Cambiamenti formidabili

di kunoichi_chan009
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** La promessa ***
Capitolo 3: *** L'avvistamento ***
Capitolo 4: *** L'Anziana e gli anelli ***
Capitolo 5: *** L'isola di Sokew ***
Capitolo 6: *** L'ultimo bacio ***
Capitolo 7: *** I senza-radici ***
Capitolo 8: *** Astrid ***
Capitolo 9: *** Il sapere di un breytano ***
Capitolo 10: *** Le due perfette metà ***
Capitolo 11: *** Le parti combaciano ***
Capitolo 12: *** Non c'è mai pace ***
Capitolo 13: *** L'ultimo respiro ***
Capitolo 14: *** La generazione di Berk - epilogo ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


 
                                  PROLOGO




Hiccup Horrendus Haddok III non era mai stato un vero Vichingo.
Nessuno lo avrebbe definito un cacciatore di draghi o un valente guerriero, in realtà veniva a mala pena apprezzato per le sue alte, altissime doti di fabbro.
Hiccup veniva spesso preso in giro dai suoi coetanei e, senza nasconderlo, veniva criticato da tutti gli abitanti del villaggio.
Hiccup non aveva amici. Ma questo è il passato, ora la storia è diversa. Hiccup Horrendus Haddok III è un ragazzo amato e rispettato, divenuto in poco tempo capo del suo gruppetto è anche fidanzato con Astrid, vichinga piena di talento.
Tutto questo perché, dopo anni di incomprensioni, finalmente l’occasione per dimostrare il suo valore era arrivata.
Una sera come tante Berk era stata attaccata dai draghi e Hiccup, pieno di aspettative, era riuscito a catturare niente di meno che una Furia Buia con una nuovissima invenzione. Tuttavia, soggiogato dalla propria compassione, il ragazzo aveva risparmiato l’animale creando, col tempo, un legame mai visto tra le due razze. Erano diventati amici.
Grazie a Sdentato, così lo chiamava, Hiccup era riuscito a farsi un nome tra la popolazione rimasta sull’isola, difatti buona parte delle persone era andata alla ricerca del Nido dei Draghi guidata da Stoick, Capo Villaggio non che padre del ragazzo.
Dopo vari eventi quali la prova finale e la scoperta, da parte di Astrid, di Sdentato il ragazzo si era ritrovato davanti un bivio. Rischiare e provare a risolvere le controversie tra draghi e vichinghi o andarsene via?
Ovviamente scelse di restare ma, com’era prevedibile, venne scoperta la sua amicizia col drago e in un istante tutto si disgregò.
Il popolo al completo, esclusi bambini e anziani, era partito per mettere fine ai draghi direttamente sulla loro isola, andando incontro a morte certa.
Perché sull’isola viveva la Regina, la Morte Verde. Un enorme drago che obbligava quelli più piccoli a razziare i villaggi per avere cibo.
Fortunatamente Hiccup aveva dalla sua parte i ragazzi e i draghi ancora su Berk e, dopo vari colpi e strategie, aveva sconfitto la Regina insieme a Sdentato.
Rimettendoci una gamba.

Il ragazzo aveva risolto la guerra e tutto sembrava perfetto. Tuttavia questa è solo una parte della storia, quella piacevole. C’è un continuo che in pochi conoscono, quello che ci porta ad oggi. Non è vero che, dopo la Morte Verde, tutto filò liscio e tranquillo. Ci fu un’altra guerra che creò una sfortunata serie di tragici eventi.
Se volete ascoltarla venite e sedetevi, ve la racconterò senza filtri o menzogne. Infine anche voi saprete come Hiccup Horrendus Haddok III abbia avuto tanti cambiamenti formidabili.

Come è stato felice per due anni e come, tragicamente, si sia allontanato per altri tre dalla patria.
Bene, iniziamo.

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Ciao gente!!!
Allora lo so, lo so!!! Questo è solo un riepilogo di Dragon trainer con, alla fine, una piccola introduzione alla storia da me creata che seguirà.
NON seguirò gli eventi di Dragon Trainer 2, un po’ perché ovviamente non posso ancora sapere come va la storia e un po’ perché la storia non funzionerebbe altrimenti.
So che questo prologo è noioso, però per favore aspettate il secondo capitolo. L’introduzione dovevo farla e ora posso finalmente darmi al primo vero e proprio capitolo.
La storia sarà, per la maggior parte del tempo, dal punto di vista di Hiccup. Spero davvero che vi possa piacere. Non vedo l’ora di postare il prossimo capitolo. A presto.
Kunoichi_chan009

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Capitolo 2
*** La promessa ***


               Cambiamenti formidabili
                         La promessa                     




 
 
Il vento mi soffia tra i capelli e l’adrenalina è a mille.
Sento Sdentato ruggire e lanciare una sfera di fuoco per la felicità, come potrebbe non gioire qui? In mezzo alle nuvole, in balia del vento fresco con le ali spiegate.
Muovo il piede in simbiosi con la sua ala, siamo come un unico individuo e ci capiamo al volo. Saliamo fin dove l’aria è respirabile e poi ci fermiamo, smonto dalla sella e mi lascio cadere con Sdentato di fianco, lo guardo
-Vediamo quanto mi fido?- gli chiedo e, senza aspettare mi preparo ad essere raccattato. Gli occhi rigorosamente chiusi. Mi fido. Non devo aspettare molto, quando ormai la superficie del mare mi sta per sfiorare sento qualcosa sotto di me che mi blocca e, riaprendo gli occhi prendo posto sulla comoda sella per sfrecciare al meglio tra le onde.
Risaliamo in fretta, il cielo aperto è troppo irresistibile oggi e procediamo con pericolose quanto divertenti giravolte. Rido al ricordo di Astrid terrorizzata aggrappata a me come la polvere addosso a Skaracchio e cadiamo di nuovo. Penso sia la mia parte preferita, quando mi lascio andare sento l’adrenalina a mille, il cuore in gola e il peso azzerato.
Dopo un’intera mattinata, o almeno sembra, passata a volare vengo colpito da una sacca molto pesante. Mi giro verso il colpevole e, nascosti da lunghe ciglia, vedo gli occhi di Astrid illuminati da una luce maliziosa.
-Credevo avessi altri metodi per uccidere le persone-
-Credimi, se avessi voluto ucciderti ora saresti cento metri sott’acqua. Dovresti ringraziarmi. Sono venuta a portarti il pranzo.-
-Ma grazie madamigella, a cosa devo questa improvvisa gentilezza?- dico scrutando il contenuto della borsa. Pesce, pollo, pudding e, per gli dei! Haggis! Vuole uccidermi!
-Semplicemente non volevo far morire di fame il mio ragazzo, la prossima volta ti lascerò solo tutto il giorno e non ti lascerò mangiare quando tornerai a casa.-
Rido e sento Sdentato ruggire insieme a Tempestosa, ci fermiamo in una radura segreta. In realtà è solo un piccolo bosco nascosto dietro una caverna a sua volta coperta da molti rampicanti. La conosciamo solo io e Astrid, be senza contare i nostri draghi. Mentre loro si fermano a bere alla pozza d’acqua vicina all’ingresso della caverna io e Astrid entriamo. Ci piace questo posto e, ancora di più, ci piace mangiare in questo posto.*
L’aria fresca fa muovere i fili d’erba e noi, con tranquillità ci sediamo. Evito largamente l’ haggis, è una ricetta scozzese, l’abbiamo scoperta grazie a un esiliato che, dopo mesi di navigazione si è ritrovato a Berk. In realtà si è fermato davvero poco tempo ma, purtroppo, è bastato affinché mezza popolazione si innamorasse di frattaglie di pecora cucinate nello stomaco di quest’ultima.
Rabbrividisco.
Astrid è tra questi, la vedo divorare quell’obbrobrio e sento il pesce tornare a galla, lo rimando giù e distolgo la vista.
-Sono certa che, se solo lo assaggiassi, non ne faresti più a meno- dice sicura di se, non ha apprezzato il mio sguardo schifato.
-Sono certo che, se solo lo assaggiassi, passerei il resto della giornata a stare male- lei mi guarda e, un po’ arrabbiata, finisce il suo prezioso pasto per passare poi al pollo.
Si appresta ad ignorarmi e, indispettita, mi volta le spalle.
Sorrido e pieno di adrenalina la prendo per i fianchi stendendola per terra e facendole il solletico, lei ride come una pazza e, nonostante abbia addosso strati di pelliccia riesco a sentirle le ossa del bacino.
Rido con lei, la lascio andare e faccio il terribile errore di darle le spalle. Velocemente lei prende l’haggis avanzato e me lo spalma in faccia. Schifato corro fuori dalla caverna e immergo la faccia in acqua, mentre mi lavo i nostri draghi mi guardano curiosi. Sento Astrid ridere dietro di me e, alzandomi la schizzo.
Lei mi salta addosso e finiamo in acqua, lottiamo per un po’ poi mi bacia. Le sue labbra sono morbide ma, purtroppo, sanno ancora di quell’orrore.
Usciamo dall’acqua e torniamo nella grotta. Mentre aspettiamo di asciugarci parliamo, presto ci sarà il diciassettesimo compleanno della mia ragazza e lei è felicissima.
-Vedrai, ci sarà un sacco di cibo, tutto il villaggio sarà presente e Gambe suonerà quella cosa che hai inventato.-
-La chitarra o la batteria?-
-La chitarra è quella con le corde?-
-Si-
-Allora quella, la batteria voleva suonarla Moccio ma non ha talento. Mi viene mal di testa quando ci prova, protesti suonarla tu?-
-Io?-
-Si, ti ho sentito sai? La suoni benissimo e poi l’hai inventata. Chi è meglio di te?-
-Va bene, tutto per la mia piccola “cara agli dei”-
-Già, gli dei mi amano se ho potuto avere te-
Non resisto e la bacio.
Lei risponde e mi allaccia le braccia al collo, la stringo a me per la vita e mi sdraia.
Come ogni volta sento le farfalle nello stomaco, le accarezzo i capelli e l’allontano.
-Hiccup- si lamenta lei
-Te l’ho già detto Astrid-
-Io sono pronta però-
-Conosci la legge-
-Non puoi rispettare le regole solo quando vuoi tu, tra l’altro questa non la rispetta nessuno-
-Astrid prima del matrimonio-
-Non iniziare- mi interrompe lei
-Hiccup dico davvero, ho trovato il diario di mia madre e anche lei non ha aspettato. Perché devi farlo tu? Non ti piaccio?- ha gli occhi lucidi e mi si stringe il cuore.
-Io ti amo Astrid, lo sai perfettamente. Solo che non voglio-
-Mancarti di rispetto? Hic ti conosco, so che non lo faresti mai-
Sospiro
-Al mio compleanno ok?-
-Davanti agli invitati?- lei ride e mi tira un pugno.
-No scemo la sera-
-Va bene, ma se cambi idea dimmelo, davvero io non mi offendo-
Ride di nuovo e mi bacia
-Grazie singhiozzo, ti amo anch’io-
Sorrido. Usciamo insieme dalla caverna e spicchiamo il volo con Sdentato e Tempestosa entrambi molto vogliosi di volare. Stiamo insieme tutto il giorno, scherziamo e inevitabilmente ci baciamo.
Torniamo a Berk e ci dirigiamo tutti e quattro nella Sala delle Riunioni per cenare. Grazie agli dei l’haggis non c’è nel menù di stasera e quindi Astrid si accontenta del pollo e qualche verdura. Ci sediamo insieme agli altri ragazzi e iniziamo ad ascoltare la loro giornata, Gambe ha scoperto che Muscolone è una femmina, Bruta e Tufo hanno beccato Rutto e Vomito a corteggiare l’orripilante bizzippo della signora Cosciafritta e Moccio niente, si è esercitato alla batteria tutto il giorno.
-Così suonerò al tuo compleanno fiorellino- dice alla mia ragazza che, senza neanche lasciargli finire la frase gli dà una testata di quelle spacca cranio lasciandolo per terra a dormire.
Ridiamo tutti, Moccio non vuole proprio arrendersi con Astrid, né con Bruta, né con Sputoacido, né con Bracciaferrose, né con…Bè, si è capito no?
Troverà mai una ragazza?
-Hic a quale invenzione stai lavorando adesso?- chiede Tufo e tutti lo fissiamo con gli occhi di fuori.
-Bè? Che sono quelle facce?-
-Tu mi hai appena chiesto un’informazione sui miei lavori? Sto sognando?-
-Ah ah ah, molto divertente. Volevo saperlo solo perché ho bisogno di una cosa ma quando lavori già ad un altro progetto non ci metti lo stesso impegno.-
-Che ti serve?- gli chiedo curioso, tra tutti lui è l’unico a chiedere pochissime volte il mio aiuto con qualcosa che non riguardi i draghi. Tutto il contrario di Moccio, per lui realizzo mille cose anche se, sinceramente, non ho ancora capito a cosa cavolo gli serva una scorta annuale di pinzette.
-Una spara-lancia-
-Una che?- gli chiede Astrid
-Una spara-lancia, sarebbe comoda per colpire da lontano un nemico senza dover muovere il braccio-
-Wow, Tufo non mi aspettavo avessi idee del genere, come ti è venuto in mente?-
-Ieri sono caduto in una trappola nel bosco e, mentre cercavo di liberarmi, un branco di cinghiali mi ha accerchiato. Se non fosse arrivato Gambedipesce ora sarei morto. Sarebbe stato molto più facile se avessi potuto difendermi restando immobile.-
Lo sento fissarmi ma non gli do corda, sto immaginando. L’idea è fattibile, basterà creare un contenitore a pressione e infilarci lance anzi no! Frecce. Saranno meno pericolose ma almeno avrà più di una munizione.
Mi alzo e vado verso la fucina, sento Tufo chiamarmi ma Astrid lo ferma. Ha capito dove vado e lo spiega anche lui.
Poso su un ripiano il casco che uso per volare e prendo uno stilo con qualche pergamena. Disegno per davvero molto tempo. Alla fine sono soddisfatto, il progetto comprende un tubo aperto solo da un lato, nella parte chiusa c’è una complicata serie di lacci e serrature (il contenitore a pressione è solo un prototipo, non mi fido a darlo a Tufo) che, una volta sparata una freccia, ne carica un’altra.
Nella parte aperta c’è anche un mirino, nel caso servisse.
Sorrido soddisfatto quando, all’improvviso, due mani si posano sulla mia schiena. Senza preoccuparmi mi giro e bacio Astrid, la riconoscerei ovunque.
-Mmm, non è che la storia del “ti riconoscerei ovunque” è solo una scusa per giustificare il fatto di baciare alla cieca chi ti sorprende alle spalle?- rido alla sua domanda e la bacio di nuovo.
-Ovvio, sono talmente tante le persone che di notte mi vengono a trovare in fucina, piuttosto che ne pensi?- le mostro dettagliatamente l’arma appena costruita e, quando ormai ho preso il via Astrid mi bacia.
-Sai, è un ottimo modo per zittirmi questo-
-Oh no! Hai scoperto il mio piano!- ridiamo insieme e metto giù la spara-frecce.
La prendo per mano e mi dirigo verso la porta m lei mi ferma –Hiccup mi fai provare la spara-frecce?-
-Certo- gliela consegno e le spiego del mirino
-Non mi serve- faccio un passo indietro e mi riparo in tempo dietro uno scudo prima che la freccia, dopo aver rimbalzato su un’ascia, si ficchi nella mia faccia.
-Hic! Scusa!-
-Tranquilla, va tutto bene. Ho i riflessi pronti-
Dopo aver accuratamente posato l’arma lontano da se mi prende la mano e usciamo, l’accompagno a casa e poi raggiungo la mia.
La sera, nel mio letto, penso e ripenso alla promessa. Ho amato Astrid sin da piccolo, ho dovuto aspettare quindici anni prima di essere notato e, da due, sono il ragazzo più felice del mondo. Si ho una bella vita. Non vedo l’ora che arrivi il suo compleanno.
 
 
 
Hiccup non lo sapeva ancora, ma quella promessa avrebbe dovuto aspettare molto tempo.

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*La ripetizione è voluta.
Ed ecco a voi il primo vero capitolo!!!
Sinceramente mi sono emozionata scrivendolo. Spero davvero che vi piaccia e di essere stata chiara. Nel caso non si capisca una delle leggi di Berk è astenersi prima del matrimonio, si lo so che i Vichinghi sembrano rudi ma nella mia storia è cosi!
Anche perché diciamocelo… nessuno ne tiene conto. Quindi perché dovrebbe essere l’unica legge che Hic ascolta? Astrid ha ragione.
Giusto, prima di concludere specifico che “cara agli dei” è il significato del nome “Astrid”.
“Singhiozzo” invece è  “Hiccup”  in italiano.
Tra l’altro ho un dubbio. Sembra che Hiccup nel prossimo film avrà vent’anni, però nel primo ne aveva quattordici. Se sono passati cinque anni com’è possibile?
Un ultima cosa, qualcuno mi spiega come si realizzano le copertine?
A presto

Kunoichi_chan009

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Capitolo 3
*** L'avvistamento ***


Cambiamenti formidabili
L’avvistamento
 






Sento una leggera pressione sulla pancia, è soffice e sembra un dito. Se ne aggiunge un altro e arriva al collo, accarezzando il pomo d’Adamo, fino alle labbra. Mi alzo di scatto e prendo Astrid per la vita, lei mi sorride e mi bacia il collo.
-Io sono sempre più sicura che la faccenda del “ti riconoscerei ovunque” sia una scusa-
-Certamente, sapessi come ci baciamo io e Moccio la mattina, quando tu non ci sei e a lui servono le pinzette, mi viene sempre a svegliare accarezzandomi-
Lei mi tira un pugno
-Guarda che non scherzo! Anche se, sinceramente, Gambe è il migliore. O forse Testa di Tufo? Aspetta vado a verificare-
Faccio per alzarmi ma Astrid mi salta in grembo, fingo di essere troppo debole per spostarla e mi sdraio arrendevole sul letto.
-Sai, io sono una ragazza molto gelosa. Potrei decidere di tenerti rinchiuso qui a vita-
-Non credo ti convenga-
-A no?-
-No, primo perché tanto qualcuno mi verrebbe a cercare e secondo perché altrimenti non onorerò la promessa-
Lei si alza di scatto in modo volutamente esagerato e raggiunge la porta.
-Allora? Che ci fai ancora a letto?- sorrido e mi alzo.
-Quanta fretta, cos’è successo alla carceriera di prima?-
-Non so di cosa tu stia parlando, muoviti-
Mi lavo la faccia e la raggiungo al primo piano, mi siedo al tavolo e lei mi mette davanti una scodella di porridge. Mangiamo insieme e nel frattempo penso.
Dato che Astrid vuole me per il suo compleanno è il caso di farle l’altro regalo?
Forse è meglio di si, le sarà d’aiuto quando si ritroverà legata o resterà intrappolata in qualche rete .
-Hiccup, Hiccup! Mi vuoi rispondere?!-
-Cosa?-
-Ti ho chiesto cosa fai oggi-
-Ah! Volevo passare da Testa di Tufo per consegnargli la spara-frecce, poi  farfare ai bambini un volo su Sdentato e poi iniziare a lavorare sul tuo regalo-
Arrossisce, che ho detto di imbarazzante?
-Cosa devi preparare scusa? Cioè, non sono un’esperta però…-
Capisco cosa intende e scoppio a ridere
-Hai frainteso, intendevo il regalo che volevo farti prima del nostro piccolo accordo-
Le faccio l’occhiolino e lei, se possibile, arrossisce ancora di più.
-Non devi farmi due regali, guarda che il primo mi basta-
-Certamente, immagino che sia normalissimo il fatto che il tuo ragazzo al tuo compleanno non ti regali niente. Sono certo che i pettegoli del villaggio non sospetteranno nulla e non metteranno in giro strane voci-
-Ma di che parli? Hiccup non farti venire le paranoie, non stanno mica a farsi gli affari nostri tutto il giorno-
-Invece si, ti ricordi quella volta in cui mio padre mi ha praticamente rapito a cena e non mi ha fatto uscire per ore da casa?-
Lei annuisce
-Ricordi anche che nel pomeriggio eravamo andati nel bosco? Ebbene il signor TestaDura ha raccontato a mio padre che avevamo infranto la legge sull’astinenza e lui mi ha fatto un discorso lunghissimo sul fatto che, se non volevamo essere puniti, dovevamo stare più attenti-
-No! Che vergogna!-
-E non è tutto! Il giorno dopo siamo stati così impegnati da non vederci e tuo padre è venuto da me a dirmi che, se dopo averlo fatto ti avessi lasciata, mi avrebbe ucciso. Hai idea di quanto io ci abbia messo a convincerlo della falsità delle voci che aveva sentito? No, meglio non rischiare.-
-Anche perché questa volta avrebbero ragione-
Le sorrido e finisco il porridge. Mettiamo i piatti nel lavello e, dopo averli puliti, usciamo.
-Secondo te Tufo è già sveglio?-
Non faccio in tempo a finire la frase che un boato si propaga per tutta l’isola e la fucina prende fuoco.
Astrid e io corriamo il più velocemente possibile, schiviamo la gente che come noi va a controllare cosa succede. Quando mi faccio largo tra la folla vedo qualcuno fissarmi sorpreso, probabilmente tutti pensano sia solo un mio lavoro andato a monte.
Entro e mi sbrigo a spegnere il fuoco  che, fortunatamente, ha preso soltanto una parte della fucina. Quella di Skaracchio. Mentre poso a terra il barile d’acqua che normalmente usiamo per raffreddare i ferri mi guardo intorno. Astrid sta spegnendo le fiamme sulle pergamene affisse ai muri con il barile che tengo dalla mia parte e Testa di Tufo raffredda il suo elmo rovente con l’acqua per terra. Mi avvicino e gli prendo una ciocca di capelli per poi inzupparla, poco fa era lunga fino alle cosce e ora arriva a malapena alla spalla, fortunatamente il fuoco ha preso solo quella.
Astrid si avvicina furente e gli sbatte la faccia a terra mentre la gente se ne va, si chiedono perché Tufo sia in fucina. Effettivamente me lo chiedo anch’io.
-Tufo posso sapere perché hai dato fuoco alla fucina?-
Lui si rialza e si sistema l’elmo in testa
-In realtà il fuoco non era voluto, però è stato forte!-
Sia io che la mia ragazza lo guardiamo male e lui, incredibilmente, capisce che non tira un buon vento per simili frasi.
-Sono venuto per vedere se avevi finito la spara-lancia, hai finito?-
-Si, te la prendo- mentre vado a prendere l’arma sento Astrid parlare
-Come hai fatto ad appiccare il fuoco?-
-Niente di che! Sono andato addosso a quel barile e ho fatto cadere un po’ di liquido. Dato che aveva un buon odore ne ho sparso ancora un po’, alla fine l’ho rovesciato tutto ma, oltre che sulle pareti, è finito nel caminetto e BUM !!! Fuoco!-
Mi avvicino con la mano sulle tempie.
-Ovviamente, quel barile conteneva la birra di Skaracchio, quella che beve qui in fucina quando lavora.-
Lui mi guarda tranquillamente e mi fa vedere il palmo della mano, muta richiesta di consegnarli l’arma. La cedo.
La guarda a lungo e sembra quasi insoddisfatto.
-Bella è bella, però a me sembra una semplice balestra!-
-Sembra, ma non lo è. Ho messo le frecce al posto della lancia perché quest’ultima sarebbe stata troppo grande e ne avrei potuto mettere una sola.-
-Ok, ma a me continua a sembrare una balestra-
-La differenza sta nel fatto che la balestra è aperta mentre questa è chiusa. Che ha il mirino e che, una volta sparato un colpo, se ne carica subito un altro. Con la balestra dovresti farlo manualmente mentre, nel caso di un’improvvisa immobilità, con questa non dovrai muovere un muscolo.-
-Cioè le frecce sono infinite!!! Forte!-
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo
-Non sono infinite Tufo, i colpi sono dieci, una volta finiti hai solo una mini freccia d’emergenza. Usata quella avrai solo due possibilità.-
-Quali?!-
-O mentre ti difendi trovi il modo di poterti muovere oppure preghi gli dei che qualcuno ti salvi.-
-Fico!!! Va be, io vado-
Va verso la porta ma una minacciosa figura blocca il passaggio. Skaracchio è immobile e fissa la sua parte di fucina, i suoi fogli sono carbonizzati, i suoi lavori sono sparsi ovunque. Inizialmente ha un’aria spaesata ma poi, guardando attentamente i capelli di Tufo e annusando l’aria diventa furioso.
-COME HAI OSATO BRUCIARE LA MIA FUCINA!?-
-Non l’ho fatto apposta!-
-HAI ANCHE OSATO SPRECARE LA MIA BIRRA!-
Tufo fa, involontariamente, partire la spara-frecce e Skaracchio blocca il colpo con la sua mano mozza, oggi sotto forma di ascia, prendendo poi con quella buona la maglietta del poveretto che, tremante, ripete che non l’ha fatto apposta.
-Skaracchio aspetta- lui si volta malevolo verso di me
-Anziché ucciderlo, sai potrebbero sorgere dei problemi, usalo per sistemare tutto-
Lui abbassa Tufo e prende a grattarsi con l’ascia il mento
-Mmm si, buona idea. Muoviti mollusco! Abbiamo tantissimo lavoro da fare-
Poi si gira verso di noi
-Se non avete nulla da fare qui andatevene! Su fuori! Non voglio stare tutto il giorno a sentirvi tubare frasi sdolcinate!-
Ci butta praticamente fuori e, dopo esserci alzati, ci incamminiamo verso l’arena.
-Sei stato crudele con Testa di Tufo, Skaracchio lo ucciderà praticamente-
-Sbagli, gli ho salvato la vita. Anch’io una volta ho fatto infuriare Skaracchio e credimi, avrei preferito mille volte mettere a posto la fucina per mesi piuttosto ciò che mi è toccato-
-Ti ha menato?- mi chiede tutta preoccupata
-NO! NO! Figurati, mi ha solo costretto a pulire il suo bagno. Non è una cosa che amo raccontare.-
Rabbrividisco e lei mi guarda terrorizzata.
-Non è un bel ricordo. Dico solo che, da quel momento, non ho più messo piede in quella casa e neppure nei miei sogni ho più toccato il suo diario segreto-
-HAI LETTO IL SUO mfmm-
Le tappo la bocca e le dico di non urlare, lei si libera
-Hai davvero letto il suo diario?-
-Ero piccolo. Volevo sapere se veramente una balena gigante lo aveva salvato da un drago Mangia Ossa, se c’è una cosa di cui sono sicuro è che sul diario scriva solo la verità.-
-Hai trovato la storia?-
-Ho trovato molti accenni a quella faccenda ma, a quanto pare, la balena è solo un’ ingigantimento della storia.-
-Almeno ti eri tolto una curiosità-
-Già, perlomeno non si è dovuto spogliare per togliermela-
-Spogliare?-
-Si- dico mentre apro il cancello dell’’arena
-Una volta gli ho chiesto se davvero usa le mutandine di pizzo e lui con un “Ma certo ce le indosso! Guarda!” si è abbassato le braghe. Non è stato un bel vedere.-
Lei si mette a ridere e mi bacia la guancia
-Povero il mio ragazzo che ha ancora gli incubi sulle mutante del fabbro-
Sorrido con lei mentre ci sediamo vicino alle gabbie vuote dei draghi. Non faccio in tempo a parlare che Sdentato e Tempestosa entrano ruggendo. Cavolo! Li abbiamo scordati! Il mio drago viene verso di me con aria arrabbiata. Non ha gradito non avere neppure un buongiorno da parte mia.
-Hey bello!-
Mi gira le spalle e sputa una sfera potentissima verso il muro.
-Si lo so, sei offeso. Perdonami dai! Ho sentito il boato e sono corso a vedere cos’era successo! Non ti avrei mai scordato!-
Lui continua a guardarmi male, drago rancoroso! Tempestosa si sta già facendo coccolare da Astrid!
Sento da lontano il vociare dei bambini e mi avvicino all’orecchio di Sdentato.
-Dai amico scusami. Stanno arrivando i bambini non facciamo brutta figura-
Niente, sospiro
-Volo per tutto il giorno compresa la notte fino all’alba?-
Nulla
-Mangio un pesce rigurgitato?-
Funziona, la lingua appena biforcuta del mio drago mi scartavetra la faccia. Appena in tempo, i bambini entrano entusiasti per fare un giro sulla Furia Buia.
Col sorriso ne carico due, legandoli per bene, sulla sella.
-Ragazzi, chi di voi vuole fare un giro su Tempestosa?-
Non credo sia carino che Astrid rimanga li da sola.
Nessuno si offre volontario, vogliono tutti il mio drago.
-Peccato, Astrid vi avrebbe lasciato sparare gli aculei…-
In meno di un secondo l’Uncinata Mortale della mia ragazza è carica di bambini pieni di iniziativa, lei mi guarda ridendo e, insieme, spicchiamo il volo.
Cominciamo con un avvitamento doppio, uno di fronte all’altro per poi scendere in picchiata. Appena sopra la superfice del mare i draghi aprono le ali e torniamo ad alta quota.
Entrambi facciamo una capriola all’indietro e poi, tornati dritti, saliamo a razzo sulle nuvole. Lasciamo ai bambini qualche minuto per toccare le nuvole e partiamo a razzo verso il mare aperto. Più in la vediamo Gambe di Pesce e Moccicoso, carichi dei bambini lasciati nell’arena, sono tutti elettrizzati e contenti di non dover aspettare tanto per il loro turno. Gambe si accosta a me e rallento per poter parlare
-Li abbiamo trovati nell’arena e hanno detto che stavano aspettando il loro turno per volare. Ho pensato di portarli io, altrimenti non ti sarebbe bastata una giornata!-
-Ottima idea Gambe!-
Urliamo sopra il vento che, nel frattempo, mi fischia nelle orecchie.
-Sai, quando sono saliti su ZanneCurve i bambini si sono legati da soli, erano terrorizzati all’idea che Moccicoso guidasse!-
-Ci credo!- urla Astrid di fianco a me
-Hic penso che i nostri ospiti vogliano un po’ d’azione! Qualcosa che non hanno ancora visto!-
Ci penso su, io e Sdentato facciamo tantissime acrobazie, ma con i bambini non posso farle, per la maggior parte mi serve che il dorso del mio drago sia completamente libero dalla presenza umana. Ecco! Un po’ pericoloso ma può andare!.
Mi giro verso di loro e urlo
-Non muovetevi e reggetevi forte-
Loro fanno cenno di si e parto.
Faccio un cenno verso i miei amici che capiscono e mi seguono.
Giù in picchiata e verso i massi, quelli del mio primo volo con Sdentato.
Sento Moccio gridare di paura e Astrid di gioia, Gambe è muto come un pesce.
Ecco la prima colonna, l’aggiro con una capriola, viro a sinistra poi a destra, un avvitamento, poi in alto e sinistra, destra in basso. Breve immersione e poi sinistra.
Usciamo dal labirinto di rocce con i bambini che ancora urlano. Gli altri trovano l’uscita poco dopo di me. Moccio e Gambe sono sbiancati.
-Avverti la prossima volta!-
Urla Gambe furioso
-Hai chiesto tu più azione- lui sbuffa e io rido.
Sul dorso di Sdentato i miei passeggeri ridono come matti e il mio drago, quasi a memoria della prima volta, lancia delle sfere che, inevitabilmente, finiscono per bruciacchiarmi. Fortunatamente prendono solo me.
-HICCUP! VIENI A VEDERE!-
Urla Astrid da molta distanza. La raggiungo subito e vedo ciò che la preoccupa.
Ci sono centinaia di barche da guerra e quasi il doppio di guerrieri. Per lo più sono accampati e mangiano, ma molti affilano le armi e parlano tra  loro. Non ispirano fiducia.
Ci spostiamo dietro ad alcune colonne per nasconderci, i nostri draghi attirano l’attenzione e tra le loro armi ho visto delle catapulte.
I bambini sono spaventati e continuano a chiedere chi sono quelli. Comprensibile. Sono tutti piccoli, non ricordano quasi nulla di quando si combattevano i draghi e non hanno mai visto un esercito armato fino ai denti.
-Hiccup che facciamo?- chiede Gambe di Pesce avvicinandosi a me.
-Per ora torniamo indietro e raccontiamolo a mio padre, poi vedremo cosa fare-
Detto questo saliamo fin dove l’aria è respirabile, per restare nascosti a quella gente, e torniamo velocemente a Berk. La prima cosa che facciamo è cercare mio padre. Spero solo che non ci siano guai in arrivo.
 
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Eccomi, come va?
Dunque, ecco qui il secondo capitolo ricco di dialoghi. Spero di essere stata chiara con tutto e non aver fatto errori. Il fatto che dei bambini così piccoli vadano su dei draghi effettivamente potrebbe essere strano ma, ehi! Sono con Hiccup e sono vichinghi quindi i genitori sono tranquilli.
La parte delle mutandine è la mia preferita, anche se, per la faccenda del diario sono stata mezzora a pensare alla punizione di Hiccup.
Sinceramente ho sempre voluto che i ragazzi, o almeno Astrid, vedessero Hic fare lo Slalom tra le colonne di roccia, alla fine ho fatto partecipare anche loro.
“Spero solo che non ci siano guai in arrivo.” Certo, come se Hic fosse fortunato quando si tratta di guai.
Dunque, spero di non averci messo troppo ad aggiornare e niente. Vi lascio e ci rivediamo al prossimo capitolo.


Kunoichi_chan009
 

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Capitolo 4
*** L'Anziana e gli anelli ***


