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di Laly_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - All At Once ***
Capitolo 2: *** II – I Need You ***
Capitolo 3: *** III – Where Are You Now? ***
Capitolo 4: *** IV – Secret ***
Capitolo 5: *** V – Nightmares ***
Capitolo 6: *** VI – Lies ***
Capitolo 7: *** VII – Teardrops On My Guitar ***
Capitolo 8: *** VIII – I Miss You ***
Capitolo 9: *** IX – I Call It Love ***
Capitolo 10: *** X – No One ***
Capitolo 11: *** XI – L’amore è Una Cosa Semplice ***
Capitolo 12: *** XII – Tell The Truth ***
Capitolo 13: *** XIII – Se Non Te ***



Capitolo 1
*** I - All At Once ***


 
 

I – All At Once

Ever since I met you. 
You're the only love I've known. 
And I can't forget you. 

All At Once – Whitney Huston
Bonnie, Bonnie Sheeran è il mio nome…
Sì, mio papà è Ed Sheeran… il famoso cantante inglese dai capelli rossi che, a suo periodo, ha fatto impazzire un sacco di ragazze, peccato che solo una ragazza abbia fatto impazzire lui, la mia mamma, la mia bellissima mamma.
La mia bellissima famiglia era perfetta, avevo un padre dolce, una madre che ti sapeva ascoltare, una zia adorabile, uno zio figo e un cugino indescrivibile…
A vent’anni avrei dovuto crearmi una vita, ma purtroppo, con la mia testa era impossibile, certo, ero riuscita a trovare un piccolo lavoretto, ero la maestra in un asilo, amavo i bambini, purtroppo quel lavoro non mi aveva fatto mettere apposto la testa, così vivevo ancora con i miei…
Mio cugino invece a diciannove anni aveva appena finito la scuola e voleva intraprendere la vita da… mantenuto insomma.
Malgrado tutto io e lui uscivamo sempre insieme con i suoi amici JJ, Josh e Jaymi, e con le loro rispettive ragazze, o ragazzi, infatti Jaymi era gay e da un po’ stava con Olly, erano felici insieme, si vedeva, e noi tutti eravamo felicissimi per loro; poi c’era Caterina, la ragazza di JJ, Ella, la ragazza di Josh e… Jesy, la ragazza di… George, mio cugino, l’unico ragazzo che io abbia mai amato, per quello mi ritrovavo a vent’anni con una vita amorosa praticamente inesistente.
Ecco, proprio ora mi trovavo con lui…
Mi era venuto a prendere a casa come faceva spesso, e mi aveva portata a fare colazione nel nostro solito bar, il “Souls”, il tizio del bar diceva di averlo chiamato così perché quello era il bar delle anime perdute, ma noi non avevamo mai capito che volesse dire.
-allora come mai gli occhiali da sole stamattina?- mi chiese George scrollandomi dai miei pensieri.
Quella mattina mi ero svegliata con la luna storta, i capelli erano legati a cavolo, e gli occhiali da sole coprivano le occhiaie, erano gli ultimi giorni della scuola e quindi io, come nuova arrivata entravo un’ora dopo, per quello ero ancora lì.
-se vuoi me li tolgo.- gli dissi, quando lo vidi sorridere me li tolsi, vedendo la sua faccia schifata li rimisi e nascosi la mia espressione triste.
-dio sei orribile! Ma che hai fatto stanotte?- disse lui ridendo.
-grazie eh George!-
-prego piccola! Con te sempre gentile!- un brivido mi percorse la schiena.
Quel sorrisino scemo mi scioglieva sempre, e quando mi chiamava “piccola” o “dolcezza” o “tesoro” o nomignoli del genere mi faceva sempre sognare.
-dai andiamo a pagare gentilezza in persona così poi mi accompagni a lavoro.-
-ok… ehi fragolina, poi oggi ti vengo a prendere con Jesy e ti riporto a casa… andiamo al parco oggi pomeriggio…-
-oh… fa niente, torno a casa a piedi…-
-ma a piedi è quasi mezz’ora! Non accetto un no… ti veniamo a prendere io e Jesy…-
Io annuii senza più dire niente, mi faceva male vederli insieme, quando mi aveva detto che erano insieme avevo pianto per quasi una settimana e non avevo mangiato quasi niente…
Era venuto a salvarmi dal baratro Jaymi, lui e Olly avevano capito tutto, e mi erano sempre stati accanto perché “riuscivano a vedere che quello che provavo era vero” così avevano detto… Adoravo quei ragazzi!
-andiamo?- disse dopo un po’, ero talmente persa che non mi ero neanche accorta che era andato a pagare e poi era tornato.
 
Stavo aspettando George fuori da scuola, ero appena uscita, quando una macchina con una musica abbastanza alta mi si fermò davanti, lui abbassò il finestrino.
-vieni piccola?- sorrisi e annuii.
Entrai in macchina e il sorriso sparì quando Jesy mi salutò.
Non prendetemi male, lei è bellissima e simpaticissima e io le volevo bene… mi dava fastidio solo che era la ragazza di lui.
-com’è andata?- mi chiese lui.
-bene… Martha, una mia bimba mi ha fatto un disegno… è molto dolce.- risposi ripensando a quando quella dolce bambina mi aveva dato il disegno.
-dio ma come fai? Io non riuscirei a stare tutto quel tempo con dei bambini insopportabili!- beh quello era forse l’unico difetto di Jesy…
-sono dolci non sono insopportabili!- risposi io.
Calò il silenzio, arrivati a  casa scesi dalla macchina senza neanche salutare.
-non sculettare che lavori con i bambini!- sentii urlare da lui.
Sorrisi. Quello scemo me lo diceva sempre.
-mamma! Papà! Sono a casa!- urlai entrando in casa.
Mio padre mi venne in contro e mi abbracciò, gli abbracci di mio padre erano perfetti.
-Ciao Pà!- gli dissi.
-Ciao tesoro… come stai?-
-bene dai… tu? Mamma?-
-mamma è uscita a fare la spesa, io tra un po’ devo uscire per le prove, ma stiamo bene…-
-quando parti pà?-
-parto domani, ma sono indietro per fine luglio.-
-dai non è tanto!-
-poi riparto a metà settembre…-
Mi rattristai, quando c’era era bello averlo, quando non c’era mi mancava da morire!
Ancora alla sua età faceva concerti, anzi, forse era più famoso di quanto lo era prima.
-zio Harry viene con te?- chiesi dopo un po’.
-sì… credo che Zia Lise e George si trasferiranno qui per tutto il tempo, sai come sono quelle due…- mi disse sorridendo, io ricambiai il sorriso, perché era impossibile non sorridere quando lo faceva anche lui.
-io vado su… una bambina mi ha fatto un disegno, e poi devo sistemare delle cose, ci vediamo stasera?- gli chiesi io poi…
-sì… torno con Harry, vengono qui a mangiare per l’ultima sera.-
-oh… ma anche la zia e George?- chiesi sperando in un no, non quanto per mia Zia.
-sì… ho detto “vengono” o sbaglio?- io scossi la testa e salii le scale.
Entrai nella mia camera e posai la borsa, poi mi tolsi il golfino e lo appesi rimanendo a maniche corte, presi il disegno e mi guardai intorno, le pareti erano quasi tutte ricoperte di disegni, quello però forse era il migliore.
Quella bambina si chiamava Martha, vedeva George ogni volta che mi veniva a prendere,  ci vedeva abbracciarci ogni volta che non c’era la sua ragazza, era molto intelligente ma non aveva mai fatto domande.
Quel disegno rappresentava però quello che lei vedeva con i suoi occhi da bambina innocente.
Sullo sfondo c’era una piccola costruzione, la scuola, tutto intorno c’era l’erba e i fiori, come vorrebbe fosse la sua scuola forse?
E davanti, in primo piano, c’erano due persone, un ragazzo con i capelli scompigliati e una ragazza con i capelli rossi, sciolti, quei due si stavano baciando, e di fianco ai due corpi c’era scritto George & Bonnie.
Mi aveva chiesto di scriverlo perché lo voleva copiare, ma non avevo pensato a quell’eventualità.
Sospirai e appesi il disegno coprendo leggermente un altro vicino al mio cuscino, poi mi lasciai andare sul letto e mi passai una mano nei capelli.
Rimasi un po’ lì così e poi mi alzai.
Era ora di fare una bella  doccia, aprii l’armadio per prendere i vestiti, non sapevo che mettermi, in quel momento la porta si aprì.
-mamma, sei tornata!- dissi spaventandomi.
-sì… ehi mi ha chiamato la Zia, stasera c’è anche Jesy… magari tra lei e George le cose si tanno facendo serie…- disse lei sembrando eccitata.
Io tentai di continuare a sorridere.
-davvero? Bene!- risposi.
Poi uscì dalla mia stanza, chiusi l’armadio e alzai il cuscino prendendo la mia camicia da notte, che senso aveva farsi bella per lui se c’era un’altra nel suo cuore?
 

Spazio Autrice

Allora... come già detto, ve lo avevo promesso, questo è il continuo della mia precedente storia: "The Story Of Us" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2284413&i=1.
andate a leggerlo se non l'avete ancora fatto... coomunque... spero vi piaccia, fatemelo sapere eh! :)
ciao a tutti! Laly :3
P.S. IMPORTANTE! ho utilizzato gli Union j SOLO come nomi e come visi, non li uso come Band... se credete invece che dovrei postarla sulla parte degli Union J provvederò a cambiarlo fatemello sapere... (comunque non li uso come Band.)

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Capitolo 2
*** II – I Need You ***




II – I Need You


 
I need you like water
Like breath, like rain
I need you like mercy
From Heaven's gate
There's a freedom in your arms
That carries me through
I need you

