Winchester vs Momsen

di October momsen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** light a cigarette ***
Capitolo 2: *** here we go ***
Capitolo 3: *** Let's talk ***



Capitolo 1
*** light a cigarette ***


Sbattè la porta del retro dell'ennesimo pub scadente in cui si era ritrovata a suonare, chiuse gli occhi e rimase là in piedi, al freddo, per qualche minuto. Il suo respiro creava del fumo bianco ben distinguibile nel buio di quel vicolo in piena notte, per fortuna le era rimasta una sigaretta, l'unica che sembrava capirla davvero. L'accendino fece un rumore sordo quando le scivolò da mano e cadde sull'asfalto, tremava, tremava da giorni. Ironia della sorte, non aveva più niente da perdere, I've got nothing left to lose. Era una sua canzone e non avrebbe mai creduto possibile che quelle parole potessero avere un significato così Vivo. 
Lei, Taylor Momsen, sempre ritenuta da tutti una ragazza prodigio, sempre in acesa nelle classifiche, cominciava ad arrendersi di fronte ad un imminente declino. Gli altri componenti della band l'avevano abbandonata, troppo codardi per affrontare la situazione. 
Riprese l'accendino e accese la sua fedele compagna, chiuse ancora gli occhi e ripensò a quel momento, a quando per scherzare, durante il viaggio di ritorno dal tour europeo, fece una sorta di seduta spiritica. Rivisse quel momento, che per lei fu soltanto un gioco, qualche parola detta al contrario, qualche candela, una tavola Ouija comprata a un mercatino dell'usato. 
La sigaretta si consumò fino al filtro e non le rimase altra scelta che rientare in quel pub, si avvicinò sinuosa al bancone, ma senza la sicurezza che possedeva un tempo.
-Whiskey- disse al barista, senza cenno d'educazione, né gratitudine. Lui scocciato le porse lentamente un bicchiere di buon Bourbon, ma continuò a tenerlo stretto fra le mani. Lei cercò di prenderselo, ma il barista aveva una presa troppo salda, si fissarono negli occhi per un infinito istante, quando quelli dell'uomo diventarono completamente neri. Taylor rimase immobile, senza fiato, caduta in quel profondo nero che si ritrovava davanti, tutto si offuscò, la sua mente distinse soltanto un bisbiglio graffiante, -ti abbiamo trovata- .

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Capitolo 2
*** here we go ***


-Potresti abbassare il volume?-  Chiese Sam con tono scocciato -sto cercando di leggere-
Dean guardò con la coda dell'occhio il fratello, che se ne stava sul sedile del passeggero sommerso dai giornali -Sammy, non posso abbassare i Bon Jovi-
-Certo che puoi, ascoltami, ho trovato un caso- 
Dean sbuffò, ammutolì la radio della sua amata Impala e fissò Sam in attesa di notizie, continuando comunque a sfrecciare sul cemento.
-Potresti guardare la strada?-
-Potresti muoverti con queste informazioni? Stavo per cantare il ritornello di You Give Love a Bad Name, 'capisc?- disse Dean.
Sam gli tirò un'occhiataccia e cominciò -Beh, senti qui. In un pub nell'Ohio, la polizia ha trovato una ventina di persone morte e una ragazza svenuta, l'unica sopravvissuta-
-Perché credi che questo sia un caso in cui dovremmo ficcare il naso?-
-Perché le persone morte sono state ritrovate senza occhi. Ah! Ehm.. e la ragazza rimasta in vita è famosa, o meglio, era. Taylor Momsen-
-Credo che andremo a parlare con lei allora, voglio proprio chiederle che fine ha fatto il Grinch, Ohio arriviamo! E ora posso cantare in pace?-
Dean riaccese la radio e la cassetta riprese a rimbombare a tutto volume per la strada deserta.


-Dovrebbe essere questa- disse Sam scendendo dall'auto freneticamente.
-Piano con quello sportello!- 
I due fratelli si tirarono un'occhiataccia davanti a una casa di modeste dimensioni, con i muri esterni rossi e un'enorme porta d'acciao nera.
-Bene, si sembra proprio la casa giusta, da vera egocentrica- disse Dean avvicinandosi al campanello e pigiando il bottoncino metallico.
-..S..ssi?- disse una voce incerta dall'altro lato del citofono.
-Signorina Momsen? FBI- Dean mostrò alla telecamerina il suo finto distintivo -Agenti Young e Lennon, siamo qui per farle qualche domanda sull'accaduto-
-Arrivo subito ad aprirvi-

-Young e Lennon?- Chiese Sam e proseguì -Se continuiamo a usare nomi di rockstar prima o poi verremo scoperti-
-Se dobbiamo mentire, almeno facciamolo con classe, no?-
Si sentirono rumori di chiavistelli e la porta si aprì lentamente. 
Quando comparve ben distinta la figura slanciata della ragazza, i suoi capelli biondi e il suo fisico mozzafiato messo in risalto da una minigonna vertiginosa e top nero, i due fratelli rimasero completamente a bocca asciutta.

