuore”. Ho preso spunto da questo film perché ho
trovato interessante trasportare la sua ambientazione su Harry e Hermione, e
affrontarla dal punto di vista di Harry, ma ormai è noto che con loro tutto
cambia.
Come
andrà a finire nessuno ancora lo sa. Forse io? Può darsi ^_^
Quando ho iniziato a pensare a questo capitolo, nelle mie previsioni
c’era il nome di Harry. Era lui che doveva lasciarsi andare, a rivelare un
pezzetto di sé. E invece, è toccato a Hermione a confessare.
Questo capitolo partecipa, anche se devo dire un po’ tutta la storia
gira attorno al tema di settembre “Confessioni”, all’iniziativa AurorGround del gruppo di FB "Cercando chi dà la
roba alla Rowling[Team Harry/Hermione]"
In fondo, anche il banner
dell’iniziativa è una parte di RememberMe
Buona lettura.
Lights
4. Momenti imbarazzanti
- Oh, - è tutto quello che
Hermione riesce a dire. Un sospiro, che ha il sapore dolce con un retrogusto
amaro.
I suoi occhi sono fissi nei
miei, come se cercasse di dare il giusto peso e valore al ti amo che ho appena pronunciato.
Si alza lentamente senza mai
abbandonare il mio sguardo, quasi avesse paura che se staccasse gli occhi dai
miei potessi cambiare la risposta.
Mi alzo anch’io. Resto davanti
a lei in attesa di una sua mossa. Ho la testa vuota, ma allo stesso tempo mi
sento frastornato. Mi sembra di stare in una di quelle giostre babbane, dove si gira, gira e continui a girare,
prima lento e poi più forte, poi di nuovo piano e un’altra volta forte. Che
situazione.Come posso farti
capire quello che c’è tra noi da sempre? Forse, potrei… Blocco i pensieri e
agisco.
- Hermione, non servono altre
parole per capire. - Allargo le braccia. - Abbracciami.
Resto in attesa solo qualche
secondo. Lei muove timidamente un passo nella mia direzione e poi si lancia
verso di me. I suoi capelli mi finiscono sul viso e avverto quasi subito la sua
stretta sicura intorno al mio corpo. Si adagia su di me alla perfezione, e il
capo trova il suo posto nell’incavo del mio collo. Dopo qualche istante chiudo
anch’io le braccia intorno a lei e la stringo dolcemente a me. Unione perfetta.
Questo momento mi fa sperare che molto presto lei tornerà da me.
- Harry. - Il fiato caldo mi
solletica la pelle e un brivido mi parte dalla schiena. Si allontana da me
giusto quel tanto che le basta per guardarmi in viso. - Ricorderò, te lo
prometto… - Si allontana da me di qualche passo. - Ho solo bisogno di tempo.
Mi arrendo, ma non mi sento
sconfitto.
Sorrido debolmente e
acconsento con il capo.
Ci dirigiamo insieme in
camera. Lei mi guarda e noto che è arrossita.
- Che c’è?
- Niente. - E fissa il letto.
- Non ti preoccupare, dormirò
sul divano per un po’.
- Harry, io… - La blocco con
un gesto della mano.
- Hermione, so aspettare. - Mi
avvicino, le afferro il mento con l’indice e il pollice e le bacio la guancia.
- Buona notte, - sussurro vicino all’orecchio.
Afferro il lenzuolo e il
cuscino dalla sedia ed esco dalla stanza, lasciandola lì spaesata.
Sì, a volte so proprio essere
un vero principe azzurro.
Le prime luci del mattino mi
svegliano. Per un attimo rimango spaesato a guardare il soffitto, incerto su
che giorno sia e se tutto quello che è accaduto sia vero o no.
Ho bisogno di una doccia.
Afferro i vestiti che ho abbandonato sulla poltrona ieri sera e assonnato, mi
dirigo verso la camera. Immergermi nell’acqua calda è tutto quello che voglio
in questo momento. Il leggero venticello che proviene dalla finestra che ho
lasciato aperta in sala mi accarezza il mio corpo nudo. Apro la porta della
stanza e me la ritrovo di fronte.
Ci osserviamo per qualche
istante e poi è un attimo.
- Harry! - Hermione afferra il
lenzuolo e si copre, io invece, resto imbambolato a guardarla. Indossa
solamente la biancheria intima.
- Harry! - ripete sempre più
in imbarazzo ed è lì che ritorno alla realtà.
Cerco di coprirmi alla meglio
con i vestiti che tengo in mano.
- Scusa, forza dell’abitudine.
Tornare indietro al passato mi
è così difficile. Avere un ruolo diverso da suo marito è così duro da accettare
che anche le semplici cose, come essere nudo davanti a lei senza vergogna, sono
assurde.
- Volevo farmi un bagno caldo,
- mi giustifico, anche se non so nemmeno io perché, ma ora è quello che sento.
Essere lì di fronte a lei, senza vestiti, devo per forza motivarlo.
Nel frattempo Hermione è
diventata rossa peggio di Ron. Sorrido del suo imbarazzo e mi verrebbe voglia
di stuzzicarla un po’, ma desisto per non peggiorare la situazione.
- Fai pure, - mi dice e noto i
suoi occhi che non possono esimersi dallo scivolare sul mio corpo.
Bene! Finalmente una reazione.
Chissà perché, ma il suo sguardo su di me mi dona una nuova forza, oppure è
semplicemente civetteria maschile.
- Ora puoi affermare di nuovo
che conosci proprio tutto di Harry Potter, - sorrido divertito.
I suoi occhi si allargano
dalla sorpresa ma poi anche lei scoppia a ridere.
- Già… - si sofferma un attimo
e poi prosegue, - proprio tutto.
Esco dal bagno mentre mi
strofino i capelli con l’asciugamano. Un profumo dolce di pane tostato e caffè
mi solletica l’olfatto. Indosso i pantaloni e mi dirigo in cucina.
Hermione ha apparecchiato la
tavola con cura. Al mio posto c’è una bella tazza di caffè nero fumante e delle
fette di pane imburrate con un leggero strato di marmellata alle ciliegie.
Accanto al piatto la Gazzetta del profeta mi attende.
Rimango fermo sull’uscio della
porta incredulo. Smetto perfino di strofinarmi i capelli e la guardo senza
parole.
- Harry, ho perso solo gli
ultimi anni della nostra vita, per il resto mi ricordo ancora tutto, e poi
alcune cose non si dimenticano.
Mi accomodo al tavolo e
insieme facciamo colazione. Il tempo scompare, gli ultimi giorni si cancellano e
la vita ritorna a girare come prima.
- Che pensi di fare oggi? -
chiedo.
Hermione si lecca il dito
sporco di marmellata e poi affonda i suoi occhi nei miei.
- Ho intenzione di riprendermi
la mia vita.
- Bene. - Allungo la mano, le
afferro il collo e le accarezzo la guancia con il pollice.
Hermione socchiude gli occhi.
Lo so, ti è sempre piaciuto sentire il mio tocco leggero sulla pelle del viso.
- Sai Harry, - inizia piano,
ancora con gli occhi chiusi. - Hai sempre avuto lo strano potere di
tranquillizzarmi. Ora che la mia vita è piombata nel caos più completo, e le
domande che porto dentro sono molto di più delle risposte che ottengo, l’unica
cosa che mi tranquillizza sei tu. In tutti quegli anni della guerra ti ho
sempre seguito non solo per combattere al tuo fianco, ma perché, in realtà, io
avevo bisogno di te per restare calma, lucida, per affrontare tutto questo. -
Mi afferra la mano e la riporta sul tavolo. Apre gli occhi e mi sorride. -
Nella mia mente è ancora vivida quella sera, quando Ron se n’è andato. Ho
scelto di stare con te, non per la causa, non perché avevo paura. Ho scelto di
stare con te perché eri tu quello che mi dava sicurezza. Eri tu che mi facevi
sentire al sicuro e protetta, nonostante tutto l’orrore che ci circondava. Eri
tu la mia forza silenziosa. Sei tu la mia forza, ecco perché ora sono qui, con
te.
Sono senza parole. La sua
confessione è così spontanea e inaspettata che non so cosa dire.
- Ho pensato molto stanotte.
Sono rimasta sveglia a lungo a capire perché siamo dove siamo. Io e te non più amici, bensì marito e moglie. Siamo una
coppia. Non ricordo niente di questa deviazione di cammino, l’unica cosa che so
è che mi fai sentire bene, sempre, nonostante tutto.
Si alza e appoggia le tazze
ormai vuote nel lavandino. La raggiungo vicino al lavello e la faccio girare
verso di me.
L’abbraccio forte e la stringo
a me, cercando di infonderle tutto l’amore che provo per lei.
- Grazie,
Non aggiungo altro. Le sue
parole sono state come un unguento lenitivo per il mio animo ferito.
- Però,
- e si stacca da me. - Lo sai, - riprende imbarazzata con un velo triste sugli
occhi. Evita il mio sguardo, come se avesse vergogna nel confessare quello che
fra poco mi dirà. - Io ho bisogno di risposte. Non posso ignorare il passato, e
se non conosco il passato non potrò accettare il
presente. Ho bisogno di capire perché nel mio cuore non c’è più Ron. Perché tra
noi è finita, perché io ora sono un Auror invece di
lavorare al Ministero, perché io sono la signora Potter e non la signora Weasley.
Si ammutolisce, e respira
profondamente.
Volare e precipitare. Ecco che
cosa mi è successo proprio in questo istante.
- Va bene. - Osservo
l’orologio. Si è fatto tardi per me. - Vado a vestirmi che mi aspettano in
ufficio per una delle solite riunioni di routine.
Indosso la divisa. Chiudo
lentamente ogni bottone mentre nella mente scorrono le immagini delle mattine
passate, quando era Hermione che mi sistemava la camicia e poi la cravatta. Mi
sembra di sentire ancora la sua voce che mi dice: sei uno schianto in divisa, Comandante Potter.
Scuoto la testa per scacciare
quei pensieri e ritorno di là, e la trovo intenta a rassettare la cucina.
- Io vado, - dico
avvicinandomi a lei.
Si volta e mi sorride.
- Ci vediamo più tardi nel
pomeriggio… - ma mi blocco quando Hermione afferra la cravatta e me la sistema.
- Ora sei perfetto, Comandante
Potter.
- Gr-a-zie,
- balbetto disorientato. - Se hai bisogno di me, sai dove
trovarmi.
- Non ti preoccupare, me la
caverò.
- Allora a stasera. - Esito ma
poi il suo sorriso mi confonde.
Mi avvicino a lei. Prendo tra
le mani il suo viso e la spingo verso di me fino a quando le nostre labbra non
s’incontrano. Delicatamente la bacio e ancora un’altra volta presente e passato
si mescola nelle nostre vite.
- Aspet…ta - Hermione mi ferma frastornata dal quel bacio.
- Ops,
- sussurro piano, - scusami.
In queste ore non faccio altro
che scusarmi in qualsiasi modo. Ogni gesto che compio, porta sempre a momenti
imbarazzanti tra noi.
Hermione si porta una mano
sulle labbra. È arrossita di nuovo. L’ho colta di sorpresa, invece per me è
stato il gesto più naturale che potessi fare.
- Dai, non fa niente. - Ma si vede che anche lei è turbata quanto me. - È normale
che ora tra di noi ci sia un po’ di confusione.
- Già, confusione.
A quella parola mi viene da
ridere. Abbasso il capo e scuoto leggermente la testa.
- Ora, è meglio che vada. Se
hai bisogno… - ma non mi lascia finire.
- So, dove trovarvi sia a te
sia Ron.
Mi mordo le labbra ma alla
fine non riesco a fermarmi nel dirlo. - Trova me, che è meglio.
Della
serie “a volte ritornano”… ma ormai lo sapete bene, io torno sempre, prima o poi.
Un
piccolo dono, un ricordo speciale.
Di
chi sarà? Scopritelo voi
Buona
lettura
Lights
5. Sempre per te
Oggi
non riesco proprio a concentrarmi. Chissà che cosa starà facendo Hermione? Già
me la immagino in giro per la casa, a osservare tutto con attenzione. Ogni quadro, ogni
libro, ogni foto, alla ricerca di se stessa, di noi.
-
Comandante, mi sta ascoltando?