I Need You - LeAnn Rimes
Eravamo lì, a cenare, io, George e la sua ragazza, mio padre a capo tavola, mia madre e la zia dall’altra parte e lo zio davanti a papà.
-allora voi due…- intervenne mia mamma, dal nulla.
-come va la vostra storia?- chiese la zia.
-bene… insomma, noi ci amiamo, poi vediamo…- iniziò Jesi.
-sapete che non voglio niente di serio per ora….- la interruppe George.
Questo non mi fece tranquillizzare comunque, me la presi con il polpettone iniziando a inforchettarlo immaginando la sua faccia, la sua odiosa e bellissima faccia.
-Bons stai bene?- mi chiese mio Zio bloccandomi la mano con la sua, io lo guardai e sorrisi.
-non ho fame, vado a letto.- risposi, mi alzai e andai verso le scale.
Alla fine me l’ero messa davvero la camicia da notte, era di seta, arrivava sopra al ginocchio, e aveva una bella scollatura, non che avessi molto da mostrare, e ero rimasta a piedi scalzi.
-ti potevi vestire meglio no?- disse George, mi bloccai e mi voltai verso di lui.
-che hai contro la mia camicia da notte?- chiesi fulminandolo.
-niente solo… non è un po’ corta?-
In preda al nervosismo presi un lembo della gonna e la alzai fino a coprire appena il sedere e mi voltai per incamminarmi ancora verso le scale.
-io la tengo corta quanto voglio ok?- dissi salendo le scale.
Entrai in camera mia e mi ci chiusi dentro sentendo urlare mio padre qualcosa che non capii, mi sdraiai sul letto e sbuffai.
Dopo poco sentii bussare alla porta, mi alzai dal letto e aprii, ero tentata di richiuderla, ma il suo sguardo severo mi bloccò.
-che vuoi George?- chiesi io tranquilla.
-fammi entrare e parliamo.-
Lo feci attendere un attimo ma poi mi spostai e entrò, poi chiuse la porta a chiave e si avvicinò a me.
-che diavolo è successo là sotto? Sai che scherzo.-
-lo so, scusa…-
-tranquilla… è tuo padre che si è innervosito, ma lo stanno tranquillizzando, che diavolo ti è successo?-
Ignorai ancora la sua domanda.
-doveva venire per forza anche lei?- chiesi invece.
-lei… Jesy? Certo! è la mia ragazza Tesoro!-
-diavolo! Non mi chiamare tesoro!-gli sclerai contro, dovevo tenere la bocca chiusa.
-okay… perché?-
-perché decido io come mi devi chiamare okay?-
-okay piccola, scusa…-
-senti evita i nomignoli okay?-
-perché? Non ti capisco!-
-perché impazzisco quando mi chiami con i nomignoli e poi… ti fai amare di più, la tua voce così… calda… mi avvolge ogni volta e mi fa sentire sulle stelle, e poi c’è il tuo stupidissimo sorriso che mi illumina la giornata… ora ti prego esci…-
-Bonnie…-
-ti prego George vattene…-
-sei bellissima stasera.- sorrisi guardando il pavimento, lo faceva apposta, però mi piaceva.
-lo stai dicendo solo per prendermi in giro…-
-però ti è piaciuto piccola…- lo guardai, e lo vidi avvicinarsi a me.
Più si avvicinava e più mi allontanavo, fino a finire contro al muro, lui mi intrappolò, si schiacciò contro il mio corpo, e avvicinò ancora di più il suo viso al mio, raccolsi tutta la volontà che avevo in corpo, e voltai lo sguardo.
Lui mi rivoltò il viso con la sua mano e mi costrinse a guardarlo.
-cosa ti senti?- mi chiese abbassando la voce, rendendola più… dio, sensuale.
-sento che… ti prego George…-
Molto velocemente le sue labbra si posarono sulle mie, mi sorprese, ma mi lasciai trasportare da quel bacio, durò pochi secondi, ma fu il bacio più bello della mia vita.
-ora torna giù e mangia.- mi disse lui sorridendomi, poi si allontanò e aprì la porta.
Io riuscii a muovermi e uscii dalla stanza ancora scossa, mi si era chiuso lo stomaco dall’agitaitazione a avrei provato a mangiare qualcosa, per lui…
Di sorpresa mi prese in braccio e mi portò giù dalle scale fino in cucina, e mi fece risedere al mio  posto.
-rieccola.- disse lui sorridente.
-Bonnie… non fare…-
-tranquillo zio… abbiamo parlato… non farà più cose simili… tranquillo!- rispose George al mio posto.
-sei pesante comunque piccola!- sorrise, lo guardai e arricciai il naso, poi scoppiò a ridere.
-smettila idiota!- risposi io.
-cos’è successo tra voi due?- disse sorridendo Jesy…
-sai con Bons le cose sono molto semplici… un bacio e le passa la bua… vero?- si girò a guardarmi.
Annuii ripensando al bacio, quel bacio, peccato non ci fosse una telecamera a immortalare il momento, comunque ci aveva pensato il mio cuore a scattare una foto  e a conservarla.
-è proprio come sua madre!- disse Zia Lise.
-come se tu fossi diversa!- esclamò Zio Harry.
Iniziò una bella discussione simpatica e io mi voltai verso George, quando si voltò a osservarmi anche lui il suo sorriso sparì.
“dobbiamo parlare” mimò con la bocca, io deglutii, poi annuii.
Sì avevo paura perché ora lui sapeva tutto.
Un appiglio però ora ce l’avevo, mi aveva baciato… perché l’aveva fatto?
 

Spazio Autrice

eccomiiiii! >.<
Un nuovo capitolo arrivato... so che sembra tutto troppo veloce... ma il bello deve srrivare!  ;)
alla prossima a questo punto, continuate a recensire, spero vi piaccia! 
Laly :3

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Capitolo 3
*** III – Where Are You Now? ***




III – Where Are You Now?
All I see is you,
When I wake up;
You, when I talk;
You, when I lie down;
You, when I walk;
You, when I'm sleeping;
You, when I try to breathe…

Where Are You Now – Union J
“dobbiamo parlare” quelle due paroline non mi avevano fatto dormire, mi aveva detto che mi avrebbe portato a fare colazione anche…
Mi ero vestita e lo stavi aspettando in quel momento.
Agitata, ma vestita bene e truccata da star, ero perfetta, per quanto io possa esserlo.
Un suono di clacson mi risvegliò, mi avvisò anche che George era fuori.
Mi alzai dal divano e uscii di casa, andai velocemente verso la sua macchina e salii.
-ciao piccola.- mi disse lui sorridendomi.
-Ciao Ge…- risposi io ricambiando il sorriso.
-andiamo sempre a “Souls” no?- chiesi vedendo che aveva preso un’altra strada.
-sì… volevo allungare la strada per parlare.-
-oh… senti scusa per ieri, è che…-
-no, silenzio… sono io che ti ho baciata, quindi ti devo una spiegazione. So che provi per me… o meglio, lo so da un po’, penso di averlo sempre saputo in realtà, come mi guardavi, come sei stata male quando io e Jesy ci siamo messi insieme, ieri sera però me l’hai confermato… ora però vorrai sapere perché ti ho baciata, beh, volevo vedere cosa sentivo, cosa potresti sentire tu, e…- si bloccò e deglutì, non l’avevo mai visto così agitato.
-e…?- tentai di aiutarlo.
-e…ho sentito qualcosa… non so bene cosa, una scossa forse, un brivido…-
-e cosa c’è di diverso rispetto a quello che provi per Jesy?-
-Jesy? Andiamo Bonnie sei l’unica oltre ai miei che non si è accorta che non la sopporto più, addirittura JJ è da settimane che mi dice di mollarla! Jaymi e Olly poi!-
-George…-
-no, so che mi vuoi dire… ma mi serve okay? mi serve soprattutto adesso, perché se è vero che proviamo qualcosa l’uno per l’altra… è difficile capisci?-
-no George…-
-se tra me e te dovesse succedere qualcosa… avremo bisogno di una copertura, Jesy è la nostra.-
-ma  non è giusto nei suoi confronti.-
-senti a Jesy ci penserò okay? ora parliamo di noi… che facciamo?-
-senti George ti sei appena accorto che provi qualcosa per me, proviamo a vedere se è davvero quello che pensi…-
-ci sto… tanto fino a Luglio vivremo ancora insieme no?-
-giusto… ehi… stasera dove ci vediamo?-
-non so… stamattina ci vediamo subito, poi ci mettiamo d’accordo per il concerto…-
-okay… Oggi è sabato comunque, quindi possiamo andare al garage tranquillamente insieme subito.- risposi io, lui annuì.
Andammo a fare colazione tranquillamente e, successivamente, ci ritrovammo tutti insieme al garage a casa di Josh, ci ritrovavamo lì per passare le giornate di solito, era divertente, giocavamo o parlavamo, a volte si cantava e si ballava.
Passammo l’intera mattina a ridere tutti insieme, e a mezzogiorno Olly e le ragazze andarono a prendere le pizze, lasciandomi sola con i ragazzi.
-ragazzi ma allora come ci arriviamo stasera? Ci vediamo direttamente là?- chiesi io.
George mi indicò di sedermi sulle sue gambe e io lo feci, lui poi posò le mani sui miei fianchi provocandomi un brivido, mi voltai verso Jaymi che mi stava guardando sospettoso forse, e gli feci un sorriso rassicurante che per il momento bastò, ma più tardi mi avrebbe chiesto spiegazioni.
-allora… abbiamo deciso che io passo a prendere Olly, Caterina e Ella, JJ passa da Josh e Jesy che sono vicini e poi tu e Georgie venite insieme…- rispose Jaymi per distrarsi forse.
-smettila di chiamarmi Georgie scimmia!- rispose lui ridendo.
-Georgie in realtà è molto carino sai…- risposi io ridendo.
-ah si?- mi disse lui.
Mi fece il solletico provocandomi movimenti spastici, continuavo anche a ridere incontrollatamente, e non era carino.
-smettila Ge ti prego!- riuscii a dire alla fine, lui si fermò e sorridendo mi diede un bacio sulla guancia, molto vicino alla bocca.
Nessuno se ne era accorto, forse.
-aww… che carini!- esclamò JJ ridendo, imitando qualcuno.
Io sorrisi nervosa, George invece si lasciò andare in una risata liberatoria.
-arrivate le pizze!- urlò Olly entrando nel garage.
 
Sei di sera, George puntualissimo fuori, appena entrai in macchina mi accolse il profumo del suo buonissimo deodorante.
-ciao piccola.-
-ciao…-
-sei bellissima stasera…- lo ringraziai sorridendo.
Avevo i capelli sciolti, e indossavo un semplice tubino nero a una spallina, con le ballerine nere, non era giusto essere troppo elegante, ma neanche troppo casual, non era un concerto vero e proprio alla fine.
Era comunque un concertino di una band emergente locale.
Arrivati lì aspettammo per un po’ gli altri.
-entriamo…- mi disse dopo un po’, quando anche gli altri furono dentro.
Entrammo e Josh passò avanti.
-ho prenotato per nove a nome Cuthbert.-
-ehm certo ci risulta, proprio davanti al palco eh! Molly, tavolo otto per i nostri ospiti. Prego seguite la mia collega.-
Seguimmo la ragazza sculettante per tutto il corridoio e entrammo nella sala musica, ci fece sedere a un tavolo apparecchiato per nove proprio davanti al palco, come aveva detto il proprietario, ci sedemmo come sempre, io, George, JJ, Caterina, Josh, Ella, Jaymi, Olly e Jesy vicina a George, fortunatamente il tavolo era rotondo.
La serata finì velocemente tra musica, risate e sguardi eloquenti.
 
Tornammo a casa stanchi morti a mezzanotte passata, George doveva venire a stare da me, papà e zio erano già partiti.
-fai silenzio George per favore… mamma e zia dormono!- dissi io a bassa voce, forse avevamo bevuto un po’ troppo.
-sì lo so tranquilla… ehi ma io devo davvero dormire nella stanza degli ospiti?-
-sì… come hai sempre fatto! Fila!- gli dissi cacciandolo.
La sala degli ospiti era vicino alla mia stanza, così mi diressi velocemente verso la mia porta e entrai, non chiusi a chiave, iniziai a spogliarmi, i piedi facevano male e la testa tonfava, mi faceva male bere; in mutande e reggiseno raccolsi il vestito che avevo buttato atterra e lo sistemai bene sulla sedia, poi presi le scarpe e le tolsi d in mezzo ai piedi mettendole vicino al balcone, quando sentii aprire la porta della camera mi voltai tranquilla.
-George devi andare a letto.- risposi io vedendolo mezzo nudo entrare nella mia camera chiudersi la porta alle spalle.
-voglio dormire con te stanotte… come quando lo facevamo da piccoli.-
-adesso abbiamo vent’anni…-
-a me non importa…- mi disse lui prendendomi la mano e trascinandomi sul letto.
Mi sdraiai e lui si sdraiò accanto a me avvolgendomi dolcemente con le sue braccia e facendo aderire il suo corpo al mio, la miglior sensazione di sempre!
-Bons…-
-mmh?- risposi io a metà nell’aldilà.
-Ti Amo…-
-anche io…- risposi io sorridendo.
In quel momento tornare bambini era stato fondamentale, molto bello…
 

Spazio Autrice

Ehm... ma dove siete finite? una recensione? Andiamo! so che sapete fare di meglio! >.<
mi raccomando! credo in voi! <3
Laly! :3

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Capitolo 4
*** IV – Secret ***





IV – Secret


 
Got  a Secret, Can you keep it?
Swear this one You’ll Save…
Better Lock it in your pocket,
Taking this one to the grave…
If I show you, than I know you won’t tell what I said…
‘Cause two can keep a secret
If one of them is dead…
Secret – The Pierces
 
