Mirror Mirror

di pIcCoLaKaGoMe92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno: dove vengono fatti degli incontri interessanti ***
Capitolo 2: *** Capitolo due: Dove si fa tanto rumore ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre: In cui si parla ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro: Dove ci sono molti inseguimenti ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque: Dove i sentimenti crescono ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei: Dove il gruppo arriva in città e fa molti incontri ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette: in cui compare un nastro ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto: Dove molti si agitano, altri si deprimono e alcuni scompaiono ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove: la situazione degenera e appare una mela ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci: La Fuga ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici: in cui ci si prepara alla guerra ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici: la guerra ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici: e vissero per sempre felici e contenti ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno: dove vengono fatti degli incontri interessanti ***


Ciao a tutti! Questa fan fiction è ispirata alla storia di Biancaneve e in parte ai film che ne sono stati tratti (in particolare quello con Julia Roberts e Lily Collins). È una SusanxPeter con anche un po’ di EdmundxLucy e CaspianxLillandil. Dal momento che è un AU non è incesto. So bene che Ettisnmoor non è proprio un regno felice nella vera Narnia, ma anzi è il regno dei giganti ma visto che è un AU mi sono presa un po’ di libertà!
Se vi va lasciatemi una recensione! Mi farebbe piacere!(anche per dirmi che fa schifo) ^^





Un magico pomeriggio d’inverno, mentre la neve copriva con dolcezza il mondo, una giovane regina cuciva accanto alla finestra ammirando il paesaggio. Neri corvi zampettavano nella neve alla ricerca delle briciole che poco prima lei aveva sparso dalla finestra per gli uccelli. Distratta dalla bellezza che la circondava, la regina si punse un dito. Caddero tre gocce di sangue color rubino, spiccando nell’abbagliante chiarore della neve. «Sarebbe bello- pensò la regina– avere una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue, nera di capelli come i corvi». Poco dopo la regina partorì una bambina bianca come la neve, gote color rubino e capelli neri come l’ebano. La principessina venne chiamata Biancaneve e re e regine vennero da ogni dove per onorare la nuova nata della famiglia reale di Ettisnmoor.
La bambina crebbe tra l’amore del padre e della madre e dopo quattro anni la regina diede alla luce un’altra figlia. La piccola che era splendente come un raggio di sole venne chiamata Luce. Purtroppo la regina, debole di costituzione dopo il primo parto, morì; il re che l’amava molto ne rimase profondamente colpito, ma decise di crescere con cura le sue due figlie amandole anche per la moglie. Ma nonostante tutto l’amore che un padre poteva dare, la mancanza di una figura femminile era ben chiara al povero re che quindi decise di risposarsi.
Il fato volle che proprio in quel periodo una giovane e bellissima donna arrivasse a palazzo, il suo nome era Jadis. Con la sua bellezza incantò subito il re che decise di sposarla immediatamente.
A nulla valsero gli ammonimenti del suo grande amico il Re Frank di Narnia, (anch’esso aveva perso la moglie in seguito ad un’epidemia di febbre che aveva decimato la popolazione, ma aveva deciso di non risposarsi per onorare il ricordo dell’amata e non far sparire il suo ricordo dalle menti dei suo giovani figli. )il re decise di sposarla e così fece. Ma subito dopo il matrimonio il regno venne sconvolto da un gelido inverno che sembrava non avere mai fine e si diffusero voci che una presunta Bestia al confine con Narnia, più precisamente all’interno della foresta proibita, uccidesse le persone di passaggio o chiunque abitasse in quelle zone.
Il buon Re non poteva vedere la sua popolazione in preda al panico e decise quindi di chiedere aiuto al Re Frank di Narnia che non esitò ad aiutarlo ed insieme partirono per scovare la terribile Bestia che invadeva le loro terre.
Purtroppo però nel viaggio i due litigarono a causa della nuova regina Jadis, in quanto a parere del Re Narniano questa stava soggiogando il volere dell’amico. Il Re di Ettinsmoor in preda alla rabbia cacciò il compagno e lo bandì per sempre dal regno. Una volta rimasto solo però si addentrò all’interno della Foresta Proibita, ma purtroppo non ne uscì mai più.
La Regina Jadis mostro quindi il suo vero volto. Fredda, vanitosa superba ella non si accontentava di essere potente e bella, desiderava esserlo al di sopra di chiunque altro; possedeva una collana di magnifica fattura in cui era incastonato uno specchio magico a cui rivolgeva la domanda «Chi è la più bella nel regno?» ed esso ogni giorno la rassicurava rispondendo «Siete voi mia regina. »
Ma col passare del tempo le cose cambiarono. Nacque presto una gelosia nei confronti della figlia maggiore del Re, Biancaneve che nonostante la tenera età si dimostrava bellissima e comunque piena di virtù. La gelosia crebbe talmente tanto che nel giorno del terzo compleanno della piccola Luce la Regina porse come sempre la sua domanda giornaliera allo specchio ma questa volta la risposta la pietrificò. «Regina ancora bella sei tu, ma Biancaneve lo è molto di più. »
Sconvolta ed arrabbiata Jadis tramò in gran segreto un piano per sbarazzarsi per sempre delle principessine ed ottenere il pieno controllo del regno: il fedele nano Nikabrik avrebbe dovuto portare le principessine nella foresta proibita ed ucciderle e come prova della loro morte prendere il sangue della piccola ed il cuore della maggiore, che avrebbe poi mangiato a cena quella sera come suggeritogli dallo stesso Tash che le aveva regalato lo specchio magico ed i poteri da strega, in modo da ottenere l’immortalità e la bellezza tanto agognate.
Ma il fido Tumnus, il maestro delle due bambine per sbaglio origliò la conversazione e riuscì a mandare una richiesta d’aiuto al re Frank per accogliere le principessine al confine tra i due regni e portarle in salvo. Il fauno le fece montare all’alba su di un cavallo con l’istruzione di proseguire sempre dritto senza mai voltarsi indietro e di fidarsi solo del Re di Narnia.
Purtroppo però la Regina si accorse della fuga ed inviò i lupi della sua speciale polizia segreta ad uccidere le principessine. I lupi le raggiunsero proprio al confine ed il re Frank che le aspettava come promesso per portarle in salvo si fiondò in loro aiuto uccidendo qualche lupo. Ma erano troppi da tenere a bada per una sola persona nonostante questo fosse un Re e le due bambine, disarcionate dal cavallo spaventato, caddero nel fiume. Il re si lanciò subito al loro inseguimento e i lupi decisero che era inutile inseguirli visto che sarebbero morti sicuramente dal momento che il fiume passava nella Foresta Proibita, e decisi a non morire anche loro uccisero un cinghiale e ne portarono il cuore alla regina in sostituzione di quello di Biancaneve.

* * *

Susan si svegliò con un terribile mal di testa. Ci mise un po’ a rendersi conto di essere nel suo letto e non nelle acque gelide che nel suo sogno avevano avvolto lei e Lucy. Si alzò stando attenta a non svegliare la sorella, doveva aver fatto anche lei quel terribile incubo che le perseguitava da ormai tredici anni visto che era a letto con lei; Lucy insisteva a dire che doveva esserci senza dubbio un significato se entrambe lo facevano e sembrava così reale e che doveva avere senza dubbio qualcosa a che fare con la perdita di memoria dei primi sette anni di vita di Susan.
Secondo lei invece era solo un sogno come un altro; o meglio questo era quello che Susan desiderava con tutto se stessa perché anche lei ammetteva che forse quegli incubi come di una vita passata che perseguitavano sia lei che la sorella avevano senza dubbio un significato più profondo. Ma non voleva pensarci e così faceva finta di non sentire le varie teorie che Lucy e Trumpkin ideavano ogni volta che ne avevano uno (cioè molto spesso) e andava avanti con le sue pulizie.
Tutto ciò che desiderava era una vita all’insegna della normalità.
Dopo essersi lavata e vestita con cura scese a fare la colazione per tutti. Era diventata ormai un abitudine per lei da quando ormai tredici anni fa il nano Trumpkin le aveva raccolte dalla rete da pesca nella quale lei e sua sorella si erano impigliate e le aveva portate nel suo cottage. Susan aveva perso la memoria probabilmente dopo aver battuto la testa sul fondo del fiume visto un piccolo bozzo che aveva sul lato della testa. Lucy aveva solo tre anni e tutto ciò che faceva era piangere.
Trumpkin, che si stava già occupando di un'altra bambina di un solo anno più grande di Susan, decise di prenderle con sé. La bambina si chiamava Lillandil ed era una mezza stella, affidata al nano dal padre Ramandu, una stella completa.
Le bambine erano cresciute come sorelle, ma i caratteri di Susan e Lillandil le avevano sempre viste in contrasto. In particolare la mezza stella non amava il fatto che la sorella acquisita sebbene più piccola di lei si atteggiasse a madre e cercasse sempre di comandare. Susan invece non sopportava quando Lillandil la rimproverava perché le prendeva il ruolo di sorella maggiore, ma poi non si occupava di mantenerlo andando solo alla ricerca dell’avventura con Lucy.
Quest’ultima dal canto sua amava entrambe le sue sorelle. Certo sapeva che Susan era sua sorella biologica mentre Lillandil era acquisita ma le amava allo stesso modo e soffriva molto nel vederle litigare. Lillandil era la sorella con cui si divertiva ad andare all’ avventura per i boschi e che l’appoggiava in ogni sua peripezia, mente Susan era la sorella dolce che svolgeva anche un ruolo materno e su cui poteva sempre contare.
«Susan?Sei in cucina?» Lucy si affacciò sulla porta della cucina per vedere se sua sorella era lì dentro ancora strofinandosi un occhio mezzo chiuso per il sonno.
«Sì tesoro sono qui. Tieni mangia la tua colazione.» contenta di aver trovato la sorella Lucy si sedette al piccolo tavolo tondo di legno costruito da Trumpkin e si tuffo nel muffin preparato da Susan.
Ben presto arrivarono anche il nano e Lillandil a fare colazione e a quest’ultima non sfuggirono i pestoni della più piccola. «Lucy hai avuto di nuovo quell’incubo?» chiese con sguardo inquisitore.
«Sì. Anche Susan l’ha avuto stanotte.»
«Stanno diventando sempre più frequenti o è la mia impressione?» chiese Trumpkin beccandosi un occhiataccia da Susan che subito mentì «Io non l’ho avuto. » Lucy la guardò a bocca spalancata.
«Ti ho sentito agitarti per tutta la notte e non facevi altro che ripetere “affogheremo” e “Lucy resisti”!»
Susan arrossì beccata in flagrante e si girò subito facendo finta di sistemare i piatti «Era un altro incubo…non il solito…» tutti stettero in silenzio e sperò di aver chiuso il discorso quando Lucy continuò «Non capisco cosa ti costi ammettere che ha qualcosa a che fare con il nostro passato. E’ così ovvio!Potremo essere delle principesse e per la tua voglia di normalità non lo sapremo mai!»
«Suvvia Lucy non esagerare…va bene galoppare con la fantasia ma essere delle principesse!»
«Io non galoppo con la fantasia!insomma questi dove credi che possiamo averli presi, dal macellaio?» aveva detto Lucy tirando fuori il ciondolo che teneva sempre al collo. Ne avevano uno sia lei che Susan e secondo Trumpkin erano di manifattura pregiata. Il primo in oro e il secondo in platino; sul retro dei medaglioni vi era una specie di simbolo probabilmente uno stemma di qualche famiglia che il nano non conosceva, mentre il disegno della faccia frontale era diverso per le due sorelle: quello di Susan aveva un giglio da cui deriva il suo nome, mentre quello di Lucy un sole richiamo anche questo al suo nome.
Le due ragazze non sapevano dire come li avessero avuti e Trumpkin insisteva a farglieli tenere segreti in quanto pezzi sicuramente rari e di grande valore. Non erano le uniche cose costose che le sorelle avevano con loro al momento del ritrovamento: Susan portava con se un arco e delle frecce spettacolari, ciò che era ancora più spettacolare era il modo in cui a soli sette anni era capace di utilizzarlo. Aveva anche un corno in avorio con intagliato uno splendido leone che però non aveva mai avuto il coraggio di suonare. Gli oggetti di Lucy non erano da meno: un pugnale che dava l’impressione di essere molto costoso e l’oggetto più importante di tutti, un cordiale capace di guarire ogni ferita.
«Un punto per Lucy!» disse Lillandil facendo l’occhiolino al nano seduto vicino a lei. Susan si limitò ad alzare lo sguardo e poi disse «Farò meglio ad avviarmi o arriverò tardi.» quindi si avviò vicino al camino in sala vicino al quale aveva appoggiato il pesante mantello ad asciugare dalla nevicata della sera precedente. Dopo esserselo appuntata per bene in modo da soffrire il meno possibile il freddo dell’inverno che sembrava non voler mai passare ritorno in cucina per fare le solite raccomandazioni «Mi raccomando andate a prend-»
«La legna sì sì ce lo hai già ripetuto dieci volte ieri…» disse Lillandil con tono esasperato. Susan si accigliò «Bè volevo solo essere sicura che ve lo ricordaste…Farò tardi anche questa sera non aspettatemi sveglie.»
«non ne avevo nessuna intenzione!»sussurrò velenosamente la mezza stella guadagnandosi un’ occhiataccia dai presenti.
Lucy si girò di scatto dimenticandosi di essere arrabbiata con la sorella «Devi proprio lavorare anche questa sera?»
Susan si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia «purtroppo sì …la paga è buona e la padrona della taverna mi offre sempre la cena!»
«Vorrei ben vedere!Con tutti gli straordinari che le fai! Secondo me lavori troppo Susan…possiamo farcela anche senza che ti ammazzi di fatica così e che tu faccia tutta da sola!» si intromise Trumpkin. Susan con tono dolce replicò «Non penso proprio che ce la faremo con questo inverno gelido che non ha fine!La Strega bianca di Ettisnmoor sta espandendo il suo dominio e ce ne siamo accorti tutti…devo forse ricordarti che ha cominciato a chiedere le tasse anche a noi?»
«Per questo ho inviato una richiesta al Re Supremo!» aggiunse Trumpkin con fervore.
Susan stava per rispondere acidamente ma Lillandil la precedette «Bhè è quasi un mese che l’hai inviata…pensi che sia andata persa come quella di due mesi fa o finalmente ti sei convinto che il Re Supremo è troppo impegnato con i suoi stupidi balli per pensare a noi popolani in pericolo?»
«Non dire così Lil! Sono sicura che il Re verrà presto!» disse Lucy con fervore mentre il nano annuiva compiaciuto in approvazione.
«Mi piacerebbe molto stare qui a chiacchierare con voi ma adesso devo proprio correre via.»
Lucy si fiondò ad abbracciare la sorella «Fai attenzione stanotte Su!» Susan promise come tutte le mattine e con un bacio sulla fronte a Lucy se ne andò diretta verso il paese.

* * *

Lillandil e Lucy erano avvolte nel loro mantelli più pesanti eppure la più piccola continuava a tremare. Ma di questo la mezza stella non sembrava nemmeno essersene accorta impegnata com’era ad inveire verso la sorella «Non capisco davvero che problemi abbia! Per il Leone esistiamo anche noi nella famiglia non deve preoccuparsi di tutto lei! E poi sempre a ricordarci cosa fare e non fare! È lei quella che soffre di amnesia non io!» a questo però si era morsa la lingua capendo di aver esagerato. Si girò verso Lucy che la stava infatti fulminando «Questo non è stato molto carino da dire Lil…lo sai che lei si preoccupa per noi e vuole solo il meglio!»
Lillandil per tutta risposta sbuffo. Dopo poco però riprese il discorso incapace di tacere «Lo so Lucy…ma mi sento messa da parte da certi suo comportamenti! Vuole sempre essere logica e perfetta sempre con il desiderio di quella sua noiosissima normalità! Insomma è vero la Strega Bianca sta invadendo i confini di Narnia ed il Re non fa niente per aiutarci…ma perché sottomettersi a quella? Se potessi sarei già volata a Cair paravel a prendere il Re supremo per le orecchie e lo porterei a risolvere qualcosa che non sia quale mantello di broccato si intoni ai suoi costosissimi gioielli!»
Lucy stava per risponderle per le rime, adirata dalla superficialità con cui stava trattando tutti in quel momento la sorella, quando sentirono degli urli.
Lillandil che era troppo presa dal dimostrare come avrebbe infilzato la strega con il suo fioretto non si sarebbe accorta di niente se Lucy non l’avesse azzittita immediatamente con una mano sulla bocca sillabandole “ascolta”.
Le due fanciulle capirono subito che gli urli provenivano dalla loro destra e sembrava una richiesta d’aiuto di due uomini. Dopo essersi consultate con uno sguardo decisero di andare alla ricerca delle voci.
Dopo una decina di minuti trovarono i proprietari. Appesi ad un albero. Nudi.
La prima reazione fu quella di ridere, ma la maggiore si riprese quasi subito e chiese « Serve una mano?»
I due ragazzi si voltarono di scatto. Erano entrambi molto belli, uno era moro con occhi castani e pelle chiarissima, l’altro biondo con profondi occhi blu. Il moro sbotto subito «Secondo te?!»
«Oh bè se non avete bisogno del nostro aiuto possiamo anche andarcene, vero Lu?»
«Non fare l’antipatica Lil!» e detto questo tirò fuori il suo pugnale e taglio con un colpo la corda.
I due caddero come due sacchi di patate e Lucy si avvicinò per rimuovere le corde che gli impedivano i movimenti. Alzandosi di scatto il biondo finì addosso a Lillandil e quando la guardò per chiederle scusa rimase pietrificato dalla sua bellezza. «Io…voi…io…siete bellissima.»
Lillandil arrossì di piacere mentre Lucy fece una risatina liberando dall’ultima corda il moro, che si alzo di scatto e disse «Sì sì tutto molto romantico Don Giovanni se solo non fossi nudo in mezzo alla neve!»
All’osservazione tutti e quattro arrossirono furiosamente e le due ragazze offrirono i loro mantelli ai ragazzi per coprirsi almeno fino all’arrivo al cottage dove si sarebbero riscaldati.

* * *

«Come vi chiamate Milady?» aveva detto il ragazzo biondo con sguardo sognante verso Lillandil.
«Io sono Lillandil, figlia di Ramandu. Voi?»
«Oh emh nonstante le apparenze io sono Peter il Magnifico, Re Supremo di Narnia. » le due ragazze lo guardavano scioccate e incredule e lui si affrettò ad aggiungere «E lui è il Re Edmund.»
«Il Giusto.» aggiunse fiero Edmund stringendo la mano a Lucy in segno di saluto. Le ragazze erano ancora incapaci di spiccicare parola. Quando poi Lucy capì che le dovevano aver chiesto il nome per la centesima volta si forzò a rispondere «Emh io sono Lucy…solo Lucy…» lei non aveva un titolo nobiliare o un epiteto, nemmeno un padre famoso a cui fare riferimento o per meglio dire non aveva proprio un padre.
Guardando i due davanti a loro tubare sconsideratamente Edmund decise di svolgere il lavoro per il quale erano venuti fino a quel bosco «Una di voi due sarebbe così gentile da indicarci la strada per il cottage del nano Trumpkin?» sia Lucy che Lillandil si girarono ancora una volta sconvolte.
«Quindi siete venuti per noi!Oh Susan e Trumpkin saranno così contenti!» aveva detto Lucy raggiante.
«Susan?» aveva chiesto Peter.
«Sì è nostra sorella…o meglio è la sorella di sangue di Lucy e mia sorella acquisita. » Peter si limitò ad annuire e poi tornò ad amoreggiare con la stella per tutta la strada fino al cottage mentre il fratello alzava gli occhi al cielo per la milionesima volta e Lucy ridacchiava divertita.

* * *

Arrivati al cottage Trumpkin riconobbe subito i due reali dal momento che aveva già avuto occasione di incontrarli e gli offri subito dei vestiti asciutti anche se ovviamente si dovettero accontentare di camicie da notte femminili in quanto erano gli unici vestiti disponibili che fossero della loro misura.
«Mi dispiace caro Trumpkin di non essere potuto venire prima, ma stiamo avendo molti reclami per via di questo inverno che si è espanso oltre i confini di Ettinsmoor e non siete gli unici a cui sono state richieste tasse nonostante apparteniate al regno di Narnia. » disse Peter sorseggiando una tazza di tè caldo davanti al camino. Edmund poi aggiunse «Stiamo avendo molti problemi anche con le Bestie.»
«Le Bestie? Non era solo una?» chiese Lillandil curiosa.
Peter scosse la testa. «Purtroppo no. Da più di una decina di anni possiamo quasi essere sicuri che le bestie siano diventate due.»
Tutti tacquero impensieriti fino a quando Lucy finalmente si decise a chiedere «Cosa avete intenzione di fare quindi?»
I due Re si scurirono in volto ed Edmund rispose «Siamo venuti per assicurarci delle condizioni di ogni nostro popolano che ci abbia mandato una richiesta, Trumpkin era l’ultimo. Dopo esserci assicurati della loro incolumità andremo direttamente al problema. » le ragazze e il nano li guardarono confusi e Peter tolse loro ogni dubbio rispondendo «Andremo dalla regina Jadis di Ettinsmoor.»
«Ma Vostra Maestà è tutto così…»
«Assolutamente eccitante!» Tutti si voltarono verso Lillandil che sorrideva entusiasta ed aveva interrotto la frase di Trumpkin che sicuramente non doveva terminare in quel modo.
«Per favore portatemi con voi!» aveva poi continuato facendo gli occhioni dolci a Peter che imbarazzato distolse lo sguardo.
«Lillandil! Non fare queste domande sconvenienti per una signorina bene educata come te!»
«Oh Trumpkin non rompere! Questa è l’occasione che aspettavo da una vita! Finalmente l’avventura si presenta alla mia porta! Lucy tu verrai con noi non è vero? Saremo d’aiuto lo prometto! Io sono una mezza stella potrò indicarvi sempre il cammino e inoltre sono anche abbastanza pratica con il fioretto mentre Lucy sa usare il pugnale e poi ha un cordiale magico che-»
«Basta così Lillandil!» l’ammonì il nano con sguardo severo. Lillandil si morse la lingua capendo di aver parlato troppo. I due Re invece si scambiarono uno sguardo confuso e dissero all’unisono «Cordiale magico?»
«Oh ho detto cordiale magico?intendevo dire emh…cinghiale fasico!» la mezza stella cercò di arrampicarsi sugli specchi sudando freddo. Lucy si spalmò la mano sulla fronte e decise di intervenire, ormai il danno era fatto ed infondo quelli erano i loro sovrani, non avrebbero mai approfittato di un suo tesoro.
«Lillandil intendeva dire proprio cordiale magico…non ho la minima idea di come io ne sia in possesso…quando Trumpkin mi ha tirato fuori insieme a Susan dalla sua rete da pesca lo avevo addosso.»
«Rete da pesca?» Edmund non riusciva a capire.
«Sì vostre maestà. Ho trovato Lucy e Susan impigliate nella mia rete da pesca nel Grande Fiume-»
Il nano non fece in tempo a finire la frase perché Peter si alzò in piedi di scatto stringendo convulsamente la tazza di tè «Quanto tempo fa è accaduto?»
«Bè all’incirca tredici anni…» Trumpkin sembrava quasi spaventato. Edmund si fece avanti chiedendo «E quanti anni avevate all’epoca?»
«Io solo tre anni mentre Susan sette…»
I due re si scambiarono un occhiata schioccata e Peter sussurrò ricadendo nella poltrona «Non è possibile». Lillandil aveva osservato curiosa i comportamenti dei due e aveva chiesto quello che anche il nano e la sorella volevano sapere «Come mai queste domande?»
Edmund guardò il fratello come per chiedere cosa rispondere, ma Peter era talmente sconvolto da non aver sentito la domanda quindi cominciò a balbettare frasi senza senso quando il suo stomaco brontolante lo salvò, ricordando a Trumpkin che era ora di cena.

* * *

Susan si strinse nel mantello non appena una ventata d’aria gelida la raggiunse uscendo dalla taverna. Odiava passare per il bosco a quell’ora tarda, specialmente di notte ma lei era fortunatamente una persona logica quindi ciò che la spaventava non era l’atmosfera tetra in sé, ma più che altro pericoli logici come i lupi o i briganti. Non credeva nemmeno nell’esistenza della così detta bestia. Secondo lei era solo un lupo particolarmente grosso avvistato da qualche contadino che senza dubbio aveva dei problemi con l’alcool. E lei ne conosceva parecchi lavorando in una taverna.
Un urlo la distolse dai suoi pensieri. Sembrava una voce maschile. Incoccò una freccia e decise di andare a controllare in direzione della voce. Dopo pochi metri sentì l’uomo che aveva urlato inveire contro qualcuno.
«Ridatemi subito le spade ed i vestiti dei miei amici! Voi non sapete chi avete davanti!»
Susan si sposto un po’ dietro un cespugli per avere una perfetta visuale ma essere comunque nascosta. Adesso poteva vedere la scena chiaramente: dei nani briganti, probabilmente al servizio della strega tenevano fermo un ragazzo dai capelli neri che dall’aspetto doveva essere piuttosto ricco. I nani risero «Potresti essere anche Aslan in persona dacci tutto quello che hai e forse ti sarà risparmiata la vita!»
Se c’era una cosa che Susan non poteva tollerare erano le ingiustizie e questa era una di quelle. Non amava lottare e lo faceva solo se strettamente necessario; rilasciò una freccia ed andrò dritta nel braccio del nano che teneva il ragazzo fermo. Susan sperò di non avergli fatto troppo male (odiava anche ferire). Scoccò velocemente altre due frecce che impiantarono altri due nani agli alberi. Il ragazzo ora libero si getto sui due rimanenti e riprese la propria spada guardandosi intorno con i briganti. Susan decise che era ora di venire allo scoperto e sempre tenendo l’arco teso per ogni evenienza spuntò da dietro il cespuglio, e cercando di mantenere un tono forte disse «La prossima vi ucciderà se non ve ne andate subito e lasciate le robe che avete rubato a questo ragazzo.»
Rimasti in inferiorità numerica i nani decisero di scappare a gambe levate non prima però di aver tirato la spada dritta in testa al moro che svenne subito per la botta. Susan corse al suo fianco per accettarsi delle sue condizioni e solo allora notò quanto il ragazzo era affascinante.
Dopo poco aprì gli occhi e notò la fanciulla vicino a se «Sono in paradiso? Sei un angelo?» Susan arrossì di piacere e lo aiutò a mettersi seduto dicendogli con tono fermo «quei nani ti hanno buttato una spada in testa…ti ho aiutato a cacciarli…» non amava prendersi il merito o mettere in mostra le proprie doti.
«Oh quelle frecce erano dunque vostre Milady? Vi ringrazio infinitamente mi avete salvato la vita! Quei nani malefici devono aver senza dubbio attaccato i miei amici perché erano in possesso delle loro cose! Io sono il principe Caspian di Telmar…e voi siete?»
Susan lo guardò incredula. Un principe? Forse era più probabilmente un altro contadino con problemi d’alcool. Ma in effetti la sua bellezza e la ricchezza dei suoi oggetti erano dei punti a suo favore. Vedendolo in attesa di una risposta si affrettò a rispondere «Io sono Susan…semplicemente Susan…»
«Bè Susan ti sono molto grato per avermi salvato…vorrei chiederti un altro favore se non ti è di troppo disturbo- e le prese le mani tra le sue facendola arrossire furiosamente- sapresti per caso indicarmi il cottage del nano Trumpkin? I miei amici i Re di Narnia erano diretti lì.»
Susan decise che era senza dubbio un contadino con problemi di alcool. «I Re di Narnia? Non pensi di aver bevuto un po’ troppo per stasera? Appoggiati a me ti porto in taverna per una camera…»
«No no! I Re sono veramente miei amici! Avrei forse l’anello con lo stemma reale di Narnia se così non fosse?»
Susan osservò l’anello e sospirò. Quella sarebbe stata una lunga notte.

