Bullying

di YourSmileMakesMeStrong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Hate My Life ***
Capitolo 2: *** Self-harm. ***
Capitolo 3: *** An angel. ***
Capitolo 4: *** Courage! ***
Capitolo 5: *** smiles and laughs ***
Capitolo 6: *** Free Hours ***
Capitolo 7: *** Il Luna Park Dei Sogni ***
Capitolo 8: *** Ci conosciamo? ***



Capitolo 1
*** I Hate My Life ***


Ed eccolo, il suono di quella maledetta sveglia. Giorno nuovo, nuove sofferenze, nuovi pianti. Mi svegliai e mi diressi verso la cucina. I miei genitori non c'erano di nuovo. Probabilmente erano fuori per lavoro, già..Aprii la finestra e un brivido mi scosse la pelle. Nonostante il sole, l'aria era fresca, anzi, gelida. Mangiai un biscotto, poi mi affacciai alla finestra, come tutte le mattine. Mi piaceva vedere la strada, le macchine che passavano, le persone in bicicletta, vedere quei momenti che forse non sarebbero tornati, e intanto riflettevo. Amavo riflettere, leggere, scrivere. E la musica. La musica mi salvava. In questo mondo, probabilmente la musica era l'unica cosa che valeva. L'unica ragione per cui andavo avanti. Ma andavo veramente avanti? Odiavo la mia vita. Forse ero strana, ma credevo che chiunque al mio posto l'avrebbe odiata. Una ragione per sorridere? Non ce l'avevo. Mi fermai a pensare più del solito, quel giorno. Forse pensai fin troppo. Vidi molte macchine, mi chiesi molte volte dove andavano, mi immaginai anche a guidare un'automobile. Vidi anche passare qualche aereo, anche se avevo paura. Odiavo il rumore degli aerei, mi davano l'impressione che mi stessero per cadere addosso. Una ragazza strana, ero. Una stupida 15enne. Altre automobili, qualche signora con un cane, con la carrozzina..E un autobus..Un autobus? Cavolo, quello era il mio autobus. Corsi in camera ad infilarmi una felpa e i soliti jeans, scarpe da ginnastica, poi mi legai i capelli..E via di corsa. Ma arrivai in ritardo. L'autobus era già andato via. Bene, anzi perfetto. Anche correndo sarei arrivata in ritardo a scuola, perciò decisi di prendermela comoda. Il tragitto verso la scuola fu quasi una passeggiata, infatti arrivai in ritardo di due ore.

-Signorina Buxton, lei è in ritardo di ben due ore! Spero che abbia una giustificazione convincente, o dovrò segnalare l'evento alla preside.

Disse la mia professoressa. La odiavo, quella donna. Non solo per il fatto che insegnasse matematica, la materia che odiavo di più al mondo, ma perché lei odiava me. E se lei odiava me, non mi dispiaceva affatto ricambiare. 

-Ho perso l'autobus..

Tutta la classe iniziò a ridere, eccetto la mia migliore amica, Deborah, che io chiamavo Debby.

Mi sedetti nel banco vicino a lei, e tirai fuori il libro e il quaderno.

-Bene, visto che la signorina Buxton si è decisa a presentarsi alla lezione, possiamo continuare.

Esclamò guardandomi con aria di superiorità.

-Come vi dicevo, un monomio è una somma algebrica....

Di tutto questo ovviamente non capii niente. Ma quel giorno non mi sforzai neanche, ero troppo pensierosa. Più del solito. Iniziai a guardare fuori dalla finestra, ma non vidi niente di bello. Tutto era orrendo in questa stupida scuola, a partire dal ''panorama'' che si intravedeva dalla finestra. L'unica cosa visibile era un cartello con scritto ''lavori in corso'' e tante, troppe ruspe. Odiavo il modo in cui le persone distruggevano la natura. Alla fine delle lezioni presi l'autobus per tornare a casa. Tirai fuori le cuffiette e ascoltai la musica.


-Spiacente signorina, oggi pomeriggio le strade sono chiuse, dovrò farla scendere qui. 

-Molto bene!

Sbuffai. Scesi dall'autobus e mi avviai verso casa. Il tragitto era molto carino, la mia casa si trovava in un posticino isolato, fuori città. La mia era una casa circondata da prati, fiori e animali. Riiniziai a pensare, vidi tanti bambini che si rincorrevano, o che si sfidavano ad una gara di velocità con la bicicletta. Bei tempi, quando una litigata finiva con un ''facciamo pace'' o quando si piangeva per un ginocchio sbucciato. Quanto mi sarebbe piaciuto tornare ad avere 7 o 8 anni..Mentre ero immersa nei miei pensieri, sentii qualcuno che mi urlava contro. Tornai alla dura realtà.

-Ehi sfigata! 

Mi girai. Erano loro, Zayn e la sua banda.

-Prendetela.

Disse. Subito fui afferrata dai 3 ragazzi, mentre Zayn si avvicinò a me guardandomi.

-Quando vi deciderete a lasciarmi in pace?

-Non rivolgerti a me con quel tono. Com'è che ti chiami?

-Sai bene come mi chiamo, Zayn!

-Mi piace quando me lo dici tu.

Disse sorridendo come un idiota. Lo odiavo. Sapeva benissimo che odiavo il mio nome, e odiavo pronunciarlo.

-Arlene. 

Dissi facendo finta che il mio nome mi piacesse.

-Non fingere, sappiamo benissimo entrambi che il tuo nome ti fa schifo, ti ripugna.

Lo guardai con odio immenso.

-Sei molto sfortunata, Arlene. Sarebbe stato meglio per te se non ci avessi incontrati, oggi.

-Zayn..Ti prego..

Un pugno. Due pugni. E un calcio. Mi trovai per terra in pochi secondi.

-Ci vediamo, sfigata!

E poi..Il buio...

Spazio Autrice
Ciao ragazze! Vorrei innanzitutto salutare e ringraziare le persone che hanno letto questo mio primo capitolo! Spero che recensirete, perchè i vostri consigli mi fanno molto piacere!  Se qualcuna di voi fosse interessata, ho anche un'altra storia qui su Efp, che si chiama ''Too Different.'' Come avrete sicuramente capito, questa storia parla del bullismo e dell' autolesionismo. Invece l'altra mia storia parla di mafia. Ok, le mie tematiche sono sempre molto delicate, infatti credo che presto pubblicherò anche una storia sull' alcolismo e altre problematiche comuni. Quello che cerco di comunicare è la reale situazione che colpisce, purtroppo, molte persone nella vita di tutti i giorni. Farò anche storie diverse comunque. Spero che la storia vi piaccia, vi avviso che potrebbe contenere contenuti un po' forti. Sta a voi scegliere se continuare a leggerla o no! Vi saluti, un bacio a tutte voi! :)

 

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Capitolo 2
*** Self-harm. ***


*Un prato verde. Un'altalena. Uno scivolo. Delle panchine. Due bambini che si rincorrevano.
-Fermati!!
Urlava una bambina dai bellissimi capelli castani e boccolosi.
-Tanto non mi prenderai mai!
Gridava ridendo un bimbo con il ciuffo.
-Io..devo andare a casa.
Disse la ragazzina, con tristezza.
-Di già? Ma tornerai domani, vero?
-Certo, tornerò e giocheremo ancora insieme! Ciao ..
-Ciao!*
Di nuovo buio..e un forte mal di testa..
-Tutto bene?
Disse una voce. Non sapevo chi era, mi stavo appena svegliando e non distinguevo la figura davanti a me. Ma ad un tratto vidi..Due occhi. Due occhi blu come il mare. Mi ripresi e vidi un ragazzo biondo che mi sorrideva.
-Va..Meglio?
-Sì, grazie..Ma..
-Sei svenuta..Stavo passando di qua e ti ho vista lì per terra.
Mi alzai confusa e poi mi ricordai di Zayn e della sua banda.
-Va tutto bene..Adesso vado a casa!
-Aspetta, sei sicura di star bene?