CIRCA 21 ANNI PRIMA
Era sera, Ed e Hilary sarebbero tornati a casa pochi minuti dopo lasciando soli i due novelli sposini, una cosa tormentava Lise da un mese ormai, e forse era arrivato il momento di aprire bocca.
-Ed… ti posso parlare per favore?- chiese lei ad un certo punto.
Lui annuì e si ritrovarono poco dopo nella sua stanza, seduti su quel letto morbidissimo.
-Ed… io… c’è una cosa che devo dirti…-
-dimmi… lo sai che mi puoi dire tutto, malgrado il  nostro passato.- rispose Ed cortese come sempre.
-io… c’è una cosa… che neanche Hilary sa, una cosa che ho saputo solo un mese fa…-
-sei incinta?- chiese lui sorridendo, lei ricambiò il sorriso amaramente e abbassò lo sguardo, catturando una piccola lacrima ribelle uscita dall’occhio destro.
-no, e… non portò mai esserlo… Ed io non posso avere bambini.-
Nella stanza calò il silenzio, Ed si alzò e la abbracciò, la strinse forte al suo petto tentando di arrecarle conforto, ma in fondo, Ed sapeva che non ci poteva mai essere conforto.
“per una donna la gioia più grande è avere un figlio” gli aveva sempre detto sua madre, e sapere che non potevi averne era distruttivo no?
Come diavolo aveva fatto a convivere da sola con questo dolore per un mese?
-non so se dirlo a Harry.-
-senti Lise, io e Hilary andiamo via adesso, anche perché Hil è stanca, forse è ora che riposa, tu prendi Harry e con tranquillità gli spieghi la faccenda.-
-sei sicuro? E se Harry non mi vorrà più?-
-Harry Ti Ama, ha iniziato ad amarti per quell’odioso profumo nella sua macchina, non smetterà di farlo per questo fatto.- rispose Ed più sicuro che mai, con voce ferma e decisa.
-okay… grazie Harry… so che non te l’ho mai detto ma… ti voglio bene!-
-tranquilla! Ti voglio bene anche io!- rispose Ed.
Pochi istanti dopo al “dobbiamo parlare” Harry era seduto nervoso sul divano del salotto, per paura che un anno dopo il matrimonio tutto potesse finire.
-ho parlato con Ed prima e sono giunta a una conclusione… io ho un problema Harry, non si sa bene a cos’è dovuto ma ho un problema.- per la paura Harry iniziò a mordicchiarsi l’unghia del mignolo sinistro.
-io… non posso avere figli Harry.-
Lei abbassò lo sguardo pronto a qualsiasi tipo di insulto come “buona a nulla” ma non arrivò, in compenso arrivò un bell’abbraccio caldo.
-Harry.-
-ssh… un figlio non è importante, io Ti Amo, questo è importante, e poi… se un giorno ne vorremo uno ce ne sono tanti che potremo adottare.-
-Ti Amo anche io Harry.- rispose lei non sapendo bene che altro dire.
 
La mattina dopo mi svegliai con un gran mal di testa, ma felice perché George era con me.
-Georgie?- chiesi tentando di svegliarlo.
Non mi ci volle molto, bastò un’altra chiamata per farlo mugolare un “che vuoi?”
-è mattina Georgie…-
-che palle! Buon giorno…- mi rispose.
Mi voltai verso di lui fino a guardarlo negli occhi, dio quegli occhi, quanto li adoravo, la porta si spalancò in quel momento.
-Bons…- iniziò mia mamma, poi si bloccò.
-che fate voi due?- chiese dopo indicandoci.
-niente… ieri siamo tornati all’una, non aveva voglia di andare a letto, così ci siamo spogliati e siamo venuti qui a parlare, probabilmente ci siamo addormentati.- inventai io.
-oh… okay… dai è mezzogiorno, scendete a mangiare.- disse lei sorridendo e uscendo dalla camera.
-non ti è sembrata strana?- chiesi a Harry quando lei fu ormai lontana.
-nah! Magari sarà stanca, o preoccupata per zio…-
-buon giorno comunque.- dissi io sorridendo.
-buon giorno anche a te!- rispose lui ricambiando il sorriso, successivamente ci scambiammo un bacio veloce, e, per scendere a pranzare indossammo qualcosa di comodo.
Ci sedemmo a tavola, ma era apparecchiata solo per due, mamma e zia avevano già mangiato forse.
-ehi non c’è il sale?- mi chiese George quando iniziammo a mangiare.-
-mmh… aspetta che lo vado a prendere.-
-okay ma sbrigati che ho fame!-
Arrivai davanti alla porta della cucina che era chiusa, strano, non era mai chiusa, non la aprii, rimasi fuori sentendo delle voci.
 
CIRCA 20 ANNI PRIMA
Harry quella mattina si era svegliato presto con una strana sensazione in corpo, si era alzato dal letto lasciando sua moglie sdraiata a dormire e aveva iniziato a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza preso da chissà quale pensiero.
Sentì un fruscio e si voltò verso il letto, Lisette si era seduta, e ora lo stava fissando con gli occhi assonnati.
-amore ma che hai? Sono solo le sei del mattino! Non ti svegli mai così presto!- gli disse lei stropicciandosi un occhio.
-scusa amore è che… ho una strana sensazione… non riesco a dormire.- rispose lui fermandosi e portando la mano sinistra sul petto.
-Harry che hai stai bene?- chiese lei preoccupandosi, si alzò velocemente dal letto e andò da lui, lo aiutò a risedersi e lo osservò con sguardo materno malgrado avessero la stessa età, malgrado quell’uomo, o meglio, quel ragazzino ricciolino fosse suo marito.
-è che… ho una brutta sensazione, e mi fa male… è successo qualcosa di brutto Lise.-
-Harry forse sei solo preoccupato perché ieri tua sorella ti ha detto che avrebbe partorito a giorni…-
-forse…- rispose Harry.
I pensieri di entrambi furono interrotti dal telefono del ricciolo che squillava.
-amore me lo passi per favore?- lei fece come gli aveva chiesto, Harry si preoccupò di più leggendo un numero privato.
-pronto?- deglutì.
-salve, lei è il signor Styles?- chiese la voce dall’altro lato.
-sì… sono io, chi parla?-
-sono il dottor Snow, dall’ospedale Londinese “Heart”, mi scusi se la disturbo a quest’ora del mattino ma devo parlarle, in qualità di Fratello della signora Gemma Styles e di Padrino del figlio ho bisogno che lei sia qui al più presto possibile.- Harry annuì, quando sì ricordò che era al telefono rispose a voce e dopo varie informazioni inutili riattaccò e, così com’era, in pantaloni del pigiama e canottiera, si diresse verso la porta di casa, Lise lo raggiunse.
-amore dove vai?-
-io l’ho detto… era l’ospedale… è sicuramente successo qualcosa a Gem, oppure al bimbo, o al suo fidanzato… Lise, amore, io ho paura…- lei vedendo le lacrime e lo sguardo di preoccupazione si lasciò intenerire.
-facciamo una cosa, guido io… andiamo…- rispose lei poi calma, anche se poi tanto calma non era.
Arrivarono all’ospedale in quindici minuti, entrarono e si diressero al reparto maternità molto velocemente, alla reception del piano Harry si fermò a chiedere informazioni.
-mi serve il dottor Snow, sono Harry Styles…-
-sono qui signor Styles, mi segua prego.- Harry prese la mano di sua moglie e la trascinò con lui inseguendo quel dottore con l’aria da pazzo, si fermarono davanti a una vetrata, dentro c’erano tanti bimbi.
-signor Styles, sono spiacente di averle chiesto di venire qui senza darle nessuna spiegazione, ma i miei trent’anni di esperienza in questo campo mi dicono di non dare certe notizie al telefono.-
-mi dica quello che mi deve dire dottore…-
-signor Styles, sua sorella è partita stamattina presto da casa sua con le contrazioni, Joey, il suo ragazzo, ha guidato fino a qui, ma l’eccitazione l’ha portato a… un incidente. Joey è morto sul colpo, sua sorella siamo riusciti a tenerla in vita, abbiamo tentato di tenerla in vita per tutto il parto e… signor Styles, sua sorella non ce l’ha fatta, ma suo nipote è vivo… è questo.- disse il dottore indicando un bimbo tutto rannicchiato.
-Gem… Gem è… morta?- chiese Harry in preda al panico.
-sì signor Styles.-
A Harry gli ci volle un po’ a realizzare il tutto, passarono tre giorni, Lise, insieme a sua sorella Hilary e alle infermiere si prendeva cura del piccolo, Ed era impegnato a comportarsi da amico, fratello, per quel povero ragazzo che aveva perso una delle persone più importanti della sua vita, la loro bimba, Bonnie, l’avevano lasciata dalla nonna, quella pesticciola ormai aveva un anno compiuto un paio di mesi prima.
-signor Styles mi spiace ma devo disturbarla.- disse tre giorni dopo il dottore in sala d’attesa.
-mi dica pure dottore.-
-il bambino non ha ancora un nome e… vogliamo sapere se farvi firmare le carte dell’adozione o se vuole far partire i moduli per farlo adottare da altre famiglie.-
Ed lo guardò con paura che potesse esplodere.
-posso vederlo?-
-certamente in questo momento è in braccio a sua moglie, venga pure.-
Si alzarono insieme dai divanetti e andarono tutti e tre nella stanza dove c’era il bimbo, in effetti era in braccio a Lise che se lo stava spupazzando, Harry alla visione dello sguardo felice di sua moglie sorrise, ecco il sorriso che lui non era mai riuscito a regalargli.
-Lisette me lo dai un secondo?- chiese Harry interrompendo il delizioso momento.
Pochi secondi dopo il bimbo era in braccio a Harry.
Si guardavano e alla vista di quegli occhi a Harry scese una lacrima.
-c’è mia sorella in questi occhi, non posso darlo a qualcun altro, Lise, finalmente abbiamo i nostro bambino, dottore, lo adottiamo.- disse Harry convinto.
-davvero?- chiese lei sorridente.
Harry annuì e alzò i suoi occhi umidi sull’altro amore della sua vita, quello che lo amava ogni giorno e lo sopportava, in effetti, malgrado tutto, non era stato poi un natale così brutto, anche se… sua sorella…
-avvieremo le pratiche dell’adozione, però signor Styles, c’è bisogno del nome per poterlo fare.-
Harry sembrò ragionarci un po’.
-George… mia sorella voleva chiamarlo George, George Styles.-
-non lasciamo il cognome originario del padre, Shelley?-
Harry scosse la testa come se quell’uomo  avesse detto la stronzata più grossa della sua vita.
-no… si chiamerà George Styles.-
Harry incrociò nuovamente gli occhi dolci e assonnati del piccolo, iniziò a cullarlo.
-benvenuto in famiglia George.-
Il bimbo sembrò sorridere, come se avesse davvero trovato la pace interiore, e, in pochi secondi, il piccoletto che aveva tra le braccia si addormentò.
 
-erano a letto insieme mezzi nudi stamattina Harry li ho visti con i miei occhi.- questa era la voce inconfondibile di mia mamma.
-e quindi? Il fatto che erano a letto insieme può anche significare un bel niente!- una voce roca, metallica, quello era zio Harry; stavano parlando di noi?
-io sono d’accordo con Harry ragazze…- papà.
-e se lui viene a scoprirlo? Se ci odierà? Harry…-zia Lise.
-stai tranquilla Lise non succederà okay?- mamma.
-ma prima o poi dovrà succedere Harry, l’hai promesso.-
-quando sarà grande abbastanza.- zio Harry.
-ha vent’anni! Quanto deve aspettare ancora?- papà.
-Ed Non ti…- entrai aprendo la porta di sorpresa.
-Dov’è il sale?- chiesi facendo la finta ingenua.
-oh, è lì tesoro. Prendilo.- disse mia mamma, io presi il sale e me ne tornai in sala da pranzo.
Se fossi stata lì un po’ di più forse avrei scoperto…. Forse…
Ma che diavolo stava succedendo alla mia famiglia?

Spazio Autrice

Scusate per il clamoroso ritardo! spero che mi perdoniate con questo capitolo... anche dopo aver fatto quello che ho fatto  non mi sono perdonata neanche io! :'( povera Gem! 
Cooomunque... presto scopriremo molte cose e molte cose ci saranno più chiare e non mancheranno gli imprevisti ovviamente, sperando che tutto si conclusa rose e fiori vi saluto...
commentate mi raccomando! alla prossima! 
Laly :3

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Capitolo 5
*** V – Nightmares ***




V – Nightmares
 
When the darkness creeps in,
I feel my nightmares watching me.
And when my dreams are sleeping,
I feel my nightmares watching me.

