Cinderella man di Milady Silvia (/viewuser.php?uid=126259)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Il capitano della squadra di Football ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Nei corridoi ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Ricatto ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Cameriere ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Il signore dei ricatti ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Summer time ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Tessera fedeltà ***
Capitolo 8: *** Cap.8 I mille volti di un cameriere ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Mafia russa ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Primo incontro ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Villa Stark ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Il ritorno del padrone ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Gentilezza inaspettata ***
Capitolo 14: *** Cap.14 La melodia del pianoforte ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Sempre più vicini ***
Capitolo 16: *** Cap.16 La ‘squadra’ ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Anthony e Stefano ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Il capitano della squadra di Football ***
Cap.1 Il capitano della squadra di Football
Steven si chiuse la giacca della squadra e alzò
il capo.
“Thor, ti ho detto che devi fare più riferimento
ai tuoi compagni” lo rimproverò. Socchiuse gli
occhi e digrignò i denti.
“Clint, se ti presenti nuovamente con i capelli lunghi ti
butterò fuori dalla squadra” sibilò.
Thor si morse il labbro e si grattò una guancia abbronzata,
i corti capelli biondi gli finivano davanti al viso. Clint gli si mise
alle spalle. Rogers si voltò e osservò Bruce
tenere il capo chino.
“E come ti ho detto, tu sei solo il raccattapalle. Non ci
serve il secchione di chimica a fare danno in campo”
ringhiò. Banner indietreggiò e deglutì
a vuoto.
“Capitano, non crede di esagerare?”
domandò Odinson. Steve digrignò i denti.
“Tu preoccupati dei tuoi compagni in campo e ubriacati meno
dopo le partite”. Lo ragguardi e Thor chinò il
capo.
“Capitano, lei sì che è un vero
duro” sussurrò Coulson. Clint tirò una
gomitata al migliore amico che arrossì.
“Ed ora forza, tutti fuori ad allenarci!”
urlò Steve.
“Piove” si lamentò Bucky.
“Vuol dire che impareremo a nuotare nel fango!”
tuonò Steve. Li guardò uscire, avanzò
e afferrò Victor Creed per una spalla.
Quest’ultimo si voltò e corrugò la
fronte.
“Che vuoi capitano?” ringhiò. Steve
inclinò in avanti il capo e lo fissò.
“Se è per gli orecchini, né io,
né Jimmy abbiamo intenzione di toglierli”
ruggì Victor.
“Odio i prepotenti. Se scopro che sono vere le voci che
girano su di te e su quello che fai ai nostri compagni, ci
sarà un bullo in meno nella mia squadra”
sibilò Steve. Victor strinse un pugno e le iridi gli
brillarono.
“Prima o poi mostrerai qualche falla anche tu, Mr.
Perfettino” brontolò.
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Logan si mise l'asciugamano sulle spalle ed uscì dalla porta
della palestra. I capelli neri tendenti verso l'alto in due ciuffi
gocciolavano e una delle gocce gli finì sopra uno degli
orecchini di metallo che teneva al lobo dell'orecchio. Sentì
un peso sulla schiena, due mani abbronzate gli strinsero i ciuffi
appuntiti e delle gambe gli avvolsero i fianchi.
“Finalmente!” esclamò una voce maschile.
"Ce l'hai le sigarette?" domandò James. Si
grattò il tatuaggio a forma di teschio sul braccio
abbronzato.
“Staaaark!
Hai di nuovo saltato gli allenamenti!” gridò
Steve. Superò Bruce, intento a pulirsi gli occhi e
passò oltre Thor vestito con un asciugamano. Bruce si chiuse
l'accappattoio, rimettendosi gli occhiali. Tony sporse il capo,
alzò una mano muovendola in aria e sorrise stringendo
maggiormente le gambe attorno a Logan.
“Avevo delle ripetizioni di chimica!”
esclamò. Infilò una mano nella tasca dei jeans
tirando fuori un pacchetto di sigarette e lo sporse oltre la spalla di
James. Clint si frizionò i capelli lunghi con l'asciugamano
e sbuffò.
“Non ci crede nessuno, Stark!” si
lamentò. Bruce sistemò gli occhiali sul naso,
arrossì e si morse il labbro.
“Credo le stesse dando” sussurrò con
tono inudibile. Steve si passò la mano tra i capelli biondo
cenere facendo ondeggiare il ciuffo davanti al viso.
“Stark, hai di nuovo saltato gli allenamenti. Ti sei visto
nuovamente con una ragazza?” domandò secco. Victor
sbuffò e si massaggiò il collo.
“Non tutti sono femminucce senza spina dorsale e ragazza, mr.
perfettino” sibilò. Si passò la mano
sul tatuaggio a forma di drago sul collo. Logan prese una sigaretta e
Steve gli afferrò il pacchetto.
“Volete essere espulsi?!” gridò.
“Un vero uomo è sempre peloso e pieno di
mani” si sentì una voce femminile provenire dal
corridoio. Natasha avanzò tenendo una mano sulla pancia
nuda. Tony sogghignò, sporse il capo poggiando la testa su
quella di Logan.
“Ehi, parlano di te!” esclamò. Pepper
ridacchiò, strinse la mano di Natasha e si voltò
mordendosi il labbro. Si sporse, le diede un paio di gomitate e
indicò Clint con il mento. Clint la vide, sorrise ampiamente
e ondeggiò entrambe le mani in aria. Natasha
avvampò, abbassò il capo guardando le proprie
scarpe.
“Un vero uomo ha una sputafuoco che il diavolo ci metterebbe
l'anima” rispose Creed. Si avvicinò a Sharon, la
sollevò per i fianchi e la baciò. La bionda
ricambiò infilandogli la lingua tra le labbra. Steve si
avvicinò a Peggy.
“Volete che vi aiutiamo a sgomberare il campo?”
domandò gentilmente. Intorno agli occhi azzurri aveva delle
occhiaie violacee. James si avvicinò a Peggy, le prese un
accendino nascosto nel reggiseno e si accese la sigaretta, portandosela
alle labbra. Thor li superò in corsa, tenendo la mano sopra
l'asciugamano e girò l'angolo. Phill diede una gomitata a
Clint, lui abbassò le braccia continuando a sorridere
ampiamente verso Natasha. Lei si sistemò una ciocca rossa
dietro l'orecchio, entrò nello spogliatoio seguita da
Pepper. Beth si avvicinò a Bruce, gli sorrise e
arrossì.
“Hai visto Bucky?” chiese. Darcy
saltellò vicino a Beth, le afferrò il braccio e
la tirò.
“Vieni, è ancora in doccia insieme a
Sam!” trillò.
“Ragazze, ordine!“ strillò Maria Hill.
Tony ridacchiò, afferrò l'accendino dalle mani di
Logan e se lo mise in tasca. Peggy sfregò i denti tra loro,
soffiò e si mise dietro Ororo.
“Phil, Clint, aiutate la professoressa Hill a pulire. Le
ragazze devono allenarsi!” ordinò Steven. Thor
tornò dimenando le braccia.
“Loki ci viene a vedere la partita!”
gridò.
“Pretendo ordine nei corridoi!” gridò il
professor Erik. Thor avvampò, ridacchiò e si
passò la mano tra i capelli biondi.
“Stark, il professor Xavier vuole vedere i tuoi droni
dopo” sibilò il professore.
“Non importunare i miei allievi nel mio territorio”
urlò il professor Nicholas Fury uscendo dagli spogliatoi.
Tony strinse i capelli di Logan, sogghignò e
inclinò il capo all'indietro.
“Me l'ha detto ieri, mentre gli davo ripetizioni di
trigonometria!” urlò. Maria Hill spinse le ragazze
verso lo spogliatoio, Beth salutò Bruce con la mano e lui
avvampò guardando in terra. Clint sbuffò,
afferrò il gomito di Coulson e lo tirò.
“Andiamo via, prima che Fury ci faccia attraversare un campo
minato” sussurrò. Coulson annuì
seguendolo verso il campo, Tony sospirò.
“Ma
come, lo spettacolo è già finito?”
domandò. Si voltò osservando Victor strusciarsi
contro Sharon aderendo al muro, sogghignò e tirò
un colpetto con il tallone al fianco di Logan.
“Tuo fratello ci da dentro, eh”.
“Stark, domani voglio vederti all'allenamento!”
gridò Steven. Raggiunse Tony e lo indicò con
l'indice. James aspirò sentendo il sapore acre della
sigaretta e le narici bruciare. Thor si avvicinò a Bruce.
“È vero che tu e Clint vi siete baciati
ieri?” domandò.
“Sono i miei ragazzi ed è mio compito come
coordinatore occuparmene!” tuonò il professor
Erik.
“I tuoi stupidi studi gli tolgono tempo agli
allenamenti!” gridò l'altro insegnante. Tony
roteò gli occhi, girò il capo senza togliere le
mani dai capelli di Logan e sogghignò.
“Solo se non sarò convocato per cose molto
più importanti dello stupido football” rispose.
Bucky e Sam uscirono dal corridoio ridendo, il primo aveva un
succhiotto grande un pugno sulla clavicola lasciata scoperta dalla
maglia e il secondo aveva i segni di unghie sul braccio. Guardarono
Victor con Sharon, si diedero un paio di gomitate e passarono dietro a
Steve. Gli diedero ognuno una pacca sul sedere e avanzarono lungo il
corridoio. Tony rise, scosse il capo e sbuffò.
“Se non hai notato, Capitano, devo consegnare dei droni al
professore di fisica; io”. Steven si voltò di
scatto e afferrò per i baveri delle magliette Sam e Bucky.
Gli fece fare a testate e ringhiò.
“Voi due, subito dalla professoressa Raven se non volete che
vi butti fuori dalla squadra!” strepitò. Si
girò verso Tony e digrignò i denti.
“Sei nella squadra, ricordatelo!” ruggì.
“Mi chiedo cosa sia passato per la testa al preside Pierce
quando ha reso capitano della squadra uno che studia arte”
bisbigliò Logan a Tony.
“Ah, ah, ancora Victor” gemette Sharon dietro di
loro. Bucky e Sam sbuffarono, camminarono fino a Fury e gli fecero il
saluto militare. Fury annuì, indicò il corridoio
e i due corsero via ridendo. Bruce avvampò,
annuì, negò e andò fino a Erik.
“Scusate, io ho lezione” sussurrò.
Sparì dietro il coordinatore, Tony diede un paio di pacche
sulla testa di Logan e fece l'occhiolino a Steve, sogghignando.
“Scommetto che si è comprato i favori del preside,
il nostro aitante giovanotto”. Steven conficcò le
unghie nei palmi.
“Domani ... qui ... all'allenamento”
ringhiò. Il viso gli divenne vermiglio.
“Dieci dollari che è vergine”
sancì Logan. Guardò Steven voltarsi di scatto.
Erik stringeva nella mano la benda di Fury intento a digrignare i denti
gialli.
“Bruce!” tuonò Thor, inseguendo il
compagno.
“Thor, sei nudo!” strillò Steven
correndogli dietro. Si sentirono le risatine delle ragazze in
sottofondo miste ai ringhi dei due insegnanti, Tony scosse il capo e
sogghignò stringendo il braccio scuro di Logan.
“Andata. Non è vergine, ma non ha mai baciato
nessuno” disse.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Nei corridoi ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 Nei corridoi
Loki strinse tre libri contro il petto, ne teneva due con il
mento e altri cinque sotto l'ascella. Camminò verso gli
armadietti, la cartella nera ondeggiava ad ogni passo facendolo piegare
all'indietro. Guardò l'armadietto con gli occhi socchiusi,
allungò un dito verso di esso e due libri caddero in terra.
Loki sospirò, roteò gli occhi e si
chinò; i libri che teneva con il mento caddero a loro volta.
Thor lo raggiunse, s'inginocchiò e gliene prese uno. Lo mise
sopra un altro e li sollevò.
“Sei gracilino” lo punzecchiò.
Tirò fuori una rosa appassita dalla tasca dal gambo senza
spine ingiallito e piegato. Gli aprì uno dei libri e ci mise
il fiore.
“Non vedo figure” borbottò. Loki
sospirò, aprì l'armadietto e ci mise i libri.
Afferrò quelli che teneva Thor e li mise apposto.
“È un libro universitario. Non ci sono
figure” rispose, con tono secco. Thor si passò la
mano tra la barba rada dorata e gli fece l'occhiolino.
“Sono belle le loro rilegature”
sussurrò. Tirò una pacca sulla spalla di Loki
facendolo cadere a terra e sgranò gli occhi.