 
Cambiamenti formidabili



L'Anziana e gli anelli


 
Il cielo si annuvola e non facciamo in tempo a mettere piede sull’isola che una scarica di grandine inizia a colpirci; rimbalza sull’erba appiattendola, presto prenderà il posto della neve che ancora ricopre il terreno, lasciando giusto pochi spazzi verdi nella parte dell’isola coperta dalla foresta.
La mia protesi scivola come sempre su una delle tante lastre di ghiaccio formatosi nelle vicinanze dell’abitazione dei gemelli, loro e la stupida tradizione che si sono inventati: svegliarsi ogni mattina con una secchiata d’acqua fredda; un vero toccasana per chi deve correre.
Facciamo il più velocemente possibile e, scivolando di tanto in tanto, arriviamo in una delle “voliere” del villaggio; dovremmo costruire qualcosa di più grande, delle stalle magari, il piccolo e alto tetto non ci fornisce molta riparazione quindi, infreddoliti fino al midollo, riprendiamo la nostra corsa. I draghi, impossibilitati a volare, cercano di riparare ognuno di noi sotto un’ala; i bambini si proteggono la testa con le mani, loro non frantumano ancora le rocce e un solo chicco di grandine può uccidere. Uno per uno li riportiamo alle loro case, alcuni genitori sorridono sollevati alla vista dei loro figli, altri si limitano a guardarci male. Ignoriamo Moccicoso che geme per un pugno ricevuto dalla sorella maggiore di StaccaOssi e, schivando le abitazioni e i piccoli ostacoli presenti sulla strada che conduce alla mia casa arriviamo davanti alla porta. Mi butto addosso a quest’ultima ed entriamo, il fuoco scoppietta allegramente incurante del maltempo e illumina tutto intorno a lui, affievolendosi giusto verso gli angoli più remoti della stanza. Mio padre è in piedi vicino al lavello, girato di spalle, che lava le stoviglie probabilmente protagoniste del pranzo. Il chiasso dell’entrata e i ragazzi che si buttano, felici, vicino alle fiamme lo fanno girare di scatto. Per un istante i suoi occhi si riempiono di tensione, ma vedendo che siamo noi si rilassa.
-Ragazzi! Che ci fate qui? Dovreste andare a casa vostra. I vostri genitori saranno preoccupati.- dice Skaracchio che, silenziosamente, appare vicino a GambediPesce causando lo svenimento di quest’ultimo. Ignorandolo mi passa vicino e chiude la porta andando a sedersi sulla panca vicino al barile di birra.
Tutti quanti ci scambiamo un’occhiata grave, ma, mentre cerco le parole giuste la porta si spalanca di nuovo. TestaBruta e TestadiTufo entrano tutti bagnati e contenti.
-Ragazzi ma dov’ eravate? Vi abbiamo cercati ovunque- inizia TestaBruta prima di ricevere una botta dal fratello che le fa cadere l’elmo, tutti aspettiamo che TestadiTufo parli ma lui resta zitto, ha dato una spallata la sorella solo per il gusto di farlo.
-Papà- inizio un po’ incerto
-Abbiamo visto una cosa, una cosa preoccupante-
Lui mi guarda grave e si siede sulla sedia simile al trono che fa bella mostra di se davanti al fuoco.
-Mentre volavamo con i bambini Astrid ha notato un esercito nemico accampato su un’isola a mezzaluna. Quella poco distante da qui, hai presente?-
Lui annuisce e accarezza leggermente la punta di una delle trecce che formano la sua folta barba,
-Sicuri che sia un esercito? Ultimamente molti popoli stanno andando via dalle loro isole.-
-C’erano solo uomini. Niente donne, anziani o bambini. E tante armi.-
-Mi sembra strano che non ci siano le donne, combattono benissimo-
Asserisce Skaracchio facendo alzare orgogliosamente la testa ad Astrid e Bruta che, fiere della loro natura femminile, lo guardano approvanti.
-Probabilmente si tratta dei Bisbetici Ingiuriosi, che io sappia sono l’unico popolo nelle vicinanze a reputare la donna inutile in battaglia.-
Mi guarda con attenzione, arricciando le grosse sopracciglia cespugliose
-Adesso sarebbe inutile e impossibile andare a controllare, appena il tempo si rimetterà mi porterete su quell’isola e decideremo come reagire se davvero fossero loro. Adesso andate tutti a casa e riposatevi. Appena potremo andremo.-
-ASPETTATE!-
TestadiTufo ci guarda furente puntando il dito verso tutti noi, a scatti, come se avesse troppa rabbia in corpo per decidere con chi prendersela.
-Perché a voi tutte le fortune!? Noi non ci siamo mai quando scoprite qualcosa di fico!-
TestaBruta alle parole del fratello interrompe la complicità con Astrid e lo raggiunge.
-Già, per me lo fate apposta!- dice con la sua tipica voce irritata, leggermente granulosa.
Skaracchio sbuffa e si alza, va verso la porta e la spalanca mettendosi poi di lato. Chiaro invito ad uscire, i gemelli testardamente restano dritti e tesi a pochi passi da lui che, impaziente, li prende in spalla uscendo nel bel mezzo della grandinata.
Ad uno ad uno escono tutti, mi affaccio leggermente fuori dalla porta per vederli richiamare i loro draghi che, in tutto questo tempo, sono rimasti nella voliera accanto a casa mia, perfettamente riparati. L’unico che manca è Sdentato ma, essendo già a casa, è entrato con noi andando subito in camera. Astrid mi si avvicina prima di andare via, fa, per quanto possibile, toccare le nostre fronti e mi carezza la schiena. Io le sorrido e lei lascia la presa tornando con Tempestosa a casa.
Torno dentro mentre alcuni pugni di grandine entrano a forza dall’uscio, bagnando il pavimento e finendo nel fuoco che, dopo qualche secondo di incertezza, riprende a scoppiettare.
-Cosa ne pensi papà?-
Lui mi guarda intensamente mostrandomi quanto in realtà sia preoccupato,
-Penso che ormai la nostra isola faccia gola a molti, nessuno sa ancora del perché i draghi non ci diano più fastidio ma sanno della fine delle spedizioni per la loro uccisione, tanti credono che l’isola abbia improvvisamente qualcosa di speciale.-
Si gira verso la finestra al lato del lavello e fissa male il cielo.
-Appena il tempo si calmerà andremo, con quella gente non si scherza.-
-Hai paura dello scontro?-
-No Hic, se mai dovessimo arrivare a una battaglia vinceremo sicuramente, soprattutto ora che abbiamo i draghi dalla nostra. Tutta via, escludendo anziani e bambini, siamo la metà del loro esercito. Dovremmo studiare un piano di battaglia.-
Immaginando mio padre davanti ad una pianta del territorio sorrido, ricordo ancora quando progettava le spedizioni contro i draghi, di solito restava sveglio fino a tardi. La fronte segnata dalle rughe e la mano che, quasi guidata da una mente propria, tracciava segni e annotazioni. Per poi far sorridere soddisfatto il proprietario.
 -Non preoccuparti, se dovessimo arrivare a una battaglia vi aiuteremo anche noi. Guideremo la squadra dei draghi.-
 Per un attimo ci sorridiamo complici come mai siamo stati, poi, imbarazzati , distogliamo lo sguardo.
-Fra poco ci sarà il compleanno di Astrid, hai già pensato a un regalo?-
-Certo, ma devo ancora realizzarlo.-
-Che cos’è?-
-Mi sono ispirato agli Orripilanti Bizzippi. Si tratta di due anelli. Uno avrà come un piccolo contenitore pieno di gas incendiabile mentre l’altro, sfregato dal pollice vicino al combustibile provocherà scintille per dargli fuoco-
-Sembra una bella idea- dice grattandosi leggermente il capo,
-Ma non capisco come funziona-
-Semplice, l’anello conterrà il gas che, in caso di emergenza, potrà essere liberato e incendiato; potrebbe essere utile se fosse catturata e legata, le permetterebbe di scappare o almeno liberarsi-
-Sembra un progetto complicato, ma credo che alla tua ragazza piacerà.-
Probabilmente un acceso rossore domina sul mio volto perché mio padre, dopo una grande risata, mi fa cenno di sedermi vicino a lui.
-Non ti sei ancora abituato a sentirla chiamare così, vero?-
-Quando penso a lei la definisco così, ma sentirlo dire fuori dalla mia testa è ancora strano-
-Ricordo che anch’io, alla tua età, arrossivo nel sentir quella definizione. Ti ci abituerai vedrai, e prima che tu te ne accorga dovrai abituarti a sentirla chiamare moglie.-
-Mfm, mi sembra ancora impossibile averla per ragazza, figurati come moglie.-
Lui mi guarda sorridendo, delle piccole rughe gli appaiono ai lati degli occhi, e mi posa la mano sulla spalla.
-Un passo alla volta Hiccup, prima ragazza, poi promessa sposa, una piccola infrazione sulla legge e infine moglie.-
-Quale legge?-
Gli chiedo già sapendo la risposta
-Quella sull’astinenza, mi pare ovvio-
-Papà!-
Dico pieno di imbarazzo, l’ultima cosa che voglio è sentir parlare mio padre della legge, soprattutto di QUELLA.
-Su non c’è da scandalizzarsi, quella legge non la rispetta nessuno. Forse dovrei abolirla.-  dice pensoso tornando ad accarezzarsi la barba, poi, non ricevendo risposta, si gira verso di me soffermandosi sulla mia espressione sbigottita.
-Ragazzo mio, sei ancora così innocente! Bè, è ora che io vada a vedere l’Anziana-
-Ma fuori ancora grandina!-
-Lo so, ma preferisco parlarle subito della vostra scoperta. Se qualcuno sa che succede è lei.- detto questo si alza e, con un fischio, richiama il suo drago che probabilmente riposa nella sua stanza.
Spaccateschi scende subito e, dopo avermi leccato, esce insieme a mio padre proteggendolo col le ali.
Chiudo la porta e me ne vado in camera, Sdentato riposa sul giaciglio anti-fuoco costruito appositamente per quando, nel sonno, si fa scappare qualche colpo;
resto a fissarlo per un po’, poi, silenziosamente, esco dalla camera e attraverso il corridoio per poi entrare nella stanza che mio padre ha acconsentito a costruire l’anno scorso.
Si tratta di un piccolo laboratorio dove, nei momenti di necessità, posso venire a lavorare. Quando ci sono entrato la prima volta sono rimasto incredulo davanti a quello che avevo davanti; non tanto per gli attrezzi nuovi o il grande spazio a disposizione, ma per il caminetto. Mettendolo nella stanza mio padre, Stoick l’Immenso, mi aveva dimostrato di fidarsi, di essere sicuro che non avrei combinato danni incendiando la casa. Prendo posto sulla sedia davanti al tavolo e inizio a disegnare, parto dall’anello che creerà le scintille; sarà d’argento e avrà, su tutta la sua superficie, delle borchie (più si va avanti e più Astrid si riempie di borchie) seghettate così da incendiare il gas.
Il secondo anello sarà di rame, rivestito nella parte che toccherà la pelle così che, una volta azionato il fuoco, non la bruci; in cima avrà una cupola dalla quale uscirà il gas, pronto ad essere incendiato.
Mi alzo dalla sedia e mi metto il grembiule, prendo gli attrezzi e inizio a lavorare su quello argentato. La parte più difficile si presenta al momento della seghettatura, con una piccolissima lima modifico le borchie per poi passare, soddisfatto, al secondo anello. Questo è molto più complicato; una volta finita la forma lo rivesto di cuoio anticipatamente lavorato, così da isolare il calore dalla pelle. La cupola mi viene leggermente male, volevo farla rigida ma, in caso di emergenza, ci vorrebbe troppo per far uscire il gas. Velocemente prendo altro cuoio, lo lavoro e poi lo aggancio all’anello; sarà più facile azionare il gas ma, grazie alla piccola sicura, non si avrà il rischio di farlo uscire per sbaglio.
Poso i due anelli uno accanto all’altro e sorrido soddisfatto; manca solamente il gas, ma dovrò aspettare domani per averlo, poi una prova e se andrà bene sarà fatta. Guardo fuori dalla finestra e mi rendo conto di aver lavorato tutto il pomeriggio, il cielo si è scurito e la grandine inizia a scemare, ma è ben lontana dal cessare.
Mi passo stancamente una mano sulla faccia e, in contemporanea, sento la porta aprirsi, mio padre entrare e Spaccateschi correre nella sua stanza.
Spengo il fuoco e torno in camera mia, Sdentato ancora dorme e cerco di non svegliarlo mentre mi sciacquo la faccia con la stessa acqua di questa mattina, ormai non più pulita.
Scendo al piano di sotto e vedo mio padre replicare il mio gesto di poco fa, passandosi la mano sul viso stanco.
-Che ha detto l’Anziana?-
-Avevo ragione, si tratta dei Bisbetici Ingiuriosi.-
-Che altro?-
- Gli dei preannunciano una guerra, abbiamo provato tutto il pomeriggio ma non siamo riusciti a capire altro.-
-Gli uomini saranno felici, non vedono l’ora di poter menare le mani. Combattere gli manca.-
Lui sorride come a confermare le mie parole
-Effettivamente è da molto che non combattiamo, però non so quanto sia saggio esser felici. Ci saranno molti caduti da entrambe le parti, noi abbiamo la forza e loro il numero.-
-Non capisco cosa li porti ad attaccarci-
-L’Anziana dice che hanno problemi con la loro isola-
-Draghi?-
-No, i draghi non centrano. L’Anziana ha parlato di poche risorse, ma non ho capito bene.-
Vado verso la credenza e prendo le verdure, inizio a lavarle mentre mio padre ancora parla
-Forse dovrei andare a controllare anche la loro isola, ma è lontana da qui e potrebbero attaccare da un momento all’altro. Non posso allontanarmi.-
Inizio a fare a pezzi le verdure e, una volta buttata fuori dalla finestra una lumaca, pendo la pentola riempiendola d’acqua.
-Potrei andare io, con Sdentato farei in fretta e sarei di ritorno presto; in più attirerei meno attenzione e tu potresti restare qui.-
Propongo mettendo la pentola sul fuoco e sedendomi vicino a lui
-Tu? E se ti attaccassero? Sono certo che qualche arma l’abbiano lasciata anche lì-
-Posso difendermi, non scordare Sdentato-
Lui ci pensa molto e nel frattempo io metto il pane a riscaldarsi sul fuoco, giro la minestra e gli riempio un boccale di birra.
-Va bene, vai e scopri perché vogliono lasciare la loro isola, poi torna subito e riferisci il tutto.-
Gli sorrido e prendo a mescolare la nostra cena, restiamo qualche minuto in silenzio poi lo sento sospirare.
-Ti sono usciti bene?-
Non capendo cosa intende lo guardo interrogativo e lui mi sorride
-Hai il grembiule addosso, hai lavorato agli anelli?-
-Ah, si. Mi sono usciti bene per quanto riguarda la struttura, però dovrò aspettare domani per testare se funzionano. Mi serve un Orripilante Bizzippo.-
-Per il gas?-
-Si- dico prima di alzarmi per prendere i piatti, ci verso dentro la minestra e la mangiamo insieme al pane abbrustolito.
Per la maggior parte del tempo restiamo in silenzio, ma non di quelli imbarazzati o pesanti, è uno di quelli tranquilli, in cui non si ha nulla da dire e ci si fa compagnia.
Finisco di mangiare e metto i piatti a pulire, mio padre fa il bis e io lo saluto augurandogli la buonanotte.
Entro in camera mia e vedo Sdentato destarsi dal suo sonno, agita leggermente la testa e sbatte ripetutamente gli occhi.
-Hey bello! Se hai fame ti conviene correre a mangiare, prima che Spaccateschi scenda e finisca tutto il pesce-
Il mio drago si dirige dignitosamente verso la porta per poi scendere al piano di sotto, lasciandomi da solo.
Mi stendo sul letto ma poi mi rialzo, preparo subito la borsa con tutto ciò che potrebbe servirmi durante il viaggio e torno sul mio morbido giaciglio.
Chiudo gli occhi e, prima di addormentarmi, sento la mole di Sdentato salire sul mio letto; lo lascio fare e entro in un sonno senza sogni.
 
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Hola gente!!!

Eccomi qui con un altro capitolo. Un po’ cortino effettivamente ma non volevo far andare Hic subito alla scoperta dell’isola.
Quindi non succede poi tanto, Stoick viene a conoscenza della scoperta dei nostri baldi giovani e l’Anziana conferma la prossimità di una guerra; Hiccup crea il regalo di Astrid e possiamo vedere il rapporto padre-figlio che si è creato tra lui e il Stoick e non dimentichiamo i gemelli che si arrabbiano, secondo me TestadiTufo reaggirebbe così alla notizia.
Il nome “Spaccateschi” non è inventato, inizialmente avevo messo "SpinaBlu" ma nelle recensioni mi è stato detto il nome ufficiale quindi ho modificato il tutto, avevo detto che non avrei tenuto conto del secondo film ma alcune cose le terrò (tipo la spada super-iper) tra l'altro, mentre girovagavo su YouTube tutta tranquilla, ho beccato il video del bacio tra Hic e Astrid!!! Ero tipo così *.*
Anche perché, diciamocelo, avendo avuto il bacio su Dragon Trainer in cui avevano quattordici anni e su Dragon Trainer il dono della furia buia non potevano sperare che ci accontentassimo di due baci sulla guancia a diciannove/vent’ anni. Proprio no. Sono stata felice di trovarlo anche perché è Hiccup a prendere l’iniziativa, negli altri era sempre Astrid.

Dunque, ora vi lascio e vado a creare altri braccialetti con gli elastici (mi ci sto chiudendo troppo).

P.s. che ne pensate dei due anelli?

P.p.s. un grazie speciale a Pluton che ha ascoltato le mie lamentele e ha risolto le mie pippe mentali.

Kunoichi_chan009

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Capitolo 5
*** L'isola di Sokew ***


 
Cambiamenti formidabili
 
L’isola di Sokew


 
 
Sento uno strano odore, è come un misto di fumo, pesce avariato e birra; è nauseante. Apro gli occhi di scatto, ai “piedi del letto” Sdentato guarda male Spaccateschi che nel frattempo gli alita addosso; mettendomi a sedere ricevo anche io il primo nauseante buongiorno della mattinata.
Scanso gentilmente il drago di mio padre e mi alzo, inciampo sul grembiule che mi sono tolto ieri sera e arrivo, senza altri ostacoli, alla finestra. La grandine è cessata e finalmente possiamo andare, mi giro verso il lavabo e, dopo aver buttato via l’acqua sporca mettendone di nuova, mi sciacquo il viso. Prendo la borsa già pronta e, chiamando Sdentato, vado verso la stanza di mio padre; apro leggermente la porta e lo vedo davanti alla finestra, in tutta la sua grandezza, mentre scruta il cielo.
Spaccateschi mi passa di lato ed entra nella stanza, mio padre si gira subito verso di noi e sorride
-Ha smesso di grandinare, io e gli altri andremo subito a vedere l’isola. Secondo te è il caso di portarsi dietro l’Anziana?-
-Credo di si, però prendi la sella con le cinture, starai più tranquillo-
Annuisce pensieroso poi mi segue per il corridoio fermandosi davanti alla stanza\officina, apre leggermente la porta e poi entra; lo seguo subito e lo trovo a scrutare l’ambiente
-Cosa c’è?-
-Mi è parso di vedere un’ombra, mi sono sbagliato- dice con gli occhi ancora simili a due fessure, il suo sguardo si sposta verso il tavolo da lavoro dove giacciono gli anelli.
-Sono quelli?- mi chiede curioso
-Si, già che ci sono li prendo-
-Perché?-
-Vedrò per forza un orripilante bizzippo, quindi ne approfitto per prendere il gas e sperimentarli.-
Lui annuisce ed esce, metto gli anelli nella borsa e lo seguo; scendiamo le scale e troviamo i nostri draghi vicino al fuoco spento, hanno fame.
Mangiamo al volo e usciamo verso la piazza centrale, solamente Astrid e Tempestosa sono presenti all’appello, degl’ altri nessuna traccia; la mia ragazza si gira e ci sorride strofinandosi le mani ghiacciate, mio padre va ad avvertire Skaracchio della partenza e io resto con lei.
-Tuo padre è già andato dall’Anziana?- dice emettendo qualche nuvoletta calda
-Si, ha detto che la porterà a vedere l’isola-
-Meglio così, perché hai la borsa?-
Mi gratto leggermente la nuca, preparandomi mentalmente al litigio che seguirà la notizia
-Io non verrò con voi-
-Dove andrai allora?- chiede assottigliando gli occhi
-Io andrò sull’isola di quel popolo, si chiama Sokew e si dice che l’aria lì profumi di bosco-
-Non osare cambiare argomento con me! Non puoi andare da solo Hiccup, può essere pericoloso!-
-Penso sia più rischioso andare alla Mezzaluna piuttosto che su Sokew, ragiona Astrid, se andrò solo io sarà più facile passare inosservato e trarrò  le conclusioni più in fretta se non disturbato- mi rendo conto troppo tardi di cosa ho detto, Astrid spalanca gli occhi e serra la bocca guardandosi intorno adirata
-Quindi mi stai dicendo che sono un disturbo per te?- il suo tono piatto e inespressivo è per me la peggiore delle pugnalate
-Non lo sto dicendo e lo sai Astrid. Oh dei! Mi sono espresso male, ok?-
-A si? E come sarebbe stata la giusta espressione?- chiede ancora arrabbiata evitando il mio sguardo
-Quando andiamo in gruppo da qualsiasi parte non riusciamo mai ad essere silenziosi, veloci, ma non silenziosi; gli uomini di Sokew sono alla Mezzaluna, ma non possiamo sapere se sono tutti e soprattutto, non possiamo sapere chi è rimasto sulla loro isola.-
-Questo riguarda il gruppo Hiccup, voglio sapere perché IO non posso venire, perché non me lo hai detto?- il suo tono è ferito
-La risposta non ti piacerà-
Lei mi guarda confusa e io mi muovo sul posto
-Come puoi affermarlo se prima non me la fai sentire?-
Le prendo la mano gelida e la riscaldo tra le mie, lei mi lascia fare ma è riluttante
-Vuoi saperlo? Bene ma sappi che non voglio lividi sulle braccia alla fine- le scappa un sorriso e si fa attenta
-Mi sei piaciuta sin dalla tenera età, inizialmente era solo amicizia poi, col tempo è diventato amore. Per i primi quindici anni della mia vita ti ho osservata da lontano, mentre spegnevi il fuoco, mentre picchiavi Moccicoso o anche solo camminare per il villaggio. Cielo sembro un maniaco.-
Lei mi tira il primo pugno, ormai non mi fanno più male quindi annego senza preoccupazioni nei suoi occhi e continuo,
-Sono due anni che stiamo insieme e ti assicuro che a volte vorrei rinchiuderti da qualche parte, per tenerti al sicuro. Sei sempre pronta a sedare risse e draghi selvaggi, in mezzo ai pericoli.-
-Perché? Non mi credi in grado di affrontarli?-
-No, anzi il contrario. Eppure sono incapace di saperti in pericolo, so che ammaestrare un drago o calmare la gente sia la cosa migliore che tu possa fare, ma non è la più sicura.-
-Per questo non mi porti con te? Hai detto che la Mezzaluna è più pericolosa-
-SI, lo è. Ma non sarai sola e conosci il territorio, su Sokew saremo in campo nemico. Non voglio coinvolgerti in qualcosa di così pericoloso, se ci saranno pericoli li correrò solo io.-
Lei continua a fissarmi e poi, mentre tira indietro la mano già pronta a pugno, mi bacia; le prendo la nuca e la stringo gentilmente avvicinandola a me. Dopo poco lei si stacca e mi guarda dritto negli occhi.
-Hiccup, io non posso e non voglio vivere sotto una barriera, io voglio essere utile; voglio starti accanto quando affronti un problema o un pericolo, voglio essere la prima persona con la quale vedere i piani di battaglia e voglio essere il tuo braccio destro. Capisci?-
Resto per qualche istante a fissarla poi, sconvolgendola, mi metto a ridere; neppure un istante e il secondo pugno mi colpisce
-Come osi ridere?! Io mi confido con te e tu mi prendi in giro!-
Le afferro il polso mentre lei si gira per andarsene, solo ora mi accorgo dei nostri draghi che ci fissano curiosi e mi faccio scappare un sorriso
-Non rido per prenderti in giro, mi ha solo divertito il fatto che tu non te ne renda conto.-
-Di cosa?- chiede scontrosa
-Tutto ciò che desideri, lo hai già. Sei la prima a sapere qualsiasi cosa mi accada, aspetto sempre la tua opinione prima di decidere e tutti sanno che sei il mio braccio destro. L’unica che non se ne accorge sei tu.-
Lei arrossisce e distoglie lo sguardo, in lontananza sentiamo il brusio di voci e passi  in arrivo quindi concludo in fretta
-Non ho alcuna pretesa su di te, non intendo chiuderti da una parte per tenerti al sciuro, tuttavia oggi devo essere solo. Ti prego Astrid.-
Lei si gira scontrosa dandomi le spalle, poi velocemente si rivolta verso di me sospirando
-Sarai attento?- le sorrido e le prendo la mano
-Certamente, vedrai tornerò qui subito.-
Lei sorride e guarda alle mie spalle, mi giro con lei e vedo Moccicoso appoggiato con il gomito a ZanneCurve, vicino a lui c’è TestaBruta che lo guarda  annoiata per poi scoppiare a ridere quando, senza farsi vedere dagli altri, TestadiTufo fa spostare ZanneCurve e di conseguenza manda a terra Moccio.
Ancora ridendo mi giro verso Astrid che mi fissa nostalgica
-Che c’è?-
-Hai usato quel tono supplicante in “ti prego Astrid” anche quando mi hai rapita e depositata sugli alberi.-
-Si, anche se allora mi avresti piantato l’ascia in mezzo alla schiena se avessi fatto questo-
E la bacio prima che mi risponda, la sento sorridere e posarmi la mano alla base del collo, giocherellando con i capelli leggermente lunghi e spettinati. La lascio andare quando sentiamo uno schiarimento di gola alle nostre spalle, ci giriamo e vediamo GambediPesce col viso rosso che cerca di non guardarci negli occhi, Moccicoso che ci guarda male e i gemelli che ci imitano per poi affermare di avere le carie ai denti.
-Se non vi piace allora non guardate- dice la mia ragazza nascondendo il rossore sulle guance
-Se vi mettete ad amoreggiare in pubblico non possiamo non farlo- dice Moccio con una smorfia
-Se guardi vuol dire che ti piace- dico liquidando la questione agitando la mano come a scacciare un moscerino.
-Sempre vivaci la mattina è ragazzi?- dice Skaracchio comparendo all’improvviso con in mano una sella piena di cinture
-Stoick è andato a prendere l’Anziana, verrà con noi alla Mezzaluna-
-Cosa?! Ma ci rallenterà, quella donna è piena di acciacchi!- dice Moccicoso ricevendo in cambio uno sguardo severo
-Parla con più rispetto ragazzo, quella donna è una sciamana, quando era giovane ha compiuto gesta che mai andranno perdute. C’è ad esempio una storia su di lei, ora ve la racconto.-
-Temo tu non possa farlo Skaracchio, vedi? Stanno arrivando- lo interrompo mentre i nostri visi si sono fatti improvvisamente bianchi 
-Oh, che peccato. Sarà per la prossima volta.-
Tutti quanti sospiriamo di sollievo quando mio padre e l’Anziana si avvicinano, suscitando alcune occhiate perplesse.
-Skaracchio, la sella- dice mio padre porgendo la mano aperta al fabbro che subito gli cede l’oggetto, mentre tutti cercano di riempire il silenzio per evitare che il mio vecchio insegnante inizi la storia, mi avvicino a Vomito e gli faccio capire che deve soffiare gas dentro il contenitore di cuoio; una volta riempito torno da Sdentato che mi fissa curioso
-Tranquillo bello, ti spiegherò dopo.-
Una volta che l’anziana è ben legata montiamo tutti nostri draghi
-Hiccup, cerca di tornare prima del tramonto- mi raccomanda mio padre
-Perché? Lui non viene con noi?- gli fa eco GambediPesce
-No, io vado sull’isola natale di quella gente e no Moccio, non ho intenzione di andarci con te- detto questo giro le spalle a Moccicoso che ha ancora la bocca aperta per proporre di accompagnarmi e spicco il volo.
-Lo preferivo quando era una mammoletta- lo sento dire poi nulla, salgo tra le nuvole.
 
Il viaggio si rivela presto noioso, avanzando a tutta velocità l’unico lato positivo è il vento tra i capelli. A mezzogiorno preciso atterro su Sokew e capisco immediatamente cosa intendeva l’Anziana con “poche risorse”, secondo gli scritti e le mappe quest’isola dovrebbe essere molto più florida di Berk, tuttavia davanti a me c’è solo qualche albero e molte rocce. Io e Sdentato scendiamo fino a valle e vediamo un gran numero di case, qualche animale e molte donne con bambini e anziani sparsi vicino alle abitazioni. Essendo allo scoperto cerchiamo di nasconderci, per quanto possibile, e osserviamo il popolo per qualche ora. Quando ormai il pomeriggio è inoltrato io e il mio drago torniamo al punto di partenza per poi riscendere verso il mare, non troviamo pesci vicino alla costa e siamo costretti a volare per un’ora prima di trovarne abbastanza solo per Sdentato. Torniamo sull’isola e inizio a scavare sotto gli alberi cercando qualche radice per coprire la fame. Quando torno da Sdentato lo trovo con tutti i pesci accanto alle zampe
-Ehi bello mi hai aspettato? Inizia pure- gli dico e lui, con lentezza, ingoia un pesce per poi rigurgitare la parte posteriore; io lo guardo confuso e lui mi fissa solennemente, a quel punto mi torna in mente la promessa fattagli nell’arena
“Mangio un pesce rigurgitato?”
e, arreso, prendo il pesce e lo mordo. Il disgusto è enorme, ma una promessa è una promessa, quindi lo finisco tutto.
Una volta ingoiato l’ultimo boccone il mio drago riprende  a mangiare e io mi pulisco la bocca con le radici, una volta terminato il “pasto” iniziamo ad esplorare il resto dell’isola. Disseminati in ogni punto verde ci sono trappole e reti vuote, devono aver ucciso tutti gli animali selvatici e i disboscamenti sono stati davvero troppi.
-Hanno ucciso la loro isola- bisbiglio a Sdentato che mi guarda pienamente d’accordo.
 Improvvisamente abbassa le orecchie e inizia a ringhiare verso una piccola macchia di bosco, prendo la corda che mi ero portato dietro e ci lego due sassi alle estremità mentre il mio drago ringhia ancora più forte.
-Esci fuori!- ordino rivolto verso gli alberi e, con mia sorpresa, viene fuori una ragazza minuta e chiara che sembra avere la mia età; ha le mani alzate e mi guarda terrorizzata con due grandi occhi neri
-Chi sei?- le chiedo
-Mi chiamo Erin, sono la figlia di Eronl, il Capo Villaggio. Tu chi sei per puntarmi contro un’arma e un drago sulla mia isola?-
Alle sue parole abbasso la corda che ancora roteavo e poso una mano sul muso di Sdentato
-L’abitante di un’isola nei dintorni-
-Sei di Berk, vero?-
-Cosa te lo fa pensare?-
-A noi donne non è concesso conoscere i piani di battaglia, tuttavia so che gli uomini sono andati via per prendere possesso di quell’isola.-
Abbassa le mani e restiamo a fissarci per qualche istante
-Sono il figlio del Capo Villaggio di Berk, sono qui perché la nostra Anziana ha detto che Sokew aveva poche risorse e volevo capire di che parlasse.-
Inaspettatamente una risata le esce dalle labbra rosee e, facendo un giro su se stessa allargando le braccia, indica lo spazio circostante
-Puoi vedere da te il significato di quelle parole, dopo tanti secoli la popolazione ha dimenticato il rispetto per la terra e l’ha saccheggiata. Disboscamenti, pesche eccessive e caccia illimitata, la terra non è più ospitale.-
Dice triste guardandomi affranta
-Mio padre si era fatto convincere da mia madre, anni fa, a utilizzare ritmi più lenti e gentili, per far ricrescere l’isola; i primi anni funzionò poi, dopo la morte della sua donna, riprese ad esagerare. Le prede non gli bastavano più e quando si è reso conto di doversi fermare, era troppo tardi.-
-Sembra quasi che tu non sia d’accordo con quel modo di pensare-
Dico ricevendo in cambio uno sguardo oltraggiato
-Solo uomini rozzi e stupidi potrebbero essere d’accordo, non vedo come uccidere l’isola possa essere una buona cosa-
Le sue parole fanno rilassare leggermente Sdentato e sorridere me
-Hai ragione, nessuno dovrebbe pensare cose simili.-
Lei mi sorride incerta di rimando e si siede su una roccia vicino agli alberi iniziando a girarsi le ciocche chiare intorno al dito
-Sei qui per esaminare l’isola? Credevi di trovare qualcosa con cui vincere la battaglia? Non che ti manchino le armi, ovviamente- dice fissando Sdentato
-In parte si, in realtà ero anche curioso di conoscere Sokew.-
-Saresti dovuto venire anni fa, ormai dell’isola non restano che i racconti dei vecchi-
-Perché non urli o mi denunci? I guerrieri sono vicini alla nostra isola ma non credo vi abbiano lasciate senza difese.-
Lei mi guarda ridendo
-A che servirebbe? Se lo avessi voluto mi avresti già uccisa e poi potresti volare via con il tuo drago in ogni momento.-
-Si, anche questo è vero; però sono un tuo nemico, dovresti almeno diffidare di me.-
-Non vedo il perché dovresti esserlo, non mi hai mai fatto niente e non sembri un cattivo. Chiunque riesca a conquistare l’amicizia di un drago non può che essere una brava persona-
-Ti dicono mai che sei molto ingenua?-
-Sempre- dice ghignando
-Comunque faresti meglio a tornare alla tua isola, ciò che hai visto è tutto; ormai stiamo morendo e i  guerrieri potrebbero attaccare da un momento all’altro-
-Non sembri preoccupata per loro-
-Vorrei che morissero-
La guardo con gli occhi fuori dalle orbite e resto in silenzio
-Hai idea di quanto quella gente tratti me e le altre donne come schiave? Siamo considerate oggetti, ora che non sono qui ci siamo riunite e abbiamo deciso di pregare affinché gli dei vi facciano uscire vittoriosi.-
Dice guardandomi
-Non fare quella faccia, non puoi sapere cosa voglia dire vivere con loro.-
-Se gli uomini muoiono non potrete più avere figli-
-Abbiamo molti bambini e la metà di noi è incinta, li cresceremo a dovere e andremo avanti. Mio figlio starà meglio senza padre.-
-Sei incinta!?-
-Si, terzo mese; ancora non si vede vero? Mi ha comprata qualche mese fa e ha fatto di tutto per dimostrarmi di non poter essere un buon padre, ho sedici anni e crescerò mio figlio da sola.-
-Sembri più triste di quanto tu voglia far credere-
-Chi non vorrebbe un uomo che ti ama? Comunque mi sono arresa all’evidenza-
-Mi dispiace-
-Se ti dispiace c’è una cosa che puoi fare per me- dice assottigliando gli occhi
-Cioè?- gli chiedo curioso
-Cerca di annientarli tutti, sappiamo che pregando per la loro morte ci attireremo l’ira degli dei, ma non ce la facciamo più con loro. Ogni giorno uccidono la nostra isola e ci maltrattano.-
-Rifiuto a priori l’idea di uccidere e mi dispiace, ma se può renderti ugualmente felice ti assicuro che farò il possibile per difendere la mia gente.-
-Sai che dovrai uccidere per farlo vero?-
-Non ti va bene come promessa?-
-Mi accontenterò- dice ritrovando il sorriso.
-Se non c’è altro io torno alla mia isola - dico leggermente deluso per la perdita di tempo
-So che credi sia stata una perdita di tempo, ma non è così; ora sai che c’è chi prega per voi- dice in modo premuroso
-Un ultima cosa, perché non mi hai chiesto di Sdentato o del mio nome?-
-Si chiama Sdentato? Che nome curioso. Non ti ho chiesto niente perché l’ho ritenuta la scelta più saggia, se avessi voluto me l’avresti detto; quindi ho dedotto fosse meglio tacere, no fermo! Non lo voglio sapere adesso, il mistero mi piace- dice sorridente con due fossette sulle guance.
-Se è quel che desideri, addio figlia di Sokew-
-Addio figlio di Berk- dice dopo di me, poi spicco il volo dicendo addio all’isola e alle sue ribelli abitanti.
Arriviamo in tempo per il tramonto e ci dirigiamo verso casa, non trovando nessuno proviamo nella Sala Grande e, come c’era da aspettarsi, tutti brindano e mangiano ringraziando gli dei per la possibilità di menare le mani.
Localizzo mio padre e lo raggiungo, sta mangiando allegramente del pollo e, appena mi vede, sorride a trentadue denti.
-Hiccup, in orario come sempre!-
-Papà, sei ubriaco- gli dico ricevendo in cambio una pacca sulla schiena, meglio, una martellata sulla schiena.
-Giusto un pochino figlio, dobbiamo festeggiare per il combattimento imminente; è da tanto che lo volevamo. Che hai trovato sull’isola?-
-Niente-
-Niente?-
-Niente, hanno bisogno della nostra isola perché la loro non ha più alberi, pesce e animali. Le donne che sono rimaste lì dicono che pregheranno per la nostra vittoria-
-Le loro donne! Ah, avete sentito?! Le donne dei Bisbetici Ingiuriosi pregheranno per noi!- urla lui ricevendo un coro esultante dai presenti.
Mi allontano dal tavolo e, mentre Sdentato mi apre la strada per l’uscita, cerco Astrid tra la gente; trovo facilmente i gemelli, Moccio e Gambe ma di lei nessuna traccia.
-Chi stai cercando?- mi chiede la mia ragazza sulla soglia della porta
-Proprio voi Madamigella, non vi siete unita ai festeggiamenti?-
-Ci ho provato prode cavaliere, ma quando SputoAcido e Moccio hanno iniziato a baciarsi me ne sono andata, non ero abbastanza ubriaca per sopportarli.- dice alzando una mano per mostrarmi la sua borsa piena di cibo
-Allora dovremo smetterla di baciarci davanti a loro, questa è incoerenza.-
-La nostra non è incoerenza, è esigenza- dice tutta convinta
-Se lo dite voi allora mi rimetto ai vostri ordini- dico prima di prenderla per i fianchi e baciarla, mi è mancata.
-Avevi improvvisamente esigenza di baciarmi?-
-Io ho sempre esigenza di baciarti- le dico facendola sorridere, allunghiamo in contemporanea le mani e, ridendo, ci teniamo fino a casa mia dove, dopo qualche capriccio, il fuoco si accende e inizia a riscaldare la nostra cena.
Mangiamo in silenzio per un po’ godendo della compagnia dell’altro poi, con interesse, la mia ragazza mi chiede di Sokew.
-Era orribile, sono felice che tu non l’abbia vista; ci sono pochissimi alberi e la fauna è quasi inesistente. Erin ha detto che vogliono far rinascere l’isola ma non credo sarà possibile-
-Erin? Chi è Erin?- dice con una voce strana, come se fosse…gelosa. Al pensiero sorrido e la rassicuro
-Una ragazza del posto con la quale ho parlato-
-Dovevi passare inosservato- mi fa notare con il sopracciglio alzato
-Lo so, ma solo nel caso ci fossero pericoli e non c’erano.-
-Cos’altro ti ha detto Erin?-
Le faccio un breve riassunto di ciò che è successo e il suo sguardo, da geloso, diventa compassionevole.
-Come possono trattare così le donne? Se fossi stata in loro mi sarei ribellata molto prima.-
-Ne sono sicuro- dico baciandole la tempia.
-Comunque, cos’hai nella borsa?-
Prendo l’oggetto che giace buttato in un angolo e inizio a svuotarlo: corda, sassi, uncino, molle e uno stilo, ci lascio giusto gli anelli dei quali, lo ammetto, mi ricordo solo ora. Con nonchalance fingo di averla svuotata e vado verso le scale ma la mia ragazza mi ferma
-C’è ancora qualcosa-
-No, ti sbagli-
-Si che c’è, fa vedere- così dicendo si avvicina ma, rapidamente, torno verso il focolare schivandola e dandole la schiena, riesco a scambiare sassi e anelli, mettendoli subito al sicuro sotto il gilet.
-Sono solo sassi, che c’era di segreto?- mi chiede
-Niente, stavo scherzando-
 Restiamo seduti in silenzio per molto, poi, quando sentiamo suoni strascicati sulle scale, decidiamo di separarci.
-A domani- le dico aprendole la porta e constatando che mio padre è quasi arrivato
-A domani- mi risponde lei baciandomi velocemente e andando a casa sua.
Appuro che mio padre si sta invecchiando quando, con un rantolo, si accascia sull’uscio di casa; ricordo che da piccolo lo vedevo scolarsi un barile di birra al giorno senza conseguenze.
Con un fischio chiamo Sdentato che, accorrendo subito, porta mio padre sulla schiena fino al suo letto dove, tranquillamente, Spaccateschi dorme.
Chiudo delicatamente la porta e torno di sotto dove provo gli anelli, prendo la corda e portando i polsi davanti al corpo faccio un leggero nodo, dopo poco tempo mi ritrovo libero, gli anelli funzionano quindi, sbadigliando felice, vado in camera mia.
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Eccomi qui gente!!!
Allora, lo so che per questo capitolo ci ho messo tanto e chiedo scusa; il fatto è che non succede niente di speciale e io ho voglia di arrivare subito agli avvenimenti più WOW. Comunque sia porto pazienza, perché io almeno so che succederà dopo…hahahahaha.
Credo che sia il capitolo più lungo che ho scritto O.O, uno degli ostacoli è stata la scena iniziale di Hic e Astrid, volevo assolutamente mettere il concetto “se ci saranno dei rischi li correrò solo io” ma non volevo farla diventare diabetica e causatrice di carie. Non so se si è notato, ma la graziosa Erin è una grande ambientalista e animalista, non è vegetariana ma vuole un equilibrio; si uccide solo per mangiare e non per divertirsi.
Confesso, il suo nome l’ho preso da Shingeki no Kyojin, solo che Eren ormai per me è maschile quindi l’ho storpiato e reso Erin. L’ho fatta restare incinta a sedici anni perché, anche se per Hic e Astrid farò passare molto tempo, sono sicura si sposassero molto presto all’epoca.
Spero non abbiate trovato la sua presenza noiosa perché, anche se non posso ancora dirvi come, lei sarà importante in futuro. Dunque, a chi non piace Astrid gelosa? Io l’adoro.
Mi pare di aver detto tutto, finisco col ringraziare ariele14HJ e Rocker_wolf_love per le lunghissime chat e il sostegno di questi giorni, siete grandi.
In ultimo ma non meno importante vi informo che, dopo aver letto e riletto il capitolo il mio cervello è in fiamme; se ci dovessero essere errori sfuggiti al mio controllo vi chiedo scusa. Ci tengo ad aggiornare adesso quindi li rivedrò un’ultima volta domani mattina con la mente fresca (mi sento davvero molto stupida, nonostante i libri che ho letto non mi sono accorta che “d’accordo” non si scrive “daccordo”, ho dovuto cercare in giro per rendermi conto dell’errore; sono desolata di avervi fatto sopportare una cosa del genere)

Bene, è tutto (stavolta davvero)(le note d’autrice più lunghe della storia)
Al prossimo capitolo

Kunoichi_Chan009

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Capitolo 6
*** L'ultimo bacio ***


Cambiamenti formidabili
 
 (AVVISO: a fine capitolo il DISEGNO DEGLI ANELLI, se volete vederli basterà guardare le note. ^.^)
 
L’ultimo bacio
 
 
 