-Ehm..credo di sì.
-Posso accompagnarti? Non vorrei che svenissi di nuovo. Comunque io mi chiamo Niall, tu?
-A-Ar..Arlene.
-Bel nome!
Lo guardai storto. Io odiavo il mio nome, era brutto, come poteva piacergli?
-Ehi, ma..
Il ragazzo mi prese il braccio.
-Questi cosa sono?
Disse indicando dei tagli sulla pelle.
-Non sono affari tuoi!
Esclamai levando il braccio con forza.
-Arlene, questa non è la soluzione di niente!
-Lasciami stare! Che ne sai tu di me? Che ne sai se questa è la soluzione o no? Tu non sai quanto odio la mia vita, quante ne passo ogni giorno!
Gli urlai in faccia.
-Sono arrivata a casa!
Iniziai a correre ed entrai in casa, lasciando il biondino lì fuori. I miei genitori non c'erano ancora. Ma non mi importava. Mi diressi verso il bagno. Tirai fuori dal cassetto una scatoletta contenente delle lamette, e ne presi una. Iniziai a tagliarmi la pelle sulle braccia, mi faceva sentire meglio. Vedere il sangue che colava dal mio corpo mi piaceva. Odiavo distruggermi, tanto non sarei mai potuta essere peggio di così. Mi guardai allo specchio.
-Cos'ho che non va, stupido specchio?

Gli urlai come se avesse delle colpe. Ma più mi guardavo più non capivo. Non capivo cosa avessi di sbagliato, perché sinceramente non mi consideravo una ragazza brutta. Mi consideravo normale, forse carina qualche volta. Ma ai ragazzi non interessano quelle carine. Certo, ero ''carina'', ma nessun ragazzo sarebbe venuto a parlarmi solamente perché ero carina. Sono le ragazze bellissime, quelle che interessano veramente. E non capivo come mai alcune ragazze molto meno carine di me riuscissero ad essere felici, non capivo come potevano essere così serene e spensierate. Come potessero affrontare una vita così ingiusta. Ma forse ero io che ero sbagliata. Ero una ragazzina strana, passavo il tempo sui libri, odiavo uscire, non ero mai stata fidanzata, non mi truccavo, ero quella che se andava in discoteca non ballava. Ero quella che le cose te le dice in faccia, ero quella che litigava spesso, quella a cui non vanno bene le ingiustizie. Quella che difenderebbe un'amica a costo della vita. Quella che piangeva per un film. Quella che amava la musica, non quella commerciale, ma quella che sapeva trasmettere sentimenti, la musica classica ad esempio. Quella che si rilassava sulle tristi note di una canzone. E infine, ero quella ragazzina che amava scrivere, più di se stessa. Solo Dio sapeva quanto amassi sfogarmi con la scrittura. Che poi, non ero una di quelle che scrivevano frasi stupende o poetiche. Ciò che scrivevo era semplice, forse strano o addirittura insensato, a volte, ma nel mio piccolo..Era importante, aveva un significato profondo. Cosa vedevo nello specchio? Vedevo una ragazza di 15 anni, occhi verdi e capelli lunghi, castani. Erano pieni di boccoli sulle punte, ma non ci trovavo nulla di speciale. Più mi guardavo più mi rendevo conto delle mie imperfezioni, e senza farci caso iniziai a piangere. Corsi in cucina e presi il matterello più grande che trovai, poi tornai a guardarmi. era come se la persona nello specchio mi dicesse "Fai schifo". Diedi un colpo secco a quel maledetto vetro riflettente, e lo ruppi. Le schegge finivano da tutte le parti della stanza. Tornai in camera mia e mi buttai sul letto. I tagli sulla pelle bruciavano, e la mia mente era vuota. Io mi sentivo vuota. Chi sarebbe riuscito a colmare quel vuoto?
Improvvisamente mi ricordai di Niall, quel ragazzo biondo dagli occhi magnetici. Forse ero stata troppo dura, lo avevo trattato male. Ma i tagli sul mio braccio erano una cosa privata per me, non volevo che li vedesse nessuno. Però, forse..Lui si era preoccupato per me. Mi decisi a chiedergli scusa, ma non sapevo se lo avrei rivisto.
Mi diressi verso il comodino della mia camera e presi dei libri. Passai l'intera giornata a leggere, a rifugiarmi in quel mondo dove io valevo qualcosa. Alle 11:00 spensi la luce e inizia a dormire. Si fa per dire, dormire. Perché io di notte non dormivo, ma pensavo. E pensare così tanto mi costava molto, non solo per l'autobus che perdevo molto spesso, ma per le occhiaie che mi ritrovavo ogni mattina.

SPAZIO AUTRICE
Hello people! Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, e soprattutto che sia all'altezza delle vostre aspettative! Ho riacceso una speranza nella vita di Arlene con l'arrivo di Niall? Forse adesso avrà un nuovo ''amico''? Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! :)

 

 

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Capitolo 3
*** An angel. ***


Il giorno seguente, mi assicurai di non perdere nuovamente il pullman. Pensai meno del solito, quella mattina. Cosa strana, da dire. Consideravo il ''pensare'' come se fosse un hobby, uno sport. Era davvero buffo. Mi affrettai a cambiarmi e scesi giù di sotto, per aspettare l'autobus. Guardai le persone che passavano, come mio solito. La mia vita era così monotona. Scuola, casa, scuola, casa. "Voglio che la mia vita cambi" pensai. Fu in quel momento, credo, che vidi passare il biondino.
-Ehi, Niall!
-Ciao..
-Senti, volevo chiederti scusa, non avrei dovuto trattarti in quel modo..Perdonami!
-Ma certo, tranquilla. Capisco come ti senti.
Certo, averi voluto rispondergli "No che non lo capisci!" ma non volevo che si arrabbiasse, perciò stetti zitta. Mi guardò negli occhi e io abbassai lo sguardo imbarazzata.
Sorrise, ma lo vidi solo con la coda dell'occhio.
-Sul serio, capisco come ti senti. E so anche che stai pensando ''No, lui non può capire.'' Ma credimi, ti capisco. E voglio aiutarti.
Ero un po' sorpresa, come poteva sapere come mi sentivo? Come poteva capire cosa stavo pensando?
-Sei un angelo, per caso?
Il biondino iniziò a ridere. Quella risata mi fece stare meglio.
-Un angelo?
Mi disse guardandomi negli occhi, cercando di restare serio.
-Beh..Sei biondo, hai gli occhi azzurri..E sei gentile con me..Riesci a capire ciò che penso..Quasi nessuno è..Gentile con me..
-C'è un motivo per il quale capisco le ragazze come te.
Disse il biondino, ma non capii cosa intendeva dire. Forse non voleva che lo sapessi, o non ne voleva parlare. Vidi i suoi occhi diventare lucidi.
-Che succede, Niall?
Gli dissi con dolcezza.
-Oh, nulla.
-Sicuro? A me puoi dirlo.
Dissi, ma poi ripensai alla sciocchezza che avevo appena detto. Gli stavo chiedendo di parlarmi di qualcosa di importante, anche se lo avevo appena conosciuto, neanche fossi la sua migliore amica. Ma qualcosa in lui mi ispirava fiducia.
-Scusa Niall, non volevo..Stai tranquillo, e non dirmi assolutamente nulla!
Sorrise, e mi sembrò un sorriso così sincero. Poche volte vidi un sorriso tanto bello e vero in vita mia. Lui era così diverso da me, lui era divertente, gentile, dolce, lui sorrideva davvero, non ricordava affatto i sorrisi falsi che dovevo sfoderare io ogni giorno. Pensai subito di volergli bene. Nonostante lo conoscessi da poco, si meritava la mia fiducia. E pensare che io ero una persona chiusa, che non si fidava di nessuno. Ricambiai il sorriso, e mi accorsi che anche il mio fu sincero, forse era la prima volta dopo tanto tempo.
-Arlene, vuoi essere mia amica?
Disse lui interrompendo i miei pensieri.
-Certo che voglio! Tu mi fai stare bene, penso seriamente che tu sia un angelo.
Esclamai tutto d'un fiato.
-Non sei la prima persona che me lo dice..Sai, me la ricordi tanto..
Chi le ricordavo tanto? E chi poteva avergli detto queste cose, prima di me? Forse le sua ex fidanzata? Le era stata così cara da ricordarla in ogni momento? Forse questo era un ricordo che gli faceva male, perciò decisi di non dire niente, lo capivo, siccome era capitato anche a me che qualcuno mi chiedesse di parlare di cose di cui non avevo voglia, e non era bello.
-Grazie.
Sussurrò Niall dopo qualche minuto di silenzio. Immaginavo che mi avesse ringraziata perché non gli avevo chiesto nulla. Accidenti, adesso anche io leggevo nel pensiero? Forse quel ragazzo era riuscito a cambiarmi anche dopo soli due giorni.
Arrivò il mio autobus all'improvviso, era arrivata l'ora di andare a scuola.