Nightmares – Ed Sheeran
Quando mi mettevo a letto era sempre la solita storia.
La stanza buia sembrava troppo immensa, il mio letto morbido si induriva improvvisamente, e nel buio iniziavo a vedere occhi che mi fissavano.
La cosa più brutta era che non riuscivo ad addormentarmi subito, il mio cervello, come preso da un raptus, iniziava a viaggiare, creava storie immaginarie e poi passava improvvisamente a George, quindi prima che mi addormentassi seriamente passava tipo un’oretta.
Pensare che George era nell’altra stanza non aiutava.
Mi voltai verso il muro e tentai di chiudere gli occhi, l’indomani mi sarei dovuta svegliare presto, era l’ultima settimana a scuola.
Fortunatamente presi sonno quasi subito, forse senza il fortunatamente.
 
“ci vediamo tra un paio d’ore con la tua cotta… Harry volevo dire!” ero ferma davanti a una finestra e osservavo questo ragazzo strano dai capelli ricci e rossicci con in mano un quaderno tutto bello sorridente, all’inizio mi chiesi cosa volesse mio padre da me, ma poi mi accorsi che la destinataria del messaggio non ero io, mi voltai e dietro di me c’era una bella e giovane ragazza, mia mamma, che sorrideva, sembravano due idioti!
La vidi alzarsi e andare a prendere un quaderno, scrisse un “sì” bello grande e glielo mostrò, io lo guardai pensando che erano un po’ scemi.
Ma poi lui sorrise e se ne andò salutandola con la mano.
Osservai mia mamma rimanere ad osservare la sua finestra, poi abbassò lo sguardo su quel quaderno, un moto di tristezza mi invase vedendo il suo sguardo, mi avvicinai e vidi cosa c’era scritto.
Un bel “ti amo” in bella calligrafia.
E improvvisamente tutto cambiò, la luce sparì e venni investita dall’oscurità, la paura mi invase, mi rannicchiai su me stessa e mi accolse una voce tranquilla e dolce, alzai lo sguardo e quello che mi apparve davanti era un cinema, fuori c’era scritto che davano “la storia della mia vita”, ma era tutto sold out.
Io entrai comunque, andai fino alla sala e entrai, il film a quanto pareva era già iniziato, come poteva essere sold out se la sala era vuota?
Mi sedetti su una sedia e guardai il film.
Sullo schermo c’ero io da piccola, con la mia nonna, mi mancava mia nonna.
Potevo avere un anno, la mia nonna aveva un viso preoccupato, sotto comparve la scritta “qualche giorno prima” e le immagini di un incidente apparvero, chiusi gli occhi e li riaprii, le immagini erano sfocate.
Poi mi  comparve un bel visino di un bambino, sorrisi riconoscendo in quegli occhi, l’unica parte che riuscivo a vedere bene, George.
E improvvisamente il sogno si trasformò in un incubo.
Harry piangeva insieme a Zia Lise, davanti a loro c’era un bambino, morto, papà e mamma invece erano tristi e mi tenevano per mano, io non capivo che stava succedendo, l’incubo finì appena in tempo.
 
Mi alzai dal letto sudata e in preda al panico.
Che diavolo era successo?
Non ricordavo molto del sogno, ricordavo mamma triste, quel “ti amo”, il cinema anche, e poi… le ultime immagini erano davvero orribili.
Guardai l’orario, erano le quattro del mattino, troppo presto per prepararsi, troppo tardi per riaddormentarsi.
Così decisi di scendere a  prendere un bicchiere d’acqua.
Magari un po’ d’acqua gelata mi avrebbe fatto bene per dimenticarmi quelle immagini.
Scesi le scale a piedi nudi e in camicia da notte, arrivai in cucina e al buio aprii il frigorifero tirando fuori una bottiglia di plastica stracolma d’acqua, mi allontanai dal frigo e presi un bicchiere.
Bevvi lentamente tentando di dimenticarmi di quel sogno.
Ma purtroppo l’immagine orrenda di quel bambino privo di vita, pieno di sangue, mi continuava a tormentare.
Improvvisamente la luce si accese, sobbalzai.
-ehi piccola ti ho fatto spaventare?- la voce di George mi tranquillizzò, ma solo poco.
-dio scusa… ero sovrappensiero.- risposi a voce bassa sorridendogli.
-come mai sveglia?-
-ho fatto un brutto sogno… tu?-
-lo stesso. Dio era peggio di un film horror però!- disse lui sorridendo.
-se vuoi l’acqua ce l’ho qui io.- dissi porgendogli la bottiglia, lui la prese sorridendomi.
Bevve anche lui, poi mi guardò.
-andiamo a letto?- mi chiese poi.
-andiamo… ma tanto è inutile che mi addormento io…- risposi.
-allora starò sveglio con te.- io sorrisi.
La sua dolcezza superava il limite.
 
-George…- dissi dopo un po’ accoccolata tra le sue braccia.
-dimmi piccola…- sorrisi.
-sai oggi, quando sono uscita senza dire niente e sono tornata dopo un paio d’ore?- gli chiesi.
-sì… non mi hai voluto dire dove sei andata…-
-sono uscita con Olly e Jaymi…-
-cosa? e perché non mi hai detto niente?- chiese staccandosi un po’ da me…
-no, stai qui… Jaymi voleva parlarmi… aveva capito che c’era qualcosa tra di noi, e quindi ha chiesto.-
-che gli hai raccontato?- chiese, sembrava preoccupato dalla voce.
-niente di più di quello che già sapevano, che sono innamorata di mio cugino e che ci siamo baciati e stiamo provando a vedere se andrebbe bene anche se sarà difficile.- dovetti attedere un po’ per la sua risposta.
-niente di più di quello che già sapevano? Ma di che parli? Che sapevano?-
-tutto Ge… sapevano tutto perché l’hanno scoperto un po’ di tempo fa…-
-e che ti hanno detto?-
-niente… che qualsiasi cosa succeda ci sosterranno, Olly si è offerto di ospitarci se ci cacciano di casa, anche se Jaymi non era molto d’accordo…-
Lo sentii ridere, il suono perfetto della sua risata rimbombò nelle mie orecchie all’infinito, dio, non avevo mai sentito suono più bello probabilmente.
Certo, ci sono persone che hanno una risata bella, forse anche più della sua, ma mia mamma mi aveva sempre detto che quando sei innamorata smetti di vedere quella persona come vedi tutti e inizi a considerarla come se fosse l’unica al mondo.
Dopo un po’, persa nei miei pensieri, mi accorsi che il respiro di George si era fatto più regolare, alzai leggermente lo sguardo e incontrai il suo dolce viso dormiente, meno male che sarebbe dovuto stare sveglio con me.
Purtroppo, malgrado i miei pensieri, caddi anche io nella morsa del sonno.
Mi risvegliai poco più tardi, con un unico pensiero in testa: George andava salvato e curato perché era la persona più rara e fortunata del mondo.
Non seppi come arrivai a quella conclusione, non mi ricordai neanche il sogno, sempre se ne avevo fatto uno.
Di un’altra cosa ero certa: mi sarei voluta svegliare sempre con il viso di George davanti al mio.
 

Spazio Autrice

Alloooora... le cose si complicheranno presto, quindi: Keep On Touch! ;D
Recensite e fatemi sapere se vi piace! 
Laly! :3

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Capitolo 6
*** VI – Lies ***


VI – Lies

Che bugiardo,
 che grande impostore.
Mago dell’azzardo
 che mente col cuore.

Ghemon – Bugiardo A Parole
*Out Of POV*
Harry stava fissando il suo cellulare da cinque minuti ormai, ovvero da quando aveva riattaccato il telefono, aveva sentito George.
Aveva iniziato il discorso con un banalissimo “ciao Figliolo” per poi terminare il discorso con un “vai a letto figliolo che a quest’ora dovresti già dormire.
Ormai si era abituato a sentirsi chiamare papà, si era abituato a chiamarlo figliolo, si era abituato e basta, malgrado tutto doveva arrivare il momento di dire la verità; forse era arrivato quel momento, ma lui non riusciva a dire la verità, che vigliacco.
Sorridendo ripose il cellulare in tasca e si voltò verso Ed tutto sudato che si stava scolando una bottiglietta d’acqua beatamente sdraiato sul divano in pelle nera posto nel loro camerino.
-bevi piano che poi ti affoghi!- gli disse Harry con un mezzo sorriso.
Da sempre Harry e Ed facevano coppia fissa ai concerti, in realtà erano tutti e due artisti affermati, ma nessuno dei due saliva sul palco senza l’altro, così si erano ritrovati a suonare non insieme, ma quasi.
Ed non aveva mai una “Guest Star” che gli apriva il concerto.
I fan venivano per sentirsi prima Harry e dopo Ed, così era e così sarebbe stato fino alla fine.
-ho semplicemente sete…- rispose Ed lanciandogli il tapo della bottiglietta ormai quasi finita.
Harry si accomodò vicino a Ed e lui gli appoggiò le gambe sulle sue.
-ci credi che probabilmente tua figlia potrebbe non essere più vergine?- chiese Harry dopo un po’ fissando una macchia sul soffitto.
-ehi Harry ma che…-
-rispondimi e basta.-
-e probabilmente chi ha preso la sua verginità potrebbe essere tuo… George…- rispose Harry irritato facendo ricomparire il sorrisino tipico di Harry.
-già… è come me quel ragazzo.-
-Harry… io ho paura che si innamorino… non voglio vedere mia figlia soffrire perché non può stare con la persona che ama.-
-Ed lo sai che non sono pronto.-
-dici sempre così.-
Commentò alla fine Ed.
Il discorso morì lì, un imbarazzante silenzio li circondò, interrotto ogni tanto dagli addetti che passavano fuori o dal vociferare dei passanti che si sentivano dalla piccola finestrella posta in alto nella stanza.
Ed aveva sempre pensato che mentire a George e a Bonnie non era una bella idea.
Non gli piaceva mentire a sua figlia.
Aveva visto il suo dolore quando aveva saputo che George frequentava una ragazza, aveva assistito a quel distruggimento interno della figlia senza far niente, senza muovere un muscolo, e aveva sofferto anche lui, aveva letto la sua rabbia quando aveva sentito parlare di “possibili piazzamenti” di George, e si era arrabbiato pure lui perché non era giusto, e poi era stato fermo a osservare la sua felicità quando era tornata dopo che George era andata a chiamarla quella sera, a cena.
Aveva osservato per tutta la serata gli sguardi che si lanciavano, aveva gioito per la felicità che percepiva e era partito contento.
Forse però aveva ragione Hilary, forse si stavano davvero fasciando la testa per niente, avevano solo dormito insieme come quando erano piccoli, malgrado avesse anche lei sospettato alla fine si era convinta che non era niente, forse invece era tutto, un tutto del quale a loro non era concesso sapere.
Ed non sapeva mai come tirare fuori il discorso con Harry, finivano sempre per creare un baratro tra di loro e Harry si costruiva la sua gabbia, non facendo entrare nessuno, solo Ed se voleva chiedergli scusa, o chiudere la cosa.
Ed però sapeva che Harry lo considerava davvero suo figlio, e aveva davvero paura che potesse finire di odiarlo, e non aveva ancora superato la morte della sorella, malgrado fossero passati vent’anni ormai, ma Harry alla sorella era molto legato, e, malgrado tutto, gli faceva male parlarne.
-ma forse ci stiamo solo preoccupando per niente… scusa Harry-
-è ora di crescere Ed… non ti devi scusare… sono io che devo scusarmi perché sono irritabile.- Ed sorrise, e Harry pure, perché sapevano entrambi che ogni volta finivano così.
Sapevano entrambi che non c’era bisogno di scuse, c’era sollo bisogno di una bella birra e una sigaretta, poi si sarebbero messi a parlare di cose stupide e banali come quando avevano vent’anni e poi…
Poi si sarebbero addormentati insieme, come due grandi amici, come due fratelli.
Dopo un’intera vita insieme era quello che erano diventati, due fratelli.
-andiamo in hotel… birra e sigaretta?- chiese Ed alzandosi dal divano.
Harry annuì, e la loro serata fu perfetta.

