“O yasumi nasai”

di Sae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** preface ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** .7 ***
Capitolo 8: *** .8 ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** .10 ***
Capitolo 11: *** .11 ***
Capitolo 12: *** .12 ***
Capitolo 13: *** .13 ***



Capitolo 1
*** preface ***


Da quel balcone si vedeva tutta la città di Tokyo

“O yasumi nasai”

o.- preface

Da quel balcone si vedeva tutta la città di New York.

Si potevano ammirare o detestare in silenzio: le sue luci intermittenti, i clacson delle macchine che si rincorrevano nel traffico, le voci degli abitanti che si mischiavano confondendosi le une con l’altre… e la musica, che si alzava prepotente da una vetrina chissà dove….

E da lì, si poteva controllare sempre in un solo batter di ciglia, tutto quell’inferno nero o apprezzare con un sorriso, quei pochi angeli che sembravano viverci dentro.

Si accese la sigaretta con gesti lenti e un attimo dopo, la luce rossa brillò nell’oscurità della notte. L’odore del fumo si alzò, prima di sparire trasportato dal vento della sera.

Lontani ma vicini, degli occhi marroni guardavano il disfarsi di quella nuvola grigia e poi pigri scendevano a inquadrare quelle labbra troppo pallide e dalla quale usciva quel vapore.

Da quando, lui avesse incominciato a fumare, questo non se lo ricordava. Meglio dire che, non poteva saperlo dato che in fondo parecchie cose erano cambiate rispetto a qualche anno fa.

L’odore della nicotina gli solleticò il naso e svogliato girò di scatto la fronte, rivolgendo le sue iridi scure quasi nere per l’assenza di luce, allo spettacolo che dava quel balcone.

Avrebbe dovuto iniziare per primo il discorso, questo lo sapeva. Non si aspettava di certo, che lui rompesse quei rumori che costituivano la grande mela, di notte.

Non se lo immaginava, eppure, molte cose erano cambiate da allora avrebbe dovuto conoscere e mettere in conto, anche quello.

-Perché sei qui?-

Assottigliò gli occhi.

Quella domanda bastò per indebolire la sua mente, già atrofizzata dal lungo viaggio in taxi che aveva affrontato e inoltre… quelle parole avevano un doppio significato e lui era davvero troppo stanco, per decifrare il tutto.

-Perché il passato ti insegue sempre.-

Caspita, non aveva voglia di fare il filosofo… eppure le labbra si erano mosse da sole. Sorrise impercettibilmente e per questo non osservò quelle iridi taglienti andare a cercare la sua figura, per fulminarlo.

-Il passato non né ha facce, né nomi. Il passato è come una nuvola di fumo, è come la mia sigaretta.- Parlò lentamente l’altro, come a voler raggruppare i pensieri che gli vorticavano in quella sera oscura.- Prima o poi la fiamma che divora il tabacco, si spegne e ti accorgi che è stato proprio il passato per primo a voler chiudere con te. E da questo capisco, che mi stai prendendo per il culo, Taichi Yagami.-

Buttò la sigaretta per terra, senza tanti indugi, quando ancora la stecca poteva riservare altre boccate mortali di nicotina.

Il moro non rispose subito, ma riportò di nuovo i suoi occhi scuri sul fumatore.

-Eppure a me basta dirti un nome, per farti capire, che il passato non ha chiuso con te e che tu, non hai chiuso con il passato.-

-Un nome?- Lo schernì l’altro mostrando il suo volto per intero e non il profilo, come aveva fatto fino ad allora.

-Già.-

Taichi abbassò gli occhi che si andarono a perdere in un punto impreciso di quella città.

-Sora.-

In quegli occhi azzurri un barlume di speranza, sfavillò. Il sorriso che poco prima serpeggiava sulle sue labbra, si dissolse come neve al sole.

-È la storia più vecchia del mondo.-

Taichi non si scompose per quel muto cambiamento sul volto dell’Ishida. Stavolta toccava a lui sorridere continuando a parlare.

-L’amico che si innamora dell’unica persona al mondo, della quale proprio non si doveva innamorare.-

Matt sbuffò, lasciando che la luce del soggiorno giocasse con i riflessi dei suoi capelli.

-Ma lei è innamorata dell’altro, quello bello, quello famoso, quello stronzo.-

Il biondo sorrise, ridandogli di nuovo il profilo da guardare: inutile per cogliere le varie sfumature che passavano inattese in quegli occhi color ghiaccio.

-Che poi come è che siamo diventati amici, io e te?-

Taichi respirò forte prima di rispondersi da solo. E come altre volte, l’unica risposta plausibile che trovò era quella di un sonoro ma rassicurante: -Bho.- senza capo né coda.

-Se non sbaglio però, ora sta con te, no?-

Taichi chiuse una mano a pugno e con l’altra si tenne alla ringhiera in ferro. -Non sempre quello che una persona fa, rispecchia quello che desidera veramente.-

Yamato sbuffò di nuovo, cercando nella sua tasca il pacchetto di sigarette rosso.

-Sciocchezze.- Liquidò perentorio come se si trattassero di baggianate, mentre quella amico mio era la vita e la pura e semplice verità.

-Lei vuole te.-

Tre parole che significavano un nuovo respiro, un nuovo battito, una nuova storia.

Punto e daccapo. Ecco il significato di quelle tre parole.

-Non dire str****te. Io non ci torno a Tokyo!! Troppo tardi.-

-Certo ora vieni a dirmi, che preferisci marcire in questa stupida città!-

Yamato si voltò furioso. –Chi ti credi di essere per dare lezioni a me, Taichi Yagami?-

-Ero il tuo migliore amico a Tokyo! Sono io che ti ho accolto in casa mia senza chiederti nulla, lasciando che tu suonassi il mio stupido pianoforte…! Sono io, - Si battè una mano sul petto.- che come un emerito stolto, ti ho presentato a quella creatura meravigliosa!! E sono sempre stato io a spingerti, per comporre quel cd, che odio, ma che non posso fare a meno di ascoltare 24 ore al giorno! Ed io che odio la musica classica!-

Lo sfogo così improvviso gli fece girare la testa e Tai si ritrovò a boccheggiare mente, Yamato gli dava sonoramente le spalle.

-Sto con un'altra qui.-

Il moro rimase in silenzio, costernato.

-Cosa?-

Matt entrò a passi lenti nella sala del suo appartamento lì, a New York.

Si accese un’altra sigaretta come per non pensare.

-È qui, che devo ricominciare a cercare mio fratello Takeru. Non vuoi proprio capirlo, che solo diventando famoso lo posso ritrovare? Non me ne importa niente del resto. Io non ci torno a Tokyo. E non mi importa niente di quello che stai cercando di dirmi. Dovessi anche bruciarmi le dita su quel maledetto pianoforte, a furia di suonare, io non ci torno a Tokyo. Perché si deve scegliere, alla fine. Mettiti il cuore in pace Tai, dovresti essere contento. Lei ha scelto te, io ho scelto l’altra, tu sei l’unico che ancora non si rassegna o che fa ancora finta di non voler scegliere. Mettitelo bene in testa, in quella zucca vuota che ti ritrovi, che io da qui: non me ne vado; che oramai abbiamo tutti e tre fatto delle scelte. Che tutti e tre in un modo o nell’altro, oramai, stiamo vivendo.-

Taichi entrò nella casa, sconvolto e silente per quel monologo. Matt aveva da sempre la capacità di lasciato senza fiato in corpo.

-Bravo.- Gli disse dopo una lunga pausa. E Yamato si sedè solo allora, come se aspettasse quella sua entrata, per prendere posto davanti al suo strumento, come nei migliori film di serie c.

-Bravo, non c’è che dire. Ammuffisci, lì con il tuo piano, tra le braccia di un’altra donna. Menti a me, a lei e a te stesso, ubriacati di gloria… convinciti che devi restare qui per scopi onorevoli.- Lo guardò sornione. -Ti auguro di essere felice senza amore, Ishida Yamato.-

La mano del concertista si mosse leggera sui tasti bianchi e neri. Un mi-fa-sol risuonò nell’aria, stonando con le parole aspre che erano appena rimbalzate tra quei muri bianchi.

Il moro si mosse veloce, intontito da quelle poche note che invece suonarono come una condanna nel suo cuore. Andò a posare la sua mano sulla maniglia di quella porta blindata, aprendo l’uscio.

-Taichi.-

La voce del biondo gli arrivò in pieno, come il vento freddo di quella maledetta città. Rimase in silenzio, immobile ma fragile come una statua di cera.

-Ti, ha mandato lei qui?-

Il castano girò la sua fronte alta verso l’amico. Sorrise, amaro e deciso.

-No, lei non sa che sono qui.-

Quello bastò per far ricadere inermi le dita del pianista sulla tastiera.

I rumori della strada impregnarono di nuovo quelle pareti.

E Matt si prese il viso tra le mani, il respiro scioccamente tremava… e gli occhi balenavano confusi da una parte all’altra di quella stanza di lusso.

Taichi se ne era già andato.

***

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Capitolo 2
*** 2. ***


-Tesoro

“O yasumi nasai”

2.

La donna squittì leggermente facendo leggere un po’ della sua immaturità in quel tono della voce. -Tesoro… secondo te…! Meglio il vestito blu o quello rosso?-

Degli occhi azzurri per tutta risposta, osservavano assorti gli spartiti neri e bianchi che invece lo circondavano.-Blu…- Bofonchiò senza prestarle davvero la retta che voleva.

-Uhm!- La castana sorrise raggiante stringendosi il vestito al corpo, avvolta in un tenero accappatoio bianco. –Ma tu… devi ancora finire di vestirti! Cosa stai facendo, ancora?-

Il biondo sbuffò scocciato.

-Mimi, sto ripassando gli spartiti… dovrei pensare prima di tutto al mio concerto che al vestito da indossare! Non trovi?- La rimproverò ma Mimi non era più davanti a lui.

Una voce ovatta gli giunse quindi dalla camera da letto. –Amore! Sta sul letto, te l’ ho scelto io!- Sbuffò di nuovo, alzandosi dal divano e versandosi un bicchiere d’acqua fresco.

Chiuse gli occhi mentre metteva fine alla sua secchezza. L’ acqua andava a rinfrescargli la gola… e a confondergli la mente…

**

Taichi si prese il volto tra le mani. Non amava l’aereo, lo trovava un aggeggio troppo rumoroso e troppo avventato per volare sopra le nuvole.

La verità è che non amava tornare a casa da sconfitto.

Vicino a lui non c’era la persona che avrebbe rivoluto riportare a casa.

Ancora le parole dell’amico gli rimbombavano in testa.

Gli sembrava tutto così assurdo… un tempo erano inseparabili e inoltre il legame che li teneva ancora più saldi era proprio delimitato da lei, dalla dolce Sora.

Sì, lei non lo sapeva o forse al contrario era a conoscenza del fatto che aveva in mano il filo rosso del destino e che intrecciava le vite dell’uno con quelle dell’altro.

Ma qualcosa doveva essersi rotto o allentato… ed era difficile risanare tutto, ora.

“Sora avresti dovuto farli meglio i nodi.”

Si limitò a sorridere mentre un uomo russava sonoramente vicino a lui, invadendo il suo spazio.

Taichi sapeva che però la faccenda era ancora più complicata del previsto, strinse i pugni mentre il volare di sera gli trasmetteva un brivido di adrenalina nel cuore già ferito e insanabile.

Intanto l’uomo massiccio si poggiava sulla sua spalla, continuando a dormire. Ma Tai Yagami non pareva farci molto caso.

Avrebbe dovuto aspettarselo da Matt… quell’emerito pianista che era troppo orgoglioso per ammettere che lei non l’aveva lasciato per lui, ma per la fama… perché sperava che questa l’avesse reso finalmente felice come si meritava. In un modo o nell’altro, aveva anteposto il suo bene dimenticando perfino il dolore che le provocava non averlo accanto.

Intanto il respiro rumoroso del passeggero lo fece sorridere, malgrado tutto. Cercando di non svegliarlo, pensò al viso che avrebbe trovato al suo ritorno....

**

-Oh… dovevi vederlo Koushi è stato meraviglioso!!-

Izumi sbuffò sonoramente prima di rimettersi davanti alla sua telecamera.

La castana fece finta di avere un piano di fronte e suonò qualche nota all’aria.-Credo che sia quello giusto per me.-

Il rosso sorrise mentre, i colleghi accendevano le varie luci del set, illuminando una cucina funzionante e con tutti gli accessori possibili e inimmaginabili.

-Sì, è quello famoso e stolto che ti serviva.-

Sussurrò mentre i suoi occhi neri catturavano l’immagine di Mimi dentro all’obbiettivo, che cantava felice.

-Cosa hai detto Shiro-kun?-

Izumi sospirò non cercando le sue iridi che si andarono a riflettere nel vetro anonimo della telecamera. -Nulla. Sono felice per te.- biascicò mentre il suo sguardo si faceva più serio inquadrando il bel sorriso della Takikawa.

-Lo credo sei il mio migliore amico!- Squittì lei prendendo qualche pentola e sorridendo alla ragazza del trucco che finiva di aggiustarle le guance rosee.

Izumi strinse l’obbiettivo mentre da dietro una voce dietro di lui, quella del regista, usciva inaspettata.

-Oggi cucinerai del pasticcio, Mimi. Ma mi raccomando, non mandarmi a fuoco il set.-

La castana fece una smorfia inquadrata da Koushiro che si ritrovò a sospirare.

L’aveva conosciuta un giorno lontano nel tempo quella donna. Erano vicini di casa e lui si era appena trasferito dal Giappone. Non si aspettava di fare subito amicizia, anche perché lui era un tipo molto riservato e timido; ma con sua grande sorpresa appena arrivato all’età di quindici anni, conobbe quel tornado castano e che gli sconvolse e colorò in un solo nano secondo la vita.

Inutile dire che se ne era innamorato a prima vista.

Lei era così bella ed elegante, così dolce ma anche una cocciuta testarda e gli aveva rubato il cuore, con un batter di ciglia. Prima di conoscerla Izumi poteva affermare ciecamente di vivere in bianco e nero come una pellicola che aveva preso troppa luce…

Ricorda ancora, quando nel parco della grande mela, lei gli aveva rivelato il suo grande sogno.

“Voglio diventare una cuoca provetta, voglio andare in televisione e diventare famosa come chef!! Ti sembra ridicolo?!”

Gli sembrava ancora di sentirla quella voce allegra e spensierata di una bambina che credeva nei suoi sogni e negli altri. “No.”

“Bene, perché tu Koushiro mi dovrai filmare, ami le telecamere no?! Quindi resterai sempre con me, vero?! Vero, che mi filmerai?”

Izumi strinse la telecamera mentre si accendeva sul suo schermo il pallino rosso della registrazione.

Inquadrò Mimi con un grosso cappello da cucina in testa e che sorridendo dava il benvenuto e annunciava quello che stava per cucinare.

Un pensiero lo fece sorridere dietro a quell’apparecchio.

“Si… io starò sempre un gradino dietro di te, Mimi… con la speranza che tu un giorno ti volti indietro a cercarmi.”

**

-Uhm, non ci sono dubbi Sora, il bambino e di due mesi esatti.-

La donna si scarmigliò i capelli, mentre le sue iridi andavano a cercare quelle del medico e dell’amico, dietro gli spessi occhiali.

-Lo sapevo …- esclamò senza molta forza.

-Dovresti essere felice… è di Taichi, vero?-

Sora rimase in silenzio mentre lentamente scuoteva il capo.-No.-

-Ma lui…-

La donna sorrise abbottonandosi la camicetta bianca che si era dovuta sfilare.

-Non preoccuparti, Tai lo sa che il bambino non è suo, gliel’ho detto subito.-

Il medico di famiglia tacque mettendosi seduto vicino all’amica su quelle odiose sedie di pelle nera e che gli facevano sudare il fondoschiena nei giorni più caldi.

-E cosa ti ha detto?-

Sora sorrise stringendo la mano dell’amico. -Mi ha chiesto se voglio sposarlo.-

**

Kari aprì la porta del loro appartamento e non si stupì, nel trovare il trolley seminato per casa per di più aperto. I vestiti maschili sgorgavano amabilmente dalla valigia, andandosi a confondere un po’ sul tessuto del salotto, un po’ dentro al vaso che le aveva regalato la madre e un po’ sui suoi libri dell’università aperti sul tavolo della cucina.

-Taichi, sei tornato!-

Esclamò non potendo far altro che sorridere allegra, malgrado quel caos.

Il moro uscì di corda dalla sua camera da letto, vestito per metà. –Ciao, sorellina!-

Hikari capì che qualcosa non andava.-Che stai combinando?-

-Ho una riunione di lavoro importante alle 18 e 30 e poi devo andare da Sora.-

-Ah.- Kari sorrise abbracciando il fratello maggiore. -Come è andato il viaggio a Londra?-

Taichi sbattè le palpebre.-Londra?-

La sorella si voltò di scattò a guardarlo mentre liberava un suo libro di pedagogia dal pigiama del fratello. -Si, non sei stato a Londra?-

Taichi abbassò gli occhi colpevole.- No Hikari. Sono stato a New York.-

Quella città fece mollare di colpo il libro alla donna. I suoi occhi nocciola andarono a cercare quelli del fratello . -Che cosa?!- Taichi saltellò su se stesso.

-Sei stato da Matt!- esclamò a bassa voce mentre Yagami non capiva il motivo di quell’abbassamento di voce.

-Sì… da quel brutto pianista d’oltreoceano!- urlò furibondo.

-Sshhsh!!- Hikari lo azzittì prontamente.

–Perché non devo gridare?- fece lui al colmo della sorpresa.

-Perché anche le pareti hanno le orecchie!-

-Ma fammi il piacere Hika!Guardi davvero troppe telenovele!-

La castana lo seguì mentre lui rientrava nella sua camera da letto, o per meglio dire nel bunker. -Gli hai detto del bambino?- chiese preoccupata.

-No.- fu la sua risposta arrivata dopo qualche attimo, mentre cercava di calzarsi un paio di pantaloni neri.

-Ma… Tai…-

Il castano sbuffò. -Sora si sarebbe infuriata troppo. E poi lui è troppo preso da se stesso per occuparsi di un figlio. L’ho capito appena sono entrato nel suo appartamento a cinque stelle! Spero solo che il fratello stia qui a Tokyo, inizierò io le ricerche su di lui. Non dovrebbe essere difficile, so da dove partire.-

Kari sbuffò, mentre cadeva inerme sul letto disfatto del fratello. -Sei un idiota, Taichi. Tokyo è una città troppo grande, ci sono milioni e milioni di bambini che vengono adottati, e alcuni di essi ancora non sanno di esserlo stati o altri dimenticano l’orfanotrofio o la loro vera famiglia dato che magari, vengono presi quando sono troppo piccoli per ricordare tutto.-

-Oooh!- Sbottò il più grande alle prese con una cravatta. -Vedrai io lo troverò e ti dico inoltre Hikari che lui non si è trasferito a New York, come hanno detto a quell’idiota, ma che sta qui… me lo sento!- Taichi cercò di farsi il nodo ma per fortuna le mani della sorella arrivarono in tempo prima che lui impazzisse del tutto.

-Avresti dovuto dirgli del bambino... però.- Ragionò la minore con occhi grandi e tristi.

-Uhm…- Taichi evitò di guardarla in faccia. -Ti ho già detto che lui non è adatto a fare il padre!!- rimbeccò come faceva quando litigavano per qualcosa nella loro infanzia.

Hikari gli strinse la gravata, seria. -Tai, tu lo sei? Sei in grado di badare a un figlio se sei tu il primo a non badare a te stesso?-

Il moro prese la giacca sorridendo. -Io sono in grado di badare a me stesso e bado anche a te, se non sbaglio!-

Hikari aprì le braccia rassegnata.-Guarda in che condizione viviamo… questo me lo chiami badare?!-

Taichi sparì cercando le scarpe sotto il letto. Kari lo osservò divertita.

-No, che c’entra questo caos è vivere!!-

**

Note @_@

Buongiorno ed ecco qua il secondo capitolo, che dire spero che vi piaccia, già si incomincia a capire qualcosa vero?! ^_- Ho avuto un casino da fare con la scuola e tutto e menomale che esiste la domenica!!! Ma passiamo ai ringraziamenti!

Mijen: che ne pensi? E si mi piace tanto anche a me un Yamato in versione pianista! *_* all music = all my life

Beamarkecope: Amica miaa!!! Ohohoh… sono stra-felice che questa fan fic ti abbia incuriosita! Eheheh sarà talora o sorato.. ehehe chi lo sa ^_^’’’ sdeng! *^_- non preoccuparti amica mia e poi ammettiamo chi potrebbe resistere a un yamato pianista?! Un bacione!

Kari 89: U_U sono onorata di sapere di aver avuto sempre una lettrice silenziosa come te! ^_^ ti ringrazio davvero tanto per i complimenti ^//^ e spero continuerai a seguirmi ehehe come posso rinunciare al trangolo Sora, Tai Matt!? Spero che almeno questo capitolo ti abbia incuriosito abbastanza per continuare a leggere questa storia °_° ho sempre paura di essere ripetitiva! Comunque ancora Grazie e un bacione!

Smartgjrl: ovvero la mia fedele lettrice, grazie per la recensione… piace anche a te un Yama, Yama che suona eh?! ^_^ ed ecco il continuo!!!

Sora89: tesoro!!! Yack sono contenta mille e mille volte che questa fan fic ti piaccia!! Addirittura un film americano!? ^_^ uaa onorata di sentirtelo dire *_* grazie, grazie e grazie! Le tue recensioni mi fanno sempre piacere!

DarkSelene89Noemi: Cara!!! *_* grazie per il complimento, il tuo sostegno è molto importante per me, e si le Au mi intrigano proprio per non parlare se ci metto in mezzo il famoso triangolo… *_* uaa quante speculazioni!! ^^ spero che continuerai a seguirla amica mia tvtrb anche io!! Un bacione!

HikariKanna: ovvero colei che mi ha ispirato il titolo *_* Arigatou!! E come potrei non ringraziarti anche per la tua recensione tesoro ^^ Non ti preoccupare Takeru non è scomparso voi che mi conosce bene sa che non potrei mai rinunciare ai due Ishida… diciamo che è solo un po’ smemorato °_° oddio ma che sto blaterando?! Comunque tesò, ti ringrazio davvero tanto e ti devo chiamare al più presto -_- appena riesco a sottrarre qualche cellulare e quando riuscirò a trovare un po’ di tempo!! ^_^ tvtb tesò!

Ed infine ti ho lasciata per ultima apposta amora mia, comunque un grazie alla mia Memi, malgrado tu abbia letto già questo capitolo, che ne dici? Come ti sembra? >_< mi piace soprattutto continuare a torturare Izumi, sta prendendo in piede in me la consapevolezza che un timidone del genere non può proprio mancare in nessun gruppo… ti ringrazio davvero tanto per il tuo sostegno ed è inutile dire quanto sia importante per me XD adesso ti rispondo anche all’email e perdonami sono propri in ritardo!!! Un baciocchio amica mia !!

Et voilà!! Ragazze mie, vi ringrazio ancora per il vostro affetto! E che dire vi auguro una buona domenica ( domani è lunedì…nooo… ) e ringrazio anche chi legge soltanto senza recensire ^_- ciao a presto!!!

Sae –sara-

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Capitolo 3
*** 3. ***


-Amoreee

“O yasumi nasai”

3.

-Amore!!!-

Kari si fermò di botto, voltandosi per vedere da dove veniva quella voce famigliare.

Un castano in men che non si dica la raggiunse sorridendo sfrontatamente. -Dove vai amore? –

-A studiare in biblioteca.- Kari sorrise innocentemente.-Devo prepararmi per un esame, Dai.-

-Non posso venire anch’io??- fece lacrimevole il moro con la sua tipica espressione da bambino.

