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Da quel
balcone si vedeva tutta la città di New York.
Si
potevano ammirare o detestare in silenzio: le sue luci intermittenti, i clacson
delle macchine che si rincorrevano nel traffico, le voci degli abitanti che si
mischiavano confondendosi le une con l’altre… e la musica, che si alzava prepotente
da una vetrina chissà dove….
E da lì, si
poteva controllare sempre in un solo batter di ciglia, tutto quell’inferno nero
o apprezzare con un sorriso, quei pochi angeli che sembravano viverci dentro.
Si accese
la sigaretta con gesti lenti e un attimo dopo, la luce rossa brillò
nell’oscurità della notte. L’odore del fumo si alzò, prima di sparire
trasportato dal vento della sera.
Lontani
ma vicini, degli occhi marroni guardavano il disfarsi di quella nuvola grigia e
poi pigri scendevano a inquadrare quelle labbra troppo pallide e dalla quale
usciva quel vapore.
Da quando,
lui avesse incominciato a fumare, questo non se lo ricordava. Meglio dire che, non
poteva saperlo dato che in fondo parecchie cose erano cambiate rispetto a
qualche anno fa.
L’odore
della nicotina gli solleticò il naso e svogliato girò di scatto la fronte, rivolgendo
le sue iridi scure quasi nere per l’assenza di luce, allo spettacolo che dava
quel balcone.
Avrebbe
dovuto iniziare per primo il discorso, questo lo sapeva. Non si aspettava di
certo, che lui rompesse quei rumori che costituivano la grande mela, di notte.
Non se lo
immaginava, eppure, molte cose erano cambiate da allora avrebbe dovuto conoscere
e mettere in conto, anche quello.
-Perché
sei qui?-
Assottigliò
gli occhi.
Quella
domanda bastò per indebolire la sua mente, già atrofizzata dal lungo viaggio in
taxi che aveva affrontato e inoltre… quelle parole avevano un doppio
significato e lui era davvero troppo stanco, per decifrare il tutto.
-Perché
il passato ti insegue sempre.-
Caspita,
non aveva voglia di fare il filosofo… eppure le labbra si erano mosse da sole.
Sorrise impercettibilmente e per questo non osservò quelle iridi taglienti
andare a cercare la sua figura, per fulminarlo.
-Il
passato non né ha facce, né nomi. Il passato è come una nuvola di fumo, è come
la mia sigaretta.- Parlò lentamente l’altro, come a voler raggruppare i
pensieri che gli vorticavano in quella sera oscura.- Prima o poi la fiamma che
divora il tabacco, si spegne e ti accorgi che è stato proprio il passato per
primo a voler chiudere con te. E da questo capisco, che mi stai prendendo per
il culo, Taichi Yagami.-
Buttò la
sigaretta per terra, senza tanti indugi, quando ancora la stecca poteva
riservare altre boccate mortali di nicotina.
Il moro
non rispose subito, ma riportò di nuovo i suoi occhi scuri sul fumatore.
-Eppure a
me basta dirti un nome, per farti capire, che il passato non ha chiuso con te e
che tu, non hai chiuso con il passato.-
-Un
nome?- Lo schernì l’altro mostrando il suo volto per intero e non il profilo,
come aveva fatto fino ad allora.
-Già.-
Taichi
abbassò gli occhi che si andarono a perdere in un punto impreciso di quella
città.
-Sora.-
In quegli
occhi azzurri un barlume di speranza, sfavillò. Il sorriso che poco prima
serpeggiava sulle sue labbra, si dissolse come neve al sole.
-È la
storia più vecchia del mondo.-
Taichi
non si scompose per quel muto cambiamento sul volto dell’Ishida. Stavolta
toccava a lui sorridere continuando a parlare.
-L’amico
che si innamora dell’unica persona al mondo, della quale proprio non si doveva
innamorare.-
Matt
sbuffò, lasciando che la luce del soggiorno giocasse con i riflessi dei suoi
capelli.
-Ma lei è
innamorata dell’altro, quello bello, quello famoso, quello stronzo.-
Il biondo
sorrise, ridandogli di nuovo il profilo da guardare: inutile per cogliere le
varie sfumature che passavano inattese in quegli occhi color ghiaccio.
-Che poi
come è che siamo diventati amici, io e te?-
Taichi
respirò forte prima di rispondersi da solo. E come altre volte, l’unica
risposta plausibile che trovò era quella di un sonoro ma rassicurante: -Bho.- senza
capo né coda.
-Se non
sbaglio però, ora sta con te, no?-
Taichi
chiuse una mano a pugno e con l’altra si tenne alla ringhiera in ferro. -Non
sempre quello che una persona fa, rispecchia quello che desidera veramente.-
Yamato
sbuffò di nuovo, cercando nella sua tasca il pacchetto di sigarette rosso.
-Sciocchezze.-
Liquidò perentorio come se si trattassero di baggianate, mentre quella amico
mio era la vita e la pura e semplice verità.
-Lei
vuole te.-
Tre
parole che significavano un nuovo respiro, un nuovo battito, una nuova storia.
Punto e
daccapo. Ecco il significato di quelle tre parole.
-Non dire
str****te. Io non ci torno a Tokyo!! Troppo tardi.-
-Certo
ora vieni a dirmi, che preferisci marcire in questa stupida città!-
Yamato si
voltò furioso. –Chi ti credi di essere per dare lezioni a me, Taichi
Yagami?-
-Ero il
tuo migliore amico a Tokyo! Sono io che ti ho accolto in casa mia senza
chiederti nulla, lasciando che tu suonassi il mio stupido pianoforte…! Sono io,
- Si battè una mano sul petto.- che come un emerito stolto, ti ho presentato a
quella creatura meravigliosa!! E sono sempre stato io a spingerti, per comporre
quel cd, che odio, ma che non posso fare a meno di ascoltare 24 ore al giorno!
Ed io che odio la musica classica!-
Lo sfogo
così improvviso gli fece girare la testa e Tai si ritrovò a boccheggiare mente,
Yamato gli dava sonoramente le spalle.
-Sto con
un'altra qui.-
Il moro
rimase in silenzio, costernato.
-Cosa?-
Matt
entrò a passi lenti nella sala del suo appartamento lì, a New York.
Si accese
un’altra sigaretta come per non pensare.
-È qui,
che devo ricominciare a cercare mio fratello Takeru. Non vuoi proprio capirlo,
che solo diventando famoso lo posso ritrovare? Non me ne importa niente del
resto. Io non ci torno a Tokyo. E non mi importa niente di quello che stai
cercando di dirmi. Dovessi anche bruciarmi le dita su quel maledetto
pianoforte, a furia di suonare, io non ci torno a Tokyo. Perché si deve
scegliere, alla fine. Mettiti il cuore in pace Tai, dovresti essere contento.
Lei ha scelto te, io ho scelto l’altra, tu sei l’unico che ancora non si
rassegna o che fa ancora finta di non voler scegliere. Mettitelo bene in testa,
in quella zucca vuota che ti ritrovi, che io da qui: non me ne vado; che oramai
abbiamo tutti e tre fatto delle scelte. Che tutti e tre in un modo o nell’altro,
oramai, stiamo vivendo.-
Taichi
entrò nella casa, sconvolto e silente per quel monologo. Matt aveva da sempre
la capacità di lasciato senza fiato in corpo.
-Bravo.- Gli
disse dopo una lunga pausa. E Yamato si sedè solo allora, come se aspettasse
quella sua entrata, per prendere posto davanti al suo strumento, come nei migliori film di
serie c.
-Bravo,
non c’è che dire. Ammuffisci, lì con il tuo piano, tra le braccia di un’altra
donna. Menti a me, a lei e a te stesso, ubriacati di gloria… convinciti che
devi restare qui per scopi onorevoli.- Lo guardò sornione. -Ti auguro di essere
felice senza amore, Ishida Yamato.-
La mano
del concertista si mosse leggera sui tasti bianchi e neri. Un mi-fa-sol risuonò
nell’aria, stonando con le parole aspre che erano appena rimbalzate tra quei
muri bianchi.
Il moro
si mosse veloce, intontito da quelle poche note che invece suonarono come una
condanna nel suo cuore. Andò a posare la sua mano sulla maniglia di quella
porta blindata, aprendo l’uscio.
-Taichi.-
La voce
del biondo gli arrivò in pieno, come il vento freddo di quella maledetta città.
Rimase in silenzio, immobile ma fragile come una statua di cera.
-Ti, ha
mandato lei qui?-
Il
castano girò la sua fronte alta verso l’amico. Sorrise, amaro e deciso.
-No, lei
non sa che sono qui.-
Quello
bastò per far ricadere inermi le dita del pianista sulla tastiera.
I rumori
della strada impregnarono di nuovo quelle pareti.
E Matt si
prese il viso tra le mani, il respiro scioccamente tremava… e gli occhi
balenavano confusi da una parte all’altra di quella stanza di lusso.
La
donna squittì leggermente facendo leggere un po’ della sua immaturità in quel
tono della voce. -Tesoro… secondo te…! Meglio il vestito blu o quello rosso?-
Degli
occhi azzurri per tutta risposta, osservavano assorti gli spartiti neri e
bianchi che invece lo circondavano.-Blu…- Bofonchiò senza prestarle davvero la
retta che voleva.
-Uhm!-
La castana sorrise raggiante stringendosi il vestito al corpo, avvolta in un tenero
accappatoio bianco. –Ma tu… devi ancora finire di vestirti! Cosa stai
facendo, ancora?-
Il
biondo sbuffò scocciato.
-Mimi,
sto ripassando gli spartiti… dovrei pensare prima di tutto al mio concerto che
al vestito da indossare! Non trovi?- La rimproverò ma Mimi non era più davanti
a lui.
Una
voce ovatta gli giunse quindi dalla camera da letto. –Amore! Sta sul
letto, te l’ ho scelto io!- Sbuffò di nuovo, alzandosi dal divano e versandosi
un bicchiere d’acqua fresco.
Chiuse
gli occhi mentre metteva fine alla sua secchezza. L’ acqua andava a
rinfrescargli la gola… e a confondergli la mente…
**
Taichi
si prese il volto tra le mani. Non amava l’aereo, lo trovava un aggeggio troppo
rumoroso e troppo avventato per volare sopra le nuvole.
La
verità è che non amava tornare a casa da sconfitto.
Vicino
a lui non c’era la persona che avrebbe rivoluto riportare a casa.
Ancora
le parole dell’amico gli rimbombavano in testa.
Gli
sembrava tutto così assurdo… un tempo erano inseparabili e inoltre il legame
che li teneva ancora più saldi era proprio delimitato da lei, dalla dolce Sora.
Sì,
lei non lo sapeva o forse al contrario era a conoscenza del fatto che aveva in
mano il filo rosso del destino e che intrecciava le vite dell’uno con quelle
dell’altro.
Ma
qualcosa doveva essersi rotto o allentato… ed era difficile risanare tutto,
ora.
“Sora
avresti dovuto farli meglio i nodi.”
