Spy Game di Nera (/viewuser.php?uid=28693)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap.11 ***
Capitolo 12: *** Cap.12 ***
Capitolo 1 *** Cap. 1 ***
Spy Game
Capitolo 1
Come
ogni due anni, a Tokio in questo periodo, qualcosa si stava muovendo
nell’ombra. Qualcosa di legale, ma di altrettanto segreto
aveva luogo in un grande edificio al centro della città, che
per la popolazione locale era adibito ad un’agenzia legale,
mentre in realtà in quegli uffici si svolgeva
un’attività ben più importante.
Infatti, una gamma di persone accuratamente scelte, si occupava di
proteggere celebrità, politici e magnati, e controllare
attività sospette tra cui traffici di droga e faccende di
spionaggio. In tre parole Spy World Corp. Era un’agenzia
conosciuta da poche persone, quelle giuste, quelle importanti, potenti.
Non c’era milionario in città che non la
conoscesse e che non le avesse chiesto qualche servizio. Proprio in
questo periodo dell’anno, a distanza di ventiquattro mesi
dalle ultime, avevano luogo le selezioni per la ricerca di nuovi
componenti della SWC. I
‘concorrenti’ per accaparrarsi gli unici
due posti disponibili, erano circa duecento, provenienti da ogni parte
del Giappone.
Gli
uomini e le donne più capaci fisicamente e mentalmente, si
affrontavano senza esclusione di colpi, affinché solo i
migliori in assoluto potessero ottenere il lavoro. Di solito erano
persone che lavoravano in altre società segrete di
spionaggio, intenzionate a passare ad un livello superiore.
In
primo luogo, i pretendenti dovevano compilare un test da cui si
sarebbero comprese le loro capacità intellettive. Una volta
ottenuti i risultati, solo chi aveva ottenuto un risultato al disopra
dei 120 su 150 poteva passare alla prova successiva.
Quest’anno, solo cinquanta di queste superarono il primo
turno, e dovettero affrontare chi già lavorava per la SWC
sul ring, e solo chi li batteva avrebbe conquistato il lavoro.
Tra
i veterani della Spy, c’erano Sango ed Inuyasha. Il ragazzo
faceva parte dell’agenzia da quattro anni. Ai suoi tempi
superò il test di intelligenza con 146 punti e la seconda
prova al primo colpo. Nonostante la sua giovane età,
stupì tutti. In fondo era solo un ragazzino di sedici anni
quando entrò nell’organizzazione. Era un bel
giovane, abbastanza alto e con folti capelli nero corvino. Aveva occhi
scuri e alla luce giusta, avevano un incredibile riflesso viola. Se si
fosse comportato come un qualsiasi altro ragazzo della sua
età, il semplice camminare per strada gli avrebbe procurato
su di sé parecchi sguardi e questo lo sapeva. Anche i suoi
colleghi se ne erano resi conto, ma a lui non importavano queste cose.
Il suo orgoglio era proporzionale al suo coraggio. Non si smentiva mai
in quanto a serietà e puntualità. Amava il suo
lavoro, e ad esso aveva donato tutto se stesso. Non aveva mai deluso il
suo capo e meritava la grande fiducia che quest’ultimo aveva
riposto in lui. Non scherzava quasi mai, forse a causa del suo passato
turbolento di cui portava ancora un po’ di amarezza nel
cuore, anche se i suoi rari sorrisi erano, molto spesso, rivolti
all’amica Sango.
Sango
era una giovane donna di 22 anni, molto attraente. Aveva lunghi capelli
scuri che teneva legati in una coda alta che le risaltava il viso dai
lineamenti leggeri. Prendeva molto sul serio il suo lavoro in agenzia.
Una volta datole un nuovo incarico, studiava ogni dettaglio delle
situazione che le si sarebbero potute presentare davanti, per saperle
affrontare nel migliore dei modi. Quando non era fuori per lavoro,
passava il suo tempo a sparare a sagome, o in palestra ad allenarsi con
Inuyasha. Considerava quest’ultimo come un fratellino, anche
se questi aveva solo due anni in meno della ragazza. Li legava un
rapporto speciale e avevano vari interessi in comune: Armi e lavoro.
Per loro era tutto. Per lei l’amicizia veniva prima di ogni
cosa. Avrebbe dato la vita per un amico, soprattutto se questo amico
era Inuyasha. Era estremamente scrupolosa, e non lasciava mai nulla al
caso. Calcolava qualsiasi inezia e la sua vita era un
programma già scritto.
Sango,
Inuyasha, e altri loro colleghi, avrebbero dovuto, di li a poco,
battersi contro le aspiranti spie. Dovevano essere intransigenti, e non
perdere mai di vista l’avversario. Dipendevano da loro le
nuove assunzioni, infatti, solo chi li batteva poteva aggiudicarsi il
lavoro alla Spy World Corp.
In
un momento di pausa, fra il test e la prova fisica, i concorrenti
potevano riposarsi o continuare ad allenarsi. Erano tutti raggruppati
nel seminterrato dell’edificio, in cui era stata allestita
una specie di palestra.
Gli
organizzatori delle gare entrarono nell’ampio spazio
riservato ai partecipanti per appendere il tabellone con i turni. Tutti
gli si avvicinarono per cercare il proprio nome e per vedere con chi
avrebbero dovuto battersi. Inuyasha e Sango se ne stavano sulla soglia
della porta. Il ragazzo era appoggiato con la spalla destra alla parete
con le braccia incrociate accanto all’amica. Oltre che per
controllare che tutto si stesse svolgendo senza imprevisti, erano li
per studiare i loro possibili colleghi, ma solo due meritavano
più attenzione degli altri: il numero 29 ed il numero 80,
rispettivamente un ragazzo, Miroku, e una ragazza, Yumi. Li stavano
scrutando con attenzione per cercare i loro punti deboli, ma non fu
facile trovarli. La loro tenacia era ammirevole. Davano pugni al loro
sacco con decisione, ma con un’assoluta precisione. Non si
concedevano un attimo di respiro, non potevano. Dovevano dare di
più, sempre di più.
Miroku,
22 anni, era un ragazzo atletico. Più che per il suo
quoziente intellettivo, 130 nel test, meritava quel posto per la sua
forza. Aveva una muscolatura abbastanza evidente, sottolineata da uno
strato di sudore che gli rendeva la pelle lucida. Era un ragazzo moro
con occhi da bimbo. Al contrario di Inuyasha, Miroku non ha curato il
suo corpo per farlo somigliare allo stereotipo di spia perfetta, ma a
quello del ragazzo ideale, che qualsiasi donna vorrebbe avere nel
proprio letto. Nel tabellone, il suo nome era scritto nel gruppo che
avrebbe dovuto battersi con Sango. L’aveva vista si sfuggita
e le era piaciuta. Non voleva farle del male, ma doveva metterla al
tappeto, non c’erano alternative. Il fatto che fosse una
donna non lo autorizzava a sottovalutarla, anche perché
farlo, sarebbe stato il più grande errore della sua vita.
Yumi,
18 anni, una delle più giovani pretendenti, era una
studentessa. I ragazzi a scuola si soffermavano volentieri a guardarla.
Aveva lunghi capelli neri, le cui onde le si infrangevano sulle spalle,
e occhi altrettanto scuri, ma ribelli e pieni di voglia di
indipendenza, come se volessero dimostrare qualcosa a qualcuno. Aveva
la pelle chiara, la quale, in viso, acquistava un delicato colore rosso
pastello quando si arrabbiava, quando era in difficoltà, o
quando si vergognava. In quel preciso istante, quando
l’occhio di Inuyasha si posò su di lei, i suoi
zigomi irradiavano una tonalità porpora, ma questa volta la
causa era il calore e l’affaticamento. Indossava stretti
pantaloncini che le lasciavano scoperte le lunghe gambe dritte, e una
canottiera che le risaltava il seno abbondante, non
prosperoso…perfetto. I suoi capelli erano legati in due
ciuffi costretti in un paio di trecce. Inuyasha la scrutava
attentamente, come non aveva fatto con nessun altro. Gli sembrava che
il viso della ragazza gli fosse familiare, ma non ricordava dove
avrebbe potuto averla vista. Strinse leggermente gli occhi per metterla
bene a fuoco, ma nessun cassettino nella sua mente si aprì.
Ad un tratto la ragazza smise di boxare e il suo osservatore distolse
frettolosamente lo sguardo da lei. Si andò a sedere su una
panchina dove, con un asciugamano, si levò il sudore dal
viso. Tirò un sospiro di sollievo portando il capo indietro.
Cominciò a guardarsi intorno e la sua attenzione cadde su un
ragazzo all’entrata di quella palestra improvvisata. Era
accanto ad una ragazza ed entrambi stavano scrutando in giro. Era
contro di lui che doveva combattere. Lo sguardo di Inuyasha
incontrò quello di Yumi e nessuno dei due lo distolse
dall’altro finché Sango non disse qualcosa che lo
fece cedere a quel gioco di occhiate. I due ragazzi si allontanarono e
la giovane riprese ad allenarsi ancora per poco. Infatti, dopo un paio
di minuti sarebbero cominciati gli incontri decisivi.
Su
cinque ring, uno a poca distanza dall’altro, si posizionarono
Inuyasha, Sango e i loro tre colleghi. Ognuno di loro avrebbe dovuto
affrontare dieci rivali. Oltre a loro, salirono i primi cinque
combattenti. Miroku e Yumi se ne stavano in disparte ad osservare il
susseguirsi di lotte aspettando il proprio turno. Poi ad un tratto
toccò al ragazzo. Sino ad allora, nessuno era riuscito a
sfiorare Sango, né tanto meno a metterla al tappeto. I due
si scrutarono negli occhi, senza neanche battere ciglio.
L’aria era carica di elettricità. Ma
all’improvviso, una distrazione. Sango cedette e rivolse i
suoi occhi al ring affianco. Fu in quell’istante che Miroku
cominciò a correre verso di lei e
l’atterrò tenendola ferma per i polsi e con le
gambe teneva ferme le sue. La ragazza faticò a liberarsi, e
ci riuscì, ed entrambi con uno scatto fulmineo si rimisero
in piedi. La ragazza cominciò a respirare più
faticosamente. Presa dalla foga, fu lei ad attaccare questa volta, ma
ormai la rabbia l’aveva accecata. Non era previsto di perdere
nei suoi programmi. Il suo avversario la prese e la risbatté
a terra salendole sopra. Sango rimase un secondo a guardarlo negli
occhi, ma poi un calcio, e il ragazzo cadde a terra e, rialzatasi in
piedi cominciò a correre nella sua direzione, sperando di
raggiungerlo prima che potesse rialzarsi. Miroku la lasciò
fare. Solo quando gli fu sopra poté bloccarla per i polsi.
Non avrebbe voluto, ma con una mossa del braccio, spinse il polso della
ragazza a rivoltarlesi contro. Teoricamente si era abbattuta da sola
con un pugno infertole dalla sua stessa mano. La ragazza stordita cadde
a terra ed Inuyasha la andò a soccorrere dopo avere
sconfitto il proprio avversario in un men che non si dica.
-Hai
vinto. - disse il soccorritore guardando freddamente il suo nuovo
collega.
Miroku
scese tutto soddisfatto dal suo ring e si diresse verso
l’uscita, dove lo avrebbero aspettato due uomini in giacca e
cravatta che gli avrebbero spiegato i pericoli del mestiere e il loro
metodo di lavoro.
-Allora?
Sali o no? - fece una voce dall’alto del ring.
La
ragazza che prima scrutava con tanta attenzione, ora stava aspettando
lui, il che lasciò l’amica alle cure di un altro e
si diresse verso la sua avversaria. Avrebbe combattuto con
più forza ora. Yumi assunse una posizione di difesa delle
arti marziali, e questo Inuyasha non lo aveva previsto. Vedendola
boxare si immaginava già il risultato di
quell’incontro, ma la ragazza era più sveglia di
quanto pensasse. Sapeva di essere osservata e lo ha confuso facendogli
credere di saper tirare di box. Il suo viso si indurì,
rovinando i suoi lineamenti delicati. Nessuno dei due era intenzionato
a fare la prima mossa, ma poi Yumi prese la sua decisione. Attaccare.
Cominciò a correre verso il ragazzo, ma
quest’ultimo la prese per un polso girandoglielo dietro la
schiena e rendendola incapace di reagire, o così credeva.
Con una mossa poco ortodossa, ma efficace, Yumi batté il
piede a terra finendo casualmente su quello di Inuyasha, che a stento
trattenne un urlo. Si allontanarono l’uno
dall’altra, attendendo la mossa successiva. La ragazza
cominciò a camminare tranquillamente verso di lui, il che lo
rendeva più nervoso di qualsiasi altro attacco. Il volto le
si era rilassato e lo guardava fisso. La strana combattente gli prese
una mano, rendendo Inuyasha estremamente confuso. Lo afferrò
bene e in una frazione di secondo si girò dandogli le
spalle, e facendo leva sulle gambe lo sbatté a terra con
tutta la forza che aveva. Gli salì sopra, come aveva visto
fare da Sango e da Miroku, con una piccola variante. Gli mise le mani
attorno al collo senza stringere, con le unghie puntate
all’interno pronte ad affondare nella carne. A cavalcioni su
di lui, gli teneva ferme le braccia con le ginocchia e si sporse in
avanti per evitare sorprese.
-Che
fai? Ti arrendi? – disse sussurrandogli nelle orecchie.
-Mai!
– e con una incredibile spinta lasciò scivolare la
ragazza a terra che per la botta si portò le mani al fondo
schiena. Era soddisfatta nel vedere che il collo di Inuyasha portava su
di sé i segni del suo passaggio.
Yumi
non voleva arrendersi, ne aveva passate di peggio nella sua vita e non
si scoraggiava per quella piccola culata. Si rimise in piedi con una
smorfia di persistenza dipinta sul viso. Fu Inuyasha a passare al
contrattacco. Voleva farla finita con quel ridicolo incontro.
Cominciò a correre verso la ragazza che non gli tolse
neanche per un momento gli occhi di dosso, e con un salto atletico gli
si aggrappò con le gambe all’altezza del collo
rendendogli impossibile vedere cosa stava accadendo, anche
perché se avesse aperto gli occhi avrebbe visto solo la
stoffa dei pantaloncini della giovane. Perso l’equilibrio,
Inuyasha cadde indietro con una botta che avrebbe lasciato il segno.
Con un balzo all’indietro Yumi rimase ad aspettare che il suo
avversario si rialzasse, che, appena rimessosi in piedi, ricevette un
calcio in pieno petto che lo lasciò per un paio di istanti
senza respiro prima di ripiombare sul pavimento del ring. Era la prima
volta che qualcuno lo batteva, ed era stato ferito
nell’orgoglio. Yumi non era più forte degli altri
avversari, non era neanche più grossa. Era semplicemente
più astuta, un punto in più per lei. Forse
nessuno meglio di lui la trovava più adatta a svolgere il
lavoro di spia. Si rialzò e subito la ragazza si rimise
sulla difensiva.
-Mi
arrendo! – Ammise Inuyasha con lo sguardo basso.
La
giovane perse la posizione di difesa per poi scoppiare in un urlo
liberatorio di felicità. Cominciò a saltare sino
a quando non scorse tra la folla la figura di un ometto buffo. Era
sulla cinquantina, panciuto e con pochi capelli. Era il capo della Spy
World Corp. Con grande sorpresa si accorse che gli altri combattimenti
erano già terminati. Solamente lei e Miroku avevano superato
l’ultima prova e di conseguenza erano gli unici ad avere il
posto di lavoro ottenuto in modi diversi: per quanto riguarda Yumi, ha
vinto grazie alla sua furbizia e la sua inventiva, invece, per
Miroku… è stato soltanto grazie alla distrazione
della sua rivale.
Smise
di festeggiare e porse la mano ad suo valido avversario nel tentativo
di essere per lo meno sportivi, ma lui scese dal ring senza dire una
parola, ma qualcosa lo fermò, o meglio, qualcuno li
fermò. Quattro uomini in giacca e cravatta fermarono Yumi ed
Inuyasha. quest’ultimo non riusciva a capire cosa stesse
accadendo, poi una voce profonda chiarì la faccenda:
-Il
capo vuole vedervi, entrambi! – Inuyasha non riusciva a
capire che bisogno c’era di mandare da loro addirittura
quattro gorilla di quella stazza a prenderli. A meno che la ragazza non
nascondesse qualcosa.
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Salve a tutti!
Eccovi il primo capitolo. Questa FF è nata quasi per gioco,
e chiedo umilmente scusa se considerate questo capitolo un
pò monotono e piatto, ma spero che andando avanti
migliorerò il mio modo di scrivere e di descrivere
le situazioni. Comunque 'Yumi' nasconde un segreto che
svelerò nel prossimo capitolo! Baci -Nera-
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Capitolo 2 *** Cap. 2 ***
Spy Game
Capitolo 2
Inuyasha si
avviò senza fare domande, mentre la ragazza
cominciò a chiedere spiegazioni senza ricevere alcuna
risposta e dopo essersi resa conto che non le avrebbero detto nulla, si
arrese e si lasciò condurre nell’ufficio del capo.
Era nervosa, forse aveva fatto qualcosa di sbagliato durante
l’incontro.
Entrarono tutti e
sei in un enorme ascensore, e uno dei quattro bestioni spinse il
pulsante con impresso il numero 20. Una piccola scossa e cominciarono a
salire. Yumi si guardava attorno con sospetto, ma anche con un pizzico
di timore. Osservava le persone che le stavano accanto e ad ogni
secondo che passava si rendeva conto di quanto fossero diverse da lei.
Poi il suo sguardo si rivolse ad Inuyasha. I suoi occhi erano
fermamente puntati davanti a lui, senza paura e con onore. Si
sentì lo sguardo di Yumi su di se e la guardò un
istante con la coda dell’occhio, ed impacciata
abbassò il viso. Le sue guance si colorarono per
l’imbarazzo. La punta del suo piede si muoveva nervosamente
su e giù segnando il tempo che sembrava non passare mai
dentro quelle quattro mura d’acciaio.
Un suono simile ad
un campanello avvisò le persone all’interno
dell’ascensore che erano arrivate al piano desiderato, e le
porte scorrevoli si aprirono. Con una piccola spinta, Yumi
uscì da quello scatolone di metallo. Più si
avvicinava a quell’ufficio, più sentiva il cuore
battere forte, ma doveva comunque dimostrare un po’ di
orgoglio, quindi deglutì, fece un respiro profondo,
alzò il mento e camminò a testa alta. Ad Inuyasha
sembrava che la ragazza fosse sull’orlo di una crisi di
nervi, e poco ci mancava in effetti. Sentiva le gambe tremare come non
mai, temeva che potessero piegarsi da un momento all’altro
sotto il suo peso al prossimo passo. Girarono l’angolo,
infondo al corridoio, appesa al muro, si poteva scorgere una targhetta.
Era troppo lontana per riuscire a leggerla, ma immaginava che poteva
esserci scritto qualcosa tipo “dirigenza” o
“presidenza”, come se fosse una scuola. Era tutto
estremamente silenzioso, si sentivano solo i loro passi. Mancavano
pochi metri.
Arrivati alla
fatidica porta, i quattro gorilla si fermarono sulla soglia dopo aver
bussato. Una voce all’interno disse
“Avanti”, e a quella parola, a Yumi il sangue si
congelò nelle vene. Inuyasha si fece avanti e
girò il pomello orato della porta, la aprì e vi
entrò, e dopo di lui, anche se a malincuore, anche la
ragazza al suo seguito. Una volta messo piede nell’ufficio,
la prima cosa che saltò subito ai suoi occhi, furono le
immense finestre che illuminavano l’interno della luce
arancione del tramonto. Era una stanza immensa. Dalla parte opposta
della porta vi era una scaffalatura che si arrampicava per
l’intera parete, in cui erano accuratamente posti centinaia
di libri. Di fronte ad essa vi era la scrivania del capo, con la solita
lampada per quando si fermava in ufficio fino a tardi, la sua targhetta
con nome e cognome, varie scartoffie e foto. Tra questi due mobili si
trovava l’ometto buffo che prima, in palestra, aveva
catturato l’attenzione di Yumi. Lui era il capo. Un uomo che
aveva già passato la soglia della mezza età, con
il panciotto e quasi completamente calvo. Si era lasciato andare da
quando si rese conto che il lavoro duro, fatto di inseguimenti e
pedinamenti, doveva essere lasciato ai giovanotti con ancora tutti i
capelli in testa. Se ne stava in piedi, dando le spalle ai suoi ospiti
che aveva fatto chiamare poco prima. Stava osservando qualcosa sulla
scaffalatura, e i due giovani non riuscivano a capire cosa. Inuyasha e
Yumi se ne stavano in silenzio ed immobili davanti alla scrivania,
aspettando che lo strano ometto dicesse qualcosa, poi ad un tratto:
-Mi avevano
avvertito che ti eri presentata alle selezioni, ma non avrei mai
immaginato che saresti arrivata a questo punto.- disse il capo
rimanendo girato verso i libri.
-Non mi stupisco,
mi hai sempre sottovalutata.- rispose con tono di sfida Yumi.
L’uomo decise di voltarsi, e mostrare il suo volto alle
persone che gli stavano davanti.
-Non dire
stupidaggini, so bene qual è il tuo potenziale, ma non sei
adatta a questo lavoro Kagome!- Sbraitò l’uomo.
Inuyasha era
confuso. Perché chiamarla Kagome? I due si conoscevano
già? Il ragazzo, sempre più confuso,
guardò la giovane al suo fianco, e subito dopo
guardò il suo capo. La ragazza si avvicinò
velocemente alla scrivania dell’uomo e vi sbatté
con violenza le mani.
-Ho superato tutte
le prove, sia quella di intelligenza, che quella fisica, ho persino
battuto il tuo prediletto, e mi dici che non sono adatta? Tu non mi
conosci papà!
A quella parola,
Inuyasha ne rimase esterrefatto. Ora capiva perché il suo
volto gli era familiare. Il suo capo aveva una foto di Kagome sulla
scaffalatura, nello stesso posto in cui era girato. Infatti, Miyoga
Higurashi era il padre di Kagome Higurashi.
-Come puoi dire una
cosa del genere? Sono sempre tuo padre!
-Già, un
padre che non c’era mai, che stava intere nottate a lavorare
per poi non esserci mai per la sua famiglia!
Miyoga fece solo un
respiro profondo in risposta a quelle parole.
-D’accordo
signorina. Vuoi far parte della Spy World Corp? Ti accontento subito:
Inuyasha, da ora in poi, per ogni incarico, porterai con te Kagome,
intesi?
Il ragazzo
deglutì incredulo e riuscì solo a dire:
-C…Cosa?
-E’ un
ordine.- disse l’uomo, mai stato più serio di
così. Poi aggiunse: - stasera riceverai una chiamata dove ti
spiegherò tutto.
-Sissignore.-
Inuyasha si arrese.
Il signor Higurashi
si avvicinò alla porta tranquillamente come se le parole
accusatorie della figlia non l’avessero nemmeno sfiorato,
invece erano andate in profondità e aveva solo bisogno di
starsene un po’ per conto suo. Inuyasha era sbigottito,
traballava sulle sue stesse gambe, sconvolto dalle troppe notizie
apprese in così pochi secondi. Kagome era immobile,
incredula per aver visto il padre arrendersi senza ribattere
accuratamente, senza punirla, ma forse egli stesso credeva che averla
assunta fosse già una punizione adeguata.
-Forza, vieni, o
papino mi sgrida!- esordì il ragazzo con tono ironico.
-Cosa intendi dire,
scusa?- gli rispose voltandosi verso di lui con
un’espressione interrogativa.
-Che io mi sono
fatto cinque anni di addestramento, lotta libera, box, karate, ho
rinunciato a tutto per arrivare fin qui perché è
sempre stato il mio sogno, poi arrivi tu, la figlia del capo e come per
magia, tra duecento pretendenti, vieni scelta tu? C’erano
persone più motivate di te per avere questo lavoro! Non
hanno fatto le selezioni per provare qualcosa di nuovo o per uno
stupido capriccio!- sbottò Inuyasha.
-Se pensi che io
sia una raccomandata ti sbagli di grosso! Hai sentito anche tu che mio
padre non era neanche d’accordo che io mi presentassi qui! Ho
partecipato alle selezioni con un altro nome pur di non essere
riconosciuta, ho faticato come tutti gli altri e questo posto me lo
sono meritato! Ti ho perfino battuto sul quadrato, ma forse
è proprio questo che ti rode, proprio perché sei
stato messo al tappeto da una ragazza, è questo il problema
vero? Non riesci ad accettare che nonostante tutto ti ho battuto senza
inganni, ma solo perché sono migliore di te!
-Tu migliore di
me?- le domandò con voce incredula.
-Se proprio non
riesci ad accettare una sconfitta ti do la rivincita!
-Non mi da fastidio
questo! Mi urta il fatto che devo fare da baby-sitter ad una ragazzina
insolente come te!
-Nessuno ti
costringe! Puoi andare quante volte vuoi da mio padre e dirgli che
rifiuti questo incarico, ma cosa gli dirai?
-Che non mi sono
fatto il culo per fare da balia ad una liceale con i complessi da spia!
Se vuoi davvero questo lavoro, allora devi cambiare! Abbassa la cresta
ragazzina, e comincia a stare al tuo posto perché non ci si
sta al mondo credendo di essere migliore degli altri!
A quelle parole a
Kagome si fermò il cuore per un istante. Abbassò
lo sguardo con gli occhi lucidi e solo allora Inuyasha si rese conto
che aveva esagerato, anche se aveva espresso solo la sua opinione
sincera. Non aveva mai fatto piangere una ragazza, e pensava che
sacrificando la sua vita a quel tipo di lavoro, non avrebbe mai
più visto nessuno farlo.
-Forza, andiamo.-
disse in seguito il ragazzo con tono stanco, ma pacifico.
Kagome
cominciò a camminare mantenendo lo sguardo basso. Inuyasha
si risentì di aver detto quelle cose. Aveva appena imparato
che una bugia può far meno male della verità,
soprattutto se quest’ultima è detta con tono alto
e strane similitudini. Ognuno di loro andò per la propria
strada. Inuyasha se ne tornò a casa camminando con le mani
in tasca e con lo sguardo basso, pensieroso. Ormai il sole era
tramontato, e la città era illuminata dalle sfavillanti luci
dei grattacieli, da qualche lampione e dai fari delle macchine. Qualche
ragazzina con la divisa scolastica, insieme alle sue compagne lo stava
osservando dal bordo del marciapiede, e sorrideva. Il ragazzo
lanciò un’occhiata a quel gruppo di scolare e loro
cominciarono a ridere. Inuyasha, dentro di se, continuava a pensare a
quelle parole dette a Kagome. Non era mai stato così cattivo
con nessuno prima d’ora. Infondo è stata una
giornata pesante per tutti, e lo stress si faceva spazio tra i suoi
neuroni. Aveva solo intenzione di arrivare a casa, stendersi sul suo
letto con la sua lattina di Cola e leggere il mensile “Noi
& le Armi”, che aveva comprato un paio di giorni
prima e che per mancanza di tempo è rimasto sul tavolo con
ancora il cellofan attorno. Ad un tratto svoltò in un vicolo
non molto illuminato, con una serie di condomini ammassati
l’uno sull’altro. Aprì il portone, dando
un’occhiata se nella cassetta della posta c’era
qualcosa per lui, e non vedendo nulla, tirò dritto.
Salì la prima rampa di scale e arrivò al primo
piano, dove aprì la porta dell’appartamento numero
3. Accese la luce con un preciso movimento della mano sinistra e si
tolse la giacca che ripose accuratamente nello schienale di una sedia.
Non era un appartamento molto ammobiliato. Era piccolino, con in tutto
tre stanze. C’era solo lo stretto necessario. Andò
dritto al frigorifero dove era intenzionato a realizzare i suoi buoni
propositi per una sera ideale. Appoggiò la lattina sul
tavolo, e mentre con la mano destra tentava di aprirla, e con
l’altra cercava di slacciarsi la camicia, il suo sguardo era
incollato alla copertina del mensile. Slacciò il primo
bottone, il secondo, il terzo, sino ad aprirla tutta e mostrare il
petto. Era liscio, perfetto. Non molto muscoloso, ma forte. prese la
sua lattina in mano e nell’altra stringeva il giornaletto. Si
buttò sul letto senza rovesciare neanche un po’ di
bibita. Tolse il rivestimento di plastica al suo giornale, stava per
aprirlo con una soddisfazione che cresceva istante per istante, quando
dalla sua giacca il cellulare cominciò a vibrare. Con un
imprecazione e uno sbuffo, si diresse nuovamente verso la sedia ed
estrasse dalla tasca l’affare ultra-tecnologico che emetteva
vibrazione e un suono assordante. Se lo mise subito
all’orecchio senza guardare nemmeno chi lo stesse chiamando.
-Pronto?!- disse
reprimendo la sua ira.
-Ragazzo? Sono io!
-Salve capo.- gli
rispose tornato calmo.
-Mi dispiace di
averti reso partecipe di quel teatrino oggi.
-Non si preoccupi.
Mi dica…
-Ecco…
Kagome aveva ragione: non la conosco, non so con chi esce, non so i
suoi interessi, non so nulla.
-Non capisco.-
ammise cercando di associare la confessione appena ascoltata con lui
stesso.
-Devi tenerla
sott’occhio.- disse poi d’un fiato.
-Io??
Perché lo ha chiesto a me?
-Perché
tra i miei dipendenti sei quello più vicino a lei per
età. Le dirò che sono preoccupato per te e che
vorrei che passassi più tempo fuori dall’agenzia a
divertirti, così da non far sembrare strano il fatto che le
sarai sempre attaccato… inoltre… so che se ci
sarai tu a tenerla sotto controllo, non correrà pericoli. Mi
fido di te figliolo.
-Grazie…Signore.
-Consideralo come
un nuovo incarico… Dovrai sorvegliare mia figlia, e verrai
pagato naturalmente. Domani mattina troverai sulla mia scrivania un
fascicolo con orari scolastici e quel poco che so di lei. Spero ti
saranno utili. Beh, buona notte Inuyasha.
-Buona notte capo.
Kagome camminava
guardandosi intorno, alla ricerca di persone amiche. Quel giorno ne
incontrò ben poche. Sia il padre, che Inuyasha, non le hanno
fatto godere della gioia che avrebbe dovuto provare
nell’essere entrata a far parte della SWC. Mise la mano nella
tasca della sua grande borsa dove teneva di tutto. Tirò
fuori il cellulare ricordandosi che lo aveva spento prima di entrare
nell’edificio di suo padre. Ad un tratto arrivarono cinque
messaggi. Curiosa, cominciò ad aprirne uno per volta. Il
primo era di suo padre, che aveva provato a chiamarla la mattina
stessa, il secondo e il terzo erano di una sua amica, Ayame, mentre gli
ultimi due erano di un ragazzo, Hojo. Erano entrambi suoi compagni di
scuola, e volevano sapere dove fosse finita. Infatti, per tutto il
giorno l’avevano cercata invano per invitarla ad uscire
insieme a loro. Kagome rispose con un veloce “Scusa, ma ero
impegnata, comunque ci sono domani”. Senza quasi essersene
resa conto, persa nei meandri della tecnologia, o semplicemente dei
suoi pensieri, la ragazza arrivò ad una grande casa bianca,
a due piani. La luce del soggiorno era accesa, quindi Miyoga doveva
già essere tornato. Aprì il cancello e
successivamente la porta. Si sporse a destra e fece capolino con la
testa in sala per vedere cosa il padre stesse facendo. Era comodamente
seduto sul divano, con i piedi sul tavolino e con in mano un bicchiere
di brandy liscio, come piace a lui. Si girò con la testa e
vide la figlia andare di corsa in camera sua.
-Kagome, scendi, ti
devo parlare!- urlò l’uomo dal piano di sotto.
La ragazza riscese
le scale per andarsi a piazzare in piedi vicino al divano.
-Allora? Dimmi.
-Tesoro, non voglio
che tu pensi che io non tenga a te. Io voglio solo il tuo bene, lo sai.
È che penso che questo lavoro non faccia al caso tuo.
È troppo pericoloso per una ragazzina di diciotto anni. Poi
hai la scuola, come farai con i compiti ed i turni?
-Ti ho guardato per
anni fare il tuo lavoro, e so quanto sia pericoloso. So anche che vuoi
il mio bene, e penso che questo lo sia. Per quanto riguarda la scuola,
ti ricordo che è finita una settimana fa, se no non mi sarei
mai presentata alle selezioni… Inoltre ho Inuyasha che mi
aiuta, non è così?
-Ecco, poi volevo
parlarti di questo.
-Senti
papà… io non voglio una balia al mio fianco.
Credo che anche lui non muoia dalla voglia di tenermi sempre
sott’occhio, quindi cercherò di cavarmela da sola,
come ho sempre fatto del resto.
-Puoi lasciarmi
parlare per favore?
-Ok, scusa.
-Allora: Inuyasha
ha solo due anni in più di te, ma nonostante questo non si
può dire che abbia molti amici. Passa quasi tutto il giorno
in agenzia anche se non c’è lavoro, non ha svaghi.
Sono in pensiero.
-Taglia
corto… Cosa ti serve?- chiese incrociando le braccia al
petto come se si stesse spazientendo.
-Non è
che potresti portartelo un po’ dietro?
-Ma sei impazzito??
-Perché
scusa? Che problema c’è?
-Niente, lascia
stare. D’accordo. Domani pomeriggio devo uscire con alcuni
amici, se vuole venire…faccia lui. Glielo dici tu?
-Forse è
meglio che lo avvisi tu, il suo numero è nella mia agenda.
-D’accordo.-
disse con tono leggermente rattristato.
La ragazza
entrò nello studio del padre e nella scrivania
aprì il primo cassetto, dove c’era
l’agenda. Alla lettera I vi era il numero del suo collega. Se
lo annotò sulla mano per tornare in camera sua. Prese il
cellulare e cominciò a scrivere un nuovo messaggio.
Pensò che era solo un peso per lui, che stava
intralciandogli il lavoro. Lo scrisse comunque: “Ciao, sono
Kagome… senti, domani esco con i miei amici e ho pensato che
potresti venire anche tu… che ne dici?” e lo
inviò. Premere quel pulsante non era mai stato
più difficile. Intanto, a pochi isolati da casa Higurashi,
un ragazzo, nel suo appartamento lesse un messaggio. Fece un respiro
profondo e pensò a cosa doveva fare l’indomani,
anche se l’indomani era domenica, quindi…nulla. Le
rispose con un “Si, dove e quando?”. Molto
telegrafico. La ragazza gli diede le coordinate del loro futuro
incontro e stanca dalle mille emozioni provate nell’arco di
quelle ventiquattro ore, si addormentò. Non sapeva se avesse
fatto la cosa migliore, né perché lo aveva fatto,
ma non voleva dipendere da lui. Quindi decise che quando si sarebbero
visti, lo avrebbe fatto divertire.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Ecco
a voi il secondo capitolo! E' inutile dire che non mi aspettavo che la
mia ff potesse risquotere tanto successo! Allora: In questo capitolo ci
sono diverse novità: prima di tutto Yumi non era altro che
Kagome (complimenti a Crilli per averci azzeccato ^^). Poi insomma,
Miyoga il padre di Kagome ^__^!!! Vorrei che fosse chiaro che il padre
della ragazza tiene molto alla figlia, è per questo che la
fa 'pedinare' da Inuyasha! Ora passerei ai ringraziamenti:
per
Kabubi:
grazie per aver recensito... Cmq hai visto dov'era la nostra Kagome!?