Chiudo
per un attimo le palpebre e, quando le apro, mi ritrovo davanti la faccia
del tenente Stevenson che mi
osserva contrariato. - Certo, prosegui pure con il rapporto.
-
Vuole che ritorni più tardi?
-
No, no, hai tutta la mia attenzione.
Sento
la voce del tenente che continua
con il resoconto della ronda mattutina,ma i miei pensieri volano ancora a lei. Le ho lasciato
degli album di
foto sopra il letto, chissà se li avrà
sfogliati. Curiosa com’è, sicuramente l’avrà fatto. Sorrido, immaginando Hermione immersa
nella visione delle foto. Il
tossicchiare di Stevenson mi riporta alla realtà, di
nuovo.
Mi
agito appena sulla sedia e mi metto dritto con la schiena, appoggiandomi con le braccia alla scrivania.
-
Tutto tranquillo, insomma. - Non faccio in tempo a finire la frase che l’espressione interdetta di
Stevenson mi mette in allarme.
-
Macomandante, io non definirei “tranquillo” l’attacco dei Mangiamorte
di questa mattina.
-
L’avete sventato, giusto?
Stevenson, sempre più incredulo, annuisce debolmente.
-
Allora è tranquillo, -
affermo con calma.
-
Ho capito. Cosa dice? Mandiamo le
squadre due e quattro a sorvegliare la
zona, come suggeriva il Capitano Weasley?
Il
bussare alla porta mi salva da questa impasse.
-
Avanti.
-
Harry, ti disturbo?
Hermione
fa capolino dalla porta e mi osserva in silenzio, in attesa di un mio cenno, ma dopo qualche secondo
si accorge di Stevenson.
-
Oh, scusatemi, vi lascio soli.
-
No, rimani pure, Hermione.
Io e Stevenson abbiamo finito. Giusto?
Stevenson chiude gli occhi e si passa una mano sul viso. -
Sì, finito, -
risponde con un tono sarcastico. Non aggiunge altro, raccoglie i suoi incartamenti ed esce dal mio
ufficio.
Hermione
rimane vicino alla porta e mi osserva. Il suo sguardo è strano.
Mi
alzo e le vado incontro. Sono di fronte a lei. Inclino il capo verso sinistra,
incrocio le braccia al petto, stringo le labbra e resto ad ascoltare il suo
silenzio.
-
La smetti?
-
Di fare cosa? - Sorrido.
-
Questo.
-
Questo, cosa?
Si
allontana da me e si siede sul divano. Accavalla le gambe e rimane a fissare il
bracciolo. Lo accarezza piano con la
mano.
-
Sono qua, ti ascolto. - Mi accomodo pure io in
poltrona.
Hermione
riporta la sua attenzione su di me.
-
Non avresti dovuto mandare
via così il tenente
Stevenson.
-
Ma avevamo finito.
-
Lui non mi sembrava dello stesso avviso.
-
Dettagli inutili. Era già tutto stabilito. - Mi alzo e mi siedo accanto a lei.
-
Potevo tornare un’altra volta.
Sbuffo
piano. Questa
sua ostinazione a volte è davvero fastidiosa.
Le
prendo le mani nelle mie e appoggio il capo al divano.
-
Hermione, niente è più importante di te. - Volto la testa verso di lei e le
sorrido. - Dovresti saperlo.
Silenzio.
E poi è un attimo.
Hermione
si sporge verso di me e mi bacia.
Dalla
sorpresa resto per qualche secondo disorientato, ma quando sento il movimento
delle sue labbra rispondo al bacio. La cingo per la
vita e la trascino verso di me.
Ci
baciamo a lungo e a essere sincero non mi sembra neanche che stia accadendo
veramente. Spero con tutto me stesso che non finisca mai. Mi sento leggero, la
brama che ho di lei cresce a ogni secondo e mi fa diventare più audace. Le mani
scivolano sul suo corpo. S’intrufolano sotto la maglia, toccano la sua pelle. È
calda, liscia. Un suo sospiro mi accarezza l’orecchio.
-
Oh Harry, - si lascia
sfuggire.
-
Hermione. - La mia
voce roca riecheggia nell’aria.
-
Comandante!
Tutto
scompare e mi ritrovo seduto alla mia scrivania, davanti alla faccia disperata del tenente Stevenson che cerca in tutti i modi di attirare la
mia attenzione.
Mi
passo una mano sul viso. Devo avere sicuramente un’espressione sconvolta. Devo
fare qualcosa, ho bisogno di lei, non posso continuare così.
Scatto
in piedi. - Tenente, mi fido di lei. Agisca come meglio crede. Devo andare.
-
Ma...
Prendo
la giacca, apro la porta e mi ritrovo Hermione con il braccio alzato nell’intento
di bussare.
-
Ciao! - esclamiamo entrambi sorpresi, per poi scoppiare a ridere.
-
Io me ne vado. -
Stevenson si alza, raccoglie le sue cose e ci sorpassa. - Comandante Potter.
Capitano Granger, felice di rivederla.
Hermione
gli fa un cenno con la testa, ma sono sicurissimo che si stia chiedendo chi
sia.
-
Dai, entra. - La invito a sedersi.
-
Non volevo disturbarti, posso aspettare.
-
Non se ne parla nemmeno. - L’afferro
per la mano e la trascino sul divano.
Per
un attimo mi ritrovo a sperare che l’allucinazione di poco prima sia stata una
bella premonizione alla Cooman. - Tu sei più
importante, - e come uno sciocco mi ritrovo a sogghignare.
Hermione
si sporge verso di me. Sì, ci siamo, penso. Ma lei con
il dito mi puntella la fronte e mi sospinge il capo all’indietro.
-
Di’la verità che non avevi voglia di lavorare.
Comandante Potter,
mi sorprendo di lei. Ron che è troppo impegnato con il lavoro per prestarmi attenzione, e tu che non hai
voglia di lavorare. Il mondo Magico è sottosopra. - Sorride divertita. Si alza in piedi e si avvicina alla
finestra.
Sei
passata prima da Ron?
Hermione,
come se avesse capito le mie mute domande, solleva leggermente le spalle imbarazzata ed evita il mio sguardo. Dettagli
Harry, solamente dettagli.
-
Beccato. In realtà stavo
pensando a te.
-
A me? - Si volta e mi osserva per capire quanto ci sia di vero nelle mie
parole.
-
Sì, mi domandavo che cosa stessi facendo.
-
Niente di speciale. Ho guardato tutto quello che hai disseminato con
nonchalance in giro per la casa.
-
Touché. - Alzo le
mani, colpevole.
Hermione
si discosta dalla finestra e mi fronteggia.
-
Harry. - Silenzio.
-
Hermione. - Con il
capo le faccio cenno di
continuare.
-
Ti andrebbe di fare una passeggiata? Ma se hai da
lavorare non importa.
Le
afferro la mano e la trascino fuori dall’ufficio. - Andiamo, per te ci sono
sempre.
Non
vedo la sua espressione, ma sono sicuro che stia sorridendo, il modo in
cui mi stringe la mano, con calore e fiducia, mi rassicura
che è stata la mossa migliore.
Stiamo
camminando da un po’. Non abbiamo parlato molto, ma tra di noi non sono mai
servite molte parole.
Inizialmente eravamo uno accanto all’altra, poi una
raffica leggera di vento ci ha fatti avvicinare. Hermione ha rifugiato le mani nell’incavo
del mio braccio per trovare tepore.
-
Che dici? Ci sediamo su quella panchina?
Il
campanello del carrozzone delle Ciocco Magie attira la nostra attenzione.
-
Hermione, ti va una cioccolata calda?
-
Oh sì, Harry.
-
Ok, torno subito.
Sto
via giusto cinque minuti e poi ritorno trionfante con le cioccolate calde.
-
Una per te e questa è per me. Alla tua salute!
Avviciniamo
i bicchieri e poi beviamo contemporaneamente un sorso.
Il
pianto disperato di una bambina ci fa voltare
entrambi. Hermione si alza in piedi e mi affianca. Per lo spavento lascia
cadere il bicchiere a terra. Il liquido caldo si versa sul terreno ricoprendo i sassolini, come molto
probabilmente i ricordi le si stannoriversando nella testa.
Mi
afferra il braccio. Il pallore del suo viso mi mette in allarme. Solo quando
vede la madre avvicinarsi alla bambina si tranquillizza e ritorna alla realtà.
-
Tutto bene? - domando con un filo di voce per non spaventarla.
Mi
osserva in silenzio. Abbassa lentamente le palpebre, forse per fermare l’ultimo
ricordo e renderlo più visibile nella sua testa.
-
Harry, - sussurra e
poi mi abbraccia di slancio, rifugiandosi tra le mie braccia. - Portami a casa.
Non
dico niente. Esaudisco solamente la sua preghiera. Casa, l’immagine del nostro
appartamento si visualizza nella mente e subito dopo ci materializziamo
entrambi in soggiorno, al sicuro.
La
stringo forte, poi,
quando la sento rilassarsi, allento la presa e insieme con essa anche la paura di vederla così.
-
Va tutto bene, ci sono io qui con te. Non devi temere nulla,
- le sussurro all’orecchio.
-
Harry… - Non prosegue, la sento cedere, ma prima che possa
cadere per terra la prendo in braccio.
-
Ti porto in camera, così ti riposi un po’.
La
distendo sul letto e la copro con il plaid. Hermione si lascia coccolare.
-
Non te ne approfittare, -
scherzo. Mi siedo
accanto a lei. - Ne vuoi parlare?
Hermione
si volta, dandomi
le spalle, e si
rannicchia su se stessa.
-
La bambina… - inizia piano, - mi ha fatto ricordare una cosa successa tre anni
fa.
Mi
accorgo di trattenere il respiro. Rilasso i muscoli e mi concentro su di lei.
Hermione,
penso speranzoso.
-
Ero andata da Ron per raccontargli quello che era successo. Lui stava facendo
finta di lavorare e io ero troppo felice ed entusiasta
all’idea di renderlo partecipe
di quello che era accaduto per accorgermi di come in realtà stavano le cose.
-
Sai, Ron, oggi ho salvato una bambina, - avevo esordito entrando senza bussare nel suo ufficio.
-
Bene, Hermione. - Lui aveva continuato a leggere i documenti senza prestarmi
attenzione. - Era caduta da un'altalena? - Ron per un attimo aveva interrotto
la sua lettura e mi aveva guardato sornione, fiero della battuta.
-
Divertente, Ron,
molto divertente. Vorrei ricordarti...
Ma
mi aveva interrotto prima che potessi proseguire con, come lo definiva
lui, il mio monologo sulla guerra e su come avevo combattuto al vostro fianco, per ricordargli che anche io ero ancora capace di affrontare dei Mangiamorte.
-
Sì, Hermione, lo so. Lo
so molto bene. Ma vorrei ricordarti che ora la tua
vita è in mezzo alle scartoffie. - Mi aveva bloccato con sufficienza e aveva
ripreso a leggere.
-
Non mi sono mai sentita così incompresa da lui come in quel momento e poi… -
Hermione si volta e mi osserva.
-
E poi hai incontrato me. Ora ricordo. Per poco non hai perso la vita per
salvare quella bambina. Mi hai fatto morire di spavento quando ho visto la
ferita che avevi al braccio.
-
Già. - Sorride triste. - E Ron, non se n’era neanche accorto.
-
Perché questo ricordo?
-
Non lo so con esattezza. Ma credo che sia stato il
punto di non ritorno. Forse ho aperto gli occhi. L’unica cosa che so, è
che ho ricordato come sono diventata Auror. Sei stato tu a propormi di entrare in squadra.
Sorrido,
felice che un tassello della sua memoria sia ritornato a posto.
-
È meglio che ora ti riposi un po’. Ti lascio tranquilla.
Mi
sporgo verso di lei e le bacio la fronte. Le sistemo meglio le coperte e le
lascio un altro bacio a fior di labbra.
Siete pronti per il capitolo di dicembre? Avanti
con il fluff, anche se…
Lo scoprirete voi.
Buona lettura
Lights
6.
Noi a metà
Unsoffiodelicatosulcollomiscatenaun’ondatadibrividi.Arricciolepalpebreequandomi viene in mente il suo
nome, “Hermione”,spalancogliocchidiscatto.Siamoabbracciati,eoraricordo.Ieriseraabbiamoparlatoalungoeforseperlaprimavolta. Iohoparlatotanto,eleièrimastainsilenzioadascoltarmi.Abbiamoricordatoilnostropassato,diquandoeravamogiovaniespericolati,diquandosiamodiventatipiùgrandiedituttoquellocheabbiamovissutoinsiemefinoaquelmomento:alsuo buio,alnostrobuio.