*Bonnie’s POV*
Il braccio destro mi faceva male e avevo i torcicollo.
Tutta colpa di quel diavolo di pisolino pomeridiano, tutta colpa dello stronzo che mi aveva convinto a dormire, tutta colpa di George.
-Mamma!- sentii urlare da Geroge all’ingresso.
Guardai l’orario e a quell’ora doveva essere in giro, e non a casa, mia mamma e sua mamma erano uscite comunque…
-George, zia è uscita.- dissi alzandomi faticosamente dal divano.
-cazzo… e tua mamma?-
-sono uscite insieme…- risposi andando verso di lui all’ingresso.
-cazzo… hai le chiavi di casa mia?-
-no, ma ti prego am…- mi bloccai.
Jesy e George erano belli sorridenti davanti a me che si tenevano per mano.
-oh ciao Jesy…- dissi invece.
-ciao…- rispose lei sempre bella sorridente.
-Bons… ti prego davvero non hai un paio di chiavi di casa mia?-
-no George… una ce l’a mia mamma e una mio papà…- risposi massaggiandomi il collo.
-allora… ti dispiace se andiamo…- iniziò lui indicando il piano di sopra, io annuii tentando di non sembrare troppo dispiaciuta.
-grazie piccola, ti devo un favore.-
Mi passò davanti e, tenendola per mano mi diede un bacio sulla fronte.
Scomparirono presto, e io continuai a massaggiarmi il collo, dopo circa cinque minuti decisi di prendermi un antidolorifico, chiuso in una remota scatola nel bagno al piano di sopra.
Così salii le scale e mi bloccai prima di camera mia, poco prima del bagno, proprio davanti alla porta della camera degli ospiti.
Sentii un rumore, dei gemiti, un leggero urletto, poi ancora gli stessi rumori di prima, poi ancora gemiti.
-Oh George- sentii alla fine.
Penso che in quel momento persi la concezione del tempo perché rimasi fuori fino all’ultimo gemito, non curandomi del dolore al braccio o al collo, curandomi solo del dolore al cuore.
Entrai in bagno con le lacrime agli occhi e aprii la scatola, estrassi le compresse e ne presi una con un po’ d’acqua, poi misi apposto tutto e uscii dal bagno, scesi le scale ritornai seduta sul divano.
Accesi la TV sperando di poterci trovare qualcosa di interessante, alla fine lasciai su un documentario di animali.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare in una crisi di pianto.
Perché? Quello che voleva dire? Voleva comunicarmi qualcosa? Aveva delle esigenze in quanto maschio, ma perché non chiedere a me di colmare quei vuoti?
Io avrei risposto un maledettissimo sì.
Forse invece voleva dirmi che ci avevamo provato, era stato bello, ma non poteva continuare.
Il fatto era che avevano fatto sesso, e io li avevo sentiti, avevo sentito lui implorarla di andare più veloce, avevo sentito lei urlare il suo nome, li avevo sentiti gemere di piacere.
E quello faceva terribilmente male perché lei aveva tutto quello che io desideravo.
 

Spazio Autrice

allora, com'è? dio mi sta salendo il nervoso perchè continuo a cancellare il capitolo o lo carico nel posto sbagliato... sono un disastro! .-.
cooomunque, com'è questo capitolo? vi piace? fatemelo sapere in una bella recensione che ci mancano solo 7 capitoletti! ;)
alla prossima.
Laly :3

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Capitolo 7
*** VII – Teardrops On My Guitar ***




VII – Teardrops On My Guitar
She better hold him tight,
Give him all her love…
Look in those beautiful eyes
and know she's lucky…

Taylor Swift – Teradrops On My Guitar 
Tornai al piano di sopra finito di piangere un paio d’ore dopo, avevo deciso che avrei preso il computer perché in TV non c’era assolutamente niente.
Passando davanti alla camera chiusi gli occhi e passai velocemente chiudendomi in camera, i gemiti e le urla mi accolsero, le pareti tra le due stanze erano molto sottili, stavano ancora…
Chiusi gli occhi, respirai e, constatando che non potevo stare in camera mia per via del chiasso presi il computer e tornai in sala.
Una decina di minuti dopo la porta d’entrata si aprì, mamma e zia entrarono piene di borse e sorridenti.
-tesoro… perché sei qui sola? George dovrebbe essere a casa a quest’ora…- disse mia mamma.
-tranquilla George è a casa… è su con… Jesy…- pronunciai i loro nomi con molta fatica e molto dolore.
-oh… vai a chiedere se si ferma a cena… non accetto un no come risposta!- mi disse Zia…
-zia forse è meglio che vai tu… magari…-
-magari niente… alza il sederino Bons e vai a chiedere.- mi disse mia mamma.
Sbuffai e mi alzai dal divano, mi incamminai piano verso le scale, le salii lentamente, arrivata davanti alla camera mi fermai, non sentendo niente bussai.
-chi è?- sentii, mi dovetti schiarire la gola un paio di volte prima che fossi in grado di parlare.
-Bonnie.- risposi poi, pochi secondi e la porta si aprì poco facendomi vedere quanto bastava.
-ciao Bons… dimmi.- rispose con nonchalance.
-ehm… zia voleva chiedere a Jes se si fermava qui… non accetta un no come risposta.- dissi io piano guardando il pavimento, se lo avessi guardato in viso avrei pianto, mi era bastato intravedere il suo corpo nudo.
-certo si ferma… e si ferma anche a dormire.-
-questa è casa mia, non puoi…-
-scommetti che se chiedi dicono di sì?- stronzo sbruffone.
Sorrisi continuando a guardare il pavimento, poi me ne andai e scesi le scale andando in cucina dalle due.
-resta… e resta anche a dormire.-
-davvero?- disse Zia.
-Perfetto!- rispose mia mamma.
-già perfetto.- sussurrai, altre lacrime mi scesero, ma me ne andai in sala prima che potessero vedermi.
 
Preparai la tavola per cinque, all’ora di cena zia li andò a chiamare e scesero sorridenti, lui aveva i capelli scompigliati, lei legati, si sedettero al tavolo e iniziammo a mangiare.
-George ha insistito tanto per tenermi qui a dormire… grazie… siete molto gentili…- disse lei.
Aveva insistito… sì certo…
-io non ho fame… vado a letto.-
-ma come… piccola?- la sua voce mi distrusse ancora.
-ho un fottuto nome George, come io uso il tuo tu usa il mio per favore… Bonnie, mi chiamo Bonnie.- dissi e salii le scale dirigendomi in camera mia, chiusi la porta a chiave e mi sdraiai sul letto affondando in un mare di lacrime.
Sentii bussare, alla terza volta mi alzai e aprii, vedere il suo viso rilassato mi uccise.
-Bonnie…-
-ti prego George vattene…-
-sei bellissima stasera.- sorrisi.
-lo stai rifacendo… ma questa volta non mi lascio abbindolare da un bacio… ciao George.- feci per chiudere la porta ma lui la bloccò con il piede.
Io mi innervosii e mi sdraiai a letto, sentii la porta chiudersi, poi dei passi, era rimasto dentro…
-torna giù e mangia.- lo ignorai.
-ti prego…-
-vattene George…-
-ma che diavolo Bonnie…-
-finalmente hai capito che quello è il mio nome.-
-non ti dispiaceva quando ti chiamavo con le abbreviazioni.-
-vattene George… ti prego vattene…-
-ti prego… mi dispiace… ne avevo bisogno!- a quelle parole mi infuriai e mi voltai verso di lui urlandogli contro, fissandolo negli occhi.
-ne avevi bisogno? Potevi chiederlo a me e non a lei!-
-Bons tu non capisci…-
-no George, sei tu che non capisci. VATTENE- scandii bene l’ultima parola, dovette passare poco prima di vederlo girare i tacchi e andarsene.
 
Non credo che passò troppo tempo prima di risentire i loro gemiti provenire dall’altra parte.
Sorrisi e li ascoltai, piangendo, poi uscii dalla mia camera e andai in sala accendendo la TV.
 
Quanto ero stata immobile a fissare i pinguini alla TV e a piangere come un’idiota?
Minuti? Ore? Giorni forse?
-Bonnie… che hai?-
Probabilmente un’oretta.
-George vieni giù per favore.-
No, erano due ore, perché il documentario era quasi finito e durava due ore e un po’.
-Bonnie?- mi voltai verso la voce, la voce aveva un viso, il viso aveva un corpo, e quel corpo aveva un nome, solo che faceva troppo male anche solo pensarlo.
-niente.- risposi semplicemente piangendo tornando a fissare i pinguini.
-racconta balle a qualcun altro e non a me.- io sorrisi.
-questi pinguini mi commuovono sempre…- mi alzai dal divano e mi ci piazzai davanti, vicino a lui Jesy con una faccia preoccupata.
-sai che mi piace dei pinguini?- chiesi voltandomi verso Jesy.
-no.- rispose lei semplicemente, titubante forse.
-un pinguino perlustra tutta la spiaggia, mettendoci anche ore e giorni, per trovare il sassolino adatto, e quando l’ha trovato lo porta dalla pinguina che ama e glielo posa davanti alle zampe, se lei lo prende, staranno insieme per sempre. Senza tradimenti. Abbraccialo, Jesy, coccolalo, cullalo, curagli le ferite e sostienilo quando sta male, raccoglilo se cade, addossati un po’ delle sue sofferenze, non ce la farebbe a fare tutto da solo. Sappi che sei fortunata, se ti azzardi a farlo soffrire ti spezzo il collo Jesy, lo faccio, davvero, non scherzo… quando piange abbraccialo, non fare domande, non lo sopporta, preferisce la carne al pesce, ripetigli sempre quanto lo ami perché… non avrà più me.- mi voltai verso George.
-tra me e te è finita George Styles, per sempre.- risposi, ormai le figure mi risultavano sfuocate, piangevo e non riuscivo a smettere, forse anche George lo stava facendo, me ne andai lasciandoli lì, almeno avrebbero potuto scopare un’altra volta magari.
Uscii in pigiama, mi sedetti sul dondolo nella veranda e mi portai le gambe al petto, piangendo, soffrendo, pensando, scossa dalla fresca brezza di una calda notte di metà giugno.

Spazio Autrice

fatemi sapere che ne pensate lasciandomi una recensione! ;)
spero vi piaccia, Laly :3

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Capitolo 8
*** VIII – I Miss You ***




VIII – I Miss You
 
Where are you?
 and I'm so sorry… 
I cannot sleep,
 I cannot dream tonight 
I need somebody and always 
This sick strange darkness 
Comes creeping on so haunting every time…

Blink 182 – I Miss You 
 
Passarono due giorni, due giorni nei quali non uscimmo a fare colazione, due giorni nei quali non l’avevo guardato in faccia, non gli avevo rivolto la parola.
L’avevo forse ferito?
Ma in realtà non ci dovevo pensare, che mi doveva importare? Era stato lui il primo a ferire me.
Ultimo giorno di scuola, ultima ora, stavamo festeggiando con i bambini, loro giocavano, disegnavano e mangiavano biscotti bevendo quantità industriali di the.
-ehi Bonnie.- mi disse uno dei maestri avvicinandosi.
-ciao Edward…- risposi io sorridendo.
-ho notato che tu e Martha avete stretto molto.-  mi disse poi.
-sì… è dolce, e io amo i bambini.- lo sentii sorridere.
-sì, anche io amo i bambini…. Ehi a proposito… è un paio di giorni che ti vedo persa. Che hai?- mi voltai verso di lui e lo guardai.
Non provare a entrarmi dentro. Pensai immediatamente.
Edward mi stava molto simpatico, era dolce, e poi era anche un bel ragazzo, sapevo di piacergli, però non si era mai fatto avanti, forse l’aveva sempre fermato il fatto che aveva sei anni più di me, ma l’età non contava alla fine.
-sono stanca…- risposi semplicemente.
-ok… che ne dici se oggi ti porto a casa io?- gli sorrisi.
George, con la scusa del ‘litigio’ non mi veniva più a prendere, così tornavo a casa a piedi, quindi forse avrei dovuto accettare.
-va bene. Grazie…- risposi.
-davvero?- chiese sorpreso.
Io annuii divertita dal suo comportamento.
 