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Capitolo 2
*** Capitolo due: Dove si fa tanto rumore ***


Susan e Caspian si erano incamminati subito verso il cottage anche se la ragazza nutriva ancora forti dubbi sullo stato di sobrietà del, come diceva lui, principe. Avevano parlato per tutto il tragitto e non le era dispiaciuto per niente. Pensò infatti che era proprio un peccato che un bel ragazzo come lui si rovinasse la vita già a quell’età con il bere. Poi però ripensò ai vestiti e all’anello e non poté fare a meno di pensare che forse non era proprio uno squilibrato … poi come un fulmine a ciel sereno la realtà dei fatti la sconvolse. Stava portando un uomo, armato, un potenziale ubriacone folle a casa sua. Era tutto così dannatamente illogico! Ma poi si girò a guardarlo e si ritrovò due occhi che la fissavano dolcemente con riguardo. Arrossì furiosamente e capì che probabilmente durante la sua epifania doveva aver fatto delle facce piuttosto assurde. Le piaceva il modo il cui lui la guardava, era diverso dal modo in cui la guardavano i ragazzi del villaggio.

Arrivati al cottage Susan fece cenno di stare in silenzio ed entrarono. Appena entrati però Susan notò una figura senza dubbio maschile muoversi nella sala. Con un cenno di rimanere dov’era a Caspian si avvicinò al salone. Era senza dubbio un ladro. Per Aslan quella notte era infinita! Si avvicinò alla figura di schiena e con un movimento fulmineo si portò dietro il presunto bandito gli mise l’arco al collo e lo spinse a terra tenendolo ben fermo con un ginocchio puntato nella schiena.

«Questo è solo un umile cottage non troverai niente di prezioso qui!» disse Susan ignorando il fatto che sia lei che Lucy avessero al collo un qualcosa che avrebbe risolto i debiti di un intero paese.

Il ladro si agito «No!Non sono un ladro per la miseria!Sono un Re!»

Susan quasi gli scoppiò a ridere in faccia quando sentì passi affrettati giù per le scale e di colpo la sala era diventata affollata e luminosa. Gli attimi che seguirono furono tutto un susseguirsi di nomi e frasi senza senso.

«Susan!» dissero Lillandil, Trumpkin e Lucy insieme.

«Edmund!» dissero Peter e Caspian.

«Caspian!?» disse Peter guardando l’amico sorpreso.

«Peter!Che bello rivedervi!» aveva risposto abbracciandolo.

«Voi due vi conoscete? Come hai fatto ad entrare in casa nostra?» aveva detto Lillandil guardando curiosa il principe Telmarino.

«Si può sapere perché vado a lavorare un giorno e il cottage si affolla di contadini ubriaconi?!» aveva sbraitato Susan.

«Biancaneve?!» aveva detto Peter ritirandosi dall’abbraccio dell’amico e guardando Susan.

Tutti si zittirono e lo guardarono perplessi.

«Cioè … emh … hai della bianca neve sul mantello! Nevica? Deve fare senza dubbio un freddo cane accidenti! » aveva balbettato per cercare di salvarsi dalla figuraccia appena fatta.

Ma Edmund intervenne a salvare la situazione “come sempre” aveva pensato.

«Emh … mi dispiace interrompere questo interessantissimo scambio di battute, ma dico così per dire eh, non potremo rimandare le presentazioni e i convenevoli a quando non avrò più un ginocchio nella spina dorsale e un arco alla gola?!»

Ci fu un oh generale. Susan si affrettò ad alzarsi dal povero Re e lo aiutò a mettersi in piedi chiedendogli scusa. Tutti gli altri si limitarono a prendere posto mentre Trumpkin metteva su un po’ di latte caldo per tutti.

«Quindi… voi siete davvero i nostri Re?» aveva finalmente parlato Susan indicando Edmund e Peter.

I due si guardarono. erano imbacuccati di vestiti. Il problema era che erano vestiti da donna.

«Bè sì…» riuscì a balbettare Peter. Il Re Supremo non aveva smesso di fissarla da quando si era seduta di fronte a lui e questo la imbarazzava parecchio. Anche perché aveva un altro paio di occhi puntati su di sé. Quelli di Caspian.

«Li abbiamo incontrati io e Lil mentre andavamo a raccogliere la legna! Erano tutti nudi appesi ad un albero e così li abbiamo aiutati! Mentre stavamo andando al cottage ci hanno chiesto se sapevamo indicargli la strada per la casa di Trumpkin ed eccoci qui! Sono venuti per noi Su! Ve lo avevo detto che sarebbero arrivati!» Lucy era entusiasta. Con i Re lì, addirittura tre anche se uno non lo era ancora ufficialmente tutto sarebbe andato bene. Era molto più di quello che poteva sperare. Avrebbero risolto tutti i problemi e sua sorella non si sarebbe più dovuta affaticare così tanto e sarebbero state sempre insieme!

Susan li osservava sconvolta. Alla fine era arrivati davvero. «Quindi siete venuti per fare qualcosa con la Strega Bianca?»

«Esattamente. Ci dispiace molto per il ritardo, abbiamo ricevuto un’infinità di lettere da parte della popolazione e visto che Trumpkin è quello più vicino al confine con Ettinsmoor… »

«Era l’ultimo che avremo controllato prima di partire per le Terre del freddo infinito ed andare direttamente dalla Regina Jadis.» concluse Edmund per Peter.

«Ed in tutto questo tu chi sei?» chiese Lillandil con occhi che luccicavano rivolti al Principe Telmarino. Da quello sguardo Susan, Lucy e Trumpkin capirono pienamente che il bel giovane doveva aver fatto colpo sulla stella.

«Io sono Caspian, principe di Telmar. Sono venuto con i Re di Narnia per aiutare. Penso che la Regina Jadis sia molto più pericolosa di quello che la gente crede … e sono dell’idea che bisogna fare qualcosa e subito! Così sono partito insieme a loro, ma stamattina mentre sistemavano le cose per il viaggio dopo esserci accampati io sono andato a cercare del cibo, ma quando sono tornato all’accampamento non c’era più niente, solo segni di lotta. Così li ho cercati per tutto il giorno quando sono incappato in un gruppo di nani briganti senza dubbio al servizio della strega. Ho notato che avevano con loro le cose di Ed e Peter così li ho attaccati senza pensare. Sarei stato ridotto in mutande anche io se Susan non fosse intervenuta e mi avesse salvato. » spiegò il Principe guardando con gratitudine verso Susan. Lucy invece alle ultime parole si preoccupò gettandosi su sua sorella «Ti sei fatta male Su?»

La ragazza sorrise e scherzosamente le rispose «Tranquilla Lucy quei nani non valevano nemmeno una delle mie frecce!»

Edmund, Peter e Caspian abbassarono lo sguardo imbarazzati e Susan capendo subito la gaffe fatta si affrettò ad aggiungere «Anche se devo ammettere che erano piuttosto forti e poi sicuramente dovevano essere stanchi dalla lunga giornata di combattimenti» .

Lucy e Lillandil sorrisero all’imbarazzo di Susan. Non capitava spesso che lei non sapesse cosa dire o fare.

Il nano si affrettò a portare le tazze di latte fumanti in tavola che tutti accettarono volentieri desiderosi di scaldarsi.

Visto che la conversazione era arrivata ad un punto morto si affrettò ad aggiungere «Quando vorreste ripartire Vostre Maestà?»

Peter rise «Oh Trumpkin, per l’amore del cielo, ci conosci da quando eravamo piccoli chiamaci pure per nome!»

Edmund e Caspian annuirono in assenso anche se quest’ultimo non aveva mai conosciuto il nano.

Edmund poi riprese il discorso «Penso che partiremo domani mattina … siamo venuti qui per accertarci che stessi bene … in più … non vorremo disturbare più del dovuto ecco …»

«Oh, ma voi non disturbate affatto!» alle parole di Lucy i tre reali sorrisero grati.

«Bhe io dico, se domani dobbiamo partire ci converrà andare a dormire no?» Lillandil si era alzata mentre parlava e lanciò uno sguardo alla sorella per vederne la reazione.

Come si immaginava non fu delle migliori.

«Pardon… Tu dove vorresti andare?»

«Oggi pomeriggio io e Lucy abbiamo deciso che saremo andate con loro a Ettisnmoor.»

Susan la fissò incredula. Sapeva che non stava mentendo, una decisione del genere era proprio da Lillandil e Lucy.

Si alzò dalla sedia e guardò la sorella stella con aria di sfida. Lucy alzò gli occhi al cielo in vista di una nuova litigata delle sorelle.

«Non te lo permetterò. Questo non è un gioco Lillandil. » Susan era mortalmente seria.

La stella la guardò sprezzante «Lo so benissimo! Ma non hai alcun potere su di me!io faccio ciò che voglio!»

Trumpkin intervenne «Su ragazze non davanti agli ospiti… non è educato… »

Le due lo zittirono con uno sguardo e Susan parlò di nuovo «Non puoi fare quello che vuoi! Siamo una famiglia dannazione! Lucy ha solo sedici anni e tu non credere di essere tanto più grande di lei Una bambina di due anni avrebbe più sale in zucca di te!»

«Non capisco quale sia il tuo problema Susan!-urlò esasperata- insomma non capisci? E’ l’avventura che avevo sempre cercato! E per voi è l’occasione di scoprire di più sul vostro passato!»

«Io non voglio scoprire niente sul mio passato! Voglio solo vivere nella normalità! Normalità, pace, serenità! E’ molto da chiedere?!» i presenti le fissavano sconvolte e Lucy era ormai prossima alle lacrime; odiava vederle litigare.

«Tu e la tua stupida normalità potete rimanere qui! Non ho mai detto che dovevi venire anche tu!» disse acida la stella.

«Oh non potrò niente su di te Lillandil, ma sta pur certa che Lucy non verrà mai!»

A questa affermazione però Lucy si sentì tirata in causa. «Hey! Non comandi nemmeno me se è per questo!» poi allo sguardo triste e sconvolto che attraversò gli occhi della sorella aggiunse più dolce «Susan ti prego … so che è pericoloso, ma sappiamo difenderci! Ti prego … non vuoi scoprire anche tu da dove veniamo? Il perché di tutti questi incubi? » le lacrime ormai scorrevano libere sulle guancie della sua sorellina. Susan che non sopportava vederla piangere fece l’unica cosa che le venne in mente. Andarsene.

Prese il mantello e uscì come un fulmine di casa ignorando i loro richiami. Sapeva che stava facendo la figura della bambina, che aveva urlato davanti a sconosciuti che per di più erano i Re e che il giorno dopo avrebbe faticato a guardarli negli occhi, ma per il momento tutto ciò che voleva era uscire.

Quando si accorse di aver camminato fino al suo posto preferito del bosco spazzolò via un po’ di neve dal tronco steso a terra a mo’ di panchina e ci si sedette. Quella zona era in assoluto il suo rifugio. In quel punto gli alberi erano più radi ed era come se formassero una finestra sul cielo. Quella notte però era nuvoloso e le stelle non si vedevano molto bene.

Susan tirò fuori il suo medaglione e lo osservò tracciandone le intagliature dei petali con le punte delle dita.

Ripensò a quello che era appena successo e a ciò che aveva detto Lucy. Tempo fa Trumpkin le aveva rivelato che un tempo Ettinsmoor era famosa per i gioielli e i monili e che sicuramente lì avrebbero trovato qualcuno che poteva dirgli da dove venissero quei due ciondoli.

Sapeva che Lucy era ossessionata da quegli incubi e dallo scoprire da dove venissero. Si sentiva come in una favola e pensava di poter scoprire alla fine di essere una principessa di un regno lontano.

Susan invece con la sua natura pratica e logica sapeva che più probabilmente erano semplicemente due orfane cadute nel fiume o peggio ancora abbandonate di proposito.

Non nutriva alcuna speranza di trovare i suoi genitori perché probabilmente chiunque essi fossero e se mai fossero ancora vivi, non volevano ritrovarle.

Quello che Susan non voleva ammettere era che in cuor suo anche lei ogni tanto sperava che le idee di Lucy fossero vere e anche lei infondo desiderava conoscere i suoi genitori biologici. Ma poi la Susan logica ritornava e si dava mentalmente della stupida per aver anche solo pensato che quelle fantasie potessero diventare realtà.

Era così presa dalle sue riflessioni che non si era accorta di una figura che si avvicinava. Fu solo quando questa parlò che si riscosse dai suoi pensieri e si girò spaventata.

«Eri qui allora! Sai Lucy era tremendamente preoccupata e ho pensato di venirti a cercare …»

La ragazza riconobbe la voce come quella del Re Supremo e quando entrò nel suo campo visivo ne ebbe la conferma. Ripensando a ciò che era accaduto prima sentì la vergogna crescere e le guance si imporporarono. Distolse subito lo sguardo e disse timida «Mi dispiace … sai di solito non siamo così … o meglio lo siamo, ma cerchiamo di non farlo davanti a sconosciuti … specialmente se questi sono Re…»

Peter le sorrise rassicurante «Tranquilla non devi scusarti di niente … siete una famiglia e nelle famiglie è normale litigare»

Susan fece un sorriso di circostanza e si limitò a stare in silenzio. Peter le si sedette accanto e dopo qualche minuto di silenzio disse «Sai io ti capisco molto bene.»

Lo guardò interrogativa e lui aggiunse «Sì, sai intendo con Lucy e Lillandil. Ho avuto anche io questi problemi con Edmund quando morì nostro padre. Lui era estremamente cocciuto e non faceva mai quello che gli dicevo anche se sapeva che lo facevo per il suo stesso bene.»

Susan annuì non sicura di quello che doveva dire. Poi guardò di sottecchi il Re e decise di aprirsi «E’ che io non so più cosa fare con loro! Insomma ogni giorno si cacciano in un guaio diverso … vorrei solo vederle al sicuro! Questa missione non è uno scherzo, voglio dire la gente muore!»

Peter annuì. « Hai ragione. Anche io ero contrario che loro venissero con noi. Non sono cose adatte a ragazze e non perché le ragazze non sono in grado di combattere, ma perché è una situazione pericolosa anche per noi che abbiamo ricevuto un addestramento. »

Susan lo guardò speranzosa «Quindi non le farai venire?»

«Bè ho provato a dire di no ma tua sorella Lillandil non mi ha nemmeno sentito … e poi ho sentito tutti quei discorsi di Lucy sul trovare i suoi veri genitori… sai credo che lei ci creda veramente»

Susan sbuffò «Lucy crede in tante cose. Dal momento in cui crede anche in Aslan e Babbo Natale non vedo come non dovrebbe credere di essere la principessa perduta di Ettinsmoor!»

«La principessa perduta di Ettinsmoor?» Peter la fissò curioso.

«Bhe magari non di Ettinsmoor ogni tanto tira fuori un nuovo regno … ieri pensava che venissimo da un regno perduto aldilà dei confini conosciuti- sbuffò ironicamente- la verità è che siamo solo due orfane senza memoria trovate in un fiume. »

«Senza memoria?» Susan cominciava a trovare irritante che il Re ripetesse tutte le parole con cui terminava la frase come se davvero credesse a quelle sciocchezze.

«Sì, Trumpkin ci ha trovato nel Grande Fiume incastrate nella sua rete da pesca. Io avevo sette anni e Lucy tre e penso di aver battuto la testa trascinata dalla corrente del fiume perché non ricordo niente degli anni precedenti al ritrovamento. Lucy era troppo piccola ed era comunque sconvolta quindi non ricorda niente nemmeno lei.» si girò a guardare Peter che aveva uno sguardo a dir poco sconvolto; si sporse in avanti per controllare che stesse bene ma il medaglione le scivolò dalle mani in cui l’aveva tenuto nascosto tutto il tempo da quando il Re era comparso alle sue spalle.

Peter spalancò gli occhi «Quello dove lo hai preso?»

Susan spaventata lo riprese subito. «Non è come pensi! Io e Lucy lo abbiamo al collo da quando siamo state ritrovate!»

Il Re Supremo la guardò con talmente tanta intensità da farla arrossire fino alla punta dei capelli. Susan non sapeva come reagire e Peter ripresosi dallo shock del medaglione le chiese cambiando discorso «Così non credi in Aslan?»

La ragazzo lo fissò stralunata per il cambio repentino di discorso e dalla faccia di lui capì che probabilmente avrebbe voluto sapere di più, ma aveva paura di sembrare inopportuno così si affrettò a rispondere

«Non è che proprio non ci credo … è più un “ se esiste non ha niente ha che fare con me” non credo di essergli molto simpatica insomma»

Peter fece un risolino «Lo credono in molti.- si alzò e le tese la mano- ma forse devi solo scoprire cosa ha di bello in serbo per te.»

Susan lo fissò. Il cielo si era aperto rivelando la luna. La sua luce faceva risplendere i capelli d’oro del ragazzo. In tutto quel quadro aveva un aspetto magnifico . Arrossì un po’ a quel pensiero, poi accettò la mano e si incamminarono in silenzio.

Erano quasi giunti al cottage quando Susan gli rivolse di nuovo la parola «Peter … volevo chiederti …- il Re si voltò a guardarla incuriosito- si insomma come hai fatto con Edmund alla fine?»

Lui sorrise dolcemente e Susan pensò che era bellissimo «Alla fine ho capito che anche io stavo sbagliando. Non ero l’unico a sentire la mancanza di nostro padre e cercare di sostituirlo era inutile. Non era di uno che si credesse suo padre che Edmund aveva bisogno, ma di un fratello. Con i miei modi di fare lo stavo solo allontanando. »

* * *


Nel letto Susan si rigirava e rigirava pensando al Re Supremo. Non era affatto come se lo aspettava o come Lillandil lo descriveva, impegnato nei balli e a scegliere quale mantello di broccato coordinare con le scarpe. Era un ragazzo che era dovuto crescere troppo in fretta con un regno sulle spalle da governare a soli otto anni e un fratello scapestrato a cui badare. Era incredibilmente solo. Era proprio come lei.

Non capiva come poteva aver dubitato che quel Re li salvasse. Lui li avrebbe sicuramente protetti. Peter l’avrebbe sempre salvata. E con questo ultimo pensiero che non riuscì a spiegarsi, si addormentò.

* * *


«Andiamo Lucy vuoi muoverti? Si parte all’avventura!» Lillandil era super emozionata. I preparativi erano tutti pronti e sarebbero partiti di lì a poco. Anche Trumpkin aveva deciso di andare con loro nonostante non fosse sicuro di lasciare Susan da solo.

Lucy diede un ultimo sguardo alle porta della camera di Susan. Era sicura che fosse sveglia con tutto il rumore che stava facendo la stella per i preparativi. Dopo la litigata di ieri sera era rientrata a tarda notte con Peter, ma non si erano parlate. Sperava che almeno l’avrebbe salutata prima di partire, ma a quanto pare era ancora arrabbiata.

La piccola sospirò e si preparò per uscire di casa. Anche Peter che la guardava da lontano sospirò, evidentemente Susan non aveva capito il suo discorso di ieri sera. Il ragazzo prese per mano Lucy e le rivolse un sorriso incoraggiante; anche se la conosceva da poco si sentiva un po’ come un fratello maggiore per lei.

Appena usciti di casa però si ritrovarono davanti una visione che non si aspettavano. Susan era davanti a loro avvolta nel suo mantello con arco e frecce sulle spalle. Li guardò curiosa.

«Bhe cosa volete aspettare? Che faccia mezzogiorno? »

Peter sorrise e Lucy le corse incontro stritolandola in un abbraccio con le lacrime agli occhi. Susan la strinse forte di rimando.
Br>«Verrai con noi quindi?» aveva detto Lillandil con un espressione che poteva sembrare quasi di sollievo. Perché anche se non lo avrebbe mai ammesso anche lei soffriva quando litigava con la sorella.

Susan annuì. «Nonostante tutto siamo una famiglia e per quanto continui a non approvare l’idea … verrò con voi. E poi ammettiamolo … voi due sareste perse senza di me!»

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Capitolo 3
*** Capitolo tre: In cui si parla ***


Ciao a tutti!
Scusate se ho mancato l’aggiornamento solito, ma mi sono appena accorta che era Lunedì… comunque eccoci col terzo capitolo! Visto che è piuttosto corto rispetto agli altri penso che pubblicherò il quarto (che è un capitolo con un sacco di fatti ) un po’ prima… Per il momento vi lascio alla lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate!






Ormai lo strano gruppetto si era incamminato da quasi due giorni ed erano prossimi alla foresta nera. Lillandil insisteva ad attraversarla perché così avrebbero scovato la bestia e l’avrebbero uccisa con un colpo di spada, mentre Susan e Caspian, benché la prima non credesse minimamente all’esistenza della Bestia, credevano che bisognasse aggirarla per arrivare sani e salvi senza perdersi. Peter che era il Re Supremo e quindi aveva il potere di decidere non dava segno di aver preso una o l’altra posizione, a detta di Lucy questo era solo perché non voleva offendere Lillandil dicendole che la sua idea era assolutamente folle, e non voleva essere d’accordo con Caspian.

Tra di loro c’era stata molta tensione in questi giorni, e la più piccola delle sorelle pensava che fosse a causa del “quadrilatero amoroso” (come lo chiamava Trumpkin) che si era venuto a formare tra i più grandi.

Che di grande, a detta di Edmund, non avevano che il nome.

I due più giovani ed il nano avevano istituito un proprio trio e si divertivano ad osservare lo svolgersi delle relazioni del quadrilatero.

Secondo il Re Giusto, Peter, dopo una prima sbandata per Lillandil adesso stravedeva per Susan. Non era raro infatti scovare il Magnifico osservarla quando era di fronte a lui parlando con qualcuno, o rivolgere sempre a lei lo sguardo alla domanda «Volete riposarvi?». Anche durante i numerosi mal di testa della ragazza, che ormai la accompagnavano da quando aveva memoria, lui si dimostrava sempre preoccupato e premuroso.

Sempre secondo Edmund poi, Caspian era per definizione un uomo confuso. Era palesemente interessato a Susan, sempre attento ai suoi bisogni e alla ricerca di una scusa per parlarle, ma allo stesso tempo era sicuramente attratto da Lillandil e dal suo energico modo di fare. Per lo più sembrava comportarsi come un bambino a cui viene tolto un gioco ogni volta che vedeva Susan parlare con Peter.

Lucy poi pensava che questa definizione calzasse a pennello con i comportamenti della mezza stella, che anch’essa dopo una prima attrazione verso Peter era ora affascinata dal Principe Telmarino; ma entrambi invece che approfondire quell’emozione continuavano a comportarsi come due sciocchi interrompendo gli altri due con comportamenti civettuoli.

Di questo si era senza dubbio reso conto anche Peter, considerando l’astio che si era venuto a creare tra lui e Caspian.

Quella che Lucy non riusciva a capire era proprio Susan. E per dirla tutta Susan stessa non riusciva a capirsi molto bene. All’apparenza si comportava gentilmente con tutti, ma nel suo sguardo la sorellina riusciva a decifrare qualcosa di più quando guardava Peter. Ma Susan non lo avrebbe mai ammesso se le fosse stato chiesto.

Ricordava ancora quando leggevano insieme le fiabe che a lei piacevano tanto e sognava di essere trovata un giorno da un principe; alla sorella maggiore quelle storie non facevano il minimo effetto (almeno in superficie) e insisteva a dire che «L’Amore serve solo a raccontare delle belle storie» e che « Se anche esistesse non avrebbe nulla a che fare con me». Proprio come per Aslan. Lucy ancora non si capacitava di come potesse stare bene con dei pensieri così tristi, senza fede e speranza.

«Date retta a me tra un po’ qui ci scappa il morto!» Trumpkin si era seduto esausto su di una roccia piuttosto grande. Lucy lo aveva guardato interrogativa e il nano le fece segno con la testa verso la sua sinistra. “Grande!” penso sarcastica la ragazza. Peter e Caspian stavano litigando ancora.

«Ti dico che stai sbagliando strada!»

«E io ti dico di no! So guardare una mappa per la miseria!»

«Ma se fino a ieri la tenevi al contrario!»

«Quello era Edmund!»

Susan e Lillandil sospirarono e si sedettero per terra vicine a Trumpkin esauste. Edmund intanto cercava di calmare i due ragazzi senza successo visto che tirarono fuori le spade e cominciarono a duellare.

«Sarà una cosa lunga allora?» chiese Susan sbadigliando.

«Diavolo se non litigassero ogni due passi saremo già al cospetto della Regina!» Lillandil era impaziente. Odiava che quei due dovessero litigare così. Soprattutto perché sapeva che infondo litigavano per Susan e questo la faceva infuriare ancora di più. Insomma sì, Susan era bellissima ma anche lei non era da buttar via! La verità era che lei aveva un gran complesso di inferiorità nei suoi confronti. La stimava profondamente per quello che era riuscita a fare con lei e Lucy, il modo in cui si prendeva sempre cura di tutti, il modo in cui tutti la amavano. Quando lei si arrabbiava con Susan non era perché lei le usurpava il posto di sorella maggiore e si metteva a comandare (forse solo un pochino), ma soprattutto perché lei avrebbe voluto fare per Susan quello che lei faceva per tutti.

«Cosa ne dite ci accampiamo mentre finiscono? Il sole sta calando.» Edmund aveva rinunciato a separarli tanto sapeva che prima o poi avrebbero finito e che non si sarebbero fatti male.

Tutti annuirono e cominciarono a preparare le loro cose.

* * *


Peter sedeva con la schiena appoggiata ad un tronco mentre faceva da guardia. La sua mente era affollata da mille pensieri e per la maggior parte riguardavano Susan. In particolare il medaglione, il suo arco e le sue frecce. Ricordava ancora quando l’aveva visto il giorno in cui erano partiti.

«Susan?» l’aveva avvicinata mentre era andata a prendere acqua al lago per cucinare.

«Sì?» si era girata e gli aveva sorriso dolcemente.

Peter era molto nervoso e si torceva le mani, ma si decise a parlare « Emh.. è una cosa molto buffa da chiedere ma insomma volevo sapere… quell’arco… emh … dove lo hai preso?»

Susan gli sembrò sorpresa. « A dir la verità avevo lo avevo addosso quando Trumpkin ci ha ritrovate…»

Peter si accigliò e lei continuò «So che ti sembra strano, ma davvero non li abbiamo rubati! Io ho anche un corno e Lucy un pugnale e un cordiale, e poi quei due medaglioni, ma davvero se li avessimo rubati li avremo già venduti no? E sicuramente non vivremo in quel misero cottage!»

Il Magnifico le sorrise tristemente e le disse solo «Sì… torniamo all’accampamento? »

Una volta tornati all’accampamento Peter notò Lucy tagliare la legna con un pugnale con l’aiuto di Edmund. Guardò meglio il pugnale e non ebbe più dubbi.

Con lo sguardo puntato su Susan e concentrato nei suoi pensieri non si rese nemmeno conto che il fratello si era svegliato per dargli il cambio.

«Peter!»

«Oh! Edmund! Scusami non mi ero accorto che eri sveglio … torna pure a dormire tanto io non ci riuscirei ..»

Edmund sospirò e si sedette vicino al fratello maggiore pronto per una seduta da psicologo.

