Bad Romance

di Ace of Spades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le male lingue parlano, le buone danno orgasmi ***
Capitolo 2: *** Mi sono sempre chiesto perchèn capisci di amare una persona solo quando l'hai persa ***
Capitolo 3: *** Mi ero seduto dalla parte del torto perchè avevo capito torta ***
Capitolo 4: *** Prima ora ***
Capitolo 5: *** Le persone manipolano le impressioni che gli altri si formano di loro mediante abiti e gesti dotati di un certo significato ***
Capitolo 6: *** Un gatto è in grado di sostenere lo sguardo di un re (parte 1) ***
Capitolo 7: *** Un gatto è in grado di sostenere lo sguardo di un re (parte 2) ***
Capitolo 8: *** Seconda ora ***
Capitolo 9: *** The only one who can leave a scar on you is me ***
Capitolo 10: *** 10. Una debolezza scomoda ***
Capitolo 11: *** Incontri milioni di persone e nessuno ti colpisce veramente, poi un giorno ne incontri una... e la tua vita cambia, per sempre. ***
Capitolo 12: *** Strings of Fate set in Sandstone ***
Capitolo 13: *** In guerra, in amore e in cucina tutto è lecito ***
Capitolo 14: *** Dio li fa e poi li accoppia ***
Capitolo 15: *** Il caffè Donquixote ***



Capitolo 1
*** Le male lingue parlano, le buone danno orgasmi ***


1. Le male lingue parlano, le buone danno orgasmi.






Crocodile era una persona molto orgogliosa e sicura di sè, soprattutto riguardo alle decisioni che prendeva e ai suoi gusti; non si pentiva mai delle sue scelte e prima di agire rifletteva se la cosa potesse tornare a suo favore o meno.
Le persone che lo conoscevano bene sapevano che, appena sveglio, era intrattabile e che lo sarebbe stato per tutta la giornata se non avesse preso un caffè con due cucchiaini di zucchero.
Le cose che gli piacevano erano poche, mentre con quelle che odiava avrebbe potuto scriverci un libro; non sopportava le storie sdolcinate, i marshmallow, i capperi, i luoghi con molte persone, quando non andava tutto secondo i suoi piani, la pioggia, il colore rosa e molto altro, la lista era lunga.
Quella mattina si era svegliato quasi di buon umore, aveva preso il suo solito caffè e aveva compilato alcuni documenti. All'ora di pranzo aveva ricevuto una telefonata da Mihawk che lo aveva chiamato per lamentarsi della luce che lo aveva svegliato. Se fosse stato per lo spadaccino il sole sarebbe sorto solo all'una di pomeriggio, non prima. Tra uno sbuffo e l'altro era riuscito a risollevare il morale ad Occhi di Falco dicendogli che recentemente avevano aperto una nuova pasticceria nei pressi di casa sua e che non era proprio il caso di tagliare il sole a metà.
Nonostante tutto era una giornata splendida, calda e con un sole che ti scaldava la pelle anche all'ombra, esattamente il tempo che piaceva a lui.
Ecco perchè aveva deciso di fare una passeggiata, ma, sfortunatamente, aveva incontrato "per caso" Doflamingo, anche se lui era sicuro che l'altro lo avesse seguito. Non sapeva come, ma alla fine lo aveva assecondato, giusto per farlo stare zitto e per evitare che continuasse a sparare doppisensi per strada; quindi ora si trovava seduto davanti ad un tavolo nella terrazza del fenicottero. Da lì si godeva di un'ottima visuale su tutta la città, le piante esotiche che si trovavano sparse un po' ovunque e la piscina ad idromassaggio che si trovava di fianco al loro tavolo davano l'impressione di trovarsi in un'oasi, mancava solo la sabbia.
Crocodile doveva ammettere che mangiare e sorseggiare del buon vino al riparo dal sole era davvero piacevole.
Davanti ai suoi occhi c'era un cesto di frutta pieno di ciliegie, pesche, banane, fragole e, di fianco, il suo vino rosso preferito conservato in un contenitore trasparente pieno di cubetti di ghiaccio. Dopo aver mangiato tutte le fragole, il biondo gli offrì le ciliegie, ma lui rifiutó.
"Sei sicuro di non volerne neanche una, Croco-chan?~" gli chiese Doflamingo con una voce melliflua mentre allungava una mano e prendeva una ciliegia.
"No, ti ho già detto che preferisco le fragole" rispose seccato accendendosi un sigaro.
"Capisco~"
Crocodile lo guardó con la coda dell'occhio e sollevó un sopracciglio quando vide che l'altro, dopo aver mangiato il frutto rosso, si era ficcato in bocca anche il gambo. Continuó a fissarlo finchè il fenicottero non tiró fuori la lingua su cui era appoggiato il gambo che ora aveva un nodo in mezzo.
"Fufufu~ è sempre divertente" commentó Doflamingo rigirandosi il gambetto tra le dita.
Crocodile smise di guardarlo ed espiró una boccata di fumo.
In quel momento non stava proprio pensando a quanto quell'idiota sapesse usare bene la lingua. Affatto.
"Croco-chan?"
"Stai zitto e passami una ciliegia"












Salve a tutti! Ebbene sì, dopo aver iniziato 'Business Problems' ho pensato che quella sarebbe stata l'unica storia che avrei scritto, ed invece ci ho preso gusto ed ora eccomi qui ad iniziare una raccolta.
I protagonisti saranno ovviamente Crocodile, Doflamingo e Mihawk, anche se compariranno pure altri personaggi ;-) per chi non lo sapesse, amo la DoflaxCroco e anche qui scriveró del loro rapporto. Ci saranno storie AU e storie ambientate nel mondo di One Piece, il raiting varia fino all'arancione. Bene, direi che è tutto per il momento. Lasciatemi un commento e ditemi cosa ne pensate! A presto :3

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Capitolo 2
*** Mi sono sempre chiesto perchèn capisci di amare una persona solo quando l'hai persa ***


2. Mi sono sempre chiesto perchè capisci di amare una persona solo quando l'hai persa.
 
 
 
 
 
 
 
"Donquixote, le avevo detto di spegnere il telefono durante l'interrogatorio!" sbottó un uomo dai cappelli grigi mentre accendeva un sigaro.
"Fufufu~ non si scaldi Smoker, tanto abbiamo finito, le ho già detto che io non centro con quell'incendio e con quel carico di droga. Ed ora, se non le spiace~" rispose il biondo con il cappotto di piume per poi tirare fuori dalla tasca il cellulare che suonava insistentemente.
Smoker sbuffó e appoggió la schiena alla sedia scomoda su cui era seduto da più di un'ora. Sapeva bene che il colpevole era l'uomo seduto di fronte a lui, ma come sempre non aveva abbastanza prove per condannarlo, figuriamoci testimoni.
"Pronto?"
"Doflamingo"
"Falchetto! Che piacere sentirti, come va?"
"Ora ascoltami e cerca di stare calmo. Hanno sparato a Crocodile, lo stanno portando all'ospedale"
Doflamingo smise di respirare e il suo solito sorriso scomparve dal suo volto. Probabilmente aveva capito male.
"Stai scherzando." sussurró a bassa voce alzandosi in piedi mentre il respiro aumentava.
"No..."
"Sto arrivando" disse chiudendo la chiamata ed uscendo dalla sala degli interrogatori, ritrovandosi a correre per il commissariato.
Non era possibile. Crocodile non poteva rischiare di morire. Lui che non si fidava mai di nessuno, che era circondato solo da persone fidate che gli portavano rispetto, che calcolava ogni sua mossa nei minimi dettagli, che ingannava sempre gli altri, che.. che...
Arrivare alla fine di un pensiero si riveló un'impresa ardua, così si limitó a guidare ai 100 km/h non fermandosi ai semafori o agli incroci, rischiando più volte di fare un incidente.
Una volta arrivato in ospedale, scese dall'auto e corse dentro verso il reparto di chirurgia trovando Mihawk.
"Lo hanno appena portato dentro" gli disse con un tono di voce che non aveva mai sentito, sembrava quasi vacillante.
"Falchetto, non dirmi che ti stai preoccupando per Croco-chan" disse cercando di apparire sicuro come suo solito e stampandosi in faccia un sorriso forzato. "Secondo te ci lascia le penne per così poco eh? Sono io che devo porre fine alla sua vita, non una fottuta pallottola!"
Mihawk lo guardó restando in silenzio senza sapere che cosa dire.
Doflamingo si giró verso il corridoio e vide un medico che conosceva bene, il migliore sulla piazza, nonchè suo figlio adottivo.
"Law!"
Il ragazzo venticinquenne si giró e si diresse velocemente da lui.
"Doflamingo, faró tutto quello che posso per salvarlo" disse soltanto il medico dalle occhiaie pronunciate.
"Lo so, tu sei il migliore" commentó il biondo posandogli una mano sulla spalla.
Law sorrise leggermente prima di entrare in sala operatoria e chiudersi la porta alle spalle.
Doflamingo si mise a sedere sulla panchina esattamente di fronte alla porta, mentre di fianco a lui si sedette Mihawk.
Poco dopo arrivarono i componenti della Baroque Works, quelli che Crocodile considerava i più fidati: il suo braccio destro Das, un uomo truccato che piangeva a dirotto, una donna dai capelli ricci appoggiata al muro che cercava di consolare una bambina poco più grande della sua Sugar, e un uomo dalla strana capigliatura a forma di 3 che se ne stava in disparte.
"Tu" disse all'uomo dai capelli rasati "spiegami com'è successo"
Das si giró verso di lui e si avvicinó.
"Eravamo appena usciti dal Casinó, io ho aperto la portiera al Boss, ma prima che potesse entrare in auto..." Mister One lasció la frase in sospeso, non sentendosela di continuare, ma rivedendo tutta la scena nella propria mente.
Di fianco a lui Mihaw si scrocchió le dita non mutando di espressione. Invidiava l'autocontrollo di quell'uomo, anche se, conoscendolo da tempo, sapeva interpretare perfettamente ogni suo comportamento o sguardo.
Doflamingo si mise a fissare la porta.
Lui non era preoccupato per Crocodile, affatto. Non erano neanche amici, solo semplici conoscenti, il fatto che ci scopasse così bene non centrava nulla. Si odiavano da sempre, e cercavano ogni volta di mettere i bastoni tra le ruote all'altro rubandosi a vicenda gli affari o i clienti. Era questo il loro rapporto, semplice rivalità.
Crocodile non si sarebbe mai lasciato abbattere da una pallottola, non una persona orgogliosa come lui che, dopo aver perso una mano l'aveva sostituita con un uncino dorato diventando più temibile di prima, o che aveva riportato una cicatrice sulla faccia con cui incuteva timore al primo sguardo. Riusciva a trasformare le sue debolezze in punti di forza, era per questo (e per altri motivi) che lo ammirava e rispettava come rivale e come uomo.
No, si stava ponendo problemi dove non ce n'erano, Crocodile si sarebbe salvato e sarebbe tornato a rompergli i coglioni, come sempre.
Allora perchè il suo respiro non accennava a calmarsi? Perchè il suo cuore batteva così forte, quasi volesse saltargli in mano da un momento all'altro? Più cercava di tranquillizzarsi, e più si agitava.
Doflamingo si passó una mano tra i capelli respirando profondamente.
Doveva calmarsi, sarebbe andato tutto bene.
La porta della sala operatoria si aprì.
Law uscì togliendosi i guanti in lattice sporchi di sangue e abbassandosi la mascherina.
"La pallottola ha colpito l'arteria, mentre veniva qui ha perso molto sangue, abbiamo cercato di fare il possibile ma..."
Doflamingo smise di ascoltare e tornó a fissare la porta. Che strano, il suo cuore ora batteva lentamente e il suo respiro si era calmato. Non sentiva più nessun suono, nè le voci disperate di alcuni dei subordinati del coccodrillo, nè il pianto della bambina o di quell'uomo truccato, nè le spiegazioni di Law.
 
Semplicemente non sentiva più nulla.
 
Mihawk chiuse gli occhi e deglutì, poi si alzó e andó a parlare con il ragazzo che si era occupato dell'operazione. Nessun'altro al momento poteva farlo. Prima di alzarsi lanció un'occhiata a Doflamingo che sembrava quasi imbambolato.
Crocodile era morto e questo non si poteva cambiare.
Il biondo rimase seduto a fissare la porta per almeno un quarto d'ora, le altre persone erano andate a casa di Das, che aveva cercato di rassicurare tutti nonostante fosse a pezzi anche lui.
"Ho capito" disse Occhi di Falco. "Ora devo occuparmi di lui"
Law si giró a fissare il suo padre adottivo, fermo nella stessa posizione di quando era uscito dalla sala operatoria. Nonostante non fossero in buoni rapporti, rimaneva la persona che lo aveva cresciuto e che gli aveva permesso di studiare medicina. Vederlo in quello stato era straziante.
"Mi dispiace. Digli che se vuole puó vederlo" disse prima di allontanarsi dirigendosi verso gli spogliatoi.
Mihawk si avvicinó a Doflamingo che si alzó in piedi di scatto e, senza dire una parola, entró nella sala operatoria chiudendosi la porta alle spalle. Occhi di Falco si appoggió al muro e si mise a guardare il pavimento.
 
Aprì la porta ed entró. Era abituato a vedere sangue e cadaveri, ma quando riconobbe il corpo di Crocodile sul lettino vacilló, deglutì pesantemente reprimendo l'istinto di vomitare, poi si avvicinó lentamente.
Arrivato di fronte al lettino lo fissó; sembrava stesse dormendo, con gli occhi chiusi e le braccia distese sui fianchi. Ogni volta che dormivano insieme Crocodile si lamentava sempre dicendo che lo stritolava nel sonno.
 
"Sembri una fottuta piovra!"
"Fufu~ Croco-chan, sei sempre così acido, dovresti scopare di più~"
"Scusami?"
"Oh, tranquillo, ti posso aiutare io~"
"Razza di coglione, togli le mani dal mio sedere!"
 
Sorrise involontariamente ricordando quella conversazione.
"Che scherzi fai idiota" sussurró "non puoi essere morto a causa di una stupida pallottola. È da quando ho vent'anni che cerco di ucciderti senza successo, lo sai che devo essere io ad ucciderti, a porre fine alla tua vita, a romperti le ossa... Dovevo essere io, cazzo!" si interruppe per prendere fiato, non si era reso conto di stare urlando.
I ricordi cominciarono ad scorrere nella sua mente.
Tutte le risse in cui aveva sfidato il moro si erano concluse con ossa rotte, tagli e lividi, a volte anche in camera da letto; più si scontravano e più cresceva il suo odio nei confronti dell'altro, perchè non era possibile che ci fosse qualcuno che lo fissava con aria di sfida senza tremare di paura, non era possibile che quell'uomo non lo temesse. Non lo sopportava perchè non riusciva ad odiarlo abbastanza.
 
"Smettila di fissarmi con quel ghigno altrimenti ne pagherai le conseguenze" disse il ragazzo dai capelli corvini seduto al balcone mentre si girava a fissarlo con astio.
"Fufufu~ te l'hanno mai detto che hai un pessimo carattere? Continuando così potresti metterti nei guai" rispose un giovane ragazzo dai capelli biondi alzandosi in piedi e sistemandosi gli occhiali da sole.
"Ma non mi dire, la mamma non ti ha insegnato le buone maniere? È maleducato fissare qualcuno"
Il biondo sorrise mentre molte delle persone che affollavano il locale uscivano in fretta e furia.
"Io fisso chi mi pare mio caro~"
Il ragazzo seduto al balcone si rigiró e si alzó in piedi lentamente con movimenti calcolati, come un serpente che si prepara a mordere l'aggressore, e rivolse all'altro lo sguardo più tagliente che il biondo avesse mai visto.
 
Eh già, quegli occhi neri come la pece che sembravano risucchiarti in un altro mondo lo avevano stregato ed attratto dalla prima volta che li aveva visti, sembrava quasi che con quello sguardo, in cui leggevi un misto di orgoglio e istinto omicida, potesse analizzare la tua anima, farla a pezzettini e capire i tuoi punti deboli.
Un famoso detto dice 'Certe persone ti fanno a pezzi perchè sanno che intero non riuscirebbero a vincerti'.
Cazzate. A Crocodile non interessava farti a pezzi, tanto sapeva che sarebbe riuscito a vincerti comunque, in un modo o nell'altro.
Quell'idiota era la persona più orgogliosa che lui avesse mai conosciuto, piuttosto che piegarsi a qualcuno si sarebbe tagliato l'unica mano che gli rimaneva.
 
"Fufufu~ interessante. Qual è il tuo nome?"
"Crocodile. Ora dimmi il tuo, sai, giusto per sapere cosa scrivere sulla tua tomba"
"Fufufu Ahahahahah! Il mio nome è Doflamingo, è un vero piacere Croco-chan!"
Dopo neanche 10 secondi stavano già facendo a pugni devastando il locale.
 
Continuó a fissare il volto rilassato di Crocodile senza dire niente e rimanendo immobile per qualche minuto.
Posó una mano sulla guancia del corpo disteso davanti a lui, sentendo che si stava facendo via via più freddo. Gli prese la mano e la strinse, poi gli tolse l'anello che l'altro portava all'anulare e che gli aveva regalato lui tempo fa, se lo mise in tasca ed uscì dalla sala senza voltarsi. Mihawk era ancora fermo contro il muro e si giró a fissarlo non appena lo vide.
"Devo fare una cosa" gli disse soltanto senza fermarsi.
"Ok, quando l'hai fatta chiamami" gli rispose lo spadaccino guardandolo andare via; non poteva fare niente per l'altro, se non controllare che non facesse delle cazzate.
 
Rintracciare il figlio di puttana che aveva sparato fu facile, come fu facile avere il nome dell'organizzazione che lo aveva assoldato.
Il suo cellulare si mise a squillare rompendo il silenzio innaturale che si era creato in quella stanza.
"Pronto?" disse Doflamingo pulendosi la guancia da una macchia di sangue.
"Sono passati due giorni. Non mi hai chiamato. Dove sei?" rispose la voce atona di Mihawk.
Intorno a lui c'era sangue ovunque, per terra, sulle pareti, e sul pavimento giacevano i corpi smembrati ed irriconoscibili di una decina di persone.
"Sono stato un po' impegnato. Va tutto bene." commentó con un tono che faceva accapponare la pelle mentre sul suo volto si dipingeva il sorriso più ampio che avesse mai fatto.
"Va tutto benissimo"
 
 
 
 
 
 
 
 
*evita oggetti accuminati* scusate per questa storia triste, mi faró perdonare.
Qui Crocodile muore e Doflamingo pian piano inizia a non sentire più nulla, uccide tutti quelli coinvolti nell'omicidio e perde la ragione, o almeno quella poca che gli rimaneva.
Mihawk è sempre molto composto, ma anche lui soffre e ha dei sentimenti.
Basta, lasciatemi un commento o anche uno sclero :(
A presto!

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Capitolo 3
*** Mi ero seduto dalla parte del torto perchè avevo capito torta ***


3. Mi ero seduto dalla parte del torto perchè avevo capito torta







Mihawk amava in modo smisurato i dolci, tanto che non ne poteva fare a meno neanche per un giorno.
Pasticcini alla frutta, torte al cioccolato, tiramisù, saker, crostate, bignè, cornetti ripieni alla Nutella e biscotti riempivano il suo frigorifero e la sua dispensa.
Di lui si poteva anche dire che fosse un dormiglione di prima categoria: andava a letto non prima delle tre e si alzava dopo mezzogiorno.
Quando provava a svegliarsi ad un orario decente lo faceva solo per un buon motivo, come fare colazione in una nuova pasticceria o perchè aveva un appuntamento che non era riuscito a rimandare nel pomeriggio.
Di solito le persone puntavano la sveglia, ma Occhi di Falco ci aveva rinunciato dopo la decima che aveva tagliato a metà durante il sonno.
Quel giorno si era svegliato all'una e stava facendo colazione, quando qualcuno suonó il campanello in un modo che non lasciava ombra di dubbio su chi potesse essere. Sbuffando andó ad aprire la porta trovandosi davanti un uomo più alto di lui con addosso un cappotto di piume rosa.
"Doflamingo. Lo sai che ore sono." sibiló guardandolo ma facendolo comunque entrare.
"Falchetto, le persone normali a quest'ora sono sveglie da un bel po'~" gli rispose l'altro sedendosi a tavola di fronte a dove si trovava lui pochi minuti prima.
"È comunque presto"
"Sì, sì, comunque ho bisogno di una mano"
"E perchè hai pensato a me? Non potevi chiedere a qualcuno della tua famiglia?" chiese risedendosi e guardando l'altro.
"Crocodile mi ignora."
"Fa bene"
"Ehi! Da che parte stai? E io che sono anche venuto qui portandoti queste!" esclamó Doflamingo porgendogli un sacchetto. Incuriosito lo prese e lo aprì venendo investito dal profumo di brioches appena sfornate.
"E perchè ti ignora?" disse addentando un cornetto.
Il biondo amplió il suo sorriso.
"Dice che sono fastidioso!" 
"Ma dai"
"Guarda che mi riprendo le brioches"
"E come mai dice così?" chiese scuotendo la testa. Sapeva bene perchè il coccodrillo si lamentasse dell'uomo di fronte a lui.
"Perchè gli mando sempre messaggi e delle volte lo seguo~"
Mihawk sbuffó dando un altro morso al cornetto ed arrivando alla parte in cui c'era il cioccolato.
"Non ti sembra di esagerare?"
"E perchè mai?"
Niente, era un caso perso, non invidiava proprio Crocodile.
"Lascialo in pace per qualche giorno e vedrai che tornerà a parlarti. Forse."
"Sei un genio falchetto! Se lo ignoro lui sentirà la mia mancanza e verrà da me! Fufufu~ devo venire più spesso a chiederti consiglio. Ciao, buona colazione" disse il biondo alzandosi ed uscendo tutto contento.
"In realtà dubito che succederà" commentó rivolto alla brioche e versandosi una tazza di latte.

Qualche giorno dopo, mentre stava sonnecchiando sul divano, il suo telefono si mise a suonare. Scocciato, si alzó e rispose.
"Pronto."
"Mihawk, devi darmi una mano"
"Crocodile, se vuoi una mano fattela costruire artificialmente al posto dell'uncino."
"Spiritoso. Si tratta di quell'idiota piumoso. Ho paura che stia progettando qualcosa che non mi piacerà, non si è fatto più vedere e non mi manda più messaggi, quindi oggi vengo da te e ne parliamo. Torno a lavorare, a dopo"
"Crocodile..."
-Tu tu tu tu-
Evidentemente nella vita precedente doveva aver fatto qualcosa di male per meritarsi tutto questo.









Salve a tutti! Scusate, non ho resistito a fare una storia dal punto di vista di Mihawk. Dolciomane, pigrone e pure consulente a quanto pare.
Almeno non si annoia mai con quei due che lo chiamano e gli portano anche dei dolci xD
Doflamingo è il solito stalker e Crocodile è sempre la vittima; ricordate: per avere l'attenzione di Mihawk basta portargli da mangiare~
Grazie per aver letto e come sempre lasciatemi un commento se volete! A presto ^^
Un ringraziamento speciale ad
-Alyara94
-Mononoke Hime
-Eustass_Sara
-Jaeger_D_Ryo
che commentano ogni volta facendomi sorridere! ;)

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Capitolo 4
*** Prima ora ***


4. Prima ora

_quando quello che non ti uccide ti fortifica, o ti perseguita a vita.









A volte pensava di aver combinato qualcosa di veramente terribile in una delle sue vite precedenti per meritarsi quello. Forse era quella la famosa retribuzione karmica.
"Che c'è Croco-chan, non sei contento di vedermi?"