“Oh ... oh ... scusa!” strepitò. Sam
dietro di loro aprì il suo armadietto, ne tirò
fuori un libro giallo canarino.
“La tuta! Ho la tuta vecchia del capitano!” si
sentì strillare Phil.
“Che schifo!” si lamentò Ororo. Elektra
Nachos passò di fianco a Thor tenendo la mano sulla borsa a
tracolla verde acido da cui fuoriusciva un quaderno rosa. Loki
roteò gli occhi stringendo le labbra, si rizzò e
si passò le mani sulla maglia sospirando.
“Smettila di urlarlo, Phil!” si sentì
gridare Clint.
“Elektra! Aspetta, abbiamo lezione insieme!”
urlò Natasha. Loki sospirò, si mise una ciocca di
capelli neri dietro l'orecchio, afferrò altri due libri e lo
strinse al petto.
“Grazie del fiore. Ma se prendo meno di ventotto, non vengo
lo stesso”.
“In classe, ragazzi!” urlò Maria Hill.
Thor si grattò il mento e sporse il labbro inferiore.
Osservò l'eyeliner sotto gli occhi di Loki e si
rifletté nelle sue iridi verdi.
“Tu in letteratura prendi sempre il massimo. In ogni caso
sarà sabato sera di settimana prossima alle nove”
borbottò. Loki sospirò, vide Bucky correre nel
corridoio dirigendosi verso Beth, scosse il capo roteando gli occhi
verdi. “Ho l'esame sulle maggiori novelle europee, non ce la
farò mai” si lamentò. Spostò
il peso da un piede all'altro. “Inoltre alle nove di sera
c'è già il coprifuoco, non voglio
infrangerlo”.
“Il campo è dentro la scuola. Lo sai che fuori non
possiamo uscire” spiegò Thor. Dall'aula dietro di
lui uscì Matt Murdock, ticchettando con il bastone davanti a
lui. Gli occhiali da sole a specchio riflettevano la luce del sole che
entrava dalle finestre.
“Vedo che c'è movimento” disse ironico.
Jane Foster lo raggiunse, gli diede la mano.
“Ti accompagno io, Matt” disse gentilmente. Loki
chiuse l'armadietto, sospirò.
“I professori sono molto severi, di solito non vogliono che
andiamo fuori dai corridoi oltre le otto di sera”. Thor
annuì e si massaggiò il collo.
“È così che hanno espulso
Ward” rispose. Loki sospirò, fece due passi di
lato.
“Già. Hanno espulso anche May perché
aveva un lavoretto dopo le prove da cheerleders” disse. Vide
alcuni ragazzi correre con i libri in mano, si morse il labbro.
“Ora ho lezione, la lettura rinascimentale non
aspetta”. Thor annuì e si batté un
pugno sul petto.
“Ci si becca!” lo salutò.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Ricatto ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.3 Ricatto
Victor Van Doom si tolse gli occhiali e li mise nella tasca della
giacca nera. Si pulì le mani sporche di gesso in una pezza
di lino. Si voltò guardando la porta aprirsi.
“La lezione è finita” disse affabile.
Tony si chiuse la porta alle spalle, sorrise piegando il capo di lato e
inarcò un sopracciglio.
“Ma
come, mi caccia via così?” si lamentò,
con tono scherzoso. Le guance ossute del professore divennero rosate e
il resto del viso grigiastro.
“Tony non è consigliabile una tua visita ...
personale a quest'ora” sussurrò con voce roca.
Accavallò le gambe e guardò Tony avvicinarsi alla
cattedra. Si appoggiò allo schienale della sua poltrona nera
e osservò Tony sedersi sulla cattedra. Tony
allargò le gambe, si piegò in avanti e
sogghignò.
“Guardi che se ha già un appuntamento con il
professor Luthor non si deve preoccupare. Le cose a tre sono molto
meglio delle solite”. Victor deglutì a vuoto un
paio di volte e si passò la mano tra i capelli neri.
“Non ci dobbiamo vedere e come sempre ti sono molto grato del
fatto che tu non abbia rivelato il piccolo segreto
della nostra relazione” sussurrò con voce roca. Le
iridi blu gli divennero liquide e si leccò ripetutamente le
labbra. Tony ridacchiò, scese dalla cattedra sedendosi a
cavalcioni sulle gambe del professore, socchiuse gli occhi castano
scuro.
“Così può avere una relazione con uno
studente senza sentirsi in colpa perché, tecnicamente,
è sotto ricatto” disse. Poggiò le mani
sulle spalle di Victor, si leccò le labbra e
strusciò sulle gambe del maggiore avvicinandosi al suo
bacino.
“Ho bisogno di un altro piccolo favore da lei,
professore” sussurrò roco. Victor gemette
ripetutamente e socchiuse le labbra, lasciando abbandonate le braccia.
“Cosa vuoi?” domandò e la voce gli
tremò. Tony scese con le mani lungo la camicia del
professore, infilò i palmi sotto il tessuto toccando la
pelle e si leccò le labbra. “Purtroppo tra tre ore
devo essere fuori da questo carcere di lusso, ed ho bisogno del
permesso firmato” mormorò, con tono seducente.
Raggiunse il cavallo dei pantaloni di Victor, si mosse in tondo su di
esso.
“Io non potrei ... è contro le regole
...” biascicò l'insegnante. Sentì il
membro bruciargli e ansimò, la gola gli diede delle fitte.
Le orecchie gli diventarono bollenti e boccheggiò.
“Va ... va bene, dammi ... il ... il foglio”
balbettò. Tony scivolò lungo le gambe del
professore, si mise in ginocchio e gli aprì i pantaloni.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans un blocco note con
attaccata una penna e lo porse verso l'adulto; passandogli la mano
libera sui boxer tesi. Con la mano tremante l'insegnante prese il block
notes e la penna. La aprì gemendo rumorosamente e scrisse la
propria firma. Strinse gli occhi e si sporse in avanti.
“Ti prego” mormorò.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Cameriere ***
Cap.4
Cameriere
La limousine parcheggiò davanti ad un locale.
Howard
scese dalla macchina,
fece il giro e aprì alla moglie. Lei scese, Tony la
seguì e scrollò le spalle
sogghignando.
Obadieh scese per ultimo dall'auto, chiuse le portiere e mise l'allarme.
“Pensavo
che a scuola fosse
proibito uscire” disse Maria. Guardando camerieri servire ai
tavoli all’esterno.
“Uno
dei miei professori è
stato disponibile a darmi un permesso speciale” rispose Tony.
Un
ennesimo cameriere si
avvicinò ad una donna seduta a tre tavoli da loro.
“Bentornata padrona” salutò
con accento italiano. Si piegò in avanti tenendo il capo
chino, facendo
ondeggiare una ciocca bionda.
“Oggi compi vent'anni, Tony. Non pensare alla scuola, hai dei
regali da
riscuotere” disse Obadieh con tono dolce.
Tony
annuì, i genitori si
voltarono e Maria sorrise indicandogli le porte del locale.
“È il più In
della città, tesoro.
Puoi prendere tutto quello che vuoi e dopo chiederci un regalo
ciascuno”.
Howard
sbuffò, roteò gli
occhi e annuì.
“Qualcosa di utile, non come l'anno scorso”.
Aggiunse, duro.
Johann
Schmidt avanzò,
sorrise e allargò le braccia.
“Signor Stark, la attendevo” disse.
Abbassò il capo e le iridi blu intenso gli
brillarono.
Tony
strinse le labbra,
strusciò un piede in terra e Obadieh gli sorrise chinandosi
in avanti, e socchiuse
gli occhi.
“Non farti spaventare, sei grande”
sussurrò.
Tony
roteò gli occhi
sogghignando, Maria porse la mano a Johann e sorrise.
“Vogliamo festeggiare i vent'anni di Tony”
spiegò.
Howard
annuì, e schioccò la
lingua.
“Solo il meglio. Non badiamo a spese, quindi porta a mio
figlio tutto quello
che chiede”.
Schmidt
abbassò le braccia e
annuì.
“Certamente” li rassicurò. Si
spostò mettendosi lateralmente e gli indicò
l'ingresso.
I
quattro entrarono seguendo
l'uomo, Tony infilò le mani in tasca e socchiuse gli occhi
guardando i tavoli
che li circondavano; l'odore di cibo misto a quello di chiuso gli
faceva
pizzicare le narici.
< L'anno scorso con quello che ho chiesto sono riuscito ad
ottenere James e
Victor, la villa a Malibù, e di rimanere lontano da casa
anche in estate.
Vediamo con cosa vogliamo giocare per questi vent'anni > si
disse.
Maria
si sedette, sorrise e
poggiò la borsa verde acido sulle gambe.
“I tuoi compagni ti hanno già fatto dei
regali?” domandò.
Howard
si mise accanto a
lei, aprì il menù e socchiuse gli occhi scuri.
“Sono quasi tutti di famiglie importanti, sarebbe
sconveniente il contrario” si
lamentò.
Steve
raggiunse il loro
tavolo con un vassoio d'argento. Lo mise al centro del tavolo. Sopra di
esso
c'era un melone bianco lavorato a forma di statuetta di donna con i
vestiti di
prosciutto crudo.
“Cosa desiderate?” domandò atono. Teneva
un fazzoletto bianco sul braccio.
Tony
alzò il capo, guardò
Steve e batté le palpebre.
Obadieh
lo fissò, sogghignò
e gli diede un paio di colpetti.
“Hai scelto il regalo che devo farti io, eh?”
chiese.
Howard
scrisse su un
blocchetto una serie di pietanze, diede l'oggetto a Maria e la donna
sorrise.
Prese una banconota da venti dollari, la legò attorno al
blocco e la porse al
ragazzo.
Howard
si sistemò la
cravatta.
“Non parlare di certi affari ad alta voce, Stane”
rimproverò.
Tony
sfilò il vestito di
fette di prosciutto dalla statua, se ne mise una fetta in bocca e la
mordicchio
deglutendo ripetutamente.
< Obi è perfettamente in grado di trovare il modo di
regalare le persone, ci
mancherebbe solo pensi io sia interessato a Mr. Perfettino >
pensò.
Steven
lo vide e impallidì.
S'irrigidì, sgranò gli occhi e
indietreggiò. Strinse a sé il blocchetto ed
annuì.
“Glieli porto subito, padrone” disse.
Piegò il capo e si voltò, avanzando verso
la cucina.
< È finita! Tra tutti proprio Stark, mi
farà espellere > pensò.
“Padrone” sussurrò Tony.
Howard
si tolse la giacca,
la appese alla sedia e si sporse in avanti.
“Hai già i tuoi seguaci a scuola” disse
atono.
Maria
ridacchiò, appese la
borsetta e staccò un braccio alla scultura, mordendo il
melone.
“Oh, andiamo, tesoro. Tony ha bisogno di nuovi giocattoli,
ogni tanto”. Stane
prese il bicchiere e lo ticchettò contro il tavolo.
“I
giovani hanno bisogno di
più cose di noi grandi, Howard”.
Howard
sospirò, scosse il
capo.
“Ragazzo mio, devi imparare a conquistare le persone in modo
che ti siano
fedeli da solo” lo rimproverò.
Tony
strinse le labbra, si
voltò guardando tra i tavoli e sospirò.
< Meno male che da domani avrò un nuovo svago
> pensò.
“Tu chi sei?” domandò una donna alle sue
spalle ad un ragazzino. Si leccò le
labbra e assottigliò gli occhi.
“Luca, signora” rispose.
La
donna mise la mano sul
fianco.
“Di solito mi serve Stefano, ma vedi di sbrigarti. Voglio un
caffé nero” si
lamentò.
“Inoltre, padrone è così volgare. Mio
signore è molto meglio” disse Maria, con
tono cinguettante.
“Sai come sono i ragazzi, preferiscono i servilismi
diretti” ribatté Obadieh,
con tono scherzoso.
Tony
roteò gli occhi,
sospirò e cercò Steven con lo sguardo,
intravedendolo chinato verso un tavolo a
cinque dal loro.
“Se volete altro padroni” disse.
Un
bambino gli versò in
testa il gelato e ridacchiò.
Steve
piegò di più il capo e
tossì.
“Vogliamo dell'altro gelato” disse il padre.
Steve
prese il tovagliolo al
suo braccio e si pulì.
