Pillole di vita di Teddy Lupin

di TeddyLup
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2 maggio 2000: Teddy aveva 2 anni. ***
Capitolo 2: *** 2002: Teddy aveva tre anni ***
Capitolo 3: *** Marzo 2004: I cinque anni di Teddy ***



Capitolo 1
*** 2 maggio 2000: Teddy aveva 2 anni. ***


Teddy Lupin era un bambino orfano di guerra. Dopo la morte dei suoi genitori, era stato cresciuto dalla nonna Andromeda con l’aiuto della famiglia Potter. 
Harry Potter, il mago più famoso del mondo magico, era stato nominato padrino di Teddy dal padre del piccolo, Remus Lupin, qualche tempo prima della sua improvvisa morte.
Il bambino era in salute, poco più grande dei suoi coetanei. Aveva sia i capelli che gli occhi castani. Il suo sguardo era particolare, molto vispo, uno sguardo che teneva sempre tutto sotto controllo e non si lasciava mai sfuggire nessun dettaglio. Sicuramente gli sarebbe tornato utile in un futuro lontano...
In molti faticavano a dire cosa avesse ereditato dal padre e cosa dalla madre: era un insieme ben omogeneo di entrambi. 
Era ancora piccolo per capire cosa fosse accaduto ai suoi genitori, la loro triste fine… quindi si era fin da subito abituato a considerare la nonna come una madre.
Andromeda Tonks era una donna bellissima, dai capelli ricci spesso raccolti in una molletta. Fisicamente era molto simile a sua sorella maggiore, Bellatrix Lestrange, nota mangiamorte e strega più devota al Signore Oscuro. Entrambi i malvagi erano stati sconfitti nella battaglia di Hogwarts. 
A differenza della sorella, ad Andromeda non mancava mai il sorriso e, se a Bellatrix gli occhi brillavano per ammirazione nei confronti di Lord Voldemort, quelli della vedova Tonks erano pieni di amore e di bontà. La sua famiglia era quella dei Black, nobile e antica casata di maghi purosangue disprezzante tutti coloro che non fossero maghi dal sangue puro.
Andromeda si era fidanzata con un nato babbano conosciuto ad Hogwarts: un Tassorosso di nome Ted Tonks ed inoltre aveva dimostrato di non aver alcun interesse per le arti oscure. 
Questi due elementi vennero vissuti dalla famiglia Black come gravi reati di alto tradimento - la famiglia disprezzava tutti coloro che avessero del sangue babbano in famiglia ed erano noti esperti in arti magiche oscure - e la giovane strega venne tagliata fuori dalla sua famiglia e cancellata dall’albero genealogico.
Questo non la privò di una vita felice con il marito e piena di emozioni, cominciate dal momento in cui diede alla luce la figlia Ninfadora.
La bimba dimostrò in tarda età di essere una metamorfomagus, durante il suo quarto anno di vita.
Per i genitori fu una sorpresa enorme e dovettero ritirarla dalla scuola babbana per non dare nell’occhio, visto che la piccola Ninfadora non riusciva a controllare la sua dote. 
Fino al momento in cui scoprì di avere un potere straordinario, la bimba aveva corti capelli boccolosi, scuri come la pece e due occhi vispi castani. Era alta poco più di un tavolo da cucina, con le piccole guance, le braccia e le gambe in carne. 
Dal momento in cui dimostrò chiaramente di poter cambiare il suo corpo a scelta, nessuno più riuscì a starle dietro: per lunghi periodi la si vedeva girare con dei capelli lunghissimi multicolor… un giorno era alta, quello dopo bassa. Se le si chiedeva perché, lei rispondeva che le piaceva divertire la gente, metterla un po’ in crisi.
Però la sera, quando era chiusa nell’intimità di camera sua, tornava al suo stato naturale, perché non voleva dimenticarsi chi fosse in realtà. Fu quando ricevette la lettera di ammissione ad Hogwarts che decise di non modificare più di tanto il suo aspetto. Lei era così e tutti dovevano conoscerla per com’era da sempre!
Le uniche cose che cambiava erano il colore dei capelli e in momenti specifici, qualcosa del suo corpo, per divertire le persone che erano con lei.
Fin da quando era piccola suo padre la chiamava “Dora”. Quando si trasferì ad Hogwarts, dove trascorreva la maggior parte dell’anno, iniziò ad odiare il suo nome. 
Lei sapeva benissimo che l’etimologia del suo nominativo era “dono delle ninfe” e non voleva essere paragonata a delle creature superficiali come quelle.
Dora le andava più che bene. Ancora meglio se direttamente la chiamavano Tonks.
Come il padre, fu una Tassorosso impeccabile. Voleva il bene del prossimo, era buona con tutti e si faceva valere con chi commetteva ingiustizie. I suoi capelli cambiavano improvvisamente colore ogni volta che provava forte emozioni… era una cosa che in vita sua non riuscì mai a controllare.
Normalmente la si vedeva sempre con i capelli fucsia dal taglio sparato, ribelle. Indossava svariati orecchini che le decoravano le orecchie, collane, bracciali ed in camera sua vi erano un sacco di poster e magliette delle Sorelle Stravagarie. 
La cosa che però più caratterizzava quella ragazza snella, era la sua goffaggine. Era famosa quasi in tutta la scuola per i suoi incidenti divertenti. Si inciampava frequentemente, si impigliava nelle statue o nelle armature -facendole spesso e volentieri precipitare a terra…
Tutte queste cose riguardo a Ninfadora Tonks, Teddy le scoprì solo grazie ai racconti delle persone che avevano conosciuto la madre durante la sua vita, bruscamente interrotta nel fiore degli anni a causa di una maledetta guerra.