Salutammo tutti i bambini, Martha pianse, ma le promisi che sarei andata a trovarla, mi ero scambiata il numero con sua mamma, così ogni tanto potevamo sentirci.
Sua mamma aveva avuto lei quando aveva diciotto anni, era molto giovane, e il padre della bambina era morto in seguito a un incidente stradale l’anno dopo la nascita di Martha, malgrado tutto lei c’era sempre per la sua bambina.
-andiamo Bonnie?- mi chiese lui mettendomi una mano dietro la schiena per sollecitarmi.
Io mi mossi e lo seguii fino alla sua macchina, una bella Mercedes nera luccicante.
Mi aprì la portiera e mi fece salire in macchina, per tutto il tragitto parlammo della scuola, di cosa avrei fatto l’anno prossimo.
Gli risposi che mi avevano rinnovato il contratto, quindi non si sarebbe sbarazzato di me l’anno prossimo.
-ma io non voglio sbarazzarmi di te.- rispose lui ridendo.
Arrivati fuori casa mia venne anche il momento di salutarci.
Ma io non volevo salutarlo, non mi aveva fatto pensare a George, e io avevo bisogno di un po’ di tempo con la mente libera.
-senti vuoi entrare a bere un caffè?- gli chiesi tranquilla.
-mi piacerebbe molto… grazie.-
Sorrisi e lui spense la macchina.
Entrammo in casa e appoggiai la borsa all’ingresso, poi lo portai in cucina e lo feci accomodare.
-come lo vuoi il caffè?- chiesi preparando la macchinetta.
-con un po’ di latte magari, grazie…-
Io annuii e, mentre facevo partire la macchinetta aprii il frigo per prendere il latte.
-sai pensavo che avevate le cameriere o robe simili.-
Mi sorpresi.
-perché lo pensavi?-
-beh, tuo padre è Ed Sheeran…-
-questo non vuol dire che abbiamo per forza una cameriera, mia mamma fa tutto, e io la aiuto, e quando c’è, mio papà ci da una mano.-
-giusto… che stupido.- notando il suo imbarazzo tentai di tranquillizzarlo.
-no, anche io lo penserei vedendomi da fuori.- e lo vidi rilassarsi un po’.
-sei una ragazza molto dolce.-
Sorrisi e bassai lo sguardo.
-il caffè è pronto.- gli porsi la sua tazzina e presi anche la mia sedendomi al tavolo proprio davanti a lui.
Iniziammo a parlare un po’ di tutto, continuai a ridere senza pensare a George, quando un rumore inaspettato mi scosse.
-Bons! Siamo a casa!- annunciò la voce di mia zia.
-chi è?- chiese lui.
-è mia zia, è uscita a fare la spesa con mia mamma.-
Entrarono in cucina e mia mamma ci accolse sorridendo, dietro di loro riuscii a vedere George con la cassa d’acqua in mano.
-George, tesoro, posala pure qui vino a Bonnie l’acqua, grazie comunque.- disse mia mamma.
-okk… chi è questo ragazzo?- chiese mia mamma posando le buste.
-ehm… lui si chiama Edward, è un mio collega, oggi mi ha portato a casa e l’ho invitato dentro per un caffè.-
-oh Edward! Ciao tesoro… io sono Hilary, la mamma di Bonnie, lei è Lisette, mia sorella e la mamma di quel ragazzino imbronciato dietro di lei e, quel ragazzino imbronciato, è George. Dio sono emozionata… è la prima volta che Bonnie mi porta a casa un ragazzo.-
Lo vidi sorridere e arrossire.
-grazie signora, molto piacere di conoscervi comunque.-
-andiamo Edward, qui è impossibile stare ora, vieni in camera, ti mostro un paio di disegni.- gli dissi alzandomi.
Lui si alzò, salutò tutti e andammo verso le scale, feci andare prima lui, io lo seguii, ma venni bloccata quasi in cima dal braccio, mi voltai e incontrai i bellissimi occhi di George.
-Bons…-
-dimmi.- non volevo ‘litigare’ o fare teatro davanti a Edward, volevo che fosse tutto molto normale.
-che hai intenzione di fare eh Bons? Vuoi farmi ingelosire? Ci stai riuscendo, ora smettila.-
-George smettila tu e lasciami andare.-
-mi stai facendo male, capisci? È… quanto? Due notti che non dormo, non riesco a farti uscire dalla mia testa, sto impazzendo…- lo bloccai prima che dicesse altro.
-senti George smettila, ne parliamo stasera. Ora lasciami.-
E mi lasciò, poi raggiunsi Edward in cima alle scale, ci stava guardando.
-che succede?- chiese quando fui vicina a lui.
-niente di importante.- risposi sorridendo.
-vieni, questa è camera mia.-
E quello che era partito come un innocente caffè continuò con una deliziosa cena, George non scese a mangiare, trovando la scusa del “ho mal di pancia”.
Scusa che avevo usato anche io.
 

Spazio Autrice

ehilà! com'è? 
come vedete Bons è abbastanza sulle sue, George invece si è accorto della cazzata he ha fatto.
bah! chissà se si aggiusteranno le cose... 
alla prossima! >.<
Laly :3

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Capitolo 9
*** IX – I Call It Love ***




IX – I Call It Love

 
Maybe I don't know what love is,
maybe I’m a fool.
I just know what I’m feeling
 and it's all because of you.
Don't tell me I don't know,
 I want the truth.
Cause they call it, we call it,
 you call it, I call it love…
Lionel Richie – I Call It Love
 
Edward dovette andarsene dopo mangiato perché aveva ricevuto una chiamata urgente da suo fratello, io e George dovevamo parlare.
Quindi dopo aver sistemato e salutato Edward ero andata da George, ero fuori dalla porta da qualche minuto, così decisi che era arrivato il momento di bussare.
-chi è?- chiese una voce scontrosa da dentro la camera.
-Bonnie.- risposi semplicemente.
Mi ero preparata mentalmente a quell’incontro, forse però, niente poteva prepararmi a quello che mi trovai davanti appena la porta fu aperta.
Un povero George in boxer con il viso rigato dalle lacrime, i capelli più disordinati del solito e le occhiaie, si scostò per farmi entrare e la camera era tutta in disordine; ho sempre pensato che la camera di una persona è ordinata quanto il suo spirito, ora, se la sua camera era disordinata in quel modo, come poteva stare dentro?
-stai bene?- chiesi entrando e chiudendo la porta.
-sì certo, avevo intenzione di organizzare un party tanto sono felice, vedi?-
-scusa… domanda stupida.-
-già.- disse sdraiandosi sul letto.
-senti George… mi dispiace per quello che ho detto quella sera, ma me le hai fatte davvero girare…-
-già, so di aver sbagliato, l’ho capita, ma non puoi rompere tutto proprio ora che ho capito che è solo te che voglio.-
-sei stato tu a rompere tutto.-
-non hai capito che ho detto.- attese osservandomi.
Riesaminai il discorso e…
-davvero hai capito di volere me?-
-sono stato un po’ di volte a letto con lei quel giorno, e malgrado tutto, non mi sentivo mai sazio, alla fine ho capito che non ero sazio perché non è lei che voglio nel mio letto, non voglio guardare lei quando mi sveglio al mattino, non voglio scherzare e ridere con lei. Semplicemente non è lei che voglio.-
Lo abbracciai senza dire altro perché tutto quello che era rimasto da dire era in quell’abbraccio, così bello, perfetto e completo.
-Ti amo George l’ho sempre fatto e sempre lo farò.-
-Ti amo anche io piccola.- mi rispose, appoggiando la testa sulla mia spalla.
Quel ‘Ti Amo’ non era uno di quelli semplici che ti escono quando ami davvero qualcuno, era uno di quelli che ci dicevamo quando eravamo piccoli, perché, ancora una volta, tornare bambini era stato fondamentale, essenziale.
Ma dovevamo dirci la verità, dovevamo capire se volevamo davvero andare contro tutto e tutti, perché, se fosse stato così, io non volevo far soffrire Jesy, e, soprattutto, non volevo soffrire io.
 

Spazio Autrice

Allora... vi piace come finisce questo capitoletto?
so che è corto rispetto agli altri, ma è una specie di capitolo di passaggio, volevo solo sistemare le cose tra Bonnie e George... spero di esserci riuscita, Bonnie probabilmente è scema, io non so se l'avrei perdonato... voi che ne pensate?
Recensite e fatemi sapere! ;)
Laly :3
P.S. ringrazio la mia cara Giadina che mi sta sempre vicina! Ti Amo! <3

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Capitolo 10
*** X – No One ***




X – No One


 
I know some people search the world
To find something like what we have
I know people will try, try to divide something so real
Alicia Keys – No One
Nuovo giorno, nuovi problemi.
La scuola era finita, quindi niente più lezioni, una giornata estiva normale, per noi, era un’intera giornata a Hyde Park a parlare, ridere e scherzare.
Portavamo le coperte, cibo a volontà e tanto, ma tanto divertimento.
E lì eravamo, al parco, a sgranocchiare patatine e a giocare a carte.
-Olly sei un imbroglione!- urlò JJ a un certo punto lanciando le carte e mandando a monte il gioco.
-‘fanculo, non sono un imbroglione, siete voi che non sapete giocare!- rispose lui posando le carte sorridendo.
-dio io non ce la faccio più… scusate ragazzi ma ho un gran mal di testa, mi vado a sdraiate un secondo.- dissi, rubai gli occhiali dalla testa di Jaymi e li indossai sotto le sue proteste, poi mi sdraiai sulla coperta vicino a quella, enorme, dove stavamo giocando a carte.
-ma non puoi!- urlò Olly. –tu mi devi difendere! Lo fai sempre!- disse ridendo, io scossi la testa e chiusi gli occhi.
Bastarono pochi secondi che mi sentii qualcuno sulla pancia, aprii gli occhi e incontrai quelli di Josh.
-andiamo,  non fare l’associale!- mi disse, poi mi tolse gli occhiali, e iniziò a farmi il solletico, accecata dalla luce del sole e scossa dalle risate voltai lo sguardo, ma forse avrei preferito essere accecata.
I ragazzi si stavano godendo lo spettacolo, George compreso, però Jasy gli si era messa sopra e aveva iniziato a baciarlo, prima sul collo, lo vidi sorridere e chiusi gli occhi continuando a ridere per il solletico, tentando di non curarmi che pochi centimetri più in là, quello che consideravo il mio ragazzo, si stava “baciando” un’altra.
-ok, ok torno!- dissi, a quel punto Josh smise di farmi il solletico.
-brava.-
-rompi palle.- aggiunsi dopo, lo vidi sorridere come se fosse fiero, appena si alzò mi alzai anche io e lo raggiunsi ancora in cerchio.
-voi due smettetela di fare i piccioncini.- disse Jaymi ridendo rivolto a George e Jesy, lei sorrise.
Jaymi lo disse ridendo, ma sapevo che lo stava dicendo per me, infatti per quello gli ero grata.
-non rompere!- disse Jesy poi.
-no dai Jesy… ha ragione Jaymi, torna a sederti…- disse George sorridendogli.
Quando lei tornò al suo posto tre paia di occhi si girarono a fissarmi, per vedere come stavo, credo, io sorrisi, facendo capire che stavo bene.
-allora… torniamo a giocare?- disse Josh.
-amore giuro che se questa volta mandi a ‘fanculo tutto ancora ti taglio la gola con queste maledette carte!- disse Ella sorridendogli.
-ok…- rispose lui sinceramente preoccupato.
Ricominciammo a giocare.
-Bons… quando hai intenzione di presentarci il tuo ragazzo?- chiese nel bel mezzo della partita Caterina; George, che stava bevendo, quasi si affogò.
-ehm… quale ragazzo?-  risposi disinvolta.
-dai… si vede che sei innamorata, presentacelo… non faremo battutine, promesso.-
-Cate…-
-non dire cazzate…- intervenne JJ.
-ok… in effetti mi sto frequentando con un ragazzo, ma non so ancora come andrà a finire…- risposi io, George si affogò ancora.
-George hai bisogno di una mano a bere?- chiese JJ ridendo.
-sto bene scusate… ehy, perché io non sapevo niente di questo?- mi chiese lui poi, io lo guardai, negli occhi un pizzico di ironia.
-lo conosci George… ti ricordi Edward?- chiesi, a quel nome i suoi lineamenti si fecero più duri.
-Edward?- chiese Jaymi sorpreso.
-Edward… quel figlio di papà che ti sbava dietro?- chiese George poi.
-George… Edward è simpatico…- risposi io ironica, anche se era vero che Edward era simpatico.
-ehi piano! Mi sono persa… chi è Edward? Perché noi non lo conosciamo?- chiese Ella.
-Edward è uno che lavora con me, ci prova da un po’ e ho deciso di starci… tutto qui…- sorrisi per non lasciare intravedere il mio imbarazzo.
-mmh… allora, domani usciamo e tu lo porti. Non voglio “no”…-
-ma non so neanche se ha da fare domani!- risposi agitata.
-chiamalo ora e chiediglielo.-
Mi voltai verso George per avere una conferma e, dopo un’alzata di occhi, mi annuì, vidi Jaymi sorridergli comprensivo.
-ok… un secondo.- dissi, presi il mio telefono e entri nella rubrica, quando trovai il suo numero schiacciai la cornetta per chiamare e mi portai il telefono all’orecchio.
Non seppi perché, in quel momento, sperai che non rispondesse, ma le mie preghiere furono vane perché rispose al secondo squillo.
-Bonnie!- esclamò lui.
-Edward! Ciao…-  risposi io.
-ciao… dimmi…-
-ehm… volevo chiederti se domani volevi uscire con me e dei miei amici. Ovviamente se vuoi, non sei obbligato!-  ci mise un po’ a rispondere.
-certo! va benissimo!-
-davvero? Ok… allora… vieni da me per le 3… va bene?-
-Perfetto! A domani allora!-
-a domani.-
Detto questo riattaccai.
Trenta secondi dopo Ella e Caterina stavano urlando dalla felicità.
Sorrisi, ma non felice, normale, non ero felice, e neanch George, anche se stava sorridendo.

