Be fearless and speak now. di Scarlet Lilium (/viewuser.php?uid=438388)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A New Beginning. ***
Capitolo 2: *** Perfectly Good Heart ***
Capitolo 3: *** If This Was a Movie ***
Capitolo 4: *** Teardrops On My Guitar ***
Capitolo 5: *** Begin Again ***
Capitolo 1 *** A New Beginning. ***
A
New Beginning.
*e il Grammy per miglior performace country
va a… The Civil Wars*
Mi
girai su un fianco, sospirai osservando la sagoma appena visibile della
finestra.
*…Il Grammy come miglior canzone country
va
a… Merry Go’ Round*
La
voce che non proclamava il mio nome sembrava fin troppo reale e vivida
nella
mia testa, mi tirai la coperta sopra le orecchie, come se ne avessi
abbastanza
di quella litania.
*Miglior
Album Country quest’anno va a… Tim McGraw con Two
Lanes of Freedom. Complimenti
Tim!*
Già,
complimenti… Digrignai i denti, arrabbiata e delusa.
Soffocai uno strillo nel
cuscino, non volevo svegliare mamma. Mi misi a pancia in giù
con gli occhi che
minacciavano di mandare lacrime amare.
*E, il premio, come miglior Album
dell’anno
va a…* Nel buio della mia stanza lo stomaco si
stringeva, così come si era
stretto il giorno dei Grammy. Il cuore saltava un battito e mi
obbligavo a
trattenere il fiato. *Macklemore e Ryan
Lewis!* Nella mia mente li rivedevo andare a ritirare quel
premio che era
stato mio, che egoisticamente, doveva essere mio. Strinsi i pugni,
alzai il
cuscino a coprirmi la testa ed urlai. Frustrazione, tristezza, rabbia.
Io ero
Taylor Swift, ero qualcuno, ma i Grammy erano stati implacabili con il
loro
giudizio unanime: non ero più parte dell’Olimpo
della musica. Arrivarono le
lacrime e sgorgarono calde e salate, impregnarono la stoffa e si
mischiarono
alle mie urla soffocate.
Non
so’ quanto tempo rimasi ferma, nel mio letto, ad ascoltare
soltanto il battere
del mio cuore contro le costole, forse un’ora o dieci ore
dopo presi sonno e
sprofondai nel ricordo di quella maledetta serata.
“Taylor!
Alzati!” una porta che si spalanca a qualche metro da me, una
risata vaga. Uno
scalpiccio veloce, qualcuno salta sul letto “Taylor vuoi
buttare il tuo culone
famoso giù da quel letto?!” è la voce
di Abigail, la riconoscerei tra mille.
Non mi muovo, voglio solo che se ne vada. Se le raccontassi che ho di
nuovo
sognato i Grammy si arrabbierebbe. Quante volte da quel 26 Gennaio li
ho
sognati, li ho pianti, non ci ho dormito. Abigail mi ha consolata,
spronata ad
andare avanti, ma dopo due mesi si era stufata di ripetermi le stesse
cose.
Voleva che tirassi su la testa, ero sempre stata una guerriera. La cosa
che mi
faceva più arrabbiare era che aveva ragione, maledettamente
ragione.
La
luce irrompe violenta
nella stanza, mi
copro gli occhi con la mano; rotolo sul fianco finendo a pancia in
giù e mi
immergo nella coperta. Sento chiaramente lo sbuffo scocciato della mia
amica,
la coperta mi viene tolta violentemente lasciandomi totalmente
scoperta, l’aria
dei primi di Aprile mi investe provocandomi un tremito. E’
frizzantina,
oltremodo fredda per una giornata soleggiata come quella.
Apro
un occhio, poi un altro rassegnandomi e mi alzo. Altro non faccio se
non
sbuffare sonoramente, chiudo la finestra con poca grazia
“odio l’aria fredda” e
lancio un’occhiata carica di critiche alla ragazza nella
stanza, poi mi
rilancio sul letto.
“Abbiamo
un quinto album da scrivere” alzo la testa e noto con sommo
disappunto la
chioma riccia di Abigail che spunta dal mio armadio, sceglie un
completo dai
colori pastello e me lo lancia addosso senza troppe cerimonie. Fosse
stato
qualcun altro avrei già cominciato ad urlare per la sgradita
apparizione.
Mi
accorgo di come Abigail sia allegra, felice, l’energia sembra
fremere attorno a
lei. Esattamente il contrario di quello che mi sento io.
“Non
fare quella faccia Taylor, i Grammy li vincerai un’altra
volta. E’ una vita che
fai musica, non dirmi che una sconfitta può
fermarti” si siede sul bordo del
letto e mi prende una mano “è stato un momento
negativo della tua carriera,
vorrei anzi, vorremmo tutti evitare che si ripeta” mi
sorride. Abigail può
illuminarmi le giornate solo mostrando quella fila di denti bianchi,
senza di
lei cosa farei? Mi era sempre rimasta vicina e anche questa mattina,
con una
sola occhiata, aveva capito che il sogno si era ripresentato.
Non
faccio nemmeno in tempo a sorriderle complice che lei si alza
“Scott ti aspetta
nello studio e c’è una sorpresa per te.
Muoviti!” dice lasciando la stanza,
mentre la scia di profumo agli agrumi continua a volteggiare
nell’ambiente. Fisso
la sua figura che percorre il corridoio e sparisce imboccando le scale.