Tutto era iniziato quella mattina quando si era svegliato con un terribile mal di testa, la vista annebbiata e la nausea. Appena aveva cercato di alzarsi le gambe gli avevano ceduto e si era ritrovato con la faccia schiacciata sul suo pavimento.
Compiendo più sforzo del previsto, Crocodile riuscì a mettersi in piedi e a dirigersi in bagno dove si trovava il termometro.
'38.3 lo sapevo' pensó dirigendosi barcollando verso la cucina per bere un bicchiere d'acqua. Quel giorno era giovedì quindi voleva dire che c'era lezione; con molta lentezza riuscì a vestirsi e ad uscire di casa trovando Mihawk in piedi davanti alla sua porta.
"Stavo cominciando a preoccuparmi, stamattina non sei passato." gli disse il ragazzo guardandolo attentamente "ti senti bene? Sei tutto rosso"
Crocodile lo superó ciondolandosi da un piede all'altro per poi prendere un respiro profondo e camminare nel modo più normale che il suo corpo gli permetteva.
"Sto benissimo, ora muoviti che siamo già in ritardo, dovremo entrare alla seconda ora"
Mihawk lo seguì senza aggiungere altro, ma continuando a tenerlo d'occhio per evitare che collassasse sull'asfalto. Sapeva bene quanto Crocodile fosse orgoglioso, non avrebbe mai saltato un giorno di scuola per una semplice influenza, figuriamoci, farsi mettere al tappeto da dei semplici batteri sarebbe stato uno smacco per lui. Adesso che ci pensava, chissà com'era prendersi un raffreddore, lui non si era mai ammalato.
Arrivarono a scuola giusto in tempo per entrare alla seconda ora, entrarono in classe e notarono che il professore non era ancora arrivato. Entrambi raggiunsero i loro banchi e si sedettero, Crocodile di fianco alla finestra e Mihawk di fianco a lui, il tutto sotto lo sguardo di un ragazzo biondo con gli occhiali da sole.
"Che c'è, non è suonata la sveglia per caso?"
Mihawk lo guardó sbadigliando. "Quella non suona mai."
Crocodile guardó infastidito il ragazzo che si trovava nel banco davanti a lui.
"Doflamingo non rompere"
Il biondo sorrise per poi guardare più attentamente l'altro. "Come mai hai le guance arrossate? Lo so che la mia presenza ha questo effetto ma non pensavo di piacerti così tanto~"
Il coccodrillo lo fissó per poi distogliere lo sguardo puntandolo fuori dalla finestra e appoggiando il mento sulla mano destra. Aveva la vista annebbiata ma contava sul fatto che riposandosi qualche ora sarebbe stato meglio.
Finalmente arrivó il professore; di fianco a lui Mihawk dormiva già con un libro sulla testa, mentre Doflamingo sembrava non voler distogliere il suo sguardo dalla sua faccia.
"Cosa vuoi?" sibiló cercando di assumere uno sguardo minaccioso.
"Nulla" gli rispose per poi girarsi e seguire la lezione. Il biondo aveva capito benissimo che l'altro non stava molto bene e che probabilmente aveva la febbre; decise quindi di tenerlo d'occhio.
Sperava gli sarebbe passato il mal di testa dopo un paio d'ora di lezione ed invece stava peggio di prima. Si sentiva uno straccio ma non lo avrebbe mai dato a vedere, quindi si alzó in piedi.
"Crocodile, dove vai?" gli chiese il professore interrompendo la traduzione.
"In bagno" disse soltanto uscendo dalla classe e chiudendo la porta. Fortunatamente era appena suonata la campanella quindi non c'era nessuno nei corridoi. Fece qualche passo diretto al bagno, ma quando vide i muri girare si appoggió al termosifone per prendere dei respiri profondi, poi ricominció a camminare. Improvvisamente sentì una fitta alla testa e si fece tutto nero.
Quando riaprì gli occhi si trovava disteso su un letto in una stanza dalle pareti bianche.
"Ti sei svegliato, stai tranquillo, sei in infermeria, il tuo amico ti ha portato qui" gli disse la dottoressa della scuola seduta di fronte ad una scrivania. 
Crocodile fece vagare il suo sguardo per la stanza finchè non incontró degli occhi gialli.
"Ho visto che non tornavi e sono venuto a cercarti" spiegó brevemente Mihawk.
"Adesso deve riposare, sarebbe meglio se tornasse a casa dato che ha la febbre molto alta" disse la donna "per caso c'è qualcuno che posso chiamare?"
"No, i suoi sono sempre al lavoro o all'estero, ci penso io. Mi faccia un permesso."
La donna sorrise gentilmente ed annuì per poi uscire dall'infermeria.
"Sei un approfittatore" sussurró Crocodile sogghignando mentre si spostava facendo posto all'altro che si sdraió di fianco a lui.
"Le lezioni sono noiose e io ho sonno. Ah, ovviamente sono anche preoccupato per la tua salute"
"Ovviamente"
Dopo una decina di minuti la dottoressa tornó con i permessi, così, non appena Crocodile si sentì un po' meglio, uscirono dalla scuola; Mihawk stava affianco all'altro per controllare che non perdesse i sensi all'improvviso e, dopo un bel po', riuscirono ad arrivare a casa del coccodrillo.
"Se vuoi mangiare qualcosa dovrebbero esserci dei pasticcini in frigo" disse il padrone di casa dirigendosi verso camera sua.
"Anche se hai la febbre alta il tuo istinto materno è sempre presente." commentó l'altro ragazzo sorridendo e prendendolo in giro.
"Mihawk. Non toccare niente nella mia cucina, rischi di far esplodere tutto."
"Mi sottovaluti"
"Non sai neanche come si prepara un uovo sodo. Non ti sottovaluto, ti conosco"
"Ho capito, ho capito"
Crocodile, raggiunta camera sua, si tolse la cravatta, la camicia e i jeans per poi indossare dei pantaloni grigi di una tuta e mettersi sotto le coperte.
Poco dopo arrivó Mihawk che si sedette per terra di fianco al letto e appoggió la testa al materasso.
"Se stai per vomitare dillo" disse il ragazzo dagli occhi dorati per poi notare che l'altro si era già addormentato, così seguì il suo esempio.

Mihawk si sveglió dopo qualche ora sbadigliando.
"Buongiorno" gli disse la voce del ragazzo dietro di lui "sto molto meglio"
"Capisco, allora non c'è bisogno che io rimanga. Se hai bisogno chiamami" disse Occhi di Falco alzandosi e guardandolo; in effetti il rossore era diminuito ma l'altro aveva ancora gli occhi lucidi per colpa della febbre. Il solito orgoglio.
Una volta che Mihawk fu uscito, Crocodile respiró profondamente; era vero che stava meglio, ma non voleva farsi vedere in quelle condizioni da nessuno, così decise di dormire un altro po' per guarire prima.

Aveva la sensazione di essere osservato, ma non era possibile dato che in casa c'era solo lui. Forse stava talmente male da immaginarsi le cose, meglio non aprire gli occhi per così poco.
"Croco-chan, su svegliati"
No, adesso sentiva addirittura le voci, ma perchè tra tutte proprio la sua?
Inoltre sentiva un buon profumino, quindi oltre ad avere alluinazioni uditive, aveva anche quelle olfattive.
Di mala voglia socchiuse gli occhi e si trovó davanti una massa di capelli biondi.
"Che cazzo ci fai in casa mia" sussurró cercando di mettersi a sedere.
"Che c'è Croco-chan, non sei contento di vedermi? Ho sentito che stavi male e sono venuto ad assicurarmi che non stessi per morire~"
"Ti farei solo un favore"
"Oh, no, perchè pensi questo, mi piace troppo perseguitarti~ Comunque ti ho preparato una zuppa di verdure con quello che avevi nel frigorifero" disse Doflamingo porgendogli un piatto fumante. "Se stai così male posso sempre imboccarti fufufu~"
Crocodile prese il piatto e se lo appoggió sulle gambe.
"Anche se fossi moribondo non ti chiederei mai una cosa del genere, non preoccupa- cavolo, è buona" commentó immergendo nuovamente il cucchiaio e finendola in pochi minuti, il tutto sotto lo sguardo soddisfatto del biondo.
"Mi fa piacere che ti sia piaciuta~"
"Non farti strane idee, ne ho mangiate di più buone"
"Fufufu~ certo certo"
Crocodile allungó il piatto all'altro che lo prese ma rimase a fissarlo per un po'.
Doflamingo si era reso conto che l'altro non portava la maglietta ed era rimasto imbambolato a guardarlo.
"Hai finito di fissarmi con la bava alla bocca?"
"Non farti strane idee, ne ho visti di più belli" disse uscendo dalla camera.
Il coccodrillo sogghignó per poi stendersi nuovamente; non c'era niente da fare, quel tipo gli stava proprio sulle palle.
Dopo qualche minuto Doflamingo tornó con un piatto che appoggió sul comodino; sopra c'erano dei pezzi di mela.
"E io che pensavo di vederti delirare, che peccato"
"Non sai come mi dispiace deluderti. Piuttosto" disse girandosi a guardare il biondo che, nel mentre, si era seduto sulla sedia della scrivania avvicinandola al letto "come sei entrato in casa mia?"
"Figurati se mi faccio fermare da una serratura~"
"Stai dicendo che hai scassinato la mia porta?"
"Mah, chissà~"
"Ti prenderei a calci"
"Non sai come ti prenderei io, invece~"
Crocodile sbuffó tornando a fissare il soffitto cercando di mantenere la calma; il mal di testa non accennava a diminuire e avere quel deficiente intorno non aiutava, ma almeno la nausea era scomparsa, forse grazie a quell'intruglio di verdure.
"Oggi faró il bravo dato che prendersela con un coccodrillo malato non è divertente" commentó sogghignando Doflamingo alzandosi e sedendosi sul bordo del letto.
"Chi ti ha detto che puoi sederti qui" sibiló il moro facendo leva con i gomiti e mettendosi a sedere.
"Perchè, non posso?" domandó il fenicottero avvicinandosi all'altro.
"No"
Doflamingo appoggió una mano sulla base del collo di Crocodile e cominció a farla scorrere lentamente sul suo corpo bollente a causa della febbre, fermandosi più a lungo sugli addominali, il tutto senza distogliere lo sguardo dagli occhi neri dell'altro. D'altra parte, neanche il moro aveva intenzione di distogliere lo sguardo, anche se gli davano fastidio quegli occhiali da sole, così allungó la mano per prenderli e magari buttarli dalla finestra, ma Doflamingo lo bloccó prendendogli il polso.
"No, questi non si tolgono, invece potresti togliermi la camicia"
"Perchè giri sempre con quegli occhiali?"
Il biondo smise di sorridere e non si mosse. "Non sono affari tuoi"
Crocodile sbuffó strattonando la mano per cercare di liberarsi dalla presa dell'altro, ma ottenendo l'effetto contrario perchè Doflamingo spinse il suo braccio sul letto di fianco alla sua testa.
"Non sapevo fossi così permaloso"
"Io non sono permaloso"
"Certo che lo sei, sei un idiota permaloso maniaco"
"Stai zitto" sbottó il fenicottero unendo le sue labbra a quelle del moro per poi iniziare a morderle e a succhiarle.
Crocodile stava per spingerlo giù dal letto, ma pensó che se lo avesse fatto l'altro lo avrebbe preso in giro per qualche motivo idiota, tipo che non sapeva baciare.
'Ah no, col cazzo' pensó prendendolo per il colletto della camicia e tirando verso di sè approfondendo il bacio. Le loro lingue iniziarono a combattere per avere il controllo, dato che nessuno dei due voleva essere inferiore all'altro; ben presto il bacio divenne ancora più bisognoso, le loro labbra non si allontanavano se non quel poco che serviva per prendere fiato o per permettere a Doflamingo di lasciare dei morsi sul collo del ragazzo sotto di sè.
La mano di Crocodile si spostó sotto la camicia dell'altro e cominció a graffiargli la schiena piantando le unghie nella carne per lasciargli dei segni rossi.
Il grugnito di disappunto di Doflamingo venne soffocato dalle sue labbra.
"Maledetto rettile" sussurró il biondo mentre continuava a baciare l'altro.
Crocodile si allontanó ghignando "Quanto mi dispiace"
"Ah lo vedo~ comunque non mi approfitteró oltre di un povero coccodrillino malato"
"Che cazzo hai detto?"
"Mi hai sentito, sai, adesso non ci sarebbe gusto"
"Potrei stenderti anche con la febbre a 40º"
"Oh quanto siamo orgogliosi, ho toccato un tasto dolente?"
"Alzati e ti dimostro che non sto scherzando"
Continuarono a litigare per un bel po', ma in tutto quel tempo le loro mani rimasero unite.

Mihawk si alzó e guardó l'orologio, constatando che era troppo tardi per andare a scuola. Nonostante la voglia di girarsi e rimettersi a dormire fosse forte, si fece coraggio e si vestì per poi uscire ed andare a casa di Crocodile. Dato che il giorno prima l'aveva lasciato da solo e con la febbre voleva assicurarsi che fosse ancora vivo.
Una volta arrivato entró in casa e si diresse in camera dell'altro trovandosi davanti una scena alquanto strana: Crocodile e Doflamingo stavano dormendo, il primo sul letto, il secondo seduto per terra con la testa appoggiata sul materasso usando le braccia come cuscino.
Mihawk sbuffó ed uscì dall'abitazione cercando di fare meno rumore possibile.
Lui l'aveva detto a Crocodile che nascondere una copia delle chiavi di casa sotto il tappetino era scontato... Alla fine si era preoccupato inutilmente.









Buonasera a tutti! Questa è la prima di alcune one-shot scolastiche che ho intenzione di scrivere. Mi piace un sacco l'idea di Crocodile, Mihawk e Doflamingo al liceo e in classe insieme~
I capitoli di questo genere verranno segnati da prima, seconda, terza (e così via) ora, con un sottotitolo :3
Qui vediamo il coccodrillo alle prese con l'influenza, ma fortunatamente c'è il fenicottero che si preoccupa per lui :)
Mihawk ha sempre un tempismo impeccabile xD
Lasciatemi un commentino e ditemi la vostra! A presto~

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Capitolo 5
*** Le persone manipolano le impressioni che gli altri si formano di loro mediante abiti e gesti dotati di un certo significato ***


5. Le persone manipolano le impressioni che gli altri si formano di loro mediante abiti e gesti dotati di un certo significato.










Alla fine era arrivata la primavera, e con essa l'incubo di ogni persona. No, non stava pensando alle allergie, e neanche alle logoranti pulizie di casa, ma bensì al fatidico cambio dell'armadio.
Non che a lui non piacessero i vestiti, tutt'altro, amava indossare capi di abbigliamento stravaganti e che nessun'altro avrebbe messo, ma il problema stava che nell'armadio lui non ci teneva solo i vestiti.
Senza nessuna voglia di muoversi, Doflamingo continuó a restare sdraiato sul suo letto mattimoniale, cercando qualche modo per evitare di alzarsi.
"Signore, sono le 10" disse il suo vice entrando nella camera ed aprendo la finestra mentre lui gli rispondeva con uno sbuffo.
"Oggi deve fare il cambio dell'armadio, si svegli" continuó Vergo tirando su le tapparelle.
"Lo so" sussurró Doflamingo passandosi una mano tra i capelli ed allungando l'altra verso il comodino dove si trovavano i suoi occhiali. "Ora mi alzo" concluse infilandoseli e mettendosi a sedere sul letto mentre Vergo annuiva per poi uscire dalla stanza.
Di malavoglia si mise in piedi e si vestì, poi uscì ed andó in terrazza dove gli fu portata la colazione da una donna dai lunghi capelli verdi.
"Grazie Monet. Oggi non voglio essere disturbato" commentó versandosi un bicchiere di the alla pesca.
"Certo signore" disse cordiale la donna per poi allontanarsi.
Finito di mangiare, si alzó e si diresse verso camera sua continuando a sbuffare. In quel momento sembrava una locomotiva.
Dopo aver chiuso la porta a chiave, si diresse davanti al mobile in questione.
"Ok iniziamo"
Detto questo, aprì le ante e cominció a tirare fuori tutto quello che vedeva. Era incredibile quante cose ci fossero lì dentro.
Appoggió le camicie colorate sul letto, guardandole poi con un ghigno. Aveva molti ricordi legati ad ogni abito, ad esempio si ricordava di quando aveva nascosto la camicia di Crocodile per fargli indossare la sua bianca con delle strisce rosse sui fianchi. Oppure di quando aveva indossato quella rosa per andare a fare la spesa e l'altro gli era finito addosso perchè camminava all'indietro. O quando aveva addosso quella arancione ed aveva deciso di fare uno scherzetto a Mihawk svegliandolo di mattina presto (ecco perchè ora aveva delle cuciture, era dovuto fuggire dall'ira dello spadaccino). L'ultima maglia che aveva appoggiato sul letto era quella rossa con disegnate alcune piume sulla parte finale e che aveva indossato per il suo compleanno. Aah, Vergo e gli altri gli avevano fatto una torta spettacolare, piena di fragole e amarene, ovviamente a tre piani.
Dopo aver tolto anche i pantaloni lunghi, decise che avrebbe messo solo quelli nello scatolone e li avrebbe sostituiti con quelli più corti. D'altra parte le camicie le metteva sempre.
Una buona parte dell'armadio era occupata dal cappotto di piume rosa invernale, che fu abilmente piegato e depositato in un altro scatolone, per poi venire sostituito da un cappotto di piume rosa primaverile. Sì, ne aveva due per poterlo mettere in ogni stagione.
Nella parte superiore, a parte alcuni cappelli che non metteva mai, c'erano anche degli effetti personali, ecco perchè questo lavoro non poteva farlo fare a uno della sua famiglia.
Allungó il braccio e tiró fuori un gufo di peluche dagli enormi occhi marroni; quello glielo avevano dato per il suo compleanno e, anche se i gufi non erano i suoi uccelli preferiti, lo aveva tenuto come un tesoro perchè era un regalo della sua piccola Sugar.
Di fianco c'era un boa rosa fucsia, che aveva trovato in un negozio vintage.
Poi c'erano giochi da tavolo come Risiko o Monopoli, anche se il suo preferito rimaneva Cluedo, dato che nessuno era mai riuscito a batterlo.
In un angolo c'era anche una confezione di biscotti con le macchie di cioccolato, per quando aveva fame e non aveva voglia di alzarsi.
In fondo all'armadio si trovava uno scrigno che, a vederlo dall'esterno, sembrava un contenitore del tutto innocuo.
"Il mio vecchio scrigno! Qua dentro ci sono cose che è meglio non fare vedere... Certo che quando ero un adolescente mi divertivo proprio ad andare nei sexy shop e a comprare di tutto" commentó richiudendolo e rimettendolo nell'angolo del mobile.
Dopo aver rimesso le camicie e aver sostituito i capi pesanti con quelli più leggeri, chiuse le ante e sogghignó, prese il cellulare, si sedette sul letto e digitó un messaggio, poi si sdraió aspettando la risposta che sarebbe arrivata di lì a poco. Infatti dopo qualche minuto, il suo cellulare vibró.
-da Croco-chan <3 : Perchè dovrei venire a casa tua per aiutarti a trovare uno scrigno?-











Salve a tutti! Questa storia è un po' lunga, ma Doflamingo e il suo armadio andavano descritti bene. Personalmente odio le mezze stagioni, primo perchè non so mai come vestirmi, secondo per le allergie, e terzo per il cambio dell'armadio.
Non ho idea di che cosa abbia Doflamingo nel suo, ma ho cercato di immaginare cosa ci potesse essere~
Per alcune camicie ho preso spunto da 'Business Problems' xD
Anche voi avete qualcosa di imbarazzante nascosto nell'armadio? XD
Lasciatemi un commento e ditemi la vostra! A presto :3
PS. Domani pubblicheró una song-fic, non so quanto possa essere bella dato che è la prima che scrivo, ma ci ho provato ;) si chiamerà 'True Love'~

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Capitolo 6
*** Un gatto è in grado di sostenere lo sguardo di un re (parte 1) ***


6. Un gatto è in grado di sostenere lo sguardo di un Re (prima parte)









Quella giornata era stata davvero sfiancante: documenti, chiamate, clienti, imprevisti, il tutto sopportato con una sola tazzina di caffè presa a colazione. Crocodile aveva un mal di testa lancinante e tutto quello che più desiderava era tornare a casa e dormire per porre fine a quella tortura. Guarda caso la mattina, appena arrivato nell'edificio dove operava la Baroque Works e di cui lui era il capo, gli si era rotta la macchina, ecco perchè stava tornando a casa a piedi con la giacca sottobraccio.
'Finalmente sono quasi arrivato' pensó scorgendo il suo palazzo.
Improvvisamente il cielo si fece scuro e cominció a piovere, anzi, a diluviare, e lui ovviamente non aveva un ombrello con sè.
"Dio, è davvero maturo da parte tua" ringhió l'uomo assottigliando lo sguardo e trattendo una bestemmia. Quanto odiava la pioggia.
Usando il cappotto per ripararsi cominció a camminare più velocemente quando un suono lo distrasse.
Si guardó in giro, ma non vide nessuno nei paraggi quindi pensó di esserselo immaginato, ma quando stava per allontanarsi lo udì di nuovo, questa volta più forte.
Crocodile fissó l'edificio da cui proveniva quella specie di versetto e si avvicinó, così potè vedere che dentro una scatola di cartone si trovava un gattino tutto rosso, grande poco più della sua mano destra. Stava per andarsene quando l'esserino miagoló di nuovo; l'uomo sbuffó, tornó indietro e prese il gattino in mano avvicinandolo al suo corpo per proteggerlo dalla pioggia.
Dopo qualche minuto arrivó a casa sua, appoggió le chiavi e il cappotto fradicio in un angolo e guardó con più attenzione l'animaletto. Era tutto bagnato ed infreddolito, tremava e sembrava un po' troppo magro.
"Guarda te come mi sono ridotto, a raccattare gatti randagi per strada." disse andando in bagno e prendendo un asciugamano pulito con cui asciugó il gattino che cominció a fare le fusa.
"È inutile che fai il ruffiano, tanto appena ti sarai rimesso in forze ti butto fuori da casa mia, sono stato chiaro?" borbottó Crocodile grattandogli la testolina e ricevendo in cambio una leccata sul dito.
"Sei fortunato, ho del latte in frigo"
Così dopo avergli dato da mangiare, lo mise sul divano a dormire e se ne andó a letto. Il giorno dopo si sveglió con il gatto che dormiva raggomitolato sul suo petto.
L'inconveniente di dividere il proprio letto con i gatti è che loro preferiscono dormire sopra di te piuttosto che accanto.
Dopo averlo spostato si diresse in cucina e, bevuto un caffè, avvisó Das che quella mattina avrebbe fatto tardi, poi portó il gatto dal veterinario. Non perchè volesse tenerlo, sia chiaro, solo che non voleva avere animali malati e deboli in casa propria.
Quella bestiolina si riveló un demonio, quando Crocodile lo mise in braccio al dottore inizió a mordere e a graffiare tutto quello che vedeva, per poi ritornare in mezzo alle sue gambe a strusciarsi e a fare le fusa.
"Le è molto affezionato" commentó il veterinario guardando l'animale.
"Che diavolo fai? Ora stai fermo altrimenti non ti porto più a casa chiaro?" disse il coccodrillo prendendo il gatto e fissandolo negli occhi.
Incredibilmente l'animaletto si calmó e si fece visitare e fare le dovute vaccinazioni senza battere ciglio, come se avesse capito la minaccia del suo 'quasi' padrone.
Finita la visita, Crocodile tornó a casa e lasció il gatto sul divano con l'intenzione di andare al lavoro, ma evidentemente il micetto non era della stessa idea visto che si mise a sedere tra lui e la porta.
"E adesso cosa vuoi?" domandó l'uomo guardandolo. "Devo andare al lavoro, spostati"
Il gatto rimaneva dov'era e continuava a fissarlo.
Crocodile sbattè più volte le palpebre e gli venne un'idea; si abbassó e coccoló un po' il gattino per poi dirgli
"Vado a lavorare, ci vediamo stasera, ok?"
Il micio fece le fusa e trotterelló tutto felice in salotto così l'uomo potè uscire e dirigersi alla Baroque Works.
Mentre camminava si accese un sigaro; non era possibile che quel gatto si comportasse come QUELLA persona...
Ok, adesso si stava immaginando le cose.
Raggiunto il luogo di lavoro si immerse nei documenti fino a sera.
Mentre tornava a casa, passó casualmente davanti ad un super market e casualmente finì davanti allo scaffale dedicato agli animali.
"Vieni qui peste" disse aperta la porta e appoggiando una busta di plastica all'ingresso.
Il gattino arrivó correndo e gli si strusció addosso.
"Sì, sì, il solito ruffiano. Ora ascoltami bene. Ti ho comprato una cassetta per i bisognini, dei croccantini e una pallina di plastica. Questo non vuol dire che ti tenga qui, sia chiaro" commentó togliendosi il cappotto e guardando il micio che aveva iniziato a scodinzolare.
"E smettila, sembri un cane!"
Passó un mese da quel giorno, ma l'animaletto viveva ancora a casa Crocodile e l'uomo si era abituato ad averlo sempre intorno, nonostante il comportamento del gatto gli ricordasse sempre quel maniaco piumoso.
Quella domenica si era alzato tardi, aveva pranzato e si era messo a leggere il giornale sul divano con il gatto sulle gambe; voleva passare una giornata tranquilla, ma evidentemente aveva fatto male i piani.
Il suono insistente del campanello lo fece sbuffare, anche il gatto si alzó a sedere.
"Chi cazzo è?" ringhió aprendo la porta e sollevando gli occhi al cielo.
"Croco-chan! Non ti disturbo vero?"
"Tu. Sì, mi disturbi. Ora vattene, non hai niente di meglio da fare?"
"No~" disse sorridendo Doflamingo entrando in casa.
Crocodile chiuse la porta masticando insulti.  "Cosa vuoi da me."
Il biondo si tolse il cappotto di piume rosa e lo appese all'attaccapanni uncinato, poi si giró verso di lui.
"Perchè sei così intollerante?"
"Non sono intollerante, sei tu che continui a respirare" sibiló.
Il fenicottero amplió il suo ghigno e si avvicinó velocemente all'altro mettendogli una mano dietro la nuca e unendo le sue labbra a quelle del moro che, per tutta risposta, cercó di tirargli l'uncino in testa, ma venne fermato dall'altra mano del biondo.
Doflamingo aumentó la presa sulla nuca ed approfondì il bacio facendo incontrare le loro lingue. Crocodile, dal canto suo, non voleva dargliela vinta così facilmente, ma era innegabile che l'altro sapesse usare la lingua in maniera magistrale.
Improvvisamente peró Doflamingo si staccó allontanandosi con una smorfia di dolore dipinta sul volto.
"Ma che cazzo-" disse abbassando lo sguardo ai suoi piedi e notando solo in quel momento un gatto rosso, che gli si era attaccato alla caviglia con le unghie.
Crocodile si abbassó e prese il micio in braccio facendogli le coccole ed andando in salotto.
"Che bravo gattino, ti meriti proprio una bella razione di croccantini" commentó accarezzandogli la testa mentre l'affarino rosso faceva le fusa più rumorose e fastidiose che Doflamingo avesse mai sentito.
Come si permetteva quell'essere peloso a graffiarlo, soprattutto mentre era impegnato ad intrattenersi con Croco-chan?
"Aspetta qui che vado a prenderti la ciotola, se fa il cattivo puoi morderlo quanto vuoi" disse il coccodrillo uscendo dal salotto "prova a fargli qualcosa e ti sgozzo con l'uncino" sussurró mentre passava di fianco al fenicottero.
Quando il moro scomparve in cucina, Doflamingo si avvicinó al gatto che si era appiattito e agitava la coda in modo lento e calcolato. Quell'animale lo stava fissando in un modo che gli ricordava un uomo geloso.
Il biondo si abbassó finchè non fu faccia a faccia con il micio e ghignando sussurró:
"L'unico che puó ricevere le coccole da Croco-chan sono io, quindi vedi di stargli lontano altrimenti dovró tagliarti la coda"
Il gatto cominció a ringhiargli contro ma non si mosse; sembrava quasi capire quello che gli stava dicendo.
"Ti ho portato la cena" disse Crocodile entrando in salotto e fermandosi a guardare la scena.
"Cosa stavate facendo voi due?"
"Oh nulla, amicizia~" commentó Doflamingo alzandosi in piedi e riservando uno sguardo glaciale al gatto, che, per tutta risposta, trotterelló verso il moro e gli si strusció tra le gambe.
'Quel gatto è morto' pensó il fenicottero ghignando in modo sinistro.