Tuttaquestacalmamipiace.Halacapacitàdispazzarevialeinsicurezzecheciportiamoappressodaquelmaledettogiorno.LamanodiHermione,chequalcheattimoprimaerafermasulmiopetto,simuovelentamente,scivolandoversol’alto.Ilcaposialza,comesesistessestiracchiandoilcollo,eilsuonasomi accarezza la pelle. Èunattimo,madi nuovo unascossadibrividimipercuote.Siscostadame,stiracchiandosi,propriocomeavrebbefattoGrattastinchiepoi,comeun’ondacheritornasullaspiaggia,sicoccolaun’altravoltasudime,conilvisopuntatoversoilmio,inattesadiqualcosa,forsediunbacio?
Mi volto dalla sua parte, chiudo gli occhi giusto
un attimo, ma la voce di Hermione è sempre presente nella mia mente come un
ritornello.
È l'alba ormai e io sono
solo in questo grande letto. Non ho il coraggio di allungarmi dalla sua parte.
Guardo inerme il suo cuscino. Il posto vuoto, con
le lenzuola perfettamente lisce, la coperta distesa e per la prima volta, dopo
tanto tempo, sono davvero solo. Affondo la testa nel
cuscino. Chiudo la bocca, ma rimango
con la faccia infossata. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Tiro
su la faccia per respirare. Niente. Mi volto
stizzito. Il soffitto sopra di me è una distesa d’intonaco bianco. Non mi ero
mai accorto di quella crepa nell'angolo, che si arrampica come una sbeccatura
sul vetro, e mi ricorda quella che mi sento addosso.La seguo con gli
occhi fino a voltarmi di nuovodallasua parte. Il cuscino
di Hermione è ancora lì, senza neanche una piega. Non
voglio più guardare e mi volto
dall'altra parte. Devo ignorare questo dolore, ma so già che sto
mentendo solo a me stesso. La guancia inizia a scottare. Rivolto il cuscino. Ci strofino sopra la facciacercando
di dargli la forma del viso. Sono immobile ma questa illusione di sollievo dura
poco. Mi volto nuovamente, e quel maledetto cuscino è ancora lì, perfetto. Lo
afferro con rabbia e lo stringo forte al petto. Il suo profumo,
non è possibile! Chiudo gli occhi, ed ecco che ritorna...non lo so, Harry, non lo so. Scura in volto, Hermione non è riuscita neanche a
guardarmi negli occhi. Stringo più forte, la federa si stira al punto che
sembra in procinto di strapparsi. Ho cercato di trattenerla in tutti i modi
possibili, ma lei niente. Solo poche parole, che non bastano a spiegare niente.
- Non lo so, Harry, non
lo so. - Lo ha detto dopo un lungo silenzio. È rimasta
lì seduta, sul pavimento del corridoio, con le gambe strette al petto come a
volersi proteggere dal mondo. Da me.
Mi sono lasciato scivolare contro la parete di
fronte a lei fino a terra. - Hermione, ascolta, “non lo so” di solito significa
“non ho intenzione di dirtelo”. Che cos'è che non riesci a dirmi?
Lei ha sospirato. – Harry, quando si cresce
insieme come abbiamo fatto noi, – ha detto, con lo sguardo fisso sulle
ginocchia unite, – tutti credono che ci sia un destino comune, e alla
fine te ne convinci anche tu, fino a che, un giorno, – e ha alzato lo
sguardo, ma non su di me, su un punto indefinito del muro alle mie spalle, –
non arriva qualcuno che ti sbatte in faccia la realtà dietro alla quale ti sei
sempre nascosta. E tutto quello in cui credevi si spezza, si disintegra, e tu
ti ritrovi a mani vuote, senza niente a proteggerti, perché la vita che stavi
vivendo in realtà non esiste. Ti stavi solo trascinando in una parvenza di
felicità. E ti ritrovi a dover ripartire da zero, persa e senza meta, finché
non capisci da che punto ricominciare a camminare. Non c'è niente di scritto, è
ancora tutto da vivere. Non c'è niente d’imposto, è ancora tutto da decidere. -
Mi ha guardato inclinando il viso. - Riesci a capire Harry? - Ma la mia risposta era stata solo il silenzio. - Immaginavo,
- ha sorriso appena. - Anch’io ho lottato prima di poter capire. - Hermione si
sporge per un momento verso di me, come se stava per rivelarmi un grande
segreto. - Pensaci, Harry. - Si era appoggiata alla parete. - Da quando ci
siamo incontrati la nostra vita, la tua, la mia e quella di Ron, era già
scritta. - Ha socchiuso gli occhi. - Io ero destinata a essere la ragazzina
intelligente, studiosa, che aiuta il suo amico a fare la cosa giusta. A
innamorarsi dell'altro amico, quello buffo e sincero. Le nostre vite erano
legate in una storia già stabilita. Abbiamo sempre fatto tutto quello che gli
altri si aspettavano da noi. Tu hai salvato il mondo magico. Io
e Ron ti abbiamo aiutato a farlo. Io mi sono innamorata di Ron, lui di
me, perché doveva andare così, perché gli altri così avevano deciso. Io ho
intrapreso il lavoro al Ministero, tu e Ron siete ora degli Auror.
- Il suo tono era diventato più severo senza mai abbandonare quella punta di
tristezza. - Ogni cosa era stata programmata, e noi, da bravi, abbiamo
rispettato il copione, perché in fondo ci credevamo. - Hermione mi ha osservato
ripiombando nel suo silenzio.
Ho avuto l’istinto di usare la legilimanzia per leggere nei suoi pensieri, ma ho
rispettato pazientemente i suoi tempi.
- E poi, arriva il fatidico giorno, quando le tue
certezze si disintegrano, perché la persona più impensabile della tua vita,
senza neanche volerlo, ti sprona a uscire dai binari della tua esistenza
programmata. - Ha chiuso gli occhi, forse per ricordare, per rimettere insieme
gli ultimi pezzi di quel quadro distrutto dei suoi ricordi.
Sono rimasto lì a osservarla. - In tutto questo
c'entra Malfoy? - Ho cercato anch’io di congiungere i pezzi. - Era per lui, che
hai lasciato Ron anni fa? Ed è per lui che ti stai allontanando da me?
- Non essere sciocco, Harry. - Per un attimo mi
ha osservato e poco dopo è ritornata a guardare il pavimento. - Non esisterà
mai un Malfoy che mi possa condizionare, tanto meno Draco Malfoy. Ma di una cosa bisogna dargli atto. Lui è riuscito, dove gli
altri hanno fallito. Lui ha visto cose che ad altri sono scappate, ed è lui che
mi ha aperto gli occhi. Buffo, il destino. - Ha sorriso appena. Silenzio. Solo
un lungo e interminabile silenzio c’è stato tra di noi. - Io non ce la faccio a
essere la solita Granger, non più. - Poche parole, appena sussurrate. Ha
sollevato lo sguardo verso di me solo per un attimo e poi l’ha sposato verso le
sue mani. - Perdonami...
- Hermione, ma cosa dici... - Non ho fatto in
tempo a finire la frase che il senso di quella parola mi aveva già spezzato il
cuore. Hermione si è tolta la fede e l’ha appoggiata a terra.
- Devo capire perché ti ho dimenticato,
Harry. Perché i miei ricordi si fermano a quel punto di svolta e perché non
riesco a recuperare tutti nostri momenti insieme. Devo ritrovare prima me
stessa, se voglio ritrovare te... noi. Non posso
continuare la solita Hermione Granger. Mentirei a me stessa, e anche a te.
- Che cosa vuoi fare,
Hermione? - La voce mi tremava.
- Non lo so, Harry, non lo so...
- Si è alzata in piedi, di riflesso l'ho fatto pure io. Ha preso in mano la
borsa dandomi le spalle per qualche secondo. Poi si è girata verso di me per un
attimo, un ultimo sguardo, ed è andata via.
Porto le mani al viso. Gli occhi mi bruciano. Solo ora mi accorgo che sto piangendo. Non so se esserne
triste o rasserenato. Qualcuno mi ha detto che
piangere aiuta, dopo ci si sente meglio. Beh, forse questo qualcuno non ha mai capito un cazzo della vita. Il dolore c’è, sempre.
Ormai si è fatto giorno inoltrato, ma non ho
voglia di alzarmi. Sono stanco e non trovo in questo momento una ragione valida
per abbandonare il letto. Non ne ho le forze. Ho lottato, ma non è servito a
nulla. Sono spossato e privo di vitalità. E ora, come un tarlo, ritorna il
dubbio che non ho fatto abbastanza. Le ho dato poco spazio? Ho aspettato
troppo? O troppo poco? Avrei potuto inventarmi qualcos'altro?
Tante domande, ma nessuna di queste avrà mai una
risposta. I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare, ci
uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare. Certi legami
sfidano le distanze e il tempo e la logica perché ci sono legami che sono
semplicemente destinati a esistere.*Io e
Hermione, siamo destinati a stare insieme. Lo so. È l'unica convinzione a cui mi aggrappo per non cedere totalmente allo sconforto.
I giorni passano e io mi
trascino in questo appartamento vuoto, le tende sempre tirate. Io non faccio
altro che rimanere inerme per non disturbare il silenzio, perché gli unici
suoni che vorrei sentire sono quelli che appartengono a lei. A volte m’illudo
di poter reagire. Continuo a ripetermi di stare bene e di avere solo bisogno di
tempo, tutto si rimetterà a suo posto. Ma la verità è
che continuo ad aspettare qualcosa che non accadrà mai.
Undici giorni, tredici ore, quarantasette minuti,
venti secondi. Sono qui. Ancora. Da solo. E conto. Scandisco il mio tempo, mi
fa sentire meno solo, come se in questo modo la distanza che mi separa da lei
si accorciasse. Undici giorni, tredici ore, quarantasette
minuti, venticinque secondi. Di là, in cucina, ci sono Ron e Luna. Credo
che stiano preparando qualcosa per pranzo, ma non penso che mangerò. Ho bisogno
solo di tempo e tutto ritornerà come prima. Undici giorni,
tredici ore, quarantotto minuti, tre secondi.
- Harry. - Entra Ron con passo felpato. Si siede
sul letto e osserva le tende pesanti che impediscono alla luce del sole di
illuminare la stanza. - Fino a quando pensi di restare li?
- Non lo so, Ron, non lo
so. - E nel frattempo nella mia mente rimbomba la stessa identica frase, ma con
la sua voce. Ron sbuffa e si gratta il capo. Si sistema meglio sul letto.
Afferra un cuscino e si distende accanto a me. Rimaniamo in silenzio e dopo un
po' Ron inizia a lanciare il cuscino in aria come se fosse una palla. Uno. Due.
Tre.
- Sai, Harry. Credo,
anzi, ne sono convinto, che tu stia commettendo un
grosso errore. - Si è deciso finalmente a parlarmi. Me lo aspettavo ormai da
diversi giorni. - Anni fa, mi hai chiesto perché non avevo fatto niente per
cercare Hermione. Ci ho pensato un po’ su e credo ora di saperlo. Non è buffo,
Harry? A distanza di anni ti posso dare finalmente la risposta. - Ride
apertamente. La sua risata è contagiosa e per un attimo sollevo anch’io le
labbra in una smorfia simile a un sorriso. - Le avevo comprato l'anello. - A
quella rivelazione così seria e inaspettata mi alzo di scatto e lo guardo
sorpreso. - Eh già, ero pronto a fare il grande passo. Il passo che tutti si
aspettavano: il nostro matrimonio.
- Che cosa è andato storto? - La mia voce è rauca
per via del silenzio forzato degli ultimi giorni.