Beh, Inuyasha 007 deve essere un grande, e mi dispiace se non
riuscirò a descrivere il suo personaggio come vorrei, anche
se farò di tutto per renderne l'idea. Ho pensato al suo
personaggio reale nell'anime e poi ho cercato qualcosa in cui il vero
Inuyasha potesse far emergere il suo carattere combattivo ai nostri
tempi! Cmq grazie ancora, baci!
per Seira:
Beh, per scoprire cosa combineranno insieme quella coppia di scoppiati
(scusa il gioco di parole), non bisogna fare altro che continuare a
seguire qst AU ^^! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Baci, a
presto, e spero che continuerai a seguirla!
per
Lucia.nanami:
Sono felice che ti piaccia, è grazie a voi e ai vostri
complimenti che mi viene voglia di scrivere! Grazie mille per aver
recensito, e grazie ancora per aver letto questo capitolo (se lo hai
letto)!
per
Marea:
Grazie per aver recensito, se come dici non recensisci molto, allora mi
devo ritenere davvero onorata! Come ho già detto non mi
aspettavo questo successo e sono felice di tutti questi complimenti!
Grazie mille per avermi seguito! Baci!
per
Crilli:
Sei un genio! Sei stata grande ad indovinare chi era Yumi, anche se
forse era abbastanza scontato (senza forse)! Comunque sono felice di
aver stuzzicato il tuo interesse e grazie per aver letto anche questo
capitolo! Baci!
per
Miky:
Ciao Cara! Hai visto? Ho aggiornato in fretta! Cmq grazie per i
complimenti... Per la struttura non so come mi sia venuta, temevo che
non si capisse molto... ho cercato di descrivere meglio che potevo
tutta la situazione, spero che anche questo capitolo sia piaciuto, e
spero di non averti delusa! Ci sentiamo! Baci!
per
Daygum:
Sono onorata di essere tra i tuoi preferiti, anzi, mooolto di
più. Spero che il secondo capitolo ti sia piaciuto *__*!
Spero che continuerai a seguirmi! Baci!
per
Michi88:
Grazie per i tuoi complimenti! Hai visto che Yumi-la minaccia, si
è rivelata essere la nostra Kagome? Anche perchè
anche io, come te, adoro la coppia InuyashaXKagome (e odio
Kikio...shhhh)... spero ti sia piaciuto questo capitolo, e a presto!
Baci!
per
Dreamer21:
Beh, divertente...nn saprei, forse più avanti, ma
interessante spero di si! Grazie per la recensione, e spero che ti
farai risentire! Spero ti sia piaciuto anche questo
aggiornamento!
per
Fragola34:
Grazie per aver recensito! Grazie per il 'bella' e ancora di
più per il 'bellissima'!
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Capitolo 3 *** Cap. 3 ***
Spy - cap.3
Spy Game
Capitolo 3
Il
giorno seguente
arrivò dopo una notte un po’ turbolenta. Nessuno
dei due
ebbe un sonno tranquillo. Kagome, dopo essersi addormentata quasi
subito, si svegliò in preda a brutti pensieri: temeva che il
suo
piano infallibile, quello in cui avrebbe fatto divertire Inuyasha ad
ogni costo per diminuire il suo senso di colpa nei suoi confronti, non
avrebbe funzionato. Si girava e rigirava nel letto, e a volte, presa da
schizzi di ira, gettava a terra i cuscini, per poi pentirsene e
riandarli a prendere.
Il
ragazzo, dal canto suo, era preoccupato da cosa potesse accadergli
l’indomani. Temeva un agguato da parte delle amiche di
Kagome.
Non conoscendole, le immaginava come ragazzine spiritate e affamate di
uomini. Inuyasha immaginava il motivo di quell’assurdo
invito: il
signor Miyoga le aveva sicuramente chiesto di portarselo dietro, e
questo lo infastidiva non poco, ma del resto, non faceva
altro
che eseguire un ordine. Veniva pagato per seguire una
diciottenne che andava a fare shopping e che mangiava
hamburger.
Non poteva chiedere di meglio. Sperava solo che Kagome non lo venisse a
sapere, perchè da quel poco che aveva potuto constatare quel
pomeriggio, aveva un bel caratterino, molto forte, come il suo, ed una
volta insieme, sarebbero stati come una bomba a pochi centimetri da un
accendino: sarebbero potuti scoppiare da un momento all’altro.
Ad
un tratto la sveglia di Kagome si azionò, cominciando ad
emettere un suono letale per chiunque stesse dormendo
nell’arco
di cento metri: un incrocio tra lo squillo classico di una sveglia, e
lo starnazzare di una gallina. Allungò la mano in cerca del
pulsante maledetto che avrebbe posto fine a quell’incubo
sonoro,
e quando finalmente lo trovò e lo premette, poté
riaffondare il volto nel cuscino. Improvvisamente si ricordò
dell’impegno preso il giorno precedente con il collega e con
gli
amici, e si tirò giù dal letto a strattoni. Corse
al
piano disotto strofinandosi gli occhi con la mano chiusa a pugno.
Miyoga era sul divano, steso comodamente tra decine e decine di cuscini
a guardare lo sport mattiniero. La ragazza si diresse verso la cucina
con una camminata a ‘mo di zombie. Si mise un pancake in
bocca,
mentre con una mano prese una tazza di caffèlatte. Non
poteva
chiedere di più. Tutta la fretta che si era impossessata di
lei
un istante prima, ora era scomparsa a contatto con l’aroma
del
caffè fumante. La caffeina aveva l’effetto di una
droga
per lei. Non glielo toglieva nessuno il caffè alla mattina,
soprattutto alla domenica. Ad un tratto il campanello suonò:
la
ragazza buttò lo sguardo all’orologio. Erano le
nove e
mezza. Kagome si catapultò in cima alle scale urlando al
padre:
“Vai tu!”. Miyoga, anche se con riluttanza, si
avvicinò alla porta, mentre la ragazza si nascose dietro
l’angolo delle scale. L’uomo girò la
maniglia e
spalancò il portone.
-Inuyasha!
Cosa ci fai qui? O Kagome è terribilmente in ritardo,
o tu sei terribilmente in anticipo!- esclamò Miyoga nel
vedersi
di fronte il suo dipendente.
-Beh,
Signore… sono venuto prima perché ho preferito
passarla a prendere.- il ragazzo aveva notato benissimo la presenza di
Kagome che lo scrutava in silenzio.
-Bravo
ragazzo!- gli disse successivamente. Inuyasha lanciò uno
sguardo alla ragazza che si nascose subito, e pochi istanti dopo si
poté udire una porta sbattere, al ché Inuyasha si
avvicinò al suo capo per sussurrargli qualcosa
nell’orecchio.
-Potremmo
andare nel suo ufficio, Signore? Le devo parlare.- i due si
avviarono guidati dal signor Higurashi, che fece scorrere la porta
dello studio per poi chiudersela alle spalle una volta entrati entrambi.
-Dimmi.-
pronunciò tranquillamente il padrone di casa.
-Stamattina
sono passato dalla signorina Kikio e…- ma non fece
in tempo a terminare la frase che subito Miyoga intervenne.
-Ah,
Kikio. Sai, quando arrivi tu diventa tutta rossa in volto. Non hai
notato che la mia segretaria ti muore dietro?-
quell’affermazione
lo fece sembrare meno diplomatico di quanto era.
-Sinceramente
no… Comunque capo, le stavo dicendo che stamattina
sono andato nel suo ufficio, ma mi hanno fatto avere solo un foglio con
i dati di sua figlia.- l’uomo abbassò lo sguardo
evidentemente imbarazzato.
-Beh,
ecco… in quel foglio c’è tutto
ciò che
so di Kagome. Lo so, sembra orribile detto così, ma da
quando la
mia povera moglie se ne è andata, ho perso anche il legame
che
mi teneva legato al mia figlia. Mi sono gettato nel lavoro per non
soffrire, mentre non mi sono mai chiesto come potesse vivere una
bambina di soli sei anni. Insomma, una bambina di
quell’età ha bisogno di una figura femminile nella
propria
vita e io non sono stato capace di darle quelle cose che solo una mamma
sa darle. Ora che mi sono reso conto degli errori fatti, il mio
orgoglio mi impedisce di mostrarmi debole di fronte a lei. Per questo
non finirò mai di ringraziarti abbastanza del lavoro che
stai
facendo. Da un imprevisto è nata la possibilità
di
recuperare il rapporto di un tempo e non la voglio perdere.
-Non
si preoccupi.- Inuyasha riuscì a dire solo questo, sorpreso
dall’inaspettata confessione sentimentale del suo capo.
-Senti,
perché qualche sera non ti fermi a cenare qui?
Così prendiamo due piccioni con una fava: insomma, tu
conoscerai
meglio Kagome, di conseguenza scoprirai qualcosa di nuovo che mi
riferirai affinché potremmo essere tutti felici e contenti!
E
poi così non dovrai più cenare da solo nel tuo
freddo
appartamento.- lo aveva incastrato.
-C…certo.-
riuscì solo a dire.
-Eccellente.-
lo sguardo di Miyoga divenne stranamente malefico, ma di un
‘malefico’ buono.
-Comunque
Kagome ci metterà non meno di mezz’ora per
prepararsi, quindi, se vuoi accomodarti in soggiorno, ti preparo un
caffè!
-D’accordo,
grazie mille.
Tutti
i buoni propositi che Kagome si era imposta la sera prima,
svanirono appena Inuyasha fece la sua comparsa sulla soglia di casa. Le
rimbombavano nella testa le parole del ragazzo quando erano
nell’ufficio. Una rabbia funesta scacciò via le
rimanenze
del sonno che aveva, ma una volta tornata nella sua stanza, dopo essere
stata beccata da lui mentre lo fissava, una profonda malinconia prese
il sopravvento nel suo cuore e cominciò a pensare:
“Papà
ha detto che Inuyasha non ha amici, e forse è
proprio per quello che non sa rapportarsi con le altre persone! Ma cosa
ci posso fare? Mi da fastidio anche solo vederlo e pensare che mi ha
detto quelle cose orribili ieri!”.
Così
si andò a fare una doccia veloce, e subito dopo si
vestì, mentre Inuyasha era seduto sulla poltrona del salotto
con
le gambe incrociate e con la tazzina di caffè in mano.
Cominciò a guardarsi curioso in giro, notando le foto che
erano
nelle credenze: i vari stadi vitali di Kagome. Kagome appena nata tra
le braccia dei genitori, Kagome da piccola al mare mentre gioca con
paletta e secchiello con la madre, Kagome a sei anni che indossava il
suo primo kimono e teneva per mano la sua mamma, ed ancora, Kagome al
suo primo giorno di scuola, con la divisa delle elementari, ma in
questa foto non c’era nessuno al suo fianco. Il suo sguardo
era
perso nel vuoto, e del sorriso che regnava nelle altre foto, in questa
non ce n’è traccia. Doveva averla appena persa.
Del resto
non era da biasimare quell’espressione triste. Chi non lo
sarebbe? Il volto di Inuyasha si strinse in una smorfia di dolore, ma
fu Miyoga ad intervenire.
-Quella
è Kagome. Non trovi che fosse una bambina splendida?
A
quella domanda retorica Inuyasha non rispose. Si limitò a
sorridergli. Terminato il caffè, nel giro di un paio di
secondi
arrivò anche Kagome.
-Sono
pronta! Stavate sparlando?- chiese con aria da inquisizione.
-Beh,
in un certo senso si! Forza andate miei prodi, e divertitevi, mi
raccomando!- le rispose l’ometto buffo alzandosi in piedi per
salutarli.
Camminavano
silenziosamente in fila indiana con Inuyasha in testa che
teneva le mani in tasca guardando davanti a sé per non
mostrare
il suo nervosismo per il suo primo pomeriggio da teenager. Kagome,
subito dietro di lui, avanzava con lo sguardo basso, leggermente
imbarazzata per l’assurda situazione in cui l’aveva
cacciata il padre. Non riusciva a non pensare che Inuyasha la
considerava una raccomandata. Questo è un altro difetto
della
ragazza: essere troppo permalosa. Arrivati ad un incrocio, Inuyasha si
fermò improvvisamente e Kagome, sovrappensiero,
sbatté
contro la sua schiena.
-Scusami!-
gli disse indietreggiando di qualche passo. Si stava
mostrando indifesa, questo lo sapeva, ma non riusciva a farne a meno.
Accanto a lui si sentiva sempre sotto controllo, come in una stanza
buia con una sola lampada puntatale addosso, e questo la innervosiva.
Non sapeva spiegarsi il perché, ma sperava che questa
sensazione
sparisse al più presto.
Inuyasha
rimase immobile sull’orlo della strada. Ad un tratto si
girò estremamente serio e Kagome indietreggiò di
un altro
passo.
-Dove
dobbiamo andare?- le chiese in fine il collega, ammettendo di non
sapere la strada, ma invece di infierire la ragazza sorrise e gli
indicò la stazione, dove avrebbero preso un treno per
arrivare
in centro.
Nelle
vicinanze del binario numero 5, quello che li avrebbe condotti a
destinazione, si radunarono parecchie persone intenzionate a pendere il
loro stesso treno. Giunto da loro, le porte si aprirono e la gente
cominciò a spingersi amorfa, creando una specie di ingorgo
all’entrata. Inuyasha e Kagome vennero spinti l’uno
contro
l’altra in un turbine vorticoso che li portò
all’interno di quella specie di serpente metallico. Come si
poteva immaginare i posti a sedere vennero subito occupati, e i due
giovani dovettero restare in piedi, attaccati a maniglie penzolanti dal
soffitto. Il treno partì e Inuyasha non distolse mai lo
sguardo
dal finestrino, mentre Kagome gli mandava occhiate intermittenti;
quando il ragazzo si accorse di essere osservato, la guardò
con
espressione interrogativa, la quale venne accompagnata da una domanda:
-Cosa
c’è?- le domandò. -è tutto
il giorno
che mi fissi in quel modo!- al ché Kagome abbassò
lo
sguardo.
“Smettila
Kagome! Cosa ti sta succedendo!? Non ti farai mettere i
piedi in testa da questo sbruffoncello! Ora la finisci di aver paura, e
inventi una balla per nascondere il tuo timore di lui!!!”
pensò.
-Ora
fai la timida?- infierì di nuovo.
-NO!
E’ che mi dispiace di averti aggredito ieri in ufficio!
-Sono
stato io ad essere stato troppo severo.- Non si era esattamente
scusato, ma quelle sembravano proprio parole di scuse! Ora incuteva
meno paura nella ragazza.
-Comunque
io sono Kagome!- esordì porgendogli la mano per una stretta.
-So
già chi sei, e tu sai chi sono io, che bisogno
c’è di fare tutta questa sceneggiata?
-Sei
un distruggi-allegria! So già che ci conosciamo, ma non
ufficialmente! Hai conosciuto Yumi, non Kagome! Quindi: piacere, io
sono Kagome!- la ragazza disse tutto con un solo fiato e con il sorriso
sulle labbra, un sorriso al quale Inuyasha temeva di dire qualcosa di
sbagliato che potesse far andare la sua padrona su tutte le furie.
Perciò si arrese e allungò la mano per incontrare
quella
della ragazza.
-Inuyasha.-
replicò poi senza tanto entusiasmo muovendo la mano su e
giù.
“Ha
sempre qualcosa da dire contro quello che dico io! E’
una cosa che non sopporto! Spero che questa giornata trascorra in
fretta, non ne posso già più!”
Alla
prima fermata i due scesero dal treno. Una volta usciti dalla
stazione non fecero in tempo a guardarsi intorno che Ayame e Kagura le
si precipitarono addosso aggrappandosi al suo collo per abbracciarla.
Insieme a loro c’era anche un ragazzo, rimasto poco
più
indietro, che la salutò con un semplice
“Ciao”.
Inuyasha lo guardava con aria interrogativa, non spiegandosi la
presenza di un maschio tra tre ragazze. Hojo dentro di sé si
poneva le stesse domande che lo stesso Inuyasha si faceva nei suoi
confronti. Accortesi successivamente della presenza che affiancava
Kagome, le due amiche, scrutarono quel ragazzo che di primo acchito
sembrava estremamente affascinante, misterioso, e assolutamente
bellissimo.
-Allora?
Non ci presenti il tuo ragazzo?- le chiese Ayame tutta
curiosa. A quella domanda, Kagome assunse una tonalità rossa
intensa, ma mai quanto quello di Inuyasha.
-Co…cosa?
No! Lu…lui è Inuyasha, è mio
cugino!- le rispose in fretta la ragazza, sentendosi davvero sotto
interrogatorio.
-E
perché non ce ne hai mai parlato?- intervenne Kagura.
-Perché
era troppo doloroso. Abitava qui, nella regione di
Tokio, ma poi i miei zii hanno deciso di trasferirsi nello Shikoku per
lavoro, e ne ho sofferto molto. Stavamo sempre insieme, vero
cuginetto!!??- e lo prese per un braccio tenendolo stretto.
-Già…-
fu costretto a rispondere.
Il
volto di Hojo si rilassò, quasi a sembrare sollevato di
averlo sentito, ed Inuyasha, da vera spia, lo notò. La sua
reazione a quella risposta non era da sottovalutare, perciò
prese nota mentalmente per poi fare rapporto al capo. Kagura prese per
mano Kagome e sorridendo, si avvicinarono alle vetrine dei negozi
intenzionate a passarli al setaccio uno per uno. Per prima cosa
entrarono in un negozio di CD. Inuyasha si trovò imbarazzato
nel
constatare che non conosceva nessun gruppo di cui vedeva appesi i
poster alle pareti. Le ragazze si aggiravano curiose tra gli espositori
ricolmi di CD, e stavano andando tutte in estasi. Inuyasha dava un
occhiata in giro, prendendo ogni tanto qualche cosa in mano. Kagome gli
gettò un occhiata e vendendolo in difficoltà
andò
da lui, lo trascinò per un braccio e lo portò ad
una
console con un paio di cuffie. Gliele fece indossare e premette il
tasto Play.
Non era certo il
tipo di musica che piaceva a lui, ma vedendo che la ragazza sperava in
una sua reazione positiva, le sorrise. Kagome si sentì
più felice, credendo di essere più vicina al
raggiungimento del suo scopo, quello che lo avrebbe di sicuro fatto
divertire.
Usciti
dal paradiso della musica, si diressero verso un negozio di
abbigliamento, e questo non era una meta ambita dai due unici maschi
nel gruppo.
-Scusate,
ma perché non cerchiamo qualcosa di più adatto
anche per noi??- protestò Hojo.
-Finiscila
Hojo! Noi siamo in tre, voi siete in due! Vince la maggioranza!- lo
mise a tacere Ayame.
-Inuyasha,
dì qualcosa!- cercò aiuto il ragazzo.
-Sinceramente
non me ne importa nulla.- ammise tranquillamente, e
seguì le ragazze nella boutique con le mani nelle tasche dei
pantaloni e con sguardo annoiato.
Come
avvoltoi su carne fresca, Kagome, Ayame e Kagura, si
paracadutarono sugli scaffali e sulle mensole in cui erano
accuratamente riposti i vestiti, e dove lo sarebbero stati ancora per
poco con loro tre in circolazione. Ognuna di loro prese fra le braccia
una miriade di maglie e di pantaloni, intenzionate a provarseli tutti;
infatti entrarono come un lampo nei camerini. Inuyasha e Hojo si
sedettero su un paio di puff ad aspettare che iniziasse
l’incubo
di quella sfilata di moda improvvisata. Per la seconda volta, Hojo
tentò di attaccare bottone con Inuyasha, ma non
trovò da
lui il via libera. Al di sopra delle cabine si vedevano braccia alzate
per togliersi le maglie, e gonne e pantaloni scivolare a terra. La
prima ad uscire fu Kagura con un completo sportivo. Pochi istanti dopo
anche Ayame ne uscì, ma lei indossava qualcosa di
più
casual. Poi fu il momento di Kagome. Tutti i rumori intorno sembravano
essersi assopiti per lasciare il campo al silenzio che cadde quando
l’ultima ragazza uscì dal camerino. Tutti sapevano
che
Kagome era una bellissima ragazza e che avrebbe fatto la sua figura
anche con dei semplici stracci addosso. Gli short che si era provata le
lasciavano scoperte le gambe, mentre la maglietta aderente le risaltava
le morbide curve. Lo sguardo di Inuyasha si posò per sbaglio
su
di lei e ne rimase folgorato. In fondo era sempre un ragazzo, anche se
lo distolse immediatamente.
-Allora,
come sto cuginetto?- gli chiese maliziosa.
-Si,
carino.- disse cercando di fare il finto indifferente.
-Oh!
Non ti esce altro dalla bocca che monosillabi??- sbottò
improvvisamente Kagome senza preavviso. Inuyasha quasi cadde dalla
sedia.
-Cosa
ti devo dire? Beh, non lo so! Se ti piace prenditelo, perché
lo chiedi a me?
-D’accordo,
si, mi piace! Lo prendo!!- e tutta arrabbiata si richiuse nel camerino
per ricambiarsi.
Ayame
e Kagura rimasero un attimo perplesse dallo schizzo di pazzia
venuto a quei due, ma poi si cambiarono anche loro. Una volta tornate
tutte e tre al loro stadio iniziale, si diressero verso il bancone,
dove ad aspettarli c’era una giovane commessa che non aveva
tolto
di dosso un attimo gli occhi da Inuyasha e Kagome se ne accorse, al
contrario dello stesso Inuyasha.
La
signorina batté il dito sulla cassa, sulla quale si accesero
5 cifre: 50.000 yen. Kagome non si mosse, ma poi guardò
Inuyasha.
-Papà
ha dato a te i soldi, ricordi cugino?- Non si sarebbe mai
aspettato un colpo tanto basso da lei. La guardò
fulminandola
con gli occhi, poi dalla tasca posteriore tirò fuori il
portafogli e pagò tutto.
-Con
te me la vedo dopo!- le disse con voce di rimprovero, ma ormai era
tardi, Kagome era già corsa via con le sue due amiche.
Era
ora di pranzo e il nostro gruppo andò a prendersi un hot dog
ad uno stand e lo andarono a mangiare in un parco non molto distante da
li.
-Allora
Inuyasha, sei un tipo molto silenzioso! Raccontaci di te, non
hai ancora spiccicato parola!!- gli ordinò Ayame, ma il
ragazzo
non aprì bocca, e a quel punto intervenne Kagome per evitare
che
Inuyasha potesse aggredire verbalmente anche lei.
-Se
posso intromettermi, è perché non
c’è
niente da dire! È un tipo molto timido, ma per nasconderlo
fa il
difficile, vero cuginetto?- gli chiese con occhi sbrilluccicosi.
-Certo…cuginetta!-
le rispose lui con sorriso finto.
Ad
un tratto il cellulare di Inuyasha cominciò a squillare, e
lui senza dire una parola si andò a mettere dietro un albero
pensando di avere tutta la privacy che voleva. Tutti si facevano
stranamente gli affari loro, senza fare i ficcanaso e non cercando
minimamente di ascoltare la conversazione di Inuyasha.
-Sai
che non sembrate neanche cugini?- se ne scappò fuori
Kagura. Il cuore di Kagome si fermò un istante. Non poteva
dire
che era un suo collega, non avrebbero compreso. Non poteva dire neanche
che era un amico, si sarebbero fatti strane idee, quindi si
limitò a portare avanti la sua farsa.
-Perché
no?
-Perché
sembrate una coppia!- a quell’affermazione Hojo
quasi si soffocò con il suo hot dog. -Insomma, siete
entrambi
bellissimi, lui è molto affascinante, e poi discutete
sempre,
sembra l’inizio di un grande amore insomma!
-Ma
che sciocchezze dici? Discutiamo sempre perché siamo
diversi, molto diversi! Abbiamo passato molto tempo senza vederci, ed
ora è difficile recuperare il rapporto che avevamo a sette
anni!- Kagome sperò in tutti i modi che i suoi amici ci
avessero
creduto.
-Peccato!
Mi ero quasi illusa che tu potessi avere una magnifica storia
d’amore con quel fantastico ragazzo, ma evidentemente stavo
sognando!- ammise dispiaciuta Kagura, anche se non tanto. Almeno
così era libera di provarci liberamente!
-Eh
già!
Hojo
sembrava essersi ripreso. Era anche abbastanza contento di aver
avuto la conferma che Inuyasha fa parte della sua famiglia, anche
perché anche a lui la storia del cugino tornato da molto
lontano, puzzava un po’. Dopo quella frase cadde il silenzio,
e
si udì solo Inuyasha chiudere la telefonata con la promessa
che
si sarebbe incontrato la sera stessa con il suo interlocutore. Ma chi
sarà mai questa persona? Un amico? Un altro collega? La sua
ragazza? Su quest’ultima ipotesi, la mente di Kagome si
soffermò particolarmente. Se Inuyasha avesse una ragazza, di
sicuro non andrebbe in giro la domenica pomeriggio con tre ragazze, no?
Inuyasha
tornò dal gruppo e dopo aver finito di mangiare
decisero di andare al cinema a vedere il primo film che trovarono
interessante guardando la locandina. Come tutti i ragazzi della loro
età, furono attratti da un film di paura. Presi i biglietti
entrarono in sala e si sedettero. Inuyasha fu incastrato tra Ayame e
Kagura, mentre Kagome si ritrovò vicino ad Hojo. Una volta
spente le luci ed iniziato il film, Inuyasha fu attaccato da due paia
di mani che non erano le sue. Le due ragazze che gli stavano affianco
avevano usato il pretesto della paura per avvicinarglisi. “Se
abbiamo paura possiamo tenerti per mano, vero?” gli dissero
in
coro. Lui dovette arrendersi. Ogni tanto si sporgeva un po’
in
avanti per guardare se Hojo teneva a posto le sue di mani, e
così fu. Non la sfiorò neanche con un dito. La
mano di
Ayame finì casualmente sulla gamba di Inuyasha, al quale non
arrivò più sangue al cervello dato che aveva
smesso di
respirare da quel momento. Non sapeva più come comportarsi,
ma
per fortuna arrivò la pausa del primo tempo. Il ragazzo
scattò in piedi senza neanche accorgersene.
-Ehi,
Inuyasha, cosa c’è?- gli chiese Kagome.
-Niente,
vado a prendere i pop-corn.
Ayame
si mise a ridere e subito capirono che doveva avergli fatto
qualcosa nel nell’intimità del buio della sala
durante la
proiezione.
-Avanti,
cosa è successo?- chiese Kagome, ma la ragazza rideva
così forte che non le rispose. A quel punto Kagome si
alzò e seguì Inuyasha al di fuori della sala.
-Cosa
ti ha fatto Ayame?
-Nulla.
Avevo voglia di pop-corn, niente di più!- e Kagome non
continuò con il suo interrogatorio. Rientrarono appena in
tempo,
e Ayame non osò fare nient’altro durante il
secondo tempo.
______________________________________________________________________________________________________
Rieccomi! Scusate per l'attesa,
ma ho avuto un problemino con il computer!!! Allora, passiamo ai
ringraziamenti:
Gufo_Tave,
Seira, Crilli, Luchia Nanami, Mery, Michi88, Dreamer21, Daygum, Marea! Grazie a tutti, davvero!
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Capitolo 4 *** Cap. 4 ***
Spy Game
Capitolo 4
Dopo il
cinema, tutti decisero unanime di tornare a casa. Inuyasha e Kagome
risalirono
sul loro treno, questa volta meno affollato, anzi, riuscirono persino a
trovare
i posti a sedere. Esattamente come all’andata, tra i due il
silenzio regnava.
Ormai erano le cinque di pomeriggio e il sole se ne stava
lassù in cielo,
appeso ad un filo invisibile, che aspettava solo di essere calato sotto
l’orizzonte per un po’ di meritato riposo. La
città sembrava essersi
addormentata. La gente nel treno se ne stava appollaiata sui sedili con
lo
sguardo perso nel vuoto: persone che lavorano anche di domenica
tenevano in
mano i cellulari con il terrore di una chiamata, casalinghe andate in
centro
per alcune spese pensavano a cosa preparare per cena, bambini che
giocavano con
gli acquisti del pomeriggio, e c’era una coppietta. Doveva
avere più o meno la
loro età. La ragazza teneva il viso sulla spalla del proprio
innamorato, e lui
il suo sulla testa della stessa ragazza e con tenerezza si tenevano per
mano.
Kagome posò per un momento lo sguardo su di loro e subito lo
distolse. Forse
per imbarazzo, forse per invidia. Già, anche lei avrebbe
voluto avere una
storia d’amore come le disse Kagura. Andare in giro mano
nella mano senza paura
di nulla, incontrarsi a casa per stare un po’ insieme.
Insomma, fare tutte
quelle cose che si fanno tra innamorati. Ma nessuno era disposto a
diventare il
suo ragazzo. Nessuno sapeva sopportare la sua gelosia maniacale, la sua
prepotenza in alcuni casi, la sua aria da presuntuosa, e suo padre.
Quando
invitava gli amici a casa, anche se erano davvero semplici amici,
Miyoga si
comportava da spia anche fuori dal lavoro. Appena entrati li fulminava
con gli
occhi, poi gli si avvicinava, chiedeva nome, cognome e luogo di
residenza. Li
squadrava da capo a piedi, e solo dopo aver superato la prova
dell’abbigliamento adeguato chiedeva le intenzioni. Un padre
non dovrebbe mai
farlo, soprattutto agli amici della figlia quando sono solo tali!
Comunque,
questi amici, spaventati e messi in soggezione dal padre di Kagome,
evitavano
anche di avvicinarsi a quel quartiere. Per il più delle
volte furono costretti
a vedersi in centro, a centinaia di metri di distanza da casa
Higurashi. Se
tratta in quel modo gli amici, non voleva neanche pensare cosa sarebbe
successo
se gli avesse presentato il suo ragazzo. Dire che se lo sarebbe
mangiato è dire
poco. Lo avrebbe torchiato fino a farlo cedere, lo avrebbe distrutto,
annientato, eliminato con un solo sguardo. Con questo non voleva
incolpare il
padre di non avere mai avuto una storia, ma doveva lasciarle
più libertà. In
fondo aveva diciott’anni. Per questo lo ucciderebbe se
sapesse che ha
ingaggiato una spia per tenerla d’occhio.
Inuyasha
se ne stava in silenzio. La sua mente andava già alla sera,
in cui avrebbe
avuto l’incontro con l’interlocutore misterioso.
Ripensava anche alle figuracce
fatte quel pomeriggio. Se ci fosse stato un record precedente, lui lo
avrebbe
di sicuro battuto. Era una spia con i fiocchi, degna di quel nome, come
ha
potuto farsi prendere in giro da un paio di liceali? La soluzione
migliore era
dimenticare. Voleva solo rilassarsi sul suo letto, senza pensare a
nulla di
importante. Per lui era stata la giornata più lunga della
sua vita. Potendo
scegliere, avrebbe preferito due giorni di inseguimenti e pedinamenti,
piuttosto di stare dietro a Kagome e alle sue amiche per un solo
giorno. Ora
l’avrebbe riaccompagnata a casa, avrebbe parlato con il padre
e se ne sarebbe
ritornato a casa, finalmente.
Il treno
si fermò e i due giovani cominciarono a camminare verso la
strada del ritorno.
-Allora?
Ti sei divertito?- chiese all’improvviso Kagome dopo una
mezz’ora buona di
silenzio.
-Da morire.-
le rispose con tono assolutamente piatto e privo di emozioni. A quel
punto la
ragazza scoppiò e la sua ira fu implacabile.
-E’
tutto
il giorno che fai così! Ho cercato disperatamente di farti
passare un piacevole
pomeriggio, e invece tu mi ripaghi così? Guarda che io
l’ho fatto per te! Non
ti ho portato con me perché avevo bisogno di una guardia del
corpo, ma perché
volevo farti divertire!
-Guarda
che so benissimo che te lo ha chiesto tuo padre, non
c’è bisogno che ti
comporti da martire!- a questa affermazione Kagome abbassò
lo sguardo da
colpevole.
-Se ti
dicessi che non è vero nulla?
-Ti direi
di non dire stupidate. Pensi davvero che ci avessi creduto? Ma guardaci
Kagome,
siamo l’uno il contrario dell’altro! Facciamo
fatica a non scannarci a vicenda.
-Guarda
che non è così! Potremmo diventare amici, inoltre
dovrai sorbirmi ancora per
molto tempo, possiamo almeno provarci!
-Mi stai
prendendo in giro?
-No!
Senti, io ti considero presuntuoso, antipatico e conformista, tu invece
credi
che io sia presuntuosa, egocentrica, e matta. Dobbiamo lavorare
insieme, è
meglio che cerchiamo di conoscerci per il quieto vivere!
-Sei
diventata anche saggia ora?
-La
smetti? Anche io non ti sopporto, e la tua repulsione nei miei
confronti è
condivisa fidati, ma cerchiamo di superarlo, che ne dici?
Inuyasha
sapeva benissimo che se avesse detto di si la sua vita sarebbe finita e
sarebbero cominciati i casini. Se avesse risposto di no allora avrebbe
chiuso
alla Spy World Corp. Cosa fare? I due si erano fermati. Inuyasha, poco
più avanti
di Kagome, le dava le spalle con le mani nelle tasche dei pantaloni. La
ragazza
invece se ne stava immobile ad aspettare l’esito della
decisione del collega.
-Che sia
ben chiaro, io non finirò nei casini a causa tua,
d’accordo?- a quella frase,
Kagome fece un salto per la contentezza.
-Certo,
certo! Quindi siamo amici??- chiese lei impaziente.
-Ma cosa
ti salta in mente? No! O almeno non ancora! Tu sei davvero matta! E
comunque ci
sono delle regole.- e a quell’ultima frase la ragazza ebbe la
conferma che era
davvero un conformista.
-D'accordo,
spara.- il ragazzo si girò verso di lei e le si
avvicinò. Kagome dal
canto suo cominciò ad indietreggiare spaventata.
-Uno: Tu
fai parte dell’agenzia da due giorni, perciò
dovrai sempre sottostare ai miei ordini,
sempre! Due: Sarai sempre dentro al mio campo visivo. Sei la figlia del
capo,
non posso permettermi di perdere il lavoro perché non ho
fatto la brava balia.
Tre: Dovrai obbedirmi!
-S…Si…Capo…-
rispose tutta spaventata.
-Affare
fatto?- le chiese porgendole la mano.
-Affare
fattissimo!- rispose prendendogliela e stringendogliela forte.
I due
arrivarono a casa, e Kagome salì subito in camera sua, non
prima di aver
salutato il suo nuovo ‘amico’. Inuyasha e Miyoga
andarono per la seconda volta
in un giorno nello studio di quest’ultimo.
-Come
è
andata?- chiese il signor Higurashi preoccupato.
-Riceverà
il rapporto domani mattina.
-No
Inuyasha: voglio sapere ora! Come è andata con Kagome?
-Bene,
non c’è da preoccuparsi.
-Noto con
piacere che avete fatto amicizia.- disse l’uomo sorridendo
sinceramente.
-Non
proprio.
-Beh, ne
sarei felice. Ti fermi qui a cena?
-Non
posso Signore. Ho un impegno stasera.
-Allora
divertiti.
I due si
avvicinarono al portone e Inuyasha uscì. Il ragazzo
camminava con lo sguardo
basso, cercando di fare mente locale su quello che era successo quel
giorno:
Kagome gli aveva chiesto di diventare amici, ma perché? Che
sia così altruista
da farlo per lavorare meglio? Questa ipotesi gli suonava strana, ma con
che
presupposti si poteva permettere di giudicarla? Forse era proprio per
questo
che la ragazza aveva proposto una tregua. Vabbeh, non voleva pensarci.
Camminando, camminando, arrivò al suo grigio, vuoto
appartamento. Si stese sul
letto con le mani incrociate dietro la nuca. Non vedeva l’ora
che arrivasse la
sera.
Intanto
Kagome, in camera sua, sistemava un po’ le sue cose. Doveva
eliminare i vecchi
libri per il nuovo anno scolastico, che sarebbe iniziato fra tre mesi;
non in
senso figurato, ma nel vero senso della parola
‘eliminare’. Infatti una sera di
queste, avrebbe incontrato tutti i suoi compagni di classe per fare un
allegro
falò in cui si sarebbe detto addio all’anno appena
trascorso. Tra le pagine del
libro di algebra trovò un foglietto con scritto un nome:
Koga. Era più grande
di lei di un anno e le piaceva molto. Come tutte le ragazze amava
scrivere il
suo nome. La sua cotta iniziò ad inizio anno, ma dopo un
mese Koga fu espulso
perché aveva tolto le ruote alla macchina del preside per
divertirsi. Per
entrare nel suo gruppo di amicizie, Kagome arrivò al punto
di calarsi dal
tetto della suola con una corda. Con quel gesto aveva attirato
l’attenzione
dell’ambito ragazzo, ma poi si trasferì e fu la
fine. Fece uno scatolone con
tutti i libri possibili ed immaginabili, senza i quali la stanza
sembrava
estremamente vuota.
