Sunset

di Djibril83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La rivelazione di Jacob ***
Capitolo 2: *** Addio Edward. ***
Capitolo 3: *** Io non mi tiro indietro ***



Capitolo 1
*** La rivelazione di Jacob ***


Ciao a tutti, è la prima volta che scrivo una fanfiction su Twilight, serie che mi ha conquistato. L’idea per questa fanfiction è nata dopo aver letto Eclipse, in seguito alle numerose domande nate nella mia testa… domande che mi hanno confuso parecchio e che ho voluto sviluppare in questo modo. Proverò a scrivere dal POV di Bella, come nei libri originali, spero quindi di non andare oltre le mie possibilità, dato che non ci sono abituata… siate clementi!! E ricordatevi di farmi sapere che ne pensate, adoro i commenti costruttivi! ^_-

Sunset

Cap. 1. La rivelazione di Jacob

È strano come una serie di eventi mi avessero portato a quel punto. Quando cominciò tutto? Probabilmente quando mi resi conto di amarlo e subito dopo di averlo perso per sempre. Non ero proprio ripiombata nella nebbia come quando Edward mi aveva lasciato, ma non ero comunque la me stessa di sempre.
Ed anche Edward se n’era accorto.
Lui ovviamente faceva finta di niente, mi restava accanto in silenzio aspettando - invano - che fossi io a dirgli cosa mi passava per la testa, anche se, ci scommetto qualsiasi cosa, ogni notte gli spifferavo tutto inconsapevolmente. È sempre stata l’unica cosa che compensa l’impenetrabilità della mia mente.
E per questo io mi sentivo ancora peggio. Non era giusto nei suoi confronti.

-Tutto ok, Bell?

La voce di Charlie mi riscosse forzatamente dai miei pensieri, facendomi voltare imbambolata in sua direzione, ancora più incapace di rispondergli dopo aver visto la sua espressione preoccupata. Charlie si intrometteva raramente nella mia vita privata, non era bravo ad esprimersi e quando lo faceva era terribilmente impacciato - proprio come me -, ma ‘stavolta doveva avere davvero il terrore che ripiombassi nello stato catatonico di alcuni mesi prima.

-Si, papà. Niente che non vada.

Lo liquidai brevemente tornando ad accovacciarmi sul divano con il mento contro le ginocchia, posizione che tenevo ormai da almeno due ore come una bambola di pezza - purtroppo l’unico a sembrare una statua di marmo rimaneva Edward.
Certo, andava tutto bene: entro un mese mi sarei sposata, poi avrei fatto la mia “esperienza umana” e, massimo altri quindici giorni, sarei diventata una vampira accecata dalla sete. Ed il mio migliore amico (che tra l’altro avevo capito troppo tardi di amare) aveva scelto di trasformarsi in un licantropo per sempre piuttosto che accettarlo.
Non c’era proprio niente che non andasse, a parte che odiavo il solo concetto di matrimonio ed avevo una paura folle della mia trasformazione… Era strano: Edward era a caccia ed io ero sola, ma invece di struggermi per la sua mancanza pensavo al mio amico perduto.
Mi mancava terribilmente. Così tanto che faceva male.
Ma ero stata io a volere tutto quello: io che non avevo saputo rinunciare a lui a momento debito; io che ero stata troppo egoista da privarmi del suo affetto che mi aveva salvato dal baratro; io che avevo scelto la “retta via”, di fare le “cose per bene”, forse per riscattarmi agli occhi di Edward, o per il bene della mia famiglia a cui dovevo dire addio per sempre, o più semplicemente ancora per egoismo, per non sentire i morsi di coscienza che mi attanagliano ogni giorno da quando avevo baciato Jake.
Forse il problema era proprio che io sono più una da ciondolo in legno che in diamante… ciononostante non posso fare a meno del diamante… né del legno… proprio come i due ciondoli che ancora penzolano dal mio braccialetto, il lupo di legno ed il cuore di diamante .
Sapevo di non poter fare a meno di Edward, sarei ripiombata in quel baratro e questa volta non ci sarebbe stato più nessuno a salvarmi, ma adesso che mi mancava proprio quel qualcuno che mi aveva salvato la prima volta mi sentivo persa…

-Bell, telefono!

Mi ammonì Charlie dalla poltrona, il telefono squillava già da un pezzo, ma io ovviamente ero troppo assorta per accorgermene. Senza indugiare oltre, Charlie si alzò sbuffando ed andò a rispondere, avrebbe dovuto capirlo da subito che sono un caso perso in partenza. Chiunque fosse, al momento non mi importava, ma fui costretta a focalizzare quando mi ritrovai davanti il volto preoccupato di Charlie che mi indicava la cornetta poggiata vicino al telefono.

-È Billy, vuole parlare con te. Si tratta di Jacob.

Non gli diedi nemmeno il tempo di continuare che con gli occhi improvvisamente sbarrati scattai in piedi ed in un lampo fui davanti al telefono; avrei anche tradito la mia goffaggine se nella foga non avessi fatto cadere la cornetta per terra con un tonfo. Sempre la solita.

-Pronto?

La mia voce era stranamente stridula.

-Bella? Sono Billy. Andrò subito al sodo: siamo riusciti a ritrovare Jake, ma è gravemente ferito e non possiamo curarlo se non torna umano. Ci abbiamo provato, ma non c’è verso… capirai…

-Sto arrivando.

