Be fearless and speak now.

di Scarlet Lilium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A New Beginning. ***
Capitolo 2: *** Perfectly Good Heart ***
Capitolo 3: *** If This Was a Movie ***
Capitolo 4: *** Teardrops On My Guitar ***
Capitolo 5: *** Begin Again ***



Capitolo 1
*** A New Beginning. ***


A New Beginning.

*e il Grammy per miglior performace country va a… The Civil Wars*

Mi girai su un fianco, sospirai osservando la sagoma appena visibile della finestra.

*…Il Grammy come miglior canzone country va a… Merry Go’ Round*

La voce che non proclamava il mio nome sembrava fin troppo reale e vivida nella mia testa, mi tirai la coperta sopra le orecchie, come se ne avessi abbastanza di quella litania.

*Miglior Album Country quest’anno va a… Tim McGraw con Two Lanes of Freedom. Complimenti Tim!*

Già, complimenti… Digrignai i denti, arrabbiata e delusa. Soffocai uno strillo nel cuscino, non volevo svegliare mamma. Mi misi a pancia in giù con gli occhi che minacciavano di mandare lacrime amare.

*E, il premio, come miglior Album dell’anno va a…* Nel buio della mia stanza lo stomaco si stringeva, così come si era stretto il giorno dei Grammy. Il cuore saltava un battito e mi obbligavo a trattenere il fiato. *Macklemore e Ryan Lewis!* Nella mia mente li rivedevo andare a ritirare quel premio che era stato mio, che egoisticamente, doveva essere mio. Strinsi i pugni, alzai il cuscino a coprirmi la testa ed urlai. Frustrazione, tristezza, rabbia. Io ero Taylor Swift, ero qualcuno, ma i Grammy erano stati implacabili con il loro giudizio unanime: non ero più parte dell’Olimpo della musica. Arrivarono le lacrime e sgorgarono calde e salate, impregnarono la stoffa e si mischiarono alle mie urla soffocate.

Non so’ quanto tempo rimasi ferma, nel mio letto, ad ascoltare soltanto il battere del mio cuore contro le costole, forse un’ora o dieci ore dopo presi sonno e sprofondai nel ricordo di quella maledetta serata.

 

“Taylor! Alzati!” una porta che si spalanca a qualche metro da me, una risata vaga. Uno scalpiccio veloce, qualcuno salta sul letto “Taylor vuoi buttare il tuo culone famoso giù da quel letto?!” è la voce di Abigail, la riconoscerei tra mille. Non mi muovo, voglio solo che se ne vada. Se le raccontassi che ho di nuovo sognato i Grammy si arrabbierebbe. Quante volte da quel 26 Gennaio li ho sognati, li ho pianti, non ci ho dormito. Abigail mi ha consolata, spronata ad andare avanti, ma dopo due mesi si era stufata di ripetermi le stesse cose. Voleva che tirassi su la testa, ero sempre stata una guerriera. La cosa che mi faceva più arrabbiare era che aveva ragione, maledettamente ragione.

La luce irrompe  violenta nella stanza, mi copro gli occhi con la mano; rotolo sul fianco finendo a pancia in giù e mi immergo nella coperta. Sento chiaramente lo sbuffo scocciato della mia amica, la coperta mi viene tolta violentemente lasciandomi totalmente scoperta, l’aria dei primi di Aprile mi investe provocandomi un tremito. E’ frizzantina, oltremodo fredda per una giornata soleggiata come quella.

Apro un occhio, poi un altro rassegnandomi e mi alzo. Altro non faccio se non sbuffare sonoramente, chiudo la finestra con poca grazia “odio l’aria fredda” e lancio un’occhiata carica di critiche alla ragazza nella stanza, poi mi rilancio sul letto.

“Abbiamo un quinto album da scrivere” alzo la testa e noto con sommo disappunto la chioma riccia di Abigail che spunta dal mio armadio, sceglie un completo dai colori pastello e me lo lancia addosso senza troppe cerimonie. Fosse stato qualcun altro avrei già cominciato ad urlare per la sgradita apparizione.

Mi accorgo di come Abigail sia allegra, felice, l’energia sembra fremere attorno a lei. Esattamente il contrario di quello che mi sento io.

“Non fare quella faccia Taylor, i Grammy li vincerai un’altra volta. E’ una vita che fai musica, non dirmi che una sconfitta può fermarti” si siede sul bordo del letto e mi prende una mano “è stato un momento negativo della tua carriera, vorrei anzi, vorremmo tutti evitare che si ripeta” mi sorride. Abigail può illuminarmi le giornate solo mostrando quella fila di denti bianchi, senza di lei cosa farei? Mi era sempre rimasta vicina e anche questa mattina, con una sola occhiata, aveva capito che il sogno si era ripresentato.

Non faccio nemmeno in tempo a sorriderle complice che lei si alza “Scott ti aspetta nello studio e c’è una sorpresa per te. Muoviti!” dice lasciando la stanza, mentre la scia di profumo agli agrumi continua a volteggiare nell’ambiente. Fisso la sua figura che percorre il corridoio e sparisce imboccando le scale.

Abigail mi spronava ad andare avanti, mi faceva capire che comunque fosse andata a finire, lei sarebbe rimasta con me e quando sorrisi mi accorsi che l’aria di Aprile non era poi tanto fastidiosa.