- Niente. Tutto andava bene, solamente non ho
avuto la prontezza di reagire, perché inconsciamente sapevo che era giusto
così. Quel giorno, quando è scoppiata la bomba, - Ron sorride alla sua stessa
battuta, - sono rimasto fuori dal mio ufficio, fermo, vergognandomi come un
ladro, e ho lasciato a lei la decisione. Sì, lo ammetto, sono stato un
vigliacco. - Ron mi osserva per capire se riesco finalmente a collegare i pezzi
mancanti. - Hermione mi stava aspettando nel mio ufficio. Io mi ero assentato
un attimo per definire meglio l'ultimo appostamento. Non so come abbia fatto,
fatto sta che ha trovato nel cassetto della scrivania la scatolina che
custodiva l'anello. L'indomani le avrei chiesto di
sposarmi. Malfoy era entrato nel mio ufficio per lasciare il suo rapporto, sai,
quelle cose inutili che compila sempre lui e l'aveva trovata
lì ad aspettarmi. Ora non mi ricordo con precisione la loro discussione, ma due
cose mi sono rimaste impresse. La prima: la reazione di Hermione. È rimasta
inerme, come se questa volta fosse stato Malfoy a schiaffeggiarla e la seconda,
il discorsetto moralista che le ha fatto. “Sei e sarai sempre Hermione
Granger, la so-totto-io che
fa ogni volta la cosa giusta, che non esce mai dai binari, che non cancella
niente di quello che è già stato scritto per lei”.
Sono le stesse parole che le ha detto al Ministero
quando era con me. Quelle parole mi risvegliano dal mio torpore, come uno
schiaffo in piena guancia.
- Non potrò mai dimenticare gli occhi di Hermione
a quell'accusa. Duri, feriti, ma con la consapevolezza che in realtà l'attacco
di Malfoy non era altro che verità. Dal suo sguardo ho capito tutto. Alla fine
ci stavamo nascondendo dietro a una realtà che ci avevano affibbiato, ma che
non avevamo realmente scelto. Come se qualcuno, prima di noi, avesse scritto la
nostra storia e noi la stessimo recitando rispettando alla perfezione il
copione, perché era giusto così, perché era facile e non dovevamo porci tante
domande e fare la fatica di trovare le risposte. - Ron si interrompe
e mi osserva per un attimo. - No, Harry. Io amo Hermione, ho sempre amato Hermione, questo non l’ho mai dubitato, ma il mio
amore è ben diverso dal tuo. Io amo Hermione, ma non nel modo in cui la ami tu.
Così quel giorno, non ho fatto niente, perché in fondo sapevo che era giusto
così. Sono scappato, o meglio, siamo scappati da
quella vita che non ci apparteneva, che non era nostra. A me è bastato
allontanarmi di poco, stare distante dall’ufficio a Hermione c’è voluto più
tempo. Conosciamo entrambi troppo bene il suo bisogno di analizzare ogni
piccolo particolare, sviscerarlo per capirlo a fondo. E così lei è scappata
lontano da tutti per comprendere chi e cos’eravamo. Io
ho incontrato Luna che mi ha fatto aprire gli occhi, Hermione ha scoperto te.
Ha trovato te. - Mi osserva e dopo un attimo mi sorride facendomi l’occhiolino.
- Quando avete incontrato Malfoy nel corridoio, quel pomeriggio, le sue parole
devono aver fatto scattare qualche ricordo nella testa di Hermione che l'ha
riportata a quel giorno, e sicuramente questo deve aver fatto crollare tutto il
mondo che si era costruita con il tuo aiuto.
- Che cosa posso fare,
Ron? Non ho più la forza.
- Non lo so, amico. Non
lo so. - Sembra sconsolato anche lui.
- Harry, non devi commettere lo stesso errore. -
La voce calma di Luna riempie la stanza di speranza. Si avvicina alle tende e
con un rapido gesto le scosta, permettendo alla luce di entrare. La stanza
s’illumina, è troppo forte e sia io che Ron ci copriamo
gli occhi con il braccio. Luna si siede accanto a me. - Devi riconquistarla,
non con il passato, ma con il presente. Non fare l'errore di ricordarle quello
che eravate, ma falle amare quello che siete e che sarete. Lei si ricorda di
te, Harry l’amico, ma deve imparare ora ad amare Harry Potter, il compagno di
vita. - Mi appoggia una mano sul cuore. - Deve conoscere quello che tu
custodisci qui dentro. - Picchietta un paio di volte con la mano. - Harry, è
giunto il tempo che tu reagisca. È arrivato il momento di riportare Hermione da
noi. Devi creare un nuovo presente, per te, per lei, per voi. - Luna sorride e
il suo sorriso è come un raggio di positività che mi dona vitalità.
Mi siedo di scatto e colpisco il materasso con un
pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire. - Scendo giù dal letto. Afferro dei
vestiti e mi dirigo verso il bagno per riprendermi me stesso. - Io la ritroverò
e la riconquisterò! - Urlo dal bagno prima di infilarmi sotto la doccia.
Continua…
Angoletto
di Lights
*la
citazione è tratta da Grey’sAnatomy
custodita nell’album dei prompt “Everything'sHarmony” del gruppo “Cercando chi dà la Roba alla Rowling”
suggerita da BeaPot.
Un grazie speciale va a Kukiness,
che pazientemente lima e lima, per dare a voi e a me una lettura piacevole.
Il
prossimo capitolo? Bauabauabauaba, rideremo un po’.
Della serie prima o
poi ritornano, ma ormai lo sapete che torno sempre!
Dove eravamo:
Hermione è scappata senza lasciare traccia dopo le insinuazioni di Malfoy.
Harry, caduto in depressione, ha perso le speranze di riaverla al suo
fianco. In suo soccorso arrivano Luna e Ron che gli
ridonano la voglia di ritrovarla.
L’ultima battuta del capitolo
precedente:
Mi siedo di
scatto e colpisco il materasso con un pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire.
- Scendo giù dal letto. Afferro dei vestiti e mi dirigo verso il bagno per
riprendermi me stesso. - Io la ritroverò e la riconquisterò! - Urlo dal bagno
prima di infilarmi sotto la doccia.
Buona lettura
Lights
8. Ricordi
Nella vita bisogna essere
determinati. Senza determinazione non si raggiungono gli obiettivi. La voce di Hermione risuona nella mente. Sto passeggiando da diverso
tempo. Non faccio altro che ripetermi questa frase. Oggi è una bellissima
giornata. Il sole splende alto nel cielo, mi riempie di positività. Ho bisogno
di concentrazione ma soprattutto di analizzare i dettagli del passato per
capire questo presente.
Hermione e la sua parziale amnesia. Perché non ha perso tutta la
memoria, ma si è fermata con i ricordi a poco prima
che lei ed io diventassimo qualcosa di più che amici?
Domande che mi frullano nella mente ma alle quali ora non riesco a dare
un senso e una risposta.
Una panchina libera. Mi guardo attorno. Bambini che giocano a palla sul
prato. Poco distante da me, una coppia di anziani è intenta a compilare
insieme un cruciverba. Una mamma spinge la carrozzina, mentre il papà tiene per
mano la sua bambina di sì e no quattro anni.
Stringo forte i pugni. Ogni volta che vedo una bambina di quell’età, non
posso ricordare il periodo più difficile della mia vita: Honey
Rose.
Maledetta, dove sei? Sempre la stessa domanda, quando la mente mi propone
il suo nome.
Respiro a fondo. Non posso permettere che i tristi ricordi oscurino la
mia giornata. Resta concentrato su Hermione.
- Quanti figli vorresti, Harry? – Mi aveva chiesto Hermione a un
tratto. Eravamo appoggiati al tronco di un albero, a osservare con attenzione
la gente che passeggiava nel parco. Eravamo in missione, sotto copertura, ma
era come se non lo fossimo.
- Non sono belli? – Aveva continuato indicandomi con un cenno del
capo una famiglia poco distante da noi che stava facendo un pic-nic e rideva
serenamente. – Non possiamo permettere che Honey
Rose colpisca ancora.
L’avevo stretta tra le braccia. L’avremmo
presto anche noi, Hermione, le avevo risposto mentalmente lasciandole un
bacio sulla nuca.
- Vorrei ricordarti che stiamo lavorando. – Mi aveva ammonito con
un finto disappunto.
- Mi sto solo attenendo alla parte. – Avevo ignorato il suo
fastidio e l’avevo presa in contropiede baciandola.
Da quando eravamo ritornati da Bodmin, il
posto in cui si era rifugiata dopo la fuga da Ron, la
situazione tra di noi era cambiata. Ci piaceva stuzzicarci, entrare in contatto
con i nostri corpi. Il solo sfiorarla accendeva la voglia di esplorare meglio
le sensazioni che provavo a contatto con la sua pelle. Ma
ogni volta c’era qualcosa che mi frenava, che ci bloccava. Ci
eravamo detti “ti amo” con naturalezza, aiutati dall’atmosfera magica di
Bodmin, ma ora, con la vera vita di tutti i giorni e
le sue difficoltà, mi sentivo un vero incapace nel relazionarmi con lei. Là era
tutto così facile, qui era tutto così complicato. In fondo, tra di noi c’era
ancora Ron. Anche se tra me e lui le cose erano
chiarite e ora lui aveva iniziato una relazione con Luna, io dovevo ancora
superare il blocco con Hermione per andare oltre, per unirmi a lei. Mi sentivo
legato più al ruolo di amico che a quello di compagno.
- Comandante Potter, la situazione è tranquilla, - La voce del tenente
Stevenson aveva interrotto le mie riflessioni.
- Stupido, - Hermione aveva sussurrato sulle mie labbra e si era alzata
con nonchalance fingendo di stiracchiarsi.
- Perfetto, Stevenson. Il Capitano Granger ed
io rientriamo alla base.
L’abbaiare di un cane e le grida del suo giovane padrone mi riportano al
presente. Butto indietro la testa, allungo le braccia lungo il bordo della
panchina e mi tuffo in questo cielo azzurro.
- Lorelai, io vado. – La voce seccata del ragazzo attira la mia
attenzione.
- Luke, perché te ne vai? Christopher sarà qui a momenti, mangiamo
insieme qualcosa. – Carina, è il mio primo pensiero. Stanno bene insieme.
Sì, decisamente.
- Eccomi ragazzi, scusate il ritardo, mi hanno trattenuto in accademia.
- E questo chi è? – Tieni,Lorelai.
– Il ragazzo le porge una cartellina piena di fogli. – Sono gli
ultimi appunti che ho preso a lezione e che mi avevi chiesto. – Che
sguardo! È proprio cotto.
- A me è passata la fame.
Sorrido. Chiudo gli occhi. Ah, la gelosia. Sorrido più apertamente.
La risata di Hermione mi è sempre piaciuta. Ascoltarla ridere mi
alleggeriva il cuore. Era contagiosa, mi faceva venire immediatamente voglia di
ridere a crepapelle.
Ma quella
volta no, non mi era proprio venuta voglia di ridere, tutt’altro.
- Comandante Potter, lei deve guidare l’intera operazione. Lasci fare
agli altri due. Il capitano Granger e il Capitano
Preston hanno dimostrato più volte di compiere un ottimo lavoro di squadra, con
buoni risultati. La mia risposta pertanto è no. – Crowel
aveva intercettato la mia obiezione e mi aveva azzittito. – Categorico no.
– Avevo incassato il rifiuto del Generale e tutto nervoso ero rientrato
in ufficio.
Stupido, Preston. Con questo pensiero mi ero seduto alla scrivania a
compilare le scartoffie. Senza preavviso un gufo era atterrato maldestramente
sulla pila di fascicoli facendoli cadere rovinosamente a terra.
- Hai visto che cosa hai combinato? – Avevo urlato contro l’animale.
L’uccello aveva piegato la testa dispiaciuto e una volta preso il messaggio era
letteralmente scappato via da me.
Senza badare al biglietto, mi ero piegato a terra a ricomporre i
fascicoli sparsi per terra. E poi, tra le mani, mi ero ritrovato quella maledetta cartellina gialla. Tirato su in piedi,
avevo iniziato a sfogliare il fascicolo per l’ennesima volta.
Honey Rose,
maledetta, dove sei! Con tutta la rabbia di quel momento avevo scagliato la
cartellina contro la porta. Ancora una volta era stato beffato da quella donna
crudele, e a farne le spese era stata un’altra anima innocente.
Ero rimasto lì immobile, in mezzo alla stanza, per diverso tempo. Non essere sciocco, Harry. La prenderai. La
voce di Hermione aveva calmato la mia frustrazione, ma la accondiscendenza
che mostrava nei miei confronti, ogni volta che discutevamo per quel caso,
aveva iniziato a darmi fastidio.