[TO BE CONTINUED]









Buonasera a tutti! Questo capitolo è un po' lunghetto, lo so, e so anche che non finisce, infatti ci sarà un continuo.
Doflamingo sei geloso perfino di un gatto, ma ti pare? E il gatto è geloso di Doflamingo... Mah.
Mi piaceva l'idea di un Crocodile con un animale domestico, e visto che io vorrei tanto avere un gatto rosso, ho scelto quello ;-) purtroppo mio padre è allergico, quindi dovró aspettare di avere una casa tutta mia per prenderne uno :-(
Ditemi quello che pensate riguardo alla prima parte di questa storia~
Voi avete qualche animale in casa? 
A presto ^^

Ps. Il titolo è un proverbio inglese, si adattava perfettamente alla storia (Doflamingo è il Re di Dressrosa)

PPS. ATTENZIONE.
Tra qualche giorno pubblicheró una nuova long intitolata "We'll never change" e sarà un po' diversa da quelle pubblicate fino ad ora.
Se vi interessa passate a leggere!
Bye~

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Capitolo 7
*** Un gatto è in grado di sostenere lo sguardo di un re (parte 2) ***


7. Un gatto è in grado di sostenere lo sguardo di un Re (seconda parte)









Crocodile appoggió la ciotola per terra ed il gatto andó subito a magiarne il contenuto. Doflamingo nel frattempo si era seduto sul divano con le braccia incrociate e con un broncio stampato in faccia, neanche fosse un bambino a cui avevano rubato le caramelle.
Il moro si sedette di fianco all'altro sbuffando.
"Cosa c'è." disse scuotendo la testa e appoggiando la schiena contro lo schienale.
Per tutta risposta, il biondo riacquistó il suo solito ghigno e si sdraió sul divano mettendo la testa sulle gambe dell'altro.
"Ora va meglio" commentó sorridendo Doflamingo mentre Crocodile, sbuffando, si passava la mano tra i capelli.
Altro che fenicottero, adesso sembrava di più un grosso gatto in cerca di coccole.
"Ti rendi conto che sei geloso di un micetto?" domandó guardandolo con un sopracciglio alzato.
"Io sono sempre geloso quando si tratta di te, che sia una donna, un uomo o un gatto, non fa alcuna differenza~" gli rispose l'altro portando una mano sulla sua guancia e costringendolo a scendere alla sua altezza mentre, con il braccio destro, si faceva leva per andargli incontro.
Quando stava per unire le sue labbra con quelle del moro, sentì nuovamente quelle fusa fastidiosamente rumorose.
Crocodile si spostó e vide che il gattino era salito sul divano e si era appallottolato di fianco a lui nella parte che non era occupata dal biondo.
"Quel gatto mi ruba le tue attenzioni" commentó l'uomo con gli occhiali facendosi serio.
"Non pensi di stare esagerando? Lascialo stare" sussurró Crocodile portando la mano destra sulla testolina del micetto accarezzandolo un po', per poi spostarla sul petto dell'altro e, afferrata la camicia, lo attiró verso di sè baciandolo e venendo subito corrisposto.
Dopo qualche minuto Doflamingo si staccó e si rimise nella posizione iniziale; non voleva concludere subito, dato che aveva intenzione di intrattenersi con l'altro nella camera da letto per tutta la notte. Con questo pensiero si addormentó sulle gambe del moro, il quale fissó prima il biondo, poi il gatto.
Ormai era innegabile che quei due avessero comportamenti simili: ad entrambi piaceva addormentarsi addosso a lui, richiedevano sempre attenzioni e non sopportavano chi gli si avvicinava.
Gli venne in mente il primo giorno passato con il micio; all'inizio aveva fatto il ruffiano per ottenere qualche carezza, poi si era trasformato in un demonio quando lo aveva portato dal veterinario, ed infine si era messo tra lui e la porta per non farlo andare via.
Doflamingo faceva sempre il ruffiano, gli baciava e mordeva il collo solo per ottenere un suo sguardo; quando lo vedeva parlare con qualcuno che lui non conosceva non mancava mai di fargli il terzo grado e chiedergli qualsiasi cosa, anche il gruppo sanguigno di quella persona; e, ogni volta che passava la notte da lui, o gli nascondeva le chiavi, o si appoggiava alla porta, oppure lo abbracciava da dietro bloccandogli le braccia per non farlo andare via.

Quei due si assomigliavano in un modo impressionante.

Scuotendo la testa per la millesima volta, decise di schiacciare un pisolino anche lui data l'impossibilità di muoversi.
Qualche ora più tardi Doflamingo aprì gli occhi e vide che anche Crocodile si era addormentato, così si alzó senza far rumore e si diresse in cucina per mangiare qualcosa.
Mentre stava decidendo cosa mettere nello stomaco, un leggero rumore di passi lo fece girare verso la porta dove si trovava quel gatto malefico.
I due si fissarono per qualche secondo, poi Doflamingo si abbassó sorridendo.
"Forza, vieni qui"
Il micio si avvicinó lentamente fermandosi di fronte al biondo, sedendosi ed agitando la coda lentamente non interrompendo mai il contatto visivo.
"Noi due potremmo arrivare ad un accordo" sussurró "dato che mi sembri un animale piuttosto sveglio sono sicuro che accetterai la mia proposta~"
Il gatto non si mosse ma continuó a fissarlo.
"Tu non mi disturbi quando sono con Croco-chan e io cercheró di tollerare la tua presenza e le tue fusa che, lasciatelo dire, sono davvero fastidiose. Allora ci stai?" domandó Doflamingo accarezzandogli con un dito la testolina.
Il gatto abbassó le orecchie e di scatto gli diede un morso.
"Ouch!" sibiló il biondo ritirando la mano.
L'animaletto lo fissó ancora, poi si alzó e si strusció una volta sulla sua gamba per poi uscire dalla cucina.
L'uomo sorrise; quel gatto cominciava a stargli simpatico. D'altra parte non poteva aspettarsi nient'altro dall'animale domestico di Croco-chan.
Dopo aver trovato una scatola di biscotti ed averne mangiato qualcuno, si diresse nuovamente in salotto, dove trovó il moro sveglio e con il gattino in braccio, così si risedette di fianco a lui.
Non appena Doflamingo si fu seduto, il micio saltelló giù mettendosi sopra un cuscino che si trovava di fianco al divano.
Crocodile aggrottó le sopracciglia vedendo lo strano comportamento dell'animale, mentre Doflamingo sorrise.
"Dov'eravamo rimasti?~" chiese sogghignando il biondo appoggiando il braccio sulle spalle del padrone di casa, che sbuffó sollevando gli occhi al cielo.
Ora aveva due animali a cui badare, un gatto e un fenicottero.

[FINE]








Buonasera a tutti! Ecco la seconda e ultima parte della storia. Qui vediamo che la gelosia di Doflamingo raggiunge livelli astronomici, anche se si dimostra molto dolce (a modo suo).
Il gatto assomiglia molto al biondo... Povero Crocodile xD
A volte sembra che quando parliamo con gli animali quelli non ci ascoltino, ma alla fine capiscono, se non le parole i nostri gesti e l'intonazione della nostra voce. Qui il micio di Croco-chan sembra capire anche quello che gli dice Doflamingo, lo so che è un po' paradossale ma mi piaceva l'idea di un accordo tra i due~
Lasciatemi un commento e ditemi se anche il vostro animale è geloso nei vostri confronti. Io non avendo mai avuto un cane o un gatto (ho avuto solo pesci rossi) non lo so e me lo sono immaginato :3
A presto!
PS. Qui trovate il primo capitolo della mia nuova long~
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2692427&i=1

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Capitolo 8
*** Seconda ora ***


8. Seconda ora

_quando il confine tra amore ed odio è sottile quanto una carta dei tarocchi









Finalmente erano giunte le tanto desiderate vacanze estive. Mihawk non vedeva l'ora, poteva alzarsi alle due di pomeriggio e tornare a letto, oppure non alzarsi affatto; Crocodile amava il clima afoso e soleggiato, e trascorreva le giornate a fare passeggiate o a leggere mentre mangiava frutta fresca; Doflamingo odiava il caldo, bastava muoversi e ti ritrovavi in un bagno di sudore, e la pressione bassa non aiutava.
Quel giorno Mihawk aveva deciso di uscire dato che aveva dormito per due giorni di seguito, così invió un messaggio a Crocodile e a Doflamingo.
Sotto il sole cocente delle tre di pomeriggio, Crocodile arrivó davanti a casa dell'amico, e dopo qualche minuto arrivó anche il biondo.
"Che cos'è quell'affare?" domandó fissando l'oggetto che il fenicottero teneva in mano e che agitava cercando di ottenere un po' di refrigerio.
"È un ventaglio, non lo vedi?"
"Ma è un ventaglio di piume rosa! Tu il buongusto non sai neanche cosa sia"
"Che caldo, dov'è il falchetto?"
In quel momento arrivó Mihawk con una bottiglietta d'acqua ghiacciata in mano.
"Forse non è stata una grande idea uscire"
"Guardate che non c'è così caldo" disse Crocodile guadagnandosi un'occhiataccia dagli altri due.
"Ho sentito che poco distante da qui c'è una specie di fiera e voglio andare a vedere" commentó Mihawk bevendo un sorso dalla bottiglia.
"E dove sarebbe?" chiese Doflamingo agitando il ventaglio.
"In via Genki.. Binku... Buki..."
"Forse intendi via Gunki" lo corresse il coccodrillo.
"In via Gunki" commentó il falchetto incamminandosi ma venendo fermato dalla mano di Crocodile. "Allora è dall'altra parte"
"Sì, lo sapevo, volevo vedere se eri attento"
Doflamingo sorrise scuotendo la testa; il ragazzo dagli occhi dorati non aveva il minimo senso dell'orientamento.
"Meglio se vado davanti io" aggiunse il coccodrillo cominciando a camminare seguito dagli altri due.
"Brava Crocomama, non preoccuparti, io ti sto dietro~"
Crocodile assottiglió lo sguardo pronto a tirare un pugno all'idiota, ma Mihawk lo fermó. "Fa troppo caldo, smettetela di litigare"
"Tsk, ringrazialo"
Dopo una decina di minuti di camminata, arrivarono nella via in cui si vedevano dei tendoni bianchi.
Mihawk vide una bancarella che vendeva dolci e si piombó a comprare qualsiasi cosa vedesse mentre gli altri due lo guardavano.
"Penso sia una fiera improvvisata" commentó Doflamingo guardandosi attorno.
"Già, ci sono i giochi più svariati e un sacco di bancarelle"
"Anfiamfo?"
"Falchetto non si parla con la bocca piena e- uau! Ma quel lecca-lecca è gigante!"
Mihawk aveva in bocca un lecca-lecca colorato molto grande, mentre in mano teneva un busta di carta piena di caramelle.
"Tieni" disse porgendo a Crocodile una caramella a forma di coccodrillo.
"Grazie"
I tre cominciarono a girare per la fiera; Mihawk vinse un peluche gigante a forma di oraacchiotto al tiro a segno, mentre Doflamingo era alle prese con un misura-forza.
Crocodile li guardó scuotendo la testa; non erano loro che stavano morendo di caldo?
'Ed ora guardali, si sono trasformati in due bambini.'
Il moro decise di fare un giro e vedere se trovava qualcosa di interessante, così si allontanó. Dopo aver girato tra i tendoni e le bancarelle, vide una strana tenda blu scuro in un angolo, in mezzo a due tendoni bianchi, così, incuriosito, si avvicinó. Una volta davanti all'entrata si fermó e guardó più attentamente dentro la fessura ma non vide niente.
"Entra" disse una voce che proveniva dall'interno.
Crocodile fece istintivamente un passo indietro e deglutì. Allora dentro quell'affare c'era qualcuno e gli aveva anche chiesto di entrare.
"Entra" ripetè la voce, così il ragazzo assottiglió lo sguardo e decise di entrare solo per dire a chiunque fosse il proprietario di quella voce di non provare mai più a dargli ordini se ci teneva alla vita.
Fece un passo all'interno della tenda; era tutto buio ma infondo a sinistra c'era una piccola luce, così andó in quella direzione inciampando più volte in oggetti non identificati e masticando delle bestemmie che avrebbero tirato giù dal Paradiso diversi santi.
"Benvenuto" disse un uomo seduto davanti ad un tavolo rotondo. Aveva degli inquietanti occhi rossi e tre tatuaggi a forma di triangolo allungato sopra ogni sopracciglia; portava i capelli biondi lunghi fino ai fianchi e, alla base della gola, si poteva distinguere un tatuaggio di colore nero a forma di croce.
Indossava un lungo camice bianco che gli lasciava scoperto il petto, quasi tutte le braccia e le spalle, i pantaloni viola erano infilati in stivali neri con lacci bianchi, intorno alla vita una fascia rosa con attaccato una collana d'oro con una pietra preziosa di colorito giallo-arancione posta al centro. Le mani, appoggiate sul tavolo, erano coperte da un paio di guanti neri.
"Siediti e ti leggeró le carte" disse l'uomo piantando i suoi occhi rossi in quelli neri di Crocodile.
"Non darmi ordini. Io non credo in queste cose"
L'uomo prese in mano un mazzo di carte che si trovava sul tavolo di fianco ad una bambolina voodoo e cominció a mischiarlo, poi stese 3 carte e ne sollevó una.
"IL DIAVOLO . È la carta che rappresenta la lussuria, la debolezza umana verso gli eccessi, la seduzione, gli istinti più selvaggi ma soprattutto il legame inconscio a sentimenti istintivi e deleteri. Può indicare a volte semplicemente una forte arrabbiatura o nei consulti per l'amore, una grande carica erotica ma in senso negativo. Nella tua vita c'è una persona verso cui provi dei sentimenti contrastanti, ma a cui sei molto legato nonostante tu non voglia ammetterlo."
Crocodile non si mosse; non che stesse seriamente considerando le parole di quel mago improvvisato, ma quello che aveva detto gli aveva fatto venire in mente una persona ben specifica. Il biondo sollevó la seconda carta e la stese sul tavolo.
"LA TORRE , conosciuta anche come il Fulmine; la carta simboleggia la superbia e la presunzione, che vengono punite con il castigo. Secondo questa lettura rappresenterebbe la Torre di Babele, abbattuta dal fulmine divino. Sei una persona molto orgogliosa e il più delle volte questo ti porta ad allontanare gli altri, credi molto nelle tue capacità, anche troppo, senza considerare minimamente le persone che ti stanno attorno"
Crocodile schioccó la lingua; lui non era così orgoglioso. Ok, forse un po' ma questo non voleva dire che quel mago da quattro soldi lo conoscesse.
"L'ultima carta, GLI AMANTI ; indica un incontro sentimentale ma anche una scelta e il libero arbitrio, se associata al Diavolo indica un colpo di fulmine a livello fisico. Molto probabilmente hai già incontrato questa persona, ma dato il tuo orgoglio non vuoi ammettere a te stesso che c'è qualcosa tra di voi, preferendo allontanarla con insulti o con un comportamento freddo"
Crocodile sgranó gli occhi ma rimase in silenzio a fissare l'uomo.
"Molto presto la rincontrerai e capirai che avevo ragione, adesso puoi credere o meno alle mie parole, la scelta è tua"
Il moro si riscosse quel tanto che bastava per girarsi e dirigersi verso l'uscita della tenda, ma prima riuscì a sentire le ultime parole di quel mago.
"Avrai un futuro roseo"
Uscì in fretta e furia dalla tenda mettendosi a camminare senza una meta precisa; che cazzo ne sapeva quell'uomo di lui? Non si possono conoscere le persone semplicemente leggendo degli stupidi tarocchi. Per fortuna che lui non credeva a quelle cose, non era una ragazzina sotto l'effetto degli ormoni.
Preso da questi pensieri non si rese conto di star camminando velocemente se non quando finì contro qualcuno e cadde all'indietro.
"Ahi che male! Oh finalmente ti ho trovato Croco-chan! Ma dove eri finito?"

"Molto presto la rincontrerai e capirai che avevo ragione..."

"E-eh?"
Doflamingo sorrise porgendo una mano all'altro per aiutarlo ad alzarsi. Non sembrava neanche lui, pareva quasi imbambolato.
"Dove sei stato?"
"Non ci crederai ma sono finito in una tenda e lì ho incontrato un tipo che mi ha letto le carte--"
"Oh che bello! Portamici, amo queste cose!"
Crocodile fece una smorfia di disappunto, ma portó comunque l'altro tra i due tendoni bianchi in cui poco prima si trovava la tenda blu.
Il moro sgranó gli occhi; la tenda blu era scomparsa.
"Ma qui non c'è niente" commentó Doflamingo portandosi le mani dietro la testa.
"Era qui... Sono sicuro che fosse qui" 
"Ah tranquillo, ti credo~"
Crocodile fissó lo spazio vuoto deglutendo; sembrava quasi che la tenda e il suo contenuto si fossero volatilizzati come per magia.
No, no, che stava pensando.
"Oh vi ho trovato, torniamo a casa?" chiese Mihawk avvicinandosi e mangiando una caramella.
"Ok" rispose Crocodile seguito da Doflamingo che sorrideva come sempre.


"Nella tua vita c'è una persona verso cui provi dei sentimenti contrastanti, ma a cui sei molto legato nonostante tu non voglia ammetterlo....

...dato il tuo orgoglio non vuoi ammettere a te stesso che c'è qualcosa tra di voi, preferendo allontanarla con insulti o con un comportamento freddo"


"Ohi, Croco-chan, sei un po' assente, per caso il caldo ti ha dato alla testa?"
"Ma stai zitto razza di deficiente"
"Fufufu~ quando abbiamo riaccompagnato Mihawk vengo da te così ci divertiamo un po'"
"Non credo"
"Tranquillo, anche io sono ateo"
"Crocodile! Doflamingo! Smettetela di picchiarvi"

Che gran cazzata i tarocchi.








Buonasera a tutti! Eccomi con la seconda one-shot appartenente al gruppo di quelle a tema scolastico, anche se qui non sono proprio a scuola.
Crocodile è alle prese con i tarocchi e con un Basil Hawkins che si improvvisa mago~
Credere o meno agli oroscopi o ai tarocchi è soggettivo, ma a volte capitano cose che mi fanno pensare.
Spero vi sia piaciuto e lasciatemi un commento! A presto ;)
"Avrai un futuro roseo" AHAHAHAH povero Crocodile xD

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Capitolo 9
*** The only one who can leave a scar on you is me ***


The only one who can leave a scar on you is me








Camminò barcollando fino alla sua nave.
Data l'ora tarda non incontrò persone se non i soliti ubriaconi che passavano le notti nelle osterie ad ingoiare litri di alcool.
Salì a bordo senza fare il minimo rumore e si diresse verso la sua cabina. Il buio lo circondava e il silenzio regnava sovrano.
Aprì la porta con la mano destra ed entrò nella stanza per poi richiudersela alle spalle.
Il suono di un respiro gli arrivò alle orecchie e lo fece bloccare sul posto; non era solo.
"Ti stavo aspettando" gli disse una voce bassa e strafottente.
Sapeva bene chi aveva appena parlato e sapeva anche che quella persona portava guai.
"Doflamingo. Come hai fatto ad entrare?" domandò con il suo solito tono autoritario ricominciando a muoversi verso il divano su cui appoggiò il cappotto.
"Non è un problema per me entrare in una nave senza farmi scoprire" gli rispose l'altro.

Instintivamente gli venne da ridere; quell'uomo era la definizione vivente del narcisismo, amava mettersi in mostra in ogni situazione, ma soprattutto era solito indossare vestiti stravaganti e piuttosto appariscenti, come il cappotto di piume rosa -che considerava un attentato alla vista- o le camicie con stampe improponibili.
Quindi gli risultava difficile credere che nessuno avesse notato un uomo alto più di due metri, con strani occhiali da sole, capelli fastidiosamente biondi e cappotto rosa.
Tutto in quell'uomo era fastidioso.

Dopo aver preso un respiro profondo sollevò lo sguardo esplorando la stanza alla ricerca del possessore di quella voce, ma a causa del buio e delle vertigini non riuscì ad individuarlo.

Così non va bene.

"Che hai? Ti vedo piuttosto affaticato"

Tsk. Camera da letto.

Crocodile si diresse a passi lenti e calcolati verso l'uomo che si trovava a sedere su una poltrona.
"Perchè sei venuto qui? Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro a Marineford" sibilò entrando per poi fermarsi a guardare l'ospite indesiderato.
Doflamingo si era tolto il cappotto e lo aveva appoggiato sopra lo schienale della poltrona, aveva le gambe divaricate e il solito ghigno stampato in faccia.

 Come fa a vederci con quegli occhiali?

"So bene cosa mi hai risposto a Marineford e lasciami dire che non sei stato per niente gentile~"
"Che cosa vuoi." Ribadì scandendo bene le parole.
Il biondo inclinò la testa da un lato ed assunse un'espressione pensierosa.
"Vorrei che ci ripensassi. Io e te siamo molto simili, e sono sicuro che potremmo fare qualsiasi cosa insieme."
"Non azzardarti a mettermi sul tuo stesso piano. Io e te apparteniamo a classi diverse di pirati"

La risata gutturale di Doflamingo si diffuse nella stanza.