Una sensazione fastidiosa mi pervade la faccia e, svogliato, apro gli occhi constatando che un rarissimo raggio di sole mi ha bersagliato gli occhi; sospirando per la solita sfortuna mi alzo e mi sciacquo il viso, Sdentato dorme al suo posto e, silenziosamente, esco dalla stanza per raggiungere mio padre. L’alba è appena sorta e lui è ancora a letto a smaltire la sbornia, è proprio invecchiato; chiudo la porta e vado di sotto a mangiare, lascio qualcosa di pronto anche per lui nel caso si svegliasse e, mentre sistemo il disastro lasciato la sera precedente, mi accorgo di avere ancora gli anelli indosso.
-Ero troppo stanco- mi dico togliendoli e sistemandoli sotto il gilet, prendo un po’ di pesce e salgo in camera dove Sdentato ancora dorme e glieli agito davanti iniziando a chiamarlo.
-Ehi bello!- gli dico quando finalmente apre gli occhi
-Lo so che hai sonno ma mi serve il tuo aiuto, dobbiamo andare da Astrid-
Dico ricevendo in cambio uno sguardo scettico
-Lo so che lei è a poca distanza da qui ma voglio portarla alla nostra caverna, dato che non potrà festeggiare il suo compleanno per via della battaglia le voglio dare almeno gli anelli.- lui si mangia i pesci e si alza, lo guardo grato e lo seguo fuori
-Tu valla a svegliare, io prima devo ricaricare l’anello-
Ci separiamo ognuno con la propria meta, da lontano lo vedo saltare sul tetto di casa Hofferson e intanto raggiungo un Orripilante Bizzippo e gli faccio soffiare il gas.
Torno indietro in tempo per vedere la mia ragazza affacciata alla finestra mentre guarda confusa il tetto
-Ehi Bell’Addormentata! Scendi!-
-Quindi è per colpa tua se metà soffitto mi è cascato in testa!- dice lei girandosi verso di me
-Non mi prendo alcuna responsabilità, muoviti- le dico incamminandomi verso il bosco con Sdentato alle calcagna.
Lei sbuffa e rientra scendendo dopo poco con Tempestosa al seguito
-Allora? Per quale motivo sono costretta a togliermi pezzi di soffitto dai capelli?-
-Andiamo alla grotta-
-Tutto qui? Neppure una spiegazione?-
-Tutto a tempo debito- dico montando su Sdentato e prendendo il volo, mi giro solo per accertarmi di essere seguito e poi, per dispetto, sprono il mio drago a dare il massimo; lui mi accontenta più che volentieri e, ridendo, sfrecciamo in cielo con la mia ragazza che urla maledizioni dietro di noi.
Atterriamo e subito Astrid mi salta addosso adirata
-Non sono di buon umore oggi quindi, lo dico per te, meglio non infastidirmi-
-Scusami, sai che mi piace volare velocemente-
Dico baciandole dolcemente le labbra, lei resta un po’ titubante ma alla fine si rilassa
-Propongo di promuovere i baci come soluzione al nervosismo- dice incastrando la sua testa sotto il mio collo
-Sono disposto a calmarti tutte le volte in cui ci sarà bisogno-
Rido insieme a lei e, mano nella mano, spostiamo i rampicanti ed entriamo nella caverna; non gli abbiamo mai detto niente, eppure i nostri draghi non ci sono mai entrati, come se volessero lasciare questo posto solo per noi.
-Allora? Perché siamo qui? Cos’è successo?-
-Deve succedere qualcosa perché io voglia venire qui con te?-
-No, ma se mi svegli appena sorto il sole, praticamente rapendomi, perdonerai qualche mio dubbio-
Rido portandomi dietro di lei e abbracciandola
-Dato che il tuo compleanno non potrà essere festeggiato..-
-NON me lo ricordare-
-…ho pensato di darti adesso un regalo-. La sento irrigidirsi e, curioso, la giro per vederle la faccia; la sfumatura di rosso che le decora il viso è meravigliosa e, ridendo, le chiedo cosa abbia.
-Che significa cosa ho?!- dice con voce stridula
-Se mi vieni a dire all’improvviso una cosa del genere io, cioè almeno cioè, me lo dovevi dire io, io sarei…- capendo il motivo della sua agitazione scoppio a ridere bloccando il fiume in piena di parole
-Hai frainteso, il patto era di farlo al tuo compleanno e non intendo anticipare nulla-
-Ma allora?-
-Allora ti avevo avvisata che ti avrei fatto un altro regalo no? Uno materiale da poter mostrare.- dico prendendo piano gli anelli e carezzando le sue lunghe braccia fino ad arrivare alle mani dove, lentamente, glieli infilo; quello argentato sull’indice sinistro e quello di rame sull’anulare destro, lei si accorge della loro presenza e, confusa, abbassa lo sguardo fissandosi stupita le mani.
-Sono…anelli-
-Sono anelli-confermo io
-Ti piacciono?-
-Li hai fatti tu?-
-Si-
Lei alza il viso sorridente e mi bacia, le cingo i fianchi per poi lasciarla andare quando riprende ad osservarli
-Quello con le borchie è adorabile-
-Fra qualche anno sarai tutta una borchia- dico ricevendo in cambio uno sguardo arrabbiato
-Le borchie sono bellissime- dice convinta e io lascio perdere la questione alzando gli occhi al cielo
-Comunque non sono solo per bellezza-
-Cosa?-
-Gli anelli-
-Perché? Cosa fanno?- mi chiede guardandoli attentamente
-Guarda- le dico prendendole i polsi e legandoglieli sul davanti, così che possa vedere
-Ma che fai?-
-Sfrega le borchie e premi forte sulla sicura dell’anello di rame- lei ubbidisce e, vedendo l’effetto delle sue azioni, fa un verso sorpreso.
-Come hai fatto?!-
-È molto più semplice di come sembri; inizialmente volevo creare una grande lingua di fuoco da soffiare sui tuoi nemici, ma il gas era troppo poco, questa versione non ti sarà utile in battaglia ma almeno ti potrai liberare se verrai legata-
-Io non  verrò mai catturata- afferma convinta gonfiando il petto
-Tuttavia, sono bellissimi. Grazie.- dice tutta rossa
-Posso considerarlo un pegno del tuo amore?- quasi non riesco a capire la frase tanto è basso il tono di voce
-Aspetta, non dirmi che lo aspettavi. Oh Astrid! Se me lo avessi detto lo avrei fatto anni fa-
-Doveva essere una cosa fatta di tua spontanea volontà!-
-Io ti amo di mia spontanea volontà- dico baciandole la tempia e ricambiando il suo abbraccio.
Restiamo a parlare per parecchio tempo poi, con gli stomaci brontolanti, riprendiamo il volo.
Arriviamo al villaggio e ci separiamo, mentre apro la porta di casa constato che mio padre si è svegliato, sta seduto sulla sedia di fronte al camino e si massaggia la testa dolorante
-Tutto bene?- gli chiedo
-Mf, sono invecchiato, un tempo qualche boccale non mi stendeva-
Mi risponde lui alzando gli occhi su di me
-Dove sei stato?-
-Ho dato ad Astrid gli anelli-
-Come mai adesso?-
-Con la battaglia di certo non potrà festeggiare il compleanno- dico sedendomi di fronte a lui
-Giusto, le sono piaciuti?-
-A quanto pare si- lui mi sorride e torna a massaggiarsi la testa
-Sai, avrei voluto saper costruire anch’io cose del genere, tua madre si dovette accontentare della collana di famiglia- mi giro velocemente verso di lui, raramente parliamo della mamma e in queste rare occasioni non dice mai niente di loro due sul livello “coppia”.
-La collana di famiglia?-
-Giusto! Tu non l’hai mai vista- dice poggiando la testa sul palmo della mano e guardandomi
-Fa parte della tradizione di famiglia, è iniziata con la moglie del primo Capo Villaggio; quando il figlio prese il posto del padre lei regalò la collana alla nuora* e da lì, ogni generazione, si ripete il passaggio.-
-La Collana delle Mogli, com’era fatta?-
-Aspetta la prendo- dice alzandosi
-L’hai tu?!-
- Perché quel tono stupito?- 
-Ehm, io bè…dato che il corpo della mamma non è stato ritrovato credevo…-
-Quando i draghi attaccarono era notte, lei si precipitò nella mischia senza fermarsi a mettere né il pettorale né la collana; li ho ritrovati entrambi nella nostra stanza quando tutto era finito, con il pettorale ho fatto i nostri elmi mentre la collana bè, l’ho messa da parte per te- dice lui dandomi le spalle e andando a prendere la collana al piano di sopra, la sua voce ha tremato per tutto il tempo e i suoi occhi si sono arrossati, ricordare gli fa male.
Torna di sotto poco dopo, con in mano un cofanetto dall’aria molto vecchia e consumata
-Tieni- dice passandomelo
Lo apro e osservo il suo contenuto: si tratta di una collana molto lunga, ad Astrid dovrebbe arrivare poco sopra la pancia, il ciondolo consiste in un drago le cui estremità sono unite per formare un cerchio; il corpo dell’animale consiste semplicemente in una sagoma fatta di metallo, al suo interno presenta molti ghirigori floreali  abbelliti da piccole pietre nere.
-Bellissima, il lavoro è perfetto-
-Conservala, la darai ad Astrid quando finalmente diventerà tua moglie- mi dice facendomi l’occhiolino, io arrossisco e chiudo di scatto il cofanetto, mettendo fine al discorso; sia su Astrid sia su mia madre.
-Te la senti di andare a mangiare nella Sala Grande oppure vuoi pranzare qui?- gli chiedo
-Nella Sala Grande, dobbiamo discutere-
-Bene- dico alzandomi e aprendogli la porta, lui  si alza lentamente e mi supera iniziando a scendere le scale
-SpaccaTeschi!- urlo verso il secondo piano
-Ha già mangiato- dice mio padre dalla scalinata quindi, chiudendo la porta, lo seguo insieme a Sdentato.
Arriviamo nella Sala Grande e prendiamo qualche pesce bollito per noi e crudo per il mio drago, ci accomodiamo e iniziamo a mangiare
-Ieri non ho avuto modo di chiedertelo, cos’avete visto alla Mezzaluna?-
-Si stanno spostando verso il retro della nostra isola-
-Sul Labirinto di colonne?-
-Si, pensano di attaccarci da dietro, probabilmente non hanno neppure intenzione di usare le navi e tutti i soldati.-
-Potremmo preparare delle trappole, conosco bene quella zona, li potremo incastrare-
-Come?-
-Potremo mettere delle corde oliate ad altezza nave e dargli fuoco, non potranno proseguire quindi saranno in trappola, com’è composta la loro armata?-
-Hanno duecento navi e su ognuna ci sono circa venti uomini-
-Quindi sono all’incirca quattromila guerrieri, noi abbiamo centocinquanta navi e mettendo quindici persone per ognuna ne avremo duemiladuecentocinquanta; nell’armata dei draghi siamo in quattrocento, di conseguenza siamo sotto di milletrecentocinquanta guerrieri rispetto a loro.-
-I draghi possono coprire questa mancanza giusto?-
-Se giochiamo bene le nostre carte, abbiamo molto vantaggio rispetto a loro e con un piano ce la faremo sicuramente- dico nonostante la preoccupazione. Finiamo di mangiare e poi mio padre fa suonare il corno per richiamare tutti a radunata, una volta riuniti iniziamo a spiegare nei dettagli la situazione; racconto dell’isola di Sokew e dello spostamento dei nemici, alla fine iniziamo a discutere sulla tattica d’attacco.
-Siamo sotto di molte centinaia rispetto a loro, tuttavia siamo sul nostro territorio e abbiamo i draghi- inizio prendendo e mostrando a tutti una mappa del Labirinto che poi attacco alla parete
-Loro non sanno di non avere più l’effetto sorpresa, quindi conteranno molto sulla nostra impreparazione e inferiorità numerica; questa sarà la nostra carta vincente, il Labirinto consiste in una grande quantità di colonne che costeggiano il dietro della nostra isola, molto distanti tra loro ci sono due zone ampie che potrebbero contenere circa un centinaio di barche, se riusciamo a separare la loro flotta e ad intrappolarla al loro interno vinceremo.-
-Come faremo ad accerchiarli senza essere visti? Potrebbero attaccarci o sparpagliarsi attraverso le colonne, neppure noi sappiamo muoverci bene lì- dice un uomo infondo alla sala
-Semplice, una volta entrati nella zona incendieremo, con l’aiuto dei draghi, delle spesse corde ad altezza nave, gli daremo fuoco per bloccare la ritirata e li attaccheremo dall’alto e dal semicerchio non infuocato.-
-Come faremo a separarli e a farli andare in quelle zone?- chiede GambediPesce
-Useremo i Terrori Marini**, muoveranno la corrente così da spostare le navi e le faranno arrivare a destinazione.-
-Ma gli uomini si accorgeranno di non aver il controllo delle navi!- protesta Astrid dalle prime file
-Sicuro! Sarà divertentissimo vederli in preda al panico, avranno bisogno di nuove mutandine- le risponde Skaracchio senza staccarle gli occhi dalle mani che, velocemente, la mia ragazza porta dietro la schiena.
-Non credo potranno poi fare molto contro dei draghi, tra l’altro non sanno che abbiamo il loro aiuto quindi non capiranno neanche da cosa sia causata la loro impotenza.- dico grattandomi leggermente la testa
-Spiega come ci divideremo- mi dice mio padre
-La nostra flotta consiste in centocinquata navi, separeremo le duecento dei nemici in due metà e lo stesso faremo noi, di conseguenza entrambe le zone avranno cento navi nemiche, settantacinque delle nostre e duecento draghi.-
-In questo modo li vinceremo sicuramente!- urlano entusiasti gli uomini iniziando a parlottare tra loro eccitati, guardo mio padre che si alza per posarmi una mano sulla spalla, fiero.
-ANDATE!- urla a gran voce verso gli uomini– E preparatevi perché il piano verrà messo in atto molto presto, quanto ci metteremo a fabbricare le corde?- mi chiede velocemente
-Io e Skaracchio insieme ci metteremo qualche giorno-
-Così tanto?!- Chiede Moccicoso
-Le corde dovranno essere molto grandi e resistenti, ci vuole il suo tempo- gli risponde il fabbro iniziando ad incamminarsi verso l’uscita, subito imitato dagli altri.
-Mentre noi fabbrichiamo le corde dovete teneteli d’occhio, cercheremo di sbrigarci ma sarà meglio avere pronto un piano d’emergenza nel caso attaccassero troppo presto-
-Ci penseremo noi, piuttosto prendete qualcuno per aiutarvi-
-Quel tipo di corde sono difficili da fare, io aiuto Skaracchio da quando sono piccolo e ancora non riesco a farle perfette, sarebbe controproducente mettersi a spiegare a qualcuno senza esperienza.- dico pensoso
-Allora vai, cercate di fare in fretta- si raccomanda lui per poi raggiungere l’Anziana che lo aspetta davanti alla Sala.
Velocemente esco anch’io e vado da Skaracchio per iniziare il lungo e noioso lavoro di intrecciatura.
Ci prendiamo una pausa solo per dormire e mangiare per diversi giorni, ne usciamo esausti e con le mani doloranti ma le corde vengono fuori robuste e ben intrecciate; durante questo periodo i Bisbetici Ingiuriosi non hanno provato ad attaccare, sembra si siano persi mentre studiavano il Labirinto e questo ci ha permesso di finire il lavoro.
Esco dalla fucina per avvertire mio padre ma vengo fermato da Astrid
-Dove corri?- mi chiede stanca
-Da mio padre, che hai fatto? Hai delle occhiaie enormi!- dico preoccupato
-Vedessi le tue- mi risponde lei sbadigliando – Mentre tu intrecciavi le corde io ho istruito i Terrori Marini, sono i draghi più cocciuti di questo mondo parola mia!-
-Ci sei riuscita quindi-
-Dopo qualche bagno si- dice guardandomi attentamente
-Cosa c’è?- chiedo curioso
Lei si avvicina piano e posa la fronte sulla mia, in un momento mi riprendo dalla stanchezza e l’abbraccio stretta; lo stomaco si contrae dolcemente e respiro il suo dolce profumo.
-Non va bene- le sussurro dolcemente
-Cosa?- chiede lei staccandosi e guardandomi negli occhi
-Mi bastano pochi giorni per sentire la tua mancanza, cosa farò se dovessimo separarci per un lungo periodo?-
-Non credere che ti lascerò andare- mi risponde tornando ad abbracciarmi.
-Sei ancora qui?!- chiede Skaracchio con tono arrabbiato
-Avrete tutta una vita per regalarvi anelli e amoreggiare, sbrigati a chiamare tuo padre!- dice per poi rientrare nella fucina
-Devo andare- dico alla mia ragazza che, con un lamento, toglie la faccia dal mio petto per baciarmi e andare via.
Raggiungo in fretta l’Immenso informandolo sulle corde e, insieme, torniamo alla fucina per prenderle.
-Dobbiamo ancora oliarle- dice Skaracchio senza girarsi
-Ma si potrebbero asciugare per quando gli daremo fuoco- protesto io
-Lo faremo domani, quando i Bisbetici saranno quasi arrivati le olieremo; attaccheremo di sera, i Terrori non saranno visibili e per noi sarà più facile sconfiggerli- mette fine alla discussione mio padre
-Sarebbe meglio approfittare della notte e posizionarle subito-
-Ma in questo modo se gireranno di lì le vedranno, non credi si faranno qualche domanda?- mi chiede Skaracchio
-Basterà tenerli lontani da lì con le correnti, d'altronde non abbiamo scelta, ci vuole tempo per sistemarle e non possiamo farlo domani; un conto è oliare un altro è fare tutto dall’inizio.- gli rispondo agitando la testa e iniziando a prenderle
-Skaracchio, prendiamo qualcuno e facciamo una zona per uno- propongo ricevendo in cambio un cenno d’assenso.
Usciamo dalla fucina e, con al seguito molti uomini, raggiungiamo le due zone dove imprigioneremo i nostri nemici; con molta fatica per via del buio riusciamo a posizionare tutte le corde, una volta preso fuoco formeranno un semicerchio infuocato, da poco sopra il pelo dell’acqua in su, fino a metà colonne.
Una volta finito il lavoro torniamo a Berk e ci riuniamo in Sala Grande per cenare, dopo poco arriva anche la squadra di Skaracchio che subito si unisce agli altri.
Nonostante il poco appetito finisco la zuppa e cerco la mia ragazza tra la folla, non trovandola esco fuori e raggiungo casa Hofferson; la luce nella stanza di Astrid è accesa quindi, con l’aiuto di Sdentato, entro in camera sua dalla finestra, spaventandola. Il mio drago raggiunge Tempestosa che dal piano inferiore emette una serie di suoni, probabilmente mentre mangia, e mi lascia solo con la mia ragazza che, passata la sorpresa iniziale, è tornata a rannicchiarsi sul letto.
-Cos’hai Astird? Non hai neanche mangiato-
-Hai presente quando, per tutta la vita, ti prepari per qualcosa poi, quando il momento arriva, hai paura di affrontarlo?-
-Sinceramente no- le rispondo sedendomi sul letto
-Bè io si, è da quando sono piccola che voglio combattere, eppure adesso che manca poco prego che questa notte non passi mai- confessa nascondendo la testa fra le gambe
-Se non contiamo gli attacchi dei draghi questa è la nostra prima battaglia; non sappiamo cosa succederà, sarebbe strano non essere preoccupati.- dico liberandole la testa e guardandola negli occhi
-Che coincidenza è?-
-Cosa?- chiedo curioso
-Il mio compleanno è domani-
-Se vuoi ti concedo una proroga sul patto-
-Di anticiparlo no è? Sai vero che ogni ragazzo su quest’isola mi sarebbe già saltato addosso? Se qualcuno viene a sapere che stai rimandando penserà che sei un’idiota-
-Lo hanno creduto per tanti anni, un giorno in più non cambierà poi molto no?- dico facendole l’occhiolino e ricevendo in cambio un pugno
-Accetto la proroga, voglio proprio sapere quale scusa inventerai per rimandare ancora- dice ghignando, alle sue parole mi avvicino lentamente fino ad arrivarle a qualche centimetro dal viso
-Non so se i tuoi pensieri siano causati dalla bravura che ho avuto nel contenermi o da che so io, ma l’unico motivo per il quale mi rifiuto di farlo adesso è per il significato.-
-Che?-
-Farlo sembrerebbe quasi un atto d’addio, come se fosse l’ultima occasione di stare insieme-
-Perché allora quel giorno, nella grotta, hai detto di no?-
-Perché volevo darti abbastanza tempo per pensarci bene- dico accarezzandole il viso e baciandola dolcemente, lei mi mette le mani dietro al collo per attirarmi a se e approfondire il bacio; tempo qualche minuto e ci stacchiamo senza fiato, il bacio ladro delle nostre energie.
Restiamo per qualche ora in silenzio, semplicemente godendo del calore altrui, io con la schiena appoggiata alla parete e lei comodamente accoccolata sul mio petto; il chiaro arancione dell’alba ci coglie alla sprovvista e con lui arriva anche momento di separarci.
-Attaccheremo verso il tramonto, cerca di dormire o non ti reggerai in piedi- le dico avviandomi verso la porta
-Pensa per te, io sono instancabile- dice lei tornando la solita Astrid di sempre
Le sorrido e scendo al piano inferiore dove i nostri draghi dormono tranquillamente
-Ehi bello- sussurro a Sdentato per non svegliare Tempestosa
-Dobbiamo andare a casa nostra, vieni dai- devo pregarlo qualche minuto prima di convincerlo e in breve ci ritroviamo a casa, mio padre attizza il fuoco mentre mangia dell’Haggis, anche lui vittima della sua “bontà”
-Siete rimasti a parlare fino a tardi? I genitori di Astrid non sono ancora tornati-
-In realtà sono tornati tutti nelle proprie case poco dopo che te ne sei andato-
-Cosa?! Ma non li abbiamo sentiti-
-Avranno capito che c’eri e di conseguenza avranno fatto piano-
-Quale genitore lascerebbe la propria figlia da sola, di notte, con in camera il suo ragazzo?-
-Astrid sembrava molto giù ultimamente, avranno pensato che stare con te le sarebbe servito- mi risponde lui alzando le spalle e tornando a mangiare, lascio stare il discorso e raggiungo Sdentato in camera mia, mi butto sul letto e scivolo nel sonno.
Il momento della sveglia arriva in fretta, per tutto il villaggio l’eccitazione è palpabile e anche i draghi sembrano molto vogliosi dell’azione; Moccicoso va in giro mostrando a tutti la sua nuova spada e GambediPesce sistema un grosso elmo sulla testa di Muscolone, lasciandole fuori solo le orecchie.
-Sai vero che la loro pelle gli fa da corazza naturale?-
-Certamente, ma contro il fuoco non contro le armi affilate; con questo staremo entrambi più tranquilli-
-Se vuoi stare tranquillo allora allacciati bene il pettorale, sta su per miracolo- gli dico per poi lasciarlo e raggiungere la fucina.
-Sempre qui dentro è?- mi chiede Skaracchio dalla soglia
-Devo prendere la tuta-
-Quella sul manichino? Davvero ben fatta, ti fa sembrare più muscoloso- scherza lui ridendo e controllando per l’ultima volta le sue armi
-Era il mio obbiettivo- gli rispondo sarcastico iniziando a cambiarmi, una volta finito prendo il cofanetto e tiro fuori la collana
-Erano anni che non la vedevo, Stoick te l’ha data alla fine- mi dice con uno sguardo nostalgico
-Si, qualche giorno fa- gli rispondo infilandola e nascondendola sotto la tuta
-Ehm Hic? Sai vero che è la Collana delle Mogli? Mi devi dire qualcosa? Cioè è vero che Astrid ha un carattere più maschile del tuo ma che tu ricopra quel ruolo-
-Skaracchio!- lo interrompo arrabbiato
-So perfettamente cosa rappresenta e non la metto per quello, semplicemente questa collana è ancora della mamma e voglio qualcosa di lei con me!- continuo dandogli le spalle
-Hiccup-
-Non hai anche l’elmo fatto con il suo pettorale?- chiede cercando di sorridere
-Si, ma ogni volta che lo metto finisco col perderlo- gli rispondo guardando l’oggetto che da mostra di se vicino al manichino
-Mettilo, ormai dovrebbe starti aderente- mi dice prima di uscire con in spalla tutte le armi accumulate in questi due anni di pace, continuare a farle è servito a qualcosa.
Guardo attentamente l’elmo e provo a metterlo, effettivamente lo sento bene quindi, felice, raggiungo Sdentato che ancora mi aspetta in piazza per andare a dare l’ordine ai Terrori Marini.
-UOMINI- urla mio padre per attirare l’attenzione
-E DONNE!- gli urlano di rimando alcune ragazze vicine ai loro draghi
-Certo certo! A quanto pare i Bisbetici Ingiuriosi intendevano attaccarci domani, gli esploratori sono riusciti ad avvicinarsi tanto da sentirli, ancora non sanno che fra poco sanno loro a perire, per mano nostra!- grida ricevendo in cambio versi entusiasti.
-È il momento d’agire- dice rivolto verso di me che, con un cenno d’assenso, raggiungo Astrid già in groppa a Tempestosa per andare nella grotta dei Terrori Marini.
-In questi giorni sembrava avessero capito, ma se fosse solo una mia impressione?- mi chiede preoccupata
-Non preoccuparti, vedi? Ci stano aspettando, sanno cosa devono fare- le dico dolcemente per poi avvicinami ai draghi e avviarli verso la loro missione
-Andiamo- le dico iniziando a capire come si sente, mi sembra di avere un grosso peso sul petto, non vedo l’ora che questa faccenda sia finita
-Hiccup- mi chiama con voce dolce
-Si?-
-Mi puoi baciare?- mi chiede con le gote rosse
-Dipende- le rispondo ricevendo uno sguardo scandalizzato
-Lo interpreterai come l’ultimo bacio?- chiedo iniziando ad avvicinarmi e mettendole le mani sui fianchi
-No, più come porta fortuna- risponde lei
-In questo caso…- dico per poi attirarla a me e baciarla, più voracemente di come vorrei –sono disposto a dartene quanti ne vuoi.- finisco per poi unire le nostre fronti, gesto tipico ormai; lei ride dolcemente e mi ribacia poi, con un ruggito, Tempestosa ci richiama alla realtà per poi far salire in groppa la sua umana.
Torniamo al villaggio e ci dividiamo in due squadre, come da piano; gli uomini sulle barche iniziano ad andare e, dall’alto, posso vedere le imbarcazioni nemiche iniziare a perdere il controllo. Le nostre navi entrano nel Labirinto restando distanti dai Bisbetici e i draghi restano in posizione, il tramonto ha già lasciato spazio al buio per quando, dalle barche nemiche, salgono imprecazioni e urli a causa della forza delle correnti; cercano di parlare con le altre cento navi dirette verso l’altra zona ma non riescono, la nebbia è troppo fitta e le voci si perdono. Ben presto si ritrovano in trappola, velocemente i Terrori Marini si staccando da loro per incendiare la prima fila di corde, lavoro subito completato dagli altri draghi che escono allo scoperto suscitando stupore e paura nei nemici, le nostre barche chiudono loro la ritirata ma, come c’era da aspettarsi, i Bisbetici non hanno la minima intenzione di regalarci la vittoria. Incendiamo le loro navi ma la maggior parte di loro riesce a salvarsi raggiungendo le nostre, gli uomini però gli tengono testa facilmente, il problema era il numero non la forza fisica.
Una barca sfuggita al fuoco inizia ad azionare le catapulte, riesce a colpire qualche drago tra cui Sdentato, cadiamo in picchiata e urtiamo contro la superfice dura dell’acqua, il dolore quasi mi fa perdere la ragione ma cerco di tirarmi su e, per fortuna, Sdentato riesce a rialzarsi in volo incendiando la minaccia; qualche cavaliere si porta sopra le nostre barche per saltare e combattere contro i pochi Bisbetici ancora a bordo fin quando la zona tace, abbiamo vinto.
Forti urla entusiaste si alzano e i draghi ruggiscono eccitati, Sdentato si posa sopra una delle colonne e, in lontananza, riesco a vedere i fuochi provenienti dall’altra zona dove la battaglia è ancora in corso.
Sprono il mio drago a tornare in volo e lui, controvoglia, mi accontenta fermandosi vicino alle barche
-ASCOLTATE!- urlo per farmi sentire
-Nell’altra zona la battaglia è ancora in corso, chi è venuto qui con i draghi venga con me, chi è con le barche torni a Berk per curare i feriti, gli anziani vi stanno aspettando con tutte le cure necessarie!- ordino per poi avviarmi verso l’altra zona con al seguito tutti i vichinghi in groppa ai loro draghi; arriviamo subito a dare manforte, c’è ancora qualche barca nemica integra ma ormai la battaglia è decisamente a nostro favore. Cerco di avvicinarmi ma, per evitare un’altra catapulta, Sdentato vira a sinistra prendendo in pieno una colonna, cadiamo nuovamente verso il basso ma questa volta l’impatto è troppo violento e, per il dolore, il mio drago sviene. In preda alle onde cerco disperatamente di farlo ritornare in se, fortunatamente riesce a stare a galla nonostante il pesante ferro che ha addosso ma resta incosciente; dietro di me si leva una risata divertita, gelando sul posto mi giro e mi ritrovo faccia a faccia con un Bisbetico che, senza darmi il tempo di reagire, mi tira un fendente con la lunga spada, ferendomi profondamente la schiena.
-HICCUP!-
Il mio urlo viene coperto da quello di Astrid che, scendendo in picchiata, fa afferrare il guerriero dagli artigli di Tempestosa spedendolo lontano.
-Hiccup! Sei ferito!- urla cercando di avvicinarsi a me il più possibile
-Sto bene- rantolo cercando di sembrare convincente
-Sdentato è svenuto? Sali su Tempestosa, lo trascineremo in un altro posto- dice cercando di prendermi la mano
-RAGAZZI!- urla Moccicoso dall’alto spronando ZanneCurve a incendiare una barca nemica che, senza che ce ne rendessimo conto, è ormai arrivata a poca distanza da noi.
Fortunatamente il fuoco prende in pieno l’imbarcazione, sfortunatamente io e Astrid restiamo coinvolti nell’esplosione, provo ad afferrarla mentre veniamo sbalzati via dall’urto ma, mentre cerchiamo di prenderci le mani le onde ci separano, lasciandole solamente il tempo di sfilarmi l’elmo; vedendo Tempestosa raggiungerla cerco Sdentato e fortunatamente riesco a trovarlo nonostante si mimetizzi tra l’acqua nera, mi aggancio di nuovo a lui e cerco inutilmente di svegliarlo, un Terrore Marino ci passa accanto a tutta velocità provocando diverse onde che ci mandano fuori la zona dove i nostri draghi acquatici stanno ancora giocando con le correnti, ho solo il tempo di guardare un’ultima volta i fuochi della battaglia prima di battere forte la testa e svenire, andando alla deriva sul dorso di un drago.
 Resto in dormiveglia per molto tempo, non so dire esattamente quanto, la vista è appannata e l’unica cosa che posso bere è l’acqua salata; sotto di me sento una superficie dura e squamosa, non riesco né a vedere né a capire di cosa si tratta ma è calda e rassicurante, ogni tanto sento strani suoni come battiti di un cuore  o piccoli ruggiti ma non capisco se è solo la mia immaginazione. Quando ormai inizio a dubitare di essere ancora vivo qualcosa blocca il mio naufragio, con le ultime forze rimaste apro gli occhi, sono su una spiaggia; riesco a vedere anche il verde delle piante e l’azzurro del cielo, oltre al nero della mia imbarcazione. 
Mi butto di schiena sulla sabbia, giro leggermente il collo per constatare di aver viaggiato sul dorso di un drago nero di media dimensione; “è pieno di ferri” penso prima di guardare in alto e chiedermi “Chi sono?”.
 
 
*Sinceramente non so se ai tempi avessero altri termini per definire le mogli dei figli, quindi io uso il metodo moderno.
**Il nome è inventato, non so se esiste una specie con le stesse capacità dei Terrori Marini (muovere le correnti, creare nebbia…).
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Salve gente!!!
Esatto, non sono scomparsa anzi! Mi sono rinchiusa in casa per scrivere questo capitolo lungo diciotto pagine (giuro, non ho mai scritto tanto in un solo capitolo e non credevo neanche che lo avrei mai fatto), dopo tre giorni di arrabbiature, correzioni e dita doloranti finalmente ho finito XD
Allora lo so di cosa volete parlare e si, sono cattiva perché Hiccup ha perso la memoria; forse dovrei riscrivere la trama accennandolo.
Il capitolo è molto lungo perché volevo assolutamente iniziarlo con gli anelli e finirlo con la fatidica domanda “Chi sono?”, nei prossimi capitoli ne vedrete delle belle anche se dovrete aspettare un po’ per vederli; vado in vacanza e se uso troppo il computer mio padre fa come Astrid con gli alberi, mi tira le asce addosso.
A proposito degli anelli, anche se non lo specifico, quando dice “Restiamo a parlare per parecchio tempo poi, con gli stomaci brontolanti, riprendiamo il volo.” Nel “parlare” è inclusa anche la faccenda del ricaricare l’anelo di cuoio, adesso un momento che da tanto aspettavate l’IMMAGINE DEGLI ANELLI offerta gentilmente da ariele14HJ, dopo un duro lavoro e tanto sacrificio (non è facile spiegare ciò che hai in mente via chat malfunzionante).

 
Scusatemi se ho messo quella scritta a inizio capitolo ma io spesso leggo le storie ignorando le note e quindi ho preferito prevenire dato che non sono certo l’unica.
In molti non lo sanno ma questa è la seconda volta che pubblico una storia con questo titolo, in realtà questa era l’idea originale che poi, per vari motivi, ho trasformato in quella che non tutti hanno avuto il tempo di leggere; “che lo dici a fare?” vi chiederete voi bè, solo per dire ai miei vecchi lettori che nel prossimo capitolo tornerà Clarisse. Vi prego di cancellare dalla vostra mente la vecchia Clarisse e godervi quella nuova.
Cosa ne pensate delle scene del combattimento? Sinceramente ho perso il conto delle volte in cui ho scritto “sfortunatamente”, tra l’altro, quante botte!
Ok ok la smetto, altrimenti mi manderanno un Uncinato Mortale per zittirmi (è Rocky?).
Infine vi comunico che ho creato un account su facebook, per chi volesse chiedermi l’amicizia basterà andare sul profilo di Efp e cliccare sull’icona di facebook. Mi piace tanto parlare con voi quindi, se vi va, vi aspetto ^.^.
 
Kunoichi_Chan009

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Capitolo 7
*** I senza-radici ***


Cambiamenti formidabili

 
I senza-radici
(Ehi bella gente! Devo smetterla con questi avvisi vero? Volevo solo chiedervi di informarmi in caso cui il capitolo risulto troppo pesante ^.^)
 
“Chi sono?”
Sdraiato sulla sabbia non posso fare a meno di mugugnare a causa del punzecchiamento che sento sulla guancia, è fastidioso e continuo
-Secondo te è morto?- sento sussurrare vicino alla mia testa
-No che non lo è, sento il cuore che batte…Clarisse! Smettila di punzecchiarlo col bastone!- dice una seconda voce simile alla prima, il fastidio cessa e, con fatica, apro gli occhi mettendo a fuoco due facce identiche; il bruciore è troppo forte e li richiudo di scatto portando a fatica la mano sulla faccia.
-Tranquillo, non ci vedi male siamo solo gemelle- dice la prima voce
-Clarisse non essere sciocca, aprirli deve avergli fatto male; guarda com’è conciato, riesci a parlare?- la riprende la seconda voce per poi rivolgersi a me
-A-acqua, vi prego- imploro con voce strozzata senza neanche muovere le labbra
-Ma certo che stupide! Tieni, Clarisse alzagli la testa- un paio di mani mi sorreggono mentre bevo avidamente acqua dolce e fresca
-Dobbiamo portarlo dal Capo Elly, non possiamo fare molto per lui qui-
-Lo so, ma che facciamo col drago?- chiede l’altra preoccupata e solo allora mi ricordo del mio mezzo di trasporto
-Ha una sella, forse è docile-
-Prova a svegliarlo Clarisse- le mani che mi tenevano la testa mi lasciano andare delicatamente, a quanto pare appartengono a Clarisse; poco distante da me sento dei passi delicati e il suono tipico di chi da delle pacche su qualcosa di duro
-Apre gli occhi- sussurra tesa Elly alla mia sinistra per poi lanciare un grido strozzato e appiattirsi addosso a me, sento improvvisamente un gran caldo e deduco il drago si sia svegliato e abbia sputato fuoco
-Clarisse allontanati o ti incenerirà!- le urla mentre vengo trascinato velocemente lontano dal punto appena colpito
-Elly guarda!- dice Clarisse raggiungendoci
-Si guarda intorno confuso, forse il viaggio in mare  lo ha destabilizzato e non sa che fare- deduce velocemente per poi trattenere il fiato mentre, all’improvviso, mi arriva il suono ovattato di una caduta
-Non riesce a volare-
-L’ala rossa è finta, è ovvio che non può volare- le risponde la sorella immobilizzandosi improvvisamente
-Va verso la foresta!-
-Lasciamolo andare, questo ragazzo è più importante, tanto non può volare via-
-Elly quella era una Furia Buia! Sai cosa farà se troverà il villaggio?!-
-Lo raderà al suolo?- chiede la ragazza senza nascondere il  sarcasmo –Muoviti, un motivo in più per sbrigarci- mi sento sollevare completamente, devo essere davvero leggero perché dalla velocità le ragazze stanno correndo; l’oscillazione mi fa addormentare, ma riesco ugualmente a sentire i respiri veloci delle due mentre in testa ho solo l’immagine di colonne piene di fuoco.
 
Mi riprendo dopo non so quanto tempo, mi tiro a sedere e apro gli occhi preparandomi al dolore ma non mi fanno più male; mi guardo intorno confuso, sono in una stanza piccola e piena di finestre, il fuoco scoppietta nel camino all’angolo e il soffitto è decorato con un formidabile dipinto del cielo, con le stelle, la luna e tutto il resto. Sono seduto su un letto molto basso, in realtà è un semplice materasso incastrato nel pavimento, coperto da un lenzuolo marrone potrebbe mimetizzarsi completamente.
Mi volto velocemente verso la porta dalla quale entra una ragazza molto chiara, ha i capelli biondi con qualche riga marrone e gli occhi, che nel vedermi alzato si allargano leggermente, sono di un misterioso grigio; porta una tunica di pelle che le arriva fino ai piedi , è aderente ma lei ci si muove tranquillamente.
-Ti sei svegliato vedo- dice raggiungendomi –Io sono Elly, guarda la mia mano- si presenta per poi alzare l’arto verso sinistra e muoverlo in varie direzioni
-Bene, la tua vista non ne ha risentito, qualsiasi cosa ti sia successa. Ricordi come sei arrivato qui?- mi chiede sedendosi alla fine del materasso
-Ho viaggiato sul dorso del drago che avete trovato con me sulla spiaggia, ma non so dire per quanto tempo, per lo più sono rimasto svenuto.- le rispondo concentrandomi per ricordare altro
-Chi sei?- mi chiede infine abbracciandosi le gambe con le lunghe braccia
-Non lo so-
-Hai perso la memoria? Deve essere a causa del naufragio, così le cose diventano problematiche.-
-Perché? Cosa vi cambia?- le chiedo curioso
-Per vivere nel nostro villaggio si hanno solo due possibilità; la prima, ci nasci la seconda, diventi un breytano.-
-Un breytano?-
-Si, la nostra isola si chiama Breytingar e noi che la abitiamo siamo breytani, ci chiamiamo anche rootles ma preferiamo il primo modo.-
-Perché le cose diventano problematiche?-
-Se non ricordi chi sei allora non puoi sapere neppure da quale popolo provieni e quindi non possiamo riportarti a casa- mi spiega dondolandosi leggermente
-Il problema più grande è che una volta diventato uno di noi non te ne potrai più andare, se tu fossi un esiliato sarebbe perfetto, molto di noi lo erano ma se un giorno ti tornasse la memoria scoprendo che non lo sei sarebbe un guaio, non potresti tornare dalla tua famiglia.- mi spiega fermandosi e guardandomi concentrata, come se aspettasse di vedermi scritto in fronte “esiliato”; la porta si apre nuovamente e sta volta entrano due persone, la prima è identica ad Elly con l’eccezione della tunica più scura mentre la seconda, faticando ad entrare per la mole, si rivelo un uomo grosso e barbuto dagli attenti occhi neri.
-Dunque è lui lo sventurato- dice senza rivolgersi a nessuno in particolare, accarezzandosi i folti baffi biondi e scrutandomi per bene
-Chi sei ragazzo?- mi chiede avvicinandosi
-Ha perso la memoria Rupert, non ricorda nulla se non il naufragio sul dorso della Furia Buia- risponde Elly al mio posto alzandosi e raggiungendo quella che, per esclusione, deve chiamarsi Clarisse.
-Smemorato è? In questo caso non è sicuro renderlo uno di noi, ma se non lo diventa non potrà restare- farfuglia pensieroso sedendosi sulla sedia portata per lui dalle ragazze,  mentre pensa lo fisso per qualche istante, la veste deve essere una specie di abito tipico dato che, seppur corta fino alla coscia e dotata di pantaloni, è visibilmente della stessa foggia di quella delle ragazze; per la prima volta mi guardo e, sconcertato, constato di indossare io stesso gli identici abiti dell’uomo davanti a me.
-La tuta che avevi è fuori ad asciugare, l’ho dovuta togliere per curarti la ferita che avevi sulla schiena- mi spiega Elly notando la mia confusione
-Ferita? Io non sento dolore-
-Era molto profonda, un colpo di spada sicuramente; il mare * l’ha curata mentre andavi alla deriva con il drago, per questo non la senti, sei stato fortunato in questo.- mi spiega gentilmente –Non l’ho neppure dovuta ricucire-
-Ragazzo- la interrompe il Capo tornando a guardarmi
-Non sarebbe giusto farti diventare uno di noi senza sapere come sono andate le cose, ma se non lo diventi non potrai rimanere- ripete fissandomi dritto negli occhi
-Ti propongo dunque di restare e iniziare a imparare ciò che c’è da sapere per essere uno di noi, se la memoria ti tornerà in questo lasso di tempo sarai liberò di tornare a casa tua- mi propone deciso
-Se non mi tornerà?-
-Deciderai se diventare o no un breytano – mi risponde alzandosi in piedi –Dunque?-
-Resterò-
-Bene, Clarisse ed Elly ti insegneranno, dato che ti hanno portato qui sei sotto la loro responsabilità- annuncia avviandosi alla porta
-Aspetti!- lo richiamo con voce grave
-Si?-
-Il drago, la Furia Buia che mi ha portato qui è nella foresta vero? Posso andare a cercarla? Forse vedendola mi tornerà in mente qualcosa- gli chiedo speranzoso
-Dimmi ragazzo ci tieni alla vita? Non lo sai che quando incontri una Furia Buia devi nasconderti e pregare che non ti trovi?- le sue parole mi donano una strana sensazione sulla quale però non posso soffermarmi, l’uomo sta andando via
-Sulla spiaggia l’ho vista di sfuggita ma ricordo bene che era piena di ferri e una di loro ha detto che aveva una sella- dico indicando le gemelle –Devo rischiare-
-Vero, aveva anche una sacca agganciata all’imbragatura- si intromette Clarisse guardando il suo Capo
-Ne sei certa Elly?- le chiede lui ricevendo un risentito “Io sono Clarisse” come risposta.
-Bene, va allora ma non mettere in pericolo la tua vita, e neanche la loro- mi concede indicando le ragazze e uscendo definitivamente.
-Ora dovremo andare a cercare la Furia Buia? Perché non ci gettiamo direttamente da un burrone è Elly?- chiede la ragazza guardando la gemelle arrabbiata
-Eri con me quando lo abbiamo trovato, sei responsabile anche tu di lui- le risponde quella tornando da me
-Ormai è quasi sera, limitati a riposare e a mangiare, ci penseremo domani al tuo drago; poi dovremo iniziare le lezioni, noi ti parliamo in questa lingua ma ne abbiamo una nostra, dovrai imparare quella, tutte le tradizioni e la nostra storia. Pensi di riuscirci?-
-Non lo so, sono confuso-
-È normale- mi risponde Clarisse avvicinandosi a sua volta non più arrabbiata –Senza ricordi non dev’essere facile, non preoccuparti, abbiamo tempo per insegnarti.- mi rassicura sorridendomi calorosamente
-Vado a prendere la nostra cena, aspettatemi qui- dice prima di andarsene e lasciare me ed Elly da soli
-Quasi mi dimenticavo- dice battendosi la mano sulla fronte e raggiungendo un baule posto vicino al camino, velocemente lo apre e tira fuori un sacchetto di tela
-Te l’ho tolta perché temevo le pietre ti avrebbero dato fastidio, prima eri sdraiato sulla pancia, tieni- mi spiega porgendomelo, lo apro confuso e al suo interno trovo una collana rappresentante un drago pieno di ghirigori.
-Forse è una cosa importante nel posto da cui provieni, tienila, dovesse farti tornare qualche ricordo- mi consiglia sorridente per poi andare a ravvivare il fuoco, fisso il monile per qualche momento poi, ignorando la strana sensazione di prima, lo assicuro al collo e lo nascondo sotto l’abito.
Dopo poco tempo la gemella torna con una pentola piena di pesci e tre piatti, si siedono vicino a me e iniziamo a mangiare; restiamo in silenzio per un po’ poi, quasi come avesse ricevuto un’illuminazione, Clarisse si gira verso di me sorridente
-Un nome!-
-Um?- le risponde Elly confusa
-Se non ricorda chi è dobbiamo pur trovargli un nome, non possiamo di certo chiamarlo sempre “ragazzo” o “tu”, bisogna dargliene uno.-
-Hai ragione- concorda l’altra fissandomi
-Uno dei nostri andrebbe bene? Forse è meglio uno scozzese come quello del Capo, oppure di un’isola qui vicino.- propone Clarisse
-No, forse è meglio chiamarlo per quello che è-
-Ossia?- chiede l’altra curiosa
-Forgetful, smemorato- le risponde guardandomi
-Forgetful detto Forg, penso vada bene. Ti piace?- mi chiede infine speranzosa
-Penso vada bene- le rispondo sorridendole e tornando a mangiare, per tutta la cena ascolto i racconti e le leggende del loro popolo e infine, una volta terminato il pasto, ci separiamo.
-Hai molte taniche d’acqua poco lontano dal letto, cerca di bere più che puoi, sei davvero disidratato.- mi raccomanda Elly fissandomi attentamente
-Qualcosa non va?- le chiedo confuso
-A no, mi chiedevo solo come avessi perso quella gamba- mi risponde sorridendomi e seguendo la sorella di fuori.
-Sapessi quanto me lo chiedo io- sussurro guardando la porta chiusa e tastando la protesi con la mano, sospirando bevo qualche sorso d’acqua per poi stendermi pigramente sul materasso in attesa del sonno; accarezzo la collana cercando di concentrarmi perché, insieme alla frase di Rupert, mi da la fastidiosa sensazione che si ha quando si deve dire qualcosa ma si scorda cosa. “Lo ricorderò” giuro a me stesso pur sapendo di non poter riavere indietro la memoria a comando e mi addormento con il suono di un ruggito nelle orecchie.
 