La sera
arrivò con trepidazione da parte di Inuyasha. Quando il
campanello suonò, il
ragazzo si precipitò alla porta rischiando di cadere atterra
scivolando. Aprì
la porta di corsa e la persona sulla soglia cominciò a
ridere.
-Ma cosa
stai facendo??- disse Sango con una sportina in mano tra le risate.
-Niente!
Sono venuto ad aprirti, no?- disse lui cercando di ricomporsi. La
lasciò
entrare, e la ragazza come se fosse a casa sua, appoggiò la
sporta sul tavolo.
-Allora?
Dove sei stato tutt’oggi? Ti aspettavo in palestra, ma non
sei venuto.
-Il
signor Higurashi mi ha dato un nuovo incarico ieri sera.- disse
mettendo in
ordine le cose che l’amica aveva portato.
-Ah, si.
Infatti ti ho visto andare nel suo ufficio. Cosa voleva?
-Mi ha
chiesto di tenere d’occhio sua figlia.
-Stai
scherzando? Perché scusa? Non è capace di
parlarle come farebbe un padre normale?
-Evidentemente
no. Ho visto la situazione e… sinceramente mi sono
intenerito. Lui è un
brav’uomo.
-Già,
questo lo so…quindi oggi hai girato per negozi con la figlia
di Higurashi!-
disse lei con aria scherzosa, da burla, felice ed incredula.
-Con lei
e con le sue amiche. Con la scusa che sono senza amici l’ha
convinta a portarmi
con lei. Ti giuro, stavo per morire!
-Ma dai,
sono ragazzine!
-No, non
ragazzine, ma pazze da internare! Una ci ha addirittura provato al
cinema con
me! E’ incredibile, ma guarda i giovani d’oggi.
-Avanti
Inuyasha, sembri mio nonno! Forza, prendi i piatti che preparo il
sushi.
Quell’appartamento
sembrava meno grigio, meno vuoto con Sango dentro. La sera
proseguì bene.
Mentre cenavano, guardavano un film di spie, e si mettevano a ridere
per le
innumerevoli imperfezioni tecniche che il regista ha fatto. Erano tutti
e due
sul letto, a sgranocchiare qualche nocciolina, o qualche patatina, o
qualcos’altro di altrettanto smagoso e fritto. Finito il film
rimasero un po’ a
chiacchierare del più e del meno, cercando di non toccare
tasti dolenti. La
conversazione di solito era molto naturale, ma a volte era pericolosa.
Si
poteva finire in situazioni poco piacevoli, ed entrambi lo sapevano
perché ci
sono già passati, e parecchie volte.
-Ti
immagini se il capo ha davvero intenzione di affibbiarci le due
reclute? Ma ci
considera così poco?
-La
ragazza è già sotto la mia tutela.
-Coosa?
Non ci credo, io stavo scherzando! Chissà cosa
dovrà dirci domani.
Comunque hai visto il ragazzo? È il solito tipo tutto
muscoli e niente
cervello.
-Ma se
ti ha battuta!
-Tu stai
zitto perché ti sei fatto battere da una ragazza, ed
è anche molto carina.
Magari stando sempre insieme…chissà!
-Sango…
non è il caso.- le disse serio, e la ragazza capì
al volo, al che si mise una
patatina in bocca e stette zitta.
Il
cellulare di Inuyasha cominciò a vibrare, segno di un
messaggio. Il ragazzo si
tirò fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo lesse.
Sango intanto
cercava di spiare allungando il collo, ma niente da fare.
-Mi dici
chi è o devo diventare sensitiva?- chiese lei seduta sul
letto.
-E’
la
figlia del capo.
-Wow!
Facciamo progressi! Allora? Cosa ti ha detto?
-“Grazie
per avermi dato questa opportunità, mio padre ne
sarà felice”. Niente di che.
-"Opportunità?"
-Vuole che
diventiamo amici...
-E’
già
un inizio!- altra occhiata, altra sgridata.
Ad una
certa ora Sango se ne tornò a casa. Il giorno seguente
sarebbe stato alquanto
stressante per tutti.
Kagome
era nella sua stanza, al computer. Come tutte le sere controllava la
posta
elettronica per vedere se una persona le aveva scritto, ma niente.
Ormai era
una settimana che ‘quella
persona’ non si faceva sentire. Si
buttò a letto e
pensò all’indomani. Avrebbe conosciuto tutti i
suoi colleghi e avrebbe avuto il
suo primo incarico. A fatica riuscì ad addormentarsi e la
notte sembrò più
breve di quanto fosse.
Alle 6 di
mattina Miyoga andò a svegliare la figlia.
Entrò all’improvviso con due pentole e
cominciò a sbatterle l’una contro
l’altra. Conosceva bene Kagome e sapeva che delle semplici
parole non avrebbero
contato niente. La ragazza andò su tutte le furie e come una
belva si
catapultò in bagno per sfuggire al padre. Si
appoggiò al lavandino a si guardò
allo specchio… sorrise.
“Oggi
Kagome, è l’inizio della tua nuova vita. Non
importa se sarà dura, se sarà
faticosa, ma ce la farai. Sei forte e non devi avere paura.”
Poi se ne
ritornò in camera dove indossò una gonna che le
arrivava una spanna sopra il
ginocchio e una camicia bianca, normalissima, ma lasciando sbottonati
alcuni
bottoni in posti tattici. Prese la sua borsa a tracolla e vi
infilò tutto
quello che potrebbe servire in situazione di pericolo. Miyoga fece
capolino con
la testa in camera della figlia, la guardò e le con molta
naturalezza le disse:
-Non vai
in guerra, guarda che l’attrezzatura te la diamo noi.
Gli occhi
della ragazza cominciarono a brillare, e senza mettere niente sotto i
denti si
infilò in macchina ad aspettare il padre. Con molta calma
l’uomo mise in moto e
piano, piano arrivarono in agenzia. Non c’era ancora nessuno,
a parte Kikio, la
segretaria fidata dell’uomo che moriva dietro Inuyasha.
Kagome e Miyoga
andarono nell’ufficio di quest’ultimo. La ragazza
per prima cosa aprì le tende
che coprivano le enormi finestre per riuscire a cogliere lo splendido
panorama
che potevano darle. Si sedette su una delle sedie ultracomode che
stavano
davanti alla scrivania e con l’interfono chiese a Kikio di
portarle un caffè e
quest’ultima lo fece. Verso le otto qualcuno bussò
alla porta. La
ragazza scattò subito in piedi ad accogliere chi sarebbe
entrato. All’ordine
del capo di entrare, un ragazzo fece la sua entrata
nell’ufficio. Era
abbastanza muscoloso, ma non esagerato. Aveva un piccolo codino dietro
che gli
dava l’idea di essere un selvaggio. Si avvicinò
alla scrivania e Miyoga,
estremamente serio gli disse:
-Io sono
Miyoga Higurashi, sono il tuo nuovo capo. Non so cosa hai fatto prima
di venire
assunto qui da noi, ma spero tu dia il meglio. Sei arrivato in fondo
con
le tue forze, quindi devi essere un tipo determinato. Complimenti,
spero che ti
troverai bene qui da noi.
-Grazie
Signore.
-Per me
valgono le stesse cose?- chiese Kagome a Miyoga.
-Lei
è
Kagome. E’ stata assunta con te. Kagome, lui è
Miroku. Ora, se volete scusarmi,
andrò a prendere i contratti, socializzate mi raccomando.- e
se ne andò in
silenzio.
I due
giovani rimasero in silenzio, immobili, fino a quando Kagome non si
sedette.
-Spero
sia sempre così…- ammise Miroku.
-Si, lo
è, fidati.- il ragazzo non le rispose, anche
perché non voleva intromettersi
chiedendo cose sbagliate, ma poi i suoi istinti ebbero la meglio.
-Allora,
una così bella ragazza come te perché ha deciso
di fare la spia?- chiese con un
sorriso da dongiovanni.
-Diciamo
che volevo dimostrare qualcosa a mio padre. Tu invece?
-Beh,
diciamo che è per puro esibizionismo. Ho sempre pensato che
una spia riuscisse
a rimorchiare molto. Guarda
James Bond.- Lo disse
talmente convinto che
Kagome non riuscì a trattenere una risata. –tu sai
già perchè ci hanno
convocato? Insomma, mi sembra impossibile che ci abbiano fatto venire
qui per
farci firmare il contratto. Avrebbero potuto farlo sabato.- chiese
successivamente il ragazzo.
-Sinceramente
non lo so. Penso che dobbiamo presentarci agli altri.
Poco dopo
Miyoga tornò da loro con al seguito Inuyasha e Sango.
-Allora
miei prodi: Miroku, lui è Inuyasha e lei è Sango.
Sango loro sono Miroku e
Kagome. Inuyasha tu conosci già Kagome, non
c’è bisogno di presentazioni. Ho
pensato a voi due a cui affidare i nuovi arrivati, non
perché vi considero
inferiori agli altri, ma perché credo fermamente che voi
siate le persone più
competenti. Inoltre penso che se Kagome e Miroku diventassero spie
prendendovi
come insegnanti, allora diventerebbero davvero validi. Quindi a Sango
va Miroku
e ad Inuyasha va Kagome. Ora devo andare perché devo parlare
con un importante
cliente. Mi raccomando, fate i bravi, credo in voi.
I quattro
ragazzi rimasero esterrefatti. Kagome fu quella meno colpita dalle
parole
profonde di Miyoga. Perciò prese il contratto e lo
firmò senza indugi. Sango si
avvicinò ad Inuyasha e all’orecchio gli disse una
cosa che forse avrebbe dovuto
tenere per sé, riferendosi all’abbigliamento di
Kagome poco adatto alla
situazione.
-Certo
che se fanno entrare elementi così, nel giro di quattro anni
chissà dove
finiremo.
A quella
frase, la diretta interessata si girò verso Sango.
-Scusa,
ce l’hai con me?- chiese mettendosi le mani sui fianchi.
-Ragazze,
non cominciate, eh?- intervenne Miroku.
-Tu non
ti intromettere.- esclamò Kagome. –Allora? A chi
ti riferivi con quel commento?
-Secondo
te? Ti sembra il modo di venire a lavorare?
-Secondo
me si se si hanno le gambe giuste per mostrarle. Chi non le ha si mette
degli
squallidi pantaloni neri.- rispose Kagome rivolgendosi a quello che
indossava
Sango.
-Cosa? Tu
sai matta! Come ti permetti di rivolgerti così a me? Ti
faccio presente che
lavoro qui da quando tu andavi ancora alle medie!
-Si vede!
O sei vecchia o non ti tieni proprio per niente!
-Sango,
basta!- disse Inuyasha cercando di separarle, ma la lite ormai stava
diventando
inevitabile.
-Meglio
vecchia che sembrare una ragazza facile!- a
quell’affermazione Kagome scattò in
avanti come un leone affamato che vede una gazzella ferita, ma Inuyasha
fu più
veloce e riuscì a trattenerla, afferrandola per i fianchi,
ma era troppo forte,
quindi dovette stringerla di più. Temeva che
l’amica potesse dire qualcosa di
cui si sarebbe pentita. Non sapeva che Kagome era la figlia di
Higurashi.
Intanto Sango si era agitata e Miroku fu costretto contro voglia a
fermarla per
le spalle. Avrebbe gradito vedere due ragazze combattere.
-Facile
sarai tu, non ti permetto di insultarmi!!
-Questa
è
un’azienda rispettosa, fanno entrare un numero limitato di
persone ogni due
anni, ti devi sentire onorata di avercela fatta! In
trent’anni sei la terza
femmina che riesce ad ottenere il posto!- a
quell’affermazione Kagome si fermò.
Il fiatone poteva sentirlo anche Inuyasha che non la mollava. Aveva lo
sguardo
basso, ma poi lo rialzò per guardare dritta negli occhi la
sua avversaria.
Quando i loro sguardi si incontrarono, quello di Kagome era annebbiato
da un
velo di lacrime.
-Lo so
benissimo perché quella donna era mia madre.- Sango si
sentì come investita da
un camion. Aveva fatto una gaffe terribile e non sapeva cosa dire in
sua
discolpa.
Inuyasha
si irrigidì, ma nonostante questo non fu difficile per
Kagome liberarsi dalla
sua stretta e subito corse fuori dall’ufficio piangendo.
Inuyasha, dopo essere
rimasto un istante immobile, le corse dietro, sperando di riuscire a
fermarla.
Appena uscito non gli fu difficile trovarla. Infatti Kagome era a
terra, con le
gambe raccolte e con le mani al viso per coprire le lacrime. Il ragazzo
le si
avvicinò senza dire una parola. Non sapeva cosa dirle. Non
aveva mai consolato
nessuno. Le si sedette accanto e rimase un paio di istanti in silenzio.
-Cosa
vuoi?- chiese Kagome tra i singhiozzi.
-Pensavo
che fosse il compito di un amico consolare chi ne ha bisogno.- a quelle
parole
la ragazza si asciugò le lacrime e lo guardò.
Aveva gli occhi leggermente
arrossati. Non avrebbe voluto che nessuno la vedesse piangere, anche
perché non
succedeva spesso. Solo il ricordo della madre le suscitava sentimenti
di rammarico.
-Grazie.-
riuscì a dire.
Rimasero
li senza proferire parola. Inuyasha pensava che la ragazza avesse
bisogno di un
po’ di tempo, non voleva metterle fretta.
-Forza,
spiegami tutto di questo lavoro.
A
quell’esortazione Inuyasha si rimise in piedi ed
aiutò Kagome ad alzarsi. La mano della ragazza era inumidita
dalle lacrime che le sgorgavano
dagli occhi. Presero un ascensore che li portò al
24° piano. Durante l’ascesa,
la ragazza era impaziente.
-Dove mi
stai portando?- chiese curiosa.
-C’è
un
piano adibito a magazzino dove teniamo tutta l’attrezzatura
necessaria per gli
incarichi.
-Che
forza! Non vedo l’ora di arrivarci!
Sempre il
solito campanello li avvertì che erano arrivati. Si
trovarono davanti ad una
enorme porta di metallo argentato con affianco una tastiera numerica.
Inuyasha
si avvicinò ad essa e compose il suo codice personale.
Subito si accese una
luce verde e la porta si aprì da sola. Subito le luci
all’interno della stanza
si accesero e Kagome ne rimase esterrefatta. La stanza era divisa in
reparti.
Alla sua sinistra c’erano decine di PC portatili con
centinaia di chiavi USB e
floppy e altre mille cose al riguardo. A destra invece si trovavano
fotocamere
digitali ad alta definizione, e macchine fotografiche professionali con
tutti i
tipi di zoom. Vi erano anche alcuni software a disposizione del
personale per
immettersi in programmi privati e per intercettare conversazioni.
Infondo al
reparto c’era il materiale più interessante:
decine e decine di tipi di
microspie e microfoni di tutte le dimensioni. Kagome si aggirava
tranquillamente indisturbata per i reparti osservando ogni cosa che si
trovava
davanti. Inuyasha le stava leggermente dietro.
-Sango
non è cattiva. Una volta conosciuta non è poi
così male.- disse all’improvviso lui.
-Io non
voglio averci niente a che fare. Io mi vesto così: non
capisco che problema
c’è! Non è scabroso, non faccio del
male a nessuno!
-A
nessuno proprio no…- le rispose il ragazzo abbassando lo
sguardo.
-Non mi
dire che il grande Inuyasha sta arrossendo!
-No, non
sta arrossendo. Comunque pensaci riguardo a Sango, non la conosci. Non
sapeva
che la signora Higurashi fosse tua madre.
-Il fatto
che non lo sapesse non l’autorizzava a giudicarmi.
-Questo
lo so, ma… non sai cos’ha dovuto passare.- a
quell’affermazione Kagome non
rispose. –Comunque prendi quello che ti serve.
-Stai
scherzando? Qualsiasi cosa?
-Beh, si!
Non ti ha detto niente tuo padre?- Kagome era troppo occupata ad essere
entusiasta per quella splendida notizia per continuare ad ascoltare
Inuyasha.
La
ragazza prese un PC e un paio di chiavi USB. Dovette solo inserire i
codici di
serie nel registro all’entrata. Infilò tutto nella
sua borsa e uscì felice per
l’acquisto. Anche se non rispose, Kagome pensò
molto a quello che le disse
Inuyasha: “Non la conosci. Non sai quello che ha
passato”. Per questo prese una
decisione: andare nell’archivio dell’azienda a
cercare informazioni.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ecco a voi il quarto
capitolo: Ultimamente mi sono venuti parecchi dubbi. All' inizio era
fantastico perchè ho pensato "Wow, 11 recensioni per un
capitolo!". Poi postando il secondo mi sono resa conto che la storia
non era molto interessante, anche se il bello deve ancora arrivare.
Beh, cosa dire: Grazie ai lettori e a chi recensisce. Vi ringrazio
molto, anche se dovrò riflettere sul futuro di questa AU.
Poi volevo chiedervi una cosa: Avevo pensato di mettere il rating
rosso, c'è qualche problema per voi?
Ringraziamenti:
Per
Crilli:
Innanzitutto ti ringrazio per la recensione, poi ti avviso subito che
io adoro la coppia Inuyasha-Kagome, anche se succederanno un bel
pò di casini!!! Ops, ho già detto troppo!
Comunque Ayame è stata troppo forte! Diciamo che se fossi
stata nei suoi panni diciamo che anche io avrei allungato un
pò la mano!!! Ke ridere! Grazie ancora! Baci -Nera-
Per
Daygum:
Ciao! Hai visto? Ti ho accontentata XD! Comunque, se Inuyasha ti
è sembrato un pò ufo allora ho raggiunto il mio
intento. Volevo farlo passare per uno di quei tipi molto più
grandi per la sua età che non sa nulla del mondo che lo
circonda! Grazie per la recensione e grazie ancora per i complimenti!
Baci -Nera-
Per
Gufo_Tave:
Come ho già detto a Crilli (qui sopra), ci saranno degli
imprevisti un pò tra tutti. Quindi, citando una canzone (che
sinceramente non mi piace neanche) "Lo scopriremo solo vivendo", quindi
se ti incuriosisce continua a seguirmi! Baci -Nera-
Per
Michi88:
Beh, diciamo che anche io sarei contenta di avere un cugino come lui
XD! Se sarà amore, o odio, lo scopriremo nel prossimi
capitoli se ci saranno, perchè ora come ora non sono molto
sicura... che ne dici? Ho bisogno di essere incoraggiata...vorrei darvi
qualcosa di realmente bello, ma ho paura di non soddisfare le vostre
aspettative!!!
Inoltre
ringrazio anche Luchia
nanami, e tutti i lettori! Grazie mille!!!!
|
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Capitolo 5 *** Cap. 5 ***
Spy - cap.5
Spy Game
Capitolo 5
I due ragazzi, usciti dal
magazzino, camminavano in silenzio. Qualcosa bolliva in pentola.
-Cosa intendi fare oggi?
Rimani qui?- le domandò Inuyasha per avere almeno
un’idea di cosa fare per sorvegliarla.
-Si…
penso che passerò il pomeriggio in palestra ad allenarmi,
tanto
non ci sono incarichi.- gli rispose pensando a come entrare
nell’archivio.
La ragazza
premette il pulsante per la chiamata dell’ascensore e dopo
pochi
istanti le porte si aprirono. I due giovani entrarono senza dire una
parola.
-Dove posso trovare dei
vestiti adatti per allenarmi?- chiese Kagome.
-Beh, te li procuro io.
Comunque sono in uno sgabuzzino accanto alla palestra.
Una volta
arrivati si diressero verso quest’ultimo e il ragazzo le
porse un
paio di pantaloni blu, troppo larghi per lei, ma dovette accontentarsi.
L’ordine di quello stanzino era impressionante: i vestiti
erano
tutti puliti e profumati, stirati a perfezione, ed in ordine di taglie.
Purtroppo quella di Kagome non c’era, forse l’aveva
presa
Sango. La ragazza andò in uno spogliatoio a cambiarsi. Era
abituata a portare i pantaloni molto bassi in vita, e per evitare che
quelli che le erano stati dati non le cadessero, fece un paio di
risvolti all’elastico. Indossò una canottiera
bianca che
lasciava intravedere il reggiseno nero e si legò i capelli
in
una coda alta. Era buffa conciata così, ma non poteva fare
altro. Entrò in palestra e si sedette su un attrezzo per il
rinforzo dei muscoli delle braccia. Nella stanza vi erano altre cinque
persone, tutte intente a migliorare la loro prestanza fisica. Tra loro
c’era anche Miroku che stava potenziando i suoi quadricipiti.
Quando il loro sguardo si incontrò, lui alzò il
mento
come per accennare un saluto e le sorrise. Lei ricambiò.
Inuyasha non entrò in palestra, anche se Kagome lo vedeva
benissimo fare avanti e indietro dalla porta principale, come se stesse
aspettando qualcuno. Ogni tanto il ragazzo buttava l’occhio
agli
attrezzi in cerca di Kagome, e solo quando la trovava ricominciava a
fare su e giù senza meta. Ad un tratto arrivò
Sango con
dei documenti in mano. Si avvicinò ad Inuyasha e glieli
porse.
Il ragazzo cominciò a sfogliarli con la fronte leggermente
corrucciata, mentre l’amica gli parlava indicando con il dito
qualcosa su un foglio. Quello era il suo momento. Kagome, quatta,
quatta, scese dal suo attrezzo, ed uscì dalla porta
secondaria.
Stando bene attenta a passare inosservata, si avvicinò
all’ascensore. Si guardava in girò per vedere se
c’era qualcuno nelle vicinanze, ma quell’ala
dell’edificio non era molto affollata. Vi entrò
pensando a
quello che le disse il padre la mattina stessa mentre sorseggiava il
suo caffè portatole dalla segretaria Kikio. Sul momento non
prestò molta attenzione, ma ora rimpiangeva di non averlo
ascoltato. Disse qualcosa riguardo ad un codice personale che apriva
tutte porte che lo richiedevano, e tra queste c’era anche
quella
dell’archivio: un solo codice per aprirle tutte. Ma dove lo
poteva trovare? Decise di andare da Kikio. Aveva un’aria
seria,
molto diligente. Appena vide la ragazza arrivare nella sua direzione
fece una faccia scocciata.
-Posso esserle
d’aiuto, signorina Higurashi?- chiese la donna che dimostrava
molti più anni di quelli che aveva.
-Beh, mi servirebbe il mio
codice personale.- le rispose Kagome sperando che la segretaria non
facesse altre domande.
-Potrei darglielo, ma non so
se sono autorizzata. A cosa le serve?- ecco fatto. E ora cosa avrebbe
risposto?
-Volevo entrare nel magazzino
per prendere un computer.- sperava davvero che questa scusa venisse
accettata.
-D’accordo.-
la giovane donna prese dal cassetto alla sua destra un paio di chiavi,
si alzò dalla scrivania e si diresse verso una porticina che
quasi si mimetizzava con l’ambiente circostante.
Infilò la
chiave e digitò sulla solita console numerica il suo codice.
Si
aprì uno stanzino dalle misure un metro per un metro. Era
interamente ricoperto da cassetti. Dovevano contenere qualcosa di
veramente importante. Su uno di questi c’era
un’etichetta
con scritto “Cod. Pers.” Lo aprì e una
serie di
etichette colorate sbucarono fuori. Erano tutte in ordine cromatico. Su
queste erano scritti tutti i nomi dei dipendenti della SWC. Su una di
queste c’era scritto “K. Higurashi”. Era
lei! Kikio
prese in mano la cartella color crema e l’aprì.
Cominciò a sfogliare i vari fogli sino a trovare quello
giusto.
-Eccolo.
Aspetti che glielo segno su un foglietto. È necessario
memorizzarlo per evitare che persone non autorizzate ne possano
usufruire.
-D’accordo.-
quella ragazza la metteva in soggezione. Ogni sua mossa sembrava
calcolata al millimetro, ogni parola accuratamente studiata come se
ogni termine facesse parte di un vocabolario con termini
tecnici-specifici.
Kikio si
ridiresse nuovamente verso la scrivania e cominciò a
scrivere su
un foglietto giallo, dopodiché lo porse a Kagome.
-Grazie mille.- le disse.
-Di nulla, buona giornata.-
rispose Kikio con assoluta calma.
La ragazza si
avviò con un silenzio impressionante, come se stesse
camminando
ad una decina di centimetri da terra, verso la sua destinazione. Non
incontrò nessuno lungo il suo cammino, e questo non poteva
che
sollevarla. Si immise nel corridoio che portava all’ufficio
del
padre ed in fondo ad esso c’era il famigerato archivio. Si
avvicinò con circospezione e riservatezza, sino ad essere
davanti alla porta. Tirò fuori dalla tasca di quegli enormi
pantaloni il foglietto giallo, e compose il suo codice sulla
pulsantiera. La porta di metallo pesante si aprì davanti ai
suoi
occhi. Chissà cosa si immaginava di trovarci dentro, ma la
vista
che le si propose non soddisfala i suoi standard. Inoltre credeva che,
essendo tutto così ordinato, anche l’archivio
fosse tale,
ma si illudeva. Decine di scaffali con centinaia di cassetti tutti
impolverati si estendevano per lo stanzino. Come avrebbe fatto a
trovare il fascicolo di Sango in mezzo a tutte quelle scartoffie?
Nemmeno lei lo sapeva. Entrando, per un pelo non azionò un
sistema ad infrarossi che avrebbe fatto chiudere la porta alle sue
spalle. Si avvicinò ad uno scaffale con la speranza di
trovarvi
indicazioni per trovare quello giusto. Continuò a
gironzolare
tra essi, quando ad un tratto le saltò agli occhi una
targhetta
posta su un cassetto: “Info. Dipendendi”. Lo
aprì e
comparvero tutti i fascicoli dei suoi colleghi. Trovò il
nome di
Sango quasi subito. Poi lo sguardo le cadde su un altro nome: Inuyasha.
Inutile dire che venne tentata di leggerlo, e ancora più
banale
sarebbe dire che lo lesse per primo. Incuriosita si sedette per terra e
lo sfogliò. Nulla di strano se non fosse per una nota a
fondo
pagina.
“I genitori sono
deceduti a causa di un incidente stradale quando il soggetto aveva sei
anni. Inutile l’intervento
dell’ambulanza… Vissuto
con la nonna materna sino all’età di dodici anni
sino alla
morte di questa…Non vi erano altri famigliari…
Negli anni
precedenti alla sua maggiore età ha soggiornato in
un’alternanza di orfanotrofi e case-famiglia…
Trascorsi
burrascosi… Risse a scuola… Sospeso per una
settimana
dalla frequentazione delle lezioni… Incapace di accettare le
forme autoritarie…”.
La ragazza si
intristì molto. Ora capiva il motivo della
scontrosità di Inuyasha.
Intanto, al
piano terra, Inuyasha ispezionò i fogli che gli aveva
presentato
Sango, e quest’ultima se ne andò poi soddisfatta.
Quasi
sicuro di trovare Kagome li, posando lo sguardo su
quell’attrezzo
da ginnastica, ebbe un sussulto vedendo che la ragazza era sparita. In
palestra non c’era, e si chiedeva da quanto tempo se ne fosse
andata. Chiese ai colleghi rimasti ad allenarsi se l’avessero
vista andare da qualche parte, e tutti gli indicarono la porta
secondaria. Da quest’ultima si potevano avere due scelte: o
uscire dall’edificio, o prendere l’ascensore.
Così
rientrò in palestra per andare nello spogliatoio. Su una
panca
c’erano la sua gonna e la sua camicetta, di conseguenza non
poteva essersene andata. Salì sull’ascensore di
corsa non
sapendo bene dove stesse andando, quindi decise di andare a vedere se
per caso potesse essere andata dal padre. Una volta arrivato al
ventesimo piano, si ritrovò davanti Kikio.
-I..Inuyasha! Cosa ci fai
qui?- chiese la donna imbarazzata.
-Hai per caso visto la figlia
del capo?- le chiese di rimando senza aver neanche sentito la domanda a
lui posta in precedenza.
-Beh, si.
E’ venuta qui a chiedermi il suo codice personale. Ha detto
che
doveva prendere un computer.- a quella notizia il cuore di Inuyasha si
fermò. Il codice nelle mani di Kagome era come
un’arma
letale. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Si diresse di corsa verso
l’ufficio del signor Higurashi per raccontargli
l’accaduto,
quando, arrivato nelle vicinanze, sentì un rumore provenire
dall’archivio. Quale dei suoi colleghi sarebbero
così
incauto da consultare l’archivio senza chiudere la porta? Fu
allora che un brivido lo percorse. Ancora più velocemente
raggiunse la porta di metallo, e ci trovò dentro, seduta a
terra
con le gambe incrociate ed un fascicolo in mano, Kagome, tutta intenta
a leggere.
-Che diavolo ci
fai qui?- Le chiese Inuyasha entrando. Il caso volle che
attivò
il sensore ad infrarossi e la porta si chiuse dietro di lui.
-Hai detto che non conoscevo
la tua amica, così ho deciso di saperne di più su
di lei!
-Hai mai sentito parlare di
conversazione? Sai, funziona così tra le persone!- le disse
ironicamente.
-Perché hai sempre
da dire qualcosa su quello che faccio? Sono maggiorenne, faccio quello
che mi pare e piace, capito?
-Forza usciamo,
digita il tuo codice!- la ragazza, anche se scocciata eseguì
gli
ordini, ma digitata la serie di numeri sulla tastiera non accadde nulla.
-Perché non si
apre?- domandò Kagome preoccupata.
-Hai inserito il codice
giusto?- chiese Inuyasha sgranando gli occhi.
-A me ne hanno dato solo uno!
-Non ti hanno detto che per
uscire dall’archivio ne serve un altro? È per
avere più sicurezza!
-Beh, no!-
Kagome si lasciò cadere a terra, dove c’erano i
due
fascicoli. Il ragazzo notò che c’era anche il suo
accanto
a quello di Sango.
-Lo hai già letto?-
chiese con tono stranamente calmo. La ragazza abbassò lo
sguardo, risposta scontata.
-Mi dispiace.-
riuscì solo a dire lei.
-Non voglio la
tua pietà! Non mi vergogno di essere un orfano
perché
quello che ho passato mi fa fatto diventare la persona che sono ora e
ne vado fiero!
-Stai calmo!
Non me ne importa niente se sei un orfano o se sei stato in
chissà quale posto da bambino! Volevo solo capire
perché
hai sempre quello sguardo triste, o perché non parli mai!-
esordì Kagome.
-Forse
perché non ho nulla da dirti!- a
quell’affermazione la
ragazza si afflosciò su se stessa. –Scusa, non era
mia
intenzione offenderti.
-Figurati. Hai
detto quello che pensavi, e questo è un bene! Almeno in
parte
posso capire la tua situazione, anche se le due cose non sono
minimamente paragonabili!- Inuyasha quasi si intenerì nel
vedere
quella strana reazione della ragazza.
-Almeno hai trovato quello che
cercavi?- le chiese lui.
-Il fascicolo
si, ma sei arrivato proprio quando stavo cominciando leggerlo!- il
ragazzo le si sedette accanto, incrociando le gambe.
-Anche Sango ha
perso la sua famiglia. Sono stati aggrediti da un paio di rapinatori
che non hanno esitato ad uccidere persino il suo fratellino a cui era
molto legata. Lei si è salvata per un contrattempo. Aveva
dodici
anni ed era andata da un’amica di scuola a dormire. I suoi
genitori avevano portato il figlio al cinema. Nell’uscire li
hanno aggrediti e fu la fine. Non puoi neanche immaginare quante volte
ho sentito dirle che avrebbe voluto morire anche lei insieme a
loro… Che stupida.
-Devi tenere
molto a lei.- constatò Kagome vedendo quella nota di
rammarico
negli occhi di Inuyasha nel parlare dell’amica come se quello
che
le è successo fosse accaduto a lui.
-Avendo perso
entrambi le nostre famiglie, abbiamo trovato nell’altro un
sostegno reciproco. Lei c’è sempre stata quando
avevo
bisogno di parlare, e io sarò sempre presente quando ne
avrà bisogno lei.
-Hai detto una cosa
bellissima. È fortunata Sango ad avere un amico come te.- ed
Inuyasha arrossì.
-Forza, cerchiamo di uscire di
qui.- e si alzarono da terra.
Il sistema
interno era così protettivo che non c’era modo di
uscire
fuori dall’archivio senza una password personale.
Cominciarono a
battere i pugni contro la robusta porta che teneva serrata
l’entrata.
-Ehi!!
C’è qualcuno??? Apriteci!!- e continuarono ad
urlare per
svariati minuti, sino a quando qualcuno passò di
lì. Ad
un tratto la porta si aprì e finalmente i due giovani
poterono
respirare aria impura senza polvere.
-Papà!-
scalpitò Kagome. Miyoga era sulla soglia dello stanzino con
le mani sui fianchi con lo sguardo serio.
-Cosa ci fate qui al buio
rinchiusi nell’archivio?- chiese d’istinto
l’uomo.
-Signore, non si faccia strane
idee.- disse Inuyasha.
-Papà,
fidati, non è successo nulla.- poi l’uomo
buttò
l’occhio a terra e ci trovò i fascicoli. A quel
punto si
convinse della loro innocenza. Riguardò i due ragazzi e gli
girò le spalle.
-Mettete tutto
in ordine prima di uscire.- disse Miyoga e se ne andò.
Inuyasha
rimase interdetto nell’immaginare cosa il suo capo stesse
pensando che loro stessero facendo. Non indagò oltre con la
sua
mente. Si avvicinò all’uscita e Kagome rimase
immobile al
centro della stanzina. Le voltò le spalle e fece per
andarsene,
ma qualcosa lo fermò.
-Inuyasha!- il
ragazzo si irrigidì. –Se per caso… Se
per qualche
strana ragione… Per qualche motivo assurdo… Nel
caso in
cui tu abbia bisogno di parlare… Io ci sono.
Il ragazzo le
sorrise senza dire alcuna parola. Kagome raccolse i fascicoli a terra e
li rimise al loro posto per poi uscire. La porta si richiuse alle sue
spalle senza altri imprevisti. Il capo di Miyoga fece capolino
dall’ufficio e li guardò.
-Potete venire un attimo qui?-
per poi ritornarsene dentro.
Mentre stavano
andando al cospetto del signor Higurashi, comparvero
dall’ascensore anche Sango e Miroku. I due non si parlavano,
anzi. Le poche volte che conversavano il ragazzo tirava fuori battutine
sgradevoli sull’aspetto fisico della ragazza, che del resto
trovava favoloso. Sango era la tipica ragazza convinta di attirare i
ragazzi sbagliati, come tutte del resto. Miroku le stava addosso e non
lo nascondeva alla sua preda. Già, il ragazzo vedeva Sango
come
una preda da catturare viva, ma stranamente, alla ragazza non dava
assolutamente fastidio. A chi darebbe fastidio essere un po’
corteggiato, essere desiderato? Non credo che un po’ di
attenzione abbia mai ucciso qualcuno. Camminavano l’uno
dietro
l’altra con Sango in testa e Miroku che guardava ogni
movimento
del suo fondoschiene. Nonappena notato la presenza di Inuyasha, proprio
quest’ultima gli chiese il motivo della loro convocazione.
-Cosa ci fate voi qui?- chiese
dando un’occhiata veloce anche a Kagome.
-Non ne ho la più
pallida idea.- poi una voce provenne dall’ufficio.
-Forza, entrate.
In ordine
entrarono: Inuyasha, Kagome, fatta passare da Sango, la stessa Sango, e
per ultimo Miroku. I quattro giovani si presentarono al cospetto del
capo, comodamente seduto in poltrona con i gomiti appoggiati sulla
scrivania che si strofinava le mani.