Kari si mise a ridere scuotendo il capo. -No, assolutamente no! Uno, perché dovrei concentrarmi e con te vicino è impossibile… due, perché ci sbattono fuori appena entri nella biblioteca!-

-Uffa amore… faccio il bravo lo giuro!-

Kari rise di nuovo a quella protesta e il giovane ne approfittò per avvicinarsi e per rubarle un bacio sulle labbra vermiglie. –Idiota.- Lo offese mentre toccava a lui ridere e riprendere il corridoio. -Appena finisci, chiamami!!-

Hikari sospirò continuando a sorridere. Oramai stava assieme a Daisuke da otto mesi… pieni di risate, doveva ammetterlo… “ ma…” spinse la porta della biblioteca mentre le sue mani stringevano il volume che aveva in mano.

**

-Accidenti questo esame è micidiale: quasi, quasi non so da che parte iniziare!-

Ken afflitto si accomodò senza troppe storie sulla sedia in pelle, esaminando poi i grossi volumi che aveva di fronte. Impallidì leggermente prima di infervorarsi nel leggere la prima pagina. –Accidenti non lo sapevo… io amo la mia materia!-

Un biondo, con la testa appoggiata su una mano se ne stava fermo a guardarlo. -Hai visto, Sherlock?!- Un lieve sorriso gli increspò le labbra.

Lo provocò deliberatamente, conoscendo la grande passione da detective che divorava il ragazzo dai capelli azzurrognoli fin dall’età di sei anni

-Eh? Uh…e tu che fai, fratellino?-

Takeru fece intravedere il suo quaderno. Sbuffò. –Devo fare alcune ricerche per una tesi.-

Ken sorrise sibillino. –Bene fratellino, datti da fare, credo che oggi rimarremo tutto il giorno in biblioteca.-

Takeru si alzò vagamente seccato mentre sorrideva ironicamente.-Se lo dice il fratellone… Ubbidisco.-

Ichijouji si lasciò scappare una piccola risata. Era felice e la colpa era di quella zazzera bionda che spariva dietro uno dei vari scaffali della biblioteca. Avevano superato diverse cose insieme. Era proprio contento di ritrovarsi un fratello del genere.

I suoi occhi corvini ripiombarono sulle righe nere, ma avete mai la sensazione che se siete troppo felici prima o poi dovrete presentare il conto alla cassa?

**

-Outch!-

-Ehy!-

Un urto.

Diversi libri cadono per terra; facendo riemergere da dietro di essi, la figura esile di una bella donna dai capelli marroni e dallo sguardo languido. Un biondo dagli occhi azzurri cielo afferrò prontamente quella visione lasciano che lei e il suo peso, cadessero tutto sul suo piede destro.

Trattenne un lieve urlo di dolore mentre, gli occhi della ragazza andavano a immergersi nei suoi, gelandosi per quel contatto. Le guance della donna avvamparono di colpo e il cuore le martellò impazzito in petto. Caddero come conseguenza del precario equilibrio l’una sopra l’altro.

I loro volti erano vicinissimi e Hikari rimaneva immobile come se, si fosse trattata di un’altra persona al suo posto e non lei. Si perse a guardare quegli occhi glaciali ma caldi.

-Ehm…- Il fiato leggero di lui le solleticò il collo e avvampò ancora di più per quella gaffe.

-Potresti sollevarti?-

La Yagami si risvegliò dal bel sogno che stava facendo. Si alzò, mortificata e abbassava più volte il capo come segno di scusa.

-Oh…io mi dispiace!...!-

Il biondo la guardava a metà tra il serio e il divertito.

-È che stavo girando l’angolo e avevo così tanti volumi in mano che non mi sono accorta, cioè non ti ho proprio…visto!- Respirò profondamente dopo; dato che improvvisamente nervosa, come non lo era mai stata prima, non aveva raccolto fiato sufficiente per tutte quelle frasi.

Takeru la osservò facendo intravedere la sua bianca dentatura a causa di un lieve sorriso. Le porse la sinistra-la mano del cuore- sorridendo dolcemente; intanto che il piede destro si sarebbe volentieri illuminato di un rosso carminio.

-Non fa nulla.-

Kari avvampò ancora di più afferrando quella mano e alzandosi. Ringraziò mentre piegandosi verso il pavimento raccoglieva tutti quei libri sparpagliati intorno a loro.

Takeru da galantuomo, si abbassò in segno di cortesia a darle una mano e per capirci qualcosa in quel pasticcio dagli occhi nocciola.

Ma la donna era davvero troppo nervosa, si rialzò scossa e il suo cranio andò a colpire la tempia di quel biondo.

I due si massaggiarono entrambi la testa.

Poi tornarono a guardarsi e Hikari provò di nuovo a scusarsi ma venne zittita dalla risata amichevole dell’uomo che le porse i volumi che aveva raccolto.

-Ti prego, non muoverti o finiamo entrambi in ospedale!-

Kari abbozzò prima un sorriso leggero poi scoppiò anche lei in una dolce risata.

-Grazie.-

**

-Ma che succede, qui?- Ken si affacciò inquadrando la figura del fratello.

-Uh… incidenti di percorsi, adesso chiamiamo i vigili. MI deve dare il suo nome signorina…- Takeru sdrammatizzò mentre Hikari arrossiva imperdonabilmente.

-Oh, io sono Hikari Yagami.-

Ken si avvicinò allegro.

-Piacere, io sono Ken Ichijouji e questo è mio fratello Takeru Ichijouji.-

Quel nome le suonò famigliare… malgrado le sembrava “strano” quel cognome appiccicato al nome del biondo e di cui ancora sorridendo strinse la mano.

Adesso che ci pensava bene, quella pazza di Yolei le aveva parlato di un Ichijouji che aveva visto fuori dall’università. Spostò i suoi occhi nocciola sulla figura della zazzera color miele e andò a cercare i suoi occhi mentre quello spiegava l’accaduta al fratello.

“Se non ricordo male quello di cui mi parla in continuazione però è…”

**

-KEN?!?-

Kari si prese le orecchie tra le mani tappandosele.-Hai conosciuto Ken Ichijouji?!?!-

-Si Yolei…-

-YACK!!!-

Kari sbattè le palpebre mentre l’amica saltellava.-Beata te… io gli sbavo dietro da una vita… dalla prima volta che mi cadde un libro nella sala delle conferenze e lui me lo raccolse…-

Kari con una goccia in testa. Cercò di seguire e di inserirsi in quel monologo.-Molto romantico…-

-Puoi dirlo forte… oh io lo adoro… si può amare in tal modo una persona così, senza conoscerla o da un incontro casuale?-

La sorella di Taichi sobbalzò. Non rispose mentre Miya continuava a sproloquiale.-Credo che sia la mia anima gemella.-

La castana si ritrovò a ridere mentre un pensiero le vorticava in testa. –Miya…-

La violacea vicino ai tabelloni dell’università sospirava dolcemente.-Ken…-

-Miya…- Kari le si avvicinò mentre gli occhi a cuoricino dell’amica la inquietavano non poco…-Ichijouji…!- Allora esclamò attirando finalmente la sua attenzione.

-Sì???-

-Senti… chi è quel ragazzo biondo e con gli occhi azzurri che gira con Ken?-

Miyako si prese il viso tra le mani i capelli ondularono dietro la sua schiena.-Ah. Quello è il fratello.-

-Fratello?- Kari sbattè le palpebre.

-Si, sono molto diversi… una volta sentì Olvia che diceva che non erano esattamente fratelli… ma non ricordo ero troppo impegnata a fissare il mio Ken…!-

**

Sora si alzò dal divano, trascinandosi vicino al tavolo. Sospirò inquadrando in che condizioni vigeva il suo appartamento. Si toccò la pancia, mentre sorrideva mestamente.

Com’era strana la vita…. Un rumore di chiavi la distolse dai suoi cupi pensieri. Osservò incuriosita la figura di un uomo che sbucava dalla porta, un uomo dalla capigliatura inconfondibile….

-Taichi!-

IL castano entrò ridendo.-Ciao amore mio!!- Sora abbassò lo sguardo. Davvero, avrebbe dovuto mentire in quel modo con il suo migliore amico? Non rispose mentre quello avanzava verso il tavolo con pacchetti e pacchettini tra le braccia.

-Ma cosa?- Chiese stupita, intanto che il moro cominciava a spiegare.

Così, tirò fuori dalle scatole prima un biberon e poi diversi bavaglini. Sul tavolo comparvero diverse tutine, bianche,gialle e blu… e poi fu il turno di due fiocchi uno rosa e un’altro azzurro da appendere fuori al palazzo…

-Dunque… i vestitini…-

-I bavaglini….-

-Taichi ma cosa…-

Il moro tirò fuori un borsone morbido da passeggio e continuò ad esaminare il fondo in quelle buste. -Poi ecco… guarda…. Le scarpette per giocare a pallone…!-

Sora si ritrovò in mano delle scarpette piccolissime e con le quali suo figlio a detta di Taichi avrebbe giocato da centrocampista. Sorrise leggermente al chè il moro tirava fuori anche un pupazzo. -E questo è da parte della zia Hika… piccolo mio!!-

Il castano si avvicinò alla pancia di Sora accarezzandola dolcemente.-Come dici??- Porse l’orecchio alla pancia…-Vuoi… vuoi un’altalena?!- Taichi si voltò prendendo le mani della donna.-Va bene, ma appena ti fai più grande!!-

-Oh… Tai-kun…- L’uomo sorrise accogliendo l’abbraccio della ramata.

Il profumo gli fece chiudere dolcemente gli occhi. Il corpo caldo di lei lo riscaldava e un dolce formicolio gli arrivò dritto al cuore come un leggero presentimento di felicità che non ti appartiene.

Sorrise.

-Taichi io non posso sposarti.-

La strinse di più a quelle parole rimanendo impassibile. Non allargò né fece morire il suo dolce sorriso.

-Lo so.- Esclamò.-Ma che ne dici se proviamo a convivere io e te o se proviamo ad aspettare la nascita di Taichi chan?! L’amore può arrivare sempre Sora.-

La ramata si strinse accoccolandosi in quell’abbraccio. Non lo guardò negli occhi mentre una piccola bugia le scappava dalle labbra. –Va bene.-

Il ragazzo si animò. -Vedrai Sora… ti renderò felice…!-

La sua allegria restituì di nuovo la felicità alla donna. Anche la madre il giorno prima le aveva consigliato di fidarsi ciecamente di Taichi. Sì, l’avrebbe fatto.. oramai il suo cuore non poteva essere più spezzato.

-Ahm… Taichi chan?!-

Il moro si bloccò mentre passava alla busta della spesa.-Si, così lo chiameremo!-

-Ma se non è un maschio?!- Fece lasciando che le sue iridi si perdessero in quelle pozze d’inchiostro. -Certo che sarà un maschio… me lo sento… anche se una femminuccia non mi dispiacerebbe proprio!!-

-Si, ma scordati che io lo chiami Taichi!-

-Ma perché???- Fece lacrimevole.

Sora si mise a ridere, allegra.

-... Che ne dici allora di Akito… Asuke… o …-

Lei scuoteva il capo.- Che ne dici di Daisuke?!- Fece sapendo che quel nome avrebbe provocato il disgusto del castano.

-No! Non voglio che mio figlio abbia il nome di un idiota che sbava da una vita attorno a mia sorella.. urgh! E che si sono messi insieme solo perché lei è stata mossa da pietà!!-

Troppo schietto e quell’espressione fece ridere di nuovo la piccola Sora.-Uhm… e se una femmina?!-

Gli occhi di Taichi si tramutarono in stelline.- Che ne dici se la chiamiamo come mia nonna Mononoke?!?-

-SCORDATELO!!!- Una pantofola andò a colpire la tempia di sinistra, Tai non demorde…

-Ah! Okei… che ne pensi di mia zia Suzu…?!-

-Tai…- Sora si armò dell’altra pantofola… ora girava scalza.

-Ahm… allora della mia prozia che non vedo da decenni: Yocchan?!-

-Nooo… mi ricorda una mia professoressa delle medie… di un acido!!-

-Che ne dici di… di … Fuu o Fumiko…-

-Aaah!- Sora aggrottò il volto. Tai ricevette l’altra scarpa morbida e rossa.

-Che ne dici se la chiamiamo Sakura?! Nana?! O Saito?!-

-Uhm.-

Sora si fermò proprio quando si era impadronita di una padella. Taichi si tenne il volto tra le mani, poi sollevò leggermente i suoi occhi castani.

-Adesso incominci a ragionare…-

--

Ta-dha! Ed ecco il terzo capitolo! Mi scuso se non è perfetto ed emozionante come i precedenti!*_* Comunque passiamo ai ringraziamenti:

HikariKanna: Amica mia! Buonasera! ^^ Ah non sai quanto mi sta piacendo manipolare Izumi, e vedrai, vedrai ho in mente una scena! Qui entra in gioco anche Takeru, hai visto dov’è finito? Tra gli Ichijouji! E Sora mha… mai dire mai Taichi sa essere tremendamente convincente alle volte *_* spero che il continuo ti piaccia e che non voglio cadere nel banale!! Bacioni, tvtrb!!

Kari89: Ciao! Dunque appena avrò tempo leggero sicuramente la tua fan fic! Mi devi scusare ho sempre così poco tempo!! Fan dei talora eh? Bhe come ho scritto sopra mai dire mai in fondo ora Sora sembra dolcemente imprigionata tra le braccia di Tai, no? Ti manderò una e-mail uno di questi giorni! *_* E grazie mille per la tua recensione sono contenta che ti piaccia!! Bacioni!! ^^

Smartgjrl: Tesorooo ti devo spedire davvero un premio per la tua fedeltà! Hai visto che triangoli ho creato? Ma mi sa che diventeranno dei rombi °_° si lo so, non so neanche io che diavolo sto blaterando stasera! Taichi ha un certa tendenza a fare il superman U_U hai proprio ragione XD! Hai visto è comparso Tk… e ha già incontrato Hikari eheh matematico ^_^!! Grazie per il voto ^_- un bacioneee!!!

Mijen: Ehilà, sono contenta che il paragone del rullino ti sia piaciuto è così puccioso Izumi sempre perso di Mimi… eh ma ne vedrete delle belle… ^^!! Hai capito subito che T.k. è stato adottato eh? Bhe devo dire che l’idea mi ronzava da parecchio in testa, ma tu che dici i legami di sangue sono troppo forti vero? E quei due non si possono separare troppo a lungo Y_Y almeno spero quei due biondini davvero mi mandano il cervello in pappa! Comunque ecco qui il seguito spero non sia deludente!! Un bacione e un grazie abnorme anche a te!

Ed infine Memi: (^^) la mia best! Tesò ecco il terzo! Hai visto T.k. è proprio a Tokyo ci hai azzeccato in pieno! Davvero ti è piaciuto il colpo di scena? Una Sora incinta e un Matt a New York! Hai ma che mal di schiena!*_* Tesoro ti ringrazio sempre per l’affetto che mi dai! Eh ci sentiamo presto!!! Tbtrbene!baci sar

Bene, scappo via! Aspetto le vostre recensioni ah un saluto alla mia DarkSeleneNoemi! E naturalmente anche a coloro che seguono silenziosi questa fan fic! Vi adoro!! Vabbho taglio la corda!

Owari!!

Sae

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Capitolo 4
*** 4. ***


blu

O yasumi nasai”


4.


Odiava quel silenzio.

Il silenzio della solitudine.


Forse proprio per questo, aveva lasciato che Mimi Takikawa si inserisse nella sua vita; lui il solitario di una volta si rendeva conto ora, che non era più capace di restare senza rumori. Strinse il bicchiere tra le mani, il vino rosso tremò leggermente mentre i suoi occhi troppo azzurri si spostavano sul telefono.


Non poteva fare a meno di pensare al suo passato, forse quell’idiota di Taichi aveva ragione.

Sora…” chissà dov’era se stava bene… se era felice.


-Tsk!- Si vergognò di quei pensieri, non erano da lui. E poi lei l’aveva lasciato no? E nessuno dei due tornava indietro quando prendeva delle decisioni, quindi perché lui, sarebbe dovuto rimanere fermo ad aspettarla; se proprio lei l’aveva cacciato dalla sua vita?


Si, era sicuramente felice con Tai.


Perché il moro quella sera, non poteva dire davvero la verità. No?


Sentì il cuore scoppiargli in petto. Strinse gli occhi, nascondendoli per il forte dolore che provava dentro. Lei non poteva volerlo. Erano troppo diversi, in fondo.


Lui era cresciuto da solo, passando da una famiglia all’altra, come se si trattassero solo di caramelle. Non aveva mai scordato il cognome con cui era chiamato prima di quella sera, lo stesso che appena compiuti i diciotto anni ora anticipava il suo nome. Così come, non avrebbe mai potuto scordare la sofferenza che aveva provato nel ritrovarsi così semplicemente, separato dall’unica persona che avrebbe potuto proteggere dalla vita, per curare in quel modo anche un po’ se stesso.


I suoi occhi azzurri sorrisero nel ricordare un viso infantile un po’ sbiadito dalla memoria del tempo. -Takeru.- sussurrò aggrappandosi al bracciolo del divano e lasciando sul tavolino il bicchiere di vino rosso.


Si, erano completamente diversi… lui e Sora erano due mondi alternativi, troppo lontani, per stare assieme. Quei nomi era un modo per dire tu sei bianca, sei fatta così, io sono nero e non posso cambiare e soprattutto non c’è una via di mezzo.


Sora, Oh lei sapeva cosa voleva dire avere una famiglia, ed era piena di amici, tutti le volevano bene… . Già chissà perché per quale assurdo motivo, lei si era innamorata di lui, così lontano e diverso… forse era un po’ masochista, forse l’aveva contagiata.


Lo sai sei davvero buffo.”


Matt chiuse gli occhi un bruciore gli salì agli occhi e le tempie presero a martellargli dentro a quel ricordo. E il viso angelico della ragazza veniva scosso dal vento in un anonimo pomeriggio d’inverno.


“Buffo?” aveva chiesto seccato intanto che lei aggiustandosi una ciocca ramata, gli si sedeva di fianco senza troppe cerimonie.

Aveva bevuto troppo vino…


Si!” Raggiante. Quanto odiava quel tono così naturale in lei e che lui non aveva mai conosciuto. Tuttavia, ricordò di essere rimasto in silenzio per un po’ preso ad ascoltarla. Un dolce profumo di cannella si espandeva nel vento quando se ne stava affianco lui.

L’aria che assumi, mi fa sorridere.” I suoi occhi ramati come del scherry in fondo a un bicchiere in controluce, si specchiarono nei suoi… Troppo vino.

Non fraintendermi, dico solo che devi smetterla di auto commiserarti.” Sora era brava, era dannatamente brava a scovare le angosce negli animi altrui. “…Non so quanto hai sofferto. Ma punto e a capo, si volta pagina! Sono convinta che basta davvero poco per essere felici!”


Stupida. Scoccò la lingua mentre il suo cipiglio si faceva severo.

Ehy… Yamato…!”

Cosa vuoi?” Sorrideva, sorrideva sempre e quando lo faceva era una rovina. “Devi aspettarmi! Taichi oggi non c’è e tu mi accompagnerai a casa!!”

L’hai deciso tu questo?” Rideva, e faceva sorridere un po’ anche lui. “Si, or ora!”


Troppo vino.

Solo un bicchiere di rosso.


Matt.” Le sue dita si intrecciavano sopra le sue, riscaldandole mentre uscivano fuori dal liceo, sotto gli occhi tristi di Taichi. “Uh… sei un ghiacciolo…”. Aggrottò le ciglia severa. “Scusa ma non ce li hai i guanti?”.

Mhm?”

I guanti?”

L’Ishida si scompigliò i capelli lì sul divano.

Si.”

E che aspetti a indossarli?!” I suoi occhi nocciola così pieni di luce.

E la sciarpa? Ce l’hai la sciarpa?” Che se ne doveva fare lui, di una sciarpa proprio non lo sapeva. Scoccò la lingua seccato. “No.” E lei sorrideva tanto per cambiare. Ed eccola, arrivare il giorno dopo con una grossa sciarpa Blu tra le mani. “ Questo è un regalo per te…! Spero ti piaccia!” Lo stupiva, sempre così imprevedibile ma infantile.

Oh io… non so cosa dire.”

Mai aveva ricevuto un regalo e si ritrovò a fare un ghigno intimidito,(un sorriso a detta di Tai), mentre lei rideva a quell’espressione. “Potresti ringraziarmi, ma non importa Yamato!”

-Uff.- Strinse le nocche livide.


Matt.”

Si fermò mentre cadeva la neve a Tokyo, un profumo lieve… di cannella; si spargeva ancora nell’aria e si sentiva malgrado quel freddo. Solo ora capiva che quello era il profumo di lei. “Cosa?” Le sue dita fredde, che gli sfioravano la mano.

Un brivido, quello che provava solo con lei. “Io…”


Penso di amarti.”


Un sorriso, una smorfia, un’energia impalpabile. “Lascia che io ti ami.”


Va bene.”


E non aveva aggiunto altro.

Troppo vino.

Mimi fece scattare la serratura. –Sono tornata amore!-

-...-

La castana si diresse verso il tavolino. -Tesoro, mi aspettavi per bere un po’ di vino insieme?! La bottiglia è piena… preparo la cena e mangiamo, tu metti a tavola quella bottiglia, amore mio.-


Matt si alzò esausto. Troppo vino.

Neanche un bicchiere.


**

-Uff che giornata e non è ancora finita!- Si massaggiò i piedi. Mentre sospirava sul divano e lo stomaco brontolava tanto per cambiare. –Non dirlo a me, ho dovuto sorbirmi una conferenza e dico conferenza… mentre tra dieci minuti esatti devo andare dal mio prof a rivedere la tesina.-


-Io invece devo correre in negozio. E Poi devo studiare…!-


I suoi occhi si fecero tristi mentre silenziosa si metteva una mano sulla pancia. Taichi si tuffò sul divano gli occhi al soffitto.


-Sora.-


Il suo braccio volò sulla sua spalla, facendola rabbrividire. La donna sorrise… anche se si poteva definirla ragazza.. i tratti del viso così belli, così puri.


-Dai vieni qui.- La accolse mentre lei metteva la sua testa sul suo petto, stendendosi sopra di lui in un muto abbraccio.


-Taichi kun.-


Il castano sorrise nell’inquadrarla.

-Sarei persa senza di te, grazie.-


Il moro non rispose ma si limitò a una smorfia. Da quanto era innamorato della Takenouci? Un tempo anche lei lo amava e quel figlio in fondo poteva essere davvero suo.

-Di niente…-


**


Izumi sospirò pesantemente nel silenzio del suo vecchissimo e scuro appartamento. Cercò l’interruttore e ruoto il pulsante. Ma la luce non voleva proprio illuminare la sua cucina.

-Grandioso…- sibilò rendendosi conto della lampadina fulminata. Accese la torcia sempre lì a portata di mano mentre con iniziava la ricerca di una lampada da sostituire. La trovò e un piccolo urlo di gioia gli scappò dalla gola.


Sbuffò mentre saliva sul tavolo e iniziava la procedura… iniziava per l’appunto a svitare la lampadina mentre, qualcuno sembrava tirare calci furenti alla sua porta.


Chi poteva essere??! Il padrone di casa?! Eppure l’aveva pagato una settimana fa… scese mugugnando un debole. –Arrivo, arrivo!-


Quando aprì la porta si ritrovò dinanzi Mimi Takikawa. –Che è successo?!-Chiese notando le lacrime che solcavano pericolose dal bordo dei suoi occhi.