-Niall, io devo andare..
Dissi girandomi verso il veicolo.
-Non prima di avermi dato il tuo numero!
Esordì lui con un magnifico sorriso, prendendomi per la mano.
-Ti scrivo un bigliettino!
Esclamai prendendo un pezzetto di carta ed iniziando a scrivere il mio numero.
-Adesso devo proprio andare, ciao!
Dissi lasciandogli un bacio sulla guancia e salendo velocemente sull'autobus. Lo vidi sorridere nuovamente, e automaticamente sorrisi anche io.
Presi posto su uno dei sedili in fondo.
-Sei pronta, sfigata? Ti aspettiamo all'uscita della scuola, forse riusciremo a renderti più brutta di quanto tu lo sia già!

Disse qualcuno. Mi girai e riconobbi Liam, un componente della banda di Zayn.

SPAZIO AUTRICE
Buongiorno ragazze! Ecco qua il terzo capitolo, che ho pubblicato prima del previsto, siccome ho ricevuto parecchie recensioni molto belle, che mi hanno spinta ad andare avanti! Spero che vi piaccia, e che mi diciate cosa ne pensate! Grazie a tutte le mie lettrici, vi adoro! Un bacio ^.^

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Capitolo 4
*** Courage! ***


Arrivai a scuola con paura ed angoscia. Non era la prima volta che ricevevo una minaccia del genere, e sapevo che non sarebbe stata nemmeno l'ultima. All' uscita della scuola mi aspettavano Zayn e i suoi amichetti. Perché avessero preso di mira proprio me, non lo sapevo. Ad ogni modo, entrai in classe e raccontai tutto alla mia migliore amica Deborah.

-Santo cielo, Arlene, devi raccontare tutto ai tuoi genitori! Perché non lo fai? Comunque, oggi ti accompagno io a casa.

-Ti prego, no! Potrebbero fare del male anche a te.

-Non mi interessa! Siamo migliori amiche, verrò con te e ti difenderò!

-No, davvero. Riesco a farcela anche da sola.

-Non riesco a capire perché ti ostini in questo modo. Non cercare di farti vedere forte, quando dentro sei distrutta.

-Deborah, non voglio più parlarne.

-Va bene, ma promettimi che lo dirai ai tuoi genitori.

-Cosa? No..

-Invece lo dirai e...

-Ti ho detto di no. Questa faccenda non ti riguarda, me la aggiusto io. Stanne fuori!

Urlai alla mia migliore amica interrompendola.

-Sai una cosa? Sei cambiata. Dov'è la vecchia Arlene? Dov'è la mia migliore amica?

Sbottò infuriata.

-Le persone cambiano.

Dissi cercando di farla calmare.

-Beh, ti consiglio di cercarmi quando sarai cambiata di nuovo!

Disse, poi si girò dall'altra parte.

-Deborah..

La chiamai debolmente. Ormai faceva finta di non sentirmi.

***
Dopo le lezioni, mi recai nel giardino della scuola. Stava per arrivare il momento, prima o poi Zayn e la sua banda mi avrebbero trovata. E non vedevo l'ora. Era il massimo per un' autolesionista come me. E, dopo aver litigato anche con l'ultima persona a cui volevo così tanto bene, avevo ancora più voglia di provare dolore.
Dopo qualche istante, ecco arrivare i bulli. Ovviamente erano preceduti da Zayn. Si muovevano lentamente, quasi volessero testare il mio coraggio. Ma non sarei scappata. Li fissai fino a quando non mi trovai davanti Zayn. Eravamo così vicini che potevo sentire il suo respiro sul mio volto.

-Perchè non scappi?

Disse con sguardo malvagio.

-Perchè non ti metti a urlare e non tenti almeno di sfuggirci? Forse qualcuno potrebbe sentirti e venirti a salvare..

Continuò. Cosa stava cercando di fare? Sembrava quasi che mi suggerisse di scappare.

-Ma tanto..Sai benissimo che non potrai scappare da me, vero? Ma non ti facevo tanto coraggiosa da stare immobile ad aspettarmi. O forse è la paura che ti pietrifica?

-Stai..Cercando di provocarmi?

Dissi con un filo di voce.

-AHAHAHAH!

Fu ciò che sentii prima di trovarmi a terra con una guancia dolorante.

-Sai, ho una tremenda voglia di picchiarti a sangue.

Mi sussurrò appena fu abbastanza vicino a me.
Mi alzai di scatto tentando di muovermi, ma riuscì a prendermi sbattendomi al muro. Mi trovai immobilizzata.

-E adesso dove scappi?


Disse con un sorrisino.

-Vuoi scappare?

Mi chiese seriamente.

-No..

Dissi debolmente. Sentivo ancora quell'accidenti di dolore alla guancia.

-Perchè? Perché vuoi farti del male?

Domandò. Non risposi, ma mi limitai a guardare verso il basso.

-Rispondi..

-Ma cosa ti interessa?

Urlai iniziando a piangere.

-Stronzo, picchiami, insultami, e poi lasciami qua in pace. Sfogati su di me quando vuoi, io non scappo, te lo concedo, ma almeno lasciami stare, non far finta che te ne importi qualcosa!

Sbottai con una forza che non credevo di avere.
Dopo neanche un secondo mi ritrovai per terra. Sentii i passi dei ragazzi che se ne stavano andando.
Provai a rialzarmi, ma sentivo la testa girare.

-Aiut..

Fu ciò che riuscii a dire prima di vedere il buio.

*Una bimba si dondolava su una vecchia altalena. Di fianco a lei, un bimbo con il ciuffo la fissava sorridendo.

-Perchè passi tutto il giorno su quell'altalena? Cosa ci trovi di così speciale nel dondolarti?

Chiese il bimbo incuriosito.

-Oh, non hai idea di quanto sia fantastico! Dondolarsi sempre più in alto, fino a raggiungere il cielo! E non immagini quanto sia fantastico il panorama visto da quassù!

Rispose la bambina mentre si spingeva sempre più in alto.

-Oh..

Disse il bambino evidentemente meravigliato.

-Vuoi provare?

Domandò la bambina rallentando l'altalena.

-Magari la prossima volta..

All'improvviso si sentì una voce che urlava qualcosa di incomprensibile..Il paesaggio si fece sempre più annebbiato..

-Mi stanno chiamando! Devo andare!

Gridò la bambina mentre correva verso un sentiero che stava diventando sempre più buio..Una rosa blu cadde dai capelli della bimba, ed il ragazzino si avvicinò per raccoglierla.

-Aspetta, hai perso questa!

Urlava il bambino. Ma ormai la bambina era scomparsa..
Le immagini della scena diventavano sempre più scure, come una nebbia nera. La testa iniziò a girare.*

-Ma cosa..!

Dissi appena mi svegliai. Era successo tutto così in fretta..Mi trovai coricata su una superficie dura e fredda, in una posizione enormemente scomoda.


SPAZIO AUTRICE
Ehy ragazze, come state? Innanzitutto, volevo farvi gli auguri di Pasqua, anche se un po' in ritardo! Spero che siate sopravvissute tutte al pranzo Pasquale, ahaha! Ad ogni modoo, eccoci qua con il nuovo capitolo. So che non è molto lungo ed è tanto che non aggiorno, perciò scusatemi! Spero comunque di ricevere recensioni :) Beh, vi saluto! Un bacio.

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Capitolo 5
*** smiles and laughs ***


-Va tutto bene?

Chiese una voce proveniente da una persona abbastanza vicina a me. Ero ancora sotto shock, non riuscivo a rispondere. Sentivo il terreno freddo e duro sotto di me, volevo alzarmi. Se mi avesse visto qualcuno? Non potevo reggere l'umiliazione, in quel momento.

-Va tutto bene?

Continuò quella voce, questa volta alzando il tono. Riconobbi un suono familiare in quella frase. Ma certo, a parlare era stato Niall. Mi alzai di scatto, ma un giramento fortissimo alla testa mi colse alla sprovvista. Mi riappoggiai, e Niall mise le gambe sotto la mia testa per farmi stare comoda.

-Niall, ma cosa ci fai qui?

Chiesi cercando di alzare lo sguardo per guardarlo. Ma non riuscivo, a causa dell'improvviso mal di testa. Ero felice che lui fosse lì.

-Stai tranquilla e non ti affaticare. Ti ho trovata svenuta qui. Di nuovo. Ma che succede, piccola?

Sussurrò dolcemente. Com'era possibile che tutte le volte che mi capitava qualcosa Niall riusciva sempre a trovarmi e, beh, sì, a salvarmi? Era davvero un angelo.

-Niente..A volte ho dei giramenti di testa improvvisi!!

Dissi cercando di giustificare l'evento. Non volevo dirgli che ero perseguitata dai bulli, non lo sapeva nessuno. Eccetto la mia migliore amica, ovviamente. Provai ad alzarmi lentamente, ma non ci riuscivo. Mi sentivo così in imbarazzo che sarei voluta sprofondare.