-Allora?
Perché ci hai chiamati?- improvvisò Kagome. Tutti
trovarono quella domanda troppo impertinente, ma nessuno ebbe il
coraggio di dirle qualcosa davanti al padre.
-Il cliente con
cui ho avuto il colloquio questa mattina è un importante
produttore di software informatici. Il suo nome è conosciuto
in
tutto il mondo, e la sua fama lo precede. Parecchia gente sarebbe
disposta a fargli le scarpe per avere fra le mani il lavoro a cui sta
lavorando in questo momento. È venuto a Tokio dalla Cina per
partecipare ad un’importantissima riunione a cui non poteva
rinunciare, e nella quale gireranno parecchi miliardi di yen. Si
è rivolto a noi per avere una scorta in gradi di
assicurargli un
soggiorno sicuro e che non desse troppo nell’occhio. Ho
pensato a
voi innanzitutto perché non è un lavoro
particolarmente
pericoloso, quindi adatto alle nostre ‘reclute’,
poi
perché ho pensato che essendoci anche due tra le mie
migliori
spie, non si correranno pericoli.
-Sissignore.- dissero quasi in
coro Inuyasha e Sango.
-Il nostro
cliente arriverà domani pomeriggio, lo aspetterete
all’hotel dove passerete due notti per assicurarvi che non ci
siano pericoli.
-Quale hotel?? Se mi
è permesso saperlo.- domandò Kagome con tono
ironico.
-Al Plaza
Hotel, alle diciotto in punto.- gli occhi di tutti e quattro i giovani
si illuminarono. A Kagome mancò il respiro per qualche
istante,
mentre l’altra ragazza deglutì.
Quello era
l’hotel più meraviglioso, fantastico, richiesto,
celebre,
lussuoso e costoso di tutto il Giappone. Kagome e gli altri avrebbero
passato una notte al Plaza Hotel! Le sembrava un sogno, anche se
neanche in quello più bello era mai andata in un posto del
genere. Nessuno disse una parola, ma ognuno nella sua mente aveva
già raggiunto la propria stanza d’albergo. I loro
occhi si
erano tramutati in quelli di un pesce lesso.
-Ragazzi? Siete vivi?- chiese
il capo preoccupato.
Inuyasha fu il primo a
destarsi da quella visione e subito dopo di lui anche tutti gli altri.
-Scusi Signore, domani saremo
li puntuali.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Eccovi
a voi un altro
capitolo!! Si avvicina il primo incarico, ci sarà da
ridere!!
Grazie ai miei lettori che sono sempre tantissimi, e grazie a chi
recensisce! Passiamo ai ringraziamenti più approfonditi:
Per
Dolce Sango91: Grazie per
aver recensito! Per vedere cosa succederà tra Sango e Miroku
(e
se succederà qualcosa) bisogna aspettare!!XDXD!!
Per
Michi88: Ciao zia Michela!
Ti ringrazio dell'incoraggiamento che mi hai dato e grazie di tutti i
complimenti. Io sono determinata e forse questa storia è una
delle cose che mi riesce bene (almeno questaXD).
Per
Marty Chan94: Grazie! Non
puoi immaginare quanto sono felice di sapere che mi recensirai. Io baso
la qualità del mio lavoro al numero di recensioni che
ricevo,
quindi se non soddisfo i miei standard penso che questa ff sia pessima!!
Per
Gufo_Tave: Grazie mille per
il consiglio. Il problema è che non mi sforzo assolutamente
per
scrivere...cerco sempre di superare i miei limiti, e trovare la fanfic
perfetta, ma è impossibileXD! Grazie ancora!!
Per
Crilli: mi dispiace dirti
che non ho la minima intenzione di anticipare nulla, anche
perchè per sapere qualcosa di più basta aspettare
il
prossimo capitolo!!
Per
Luchia Nanami: Grazie per i
complimenti. E' vero, Sango è stata davvero cattiva e
inopportuna a fare quel commento!! Grazie mille per la
recensione!!!!!!!
Infine
grazie a tutti e mi
serve sapere se posso mettere il rating rosso perchè...bah!!
Se
qualcuno non può leggerle fatemelo sapere!! Grazie mille!!
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Capitolo 6 *** Cap. 6 ***
Spy Game
Capitolo 6
I
quattro ragazzi uscirono dall’ufficio del capo sconvolti
dalla notizia del loro incarico. Prima che Inuyasha potesse chiudersi
la porta alle spalle Miyoga lo richiamò dentro.
-Senti,
io stasera faccio molto tardi… Non è che quando
andate a casa potresti riaccompagnare Kagome? Sarei più
sicuro.
-D’accordo.
Non c’è problema.- e anche il ragazzo
uscì.
Miroku
e Sango si stavano dirigendo verso l’ascensore, mentre Kagome
rimase accanto alla porta ad aspettare che il suo collega uscisse
dall’ufficio.
-Ma
ci pensi? Due notti al Plaza… Chissà cosa
potrebbe succedere!- esclamò Miroku alla ragazza.
-Non
ci pensare neanche! Faremo il nostro lavoro e basta, intesi?
-Vabbeh,
ma metti il caso che ti senta sola in quella stanza lussuosa, potresti
venire nella mia…
-Non
ci contare Miroku!- e il ragazzo si afflosciò.
Inuyasha
uscì e quando Kagome gli chiese cosa il padre gli avesse
detto, lui non disse nulla. Entrambi si avviarono alla palestra, dove
finalmente potevano allenarsi sino a quando non decisero di andarsene a
casa.
Andarono
ognuno nel suo spogliatoio a cambiarsi. Inuyasha fu più
veloce e aspettò la ragazza all’uscita, ignara di
avere un accompagnatore che l’avrebbe portata a casa. Se ne
stava appoggiato al muro con la gamba piegata e con le mani in tasca
quando Kagome uscì dalla porta a vetri.
-Non
vai a casa?- chiese lei.
-In
un certo senso si. Devo venire a casa con te!
-Cosa?
Perché?
-Tuo
padre ha detto che stasera torna a casa molto tardi e non
può riportarti. Ha chiesto a me di farlo perché
le strade di Tokio sono pericolose di notte!
-Non
dire sciocchezze, sai benissimo che me la so cavare!
-Dillo
a tuo padre.- a quell’affermazione Kagome si arrese e permise
ad Inuyasha di andare con lei.
Il
viaggio non fu molto lungo, e arrivati alla soglia di casa Inuyasha
fece per salutare, ma Kagome lo fermò.
-Fermati
a cena!- gli domandò cogliendolo di sorpresa.
-Cosa
ti fa pensare che non abbia già impegni per la serata?
-Perché
se no lo avresti detto a mio padre. Dai forza! Non mi va di stare da
sola!
Inuyasha
accettò ed entrò dietro a Kagome.
-Fai
come se fossi a casa tua! Mi vado a fare una doccia veloce e torno.- e
scomparì sulle scale senza lasciare al ragazzo il tempo di
risponderle.
Inuyasha
si accomodò sulla poltrona prendendola in parola. Prese il
telecomando che era poggiato sul tavolino di fronte al divano e accese
la televisione. Non c’era nulla che attirava il suo
interesse, quindi si limitò a tentare di capire uno strano
gioco a quiz. Kagome dopo un quarto d’ora tornò al
piano terra con i capelli ancora bagnati che le scendevano lungo le
spalle e una specie di vestitino addosso. Era leggero, tipico per
l’estate. Era rosa e corto. Le arrivava a metà
coscia. Lo tenevano su solo un paio di bratelline dello spessore di un
centimetro. Inuyasha la fissò senza rendersene conto
chiedendosi di come le ragazze potessero sentirsi tanto a loro agio con
delle cose del genere addosso. Kagome si accorse di quello strano
sguardo e con aria divertita gli chiese:
-Se
ti imbarazza vado a cambiarmi, non ci sono problemi!
Ma
Inuyasha era troppo orgoglioso per ammettere che
l’abbigliamento della ragazza lo turbava.
-No,
non ti preoccupare. Ci mancherebbe solo che mi facessi mettere KO da un
semplice vestito!
-Ok!
Cosa vuoi da mangiare?- gli chiese ulteriormente Kagome pensando a
quello che poteva cucinare con le cose che aveva in casa.
-Decidi
tu.
-Va
bene! Ordiniamo la pizza o il cinese?- a quella domanda lo spirito
tradizionalista del ragazzo emerse.
-Cinese??
Ma per favore!
-Perché
scusa? Cosa c’è di male a mangiare il cinese?
-Noi
siamo giapponesi! Il mondo continua a confonderci con loro e tu vuoi
ordinare il cinese infischiandotene della rivalità che
accomuna le nostre razze?
-Calmati!
Non volevo ferirti nel profondo proponendoti di mangiare cinese!
Ordineremo la pizza… O anche quella fa nascere in te uno
spirito nazionalista?
-La
pizza mi piace, quella va bene.
-Sissignore!-
e così Kagome chiamò il servizio a domicilio e si
fece recapitare a casa due enormi pizze con tutto quello che
c’era.
Si
misero a tavola e cominciarono a discutere su tutto quello che
capitava: televisione, cibo, abitudini, moda, sport, ma niente di
personale.
Terminato
di mangiare i due cominciarono a mettere in ordine la cucina gettando
via i cartoni vuoti e lavando posate e bicchieri. Ad un tratto il
telefono della ragazza cominciò a squillare.
Guardò il display e il nome di una sua amica venne fuori.
-Ciao
Ayame, dimmi tutto!- a quel nome Inuyasha ebbe un brivido di terrore
puro. Le due parlarono un po’ sino a quando l’amica
non le fece una domanda.
-Cosa
fai nei prossimi giorni? Io e i ragazzi stiamo organizzando qualcosa da
fare!
-Vado
da mia zia per 4 giorni… Parto domani.
-Ok!
Allora per fare il falò ti aspettiamo. Ci sarà
anche tuo cugino, vero?
-Beh…-
disse cercando con la coda dell’occhio Inuyasha.
–Certo!
Si
salutarono e buttarono giù.
-Ti
saluta Ayame!- disse Kagome tutta felice di aver sentito
l’amica. Inuyasha sorrise, ma quella smorfia amorfa che gli
si era creata sul viso non diceva “Bene, sono felice!
Salutamela quando la vedi!”, ma più che altro
urlava “Oddio, cosa vuole da me quella pazza?”.
La
serata finì meglio di quanto i due si aspettassero. Inuyasha
si avvicinò alla porta e la aprì. Messo piede in
giardino si stava indirizzando verso il cancello, quando Kagome, dalla
soglia di casa, lo fermò.
-Inuyasha!-
il ragazzo si voltò e notò lo sguardo triste
della ragazza. Non disse nulla, aspettò che fu lei a
parlare. –Pensi che me la caverò domani?
-Certo,
non ti preoccupare!- le rispose sorridendo per tranquillizzarla.
-Però…
Promettimi che mi starai sempre vicino!
-Promesso.
Buona notte, e dormi che domani è molto probabile che
dovremmo fare la notte in piedi!
-Buona
notte!
La
ragazza lo prese in parola, e si mise subito a letto. Inizialmente
trovò difficile prendere sonno per via
dell’agitazione per l’indomani, ma poi si
addormentò e tirò dritto sino a tarda mattina.
Era
un martedì caldo, e il solo penetrava imperterrito nella
stanza di Kagome, facendo splendere tutto all’ennesima
potenza, mentre la ragazza si rifugiava tra le lenzuola leggere per
cercare un po’ di buio, senza trovarlo. Arresasi,
aprì gli occhi, dirigendo lo sguardo alla sveglia che stava
alla sua destra su un comodino. 11:08 – Lampeggiava sul
display dell’orologio digitale. Subito si alzò e
si gettò in cucina quasi sorvolando le scale. Nel giro di
poco tempo avrebbe dovuto fare la doccia, vestirsi, preparare qualche
vestito da portare in hotel e prepararsi psicologicamente. Non ce
l’avrebbe fatta. Dopo essersi quasi affogata con il
caffè tornò in camera a prendere il cellulare.
Sul display c’erano quattro chiamate senza risposta e tutte
di Inuyasha. Allora cercò il suo numero in rubrica e lo
chiamò. Il ragazzo rispose, ma Kagome non fece in tempo a
dirgli nulla che lui subito l’attaccò.
-Si
può sapere dove diavolo sei stata fino adesso??
-Stavo
dormendo! Cosa vuoi?
-Io,
Sango e Miroku partiamo alle tre per andare in hotel, vieni con noi o
no?
-Si!
Sistemo alcune cose e vengo in agenzia!- e buttarono giù. In
una decina di minuti era pronta e si avviò verso
l’agenzia prendendo la metropolitana.
Sango,
Miroku ed Inuyasha aspettavano la ragazza sulla porta principale.
Avevano già messo le loro cose in un furgoncino che li
avrebbe portati al Plaza. Si prese una bella lavata di testa da
Inuyasha appena arrivò da loro ed in un lampo montarono sul
loro cocchio magico che li avrebbe condotti al castello magico.
Il
Plaza si innalzava solido e robusto nel cielo circondato dai palazzi di
Tokio. L’entrata principale dava su un parco rigoglioso di
alberi verdeggianti che si intonavano con il tetto verde acqua
dell’hotel. Si estendeva su una cinquantina di piani, tutti
uguali, ma tutti incredibilmente belli. Una volta arrivati, un paio di
facchini corsero subito nella loro direzione intenti a prendere le loro
valige per andare alla reception per prendere il numero della loro
stanza. Presero l’ascensore e il loro piano era cosparso di
body-guard in giacca e cravatta nera e con occhiali da sole. Le quattro
stanze erano una di fianco all’altra. Nonappena Kagome mise
il naso nella sua ne rimase stupefatta: I suoi piedi camminavano su una
moquette elegantissima. Davanti a lei, una a destra e una a sinistra,
c’erano due enormi finestre coperte da tende pesanti, ma
accuratamente poste ai lati e legate da un cordone color oro. Tra
queste due c’era il letto: Enorme, morbidissimo. Coperte
color crema con deliziosi motivi, anch’essi d’oro.
Le lenzuola erano di lino vero, liscissime, favolose. La testata era in
ebano scuro perfettamente intarsiato in stile antico. Ai lati del letto
si trovavano due comodini d’epoca. A destra della porta
d’entrata c’era un caminetto, non molto grande;
tanto quanto basta per permettere ad uno specchio di dimorarvi sopra.
Un cordone placato d’oro gli faceva da cornice, e riprendeva
lo stesso motivo della fascia che rincorreva gli estremi del soffitto,
al cui centro era appeso un imponente lampadario di cristallo, le cui
lampadine ricordavano la forma delle fiamme delle candele.
Datasi
un’occhiata in giro, Kagome si gettò sul letto
senza ritegno per saltarci sopra, rotolarsi, coccolarsi; per
permettersi quel lusso sfrenato che mai più avrebbe avuto.
Poi ad un tratto qualcuno bussò alla porta e lei
andò ad aprire.
-Ti
sbrighi? Dobbiamo andare dal famoso cliente.- esclamò
Inuyasha. –Ehi, ma la tua camera è più
bella della mia!!- aggiunse.
E
sorridendo raggiunsero gli altri che li aspettavano in corridoio. Un
paio di gorilla li condussero sino alla stanza del progettatore di
software, poi uno di quelli bussò alla porta.
-Signor
Sesshomaru, sono arrivate le persone che aveva richiesto.
-Fatele
entrare.- rispose una voce fredda all’interno della stanza.
Uno
dietro l’altro entrarono in fila indiana. L’uomo
era accanto alla finestra e scrutava il parco. Non si voltò
nemmeno per osservare i suoi ospiti. Era di media altezza, bel corpo.
Capelli scuri e belle mani raccolte dietro la schiena. Doveva avere
circa ventisette anni, non di più. Poi ad un tratto si
voltò verso di loro e fu colpito… Al cuore. Il
suo sguardo freddo, ma allo stesso tempo intenso e profondo,
incontrarono gli occhi di Kagome che venne percorsa da un brivido da
capo a piedi. Si avvicinò al gruppo di giovani, in
particolare davanti alle due ragazze.
-Non
pensavo che al giorno d’oggi delle belle ragazze come voi
scegliessero un mestiere tanto duro.- disse rivolgendosi in particolare
a Kagome, che abbassò lo sguardo. Inuyasha, accortosi
dell’imbarazzo che si era creato, decise di smorzarlo.
-Signore,
questa sera la sorveglieremo tutti e quattro, mentre per questa notte
faremo a turno.
-Perfetto.-
rispose Sesshomaru con tono malizioso. –Adoro la buona
organizzazione. Sarò onorato di avervi al mio tavolo per
cena.
-Se
mi è permesso, sarebbe meglio non attirare
l’attenzione su di lei.
-Di
sicuro nessuno sospetterà che due ragazze belle come loro
sono in realtà due spie, e comunque insisto.- Inuyasha non
poté fare altro che arrendersi.
Il
misterioso Sesshomaru e l’ottimo esempio di spia, erano
più simili di quanto volessero ammettere:Entrambi volevano
avere l’ultima parola su tutto, ma purtroppo un contratto fra
le due parti impediva loro di avere uno scontro alla pari. Le due
ragazze sorrisero all’invito del cliente e Miroku ne rimase a
dir poco infastidito. I giovani si diressero verso la porta, ma lo
sguardo di Sesshomaru non era disposto ad abbandonare quella soave
visione, e Kagome si sentiva a dir poco osservata. Poi Sesshomaru le
sorrise e una piccola speranza si accese nel suo cuore quando quello
stesso sorriso fu ricambiato dall’oggetto dei suoi desideri.
Usciti
dalla stanza Miroku fermò Kagome trattenendola per il
gomito. La ragazza lo guardò male, non capendo il suo
intento. Inuyasha e Sango si voltarono, e Miroku intervenne subito:
-Arriviamo
subito!- e la portò in un angolino.
-Si
può sapere cosa c’è? Mi fai male!- gli
disse Kagome togliendosi dalla sua morsa. Sango e Inuyasha erano
abbastanza lontani da loro, ma comunque nel loro stesso corridoio.
Erano appoggiati al muro con una spalla, abbastanza vicini
l’uno all’altro. Miroku girò Kagome
verso di sé e le si avvicinò.
-Sai,
gira una certa voce nell’edificio della Spy…
-Cioè?-
disse curiosa, ma anche abbastanza sollevata che non volesse altro da
lei che spargere un pettegolezzo.
-Si
dice che Inuyasha e Sango abbiano avuto una storia…- a
quell’affermazione Kagome stava per mettersi a ridere, ma si
trattenne. Loro due insieme??
-Di
che tipo?- gli chiese per avere chiarimenti.
-Sesso.
-Davvero????-
Miroku le tappò la bocca con la mano.
-Sssshhh!!
Si, davvero!- aggiunse abbassando la voce. -Avrai notato anche tu che
stanno sempre insieme… e hai visto con che occhi si
guardano? Sembra che vogliano saltarsi addosso da un momento
all’altro!- concluse Miroku.
-Wow…
In effetti c’era qualcosa di strano in loro, ma pensavo fosse
solo una profonda amicizia!
-Per
il termine profondo sono d’accordo, ma penso che siano
qualcosa di più che semplici amici.
Kagome
ne rimase sconvolta. Nulla di personale, ma ora si rendeva conto di
tante piccole cose che non aveva notato. In effetti, se non sai dove
cercare Inuyasha, basta trovare Sango e lui è con lei. Li
guardava da lontano pensandoli insieme. L’immagine che le si
era proiettata davanti agli occhi era orribile. Ognuno andò
nella propria stanza a sistemare i bagagli e a prepararsi per la cena.
Il programma per la serata era cena e casinò.
L’imbrunire arrivò in fretta, come succede sempre
quando ci si diverte. Kagome fece la doccia e cominciò a
ballare sulla moquette con addosso solo l’asciugamano quando
qualcuno bussò alla porta.
I
due ragazzi erano già pronti per la cena: Entrambi in giacca
e cravatta e tutti tirati a lucido per l’occasione. Mancavano
solo Kagome e Sango. Come tutte le ragazze dovevano passare ore davanti
allo specchio e a decine di vestiti, sceglierne uno e truccarsi. Tutte
cose che richiedevano tempo. Questa attesa se la sarebbero aspettata da
Kagome, ma non di certo da Sango. Quest’ultima
uscì dalla propria stanza. Inuyasha e Miroku rimasero
stupiti. Si chiedevano dove nascondesse quelle gambe che quella sera,
timide, uscivano da sotto una gonna che le arrivava al ginocchio e che
lasciava immaginare qualcosa di veramente bello al di sopra. Kagome
intanto, se ne stava in mutandine e reggiseno davanti ad una scatola
aperta sopra il letto. Al suo interno era perfettamente piegato un
meraviglioso abito nero che le aveva fatto recapitare Sesshomaru
tramite un suo dipendente. Con il pacco c’era anche un
bigliettino: “Indossalo questa sera”. Casualmente
lo sguardo le andò all’orologio appeso sopra lo
specchio e, accortasi del ritardo incredibile, lo indossò.
Quando uscì, tutti rimasero a bocca aperta, e
l’attenzione che prima era di Sango, ora era tutta per
Kagome. L’abito, di seta nero, le cadeva morbido sui fianchi.
Una scollatura generosa lasciava spazio all’immaginazione. La
gonna era a taglio scalato: leggermente più lungo a destra
che a sinistra. Sango esordì dicendo che avrebbero fatto
tardi se fossero rimasti ancora li. Miroku le offrì il
braccio e lei accettò. Inuyasha non poté fare
altro che cederlo a Kagome.
-E
quel vestito?- le chiese squadrandola un’ultima volta da capo
a piedi.
-Me
lo ha regalato Sesshomaru.- e aumentò il passo per
raggiungere gli altri due collega per non lasciare ad Inuyasha
l’opportunità di protestare.
Arrivarono
nell’atrio e il direttore della reception indicò
la sala da pranzo al gruppo. Sesshomaru era già al tavolo
con il menù in mano. Appena vide Kagome entrare al fianco di
Inuyasha ebbe una fitta al cuore, ma poteva constatare con estremo
piacere che l’abito da lui donatole, era di suo gradimento.
Giunti al tavolo, si alzò e aspettò che le donne
si sedessero prima di rimettersi comodo. Fece accomodare Kagome accanto
a lui e a Inuyasha, anche se non era una cosa voluta. Subito
arrivò un cameriere che prese le ordinazioni, e mentre
Inuyasha stava dettando quello che voleva all’uomo di mezza
età che li avrebbe serviti, Sesshomaru si
avvicinò a Kagome e le sussurrò qualcosa
nell’orecchio.
-Vedo
che ti è piaciuto il regalo. Sei ancora più
bella.- le guance di Kagome presero colore e lei si strinse timida
nelle spalle. Inuyasha li guardava male senza motivo.
La
cena trascorse senza imprevisti, parlando del più o del
meno. Sesshomaru faceva domande sul lavoro alla SWC e i ragazzi
ricambiavano interessati… almeno per quanto riguarda Miroku.
L’interesse non era condiviso da Inuyasha. Dopo cena, il
ricco produttore, prese la mano di Kagome, la fece alzare, e la
invitò, insieme a tutti gli altri ad unirsi a lui al
casinò dell’hotel.
Quando
le porte del casinò si aprirono, i ragazzi ne rimasero senza
fiato. Slot machine, roulette, tavoli da poker, e chi più ne
ha più ne metta, si estendevano ai loro piedi.
-Ve
la riporto sana e salva, prometto.- disse Sesshomaru portandosi Kagome
appresso.
-Vado
a dare un’occhiata in giro, non si sa mai. Voi state sempre
in coppia, non perdetevi.- e così dicendo si
mischiò tra la folla, anche se sapeva benissimo dove andare.
Seguire quel ricco marpione.
-Finalmente
soli.- disse lui.
-Non
doveva regalarmi quest’abito. Chissà quanto le
è costato!- disse abbassando lo sguardo.
-Dammi
del tu! E comunque non è stato un problema. Non mi
preoccupava il prezzo che ho dovuto pagare, ma il dubbio se tu lo
avresti indossato o no.- e la ragazza sorrise imbarazzata.
Inuyasha
li scrutava da lontano, ma ascoltare le loro parole era impossibile. I
due si avvicinarono ad un tavolo dove si giocava con i dadi. Il
croupier chiese all’uomo quante fish voleva giocarsi, e lui,
ironicamente, gli rispose:
-Cambiami
questi,- disse porgendogli una mazzetta di banconote -stasera ho il mio
portafortuna.- concluse appoggiando una mano sul fianco della ragazza
che gli stava accanto.
Inuyasha
per un pelo non si scagliò su di lui per intimargli di
toglierla immediatamente da li, ma fu trattenuto da Miroku che, insieme
a Sango, lo avevano raggiunto.
-Noi
saliamo, tanto fate stasera fate voi il turno di notte, vero?- chiese
il ragazzo.
-Si,
non vi preoccupate. Ci vediamo domani mattina.- e scomparvero. Quando
Inuyasha riportò l’attenzione su Kagome, lei
stessa era girata verso di lui. Il suo sguardo era triste, quasi
dispiaciuta di qualcosa che lui ignorava. Al che Inuyasha fece per
avvicinarsi, ma nonappena la ragazza si accorse dello scatto
improvviso, si rigirò verso Sesshomaru, e come se niente
fosse gli sorrise. Inuyasha si fermò e la lasciò
divertirsi se era quello che voleva. Decise così di tornare
nel suo piano, dove avrebbe aspettato i due festaioli per mezzora prima
di vederli tornare. Sesshomaru le diede la buona notte con un bacio
sulla mano e lei, arrossì. Il ragazzo si chiuse nella sua
stanza e lei si avvicinò ad Inuyasha.
-Vado
a cambiarmi.- gli disse dirigendosi verso la propria camera.
Sull’entrata si fermò un istante e lo
guardò. Lui se ne accorse e lei distolse subito lo sguardo.
Inuyasha scosse le spalle. Dopo una decina di minuti riuscì
e si sedette accanto al ragazzo senza dire una parola. E
continuò a guardarlo strano. E ancora strano. E ancora
più strano.
-Si
può sapere cos’hai??- e lei, come se si fosse
spaventata, ebbe una scossa.
-Niente!-
gli rispose.
-Non
dire sciocchezze! È tutta la sera che mi guardi in uno
strano modo!- non disse nulla. –Allora?- aggiunse lui.
-Cos’è
successo con Sango?
-Niente,
perché?
-Non
avete avuto una storia?- Inuyasha sembrò essersi calmato, ma
poi prese tutta l’aria e ne riempì i polmoni.
-Si
può sapere perché hai questo impulso inumano di
non farti mai gli affari tuoi?
-Guarda
che sono le notizie a venire da me, non io da loro… A parte
la storia di ieri…- Inuyasha avrebbe potuto ironizzarci,
prenderla in giro per il suo essere ficcanaso, ma non lo fece. Non
disse nulla, abbassò lo sguardo e non aveva la minima
intenzione di dire nulla.
-Allora
è vero…- concluse successivamente Kagome, ma non
ebbe conferma… né smentita.
-Quel
giorno Sango venne a sapere che il padre aveva nominato unico erede dei
suoi averi lo zio. Venne da me disperata, e forse è per
quello che p successo. Non era un gran periodo neanche per me ed
entrambi avevamo bisogno di qualcosa che ci distraesse.
-Quando
è successo?
-L’anno
scorso.
-Non
vi siete messi insieme?- chiese stupita la ragazza.
-No,
perché?- le rispose con tutta l’innocenza di
questo mondo.
-Insomma,
avete fatto l’amore, non è significato nulla per
voi?
-Per
lei evidentemente no.- disse ancora più sconsolato.
-Cosa
significa questo?
-Lei
non provava quello che io sentivo nei suoi confronti.
-Tu
la…
-No!
No, non più ormai.- le rispose senza lasciarle il tempo di
finire la frase. –Ci siamo conosciuti quando ero ancora un
ragazzino e mi ha sempre visto come un fratello. È per
questo che a distanza di un anno pensiamo ancora che è stato
uno stupido errore di percorso.
Kagome
non sapeva cosa dire. Inuyasha le aveva aperto il suo cuore rivelandole
cose che lo avevano fatto soffrire. Perché?
Perché ha ritenuto più giusto raccontarle questo?
Non lo sapeva, ma andava bene così. Da quello che aveva
potuto notare, Inuyasha non era un tipo molto loquace, ed era felice di
essere stata al posto giusto al momento giusto per ascoltare quella
confessione. Fatto sta che non disse nulla. Neanche una parola.
Qualsiasi parola sembrava stupida detta in quella situazione, quindi
preferì rimanere in silenzio. Le ore passavano lente nel
corridoio dell’hotel. Nessuna minaccia
all’orizzonte. Kagome avrebbe pregato affinché
qualcosa smuovesse quella calma… ma niente.
Verso
le cinque di mattina una tiepida luce fece capolino dalla finestra
infondo al corridoio. L’alba. Calda come sempre. Quella per i
due ragazzi significava solo una cosa: Letto. Mentre per altra gente
significava l’inizio di una nuova giornata lavorativa, per
loro invece era come una sveglia al contrario. Infatti, pochi minuti
dopo, Sango uscì dalla sua stanca con gli occhi ancora
chiusi dal sonno pronta ad entrare in servizio. Dopo di lei, si fece
vivo anche Miroku. Non erano molto entusiasti di quei turni, anche
perché le sera dopo si sarebbero invertiti. Inuyasha e
Kagome entrarono a malapena nelle loro stanze e si misero a dormire. Il
ragazzo, molto diligentemente, puntò la sveglia, mentre
Kagome crollò all’istante tra le morbide braccia
di Morfeo.
La
mattina scorreva veloce fuori dall’hotel, mentre la ragazza
dormiva beata. Ad un tratto, verso le nove di mattina, qualcuno
bussò alla porta. Kagome si alzò scocciata dal
letto per dirigersi verso la porta dopo essersi messa addosso una
vestaglia leggera.
-Buon
giorno!- disse qualcuno sulla soglia della stanza.
-Signor
Sesshomaru…- rispose la ragazza stupita.
-Ti
ho svegliata?
-Avrei
dovuto farlo già da tempo, è stato meglio
così!
-Beh,
in realtà speravo proprio di averti svegliata!- ammise il
ragazzo.
-Come?
-Mi
sono permesso di ordinare la colazione in camera.
-Non
doveva disturbarsi!
-Dammi
del tu! E comunque non è un disturbo, anzi! È un
piacere!- le rispose facendo entrare il carrello con ogni sorta di ben
di Dio.
La
ragazza non rispose, rimase semplicemente a guardare e a pensare a
quello che avrebbe mangiato.
-Non
fare la timida, mangia tutto quello che vuoi e non fare complimenti!
La
porta della stanza si era appena chiusa quando qualcun altro si
intromise. Kagome si diresse nuovamente verso l’entrata.
Rimase sorpresa nel vedere chi era andato da lei per svegliarla.
-Inuyasha…-
disse Sesshomaru che si era comodamente seduto sul letto. I due si
scambiarono una profonda occhiata gelida.
-Può
lasciarci soli?- chiese Inuyasha infine.
-Se
promette che non me la porterà via si…- gli
rispose con un sorrisino stampato sul viso. Poi, vedendo che il ragazzo
non colse la sottile ironia della sua affermazione, si alzò.
–D’accordo, me ne vado. Ti ricordo che devi
mangiare tutto, intesi?- poi si avvicinò alla ragazza.
–Oggi sarò tutto il giorno in riunione, ma stasera
dovrò parlarti.
Kagome
non disse nulla, si limitò a chiudere la porta alle spalle
di Sesshomaru. Inuyasha non esitò neanche un istante dopo
che Sesshomaru se ne andò.
-Come
ti salta in mente di farlo entrare in camera tua?- scalpitò
il ragazzo, ma trovò pane per i suoi denti.
-Si
può sapere cosa vuoi?
-Tu
lavori per lui, niente complicazioni sentimentali. È la
regola!
-No,
è la tua regola! Non mi ha fatto niente, è stato
solo così carino da portarmi la colazione!
-Non
riesci proprio a capire cosa vuole da te?
-No!
Non riesco a capire cosa tu vuoi da me! Penso di essere abbastanza
grande da decidere cosa è giusto o sbagliato, non ho bisogno
che mi fai la predica!
-Ho
una responsabilità nei tuoi confronti!
-Tu
non devi essere responsabile proprio di nulla, tanto meno di me!
-Ho
promesso a tuo padre che ti avrei protetta, e devo eseguire gli ordini!
-Quindi
hai considerato la cena da me un ordine impartito da mio padre!?
-No,
quello no!- disse cercando di togliersi da quell’impaccio.
-Allora
cos’era? Tutto quello che abbiamo passato, sin
dall’inizio era uno stratagemma di mio padre per tenermi
sotto controllo? Magari mi hai raccontato quelle cose per comprarti la
mia fiducia!
-Quello
che facciamo a lavoro è una cosa, ma i miei incarichi
rimangono in agenzia! Tutto quello che faccio al di fuori lo faccio
perché mi va e basta, ma ti devo proteggere!
-Uno,
non ho bisogno proprio della protezione di nessuno, e due, Sesshomaru
è solo un ragazzo che mi fa la corte e non
c’è niente di male!
-Finchè
non ti mette le mani addosso!
-Come
puoi saperlo già?? È stato molto gentile con me e
non lo ha fatto per avere una promozione o perché glielo
hanno ordinato! Ora vattene che devo vestirmi!- e lo spinse fuori dalla
stanza.
Inuyasha
si sentì uno schifo. Per tutto il pomeriggio non fecero
altro che evitarsi a vicenda. Verso sera Sesshomaru si
imbatté casualmente in Inuyasha, fermandolo.
-Spero
che tu non abbia mortificata a causa mia.- disse Sesshomaru quasi
realmente dispiaciuto.
-Non
a causa sua… Signore.
-Comunque
vorrei dirti che stasera porterò Kagome nella mia stanza se
lei sarà d’accordo.- il ragazzo non disse nulla.
–So che stasera lei non deve lavorare, quindi è
inutile che cerchi di impedirmi di vederla.
Forse
Sesshomaru non ha capito che a lui non gli importava più di
tanto.
La
sera stessa, a cena, la situazione era pesante. Inuyasha e Kagome non
si parlavano, ma lui guardava la ragazza e Sesshomaru che bisbigliavano
in continuazione, sino a quando lui non la portò via. Lo
sguardo di Inuyasha si soffermò sulle loro mani intrecciate.
Kagome sembrò più costretta a seguirlo.
Pensò a loro due, e si chiedeva come Kagome potesse essere
una ragazza capace di cascare in una così facile trappola.
I
due entrarono nella stanza di Sesshomaru, e lui aprì la
finestra che dava su un balcone. I due vi appoggiarono i gomiti. La
città, sotto di loro, brillava di mille colori, mentre
lassù arrivava solo la luce della luna. Il ragazzo guardava
Kagome con occhi brillanti.
-So
che può sembrare brutto da dire, ma ingaggiarti è
stata la cosa migliore della mia vita. Sei entrata nel mio cuore nel
momento in cui hai messo piede nella mia stanza e lo hai fatto senza
preavviso, come un fulmine a ciel sereno, ma contemporaneamente con una
grazia che non pensavo potesse esistere. Torna con me in Cina.- la
ragazza rimase shokkata da quella proposta improvvisa, poi distolse lo
sguardo da lui portandolo lontano. –Cosa
c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese
successivamente.
-No…
Sono onorata che tu me lo abbia chiesto, ma non posso.
-E’
per via di Inuyasha, non è vero? L’ho capito
subito dal modo in cui ti guarda.
-No,
no! Qui ho la mia vita, e noi ci conosciamo così poco.
-Impareremo
a conoscerci. Ne abbiamo di tempo!
-Sesshomaru…
Non provo per te quello che tu provi per me.
-D’accordo.
Non insisterò ulteriormente.- un attimo di esitazione.
–Kagome… Avrei potuto regalarti il mondo.- la
ragazza lo guardò quasi con compassione.
-L’amore
non può essere comprato o barattato.