- Comandante Potter, la stanno aspettando. – Stevenson era entrato
in ufficio, per niente sorpreso di trovare quel disordine.
- Arrivo. – Un colpo di bacchetta e tutto era
ritornato alla sua normalità apparente.
Ormai era passata più di un’ora, seduto a un tavolo di un bar a
sorseggiare una burrobirra con Stevenson. Questi sì
che erano gli appostamenti che adoravo, soprattutto se dovevo fare da balia a
Hermione e a Preston, che fingevano fin troppo bene di essere un’amorevole
coppia.
Sfioramento di mani, sorrisi, sguardi ammiccanti. Era troppo. La
finzione era arrivata quasi al limite della realtà.
Risatine complici, parole sussurrate. Basta! Un ultimo sorso e la burrobirraera finita.
Hermione si era avvicinata alla guancia di Preston sussurrandogli
qualcosa, e si era diretta verso il bagno.
Mi ero alzato anche io. L’avevo raggiunta.
L’avevo spinta dentro e chiuso la porta a chiave.
- Ma… - Non le avevo lasciato neanche il tempo
di reagire, in un istante mi ero impossessato della sua bocca. Con la lingua le
avevo solleticato il palato, leccato le labbra per poi giocare con la sua. Le
mani erano scivolate sul suo corpo, regalando a entrambi sensazioni forti. Al
suo sospiro eccitato – Oh, Harry, – non avevo resistito e mi ero
lasciato andare, ci eravamo abbandonati l’una nelle
braccia dell’altro.
Ah, la gelosa! Cosa arriva a fare un uomo
geloso? Hermione aveva affondato il coltello nella piaga, ben conscia di
quanto fossi ossessionato dal rapporto che aveva con il Capitano Preston, solo
per sbloccarmi e tirare fuori la nostra relazione dalla situazione di stallo
nella quale era affossata.
La nostra prima volta, in un bagno di un bar. Sorrido al ricordo.
Non era stata per niente romantica, anzi, tutt’altro. Era stata così
intensa, non programmata, decisa al momento, imprevista, da lasciare entrambi
senza fiato. Sicuramente non sarebbe stata altrettanto intensa se fosse
accaduta sul letto di casa nostra, come aveva ideato da giorni. Il bisogno di
averla, di sentirla mia e di nessun altro era esploso dentro di me e quella
volta era bastata per non farci staccare più un attimo l’una dall’altro.
Respiro a fondo. Mi manchi. Torno a guardare i ragazzi. Emily ha un
sorriso divertito sulle labbra. Molto probabilmente sta attuando la stessa
tecnica di Hermione. Ah, le donne, sono molto più manipolatrici di noi uomini! Smetto
di guardare i ragazzi e cerco altre distrazioni che mi scatenino ulteriori ricordi per capire ancora.
Infilo le mani in tasca e afferro la scatolina che porto sempre con me.
La tiro fuori. L’anello di Hermione.
- Tutto bene, Harry? Mi sembri teso. – Hermione mi fissava dallo
specchio. Si stava terminando di preparare per la cena. Avevo prenotato in un
posto romantico. Un ristorantino lontano dalla caotica città. Su una collina, con un magnifico panorama su Londra.
- Mai stato più tranquillo… - Avevo inghiottito un groppo di saliva, -
Perché? – Avevo chiesto subito dopo con nonchalance, ma temendo che il
suo radar avesse captato qualcosa.
Si era voltata verso di me. Mi aveva osservato a lungo, sicuramente con
l’intento di leggermi dentro. Con passo lento si era avvicinata. La sua mano
era scivolata sul bavero della giacca, lisciando alla fine una piega
inesistente, per poi inchiodare i suoi occhi ai miei.
- Respira, Harry. Respira. – Aveva
sussurrato quasi sulle mie labbra, ma trattenendo una leggera distanza. Avevo
chiuso gli occhi e solo in quel momento avevo percepito l’aroma di vaniglia del
suo profumo. – Respira, - Aveva continuato a bisbigliare vicino al mio
orecchio. Il suo corpo aveva sfiorato il mio, fino ad adagiarsi. La sua mano,
che fino ad allora aveva tenuto il bavero della
giacca, si era spalmata sul petto. – Lascia andare i pensieri, - La sua
voce calma mi aveva guidato. – Annulla i problemi. – Con la mano
libera mi accarezzava il capo, la frangia, fino a scivolare per tutto il viso.
– Ci siamo solo noi due. – Le sue dita avevano tracciato la linea
della mia bocca. – Io e te, - Il tono della sua
voce era sempre di più sensuale. Le dita erano scivolate sul mio collo, le sue
labbra sul mio viso lasciando una scia di baci. Dalla tempia
agli occhi, per poi adagiarsi sulle labbra.
Al contatto con esse, avevo sorriso e risposto al bacio, mentre la mano
sul petto ritmicamente riproduceva il battito dei nostri cuori.
- Grazie, -Come tutte le altre volte,
Hermione mi aveva aiutato a scacciare via i miei demoni, dissolvendo dalla mia
mente, dal mio animo, il pensiero di Honey Rose e
l’ennesima perdita che mi aveva inflitto.
- Hermione, se non te lo chiedo ora, non
troverò più momento migliore di questo. – E come sempre, avevo buttato
all’aria ogni progetto, ogni buon proposito e avevo agito d’istinto. Mi ero
inginocchiato ai suoi piedi. Avevo estratto la scatolina che custodivo
gelosamente in tasca e l’avevo aperta rivelandone il contenuto.
Gli occhi di Hermione si erano spalancati per la sorpresa, e forse, per
la prima volta dopo tanti anni, ero riuscito a farle perdere le parole.
- Tu sei una parte importante di me. Senza di te io sono il nulla. Tu mi
completi, mi accetti con i miei pregi ma soprattutto con i miei mille difetti.
Ami tutto di me e non una parte. Non ti arrendi. Mi dimostri ogni giorno che al
tuo fianco posso essere una persona migliore. Non permetti che io ceda alla
sconfitta, tu credi in me, così facendo aiuti anche me
a farlo. Tu non molli e non mi abbandoni mai, neanche in questo periodo, in cui
ti ho messo a dura prova, in cui ti ho trascurata, in
cui spesso ti ho ignorata. Ogni volta che io cado, sei qui
pronta a rialzarmi. Sei il mio punto di riferimento, sei il mio cuore.
– Avevo respirato, le parole erano uscite di
getto. E poi, dopo diversi secondi, glielo avevo chiesto. – Mi vuoi sposare, Hermione?
Senza dire niente mi aveva fatto alzare e, all’improvviso, mi aveva
stretto nella morsa di uno dei suoi abbracci più avvolgenti.
- Sì, - Aveva sussurrato – Non ti lascerò
più, Harry. Ovunque andrai io sarò con te. Ovunque andrò tu sarai con me.
Sempre. – E con quella promessa, mi aveva baciato.
- Ora basta! – Il rimprovero del ragazzino alla sua amica mi
distrae dal passato. – Sono stufo. Non fai altro che starmi dietro. Posso
fare anche a meno di te!
La ragazzina non dice niente. Rimane in silenzio e aspetta pazientemente
che la burrasca finisca. Le urla sono cessate a poco a poco e si sono
trasformate in silenzio. Entrambi si guardano. Lei spalanca le braccia però
resta ferma al suo posto.
- Vieni qui, - Mi sembra di leggere dal
labiale. – Ci sono io qui con te, non sei solo. - Deve averlo sussurrato.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinq… non finisco di
contare che lui si è già rifugiato nel suo abbraccio. Così si fa.
Hai visto, Hermione? La ragazzina ha reagito
proprio come te. Sorrido intenerito dalla scena, e i ricordi tornano a galla.
- Harry! – La stanza si era illuminata all’improvviso all’ingresso
di Hermione palesando la mia presenza.– Perché sei qui al buio, tesoro?
Hermione si era avvicinata e si era seduta sul poggiolo della mia
poltrona.
- Oh, Harry. – E aveva avvolto il mio capo tra le sue braccia,
lasciando poi un bacio sui capelli. – Lasciala andare,
Harry. Ti prego. Sono ormai tre anni che non ti dai pace.
Quelle poche parole, con il suo atteggiamento consolatorio, avevano
fatto azionare la bomba che tenevo a freno dentro di
me.
Di scatto mi ero alzato, facendola cadere a terra dalla sorpresa.
- Smettila! – Avevo ripetuto più volte. - Non ti rendi conto che
non ti sopporto quando di comporti così con me? Perché non puoi capire che non posso farlo? Io. Devo. Trovare. Honey.
Rose. – Avevo scandito le ultime parole, mentre le unghie si infilzavano nella pelle del palmo della mano.
Rabbia, una profonda rabbia, aveva scavato dentro
di me nel corso di quegli anni, per colpa di un nuovo essere malvagio, che cercavo
disperatamente e che mi faceva sentire impotente.
Hermione era rimasta in silenzio come le altre volte, incassando la mia
frustrazione senza dire niente, ma aspettando solo che passasse.
- Vado a letto, scusami. – Senza aggiungere altro me n’ero andato, scappando per l’ennesima volta e ignorando
ancora i sensi di colpa nei suoi confronti.
L’avevo sentita muoversi per casa, passare più volte per il corridoio,
soffermarsi a lungo dietro la porta della nostra camera, e poi più niente.
Cullato dai suoi movimenti, mi ero addormentato in un sonno apparente. L’avevo
avvertita scivolare nel letto, avvicinarsi lentamente a me e restare a poca
distanza dal mio corpo. Avevo percepito la sua esitazione. Con una mossa
decisa, aveva fatto scivolare il suo braccio sotto il
mio, accostato il suo corpo alla mia schiena e appoggiato la fronte sulla mia
spalla.
- La troverò, Harry. È una promessa.
Quella dichiarazione mi aveva fatto sentire un verme. Avevo stretto
forte le palpebre per non cedere al rimorso.
- Perdonami, - Avevo appoggiato la mano sulla sua e stretto forte.
Si è alzato un vento forte e la realtà riappare davanti a me. Un foglio
di giornale si è avvinghiato alla mia gamba. Lo afferro. È di ieri. È la prima
pagina della Gazzetta del Profeta. Un titolo scritto a caratteri grandi riempie
lo spazio. La foto animata di due genitori che tra le lacrime abbracciano la
figlia ritrovata. Un caso risolto ma avvolto nel totale mistero.
Leggo attentamente l’articolo. I dettagli affollano la mia mente che
cerca di collegarli freneticamente.
- E se…
Continua…
Angoletto di Lights
Sì, sono, anzi, siamo tornati. È passato più di un anno dalla
pubblicazione dell’ultimo capitolo ma ora ci siamo. Chi mi conosce sa che prima o poi torno sempre ;)
La storia è scritta tutta. Mancano solo quattro capitoli alla fine.
Prima di tutto voglio ringraziare Kukiness che
mi ha seguito fin dal principio per i suoi consigli e per il betaggio, sempre preziosa.
Un doveroso grazie a vannagio che ha accettato
in corsa a revisionare questi ultimi quattro capitoli.
Bene, alla prossima settimana, a giovedì con il nuovo capitolo ^_^
È da parecchio tempochenonabbiamonotiziedaHarry. E se fosse
stato fatto prigioniero da qualche misteriosa creatura? E se si fosse perso
nelle sue elucubrazioni mentali o,peggio ancora, si fosse fatto sovrastare dai
Nargilli? Scuotolatestaconenergia tale cheleciocchedeicapellimi sbattonosulviso.Soloinquestomodoipensierinegativi possono
uscire dallamiatesta.Barcollounattimo, poi punto la
bacchetta, esclamo l'incantesimo di apertura elaportadell'appartamento di Harry
sispalancasbattendoalmuro.Mibloccosull'uscio. È molto
peggio di quanto pensassi: tutti i muri sono tappezzati di foto, biglietti,ritaglidigiornali,cartinestrappate.Avanzidicibo,piattisporchi e bottiglievuotesonosparsiovunque.NeancheilpotenteincantesimoGrattaeNettariuscirebbearestituireunadignitàaquestastanza,pernonparlaredeivestitibuttatisuldivano,sullesedie,suimobili.UnaverainvasionediNargilli.PoveroHarry!
-Nonloso.Nonsopiùniente,oracomeora. Tutte le strade
mi sembrano ugualmente plausibili, e non mi resta che percorrerle tutte per
capire quale sia quella giusta che mi poterà da lei.