 

Spazio autrice:

Ehi ciao!

Questa è la mia prima FF e sono un po' tesa. Di solito non condivido con gli altri i miei scritti, mi sembrano sempre troppo penosi. Ho cominciato con questo scritto su Tay, che è la mia cantante preferita e sarà a capitoli. Spero possa piacervi. Inondatemi di recensioni, mi farebbe molto piacere un vostro parere.

Alla prossima J

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Capitolo 2
*** Perfectly Good Heart ***


Perfectly Good Heart.

 

*quattro settimane dopo*

 

Un fischio acutissimo si propaga nell’aria. Scott ed io ci tappiamo le orecchie strizzando gli occhi “scusate” cinguetta Abigail ridacchiando a mo’ di scusa mentre si affretta a rimette apposto le apparecchiature con cui stava giocando.

E’ una bella giornata primaverile, fuori splende il sole e le persone, rimaste chiuse in casa durante i lunghi mesi invernali, cominciano ad uscire per le strade gustandosi il tepore e l’aria fresca. Io, Abigail e Scott, il mio manager, siamo rimasti chiusi tutto il giorno nello studio; obiettivo? Completare il quinto album. Dopo circa 5 ore di duro lavoro Scott aveva proclamato che l’album era pronto, le canzoni perlomeno erano state completate e le basi decise, dovevo solo inciderlo, ma fin dal primo momento, non ne ero stata troppo convinta.

Riascoltavo ancora le canzoni, mentre discutevo animatamente con Scott, per me l’album non era completo, mancava ancora qualcosa. Abigail, che mi aveva fatto compagnia, cominciava ad annoiarsi ed aveva fatto proprio quello che sarebbe stato meglio non fare, giocare con i suoni.

Il fischio si disperde nell’aria lasciandomi le orecchie formicolanti e sono costretta a massaggiarmele con un po’ di vigore, leggermente divertita dall’imprevisto, ma anche profondamente scocciata dall’aria da bastian contrario che Scott continuava  ad ostentare.

“Taylor, l’album è pronto, non so’ cosa tu voglia ancora…” mi dice con l’aria di chi spiega che uno più uno fa due. Roteo gli occhi e li piazzo su Abigail che intanto sta’ cantando nel microfono della stanza di registrazione, stona parecchio, ma è anche divertita da tutto quello; come se fosse una bambina  è impossibile farla stare ferma. Devo solo ringraziarla comunque, senza di lei mi sentirei molto meno spronata ad andare avanti. Schiocco appena le labbra, come se fossero una frusta “l’album è il mio” fulmino il mio manager con lo sguardo e lui non fa altro che scrollare il capo.

Lo guardo prendere la giacca e avviarsi alla porta, ma poi si ferma, proprio sotto l’arcata di legno “hai 20 giorni prima dell’incisione, voglio che l’album sia pronto e messo fuori per il 13 Giugno. Non un giorno di più” mi dice con un tono che non ammette repliche, poi esce senza aggiungere altro.

“Taylor Alison Swift” Abigail esce dallo studio di registrazione con l’aria di una che ne sa una più del diavolo e comincia a girarmi attorno, senza smettere di fissarmi con quell’aria maliziosa che dopo tre giri mi irrita ancora di più e mi fa girare la testa. Come al solito non riesco a dirle niente che sia cattivo, chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie, sto per chiedere ad Abigail di aiutarmi in qualche modo quando la sento trafficare con la mia borsa. Apro un occhio, poi anche l’altro, mi tolgo le mani dal viso “che stai facendo?” le chiedo mentre la guardo prendere il mio cellullare.

Non mi risponde.

“Abigail Anderson!” esclamo a metà tra l’esasperato e il divertito. Sembra non sentirmi mentre continua a digitare qualcosa sul telefono. Mi avvicino e le punto le dita nei fianchi, so’ che soffre tanto il solletico, infatti non appena la tocco fa un salto di mezzo metro prima di cominciare a ridere “no, niente. Guardavo una cosa su Facebook” dice mentre prende fiato dalle risate prima di rimettere il cellulare al suo posto.

 

*quella sera*

 

Il panino cucinato da Abigail ha qualcosa di stomachevole, ma non glielo dico, non vorrei offenderla. La vedo andare in giro tutta trionfa per casa, coperta di salsa da capo a piedi, i capelli raccolti in una coda che permetteva a ciuffi ribelli di svolazzare qua e la. Quella ragazza è tutto fuorché una cuoca.

Mando giù l’ultimo boccone della cena quando il telefono comincia a squillare all’impazzata. Rispondo con difficoltà, ho ancora le mani sporche di salsa e olio “pronto?” dico senza leggere il nome che brilla sullo schermo e per poco non cado dalla sedia.

Lancio un’occhiata ad Abigail che sembra in procinto di dire che non è colpa sua, qualunque cosa si tratti.

“Uhm… ok. Si, domani. Ciao” poso il cellulare sul tavolo ed alzo un sopracciglio in maniera critica fissando la mia amica.

“Che… c’è?” mi chiede un po’ preoccupata.