“Immediatamente, padroni” disse. Si
voltò e si diresse a passo di marcia verso
la cucina. Ne uscì con un carrello, raggiunse il tavolo
degli Stark. Prese dal
carrello una ciotola di metallo e con un forchettone
recuperò dal suo interno dei
ravioli alla zucca, mettendoli nei vari piatti. Il fumo si alzava dalle
portate.
“Padrone, dovrete attendere per il secondo primo ancora un
po'”. Si scusò
gentilmente con Howard.
Howard
strinse le labbra,
annuì e prese il tovagliolo, avvolgendolo attorno alla
forchetta.
Maria
sorrise.
“Cerca di fare presto, caro. Nostro figlio domani ha
scuola” spiegò. Tony
guardò Steve, ne fissò gli occhi azzurri e
ghignò.
“Già. È un miracolo che io sia fuori,
visto che alla mia scuola è vietato
uscire senza permesso”.
Obadieh
gli diede un paio di
pacche sulla spalla.
“Ma il nostro ragazzo
è abbastanza
bravo da farseli dare!” esclamò. Howard prese
alcuni ravioli, inspirò.
“Spero lo sia abbastanza da guadagnarci”.
Steven
avvertì una fitta al
petto e annuì.
“Volerò padrone” promise. Si
girò, con il carrello raggiunse l'altro tavolo e
prese la coppa di gelato, mettendola davanti al bambino. Raggiunse un
altro
invitato ancora mettendogli davanti un piatto con delle fettine di
carne. Si
girò e si mise a correre verso la cucina.
Tony
lo fissò allontanarsi.
Sogghignò guardandolo andarsene, si rilassò
contro la sedia e osservò i piatti.
< Così ecco il punto debole di Mr. Perfettino
> pensò. Socchiuse gli
occhi, accavallò le gambe e prese a mangiare.
< Domani mi divertirò un mondo >.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Il signore dei ricatti ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.5 Tony: il signore dei ricatti
Tony avanzò nel cortile, vide Pepper e Natasha nascoste
vicino ad un albero; passò accanto alle due e sporse il capo.
"Ehi, Pep! Come va a casa?" chiese.
Pepper rizzò il capo, si morse il labbro e si
passò la mano sulla gonna socchiudendo gli occhi.
"Bene, grazie. E tu?".
Tony le fece l'occhiolino.
"Alla grande, anche se mio padre vuole che tutte le famiglie facoltose
del reame mi facciano un regalo".
Pepper ridacchiò nervosamente stringendo la mano di Natasha,
annuì.
"Lo dirò a mio padre".
Natasha guardò Tony, socchiuse le iridi ghiaccio.
"La stessa storia tutti gli anni?" domandò.
Tony si sporse in avanti, le iridi castano scuro brillarono.
"Perché, hai cambiato hobby; per caso?".
Natasha guardò verso Elektra, sospirò e scosse il
capo. Tony salutò con la mano, continuò a
camminare. Jane e Darcy lo salutarono, lui fece l'occhiolino e
schioccò la lingua.
"Il professor Erik vi cercava in aula di astronomia, signore" disse.
Le due arrossirono, corsero via e Clint ridacchiò. Tony
alzò il capo osservando il ragazzo accovacciato sul ramo di
un albero, ghignò.
"Guarda che Coulson invece stava andando alla caccia del suo amato
Capitano" disse.
Clint s'irrigidì, saltò giù
dall'albero e corse via. Sam si sporse da oltre una fontana.
"Ma fai correre sempre via tutti?" domandò urlando.
Tony rise, passò tra un gruppo di persone e si
avvicinò alle aiuole che circondavano la fontana.
"Soprattutto a te e Bucky piace correre insieme" rispose, con tono
sarcastico.
Bucky alzò la testa dalla fontana, tossì sputando
acqua e Beth gli diede qualche pacca sulla spalla, le guance della
ragazza erano rosse. Tony le fece l'occhiolino, indicò con
il capo Bruce seduto su una panchina e si piegò in avanti.
"Tuo padre passa settimana prossima, vero?" domandò.
Beth si morse il labbro, annuì.
"Con il tuo regalo".
Tony sgranò gli occhi, si portò una mano al petto.
"Ohw. Siete tutti così premurosi. Papà ne
sarà entusiasta" disse.
Fece l'occhiolino allontanandosi, diede due pacche sulla spalla di
Bruce e continuò a camminare fino a Loki, si
chinò.
"E tu che fai qui?".
Loki alzò il capo, inarcò un sopracciglio e
sospirò.
"Una pausa dallo studio. Spero tu abbia ricevuto i miei auguri per
ieri".
Tony si leccò le labbra.
"Speravo di riceverli 'sta sera".
Loki si sporse in avanti, allungò le labbra socchiudendo gli
occhi.
"Ovviamente non ci siamo visti" mormorò.
Tony ridacchiò, gli diede un bacio sulla fronte.
"Nessuno ti ha mai visto" dichiarò.
Si voltò e continuò ad avanzare, un gruppetto di
ragazzi lo salutarono e delle ragazze sospirarono indicandolo,
intravide Steve e sogghignò raggiungendolo.
"Eccolo, il nostro Capitano!".
Steven incassò il capo tra le spalle e delineò un
cerchio sul foglio.
"Stark" ringhiò.
Tony sogghignò, si fece scivolare lo zaino sulla spalla e lo
aprì tirando fuori una lattina.
"Vuoi? E' solo aranciata, nemmeno tu dovresti riuscire ad ubriacarti
con questa" disse, con tono sarcastico.
Steven gli diede le spalle e trasformò la sfera in una
palla. Tony si sporse sulle punte, gli poggiò il capo sulla
spalla e osservò la palla.
"Sai, ieri casualmente ho fatto il famoso video del compleanno e,
indovina? Sei finito sullo schermo. Bella roba, eh?".
Tony guardò l'animaletto, inarcò un sopracciglio.
"Carina. Ne voglio una fatta con l'anguria, il melone mi fa schifo come
frutto" disse.
Roteò gli occhi, si scostò da Steve e
incrociò le braccia.
"Divertirmi un po'. Non voglio farti espellere, né rovinarti
la vita. Solo giocare".
"Te ne faccio quanto vuoi, se non mi denunci" sussurrò
Steven.
Sentì gli occhi pizzicare. Tony sporse il capo, si
leccò le labbra e sorrise.
"Non fare quella faccia. Potresti perfino imparare il significato della
parola 'piacevole', Capitano".
Steven avvampò e socchiuse le gambe. Thor gli
passò davanti correndo, dimenando lo zaino sopra il capo.
Tony osservò Thor correre, sogghignò e scosse il
capo tornando ad osservare Steve. Si sporse in avanti, socchiuse gli
occhi.
"Capisco di essere irresistibile, ma non serve aprirmi le gambe davanti
a tutti; tesoro".
Rogers strinse le gambe e si mise in piedi.
"Ho solo paura mi cadano i fogli" sibilò.
Tony ridacchiò, si sporse schioccandogli un bacio sulla
fronte e indietreggiò.
"Consegnami il tuo orario di lezioni, dopo gli allenamenti, alle docce"
ordinò.
Gli fece l'occhiolino, sogghignò.
"Chissà che nel frattempo io non scopra qualcosa di
più succulento su di te e la tua attività
illegale" sussurrò.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Summer time ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.6 Summer time
Tony appoggiò il gomito contro lo sportello e socchiuse gli
occhi. Il suo riflesso si rifletteva nei vetri oscurati. Socchiuse gli
occhi e sbadigliò. Sentiva il rumore del motore della
macchina.
“Perciò posso dire agli altri che sei un
cameriere?” domandò Tony. Steve sbatté
un piede per terra, gonfiando i muscoli del petto.
“Hai promesso di non dirlo” sibilò. Tony
avanzò, schivò una panca e proseguì
ghignando. Steve cercò di colpirlo con un pugno al viso.
Tony si abbassò schivandolo, con una spallata lo spinse
contro il muro e alzò il capo. Sorrise e socchiuse gli
occhi.
“Non lo direi. Sei il mio cameriere personale”
sussurrò. Si spostò evitando una testata del
biondo. Tony si leccò le labbra e sorrise, ticchettando le
dita scure sulla guancia.
“I signori Logan e Creed l'aspettano nel salotto,
signorino” disse Jarvis. Lanciò un'occhiata alle
proprie spalle osservando il ragazzo poggiato allo schienale della
macchina con le gambe allargate. Tony aggrottò le
sopracciglia corrucciando la fronte.
“Bene. Forse dopo un mese di ricerca avranno informazioni
più affidabili” disse. Jarvis svoltò un
angolo, rallentò e socchiuse gli occhi accentuando le rughe
agli angoli.
“Anche quest'estate le faranno visita studenti e professori
per evitare che lei utilizzi i loro segreti in modo improprio,
signorino?” chiese. Tony ridacchiò,
roteò gli occhi e mosse una mano in aria.
“È solo un hobby come un altro” disse.
Alzò le spalle, guardò fuori dalla finestra e
strinse le labbra intravedendo il cancello del proprio giardino.
“Non c'è molta differenza con i divertimenti che
hanno mamma e papà”. Aggiunse. Jarvis fece entrare
la macchina nel cortile, parcheggiò davanti al portone e
scese aprendo la portiera. Tony raggiunse la porta, Jarvis
l'aprì e il ragazzino entrò. Salì le
scale, percorse i corridoi raggiungendo camera sua e si chiuse dentro.
Si spogliò, infilò un paio di pantaloni da
ginnastica e una maglia dei Black Sabbath senza maniche, scese le scale
a piedi nudi arrivando nella sala da pranzo; la sua cartella era
poggiata vicino alla sua sedia. Maria sorrise, si sistemò la
collana di perle e socchiuse gli occhi.
“Anche quest'anno hai dato tutti gli esami,
tesoro?”. Tony si sedette, strinse le labbra.
“Tutti trenta e lode, mamma”. Howard si
tamponò la bocca con il fazzoletto, espirò e
guardò il figlio.
“Speravo tu riuscissi a laurearti prima degli
altri” disse. Maria allungò la mano,
toccò quella del marito.
“Andiamo, tesoro. In fondo quest'anno anche noi abbiamo avuto
impegni”. Tony sogghignò, allargò le
gambe e osservò una cameriera poggiare dei piatti sul
tavolo; rilassò le spalle.
“Già. Quest'anno niente regalo, per i vostri
impegni”. Howard ritirò la mano,
afferrò la forchetta e sospirò.
“Quest'anno il mercato di schiavi si teneva in un periodo di
attività troppo intensa”. Maria si tolse una
ciocca di capelli da davanti al volto rigirandola tra le dita.
“Inoltre, tesoro, non credi che i giocattoli che ti ha
comprato Obi l'anno scorso siano già abbastanza complicati
da gestire?”. Tony inarcò un sopracciglio, si
avvicinò il dolce mettendo il piattino sul proprio piatto.
“Ti hanno di nuovo rovinato il pavimento?” chiese.
Howard tagliò la bistecca in cubetti, arricciò il
naso.
“Sono gestibili solo finché sei a meno di cinque
metri di distanza” disse atono. Maria sospirò, si
morse il labbro.
“Temo per te, tesoro” mormorò. Tony
sbuffò, si alzò dal tavolo.
“Non preoccuparti, mamma. Me la cavo da solo”.
Howard alzò il capo, guardò il dolce intoccato
nel piatto del figlio e socchiuse gli occhi. Tony lo fissò,
sogghignò e si infilò le mani in tasca.
“Scusate, tornerò a frequentare gente della mia
stessa risma” sibilò. Maria guardò i
vestiti del figlio, mugolò e scosse il capo.
“Diventerai un ragazzaccio. Ti portano su una brutta strada.
Devi gestirli, non farti condizionare” sussurrò.
Tony guardò i genitori, affondò le mani nelle
tasche e si voltò allontanandosi dal tavolo.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Tessera fedeltà ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.7 Tessera fedeltà
Steve
deglutì a vuoto. Strinse il vassoio argentato al petto e
sorrise.
“Bentornato
padrone” salutò. Si piegò in avanti e
le orecchie da gatto di
stoffa sul suo cerchietto di piegarono in avanti. Si rizzò e
allungò un
braccio. La mano era coperta da un guanto candido.
“Si
accomodi pure” sussurrò. Tony si
avvicinò a lui e gli guardò la coda.
“Ti
dona, micetto perfettino” sussurrò. Steve
digrignò i denti, continuando
a sorridere.
“Ti
ammasserò”
sibilò tra i
denti. Tony ridacchiò, grattandosi il pizzetto.