Per quanto riguarda il piccolo Teddy Lupin, egli venne cresciuto con serenità e curiosità per le cose nuove: era un bambino molto attivo.
Oltre alla nonna ed ai coniugi Potter, Teddy considerava parte della famiglia anche i Weasley; i membri di questa famiglia erano assai numerosi - la moglie del suo padrino era per l’appunto una di questi. Contavano un numero pari a sei figli - il settimo morì nella famosa battaglia di Hogwarts, ma questa è un’altra storia - ed erano tutti come zii per il piccolo Lupin.
Avere vicino a lui ed alla nonna così tante persone, permise ai due di non sentirsi mai soli, mai abbandonati.
E Teddy era, è e sarà debitore per sempre a tutti loro. Perché se è cresciuto con dei sani valori, dei principi per cui lottare, è soprattutto grazie alle persone che l’hanno accolto come membro della famiglia.

Nella grande famiglia, quell’anno, una coppia era al termine della dolce attesa: Fleur Delacour, moglie di Bill Weasley, aspettava un figlio. 
L’imminente nascita tenne impegnate per molto tempo sia la madre dei Weasley che la nonna Andromeda, che non esitava mai a dare una mano ai cari amici.
Teddy passava dunque tanto tempo a casa di Bill e Fleur, anche perché -con nuova grande sorpresa della nonna- egli dimostrò di aver ereditato il dna da metamorfomagus della madre defunta, quindi doveva esser tenuto lontano dagli occhi dei babbani: e non c’era posto più isolato e tranquillo di villa conchiglia!
Per Andromeda, la storia si era ripetuta. A differenza del fatto che Teddy dimostrò i suoi poteri svariati anni prima della madre, quando ancora era in fasce a nemmeno un anno di vita.