Lo interruppi repentina ed agganciai subito dopo. Il cuore mi batteva all’impazzata, dovevo avere la faccia color porpora. Per la rabbia; per la preoccupazione; per il sollievo. Per la fretta di uscire inciampai sui miei stessi piedi e quasi non feci cadere anche Charlie che nel frattempo mi si era avvicinato con il volto pervaso dalla preoccupazione.

-Bell…

Mi fermò, evitando ad entrambi il contatto con il pavimento. Mentre mi aiutava a tornare in piedi, continuò.

-So quanto ti stia a cuore Jake, ma… sei davvero sicura che vada bene così?

Lo squadrai come se sulla faccia avesse dipinto un punto interrogativo.

-Che intendi dire?

-Bell… piccola mia… fino ad un mese fa sarei stato più che contento nel vederti correre da Jake, ma tra un altro mese sposerai Edward… sei sicura che vada bene…?

Chiese incerto, sforzandosi enormemente per riuscire a porre quella domanda. Evidentemente il fatto che avessi preso un impegno tanto serio lo aveva incoraggiato ad esprimersi. Io, dal canto mio, risposi con meno accortezza di quanto avrei dovuto.

-Papà, ti preoccupi troppo.

Uscii senza badare allo sguardo sdegnato di Charlie, la mente troppo assorbita dal pensiero di Jacob a letto, ferito, proprio come l’ultima volta che l’avevo visto. Montai sul mio pick up e partii alla massima velocità che mi permetteva, sfiorando vagamente il pensiero che Edward si sarebbe arrabbiato, quando avrebbe scoperto che avevo approfittato della sua assenza. Probabilmente, grazie ad Alice, si stava già arrabbiando in quel momento e quella sera sarebbe tornato in anticipo, ansioso come ogni volta che c’era di mezzo Jake… non che non avesse ragione di esserlo…
In breve arrivai a La Push, più che contenta di far cessare il boato assordante del motore, e mi precipitai verso casa Black sperando che la mia sfortuna non mi facesse cadere rovinosamente nel fango fresco appena prima di bussare alla porta.
Miracolosamente la raggiunsi incolume, e la porta si aprì prima ancora che potessi bussare; come al solito bastava il rombo del motore del pick up ad annunciarmi.

-Entra.

Mi accolse Billy sulla sua sedia a rotelle, ancora più di poche parole del solito. Era chiaramente preoccupato e provato dalla situazione.
Non feci in tempo a varcare la soglia che il sangue mi si gelò nelle vene: Jacob era schiena a terra trasformato nel lupo enorme dal pelo marrone, con Sam Uley che gli tratteneva le gambe - o avrei dovuto dire le zampe - e Seth Clearwater che gli bloccava le braccia. Gli altri del branco non c’erano, ma probabilmente erano nei paraggi. Il lupo ringhiava e digrignava i denti, talvolta cercando di azzannare i compagni con le fauci, come se fosse impazzito. Il suo corpo era coperto di squarci sanguinolenti, doveva essere incappato da solo in una comitiva di vampiri, vista la quantità e la profondità delle ferite. Incapace di controllarle, le lacrime cominciarono a sgorgare copiose dai miei occhi e non riuscii a trattenere i singhiozzi incontrollati nemmeno portando entrambe le mani davanti alla bocca. Fu in quel momento che mi vide: entrambi Sam e Seth lasciarono andare i suoi arti, non vi era più bisogno di trattenerlo; improvvisamente calmatosi, il lupo emise un profondo guaito, rotolando sulla pancia e strisciando per fronteggiarmi, come se si fosse accorto solo allora di essere tanto debole da non potersi muovere. Probabilmente fino ad allora aveva agito accecato dal furore.
Senza rifletterci su nemmeno un secondo mi gettai carponi al suo collo e chiusi gli occhi, continuando a piangere disperata; le mani serrate intorno al suo pelo fulgido si ritrovarono improvvisamente vuote e sentii le sue mani calde carezzarmi la schiena. Quando riaprii gli occhi persino Billy aveva lasciato la stanza e non avevo nemmeno sentito il cigolio della sua sedia a rotelle che si allontanava.

-Bella…

Sussurrò Jacob con le labbra contro il mio orecchio, la sua voce più leggera di un soffio. Il suo respiro non mi faceva l’effetto devastante di quello di Edward, ma non mi lasciava comunque indifferente.

-Brutto stupido… perché devi farmi sempre preoccupare così…?

Non suonava come una domanda diretta. Jacob mi strinse più forte, come per rendersi conto che fossi vera e non solo frutto della sua immaginazione.

-Perché sei venuta da me…?

Anche la sua non suonava come una domanda diretta. Il solo udire quelle parole mi accese il fuoco dentro e lo spinsi con tutte le mie forze per allontanarlo. Lui come al solito non mollò la presa.

-Lasciami.

Cercai di sembrare minacciosa, ma ogni volta che ci provavo fallivo miseramente. Quella non sarebbe stata un eccezione.
Contro ogni previsione, Jacob mi lasciò andare, la morte negli occhi.

-Mi odi, vero?

Non sapevo se dicesse sul serio o se fosse una delle sue tattiche per farmi sentire in colpa e costringermi ad agire come avrei voluto evitare. La voglia di schiaffeggiarlo era molta, ma sapevo che mi sarei nuovamente rotta la mano ed era un’ulteriore cosa che volevo evitare.
Lo squadrai con due occhi di fuoco.

-Sei tu che odi me! Avevi promesso che saresti rimasto mio amico! Che avremmo trovato un modo! Che non avresti fatto stupidaggini! Avevi promesso, Jake!