-Lo
so. E’ sempre stato questo il mio problema…
E’ tardi, è meglio che ritorni nella tua stanza, o
Inuyasha ti cercherà per tutto l’hotel se non ti
trova.
-Già,
probabile.
-Buona
notte Kagome.
-Notte
Sesshomaru… Ti auguro davvero di essere felice con la
persona giusta.
-Grazie.
E tu tieni d’occhio Inuyasha. Nessuno fa una scenata del
genere per niente.
E
con questa affermazione si lasciarono. Ognuno tornò nella
propria stanza consapevoli che l’indomani, quel sogno sarebbe
finito per tornare alla vita di tutti i giorni.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ciao!
Ecco a voi il 6° capitolo! Spero vi sia piaciuto, e scusate se
è un pò lungo, ma volevo favelo leggere tutto
d'un fiato! Passiamo ai ringraziamenti:
Per
Daygum:
grazie per il complimento, e siceramente non so come andrà a
finire tra le due ragazze!
Per
Alex93:
beh, finalmente che qualcuno mi ha detto del rating! Comunque non lo
metterò rosso per te e per tutti gli altri che non
potrebbero leggerla se no (e non me lo hanno detto XD). Grazie per
l'informazione e per la recensione!
Per
Michi88:
il rating rosso non posso metterlo purtroppo perchè
c'è gente minorenne qui...che carini! Ti piace questo
capitolo?? Beh, spero di si! Baci, a presto!
Per
Luchia nanami:
grazie per aver recensito. Sinceramente dispiace anche a me per la
storia di Inuyasha e Sango, ma era il mio intento!!!XDXD
Per
Marea:
Ti eri persa il 4° capitolo?? Giammai!!! Scherzo, meglio tardi
che mai!! ti ringrazio per aver recensito comunque! E grazie per i
complimenti!
Per
Gufo_Tave:
hai visto che non ho rigorosamente escluso Sesshomaru? Buahahahah!
Per
Ro-chan:
Una nuova lettrice! Ciao! Benvenuta! Grazie per aver recensito!! E
grazie per le cose belle che hai detto... mi commuovete!!!
Grazie
anche ai lettori silenziosi!
Baci
-Nera-
|
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Capitolo 7 *** Cap. 7 ***
Spy Game
Capitolo 7
Inuyasha non
poteva perdere la fiducia del suo capo perché per la prima
volta si sentiva parte di qualcosa. La spy era come una famiglia per
lui, anche se il suo comportamento talvolta aggressivo e orgoglioso, lo
portava ad avere scontri con i colleghi. Se fosse successo qualcosa a
Kagome in quella stanza d’hotel, chi lo avrebbe detto a
Miyoga? L’affetto che prova per la figlia è
davvero molto e di sicuro avrebbe incolpato lui se ci fosse stato
qualcosa tra i due. Inuyasha non poteva permettersi di non esprimere la
sua opinione al riguardo, anche se è passato per un
fidanzato geloso. IL lavoro prima di ogni cosa. Per riavere la fiducia
di Kagome, fondamentale per il raggiungimento del suo obiettivo,
avrebbe dovuto scusarsi. Non era bravo con le parole, e temeva di non
reggere il confronto con lei, che al contrario, era assai
più abile di lui. Però da quella mattina,
Inuyasha si sentì un peso dentro. Infondo le ha mentito, ma
del resto non poteva auto-smascherarsi. Quindi doveva scusarsi, ma non
sapeva né come, né cosa dire.
In agenzia tutto
era rimasto normale. Nessuna novità. Tutti svolgevano il
loro lavoro in silenzio, senza lamentarsi; anche se si trattava di
verbali da compilare. Kagome quel giorno andò a lavoro, ma
Miyoga non trovò nessun incarico che potesse essere adatto
ad un’apprendista, quindi le lasciò un giorno per
imparare a riempire le scartoffie per ogni incarico. Infatti fu
affidato a lei il compito di scrivere un breve rapporto sulla
permanenza di Sesshomaru a Tokio. Inuyasha pensò bene di
starle alla larga se non era costretto, e quel giorno ognuno se ne
stava per i fatti suoi. La ragazza era abbastanza irritata dal
comportamento che Inuyasha ha avuto nei suoi confronti. Era fermamente
convinta di essere sotto controllo, e questo la innervosiva. Infondo
non le importava nulla se Inuyasha è uscito con lei
perché glielo ha chiesto il padre, ma le dava fastidio
pensare di essere stata presa in giro. Quindi cosa fare? Metterlo in
imbarazzo e smascherarlo davanti a tutti, o fare il suo gioco? La
seconda opzione fece capolino nella sua mente e la divertì
molto. Non sarebbe più passata per quella che non si accorge
di nulla, ma si sarebbe divertita alle spalle di Inuyasha. Proprio
mentre questa straordinaria idea si stava materializzando nella sua
testa, Inuyasha comparve da una porta, diretto all’ufficio
del capo. Era costretto a passare di li e sperava che la ragazza non
gli facesse una scenata. Kagome si limitò a guardarlo, e
come se niente fosse si rimise a capo chino a scrivere il suo rapporto.
Miyoga lo stava aspettando in ufficio per sapere da fonte sicura come
fossero andate le due sere al Plaza.
-E’
stato tutto tranquillo.
-Per
fortuna… Kagome se l’è cavata bene?
-Si, anche molto.
Credo che abbia conquistato il cuore del signor Sesshomaru.
-Come?
Cos’è successo?
-Non lo so
Signore…
-Beh, scoprilo!!
-Veramente
capo… Kagome è stata sul punto di scoprire il
nostro accordo. Penso che abbia capito che lei mi ha assunto per
sorvegliarla.
-Non credo
proprio. Kagome è una ragazzina, non ha sviluppato questa
capacità deduttiva! E comunque voglio sapere
cos’è successo tra loro e se sono rimasti in
contatto!
-Sissignore!- e
percosso, uscì dall’ufficio. Buttò
l’occhio su Kagome, e quando questa si voltò verso
di lui, Inuyasha accennò un sorriso, ma lei si
rigirò e continuò il suo lavoro. Al che il
ragazzo si arrese e si diresse verso la palestra dove avrebbe fatto un
po’ di esercizi per eliminare lo stress.
La sera
arrivò più lentamente del solito, e i due
tornarono ognuno a casa sua. L’appartamento di Inuyasha
sembrava non essere stato più accogliente di quella volta.
Dopo ore ed ore di palestra il ragazzo si gettò
letteralmente sotto la doccia cercando di rilassarsi. Ci stette una
mezzora buona gongolandosi sotto il getto d’acqua tiepida.
Appena uscito, si mise addosso le prime cose che trovò in
camera: un paio di pantaloni di una vecchia tuta, e una maglia a mezze
maniche tutta larga. Mentre con un asciugamano si asciugava i capelli,
qualcuno bussò alla porta.
-Cosa ci fai
qui??- chiese Inuyasha, sorpreso di vedere quella determinata persona.
-Visto che non
hai mai mangiato cinese, ho pensato di fartelo assaggiare.- gli rispose
Kagome entrando come se fosse a casa sua. Poi appoggiò la
sportina con vaschette d’alluminio che odoravano di fritto.
–Ti ho preso un po’ di ravioli e gli spaghetti di
soia!
-Se pensi che mi
metta in bocca quella roba ti sbagli di grosso!!
-Inuyasha! Ti
devi ancora far perdonare per quello che hai detto in hotel!
-Me lo dovrai
rinfacciare ancora per molto?
-Fin che morte
non ci separi!
Il ragazzo chiuse
la porta, e si arrese.
-Allora direi di
assaggiarlo!- Kagome gli sorrise e gli porse la sua vaschetta.
Inuyasha, anche
se titubante, prese le bacchette in legno e afferrò un
boccone di spaghetti. Si avvicinò quella sorta di pallottola
alla bocca, ma ad un centimetro di distanza esitò. Kagome
cominciò a sbuffare.
-Avanti! Non fare
il bambino!
-Si
può sapere come hai fatto a trovare il mio indirizzo?- non
fece in tempo a porre la domanda, che già sapeva la risposta.
-Ti ricordo che
sono una ficcanaso e che ho curiosato nella tua scheda!- e ridendo
imbarazzata gli fece anche la lingua. Il ragazzo le sorrise, divertito
dall’auto-ironia di Kagome. Il momento della
verità era arrivato: stava per mangiare il fatidico boccone.
Cominciò
a passarlo da una guancia all’altra guardando in alto e
cercando di assaporarlo fino in fondo. Il suo viso era inespressivo.
Kagome attendeva solo una sua risposta e lo guardava cercando di
cogliere qualche informazione. Poi ad un tratto deglutì,
aspettò un istante e ne prese un’altra
‘forchettata’.
-Allora ti
piace!- esultò la ragazza entusiasta della sua opera.
–Vedi? Se ti fidassi più di me scopriresti cose
interessanti!- ma Inuyasha era troppo impegnato a gustare i suoi
spaghetti di soia con gamberi e verdure per ascoltare le chiacchiere di
Kagome.
I due parlarono
del più e del meno per tutto il resto della cena. Il ragazzo
continuava ad ingozzarsi con ogni diavoleria portatagli dalla collega.
“Ho creato un mostro”- continuava a ripetersi
mentalmente Kagome scherzandoci sopra. Quasi dispiaciuto, la cena
cinese arrivò al termine. I due si alzarono, ma Kagome,
tutta esaltata, fermò Inuyasha e lo invitò a
sedersi sul divano per godersi la digestione.
-Non ti
preoccupare! Vedi? Oltre ad essere buono, il cinese è anche
comodo! Non ci sono piatti da lavare, e puoi buttare tutto direttamente
nella spazzatura! Quindi siediti e lascia che i tuoi succhi gastrici
riducano in una poltiglia acida tutto quello che hai ingerito!
-Certo che sai
sempre cosa dire al momento giusto tu, vero?
E i due
cominciarono a ridere. Pochi minuti dopo Kagome si sedette accanto ad
Inuyasha nel suo piccolo divano grigio chiaro. Cercò il
telecomando ed accese la televisione. Come al solito non
c’era nulla di interessante, ma non si arrese. Tra le decine
di telegiornali, e film pre-serali su investigatori e poliziotti,
scelse un gioco a quiz, proprio quello che Inuyasha non sopportava!
-Come sei banale!
Ti piacciono queste sciocchezze? Non vedi che è tutto finto,
una montatura per avere ascolti?- la rimproverò lui. Kagome,
dal canto suo, afferrò il primo cuscino che trovò
e glielo spalmò in faccia.
-Ma
perché devi sempre avere qualcosa da dire su quello che
faccio o decido io?- Inuyasha riprese il cuscino e glielo
ritirò e da quel piccolo gesto scherzoso, quasi non
scoppiò una guerra casalinga a colpi di cuscinate.
-Smettila!- gli
intimò Kagome.
-Te la sei
cercata! Sono campione nazionale di cuscinate, non dovevi stuzzicarmi!-
e cominciarono a lottare senza esclusione di cuscini, i quali volavano
per tutta la casa, e piccole piume, leggere come neve, inondavano la
stanza.
Intanto qualcuno
si avvicinò al pianerottolo dell’appartamento.
Grida leggere di divertimento si espandevano per tutto il condominio.
La persona che stava andando a far visita ad Inuyasha era quasi
sorpresa nel sentire quelle urla provenire da quel piano, e, sicura che
la probabilità che quelle provenissero
dall’appartamento di Inuyasha, pensò che
giungevano da quello di fronte a quello del ragazzo. La persona
misteriosa bussò alla porta nell’istante in cui
Kagome, presa in pieno da un cuscino, si ribaltò dietro al
divano finendo a gambe all’aria e sommersa da piume. Inuyasha
si avviò ridendo alla porta cercando di ricomporsi.
Nonappena aprì la porta, non fece in tempo a dire nulla che
la persona sulla soglia cominciò a parlare.
-Ciao! Passavo di
qui e ho pensato che potevamo mangiare insieme! Ho sentito delle strane
grida provenire da questo…- poi, Sango vide la testa di
Kagome fare capolino da dietro al divano.
–Ciao…Kagome.- aggiunse successivamente la ragazza.
-Veramente
abbiamo già mangiato… cinese.
Sango, sorpresa
di aver appreso dall’amico la straordinaria novità
facendo fatica a crederci, cercò di non far capire la sua
sensazione di essere stata rimpiazzata.
-Bene…
Wow! Tu che mangi cinese! Beh, allora io vado. Ciao!- e senza dire una
parola, con lo sguardo basso, Sango se ne andò. Inuyasha
aveva percepito qualcosa di strano nella voce dell’amica
pronunciando quel saluto, per questo si affacciò alla porta
cercando di fermarla, ma ormai era tutto inutile. Era stata troppo
veloce. Inuyasha sbatté la porta e diede un leggero pugno
alla parete. Kagome divenne seria intuendo qualcosa di strano in quel
comportamento. Si sedette sul divano e lo guardò
intensamente, quasi con uno sguardo indagatore.
-Non ti
è mai passata, non è così?- gli
domandò temendo per la risposta. Era stata una bella serata,
e le sembrò un peccato rovinarla in quel modo. Il silenzio
di Inuyasha era più significativo di qualsiasi altra parola.
–Ne vuoi parlare?- aggiunse la ragazza. Inuyasha se ne stava
davanti alla porta con lo sguardo basso. Non sapeva se era
così per l’imbarazzo creatosi tra lui e Kagome, o
per il fatto che Sango probabilmente era arrabbiata con lui.
-Non
c’è niente da dire.
-D’accordo.
Forse è meglio che vada. Ho detto a mio padre che cenavo da
un’amica, e se tardo è capace di chiamare tutte le
mia compagne di scuola.
-Buona notte.- le
rispose Inuyasha.
Kagome, prese le
sue cose, si diresse verso l’uscita senza mai voltarsi
indietro. Sperava che Inuyasha la fermasse per rivelarle cosa lo
turbava, ma niente. Non una parola.
Poco dopo
arrivò a casa sua, e non vedeva l’ora di gettarsi
sul letto per pensare più con calma a quello che era
successo: Sango poteva essere gelosa di lei, ma questo non spiega
allora il motivo per cui ha detto ad Inuyasha che non voleva stare con
lui quando sono andati a letto insieme, e comunque poteva aver
benissimo cambiato idea nel giro di un anno.
Non
pensò molto. Anzi, quasi per niente. Infatti si
addormentò dopo cinque minuti.
La mattina dopo
Kagome fu svegliata dal padre con la sua solita delicatezza per andare
in agenzia. In pochissimi secondi, la ragazza era già bella
che pronta e salì in macchina come una furia. Come una donna
di mezza età non vede l’ora che cominci la sua
soap-opera preferita per vedere cosa accadrà, Kagome non
vedeva l’ora di arrivare a lavoro per vedere cosa
succederà tra Inuyasha e Sango. Il percorso non fu molto
lungo. Appena parcheggiato, la ragazza saltò fuori
dall’auto e si diresse verso l’entrata
dell’edificio decisa ad andare a cercare Inuyasha in
palestra. Non c’era. Andò a cercarlo al piano
dell’ufficio di Miyoga, ma non c’era. Si sedette
nell’ufficio del padre, in attesa di vedere il collega
entrare da quella porta, ma non accadde nulla. Ma
all’improvviso, terribilmente in ritardo, arrivò.
-Scusi capo, non
ha suonato la sveglia questa mattina!- ma con grande sorpresa, entrando
nell’ufficio, notò che seduta nella poltrona del
signor Higurashi c’era solo la figlia, che, entrata nella
parte del capo spia, si alzò mantenendo le mani ben salde
sulla scrivania, ed imitando il padre, con voce bassa, si
divertì:
-Eh, Inuyasha.
Questa proprio non dovevi farmela! Arrivare in ritardo è
molto grave. Sei licenziato!
-Ah, ah!
Divertente! Sai dov’è tuo padre?
-No. E’
salito un attimo e se ne è andato subito. Ho letto sulla sua
agenda che aveva un appuntamento importante.
-Pensi che sappia
che sono arrivato tardi?
-No, e comunque
puoi contare sul mio segreto professionale! E comunque ci ha lasciato
da compilare alcuni moduli per delle indagini che dovremo svolgere nei
prossimi giorni.
-Caspita, ora usi
anche i termini tecnici?
-Veramente ha
lasciato un foglietto giallo appiccicato su una montagna di
scartoffie!- e cominciò a leggerlo alzando il dito a cui lo
aveva attaccato. –“Compilare moduli per svolgimento
futuro di indagini”.- e Inuyasha cominciò a ridere.
-Tu aspettami di
sotto, io mi fermo a prendere i fascicoli necessari.
-Ok!- e quasi
saltellando uscì dall’ufficio.
Uscita
dall’ascensore che l’aveva portata al primo piano,
vide fuori dalla grande vetrata Miroku che stava finendo di fumarsi una
sigaretta.
-Fumare fa male!-
esordì la ragazza quasi spaventandolo.
-Ah, ciao!
Comunque non me ne importa!- disse con il sorriso stampato sulla faccia.
-Sei di buon
umore o sbaglio?
-Buon umore?
Questo è il giorno più bello della mia vita!
-Cos’è
successo?
-Ieri sera
è venuta Sango da me. Diceva che aveva bisogno di distrarsi,
e abbiamo bevuto un po’… Una cosa tira
l’altra, e… Siamo stati insieme, e fidati di uno
che ne ha provate davvero tante: E’ stata una delle
performance meglio riuscite al sottoscritto.
Kagome si
sentì quasi colpevole. Con la sua presenza a casa di
Inuyasha, aveva quasi spinto Sango ad andare fra le braccia di Miroku!
Inuyasha già ci sta male per il semplice fatto che ieri sera
Sango se ne è andata via con un muso lungo fino al
pavimento, non voleva pensare come lui reagirebbe se sapesse che
è andata da Miroku e che hanno addirittura fatto sesso!!
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ecco a
voi il 7° capitolo! A dirla tutta non è che mi
piaccia molto, ma intanto credo di avere fatto riaffiorare a galla
antichi sentimenti, e qualche presagio per il futuro e non anticipo
altro!!! Comunque ringrazio tutti i lettori e ora passo ai
ringraziamenti:
Luchia nanami, Ro-chan,
Michi88, Gufo_Tave, Daygum, Mel_nutella e Stellina. -
- Scusate se non sono approfonditi, ma per mancanza di tempo non ho
potuto fare altro!!! *__*
P.S.
Per i lettori che mi seguono e che leggono anche Io, lui e il fratello,
volevo dire che questa settimana non potrò aggiornare!
Cercherò di farlo il prima possibile, ma la scuola mi divora
da dentro!! Ciao e Grazie a tutti!!!
Baci -Nera-
|
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Capitolo 8 *** Cap. 8 ***
Spy - cap.8
Ciao!
Beh, questo è un capitolo della ff, tranquille!! Volevo
dirvi
che vi voglio bene!!! Mi sono commossa nel leggere le innumerevoli
recensioni che mi avete lasciato per sostenermi! Ve ne sono
immensamente grata, e per voi continuerò a scrivere. Vi
voglio
molto bene, e grazie!!
Spy Game
Capitolo 8
Cosa avrebbe
dovuto fare ora? È successo tutto talmente in fretta da
sembrare quasi assurdo. La cosa più giusta da fare, sarebbe
stato
raccontargli tutto quello che lei sapeva, ma avrebbe fatto per
l’ennesima volta la figura della ficcanaso. Se, al contrario,
non gli
dicesse nulla, ma lui venisse a sapere che lei era al corrente di
tutto, l’avrebbe sicuramente incolpata di non averglielo
detto subito.
Ma allora cosa fare? Qual è la cosa che le avrebbe procurato
meno
dolore? Perché si poneva tutte quelle domande? Si era
così affezionata
ad Inuyasha da considerarlo un amico? Non voleva vederlo soffrire?
Sapeva solo che se Sango fosse una vera amica come Inuyasha stesso la
considerava, allora glielo avrebbe detto lei. Sperava solo che non si
creassero situazioni imbarazzanti con lui. Ma perché si
preoccupava di
quello che Inuyasha avrebbe potuto pensare di lei?
Comunque,
nonappena Kagome apprese quella notizia da Miroku, se ne
andò quasi
sconvolta. Il ragazzo era troppo impegnato a gongolarsi per farci caso,
ma lo guardo di Kagome divenne incredibilmente triste e profondo.
Camminava quasi trascinandosi. Poi, ad un tratto, qualcuno le si pose
davanti, contro il cui petto, andò a sbattere il capo di
Kagome.
-Non guardi
neanche più dove metti i piedi?
-Ah, Inuyasha,
scusami, ma… ero soprapensiero.
-Il
capo ci ha dato un incarico, dobbiamo andare.- e senza dire una parola
seguì il ragazzo che aveva a tracolla una borsa con dentro
presumibilmente un computer e altre diavolerie elettroniche. Non disse
neanche una parola, camminava con lo sguardo basso. Entrambi salirono
in macchina.
Inuyasha trovava
strano il silenzio di Kagome, ma non
voleva invadere i suoi spazi. Se avesse voluto dire qualcosa, lo
avrebbe detto
senza problemi.
-Allora? Cosa
dobbiamo fare?- chiese la ragazza con lo guardo perso fuori dal
finestrino.
-Dobbiamo
spiare un trafficante di droga. Sta covando qualcosa di losco e
dobbiamo seguire ogni suo movimento e ogni sua traccia.
-D’accordo.-
le rispose in tutta calma. A dire il vero, Inuyasha si aspettava una
reazione molto più esagerata da lei. Si vede che non era il
giorno giusto.
Dopo
un quarto d’ora di auto, arrivarono in periferia. Tutto era
più verde
lontano dal grigiore della città. Si appostarono tra gli
alberi dietro
una casa enorme. Inuyasha mi mise sulle gambe la borsa e ne
tirò fuori
il PC. Digitò un paio di codici e un lungo respiro lo fece
tranquillizzare.
-Ok, siamo nel
suo sistema informatico.- poi prese
un attrezzo e lo posizionò sul tettuccio
dell’auto. Era una strana
antenna, ma per chi non se ne intendeva, sembrava una comunissima
antenna della radio. –Ora potremo sentire le sue telefonate.-
e poi
ancora, prese dalla borsa prese una sorta di binocolo e ci
guardò
attraverso. Quell’ultimo oggetto attirò
l’attenzione di Kagome.
-Cos’è
quell’affare?
-E’ un
rilevatore di fonti di calore. Serve per seguire il soggetto quando si
trova in casa.
-Wow!-
e ritornò a fissare l’ambiente circostante. Il
soggetto si muoveva
naturalmente, come se non dovesse avere niente di losco tra le mani. A
volte si dirigeva in cucina per uno spuntino, a volte andava in bagno,
e altre se ne rimaneva a guardare la televisione.
Le ore passavano
in uno strano silenzio. Kagome se ne stava seduta sul suo sedile ad
ascoltare la musica nel suo lettore mp3. Inuyasha non distolse mai lo
sguardo dal monitor del computer, tranne che per guardare il
rilevatore. Erano circa le cinque del pomeriggio, e di notizie bomba
non c’era neanche l’ombra. Fino a che il soggetto
indagato non
ricevette una telefonata sospetta. Nonappena il telefono
squillò,
Inuyasha si mise le cuffie per ascoltare la conversazione. Tutto si
fece silenzioso.
-Pronto?!- disse
l’uomo in casa.
-Capo, sono io.-
gli rispose dall’altro capo del telefono.
-Ti ho detto
mille volte di non chiamare a questo numero, idiota! Si può
sapere che diavolo ti è saltato in mente?
-Scusi, ma non ho
trovato altra soluzione, il cellulare è irraggiungibile.
-Fa lo stesso.
Cosa c’è di così urgente?
-Abbiamo il posto
per la prossima consegna.- e Inuyasha aguzzò
l’udito.
-E dove sarebbe?
-Al porto, al
magazzino 10.- e buttò giù.
Sul
volto di Inuyasha fece capolino un sorriso malizioso. “Questa
volta non
ci scappi”- pensò. Ritirò
l’antenna dal tettuccio della macchina,
sistemò computer e rilevatore nella borsa e rimise in moto.
Destinazione: garage della SWC. Quasi arrivati, il ragazzo
tirò fuori
dalla tasca della camicia il cellulare. Lo aprì e si mise
all’orecchio
le cuffie dell’auricolare. Compose il numero e si
poggiò il telefono
sulle gambe. Kagome lo guardò con la coda
dell’occhio.
-Ciao, allora
per stasera è tutto programmato?... Ah…
Ok… No, no! Non ti preoccupare,
sarà per la prossima volta.- e si tolse le cuffie con un
gesto quasi di
rabbia.
-Cos’hai?-
chiese allora Kagome curiosa.
-Te ne stai in
silenzio per tutto il giorno con lo sguardo triste, e ora vieni a
chiedere a me cos’ho?
-Beh, dopo questa
reazione si! Cos’hai?- insistette la ragazza.
-Niente!!
-Guarda che me ne
puoi parlare. Sembri davvero… arrabbiato!- si
frenò per non dire una volgarità.
-Era
Sango…- disse con lo sguardo malinconico. Kagome,
immaginando cosa
potesse essere successo, disse la prima cosa che le venne in mente.
-Mi
dispiace.- non pensava che la ragazza fosse così meschina da
dire una
cosa del genere per telefono. Intanto l’auto entrò
nel garage, e
Inuyasha era ben attento a cercare un parcheggio libero.
-Per cosa?
Ha solo detto che stasera non possiamo vederci perché deve
lavorare con
Miroku. Che c’è di male?- Questa volta si era
messa nei casini. Per
tutta la giornata ha cercato di evitare situazioni che
l’avrebbero
messa alle strette, e cosa fa lei un minuto prima di andarsene?
Complica la situazione!
-Beh…
Niente…- gli rispose con un tono insicuro… Troppo
insicuro, ed Inuyasha se ne accorse.
-Devi
dirmi qualcosa che non so?- le chiese stringendo un po’ gli
occhi. Ma
questa volta non disse nulla. Non sapeva neanche lei perché
non gli avesse risposto, ma il dubbio se dirglielo o no la stava
divorando
dall’interno. Così scese dalla macchina appena
parcheggiata, e cominciò
a camminare a passo sostenuto verso l’uscita del garage.
-Kagome! Mi
vuoi dire cosa succede?- ma la ragazza non si voltò neanche.
–Kagome,
smettila di fuggire!- continuò a camminare. Poi Inuyasha
cominciò a
correre.
In pochi istanti
la raggiunse, la tirò per un braccio
facendola girare, ma lei oppose resistenza e in un men che non si dica,
si trovò con la schiena attaccata al muro e con Inuyasha
davanti che le
impediva ogni via di uscita con le braccia.
-Cosa sai??-
chiese
preoccupato di una possibile risposta. Temeva fosse qualcosa di brutto
su Sango, e basta questo a spiegare la reazione del ragazzo. Kagome
abbassò lo
sguardo di lato. Inuyasha andò su tutte le furie e
cominciò ad alzare
la voce senza motivo. –Smettila di fare la bambina e dimmi
cos’è
successo!!!
Kagome
alzò lo sguardo di scatto guardandolo dritto
negli occhi. I loro sguardi facevano a gara su quale dei due era
più
profondo, ma quello di Kagome aveva una ragione in più per
essere
triste. Avrebbe dato una pessima notizia al collega.
-Vuoi sapere
davvero quello che so? Questa mattina Miroku mi ha detto che quando
Sango è andata via da casa tua, è andata da lui!-
il tono della sua
voce si affievolì, colpito da una folata di tristezza.
–Hanno bevuto e
hanno…
!!!Sbooom!!!
Non fece in tempo
a finire la frase che
Inuyasha sbatté le mani contro la parete alle spalle di
Kagome,
facendola spaventare. Si allontanò da lei quasi per paura di
farle del
male preso da un’improvvisa rabbia distruttiva. Girava senza
meta in
tondo, mentre Kagome era rimasta immobile senza sapere cosa dire o cosa
fare. Ad un tratto Inuyasha si portò le mani nei capelli e
guardò in
alto. Poi cominciò a camminare veloce verso la porta, ma
Kagome, quasi
avendo previsto quella reazione, scattò in avanti cercando
di
raggiungerlo. Gli si impose davanti tentando di fermarlo tenendolo per
le spalle.
-Inuyasha fermo,
cos’hai intenzione di fare?
-Lasciami andare!
-Non fare
sciocchezze!!
-Non ho la minima
intenzione di fare sciocchezze!!- e i due sembravano quasi lottare.
-Non
puoi fare nulla lo vuoi capire?- come colpito al cuore, Inuyasha si
calmò. Il suo sguardo divenne triste, quasi disperato. Si
allontanò da
Kagome e si afflosciò su se stesso. –Cosa intendi
fare ora?- chiese
spaventata lei.
-Cosa dovrei
fare? Hai detto tu stessa che non posso fare niente, no?
-Vuoi che ti
accompagno a casa?
-Non ti
preoccupare. Passerà.- e senza dire altro, le
girò le spalle e se ne andò.
“Ha
reagito peggio di quanto pensassi. Non avrei mai voluto vederlo in
quelle condizioni. Mi ha spaventata da morire. Anche se sapevo
benissimo che non mi avrebbe mai fatto del male, per un istante ho
temuto che potesse perdere il senno. Spero che si riprenda presto. Ne
va delle sue condizioni”. E anche lei se ne andò.
Andò
al piano
terra, alla reception, per aspettare il padre che sarebbe dovuto
scendere da un momento all’altro. Appoggiata al bancone, vide
Sango e
Miroku uscire sorridendo dall’agenzia. Sembravano una coppia
felice. A
quella visione la ragazza abbassò lo sguardo ricordando
ciò che è
accaduto nel garage. Nemmeno lei sapeva quanto avrebbe pagato per
dimenticare quella reazione. Poi Miyoga arrivò tutto
sorridente. Prese
la ragazza sotto braccio e la condusse alla macchina.
-Cosa
c’è tesoro? Tutto bene?- era stata una giornata
difficile, non voleva inveire anche sul padre.
-No
papà. Sono solo molto stanca. Ero nervosa per questo nuovo
incarico, e mi sono stancata parecchio.
E
senza chiederle spiegazioni ulteriori, Miyoga mise in moto la macchina
e tornarono a casa. Kagome era immersa nei suoi pensieri: si domandava
cosa stesse facendo in quel momento e la paura che potesse fare
qualcosa di stupido la tormentava. A cena non mangiò quasi
nulla, anche
perché la cucina del padre, anche se era costretta a
mangiarla da più
di dieci anni, non le piaceva molto, e forse è anche grazie
a quello
che mantiene una linea così perfetta. Era turbata. Non era
tranquilla.
Non sapeva se fargli uno squillo o mandargli un sms. Dopo aver
sistemato la cucina, se ne andò in camera sua a riposare, e
a cercare
di dormire. Si addormentò facilmente, anche se il suo sonno
era
costellato da frammenti di immagini sconnesse. In molti di essi era
presente Inuyasha, e alcuni istanti della giornata appena vissuta.
Ormai era notte inoltrata, quando il telefono della ragazza
vibrò
duramente sul comodino. Kagome si svegliò di colpo, prese il
cellulare,
e appena lesse il numero di Inuyasha sul display non esitò a
rispondere.
-Inuyasha!-
esplose la ragazza.
-Lei è
la signorina Kagome?- chiese una voce estranea. Non era Inuyasha.
L’ansia si impossessò della ragazza.
-Si,
cos’è successo??
-Il suo amico
è ubriaco ed è meglio che qualcuno lo
riaccompagni a casa.
-Ha chiesto di
me?- chiese la ragazza.
-Si,
può venire subito?- e dati nome del bar ed indirizzo, Kagome
si alzò,
si mise le prime cose che trovò e si avviò alla
porta. Suo padre, che
non era ancora andato a dormire per finire di riempire delle
scartoffie, la sentì scendere come un fulmine, e
riuscì a fermarla
appena in tempo.
-Ehi ragazzina!
Dove pensi di andare a quest’ora?- chiese l’uomo
alzatosi dalla poltrona della sua scrivania.
-Una
mia amica ha bevuto troppo, mi hanno chiamata dal bar per portarla a
casa. Prendo la tua macchina.- il padre, accortosi della preoccupazione
della figlia, non le impedì di andare.
-D’accordo,
ma sii prudente.- e dopo questa raccomandazione la vide sparire dietro
la porta.
La
ragazza guidò per le vie di Tokio, quasi vuote a
quell’ora. Le insegne
dei bar e degli strip-club illuminavano la città con i loro
neon. In un
quartiere non lontano dall’appartamento del collega,
c’era il fatidico
bar. Entrò e l’aria era pesante. Al suo interno
non c’era molta gente.
C’erano alcuni uomini di mezza età seduti al
bancone con le loro birre
in mano e con in testa dei berretti affinché non venissero
riconosciuti. Ad un tavolo c’era solo una coppia. Forse al
suo primo
appuntamento. Appena visto il barista, Kagome si affacciò al
banco e
cercò di attirare la sua attenzione alzando il braccio come
fosse a
scuola.
-Mi scusi, poco
fa mi ha chiamato…- l’uomo andò nella
sua
direzione. Era un uomo abbastanza robusto, con dei baffoni che gli
scendevano ai lati della bocca. Indossava una camicia a quadri, tipica
dei baristi, e un grembiulino bianco. In mano aveva un boccale da birra
e con uno strofinaccio cercava di asciugarlo.
-Ah, si. Mi
segua.- e
durante il tragitto le raccontò cos’è
successo. –Ha cominciato a bere…
in tutto saranno stati una decina di bicchieri di rum. Ha cominciato a
farfugliare dei nomi, e quando mi sono accorto che non era in grado di
andare da solo a casa gli ho chiesto chi dovevo chiamare. Mi ha porto
il suo cellulare e ha detto ‘Kagome’. Niente di
più.- poi, in fondo al
bancone, afflosciatosi su di esso, c’era Inuyasha. Kagome
cominciò a
correre nella sua direzione.
-Inuyasha!- il
ragazzo, a quell’esclamazione, si tirò su, la
guardò, e da tipico ubriaco, cominciò a sparare
stupidaggini.
-Kagome! Vuoi un
bicchierino?
-Inuyasha! Si
può sapere cosa ti è saltato in mente??
-Non
farla tragica! Ho sole bevuto un po’!- cercò di
alzarsi in piedi, ma le
gambe si piegarono su loro stesse. Kagome accorse e lo prese sotto
braccio cercando di tenerlo in piedi.
-Forza, andiamo a
casa!
-Ma che viviamo
insieme?- chiese il ragazzo stupito.
-Ti
porto a casa tua!!! Avanti, su!- e con una mano prese dalla borsa il
suo portafoglio e porse una banconota al barista. Si avviarono
pesantemente verso l’uscita, ma lo stesso gestore del bar li
fermò.
-Kagome!-
la ragazza si voltò. –Stai attenta al tuo ragazzo.
Ha farfugliato
diversi nomi.- Avrà voluto riferirsi al nome di Sango.
-Non…
non si preoccupi.- e presero la porta. Si avvicinarono alla macchina e
il ragazzo insistette per guidare.
-Inuyasha,
smettila! Ti rendi conto che non sei in grado di metterti al volante in
queste condizioni?? Sarebbe un suicidio!
-Antipatica.- e
si arrese. Appoggiò la testa al vetro freddo del finestrino
e ci rimase per tutto il tragitto.
Una
volta arrivati, cercarono di salire le scale come meglio potevano.
Kagome cercò le chiavi dell’appartamento nelle
tasche di Inuyasha. Se
fosse stato in sé il ragazzo avrebbe perso tutto
l’orgoglio che gli
rimaneva! Con fatica aprì la porta e accompagnò
il ragazzo a letto. Gli
tolse le scarpe e gli sbottonò un paio di bottoni della
camicia per
lasciarlo respirare meglio. Si sedette sul letto accanto al corpo
semi-dormiente di Inuyasha. Respirava affannosamente, e con una mano si
teneva la testa. La ragazza si alzò e andò a far
scorrere l’acqua dal
rubinetto affinché venisse fredda. Cercò in
girò uno strofinaccio da
bagnare. Quando lo trovò lo inzuppò completamente
nell’acqua e ritornò
dal collega. Glielo mise sulla fronte, cercando di refrigerare i
calori. Inuyasha stava sudando. Seduta sull’orlo del letto,
Kagome
rimase a guardarlo. Cercò di alzarsi, ma fu fermata dalla
mano calda
del ragazzo che aveva afferrato la sua. Il cuore cominciò a
batterle
forte in gola. Il calore trasmesso da lui era impressionante. In un
istante si sentì la testa bollire. Con la mano libera gli
accarezzo il
viso e Inuyasha sembrò calmarsi. Aprì gli occhi e
con un movimento
velocissimo, riuscì a sedersi e a prendere Kagome fra le
braccia.