Era ormai giunto il 2 maggio del 2000, Teddy aveva da poco compiuto i due anni, quando Fleur Delacour - una strega francese dall’aspetto bellissimo, quasi divino - dichiarò che le acque si erano rotte.
Nella stanze della casa vi era un grande via vai di gente e Teddy giocava con qualche sassolino sulla spiaggia, a pochi passi dalla villa, sotto l’occhio vigile di sua nonna.
Quando ormai era immerso in una grande battaglia tra draghi-sassi, venne invitato ad entrare in casa. Il sole era alto nel cielo, era circa l’ora media, ed il piccolo entrò in casa come se fosse stata la prima volta.
Salì le scale tenendosi aggrappato alla ringhiera ed arrivò al piano della stanza di Fleur. Vi entrò tenendo stretta la mano di sua nonna.
Sul letto vi era una donna bellissima, dai lunghi capelli biondo-argento raccolti in una molletta. I lineamenti erano praticamente perfetti: Teddy non aveva mai visto donna più bella, ad esclusione di sua nonna.
I capelli del bambino stavano cambiando colore, ma essendo ancora in giovane età non controllava bene il proprio potere. I capelli non si limitarono ad un unico colore, ma continuavano a passare senza sosta da una tinta all'altra. 
La donna teneva sul grembo un neonato, in gran parte nascosto da una coperta. Il piccolo Lupin riuscì a vederne solo il volto stropicciato.
« Teddy, questa è Victoire… » Il bimbo guardò nella direzione da cui proveniva la voce. Il volto di Bill Weasley non era mai stato così illuminato. Non distoglieva lo sguardo dalla moglie e la piccola neonata.
« Guarda Teddì, dorme! » 
Questa volta era stata Fleur a parlare, con il suo accento francese sempre ben marcato. Aveva scostato di poco la coperta per permettere al bimbo di vedere bene.
Andromeda era sinceramente emozionata. Ovviamente lei sapeva bene perché la bimba si chiamasse Victoire. Era da tutto il giorno che cercava di controllarsi, ma le emozioni erano fortissime. Ogni secondo di maggio, quell’anno in modo particolare, visto anche il parto della donna francese.
A quel punto, prontamente, Molly prese la mano di Teddy liberando così Andromeda e poggiandole una mano sulla spalla la invitò ad uscire.
« Andromeda, vai a riposare un po’ giù, in salotto! »
« Grazie Molly, ma sto bene. Ce la posso fare. E’ che, quella bambina… è così bella! » Finì la frase con un singhiozzo leggero. La donna era distrutta, con la lacrima facile e il cuore dolorante.
Il nipote era troppo piccolo per capire e in quel momento non faceva altro che guardare incuriosito la bambina, cambiando a distanza di alcuni minuti il colore dei capelli.
Ad interrompere il tira e molla delle due signore, intervenne Bill invitando gentilmente tutti ad uscire.
« Scusate, ma Fleur ha partorito non meno di un’ora fa! Ha bisogno di riposare. » 
Dopo averle sussurrato qualche parola all’orecchio ed aver aspettato che lei annuisse sorridendo, l’uomo prese in braccio Teddy accompagnando Andromeda e Molly fuori dalla camera.
Giunti nel soggiorno sottostante, non appena Andromeda si accomodò sul divano, si addormentò.
« Guardala, Bill! Non l’ho mai vista così fragile… Non sta bene! Dobbiamo fare qualcosa per lei! »
« Mamma, calmati… Andromeda è una donna forte, lo sappiamo tutti. E’ solo che oggi per lei è un giorno duro, è come obbligata a ricordare le sue perdite. Come noi, d’altronde! »
Bill aveva capito tutto. Molly si comportava in maniera oppressiva con Andromeda solo perché quello era il suo modo di agire di fronte al ricordo doloroso.
Quel giorno aveva segnato molti di loro: in quel giorno, due anni prima, erano morti entrambi i genitori di Teddy - la cui madre era figlia di Andromeda - e uno dei figli gemelli della signora Weasley. Oltre a tante altre morti a loro più o meno care.
Una volta preparata una tisana per la madre, Bill si assicurò che ella si sedesse su una delle poltrone e provasse a riposarsi. Controllò poi se sua moglie stesse bene e quindi, con ancora Teddy in braccio, si avviò sul lungo mare, per passeggiare e ricordare.
I due si fermarono. Bill si accucciò e, non appena guardò Teddy negli occhi, capì cosa doveva fare.
« Piccolo, ti va di giocare? » il neo papà aveva trovato un modo per reagire ai dolori nascosti nel profondo.
« Sì, ma la nonna sta bene vero? » 
« Certo! Hai la fortuna di avere una nonna in gamba. Non sai quante cose difficili ha superato! »
« Difficili come… cavalcare un drago con le spine? » Chiaramente si stava riferendo agli aculei.
« Esatto, più o meno così! » Una risatina accompagnò la frase di Bill.
« Facciamo che eri un cattivo e io ti catturavo? » 
« Un piccolo auror insomma… sì, ci sto! »
I due si misero a giocare per svariato tempo. Bill Weasley aveva a cuore Teddy, voleva il suo bene come tutto il resto della famiglia Weasley-Potter. Non sarebbe mai stato solo. Era il minimo che potessero fare nei confronti di Remus e Tonks, dopo tutto ciò che avevano fatto per il mondo magico...