-Davvero…?

Rispose lui evasivo, come se non ricordasse. Sapevo fin troppo bene che fingeva.

-Se volevi farmi sentire un mostro ci sei riuscito.

Puntualizzai sull’orlo di una nuova crisi di lacrime. Non facevo in tempo a smettere di piangere che già quasi ricominciavo. Mi sentivo patetica.

-Bella…

Ricominciò poi prendendomi per i polsi. Forse temeva anche lui che non mi trattenessi dal picchiarlo e che finissi nuovamente con il farmi male, non pensavo che avrei invece potuto fare male a lui, coperto di ferite dalla testa ai piedi.

-Forse volevo anche farti sentire come mi sentivo io… è vero… ma non l’ho fatto per quello… Bella io… dopo quello che mi hai detto l’ultima volta… dopo aver ricevuto la partecipazione al tuo matrimonio… non ce l’ho fatta. Sono dovuto scappare, non potevo continuare a pensare a te, ai tuoi baci, al tuo amore, mentre andavi a morire con quello lì…

In ogni caso mi aveva bloccato i polsi per evitare che lo picchiassi. Sapeva quanto odiassi che mi parlasse in quei termini.

-Sei crudele.

Lo accusai e lui scoppiò in una fragorosa quanto amara risata.

-Ah! E sarei io quello crudele! Chi è stato a dire che mi amava, che avrebbe vissuto la vita con me che ero il suo sole, ma che non poteva?! Bella, ho perso davanti a lui perché ne sei dipendente come da una droga, non perché lo ami più di quanto ami me! Quando mi hai rifiutato hai detto che non potevi, non che non volevi! Non è certo Edward ad impedirti di scegliermi, è stato lui stesso a dirmelo! La scelta è solo tua, ma tu dici che NON PUOI, come se qualcuno ti costringesse… Io sono qui Bella, devi solo dirmi che mi vuoi.

Il suo sguardo penetrante mi stava facendo sentire male. La nebbia ricominciò a velarmi il cervello, ma questa volta non dipendeva né da lui, né da Edward. Dipendeva solo da me.

-Lasciami.

Intimai a testa bassa, incapace di continuare a reggere il suo sguardo. Mi stava cominciando anche a girare la testa.

-No.

Rispose secco.

-Perché non mi dici che non mi vuoi allora?

Chiese quindi lui ed io alzai il capo sconvolta.

-Perché… Jacob, non posso… sto per sposarmi…

Non sapevo il perché, come facevo a dirglielo? Sentivo solo che non potevo.

-Te lo dico io il perché: tu senti di non potermi scegliere perché ne hai passate così tante con lui che ti senti obbligata a sceglierlo. Ammettilo, Bella. Sei stata solo trascinata dagli eventi. Se il problema fosse stato l’amore lui non avrebbe mai vinto, perché l’amore che provi per me è molto più sano e vivo di quello che provi per lui! L’ho capito in ritardo, ma non è ancora troppo tardi!

-Lasciami, Jacob Black.

Sibilai, questa volta un po’ più convincente e lui obbedì.
Mi sollevai da terra, ero ancora carponi davanti a lui. Mi ci volle una buona dose di coraggio per dire quello che stavo per dire.

-Non voglio più vederti, Jake.

Strinsi i pugni con forza lungo i fianchi e dovetti mordermi un labbro per impedirmi di urlare e scoppiare in una crisi di pianto convulsivo. Senza curarmi della sua espressione ferita mi volsi verso la porta e la varcai costringendomi a non tornare indietro. Corsi verso il mio pick up, inciampai ma riuscii ad evitare di cadere ancora una volta. Troppe coincidenze fortunate nella stessa giornata… in un altro momento sarei saltata dalla gioia. Messo in moto, ripartii sfiorando il limite di velocità che il mezzo mi consentiva; il volante mi vibrava tra le mani, l’asfalto tremava… anzi, ero solo io che tremavo. E le lacrime uscivano copiose dai miei occhi. Le parole di Jacob echeggiavano nella mia mente senza darmi tregua.
E se avesse avuto ragione?
E se davvero io mi fossi fatta coinvolgere perdendo la facoltà di ragionare con il mio cervello?
Non riuscivo più a capire nulla, e le lacrime stavano cominciando a inondarmi la visuale. Non avrei dovuto guidare in quelle condizioni.
Mancava poco al mio arrivo - sempre se fossi sopravvissuta -, di lì a poco avrei dovuto affrontare Edward… questa volta non avrei più potuto evitare di parlargli dei miei pensieri, della mia indecisione… della mia debolezza. Ora più che mai, avevo bisogno di parlargli.
Non avrei più rimandato, la posta in gioco era troppo alta.
Non sarei più scappata.