L’abbracciò senza ragione, senza un
perché. La ragazza esitò prima di
ricambiare quel gesto d’affetto.
-Grazie. Sei una
vera amica.-
disse Inuyasha nel delirio per poi lasciarsi cadere a letto e
addormentarsi come un bambino. La ragazza si allontanò da
lui
silenziosamente, e prese la porta.
La sua macchina
schizzava nella
notte sotto le luci silenziose di una città che dormiva
attorno a lei.
Mille pensieri le affollavano la mente, pensieri tristi, che
riguardavano una persona che stava cominciando a considerare come
amica. La stessa Kagome si sentiva cresciuta da
quell’amicizia. Per
nessuna delle sue amiche si era svegliata nel cuore della notte per
andare in un bar a prenderla dopo una sbornia. Non si sarebbe mai
sognata di farlo. D’altra parte le sue amiche erano tutte fin
troppo
perfette: non bevevano, non fumavano, non facevano tardi, non
facevano
nulla che avrebbe comportato una punizione o una sgridata da parte dei
loro genitori. Il rapporto con Inuyasha era un’amicizia
adulta, e
questo le piaceva. Ma quella frase -“Sei una vera
amica”- le sembrò più
pungente di quanto, in un'altra situazione, lo sarebbe stata. Non
sapeva spiegarsi il perché. Forse, le emozioni che provava
in fondo al
cuore si potevano spiegare soltanto con la felicità provata
nell’averlo
sentito. Già, sarà sicuramente così.
Senza neanche accorgersene, era
arrivata a casa. Dopo tutte le emozioni di quella giornata non fu
difficile addormentarsi.
La mattina
seguente, la sveglia suonò
imperterrita. Stranamente, Kagome si svegliò senza bisogno
del padre, e
delle sue maniere poco cortesi di darle il buon giorno. Lo stesso
Miyoga si stupì nel vedere che la figlia era già
bella che pronta
davanti allo specchio che si sistemava gli ultimi ciuffi di capelli.
-Vieni in agenzia
con me?- chiese l’uomo sulla soglia della stanza.
-No, vengo con la
mia macchina.
-Era
ora che cominciassi a guidare! Temevo che quella macchina facesse la
muffa nel garage!!- la ragazza sorrise, di un riso amaro, quasi
malinconico. Miyoga, vedendola triste, cercò un dialogo con
la figlia.
-Tutto bene?
-Sono un
po’ preoccupata per quella mia amica di stanotte. Era davvero
stravolta.
-Si
può sapere chi è questa tua amica che si diverte
ad ubriacarsi?
-No!
Lo andresti a dire subito ai suoi genitori, e comunque ha avuto un
periodo difficile, non è da biasimare!- Miyoga, sentendosi
rispondere
per le rime, si arrese.
-Ok. Io vado.- e
si allontanò dalla stanza.
-Se vuoi passare a casa sua prima di venire a lavoro fai pure.-
aggiunse. Kagome non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere
da parte del padre. Tanta comprensione non si era mai vista a casa
Higurashi, ma forse, Miyoga aveva capito che il miglior metodo per
meritarsi l’affetto della figlia, è comprenderla,
e assecondarla se
quest’ultima non pretende niente di assurdo.
-Grazie
papà.- fu la sua risposta.
-E comunque
queste ore te le detraggo dalla busta paga!!- urlò
l’uomo già al piano terra.
Kagome
aspettò che il padre si fosse allontanato con
l’auto per uscire di
casa. Prese l’auto e si avviò verso
l’appartamento di Inuyasha. Vederlo
in quelle condizioni ha fatto si che le crollasse un mito. Inuyasha era
come un faro in mezzo alla tempesta. Le appariva saldo, fermo nelle sue
decisioni, sicuro di sé, estremamente orgoglioso,
imperturbabile.
Invece, la sera scorsa, era insicuro, fragile e vulnerabile. Con lui,
Kagome doveva porsi sempre la stessa domanda: ‘Come mi devo
comportare
con lui?’. Era certa che, una volta arrivata da lui, lo
avrebbe fatto
sentire come un gattino bagnato bisognoso di coccole, ed Inuyasha non
glielo avrebbe permesso. Doveva mantenere un po’ di orgoglio
in qualche
modo. Senza accorgersene arrivò a destinazione.
Salì le scale, e bussò
alla porta. Dopo una decina di secondi questa si aprì e la
persona che
le si presentò davanti non era lo stesso Inuyasha del giorno
prima.
Indossava ancora la camicia mezza sbottonata della sera scorsa, i
capelli erano tutti starnazzati in testa, gli occhi gonfi e rossi. Fece
entrare la ragazza senza dire una parola. Si ributtò nel
letto e si
tenne la testa con le mani come se avesse paura che da un momento
all’altro scoppiasse.
-Cosa ci fai
qui?- chiese in fine il ragazzo.
-Sono
venuta a vedere come stavi dopo la serata emozionante di ieri.- Kagome
si mise al fornello e preparò un caffè con la
macchinetta. Inuyasha
cercò di mettersi seduto sul letto, e ci riuscì.
-Hai vomitato per
caso?- la ragazza se ne uscì con una frase molto indelicata
per la situazione in cui si trovava il collega.
-Ho passato tutta
la notte al bagno.
-Bene,
ora siamo al post-sbornia, il che vuol dire che cercheremo di fare
qualcosa per il mal di testa e per quegli occhi a ‘mo di
pesce palla.
Prima di tutto vatti a fare una doccia per favore. Senza offesa, ma
puzzi di alcol in una maniera spaventosa!!- il ragazzo non oppose
resistenza, e si avviò al bagno. Intanto Kagome prese dalla
borsa varie
pastiglie per tutti i mali.
Dopo una decina
di minuti Inuyasha fu di
ritorno e si mise a sedere su una sedia. Il caffè gli fumava
sotto il
naso e lo invitava a berlo. Non esitò neanche un istante nel
portarsi
la tazza alla bocca, e se lo bevve tutto d’un fiato,
infischiandosene
se era caldo.
-Quella
è per me?- chiese Inuyasha puntando ad una brioche su un
piattino sul tavolo.
-Si!
Devi mangiare qualcosa per metterti in forze! Non ti azzardare a venire
a lavoro se non vuoi essere sommerso da domande e soprattutto se non
vuoi…
-Vedere Sango?
-Già…
Vai a letto e riposati! Ripasso stasera!- disse prendendo la sua roba e
uscendo dalla porta come una scheggia.
Inuyasha
finì di fare colazione e si rimise a dormire. Senza alcol in
circolo
per il corpo era difficile addormentarsi senza pensare a quello che il
giorno prima gli aveva detto Kagome, ma senza troppi sforzi ci
riuscì.
Kagome, dal canto suo, temeva di incontrare Sango e se
l’avesse vista
non sapeva come avrebbe potuto comportarsi. Arrivò in
agenzia e andò
subito al piano dove si trovava l’ufficio del padre. Uscita
dall’ascensore se lo trovò davanti.
-Ah,
papà! Inuyasha mi ha chiamata e mi ha detto che ha febbre,
vomito e dolori intestinali.
-Strano,
in tutti questi anni non si è mai ammalato.- chiese
dubbioso, ma non ci
fece molto caso. Intanto, da dietro la scrivania, Kikio aveva ascoltato
tutto ed era molto in pena, solo che non avrebbe potuto fare niente per
accertarsi che era sano e salvo.
La giornata
scorse senza
imprevisti. Kagome rimase in agenzia a compilare il rapporto del caso
del giorno prima, Miroku e Sango erano in giro a stanare spacciatori.
Insieme. La sera arrivò in fretta, e verso le sei Kagome
uscì diretta
nuovamente verso il collega a casa ‘ammalato’.
Salì in fretta le scale
del pianerottolo e in un secondo fu davanti alla sua porta.
Bussò, e
come per magia qualcuno venne ad aprirla. Inuyasha, nonostante i
capelli scompigliati, sembrava in forma –per quanto lo si
può essere
dopo una sbornia di quelle dimensioni-: gli occhi gli erano ritornati
nelle orbite, il rossore era sparito e l’odore di alcol
anche.
-Ciao! Tutto
bene?- chiese la ragazza entrando.
-Mi sto
riprendendo. Cosa hai detto al capo?- chiese preoccupato.
-Che avevi la
febbre, il vomito e… dolori intestinali!!- e
scoppiò a ridere in una risata fragorosa.
-Trovare una
scusa migliore no??.... L’hai vista?- le domandò
con lo sguardo basso.
-No.-
rispose lei un po’ delusa da quella domanda.
–Però so che mio padre le
ha detto che non eri a lavoro.- Inuyasha non rispose.
-Ora che ho
constatato che è tutto ok, posso anche andarmene. Domani
verrai?- chiese un’ultima volta prima di andarsene.
Inuyasha
alzò lo sguardo, accennò un sorriso, e con tono
assolutamente calmo le disse –Certo-. Ora Kagome era
più sicura.
Se
ne andò e nonappena si chiuse la porta alle spalle si
appoggiò al muro.
Aveva il cuore che le batteva forte e aveva voglia di piangere.
Perché?
Perché tutto questo? Non se lo sapeva spiegare. O forse non
voleva.
Cominciò a scendere le scale con un’assoluta
calma. Nell’andare alla
propria macchina, vide avvicinarsi una figura nella sua direzione.
Sotto la luce di un lampione notò chi era. Sango.
-Sei stata da
lui?- chiese con tono basso la ragazza portatrice del dolore di
Inuyasha.
-Si.
Sta bene.- le rispose con tono assolutamente privo di emozioni. Sango
cominciò ad avanzare verso il portone d’entrata,
ma Kagome la fermò.
–Io non entrerei se fossi in te.
-Perché?-
Le domandò con innocenza. Kagome scalpitò e non
resistette più nel dire la propria.
-Perché
è per te se Inuyasha si è ubriacato, è
a causa tua se sono dovuta
andare nel cuore della notte in un bar di periferia per riportarlo a
casa dato che non si reggeva in piedi, è per il tuo
menefreghismo nei
confronti dei sentimenti altrui che sta male! Si può sapere
che razza
di amica credi di essere?
-Immagino tu ti
riferisca a ciò che è accaduto tra me e Miroku.
-E me lo chiedi
anche??
-Senti,
non so con che diritto tu ti debba immischiare in questa faccenda, ma
tu non sai niente di me! Sono stata bene con Miroku e per Inuyasha
provo solo una grande amicizia e questo lo sa bene anche lui! Si
può
sapere perchè non posso essere felice con un'altra persona?-
Kagome non
l’aveva vista in quel modo. È naturale che fosse
arrabbiata con lei
dato che aveva visto solo il punto di vista di Inuyasha.
–Vedo che sta
a cuore a tutte e due il bene di Inuyasha… anche se in due
modi
diversi.- aggiunse poi la ragazza.
Kagome
salì in macchina senza dire una parola, e Sango, dopo un
po’ di esitazione decise di entrare nel condominio.
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Avete visto? Sono
tornata con l'8° capitolo!! Faccio un ringraziamento veloce, ma
sappiate che sono grata a tutti i lettori!!
Betta_Chan
Ro-Chan
Kicka
Daygum
Michi88
Mel_Nutella
Ayrill
Marea
Marty_Chan94
Luchia nanami
Black_Angel
Kyotochan
Lady_Black
Liliana87
Niis
Stellina
Crilli
Alex93
Dolce Sango91
Seira
Gufo_Tave
Dreamer21
Fragola34
Mery
Kabubi
Naiike
Grazie mille
a tutti!!! Vi voglio bene!!! Baci -Nera-
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Spy - cap.9
Spy Game
Capitolo 9
Nessuno seppe mai nulla della
conversazione che Inuyasha ebbe con Sango quella notte. Il giorno
successivo il ragazzo cercò in tutti i modi di
sviare le domande di Kagome al riguardo, e dopo un po’ anche
quest’ultima si arrese e non volle più saperne
nulla. Era riuscita solo a fargli ammettere che lui e Sango avevano
sistemato le cose e che erano tornati amici. Niente di
più. Lo stesso giorno, mentre Kagome era in palestra in
mancanza di un incarico, le si avvicinò Sango con aria
triste e dispiaciuta. Il suo passo era indeciso, si guardava le mani
raccolte al petto che giocavano con un anello. Kagome smise di lavorare
al suo attrezzo e la guardò. Sango era rimasta ad un metro
di distanza da lei. Ferma, senza dire una parola. Era nervosa, e questo
si constatava dal suo giocherellare con le dita. Poi, ad un tratto la
guardò.
-Ciao.- le disse con tono
innocente.
-Ciao.- Kagome dal canto suo
non si aspettava un cenno di alleanza.
-Senti, siamo le uniche due
ragazze tra una cinquantina di maschi, non credi che dovremmo, per lo
meno, andare d’accordo?- Dopo aver detto questo tutto
d’un fiato, riprese a giocherellare con l’anello.
Kagome le sorrise mossa da un senso di improvvisa tenerezza.
-Mi sembra giusto.- ed
entrambe si misero a ridere. -Avevo proprio bisogno di un sostegno
femminile qui dentro!- Le due ragazze si strinsero la mano come segno
di pace, e questo prometteva la nascita della loro amicizia. La sera
stessa, dopo il lavoro, andarono a bere qualcosa in un bar non molto
lontano dall’agenzia. Chiacchierarono del più e
del meno, ma il loro argomento preferito era senza dubbio il campo
maschile.
I giorni trascorrevano
inesorabili senza ricevere alcuna notizia sul carico di droga che
sarebbe dovuto arrivare a giorni al porto di Tokio.
Sango frequentava regolarmente
Miroku ad di fuori del lavoro, e questo sembrava non ferire
più di tanto Inuyasha. Tutto andava alla perfezione, liscio
come l’olio. Non una preoccupazione, non un problema
offuscava quei giorni di piena estate. Il tempo era accettabile di
giorno, mentre le sere erano fresche e assolutamente piacevoli.
Quasi tutti i pomeriggi erano
occupati dall’intercettazione e dal controllo dello
spacciatore a cui sarebbe arrivata la droga, ma di date non si sentiva
ancora parlare. Uno di quei giorni, mentre erano in macchina in attesa
di qualche notizia emozionante, Kagome ricevette una telefonata.
-Pronto!!- disse la ragazza
rispondendo al telefono.
-Ciao Kagome! Tutto bene??- le
domandò Ayame.
-Ciao! Si, è tutto
a posto! Tu come stai?
-Bene grazie!! Senti, devo
chiederti una cosa.
-Dimmi.- le rispose
preoccupata.
-Sai no che facciamo il
falò con i vecchi libri?
-Certo, come tutti gli
anni… Cosa c’è di nuovo?
-Inuyasha.- disse infine
Ayame. Kagome, che stava sorseggiando un succo di frutta con tanto di
cannuccia, rischiò di affogarsi con quest’ultima.
-Cosa? Cosa c’entra
lui?
-Dato che rimane da te
quest’estate verrà sicuramente anche lui, non
è vero?- La ragazza gettò lo sguardo verso di
lui, mentre lo stesso Inuyasha la osservava perplesso.
-Certo che ci
sarà!- rispose infine Kagome per conto del collega.
-Ok, perfetto!! La facciamo
domani sera al Tempio Nord, non mancate mi raccomando!!!- e mise
giù.
Sul volto di Kagome comparve
un piccolo sorriso diabolico, presagio di qualcosa di non troppo buono.
Inuyasha, sentitosi un po’ preso in causa, le chiese
preoccupato il motivo di quella strana espressione che si dipinse sul
volto della ragazza. Bastò il pronunciare del nome di Ayame
per far rabbrividire il povero Inuyasha.
-Cosa vuole quella cleptomane?
-Nulla! Mi ha detto che domani
si bruciano i libri dell’anno scorso, e… mi ha
chiesto se venivi anche tu!!
-Scordatelo! Con quella li nei
paraggi non mi azzardo neanche!
-Fallo per me, no? Te lo
chiedo io!! Non mi lascerai mica in balia di Hojo??!!
-E’ un bravissimo
ragazzo, me lo sento. Sarai al sicuro!
-Dici così solo
perché ti fa comodo!
-Sta di fatto che non
verrò neanche sotto tortura!
-Allora ti riterrò
personalmente responsabile di qualsiasi mia azione che
compierò con Hojo!- quest’ultima affermazione
risuonò come una minaccia. Anche se Inuyasha era certo che
Kagome non avrebbe fatto nulla con Hojo per il semplice gusto di fargli
un dispetto, fu colto da una grande ansia immotivata, anche se fece di
tutto per nasconderla agli occhi della collega.
-Fai quello che vuoi con chi
vuoi! Dici sempre che non hai bisogno di essere protetta, che sei
adulta e vaccinata! Allora fai come vuoi!
-Certo che a te non si
può chiedere neanche un favore, eh?? Bell’amico
del cavolo!- e detta quell’ultima frase, Kagome si raccolse
su se stessa con le braccia incrociate, come era solita fare quando le
persone non facevano quello che voleva lei. Inuyasha non le rispose
convinto di non essere in torto.
“Che roba! Pretende
anche che io vada con lei ad una festa di liceali! Non le basta aver
travolto il mio mondo?? Deve anche travolgere la mia reputazione??
Anche se ormai è sottoterra, non significa che io mi debba
far vedere in giro con dei ragazzini alle calcagna!”
Il resto del pomeriggio lo
trascorsero senza dirsi più una parola. Kagome, uscendo
dalla macchina una volta tornata in agenzia, sbatté la
portiera rischiando di danneggiarla. Se ne corse via come una furia.
Voleva solo raggiungere la palestra sperando di non incontrare nessuno.
Era nera dalla rabbia e vedeva solo l’immagine di Inuyasha su
un bel sacco da box.
“Per una volta che
gli chiedo un favore io, potrebbe anche farmelo. Io sono andata anche a
prenderlo quando era ubriaco e lui non vuole venire ad una semplice
festa! E ora cosa dirò alle mie amiche?? Mi ha messo proprio
in un bel guaio. Ma chi prendo in giro?? È tutta colpa mia
se sono in questa situazione.”
-Dannazione!!-
esclamò dando un pugno a mani nude al vero sacco da box
appeso al soffitto della palestra. Tirò un sinistro, poi un
destro, e ancora un altro sinistro. Purtroppo li diede più
forte del dovuto e dalle nocche cominciarono ad uscire piccole gocce di
sangue. Si diresse verso lo spogliatoio e dopo aver aperto il
rubinetto, mise le mani a palmo in giù sotto il getto
d’acqua fredda. Sentiva le dita pulsare dal dolore, le
scorticature le bruciavano nonostante la temperatura bassa
dell’acqua. Ad un tratto Sango fece la sua comparsa nel bagno.
-Cosa ci fai qui?- le
domandò Kagome cercando di nascondere le mani dietro alla
schiena.
-Ti ho visto mentre correvi in
palestra, ma quando sono arrivata non ti ho più trovata.
Cosa ti è successo?- disse avvicinandosi a lei.
-Niente…- le
rispose abbassando il volto da una parte. Sango le era vicina e
afferrando le braccia di Kagome, la costrinse a farle vedere cosa stava
nascondendo.
-Oddio! Come hai fatto a
rovinarti in questo modo le mani??- le domandò preoccupata.
-Non ti preoccupare, non
è nulla!! Sono solo un paio di graffi, niente di
ché!!
-Non vedi come ti sei
ridotta?? Forza, vieni! Qui serve il disinfettante.- così la
ragazza andò a prendere un piccolo kit per il pronto
soccorso. Si sedettero entrambe su una panchina che si trovava non
distante dai loro armadietti, aprì quella valigetta, e vi
tirò fuori disinfettante e cerotti vari. -Avanti, dimmi cosa
ti è successo! Cos’ha risvegliato la belva che
è in te?- domandò la ragazza curiosa.
Kagome divenne triste e non ci
volle un genio per capirlo.
-È stata
colpa mia. È sempre colpa mia.
-Ne vuoi parlare?
-Ho presentato Inuyasha ad una
mia amica, ma non potevo dirle che era un mio collega. Non potevo
nemmeno dire che era un amico perché non mi avrebbe creduto.
Ho dovuto spacciarlo per un cugino venuto da me per le vacanze estive.
-E dov’è
il problema?
-Oggi questa ragazza mi ha
chiamata e mi ha invitata ad un falò. Vuole che io porti
anche lui…
-…E lui non vuole
venire. Giusto?- azzardò Sango sicura di vincere.
-Sagace.
-E stai così per
una sciocchezza del genere?
-No! Succede sempre
così! Quando trovo degli amici basta un nonnulla per farmi
andare fuori di testa e diventare un mostro! Me la sono presa per una
stupidata e non volevo.
-Sinceramente
Kagome… Questa è davvero una bambinata! Ti stai
comportando da poppante, ed Inuyasha ancora più di te!-
esclamò applicando l’ultimo cerotto con un
po’ troppa forza.
-Ahia!!!!
-Fatevi passare questa sciocca
rabbia e crescete una buona volta!- e detto questo se ne
andò.
Ormai la SWC era deserta. Gli
stacanovisti erano ancora alle loro scrivanie a lavorare nonostante
fosse venerdì sera. Kagome li guardava da lontano con le
mani incerottate, pensando che se fosse in loro se ne sarebbe
già andata a casa. Solo una cosa la sollevava: la certezza
che l’indomani non avrebbe visto Inuyasha.
Se ne tornò a casa
silenziosamente in macchina con suo padre che non si era nemmeno
accorto che c’era qualcosa che non andava. Si
barricò in camera sua, si stese sul letto e rimase a
contemplare quelle escoriazioni sulle mani alla ricerca di una
motivazione di tutto quel risentimento nei confronti di Inuyasha. Ogni
tanto dava un’occhiata al cellulare indecisa se mandargli un
messaggio di scuse o uno con mille infamate, ma poi pensava che la cosa
più giusta da fare era rispettare la sua decisione
così come l’aveva presa. Persa nei meandri dei
suoi pensieri si addormentò.
Inuyasha, come se niente
fosse, si mise a tavola e cominciò a cenare dopo aver
riscaldato al microonde una porzione di surimi. Anche lui si compativa
da solo. A vent’anni si era ridotto a fare la vita di un uomo
di cinquanta. Quella sera decise di accendere la televisione per vedere
quello che la vita non gli ha dato: fama, soldi e fortuna. Su un canale
c’era il solito quiz post-cena. Le domande poste ai
concorrenti parvero di una semplicità inaudita al nostro
Inuyasha. Quella sera si appisolò teneramente sul divano
colto da un’improvvisa stanchezza.
Il cielo quella mattina era
coperto da nuvole grigie. Non appena messa la testa fuori dalla
finestra il pensiero di Kagome lo rivolse alla serata che
l’avrebbe aspettata. Se avesse piovuto non si sarebbe fatto
niente per via della legna bagnata. Nonostante quel tempo dubbioso,
dopo aver fatto colazione, si mise a radunare i vecchi libri in uno
scatolone. Poi, ad un tratto, un dubbio. La casa era troppo silenziosa.
La televisione, stranamente, non era sintonizzata su un programma
sportivo, ma bensì era spenta. Entrò di soppiatto
nella stanza del padre, trovandola vuota. Il letto era stato fatto. Si
precipitò di nuovo al piano terra, ma del padre neanche
l’ombra. Sulla tavola c’era il biglietto che prima
non aveva neanche notato. Lo prese in mano e cominciò a
leggerlo. “Incarico improvviso. Sono in città fino
a lunedì. Fai la brava”. Era partito
così, senza avvertimenti, senza dirle una parola.
Kagome fece un salto fino al
soffitto dalla contentezza: aveva la casa tutta libera. Da un
credenzino accanto al portone di ingresso prese un mazzo di chiavi con
attaccata una paperella gialla, la infilò nella fessura e
chiuse a doppia mandata la serratura. Si diresse verso il salone e
infilò nell’apposito spazio dello stereo il suo cd
preferito, alzò la manopola del volume e andò di
sopra. Dalla sua camera prese decine e decine di candele che
posizionò attorno alla vasca da bagno. Impiegò
venti minuti ad accenderle tutte, ma ne valse la pena.
Riempì la vasca con acqua calda, nella quale fece sciogliere
dei sali da bagno al gelsomino e un bagnoschiuma alla stessa fragranza.
Non appena vi entrò venne sommersa da una valanga di
schiuma. Si legò i capelli corvini in una coda alta,
appoggiò la nuca sul bordo della vasca e si fece coccolare
da quell’acqua profumata. Se ne stava beatamente immersa con
le braccia sul bordo della vasca e con una gamba che le penzolava fuori
mentre ascoltava il suo cd preferito. Con quel bagno rilassante
lavò via tutti i dubbi e le scocciature che
l’assillavano. Il caso volle che si addormentò.
Non appena aprì gli occhi, dopo circa due ore, ebbe un
sussulto nell’aver dimenticato dove si trovasse. Fatto sta
che rischiò di annegare in trenta centimetri
d’acqua. Questa era diventata gelida, e la morbida schiuma
che la circondava prima, ora era completamente svanita. Per non pensare
che, a causa della sua permanenza a mollo, aveva perso il primo strato
di pelle cutanea. Quando uscì dalla vasca, più
che rilassata, sembrò una spugna bagnata. Passò
la successiva mezzora a spalmarsi litri e litri di crema tonificante
per sembrare meno flaccida.
Una volta vestitasi, rimise la
testa fuori dalla finestra con la speranza che splendesse in cielo un
sole cocente, ma di quest’ultimo non ce ne era neanche
l’ombra. Nuvole grigie, come quelle che aveva lasciato prima
di andare a farsi il bagno, se ne stavano appese in cielo senza avere
la minima intenzione di spostarsi dalla città.
Aprì le ante dell’armadio e si mise a sedere per
terra davanti a quest’ultimo con le gambe incrociate, alla
ricerca di qualcosa di giusto da mettersi. Accuratamente piegati a
terra vi erano tutte le t-shirt e i pantaloncini
immaginabili, appesi all’asta vi erano decine e
decine di vestitini estivi, con o senza maniche, con o senza fronzoli,
con la gonna al ginocchio o un palmo sopra; insomma, di tutti i tipi.
Trovato quello ideale per l’occasione, lo posò sul
letto in modo che non si spiegazzasse, poi andò in cucina a
mangiare qualcosa. Con il suo tost in bocca cominciò a
caricare gli scatoloni ricolmi di libri in macchina, stranamente senza
nessun senso di colpa. La sera arrivò in fretta tra
preparativi e restaurazioni. Kagome era insolitamente più
bella del solito. Nemmeno lei capiva il motivo di tanta preoccupazione
per il suo aspetto, ma forse, in fondo al cuore, sperava di fare colpo
su qualcuno di interessante per fare un torto ad Inuyasha.
Può essere brutto da dire, e assolutamente sleale, ma se le
fosse successo qualcosa avrebbe saputo a chi dare la colpa. Indossava
un grazioso abito bianco ricco di disegni floreali di lavanda. Il
corpetto le fasciava il petto ed il busto, sorretto da un paio di
spalline sottili. Dalla vita in giù una gonna voluminosa le
cadeva morbida coprendole le gambe. La scelta delle scarpe non fu
più azzeccata: scarpette da sera, con un paio di centimetri
di tacco, chiuse sul davanti ed anch’esse bianche.
Verso le sette si mise al
volante in direzione del Tempio Nord. Le macchine nel parcheggio
davanti al tempio lasciavano già intendere
l’affluenza degli studenti interessati a bruciare i libri
vecchi.
Con lo scatolone tra le
braccia entrò nell’immenso giardino interno al cui
centro vi era una catasta di legna alta un paio di metri. Ayame e
Kagura corsero incontro a Kagome aiutandola con i libri. La prima cosa
che si sentì dire una volta incontrare le amiche fu:
-Inuyasha non è
venuto con te??- le domandò ansiosa Ayame.
-Veramente è
partito senza preavviso. Non ci ha lasciato detto nulla.
Avrà sicuramente avuto problemi in famiglia…
-Kagome, ma tu fai parte della
sua famiglia!- esclamò Kagura.
-Si, ma non è che
siamo poi così tanto affiatati!
-Ma non avevi detto che
eravate molto uniti??- le domandò confusa Ayame.
-La volete smettere con questo
terzo grado? Se ne è andato e non mi ha detto niente, forse
non se la sentiva di parlarmi dei suoi problemi o semplicemente odia
gli addii!!- con questa frase detta tutta d’un fiato, Kagome
mise a tacere le due amiche troppo curiose.
Sotto i portici del tempio vi
erano dei tavoli imbanditi con ogni sorta di leccornia, di carne e di
pesce. A causa delle nubi in cielo, la serata si prospettava freschina,
e di sicuro quel vestitino che Kagome aveva indosso non la copriva poi
molto. Il cielo divenne scuro, e verso le nove accesero
l’enorme cumulo di legna al centro del cortile.
Tutt’attorno al fuoco vi era un grande spazio libero dove si
poteva liberamente camminare e dove, i più pazzi
improvvisavano balli disconnessi con musica men che meno azzeccata,
mentre, verso le mura che circoscrivevano il giardino vi erano panchine
sparse. Su una di queste sedeva Kagome. Continuava a fissare il suo
bicchiere di tè verde, tipico giapponese.
“Se Inuyasha sapesse
che bevo un tè tipico del Giappone, ricomincerebbe la sua
ramanzina sui prodotti tipici del nostro paese. Già, peccato
che in questo momento non sia qui.”
Gli occhi della ragazza
andarono a finire sulle sue povere dita ferite. Era strano come
qualsiasi cosa le riportasse alla mente quel suo pazzo collega. In un
momento di gioia come quello, in un'altra circostanza, non avrebbe
perso un attimo per andare a scatenarsi in ‘pista’
insieme ai suoi amici. Invece non sapeva fare altro che starsene in un
angolo a pensare a lui. Nonostante tutto credeva davvero che sarebbe
arrivato da un momento all’altro, ma così non fu.
Ad un tratto Ayame, Kagura e Hojo le si avvicinarono. Tutti avevano in
mano un bicchierino di sakè e sul volto il sorrisino ebete
di chi non doveva bere più.
-Ehi Kagome! Cosa fai tutta
sola soletta? Non vieni a ballare con noi?- chiese Kagura prendendo a
braccetto Ayame.
-Ehm, veramente sono
abbastanza stanca. Credo che me ne andrò a casa finito
questo tè!- Kagome cercò in vano di togliersi da
quella situazione. Intanto il dj della situazione fece partire una
canzone lenta. La ragazza, sgomenta, guardò Hojo con la
speranza che non le chiedesse di ballare.
-Avanti Higurashi! Un ballo me
lo devi!- disse porgendole la mano. Nonostante fosse un po’
ciucco, Hojo era così dannatamente corretto da mantenere la
sua cavalleria. Kagome non aveva via di scampo. Guadava le sue amiche,
che dal canto loro, non vedevano l’ora che lei accettasse di
ballare con lui. Titubante allungò piano la mano. Era ad un
passo dal firmare la sua personale condanna a morte.
-Veramente Kagome aveva
promesso che il primo ballo sarebbe stato mio.- irruppe la voce di
Inuyasha nel gruppo.
Gli occhi di Ayame si
riempirono di lacrime per la contentezza, o forse per i fumi della
legna che bruciava. Kagome era a dir poco allibita. Non sapeva cosa
dire, cosa fare, cosa pensare. Era sorpresa nel vederlo li, anche
perché, come al solito, Inuyasha non aveva deluso le sue
aspettative.
-Inuyasha…
pensavo… che non saresti venuto.
-Ho telefonato alla mamma e le
ho detto che sarei tornato nei prossimi giorni.- un sorriso complice
nacque sul volto di entrambi.
-Balliamo?- gli chiese Ayame
prendendolo sotto braccio, ma il ragazzo se la scansò di
torno.
-No, mi dispiace! Prima
c’è Kagome.- e così la mano destinata
ad unirsi a quella di Hojo, cambiò direzione per andarsi a
cullare in quella di Inuyasha. La ragazza si alzò dalla
panchina senza dire una parola. Inuyasha, in silenzio e con passi
lunghi e ben distesi, camminava verso la ‘pista’
tenendo Kagome per mano. Poi d’un tratto si fermò.
La ragazza gli era davanti. Kagome appoggiò una mano sulla
spalla dell’amico, mentre quest’ultimo, anche se
con un po’ di imbarazzo accuratamente nascosto,
posizionò la sua sul fianco della ragazza. Con le loro mani
unite in una solida stretta, i due cominciarono a ballare. Piccoli
passi i loro, come se non avessero fretta di andare da nessuna parte.
La musica scorreva lenta nelle loro teste anche un po’
accaldate dal calore del fuoco non molto distante da loro. Kagome, come
se lo conoscesse da anni, appoggiò il mento sulla spalla del
ragazzo. I due poterono assaporare fino in fondo il profumo
dell’altro quasi inebriati da quella notte di piena estate.
Anche se con molto dispiacere, Kagome si vide costretta a rompere
quella bell’atmosfera che si era creata.
-Cosa ti ha fatto cambiare
idea?- gli domandò curiosa.
-Non avevo niente da fare e
sono venuto a vedere come te la cavavi! E devo dire che senza di me
saresti persa!- una piccola nota di sarcasmo colorò
quell’ultima frase di un colore allegro. Kagome sapeva che
non l’aveva detta per cominciare a litigare, ma semplicemente
per togliersi da un impiccio, e per la prima ed ultima volta, gliela
lasciò passare liscia.
-Allora diciamo che ti devo un
favore.
-No. Ora siamo pari.- la
ragazza per un momento si sentì persa. Non sapeva a cosa
Inuyasha si stesse riferendo. Poi ci arrivò. La sera al bar.
Cullati entrambi dalle note della musica leggera, la mano di Inuyasha
si mosse attorno a quella di Kagome, come per riprendersi possesso
della sensibilità delle dita. Si accorse di qualcosa.
-Cosa ti è successo
alle dita??- le domandò allontanandosi leggermente da lei
così da guardarla negli occhi. I loro sguardi erano
illuminati dalle scintille arancioni del fuoco.
-Ho litigato col sacco da
box!- chiese con un sorriso finto stampato sul volto. Senza prendere
esempio da lei, Inuyasha non perse l’occasione per scatenare
la guerra.
-Tu non ci hai litigato! Hai
avuto solo l’incoscienza di dare pugni senza guanti, non
è vero??- come aveva fatto a scoprirlo solo lui poteva
saperlo. Non era la sera adatta per litigare.
-Hai ragione. Sono stata una
stupida.- disse infine la ragazza per tagliare corto il discorso. -Sai
dov’è dovuto andare mio padre così
all’improvviso?- sperava davvero che cambiassero discorso.
-Non lo so, ma al riguardo
devo dirti una cosa. Miyoga mi ha chiesto di badarti stasera.
-E con questo?
-Mi ha chiesto di dormire da
voi.- la ragazza non voleva crederci. Ci mancava solo la baby-sitter
all the night!!
-Tu hai rifiutato, non
è vero??
-Non potevo! Sai quanto mi da
di supplemento?? 47 mila yen!! E sai cosa vogliono dire questi soldi
per un ragazzo che deve pagarsi da solo tutto??
-Hai ragione.- lo sguardo
della ragazza divenne più serio. Nemmeno lei sapeva cosa le
fosse successo, ma si sentiva come un peso sul cuore. Pensava che se ne
sarebbe andato se tutto fosse andato come lei immaginava, ma continuava
ad opprimerla nonostante Inuyasha, che le aveva sempre dato sicurezza,
fosse li accanto a lei.