«Forza cosa c’è che non va?» gli disse incoraggiante.

Peter non rispose e si limitò a fissare Susan quasi come se non avesse sentito la domanda.

Seguendo la traiettoria del suo sguardo fu facile capire a cosa stava pensando il Re supremo.

«Oh… » fu tutto quello che riuscì a dire.

«Edmund so che non mi credi ma io so che è lei.» si era ora girato a guardarlo dritto negli occhi e al ragazzo non era mai sembrato di vederci dentro tutta quella disperazione e quella sicurezza allo stesso tempo.

«Peter io… non è che non ti credo è che insomma guardiamo in faccia la realtà! È tutto così impossibile!»

«Lo so bene anche io ma… insomma tu non la ricordi perché eri piccolo ma io la ricordo bene Ed! capelli neri come corvi, pelle bianca come neve, guance e labbra rosse come sangue! È Biancaneve! E poi gli occhi…»

«Pete, Neve non era l’unica persona al modo con quelle caratteristiche fisionomiche!»

«Questo lo so bene ma allora l’arco? E il corno? So riconoscerli per Aslan glieli ho regalati io!»

Edmund tacque e Peter si sentì invitato a continuare. «E poi il pugnale di Lucy? E il cordiale? Quante altre persone credi che possano avere un cordiale estratto dai Fiori del Fuoco che guarisce ogni ferita eh? E i medaglioni? Il fatto che siano state trovate nel Grande Fiume? E le età? E …»

Non riuscì a finire perché Edmund lo interruppe «Va bene, va bene basta!»

Dopo qualche altro minuto di silenzio Peter continuò questa volta con una punta di malizia nella voce « Sai ho visto come la guardi…»

«Chi? Non è assolutamente vero non ho mai pensato a Lucy in quel modo!»

«E chi ha parlato di Lucy?» ghignò e Edmund arrossì paurosamente.

«Oh, forza Eddie, non fare il timido! Ti piace!»

«Giuro che se non la smetti ti do un pugno su quel muso ghignante!»

Peter si accigliò «Devo forse ricordarti chi è il maggiore qui?»

Il ragazzo sbuffò «Questo non toglie che te lo meriti … e comunque non mi interessa! A parte Trumpkin è l’unica persona con cui posso parlare visto che voi quattro siete troppo occupati a farvi gli occhi dolci!»

Dopo un breve periodo di silenzio Peter ricominciò a parlare con tono malinconico «Sai eravate piccoli, ma con la piccola Luce era così.»

«Peter…» sospirò esasperato «Avevo solo cinque anni quando è scomparsa! »

«Bhè avevate feeling!»

«Avevo cinque anni avevo feeling anche con il maestro Tumnus e Philip!»

Entrambi risero, ma si calmarono subito quando Lillandil si spostò nel sonno.

«Io ci credo veramente Ed.»

«Pete… smettila. Ti farai solo del male. Sono morte. Proprio come papà.» e passandosi una mano tra i capelli Edmund si alzò, tornando a dormire e considerando il discorso chiuso, lasciando il Re supremo solo con i suoi pensieri cullato dal ritmico respiro del sonno di Susan.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro: Dove ci sono molti inseguimenti ***



Ciao a tutti! Volevo postare questo capitolo venerdì, ma ahimè, ho perso ancora il conto dei giorni … bhè ma comunque eccolo qui! Anche se solo un giorno prima del previsto vabbè …
Passando alla presentazione del capitolo, non ho molto da dire se non ANSIA. Non so, ma anche mentre lo scrivevo (probabilmente la musica che tenevo in sottofondo aiutava) mi metteva addosso tanta ansia.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Ci vediamo con il capitolo cinque che pubblicherò salvo imprevisti tra martedì e mercoledì!






Mancavano poche ore di cammino alla Foresta Proibita. Già da tempo la vegetazione si era fatta più rada per lasciare spazio a una distesa di neve candida, la temperatura si era abbassata ancora di più e si poteva sentire agitazione nell’aria. I pochi momenti di silenzio tra di loro non erano più accompagnati dal cinguettio curioso degli uccellini e raramente vedevano dei movimenti di animali che si nascondevano al loro passaggio.

Dopo aver camminato per tutto il giorno, al crepuscolo finalmente la raggiunsero. L’atmosfera a quell’ora era ancora più tetra. La foresta era sin da subito fittissima, con alberi neri e scheletrici ed una leggera nebbiolina pronta a confondere anche i più coraggiosi avventurieri. Si affacciava a strapiombo sul Grande Fiume leggermente rialzata rispetto alla loro posizione dall’altro versante.

«Per questa notte accampiamoci. Domani cominceremo ad aggirarla e appena troveremo un’ anima viva chiederemo una canoa per attraversare il fiume.» tutti si girarono a guardare Peter. La sua idea era senza dubbio la migliore. Anche Lilliandil non se la sentì di discutere e quindi si misero tutti a dormire, stanchi della lunga giornata di cammino.

* * *

Edmund era quasi alla fine del suo turno di guardia quando sentì un ululato. Rabbrividendo si strinse nel mantello e spero di averlo solo immaginato.

Dopo una decina di minuti però ne sentì altri e questi erano sicuramente più vicini. Decise di svegliare Peter, ma proprio quando aveva posato una mano sulla sua spalla per scuoterlo ci fu un urlo agghiacciante tremendamente vicino a loro e tutti si svegliarono di colpo.

«Che diavolo era?» chiese Caspian ancora mezzo addormentato.

«Ho sentito degli ululati prima. Devono venire senza dubbio dalla foresta.»

Peter lo guardò e si strofinò la faccia per eliminare le ultime tracce di sonno, poi si alzò e prese con sé la spada. «Io vado a controllare. Voi tornate indietro, rimanete uniti e salite sugli alberi.»

Caspian si alzò «Vengo anche io con te.»

«Mi rallenterai.»

Susan lo guardò preoccupata mentre aiutava Lucy a svegliarsi (aveva il sonno estremamente pesante) «Non essere sciocco Peter! »

Si guardarono per un momento e poi il ragazzo cedette. «Va bene muoviti.»

«Anche io potrei esservi d’aiuto! Posso trasformarmi in una stella e dirvi da dove provengono le urla!»

«Non esagerare adesso Lil» l’ammonì Trumpkin preparandosi i pugnali.

Caspian placò i nervi della ragazza «Trumpkin ha ragione, la foresta è troppo fitta e buia non vedresti niente dall’alto.»

* * *

Gli ululati e le grida non erano terminate, anzi si erano fatti sempre più vicini ed erano passati ormai alcune decine di minuti da quando gli altri erano andati.

I ragazzi non avevano eseguito l’ordine di Peter di tornare indietro troppo preoccupati per i loro amici. Adesso erano riuniti in cerchio con le armi pronte per ogni evenienza.

Lilliandil troppo nervosa per rimanere ad aspettare senza far niente decise di alzarsi in volo per scorgere qualcosa. Dopo qualche minuto in cui anche lei sembrava sparita ritornò. Occhi spalancati e tremante urlò «Stanno arrivando! Una sporgenza infondo! L’hanno saltata! Inseguono un fauno e stanno a-»

Non fece in tempo a terminare la frase che un gruppo di lupi gli piombò addosso.

Quello che doveva essere il capobranco si fermò e annusò l’aria, poi si volse a guardare Susan con l’arco teso e una freccia pronta per essere rilasciata e Lucy con il pugnale sguainato ed un protettivo Edmund che le si parò di fronte.

«Voi! Come è possibile? Siete ancora vive maledette! Uccidetele!» al comando del capo i lupi si gettarono nelle loro direzioni. Trumpkin riuscì ad ucciderne uno ma rimase subito fuori gioco appena un lupo lo spinse contro un albero facendogli perdere i sensi.

Edmund riuscì a parare facilmente quelli che cercavano Lucy, ma per uno solo erano decisamente troppi;

«Lucy scappa! Torna indietro e Sali su un albero! Presto!» la ragazza non se lo fece ripetere due volte, sconvolta dalla ferocia degli animali e corse verso gli alberi dietro di lei, girandosi ogni tanto indietro per controllare lo stato del Re Giusto.

* * *

Lilliandil e Susan invece se la cavavano piuttosto male. La prima era abbastanza abile con il fioretto, ma certo non aveva mai combattuto contro un gruppo di lupi inferociti.

«Che diavolo vogliono da te e da Lucy?!»

«Non lo so dannazione!- lanciò una freccia dritta nell’occhio di un lupo- non possiamo parlarne pacificamente?»

Per tutta risposta le strapparono un lembo della manica con un morso.

«È un no? »

«Hai veramente chiesto ad un gruppo di lupi inferociti di parlare pacificamente?»

«Lil non credo sia il momento di litigare!»

La stella affondò un altro lupo. Susan però non se la cavava altrettanto bene, le era venuto un terribile mal di testa sin da quando aveva sentito i lupi ululare, ed ora non faceva altro che peggiorare e questo non era sicuramente d’aiuto per mirare con l’arco.

Senza accorgersene erano state accerchiate. Aveva visto Lucy ed Edmund ritirarsi verso i boschi. “Almeno loro erano in salvo” pensò, poi un urlo agghiacciante di Lucy, “Perché parlo sempre troppo presto?” si morse la lingua sperando che alla sua sorellina non fosse accaduto niente.

Si scambiò uno sguardo con Lilliandil. Sapevano di essere in trappola e che da sole non ce l’avrebbero mai fatta.

«Lil tu prendi la tua forma di stella e vai a cercare Peter e Caspian. » era un tono che non ammetteva repliche.

«No! Susan non ti lascerò da sola! Non gli permetterò di farti del male!»

«Perché per una volta non fai come ti dico io?!»

Lilliandil la guardò confusa. Susan sembrava veramente disperata. «Va bene io vado. Tu vai verso gli alberi e se hai bisogno suona nel corno!»

Susan provò a protestare ma la stella la mise subito a tacere «Perché per una volta non fai tu come ti dico io?» e si trasformò in una stella sorprendendo tutti i lupi.

Approfittando della loro distrazione la ragazza si getto sul ponticello verso la foresta proibita. Non poteva andare nella direzione di Lucy ed Edmund perché avrebbe dovuto attraversare tutto il branco di lupi e non ne sarebbe uscita sicuramente viva. L’unico modo era quello di andare verso la foresta, sperando che i fitti alberi rallentassero anche i lupi e non solo lei.

Attraversò il ponte di fretta, cercando di non guardare giù e di non pensare a quanto vecchi e malandato doveva essere. Se fosse stata in una situazione diversa non avrebbe nemmeno sognato di passarci sopra vista la condizione; erano ponti vecchi usati anni prima che la foresta diventasse proibita e la bestia vi ci si nascondesse.

Era quasi arrivata dall’altro lato quando sentì il ponte crollarle sotto i piedi. Riuscì ad aggrapparsi ad un paletto nel terreno ed una corda del ponte e voltò la testa per vedere che i lupi avevano rotto le funi per farla cadere.

«Maledizione! Sei piuttosto ostinata principessina!» ringhiò Maugrim.

“Ma come diavolo lo so poi il suo nome?” si chiese mentre si tirava su e con le gambe mollicce dalla paura si diresse di corsa verso la foresta proibita mentre il lupo ordinava agli altri di andare all’insenatura che gli avrebbe permesso di saltare il fiume.

* * *

Intanto Lucy correva a perdifiato cercando un albero abbastanza grosso da tenere sia lei che Edmund. Lui si era fermato un attimo per battere l’ultimo ed il più caparbio lupo, intimandole di andare avanti.

Correva così veloce che non guardava nemmeno dove metteva i piedi ed infatti presto si scontrò con qualcosa. Girandosi per vedere cosa avesse colpito si trovò faccia a faccia con un fauno. Entrambi urlarono e corsero a nascondersi, lei dietro una piccola roccia e lui dietro un alberello sottilissimo.

Si sporsero entrambi dai loro nascondigli e Lucy notò i segni di morsi sulle gambe e le braccia.

«Eri tu quello che urlava inseguito dai lupi?» chiese timida.

Il fauno la guardo e solo allora si accorse che lei aveva paura quanto lui ed era affannata dalla corsa. Probabilmente per causa sua i lupi dovevano averla inseguita.

«Sì ero io… quei lupi sono al servizio della Regina Jadis e mi stavano inseguendo …»

Lucy che sentì un sentimento familiare verso quel fauno dalla sciarpa rossa gli sorrise e gli si avvicinò.

«Non ti preoccupare i miei amici li manderanno via! Io sono Lucy e tu?» nella corsa il medaglione doveva essere uscito dal vestito ed ora brillava sul suo petto. Il fauno lo guardò e i suoi occhi si spalancarono subito. Guardò la ragazza con occhi gonfi di lacrime e disse «P-principessa Luce! Siete voi! Siete viva!»

* * *

Edmund si trovava piuttosto in difficoltà con quel lupo che non accennava a demordere. Era estremamente affaticato dalla corsa e grondava di sangue, non sicuro se proprio o dei lupi, ma a giudicare dalle fitte alla gamba destra in parte era proprio.

Nel momento in cui pensò di cedere per sempre, un urlo di Lucy lo svegliò. Il pensiero della ragazza in pericolo lo rinvigorì e con un solo colpo infilzò l’animale.

Corse subito alla ricerca di Lucy urlando ansioso il suo nome sperando che potesse rispondergli.

Poi ad un certo punto «Ed! siamo qui!»

Troppo preoccupato e allo stesso tempo felice di averla trovata non si preoccupò riguardo al “siamo”.

Appena la raggiunse però si fermò di colpo notando la presenza del fauno. Guardò Lucy chiedendole spiegazione con lo sguardo ed gli rispose semplicemente «Lui è il Maestro Tumnus …»

Il fauno lo guardò pensieroso e poi si illuminò di colpo «Ma voi siete il Re Edmund di Narnia! Che bello rivedervi!»

Il ragazzo si girò ancora una volta sconvolto verso Lucy che gli diede solo un sorriso nervoso ed un alzata di spalle. Poi un lampo attraversò la sua mente e tutto ciò che riuscì a dire fu «Oh cavolo.»

* * *

Susan correva come non aveva mai corso in tutta la sua vita. Sentiva i lupi incepparsi nei tronchi e questo li rallentava, ma rallentava anche lei. L’orlo del vestito verde era ormai inesistente e le sue gambe erano piene di graffi lasciati dai rami secchi.

Per poco evitò un tronco troppo basso. La testa le doleva moltissimo e per un minuto la vista le si annebbiò. Da quando era cominciata questa corsa per la vita era stata tormentata dai flashback come di una vita passata. Era tentata di fermarsi per prendere fiato ma aveva paura che se lo avesse fatto non sarebbe più stata in grado di ricominciare a muoversi.

Il pianto di una bambina si mescolo con i ringhi egli ululati dei lupi.

«Ti prego Lu non piangere! Tra poco sarà tutto finito forza!»

Ma la bambina non smise di piangere. Nonostante volesse consolare la sorellina al meglio anche lei aveva molta paura.

«Forza!- premette i tacchi nei fianchi del cavallo per farlo andare più veloce e strinse la piccola- tra poco saremo dal Re Frank e poi potremo giocare con Peter ed Ed per tutto il tempo!»

La testa sembrò spaccarsi in due e questo flashback la obbligò a fermarsi. I lupi erano comunque abbastanza distanti per riprendere fiato.

Appoggiata al tronco d’albero sentì e gambe tremare convulsamente e non riuscì a trattenere qualche conato di vomito. Sentiva che si stavano avvicinando e fece per riprendere la corsa, ma come previsto le gambe non ne volevano sapere di funzionare.

«La vedo! L’abbiamo in pugno!»

Sentendo quel ringhio Susan cercò di recuperare un po’ di autocontrollo ed arrancando si arrampicò su un albero.

I tre lupi però la raggiunsero mentre aveva ancora una gamba a penzoloni e Maugrim per tirarla giù vi affondò gli artigli.

La ragazza urlò di dolore e con la gamba libera diede un calcio nel muso al lupo. Si ritirò quanto più in alto riusciva ad andare e sicuramente non era molto.

Pensò di abbatterli con l’arco, ma un'altra fitta alla testa la fece desistere: avrebbe solo sprecato le frecce. Si era ormai data per persa quando ricordò le ultime parole di sua sorella Lilliandil.

Visto che ormai non aveva sicuramente niente da perdere prese il corno e vi soffiò dentro tutta l’aria e la speranza che le erano rimaste.

* * *

Lilliandil volò su nel cielo e vide sua sorella correre verso la foresta proibita. Pregò con tutta se stessa che riuscisse a farcela perché Susan non poteva morire pensando che lei la odiasse.

Si tuffò nella foresta proibita dando un ultimo sguardo verso il basso e poi tutto ciò che riuscì a distinguere furono miriadi di alberi intricati. Dei lupi dovevano averla inseguita perché sentiva dei rumori di morsi a vuoto intorno a lei. Doveva trovare Peter e Caspian al più presto e sperare che Susan riuscisse a mantenersi in vita fino a quel momento. Poi d’improvviso delle urla familiari.

* * *

Peter e Caspian vagavano ormai da mezz’ora e non si erano rivolti parola, solo sguardi arrabbiati o gesti con la mano per indicare la direzione da prendere. Caspian però che non ne poteva più sbottò.

«Quale diavolo è il tuo problema?»

«Io non ho nessun problema.» la finta calma di Peter lo fece adirare ancora di più e gli tirò un pugno.

«Mi sembra che qui il problema l’abbia tu!» gli restituì il favore.

Si guardarono affannati. Poi Peter si lanciò su di lui atterrandolo. «Non capisco che problemi hai quando parlo con Susan!»

Caspian rigirò le posizioni «Io non ho nessun problema! Sei tu che cerchi sempre di fare il Magnifico con tutte!» sottolineò con sarcasmo il titolo di Peter.

«Bhè se non sei capace non è colpa mia!»

«Tanto lei preferisce me!»

«E Lilliandil preferisce me!»

«Lei non mi interessa!»

«Non si direbbe da come la guardi!»

«Cos’è paura che ti freghi la ragazza? Allora smettila di provarci con la mia!»

«Susan non è la tua ragazza!»

Avrebbero continuato a colpirsi ed insultarsi se un puntino di luce iridescente non si fosse messo in mezzo a loro rivelandosi poi come Lilliandil. «Smettetela di fare queste bambinate! I lupi ci hanno attaccato Susan è in pericolo!»

«Susan?» dissero in coro.

Lilliandil stava per aggiungere altro esasperata quando i due lupi che la inseguivano apparvero all’improvviso. Sia Peter che Caspian sguainarono le spade e li trafissero immediatamente.

Poi il suono di un corno. Peter spalancò gli occhi capendo subito a chi appartenesse. Guardò la stella serio «Portaci da Susan.»

* * *

«Questa volta non ci sarà un Re a sacrificare la vita per te principessina!» ringhiò Maugrim saltando a vuoto ancora una volta.

Susan non ci capiva niente e la testa le doleva sempre di più. «Di che diavolo stai parlando? Senti devi aver sbagliato persona, io non sono una principessa fino a cinque giorni fa vivevo in tranquillità nel mio cottage e adesso sono qui, su di un albero, pronta per essere mangiata!»

I lupi la guardarono confusi poi uno disse sarcastico «Oh come è dura la vita!»

«Veramente non so quale principessa voi stiate cercando, ma non sono io! Non avevo nemmeno mai visto dei lupi prima d’ora!»

Poi si sentì un crack. Era l’albero. Susan sentì il vuoto inghiottirla e sbatté violentemente la schiena sul terreno e si sentì svuotata di tutta l’aria nei polmoni. Ricordandosi però della situazione in cui era, respirò a fondo e cercò di rimettersi in piedi. Ma le gambe le dolevano troppo per la corsa, i graffi e la paura.

Maugrim la guardò un’ ultima volta negli occhi, pregustando il terrore della morte fino in fondo. Lentamente si avvicinò e Susan si allontanava arrancando sui gomiti ancora mezza distesa sulla schiena.

«Siamo arrivati alla fine dei giochi Biancaneve. Questa volta ti strapperò il cuore e lo sbranerò mentre è ancora palpitante di paura.»

Poi come al rallentatore Susan vide il lupo saltare, la bocca spalancata i denti bene in mostra diretto alla sua gola. Lei ormai in trappola non si mosse, non riuscì nemmeno a chiudere gli occhi spalancati in orrore.

Poi un angelo apparve all’improvviso, i biondi capelli che si muovevano per la corsa contro il tempo e la spada sguainata. Con un solo colpo bloccò il salto di Maugrim tranciandogli di netto la testa che rotolò lontano. Il corpo le cadde praticamente addosso ed il sangue schizzò in tutte le direzioni.

Cercando di trattenere il vomito si voltò a guardare il suo salvatore, e lì bello come un principe delle fiabe in armatura scintillante, stava Peter, ricoperto di sangue sudore e graffi, uno sguardo tra lo sconvolto e il mortalmente preoccupato sul suo volto. Gli occhi le si riempirono di lacrime e lui corse subito verso di lei lanciando lontano la spada mentre Caspian si occupava degli ultimi due lupi rimasti.

Le prese il volto con le mani e chiamò il suo nome qualche volta prima di avere una reazione.

«Susan rispondimi ti senti bene?» sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

«Io… non… credo di sì…» ansimando per lo spavento la abbracciò stretta a sé.

Intanto Caspian stava per tagliare la gola all’ultimo lupo rimasto a terra incapace di lottare quando Lilliandil lo fermò. «No! Aspetta! Interroghiamolo e scopriamo cosa volevano da Susan e Lucy!»

Intanto Peter che aveva raccolto la ragazza in braccio si avvicinò e chiese «Cosa intendi dire?»

Lilliandil rispose nervosamente «Non lo sappiamo nemmeno noi insomma mi ero alzata in volo per vedere dove eravate finiti, ma poi ho visto i lupi inseguire un fauno mentre saltavano una sporgenza e veniva dritti verso di noi, poi sono arrivati al campo e hanno cominciato a blaterare cose come principesse e siete ancora vive e hanno fatto di tutto per ucciderle» lei si che era in pieno in una crisi di nervi.

Caspian le posò dolcemente una mano sulla spalla per farla calmare e poi puntò la lama alla gola del lupo.

«Che diavolo volevate dalle nostre amiche?»

Il lupo ringhiò sprezzante «Avremo anche fallito, ma non appena la nostra regina saprà che sono ancora vive mangerà il suo cuore come avrebbe dovuto fare anni fa!»

Susan tra le braccia di Peter sussultò e quest’ultimo la strinse forte; Lilliandil ingoiò pesantemente e ricacciò indietro le lacrime. Decidendo che avevano ascoltato anche troppo, Caspian gli tranciò di netto la gola.

* * *

Peter teneva ancora Susan tra le braccia quando arrivarono al campo dove Lucy, Edmund, Trumpkin (che si era ripreso grazie ad una goccia del cordiale) ed un fauno stavano sistemando e si pulivano le ferite.

Caspian si era offerto più volte di portarla, ma Peter si era sempre rifiutato e questo non sembrò giovare al loro rapporto.

Non appena li notò, la più piccola delle sorelle gli corse in contro con un sorriso a trentadue denti urlando «Susan! Devi sentire questa!- ma si bloccò subito accorgendosi del pallore della sorella e si rivolse a Peter- cosa le è successo? »

Il re per tutta risposta la appoggiò per terra con la testa leggermente rialzata per permettere a Lucy di darle una goccia del cordiale.

Edmund, Trumpkin ed il fauno si erano avvicinati in pena e proprio mentre la ragazza cominciò a riprendersi quest’ultimo urlò «Per tutte le grazie di Aslan! Principessa Biancaneve come vi sentite?!»

Sentire ancora una volta quelle parole le fece tornare la nausea e, stravolta per tutto quello che era successo, con la testa che le scoppiava, dolorante e stanca di trattenerlo, si permise di vomitare.

Edmund fece una smorfia e disse ironicamente «Ti basta come risposta?» guadagnandosi un’ occhiataccia da tutti.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque: Dove i sentimenti crescono ***



Susan si era calmata adesso, ma né le sue sorelle né Caspian si erano allontanati da lei e continuavano ad assillarla con domande e consigli per farla sentire meglio.

Peter, che li osservava da lontano scambiandosi occhiate di fuoco con Caspian, si permise finalmente di staccarle gli occhi di dosso e guardò il nuovo arrivato che parlava con Edmund. Quello che vide lo stupì moltissimo «Maestro Tumnus? Siete voi?»

Il fauno gli fece un sorrisetto «Mi chiedevo quando mi avreste riconosciuto, Re Peter.»

Il re corse ad abbracciarlo. «Ti credevamo morto! Non abbiamo più ricevuto tue notizie!»

«Sono stato imprigionato nel castello per aver fatto scappare le principesse. Ma oggi, proprio quando pensavo di essere riuscito finalmente a scappare, sono stato inseguito dalla sua polizia segreta.»

«Così erano i lupi della Regina, come immaginavo.»

I due parlavano tra di loro come amici di vecchia data e tutti li osservavano sconvolti finché Lilliandil con violenza sbraitò «Qualcuno ci farebbe la decenza di spiegarci cos’è successo qui? E perché sembrate così tranquilli quando un branco di lupi hanno cercato di sbranare le mie sorelle?»

Lucy le spiegò entusiasta «Lil lui è il maestro Tumnus! Era il maestro mio e di Susan quando eravamo principesse ad Ettinsmoor e Peter ed Edmund lo conosco perché giocavamo sempre insieme da piccoli! Questo prima che la regina volesse ucciderci, quindi Tumu-»

«Credo che possa bastare così Lucy grazie» aveva detto Edmund guardando schifato verso Susan che sembrava stesse per vomitare ancora dopo aver sentito quelle parole.

Peter si avvicinò a Susan e le strinse la mano con forza. «Penso che per te sia giunto il momento di ascoltare la tua storia.»

Lei fece un leggero cenno con la testa e Tumnus cominciò a raccontare.

«Molto tempo fa il regno di Ettinsmoor era una terra ridente e colorata. I due sovrani ebbero due figlie, Biancaneve- ed indicò Susan- e la piccola Luce- ed indicò Lucy- dopo il secondo parto però, vostra madre debole di costituzione morì e vostro padre pur amandovi con tutto se stesso capì che una figura femminile per due piccole donne era di vitale importanza, e decise quindi di risposarsi. Ma per nostra grande sfortuna una perfida strega aveva messo gli occhi sul nostro regno, Jadis. Dopo averlo ammaliato con i suoi incantesimi d’amore riuscì a farsi sposare ed il regno piombò nell’inverno infinito. Penso anche che sia stata lei a spargere la voce della Bestia, per spingere vostro padre incontro alla morte ed impossessarsi del regno. La strega bianca possiede una collana con uno specchio magico regalatole da Tash in person. Ogni giorno gli rivolge la domanda «Chi è la più bella nel reame?» e quando tempo fa la risposta fu Biancaneve la terra le crollò sotto i piedi e decise di far uccidere le due principessine e prendere il cuore di Neve per ottenere la bellezza eterna. Io per fortuna origliai il piano e riuscì a mandarle via, ma vennero scoperte presto e la polizia segreta le inseguì. Io fui catturato e non so di preciso cosa accadde … ma se tutti voi siete insieme il Re deve avervi salvato.»

Edmund scosse la testa «Nostro padre non è mai tornato, ma il suo cavallo sì, e ci ha raccontato di come nostro padre abbia eroicamente lottato per salvarle dai lupi, ma senza successo perché sono cadute nel Grande Fiume. Lui si è lanciato al loro inseguimento dentro la Foresta proibita ma non ne è mai uscito.»