Il risveglio è uno di quelli improvvisi in cui passi dal sonno alla veglia in un istante, l’immagine di colonne infuocate vaga nei miei ricordi mentre continuo a respirare per far calmare il battito frenetico del cuore; mi guardo intorno e afferro una tanica d’acqua per bere, dopo qualche sorso mi tranquillizzo. Poso gli occhi sulla porta e, per la prima volta, mi alzo dal letto arrivando a tentoni sull’uscio; l’aria che entra è fresca ma, nonostante sia costretto a strusciare le mani sulle braccia, non rientro. Davanti a me c’è una grande pianura verde piena di abitazioni, tutte le case sono vicinissime nonostante il grande spazio a disposizione e i greggi scorrazzano liberi belando; l’alba è appena sorta e il villaggio sembra avvolto da una calma surreale, normalmente a quest’ora siamo tutti già in piedi a svolgere le nostre mansioni
-Aspetta, cosa?- mi chiedo realizzando il pensiero appena espresso, “tutti” chi? Di cosa sto parlando?
-Già sveglio Forg?- mi chiede una voce alle mie spalle, mi giro trovando Elly davanti a me con un cesto voluminoso in braccio che mi scruta sorridente da sopra il coperchio.
-Buongiorno Elly- la saluto prendendo il cesto e portandolo dentro al suo posto, lo apro per curiosare e ci trovo solo un numero spropositato di pesci crudi.
-Che cosa strana- sussurra lei dalla porta
-Cosa? L’ho presa al tuo posto perché sembrava pesante, non dovevo?- le chiedo preoccupandomi
-No, tranquillo anzi! Solo che mi hai chiamata Elly- mi spiega lei ridendo per la mia preoccupazione
-Bè, tu sei Elly no?-
-Si, ma nessuno in tutti questi anni è mai riuscito a riconoscerci vestite così- mi spiga guardandosi la tunica e prendendone un lembo, come per farmela vedere bene
-A, ma siete diverse cioè, siete identiche ma avete espressioni e modi differenti- cerco di dire sorridendole e suscitandole una grossa risata
-Oh Forg! Ci conosci da ieri ma già ci sai riconoscere? Come fai?- mi chiede ridendo e avvicinandosi al baule di ieri per prendere una grande sacca
-Non lo so, sono sempre stato attento ai particolari, anche se mi hanno detto che ho la capacità di concentrazione di un passero- le spiego per poi fermarmi a causa della stessa sensazione di ieri
-Tutto bene?- mi chiede preoccupata accorgendosi del mio silenzio improvviso
-Si, tutto bene- le dico fingendomi tranquillo, preferisco tenere per me questa reazione strana, almeno per ora –Mi spieghi il perché di tutti quei pesci?-
-A giusto! Sono per la Furia Buia.- mi spiega tranquilla iniziando a riempire la sacca di corde, reti e altri oggetti tutti presi dal baule
-Ossia?-
-Sappiamo davvero poche cose sui draghi e sulle Furie Buie praticamente niente, ma l’ho osservata ieri e dalla dentatura non mi sembra in grado di catturare un pesce semplicemente immergendo la testa in acqua- mi spiega guardandomi pensierosa
-Tutti gli animali dell’isola sono tenuti vicino al villaggio, non ce n’è neppure uno selvatico, di conseguenza quel drago è a digiuno; scommetto che non mangia da quando siete finiti in mare, in qualche modo- finisce scrollando le spalle e chiudendo il baule con un colpo secco non capacitandosi di come io, ragazzo qualsiasi, sia finito alla deriva sul dorso di un drago.
-Quindi andiamo a cercarlo?- le chiedo speranzoso fissando con nuovi occhi tutti i pesci
-Appena Clarisse ci farà l’onore della sua presenza- scherza facendomi l’occhiolino
-Vado a cambiarmi, farai meglio a prendere la tua tuta e a metterla, ormai è asciutta- mi suggerisce uscendo e raggiungendo la casa affianco alla mia, seguo il suo consiglio e prendendo la tuta mi cambio, lasciando accanto al letto gli abiti di pelle grigia.
-Sei vestito?- mi chiede Clarisse entrando senza aspettare risposta
-Ciao Clarisse- la saluto osservando il suo strano abbigliamento, non ha la tunica di ieri ma un abito rosso lungo fino alle ginocchia completato da dei leggerissimi pantaloni coperti quasi interamente dagli stivali.
-Clarisse? Io sono Elly- mi dice lei
-No, sono sicuro che tu sia Clarisse- le rispondo capendo il suo scherzo
-Ci riconosci?- mi chiede sorpresa
-Incredibile vero?- le chiede Elly apparendo tranquillamente dietro di lei e spingendola dentro per poter entrare –Anche prima mi ha riconosciuta, è stata una vera sorpresa, pensa che avevo anche la tunica!- le spiega sorridendo felice, non essere distinte da nessuno deve davvero pesargli
-Vestite così è più facile- affermo notando gli stili differenti delle due, Elly ha una maglietta rossa e un pratico paio di pantaloni scuri sotto ad una semplice gonna, gli stivali le arrivano appena sopra la caviglie
-Vero? L’unica cosa che abbiamo in comune è l’amore per il rosso- mi spiega Clarisse avvicinandosi alla cesta dei pesci per sbirciarci dentro
-L’unica davvero- afferma la sorella afferrando un pesce e avvicinandoglielo alla faccia facendola ritirare disgustata –Sarebbe stato perfetto se avessimo avuto anche i capelli rossi.-
-Tieni quel coso viscido lontano da me, io i pesci li tocco solo quando sono cotti!- le dice Clarisse indietreggiando e facendo di tutto per non toccare il povero animale, le guardo divertito prima di notare un particolare nella cesta
-Questa è meglio non portarla- dico prendendo per la coda un’anguilla e cercandone altre con lo sguardo
-Perché no?- mi chiede Clarisse quando Elly la lascia stare
-Ai draghi non piacciono le anguille, ne hanno paura- le spiego posandole tutte in una ciotola sopra al camino
-Come lo sai?- mi chiede Elly curiosa
-Lo so e basta, probabilmente devo aver avuto una qualche esperienza in passato- le spiego tornando dalla cesta per chiuderla
-Questo è un bene, significa che qualcosa ricordi- si felicita Clarisse guardando la sorella
-Piuttosto, prima di andare dovremmo aggiustare la tua tuta, la spada che ti ha fatto quella ferita l’ha strappata- mi dice Elly avvicinandosi e toccandomi la schiena, lo strappo è una riga lunga e larga ma non c’è nessun pezzo a penzoloni, per questo non me ne sono accorto.
-Se mi dai qualche filo di cuoio lo posso fare da solo-
-Sai cucire?-
-Penso di si, credo di averla fatta io questa tuta- le spiego confuso senza in realtà nessun ricordo a dimostrarmi la veridicità dell’affermazione.
-Aspetta allora- mi dice uscendo e tornando dopo poco con il materiale richiesto, tolgo velocemente la parte superiore della tuta senza accorgermi dello sguardo di Clarisse e ricucio velocemente lo strappo facendo strabuzzare gli occhi a Elly
-Sei bravissimo! Dove hai imparato? Oh, scusa- si interrompe capendo di non poter avere risposta
-Non preoccuparti- la rassicuro rivestendomi e caricandomi la cesta sulle spalle, le guardo aspettando e loro, velocemente, escono per guidarmi alla foresta
Camminando incrociamo qualcuno che esce dalle case e non posso non notare che hanno tutti la stessa veste
-Perché si vestono tutti uguale?- chiedo ad Elly che accanto a me si sistema la sacca a tracolla
-È la nostra veste tipica, quando andiamo per la foresta o stiamo sulle navi possiamo vestirci come ci pare ma all’interno del villaggio è obbligatoria; in pratica è un modo per unificarci tutti, inutile secondo me-
-Non iniziare- la ammonisce Clarisse con voce scocciata
-Io inizio eccome! Con quelle tuniche grigie sembriamo pecore! Tutto a causa delle Perdita-
-Quale perdita?- chiedo curioso
-Non quale, la Perdita; ricordi l’altro nome con il quale ci chiamiamo oltre a breytani?-
-Utes o qualcosa del genere?- le rispondo facendole storcere il naso
-Rootles, significa senza radici- mi corregge Clarisse alzando gli occhi al cielo
-Perché vi dovreste chiamare così?- chiedo non capendo
-Perché non sappiamo da chi discendiamo, i primo colonizzatori dell’isola erano tutti esiliati dello stesso popolo ma col tempo se ne sono aggiunti altri provenienti da posti differenti e nessuno, dopo tutti questi secoli, ricorda più chi eravamo in origine; per compensare questa mancanza da generazioni ci vestiamo in quel modo e passiamo la maggior parte del tempo e imparare dagli altri popoli- mi spiega Elly con una luce triste negli occhi
-Conosciamo tutte le lingue e i dialetti che si parlano nelle isole nel raggio di miglia, per non parlare delle loro leggi e tradizioni; lo facciamo perché potrebbero essere tutti la nostra patria.- finisce per lei Clarisse guardandomi torva
-Perché quello sguardo?- le chiedo alzando un sopracciglio
-Perché nonostante questo non possiamo dedurre la tua provenienza, non hai accenti o cadenze in particolare e il tuo aspetto non è caratteristico di nessun popolo.- mi spiega sbuffando ma sorridendomi subito dopo notando il mio sguardo confuso.
-Si, è abbastanza lunatica- mi sussurra Elly quando la sorella ci precede sulla strada, annuisco per poi restare meravigliato per la bellezza della spiaggia; con gli occhi aperti in grado di vedere senza dolore questo posto è un qualcosa di meraviglioso, l’alba tinge di arancione la sabbia e il mare, piatto come una tavola, sprigiona un forte odore di salsedine che però non nausea. Clarisse ci intima di sbrigarci e noi la raggiungiamo, quando finalmente sposto lo sguardo dallo spettacolo che ci siamo lasciati alle spalle noto un grande sentiero pieno di buche e alberi caduti; la Furia Buia deve essere passata di qua, procedo varcando l’inizio della foresta che delimita la spiaggia e, con le gemelle al seguito, mi arrampico sui vari ostacoli creati dal passaggio del drago.
-Forg senti che pensi di fare una volta trovato il drago?- mi chiede Elly interessata
-Mi avvicinerò a lui-
-Si, intendo dopo-
-Credo di essere abbastanza bravo ad improvvisare-  le spiego scherzoso
-Non è il momento di scherzare!- mi riprende Clarisse arrabbiata –Se non lo hai capito la nostra vita dipende da come ti comporterai, non puoi affrontare una Furia Buia senza un piano-
-Calmati, andrà tutto bene me lo sento- le sussurro rendendomi conto di pensarlo davvero, non ho paura di quel drago.
Camminiamo davvero molto e per tutto il tempo la strana sensazione non mi lascia tuttavia, una volta arrivato alle pendici di una montagna, la accantono in un angolo della mente ignorandola; la Furia Buia riposa su un ramo a testa in giù come i pipistrelli e tutt’intorno ha sparsi pezzi di legno ed erba bruciata, appena ci sente scatta giù dall’albero, non sembra aggressivo ma ci guarda circospetto.
Faccio un passo in avanti ma fermo, con un gesto della mano, le ragazze facendole restare dritte lontano da noi; mi avvicino lentamente ma il drago si alza lo stesso sulle zampe posteriori mandando versi poco amichevoli, non mi faccio scoraggiare e con le mani gli faccio gesti rassicuranti, come a dirgli di tornare giù e non interrompo mai il contatto visivo.
Una volta tranquillizzato gli poso davanti il cesto facendogli cadere tutti i pesci davanti, affamato lui ci si butta mangiandoli velocemente e guardandomi subito curioso; mi viene vicino e per riflesso indietreggio cascando però nel fiumiciattolo li vicino, mi raggiunge subito e, dopo avermi fissato per qualche istante mi raschia la faccia leccandomi con la lingua appena biforcuta facendo ridere le mie accompagnatrici. Quando finalmente riesco a staccarlo da me mi rialzo cercando di togliermi la saliva con l’acqua ma con scarsi risultati, lo guardo per un attimo e intravedo uno sguardo malizioso nei suoi occhi
-Lo sapevi che poi non andava più via!- lo accuso puntandogli il dito contro e muovendolo in aria, il drago non mi ascolta ma segue il dito come incantato; ad un certo punto si ferma per un rumore alle sue spalle, Elly ha fatto cadere la borsa facendo uscire reti e corde. A quella vista la Furia Buia le va in contro spalancando le fauci e rendendo le pupille due fessure, Elly gli lancia la rete che stava raccogliendo approfittando del frangente per correre via e lo stesso fa Clarisse lasciandomi solo con il drago; mi metto davanti al sentiero prima che lo incendi e gli tolgo la rete buttandola lontano, lui si allontana da me ma lo raggiungo posandogli la mano sul muso
-Ehi bello, va tutto bene! Calmati-gli sussurro cercando di avere un tono rassicurante, lui si tranquillizza ed Elly torna allo scoperto lanciando lentamente la sacca il più lontano possibile da noi; il gesto sembra piacergli dato che si accomoda seduto come un umano e fissandoci curioso, guarda leggermente arrabbiato le gemelle ma poi sposta lo sguardo su di me, inizia a fare strani movimenti con l’addome finendo col posarmi la coda di un pesce ai piedi e fissando prima me e poi lei. Quando capisco ciò che vuole sospiro ma la prendo e, con fatica, la mozzico per  ingoiarla senza neanche masticare; la strana sensazione mi pervade, sono certo di aver compiuto questo gesto più volte.
Probabilmente il concetto di dividere un pesce è una specie di rituale per stabilire un legame.
Guardo il drago esibirsi in una specie di smorfia, ha aperto le fauci in una mezzaluna sdentata
-Aspetta, prima c’erano- sussurro avvicinandomi a lui fissandolo attentamente, vedendo il mio interesse per quella specie di sorriso mi si avvicina e, improvvisamente, tira fuori i denti.
-Sdentato!- lo chiamo e lui, dopo aver analizzato il nome con sguardo nostalgico, si avvicina per leccarmi.
-Tu ti chiamavi Sdentato anche prima di arrivare qui vero?- gli chiedo dando voce alla sensazione, lui mi guarda confuso e torna  a leccarmi
-Tu pensi si chiamasse così?- mi chiede Clarisse senza avvicinarsi troppo
-Ne sono certo, scommetto di essere stato io a darglielo quando ho visto i denti.- le rispondo grattando il mio drago e osservando l’imbragatura, la coda e i vari ferri non hanno subito nessun danno nonostante il lungo viaggio in mare e la sacca sembra ben chiusa.
La apro velocemente e ne tiro fuori il contenuto: corde, fili di cuoio, un casco, qualche stilo e un paio di radici; niente di utile per la mia memoria, risistemo tutto dentro e mi siedo vicino a lui che mi fissa curioso.
-Quanto pensate ci metterò ad imparare tutto quanto?- chiedo dopo qualche istante
-Ci vuole un anno, ma credo ci metterai molto meno- mi risponde Elly pensierosa
-Dovrai imparare le basi, il minimo indispensabile, il resto lo apprenderai una volta diventato un breytano- finisce per lei Clarisse.
-Il tempo massimo è un anno?-
-No, noi ce ne abbiamo messi due- mi risponde Elly
-Non siete natie di questa terra?-
-Una storia lunga- taglia corto Clarisse evitando di rispondere
-Sentite- continuo ignorando la sua reazione –Voi due siete state incaricate di istruirmi quindi siete le sole che possano aiutarmi-
-Di che aiuto parli?- mi chiede Clarisse attenta
-C’è una sensazione strana, come quella che si prova nel dimenticare ciò che si stava per dire, che mi pervade in certi momenti; ci sono alcune frasi che me la fanno provare e lo stesso vale per gli oggetti e le azioni, mi è capitato di sognare una scena che forse è il mio ultimo ricordo e di dire frasi riferite al mio villaggio. Non so se sono un esiliato e di certo non penso di poter riavere la memoria a comando ma, sono certo che mi tornerà. Se dovessi finire di imparare tutto prima di ciò non potrei più tornare a casa.-
-Cosa ci stai chiedendo Forgetful?- chiede Elly
-Copritemi, potreste far durare due\tre anni il percorso e ritardare in qualche modo il giorno in cui il vostro Capo mi farà scegliere- le rispondo speranzoso guardandole attentamente
-Ci chiedi davvero molto- mi risponde Clarisse misurando le parole
-Io ti aiuterò- dice invece Elly facendo girare la sorella di scatto
-Non decidere da sola-
-Faccio ciò che ritengo giusto, non ho mai sopportato il non potermene andare solo per le leggi di conservazione dell’isola-
-In che senso?- mi intrometto
-Che lo sia per nascita o per giuramento un breytano non può abbandonare l’isola, è concesso andare ad esplorare per conoscere ciò che avviene in questi mari ma poi bisogna sempre tornare indietro. Questo perché a causa di una qualche malattia contagiosa da metà secolo i breytani natii raramente riescono ad avere figli, per non estinguerci abbiamo bisogno degli esiliati che continuano ad arrivare. Per questo siamo così pochi, i bambini nascono solo dai nuovi abitanti e non possiamo permetterci di perdere nessuno- mi spiega Clarisse guardando male la sorella
-Comunque Forg a casa deve avere qualcuno che lo aspetta- le risponde Elly per poi passare a me –Tranquillo, farò di tutto per aiutarti; almeno tu te ne potrai andare- mi dice cercando di sorridere e guardando la sorella senza un’espressione particolare
-Va bene, ti rendi conto che sei appena arrivato e già violi le regole?- mi chiede cercando di scherzare
-Sono certo di non essere mai stato un grande tradizionalista- le rispondo sorridendole e guardando Sdentato felice
-Che facciamo con lui? Cioè me lo lasceranno tenere al villaggio?-
-Credo di si, se mostrerai di poterlo domare- risponde Elly già in piedi e pronta per tornare indietro
-Il pranzo è passato da qualche ora, muoviamoci, forse riusciamo a trovare ancora qualcosa- dice già in marcia verso il sentiero
-Dai bello andiamo- dico a Sdentato per farlo alzare ed incamminarci.
-Dunque- ragiona Clarisse –Se ci mettiamo poco a mangiare potrai iniziare il tuo primo giorno da apprendista lavorando-
-Cosa?- chiedo confuso
-Qui da noi i giovani imparano la teoria al mattino e la mettono in atto il pomeriggio- mi spiega saltellando
-Non ti seguo? Che vuol dire mettono in atto?-
-Imparerai a conoscere le tecniche di coltivazione, di allevamento e pesca; le dovrai pur provare no? Non si può sapere solo la teoria, e una notte alla settimana è dedicata alle stelle.- chiarisce Elly girandosi completamente verso di me
-Hai visto la mappa stellata sul soffitto?- mi chiede raggiante
-Sarebbe stato strano non vederla- le rispondo sorridendo
-L’ho disegnata io! Tutti gli abitanti del villaggio devono dipingere la propria sul soffitto ma Clarisse ha approfittato di qualche mio giorno d’assenza per farlo da sola, quindi io l’ho fatta in quella casa dato che la uso come infermeria-
-Curi tu tutte le persone del villaggio?- le chiedo ammirato
-Mia sorella ama particolarmente la medicina, sin da piccola stava in quella stanza a guardare la vecchia curatrice operare e medicare; ha imparato tutto ciò che c’era da sapere e quando quest’ultima è morta lei ha preso il suo posto, adesso abbiamo diciasette anni ma è da tempo che ci lavora-
-Era una donna davvero colta e saggia-
-Che ti ha messo in testa di andare via da Breytingar-
-Ti rendi conto di quante cose ci sono ancora da imparare? Se solo potessi uscire da questi mari ed esplorare il mondo, non ha senso atteggiarci a gente colta se poi ci fermiamo a un giretto in barca da qui.- le risponde appassionata con le guance rosse
-Vedrai, un giorno riuscirò ad andarmene e allora arriverò fino alla fine del mondo- mi dice sognante per poi girarsi verso il villaggio e guardarlo attentamente
-Stiamo per entrare con una Furia Buia, come la prenderanno?- chiede Clarisse vagamente eccitata
-Correranno in giro urlando per la fine del mondo, tranquille, ci sono abituato- dico rendendomi conto di esserlo seriamente
 
*il mare è salato e quindi disinfetta, non credo possa far cessare il dolore ma, dato che Hiccup è stato a mollo 24 ore su 24 per molti giorni, faremo finta di si. **Il corsivo indica le cose che faranno tornare la memoria ad Hiccup, che siano frasi oggetti o situazioni (per non scrivere sempre strana sensazione)
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Ciao bella gente!!!
Questa volta non vi ho fatto aspettare poi molto no? No? NO!? Ok ok mi calmo! Stendere questo capitolo mi ha fatta leggermente sbarellare quindi, per riconpenza, voglio tante recensioni (scherzo ovviamente, mi piace ricevere recensioni ma non possono essere obbligatorie ^.^, è già un enorme onore il fatto che leggiate i miei capitoli).
Io quando organizzo un capitolo scrivo tutto ciò che deve succedere con poche frasi e poi inizio a stenderlo, questo è venuto lungo 16 pagine ma solo perché mi sono fermata a metà, altrimenti sarebbe stato di 32 pagine (faccina da urlo); ho capito di non potercela fare e ho scelto di finirlo e piuttosto far durare l’amnesia di Hiccup un capitolo in più (non durerà solo due capitoli, mi sento cattiva) (non è vero, non vedo l’ora di fargli tornare la memoria, guardate che io soffro con voi T.T).
Parliamo dei personaggi, sono entrate in gioco Elly e Clarisse, due gemelle basse, chiare, con gli occhi grigi e bionde; non so se lo avete presente ma è quel biondo con le mesch (come cavolo si scrive?!) marroni naturali, ho qualche conoscenza con questi capelli e li ho trovati perfetti sulle due. La prima vuole andarsene dall’isola, è un medico e ama sognare mentre la seconda bè, è molto lunatica, si lascia trasportare dagli eventi e non trova necessario andarsene. Non scrivo altro perché penso sia più bello conoscere un personaggio piano piano, leggendo tutto ciò che fa e i suoi pensieri.
Che altro dire? Grazie mille per aver letto il capitolo e ancora di più per aver letto le note d’autrice, un grazie a speciale ad ariele14HJ che si è “offerta” di disegnare la Collana delle Mogli, penso sarà finita per il prossimo capitolo che comunque non sarà troppo tardi dato che, in teoria, ciò che ci sarà scritto doveva stare in questo di capitolo. Non prometto niente dato che, presa dall’ispirazione, sto scrivendo diversi seguiti che dovranno aspettare la fine di questa storia; non vedo l’ora di pubblicarli perché io amo quando una storia lunga è seguita da tanti piccoli special in cui si parla di un momento in particolare che si ha dovuto tralasciare nella storia (ma si capisce ciò che dico? Sarà che sono quasi le 3 di notte).
Prima che mi venga da scrivere altro vi lascio, buona notte o meglio, buongiorno.

Kunoichi_chan009

p.s. Il 25 ho visto DRAGON TRAINER 2 al cinema!!!!!!!!!!! Ora mi sento vuota T.T
p.p.s. Dato che mi sono arrivati come messaggi privati non vi ho potuto ringraziare ufficialmente, ma un sentito grazie a liviolivio51 e a dixi cio per aver recensito. 

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Capitolo 8
*** Astrid ***


 
 
 
Cambiamenti formidabili

 
Astrid
 

(ATTENZIONE: In questo capitolo sarà Astrid a parlare, in realtà la storia dovrebbe essere sotto il punto di vista di Hiccup, ma nelle note d’autrice del prologo ho detto che lo sarebbero stata in quasi tutti i capitoli. Quel “quasi” l’avevo messo per un’altra scena ma ho scelto di usufruirne adesso dato che in molti vogliono sapere cosa succede a Berk. Mi spiegherò meglio nelle note. Buona Lettura)
 
 

Bisbigli: ormai sono la mia quotidianità.
Devo davvero smetterla di fare colazione in Sala Grande, per lo meno a casa mia ho solo i miei genitori che mi guardano compassionevoli, li odio per questo. Odio tutti.
Mi alzo scostando nervosamente la panca, i bisbigli tacciono per tutto il percorso dal tavolo alla porta poi, velocemente, riprendono ancora più fitti accompagnati da guardi preoccupati.
Sbatto la porta dietro di me ed esco, Tempestosa mi aspetta infondo alle scale
-Ehi Piccola, sei pronta?- le sussurro dolcemente saltandole in groppa e esortandola a spiccare il volo, finalmente libera dagli sguardi incessanti mi concedo qualche minuto in balia del vento prima di raggiungere il Labirinto.
Sorvoliamo tutte le colonne prima d’arrivare nella seconda zona, ci fermiamo su una corda intatta, non tutte sono state accese quella notte, e fisso le acque profonde con sentimenti contrastanti; apro la sacca attaccata alla sella e prendo l’oggetto al quale mi aggrappo ogni giorno, per non affogare nella disperazione.
-Incredibile è Tempestosa? Senza che me ne accorgessi Hiccup è diventato più grande di me, il suo elmo mi sta largo, spero sia per i capelli!- scherzo con la voce piena d’amarezza, solo pronunciare il suo nome mi crea un blocco alla gola e fa pizzicare gli occhi. Intercetto velocemente una lacrima solitaria e la elimino con la polsiera cercando di non farne scendere altre, mi faccio del male restando qui ma non posso andarmene. Rimetto a posto l’elmo.
-Allora, ieri siamo andate ad Est di questa zona, quindi oggi potremmo andare verso Ovest. Oppure dunque, forse è meglio non cambiare direzione e provare a spingerci più in là di ieri.- ragiono ignorando lo sguardo della mia draghessa, persino lei sembra volermi dire di fermarmi.
-Sarebbe meglio se tu ti arrendessi- sento dire alle mie spalle, mi giro di scatto per vedere Moccicoso e gli altri sulle colonne vicine, tranne lui tutti evitano di guardarmi
-Come se potessi farlo- gli rispondo spronando Tempestosa e volando via, ovviamente mi seguono ma li ignoro per i primi kilometri finché, anticipato da un semplice ruggito di ZanneCurve, Moccicoso non mi salta addosso facendomi sbandare. Cerca di prendere il controllo di Tempestosa ma la mia Piccola, mentre lo riempio di pugni, ci porta su un’altura verdeggiante facendoci cascare a terra; mi rialzo subito per prendere l’ascia e puntargliela contro, lui è ancora sdraiato
-Astrid! Ferma!- mi implora GambediPesce atterrando lì vicino, i gemelli non dicono niente, guardano speranzosi l’ascia.
-Dammi solo un buon motivo per non mettere fine alla sua inutile esistenza- dico senza staccare gli occhi da Moccicoso, ZanneCurve cerca di avvicinarsi ma Tempestosa le ruggisce contro facendola innervosire, apre le fauci per sputare fuoco ma Rutto e Vomito si mettono in mezzo, dividendole.
-Astrid andiamo, lo ha fatto solo per fermarti, altrimenti saresti andata avanti per ore! No-non puoi continuare così! Sono giorni che cerchi inutilmente il suo corpo e- lo zittisco con una delle occhiate omicida che non uso più da due anni, purtroppo Moccicoso riesce a mettersi in piedi e a indietreggiare, lontano da me.
-Siamo tuoi amici e non possiamo vederti così, lui non vorrebbe la tua tristezza, vorrebbe vederti felice, vai avanti!- le sue parole mi accendono qualcosa dentro, come un incendio, eccola l’esplosione che tutti aspettavano.
-Andare avanti? Moccicoso lui è scomparso da tre giorni e tu vorresti già vedermi accanto a qualcun altro?!-
-È morto Astrid! Il tuo vagabondare qui in giro non lo riporterà indietro!-
-Zitto! Sono entrambi feriti, per questo non sono ancora tornati!- gli grido contro aggrappandomi alla sella di Tempestosa, le ginocchia improvvisamente fragili mi costringono a reggermi
-Guarda in faccia alla realtà! Quell’esplosione lo ha sbalzato via, senza Sdentato a proteggerlo deve essere affogato!- non ricordo di essermi girata, né di aver alzato l’ascia, fatto sta che improvvisamente gli occhi celesti di Moccicoso si spalancano terrorizzati, l’arma poco distante da lui; pochi centimetri più a sinistra e gli avrebbero dovuto amputare un piede.
-Non osare dirlo! Se tu fossi stato fermo anziché fare di testa tua lui non sarebbe disperso!-
-Se non lo avessi fatto anziché uno adesso avremo due amici morti! Ti ho salvata!*- ribatte lui cercando di avvicinarsi a me, Tempestosa glielo impedisce azionando la coda e creando un confine tra me e loro. Li guardo attentamente, uno per uno, salgo in sella e spicco il volo consapevole della linea che ho appena tracciato.
-La mia ascia- sussurro sconsolata facendo voltare lo sguardo a Tempestosa, sento il suo corpo torcersi come per cambiare direzione ma la fermo
-Tranquilla Piccola, ne ho un’altra nella sacca- le dico prendendola
-Vedi? Va tutto bene- le sussurro facendola atterrare su delle rocce li vicino
-Tutto bene, lui è vivo e mi aspetta- dico stringendo forte le mani dove gli anelli fanno bella mostra di se, non so interpretare esattamente lo sguardo di Tempestosa, ma sono certa che non abbia nulla da invidiare a quello degli abitanti di Berk.

Torniamo al villaggio quando ormai il tramonto fa capolino all’orizzonte tingendo tutto di un tenue arancione, atterriamo davanti casa e entriamo subito raggiungendo la mia stanza; non posso non sbattermi la porta alle spalle, così come non posso non guardare la finestra aspettandomi di vedere il suo viso.
-Come pretendono che io riesca a trovarlo se non mi permettono neanche di assentarmi per più di un giorno? Il mare lo ha portato sicuramente lontano, sono tre giorni che manca, non lo ritroverò mai se non mi muovo!- dico a Tempestosa sbattendo un cuscino al muro, lei mi si avvicina lentamente per stringermi tra il collo e il muso, in una specie di strano abbraccio; dopo giorni un vero sorriso mi spunta sulle labbra, ricambio la stretta e mi lascio andare, faccio mostra della mia debolezza.
Il suono del corno mi risveglia da quest’attimo di pace, confusa scendo le scale ed esco per la strada; tutti quanti si stanno dirigendo verso il porto e, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco, mi metto a correre con Tempestosa alle calcagna per arrivare in fretta.
Una barca. Una barca vuota.
Stoick e Skaracchio stanno finendo di caricare gli attrezzi da fabbro, su tutta la barca sono sparsi spade e scudi.
Un funerale.
 Sento gli sguardi di tutti puntati su di me, aspettano una mia reazione ma io resto ferma; Stoick mi vede e mi fa segno di avvicinarmi, seguo come un automa le sue indicazioni e lo raggiungo a pochi passi dall’imbarcazione.
-La tradizione vuole che sia il Capo a lanciare la prima freccia, ma mio figlio non era certo molto tradizionale, lanciamola insieme ok?- mi chiede gentilmente passandomi l’arco, Skaracchio spinge delicatamente la barca asciugandosi gli occhi col dorso della mano sana
-Odino, Thor, Freyr, accogliete tra di voi questo giovane ragazzo; il suo corpo giace  altrove ma voi prendete la sua anima e garantitegli un posto tra di voi, perché se né andato l’orgoglio di Berk, prossimo Capo, ritrovato figlio, fidanzato amato e caro allievo.- dice soffiandosi rumorosamente il naso –Quando toccherà le altre sponde** fatecelo sentire, così che la nostra anima, come la sua, ritrovi la pace- conclude guardandoci attraverso lo strato di lacrime, Hiccup è il figlio che non ha mai avuto.
Io e Stoick impugniamo due frecce e gli diamo fuoco, prendiamo la mira e le scocchiamo; una colpisce la cima dell’albero maestro mentre l’altra il drago sulla prua, velocemente centinaia di frecce si uniscono alle nostre facendo innalzare grosse volute di fumo in cielo. Improvvisamente mi risveglio rendendomi conto di cosa ho appena fatto, guardo in giro e trovo un’altra freccia, la prendo velocemente per poi sfilare la spada di Stoick dalla fodera. Ragiono con l’istinto.
-Astrid cosa- non lo faccio finire, tutti intorno a noi ammutoliscono per ciò che ho fatto; probabilmente se la me di due anni fa potesse guardarmi non mi riconoscerebbe ma non importa, non mi pento.
Stringo fra le mani la lunga treccia bionda mentre sento i capelli solleticarmi le spalle, la lego alla freccia e la scocco colpendo la cima dell’albero maestro, poco distante dal punto che ho colpito prima, i capelli riescono a prendere fuoco prima che l’imbarcazione cali a picco nelle gelide acque di Lartak***.
Intorno a me tutti aspettano che faccia qualcosa, che mi getti a terra in lacrime forse, mi limito a rendere la spada a Stoik e a raggiungere Tempestosa.
-Non è morto- dico rompendo il silenzio, tutta la tribù mi fissa aspettando ansiosa
-Potete cercare di convincermi se volete ma non ce la farete, so che è vivo da qualche parte; dovessi metterci anni lo troverò.- dico sicura di me saltando in groppa al mio drago e guardando negli occhi quello che doveva diventare anzi, quello che diventerà, mio suocero. –Io non sono una che si arrende- finisco facendo partire Tempestosa e salendo fin sopra il cielo, mi lascio sfuggire un singhiozzo ma mi tappo subito la bocca; non voglio e non posso piangere, non ora
-Tempestosa andiamo alla- la mia Piccola atterra davanti all’entrata di rampicanti
-Grotta- finisco guardandola stupefatta, lo sguardo che mi rimanda è orgoglioso e fiero, smonto e l’abbraccio forte
-Non so come facevi a saperlo, ma grazie- le sussurro avvicinandomi un momento all’acqua lì vicino, la sera è quasi scesa ma posso ancora vedere il mio riflesso, i capelli mi arrivano alle spalle e le punte sono leggermente all’insù.
-Non posso credere di averlo fatto- sussurro a me stessa entrando nella grotta, indecisa guardo i rampicanti e, rispostandoli faccio cenno a Tempestosa di entrare
-Fammi compagnia, non voglio stare da sola- le dico, lei entra titubante e mi si appollaia vicino come una grossa gallina squamosa
-Abbiamo saltato la cena- noto accoccolandomi al suo fianco, movimenti temuti le scuotono il ventre ma, prima che rigurgiti qualcosa, la fermo
-Non ho fame, dico davvero! Non disturbarti- lei mi guarda sospetta poi, muovendo le ali come a scrollare le spalle, mi fa spazio sotto l’ala per tenermi al caldo.
-Mi sento un pulcino- le sussurro dolcemente accarezzandomi i capelli, se Hic li vedesse gli piacerebbero?
-Spero di trovarlo prima di riaverli lunghi- mi auguro guardando il mio drago che, senza che me ne rendessi conto, dorme esausta.
Sorridendo mi giro su un fianco appallottolandomi per stare più calda, per una volta il sonno non si fa attendere e mi addormento, con in mente il volto di Hiccup e l’ombra del suo ultimo sorriso.


*Triste ma vero, Moccicoso ha causato tutto cercando di salvare la vita agli amici che stavano per essere raggiunti da una nave nemica
**Per le altre sponde intendo quelle del regno dei morti, non ricordo bene come si chiamavano e per non dire un’idiozia resto sul vago
***Lartak, in realtà nel secondo film Hic dice che loro vivono al largo di “Lartak”. Ma mi serviva un nome per le acque rasenti a Berk quindi fate finta di niente ^.^
 
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Ciao bella gente!