-Aspetta, adesso andiamo via di qui. Ti prendo in braccio.

Sussurrò Niall. Cosa? Mi avrebbe presa in braccio? Che cosa imbarazzante. Già il fatto di essere svenuta in mezzo alla strada era umiliante, ma dovermi far portare in giro in braccio era ridicolo. Iniziai a ridere al pensiero.

-Perchè ridi?

Disse Niall divertito. Ma più parlava, più mi veniva da ridere. Il biondino provò a prendermi in braccio. Mi sentii sollevare dal torace, ed iniziai a ridere ancora più forte. Niall mi lasciò scivolare, e gridai per lo spavento. Lo aveva fatto apposta. Lo guardai storto, e lui riprovò a prendermi. La gente che passava intorno a volte ci guardava, ma a me non importava. Per la prima volta dopo tanto tempo, ero felice.

-Lasciami, dai!!

Gridavo ridendo ancora più forte, ma lui con un enorme balzo riuscì a prendermi in braccio del tutto. Cercavo di dimenarmi, siccome mi veniva da ridere così tanto che mi era venuto un fortissimo mal di pancia. E, anche se faceva male, amavo quella sensazione. Da troppo tempo non avevo riso tanto da provare male alla pancia.

-Dove andiamo?

Mi chiese Niall guardandomi negli occhi. I suoi occhi luccicavano come acqua limpida. Mi sorrise, e credetti di morire in quel momento. Mentre stavo in braccio a lui mi sentivo come se volassi. Era una strana sensazione, ma così bella. Il biondo dei suoi capelli si intonava perfettamente all'azzurro dei suoi occhi.

-Portami all'ospedale, Niall!

Dissi divertita. La sua espressione si trasformò in una strana smorfia.

-Perchè?

Mi chiese incuriosito. Forse aveva preso troppo sul serio ciò che avevo detto.

-Perchè sto morendo..Dal ridere!

Gridai mentre cercavo di respirare. Stavo letteralmente soffocando dalle risate. Lo vidi fare un sorrisino strano.

-Beh, allora posso darti il colpo di grazia!

Sussurrò al mio orecchio, provocandomi brividi lungo tutta la spina dorsale. Non sapevo cosa voleva fare, così smisi un secondo di ridere per guardarlo storto. Poi lo vidi fissare una panchina. Spostò nuovamente il suo sguardo su di me ed il suo sorrisino strano si fece molto più evidente. Rabbrividii.
Iniziò a camminare verso la panchina, io ero ancora in braccio a lui. Ricominciai a ridere, sembravo pazza, ma non riuscivo a smettere. Appena arrivammo vicino alla panchina fece per farmici appoggiare sopra, ma io feci il broncio e mi strinsi a lui. Non avevo intenzione di scendere dalle sue braccia. Semplicemente mi piaceva quella sensazione di protezione che provavo tra le sue braccia calde.

-Non voglio scendere.

Dissi facendo la faccia da cucciolo.

-Oh, piccola, siamo tenere oggi eh?

Esclamò facendo una finta faccia dolce. Si sedette sulla panchina quasi coricandosi. Non ebbi il tempo di dire nulla che sentii le sue mani farmi il solletico sulla pancia.


-Noo ti prego!

Urlai iniziando a ridere, ormai non ce la facevo più. Sarei sicuramente soffocata. In quel momento capii cosa intendeva con ''darmi il colpo di grazia''. Niall non sembrava smetterla di farmi il solletico, così gli tirai una gomitata. Ovviamente la tirai piano, non volevo fargli male. Mi buttai giù dalla panchina e lo vidi ridere. Mi ripresi un secondo cercando di respirare.

-Ah sì?

Esclamò il biondino smettendo di ridere. Intanto io stavo riprendendo fiato. Non avevo mai riso così tanto in vita mia. Con uno scatto rapidissimo Niall balzò giù dalla panchina ed iniziò ad inseguirmi. Senza nemmeno accorgermene, il mal di testa mi stava passando. Corsi ridendo come una matta per tutta la strada, poi presi la strada per un prato vicino alla città. Era una grande distesa verde in cui andavo a giocare quando ero piccola. Al di là di quel prato c'era un parco. Mi girai spesso per vedere Niall, e lo vidi che stava per raggiungermi. Era veloce il ragazzo, ma non mi sarei lasciata prendere. Corsi fino a quando il fiato non mi finì completamente, ma mi fermai così in fretta che Niall mi cadde addosso. In un secondo mi trovai per terra, e lui stava sopra di me. E fu così che quelle famose farfalle nello stomaco iniziarono a farsi sentire. Il suo viso era poco distante dal mio, e riuscivo a sentire il suo respiro su di me. I suoi occhi visti da vicino erano così belli..Luccicavano come diamanti, splendidi diamanti in una grotta di cristalli.

-Sei in trappola!

Disse sorridendomi. Ma io non ce la facevo più, anche se non soffrivo d'asma, sarei morta lo stesso per mancanza di fiato.

-Ti prego..Non ce la faccio più.

Lo supplicai. Tentai di rifare la faccia da cucciolo, ma mi uscì una smorfia ridicola. Iniziai a ridere e lui con me. Eravamo così vicini. Non ero mai stata tanto vicina ad un ragazzo prima d'ora. Si spostò da me e si coricò per terra, sul prato. Cercò anche lui di riprendere fiato. Mi alzai leggermente ed iniziai a guardarlo. Poi mi ributtai per terra, e chiusi gli occhi. Mi sentivo stramaledettamente felice, come non mi ero mai sentita prima d'ora.

SPAZIO AUTRICE
Ciao belle bimbe! Allora, innanzitutto grazie mille per le 300 visite che ha ricevuto la mia storia. Sono lusingata :'). Poi grazie infinite per le 23 recensioni e per tutti i consigli che mi avete dato. Mi ha fatto veramente piacere sapere ciò che pensate. Ho ricevuto molti messaggi (soprattutto privati) da ragazze che vivono questa situazione in prima persona, e per questo vorrei dedicare a queste persone la mia storia. Siate forti ragazze. <3 In sostanza, grazie a tutte le mie lettrici! Quando la mia storia raggiungerà le 30 recensioni pubblicherò il prossimo capitolo! Spero che recensiate in tante, soprattutto per darmi consigli, visto che ci tengo molto a questa storia. GRAZIE A TUTTE, VI ADORO.
Un bacio. <3

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Capitolo 6
*** Free Hours ***


-Che ora è, Niall?

Gli chiesi. Speravo che non fosse troppo tardi, o i miei genitori si sarebbero preoccupati.

-Sono le 3!

Disse guardando il suo orologio da polso.

-Cosa? Oh mio Dio, devo andare!!

Urlai alzandomi in fretta. Ero in preda al panico, era tardissimo. I miei genitori si sarebbero arrabbiati di sicuro, ed avrebbero chiesto spiegazioni.

-Aspetta!

Urlò Niall in lontananza, ma io me n'ero già andata. Non sapevo perché, ma quella scena mi ricordò qualcosa. Un senso di nostalgia invase il mio cuore. Ma cosa?
Percorsi velocemente la strada che portava a casa mia, non abbi tempo neanche per pensare. Appena arrivai, aprii la porta e mi precipitai in salotto, dove stavano di solito i miei genitori.

-Mamma, papà! Scusate, ma..

Dissi, ma invece di vedere i miei genitori vidi una busta bianca appoggiata sul tavolo del salotto. La aprii e ne estrassi una piccola lettera.

''Cara Arlene, per motivi di lavoro siamo dovuti andare via. Torneremo tra un po' di tempo. Ti vogliamo bene.
Mamma e papà.''

Fissavo quella lettera con le lacrime agli occhi, e con una rabbia fissa dentro. La mia vita faceva già schifo abbastanza, senza che i miei genitori dovessero sparire così. Strinsi quel pezzo di carta tra le mani, e lo strappai.
Corsi in camera dove mi buttai sul letto, con le lacrime che mi scivolavano sulle guance. Mi sentivo sola, non volevo che anche i miei genitori se ne andassero. Speravo che sarebbero tornati preso, ma da un lato non volevo vederli mai più. Lasciarmi lì così senza nemmeno una chiamata..Era terribile.Ma quel pomeriggio non mi tagliai. Fu strano, perché l'avrei sicuramente fatto, se non fosse stato per lui. Niall. Lui mi aveva fatto passare la voglia di infliggermi dolore.