Peter posò una mano incoraggiante sulla spalla del fratello. Sapeva quanto gli costasse parlare del padre.

Lucy si voltò a guardare Susan sorridente «Allora? Che ti avevo detto? Cosa ne pensi?»

La ragazza si tenne la testa «Penso di aver esagerato con il vino a cena ieri sera. »

Tutti la guardarono sconcertati. «Tutto questo deve essere sicuramente un sogno. Uno di quelli che fai quando mangi pesante o esageri con l’alcool. »

Lilliandil sbuffò «Susan! Ma non capisci? Questa è la spiegazione a tutti i vostri oggetti!»

«Che per inciso sono un regalo dei qui presenti Peter ed Edmund.» aggiunse il fauno.

Tutti si voltarono a guardarli e Caspian chiese «Voi lo sapevate?»

«Bè Peter aveva un sospetto … ma secondo me era solo ammattito»

«Ed invece avevo ragione!»

Continuarono a parlare tra di loro mentre Susan continuava il suo monologo con se stessa appuntandosi mentalmente di riferire alla padrona della taverna di non farle più l’arrosto e la peperonata a tarda sera e di vietarle di bere vino.

Fino a che Susan urlò «Tutto questo è così illogico!»

«Almeno ha smesso di credere di sognare!» esclamò Lilliandil.

Peter la fissò intensamente «Forse questo è quello che non ti saresti mai aspettata, anzi sicuramente è così, ma credimi questa è la risposta più logica, sebbene più incredibile, che avresti mai potuto trovare.»

Vedendola ancora titubante Lucy rincarò la dose «Quanti anni avevamo quando siamo state trovate?»

«Io sette e tu tre…»

«E cosa portavamo con noi?»

«Tutto questo non è divertente Lu.» Susan si accigliò ed incrociò le braccia.

«Rispondimi!»

Sospirando dissi «Due ciondoli, un arco, una faretra, un corno, un pugnale e un cordiale.»

«Ti sembrano oggetti che delle bambine portano tutti i giorni addosso?»

La ragazza per tutta risposta sospirò ancora una volta sconfitta.

Lucy però non si diede per vinta e continuò «E per quanto riguarda la tua amnesia e i nostri sogni? Non capisci? Sono la nostra vita passata!»

«Credo di dover vomitare ancora.»

* * *

Dopo altri due giorni di cammino lungo il versante del Grande Fiume Susan aveva finalmente smesso di dargli istericamente dei “pazzi illogici senza un briciolo di cervello” ma ancora appariva confusa ed insicura sulla sua nuova identità.

Lucy invece, non era mai sembrata più felice. Finalmente aveva scoperto la sua vera provenienza, e anche se le sarebbe piaciuto conoscere il suo vero padre aveva deciso che avrebbe aiutato la sua gente anche in suo onore. I racconti di Tumnus su quello che stava facendo la Strega Bianca avevano spiazzato tutti.

«Finalmente il popolo è salvo! Ritornerete ad EttisnEttisnmoor e vi prenderete il trono che vi spetta di diritto!» aveva detto il fauno seduto intorno al fuoco con gli altri, mentre mangiavano i pesci affumicati che avevano pescato per cena.

«Riprenderci il trono?» aveva ripetuto Susan scettica come sempre.

«Sì vostra maestà … voi ci salverete non è vero? Il regno sta cadendo in rovina sotto Jadis»

Lucy intervenne entusiasta «E’ ovvio! Non possiamo lasciare il nostro popolo in balia di quel mostro!»

«Il nostro popolo?ma se neanche li conosci!» le rispose la sorella alzando un sopracciglio ironicamente.

La piccola si infuriò «E quindi lasceresti delle persone morire?»

«Nessuno ha mai parlato di persone morte!»

Il fauno si intromise «Essenzialmente, è tutto molto peggio.- tutti si zittirono e Peter lo invitò ad andare avanti con un gesto della mano- bhè la regina ha cominciato a rapire le più belle fanciulle del regno … per farsi il bagno nel loro sangue e mantenersi giovane e bella per sempre.»

Tutti trattennero il fiato ed Edmund sibilò «Ma è disgustosamente orribile!»

«E non è finita qui … le tasse aumentano ogni giorno per i gioielli e lo sfarzo che la regina vuole mostrare a corte; chi osa opporsi viene orribilmente torturato e poi impiccato pubblicamente per far desistere anche i più coraggiosi ad un atto di ribellione. E poi quei lupi … la sua polizia segreta, terrorizzano la popolazione, li tengono tutti in pugno come dei burattini …» e qui scosso dai singhiozzi dovette fermarsi.

«Lasceresti veramente un popolo soffrire così?» continuò Lucy con le lacrime agli occhi.

«Non ho detto questo …»

«A me sembrava proprio di sì! Dopo tutta la gente che è morta o si è ferita per permetterci di vivere!» adesso stava urlando e così anche Susan alzò la voce di rimando.

«Non l’ho chiesto io tutto questo!»

«Nessuno l’ha chiesto, Susan.» era intervenuto Peter pacato. La ragazza però si voltò a guardarlo sconvolta e vide il dolore nei suoi occhi, poi capì. Suo padre si era sacrificato per loro e per la gioia di un regno non suo, e lei stava gettando all’aria tutto. Che razza di egoista.

«Scusate non ho più fame.» e corse via.

Al ricordo della litigata a Lucy venne in mente quello che accadde subito dopo e gli occhi si posarono istintivamente su Edmund, che era in testa al gruppo con Peter. Aveva scorto anche la sorella guardare il biondo imbarazzata e triste e si chiese cosa le passasse per la mente.

Anche se adesso era decisamente troppo occupata con quella strana morsa allo stomaco mentre guardava il re discutere, i capelli nero corvino svolazzanti, i profondi occhi castani fissi nei suoi e un piccolo sorriso rivolto a lei.

Aspetta, ” i profondi occhi castani fissi nei suoi e un piccolo sorriso rivolto a lei.? “ Per la criniera di Aslan era stata beccata in pieno a guardarlo! Arrossì furiosamente e distolse lo sguardo.

Subito dopo che Susan si era allontanata lei aveva fatto lo stesso posizionandosi vicino al fiume. Non si era accorta però che qualcuno l’aveva seguita.

Dopo qualche decina di minuti in cui aveva lasciato le lacrime scorrere liberamente sentì una presenza dietro di lei. Con gli occhi gonfi si girò e fu sorpresa di vedere Edmund.

Il re si torceva le mani nervoso e pareva un bambino beccato con le mani nel barattolo di biscotti.

«I-io volevo solo … emh … sapere emh …» perché diavolo si era infilato in quel guaio, buon Aslan?

«Sto bene.» disse Lucy intuendo cosa volesse chiederle. Poi gli sorrise dolcemente e si asciugò le lacrime. «Perché non ti siedi con me?»

Edmund obbedì ma aveva sul volto la stessa espressione che aveva mentre Susan vomitava.

Senza che nessuno riuscisse bene a capire il perché o il come Lucy si era ritrovata seduta vicinissima al ragazzo e dopo un attimo di esitazione appoggiò la testa sulla sua spalla.

I cuori dei due persero un battito. Edmund sudava freddo e sentì di svenire, ma poi pian piano il calore proveniente da Lucy lo calmò. Doveva essersi calmata anche lei perché adesso i loro respiri erano in sincrono. Con la pace e la gioia nel cuore, ed una strana morsa allo stomaco che nessuno dei due riusciva a spiegare, Edmund appoggiò la propria testa su quella di Lucy e rimasero così, senza dire una parola fino a quando la ragazza si addormentò e portandola in braccio accanto agli altri il re giusto si trovò a pensare per la prima volta a quanto fosse bella.

* * *

Lilliandil camminava per la prima volta silenziosamente. Era estremamente pensierosa e non faceva altro che guardare da Peter a Caspian e viceversa. Era terribilmente confusa. La sera prima quando Susan aveva fatto la sua scenata in grande stile e il principe Telmarino le era letteralmente corso dietro si era sentita rodere dall’invidia. Così l’aveva seguito stando ben attenta a non farsi vedere.

Era forse delusione quella nello sguardo di Susan appena vide che chi l’aveva seguita era Caspian? A lei sembrava proprio di sì. Dopo aver (senza successo) provato a consolare la ragazza, il principe se ne andò.

Ma doveva averla notata, così cominciò a inseguirla, ma lei scappò nella direzione opposta. Dopo non molto però, la raggiunse e la trattenne per un braccio.

«Lilliandil! Mi hai spaventato! Credevo fosse qualche spia al servizio della Strega!»

Ancora incapace di spiegarsi cosa l’avesse spinta a farlo, si alzò sulle punte e lo baciò.

Fu un bacio leggero, veloce, uno sfuggevole toccarsi di labbra, ma quando lei scappò senza attendere una risposta o guardarsi indietro, Caspian si portò due dita alla bocca; quel semplice tocco gli aveva fatto provare tante emozioni contrastanti, ma di una cosa era sicuro: non si era mai sentito più felice.

* * *

Susan sospirò per la milionesima volta quel giorno.

«Hai mai sentito dire che ogni volta che sospiri la felicità ti sfugge via?» le disse simpaticamente Trumpkin facendole l’occhiolino.

Lei si limitò a sorridergli tristemente.

«Perché non gli chiedi semplicemente scusa?» andò dritto al punto il nano. Lei non si disturbò nemmeno a negare, rivolse lo sguardo al biondo e ancora una volta sospirò.

La sera prima quando se n’era andata per rinchiudersi nella sua autocommiserazione aveva sperato che colui che la stava seguendo fosse Peter. E quando aveva visto Caspian non aveva potuto fare a meno di sentirsi un po’ delusa.

Ripensò a quello che aveva detto e a come doveva aver ferito il Re Supremo. Rivolse gli occhi a lui ancora una volta, ma venne subito beccata e distolse lo sguardo in fretta arrossendo.

Da quando l’aveva salvata da Maugrim non aveva più visto Peter il Magnifico sotto la stessa luce. Anzi in tutta sincerità era un qualcosa che andava avanti da quando avevano parlato la notte in cui si erano conosciuti. Ma allora credeva fosse solo un sentimento di riconoscenza per averle aperto gli occhi e per essersi confidato con lei.

Da quando però era apparso come un principe delle fiabe bellissimo in armatura scintillante (benché non avesse l’armatura e fosse tutto sudaticcio e sporco di sangue misto a terra) Peter non era più la stessa persona. O meglio, lei non era più la stessa. Arrossiva ogni volta che lo guardava o che guardandolo lo trovasse a guardarla, arrossiva quando le parlava con dolcezza, arrossiva quando nei suoi sogni accadevano con lui cose a cui non aveva mai pensato.

Era tutto tremendamente, inesorabilmente, illogico. Quella parola pareva descrivere al meglio la sua vita adesso.

Non capiva proprio cosa le stesse accadendo. Perché quando Lilliandil civettava con lui aveva voglia di tirarle i capelli uno a uno? Perché quando le rivolgeva i suoi sorrisi calorosi si sentiva riscaldare il cuore e fremere per averne ancora?

Poi improvvisamente le vennero in mente le storie che leggeva a Lucy prima di andare a dormire.

E allora capì.

Quello che provava in questo momento era quel sentimento che aveva sempre denigrato.

Era innamorata.

* * *

Peter vide Susan distogliere lo sguardo imbarazzata. Era più o meno da tutta la giornata che si comportava così e non capiva proprio cosa potesse esserle successo.

Dopo la frase che le aveva detto ieri sera non era più riuscito a parlarle per chiederle scusa visto che ogni volta che rimanevano soli Lilliandil si metteva in mezzo. Anche lei era strana; dopo quella notte in realtà, si comportavano tutti diversamente.

Forse anche lui appariva diverso agli occhi degli altri. Cercò di concentrarsi su quello che Tumnus gli stava dicendo ma se ne occupò Edmund per lui, lasciando la sua mente libera di divagare.

Peter era rimasto solo al fuoco con Trumpkin e Tumnus. Edmund aveva seguito Lucy, e Caspian battendolo sul tempo aveva inseguito Susan. Lilliandil era scappata non si sa bene dove.

Vedendo lo sconforto e la gelosia sul viso del re il nano e il fauno si scambiarono uno sguardo consapevole, poi quest’ultimo disse «E così i vostri padri avevano visto giusto infondo … »

Peter lo guardò confuso «Scusa?»

«Tra te e Bian- Susan. Quando giocavate insieme i vostri padri scherzavano sempre immaginandovi innamorati da grandi. Non immagineranno mai quanto ci sono andati vicino! »

«Io non-»

Come se non avesse nemmeno parlato Tumnus continuò con lo sguardo lontano «Ricordo che Helen e Maria ridevano sempre e li avvertivano di scherzare poco perché non erano molto lontani dalla verità. Allora il re Frank rideva ancora più forte e il padre di Susan giurava che se avresti voluto sposarla saresti dovuto passare sul suo cadavere! » lui e Trumpkin risero e Peter divenne ancora più rosso.

«Dovevano essere proprio carini da piccoli!»

«Oh lo erano! Pensa che quando Edmund è nato, Susan per un periodo di tempo non ha fatto altro che stargli dietro e occuparsi di lui … ed il povero Peter era geloso marcio! »

L’oggetto dei loro discorsi, stanco di sentirsi preso di mira come se non fosse nemmeno presente urlò «Hey voi smettetela di parlare come se non ci fossi!»

Il fauno si girò a guardarlo e gli disse malizioso «Oh andiamo Peter ti cambiavo i pannolini quando stavi con noi puoi dirlo senza problemi che eri anzi, sei innamorato di lei!»

Allora la voce di Edmund, tornato per mettere Lucy a letto, si intromise «Innamorato? Ma se le liberava i cani da caccia addosso!»

Il fauno rise di gusto «Oh, è vero l’avevo dimenticato! E quando le lanciava addosso le mele?»

Altra risata generale. Peter allora rosso come un peperone esplose. «Lo facevo solo per attirare la sua attenzione! »

Il nano alzò un sopracciglio nella sua direzione «Liberargli contro i cani?»

«Volevo essere io a salvarla … come fanno i principi nelle favole …»

Ci fu un “Oh” generale e poi Edmund non riuscendo a trattenersi si spanciò dalle risate, mentre Peter ormai di tutte le sfumature di rosso esistenti gli lanciava contro qualsiasi cosa avesse a portata di mano.

«Siamo arrivati.» la voce seria di Caspian lo ridestò dai suoi sogni ad occhi aperti.

Guardando dritto davanti a sé vide le alte e grigie mura del regno. Tutti si scambiarono uno sguardo preoccupato e si strinsero i cappucci dei loro mantelli.

Non sapevano cosa li avrebbe attesi una volta entrati, ma Peter giurò a se stesso che li avrebbe protetti tutti. Si voltò a guardare Susan, che lo guardò inquieta mentre calava ancora di più il cappuccio sul viso. Provò ad infonderle un po’ di coraggio con gli occhi prima di voltarsi a fronteggiare le guardie alle porte del regno. Adesso ne era sicuro più che mai, anche a costo della vita, l’avrebbe sempre salvata.

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Capitolo 6
*** Capitolo sei: Dove il gruppo arriva in città e fa molti incontri ***


Ciao a tutti! Eccomi qui come ogni Lunedì, con un nuovo capitolo! Bhè, non ho molto da dire, diciamo che da qui comincia una nuova fase della storia che vedrà molto presente la regina…
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e ringrazio infinitamente tutti quelli che lasciano una recensione e anche chi legge solamente!




Il gruppo era riuscito ad entrare in città superando i sospetti delle guardie. Sarebbero potuti entrare senza problemi annunciandosi come re , ma non volevano correre rischi non sapendo come avrebbe reagito Jadis al loro arrivo; in più tenere nascoste le vere identità di Susan e Lucy era senza dubbio la cosa migliore.

La città era avvolta da un’ aura triste, e non si vedeva gente per la strada, probabilmente perché come li aveva avvisati la guardia tra poco sarebbe iniziato il coprifuoco. Così decisero di cercare una locanda che potesse ospitarli per la notte, e il mattino seguente dopo qualche indagine si sarebbero fatti strada al castello.

Dopo essere stati malamente cacciati da tre locande l’oste della quarta gli permise di restare, ma probabilmente era solo perché mancavano ormai dieci minuti al coprifuoco e sarebbero finiti tutti in grossi guai se qualcuno fosse stato beccato fuori a quell’ora. Ebbero l’idea che gli stranieri non erano ben accetti in Ettinsmoor.

I veri guai però cominciarono quando Susan e Lilliandil sedendosi al tavolo dove gli era stata servita la cena si tolsero il mantello senza pensare a quello che Tumnus gli aveva raccontato.

L’intera locanda si girò a guardarle e ci fu un sussulto generale, poi tutto accadde troppo in fretta perché loro potessero anche solo pensare a cosa fare.

Qualcuno gridò «Ci faranno ammazzare tutti!»

L’oste provò a far calmare le acque, ma la paura si era diffusa a macchia d’olio sui volti delle persone e prima che i ragazzi potessero accorgersene avevano preso Susan e le stavano puntando una pietra appuntita al viso.

Un vecchio sdentato si avvicinò e urlò «Falle una bella cicatrice profonda sotto gli occhi e nessuno avrà più il coraggio di guardarla!»

Terrorizzata urlò «Peter!»

Il re si voltò subito al suo richiamo allarmato, il volto una maschera di rabbia. Sguainò la spada e la puntò alla gola del vecchio con la pietra, che sconvolto alzò le mani lasciandola cadere.

«Allontanati subito da lei o ti ritroverai una spada nello stomaco.»

Era terribilmente serio, anche Susan tremò un po’ guardando il suo viso e ringraziò Aslan di non essere quel signore.

Dal momento che stavano rischiando il linciaggio, e se ci fosse stata una rissa nella propria locanda chi ci sarebbe andato di mezzo era anche e soprattutto l’oste, quest’ultimo si mise in mezzo urlando «Adesso smettila vecchio pazzo! Torna subito al tuo boccale di birra e metti quella pietra nel tuo didietro! Dove diavolo avete lasciato l’ospitalità?»

Il vecchio rispose cupo «Ha lasciato questo regno da molto tempo ormai, come la speranza.»

Mentre il proprietario li portava nel retro della locanda Susan giurò di aver visto una lacrima e un lampo di dolore sul viso grinzoso del signore che l’aveva aggredita.

* * *

L’oste, il cui nome era San, li aveva portati nel retro della locanda che altro non era che casa sua. Lì la moglie Ilma gli aveva offerto la cena che non avevano potuto consumare prima e entrambi i coniugi si erano posizionati di fronte a loro con sguardo curioso.

Non sopportando più di essere guardato Edmund sbottò «Che c’è?»

«Edmund un po’ di educazione per chi ti ha appena salvato la vita!» lo rimproverò Tumnus. Il re si fece piccolo piccolo al rimprovero e borbottò qualcosa come “lasciarlo in pasto ai lupi”, che per sua fortuna nessuno sentì.

L’imbarazzo però non dava segno di diminuire e i padroni della taverna non smettevano di fissarli. Da poco si era poi aggiunto anche il loro figlioletto Olrain che li guardava dall’altra parte del tavolo con la testa appoggiata sulle mani e un candido sorriso sdentato sul volto.

Peter poi chiese «Cosa volevano quegli uomini da noi?»

Ilma allora si fece avanti dall’angolo buio in cui si trovava della cucina alla luce. Tutti trattennero il fiato. Sarebbe stata sicuramente una donna molto bella, se non fosse stato per un’enorme cicatrice sul suo volto, che partiva dall’occhio destro e finiva sulla parte sinistra del viso. Sicuramente se Peter non l’avesse salvata adesso anche Susan ne avrebbe avuta una simile.

«Forse dovreste informarvi un po’ prima di andare in vacanza. Ettinsmoor non è più luogo piacevole da anni ormai.» rispose San e la moglie annuì e poi aggiunse

«La nostra Regina Jadis rapisce tutte le belle fanciulle, nessuno sa bene per cosa, ma una volta entrate nel castello non ne escono più. Da tempo le donne del regno hanno preso l’usanza di sfregiarsi per non essere consegnate. Ecco cosa stavano facendo quegli uomini. Ti stavano salvando, anche se a modo loro.»

A Lucy scappò una lacrima sentendo l’amarezza con cui la donna raccontava quel che succedeva e Susan, colpita anch’essa dalla storia le strinse forte la mano.

«Cosa siete venuti a fare realmente in Ettinsmoor?» sputò l’oste.

Tutti si fissarono ansiosi, poi Tumnus rispose «Non credo che ci credereste mai, visto che a mala pena ci credono alcuni di noi»

Olrain sorridente scosse i capelli del colore del tramonto ereditati dalla madre e rispose sincero «Perché non ci testate?»

Tutti sorrisero all’ingenuità dal bambino e i loro nervi si calmarono, così Peter rispose, anche se con un po’ di titubanza « Bhé possiamo definirci un gruppo di salvataggio, no?» chiese anche rivolto agli altri, che annuirono tutti.

Il volto del piccolo si illuminò, mentre quello dei due adulti divenne di pietra e San con una mossa fulminea prese una spada puntandola al collo di Peter, mentre Ilma preparava una balestra.

Il gruppo preso allo sprovvista non poté far altro che stringersi tra di loro e alzare le mani in segno di resa. Edmund aggiunse poi «Non avete una grande ospitalità verso i salvatori, eh?»

«Taci Ed.» lo ammonì Peter.

«Oh, insomma non penserete che siamo degli impostori? Vi abbiamo riportato le vostre principesse e ci trattate così!» sbuffo Caspian. Tutti si voltarono a fulminarlo e il re supremo togliendosi di dosso la lama di San che ormai era troppo sconvolto per attaccare disse «Quale parte del “non dire niente riguardo Susan e Lucy non ti era chiara”?»

Il principe arrossì per l’errore fatto ma non ebbe il tempo di scusarsi visto che Ilma lo interruppe ancora «Che cosa intendete dire? Le principesse sono morte in un grave incidente tredici anni fa. »

«Non proprio.» Susan si fece avanti mostrandole il ciondolo e subito dopo anche Lucy la imitò.

Dopo averlo studiato Ilma aggiunse sospettosa «Chi ci dice che non l’avete rubato? E che siete proprio le principesse perdute?»

«Noi non possiamo darvene la certezza. Potete solo credere.» disse Lucy incoraggiante con il suo incrollabile ottimismo.

* * *

Susan si trovava nel bagno della locanda finalmente pronta per andare a letto. San e Ilma, dopo un primo momento di titubanza si erano fidati del loro gruppo e il giorno dopo li avrebbero accompagnati in un giro della città.

Uscì gustando il momento in cui avrebbe finalmente dormito di nuovo in un letto caldo quando si scontrò con Peter. Dopo un timido scusa il ragazzo continuò la sua strada, mentre Susan rimaneva ferma e pensierosa per quello che era successo la scorsa notte e per non avergli ancora chiesto scusa. Si guardò intorno. Quello era il momento perfetto, erano soli in un corridoio isolato, tutti erano probabilmente nel pieno dei loro sogni.

Si girò e fissò la sua schiena mentre apriva la porta del bagno. Provò a parlare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca e lui si chiuse dentro senza notare lo sguardo affranto di Susan.

Per Aslan, che razza di fifona che era! Quella notte gli avrebbe parlato, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto.

Si sedette sulle scale di fronte e attese che finisse torturandosi le mani.

Dopo qualche minuto uscì e Susan si alzò di colpo facendogli fare un salto per la paura.

«Su- susan … mi hai spaventato …»

«S-scusami …»

«D-dovevi dirmi q-qualcosa?»

L’imbarazzo era evidente per entrambi. Susan prese un bel respirò e parlò. O meglio aprì solo la bocca, ma prima che potesse emettere un suono le labbra di Peter erano premute contro le sue.

non riuscì nemmeno a rispondere al bacio però, perché lui si era già staccato e ora la guardava sconvolto, quasi come se fosse stata lei a baciarlo e non viceversa.

Susan si accarezzò la bocca delicatamente con due dita e Peter scappò assaporando le labbra per gustare ancora il sapore della ragazza.

* * *

Il mattino arrivò presto e il gruppo si ritrovò a fare colazione insieme alla famiglia di San. Il piccolo Olrain stravedeva per Susan e lei ne approfittò per usarlo come scusante per allontanarsi il più possibile da Peter.

Quello che era successo era assolutamente inammissibile per lei. Con Lilliandil c’erano già abbastanza problemi senza mettersi a rubarle il ragazzo. E poi secondo lei lui doveva averla presa per una ragazzina idiota per averlo baciato. Riflettendo tutta la notte si era convinta per spiegarsi lo sguardo sul volto di Peter di essere stata lei a baciarlo, e non viceversa. Doveva stare lontana dal ragazzo il più possibile.

Il Re Supremo d’altro canto non sapeva cosa fare. La sera prima senza accorgersene si era ritrovato fissare le labbra di Susan intensamente ed aveva immaginato di baciarla, ma poi si era ritrovato a farlo per davvero e ora lei non gli rivolgeva la parola e non lo guardava nemmeno. Era un assoluto idiota per aver anche sono creduto che lei potesse amarlo.

«Peter che problemi hai?» gli chiese Edmund mentre si preparavano per un rapido giro in paese per valutare la situazione.

«I-io problemi? Io? – fece una risata nervosa- assolutamente nessuno fratello caro!» e fece cadere ancora la sua spada e altri vestiti.

Edmund strabuzzò gli occhi «Forza spara.»

«Veramente Eddie non ho niente!» e abbracciò il fratello dandogli dei pizzicotti sulla guancia, che lo scostò e urlò «Per la criniera del Leone cos’è tutta questa confidenza?! Tieni le mani a posto!»

Poi sentirono qualcuno schiarirsi la gola. Era Susan che appariva rossa e imbarazzata come non mai.

«Mi dispiace interrompervi, ma gli altri chiedevano se siete pronti …»

Peter si ricompose subito e disse con voce che voleva essere costruita anche non gli riuscì troppo bene «Sì a-arriviamo s-s-subito.»

Edmund guardò prima Susan imbarazzata e con la testa china, gli occhi sfuggevoli e bene attenti a non incrociarli mai con quelli di Peter.

Poi guardò quest’ultimo, mentre la guardava intensamente, quasi con sofferenza.

Poi in un lampo tutto gli fu chiaro e appena fu sicuro che Susan non era più a portata d’orecchio tirò uno schiaffo dietro la nuca a Peter. «Ahi! E questo per che cos’era?»

Il fratello lo fulminò con lo sguardo «Che diavolo hai fatto con Susan?»

«Io …» provò a difendersi ma dallo sguardo di Edmund capì che era tutto inutile e sospirò pesantemente.

«Ieri sera … l’ho baciata. »

«Ah …»

«E sono scappato.»

«Ah.» Edmund fu capace di dire solo quello e poi tacque. Peter lo guardò sconvolto. «”Ah”? sai dire solo “ah”? io ti dico che ho baciato una ragazza e poi sono scappato e mi rispondi solo “ah”?»

Il fratello calmo gli disse «Tu sai vero, che stai civettando con sua sorella, ricambiato, da quando abbiamo iniziato il viaggio?»

Ad occhi spalancati Peter guaì. In tutto questo guaio aveva dimenticato un piccolo particolare. Lilliandil.

* * *

«Susan ti senti bene? Hai la febbre?» chiese Lucy apprensiva.

Era appena tornata dalla camera dei ragazzi e si sentiva andare completamente a fuoco. «Sì perché?» commentò con un risolino nervoso.

«Sei così rossa in viso, sembra che tu stia bruciando.»

* * *

Una figura alta e slanciata sedeva in una camera buia e fredda accarezzando adorante il proprio riflesso nella collana.