“Allora
… Stefano, giusto? Sei uno di quelli difficili vero?
Che però restano fedeli a un solo padrone quando lo
trovano” sussurrò. Steve
abbassò il vassoio e chiuse gli occhi. Le guance gli
divennero rosee. La luce
della lampada si rifletteva nei bottoni della sua giacca nera da
cameriere.
“Per il momento
è lei il mio padrone. Come posso servirla?
Cosa le porto del menù?” domandò. Tony
socchiuse gli occhi e incrociò le
braccia.
“Hai un grosso
ematoma sul collo. Ne hai anche sul corpo?”
domandò. Steve impallidì e accentuò il
sorriso.
“Questo micetto
è sbadato, padrone” si scusò.
Dimenò i
glutei facendo oscillare la coda finta di gatto, legata con una cintura
alla
vita. Tony si appoggiò con i gomiti sul tavolo.
“Portami due
hamburger” ordinò. Steve afferrò il
vassoio e
lo strinse a sé.
“Le
porterò i nostri samurai di carne, signore” disse.
Si
voltò e si diresse verso la cucina. Si fermò a
prendere il piatto sporco di
un’anziana. Tony corrugò la fronte e
abbassò lo sguardo.
“Per
ora abbiamo
scoperto poco sul suo conto. Semplicemente il ragazzo è
finito spesso in
ospedale” disse Logan.
“E
non ce l’ho mandato
io” brontolò Victor. Tony ridacchiò e
si portò il bicchiere alle labbra,
sorseggiò il liquore ambrato contenuto.
“Ragazzo?
Logan,
ricordati che parliamo di Mr. Perfettino” ribatté.
James ridacchiò e si sedette
su una scrivania.
“In
ogni caso
risultano sue cartelle cliniche con evidenti segni di abusi da quando
era
bambino” spiegò.
“E
poco, ma sicuro, il
proprietario del locale è un pezzo grosso della mafia
russa”. S’intromise il
fratello maggiore.
“Ecco a lei
padrone” disse Steve. Tony sbatté un paio di
volte gli occhi e abbassò il capo. Osservò il
sangue dentro il suo piatto. Due
hamburger con la forma di persone mascherate erano infilzati da due
katana
fatte di stuzzicadenti. Tony prese coltello e forchetta e lo
tagliò. Osservò
una ragazza arrossire guardando i glutei di Steve. Lei e una giovane
seduta al
suo fianco ridacchiarono. La vide gettare a terra la forchetta. Steve
si voltò
sentendo il tintinnio sopra il brusio di voci. La prese e le due
ragazze risero
più forte, i loro visi divennero di un vermiglio
più acceso.
“Ve ne porto
subito un’altra” disse Steve rizzandosi. Si
diresse verso la cucina. Tony si mise il pezzo di carne in bocca e
masticò.
< Quelle due me le
sono già fatte o sbaglio? > si
domandò. Guardò una delle due tirare fuori una
tessera rossa e la mostrò
all’amica.
“Ancora tre
punti e avrò diritto alla foto” si
vantò.
“Anche tu hai la
tessera fedeltà?” domandò
l’altra. Tony si
portò alla bocca un altro pezzo di carne. Sentiva il sapore
metallico del
sangue in bocca. Prese con le dita le katane di stuzzicadenti e le mise
sopra
un fazzolettino di carta. Guardò Steven uscire, mettere una
forchetta sul
tavolo delle due giovani.
“Ecco a lei,
padrona” disse. Raggiunse il tavolo successivo
e vi adagiò una brocca d’acqua con dipinte delle
rose rosse.
“Tenga
padrone”. Si rivolse a un uomo di mezza età con
gentilezza.
“Stefano!”
chiamò. Steven si voltò di scatto e corse fino a
lui.
“Sì,
padrone?” domandò. Unì le mani e
socchiuse gli occhi.
Tony ghignò vedendo un rivolo di sudore colare dal suo mento
lungo il suo
collo, finendo nel colletto.
“Vorrei la
tessera fedeltà. Possibilmente quella che fa
avere divertenti premi fedeltà da te”
sussurrò. Steve deglutì e accentuò il
sorriso.
“Certamente
padrone” disse. Mise la mano nella tasca davanti
della giacca da cameriere e tirò fuori una ventina di
tessere rosse tenute
insieme da un elastico giallo. Prese la prima, rimise le altre nella
tasca e si
piegò. Allungò la mano porgendo la tessera. Tony
ridacchiò vedendo raffigurato
uno Steve ragazzino con delle orecchie da coniglio azzurre sul capo,
attaccate
a un cerchietto.
“Non sei troppo
grande per essere un coniglio?” domandò.
Prese la tessera, alzò lo sguardo e vide Steve arrossire e
le iridi color
nocciola gli brillarono.
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Capitolo 8 *** Cap.8 I mille volti di un cameriere ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.8 I mille volti di un cameriere
Steve sgranò
gli occhi vedendo Tony entrare.
< E’ di
nuovo qui? E’ la seconda volta! Oh no, vuole
diventare un cliente abituale per deridermi, è la fine
>pensò. Lo guardò
sedersi al tavolo e dimenare la mano.
“Ehy Stefano,
vieni qui!” lo chiamò. Steve raggiunse il suo
tavolo e il suo sorriso tremò.
“Mi fa felice
che sia tornato, padrone” disse.
“Mi concederesti
qualche minuto del tuo tempo?” domandò
Stark. Abbassò gli occhiali da sole e ghignò.
Steve strinse un pugno
conficcando le unghie nella carne e lo nascose dietro le spalle.
“Io le darei
tutto il tempo del mondo, ma voglio che ognuno
sia felice qui. Devo rendere contento ogni cliente”
sussurrò. Una ragazza gli
passò accanto portando un vassoio con sopra del the freddo.
“Come lo
desiderate
principesse?”. “Sì, mia
signora”.
“Signorina, ne vuole ancora?”. Tony
ascoltò le voci di altri camerieri
accavallarsi.
< Perciò
possono variare appellativo, interessante >
rifletté. Tony si sporse in avanti, infilò una
mano nella tasca dei pantaloni
della tuta. Ne tirò fuori un rotolo di soldi e li
appoggiò sul tavolo.
“Questi bastano
ad avere tutta la felicità per me?”
chiese.
Steve unì le
mani sul petto e annuì, piegandosi
in avanti.
“Siete troppo
buono, padrone” sussurrò. Tony allungò
le
gambe sotto il tavolo.
“Questa cosa del
padrone è un po’ troppo abusata. Sai fare
di meglio?” domandò. Steve sentì la
tempia pulsare e la fronte gli divenne
madida di sudore.
< Io lo strangolo
> pensò. Si rialzò e sorrise,
piegando di lato il capo.
“Cosa
desidera?” domandò. Guardò le iridi
color cioccolato
di Tony e avvampò.
“Hai altri
appellativi? Sai, questi iniziano a stancare, Sanji”
disse sprezzante Stark.
Steve raggiunse il tavolo
e vi
appoggiò il vassoio. Si
morse le labbra fino a farle diventare rosse e indietreggiò,
mantenendo il
rossore al volto. Sgranò gli occhi e li rese liquidi. Il
ciuffo biondo cenere
gli oscillò davanti al viso. Si portò
l’indice alle labbra e le socchiuse.
“Mi chiedo
cos’abbia trattenuto fratellone
così a lungo”. Unì
le mani e socchiuse gli occhi.
“Però
adesso è ritornato” sussurrò. Si
piegò in avanti,
chiuse gli occhi e allargò il sorriso.
“Bentornato mio
fratellone adorato. Cosa desideri?” domandò
dolcemente.
Tony afferrò
una forchetta e la fece oscillare.
“Tutto qui?
Davvero a qualcuno piace questa farsa?” domandò.
Inarcò un sopracciglio e negò il capo.
< Dannato moccioso
viziato, io la forchetta te la pianto
nella gola > pensò Steve.
“Per ora portami
un caffè, così puoi lavorarci”
spiegò Tony.
Steve annuì.
“Certo”
disse gentilmente. Si voltò sentendo un tonfo. Tony
mise un piede per terra e corrugò la fronte. Un uomo
pestò ripetutamente un
piatto per terra.
“Avevo detto
calda! Era appena tiepida!” gridò. Un bambino
deglutì e fu scosso da una serie di tremiti.
“Mi perdoni,
padrone” mormorò.
Steve corse in quella
direzione, si mise davanti al bambino e si piegò in avanti.
“La supplico
padrone, lo perdoni” sussurrò. L’uomo lo
afferrò per il colletto e lo sollevò.
“Allora,
vorrà dire che pesterò il tuo di
faccino” ringhiò.
Tony
si alzò da tavola, scattò in avanti e corse fino
a loro.
“Mi perdoni,
quello ‘sta servendo me” sibilò. Lo
sconosciuto
lasciò andare Steve, si voltò verso Tony e
impallidì.
“Sta…
Star…” balbettò. Tony
incrociò le braccia e allungò
una mano verso Steve, questi in ginocchio la afferrò e Tony
lo rimise in piedi.
“Stark,
può superare il trauma, mi creda” lo
incoraggiò.
L’uomo si sedette e boccheggiò. Il bambino
raccolse i cocci. Tony strinse a sé
Steve e lo trascinò fino al proprio tavolo.
“Andiamo
fratellino, possibile che ti cacci sempre nei
guai?” gli domandò.
Steve sentì il
battito cardiaco dell’altro e le orecchie
gli fischiarono.
“Grazie,
fratellone” sussurrò.
Tony lo lasciò
andare e si
sedette nuovamente alla propria sedia.
“Allora, il mio
caffè?” chiese.
Steve sorrise e si
raddrizzò.
“Subito
fratellone!” gridò.
< E’ la
prima volta… che mi viene spontaneo essere
contento > pensò. Si voltò e corse verso
la cucina.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Mafia russa ***
Ringrazio anche solo chi
legge.
Cap.9 Mafia russa
Tony accavallò le gambe, premette l'indice su uno
degli orecchini di Logan facendolo tintinnare e inarcò un
sopracciglio fissando Creed a gattoni sul pavimento.
“Avevate il sospetto che fosse collegato alla mafia russa
venti secoli fa, come avete fatto ad impiegarci così tanto
ad avere la conferma?” si lamentò.
Ticchettò sul tatuaggio al braccio di James,
piegò il capo di lato.
“Insomma, ok che è la mafia, ma pensavo fosse il
vostro campo”. Victor incrociò le braccia e gli
appoggiò la testa di sopra, chiudendo gli occhi.
“Ha potere. Ha comprato praticamente mezza città
tra alberghi, ristoranti e negozi” brontolò. Logan
mise il braccio intorno alle spalle di Tony.
“Si è comprato un sacco di schiavi, quasi tutti i
figli di quelli che ha depredato e ammazzato. Ha la polizia che gli
lecca le scarpe” spiegò. Tony roteò gli
occhi, scosse il capo e poggiò entrambe le gambe in terra.
“Ok, ok. Alla fine l'importante è che l'abbiate
scoperto e che stiate bene” disse. Scrollò le
spalle, poggiò il capo sulla spalla di Logan.
< Papà li ridurrebbe ad amebe, poi li rivenderebbe,
poi chiamerebbe Obi e farebbe comprare tutto il ristorante,
dopodiché si accorderebbe con il proprietario per ridargli
il locale e tenere chi gli interessa > si disse.
Sbuffò ticchettando le dita sul bracciolo.
“Ok. Ho bisogno di un'idea”. Logan si sedette sopra
la scrivania e guardò Tony sedersi sulle sue gambe.
“Un'idea per che cosa?” domandò. Tony
gli strinse le braccia al collo, sogghignò e
piegò il capo.
“Non pensate male, ma voglio comprare quel
ragazzo”. Osservò Victor mettersi a quattro zampe
sporgendo il volto accigliato, il tatuaggio a forma di drago sul collo
risaltava sulla pelle. Logan gli ticchettò sulla testa e
sollevò un sopracciglio.
“Vuoi sostituirci?” chiese. Tony
ridacchiò, gli strofinò il capo sul
gilè di pelle.
“Certo. Proprio per questo lo sto venendo a dire a voi,
conoscendovi da ormai quasi due anni” rispose, con tono
ironico. Soffiò, dondolò ripetutamente le gambe.
“No, certo che no. Voglio solo tenere lui e i suoi segreti
ben stretti”. Logan gli passò la mano tra i
capelli e sorrise a sua volta.
“Soldi e affari. È l'unica lingua che
parla” mormorò. Tony gli sorrise, roteò
gli occhi.