Abigail
mi spronava ad andare avanti, mi faceva capire che comunque fosse
andata a
finire, lei sarebbe rimasta con me e quando sorrisi mi accorsi che
l’aria di
Aprile non era poi tanto fastidiosa.
Spazio
autrice:
Ehi
ciao!
Questa
è la
mia prima FF e sono un po' tesa. Di solito non condivido con gli altri
i miei
scritti, mi sembrano sempre troppo penosi. Ho cominciato con questo
scritto su
Tay, che è la mia cantante preferita e sarà a
capitoli. Spero possa piacervi.
Inondatemi di recensioni, mi farebbe molto piacere un vostro parere.
Alla
prossima J
|
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Capitolo 2 *** Perfectly Good Heart ***
Perfectly
Good Heart.
*quattro
settimane
dopo*
Un fischio acutissimo si propaga
nell’aria. Scott ed io
ci tappiamo le orecchie strizzando gli occhi
“scusate” cinguetta Abigail
ridacchiando a mo’ di scusa mentre si affretta a rimette
apposto le
apparecchiature con cui stava giocando.
E’ una bella giornata
primaverile, fuori splende il sole
e le persone, rimaste chiuse in casa durante i lunghi mesi invernali,
cominciano ad uscire per le strade gustandosi il tepore e
l’aria fresca. Io,
Abigail e Scott, il mio manager, siamo rimasti chiusi tutto il giorno
nello
studio; obiettivo? Completare il quinto album. Dopo circa 5 ore di duro
lavoro
Scott aveva proclamato che l’album era pronto, le canzoni
perlomeno erano state
completate e le basi decise, dovevo solo inciderlo, ma fin dal primo
momento,
non ne ero stata troppo convinta.
Riascoltavo ancora le canzoni,
mentre discutevo
animatamente con Scott, per me l’album non era completo,
mancava ancora
qualcosa. Abigail, che mi aveva fatto compagnia, cominciava ad
annoiarsi ed
aveva fatto proprio quello che sarebbe stato meglio non fare, giocare
con i
suoni.
Il fischio si disperde
nell’aria lasciandomi le orecchie
formicolanti e sono costretta a massaggiarmele con un po’ di
vigore,
leggermente divertita dall’imprevisto, ma anche profondamente
scocciata
dall’aria da bastian contrario che Scott continuava ad ostentare.
“Taylor,
l’album è pronto, non so’ cosa tu voglia
ancora…” mi dice con l’aria di chi
spiega che uno più uno fa due. Roteo gli
occhi e li piazzo su Abigail che intanto sta’ cantando nel
microfono della
stanza di registrazione, stona parecchio, ma è anche
divertita da tutto quello;
come se fosse una bambina è
impossibile
farla stare ferma. Devo solo ringraziarla comunque, senza di lei mi
sentirei
molto meno spronata ad andare avanti. Schiocco appena le labbra, come
se
fossero una frusta “l’album è il
mio” fulmino il mio manager con lo sguardo e
lui non fa altro che scrollare il capo.
Lo guardo prendere la giacca e
avviarsi alla porta, ma
poi si ferma, proprio sotto l’arcata di legno “hai
20 giorni prima
dell’incisione, voglio che l’album sia pronto e
messo fuori per il 13 Giugno.
Non un giorno di più” mi dice con un tono che non
ammette repliche, poi esce
senza aggiungere altro.
“Taylor Alison
Swift” Abigail esce dallo studio di
registrazione con l’aria di una che ne sa una più
del diavolo e comincia a
girarmi attorno, senza smettere di fissarmi con quell’aria
maliziosa che dopo
tre giri mi irrita ancora di più e mi fa girare la testa.
Come al solito non
riesco a dirle niente che sia cattivo, chiudo gli occhi e mi massaggio
le
tempie, sto per chiedere ad Abigail di aiutarmi in qualche modo quando
la sento
trafficare con la mia borsa. Apro un occhio, poi anche
l’altro, mi tolgo le
mani dal viso “che stai facendo?” le chiedo mentre
la guardo prendere il mio
cellullare.
Non mi risponde.
“Abigail
Anderson!” esclamo a metà tra
l’esasperato e il
divertito. Sembra non sentirmi mentre continua a digitare qualcosa sul
telefono. Mi avvicino e le punto le dita nei fianchi, so’ che
soffre tanto il
solletico, infatti non appena la tocco fa un salto di mezzo metro prima
di
cominciare a ridere “no, niente. Guardavo una cosa su
Facebook” dice mentre prende
fiato dalle risate prima di rimettere il cellulare al suo posto.
*quella
sera*
Il panino cucinato da Abigail ha
qualcosa di
stomachevole, ma non glielo dico, non vorrei offenderla. La vedo andare
in giro
tutta trionfa per casa, coperta di salsa da capo a piedi, i capelli
raccolti in
una coda che permetteva a ciuffi ribelli di svolazzare qua e la. Quella
ragazza
è tutto fuorché una cuoca.
Mando giù
l’ultimo boccone della cena quando il telefono
comincia a squillare all’impazzata. Rispondo con
difficoltà, ho ancora le mani
sporche di salsa e olio “pronto?” dico senza
leggere il nome che brilla sullo
schermo e per poco non cado dalla sedia.
Lancio un’occhiata ad
Abigail che sembra in procinto di
dire che non è colpa sua, qualunque cosa si tratti.
“Uhm… ok. Si,
domani. Ciao” poso il cellulare sul tavolo
ed alzo un sopracciglio in maniera critica fissando la mia amica.
“Che…
c’è?” mi chiede un po’
preoccupata.