«Specchio, Servo delle mie Brame chi è la più bella del reame?» disse con voce sicura.

Una luce verdognola si diffuse dallo specchio e illuminò in parte la stanza. Ora si potevano riconoscere i capelli di un biondo chiarissimo avvolti intorno alla sua corona di stalagmiti, i ricami e i drappeggi d’oro che riempivano la camera e una vasca con una figura piccola poco lontano.

Poi lo specchio parlò «Mia Regina ancor bella sei tu- e a queste parole le sopracciglia di Jadis si aggrottarono ricordando l’ultima volta che la sua immagine riflessa avesse detto quella frase- ma una fanciulla da poco entrata nel tuo regno lo è molto più di te. »

Adirata chiese subito «Dimmi chi è. Subito!»

Lo specchio enigmatico rispose «Ha la bocca di rose, e ha d'ebano i capelli, come neve è bianca.»

Poi piano l’immagine riflessa della regina svanì in un turbinio di colori e al suo posto apparve quella di una ragazza per le strade del paese con un viso dolce, capelli lunghi e neri, carnagione chiara e bocca e guancie come rose. La regina la scrutò a fondo, poi riconobbe l’arco che portava alla spalla. Guardò le altre persone che la circondavano ed urlò «Non è possibile! Biancaneve!»

L’immagine della ragazza scomparve e lo specchio riprese a parlare con le sembianze della regina «E’ lei mia signora.»

«Biancaneve è morta! Ho mangiato il suo cuore!»

«Quello che hai mangiato tu non era che il cuore di un cinghialetto mia regina. Biancaneve è viva, più bella di una stella. E sia lei che sua sorella stanno tornando per riprendersi il loro regno. »

La mascella di Jadis si indurì e il suo sguardo si ghiacciò. «Nikabrik!- urlò. La figura vicino alla vasca si mosse ansiosa sulle piccole gambe e affiancò il divano della regina in attesa di ordini- porta subito Maugrim qui.»

Il nano si torse le mani sudando freddo. «I lupi non sono ancora tornati mia signora…»

Prima che potesse dare sfogo alle sue ire lo specchio parlò ancora «I lupi sono morti. Uccisi da Biancaneve e dal suo gruppo. »

La regina emise un grido di rabbia. «Nikabrik è pronto il mio bagno?»

«Sì mia signora. Ogni goccia di sangue è stata aspirata dal corpo di quelle ragazze.

In un solo colpo la regina si spogliò di tutto tranne che della sua collana ed entrò nella vasca di sangue.

«Specchio, cosa mi consigli di fare?»

* * *

Lo strano gruppetto camminava per le strade della città sotto gli sguardi curiosi e per niente accoglienti della popolazione. Dovunque il posto gridava desolazione, povertà e terrore. Avevano visto già due famiglie chiudere dei negozi con steccati di legno perché erano ormai andati in bancarotta. Per la strada però non si vedeva un solo barbone e Ilma gli aveva detto che se qualcuno veniva beccato a ciondolare in strada o a fare l’elemosina sarebbe stato frustato pubblicamente e messo ai lavori forzati a palazzo.

I ragazzi li osservavano curiosi e anche con pietà a volte, ma nessuno si soffermava troppo su di loro per paura delle guardie che affollavano la città. Qualche riso di troppo di un bambino e già la madre lo rimproverava aspramente per aver fatto rumore.

Susan si sentiva malissimo. Non solo per aver detto quelle cose terribili di un popolo che soffriva così tanto, ma anche perché da quando avevano cominciato quel giro mattutino era stata bombardata da flashback.

Mentre sentiva un bambino ridere e chiamare il padre esaltato per un fiore a lato della strada, nella sua mente si proponeva una scena più o meno uguale, solo che la bambina era lei e l’uomo che le sorrideva dolcemente doveva essere suo padre.

Ormai era sempre più convinta che probabilmente il fauno Tumnus avesse ragione. Sin da quando aveva messo piede in Ettinsmoor sentiva una sorta di familiarità verso quelle persone e adesso capiva in pieno la sorella e il suo desiderio di salvarli e riprendersi il trono che gli spettava.

All’ennesimo flashback la testa le doleva talmente tanto che si sentì svenire e si appoggiò a Lucy che era al suo fianco preoccupata per il suo pallore.

«Susan che ti succede? Ti senti male?»

La ragazza si sforzò di sorridere ma le uscì solo una smorfia «No sto bene tranquilla, solo un po’ di mal di testa …»

Ora tutti si erano voltati a guardarle e Edmund aveva detto apprensivo «Forse dovremo fermarci per un po’»

Peter annuì «Sì credo che sia meglio. Così Susan potrà riposarsi.»

La ragazza arrossì al suono della sua voce e provò a rassicurarli, ma prima che potesse dire qualcosa si sentì uno schiocco di frusta e vedendo una folla poco più avanti si avvicinarono curiosi.

Al centro della folla, che comunque non sembrava molto felice di stare lì ma sembrava quasi obbligata, giaceva a terra un uomo di più o meno una quarantina d’anni con dei segni rossi sulla schiena.

Un altro uomo completamente in nero di cui non si vedeva nemmeno la faccia teneva in mano la frusta e con voce severa disse «Stai forse accusando la tua Regina Jadis di non prendersi cura di voi miseri umani?»

Provò a difendersi «Non era quello che…»

«Silenzio! » tuonò e lanciò un altro colpo.

Una voce femminile si alzò e una ragazza poco più grande di Lucy si fece avanti. Somigliava enormemente alla sua sorellina e la vista della profonda cicatrice non ancora completamente sanata su quel viso fece tremare un po’ Susan «Per favore lasciatelo! Vi prego pagheremo il prossimo mese!»

L’uomo in nero alzò la frusta verso la ragazza e fece per colpirla, ma invece di colpire lei si ritrovò a colpire una figura ammantata che non era altri che Susan, spinta da non saprebbe dire nemmeno lei quale forza, forse la somiglianza della ragazza con la sorella o il suo sempre più vivido senso del dovere verso quel popolo. Fatto sta che la principessa di Ettinsmoor venne colpita sul braccio e lungo la spalla dal colpo. Peter aveva già mosso un passo verso di lei tenendo una mano sull’elsa per sfoderare la spada ma Edmund lo bloccò con una mano sulla spalla.

Tutta la folla trattenne il fiato non sapendo cosa aspettarsi, e sia la ragazza che l’uomo a terra (che doveva essere il padre) la guardarono a metà tra il riconoscente e lo spaventato.

«Chi sei tu?» chiese il boia senza espressione nella voce. Susan che per tutta risposta non sapeva cosa fare o dire si abbassò il cappuccio del mantello e lo guardò con sguardo fiero. Edmund e Caspian si premettero una mano sulla fronte e il primo disse «Qual è il problema con quella ragazza? Quale parte del “tieniti il cappuccio incollato in testa” era troppo difficile da capire?!»

Peter e Lucy non distoglievano lo sguardo dalla figura di Susan per non perdersi nemmeno un suo respiro e correre in suo aiuto nel momento del bisogno, mentre Lilliandil stringeva convulsamente i pugni terrorizzata per quello che sarebbe potuto succedere.

Il boia aumentò la presa sulla frusta e si preparò a lanciare un altro colpo, quando ci fu un grido isterico «Oh, Neve!» e un alta figura slanciata tutta impellicciata si fece avanti tra la folla con un volto sconvolto al limite del credibile. Il gruppetto la guardò incredulo, mentre tutti gli altri con terrore su inchinavano al suo cospetto. Quando notarono la serie di servi che la affiancavano e la corona sul suo capo dedussero che era la regina. Si sentirono trascinare giù dai popolani vicino e così si abbassarono anche loro.

Susan invece continuava a guardarla stranita e quando la regina la strinse in un abbracciò i suoi occhi si spalancarono ancora di più.

«Oh Neve! – tubò la regina- non posso credere che tu sia ancora viva! Dov’è la piccola Luce?» Susan la guardò sospettosa mentre Lucy al sentire il suo nome alzò lo sguardo senza sapere cosa aspettarsi. La regina la notò e la trascinò in un altro abbraccio «Oh piccola Lu! Quanto sei cresciuta cara!»

Poi si girò verso il boia severamente e sia Lucy che Susan si scambiarono uno sguardo scandalizzato.

«Che cosa pensavi di fare?- disse freddamente- non riconosci le principesse del tuo regno?»

Tutti rimasero a bocca spalancata, anche le due ragazze in questione. La regina si girò e con il sorriso più finto che potesse avere sussurrò finta «Forza andiamo la carrozza ci aspetta!daremo una festa in vostro onore!»

Le due ragazze si girarono verso il resto dei loro amici sconvolti più di loro e la regina con una smorfia disse «Oh già – gli lanciò un sacchettino di monete- ecco la vostra ricompensa grazie infinite e arrivederci.» e si girò per andarsene trascinando con se Susan, ma Lucy urlò «No!»

Tutti si irrigidirono e quasi al rallentatore Jadis si girò con volto di pietra e disse quasi ironicamente «No?»

Susan le fece segno di stare zitta ma Lucy continuò «Loro sono nostri amici. Vengono con noi … infondo è casa nostra no?»

La Strega Bianca strinse le labbra e la presa sul braccio di Susan, poi dopo interminabili attimi in cui si potevano avvertire scintille tra le due, la regina cedette e con un sorriso che sembrava più una smorfia disse «Ma certo … come sono stata sgarbata … scortateli al castello.»

Riprese a camminare ma Susan si voltò a guardare la ragazza che aveva salvato aiutare suo padre ad alzarsi. Così disse «E loro? Non gli succederà niente non è vero?»

Jadis non riuscì a trattenere uno sbuffo così si girò verso un suo servo e disse sbrigativa «Prendete quei due e metteteli a lavorare al castello, che non gli sia torto un capello. Uccidete il boia.»

La ragazza provò a protestare ma fu messa di forza in una carrozza privata senza poter dire una parola per salvare l’uomo.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette: in cui compare un nastro ***


Ciao a tutti!! Eccomi con un altro capitolo … questo sarà particolarmente lungo, qualcosa in più di dieci pagine … più o meno da adesso in poi i capitoli aumenteranno tutti di lunghezza, quindi se secondo voi sono troppo pesanti fatemelo sapere e li spezzerò in due parti!




Susan era stesa a fissare il soffitto del suo letto a baldacchino. Erano arrivati da ormai una settimana a palazzo e raramente aveva visto i suoi amici, l’unica che vedeva spesso era la sorella.

Lei e Lucy erano state subito rinchiuse in due camere che si trovano rispettivamente una nell’ala est e l’altra nell’ala sud del castello. Il castello era quello che di più sfarzoso avessero mai visto in vita loro. Certo non che ne avessero visti molti, anzi quello era il primo per dirla tutta, ma se aveva lasciato senza fiato anche Peter, Edmund e Caspian un motivo doveva esserci. Pensare di dormire in lenzuola di seta ricamate in oro mentre in città le persone morivano di freddo e fame le faceva venire voglia di vomitare.

Quella sera ci sarebbe stato il ballo in onore del ritrovamento delle principesse perdute e la Regina aveva invitato gente da ogni dove. Per l’occasione sia per lei che per Lucy erano stati creati abiti su misura disegnati direttamente dalla regina in persona, anche se Susan non si fidava particolarmente del suo gusto. Da quando erano arrivati erano stati vestiti come bambolotti con pizzi e merletti ovunque, fiocchi a non finire e strati e strati di gonne. Più che una persona si sentiva una torta. Una gigantesca torta nuziale.

Puntualissimi come ogni mattina vennero suonati milioni di campanellini per svegliare tutte le persone nel castello e uno stormo di servi entrò in camera urlando «Oggi è il gran giorno!» e «Non siete eccitata?»

Quello che Susan avrebbe voluto fare non si addiceva per niente a una signorina come lei e così si limitò a sbuffare e alzarsi dal letto.

Dopo ben trenta minuti per vestirsi scese nel salone per fare colazione. Due servi che a Susan sembravano pacchiani pacchi regalo, le aprirono la porta e si ritrovò una tavola di qualche metro con sopra ogni ben di Aslan (di nuovo l’idea di persone che morivano di fame le fece venire il voltastomaco) e con seduti già i suoi amici e la Regina. La colazione era l’unico momento della giornata, insieme ai pasti in cui poteva vederli.

Prese posto vicino ad Edmund e si scusò per il ritardo. Sentì, come tutte le volte, gli occhi di Peter su di sé. Da quella maledetta notte in cui lo aveva baciato lo aveva evitato come la peste, anche se non faceva poi tanta fatica con tutti gli impegni con cui la regina affollava le giornate proprie e della sorella.

«Biancaneve, Luce quest’oggi avete le lezioni di ballo per questa sera. Non deludetemi.»

Lucy fece una smorfia nascosta dal suo toast. Susan si limitò ad alzare le spalle e si mise uova e pancetta nel piatto, ma la voce incredula della regina la fermò «Cosa credi di fare?»

Tutti si girarono a guardarla e lei cominciò ad arrossire e sudare come se stesse commettendo il più grave dei peccati, poi rispose piano «Colazione …? »

Jadis rise sguaiatamente, ma in maniera fin troppo finta «Oh no tesoro. Dico, hai uno specchio in camera? Sarai fortunata se riuscirai ad entrare nei vestiti questa sera! Come credi di trovare un marito ridotta in quello stato?»

«Ma io non-» provò a protestare ma fu di nuovo interrotta dalla Regina «Oh, non ti preoccupare proveremo a fare qualcosa cara! Certo sul viso non puoi contare bruttina come sei, ma il fisico potrebbe essere ancora recuperabile.»

Susan provò a protestare di nuovo «Quindi non mangerò niente a colazione?»

Jadis le sorrise «Nemmeno a pranzo se è per questo. E impara a stare in silenzio. Forse così troverai marito prima dei trenta.»

La ragazza si zittì definitivamente e tutti ripresero a mangiare, tranne Lucy che aveva lasciato il suo toast a metà per solidarietà alla sorella. La Regina fissò disgustata Edmund che non si era staccato dal piatto nemmeno per un secondo troppo impegnato ad ingozzarsi, poi notando il gesto di Lucy con sguardo sprezzante disse «Tu mangia invece. Cielo, ho visto morti di fame più grassi di te! A vedervi insieme si direbbe che tua sorella ti rubasse il cibo!» terminò con una battuta a cui rise solo lei e i suoi servi alla sua occhiataccia.

Lilliandil stava per lanciarsi al salvataggio delle sorelle, ma un cenno di Peter e Caspian la fece desistere.

Edmund alzò finalmente la testa da suo piatto e dando uno sguardo alla Regina e poi a Susan disse con la bocca mezza piena indicando il piatto di quest’ultima «Se quello non lo mangi posso averlo io, quindi?»

* * *

«E un, due, tre un, due, tre forza, forza tempo! Volteggiate, ragazze, volteggiate!»

E Lucy cadde di nuovo.

Tutta la sala sospirò. Erano a lezioni di ballo da ormai tre ore e Lucy non riusciva proprio a tenere il tempo. Aveva ormai cambiato quattro partner e anche quest’ultimo sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

Susan quasi si accasciò a terra. Era esausta, le facevano male le gambe e i piedi per i tacchi, aveva fame, e odiava la voce gracchiante dell’insegnante.

Ripresero, ma ormai come da manuale Lucy si imbrogliò sui suoi stessi passi e cadde malamente addosso al povero ballerino, ma nel rialzarsi colpì con il ginocchio l’inguine dell’uomo, che con volto sofferente si alzò e a voce fin troppo acuta gridò «Questo è abbastanza! In vita mia non ho mai visto una persona tanto negata! Io me ne vado!»

Uno sguardo cattivo verso di loro e tutti si dileguarono dalla stanza, chi per convincere il ballerino a tornare chi per non essere il nuovo partner della principessa.

Rimaste sole Susan si sentì libera di accasciarsi al pavimento in una posizione per niente da Susan, e sempre con una non-grazia non da lei calciò via le scarpe.

Lucy la fissò e poi fece il suo sorriso malvagio che non prevedeva che guai. La maggiore fece in tempo a dire «Oh no» che venne presa per un braccio dalla minore e cominciarono a correre per tutto il palazzo cercando un posto in cui nascondersi.

Corsero a perdifiato per le rampe del castello rischiando quasi di spezzarsi l’osso del collo e farlo rompere ai servi che si immettevano nel loro cammino. Lucy rideva senza sosta e presto anche Susan si ritrovò a ridere contagiata dall’allegria della sorella.

Scapparono in giardino, ma si bloccarono scorgendo la regina poco lontano. Si guardarono intorno in cerca di un rifugio e l’unica cosa che scorsero fu un gazebo. Si infilarono di colpo sotto le panchine e attesero il passaggio di Jadis.

Quando non sentirono più i suoi passi si guardarono e scoppiarono a ridere fino alle lacrime, ma poi d’improvviso altre due voci sussurrate fecero cessare le risate istantaneamente.

«Caspian … ti prego …»

«Non lo so … non mi sembra giusto in questo modo! Perché non possiamo dire semplicemente la verità?»

«Credimi anche io vorrei dire la verità a entrambi, ma non adesso! »

Ma le due sorelle non riuscirono più a sentire una parola perché la mezza stella e il principe telmarino si allontanavano sempre di più.

Lucy si girò e chiese «Di cosa stavano parlando? »

Susan alzò le spalle noncurante «Non ne ho la minima idea ... lo scopriremo più tardi! Ora andiamo a prepararci!»

* * *

«Ma secondo te di cosa parlano? E perché lei ride così con lui?»

Susan sospirò all’ennesima domanda da gelosia acuta di Caspian. Si trovavano al ballo da un’ ora e in soli dieci minuti di conversazione il ragazzo non aveva fatto altro che parlare di Lilliandil, quanto fosse bella quella sera, quanto volesse sapere di cosa parlava con Peter e perché con lui rideva così tanto.

«Non credi che quell’abito verde menta le doni parecchio? »

«Ah-ha.» annuì poco convinta senza realmente ascoltarlo.

«Non che il tuo non sia bello! » rispose lui agitato mentre lei calma rispose «Io lo odio.»

«Oh … »

Seguirono alcuni attimi di silenzio che Susan benedì mentalmente prima che la gelosia riprese possesso di Caspian. «In ogni caso, Peter ha il torace più piccolo del mio.»

«Ma Peter è più piccolo di te.»

Imbarazzato cominciò a blaterare cose senza senso, e se anche ne avessero avuto Susan non ci avrebbe fatto caso. Infondo Caspian non era l’unico geloso dei due …

Lilliandil rise radiosa mentre Peter la faceva volteggiare e poi ritornare stretta a sé. Sia Caspian che Susan strinsero la mascella e sbuffarono rabbiosi.

«Tutte scene, io saprei ballare meglio di lui.»

Peter sussurrò qualcosa all’orecchio della mezza stella che ridacchiò forte. Susan si spostò agitata sulla sedia distogliendo lo sguardo da loro e incrociando le braccia, mentre Caspian disse «Che diavolo dirà mai di così divertente? Anche io posso essere così spiritoso! »

Stizzita Susan gli rispose «Perché non vai a parlarle tu, allora?»

Caspian la guardò «Oh no! Io sono già qui con te! Non potrei mai lasciarti sola! Non penserai mica che gradisca la compagnia di Lilliandil più della tua, vero?»

La ragazza rivolse gli occhi al cielo e pregò Aslan di darle la forza di andare fino infondo a quella serata. Da quando era entrata nel salone nessuno le aveva staccato gli occhi di dosso e tutti volevano un ballo o almeno un saluto dalle principesse perdute.

Alla Regina questo non sembrava andare molto a genio, ma stranamente non cercava di metterle in cattiva luce. O per lo meno non eccessivamente; le ragazze, soprattutto Susan avevano avuto i vestiti che la regina aveva scelto per loro, e come potevano ben immaginarsi erano a dir poco pacchiani e orribili. Dai colori sgargianti, ma probabilmente accostati da uno stilista daltonico, pizzi, merletti, drappeggi, ricami, fiocchi.

Quello della Regina invece, era bianco ghiaccio, sempre esagerato, ma a modo suo perfetto. La più piccola delle sorelle, che proprio non poteva soffrire Jadis insisteva a dire che l’aveva fatto per gelosia nei loro confronti, e visti i precedenti non le si poteva dare molto torto.

Quasi come richiamata, Lucy arrivò volteggiante e raggiante nel suo abito dorato e blu con un Edmund e un Signor Tumnus privati di ogni forza vitale dietro di lei che si trascinarono sulle sedie accanto a Susan stremati.

«Su ti senti bene? Sei pallidissima»

Non stava per niente bene. Per primo, non aveva mangiato niente da tutto il giorno e questo oltre che renderla irritabile la rendeva debolissima; in più odiava essere così al centro dell’attenzione, i piedi le dolevano, la regina sembrava solo godere del suo disagio, Peter e Lilliandil ridevano e ballavano da ormai mezz’ora, indossava nove sottogonne e un corpetto studiato appositamente per le donne suicide, perché la stringeva talmente tanto che temeva sarebbe esploso con un movimento in più.

Quando molte ore prima lei e le sorelle si stavano vestendo con l’ausilio dei servi era rimasta scioccata dagli strati di vestiti, dalle gabbie per tenere le gonne gonfie, ma quello che più l’aveva spaventata era stato l’arrivo di un marchingegno inventato dalla regina stessa per stringere il corsetto al limite del possibile.

Era riuscita a battersi per sua sorella Lucy ed evitarle una simile tortura, ma per lei Jadis non aveva voluto sentire ragioni. Quindi eccola lì, senza respiro ed ansimante, pallida come un cencio e ormai prossima allo svenimento.

«Tranquilla Lu» cercò di farle un sorriso rassicurante ma aveva seri dubbi che le fosse riuscito.

La sorella la guardò dubbiosa, poi scosse le spalle e si rivolse verso i due sulle sedie tirandoli su di forza.

«Torniamo a ballare!»

«Ci ucciderai!» disse Edmund con una smorfia.

Tumnus si limitò a sussurrare «Che il buon Aslan ci aiuti!»

Susan si girò verso Caspian ma la sua sedia era vuota. Guardandosi intorno lo vide poco lontano ballare con Lilliandil, e dall’espressione che entrambi avevano sul volto erano pieni di gioia. Ciò che lei non capiva però, era perché sua sorella continuasse a ronzare attorno a Peter anche quando era palesemente cotta e ricambiata del Principe Telmarino.

In ogni caso, se loro due adesso erano insieme Peter era libero. Fu tentata per un momento di andare a cercarlo, ma poi si ricordò dei suoi sforzi di tenerlo distante ed evitarlo dopo quello che aveva combinato nella locanda e rimase ferma dov’era. Si permise però di cercarlo almeno con lo sguardo, ma ciò che vide la fece sobbalzare. Jadis stava ballando con il Re Supremo, ma quello che più la lasciava perplessa era lo sguardo che lanciava al ragazzo. Lo teneva stretto -troppo stretto- osservò con un pizzico di gelosia, sbatteva le ciglia convulsamente e lo guardava dritta negli occhi mettendolo a disagio. Stava cercando di sedurlo!

Le lanciò uno sguardo furioso, ma quando la Regina lo notò ne sembrò solo compiaciuta.

Stizzita serrò le labbra e si diresse verso il terrazzo. Considerando il clima tutt’altro che caldo del regno nessuno era lì di fuori, ma lei stava più che bene dati i suoi strati di vestiti, e un po’ di aria fredda l’avrebbe aiutata ad evitare altri giramenti di testa.

Si sedette ansimante sul cornicione e rivolse lo sguardo alle terre del proprio regno. La regina non aveva badato a spese per quella festa, e secondo Caspian cercava di attirare alleati ostentando una ricchezza che in realtà non possedeva. Tutti sembravano divertirsi e lei sembrava la donna più amabile del regno, ma loro avevano avuto modo di vedere parte del suo vero io. Soprattutto con Lucy, che non si faceva scrupoli a dirle in faccia quello che voleva e non voleva fare. In questi casi tutto intorno a lei sembrava ghiacciarsi, stringeva le labbra, gli occhi sprizzavano scintille e cercando di contenersi si limitava a qualche commento sprezzante.

I pensieri di Susan vennero interrotti da un leggero schiarirsi di gola. Si girò e vide nient’altro che il Principe Rabadash, il futuro erede al trono del grande e potente regno di Calormen. Alla ragazza non stava particolarmente simpatico, aveva sentito storie non piacevoli sui calormeniani e il loro Principe sembrava incarnarne tutti i vizi, nonostante la facciata falsissima che le aveva mostrato.

Da quando era entrata nel salone il suo sguardo lascivo non aveva abbandonato la sua figura, al punto che anche Trumpkin, che non aveva abbandonato il tavolo degli arrosti, le si era avvicinato protettivo con uno sguardo di odio puro verso Rabadash mentre sbranava una coscia di pollo.

La Regina d’altro canto sembrava estasiata da quelle attenzioni e non faceva altro che incoraggiare il Principe.

«Spero di non avervi disturbato, mia Principessa.» al suono melenso della sua voce Susan si trattenne dal ruotare gli occhi e si limitò a dargli un sorriso fin troppo tirato.

Prendendolo per un buon segno Rabadash le si avvicinò, decisamente troppo per i gusti di Susan.

«Mia dolce creatura, sono rimasto incantato dalla vostra incommensurabile bellezza … »

Le si avvicinava sempre di più, e l’odore acre di fumo misto al vino che aveva il suo alito fecero girare vorticosamente la testa a Susan. Cercò di spostarsi quanto più le era permesso ma incontrò presto la parete.

Il principe continuava con i suoi elogi e ad avvicinarsi incastrandola al muro e lei si ritrovò presto ad ansimare per la mancanza di aria.

Non sentiva assolutamente una parola di quello che diceva, ma era sicura fosse qualcosa di melenso su quanto i suoi occhi brillassero e sulle stelle che avrebbe rubato per farla felice.

Quando fu sicura che sarebbe svenuta una voce familiare la salvò – come sempre- aggiunse.

«Perdonatemi se vi interrompo, ma la principessa mi aveva promesso questo valzer da tempo.»

Rabadash si girò verso Peter e gli lanciò uno sguardo spazientito.

«Stavamo parlando. Non potete aspettare il prossimo?»

Peter tese la mano a Susan che la afferrò subito. «Sono spiacente, ma non penso sia possibile Signore.»

E condusse via la ragazza prima che il principe potesse parlare di nuovo.

Quando però le mise un braccio intorno alla vita lo guardò confusa «C-cosa stai facendo?»

Lui la guardò ancora più confuso «Balliamo no?»

* * *

La Regina li osservava mentre volteggiavano nella sala, seduta sul suo trono. Se l’invidia avesse avuto un volto, sarebbe stato il suo in quel momento. «Nikabrik!» urlò. Il nano praticamente sepolto da cosce di pollo e boccali di birra saltò sul posto e corse il più velocemente possibile al fianco di Jadis. Seguì la traiettoria dello sguardo della regina e capì subito. «Cosa devo fare vostra Maestà?»

Aggrottò le sopracciglia pensierosa. «Ho già provato a stringerle quel corsetto così tanto da toglierle il respiro e spezzarle le costole, ma a quanto pare è più resistente di quanto mi aspettassi. Non le ho nemmeno permesso di mangiare niente ed è ancora in piedi!»

«Oh, sì. L’avete già sottovalutata una volta e guardate …» il nano si interruppe subito capendo di aver parlato decisamente troppo dallo sguardo di fuoco che gli rivolse la strega.