__________________________________________________
Ciao
a tutti!! Mi siete mancati! Vi è piaciuto questo capitolo??
Non è niente di speciale, ma ho pensato che, prima di
partire con la parte complicata della ff, fosse più carino
approfondire la parte umana dei personaggi, anche se ad alcuni di voi
non importa molto!!
Vorrei
fare dei ringraziamenti speciali a:
Betta_chan:
hai visto che non mi sono fatta abbattere dalle critiche?? Vorrei dire
che sono diventata più forte, ma è grazie a voi
che ho continuato a scrivere, quindi grazie!!!
Luchia
nanami: Whey! Ho scoperto che il tuo nome è preso dalle
Mermaid Melody.. che dire: IO LE ADORO!! (veramente adoro Kaito *__*)!!
Grazie per tutti i complimenti che mi hai fatto e scusa se non ho
potuto aggiornare prima!! Baci
Marty_chan94:
Sapere che ho così tante/i fan è la cosa
più bella che possa esserci. Grazie mille di seguirmi, devo
molto a tutti voi! Baci!!
Daygum:
Nell'ultima recensione hai ringraziato me di aver aggiornato.. ma sono
io ke devo ringraziare te per avermi spronata e per avermi sostenuna
nei momenti di crisi!! Comunque il messaggio almeno a te è
arrivato chiaro e tondo: Inuyasha aveva bisogno di Kagome!! E io mi
sono commossa nell'aver saputo che tu ti sei commossa per lo scorso
capitolo. Spero che questo ti sia piaciuto (anche perchè
secondo me non è niente di speciale, anzi, non mi piace
molto!!). Baci tvtb
Michi88:
Ciao zia XD!! Spero ti sia piaciuto questo cappy!! Scusa se ho
aggiornato tardi.. le idee ce le avevo, era la voglia di mettermi al
computer ke mancava.. spero di essermi fatta perdonare per il ritardo!!
sigh.... baci baci!!
Mel_nutella:
Mi dispiace deluderti, ma la conversazione tra Sango ed Inuyasha
rimarrà segreta, almeno per ora (ki vuol capire, capisca^^)!!
Kaggi_inu91:
Ciao! Scherzi?? Nessuno rompe con le recensioni (almeno che non siano
cattive), e grazie per la recensione, mi ha fatto piacere sapere che
avevo dei sostenitorie/trici a cui piace la mia ff!! Grazie mille
dell'appoggio!! Baci!
Gufo_Tave:
eh...caro Gufo... cosa dire: immagino che a te questo non sia piaciuto,
essendo tu un amante delle battaglie e dell'azione. Grazie per il
consiglio, ma penso che solo io posso sapere quando spingere il pedale
dell'acceleratore. Questo non è un 'capitolo di
transizione', nessuno dei miei capitoli lo è stato. Tutto
andrà al suo posto, fidati!
Shamrok:
So di già che mi ucciderai, demolirai ogni singola parola
che ho scritto!! Ti piace?? Beh, ci sentiamo su msn per i soliti
chiarimenti post-aggiornamento!! Baci baci!!!
Grazie
a tutti, e specialmente chi mi ha recensito, ma che, per mancanza di
tempo, non ho fatto in tempo a ringraziare per bene!! Un Bacio a
tutti!
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Capitolo 10 *** Cap. 10 ***
Spy Game
Capitolo 10
I due continuarono a ballare
l’uno attaccato all’altra.
-Come mai stasera sei
così accondiscendente??- domandò lui sorpreso per
lo strano comportamento di Kagome.
-Per il semplice fatto che non
mi va di litigare. Ogni volta che stiamo insieme sembra quasi un
obbligo attaccarsi per ogni minima sciocchezza, e pensavo che fosse
carino trascorrere, almeno per una volta, una serata tranquilla! Poi,
devo ricordarti che tu stanotte sei a casa mia a dormire. Se vuoi
proprio litigare ti costringerò a dormire fuori!
-Finalmente! Ora ti riconosco!
Mi sembrava sin troppo impossibile fare un discorso serio con te!-
Kagome si scostò leggermente dalla presa di Inuyasha, lo
guardò dritto negli occhi, e con un movimento veloce
posò pesantemente il suo piede su quello del ragazzo.
-Ma cosa fai?? Sei
impazzita??- la ragazza, come se niente fosse, si
riappropriò della mano e della spalla di Inuyasha per poi
continuare a ballare.
-Così impari!
Ayame li vedeva parlare da
lontano. Parlavano, ridevano e scherzavano. Poi, d’un tratto,
si accorse che sulla sua panchina, la stessa su cui era seduta Kagome,
Inuyasha aveva posato la sua giacca. La tentazione era troppo forte, e
il dubbio che lui e la sua amica non fossero cugini come andavano
dicendo era lacerante. Hojo e Kagura erano andati a ballare,
lasciandola completamente sola, e questo non fece altro che aumentare
la tentazione. Con un movimento lento della mano, la infilò
nella giacca alla ricerca del portafogli del ragazzo. In principio le
sembrò che non ci fosse nulla, ma poi, in una tasca
trovò quello che stava cercando. Lo tirò fuori
piano piano e, come un tesoro, lo aprì. Nascosta in una
tasca trovò la carta d’identità. La
aprì con un po’ di timore. Scorse le voci, sino a
quando ebbe un tuffo al cuore. Nella parte riservata al domicilio, non
c’era scritto Shikoku, ma bensì Honshu. Inuyasha
abitava a Tokio. Ma allora perché mentire a tutti? Ayame si
sentì tradita dalla sua migliore amica e distrutta da quel
finto legame di sangue tra i due. Senza pensarci due volte si
alzò e andò dritta da loro con le lacrime agli
occhi.
-Mi hai mentito!- disse Ayame,
arrivata dai due.
-Cosa?- le rispose Kagome
sorpresa ed intimorita. Nella sua mente cominciarono ad affollarsi
mille varianti di bugie da lei dette all’amica, ma solo una
la spaventava davvero. A quell’opzione, tentava inutilmente
di cercare una soluzione e tutto nel giro di pochi centesimi di secondo.
-Voi due non siete cugini! Si
può sapere chi è??
-Ayame, posso spiegarti
tutto!- ma la ragazza non volle ascoltarla. Aveva troppa paura di
sentirle pronunciare che lui era il suo ragazzo. Se ne
scappò via correndo. Grazie al volume alto della musica,
nessuno fece caso alla discussione, tranne Hojo e Kagura che si
trovavano dietro di loro. Senza nemmeno essersene resa conto, da quando
irruppe Ayame con quell’accusa, Inuyasha non aveva lasciato
nemmeno per un secondo la mano di Kagome, e ora men che meno, aveva
intenzione di farlo. La ragazza si sentì addosso gli sguardi
delusi dei suoi migliori amici e questo la uccideva. Si sentiva come
caduta in un turbinio di emozioni. Non sapeva cosa fare e cosa dire.
Rimase immobile al centro della pista con lo sguardo basso e mano nella
mano con Inuyasha. Fu lui a prendere l’iniziativa. Con passo
deciso e senza mollare la presa, portò Kagome verso la
panchina per prendere le sue cose, e senza dire una parola uscirono dal
tempio. Come libera da un peso, appena messo piede in strada, Kagome
cominciò a piangere. Si portò le mani al viso per
nasconderlo dalla vergogna. Inuyasha con un gesto le posò
sulle spalle la sua giacca. Forse per coprirla dal vento fresco di
quella sera, forse per nasconderla dal senso di colpa che la seguiva.
-Forza, va tutto…-
non fece in tempo a terminare la frase che la ragazza gli si
buttò tra le braccia. Inuyasha non si era mai trovato in una
situazione del genere. Non sapeva come comportarsi. Si
limitò ad abbracciarla per farle sentire che, per quanto
potesse starle accanto, in quel momento non era sola. -Forza, andiamo a
casa.- quella frase, detta in quel modo e con quel tono
compassionevole, suonò tremendamente strana a Kagome. La
ragazza si scostò dal petto dell’amico e si
incamminò verso la macchina di Inuyasha. Questo non sapeva
cosa dire per smuovere quella situazione. Le nuvole che minacciavano la
città sin dalla mattina, provocarono un temporale sia
meteorologicamente parlando, che sentimentalmente. I due si
affrettarono ad arrivare alla macchina per poi entrarvi.
-Scusami. Non volevo piangerti
addosso.- disse d’un tratto Kagome con un sorriso imbarazzato
sul viso.
-Non preoccuparti. Questa
camicia l’avrei dovuta bruciare prima o poi.- e a quella
battuta un sorriso sincero si impadronì di Kagome,
colorandola di quella tonalità allegra e spensierata che la
caratterizzava.
In una decina di minuti si
ritrovarono a casa Higurashi. La pioggia scrosciava contro la
superficie metallica dell’auto e non intendeva smettere di
cadere. Inuyasha, una volta parcheggiata, scese dalla macchina seguito
da Kagome. Entrambi si affrettarono ad entrare in casa, ma come sempre
accade quando ti sorprende un temporale, non trovi mai le chiavi.
-Accidenti!-
imprecò la ragazza.
-Ti muovi?? Mi sto
infradiciando qui!!
-Perché io no?-
ribatté Kagome. Dopo una decina di secondi le
trovò, inchiavò e entrarono riparandosi dalla
pioggia.
I due si fermarono
all’entrata per togliersi le scarpe. La ragazza
andò al bagno che si trovava al piano terra a prendere un
paio di asciugamani. Uno lo porse ad Inuyasha e l’altro se lo
avvolse attorno ai lunghi capelli neri.
-Se vuoi cambiarti usa pure
questo bagno, io andrò in quello di sopra.- il ragazzo non
disse nulla. Era notevolmente imbarazzato. Da quando il signor Miyoga
gli disse che avrebbe dovuto dormire a casa loro per questi due giorni,
Inuyasha non dormiva, non mangiava. L’ansia gli attanagliava
lo stomaco, la paura di qualcosa di inspiegabile gli tormentava il
cervello con mille domande senza risposta. Kagome salì
velocemente le scale, corse in camera sua a prendere il pigiama e si
chiuse in bagno. Inuyasha fece lo stesso. Pochi minuti dopo il ragazzo
fu pronto. Pantaloni di una tuta e maglietta bianca a mezze maniche.
Scontato, pratico e comodo. Quando Kagome fece la sua comparsa in
salotto, Inuyasha, che si era comodamente appollaiato sul divano,
rimase confuso da quell’apparizione. La ragazza indossava
anche lei una maglia bianca a maniche corte, le quali erano state
attorcigliate su se stesse per farla diventare una specie di canotta.
Quell’indumento doveva essere di almeno due taglie
più grande; infatti le arrivava poco più su delle
ginocchia. Culottes nere lasciavano spazio all’immaginazione,
come a dire “non ci vedete, ma ci siamo”. La
ragazza si sedette accanto al ragazzo sul divano con le gambe raccolte
e il viso tra le ginocchia.
-Guardiamo un po’ di
tv?- chiese innocentemente lei.
-Possibile che non sai fare
altro che rimbambinirti con la televisione?
-Se non
c’è nulla da fare mi spieghi cosa facciamo? Ci
guardiamo negli occhi tutto il tempo?
-Dov’è il
telecomando?- propose lui infine.
Mentre guardavano la tv un
tuono risuonò fragoroso tra le pareti della casa.
C’era solo un piccolissimo problema. Kagome aveva paura dei
tuoni. Fatto sta che quando lo sentì, si irrigidì
tutta e piantò le mani saldamente al divano, come se avesse
paura che il tuono la portasse via. Purtroppo nel punto preciso in cui
lei si aggrappò si trovava la mano del povero Inuyasha.
-Ma sei impazzita?? Non dirmi
che hai paura dei tuoni!- e le sorrise per schernirla.
-Si, e allora?
-No, niente. Figurati.- il
ragazzo preferì non infierire, ma ci pensò Kagome
a farlo.
-Sei abituato ad andare a
letto alle otto o vuoi guardare un altro po’ di televisione??
-Ma che simpaticona!
-E’ la mia dote
migliore!- e gli sorrise con una smorfia amorfa. Dopo
quell’ultima affermazione non dissero più niente
sino a quando Kagome, all’una di notte, non guardò
l’orologio. -Forse è meglio andare a letto. Domani
dovrai alzarti presto!!
-E per quale motivo?
-Perché te ne
andrai in fretta da qui, ecco perché! O vuoi farti vedere
dalla gente mentre esci di mattina da casa mia mentre mio padre
è fuori città per lavoro??
-Senti, non ho voglia di
discutere… Vai a dormire!
-E tu dove hai intenzione di
sistemarti per la notte??
-Io dormo qui!
-Sul divano?? Non ci pensare
neanche!! Dormirai nella stanza di mio padre!
-Ma per carità! Io
non dormo nella stanza del capo!
-Oh! Sempre con queste manie
di inferiorità! Allora ti cedo la mia camera e io
dormirò in quella di papà. Essendo la temporanea
padrona di casa non accetto rifiuti, intesi?
-D’accordo, non ti
scaldare!!
-Beh, allora buona notte! Ci
vediamo domani mattina!- e Kagome si diresse al piano di sopra senza
dire più una parola. Inuyasha, intanto, si
accertò che tutto fosse chiuso a dovere, poi si mise al
centro della sala, si guardò un po’ intorno e
tirando un sospiro misto tra sollievo e rassegnato, andò al
primo piano.
Non appena entrò
nella stanza di Kagome, gli sembrò di esserci già
stato. Si conoscevano da così poco tempo e lui era
già nella sua camera da letto. Con molta cura si
avvicinò al letto e con delicatezza ne alzò le
coperte leggere.
“Di cosa se ne
farà poi di un letto matrimoniale… Magari ci
porta i suoi fidanzati segreti”. Quell’idea non gli
piaceva molto e fece il possibile per scacciare dalla mente la visione
di Kagome con Hojo o con un altro ragazzino. Il sonno non
tardò ad arrivare per lui, mentre la ragazza, nella camera
grigia e fredda del padre, non riusciva a darsi pace. I tuoni ed i
lampi entravano nella stanza risuonando come non mai. Kagome continuava
a girarsi e rigirarsi. Ad ogni tuono abbracciava il cuscino e si
tappava le orecchie. I minuti trascorrevano inesorabili mentre il
temporale non accennava a finire. Ma non era solo per quello che non
riusciva a dormire. Il ricordo di Ayame la tormentava.
Guardò la sveglia sul comodino. Una di quelle digitali con i
numeri rossi. Erano già le tre di notte. Se continuava di
quel passo non avrebbe dormito tutta la notte. Allora prese una
decisione. Se non dormiva lei, nessuno in quella casa avrebbe chiuso
occhio. Si diresse verso la propria stanza e molto silenziosamente
aprì la porta. Inuyasha dormiva esattamente al centro del
letto, a pancia in su.
“E’
incredibile come possa sembrare tanto spavaldo anche quando dorme!
Però… ha un viso così
dolce.”- si avvicinò al letto e si mise in
ginocchio per terra con i gomiti sul materasso e il viso tra le mani a
guardarlo dormire. -Ma guarda guarda!- disse sotto voce -Sembra proprio
un bimbo!- e con una mano cominciò a solleticargli il volto.
Sorrideva nel vederlo fare smorfie strane. Ad un tratto aprì
gli occhi di scatto e fece quasi un salto dallo spavento.
-Ma sei letteralmente
impazzita?? Si può sapere cosa ti salta in mente? Vuoi farmi
venire un infarto nel sonno?
-Scusami!- disse chiudendosi
tra le proprio braccia come una bambina appena sgridata. -Non volevo.
Ho troppa paura dei tuoni!
-E scusa se mi permetto, ma
come facevi a dormire con il temporale prima?
-Prima, come dici tu, io dormivo nella mia stanza! Ma ora
è occupata da un estraneo!
-Uno non l’ho
occupata, ma mi hai offerto tu di venire a dormire qui! Due non sono un
estraneo!- Quell’ultima frase la pronunciò quasi
con rabbia. Quella parola pronunciata da lei gli dava particolarmente
fastidio. Forse perché credeva fossero amici.
-Fatto sta che tu sei in
camera mia e che io ho paura dei tuoni!- detto questo si
alzò da terra e si infilò sotto le coperte alla
destra di Inuyasha, il quale, diventato rosso in volto,
indietreggiò. -Sbaglio o ora sei tu quello che ha paura di
qualcosa??
-Non dire sciocchezze!
Vorrà dire che me ne tornerò in salotto a
dormire!- Inuyasha cercò di scavalcare Kagome per scendere
dal letto, ma la ragazza glielo impedì tenendolo per un
braccio e sbarrandogli la strada alzando una gamba a
mezz’aria.
-Non fare il bambino! Siamo
adulti!
-Parli proprio tu che hai
paura dei tuoni!?!- e come se lo avesse invocato, un tuono
squarciò l’aria. Kagome si mise seduta ed
involontariamente abbracciò Inuyasha che in quel momento era
in ginocchio sul letto. Il ragazzo teneva le braccia alzate al cielo,
anche perché, nelle condizioni in cui Kagome era vestita, se
le avesse messo le mani addosso, non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe
potuto fare. Puro istinto animale, senza ragionamenti sopra.
-Oddio, scusa! Non volevo, te
lo giuro!!
-Vorrei ben dire che tu lo
avessi fatto apposta!- e con tono rassegnato si ristese. Nessun rumore
a parte la pioggia che scrosciava incessante al di fuori della casa. I
due, entrambi a pancia in su, fissavano il soffitto con il dubbio se
l’altro stesse già dormendo
-Inuyasha… Stai
già dormendo?- irruppe poi Kagome.
-No!- disse stressato il
ragazzo.
-Che pizza, non riesco a
dormire. Mi racconti una favola?
-Stai scherzando!?!
-Veramente no! Guarda che se
non dormo io non dormirai nemmeno tu, è una promessa!!
-Senti, facciamo
così: perché non me la racconti tu una storia??
-Davvero??
-Si!- aggiunse lui un
po’ esaurito.
-Questa storia me la
raccontava sempre la mia mamma prima di addormentarmi. Parla di una
ragazza della nostra epoca, vissuta in un tempio gestito dal nonno.
Egli era molto affezionato alla leggenda legata in quel luogo e non
perdeva occasione per ripeterla alla nipote. Le storie parlano di
demoni, mostri, sacerdotesse da mistici poteri, e della famosa sfera
dei quattro spiriti. È una sfera che tutti i demoni
avrebbero voluto avere, perché con essa i loro poteri
sarebbero aumentati a dismisura. Apparteneva ad una sacerdotessa molto
forte, innamorata di un giovane mezzo demone presuntuoso e prepotente,
proprio come te Inuyasha!
-Simpatica!- e il ragazzo le
girò le spalle mettendosi su un fianco, ma con orecchio
vigile, ascoltava la storia.
-Grazie! Il giovane mezzo
demone avrebbe voluto utilizzare la sfera per diventare definitivamente
umano per stare accanto alla donna che amava. Ma un demone
particolarmente forte ed intenzionato a fare sua la sfera, spinse i due
a combattere l’uno con l’altra. Purtroppo la
sacerdotessa morì dopo aver sigillato con una freccia alle
radici di un albero il mezzo demone, e ordinò che la sfera
venisse bruciata insieme al suo cadavere. Il suo ultimo gesto di amore
nei confronti del mezzo demone fu quello di non ucciderlo, ma
costringerlo in un sonno profondo.
-Che storia triste!!
-Mica è finita!! La
ragazza dei giorni nostri non fece molto caso alle storie raccontatele
dal nonno, sino a quando, nel giorno del suo quindicesimo compleanno,
entrata in un piccolo tempietto a parte al cui interno vi era un pozzo,
venne risucchiata al suo interno da una creatura strana: un demone. Poi
ad un tratto si ritrovò di nuovo sul fondo del pozzo, ma una
volta uscita da questo, si accorse che non si trovava più
nel tempio, nella sua casa, nella sua città. Ma
bensì in un'altra epoca. Tentò in vano di cercare
casa sua, ma intorno a lei vi erano solo alberi. Venne attratta da uno
particolarmente alto. Si inoltrò nella foresta, e con grande
sorpresa si accorse che alle radici di quell’enorme albero vi
era un giovane. Il mezzo demone. Subito ricollegò il giovane
al ragazzo della leggenda. Gli si avvicinò e senza pensarci
due volte gli tolse la freccia. Subito lui aprì gli occhi e
notò una incredibile somiglianza con la donna che amava,
anche se per lei oramai provava solo risentimento. A causa
dell’equivoco il loro incontro fu costellato dalle urla della
ragazza che negava di essere la sacerdotessa, sino a quando lui non se
ne convinse.
-Scusami un attimo se
intervengo, ma quanto dura questa storia??
-Se la finissi di
interrompermi, sarebbe molto più breve!!
-D’accordo,
rilassati!!
-Stavo dicendo… Ad
un tratto un altro demone li attaccò pretendendo la sfera
dei quattro spiriti. I due ragazzi all’inizio non sapevano di
cosa stesse parlando, ma poi dal corpo della ragazza fuori
uscì la famosa sfera. Nessuno capì cosa fosse
successo. Per fortuna quel demone non era molto forte e il giovane non
faticò ad ucciderlo. Purtroppo, però, la sfera si
frantumò in centinaia di frammenti ed il giovane mezzo
demone incolpò la strana ragazza per aver combinato quel
guaio. La ragazza, sentendosi mortificata, propose al ragazzo di
aiutarlo a radunare tutti i frammenti. Intanto la sacerdotessa del
villaggio vicino, andò da loro. Non era una qualunque, ma la
sorella minore della sacerdotessa amata dal ragazzo. Ormai era
diventata anziana e ciò stava ad indicare che il mezzo
demone era rimasto sigillato per circa cinquant’anni. La
donna spiegò che la ragazza venuta dal
‘futuro’ non era altro che la reincarnazione della
sua defunta sorella, e che lei era destinata ad unire tutti i frammenti
della sfera andata in frantumi dato che solo lei poteva percepirne
l’essenza. Inoltre il demone che ha indotto i due innamorati
ad uccidersi era ritornato per cercare nuovamente la sfera, ma
c’era dell’altro: la sacerdotessa morta per amore
era tornata in vita grazie ad un sortilegio maligno, ma non sarebbe mai
stata la stessa donna che il mezzo demone amava un tempo. Il suo corpo,
infatti, non era altro che un composto di ossa e terra e la sua anima
era intrinseca di pensieri malvagi e di rancore. Voleva uccidere il
mezzo demone. Egli, nonostante il mezzo secolo di sonno, evidentemente
non aveva smesso di amarla. I due, uniti in una specie di
società, si misero in viaggio per recuperare i frammenti
della sfera e per uccidere quel demone. Ben presto, al loro gruppo si
unirono un bonzo e una sterminatrice di demoni. Tra loro quattro si
saldò una forte amicizia, ma per la ragazza del
‘futuro’ c’era dell’altro.
Soffriva nel vedere il mezzo demone triste per la sacerdotessa, si
sentiva morire quando parlava di lei. Inoltre lui era assolutamente
protettivo nei confronti della strana ragazza, quasi in senso
maniacale. Era estremamente geloso di ogni sorta di maschio che le si
avvicinasse. L’amicizia non tardò a trasformarsi
in un sentimento ben più profondo, ma la ragazza non voleva
svelare quello che sentiva, anche se era molto chiaro a tutti.
Veramente anche i sentimenti del mezzo demone erano palesi, ma nessuno
voleva ammetterlo. Volevano solo starsi accanto fino in fondo,
nonostante il giovane era molto confuso. Già,
perché sapeva che se avessero sconfitto il demone maligno,
avrebbe dovuto scegliere: la donna del passato che è morta
per lui e a cui deve la vita, o la ragazza del futuro che lo ha
risvegliato da un sonno durato 50 anni e che gli è stata
sempre vicino nonostante le avversità? Comunque i giorni, i
mesi trascorsero tra combattimenti con demoni amorfi e strani incontri.
Un giorno…- qualcosa interruppe il suo racconto. Inuyasha,
che le dava ancora le spalle, si era appisolato di nuovo. Il temporale
non era ancora passato, ma grazie alla sola presenza
dell’amico, Kagome si sentiva già più
protetta. Ma non era abbastanza. Facendo molta attenzione a non
svegliarlo, lo scavalcò trovandosi alla sua sinistra, gli
alzò un braccio, e con il suo corpo prese la forma di quello
di Inuyasha. Si accostò a lui con un lento movimento della
mano, alzò il braccio del ragazzo e con questo si avvolse a
lui facendosi quasi abbracciare.
-Buona notte.-
sussurrò lei e chiuse gli occhi.
-Buona notte.- gli rispose
Inuyasha con un riflesso incondizionato. Comunque la ragazza si
spaventò. Temeva che Inuyasha reagisse male vedendola
abbracciata a sé.
La mattina, non appena
sveglio, il ragazzo tastò il posto accanto a sé
ancora prima di aprire gli occhi. Non sentendo nessuno
scattò in seduto. Confuso, scese le scale. Dalla cucina
proveniva un ottimo odore di caffè.
-Buon giorno! Cosa ci fai
già in piedi?- chiese lui tentando di sistemarsi i folti
capelli neri con una mano.
-Ecco… Non riesco
mai a dormire bene se sono a letto con un ragazzo.- Inuyasha, a
quell’affermazione, stralunò gli occhi.
-Perché quella faccia da pesce lesso??
-Cosa? Non ho la faccia da
pesce lesso!! E comunque è dovuta al fatto che sono sorpreso
nel vedere che sai anche cucinare!
-Si, come no!! Dai, mangia!!-
e il ragazzo si mise a tavola. Prese da un piatto centrale un pezzo di
pane tostato e ci spalmò sopra della marmellata. Kagome si
sedette davanti a lui e fece lo stesso.
-Come andava a finire la
storia di ieri sera? Quella del mezzo demone che doveva scegliere con
chi stare?
-Come fai a chiedermi come
finisce se ti sei addormentato sul più bello??
-Beh, mi interessa!! Chi
sceglie??- domandò insistentemente lui.
-Non lo so…- lo
sguardo di Kagome divenne improvvisamente triste, ma Inuyasha era
troppo impegnato a spalmare per accorgersene.
-Come fai a non saperlo??
-Mia madre è morta
prima che riuscisse a raccontarmi la fine.- Inuyasha posò il
pane sulla tovaglietta, e il suo sguardo divenne come quello della
ragazza. Si era creata una situazione davvero imbarazzante che fu
smorzata dal suono elettrico della macchinetta del caffè che
aveva appena sfornato due tazze di cappuccino fumante. Il caso volle
che nel posare la tazza davanti ad Inuyasha, le cadde fragorosamente
sul tavolo rovesciando il caldo liquido addosso ad Inuyasha.
-AH!! Scotta, scotta,
scotta!!!!!!!!
-Scusami tanto!! Non
l’ho fatto apposta!!!
-Quante volte ho
già sentito questa frase nell’ultimo periodo??
-Sempre a puntualizzare tu,
eh?? Dammi la maglietta, provo ad andare a lavartela!! Tu vai in questo
bagno a darti una sciacquata, io vado in quello di sopra e
proverò a smacchiarla!!
-Sei un disastro!!!-
urlò il ragazzo prima di chiudersi nel bagno.
La ragazza rimase un istante a
guardare la maglietta.
“Caspita…
Se sapesse che le mie doti di lava-panni non sono poi così
buone… Anzi, sono pessime.”
Mentre si avviava al piano di
sopra, una voce la chiamò dall’altra parte della
porta a vetri della cucina.
-Ayame. Cosa ci fai qui??- la
ragazza non rispose. Abbassò lo sguardo con gli occhi
carichi di lacrime che aspettavano solo di rigarle il viso. Kagome, nel
vederla così, assunse la sua stessa espressione. Entrambe
aspettavano che fosse l’altra ad iniziare il discorso, ma
qualcosa fece saltare i piani di riconciliazione.
-E’ andata via la
macchia??- urlò Inuyasha uscito dal bagno a petto nudo. Si
fermò sull’uscio della cucina, come immobilizzato
dalla paura di aver rovinato tutto. Ayame, vedendo la sua amica con gli
abiti della notte ed Inuyasha a petto nudo, ebbe una sola impressione.
-Ero venuta qui per chiarire,
ma evidentemente i fatti parlano da soli!!- e la ragazza
scappò via prima che Kagome potesse inventarsi qualcosa da
dire. Era questo il problema. Dal giorno in cui entrò a far
parte della SWC era costretta a mentire, ed inventare bugie su bugie,
anche con le sue migliori amiche.
Sul volto di Kagome, ancora
una volta nel giro di pochi giorni, divenne triste e questo dispiaceva
molto ad Inuyasha, anche perché in parte era colpa sua. Lui
non sapeva cosa dire, ma si sentiva in dovere di intervenire per
smorzare quella situazione depressiva. Gli venne in mente solo una cosa
da dire, anche se non era la più azzeccata.
-Ora capisci perché
non ho amici?
___________________________________________________________________________
Scusate per il pessimo
capitolo... è anche corto... sigh... Comunque ho modificato
la storia di Inuyasha (quella dell'amime) per comodità, e
perdonatemi se non vi è piaciuta...
Ringraziamenti speciali:
Roro: hai
visto?? Ho aggiornato presto!! Spero che continuerai davvero a
seguirmi!! Grazie per i complimenti!!!
Luchia Nanami:
Ciao!!! Spero ti sia piaciuto il cappy... Grazie per i complimenti, ed
è strano come abbia più colpito il fatto che
Kagome e Sango abbiano sistemato che il fatto che Inuyasha vada a
dormire da lei XD!!
Niis:
Ciao!! Spero che il capitolo non ti abbia delusa...! Grazie ancora per
i complimenti, sono felicissima di sapere che la mia ff piace!! Baci
Daygum: Mi
hai fatto arrossire con tutti quei complimenti... *__*....
Grazie mille!!!
Mel_Nutella:
So benissimo che lo svolgersi della notte non era proprio quello che ti
aspettavi, non è vero?? Comunque spero che nonostante aver
deluso le tue aspettative, ti sia piaciuto comunque... Baci!!
MARTY_CHAN:
Ciao!! Grazie per i complimenti ((sono sempre ben accetti))!! Continua
a seguire mi raccomando!! Bacione!!
Gufo_Tave:
Ora mi odi... so che mi odi!! Ti ringrazio per aver... confessato...
che il capitolo 9 ti sia realmente piaciuto. Questo è
abbastanza importante per la storia, anche se ora come ora sono un
pò in crisi su come continuare XD!!! Non mi demolire, ti
prego! Baci!! ps: prevedo ke un pò di azione ci
sarà dal prossimo capitolo... (credo.... spero!!!)
Michi88:
Ciao zia michi!!! Hai letto?? Ti è piaciuto il cappy?? Spero
proprio di si!! Come sempre aspetto ansiosa la tua recensione!!! Non so
perchè, ma ci tengo particolarmente al tuo giudizio... il
che vuol dire che se mai mi dovrai criticare... mi uccido ((XDDD))!!!
Baci baci!!!
Betta_Chan:
Non mi è mai passata per l'anticamera del cervello di non
postare più! Soprattutto per non fare un torto a voi, miei
cari ed affezionati lettori!!
Grazie inoltre a tutti i
lettori che non conosco e un bacio a tutti... SMACK! ((battuta
infelice...=_=). Spero che continuerete a seguire la mia ff
numerosi!!
Baci
-Nera-
|
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Capitolo 11 *** Cap.11 ***
Spy - cap.11
Spy Game
Capitolo 11
Kagome
se ne stava immobile davanti alla porta della cucina con lo sguardo
perso nel vuoto. All’affermazione poco sensibile di Inuyasha
aveva poco da obbiettare. Ora aveva capito anche lei molte cose. Se ne
corse in camera sua chiudendosi la porta alle spalle prima che Inuyasha
potesse dire o fare qualcosa per fermarla. Si gettò sul
letto
per dar sfogo a tutte le lacrime che la sera prima non era riuscita a
far scorrere.
“Ora
capisco tutto. Inuyasha non ha amici perché il lavoro glielo
impedisce. Anche se lui volesse, il rapporto con le altre persone
sarebbe costellato da menzogne su menzogne, e che razza di amicizia
è una che nasce su un mucchio di bugie? Ecco
perché
l’unica persona a lui cara è Sango, ovvero una
persona
all’interno dell’agenzia. Anche io sono destinata a
tale
futuro?... Senza amici.”
Strinse
forte il cuscino su cui poco prima dormiva Inuyasha.
Assaporò
sino in fondo il profumo del ragazzo ad ogni singhiozzo. Non le
importava non avere amici. Le premeva il fatto di aver perso la sua
migliore amica, l’unica a cui non avrebbe mai voluto mentire,
e
invece lo ha fatto senza nemmeno pensarci un istante. Un altro respiro,
un'altra ondata di profumo, e ad ogni inspirazione acquistava
più forza.
-Kagome?
Tutto bene?- chiese il ragazzo al di fuori della porta dopo aver
bussato, ma la ragazza non rispose. -Guarda che entro comunque!!
-Vattene!-
ma il ragazzo non le diede ascolto ed entrò. -Che
c’è? Non capisci la mia lingua o semplicemente non
sai
farti i fatti tuoi??- domandò Kagome irriverente.
-Si
può sapere cos’hai? Guarda che avete soltanto
discusso,
non è mica morta!- quell’affermazione lo fece
sembrare
più stupido di quanto fosse. Nonostante tutto Kagome
cominciò a pensare che infondo il collega aveva ragione. Ma
in
quel preciso momento non aveva bisogno di un collega, ma di un amico.
Senza pensarci due volte la ragazza si mise a sedere e lo
abbracciò. Nonostante nell’ultimo periodo Kagome
lo avesse
abbracciato parecchie volte, Inuyasha si trovava sempre nella stessa
posizione: non aveva la più pallida idea di come
comportarsi.
Con fare indeciso, alzò le braccia e le appoggiò
sulla
schiena di Kagome. Non appena l’ebbe cinta
all’altezza dei
fianchi, la voglia di stringerla fu incontrollabile, e lo fece. La
strinse forte a sé facendole sentire per la prima volta che
non
era sola. La ragazza cominciò a singhiozzare. Non era solo
Ayame
la causa di tutto quel pianto, era colpa anche del nervosismo degli
ultimi giorni. Kagome si scostò leggermente dal petto
dell’amico, si asciugò le lacrime sul volto con il
polso e
fece un respiro profondo.
-Hai
ragione. È stata solo un’incomprensione. Ha avuto
una
visione distorta di come sono andate le cose e la verità
verrà a galla.
-Ecco,
così si fa! Non ti buttare giù! Magari
più tardi
falle uno squillo e tenta di chiarire. Se ti va male vuol dire che
dovrai aspettare che si sbollisca.
-Da
quand’è che sei così saggio?
-Lo sono sempre stato mia
cara!! È un lato di me che poche persone conoscono e tu hai
avuto questa fortuna!
-Non puoi capire quanto sono
onorata!
-Simpatica!!- fece lui
indispettito. Kagome divenne seria tutto d’un tratto.
-Non è meglio che
torni a casa? Non per buttarti fuori a calci, ma non credi che sia ora
di tornare all’ovile?
-Ti do così tanto
fastidio?
-Ma
la fai finita di prendertela per ogni cosa che dico? E comunque non mi
dai fastidio! Ma già Ayame ha avuto una pessima impressione
di
quello che è accaduto, non pensi a cosa potrebbero pensare i
vicini nel vederti qui?
-Sai qual è il tuo
problema? Ti preoccupi troppo di quello che pensano gli altri di te!
-Certo
che me ne preoccupo dato che ‘gli altri’ abitano di
fianco
a me e possono parlare quando vogliono con mio padre!!
-Kagome?
Mi ha chiesto lui di rimanere qui, ricordi??- la ragazza rimase con un
palmo di naso. Si era dimenticata di quel piccolo particolare. Nemmeno
lei sapeva cosa le fosse passato per la mente, fatto sta che in quel
momento le sembrava tutto assurdo. Che si fosse dimenticata tutto
d’un tratto che lui era li solo per fare un favore a Miyoga?
-Ah già! Che
stupida che sono stata! Questa situazione mi sta facendo andare
giù di testa!!