Si
limitò a sorridere mentre un uomo russava sonoramente vicino a lui, invadendo
il suo spazio.
Taichi
sapeva che però la faccenda era ancora più complicata del previsto, strinse i
pugni mentre il volare di sera gli trasmetteva un brivido di adrenalina nel
cuore già ferito e insanabile.
Intanto
l’uomo massiccio si poggiava sulla sua spalla, continuando a dormire. Ma Tai
Yagami non pareva farci molto caso.
Avrebbe
dovuto aspettarselo da Matt… quell’emerito pianista che era troppo orgoglioso per ammettere che
lei non l’aveva lasciato per lui, ma per la fama… perché sperava che questa
l’avesse reso finalmente felice come si meritava. In un modo o nell’altro,
aveva anteposto il suo bene dimenticando perfino il dolore che le provocava non
averlo accanto.
Intanto
il respiro rumoroso del passeggero lo fece sorridere, malgrado tutto. Cercando
di non svegliarlo, pensò al viso che avrebbe trovato al suo ritorno....
**
-Oh…
dovevi vederlo Koushi è stato meraviglioso!!-
Izumi
sbuffò sonoramente prima di rimettersi davanti alla sua telecamera.
La
castana fece finta di avere un piano di fronte e suonò qualche nota
all’aria.-Credo che sia quello giusto per me.-
Il
rosso sorrise mentre, i colleghi accendevano le varie luci del set, illuminando
una cucina funzionante e con tutti gli accessori possibili e inimmaginabili.
-Sì,
è quello famoso e stolto che ti serviva.-
Sussurrò
mentre i suoi occhi neri catturavano l’immagine di Mimi dentro all’obbiettivo,
che cantava felice.
-Cosa
hai detto Shiro-kun?-
Izumi
sospirò non cercando le sue iridi che si andarono a riflettere nel vetro
anonimo della telecamera. -Nulla. Sono felice per te.- biascicò mentre il suo
sguardo si faceva più serio inquadrando il bel sorriso della Takikawa.
-Lo
credo sei il mio migliore amico!- Squittì lei prendendo qualche pentola e
sorridendo alla ragazza del trucco che finiva di aggiustarle le guance rosee.
Izumi
strinse l’obbiettivo mentre da dietro una voce dietro di lui, quella del regista,
usciva inaspettata.
-Oggi
cucinerai del pasticcio, Mimi. Ma mi raccomando, non mandarmi a fuoco il set.-
La
castana fece una smorfia inquadrata da Koushiro che si ritrovò a sospirare.
L’aveva
conosciuta un giorno lontano nel tempo quella donna. Erano vicini di casa e lui
si era appena trasferito dal Giappone. Non si aspettava di fare subito amicizia,
anche perché lui era un tipo molto riservato e timido; ma con sua grande
sorpresa appena arrivato all’età di quindici anni, conobbe quel tornado castano
e che gli sconvolse e colorò in un solo nano secondo la vita.
Inutile
dire che se ne era innamorato a prima vista.
Lei
era così bella ed elegante, così dolce ma anche una cocciuta testarda e gli
aveva rubato il cuore, con un batter di ciglia. Prima di conoscerla Izumi
poteva affermare ciecamente di vivere in bianco e nero come una pellicola che
aveva preso troppa luce…
Ricorda
ancora, quando nel parco della grande mela, lei gli aveva rivelato il suo
grande sogno.
“Voglio
diventare una cuoca provetta, voglio andare in televisione e diventare famosa
come chef!! Ti sembra ridicolo?!”
Gli
sembrava ancora di sentirla quella voce allegra e spensierata di una bambina
che credeva nei suoi sogni e negli altri. “No.”
“Bene,
perché tu Koushiro mi dovrai filmare, ami le telecamere no?! Quindi resterai
sempre con me, vero?! Vero, che mi filmerai?”
Izumi
strinse la telecamera mentre si accendeva sul suo schermo il pallino rosso
della registrazione.
Inquadrò
Mimi con un grosso cappello da cucina in testa e che sorridendo dava il benvenuto
e annunciava quello che stava per cucinare.
Un
pensiero lo fece sorridere dietro a quell’apparecchio.
“Si…
io starò sempre un gradino dietro di te, Mimi… con la speranza che tu un giorno
ti volti indietro a cercarmi.”
**
-Uhm,
non ci sono dubbi Sora, il bambino e di due mesi esatti.-
La
donna si scarmigliò i capelli, mentre le sue iridi andavano a cercare quelle del
medico e dell’amico, dietro gli spessi occhiali.
-Lo
sapevo …- esclamò senza molta forza.
-Dovresti
essere felice… è di Taichi, vero?-
Sora
rimase in silenzio mentre lentamente scuoteva il capo.-No.-
-Ma
lui…-
La
donna sorrise abbottonandosi la camicetta bianca che si era dovuta sfilare.
-Non
preoccuparti, Tai lo sa che il bambino non è suo, gliel’ho detto subito.-
Il
medico di famiglia tacque mettendosi seduto vicino all’amica su quelle odiose
sedie di pelle nera e che gli facevano sudare il fondoschiena nei giorni più
caldi.
-E
cosa ti ha detto?-
Sora
sorrise stringendo la mano dell’amico. -Mi ha chiesto se voglio sposarlo.-
**
Kari
aprì la porta del loro appartamento e non si stupì, nel trovare il trolley
seminato per casa per di più aperto. I vestiti maschili sgorgavano amabilmente
dalla valigia, andandosi a confondere un po’ sul tessuto del salotto, un po’ dentro
al vaso che le aveva regalato la madre e un po’ sui suoi libri dell’università aperti
sul tavolo della cucina.
-Taichi,
sei tornato!-
Esclamò
non potendo far altro che sorridere allegra, malgrado quel caos.
Il
moro uscì di corda dalla sua camera da letto, vestito per metà. –Ciao,
sorellina!-
Hikari
capì che qualcosa non andava.-Che stai combinando?-
-Ho
una riunione di lavoro importante alle 18 e 30 e poi devo andare da Sora.-
-Ah.-
Kari sorrise abbracciando il fratello maggiore. -Come è andato il viaggio a
Londra?-
Taichi
sbattè le palpebre.-Londra?-
La
sorella si voltò di scattò a guardarlo mentre liberava un suo libro di
pedagogia dal pigiama del fratello. -Si, non sei stato a Londra?-
Taichi
abbassò gli occhi colpevole.- No Hikari. Sono stato a New York.-
Quella
città fece mollare di colpo il libro alla donna. I suoi occhi nocciola andarono
a cercare quelli del fratello . -Che cosa?!- Taichi saltellò su se stesso.
-Sei
stato da Matt!- esclamò a bassa voce mentre Yagami non capiva il motivo di
quell’abbassamento di voce.
-Sì…
da quel brutto pianista d’oltreoceano!- urlò furibondo.
-Sshhsh!!-
Hikari lo azzittì prontamente.
–Perché
non devo gridare?- fece lui al colmo della sorpresa.
-Perché
anche le pareti hanno le orecchie!-
-Ma
fammi il piacere Hika!Guardi davvero troppe telenovele!-
La
castana lo seguì mentre lui rientrava nella sua camera da letto, o per meglio
dire nel bunker. -Gli hai detto del bambino?- chiese preoccupata.
-No.-
fu la sua risposta arrivata dopo qualche attimo, mentre cercava di calzarsi un
paio di pantaloni neri.
-Ma…
Tai…-
Il
castano sbuffò. -Sora si sarebbe infuriata troppo. E poi lui è troppo preso da
se stesso per occuparsi di un figlio. L’ho capito appena sono entrato nel suo
appartamento a cinque stelle! Spero solo che il fratello stia qui a Tokyo,
inizierò io le ricerche su di lui. Non dovrebbe essere difficile, so da dove
partire.-
Kari
sbuffò, mentre cadeva inerme sul letto disfatto del fratello. -Sei un idiota,
Taichi. Tokyo è una città troppo grande, ci sono milioni e milioni di bambini
che vengono adottati, e alcuni di essi ancora non sanno di esserlo stati o
altri dimenticano l’orfanotrofio o la loro vera famiglia dato che magari,
vengono presi quando sono troppo piccoli per ricordare tutto.-
-Oooh!-
Sbottò il più grande alle prese con una cravatta. -Vedrai io lo troverò e ti
dico inoltre Hikari che lui non si è trasferito a New York, come hanno detto a
quell’idiota, ma che sta qui… me lo sento!- Taichi cercò di farsi il nodo ma
per fortuna le mani della sorella arrivarono in tempo prima che lui impazzisse
del tutto.
-Avresti
dovuto dirgli del bambino... però.- Ragionò la minore con occhi grandi e
tristi.
-Uhm…-
Taichi evitò di guardarla in faccia. -Ti ho già detto che lui non è adatto a
fare il padre!!- rimbeccò come faceva quando litigavano per qualcosa nella loro
infanzia.
Hikari
gli strinse la gravata, seria. -Tai, tu lo sei? Sei in grado di badare a un
figlio se sei tu il primo a non badare a te stesso?-
Il
moro prese la giacca sorridendo. -Io sono in grado di badare a me stesso e bado
anche a te, se non sbaglio!-
Hikari
aprì le braccia rassegnata.-Guarda in che condizione viviamo… questo me lo
chiami badare?!-
Taichi
sparì cercando le scarpe sotto il letto. Kari lo osservò divertita.
-No, che c’entra questo caos è vivere!!-
**
Note
@_@
Buongiorno
ed ecco qua il secondo capitolo, che dire spero che vi piaccia, già si
incomincia a capire qualcosa vero?! ^_- Ho avuto un casino da fare con la
scuola e tutto e menomale che esiste la domenica!!! Ma passiamo ai
ringraziamenti!
Mijen: che ne pensi? E si mi
piace tanto anche a me un Yamato in versione pianista! *_* all music = all my
life
Beamarkecope: Amica miaa!!! Ohohoh… sono
stra-felice che questa fan fic ti abbia incuriosita! Eheheh sarà talora o sorato..
ehehe chi lo sa ^_^’’’ sdeng! *^_- non preoccuparti amica mia e poi ammettiamo
chi potrebbe resistere a un yamato pianista?! Un bacione!
Kari
89: U_U
sono onorata di sapere di aver avuto sempre una lettrice silenziosa come te!
^_^ ti ringrazio davvero tanto per i complimenti ^//^ e spero continuerai a
seguirmi ehehe come posso rinunciare al trangolo Sora, Tai Matt!? Spero che
almeno questo capitolo ti abbia incuriosito abbastanza per continuare a leggere
questa storia °_° ho sempre paura di essere ripetitiva! Comunque ancora Grazie
e un bacione!
Smartgjrl: ovvero la mia fedele
lettrice, grazie per la recensione… piace anche a te un Yama, Yama che suona
eh?! ^_^ ed ecco il continuo!!!
Sora89: tesoro!!! Yack sono
contenta mille e mille volte che questa fan fic ti piaccia!! Addirittura un
film americano!? ^_^ uaa onorata di sentirtelo dire *_* grazie, grazie e
grazie! Le tue recensioni mi fanno sempre piacere!