“C’è che tu non ti fai mai i fatti tuoi. C’è che mi rovini l’esistenza, mi obblighi sempre a fare cose assurde senza un filo di logica; c’è che non hai un minimo di ritegno” mi alzo dallo sgabello e mi avvicino lentamente scura in volto alla mia amica “agisci sempre senza mettermi al corrente delle tue intenzioni” un altro passo e le sono vicinissima, potrei tirarle una testata “c’è che se fossi uomo ti bacerei!” esclamo.

Lei sembra non capire. Un attimo prima sembra che io la voglia uccidere, un secondo dopo sto ridendo di felicità. La prendo per le spalle “qualcuno ha accettato di fare una collaborazione con me! So’ cosa mancava al mio album!”

Comincio a ballare senza darmi un contegno ed Abigail, ancora incerta, si sente in dovere di chiedermelo “cosa?”.

Mi fermo interrompendo una piroetta e la fisso sorridendo “Ed Sheeran.”.

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti!

Come vedete questo capitolo non è un granchè, so’ bene che mi dilungo con le varie vicissitudini, ma spero comunque che non vi abbia annoiato. Comunque potete recensire lo scritto, a me farebbe solo tanto piacere ricevere i vostri pareri! E magari mi aiutate anche a migliorarmi.

Detto questo, spero di rendere meglio con il prossimo capitolo.

Alla prossima J

Enjoy yourself! <3

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Capitolo 3
*** If This Was a Movie ***


If This Was A Movie
Katniss il distretto 12 non esiste più”.
Singulto, qualcuno spegne il televisore e rimango a fissarne lo schermo vuoto. Quella giornata sembrava non passare mai, avevo deciso di guardare o meglio, riguardare Hunger Games, poteva essere l’unico modo che avevo di passare il tempo.
 
“A cosa pensi Swizzle?” Abigail salta sul divano e si ferma a pochi centimetri da me, arraffa un cuscino e se lo schiaffa in grembo senza troppe cerimonie. I capelli rossi le ricadono disordinati intorno al volto, la guardo senza realmente vederla e realizzo, come lontana chilometri da quella casa, che è stata proprio la mia amica a spegnere il film. Quel giorno non avevamo fatto altro, guardare pellicole su pellicole e sapevo, in un cantuccio della mia mente, che avrei dovuto essere in studio con Ed Sheeran. L’amaro si fa sentire all’interno della bocca e storto le labbra scocciata e amareggiata. E’ tutta colpa di… “Com’è che si chiama?” esclamo improvvisamente innervosita. Si vede lontano un miglio che Abigail non ha capito “ come si chiama… Chi?” chiede fissandomi accigliata, capisco che in realtà voleva commentare il film, lei non lo aveva mai visto, ma ora non ne ho proprio voglia e il mio modo di abbassare la mano dalla fronte al ginocchio sembra esserle rivelatorio. La rossa apre la bocca, la richiude un po’ interdetta prima di comprendere finalmente a cosa mi riferissi “parli di…” la fisso ed ho una specie di scatto “parlo della tizia che … grr” mi alzo in piedi furibonda, con una rabbia crescente “ha la precedenza su Sheeran forse? COSA E’ LEI?! Solo una stupida… Oca giuliva!” assesto un calcio al tavolino e mi faccio male al piede. Mi siedo nuovamente sbuffando, se avessi potuto fumo sarebbe uscito dalle mie orecchie.

*Era successo tutto di fretta, proprio quella mattina, sul presto… Il mio cellulare aveva cominciato a suonare all’impazzata, era Ed. Solo la sera prima avevamo organizzato di vederci in studio per provare a scrivere qualcosa, creare una collaborazione, qualcosa di diverso, ma fantastico. Eravamo d’accordo. Io ci credevo. Come ogni speranza che si rispetti, però, era destinata a finire e la chiamata non era stata in alcun modo piacevole, tanto meno l’avevo prevista.

 
“ Taylor sono Ed… Senti” sospirò all’altro capo del telefono “non posso fare la collaborazione, il mio manager… Dopo i Grammy, capisci no?”.
“In realtà credo di non capire” avevo detto con un tono duro piuttosto punta sul vivo, in realtà capivo benissimo dove stavamo per andare a parare.
“Non posso fare una collaborazione senza certezze e non sei più tu…” avrei voluto fermarlo, dirgli che non era così, che non avevo perso la mia capacità di scrivere. Che un errore non poteva pregiudicarmi come artista. Ero sempre io, la ragazza dai 7 grammy, ma i fogli bianchi sulla scrivania e il pensiero dell’album, così vuoto e senza passione, mi fecero trattenere, mentre accettavo la verità “mi dispiace, collaborerò con Kacey, devo pensare a me”.
Aveva poi riattaccato.
Ed Sheeran, il mio amico, la persona di cui mi fidavo, mi aveva lasciata sola.
 