Wow dalle stelle alle stalle! Da 16 pagine sono passata a 6 ma non importa! In tanti volevate sapere cosa succede a Berk e ho preferito accontentarvi con questa scena troppo bella. Allora, come ho detto a inizio capitolo nel prologo avevo specificato che non tutti i capitoli sarebbero stati sotto il punto di vista di Hiccup, la scena era un’altra ma ho scelto di usufruirne anche qui. Mi è venuta questa parte del funerale e dei capelli e non potevo non scriverla, (volevo conservarla per uno special ma non fa niente) tutti i funerali vichinghi erano fatti allo stesso modo, il corpo veniva messo su una barca alla quale si dava fuoco; non so se si potesse fare senza corpo ma, per questioni di esigenza, qui lo fanno. Ho notato, per lo meno nel film, che le trecce hanno molta importanza; per questo il gesto di Astrid sembra quello di una pazza!!! Vi dirò, i capelli le ricresceranno prima che incontri Hic ù.ù lui si accorgerà di qualcosa? Hahaah, attendete e saprete.
La collana delle mogli è pronta ma preferisco farvela vedere poi, con il prossimo capitolo; lo sto ancora scrivendo ma intanto pubblico questo, un po’ per farvi leggere qualcosa e un po’ per guadagnare tempo XD. Il capitolo è molto impegnativo quindi ne ho davvero bisogno, tra l’altro fra poco inizia scuola  :(  non mi va!!!
Comunque sia grazie per aver letto il capitolo ^.^ fa sempre piacere.
Un grazie speciale a Rocky e DarkStar per aver ascoltato le mie idee fino a notte fonda e ad Ariele per non avermi picchiata dopo che, finita e ricalcata la collana, le ho chiesto di cambiare i ghirigori facendole rifare tutto da capo ^.^ ti devo un pacco di pop corn mia piccola Tappa Rossa :*.
Piccola è scritto in maiuscolo perché è come un soprannome, Astrid lo usa una volta in “Il dono della Furia Buia”, mi piaceva e l’ho adottato. Per me l’Uncinato Mortale è un pollo gigante, però Skaracchio li chiama “Incubo” Mortale. :|

Kunoichi_chan009

p.s. per il discorso di Skaracchio mi sono ispirata a quello del secondo film, l’ho modificato e spero di non averlo reso infantile. ^.^ speriamo bene.
p.p.s. il capitolo più corto mai scritto X(, troppo corto!

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Capitolo 9
*** Il sapere di un breytano ***


Cambiamenti formidabili

(A fine capitolo la Collana delle Mogli!!!)
 

Il sapere di un breytano

 
 
Ci sono dei momenti in cui il tempo si ferma, in cui sai che ti stai muovendo ma allo stesso tempo pensi di essere immobile; gli abitanti ci fissano con gli occhi di fuori e le gemelle mi guidano velocemente verso la casa del Capo Villaggio che però è già fuori, ritto davanti all’uscio, mentre mi guarda incredulo.
-Rupert sta calmo- gli dice Clarisse avvicinandosi a lui lentamente
-Furia Buia, avete portato qui la Furia Buia!-
-Tu avevi detto che potevamo- ribatte Elly avvicinandosi a me
-Avevo detto che potevate andarla a cercare, ma solo perché credevo non l’avreste trovata, che fosse già volata via- ammette senza spostare gli occhi dal drago
-Non può volare via da solo, l’ala rossa è una protesi- lo correggo io continuando a tenere a freno Sdentato che, davanti a tanta gente armata, inizia a irritarsi.
-Una protesi- ripete sconvolto il Capo
-A quale scopo l’avete portata qui?- mi chiede poi fissandomi attentamente
-Per tenerla qui con lui- risponde Elly al mio posto –Non farà niente di male, mangia solo pesce e Forg riesce a domarla. Non è pericoloso.-
-Non è pericoloso?! Elly è una Furia Buia, il drago più pericoloso che esista, come potrebbe mai un ragazzino domarla!?- ribatte lui arrabbiato, capendo di non poter fare altro, guardo Sdentato per un momento poi, velocemente, gli salto in groppa e senza dar tempo a nessuno di intervenire saliamo verso il cielo.
Ho fatto bene a credere di aver già volato, le nuvole mi accolgono come sorelle e il cielo mi circonda come un padre, un padre vasto e Immenso,non mi importa più di niente; saliamo verso l’alto e poi ci lasciamo andare, il mio gioco preferito, torniamo dritti appena sopra le case del villaggio e risaliamo facendo mille giravolte. Non mi importa più della gente che ci osserva, le possenti ali di Sdentato contano più di ogni altra cosa e, in balia del vento, sembrano voler recuperare tutto il tempo perso in mare e a terra. Sento una fragorosa risata e ci metto alcuni istanti prima di capire che è mia, urlo di gioia per poi chiudere gli occhi di scatto, Sdentato ha sputato fuoco e sono di nuovo bruciacchiato.
-Ho l’impressione che sia un vizio, è bello?- gli chiedo mentre, lentamente, torniamo a terra lasciando il nostro elemento; lui mi risponde esibendo un’altra mezzaluna sdentata.
Avvolti nelle loro vesti grigie i breytani ci guardano curiosi, leggo ancora la paura nei loro occhi ma, forse a causa della loro sete di sapere, sembrano interessati al mio drago; Elly sorride emozionata mentre Clarisse corre verso un ragazzo lì vicino iniziando a parlare fitto fitto
-Padre- dice quello verso Rupert
-Forgetful ha dimostrato di avere il controllo del drago e Clarisse dice che ha esperienza con quelle creature, è la nostra occasione per colmare le lagune che abbiamo su di loro-
-Hamish- dice Rupert guardando il figlio per poi passare a Clarisse –Come fai a dire che ha esperienza?-
-Hai visto anche tu come ha volato su quel drago e anche prima, quando abbiamo preparato i pesci da portargli, ha tolto le anguille sostenendo che i draghi ne hanno paura; in più ha avvicinato Sdentato con esperienza, si vede che è pratico*- dice lei guardando prima me e poi Hamish
-Sdentato?- chiede Rupert confuso
-È il nome del drago- gli rispondo velocemente, lui mi guarda a lungo e gli abitanti attendono il verdetto con ansia; Clarisse guarda preoccupata il ragazzo che però le sorride rassicurandola.
-E sia, Elly! Clarisse! Ora avete anche un drago sotto la vostra responsabilità- annuncia scendendo lentamente le scale della casa e raggiungendomi, osserva Sdentato per qualche istante poi, sospirando, mi posa una mano sulla spalla –Hai la mia fiducia ragazzo, cerca di non radere al suolo il villaggio-
 -Grazie Signore- gli dico grato  guardando Elly che, tutta saltellante, mi si avvicina
-Forg hai sentito?! Puoi tenerlo qui!-
-Adesso saremo responsabili anche per lui- si lamenta Clarisse sorridendo e tornando dal figlio del Capo che nel frattempo mi fissa studiandomi
-Clarisse pranzerà con lui, oggi faremo lezione solo io e te- annuncia Elly tirandomi verso l’infermeria, una volta entrati lascia me e Sdentato soli per poi tornare con il cibo.
-Ho preso qualche pesce crudo, nel caso abbia ancora fame- dice posandone sette davanti al mio drago che li mangia contento, approfitto del momento per buttare fuori dalla finestra le anguille di questa mattina e, velocemente, torno al mio posto guardando le strane polpette che Elly ha portato.
-Erano rimaste solo queste- mi spiega alzando le spalle e addentandone una
-Come sono fatte?- gli chiedo curioso prendendola in mano
-Prima assaggiala-
Guardo circospetto l’alimento per poi dargli un minuscolo morso, ha un buon sapore quindi lo finisco tranquillamente e ne prendo un altro, Elly mi guarda maliziosa, come se mi stesse facendo uno scherzo.
-Senti, perché quel ragazzo mi ha aiutato?- le chiedo curioso
-Chi? Hamish? È il ragazzo di Clarisse e la aiuta sempre, vuole davvero tenere qui Sdentato per studiarlo ma se lei gli chiede una cosa lui fa di tutto per renderla felice, mentre tu atterravi gli ha raccontato la vostra storia e l’ha pregato di convincere Rupert a farti tenere il drago.-
-Solo per una cosa detta da Clarisse? Cioè, ne sono felice ma ha davvero scelto il futuro del villaggio dalle parole della ragazza del figlio?- chiedo incredulo
-Qui da noi è così, Clarisse è la futura moglie del Capo e gode di molto rispetto, nessuno può mettersi contro di lei.- mi spiega guardando curiosa il muso di Sdentato
-Mi sembra impossibile-
-Infatti, ci sono popoli che non le considerano nemmeno le donne sai? Mi sembra che uno di questi sia quello dei Bisbetici Infamosi, se sapessero che una semplice fidanzata godi di tanto potere-
-Ingiuriosi- le dico semplicemente
-Cosa?-
-Bisbetici Ingiuriosi, non Infamosi- le ripeto continuando a mangiare
-Li conosci?- mi chiede attenta
-Forse, non lo so. Quando hai detto Infamosi ho semplicemente pensato che era sbagliato.- le spiego finendo il pasto
-Allora? Con cosa erano fatte?- le chiedo curioso
-Ma, niente di che- mi risponde alzandosi e aprendo la porta –Si chiama Haggis ed è giusto qualche frattaglia di pecora cotta nello stomaco di quest’ultima- finisce prima di uscire
-Cosa?! Perché non lo hai detto prima!-
-Dovevi assaggiarlo e sapendo il contenuto non l’avresti fatto- mi spiega sorridente da fuori la porta
 
-Sono certa che, se solo lo assaggiassi, non ne faresti più a meno- dice sicura di se una bella ragazza bionda, sono certo di averla appena guardata schifato
-Sono certo che, se solo lo assaggiassi, passerei il resto della giornata a stare male- sento dire alla mia voce

 
-Forg?- mi richiama Elly da fuori
-Arrivo! Vieni bello- seguo Sdentato e chiudo la porta guardando le ciotole vuote vicino al letto
-Avevi ragione, chiunque tu sia- sussurro per poi seguire definitivamente Elly fuori dal villaggio
Arriviamo sulla spiaggia e ci sediamo all’ombra di un albero, non ci siamo rimessi le tuniche quindi deduco staremo tutto il tempo fuori
-Sai, penso di non voler lavorare oggi- mi confida sdraiandosi sul tronco -Che ne dici di un po’ di teoria?- chiede poi speranzosa
-Come preferisci- le rispondo sorridendo e ricevendo un’occhiata felice
-Allora, potremo iniziare con la lingua, vedrai che ci vorrà poco perché ti entri in mente; basterà ripetere e ripetere, ce la farai.- inizia mettendosi di fronte a me –Prima di tutto le persone-
-Intendi io, tu …ecc.?-
-Esatto, io, tu, egli, noi, voi, essi. Nella nostra lingua si dicono: Deu, tui, cussu, nusu, osatru, cossusu. Prova a dirli con me- dobbiamo ripeterli qualche volta prima di riuscire a ricordarli, una volta imparati mi alleno sulla pronuncia dura, non è molto facile.
-Bene, passiamo ai numeri? Allora facciamo prima fino a dieci-
-Non è un po’ fatiscente come insegnamento? Cioè diciamo soltanto parole a caso?- le chiedo confuso facendola arrossire
-Mi dispiace, questa è la prima volta che io e Clarisse portiamo qualcuno al villaggio, non so bene quale sia la tabella da seguire, ho pensato di iniziare dalle cose semplici- mi spiega tormentandosi una ciocca di capelli
-Quando toccò a noi imparare avevamo due anni, la lingua l’abbiamo capita semplicemente ascoltando; per gli adulti invece, che hanno dietro anni di esperienza non è facile, non assorbono le cose come i bambini-
-Va bene, ci sarà tempo per tutto. Allora? Dimmi i numeri- le dico facendola sorridere, dopo quelli da uno a dieci passiamo, una decina dopo l’altra, a cento.
-Allora, dimmi di nuovo quelli da uno a dieci-
-Unu, dusu, tresi, quatru, cincu, sesi, setti, otti, noi, degi.-
-Da undici a venti-
-Undisci, dosci, tredisci, catodisci, quindisci, sesci, diciassetti, dosciottu, decanoi, binti.-
-Dimmi sono le decine fino  a cento-
-Degi, Binti, Trinta, Coranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta, Centu-
La guardo sorridente per poi spostare gli occhi sulla sabbia, il tramonto la tinge di rosso e Sdentato, che si è addormentato vicino alla riva, sembra solo un punto nero.
-Già il tramonto, allora dimmi il numero ventinove e poi torniamo al villaggio- mi dice Elly alzandosi e stirandosi
-Bintinoi- le rispondo alzandomi a mia volta e raggiungendo la riva per svegliare Sdentato
-Complimenti comunque, in poche ore sei riuscito a imparare i numeri fino a cento e i soggetti. Hai anche la pronuncia giusta!-
-Si sono un genio- scherzo alitandomi sulle unghie e strofinandole sulla giacca
-Andiamo genio!- ride lei incamminandosi, arriviamo velocemente alla capanna e ci separiamo
-Per oggi non andremo più in giro, rimettiti la tunica- mi raccomanda prima di andarsi a cambiare e, insieme a Sdentato, entro ad ubbidire.
-Allora bello? Come mi sta questa divisa?- gli chiedo ricevendo uno sguardo incerto –Hai ragione, il grigio non mi sta molto bene- gli dico facendo rinascere il fuoco dalle braci.
-Forg sei qui?- domanda Clarisse entrando insieme al suo ragazzo, mi giro completamente verso di loro e calmo Sdentato che, alla vista della spada di Hamish, inizia a innervosirsi.
-Tu devi essere Forgetful, piacere di conoscerti. Io sono Hamish, figlio di Rupert, attuale Capo Villaggio- si presenta lui allungando la mano verso di me
-Piacere mio, come saprai ho perso la memoria perciò…- gli rispondo afferrandola e stringendola
-Si, Clarisse me lo ha detto. Il tuo arrivo non è passato inosservato e comunque, se qualcuno ancora non fosse stato a conoscenza di te, ormai tutti ti conoscono.- mi dice sorridendomi e dandomi una pacca sulla schiena, Sdentato gli ringhia sommessamente facendolo arretrare leggermente
-Scusalo, ma gli estranei armati lo irritano- lo informo carezzando il muso al mio drago
-Oh scusami, pensavo che essendo addestrato non ci facesse caso- mi risponde prendendo lentamente l’arma e lanciandola lontano da se
-Se rovini il legno Elly ti ucciderà- lo riprende Clarisse dandogli una pacca sulla spalla muscolosa
-Non l’ho lanciata così forte- le risponde lui sorridendole tranquillo per poi ritornare a guardare me
-Ti ho visto volare, è stato incredibile! Non mi stupisce che mio padre abbia accettato di farti restare, impareremo sicuramente molto da te.-
-Credo di essere stato sopravalutato- gli rispondo grattandomi leggermente la testa imbarazzato, all’improvviso la porta si apre facendo entrare Elly, sempre avvolta nella sua tunica, con un grande libro tra le braccia.
-Clarisse, Hamish- dice a mo di saluto venendomi vicino e passandomi il libro
-Il sapere di un breytano?- leggo confuso il titolo fissando la gemella accanto a me
-In quel libro c’è scritto di tutto, dai cicli lunari a quelli del terreno; parla delle creature marine, della pesca, delle tradizioni, delle leggende….in pratica tutto quello che una persona deve sapere per diventare uno di noi- mi spiega Hamish guardando il pesante oggetto con aria ombrosa
-Hamish ci ha messo molto a memorizzarne il contenuto, per questo non può soffrire la vista di quel libro- mi spiega Clarisse ridendo
-Lo ammetto tranquillamente, se non fossi un breytano natio penso che me ne sarei andato subito dall’isola. È impossibile per un adulto imparare cose simili, non capisco proprio come facciano-
-Non ascoltarlo Forg, è solo troppo pigro per studiare davvero; pensa, noi siamo diventate breytane a sei anni mentre lui a nove ancora non sapeva leggere il cielo.- dice Elly facendo ridere la sorella e imbronciare il figlio del Capo
-Già, chi non sa leggere il cielo a nove anni?- sussurro a bassa voce per non farmi sentire, consapevole di avere all’incirca diciassette anni e non saper riconoscere altra stella di quella Polare.
-Eh? Hai detto qualcosa?- mi chiede Clarisse confusa ricevendo un cenno di diniego come risposta
-Piuttosto, non vi ho visti nei campi oggi e neppure alla conca, dove avete fatto pratica?- ci chiede Hamish curioso
-Ho preferito iniziare con la teoria, non avevo voglia di zappare oggi- confida Elly con uno sguardo malizioso
-Elly- sospira il ragazzo –Puoi almeno cercare di non ignorare le usanze così apertamente? La mattina teoria e il pomeriggio pratica, non invertirle, non posso coprirti per sempre- le dice aprendo la porta e andandosene, torna subito indietro per prendere la spada ancora nell’angolo e, dopo aver baciato Clarisse, se ne va di nuovo.
-Dovete proprio baciarvi davanti a me?- chiede Elly sbuffando e aggiungendo legna al fuoco scoppiettante
-Sei libera di non guardare-
-Se lo fate all’improvviso non mi date il tempo di girarmi-
-Se guardi vuol dire che vuoi farlo- chiude il discorso Clarisse chiudendo la porta ancora aperta e sedendosi sul letto, vicino a Sdentato
 
Davanti a me c’è la stessa ragazza dell’Haggis, sembra stia per rispondermi ma la  bacio impedendoglielo, la sento sorridere e posarmi la mano alla base del collo, giocherellando con i capelli leggermente lunghi e spettinati. La lascio andare quando sento uno schiarimento di gola alle mie spalle, mi giro e vedo un ragazzo grasso e biondo col grosso viso rosso che cerca di non guardarmi negli occhi, un altro ragazzo basso e robusto che mi guarda male increspando le folte sopracciglia scure e due gemelli magri e biondi che imitano me la ragazza nell’atto di baciarci per poi affermare di avere le carie ai denti.
-Se non vi piace allora non guardate- dice la ragazza nascondendo il rossore sulle guance
-Se vi mettete ad amoreggiare in pubblico non possiamo non farlo- dice quello basso con una smorfia
-Se guardi vuol dire che ti piace- dice la mia voce, dopo di che mi vedo liquidare la questione agitando la mano come a scacciare un moscerino.

 
-Forg? Vuoi aprire il libro o no?- la voce di Clarisse mi riscuote dall’improvviso ricordo, sono certo che lo fosse, per farmi guardare confuso la ragazza
-Sembra fuso, ma cosa gli hai fatto fare oggi?- chiede preoccupata ad Elly vedendo la mia scarsa recettività
-I soggetti e i numeri da uno a cento- le risponde tranquillamente la sorella sedendole vicina e accarezzando con timidi gesti la testa di Sdentato, guardo confuso il libro che ho tra le braccia ma poi, riscuotendomi, mi siedo davanti a loro aprendolo; le pagine sono scritte con una calligrafia molto minuta e stretta e il testo è diviso in due colonne, mando avanti per qualche pagina ma sono tutte così, interrotte di tanto in tanto da qualche figura.
-Si, è davvero un gran bel malloppo, ma è necessario conoscerlo alla perfezione. Tranquillo, noi abbiamo molto tempo per studiarlo- mi ricorda Elly facendomi l’occhiolino e facendo sbuffare Clarisse
-Attenta, a suon di sbuffate butterai giù la casa- la riprende Elly alzandosi in piedi e uscendo
-Già ora di cena?- chiedo a Clarisse stupito
-Qui si cena molto presto- si limita a dire sbadigliando
-È stato gentile il tuo ragazzo ad aiutarmi- le dico grato cercando di intavolare un discorso, non so perché ma mi sento in imbarazzo; lei si gira verso di me puntandomi addosso i misteriosi occhi grigi, stranamente carichi di tristezza
-Hamish e io stiamo insieme da quattro anni, sai, per avere quattordici anni io e sedici lui ci amavamo davvero molto, peccato che ora io sia solo un oggetto per lui- mi dice sospirando per poi guardarmi imbarazzata –Ma perché te lo sto dicendo?!- chiede alzandosi all’improvviso e uscendo di fuori, guardo in silenzio la porta ripensando agli occhi innamorati del ragazzo, che voleva dire con “oggetto”?
-Che situazione imbarazzante- sussurro a Sdentato che mi guarda come a compatirmi, il cigolare della porta mi avverte dell’entrata di Elly che, con una pentola tra le braccia, entra sbuffando richiudendo l’oggetto  col piede
-Perché Clarisse è uscita all’improvviso  come una furia?-
-Vorrei saperlo io da te, le ho detto che Hamish era stato gentile ad aiutarmi e lei mi ha risposto che sono fidanzati da quattro anni e che, per la giovane età, si amavano molto-
-Magari ha anche detto che ora lei è solo un oggetto- sbuffa di nuovo sollevando il coperchio e prendendo una coscia di pollo
-Esatto-
-Mia sorella è cieca, hai notato sicuramente anche tu lo sguardo che Hamish le riserva no?- mi chiede e non posso non annuire
-La verità è che, quattro anni fa, lui la conquistò con mille attenzioni; era sempre attento a tutto e lei si sentiva davvero importante, lentamente però, dopo il fidanzamento, lui ha iniziato a non pensare più ai piccoli particolari. La ama ovviamente ma ormai l’averla al fianco è una cosa sicura, credo che la maggior parte degli uomini una volta conquistata una donna smettano di corteggiarla.-
-Ma lei lo ama no? Perché ci starebbe ancora insieme altrimenti?- le chiedo confuso
-Valla a capire! Forse crede di poter far riscoccare la scintilla prima o poi o che lui, in qualche modo, si accorga della mancanza e ricominci a comportarsi come prima; darei di tutto per rivederla felice e innamorata come quattro anni fa.- mi confida sorridendo nostalgica, restiamo un po’ in silenzio poi, stufo dell’aria triste che alleggia per la stanza, predo un’ala di pollo dalla pentola
-Tu invece? Sei libera oppure il tuo ragazzo verrà da me ad accusarmi di portarti via troppo tempo?- le chiedo sarcastico facendola ridere
-Non temere nessun arrivo, il mio unico amore è il sapere, non ho intenzione di fidanzarmi- mi risponde sorridendo per poi guardarmi attentamente, come se stesse soppesando la possibilità di farmi una domanda
-Tu invece? Nessuna strana Sensazione sull’argomento?- mi chiede cauta lasciando stare il pollo per un momento
Ragiono per un’istante sui ricordi tornati all’improvviso in un solo giorno poi decido
-Non te l’ho detto, ma oggi mi è tornato alla mente qualcosa-
-A si?- mi chiede eccitata –Cosa?-
-Una ragazza, credo sia la mia fidanzata perché nel ricordo di poco fa la baciavo e discutevo con altri ragazzi sul nostro vizio di farlo davanti a loro, nel primo ricordo mi diceva di mangiare l’Haggis-  le confido guardandola attentamente
-Quel cibo e la nostra conversazione ti hanno fatto ricordare qualcosa, è una cosa meravigliosa! Sarebbe bello se i ricordi ti tornassero a questo ritmo-
-Sarebbe bello, ma non credo di potermici abituare- le dico sospirando e finendo in silenzio la cena.
Ho fatto bene a non farmi false speranze, per i mesi successivi nessun ricordo viene a farmi visita, c’è spesso la Sensazione ma quella non può certo farmi capire il mio passato.
Le lezioni si susseguono una dopo l’altra nel giusto ordine, Clarisse blocca sul nascere ogni proposta da parte di Elly di diserzione e insiste sull’assistermi in coppia, credo non si fidi della sorella; dopo quel giorno non abbiamo più parlato del suo rapporto con Hamish, semplicemente fingiamo di non aver mai avuto quella conversazione.
L’agricoltura e la pesca sono abbastanza facili sia teoricamente che praticamente, scopro presto di avere un gran talento per le stelle ma la lingua si mostra in tutta la sua difficoltà, Clarisse cerca di insegnarmela evitando di parlarmi nella mia lingua madre mentre Elly riempie la casa di fogli pieni di appunti; l’unica cosa che però mi interessa davvero è volare con Sdentato, possiamo farlo solo la sera dato che durante il giorno sono impegnato ma lui non se la passa male, le donne del villaggio lo hanno preso in simpatia e lo riempiono di pesce.
 -Buonanotte, a domani- mi saluta Elly uscendo dalla casa dopo un'altra cena a base di haggis
-Bonanotti, a crasi- ripete Clarisse facendomi sospirare
-Almeno questo puoi dirlo nella mia lingua?- le chiedo stufo rimettendo nella pentola i pochi pezzi di cena rimasti, alzo lo sguardo per vederla appoggiata sulla soglia, col piede sullo stipite e lo sguardo triste
-Cosa c’è? Guarda che apprezzo il tuo sforzo per-
-Haggis- mi interrompe lei
-Eh?-
-In questi mesi non hai fatto altro che mangiare Haggis, speri di rivedere quella ragazza? Di avere un nuovo ricordo di lei?- mi chiede sospirando, le ho raccontato di quegli episodi
-Non lo so, ci spero sempre ma non credo di avere altri ricordi legati a questo cibo; semplicemente lo mangio- le rispondo alzando le spalle e facendole storcere la bocca
-Bonanotti, addestratori de dragusu- mi risaluta uscendo definitivamente
-Al villaggio mi chiamano “addestratore di draghi”, ma non mi permettono di andare a cercare qualche drago da portare qui; forse Rupert ha paura che qualcuno approfitti di un volo per andarsene.- dico a Sdentato che è già pronto per andare a volare, mi cambio velocemente e lo raggiungo di fuori per spiccare il volo
-Anche se fossi un esiliato non diventerei uno di loro, non potrei vivere in gabbia- confido al mio drago mentre l’aria fredda e pungente non mi fa sentire più il viso, questa sera optiamo per un volo semplice, restiamo semplicemente in balia del vento salendo in altezza di tanto in tanto
-Persino il nostro volo è limitato- mi lamento ripensando alle restrizioni di Rupert, non possiamo allontanarci troppo dall’isola; credo non voglia che qualcuno veda la mia Furia Buia, ma è notte quindi non potrebbero neppure volendo.
Una volta tornati a casa ci mettiamo a dormire, abbiamo fatto molto tardi sta volta e l’arancione dell’alba ormai entra dalle finestre, tento ugualmente di dormire; dopo dieci mesi di lavoro le gemelle non potranno vietarmi una mattinata libera.
 
Io e la ragazza siamo in una grande 
camera
, stiamo in silenzio, semplicemente godendo del calore altrui, io con la schiena appoggiata alla parete e lei comodamente accoccolata sul mio petto; il chiaro arancione dell’alba ci coglie alla sprovvista e con lui sento di dovermene andare
-Attaccheremo verso il tramonto, cerca di dormire o non ti reggerai in piedi- le dico avviandomi verso la porta
-Pensa per te, io sono instancabile- dice lei con aria spavalda

 
Mi alzo di scatto, Sdentato riposa tranquillamente accanto a me ed Elly attizza il fuoco con movimenti lenti, il mio movimento brusco la fa girare preoccupata e per un attimo interrompe il lavoro
-Tutto bene?- mi chiede avvicinandosi per passarmi dell’acqua
Non le rispondo ma prendo grato il liquido bevendolo avidamente
-Ho avuto un altro ricordo- le sussurro facendola sorridere
-Davvero?! Stavolta cosa te lo ha suscitato?-
-L’alba- le rispondo solamente
-Allora? Su racconta!- mi incita curiosa, rifletto qualche istante poi le racconto ciò che ho visto
-Oh Forg! Ma è meraviglioso!- dice a gran voce facendo svegliare Sdentato
-Si, finalmente un altro ricordo-
-Non solo! Questo può darci un indizio su di te!-
-Cosa?- chiedo attento posando da una parte l’acqua
-Hai detto “attaccheremo al tramonto”, ciò significa che il tuo popolo ha partecipato a una battaglia-mi spiega con gli occhi luccicanti
-Si- le rispondo capendo il suo ragionamento
-Forse non è  molto, ma se escluderemo i popoli che non hanno avuto scontri dieci mesi fa e quelli in pace da anni, con un po’ di fortuna, avremo una lista cortissima di possibili provenienze- finisce eccitata saltando in piedi e prendendo il grosso libro nel baule.
-C’è una cartina del circondario, qui vicino ci sono solo poche isole ma più in la, a qualche giorno di distanza, ce ne sono molte.- Una triste idea mi si affaccia nella mente
-Elly- la chiamo senza essere ascoltato
-Basterà fare qualche ricerca, magari chiedere ai viaggiatori e-
-Elly- la richiamo per essere ignorato una seconda volta
-Vedrai non ci vorrà molto-
-Elly!- la interrompo per la terza volta facendole alzare lo sguardo
-Che c’è?- mi chiede scocciata
-Non credo troveremo niente-
-Perché non dovremo? Guarda! È tutto qui bisogna solo saper cercare- mi dice indicando con un ampio gesto il libro
-Elly i viaggiatori non partono da mesi, l’ultimo viaggio risale a prima del mio arrivo; dubito che l’ultima battaglia del mio popolo sia segnata nei vostri testi- le spiego scoraggiato facendole perdere il sorriso
-Scusa, sai l’entusiasmo- dice lei guardandosi intorno sconsolata, si alza velocemente e raggiunge la porta aprendola lentamente -Riposati, Clarisse si è decisa a stare un po’ con Hamish, abbiamo il giorno libero- continua prima di chiudere e riaprire velocemente –Vedrai che qualcosa riusciremo a trovare-  sta volta se ne va definitivamente.
-Sembra proprio che il mio passato si faccia desiderare- sussurro a Sdentato ricevendo in cambio una bella leccata
-Avanti, approfittiamo per dormire- gli dico dopo essermi tolto alla meglio la saliva, mi accoccolo nelle lenzuola e mi riaddormento subito, sognando le stesse colonne infuocate di sempre.
Clarisse ci ha fatto pagare cara quella giornata libera, appena ha saputo che non avevamo fatto niente ci ha fatto lavorare il doppio. Abbiamo raccontato anche a lei l’ultimo ricordo, ma si è limitata a storcere il naso e a cambiare argomento, forse la sua giornata con Hamish non era andata bene.
-Cosa c’è?- mi chiede Elly stringendo la bionda coda leggermente allentata dopo ore di lavoro
-Dopo un intero anno ho avuto solo tre ricordi, sapevo di non poter ritrovare la memoria subito ma di questo passo ci vorranno vent’anni- mi lamento aggiungendo un'altra pianta di cavolfiore alla cesta che ho sulle spalle
-È vero, è già passato un anno da quando sei arrivato qui- conviene lei passandomi un'altra pianta –Ma vedrai che alla fine la memoria ti tornerà, e poi, guarda il lato positivo-
-Ossia?- sbuffo annoiato rigirandomi la tunica grigia tra le dita
-Prima di tutto hai conosciuto noi- inizia posando, in modo teatrale, la mano sul petto –E poi stai imparando un sacco di cose nuove, presto inizieremo anche con le armi; quando tornerai a casa potrai vantartene- finisce ridendo
-Lo studio non sarà per me motivo di vanto, ho la sensazione che il mio popolo non sia troppo letterato- le rispondo ridendo a mia volta, lasciamo i campi per passare dal magazziniere per affidargli il raccolto del giorno e ci prepariamo per la cena.
-Da domani inizieremo a studiare anche le armi, Hamish ha accettato di istruirti- mi annuncia Clarisse addentando un bel pezzo di Yak arrosto
-Perché Hamish? Voi non potete farlo?- chiedo curioso
-Certamente, ma Clarisse pensa che non ci prenderai sul serio quindi ha chiesto a lui- mi spiega Elly passando un altro pesce a Sdentato
-Dico solo che contro due donne si tratterrà, lui e la sua galanteria-
-Hai qualcosa contro la mia galanteria?-le chiedo alzandomi e andando verso la porta
-Niente in particolare- mi risponde scrollando le spalle, esco a prendere la mia tuta e rientro
-Bene, noi andiamo.-
-Fate un buon volo!- ci saluta Elly trascinandosi dietro la sorella, ha uno sguardo torvo, come se fosse pronta a intavolare una discussione.
-Se litigheranno sarà meglio non essere nei paraggi- dico a Sdentato cambiandomi, in un intero anno ho assistito a molti litigi tra le due, non i soliti bisticci fra gemelli ma vere e proprie lotte.
-Chissà se conosco altri gemelli oltre a loro- mi domando spiccando il volo lasciando, come ogni sera, che sia il vento a portarci.  Quando ormai stiamo per tornare a casa un urlo improvviso attira la mia attenzione, ne raggiungiamo subito la fonte ma troviamo solo Rupert e Hamish, non ci hanno visto quindi restiamo nell’ombra.
-Non capisco! Perché no?!-
-Non capisci? Bene, te lo spiegherò un'ultima volta quindi apri bene le orecchie; non puoi assolutamente cavalcare un drago, perché se lo lasciassi fare a te dovrei acconsentire la cosa a tutti!-
-Forg però può!- protesta Hamish col volto rosso
-Forgetful non è ancora un breytano, se mai lo diventerà sta certo che non gli sarà più permesso cavalcare la Furia Buia- gli risponde Rupert col viso simile al fuoco
-Ma se cavalcassimo i draghi, se tu ce li lasciassi studiare potremo arricchire ancora di più il nostro sapere-
-Ora basta Hamish! Non intendo parlarne ancora! Questa tua disobbedienza mi delude, limitati a seguire le regole e ad essere come gli altri! Cerca di sembrare mio figlio.- finisce il Capo girandosi e andandosene subito copiato dal figlio
-Cavolo, torniamo indietro- dico a Sdentato peccato che il ricordo più lungo di tutti mi torni in questo momento, si tratta più di un insieme di momenti;
 
Una fucina, un grosso uomo con una sola gamba che mi insegna di tutto, strane invenzioni, un villaggio in fiamme poi altro. Questa volta è doloroso. Prese in giro, sguardi distanti e pieni di disprezzo, tanti volti e solitudine. Un uomo grande e grosso, una Sala Grande e un arena; un combattimento e una discussione, uno specchio e una casa. 
-Tu non sei più mio figlio!- sento pronunciare all’uomo, l’unica frase che capisco nel mucchio di voci
 
Sdentato atterra velocemente davanti casa guardandomi preoccupato, mi tengo la testa fra le mani e respiro in modo affannoso; sento una mano massaggiarmi la schiena e, girandomi, trovo gli occhi di Elly pieni di preoccupazione.
-Forg che succede?- mi chiede piena d’ansia continuando a massaggiare
-Un- un…ricordo- riesco a dire tra un respiro e l’altro
-Le altre volte non stavi così- sussurra sostenendomi fino al letto dove, una volta bevuta dell’acqua, mi butto
-Cosa hai ricordato?- mi chiede infine stringendosi le mani
Le racconto velocemente di Rupert e Hamish per poi passare al ricordo, i suoi occhi si allargano di stupore quando arrivo alla frase finale.
-“Tu non sei più mio figlio?” Sei riuscito a sentire solo questo? Non ti hanno chiamato per nome? Magari un indizio sul tuo popolo-
-No, sono solo riuscito a vedere il mio aspetto dell’epoca, quando parlavano non riuscivo a sentirli e quella frase era l’unica che ho capito.-
-Il tuo aspetto?-
-Magro e basso, mi sono irrobustito, prima sembravo uno stuzzicadenti o peggio, una lisca di pesce parlante.- le rispondo facendola ridere nonostante i suoi occhi preoccupati
-Non hai visto niente che possa farci capire…-
-Niente, ho visto il villaggio e la foresta, ma niente di specifico- le rispondo sospirando
-Quanti anni pensi di aver avuto? Nel ricordo intendo-
-Quattordici\quindici-
-Capisco, sei arrivato qui a diciassette quindi abbiamo due anni di buco.- mi guarda e sospira –Forg, forse è il caso di iniziare a prendere in considerazione l’ipotesi di essere un esiliato- mi dice cauta attenta alla mia reazione
-No- le dico subito
-Ma, la frase che ha detto…-
-Ti dico di no, la piazza dove baciavo quella ragazza è uguale a quella che ho visto dalla fucina, in qualche modo sono rimasto li- le dico convinto
-Come?-
-Credo sia per Sdentato, nell’arena c’erano draghi feriti, probabilmente un tempo la mia gente li uccideva-
-Quindi tu avresti riportato la pace, bè ha senso- mi dice sorridendomi e scattando in piedi battendo le mani
-Dobbiamo dirlo a Clarisse- le di dico alzandomi in piedi
-NO!- mi ferma lei spingendomi e facendo girare di scatto Sdentato, già sulla difensiva
-Elly!-
-Non dirle niente, al momento non toccare il tasto “isola natia” per favore-
-Perché?-
-Abbiamo litigato e non voglio parlarne ora, comunque è già una bella soddisfazione aver accantonato l’ipotesi dell’esilio, ora so per certo che non sarai mai un breytano- mi dice sorridendo cambiando e discorso
-Deu non sciu echini seu, man sciu di non esseri stau esiliau. Non possu diventare uno de osatru- le dico sorridendo
-Complimenti! Non hai fatto neppure un errore- si congratula lei uscendo e lasciandomi solo col mio drago
-Dormiamo bello, da domani inizierà un anno ancora più duro.
 
 
Io non so chi sono, ma so di non essere stato esiliato. Non posso diventare uno di voi.
 
 
 
*Vi sembra un discorso insensato? Cioè secondo me si capisce, fa degli esempi decenti anche se uno ha come testimoni solo lei ed Elly e l’altro è basato su un’impresione.
---------------------------------------------------------- 
Ciao a tutti!
Esatto sono ancora viva! Gli hunger games sono iniziati da due giorni ma io sono sopravvissuta!!! Scherzi a parte, solo ora che la scuola è iniziata mi rendo conto di come sarà difficile aggiornare, mi vengono i capelli bianchi al pensiero; inutile dire che, d’ora in poi, gli  aggiornamenti non saranno molto frequenti. Ovviamente non farò passare un mese fra un capitolo e l’altro ma neanche dieci giorni, ci metterò il tempo che ci vorrà per stare al passo con tutto. Allora, parliamo del capitolo. Forse è un po’ pesante dato che, come lingua Breytana, ho scelto il Sardo; io sono una mezzosangue sarda quindi ho scelto la lingua più comoda, non mi andava di inventarne un'altra ^.^ Spero abbiate capito tutto, altrimenti contattatemi pure e chiedete spiegazioni.
Allora, una cosa importantissima questo è l’ultimo capitolo in cui Hiccup è tra i senza-radici, il prossimo sarà sotto il punto di vista di Astrid, dopo tre anni lei lo ritroverà. Sarebbe stato noioso fare altri capitoli su Breytingar.
Se qualcuno se lo sta chiedendo si, Clarisse si sta innamorando di Hiccup (vedrete nel prossimo capitolo muhahha) e Elly se ne accorge, probabilmente farò un capitolo special sulla loro litigata (alla fine saranno più gli special che la storia stessa).
Io non sono un medico quindi prendete l’amnesia di Hiccup per quello che è, tutto ciò che so sull’argomento è grazie ai film (in cui i protagonisti ritrovano la memoria con scene in particolare) quindi ovviamente non sarà corretta al 100%.
Vi piacciono i suoi flashback? E il modo in cui ho fatto passare l’anno? Mi stanno venendo mille dubbi.
Al momento non riesco a rileggere il capitolo (sarà la decima volta) quindi per eventuali errori rimedierò domani.
Non so che altro dirvi quindi vi lascio con la Collana delle Mogli.
Grazie come sempre a DarkStar, Ariele, Rocky e Sognatrice per avermi sostenuta e a tutti quelli che hanno letto\recensito\messo tra i
preferiti (preferiti+ricordati+seguiti) la storia. Mi serve il vostro appoggio ^.^

kunoichi_chan009


p.s. Esatto! A Hiccup piace l’Haggis, io non l’ho mai assaggiato ma penso sia simpatica come scena
p.p.s. Non è un errore, Sensazione l'ho scritto in maiuscolo volontariamente. 