Continua…

Che ve ne pare? Spero non sia stato un totale fallimento. Mi farebbe molto piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate. Un grosso grazie alla mia migliore amica Sonya, che ha contribuito allo crearsi nella mia mente di quest’idea e che mi ha incoraggiato a concretizzarla! Grazie anche per avermi permesso di usare la tua idea del “hai detto che non puoi, non che non vuoi!” (Lo so che c’era anche nel libro, ma sei stata tu a sottolineare la differenza XD). Che dire ancora? Il prossimo capitolo è il faccia a faccia con Edward e si conclude la parte già annunciata nel riassunto… poi cominceranno i problemi! Eh eh! Se pensate che sia una fanfiction scontata, toglietevelo dalla testa! La mia mente è malvagia! Ne vedrete delle belle! Commentateeeee!!!!! ^*^

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Capitolo 2
*** Addio Edward. ***


Ciao a tutti, ecco il secondo capitolo, scusate il ritardo ma la lettura di Breaking dawn (800+ pagine in inglese, tre giorni con gli occhi a palla fino a notte fonda, … si, lo so, sono un mostro) mi ha un po’ sconvolto e, bhè, si, ha risposto anche alle mie domande sulla questione… ma non importa! Questa ff è una what if, e vorrà dire che starà in mezzo tra Eclipse e Breaking dawn! (mi è piaciuto troppo per sconvolgerlo… -_-) Alla fine non cambia nulla dalla mia idea originale… quiiindiiii… le disavventure e i dilemmi di Bella continuano! Commentate, mi farebbe piacere sapere che ne pensate, se la considerate una schifezza o se è degna di essere letta! Aspetto i vostri commenti!
Grazie a: Sonya: ciccina! Che piacere ricevere un tuo commento! Bello lungo come piace a me! ^____^ Mi dispiace per gli errori, distrazione… >_< E per il fatto di Jacob che, una volta tornato umano, sembra non avere più niente… sembrava anche a me, però la conversazione era troppo serrata per inserirlo (sono riuscita a metterci solamente un accenno se l’hai notato), quindi avevo già deciso di introdurlo tra questo capitolo e il prossimo (insieme ad una piccola spiegazione di ciò che gli era successo). Spero vada bene. Riguardo l’accenno a fine capitolo, dovere! ^^ Ah! Per il fatto della maiuscola, la preferisco al grassetto nel caso in cui con il tono di voce più alto si sottolinea una parola, il grassetto mi sembra più per sottolineare da parte dello scrittore; ricapitolando, non era proprio un urlo, ma in una frase infervorata alzare la voce su una parola può essere considerato gridare, no? Spero…
Grazie anche a PenPen e ysellTheFabulous che l’hanno aggiunta ai preferiti.
Aggiornamento: I HAVE A DREAM! ^^; no, scherzo, I HAD a dream (Had maiuscolo come nel fatto di prima :p) ovvero, ho fatto un sogno in cui ho visto tutta la fic fino alla fine… O_O perché non sfruttarlo?!

2. Addio Edward

Mi fermai con il cuore in gola davanti alla porta di casa, le chiavi in mano che tremavano sensibilmente e il fiato corto. Lottai per non andare in iperventilazione mentre prendevo tempo per evitare il “giudizio universale”. Il dire addio a Jacob non mi aveva spaventato come il doverlo dire ad Edward… voleva forse dire che, infine, avevo fatto la scelta giusta, lo amavo e saremmo dovuti vivere insieme felici e contenti per tutta l’eternità, o forse che, tanto, inconsciamente, sapevo che quello a Jacob era solo l’ennesimo addio fasullo che sarebbe durato solo finché non mi fossi calmata…? Forse entrambe le cose, forse nessuna. Il fatto che fossi spaventata a morte rimaneva tale e quale.
Ma era inevitabile.
Non potevo continuare in quel modo: Jake era il mio migliore amico, oltre che il mio amore umano, ma spesso gli esseri umani scambiano facilmente la forte amicizia per amore… il confine è davvero sottile… forse mi sarei dovuta chiedere se anche verso di lui provavo gli stessi “impulsi” che mi assalivano ogni volta che vedevo Edward. D’altro canto, anche Edward era il mio primo amore, e gli umani scambiano sempre la prima cotta con conseguente attrazione fisica smisurata per vero amore. Qual’era la verità? Cosa celava davvero il mio cuore?
Forse avrei dovuto rimandare i ragionamenti a dopo il discorso con Edward, anche perché di tempo, poi, ne avrei avuto davvero tanto, un mese per l’esattezza - sempre se Edward fosse stato d’accordo, ovviamente -, perché, nel breve tragitto La Push-casa, non avevo fatto altro che pensarci, ed ero arrivata alla conclusione che l’unica cosa possibile da fare fosse allontanarmi da entrambi.
Solo così avrei potuto capire cosa volevo davvero dalla vita.
Mi costrinsi quindi ad aprire la porta di casa con il cuore in gola, quasi sull’orlo di una crisi di panico.
La decisione era presa, il dado era tratto.
Non era il momento di tirarsi indietro, non quando ero finalmente riuscita a prendere una decisione seria sul da farsi.
Per quanto volessi evitare quel momento ormai ero a casa e non sarei mai più potuta tornare indietro.

-Sei tornata.

Constatò crudamente Charlie non appena misi piede in territorio di guerra. Era ovvio che non condividesse il mio comportamento; per fortuna, quella invadente era mia madre, non lui.
Gli lanciai un mezzo sorriso sfacciato.

-Scusa il ritardo, papà. Preparo subito la cena.

Non era quello che avrei dovuto dire, ma l’orario ispirava la menzogna.

-Sai che non era quello che volevo dire.

Decisamente, la faccenda del matrimonio lo aveva reso molto più eloquente. Forse vedeva nel rapporto tra me ed Edward quello tra lui e Renée e temeva che finisse nello stesso modo… e la colpa era anche mia che gli avevo dato motivo di crederlo per nascondere la verità che avrebbe potuto costargli la vita; chissà che avrebbe detto se gli avessi chiesto: “papà, tu che dici? Meglio il licantropo o il vampiro?”. Charlie non aveva mai sofferto di cuore, ma era meglio non tentare la sorte. Era decisamente meglio che continuasse a farsi idee proprie piuttosto che scoprisse la verità.