Spazio Autrice

Peopleeeeeeeeeeeeeee! scusate se vi ho fatto aspettare tanto, soprattutto perchè l'ultimo capitolo era CORTISSIMOOOOO...
Anyway... spero che con questo mi perdoniate! >.<
Lay :3
P.S. Mancano solo 3 capitoli! quindi state bene attenti! ;)

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Capitolo 11
*** XI – L’amore è Una Cosa Semplice ***


XI – L’amore è Una Cosa Semplice

Ho un segreto 
Ognuno ne ha sempre uno dentro. 
Ognuno lo ha scelto o l'ha spento. 
Ognuno volendo e soffrendo. 
E nutro un dubbio, 
non sarà mai mai mai inutile, 
ascoltarne l'eco 
consultarlo in segreto… 
Tiziano Ferro – L’amore è Una Cosa Semplice
Prima di uscire, sulla soglia della porta, io e George ci scambiammo un piccolo bacio fugace, dall’altra parte della porta, al di fuori, c’era Edward che mi aspettava, ma a me non importava, non riuscivo a stare senza i suoi baci.
-usciamo ora se no io non ti faccio uscire con quello.- mi sussurrò George.
-non mi fai uscire con lui o non mi fai proprio uscire?- chiesi passandogli un dito sul petto.
-non provocarmi o davvero non esci ma ci chiudiamo in camera.-
Mi diede un altro bacio e poi aprì la porta.
Io sorrisi al suo sorriso da ebete alla vista di Edward.
-io e te ci conosciamo già.- disse Edward.
Era vestito molto elegante, era carino dai.
-già. Andiamo o facciamo tardi.- disse uscendo.
-che ha?- mi chiese poi quando mi avvicinai a lui.
Ci scambiammo un bacio sulla guancia.
-è mestruato.- risposi semplicemente, lui rise alla mia battuta, salimmo in macchina e George ci portò al Souls dove ci aspettavano tutti.
Appena scendemmo dalla macchina iniziarono tutti a tampinare Edward di domande, chissà se avessero saputo che il mio vero ragazzo era George, chissà se l’avesse saputo Edward.
 
Dopo la più lunga pausa caffè della mia vita ci incamminammo per fare una passeggiata, malgrado fossero passate due ore non avevano ancora smesso di fargli domande.
Verso l’ora di cena tornammo tutti a casa, quando George entrò io rimasi fuori, sulla veranda, con Edward.
Dovevo parlargli, dovevo dirgli che non volevo una storia con lui, anche se ci sarebbe rimasto male, almeno non sarebbe stato male dopo scoprendo che mi frequentavo con lui e stavo con un altro.
-senti Edward… ti devo parlare.- iniziai.
-ehi Bonnie tranquilla… lascia stare okay? ho capito. Ho capito tutto da come vi guardavate, non capisco ancora se voi siete cugini o no, però ho capito che ami lui quindi… tranquilla… lascia stare, amici come sempre?- mi disse sorridendo porgendomi la mano, gliela strinsi piacevolmente sorpresa.
-davvero Edward?- chiesi.
-tranquilla… ora vado… sai, mi sto vedendo con una ragazza, ti farò sapere…- mi disse allontanandosi.
Non potei essere più felice per lui.
Quando entrai in casa mi trovai davanti George che mi prese per il polso e mi trascinò dentro, poi chiuse la porta e mi sbatté contro ad essa.
Io lo guardai sorpresa, non mi diede il tempo neanche di chiedere spiegazioni che si precipitò a baciarmi.
Fu il bacio più bello e intenso.
-andiamo in camera, sai…- disse lui, io sorrisi e lo baciai.
L’aveva chiesto a me.
 
La mia prima volta, la mia primissima volta con la persona che amavo davvero, con mio cugino, con George, fu magnifico, un po’ imbarazzante, aveva sempre paura di farmi male, e andava piano, io però lo desideravo, lo desideravo sempre più forte.
E lui alla fine mi accontentò.
Ci ritrovammo sdraiati nel mio letto, abbracciati a cucchiaio, completamente nudi, fortemente innamorati.
-ora siamo legati. Ora sei mia. Se qualcuno ti tocca gli spezzo il collo.- mi disse dopo avermi baciato la spalla stringendomi più forte.
-mi piacerebbe dire lo stesso.-
-ma io sono tuo.- rispose lui innocente.
-finché non lascerai Jesy ti dovrò dividere.-
Non rispose, ma mi baciò ancora la spalla e io non potei fare a meno di sorridere.
-Ti Amo.- mi disse dopo.
-Ti Amo.- risposi.
Sinceramente, senza pretese, senza tornare bambini.
Eravamo noi, adulti, nel letto, avevamo appena fatto l’amore e eravamo felici, ma non ci sono giorni chiari senza quelli bui… giusto?
 

Spazio Autrice

RAGAAA! >.<
Allora.... com'è questo capitolo? vi piace? finalmente Bons e George hanno consumato... YEEEE! e poi però... "ma non ci sono giorni chiari senza quelli bui..." che vorrà dire? dato che mancano solo due capitoli penso abbiate capito. ;)
Alla prossima e ditemi se vi piace! Grazie a tutti! 
Laly :3

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Capitolo 12
*** XII – Tell The Truth ***




XII – Tell The Truth

Tell the truth
Tell me who's been fooling you
Tell the truth
Now who's been fooling who?
Eric Clapton – Tell The Truth

Passarono i giorni e le settimane, quando mi svegliai era mezzanotte, e quel pomeriggio zio e papà sarebbero tornati, io morivo di caldo e mi sentivo scomoda, quando tentai di alzarmi dal letto mi ricordai che George era nel mio letto.
Mi alzai tentando di non disturbarlo e scesi le scale, una luce era accesa e entrai in panico, che dovevo fare? Scendere e affrontare la possibile persona che era in cucina o correre a svegliare George per farmi aiutare?
Decisi di optare per la prima scelta, così scesi le scale piano, lentamente, senza fare rumore e mi accorsi che la luce accesa era quella della cucina, così mi appostai fuori.
Origliare non era una bella cosa ma ero molto curiosa.
-Lise, Ed ha detto di stare tranquilla, stavano parlando un po’ animatamente della cosa di George e Harry è svenuto.- quella era mia madre… ma che era “la cosa di George”?
-Ed lo sa che si innervosisce.-
-sì ma non l’hanno fatto apposta, e Harry sta bene.-
-dio… è che… è ancora sensibile per Gemma, sono passati vent’anni ma ancora non l’ha superato, a volte si sveglia nel bel mezzo della notte per gli incubi, non è facile.- chi era questa Gemma?
-so che è difficile, ma ora stai calma Lise, Harry sta bene.-
-non bisogna più tirare fuori “la cosa di George” okay?-
-finchè non deciderete di parlare io non dirò una parola.-
-Grazie… Ti Voglio Bene!-
Mi alzai velocemente dal pavimento sul quale mi ero seduta e tornai velocemente in camera chiudendo, forse un po’ troppo forte, la porta in camera mia.
-che cazzo!- George si era svegliato.
-amore dove sei?- chiese dopo.
-dietro di te… senti George ti posso chiedere una cosa?- chiesi andandomi a sedere dove lui era sdraiato.
-adesso? Ma è passata la mezzanotte!!- disse, protestando, forse.
-sì adesso.-
-ok, allora ti ascolto… dimmi.- disse lui sbadigliando.
-Ge… sai qualcosa a riguardo di un segreto che coinvolge te e la nostra famiglia?- sembrò pensarci un po’ su, poi mi rispose.
-no… niente in particolare…-
-e sai qualcosa di una certa Gemma?-
-chi sarebbe Gemma?-
-non so… so solo che zio Harry è molto triste per questa storia.-
-ma di che parli Bons?-
Lo guardai un attimo, incerta se raccontargli tutta la storia, o meglio, tutto quello che sapevo o tacere.
Dopo un breve esame decisi che ormai il danno era fatto e tacere non sarebbe servito a niente, così gli raccontai tutto, dalla prima volta fino agli avvenimenti di quella sera.
Quando ebbi finito George mi stava osservando con un’aria strana, come se fossi un’aliena.
-ma te lo sei sognata?-
-no George. È successo davvero…-
-senti Bons, pensiamoci domani ok? se vogliamo una risposta non la troveremo certo qui e a quest’ora. Quindi, ora dormiamo e ci pensiamo domani, dopo colazione chiediamo le chiavi di casa a mia mamma, troviamo la scusa che dobbiamo cercare un braccialetto che sicuramente hai perso lì, poi andiamo a frugare un po’. Ti va?-
-va bene.- risposi sorridendo.
A quel punto allargò le braccia, e io tornai stretta a cullarmi sul suo petto sentendomi come solo lui mi faceva sentire, protetta.