“C’è
che tu non ti fai mai i fatti tuoi. C’è che mi
rovini l’esistenza, mi obblighi sempre a fare cose assurde
senza un filo di
logica; c’è che non hai un minimo di
ritegno” mi alzo dallo sgabello e mi
avvicino lentamente scura in volto alla mia amica “agisci
sempre senza mettermi
al corrente delle tue intenzioni” un altro passo e le sono
vicinissima, potrei
tirarle una testata “c’è che se fossi
uomo ti bacerei!” esclamo.
Lei sembra non capire. Un attimo
prima sembra che io la
voglia uccidere, un secondo dopo sto ridendo di felicità. La
prendo per le
spalle “qualcuno ha accettato di fare una collaborazione con
me! So’ cosa
mancava al mio album!”
Comincio a ballare senza darmi un
contegno ed Abigail,
ancora incerta, si sente in dovere di chiedermelo
“cosa?”.
Mi fermo interrompendo una
piroetta e la fisso sorridendo
“Ed Sheeran.”.
Spazio autrice:
Ciao a tutti!
Come vedete questo capitolo non
è un granchè, so’ bene
che mi dilungo con le varie vicissitudini, ma spero comunque che non vi
abbia
annoiato. Comunque potete recensire lo scritto, a me farebbe solo tanto
piacere
ricevere i vostri pareri! E magari mi aiutate anche a migliorarmi.
Detto questo, spero di rendere
meglio con il prossimo
capitolo.
Alla prossima J
Enjoy yourself! <3
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Capitolo 3 *** If This Was a Movie ***
If This Was A Movie
“Katniss il distretto 12 non
esiste più”.
Singulto, qualcuno
spegne il televisore e rimango a
fissarne lo schermo vuoto. Quella giornata sembrava non passare mai,
avevo
deciso di guardare o meglio, riguardare Hunger Games, poteva essere
l’unico
modo che avevo di passare il tempo.
“A cosa
pensi Swizzle?” Abigail salta sul divano e si
ferma a pochi centimetri da me, arraffa un cuscino e se lo schiaffa in
grembo
senza troppe cerimonie. I capelli rossi le ricadono disordinati intorno
al
volto, la guardo senza realmente vederla e realizzo, come lontana
chilometri da
quella casa, che è stata proprio la mia amica a spegnere il
film. Quel giorno
non avevamo fatto altro, guardare pellicole su pellicole e sapevo, in
un cantuccio
della mia mente, che avrei dovuto essere in studio con Ed Sheeran.
L’amaro si
fa sentire all’interno della bocca e storto le labbra
scocciata e amareggiata. E’
tutta colpa di… “Com’è che si
chiama?” esclamo improvvisamente innervosita. Si
vede lontano un miglio che Abigail non ha capito “ come si
chiama… Chi?” chiede
fissandomi accigliata, capisco che in realtà voleva
commentare il film, lei non
lo aveva mai visto, ma ora non ne ho proprio voglia e il mio modo di
abbassare
la mano dalla fronte al ginocchio sembra esserle rivelatorio. La rossa
apre la
bocca, la richiude un po’ interdetta prima di comprendere
finalmente a cosa mi
riferissi “parli di…” la fisso ed ho una
specie di scatto “parlo della tizia
che … grr” mi alzo in piedi furibonda, con una
rabbia crescente “ha la
precedenza su Sheeran forse? COSA E’ LEI?! Solo una
stupida… Oca giuliva!”
assesto un calcio al tavolino e mi faccio male al piede. Mi siedo
nuovamente
sbuffando, se avessi potuto fumo sarebbe uscito dalle mie orecchie.
*Era successo tutto di fretta, proprio quella mattina, sul
presto… Il mio cellulare aveva cominciato a suonare
all’impazzata, era Ed. Solo
la sera prima avevamo organizzato di vederci in studio per provare a
scrivere
qualcosa, creare una collaborazione, qualcosa di diverso, ma
fantastico.
Eravamo d’accordo. Io ci credevo. Come ogni speranza che si
rispetti, però, era
destinata a finire e la chiamata non era stata in alcun modo piacevole,
tanto
meno l’avevo prevista.
“ Taylor
sono Ed… Senti” sospirò
all’altro capo del
telefono “non posso fare la collaborazione, il mio
manager… Dopo i Grammy,
capisci no?”.
“In
realtà credo di non capire” avevo detto con un
tono
duro piuttosto punta sul vivo, in realtà capivo benissimo
dove stavamo per
andare a parare.
“Non posso
fare una collaborazione senza certezze e non
sei più tu…” avrei voluto fermarlo,
dirgli che non era così, che non avevo
perso la mia capacità di scrivere. Che un errore non poteva
pregiudicarmi come artista. Ero sempre io, la ragazza dai 7 grammy, ma
i fogli bianchi sulla scrivania e il
pensiero dell’album, così vuoto e senza passione,
mi fecero trattenere, mentre
accettavo la verità “mi dispiace,
collaborerò con Kacey, devo pensare a me”.
Aveva poi riattaccato.
Ed Sheeran, il mio
amico, la persona di cui mi fidavo, mi
aveva lasciata sola.
Dopo quella chiamata
il telefono era finito contro una
parete e si era quasi distrutto, solo Abigail sembrava non voler
accettare
quella “sconfitta”.*
“Swizzle”
due dita schioccano davanti ai miei occhi e
torno al presente, sento un sapore ferreo in bocca e mi rendo
improvvisamente
conto di essermi morsa il labbro inferiore più forte di
quanto non avrei mai
voluto fare “non è colpa di Kacey” mi
dice Abigail. No certo,
non è colpa di
Kacey. Kacey chi? Kacey Musgraves, cantautrice country e
colei che mi ha
soffiato i Grammy. In realtà è brava, lo ammetto
con me stessa e la cosa non fa
altro che farmi arrabbiare, perché comunque avrei dovuto
essere meglio di lei.