Dopo quella chiamata il telefono era finito contro una parete e si era quasi distrutto, solo Abigail sembrava non voler accettare quella “sconfitta”.*
 
“Swizzle” due dita schioccano davanti ai miei occhi e torno al presente, sento un sapore ferreo in bocca e mi rendo improvvisamente conto di essermi morsa il labbro inferiore più forte di quanto non avrei mai voluto fare “non è colpa di Kacey” mi dice Abigail. No certo, non è colpa di Kacey. Kacey chi? Kacey Musgraves, cantautrice country e colei che mi ha soffiato i Grammy. In realtà è brava, lo ammetto con me stessa e la cosa non fa altro che farmi arrabbiare, perché comunque avrei dovuto essere meglio di lei. Mi sento improvvisamente travolta dalla tristezza mentre piego gli angoli della bocca in uno sguardo triste. Abigail sembra capire perché mette su un cipiglio di chi è sul piede di guerra “ohi! Signorinella! Andiamo… Mi stai dicendo che Sheeran era la tua unica opzione?!” strizza gli occhi “Sheeran sarà pure bravo, ma è pieno di cantanti! Sveglia T!” esplode in un sorriso schiaffandomi tra le mani il mio cellulare.
Lo schermo è attraversato da una grossa riga nera, ma noto che è aperto sulla rubrica.
La scorro, lentamente.
Tutti nomi visti… Rivisti.
Mentalmente scarto chi non potrebbe cantare, chi non mi piace.
Sorrido al nome di Ellen, la giornalista.
Son felice di notare che ho ancora il numero di Hunter Hayes e di Zac Efron. Sono entrambi miei amici, sebbene per motivi diversi. Fisso a lungo il nome del secondo giovane, era tanto che non lo chiamavo, insieme avevamo girato il mondo per Lorax, io ero doppiatrice, come lo era anche lui. Ci eravamo divertiti assieme, vi era una sorta di legame, ma non mi ci ero mai soffermata a pensarci. E di nuovo, non penso.
Passo oltre.

 
No niente, continuo a pensare ad Ed.
Sbuffo sonoramente, ma non sono l’unica a farlo, anche Abigail sembra parecchio scocciata. Mi fissa con l’aria di una che vorrebbe prendermi a ceffoni e sono sicura che lo farebbe pure, se non avesse tanto buonsenso “non sono il tuo manager e credo di non saperne abbastanza di musica, però sono tua amica e una cosa la so…  Tu hai sempre avuto quel qualcosa che ti ha sempre permesso di raggiungere ogni obiettivo. Se vuoi qualcosa l’ottieni, lotti per ottenerla”.
La guardo con aria interrogativa, ma cosa diavolo sta blaterando? Si beh, per arrivare dove sono arrivata ho lavorato tanto, ma con questo? Alzo un sopracciglio interrogativa e lei sbuffa di nuovo alzando gli occhi al cielo, sembra esasperata “Tay, improvvisamente mi sembri lenta di comprendonio” sto quasi per considerarlo un vero insulto quando esclama “sto dicendo che se vuoi collaborare con Ed Sheeran, collaborerai con Ed Sheeran”.
Apro bocca, sono pronta e la domanda: cosa non ti è chiaro del “collaborerà con Kacey?" è già sulle mie labbra quando la giovane mi precede con un sorrisone da vecchia volpe “se maometto non va alla montagna…” e di colpo, quasi chiamata da una forza superiore comincia a fischiettare e se ne va in bagno.
La porta sbatte, quasi vuole essere un segno.
Improvvisamente, come se avessi capito chissà quale formula, mi alzo, corro in camera e mi cambio di volata.
Quando torno al piano di sotto rischio di travolgere Abigail che esce dal bagno, sembra un po’ sorpresa da tanta fretta, ma al contempo pare aver capito “dove vai?” chiede conoscendo già la risposta.
“Ad ottenere quello che voglio” mi pare di intravedere la rossa esultare, ma sono troppo presa dai miei pensieri, mi chiudo la porta alle spalle immergendomi nel grigiore uggioso di una New York sul calare della sera.
 
Corro per le strade. Nessuno, a parte Abigail, sa’ cosa sto andando a fare. Nell’aria respiro odore di pioggia e con rammarico mi ricordo che nella fretta non ho preso niente. Ombrello, cellulare e chiavi di casa sono rimaste con la rossa al mio appartamento. Faccio in tempo a rammaricarmi della scelta di non aver preso qualcosa per proteggermi dalla pioggia, che un fragoroso tuono squarcia il vago silenzio grigio e improvvisamente l’acqua comincia a scrociare.
Dapprima lenta, poi sempre più forte.
Corro, corro, non faccio altro che correre.
Manca poco all’appartamento di Sheeran è dietro l’angolo, lo ricordo bene.
Faccio la curva a velocità sostenuta, le keds non possono competere con quell’acquazzone, i piedi sono zuppi e le suole non adatte al cemento sdrucciolevole della città.
SPLASH!
Scivolo, mi aggrappo a qualcosa.
Sono a terra. Infradiciata da capo a piedi.
“Porcaccia!” esclamo guardandomi con pena, seduta in mezzo al marciapiede vuoto.
“Tutto ok?” alzo il capo velocemente e sento uno strappo al collo, strizzo gli occhi, mentre mi accorgo con orrore che non mi ero aggrappata a qualcosa, bensì a qualcuno. Avvampo di imbarazzo, ma non apro bocca, fisso la figura che ha parlato.
“Alziamoci” mi dice e benchè la pioggia sia come una coltre grigia e spessa, i capelli appiccicati davanti al volto che mi ostruiscono la visuale, la voce e gli occhi verdi sono inconfondibili... Trattengo il fiato “Zac!”.