-Oh Izzy!- Usò il suo vecchio soprannome e l’uomo si torturò i capelli, dato che proprio non sopportava di vedere la ragazza in ridotta in quel modo…

Lei entrò come se fosse stata in casa sua. Schioccò l’interruttore e in un lampo la luce illuminò la stanza. Izumi rimase così, immobile vicino alla porta di casa aperta, con la lampadina in mano.


-Oh sapessi quello che mi è capitato…!-


Mimi iniziò il suo monologo mentre, posava la sua borsetta e il suo cappotto e inquadrava l’amico sull’uscio della porta con la torcia illuminata e un lampadina tra le mani.


-Ma che stai facendo?!- Domandò non nascondendo la sua rabbia. -Io cerco un amico e invece trovo un tonto lì fermo, sulla porta!-


Il rosso si riscosse.- Mimi io stavo cambiando la lampadina…- arrossì chiedendo in quel modo scusa.


-Uhm. Hai mangiato?!-

La giovane gli diede le spalle cominciando ad aprire il frigorifero. -No.-

Allora la ragazza cominciò a darsi da fare mentre tirava su col naso.

-Non sai Izzy… io e Matt abbiamo litigato furiosamente!-

Il cuore di Koushiro perse un battito, –Ah… sì?- per fortuna lei non si accorse della nota di speranza nella sua voce.

-Sì e su una bottiglia di vino… ma si può?? E poi dopo che io avevo preparato la cena, lui se ne esce che dato che aveva bevuto troppo (ma non è proprio vero questo) aveva mal di testa e che voleva andare a letto. Senza cena.-

-Senza cena?- Fece lui non interessato veramente a quei particolari. Ecco alla fine sempre a lui toccava riattaccare i cocci del cuore della giovane cuoca.

-Senza cena!- confermò lei adirata.- E dopo tutta la fatica che ho fatto…-


Izumi rimase in silenzio. Mimi non capì molto quello che voleva dire quel silenzio mentre, faceva bollire l’acqua e tagliava pomodori e una cipolla. Delle lacrime quindi le uscirono copiose dagli occhi mentre Koushiro sobbalzava a quello spettacolo.

-Mimi…- voleva solo che lei fosse felice.

-Oh Koushiro!- Esclamò lei tuffandosi sul petto dell’amico e tirando su col naso.

-Stai piangendo…!- Constatò lui rosso da far paura.


Mimi alzò i suoi occhi rispecchiandoli in quelli neri e profondi di lui, ammutolendolo. –Sono le cipolle.- spiegò staccandosi e salando l’acqua calando poi degli spaghetti.


Izumi rimase fermo, imbambolato.


-Ah.-

-Che dici… forse ho esagerato…?- La sua timidezza lo fece sorridere.- Forse dovrei andare da lui… magari anche lui vuole fare pace con me!-


Ecco. Per l’appunto ecco il discorso che aveva ascoltato altre mille volte. La ragazza che si lasciava sopraffare dai dubbi e che tornava alla base.


-Oh… magari mi sta aspettando per mangiare…! Magari era solo una scusa per attirare la mia attenzione… magari… magari non sta bene!- Girò la pasta accendendo il sugo.


-Sì. È deciso, torno da lui, solo per vedere come sta!- La ragazza si girò raggiungendo di nuovo il suo cappotto. -Grazie Izumi! Sei un vero amico!-


Un piccolo bacio sulla guancia lo lascio di sasso. Sebbene lui non avesse aperto bocca. La sentì andar via mentre scendeva per le scale.

Batte ciglio tre volte, confuso; mentre dalla cucina emergeva un odore invitante. Ma Izumi lo sapeva che quella cena, non l’aveva fatta per lui…

Poco dopo si mise a tavola e accese la televisione. Si portò lentamente alla bocca una forchettata di spaghetti al pomodoro.



-È salata!!!- urlò disgustato mentre la luce si spegneva di nuovo lasciandolo al buio...





**




Note mie


Eccomi yaaach che sonno *-* comunque ecco il capo al quale sono più legata e dove mi riconosco di più *_* non chiedetemi il motivo forse per il passaggio repentino dal serio al comico eheheXD!


Comunque non mi dileguo in stupidi sproloqui già questa fic per come si sta avviando sarà un lungo brodo… (oddio ho scritto proprio brodo?! °_° aiuto salvate i miei neuroni!) e passiamo ai ringraziamenti ^//^ grazie a tutti per il vostro sostegno:


DarkSelene89Noemi: piaciuta tesoro l’idea di un Takeru Ichijouji?! Muhahaha!! *-* te l’ho detto il geometrico mi rende sadica XD e più pazza di quello che sono… comunque Kari ricomparirà al prossimo capitolo anche se penso di cambiare un po’ qualcosina (uhmuhm), speriamo almeno che la scuola lo permetta! Tvtb!!Thanks!


Sora89: *_* cara io e te ci dobbiamo sentire un giorno di questi… cmq vedrai vedrai le carte si imbroglieranno ancora di più (ma che sto a dì?) comunque piaciuti i ricordi di Yamatuccio? Crede di farla franca quello lì, ma non sfugge alle nostre penne sorato, dico bene?! ^^ aggiorna presto light! Bacioni!!


Mijen: grazie tesoro per i complimenti ^^ secondo me ce ne passerà di acqua sotot i ponti prima che i due Ishida tornino tali ho in mente certe scene *_* uhm strane ( l’ho detto io il geometrico mi manda il cervello più in pappa di quanto sia già!) comunque tesò grazie per il tuo sostegno ^^!!kiss!


Smartgjrl: Piaciuta la scena delle pantofole? Ahi Taichi rimane sempre Taichi in ogni fan fic e poi vi immaginerete mai un Tai diverso °:°?!Magari ombroso e silenzioso all’Ishida Maniera?! Yaach! Davvero la scena dakari ti ha fatto venire un colpo?! Ohoh grazie era quella la mia intenzione *-* tesoro omologamente parlando ( ohmiodio termine di descrittiva aiutatemi…!) ecco qui il continuo… grazie mille mia fedele lettrice ^^!


La mia Hikarikanna: tesoro mio abbi fiducia in me, il takari non muore mai: ahaha!! XDXD sopporta per un po’ le scene dakari… anche se qui non ce ne sono!! ^^ Sono felice che ti stia appassionando!! Tvttb!!!


Kari89: ciao cara!! ^_^ sto leggendo la tua fic sto al cap numero sette (scusa se ci metto tanto ma la scuola è quella che è!! U_U) devo recensirti!! Spero di trovare il tempo! Ritornando a noi, avevi intuito che il minore degli Ishida sta a Tokyo eh? Qui Kari non c’è ma nel prossimo credo sarà la protagonista assoluta XD sempre che non mi frulli qualcos’altro in testa… eh chi può resistere al fascino di Tk?! Un bacione enorme ^^ e grazie!!tvtb!


E dulcis in fundo la mia Memi: Sorellì!!! ^_^ quanto amo le tue recensioni!! Davvero ti è gustato quel cap? Era un po’ un capitolo di transizione dato che ho dovuto presentare il Takeru Ichijouji!! Per non parlare di Miyako, la trovo sempre un po’ complicata da scrivere… comunque non credo che le cose andranno come si immagina lei, ho un paio di ideuzze…XD!! Qui invece c’è il Yamato pensieroso con un bicchiere di vino tra le mani, urgh alterno sempre la dolcezza o comunque la spensieratezza apparente di Tai con la malinconia di Matt…!! Spero ti piaccia!! Ti voglio bene tex!! ^o^




Bene,ed ora tolgo il disturbo alla prossima!!

Bacioni


Sara


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Capitolo 5
*** 5. ***


-

“O yasumi nasai

5.

-Sei pesante spostati.-

Daisuke si levò dal divano poi osservò divertito la figura di Hikari con una marea di volumi intorno.

-Amore… uffa io voglio stare un po’ con te non con una libraria.-

La castana corrucciò il volto in una smorfia che non ammetteva repliche.-Devo studiare.-

-Ma…- tentò di articolare parola ma quella lo azzittì.- Hikari-chan cosa succede?-

Non lo sapeva neanche lei quello che stava succedendo. Si morse il labbro mentre chiudeva di scatto un volume. Si alzò. Si passò una mano sul cuore che prese a battere più veloce.

-Senti non succede nulla.- Quel tono brusco non le si addiceva. Daisuke rimase in silenzio. –Vado in biblioteca a studiare. Ci vediamo.-

**

Represse uno sbadiglio. Non poteva di certo addormentarsi. Girò pagina e i suoi occhi azzurri veloci leggevano quelle righe nere, la mano sinistra si muoveva ogni tanto a sottolineare parole o brani interi.

Poi si suoi occhi azzurri si alzarono dal libro, così tra un rigo e l’altro la matita si bloccò mentre una castana prendeva posto nel tavolo dopo il suo.

Sorrise nel riconoscere la donna dai mille volumi e che si trascinava dietro ovunque anche in una biblioteca fornita come quella.

Si alzò raccogliendo tutte le sue cose e andandosi a sedere di fronte a quella creatura, che tanto presa com’era non ci fece neanche caso a quello spostamento.

-Ciao…-

Kari alzò gli occhi ritrovandoseli puntati in due pozze azzurre che la lasciarono senza fiato.

-Ah.. Ichijouji!-

-Chiamami Takeru.-

**

Taichi sbadigliò aprendo la porta dell’appartamento che condivideva con la sorella. Trovandosi dentro non il parente stretto ma…

-Daisuke… che diamine…?-

Si calmò chiudendo la porta.- Dimentico che voi due… argh! Dov’è mia sorella?!-

-Non c’è.- Il moro arrossì di botto. – è andata in biblioteca Taichi.-

-L’hai fatta arrabbiare?- domandò il più grande sapendo che il rifugio preferito della ragazza era proprio quell’ala dell’università.

-Mhm… no è che non so cosa le passa ultimamente nella testa.-

-Si è finalmente stancata di te? Te lo devo ricordare che l’hai praticamente impietosita?!- lo provocò con quella battuta sapendo che lui di solito rispondeva a tono, ma la risposta non arrivò. Anzì il viso del ragazzo si rattristò di colpo.-Oh… ecco scusa è che sono un po’ brutale alle volte…- Alzò un occhio mentre quello rimaneva lì come un pesce lesso… doveva fare qualcosa per levarselo di torno.

-Senti… perché non vai da lei con un bel mazzo di fiori, di solito funziona.- Quanto gli costava la libertà… un sorriso fece capolino tra le labbra del moro che si alzò.

-Oh… Grazie Taichi-kun!-

**

-Quante volte le devo dire… che non mi interessano tutti questi protocolli?! Voglio solo sapere il nome della famiglia che ha adottato mio fratello, non chiedo molto. Ho già visto sull’elenco!-

Matt rimase attaccato a quel dannato telefono,stringendo la cornetta. La sua rabbia saliva senza controllo.

-Senta… non sarà di certo lei a fermare le mie ricerche! No, che non mi calmo!-

Con una mossa veloce chiuse quella conversazione mentre Mimi lo guardava preoccupata.

-Qualcosa non va Yamato?-

Il biondo non rispose limitandosi a scuotere il capo.-Nulla…-

“Non ci credo neanche un po’!”

“A che cosa?!

“Non stai bene, come mi hai detto di stare, altrimenti ora avresti sicuramente continuato ad avere quell’espressione corrucciata sul viso: quella che hai sempre e che mi mette allegria!… Invece ora nel tentativo di rassicurarmi, ti sei sforzato hai assunto quell’espressione mesta e da: sto-benissimo-non-vedi?!

“Parli troppo per i miei gusti.”

“Mi preoccupo… e sì, ammetto di essere un po’ logorroica…ma…”

Batte cigliò, un largo sorriso le sbocciò sul volto fermandosi beato. “Ma non puoi fregare la mia logica, se per una volta ammetti di non stare bene non crolla mica l’universo!”

-Cioè… si. Forse qualcosa non va.-

**

Miyako scandalizzata osservava la figura di un uomo davanti al portone di casa sua che singhiozzava. Oddio, gemeva silenziosamente ma poco le ci volle per capire che di certo non stava piangendo per una idiozia.

Per un attimo il cuore le balzò in gola. Quello poteva essere… chiunque.

Si avvicinò cauta, lei e i suoi capelli viola.

-Sigh…!- Il ragazzo si asciugò un'altra lacrima mentre osservava contrito il citofono giallo del palazzo.

-Daisuke?!??!- Miyako urlò quasi quel nome mentre il moro si voltava sorpreso verso di lei.

Ma si riscosse subito, tirando su col naso. Mentre stringeva un mazzo di fiori tra le mani.

-Che diamine ci fai tu qui?!- Le rispose subito acido nascondendo il fazzoletto e gli occhi lucidi.

Yolei sospirò portandosi una mano alla fronte. –Cosa ci faccio? Se non ti dispiace questo è il mio palazzo, caro.-

Davis parve riscuotersi e i suoi occhi si sgranarono. –Stai rientrando ora a casa?-

La violacea annuì alzando un sopracciglio. –Perché sei qui, Davis?-

Il moro si morse il labbro sotto gli occhi di lei, il sole era già sparito da un pezzo sopra di loro.

-Kari.- cigolò come un vecchio cancello, e Yolei si portava una mano all’orecchio.

-What??- gli chiese stupita.

-Hikari è da te?- la sua voce risultò leggermente acida e Miyako si portò le lenti più vicine agli occhi.

-Kari non è a casa mia Davis, dato che non avrebbe trovato me ad aprirle.- Ridacchiò leggermente. -E poi non è la tua ragazza?Dovresti sapere tu dov’è!-

La critica lo fece diventare paonazzo mentre con un singulto stringeva il mazzo di rose rosse nel pugno chiuso.

-Daisuke…- Miyako sentì una stretta nel torace, mentre piccole gocce di sangue coloravano le dita dell’uomo che adesso si guardava la mano, confuso.

Lo chiamò di nuovo e lui parve finalmente sentirla. – Daisuke… è successo qualcosa?- Glielo chiese con un tono gentile e quello abbassò di scatto il volto.

Miyako notò delle grosse lacrime inondagli il viso, in quelle stille tutto il suo dolore .

-Daisuke!- Lo chiamò di nuovo avvicinandosi a lui e non sapendo come consolarlo.

Quello si portò il braccio al viso, per coprirsi… si vergognava di quella debolezza… ma sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno. Il mazzo di rose cadde con un lieve tonfo per terra mentre Daisuke Motomiya ora piangeva sulla spalla di Yolei Inoue.

**

Mise la pentola a bollire sotto il viso della giovane Yagami; d’un rosso e d’un misto di espressioni che ancora non riusciva a decifrare.

-Kari… yahm… allora mi racconti cosa è successo?!-

-Mi dispiace di averti svegliato Sora, io non volevo davvero!-

-Tranquilla! È che … sono molto stanca… ed il divano è molto comodo. Allora chi è questo Takeru si può sapere e che vuol dire che hai chiuso con Daisuke? Racconta!-

Kari si prese il volto tra le mani. -Daisuke mi ha raggiunto in biblioteca dove io avevo incominciato a parlare con Takeru.- Arrossisce sotto lo sguardo di Sora.-Bhe, è molto carino ha gli occhi azzurri è alto… e poi è gentile ed è simpatico!- La donna sorrise sibillina.

-Insomma ti piace proprio…-

-Cioè. Forse. Io. Non. Lo. So.-

Sora scoppia a ridere facendo aumentare il rossore sulle gote della ragazza. Il caffè nel frattempo cominciava a uscire facendo sbuffare la macchinetta grigia.-Ma ti sei vista?! Sei tutta rossa e per l’amor del cielo, non ti ho mai visto così agitata nel darmi una risposta! Ti sei innamorata, hai avuto un colpo di fulmine… Sono molto felice per te!-

-Sora io…-

La donna spense il fornello, versando il liquido nero nelle tazze. –Conoscendo Davis avrà fatto una scenata!-

-Si, ci ha fatti cacciare dalla biblioteca… e se ne andato furioso… Devo chiamarlo…io… e… MI aveva portato anche dei fiori, chissà chi diavolo gliela avrà messa in testa quest’idea…!- fece un’espressione sconcertata. –In tanti anni mai, mi aveva portato dei fiori!-

Un rumore di chiavi fece scattare la porta dell’appartamento, il faccione di Taichi ne fece capolino. -Ehyla!! Amori miei!!-

Kari e Sora lo videro arrivare sedute al tavolo. Batterono ciglio contemporaneamente, mentre il moro sempre sorridendo porgeva un mazzo di rose alla donna dai capelli ramati e un mazzo di margherite alla sorella.

-Ecco da dove è uscita fuori la grande idea.-

-Ouf!-

Taichi sbatte le palpebre, rubando la tazzina a fiori della castana. –Donne.- borbottò. –Sono una congiura.-

--

Ciauuu… eccomi qui ad aggiornare un po’ di fan fic!! ^_^ questo è un cap di transizione quindi scusatemi se vi siete annoiati un pochino prima di arrivare fin qui ^^!! Prima di tutto grazie di cuore, credetemi la trama di o yasumi è molto incespicata e sta prendendo pieghe inaspettate. Tipo Yolei (e dico Miyako) che abbraccia Daisuke °_°’’

Ma ora un enorme grazie di cuore va:

Alla mia Memi ^^ come ti avevo accennato il povero Matt non può liberarsi del ricordo di Sora, anzi qui Mimi beneficia proprio dei risultati ottenuti da lei @_@!Il nostro Izumi qui non c’è ma riapparirà alla grande nel prossimo capitolo my best! ^_- qui vengono trattati soprattutto quei due Take e Hika che tanto ci fanno impazzire XD! Grazie di cuore sorellì per l’affetto e il sostegno ^tvtrb^!!

HikariKanna: Tesoruccio mio!!^^ ecco il piccolo accenno takari, spero ti piacciano insieme quei due, anche se riappariranno di più nei prossimi capitoli intanto adesso ci siamo liberati di Davis XD! Un bacio tesoro mio!! A prestissimo!!

Talpina Pensierosa: ^_^ ciao ben arrivata, sono contenta che la fic ti piaccia! ^//^ grazie per i complimenti, spero che anche questo cap ti piaccia! Che coppie ti piacciono dei digimon?Baci!

Kari89: ciao!! ^^ come va? Per la recensione alla tua fic figurati è stato un piacere, grazie enormemente anzi per le tue recensioni ^*^ mi fanno molto piacere!! ^_- un bacione alla prossima tesò!

Smartgjrl: qui c’è solo il yama, che fa il yamatoso come al solito :P, ^^ che te ne sembra di questo chappy?? Un bacione!! E grazie di cuore anche a te!

kissoni a tutti!!

Alla prossima

sara

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Capitolo 6
*** 6. ***


6

“O yasumi nasai”

 

6.

 

-Mi ha lasciato…!!sigh! Mi ha lasciatoo!!!-

 

-Ho capito non sono sordo.-

           

Mimi afferrò l’ennesimo fazzoletto. Pulendosi gli occhi grandi e castani.-Ha detto…sigh…- Si soffia il naso mentre il rosso sconsolato la guarda.-Sob…C’è un problema e ha detto che ha bisogno di riflettere….Yaaaahhh… come farò… come farò?!-

 

Prende un altro fazzoletto poggiando la testa castana sulla spalla del rosso. –Come farò senza Yamato, il mio Yama-kun?!-

 

Izumi dopo un momento di sbigottimento, sbatte le palpebre. È diventato un tutt’uno con la sua capigliatura ma come al solito la Takikawa non se ne accorge.

 

-Mi…Mimi… sono convinto che, che troverai quello giusto prima o poi!-

 

Ingoia a fatica quando si ritrova a un palmo di naso il suo volto: “troppo vicino, non fare pazzie Izumi”.

 

-Dobbiamo andare a lavorare… Mimi chissà cosa penseranno ora che mi hai trascinato a forza nel bagno delle donne!-

 

Un dolce sorriso riscaldò le guance di Mimi.-Si forse hai ragione.- tirò su col naso. Gli occhi non erano più lucidi e una risata vibrò nella stanza.

–Ahah! Povero Izumi credi che tu non voglia ritrovarti mai con una squilibrata come me…!-

 

Koushiro segui con gli occhi la castana mentre apriva la porta del bagno. I suoi occhi scuri divennero tristi e profondi, nessuno in quel momento avrebbe potuto leggerci qualcosa dentro…

Lì, in quelle pozze d’inchiostro dove le lettere diventavano solo puro nero.

 

--

 

Sora guardò l’orologio.

Fece una smorfia lasciando la matita che si fermò nella rilegatura di un libro. Le sue dita si posarono sul tavolo ruvido e di legno. E i ricordi si fecero sentire dentro di lei, come un turbinio di vento al quale non poteva resistere. Ne venne spazzata mentre soave una voce riempiva la sua mente.

 

“Sei una bambina.”

Le guance le divennero tutte rosse, sembrava stesse bollendo, malgrado la neve scendeva copiosa dal cielo in quel giorno d’inverno. Che strano avvolte fai l’impossibile per raggiungere qualcosa o qualcuno… e poi ti accorgi che forse è stato tutto vano, che hai recitato un copione chiamato vita e che non ti porterà da nessuna parte. “Questo è quello che pensi di me?” La sentiva, la sentiva ancora la sua stessa voce timida ma sicura sotto quel cielo, lì a Tokyo.

“No.”

 

Cosa volevi dire con quei monosillabi? Perché non ti ho ascoltato di più.. perché ti ho permesso di rapire il mio cuore sotto quel cielo d’inverno?!

“Uffi, io non ti capisco davvero!”

Avevi sempre lo stesso sguardo per tutti. Ma solo io riuscivo a cogliere quelle sfumature? Forse mi sono immaginata tutto anche quello che volevo fossi tu per me. Quello che non sei stato… perché sei un egoista e non puoi cambiare.

“Sei una bambina, quando fai così.”

Un sorriso, un sorriso tenero e che sapeva farmi arrabbiare. “E tu… e tu …Sei davvero uno stupido!”

 

Te ne andavi, mi davi sempre le spalle, come una persona che lo fa perché non vuole entrare nel cuore di qualcuno. Che dalle persone fugge, come un fiocco di neve che si scioglie sul palmo delle mani. Lo ricordo quel giorno, sai?

Li ricordo tutti.

Ed ogni volta che sapore strano aveva il tuo nome che mi scivolava tranquillo via dalle labbra.

“Matt….”

“Cosa?”

“Io…” sciocche parole, dove mi avete portato?

“Penso di amarti.”

Ne vedevi solo le spalle e quello doveva essere già un avvertimento, passato inosservato.

“Lascia che io ti ami.”

 

Quanto tempo sono rimasta lì, mentre aspettavo una tua risposta?

“Va bene.”

Che ragazzina innamorata che ingenua.

Eppure sogni, sogni ancora adesso ad occhi aperti, sogni più che mai perché è gratis, perché è l’unica cosa che puoi fare. Forse ti sentirai peggio, i sogni sono solo illusioni…ma che ci puoi fare se non puoi fare a meno di farlo?

Sei ancora la stessa ingenua, quella di sempre. Ti scompigli i capelli, la sua voce che proprio non vuol andar via da te, dalla tua testa.

 

Serata piena di stelle. Strade piene di traffico. Vivi tra le sue braccia mentre ti aggrappi al suo braccio, sorridendo felice per la strada.

Basta poco, per essere felici.

Anche sentire il suo sospiro rassegnato mentre ti sta riaccompagnando a casa.

“Sei la mia sciocca.”

 

Lo pensavi davvero? O recitavi un copione già scritto?

Allinei le sopracciglia e ti aggrappi a lui, arrivando a un soffio dal suo viso. Stretta sulla sua spalla. “Perché?”

Non risponderà… ma vale la pena fargli delle domande anche se non saprai mai la risposta?

 

Si, anche solo per guardare quella sottile smorfia che si crea all’angolo sinistro della bocca.