Mi sento improvvisamente travolta dalla tristezza mentre piego gli
angoli della
bocca in uno sguardo triste. Abigail sembra capire perché
mette su un cipiglio
di chi è sul piede di guerra “ohi! Signorinella!
Andiamo… Mi stai dicendo che
Sheeran era la tua unica opzione?!” strizza gli occhi
“Sheeran sarà pure bravo,
ma è pieno di cantanti! Sveglia T!” esplode in un
sorriso schiaffandomi tra le
mani il mio cellulare.
Lo schermo
è attraversato da una grossa riga nera, ma
noto che è aperto sulla rubrica.
La scorro, lentamente.
Tutti nomi
visti… Rivisti.
Mentalmente scarto chi
non potrebbe cantare, chi non mi
piace.
Sorrido al nome di
Ellen, la giornalista.
Son felice di notare
che ho ancora il numero di Hunter
Hayes e di Zac Efron. Sono entrambi miei amici, sebbene per motivi
diversi.
Fisso a lungo il nome del secondo giovane, era tanto che non lo
chiamavo, insieme avevamo girato il mondo per Lorax, io ero
doppiatrice, come lo era anche lui. Ci eravamo divertiti assieme, vi
era una sorta di legame, ma non mi ci ero mai soffermata a pensarci. E
di nuovo, non penso.
Passo oltre.
No niente, continuo a
pensare ad Ed.
Sbuffo sonoramente, ma
non sono l’unica a farlo, anche
Abigail sembra parecchio scocciata. Mi fissa con l’aria di
una che vorrebbe
prendermi a ceffoni e sono sicura che lo farebbe pure, se non avesse
tanto
buonsenso “non sono il tuo manager e credo di non saperne
abbastanza di musica,
però sono tua amica e una cosa la so…
Tu
hai sempre avuto quel qualcosa che ti ha sempre permesso di raggiungere
ogni
obiettivo. Se vuoi qualcosa l’ottieni, lotti per
ottenerla”.
La guardo con aria
interrogativa, ma cosa diavolo sta
blaterando? Si beh, per arrivare dove sono arrivata ho lavorato tanto,
ma con
questo? Alzo un sopracciglio interrogativa e lei sbuffa di nuovo
alzando gli occhi
al cielo, sembra esasperata “Tay, improvvisamente mi sembri
lenta di
comprendonio” sto quasi per considerarlo un vero insulto
quando esclama “sto
dicendo che se vuoi collaborare con Ed Sheeran, collaborerai con Ed
Sheeran”.
Apro bocca, sono
pronta e la domanda: cosa non ti è
chiaro del “collaborerà
con Kacey?" è già sulle mie labbra
quando la giovane mi
precede con un sorrisone da vecchia volpe “se maometto non va
alla montagna…” e
di colpo, quasi chiamata da una forza superiore comincia a fischiettare
e se ne
va in bagno.
La porta sbatte, quasi
vuole essere un segno.
Improvvisamente, come
se avessi capito chissà quale formula, mi alzo, corro in
camera e mi cambio di
volata.
Quando torno al piano
di sotto rischio di travolgere
Abigail che esce dal bagno, sembra un po’ sorpresa da tanta
fretta, ma al contempo pare aver capito “dove
vai?” chiede conoscendo già la risposta.
“Ad ottenere
quello che voglio” mi pare di intravedere la
rossa esultare, ma sono troppo presa dai miei pensieri, mi chiudo la
porta alle
spalle immergendomi nel grigiore uggioso di una New York sul calare
della sera.
Corro per le strade.
Nessuno, a parte Abigail, sa’ cosa
sto andando a fare. Nell’aria respiro odore di pioggia e con
rammarico mi
ricordo che nella fretta non ho preso niente. Ombrello, cellulare e
chiavi di
casa sono rimaste con la rossa al mio appartamento. Faccio in tempo a
rammaricarmi della scelta di non aver preso qualcosa per proteggermi
dalla
pioggia, che un fragoroso tuono squarcia il vago silenzio grigio e
improvvisamente l’acqua comincia a scrociare.
Dapprima lenta, poi
sempre più forte.
Corro, corro, non
faccio altro che correre.
Manca poco
all’appartamento di Sheeran è dietro
l’angolo,
lo ricordo bene.
Faccio la curva a
velocità sostenuta, le keds non possono
competere con quell’acquazzone, i piedi sono zuppi e le suole
non adatte al
cemento sdrucciolevole della città.
SPLASH!
Scivolo, mi aggrappo a
qualcosa.
Sono a terra.
Infradiciata da capo a piedi.
“Porcaccia!”
esclamo guardandomi con pena, seduta in
mezzo al marciapiede vuoto.
“Tutto
ok?” alzo il capo velocemente e sento uno strappo al
collo, strizzo gli occhi, mentre mi accorgo con orrore che non mi ero
aggrappata a qualcosa, bensì a qualcuno. Avvampo di
imbarazzo, ma non apro bocca, fisso la figura che ha parlato.
“Alziamoci”
mi dice e benchè la pioggia sia come una
coltre grigia e spessa, i capelli appiccicati davanti al volto che mi
ostruiscono la visuale, la voce e gli occhi verdi sono
inconfondibili... Trattengo il fiato “Zac!”.