***
Il giorno dopo, dovetti sforzarmi molto per andare a scuola. Sapevo che i bulli non mi avrebbero lasciata in pace, neanche oggi. La mia scuola portava il nome di un mese: April. Era il mese della primavera, ma della pioggia. Era strano. Almeno, dalle mie parti, ad Aprile pioveva sempre. L'edificio aveva i muri tutti scrostati, cartine geografiche sbiadite e lavagne grigiastre. La muffa sembrava divorare la maggior parte del muro. Appena entrai in classe, vidi tutti i miei compagni che facevano più rumore del solito. Pensai che fossero diventati pazzi: se la professoressa si fosse accorta di tutto quel casino, ci avrebbe rifilato una severa punizione. Ed io non avevo proprio voglia di passare la giornata in casa a scrivere 300 volte su un foglietto ''Non devo fare chiasso''.

-Siete impazziti?

Gridai alla classe. Dopo un secondo, tutti si girarono per guardarmi.

-La megera non c'è!! Si è presa una belle influenza!

Gridò un mio compagno, mentre saltava sui banchi. Cosa avremmo fatto allora? Una bidella in camice azzurro entrò in classe ed iniziò a parlare. Non si capiva niente. Quella bidella era davvero rimbambita.

-Silenzio, ragazzi! Sentiamo cosa deve dirci la signora!

Disse ridendo una delle mie compagne di classe.

-Siccome non c'è l'insegnante, dovremo dividervi in qualche classe.

La vecchia signora ci diede un foglietto, con ognuno dei nostri nomi scritti e la rispettiva classe. Io sarei dovuta andare nella 3 E insieme a ''Il padellone''. Il Padellone era il soprannome che avevamo dato ad un mio compagno di classe. Era un tipo sfigato, basso e con i capelli corti, neri, ricci e pieni di forfora. Nessuno gli parlava mai. A volte mi faceva pena, ma non riuscivo a stargli vicino da quanto puzzava. La sua faccia assomigliava ad una padella, era rotonda e piatta. Ecco il perché di quel buffo soprannome. Presi una sedia sulla quale mi sarei seduta e andai fuori dalla classe. Il padellone si incamminava a qualche metro di distanza da me. Era lento come una tartaruga. Salii le scale, finché non vidi un foglio appiccicato su una delle porte nel corridoio. ''3E'' stava scritto. Bussai, ed entrai. Sentii gli sguardi di tutti addosso a me. Una professoressa con enormi occhiali rotondi mi fissava interrogativa.

-Ehm..Io e..Il Padell..Il mio compagno..Dobbiamo venire qui! Abbiamo un'ora buca.

Dissi balbettando un pochino. Arrossii leggermente quando vidi alcuni ragazzi che ridevano.

-Accomodatevi!

Disse la professoressa sorridendo, ma in tono severo. Camminai con lo sguardo rivolto verso il basso trasportando la sedia fino all'ultima fila, poi mi sedetti. Il padellone fece lo stesso, mettendosi vicino a me. Mi sorrise ed io ricambiai, mi faceva troppa pena per trattarlo male. Gli studenti di quella classe smisero di guardarmi e si girarono verso la professoressa. La signora dagli occhialoni riiniziò a spiegare, ma notai che nessuno la stava a sentire. C'erano ragazze che si truccavano, altre che disegnavano, usavano il telefono. E poi i ragazzi lanciavano cose come aerei di carta. Percorsi tutta l'aula con lo sguardo. Con mia gioia vidi Niall, che era seduto in uno dei primi banchi. Si girò e mi sorrise. Vicino a lui stava seduto..Liam. Era uno dei bulli. Ma se c'era Liam, questo significava che c'era anche..Girai la testa di scatto preoccupata, infatti mi venne il torcicollo. In uno degli ultimi banchi notai Zayn che mi guardava sorridendo malvagiamente. Il suo non era uno sguardo, ma una specie di bagliore demoniaco. Cercai di ignorarlo, sperando che mi lasciasse stare. Ogni tanto lo guardavo, per paura che facesse qualcosa di strano. Stava semplicemente scrivendo su un bigliettino. Sospirai. Sempre in ultima fila, ma dall'altra parte, vidi una ragazza che fissava antipaticamente prima me, e poi Zayn. I suoi capelli erano corti, rossi e a caschetto. Portava un fiocco rosa a pallini sulla testa, che era davvero ridicolo. Ridacchiai e lei mi fulminò con lo sguardo. Aveva degli occhi grigi color topo. Ad un certo punto sentii qualcosa piombarmi sulla faccia. Era un pezzo di carta. Aprii il foglietto ed iniziai a leggere cosa c'era scritto.
''Anche oggi, ci vediamo fuori dalla scuola.''
Fissai Niall per vedere se fosse lui il destinatario, ma dopo un nanosecondo realizzai che non era stato lui a mandarmi quel messaggio. Spostai lo sguardo verso Zayn, che mi guardava soddisfatto. Ecco a chi stava scrivendo quel bigliettino. Niall si girò un'altra volta e i miei occhi incontrarono i suoi. Mi sorrise, ed io ricambiai. Zayn vide la scena, e fece un mezzo falso sorriso. Presi il biglietto tra le mani e scrissi con tutto l'odio possibile: ''Bastardo, ti odio''. Poi rilanciai quel bigliettino al mittente. Quella ragazza, mi guardava sempre più male. Forse era innamorata di Zayn e pensava che io e lui ci stessimo mandando bigliettini romantici. Oh, se solo avesse saputo cosa mi scriveva, non sarebbe stata più così antipatica. Che brutta oca. Guardai Zayn per vedere la sua reazione, che non mi piacque affatto. Era diventato scuro, e stringeva il biglietto con forza. Si girò per fissarmi, con sguardo assatanato. Se prima era demoniaco, adesso era..Indescrivibile. Ma non mi interessava, ero felice di avergli risposto in quel modo. L'ochetta mi guardò ridacchiando, aveva notato che Zayn si era arrabbiato con me. Decisi di ignorarla, era la cosa migliore.

Il resto della lezione fu davvero noioso, perlopiù nessuno stava ad ascoltare quella povera professoressa. Ma lei sembrava non accorgersene nemmeno, o forse non le importava. Dopotutto lei era lì per lavorare, per guadagnare. Cosa poteva fregargliene del futuro di quei ragazzi? Se non stavano ad ascoltare, cavoli loro.
Le ultime ore furono le più noiose. Niall ogni tanto si girava per sorridermi. Zayn ormai non mi degnava più di uno sguardo, sembrava furioso. Forse ero stata stupida a rispondergli così, dopo la scuola sarebbe finita male. Ma ci tenevo al mio orgoglio. Quando la campanella suonò, mi diressi verso il corridoio per posare i miei libri. Sentii lo sportellino dell'armadietto vicino al mio sbattere violentemente. Sobbalzai, quando vidi Zayn a pochi centimetri da me. Ed ecco quello sguardo demoniaco, ancora più furioso del solito.


-Aspetta solo di uscire di qui, e poi ti faccio vedere io.


Disse. Ma non aveva quello sguardo ironico e divertito della altre volte, adesso sembrava davvero arrabbiato.

**SPAZIO AUTRICE**
Ehi, tesori miei! Volevo scusarmi per averci messo così tanto a pubblicare il capitolo, ma ho avuto molto da fare con la scuola. Devo ringraziarvi davvero, perchè vi avevo chiesto 30 recensioni e me ne sono arrivate 51! Grazie a tutte per i bellissimi complimenti, mi avete commossa *-* Sono davvero contenta che la storia vi piaccia, e spero che continuerete a seguirla! Continuerò appena possibile! Grazie a tutte, un bacione! xx

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Capitolo 7
*** Il Luna Park Dei Sogni ***