"Fufufufu~ Croco-chan, non dovresti sottovalutarmi. Sarò anche più giovane di te, ma penso di averti ampliamente dimostrato il mio valore"

Il moro sbuffò spazientito; quella conversazione stava andando troppo per le lunghe.

"Ora non ho tempo per le tue chiacchiere, vattene"
"Che scortese" commentò il biondo alzandosi in piedi e facendo qualche passo verso di lui. "Non mi offri neanche da bere?"

Quando Doflamingo gli fu di fronte si fermò e il suo ghigno scomparve per qualche secondo per poi ricomparire più inquietante di prima.
In quel momento Crocodile capì. Capì che l'uomo che aveva davanti aveva realizzato quello che stava cercando di nascondergli dal principio della conversazione.

"Crocodile"
La sua voce si era fatta improvvisamente dura, non aveva nulla in comune con quella di qualche secondo prima.
Doflamingo allungò una mano verso di lui, ma l'uomo dai capelli corvini si spostò di lato e si diresse verso il mobile su cui erano appoggiati diversi alcolici.
Sentì lo sguardo dell'altro che lo trafiggeva e lo scrutava ma non se ne curò.
"Vattene moccioso" disse atono per poi versarsi della tequila in un bicchiere.
Sfortunatamente non riuscì a berla perchè, non appena ebbe appoggiato la bottoglia, le braccia del fenicottero lo avvolsero e lo spinsero all'indietro finchè la sua schiena non combaciò con il petto del biondo.
Un'altra cosa che gli dava fastidio era che l'altro lo sorpassasse in altezza nonostante lui avesse più anni.
Ignorò una fitta di dolore che si ripetè quando quell'idiota lo spinse sul letto per poi salire sopra di lui sedendosi sopra il suo bacino.

"Questo odore... pensavi davvero che non me ne sarei accorto?"
"Tu non dovevi essere qui"
Doflamingo schioccò la lingua sul palato e cominciò a sbottonargli la camicia nera.
Anche se non gli rimanevano molte forze cercò comunque di toglierselo di dosso muovendosi, ma sentì il suo corpo immobilizzarsi contro il suo volere.
"Non costringermi a farlo" disse l'uomo sopra di lui muovendo le dita di una mano in modo strano.
Odiava non avere il controllo della situazione e questo era risaputo, ma l'altro lo stava immobilizzando grazie ai poteri del suo frutto del Diavolo.
"Togliti dai piedi" ringhiò dedicandogli un'occhiata non molto amichevole.
Doflamingo lo ignorò e finì di sbottonargli la camicia.
"Come immaginavo. L'odore di sangue viene da qui"

Le nuvole si spostarono e la luce della luna entrò dalla finestra. Fu allora che si fermò a guardare il corpo dell'uomo sotto di sè: sembrava più pallido del solito -ma forse era colpa della luce- e aveva delle bende che gli coprivano il torace.

Bende sporche di sangue.

Lentamente iniziò a toglierle appoggiandole da un lato finchè non ne rimase neanche una.
Ora poteva vedere chiaramente un taglio profondo che andava dalla spalla sinistra al fianco destro.
Appena Crocodile era entrato nella stanza aveva sentito l'inconfondibile odore ferroso ma aveva pensato che l'ex Shichibukai avesse passato il tempo ad uccidere qualcuno.
Solo quando se lo era ritrovato di fronte aveva capito che c'era qualcosa che non andava, sia perchè il profumo del sangue si era fatto fin troppo forte, sia perchè l'altro ci metteva un po' troppo tempo a rispondere.

"Sei soddisfatto? Ora vattene e lasciami riposare" disse senza alcuna emozione l'uomo dai capelli mori girandosi a guardare il muro.
Doflamingo digrignò i denti.
Si conoscevano da tanti anni ormai ma mai, mai Crocodile aveva distolto lo sguardo dal suo.
E questo lo faceva incazzare.

Dov'era il solito sguardo di superiorità con cui freddava ogni persona?
Dov'era quell'inconfondibile aura omicida che faceva scappare chiunque a gambe levate?
Sembrava un'altra persona.

"Chi."
Il moro continuava ad ignorarlo.
"Dimmi chi è stato."

Nessuna risposta.

Doflamingo gli prese il mento e gli girò la testa per poterlo guardare. Crocodile lo fissò per poi ghignare sinistramente.
"Sono un pirata, non è così inusuale. E poi non ha niente a che vedere con t-"
"Non dirlo. Dillo e giuro che ti uccido con le mie mani."


Di nuovo. Un'altra persona ha lasciato un segno su questo corpo.


Il biondo sentì l'ira riempirgli le vene ed invadergli ogni organo; senza rendersene conto aveva cominciato a morderlo sul collo, poi sulla clavicola ed infine sulla spalla, sempre più forte, fino a sentire il sapore del sangue in bocca.
Crocodile non emise nessun suono ma chiuse gli occhi e digrignò i denti.
Aveva sempre odiato condividere ciò che considerava suo con altri, e quel rettile era una sua esclusiva.
Se voleva una cosa la otteneva, non importava come, e quando aveva incontrato per la prima volta quello sguardo orgoglioso e senza paura, aveva deciso nello stesso istante in cui un brivido di eccitazione gli aveva percorso la schiena che sì, lo avrebbe avuto.
Aveva fatto sesso con molte persone, ma continuava a considerare le scopate che faceva con quell'uomo le migliori.
Anche a letto gli teneva testa, lo sfidava con lo sguardo, lo mordeva a sangue e i loro baci erano violenti, non c'era niente di romantico, solo le loro lingue che lottavano per avere la meglio sull'altra mentre il sapore ferroso si mischiava a quello della nicotina.
Quell'uomo era la sua droga e solo lui poteva ferirlo, rompergli le ossa oppure ucciderlo.


Solo dopo che aveva riempito il collo e la parte superiore del torace di morsi e succhiotti Doflamingo si fermò.
L'uomo sotto di lui ansimava pesantemente ma continuava a non guardarlo negl'occhi.
Il biondo fissò soddisfatto il suo operato ma quando quel taglio gli ricomparve davanti sentì di nuovo montare la rabbia.
"Tu vuoi morire?"
Solo in quel momento gli occhi neri e magnetici del rettile si piantarono nei suoi.
"Hahahah! Che domanda ridicola! In questo mondo la vita non è la cosa più fragile? Potremmo morire anche nei prossimi secondi... cos'è quella faccia? Hai paura?"
Crocodile alzò la mano destra e gli tolse gli occhiali per incontrare quelle iridi verdi che da tanto non vedeva.


Sì, certo che ho paura. Dopotutto, quello che abbiamo come può essere rimpiazzato, può essere cancellato.


Doflamingo scese nuovamente a leccare la ferita sul petto del moro per poi leccarsi le labbra e morderlo nuovamente alla base del collo.
Crocodile grugnì un insulto.
"Che cazzo ti è saltato in mente? Mordermi in quel modo... per caso vuoi mangiarmi, idiota?"
Il biondo si passò la lingua sul labbro superiore e riacquistò il solito ghigno.


Creerò una cicatrice che non potrà essere cancellata da questo corpo.
Voglio lasciare una prova della nostra relazione, è questo quello che desidero.



Mentre la sua bocca lasciava una scia di baci e morsi ovunque, con le mani scese lungo i fianchi per poi slacciargli i pantaloni.
"L'unica persona che possa lasciare dei segni sul tuo corpo sono io." sussurrò per poi baciarlo con forza.
Ora la sola cosa che voleva era farlo suo, ancora e ancora, finchè non avrebbe avuto più forze per muoversi.
Sentì una fitta allo stomaco ed abbassò lo sguardo su un Crocodile ghignante che aveva approfittato del fatto che non lo stesse più controllando per tirargli un calcio.
"Figlio di puttana" sibilò con un filo di voce per poi tirargli un pugno sulla guancia sinistra.
"Pezzo di merda" gli ringhiò di risposta il coccodrillo colpendolo sulla spalla con l'uncino e sorridendo malignamente dopo aver visto l'espressione di dolore che l'altro cercava di nascondere dietro al suo solito ghigno beffardo.
"Che c'è, hai perso la lingua?"
"Fufufu~ Croco-chan, smettila di farmi eccitare" disse con una voce roca e carica di desiderio per poi leccarsi le labbra.
"Chiudi quella cazzo di bocca" sbottò arpionando il collo dell'altro con l'uncino per spingerselo addosso e baciarlo con foga.

Finalmente sta zitto.







Qualcuno lo stava chiamando, ma lui aveva sonno.
"Croco-chan, devo rimetterti le bende, alzati"
Il moro aprì lentamente gli occhi e girò la testa trovando Doflamingo a sedere sul bordo del letto che lo fissava.
Svogliatamente fece come l'altro gli aveva chiesto e lasciò che gli avvolgesse il torace con le bende pulite.
"Ti fa male?"
"Non trattarmi come bambino"
"Fufufu~"
Crocodile fissò l'altro uomo e sorrise.
"Non vuoi più saperlo?"
"Nah, non ce n'è bisogno, comunque io sono sempre disponibile se mai volessi parlare con qualcuno delle tue ferite"
"Io sto benissimo, sono guarito completamente" sibilò assumendo uno sguardo tagliente che fece sorridere il biondo.

Era tornato quello di sempre, con la stessa espressione scazzata, ma un occhio più attento poteva scorgere della tristezza dietro quello sguardo. Ormai ci aveva fatto l'abitudine; quell'uomo dall'uncino dorato era un enigma vivente, il suo passato, i suoi desideri, tutto.
Ancora si chiedeva come avesse fatto Mugiwara ad ottenere il suo 'aiuto' ad Impel Down; se avesse voluto, Crocodile sarebbe scappato da quella prigione tempo prima, ma non lo aveva fatto.
Era per quello che quell'uomo lo attraeva come una calamita; forte, dall'orgoglio smisurato e dal passato sconosciuto.
Voleva sapere ma quell'argomento era tabù, quindi avrebbe dovuto aspettare che fosse l'altro a raccontare.

"Ne sono certo"

Crocodile scosse la testa e fissò il biondo; quel moccioso aveva ancora molto da imparare, era troppo impulsivo e rifletteva poco prima di agire, al contrario suo che premeditava tutto nei minimi dettagli.
Era imprevedibile, ma aveva capito che non era da sottovalutare. Era sempre stato un avversario ostico da affrontare e, in fondo -ma molto in fondo- si divertiva a combattere con lui.
Questo ovviamente non glielo avrebbe mai detto.
Come non gli avrebbe mai detto che quella ferita gliel'avevano fatta delle persone che avevano il marchio Donquixote sulla pelle.
Maledizione, si era distratto un attimo dopo aver visto quel simbolo e uno ne aveva approfittato per ferirlo al petto.
Dopo qualche minuto non rimaneva che sabbia al loro posto, ma quella piccola distrazione era bastata.
Non era un taglio molto profondo, sarebbe guarito in fretta. Le ferite esteriori guariscono prima di quelle interiori, e questo lo sapevano entrambi, ecco perchè l'idiota piumoso prima blaterava su cose da raccontare.
Lui stava benissimo, anche Das Bornes gli aveva chiesto la stessa cosa.
Evidentemente pensavano che la morte di Barbabianca avesse portato fuori nuovamente quei ricordi che voleva dimenticare, ma si sbagliavano. Il vecchio era morto perchè ormai era debole, punto.
Lui non centrava più niente con quell'omone che farneticava sulla famiglia e sui figli, non più.
Avrebbe ricominciato, ecco perchè ora era nel Nuovo Mondo; gli era tornata voglia di salpare, di andare per mare e sentire il suono delle onde infrangersi contro la nave, quasi fosse tornato un ragazzino.

"Io diventerò il Re dei Pirati!"

Già, quel moccioso che lo aveva sconfitto ad Alabasta e lo aveva spedito ad Impel Down ora si ritrovava ad affrontare le sue stesse ferite. Non ne sarebbe uscito così facilmente, ma era sicuro che lo avrebbe rivisto presto sulle pagine dei giornali a combinare guai. Monkey D. Rufy gli ricordava il se stesso che cercava di rimuovere, quello con la voglia di avventure e con cui condivideva un sogno considerato impossibile. Probabilmente ce l'avrebbe fatta, sarebbe riuscito dove lui aveva fallito e avrebbe trovato lo One Piece inaugurando una nuova Era.
Sarebbe stato divertente assistervi, ecco perchè era scappato da quella prigione; Ivankov lo aveva ricattato ma questa questione l'avrebbe risolta presto.

Doflamingo strinse l'ultima benda e guardò Crocodile che aveva assunto un'aria assente; succedeva spesso e lui aveva capito che in quei frangenti l'altro pensava ai fantasmi del passato.
Quando quei profondi occhi neri si riposarono su di lui sorrise.







Ancora e ancora, finchè non saremo polvere lascerò una traccia.


















●●●

Salve a tutti!
Questa storia si svolge dopo Marineford, nei due anni in cui la ciurma si allena.
Mi sono basata su alcune frasi del manga -come quando Doflamingo e Crocodile parlano di ferite mentali, anche se è Das Bornes a dire quella frase- e alcuni fatti gli ho inventati -non si sa quali trascorsi Crocodile abbia avuto con Barbabianca, si sa solo che è stato lui a privarlo della mano sinistra e a fargli la cicatrice sulla faccia-.
Il passato di Crocodile è una delle cose che sto aspettando con ansia che vengano rivelate, come il segreto che condivide con Ivankov e perchè abbia abbandonato i suoi sogni.
Per il resto è una DoflaCroc senza pretese, solo quella di farvi passare il tempo magari piacevolmente.
Liberamente ispirata a una dj di Lovely Hollow. Grazie a tutti quelli che hanno letto, se avete qualche teoria sul passato del coccodrillo mi farebbe piacere leggerla.
A presto :)

Ace of Spades ☆

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Capitolo 10
*** 10. Una debolezza scomoda ***


Una debolezza scomoda












In effetti se l'era cercata.

Dipingere la faccia dello spadaccino migliore al mondo disegnando spirali e cuoricini con un pennarello indelebile non era una cosa che avrebbero fatto in molti.

Anzi, probabilmente non l'avrebbe fatto nessuno dotato di un cervello funzionante dato il soggetto in questione, ma lui era uno dei pochi esseri viventi che non temesse Occhi di Falco.
L'uomo dallo sguardo glaciale si era addormentato sul suo divano mentre lui era impegnato a firmare dei documenti relativi alle missioni di alcuni agenti della Baroque Works, e l'occasione era troppo ghiotta per non sfruttarla.

Certo non si sarebbe mai immaginato che nella sua vendetta Mihawk coinvolgesse anche quel megalomane piumoso di un fenicottero che ora lo aveva bloccato tenendogli le braccia da dietro la schiena. Non riusciva a vederlo, ma avvertiva il ghigno sulla faccia dell'altro, che sicuramente si era allargato dopo che era riuscito a versagli addosso un secchio d'acqua.


"Ti do 2 secondi per lasciarmi andare altrimenti ti stacco la testa e ci gioco a calcio"


Stava riposando quando se li era visti entrare a casa sua, chi tagliando la porta d'ingresso, e chi entrando dalla finestra aperta.
Lo avevano colto di sorpresa ed ora aveva una bruttissima sensazione a riguardo.


"Su, su, Croco-chan, non fare il guastafeste e stai fermo~" disse Doflamingo continuando a tenerlo saldamente mentre un Mihawk troppo felice per i suoi gusti -per quanto quell'uomo potesse sembrare felice- si avvicinava.

"Qualsiasi cosa ti abbia offerto la raddoppio"
"Non penso tu possa farlo~"
"Crocodile, scommetto che un modo per farti sorridere lo troviamo, non è vero Doflamingo?"
"Sicuro!"
"Che cosa avete in mente?" chiese con un tono rabbioso mentre cercava una possibile via d'uscita.

Mihawk staccò una piuma dal cappotto del fenicottero, il quale non mancò di lanciargli un'occhiataccia, poi la avvicinò a Crocodile mentre con l'altra mano gli sollevò la maglia.
"Vediamo di farti ridere"

L'uomo con l'uncino impallidì; quei due non volevano sul serio fargli il solletico, vero?
Occhi di Falco cominciò a passare la piuma ovunque, anche sul collo.
Crocodile si morse il labbro a sangue; non avrebbe dato quella soddisfazione a quei due.

Mai.

"Oh, al diavolo!" sbottò Doflamingo lasciandolo andare e cominciando a fargli il solletico con le mani sui fianchi imitato subito dall'altro.

Ce la mise tutta, davvero, si sigillò le labbra più forte che potè, pensò a cose orribili come Sengoku vestito da fatina o Ivankov che gli faceva delle avances, ma dopo qualche minuto cedette e scoppiò in una fragorosa risata, una di quelle genuine che non faceva da quando era bambino.
Incredibilmente i due si fermarono; infatti sia Doflamingo sia Mihawk erano rimasti spiazzati e ora lo fissavano con la bocca aperta.
"Vi... giuro.... che mi.... vendicherò.... e non sarà.... affatto piacevole.... per voi...." disse prendendo fiato e scoccando un' occhiata omicida ad entrambi.

"Allora sai ridere" commentò Occhi di Falco, per poi aggiungere "bhe, ora è tutto tuo, come avevamo concordato" concluse per poi uscire dal salotto dirigendosi verso la cucina.
"Come avevamo concordato??"
"Oh Croco-chan, dovresti ridere più spesso, non lo sai che ridere fa bene alla salute?"
"Non dirmi cosa devo fare e lasciami in pace"
"Oh guarda, acqua~"
"Cos-"
Un bicchiere pieno d'acqua gli venne versato bellamente in testa.
"Così non rischiamo che tu te ne vada"
"Brutto-"
"Sì, sì, ora però voglio il mio premio per aver aiutato Falchetto"
"Quale premio??"
"Tu♡"
"Certo. Provaci."

'Forse fare incazzare Crocodile è stata una mossa un po' stupida' pensò Doflamingo mentre un tornado di sabbia lo buttava fuori dalla finestra.


•••













Quando fai uno scherzetto allo spadaccino più forte al mondo non puoi non aspettarti una vendetta coi fiocchi.
Ma se il suddetto spadaccino coinvolge anche un certo fenicottero, allora faresti meglio a dartela a gambe finchè puoi.
Spero che tu abbia imparato la lezione Crocodile xD
Ennesima cavolata ma spero di avervi strappato un sorriso!
A presto☆

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Capitolo 11
*** Incontri milioni di persone e nessuno ti colpisce veramente, poi un giorno ne incontri una... e la tua vita cambia, per sempre. ***


Incontri milioni di persone e nessuno ti colpisce veramente, poi un giorno ne incontri una... e la tua vita cambia, per sempre.



























Da piccolo era Natale quando, nelle passeggiate in centro con suo padre e sua madre, vedeva le luci sotto i portici, le bancarelle con esposti alberi e regalini, babbi natale agli angoli della strada e si  sentiva quell' atmosfera magica che ti circondava e che ti faceva sentire euforico.
Non pensi al Natale come alla festa del consumismo quando sei piccolo. Non pensi nemmeno troppo al Natale come alla nascita di Gesù. Lo pensi per le luci, per le attenzioni dei parenti, per i regali e per le vacanze. Speri nella neve.
Poi cresci. E il tuo punto di vista verso questa festività cambia; è una cosa naturale.

Anche quell' anno si stava avvicinando la fatidica data del 25 dicembre, e come sempre, la gente impazziva e sembrava sotto adrenalina. Il motivo?
No, non per la magia del Natale, ma per i regali.
Chi prima arriva al supermercato o in un  qualsiasi altro negozio, trova cose più belle e a poco prezzo. 
Altro che spirito natalizio, le persone potevano arrivare a fare a pugni per una palla di vetro o per qualsiasi altra cazzata che avevano addocchiato ma che, ahimè, era nelle mani di altri.

Anche quell'anno lui si era ridotto all'ultimo momento per prendere i regali; non che avesse molte persone a cui farli, era impegnato tutto il giorno nella sua azienda a dirigere incompetenti che non sapevano neanche allacciarsi le scarpe, e non aveva decisamente tempo per una vita privata, ma comunque a quel turbine di consumismo non puoi scappare a lungo.
Ecco perchè si era alzato presto, aveva preso due caffè ed era uscito di casa per andare al supermercato.
Crocodile chiuse la portiera dell'auto ed inspirò profondamente; già prevedeva un' emicrania in arrivo.


•••


Questo era decisamente il colmo.
Non solo suo padre lo aveva svegliato ad un orario improponibile, ma se ne era uscito con una richiesta assurda e lui, da bravo figlio, aveva dovuto accettare.
Certo, per forza, dato che il caro genitore gli aveva detto che se non fosse andato a sostituire una commessa che si era sentita male avrebbe fornito prove sufficienti ad incriminarlo al caro Sengoku.
Solo perchè una volta aveva picchiato uno e gli aveva fatto esplodere la casa! Quel tipo se lo meritava, aveva osato minacciare un membro della sua famiglia - come gli piaceva chiamare la sua cerchia di amici - e il capo della polizia sapeva bene che era stato lui, ma non aveva prove a suo carico. 
Comunque questo era un ricatto bello e buono; il supermercato era il suo, doveva pensarci lui a rimpiazzare la commessa (che a dirla tutta poteva inventarsi una scusa migliore per non presentarsi al lavoro).

Doflamingo si infilò gli occhiali scuri che era solito indossare sempre di fronte agli altri, e, di malavoglia, uscì di casa, urlando improperi del tipo "vecchio questa me la paghi!" oppure "un giorno tutto questo sarà mio e ti farò vedere come si amministra una catena di supermercati!".
Entrò in macchina sbattendo la portiera per poi girare la chiave; dato che ormai era completamente sveglio tanto valeva divertirsi un po'.
Così, con un ghigno sinistro che avrebbe fatto accapponare la pelle anche alla persona più coraggiosa, partì.


•••


Incredibile, c'era così tanta gente che le file si creavano da sole. Ma cazzo, quel rincoglionito con la Panda non vedeva che il semaforo era verde?
"Verde vuol dire parti, cretino!" sbottò tirando un pugno contro il volante mentre l'autista in questione ripartiva.


Le persone che avevano deciso di andare nella sua stessa direzione erano molte, forse troppe, e lui non si stava divertendo.
Dopo l'ennesimo colpo di clacson si decise a guardare nello specchietto retrovisore: nella macchina dietro la sua c'era un uomo dai capelli corvini, con un'espressione scazzata e un'aura omicida come poche ne aveva viste. Dato lo sguardo glaciale che aveva rivolto al tipo con la Panda davanti a lui doveva essere di fretta.

Che bella notizia.

Guardandolo meglio si accorse che assomigliava terribilmente al suo prof di matematica del liceo che tanto odiava e per cui aveva avuto una cotta colossale, così decise di prendersi una piccola rivincita nei confronti del mondo.
Non appena il semaforo tornò verde, accelerò per poi rallentare quel tanto che bastava per attirare l'attenzione del moro, che infatti non mancò di lanciargli un'occhiata piena d'odio che lo fece sorridere. Poi, non appena vide scattare l'arancione, tornò ad accelerare, superando il semaforo appena in tempo ma facendo prendere il rosso al bel moretto.
Prima di allontanarsi lo salutò con la mano, giusto per essere sicuro che l'altro capisse che lo aveva fatto apposta.





Lo aveva fatto apposta.
E stavolta ne era sicuro, lui non era paranoico, come non mancava mai di ricordargli Mihawk, quel tipo ce l'aveva proprio con lui, e ne aveva le prove.
Dopo avergli fatto prendere l'ennesimo rosso, lo aveva anche salutato prendendolo per i fondelli.
Oltre al danno la beffa.
Quel fottuto biondo con gli occhiali da sole aveva segnato la sua condanna a morte perchè, sfortunatamente per lui, le facce se le ricordava per molto tempo, e se lo avesse rivisto lo avrebbe preso sotto con l'auto aziendale.
Ovviamente non con la sua, non poteva rovinare la sua Audi per un pezzo di merda del genere.
Dopo una decina di minuti riuscì ad arrivare al supermercato e a trovare, non si sa come, parcheggio.
Sceso dall'auto, si preparò psicologicamente ad affrontare quella prova come se fosse stata una delle 12 fatiche di Ercole, poi entrò.
Il caldo e l'aria viziata lo investirono costringendolo a togliersi subito il cappotto nero. Ovunque posasse gli occhi vedeva coppiette tenersi per mano, vecchietti che parlavano e bambini che si ricorrevano urlando.