-un braccialetto? Che fai con un braccialetto adesso?- chiese mia zia.
-è che… non era mio, me l’aveva prestato una mia amica e glielo devo ridare…- mia zia mi guardò sospettosa, ma poi si fece convincere dalla mia faccia.
-va bene… ma fate presto!- io annuii e le presi le chiavi, poi uscii seguita da George.
Arrivammo da lui e entrammo in casa chiudendoci la porta alle spalle.
-da dove cominciamo?- chiesi.
-se io avessi qualcosa da nascondere io lo nasconderei in un posto difficilmente raggiungibile.-
-quindi?-
-il PC di mio padre conterrà sicuramente qualcosa.- disse lui poi.
Corremmo su per le scale in camera dei suoi genitori e aprimmo la camera, o meglio, tentammo, perché era chiusa a chiave.
-cazzo cazzo cazzo… dove diavolo sono le chiavi?- disse lui infilandosi una mano nei capelli.
-prova qui… attaccate alle chiavi della porta di casa.-
Provammo tutte le chiavi e alla fine la trovammo, la porta si aprì e noi entrammo lasciandoci la porta aperta alle spalle.
Guardai George aprire l’armadio e estrarre un portatile, tirandolo fuori cadde una cartella, ma non ci curammo, l’avremo raccolta dopo; lo accese e ci sedemmo sulla poltrona aprendo e chiudendo qualsiasi cartella.
Guardammo le foto, c’erano un sacco di foto di George da piccolo, di zio e zia che lo tenevano in braccio, c’erano perfino foto di tutti noi 4 insieme, ma foto di zia incinta non c’erano.
-perché non ci sono foto di mia mamma incinta?- chiese George osservando le foto.
-magari zio harry…-
-papà è fissato con le foto… ne avrebbe fatte a quantità a mamma incinta.-
-a che pensi George?-
-spegniamo e cerchiamo altro…- rispose invece.
Spense il computer e lo ripose dove lo aveva trovato, poi raccolse la cartelletta, ma accidentalmente si aprì facendo cadere qualche foglio, ci inchinammo entrambi per raccoglierli.
-Ge… questi sono… esami fatti più di vent’anni fa, sono di zia… che vuol dire? Tu hai studiato robe simili…-
Li prese e lesse.
-vedi questo?- mi disse indicando una cifra vicino a una frase.
-sì cos’è?-
-vuol dire che la persona che ha fatto questi esami non è sterile, o meglio, non può avere figli.-
-ma questa persona è tua madre, come può essere che non può avere figli ma ha te?-
-prendi gli altri fogli per piacere…- li presi e glieli porsi, non mi guardò per niente.
-leggili tu per favore, non riesco.-
-ok… ehm… informazioni utili per la compilazione… qui lo salto, vado avanti. “modulo domanda… adozione Nazionale.”- mi bloccai e deglutii, poi mi voltai verso di lui.
-George tutto bene?-
-Bons ti prego non ti fermare…- la sua voce si ruppe alla fine, stava piangendo.
-ok… come desideri. “tribunale dei minorenni di Halifax…”- andai un po’ avanti.
-“i sottoscritti Styles Harry Edward e Lisette Reed, chiedono l’adozione di un minore adottabile o di uno o più minori tra loro fratelli, di età compresa tra i 0 e 0 anni…” devo andare avanti?-
-ti prego…- rispose piangendo.
-ok… “Genitori, Padre: Tom Shelley… data di morte… 23 Dicembre 2015, Madre: Gemma… Styles, data di morte: 23…”- ingoiai la saliva.
-“data di morte: 23 Dicembre 2015. I coniugi Harry Styles e Lisette Reed, dichiarati idonei all’adozione dei minori con decreto di questo tribunale di Halifax. Generalità del minore, nome antecedente all’adozione: nessuno, nome posteriore all’adozione (solo se diverso dal nome antecedente): George Styles.”-
-come stai George?- piangeva, piangeva e non sapevo che fare, così lo abbracciai, e lui rimase nel mio abbraccio, singhiozzando.
Quando finì tornammo a casa prendendo le carte, quando entrammo convocai gli zii, mamma e papà in salone e le facemmo sedere sul divano, George con gli occhi lucidi e vuoti e io, incredula e sorpresa come non mai.
Zio e papà erano appena tornati evidentemente.
-che succede ragazzi?- chiese mia mamma.
-George amore che hai?-
-sentite, io vi amo… però… ho scoperto delle… cose…- iniziò a singhiozzare e io gli posai una mano sulla spalla per dargli coraggio.
-quali cose?- chiese zio.
-cose… grazie a Bonnie l’impicciona ho capito che in noi c’era qualcosa che non andava, così siamo andati a casa questa mattina a cercare informazioni, abbiamo visto delle foto… com’è che non ci sono foto di mamma incinta? Questo mi sono chiesto, poi è comparso questo.- lanciò i fogli addosso a loro, Zia Lise già piangeva, così come George.
-dicono che Lisette Reed non può avere figli, e le altre dicono che Styles Harry e Reed Lisette hanno adottato un bambino di zero anni, un bambino che non aveva ancora un nome chiamato dopo George Styles, figlio di… Tom Shelley e… e Gemma Styles… chi sono i miei genitori?- chiese alla fine.
-George…- iniziò zio.
-tu sei figlio di Gemma e Tom, volevano chiamarti George, il tuo vero nome sarebbe George Shelley, quando sei nato tua mamma e tuo papà sono morti, io e Harry siamo stati chiamati in ospedale, Tom era morto, Gemma era morta dopo il parto, come erede più vicino a Gemma, e in qualità del fratello aveva il diritto di adottarti. Mi dispiace George…-
-George Shelley mi piace.-
-il tuo nome è George Styles.- disse zio Harry alzandosi dal divano.
-il mio nome è il nome di mio padre, George Shelley!- ribatté lui.
-tuo padre era un bastardo! Stava con mia sorella solo per portarsela a letto! ringrazio ogni giorno dio per averlo fatto morire, odio dio ogni giorno perché si è portato via anche la cosa più cara che avevo e mi ha lasciato solo te… nei tuoi occhi vedevo mia sorella, nei tuoi occhi vedevo speranza, quella che avevo perso. Quel porco di tuo padre sta bene dov’è, lontano da te e da mia sorella, lei…-
-Harry per favore…- disse mio padre prendendolo per il braccio.
-Ed lasciami… lasciami è arrivato il momento.-
-Gemma Anne Styles era una donna adorabile… Tom Shelley era un bastardo.-
-smettila Harry…- continuò papà.
E poi, in un attimo, la presa a George mi sfuggì, mi voltai appena in tempo per vedere che stava cadendo, riuscii a prenderlo, ma caddi anche io e la sua testa atterrò sulle mie gambe dopo che io caddi sul sedere.
-George!- urlai io scuotendolo.
-George!- urlarono gli altri insieme.
-George, amore?- chiesi scuotendolo.
-amore? Ti prego svegliati, non… non puoi lasciarmi! Ricordi che hai detto? “Non puoi rompere tutto proprio ora che ho capito che è solo te che voglio” allora perché tu rompi tutto, eh? Dove sei?-
-prendi dell’acqua fredda amore.- sentii dire da mia madre.
-che vuol dire Bonnie?- chiese Zia Lise, ma io la ignorai.
-dammi quell’acqua papà… dio santo muoviti!- gli urlai, presi il bicchiere che mi diede e presi un po’ d’acqua in mano, iniziando a spruzzargliela in viso e a posargliela in fronte.
Chiesi agli altri di star sul divano, ci avrei pensato io a lui, tornò poco dopo.
-amore?- dissi quando aprì gli occhi.
Lo guardai sorridermi debolmente, ma poi non riuscii a resistere e, tra le lacrime lo baciai più e più volte sempre ricambiata.
-fammi alzare.- disse dopo un po’.
-no stai qui… riprenditi.-
-ok…- rispose quel testone.
-cosa c’è tra voi due?- chiese Zio Harry.
-penso sia evidente…- rispose George con gli occhi chiusi.
-siete cugini.- rispose mio padre.
-no, neanche parenti… quindi… Harry, Lise, Ed, Hilary, vi presento la mia fidanzata.- disse fiero guardandomi.

Spazio Autrice

tadààààààààààààààà chissà adesso che succederà!
allora, finalmente si è scoperto tutto nel penultimo capitolo; mi scuso per il ritardo è che ho un mucchio di cose da fare... e mi scuso se non c'è l'immagine ma dato che il mio è l'unico computer sulla faccia della terra a fami andare meglio explorer di Chrome ho dovuto fare delle rinunce. se volevo utilizzare explorer avrei dovuto fare il doppio del lavoro, in quanto in mi cambiava tutto il testo e avrei dovuto controllarlo tutto e sistemare tutto, anche la modalità di scrittura, però mi caricava l'immagine, dato che non volevo fare tutto quel lavoro ho deciso di usare Chrome che l'unica pecca è che non mi carica l'immagine...
proverò comunque a sistemare questo disagio.
Per ora spero che vi piaccia questo capitoletto! Vi ringrazio in anticipo per essermi state accanto lungo tutto questo percorso, Grazie a chi c'è dall'inizio, a chi si è aggiunto più tardi e a chi si aggiungrà quando questa storia sarà finita, ma grazie soprattutto a Giadina che senza di lei non so dove sarei in questo momento! <3 P.S. sono riuscita a infilare l'immagine! anche se gigante... il problema è lo stesso di prima... XD
Laly :3

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Capitolo 13
*** XIII – Se Non Te ***




XIII – Se Non Te

Ecco chi siamo noi 
piccole vele contro l'uragano 
non c'è bisogno di camminare 
tu già mi porti dove devo andare 
Ci arriviamo insieme noi 
Laura Pausini – Se Non Te
-ora il passo più importante… dobbiamo dirlo a Jesy…- dissi a lui un paio di giorni dopo.
Eravamo sul divano a guardare un documentario, io ero storta a testa in giù perché avevo caldo e George era sdraiato con le gambe sulle mie, sembravamo due idioti.
-oggi dobbiamo uscire… le parlo io da solo.-
-no Ge… è meglio che le parliamo insieme, la facciamo venire qui e le parliamo insieme, è meglio…- gli dissi, quando capì che era la cosa migliore da fare annuì.
-ok… allora le mando un messaggio.-
 
Quel pomeriggio, quando Jesy arrivò andammo tutti e tre in camera mia, Jesy si sedette sul letto, io sulla sedia e George in piedi.
-George ha detto che mi volevate parlare, allora? Cos’è tutto questo mistero?- chiese lei sorridendo.
Nei suoi occhi leggevo dolore, che già sapesse?
-Jesy… io ti voglio bene, e lo sai…- iniziai.
-ma c’è un problema, come sai è venuto fuori che io e George non siamo cugini.- lei annuì e io continuai.
-ecco… da un po’…- non mi lasciò finire di parlare e intervenne.
-lo so… so già tutto, so che sei innamorata di lui, so che lui è innamorato di te, ora, se volete stare insieme bene, grazie per avermi avvisata… aspettavo questo momento…- disse lei, una lacrima le rigò il viso.
-lo sospettavo, ma quando, quella sera, Bonnie si era arrabbiata ho aperto gli occhi e ho capito. Ho prenotato un biglietto per l’Irlanda, vado lì, parto stasera…-
-ma Jes…-
-no George. Tranquillo è meglio per voi e per me. È quello che ho detto anche gli altri quando li ho salutati. Se non ti saresti aperto tu oggi te l’avrei detto io. Ora… vi saluto, devo finire di preparare la valigia. Vi auguro il meglio.- disse lei alzandosi dal letto, io la abbracciai d’istinto e  lei ricambiò.
-ti voglio bene Jesy, non ho mai voluto farti soffrire.- le dissi nell’abbraccio.
-lo so Bons… ti voglio bene anche io.- ci staccammo dall’abbraccio e lei si voltò verso George.
-posso… chiedervi una cosa?- chiese poi abbassando lo sguardo.
-certo… quello che vuoi.- rispose Ge al mio posto.
-posso… avere l’ultimo bacio per piacere?- io le risposi di sì, mi voltai e gli lasciai ancora quel momento di intimità, l’ultimo per loro, mi voltai quando sentii la porta della camera aprirsi.
-spero di iniziare una nuova vita. Venitemi a trovare però!- disse lei, non ci guardò per neanche un secondo, poi se ne andò, uscì dalla camera e chiuse la porta.
-Sei ufficialmente mia.- mi disse venendo ad abbracciarmi, io gli sorrisi.
-ora siamo legati. Ora sei mio. Se qualcuno ti tocca gli spezzo il collo.- gli dissi provocando la sua risata.
Ora, finalmente, la nostra storia poteva iniziare.

 

Spazio Autrice

CIAOOOOOOOOOOOO!
eccoci all'ultimo capitolo... questa storiella è finita... Spero davvero vi sia piaciuto e vi ringrazio per il grande sostegno.. 
Grazie Grazie e Grazie ancora per il grande sostegno... 
se vi piacciono 1D e 5SOS potrei tornare presto con una FF sui 5SOS, e... leggete le precedenti sempre su quei due! con FF su Ed non penso di tornare molto presto... Vedrò...
Alla Prossima! <3
Laly :3

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