Angolo
psicopatica:
Salve a
tutti! Ora vi
starete chiedendo dov’ero finita…
Beh ho avuto un momento di totale sconforto e avevo deciso di lasciare
le FF,
ma diciamocelo, non riesco a stare lontana dalla scrittura e non dovrei
farmi
prendere dai complessi per ogni cosa che scrivo. Così sono
tornata!
Spero vi piaccia,
recensite pure!
Enjoy <3
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Capitolo 4 *** Teardrops On My Guitar ***
Teardrops on My Guitar
Le
cose succedono quando meno ce l’aspettiamo e quella
giornata stava per diventarne la prova. Nulla di tutto quello era
previsto,
nulla di tutto quello era anche solo sperato: la storia di Ed, Kacey,
Abigail e
le sue parole, la corsa sotto la pioggia e adesso quello. Quanto altro
ancora
doveva capitarmi?
Stupidamente
la prima cosa che penso mentre ci tiriamo su
è che rischio di non trovare Ed al suo appartamento e mi
invade un desiderio
fortissimo di darmela di nuovo a gambe senza degnare Zac di
un’ulteriore
sguardo. Invece non faccio altro che boccheggiare come una deficiente
con i
controfiocchi. Sento il suo sguardo curioso, poi comincia a ridere e
tra le
gocce scrocianti sento chiaramente la sua risata contagiosa. Sbuffo
cercando di
fare la seria, ma improvvisamente mi trovo a ridere a mia volta, senza
un
motivo.
Cerco
di riprendere fiato e di ricompormi quando, per
fortuna, lui è il primo a parlare
“Taylor…” dice con la voce spezzata da
una
risata “dove stavi correndo?” guarda alle mie
spalle come aspettandosi la
guardia del corpo o al limite mia madre e mi fissa con
un’espressione
da punto interrogativo. Non ho tempo, l’orologio nella mia
testa mi impone di
correre, difatti sono sul posto e molleggio sui piedi “oh
sto andando… Ed! Devo …” gesticolo
forte “per una canzone” concludo mangiandomi
la metà delle parole, ma sembra capire e si sposta
lateralmente per farmi
passare. Gli sorrido e sto per partire di corsa quando praticamente
inchiodo
sul posto “vieni anche tu! Almeno ti dai una ripulita, sei
inguardabile”
bofonchio tra me e me, ma abbastanza apertamente per farmi sentire
“senti chi
parla!” mi tira una spallata amichevole mentre ci
incamminiamo a passo sostenuto sotto lo
scrociare imperterrito.
Lo
guardo.
Ha
le mani in tasca, è pensieroso.
I
capelli gli si sono appiccicati sulla fronte e in parte
sugli occhi.
“Tu
che ci fai invece in giro per New York sotto la
pioggia?” dico mentre affretto il passo. Conto che
mancheranno un centinaio di
metri a casa del rosso, ma la curiosità mi spinge a farmi
domande del genere.
“Oh io amo uscire quando piove” dice tutto serio e
per un attimo lo prendo sul
serio, ma poi vedo che ridacchia “nulla di importante,
sicuramente meno della
ragione per cui stai correndo da Sheeran” sorride appena
prima di chiudersi in
un silenzio ostinato, sembra quasi che un muro sia stato alzato e non
ho a
cuore di aprire nuovamente bocca, quasi potessi dargli fastidio e mi
immergo
nelle mie congetture.
Mi
riscuoto dai miei pensieri nel momento in cui
arriviamo ai gradini e per poco rischio di inciamparci.
Suoniamo
il campanello e contemporaneamente ci lanciamo
un’occhiata: divertita, ma anche d’intesa, come
quelle che lancio ad Abigail.
“Hai
un…” allungo la mano per togliergli un ciuffo
dagli
occhi.
“Taylor?!”
la porta di apre ed uno stupefatto Ed Sheeran
fa la sua comparsa. Abbasso immediatamente la mano e mi sento avvampare
in
volto, come se fossi stata sorpresa a rubare. Ed mi guarda stranito e
la sua
espressione sotto i capelli rossi continua a mutare: prima sorpreso,
poi nota
Zac e cerca di sorridere un poco, ma improvvisamente corruga la fronte
e sembra
indeciso se farsi da parte “Tay senti…
Non…” lo interrompo alzando la mano, le
parole di Abigail presenti più che mai.
“Ed
possiamo parlarne? E poi… Non avresti un
ombrello?”
chiedo quasi pigolando congelata fino al midollo e improvvisamente
eccolo lì,
il rosso sospira con un sorriso, mi rendo conto che è
dispiaciuto di avermi
abbandonata a me stessa e che proprio in quel momento si rende conto
dello
stato in cui navighiamo io e Zac. Si fa da parte con un sorriso
“Entrate
pure…”.
Sembra
di essere sul luogo di un tornado.