 
Angolo psicopatica:
Salve a tutti! Ora vi starete chiedendo dov’ero finita… Beh ho avuto un momento di totale sconforto e avevo deciso di lasciare le FF, ma diciamocelo, non riesco a stare lontana dalla scrittura e non dovrei farmi prendere dai complessi per ogni cosa che scrivo. Così sono tornata!
Spero vi piaccia, recensite pure!
Enjoy <3

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Capitolo 4
*** Teardrops On My Guitar ***


Teardrops on My Guitar
 
Le cose succedono quando meno ce l’aspettiamo e quella giornata stava per diventarne la prova. Nulla di tutto quello era previsto, nulla di tutto quello era anche solo sperato: la storia di Ed, Kacey, Abigail e le sue parole, la corsa sotto la pioggia e adesso quello. Quanto altro ancora doveva capitarmi?

Stupidamente la prima cosa che penso mentre ci tiriamo su è che rischio di non trovare Ed al suo appartamento e mi invade un desiderio fortissimo di darmela di nuovo a gambe senza degnare Zac di un’ulteriore sguardo. Invece non faccio altro che boccheggiare come una deficiente con i controfiocchi. Sento il suo sguardo curioso, poi comincia a ridere e tra le gocce scrocianti sento chiaramente la sua risata contagiosa. Sbuffo cercando di fare la seria, ma improvvisamente mi trovo a ridere a mia volta, senza un motivo.
Cerco di riprendere fiato e di ricompormi quando, per fortuna, lui è il primo a parlare “Taylor…” dice con la voce spezzata da una risata “dove stavi correndo?” guarda alle mie spalle come aspettandosi la guardia del corpo o al limite mia madre e mi fissa con un’espressione da punto interrogativo. Non ho tempo, l’orologio nella mia testa mi impone di correre, difatti sono sul posto e molleggio sui piedi “oh sto andando… Ed! Devo …” gesticolo forte “per una canzone” concludo mangiandomi la metà delle parole, ma sembra capire e si sposta lateralmente per farmi passare. Gli sorrido e sto per partire di corsa quando praticamente inchiodo sul posto “vieni anche tu! Almeno ti dai una ripulita, sei inguardabile” bofonchio tra me e me, ma abbastanza apertamente per farmi sentire “senti chi parla!” mi tira una spallata amichevole mentre ci incamminiamo a passo sostenuto sotto lo scrociare imperterrito.
Lo guardo.
Ha le mani in tasca, è pensieroso.
I capelli gli si sono appiccicati sulla fronte e in parte sugli occhi.
“Tu che ci fai invece in giro per New York sotto la pioggia?” dico mentre affretto il passo. Conto che mancheranno un centinaio di metri a casa del rosso, ma la curiosità mi spinge a farmi domande del genere. “Oh io amo uscire quando piove” dice tutto serio e per un attimo lo prendo sul serio, ma poi vedo che ridacchia “nulla di importante, sicuramente meno della ragione per cui stai correndo da Sheeran” sorride appena prima di chiudersi in un silenzio ostinato, sembra quasi che un muro sia stato alzato e non ho a cuore di aprire nuovamente bocca, quasi potessi dargli fastidio e mi immergo nelle mie congetture.
Mi riscuoto dai miei pensieri nel momento in cui arriviamo ai gradini e per poco rischio di inciamparci.
Suoniamo il campanello e contemporaneamente ci lanciamo un’occhiata: divertita, ma anche d’intesa, come quelle che lancio ad Abigail.
“Hai un…” allungo la mano per togliergli un ciuffo dagli occhi.
“Taylor?!” la porta di apre ed uno stupefatto Ed Sheeran fa la sua comparsa. Abbasso immediatamente la mano e mi sento avvampare in volto, come se fossi stata sorpresa a rubare. Ed mi guarda stranito e la sua espressione sotto i capelli rossi continua a mutare: prima sorpreso, poi nota Zac e cerca di sorridere un poco, ma improvvisamente corruga la fronte e sembra indeciso se farsi da parte “Tay senti… Non…” lo interrompo alzando la mano, le parole di Abigail presenti più che mai.
“Ed possiamo parlarne? E poi… Non avresti un ombrello?” chiedo quasi pigolando congelata fino al midollo e improvvisamente eccolo lì, il rosso sospira con un sorriso, mi rendo conto che è dispiaciuto di avermi abbandonata a me stessa e che proprio in quel momento si rende conto dello stato in cui navighiamo io e Zac. Si fa da parte con un sorriso “Entrate pure…”.
 