DarkSelene89Noemi: Cara!!! *_* grazie per il
complimento, il tuo sostegno è molto importante per me, e si le Au mi intrigano
proprio per non parlare se ci metto in mezzo il famoso triangolo… *_* uaa
quante speculazioni!! ^^ spero che continuerai a seguirla amica mia tvtrb anche
io!! Un bacione!
HikariKanna: ovvero colei che mi ha
ispirato il titolo *_* Arigatou!! E come potrei non ringraziarti anche per la
tua recensione tesoro ^^ Non ti preoccupare Takeru non è scomparso voi che mi
conosce bene sa che non potrei mai rinunciare ai due Ishida… diciamo che è solo
un po’ smemorato °_° oddio ma che sto blaterando?! Comunque tesò, ti ringrazio
davvero tanto e ti devo chiamare al più presto -_- appena riesco a sottrarre
qualche cellulare e quando riuscirò a trovare un po’ di tempo!! ^_^ tvtb tesò!
Ed
infine ti ho lasciata per ultima apposta amora mia, comunque un grazie alla mia
Memi,
malgrado tu abbia letto già questo capitolo, che ne dici? Come ti sembra?
>_<mi piace soprattutto
continuare a torturare Izumi, sta prendendo in piede in me la consapevolezza
che un timidone del genere non può proprio mancare in nessun gruppo… ti
ringrazio davvero tanto per il tuo sostegno ed è inutile dire quanto sia
importante per me XD adesso ti rispondo anche all’email e perdonami sono propri
in ritardo!!! Un baciocchio amica mia !!
Et
voilà!! Ragazze mie, vi ringrazio ancora per il vostro affetto! E che dire vi
auguro una buona domenica ( domani è lunedì…nooo… ) e ringrazio anche chi legge
soltanto senza recensire ^_- ciao a presto!!!
Kari
si fermò di botto, voltandosi per vedere da dove veniva quella voce famigliare.
Un
castano in men che non si dica la raggiunse sorridendo sfrontatamente. -Dove
vai amore? –
-A
studiare in biblioteca.- Kari sorrise innocentemente.-Devo prepararmi per un
esame, Dai.-
-Non
posso venire anch’io??- fece lacrimevole il moro con la sua tipica espressione
da bambino.
Kari
si mise a ridere scuotendo il capo. -No, assolutamente no! Uno, perché dovrei
concentrarmi e con te vicino è impossibile… due, perché ci sbattono fuori
appena entri nella biblioteca!-
-Uffa
amore… faccio il bravo lo giuro!-
Kari
rise di nuovo a quella protesta e il giovane ne approfittò per avvicinarsi e
per rubarle un bacio sulle labbra vermiglie. –Idiota.- Lo offese mentre
toccava a lui ridere e riprendere il corridoio. -Appena finisci, chiamami!!-
Hikari
sospirò continuando a sorridere. Oramai stava assieme a Daisuke da otto mesi…
pieni di risate, doveva ammetterlo… “ ma…” spinse la porta della biblioteca
mentre le sue mani stringevano il volume che aveva in mano.
**
-Accidenti
questo esame è micidiale: quasi, quasi non so da che parte iniziare!-
Ken
afflitto si accomodò senza troppe storie sulla sedia in pelle, esaminando poi i
grossi volumi che aveva di fronte. Impallidì leggermente prima di infervorarsi nel
leggere la prima pagina. –Accidenti non lo sapevo… io amo la mia
materia!-
Un
biondo, con la testa appoggiata su una mano se ne stava fermo a guardarlo. -Hai
visto, Sherlock?!- Un lieve sorriso gli increspò le labbra.
Lo
provocò deliberatamente, conoscendo la grande passione da detective che
divorava il ragazzo dai capelli azzurrognoli fin dall’età di sei anni
-Eh?
Uh…e tu che fai, fratellino?-
Takeru
fece intravedere il suo quaderno. Sbuffò. –Devo fare alcune ricerche per
una tesi.-
Ken
sorrise sibillino. –Bene fratellino, datti da fare, credo che oggi
rimarremo tutto il giorno in biblioteca.-
Takeru
si alzò vagamente seccato mentre sorrideva ironicamente.-Se lo dice il
fratellone… Ubbidisco.-
Ichijouji
si lasciò scappare una piccola risata. Era felice e la colpa era di quella
zazzera bionda che spariva dietro uno dei vari scaffali della biblioteca. Avevano
superato diverse cose insieme. Era proprio contento di ritrovarsi un fratello del
genere.
I
suoi occhi corvini ripiombarono sulle righe nere, ma avete mai la sensazione
che se siete troppo felici prima o poi dovrete presentare il conto alla cassa?
**
-Outch!-
-Ehy!-
Un
urto.
Diversi
libri cadono per terra; facendo riemergere da dietro di essi, la figura esile
di una bella donna dai capelli marroni e dallo sguardo languido. Un biondo
dagli occhi azzurri cielo afferrò prontamente quella visione lasciano che lei e
il suo peso, cadessero tutto sul suo piede destro.
Trattenne
un lieve urlo di dolore mentre, gli occhi della ragazza andavano a immergersi
nei suoi, gelandosi per quel contatto. Le guance della donna avvamparono di
colpo e il cuore le martellò impazzito in petto. Caddero come conseguenza del
precario equilibrio l’una sopra l’altro.
I
loro volti erano vicinissimi e Hikari rimaneva immobile come se, si fosse
trattata di un’altra persona al suo posto e non lei. Si perse a guardare quegli
occhi glaciali ma caldi.
-Ehm…-
Il fiato leggero di lui le solleticò il collo e avvampò ancora di più per
quella gaffe.
-Potresti
sollevarti?-
La
Yagami si risvegliò dal bel sogno che stava facendo. Si alzò, mortificata e abbassava
più volte il capo come segno di scusa.
-Oh…io
mi dispiace!...!-
Il
biondo la guardava a metà tra il serio e il divertito.
-È
che stavo girando l’angolo e avevo così tanti volumi in mano che non mi sono
accorta, cioè non ti ho proprio…visto!- Respirò profondamente dopo; dato che
improvvisamente nervosa, come non lo era mai stata prima, non aveva raccolto
fiato sufficiente per tutte quelle frasi.
Takeru
la osservò facendo intravedere la sua bianca dentatura a causa di un lieve
sorriso. Le porse la sinistra-la mano del cuore- sorridendo dolcemente; intanto
che il piede destro si sarebbe volentieri illuminato di un rosso carminio.
-Non
fa nulla.-
Kari
avvampò ancora di più afferrando quella mano e alzandosi. Ringraziò mentre piegandosi
verso il pavimento raccoglieva tutti quei libri sparpagliati intorno a loro.
Takeru
da galantuomo, si abbassò in segno di cortesia a darle una mano e per capirci
qualcosa in quel pasticcio dagli occhi nocciola.
Ma
la donna era davvero troppo nervosa, si rialzò scossa e il suo cranio andò a
colpire la tempia di quel biondo.
I
due si massaggiarono entrambi la testa.
Poi
tornarono a guardarsi e Hikari provò di nuovo a scusarsi ma venne zittita dalla
risata amichevole dell’uomo che le porse i volumi che aveva raccolto.
-Ti
prego, non muoverti o finiamo entrambi in ospedale!-
Kari
abbozzò prima un sorriso leggero poi scoppiò anche lei in una dolce risata.
-Grazie.-
**
-Ma
che succede, qui?- Ken si affacciò inquadrando la figura del fratello.
-Uh…
incidenti di percorsi, adesso chiamiamo i vigili. MI deve dare il suo nome
signorina…- Takeru sdrammatizzò mentre Hikari arrossiva imperdonabilmente.
-Oh,
io sono Hikari Yagami.-
Ken
si avvicinò allegro.
-Piacere,
io sono Ken Ichijouji e questo è mio fratello Takeru Ichijouji.-
Quel
nome le suonò famigliare… malgrado le sembrava “strano” quel cognome appiccicato
al nome del biondo e di cui ancora sorridendo strinse la mano.
Adesso
che ci pensava bene, quella pazza di Yolei le aveva parlato di un Ichijouji che
aveva visto fuori dall’università. Spostò i suoi occhi nocciola sulla figura
della zazzera color miele e andò a cercare i suoi occhi mentre quello spiegava
l’accaduta al fratello.
“Se
non ricordo male quello di cui mi parla in continuazione però è…”
**
-KEN?!?-
Kari
si prese le orecchie tra le mani tappandosele.-Hai conosciuto Ken
Ichijouji?!?!-
-Si
Yolei…-
-YACK!!!-
Kari
sbattè le palpebre mentre l’amica saltellava.-Beata te… io gli sbavo dietro da
una vita… dalla prima volta che mi cadde un libro nella sala delle conferenze e
lui me lo raccolse…-
Kari
con una goccia in testa. Cercò di seguire e di inserirsi in quel
monologo.-Molto romantico…-
-Puoi
dirlo forte… oh io lo adoro… si può amare in tal modo una persona così, senza
conoscerla o da un incontro casuale?-
La
sorella di Taichi sobbalzò. Non rispose mentre Miya continuava a
sproloquiale.-Credo che sia la mia anima gemella.-
La
castana si ritrovò a ridere mentre un pensiero le vorticava in testa.
–Miya…-
La
violacea vicino ai tabelloni dell’università sospirava dolcemente.-Ken…-
-Miya…-
Kari le si avvicinò mentre gli occhi a cuoricino dell’amica la inquietavano non
poco…-Ichijouji…!- Allora esclamò attirando finalmente la sua attenzione.
-Sì???-
-Senti…
chi è quel ragazzo biondo e con gli occhi azzurri che gira con Ken?-
Miyako
si prese il viso tra le mani i capelli ondularono dietro la sua schiena.-Ah.
Quello è il fratello.-
-Fratello?-
Kari sbattè le palpebre.
-Si,
sono molto diversi… una volta sentì Olvia che diceva che non erano esattamente
fratelli… ma non ricordo ero troppo impegnata a fissare il mio Ken…!-
**
Sora
si alzò dal divano, trascinandosi vicino al tavolo. Sospirò inquadrando in che
condizioni vigeva il suo appartamento. Si toccò la pancia, mentre sorrideva
mestamente.
Com’era
strana la vita…. Un rumore di chiavi la distolse dai suoi cupi pensieri.
Osservò incuriosita la figura di un uomo che sbucava dalla porta, un uomo dalla
capigliatura inconfondibile….
-Taichi!-
IL
castano entrò ridendo.-Ciao amore mio!!- Sora abbassò lo sguardo. Davvero,
avrebbe dovuto mentire in quel modo con il suo migliore amico? Non rispose
mentre quello avanzava verso il tavolo con pacchetti e pacchettini tra le
braccia.
-Ma
cosa?- Chiese stupita, intanto che il moro cominciava a spiegare.