-Papà, Jacob era scappato per colpa mia, non potevo fare finta di niente…

-Certo bells, ma sapendolo non saresti dovuta correre da lui in quel modo, così non fai altro che illuderlo…

Lo fissai stranita per qualche secondo. Jacob aveva bisogno del mio aiuto, come avrei potuto abbandonarlo?

-Scusa papà, ma che ti ha detto Billy al telefono?

Anche Charlie mi fissò per qualche secondo, diviso tra la paura di essere stato ingannato e quella di avere una figlia stupida.

-Che ha avuto un incidente… gli hanno telefonato da un ospedale non lontano da Forks per andarlo a prendere e Sam Uley si è gentilmente offerto… ed ora è convalescente a La Push…

Ovvio. Non potevano mica dirgli la verità.
Bastò il mio sguardo per far si che la paura di Charlie di essere ingannato crescesse.

-Si, certo. Ripensandoci, hai ragione.

Risposi cercando di risultare naturale, ma non sapendo mentire non feci altro che alimentare i suoi sospetti; tanto più che non era da me concludere una discussione dandogli ragione in quel modo. Forse mi sentivo solo in colpa perché sapevo che, se ciò che Billy gli aveva detto fosse stato vero, mi sarei comportata esattamente come aveva detto lui, e ciò gli dava piena ragione. Il fatto che ci fossi andata per aiutare Jake non mi scagionava affatto, perché alla fine volevo davvero solo rivederlo.
Charlie non rispose, così ne approfittai per cambiare discorso.

-Scaldo un po’ di pesce avanzato ieri sera, ti va?

Annuì distratto, la mente ancora rivolta al nostro diverbio, ed io non persi tempo ed andai a cucinare. Edward era con ogni probabilità in camera mia che ascoltava ogni nostra parola - e suo pensiero -, meglio non farlo aspettare troppo.

§§§

Mi trascinai con passo pesante su per le scale fino alla porta della mia camera da letto; indugiai con la mano sulla maniglia e mi fermai, i battiti cardiaci che mi risuonavano nelle orecchie, ma non entrai, invece mi diressi verso il bagno. Codarda.
Guardai il mio volto riflesso nello specchio ed inorridii: stavo per fare una cosa orribile, a solo un mese dal matrimonio. Mi sciacquai la faccia con un po’ d’acqua gelata e poi la sparsi sui capelli senza asciugarmi; deglutii a fatica il groppo troppo grande che avevo in gola e finalmente mi decisi a raggiungere Edward in camera.
Come pensavo era lì, immobile sul mio letto, bello e perfetto come una statua greca, il volto impassibile che non lasciava trapelare nulla.

-Ciao…

Accennai subito chinando il capo; non riuscivo a sostenere il suo sguardo.

-Ciao.

Rispose lui. Anche la voce non lasciava trapelare nulla.

-Non stai bene? Sei pallida.

Ancora faceva finta di nulla. Eppure entrambi sapevamo bene cosa stava per accadere. Con un sospiro andai a sedermi accanto a lui.

-Perché sei sempre così buono con me? Non lo merito.

Edward sorrise, quel sorriso sghembo che fin troppo spesso mi faceva dimenticare di respirare. Dovevo restare lucida.

-Non è vero, lo sai.

-Questo avrei dovuto dirlo io…

Sorrise ancora, forse per celare l’alone di malinconia che nessuno tranne me avrebbe mai potuto cogliere.

-Sai che sono andata da Jacob, hai letto tutto nella mente di Charlie, no? E probabilmente Alice deve avermi visto sparire, o non saresti qui… eppure non dici nulla… non dici nulla da quando Jake se n’è andato…

Eccole. Le parole che fino ad allora non ero riuscita a dire; quelle che mi erano rimaste in gola come un ago conficcato per tanto tempo, finalmente riuscivo a pronunciarle. Edward guardò fisso davanti a sé senza voltarsi a fronteggiarmi, immobile. Non stava nemmeno respirando.

-Non poterti leggere nella mente è sempre più frustrante… se sapessi quanto ho aspettato io queste tue parole…

La sua risposta si fece attendere più del necessario. Troppo. Se la sua mente era capace di elaborare più pensieri contemporaneamente, doveva essere davvero sovraffollata.

-Mi dispiace… non avrei dovuto aspettare tanto per affrontare questo discorso… ma, Edward, io sono confusa… ti amo, voglio stare con te… ma finché non avrò fatto chiarezza nel mio cuore, finché non avrò capito cosa realmente provo per Jacob, non potrò essere sicura al cento per cento che la mia scelta sia giusta… non voglio un giorno dover…

-È così allora…

Mi interruppe prima che potessi parlare di rimpianti. Quello che stavo dicendo, però, faceva male tanto a lui che a me.

-Aspetta, voglio parlare, non voglio più lasciare niente al caso. Quello che voglio dirti è che ho preso una decisione: non ti chiedo molto tempo, solo un mese, non dovremo nemmeno annullare il matrimonio…

-Questo è impossibile.

Mi interruppe ancora, questa volta l’irritazione evidente nella sua voce.

-Non puoi prenderti un mese per decidere se sposarmi o scegliere Jacob senza annullare il matrimonio. Sai che per te ci sarò sempre; qualora tu dovessi sceglierlo e poi cambiare idea io non ti respingerò… ma se vuoi scegliere una volta per tutte, devi allontanarti completamente… senza pensare al male che potresti farmi, alla delusione di Alice…

Aveva colto nel segno, aveva pienamente ragione. Solo allora mi rendevo conto del mio comportamento deviato: era come se li volessi entrambi solo per non privare l’altro della mia presenza. Egoista.