Altro che una delle 12 fatiche, quello era decisamente l'Inferno, e lui ci era finito dentro.




•••




Arrivato al supermercato, si diresse a passo spedito verso le casse controllando che tutto andasse bene. Quando arrivò alla cassa numero 7, che era l'unica chiusa, si sedette sulla sedia e si tolse il cappotto appoggiandolo allo schienale; fortunatamente si era vestito solo con una camicia blu leggera e dei jeans, altrimenti non sarebbe riuscito a resistere con quel caldo.
Tolse il cartello che indicava che la cassa era chiusa e subito arrivarono una decina di persone; inutile dire che dopo mezz'ora c'era già la fila.
La cosa che più lo faceva impazzire non era tanto la quantità delle persone, ma il numero di deficienti.
I vecchietti che si fermavano a chiacchierare erano un classico ed infatti era da due minuti che un simpatico nonnino gli raccontava la storia della sua vita.

"Giovanotto, ma lei non sa cosa vuol dire avere dei figli! Ti cambiano la vita e-"
"Signore, mi farebbe molto piacere ascoltare il resto, sono sicuro che è un ottimo padre, ma sta bloccando la fila"
"Ah, scusi, scusi, arrivederci e buon Natale"

Le persone anziane volevano solo chiacchierare, e va bene. Ma i cretini che arrivavano con una faccia con su scritto *ciao, sono qui per romperti i coglioni* proprio non li poteva sopportare.

"Mi scusi, ma come faccio ad avere i punti?"
"Se guarda nello scontrino sono riportati sotto il prezzo totale"
"Ah ma quindi per ottenere i premi come faccio? Me li dà lei?"
"Prenda un catalogo nel punto di aiuto che si trova là infondo" indicò inspirando.
"Ma non capisco"
"Se non si toglie subito dai piedi, non avrà bisogno del punto d'aiuto, ma di un ambulanza" sibilò Doflamingo sorridendo mentre l'uomo ficcava la spesa nelle borse e si allontanava impaurito.
A fine giornata non ci sarebbe arrivato senza far del male fisico a qualcuno.




Aveva detto che sarebbe uscito subito, ma la pausa al bar se la meritava, lui ma soprattutto i suoi nervi. Dopo aver mangiato una brioche, Crocodile si rimise in piedi e si diresse verso gli scaffali; per i suoi collaboratori - quei pochi che considerava degni di nota - aveva deciso di comprare i soliti regalini natalizi, come gli alberelli di natale in legno o le palle di vetro con la neve dentro. Trovarli fu un'impresa ma alla fine li individuò.
Per la sua segretaria si diresse in un negozio di intimo e le comprò un completo rosso in pizzo; d'altra parte Nico Robin era molto efficiente e un bel regalo se lo meritava.
Ora rimaneva soltanto il suo amico di infanzia, Drakul Mihawk. Sapeva benissimo cosa comprare a quell'individuo dallo sguardo glaciale, così, una volta di fronte allo scaffale dei cioccolatini, ne prese 3 confezioni giganti e li mise nel carrello.
Ora che aveva tutto poteva andare alla cassa, pagare e tornare a casa.
Si avviò a passo spedito nella direzione giusta ma poco dopo si fermò passandosi una mano tra i capelli; di nuovo la fila.
Cercò di individuare una cassa con poche persone ma non ne vide neanche una, così osservò qual'era quella con la fila che procedeva più velocemente, e si mise dietro una signora, aspettando pazientemente il suo turno alla cassa numero 7.






Doflamingo cominciava ad annoiarsi; tutti gli individui che gli passavano davanti non erano degni di nota, gli unici momenti divertenti erano stati quando due ragazzi si erano messi a litigare, uno, con i capelli verdi e tre orecchini nell'orecchio sinistro, dando del 'cascamorto dal sopracciglio a ricciolo' all'altro, un biondino con un ciuffo che gli copriva una parte della faccia, che lo aveva zittito chiamandolo 'marimo senza senso dell'orientamento che si perde anche tra gli scaffali'.
E tutto solo perchè il biondo aveva fatto passare davanti una bella ragazza dai capelli arancioni e dallo sguardo furbo.
Almeno le coppiette che litigavano erano divertenti.

"Grazie e arrivederci" disse apatico allungando lo scontrino e girandosi verso la fila. Quello che vide gli scatenò un sorriso a 32 denti; poco distante c'era quell'uomo dall'espressione scazzata con cui prima aveva giocato.
Senza pensarci due volte tirò fuori il cellulare dalla tasca e mandò un messaggio, poi lo rimise dove lo aveva preso e rallentò  il ritmo con cui passava i prodotti.





Crocodile tamburellò con le dita sull'avambraccio; forse era una sua impressione, ma la fila aveva rallentato. Aspettò qualche minuto poi si girò in direzione della cassa e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
Al posto della cassiera si trovava il biondo rompicazzo daltonico di quella mattina - daltonico perchè oltre a girare con una macchina viola con peluche rosa all'interno, indossava una camicia blu con dei jeans gialli, GIALLI - e quindi capì che quel tipo aveva proprio intenzione di rovinargli la giornata.
Dopo una decina di minuti, finalmente toccò a lui, depositò gli oggetti sul nastro e si mise davanti al cassiere che evidentemente aveva una paralisi facciale, perchè non era possibile che si stesse divertendo.
Doflamingo, dal canto suo, si era preso la libertà di osservare meglio l'uomo che ora si trovava di fronte a lui: un ciuffo nero gli ricadeva davanti all'occhio sinistro, la camicia verde aveva i primi bottoni aperti e lasciava intravedere una parte del petto, nonchè lasciava esposta la zona del collo che trovò estremamente invitante, i jeans aderivano in modo perfetto alle gambe toniche e poteva immaginare che sotto la camicia si nascondesse un fisico niente male.

Corrispondeva al suo tipo ideale.

"Vuoi muoverti oppure hai intenzione di far venire Natale?" gli sibilò acido l'altro.
"Bhe, non sembra una cattiva idea... Che ne dici di uscire con me stasera?" chiese ridendo mentre passava la prima scatola di cioccolatini.
"Ti faresti male" gli rispose ghignando.

Quel tipo era riuscito a farlo eccitare e a fargli venire voglia di spaccargli la faccia allo stesso tempo in meno di un minuto.

Nessuno dei due rimosse lo sguardo dall'altro, e mentre erano impegnati in quella guerra personale, qualcuno gli mise la mano sulla spalla.
Doflamingo si girò ed esultò mentalmente.
"Vergo, finalmente sei arrivato, non è che potresti sostituirmi? Io finisco il signore poi ti spiego" commentò indicando Crocodile che alzò gli occhi al cielo.
Il biondo passò la seconda confezione di cioccolatini e con la coda dell'occhio vide che l'espressione sul volto del moro era cambiata, sembrava più rilassato, quasi contento. Notò che mancava solo una confezione per finire la spesa e capì: non vedeva l'ora di andarsene, per quello lui avrebbe fatto in modo che restasse in quell'inferno ancora per un po'.

Prese gli ultimi cioccolatini e li passò, prima una, poi due ed infine tre volte, poi alzò lo sguardo e disse, fingendosi dispiaciuto:
"C'è un problema"
"Ma non mi dire" sbottò Crocodile incrociando le braccia. "E che problema sarebbe?"
"Non riesce a leggere il codice a barre"
"Davvero?" commentò sarcastico.
"Davvero davvero" gli rispose il biondo, quasi stesse parlando con un bambino di due anni.


Non poteva crederci, non voleva crederci.
Lo stava facendo apposta. Di nuovo.
Lui di pazienza ne aveva poca e quel biondino dalla faccia da schiaffi lo stava provocando.


"Ha due possibilità, o torna indietro e prende un'altra confezione, ma poi deve rifare la fila" e qui si fermò godendosi la faccia di puro terrore del moro, "oppure può venire con me in quella cassa laggiù e provo a vedere se digitandolo a mano funziona"
Crocodile sbuffò ma accettò la seconda scelta, quindi, di malavoglia, seguì Mister Simpatia nella cassa all'angolo, in cui non c'era nessuno.
Il biondo si appoggiò alla sedia e cominciò a digitare i numeri.
"Mi dispiace per il disturbo signor...?"
"Crocodile"
"Crocodile, mi dispiace un sacco, ma sono cose che succedono"
Il moro lo fissò scettico, voleva scoprire dove voleva andare a parare.
"Oh sì me lo immagino"

Doflamingo finì di digitare e passò la confezione all'altro, che la mise nella busta insieme alle altre cose.
Dopo aver pagato con il bancomat e aver riposto il portafoglio nella tasca si girò verso il biondo sorridendo per poi afferrarlo per il colletto della camicia e tirarlo verso di sè in modo che i loro volti fossero molto vicini.
"Mi hai preso per un idiota per caso? Prima mi fai prendere il rosso solo perchè ti andava di farmi incazzare o non so per quale altro motivo, ed ora ti inventi questa scusa del codice a barre e del cambio cassa per farmi perdere tempo. Nel corpo umano ci sono più di 7 miliardi di nervi e tu sei riuscito a farmeli saltare tutti contemporaneamente. Non hai idea di quanto autocontrollo abbia avuto fino ad ora, se fosse stato per me ti saresti ritrovato con la faccia spalmata contro il nastro e con il naso rotto, ma ho troppa voglia di andarmene da qui per creare problemi, quindi ascolami bene. Non ti azzardare mai più a comparirmi davanti altrimenti ti faccio male sul serio, mi sono spiegato?" ringhiò Crocodile lasciando la presa mentre Doflamingo sbatteva più volte gli occhi e deglutiva.

"L'ho capito subito che tra me e te c'è della chimica~" commentò il biondo alzandosi in piedi.
"Nel senso che ti scioglierei nell'acido, signor...?" disse ghignando Crocodile chinandosi per prendere la borsa della spesa.
"Doflamingo" rispose non mancando di guardargli il lato B.
"A non rivederci, Doflamingo" gli disse voltandosi e dirigendosi verso l'uscita.

Il biondo si lasciò cadere a peso morto sulla sedia e in quel momento arrivò Vergo.
"Stai bene?"
"Penso di essermi innamorato"



••• 



Il giorno della vigilia Crocodile si recò a casa di Mihawk per portargli il suo regalo. L'uomo fu ben felice dei cioccolatini, anche se come suo solito non lo dimostrò esternamente, fortuna che lui lo conosceva da tempo e sapeva interpretare ogni suo sguardo.
"Incredibile, pensavo che non saresti mai andato al supermercato nelle giornate prima di Natale. Racconta"
Crocodile sbuffò ed incrociò le braccia rivolgendo lo sguardo altrove, per poi cominciare a raccontargli tutto, dal semaforo alla fila.

"Quindi questo Doflamingo ce l'aveva proprio con te, chissà perchè"
"Non lo so, ma oggi glielo chiedo"
"Aspetta, esci con lui?"
"Io non esco con lui. La scorsa settimana me lo sono ritrovato sotto casa e mi ha seguito fino al lavoro, pensavo di essermene liberato ed invece quell'idiota mi aveva rubato il portafoglio!" 
"Ah-ha. Capisco. Allora divertiti" rispose Mihawk dedicandogli un sorrisetto di scherno prima che uscisse da casa sua.

Aah, la magia del Natale aveva fatto un altro miracolo, perchè trovare una persona che riuscisse a tenere testa a Crocodile era proprio un miracolo.
E poi sapeva bene che l'amico si era accorto che quel tipo gli aveva rubato il portafoglio, non era così sbadato da farsi scippare, quindi forse quel Doflamingo aveva qualche chances.



•••


"Su ridammi il portafoglio e levati dai piedi"
"Non così in fretta Croco-chan, per riaverlo indietro devi darmi qualcosa in cambio~"
"Il massimo che posso offrirti è un pugno sul naso"
"Mmm, io pensavo più ad una cena, che ne dici?"
"Se paghi tu potrei arrivare a sopportarti"
"Fufufu~"
"Smettila di agitarti altrimenti l'ultimo neurone che ti è rimasto vomita"
"Quanto sei cattivo!"
"Muoviti altrimenti ti lascio qui... tanto fai comunque quello che ti pare e piace"



Il vero messaggio del Natale è che nessuno in questo mondo è totalmente solo...



"Se potessi fare quello che mi piace mi farei te~"



...per sfortuna di qualcuno.




















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Salve a tutti! Una storiella natalizia ci stava e ovviamente è uscita una cosa demenziale~
L'incubo dei regali è sempre presente ogni anno, e anche Crocodile ne fa le spese-
Haha spero vi sia piaciuta!
A presto e Buon Natale☆

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Capitolo 12
*** Strings of Fate set in Sandstone ***


Strings of Fate set in Sandstone
 
 
 
 
 
 
 
○○○
Piccola nota: questa è una one-shot ambientata nel mondo di One Piece e racconta tutta la storia tra Doflamingo e Crocodile, sia i restroscena, sia le parti che tutti noi conosciamo.
Buona lettura.
○○○
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Solcando i mari si sentono racconti di ogni genere, dalle bellissime e fatali sirene allo spaventoso kraken, ma la storia che più amava e che lo aveva spinto ad intraprendere la carriera da pirata era quella del grande tesoro, lo One piece, nascosto chissà dove da colui che era stato nominato Re dei Pirati. Essere re voleva dire essere il migliore tra tutti, e lui voleva diventarlo, voleva ergersi sopra gli altri e scoprire il famoso tesoro.
 
Viaggiando aveva incontrato ogni genere di persona ed era diventato bravo a capire la vera natura di qualcuno solo guardandolo.
Un giorno lui e la ciurma di cui faceva parte decisero di fermarsi in un'isola della Grand Line, un'isola estiva e dal clima afoso; al principo sembrava come le altre, ma l'atmosfera che vi regnava era strana, inquietante, come se poco prima fosse successo qualcosa che non poteva essere dimenticato e che ancora aleggiava nell'aria.
Il resto della ciurma andò come al solito in cerca di rhum, lui invece decise di dare un'occhiata in giro.
C'era polvere ovunque, ma ciò che più gli dava fastidio e lo teneva con i sensi in allerta era la mancanza di qualcosa che avrebbe dovuto esserci: i rumori.
C'era troppo silenzio.

 
"Sei un pirata?"

 
Una voce allegra lo fece fermare. Girandosi si trovò davanti un ragazzino di qualche anno più piccolo di lui. Capelli biondi spettinati, strani occhiali da sole e vestiti stracciati. Dopo avergli riservato un'occhiata curiosa si girò e continuò a camminare.
 
"Ehi, fermati!"
 
Il ragazzino si mise davanti a lui.
 
"Ti ho fatto una domanda"
 
"E io ti ho ignorato" gli rispose.
 
"È molto scortese da parte tua, signor...?"
 
"Non sono affari tuoi"
 
Cercò di aggirare l'ostacolo biondo ma quello non demorse e si riposizionò davanti a lui bloccandogli la strada.
 
"Io mi chiamo Doflamingo" disse sorridendogli per poi inclinare la testa, aspettando.
Dopo qualche secondo perse la pazienza.
 
"Oh andiamo! Io ti ho detto il mio nome, qual è il tuo?"
 
"Io non te l'ho chiesto" rispose ghignando in risposta al broncio che aveva assunto l'altro.
"Ora togliti dai piedi moccioso"
 
"Sarai anche più grande di me ma non ti conviene darmi ordini"
 
Davvero divertente. Un bambino con un complesso da Dio.
 
"Per me sei insignificante, non vali nemmeno il fiato che sprecherei per darti ordini"
 
"Tsk, che figlio di puttana"
 
Sollevò un sopracciglio.
"I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere a quanto vedo."
 
"Me le hanno insegnate, ma tu rimani un figlio di puttana"
 
A quel punto non riuscì a trattenere un ghigno; quel ragazzino non aveva certo peli sulla lingua.
 
"Se vai in giro a dare del 'figlio di puttana' al primo che incontri non farai una bella fine. E ora tornatene dalla mamma, moccioso" concluse cominciando a camminare.
 
"Vorrei, ma è morta"
 
 
A quelle parole si fermò e si voltò leggermente vedendo che il biondino si era seduto su un pezzo di legno rotto.
 
 
"Capisco. Bhe buona fortuna"
 
 
Di sicuro era uno di quei bambini lasciati a loro stessi, senza famiglia o abbandonati dal padre. Probabilmente non sarebbe sopravvissuto.
 
 
"Sei un pirata?"
 
 
Doveva ricredersi. Se aveva per la vita un attaccamento pari alla sua testardaggine forse sarebbe vissuto fino ai cent' anni.
 
 
"Sparisci e non darmi noie."
 
"L'ultima persona che mi ha parlato così è andata a far compagnia ai pesci"
 
"Di sicuro il tuo orsacchiotto sta benissimo tra i pesciolini"
 
Il biondo rise. "No, era mio padre"
 
 
Non vide alcun mutamento di espressione in quel bambino mentre pronunciava quella frase, come se uccidere il proprio genitore fosse una cosa normalissima, anzi gli parve di scorgere un leggero ghigno.
 
 
"Non mi interessa"
 
"Pensavi fossi debole non è vero?"
 
"Non lo penso, lo sei"
 
"Sai" continuò Doflamingo facendo finta di non averlo sentito "lui era molto stupido. Ha rinunciato al suo titolo facendoci sprofondare nella disgrazia. In parte è colpa sua se mia madre è morta"
 
 
Rimase in silenzio ad ascoltare quel ragazzino.
 
 
"Non voglio rimanere qui a sprecare la mia vita. Voglio diventare forte, una persona importante, d'altra parte non sono le persone al potere a decidere qual è la giustizia? Non sarebbe male diventare qualcuno, quindi portami con te"
 
 
A quel punto non riuscì a trattenersi e rise.
 
 
"Cosa c'è di così divertente?"
 
"Sei ancora un moccioso, ne devi fare di strada prima di poterti imbarcare su una nave pirata, e se stai pensando di rimetterti in mezzo sappi che non mi faccio alcun problema a sgozzare un bambino" concluse riservandogli uno sguardo glaciale, poi si girò e si allontanò dirigendosi verso il porto.
 
 
Il biondo rimase incantato dalla figura del moro; aveva qualche anno più di lui e non lo conosceva, ma una cosa poteva dirla: non stava affatto scherzando.
In quel momento sperò di rincontrarlo.
 
 
 
 
 
▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪
 
 
 
 
 
Era passato del tempo, ormai aveva più di vent'anni e si era guadagnato una posizione di rilievo sulla nave su cui aveva deciso di salire da giovane.
Gli piaceva stare sul ponte a guardare l'oceano, ma gli piaceva anche scendere a terra e camminare per ore, senza nessuna persona intorno.
Anche quella volta si aggirò per l'isola su cui avevano deciso di fermarsi percorrendo le strade meno trafficate, quando qualcuno cercò di colpirlo con un bastone.
Non evitò il colpo, ma il suo corpo si trasformò in sabbia facendo arretrare l'assalitore che, dopo aver espresso la sua sorpresa con un fischio di apprezzamento, gli rivolse la parola.
 
 
"Bel trucco signor pirata"
 
 
Si girò trovandosi davanti una faccia a lui nota: capelli biondi, occhiali da sole e sorriso gigante.
 
 
"Speravo fossi morto" disse con noncuranza dedicandogli poi un'occhiataccia. "La minaccia dell'ultima volta è ancora valida"
 
"Oh non ti sarai arrabbiato per questo" commentò l'altro buttando il bastone per terra. "Volevo solo testare le tue capacità"
 
 
Aveva voglia di stare da solo e si ritrovava una palla al piede loquace e fastidiosa.
Lo fissò nuovamente e vide che questa volta aveva dei vestiti non bucati, anche se il suo gusto lasciava a desiderare data la camicia con strane stampe a forma di fenicottero e i pantaloni gialli e blu. Ma la cosa che lo indispettì fu un'altra; il moccioso, benchè fosse più piccolo di lui, si era permesso di crescere e di superarlo in altezza.
 
 
"Ora che lo hai fatto levati dai piedi"
 
"Non mi hai ancora detto come ti chiami"
 
"E non ho intenzione di farlo"
 
Il biondo assunse un'aria pensierosa, poi tornò a sorridere. "Forse perchè hai un nome buffo"
 
"Io non ho un nome buffo" ringhiò.
 
"Magari è anche da donna, tipo Marie. Dato che non mi dici come ti chiami dovrò usare un nome inventato. Come va Marie? In questi anni cos'hai fatto Marie? Sei ancora un pirata Marie?"
 
Prese un respiro profondo cercando di controllarsi.
"Crocodile"
 
"Come?"
 
"Il mio nome"
 
"Crocodile... come l'animale! Allora vedi che qualcosa in comune l'abbiamo? In effetti mi ricordi un po' un rettile, con quegli occhi neri dai riflessi giallognoli, i capelli corvini e la pelle chiara. Magari hai anche il sangue freddo-"
 
"Ce la fai a stare zitto per due minuti?" sbottò irritato dalla costante parlantina dell'altro.
 
"Fufufu~ scusa Croco-chan, ma mi piace parlare con te"
 
"Come hai detto"
 
"Mi piace parlare con te"
 
"No, come mi hai chiamato"
 
"Croco-chan"
 
"Non ti azzardare a farlo un'altra volta"
 
"Quanto sei scontroso. Comunque hai mangiato un Frutto del Diavolo, rogia se non sbaglio"
 
Il moro non rispose e si limitò a fissarlo sperando che chiudesse la bocca.
 
"Interessante, anche io ne ho mangiato uno"
 
"La cosa è del tutto irrilevante" commentò girandosi e cominciando a camminare ma improvvisamente si fermò.
Non di sua volontà, in un qualche modo non riusciva più a controllare il suo corpo.
 
"Figo eh? Ho mangiato lo Ito Ito no Mi e posso controllare le persone tramite dei fili. Potresti prendere in considerazione la proposta di allearti con me"
 
"Non credo proprio"
 
"Allora dovrò costringerti"
 
"Non sei tu che decidi cosa devo o non devo fare, e prima che una persona come me decida di allearsi con una come te deve finire il mondo" ringhiò Crocodile trasformando il suo corpo in sabbia e sparendo dalla vista e dal controllo del biondo.
 
"Ehi! Così non vale!" sbottò Doflamingo incrociando le braccia al petto.
 
Sopra un tetto, il moro lo guardò allontanarsi.
"Sarai anche cresciuto in altezza, ma rimani un moccioso"
 
 
 
 
 
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Entrare a far parte della Flotta dei Sette non era decisamente nei suoi programmi, ma dati i vantaggi che ne derivavano non aveva rifiutato.
Il governo si era reso conto che era meglio averlo come alleato che come nemico, anche se a prima vista le persone lo scambiavano per un fenomeno da baraccone.
E dire che il suo cappotto di piume rosa era davvero irresistibile, la gente proprio non aveva gusto.
 
In quegli anni si era guadagnato una certa fama ed era riuscito a costruire ciò che desiderava di più fin da quando era un bambino: una famiglia.
I suoi componenti erano tutte persone particolari, come Baby-5, una ragazza che si trasformava in ogni arma esistente grazie al potere del suo frutto e che cercava sempre di aiutare gli altri nonostante non ne avessero bisogno. Più di una volta si era trovato costretto ad eliminare fisicamente i suoi spasimanti che vedevano in lei sono uno strumento per guadagnare soldi.
Il piccolo Dellinger, un ragazzino decisamente promettente, mezzo uomo e mezzo pesce-combattente, non si risparmiava mai se c'era da combattere; la piccola Sugar, Trebol, Diamante, il suo braccio destro Vergo, Senor Pink...
Questi erano alcuni dei nomi appartenenti alle persone della sua famiglia, di cui lui era il capo e per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Ognuno di loro aveva un passato da dimenticare, che li tormentava ma che li aveva resi quelli che erano, per questo erano tanto uniti.
Ci sono alcune solitudini che si assomigliano e si completano.
 
 
Si appoggiò allo schienale della sedia gigante. Da poco tempo si era unito alla loro allegra combriccola di cani del Governo un ultimo membro che lui conosceva e che ora si trovava di fronte a lui.
 
Come sempre non prestò la minima attenzione al marine che parlava, ma diversamente dalle altre volte aveva un motivo valido: Crocodile.
Erano cambiati entrambi dal loro ultimo incontro ma il moro in una maniera inaspettata.
 