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Capitolo 2
*** 2002: Teddy aveva tre anni ***


Estate del 2002. Teddy Lupin era un bambino molto attivo; si poteva dire che il piccolo fosse esattamente come tutti i suoi coetanei. Non proprio però; sarebbe stato un bambino normale solo se nelle sue vene non fosse scorso sangue magico.
La sua famiglia era composta da un solo componente, Andromeda Black, vedova Tonks. 
I suoi genitori erano morti in una battaglia due dozzine di giorni dopo la sua nascita. Erano martiri, guerrieri caduti nel tentativo di assicurarsi che tutte le persone a loro care, ed il figlio appena nato, avrebbero potuto vivere e crescere in luogo pacifico, un mondo dove la gente non dovesse nascondersi, se non dai babbani -così vengono chiamate le persone prive di poteri magici-.
Teddy non frequentava la scuola come tutti i bambini della sua età: veniva istruito ed educato dalla nonna con un metodo che permettesse al piccolo di scoprire quasi da solo il mondo che lo circondava.
Ogni giorno, Andromeda temeva che il nipote potesse rivelare una “capacità” ereditata dal genero, Remus. Egli era un lupo mannaro, ogni notte di luna piena perdeva il controllo di se stesso e si trasformava in una grande belva priva di qualsivoglia coscienza. Al resto, alla magia, era abituata poiché lei era una purosangue nata in una antica famiglia di maghi.
Nonna e nipote passavano ogni giorno più tempo possibile all’esterno, all’aria aperta affinché lei potesse distrarsi totalmente, non pensare alle persone che più amava sul pianeta Terra - sua figlia Dora ed il suo più che amato marito Ted. In casa c’erano troppe foto, troppi oggetti che la mente la facevano sempre ricondurre a loro. Le mancava immensamente il suo compagno di vita, tanto amato da essere ripudiata dalla famiglia. Un uomo così buono e puro non l’aveva mai conosciuto. Era la sua ancora di salvezza ed ora resisteva affinché Teddy potesse trovare un’ancora in lei.
E la figlia - oh, se le mancava! - era un vulcano sempre attivo, un terremoto vivente che portava gioia e bontà ovunque andasse. La sua piccola era un vero e proprio tesoro. Tanta purezza d’animo e coraggio in una ragazzina dalla stazza minuta non era cosa comune. Ed i suoi capelli, che si notavano a distanza di chilometri. Ogni volta che ci pensava, Andromeda non poteva evitare di finire per singhiozzare.
Le era rimasto Teddy, il più grande dei tesori. In lui sopravvivevano il sorriso del marito e della figlia, e gli occhi del padre.
La donna aveva una grande missione, un grande desiderio: crescerlo nel migliore dei modi, a qualunque costo. Era l’ultima cosa che le rimaneva da fare, in onore dei suoi cari deceduti.
Il tocco di una manina gelida fece tornare Andromeda alla realtà. Teddy stava seguendo i lineamenti del volto della nonna con le dita, bofonchiando qualcosa. Era diventato freddo ed era ormai ora di cena.

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Capitolo 3
*** Marzo 2004: I cinque anni di Teddy ***