Così,
tirò fuori dalle scatole prima un biberon e poi diversi bavaglini. Sul tavolo
comparvero diverse tutine, bianche,gialle e blu… e poi fu il turno di due
fiocchi uno rosa e un’altro azzurro da appendere fuori al palazzo…
-Dunque…
i vestitini…-
-I
bavaglini….-
-Taichi
ma cosa…-
Il
moro tirò fuori un borsone morbido da passeggio e continuò ad esaminare il
fondo in quelle buste. -Poi ecco… guarda…. Le scarpette per giocare a
pallone…!-
Sora
si ritrovò in mano delle scarpette piccolissime e con le quali suo figlio a
detta di Taichi avrebbe giocato da centrocampista. Sorrise leggermente al chè
il moro tirava fuori anche un pupazzo. -E questo è da parte della zia Hika…
piccolo mio!!-
Il castano
si avvicinò alla pancia di Sora accarezzandola dolcemente.-Come dici??- Porse
l’orecchio alla pancia…-Vuoi… vuoi un’altalena?!- Taichi si voltò prendendo le
mani della donna.-Va bene, ma appena ti fai più grande!!-
-Oh…
Tai-kun…- L’uomo sorrise accogliendo l’abbraccio della ramata.
Il
profumo gli fece chiudere dolcemente gli occhi. Il corpo caldo di lei lo
riscaldava e un dolce formicolio gli arrivò dritto al cuore come un leggero
presentimento di felicità che non ti appartiene.
Sorrise.
-Taichi
io non posso sposarti.-
La
strinse di più a quelle parole rimanendo impassibile. Non allargò né fece
morire il suo dolce sorriso.
-Lo
so.- Esclamò.-Ma che ne dici se proviamo a convivere io e te o se proviamo ad
aspettare la nascita di Taichi chan?! L’amore può arrivare sempre Sora.-
La
ramata si strinse accoccolandosi in quell’abbraccio. Non lo guardò negli occhi
mentre una piccola bugia le scappava dalle labbra. –Va bene.-
Il
ragazzo si animò. -Vedrai Sora… ti renderò felice…!-
La
sua allegria restituì di nuovo la felicità alla donna. Anche la madre il giorno
prima le aveva consigliato di fidarsi ciecamente di Taichi. Sì, l’avrebbe
fatto.. oramai il suo cuore non poteva essere più spezzato.
-Ahm…
Taichi chan?!-
Il
moro si bloccò mentre passava alla busta della spesa.-Si, così lo chiameremo!-
-Ma
se non è un maschio?!- Fece lasciando che le sue iridi si perdessero in quelle
pozze d’inchiostro. -Certo che sarà un maschio… me lo sento… anche se una
femminuccia non mi dispiacerebbe proprio!!-
-Si,
ma scordati che io lo chiami Taichi!-
-Ma
perché???- Fece lacrimevole.
Sora
si mise a ridere, allegra.
-...
Che ne dici allora di Akito… Asuke… o …-
Lei
scuoteva il capo.- Che ne dici di Daisuke?!- Fece sapendo che quel nome avrebbe
provocato il disgusto del castano.
-No!
Non voglio che mio figlio abbia il nome di un idiota che sbava da una vita
attorno a mia sorella.. urgh! E che si sono messi insieme solo perché lei è
stata mossa da pietà!!-
Troppo
schietto e quell’espressione fece ridere di nuovo la piccola Sora.-Uhm… e se
una femmina?!-
Gli
occhi di Taichi si tramutarono in stelline.- Che ne dici se la chiamiamo come
mia nonna Mononoke?!?-
-SCORDATELO!!!-
Una pantofola andò a colpire la tempia di sinistra, Tai non demorde…
-Ah!
Okei… che ne pensi di mia zia Suzu…?!-
-Tai…-
Sora si armò dell’altra pantofola… ora girava scalza.
-Ahm…
allora della mia prozia che non vedo da decenni: Yocchan?!-
-Nooo…
mi ricorda una mia professoressa delle medie… di un acido!!-
-Che
ne dici di… di … Fuu o Fumiko…-
-Aaah!-
Sora aggrottò il volto. Tai ricevette l’altra scarpa morbida e rossa.
-Che
ne dici se la chiamiamo Sakura?! Nana?! O Saito?!-
-Uhm.-
Sora
si fermò proprio quando si era impadronita di una padella. Taichi si tenne il
volto tra le mani, poi sollevò leggermente i suoi occhi castani.
-Adesso incominci a ragionare…-
--
Ta-dha! Ed
ecco il terzo capitolo! Mi scuso se non è perfetto ed emozionante come i
precedenti!*_* Comunque passiamo ai ringraziamenti:
HikariKanna: Amica mia! Buonasera! ^^ Ah non
sai quanto mi sta piacendo manipolare Izumi, e vedrai, vedrai ho in mente una
scena! Qui entra in gioco anche Takeru, hai visto dov’è finito? Tra gli
Ichijouji! E Sora mha… mai dire mai Taichi sa essere tremendamente convincente
alle volte *_* spero che il continuo ti piaccia e che non voglio cadere nel
banale!! Bacioni, tvtrb!!
Kari89: Ciao! Dunque appena avrò tempo
leggero sicuramente la tua fan fic! Mi devi scusare ho sempre così poco tempo!!
Fan dei talora eh? Bhe come ho scritto sopra mai dire mai in fondo ora Sora
sembra dolcemente imprigionata tra le braccia di Tai, no? Ti manderò una e-mail
uno di questi giorni! *_* E grazie mille per la tua recensione sono contenta
che ti piaccia!! Bacioni!! ^^
Smartgjrl: Tesorooo ti devo spedire davvero
un premio per la tua fedeltà! Hai visto che triangoli ho creato? Ma mi sa che
diventeranno dei rombi °_° si lo so, non so neanche io che diavolo sto
blaterando stasera! Taichi ha un certa tendenza a fare il superman U_U hai
proprio ragione XD! Hai visto è comparso Tk… e ha già incontrato Hikari eheh
matematico ^_^!! Grazie per il voto ^_- un bacioneee!!!
Mijen: Ehilà, sono contenta che il
paragone del rullino ti sia piaciuto è così puccioso Izumi sempre perso di
Mimi… eh ma ne vedrete delle belle… ^^!! Hai capito subito che T.k. è stato
adottato eh? Bhe devo dire che l’idea mi ronzava da parecchio in testa, ma tu
che dici i legami di sangue sono troppo forti vero? E quei due non si possono
separare troppo a lungo Y_Y almeno spero quei due biondini davvero mi mandano
il cervello in pappa! Comunque ecco qui il seguito spero non sia deludente!! Un
bacione e un grazie abnorme anche a te!
Ed infine Memi: (^^) la mia best!Tesò ecco il terzo! Hai visto T.k. è
proprio a Tokyo ci hai azzeccato in pieno! Davvero ti è piaciuto il colpo di
scena? Una Sora incinta e un Matt a New York! Hai ma che mal di schiena!*_*
Tesoro ti ringrazio sempre per l’affetto che mi dai! Eh ci sentiamo presto!!!
Tbtrbene!baci sar
Bene,
scappo via! Aspetto le vostre recensioni ah un saluto alla mia DarkSeleneNoemi! E naturalmente anche
a coloro che seguono silenziosi questa fan fic! Vi adoro!! Vabbho taglio
la corda!
Forse
proprio per questo, aveva lasciato che Mimi Takikawa si inserisse
nella sua vita; lui il solitario di una volta si rendeva conto ora,
che non era più capace di restare senza rumori. Strinse il
bicchiere tra le mani, il vino rosso tremò leggermente mentre
i suoi occhi troppo azzurri si spostavano sul telefono.
Non
poteva fare a meno di pensare al suo passato, forse quell’idiota
di Taichi aveva ragione.
“Sora…”
chissà dov’era se stava bene… se era felice.
-Tsk!-
Si vergognò di quei pensieri, non erano da lui. E poi lei
l’aveva lasciato no? E nessuno dei due tornava indietro quando
prendeva delle decisioni, quindi perché lui, sarebbe dovuto
rimanere fermo ad aspettarla; se proprio lei l’aveva cacciato
dalla sua vita?
Si,
era sicuramente felice con Tai.
Perché
il moro quella sera, non poteva dire davvero la verità. No?
Sentì
il cuore scoppiargli in petto. Strinse gli occhi, nascondendoli per
il forte dolore che provava dentro. Lei non poteva volerlo. Erano
troppo diversi, in fondo.
Lui
era cresciuto da solo, passando da una famiglia all’altra, come
se si trattassero solo di caramelle. Non aveva mai scordato il
cognome con cui era chiamato prima di quella sera, lo stesso che
appena compiuti i diciotto anni ora anticipava il suo nome. Così
come, non avrebbe mai potuto scordare la sofferenza che aveva provato
nel ritrovarsi così semplicemente, separato dall’unica
persona che avrebbe potuto proteggere dalla vita, per curare in quel
modo anche un po’ se stesso.
I
suoi occhi azzurri sorrisero nel ricordare un viso infantile un po’
sbiadito dalla memoria del tempo. -Takeru.- sussurrò
aggrappandosi al bracciolo del divano e lasciando sul tavolino il
bicchiere di vino rosso.
Si,
erano completamente diversi… lui e Sora erano due mondi
alternativi, troppo lontani, per stare assieme. Quei nomi era un modo
per dire tu sei bianca, sei fatta così, io sono nero e non
posso cambiare e soprattutto non c’è una via di mezzo.
Sora,
Oh lei sapeva cosa voleva dire avere una famiglia, ed era piena di
amici, tutti le volevano bene… . Già chissà
perché per quale assurdo motivo, lei si era innamorata di lui,
così lontano e diverso… forse era un po’
masochista, forse l’aveva contagiata.
“Lo
sai sei davvero buffo.”
Matt
chiuse gli occhi un bruciore gli salì agli occhi e le tempie
presero a martellargli dentro a quel ricordo. E il viso angelico
della ragazza veniva scosso dal vento in un anonimo pomeriggio
d’inverno.
“Buffo?”
aveva chiesto seccato intanto che lei aggiustandosi una ciocca
ramata, gli si sedeva di fianco senza troppe cerimonie.
Aveva
bevuto troppo vino…
“Si!”
Raggiante. Quanto odiava quel tono così naturale in lei e che
lui non aveva mai conosciuto. Tuttavia, ricordò di essere
rimasto in silenzio per un po’ preso ad ascoltarla. Un dolce
profumo di cannella si espandeva nel vento quando se ne stava
affianco lui.
“L’aria
che assumi, mi fa sorridere.” I suoi occhi ramati come del
scherry in fondo a un bicchiere in controluce, si specchiarono nei
suoi… Troppo vino.
“Non
fraintendermi, dico solo che devi smetterla di auto commiserarti.”
Sora era brava, era dannatamente brava a scovare le angosce negli
animi altrui. “…Non so quanto hai sofferto. Ma punto
e a capo, si volta pagina! Sono convinta che basta davvero poco per
essere felici!”
Stupida.