Sotto gli occhi si estendeva una cicatrice che andava da orecchio a orecchio e al posto della mano sinistra c'era ora un uncino dorato; il suo sguardo si era fatto più duro e glaciale e la sua voce più profonda. L'attrazione che provava verso quell'uomo era cresciuta durante gli anni, ed ora non poteva più ignorarla. Fin da quando lo aveva incontrato aveva desiderato che le loro strade si rincontrassero.
 
Chissà chi era la persona che era riuscita a ferirlo in quel modo, di sicuro doveva essere molto forte.
Sentì la rabbia montare fin dentro le viscere; in quegli anni aveva immaginato molte volte il momento in cui lo avrebbe rivisto e lo avrebbe battuto sul suo stesso terreno, cioè grazie ai poteri del suo frutto, aveva anche pensato di umiliarlo costringendolo a piegarsi alla sua volontà, ed ora, dopo anni di allenamenti, scopriva che qualcuno lo aveva preceduto, che qualcuno era riuscito dove lui aveva fallito, che qualcuno aveva preso il posto che gli spettava.
 
In quel momento avrebbe volentieri tirato un pugno contro un muro.
 
Riportò il suo sguardo sulla figura davanti a sè e si trovò immerso nelle iridi nere che tanto bramava.
Perchè era quella la realtà, era diventato un pirata, il governo lo teneva d'occhio, aveva una famiglia di cui era a capo e aveva guadagnato il rispetto di molte persone, ma non dell'unica che voleva.
 
 
 
 
 
 
 
 
Crocodile si posizionò meglio sulla sedia accavallando le gambe; anni prima aveva perso la mano sinistra e con lei anche il suo sogno. Nonostante avesse subito una grave mutilazione decise di non abbandonare la pirateria come un comune codardo, ma la rimpiazzò con un uncino dorato che, all'occorrenza, poteva tramutarsi in una lama avvelenata.
Probabilmente era diventato anche più forte di prima e la cosa lo inorgogliva.
 
Quel duro colpo lo aveva fatto riflettere; il sogno di una vita era diventato polvere ed era stato rimpiazzato dalla sete di potere, era per questo che si era infiltrato nel regno di Alabasta e si era costruito un personaggio.
Ora, per la gente di quell'oasi immersa nel deserto, lui era un eroe che difendeva i più deboli, ma la realtà era un'altra: lui mirava alla corona appartenente a Re Cobra, e per ribaltare il regno aveva già pensato di usare l'attrito presente tra l'esercito dei rivoltosi e quello reale.
 
Non aveva scelto quel paese a caso; aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto che probabilmente lì si trovavano dei Poigne Griff, cubi di un metallo non identificato che narravano la storia del mondo, e in quelli nascosti ad Alabasta veniva indicata la strada per trovare Pluton, una delle Armi Ancestrali.
Era quello il suo obiettivo.
 
Per raggiungere ciò a cui mirava aveva anche costruito un'organizzazione segreta, la Baroque Works, formata da diversi uomini, alcuni di loro molto potenti, e tutti al suo servizio. Nessuno conosceva la sua vera identità, sapevano solo il suo nome in codice, Mister Zero, e tanto bastava.
 
Di certo entrare a far parte della Flotta dei Sette era un'unteriore prova che il governo non sapesse cosa stava facendo ad Alabasta e questo era un bene.
Certo non si immaginava di trovarsi tra i piedi di nuovo quel moccioso biondo dal ghigno perverso; in quegli anni era cresciuto ancora continuando a superarlo.
Il suo gusto estetico era addirittura peggiorato dato il cappotto di piume rosa che portava sulle spalle.
 
Che seccatura.
 
 
 
 
 
 
 
 
Passarono il meeting a fissarsi, senza dire niente, uno nascosto dalle lenti colorate e l'altro cercando di provocargli un ictus istantaneo.
 
Una volta finito l'incontro Crocodile uscì e scomparve dalla sua vista trasformandosi in sabbia. Ridendo lo seguì attraversando i corridoi della nave passando davanti a molte cabine, finchè la sabbia non tornò solida formando un corpo.
 
"Bel trucco signor pirata~" iniziò con il suo solito tono derisorio. "È da molto che non ci vediamo, noto con dispiacere che in questi anni hai trovato qualcuno con cui divertirti"
 
 
Il moro non rispose ma si girò a fissarlo e in quel momento Doflamingo si ritenne fortunato che un'occhiata non potesse uccidere.
 
 
"E io noto con dispiacere che sei ancora in circolazione. Speravo fossi affogato da qualche parte"
 
"Mi fa piacere che tu non ti sia dimenticato di me"
 
"Vuoi qualcosa Doflamingo?"
 
 
Quella era la prima volta che lo chiamava per nome. Crocodile capì quasi subito il perchè del suo sorriso.
 
 
"Non gongolare. Mi sembrava strano chiamare un essere alto 3 metri 'moccioso' "
 
Il biondo sbuffò.
 
"Cosa devo fare per guadagnarmi il tuo rispetto?"
 
 
Appena vide la bocca dell'altro aprirsi si premurò di chiarire.
 
 
"Che non sia sparire dalla tua vista o morire"
 
 
L'altro allora richiuse la bocca ghignando.
 
 
"Rimani troppo impulsivo e imprevedibile, ti arrabbi molto facilmente, ai più di un punto debole e non perdi occasione per uccidere. Perchè mai dovrei provare rispetto per una persona senza controllo come te?"
 
"Vedo che hai fatto delle ricerche su di me" commentò Doflamingo avvicinandosi all'altro sapendo che quello non avrebbe indietreggiato dato l'enorme orgoglio che si ritrovava.
 
 
"Ho sentito delle voci"
 
"Certo"
Un altro passo.
 
"Non potrei mai interessarmi a te"
 
"Sicuro"
Un altro passo.
 
"Continui a rimanere un moccioso"
 
"Su questo posso farti cambiare idea"
Un altro passo.
Erano così vicini che poteva sentire il respiro caldo dell'altro.
 
"Farmi cambiare idea è molto difficile"
 
"Non sarebbe divertente altrimenti, sai che le persone noiose non le sopporto"
 
 
 
Quel giorno non seppe cosa gli era preso; parlare in quel modo fino ad arrivare a provocare quello che considerava uno degli esseri umani più fastidiosi mai incontrati e permettergli addirittura di baciarlo. Decisamente aveva bevuto troppo prima di andare a quella riunione.
Sperava solo di avergli fatto male dopo che lo aveva scagliato fuori dalla nave con un tornado di sabbia.
 
Allearsi con lui...
Prima il mondo doveva finire.
 
 
 
 
 
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Guardò le pagine senza più alcun interesse.
 
Alabasta salva.
Scoperta organizzazione segreta.
Eroe del paese si rivela un traditore.
Titolo della Flotta dei Sette ritirato.
Rinchiuso nella prigione più sicura al mondo, Impel Down.
 
Crocodile.
Il suo rettile.
 
Doflamingo lanciò il giornale per terra passandosi una mano tra i capelli biondi.
"Te l'avevo detto di allearti con me, perchè non mi hai ascoltato stupido idiota?"
 
 
 
 
 
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La battaglia di Marineford, una guerra che sarebbe rimasta per sempre incisa tra le pagine della storia.
 
La Marina al completo e la Flotta dei Sette contro Barbabianca, la sua ciurma e tutti i suoi alleati.
 
Di certo sarebbe stato un folle a rimanere nella sua cella, soprattutto ora che aveva uno scopo per uscire.
E l'occasione per scappare gliela fornì proprio la persona che lo aveva mandato lì dentro, quel ragazzino con il cappello di paglia che condivideva con lui il sogno di una vita.
Ciò che lo aveva spinto a scendere fino all'inferno era l'amore, l'amore che provava per un fratello maggiore e per cui avrebbe volentieri sacrificato la sua stessa vita.
A lui non interessavano i suoi motivi, aveva accettato di aiutarlo solo per poter avere la possibilità di uccidere Barbabianca, la guerra era solo un ostacolo in più.
 
Arrivati sul campo di battaglia cercò subito di portare a termine il suo piano ma venne fermato per la seconda volta da Mugiwara.
 
"Ace tiene molto a quest'uomo, non lo devi toccare!"
 
Con un pugno ricoperto d'acqua lo aveva sbalzato lontano, e così si era ritrovato a combattere contro Jozu, uno dei comandanti alleati di colui che chiamavano 'Padre'.
Stava per eliminarlo definitivamente quando l'altro si bloccò a poca distanza da lui.
 
 
"Fufufu~ E' bello vedere che sei uscito di prigione, coccodrillo! Com'erano i bagni di sangue bollente?"
 
 
Crocodile sollevò lo sguardo fino ad incontrare quelle lenti fastidiose.
"Doflamingo, vedi di farti gli affari tuoi.
Potrei sempre ucciderti"
 
 
Doflamingo, appollaiato sopra la schiena di Jozu, lo guardò ridendo.
"Sei sempre stato bravo a parole. Che ne dici di unire le forze?"
 
"Unire le forze?" chiese scocciato.
 
"Esatto. Il regno di pirati vecchio stampo come quello di Barbabianca finirà presto, e la nuova era sarà quella in cui chi ha la forza avrà ogni bene immaginabile e conquisterà ogni cosa. Non vorresti forse anche tu un pezzo di questa gloria? Non sarebbe male, no? Sebbene il tuo titolo ti sia stato tolto, alla fine, in termini di potere e portamento, siamo entrambi membri della Flotta dei Sette, giusto?"
 
Crocodile cominciò ad irritarsi.
"Sarà meglio che un rifiuto come te la smetta di considerarsi al mio livello. Allearmi con te, prima che succeda una cosa del genere il mondo deve finire. Quindi volevi forse dire "permettimi di servirti"?"
 
Il biondo scoppiò a ridere e scosse la testa.
"E io che pensavo fossi diventato una persona più ragionevole..."
 
L'uomo dall'uncino dorato ghignò in risposta.
"Sarei qui se fosse così?" domandò per poi creare un tornado di sabbia con la mano destra. "Sables!"
La tempesta colpì Jozu e Doflamingo, il primo volò lontano, il secondo riuscì a non essere scaraventato contro una parete di ghiaccio creata precedentemente dall'ammiraglio Aokiji.
 
Cominciava ad averne abbastanza delle proposte del fenicottero gigante.
 
 
 
 
 
 
 
 
Era venuto lì per uccidere Barbabianca ma quando vide che l'esecuzione di Portuguese D. Ace stava per essere portata a termine decise si intromettersi mettendo fuori gioco i due boia.
 
"Crocodile?" urlò sorpreso il Grand'Ammiraglio; decisamente non si aspettava un'intromissione da parte sua.
 
"Eliminerò il vecchio più tardi, ma ora, piuttosto che vedere il vostro sorriso soddisfatto sono disposto anche a fermare l'esecuzione"
 
 
Non appena pronunciate quelle parole, la sua testa venne staccata di netto da un filo invisibile.
 
 
"Ohi, ohi, Crocodile. Prima ti chiedo di allearti con me e tu in risposta ti allei con Barbabianca? Non è affatto carino da parte tua. Sappi che questo è abbastanza per rendere un uomo geloso"
 
La testa del moro si ricreò come se nulla fosse.
"Io non mi alleo con nessuno"
 
"Questo vuol dire che stai cercando di liquidarmi"
 
"Più o meno"
 
 
I due uomini si guardarono mentre i marines attorno a loro non si muovevano a causa della paura. L'unica persona che li fissava con interesse era un altro membro della Flotta dei Sette, Drakul Mihawk.
Quando i due ripresero a combattere distolse il suo sguardo.
 
 
 
 
 
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Dopo la battaglia di Marineford, in cui avevano perso la vita il fratello di Mugiwara e Barbabianca, era tornato nel Nuovo Mondo accompagnato da Mister One.
Nonostante la Marina avesse vinto, in molti sapevano che non era stata una vittoria schiacciante, e tutto perchè si era lasciata sfuggire Mugiwara da sotto il naso. Ogni pirata presente, lui compreso, lo aveva aiutato a scappare nonostante il ragazzino avesse perso i sensi alla vista del corpo senza vita del fratello.
Alla fine era riuscito ad allontanarsi a bordo di un sottomarino e la guerra era stata fermata dal provvidenziale arrivo di uno dei 4 Imperatori, Shanks il Rosso.
 
Vedere la Marina vittoriosa proprio non gli andava, ma sapeva anche che quel ragazzino, se si fosse mai svegliato, avrebbe dovuto fare i conti con una realtà in cui il fratello non era più presente.
 
Probabilmente ora avrebbe capito le parole che gli aveva detto ad Alabasta quando l'altro gli aveva urlato che sarebbe diventato il nuovo Re dei Pirati.
 
 
" Brutto marmocchio impudente! Questa frase è così irriverente che nemmeno la gente di mare più esperta si sogna di pronunciarla! Te l'ho già detto... il mare pullula di fenomeni come te! Ne ho conosciuti a bizzeffe di piratucoli che si credono padreterni! Prima ti renderai conto di cos'è veramente il mare e prima abbandonerai questo tuo sogno impossibile! "
 
 
Per realizzare i proprio sogni bisogna essere pronti a tutto, anche al sacrificio. La sua mentalità infantile gli aveva fatto saltare i nervi e per quello si era sentito obbligato a fargli capire che quello a cui mirava era solo un miraggio.
 
Per molte migliaia di anni, la stella Polare è stata usata come guida e punto di riferimento per i navigatori in quanto essa illumina la strada verso nord, evidenziandolo come punto di riferimento terrestre e marittimo in modo inequivocabile.
Per quel ragazzo la Stella Polare non era un punto luminoso nel cielo notturno, ma una persona, e ora che l'aveva persa per sempre si trovava ad un punto di rottura.
 
Lo sapeva, ci era passato, quelle ferite non guariscono facilmente, ci vuole tempo e pazienza, e, forse, non guariscono mai.
 
 
Sfogliò il giornale del giorno mentre alcuni dei suoi uomini stavano effettuando i rifornimenti.
Quello che lesse gli fece sgranare gli occhi.
"Che diavolo stai combinando moccioso?"
 
 
 
 
 
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Dannazione.
Non poteva credere di aver perso contro un ragazzino.
Guardò il cielo mentre la gabbia per uccelli si stava lentamente dissolvendo; rimpiangeva i suoi occhiali che, chissà perchè, era stata la prima cosa che Mugiwara si era premurato di distruggere.
 
Tossì sputando sangue e tornando a sorridere sentendo dolore ogni volta che respirava, segno che oltre al braccio destro e alla gamba sinistra aveva anche due costole rotte.
 
La sua famiglia era stata battuta, il suo regno distrutto.
Era sdraiato con la schiena contro ciò che rimaneva del Palazzo Reale; sapeva bene che era giunta la fine per lui, sperava solo di morire prima di essere trovato da qualsiasi marine.
E dire che si trovava in quella situazione per colpa di Law... quel ragazzino impertinente ne aveva fatta di strada per poter compiere la sua vendetta.
 
"Roci..."
Quel nome gli uscì dalla bocca in un sussurro, quasi si sentisse colpevole a pronunciarlo ad alta voce.
 
 
Mentre fissava il cielo azzurro qualcosa gli finì nell'occhio ed oscurò momentaneamente il sole.
 
 
Sabbia.
Aspetta, sabbia? Aveva le allucinazioni?
 
 
Sorrise guardando la figura davanti a sè.
"Bel trucco signor pirata" sussurrò piantando i suoi occhi in quelli neri dell'altro per poi perdere i sensi, ma non prima di aver sentito le parole dell'altro.
 
"Come sei ridotto, che pena"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Aprì gli occhi trovando davanti a sè un soffitto di legno scuro.
Abbassò lo sguardo sul proprio corpo e lo trovò ricoperto di bende; con l'unico occhio non coperto si guardò in giro e capì di essere su un letto.
 
"Ehi"
 
Crocodile chiuse il libro e si tolse gli occhiali da vista per poi appoggiarli sulla scrivania davanti a sè.
 
"Eri conciato piuttosto male" disse alzandosi e raggiungendo l'altro.
 
"Già, diciamo che ho sottovalutato un po' la situazione"
 
Crocodile lo fissò con uno sguardo che non seppe decifrare.
 
"Ehi Croco-chan, ti va di entrare a far parte della mia famiglia?"
 
"Non penso sia rimasto ancora qualcuno"
 
"Probabile. Cosa ci facevi a Dressrosa?"
 
"Ho letto il casino che hai fatto sul giornale e sono venuto a dare un'occhiata. Di certo non mi aspettavo di trovarti quasi morto"
 
Doflamingo sorrise.
Crocodile si avvicinò e gli posò la mano destra sulla fronte.
 
"Cosa fai?"
 
"Controllo se hai la febbre. Non voglio cadaveri nel mio letto" rispose l'uomo per poi rimuovere la mano.
 
"Allora, Dottore? Qual è il responso?"
 
"Direi che sei affetto dalla 'Mugiwarite', quindi non andrai in giro per alcune settimane, sempre che il tuo corpo riesca a guarire"
 
"Davvero divertente Doc-Croc. E che cosa intendi fare?"
 
"Al momento sei inutile, potrei buttarti fuori bordo e liberarmi di te che, lasciatelo dire, sei una bella seccatura. Tutta la Marina ti sta cercando e averti sulla mia nave non mi sembra una grande idea."
 
"E quindi intendi buttarmi in mare?"
 
"No"
 
"Perchè?"
 
"Perchè, come ti dissi una volta, non sei tu a decidere cosa devo o non devo fare, e quindi dico sì"
 
"Cosa?"
 
"Allearmi con te"
 
Doflamingo rimase per la prima volta in vita sua senza parole e quindi si limitò a fissare la faccia dell'uomo davanti a sè aspettandosi che l'altro gli dicesse che stava scherzando e che non avrebbe mai fatto squadra con lui, ma non avvenne nulla di tutto ciò.
La faccia di Crocodile non era mai stata così seria.
 
"Tu... tu hai detto che non ti saresti mai alleato con nessuno"
 
"È vero, ma questa volta credo farò un'eccezione"
 
 
Il silenzio del biondo durò così a lungo che il moro controllò se non fosse morto per lo shock.
Quando il fenicottero si riprese lo fissò nuovamente sorridendo per poi chiedere:
"E cosa ne è stato del 'il mondo deve finire prima che mi allei con te' ?"
 
Crocodile lo guardò dedicandogli uno di quei ghigni che tanto gli piacevano.
 
"Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Grazie per aver letto!
Ace of Spades☆

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Capitolo 13
*** In guerra, in amore e in cucina tutto è lecito ***


In guerra, in amore e in cucina tutto è lecito.








 

" Ora mi sono stufato! "

La voce di Crocodile risuonò potente nel castello di Kuraigana , rimbalzò contro i muri producendo un eco che gli conferì ancora più autorevolezza e fece fermare i due uomini davanti a lui.

" Vi lamentate sempre della mia cucina, ebbene, da questo momento sarete voi due a rimboccarvi le maniche e a preparare il pranzo " concluse l'ex Shichibukai uscendo dalla stanza.

Mihawk e Doflamingo restarono immobili aspettando che l'altro tornasse indietro e dicesse loro che era uno scherzo, perché far cucinare loro era una pazzia, lo sapevano loro come lo sapevano chiunque li conoscesse, ma, purtroppo, non avvenne nulla di tutto questo.
Il silenzio riempì la sala da pranzo.



" È colpa tua fenicottero "

" Ho solo detto che oggi mi andava una carbonara e non il risotto ai funghi! "

" A me andavano le penne al salmone "

" Ecco lo vedi! Ti lamenti sempre, sei viziato Falchetto! "


Il proprietario di casa mise mano alla sua spada nera mentre il biondo dal cappotto di piume lo fermò usando i suoi fili.
 

" Non vorrai tagliare il tuo castello! "

" Adesso ci tocca cucinare. "

" Fufufufu io non cucino, sono un Re, gli altri cucinano per me "

" Non siamo a Dressrosa "

" ... ci tocca davvero cucinare? " disse dopo qualche minuto di silenzio Doflamingo, come se la realizzazione di quel pensiero lo stesse torturando.

" Già. E ribadisco. Per colpa tua. "
 


I due Shichibukai si avviarono a malincuore in cucina continuando il battibecco su chi aveva più colpe.

" Ok, dammi le uova " commentò Mihawk allungando una mano verso l'altro che sorrise; in effetti perché preoccuparsi? Occhi di Falco abitava da solo - o quasi esclusi i due mocciosi dall'altra parte del castello - e quindi per forza di cose era bravo in cucina, altrimenti come aveva fatto a sopravvivere fino a quel momento?
Il biondo si mise di fianco a lui e gli passò le uova; decise di accendere il fornello ma finì per bruciarsi la manica del cappotto.
Cominciò ad agitare la mano e colpì l'altro sulla schiena che, per reazione, lasciò cadere un uovo per terra e si afferrò la collana con la croce. Doflamingo ficcò la manica sotto l'acqua corrente del rubinetto e tirò un sospiro di sollievo.


I due uomini si guardarono e stabilirono che cucinare con il cappotto sulle spalle non era una buona idea, così lasciarono gli indumenti fuori dalla stanza.


Il biondo riuscì ad accendere il fatidico fornello senza far prendere fuoco a niente - in quel momento pensò che fosse una cosa di famiglia quella di scatenare incendi e maledì suo fratello Rocinante - ; di fianco a lui Mihawk stava armeggiando con un pentolino pieno d' acqua e non gli prestò attenzione, essendo sempre convinto che sapesse cosa stesse facendo.
Prese una padella e la posizionò sul fuoco. Ricordava vagamente qualche lezione di cucina di Vergo, per fare la carbonara avevi bisogno di uova e pancetta, poi aggiungevi la pasta. Niente di troppo complesso.
Decise di occuparsi della pancetta e si diresse verso il frigorifero.
In quel momento sentì uno stano suono e si girò appena in tempo per vedere il pentolino esplodere - letteralmente - e schizzare uova da tutte le parti. Lui riuscì per miracolo a ripararsi dietro lo sportello del frigorifero.
Quando il fumo si diradò, si azzardò a dare un' occhiata: pezzi di uova sui muri, sul tavolo, ovunque. E Mihawk?


Ricoperto di uova, in piedi, immobile.


Non seppe cosa lo trattenne dallo scoppiare a ridere, forse il suo istinto di autoconservazione. Si schiarì la voce e prese la pancetta chiudendo lo sportello con un piede, la mise nella padella e passò un fazzoletto all'altro cercando di nascondere la sua espressione divertita.
Il moro si passò il fazzoletto sul volto e si pulì le mani, poi tirò fuori altre uova e ricominciò da capo, mettendo quei pochi pezzetti che erano rimasti nel pentolino in un piatto.
Doflamingo lo guardò rimettere le uova intere nell'acqua sul fuoco acceso.
 

 

" Non credo sia la procedura giusta " azzardò piegando la testa da un lato.

" Tsk. Piuttosto. Le uova sode sono un primo o un secondo? " chiese Mihawk guardandolo di sottecchi.
 

 

Si era sbagliato. Si era totalmente sbagliato.
Come aveva fatto lo spadaccino migliore al mondo a sopravvivere fino a quel momento? Semplice, culo.


Erano in due a non avere la minima idea di che cosa stessero facendo.
" Penso dipenda da come le fai " rispose sconsolato.
Guardò le uova finché una certa puzza di bruciato cominciò a diffondersi nell' aria.
" Merda la pancetta! "
Si era distratto a guardare il Falchetto e se l' era dimenticata sul fuoco!
Spense il fornello ma dato lo stato dei pezzetti di quella che una volta era pancetta forse era andata persa.
" Probabilmente l' ho cotta un po' troppo. Bhe, basterà aggiungere spezie per mascherare aspetto e sapore! "


Mihawk gli indicò un' anta chiusa e tolse le uova dal fuoco guardandole con sospetto. Si stava ancora chiedendo perché fossero esplose prima, ma non ponendosi ulteriori, inutili dilemmi le mise nel piatto con i resti delle altre.
Si girò e vide Doflamingo che buttava nella pentola ogni cosa che gli capitasse, peperoncini, capperi, acciughe, curcuma e basilico.
Il biondo, soddisfatto del suo operato, mescolò il tutto ridendo in modo sinistro. Per ben 5 minuti lasciò il suo adorabile sughetto sul fuoco concentrandosi solo su di lui.


" Ecco, è pronto! " esclamò contento sfregandosi le mani e girandosi verso l' altro che lo guardò.
" Mihawk, perché hai quella faccia contenta? "
Ovviamente non aveva un' espressione felice, ma il biondo poteva percepire lo stesso che c'era qualcosa che lo divertiva e questo lo preoccupava. Molto.