-Scusami…

Tirai le ginocchia contro il petto e vi poggiai sopra la testa. Non volevo che vedesse quanto mi sentivo umiliata.

-Mi dispiace davvero… sono una persona orribile…

-Sei semplicemente umana.

Rispose lui, continuando ad evitare di guardarmi, anche se sicuramente mi vedeva lo stesso con la coda dell’occhio. Stava però parlando troppo poco, solo mezze frasi criptiche ed aveva la mascella serrata: doveva essere furioso. E se lo conoscevo bene non lo era nemmeno con me, ma con se stesso. Troppo buono nei miei confronti, come al solito, avrei piuttosto preferito che urlasse e mi insultasse, sarebbe stato meglio di quell’atteggiamento passivo che mi faceva sentire ancora più in colpa.

-E gli uomini sono fondamentalmente egoisti…

Aggiunsi con un sospiro, completando la sua frase. Finalmente si voltò a guardarmi.

-Non mi sembra il caso di restare ancora.

Eccolo. Il mio cuore che andava in pezzi. Eppure ero io che stavo spezzando il suo, di cuore.

-Mi dispiace.

Ripetei ancora, sforzandomi di non lasciar uscire le lacrime; non potevo fargli anche quello. Edward si sollevò in un unico movimento fluido ed elegante, e in un attimo era già fuori dalla finestra, senza nemmeno salutarmi, senza un cenno o una parola. Con il cuore in gola mi lanciai verso la finestra e non potei impedirmi di implorarlo di aspettare, ma da dietro il muro impenetrabile di oscurità non mi giunse risposta.
Edward se n’era andato, se n’era andato davvero, e questa volta ero stata io a volerlo.
Qualcosa dentro di me si spezzò ancora e mi lasciai cadere in ginocchio per terra, inespressiva come una bambola.
Avevo già mosso il primo passo avanti, già fatto un paragone essenziale: dire addio ad Edward era stato molto più doloroso che dirlo a Jacob, sebbene lui ancora non fosse al corrente della mia decisione e pensasse ancora che il nostro fosse un semplice litigio. Avrei dovuto chiamarlo e mettere al corrente anche lui della situazione. Avrei dovuto… ma il mio cuore era a pezzi, e con esso il mio corpo che si rifiutava di muoversi. Lo avrei chiamato, era certo, avrei passato quel mese in astinenza da entrambi a costo di legarmi al letto, ma dopo aver parlato con Edward la mia anima non era capace di reggere nient’altro. Jake poteva aspettare fino al giorno dopo, di certo non sarebbe venuto a chiarire quella sera stessa.
Si, per il momento non potevo fare altro.

-Edward… mi dispiace…

Sussurrai inconsciamente mentre mi chinavo a piangere sul pavimento. Fino al giorno seguente avrei pensato solo a lui.

Continua…

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Capitolo 3
*** Io non mi tiro indietro ***


Ecco il terzo capitolo, un po’ in ritardo ma ho avuto qualche problema. Il capitolo è il faccia a faccia con Jacob Black (ci tengo a precisare che io sono per la coppia originale Edward/Bella). Questa volta mi piacerebbe anche avere una vostra opinione, due minuti del vostro tempo per un parere ^_-
Grazie a chi ha inserito la storia nei preferiti: Angela_Grey, kagome100, Kathys, Lunastortalupin, ninfea_82, PenPen, ysellTheFabulous.


3. Io non mi tiro indietro

Una nuova alba, un nuovo giorno.
Era troppo presto e non potevo fare irruzione in casa Black almeno per un altro paio d’ore, così ne approfittai per fare una lunga doccia rigenerante, consumando litri d’acqua solo per cercare di lavare via la tensione e trovare le parole per fare “la cosa giusta”.
Lo dovevo ad Edward. Almeno quello.
Non sapevo ancora quale sarebbe stata la decisione finale, ma l’avergli detto addio in quel modo mi stava lacerando dall’interno e ciò significava decisamente un punto in suo favore, ma non avrei potuto averne la certezza matematica finché non avessi ripetuto l’esperienza anche con Jake.
Purtroppo, non mi aspettavo una reazione altrettanto pacifica da lui; come Edward era acqua, calmo, riflessivo, calcolatore, che solo talvolta s’increspava e sfociava in breve tempesta, Jacob era fuoco, in continuo, perpetuo crepitare, impetuoso e dalla furia violenta ed inesorabile.
Con lui non l’avrei passata liscia, questo era più che sicuro.
Però era inevitabile.
Dopo circa mezz’ora mi decisi ad arrestare il getto d’acqua, un po’ in colpa per quei paesi che non ne riuscivano a vedere una goccia per chissà quanto tempo, poi scesi al piano inferiore e mi preparai una tazza di cereali collosi che mangiai con calma esasperante, come in un film in cui la scena piatta e noiosa sembra non finire mai.
Charlie stava ancora dormendo, ma presto si sarebbe svegliato e non avevo nessuna voglia di farmi vedere in quello stato - dovevo avere gli occhi rossi e cerchiati peggio di un vampiro assetato.
Un’altra cosa inevitabile.
È strano pensare come spesso nulla va come vorresti.
Come da programma, Charlie mi raggiunse in cucina dopo nemmeno mezz’ora, liquidandomi con un “buongiorno” che aveva molto poco di amichevole.
Arrabbiato.
Il mio comportamento doveva averlo ferito.