-Come se gli altri giorni
fossi stata normale!
-Inuyasha,
mi stupisci! Non conoscevo questo tuo lato dannatamente ironico, anche
se un po’ sospettavo che lo avessi.- gli rispose lei
prendendosela un po’.
-E poi sarei io quello che se
la prende per ogni cosa?
-Io
non sono cattiva, tu si!- e mettendosi in piedi, Kagome
cercò di
fare alzare anche il suo collega tirandolo per un braccio. -Vuoi
uscire? Mi dovrei vestire se non ti dispiace!!
Il ragazzo rimase qualche
istante a sedere sul letto, ma poi fu costretto ad alzarsi sotto la
pressione di Kagome.
Nel
frattempo, anche Inuyasha si andò a vestire. Scese al piano
di
sotto cercando di fare mente locale sul da farsi della giornata. Miyoga
sarebbe tornato l’indomani e questo implicava la permanenza
del
ragazzo in casa Higurashi ancora per una notte. Quella appena passata
non andata granché bene e sperava solo che col tramonto non
arrivassero altri problemi.
Dopo
una ventina di minuti Kagome scese le scale. Era strano
l’effetto
che quella ragazza suscitava su Inuyasha. Qualsiasi cosa lei
indossasse, secondo lui le donava, anche se questo suo giudizio doveva
rimanere segregato nella sua testa. Quel giorno indossava una
gonnellina bianca in lino che fin sopra al ginocchio le cadeva in
morbide pieghe, e una magliettina lilla le cui maniche le lasciavano
scoperte le spalle. La cosa che lo insospettì era una borsa
in
paglia che teneva sotto braccio.
-Dove sei diretta?- le
domandò lui curioso.
-Devo
andare a fare la spesa.- gli rispose con tono calmo. Il ragazzo di
tutta risposta alla sua affermazione prese la sua giacca pronto a
seguirla.
-Tu invece dove vai?-
domandò Kagome.
-Io? Vengo con te!- rispose
avviandosi verso la porta.
-Cosa?
Non credi che dopo tutto quello che è successo in questi
giorni,
farci vedere insieme non sia la cosa più giusta da fare? Se
incontriamo di nuovo Ayame penserà che ho la presunzione di
fregarmene dell’accaduto! Si arrabbierà ancora di
più vedendo che quello che ci siamo dette non è
servito a
nulla.
-Cosa ne sai di cosa possa
pensare lei?- le chiese Inuyasha.
-Perché siamo
amiche da dieci anni e la conosco! Inoltre perché
è quello che io penserei se fossi in lei!
-Magari
vedendo che siamo insieme nonostante quello che vi siete dette
penserà che avevi ragione tu, cioè non
c’è
niente tra noi. Insomma, se lei si fosse fidata di più della
tua
parola, avrebbe capito che non stavi mentendo.
-Io
le ho già mentito quando le ho detto che eri mio cugino! Ho
perso tutti gli amici più importanti da quando ho cominciato
a
lavorare alla Spy!
-Ti
sei presentata di tua spontanea iniziativa alle selezioni, quindi non
puoi incolpare nessuno di quello che è accaduto!
-Infatti non sto incolpando
nessuno! Sto solo dicendo come la penso!
-Senti,
fai come vuoi! Mi ha chiesto tuo padre di venire qui, era una cosa
senza impegno e io ho accettato e mi sono ritrovato
nell’occhio
del ciclone a causa delle tue amiche e sinceramente mi sono stancato di
tutti questi giochetti adolescenziali!
-Scusa
se la mia vita ‘adolescenziale’ ti crea problemi,
ma di
certo non è a causa mia se ti sei ritrovato
nell’occhio
del ciclone come dici tu! Ti ricordo che non è stata
un’idea mia quella di farti venire in centro con me quel
giorno,
potevi benissimo rifiutarti!
-Fidati che non è
stata nemmeno un’idea mia!- sbottò Inuyasha.
-Bene!- disse in risposta
Kagome.
-Bene!!
-Bene!!!!-
rispose Kagome come al solito durante una discussione per avere
l’ultima parola. Uscì sbattendosi la porta alle
spalle. Le
mani le palpitavano a causa del nervosismo, ma d’un tratto si
sentì come svuotata. Si rese conto che quella sfuriata era
stata
generata dal suo stato di stress eccessivo. -Allora? Non vieni?-
domandò ad Inuyasha affacciandosi dalla porta con tono
fanciullesco, resasi conto del proprio errore.
Il
giovane uscì di casa senza dire una parola, e
salì in
macchina senza fiatare. Rimase in silenzio per tutto il viaggio,
finché Kagome non attaccò discorso.
-Ho
avuto un’idea! Dopo aver fatto la spesa ti porto in un posto
lontano da occhi indiscreti!- Inuyasha la guardò allibito.
Dopo
una sfuriata del genere, cosa pensava di fare Kagome? -Tranquillo! Non
voglio violentarti! Stavo pensando di fare un pic-nic tranquillo senza
la paura di essere visti da qualcuno di indesiderato.
Con un semplice movimento
verticale del capo, Inuyasha diede il suo consenso a quella strana
idea.
Si
recarono ad un supermercato che si trovava a metà strada tra
il
parco in cui avrebbero pranzato e casa sua. Presero alcuni tramezzini
già confezionati e qualche succo di frutta da bere.
Naturalmente
fu Inuyasha a pagare il tutto e Kagome non mostrò nemmeno un
minimo di ringraziamento. Non appena imbustata la spesa si
recò
all’istante all’uscita del supermercato lasciando
Inuyasha
in balia della cassiera.
-Certo che hai una gran bella
faccia tosta!
-Scusa, ma di solito non
è il ragazzo a pagare?
-Uno:
noi due non stiamo insieme! Due: potresti almeno provare ad offrirti,
io capirei la tua buona intenzione e non ti avrei lasciato pagare!
È così che funzionano le cose!
I
due ragazzi, come al solito, aprivano bocca solo per discutere e per
una cosa, o per un’altra, finivano sempre per litigare.
Nonostante l’incompatibilità di caratteri, niente
poteva
cancellare tutto quello che avevano passato. Il loro rapporto
è
sempre stato costellato da vari intrighi e casini, ma nonostante
questo, i momenti in cui avevano aperto ognuno il proprio cuore
all’altro, li ripagava di tutto.
-Hai
ragione, scusa. Ora gira a destra e lascia la macchina in questo
parcheggio.- il ragazzo eseguì le istruzioni di Kagome.
Scesero
entrambi dalla macchina per poi proseguire a piedi. Lo condusse tra gli
alberi, dove solitamente è vietato andare, in un luogo che
si
affacciava ad un piccolo lago. Era un posto abbastanza riparato da
sguardi estranei. La ragazza stese a terra una tovaglietta che si era
portata da casa, e successivamente tirò fuori dalla sporta
anche
i tramezzini ed il necessario per pranzare. I due si sedettero e mentre
addentavano il loro tramezzino guardavano la luce del sole risplendere
sulla superficie del lago.
-Posso farti una domanda?-
irruppe Inuyasha.
-Certo.
-Lavorando alla Spy ho notato
che tuo padre è spesso assente per vari giorni. Cosa fai tu?
-Rimango
a casa da sola. Se se ne va nei periodi di inverno vado a scuola, torno
a casa e mi arrangio. D’estate la cosa si fa più
monotona,
anche se mi vedevo con i miei amici.- Inuyasha non rispose. Non aveva
niente da obiettare.
Ad
un tratto Kagome si scalzò i sandali che indossava, mentre
il
ragazzo rimase perplesso a guardarla. Lei si alzò e si
diresse
verso il bordo del parco che dava sul laghetto. Scavalcò il
recinto di legno e si andò a bagnare i piedi; inizialmente
camminò con le mani dietro alla schiena, poi
cominciò a
correre e a saltellare schizzandosi addosso e bagnandosi la gonna.
-Guarda che è
vietato sai?
-Me
ne frego! Facciamo o no parte della più importante agenzia
di
investigazione? Questo dovrebbe aprirci le porte per fare quello che
vogliamo!
-Sei un’illusa se lo
credi! Avanti, esci dal di lì se no finiremo nei casini!
-Al
massimo sarò io l’unica a finire nei casini! Tu
non stai
facendo un bel niente!- esclamò la ragazza continuando a
zampettare nell’acqua. Poi d’un tratto si
tirò un
po’ su la gonna e cominciò ad andare verso dove
l’acqua si faceva più profonda.
-Sei impazzita? Dove stai
andando?
-Non
scocciare! A quest’ora non c’è mai stato
nessuno al
parco! Sono tutti a casa a mangiare! Chi vuoi che mi veda?
-Hai mai sentito parlare di
sorveglianza? Forza, esci!
-Non
ci penso neanche! Dovrai portarmi via con la forza!- Inuyasha, forse
troppo innocente, prese quella frase come un invito a farla uscire,
mentre l’intenzione di Kagome era quella di farlo andare
là per infradiciarlo. Il ragazzo si tolse le scarpe e
saltò il recinto con un abile salto.
-Non
costringermi a venirti a prendere!- urlò Inuyasha a riva con
l’acqua che non gli arrivava nemmeno alle caviglie.
-Io
di qui non mi muovo!- così fu costretto ad andare a
prenderla.
Non appena Kagome vide che il ragazzo si stava avvicinando,
cominciò a correre, ma Inuyasha fu più svelto e
l’afferrò per un braccio. La ragazza
cominciò ad
opporsi alla stretta sbilanciandosi troppo e cadendo in acqua con
Inuyasha al suo seguito. Kagome si ritrovò seduta sul fondo
con
Inuyasha quasi steso su di lei. I loro volti erano incredibilmente
vicini. Non si sa cosa Inuyasha stesse pensando in quel momento. Forse
niente di speciale, forse proprio a niente. Si guardavano dritto negli
occhi cercando qualcosa l’uno nell’altra. Kagome
prima lo
schizzò cogliendolo all’improvviso, poi gli si
avvinghiò con gambe e braccia. La sua risata era allegra e
fragorosa. Il ragazzo, anche se con fatica, riuscì ad
alzarsi
con Kagome in braccio, e colse l’occasione per riportarla a
terra.
Una
volta posata la ragazza sulla tovaglia che successivamente
usò
come asciugamano, Inuyasha scoppiò a ridere. Kagome ne
rimase
sorpresa, meravigliata. Vedere il viso del collega deformarsi in una
risata, la rese incredibilmente felice.
Trascorsero
un paio di ore stesi sull’erba verde del parco sperando di
asciugarsi, ma quando si accorsero che era tutto inutile decisero di
tornare a casa.
-Passo un attimo da casa mia a
prendere dei vestiti.- esordì Inuyasha.
Kagome
non poteva di certo negarglielo, e lo seguì. La giornata
trascorse tranquilla, senza imprevisti. Come Kagome sperava, non
incontrarono nessuno dei suoi amici. Sperava di non pensarci, anche se
ogni tanto le tornava in mente l’accaduto. Inuyasha si
accorgeva
quando Kagome stava rimuginando sulla sera scorsa, e in quei casi
faceva di tutto per distrarla e lei apprezzava il gesto.
Tornati a casa Higurashi, il
cellulare di Inuyasha cominciò a squillare.
-Pronto…- rispose
il ragazzo con la sua solita voce atona.
-Ehi Inuyasha!!! Sono Sango!
Ti va se una di queste sere ci vediamo tutti e quattro?
-Tutti e quattro?
-Io, te, Miroku e Kagome!
Sarebbe un peccato non approfondire la nostra amicizia dato che
dobbiamo lavorare insieme!
-Si può sapere cosa
ti è successo? Cosa ne hai fatto della vera Sango?-
domandò lui perplesso.
-Niente!
Stavo pensando un po’ a tutto e mi sono resa conto che te e
Kagome passate molto tempo insieme, io sto con Miroku e ho pensato che
a volte potremmo vederci giusto per fare quattro chiacchiere! Forza
Inuyasha, non fare lo spezza bolgia! Siamo giovani, divertiamoci, no?!
Inuyasha sentì la
voce di Sango così entusiasta, che non voleva darle un
motivo per non esserlo.
-D’accordo. Dimmi
dove e quando e cercherò di esserci.
-Perfetto!! Quando ci vediamo
ci mettiamo d'accordo!
-Va bene...
E Sango buttò
giù il telefono in faccia all’amico.
La
notte fu tranquilla. Kagome dormì nel suo letto, ed Inuyasha
in
quello di Miyoga, soddisfatto di aver trascorso una giornata senza
imprevisti.
___________________________________________________________________________
Perdono,
perdono, perdono!!! So che non aggiorno da moooolto tempo, so che
questo capitolo fa schifo, mi prosto ai vostri piedi e chiedo
pietà!!!
Ho
avuto un sacco da fare in questi mesi, e le idee scarseggiavano. E' da
febbraio che ho in mente la loro prima missione, come
continuerà
la ff, ma non riesco a concentrarmi su questo periodo di stallo!!!
Però ho una notizia: nel prossimo capitolo ci
sarà il
loro primo vero incarico. Spero di non impiegare dei mesi per
scriverlo, anke perchè più o meno un'idea ce
l'ho, quindi
spero di riuscire a postarlo presto.
Passo
ai ringraziamenti: innanzitutto ringrazio le centinaia di persone che
hanno letto la mia storia. Sono davvero felice nel vedere che,
nonostante il periodo lunghissimo di mia assenza nel postare questa ff,
la gente continua a leggerla. Ringrazio chi la ha aggiunta ai preferiti
e chi ha recensito... siete davvero tantissimi.
Scusate ankora per l'orrendo
capitolo che vi ho proposto oggi... non ve vado fiera... sigh...
Un bacio a tutti!!!!!
Nera
|
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Capitolo 12 *** Cap.12 ***
Spy - cap.12
Spy Game
Capitolo 12
I giorni passavano tranquilli
nella periferia di Tokio. Miyoga era ormai tornato da una settimana dal
suo incarico che lo aveva costretto ad allontanarsi da casa per tre
giorni e tutto procedeva quieto. Alla SWC si doveva ancora programmare
nei dettagli la cena che Inuyasha aveva promesso a Sango.
Il lavoro procedeva a rilento:
di quel carico di droga che sarebbe dovuto arrivare, non si seppe
più niente. In realtà non si ebbero
più notizie di nessun carico. Era come la calma prima delle
tempesta: come se tutto si fosse fermato in attesa di qualcosa di
più grande ed inaspettato.
Il tempo era solitamente
impiegato per allenarsi.
Tra Sango e Miroku le cose
andavano piuttosto bene. Il ragazzo ancora faceva il cascamorto con le
altre ragazze, ma Sango sapeva che era l’unica ragazza che
lui amasse, e questo la tranquillizzava.
Kagome non ebbe più
notizie dai suoi amici, ma cominciava ad apprezzare quelli che si era
creata alla SWC. Con loro si trovava bene. Erano molto più
maturi di quanto non fossero i suoi compagni di scuola. Inoltre non
doveva nascondere nulla né a Sango, che a Miroku, e
tantomeno ad Inuyasha. Il tempo che trascorreva in loro compagnia era
costellato da scherzi, screzi e tante risate. Erano questi i momenti in
cui Kagome non si sentiva sola. A volte tornava a casa, si gettava sul
letto e cominciava a pensare alla sua vita, chiedendosi se anche lei,
un giorno, avrà la stessa fortuna che ha avuto Sango. La sua
mente andava di continuo a sua madre, all’assenza di quella
presenza che avrebbe potuto cambiare tante cose nella sua vita. A quel
punto cominciava a piangere ininterrottamente, e solo allora
considerava gli avvenimenti che le avevano sconvolto la sua normale
attività da liceale. Riemergeva nella sua testa
l’immagine di Inuyasha ed in un batter d’occhio
tutta la tristezza svaniva lasciando posto ai bei ricordi e alle
avventure che hanno vissuto insieme, seppur poche.
Quel giorno se lo sentiva che
qualcosa avrebbe rotto la sua routine. Kagome non fece in tempo ad
arrivare in agenzia che vide il suo collega correrle incontro,
afferrarla per un braccio e portarla nel garage.
-Si può sapere cosa
ti è preso?- domandò la ragazza.
-Abbiamo intercettato una
chiamata. Dobbiamo appostarci fuori dalla casa del boss ad aspettare
ulteriori notizie sul carico di droga.- le rispose frettolosamente
mettendo in moto la macchina. Per tutto il viaggio nessuno disse una
parola. Non appena arrivati Inuyasha sistemò
l’apparecchiatura atta a seguire qualsiasi telefonata
giungesse a quella casa.
Passarono un paio di ore in
attesa di qualche segno di vita, poi ad un tratto un telefono
squillò. Neanche due squilli e qualcuno alzò la
cornetta.
-Tutto pronto?-
domandò la voce all’interno della casa senza
nemmeno chiedere con chi stesse parlando.
-Si. Molo undici. Tra quindici
minuti.- e riattaccarono. Inuyasha sembrò irrigidirsi, mise
via l’apparecchiatura apparentemente calmo, prese il suo
cellulare e chiamò l’agenzia.
-Molo undici, al
più presto.- nessuna risposta. Interruppe la chiamata
chiudendo il telefono a metà e mise in moto senza destare
sospetti. Kagome era tesa come una corda di violino e continuava a
domandarsi come potesse Inuyasha essere così cheto. Il
viaggio sembrò più breve del previsto, e la
ragazza, dentro di sé, sperava di non arrivare mai alla
destinazione. Non fece in tempo a pensarlo che il ragazzo
parcheggiò dietro ad una macchina sollevatrice in attesa che
i suoi compagni arrivassero. Nonostante fosse seduta, la ragazza
sentì le ginocchia cedere e le gambe tremare.
-Non arriveranno mai in
tempo.- pronunciò Kagome con un ultimo respiro.
Aprì di scatto la
portiera della macchina prima che Inuyasha potesse impedirle di fare
qualsiasi cosa. Il ragazzo rimase immobile a fissarla per un paio di
secondi mentre si avvicinava al magazzino. Si infiltrò
all’interno dell’immenso cubo di lamiera tramite
una porta mal chiusa. All’interno vi entrava poca luce che
filtrava da una finestrella in alto. Centinaia di casse, una ammassata
sull’altra, ricoprivano l’intera area dello
stabilimento, e Kagome ne sfruttò una pila per nascondersi
dietro di essa. Inuyasha se ne stava statico nella macchina per
rendersi conto di quello che aveva appena fatto la ragazza. Non gli
pareva vero che Kagome avesse trovato il coraggio per compiere un atto
del genere.
“Accidenti! Non
è neanche armata!!!”- pensò il ragazzo
portandosi la mano alla fronte. Era seriamente preoccupato, ma
più che in missione segreta sembrava essere ad un normale
corso di sopravvivenza per quanto la situazione sembrava surreale.
Kagome se ne stava
accovacciata dietro ad alcune casse e rimpiangeva di non aver mai
prestato attenzione quando Inuyasha la portava al poligono di tiro. Una
di quelle sue famose M9 ora le avrebbe fatto comodo. Almeno avrebbe
avuto la certezza che se fosse stata in difficoltà, avrebbe
almeno potuto provare di difendersi. Il cuore le batteva a mille. Senza
neanche rendersene conto stava respirando con la bocca, ed emetteva
profondi respiri.
“Ok. Ci sono. Sono
dentro. Il primo passo l’ho fatto, ma ora dovrebbe arrivare
il bello! Dovrei saltare fuori e puntandogli una pistola contro dovrei
dire ‘Siete circondati! Non avete vie di
fuga!’… Ma io non ho una pistola! E se anche loro
ce ne avessero una? Certo che ce ne hanno una, fanno parte di una banda
che compra, riceve e spaccia droga!”- ma i suoi pensieri
furono interrotti dalla visione di due tipi abbastanza buffi. Erano
entrambi vestiti di nero, e portavano entrambi occhiali da sole
nonostante all’interno del magazzino non ci fosse luce a
sufficienza per indossarli.
-Che dici, il capo ci
darà una ricompensa?- domandò un ometto basso e
tarchiato.
-Ma che ricompensa? Non
abbiamo fatto niente di speciale!- gli rispose il suo collega alto e
magro. L’omettino, nello stesso istante in cui
l’amico finì di parlare, fece scivolare una cassa.
–Stai attento idiota! Se ne sprechiamo anche solo un grammo
il capo ci fa fuori!
-Che lo venga a fare lui
questo lavoro! Io ho mal di schiena!
-Si, ce lo vedi il capo tutto
vestito per bene che viene a scaricare delle casse? Ahah! Da ammazzarsi
dalle risate!
“Ora so che i film
dicono la verità su questo genere di cose: Mandano sempre i
più stupidi a fare il lavoro pesante…”-
pensò Kagome, quando avvertì che qualcuno
l’aveva afferrata con una mano per la spalla e con
l’altra le aveva tappato la bocca.
-Shhh!!!- fece Inuyasha per
tranquillizzare la ragazza. Dopo questo gesto Inuyasha si
accucciò dietro di lei. Ad un tratto sentirono i due uomini
avvicinarsi all’uscita. Inuyasha trascinò la
collega tenendola per le spalle, con la speranza di non essere visti,
ma successe qualcosa di imprevisto. Un uomo colpì il ragazzo
con forza in testa, mentre l’altro afferrò Kagome
cingendola con vigore per le braccia.
-Ma guarda, guarda! Due
fidanzatini!- esclamò lo scagnozzo che immobilizzava Kagome,
mentre quest’ultima era terrorizzata per le condizioni di
Inuyasha, il quale era accasciato a terra privo di sensi.
-Questi non sono solo
fidanzatini! Il ragazzino qui ha una pistola!- disse il compagno
perquisendo Inuyasha. In fondo non erano tanto stupidi. -Che dici, li
facciamo fuori?
-Sai che il capo non vuole
morti! Se non sbaglio ho visto una cella frigorifera là
dietro. Se ce li buttiamo dentro, nessuno penserà di
cercarci qualcuno!
-Noo!!! Lasciatemi!!!
Inuyasha!!!- cominciò ad urlare Kagome.
-Smettila ragazzina o
dovrò farti male sul serio!- la ragazza placò le
grida, ma la rabbia che aveva dentro la irrigidì
dall’interno.
-Forza, cerchiamo delle corde
e sbarazziamoci di questi due.- gli uomini erano seriamente
intenzionati a chiudere i due giovani nella cella frigorifera che di
solito hanno una temperatura che va da i 10° ai -35°.
Quel giorno il termostato era impostato a -25°. Ad entrambi
vennero legate le mani dietro la schiena. Inuyasha, ancora inerme,
venne gettato di peso in fondo a quella stanza bianca e fredda, mentre
Kagome ci entrò di peso, costretta, con le proprie gambe. I
due uomini chiusero la porta ermeticamente e sorrisero alla ragazza che
per stizza si lanciò contro la porta andandoci a sbattere
energicamente. Immediatamente dopo che i due se ne andarono, Kagome
concentrò le sue attenzioni su Inuyasha. Ora la ragazza
capiva l’ostinazione del padre nel ripeterle di non andare in
giro ‘mezza nuda’, come diceva lui. Il freddo
cominciava a sentirsi, ma Kagome non doveva permettergli di penetrarle
dentro. Si inginocchiò accanto ad Inuyasha e
cominciò ad urlare il suo nome, chiamandolo disperatamente
con la speranza di vederlo reagire in qualche modo. Continuava a
gridare, a pregarlo di svegliarsi, ma non accennava a muoversi.
-Inuyasha!!! Andiamo
svegliati!!!- nessuna reazione. -Inuyasha!!!! Avevi detto che mi
avresti protetta!! Lo hai promesso a mio padre ricordi!??!!- e la sua
voce cominciava ad rompersi da un pianto che, ineluttabile, tentava di
sfogare tutta la rabbia che la ragazza provava. -Lo avevi promesso!!...
E ti consideri una brava spia? Ti sei fatto mettere al tappeto da una
botticina in testa!!
-Botticina… Appena
usciamo provo su di te se fa male o no!- ribatté il ragazzo.
Quelle parole agirono come una specie di fuoco in Kagome, che vide
rinascere la speranza di uscire viva da quel posto. -Forza, slegami.-
disse mettendosi seduto e porgendo le spalle alla collega. Kagome si
voltò e tentò di sciogliere i nodi che tenevano
legato Inuyasha. Con molta fatica ci riuscì e non appena
libero si portò le mani alla testa come per sentire se era
tutto al suo posto.
-Ehi, ci sono anche io!-
esclamò Kagome ancora annodata come un salame. Inuyasha si
sporse sulla schiena della ragazza e mentre tentava di districare il
nodo, pensava a come uscire da quel freezer in versione gigante.
-Vedrai che tra poco
arriveranno gli altri!- tentò di rincuorarla Inuyasha.
-Non penseranno mai di cercare
qua dentro!
-Non essere sempre
così dannatamente pessimista, accidenti!- Kagome si era
accucciata in un angolo sperando di riscaldarsi, ma fu tutto inutile.
Ogni cosa sembrava bruciare tanto era fredda. I minuti trascorrevano e
nessuna sirena si udiva da li dentro, non si percepivano né
passi, né voci. Il ragazzo camminava nervosamente avanti e
indietro per quella stanzina 5 metri x 5, non accorgendosi che il
freddo si era impadronito ormai della quasi totalità del
corpo di Kagome.
-Mi dispiace.-
riuscì a dire lei nel suo angolo con le gambe raggomitolate
e la faccia tra le ginocchia.
-Non dire sciocchezze, non
è colpa tua.
-Si invece. Se non fossi stata
così idiota da entrare e da non aspettare i rinforzi, ora
non saremmo in questa situazione.- Inuyasha si voltò verso
di lei giusto in tempo per vedere che la ragazza si stava
addormentando. Cosa sbagliatissima da fare in questa situazione.
Subito si catapultò
su di lei per impedirle di sbattere la testa contro il duro pavimento.
Si mise a sedere accanto a lei portandosela tra le gambe e stringendola
tra le sue braccia col tentativo di trasmetterle un po’ del
suo calore corporeo.
-Non ti devi addormentare
stupida!!- urlò Inuyasha scuotendola leggermente per farla
rinvenire.
-Mi dispiace Inuyasha. Non
potrei mai perdonarmelo se ti accadesse qualcosa.- ammise Kagome mentre
una lacrima le solcava gli occhi che faticava a tenere aperti. I due
volti erano ad una ventina di centimetri l’uno
dall’altro. Inuyasha rimase un paio di secondi ad ammirare i
contorni del viso di Kagome, mai stato tanto vicino al suo.
-Non mi accadrà
nulla, però devi resistere!
-Non ce la faccio... Ho troppo
freddo… - e a quella affermazione il ragazzo
ritornò a stringerla a sé più forte
che poteva. I minuti trascorrevano inesorabili, ma ormai quello che
cingeva era un corpo freddo, immobile, senza reazioni. Sentiva il
respiro di Kagome lento e affaticato, e pregava che i colleghi
arrivassero presto a salvarli.
-Kagome! Ti prometto che se
resisterai ti dirò cos’è successo
quella sera quando Sango è venuta da me, ma ti prego, non
mollare ora! Arriveranno presto a salvarci vedrai!!- questa volta era
lei a non rispondere. -Kagome reagisci!!!- niente. -Vuoi dirmi cosa
dovrei fare io senza di te maledizione??!- Continuò a
stringerla, a coprire il corpo della ragazza con il proprio
affinché il freddo provato diminuisse. Il respiro di Kagome
si faceva sempre più lento. Persino il suo corpo aveva
smesso di tremare.
Ad un tratto un rumore ad
Inuyasha familiare. Una sirena e subito dei passi.
-E’ tutto finito,
resta qui!- disse il ragazzo a Kagome posandola a terra.
Cominciò a ad urlare, a sbattere i pugni contro la porta
ghiacciata, e ancora a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo.
Chiedeva aiuto, pregava qualcuno di venirli a tirare fuori di
lì.
Kagome era inerme sul
pavimento. Il freddo le aveva immobilizzato tutto il corpo. Non sentiva
più nulla. Dentro di sé credeva che fosse la fine
di tutto. Poi qualcuno comparve dalla finestrella sulla porta e la
aprì. Inuyasha prese la ragazza in braccio e quando la porta
venne aperta lui corse fuori con Kagome tra le braccia. Non appena
fuori da quel magazzino, Inuyasha non fece caso nemmeno alle decine di
macchine della polizia che circondava l’edificio, si
lasciò cadere in ginocchio con Kagome in braccio e la
strinse forte per non far arrivare il calore troppo velocemente al suo
cuore. Poi più niente. Anche il ragazzo si
accasciò a terra senza lasciare la presa di Kagome.
Un rumore intermittente, il
calore sul viso, il tepore di una stanza chiara. Furono queste le
sensazioni che risvegliarono la ragazza in un letto
d’ospedale. Inizialmente non si rese conto di dove si
trovasse, e quando aprì gli occhi si accorse di avere un
aggeggio infilato per il naso. Accanto al suo letto, su una semplice
sedia, vi era Miyoga in uno stato di semi abbiocco. Come ogni tanto
faceva, dischiudeva le palpebre per vedere se la sua bambina era
sveglia, e quando notò che questa volta lo era, ebbe un
sussulto.
-Ciao papà!-
esclamò la ragazza con un filo di voce.
-Oh, Kagome…
Finalmente ti sei svegliata!- le rispose il padre quasi con le lacrime
agli occhi.
-Inuyasha?- si
preoccupò di domandare lei.
-E’ stato qui fino
ad un oretta fa. L’ho costretto ad andarsi a prendere un
caffè e a farsi un giro.
-Lui non beve
caffè…
-Si invece… Ma
dimmi, come ti senti?
-Li avete presi?- Kagome,
più di qualsiasi altra cosa, voleva sapere se il suo atto di
stupidità, oltre ad aver rischiato la vita di Inuyasha,
aveva avuto un lieto fine.
-Il tuo intervento ci ha
permesso di arrivare in tempo. Ma non farlo mai più, intesi?
Mi hai fatto perdere dieci anni di vita!- ed un tenero sorriso comparve
sul viso di entrambi.
-Quanto ho dormito?
-Circa 24 ore. Ti hanno
addormentata per farti degli esami ed accertarsi che tutto andava come
avrebbe dovuto andare… Comunque… Volevo dirti che
mi dispiace se in tutti questi anni ho spaventato i tuoi spasimanti, ma
ora sarei felice se voi due steste insieme.- Kagome non riusciva a
capire quell’intervento che fece il padre. Poi comprese.
-Cosa stai dicendo? Guarda che
non…
-Ah! Inuyasha! Mi ha domandato
giusto appunto di te. Beh, vi lascio soli!- ad un tratto fece capolino
nella stanza la testa di Inuyasha, e vedendo che la ragazza si era
ripresa sorrise involontariamente. Il ragazzo era sulla soglia con un
bicchierino di carta in mano. Quando Miyoga gli fu vicino
allungò il collo per scorgervi la bevanda
all’interno.
-Cos’è
quello?
-E’ the…-
Miyoga si limitò ad uscire dalla stanza con un sorriso
malizioso impresso sul volto che nessuno, fortunatamente,
notò. Il ragazzo si mise al posto occupato sino ad ora dal
capo senza dire una parola.
-Mio padre mi ha detto che sei
rimasto tutto il tempo qui.
-Dopo tutto quello che ho
fatto non potevo rischiare di perdermi il tuo risveglio… Mi
allontano per meno di un’ora e tu apri gli occhi.
È incredibile.- Solo il quel momento Kagome si rese conto di
non essere assolutamente presentabile e si coprì il volto
con la coperta.
-Cosa stai facendo?-
domandò lui.
-Sono orribile!!
-Guarda che non è
stata colpa tua. È stato solo un bene che tu abbia fatto
irruzione. Se non lo avessi fatto a quest’ora ci sarebbero
scappati.- le rispose Inuyasha non capendo che il commento di Kagome
riguardava il suo aspetto esteriore. Evidentemente a lui importava ben
poco. Si scoprì di nuovo e si mise a sedere.
-Si
però… Ho rischiato che ti accadesse qualcosa.
-Non mi sarebbe accaduto
niente! Quei due erano due idioti e so badare a me stesso! Quindi per
me non ti devi più preoccupare, d’accordo?- Kagome
gli sorrise in segno di consenso, ma poi divenne improvvisamente
triste. Il ragazzo, che vide la mano di Kagome appoggiata sul letto,
posò la sua su di essa e subito Kagome sentì
dentro di sé un immenso calore che le pervase tutto il corpo
e la strinse aggrovigliando le proprie dita con quelle di Inuyasha, ma
poi le tornò in mente una cosa che venne detta
all’interno della cella.
-Cos’è
successo tra te e Sango quando è venuta a casa tua?
-Cosa??
-Ero ancora cosciente quando
lo hai detto mio caro, quindi non hai via di scampo!
-Guarda che hai sognato! Si
può sapere perché io ti avrei dovuto dire una
cosa del genere?- ma le loro mani non si separarono. Rimasero unite
nonostante la piccola discussione simpatica che li aveva persuasi da
quella unione e che li aveva tolti da un possibile imbarazzo. Ad un
tratto qualcuno bussò alla porta rimanendo però
all’entrata. Kagome a quella vista non poteva crederci. Aveva
solo voglia di piangere. Senza nemmeno accorgersene strinse con
più forza la mano di Inuyasha e lui le fece capire che
andava tutto bene semplicemente col calore che le trasmise. Ayame, Hojo
e Kagura erano venuti a farle visita probabilmente avvertiti da Miyoga
che era ignaro del loro litigio.
-Entrate…- disse la
Kagome a letto. Quando l’amica le si avvicinò,
notò le mani dei due ragazzi che subito si lasciarono. Ayame
posò sul comodino affianco a lei un mazzo di fiori.
-Come stai Higurashi?-
domandò Hojo per rompere il ghiaccio.
-Ora bene, grazie!
-Ma cosa ti è
successo?- chiese Kagura. A quella domanda Kagome non sapeva cosa
rispondere poiché non poteva dire che era stata rinchiusa in
una cella frigorifera. Così intervenne Inuyasha.
-Il medico ha detto che
è stato un’insufficienza di ferro nel
sangue… Beh, io vado.- disse infine il ragazzo per lasciare
Kagome sola con i suoi amici, anche se in realtà sperava che
Kagura e Hojo fossero tanto perspicaci da capire che la cosa migliore
da fare sarebbe lasciare le due ragazze chiarire da sole. Contro ogni
sua aspettativa sentì alle sue spalle i due fare gli auguri
di pronta guarigione a Kagome.
Le due ragazza rimasero un
paio di minuti con lo sguardo basso senza dire niente.
-Mi dispiace.- dissero
contemporaneamente.
-No, a me dispiace.- aggiunse
Kagome. -Non avrei dovuto dirti una bugia del genere.
-Kagome, ci ho pensato bene.
Sono stata una stupida ad arrabbiarmi in quel modo. In fondo ci
conosciamo da tanti anni e so che non lo avresti mai fatto se non ci
fosse un’ottima ragione dietro. Per questo sono io a
domandarti di perdonarmi.
-Ayeme, ascolta…
Inuyasha non è mio cugino. È un dipendente di mio
padre ed è stato lui a chiedermi di potarlo con noi in
centro quel giorno. Inuyasha non ha famiglia e non ha amici. Ha sempre
lavorato con gente più grande di lui e così mi ha
chiesto di farlo svagare un po’ con noi. Passando del tempo
con lui mi sono accorta che è un grande amico e comincio a
vederlo come una sorta di fratello maggiore. Però devi
credermi: non c’è nulla tra noi.- Ayame sorrise
non appena Kagome finì di spiegarle la situazione.
-Ora ascoltami tu. A me non
importa più niente. Ora sto con Hojo. Siamo usciti un paio
di volte e ci siamo trovati bene insieme. Spero non ti dispiaccia.
-Ma no figurati!!! Sono
felicissima per voi!
-Quindi… Tra me e
te è tutto come prima?
-Certo!- e come se nulla fosse
successo, le due ragazze si abbracciarono nostalgiche del calore di
un’amicizia che credevano persa, ma che, dimostrandosi
più forte di qualsiasi avversità, avevano
ritrovato.
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