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Capitolo 3
*** Let's talk ***


-Allora volete stare là in piedi a fissarmi un altro po' o vi decidete a dirmi cosa volete?- disse la ragazza con tono amaro e invitando i due "agenti" ad entrare in casa facendo un gesto con la mano destra per indicare loro la strada.
-Si, ehm..- Sam si schiarì la gola, non capiva se quell'insicurezza che provava fosse dovuta alle gambe vertiginose della ragazza o al suo bellissimo viso -vorremmo parlarle riguardo quello strano fatto accad..- 
-Sì, ho capito, vi ho detto di entrare- la ragazza lo interruppe bruscamente -vorrei evitare di parlarne qui fuori- insistette.
Sam e Dean si scambiarono uno sguardo dubbioso, alzarono le spalle in segno di rassegnazione ed entrarono nella casa, lasciandosi la Momsen alle spalle.
Le pareti avvolte da una carta color ambrato davano un senso di calore che entrambi i fratelli percepirono, percorrendo un piccolo corridoio giunsero in salotto, dove un grande, eccentrico divano zebrato padroneggiava la scena. 
Taylor si sedette al centro del divano, prese in mano la bottiglia di birra mezza vuota che stava bevendo prima che i due la interrompessero e fece un segno con la testa a Dean come per dire .
-Signorina, Taylor, posso chiamarla Taylor?- disse Dean con tono sicuro.
-Poche stronzate signori, ditemi cosa volete sapere-
Dean la guardò con sguardo sorpreso, ma non si soffermò sulla maleducazione della ragazza e continuò -Ci puoi raccontare cosa è successo in quel pub?-
-Cosa volete che vi dica? Volevo solo del buon Bourboun, quando gli occhi del barman diventarono completamente neri e non ricordo altro, penso di essere svenuta-
-Ma non è possibile che sia rimasta in vita solo tu, sai che gli altri clienti sono stati ritrovati morti? E senza i loro occhi?- ribattè Dean.
-Certo che lo so, ho letto i giornali- disse Taylor con tono ironico.
-Signorina piantala di sfotterci, di stronzette come te ne ho incontrate tante, abbassa un po' quella cresta- Dean cominciava a stufarsi di quel caratterino.
-Ehi, occhi da cerbiatto- disse Taylor rivolgendosi a Sam, che, ancora completamente ammutolito, appena si accorse che gli occhi della ragazza erano puntati su di lui, diventò di un colore rosso-violaceo per l'imbarazzo -il tuo collega è sempre stato così permaloso?-
Sam cercò di ricomporsi -Taylor- cominciò, -lei sa per quale motivo è l'unica sopravvissuta?-
-Dammi pure del tu- Taylor improvvisò un'occhiolino -comunque se ve lo dicessi non ci credereste mai, penso che siano stronzate paranormali- disse alzando gli occhi al cielo.
-Provaci, fidati siamo abituati a cose molto...strane- la incoraggiò Sam.
Taylor prese una sigaretta tra quelle poggiate sul tavolino al centro della stanza -Posso, vero?- disse ormai mentre la sigaretta era già accesa -col mio gruppo durante il tour provai a fare una seduta spiritica, sapete quelle cazzate che si fanno in compagnia, una tavola Ouija e qualche bottiglia di Rhum in più ci bastarono a farci avere qualche allucinazione-
-Che allucinazioni?- chiese Dean
-E' tutto un po' confuso, mi ricordo che cominciò a fare molto freddo nel nostro Bus e il mio bassista, Mark, perse i sensi per qualche secondo, poi si alzò in piedi e cominciò a dire parole strane, non ho idea di che lingua fosse-
-Non ricordi neanche qualche parola?- Chiese Sam
-Beh si, una parola in particolare, mi ricordo che Mark, o qualsiasi cosa ci fosse in Mark, scandì bene la parola Crad..Cras..Crow..oddio era una cosa così..-
-CROWLEY?:- urlarono i due all'unisono.
-Ah si ecco, Crowley- confermò la ragazza.
 

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