Sembra di essere sul luogo di un tornado.
Non c’è una cosa che sia al suo posto. Subito dopo la porta e il piccolo appendiabiti c’è un tavolino stracolmo di chiavi, qualche busta da lettere, un paio di soprammobili e delle biglie. Il pavimento è ingombro lungo le pareti di carta e delle scarpe. Poco oltre c’è la sala e la cucina a vista, anche qua si nota la mancanza di una presenza femminile, ma decisamente è più ordinato dell’ingresso, sebbene i cuscini siano sparsi qua e la’ e il tavolino basso ingombro di riviste, qualche bicchiere di plastica e per un secondo mi pare anche di notare un pantalone. Ed sembra parecchio imbarazzato e in un attimo fa sparire tutti gli oggetti e rassetta il divano, poi torna a guardarci come se si fosse ricordato solo in quel momento di Zac e me. “Tay tu sai dov’è il bagno, gli asciugamani sono sul bordo della vasca e il phon nel primo cassetto sotto lo specchio” lancia un’occhiata dubbiosa alla cucina e sembra prendere una decisione “io preparo qualcosa… Cioccolata calda?” ne io ne Zac siamo in vena di rifiutare, ci serve proprio qualcosa di caldo. Annuiamo con un sorriso, il mio tirato, mentre Ed comincia ad affaccendarsi, poi saliamo le scale.
 
E’ strana l’aria che si respira tra me e Zac, come se avessimo discusso in maniera accesa ed ora ci fosse una specie di tregua. Un’aria pesante e greve. Tesa.
“Tieni” gli dico passandogli un asciugamano, ma il giovane è di nuovo distratto e l’oggetto gli arriva dritto in volto cosa che lo riscuote da chissà quali pensieri “grazie” bofonchia e torniamo ognuno ai fatti propri nel silenzio più assoluto.
 
Le tazze vengono posate sul tavolino, il liquido caldo e fumante attende di essere bevuto mentre il profumo ci avvolge in un piacevole torpore. Dopo il primo sorso mi sento quasi rinfrancata e decido che è il momento giusto per cominciare il discorso, Zac è silenzioso, non sa’ nulla del motivo che mi ha spinto ad essere lì a quell’ora improbabile della sera, continua a bere la sua cioccolata perso in chissà quali pensieri.
“Ed…” esordisco e lui sembra già sul punto di interrompermi. 
“No, aspetta… siete tutti convinti che abbia perso talento o non so’ cosa. Continuate a dirmi che viaggio sotto i miei standard! Capita a tutti” continuo accalorandomi “ma non ho perso la passione. Ed per favore… Kacey è bravissima, ma insomma, non sono forse tua amica?” mi rendo conto che è la domanda sbagliata da fare.
“Taylor come amica sei perfetta, ma…” lo vedo poggiare la tazza, lui è tranquillo, io invece sono furiosa. Guardo la mano che regge la tazza; sta tremando.
L’appoggio a mia volta e mi stringo le mani in grembo per nascondere la frustrazione.
“Ma, ma… Ma. Tanti ma. Sei brava, ma. Sei simpatica, ma. E’ un periodo di poca ispirazione, tornerà.” Parlo affettata, quasi avessi il fiatone dopo una lunga corsa. So’ che Zac sta ascoltando, ma non potrebbe fregarmene di meno. Fisso Ed sempre più delusa da lui e arrabbiata con il mondo.
“Con quanti ragazzi sei uscita…?” chiede. Quale diavolo di domanda è mai questa? Apro bocca un secondo per rispondere che non lo’ so, anzi in realtà non ho frequentato nessuno nell’ultimo periodo, quando l’espressione di Ed sembra cercare di farmi capire qualcosa, ma è impossibile. Spero che sia solo frutto della mia immaginazione. Lo guardo incredula e lui fa un gesto chiarissimo, come a dirmi: ecco fatto, hai capito no?
“Stai dicendo che… Credi che” mi rendo conto di essermi alzata in piedi, stavolta non fermo il tremore alle mani “le mie capacità non dipendono dalle mie relazioni. Non…” sono moralmente distrutta, quella notizia, vorrei credere che Ed stia scherzando, ma sembra tanto serio.
Vedo appannato, sento le lacrime spingere sotto le palpebre e le ricaccio indietro.
“E’ uno STUPIDISSIMO LUOGO COMUNE!” sto urlando, ma non riesco a trattenermi “Chi l’ha detto? Credi agli altri e non a me? E’ una tua idea? No. Impossibile. Forse: il tuo manager?” Ed si stringe impercettibilmente le mani e capisco di aver colpito nel segno.
Cala il silenzio.
Solo la tazza di Zac lo rompe quando il giovane finisce di bere la sua cioccolata.
Mi ero quasi dimenticata che fosse lì.
Lo guardo di sfuggita, ma non traspare niente. Di certo non mi guarda, come se fosse in chissà quale altro mondo.
“Taylor senti…” Ed quasi balbetta, torno a guardarlo, devo essere stata davvero spaventosa per averlo ridotto così.
“No Ed…” sospiro “ho capito”. Non serve che me lo spieghi di nuovo, ho capito cosa pensa, ho capito cosa tutti pensano di me. Mi avvio alla porta senza guardare Zac, senza una parola.
“Dove vai?” la voce di Ed giunge fioca e triste, l’esatto contrario di come erano suonate le parole di Abigail poco più di un’ora prima.
“Torno a casa. Riconosco una battaglia persa, quando ne vedo una”.
 
Ed è quando ormai sono per strada, sotto la pioggia, che alzo gli occhi al cielo e lascio che l’acqua porti via le lacrime. 
 
ANGOLO PSICOPATICA:
Strano che pubblichi a questa velocità ne? Devo la colpa ad una mia amica che mi sprona a continuare.
Anyway, come potete leggere Taylor è in una situazione orrenda e il suo sogno sta crollando miseramente, perciò, come si evolverà la situazione? Cosa farà la bionda?
Recensite pure!
Enjoy <3

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Capitolo 5
*** Begin Again ***


Begin Again.