“Praticamente vado a discutere con mio padre versione
russa” scherzò. Guardò Victor seduto
sulle ginocchia, spostò lo sguardo su Logan e
ghignò.
“Dite che se spendo qualche miliardo papà vi
rivende per ripicca?”.
“Qualche miliardo per quel ragazzetto? Secondo me vale cento
dollari” brontolò Logan. Victor si
sdraiò a faccia in su sul pavimento, si tolse un sigaro
dalla tasca e un accendino da un altro.
“Non ci rivenderà, ha troppo paura che tu faccia
qualche invenzione troppo famigerata prima del tempo”
borbottò. Tony diede una pacca dietro al collo di Logan,
saltò giù e passò la mano tra i
capelli di Victor.
“Mi fido di voi, allora!”. Raggiunse il mobile
accanto al divano, afferrò il blocco degli assegni e
falsificò la firma del padre.
“E visto che mi fido, sono sicuro che non mi pedinerete. Non
vorrei che vi inimicaste anche la mafia russa, ragazzi”.
Logan incrociò le braccia e piegò il capo di
lato.
“Non c'è bisogno che ti seguiamo. Se non torni con
il premio entro un'ora veniamo direttamente a recuperarti”
promise. Tony raggiunse la porta, si voltò e fece
l'occhiolino.
“Non è un premio. È il mio regalo di
compleanno”.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Primo incontro ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.10 Primo incontro
"Quindi Stark mi ha comprato?" chiese Steve. Chiuse gli occhi e
corrugò la fronte. Si abbandonò contro il sedile
della macchina, affondandoci.
"Il signorino l'ha desiderata come regalo di compleanno"
spiegò Jarvis, accelerando. Steve si massaggiò le
tempie, socchiuse gli occhi e si voltò, guardando il viale
alberato del vialetto.
"Mi
raccomando comportati bene. E' un amico di famiglia" disse Joseph
Rogers. Si passò la mano nei capelli biondi sollevando il
ciuffo biondo in alto. Con l'altra mano teneva la mano del figlio.
Steve teneva la schiena ritta e il capo alzato. "A me non piace lo zio"
brontolò. Joseph ridacchiò e inarcò un
sopracciglio biondo cenere. "Dobbiamo parlare di lavoro.
Però, nel frattempo puoi giocare con un altro bambino. Suo
figlio dovrebbe avere quasi la tua età" spiegò.
Steve sbuffò e mise la mano in tasca, giocherellando con un
soldatino di plastica verde.
Joseph raggiunse la
porta d'ingresso. Una serie di telecamere si girarono riprendendo la
sua figura. Joseph lasciò andare la mano del figlio che si
mise dietro la sua gamba e bussò.
La porta si
aprì. All'ingresso stava un uomo dal viso allungato, tenendo
gli occhi socchiusi.
"Il signore la aspettava
per l'ora del the, è in anticipo" disse con accento inglese.
Joseph incassò il capo tra le spalle e gli sorrise.
"Mi piace essere in
anticipo piuttosto che in ritardo, Jarvis" spiegò.
Allargò le braccia e aprì le dita.
"Posso entrare lo stesso
o devo aspettare l'ora del the sulla porta?" chiese. Jarvis socchiuse
gli occhi e indietreggiò di un passo, indicando con una mano
un salottino.
"Potete attendere
lì mentre avverto il Sir" spiegò.
Joseph annuì
ed entrò a passi cadenzati. Il figlio cercò di
imitare la cadenza dei passi, rischiò di cadere in avanti,
dimenò le mani e si rizzò. Vide Jarvis guardarlo
sorridendo, arrossì e accelerò il passo.
Jarvis chiuse la porta e
si allontanò, dirigendosi verso le scale.
Joseph si sedette sul
divano e il bambino si sedette accanto a lui. Si piegò in
avanti avvicinando le mani a un cesto di cioccolatini su un tavolinetto.
"Non è buona
educazione" lo rimproverò il genitore. Si strinse la
cravatta che portava al collo.
Il bambino si morse il
labbro e abbassò lo sguardo, osservando i propri piedi,
dimenando le gambe. Risuonarono dei passi dalle scale. Jarvis le scese
e si fermò all'ultimo gradino.
"Il signore è
pronto a vederla" disse. Joseph annuì, si alzò in
piedi chiudendo i bottoni della giacca militare.
"Steven, tu non muoverti
da lì" ordinò. Raggiunse le scale e le
salì, seguite da Jarvis.
Steve chiuse gli occhi e
sbuffò, rimanendo appoggiato allo schienale della poltrona.
Sentì un
ronzio, riaprì un occhio e intravide una figura.
Sgranò gli occhi spalancando la bocca vedendo un aeroplanino
volare. Il ronzio proveniva da una ventola.
"Wow"
sussurrò. Sentì una risatina e si
voltò, trovandosi davanti un bambino. Quest'ultimo
ticchettò sul radiocomando che teneva in mano,
facendo planare l'aeroplanino su una poltrona.
"Non è niente
di che. A un mese di vita sapevo costruire cose decisamente migliori"
ribatté. Steve arrossì e incassò il
capo tra le spalle.
"L'hai comprato quel
giocattolo? Deve costare parecchio" mormorò.
Osservò le iridi castane dell'altro piccolo.
"Comprato? No, l'ho
fatto costruire a una delle mie intelligenze artificiali. Anche se sono
A.I. ". Steve si grattò la testa sotto il ciuffo biondo.
"Cos'è un
intelligenza artificiale?" chiese. L'altro bambino schioccò
la lingua sul palato.
"Ecco, un altro idiota".
Steve si alzò in piedi, rosso in viso.
"Non sono idiota!" si
lamentò. Il coetaneo incrociò le mani dietro la
schiena e si alzò sulle punte dei piedi.
"Non arrabbiarti, per me
lo sono tutti" spiegò. Steve schioccò la lingua
sul palato.
"Come ti chiami ...
genietto?" chiese con tono acido. L'altro bambino sorrise e
allargò le braccia.
"Tony, solo Tony" si
presentò. Steve si sedette nuovamente e sporse il labbro
inferiore.
"Sei antipatico, Tony"
borbottò. L'altro bambino ingrandì gli occhi e le
sue iridi castane divennero liquide.
"Non arrabbiarti
perché sono il migliore, antipatico" ribatté.
Steve guardò i suoi occhioni, deglutì e gli fece
la linguaccia.
"Il migliore degli
antipatici" brontolò.
Steve riaprì gli occhi e sbuffò dalle narici.
- Chissà se si ricorda il nostro primo vero incontro -
pensò.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Villa Stark ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.11 Villa Stark
Tony
scese i gradini della villa con le mani nelle tasche,
accennò un sorriso verso Steve.
Edwin
trascinò il baule, che venne preso da altri uomini della
servitù e portato dentro. Edwin si rizzò,
guardò Tony e lanciò un'occhiata al giardino.
"E'
Bernard, o i suoi amici stanno nuovamente vandalizzando il giardino?"
chiese.
Steve
inarcò un sopracciglio, ma mantenne il capo chino, le spalle
ritte e rigide.
Si
udirono dei colpi di pistola e Steve rabbrividì.
"Forse
stanno sparando al fenicottero" fece Tony.
Edwin
strinse le labbra fino a farle sbiancare e sospirò
pesantemente. Una donna dai capelli rossi uscì fuori,
stringendo tra le mani un canovaccio.
"Oh,
stanno di nuovo dando la caccia a Bernard?" chiese.
Si
voltò, vide Steve e sorrise materna raggiungendolo.
"E
tu sei un nuovo amico di Tony?".
Tony
roteò gli occhi sospirando.
"Compagno
di università".
Steve
le sorrise e mise le mani dietro la schiena.
"Sono
lieto di conoscerla signora. Mi chiamo Steven" disse. Si sporse in
avanti e le porse la mano.
Anna
lo abbracciò con un sorriso.
"Oh,
un ragazzo educato!".
Edwin
sospirò, roteò gli occhi con espressione dolce.
"Lei
è una che ama abbracciare" disse.
Tony
ridacchiò, indicò l'interno.
"Abbiamo
la merenda. Non a base di fenicottero".
"In
questo caso, dovrà richiamare gli aspiranti cacciatori".
Si
sentirono delle urla e un fischio prolungato, seguito da delle risate
sguaiate.
Steve
ricambiò l'abbraccio di Anna e la guardò in viso,
deglutendo.
"Posso
avere qualcosa in scatola per merenda?" domandò gentilmente.
Socchiuse gli occhi.
"E
sapere il suo nome, se vuole". Aggiunse.
"Io
sono Anna, lui è mio marito Edwin" presentò la
donna.
Tony
corse fino al bordo del vialetto, si sporse mettendo le mani a coppa
attorno alla bocca.
Edwin
sospirò, scosse il capo e guardò Steve.
"Si
accomodi. Le farò imbustare qualcosa dai cuochi, mentre
mangia".
"Yuhuuu!"
si sentì gridare. Un vaso di ceramica bianca venne fatto
volare via da un calcio. Logan vi atterrò di sopra e lo
pestò più volte sotto i tacchi di due stivali
neri. Steve impallidì, vedendo che indossava una bandana,
sul petto nudo ricadeva un fucile mitragliatore massiccio e indossava
dei pantaloni di tela bianca.
"Come
diamine si è conciato?" biascicò. Creed
arrivò correndo, al suo fianco correva un fenicottero che
teneva il capo alzato verso l'alto e dava beccate all'aria.
"Merenda
... dove..." sancì Victor.
Anna
batté le mani un paio di volte, indicò dentro con
un sorriso materno.
"Su,
mettetevi a tavola, hanno già portato tutto".
Tony
sogghignò divertito, afferrò Steve sottobraccio
tirandolo verso l'interno.
"Benvenuto
in casa Stark, mr Perfettino".
Steve
mise dentro uno scatolone un paio di confezioni di piselli in scatola e
una di ananas sciroppata.
Creed,
portandosi alla bocca una manciata di patatine, lo guardò
inarcando un sopracciglio.
"Quello
lo ha capito il concetto di merenda?
Sembra
stia facendo le scorte per l'inverno" si lamentò.
Logan
gli tolse una patatina dalle labbra e se la portò alle
proprie, masticandola rumorosamente.
"Credo
voglia spedire il cibo, boss" disse a Tony.
<
Avevo sentito dire che mandava il cibo della mensa alla madre, ma non
credevo fosse vero > pensò.
"Guarda
che Edwin ti ha fatto preparare un pacco regalo dai cuochi, non serve
che collezioni ananas sciroppata" disse Tony.
Si
chinò di fianco a Steve, gli sventolò la mano
davanti alla faccia.
"E
poi ce li hai i soldi per spedire il pacco? O vuoi fartela fino a casa
con quella roba a mano?".
Steve
arrossì e strinse le labbra, deglutendo.
"Perché
posso tornare a casa?" domandò.
"Anna,
io vado a farmi una sigaretta. Stasera fammi sapere se hai bisogno di
aiuto per pulire i pesci per cena" disse e si diresse verso la porta.
Anna
uscì fuori dalla cucina, sorrise a Logan e gli
passò l'accendino.
"Mi
raccomando però, non allontanarti" disse.
Sospirò
guardando fuori, scosse il capo."
"Edwin
sta ancora inseguendo Bernard".
Tony
rise divertito, diede qualche pacca a Steve e si rizzò.
"Certo
che puoi, vedi sbarre alle finestre?".
Steve
si morse l'interno della guancia e negò con il capo,
distogliendo lo sguardo.
"Non
c'è bisogno di sbarre" sussurrò.
Creed
scrollò le spalle ed osservò il vassoio sul
tavolo. Prese uno dei panini alla nutella tondi rimasti e lo porse a
Rogers.
"Mangia,
idiota. Se non vuoi che ti massacri" ringhiò. Steve prese il
panino e lo addentò.
"Siete
parecchio strani" sussurrò.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Il ritorno del padrone ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.12 Il ritorno del padrone
Creed
si affacciò alla finestra e assottigliò gli occhi.
"Quanto
ca**o dura una sigaretta? Mio fratello doveva essere già di
ritorno" sussurrò.
La
sua fronte era segnata da rughe.
Tony
si sporse poggiandogli il mento sulla spalla, girò il capo e
sorrise.
"Presumibilmente
è andato a pescare a mani nude qualcosa per cena"
scherzò.
Creed
si diresse verso la porta.
"Sicuro,
ma voglio andare a controllare" disse con voce roca.