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Capitolo 10
*** Le due perfette metà ***


 
Cambiamenti formidabili


(Sotto il punto di vista di Astrid)
 


Le due perfette metà
 


 
Prendo la spazzola sbuffando e, con passi strascicati, raggiungo il primo piano sedendomi davanti al fuoco; inizio lentamente a liberarla dai capelli rimasti impigliati per poi gettarli nelle fiamme, tre anni fa ho fatto la stessa cosa con la folta treccia che ormai, seppur in forma diversa, è tornata a decorarmi la spalla.
Speravo di trovarlo prima di riaverli lunghi ma, purtroppo, non è andata così.
Mi alzo svogliatamente per tornare in camera mia e gettare la spazzola sul letto, prendo la sacca già pronta con tutto il necessario e, chiamando Tempestosa con un fischio, torno al piano inferiore preparandomi mentalmente a un altro giorno di ricerca.
Il mio amato drago non si fa attendere e, uscite fuori, spicchiamo il volo volteggiando nel cielo ancora arancione; in questi tre anni ho cercato in lungo e in largo, stando fuori dall’alba alla notte fonda ma, nonostante tutto, non ho trovato Hiccup.
Mi batto energicamente le mani sulle guance, non intendo abbattermi così, dopo tutti questi anni di dedizione e speranza; se non l’ho ancora trovato è solo perché non ho cercato bene, ma come posso farlo se Stoick non mi concede di dormire fuori? Ho provato più volte ad accamparmi ma, arrabbiato e nervoso, è sempre venuto a cercarmi per riportarmi a casa. Un isola che ormai per me è una prigione.
Mi guardo intorno perlustrando il paesaggio che ormai conosco come la mia ascia: il mare incredibilmente piatto lascia intravedere nitidamente un branco di Scalderoni che nuotano tranquilli, le isole piene di rocce pullulano di Gronki e, anche a distanza, riesco a sentire il richiamo dei Terribili Terrori che svolazzano tranquilli. Sprono Tempestosa ad andare più in alto, interrompendo per qualche istante la ricerca, per godere appieno della freschezza mattutina; non resisto alla tentazione e, gettando in alto le braccia, accarezzo le nuvole come la prima volta che ho volato.
Una lacrima solitaria mi percorre sfacciatamente la guancia e cade, senza darmi il tempo di asciugarla, verso il basso aggiungendosi al mare. Un mare di lacrime come questi tre anni. Impedisco ad altre gocce amare di seguire la prima e, velocemente, torno sotto le nuvole; Tempestosa non sembra molto d’accordo ma mi asseconda, portandomi abbastanza in basso da poter controllare una buona parte del circondario.
Atterriamo qualche ora dopo per pranzare ma, nel bel mezzo del pasto, Moccicoso e gli altri ci raggiungono
-Cosa volete?- chiedo senza alzare gli occhi dal pesce
-Stoick ti vuole- annuncia Moccicoso impettendosi
-Cosa ho fatto?-
-Non lo ha detto, ma era turbato- mi spiega gentilmente GambediPesce accarezzando la testa di Muscolone
-Non si può certo trattare del coprifuoco, è appena mezzogiorno!- esclamo salendo in groppa a Tempestosa e spiccando il volo. Raggiungiamo Berk e atterriamo davanti alla casa del Capo Villaggio, gli altri mi lasciano sola e io, sospirando, mi limito a bussare prima di  spalancare la porta ed entrare.
Il fuoco scoppietta al centro della sala e Skaracchio beve allegramente birra accanto al barile, Stoick se ne sta seduto vicino al fuoco con lo sguardo cupo rivolto ostinatamente verso le fiamme; il muso di SpaccaTeschi si intravede dalle scale, è appoggiato ai gradini e osserva ciò che succede nella stanza.
Alla mia entrata i due uomini sobbalzano fissandomi attenti, il grosso drago in cima alle scale emette qualche verso contento e Tempestosa gli risponde da fuori, ma non è questo che mi interessa; Stoick e Skaracchio mi fissano con gli occhi pieni di emozioni: angoscia, rabbia, tristezza, paura e determinazione, qualsiasi argomento vogliano affrontare non mi piacerà.
-Mi hanno detto che mi cercavi- dico rivolta a Stoick per iniziare il discorso, lui tossicchia leggermente facendomi cenno di chiudere la porta, obbedisco facendo capire a Tempestosa di restare fuori per poi far aderire la schiena al legno robusto.
-Siediti pure Astrid, dobbiamo parlare- dice Skaracchio facendo le veci di Stoick e indicandomi, con il boccale di birra, una sedia davanti al fuoco.
Obbedisco fissando i due uomini in silenzio, nessuno dei due vuole parlare ma, dopo vari istanti pieni di tensione, finalmente Stoick prende in mano la situazione.
-Ti ho fatta chiamare per discutere di una faccenda molto importante- inizia alzando lo sguardo dalle fiamme, in questi tre anni è invecchiato molto; la barba e i capelli, un tempo rossicci, sono attraversati da fitte righe grigiastre e le spalle, grandi e possenti, si ripiegano sul loro proprietario.
-Astrid, in questi tre anni ti ho lasciata fare; ti ho permesso di girare in lungo e in largo tutti i giorni per cercarlo, speravo ti saresti arresa alla fine ma invece di fermarti non fai altro che aumentare ancora di più il ritmo. Mi costringi a prendere dei provvedimenti- annuncia passandosi stancamente la mano sulla faccia
-Ma Stoick, se solo tu mi permettessi di accamparmi, di controllare luoghi distanti qualche giorno da qui sono certa che- inizio col cuore che galoppa nel petto per l’agitazione
-Non intendo farti accampare da nessuna parte Astrid, sono passati tre anni! Se anche fosse stato a qualche giorno di distanza ormai è troppo tardi!- mi interrompe alzando leggermente la voce, ignoro il suo sguardo triste e mi alzo di scatto buttando indietro la sedia
-Troppo tardi?! Come puoi dirmi questo?! Anche tre anni fa ti ho detto di volerlo cercare a qualche giorno di distanza da qui e mi hai detto di no!- gli urlo con gli occhi umidi facendo agitare SpaccaTeschi
-Astrid!- mi riprende Skaracchio –Non sei una bambina! Non ti permettere di urlare contro il Capo!- dice togliendosi la protesi-boccale e prendendo l’uncino
-Skaracchio- dice con condiscendenza  Stoick – Non preoccuparti- sussurra tornando a guardare me
-Astrid. Capisco l’affetto che ti legava a mio figlio ma lui ormai non c’è più e tu non gli devi nulla, sei giovane e bella, sono certo che in poco tempo riuscirai a trovare un ragazzo con cui stare e-
-Affetto?- chiedo con voce strozzata cercando di calmare il fuoco che mi arde nel petto –Come puoi chiamarlo affetto?! Io lo amo! Non potrei mai mettermi con qualcun altro quando nella mente ho solo lui: i suoi occhi, le sue labbra, il suo sorriso…come puoi chiedermi questo?- chiedo senza provare a fermare il flusso di lacrime che ormai mi invade le guance, sento i ruggiti di Tempestosa da fuori e in un attimo mi ritrovo con le spalle contro le squame del mio drago alle quali mi aggrappo come un’ancora.
-Con il tempo…- inizia Skaracchio ma non voglio e non posso ascoltarlo, aggiro il mio drago ed esco fuori al bagnato, ha iniziato a piovere.
-Credi che Hiccup avrebbe voluto questo?! Vederti per sempre da sola alla ricerca del suo fantasma?!- mi urla dietro mentre scendo l’ultimo scalino e salgo in groppa a Tempestosa, la pioggia si mischia alle lacrime e la vista diventa sfocata
-Non posso sapere qual è il suo volere, quando lo troverò glielo chiederò!- dico decisa soffocando i singhiozzi contro la polsiera ed alzando con l’altra mano il grande cappuccio di pelliccia che mi giace sulla schiena, guardo un’ultima volta la casa e poi spicco il volo, senza più voltarmi indietro.
 
 
Non ci fermiamo fin quando non sento Tempestosa arrancare sotto di me, alzo gli occhi al cielo e lo trovo scuro quindi le lascio scegliere il posto in cui atterrare –io non riesco a vedere bene con il buio- e smonto dalla sella. Fortunatamente nella sacca è rimasto pesce a sufficienza per entrambe quindi accendo un fuoco e metto due salmoni a cuocere, il resto lo lascio crudo dato che deve mangiarlo lei.
Mastico lentamente cercando di non pensare alla litigata di qualche ora fa, so perfettamente cosa accadrà adesso: la gente di Berk smetterà di essere accondiscendente, i miei genitori mi vieteranno di uscire e probabilmente mi toglieranno Tempestosa. Sento il muso del mio drago sfiorarmi la testa, alzo gli occhi verso i suoi per specchiarmi nella più profonda preoccupazione, mi tocco la guancia scoprendola umida e, abbassando di nuovo la testa, mi raggomitolo su me stessa.
Sono stufa di fingere, in questi tre anni non ho fatto altro che trattenermi e piangere da sola, senza potermi mostrare debole davanti a nessuno
-Sai Tempestosa- dico soffocando i singhiozzi – In realtà  è sempre stato così. Sin da piccola mi sono controllata per sembrare forte. Nessuno se n’è mai accorto-
Il mio drago mi si appollaia accanto emettendo versi rassicuranti, sembra davvero mamma chioccia
-No, non è corretto dire che nessuno se ne accorgeva. Hiccup ha sempre visto oltre la mia maschera, forse è perché vedeva troppo che ora la cecità della gente mi fa così male.- ragiono asciugando le lacrime ed alzandomi di scatto imitata da Tempestosa, ormai la notte è scesa e le stelle illuminano il cielo; inizia a fare freddo ma non è per questo che mi sono alzata, ho sentito un ruggito inconfondibile. ZanneCurve.
ZanneCurve che arrostisce Moccicoso.
Ben presto mi ritrovo in compagnia dei primi Cavalieri* di Berk e dei loro draghi, fissiamo Moccicoso correre verso la spiaggia e, anche se non riusciamo a vederlo, sentiamo distintamente il sospiro\grido di sollievo appena viene a contatto con l’acqua.  Restiamo in silenzio finché non ritorna sull’altura cercando di fulminare con lo sguardo il suo drago che però, con estrema grazia, lo ignora mangiando il salmone rimasto vicino al fuoco.
Mi rimetto seduta cercando di darmi un contegno, con l’oscurità che c’è non vedranno il rossore che sicuramente vela i miei occhi e, con il giusto tono, non sentiranno il pianto nella mia voce
-Mi chiedevo quando sareste arrivati, Stoick deve averci messo molto a trovarvi prima di sguinzagliarvi-  dico ringraziando gli dei per il tono neutro con cui pronuncio la frase
-In realtà abbiamo iniziato a seguirti poco dopo che sei scappata, ma qualcuno vola molto lentamente e siamo rimasti indietro- mi risponde Moccicoso guardando male Muscolone e GambediPesce che, silenziosi, sembrano farsi piccoli piccoli.
-Avete sprecato il vostro pomeriggio, io non ci ritorno a Berk-
-L’avevo detto io!- esulta TestadiTufo rivolto alla gemella –Hai perso, ti dovrai fare il bagno al posto mio!- ignoro il battibecco tra i due e mi concentro sul moro che mi sta davanti con i pugni sui fianchi cercando di sembrare grande e minaccioso
-E sentiamo, cosa vorresti fare? Dove vorresti andare? Casa tua è Berk- mi riprende guardando Gambe per farsi dare ragione
-Non è “casa” un luogo in cui sei imprigionata!- gli rispondo scontrosa distogliendo lo sguardo
-Perché dici imprigionata? Sei sempre stata libera di fare ciò che volevi- dice gentilmente GambediPesce , rifletto velocemente ed opto per la verità, non capirebbero altrimenti
-Stoick vuole che mi trovi un ragazzo, che la smetta di andare in giro e che resti sempre coi piedi a terra, a Berk- annuncio triste pentendomi subito dopo aver chiuso la bocca, non possono capire; i gemelli alzano le spalle e Moccicoso sospira annoiato, solo Gambe sgrana gli occhi alla notizia stringendosi a Muscolone, almeno lui comprende cosa voglia dire per me.
-Non può averlo detto davvero- sussurra a se stesso guardandomi attentamente
-Astrid non puoi restare sola per sempre, lo sai vero?- mi chiede Moccio sospirando per il mio mutismo
-Ormai è tardi per tornare a Berk, partiremo domattina- annuncia dopo qualche istante di tensione, non rispondo limitandomi ad accucciarmi vicino a Tempestosa; dopo qualche minuto cala il  silenzio assoluto sull’accampamento improvvisato, è troppo facile.

 
Ormai l’alba è vicina e i raggi creano un bellissimo effetto scontrandosi con l’acqua limpida del mare. Tempestosa è energica e vitale nonostante le poche ore di sonno che ci siamo concesse prima di raggiungere la spiaggia e volare via nel più totale silenzio, è stato troppo facile. Quasi mi dispiace di averli lasciati nei guai, quando torneranno senza di me Stoick si infurierà, ma non importa, se ha dimenticato suo figlio può tranquillamente dimenticare una semplice berkiana fuggitiva.
“Non l’ha scordato, lo sai anche tu, hai visto i suoi occhi”  scuoto la testa energeticamente per cacciare via quell’improvviso pensiero, senza riuscirci; aveva gli occhi spenti e tristi, come i miei e come quelli di Skaracchio.
“Soffrono quanto te, sono solo più bravi a nasconderlo” sbuffo affranta a causa della stupida voce nella testa che non vuole zittirsi, eppure è vero: Stoick e Skaracchio hanno sofferto in questi tre anni, ma esserne consapevole non fa che farmi stare ancora più male.
Continuo a pensare a ieri per tutto il volo, ci fermiamo solo per pescare e mangiare poi, velocemente, riprendiamo il viaggio; voglio trovare un isola su cui accamparci per ragionare un po’ e scegliere le prossime mosse, peccato che non ce ne sia neppure una che possa garantirmi riparo e cibo –non posso mangiare solo pesce- nel raggio di kilometri.
È all’incirca metà pomeriggio quando Tempestosa mostra i primi segni di agitazione, continua a guardarsi indietro e cambia direzione: prima destra, poi dritto, sinistra…come se scappasse. Alla fine la spiegazione o meglio, le spiegazioni arrivano chiare e forti: i Vichinghi sono cocciuti come cinghiali, dovevo immaginare che non se ne sarebbero tornati arrendevoli a Berk.
-Fermati!- urla Moccicoso arrabbiato
-Fermati!- grida di rimando GambediPesce, mi giro e, se non stessi scappando, mi fermerei davvero per ridere; Muscolone è troppo lenta per gli inseguimenti quindi, per volarmi dietro, Moccicoso l’ha fatta restare chiusa tra gli artigli di ZanneCurve (per quanto possa entrarci con la sua mole) e GambediPesce, terrorizzato per la velocità e per il suo drago, è aggrappato saldamente alla sella di Moccio. Esilerante.
-Per fare la reclusa a Berk?! No grazie!- gli urlo di rimando facendo accelerare Tempestosa ma, improvvisamente, mi ritrovo a cadere in picchiata verso l’acqua gelida del mare
-Tempestosa!- urlo preoccupata ignorando il dolore per l’impatto, il mio drago gira la testa uncinata verso di me mandando lamenti dolorosi, cerca di tornare in volo ma non ci riesce, l’ala destra le fa troppo male. Mi giro furente per guardare gli altri che ancora volano sopra di me
-Cosa le avete fatto?!- chiedo furiosa fissando Moccicoso
-Muscolone ha sputato un masso all’improvviso, non l’ha fatto apposta- cerca di scusarsi GambediPesce ma, probabilmente a causa della mia espressione, cerca di rintanarsi dietro la sella aspettando la mia reazione.
Mi guardo intorno ma non ci sono isole su cui portarla per farla riprendere, all’improvviso mi ritrovo a molti metri dall’acqua –aggrappata alla sella- con gli artigli di ZanneCurve a poca distanza dalla faccia.
-Salta su Astrid!- mi dice gentilmente Gambe indicando lo spazio dietro la sua sella, obbedisco senza staccare gli occhi da Tempestosa che, lamentandosi di tanto in tanto, si lascia trasportare dal grosso Incubo Orrendo.
-Dobbiamo cercare un’isola, non possiamo portarla così a Berk!- protesta TestadiTufo subito seguito dalla sorella –Già, sono due giorni di viaggio!-
Moccicoso, con un grugnito degno di un cinghiale, inizia a guardarsi intorno con più attenzione cercando di nascondere l’agitazione
-Tutto bene Moccicoso?- chiede GambediPesce con gentilezza
-Bè- inizia lui un po’ incerto –Voi sapete da che parte andare per tornare a Berk?- finisce speranzoso per poi sospirare rassegnato guardando le nostre facce
-Ci siamo persi- constato guardandomi in giro
-Ad un certo punto hai iniziato a cambiare direzione di continuo, ti abbiamo seguita senza pensare- si rimprovera Gambe sospirando
-Al momento cerchiamo un’isola, poi penseremo a tornare- annuncia Moccicoso.
Restiamo in silenzio per tutte le ore seguenti, fin quando Tufo non avvista terra e, aumentando la velocità, atterriamo sulla sabbia bagnata.
La spiaggia è delimitata da un vasto intrico di alberi e non sembra esserci traccia di villaggi
-Ragazzi che fame!- esclama Bruta tenendosi lo stomaco e fissando il mare
-Non abbiamo neanche fatto colazione, cerchiamo qualcosa per cena- propone Gambe salendo in groppa a Muscolone, subito imitato dagli altri
-La lasciamo qui?- domanda Tufo indicando
-Tempestosa è ferita, dubito se ne andrà da sola- gli risponde Gambe spiccando il volo per andare a pescare.
Raggiungo il mio drago per controllare la gravità dell’ala, non sembra rotta, tempo due giorni e tornerà apposto
-Tranquilla Piccola, riposati e tornerai a volare immediatamente- la consolo carezzandole dolcemente il muso, restiamo in silenzio per qualche istante poi, improvvisamente, si alza in piedi usando l’ala buona per nascondermi.
Cerco di capire contro chi sta ruggendo ma riesco a sentire solo voci spaventate parlare in una strana lingua, mi butto a terra quando Tempestosa inizia a lanciare aculei e, da sotto l’ala, vedo finalmente i nostri nemici.
Un gran numero di uomini ci sta davanti in semicerchio brandendo diverse armi, dalla semplice spada a oggetti più complessi e minacciosi, fissando prima me poi il mio drago.
-Echini sesi tui?- mi chiede infine un uomo grosso e biondo abbassando la spada, dal tono ho capito che è una domanda ma non parlo la loro lingua quindi sto zitta, con la mano poggiata sul fianco di Tempestosa; l’uomo fa l’errore di scattare in avanti facendomi indietreggiare e il mio drago, prendendolo come una minaccia, lo attacca.
Gli istanti che seguono sono molto confusi, gli uomini riescono a catturare Tempestosa e, senza difficoltà, legano anche me. Non sono riuscita a reagire. Ci portano fino al loro villaggio, ben nascosto nella foresta, e non posso non notare la singolarità delle strutture; c’è tantissimo spazio eppure sono tutte attaccate e, ancora più strano, hanno tutti lo stesso abito. 
Ci portano in un edificio pieno di enormi celle, tanto grandi da poter “ospitare” un drago della taglia di Tempestosa, il suono della porta chiusa a chiave mi sveglia dallo stato di confusione in cui sono entrata sulla spiaggia
-Chi siete?- chiedo a una ragazza bassa e bionda che mi da le spalle, si gira velocemente verso di me fissandomi sospetta con i grandi occhi grigi
-Allora parli- constata sospirando divertita –Non credi di doverlo dire tu a noi?- mi domanda poggiando le mani sui fianchi
-Sono Astrid- annuncio fermandomi prima di nominare Berk
-Astrid, da dove vieni?-
-Cosa importa? Non intendo tornarci-
-Sei un’esiliata?- mi chiede con improvviso interesse
-No, me ne sono andata da sola- rispondo sospirando
-Bene, lo dirò al Capo, tu cerca di restare qui e, già che ci sei, insegna l’educazione al tuo drago- si raccomanda avviandosi verso l’uscita e lasciandomi completamente sola.
Aspetto qualche istante poi, certa che nessuno arrivi, aziono gli anelli liberandomi dalle corde; mi perdo un istante a fissarli poi, velocemente, mi avvicino a Tempestosa slegandola col pugnale che porto sempre nello stivale.
Il mio drago si alza velocemente in piedi dandomi una musata di incoraggiamento, ha capito perfettamente cosa voglio fare; senza perdere tempo butta già la cella con un colpo di fuoco, corriamo fuori puntando verso la foresta –ci possiamo nascondere in attesa degli altri- ma, proprio mentre superiamo i primi alberi, Tempestosa si blocca.
Capisco di avere qualcuno davanti ma non capisco perché lei non lo attacchi, mi sporgo leggermente per  osservare ma smetto di respirare pietrificandomi.
Occhi verdi, capelli castani, tuta di cuoio, una strana spada infuocata e qualche centimetro in più….non è mai stato così bello. Non ricordo di essermi mossa, ma l’ossigeno riprende ad affluirmi nei polmoni e mi ritrovo con le labbra incollate alle sue e le dita, impazienti e giocose, intrecciate ai suoi capelli; lui non mi respinge ma si stacca dopo qualche istante, scioglie l’abbraccio allontanandosi leggermente.
So che intorno a me tutti gli abitanti del villaggio si preparano a ricatturarmi ma non importa, perché davanti a me c’è Hiccup. Mi guarda confuso, come se cercasse di realizzare ciò che vede, mette via la strana spada agganciandola alla coscia e fissa Tempestosa che, lentamente, gli si avvicina passandomi di fianco. Realizzo che è veramente lui appena una Furia Buia lo tira indietro, mettendosi in mezzo per proteggere il suo umano; Tempestosa non reagisce quindi, prima che accada qualcosa, avanzo verso di lui.
Hiccup mi fa cenno di fermarmi ma, ignorandolo, sventolo la mano davanti al drago facendolo calmare, è stato proprio lui ad insegnarmelo.
-Sdentato- sussurro carezzandogli la testa e alzo di scatto gli occhi quando una ragazza vicina, troppo vicina, ad Hiccup lancia un gridolino; è la ragazza di prima, anche se mi sembra diversa, non so come spiegarlo.
-Come sai il suo nome?- mi chiede ansiosa fissando prima me poi Hiccup
-È sempre stato questo il suo nome- rispondo senza staccare gli occhi dal mio ragazzo
-Sempre? Ci conosci?- sussurra facendomi finalmente sentire la sua voce, per Odino quanto mi è mancata!
-Hiccup, non mi riconosci?- chiedo con voce strozzata sentendo gli occhi umidi, lui mi fissa per un istante prima di prendersi la testa fra le mani e gemere
-Forgetful! La Sensazione?- chiede eccitata la ragazza subito raggiunta dalla carceriera uguale a lei. Gemelle! Per questo mi sembrava diversa!
-Si- sussurra lui fissandole entrambe
-Hiccup? Forg ti chiami “singhiozzo”! Un nome vichingo, Forg sei un vichingo!- esulta felice la ragazza guardando la gemella che però, senza cambiare espressione, si volta verso di me
-E chi saresti tu?- mi chiede calcando molto l’ultima parola
-Te l’ho detto, io sono-
-ASTRID!- mi interrompe con voce grave Moccicoso, già pronto a fare fuoco
-Fermo!- gli ordino di rimando in contemporanea con Hiccup, i ragazzi lo fissano attentamente con i volti bianchi, Gambe è il primo ad atterrare per raggiungermi.
-Hiccup! Sei davvero tu?- chiede eccitato con la voce flebile quasi come la mia
-Io…non lo so- risponde lui mortificato, una fiammata improvvisa lo costringe a buttarsi di lato con le gemelle ma, prima che io possa reagire, lui si è già rialzato in piedi gridando a Moccicoso di fermarsi. Tutti sobbalzano alle sue parole, non per il “fermati” ma per il “Moccicoso”; lo ha chiamato per nome.
La prima gemella lo guarda confusa ma, capendo dal nostro mutismo che ha indovinato il nome, inizia subito a battere le mani felice.
-Siete la sua gente? Siete venuti a prenderlo?- ci chiede felice raggiungendoci
-Elly!- la chiama un uomo grande e grosso, probabilmente il Capo, facendola fermare
-Ragazza, da quale isola vieni?- mi chiede attento
-Berk- risponde per me Gambe
-Venite, dobbiamo parlare- ordina girandosi e facendoci strada verso una delle case del villaggio, gli altri tornano a terra e lo seguiamo, stando attenti che Hiccup non sparisca anche questa volta.
 
Seduti intorno al fuoco raccontiamo a turno gli ultimi tre anni, ognuno ha il suo punto di vista e il Capo, che ho scoperto chiamarsi Rupert, vuole ascoltare tutti quanti. Non posso non notare la tensione che alleggia nella sala mentre racconto la mia versione, le gemelle –Elly e Clarisse- mi guardano con lo stesso volto, ma con due espressioni completamente opposte; la prima mi fissa speranzosa, continuando ad annuire e a spostare lo sguardo a momenti su di me e a momenti su Hiccup, la seconda mi fissa truce, continuando ad alzare polemiche sul mio racconto. Mi odia, e dagli sguardi che riserva al ragazzo accanto a se non ho dubbi sulla motivazione.
-Dai vostri racconti non posso dubitare dell’appartenenza di Forgetful al vostro popolo - dichiara il Capo facendo sbuffare Clarisse e rilassare Elly
-Hiccup- dico per riflesso portando l’attenzione di tutti su di me –Cioè, il suo nome è Hiccup- spiego con le guance che vanno a fuoco ma senza abbassare lo sguardo
-Sono il figlio del Capo Villaggio- sussurra incredulo il mio ragazzo fissando Elly che gli sorride di rimando
-Certo che “Singhiozzo” è proprio un nome strano- commenta lei fissandomi sorridente
-Sei nato prematuro, da secoli i vichinghi chiamano “Hiccup” il più piccolo del gruppo- gli spiega GambediPesce al mio posto –Non è un nome così male infondo, c’è di peggio- finisce cercando di diventare piccolo piccolo, credo a causa degli sguardi insistenti della ragazza, cosa impossibile vista la sua mole.
-I vichinghi sono famosi per la loro tradizione sui nomi, li danno spaventosi per mettere soggezione al nemico- dico cercando di incontrare gli occhi del mio ragazzo, riesco a trovarli e i nostri sguardi si incastrano, ascolto con un solo orecchio i commenti ironici di Moccio e Gambe(-Già, a sentire “GambediPesce” viene da scappare!-  -Sempre meglio di un nome che ricorda la roba del naso!) perché la mia attenzione è solo per lui; nella sua espressione riesco a leggere sollievo, confusione, timore e felicità.
-Dunque è una vera fortuna che non sia diventato un breytano è?- chiede Rupert ad Elly che, seduta di fianco a lui, annuisce gioiosa
-Forg…no, Hiccup ha sempre saputo di non essere un esiliato, per fortuna abbiamo dato ascolto alla sua sensazione-
-Nonostante il ricordo di due anni fa abbiamo avuto proprio una gran fede!- esclama velenosa Clarisse attirando su di se gli sguardi di tutti –Si, ricordi no Forg? Quando hai ricordato il modo orribile in cui ti hanno trattato fino ai quattordici anni, come puoi aver avuto tanta fiducia?- chiede retorica gettandomi uno sguardo d’odio, sguardo che viene intercettato da Elly
-Credo sia grazie agl’altri ricordi, sai no? Quelli in cui volava con Sdentato, in cui si divertiva con gli amici e baciava la sua ragazza- le risponde sorridendo forzatamente subito imitata dalla sorella che, con un ultimo sguardo d’odio, si alza annunciando a gran voce di andare a cercare il suo ragazzo.
-Se è fidanzata perché mai vuole Hiccup?- mi sussurra Gambe cercando di non farsi sentire dagl’altri
-Non lo capisco- gli rispondo sospirando guardando la porta aperta, date le dimensioni della casa i draghi sono dovuti restare di fuori ma adesso, guardando meglio, noto l’assenza di Sdentato
-Hiccup, Sdentato non c’è più!- esclamo sorpresa fisandolo, lui mi guarda un momento uscendo dallo stato confusionale in cui è caduto per poi alzare leggermente le spalle
-Probabilmente è andato dal suo cucciolo, lo abbiamo lasciato nella foresta quando ho sentito la tua Uncinata Mortale ruggire-
-Cucciolo?!- esclamiamo tutti insieme sorpresi
-Ma Sdentato è l’ultima Furia Buia al mondo!- esclama Moccicoso con gli occhi spalancati
-Non più, tre mesi fa è arrivata qui una femmina, ovviamente selvatica, Sdentato l’ha resa la sua compagna e hanno avuto un cucciolo- ci spiega con uno strano sguardo
-Uno solo?- chiede Gambe affascinato dalla possibilità di vedere un cucciolo di Furia Buia
-In realtà erano tre le uova, ma due sono state distrutte, sono riuscito a salvarne una sola.-
-Distrutte?- chiedono i gemelli eccitati
-Su quest’isola arrivano molti esiliati, alcuni dei quali un tempo uccidevano draghi; quando hanno visto quel povero drago l’hanno attaccato, lei ha dato la vita per difendere i suoi piccoli, quando è arrivato Sdentato gli uomini stavano spaccando il secondo uovo.- dice con aria triste, guardando Rupert
-Nessuno biasima Sdentato Hiccup, quegli uomini sarebbero stati pessimo breytani; uccidere un’animale dell’isola come se ne fossero i padroni!- lo consola Elly lasciando intuire la causa del malessere di Hiccup
-Non tormentarti ragazzo, finalmente il passato è venuto a reclamarti! Vai con i tuoi amici nell’infermeria e parlate- consiglia il Capo lasciandoci andare con un colpo deciso del polso
Seguiamo Hiccup fuori dalla porta fino a una casetta leggermente distante dalle abitazioni tutte attaccate, sembra in imbarazzo e, prima di entrare, scambia uno sguardo con Elly che, annuendo, entra prima di lui per poi uscire subito fuori con una grande borsa a tracolla
-Direi che per me è proprio ora di tornare nei campi, sapete ho lasciato il lavoro a metà- annuncia prima di incamminarsi fermandosi a pochi metri da noi –Sei esentato dalle lezioni, per sempre- afferma sorridente andandosene, la fisso allontanarsi e seguo Hic dentro la casa rendendomi conto, dopo pochi istanti, di essere da sola; guardo fuori e vedo gli altri sorridermi facendo cenno di entrare, mi giro verso Hiccup e lo trovo davanti ad un baule dall’aria consunta che tira fuori un quaderno.
Mi avvicino lentamente chiudendo la porta alle mie spalle, lui si gira dandomi l’oggetto e, ascoltando la muta richiesta, lo apro; ci sono molti disegni: per lo più sono draghi, qualche schizzo di Berk ogni tanto e un ritratto. Ci metto un istante a capire che sono io (anche se visibilmente più piccola), alzo gli occhi verso di lui che mi fissa attento
-Riconosci qualcosa?- mi chiede ansioso stropicciando la manica della tuta
-Riconosco tutto- gli rispondo chiudendo il quaderno e restituendoglielo, lui sospira felice andando a sedersi su un pezzo di pavimento, un pezzo di pavimento morbido, facendomi cenno di seguirlo.
Restiamo in silenzio per qualche istante poi, improvvisamente, mi fissa le mani indicando gli anelli
-Questi…li ho fatti io?-
-Si, me li hai regalati per i miei diciassette anni-
-A si, il regalo materiale- afferma facendomi perdere un battito
-Il regalo materiale?- chiedo lentamente fissandolo ansiosa
-Io…non so perché l’ho detto, mi sembra di ricordare un altro regalo e…bè-
-C’era un altro regalo, ma non hai fatto in tempo a darmelo- gli sussurro gentilmente fissandolo senza specificare nulla
-Hai perso la memoria, di me ricorderai poco e niente e-
-Astrid- mi chiama dolcemente
-Si?-
-Tu sei la prima di cui mi sono ricordato, non so i particolari, ma so chi sei- mi sussurra posandomi lentamente una mano sulla guancia, non resisto e lo bacio, affondo le dita nella sua chioma castana portando i nostri petti a contatto, sento le sue braccia forti intorno alla vita e mi abbandono al calore dell’abbraccio. Gli sorrido sulle labbra lasciando uscire qualche lacrima, facendo diventare il bacio bagnato. Mi lascia andare restando con la fronte attaccata alla mia, gesto che mi è mancato come l’aria in questi tre anni, e rincorre le lacrime con i pollici.
-Credevo mi avessi scordata, quando ti ho baciato sei rimasto fermo- spiego lasciandomi carezzare la guancia
-Diciamo che ci ho messo un po’ a riconoscerti, nei miei ricordi eri diversa; hai cambiato pettinatura e i capelli sono più chiari- mi spiega gentilmente carezzandomi la lunga treccia. Improvvisamente la porta si spalanca lasciando entrare Sdentato e una piccola palla di scaglie addormentata sopra la sella, mi muovo lentamente allungando la mano fino ad arrivare a pochi centimetri dal cucciolo, mi abbasso e lascio una carezza sul dorso squamoso della piccola Furia Buia
-Come si chiama?- chiedo curiosa iniziando ad accarezzare anche Sdentato
-Non ha un nome, deve darglielo chi la cavalcherà- mi risponde Hiccup fissandomi intensamente
-Immagino sia giusto, la madre che nome aveva?-
-Qui oltre a me nessuno può cavalcare i draghi, ma Rupert si stava lentamente ammorbidendo quindi volevo aspettare che trovasse un cavaliere, mi pento di non averglielo dato io prima che morisse. Sarebbe inutile farlo adesso- spiega triste scambiando un lungo sguardo d’intesa con Sdentato
-Non potevi saperlo- dico dolcemente tornando vicino a lui
-Lo so, ma non mi consola- mi risponde sospirando per poi iniziare a fissarmi
-Cosa c’è?- chiedo curiosa
-Quello che ha detto Clarisse a casa del Capo, che ho avuto fede nonostante i ricordi orribili che avevo, infondo è vero- inizia passandosi una mano fra i capelli –Posso chiederti un favore?- mi chiede timido
-Dimmi-
-Mi racconti come sono riuscito a diventare il contrario di quello che ero? Da quanto ho capito hanno pianto tutti la mia scomparsa,  eppure dai ricordi…- lascia la frase in sospeso e io, ridendo, inizio a raccontare di cinque anni fa, della notte in cui i draghi ci attaccarono e lui tirò fuori una nuova, stramba invenzione.
 
 
-Lo sapevo! Sapevo che ti sarebbe piaciuto!- esclamo fissando Hiccup addentare un pezzo di Haggis, mi godo le sue guance lievemente rosse e inizio a ridere con Elly, incredibile come due gemelle possano essere tanto diverse.
-L’importante era non fargli sapere il contenuto, l’ho distratto mentre lo assaggiava e da allora lo mangia sempre; in più è importante- mi spiega facendo saettare i grandi occhi grigi verso il mio ragazzo prima di tornare a guardare me –Perché è stato l’Haggis a dargli il primo ricordo,  il tuo- dice sorridente addentando una coscia di pollo, sento le guance arrossarsi e, sperando di non farlo notare, bevo una lunga sorsata d’acqua, coprendomi la faccia con la coppa.
Tempestosa e gli altri draghi sono sul prato davanti all’abitazione e i rispettivi cavalieri, alternando cibo e birra, sono concentrati sulla piccola Furia Buia; la coccolano e rigirano a loro piacimento, ma il drago non sembra contrario.
-L’ala di Tempestosa sta meglio, ma per sicurezza io resterei a terra un altro giorno, volare subito potrebbe darle fastidio- mi spiega Hiccup fissando come me i draghi, Elly ci richiama con uno schiarimento di gola, ha gli occhi lucidi
-Quindi domani te ne andrai?- chiede al castano che, per risposta, esibisce una tenerissima faccia confusa
-Perché?-
-Devi tornare dal tuo popolo.- chiarisce visibilmente triste –Mi mancherà avere un fratello- sussurra infine sorridendo debolmente verso Hiccup, il rapporto che hanno creato in questi tre anni è meraviglioso. Improvvisamente si alzano in piedi, seguo il loro sguardo e incrocio lo sguardo di Rupert, dritto sulla soglia, talmente possente da occupare l’intera entrata
-Buona sera ragazzi- esordisce prima di entrare, seguito da Clarisse e un ragazzo molto simile al Capo
-Buona sera Rupert- risponde Elly guardinga
-Spero di non aver interrotto nulla d’importante-
-Stavamo solo cenando- lo rassicura Hiccup incrociando velocemente il mio sguardo, per poi riportarlo sull’uomo
-Bene, non ho potuto fare a meno di sentire che resterete fino a domani- inizia unendo le grosse mani all’altezza della pancia –Ho preso una decisione- annuncia fissando per un momento Clarisse, facendomi perdere un battito
-Ovviamente mi fido di ciò che Forg…Hiccup ha ricordato, così come credo ai vostri racconti, tuttavia ho una richiesta per lasciarvi andare; dovrete portare con voi Elly e Clarisse-
-Perché?- chiede Elly stupefatta
-Anche senza essere un breytano Hiccup è diventato uno di noi in questi tre anni, dato che siete state voi ad istruirlo lo accompagnerete a Berk, per vedere con i vostri occhi com’è. In più dovrete aggiornarvi sugli ultimi anni, per carenza di uomini ho dovuto fermare le esplorazioni- spiega tranquillo accigliandosi lievemente guardando Elly –Sia chiaro, una volta terminato il tutto dovrete tornare-  chiarisce fissando sospetto il sorriso della ragazza, dopo un mormorio di assenso generale se ne va, lasciando spazio ai due ragazzi ancora in piedi
-Com’è possibile che ci mandi?- chiede Elly euforica alla gemella che, guardandoci male, si limita ad alzare le spalle –Ho solo chiesto-
-Io sono anni che chiedo!-
-Tu non sei lei- si intromette il ragazzo presentandosi poi come figlio del Capo –Ci sono dei vantaggi ad essere una fidata e responsabile breytana- spiega guardando di sottecchi la ragazza accanto a me che, improvvisamente, girà la testa dall’altra parte riprendendo a mangiare; Clarisse esce silenziosamente senza che nessuno, oltre a me, se ne accorga scomparendo nella sera gelida con la tunica al vento.