" Mentre eri impegnato con quella roba " disse rivolgendo una smorfia all' impasto che a volte emetteva delle bolle sospette, " io ho preparato un dolce "
A Doflamingo gli si gelò il sangue nelle vene.

" Tu cosa? "

" Tranquillo, era facile. Ma con cosa lo serviamo quel ... coso? "
Entrambi avevano dimenticato di mettere a cuocere la pasta.



 

Crocodile doveva ammettere che dopo il botto iniziale si era alzato in piedi pronto per andare a vedere cosa stessero combinando quei due cretini in cucina, ma aveva resistito e si era acceso un sigaro.
Era nervoso, e come poteva non esserlo dopo aver detto a Drakul Mihawk e Donquixote Doflamingo di preparare qualcosa da mangiare?
Si alzò e si diresse verso la cucina prendendo un profondo respiro.

 


 

" Ma secondo te quanto deve bollire la pasta? "

" E lo chiedi a me Falchetto? Io aspetterei altri 2 minuti "

" Ok allora è pronta "

" Ma allora cosa me lo chiedi a fare! "

" Dato che non sai cucinare farò l' opposto di quello che dici "

" Ma senti da che pulpito "
 

 

Riuscirono a scolare la pasta senza fare troppi danni, se non che Doflamingo si girò per impiattarla e scivolò sui rimasugli di uova. Cadde in avanti facendo volare gli spaghetti per aria che si attaccarono al lampadario.
" Quanto sei goffo. " disse Mihawk lanciando il coltellino che portava al collo così da tagliare il cavo che collegava il lampadario al soffitto e far cadere gli spaghetti.
Peccato che cadde anche il lampadario e Doflamingo si spostò di lato per non essere travolto, ma andò a sbattere contro la dispensa, facendo cadere i barattoli in vetro contenenti farina e zucchero, che si sparsero ovunque.
Mihawk guardò sconsolato la cucina e si girò appena in tempo per schivare un barattolo di marmellata.


" Sei impazzito? Perché hai tagliato il lampadario? Volevi uccidermi?? " esclamò il biondo ricoperto di farina.
Occhi di Falco, ancora ricoperto di uova, per tutta risposta gli lanciò un uovo sodo che si piantò nel muro formando un buco e un sacco di crepe.

" Cosa hai fatto a quelle uova? " domandò lanciando un altro barattolo di marmellata.
Il moro cercò di schivare anche quello, o almeno, ci provò perché degli spaghetti rimasti attaccati al soffitto gli caddero sulla faccia e il barattolo lo colpì in pieno sul petto facendolo cadere.
I due Shichibukai si rialzarono e bastò un' occhiata per far iniziare una vera e propria guerra. Si lanciarono ogni cosa che finiva nel loro raggio di azione: bottiglie, forchette, padelle, pane, panna, frutta, olive...
Dopo qualche minuto si fermarono, entrambi ansimando e sporchi di qualsiasi tipo di ingrediente.

Uno sbuffo trattenuto li fece voltare verso la porta; Crocodile aveva la mano sopra la bocca mentre cercava di non scoppiare a ridere davanti a quello spettacolo pietoso.
Una cucina distrutta e due bambini che facevano la lotta.

" Voi non vi avvicinerete mai più ad una cucina " sentenziò l' uomo con l' uncino dorato schiarendosi la voce per riacquistare un po' di controllo. " Mai più. "



Mihawk e Doflamingo si guardarono e annuirono.
Dopo essersi entrambi fatti una doccia per togliersi di dosso tutta la sporcizia, raggiunsero l' altro nel salone con vestiti puliti e trovarono ad aspettarli tre pizze fumanti.


" Oggi pizza " commentò Crocodile.
I tre uomini si sedettero a tavola e mangiarono discutendo sulla preparazione della carbonara e sulle uova sode, ognuno convinto delle proprie idee.



Un 'ting' proveniente dalla cucina riscosse i presenti che si girarono verso la porta del salone.
" Ho dimenticato il dolce nel forno " disse Occhi di Falco deglutendo.

I tre uomini si guardarono.









 

In quel momento, dall' altra parte del castello di Kuraigana, sia Zoro che Perona sentirono un' enorme esplosione provenire da non molto lontano.
Entrambi i ragazzi decisero di tornare alle loro occupazioni, uno ai suoi allenamenti e l' altra ai suoi peluche, nonostante le mura avessero tremato pericolosamente.

' Tsk, Shichibukai. '   pensarono entrambi alzando gli occhi al cielo.






























 

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Angolo dell'autrice.

Ennesima storiella demenziale scritta per puro divertimento, perché tanto io mica devo studiare.
Btw, la cucina è un problema comune tra la Flotta dei Sette, la cosa assurda è che Mihawk e Doflamingo fanno cucinare Crocodile. Che non ha una mano.
In effetti non farei mai avvvicinare Occhi di Falco ad un fornello, qui poi ho anche aggiunto un Dofla particolarmente pigro e con un complesso da Re servito e riverto-
L'unico commento che mi rimane da fare è solo questo.
Tsk, Shichibukai. Ce ne fosse uno normale.

Ace of Spades☆

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Capitolo 14
*** Dio li fa e poi li accoppia ***


Dio li fa e poi li accoppia




 

Se c'era una cosa che aveva imparato durante tutti quegli anni di conoscenza era che Doflamingo era uno stronzo figlio di puttana.
Oh, ora vi starete chiedendo il perchè di quest'affermazione.
Bene, la prima volta che lo aveva incontrato era stato alle elementari, scherzo del destino volle che il suo compagno di banco, Mihawk, fosse ammalato - o almeno così aveva detto alla maestra ma lui sapeva bene che la sveglia non era suonata - e che quel giorno arrivasse un nuovo alunno.
Questo alunno, come si poteva già intuire dall'inizio della storia, è lo stronzo preso in esame, un tipetto biondo con buffi occhiali da sole.
All'inizio si era limitato a guardarlo di sottecchi, poi appena si era presentato quel coso non aveva smesso più di parlare e parlare e parlare.
Quel momento aveva segnato la sua vita.
Per sempre.
Perchè, non seppe come, se lo ritrovò alle medie, alle superiori e perfino all'università.

In quegli anni erano diventati "amici", scambiandosi opinioni e uscendo quando non avevano nulla da fare, accompagnati da un Mihawk sempre silenzioso.
Erano finiti per condividere una stanza nel dormitorio dell'università che frequentavano e, conoscendo la stessa cerchia di persone, si vedevano pure troppo per i suoi gusti.
Lui si reputava un bel ragazzo, molto meglio di alcuni che giravano tra i corridoi o che incrociava per strada; aveva un fisico asciutto, era alto, dei capelli corvini leggermente lunghi gli incorniciavano il volto e poteva vantare dei profondi occhi neri con qualche sfumatura gialla all'interno - che il suo "adorabile" compagno di stanza definiva 'da rettile'.
Quindi non c'era da meravigliarsi se aveva un discreto successo col gentil sesso. Doflamingo non mancava mai di ricordargli che lo aveva anche con i ragazzi, ma lui lo ignorava non essendo mai stato interessato alle persone dotate di pene.

Anche quel giorno rientrò verso sera e appoggiò le chiavi sulla scrivania, poco dopo comparve il biondo uscendo dal bagno con un asciugamano stretto in vita. Doveva dare atto allo stronzo che aveva un bel fisico, motivo per cui era facile intuire perchè ogni volta che usciva con una ragazza, lui gliela rubava portandosela a letto.
Non che gli importasse dato che principalmente usciva con loro solo per sfogarsi - era pur sempre un adolescente dannazione - ma stava cominciando a dargli fastidio che l'altro mettesse becco in tutte le questioni che lo riguardavano.

"Com'è andato il tuo appuntamento?" domandò Doflamingo passandosi l'asciugamano addosso dove sentiva che le gocce scivolavano lungo il suo corpo.
Crocodile gli rivolse uno sguardo infastidito.
"Affari miei"

Il biondo non chiese altro , si rivestì e sorrise come un ebete per il resto della giornata.
La sera dopo uscirono tutti insieme e si incontrarono nel solito locale, lo 'One piece', con i soliti amici.

Crocodile si mise a parlare con Mihawk, mentre di fronte a lui Hancock e Moria discutevano su quello che doveva essere una serie televisiva.
Quando arrivò Baby-5, soprannominata così dalla sua migliore amica in quanto era riuscita a battere 5 uomini insieme in una rissa, Crocodile si alzò e le andò incontro.
Doflamingo sorseggiò il suo drink non staccando gli occhi dai due fino a che il moro non ritornò al tavolo richiamato da Boa che voleva un suo parere nella diatriba con Moria.

"Per me l'ultima stagione di Grey's Anatomy è la più brutta di sempre, mentre lui dice che non ha perso nel tempo. Puoi dirgli che è un deficiente?"

Il moro si passò una mano tra i capelli e sbuffò, quando ci si metteva era davvero cocciuta. Dovette passare una decina di minuti a calmare i bollenti spiriti dei due, i quali non volevano sentir ragione a riguardo ed erano convinti ognuno di aver ragione.
Quando gli venne un mal di testa sufficientemente potente, si allontanò e cercò con lo sguardo Baby-5.
Non uscivano da molto tempo, lei era carina e ci passava volentieri il tempo.
Ma era la solita ragazzina innamorata dell'amore, quella che non perde occasione di rendersi utile per sentirsi apprezzata.

Quando ebbe ispezionato il locale più volte ringhiò di rabbia; si diresse nei bagni e arrivò giusto in tempo per godersi il suo coinquilino che scopava contro un muro la sua attuale ragazza.
Si schiarì la voce e i due si fermarono, guardandolo uno tranquillamente e l'altra nel panico.

"Ecco... vedi ... io" tentò di spiegare la ragazza riprendendo fiato.
Doflamingo gli sorrise soltanto.

Crocodile sbuffò e se ne andó senza salutare nessuno. Ormai era abituato al comportamento infantile dell'altro ma ogni fottuta volta gli veniva il nervoso. 
Arrivato in stanza buttò il cappotto sul letto e si concesse una doccia, si rivestì ed uscì sul balcone a fumare.
Sentì le chiavi girare nella toppa e non si girò neanche.

"Croco-chan sei qui" lo apostrofò il biondo chiudendosi la porta alle spalle e sfilandosi il giubbotto.

"Fottiti"

"Guarda che ti ho fatto solo un favore, volevo metterla alla prova per vedere se era quella giusta per te, le ho detto che avevo bisogno di verificare le sue intenzioni e quando ha sentito che sarebbe stata utile mi ha guardato e mi ha baciato."

Crocodile lo ignorò espirando una boccata di fumo.
"In effetti mi stavo stufando di lei, posso trovare di meglio"

Il biondo non commentò ma gli rivolse un lungo sguardo, che l'altro non vide perchè era girato di spalle.
 

Doflamingo stava leggendo le slide per il prossimo esame che avrebbe avuto da lì a poco e vide rientrare Crocodile molto più rilassato del solito.
Lo studio passò in secondo piano quando vide un succhiotto sul collo del moro.
"Allora" esordì ridendo "chi è stavolta la fortunata? O il fortunato?"

"Ti ho già detto che gli uomini non mi interessano" ringhiò in risposta per poi aggiungere un "non sono affari tuoi" chiudendosi in bagno.

Il biondo mandò un messaggio a Mihawk e poco dopo gli arrivò un sms.
"Monet eh?"
La migliore amica di Baby-5.

Giorni dopo Crocodile uscì per andare al bar dove doveva incontrarsi con Monet; era una ragazza piuttosto silenziosa , ma era brava a letto e questo era l'unica cosa importante. Stranamente con lei si sentiva a proprio agio e sperava solo che il biondo non venisse a rovinare tutto come suo solito.
Dopo aver aspettato mezz'ora seduto al tavolo si alzò ed uscì girando attorno al locale e trovando sul retro Doflamingo e Monet che parlavano.

'Fantastico' pensò nascondendosi e guardando la scena; non riusciva a capire cosa si stessero dicendo, solo che ad un certo punto il biondo la afferrò per la maglietta e la baciò. Lei cercò di opporre resistenza, di questo Crocodile le diede atto, ma poi si arrese e circondò con le braccia il collo del ragazzo.
Il moro spense la sigaretta e si diresse verso la biblioteca. Evidentemente trovare una ragazza fedele per lui era impossibile.

 

Quando rientrò nell'appartamento trovò il biondo che sfogliava un libro.

"Ciao!" gli disse allegro.

"Ciao un cazzo. Questa mi piaceva." sibilò superandolo.

"Oh andiamo! Monet era la tipica ragazza fredda ma con una gran voglia di scopare. È stato un piacere per me averti dimostrato che non andava bene"

"Ma tu che problemi hai?"

"Sono il tuo migliore amico" commentò mentre sul volto di Crocodile si formava una smorfia di disappunto, "è normale che ci tenga a non vederti col cuore spezzato"

Il moro non rispose, uscì sul balcone e si fumò due sigarette.
Loro non erano migliori amici.
Non lo erano mai stati.
Avevano un rapporto strano, è vero, ma da lì a definirli tali ce ne voleva; si era picchiati diverse volte e si punzecchiavano a vicenda quando potevano. A quanto gli risultava non era un comportamento da amici, figuriamoci da migliori amici.
Stava cominciando a stancarsi delle attenzioni indesiderate dell'altro.



 



 

Quella volta era sicuro di aver trovato una valida candidata; Violet era una ragazza molto bella, con un fascino latino che stendeva gli uomini e con un bel carattere deciso.
Non gli sembrava la persona che tradisce qualcuno, così avevano iniziato ad uscire e a frequentarsi.
Ovviamente il suo non migliore amico dopo un po' cominciò a fargli delle domande.

"Non esci più con le ragazze?"

"Mi concentro sullo studio"

"Aah, capisco! E con i ragazzi?"

"Smettila, ti ho già detto come la penso"

"Uh, che peccato, non sai che ti perdi"

"Sopravviverò" concluse chiudendo il libro ed uscendo dalla biblioteca sotto lo sguardo indagatore di Doflamingo.

In quei giorni il biondo non gli chiese più nulla, e lui pensò che finalmente avesse trovato altro da fare invece che rompergli il cazzo. Quella sera si sarebbe tenuta la festa di compleanno di Perona, una conoscente di entrambi, che avrebbe fatto la festa al solito locale.
Crocodile finì di sistemarsi legandosi i capelli in un codino basso; aveva indossato una camicia bianca e dei jeans blu scuri, ora gli toccava aspettare l'altro.
Doflamingo stava fissando il contenuto dell'armadio con aria assorta e con tutta la calma di questo mondo, nonostante fossero già in ritardo e fosse nudo.
Madre Natura non lo aveva dotato del senso del pudore quindi non era la prima volta che faceva l'esibizionista.
"Ti muovi"

Il biondo gli sorrise e tornò a guardare i vestiti; il moro si sedette sul letto sospirando.
Senza volerlo lasciò scorrere lo sguardo sulla figura che aveva davanti e che gli dava le spalle; non aveva nulla di una donna, anzi, aveva una schiena ampia, muscoli sviluppati e soprattutto un pene.
Però rimase comunque incantato a fissarlo, tanto non aveva niente da fare nel frattempo.
Al secondo pensiero sul culo troppo sodo dell'altro si alzò ed uscì perchè stava dando di matto.
Evidentemente non fumare provocava strani effetti collaterali.

 

Dopo qualche minuto il biondo lo raggiunse e si recarono allo One Piece. Il locale era gremito di gente e faticarono quasi ad entrare; salutarono un po' di persone e si separarono.
Crocodile cercò Violet ma non la trovò; un terribile presentimento lo colse quando non vide la solita zazzara bionda ronzargli attorno.
Non di nuovo.

Si diresse nei camerini che venivano usati nel caso qualcuno volesse intrattenersi in piacevoli attività, e vide Doflamingo parlare con Violet.

"Mi dispiace, ma al momento mi vedo con Crocodile" sentì dire dalla ragazza e sorrise.

Diglielo a quel maniaco.

"Lo so, ma ti trovo molto attraente e non mi interessa se ti vedi con lui"

Brutto...stronzo! Lo sa? Come fa a saperlo?

"No senti io..." la frase venne spezzata da un bacio che il biondo le diede all'improvviso.

"Tu non sei adatta a lui" commentò mentre le infilava una mano sotto la maglietta.

"Non...io...ecco"

"Lo so che non stai con lui perchè ti piace, non puoi mentirmi"

"...mi dispiace"

Le dispiace? Pensò il moro scrutandoli.

"Ti...dispiace?" Ripetè Doflamingo guardandola.

"Sì, vedi io sono lesbica"

Il biondo sgranò gli occhi ma grazie agli occhiali nessuno dei due lo vide, Crocodile aggrottò le sopracciglia.

Lei era... cosa?

"Sei lesbica?"

"Sì, Crocodile è sempre circondato da belle ragazze allora io..."

"Che stronza" commentò Crocodile guardandola e allontanandosi.
Poco dopo sentì l'altro raggiungerlo ma non si fermò e continuò a camminare.

"Volevo dirtelo ma non sapevo come fare"

"Smettila di dire stronzate, tu non lo sapevi"

"Certo che lo sapevo"
Calò il silenzio mentre arrivarono al campus.

"Le donne sono tutte stronze" sussurrò per poi aggiungere "ma tu sei più stronzo di loro"

Quel giorno non si parlarono più.

 


 

Dopo quella volta in cui aveva fatto pensieri strani sullo bastardo con cui condivideva la stanza successe un altro incidente che rischiò di mandarlo in un manicomio.
Gli avevano annullato una lezione e quindi era tornato prima del previsto in camera. Certo era che non si aspettava che Doflamingo avesse scelto proprio quel momento per masturbarsi in bagno sotto la doccia.
Probabilmente non lo aveva sentito dato che stava continuando, e lui non voleva rimanere in quello spazio angusto per un minuto di più dopo aver sentito i gemiti dell'altro. Purtroppo il suo corpo aveva smesso di funzionare correttamente dato che le gambe non volevano saperne di muoversi e la salivazione era stata interrotta.

Per cosa poi?
Per il tipo più stronzo che avesse mai conosciuto? A lui non piacevano gli uomini e allora perchè, perchè, non riusciva a non fare pensieri di dubbia natura su di lui?
Finalmente riuscì a muoversi e uscì dalla stanza, ma ormai era troppo tardi e lo sapeva anche lui.
Di notte, nel silenzio più assoluto, sentiva nella sua testa i gemiti di quel bastardo e non riusciva a dormire.

In quei giorni aveva una faccia terribile, le occhiaie e una gran voglia di ammazzare qualcuno, eppure una ragazza gli aveva chiesto di uscire e lui aveva accettato, sperando di potersi distrarre dai pensieri che in quel periodo lo tormentavano.
Incredibilmente Nico Robin catturò la sua attenzione, molto più di qualsiasi ragazza con cui era stato.
E inoltre aveva qualcosa che le altre non avevano: lei e Doflamingo si odiavano da tempo, non era un mistero per nessuno.
Quindi era perfetta.

Infatti uscire con lei sortì l'effetto sperato; riuscì a dimenticarsi del fatto della doccia e si distrasse concentrandosi su di lei. Era una ragazza molto intelligente e riusciva ad avere delle conversazioni impegnate, cosa che con le altre non era neanche pensabile.
Quel giorno tornò in stanza e non trovò il biondo, si ricordò che aveva da fare con Vergo e si concesse una doccia e si sdraiò sul letto con solo l'accappatoio finendo per addormentarsi.

Sognò Doflamingo in mezzo alle sue gambe, che invece di sparare minchiate come suo solito, usava la bocca per donargli piacere.
'Ecco a cosa serve, almeno non è del tutto inutile' pensò mentre lasciava che la lingua dell'altro gli mandasse scariche di pura libido.

"Smettila di essere così terribilmente fottibile, cazzo" gli disse la voce del biondo, un po' troppo vicina per essere quella del Doflamingo nel sogno. E dato che quello aveva la bocca occupata non era stato lui a parlare.

Si svegliò sudato e ansimando constatando di avere una bella erezione tra le gambe. Ringraziò il cielo che l'altro non fosse ancora tornato e tornò sotto la doccia.
Masturbarsi pensando ad un ragazzo, ma soprattutto pensando a quello stronzo. Ora aveva davvero toccato il fondo.

Se solo avesse prestato più attenzione avrebbe notato la borsa del suo coinquilino appoggiata sulla scrivania, ma era troppo sconvolto per farci caso.
Quando Doflamingo tornò non riuscì a guardarlo in faccia e gli disse che era stanco.

Che pena.

 



 

Usciva con Nico Robin da due mesi e sembrava aver dimenticato il sogno  quando l'altro gli pose la fatidica domanda.

"Ti sei ripreso dalla batosta di Violet?"

"Non andava bene. Ma sono sicuro che questa sia quella giusta"
Il biondo si fece immediatamente più attento.

"Oh, e dimmi, chi sarebbe, la conosco?"

"Sì, è Nico Robin"

Al sentire quel nome il ragazzo fece una smorfia che durò circa un paio di secondi, poi ricomparve al suo posto il solito ghigno.
Quella donna non gli piaceva, e a lei non piaceva lui, si erano scontrati diverse volte durante le assemblee perchè avevano punti di vista diversi.
"Capisco~"

'Questa volta sarà più difficile ma almeno mi divertirò un po'.
Pensò mentre il moro lo squadrava.

E come ogni volta riuscì nel suo intento, ci mise più tempo ma finì come aveva previsto, con Nico Robin contro un muro e lui che si spingeva senza nessun riguardo in lei.
Quello che non si sarebbe mai aspettato era la reazione di Crocodile.
Lo aveva sempre beccato a farsi le sue ragazze, e lui aveva sempre fatto in modo che accadesse, ogni volta gli dava dello stronzo e tornava tutto come prima.

Quella volta Crocodile lo aveva guardando con tristezza e disprezzo e, senza dire una parola, se ne era andato.
Doflamingo si sentì stranamente in colpa e capì che l'aveva fatta grossa. In fondo glielo aveva detto che lei gli piaceva, ma a lui non era importato.

Uscì da lei e si rivestì in fretta tornando al campus. Quella notte di Crocodile neanche l'ombra e fu così per tutta la settimana.

"Grazie per avermi ospitato"

"Figurati" disse Mihawk guardandolo.

"Hai litigato con Do-"

"Non nominarlo. Ora vado a prendere le mie cose e mi trasferisco qui"
Il ragazzo lo fissò incuriosito.

"Come vuoi, allora ti aspetto. Ho fame."

"Sì, sì, ti preparò quello che vuoi dopo" commentò sorridendo e aggiungendo un "grazie" prima di uscire.

Aprì la porta ed entrò non rivolgendogli neanche uno sguardo.
"Oh Croco-chan! Scusa per quello che ho fatto, mi perdoni vero?"

"Tsk"

"Anche perchè è il tuo turno di pulire la stanza"

"Tranquillo, prendo la mia roba e me ne vado. Domani chiedo il trasferimento in un'altra camera."

Il sangue parve gelarsi nelle vene, sentiva improvvisamente freddo.
"Stai scherzando" sussurrò il biondo alzandosi in piedi "perchè non è divertente"

"Non è divertente? Sai cosa non è divertente? Un amico che ti fotte fisicamente e letteralmente le ragazze con cui esci ecco cosa non è divertente!"

Il biondo lo fissò mentre ricominciava a svuotare l'armadio e venne preso dal panico.
"Tu non te ne vai"

"Ah, e vorresti impedirmelo tu? Perchè non dovrei andarmene?"

Doflamingo strinse i pugni fino a farsi male e ringhiò perdendo il controllo per la prima volta in vita sua.
"Cazzo, avrai anche il massimo dei voti ma quando vuoi sai essere un tale cretino!"

Crocodile si fermò a guardarlo.
"Cosa"

L'altro si spalmò una mano sulla fronte ed annullò la distanza tra i loro corpi. Tutto si aspettava il moro tranne che quello stronzo lo baciasse.

"Ecco ora lo sai, puoi anche andartene se vuoi" ringhiò nuovamente il biondo guardandolo.

Crocodile rimase a bocca aperta senza un solo pensiero coerente in testa.

"Credi che mi divertissi a scoparmi tutte le ragazze con cui uscivi? Quanto può essere patetico essersi innamorati del proprio compagno di stanza, che a quanto pare è etero fino al midollo? Non mi è venuto in mente altro! Ogni volta che vedevo che toccavi qualcun'altro mi veniva il nervoso e mi faceva incazzare anche solo il pensiero di quello che potevi farci in camera da letto, cosa diavolo potevo fare?" Si fermò per prendere fiato e per mordersi la lingua.