Scoccò la lingua mentre il suo cipiglio si faceva severo.
“Ehy…
Yamato…!”
“Cosa
vuoi?” Sorrideva, sorrideva sempre e quando lo faceva era una
rovina. “Devi aspettarmi! Taichi oggi non c’è e tu
mi accompagnerai a casa!!”
“L’hai
deciso tu questo?” Rideva, e faceva sorridere un po’
anche lui. “Si, or ora!”
Troppo
vino.
Solo
un bicchiere di rosso.
“Matt.”
Le sue dita si intrecciavano sopra le sue, riscaldandole mentre
uscivano fuori dal liceo, sotto gli occhi tristi di Taichi. “Uh…
sei un ghiacciolo…”. Aggrottò le ciglia severa.
“Scusa ma non ce li hai i guanti?”.
“Mhm?”
“I
guanti?”
L’Ishida
si scompigliò i capelli lì sul divano.
“Si.”
“E
che aspetti a indossarli?!” I suoi occhi nocciola così
pieni di luce.
“E
la sciarpa? Ce l’hai la sciarpa?” Che se ne doveva fare
lui, di una sciarpa proprio non lo sapeva. Scoccò la lingua
seccato. “No.” E lei sorrideva tanto per cambiare. Ed
eccola, arrivare il giorno dopo con una grossa sciarpa Blu tra le
mani. “ Questo è un regalo per te…! Spero ti
piaccia!” Lo stupiva, sempre così imprevedibile ma
infantile.
“Oh
io… non so cosa dire.”
Mai
aveva ricevuto un regalo e si ritrovò a fare un ghigno
intimidito,(un sorriso a detta di Tai), mentre lei rideva a
quell’espressione. “Potresti ringraziarmi, ma non importa
Yamato!”
-Uff.-
Strinse le nocche livide.
“Matt.”
Si
fermò mentre cadeva la neve a Tokyo, un profumo lieve…
di cannella; si spargeva ancora nell’aria e si sentiva malgrado
quel freddo. Solo ora capiva che quello era il profumo di lei.
“Cosa?” Le sue dita fredde, che gli sfioravano la mano.
Un
brivido, quello che provava solo con lei. “Io…”
“Penso
di amarti.”
Un
sorriso, una smorfia, un’energia impalpabile. “Lascia che
io ti ami.”
“Va
bene.”
E
non aveva aggiunto altro.
…Troppo
vino.
Mimi
fece scattare la serratura. –Sono tornata amore!-
-...-
La
castana si diresse verso il tavolino. -Tesoro, mi aspettavi per bere
un po’ di vino insieme?! La bottiglia è piena…
preparo la cena e mangiamo, tu metti a tavola quella bottiglia, amore
mio.-
Matt
si alzò esausto. Troppo vino.
Neanche
un bicchiere.
**
-Uff
che giornata e non è ancora finita!- Si massaggiò i
piedi. Mentre sospirava sul divano e lo stomaco brontolava tanto per
cambiare. –Non dirlo a me, ho dovuto sorbirmi una conferenza e
dico conferenza… mentre tra dieci minuti esatti devo andare
dal mio prof a rivedere la tesina.-
-Io
invece devo correre in negozio. E Poi devo studiare…!-
I
suoi occhi si fecero tristi mentre silenziosa si metteva una mano
sulla pancia. Taichi si tuffò sul divano gli occhi al
soffitto.
-Sora.-
Il
suo braccio volò sulla sua spalla, facendola rabbrividire. La
donna sorrise… anche se si poteva definirla ragazza.. i tratti
del viso così belli, così puri.
-Dai
vieni qui.- La accolse mentre lei metteva la sua testa sul suo petto,
stendendosi sopra di lui in un muto abbraccio.
-Taichi
kun.-
Il
castano sorrise nell’inquadrarla.
-Sarei
persa senza di te, grazie.-
Il
moro non rispose ma si limitò a una smorfia. Da quanto era
innamorato della Takenouci? Un tempo anche lei lo amava e quel figlio
in fondo poteva essere davvero suo.
-Di
niente…-
**
Izumi
sospirò pesantemente nel silenzio del suo vecchissimo e scuro
appartamento. Cercò l’interruttore e ruoto il pulsante.
Ma la luce non voleva proprio illuminare la sua cucina.
-Grandioso…-
sibilò rendendosi conto della lampadina fulminata. Accese la
torcia sempre lì a portata di mano mentre con iniziava la
ricerca di una lampada da sostituire. La trovò e un piccolo
urlo di gioia gli scappò dalla gola.
Sbuffò
mentre saliva sul tavolo e iniziava la procedura… iniziava per
l’appunto a svitare la lampadina mentre, qualcuno sembrava
tirare calci furenti alla sua porta.
Chi
poteva essere??! Il padrone di casa?! Eppure l’aveva pagato una
settimana fa… scese mugugnando un debole. –Arrivo,
arrivo!-
Quando
aprì la porta si ritrovò dinanzi Mimi Takikawa. –Che
è successo?!-Chiese notando le lacrime che solcavano
pericolose dal bordo dei suoi occhi.
-Oh
Izzy!- Usò il suo vecchio soprannome e l’uomo si torturò
i capelli, dato che proprio non sopportava di vedere la ragazza in
ridotta in quel modo…
Lei
entrò come se fosse stata in casa sua. Schioccò
l’interruttore e in un lampo la luce illuminò la stanza.
Izumi rimase così, immobile vicino alla porta di casa aperta,
con la lampadina in mano.
-Oh
sapessi quello che mi è capitato…!-
Mimi
iniziò il suo monologo mentre, posava la sua borsetta e il suo
cappotto e inquadrava l’amico sull’uscio della porta con
la torcia illuminata e un lampadina tra le mani.
-Ma
che stai facendo?!- Domandò non nascondendo la sua rabbia. -Io
cerco un amico e invece trovo un tonto lì fermo, sulla porta!-
Il
rosso si riscosse.- Mimi io stavo cambiando la lampadina…-
arrossì chiedendo in quel modo scusa.
-Uhm.
Hai mangiato?!-
La
giovane gli diede le spalle cominciando ad aprire il frigorifero.
-No.-
Allora
la ragazza cominciò a darsi da fare mentre tirava su col naso.
-Non
sai Izzy… io e Matt abbiamo litigato furiosamente!-
Il
cuore di Koushiro perse un battito, –Ah… sì?- per
fortuna lei non si accorse della nota di speranza nella sua voce.
-Sì
e su una bottiglia di vino… ma si può?? E poi dopo che
io avevo preparato la cena, lui se ne esce che dato che aveva bevuto
troppo (ma non è proprio vero questo) aveva mal di testa e che
voleva andare a letto. Senza cena.-
-Senza
cena?- Fece lui non interessato veramente a quei particolari. Ecco
alla fine sempre a lui toccava riattaccare i cocci del cuore della
giovane cuoca.
-Senza
cena!- confermò lei adirata.- E dopo tutta la fatica che ho
fatto…-
Izumi
rimase in silenzio. Mimi non capì molto quello che voleva dire
quel silenzio mentre, faceva bollire l’acqua e tagliava
pomodori e una cipolla. Delle lacrime quindi le uscirono copiose
dagli occhi mentre Koushiro sobbalzava a quello spettacolo.
-Mimi…-
voleva solo che lei fosse felice.
-Oh
Koushiro!- Esclamò lei tuffandosi sul petto dell’amico e
tirando su col naso.
-Stai
piangendo…!- Constatò lui rosso da far paura.
Mimi
alzò i suoi occhi rispecchiandoli in quelli neri e profondi di
lui, ammutolendolo. –Sono le cipolle.- spiegò
staccandosi e salando l’acqua calando poi degli spaghetti.
Izumi
rimase fermo, imbambolato.
-Ah.-
-Che
dici… forse ho esagerato…?- La sua timidezza lo fece
sorridere.- Forse dovrei andare da lui… magari anche lui vuole
fare pace con me!-
Ecco.
Per l’appunto ecco il discorso che aveva ascoltato altre mille
volte. La ragazza che si lasciava sopraffare dai dubbi e che tornava
alla base.
-Oh…
magari mi sta aspettando per mangiare…! Magari era solo una
scusa per attirare la mia attenzione… magari… magari
non sta bene!- Girò la pasta accendendo il sugo.
-Sì.
È deciso, torno da lui, solo per vedere come sta!- La ragazza
si girò raggiungendo di nuovo il suo cappotto. -Grazie Izumi!
Sei un vero amico!-
Un
piccolo bacio sulla guancia lo lascio di sasso. Sebbene lui non
avesse aperto bocca. La sentì andar via mentre scendeva per le
scale.
Batte
ciglio tre volte, confuso; mentre dalla cucina emergeva un odore
invitante. Ma Izumi lo sapeva che quella cena, non l’aveva
fatta per lui…
Poco
dopo si mise a tavola e accese la televisione. Si portò
lentamente alla bocca una forchettata di spaghetti al pomodoro.
-È
salata!!!- urlò disgustato mentre la luce si spegneva di
nuovo lasciandolo al buio...
**
Note
mie
Eccomi
yaaach che sonno *-* comunque ecco il capo al quale sono più
legata e dove mi riconosco di più *_* non chiedetemi il motivo
forse per il passaggio repentino dal serio al comico eheheXD!
Comunque
non mi dileguo in stupidi sproloqui già questa fic per come si
sta avviando sarà un lungo brodo… (oddio ho scritto
proprio brodo?! °_° aiuto salvate i miei neuroni!) e passiamo
ai ringraziamenti ^//^ grazie a tutti per il vostro sostegno:
DarkSelene89Noemi:
piaciuta tesoro l’idea di un Takeru Ichijouji?! Muhahaha!! *-*
te l’ho detto il geometrico mi rende sadica XD e più
pazza di quello che sono… comunque Kari ricomparirà al
prossimo capitolo anche se penso di cambiare un po’ qualcosina
(uhmuhm), speriamo almeno che la scuola lo permetta! Tvtb!!Thanks!
Sora89:
*_* cara io e te ci dobbiamo sentire un giorno di questi… cmq
vedrai vedrai le carte si imbroglieranno ancora di più (ma che
sto a dì?) comunque piaciuti i ricordi di Yamatuccio? Crede di
farla franca quello lì, ma non sfugge alle nostre penne
sorato, dico bene?! ^^ aggiorna presto light! Bacioni!!
Mijen:
grazie tesoro per i complimenti ^^ secondo me ce ne passerà di
acqua sotot i ponti prima che i due Ishida tornino tali ho in mente
certe scene *_* uhm strane ( l’ho detto io il geometrico mi
manda il cervello più in pappa di quanto sia già!)
comunque tesò grazie per il tuo sostegno ^^!!kiss!
Smartgjrl:
Piaciuta la scena delle pantofole? Ahi Taichi rimane sempre Taichi in
ogni fan fic e poi vi immaginerete mai un Tai diverso °:°?!Magari
ombroso e silenzioso all’Ishida Maniera?! Yaach! Davvero la
scena dakari ti ha fatto venire un colpo?! Ohoh grazie era quella la
mia intenzione *-* tesoro omologamente parlando ( ohmiodio termine di
descrittiva aiutatemi…!) ecco qui il continuo… grazie
mille mia fedele lettrice ^^!