 

“Yamato.”

Il tuo nome era parte di me…ed è buffo pensare che malgrado tutto soprattutto oggi è una importante parte di me. Forse lo è ancora di più dato che quello che provo per te ora è dentro il mio ventre. E batte.

“Mi sono sbagliata, io… io non ero innamorata di te.”

 

“O-yasumi nasai, Sora.”

**

 

-Sei stata troppo professionale oggi Mimi. Anzi, sei stata oserei dire: troppo seria per i miei gusti. Come quella mummia che presenta il telegiornale alle 14.00. Quella bacucca.- La donna rimaneva immobile sulla sedia. Si limitò ad annuire. -Caspita hai regalato si e no, due, dei tuoi soliti sorrisi.-

Un uomo si sistemò gli occhiali che gli scendevano dal grosso naso a patata. –Credo che ci denunceranno i nostri fidati telespettatori, per questo.-

 

La Takikawa sorrise timidamente, rilassata per la piega che aveva preso quella conversazione. In fondo le chiacchiere con Rei-sensei suonavano tutte come una lunga paternale. –Oh, mi passerà boss.-

-Lo so… Anche perché dovremmo fare dei piccoli tagli nella produzione.-

-Che cosa?!- la sua voce stridula fece abbassare il volto dell’uomo.

-Si, non è colpa mia credimi, ma molte persone perderanno il loro lavoro da qui a tre mesi.-

-Ma per quale motivo?! Gli ascolti sono buoni!!-

-Lo so, Mimi. Ma l’emittente ha deciso così ed io non posso fare niente di più. Ho provato a combattere ma, quei testoni hanno deciso così. Anch’io, ho un capo purtroppo.-

-E ora?!-

-Tu rimarrai e ti avviserò io, quando vedrò che la baracca sta per sprofondare. Nel frattempo Mimi, guarda avanti. Cerca il più possibile di farti conoscere, è un consiglio. Utilizza anche il gossip, per quanto io: lo ripudi. Ma sei una bella donna e di sicuro tu non avrai problemi a rimanere nel mondo della televisione, anche come attrice e chissà potrai sfruttare poi un giorno anche la tua laurea di cuoca.-

-Ma… io…insomma questa trasmissione è quello che ho sempre voluto fare!

- Mimi, - l’uomo sorrise gentilmente. -non volevi fare anche l’attrice tu? Ricordati che quando si chiude una porta si are un portone!...Un’ultima cosa Mimi. Sei la sola a sapere di questi tagli e della situazione in cui viaggia il nostro programma. E per quanto mi sia dura, dirtelo; cerca di tenere questa notizia solo per te e continua a lavorare come fai sempre.-

 

La donna si alzò traballando quasi sui tacchi che portava da una vita.

-è ingiusto.- Bisbiglio con un fil di voce, facendo sorridere quel grosso omaccione.

-Non dirlo a me.-

 

Si voltò poggiando la mano sottile sulla maniglia.

-Boss.- si voltò improvvisa, catturando quella figura bonacciona seduta alla scrivania.

Quello si fermò mentre stava per accendersi un sigaro cubano, un regalo di suo cognato.

-Uhm? Sì?-

 

Mimi si morsicò il labbro. Socchiuse gli occhi.

 

-Chi perderà il posto di lavoro?!-

 

**

 

-Ehy, sta attento a dove vai, rosso!!-

 

Izumi si ritrovò faccia a faccia con un biondo dal volto troppo “famigliare”.-Mi scusi, non era mia intenzione urtarla!-

-Tu non sai chi sono io! Posso farti licenziare da un momento a un altro! È pericoloso quell’affare che ti porti appresso cosa credi? L’attrezzatura è delicata oltre al fatto che se la rompi, la paghi tu!-

 

Koushiro socchiuse i suoi occhi neri. Per la prima volta non abbassò il capo.

Chissà cosa gli stava succedendo dentro? Forse la notizia ricevuta la mattina stava facendo risalire il suo ego. Quel poco che gli restava…ovvio.

-Lo so perfettamente, anch’io.- sibilò tra i denti mentre degli occhi verdi scintillavano per quell’affronto.

-Bene.- Izumi digrignò i denti.

 

Il biondo scoccò la lingua. –Per chi lavori, ragazzino? E…- lo guardò dall’alto in basso, alzando un sopracciglio, in segno di sfida.- Cosa fai?-

 

Izumi lasciò che un bagliore gli scappasse da quelle pozze d’inchiostro.

-Sono un operatore televisivo.-

-Il tuo nome?-

 

-IZUMI!!! KOUSHIROOOO!!!-

 

*sdeng!*

Una donna correva verso di lui come una matta, urlando scatenata solo il suo nome sulle labbra.

Una goccia perforò la testa di Izumi mentre il biondo sgranava gli occhi per quella bella donna che correva proprio verso quell'essere che riteneva insignificante.

 

-MI...Mimi!!!- Izumi si voltò stando attento alla sua macchina televisiva, unica fonte di sostegno. -Cosa ti è successo?!-

La ragazzina, perchè in fondo era quello che sembrava, saltellò sul posto. Agitata.

-Devo assolutamente dirti una cosa! Dobbiamo parlare!- Senza pensarci due volte gli prese le mani mentre schiudeva di nuovo le labbra...

Poi i suoi occhi castani si sgranarono, sorpresi. -Ma tu.. sei...- mollò le mani di Izumi che rimaneva fermo come un pesce lesso. -OH, MIO DIO.. TU SEI MICHEAL!!!-

 

Il biondo sorrise furbamente mentre Koushiro inebetiva… sprofondando in un oblio nero.

 

-Si, my lady! E posso sapere il tuo nome?-

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** .7 ***


Kari aveva mal di testa, aveva pensato per così tato tempo alla cosa giusta da fare, che era esausta

-Pronto?-

-Pronto, signora Ichijouji?-

-Sì, con chi parlo?-

La donna strinse le mani alla cornetta, tenendo stretto l’apparecchio all’orecchio. Lieve espressione di disappunto.

Annuisce però, lasciando correre i suoi occhi sulla figura di un tavolo, apparecchiato per quattro.

-Capisco. Ma adesso non è qui… può lasciarmi il suo indirizzo e il suo numero, per favore?-

Afferra un biglietto, tenendo la cornetta con la spalla, per poter scrivere.

-547… perfetto.-

Voce amara ma sicura.

Anche se la scrittura è un po’ tremolante.

-La ringrazio.-

 

“O yasumi nasai

 

 

7.

 

Kari aveva mal di testa, aveva pensato per così tanto tempo alla cosa giusta da fare, che era esausta. Non voleva ferire Daisuke… ma non voleva tornare con lui… Arrossì e si vergognò della semplicità di quel pensiero.

 

“Secondo me eri innamorata dell’idea di avere un ragazzo.” Il volto di Sora le torno in mente. Aveva ragione?

Lei, davvero non aveva mai amato Daisuke Motomiya?! Si incamminò all’entrata dell’università, il libri nella borsa pesavano ancora di più quella mattina. Per sbaglio le dita le scivolarono mentre apriva la suddetta porta in vetro. Ma un braccio forte dietro di lei la spalancò immediatamente.

 

Kari si ritrovò ad alzare gli occhi, sorpresa.

 

I suoi occhi nocciola si incontrarono con dei bellissimi lapislazzuli.

 

-Buongiorno!-

 

**

 

Izumi digrignò i denti. Perché le cose dovevano andargli sempre storto?

-Ma ti rendi conto?! Micheal!! Micheal, l’uomo più bello e l’attore più stupefacente di tutta la televisione! Non a caso recita nella mia telenovela preferita!!-

“Quando li conosci, Mimi, sono tutti belli e stupefacenti.

-Pensa che mi ha invitata a cena!! Sono così emozionata, io non me lo aspettavo, mi ha fatto anche dei complimenti splendidi!- “ Li ha presi dal copione di turno, recita solo cose zuccherose e che fa sciogliere solo voi donne.

-Sono così felice… non è carino Izumi?!-

 

Izzy spense la telecamera mente Mimi saltava via, non degnandolo neanche del solito sguardo affettuoso. Non l’aveva neanche guardato veramente mentre, la riprendeva con la telecamera quel giorno. Inghiotti amaramente e una strana sensazione si impadroniva del suo stomaco. Che Mimi, quella volta si fosse innamorata veramente?

 

I suoi occhi neri andarono alla deriva mentre un collega gli batteva una pacca sulla schiena, gesto raro di amicizia in un mondo come quello… -Ehy… Joe.-

 

Joe Kido, un ragazzo apposto e che montava le scene da mandare in onda. Era miope, Izumi l’aveva saputo a sua spese dato che nel bagno degli uomini un giorno l’aveva aiutato a cercare i suoi occhiali, scambiando il secchio per un tappeto aggrovigliato… ma da allora una grande amicizia gli aveva uniti.

 

-Che c’è, è il fidanzato di turno?- Jyou si mise a posto le spesse lenti mentre, inquadrava la figura di Mimi a braccetto con un giovane biondo.

-Uhm. Si chiama Micheal e quasi, quasi è stata anche opera mia. Se adesso sono così… così…-

Jyou sorrise dando un’altra pacca alla spalla dell’amico. –Intimi? No, aspetta, insopportabili?!-

 

Koushiro sbuffò, facendo emergere in quel modo tutta la frustrazione provata nella mattinata.

-Che dici, ce la meritiamo una bella cena?-

 

**

 

-Davvero, studi per diventare scrittore?-

Takeru le regalò un sorriso. –Ehy, ma la vuoi smettere di essere così formale con me? A proposito… mi dispiace se per colpa mia hai chiuso con il tuo ragazzo… era così furioso...-

 

Kari abbassò il capo, scuotendolo.-No…non ti preoccupare.-

Il biondo sorrise di nuovo al suo indirizzo. –In realtà non mi preoccupo affatto, anzi ti dirò di più… sono contento che tu ti sia lasciata con quel.. Daisuke, no?-

La castana bloccò il suo passo e arrossì.-Co…Cosa?!-

-Che ne dice signorina Hikari Yagami, di uscire con me?-

 

**

 

-Accidenti amico mio, questa casa è una topaia!!-

 

Joe masticò un “Outch!” subito dopo quell’affermazione; difatti, era urtato contro quello che sembrava un portaombrelli e stavolta non per colpa dei suoi occhiali ma, perchè non vedeva davvero niente.

Koushiro sospirò mentre per l’ennesima volta provava a accendere l’interruttore. –Scusami, anche la luce… che non funziona…!!- Izumi borbottò sommessamente mentre Joe scoppiava di punto in bianco a ridere con i cartoni delle pizze in una mano. –Funziona solo quando la accende lei..!-

-Oh, per me, possiamo anche cenare a lume di candela!! Anche se in effetti la cosa sembrerebbe alquanto strana…- si corresse subito, facendo scomparire la sua risata.

–Non ti preoccupare la luce della cucina, funziona… almeno quella!!- Tramite quella lampadine Izzy riuscì ad illuminare il tavolo e si scusò per quella modesta abitazione.

 

Più tardi quando entrambi avevano finito di mangiare le pizze. Joe si pulì gli occhiali, intavolando un discorso serio.

 

-Senti, paghi un affitto spropositato se poi questa è la tua abitazione. Non per offenderti ma ti sei davvero lasciato fregare.- Izumi annuì contrito.

 

- Che ne dici se vieni a trasferirti da me? Il mio inquilino se ne va tra pochi giorni, si sposa e ha trovato detto francamente fra noi anche la gallina dalle uova d’oro…!-

Il rosso sorrise negando quella soluzione con un cenno della testa. –Ti ringrazio ma…-

-Almeno pensaci!- Provò a convincerlo il giovane aprendo una lattina di birra e versandola nei bicchieri vuoti.

 

-E va bene, ci penserò, su.-

 

**

“Ehy… Sora, Sora…!”

Si voltò confusa riconoscendo tra mille quel tono di voce.

Yam” non fece in tempo a dire il suo nome… due grandi braccia forti, la stavano sollevando per aria. Volò da terra e le sembrò di stare ancora in aria, ancora quando i suoi occhi si persero in quelle due pozze blu. “Il vecchio..” Era felice e lei non si sarebbe mai stancata di vederlo così.

“Quale vecchio?!

“Aah al diavolo! il saggio è andato bene… quel vecchio ha detto che io ho talento!” Gli occhi gli brillavano… possibile che solo la musica avesse quel potere? “Capisci, il vecchio…”

“Quel vecchio…”

 

“Ha detto che ho un futuro.”

 

Fece una pausa, quelle pozze azzurre continuavano a brillare come se avesse potuto scorgere la luce di cui stava parlando. La vedevi davvero quella luce?

“Potrei andare in America e lì potrei diventare un bravo pianista.. potrei farmi conoscere e… ritrovare Takeru…”

Mi stringevi le mani, ma forse non mi guardavi davvero.

“Un futuro…” bisbigliavi il tono di voce improvvisamente troppo fioco e insufficiente per cercare di seguire le tue elucubrazioni. Ma apposto di pensare al passato e al futuro, Yamato… non potevi pensare semplicemente al presente? Si fanno sempre guai nel riflettere sul dopo e sul prima

Ma non importa, anche quella volta un sorriso mi sbocciò sul volto.

 

**

 

Kari si mordicchiò il labbro.

 

-Un investigatore privato?!-

 

Il fratello si mise a ridere. E la sua risata cristallina tuttavia le fece abbandonare quell’espressione dubbiosa dalle labbra. –Bhe, scusa se no chi dovevo reclutare per trovare suo fratello?! La fata turchina?!-

-Taichi secondo me non sono fatti tuoi.-

Sciamò mentre riacquistava quel suo cipiglio severo. –Lo sai che sono un impiccione di natura.- Le fece eco quello scrutandola dall’alto in basso.

 

-E a proposito dove vai conciata così?!-

 

Kari battè le lunga ciglia nere, perplessa. Arrossì leggermente, facendo una giravolta su se stessa. –Sto bene?-

-Troppo. Dov’è che vai?!?- Il tono sospettoso e da fratello premuroso non avrebbe mia lasciato le sue corde vocali. Hikari abbozzò un lieve sorriso, mentre gli occhi scuri scintillavano.

 

-Non sono affari che ti riguardano!-

 

Taichi corrucciò il volto, mettendosi le braccia sui fianchi. –Sorellina, guarda che ingaggio un investigatore anche per te, eh!!-

 

***

 

 

 

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Capitolo 8
*** .8 ***


Pioveva izumi non l’hai mantenuta la promessa

-Ben svegliata Yolei!!-

-Potresti non urlare, per favore?!-

-Buongiornissimo!!!-

-Accidenti…sisi… certo ’giorno.-

La sua testa esaminò il frigo. L’ispezione si concluse con il barattolo del latte tra le mani.

Si fermò, lei con quel pigiama con le pecore, il suo preferito. –Che stai facendo?-

-Sto cucinando.-

-Eh??-

-Non lo sai che sono un cuoco provetto, io?-

-Bha.. si, si avvelenati pure…-

L’odore, un odore commestibile venne registrato dal suo naso.

Probabilmente non stava dicendo una scemenza e per la prima volta –sicura?- poteva vedere un risvolto positivo in tutta quella faccenda.

-Vuoi assaggiare? Guarda che non dico menzogne!-

-Frittelle?-

-Già.-

Lui posò il piatto.

Sorrideva.

-Avanti se ti uccido poi l’affitto chi lo paga?!-

Lo vide sparire nella sua stanza e lei all’inizio restia addentò quel dolce.

-Uhm. Antipatico.- disse solo… non accorgendosi di un lievissimo sorriso.

 

“O yasumi nasai”

 

8.

 

Takeru si fermò, mano sulla maniglia fredda della porta. Sguardo vacuo lievemente seccato.

Battè ciglio voltando i suoi occhi azzurri verso Ken che se ne restava lì in mezzo al corridoio con un’espressione strana sul viso. La mano ancora lì, ferma. I suoi occhi non lo stavano guardando veramente e Ken ne era a conoscenza.

 

Un ricordo lontano, gli si affacciò nel cuore proprio nell’attimo in cui si era voltato verso di lui. Una sorta di languore gli colpì il torace e un peso si andò a posizionare sullo stomaco. Il tempo si impossessò di lui.

“Non dovresti, non dovresti illuderlo così.” Si sgridò per quel pensiero.

È brutto non riuscire a ricordare nulla del tuo passato, e dopo tante fatiche riuscire a costruirsene uno ma, troppo precario. È brutto.

 

-Senti, Ken ma perché ti preoccupi sempre? Sei proprio un fissato, da detective, vedi sempre il lato negativo delle cose.-

 

-Ma…-

 

Il fantasma di un sorriso gli accarezzò le labbra.- Non preoccuparti, chiaro?-

 

Ken si mordicchiò il labbro. Annuì poco convinto. –Se tu non sei preoccupato né teso per questo… allora non c’è problema.-

 

Takeru non rispose subito. Sentendo lo sguardo dell’amico dietro di sé. Annuì distrattamente. –Non sono preoccupato.- Un sussurrò che fece spalancare gli occhi dell’Ichijouji.

 

–Senti, ora vado, sto uscendo con Hikari… ricordi la ragazza dello scaffale!-

Si era sforzato di cambiare registro. Lui lo intuì e idealmente per lui indossò una piccola maschera di cera. –Divertitevi. Dove la porti?-

 

Il ragazzo aprì la porta e Takeru si strinse nelle spalle. –Non ne ho la più pallida idea.-

-Ah! Sempre il solito!-

 

Takeru ridacchiò.-In effetti…!- Sbattè le palpebre riportandole su quelle dell’universitario. –Comunque, Grazie Ichijouji.-

 

**

 

-Micheal… io davvero non so cosa dire.-

 

Il biondo sorrise scaltramente mentre Mimi rileggeva di nuovo quel contratto in bianco e nero. –Non dire nulla allora, my baby.-

 

Mimi fece uscire dalle sue labbra un suono sereno. Battè le mani mentre, il ragazzo le zuccherava il caffè. -Ma se adesso mi vogliono vedere per un provino… è solo merito tuo!!-

 

L’americano fece un lieve gesto con la mano. –Di nulla. E poi devi ringraziare solo te stessa, baby. E anche il tuo capo, nessuno ammetterebbe che la baracca sta per sprofondare.-

 

Mimi rimase in silenzio. Il rumore del cucchiaino le fece stringere di riflesso le nocche bianche. –Uhm. Si, mi ha aiutato molto. Ma, ammetto di essere preoccupata.-

-Eh?-

Batte cigliò, puntando quelle iridi castane sul volto dell’uomo. –Si! Tutte quelle persone perderanno il loro lavoro… anche Izumi!!- Il pugno si rafforzò mentre una lieve sensazione di panico le si fece largo alla bocca dello stomaco.

-Izumi…?!- Chiese quello completamente spaesato.

-Koushiro, il ragazzo dai capelli rossi!-

 

Micheal aggrottò un lieve sopracciglio Una smorfia gli si fece largo sulle labbra. –Ah, vuoi dire quell’imbranato cosmico!-

 

-Izumi non è un imbranato cosmico!- La nota di irritazione che colse nella voce della Takikawa lo fece desistere dall’aggiungere altri commenti. –Vabbhè, tesoro… dobbiamo proprio parlare di lui, adesso?- Micheal sorseggiò il suo liquido nero. –Che ne dici, se magari progettiamo la nostra serata?-

 

Mimi si mordicchiò il labbro. Abbassò il capo. –Si.. ma – la voce fioca, quasi una preghiera.- non potresti vedere di procurare un lavoro anche a lui…? È il mio migliore amico.-

 

Micheal non sembrò pensarci su, in effetti si espose soltanto a cercare quelle labbra al sapore di fragola. Solo la sua mente allenata rispose a quella domanda. –Sì. Come vuoi tu, principessa.-

 

 

**

-Ma dove mi hai portato?-

 

Kari rimase indietro mentre il ragazzo che aveva davanti sollevava la serranda un po’ arrugginita di un locale in centro. Un negozio che dormiva tra le strade di Tokyo.

 

-Non volevo che questo appuntamento: diventasse il solito noioso appuntamento.- Takeru fece scattare la serratura e fece accomodare la ragazza. -E quindi?!-

Il giovane le prese la mano guidandola mentre il nero continuava ad avvolgerli.

-E quindi volevo dedicarti un concerto, solo per te.-

Accese la luce e quelle pozze scure sorprese e divertite scrutarono l’ambiente che la circondava.

-Credo che così, non diventi il solito noioso appuntamento.-

 

Migliaia e migliaia di strumenti musicali rendevano l’aria pesante ma leggera. Kari si ritrovò a scrutare la sua immagine riflessa su un sassofono lucente e che faceva invidia a un’arpa poco più in là.

Un punto interrogativo si alzò, pendendo sulla sua testa e quello bastò per far sorridere il biondo che la guidava nel corridoio creato dalle vetrine e dalla cassa.

-è il negozio di mia zia, lei ama la musica come me.- Alzò un telo bianco che copriva qua e là qualche strumento più grande. La polvere fluì nell’aria e la lieve luce illuminò un pianoforte nero.

 

-Suoni?- Kari si avvicinò, cauta, il respiro accelerato…. Un cuore non dovrebbe mai battere così forte, vero?

 

-Suoni… per me?!-

 

Takeru rise pacatamente e le dita affondarono su quei tasti bianchi e neri. E Hikari arrossiva sentendosi come una musa… che sciocco paragone.

 

Delle note vibrarono nell’aria e Kari si sedette di fianco a lui intanto che quelle dita si muovevano più veloci su quella tastiera. E le note sembravano danzare.

 

Rimase così in bilico tra un mi fa sol e un do mi re e capì guardandolo che non le sarebbe dispiaciuto passare così la vita. Tra una nota e l’altra.

 

**  

L’acqua calda gli scivolava sul corpo nudo.

Un leggero sospiro gli scappo dalla bocca mentre il freddo proveniente dalle mattonelle si scontrava con quella curiosa nube di vapore che pian piano ricopriva lo specchio del bagno.

 

Si morse il labbro mentre le ultime gocce di sapone avevano rinfrescato il suo corpo.

E mentre l’acqua continuava a scorrergli lungo il viso, perdendosi nelle linee della schiena e finendo sul tappetino di plastica … lui… lui capì che il mal di testa non gli sarebbe passato.

 

Che cosa sciocca, non era quello il suo pensiero iniziale.

Chiuse il rubinetto afferrando l’accappatoio blu, e l’unica cosa che riempì il silenzio dell’appartamento, fu lo strofinio dell’asciugamano contro la sua pelle. Con gesti lenti si vestì mentre i capelli biondi continuavano a gocciolare e l’accappatoio lasciava i segni del suo passaggio sul letto…

 

“Non c’è niente di più rilassante di una doccia!”

Scoccò la lingua. “è solo una doccia.”

Un risata cristallina gli folgorò le tempie. “Ti sbagli, con una bella doccia se ne vanno via tutti i pensieri negativi, tutta la stanchezza della giornata… e poi fuori da camera mia, che mi devo vestire!”

“Pervertito!” ridendo ti spinge fuori dalla sua camera, mani delicate che sfiorano la tua schiena e tu rabbrividisci… non hai il tempo necessario per sorridere che ti ritrovi nel corridoio mentre la porta si richiude automaticamente.

 

“Sora… l’hai voluto tu questo pervertito qui…”

 

Borbotti e sorridi e la cosa più bella e che non ti stanchi di farlo, lì al buio. E quando poi lei riapre la porta, vestita con le prime cose che le sono capitate tra le mani è ancora più bella e sorridi di nuovo imbarazzato quasi, dalla tua stessa smorfia di felicità. Perché probabilmente se hai sofferto così tanto e se c’è ancora qualcosa di sospeso nella tua vita, non è giusto sorridere così.