Non poteva farcela, controllarsi per lui era sempre stato impossibile quando c'era il moro di mezzo.

"Ti sei scopato delle ragazze perchè eri geloso." Commentò Crocodile guardandolo negli occhi.
"Te lo ha mai detto qualcuno che sei un caso patologico?"

Doflamingo sbuffò e si girò dandogli le spalle, non riuscendo più a guardarlo in faccia. Sapeva benissimo che il suo era fiato sprecato,  che l'altro non aveva mai provato attrazione verso un ragazzo e che quindi si sarebbe trasferito in un'altra stanza non rivolgendogli più la parola.

"Sei proprio un deficiente" disse Crocodile passandosi la mano tra i capelli.

Il biondo non si girò. "Finisci di prendere la tua roba e vattene, ora che sai cosa provo per te non credo ti convenga molto restare qui perchè non riuscirò a trattenermi oltre."

"Suona come una minaccia" commentò mollando per terra la roba raccolta.

"Lo è" rispose girandosi e facendo in tempo a finire la frase ma beccandosi un pugno sulla guancia destra e finendo steso a terra.

"Questo te lo meriti" disse salendogli sopra e prendendolo per il colletto della maglia.

Il biondo lo guardò tenendosi il volto con una mano senza nessuna espressione.
Adesso gli avrebbe detto che se lo meritava per avergli portato via tutte le ragazze con cui era uscito e se ne sarebbe andato.

"Cazzo è colpa tua se sto impazzendo te ne rendi conto?" Esclamò Crocodile fissandolo con astio. "Prima comincio a non essere del tutto indifferente al tuo corpo, poi faccio sogni porno su di te e infine arrivo pure a masturbarmi in bagno pensando a quella merda che ho sognato! Non potevi morire affogato da qualche parte?" Finì facendogli sbattere più volte la nuca contro il pavimento.

'Cosa aveva detto?'

Un silenzio strano si diffuse nella stanza.
"Ed ero bravo?" domandò ridendo il biondo.

Crocodile sollevò gli occhi al cielo; un cretino.
"Vaffanculo" sibilò alzandosi ma venendo fermato dalla mano dell'altro che lo spinse per terra ribaltando le posizioni.
"Quindi io ti piaccio" 
"Non dirlo ad alta voce, potrei vomitare"
L'altro si mise a ridere e gli slacciò i pantaloni.

"Che cazzo fai?"

"Ti dimostro che sono più bravo di quello che la tua mente pensa" commentò tranquillo abbassandosi tra le sue gambe.

Quel giorno capirono entrambi una cosa:
▪ Crocodile capì che aveva ragione, la bocca la sapeva usare decisamente bene. E non solo quella. L'unica cosa che gli restava da capire era perchè, tra tutte le persone al mondo, si era innamorato di una testa di cazzo del genere. Probabilmente avrebbe impiegato il resto della sua vita a tentare di capirlo.

▪ Doflamingo capì che l'altro poteva essere molto più stronzo di lui quando si alzò dal letto e si rese conto di essere legato alla testata del letto. Mangiargli in faccia il suo dolce preferito quando il suo stomaco brontolava era veramente da bastardi.

Ma si sa, Dio li fa e poi li accoppia.
E loro erano la peggiore accoppiata che un essere divino avesse mai potuto creare.











 

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Grazie per aver letto!
Ace of Spades ☆

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Capitolo 15
*** Il caffè Donquixote ***


Il caffè Donquixote 







 

Il bar Donquixote era famoso in tutta la città, e come avrebbe potuto non esserlo?
Di giorno un normale punto di incontro tra persone che dovevano inziare la giornata con caffè e brioche, di notte un pub a luci rosse.
Non sembrava neanche lo stesso posto, i giochi di luce usati rendevano l’atmosfera casalinga al sole e seducente nel buio.
I proprietari del locale erano due fratelli, il più piccolo si occupava del turno di giorno, il più grande del turno notturno.
Fisicamente simili - alti, capelli biondi e muscoli sviluppati - avevano carattere e quindi comportamenti opposti.

Il fratello minore, Donquixote Rocinante, era gentile e disponibile, aveva un sorriso dolce sempre sul volto ed era perfetto da guardare la mattina prima di una lunga giornata di lavoro. Peccato fosse un imbranato cronico e combinasse sempre qualche casino, il che faceva iniziare a tutti con un sorriso il giorno appena sorto.

Il fratello maggiore, Donquixote Doflamingo, non sapeva cosa fosse la vergogna, aveva sempre un ghigno perverso stampato sul volto e la battuta a doppio senso pronta per ogni evenienza.
Aveva i capelli leggermente più corti di Rocinante, era molto più spigliato e aveva un pessimo gusto nel vestirsi.
Ora si poteva capire il perchè della loro divisione.



Rocinante versò in una tazza del caffè bollente e lo porse ad uno dei suoi clienti abituali, un poliziotto abbastanza noto per i suoi arresti, un certo Smoker. L’uomo lo ringraziò con un cenno del capo e si fermò a sorseggiarlo prima di andare al lavoro, già immaginandosi cosa avrebbe combinato quel moccioso di Portgas quel giorno, sicuramente avrebbe dato fuoco a qualcosa.
Sospirò lasciando qualche moneta sul balcone ed uscì diretto alla centrale.

Marco mangiò la sua brioche cercando di ignorare il cellulare, che vibrava insistentemente sul tavolino.
Sapeva chi era che lo stava bombardando di messaggi, il suo molto più giovane ragazzo che aveva deciso da qualche mese di fare uscire di testa un ufficiale di polizia, dando fuoco a oggetti diversi per tutta la città.
Maledetto Ace.
Finì di mangiare e pagò sotto lo sguardo divertito di Rocinante.
“No, non puoi mandargli un mazzo di rose rosse con dei petardi dentro!”

L’uomo dai capelli neri si sedette su quello che aveva battezzato fosse il suo tavolino vicino alla finestra, con un caffè in mano e il giornale nell’altra.
Quel tipo, che Roci aveva soprannominato ‘bel tenebroso’, doveva avere all’incirca qualche anno più di lui, veniva ogni mattina e stava a sedere per un quarto d'ora preciso, rispondeva a qualche messaggio saltuariamente e se ne andava senza dire una parola.
Di certo il biondo non poteva lamentarsi dato il bell’aspetto del moro, che, probabilmente senza rendersene conto, era la cotta di molte studentesse e pure studenti a causa della sua aura magnetica.

Il barista pulì il bancone e si godette l’attimo di tregua che regnava in quel lasso di tempo; solitamente, dopo l’orario di punta in cui si alternavano studenti e altri clienti, compresi quelli abituali, tornava la quiete per circa un’oretta.
Anche quel giorno, nell’orario di pranzo, arrivò il solito ragazzo dai buffi capelli verdi, con la solita aria scocciata. Lo vedeva solo il venerdì e si era sempre chiesto il perché avesse quell’espressione sul volto.
Gli porse un piatto con sopra il panino che aveva ordinato e l’altro sospirò.

“Ragazzino, come mai questi sospiri?” si azzardò a chiedere cedendo alla curiosità.
Il tipo lo fissò sorpreso.
“Uhm, bhe, non che abbia qualcosa contro la vostra cucina, ma paragonata a quella di quel cuoco nulla regge il confronto”
Rocinante annuì; probabilmente il venerdì non poteva mangiare al suo ristorante preferito e veniva lì per saziare la fame.
Il ragazzo finì il panino, pagò e si avviò all’uscita.
“Ah, se scopro che glielo hai detto ti taglio a metà” 
Il biondo sgranò gli occhi mentre l’altro usciva.

Ma se non so neanche il suo nome?!


 

Stava finendo pure quella giornata quando la sua goffaggine tornò a farsi viva; si ritrovò per terra completamente bagnato.
Inutile dire che iniziò a starnutire e inutile aggiungere che, quando Doflamingo arrivò per dargli il cambio, stava già tremando come una foglia.
“Va a finire che ti prendi l’influenza” commentò il maggiore togliendogli il grembiule e pulendolo con un asciugamano caldo.
Lo mandò a casa a riposarsi, ma il giorno dopo, quando passò a controllare come stava, lo trovò a letto febbricitante.
L’unica soluzione era sostituirlo e rimandare la serata pub, così gli disse di non muoversi dal letto e mandò un messaggio a Vergo, dicendogli di andare a vedere nel pomeriggio come stava mentre lui si occupava, per la prima volta dopo tempo, del turno di giorno.

Mise in ordine ogni cosa e cominciò a preparare i primi caffè; nonostante lui si occupasse del pub, in cui si divertiva a creare drink con super alcolici, sapeva anche gestire la caffetteria. Era già capitato in passato che Rocinante avesse avuto dei problemi, ma era da almeno un anno che non succedeva.
Servì un caffè lungo ad un tizio dai capelli grigi e lo sguardo incazzato, sicuramente il tanto rinomato Smoker della centrale di polizia.
L’uomo lo fissò per qualche secondo, sicuramente aspettandosi lo sguardo gentile di suo fratello e non un paio di lenti colorate.
Alzò le spalle, non chiedendosi perché il barista indossasse degli occhiali da sole lì dentro, ed uscì stringendo nella tasca del cappotto una rosa bruciata.
Maledetto Portgas.

Doflamingo induividuò subito quali erano i clienti abituali per il modo sorpreso con cui lo guardavano; un uomo dai buffi capelli biondi a forma di ananas lo ringraziò della brioche senza mutare di espressione, ma gli dedicò un lungo sguardo.
“Ace, non puoi sparare fuochi d’artificio dal tetto di fronte alla centrale di polizia!” esclamò al telefono uscendo.
A Doflamingo venne da ridere; non pensava che il turno di giorno potesse essere così divertente.

Si girò per pulire la macchinetta del caffè quando una voce calma e profonda gli fece venire i brividi lungo la schiena.
“Vorrei un caffè”
Il biondo si pulì le mani sullo straccio che teneva sulla spalla e si girò, spinto dalla curiosità.
Un paio di profondi occhi azzurri lo stavano fissando; come facessero ad essere profondi degli occhi azzurri con dei riflessi giallognoli non lo sapeva, ma gli si seccò la bocca all’istante.

“Certo” rispose girandosi nuovamente verso la macchinetta, sperando che l’uomo andasse a sedersi da qualche parte.
Ed invece sentiva il suo sguardo sulla sua schiena e la cosa non lo aiutava.
Compì i movimenti in maniera meccanica, versò il caffè nella tazzina ma si distrasse, bruciandosi l’indice contro la parte ancora bollente della macchina.
Si girò e gli posizionò il caffè su un piattino, mettendosi il dito in bocca e alzando lo sguardo sull’uomo che gli dedicò un sorriso, mandando in tilt il suo cervello.
“Essere imbranati deve essere una caratteristica di famiglia. Mettilo sotto l’acqua fredda” e così dicendo si allontanò e si andò a sedere al solito tavolino.

Doflamingo nel mentre aveva avuto due ictus, un infarto alle coronarie e all’incirca un paio di sincopi.
Portò a termine gli altri ordini poi si mise a guardare quell’uomo che sorseggiava il caffè con un’ eleganza incredibile, mettendosi dietro l’orecchio un ciuffo che gli ricadeva davanti agli occhi e lo distraeva dalla lettura del giornale.
Accavallava le gambe e aveva una sorta di aura che catturava gli sguardi delle persone attorno a sé.
Improvvisamente gli venne voglia di cavare gli occhi a quelle oche di liceali che se lo stavano mangiando con gli occhi, magari con un cucchiaino.
“Sta pulendo il bancone da qualche minuto, si sente bene?”


Doflamingo si riscosse e si girò, incontrando un buffo sopracciglio con un ricciolo e un vispo occhio marrone. L’altro era coperto da un ciuffo biondiccio e sul volto del ragazzo, vestito di tutto punto, svettava un sorriso furbo.
“O forse si era incantato”
“Moccioso, cosa vuoi ordinare?”
“Un cappuccino grazie”

Doflamingo si girò per portare a termine l’ordine.

“Di solito c'è un altro barista, cosa gli è successo?”
Versò la crema nella tazza.
“Il mio fratellino si è ammalato e oggi lo sostituisco io, hai qualche problema?” chiese ridendo appoggiandogli il cappuccino fumante davanti.
“Affatto.”

Tra i due calò il silenzio per qualche secondo, il tempo che impiegò Sanji, questo era il nome del ragazzo, a lanciare un’occhiata alle sue spalle all’uomo dai capelli neri.
“Niente male”
“Vuoi ordinare altro?”
“Così che tu possa mettermi qualcosa nel cibo come hai fatto con quelle povere ragazze?” disse indicando il gruppo delle liceali di prima che correvano in bagno tenendosi la pancia.

Doflamingo sorrise con quel ghigno perverso che metteva i brividi a tutti.
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Già” rispose Sanji finendo il cappuccino e lasciando delle monete di fianco “me lo immagino. In bocca al lupo con la tua missione ‘sto qui a fissarlo con la bava alla bocca ma non mi avvicino e avveleno chiunque lo guardi per più di due secondi’, sono curioso di vedere come finirà”
“Non devi andare a scuola?”
“È sabato”
“Vattene ragazzino” commentò ridendo lanciandogli un cioccolatino.
“Vado, vado, ma non toccare più le ragazze, le donne sono creature preziose” commentò uscendo.

Doflamingo scosse la testa sentendo uno strano brivido lungo la schiena; si girò sapendo già il motivo di quella sensazione.

Il moro lo fissava non nascondendo un cipiglio divertito, poi tornò a fissare il giornale, ignorando il messaggio di risposta di Daz.
Quel giorno aveva perso ogni voglia di recarsi al lavoro, all’inizio era curioso di sapere come mai Rocinante non fosse al lavoro, ma dopo che aveva notato che il fratello - erano troppo simili per essere semplici conoscenti - non gli staccava gli occhi di dosso aveva deciso di restare altri cinque minuti.
Questo fino a quando non aveva visto le studentesse nel tavolo di fianco al suo correre in bagno con una mano sulla pancia; l’espressione maniacale sul volto del biondo gli aveva tolto ogni dubbio sul fatto che centrasse qualcosa, e gli aveva tolto pure la voglia di uscire dal locale tanto in fretta.
Così i cinque minuti si erano trasformati in tutta la mattina.


Si alzò e portò la tazzina vuota sul bancone, godendosi l’agitazione del barista.
“Vuole ordinare altro, signor…?”
“Crocodile. Sì, dei pasticcini alla crema e alla frutta, ma solo quelli con la fragola sopra”


L’altro annuì registrando l’informazione e gli servì quattro pasticcini, aspettando che tornasse al tavolo. Invece il moro si sedette di fronte a lui e fece sparire un intero pasticcino in bocca, mangiandolo con calma.
Doflamingo rimase fermo a fissare la bocca dell’uomo e il pomo d’Adamo che si alzava e si abbassava, fino a che Crocodile gli diede il colpo di grazia con l’ultimo dolcetto, quello alla fragola. Lo mangiò con estrema tranquillità, leccandosi il pollice su cui c'era rimasta un po’ di crema.
“Quant’è?”
Il biondo non rispose.
“Ehi”
“Sì, ecco a lei lo scontrino” si riscosse poco dopo quasi correndo alla cassa sotto lo sguardo sempre più divertito di Crocodile.
Il moro pagò ed uscì dal locale.
“A presto Croco-chan” sospirò Doflamingo leccandosi le labbra.







Rocinante non seppe cosa fosse successo, seppe solo che suo fratello gli chiese di scambiare il suo turno anche il sabato successivo.
La settimana dopo tornò al lavoro con un bel po’ di domande; non aveva mai visto Doflamingo tanto euforico e la cosa lo preoccupava un po’.
Servì il solito caffè lungo a Smoker che lo ringraziò ed uscì; la brioche a Marco che gli diede il bentornato, e concluse gli altri ordini.

“Tuo fratello non c'è oggi?”
Una voce profonda lo fece deglutire e girare; davanti a lui si trovava il ‘bel tenebroso’.
“Mi ha sostituito perché avevo preso l’influenza” commentò con il solito tono gentile, nonostante la presenza dell’altro lo mettesse in soggezione.
“Capisco” rispose il moro facendo per allontanarsi.

Aspetta, vuoi vedere che…

“Se vuoi parlare con lui sabato farà di nuovo il mio turno alla mattina” buttò lì Rocinante guardandolo.
Il sorriso sul volto dell’altro, che durò solo qualche secondo, confermò le sue ipotesi.



Il resto della settimana passò tranquillamente, il moro non gli chiese altro, al venerdì arrivò il solito ragazzino coi capelli verdi.
“Anche oggi niente ristorante?”
“In realtà non mangio mai al ristorante, ma mi porto il pranzo da casa”
Rocinante sollevò un sopracciglio.
“Hai un cuoco che ti prepara il pranzo ogni giorno?”
L’altro sbuffò e borbottò qualcosa.
“Sì, il mio ragazzo”
“Oh! Ora ho capito perché sei sempre imbronciato”
“Tu sei un tipo strano e molto curioso”
“Ehm, scusa non volevo ficcare il naso” commentò il biondo sorridendo imbarazzato “ma tendo ad affezionarmi facilmente e ormai mi sono abituato ai clienti che vengono sempre qui. Quindi mi sono preoccupato quando ti vedevo ogni venerdì con un’aria afflitta”
L’altro stette in silenzio per un po’.
“Zoro” disse allungando una mano.
“Rocinante, piacere”

Passarono la mezz'ora successiva a parlare di cibo e di cuochi, finendo per discutere anche sui gamberetti e sui frutti di mare.



Il sabato arrivò in fretta, e con esso Doflamingo tornò dietro al balcone a servire caffè.
Quello che non sapeva era che Rocinante lo stava spiando da un tavolino in un angolo, vestito con un lungo cappotto da investigatore.
Forse non avrebbe dovuto parlare dei suoi dubbi riguardo al fratello e al moro con Zoro, ma era stato più forte di lui.
Così a quel tavolo erano in due dietro ad un giornale, con il ragazzo che aveva deciso di coprirsi i capelli verdi con un cappello.

“Dici che farà qualcosa?”
“Spiegami perché mi hai seguito”
“Oggi non ho lezione di kendo, avevo la giornata libera e questa cosa del pedinamento mi pare molto divertente” concluse Zoro ghignando.
In effetti Doflamingo non si era neanche reso conto che erano entrati talmente aveva la testa tra le nuvole.
Servì i soliti clienti e pulì la macchinetta.


“Tuo fratello si è ammalato anche questo sabato?”
La voce profonda e calma dell’uomo gli scivolò addosso come del miele.
Quella maledetta voce che lo aveva tormentato per un’intera settimana e aveva popolato i suoi sogni più perversi.

Si girò posandogli una tazzina con caffè fumante davanti e dedicandogli un sorriso.
“Penso si ammalerà tutti i sabati” commentò girandosi di nuovo e mettendosi a tagliare qualcosa che Crocodile non vide.
Il moro si mise a sedere davanti al bancone e sorseggiò il caffè, guardando la schiena del biondo e scendendo a fissargli le gambe e il fondoschiena.
Di solito non gli succedeva di perdere il controllo di sé in quel modo, ma quel barista lo stava mettendo alla prova.
Doflamingo si voltò e gli poggiò davanti una ciotola con delle fragole fresche tagliate, servite con zucchero e limone.
Crocodile sgranò gli occhi.
“Mi pare di aver capito che ti piacciono le fragole”

Lui aveva sempre avuto un ottimo controllo sulle sue azioni, ma quel barista era riuscito a sorprenderlo.
Il biondo deglutì cercando di controllare il battito del suo cuore; il moro aveva alzato lo sguardo e gli aveva sorriso ringraziandolo.
Un sorriso vero.

“Non ti siedi al tavolo?”
Il moro lo fissò.
“Penso che mi siederò al balcone tutti i sabati”



“Tra un po’ quei due scopano sul bancone” sussurrò Zoro da dietro il giornale.
“Ti prego non dirlo”
“Cosa? Ma li vedi? Ora capisco il senso della parola eyefucking” 
“Mai visto mio fratello così, di solito non perde tempo a corteggiare qualcuno, se lo porta a letto e tanti saluti” sibilò il biondo dalla parte opposta del giornale “ e invece guardalo!”
“Non per crearti un trauma, ma ho paura che il tuo fratellone starà sotto”
Rocinante per poco non si strozzò con la sua saliva mentre Zoro ghignava di fianco.


“Spero che abbiate una spiegazione per quello che state facendo, pettegole”
I due si girarono trovando un ragazzo biondo con uno strano sopracciglio a fissarli divertito.
“Cuoco!”
“Aspetta, quel cuoco?”
“Sssh, abbassa la voce altrimenti ci scopriranno”

Sanji roteò gli occhi e si abbassò.
“Potrebbe anche esplodere una bomba che quei due non se ne accorgerebbero talmente sono presi a spogliarsi con gli occhi. Aaah, l’amour!
“Ma quale amore! Oddio dici che quell’insensibile di mio fratello si è innamorato?” commentò Roci guardando il nuovo arrivato.
“Ci puoi scommettere il tuo bell’impermeabile. Comunque piacere, Sanji”
“Sei il famoso cuoco che cucina meglio di chiunque! Molto piacere” rispose.
“Cucina meglio di chiunque eh?” disse Sanji guardando Zoro che borbottò qualcosa sul fatto che doveva stare zitto e che non sapeva di cosa stesse parlando.
“Sssh!”



Crocodile guardò l’orologio e scoprì che stava parlando - o flirtando, dipende dai punti di vista - con Doflamingo da più di un’ora.
Sbuffando si alzò e mise le monete sul balcone mentre le dita del barista si intrecciavano con le sue sul legno.
“Buon lavoro allora, a presto Croco-chan”

Il moro si fermò un attimo pensando che non era il caso, ma dato che le uniche persone presenti in quel momento erano quei tre cretini che si nascondevano dietro al giornale, poteva anche permettersi di mandare a fanculo il suo proverbiale autocontrollo.
Tornò indietro e afferrò il colletto della schifosa camicia rosa che il biondo indossava e lo tirò verso di sé, facendo combaciare le loro labbra.
Come aveva immaginato il barista era davvero bravo ad usare la lingua, e si segnò mentalmente di fargliela usare un’altra volta, magari mentre era in ginocchio davanti a lui.
Lo lasciò solo dopo avergli mordicchiato il labbro ed uscì senza dire nient'altro, ma godendosi il respiro affannato di Doflamingo e il giornale per terra del trio.


Quando il moro fu uscito, il biondo tornò a connettere il cervello e sorrise. Stava per girarsi per pulire le stoviglie quando scorse sul bancone un fazzoletto.
Si avvicinò e lo aprì per poi scoppiare a ridere con quella sua tipica risata gutturale.
“Interessante” commentò fissando i numeri scritti sul tovagliolo.

Rocinante aveva avuto un blocco e se ne stava con la bocca aperta e gli occhi sgranati a vedere quello che doveva essere la persona più stronza che conoscesse che sorrideva come una ragazzina.
Sanji diede uno scappellotto a Zoro dicendogli di occuparsi di lui e si mise davanti al balcone.

“Oh ma guarda, il ragazzino dell’altra volta”
“Ottimo lavoro” disse Sanji alzando il pollice ed uscendo dal bar non prima di aver promesso di tornare. 
Zoro sbuffò scuotendo Rocinante, che sembrò riprendersi.
“Io ti avevo avvertito di non dire niente al cuoco. La prossima volta ti taglierò a fettine” e lo lasciò di nuovo in uno stato di trance uscendo e seguendo quella piattola bionda che sicuramente lo avrebbe preso in giro per tutta la vita.



“Roci, non ti dà fastidio se al sabato ti sostituisco sempre io vero?”
“No, no fai pure”
“Ottimo, ah stasera occupati tu del pub, io ho un impegno” disse guardando il tovagliolo.
“Già” commentò Rocinante “posso immaginarlo”





 

Gli uomini sono come il caffè. I migliori sono carichi, caldi e possono tenerti su tutta la notte.





 

“Pronto?”
“Ciao Croco-chan~”







 







Era da molto che non scrivevo una cosa fluff su questi due, e, dato che c'ero, ho buttato dentro anche Rocinante, Zoro e Sanji.
La barista AU è un classico e io ancora non l'avevo affrontata, spero non sia troppo melensa.
Grazie come sempre, a presto

Ace of Spades

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