Steve
si grattò l'orecchio.
"Avete
anche un fiume in giardino?" chiese.
Tony
scrollò le spalle, annuì poggiandosi alla
finestra.
"Un
fiume, due laghetti, un paio di cascate e sono quasi certo che una
parte del giardino dia sull'oceano, ma nessuno ha mai confermato".
Raggiunse
la porta, si sporse.
"Fammi
sapere se succede qualcosa!" gridò, alla schiena di Creed.
Rientrò,
sorrise a Steve e scrollò le spalle.
"Siamo
ricchi ed esibizionisti".
Steve
si sedette su una sedia e sospirò pesantemente.
"Quello
lo avevo notato" brontolò.
Si
grattò un sopracciglio.
"La
signora Anna avrà bisogno di aiuto?" chiese.
"C'è
la servitù. Viene pagata per quello, sai?" chiese Tony.
Camminò
avanti e indietro davanti alla finestra, si affacciò
guardando giù e strinse le labbra.
"O
almeno credo venga pagata".
Steve
sgranò gli occhi e s'irrigidì sentendo un ruggito
provenire da fuori, che fece sbattere la porta.
"Cosa
diamine è stato?" domandò.
Tony
si precipitò fuori, scese le scale di corsa guardandosi
intorno con gli occhi sgranati e il fiato corto.
Creed
era nascosto dietro una colonna con una pistola in mano e
guardò Tony.
"E'
rientrato il padrone di casa" ringhiò.
"Tuo
fratello?" chiese Tony.
Avanzò
velocemente, intravide suo padre e deglutì appena.
Logan
era appoggiato contro un'altra colonna e ruggiva, mostrando i denti.
Howard
si voltò verso il figlio, era a tre passi di distanza da
Logan tenendo in mano un oggetto simile ad un taser. Tony raggiunse il
padre e gli afferrò il polso, si mise tra lui e Logan.
"Pensavo
tornassi tra qualche mese".
Howard
fece due passi indietro, fece scorrere lo sguardo sul figlio e si
leccò le labbra.
"Ho
sentito che il tuo regalo di compleanno è a casa".
Creed
strisciò dietro le colonne e raggiunse il fratello,
mettendoglisi alle spalle. I suoi occhi brillavano e digrignava i denti.
"Bastardo,
tocca tuo figlio e ti faccio vedere in quanti pezzi ti faccio"
sibilò Logan. Victor cercò di strattonarlo via.
"E'
un onore conoscerla, signore". Creed sgranò gli occhi
riconoscendo la voce di Steve. Rogers si era affiancato a Tony.
Howard
voltò lo sguardo verso Logan, fece per alzare il teaser e
Tony gli strinse il polso con forza.
"Lui
è Steve. Non l'ho ancora neanche scartato, papà".
Howard
guardò Steve, rilassò appena le spalle e
grugnì.
"Avresti
dovuto già farlo" protestò.
Sospirò,
si passò la mano tra i capelli rizzandosi e
sogghignò.
"Ma
è un ottimo modo per un'attività padre-figlio".
Steve
arrossì e chinò il capo, rilassando le spalle.
"Padrone,
potreste prendere freddo qui fuori a quest'ora" disse gentilmente.
Creed
sollevò di peso Logan e cercò di trascinarlo via,
quello si divincolava, ringhiando.
"Fa
stare a cuccia il tuo cane, o finirà dove merita"
sibilò.
Tony
lasciò lentamente Howard, indietreggiò appena
verso Creed e Logan.
"Andrà
tutto bene" sussurrò.
Guardò
Steve, gli fece cenno di entrare.
"Dai
papà, ormai che ci sei vale la pena vedere se l'androne di
casa è dove l'hai lasciato".
Steve
chinò il capo davanti a Howard, piegò il busto in
avanti verso Tony e, raddrizzatosi, entrò in casa.
Creed
trascinò indietro Logan, tappandogli la bocca con la mano.
Il fratello gliela morse a sangue, conficcando i denti nella pelle di
Victor.
Tony
lanciò un'occhiata ai due, guardò Edwin
indicargli una stanza e li osservò chiudersi dentro quella.
Emise un breve sospiro, guardò il padre e strinse le labbra.
Howard
entrò in casa, scrollò le spalle e mise il teaser
in tasca.
"Il
tempo di vedere il nuovo schiavo e controllare quei due animali non
abbiano distrutto la mia proprietà".
*****************
Steven
entrò nella stanza dove si trovavano Logan e Creed.
"Non
mi aspettavo tu avessi un lato così..." sussurrò.
James
stava fasciando la mano del fratello.
"Animalesco?
Posso essere peggio di così" rispose gentilmente.
Steve
si passò la mano tra i capelli biondi e sospirò.
"Non
dovresti andartene in giro. Il 'padrone' è qui proprio
perché gli interessi tu" ringhiò Victor.
Rogers
si chiuse la porta alle spalle e si massaggiò la fronte.
"Volevi
difendere Tony da suo padre?" domandò.
"Ci
mancherebbe. E' ovvio che vogliamo difendere Boss!" ringhiò
Creed.
"Non
credevo che tu e tuo fratello foste capaci di legarvi così
tanto a qualcuno" disse Steve. Logan si grattò il mento e
gli lanciò addosso un grembiule.
"Mio
fratello ti massacra se non ti vede abbastanza coperto, non gli
piacciono i nudisti. Ed i padroni di casa si insospettiscono se ti
vedono troppo coperto. Quello è un'ottima via di mezzo"
disse.
"Anche
per fare la tua prima buona figura. Magari se gli piace già
da guardare, quel pervertito non allunga le mani" sibilò
Creed.
Rogers
si mise sulla spalla il grembiule.
"Non
mi hai risposto. Come puoi affezionarti a qualcuno pronto a farti del
male? Tony sembra freddo, manipolatore. Potrebbe solo usarvi" disse.
Logan
si passò la mano tra i capelli neri.
"Io
e mio fratello saremmo disposti a morire per lui. Perché non
dovremmo mettere a rischio per lui la nostra felicità?"
domandò.
Steve
abbassò lo sguardo e sospirò.
"Magari
foste così uniti anche quando dovete giocare a football" si
lamentò. Logan scoppiò a ridere.
"Convinci
Tony a giocare sul serio e lo faremo anche noi" scherzò.
"Una
situazione simile e tu tiri fuori quella ca**ata di sport?" chiese.
Steve abbassò lo sguardo.
"Se
non vinco il campionato, sono fuori dalla scuola. Non posso
permettermelo" sibilò.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Gentilezza inaspettata ***
Cap.13
Gentilezza inaspettata
Steve
si strinse di più il laccio che
gli teneva fermo il grembiule, era intento a pulire l'angolo di un
quadro
d'argento.
<
Alla fine, tutto sommato, mettermi
a lavoro mi rilassa. Almeno su questo ho del controllo >
pensò.
Dalla
camera aperta che dava sul
corridoio provenivano il profondo russare di Creed e Logan.
Howard
risalì le scale, vide Steve
davanti all'ingresso della stanza e sogghignò.
Si
avvicinò a lui, Tony si frappose tra
Steve e il padre con una pila di fogli in mano.
"Indovina
chi ha organizzato un
affare con le Roxxas?" chiese.
Howard
sgranò gli occhi e afferrò i
fogli.
"Non
dovresti fare cose così
importanti da solo".
Rogers
strisciò silenziosamente nella
camera e socchiuse la porta, osservando i due Stark.
Tony
incrociò le braccia al petto.
"E
suppongo voglia occupartene
tu".
Howard
annuì.
"La
Roxxas gestisce affari
importanti, non posso mandare un pivellino come te ... mi
divertirò al mio
ritorno".
Tony
grugnì, facendo una smorfia.
<
E io troverò un altro modo per
tenerti lontano dal Capitano >.
Steve
guardò Howard voltarsi e
allontanarsi, il battito cardiaco accelerato gli rimbombava nelle
orecchie.
<
Prima la ferocia di Logan nel
difenderlo, poi le parole di Creed e adesso questo.
Sembra
che quel freddo ricattatore di
Tony, nasconda qualcos'altro.
O
forse mi sto illudendo e non l'ha
fatto per me. Forse vuole solo tenere per sé le sue cose
> pensò, stringendo
le labbra fino a farle sbiancare.
Howard
scese le scale, Tony sospirò
sollevato e si voltò verso Steve.
"Ehi.
Se la squadra non va ti
cacceranno da scuola davvero?" chiese.
Rogers
aprì la porta e annuì,
dirigendosi verso una camera vuota. Aspettò che Tony
entrasse dietro di lui e
sospirò.
"Devo
vincere il campionato"
confermò.
Tony
sbuffò sonoramente, annuì a braccia
incrociate.
"Se
è l'unico modo per farti
restare a scuola, allora lascia fare a me".
Rogers
arrossì e incrociò le braccia
dietro la schiena, voltando il capo.
"Finalmente
vedremo i ragazzi fare
sul serio, anche quel lavativo di Thor.
Ti
ringrazio" disse.
<
Anche se non credo che nonostante
tutto le ragazze mi vedranno sotto una luce migliore.
Il
vincente resta lui > pensò.
Tony
agitò una mano in aria.
"Perderei
uno dei miei
'collaboratori' se tu andassi via dalla scuola" disse.
Annuì
più volte tra sé.
<
Non gli dirò che ci tengo, non sono
bravo in quello, ma spero che fare questo glielo faccia capire >.
Rogers
avanzò e allargò le braccia.
"Niente
commenti sul mio aspetto?
Finalmente hai deciso di smettere di prendermi in giro o stai
aspettando
qualcosa di più ridicolo?" domandò.
<
In fondo, non che m'interessi
davvero fare colpo sulle nostre compagne... Mi chiedo se ti ricorderai
mai che
ci siamo conosciuti da bambini >.
Tony
gli sorrise.
"Tranquillo,
continuerò a prenderti
in giro, ma chiederò a Vicky e Lex di non far succedere
nulla neanche alla tua
borsa di studio. Sai, sono i miei due prof preferiti".
Steve
si passò la mano tra i corti
capelli biondi, arruffandoli.
<
In questo momento sembra quasi un
ragazzo normale, anche... gentile > pensò, mentre i
suoi occhi brillavano di
riflessi azzurro terso.
|
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Capitolo 14 *** Cap.14 La melodia del pianoforte ***
Cap.14
La
melodia del pianoforte
Edwin
chiuse
la grande porta d'ingresso, con passo cadenzato raggiunse il salone e
vide Tony
vicino alla porta. Il ragazzo era intento a mangiare una fetta di pizza
con il
bordo ripieno.
<
Il
signorino ha qualcosa che lo impensierisce >
rifletté. Seguì lo sguardo di
Tony e vide che osservava Rogers, intento a pulire il pianoforte dalla
polvere
con una pezzuola. Sul pavimento era appoggiato del lucido.
"Dovrebbe
fargli vedere che sa suonare. Quel ragazzo, oltre a essere molto
gentile,
sembra avere un animo segreto d'artista" disse con voce atona.
Tony
morse
la pizza, masticando a bocca aperta.
"E
cosa
vuoi che gli importi se suono il pianoforte?".
Jarvis
socchiuse gli occhi.
"Le
note possono più delle parole, signorino.
Comunicano
al cuore" rispose serafico.
Tony
sbuffò,
gli mise in mano quel che restava della pizza e raggiunse il
pianoforte. Si
sedette, alzò il capo su Steve.
"Guarda
qua" disse.
Iniziò
a
suonare una melodia triste, muovendo agilmente le mani.
Steve
si era
fermato e lo osservava con aria incuriosita. Appoggiò la
pezzuola sopra il
contenitore, i suoi occhi divennero liquidi.
Edwin
fece
un mezzo sorriso e si allontanò con passi silenziosi.
Steve
rimase
ad ascoltare assorto, sporgendo il capo per guardare i movimenti
misurati di
Tony.
Tony
prese a
canticchiare roco a tempo, sottovoce, mentre suonava agilmente. Sorrise
vedendo
Steve fissarlo.
"Ti
piace eh?".
"Non
sapevo cantassi così bene" ammise Rogers.
Tony
scrollò
le spalle.
"Che
genio sarei, se non fossi bravo anche in questo?".
Steven
si
accomodò accanto a lui.
"M'insegneresti?"
chiese.
Tony
smise
di suonare e lo guardò.
"Pensavo
ti interessasse solo il football".
"Se
fosse così non cucinerei. Non credi?" chiese. I suoi occhi
si specchiarono
in quelli dell'altro.