 
-AD HICCUP!- brindiamo tutti insieme nel centro esatto del villaggio portando poi il boccale di birra alle labbra, questa mattina Hiccup ci ha portati in giro per il bosco, abbiamo parlato e scherzato, comportandoci come se questi tre anni non fossero mai passati; al nostro ritorno abbiamo trovato tutti i breytani pronti a festeggiare, con un vasto banchetto, il ritorno del caro “Smemorato” alla sua patria.
Mi avvicino al mio ragazzo, praticamente circondato dalle donne del villaggio, ridendo per l’espressione  impacciata che mette su davanti alle raccomandazioni imbarazzanti di quest’ultime; lo lascio solo a gestirle gironzolando fra le persone sconosciute più o meno ubriache, da quanto ho capito sono molto limitati normalmente quindi è normale che si lascino andare nelle occasioni speciali.
Raggiungo il tavolo del pollo e, afferrando una coscia, mi fermo ad osservare Clarisse: se ne sta in disparte, appoggiata ad una delle case con in mano un boccale di birra pieno fino all’orlo (dalla faccia che ha, dubito sia il primo della serata) che svuota velocemente, bevendo come un uomo adulto; fissa con occhi assenti tutta la folla e, sospirando amaramente, va a riempirsi un’altra volta il boccale per poi sfuggire alla mia vista.
Cerco di raggiungere i barili per imitarla ma vengo bloccata da Moccicoso, visibilmente ubriaco, che tenta in tutti i modi di mantenere una faccia seria e credibile
-Astrid! Ciao!-
-Ciao Moccicoso-
-Hai visto i barili? Io non li trovo più!- mi chiede iniziando a ridacchiare da solo
-No, li cercavo anche io-
-Vogliamo andarci insieme?- mi chiede mettendo su quella che per lui è una faccia seducente
-Tra un pesce e una coscia di pollo chi sceglieresti?- gli chiedo trattenendo a stento le risate davanti a quell’espressione
-Mi piacciono le cosce di pollo!- afferma dopo qualche istante di ragionamento
-Allora vai con loro a cercare la birra è?- gli consiglio consegnandogli l’alimento ancora intoccato
-Buona idea, allora è vero che sei intelligente!- esclama stringendo il pollo come fosse un tesoro, lo fisso allontanarsi senza poter trattenere le risate. Una mano mi fa girare improvvisamente verso destra, facendomi trovare a poca distanza dal volto del proprietario
-Ti ho vista sai? Mi hai intenzionalmente lasciato da solo con le donne del villaggio!- mi accusa Hiccup sorridendo divertito
-Non so proprio di cosa stai parlando- dico con voce innocente arricciando il naso
-Come no- sbuffa lui per poi trascinarmi verso l’infermeria con ancora il boccale in mano
-Aspetta! Non possiamo andare via, è la tua festa!- protesto guardandomi alle spalle
-Sono ubriachi, non si accorgeranno della nostra assenza- mi tranquillizza prendendomi il boccale e posandolo su un tavolo lì vicino, arriviamo in silenzio davanti all’abitazione ma, anziché entrare, la raggiriamo finendo su un piccolo prato nascosto da sguardi indiscreti; Hiccup mi lascia la mano sdraiandosi e io, velocemente, lo raggiungo per accoccolarmi sul suo petto. Restiamo in questa posizione per qualche minuto, con lui che mi accarezza i capelli, per poi iniziare a parlare della giornata.
-Oggi nel bosco mi è parso di essere sempre stato con voi- mi confida facendomi sorridere
-Questi tre anni sembrano scomparsi adesso, come se non ci fossero mai stati- affermo strofinando la guancia sulla sua tunica –Era da tempo che io e i ragazzi non stavamo così: insieme a ridere-
-Ti sei allontanata-
-Non potevo stare con chi mi voleva costringere a non cercarti- mi difendo alzando la testa dalla sua spalla e incontrando le sue labbra
-Grazie per avermi cercato- mi sussurra facendomi sciogliere il cuore, riprende a baciarmi dolcemente posandomi le mani sulla schiena, le mie dita corrono ai suoi capelli con i quali gioco e intanto, con passione sempre più grande, approfondiamo il bacio dischiudendo leggermente la bocca. Azzardo una mano sotto la tunica e,  come ogni volta, lo sento bloccarsi e allontanarsi, fissandomi con occhi severi nonostante la luce maliziosa negl’occhi
-Astrid-
-Cosa c’è sta volta?- chiedo esasperata
-Lo sai benissimo-
-Perché?-
-Perché sei ubbriaca-
-Non è vero!-
-Lo è, scommetto che muori dal sonno- mi dice ridendo della mia espressione corrucciata
-Mpf- sbuffo afferrandogli un braccio per usarlo come cuscino, lui ride nonostante lo sforzo di restare lucido anche per me e, usando il braccio libero, inizia ad indicare il cielo per raccontarmi tutto ciò che ha imparato sulle stelle; lo ascolto fino ad un certo punto perché, come ha giustamente detto prima, crollo dal sonno con il sapore di un ultimo bacio sulle labbra.

La mattina dopo il villaggio è un caos, fortunatamente non tocca a noi mettere apposto; tutti salutano un’ultima volta Hiccup per poi raggiungere le gemelle e raccomandarsi con loro, Rupert dà qualche pacca a tutti e tre poi, salutando un’ultima volta, ci consente di partire. Clarisse si avvicina ad Hiccup e Sdentato ma Elly, veloce come un fulmine, la fa deviare verso Moccicoso
-Sdentato deve portare Hiccup e il cucciolo, non c’è spazio e l’Incubo Orrendo è abbastanza grande per quattro persone- si giustifica davanti all’occhiataccia della sorella e, senza nascondere il sorriso, mi raggiunge salendo, con non poche difficoltà, dietro di me; aspettiamo che Clarisse faccia lo stesso ma lei, fissando in modo strano Moccicoso, sguardo ricambiato tra l’altro, resta ferma davanti al drago. Un colpo di tosse da parte di Rupert li fa riprendere dalla gara di sguardi e, un po’ impacciata, sale sul dorso del drago reggendosi ad una delle creste
-Guarda che per chi non ha mai cavalcato due giorni di volo senza sella sono un inferno-  l’avverte Moccicoso con voce flebile, senza più cercare i suoi occhi
-Sto bene così- afferma lei rifiutandosi di avvicinarsi, dev’essere successo qualcosa tra quei due.
-Allora? Vogliamo andare?- chiede impaziente Elly fissando confusa la sorella, inconsapevolmente guardiamo tutti Hiccup, è di nuovo lui il capo adesso; notando gli sguardi si gira un’ultima volta verso il villaggio e, facendo un bel respiro, spicca il volo. 
 
 
*Ciò che voglio dire è che loro cinque (insieme ad Hiccup) sono stati i primi a Berk a cavalcare i draghi.
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Ciao a tutti!
Come vanno le cose? A me tutto bene, sono riuscita a mantenere la mia promessa e non ho fatto passare un mese! Circa quattro giorni fa mi sono messa a guardare il calendario scoprendo d’avere solo dieci giorni per scrivere il capitolo, inizialmente sono andata nel panico ma poi, riprendendo la calma, ho iniziato a lavorare; nonostante abbia fatto lentamente ho finito con sei giorni di anticipo XD (dico sei perché oggi è ancora 10, ma voglio pubblicarla domani). Questa volta 15 pagine, meglio di 6 no? XD
In questo capitolo è Astrid a parlare perché la ritengo la scelta migliore, in più mi trovo bene con lei ed è piacevole descriverla. Avete odiato Clarisse? Penso sia da lei reagire così dato che vede Astrid come una minaccia, ma nei prossimi capitoli si calmerà (?). Vedrete che novità!
Hiccup rifiuta di nuovo di infrangere la legge, che bravo ragazzo! Non vi preoccupate, non lo resterà per molto ^.^
Parliamo del discorso di Stoik e Skaracchio ad Astrid, cosa ne pensate? Vi risulta credibile? Stupido? Aiuto!
Ebbene si, c’è una piccola Furia Buia e a cavalcarla (quando avrà le giuste dimensioni) sarà……………………….non posso dirvelo XD, ma vi piacerà vedrete :) .
Che altro dire, Elly e Astrid diventano subito amiche e stanno bene insieme. A si! Cosa ne pensate del comportamento di Hiccup? Dite che è troppo poco meravigliato? Che si lascia andare troppo facilmente con Astrid? Sono certa che, se ami una persona per tanto tempo, qualche anno di distanza ( o un’amnesia) non cambieranno niente a livello di cuore (Ma quanto sono romantica e saggia???) (?).
Allora finisco col chiedervi di contattarmi nel caso vi risulti difficile o poco chiaro qualcosa e ringrazio, praticamente come sempre, i miei quattro magici ascoltatori e sostenitori (DarkStar, Ariele, Sognatrice e Rocky) e saluto Crona_  ringraziandola per le chiaccherate fatte ultimamente. Vi lascio e ci rivediamo al prossimo capitolo.

Kunoichi_Chan009

p.s. Come vanno gli Hunger Games? Sopravvissuti alle prime mietiture (interrogazioni)?

p.p.s. I breytani hanno le coordinate di Berk, per questo Hiccup e gli altri sanno che direzione seguire per tornare alla loro isola (lo specifico perché il gruppetto è arrivato a Breytingar per aver perso l’orientamento). 

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Capitolo 11
*** Le parti combaciano ***


Cambiamenti formidabili

 
(Sarò breve, questo è il capitolo da cui è nata tutta la storia. Dopo spiegherò meglio ma, intanto, vi consiglio di ascoltare “Me la caverò” di Max Pezzali, se non fosse stato per lui non credo avrei ricevuto l’ispirazione. Grazie Max)

(Nel capitolo c’è una scena non dettagliata di un rapporto fisico, non ho usato linguaggio scurrile ma, se siete sensibili, saltate l‘ultima parte)
 
 
Le parti combaciano
 
 
Un piccolo colpo al plasma mi fa abbassare di scatto per la seconda volta e, per evitare la terza, richiamo il cucciolo di Sdentato che mi vola davanti; con in sottofondo le risate dei ragazzi la Furia Buia torna sul dorso del padre, lanciandomi uno sguardo felice. Sono due giorni che voliamo e, con tutti gli adulti attorno, la piccola non ha trovato giusto essere l’unica a non saper volare. Inutile dire che ho perso il conto di tutte le volte che è cascata, ma si è rialzata sempre senza lamentarsi e di questo devo rendergliene atto.
Le risate si sono spente e, al loro posto, è arrivato il solito brusio  che ci ha accompagnati per tutto il viaggio, eppure questa volta non mi unisco a loro, ripenso ancora al discorso di Elly
 
-Buonanotte!- esclamiamo tutti dopo esserci sistemati accanto al fuoco, il primo giorno di viaggio si è concluso e finalmente domani arriveremo a Berk, sento una stretta alla base dello stomaco e sorrido, domani rivedrò la mia isola.
Dopo qualche minuto tutti dormono profondamente, tutti tranne me ed Elly che fissa triste le fiamme
-Qualcosa non va?- chiedo piano per non svegliare gli altri, lei si gira lentamente per guardarmi negli occhi, grigio contro verde, e sospira
-Hiccup, vieni un momento con me- mi chiede alzandosi e allontanandosi, scosto leggermente il cucciolo che dorme acciambellato ai miei piedi e mi alzo per seguirla
-Cosa c’è?- le chiedo ancora leggermente in ansia
-C’è una cosa che devo raccontarti, non l’ho mai detta a nessuno ma ora devo farlo-
-Di che si tratta?- chiedo preoccupato
-Ricordi quando hai ricordato di essere orfano di madre?-
-Si, mi avete risposto che lo siete anche voi-
-Non è detto- mi rivela per poi sorridere della mia faccia
-Ho una storia da raccontarti, non la conosce neanche Clarisse. Siediti per favore- mi chiede indicando il terreno vicino a lei
-Se non l’hai raccontata a Clarisse perché la racconti a me?-
-Perché, anche se ti considero mio fratello, non si tratta di tua madre, se la raccontassi a lei non solo non mi crederebbe ma inizierebbe anche a litigare- chiarisce sospirando
-Ti ascolto-
Per qualche istante non parla, si limita ad osservare il buio davanti a noi, poi, finalmente, inizia la sua storia
 
-Devi sapere che mia madre era una donna molto ligia al dovere, rispettava le regole in modo ossessivo e le conosceva alla perfezione, come se le avesse create lei. Era nata in un popolo con molte leggi, e lei era fiera di affermare che le seguiva tutte; una di queste obbligava l’astinenza prima del matrimonio. A pensarci quasi viene da ridere, quel popolo è rude e chiassoso ma, nonostante questo, ha regole de genere.
-Mia madre era fidanzata, l’uomo che aveva scelto era meno rispettoso delle regole, ma non aveva mai neanche provato a toccarla conoscendo il suo punto di vista; tuttavia un uomo è pur sempre un uomo e quindi non poteva negare a se stesso di provare attrazione verso di lei, questo mia madre lo sapeva ma lo ignorava, presto si sarebbero sposati e tutto sarebbe andato per il meglio. O almeno lo pensava.
Ci fu una festa.
Quando tutti, ubriachi fradici, si addormentarono per la casa, il fidanzato di mia madre, con i sensi offuscati dall’alcool, diete sfogo ai suoi istinti rendendo tutti gli sforzi fatti fino a quel momento nulli.-
Racconta fermandosi un momento ma ripartendo prima che io dica qualcosa
-Mia madre voleva morire, lei non beveva e quindi, una volta finito il tutto, non pensò al piacere ricavato ma alla legge infranta; piena di dolore e rabbia afferrò la prima cosa che le capitò fra le mani e colpi il suo fidanzato, che nel frattempo si stava avvicinando per ricominciare da capo, con tutta la forza che aveva. Morì sul colpo.
Quando il mattino dopo gli altri si svegliarono la trovarono a piangere vicino al corpo, sapeva cosa comportava ciò che aveva fatto ma non aveva avuto il coraggio di fuggire. Naturalmente il fatto che lui l’avesse attaccata andava considerato, ma come potevano punire un uomo già morto? Non gli rimase altro da fare che punire lei per come si era fatta giustizia. Esiliandola.
La mandarono via su una delle loro barche a vela bianca, per non far mai sapere a nessuno da quale popolo provenisse; fu costretta a partorirci sul legno duro della prua e, per due anni, a crescerci come figlie del mare.
-Per molto tempo abbiamo navigato da un’isola all’altra, inizialmente tutto andava bene ma poi, per quanto mia madre stesse attenta, la popolazione scopriva che era un’esiliata e la cacciava via. Credimi, quasi esplose di gioia quando approdammo su Breytingar, insomma un popolo di esiliati! Ovviamente iniziammo subito gli studi, essendo piccole nel giro di due anni eravamo pronte a diventare breytane, Rupert però ci fece aspettare, nostra madre non era ancora pronta e voleva che giurassimo insieme; dopo altri due anni, finalmente, nostra madre finì gli studi e iniziarono a preparare la cerimonia di giuramento.
Poco prima di iniziare la mamma ci fece un lungo discorso, non ricordo più le sue parole ma so che in pratica ci diceva di volerci bene. Ciò che disse dopo lo ricordo. Disse che quando ci avrebbero posto la domanda  sul diventare breytane dovevamo rispondere di si, assolutamente si; noi lo facemmo, ma quando toccò a lei, con lo stupore di tutti, disse di no.
Successivamente prese dal nulla una borsa e andò verso la spiaggia dove, piena di cibo e armi, l’attendeva la barca con la quale eravamo arrivate. Non ci guardò in faccia, non disse niente, se ne andò in silenzio ignorando le nostre urla e gli insulti degli adulti. – finisce asciugandosi una lacrima che, silenziosa, le aveva percorso il viso
-Come fai a sapere tutto questo?- le chiedo ancora scosso dal racconto
-Me lo ha raccontato la mia insegnante prima di morire, la donna che mi ha insegnato tutto sulla medicina. Lei e mamma erano amiche.-
-Come ha potuto farvi questo?-
-Non giudicarla Hiccup, il racconto non è finito-  mi riprende con voce dura, mi zittisco aspettando che continui e intanto guardo dritto davanti a me, Elly odia che la si veda piangere
-Sia io che Clarisse la odiavamo, ci aveva abbandonate. È solo dopo la morte della mia maestra che ho appreso la verità, non ci aveva abbandonate di sua spontanea volontà. Nei quattro anni in cui era rimasta a Breytingar aveva iniziato una relazione segreta, amava davvero quell’uomo ma, purtroppo, lui era sposato e non poteva dirlo a nessuno. Credo si vergognasse, aveva vissuto sempre seguendo le regole per poi ritrovarsi a letto con un uomo già occupato. Fatto sta che venne scoperta dalla moglie legittima e, ovviamente, fu costretta ad andarsene; la donna voleva che ci portasse con se ma, almeno su questo, mia madre e il suo amante furono irremovibili: noi dovevamo restare li, al sicuro. Così lei sene andò via, da sola.
La maestra mi disse che l’uomo avrebbe voluto ripudiare la moglie e prendere lei in  sposa ma che, avendo anche un figlio, non poteva permetterselo. Comunque la donna morì qualche anno dopo per un incidente nel bosco, ma ormai mia madre era lontana.- termina guardandomi in attesa di una reazione
-Hai sopportato tutto questo da sola?- è la sola cosa che riesco a chiedere
-Sei il prima a cui posso raccontarla, Clarisse non mi avrebbe creduto e poi, anche se lo avesse fatto, cosa ne sarebbe venuto? Le avrei solo rovinato la vita- mi risponde
-Ma è un suo diritto saperlo!-
-Chissà, forse dirglielo adesso che sono in crisi potrebbe farle piacere- afferma sospirando
-In crisi?- chiedo confuso ricevendo in cambio uno sguardo infelice
-Non capisci? Questo potrebbe permetterle di lasciare il suo ragazzo senza ripensamenti-
-Hamish? Cosa c’entra adesso?- chiedo facendola sospirare
-L’amante di mia madre era Rupert- chiarisce guardando ostinatamente davanti a se
-Clarisse è fidanzata con il figlio di quello che sarebbe potuto diventare vostro padre?!- esclamo a voce fin troppo alta, Elly mi tappa la bocca per poi lasciarla dopo essersi accertata che tutti dormano
-Esatto- afferma a bassa voce, restiamo qualche minuto in un silenzio imbarazzante
-Perché me l’hai raccontato?- chiedo infine
-Tuo padre era già il capo quando tu sei nato, vero?-
-Si, ma cosa c’entra?-
-Ho bisogno del tuo aiuto, devo scoprire il più possibile su mia madre e mio “padre”, chiedere al capo renderà tutto più facile e veloce.-
-Cosa c’entra mio padre?-
-Oh Hiccup, sei davvero lento!- dice sbuffando
-Non capisco- le rispondo imbarazzato
-Per i breytani il nome di mia madre era Jenna, ma lo aveva inventato lei per non far capire da dove veniva, se ci pensi ha fatto lo stesso con noi; il suo vero nome era Anja*- confessa fissandomi intensamente –Hiccup, i miei genitori erano berkiani-
 
Una botta sulla nuca mi fa tornare alla realtà, mi volto verso Astrid che, sorridendo maliziosamente, mi lancia la borraccia dell’acqua. Bevo qualche sorso per poi fare lo stesso con Gambe, il più vicino a me.
La sera sta scendendo e, anche se in lontananza, intravedo alcuni punti luminosi; improvvisamente mi si stringe il cuore, li ho riconosciuti, sono le statue con i fuochi che circondano Berk.
 Siamo quasi arrivati e la tensione è palpabile, ho appena il tempo per incrociare lo sguardo della mia ragazza che qualcuno, sull’isola, suona il grande cono. Probabilmente aspettavano con ansia il ritorno dei ragazzi. Voliamo fin sopra la piazza principale e atterriamo fra le grida felici della gente, grida che si spengono appena Sdentato si fa notare; tutti restano col fiato sospeso mentre mi tolgo il casco, se cadesse uno spillo il suono rimbomberebbe, e sento più che mai la gola secca.
Restiamo in silenzio, nessuno osa fiatare; forse pensano di vedere un fantasma o uno spirito, fatto sta che, nonostante lo desideri, non riesco a parlare, non riesco a rassicurarli. Stufa del pesante silenzio Astrid scende da Tempestosa e, costringendomi ad imitarla, mi trascina di peso alla Sala Grande; al nostro passaggio tutti si scansano, quasi fosse una cosa programmata, creando un piccolo corridoio.
I ragazzi ci seguono in silenzio e anche Sdentato, seppur con fatica, avanza verso l’imponente costruzione; ci fermiamo un istante davanti alle grandi e massicce porte, i draghi intagliati sembrano osservarci e Astrid, fino ad un istante fa così decisa, esita nell’aprirle. Ci fissiamo per un istante e, tornando a guardare davanti a se, spalanca le porte. Ci vuole un po’ prima di essere notati, tutti mangiano e bevono tranquillamente senza alzare lo sguardo verso la porta ma, appena la Signora CosciaFritta lancia un urlo fissandomi, l’attenzione di tutti è per noi. Ancora una volta tutto cade nel silenzio, fermi come statue i berkiani aspettano che qualcuno faccia qualcosa; guardo Astrid aspettando che parli, ma lei sta zitta, fissa con intensità il grande fuoco al centro della stanza o meglio, i due uomini li seduti. Mio padre e Skaracchio ci guardano increduli, muovono le labbra ma senza far uscire alcun suono; lentamente Astrid avanza nella sala, tutti la guardano arrivare a qualche metro da mio padre e la tensione si scioglie non appena si lascia andare a una risata divertita.
-Ve l’avevo detto! L’avevo detto che l’avrei ritrovato!- esclama senza smettere di sorridere, improvvisamente Moccicoso mi spinge vicino a lei e mi ritrovo a fissare mio padre senza fiato; la barba rossa è screziata da alcuni fili bianchi e le grosse trecce che la tenegono sono cambiate, le spalle leggermente ricurve sotto il peso del mantello di pelliccia lo fanno sembrare stanco. È visibilmente invecchiato eppure, guardandolo bene, posso ancora notare i grossi occhi blu inondati di nuova luce, nascosti dalle folte sopracciglia.
-Non può essere lui, deve esserci un errore- biascica Skaracchio restio a credere di vedermi ancora vivo; mi porto la mano alla gola e, strattonando e agitando, riesco a tirare fuori la collana da sotto la tuta. Non ho lasciato spazio a dubbi e, pieno di incredulità, il mio ex maestro scoppia in lacrime agitando le due trecce bionde con cui tiene la barba.
Mio padre, Stoick l’Immenso, si alza lentamente dalla panca, lo seguo passo passo mentre percorre la distanza che ci divide, non distogliamo mai lo sguardo e, arrivato davanti a me, sussulto nel sentire la sua presa sicura sulle spalle
-Figlio mio-sussurra con le lacrime agli occhi, ha lo stesso tono di quando parliamo della mamma, come se stesse parlando con qualcuno che non c’è materialmente
-Sono tornato, papà- gli rispondo abbracciandolo, immediatamente vengo ricambiato e quasi soffoco con la faccia immersa nella folta barba; tutto intorno a noi i berkiani urlano di gioia, brindano e aspettano con ansia di potermi parlare, di avere spiegazioni, ma quasi non ci faccio caso e mi concentro solo sul mio papà.
 
Per tutta la sera non faccio altro che raccontare tutto ciò che mi è successo in questi ultimi cinque anni, presento al popolo Elly e Clarisse come mie salvatrici e festeggio insieme a tutti; le rare feste a Breytingar sono chiassose e piacevoli, ma non hanno nulla a che vedere con le feste a Berk: qui si urla, si beve, si balla, si canta, si mangia…dopo tre anni sono finalmente a casa mia.
 
I giorni che seguono sono fra i più belli della mia vita, qui a Berk non ho limiti né per quanto riguarda Sdentato né per altro, mio padre ha accettato di buon grado la temporanea presenza delle gemelle ma io ed Elly abbiamo deciso di aspettare prima di chiedere qualcosa su sua madre, era pur sempre un’esiliata ed è meglio andarci piano.
 
-Hiccup! Muoviti!- mi urla Astrid spronando Tempestosa al massimo, Sdentato non si lascia battere e, prima ancora che io tocchi le redini, lui parte superandola; ci lasciamo andare a mille acrobazie prima di fermarci, sudati e ridenti, davanti alla nostra grotta.
Entriamo lasciando dietro di noi i nostri draghi che, con pazienza, stanno vicino al  cucciolo che gli spruzza acqua addosso; ci sediamo sull’erba fresca e tiriamo fuori il pranzo: pollo, haggis, yak arrosto e acqua.
-Quanto mi è mancato questo posto!- esclamo dopo una bella sorsata d’acqua fresca
-Non dirlo a me!- mi risponde la mia ragazza sdraiandosi con una coscia di pollo fra i denti
-Perché? Da quanto non ci vieni più?- chiedo curioso sfilandole l’alimento dalla bocca dato che non sembra intenzionata a toglierlo neanche per parlare
-Dopo il funerale ho dormito qui, poi non ne ho avuto più il tempo. Dovevo cercarti- mi spiega rialzandosi per riappropriarsi della coscia, restiamo a fissarci per un po’ poi, in un silenzio piacevole, continuiamo a mangiare; alzo lo sguardo un momento e noto una goccia solitaria scenderle al lato della bocca, è scappata dalla borraccia e ora scende lentamente fino al collo. D’istinto mi avvicino a lei posandoci sopra le labbra, Astrid resta interdetta ma mi passa velocemente le braccia intorno al busto mentre ricopro di baci ogni centimetro di pelle della gola, risalgo verso la mandibola contratta e, riempiendo di baci anche quella, arrivo alle labbra; mi prendo tutto il tempo per baciarla, le labbra di Astrid sono proporzionate, né piccole né carnose, perfette. Sembrano fatte apposta per posarsi sulle mie. La bacio prima delicatamente, quasi come le prime volte ma poi, preso dalla passione, mi intrufolo con la lingua iniziando a danzare con la sua che, quasi per dispetto, cerca di scapparmi; quando ormai non ho più ossigeno nei polmoni la lascio andare, respiriamo avidi d’aria per un minuto o due poi, con occhi languidi, ci riavviciniamo per ricominciare. Mentre le accarezzo i capelli sento la sua mano destra cercare un punto d’accesso nella tuta di pelle, le fermo la mano portandola a pochi centimetri dalla mia faccia e ci lascio un bacio
-Astrid- inizio con voce roca ma subito lei mi interrompe
-Non ci provare sai! Non iniziare sui tuoi stupidi discorsi sul significato delle azioni o altro! L’ultima volta che ti ho dato retta ho avuto tre anni interi per pentirmi!- esclama puntandomi un dito sul petto e guardandomi arrabbiata
-Astrid-
-Ho avuto abbastanza tempo per pensarci, non credi? Non me ne pentirò quindi non cercare altre scuse, non mi importa se ti sembra solo un gesto di sfogo dopo cinque anni di solitudine, io voglio- continua fermandosi improvvisamente a causa di un nuovo bacio
-In realtà volevo solo dirti che stavolta non mi fermerò- le sussurro ad un orecchio con voce roca, le sue bellissime gote diventano rosse e io trattengo a stento una risata perché so che mi picchierebbe. Ricomincio ad assaporare le sue labbra mentre, con movimenti impacciati, le alzo la maglietta per accarezzare il fianco ossuto; risalgo con le punte delle dita verso la fasciatura che le tiene il seno e poi, lasciandoci una carezza leggera, arrivo fino alla gola. Con l’altra mano le slaccio il grande cappuccio così da poter rimuovere totalmente la maglietta e, dopo averla osservata per qualche istante, la assecondo sfilandomi la parte superiore della tuta; riprendo a baciarla scendendo lentamente verso la fasciatura, la libero anche da questo impiccio carezzandola dolcemente e, continuando la mia discesa, non posso far altro che impazzire a contatto con la sua pelle calda e morbida. La sento gemere sotto di me e non posso che esserne felice, a vicenda ci togliamo gli ultimi indumenti ritrovandoci l’uno davanti all’altro nel modo più naturale possibile; la guardo ancora una volta, lei ricambia lo sguardo con occhi languidi ma ancora duri, quasi a minacciarmi di non fermarmi. Dopo poco tempo mi unisco finalmente a lei, aspetto qualche minuto perché si abitui alla mia presenza poi, insieme, iniziamo la danza più vecchia del mondo; non so dire per quanto dura, ma alla fine ci accasciamo, ancora uniti, uno sopra l’altro. Non abbiamo parlato per tutto il tempo, a parte qualche risata imbarazzata e i nostri nomi urlati nei momenti cruciali, perché dopo tre anni, finalmente, la promessa è stata mantenuta.

* nome tedesco
 
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Oddei!!! È successo davvero?!

Allora, ciao a tutti!
Si, lo so; sono in ritardo rispetto alla scadenza che mi ero data ma, per qualche ragione, mi è venuto un attacco di pigrizia. Non mi andava proprio di toccare il computer, ma non preoccupatevi! Nel mentre ho scritto lo scheletro anche del prossimo capitolo, quindi non farò passare poi così tanto tempo; fra l’altro ho tirato un po’ le somme scoprendo che, dopo di questo ci saranno all’incirca altri due capitoli! Non posso crederci, la fanfiction è quasi finita TT.TT però non vi preoccupate! Sto scrivendo alcuni special a mio parere molto carini (ci credo, li ho scritti io -.-‘’) che pubblicherò di tanto in tanto, per far vivere ancora la storia.
Ok allora, so che il capitolo è corto (sono solo 9 pagine) ma non ho trovato necessario allungare inutilmente i discorsi e le scene, solo per farlo venire fuori più lungo. Corto ma di qualità, va bene così. Allora in questo capitolo affrontiamo la verità sulle gemelle e, successivamente, il ricongiungimento di un padre e un figlio; secondo me, nonostante i loro caratteri, le loro reazioni sarebbero state proprio queste. Dolci loro!!!
Spero di aver descritto bene la scena finale, ho cercato di far capire senza spiegare, tipo gli abiti “vedo non vedo” in cui sai che una cosa c’è ma quella non si vede bene. Spero di esserci riuscita. Fatemi sapere.
Per quanto riguarda il nome “Anja”, sono andata a cercare (non l’avevo mai fatto prima, comodo come metodo) una lista di nomi Tedeschi, ci ho trovato anche Astrid ma, ovviamente, non potevo metterle quel nome quindi, alla fine, ho trovato che Anja fosse molto carino; volevo metterle un nome vichingo in realtà, tipo SpaccaNasi…. Ma non me ne è venuto in mente neanche uno che si addicesse davvero.
Allora, voglio salutare il mio amico DarkStar perché questo capitolo è solo per lui; dato che non ho potuto pubblicare nulla per il suo compleanno mi rifaccio in questo  modo, ti voglio bene vecchietto!!!
Finisco col chiedervi di contattarmi nel caso vi risulti difficile o poco chiaro qualcosa. Ringrazio chi ha messo la mia storia fra le Seguite, le Ricordate, le Preferite e anche chi ha solo letto. Un bacio a tutti, ci sentiamo alle recensioni o, in alternativa, al prossimo capitolo.
 
Kunoichi_chan009

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Capitolo 12
*** Non c'è mai pace ***


 
Cambiamenti formidabili
 

Non c’è mai pace
 
 
 
Apro lentamente gli occhi cercando di mettere a fuoco l’ambiente circostante, sono in una grotta semibuia, da fuori provengono strani rumori e, all’altezza dello stomaco, sento un soffice peso. Abbasso lo sguardo sul viso addormentato di Astrid, ha la treccia disfatta e il petto nudo è in bella mostra insieme al resto; improvvisamente ricordo cosa è successo qualche ora fa e, arrossendo, osservo attentamente la mia ragazza che ancora dorme. Io che pensavo fosse stato un bellissimo sogno!
Mentre le ripasso con dita leggere il contorno delle labbra giro la testa di scatto verso l’entrata della grotta, facendo attenzione poso la testa di Astrid sul prato e, a passi veloci, scanso leggermente i rampicanti imprecando per il freddo; osservo bene il sole tirando un sospiro di sollievo, è appena iniziato il tramonto.
Abbasso lo sguardo sui nostri draghi che, con una pazienza che non avrei mai scommesso, mi guardano tranquilli come se fossimo atterrati da pochi minuti anziché ore; scambio uno sguardo d’intesa con Sdentato e torno dentro a svegliare Astrid che, non sentendo più la mia presenza, si è rannicchiata in posizione fetale.
Mi avvicino lentamente godendomi la vista poi, inginocchiandomi, le poso una mano sulla spalla scuotendola dolcemente
-Mmm- la sento mugugnare mentre, lentamente, si tira su
-Svegliati raggio di sole- le dico facendola sorridere ancora mezza addormentata
-Raggio di sole?-
-Mm, non ti piace? Che ne dici di biondina?-
-Mi sembra il soprannome di una ragazza oca che sta con un pallone gonfiato-
-No? Allora zuccherino!-
-Sa di smielato-
-Ancora? Dunque, piccolo fiore-
-Non sono così delicata-
-Principessa?- chiedo sbuffando
-Sono la tua ragazza, non tua figlia- mi risponde prima di scoppiarmi a ridere in faccia, contagiandomi velocemente.
 Smettiamo dopo qualche istante e ne approfitto per baciarla, dopo poco ci stacchiamo e le do la schiena per cercare i vestiti lanciati in giro per la grotta, ma sobbalzo appena le mani di Astrid mi accarezzano la schiena
-Questa è di quella volta, vero?- mi chiede con voce triste
-Cosa?- chiedo confuso
-La cicatrice, te l’ha lasciata quel bisbetico- chiarisce seguendo con un dito il contorno della lunga striscia bianca che mi divide a metà la schiena.
-Non è una bella vista, vero?- le chiedo sorridendo  
-Sembra profonda-
-Lo è-
-Non pensi mai ti coprirla?-
-Sai, di solito mi vesto quindi nessuno l’ha mai vista- le rispondo facendola sorridere
-Scemo, i vestiti non valgono. Intendevo con un tatuaggio*-
-Un tatuaggio? Non l’ho mai preso in considerazione in realtà- confesso pensieroso
-Se lo fai tu lo faccio anche io- promette carezzandomi il petto
-Come mai tutta questa voglia di coprire una cicatrice?- chiedo divertito facendola rabbuiare
-Le cicatrici sono importanti, ognuna di esse racconta una storia, ma questa è troppo triste per essere ricordata- mi spiega evitando il mio  sguardo
-Una Furia Buia-
-Che?-
-Penso che il tatuaggio perfetto per me sia una Furia Buia, tu cosa ti farai?- le chiedo facendole scappare un sorriso
-Chissà? Forse un Uncinato Mortale- mi risponde baciandomi
-Comunque  buongiorno- le sussurro a un centimetro dalle labbra prima di allontanarmi
-Fra poco sarà ora di cena, dobbiamo tornare indietro- dico iniziando a vestirmi subito imitato da lei, una volta allacciata l’ultima cinghia mi giro per guardarla ma la trovo rannicchiata contro la parete, con il volto fra ne ginocchia e le braccia intorno alle gambe
-Ti senti bene?- le chiedo preoccupato inginocchiandomi
-È successo davvero?- mi chiede quasi sussurrando con gli occhi lucidi, velocemente l’abbraccio facendola sedere sulle mie gambe così da guardarla dritta negli occhi
-Sono qui Astrid, non me ne vado- le dico con voce ferma ricevendo in cambio un abbraccio stritolatore che mi fa sorridere
-Sai- inizia lei –Se non ci fosse stata la battaglia, a quest’ora, forse saremmo già sposati-
-Recupereremo- la consolo poggiando il viso sul suo petto, le sue mani raggiungono subito i miei capelli iniziando a intrecciarli
-A si?-
-Si-
-A una condizione però- asserisce lei con voce convinta
-Quale?-
-L’abito bianco** lo metto io-
-Ed è una condizione?- le chiedo alzando un sopracciglio
- Sai, Skaracchio un tempo diceva che fra i due quella mascolina ero io, anche se ora il ruolo è tuo voglio che ogni dubbio sia messo a tacere- risponde cercando di nascondere un sorriso per sembrare seria
-Come vuoi, io mi vesto da pollo, va bene lo stesso?- chiedo cercando di restare serio come lei
-No, vestiti da toast-
-Certo, vi dichiaro toast e moglie-
-Ora puoi addentare lo sposo- continua lei senza nascondere più il divertimento sul suo viso
-Ammettilo, sarei lo sposo più buono del mondo- le dico con voce trasognante
-Si, un pezzo di pane- finisce ridendo e baciandomi col sorriso stampato in volto.
Restiamo qualche minuto a crogiolarci poi, a malincuore, lasciamo il nostro piccolo nido per tornare al villaggio.
 
 
-Hiccup! C’è qualcuno lì!- esclama Astrid a bassa voce afferrando l’ascia posata accanto a lei, alzo gli occhi dal pranzo al sacco e seguo la direzione del suo sguardo fino ad una grande quercia abbastanza distante; la fisso per qualche istante prima di afferrare a mia volta la spada, chiunque si sia nascosto li non è molto bravo a stare immobile.
Ci avviciniamo lentamente senza fare rumore e, con uno sguardo d’intesa, attacco dal lato sinistro mentre Astrid copre quello destro. Fermo la lama pochi centimetri  prima del collo e fisso sorpreso la ragazza che, con gli occhi scuri spalancati, cerca di fondere la schiena con la corteccia dell’albero.
-Chi sei?- le chiede Astrid assottigliando gli occhi, la biondina non parla ma fissandola bene ricordo dove l’avevo già vista
-Si chiama Erin-
-Come fai a saperlo?- mi chiedono insieme anche se con due espressioni diverse
-Non ricordi? La figlia di Sokew- spiego abbassando la spada senza però cambiare di molto la condizione di Erin, visto che  l’ascia di Astrid le resta puntata contro
-Figlio di Berk, ora mi ricordo di te,  sei cambiato molto- mi dice abbozzando un sorriso
-Cosa ci fai qui?- le chiedo abbassando l’ascia di Astrid
-Io…temo di essere qui per te- mi risponde prima di indicare la sacca del pranzo ancora abbandonata alle sue spalle –Mentre vi spiego potrei mangiare?-
Torniamo nel punto preciso in cui eravamo prima e le offro il cibo che avevamo portato
-Quindi? Perché sei qui?- le chiede impaziente Astrid senza lasciar andare l’ascia
-Immagino si possa chiamare vendetta- le risponde masticando con voracità una coscia di pollo
-Che vuol dire “vendetta”?-
-Tre anni fa avete combattuto contro il mio popolo, ed avete vinto- inizia posando a terra l’osso e prendendo un pesce –Purtroppo mio marito è sopravvissuto e, appena è stato possibile, è tornato a casa con i pochi uomini scampati alla battaglia.
-Inizialmente sono stati calmi, dovevano leccarsi le ferite ed organizzare i riti funebri per i caduti ma poi, una volta ripresi, hanno ricominciato a maltrattarci. Tutto è peggiorato quando un bambino ha chiesto alla madre perché la sera non pregavano più, di perse la domanda non era strana ma il marito della donna ha preso da parte il bambino interrogandolo sulle preghiere e così, per nostra sfortuna, hanno capito per chi tifavamo.- spiega sfiorandosi quasi sovrappensiero le lunghe cicatrici rosa che le percorrono le  braccia –Come potrete facilmente capire non ce l’hanno fatta passare liscia- dice incrociando il mio sguardo probabilmente impietosito.
-Come puoi lasciare che ti tratti così?- chiede Astrid con voce strozzata –Non hai un po’ d’orgoglio femminile? Vattene dall’isola e porta le donne con te!-
Erin la fissa con occhi persi nel vuoto prima di passare lo sguardo su di me e poi di nuovo su di lei
-Pensi che non ci abbia pensato? Piuttosto chiedimi quando mai questa idea non è stata al centro dei miei pensieri. Il punto è che lui ha trovato un modo per tenermi attaccata a se, un modo che nessuna donna può ignorare- risponde asciugandosi una lacrima
-Non c’è nulla che potrebbe farmi restare li a forza- afferma Astrid stringendo l’ascia come a darsi sostegno, Erin la guarda un momento prima di sorridere tristemente
-Tu non hai ancora dei figli, vero Astrid?- chiede senza spostare lo sguardo dalla mia ragazza, che lentamente, abbassa l’ascia senza ribattere.
-Ti ricatta con il suo stesso figlio?- chiedo sbigottito ricordandomi solo in quel momento che, tre anni prima, avevo incontrato Erin mentre era in dolce attesa
-Si, dovresti vedere come lo tratta Hiccup! Il mio bambino- sospira affranta prima di mangiare il resto del pesce
-Quindi siete qui per vendicarvi su Berk-
-Siamo qui per vendicarci su di te, infondo sei stato tu a comandare la squadra dei draghi-
-Ma non capisco, se per i Bisbetici le donne non valgono niente perché ti hanno portato in battaglia?- chiede Astrid ritrovando finalmente la voce
-Non mi hanno portata per combattere, sono qui perché mio marito non si fidava di me, ha preferito evitare che gestissi un’altra rivolta contro di loro. Infondo ero io a infondere coraggio alle altre donne- le risponde Erin sospirando di nuovo –Siamo accampati al centro della foresta, siamo arrivati pochi giorni fa e la stanno ancora esplorando. Io sono stata inviata a cercare del cibo.-
-Non possono averti lasciata sola nella foresta, saresti potuta correre al villaggio e avvertirci della loro presenza-
-Non con mio figlio nelle loro mani, voi non contate perché vi ho incontrati per caso ma andare fino al villaggio, ammesso e non concesso di trovarlo, avrebbe voluto dire firmare la sua condanna a morte.-
-Loro sono qui per me- inizio attirando la loro attenzione –Non posso stare fermo aspettando che spuntino all’improvviso per pugnalarmi, devo fare qualcosa-
-Ma se tu vai li e li attacchi lui capirà cubito che sono stata io a dirti tutto e ucciderà il mio bambino!- protesta Erin visibilmente spaventata
-Tranquilla, ho un piano- inizio sorridendo prima di raccontare per filo e per segno la mia idea.
 