Cercai di fregarmene, ma mi iniziarono a tremare le gambe. Cercai di stare calma, anche se sulla mia fronte si formavano perle di sudore chiaramente evidenti. Mi avvicinai all'uscita camminando come una gelatina. Ero più molla di un gelato sciolto. Appena misi la faccia fuori dalla porta, un caloroso raggio di sole mi colpì in pieno viso. Avviandomi verso casa, sperai che Zayn si dimenticasse della sua minaccia. Mentre camminavo, mi sentivo osservata. Era una sensazione stranissima, che mi provocava disagio. Mi girai preoccupata più volte, e ad un certo punto mi sembrò di sentire qualcuno che rideva. Probabilmente ero troppo scossa per l'accaduto. Cercai di non pensarci, ma l'ansia cresceva. Ad un certo punto sentii urlare ''Sfigata!'' da lontano, ed imprecai mentalmente. Cercai di non girarmi, e di continuare a camminare come se niente fosse. Speravo che fossero solo allucinazioni. Poi sentii un forte rumore, e girandomi mi trovai davanti ad una felpa nera e blu. Zayn era davanti a me, a pochi centimetri. La sua figura mi sovrastava. Era più alto di me, perciò dovetti alzare lo sguardo per fissarlo. Sentivo, come se entrasse dentro di me, un profumo fortissimo. Mi ricordò qualcosa, ma non riuscivo a ricollegare nulla per capirci di più. Era come se una forte nostalgia avesse invaso il mio cuore. In pochi secondi riuscii a percepire tante strane sensazioni, come rabbia, odio e..Qualcos'altro. Sentivo qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa. Era come se la mia mente volesse ricollegare un ricordo alla mia anima. Quel profumo, ero sicura di averlo già sentito. Era un profumo che mi ricordava un fiore, ne ero sicura. E non sapevo nemmeno che fiore fosse, ma sapevo che era un fiore. Non avevo la più pallida idea del perché riuscissi ad esserne così sicura. Fissai i suoi occhi scuri che trasmettevano un espressione che urlava ''odio'', ed iniziai a tremare. Le mie gambe si fecero molli come gelatina, e nella mia testa sentii un giramento. Stavo per svenire? Zayn stava lì, e mi fissava dall'alto al basso. Ma non si muoveva. Mi guardava con quell'odio fisso dentro, quell'odio che non capivo da dove provenisse. Come poteva, lui, odiarmi così tanto? Sì, ero una sfigata, una secchiona, una ragazza strana, ma perché mi perseguitava in quel modo? Perché odiarmi così tanto?Volevo chiederglielo, ma in quel momento non riuscivo neppure a parlare. Avevo troppa paura della sua reazione. Dopo qualche minuto, mi trovai in imbarazzo. Stare davanti a lui mentre ci fissavamo era davvero..Strano. Lo feci controvoglia, fu come una reazione nervosa, feci un risolino. Ma era privo di gioia o felicità, era privo di voglia di ridere. Il suo sguardo si pietrificò. Era così diverso dal solito, era arrabbiato, freddo, non come le altre volte. Di solito lui rideva, si prendeva gioco di me. Come mai questa volta era così strano?

-Sfigata.

Disse ad un certo punto. La sua voce era dura e profonda, come se volesse usarla per ferirmi. Un attimo dopo, sorrise. Di nuovo, sorrise come faceva sempre prima di picchiarmi. Il suo sorriso malvagio era simile alla mia risata di prima. Sorrideva senza voler sorridere.

-Perchè sorridi controvoglia?

Gli chiesi sfacciatamente. Mi aspettavo uno schiaffo per risposta. Vidi per un attimo la sue sopracciglia incurvarsi, il suo sorriso svanì. Il suo respiro si fece più affannato, almeno questo era ciò che sentivo.. Ebbi un momento di paura ancora più strana del solito. Si abbassò leggermente per far sì che i nostri sguardi si trovassero l'uno davanti all'altro.

-Cosa ne sai tu?

Mi disse, quasi come sputando quelle parole. Stava cercando di ferirmi, lo capivo. Già, ma perché lo capivo? Perché capivo che sorrideva per finta, perché capivo che voleva ferirmi, perché percepivo le sue emozioni? Era una cosa così strana che non sapevo spiegarmela..Aprii la bocca per tentare di dire qualcosa, ma non riuscii a dire nulla..Lui mi fece cenno con la testa, come per chiedermi di parlare. Sospirai a fatica, continuavo ad avere la sensazione che sarei svenuta da un momento all'altro. Zayn sospirò profondamente.

-Perchè non mi lasci stare?

Chiesi cercando di guardarlo con odio, come faceva lui. Ma non riuscivo ad odiarlo abbastanza come si meritava. Perché era così difficile? Ero davvero curiosa di sapere la sua risposta. Lo vidi incupirsi, e vidi qualcosa di simile alla tristezza passare per i suoi occhi. Ma riuscii a percepirlo solo per un secondo. Non rispondeva, ma io volevo una risposta. Così continuai a parlare.

-Perchè prendersela con una sfigata? Cosa te ne frega di me, alla fine?

-Sta zitta.

Mi disse squadrandomi dall'alto al basso. Era come se avesse impartito un ordine, come se non avessi altra scelta. Ma io non sarei stata zitta.


-La tua voce mi dà sui nervi. E' insopportabile.

Disse freddamente prima che riuscissi a replicare. Mi vennero quasi le lacrime agli occhi. Di solito me ne fregavo degli insulti, ma fare riferimenti alla mia voce era una cosa che mi feriva profondamente, visto che la odiavo. Sentirmi ricordare quanto fosse orrenda era un colpo al cuore.

-E allora lasciami stare. Nessuno ti obbliga a stare qui, vattene. Non ti ho chiesto io di perseguitarmi. Lasciami in pace, per favore. Cosa vuoi da una sfigata come me?

Gridai per poi rimanere senza fiato. Era stato liberatorio. Zayn iniziò ad agitarsi, non si aspettava quella domanda. Le sue gote presero un colorito rosso, questa volta ero stata io a zittirlo. E non mi importava cosa mi sarebbe successo al seguito.

-Tu..

Zitte stringendo i denti. Sentivo quel forte impulso, quella voglia di picchiarmi..Ma non lo aveva ancora fatto. Stava cercando di trattenersi? Lo vidi alzare un pugno in aria, con fare minaccioso. Stava per colpirmi, era evidente. Chiusi gli occhi per una frazione di secondo, non volevo vedere la scena. Dopo qualche attimo, non sentii nulla. Riaprii leggermente gli occhi, ma non vidi Zayn davanti a me. Era a parecchi metri di distanza, che camminava verso chissà cosa. Si girò, e riuscii a percepire un senso di vuoto nella sua espressione.

-Sei solo una sfigata.

Mi disse, poi si voltò e riprese a camminare.
Non mi aveva colpita.
Si era limitato a darmi della sfigata.
***
A casa mia era sempre un gran casino. Tutta la mia famiglia era sparita, di nuovo, per lavoro. Ma la cosa mi preoccupava. I miei fratelli, erano sicuramente andati con loro. E perché non portare anche me? Ma certo, chi vorrebbe un disastro come me in casa? Mi avevano abbandonata, questa era l'unica soluzione. E si erano anche presi la briga di scrivermi una lettera, ma che carini. Sciocchezze. Non una telefonata. Non una spiegazione. Nulla di nulla, di nulla. Di nulla. E di nulla.
Decisi di scrivere a Niall, cosa che mi faceva stare bene.

''Ehy Niall, come stai?''


Inviai, ma poi fui invasa da strani sensi di colpa. E se lo stavo disturbando? Forse non aveva voglia di rispondermi. Chi risponderebbe ad una come me?
Dopo un secondo ricevetti un messaggio, era Niall.

''Esci, devo dirti una cosa. E' importante.''

Lessi quel messaggio due volte, e rimasi doppiamente sbalordita. Cosa doveva dirmi di così importante? Ero troppo curiosa di saperlo, così presi una borsa ed uscii di casa. Lo vidi fuori dalla porta, era tranquillamente appoggiato al cancello che mi sorrideva. Mi avvicinai, salutandolo timidamente. Non sapevo come comportarmi con lui. Di solito non davo confidenza agli sconosciuti. Niall indossava una maglietta bianca e dei jeans marroncini. Portava delle converse bianche.

-Allora, cosa devi dirmi di così importante?

Gli dissi scherzosamente.

-Nulla.

Rispose lui, facendomi rimanere di sasso.

-Cosa?

Dissi. Mi stava prendendo in giro, era ovvio.

-Avevo voglia di vederti. Siamo amici o no?

Disse con fare ovvio, facendomi automaticamente scappare una risata.

-Che c'è?

Disse ridendo.

-Nulla.

Esclamai imitando il modo in cui lo aveva detto lui.

-Adoro il modo in cui mi parli. Hai una voce dolcissima.


Disse. Aveva appena fatto un commento positivo sulla mia voce. Nessuno prima d'ora lo aveva fatto. Lui era un amico, uno di quelli veri. Anche se probabilmente pensava che avessi una voce orrenda, lui mi diceva che la adorava. E' questo che fanno gli amici, no? E se Zayn mi stava distruggendo, lui mi stava salvando.

-Grazie!

Dissi sorridendo timidamente. Tremai leggermente, lo facevo tutte le poche volte che ricevevo un complimento.

-Hanno aperto il Luna Park, lo sapevi?

-Ah, davvero? Dove?

Chiesi a Niall, fingendomi disinteressata. Io adoravo il Luna Park, ma i miei genitori non mi avrebbero permesso di andare. Anche se i miei genitori non c'erano..

-E' a un' ora da qui.