 

“Stai sorridendo?!” Incredulità e allegra dipinta su quel candido viso.

“Eh?” Ti riscuoti dai tuoi pensieri un po’ troppo velocemente.

“Matt… Sorridi di nuovo per me… ti prego!”

 

Socchi la lingua e metti un ingenuo broncio infantile. “Non stavo sorridendo…”

 

“Si invece e ti prego fallo ancora!”

 

**

 

-Scusami hai visto Izumi?!-

 

Un uomo si voltò incuriosito. –Uhm, no mi dispiace.-

- Ha i capelli rossi è impossibile che tu non l’abbia visto!-

Quello si fermò.- Mi dispiace ma credo sia andato già a casa.-

 

Mimi sospirò. Erano ormai tre giorni che non riusciva più a parlare con Izumi. Si incamminò per il corridoio degli studios. Mento alzato, sguardo fiero… - Non importa.- Si disse cercando di convincersi e di ignorare la delusione che si era fatto largo nel torace.

 

Strinse i pugni, affrettando il passo. –Gli parlerò domani!-

 

 

**

 

Eccomi qui! Capitolo doppio per il Capodanno! See più che altro perché questi sono due capitoli di transizione e che ci tenevo a pubblicare! Ragazzi scusatemi se non ringrazio uno per uno, ma questo computer mi sa che mi abbandonerà molto presto! Comunque ringrazio la mia best, Memi, la mia DarkSelene89Noemi, DenaDena ^^, Sora89, la nostra HikariKanna,kari89, Smartgirl!

 

Scusatemi davvero mi farò perdonare nel prossimo capitolo!!

 

Vi voglio bene!

Grazie di cuore a tutti!

Buone Feste

 

Yours Sara

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Capitolo 9
*** 9. ***


“O yasumi nasai”

-Lo so. Io ho maledettamente torto… e tu che ne potevi sapere?!-

Battè un solo pugno su quell’uscio e strinse gli occhi.

-Ti prego apri questa porta e parlami. Non importa, anche se mi devi dire che mi odi… che mi vuoi fuori dalla tua vita… ti prego, apri questa porta: io ho bisogno di vederti ancora una volta e poi basta.

Lo so sono un masochista… ma ecco ti prego… apri questa porta…-

Un uomo con l’aspirapolvere- si chiamava Mark, l’uomo, aveva tanto di cartellino in bella mostra- coprì la sua voce con il suono dell’apparecchio.

Gli passò anche vicino e lui lo guardò quasi supplicandolo, mentre continuava a parlare davanti a quella porta chiusa.

Ad un certo punto l’uomo si piegò spegnendo quell’affare ed attirando la sua attenzione.

-Chi sta cercando, signore?-

Lui si illuminò, stringendo i pugni.

-Mimi Takikawa.-

Quello allora lo guardò un po’ più a lungo.

-Ma guardi che lì dentro non c’è nessuno, la signorina è partita stamani.-

 

E Mark riaccese l’aspirapolvere.

 

“O yasumi nasai”

 

 

 

 

 

 

9.

 

Sora scende avvolta nella sua giacca. Chiude il portone e sospira preparandosi a un nuovo giorno.

Ripercorrere ogni mattina quelle strade le fa davvero male. La nostalgia colpisce meglio quando il sole si è appena alzato in cielo. Timidamente andò a toccarsi di nuovo la pancia da sopra la giacca sorridendo leggermente.

 

Sospirò di nuovo farfugliando un: -Il mio bambino- che nessuno avrebbe potuto udire. Accelerò il passo mentre l’aria frizzantina le sfiorava le gote e le labbra.

Gli occhi vagavano e i pensieri cercavano di distrarre un cuore un po’ malato. Quelle pozze scure si posarono sul parco di fronte e si divertirono a smascherare le smorfie della gente.

Ecco per esempio si divertì nel vedere un uomo con un buffo cappello o un altro che guardava per terra correndo il rischio di scontrarsi contro il palo della luce… Abbozzò una lieve risata, divertita a immaginarsi in un futuro del genere. Una Takenouci che cammina dritta contro un semaforo…!

 

Ma poi qualcosa succede sempre.

I suoi occhi si ritrovarono a imbattersi in un volto… troppo conosciuto.

 

La vista le si appannò e il cuore impazzito interrompeva ogni logica ed ogni connessione possibile con la testa.

 

La voce era quella del cuore: -Yamato…!-

 

**

 

Takeru sobbalzò.

 

Una morsa gli strinse lo stomaco tornando a perdersi in quelle pozze ramate e che mai aveva visto prima. Non sapendo cosa dire si limitò a guardarla spaesato.

Le parole sembravano non voler uscire dalla sua gola né tanto meno da quella della donna e rimanevano così… immobili.

 

Occhi azzurri che fanno stringere i pugni ad una donna sconosciuta… e la vita che intanto scorre via…

 

Perché non era la prima volta che sentiva quel nome?!

 

I pensieri gli si attorcigliarono in testa come un gomitolo senza il capo d’inizio né quello della fine… Delle immagini, quelle che non riusciva mai a decifrare, gli si accavallarono in testa. Strinse gli occhi e non riuscì davvero a mettere apposto quel puzzle che componeva il suo nome.

 

Ma quello era poi davvero il tuo nome? O anche quello era solo un’ illusione, Takeru?

 

Gli uomini tendono a voler conoscere ciò che li farà soffrire.¹… uno dei tuoi professori ripete sempre questa frase… ma tu non gli dai mai retta: le illusioni sono così dolci…

 

-Io… mi dispiace… io ti ho scambiato per qualcun altro.-

 

Qualcun altro.

 

Sorrise tristemente e la donna scappava di nuovo via così come era comparsa. Il volto in tumulto. Si poggiò una mano sulla guancia.

Cosa o chi, aveva rivisto nel suo viso?

 

Qualcun altro.

 

**

 

Mimi si sollevò leggermente dalle coperte che le imprigionavano il corpo voluttuoso.

Cercò di fare il meno rumore possibile, per non svegliarlo.

 

Chissà perché una tristezza infinita andò a impadronirsi di quelle iridi nocciola e lentamente si torturò i capelli che a ciocche le ornavano il volto.

Si attorcigliò una striscia castana, continuando a meditare su quel qualcosa che la teneva sveglia nel cuore della notte.

 

Sentiva la testa così pesante e mai, mai prima di allora si era sentita così abbattuta… ma soprattutto prosciugata, ogni energia sembrava averla definitivamente lasciata.

E inoltre aveva freddo… si aveva freddo. Malgrado stava sotto quelle coperte vicina ad un uomo bellissimo e che dormiva profondamente dopo averle dato una notte d’amore. Aveva freddo.

 

Lanciò uno sguardo alla sveglia. Non erano ancora le sei.

 

E trovò la forza di sgusciare via da quel letto in disordine e dove ancora si sentiva la figura di Micheal dormire pacatamente.

 

Ma purtroppo non riuscì a sorridere. Malgrado potesse distinguere quei bei lineamenti lì al buio, lei non riusciva a proprio a piegare le labbra in una dolce smorfia.

 

Il cuore accelerò freneticamente in petto a quel pensiero e dovette calmarsi ispirando profondamente un paio di volte, mentre calzava i jeans freddi e abbandonati antecedentemente su una vecchia poltrona.

 

Sospirando indossò la camicia spiegazzata e acchiappata la giacca nera si incamminò verso l’uscita.

 

Doveva parlare con qualcuno.

 

Fuori l’aria le solleticò il viso e uno starnuto le fece capire che splendida giornata sarebbe stata quella. Lanciò uno sguardo al cielo che mano a mano si diradava permettendo al sole di affacciarsi e di far sorgere l’alba…

Forse avrebbe dovuto aspettare come minimo le sette per uscire ma tanto New York a quell’ora era già in movimento. Mimi sorrise. Amava la sua città, la paragonava a un mega-formicaio, tutti operosi, tutti con uno scopo ben preciso nella vita anche alle cinque di mattina.

 

Si infiltrò nel suo bar preferito già aperto a quell’ora e meditò sul suo destino.

Da chi poteva andare alle cinque della mattina?!

 

Morse la sua brioche e se ne fece confezionare altre due. Un lieve sorriso le aveva colorato il volto.

 

**

 

Takeru mugugnò qualcosa di incomprensibile all’ennesima domanda di Ken.

Alzò gli occhi azzurri, distratti.

 

-Eh? Scusami non ti ho sentito.-

 

Ken sgrana gli occhi sedendosi di fianco a lui. Suo fratello si era finalmente deciso a degnargli una frase di senso compiuto.

-Ma che cos’hai, è da stamattina che sei strano.-

 

Il biondo sbuffò. Lieve smorfia incoerente. –Lo so, lo so.- scocciato lasciò che la matita rotolasse lungo il tavolo.

-è per Kari? Né ti sei innamorato?-

 

Ken la buttò lì, sull’ironico ma, il biondo non sembrava cogliere quelle sfumature.

Lo guardò serio. -è un’amica.-

 

L’ Ichijouji si sentì a disagio. Avvertiva l’ombra di qualcuno nei pensieri del fratello acquisito. E non potè trattenere il suo rinomato sorriso triste.

 

“Tu sei il mio nuovo fratellino?”

 

Domanda ingenua specialmente se esclamata da un bambino dai grandi occhi azzurrognoli e dalle mani ancora paffute ma sincere. Un ragazzino che lascia trasparire nella voce, quella ferita che si porterà dietro per sempre e con la quale saprà convivere e saprà, trarre un’energia, una forza in più.

 

Così gli occhi di chi ha sofferto molto, senza sapere né il come, né il perchè; si scontrano e rimangono fermi ed incerti, in eguali pozze azzurre

 

“Credo di sì.”.

 

Sicurezza nel tono dell’altro.

Sicurezza che diventa una leggera maschera di cera assumendo i contorni di quell’angelo….ma è troppo piccolo per contenere già quella cadenza.

 

“Quanti anni hai?”

 

“…cinque.”

“…Io ne ho sei.” Incerto nella voce, nei gesti, il più grande che già indaga cautamente….

 

“Io mi chiamo Ken Ichijouji…-innocente dimostrazione d’orgoglio, - Tu, tu come, come ti chiami?”

 

“Takeru Ish…Ish…”

 

Si blocca, sicurezza che lì si ferma e muore su piccole labbra vermiglie.

Scrolla il capo non riuscendo a finire il suono di quella parola. Si morde il labbro e con la determinazione di un bambino che non riesce a finire i compiti a casa, aggira l’ostacolo.

 

“Takeru.” Ammetterà soltanto.

 

“Non lo sai il tuo cognome?”

Si ritrova di nuovo a dimenare la testa e la zazzera bionda si muove aritmicamente  nascondendo quegli occhi azzurri.

“Io non ricordo nulla.” Sguardo che indugia sulla bella casa dove si ritrova.

 

Profumo di consapevolezza nello sguardo… ancora così piccolo… “Ma so il mio nome. Ed è il mio tesoro più grande.”

 

Ken ancora adesso, riesce perfettamente a immaginare quel piccolo bambino davanti a lui. Ma Takeru è così cresciuto e probabilmente non ricorda neppure quel primo incontro. Sospirò silenziosamente chiudendo gli occhi. Lui voleva molto bene a quel ragazzino e dopo aver perso il fratello più grande non voleva più sbagliare.

 

**

 

Stava per uscire, aveva indossato la giacca e aveva la borsa in una mano e la bustina di brioche calde nell’altra. E quindi stava per andar via, appunto… ma, dovette fermarsi e girare i tacchi su se stessa, riconoscendo una figura famigliare seduta in quel bar. Una persona che non vedeva da secoli.

 

-Yamato!-

 

Un biondo dagli occhi vacui e assonnati si posarono su Mimi Takikawa.

Un candido sorriso andò a colorargli fugacemente le belle labbra.

 

-Ciao.-

 

La castana alzò timidamente la mano che reggeva la borsa ad otre nera.

 

-Ciao!- Fu lieta di sentire solo la felicità nell’incontrare quegli occhi chiari. Il cuore non batteva, l’amore era passato. Probabilmente e Mimi annuì a se stessa avvicinandosi, sia lei che Matt avevano avuto bisogno di compagnia in quei mesi.

 

-Come.. come stai?- Gli fu subito di fianco mentre lui la guardava con il solito cipiglio.

 

-Bene.- la buttò fuori per inerzia quella parola e non si stupì di vedere il sorriso animare il volto della Takikawa.

-Bugiardo!-

 

Mimi poggiò la borsa sul tavolo e continuò a scrutare quell’uomo e il suo caffè.

 

-I concerti? La musica?-

 

Matt a quelle domande fece brillare i suoi occhi. –Quelle si, vanno bene..-

 

Mimi sghignazzo. -Oh, so quanto vale il tuo talento!-

 

Il biondo osserva la sua tazza di caffè fumante, un leggero sorriso gli increspava il volto.. –E tu?-

 

La castana sospirò. –Sto con Micheal, un attore famoso… e presto avrò un nuovo lavoro come attrice…ma…-

 

La castana sgranò gli occhi mentre il cuore batteva come in una morsa dalla quale non poteva scappare. –Ma…-

Matt sorrise tristemente.

 

-Ma non sei felice.-

 

La cuoca si voltò a guardarlo, colpita. –Si. Io non sono felice, anche tu Matt? Anche tu non sei felice?- Curiosità che si tramutava in preoccupazione per una persona cara.

 

Il biondo non rispose subito, gli occhi sfuggivano a quell’interrogatorio posandosi sui vetri mentre il sole schizzava di luce gialla quei palazzi enormi.

 

-No, non lo sono.-

 

**

 

Note dell’addetta ai lavori!

Ciao a tutti!! Eccomi ad aggiornare questa ficcy ^^ anche grazie all’incoraggiamento e alla richiesta di Sora 89!! Sono felice che gli scorsi capitoli vi siano piaciuti, qui entriamo nella mente di Take e scaviamo nella vita di Matt e di Sora, molti di voi hanno già capito a che mi serve Micheal!^_-

Ma passiamo ai ringraziamenti, vi amo grazie di esistere!!!

 

Kari89: ^^ ovvero la mia prima recensione! Ma graziee!! Ti metto perciò al primo posto tra i ringraziamenti!! Il Take è uscito con Hikari e che dolce suona anche lui non sapendo che il fratello suona (sisi contorti i miei pensieri… lo so!!) comunque kari mia tvtrb!!! Un bacio!

 

Talpina Pensierosa: ma perché dovrei perdonarti? Tranquilla l’importante è che i capitoli ti siano piaciuti!!^^ grazie davvero di tutto il tuo affetto! Smack

 

HikariKanna: la mia piccola!!! Ti auguro un Takero tutto tuo, dai che gli aggiustiamo la capocchia! Non preoccuparti! >.< e ricorda che sei speciale grazie per tutto!

 

Mijen: sono stra felice che quella frase ti sia piaciuta!! *_*non sei molto per la coppia Koumimi tesò? Dai che ti faccio ricredere^_- grazieee un bacione!

 

DenaDena: ^^  ciaug! Eheh Ken l’opposto di Take bhe si in effetti anche se tutti e due hanno quei meravigliosi occhi azzurri! Sono felice dei tuoi commenti! Ehehe Micheal tranquilla che sparirà moolto presto sese intanto qui c’è e come! Un bacione Dena aspetto i tuoi commenti ^^

 

E un ringraziamento va alla mia memi!! Best, i love you grazie per avermi recensito e per il tuo ringraziamento!! Mi spronate sempre ad andare avanti! E tu che mi recensisci sia l’otto ch eil nove oddio come posso ringraziarti?? Sorellina mia questa fan fic è tutta per te!! Ti voglio bene!!

 

Baci a tutti

 

Yours Sara

 

 

 

 

 

¹: da una frase di Alexandrè Dumas (padre)

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Capitolo 10
*** .10 ***


-Ho una cosa per te…

 

-Insomma sono stanca, mi capisci?-

Sora sorrise mentre la tazza di cioccolata calda era ancora tra le sue mani.

-Non me ne sono accorta e amen.- Si legò i capelli castani in una coda alta.

-Che ne potevo sapere io di quello che lui poteva provare per me?! E perciò eccomi qui. Ho buttato tutta la mia vita in un cesso, praticamente. Ed eccomi qui. – Sora sbattè le ciglia, lei arrossì.- Si, quando ci vuole ci vuole.

Io non mi so spiegare niente al momento. Perché sono qui? Ho un fidanzato perfetto. Ho un lavoro, malgrado abbia perso quello che adoravo, eppure sono scappata qui.-

Sora trattenne una risata.

-Sto qui, in questa città, quando poi insomma non l‘ho fatto soffrire intenzionalmente, poteva anche dirmelo in modo esplicito prima quello lì! E invece lui è un maledetto masochista! E adesso viene a farmi la vittima! Intanto io sto qui! Perché ha ragione, ha ragione ed io ho torto!-

Affondò le labbra nella bevanda e sporca di quel colore, ricalcò di nuovo il significato di quelle ultime frasi sconnesse.

-Dannazione.

Io ho maledettamente torto e lui ha maledettamente ragione.-

 

 

“O yasumi nasai”

 

 

 

 

 

10.

 

-Mi chiamo Iori, Iori Hida.-

 

Gli occhi verdi scrutarono la figura dell’uomo che aveva di fronte. Ne riconobbe il suo stesso sguardo sicuro ma non potè trattenere una smorfia di riluttanza.

 

-Son sicuro che andrete d’accordo, credeteci.- Un uomo con dei curiosi occhiali da sole, diede due forti pacche ai due ragazzi che aveva di fronte.- Si, si ho messo insieme la migliore chitarra e il miglior pianoforte esistente…  Quindi ripagate la mia fiducia!-

 

Iori non potè trattenere un moto di stizza a quei occhi azzurri.

 

-Non sono un robot Charlie, io devo prima potermi fidare di una persona.-

 

Quella frase provocò un sorriso sfrontato nell’uomo dai capelli biondi. Charlie, sospirò. Sua madre gli diceva sempre di non mischiare mai simili caratteri. Quindi si alzò gli occhiali neri sul naso, quando lo sguardo del biondo diceva chiaramente: “Ragazzino, tu non sai niente di me.” Sospirò di nuovo: di solito sua madre non sbagliava mai.

 

**

 

Miyako sospirò davanti a quella faccia livida.

 

-Quindi lei sta con Matt?!-

 

Kari si grattò la nuca. –Miya è solo un trafiletto mucchio di parole senza senso e perché abbiamo comprato questo giornale, poi?!-

 

Fu il turno della castana, trasse un profondo sospiro dalle sue labbra.

 

-Mimi Takikawa…- Yolei si aggiustò gli occhiali sul naso. –Yamato Ishida famoso pianista giapponese trasferitosi da poco a New York è stato“Beccato” con un’attrice e conduttrice americana nonché cuoca di grande valore…-

 

Kari si arrabbiò chiudendo con forza le pagine colorate. -Sono solo, un mucchio di sciocchezze!- La sua voce era irata, mentre stringeva la copertina lucida. –Io odio questi giornali!-

 

Miyako si passò una mano fra i capelli. -Mi dispiace è colpa di mia sorella, voleva a tutti i costi questo giornale per il regalo!- Le mostrò una borsetta.

Kari scosse il capo. –No, figurati non è mica colpa di tua sorella.- Si rattristò assumendo quell’aria preoccupata che la caratterizzava.

-E che mi dispiace per Sora…-

 

Yolei tornò di nuovo a sospirare.

 

**

 

Non gli piaceva quel tipo. Più lo guardava più non gli piaceva. Chi si credeva di essere?

In effetti, non avrebbe dovuto accettare la proposta di Charlie. Quell’uomo di solito non sapeva mai cosa diceva. Ed eccolo lì in una stanza con quel tizio di fronte che lo ignorava completamente.

 

Aggrottò le sopracciglia chiare e chiuse le mani a pugno.

 

Lui non voleva comporre con quello là.

 

Si alzò e nella stanza sonorizzata dello studio di cui entrambi facevano parte, prese la sua chitarra tra le mani.

 

Fece volare qualche nota. Solo facendo musica si rilassava completamente dimenticando tutto.

 

Matt sorrise alzando lo sguardo verso quel ragazzino.

Smise di dar retta al foglio pieno di note che aveva davanti e posò la sua attenzione su Iori Hida e sulla sua chitarra.

 

Ascoltò l’assolo e si rabbuiò tra una nota e l’altra, pensando che quel ragazzino fosse più piccolo di suo fratello.

 

-Quando suoni dovresti tenere le spalle piegate per sentire meglio le note.-

 

Cody si fermò, stupito. E le note sparirono dalla stanza.

 

-Come prego?-

 

Ma chi era quel biondo per dirgli come doveva suonare?

 

-Piega le spalle, quando suoni.-

 

Iori fece scattare la lingua sotto il palato. –Guarda che io so suonare e non ho bisogno di simili consigli.-

 

Il più grande si mise a ridere leggermente. Posò la sua matita e sorrise.

-Fa come ti dico.-

 

Un consiglio che suonò di più come una minaccia all’orecchio di Iori.

Ma… alzando le sopracciglia riprovò di nuovo a impossessarsi delle sue note.

 

Con il consiglio datogli dal biondo sentì una strana sensazione pervaderlo. Riconobbe le vibrazioni della sua musica scorrerglieli dentro come sangue.

 

Sorrise leggermente prima di assumere una smorfia dura.

 

Yamato chiuse gli occhi, mentre quel ragazzino continuava ad eseguire.

Gli piaceva quel ragazzino che provava a fare il duro con tutti e con nessuno.

 

-Perché suoni?-

 

Gli fece una domanda che poteva sembrare banale ma che in realtà aveva diversi significati dentro.

 

Iori arrossì impacciato. Poi tenendo tra le mani il suo strumento musicale si limitò a corrucciare le labbra pallide e sottili.

 

-Di certo non uso la musica per assomigliare a tipi come te.-

 

Yamato sorrise per nulla sorpreso da quell’affermazione. –E come sarei io Hida, sono curioso.-

Cody fece brillare i suoi occhi verdi nel posarli sulla figura del pianista.

 

-Di certo non mi ritrovo qui a suonare, per fare soldi o perché ho un bel viso che attira le ragazze.-

 

Matt si alzò andando verso il piano. Fece un “uhm” poco eloquente, mentre Iori girava il volto per osservarlo.

 

-Se suono è perché ho i miei motivi.-

 

Yamato posò i suoi lapislazzuli su di lui. E premendo un tasto nero del piano lo fece rabbrividire.

 

Poi senza dir nulla o senza replicare a quella affermazione prese il suo foglio quello tutto scritto e muto, concentrato lo eseguì, seguito da quegli occhi verdi.

 

Le note di una strana canzone presero vita in quella stanza. Poi ad un punto imprecisato la musica si fermò e Yamato trasse un sospiro riprendendo di nuovo la matita tra le mani.

Iori chiuse di nuovo il pugno, mentre uno strano luccichio si impadroniva delle sue iridi.

 

-L’hai scritta tu?- Glielo chiese con un tono a metà tra la stizza e l’ammirazione più ceca.

 

Yamato alzò i suoi occhi e sorrise. –Si Iori Hida, e come me, questa musica ha dei motivi che ancora non conosco.-

 

**

 

La zia di Ken, Lia Ichijouji, sorrise sedendosi di fianco a un ragazzino dai capelli dorati che spiccava sicuramente, lì nel suo negozio.

 

-Allora che cos’hai, ne vogliamo parlare?-

 

Lia non aveva figli, e non aveva un marito ma, sarebbe stata un ottima madre, di questo Takeru ne era convinto. Era anche una bella signora. Alta capelli scuri e corti come quelli di Ken e occhi piccoli ma illuminati da un castano scuro e vivace.

 

Il biondo si ritrovò a sospirare mentre un famigliare sorriso si dipingeva su quelle gote pallide.