La
mia Hikarikanna: tesoro mio abbi fiducia in me, il takari non
muore mai: ahaha!! XDXD sopporta per un po’ le scene dakari…
anche se qui non ce ne sono!! ^^ Sono felice che ti stia
appassionando!! Tvttb!!!
Kari89:
ciao cara!! ^_^ sto leggendo la tua fic sto al cap numero sette
(scusa se ci metto tanto ma la scuola è quella che è!!
U_U) devo recensirti!! Spero di trovare il tempo! Ritornando a noi,
avevi intuito che il minore degli Ishida sta a Tokyo eh? Qui Kari non
c’è ma nel prossimo credo sarà la protagonista
assoluta XD sempre che non mi frulli qualcos’altro in testa…
eh chi può resistere al fascino di Tk?! Un bacione enorme ^^ e
grazie!!tvtb!
E
dulcis in fundo la mia Memi: Sorellì!!! ^_^ quanto amo
le tue recensioni!! Davvero ti è gustato quel cap? Era un po’
un capitolo di transizione dato che ho dovuto presentare il Takeru
Ichijouji!! Per non parlare di Miyako, la trovo sempre un po’
complicata da scrivere… comunque non credo che le cose
andranno come si immagina lei, ho un paio di ideuzze…XD!! Qui
invece c’è il Yamato pensieroso con un bicchiere di vino
tra le mani, urgh alterno sempre la dolcezza o comunque la
spensieratezza apparente di Tai con la malinconia di Matt…!!
Spero ti piaccia!! Ti voglio bene tex!! ^o^
Daisuke
si levò dal divano poi osservò divertito la figura di Hikari con una marea di
volumi intorno.
-Amore…
uffa io voglio stare un po’ con te non con una libraria.-
La
castana corrucciò il volto in una smorfia che non ammetteva repliche.-Devo studiare.-
-Ma…-
tentò di articolare parola ma quella lo azzittì.- Hikari-chan
cosa succede?-
Non lo
sapeva neanche lei quello che stava succedendo. Si morse il labbro
mentre chiudeva di scatto un volume. Si alzò. Si passò una mano sul
cuore che prese a battere più veloce.
-Senti
non succede nulla.- Quel tono brusco non le si addiceva.
Daisuke rimase in silenzio. –Vado in biblioteca a studiare. Ci vediamo.-
**
Represse
uno sbadiglio. Non poteva di certo addormentarsi. Girò pagina e i suoi occhi
azzurri veloci leggevano quelle righe nere, la mano sinistra si muoveva ogni
tanto a sottolineare parole o brani interi.
Poi si suoi occhi azzurri si alzarono dal libro, così tra un
rigo e l’altro la matita si bloccò mentre una castana prendeva posto nel tavolo
dopo il suo.
Sorrise
nel riconoscere la donna dai mille volumi e che si trascinava dietro ovunque
anche in una biblioteca fornita come quella.
Si alzò
raccogliendo tutte le sue cose e andandosi a sedere di fronte a quella
creatura, che tanto presa com’era non ci fece neanche
caso a quello spostamento.
-Ciao…-
Kari alzò
gli occhi ritrovandoseli puntati in due pozze azzurre che la lasciarono senza
fiato.
-Ah.. Ichijouji!-
-Chiamami
Takeru.-
**
Taichi
sbadigliò aprendo la porta dell’appartamento che condivideva con la sorella.
Trovandosi dentro non il parente stretto ma…
-Daisuke…
che diamine…?-
Si calmò
chiudendo la porta.- Dimentico che voi due… argh!
Dov’è mia sorella?!-
-Non
c’è.- Il moro arrossì di botto. – è andata in biblioteca Taichi.-
-L’hai
fatta arrabbiare?- domandò il più grande sapendo che il
rifugio preferito della ragazza era proprio quell’ala dell’università.
-Mhm… no è che non so cosa le passa ultimamente nella testa.-
-Si è
finalmente stancata di te? Te lo devo ricordare che l’hai praticamente
impietosita?!- lo provocò con quella battuta sapendo che
lui di solito rispondeva a tono, ma la risposta non arrivò. Anzì
il viso del ragazzo si rattristò di colpo.-Oh… ecco
scusa è che sono un po’ brutale alle volte…- Alzò un occhio
mentre quello rimaneva lì come un pesce lesso… doveva fare qualcosa per
levarselo di torno.
-Senti…
perché non vai da lei con un bel mazzo di fiori, di solito funziona.- Quanto
gli costava la libertà… un sorriso fece capolino tra le labbra del moro che si
alzò.
-Oh…
Grazie Taichi-kun!-
**
-Quante
volte le devo dire… che non mi interessano tutti questi protocolli?! Voglio solo sapere il nome della famiglia che ha adottato
mio fratello, non chiedo molto. Ho già visto sull’elenco!-
Matt
rimase attaccato a quel dannato telefono,stringendo la
cornetta. La sua rabbia saliva senza controllo.
-Senta…
non sarà di certo lei a fermare le mie ricerche! No, che non mi calmo!-
Con una
mossa veloce chiuse quella conversazione mentre Mimi lo guardava preoccupata.
-Qualcosa
non va Yamato?-
Il biondo
non rispose limitandosi a scuotere il capo.-Nulla…-
“Non ci credo neanche un po’!”
“A che cosa?!”
“Non stai bene, come mi hai detto
di stare, altrimenti ora avresti sicuramente continuato ad avere quell’espressione
corrucciata sul viso: quella che hai sempre e che mi mette allegria!… Invece
ora nel tentativo di rassicurarmi, ti sei sforzato hai assunto
quell’espressione mesta e da: sto-benissimo-non-vedi?!”
“Parli troppo per i miei gusti.”
“Mi preoccupo… e sì, ammetto di
essere un po’ logorroica…ma…”
Batte cigliò, un largo sorriso le sbocciò sul volto fermandosi
beato. “Ma non puoi fregare la mia
logica, se per una volta ammetti di non stare bene non crolla mica l’universo!”
-Cioè…
si. Forse qualcosa non va.-
**
Miyako
scandalizzata osservava la figura di un uomo davanti al portone di casa sua che
singhiozzava. Oddio, gemeva silenziosamente ma poco le
ci volle per capire che di certo non stava piangendo per una idiozia.
Per un
attimo il cuore le balzò in gola. Quello poteva essere… chiunque.
Si
avvicinò cauta, lei e i suoi capelli viola.
-Sigh…!-
Il ragazzo si asciugò un'altra lacrima mentre
osservava contrito il citofono giallo del palazzo.
-Daisuke?!??!- Miyako urlò quasi quel nome mentre il moro si voltava
sorpreso verso di lei.
Ma si
riscosse subito, tirando su col naso. Mentre stringeva un mazzo di fiori tra le
mani.
-Che
diamine ci fai tu qui?!- Le rispose subito acido
nascondendo il fazzoletto e gli occhi lucidi.
Yolei
sospirò portandosi una mano alla fronte. –Cosa ci faccio? Se non ti dispiace
questo è il mio palazzo, caro.-
Davis
parve riscuotersi e i suoi occhi si sgranarono. –Stai rientrando ora a casa?-
La
violacea annuì alzando un sopracciglio. –Perché sei qui, Davis?-
Il moro
si morse il labbro sotto gli occhi di lei, il sole era già sparito da un pezzo
sopra di loro.
-Kari.-
cigolò come un vecchio cancello, e Yolei si portava una mano all’orecchio.
-What??- gli chiese stupita.
-Hikari è
da te?- la sua voce risultò leggermente acida e Miyako si portò le lenti più
vicine agli occhi.
-Kari non
è a casa mia Davis, dato che non avrebbe trovato me ad aprirle.- Ridacchiò
leggermente. -E poi non è la tua ragazza?Dovresti sapere tu dov’è!-
La
critica lo fece diventare paonazzo mentre con un
singulto stringeva il mazzo di rose rosse nel pugno chiuso.
-Daisuke…-
Miyako sentì una stretta nel torace, mentre piccole gocce di sangue coloravano
le dita dell’uomo che adesso si guardava la mano, confuso.
Lo chiamò
di nuovo e lui parve finalmente sentirla. – Daisuke… è successo qualcosa?-
Glielo chiese con un tono gentile e quello abbassò di scatto il volto.
Miyako
notò delle grosse lacrime inondagli il viso, in quelle stille tutto il suo
dolore .
-Daisuke!-
Lo chiamò di nuovo avvicinandosi a lui e non sapendo come consolarlo.
Quello si
portò il braccio al viso, per coprirsi… si vergognava di quella debolezza… ma sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Il mazzo di rose cadde con un lieve tonfo per terra mentre
Daisuke Motomiya ora piangeva sulla spalla di Yolei Inoue.
**
Mise la
pentola a bollire sotto il viso della giovane Yagami; d’un rosso e d’un misto
di espressioni che ancora non riusciva a decifrare.
-Kari… yahm… allora mi racconti cosa è successo?!-
-Mi
dispiace di averti svegliato Sora, io non volevo davvero!-
-Tranquilla!
È che … sono molto stanca… ed il divano è molto comodo. Allora chi è questo
Takeru si può sapere e che vuol dire che hai chiuso con Daisuke? Racconta!-
Kari si
prese il volto tra le mani. -Daisuke mi ha raggiunto in biblioteca dove io
avevo incominciato a parlare con Takeru.- Arrossisce sotto lo sguardo di Sora.-Bhe, è molto carino ha gli occhi azzurri è alto… e poi è
gentile ed è simpatico!- La donna sorrise sibillina.
-Insomma
ti piace proprio…-
-Cioè.
Forse. Io. Non. Lo. So.-
Sora scoppia
a ridere facendo aumentare il rossore sulle gote della ragazza. Il caffè nel
frattempo cominciava a uscire facendo sbuffare la macchinetta grigia.-Ma ti sei vista?! Sei tutta
rossa e per l’amor del cielo, non ti ho mai visto così agitata nel darmi una
risposta! Ti sei innamorata, hai avuto un colpo di fulmine… Sono molto felice
per te!-
-Sora
io…-
La donna
spense il fornello, versando il liquido nero nelle tazze. –Conoscendo Davis
avrà fatto una scenata!-
-Si, ci
ha fatti cacciare dalla biblioteca… e se ne andato furioso… Devo chiamarlo…io…
e… MI aveva portato anche dei fiori, chissà chi diavolo gliela avrà messa in
testa quest’idea…!- fece un’espressione sconcertata. –In tanti anni mai, mi
aveva portato dei fiori!-
Un rumore
di chiavi fece scattare la porta dell’appartamento, il faccione di Taichi ne
fece capolino. -Ehyla!! Amori miei!!-
Kari e
Sora lo videro arrivare sedute al tavolo. Batterono ciglio contemporaneamente,
mentre il moro sempre sorridendo porgeva un mazzo di rose alla donna dai
capelli ramati e un mazzo di margherite alla sorella.