-Tra un po’ vado da Jake, papà.

Perché avevo parlato? Maledetta la mia boccaccia.

-Ah, si?

Fu la sua magra risposta. Finto disinteresse, di male in peggio.

-Ho parlato con Edward, abbiamo deciso di non vederci per un mese, e vado a dire a Jake che farò con lui la stessa cosa… Edward ha detto anche che finché non avrò deciso, annullerà il matrimonio…

Non mi andava di parlarne con Charlie, con nessuno in verità, ma se si fosse diffusa la notizia - e sicuramente sarebbe successo - e lui l’avesse udita da qualche pettegolo/a prima che da me non me l’avrebbe mai perdonato.
Charlie reagì come mi aspettavo.

-È così allora.

Sospirò, prima di continuare.

-Edward è fin troppo buono.

-Già.

Risposi io ed un silenzio imbarazzante calò tra noi. Dopo aver dato uno sguardo all’orologio appeso alla parete ripresi.

-Penso che sia ora. Ti farò sapere quale sarà la mia decisione ma, ti prego, fino ad allora non chiedermi nulla, ok?

Charlie mi lanciò un’occhiata strana ma annuì, ed io trassi un sospiro di sollievo.
Dopo un breve saluto montai sul mio pick-up e raggiunsi Jacob a La Push.
Ovviamente non mi aspettava.
Billy mi fece entrare e vidi Jacob disteso al centro del piccolo soggiorno, coperto da una trapunta come l’ultima volta che era stato ferito dopo lo scontro con i neonati di Victoria.
Dormiva e doveva anche essere in preda a qualche incubo, perché si agitava e faceva strane smorfie.

-Bella…

Mugolò nel sonno e sentii gli occhi cominciare a pungere come se dovessi scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Billy se ne andò in un’altra stanza sulla sua sedia a rotelle cigolante, per lasciarci un po’ d’intimità, così mi avvicinai alla figura supina di Jacob e gli presi una mano nella mia, nella vana speranza di tranquillizzarlo con la mia mera presenza; con due dita gli sfiorai la guancia e lui si mosse, impercettibilmente, il respiro più calmo.

-Bella…

Mi chiamò ancora, la voce sognante e le palpebre leggermente schiuse. Probabilmente pensava di stare ancora sognando.

-Sei venuta…

Disse ancora e le mie labbra si allargarono in un sorriso amaro. Chinai il capo e sentii la sua mano stringere la mia quasi fino a farmi male, come per accertarsi che ci fossi davvero. Dopo pochi secondi la lasciò quasi scandalizzato.

-Bella! Che cavolo ci fai qui?!

-Bell’accoglienza.

Gli risposi sorvolando sulla domanda: rimandavo il colpo di grazia.
Jacob fece una smorfia.

-Non a scusarti per il tuo comportamento di ieri sera, vedo.

Sentenziò amaro e non potei fare a meno di distogliere ancora di più lo sguardo, per quanto possibile.

-Mi dispiace.

Dissi rassegnata e lui alzò un sopracciglio.

-Davvero?

Chiese incredulo ed io annuii.
Proviamo ad addolcirgli la pillola.

-Che ne dici di raccontarmi cosa ti è successo? Ieri non ne abbiamo avuto l’occasione…

Lasciai la frase in sospeso e fu il suo turno di lanciarmi il sorriso amaro.
Faceva piuttosto male riceverlo, dovevo ricordarmene.

-Niente di che, i soliti luridi succiasangue.

Alzò le braccia e le fece ricadere cercando di celare una smorfia di dolore; il movimento, comunque, gli riusciva abbastanza naturale, non era in condizioni gravi come l’ultima volta, stava riuscendo a guarire correttamente anche senza l’aiuto di Carlisle, a quanto potevo vedere.

-Jake!

Lo ammonii preoccupata, come se invece fosse stato moribondo, e lui ridacchiò.

-Ok, ok! Ero a nord, in Canada, quando ho incrociato un gruppo di tre vampiri… Ne ho fatti fuori due, ma la terza sanguisuga mi ha preso alle spalle prima che gli staccassi la testa dal collo, rompendomi braccia e spalle… insomma, niente di che, davvero! Ho voluto fare lo sbruffone ma, sai, era così bello massacrarli mentre pensavo al tuo succhiasangue…

I miei occhi divennero due strette fessure.

-Sei un cretino.

-Grazie.

Ci guardammo negli occhi e sospirammo.

-Abbiamo annullato il matrimonio.

Gli occhi di Jake si illuminarono e scattò a sedere di colpo, lasciando cadere la coperta e mostrando il torace fasciato.

-Fico! Allora le mie parole a qualcosa sono servite!

Esclamò mostrando per un attimo il suo lato infantile, quello che apparteneva al “mio Jacob”, il mio migliore amico.
Dal canto mio, ci ero caduta di nuovo. Forse il mio problema era il sadismo: forse non era tanto involontario il mio illuderlo e fargli del male, ed io non me ne rendevo semplicemente conto; doveva essere un problema latente, sepolto a livello subconscio.

-Si Jake, le tue parole sono servite… ma non nel modo in cui credi tu… in realtà sono venuta proprio per questo… vedi, ho detto ad Edward che ho bisogno di tempo per riflettere, da sola, senza vederlo per un mese… e senza vedere te…

Jacob rimase fermo lì a guardarmi per un minuto buono con un’espressione indecifrabile.