 

-Ah, gentilmente, signorino quando la notte vieni qui a suonare o a portare qualche ragazza… non dimenticarti di chiudere il contatore…- assunse un tono divertito.- sai ho bisogno di luce per continuare i miei traffici illeciti…- si mise a ridere sotto quegli occhi che ora la guardavano rimanendo i soliti inespressivi.

 

Finalmente fece una smorfia, stringendosi le sue mani l’una con l’altra.

-Scusami zia.-

 

Lia smise di ridere e scompigliò quei capelli color miele. –Allora? Un cassiere triste non mi è d’aiuto per gli affari.-

 

Takeru finalmente si decise a regalarle un sorriso e lei rimase seria ad osservarlo pronta a soppesare ed ad ascoltare.

 

-Ti ricordi la prima volta che Ken mi portò qui dentro?-

 

La domanda le risuonò stonata e trovò buffo il tutto; dato che gestiva quel negozio di strumenti musicali da anni. Annuì, pensierosa.

 

Il biondo abbassò gli occhi verso il basso, come se avesse sentito su di sé e tutto d’un tratto, il peso gravitazionale del suo corpo.

Vaghi ricordi in quel breve lasso di tempo andarono a impastargli la mente e Lia… nascose una smorfia triste sotto quei ciuffi azzurrognoli. Anche lei ritrovò una sorta di malinconia nel posare lo sguardo sulla vecchia cassa metallica arrugginita dal tempo.

 

“Zia… zia!!”

 

Una vocina allegra la distolse dal panno di stoffa con il quale, stava pulendo l’arpa, esposta nel suo negozio. Sorrise nel riconoscere la voce del suo adorato nipotino.

 

“Cosa c’è Ken? Che succede?”

 

Non potè trattenere una smorfia di pura felicità nel vedere il suo nipotino così felice. Dopo la morte del fratello più grande, Otaku, Ken rideva e parlava sempre di meno e a mano a mano si stava chiudendo in se stesso, in un mondo, dove non riusciva ad entrare nessuno. Quindi, in seguito ad una sorpresa del tutto naturale, fermò con un abbraccio la corsa del suo piccolo Ichijouji.

 

“Voglio farti conoscere Takeru.”

 

“Takeru?!”

 

Una testolina bionda si affacciò sullo stipite del suo negozio in centro. Lia muta, non sapeva cosa dire e rimase incantata da quegli occhi azzurri… ebbe la netta sensazione quel giorno di aver già visto da qualche parte quella zazzera bionda. Ken dovette tirarle un paio di volte la manica della sua felpa, risvegliandola, ma sapeva che quella era una sua caratteristica, purtroppo aveva sempre la testa fra le nuvole.

 

“ZIA! Ma mi ascolti?!”

 

“Sì, si!”

 

Ken sorrise prendendo per mano quel piccolo bambino. “Sai zia, lui è il mio nuovo fratellino.”

 

Il mal di testa le aumentò di colpo e si portò una mano alla fronte mentre le parole del fratello si facevano strada in lei.

 “Lia, io e Chiyaki stiamo pensando di adottare un bambino. Credo che se Ken incontri qualcuno che ha subito un dolore simile a quello che ha avuto lui, a quello che abbiamo avuto tutti noi… solo così potremmo andare avanti.”

“Pensaci bene Masahiro. Non si tratta di un rimpiazzo, vero?”

“No, voglio guarire il mio bambino, voglio guarire mia moglie, voglio guarire in qualche modo la nostra famiglia. Anche se… Otaku fosse stato… ancora vivo, io e Chiyaki abbiamo sempre desiderato poter adottare un altro figlio. Se non sei d’accodo non posso farci niente, Lia.”

Si abbracciarono quel giorno i due adulti e fratelli della famiglia Ichijouji.

“Come potrei non esserlo?”

 

Si abbassò e i suoi occhi si incontrarono con quelle iridi d’un azzurro pallido per la luce nel suo negozio. “Quindi… tu sei Takeru.”

 

Il biondino fece una smorfia indecifrabile, seguita da un lieve inchino. “Si.” La voce era stranamente sicura e Lia sorrise trattenendo quel nodo alla gola, diventato così famigliare per lei da un po’ di tempo a questa parte. Gli scosse i capelli, con un’infinita dolcezza e quel bambino così piccolo non si mosse di un solo centimetro né si stupì come si sarebbe aspettata. Piuttosto si limitò ad alzare gli occhi grandi e di quel colore così intenso.

 

“Allora benvenuto, Takeru-kun.”

 

Ed ora Lia si ritrovò a specchiarsi di nuovo in quegli occhi che aveva imparato a conoscere e ad apprezzare. Era diventato un membro della famiglia Ichijouji s tutti gli effetti e tutto era partito da lì, da quel pomeriggio di molti anni fa. Non ebbe la forza di scarmigliarli i capelli come avrebbe voluto fare e la mano si posò lì sul bancone del suo locale, inerme. Con quel gesto, fatto anche anni addietro, sperava di levare da quella testolina tutti i pensieri tristi che colgono impreparato chiunque li assapori.

 

E forse Lia in quello sbagliò, perché quelle iridi le sembrarono improvvisamente identiche a quelle di tanti anni fa.

 

-Cosa stai cercando di dirmi? Takeru-kun?-

 

Il biondo sobbalzò leggermente, ma poi tornò di nuovo serio, rivolgendosi a quella donna che l’aveva cresciuto e amato come un figlio.

 

Takeru trattenne le lacrime mentre soffiava sul suo ginocchio irrimediabilmente sbucciato. Poi catturò la figura di Ken e di sua zia raggiungerlo e un lieve e in udibile sospiro di sollievo lasciò le sua labbra.

 

“Oh, fammi vedere cosa ti sei fatto!”

 

Delle mani sottili come quelle di un pianista, gli sequestrarono il ginocchio. “Urgh… non è niente!” Scosse il capo e la donna alzò i suoi occhi castani sul bambino lì per terra. Ken invece era ammutolito e stringeva con troppa forza il medicinale fra le sue mani.

Chissà perchè Takeru non potè fare a meno di guardarlo e gli sembrò di aver già vissuto quella scena, solo che come in una rivisitazione di un film, i personaggi erano cambiati.

 

Per quel pensiero sentì il bruciore del disinfettante quando aveva già il cerotto applicato sulla pelle nivea. E si ritrovò a trasalire per quegli occhi castani che un po’ preoccupati adesso lo ammiravano.

 

“Sei un bambino molto coraggioso, Takeru.” Glielo sussurrò gentilmente mentre lo aiutava a rialzarsi spolverandogli poi la maglietta e i pantaloni.

“Zia… non si è fatto niente, vero?”

 

Takeru non potè non sorridere a Ken e lui si ritrovò a sospirare sereno. “Mi dispiace è colpa mia se sei caduto.”

“No. Non è stata colpa tua.” La ferita gli bruciava ma lui sgambetto utilizzando la gamba che si era sfracellata per terra. “Vedi?”

Ken si ritrovò a ridere e lui ne fu davvero sollevato. Quando poi nel negozio Ken corse in bagno, Takeru si ritrovò a ringraziare impacciato quella donna.

 

“Grazie signora.”

 

Lia Ichijouji declinò il capo d’un lato mentre, metteva a posto la cassetta del pronto soccorso.

 

“Forse dovrei ringraziarti io Takeru. Grazie a te, mio nipote ride di nuovo.”

 

Arrossì per quel complimento mentre la donna gli poggiava la mano sulla testa, in una carezza affettuosa. “E quando sarai pronto, chiamami zia.” Il tono divertito della donna gli rubò una smorfia. “Cavolo con quel –signora- mi invecchi di dieci buoni anni!”

 

“Grazie allora sign…-si morse il labbro, correggendosi giusto in tempo- zia Lia.”

 

-Zia.- La chiamava poche volte così, di solito utilizzando di più il suo nome a dispetto dei suoi ricordi.

Lia si grattò la nuca assumendo una delle sue espressioni serene. –Cosa?-

 

–La prima volta che sono entrato qui dentro. Ecco forse non era la prima volta.-

 

-Ecco, io ho la netta sensazione di essere entrato molto tempo prima in questo negozio. E di aver ammirato proprio lì, qualcuno che suonava il pianoforte.-

Indicò col dito lo strumento nero che aveva preso vita sotto le sue dita in quella sera passata con Hikari.

-Il pianoforte?-

 

Takeru annuì pensieroso e Lia capì che le sue frasi anche se potevano sembrare semplici e banali in realtà erano un garbuglio di pensieri.

 

-Quello che stai cercando di trasmettermi è senz’altro un messaggio in codice. Vediamo se ho capito bene.- Il rumore dei suoi tacchi risuonò nel locale.

 

Lia sfiorò il piano con le sue dita esili e si fermò sorridendo. –Forse vuoi questo piano. Bhe è tutto tuo te lo regalo.- Poi tornò seria mentre Takeru stringeva i pugni. –Oppure stai cercando di dirmi, e ahimè prima o poi questo momento doveva accadere… che vuoi ritrovare la tua vera famiglia, non è così?-

 

Gli occhi azzurri si adombrarono a dispetto di tutti i riflessi e della luce del tramonto che illuminava quelle vie di Tokyo.

Lia gli regalò un meraviglioso sorriso. –Takeru non devi sentirti in colpa per questo.-

 

Il biondo rimase muto ancora per un po’ mentre il campanellino del locale li richiamava alla realtà.

 

-Ti aiuterò io.- glielo sussurrò piano come quella volta che l’aveva curato quando era cascato per terra sulla strada.

–Grazie Lia.-

La donna fece una smorfia mentre il cliente si avvicinava spingendo per il corridoio una bambina di nove anni troppo timida. –In cosa le posso essere utile?-

 

-Vorrei una pianola… sa mia figlia vuole imparare a suonare …-

 

 

 

 

 

Note dell’addetta ai lavori qui U.u

 

*ovvero Sara che ciarla:

In questo capitolo ci sono i due fratellini con contorti pensieri, Oh quanto li amo.

E c’è l’attaccamento di Ken che ci fa capire quanto sia fragile. E Lia, la zia che ha un negozio di musica e che prova davvero a sorridere a tutti. *,*

In questo capitolo sono molto legata ai flash back, che ho scritto di getto ed insomma con questi,, ho cercato di far capire quello che può aver passato Takeru la sua psiche da bambino, la sua forza davanti alle difficoltà. Non so se ci sono riuscita; questo però è un capitolo importante ahimè: Takeru ha finalmente deciso che vuole ritrovare la sua famiglia. Coff. Coff.

 

Il Kun che uso qui è tipicamente giapponese è un suffisso che si usa per i maschietti (Sasuke-kun fan mode) mentre invece per i bambini si usa il chan e anche per le ragazze, invece una mia amica ha detto che si usa il san e il sama per le maestre #.# miii we love Giappo e non fate caso a questi appunti, mi servono di più a me per ricordarli che a voi! Ah, i nomi dei genitori di Ken li ho inventati, anche perché non ho la più pallida idea di come si chiamino, credo che nella serie si rendano noti, solo i nomi dei genitori di Take e Yama…^^ perdonatemi se nel caso!

E che vi dovevo dire? Accipicchia, mentre sbadata! Ah! Invece se non sbaglio credo che Otaku sia il vero nome del fratello di Ken ^.^

 

Ah ^^’’ mi sono ricordata quello che dovevo dirvi: sdeng!! Si ^^ i’m very sbadata, tesori miei gli inizi che troverete prima del titolo sono delle specie di anticipazioni futuristiche (si vede che sto studiano Filippo Tommaso Marinetti?) dei prossimi capitoli >.< non si inganna chi,  quindi vedrà parlare una Mimi, o un Izumi o un Taichi e un Matt!!

 

Ma ora passiamo ai ringraziamenti prima che il cervello mi abbandoni definitivamente: grazie, arigatou a tutti!! Sono contentissima che la ficcy vi piaccia e ricevere i vostri commenti per me è un balsamo curativo!!E ringrazio anche coloro che hanno messo o yasumi tra i preferiti *,* graziee!!

E quindi:

 

-Sora89: ^^ la mia Sora, tesò tanto prima o poi la scena del ritorno la dovrò scrivere, intanto Sora ha osservato di sfuggita il bel biondo, qui si parla anche di riviste occhio…!  Spero che il capitolo ti piaccia è zeppo di flash back spero solo che non rallentino la tua curiosità e la trama!! Bacioni tivibi!

 

-DarkSelene89Noemi: ^^ sao Dark!! Grazie per il tuo sostegno e sorry ancora che io sono in ritardassimo con le recensioni!! U.u perdoname. Sono contenta che la fic ti piaccia e le tue recensioni mi fanno sempre un immenso piacere!! Un bacione! Tvb!!

 

-Kari89: La nostra Kari!! ^.^ mi fa piacere il fatto che la storia ti piaccia hihi!! ^^ e poi le tue recensioni mi mettono allegria! Spero che anche questo ti soddisfi, dai qui di biondi ce ne sono solo due e sono i nostri preferiti!! Alla prossima baci!

 

-Mijen:You are for Mimato?*.* ma lo sai che allora mi fa Ancora più piacere che mi segui? In fondo ho dovuto fare un po’ di mimato all’inizio hihi XD Sono felicissima quindi!! Dai che in fondo il rosso non dispiace assieme alla castana >.< e poi è un imbranato cosmico e lei che invece è perfetta ^-^ grazie di tutto Mijen tvb!

 

-Talpina Pensierosa: *Sospiriamo insieme * XDXD qui va tutto bene dai, sono tutti molto statici, uno su un bancone, l’altro sotto un pianoforte XD Un bacione!! Tvb!

 

-DenaDena: ^^ ciao cara! La tua recensione mi ha fatto felice XD giuro, ^^ questo è un capitolo un po’ statico ma nel prossimo vedrai il super Izumi entrare in scena U.u sfondando una porta. No, no. La porta non la sfonda se no si fa male il braccino. Okay sono andata. Partita completamente, comunque cara allo scorso Cap chi batteva contro la porta era un dolcissimo ragazzo fulvo.^.^ e non ti sei sbagliata dato che sei proprio delle anticipazioni @.@ mi è piaciuto scrivere di quel Mark credo che lo userò di nuovo. Grazie mille per tutti i complimenti! Viva i digimon!! Tvtb!

 

E come dessert la mia best:  -Memi, tesoro come possono non ringraziarti ç.ç sai quanto ti adoro?? Il tuo sostegno è importantissimo. Giuro, fammi sapere che ne pensi di questo cap, e grazie ancora sorellì, ti voglio un bene pazzesco abbasso le noci di cocco!

 

 

Bacioni a tutti

 

Yours Sara

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** .11 ***


“O yasumi nasai”

Le vie come al solito sono piene di gente.

E le macchine intasano la strada.

 

Sembrano tutti tante pedine degli scacchi visti dal marciapiede; pronti a “mangiarsi” a vicenda- già- ad anticipare le mosse dell’avversario.

Ma c’è da capirli, in fondo.

La loro fila è così enorme che, non si riesce a vederne nemmeno la fine.

Taxi giallo, camion, motorino, auto usata, furgoncino per consegne, auto di lusso, taxi giallo.

E sono tutti così buffi, mentre strimpellano i loro clacson, sono così irritabili altri, alcuni sono così pazienti.

Tutti -volenti o no però- in attesa di quel semaforo.

 

Chissà poi, chi l’ha inventato, il semaforo.

Sarà stato uno, che non riusciva mai a passare per primo e che quindi; aveva bisogno di una mano per poter sopravvivere. Una persona timida, magari alta come un gigante ma, timida e troppo buona e che dava sempre la precedenza a tutti.

Bha.

Poi però un giorno si sarà stancato e avrà proposto l’idea di questo semaforo.

Che comunque sia, è la salvezza dei pedoni, - ehy magari quel tizio camminava sempre a piedi e non riusciva mai ad attraversare la strada… da qui, la grande invenzione- che a volte funziona e a volte no, sia chiaro.

Bha.

Quel giorno però sulla città, su quelle strade affollate, c’era il sole e a volte – il vecchio “the sun”- aiuta anche a sopportare quelle file interminabili e fra le altre cose, ad aspettare quel vecchio tonto di un semaforo.

 

Non sapeva dire se gli aveva chiesto di uscire, per via di quel sole… comunque sia ora, era per strada: lì, fra quella calca di brave persone.

E il semaforo era scattato già da un pezzo… e stringendo la sua giacca si era deciso ad attraversare la strada –sulle strisce, da valente cittadino- ma… ad un tratto: lo vede.

 

Lui lo scorge fra tutta quella gente –è impossibile non distinguerlo, ha ancora quei capelli tagliati in quel buffo modo- e sta di fatto che, si ferma.

Si ferma così, per strada.

E anche l’altro, ferma il suo passo.

Si riconoscono: dunque, si fermano.

Sarebbe tutto molto normale se il semaforo non scattasse proprio in quel momento.

E agli strimpellatori di clacson – a quei taxi, a quei furgoni, a quelle multiuso famigliari, a quei taxi- la scena, sarà colpa del sole negli specchietti, passa inosservata.

 

 

“O yasumi nasai”

 

 

 

 

 

11.

 

-Romanticissimo!!!-

Kari arrossì. –Non urlare così… e sta attenta quello scaffale mi sembra stracolmo di roba…-

 

Yolei si voltò, mentre con un gesto fulmineo finiva di sistemare gli ultimi cd. –Ahh… non preoccuparti e continua a raccontare!-

 

Kari sorrise. –Bhe, ha suonato per me, al pianoforte… ed è stato magico!-

 

Yolei prese le mani dell’amica, mentre il profumo del detersivo le solleticava il naso.- Ma perché diamine me lo racconti solo ora !!Sono così contenta per te e per lui ovviamente!! -

-Siamo solo amici… e poi c’è Daisuke!-

-Ancora non molla?!-

-No…-

Kari sospirò. -Gli devo parlare al più presto mi intasa la segreteria di messaggi, mi invia vasi e vasi di fiori…-

 

Miyako starnutì e si sistemò il cartellino in bella vista sulla sua giacca. –Ahi che vita…!-

 

Kari si mise a ridere, la sua amica era sempre capace di farla sorridere… anche starnutendo Miyako Inoue era particolare!

 

-Miya…- una donna indicò alla viola la cassa. –Ci sono dei clienti, vedi di muoverti… Io sto sistemando le casse sul retro.-

-Va bene…-

Appena quella si fu allontanata Yolei le fece il verso agguantando l’amica e conducendola dietro al bancone dove un uomo con i baffi aspettava sereno.

 

-Oh, Kari comunque a me questo ragazzo mi piace proprio devo dire!- Si voltò verso l’uomo imbustando i cd, porse lo scontrino con un grosso sorriso. -Grazie e arrivederci!-

 

Miyako era costretta a lavorare come impiegata in quel piccolo negozio di musica il pomeriggio, per portare un po’ di soldi a casa e soprattutto per un principio di indipendenza economica. Kari la ammirava in gran segreto, avrebbe tanto voluto assomigliare alla sua migliore amica.

 

Così persa in tali pensieri si riscosse solo, quando una gomitata le colpì il fianco.

 

-Ciao Hikari!-

 

Ken Ichijouji se ne stava fermo vicino al bancone con lo sguardo trasognante di Miya e quello stupito di Kari. –Ah, ciao Ken!-

 

Yolei osservò la sua migliore amica. Lo sguardo che diceva: ti supplico, presentamelo!!

 

-Cosa ci fai qui?-

Ken sorrise inquadrando la figura della cassiera.- Cerco un regalo.-

La sorella di Taichi ne approfittò. -Ah, Ken lei è la mia amica Miyako Inoue, frequenta la nostra stessa università!-

 

Stavolta toccò a lei dare una gomitata alla ragazza dai capelli lunghi che come risvegliatasi da un sogno. Balbetto un ciao decente.

-Piacere!- le strinse la destra…- E scusami ma mi puoi aiutare, Miyako?!-

-Certo… Ken!-

-Allora potresti consigliarmi tu un regalo…-

 

**

 

Mimi camminava con passo spedito per i corridoi degli studios. Sembrava leggermente nervosa, un suo bel sopracciglio si alzava ed abbassava pericolosamente seguendo il ritmo dei suoi tacchi.

 

“Mi sembra di non parlare da una vita con lui.”

 

E inoltre bussando a casa sua ieri non rispondeva nessuno. Come era possibile tutto ciò? Aveva bisogno di chiedere informazioni a qualcuno. “Devo parlare con Koushiro.”

Quel l’urgenza le logorò ancora di più i nervi già provati dalla mattinata.

-Azumi!-

 

Una ragazza dai lunghi capelli castani si voltò verso la donna. -Sì?Ah, Mimi.-

La Takikawa si sforzò di sorridere –Scusami, hai visto Izumi?!-

 

La donna si fermò la cartellina della direzione stretta tra le mani. -Ah…Koushiro.-

 

Mimi si mordicchiò il labbro, perché Azumi conosceva il nome di Izzy? La cosa le diede fastidio così improvvisamente si ritrovò a stringere i pugni.

-Non lo so è un paio di giorni che non lo vedo.-

La castana si torturò una ciocca castana.-Ah…-

-Comunque dovresti domandare a Jyou di sicuro lui ne sa più di me.-

 

Jyou?

Chi diamine era Jyou?

 

Annuì mentre la castana si allontanava. Si passò una mano fra i capelli castani e riprese a camminare, improvvisamente troppo triste in quei corridoi desolati.

 

**

 

Il capo l’aveva già avvisata da tempo.

E nella riunione era senz’altro la più preparata fra tutti.

Il problema era che non c’era Izumi e lei si sentiva improvvisamente fuori posto.

Incredibile come la tua vita possa cambiare così rapidamente.

Due anni erano passati da, quando faceva quel lavoro.

La chef in un programma televisivo, dove conduceva e chiacchierava amabilmente con tutti. In quei due anni aveva avuto modo di conoscere gente famosa, produttori e ora aveva la consapevolezza che non le sarebbe accaduto nulla sul piano economico, ma si sentiva incredibilmente depressa. Mentre invece chi apprendeva la notizia del licenziamento solo ora, avrebbe avuto sì, tutti i motivi per odiarla.

 

Era stata presa come attrice, grazie anche all’intervento del suo fidanzato. E tra un mese avrebbe incominciato a girare le riprese…ma…. Si strinse nelle mani intanto che la voce del capo si faceva contrita nell’annunciare quella notizia.

Ma…

E Izumi? Chi l’avrebbe detto a Koushiro?

 

Si portò le belle unghie alla bocca in un chiaro gesto di stizza. Izumi che fine aveva fatto?

-Posso avvisare io…- si bloccò dato che nessuno sembrava averla ascoltata.

-Jyou- il capo richiamò a sé una figura che Mimi non aveva mai visto prima. -Avvisi tu gli assenti?-

-Si, capo.-

 

**

 

-Licenziato.-

 

Izumi si mise a ridere passandosi una mano fra i capelli rossi.

-Koushiro…non c’è da ridere… siamo senza lavoro.- Jyou sospirò, mentre il ragazzo continuava a gioire.

-Cosa ci trovi di così divertente??- Quello si sistemò gli occhiali e il rosso continuava imperterrito. Ma ben presto si accorse che stavano sogghignando di quella faccenda insieme.

-Ahaha!! E pensa che il dieci di questo mese dobbiamo pagare il padrone di casa!- Izzy si tenne la pancia, e la sua risata che ancora riempiva quella cucina.

-Già…e pensa che dobbiamo anche pagare le bollette!- Jyou si levò i suoi occhiali pulendosi con la sua felpa.

-E il riscaldamento!Ahaha!!-

-E il gas??-

-E vuoi mettere il mio cellulare morto miseramente sotto una macchina?!-

 

Jyou sghignazzò approvando col capo l’ultima frase.