D’improvviso il volto di Jadis si illuminò. Nikabrik la guardò interrogativo e lei sorrise maligna. Rivolse lo sguardo verso lo specchio che per un istante brillò. Subito dopo sulle sue ginocchia giaceva un bellissimo nastro blu.

* * *

Susan era estremamente imbarazzata. Voleva ringraziarlo per averla salvata da Rabadash, ma non riusciva a parlare, sentiva il cuore andare a mille, la testa le girava, aveva la nausea e si sentiva svenire. E questa volta era sicura che il motivo di quei sintomi era ben diverso da quello per cui li aveva avuti fin’ora.

Si ritrovò a maledirsi mentalmente per tutto ciò che aveva fatto da quando si era svegliata quella mattina di qualche settimana fa, di aver aiutato Caspian, di averli ospitati, di aver deciso di partire con loro. Perché non era rimasta a casa sua? Con cosa l’avevano drogata per farla partire con loro? Questo era così non da lei! Da quando erano partiti non si era comportata per niente come la Susan che era un tempo, e nonostante Lucy dicesse che la nuova Susan era molto meglio della vecchia, lei rivoleva la se stessa logica e pragmatica, che avrebbe preso tutte questi schiocchi sentimenti e sostituiti con una bella dose di enciclopedia o sano lavoro.

La sua faccia durante questi pensieri non doveva essere delle migliori, perché Peter le chiese «Susan tutto ok?»

Si limitò ad annuire con la testa senza guardarlo negli occhi e lo sentì sbuffare.

«Susan mi stai evitando?»

Alzò lo sguardo di scatto. Pessimo errore perché rimase incantata dai suoi occhi. Sarebbero rimasti così, immobili, incatenati l’uno all’altro con gli invitati che gli volteggiavano intorno in un turbinio di colori, se la Regina non fosse intervenuta picchiettando il suo indice ripetutamente sulla spalla di Peter. Come risvegliato da un sogno si girò a guardarla confuso. «Cosa?»

Jadis sorrise «Re Peter, non vorrei sembrare scortese, ma avevate promesso a me questo ballo.»

Lui la guardò interdetto, poi sposto lo sguardo dalla regina a Susan non sapendo cosa fare. Era chiaro che volesse rimanere con la ragazza, ma il suo spirito nobile non gli permetteva di mancare una promessa nemmeno a quella strega.

Fu Susan a decidere per lui lasciandogli improvvisamente le mani. «Non c’è problema, mi sento un po’ stanca in effetti, andrò a prendere un bicchiere d’acqua.»

Senza aspettare una risposta si allontanò diretta al tavolo. Dopo aver bevuto quasi mezza brocca d’acqua cominciò a sentire l’impellente bisogno di andare in bagno. Evitando tutte le coppie impegnate a ballare e con lo sguardo basso per non farsi notare si infilò nel corridoio della servitù diretta ai loro bagni.

Stranamente non c’era nessun servo ultraindaffarato scorazzante, ma vista la sua urgenza fu normale non accorgersene nemmeno. Aprì almeno una decina di porte prima di trovare il bagno ed una volta uscita finalmente notò la strana desolazione di quella parte di castello.

Poi poco lontano vide una macchia scura avvicinarsi a lei lentamente, quasi zoppicante. Spaventata cercò di fondersi con il muro e di fare meno rumore possibile. Una volta più vicino vide che quello che l’aveva spaventata tanto altri non era che una tenera vecchietta. Fece un sospiro di sollievo dandosi mentalmente della stupida per essere stata tanto irrazionale e il suo animo gentile la spinse ad avvicinarsi alla signora che sembrava palesemente spaesata. «Mi scusi? Avete bisogno di una mano?»

La vecchietta si girò e le rivolse un sorriso sdentato. «Oh, bella fanciulla! Per fortuna un anima buona pronta ad aiutare una vecchia come me!»

Susan le sorrise dolcemente e le indicò la via per tornare agli alloggi della servitù. «Siete sicura che non vuole che l’accompagni?»

La signora annuì con la testa «Non si preoccupi, però mi permetta di darle un regalo. »

«Oh, no! Non posso accettare assolutamente! Non ce n’è alcun bisogno veramente!»

Ma la vecchietta quasi come se non avesse nemmeno parlato tirò fuori un cesto con nastri bellissimi. Ne prese uno blu e disse «Ecco permettetemi di offrivi questo nastro, vieni cara ti aiuto a legarlo.»

Susan provò a rifiutare ancora, ma la signora lo aveva già allacciato intorno alla sua vita. «Ecco fatto tesoro!»

Susan sorrise riconoscente, ma presto il sorriso si trasformò in una smorfia. Il nastro si stava stringendo sempre di più e lei rimaneva senza fiato. Boccheggiando provò a dire «C-c-redo sia troppo stretto …»

Ma cadde a terra svenuta prima di poter finire la frase.

La vecchietta sorrise maligna e si trasformò nella regina, che trionfante si avvicinò al corpo esanime della ragazza. «Finalmente addio, mia cara Biancaneve.»

* * *

Peter aveva ballato per poco più di dieci minuti insieme alla Regina, prima che questa lo liquidasse velocemente dicendo di aver visto un conte che doveva assolutamente salutare. Non sapeva perché ma aveva una strana sensazione, per tutto il ballo la strega non aveva fatto altro che guardarsi in giro alla ricerca di chissà cosa e poi dopo avergli chiesto un ballo lo lasciava così.

Si mise alla ricerca di Susan, ancora convinto a parlarle di tutto quello che stava accadendo tra di loro e convinto a confessarle i suoi sentimenti, ma non la vide da nessuna parte.

In realtà, non riusciva a vedere nemmeno una faccia conosciuta, Trumpkin e Tumnus erano spariti, così come Lilliandil e Caspian. Dopo un po’ finalmente notò Edmund stravaccato su di una sedia vicino al buffet, talmente stanco che sembrava avesse affrontato diecimila uomini da solo. Accanto a lui una Lucy più che preoccupata gli faceva aria con il ventaglio.

Peter gli si avvicinò veloce e appena la ragazza lo notò gli sorrise vivacemente «Peter! Oggi mi avevi promesso di ballare con me e poi sei sparito dall’inizio della sera!»

Prima ancora che potesse rispondere Edmund si aggrappò al suo braccio come un moribondo e senza fiato disse «Non farlo! Ti ucciderà! Ti aspirerà ogni goccia di vita che hai nel tuo corpo!»

Lucy gonfiò le guancie offesa «Oh Ed! non esagerare! Ti ho già chiesto scusa più volte! » il ragazzo fece finta di non sentirla e così Lucy lo scosse per il braccio più volte ripetendo le sue scuse. Il contatto però fece imbarazzare il Re Giusto, che si tinse di una accesa tonalità rossa.

La ragazza si allarmò ancora di più e lo scosse più freneticamente urlando «Ed! cosa ti succede? Ti senti la febbre?»

Peter sorrise a quel simpatico quadretto, ma la morsa allo stomaco che aveva da quando Susan si era allontanata non lo aveva lasciato un secondo, anzi era aumentata così chiese «Avete per caso visto Susan?»

Lucy gli rispose incurante senza distogliere lo sguardo da Edmund «L’ultima volta che l’ho vista è scomparsa nel corridoio della servitù.»

Peter annuì e si diresse verso la parte del castello indicata da Lucy lasciando suo fratello rosso come non l’aveva mai visto e la ragazza preoccupata come non mai.

Il Re Supremo notò da subito che il corridoio era deserto e troppo buio; c’era una strana atmosfera.

Dopo aver camminato per alcuni minuti vide in lontananza un corpo steso a terra. La luce della luna dalla finestra illuminava la sua pelle d’avorio. «Susan!» urlò e corse subito al suo fianco.

Si inginocchiò e provò a scuoterla anche con qualche piccolo schiaffo, poi notò un nastro blu legato in vita stretto, decisamente troppo stretto. Prese un piccolo pugnale che teneva nascosto negli stivali per ogni evenienza e lo tagliò con un colpo.

Susan aprì di scattò gli occhi e si tirò su velocemente inspirando più aria possibile,mentre Peter la sosteneva con le mani.

«Susan … cos’è successo?»

Ancora pallida riuscì a biascicare «Io … non lo so … ero venuta qui per il bagno quando una vecchietta … non sapeva la strada e poi mi ha offerto questo nastro … »

Era profondamente scossa. Peter la abbracciò dondolandola e sussurrandole parole per tranquillizzarla. Il suo sesto senso aveva ragione, e probabilmente, anzi sicuramente doveva essere stato un trucco della strega.

«E’ tutto ok Susan, ci sono qui io. Sei salva ora.»

A quelle parole però la ragazza arrossì di botto e si staccò in forte imbarazzo. Peter la guardò interrogativo prima di sospirare e prenderla in braccio.

Ancora più imbarazzata si agitò un po’ nella sua forte presa. «D-dove stiamo a-andando?»

«Credo che tu abbia bisogno di un po’ di aria quindi ti porto fuori ... Ho pensato male?» abbassò la testa per guardarla con la paura che potesse essersi arrabbiata e lo sguardo di lei si addolcì molto.

«No, assolutamente! »

Finalmente arrivarono alla fine del corridoio, che spuntava direttamente nei giardini reali. Alla luce della luna di mezzanotte la neve luccicava pura su ogni costruzione di quel fastoso giardino. Si sedettero su una panchina un po’ in ombra per non essere disturbati.

Seguirono alcuni attimi di silenzio in cui nessuno dei due era ben sicuro di cosa dire o fare, poi Susan con nemmeno lei saprebbe dire quale coraggio, disse «Non mi hai portato qui solo per farmi prendere un po’ d’aria vero?»

Peter la guardò sorpreso e poi sorridendo colpevole scosse la testa «Volevo parlare … perché insomma … non so se è una mia impressione, ma mi pare che tu mi stia evitando da quando-»

Intuendo come sarebbe finita la frase Susan saltò subito sull’attenti «No!»

Lui la guardò confuso «Cioè no non ti sto evitando … è che siamo così occupate, la regina ci ha riempito le giornate di impegni …»

Gli lanciò uno sguardo esitante e vide che non era per niente convinto.

«Susan, io non volevo assolutamente ferirti … io, io non so cosa mi sia preso giuro! Mi dispiace tantissimo!»

Un momento, si stava scusando lui?

«Ti … dispiace?»

«Sì! Se in qualche modo ti ho offeso … sappi che non era mia intenzione! È che … io … insomma …»

«Dovrei essere io a chiederti scusa!»

Peter la guardò sempre più confuso e le chiese «Come?»

Le lo guardo pratica «Sì! Insomma io ti bacio e tu mi chiedi scusa? »

«Tu mi baci …?» Peter era sconvolto e Susan lo guardava come fosse un pazzo.

«Sì! » poi vide la sua espressione sempre più scioccata e aggiunse «O forse no?»

«Io ti ho baciato!» disse convinto.

La ragazza lo guardò felicissima «Oh davvero? Ma allora non sono pazza!»

Peter la guardò convinto di aver perso qualche punto della conversazione e lei notandolo si affrettò a spiegare rossa in volto «Ecco io credevo di averti baciato … per questo ti evitavo … mi sentivo in imbarazzo con te per aver fatto una cosa tanto sciocca …»

Entrambi si fissarono e arrossirono, per poi scoppiare a ridere. Peter però tornò subito serio e disse «Aspetta … perché avresti dovuto baciarmi tu?»

«Ugh.» fu tutto quello che uscì dalla bocca di Susan.

Lui la fissò intensamente e ripeté «Susan. Perché mi avresti dovuto baciare?»

La ragazza distolse lo sguardo e provò a cambiare discorso ma il Re Supremo non la lasciava andare.

«Susan dimmelo. Provi … provi qualcosa per me?» chiese quasi speranzoso.

Lei lo guardò timida e respirò profondamente. Era alla fine arrivato il momento della verità. «Io credo ... io credo … credo che tu mi piaccia... in un modo più profondo …»

Susan si era aspettata di tutto. Uno sguardo sconvolto, un espressione di disgusto, una fuga, più probabilmente qualcosa che somigliava alla pietà e un «Mi dispiace, ma non sei il mio tipo», ma mai un bacio.

Nemmeno il tempo di finire la frase che le labbra di Peter erano premute sulle sue. Fu un bacio diverso dal primo, più feroce, pieno di desiderio e passione.

Lei gli lanciò le mani al collo e lui l’avvicinò a sé per la vita. Fusi insieme in un bacio l’uno perso nell’altro, quando la Susan logica decise di spuntare fuori ricordando che quello a cui era aggrappata era il ragazzo di sua sorella.

Spalancò gli occhi e si allontanò spingendolo via. Un espressione perplessa si dipinse sul suo volto e lei si limitò a dire prima di fuggire via «Non posso!»

Dopo un primo momento di sconcerto si affrettò a inseguirla e la fermò per un braccio «Susan! Cosa vorresti dire con “non posso”?»

Alzò gli occhi ferita «Tu stai con mia sorella Lilliandil!»

Peter spalancò la bocca. Ancora una volta aveva dimenticato la mezza stella. «Io le parlerò! Susan io ti amo … voglio stare con te!»

Lei si divincolò dalla sua stretta «No … Peter non posso farlo! Non chiedermi di andare contro mia sorella perché non lo farò! Abbiamo già troppi problemi tra di noi senza metterci anche un ragazzo in mezzo!»

«E’ questo che sono per te? Solo un ragazzo? Uno dei tanti?»

«Non ho detto questo!»

«E cosa vorresti dire allora? Spiegati perché non ti capisco! Dici di essere innamorata di me, ma poi te ne esci così con un “non posso”!»

Lei lo guardò intensamente e gli mise le mani sulle spalle per calmarlo. Lui ricambiò lo sguardo e attese la sua risposta «Quello che ho detto prima era vero … ma non possiamo … non funzionerebbe … io non posso proprio farle questo! È mia sorella!»

«Susan …»

«Peter per favore … non potrebbe funzionare nemmeno se lo volessimo con tutti noi stessi. Tu adesso pensi di essere innamorato di me, ma infondo lo pensavi anche di Lilliandil fino a poco fa … »

«Non giudicare i miei sentimenti Susan! Io non ho mai detto di essere innamorato di Lilliandil! E soprattutto Io non penso di essere innamorato di te!» urlò frustrato dandole uno sguardo disperato.

Susan si girò dandogli le spalle raccolse la gonna e prima di defilarsi disse «Basta così,per favore. Non cambierò idea.»

Questa volta Peter non la inseguì, ma rimase fermo sul posto guardandola correre via.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto: Dove molti si agitano, altri si deprimono e alcuni scompaiono ***


Ciao a tutti!! Eccomi qui con un nuovo capitolo! Ci stiamo avvicinando alla fine … ormai mancano pochi capitoli! Ah, una precisazione, quando dico che la serva ha quasi lo stesso nome di Lucy intendo il significato, infatti Sveva significa proprio Luce.

E un'altra cosa, per i vestiti che indossano al castello e più in generale la moda di Ettinsmoor immaginavo dei vestiti del Settecento, mentre per la moda narniana sono quelli che si vedono nel film!

Detto questo vi lascio senza indugi al capitolo!






Il giorno dopo il Grande Ballo, quando la Regina entrando a colazione vide Susan seduta a tavola sorriderle graziosamente, si irrigidì di colpo, mostrando il suo enorme stupore e disappunto.

Quando finì di mangiare senza dire una parola corse verso le proprie camere con il nano che arrancava per starle dietro.

«Come? Come? Io stessa gliel’ho appuntato! Maledizione!» prese a scagliare a terra ogni oggetto avesse la sfortuna di trovarsela di fronte.

«Calmati, Jadis.»

La strega si girò come una furia verso Nikabrik che era l’unico all’interno della camera oltre lei, e lo incenerì con gli occhi. Il nano però tremò e alzò le mani in segno di resa, prima che la voce parlasse ancora «Jadis, non riconosci più la voce del tuo padrone?»

Abbassò lo sguardo alla sua collana e lì, riflesso nello specchio stava una demone dalla testa d’uccello. Una puzza di morte cominciò a spandersi per tutta la stanza, ma questa sembrava dare fastidio solo a Nikabrik che tremante si nascose dietro il divano con una mano sul naso.

«Tash!» disse la regina.

«Allora ti ricordi ancora, Jadis.»

«Non potrei mai dimenticarmi di te, mio Signore Tash!» la strega non era mai stata più in ansia, e questo al demone faceva molto piacere.

«Ho la soluzione ai tuoi problemi. »

La Regina lo guardò interrogativa, e dallo specchio uscì un pettine di legno, dal colore verde scuro, quasi nero. Jadis sorrise malignamente «Un pettine avvelenato, eh?» si rivolse allo specchio, ma l’immagine era già andata via. Si girò verso Nikabrik ancora nascosto dal divano e gli disse gelida «Portami il nostro nuovo acquisto.»

* * *

Intanto nella sua camera Susan osservava alla finestra i fiocchi di neve che cadevano lentamente, quasi danzando. Quella parola le fece tornare alla mente ancora una volta quello che era accaduto il giorno prima. Poteva sentire il calore delle labbra di Peter sulle sue, le sue forti braccia strette intorno a lei … Oh, no! Non doveva pensarci assolutamente! Peter era offlimits per lei, non solo via di sua sorella, perché conosceva Lilliandil e sapeva che stava nascondendo qualcosa con Caspian, ma soprattutto perché era un Re, e per di più il Re Supremo, e lei non era assolutamente niente. Una principessa spodestata e senza memoria, che eseguiva gli ordini della matrigna che aveva ucciso il padre e tentato di uccidere lei e la sorella. Appunto, niente.

Quello che però non avrebbe mai ammesso a se stessa era che,per quanto tutti questi problemi fossero veri, erano più che altro una copertura, una scusa, per la vera ragione del suo rifiuto verso Peter. Lei aveva paura. Paura perché erano sentimenti che non aveva mai provato, e che non avrebbe mai voluto o pensato di provare, men che meno in una situazione come questa.

Un lieve bussare alla sua porta la fece ridestare dai suoi pensieri. Biascicò un annoiato avanti e quando fece capolino la ragazza che aveva salvato in paese ormai giorni fa, le sorrise. Quella ragazza le ricordava sempre di più Lucy, e da quando lei e suo padre erano stati assunti come servi al castello, aveva avuto anche la possibilità di parlarle e di scoprire che lei e sua sorella si assomigliavano non solo fisicamente, ma anche caratterialmente. In più avevano quasi lo stesso nome!
«Sveva! Ciao entra pure!» Susan le sorrise sincera e luminosa, contenta di avere qualcuno con cui parlare che la distrasse dai suoi pensieri.

La ragazza però, non sembrava a proprio agio, occhi gonfi di lacrime che sembravano ormai prossime alla caduta e un sorriso forzato, quasi colpevole sul volto.

Susan la scrutò a fondo con sguardo indagatore «C’è qualche problema Sveva?»

La serva saltò sul posto e distolse lo sguardo «Assolutamente no, mia principessa.»

«Oh, Sveva quante volte devo dirti di chiamarmi Susan?»

«Che ne dite se vi do una sistemata ai capelli, Susan?» il suo nome le era uscito quasi come un singhiozzo, e la voce le tremò per tutta la frase. Avvicinandosi lentamente mentre la principessa si posizionava alla poltrona davanti il suo specchio, tirò fuori un pettine di legno verde scuro, talmente scuro da essere nero. Susan la guardò interrogativa e Sveva accorgendosene, disse nervosamente «Oh, questo pettine è un cimelio di famiglia, sai …emh … me lo ha lasciato mia madre quando è morta … fa … emh … dei capelli morbidissimi …»

Susan annuì compiaciuta, ma appena la serva le mise il pettine nei capelli sentì un forte dolore e cadde a terra svenuta. Subito Sveva si allontanò piangendo disperata. La porta si spalancò, rivelando la Regina che fredda come la pietra si avvicinò per scrutare Susan. Appena si convinse di essere riuscita nel suo piano rise vittoriosa.

Intanto la piccola serva singhiozzava sempre più forte chiedendo scusa all’inerme principessa per averla tradita. Jadis si alzò e la calciò, per poi tirarla su per un braccio fino ad avere il suo viso all’altezza di quello di Sveva e disse malignamente «Ben fatto ragazzina. »

Lei la guardò con occhi di fuoco «Ho fatto quello che volevi, adesso libera mio padre!»

La strega la guardò interdetta e poi rise «Povera sciocca! Hai davvero creduto che liberassi tuo padre? – rise ancora più forte e la lanciò a terra ai piedi del nano appena entrato- portala via Nikabrik.»

* * *

Lucy vagava per il castello alla ricerca di qualcosa da fare. Da quella mattina, dopo che la Strega aveva visto Susan a tavolo a colazione, tutti si erano dileguati velocemente e lei era rimasta sola ed annoiata. Jadis si era come volatilizzata e con lei anche tutti gli impegni delle due principesse.

Avrebbe preso volentieri un tè con il maestro Tumnus o con Trumpkin, ma non si erano nemmeno presentati a colazione; idem Peter. Caspian e Lilliandil poi erano sempre di fretta, nervosi e appena gli si provava a rivolgere la parola scattavano su come se fossero stati incolpati del più grande delitto del mondo.

Le ultime scelte con cui passare del tempo erano Edmund e Susan. L’ultima a colazione non gli era sembrata dell’umore migliore, ma dopo quello che era successo con Ed la sera prima … era senza dubbio la sua unica scelta. Così si avviò verso la camera della sorella, e la sua mente volò alla sera precedente.

Dopo aver attestato che non era assolutamente fatta per il ballo nel pomeriggio di lezione, aveva deciso di passare tutta la serata a fare da carta da parati, magari ingozzandosi con Trumpkin. Ma a quanto pare gli invitati avevano tutt’altro avviso su di lei, e desiderosi di conoscerla la assalivano continuamente. Per fortuna però, era intervenuto Edmund a salvarla, portandola via. Anche lui non si definiva un ballerino provetto, e quindi se poteva lo evitava molto felicemente. Si era quindi rassegnata a stare seduta tutta la sera, ma non aveva fatto i conti con l’effetto del vino, di cui si era servita tranquillamente senza pensare alle conseguenze.

Si era quindi ritrovata stranamente eccitata, ancora di più del solito e senza pensare aveva trascinato Edmund, e successivamente anche Tumnus,in una danza frenetica e selvaggia inventata in quel momento da lei. Per risultato, il Re Giusto che era quello che l’aveva sopportata per praticamente tutta la serata si era ritrovato con i piedi distrutti e senza più un briciolo di energia.

Subito dopo essersi riposati per un po’ era riuscito a convincerla ad andare a letto e l’aveva accompagnata fino alla sua camera. Si sentiva sempre più strana, ed era impressionata dai mille sentimenti che si stavano impossessando di lei in quel momento. Si sentiva allegra, euforica, avrebbe potuto danzare per tutta la notte senza sentirsi minimamente affaticata, le guance in fiamme, la testa le girava e sentiva una strana morsa allo stomaco. Se ne avesse parlato con Susan era sicura che le avrebbe detto di mettere via la bottiglia di vino e non toccarla più, ma lei era quasi sicura che quella centrasse ben poco; erano tutti sentimenti che venivano fuori ogni volta che gli occhi di Edmund si posavano su di lei, o quando le loro mani si sfioravano senza mai toccarsi veramente.

Prima di capire come, Edmund la prese su di peso e fece per appoggiarla nel letto, probabilmente anche lui aveva scambiato le sue gote rosse e il suo camminare dondolante per una piccola sbronza.

Il Re Giusto però inciampò nelle voluminose gonne della ragazza e le finì addosso stesi sul letto, le labbra unite. Edmund spalancò subito gli occhi e si rialzò farfugliando qualche scusa e arretrando verso la porta mentre inciampava in tutto quello che si trovava nel suo tragitto.

Lucy invece era rimasta a fissarlo sconvolta e dispiaciuta per la sua reazione, incapace di dire una parola per fermarlo.
Dopo una notte insonne era arrivata alla conclusione di doverne parlare con qualcuno e anche se sua sorella Susan era la meno adatta a un discorso del genere, era anche l’unica disponibile.

Dopo quel bacio era ormai sicura di provare qualcosa di profondo per Edmund, ma i suoi comportamenti la scoraggiavano. Un momento la baciava, quello dopo scappava, poi le parlava dolcemente e poi scappava ancora.
Forse Susan con la sua razionalità avrebbe fatto un po’ di chiarezza nei suoi pensieri. Aprì le porte della camera, ma quello che trovò la lasciò spiazzata. Susan giaceva a terra immobile.

Le si avvicinò velocemente con gli occhi lucidi e la chiamò ripetutamente, ma non ne voleva sapere di svegliarsi. Le slacciò il corpetto, pensando ad un altro nastro della Strega, ma niente.

Poi, notò un pettine tra i suoi capelli dall’aspetto non molto rassicurante. Lo tolse in fretta e Susan si risvegliò subito. Tirando un sospiro di sollievo la abbracciò liberando le lacrime per la paura di averla persa.

La sorella la strinse a sé e le raccontò quello che era accaduto.

«Come è possibile? Sveva sembrava tanto dolce …» disse Lucy tristemente.

«E lo è. Sono convinta che Jadis deve averla costretta!»
«Qualsiasi sia stato il movente credo che tu sia un po’ troppo ingenua Susan.»

La ragazza la guardò sorpresa «Oh, detto da te potrebbe essere quasi un’ offesa.»

La sorella gonfiò le guance e seriamente riprese «Non sto scherzando! Non devi accettare assolutamente più niente da nessuno! »

* * *

Edmund camminava spedito per i corridoi del castello diretto all’ ala nord, più precisamente la camera di suo fratello. Erano passati ormai tre giorni dal ballo e Peter era uscito dalla sua stanza solo quando la regina lo aveva spostato nella sua parte di castello privata perché la sua camera era andata al principe Rabadash, che si tratteneva al castello per motivi sconosciuti. Già da quando anni prima lo aveva incontrato per motivi politici gli era sembrato un gran presuntuoso, e adesso ne aveva la conferma. In ogni caso non lo aveva mai visto in giro e comunque stava andando fuori tema, doveva focalizzare i suoi pensieri su Peter.

Arrivato davanti alla pesante porta di quercia dei suoi appartamenti la spalancò e si diresse verso la camera da letto. Spalancò anche quella senza bussare e disse «Yo fratello! Allora come procede il tuo stato di mummificazione?!»

Peter si trovava seppellito nel letto a pancia in giù con la faccia sprofondata nei cuscini. Tutto ciò che uscì fu un guaito e Edmund fece una smorfia avvicinandosi al letto e sedendosi sopra.

«Per il buon Aslan, Peter, sei qui dentro da tre giorni! Sai cominci a non avere un buon odore!»

Altro guaito e Edmund sospirò. «Peter potresti anche solo per un minuto spostare la faccia dal cuscino e parlare o hai dimenticato come si fa?»

Il fratello sospirò, e con quello che per lui sembrava uno sforzo immane spostò la testa verso Edmund, che alla sua vista si pentì di averglielo chiesto. Peter aveva gli occhi cerchiati di scuro, era pallido come un cencio, e sicuramente non doveva essersi mosso da quel letto nemmeno per lavarsi, perché il suo alito era tutt’altro che fresca menta.

Con una smorfia e un tono teatrale disse «Lasciami morire Edmund!»

«Ok, ma magari prima ci facciamo un bagno, eh?» caricò il fratello sulla spalla pensando a quando, nel nome delle terre del Leone, i ruoli tra di loro si erano invertiti. Peter sospirò un po’ troppo vicino alla sua faccia ed Edmund sbuffò «Per tutto ciò che è sacro tieni quella fogna chiusa!»