-Ecco da dove è uscita fuori la grande idea.-
-Ouf!-
Taichi
sbatte le palpebre, rubando la tazzina a fiori della castana. –Donne.-
borbottò. –Sono una congiura.-
--
Ciauuu…
eccomi qui ad aggiornare un po’ di fan fic!! ^_^
questo è un cap di transizione quindi scusatemi se vi
siete annoiati un pochino prima di arrivare fin qui ^^!!
Prima di tutto grazie di cuore, credetemi la trama di o yasumi
è molto incespicata e sta prendendo pieghe inaspettate. Tipo Yolei (e dico
Miyako) che abbraccia Daisuke °_°’’’
Ma ora un
enorme grazie di cuore va:
Alla mia Memi ^^ come ti avevo
accennato il povero Matt non può liberarsi del ricordo di Sora, anzi qui
Mimi beneficia proprio dei risultati ottenuti da lei @_@!Il nostro Izumi qui
non c’è ma riapparirà alla grande nel prossimo capitolo my best! ^_- qui vengono trattati soprattutto quei due Take e Hika che tanto ci fanno impazzire XD! Grazie di cuore sorellì per l’affetto e il sostegno ^tvtrb^!!
HikariKanna: Tesoruccio
mio!!^^ ecco il piccolo accenno takari,
spero ti piacciano insieme quei due, anche se riappariranno di più nei prossimi
capitoli intanto adesso ci siamo liberati di Davis XD! Un bacio tesoro mio!! A prestissimo!!
Talpina Pensierosa:
^_^ ciao ben arrivata, sono contenta che la fic ti piaccia! ^//^ grazie per i
complimenti, spero che anche questo cap ti piaccia!
Che coppie ti piacciono dei digimon?Baci!
Kari89: ciao!! ^^ come va? Per la recensione alla tua fic figurati è
stato un piacere, grazie enormemente anzi per le tue recensioni ^*^ mi fanno
molto piacere!! ^_- un bacione alla prossima tesò!
Smartgjrl: qui c’è solo il yama, che fa il yamatoso come
al solito :P, ^^ che te ne sembra di questo chappy??
Un bacione!! E grazie di cuore anche a te!
Mimi
afferrò l’ennesimo fazzoletto. Pulendosi gli occhi grandi e castani.-Ha
detto…sigh…- Si soffia il naso mentre il rosso sconsolato la guarda.-Sob…C’è un
problema e ha detto che ha bisogno di riflettere….Yaaaahhh… come farò… come
farò?!-
Prende un
altro fazzoletto poggiando la testa castana sulla spalla del rosso. –Come farò
senza Yamato, il mio Yama-kun?!-
Izumi
dopo un momento di sbigottimento, sbatte le palpebre. È diventato un tutt’uno
con la sua capigliatura ma come al solito la Takikawa non se ne accorge.
-Mi…Mimi…
sono convinto che, che troverai quello giusto prima o poi!-
Ingoia a
fatica quando si ritrova a un palmo di naso il suo volto: “troppo vicino, non
fare pazzie Izumi”.
-Dobbiamo
andare a lavorare… Mimi chissà cosa penseranno ora che mi hai trascinato a
forza nel bagno delle donne!-
Un dolce
sorriso riscaldò le guance di Mimi.-Si forse hai ragione.- tirò su col naso.
Gli occhi non erano più lucidi e una risata vibrò nella stanza.
–Ahah!
Povero Izumi credi che tu non voglia ritrovarti mai con una squilibrata come
me…!-
Koushiro
segui con gli occhi la castana mentre apriva la porta del bagno. I suoi occhi
scuri divennero tristi e profondi, nessuno in quel momento avrebbe potuto
leggerci qualcosa dentro…
Lì, in
quelle pozze d’inchiostro dove le lettere diventavano solo puro nero.
--
Sora
guardò l’orologio.
Fece una
smorfia lasciando la matita che si fermò nella rilegatura di un libro. Le sue
dita si posarono sul tavolo ruvido e di legno. E i ricordi si fecero sentire
dentro di lei, come un turbinio di vento al quale non poteva resistere. Ne
venne spazzata mentre soave una voce riempiva la sua mente.
“Sei
una bambina.”
Le guance
le divennero tutte rosse, sembrava stesse bollendo, malgrado la neve scendeva
copiosa dal cielo in quel giorno d’inverno. Che strano avvolte fai
l’impossibile per raggiungere qualcosa o qualcuno… e poi ti accorgi che forse è
stato tutto vano, che hai recitato un copione chiamato vita e che non ti
porterà da nessuna parte. “Questo è quello che pensi di me?” La sentiva, la sentiva ancora la
sua stessa voce timida ma sicura sotto quel cielo, lì a Tokyo.
“No.”
Cosa volevi
dire con quei monosillabi? Perché non ti ho ascoltato di più.. perché ti ho
permesso di rapire il mio cuore sotto quel cielo d’inverno?!
“Uffi,
io non ti capisco davvero!”
Avevi
sempre lo stesso sguardo per tutti. Ma solo io riuscivo a cogliere quelle
sfumature? Forse mi sono immaginata tutto anche quello che volevo fossi tu per
me. Quello che non sei stato… perché sei un egoista e non puoi cambiare.
“Sei
una bambina, quando fai così.”
Un
sorriso, un sorriso tenero e che sapeva farmi arrabbiare. “E tu… e tu …Sei
davvero uno stupido!”
Te ne
andavi, mi davi sempre le spalle, come una persona che lo fa perché non vuole
entrare nel cuore di qualcuno. Che dalle persone fugge, come un fiocco di neve
che si scioglie sul palmo delle mani. Lo ricordo quel giorno, sai?
Li
ricordo tutti.
Ed ogni
volta che sapore strano aveva il tuo nome che mi scivolava tranquillo via dalle
labbra.
“Matt….”
“Cosa?”
“Io…” sciocche parole, dove mi avete
portato?
“Penso
di amarti.”
Ne vedevi
solo le spalle e quello doveva essere già un avvertimento, passato inosservato.
“Lascia
che io ti ami.”
Quanto
tempo sono rimasta lì, mentre aspettavo una tua risposta?
“Va
bene.”
Che
ragazzina innamorata che ingenua.
Eppure
sogni, sogni ancora adesso ad occhi aperti, sogni più che mai perché è gratis,
perché è l’unica cosa che puoi fare. Forse ti sentirai peggio, i sogni sono
solo illusioni…ma che ci puoi fare se non puoi fare a meno di farlo?
Sei
ancora la stessa ingenua, quella di sempre. Ti scompigli i capelli, la sua voce
che proprio non vuol andar via da te, dalla tua testa.
Serata
piena di stelle. Strade piene di traffico. Vivi tra le sue braccia mentre ti
aggrappi al suo braccio, sorridendo felice per la strada.
Basta
poco, per essere felici.
Anche
sentire il suo sospiro rassegnato mentre ti sta riaccompagnando a casa.
“Sei
la mia sciocca.”
Lo
pensavi davvero? O recitavi un copione già scritto?
Allinei
le sopracciglia e ti aggrappi a lui, arrivando a un soffio dal suo viso.
Stretta sulla sua spalla. “Perché?”
Non
risponderà… ma vale la pena fargli delle domande anche se non saprai mai la
risposta?
Si, anche
solo per guardare quella sottile smorfia che si crea all’angolo sinistro della
bocca.
“Yamato.”
Il tuo
nome era parte di me…ed è buffo pensare che malgrado tutto soprattutto oggi è
una importante parte di me. Forse lo è ancora di più dato che quello che provo
per te ora è dentro il mio ventre. E batte.
“Mi
sono sbagliata, io… io non ero innamorata di te.”
“O-yasumi nasai, Sora.”
**
-Sei
stata troppo professionale oggi Mimi. Anzi, sei stata oserei dire: troppo seria
per i miei gusti. Come quella mummia che presenta il telegiornale alle 14.00.
Quella bacucca.- La donna rimaneva immobile sulla sedia. Si limitò ad annuire.
-Caspita hai regalato si e no, due, dei tuoi soliti sorrisi.-
Un uomo
si sistemò gli occhiali che gli scendevano dal grosso naso a patata. –Credo che
ci denunceranno i nostri fidati telespettatori, per questo.-
La
Takikawa sorrise timidamente, rilassata per la piega che aveva preso quella
conversazione. In fondo le chiacchiere con Rei-sensei suonavano tutte come una
lunga paternale. –Oh, mi passerà boss.-
-Lo so…
Anche perché dovremmo fare dei piccoli tagli nella produzione.-
-Che
cosa?!- la sua voce stridula fece abbassare il volto dell’uomo.
-Si, non
è colpa mia credimi, ma molte persone perderanno il loro lavoro da qui a tre
mesi.-
-Ma per
quale motivo?! Gli ascolti sono buoni!!-
-Lo so,
Mimi. Ma l’emittente ha deciso così ed io non posso fare niente di più. Ho
provato a combattere ma, quei testoni hanno deciso così. Anch’io, ho un capo
purtroppo.-
-E ora?!-
-Tu
rimarrai e ti avviserò io, quando vedrò che la baracca sta per sprofondare. Nel
frattempo Mimi, guarda avanti. Cerca il più possibile di farti conoscere, è un
consiglio. Utilizza anche il gossip, per quanto io: lo ripudi. Ma sei una bella
donna e di sicuro tu non avrai problemi a rimanere nel mondo della televisione,
anche come attrice e chissà potrai sfruttare poi un giorno anche la tua laurea
di cuoca.-
-Ma…
io…insomma questa trasmissione è quello che ho sempre voluto fare!
- Mimi, -
l’uomo sorrise gentilmente. -non volevi fare anche l’attrice tu? Ricordati che
quando si chiude una porta si are un portone!...Un’ultima cosa Mimi. Sei la
sola a sapere di questi tagli e della situazione in cui viaggia il nostro
programma. E per quanto mi sia dura, dirtelo; cerca di tenere questa notizia
solo per te e continua a lavorare come fai sempre.-
La donna
si alzò traballando quasi sui tacchi che portava da una vita.
-è
ingiusto.- Bisbiglio con un fil di voce, facendo sorridere quel grosso
omaccione.
-Non
dirlo a me.-
Si voltò
poggiando la mano sottile sulla maniglia.
-Boss.-
si voltò improvvisa, catturando quella figura bonacciona seduta alla scrivania.
Quello si
fermò mentre stava per accendersi un sigaro cubano, un regalo di suo cognato.
-Uhm?
Sì?-
Mimi si
morsicò il labbro. Socchiuse gli occhi.
-Chi
perderà il posto di lavoro?!-
**
-Ehy, sta
attento a dove vai, rosso!!-
Izumi si
ritrovò faccia a faccia con un biondo dal volto troppo “famigliare”.-Mi scusi,
non era mia intenzione urtarla!-
-Tu non
sai chi sono io! Posso farti licenziare da un momento a un altro! È pericoloso
quell’affare che ti porti appresso cosa credi? L’attrezzatura è delicata oltre
al fatto che se la rompi, la paghi tu!-
Koushiro
socchiuse i suoi occhi neri. Per la prima volta non abbassò il capo.