 

*Qualche giorno dopo*
Guardo Scott che esce sbattendo la porta e lo sento imprecare nel discendere le scale. So’ di aver fatto la cosa giusta, per me, magari non per lui. Ho appena imposto, al mio produttore, tempi diversi per l’uscita del disco. Mugolo disperata, quasi pentendomi delle mie azioni, ed osservo dalla finestra il profilo di Scott, sale in macchina e un attimo più tardi, dopo aver fatto manovra, sparisce dietro l’angolo.
Con la fronte contro il vetro freddo cerco di ragionare. Sono sicura di aver fatto la cosa giusta per me stessa, mi sono data del tempo, ma Scott è decisamente contrariato. L’immagine di lui che mi abbandona, come tutti gli altri, si fa strada nella mia mente e la caccio allontanandomi bruscamente dalla finestra.
“Pensa Taylor, pensa” borbotto tra me e me camminando nel salotto.
Vedo i fogli per terra, scritti, accartocciati, alcuni ancora vuoti.
Mi siedo sul pavimento e tamburello con le dita nel silenzio della casa vuota, in attesa dell’ispirazione.
 
*TocToc*
Il rumore del picchio contro la corteccia dell’albero.
*TocToc*
Eppure sembra arrivare da molto lontano… Salto a sedere e fisso l’orologio contro la parete “miseriaccia!” mi alzo scivolando sui fogli che giacciono immacolati, atterro contro la parete e un attimo dopo corro nel corridoio “arrivo”. Non ho la più pallida idea di chi possa essere: Abigail è fuori città con il suo ragazzo, mia madre è a Nashville con papà e mio fratello. Corrugo la fronte arrivando alla porta e sbircio dallo spioncino.
Trattengo il fiato qualche secondo.
Il cuore accelera improvvisamente, inspiro ed apro la porta.
“Ciao Zac!” esalo in un soffio. Il giovane sorride. Noto che è particolarmente imbellettato; una giacca di pelle e una maglietta monocolore blu di quelle aderenti, jeans particolarmente eleganti e sotto un normale paio di scarpe ad ginnastica. Lo guardo curiosa mentre gli faccio spazio per entrare… “Hai da fare?”.
“Mh?” lo guardo non avendo capito la domanda, per tutta risposta lui sbircia in salotto e in cucina. Ora tutto mi sembra più chiaro, tranne forse la motivazione che l’ha spinto ad essere lì a quell’ora del pomeriggio e senza preavviso. “Oggi si esce, oggi tu esci” dice puntandomi un dito contro senza perdere il sorriso “hai bisogno di… staccare la spina” alza le spalle in una mossa un po’ elusoria, come se fosse passato per caso davanti casa mia, eppure; non mi sembra un’idea cattiva. Negli ultimi tempi ero uscita pochissimo, avevo snobbato inviti su inviti e il biancore della mia pelle ne è un sintomo, quello di Zac è quindi un arrivo provvidenziale.
“Dovrei scrivere…” mi fermo guardando la sua espressione, sembra stranamente simile ad Abigail e capisco che non è lì per pregarmi e che nemmeno potrei rifiutare. Alzo gli occhi al cielo, ma non posso trattenere un sorriso che però nascondo mentre mi dirigo verso la mia stanza “arrivo subito!” dico prima di chiudere la porta per cominciare a prepararmi.
 
“Eccomi” non ci ho messo molto e sono pronta ad uscire. Zac alza gli occhi da Meredith con cui sta giocando e mi sorride. Noto che si sofferma sull’abito a stampa floreale, ma è solo un secondo, poi usciamo nel silenzio e ci incamminiamo per New York. E’ buffo notare l’assenza dei paparazzi; ultimamente, dopo la discesa della mia carriera sembrano scomparsi nel nulla. Sono solo avvoltoi che si avventano sulla carcassa finchè non rimane niente e poi, vanno via. L’immagine è raccapricciante, ma senza dubbio vera.
“Uhm, dove andiamo?” chiedo dopo qualche istante, lui sembra soppesare la risposta guardando anche il cielo, che per fortuna è terso “cominciamo dalla metropolitana” mi stringo nelle spalle senza la minima idea di dove andremmo a finire.
 
“Signorina Swift eccoci arrivati!” per tutta risposta comincio a ridere, un po’ si tratta di una risata liberatoria, un po’ sono incredula. Lui mi fissa divertito “cosa c’è? Quante volte ti è capitato di andare al LunaPark?” scuoto il capo mentre ci avviamo nel cuore del parco, tra giostre e carretti di dolci “due volte…” ma non aggiungo altro, improvvisamente ricordo che una di quelle volte era stata con Ed, mi si stringe lo stomaco, ma non voglio sembrare attaccata al passato e non intavolo la conversazione.
Vorrei che il tempo smettesse di scorrere.
Zac ed io ridiamo, parliamo.
Mangiamo dei dolci pieni di zucchero e, di nuovo, ridiamo.