* * *

«Che cosa stai facendo?»

«Leggo.»

Lucy sospirò. Era all’interno della biblioteca reale, stravaccata su una poltrona in modo non molto principesco, mentre osservava Susan leggere e confrontare decide di libri.
Da quando l’aveva trovata stesa per terra con il pettine incastrato nei capelli non era più accaduto niente di strano. Erano passati ormai tre giorni, e la Regina sembrava aver smesso di tentare di uccidere Susan, anche se la sua faccia a cena quel giorno non era stata delle migliori dopo averla rivista e aver visto i suoi piani sfumare per l’ennesima volta.

Jadis non era l’unica di cattivo umore però in quel castello. Susan era diventata silenziosa e schiva, si rinchiudeva sempre in biblioteca e stava immersa nei libri fino a tarda sera.

Tutto questo andava avanti dal ballo e notando la mancanza di un certo Re Supremo Lucy fece due più due. Ma ogni volta che cercava di parlarle, questa la ignorava bellamente. Gonfiò le guancie e incrociò le braccia stizzita. Se c’era una cosa che odiava era essere ignorata. E poi si annoiava così tanto! Dopo aver avuto le giornate affollate dai mille programmi di Jadis il tempo libero che prima tanto agognava ora le sembrava una noia mortale. Riprovò di nuovo «E’ un libro interessante?»

Una specie di mugugno di assenso fu tutto quello che uscì dalla bocca di Susan.

Sospirò rassegnata e si preparò ad alzarsi sperando di trovare Trumpkin o Tumnus per prendere un po’ di tè, quando lo sguardo le cadde su uno dei libri alla scrivania di Susan. “Gravi malattie del cuore” Susan era malata? Curiosa si sporse a leggere gli altri titoli e trattenne a stento una risata

«”Scienze dell’amore”? “Fiabe romantiche”?»
Susan arrossì e saltò su di botto cercando di coprire la visuale alla sorellina ghignante. «C-cosa vuoi?»

Lucy però non avrebbe mai demorso proprio ora che poteva avere un po’ di divertimento, e cominciò una lotta contro la sorella per leggere gli altri libri che teneva nascosti.

«Come mai tutte queste enciclopedie aperte sulla parola amore? Addirittura dei libri di scienza! »

Susan arrossì ancora di più per quanto possibile e a denti stretti sussurrò qualcosa sul lasciarla affogare nel Grande Fiume.

Con tutta quella grande ricerca davanti ai suoi occhi non capire era impossibile per la sorellina minore, e sorridendo trionfante disse «Oh, tutto questo interesse per l’amore ha qualcosa a che fare con un certo Re Supremo di Narnia, biondo, il cui nome comincia con P e finisce con -eter?»

«Decisamente avrei dovuto lasciarti affogare, piccola peste.»

«Allora,allora,allora? Cos’è successo? »

Susan distolse lo sguardo imbarazzatissima e si rinchiuse a palla.

«Wa! Vi siete baciati?!»

All’affermazione di Lucy saltò sul posto e la guardò sconvolta. La sorellina la guardava con le mani incrociate a mo’ di preghiera e uno sguardo speranzoso sul volto.
«Potrebbe essere …» disse evasiva.

Lucy emise un gridolino di gioia e abbracciò la sorella di slancio cominciando a bombardarla di domande sula questione. Susan per tutta risposta sospirò e allontanò la sorella, e poi guardandola seria negli occhi le disse «Non c’è niente Lucy. Niente. »

Un’ espressione confusa apparve sul suo volto «Cosa? Ma mi hai appena detto che vi siete baciati! Qualcosa deve esserci per forza! E tutti questi libr-»

Con tono pratico la interruppe «Tutti questi libri erano per cercare informazioni. E comunque un bacio non vuol dire niente …» ma su quest’ultima frase la sua voce la tradì e Lucy la guardò interrogativa.

«Su? Vuoi dirmi cos’è successo davvero?»

Susan fece finta di non aver sentito e tornò alla sua enciclopedia, ma sentiva lo sguardo di Lucy su di sé. Dopo qualche minuti sospirò e sbuffò «Insomma che diavolo vuoi sapere?»

«Bhè, tanto per cominciare cosa può essere successo di così grave per farti consultare un libro come “Gravi malattie del cuore” pensando di trovarci qualcosa sull’amore!»

Susan arrossì ancora, e anche se un po’ riluttante racconto tutta la storia.

Quando finì, Lucy la guardò e in maniera non troppo delicata sbottò «Ma cos’hai in quel cervello? È chiaro che lui ti ama!»

«Non mi interessa, Lucy.»

«E allora se non ti interessa perché tutti quei libri?»

«Perché confermano la mia teoria! L’amore è un sentimento stupido, senza capo né coda, un giorno c’è il giorno dopo chissà! Oh, per l’amor di Aslan hai mai letto una storia d’amore finita bene?»

«Bhè per esempio …» cominciò, ma Susan la interruppe subito.

«Non voglio sentire!»

«Fai sempre così quando qualcosa sfugge al tuo controllo! Sempre! Non tutto andrà sempre secondo i piani, ma questo non vuol dire che sarà qualcosa di brutto! »

Colpita nel profondo diventò seria e sospirò «Bhè non mi interessa. Hai altro da dirmi? Pensavo di andare a tirare un po’ con l’arco oggi.»

Fu la volta di Lucy di arrossire. Alla vista della sorella in imbarazzo Susan la guardò interrogativa e lei disse «Visto che siamo in tema … al ballo io e Edmund ci siamo baciati!»

* * *

«Ecco la radice di rosa che mi avete chiesto, Maestà.»

La regina si sposto dal fumo denso del calderone a cui stava lavorando e si avvicinò a Nikabrik prendendo ciò che le porgeva. Con sguardo inquisitore disse «E la ciocca di capelli?»

«Ancora non sono riuscito a prendergliela, Vostra Magnificenza.»

Uno sguardo furente e labbra serrate prima che la sua voce rimbombasse in tutto il laboratorio facendo sobbalzare il povero nano «Prendila allora!»

* * *

Edmund era finalmente riuscito a sistemare Peter e adesso camminavano in giardino. Peter inspirò profondamente «Grazie, Ed. mi serviva proprio un po’ di aria.»

«Oh, sì. E anche una bella lavata.»

Entrambi risero e poi il maggiore ricominciò «Allora, cosa intendi fare con Lucy?»

Edmund gli aveva raccontato di come al ballo, dopo averla accompagnata in camera sua si era ritrovato con le labbra spiaccicate contro le sue ed era subito scappato.

Sospirò e passandosi una mano tra i capelli rispose «Non lo so proprio, Peter. Insomma e se non … se non …»

«Se non le piaci?» finì per lui.

Edmund fece un cenno affermativo e arrossì.

«Ha risposto al bacio?»

«Bhe non saprei … insomma le sono caduto addosso ed è successo … e poi aveva bevuto probabilmente non lo ricorderà nemmeno!»

«Oh, Edmund non essere sciocco! È chiaro che tu tieni a lei, e posso dirti che anche lei tieni molto a te, ma devi imparare ad esprimere i tuoi sentimenti o la farai allontanare.»

Edmund sospirò indeciso e titubante e Peter gli diede una pacca sulla spalla incoraggiante «Forza vai semplicemente a parlarle! Sei sempre troppo insicuro Ed! insomma non ci hai mica provato con sua sorella per poi baciarla e confessarle il tuo amore, no?»

Edmund sospirò ancora e lo guardò storto.

«Ok, non si parla di me qui ma di te. Buttati Ed. Insomma hai combattuto eserciti e hai paura di confessarle i tuoi sentimenti?»

Edmund alzò lo sguardo. «Sai, forse hai ragione. Insomma devo solo trovarla e parlarle, no?»

«Sì! Niente di più semplice!»

«Sì! Posso farlo!» si incamminò spedito ripetendosi “posso farlo” quando d’improvviso si girò e urlò «Oh, anche a te conviene parlare con Lilliandil!»

Peter lo guardò e sorrise. Infondo aveva ragione, era meglio chiarire anche con lei prima di farla soffrire inutilmente. Si diresse all’ entrata opposta del castello dritto alle camere della stella.

* * *

Lucy correva a perdifiato per tutto il castello con l’ultima frase di sua sorella ancora in mente.

«Forse io sono l’ultima persona a poterti dare un consiglio su questo genere di cose … ma da quello che ho letto a questo punto della storia dovresti correre a confidargli i tuoi sentimenti.»

Era un modo un po’ strano, ma Susan la stava incoraggiando e lei sapeva che doveva farlo.

Immersa nei suoi pensieri non si accorse che qualcun altro stava correndo e gli andò addosso in pieno.

Entrambi finirono a terra e alzando lo sguardo pregò di non ricevere una strigliata per aver corso dentro il castello, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli blu di Peter un sospiro di sollievo le uscì dalla bocca.

«Lucy … come mai tutta questa fretta?» le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e lei la accettò volentieri, arrossendo un po’ «Io … stavo cercando una persona … »

«Oh … Credo che Edmund sia andato verso l’ala est del castello …»

La ragazza spalancò gli occhi al sorriso malizioso di lui e cominciò a balbettare frasi senza senso. Sentendosi un po’ in colpa per averla imbarazzata così Peter sorrise e le fece l’occhiolino «Non ti preoccupare … ma forse dovresti sbrigarti!»

Lucy annuì e raccogliendo le sue gonne riprese la sua corsa, quando Peter la fermò ancora con una domanda «Emh … Lu hai per caso visto Lilliandil oggi?»

Si girò a guardarlo e riflette pensierosa «Non l’ho vista molto in questi giorni … ma mi è parso di intravederla vicino alla camera di Caspian dopo pranzo! »

Annuendo e ringraziandola si allontanò piuttosto di fretta, e così anche lei riprese la sua corsa.

Raggiungendo l’ala est si fermò un attimo a riprendere fiato e pensare dove potesse essere Edmund quando sentì un miagolio provenire da un piccolo corridoio trasversale. Incuriosita si avvicinò e subito vide un tenero gattino bianco steso per terra reclamante di coccole. «Ma ciao piccolino! Cosa ci fai in un posto come questo?» gongolò carezzando dietro l’orecchio il cucciolo.

D’improvviso un rumore alle sue spalle fece rizzare il pelo al gattino. Si girò di scatto ma non riuscì a vedere niente, la Regina non amava illuminare troppo il castello e essendo una piccola strettoia non aveva candele o finestre. Un altro rumore fece scappare via il gatto. Alzandosi lentamente chiese titubante «C’è qualcuno?»

Nessuna risposta. Chiuse gli occhi e sospirò sollevata quando un topolino uscì da buio e la fissò muovendo il musino.

«Mi ha proprio fatto prendere un bello spavento sai?» disse all’animale. Si voltò per andarsene, ma una mano le tappò la bocca con un fazzoletto e la immobilizzò con una stretta forte.

Sconvolta spalancò gli occhi e provò a dimenarsi, ma sul fazzoletto doveva esserci un sonnifero perché sentiva gli occhi chiudersi.

«Siete proprio una sempliciotta, principessina. »

Poi tutto divenne buio.

* * *

Edmund correva spedito verso l’ala est del castello, più precisamente diretto agli appartamenti di Lucy, ripetendosi «Posso farcela». Arrivò proprio davanti alla porte alzò il braccio per bussare ma rimase immobile.

Qualche secondo dopo sospirò afflitto incurvandosi. «Ma chi voglio prendere in giro? Questo è decisamente peggio che andare in guerra!»

Si voltò per dirigersi alle camere di Peter ed aspettare il fratello lì. Entrò nuovamente senza preoccuparsi di bussare e ciò che vide lo lasciò a bocca aperta.

Nikabrik era sul letto raccogliendo i capelli dal suo cuscino. Come un ladro il nano si voltò e si bloccò pietrificato appena vide il ragazzo, il volto senza più traccia di colore.
«Che diavolo stai facendo Nikabrik?»

Sudando freddo scivolò dal letto con i capelli ancora in mano e infuriato gli puntò il dito contro «Non rivolgerti in questo modo a me capito!? Sarai anche un Re ma non permetterti! Io pulisco e questo è il ringraziamento! » e borbottando tra sé lasciò uno ancora più sconcertato Edmund a fissare il letto.

* * *

Peter si trovava davanti la camera di Caspian. Non era riuscito a trovare la mezza stella da nessuna parte, nemmeno in camera sua, e visto che l’ultima volta era stata avvistata con lui forse avrebbe potuto dirgli dove si trovava.

Entro sbrigativo urlando «Caspian ho bisog-»

Si fermò di botto sconvolto. Davanti a lui la scena era inequivocabile. Caspian e Lilliandil stesi nel letto, vicini, molto vicini, la gonna del vestito della stella alzata fino a metà coscia con una mano del ragazzo che vi scompariva dentro, labbra rosse e gonfie, capelli in disordine.

Sguardi colpevoli, paurosi e scombussolati. Peter incapace di dire una parola continuava a fissarli in cerca di spiegazioni, Lilliandil che si era spostata di scatto da Caspian e si sistemò l’abito alla bell’e meglio evitando il suo sguardo.

Caspian invece si era alzato con una mano tesa verso l’amico, con la bocca spalancata pronta a parlare, ma senza che nemmeno un suono ne uscisse.

Come risvegliatosi il biondo scattò «Che diavolo sta succedendo?»

Ancora nessun suono, ma ora Lilliandil si era voltata a guardarlo con gli occhi gonfi di lacrime.

«Peter … ti prego non odiarmi … »

Lui la fissò non capendo cosa intendesse e Caspian si intromise. «E’ colpa mia. Davvero. »

«Voi … voi due …»

I due annuirono e lui si passò una mano tra i capelli abbassando il viso.

Lilliandil si fece avanti di nuovo «Ti prego non fare così! Io te l’avrei detto giuro! Volevo solo cercare le parole adatte! E poi non mi sembrava ci tenessi così a me! Oh Aslan cos’ho fatto?!»

Peter però scoppiò a ridere incontrollabile. I due amanti si scambiarono uno sguardo confuso e il biondo aumento il volume delle risate arrivando alle lacrime.

«L’abbiamo fatto ammattire …»

Lilliandil guardò male Caspian per il commento e si avvicinò al Re Supremo che era steso a terra. Tra una risata e l’altra le disse «Ma è una notizia fantastica!»

La mezza stella lo fissò e poi si voltò verso il principe telmarino con una mano sul collo e sguardo preoccupato «Pensi che ci taglieranno la testa per aver minato la salute mentale del Re Supremo?»

Anche Caspian si avvicinò al ragazzo che ora era un po’ più calmo e gli disse «Amico, credo che tu abbia perso qualche passaggio …»

Peter si alzò prendendo le loro mani e tirandoli su con lui, poi li fisso entrambi con un sorriso a trentadue denti e le unì.
I due amanti erano sempre più sconcertati ed increduli e Peter disse «Siete voi a non capire! È una notizia magnifica! Ero venuto qui per “lasciarti” Lil, e temevo mi avresti odiato, ma invece eccoti qui! Con Caspian! È favoloso! Aspetta solo che glielo dica …»

«C-cosa? Lasciarmi? Dirglielo? »

«Sì!» si voltò a guardare la mezza stella che aveva le sopracciglia talmente corrugate che quasi si toccavano.

Caspian sembrava aver rinunciato ad ogni tentativo di capirlo, e quando l’amico si voltò verso di lui sobbalzò «Andiamo Caspian pensavo che almeno tu l’avessi capito! Sono innamorato di Susan! Da quando si chiamava Biancaneve e portava ancora il pannolino!»

Un «Oh» generale fu tutto ciò che ebbe come risposta, e poi Caspian decise di provare ancora «E perché la nostra relazione segreta gioverebbe al tuo amore?»
«Perché anche Susan mi ama, ma cons
iderando un mio emh … primo interesse iniziale per Lilliandil, reciproco, mi ha rifiutato! Ma ora che voi due state insieme, per noi non ci saranno più problemi!»

A Lilliandil scappò un tenero sorriso e sussurrò «Quella stupida …»

«Ho la vostra benedizione quindi, vero?» chiese speranzoso.

I due si guardarono e si sorrisero, poi annuirono.
Quella era tutta la risposta di cui aveva bisogno, veloce come era arrivato schizzò per i corridoi alla ricerca di Susan, con un dolce desiderio nel cuore.

* * *

Susan si stava dirigendo all’armeria per prendere arco e frecce e fare un po’ di esercizio. Aveva appena finito di mettere a posto i libri per la sua ricerca e un po’ di svago le avrebbe senza dubbio fatto bene. Spedita aprì la porta e si diresse verso la sezione degli archi, quando la porta si spalancò di nuovo.

Era Peter. Il suo cuore perse un battito e subito sentì la faccia andarle a fuoco.

Lui era sicuramente reduce da una corsa, il fiato corto e i capelli scompigliati. Si fissarono per un attimo, e poi lui con due grandi falcate la raggiunse e la strinse a se forte prima di baciarla dolcemente.

Ancora con gli occhi spalancati per la sorpresa si rese conto di avere ancora una volta le sue labbra sulle proprie e lo allontanò con forza guardandolo ferita.

«Che … che diavolo stai facendo, Peter?» si toccò le labbra che ancora andavano a fuoco.

Lui le sorrise e si riavvicinò «Non devi più preoccuparti di nulla! Ho parlato con Lilliandil e non ci crederai mai, ma lei ha una relazione segreta con Caspian! Ci hanno dato la loro benedizione!» e con un sorriso enorme la baciò ancora.
Intontita provò ad allontanarsi ma la teneva troppo stretta, così riuscì solo ad allontanare il viso urlando «No!»

Peter si scostò di poco e in un soffio incredulo disse «Cosa?»

La presa sulla sua vita si era allentata e Susan ne approfittò per sfuggire via, voltando lo sguardo da lui. Peter era invece rimasto nella stessa posizione, occhi ancora fissi su di lei. «Cosa vuoi dire Susan?» ogni traccia di gioia svanita dalla sua voce.

Frustrata lanciò le mani in aria «Non possiamo! Una relazione tra di noi è impossibile Peter!»

«Io ti amo e tu ami me, cosa c’è che non va?»

«No! No no no! » si voltò a fissarlo pestando un piede.

Lui la scrutò e il suo volto divenne freddo «No? Non mi ami?»

«No io … chi può dirlo Peter? Che cos’è l’amore? Chi ti dice che domani non saremo tra le braccia di altri?»

Gli occhi del Re Supremo si infiammarono e lei lo guardò impaurita mentre lui la prendeva per un braccio e con voce disperata le disse «Io ti amo e ti ho sempre amata! Da quando eri Biancaneve!»

Lei se lo scrollò di dosso rudemente «Appunto! Io non sono più quella persona! Non so nemmeno io chi sono! Andiamo sono la principessa di un regno in disgrazia, senza un passato, senza una memoria e non faccio altro che prendere ordini dalla mia matrigna che ha portato tutto questo e tentato di uccidere me, mia sorella e probabilmente è riuscita a farlo con mio padre! »

«Tu hai solo paura! Queste sono solo inutili scuse!» si stava scaldando e aveva cominciato ad alzare la voce, così anche lei urlò frustrata «Oh, andiamo per l’amor di Aslan, tu sei il Re Supremo, Peter il Magnifico, come pensi potrebbe mai funzionare tra di noi?» e con gli occhi lucidi lo spintonò e lasciò in fretta l’armeria dimentica dei suoi progetti di tiro con l’arco.

In un impeto di rabbia Peter urlò abbattuto e calciò un espositore facendo cadere tutte le spade esposte.

«Questo non è stato molto carino.»

Con gli occhi lucidi si voltò verso l’entrata per vedere chi avesse parlato, e riconobbe niente di meno che la Regina in persona. Blaterò uno scusa e fece per uscire, ma nel passarle a fianco sentì una sua mano posarsi seducente sulla sua spalla.

La fissò interrogativo e lei gli riservò lo sguardo più mellifluo che riuscì a fare. «Che ne dici di un drink nei miei appartamenti? Sono molto indicati per queste situazioni …»

Era sorpreso dalla domanda, ma dopo un primo momento di incertezza il suo sguardo si indurì e con voce fredda disse «Perché no …»

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Capitolo 9
*** Capitolo nove: la situazione degenera e appare una mela ***



«Edmund smettila di ingozzarti come non ci fosse un domani!»

Al rimprovero di Lilliandil il ragazzo si fermò di colpo masticando lentamente il toast che si era infilato per intero in bocca e la guardò come un cucciolo bastonato.

La mezza stella lanciò uno sguardo di rimprovero anche a Caspian, che continuava a mangiare come se niente fosse, e appena la notò smise anche lui.

«Bene ora che ho finalmente la vostra attenzione … potete dirmi se avete visto Lucy o Susan? Manca anche Peter a colazione …»

«Mio fratello non era in camera questa mattina … e visti i vostri racconti su ieri pomeriggio sarà rimasto in una certa camera da letto, con una certa principessa a riprendersi dalla notte faticosa!» un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Edmund e cominciò a sghignazzare con Caspian. Lillandil gli lanciò un altro sguardo di fuoco e i due terminarono subito.

«Smettetela di fare gli schiocchi. Non si vedono da ieri sera, e non solo loro due, ma anche Lucy, Trumpkin e il maestro Tumnus che, per tutto dire, mancano da giorni!»

I due stavano per ribattere quando vennero interrotti da un «Buongiorno» biascicato di Susan, che con aria stanca sprofondò nel posto libero accanto ad Edmund. Quest’ultimo, guardandola maliziosamente di sottecchi disse «Che aria stanca Su! Dove hai lasciato lo stallone?»

Susan lo guardò senza capire e Lilliandil scosse la testa sconsolata mentre Caspian se la rideva sotto i baffi.

«Sì, insomma, Peter!»

«Oh.» tutti pendevano dalle sue labbra mentre si spostava sulla sedia a disagio. «Non abbiamo passato la notte insieme se è questo che intendevi.»

«Come no? Non era nelle sue camere ieri sera e nemmeno questa mattina!»

«Non ho la minima idea di dove possa essere tuo fratello, Edmund. Ci siamo salutati all’armeria ieri pomeriggio e questo è quanto.» cominciò a servirsi la colazione con il suo sguardo ancora puntato addosso.

«Tu lo hai lasciato?» disse incredulo.

Con sguardo colpevole si rivolse a Lilliandil «Dov’è Lucy? Questa mattina non era nelle sue stanze …»

«Perché lo hai lasciato?» ripeté Edmund.

Quasi come se non lo avesse sentito Caspian intervenne in aiuto di Susan «Lucy non è venuta a fare colazione stamattina e nemmeno a cena ieri sera … »

«Questo è molto strano …» disse la mezza stella.

All’ennesima questione di Edmund sul perché Susan avesse lasciato Peter tutti saltarono in aria quando la ragazza lanciò le posate sul tavolo e freddamente disse «Io non ho lasciato nessuno! E poi insomma, io e Peter insieme? »

Tutti notarono oltre all’amarezza la punta di tristezza nella sua voce e quindi invece di ottenere rabbia e offese ottenne solo sguardi di pietà.

Un leggero tossicchio li ridestò dai loro discorsi, e girandosi verso il servo che bramava la loro attenzione gli permisero di parlare con un cenno della mano «La nostra Regina Suprema Jadis vi manda a dire che quando avrete finito di fare colazione, lei e il Re Supremo Peter vi attendono nella sala del trono.»

Quando il servo se ne andò tutti si fissarono sconcertati ed Edmund disse «Cosa ci fa mio fratello con la Regina?»

Ma fu il commento di Caspian che più li fece pensare «Da quando la Regina è diventata Regina Suprema?»

Lillandil osservò preoccupata la sorella «Su, sta succedendo qualcosa di strano … e poi tutte queste sparizioni ….»

Susan la fissò intensamente per un momento e poi scattò in piedi «Forza andiamo a vedere cosa deve dirci.»

Edmund la fissò sconvolto «Ma non abbiamo nemmeno finito la colazione!»

Caspian e Susan si erano già avviati, mentre Lilliandil rimasta indietro lo guardò sospirando e scuotendo la testa, mentre lui si riempiva le tasche con i toast e i tramezzini rimasti.


I servi annunciarono l’arrivo dei quattro e spalancarono le enormi porte d’ebano per il loro ingresso.

La Regina li accolse con un sorriso trionfante rivolto soprattutto a Susan, seduta sul trono che un tempo era appartenuto a sua madre. Quello che però scioccò di più il gruppetto fu Peter. Seduto a fianco di Jadis nel trono del re, con i vestiti in tinta con i suoi e talmente sfarzosi e ricamati da farlo sembrare un bambolotto.

Quello che scosse maggiormente Susan però, era il suo sguardo. Senza espressione, vitalità, solo freddezza e disgusto.

La Regina li fece posizionare davanti a loro, e quando arrivò anche il Principe Rabadash con un sorriso a trentadue denti, disse «Ora che ci siamo tutti possiamo cominciare.»

Edmund la fissò stralunato «Non aspettiamo Lucy?»

Gli altri annuirono e mentre lei con finta preoccupazione rispose «Oh non ve l’ho detto? Ma che sbadata! Proprio ieri pomeriggio è partita per un collegio molto rinomato nelle terre di Calormen, dove sapranno ridimensionare il suo carattere selvaggio. »

«Cosa? Lei non aveva il permesso di farlo!» urlò Edmund a pieni polmoni rosso in viso.

Susan gli diede man forte «Non poteva prendere queste decisioni senza consultare me! »

Jadis li liquidò con un gesto della mano e disse con gioia «Passiamo alle ottime notizie! Domani si celebreranno due matrimoni!»

Le proteste si bloccarono di colpo. Sapevano bene che dalla sua gioia non ci si poteva aspettare niente di buono.

«Il primo sarà quello di Susan e Rabadash propr-»

Non terminò nemmeno di finire la frase che Susan scattò su come una belva «Cosa? No! Io non sposerò nessuno! Tanto meno questo qui!»

Il principe sentendosi tirato in causa le disse sbrigativamente «Taci moglie, imparerai a parlare solo se interpellata a Calormen.»

Gli occhi di Susan lampeggiarono di rabbia e se Lilliandil non l’avesse bloccata per una spalla si sarebbe lanciata su Rabadash senza pensarci due volte.

La regina sorrise compiaciuta e disse «Hai sentito il tuo sposo. Domani mattina all’alba partirai per Calormen dove lo sposerai e regnerai fino alla fine dei tuoi giorni.»

La ragazza si bloccò con lo sguardo vuoto e spento. Caspian azzardò «E il secondo matrimonio?»

«Oh, che sciocca! Dimenticavo il più importante! Io e il Re Supremo Peter ci sposeremo domani e uniremo i regni di Narnia ed Ettinsmoor!»

Se le prime due notizie erano state scioccanti, questa li lasciò traumatizzati.

Edmund schietto come sempre si rivolse al fratello «Peter, hai forse perso il lume della ragione?»

Ma Peter lo fissò brevemente con disgusto, per poi voltare lo sguardo alle tende del castello come se non stesse parlando con lui.

Caspian, Edmund e Lilliandil cominciarono ad inveire contro di lui e la Regina, ma Susan teneva lo sguardo fisso sul Re Supremo. Era sconvolta, arrabbiata e tremendamente triste. Ieri le aveva confessato il suo amore e oggi decideva di sposarsi con quella Strega?

Senza accorgersene si era avvicinata a lui, e scuotendolo per una manica per attirare la sua attenzione sussurrò «Peter … non puoi farlo davvero …»

Lui spostò lentamente lo sguardo dalle tende alla sua mano sulla sua camicia, poi finalmente ai suoi occhi, ma per Susan fu come morire. Non vi era altro che ribrezzo. Ed era diretto a lei.