-Pensi davvero che funzionerà? Insomma quando andremo nella conca saremo molto scoperti e senza draghi!- inizia Astrid con voce preoccupata  ma la interrompo subito alzando un sopracciglio
-Cosa intendi per “andremo”? Tu resterai in cima alla conca, pronta a fare fuoco-
-Scordatelo! Non mi separerò mai più da te durante una battaglia, soprattutto se i nemici sono i Bisbetici Ingiuriosi- mi risponde con voce ferma e decisa quindi, sospirando, lascio perdere dato che nulla la smuoverà.
Atterriamo nella piazza andando subito verso la fucina dove, probabilmente, Skaracchio lavora di buona lena visto il rumore che sta facendo
-Pensi sia stato saggio lasciarla li?-
-Se non fosse tornata all’accampamento entro sera il marito avrebbe potuto fare qualcosa al bambino, non poteva rischiare- le rispondo carezzando la testa a Sdentato, che per tutto il colloquio tra noi e Erin era rimasto con Tempestosa sulle rive del fiume vicino
-Questa è la voce di Moccio?- mi chiede Astrid sospetta assottigliando gli occhi, mi metto in ascolto ed effettivamente riconosco la voce, proviene dalla fucina e sembra furiosa; iniziamo ad affrettare il passo e affianchiamo Elly che, ritta sulla porta, ci fa un breve cenno di intesa ritornando subito a fissare Clarisse e Moccicoso che litigano e si lanciano cose addosso.
-Che sta succedendo?- chiediamo insieme io e Atrid alla ragazza accanto a me, Elly alza le spalle sospirando –Non lo so, sono appena arrivata- ci risponde avanzando nella stanza e alzando le braccia verso i due che, per non colpirla, cessano il fuoco.
-Cosa state facendo?- chiede tranquilla passando lo sguardo dall’uno a l’altra
-Stiamo litigando?- risponde incerto Moccicoso facendomi cascare le braccia
-Riformulo la domanda, perché state litigando nella fucina di Skaracchio?- si corregge Elly fissando la gemella in attesa di una risposta sensata
-Assolutamente niente, questo ragazzo ha delle tremende manie di protagonismo- dice Clarisse buttando a terra il martello che ancora teneva fra le mani
-Io non ho manie di protagonismo! Sei tu che sei lunatica! Prima fai la carina, poi mi dici che ne vuoi parlare, poi che non ci vuoi più pensare e infine che devo dimenticare tutto, deciditi!-
-Ma a te cosa cambia?! Non ne voglio più sentir parlare quindi mi sembra ovvio dimenticare tutto!-
-Se vuoi che io mi comporti come se nulla fosse successo allora fallo anche tu, smettila di guardarmi come se fossi un mostro! Hai le mi stesse colpe!-
-Peccato che su di me le “nostre” colpe avranno una conseguenza diversa! Tu sei un uomo quindi non puoi capire!-
-E allora spiegami! Non ti nascondere dietro il “non puoi capire”!-
-BASTA!- li interrompe Elly, l’espressione conciliante ha lasciato il posto a una grande preoccupazione e ormai il suo sguardo saetta fra tutte le persone nella stanza, tanto che non capisco chi stia guardando
-Di che state parlando?- chiede Astrid con la sua tipica espressione affilata, i due evitano il suo sguardo e quello di Elly ma passano a me, entrambi. Non so quale dei due guardare ma il problema si risolve in fretta, entrambi si avvicinano con gambe tremanti ma, mentre Moccicoso mi poggia una mano sulla spalla per sorreggersi, Clarisse resta a qualche passo da me, con gli occhi grondanti di lacrime.
-Io non volevo!- esclamano insieme fissandomi supplicanti, apro la bocca per chiedere spiegazioni ma la richiudo subito, non ce n’è bisogno dato che fanno tutto da soli.
-Tutto è iniziato alla festa d’addio a Breytingar, avevo bevuto molto e stavo cercando i barili per riempire ancora il bicchiere quando l’ho trovata, se ne stava seduta con la schiena contro un muro e diversi boccali sparsi intorno; visto che non riuscivo a riempire il mio mi sono seduto accanto  a lei per bere dai suoi e bhe, una cosa tira l’altra e noi…- si interrompe fissandomi addolorato –E voi?- chiedo con voce tremante solo per avere conferma, ho già capito
-Lo abbiamo fatto- finisce per lui Clarisse che ormai piange a ruota libera, ci metto qualche istante per capire cosa ha detto poi, alzando lentamente gli occhi, incrocio lo sguardo allibito di Astrid e quello tremante di Elly.
-Cosa intendete fare adesso? Clarisse è promessa sposa- chiedo ritrovando la voce
-Mi pare ovvio- risponde Elly per loro –Moccicoso diventerà un Breytano e si sposeranno-
-Come potrei fare una cosa del genere Elly? Sai perfettamente che quando un fidanzamento è sancito è come se già si fosse sposati-
-Tu e Hamish l’avevate già fatto?- le chiede senza mezzi termini la sorella facendola, per quanto possibile, arrossire
-Quell’idiota? Figurati! Ha la fissa del rispetto ecc… ma io dico, se ti dico che va bene perché ti devi trattenere?!- risponde più a se stessa che a noi suscitando un “come ti capisco” da Astrid.
-Io sono disposto a fare le cose per bene Hiccup, ma lei si rifiuta per via del suo fidanzato- dice Moccicoso riportando l’attenzione su di lui –Vuole far finta di niente e tornare a Breytingar come se non avessimo mai fatto nulla-
-Prima o poi verrà fuori- interviene Astrid fissando preoccupata il viso pallido di Clarisse
-Andrà tutto bene invece, quando arriverà il momento di farlo lo farò ubbriacare tanto da farlo addormentare, lo spoglierò e farò gocciolare sul letto qualche goccia di sangue; penserà di non ricordare nulla per via dell’alcool, andrà tutto bene- dice Clarisse cercando di convincere se stessa dell’efficienza del piano ma senza riuscirci
-Se tu magari spiegassi a Hamish cosa è successo…magari capirebbe e scioglierebbe il fidanzamento- inizio io ma Clarisse mi interrompe scoppiando in una fragorosa risata senza allegria
-Certo Hic, così sarei libera di girare per il villaggio con tutti i breytani pronti ad additarmi come traditrice puttana, una vita meravigliosa da dare a lui!- esplode prima di tapparsi la bocca e guardarmi spaventata
-Se resti qui non possono farti nulla, non possono toccarti e nessuno ti additerà come niente, a Berk non sanno che sei fidanzata…non preoccuparti per me- le dice Moccicoso cercando di usare un tono di voce tranquillo ma questo la fa solo arrabbiare –Non mi importa cosa succede a te! L’unica cosa che mi preoccupa è il futuro di mio figlio!- rivela facendoci gelare tutti sul posto, Moccicoso apre e chiude la bocca e Astrid fissa con occhi nuovi l’aspetto stanco e pallido di Clarisse; Elly resta con gli occhi fissi sulla sorella che, non sopportando più il nostro mutismo corre via spingendomi di lato, lasciandoci soli a fare i conti con la bomba che ha appena sganciato.
 
*Esatto, un tatuaggio. TestadiTufo in Dragon Trainer si vanta di avere una voglia che predice il suo glorioso futuro di ammazza-draghi e Gambe gli chiede “Tua madre ti lascia fare un tatuaggio?”. Quindi ho dedotto che ai tempi i tatuaggi esistevano.
**Sinceramente non ho trovato nulla riguardo i matrimoni vichinghi, quindi ho deciso di lasciare la nostra tradizione dell’abito bianco.
 
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BUM!
Ciao a tutti! Ehm….il “bum” sarebbe per la bomba lanciata da Clarisse eh eh…no è?
Allora, lo so che sono in ritardo e il capitolo non è molto lungo ma proprio non mi andava di pubblicare, il fatto è che dopo questo manca solo un capitolo e l’epilogo  e mi viene la depressione a pensare che fra poco tutto finirà, più o meno.
Comunque lasciamo perdere la mia depressione e passiamo ai fatti. Il risvegli è stato dolcissimo vero? Dunque la parte iniziale l’avevo scritta il mese scorso, quando sono andata a rileggerlo sono morta dal ridere! Non lo ricordavo mica!
Va be, spero vi abbia fatta ridere quanto a me. Allora passa un mese da quando Hic e gli altri arrivano a Berk e, durante un pranzo romantico, Erin fa il suo ritorno con tanto di esercito al seguito, vi avevo detto che era importante; suo marito tiene in ostaggio suo figlio e lei è costretta ad ubbidirgli, ma ci penserà Hiccup! Il problema è la riuscita del piano, con la fortuna che ha…
E ora parliamo di Moccio e Clarisse, molto probabilmente molti di voi avranno capito subito cosa era successo fra i due quando ho descritto la reazione della ragazza nel salire in groppa a ZanneCurve, se così non fosse…SORPRESA!
Clarisse non vuole restare a Berk perché vede in Moccio il colpevole della situazione, ma sa anche che non può tornare a Breytingar visto che non riuscirebbe a nascondere la verità ad Hamish e che, anche sciogliendo il fidanzamento, restare li significherebbe solo far vivere male suo figlio\a.
Cosa sceglierà di fare? Affronterà Hamish? Scapperà? Farà venire un infarto ad Elly?
Nessuno lo saprà prima dell’epilogo ^_^. Quindi ci vediamo al prossimo capitolo con la trappola e molte risposte. Ciaoo.
Il capitolo è dedicato alla mia fedele disegnatrice ariele (che è sempre in ritardo-.-)


Kunoichi_chan009


P.s. non so se ai tempi i tatuaggi potessero essere di altri colori oltre al nero, ma il rosso ormai e il colore che, insieme al verde, associo ad Hic.
P.p.s. Anche se in ritardo, Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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Capitolo 13
*** L'ultimo respiro ***


 
Cambiamenti formidabili
 



L’ultimo respiro
 


-No, non ci credo- sospira per la decima volta Elly facendo alzare gli occhi al cielo ad Astrid
-Non vedo il perché-
-Non vedi il perché?! Clarisse ha solo vent’anni!- esclama indignata la gemella puntando gli occhi grigi sulla mia ragazza che, con il collo e le orecchie rosse, si erge in tutta la sua altezza quasi involontariamente
-Non c’è niente di male ad avere un figlio a vent’anni! L’importante è crescerlo bene e amarlo, l’età non conta!- ribatte arrabbiata e con la voce leggermente stridula.
-Ciò che mi preoccupa è cosa farà adesso- intervengo separando le due che, seguendo il mio sguardo, fissano Moccio che ancora si sorregge allo stipite; sentendosi osservato si gira ritrovandosi con tre paia di occhi puntati addosso e sbianca ancora di più, le occhiaie scure accentuano gli occhi azzurri che, in mezzo a quel pallore, sembrano più due grandi torce.
-Cosa vuoi che faccia? Cercherò di convincerla a restare, ma non credo mi permetterà neppure di avvicinarmi ormai- sospira affranto togliendosi l’elmo e passandosi la grossa mano fra i capelli scuri
-E farebbe anche bene!- lo rimprovera Elly passando a sua volta la mano minuta fra la chioma bionda e spettinata che si ritrova, alle sue parole Moccicoso si rizza in piedi –Abbiamo le stesse colpe sai?! Così com’era ubbriaca lei lo ero anche io! Non mi sono mica approfittato di lei dato che da quel che ricordo lo ha fatto di sua spontanea volontà!- gli sibila contro con voce minacciosa, non l’avevo mai sentita prima. Elly apre la bocca per rispondere a tono ma Astrid li ferma con l’espressione  più severa del suo arsenale
-Non abbiamo tempo di litigare! Soprattutto non qui dove chiunque può sentirci! Adesso dobbiamo pensare solo a Clarisse, probabilmente vorrà restare sola per un po’, quindi adesso vai a cercarla!- ordina irremovibile a Moccio che aggrotta le sopracciglia ripiegandosi leggermente
-Ma…hai detto che probabilmente vuole restare da sola-
-Non capisci? Non possiamo permetterci tempo da perdere, quindi devi risolvere la cosa subito!-
-E cosa dovrei fare?- chiede ansioso rimettendosi in testa l’elmo con le corna attorcigliate
-Ti consiglio di sederti accanto a lei-
-Eh?- risponde intelligentemente lui
-Ma si! Ti siedi accanto a lei, le dai qualche minuto per piangere e l’abbracci.-
-E poi?-
-Ovviamente parlate!- risponde la mia ragazza alzando gli occhi al cielo per poi tornare a guardare Moccicoso che, velocemente, scatta nella direzione presa prima da Clarisse. Astrid non ci da nemmeno il tempo di aprire bocca che parte verso casa mia trascinandoci come sacchi di patate
-Posso sapere dove mi porti?- chiede Elly leggermente scocciata
-Hai presente il popolo contro cui abbiamo combattuto tre anni fa?- le domanda a sua volta la mia ragazza
-Si-
-Sono tornati, per Hiccup. Abbiamo un piano ma, prima di annunciarlo al Villaggio, dobbiamo parlarne con Stoick.- le spiega facendola restare di sasso, con la bocca ferma in una O muta.
-Secondo te che ne penserà tuo padre?- mi chiede Astrid fermandosi improvvisamente e facendo quasi inciampare Elly
-Ne sarà entusiasta- le rispondo sorridendo –Non solo potrà menare le mani ma potrà farlo contro il popolo che ha causato questi tre anni di distanza-
-Ma il nostro essere un esca?- chiede ansiosa facendo alzare un sopracciglio sia a me che ad Elly
-Esca?- chiede lei
-Nostro?- chiedo invece io
-Non penserai seriamente che te lo lascerò fare da solo? Dopo l’ultima volta?- chiede invece lei fissandomi come se fossi un bambino stupido
-Astrid non puoi farlo!-
-Pensi davvero di riuscire a farmi cambiare idea?-
Apro la bocca per protestare ma la richiudo subito, ovviamente non ci riuscirò quindi, sbuffando, mi incammino verso casa mia subito seguito dalla mia ragazza. Solo Elly resta indietro, con l’espressione confusa e la bocca ancora aperta.
 
 
-Avremo fatto bene a lasciare i draghi al villaggio?- chiedo ad Astrid alzandomi e porgendole la mano per fare altrettanto
-Non siamo lontani e poi lo sai che con loro non si può avere un momento per stare da soli- mi risponde arrossendo leggermente prendendo la sacca del pranzo e incamminandosi verso casa , le stringo un altro po’ la mano e continuo a camminare fra i cespugli cercando di non incastrare la protesi sotto una delle innumerevoli radici, lei mi restituisce la stretta e con l’altra mano inizia a mandare avanti e indietro la sacca; di sfuggita vedo un lampo biondo fra gli alberi ma Astrid non da cenno di vederlo quindi lascio perdere, facciamo ancora pochi metri prima di veder sbucare uomini armati da dietro i tronchi. Senza neanche pensare inizio a correre trascinandomi dietro Astrid che nel frattempo si maledice per aver lasciato Tempestosa a casa, la famigliare foresta diventa improvvisamente un labirinto verde e mi ritrovo, senza possibilità di scampo, davanti all’entrata della conca dove ho addestrato Sdentato costretto ad entrare e ad aspettare ciò che succederà…e che ho programmato.
Gli uomini ci seguono uno dopo l’altro e, anziché buttarsi su di noi finendola subito, lasciano spazio al loro capo che avanza impettito tenendo per mano Erin; l’entrata teatrale la dice lunga su di lui e non posso non notare il modo in cui stringe la moglie, senza volerlo allento la presa su Astrid per timore di farle anche solo la metà del male che vedo, ma lei non me lo lascia fare e stringe di nuovo.
-E quindi eccolo qui! Hiccup Horrendus Haddok III, colui che ha addestrato i draghi e ha dimezzato il nostro esercito! Un ragazzino di dubbia forza direi.-
-L’unica cosa dubbia qui è la tua intelligenza!- esclama Erin beccandosi uno schiaffo in pieno volto, talmente veloce da non lasciarle neppure il tempo di chiudere gli occhi. Incurante del gesto appena compiuto il Capo si gira di nuovo verso di me squadrandomi con gli occhi piccoli e chiari coperti dalle cespugliose sopracciglia rosse, passa per un instante ad osservare la mano che ho intrecciato con Astrid e un sorriso beffardo gli compare sul volto
-Tu pensa, siamo stati battuti da un ragazzino talmente debole da rispettare le donne! Uomini c’è forse un’umiliazione peggiore?!- chiede alzando la voce e ricevendo in cambio urla eccitate – Che effetto ti fa sapere che il tuo alleato sta per morire, è Erin? Tu, che non sopporti la vista del sangue ora vedrai il suo scorrere sulla mia spada, tutto perché hai voluto tradirci. Come se contassi qualcosa!- esclama rivolgendosi alla moglie e dandole uno scrollone, l’interpellata alza gli occhi su di me e poi sull’esercito alle sue spalle per poi piegare debolmente la testa verso destra, perfetto! Sono tutti.
-Sai, dovresti dare ascolto a tua moglie- interviene Astrid notando come me il gesto di Erin –Intendo quando dice che la tua intelligenza è nulla!- esclama poi davanti alla faccia confusa dell’uomo. Non aspetta oltre e getta in aria la sacca del pranzo che viene incendiata immediatamente da un colpo di fuoco, dall’alto della parete rocciosa spuntano uno dopo l’altro tutti gli abitanti del villaggio con i rispettivi draghi, alcuni sono in volo altri ancora a terra, dall’entrata della conca affluiscono tutti gli uomini rimanenti che si dispongono a semicerchio, solo due restano a guardia dell’entrata; i bisbetici si guardano intorno confusi ma, uno dopo l’altro, fanno cadere il proprio sguardo su Erin che, nonostante la guancia rossa e gonfia, si prende tutte le occhiate a testa alta.
-Hai trovato il modo di tradirmi un’altra volta è?! Le donne sono veleno, l’ho sempre saputo! Pensavo che ameno a tuo figlio ci tenessi! Ora sarò costretto ad ucciderlo, lo sai vero?- le chiede il marito mostrando i denti sporchi come una bestia rabbiosa e sfilando il pugnale dalla cintura –Anche se è nato maschio non serve a nulla, essendo tuo figlio sarà di certo un fallito!- continua lanciando uno sguardo feroce ai suoi uomini, subito tutti iniziano a guardarsi intorno ma, dopo pochi istanti, tornano a guardare il proprio capo confusi e leggermente spaventati
-Dov’è? Dove l’hai messo?!- urla rivolto alla moglie intuendo alla perfezione lo sguardo dei suoi uomini
-Chi? Intendi forse Thorlan? L’ho messo in salvo ovviamente!- esclama fiera di se stessa mentre intorno a noi c’è solo silenzio, i draghi volano in cerchio aspettando il mio segnale e tutti i berkiani osservano la scena in attesa. Vicino all’entrata noto Elly che rigira fra le mani la grossa spada che le ha prestato Tufo, stupendo tutti quanti; anche Clarisse voleva combattere ma sia io che Moccio siamo stati irremovibili, non avrebbe assistito neppure al sicuro in groppa a un drago e alla fine aveva ceduto.
-Sai- riprende Erin riportando la mia attenzione su di lei –Avresti dovuto prestare più attenzione all’unica persona con la quale potevi ricattarmi, ad esempio avresti dovuto mettere qualcuno a controllarlo anziché lasciare a me il compito di badargli; come se le ferite che continui ad infliggermi potessero sopire il mio spirito, sei stato uno stupido!- esclama prima di cadere a terra con un urlo, il pugnale che spunta dal suo ventre e il sangue che inizia subito a formare una piccola pozza sotto di lei. Improvvisamente, senza alcun bisogno del segnale, tutti quanti attaccano; mi rendo subito conto di un errore stupidissimo che ci costa un certo svantaggio: i draghi non possono attaccare se non prendendo uno ad uno i nemici, soffiando troppo fuoco rischierebbero di colpire anche noi quindi, alla fine, ne restano davvero pochi in grado di mirare singolarmente, fra cui Sdentato. Fortunatamente lo spirito battagliero della mia gente e allenato perché capiscono al volo il problema e lasciano i draghi correndo a combattere corpo a corpo, lentamente i guerrieri cadono ma, nel preciso istante in cui il pugnale di un nemico sta per abbattersi sulla schiena di Astrid il tempo rallenta; mi muovo il più velocemente possibile per fermarlo e riesco, grazie agli dei, a farle da scudo prendendomi una pugnalata nel fianco, l’arma resta conficcata e, neanche a dirlo, il bisbetico dai capelli scuri finisce a terra non appena Astrid si gira per vedere cosa succede.
Incurante della battaglia intorno a noi la mia ragazza si getta accanto a me con aria preoccupata, lancia l’arma che impugnava fino a poco fa di lato e prende a tamponarmi la ferita dopo aver estratto il pugnale; giro lentamente la testa e, nonostante la vista annebbiata, vedo Erin rialzarsi a fatica con l’abito completamente rosso e piantare nella schiena del marito il pugnale ancora macchiato del suo sangue, l’uomo dapprima non reagisce, poi cade a terra in una posizione innaturale, deve avergli spezzato la colonna vertebrale. Erin ricade con lui. Appena il loro capo cade i bisbetici rimanenti battono in ritirata facendosi largo verso l’uscita con degli ostaggi fra le braccia, Elly è tra loro. Cerco di muovermi ignorando il dolore ma Astrid mi tiene fermo a terra sussurrando il mio nome con maggiore paura
-Non preoccuparti Hic, li stanno inseguendo non vedi?- prova a calmarmi quando cerco nuovamente di alzarmi, qualcosa di duro mi punzecchia la testa e, spostandomi leggermente indietro mi specchio negl’occhi preoccupati di Sdentato. Provo a sorridergli ma, dalla nuova luce nei suoi occhi, probabilmente la mia sembra una brutta smorfia e basta, torno a guardare Astrid e mai come adesso, con la treccia sfatta e le rughe di preoccupazione che non le appartengono, mi è sembrata così bella.
-Astrid- mi sento sussurrare con voce flebile e indecisa, in nostri occhi si fondono per la millesima volta e il mio cuore perde un battito. Cerco di tenere gli occhi aperti ma proprio non ce la faccio quindi, lentamente, li chiudo; Astrid quasi grida il mio nome con le mani che premono forte sul fianco ferito e mi sembra di sentirla piangere, voglio risponderle ma non ci riesco.
-Hiccup, sono incinta- la sento sussurrare poi nulla, perché esalo l’ultimo respiro.
 
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Salve gente!
 Hahahah perché avete le asce in mano? Ah, è per la fine? Capisco capisco. Allora innanzi tutto mi rendo conto che, avendo sforato il termine di così tanto avrei dovuto presentarmi con un capitolo extra-lungo, ma proprio non ci sono riuscita; ho cercato di aggiungere tanti particolari e  di raccontare tutto largamente ma dopo un certo punto avrei rischiato di diventare pesante e ripetitiva.
Quindi….di cosa parlare prima? Di Hiccup forse? No meglio di no, nell’epilogo capirete tutto e ci sarà un lieto fine anche se, naturalmente, non posso assicurare se lo sarà per i romanticoni o per i sadici (dark -.-). Quindi parliamo di Astrid, anche lei in dolce attesa. Lo so che potrebbe sembrare una cosa noiosa il fatto che sia lei  che Clarisse aspettino un bambino ma, infondo, lo hanno fatto con pochi giorni di differenza e non hanno usato precauzioni dato che ai tempi non esistevano. Ci pensate una\un mini Haddok e una\un mini Moccicoso in giro per il villaggio? Che bello ^.^
Ecco spiegato il perché della mini litigata di Astrid ed Elly a inizio capitolo, la nostra bella vichinga si è sentita punta sul vivo e non è proprio riuscita a non dire la sua. Anche voi odiate il marito di Erin? Io si. Il piccolo Thorlan è stato affidato alla sciamana del villaggio, dato che il Capo dei Bisbetici Ingiuriosi pensava che la moglie fosse troppo paurosa per tentare di nuovo di rivoltarsi non ha pensato ad una possibile guardia per suo figlio quindi, durante un momento particolarmente propizio Erin ha consegnato il figlio ad Hiccup. Il piano completo prevedeva che la donna, seguita da un soldato dopo aver fatto giungere voce al marito di un possibile avvelenamento del cibo appena raccolto, avvistasse i nostri due paladini durante il loro piccolo picknik; il soldato ovviamente è corso subito dal capo e così, pensando di farla franca uccidendoli mentre erano senza draghi, l’esercito si è ritrovato in trappola.
Personalmente ho apprezzato molto il gesto di Erin che, nonostante il sangue perso, riesce ad alzarsi e a colpire il marito.
Elly viene presa come ostaggio ma tranquilli, la nostra piccola bionda ha tante capacità. Se la caverà.
Non posso dirvi altro senza spoilerare praticamente come va a finire tutto quindi vi saluto.
Ci vediamo all’epilogo!

Kunoichi_Chan009
 
p.s. è inutile, non mi abituerò mai a un capitolo corto solo 5 pagine. 

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Capitolo 14
*** La generazione di Berk - epilogo ***


 
Cambiamenti formidabili



 
La generazione di Berk - epilogo
 
 
Respiro a pieni polmoni l’aria fresca di Berk mentre le prime luci dell’alba inondano l’isola, i draghi ancora dormono sotto le loro tettoie e in giro non c’è quasi nessuno. Ammiro per qualche istante il circondario per poi tornare a contemplare il fagottino che stringo tra le braccia: una piccola bimba dai capelli castani, gli occhi verdi e il minuscolo nasino pieno di lentiggini, è così simile a suo padre…..a me.
-Buona piccola, non vogliamo svegliare la mamma, vero?- chiedo alla mia bambina che, emettendo qualche gorgolio di protesta, si rigira nel mio abbraccio chiudendo di nuovo gli occhi; sorridendo chiudo la porta per poi iniziare a scendere le scale che mi separano dal centro del villaggio, dalla fucina di Skaracchio si innalzano già lievi pennacchi di fumo quindi mi sbrigo a raggiungerlo per discutere sul possibile incremento di barche per la flotta navale.
-Buongiorno paparino, dormito bene?- mi chiede allegro avvicinandosi per fare qualche smorfia alla piccola che, ignorando tutto e tutti, non accenna a svegliarsi
-Se si può definire “dormire” -
-Certo che stai reggendo proprio bene Hic, Moccicoso ormai sembra un cadavere ambulante-
-Nonostante questo mi pare in vena di vantarsi- gli rispondo divertito ripensando a Moccio che da un mese a questa parte non fa altro che scorrazzare per il villaggio decantando la bellezza della figlia
-Certo che è stata una bella coincidenza, nate con un solo giorno di distanza- esordisce iniziando a battere il martello sul ferro bollente
-True ci ha messo qualche giorno di troppo per nascere, quindi lei ha recuperato- gli rispondo accennando col mento all’esserino che ho tra le braccia
-Che nome strano che è “True”-
-Non più strano dei nostri Skaracchio- gli faccio notaro tornando indietro con la mente a quando Clarisse ha partorito
 
Il pianto del nuovo nato si spande per tutto il villaggio e tutti aspettiamo con ansia un cenno da parte degli abitanti della casa per entrare, non aspettiamo molto  perché non passano neanche pochi minuti che Moccicoso, con gli occhi cerchiati da profonde occhiaie e un grande sorriso, esce dall’abitazione esultando di gioia
-È una femmina!- esclama felice incassando le pacche degli uomini presenti, lo guardo sorridente poi entro, per raggiungere Gothi e Clarisse
-Come è andata?- chiedo alla nostra sciamana  che mi guarda sorridente mentre riassume le ultime ore con qualche disegno, mentre lei mette via i suoi attrezzi mi siedo accanto a Clarisse che, stesa supina nel letto, fissa il pugnetto rosa di sua figlia stringerle il dito.
-È davvero carina- le dico guardo la bambina, copia sputata della madre.
-Già, e l’ho fatta io- sussurra lei di rimando senza staccare gli occhi dalla piccola
-Come la chiamerai?-
-True, anche Moccio è d’accordo-
-“Verità”?- le chiedo sorpreso
-Lo so, ho sempre detto che non avrei mai dato ai miei figli un nome con un significato ma…mi sembra la scelta migliore adesso.-
-Perché?-
-Non si capisce?- mi chiede confusa –Ho vissuto per tutta la vita in una grande bugia: per anni ho pensato che mia madre ci avesse abbandonate, che essere breytane fosse la miglior cosa al mondo…per non parlare delle bugie cdi cui mi autoconvincevo. Ma adesso tutto cambierà: con True inizio una nuova vita, e questa volta sarà vera.-
-Capisco, senti quando pensi di tornare a Breytingar?- le chiedo curioso evitando i suoi occhi lucidi
-Non lo so, da quando io e Moccicoso siamo andati lì per rivelare a tutti la mia condizione non ci sono più tornata- mi risponde –Dopo avermi liberata dal fidanzamento Hamish ha acconsentito a lasciarmi vivere a Berk come rappresentate breytana, forse dovrei dirgli che True è nata.-
-Non sei rimasta neppure per Elly- ricordo sovrappensiero mentre ad entrambi scappa un sorriso triste; dopo la battaglia finale con i Bisbetici l’abbiamo cercata in lungo e in largo, ma di lei neppure l’ombra, ne avevamo dedotto il peggio. Quando poi Clarisse aveva fatto ritorno alla sua isola era stata costretta ad annunciare a tutti la scomparsa della sorella, i breytani hanno allestito una suntuosa cerimonia funebre ma Moccio ha convinto la moglie ad andarsene, ricordava il dolore di Astrid davanti alla mia barca senza corpo, tanti anni prima, e non voleva vedere Clarisse in quello stato. 
-Secondo te dov’è adesso?- le chiedo lasciando il posto a Moccicoso che, felice come non l’ho mai visto, prende in braccio sua figlia iniziando a cullarla
-Non lo so, probabilmente sta studiando qualcosa di nuovo, chi lo sa.- mi risponde ridendo. Mi sembra incredibile. Dopo il ritorno dei due da Breytingar, una notte senza luna, Elly mi ha fatto prendere un colpo comparendo all’improvviso sull’uscio di casa mia; quando mi sono ripreso siamo andati, insieme ad Astrid, a casa di Moccicoso e per poco Clarisse non sveniva nel vedere la sorella viva.
-Sai, non smetterò mai di ringraziare gli dei per averla convinta a venirci a dire la verità. Preferisco saperla irraggiungibile in giro per il mondo che morta-
-Non dirlo a me- concorda Clarisse sospirando. Di comune accordo non abbiamo detto nulla a nessuno, tranne noi quattro tutti la pensano scomparsa e forse è meglio così.*
 
-Comunque, vuoi spiegarmi perché hai chiamato così tua figlia? Ci penso e ripenso ma non capisco!- asserisce Skaracchio riportandomi alla realtà
-Mi sembrava di avertelo già spiegato: Okelly è un nome da dividere in due, Ok significa zero morti ed Elly è in onore della mia amica scomparsa.**-
-Hai sempre detto di odiare i nomi complicati-
-Con la tribù che mi ritrovo questo nome sembra più che normale-
 -Ma alla fine ti sei arreso per quanto riguarda il secondo nome- mi fa notare agitando le lunghe trecce bionde con cui doma la barba
-Mio padre mi ha tormentato fino allo sfinimento, alla fine io e Astrid abbiamo capitolato. Fortunatamente non dovrà mai usare quel nome.- dico sospirando di sollievo suscitando in Okelly uno sguardo curioso, finalmente sembra ben sveglia.
-Comunque, per quanto riguarda le barche per l’incremento della flotta navale penso sia possibile; potremo iniziare costruendone un centinaio, aumentandole poi con il tempo.- mi propone abbandonando una volta per tutte il martello e avvicinandosi a me per solleticare la mia bambina.
-Accidenti che forza! Parola mia, Okelly Schifundas Haddok I sarà una Vichinga con i fiocchi!- esclama facendomi sbuffare
-Dovevi proprio pronunciarlo tutto vero?- chiedo risentito staccando la manina della piccola dalla barba di Skaracchio che la lascia fare divertito.
-Anche tu ti divertivi sempre a tirarmi le trecce sai?-
-A si?-
-Si, con la sola differenza che se provavo a staccarti iniziavi a piangere come una sirena!-
-Felice di averti reso la vita divertente!- esclamo ridendo mentre esco dalla fucina per tornare a casa, Okelly ha iniziato a succhiare la mia casacca e purtroppo io non posso aiutarla. Apro piano la porta e vado al piano di sopra dove Astrid ancora riposa, il parto è stato molto difficile e, a distanza di un mese, non si è ancora ripresa del tutto.
-Astrid?-
-Mhm?- mi risponde con il volto immerso nel cuscino
-Okelly ha fame- le sussurro scuotendole leggermente la spalla
-Va bene- sospira portandosi la corpenta fin sopra al mento
-Devi darle da mangiare!-
-Fallo tu-
-Ma non posso!- esclamo ovvio riprendendo a muoverla
-Non puoi cosa?- mi chiede aprendo gli occhi confusa
-Darle da mangiare-
-A chi?-
-A Okelly?-
-Ovvio che non puoi! Dammi la mia bambina, come ti vengono in mente certe idee?- esclama sgomenta allungando le mani verso di me. Sbuffo un’altra volta prima di allungarle Okelly, quando si sveglia all’improvviso mia moglie non connette bene la testa.
-Che piani hai per oggi?- mi chiede accarezzando la guancia paffuta della piccola, fra di noi resta in sospeso la constatazione\critica che Astrid continua ad esclamare da un mese a questa parte ossia “tu che puoi fare qualcosa!”
-Sai che Gothi lo fa solo per la tua salute- le ripeto per la millesima volta in questa settimana
-So che il parto mi ha destabilizzata ma dubito guarirò retando qui- mi spiega guardandomi supplicante mentre la piccola gioca con la Collana delle Mogli
-Cercherò di intercedere, ok?- le prometto sbuffando
-Grazie- mi risponde grata baciandomi leggermente –Comunque, cosa confabulavate tu e tuo padre ieri sera?-
-Stavo pensando di cambiare una legge- rispondo vago senza incrociare il suo sguardo
-Una legge?! Non dirmi che vi siete decisi ad abolire la legge sull’astinenza!-
-Figurati, non mi è neppure passato per la testa.- le rispondo facendola ridere
-Allora quale?-
-Lo saprai a tempo debito, sono appena diventato il Capo; voglio aspettare ancora qualche settimana così da impostarla bene-
-Non è giusto però!- esclama contraria scostandosi arrabbiata quando mi avvicino per salutarla. Ridacchio sottovoce baciando Okelly e andando via.
 
Trovo mio padre vicino a Buchet mentre cerca di spiegargli che non ha intenzione di trasferirsi lì da loro a mungere yack tutto il giorno
-Papà?-
-Finalmente! Scusa Buchet devo andare- esclama fugacemente mettendomi una mano sulla spalla e spingendomi via da lì
-Dove andrai adesso? Hai intenzione di restare ancora da Skaracchio? Sai che a me ed Astrid non da fastidio se rimani-
-Non dirlo neppure per scherzo! I novelli sposi devono avere casa libera e poi ora avete una bambina, dovete trovare la vostra routine! Piuttosto…dov’è mia nipote?- chiede curioso stropicciandosi le grandi mani forzute
-Con Astrid, sta mangiando-
-Capisco, comunque per rispondere alla tua domanda no, non starò ancora molto da Skaracchio-
-Dove andrai?-
-Nella casa da nubile di tua madre, era semi distrutta e la sto ricostruendo con l’aiuto di qualche uomo del villaggio. Presto tornerà al suo antico splendore -mi confida guardando assente il cielo, seguo il suo sguardo e restiamo per un po’ in silenzio.
-Sei sicuro che non ti scocci la mia scelta?- gli chiedo timoroso
-No, mi sembra giusto.-
-Il fatto è che Astrid è a letto da un mese per via del parto difficile, non voglio rischiare di farla stare male una seconda volta cercando di avere un maschio. Potremo non essere fortunati come questa volta.-
-Te l’ho già detto Hiccup, ora sei tu il Capo e la tua motivazione mi pare giusta; non possiamo mettere a rischio la vita di Astrid in più le donne sono intelligenti e combattono bene, Okelly sarà una Capo Villaggio perfetta.- mi rassicura guardandomi benevolo.

Arriviamo in silenzio davanti alla Sala Grande e lo fermo prima che entri
-Mi è venuto in mente solo adesso, non è che potresti venire con me oggi pomeriggio? Devo andare verso nord per verificare una segnalazione fatta da alcuni pescatori.-
-Segnalazione?- mi chiede curioso alzando lo grosse sopracciglia cespugliose
-Si, sembra che dal giorno alla notte si formino dei colossali spuntoni di ghiaccio nel bel mezzo dell’oceano, voglio capire che succede***-
-Va bene, ci vediamo dopo pranzo allora- mi saluta entrando per svegliare SpaccaTeschi.
-Ho uno strano presentimento- sussurro girandomi di scatto quando qualcosa mi tira il mantello di pelliccia, ovviamente è stato il cucciolo di Sdentato
-Ehy piccola, dov’è il tuo papà?- le chiedo guardandomi intorno e individuando il mio drago, lo raggiungo e insieme torniamo a casa. Durante il tragitto osservo il cucciolo sempre più grande di Furia Buia che mi zampetta davanti e che, sorprendentemente, ha già iniziato a nutrire interesse per Okelly; chissà che non la scelga come Umana. Apro la porta e li lascio passare prima di guardare un’ultima volta fuori e raggiungere la mia nuova famiglia.
 

 
*Elly non è morta, ha approfittato della confusione e se ne è andata con una barca presa al molo
**Quando fu inventata la parola “0K” si scriveva appunto così per indicare che quel giorno non c’erano stati morti. Dico “scomparsa” perché, anche se non hanno detto a nessuno che è viva, nessuno dei quattro vuole che i berkiani la considerino morta.
***Dopo una lunga riflessione ho deciso che anche Stoick e Valka meritano il loro lieto fine, quindi ho scelto di farli rincontrare.
 
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Ciao a tutti!
Lo so, dovevo aggiornare tre mesi fa ma proprio non ci riuscivo! Non voglio che tutto finisca! Vi rendete conto che è da Giugno 2014 che siamo insieme? Grazie per avermi seguita, grazie a chi lo ha sempre fatto, a chi lo fa saltuariamente e a chi scoprirà la fanfiction in futuro.
Prima di completare i ringraziamenti voglio spiegarvi un po’ di cose: Elly.
Elly è viva, semplicemente ha visto nella battaglia la possibilità di andarsene via e vivere la sua vita come ha sempre voluto fare e l’ha colta al volo. Prima di andare via però ha detto tutto alle nostre due coppie che, molto dolorosamente (soprattutto Hiccup e Clarisse) l’hanno lasciata andare.  Lei sarà presente in altri  miei special.
Per quanto riguarda Erin ammetto di essere lunatica perché, sin da giugno, avevo deciso di farla sopravvivere ma mentre scrivevo questo epilogo ho cambiato idea, quindi si, è morta. Il suo bambino viene allevato dalle donne di Sokew e conosce tutto della sua mamma; mi è dispiaciuto un po’ mettere fine alla sua vita ma ho pensato che avrebbe reso di più il suo essere donna, pronta a sacrificarsi per il figlio e per il suo popolo. Spero non me ne vogliate. (Ti voglio bene Yume)
 
Quindi finisco con i ringraziamenti: grazie al mio amico\collega\consigliere Dark Star per avermi ascoltata durante i miei deliri, alla divertente SognatriceAOcchiAperti per avermi aiutata a tutte le ore del giorno e soprattutto un grande grazie ad Ariele che ha realizzato per me tutti i disegni della fanfiction.

Infine un grazie speciale a voi che avete letto, voglio dedicarvi il titolo di questo capitolo “La generazione di Berk”, perché non è riferito ad Hiccup, Astrid e tutta la banda comprese le nuove arrivate… ma a noi che li seguiamo sempre e sentiamo di essere sempre stati lì con loro. Infondo una parte di noi sarà sempre lì a Berk.
Così si conclude la mia fanfiction ( pubblicherò anche alcuni special) e vi saluto. Non so bene cosa farò adesso, in realtà io e Dark avevamo un progetto in mente ma lui ora è molto occupato con lo studio quindi, di comune accordo, abbiamo deciso di aspettare. Penso farò contenta Sogno e lavorerò con lei a Princess Mononoke.
Adesso vi saluto davvero, grazie mille.

Kunoichi_Chan009
 
p.s. (infondo senza p.s. non sare io, no?) Scoprirete il nome che Okelly darà al cucciolo di Sdentato nel prossimo special, inutile nascondere che sarà lei il suo Cavaliere.

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