Era giunto il quinto compleanno del piccolo Teddy. Quella mattina nella casa della nonna materna c’era una capocchia castana che scorrazzava a destra e manca. La felicità si vedeva chiaramente sul volto del bambino: sapeva benissimo che di lì a poco sarebbero arrivati Harry e Ginny!
Andromeda era presa dalle pentole sui fuochi in cucina, quando il campanello suonò e Teddy lanciò un urlo di gioia correndo verso la porta d’ingresso.
L’uomo che si fece largo in casa prese con energia il piccolo e lo fece volare a un metro da terra. Ripeté l’azione più volte, finendo poi per abbracciare Teddy forte a sé.
« Tantissimi auguri, piccolo! » Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che la sua attenzione si diresse verso una voce conosciuta.
« Harry! Lascialo salutare anche a me! » Una chioma rossa spuntò da dietro le spalle dell’uomo.
« Auguri Teddy! » Si chinò verso il bambino poggiando le labbra sulla sua fronte.
« Grazie! Sono felice! » Teddy era in visibilio. Era molto contento di avere quegli ospiti.
« La nonna è in cucina? » gli chiese sorridendo la donna.
« Ginny, conoscendola sarà presa dalle sue leccornie. » Harry sorrise, immaginando la signora Tonks impegnata ai fornelli, come suo solito.
« Tutti dalla nonna! » Teddy prese per mano entrambi trascinandoli verso la cucina.
Lo scenario a cui i tre si trovarono davanti era piacevole: un profumo delizioso invadeva la cucina e una signora dal sorriso smagliante diede il benvenuto agli ospiti.
« Harry, Ginny! Che piacere rivedervi! » Si lanciò nella direzione dei due riempiendoli di baci ed abbracci. 
Era da mesi che i Potter non facevano visita a Teddy e la nonna. Non perché non lo volessero: Harry era impegnato con la direzione dell’ufficio Auror al Ministero, Ginny con le Holyhead Harpies - una nota squadra di Quidditch femminile.
Ogni volta che facevano questi pranzi di famiglia, perché viste le tristi vicende era come se lo fossero, ognuno di loro provava delle forti emozioni; Andromeda poteva rivivere cosa significasse avere in casa un figlio ormai grande, indipendente ma comunque legato alla sua famiglia; Harry aveva trovato in Andromeda una seconda madre, come era accaduto con poche altre donne adulte conosciute; Ginny poteva vedere delle persone care essere felici ed il piccolo Teddy poteva avere una parvenza di famiglia. Essendo ancora così piccolo non era completamente consapevole della sua situazione, del suo passato.
« Harry, vai in soggiorno con Teddy mentre scambio qualche chiacchiera con Andromeda! Mostra al piccolo cosa gli abbiamo portato… » dicendo questo, Ginny diede dei colpetti delicati sulla spalla del marito, come per invogliarlo a spostarsi nella stanza accanto.
Appena le due donne si avviarono verso il bancone della cucina inoltrate già in un dialogo sereno e divertito, Harry accarezzò i capelli del figlioccio - poiché per volere di Remus, Harry divenne il padrino di Teddy - avviandosi così nel salotto. 
Il bimbo saltellante si sedette sul divano che stava esattamente in mezzo alla sala. Felice più che mai, guardò il padrino mentre gli porgeva un pacchetto fatto alla bell’e meglio, basso e abbastanza lungo. 
Il piccolo non stava più nella pelle, così si tuffò sul regalo riducendo la carta a brandelli. 
Con suo grande stupore, all’interno vi era una piccola scopa giocattolo. 
Il bambino rimase a bocca spalancata, quando Ginny entrò nel salotto con aria divertita. « Impara a volare, così poi ti alleneremo per diventare un bravo giocatore! » Scompigliò i capelli del bambino e sorrise guardando Harry, che sembrava incantato, sorridente.
Sua moglie sapeva benissimo che lui stava rivivendo il suo passato, conosciuto solo tramite una foto ed una lettera di sua madre. Il marito aveva affrontato un grande percorso di crescita, era diventato un uomo. 
Era suo dovere aiutare Teddy e stargli vicino, permettendogli di essere felice nel mondo in cui era nato - il mondo magico.
Harry aveva questo tipo di ordine morale: non voleva che qualcun altro potesse vivere una crescita censurata come la sua, in un maledetto sottoscala nella casa degli zii. Ma quelli erano tempi lontani, ormai passati.
Mentre Teddy cavalcava divertito la scopa giocattolo, cominciando a svolazzare in ogni dove, Ginny si occupò di mettere in salvo tutti gli oggetti fragili del salotto.
I due adulti ridevano divertiti guardando quanto fosse impacciato inizialmente il bambino; poi finirono a guardarsi con espressioni beate. 
Avevano un piccolo desiderio sul quale stavano lavorando… volevano avere un figlio loro, che sicuramente avrebbe considerato Teddy come un fratello maggiore.
Il piccolo Lupin volava a venti centimetri da terra ed aveva imparato ben presto come controllare una scopa, seppur giocattolo.
« Guarda Ginny, potrebbe diventare anche migliore di noi! » Harry rise in direzione della moglie.
« Migliore di me, in caso. Ti ricordo chi era il capitano dei Grifondoro dopo che il Prescelto se n’è andato altrove? Ti ricordo chi ha fatto vincere più partite nella storia del campionato ad Hogwarts ai Grifondoro? » Ginny lanciò un’occhiata di sfida verso il consorte.
« Non serve ricordarmelo, ce l’ho sempre accanto o davanti! » Con uno sbuffo, l’uomo si abbandonò al divano, che aveva accolto le sue forme.
La signora Potter rimase in piedi ancora un po’ con le braccia conserte, studiando l’andamento di Teddy; immaginandosi il piccolo qualche anno dopo, magari membro di una squadra di quidditch di Hogwarts.
« Ha la stoffa del cacciatore, o del cercatore. Chi lo sa! » 
Una volta sedutasi sul divano, Harry le passò il braccio attorno alle spalle. I due si rilassarono con il bimbo che svolazzava divertito. Era come se fossero in una seconda casa, da parenti stretti.
Andromeda sbucò dal grande arco che separava la cucina e il salotto e in tono gentile attirò l’attenzione. « Forza, spostatevi tutti in cucina. E’ pronto il pranzo! »

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