L’ho beccato due volte a fissarmi, ma subito ha distolto lo sguardo.
Comincio a capire il peso degli amici nella mia vita, eppure Zac ha qualcosa che…
Lo stomaco fa una capriola quando il vagoncino delle montagne russe vola verso il basso, la forza dell’aria mi fa dimenticare cosa sto pensando e quando torniamo con i piedi per terra mi sento come ubriaca.
Sono felice.
*Blink* lo schermo del cellulare si illumina *Ed chiamata in arrivo*, Zac sta parlando di qualcosa che non afferro bene, ma non sembra aver notato la chiamata. Il cuore accelera mentre rispondo trattenendo il respiro. Ed parla subito “C’è la possibilità di produrre qualcosa. Dobbiamo parlare, di un po’ di cose. Tra venti minuti a casa mia. Ciao Swizzle”, un click e poi il silenzio, la chiamata è finita.
Improvvisamente realizzo, posso ancora farcela! Il cuore è tornato a riempirsi di speranza e non rispondo nemmeno alla domanda di Zac, lui mi guarda incuriosito, ma forse è il mio improvviso atto di euforia che lo rende consapevole di quello che mi è appena successo. Lancia un’occhiata al cellulare che tengo stretto tra le mani, poi torna subito ai miei occhi; io non ci faccio caso, prendo la borsa che avevo poggiato per terra e comincio a correre “ci vediamo”.
Non mi giro nemmeno e Zac non risponde.
 
Casa di Ed.
Il rosso apre la porta immediatamente, come se mi stesse aspettando già da parecchi minuti. E’ teso, ma sembra più tranquillo dell’altra volta ed io non voglio rovinare nulla. Mi apro in un sorriso, falsissimo, ma che fa sempre la sua figura e cerco di mostrarmi disinteressata e disinibita come mai sono stata in tutta la mia esistenza. “Come stai?” chiedo subito senza togliermi quel sorriso che a guardarlo bene chiunque capirebbe che è finto.
“Bene… Tu?” Ed non mi guarda, mi rendo conto che non ha fatto altro che guardarmi i piedi o sulle spalle, mai negli occhi, ma si sforza in un sorriso e la cosa mi conforta. “Carica di energie!” esclamo forse in maniera più entusiasta di quanto non avessi voluto, ma il giovane di nuovo non sembra farci caso.
Prendiamo posto sugli sgabelli in cucina “vuoi qualcosa? Ho l’aranciata” mi lancia un’occhiata fugace per vedere il mio assenso con la testa poi prende due bicchieri e li riempie di succo. “Uhm allora, non sei stato molto chiaro con la tua chiamata” dico per intavolare la conversazione. Ovviamente mi sento a disagio, ripenso a quello che è successo pochi giorni prima e in parte mi sento in colpa, ma io sono così: penso sempre che sia colpa mia.
Ed mi fissa, sembra dubbioso e per perdere tempo beve un po’ d’aranciata “io e Kacey abbiamo… Parlato. Ne io ne lei vogliamo escluderti da questa cosa” dice e mi rendo conto che non sembra molto convinto, come se stesse recitando un copione, così non parlo, ma stringo il bicchiere che ho tra le mani.
“Sei una grande cantautrice Taylor e… E’ vero che nell’ultimo anno hai avuto parecchi problemi, ma questo non cambia chi sei.” Stringo le labbra mentre lo ascolto parlare, non voglio interromperlo e lui sembra prendere un po’ di coraggio, senza contare che non ho ancora cominciato a strillargli contro e la cosa sembra tranquillizzarlo.
“So’ che tu e Scott state lavorando al tuo nuovo album, ma forse prima dovresti… Rilanciarti con una collaborazione. E noi non vogliamo dirti di no. Se la canzone avesse un buon successo potremmo poi pensare a dei live e via via aiutarti. L’idea di base è questa; non so’ se può piacerti, ma sappi che ora come ora possiamo proporti questo. Non voglio rinunciare alla nostra amicizia e tu… Swizzle, questo lo sai. Possiamo lavorare di nuovo insieme, creare qualcosa di bello che sia una soluzione per me, te e Kacey” lo vedo riprendere fiato, bere un sorso di aranciata e prendere coraggio per l’ultimo pezzo del monologo “se vuoi poi lei e si, anche io, abbiamo bisogno di consigli per i nostri testi. Potresti co-scriverli con noi.” Si stringe nelle spalle e crolla nel silenzio. Mi sembra dispiaciuto, ma non capisco bene da che cosa, sono troppo presa dal rimuginare sulle sue parole; mi è stato offerto di tornare in carreggiata con loro.
Chiudo gli occhi e già vedo il mio nome nelle loro collaborazioni. I miei fan che cantano a squarciagola un’improbabile canzone, che però piace.
E’ tutto tornato come ai vecchi tempi.
Riapro gli occhi, può tornare tutto com’era.
Sorrido e mi getto in avanti abbracciando Ed, tra le labbra socchiuse sussurro “Grazie”.
 

ANGOLO PSICOPATICA.

Sono tornata! Questa volta ci ho messo più tempo perché volevo fosse il giusto punto di svolta per la nostra storia e come avrete capito ora cominciano a crearsi due situazioni. La Sweeran e la Zaylor.
Adoro i triangoli amorosi.
Recensite pure <3 Un bacio e alla prossima!

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