Non
c’è una cosa che sia al suo posto. Subito dopo la
porta e il piccolo appendiabiti c’è un tavolino
stracolmo di chiavi, qualche
busta da lettere, un paio di soprammobili e delle biglie. Il pavimento
è ingombro lungo le pareti di carta e delle scarpe. Poco
oltre c’è la
sala e la cucina a vista, anche qua si nota la mancanza di una presenza
femminile, ma decisamente è più ordinato
dell’ingresso, sebbene i cuscini siano
sparsi qua e la’ e il tavolino basso ingombro di riviste,
qualche bicchiere di
plastica e per un secondo mi pare anche di notare un pantalone. Ed
sembra
parecchio imbarazzato e in un attimo fa sparire tutti gli oggetti e
rassetta il
divano, poi torna a guardarci come se si fosse ricordato solo in quel
momento
di Zac e me. “Tay tu sai dov’è il bagno,
gli asciugamani sono sul bordo della
vasca e il phon nel primo cassetto sotto lo specchio” lancia
un’occhiata
dubbiosa alla cucina e sembra prendere una decisione “io
preparo qualcosa…
Cioccolata calda?” ne io ne Zac siamo in vena di rifiutare,
ci serve proprio
qualcosa di caldo. Annuiamo con un sorriso, il mio tirato, mentre Ed
comincia ad affaccendarsi,
poi saliamo le scale.
E’
strana l’aria che si respira tra me e Zac, come se
avessimo discusso in maniera accesa ed ora ci fosse una specie di
tregua.
Un’aria pesante e greve. Tesa.
“Tieni”
gli dico passandogli un asciugamano, ma il
giovane è di nuovo distratto e l’oggetto gli
arriva dritto in volto cosa che lo
riscuote da chissà quali pensieri
“grazie” bofonchia e torniamo ognuno ai fatti
propri nel silenzio più assoluto.
Le
tazze vengono posate sul tavolino, il liquido caldo e
fumante attende di essere bevuto mentre il profumo ci avvolge in un
piacevole
torpore. Dopo il primo sorso mi sento quasi rinfrancata e decido che
è il
momento giusto per cominciare il discorso, Zac è silenzioso,
non sa’ nulla del
motivo che mi ha spinto ad essere lì a quell’ora
improbabile della sera,
continua a bere la sua cioccolata perso in chissà quali
pensieri.
“Ed…”
esordisco e lui sembra già sul punto di
interrompermi.
“No,
aspetta… siete tutti convinti che abbia perso
talento o non so’ cosa. Continuate a dirmi che viaggio sotto
i miei standard!
Capita a tutti” continuo accalorandomi “ma non ho
perso la passione. Ed per
favore… Kacey è bravissima, ma insomma, non sono
forse tua amica?” mi rendo
conto che è la domanda sbagliata da fare.
“Taylor
come amica sei perfetta, ma…” lo vedo poggiare la
tazza, lui è tranquillo, io invece sono furiosa. Guardo la
mano che regge la
tazza; sta tremando.
L’appoggio
a mia volta e mi stringo le mani in grembo per
nascondere la frustrazione.
“Ma,
ma… Ma. Tanti ma. Sei brava, ma. Sei simpatica, ma.
E’ un periodo di poca ispirazione,
tornerà.” Parlo affettata, quasi avessi il
fiatone dopo una lunga corsa. So’ che Zac sta ascoltando, ma
non potrebbe
fregarmene di meno. Fisso Ed sempre più delusa da lui e
arrabbiata con il
mondo.
“Con
quanti ragazzi sei uscita…?” chiede. Quale diavolo
di domanda è mai questa? Apro bocca un secondo per
rispondere che non lo’ so,
anzi in realtà non ho frequentato nessuno
nell’ultimo periodo, quando
l’espressione di Ed sembra cercare di farmi capire qualcosa,
ma è impossibile. Spero che
sia solo frutto della mia immaginazione. Lo guardo incredula e lui fa
un gesto
chiarissimo, come a dirmi: ecco fatto, hai capito no?
“Stai
dicendo che… Credi che” mi rendo conto di essermi
alzata in piedi, stavolta non fermo il tremore alle mani “le
mie capacità non
dipendono dalle mie relazioni. Non…” sono
moralmente distrutta, quella notizia,
vorrei credere che Ed stia scherzando, ma sembra tanto serio.
Vedo
appannato, sento le lacrime spingere sotto le
palpebre e le ricaccio indietro.
“E’
uno STUPIDISSIMO LUOGO COMUNE!” sto urlando, ma non
riesco a trattenermi “Chi l’ha detto? Credi agli
altri e non a me? E’ una
tua idea? No. Impossibile. Forse: il tuo manager?” Ed si
stringe
impercettibilmente le mani e capisco di aver colpito nel segno.
Cala
il silenzio.
Solo
la tazza di Zac lo rompe quando il giovane finisce
di bere la sua cioccolata.
Mi
ero quasi dimenticata che fosse lì.
Lo
guardo di sfuggita, ma non traspare niente. Di certo non mi guarda,
come se fosse in chissà quale altro mondo.
“Taylor
senti…” Ed quasi balbetta, torno a guardarlo, devo
essere stata
davvero spaventosa per averlo ridotto così.
“No
Ed…” sospiro “ho capito”. Non
serve che me lo spieghi
di nuovo, ho capito cosa pensa, ho capito cosa tutti pensano di me. Mi
avvio
alla porta senza guardare Zac, senza una parola.
“Dove
vai?” la voce di Ed giunge fioca e triste, l’esatto
contrario di come erano suonate le parole di Abigail poco
più di un’ora prima.
“Torno
a casa. Riconosco una battaglia persa, quando ne
vedo una”.
Ed
è quando ormai sono per strada, sotto la pioggia, che
alzo gli occhi al cielo e lascio che l’acqua porti via le
lacrime.
ANGOLO
PSICOPATICA:
Strano
che pubblichi a questa velocità ne? Devo la colpa
ad una mia amica che mi sprona a continuare.