Si guardò intorno nel loro appartamento. Non era nulla di chè, ma era pur sempre una bella sistemazione. E insieme si trovavano proprio bene quei due. Il Kido si rimise gli occhiali sul naso, mettendo a fuoco la figura di Izzy che ancora sorrideva. E poi ne avevano già passate tante in una settimana…. Il cellulare di Izumi per esempio schiacciato da una macchina mentre trasportavano i pacchi da una parte all’altra di New York. O il fatto che appena entrati il contatore scattava, da solo, ogni dieci minuti….

Lo vide smettere di sogghignare ed assumere quel solito cipiglio serio.

 

-Cavoli è un disastro!-

 

Cadde in piedi, stavolta toccava a lui ridere di cuore per quello strano comportamento.

-Sì, Koushiro bisogna proprio festeggiare…!-

 

**

 

-Non ci credo, dovremmo fare economia, Joe. E c o n o m i a ! - Si morse il labbro non sapendo se ridere o se piangere. –E invece mi hai portato in un bar! In un bar! Che ci facciamo noi in un bar!-

 

Joe si gratto la nuca una smorfia sfolgorante,intanto che quel bar prendeva vita lì alle undici di sera a New York.

 

Si incominciava ad affollare di fatti, quel bar di serie c; dove ci vanno le persone in cerca di amore, dove ci vanno le persone per dimenticarsi chi sono… dove si ride e si piange. –Credimi non c’è posto più adatto per noi di questo bar, adesso.- ed era vero Jyou lo pensava davvero che quello che ci voleva a loro era quel locale: the red apple. La mela rossa.

 

Koushiro si grattò la nuca. Confuso. –Oh, ti sei bevuto il cervello!-

Guardo i tipi loschi mentre camminava tra i tavoli, intanto che l’amico famigliarmente si sedeva su uno sgabello del bancone.

Lo raggiunse prima di afferrare il nome del drink che aveva ordinato anche per lui.

-Oh, no grazie signorina…non lo porti anche per me!-

 

La bionda dalle linee seducenti sorrise. Gli si avvicinò fino ad arrivare a un palmo dal suo viso e Koushiro ingoiò titubante, spaventato da tanta confidenza.

-Cosa hai detto piccolo?-

 

Il rosso assunse le tinte del cremisi. Si mise a ridere mentre scuoteva il capo. –Niente, niente!-

 

Jyou intanto se la rideva. Innocentemente.

-Perché mi hai portato qui??- Izumi lo folgorò, mentre la bionda andandosene lo salutava.

-Perché è ora che tu ti rilassi un po’!- Si mise a ridere alla smorfia di disappunto del giovane.

-Oh. Io. Sono. Già. Rilassato.- parlò a scatti facendo aumentare il riso dell’amico.

-Oh, vedo, vedo!-

 

Izzy si morse la lingua. Si guardò intorno, vicino a lui due giovani ragazze li guardavano ridendo sommessamente.

 

-Vuoi sapere qual è il tuo problema?-

 

Si accorse che Joe stava bevendo il suo drink, si voltò e la sua capigliatura si rispecchiò nell’uguale bicchiere che stava i fronte a lui.

 

-Che ci hanno licenziato?- fece il sarcastico portandosi una mano a sostegno del volto.

-Oh, no, no giuro! Quello è l’ultimo dei nostro… perdon… dei tuoi problemi amico mio!!-

 

Lo guardò non sapendo se dargli veramente retta oppure no.

 

-Il tuo problema è Mimi!-

 

Quel nome lo fece sussultare. Il cuore seguì l’intonazione della musica del locale la mela rossa.

-Mimi?-

 

Jyou si voltò verso di lui.

-Sì!-

Izumi sbuffò contrariato. –Ti sbagli Joe! Mimi non è un mio problema!-assunse un tono acido che non gli si addiceva per niente.- Mimi è un problema di quel Micheal… quel brutto carciofo lesso… non è un mio problema! Cosa vuoi che me ne importi di Mimi?? Io, lei, insomma è solo una mia amica al quale io ho fatto una promessa… e che davvero non avrei dovuto fare. Cazzo. Mimi è solo Mimi Takikawa è la donna più…- si accartoccia tra una frase e l’altra, e punta le sue iridi nere sul contenitore di noccioline, non sapendo come continuare.

 

-Perché non le dici che la ami?-

 

Izumi arrossì di botto e non rispose. Piuttosto si bagnò le labbra con quel drink-che scoprì essere troppo forte- ordinato dall’amico.

 

-Io non la amo.-

 

Jyou tossì, divertito.

-Non più…- precisò quello stringendo le mani in due pugni chiusi.

 

-Sì.. Sì… certo: Credici!!-

Izzy schioccò le dita. La rivincita dell’orgoglio. E a volte non sappiamo perché facciamo cose che non sono nel nostro dna. Che vuoi dimostrare? Jyou lo guardò mentre un barman si avvicinò a lui.

-Scommettiamo?? Barista mi porti una bottiglia di liquore!-

 

**

-La ringrazio Signora e non volevo svegliare i suoi bambini…davvero…- Mimi arrossì inchinandosi ancora davanti alla figura di una donna americana, con i bigodini accampati per aria, con una maschera verde a coprirle il viso mentre dei bambini piccoli le tiravano la vestaglia arancione.

-Si, si comunque il ragazzo che sta cercando si è trasferito in un’altra zona. Gentilmente mi ha dato una mano con i miei figli… quando ne avevo bisogno… è un bravo ragazzo…!-

-Ah… per caso ha le ha lasciato un indirizzo o un numero di telefono?-

 

La donna si frugò la vestaglia. Aria indifferente,crema che minacciosa voleva venir giù.

-Tenga…-

 

Su un biglietto Mimi sussultò nel riconoscere la scrittura ordinata di Koushiro.

-Oh… Grazie signora, davvero! E se ha bisogno di una baby sitter mi chiami quando vuole…!Grazie… Grazie ancora!-

 

La donna la vide sparire sulle scale. Sospirò prima di chiudere la porta di casa.

–Ahi…l’amore…-

 

**

Avrebbe dovuto tornare a casa perché era tardi.

Sì, insomma.

Avrebbe dovuto… ma invece se ne stava lì accucciata davanti a quella porta di casa, decisa a non tornare indietro, fino a quando non l’avrebbe visto, non gli avrebbe parlato.

Koushiro.

Aveva così tanta voglia di vederlo… Accettarsi che lui era lì, che stava bene.

Lui senza fare rumore era diventato un pensiero fisso.

Perché di settimane ne erano passate due.

Due lunghissime settimane, e tutte senza vederlo neanche di sfuggita, nemmeno per sbaglio, neanche una volta.

E quel maledetto cellulare staccato… lui, un pignolo di prima categoria con gli aggeggi elettronici… era incredibile, che il suo telefono non avesse più campo da una vita.

 

Tracciò dei cerchi sul pavimento freddo.

Ma Mimi non era il tipo che si demoralizzava in quel modo.

Ingoiò, cercò un pensiero rivolto a Micheal…provò a sorridere, ma congelato, quell’indice rimase lì, a tracciare cerchi su quel pavimento.

Ma era inutile, rimanere ad aspettare. Lei non amava aspettare. Si alzò spolverando il piumino nero che indossava.

 

Insomma era ridicolo anche il fatto che lei si fosse anche fermata lì. Era notte, probabilmente stavano dormendo, per questo non l’avevano sentita. Oppure erano usciti. Le si strinse il cuore a quel pensiero.

 

Si incamminò verso le scale, quando un rumore di passi la fece fermare su una mattonella.

 

-Hick…Tu…sei…uno scemo! Siiii.Joe non hai per niente…ragione…- una voce, quella di Koushiro risuonò nell’aria. Qualcosa non andava però in quel tono.

 

Era…

 

-Avanti attento al gradinoo…- Joe si mise a ridere afferrando l’amico che sbilanciato non eseguiva coerentemente gli ordini.

Non si accorsero entrambi della figura di Mimi sopra le scale.

-Guarda… Joe… non stai bene…hai gli occhiali che girano…!!- Izumi si mise a ridere così, come un imbecille. –Però alla fine l’ho vinta la scommessa…!- Un singulto interruppe la frase e Kido scoppiò a ridere di nuovo.

–Ma se sei crollato dopo soli due bicchieri! L’hai persa alla grande anche!-

Izumi singhiozzò, alzando la testa, un sorriso sfrontato sulle labbra rosse.

 

Era ubriaco.

 

Mimi aveva le mani rilasciate sui fianchi. Gli occhi castani che lo osservavano attenti, sorpresi.

 

E lui si bloccò. Lì a metà scala. Si bloccò e Joe si alzò gli occhiali prima di mettere a fuoco, quella figura femmine sulle scale.

 

-L’hai fatto ubriacare!-

 

La sua voce aveva un tono incredulo e che non ammetteva repliche e fulminò l’uomo dai capelli azzurrognoli con un’occhiataccia.

Jyou fece una smorfia.

 

-Scusa…ma lui ha deciso da solo di ubriacarsi. Io lo volevo solo farlo distrarre un po’…e…e…signorina Takikawa che ci fa lei qui?-

 

Mimi non prestò attenzione alle sue parole, persa nella figura di Izumi.

E il rosso sorrise amaramente e ironicamente nell’incontrare quegli occhi nocciola e per lui parlò l’alcool.

 

-è venuta a vedere se…-singhiozzò ridendo.- ha ancora la mia spalla su cui piangere!-

La castana rimase ferma, immobile.

-Cosa vuoi dire?- chiese stupita.

-Su…Su, Izumi, quello che ti ci vuole è una tazza di caffè…scusalo Mimi…ora andiamo…- Cercò di muoverlo sperando che il rosso stesse in silenzio…ma…

 

-No, Joe… fammi parlare!- si liberò delle braccia dell’amico che lo sostenevano e nei suoi occhi neri balenò qualcosa. –Mimi, come stai?? Sono secoli… che non ci vediamo!!..-

 

Provò a rispondere ma, quello si mise a ridere.

-Sei venuta a cercarmi…perché ti sei lasciata con quel criceto?!...-

 

-No...io…- provò a scusarsi… cercando di controllare i battiti furiosi del suo cuore.

 

-Ah! Ti sei finalmente accorta che esisto??-

 

Izzy la guardò quasi come un bambino indispettito, la risata si era prosciuga del tutto ed il tono rimasto era serio, duro. Mai l’aveva usato con lei.

-Koushiro…!- quel nome lo disse piano e rimase incollato alle sue labbra vermiglie.

-No! No… Mimi non esiste nessun Koushiro! O Koushiro-kun… o Izzy…o Izumi…!!- La risata ritornò prepotente e Joe si grattò il capo.

–Bel casino…- soffiò piano quest’ultimo.

 

-Esiste solo Mimi. Matt… Yamato, Micheal o Dio sa solo cosa!!-

 

Rimase in silenzio esterrefatta e la sensazione più brutta per lei, fu il pensare che lui era per la prima volta sincero.

 

-Esisterà sempre qualcos’altro. Per te. Sempre qualcos’altro.- Di punto in bianco si passò una mano sulla testa, che girava.

-Ed io scemo che ti amo. Ma non posso più soffrire così. E sei ingiusta. Maledettamente ingiusta.-

 

Joe lo sorresse aiutandolo a finire la scala.

Mimi fece un veloce passo in avanti verso di lui, istintiva. Il cuore che scoppiava in petto.

 

Lui puntò i suoi bei occhi neri su di lei. Uno sguardo fisso e Mimi arrossì senza ritegno.

 

-Se non sono niente per te ti prego lasciami in pace.-

 

Sobria la voce, il tono e Mimi Takikawa sentì i suoi passi incerti sorpassare la sua schiena.

Quel rumore di passi incerti ma veri, -stava accadendo davvero tutto ciò?- che sgusciavano via da lei, rompendole qualcosa dentro che non seppe decifrare.

 

Delusione, consapevolezza di aver sbagliato, e cos’altro sentiva cadere a pezzi dentro di lei?

Non era brava a porsi le domande adatte e ancor meno a darsi le risposte giuste. E la mente in quel momento restò statica, non ricevendo altro suono, all’infuori di quelle scarpe numero 40 che per l’appunto: si allontanavano. Dal suo mondo, dal suo modo di essere.

 

Puoi girarla come vuoi Mimi ma, la scena rimane sempre quella: una schiena che ne sorpassa un’altra. E un rumore impercettibile fu quello dei suoi occhi castani che si riempirono a mano a mano di lacrime amare.

 

Izumi si mise a ridere quando Joe lesto lo fece entrare nell’appartamento. E la sua risata echeggiò dentro di lei.

 

Lì su quella mattonella le sembrò che il mondo avesse incominciato a ruotare all’incontrario.

Non si era ancora mossa, quando Jyou Kido la raggiunse lì, all’inizio delle scale, e a pochi passi dall’appartamento B.

 

-Mimi…- la chiamò familiarmente dato che ormai aveva assistito a quella chiara scena tra lei e il suo amico.- Tutto bene? Non devi dare peso alle sue parole… è ubriaco… ed è stata colpa mia, avevamo fatto una scommessa, sai e… insomma non dargli retta…-

 

Jyou smise di parlare. Alcune gocce bagnarono la mattonella.

 

-Mimi..?-

 

-Cosa voleva dire?-

-Ah… Lui…-

 

La donna si voltò verso l’universitario, la porta dell’appartamento aperta. Le lacrime solerti che scendevano fino a raggiungere la mattonella di marmo. Gli occhi arrossati, luminosi; il viso in fiamme.

 

-…Lui…- sembrava un disco rotto, e schioccò le cinque dita della mano. -Lui…- l’uomo con gli occhiali, ingoiò due, tre volte.

 

-Lui.. mi ha detto che mi ama?- era un sussurro, lieve, esitante.

 

Jyou sbattè le ciglia da dietro agli occhiali. –Avevi dubbi? Tu… tutto questo tempo davvero non avei capito che ti amava?-

 

E il mondo non ruotò più, si fermò.

 

Provocandole una dolorosa fitta allo stomaco ed ora le sembrava di venir risucchiata da quella mattonella bianca, dove le gambe la sorreggevano solo per inerzia.

E il cuore lì, dentro di lei, pulsava irregolare e non poteva -non voleva- controllarlo… quel battito furioso. Ed un sorriso triste… particolare, anomalo su quel volto, spezzava in due le belle labbra vermiglie…

 

Le guance che bruciano assieme agli occhi castani…

 

-No. Io Non l’avevo capito.-

 

…e il mondo che riprende a girare.

 

 

 

Note dell’addetta ai lavori. O.o pensierosa

 

°-° è un capitolo lunghissimo quindi ringrazio i pochi eletti che saranno arrivati fino a qui. È il capitolo al quale sono più affezionata. Scrivere la scena koumimi è stata una gioia- anche se poi la faccio finire in tal modo- ma bando alle ciance!!

O ciancio alle bande?

 

Ah. I misteri della vita XD

 

Smartgirl: *.* Smart mia, grazie per quello che mi hai scritto o Yama e Take sono i due fratellini per eccellenza! Quanti cuori infrangeranno i due biondi o quanti cuori avranno infranto? -.- no sono partita mi rigiro tutto comunque tadha scena koumimi, inaspettata forse! Aspetto il tuo parere, bacione!

 

HikariKanna: The fantastic, ammore mio con due m per eccellenza, ne ma poi al fausto che dobbiamo punire per san valentino, novità? Oh ti voglio bene anche io!! Prossimamente il Take e l’Hikari in un cap solo per te! Bacioniii

 

Mijen: Ohohoh, mi stupisci. *.* Hai beccato i due personaggi del flash back! Voglio vedere se indovini chi sono questi all’inizio un po’ più difficile sono contorta né! Una mimato oh allora sono onorata che segui la mia storia, doppio grazie!!>.< tvb!

 

Kari89: la piccola! Piaciuta la zia? Questo è pesante Izuccio ubriaco, ma mi sa che rimane sempre lui hihi! Tvb un bacione e un grazie speciale!

 

DenaDena: Olè ecco qui il fulvo che poi fulvo non è dato che un rossiccio entrare in scena e cantarla di santa ragione a Mimi. Tesò sper davvero che ti piaccia come è uscito e spero che non vada troppo nell’Ooc!! ^_- un bacione tvbeneee

 

Talpina Pensierosa: Sao!! Piaciuto il cap? eh anche io sto davvero pensierosa sto periodo, o sarò in pensiero perché starò pensierosa? O.o mha. Cancella l’ultima frase, un bacione!

 

DarkSelene89Noemi: Capo! Spero che il capitolo ti piaccia ma non ti sforzare troppo a leggerlo!! È un ordine ^-^ anzi prenditela con calma che anche io sempre la testa per aria e non riesco mai ad aggiornarmi! Ti voglio bene!

 

Memi: oh mon Yamato. A te questo è dedicato. Oh la rima XD tex spero che lo apprezzerai, malgrado tu la ultima parte e anche la prima la sai già XD ma come farei senza la tua consulenza che mi risolleva nei momenti peggiori riportandomi verso il cielo a discapito anche

delle noci di cocco, dei voldemort e dei monsieur? Sei unica.

 

 

Bene e adesso tolgo le tende, grazie di cuore davvero a tutti spero di non deludervi mai.

 

Yours Sara

 

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Capitolo 12
*** .12 ***


“O yasumi nasai”

-Sono stato adottato.-

Kari abbassò lo sguardo, stringendogli la mano.

-E non so come spiegarti quello che provo… buffo dato che vorrei fare lo scrittore.-

Takeru la abbracciò su quella panchina nel parco.

Mischiando le loro sensazioni e i loro profumi.

-Sono così stanco.-

Lei sospirò prima di parlare, e l’unica cosa di cui aveva bisogno lui era di quella voce.

-Non so quello che si prova. L’unica cosa che so con certezza e che sei una persona speciale Takeru. E che sia il tuo passato incerto che il tuo presente hanno contribuito a rendere tale la tua persona.-

Lui la strinse, il cuore che batteva.

La luna che li illuminava serena in cielo.

-Le cose a volte capitano perché c’è sempre un motivo dietro.-

Lui sorrise. -Il motivo non riesco a vederlo, proprio.-

-Pensaci… forse dovevi conoscere me, no?-

-Sei davvero presuntuosa Yagami.-

Lei rise e lui bevve quella melodia.

Fu allora che quelle parole gli sbocciarono sorridenti sul volto.

-AiShiteru.-

“O yasumi nasai”

12.

-Io non suono per divertimento. Ho un motivo valido se faccio musica.-

Matt fermò la matita sullo spartito.

-Suono per…- E iori arrossisce posando la sua chitarra.- Suono perché è l’unica cosa che mi fa stare bene. Mio nonno è stato mio padre…. Mio padre è morto tanto tempo fa… ed io suono perché è davvero l’unica cosa che mi rende Iori. Iori Hida.-

Un leggero rossore gli colorò le gote. Riprese la sua chitarra, in imbarazzo. Ma quegli occhi azzurri non sembravano fargli pesare quella rivelazione.

-Io suono per ritrovare mio fratello.-

Al contrario Yamato Ishida capì di aver trovato una persona speciale.

Iori sbattè le palpebre e l’imbarazzo provato poco prima sparì del tutto.

-Tuo fratello?-

Yamato posò quella matita, il dolore che si affacciava ogni volta che parlava di quella storia. Della sua vita.

Come poteva scegliere dei verbi, delle parole che rendessero un’idea di quello che aveva dovuto affrontare?

Non ce n’erano.

I verbi, non valgono quanto i gesti. E non poteva evitare quel groppo in gola, ogni santissima volta che provava a parlare a qualcuno di quella storia.

-Già mio fratello Takeru.-

“Sono enooormi!!

Matt avvicinò il suo volto a quella vasca piena di pesci colorati. Sbattè le palpebre riportandole di nuovo sulla figura che aveva vicino. “Ti piacciono?”

Siii…Yama guarda quello quanto è grosso!”

Un dito paffuto si posò sull’acquario di casa. Un pesce rosso sgattaiolò via a quel gesto e una lieve risata sgorgò limpida dalle labbra del bambino.

Uhh…è corso via! Che peccato!”

Un lieve sorriso gli colorò il volto.

-mio fratello.-

Lo ripetè con un tono pieno di cura e per un attimo ebbe impressione Iori che la maschera che sembrava avvolgere quel tipo stesse per cedere.

Matt chiuse gli occhi tornando serio.

Sentiva ancora l’odore dell’ asfalto bruciato nelle narici.

Lo stridio dei freni, la striscia nera lasciata dalle gomme.

E se si concentrava… poteva ancora vedere, quel camion, sterzare violentemente contro di loro. Un camion bianco, ma –piccolo pensiero infantile- il conducente di bianco e di puro non aveva nulla. L’ultima cosa che ricorda è quel grande cartone con la pubblicità del latte farsi sempre più vicino, e quelle mani paffute che stringono forte, forte, il suo braccio.

Buffo. Un camion pieno di latte.

E poi nero e bruciore.

Bruciore dappertutto alle gambe, alle braccia, al volto.

Si toccò silenzioso una cicatrice dietro al collo. Un ricordo di quella sera di novembre.

Poi i suoi ricordi e le parole si fermavano lì.

E bastava averle vissute una volta quelle cose che davvero non c’era bisogno poi, di ricordarle più.

Faceva solo male ricordarle e inoltre avvolte ritornavano di notte quelle immagini. A torturalo, –forse alla fine erano una benedizione- a ricordarli che c’era qualcuno da qualche parte –quel Takeru- che lo aspettava si, da qualche parte.

“Se sei a New York, devo trovarti.”

Non aggiunse altro a Iori che continuava a scrutarlo. Un sopracciglio chiaro leggermente alzato, come in attesa o forse come a voler comprendere meglio, quegli occhi cerulei.

-Sei in attesa, come me, sei in attesa di qualcosa.- E non spiegò più niente per quella mattina, continuando a scrivere ad abbozzare parole su quello spartito.

**

-Che disordine!- Sora sbuffò alzando i giornali caduti dal comodino di Taichi Yagami. Ma il sospiro si tramutò presto in una risata, nel trovare nell’abatjour un calzino nero.

-Che scansafatiche!-

Sora fece per risistemare il letto, e scostando le coperte… trovò un giornale uno di quelli scandalistici e che la facevano rabbrividire tanto. Purtroppo per un’immane casualità la pagina era aperta e sui pettegolezzi d’oltreoceano…sulla bocca sparisce il solito sorriso e piano, piano la vita si frantuma in mille puzzle.

**

“Non l’hai mantenuta la promessa.”

“Alla fine, non l’hai mantenuta la promessa.

Mimi assisteva apparentemente inerte i tecnici che smontavano la scenografia.

Una scenografia semplice. Un fondale con un sole giallo che si alzava da una collina.

Ed era ancora lì quando la cucina, veniva smembrata del tutto. Pezzo dopo pezzo.

“Se non sono niente per te ti prego lasciami in pace.

Un uomo, la affiancò mentre lei continuava a restare lì a contemplare quello spettacolo.

-è triste, vero?-

“è la fine di un ciclo. È la fine di una storia. Se ne dovrebbe aprire un’altra adesso. Ma non riesco a pensare in positivo. Non ora.”

“Lui.. mi ha detto che mi ama?” un sussurro, esitante.

“Avevi dubbi? Tu… tutto questo tempo, davvero non avei capito che ti amava?”

Annuisce la Takikawa, silenziosa, assente.

–Ma dicono che quando si chiude una porta si apre un portone.-

“Chi l’ha inventata questa cazzata?”

Si arrabbia ma gli occhi castani si spalancarono. Lei aveva già un lavoro dove andare. E quel detto rispecchiava la sua realtà lavorativa.

-Ma…. Non l’ha mantenuta la promessa.-

-Cosa?!-

Lei scosse il capo, mossa tipicamente femminile e quello borbottò confuso.