Mi guardo attorno tra gli indizi che Harry ha seminato per la stanza. Mi
volto verso di lui e lo osservo attentamente. È un mese che non lo vedo, ma mi
sembra che sia passato un secolo dall'ultima volta. La barba incolta, i vestiti
stropicciati, chissà da quanto non si fa una sana dormita. Le occhiaie profonde
invecchiano ancora di più il suo viso stanco. Lui mi osserva ma sono
consapevole che in realtà non mi sta guardando ma seguendo chissà quali
percorsi mentali. Sospiro sconsolata. Le vane ricerche di questi giorni hanno
spento la sua energia positiva iniziale, ma non hanno abbattuto la sua
determinazione di trovare Hermione.
Miappoggio allo schienale deldivano, incrociolebracciaalpettoeosservolastanza.
Gli
occhi si soffermano sullo stemma di Hogwarts appeso al muro. Conuncolpodibacchetta melofacciovolaretralemani.Iltessutoètuttoconsumato,pienodipolvereeunleggeroodoredivecchiomisolleticalenarici. Sorrido appena. La vittoria
della scuola di Hogwarts al torneo di Quidditch delle scuole di Magia. La
squadra era stata formata dai più bravi giocatori di ogni Casa, tra cui anche
Harry. Per l’occasione era stata creata una divisa particolare che
rappresentava la scuola, formata da tutti i colori delle Case. Lo stemma era
stato donato a ogni giocatore come segno di ringraziamento per l'ottimo
risultato e per aver mantenuto alto il nome di Hogwarts. Hermione, subito dopo
la premiazione, era saltata al collo di Harry abbracciandolo. Harry,
sorprendendo tutti i presenti, glielo aveva regalato in segno di gratitudine
per il supporto che gli aveva. Quella fu la prima volta che Harry si lasciò
inconsapevolmente trasportare dai sentimenti che provava per lei.
-QuandoHermionescomparve,treannifa,iniziaiacercarladalì.Avevotrovatounbigliettodeltrenocheavevagettatonelcestinodellasuastanza.EraandataatrovarelaprofessoressaMcGranitt.È sempre stata il suo mentore,
probabilmente pensava che avrebbe potuto aiutarla a trovare una soluzione ai
suoi dubbi.
Sorrido. Ogni voltacheHarryparladiHermionehasempreunaluceparticolarecheglibrillanellosguardo.
-Miricordoquelperiodo. Stavamo
tutti passando un momento difficile. – Sospiro. - Honey Rose. –
Pronuncio quel nome sottovoce, come se dicendolo più forte potesse farla materializzare di
fronte a me - Una donna crudele alla ricerca della sua
bambina perfetta. AvevoiniziatoacollaborareconRonperalcuniarticolidelgiornalecheriguardavano i suoi rapimenti.
Ricopriva le sue giovani vittime di petali di rosa al miele. Il miele, così
dolce e cristallino, era in realtà un veleno potente: a contatto con la pelle,
rilasciava la sua sostanza tossica, che paralizzava la vittima lasciandole solo
la coscienza di quello che stava accadendo. Troppa crudeltà riversata sulle sue
giovani vittime. Ma la sua crudeltà non aveva eguali: quando si accorgeva che
la bimba che aveva trovato non corrispondeva alla sua bambina, si infuriava
terribilmente. – Mi fermo un attimo. La rabbia mi ribolle nel sangue. Mi
massaggio la fronte per ritrovare la concentrazione. - Il suo volto non è mai
stato svelato, ma da alcune dichiarazioni raccolte, sembra che sia una signora
sulla quarantina, dai lunghi capelli biondi, di media statura, che attira le
bambine con le sue caramelle e i suoi dolcetti. Il profumo che lascia nell’aria
è di zucchero filato e miele, che ammalia e stordisce chiunque si trovi a
respirarlo. - Chiudo gli occhi per un attimo. - Eravamo stati così vicini a
catturarla!
- Già, -
Harry stringe le mani a pugno. La sua prima grande sconfitta. Era diventato una
questione personale, da quando non era riuscito a salvare per una frazione di
minuto l'ultima bambina che Honey Rose aveva rapito. La piccola era morta tra
le sue braccia.
Abbasso
il capo socchiudendo le palpebre. Una scena viva dentro di me. Harry
inginocchiato a terra mentre stringeva forte a sé il corpo esanime della
bambina. Uno dei fotografi presenti l'aveva immortalato in uno scatto rubatoe il giorno
seguente, la foto era comparsa sulle prime pagine dei giornali, segno tangibile della
sconfitta del grande Harry Potter.
Honey
Rose si era presa gioco di tutti noi, di tutto il mondo magico e poi era
scomparsa nel nulla, com’era venuta. Un caso irrisolto. Un fascicolo pieno di
domande e con pochissime risposte, che Harry non aveva mai del tutto
archiviato.
- Per
aiutarmi nella stesura degli articoli, piùvolteRonavevalasciatoHermionedasola.-Affossolatestatralespalle,colpevole.-Infondo,tueripiùchedisponibileafarlecompagnia.
Facciol'occhiolinodivertita a Harry, e lui arrossisce.- Dai,vaiavanti,tiascolto.
-Ioerolìperlei,eHermionecomemiaccoglieva?Condeirimproveriperchénonavevostudiatoabbastanza.Oracheciripensomivienesolodaridere,maallorafui assalito da una talerabbiacheeliminailabrevedistanzacheciseparavainpochefalcate.L'afferraiconforzaperlacamiciaeleurlaituttalapreoccupazionecheavevomaturatoinqueigiornidisolitudine.Stavocosìmale,misentivocosìpersosenzadilei,chenonrisparmiaineancheunaparola.Levomitaiaddossotuttiimieisentimenti.Hermioneerarimastainsilenzio,incassandoogniaccusa.Quandomicalmai,leimidissesemplicemente “Ancheio” emiabbracciòstretto.
Mitirosuinpiedievadoincucina.Afferrounabottigliadiburrobirraeglielaporgo.Lamiaattenzioneèattrattadaunafotodiuncottageimmersonelverde.Vicinoallafotoè stato attaccatounpezzettodiericaviola.
-Passammomoltotempolì.Avevamoaffittatoilcottagediquestafoto,etrascorrevamolegiornateinsilenzio,godendodellacompagniadell'altro. Avevamo bisogno entrambi
di tempo per riflettere e capire.Ognigiornopassavatranquillo,immersinellanatura.Hermioneappoggiataaunalberoaleggere,oinmezzoaunpratoriccodierica,edioaccantoaleiasonnecchiare,coccolatodallasuavocechemiraccontavalastoriachestavaleggendo.
-Lacartolinachecimandasteperavvertircicheeravateinsieme eradiquelposto,nonèvero?-Nonaspettoneancheunasuarispostacolpitadaquell'illuminazione.-Efulìcheglielo hai detto?-chiesi,conunfilodivoce.
-Hermionerimaseinsilenzioperdiversiminuti, tanto chedubitaiperfinodiaverlodettoadaltavoce.Poi,piano,moltolentamente,siavvicinòame.Riescoancoraapercepirelasuaessenza:vanigliamischiataalprofumodell'erbadicampo.Isuoiocchifissavanoimiei.Nonpensaieagiid'istinto.L'afferraiperlespalleela spinsi aterra.Eroprontoarivelarletuttiimieisentimenti, maquando vidi il suo sorrido le parole
mi morirono in gola, etuttoquellochevolevodireinquell'istantesicancellòdallamiamente.Leisisporseversodime, misussurròvicinoallelabbra “Ancheio” emibaciò.
Passeggioperlastanza,avantieindietro,scervellandomisucomepossodargliunamano.Nessunospariscenelnulla.Fissolaparetedavantiamedovesonoappesialcuniarticolidigiornale.Inizioaleggereititoli. “Bambina di quattro annisalvatadamortecertanellago, scia di petali ritrovati a riva”, “Bambinadiquattro anniprecipitadalquartopianoesisalvamiracolosamente, mentre una pioggia
di miele mista a petali di rosa cade dal cielo”, “Bambina di quattro anniincolumedopoesserestatatrovata in un mucchio di petali di
rose”, “Bambinadiquattroanniritrovatadopodiverse ore nel bosco, in grave condizioni, con petali di
rose appiccicati sul corpo”.
Harryalzalespalle.Miconsegnaalcunifascicolieinizioasfogliarli.-AlMinisterostiamoindagando.Suogni scena del
crimine lasquadrad’indagineharitrovatopezzettidiericabianca,macchiatadispruzzidiviola. Il modus operandi è lo stesso
per ogni caso: bambine di quattro anni, dai capelli biondi e occhi azzurri,
rapite mentre erano in compagnia di un genitore. Ritrovate ricoperte da petali
di rose e a volte sporche di miele. È tornata, Luna. Honey Rose è tornata, più
determinata che mai a trovare quello che ha perso. Ma questa volta ha
incontrato Hermione sulla sua strada, che in un modo o nell’altro le impedisce
di portare a termine il suo folle gesto di rabbia. Honey Rose non si fermerà
fino a quando non troverà la bambina che le è stata strappata via in gioventù. Una
bambina talmente speciale da convincerla che sia lei quella che sta cercando.
Sospiro preoccupata. L'incubo del
passato è di nuovo il nostro presente.
Mi rigiro il pezzetto di fiore tra le
mani. -Ericabianca, unauguriodivitafelice, eilviolaindicalasolitudine.ÈHermionechecercadidaresignificatoallasuavitapiombatanelbuio, sulle tracce di
Honey Rose. Ma se
Hermione continua a interferire nella ricerca della bimba perfetta di Honey
Rose, potrebbe scatenare la sua ira violenta. E Merlino solo lo sa che cosa
potrebbe accaderle se malauguratamente cadesse nella sua rete.
-Lopensoanch’ioehoipotizzatounateoria, Luna.-Harrysivoltaversodime.-HermionestacercandodiritrovarelasuanaturadiAuror,equestisalvatagginesonolaprova.Hosbagliatoapensarecheleiabbiapersome,credochestiacercandodiritrovareil “noi”.Questavoltanonsonoiolasuaragionedifuga,comeinvece è successo tre anni fa, quando
è fuggita dal rapporto soffocante con Ron perché sentiva che tra noi c’era più
dell’amicizia.-Harryinspiraprofondamente.
-Piùcipensoepiùmirendocontocheleinonèmaiscappatadame.L'accusacheleharivoltoquelpomeriggioMalfoy, “HaidecisodiesserenuovamentelasignoraPotter”, l'hascossa,nonperchéèmiamoglie,maperchélaconsapevolezzadiesserelamiacompagna l'ha condottaacrederechefosselasoluzionemiglioreperunireciòchericordavadellasuavita.Deveaverprovato lastessasensazioneditreannifa, quandoavevaaddossol’etichettadifidanzataperfettadiRonWeasley.Tuttociò sideveesserescontratoconiraccontidellasuavitadaAuror.Il fatto che il rapporto tra me e lei
è cambiato, che non siamo più semplici amici, deve averla confusa ancora di
più.
-Hermione, perritrovarsi,deve riscoprire la
missione che stava portando avanti come Auroresolodopopotràaccettareun’altravoltaisentimenticheprovaperme.Èstato proprioquesta confusione a spingerla allafuga.Sappiamofintroppobenecom'èHermione,chescavaafondofinoaquandonontrovaunaspiegazione.Èallaricercadeisuoiricordi,diquelmaledettogiornoin cui haaffrontatodasolailMangiamorteeneèuscitaperdente. Perché èstatasopraffatta?Checosalehaimpeditodidifendersi?Perchéilsuoscudononl'haprotetta?-Harrymiosservacomeseioavessigiàprontelerisposteperlui.Ilsilenziocalatranoiediocercoditrovareunaspiegazionealsuoragionamento.
-Ineffetti,quelgiornoalparco,ilsuoistintohareagitosubitoalpiantodisperatodellabambina,facendolerivivereilmomento in cui ha
salvato quella bimbaedalqualeera nato il desiderio didiventareAuror.RicordoancoralasoddisfazionechelessineisuoiocchiquandomiconsegnòilmodulodidomandaperfarpartedellasquadraAuror.Alloramidisse: “Harry,oraancheiopotròfarequalcosadiconcretoperglialtri”.