Tony
gonfiò
le guance, distolse lo sguardo e annuì.
"Va
bene, ti insegno io" acconsentì.
Steve
arrossì vedendo che gli posizionava la mano sui tasti.
<
È calda
> pensò.
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 Sempre più vicini ***
Cap.15
Sempre più vicini
Rogers
era intento a guardare oltre la vetrina la grande coppa e la foto
della sua squadra.
"Il
punto della vittoria... I nerd non erano incapaci negli sport,
campione?" chiese.
Tony
ridacchiò, ticchettò sulla foto.
"Io
sono incapace solo nelle diete" disse.
Steve
ridacchiò.
"La
mia cucina non ti aiuterà in quel senso.
Sto
imparando un tipo di pastella per ciambella..." lo stuzzicò.
<
Non dovrei abbassare così la guardia, ma questo traguardo
era troppo
importante per me >.
Tony
si leccò le labbra.
"Dovrai
farmela provare per primo" disse.
Lo
guardò, sorrise.
<
Sta finalmente dimostrando che è un essere umano come tutti
>
pensò.
"Sarà
una tua esclusiva..." gli promise Rogers.
Gli
fece un sorriso.
Tony
si passò la mano tra i capelli, sospirò.
"Beh,
ti avevo promesso che avremmo vinto. Io mantengo i patti".
"E
nella mia parte di patto cosa c'è?" indagò Steve.
Tony
rise, gli diede una manata.
"Volevo
vederti umano. Ci sono riuscito".
Steve
arrossì, sporgendo il labbro inferiore.
"Quindi
smetterai di ricattarmi?" tentò.
Tony
sogghignò, si sporse sulle punte.
"Dipende.
Smetterai di essere un perfettino?".
Rogers
s'irrigidì, trattenendo il respiro.
Tony
gli si avvicinò, ad un palmo dalle sue labbra.
"Allora?".
Il
suo respiro caldo giungeva fino al viso sbarbato dell'altro.
"Pe-penso...
tutti vogliano migliorarsi. Io cerco so-solo...". Le
parole di Rogers si accavallavano.
Tony
gli diede un bacio a stampo.
"Smettila"
ordinò, caldo.
Steve
chiuse gli occhi.
Annuì
piano.
<
Lo avrei immaginato in tanti modi orrendi, ma non così
>.
Tony
sorrise, gli diede un altro bacio a stampo e si scostò.
"Il
primo bacio lo riserviamo al tuo One True Love, Cenerentola".
******
Steven
mugolò, coricandosi su un fianco. Tirò su le
gambe e le strinse
contro il petto, il suo respiro nel sonno era affannoso.
“Ti
va di passare
questa giornata al mio servizio?” domandò Tony.
Steve
si mise a
gattoni sopra di lui.
“Sono
o non sono il
suo cameriere, Mr. Stark?” domandò il biondo. Gli
slacciò la cravatta. “Sarò
tutta la vita al suo servizio” rispose. Si piegò
in avanti e gli baciò il
collo.
Tony
gli passò la mano
sulla schiena.
“Non
mi aspettavo
questo lato di te” sussurrò, mentre le sue pupille
divenivano nere e si
dilatavano. “Mi hai salvato da tuo padre... Mi hai insegnato
il pianoforte. Ora
ho persino vinto il campionato con il tuo punto decisivo... questo
è il minimo”
rispose Rogers. Unì le sue labbra a quelle
dell’altro, mentre Tony affondava
nel divanetto.
Steve
sgranò gli occhi e si svegliò di soprassalto, il
viso madido di
sudore e il respiro accelerato.
Si
guardò intorno e vide che le stuoie per terra erano vuote e
anche i
letti.
<
Creed e Logan sono fuori, fortunatamente > pensò.
Si
alzò silenziosamente in piedi, raggiunse il davanzale della
finestra e
si affacciò, il vento della notte gli sferzò il
viso bollente. Le sue labbra
erano arrossate.
<
Ho sempre 'temuto' cose di questo tipo. Odio quei maledetti oggetti
che mi fanno utilizzare, però... Adesso questo sogno.
Non
ci capisco più niente > pensò.
Serrò i pugni e si passò la mano sul
viso.
|
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Capitolo 16 *** Cap.16 La ‘squadra’ ***
“Questa storia partecipa
alla #SummerBingoChallenge indetta
sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt di S. G.: Marvel Steve
Casella 14: intimidazione.
Steve subisce pesanti intimidazioni.
Inizialmente vuole
risolvere le cose da solo per tutelare il gruppo, ma i compagni se ne
accorgono
e intervengono, appena in tempo per salvargli la vita.
Spero possa piacerti.❤.
Cap.16 La
‘squadra’
“L’idea delle
cuffiette è stata geniale, Capitano. Non si
vedono più gli orecchini né di Creed,
né di Logan; così si possono nascondere i
capelli lunghi di Barton e Thor ha meno voglia di rimanere la sera ad
ubriacarsi con i fan. Non ha nessuna intenzione di farsi vedere con
quella cosa
in testa” disse Banner.
Steve era seduto sui sedili in legno
sugli spalti accanto a
lui.
“Anche tu hai avuto
un’ottima idea. Come raccattapalle eri
quasi inutile, il football non è certo il tennis.
Però come medico improvvisato
te la cavi. Riesci a rimettere in piedi tutti i membri della
squadra” si
complimentò, mettendogli una mano sulla spalla.
< È
diventato così gentile, sembra un altro. La squadra ora
è
unita, funziona > pensò Bruce.
“Il professor Fury
cercherà ancora di espellerci, secondo
lei?” domandò.
“Meno, soprattutto ora che
anche le ragazze si stanno dando
una calmata. L’avvicinarsi degli esami fa
miracoli”. Scherzò Rogers.
< A lui basta che vinciamo le
partite > pensò. “Ci
pensi? Siamo all’ultimo anno, quest’anno il
diploma.
Abbiamo vinto la coppa dei tornei con
le altre scuole. Se
vinciamo anche il nazionale, alcuni di noi potrebbero essere scelti per
qualche
squadra seria” disse.
“Io non di sicuro, non sono
uno sportivo” disse Banner.
< Non rassomiglia al Mr.
Perfettino che noi tutti conoscevamo.
Ora è gentile, socievole, abbiamo potuto persino scoprire
perché fa arte.
Vorrei saper disegnare o dipingere come lui. Le sue mostre sono
fantastiche
> pensò.
“Sai, è stato
gentile da parte tua spiegare a Pepper che Natasha
‘lavorava’ con Elektra e non la tradiva con
lei” sussurrò.
“Mi sembrava giusto. Pepper
mi ha aiutato a far capire a
Sharon che Creed non era veramente interessato a lei. Come non lo era
Bucky” rispose
Rogers.
Banner si premette gli occhiali sul
viso, dicendo: “Già, lui
sta con Sam”.
“Non dirlo in giro.
Ufficialmente sta con Darcy” scherzò
Rogers.
< Ed io che pensavo stesse con
Peggy. Da bambini eravamo
inseparabili ed io ci avevo litigato per niente.
Non avrei mai pensato di riavere il
mio migliore amico >
pensò.
“Peccato che a stare
insieme siano anche Jane e Darcy”
sussurrò Banner, arrossendo.
“Già, ma alla
nostra età le relazioni cambiano in fretta.
Prendi Phill, avresti mai detto che si sarebbe messo con
Clint?” chiese Rogers,
massaggiandosi la spalla.
Bruce rispose: “Non saprei.
Io sono sempre stato innamorato
di Beth, da che ricordi. Non sopportavo che anche a lei piacesse
Bucky”.
“’Giacomo’,
o James, come si preferisce chiamarlo, è sempre
stato popolare. Sin da quando eravamo bambini. Sai, tutti e due siamo
orfani di
genitori italiani immigrati” spiegò Rogers,
grattandosi il collo fino ad arrossarlo.
“Mi chiedo come tu faccia a
sapere tutto questo. Una volta
lo sapeva solo Tony e lo usava per…”.
Iniziò Banner.
“Lui non ricatta
più nessuno” disse gelido Rogers.
Banner si sfilò gli
occhiali e li pulì nella maglietta.
“Dimmi la
verità, ti piace? Ultimamente lo difendi sempre.
Vi vediamo stare sempre attaccati e cerchi di allontanarlo da tutte le
sue
innumerevoli fiamme, professori amanti compresi”
sussurrò.
Rogers si alzò in piedi.
“Da quando i suoi genitori
sono morti e Obadieh cerca di
fregargli la ditta perché troppo giovane, ha bisogno di
tutto l’aiuto
possibile.
Per me questa squadra di football
è come una famiglia, devo
proteggerla.
Ora scusa, devo uscire. Ho avuto un
permesso dal professor
Xavier, dice che devo andare a ritirare delle nuove divise per il
gruppo”
disse, scendendo la scalinata.
Banner negò con il capo.
“Tutti si dichiarano, meno
che lui. Toccherà a Stark la
prima, la seconda e anche l’ultima mossa”
esalò.
“Sììììì!
Loki esce con me!”. L’urlo di Thor
risuonò tutt’intorno
nel campo.
**********
Rogers scrollò i messaggi
nel suo cellulare, sospirando
pesantemente.
< Oggi avrei dovuto dire a
Banner o a Thor di questi, ma…
Mi vergogno ad ammettere il mio passato. Per non dimenticare che dovrei
spiegargli come mai Stark mi ha regalato un cellulare.
Sì, me li vedo a ridere di
me mentre vestito da gattino
chiamo Tony ‘fratellone’ > pensò,
sospirando pesantemente.
“Il tuo bel culetto ci
appartiene”. “Non potrai ignorarci
per sempre”. “Non ti manca neanche un po’
casa?”.
“Non vali niente, ricordati
a chi appartieni”. “Guarda che,
se non stai attento, sei morto”. I vari messaggini
riportavano testi simili tra
loro, minacce scritte in russo.
Steve richiuse il cellulare
mettendolo in tasca.
< Anche perché non
è una tecnologia così comune >
rifletté.
“Dove diamine sono quelli
con le divise?” s’interrogò.
La porta mangiafuoco di un magazzino
deserto era aperta. Sia
il vicolo che l’interno erano umidi, le pareti grigiastre e
scrostate erano
ricoperte di graffiti.
“Non può essere
questo il luogo dell’appuntamento” disse
Rogers, grattandosi la testa.
“Stefano” si
sentì chiamare da una voce viscida.
S’irrigidì
e sgranò gli occhi, le sue iridi azzurre divennero
completamente bianche,
mentre si voltava.
“Sai, avrei dovuto sapere
che non avresti portato bene agli
Stark. Non avrei dovuto darti loro come schiavo. In fondo hai portato
male
anche alla tua di famiglia.
Prima è morto tuo padre,
quando eri bambino…”. Iniziò a dire
Johann con forte accento tedesco.
“Lo hai ucciso tu! Lo hai
fatto passare per un incidente!
Volevi rubargli la catena di ristoranti!” gridò
Rogers, il viso accaldato.
“… Poi tua
madre, che penosa malattia.
Ti rivoglio con me, prima che tu
faccia ammazzare anche il
piccolo Tony” sussurrò Schmidt.
< Lui non dovrebbe parlare.
Fuggito in Russia dopo essere
cresciuto in un orfanotrofio in Germania è diventato la
feccia di questo mondo
> pensò Rogers, indietreggiando. Si
ritrovò a sbattere con la schiena contro
il muro.
Insieme al mafioso c’erano
due uomini vestiti di nero.
“Ricordatevi: niente
pistole, lo voglio vivo e… Non
lasciategli segni eterni, mi rovinereste la merce” disse
Schmidt,
allontanandosi di un paio di passi.
Si accese una sigaretta, il chiarore
rossastro dava vita a
riflessi vermigli sul suo viso.
Steve alzò la guardia,
serrando i pugni, rabbrividendo.
Schivò un pugno del primo e cercò di raggiungere
il secondo aggressore con un
calcio. Fu incalzato da altri colpi, cercava inutilmente di far entrare
una
serie di pugni. Riuscì a colpire uno dei due, facendolo
indietreggiare col naso
sanguinante, ma il secondo lo colpì con una spranga alle
gambe, facendolo
finire in ginocchio.
Rogers sputò sangue,
mentre la spranga si abbatteva sulla
sua schiena. Il suo urlo era stato soffocato dai grumi di liquido
vermiglio.
“Certo, se fa troppo il
difficile, insegnategli pure l’educazione.