Chissà
cosa gli stava succedendo dentro? Forse la notizia ricevuta la mattina stava
facendo risalire il suo ego. Quel poco che gli restava…ovvio.
-Lo so
perfettamente, anch’io.- sibilò tra i denti mentre degli occhi verdi
scintillavano per quell’affronto.
-Bene.-
Izumi digrignò i denti.
Il biondo
scoccò la lingua. –Per chi lavori, ragazzino? E…- lo guardò dall’alto in basso,
alzando un sopracciglio, in segno di sfida.- Cosa fai?-
Izumi
lasciò che un bagliore gli scappasse da quelle pozze d’inchiostro.
-Sono un
operatore televisivo.-
-Il tuo
nome?-
-IZUMI!!!
KOUSHIROOOO!!!-
*sdeng!*
Una donna
correva verso di lui come una matta, urlando scatenata solo il suo nome sulle
labbra.
Una
goccia perforò la testa di Izumi mentre il biondo sgranava gli occhi per quella
bella donna che correva proprio verso quell'essere che riteneva insignificante.
-MI...Mimi!!!-
Izumi si voltò stando attento alla sua macchina televisiva, unica fonte di
sostegno. -Cosa ti è successo?!-
La
ragazzina, perchè in fondo era quello che sembrava, saltellò sul posto.
Agitata.
-Devo
assolutamente dirti una cosa! Dobbiamo parlare!- Senza pensarci due volte gli
prese le mani mentre schiudeva di nuovo le labbra...
Poi i
suoi occhi castani si sgranarono, sorpresi. -Ma tu.. sei...- mollò le mani di
Izumi che rimaneva fermo come un pesce lesso. -OH, MIO DIO.. TU SEI MICHEAL!!!-
Il biondo
sorrise furbamente mentre Koushiro inebetiva… sprofondando in un oblio nero.
Kari aveva mal di testa, aveva pensato per così tato tempo alla cosa
giusta da fare, che era esausta
-Pronto?-
-Pronto, signora Ichijouji?-
-Sì, con chi parlo?-
La donna strinse le mani alla
cornetta, tenendo stretto l’apparecchio all’orecchio. Lieve espressione di
disappunto.
Annuisce però, lasciando
correre i suoi occhi sulla figura di un tavolo, apparecchiato per quattro.
-Capisco. Ma adesso non è
qui… può lasciarmi il suo indirizzo e il suo numero, per favore?-
Afferra un biglietto, tenendo
la cornetta con la spalla, per poter scrivere.
-547… perfetto.-
Voce amara ma sicura.
Anche se la scrittura è un
po’ tremolante.
-La ringrazio.-
“O yasuminasai”
7.
Kari
aveva mal di testa, aveva pensato per così tanto tempo alla cosa giusta da
fare, che era esausta. Non voleva ferire Daisuke… ma
non voleva tornare con lui… Arrossì e si vergognò della semplicità di quel
pensiero.
“Secondo me eri innamorata dell’idea di avere un ragazzo.” Il volto
di Sora le torno in mente. Aveva ragione?
Lei,
davvero non aveva mai amato Daisuke Motomiya?! Si
incamminò all’entrata dell’università, il libri nella
borsa pesavano ancora di più quella mattina. Per sbaglio le dita le scivolarono mentre apriva la suddetta porta in vetro. Ma un
braccio forte dietro di lei la spalancò immediatamente.
Kari si
ritrovò ad alzare gli occhi, sorpresa.
I suoi
occhi nocciola si incontrarono con dei bellissimi lapislazzuli.
-Buongiorno!-
**
Izumi
digrignò i denti. Perché le cose dovevano andargli sempre storto?
-Ma ti
rendi conto?! Micheal!! Micheal, l’uomo più bello e
l’attore più stupefacente di tutta la televisione! Non a caso recita nella mia
telenovela preferita!!-
“Quando
li conosci, Mimi, sono tutti belli e stupefacenti.”
-Pensa
che mi ha invitata a cena!! Sono così emozionata, io
non me lo aspettavo, mi ha fatto anche dei complimenti splendidi!- “ Li ha
presi dal copione di turno, recita solo cose zuccherose e che fa sciogliere
solo voi donne.”
-Sono così
felice… non è carino Izumi?!-
Izzy
spense la telecamera mente Mimi saltava via, non degnandolo neanche del solito
sguardo affettuoso. Non l’aveva neanche guardato veramente
mentre, la riprendeva con la telecamera quel giorno. Inghiotti amaramente
e una strana sensazione si impadroniva del suo stomaco. Che Mimi, quella volta
si fosse innamorata veramente?
I suoi
occhi neri andarono alla deriva mentre un collega gli
batteva una pacca sulla schiena, gesto raro di amicizia in un mondo come
quello… -Ehy… Joe.-
Joe Kido, un ragazzo apposto e che montava le scene da mandare
in onda. Era miope, Izumi l’aveva saputo a sua spese
dato che nel bagno degli uomini un giorno l’aveva aiutato a cercare i suoi
occhiali, scambiando il secchio per un tappeto aggrovigliato… ma da allora una
grande amicizia gli aveva uniti.
-Che c’è,
è il fidanzato di turno?- Jyou si mise a posto le spesse lenti
mentre, inquadrava la figura di Mimi a braccetto con un giovane biondo.
-Uhm. Si
chiama Micheal e quasi, quasi è stata anche opera mia. Se adesso sono così…
così…-
Jyou
sorrise dando un’altra pacca alla spalla dell’amico. –Intimi? No, aspetta,
insopportabili?!-
Koushiro
sbuffò, facendo emergere in quel modo tutta la
frustrazione provata nella mattinata.
-Che
dici, ce la meritiamo una bella cena?-
**
-Davvero,
studi per diventare scrittore?-
Takeru le
regalò un sorriso. –Ehy, ma la vuoi smettere di essere così formale con me? A
proposito… mi dispiace se per colpa mia hai chiuso con
il tuo ragazzo… era così furioso...-
Kari
abbassò il capo, scuotendolo.-No…non ti preoccupare.-
Il biondo sorrise di nuovo al suo indirizzo. –In realtà non mi preoccupo
affatto, anzi ti dirò di più… sono contento che tu ti sia lasciata con quel.. Daisuke, no?-
La
castana bloccò il suo passo e arrossì.-Co…Cosa?!-
-Che ne
dice signorina Hikari Yagami, di uscire con me?-
**
-Accidenti
amico mio, questa casa è una topaia!!-
Joe
masticò un “Outch!” subito dopo quell’affermazione;
difatti, era urtato contro quello che sembrava un
portaombrelli e stavolta non per colpa dei suoi occhiali ma, perchè non vedeva
davvero niente.
Koushiro sospirò mentre per l’ennesima volta provava a accendere
l’interruttore. –Scusami, anche la luce… che non funziona…!!-
Izumi borbottò sommessamente mentre Joe scoppiava di punto in bianco a ridere
con i cartoni delle pizze in una mano. –Funziona solo quando
la accende lei..!-
-Oh, per
me, possiamo anche cenare a lume di candela!! Anche se in effetti la cosa sembrerebbe alquanto strana…- si
corresse subito, facendo scomparire la sua risata.
–Non ti
preoccupare la luce della cucina, funziona… almeno quella!!-
Tramite quella lampadine Izzy riuscì ad illuminare il tavolo e si scusò per
quella modesta abitazione.
Più tardi
quando entrambi avevano finito di mangiare le pizze. Joe si pulì gli occhiali,
intavolando un discorso serio.
-Senti,
paghi un affitto spropositato se poi questa è la tua abitazione. Non per
offenderti ma ti sei davvero lasciato fregare.- Izumi annuì contrito.
- Che ne
dici se vieni a trasferirti da me? Il mio inquilino se ne va tra pochi giorni,
si sposa e ha trovato detto francamente fra noi anche la gallina dalle uova
d’oro…!-
Il rosso sorrise negando quella soluzione con un cenno della testa. –Ti ringrazio
ma…-
-Almeno
pensaci!- Provò a convincerlo il giovane aprendo una lattina di birra e
versandola nei bicchieri vuoti.
-E va
bene, ci penserò, su.-
**
“Ehy… Sora, Sora…!”
Si voltò confusa riconoscendo tra mille quel tono di voce.
“Yam”
non fece in tempo a dire il suo nome… due grandi braccia forti, la stavano
sollevando per aria. Volò da terra e le sembrò di stare ancora in aria, ancora quando i suoi occhi si persero in quelle due pozze
blu. “Il vecchio..” Era felice e lei non si sarebbe
mai stancata di vederlo così.
“Quale vecchio?!”
“Aah al diavolo! il saggio è andato bene… quel vecchio ha detto che io ho
talento!” Gli occhi gli brillavano… possibile che solo la musica avesse quel
potere? “Capisci, il vecchio…”
“Quel vecchio…”
“Ha detto che ho un futuro.”
Fece una pausa, quelle pozze
azzurre continuavano a brillare come se avesse potuto scorgere la luce di cui
stava parlando. La vedevi davvero quella luce?
“Potrei andare in America e lì
potrei diventare un bravo pianista.. potrei farmi
conoscere e… ritrovare Takeru…”
Mi
stringevi le mani, ma forse non mi guardavi davvero.
“Un futuro…” bisbigliavi il tono di voce
improvvisamente troppo fioco e insufficiente per cercare di seguire le tue
elucubrazioni. Ma apposto di pensare al passato e al futuro, Yamato… non potevi
pensare semplicemente al presente? Si fanno sempre guai nel riflettere sul dopo
e sul prima…
Ma non
importa, anche quella volta un sorriso mi sbocciò sul volto.
**
Kari si
mordicchiò il labbro.
-Un
investigatore privato?!-
Il
fratello si mise a ridere. E la sua risata cristallina tuttavia le fece
abbandonare quell’espressione dubbiosa dalle labbra. –Bhe, scusa se no chi
dovevo reclutare per trovare suo fratello?! La fata
turchina?!-
-Taichi
secondo me non sono fatti tuoi.-
Sciamò mentre riacquistava quel suo cipiglio severo. –Lo sai che sono un impiccione
di natura.- Le fece eco quello scrutandola dall’alto in basso.
-E a
proposito dove vai conciata così?!-
Kari battèle lunga ciglia nere,
perplessa. Arrossì leggermente, facendo una giravolta su se stessa. –Sto bene?-
-Troppo.
Dov’è che vai?!?- Il tono sospettoso e da fratello
premuroso non avrebbe mia lasciato le sue corde vocali. Hikari abbozzò un lieve
sorriso, mentre gli occhi scuri scintillavano.
-Non sono
affari che ti riguardano!-
Taichi corrucciò il volto, mettendosi le braccia
sui fianchi. –Sorellina, guarda che ingaggio un investigatore anche per te, eh!!-