Disse emozionato. Ok, avevo capito che aveva voglia di andarci. Come me, del resto. Era da troppo tempo che non ci andavo. Non riuscivo nemmeno a ricordare l'ultima volta in cui c'ero stata.
Lo vidi trafficare qualcosa nella tasca. Dopo qualche minuto che lo guardavo in modo strano, lo vidi estrarre un pezzo di carta colorato. Solo dopo qualche istante realizzai che era un biglietto per il Luna Park. Era valido per due persone. Sussultai.

-C'è un autobus diretto al Luna Park, ed è gratis. Passerà in pizza tra...5 minuti.

Disse tranquillissimo. Cosa? Tra 5 minuti? Iniziai a correre trascinandolo per il braccio, mentre stavo ancora tentando di far entrare nel cervello quello che stava succedendo. Sarei andata lì, con un amico. Lui mi aveva preso i biglietti. E non me ne fregava niente se i miei genitori non volevano, stavo ascoltando il mio cuore. Riuscimmo a raggiungere l'autobus in tempo. Salimmo e ci sedemmo sugli ultimi due posti liberi. Eravamo stati davvero fortunati. L'autobus era ultramoderno, con sedili rilegati in pelle nera. All'esterno era pitturato di arancione. Tirai fuori le cuffiette che tenevo sempre nella mia borsa, ed iniziai ad ascoltare la musica. Amavo farlo, soprattutto mentre viaggiavo. Vedere i paesaggi fuori dal finestrino accompagnata da un sottofondo musicale era fantastico. Niall mi fissava divertito. Cercai di evitare il suo sguardo, che mi metteva in imbarazzo.

-Niall, non so come ringraziarti, davvero.

Dissi.

-Siamo amici, no?

Esclamò facendomi l'occhiolino. Aveva già detto questa frase. Ma aveva ragione. Gli amici fanno queste cose. Mentre ero immersa nei miei pensieri, notai un gruppo di ragazzi e ragazze in piedi che mi fissavano parlando. Sicuramente stavano pensando a quanto fossi brutta. Mi prendevano in giro. Non era carino da parte loro, ma provai a fregarmene. Arrossi leggermente. Niall notò la situazione, e mi abbracciò forte. Mi sentii subito meglio. Non potevo trovare un amico migliore di lui. Anche se mi sorgeva spontanea una domanda: Perché faceva tutto questo per me? Perché mi faceva sentire speciale, perché mi ha aiutata quando mi ha vista per terra svenuta? Perché non ha fatto come tutti gli altri? Perché?
Dopo un'ora giusta arrivammo al Luna Park. Era enorme. Il caldo era terribile, non riuscivo a resistere. Notai di fronte a noi una strana giostra, con un tunnel ed uno scivolo enorme che finiva sull'acqua. Non riuscii nemmeno a dire una parola che Niall mi prese per il braccio e mi portò verso quella giostra.

-Fa caldo, saliamo lì.

Disse eccitato. Annuii, e poi vidi un vagone per due. Dovevamo salire lì e poi...Entrare in un tunnel BUIO. E uscire scivolando da quella specie di enorme scivolo. Avevo paura. Del buio del tunnel e dalla velocità con cui scendevano i vagoni. Mi ricordavano qualcosa di brutto. Ma ancora non riuscivo a ricordare cosa. Sapevo solo che quel tunnel mi ricordava uno scheletro. Mi feci coraggio, non volevo sembrare una fifona, così salii su un vagone con Niall.

-Va tutto bene?

Mi chiese, notando la preoccupazione. Annuii, non ero molto sicura, ma non mi importava. O forse un po'.
Quando il vagone partì mi sentii strana. Stavamo entrando dentro un tunnel che ero sicura di aver già visto.
Ad un certo punto il tunnel si illuminò. C'erano tantissimi pirati (finti) che si muovevano in coro. Era una cosa stupenda. Ma non nuova, ne ero convinta. Avevo già visto quella cosa. D'improvviso mi comparve uno scheletro davanti agli occhi. Presa dallo spavento, urlai. Sentii, insieme al mio grido, il grido di una bambina. Mi girai per vedere dove fosse la bambina, ma non c'era nessuno. Solo io e Niall.

-Ehi, stai bene?

Mi chiese Niall ridendo.

-Sì, lo so, lo scheletro..

Disse continuando a ridere.

-No, non lo scheletro..La bambina che urlava. L'hai sentita anche tu?

Esclamai seria.

-Nessuna bambina ha urlato. Solo tu.

Disse distrattamente. Non feci in tempo a replicare che mi trovai sull'orlo di uno scivolo ENORME. Il vagone iniziò a scendere catapultandosi a tutta velocità. Mi sentii l'aria mancare.

***
Il paesaggio del Luna Park sotto. Un enorme castello davanti alla giostra su cui stavano due bambini. La ragazzina era sull'orlo di quello scivolo, quando urlò.

-Ho paura!

-Non ti preoccupare.

Disse sorridendole un bambino accanto a lei. Le strinse la mano ed entrambi scesero giù a tutta velocità.


***
Fui svegliata da uno schizzo d'acqua che mi prese in pieno. Avevo perso i sensi.

-Santo cielo, Arlene! Va tutto bene? Ehii, è tutto okay?

Esclamava Niall spaventato. In quel momento ero un po' stordita, e non riuscivo a vedere tutto chiaro. La mia vista era sfocata. Sentii qualcuno prendermi in braccio. In pochi secondi fui appoggiata su una panchina.
Avevo avuto un altro dei miei incubi. Ma quegli incubi sembravano così reali.. Mi alzai e vidi Niall in preda al panico.

-Ehi, sono ancora viva.

Gli dissi sarcasticamente.

-Oddio, sei svenuta! Ho temuto il peggio.

Disse tremando. Sorrisi per rassicurarlo. Adesso quello non era il mio primo problema. Avevo intenzione di chiarire un particolare di quell'incubo. Mi alzai velocemente dalla panchina, cosa che mi fece barcollare un po'.

-Dove vai?

Mi chiese il biondino. Lo ignorai e mi diressi verso un tizio in divisa, che chiaramente lavorava in quel Luna Park.

-Mi scusi signore.

Gli dissi. Si girò e mi guardò interrogativo.

-Vorrei chiederle un informazione. C'è un Castello da queste parti?

L'uomo si guardò un po' intorno e poi mi disse convinto:

-C'era, ma ha chiuso circa sei anni fa.

-Grazie dell'informazione..

Dissi, e poi mi allontanai. Avevo visto in un sogno qualcosa che era veramente accaduto. Il castello c'era. Ma chi erano i due bambini? Questi pensieri mi annebbiarono la mente, finchè non vidi arrivare Niall verso di me con due gelati.

SPAZIO AUTRICE

Ciao ragazze, come state? Io non molto bene, oggi ho saltato scuola, ho una mezza febbre, ma vabbè. Ne ho approfittato per finire il capitolo, quindi va bene così. :) Sono abbastanza fiera del capitolo, soprattutto perchè ho seguito i vostri consigli ed è venuto più lungo dei precedenti. :) Spero di ricevere ancora le vostre recensioni, e spero che mi facciate sapere cosa ne pensate. Oh, e se avete qualche storia, magari vostra, da consigliarmi, fate pure! Sarò felice di leggerla e recensirla. Beh, grazie mille di tutto il vostro supporto. Un bacio a tutte! Xx

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Capitolo 8
*** Ci conosciamo? ***


-Guarda cosa ti ho portato!

Disse Niall porgendomi un gelato al cioccolato, ricoperto di crema. Lo guardai sorridendo e lui iniziò a leccare il suo gelato con gusto.

-Non so come ringraziarti di tutto questo.

Gli dissi. Non ero abituata ad attenzioni del genere, soprattutto da un ragazzo.

-Piantala di ringraziarmi!

Esclamò divertito.

-Piuttosto, andiamo nella casa degli specchi.

-Va bene.

Risposi timidamente.

-Fa un caldo terribile. Mi spalmerei il gelato in faccia.

Dissi.

-Forse ho io la soluzione.

Disse Niall in tono misterioso. Cosa voleva dire? Il biondino si avvicinò ad un chioschetto, dove comprò una bottiglietta d'acqua. Quando mi girai, però, non li vidi più. Ad un certo punto, sentii un forte brivido percorrermi la schiena. Dell'acqua ghiacciata stava scorrendo sulla mia pelle. Niall aveva rovesciato l'acqua della bottiglietta nella scollatura della mia maglietta. Urlando, corsi via, ma lui mi inseguì con in mano la bottiglietta, intenzionato a rovesciarmela tutta. Scappai via, ridendo. Ero felice, cosa strana da dire per me. Appena arrivò vicino a me, gli storsi la mano, facendogli cadere l'acqua rimanente addosso. Il biondino rimase stupido dalla mia mossa, ed iniziò a ridere sempre più forte, insieme a me. Mentre ridevo, riuscii a ricordare alcune mie compagne di classe che facevano le galline. Non volevo paragonarmi a loro, così cercai di ricompormi. Tornai seria.