Il rumore del trapano le rese impossibile altre forme di comunicazione e, un tecnico le chiese di spostarsi, perché doveva portare via quella collina verde.

**

-Te l’ho già detto mi sembra.-

Miyako sbadigliò.

-Ma ecco io… lei… si insomma…-

-Daisuke rassegnati! E insomma, la vuoi finire o no di piangere e perché… ti trovo sempre in casa mia? Alle ore più disparate del mattino, poi?? Sai che ore sono??- Lui fa per rispondere ma lei lo blocca, istantanea- Le nove, ed oggi che non avevo lezione, volevo approfittarne per studiare un po’…! Per dormire meglio dire…e invece che fai tu?? Bussi alla mia porta, alle nove, quando io non sono in grado di ragionare o di parlare decentemente.- Lui prova ancora a ribattere ma, il monologo Inoue è già avviato.- Alle nove! Quando ci sono ancora i resti dei miei capelli sparsi sul cuscino e quando ho in faccia i segni delle federe…..per non parlare del fatto che l’ex della mia migliore amica, sta osservando in questo momento il mio pigiama! Si e va bene, amo le pecore, hai qualche problema??-

Lui la guarda, sgrana un po’ gli occhi notando per la prima volta quelle pecore bianche imprese qua e là sul pigiama da notte della ragazza.

Fa per scuotere il capo…

-Perché se non ti piacciono le pecore, allora, non capisci niente della vita. Insomma, non danno fastidio a nessuno: le pecore, dico.-

Daisuke ingoia con fatica, e si morde il labbro per non farsi scappare neanche una sillaba. Resta immobile mentre l’ Inoue sembra essersi calmata quasi del tutto.

Il silenzio scende mentre lei versa il caffè nero in due tazzine.

-Yolei?-

Mugugna, sorprendendolo e involontario sul volto di Daisuke compare un sorriso.

-Posso…parlare?-

Lei non dà segno di voler rispondere. E Daisuke sospira, osservando quella schiena colorata e piena di pecore.

-La verità è che sono convinto che Kari non mi abbia scordato così.- Miyako pare voltarsi. Inarca un sopracciglio pericolosamente.

-E la riconquisterò… se sono venuto oggi…è per chiederti un’altra cosa…-

Miyako sorseggia la sua tazzina. Aveva appena fatto forza su se stessa per non scoppiare a ridere e adesso punta i suoi occhi sul ragazzo che sorride, amabilmente.

-Vorresti avere un coinquilino??-

**

Piove.

Il ritmo è regolare ed impercettibile.

E piove su tutta la città di New York.

Mimi non può far altro che osservare quel cielo, da dietro alla finestra del suo appartamento.

La segreteria lampeggia ma, non le importa poi molto. Un messaggio, forse due in memoria da ascoltare. Ma tanto quello non le cambierà di certo la vita.

Sbuffa intanto che i grattacieli si colorano di grigio, inghiottiti poi dal nero della sera che si abbatte impietosa. Senza aspettare le madri che tornano a casa dai figli o le persone sprovviste di ombrello.

“Non l’ha mantenuta la promessa.”

Mugugna e scuote il capo prima lentamente poi più velocemente, freneticamente.

-Non l’hai mantenuta la promessa Koushiro!-

Ferma la sua testa mentre le lacrime scendono copiose. Ma Mimi non è un tipo da lacrime e se le asciuga subito, silenziosa.

Si alza, mentre continua a piovere sulla città di New York.

Sorride. I suoi occhi catturano una fotografia sul davanzale.

Decisa prende un oggetto dall’armadio, mentre fuori continua a piovere, stavolta le gocce sono più fitte e lavano completamente il vetro del suo palazzo.

Sorride, mentre arruffa tutte le sue cose… quella smorfia congelata sul volto. La segreteria che continua a lampeggiare.

Decide di schiacciare il bottone, afferrando le chiavi di casa.

“Mimi, tesoro che diamine ti è successo perché non ti sei presentata a lavoro oggi?? Perché hai il cellulare staccato? Ragazzina, richiamami subito. Baci. Micheal”

Mimi ridacchia, chiudendo la porta di casa, facendo sprofondare nel buio quell’appartamento… facendo riecheggiare giù per la scala i suoi passi affrettati. Mentre quella segreteria passa al secondo messaggio.

“Mimi… dobbiamo parlare…. Ecco… sai che non sono bravo con queste cose con le parole… ma ho bisogno di vederti..Mimi. Dimmi quando posso passare… da te…. Koushiro.”

E intanto continuava a piovere sulla città di New York.

**

-Ma non se ne parla neppure!-

-Eddaiii sono anche utile, quando devi tornare a casa da sola e la strada e buia, starai sicura perché ci sono io a proteggerti!-

-Guarda che ho fatto un corso di autodifesa, io!!-

-Oppure, quando le buste della spesa, saranno troppo pensanti le porterò io!!-

-Mangio poco, io!-

-Ehm… si vede.- Occhiata fulminante, anche da dietro le spesse vetri delle lenti.

-Cioè si! Sembri una top-model…ma non è questo il punto! Ti prego me ne starò buono, buono, questo è lo studiolo vero? Potrei portare il mio materasso e starò zitto e muto in un angolo…o posso dormire anche sul divano… e insomma sarò invisibile, giuroo!!-

Yolei borbotta. Daisuke si ferma piegandosi verso di lei gli occhi sbarrati da cucciolo.

-Uff… dato che ho un’anima molto caritatevole e buona… va bene.-

***

Angolino of sae

Mentre vi scrivo, purtroppo siamo spiacenti di comunicarvi che Gai-sensei e Rock Lee sono al momento irraggiungibili, rispediti a Konoha da un Sasuke molto incacchiato -.- per chi non lo sapesse lui è il mio caro maritozzo XDXD

Oh non fateci caso pazzie Narutiane che ogni tanto si mischiano e si confondo con i Digimon. XD volevo iniziare in modo diverso ed ecco un avviso senza capo ne coda.

AllorDunque XD qui succede un bel casotto. Piove a New York e Daisuke trova finalmente una casa, mentre Mimi appunto la lascia!

Matt ha rimembrato qualcosa giusto per non stare sempre con la testa sopra lo spartito e quel tenero di Iori finalmente parla anche lui… e Sora oh bhe..

Next -> vedremo quel bel Taichi all’azione. Ah l’episodio futuristico di oggi è per HikariKanna, del bel sano Takari anche se breve XD

Quello invece dell’altra volta vi ha lasciato le idee confuse eh?? ^^

Si sono decisamente cattiva u.U

Grazie di cuore per il vostro affetto e sostegno, spero che continuerete a seguirmi !!

Mijen: Ciao tesò! XDXD sono davvero felicissima che quella frase ti sia rimasta dentro, ohh come sono felice l’ho scritta con il cuore quella scena tra Mimi e Izumi e sapere che ti ho lasciato qualcosa dentro davvero mi riempie di gioia!! XD i’m sorry ma il flash back della scorsa volta non erano Takeru e Yamato ^_- dai riprova e sarai più fortunata comunque no, si capirà con il corso dei capitoli almeno credo o.o tvb! Ecco il capitolo tutto per te!! Un bacio grande!

DarkSelene89Noemi: ciao tesoro! ^//^ davvero ti è piaciuto il cianciare sul semaforo? Oh sono felice! Le peripezie koumimi ahimè credo siano appena incominciate e uhm mi pare di capire che ci tieni a una kenyako eh? Ho paura di deluderti, da questo capitolo dovresti già aver capito il perché ^-^! Ehm per quanto riguarda l’anticipazione dell’altra volta, no non erano i due fratellini –mi sembra di fare il programma dei soliti ignoti *.*- un bacione Dark! Tvtrb!

Smartgirl: hihi adesso che si è svegliata dalla tomba!! Hihi rido come le sceme. Ma in effetti Mimi ce ne ha messo di tempo per aprire gli occhi! Ahimè lo spero anche io -.- si sono la solita, comunque qui c’è del sano Takari *.* loro due sono troppo belli per non stare insieme lo dico sempre io… Kari è troppo Hikari e ha bisogno di Take, si incastrano come pezzi di un puzzle. Si sono partita ma si capiva già dall’avviso che apriva l’angolino XDXD un bacio tesoro, spero che anche questo cap ti piaccia, ci conto eh, fammi sapere!!

HikariKanna: *__* Ciao tesora! ^^ olà ho aperto con una sostanziale scena Takari, un bel ti amo per incominciare! Quei due sono i due angioletti di questa fic che a te deve il titolo!! Anche perché se non ci fossi tu il Giapponese non lo capirei proprio! Quindi Arigatou ancora e ancora e soprattutto per il sostegno! ^.^ ciao tesoro mio tvbenee!!

DenaDena: ^^ ciao dena!! Hihi dai sono sicura che indovini le persone dell’introduzione dell’altra volta se rileggi quel pezzo –chi te lo fa fare, detto tra noi- comunque eccomi qui con un po’ di takari e la solita confusionaria Mimi che prende e se ne va! Benedetta ragazza ho anche provato a fermarla, ma niente! ^^ ti voglio bene un bacione!!

Talpina Pensierosa: ciaoo!! Hihi ti è piaciuta la parte koumimi?? Ehi fammi sapere mi raccomando il tuo parere è importante! Un bacione ah secondo te chi sono le persone del precedete intro? Vediamo se indovini! –sae che viene strozzata molto amabilmente- un beso!

Kari89: *.* salve tesoro! ^^ Izumi ubriaco eh, una scena inedita, ne fa di cavolate il ragazzo, ah cosa ci nasconde mai! Ehm per la parte takari mi sa che avevo bevuto anche io, colpa di Izumi e Joe -.-‘ c’è solo una piccola introduzione XD perdonami mi rifarò con il prossimo capitolo! Tvtb!

Memi: Sasu ha detto a Gaara di accendere il cellulare, che gli deve parlare °.°’’ si parlare ha proprio bofonchiato così. Amooo passando a noi XD l’avviso ti ha fatto sorridere? Te adoro e grazie, grazie e grazie per la recensione dello scorso capitolo *___* sai cosa provo per i tuoi pareri e per i tuoi commenti! Qui Miyako ha firmato la sua condanna! Un Daisuke in casa, chissà cosa potrebbe mai accadere! My best spero ti piaccia il capitolo, tadb!

Un bacione a tutti

yours

sae

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Capitolo 13
*** .13 ***


“O yasumi nasai”

-Ho tante di quelle domande da fargli… che non saprei nemmeno da dove incominciare.-

Taichi mugugnò qualcosa, aveva ordinato un’altra porzione di quella roba e quindi al momento era impossibilitato nel rispondere.

-Chissà se mi assomiglia almeno un po’.-

Ingoiò. -Speriamo di no!- rise…

-La finisci? È colpa tua se sono qui.-

-Se, intanto grazie a me non saresti qui a porti certi quesiti.-

-Guarda che non è facile. Non sono pronto e se credi che prima ti abbia ringraziato..-

-Guarda che siamo pari. Né Più né meno.-

-Bene.-

Un momento di silenzio, solo il rumore dell’aereo. Un paio di posti illuminati mentre i passeggeri cercando di dormire…

-Ti immagini se dovessimo sprofondare in mare?!-

Il biondo fa gli scongiuri molto elegantemente e lo fulmina. –Ma che cavolo dici?!-

Il castano sbuffa. –Perché non mi fai mai finire i discorsi? Guarda che a volte io do un senso logico alle frasi!!-

-Si come no.-

-Insomma dunque se dovessimo sprofondare in mare… cosa gli diresti?-

“O yasumi nasai”

13.

-Sto bene.-

Sora sbuffa intanto che gli occhi di Taichi si fanno più grandi posandosi su di lei, di nuovo, per l’ennesima volta nel corso della giornata.

-Sto bene ti dico.-

Il castano scende le sue iridi inquadrando il suo ventre. Lei non gli nega un piccolo sorriso, oscurandosi subito dopo.

-Stiamo bene…-

Tai rialza gli occhi, preoccupato.

-Mi ha dato solo fastidio il fatto che io l’abbia scoperto così, senza venirlo a sapere direttamente da te. Mi ha dato fastidio, ecco.-

Taichi Yagami sospira.

-Mi dispiace hai ragione.-

Sora gli aggiusta la cravatta. Sorridendo sinceramente stavolta. –Non mentirmi mai più.- glielo sussurra e Taichi annuisce, sentendo un groppo alla gola.

-Adesso devi andare si o no, all’aeroporto!?-

-Mi accompagna Hika con la macchina. Tra poco. Tu devi andare a lavorare adesso vero? Sta attenta mi raccomando.-

Sora annuisce, i capelli chiari che si appoggiando sul suo volto coprendole gli occhi.

-Stai attento tu piuttosto. Il tuo capo ti ha preso proprio in simpatia se ti ha fidato un incarico importante.-

-Ahhi quel vecchiaccio fa viaggiare me, perché lui è un pigro incredibile.-

Sora ridacchia. -Andiamo che ti piace viaggiare.-

Taichi le ferma la mano di lei sulla sua cravatta. –Sora sai che sto andando a New York?-

La Takenouci lo guarda. Serena. –Lo so.-

Abbassa gli occhi e il castano si sente morire.

–Torna presto.-

**

-Non fare troppi guai, laggiù.-

Taichi sghignazzò, divertito. –Piuttosto tu bada sia a te stessa che a Sora, chiaro?!-

Le scompigliò la testa fraternamente. Hikari chiuse gli occhi respirando il profumo del suo fratellone avvolto in quel cappotto nero.

-Quando torni?-

-Tra tre giorni. Non morite di depressione nel frattempo anche se, senza di me capisco che è molto arduo mantenere il sorriso!-

Kari fece scoccare la lingua e per la prima volta Taichi lasciandola, la guardò con occhi diversi.

La sua figura esile, alta, quel fular bianco a tenerle calda la gola, quel cappotto semplice ma che le donava in una maniera incredibile…

-Sei diversa.-

Lo sussurrò nel modo più naturale del mondo con quell’espressione a metà tra il preoccupato e l’orgoglio. La piccola Yagami si ritrovò ad avvampare, si guardò la punta dei suoi stivali rifugiandosi poi di nuovo tra le braccia del fratello.

-Ah… sei il mio orgoglio.- Lui ridacchiò ammettendo quella semplice verità e Kari che era un tipo piuttosto emotivo dovette combattere per non far cadere le lacrime.

-Torna presto.- gli disse soltanto spostando i suoi occhi nocciola altrove per non far trasparire la sua emozione.

-Va bene.- Taichi afferrò la sua valigia battendosi poi una mano sulla pancia.-Accidenti ho già una fame e su quella specie di aereo servono solo insalate di carta. Bleah! Per non parlare del the alla pesca che sa di pesca!-

Kari scosse il capo, ridendo allegramente. Poi la sua voce diventò seria e Taichi non potè non sfuggire a quel richiamo visivo.

-Promettimi che non parlerai con Yamato.-

Il castano trovò all’improvviso molto stretto il nodo della sua cravatta. Andò meccanicamente in cerca d’aria, aprendo la bocca e facendo intravedere la dentatura bianca.

-Non lo cercherò… almeno chè, il signorino non comparirà per un caso fortuito proprio davanti alla mia strada.-

-Tai!-

Lui sospirò vagamente abbattuto. –E che… non posso promettertelo Hikari.-

La castana sussultò a quella frase e una morsa le bloccò il cuore… capendo lo stato d’animo del fratello. -Almeno non dirgli del bambino.- fu l’unica cosa che Taichi percepì e con una serietà mai vista prima su di lui, annuì tristemente.

-Eppure le cose potrebbero cambiare… se…-

Kari scosse la testa freneticamente.- è una decisione che aspetta a Sora. È lei la madre del bambino.-

-Si ma lui è il padre.- Il Yagami maggiore ribadì quel concetto come un bambino dispettoso.

-Sta di fatto, che non devi intrometterti in questa storia.-

Taichi soffiò decidendosi a capitolare con un lieve inchino del capo. –Ho capito…-

Kari allora gli regalò un sorriso sereno, anche se triste.- Lo so, che non è facile… ma non puoi costringerlo a tornare in questo modo. Ne abbiamo parlato più volte io e Sora e lei non vuole che lui, rinunci alla sua carriera, al suo mondo.-

Il castano alzò gli occhi verso il gate d’imbarco. Sorrise. –Già Sora è una maledettissima altruista.-

Kari lo vide salutare mentre, si imbarcava sparendo, inghiottito in una miriade di persone.

**

Sora borbottò qualcosa di incomprensibile stringendo di più quella valigetta nera che giaceva sulle sue gambe. Il Taxi si fermò proprio davanti all’aeroporto, e l’autista le fece un sorriso di circostanza mentre lei, si ritrovava dopo aver pagato a farsi largo, tra le tante persone che uscivano ed entravano in quel airport.

-Perché tanta gente parte?!- non potè fare a meno di gridarlo intanto che le sue iridi cercavano inutilmente una figura famigliare tra la folla.

-Dovrei dire… perché quell’uomo ha sempre la testa tra le nuvole!-

Involontario le scappò un lieve risolino dalle labbra vermiglie mentre, continuando a camminare intravide la figura di Hikari ritta vicino alle scale mobili.

-Kari!!-

La minore dei Yagami si voltò e capì subito che la presenza di Sora in quel posto, era determinata dall’oggetto scuro che la donna aveva in mano.

-Avrà sempre la testa tra le nuvole!- sussurrò allora la giovane, prima di incominciare a correre verso gli imbarchi.

Sora ridacchiò lasciandosi cadere su un sedile blu della struttura.

Si guardò intorno… non entrava da parecchio tempo in un aeroporto…

Ingoiò amaramente e con fatica.

Quel luogo però non rappresentava un inizio o una fine.

Sorrise, meglio così.

La loro ultima volta non c’entrava niente con quel posto. Si erano lasciati già con una semplice frase, forse ancor prima, di incominciare davvero.

Era la frase con la quale si lasciavano ogni volta che stando insieme, il giorno diventava sera.

“O yasumi nasai.”

Buonanotte.

Mentre pioveva, l’ultima volta si erano salutati così. Mentre tra una frase e l’altra si intrometteva quella pioggia intermittente. Intanto che sopra di loro quel cielo nero avvolgeva tutta la città di Tokyo.

Ricorda di essere entrata il giorno dopo completamente senza fiato, in quel luogo.

Avrebbe davvero voluto fermarlo in quell’istante, ma era troppo tardi… lui era già partito.

All’epoca. Lo interpretò come un segno del Destino.

Era dettato dal Destino, che lui sparisse dalla sua vita in quel giorno d’ottobre.

Eppure quel pensiero ora, era lo stesso che inevitabilmente la portava a riflettere sulla vita che invece, cresceva di giorno in giorno dentro di lei.

Era stata preventivata dal destino anche quella creatura?

No, forse lei non credeva davvero nel destino.

Forse, viveva nella ottimistica convinzione di poter cambiare la sua vita se veramente lo desiderava.

O chissà prendendosi la testa tra le mani, Sora sorrise, pensando al Caso.

Già Takenouci Sora credeva nel Caso.

Era di gran lunga più rassicurante il Caso. Rispetto al destino.

E Sora allora guardò pigramente la donna che stancamente si sedeva vicino a lei, lottando con una valigia marrone.

Capelli lunghi, castani. Lievemente ondulati, fermati da piccoli fermagli a forma di stella.

Occhi grandi, nocciola, labbra carnose e sorriso intenso.

Dove aveva già vista quella figura??

I loro occhi si incontrarono e Sora sussultò, quando, quest’ultima sospirò indicandole la sua valigia marrone.

-È pesantissima!-

Una donna dal sorriso intenso. Che ora, proprio in quell’istante, le stava parlando nel modo più semplice del mondo.

-Non so perché, non ci ho messo neanche tanta roba dentro!!-

Fece perdere la sua mano destra tra quei boccoli castani. Continuava a parlarle, come se la conoscesse da una vita.

-In fondo mi sa che è una capacità innata delle donne; quella di riempire anche solo una valigia e di renderla pesante quanto un quintale e di farci entrare dentro più roba possibile!-

Le porse la mano, arrossendo leggermente.

Sora guardò quelle dita sottili, che non erano decorate da nessun anello. Mentre un giornale colorato si faceva strada nella sua mente.

-Comunque io sono Mimi Takikawa, piacere!-

No, forse Sora Takenouci non doveva nemmeno credere nel Caso…. Per non impazzire del tutto.

**

Era seduta lì di fronte a un panino. Leggermente imbarazzata nel contenere quella fame, che oramai la tormentava da parecchi mesi. Le tornò in mente Taichi quando ogni mattina la svegliava portandole tre cornetti: doveva mangiare per due, ogni giorno.

-Uff… ma scusami ti avrò annoiata Sora…-

La ramata alzò il capo. Sorrise a Mimi Takikawa.

Attrice e conduttrice americana nonché cuoca di grande valore.

-No.. figurati…-

-Lo sai sono una donna in carriera… fidanzata con un biondo- Sora chiuse gli occhi, il cuore battè a mille.- tale Micheal, sai fa l’attore anche lui…ma…-

Sora lasciò che un lieve sospiro le scappasse dalla bocca.

-Ma?-

-Ma non sono felice.-

Mimi continuò a sorriderle. –E questa frase una volta, me la disse un mio caro amico. Era giapponese anche lui.-

La mano di Sora tremò e la verità lasciò le sue labbra, senza remore, senza vergogna… sigillando con una sconosciuta, anzi con una semisconosciuta un’amicizia… o incrociando la sua vita con un’altra in un modo del tutto casuale.

**

-Andiamo Mimi, apri la porta. So che sei lì dentro.-

Micheal sospirò bussando di nuovo alla porta n123. Si passò una mano fra i capelli biondi, perfettamente lucidati.

-Senti, non so che diamine ti ho fatto ragazzina… ma ti aspetto domani sul set. Altrimenti perderai il lavoro che meriti, che ti ho regalato. Chiaro? Ora devo andare ho un appuntamento tra mezz’ora…- Il biondo fece una smorfia di disappunto appoggiando la sua mano aperta sull’uscio di quella porta.

-Vabbhe… allora… vado…-

Entrando nell’ascensore sorrise cortesemente nel vedere una bella ragazza. -Ciao io sono Micheal e tu?- e mentre quella le rispondeva intravide una figura fradicia che veniva dalle scale. Un lampo dai capelli rossi… intanto che le porte dell’ascensore si chiudevano.

Eccomi capitolo interamente dedicato alla mia amica DarkSelene89, Buon compleanno cara!!! Spero che il capitolo ti piaccia ^_- Ancora mille auguriiiiii!!!

Ringrazio anche DenaDena, ti sei fatta un idea dei due individui al semaforo XD?

Mijen Hai fatto bingo Mimi respira aria giapponese ora…ma ora ha incontrato una persona inaspettata XD cara grazie sempre per il supporto!

Talpina Pensierosa aspetta loro chi O.O mi sono leggermente persa argh! Non far caso i miei scleri sono troppi e tanti! Un bacio cara!

Kari89: Sempre così gentile con me Y.Y sei tu splendida! Tesoro ancora un grazie!

HikariKanna: ecco il capitolo, ehy tesò nu bacio forte forte e grazie a te di tutto a te!

Miii la mia Tex, mi fai morire con la tua recensione mi sto sganasciando dalle risate ! tex ari tex t’aggianu paio e cose! Un bacio

Scusatemi sono davvero in ritardo e per di più usufruisco di una connessione provvisoria quindi perdonatemi davvero se ho ringraziato tutti così! Prometto di farmi perdonare U.U sae che giura con una penna in mano (perché? Bho!) XDXD un bacione enorme e ancora auguri all’inventrice del dayako, alla nostra Dark Selene!!!

Yours

Sae (scappa)

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