Anyway,
come potete leggere Taylor è in una situazione
orrenda e il suo sogno sta crollando miseramente, perciò,
come si evolverà la
situazione? Cosa farà la bionda?
Recensite
pure!
Enjoy
<3
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Capitolo 5 *** Begin Again ***
Begin
Again.
*Qualche
giorno dopo*
Guardo
Scott che esce sbattendo la porta e lo sento
imprecare nel discendere le scale. So’ di aver fatto la cosa
giusta, per me,
magari non per lui. Ho appena imposto, al mio produttore, tempi diversi
per
l’uscita del disco. Mugolo disperata, quasi pentendomi delle
mie azioni, ed osservo
dalla finestra il profilo di Scott, sale in macchina e un attimo
più tardi,
dopo aver fatto manovra, sparisce dietro l’angolo.
Con
la fronte contro il vetro freddo cerco di ragionare. Sono
sicura di aver fatto la cosa giusta per me stessa, mi sono data del
tempo, ma
Scott è decisamente contrariato. L’immagine di lui
che mi abbandona, come tutti
gli altri, si fa strada nella mia mente e la caccio allontanandomi
bruscamente
dalla finestra.
“Pensa
Taylor, pensa” borbotto tra me e me camminando nel
salotto.
Vedo
i fogli per terra, scritti, accartocciati, alcuni
ancora vuoti.
Mi
siedo sul pavimento e tamburello con le dita nel
silenzio della casa vuota, in attesa dell’ispirazione.
*TocToc*
Il
rumore del picchio contro la corteccia dell’albero.
*TocToc*
Eppure
sembra arrivare da molto lontano… Salto a sedere e
fisso l’orologio contro la parete
“miseriaccia!” mi alzo scivolando sui fogli
che giacciono immacolati, atterro contro la parete e un attimo dopo
corro nel
corridoio “arrivo”. Non ho la più
pallida idea di chi possa essere: Abigail è
fuori città con il suo ragazzo, mia madre è a
Nashville con papà e mio
fratello. Corrugo la fronte arrivando alla porta e sbircio dallo
spioncino.
Trattengo
il fiato qualche secondo.
Il
cuore accelera improvvisamente, inspiro ed apro la
porta.
“Ciao
Zac!” esalo in un soffio. Il giovane sorride. Noto
che è particolarmente imbellettato; una giacca di pelle e
una maglietta
monocolore blu di quelle aderenti, jeans particolarmente eleganti e
sotto un
normale paio di scarpe ad ginnastica. Lo guardo curiosa mentre gli
faccio
spazio per entrare… “Hai da fare?”.
“Mh?”
lo guardo non avendo capito la domanda, per tutta
risposta lui sbircia in salotto e in cucina. Ora tutto mi sembra
più chiaro,
tranne forse la motivazione che l’ha spinto ad essere
lì a quell’ora del
pomeriggio e senza preavviso. “Oggi si esce, oggi tu
esci” dice puntandomi un
dito contro senza perdere il sorriso “hai bisogno
di… staccare la spina” alza
le spalle in una mossa un po’ elusoria, come se fosse passato
per caso davanti
casa mia, eppure; non mi sembra un’idea cattiva. Negli ultimi
tempi ero uscita
pochissimo, avevo snobbato inviti su inviti e il biancore della mia
pelle ne è un sintomo, quello di Zac è quindi un
arrivo provvidenziale.
“Dovrei
scrivere…” mi fermo guardando la sua espressione,
sembra stranamente simile ad Abigail e capisco che non è
lì per pregarmi e che
nemmeno potrei rifiutare. Alzo gli occhi al cielo, ma non posso
trattenere un
sorriso che però nascondo mentre mi dirigo verso la mia
stanza “arrivo subito!”
dico prima di chiudere la porta per cominciare a prepararmi.
“Eccomi”
non ci ho messo molto e sono pronta ad uscire.
Zac alza gli occhi da Meredith con cui sta giocando e mi sorride. Noto
che si
sofferma sull’abito a stampa floreale, ma è solo
un secondo, poi usciamo nel
silenzio e ci incamminiamo per New York. E’ buffo notare
l’assenza dei
paparazzi; ultimamente, dopo la discesa della mia carriera sembrano
scomparsi
nel nulla. Sono solo avvoltoi che si avventano sulla carcassa
finchè non rimane
niente e poi, vanno via. L’immagine è
raccapricciante, ma senza dubbio vera.
“Uhm,
dove andiamo?” chiedo dopo qualche istante, lui
sembra soppesare la risposta guardando anche il cielo, che per fortuna
è terso
“cominciamo dalla metropolitana” mi stringo nelle
spalle senza la minima idea
di dove andremmo a finire.
“Signorina
Swift eccoci arrivati!” per tutta risposta
comincio a ridere, un po’ si tratta di una risata
liberatoria, un po’ sono
incredula. Lui mi fissa divertito “cosa
c’è? Quante volte ti è capitato di
andare al LunaPark?” scuoto il capo mentre ci avviamo nel
cuore del parco, tra
giostre e carretti di dolci “due volte…”
ma non aggiungo altro, improvvisamente
ricordo che una di quelle volte era stata con Ed, mi si stringe lo
stomaco, ma
non voglio sembrare attaccata al passato e non intavolo la
conversazione.
Vorrei
che il tempo smettesse di scorrere.
Zac
ed io ridiamo, parliamo.
Mangiamo dei dolci pieni di zucchero e, di nuovo, ridiamo.
L’ho
beccato due volte a fissarmi, ma subito ha distolto
lo sguardo.