Dovesse morire per quello, non vi rimprovererò”
disse Johann.
Steve urlò, mentre quei
due raggiungevano con una serie di
calci. Quello col naso rotto lo afferrò per i capelli biondi
ed iniziò a
tirargli una serie di ginocchiate.
Ci furono due colpi di pistola
sparati in aria.
“Non vi conviene scatenare
una guerra contro la mafia
Giapponese che noi rappresentiamo” disse Logan, abbassando
l’arma.
“Io e mio fratello, anche
se venduti, siamo sempre molto
cari alla figlia del Boss. Potete informarvi… Un nostro
piagnucolio e scoppia l’inferno.
Allontanatevi dalla femminuccia e
nessuno si farà male”.
Aggiunse Creed, affiancandosi al fratello. Si accese un sigaro e
assottigliò
gli occhi.
“Quello è mio.
Mi sembra di averlo comprato a un buon
prezzo, anche. La mamma non ti ha insegnato che non si gioca con i
giocattoli degli
altri? Soprattutto quando glieli hai dati tu”.
La voce di Tony risuonò
dietro le spalle dei due fratelli.
Schmidt spense la sigaretta sotto la
scarpa. Schioccò le
dita ed i due energumeni si allontanarono da Rogers, raggiungendo una
macchina
parcheggiata all’angolo.
“I-io… lo facevo
per te, ragazzo” esalò il tedesco,
allargando le braccia.
Thor si fece avanti. “Per
noi puoi cominciare a lasciare in
pace il Capitano” disse.
“Ti conviene ascoltarlo.
Anche lui è un pezzo grosso” disse
Clint, appollaiato su un balcone, di uno dei palazzi abbandonati, sopra
di
loro. “Oh, ed io, come le mie migliore amiche Nat ed Elektra,
sono un killer.
Non si scherza neanche con me” si vantò.
Bucky raggiunse Steve e lo
aiutò ad alzarsi seduto.
“Ho sempre desiderato
vedere il nostro aguzzino farsela
sotto” gli disse all’orecchio.
Steve fece un sorriso storto ed
annuì.
< Lo sapevano tutti che Stark
era il mio padrone, ma
nessuno mi sta giudicando. Sono venuti a salvarmi, come una vera
famiglia >
pensò.
“Noto che non sapevo ancora
proprio tutti i segreti” esalò,
abbandonandosi contro Bucky che lo abbracciò.
“Fila via e dì
al tuo amico Obadieh che qui gestisco io”
disse Tony. Mettendosi davanti a Logan e Creed, indossava un guanto di
metallo
rosso con un’insolita luce azzurrina all’altezza
del palmo.
Schmidt sorrise, mettendo le mani in
tasca.
“Tutto suo padre, speriamo
non faccia la stessa fine” disse,
allontanandosi.
Bucky aiutò Steven a
rimettersi in piedi, Tony li raggiunse
ed abbracciò Rogers.
“Sai che sono il signore
dei segreti. Pensavi davvero che
non avrei scoperto le minacce?” chiese Stark, affondandogli
il viso nel petto
muscoloso.
“Grazie di avermi salvato
la vita… tutti quanti” esalò Rogers.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Anthony e Stefano ***
“Questa
storia partecipa alla #SummerBingoChallenge
indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt:
Casella 14 Intimidazione
Scritta
sentendo: A Thousand Years lyrics - Christina
Perri; http://testicanzoni.mtv.it/testi-Christina-Perri_11221211/traduzione-A-Thousand-Years-10074988
;
https://www.youtube.com/watch?v=hrM-Bkm4c_I&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2U9pCQ4rgZ3nbf75F2bDz7jGyDFT0c_QSeBr7fdby2rCi0oWyvTjua6FI.
Cap.17
Anthony e Stefano
Tony
fece sedere Rogers sul letto ed incrociò le
braccia al petto, sospirando.
“Mi
sono informato. Oltre che perfettino ti piace
anche fare l’eroe. Ci hai fatto preoccupare tutti oggi. La
prossima volta,
prima di metterti nei guai, se qualcosa non quadra chiama uno dei
ragazzi.
Nonostante
Victor voglia spesso cambiarti i connotati,
ti avrebbe aiutato. O J., credo che lui ed Anna ti abbiano
aiutato” borbottò.
Steven
chinò il capo, detergendosi le labbra con la
lingua.
“Ci
stai prendendo gusto a salvarmi. Forse l’eroe sei
tu” mormorò.
Steve
piegò un braccio, mettendo in mostra i muscoli prominenti,
dimenando il bacino
seguendo il ritmo della musica. Abbassò la testa, il viso in
ombra sotto il
cappello da poliziotto, il ciuffo biondo che ondeggiava velocemente.
Fletté
anche l’altro braccio e balzò sul palco, dando le
spalle alla platea che
applaudiva. Afferrò i pantaloni simili a quelli della divisa
blu e li sfilò con
un colpo solo, rimanendo in boxer.
La
giacca era abbandonata sul pavimento del palco ed il suo petto
ondeggiava.
<
Tre spettacoli, invece che due, al giorno… e più
tempo con i clienti. Questa è
la punizione per essermi intromesso quando quel cliente ha quasi
strangolato la
mia ‘collega’.
Ho
pensato che quella ragazzina fosse in pericolo e ho fatto perdere un
sacco di
soldi. Lei stessa era dannatamente arrabbiata, si trattava di un fetish
sulla
deprivazione d’aria >. Si accarezzò la
coscia soda.
Le
sue labbra rosee erano rosso fuoco.
Tony
fece una risata gelida, sedendosi accanto a lui.
“Da
ricattatore ed eroe? Non avrai cambiato un po’
troppo il tuo modo di vedere il mondo, Steven?” lo
punzecchiò Tony.
Steve
chiuse gli occhi e si piegò di lato, posandogli
la testa sulla spalla.
“Anche
se fosse, padrone?” esalò.
Stark
s’irrigidì.
“Non
esagerare, o penserò che hai qualche trauma
cranico”
borbottò, passandosi la mano tra i morbidi capelli biondi.
Si sfilò un
fazzoletto dalla tasca e gli ripulì il viso, lì
dove c’era del sangue rappreso
all’altezza del labbro.
Steven
socchiuse gli occhi, rispondendo: “L’unica cosa
che m’intimidisce è quello che
succederà ora che Obadieh vuole rinchiuderti in
qualche collegio in Europa”.
Stark
si alzò dal letto, allontanandosi e si massaggiò
il collo.
“Sai,
glielo avrei anche permesso. Trovo una
scocciatura occuparmi dell’industria, ma ora ho
tre… amici di cui occuparmi.
Perciò farò qualche incredibile invenzione, mi
arricchirò e comprerò le azioni
di quell’approfittatore.
Vedrai
che una volta eliminata quella zecca sarà tutta
in discesa.
L’unico
che può soddisfare uno Stark e quello Stark
stesso” spiegò.
Rogers
si massaggiò la testa, gli doleva.
“Sarai
un miliardario, insomma. Inventerai armi come tuo
padre?” mormorò, abbassando la voce.
“Sdraiati.
Quelle sprangate ti ha lasciato dei bei
lividi e bisogna metterci qualcosa al più presto.
Lasciati
curare… ‘Capitano’”
ordinò Tony.
<
Quelle ginocchiate potevano rompergli il naso o
la mascella, gli è andata ancora bene, anche se ha gli occhi
un po’ pesti >.
Steven
obbedì, sdraiandosi.
<
Donne viscide e vecchie, sento ancora le loro
mani sul mio intimo. Immagini raccapriccianti di uomini vogliosi, sin
da quando
sono bambino, mi perseguitano.
Sono
un giocattolo che funziona solo se gli do quello
che vogliono, altrimenti non pagano.
Mi
prendevo più clienti di quanti ne sopportassi,
nell’insano
tentativo di tutelare gli altri. Cercavo di lasciare i bambini solo a
servire
ai tavoli.
Li
facevo innamorare di me quando era possibile. Per fidelizzarli
ed impedire che altri finissero in quel vortice al posto mio.
Però
ora… ora non me la sentirei di tornare in quel giro.
Ho
fatto l’unica cosa che non bisogna mai fare: mi
sono innamorato di un cliente. Tu mi hai comprato ed io, stupido, ti ho
anche
fatto dono del mio cuore. Tu che mi tenevi in pugno con un
ricatto… hai capito
che ti sarebbe semplicemente bastato sorridermi sincero sin dal primo
giorno
per avermi completamente tuo senza bisogno di sotterfugi? >
pensò. Avvertì
un brivido lungo la schiena, mentre Tony gli sfilava la maglietta.
<
Il mio cuore batte troppo forte. Lui sembra un
dannato concentrato di promesse di felicità e giovinezza. Ha
dato colore alla
mia vita, l’ha stravolta più di quanto mi
aspettassi quando ho cominciato
questo gioco.
Come
faccio ad essere coraggioso, ad ammettere che lo amo,
quando ho così dannatamente paura dei sentimenti umani?
> rifletté Stark. Utilizzò
una pezzuola bagnata per ripulirgli la faccia completamente, Steve
mugolò.
La
porta si socchiuse e Logan sbirciò con un occhio.
“Allora,
lo stanno facendo?” bisbigliò il fratello
alle sue spalle, avvicinandogli la bocca all’orecchio.
“No,
si guardano” ribatté Logan.
<
Quel perfettino mi fa salire i nervi. Si finge
forte, quando si capisce lontano un chilometro quanto è
fragile > rifletté.
“…
Però penso che questa volta ce la faranno”
mormorò
Logan.
“Allora
allontaniamoci, Jimmy” borbottò Victor.
Entrambi i fratelli parlavano in modo inudibile.
James
annuì ed i due si allontanarono in punta di
piedi.
Stark
posò una mano sul petto di Rogers, sentendo
anche il battito cardiaco dell’altro accelerato.
“Hai
paura?” domandò con voce roca.
“N-non
più… è come se ti avessi aspettato per
mille
anni.
Ultimamente
ho combattuto molti dubbi, ma ora che ti
vedo così vicino, anche solo di un passo più
vicino, li sento svanire
completamente” ammise Rogers.
Stark
si stese su di lui.
“Io
credo di amarti da mille anni” ammise. Fece un
ghigno seducente e gli accarezzò la guancia. “Non
avere paura, allora” disse, posandogli
un bacio sulle labbra.
Rogers
ricambiò,
Stark si staccò da lui, ansimando.
“…
Dopo. Prima
devo curarti”. Si rialzò in piedi e dal comodino
prese una crema, ne prese un
po’ dal tubetto e la spalmò sulle ginocchia
martoriate di Steven.
< Devo essere
coraggioso. Non posso lasciare che nulla me lo porti via.
Voglio possedere
ogni suo respiro, ogni ora della sua vita desidero che lo passi al mio
fianco.
I-io voglio
proteggerlo e desidero amarlo come lui sa amare me. Vede bellezza in
tutto,
riesce a ricavarla anche da un semplice panino.
Ad ogni risata, ad
ogni suo travestimento, il tempo per me si fermava. Voglio scherzare
con lui
quando è vestito da camerierina o da infermierina, non posso
sopportare che
tutto quello lo umili o spaventi > pensò.
“Girati,
per
favore, così te la metto anche sulla schiena” lo
pregò.
“Sei
l’unico a cui
potrei mostrare le spalle con tanta facilità”
disse Steven, girandosi a faccia
in giù, affondando col viso nel letto.
Stark gli
spalmò
la crema.
< Mi ricordo
quando ci siamo incontrati da bambini. Volevo impressionarti, ma oggi
come
allora era la tattica sbagliata con te.
Quello che per
tutti è normale, per me non lo è.
Però,
tesoro,
questa volta non ti spaventerò > pensò.
“Non ti
dispiace
se mi occupo un po’ di te, vero?
Logan e suo
fratello per me sono amici. Li ho comprati solo per liberarli
nell’unico modo
che conosco. Tu… tu…
Io vorrei che non
ti considerassi mio schiavo” spiegò Tony. Richiuse
la crema e sospirò. “Puoi
girarti” borbottò.
Rogers si
voltò,
le gambe socchiuse e le braccia aperte.
“Vuoi
essere il
mio ragazzo, Anthony?” mormorò, avvertendo il
battito cardiaco accelerare tanto
da rendergli in fiamme le orecchie.
Tony si mise a
gattoni
su di lui.
“Puoi
contarci,
Stefano” rispose.
< Ero morto dentro,
aspettandoti > pensarono in coro, mentre Stark lo baciava con
foga.
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