-Che ti succede?


Chiese Niall notando il mio improvviso cambio di umore.

-Niente, va tutto bene. Dov'è la casa degli specchi?

Risposi cercando di non riiniziare a ridere.

-E' davanti ai tuoi occhi, furba!

Esclamò Niall. Finimmo il nostro gelato e ci avviammo all'entrata. Appoggiato alla casa, stava un ragazzo alto e moro che salutò Niall appena lo vide.

-Niall, come stai? Che ci fai qui?

Disse.

-Ehi Louis. Sono qui con la mia amica Arlene.

Rispose Niall, guardando prima lui poi me.

-Arlene, eh? Ciao, piacere. Disse guardandomi in modo strano e porgendomi la mano.

-Ciao..

Dissi timidamente io stringendogliela.

-Io sono Louis Tomlinson.

-Mi chiamo Arlene Buxton.

Dissi. Il ragazzo continuava a guardarmi in modo strano.

-Arlene Buxton..

Sussurrò guardando il pavimento.

-Ehm..

Disse Niall fissandomi. Lo guardai confusa.

-Andiamo nella casa degli specchi?

Chiese ad un tratto.

-Ma certo!

Risposi. Entrammo in una stanza piena di specchi, dove riuscivo a vedermi in tante forme. Prima grassa, poi anoressica. Poi rotonda come un pesce palla. Anche se cercava di non darlo a vedere, quel Louis continuava a fissarmi. Stavo iniziando a chiedermi se mi avesse già vista. Ma non lo conoscevo, io. Il telefono iniziò a squillarmi. Lo presi e risposi. Era Debby.

-Ciao.

Mi disse.

-Ehi, Debby...

Risposi, ricordandomi del vecchio litigio. Ad un certo punto mi partì il vivavoce, e non fui più in grado di toglierlo. Stupido cellulare.

-Senti, volevo chiederti scusa per l'altro giorno. Che ne dici se ci vediamo? Mi manchi.

Esclamò. Louis e Niall sentirono e si girarono per guardarmi. Ma avevo l'impressione che Louis mi stesse già guardando.

-Ehm.. Quando?

Chiesi sottovoce.

-Adesso! Andiamo in palestra, va bene? Ti aspetto lì davanti tra un'ora esatta!

Strillò, poi chiuse la chiamata. Fissai Niall con aria dispiaciuta. Non potevo deludere Debby, ma non potevo nemmeno lasciare Niall così.

-Ti accompagno io.

Disse sorridendo.

-Ma..Niall, mi dispiace.

-Non ti preoccupare!

Ribattè il biondino appoggiando una mano sulla mia spalla.


-Posso accompagnarvi io, se volete. Ho la macchina.

Disse Louis. Non mi toglieva gli occhi di dosso. Stavo iniziando a preoccuparmi. Era davvero inquietante. Pregai Niall con lo sguardo di rifiutare il passaggio, ma lui sembrò non capire, ed accettò.

-Grazie, Louis. Sono davvero felice di averti incontrato!

Esclamò Niall allegramente.

-Molto bene.

Disse Louis incamminandosi verso l'uscita. Lo seguimmo, e Niall mi prese per mano per trascinarmi fuori dalla folla che si ammucchiava all'uscita del Luna Park. La trovai una cosa dolcissima.

-Ecco la mia piccola.


Esclamò Louis indicando una macchina nera. Sembrava nuova di zecca. Salimmo, e sentii un profumo dolcissimo.

-Louis ha preso la patente da poco, ne è orgoglioso.

Sussurrò Niall al mio orecchio sinistro.

-Alla palestra vicino alla discoteca?

Chiese Louis, ed io risposi annuendo. Notai con la coda dell'occhio che mi fissava attraverso il finestrino.

***

-Siamo arrivati.

Esordì Louis sistemando lo specchietto.

-Oh..Grazie mille per avermi accompagnata..E Niall, grazie della bellissima giornata.

Dissi timidamente. Volevo abbracciarlo, ma mi sentivo troppo fissata da quel ragazzo.

-Di nulla bella.

Esclamò Niall facendomi l'occhiolino. Com'era gentile. Scesi dalla macchina, che ripartì subito.

-Ehiii!

Sentii urlare, ma non ebbi tempo di capire chi fosse, perché qualcuno mi si buttò addosso abbracciandomi. E chi poteva essere, se non Debby?

-Ciao!

Dissi ricambiando l'abbraccio.

-Scusa per quel giorno, dovevo essere pazza!!

Disse la mia migliore amica, sorridendomi come solo lei sapeva fare.

-Vedo che non hai nulla! Ma non preoccuparti, ho tutto io. Un po' di attività fisica ci farà bene!!

-Certamente..

Dissi guardando in basso e pensando al mio fisico magrissimo. Non ero una tipa che mangiava molto.
La palestra era abbastanza piccolina, ma piena di attrezzi di ogni genere. Mi attirava specialmente quella cosa che chiamano..Tapis Roulant? Doveva essere francese quel nome..O almeno così sembrava. Io e Debby entrammo nello spogliatoio, dove ci cambiammo. Mi prestò una canottiera arancione e dei pantaloncini corti verdi. Lei invece indossò una canotta fucsia con dei pantaloncini azzurri. Mi legai i capelli ed indossai delle scarpe da ginnastica.

-Io provo il Tapis Roulant.


Dissi a Debby. Mi girai verso quell'attrezzo, quando vidi Liam appoggiato al muretto. Portava una canottiera bianca e dei pantaloncini neri. Sulla sua spalla stava appoggiato un asciugamano bianco a righe nere. Non mi stupii molto di trovarlo lì. Quel bullo era un palestrato. Il più sportivo della banda. Il più muscoloso. Speravo che non mi vedesse, ma così NON fu.

-Arlene. Che ci fa qui una come te? Non sapresti sollevare un peso da due grammi.

Disse ridendo Liam. La mia amica di fianco a me non mi difese. Stette zitta, per paura di metterselo contro. Questa cosa mi ferì, perché io per lei lo avrei fatto. Ma lei era fatta così, ed ero abituata al suo comportamento.

-Sul serio, Arlene, sei così magra che una piuma potrebbe sollevare te.

Furono le ultime parole che sentii prima di rientrare nello spogliatoio. Entrai nel bagno, chiudendomi dentro. Tentai di trattenere le lacrime, ma fu cosa impossibile.

-Arlene, sei qui??

Sentivo gridare. Era Deborah. Dio, quanto suonava orrendo il mio nome.

-Esci di lì, dai. So che sei nel bagno.

Continuò.

-Lasciami in pace. Voglio stare un po' da sola.

Dissi con aria minacciosa. Debby ripeté le mie parole con una vocina fastidiosa.

-Dai, non essere ridicola.


Disse Deborah cercando di convincermi ad uscire.

-Non ho voglia di farmi prendere in giro!

Esclamai asciugandomi una lacrima che scendeva sulla guancia sinistra.

-Liam se n'è andato.

Sussurrò la mia migliore amica.

-Davvero?

Chiesi.

-Lo giuro.

Rispose. Uscii risollevata, e finalmente salii sul tapis roulant.

-Allora, che mi racconti?

Chiese Debby sistemandosi su uno di quei così accanto al mio.

-Nulla..

Dissi distrattamente mentre correvo aumentando la velocità.

-Che hai fatto oggi?

-Sono andata al Luna Park con un amico.

-Come si chiama?

-Niall.

-Niall Horan? Il biondino?

Chiese sorpresa.

-Sì, lui. Lo conosci?

Dissi indifferente.

-Certo che sì, suona la chitarra nel gruppo musicale della scuola. E' talentuoso.

Esclamò Deborah divertita. Niall suonava la chitarra? Io avevo sempre sognato di poterla suonare un giorno, ma non trovai mai il tempo di imparare. Forse Niall poteva insegnarmi.

**SPAZIO AUTRICE**
Ciao ragazze, finalmente ho pubblicato l'ottavo capitolo. Sono davvero contenta, perchè la mia storia ha ottenuto 81 recensioni! Ringrazio tutte voi di cuore. Vi aspetto al prossimo capitolo, sperando che continuiate a leggere la storia. Vi voglio bene :) xx
-Dreamer

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