Comincio
a capire il peso degli amici nella mia vita,
eppure Zac ha qualcosa che…
Lo
stomaco fa una capriola quando il vagoncino delle
montagne russe vola verso il basso, la forza dell’aria mi fa
dimenticare cosa
sto pensando e quando torniamo con i piedi per terra mi sento come
ubriaca.
Sono
felice.
*Blink*
lo schermo del cellulare si illumina *Ed chiamata
in arrivo*, Zac sta parlando di qualcosa che non afferro bene, ma non
sembra
aver notato la chiamata. Il cuore accelera mentre rispondo trattenendo
il
respiro. Ed parla subito “C’è la
possibilità di produrre qualcosa. Dobbiamo
parlare, di un po’ di cose. Tra venti minuti a casa mia. Ciao
Swizzle”, un
click e poi il silenzio, la chiamata è finita.
Improvvisamente
realizzo, posso ancora farcela! Il cuore
è tornato a riempirsi di speranza e non rispondo nemmeno
alla domanda di Zac, lui
mi guarda incuriosito, ma forse è il mio improvviso atto di
euforia che lo
rende consapevole di quello che mi è appena successo. Lancia
un’occhiata al
cellulare che tengo stretto tra le mani, poi torna subito ai miei
occhi; io non
ci faccio caso, prendo la borsa che avevo poggiato per terra e comincio
a
correre “ci vediamo”.
Non
mi giro nemmeno e Zac non risponde.
Casa
di Ed.
Il
rosso apre la porta immediatamente, come se mi stesse
aspettando già da parecchi minuti. E’ teso, ma
sembra più tranquillo dell’altra
volta ed io non voglio rovinare nulla. Mi apro in un sorriso,
falsissimo, ma
che fa sempre la sua figura e cerco di mostrarmi disinteressata e
disinibita
come mai sono stata in tutta la mia esistenza. “Come
stai?” chiedo subito senza
togliermi quel sorriso che a guardarlo bene chiunque capirebbe che
è finto.
“Bene…
Tu?” Ed non mi guarda, mi rendo conto che non ha
fatto altro che guardarmi i piedi o sulle spalle, mai negli occhi, ma
si sforza
in un sorriso e la cosa mi conforta. “Carica di
energie!” esclamo forse in
maniera più entusiasta di quanto non avessi voluto, ma il
giovane di nuovo non
sembra farci caso.
Prendiamo
posto sugli sgabelli in cucina “vuoi qualcosa?
Ho l’aranciata” mi lancia un’occhiata
fugace per vedere il mio assenso con la
testa poi prende due bicchieri e li riempie di succo. “Uhm
allora, non sei
stato molto chiaro con la tua chiamata” dico per intavolare
la conversazione.
Ovviamente mi sento a disagio, ripenso a quello che è
successo pochi giorni prima
e in parte mi sento in colpa, ma io sono così: penso sempre
che sia colpa mia.
Ed
mi fissa, sembra dubbioso e per perdere tempo beve un
po’ d’aranciata “io e Kacey
abbiamo… Parlato. Ne io ne lei vogliamo escluderti
da questa cosa” dice e mi rendo conto che non sembra molto
convinto, come se
stesse recitando un copione, così non parlo, ma stringo il
bicchiere che ho tra
le mani.
“Sei
una grande cantautrice Taylor e… E’ vero che
nell’ultimo anno hai avuto parecchi problemi, ma questo non
cambia chi sei.” Stringo
le labbra mentre lo ascolto parlare, non voglio interromperlo e lui
sembra
prendere un po’ di coraggio, senza contare che non ho ancora
cominciato a
strillargli contro e la cosa sembra tranquillizzarlo.
“So’
che tu e Scott state lavorando al tuo nuovo album,
ma forse prima dovresti… Rilanciarti con una collaborazione.
E noi non vogliamo
dirti di no. Se la canzone avesse un buon successo potremmo poi pensare
a dei
live e via via aiutarti. L’idea di base è questa;
non so’ se può piacerti, ma
sappi che ora come ora possiamo proporti questo. Non voglio rinunciare
alla
nostra amicizia e tu… Swizzle, questo lo sai. Possiamo
lavorare di nuovo
insieme, creare qualcosa di bello che sia una soluzione per me, te e
Kacey” lo
vedo riprendere fiato, bere un sorso di aranciata e prendere coraggio
per
l’ultimo pezzo del monologo “se vuoi poi lei e si,
anche io, abbiamo bisogno di
consigli per i nostri testi. Potresti co-scriverli con noi.”
Si stringe nelle
spalle e crolla nel silenzio. Mi sembra dispiaciuto, ma non capisco
bene da che
cosa, sono troppo presa dal rimuginare sulle sue parole; mi
è stato offerto di
tornare in carreggiata con loro.
Chiudo
gli occhi e già vedo il mio nome nelle loro
collaborazioni. I miei fan che cantano a squarciagola
un’improbabile canzone,
che però piace.
E’
tutto tornato come ai vecchi tempi.
Riapro
gli occhi, può tornare tutto com’era.
Sorrido
e mi getto in avanti abbracciando Ed, tra le
labbra socchiuse sussurro “Grazie”.
ANGOLO PSICOPATICA.
Sono
tornata! Questa volta ci ho messo più tempo
perché
volevo fosse il giusto punto di svolta per la nostra storia e come
avrete
capito ora cominciano a crearsi due situazioni. La Sweeran e la Zaylor.
Adoro
i triangoli amorosi.
Recensite
pure <3 Un bacio e alla prossima!
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