Harrysisiedesconsolatosulpavimento.-Seè stata veramenteHermionea salvaretuttaquestagente,comefacciamoafarlauscirealloscoperto?
Sfogliol’ultimofascicolo.Èdiqualche mesefa.Parladiungraveincidente,mamoltipuntisonoancoradaspiegare,ladinamicadiquellocheèaccadutoèimmersanelmisteroperviadell’incantesimoOblivium.ÈstatoferitounAuror,quell’AuroreraHermioneGranger. Scorro
con gli occhi l’elenco degli oggetti repertati sulla scena del crimine in cerca
di qualche indizio e mi fermo su uno degli ultimi: una scarpetta da bambina
ritrovata poco distante dal luogo dell’accaduto, macchiata di miele e contente
un petalo di rosa. Mirannicchioaccantoalui.Sorridofiduciosa.- E se non fosse
stato un Mangiamorte a colpirla? -Fissoimieiocchineisuoi.Miavvicinoalui,elofronteggio.Gliappoggiolemanisullespallecondecisione.-Seiprontoamorire,HarryPotter?
Continua...
Angoletto di Lights
Eccoci
pronti per un nuovo capitolo. Non avevo niente da fare.
Grazie a
vannagio che ha betato in tempi record, mi son detta, perché non pubblichiamo?
Et voilà!
Il passato sta diventando più chiaro, ce la farà il nostro Harry e ritrovare la
sua Hermione?
Sono passati mesi da quella strana richiesta che mi fece
Luna e ora, finalmente, è tutto pronto.
Abbiamo passato intere giornate a indagare, ad analizzare ogni singolo
dettaglio, a confrontare ogni vecchio caso, e all’improvviso tutto ha avuto un
senso.
In fondo a un cassetto ho trovato un libricino di appunti di Hermione.
Anche lei, prima che tutto accadesse, era sulle stesse
nostre tracce. Molto probabilmente all’epoca erano solo delle supposizioni ed
essendo ben consapevole di quanto quel caso fosse difficile per me da
affrontare, non aveva ritenuto opportuno rendermi partecipe delle sue ipotesi.
Se solo quella sera non l'avessi trattata in quel modo!
Infilo l'ultimo suo vestito nell'armadio. Tutto è a posto. Un foulard di
Hermione cade dalla stampella. Lo raccolgo, e avverto subito il suo profumo che
scatena i ricordi.
- Finalmente sei tornato! - Hermione mi guarda sorridente. È stata una
lunga giornata, passata per lo più a compilare pile e pile
di scartoffie. Con la sua scomparsa Honey Rose, oltre a un vuoto si è lasciata dietro un sacco di grattacapi burocratici.
Il tocco freddo del corpo della bimba tra le mie braccia, chiudo prontamente le mani a pugno per impedire alle mie emozioni
di travolgermi. Distacco, Harry, distacco. Me lo ripeto
come un ritornello ogni volta che accade.
- Ehi, - Hermione si avvicina e mi bacia la guancia.-
Passerà, Harry, passerà.
Non sopporto quando mi tratta con accondiscendenza.
Mi scosto bruscamente da lei e sprofondo in poltrona, lasciando
l'impermeabile sulla sedia. Soffoco, mi manca l'aria. Allento la cravatta e
sbottono i primi due bottoni della camicia.
Guardo con la coda dell'occhio Hermione. È rimasta ferma sulla soglia
della porta. Fa un grosso sospiro e aspetta una mia mossa. Sono un coglione.
Mi alzo di scatto e vado vicino a lei. Le accarezzo con il palmo della
mano la guancia.
- Mi dispiace, - sussurro.
Lei mi sorride. - Non importa, Harry. - Mi
abbraccia e mi tiene stretto a lei. Rimaniamo qualche secondo in silenzio ed io
mi lascio andare al suo amore. - Sai, Harry, - riprende piano, - Sono diversi
giorni che ci penso, e credo che Honey Rose...
Mi stacco da lei e alzo la mano in segno di silenzio. Per stasera non
voglio ascoltare altro. Tutto il mondo deve restare fuori, ho bisogno di una
pausa.
- Vado a farmi una doccia, sono troppo stanco. - A stento le sorrido, taglio corto. - Scusami.
- Harry, - Pronuncia debolmente il mio nome. Ma
io non posso. Ignoro. Ignoro Hermione, anche questa sera, come ho fatto tutte
le altre volte da quella maledetta notte.
Ora, con tutto quello che sta accadendo, i miei ricordi passati si
stanno unendo e mi mostrano ogni voltacome ho dato per scontato un sacco
di cose, come con il mio comportamento abbia trascurato Hermione.
Non dovrei avercela con la magia per averle cancellato la memoria, anzi,
dovrei esserle grato, forse le ha fatto un piacere facendole
dimenticare la parte peggiore di me.
- Non essere stupido, Harry – mi ammonisco.
Per colpa mia, quella maledetta sera, quando è stata colpita
dall’incantesimo Oblivium, Hermione ha dovuto
fronteggiare da sola Honey Rose. Ed io, a causa del mio egoismo, non ero al suo
fianco.
Fisso il divano, dove sono sparpagliati tutti i fogli con i nostri
appunti.
Sbuffo sarcastico. Luna e Ron,
durante le loro ricerche, avevano scovato in un’antica libreria una
vecchia leggenda: allo scadere della luna nuova, una stella si sarebbe
trasformata in luce, illuminando il pianeta e sconfiggendo l’oscurità.
Una bimba dai capelli dorati come fili di fieno, occhi azzurri come
il cielo d’estate, pelle diafana, e un grande potere custodito nel cuore, avrebbe
salvato il mondo dal nuovo Signore Oscuro che voleva
sottometterlo al suo volere.
Scuoto la testa per sgomberare la mente. A volte è difficile stare
dietro alla fantasia straordinaria di Luna e alla sua fervida immaginazione, che
fanno sembrare le sue idee così reali e giuste.
Prendo in mano il fascicolo di Honey Rose. Sospiro piano. Questa volta le
leggende c’entrano ben poco. Ci ritroviamo a combattere la pazzia di una donna che
cerca disperatamente la sua bambina perfetta.
Sorrido ricordando l’espressione quasi delusa di Luna.
Lei sì, ci credeva veramente alla leggenda, e l’enfasi con la quale aveva
portato avanti la sua tesi mi aveva per un attimo fatto vacillare. Aveva trasformato
Hermione nella salvatrice della prescelta, e in meaveva visto l’eroe che salva la
salvatrice della prescelta dall’oscurità. Invece non sono
altro che un semplice uomo alla ricerca della donna che ama e che rivuole la
sua vita con lei.
I rintocchi dell’orologio mi riportano alla realtà. Mi
alzo dal divano, indosso l’impermeabile e mi avvio verso il luogo
dell’appuntamento concordato con Luna.
Che freddo. Un vento gelido mi accarezza la guancia. È diverso tempo che
l’aspetto ma ancora nessun segnale da parte di Luna. Mi stringo il bavero per non
congelare.
A un tratto mi sento tirare per la
manica.
- Signore,
Mi volto sorpreso e mi ritrovo di fronte a una bimbetta,
sì e no di quattro anni, con i capelli a caschetto di un biondo chiaro, e
occhioni grandi che riempiono il suo visino diafano.
Sono sbigottito. La bambina della leggenda. Osservo
meglio e l’attenzione mi cade sui buffi elastici dei capelli.
- Luna? – Non ci posso credere.
- Avrei preferito Stella, giusto per entrare nella parte,
ma mi hai riconosciuto subito. – sbuffa contrariata per essere stata
scoperta.
- Ma, - Sono talmente sorpreso
che non trovo più le parole.
Mi afferra la mano e iniziamo a passeggiare per le vie. La sua voce è
chiara e forte. Un trillo di campanelli, urletti felici a
ogni vetrina. Sorrido e per un attimo mi soffermo a osservarla vicino a
una fontana, che grazie a una sua magia scintilla sotto la luce della sera.
Certo, ce la sta mettendo tutta per attirare l’attenzione su di sé. Mi sembra
di incontrare la Luna bambina. Molto probabilmente doveva essere proprio così, prima
che la sua vita si oscurasse per la perdita della madre.
Mi guardo attorno e a un certo punto mi soffermo su un’ombra sospetta
che osserva rapita la bambina. Ritorno a guardare Luna e mi accorgo che mi sta
facendo l’occhiolino. Ci siamo!
L’afferro per la mano e ci dirigiamo
verso una zona buia, a riparo da occhi indiscreti.
- Dai, - Mi porge una boccetta, -
Bevi questo.
Osservo il liquido e l’assurda richiesta di Luna “Sei
pronto a morire, Harry Potter?” finalmente mi è chiara.
- Luna, - inizio incerto. – Sei
sicura?
- Dubiti delle mie capacità in pozioni, papi? – Mi
fa l’occhiolino incoraggiandomi a bere. – Dai,
tutto in un sorso. Per il bene di Hermione.
- Giusto. – Mi convinco. – Per il bene di Hermione. –
Ripeto a bassa voce prima di bere l’intruglio.
Un gusto amaro, dolce e acido, indefinibile, mi riempie la bocca e
scivola giù come brace ardente in gola. Questa è la volta buona che Luna mi fa
fuori con le sue stramberie, penso mentre cerco invano di respirare.
Mi accascio a terra. Le mani afferrano la gola. Vorrei strapparmi le
tonsille, aprire la bocca che rimane sigillata. Ho bisogno di aria, non ce la
faccio più.
- Papi, papi! – Prende a urlare Luna, con la sua voce infantile da
bimba disperata.
L’eco della sua vocina riecheggia nel vicolo e si espande verso il cielo
Come se fosse stato un incantesimo accalappiante, dolce suono di una
sirena, attira verso di sé la donna.
- Che cosa succede, piccolina?
Ma cos'è questo odore? Zucchero, miele. Honey
Rose!
Maledetta! Il tono della sua voce è così viscido che per un attimo
riesco a distogliere l’attenzione dal dolore che sto provando.
- Il mio papà sta male, lo aiuti! - Luna piange e ora non so più
realmente quale sia il confine tra finzione e realtà.
La donna si avvicina. Le sfiora i capelli. Sembra quasi ipnotizzata da
lei. La vista si annebbia, ma non posso cedere, metterei in pericolo la vita di
Luna. Ron, dove cavolo sei!
Il dolore si affievolisce, ma il corpo non ne vuole sapere, l’unica cosa
che funziona è solo l’udito.
- Hai un buon profumo, lo sai, piccolina? – Immagino le sue mani
che prendono le ciocche di capelli di Luna e le portano vicino al naso– Come ti
chiami?
- Stel-la, - risponde balbettando. –
Aiuti il mio papà?
- Stella come una stella del cielo. Che bel
nome. Non ti preoccupare, d’ora in avanti mi prenderò
io cura di te, per il tuo papà non c’è più possibilità di salvezza. - Agita la
bacchetta e mi blocca a terra.
Molte grazie! Come se la pozione di Luna non mi avesse messo abbastanza
in difficoltà. Devo fare qualcosa. Ron, dove
accidenti sei!
- Vieni con me, - Sto riacquistando la vista e riesco a muovere appena
le dita. Sono lunghi minuti. Luna tentenna, cerca di prendere tempo.
- Lascia stare la bambina!
La voce di Ron riecheggia nel vicolo. I due
iniziano a duellare, ma la donna è troppo forte e fa volare dall’altra parte
della strada il mio povero amico.
Inerme non posso fare altro che assistere alla scena. Maledizione!
La voce di Luna e il suo urlo disperato infrangono il silenzio della
sera. Cerco di muovermi ma l’incantesimo della strega blocca ogni mia azione,
lasciandomi morto a terra. Hermione, invoco disperato mentalmente.
- Ferma!
La sua voce sicura fa bloccare tutti quanti. Si è materializzata accanto
a me. Mi dà una leggera occhiata, agita la bacchetta e con un incantesimo
liberalizzante finalmente mi libera.
- Stai bene? - Domanda preoccupata.
- Ora sì. - Sorrido felice di rivederla.
- Ancora tu! - Urla Honey Rose, seccata per l'intrusione.
Mi alzo in piedi, affianco Hermione e finalmente posso vedere in faccia
la donna che ha perseguitato i miei sogni per questi anni. La parte destra del
viso è segnata da una lunga cicatrice. I lunghi capelli biondi le cadono
morbidamente sulle spalle.