-Non sei per niente giusta, sai?

Il mio sguardo per qualche attimo equivalse il suo.

-Che vuoi dire?

La mia domanda gli fece scuotere la testa indispettito.

-Da quanto è che non ci vediamo? E per quanto tempo ti hanno impedito di vedermi da quando la sanguisuga è tornata? Per farla giusta, dovresti vedere me mentre ti prendi una pausa da lui!

La faceva facile lui. Ed io poi come facevo a capire cosa voleva davvero il mio cuore?

-Cerca di capire, Jake! Devo allontanarmi da entrambi per poter capire veramente! Da quando sei scappato sono stata molto male… quando se ne andò Edward fosti tu a starmi a canto, e quando te ne sei andato tu è stato lui… ora sono io che devo allontanarmi da entrambi… è per il bene di tutti, Jacob.

Ma Jacob scosse la testa.

-No Bella, è solo per il tuo, di bene. Io non starò bene quando sarai uscita da quella porta, e mi rincresce ammetterlo, ma nemmeno la sanguisuga starà bene.

-Forse hai ragione.

Ammisi a testa bassa e due goccioline trasparenti caddero verso il basso, infrangendosi sulla sua coperta.

-Ma non pensi che io per prima soffrirò standovi lontana questo mese… e soffrirò ancora quando avrò rinunciato ad uno dei due… ma è necessario, non possiamo continuare così.

-Quante volte ti sei ripassata il discorso nella mente? Così tante che te ne sei convinta davvero, eh?!

La sua espressione ora era dura più che mai. Mi guardava come se fossi uno dei vampiri che tanto odiava.

-Lasciamo perdere il fatto che volevi diventare una succhiasangue, lasciamo perdere anche che te ne stavi per sposare uno, ma finché sei ancora te stessa ed in tempo per cambiare idea, non ti lascerò andare! Farò tutto ciò che è in mio potere per dimostrarti che io sono la scelta giusta, fosse anche giocare sporco! Scegli me, Bella, scegli la vita!

Mi guardò con le sue languide pozze nere dritto negli occhi, facendomi sentire le ginocchia molli. Lo sapevo che non sarebbe stato facile; Jacob era un combattente.

-Mi dispiace Jake, ma non cambio idea. Per un mese non verrò da te a La Push, e questo è quanto.

Mi sollevai in piedi, guardandolo dall’alto in basso, ma mi sentivo come se fossi io quella ad essere in posizione di svantaggio.

-Ti sbagli, Bella. Ora che la sanguisuga non ti starà intorno tutto il tempo, sarò io a venire da te.

La realtà mi colpì come una cannonata.

-Ti prego, non farlo.

Jacob non mi rispose, ed io mi voltai per andarmene.

-Salutami Billy.

-Lo farò.

Rispose mentre aprivo la porta, in procinto di uscire, ed io annuii compiaciuta.

-Lo farò.

Ripeté

-Verrò da te, stanne certa.

Gli gettai un’ultima occhiata rabbiosa prima di sbattere la porta ed allontanarmi stizzita. Non era andata per niente bene.

§§§

Freddo.
Avevo freddo.
Il mio cuore era freddo, il mio corpo e la mia anima lo erano.
Da quando non passavo una notte da sola? La notte precedente l’avevo passata a piangere sul latte versato, perciò non ci avevo fatto troppo caso, ma senza la rassicurante presenza di Edward accanto a me, non riuscivo a dormire, e quando cedevo alla stanchezza la mia mente si ribellava, tartassandomi con orrendi incubi.
Un altro punto a favore di Edward pensai mentre mi voltavo su un fianco, madida di sudore freddo dopo aver sognato James e Victoria che mi inseguivano ridendo, ringhiando che ora nessuno mi avrebbe più protetta.
Era questo, dunque? Il senso di protezione, di sicurezza che mi infondeva Edward a mancarmi?
No, non solo. Non riuscivo a prendere sonno senza la dolcezza del suo respiro, l’odore della sua pelle di marmo, la morbidezza compatta delle sue labbra che mi sfioravano il viso.
Tutto di lui mi mancava, ed ero solo al secondo giorno.
Anche Jacob mi mancava, ma con lui ero ancora arrabbiata, quindi per il momento non faceva testo.
Con una mano accarezzai la porzione di letto che mi ero abituata a lasciare libera per lui, e quasi il mio cuore non perse un battito: era gelida.
È stato qui! Edward è stato qui!
Con un balzo per nulla atletico scesi dal letto e corsi ad aprire la finestra, sporgendomi tanto che quasi non caddi.

-Edward!

Soffocai l’urlo, ci mancava solo che Charlie scoprisse delle incursioni notturne di Edward proprio in quel momento.

-Edward! Lo so che sei qui! Vieni fuori!

Perché lo stavo chiamando? Stavo già andando contro i miei buoni propositi?
Per un attimo tutto ciò che udii fu il fruscio delle foglie.

«Mi dispiace… Non accadrà più…»

Come una folata di vento mi arrivarono quelle parole atroci mascherate dalla sua dolcissima voce. Caddi sulle ginocchia e mi lasciai scivolare distesa sul pavimento, la finestra aperta che mi offriva il surrogato del freddo più dolce cui invece ambivo.
Edward era molto più corretto di me.

Una cosa era certa, e l’avrei imparata a mie spese molto presto: separarmi da Edward non sarebbe stato meno doloroso della prima volta.

Continua…

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