Nei suoi occhi scorgo solo una grande sofferenza. Per un attimo provo
un'immensa compassione nei suoi confronti, perché il dolore ha trasformato la
sua vita in una ricerca disperata di vendetta e amore.
- Lascia libera la bambina, Rose! - Riprende Hermione con il suo tono
fermo.
- Mi hai fregato una volta, cara la mia finta bambina. Dovevi morire
quel giorno!
Guardo Hermione. I suoi occhi sono spalancati, i ricordi stanno
ritornando a galla. Ed ecco che riesco a trovare il tassello mancante!
Quella notte Hermione deve aver assunto le sembianze della bambina che
Honey Rose stava cercando, per trarla in inganno. Sicuramente non aveva messo
in conto la potenza dell'ira di una madre alla quale viene
impedito di raggiungere il proprio obbiettivo.
- Non mi impedirai di riavere mia figlia. Ti annullerò del tutto!
La donna punta la bacchetta contro di noi.
D'istinto afferro la mano di Hermione, che prontamente si gira verso di
me.
- Insieme.
Mi sorride e mi stringe più saldamente la mano. - Insieme.
- Ho trovato mia figlia, e nessuno, neanche tu, potrai
impedirmi di portarla con me. Ti ho eliminato una volta, e questa volta soccomberete entrambi! -
Un vento forte si alza in aria. Un vortice di petali di rosa circonda la
donna, e dopo pochi secondi ce li scaraventa addosso.
- È la fine!
No, Honey Rose, questo è solo l'inizio.
Hermione ed io alziamo insieme le bacchette e sfoderiamo
il nostro attacco.
Lo scontro produce una nube luminosa che si abbatte su di
noi e ci avvolge interamente. Un lampo illumina il cielo e il tuono infrange
l'aria.
Stringo forte la mano di Hermione prima di scagliare il nostro ultimo
incantesimo.
Silenzio. Tutto quello che avverto è solo silenzio. Ci deve essere un sasso appuntito
sotto di me che mi sta perforando il costato. Un forte dolore continuo che non
mi permette di respirare normalmente. Concentrati, Harry. Concentrati.
Riesco a muovere le dita, e piano
piano riprendo possesso del resto del corpo. Le palpebre sono così pesanti che
aprirle è uno sforzo sovrumano.
Resto fermo. Ormai è l'alba. Siamo
rimasti inermi per tutta la notte.
Mi chiedo se sia finita, ma non trovo
risposta.
Quando riacquisto la vista, cerco con
lo sguardo Hermione. Il suo corpo giace a pochi passi da me.
Lo scontro è stato durissimo. Honey
Rose è esplosa nel suo vortice di miele e petali, sbalzando il corpo di Luna in
un prato lontano diversi metri da lei.
Con le ultime forze che mi sono
rimaste, mi trascino vicino a Hermione. Poco prima di svenire, riesco ad
afferrare le sue dita e ad udire in lontananza le voci
concitate degli Auror.
Continua...
Angoletto di Lights
Eccoci qua alla fine. No, tranquilli
non è l’ultimo capitolo.
La prossima settimana vi aspetta l’epilogo
della storia, vi devo ancora svelare come andrà a finire tra Harry e Hermione :D
Ci siamo.
Ultimo capitolo. A voi l’epilogo di questa storia.
Buona
lettura
Lights
11. Epilogo
- Katie lasciò vagare il suo sguardo
all'orizzonte, fiduciosa che un giorno, presto o tardi, avrebbe rivisto la nave
di Eduard attraccare al suo molo.
Hermione tace. Chiude il libro che ha
appena terminato di leggere. Mi accarezza il viso con un rametto d’erba. Deve
essere erica, ne riconosco il profumo.
- Hai finito di dormire?
- Io non dormo, Hermione - Inspiro
profondamente e l’odore della campagna mi riempie le narici. – Ti sto
solo ascoltando a occhi chiusi. – Sorrido, sono fiero di me per la
risposta.
La pace di Bodmin ha rilassato i
nostri corpi, le nostre menti, i nostri cuori.
Siamo in questo paese da quattordici
giorni. Ci siamo concessi un po’ di pace, dopo tutta la faccenda dell’amnesia e
di Honey Rose.
Avevo preso questa decisione subito
dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Ero andato da Hermione e le avevo
consegnato il biglietto del treno.
- Ti lascio tutto il tempo di cui hai
bisogno. Sei libera di decidere. Non farò pressioni, lo prometto. – Le
avevo dato la busta con il biglietto. I suoi occhi erano scivolati fino alla
mano tesa con la busta. – Non ti dirò che cosa voglio o che cosa dovrai
fare. Qualsiasi decisione tu prenda, voglio che tu sia sicura di aver fatto la
tua scelta autonomamente, e non perché spinta da me o dagli altri. Solo tu sai
che cosa vuoi, Hermione. Io rispetterò ogni tua decisione.
Mi ero sporto verso di lei, le avevo
baciato il capo e poi ero partito per Bodmin.
Ho aspettato una settimana, prima che
lei si decidesse a venire. Ogni giorno mi svegliavo colmo di aspettative e ogni
sera tornavo a casa con un pezzetto di speranza in meno.
Al mattino, mi sedevo su una delle
panchine del binario tre e aspettavo. Osservavo la gente scendere e salire dal
treno. Abbracciarsi o dirsi addio, attendendo con trepidazione il mio momento.
E quel giorno, finalmente, era
arrivato anche per me.
Lo sguardo di Hermione aveva vagato
lungo tutto il binario, incerta su cosa fare, mentre il vento giocava con i
suoi capelli. Mi ero avvicinato alle sue spalle e avevo aspettato in silenzio
che si voltasse. Quando l'aveva fatto, avevo trattenuto il respiro. Ci eravamo
guardati per un lungo istante, e poi Hermione mi aveva abbracciato con impeto.
- Finalmente sei arrivata. –
Tre semplici parole che racchiudevano tutte le emozioni che stavo provando in
quel momento.
I giorni erano trascorsi in
tranquillità per un po’, fin quando una sera non si verificò la svolta.
- È stata una giornata intensa con
quei bambini. Che monelli!
Hermione aveva riso entrando in casa.
- Non lo dire a me, ho la schiena a pezzi.
Si era lasciata cadere sul divano. Mi
ero seduto accanto a lei e le avevo fatto segno di volgermi la schiena. Senza
dire niente, Hermione si era voltata e avvicinata a me. Lentamente avevo
cominciato a massaggiarla sul collo e sulle spalle, fin quando i suoi muscoli
non si erano rilassati.
- Mmmm, Harry, sei bravissimo a fare
i massaggi.
- Lo so, Hermione. Me lo dicevi
sempre quando… - Mi ero bloccato accorgendomi di essere caduto ancora
nell’errore di ricordare un passato che non ci apparteneva più.
Hermione aveva chinato il capo.
– Scusami, - Si era girata verso di me e mi aveva guardato per un lungo
istante. – Sono stanca, vado a letto.
E poi era successo. Si era sporta
verso di me, mi aveva baciato e senza aggiungere altro era andata via,
facendomi dubitare perfino che fosse accaduto.
Ero rimasto lì, fermo, per diversi
minuti e poi come un ebete avevo sorriso. Qualcosa stava cambiando.
Purtroppo, da quella sera, non ci
sono state altre manifestazioni spontanee da parte di Hermione e nessuno di noi
due ha avuto il coraggio di parlare dell’accaduto.
Sbuffo infastidito. Un passo avanti e
cento indietro, questi sì che sono progressi!
- Allora, signor Potter, mi vuole
dire che cosa riempie quella sua testolina?
Torno a prestarle attenzione e il
pezzetto di erica mi scivola sul viso. – Ora basta!
Le afferro la mano, infastidito. Apro
gli occhi e di peso la butto con la schiena a terra.
- Hai finito? – domando
sornione. E poi accade. I suoi occhi scivolano dai miei alle labbra, dalle
labbra ai miei. – Hermione...
- Dimmi,
- Questo, - Non aspetto risposta e la
bacio. Questa volta sono deciso.
Non è un attimo o un segno della mia
fantasia, un sogno della notte che scompare con il giorno. Questa volta sta
accadendo sul serio. Io sto baciando Hermione. Hermione sta baciando me. Mi
manca il respiro appena lo realizzo.
Mi stacco dalle sue labbra. Silenzio.
Attimi lunghi come l’eternità.
- Wow, - sospira. – Nessuno mi
ha mai baciato così.
Sorrido e le bacio il capo. –
Se tu lo vorrai, non smetterò più di baciarti.
Hermione è uscita presto questa
mattina. Mi ha lasciato un biglietto sul tavolo. Quando ho visto questo
pezzetto di carta, il mio animo ha tremato di terrore.
Tutti gli sforzi di questi giorni
sono risultati vani. Afferro tremante il biglietto. Me lo giro tra le dita
cercando di trovare il coraggio di leggere il messaggio che custodisce.
È andata via. Respiro profondamente.
Con gli occhi chiusi apro il foglio. Andrà tutto bene, mi auto incoraggio.
Gli occhi scivolano sulle parole. Mi
viene da piangere. La tensione che ho accumulato in questi pochi minuti e la
paura che tutto possa finire da un momento all’altro fuoriescono dai miei
occhi.
Chiudo il foglietto tra le mani ed
esco di casa, sbattendo la porta.
Su per la collina. Senza risparmiarmi
nella corsa. Più veloce del vento. Come un pazzo alla ricerca disperata della
sua sanità mentale. E infine la trovo. La mia ragione di vita.
Hermione è in cima alla collina. Sta
guardando l’orizzonte. Il vento fa svolazzare il suo abito e i capelli le
accarezzano delicatamente il viso con un movimento continuo.
Mi fermo esausto alle sue spalle. Non
ho più ossigeno nei polmoni.
- Her-mio-ne, - chiamo a fatica.
Si volta e mi guarda perplessa ma allo
stesso tempo divertita.
Mi accascio a terra per riprendere a
respirare normalmente.
- Harry, va tutto bene? – Mi
solleva il viso e in risposta ricevo un sorriso sincero.
- Ti pare il caso di lasciarmi un
biglietto del genere? Volevi vedermi morto?
Sorride intenerita. – Non
credevo che due semplici parole scritte su un bigliettino di carta potessero ridurti in questo modo.
- Tu come avresti interpretato un
messaggio del genere? Leggi il “ti amo”, ma in casa la persona che l’ha scritto
non c’è.
Sorride, ancora. Mi abbraccia
all’improvviso.
- Lo sai, Harry? Ti sei concentrato
più sul non avermi trovata in casa, che sulla mia dichiarazione.
Mi blocco. Mi ama. Gli occhi si
allargano. Mi ama. Hermione. Mi. Ama.
Sorride, di nuovo. Ed è così bella.
Mi ama. Hermione ama me.
- Io… - Mi azzittisce ponendo
l’indice sulle labbra.
- Harry, - inizia piano. - *Io
ti garantisco che ci saranno tempi duri. Ti garantisco che a un certo punto,
uno di noi o tutti e due vorremmo farla finita. – Il suo sorriso
alleggerisce il senso delle parole che ha appena detto. - Ma garantisco anche che se non ti chiedo di essere mio, lo
rimpiangerò per tutta la vita, perché sento nel mio cuore che sei l’unico per me.* E anche se ho
perso tre anni della nostra vita, in realtà io non ti ho mai dimenticato.
– Le sue labbra sono sulle mie, e mi bacia.
- Io ti amo. - Si ferma un attimo, e
mi guarda. Leggo determinazione nei suoi occhi, e poi... - Mi vuoi sposare
un’altra volta, Harry?
Sono senza parole. È successo tutto
così velocemente, ma soprattutto, inaspettatamente. L’aiuto ad alzarsi. Il suo
viso è illuminato da un sorriso. Non dico niente, mi avvicino a lei e faccio
sfiorare le nostre labbra.
- Suppongo che sia un sì? –
domanda Hermione curiosa.
- Suppone bene, signora Potter!
Angoletto di Lights
* questo pezzetto è estratto dal film “Se
scappi ti sposo”.
Ok. È finita. Finalmente e con grande
emozione questa storia è giunta al termine come, per il momento, la mia
parentesi nel fandom di Harry Potter.
Ringrazio tutti … *passa fazzoletti*
ci si rilegge in altri fandom.