Con uno strattone la spinse via facendola cadere poco lontano. Ora tutti gli occhi erano puntati su di loro. «Non toccarmi! Mi sgualcisci la camicia, sgualdrina!» poi si alzò e si rivolse a Jadis «Non voglio vedere questi poveracci un minuto di più, ti attendo in camera, mio splendore.»

Susan rimaneva a terra fissando il pavimento in marmo, incapace di muoversi e Lilliandil si affrettò ad andarle accanto stringendole la mano con forza cercando di infonderle coraggio. Edmund e Caspian invece si gettarono su Peter, scuotendolo per le spalle come per risvegliarlo.

«Peter! Svegliati come puoi lasciare la nostra Narnia in mano a quella Strega?»

«Che diavolo ti ha dato?»

Ma presto si intromisero le guardie spingendoli via.

La Regina fissò beata tutta quella disperazione. «Vieni Rabadash, fissiamo i termini per il matrimonio.»

Quando fu quasi alla porta si girò con un sorriso maligno ed ordinò «Arrestateli per attentato alla Corona.»

Una quarantina di guardie spuntarono da ogni dove. Edmund provò a lanciarsi contro Jadis, ma gli bloccarono la strada e lei riuscì ad andarsene indisturbata ridendo sguaiatamente.

Due guardie presero Susan di peso e la trascinarono via ancora inerme per lo shock.

I tre ragazzi si trovarono circondati in breve tempo.

«Non ci arrenderemo senza combattere!» urlò Caspian.

«Esatto! Non ci prenderete mai!» diede man forte Edmund.

* * *

«Merda!» Edmund sbatté ancora una volta le mani contro la porta della prigione inveendo contro la guardia.

Caspian e Lilliandil che si erano già rassegnati stavano in un angolo della prigione abbracciati.

«Credi che ci sia qualcun altro qui dentro?» sussurrò la mezza stella. Il principe fissò l’oscurità. C’era una sola piccolissima finestra sbarrata che doveva essere una di quelle grate che aveva scambiato per fogne dal di fuori. Tutta la stanza era avvolta nel buio più totale, un solo raggio misero di luce lunare usciva dalla finestra e non bastava ad illuminare tutta la cella, a mala pena riuscivano a vedersi in faccia.

Caspian non rispose ma sentiva dei respiri dall’altro lato. Strinse ancora di più la mezza stella e pregò che non fossero criminali troppo pericolosi. Si voltò poi verso Edmund per calmarlo «Ed, forza è inutile prendere a spallate la porta. Dovremo organizzare qualcos’altro. »

Una voce si levò dall’ombra «Edmund? Principe Caspian? Siete voi?»

Lilliandil aggrottò le sopracciglia «Trumpkin?»

«Lilliandil! Ci sei anche tu?» il nano uscì dal buio per andarle incontro, e subito dopo venne fuori anche il maestro Tumnus.

«Trumpkin! Maestro Tumnus! Che cosa ci fate voi qui?» disse Edmund dimenticandosi della porta e della guardia.

I due si scambiarono uno sguardo rassegnato e il fauno parlò per entrambi. «Più o meno subito dopo il ballo stavamo tornando ai nostri alloggi, ma casualmente ci è capitato di sentire una conversazione della Strega …»

«Il tuo è proprio un vizio, eh Tumnus?» scherzò Caspian guadagnandosi un pugno dalla fidanzata.

Il nano riprese il discorso «Questa volta però siamo stati trovati subito, e rinchiusi qui dentro. »

«Che cosa avete sentito di così importante?» chiese Lilliandil.

«Un qualcosa riguardo un sortilegio d’amore, e dei capelli di Peter, ma non siamo riusciti ad afferrare molto siamo stati scoperti subito»

Edmund si colpì la fronte con una mano «Ecco cos’è successo a Peter! Un sortilegio d’amore!»

Il nano e il fauno si voltarono a guardarlo «Cosa intendi dire?»

Così i tre spiegarono tutto quello che era successo in quei giorni, del rapporto tra Peter e Susan, di Nikabrik che rubava i capelli dal cuscino di Peter, fino ai fatti di oggi. Una volta finito Tumnus disse con aria sognante «Ho sempre saputo che quei due sarebbero finiti insieme prima o poi!»

Edmund intervenne a rompere le sue fantasie «Bhè se non facciamo qualcosa dubito che i tuoi sogni di vederli insieme potranno mai realizzarsi!»

Tutti tacquero depressi e Trumpkin intervenne realista «Ammettiamolo, Susan aveva ragione. Venire qui è stata una sciocchezza. Ora abbiamo messo in pericolo un intero paese, Susan sposerà quell’essere, noi marciremo in questa prigione e Lucy … chissà se è ancora viva …»

Edmund strinse i pugni convulsamente. Se solo quel pomeriggio l’avesse trovata invece di fare il codardo, avrebbe potuto proteggerla. Adesso era tutta sola chissà dove e lui non poteva fare niente. Se fosse stata qui cosa avrebbe detto? “Bisogna avere fede!” sì, sicuramente avrebbe fatto un uscita del genere. Poteva quasi vederla, il volto deciso gli occhi fiammeggianti, mentre gridava che Aslan li avrebbe aiutati. Oh, come avrebbe voluto il suo coraggio e la sua forza.

Un improvviso bagliore lo ridestò dai suoi pensieri. «Cos’era? L’avete visto anche voi? Fuori dalla finestra!»

Caspian guardò e non vide niente. «Devi essertelo immaginato Ed.»

Edmund si era quasi rassegnato quando lo vide ancora. Prima che potesse urlarlo però la luce si avvicinò sempre di più, fino ad entrare nella cella e rischiarire tutto il posto.

* * *

Nikabrik camminava a fianco dell’imponente generale Otmin che teneva sulla spalla, addormentata e poggiata come un sacco di patate, Lucy.

Si trovavano all’interno della Foresta Proibita ed il nano non faceva altro che tremare come una foglia guardandosi intorno terrorizzato sotto lo sguardo scocciato del minotauro.

«Poggiala da qualche parte e muoviamocene ad andarcene. Questo posto mi mette i brividi.»

Otmin alzò gli occhi al cielo «Non è quello che la Regina Jadis ci ha ordinato. Dobbiamo ucciderla.»

«Oh, non rompere Otmin! Morirebbe comunque!»

«Non è quello che è successo tredici anni fa. »

Il nano strabuzzò gli occhi ricordando la furia di Jadis quando scoprì che le due principesse erano ancora vive. «E va bene! Ma muoviti!»

Il minotauro lo guardò duramente e strinse forte la sua ascia, probabilmente desideroso di infilarla nella testa di Nikabrik.

Uno strano rumore li fece però bloccare di colpo. Si udivano passi pesanti, alberi sradicati e rami spezzati. I due servi della Regina si guardarono con occhi spalancati, e Otmin urlò con voce grossa «Chi è là? »

Un potente ringhio fu la risposta, e poi dall’oscurità della foresta videro risplendere due occhi blu.

Nikabrik urlò «La Bestia!» e allarmato se la diede a gambe. Otmin rimase a fissare i due occhi e la ragazza che portava sulle spalle, stringendo la sua ascia. A un ennesimo ringhio però decise che la sua vita era più importante, e che comunque contro quella Bestia non avrebbe potuto niente neppure lui, figurarsi una bambina di sedici anni per di più addormentata. Così la abbandono al suo destino correndo per mettersi in salvo.

Con un ultimo sguardo ai due la Bestia si voltò e se ne andò.

Dopo poco Lucy si svegliò di soprassalto e scattò a sedere mentre con una mano si teneva la testa dolente. Si guardò intorno. Aveva sognato di essere rapita e drogata, ma a quanto pare non doveva essere stato un sogno. Si trovava all’interno della Foresta Proibita.

Provò ad alzarsi, ma si graffiò tutte le gambe e si ruppe il vestito con i rovi che si trovavano a terra.

Non sapeva dire che ore fossero, avrebbe detto notte, ma anche se fosse stato mezzogiorno gli alberi erano così fitti che non sarebbe filtrato un solo raggio.

«C’è nessuno?» provò titubante, ma com’era ovvio nessuno le rispose. Si guardò un po’ intorno e fece qualche passo incerto. Si ferì nuovamente e quasi rischiò di cadere.

Sentiva le lacrime spingere per uscire, ma non voleva darsi per vinta.

Gli alberi scheletrici assumevano forme strane e terrorizzanti. Soffocò un singhiozzo.

Si accasciò a terra e alcune spine le entrarono nei polpacci, quando un ringhio dietro di lei la fece voltare.

Si trovò faccia a faccia con un lupo dall’aspetto squilibrato; numerose cicatrici sul volto e sulle zampe, e senza dubbio non mangiava carne da giorni, forse mesi.

«Sei una di quelli che hanno ucciso i miei compagni» ringhiò.

Lucy tremò convulsamente e lasciò le lacrime libere di scorrere. Le mani andarono alla cintura alla ricerca del pugnale, ma ovviamente non trovarono niente. «N-non non ti a-avvicinare!»

Il lupo ringhiò ancora e spiccò un salto. La fanciulla raccolse svelta quello che era rimasto della gonna e corse a perdifiato.

Sentiva il suo fiato sul collo, e correva veloce come non mai. Pensò di arrampicarsi, ma dei rami così scheletrici non l’avrebbero mai sostenuta.

Andò a sbattere e si ferì parecchie volte in quel labirinto con il terreno cosparso di rovi. Non sapeva dove stava andando, aveva solo un pensiero in mente : restare viva.

Si fermò un attimo a riprendere fiato, ma sentiva continui rumori ed era tutto troppo inquietante. Continuava a voltarsi terrorizzata in tutte le direzioni e gli alberi le sembrarono mostri pronti a mangiarla. Terrorizzata riprese la corsa, ma le allucinazioni erano sempre di più e la spaventavano a morte facendola gridare a più non posso. Sbandando finì con i capelli intrappolati in un ramo. Urlò come un’ ossessa, ed indietreggiò senza guardare dove stesse camminando, finendo per ruzzolare giù per una brutta discesa di almeno due metri.

Cadendo aveva battuto la testa ed era sicura che la caviglia fosse rotta. Stesa sul groviglio di sterpi vide il lupo piombare giù dalla discesa attirato dai suoi urli.

La testa le girava, la caviglia le faceva male e tutto era una macchia di colori. Nonostante la situazione la sua fede non la abbandonò e si ritrovò a pregare «Aslan ti prego, salvami.»

Prima di cedere all’oblio della mente vide un bagliore dorato in tutta quell’oscurità e udì un forte ruggito, poi solo il buio.

* * *

Susan giaceva sul letto completamente inerme. Dalla finestra aperta entrava un vento gelido e nonostante stesse tremando convulsamente e le lacrime sulle sue guance si fossero trasformate in piccoli cristalli di ghiaccio ,non riuscì ad alzarsi per chiuderla.

Non sapeva da quanto tempo era stesa su quel letto singhiozzante, da quando Peter l’aveva spintonata via con quello sguardo di disgusto il tempo e lo spazio avevano perso ogni importanza per lei, viveva in una dimensione propria; potevano essere passati giorni, o anche pochi secondi.

Quando i servi della Regina l’avevano buttata malamente e rinchiusa nella torre più alta del castello non aveva più mosso un muscolo, era rimasta così come era caduta; avrebbe dimenticato anche di respirare se non fosse stata un’ azione involontaria.

Non sapeva quando aveva cominciato a piangere, ma sapeva di non aver mai smesso e questo la turbava parecchio. Non che non avesse mai pianto in tutta la sua vita, ma solitamente odiava farlo; se c’era qualche problema piangere era sicuramente inutile e controproducente, una persona logica come lei lo sapeva benissimo.

Ma in questo momento non poteva farne a meno. Un’altra ondata di lacrime le inondò le guance cristallizzandosi subito. Il suo respiro era condensato ma calmo, quasi rassegnato. Si sentiva in trappola, bloccata senza alcuna via d’uscita.

Sapeva di non essere una persona forte, quelle erano Lucy e Lilliandil, ma ogni volta che aveva avuto un problema si era sempre prodigata per risolverlo. Questa volta però rimaneva inerme, sapeva di aver perso, sapeva di aver perso prima ancora di combattere, prima ancora di aver iniziato questo viaggio, quando quella notte aveva dato ascolto a una parte di sé che non credeva di possedere.

E adesso eccola lì, alla mercé della Strega. L’indomani sarebbe partita per Calormen per diventare la moglie del principe Rabadash. Ma quello a suo parere era ciò che meritava; la punizione giusta per aver condannato a morte le sue amate sorelle e i suoi cari amici, per aver condannato due interi paesi alla distruzione.

Ripensò alla piccola Lucy. Chissà dov’era in quel momento, se stava bene o con chi era. Se solo avesse avuto la metà del suo coraggio tutto questo non sarebbe successo, avrebbe affrontato i suoi sentimenti per Peter, sconfitto le proprie paure e salvato i suoi amici e la sua madrepatria.

Ma lei non era Lucy, e nemmeno Lilliandil o Peter, Caspian, Edmund. Era solo una semplice ragazza senza passato che non si era mai preoccupata di altro oltre che le sue sorelle per tutta l’esistenza; semplicemente Susan.

Ma di colpo si era ritrovata in una storia degna dei migliori libri che sua sorella tanto amava, fatta di intrighi, magia, inseguimenti e amore. Susan però non aveva chiesto niente di tutto ciò, ci si era ritrovata invischiata fino al collo, senza possibilità di scelta.

Avrebbe voluto essere la classica eroina delle avventure: bella, coraggiosa, senza macchia e senza paura; invece lei era tutto il contrario.

Come aveva potuto essere così sciocca?

Ripensò al disgusto sul volto di Peter al suo tocco. Niente la feriva più di quel momento. Se solo qualche ora prima avesse mandato all’aria tutte le sue paranoie e paure adesso probabilmente non sarebbe qui.

Lo amava davvero molto, ma lo aveva perso. Con il suo comportamento lo aveva ferito così tanto che ora la odiava.

Non capiva però come fosse possibile che fosse passato dalla parte della Strega tradendo la sua amata Narnia. Ma lui era Peter il Magnifico e se aveva preso quella decisione doveva esserci un motivo.

Con uno sforzo immenso si portò una mano alle labbra, gonfie, secche e sanguinanti per il freddo; ma quello che sentiva era il calore del tocco di quelle di Peter sulle sue.

Pianse ancora, sapendo che non avrebbe avuto più quei baci così delicati ma allo stesso tempo passionali.

Da domani il suo corpo sarebbe stato il nuovo giocattolo di un principe ignobile e lascivo, e nulla avrebbe cambiato questo triste destino.

Presa dai suoi tristi pensieri non si accorse della porta aperta per lasciar entrare nella cella la Regina.

Jadis nel suo abito ghiaccio con la sua immensa pelliccia la guardò soddisfatta. La porta si chiuse dietro di lei con un tonfo assordante, ma Susan non lo notò.

Spazientita le si avvicinò e la tirò su per i capelli scaraventandola dall’altro lato della cella.

La ragazza la fissò confusa e la sua voce gelida rimbombò «Non fare tutte queste scene, ti verranno le rughe.»

«Se siete venuta qui per beffarvi di me potete anche andarvene. Avete già fatto abbastanza.» la sua voce era poco più di un sussurro raschiante, ma decisa.

Un inquietante risata riempì la stanza e la fanciulla tremò. «Pensi di potermi dare ordini nelle tue condizioni?»

Susan non rispose e abbassò lo sguardo mordendosi il labbro già devastato dal freddo.

La Regina si sedette regale su letto e la guardò intensamente «Cosa aspetti? Vieniti a sedere vicino a me, cara Neve.»

Susan la fissò incredula e al gesto spazientito della strega che la incitava a sedersi sul letto si mosse incerta.

Fece qualche debole passo e poi affondò nel letto confusa.

La regina la osservò e quando fu sicura di avere la sua attenzione cominciò il suo discorso.

«Sai mia cara piccola Neve, non capisco perché tu sia tornata. Non avevi alcuna possibilità di battermi, in alcun modo.»

Le nocche di Susan si creparono da quanto strinse i pugni.

«Mi fai così pena, mio piccolo gioiellino. Senza memoria, senza un regno, senza famiglia, ora senza amici e anche senza amore … sai Peter era così stufo dei tuoi continui rifiuti, e d'altronde come dargli torto?-fece una pausa per essere sicura di averla colpita a fondo poi ricominciò- Piccola, petulante, noiosa, impertinente ragazzina, sarò molto buona con te, ti offrirò una via di fuga.»

Le lacrime di Susan che durante il discorso di Jadis erano cadute copiose si fermarono improvvisamente e un misero «Come?» uscì dalla sua bocca.

Sorridendo della sua riuscita la Regina le prese il viso con una mano sollevandole il mento e guardandola dritta negli occhi. Con un gesto elegante tirò fuori una mela dall’enorme manica della sua pelliccia «Una mela, Biancaneve. Un solo morso e non dovrai più soffrire.»

Gli occhi di Susan brillarono per un istante, ma ricordandosi delle parole di Lucy disse «No … non posso accettare niente da te …»

«Oh, hai paura che sia avvelenata?» la canzonò. Susan però non rispose continuando a fissarla dritta negli occhi. Jadis le lasciò il mento e prese il pugnale dalla sua cintura. Notando lo sguardo spalancato della ragazza al suo gesto, fece un risolino e con tono melenso disse «Oh non preoccuparti, non ti voglio uccidere …» tagliò la mela in due perfette metà,una bianca come la neve, l’altra rossa come il sangue e continuò «Se la dividiamo non ci sarà nessun problema, no?» e detto questo addentò la metà bianca sorridendole con gli occhi e offrendole quella rossa.

Susan però era ancora titubante e disse «Io … come posso fidarmi di te … hai già provato ad uccidermi più volte …»

«Sai io e te siamo molto simili. Vittime della nostra bellezza, schiave di uomini che non ci amano se non per l’aspetto fisico. Così sole … così fragili. Ti sto dando un opportunità, mio dolce fiocco di neve, un solo morso e dimenticherai tutto, ogni dolore, ogni sentimento. Tutto svanirà rapido ed indolore e tu tornerai ad essere ciò che vuoi. »

«Come posso farlo … come posso lasciarli …» la sua voce era incrinata.

La Regina sorrise ancora sicura di avere la vittoria in pugno «A nessuno di loro importa realmente di te mia piccola Biancaneve … Lucy è andata via senza salutarti, Lilliandil ti ha sempre odiato, Caspian ti ha tradito, ad Edmund non è mai importato niente, e Peter …-sospirò afflitta e le mise la mela in mano alzandosi dal letto- Peter ti ha professato il suo amore eterno, ma l’indomani ha chiesto in sposa un'altra donna.»

Con un sorriso vittorioso uscì dalla stanza ordinando ai servi di chiudere per bene. Il suo fedele Nikabrik le trotterellò accanto studiando il suo volto, e vedendoci la soddisfazione dipinta disse «Allora? Allora? Il cuore? Dov’è il cuore? Come ve lo preparo Vostra Grazia? La mela? L’ha mangiata? Eh?»

«Ogni cosa a suo tempo, Nikabrik.»

Il nano era confuso «Quindi non l’ha mangiata? E se non lo facesse?»

La regina ghignò maligna con due occhi di fuoco «Oh, lo farà tranquillo, lo farà.»



Susan rimaneva seduta fissando la mela tra le sue mani tremanti.

«Una mela, Biancaneve. Un solo morso e non dovrai più soffrire.»

Non poteva farlo. Non doveva farlo. Le mani le tremavano sempre di più, occhi così gonfi di lacrime che riusciva a distinguere solo una grande macchia rossa.

«A nessuno di loro importa realmente di te mia piccola Biancaneve … Lucy è andata via senza salutarti, Lilliandil ti ha sempre odiato, Caspian ti ha tradito, ad Edmund non è mai importato niente, e Peter … Peter ti ha professato il suo amore eterno, ma l’indomani ha chiesto in sposa un'altra donna.»

Le lacrime caddero e la visuale torno chiara. La mela era perfetta e lucida davanti a lei.

« Un solo morso e dimenticherai tutto, ogni dolore, ogni sentimento. Tutto svanirà rapido ed indolore e tu tornerai ad essere ciò che vuoi. »

Le mani instabili portarono la mela alle labbra. Un’ ultima lacrima le scivolò sul viso mentre chiudeva gli occhi dando il morso della vergogna e della salvezza.

Cadde sul letto addormentata, l’unico rumore fu il tonfo sordo della mela caduta al suolo che ora rotolava lontano dal suo braccio mentre l’ultima lacrima pian piano si cristallizzava sulla sua rosea guancia.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci: La Fuga ***


Ciao a tutti! Chiedo scusa per aver mancato l’aggiornamento della scorsa settimana, ma tra febbre ecc non ero nel pieno della salute per correggere il capitolo al meglio! Quindi senza ulteriori indugi vi lascio alla lettura! :)





Lilliandil sfrecciava veloce cercando di raggiungere la torre più alta del castello alla ricerca di sua sorella Susan, mentre i fatti precedenti ancora le invadevano la mente.

Non appena la luce entrò nella cella tutti trattennero il fiato e si prepararono ad un duello, pensando a una nuova trovata della Regina per ucciderli tutti, ma presto si trasformò in un vecchio iridescente. Trumpkin urlò «Ramandu!»

Lilliandil e la stella si fissarono per alcuni minuti e poi lui disse «Ciao, Lilliandil.»

«Padre?» azzardò lei.

«Sono io, -disse dolcemente- c’è tempo e luogo per ogni cosa, ma non ora. Sono giunto fin qui dalla volta celeste per ordine di Aslan, per salvarvi.»

«Salvarci? Aslan? » chiese scettico Edmund.

Il vecchio lo guardò severo e lui subito si pentì del tono usato, facendosi piccolo piccolo. «Vi porto notizie sui piani della strega. E sui vostri amici.» ancora una volta trattennero il fiato e Ramandu continuò a parlare «La fanciulla più giovane, la piccola Lucy è in salvo. – tutti tirarono un sospiro di sollievo, specialmente Edmund- era stata portata nella Foresta Proibita, ma grazie alla sua fede Aslan l’ha salvata e portata con se al suo accampamento.»

«Accampamento?» dissero in coro tutti confusi.

«Sì, accampamento. Si trova al confine tra Narnia e la Foresta Proibita e si estende per molti kilometri. Ma questo non è il momento delle domande. I vostri amici sono in grave pericolo e solo voi potete salvarli. Ma dobbiamo fare in fretta, ogni secondo perso a parlare è tempo regalato alla Strega!»

«Cosa ci consigli di fare allora?»

«Lilliandil, tu trasformati in una stella e trova Susan, è stata rinchiusa nella torre più alta del castello. La Regina sta per offrirle una mela avvelenata con la promessa di non soffrire mai più.»

Tutti sussultarono e la mezza stella prese forma immediatamente. Prima di andare via però Ramandu la richiamò un’ ultima volta. «Aspetta! Quando la troverai portala nella stanza del Re Supremo, è l’unica in grado di spezzare l’incantesimo.»

Aveva quasi raggiunto la piccola finestrina e pregò con tutta se stessa che Susan non avesse mangiato la mela.

Entrò, e ciò che vide le fece gelare il sangue nelle vene. Sua sorella era morta. Poco lontano da lei giaceva la mela avvelenata.

Cadde in ginocchio al fianco del letto e la abbracciò, mentre calde lacrime uscivano dai suoi occhi in contrasto con il freddo polare della stanza, e di Susan.

Pianse, pianse e pianse. Si fermò a guardarla pulendo delicatamente le lacrime cadute sul viso di Susan e le tracce di precedenti lacrime, ormai ghiacciate.

«Perché lo hai fatto?» ripete la domanda dondolandosi più volte, finché la rabbia per il gesto crebbe a dismisura e senza accorgersene spintonò la sorella contro la spalliera del letto.

Subito sussultò vergognandosi di ciò che aveva appena fatto, e gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime, ma un leggero sputacchiare la ridestò dal suo dolore. Sbatté le palpebre più volte finché la visione tornò chiara, e vide Susan davanti a lei, tossicchiante e ansimante per l’aria, pallida, ma viva.

Poco lontano da lei il pezzo di mela che aveva ingoiato.

«Cosa è successo? » chiese Susan toccandosi la gola con le mani. Non si era accorta di sua sorella al suo fianco, ma appena la notò la guardò sconvolta. «Lilliandil?»

La stella la guardava come se avessi visto un fantasma, ma appena riuscì a riprendersi dallo shock iniziale si gettò sulla sorella dandole un sonoro schiaffo in pieno viso.

Susan si toccò la guancia e la guardò sorpresa, mentre gli occhi di Lilliandil si riempivano ancora di lacrime prima di inveire contro di lei «Che diavolo hai fatto? Come hai anche solo potuto pensare di farlo?»

Improvvisamente tutto quello che era accaduto le ritornò in mente: le scoperte, Peter, la depressione, il discorso di Jadis e la mela. Con sguardo colpevole si avvicinò a Lillandil e le prese le mani con le sue.

«Ti prego perdonami. Io… io non so … non so davvero cosa mi sia preso …»

«Invece lo sai benissimo! Lo sai benissimo Susan! Tu pensi sempre di non essere all’altezza, di non essere forte abbastanza! Come hai anche solo potuto pensare che quello risolvesse tutto? Fidarti della Strega! Abbandonarci! »

«Lil …» cercò di giustificarsi, ma la stella la interruppe di nuovo urlando.

«Sei solo una stupida! È inutile cercare di giustificarsi! »

Rimasero a fissarsi per un po’ di tempo, Lilliandil furiosa e Susan implorante.

Poi all’improvviso la stella cominciò a singhiozzare pesantemente e si gettò sulla sorella abbracciandola forte.

Tra i singhiozzi riuscì a dire «Quando sono entrata, credevo di averti persa per sempre! Ero così arrabbiata! Pensare che tu te ne saresti andata senza sapere che non ti odio!»

«Non mi odi?»

«Certo che no! Non ti ho mai odiato! – poi aggiunse timida- in realtà, ti ho sempre ammirato. Per tutto quello che hai sempre fatto per Lucy e me, per il modo in cui tutti ti amano … per il modo in cui continui a volermi bene nonostante io non faccia altro che trattarti male …»

Ora anche anche Susan piangeva, commossa.

«Per questo ero così furiosa! Come hai potuto pensare di valere così poco da poterci abbandonare senza che ce ne importasse nulla? Tu sei importante per noi! Tutti noi!»

La guardò amaramente a questa affermazione e disse «Quanto vorrei fosse vero …»

Spazientita Lilliandil la prese per le spalle e le sorrise «Tu credi che Peter abbia scelto la Regina, ma non è così! La sua mente è stata plagiata!» Susan la osservò con un sopracciglio alzato per niente convinta, e la stella cominciò a spiegarle «Vedi eravamo rinchiusi in prigione, oh, abbiamo trovato anche Trumpkin e Tumnus nella nostra cella! Comunque dicevo … ah sì!»

Frustata Susan la interruppe «Arriva al dunque, Lil!»

Quasi a macchinetta Lillandil disse «Ramandu, mio padre, è venuto nella nostra cella e ha detto che Peter è stato ammaliato da un sortilegio d’amore, Edmund e Caspian ti stanno aspettando nella sua camera perché l’unica che può rompere l’incantesimo sei tu, Susan!»

* * *

Edmund e Caspian riuscirono ad infiltrarsi facilmente nelle camere di Peter. Ramandu aveva addormentato tutte le guardie e li aveva fatti uscire. Mentre Lilliandil salvava Susan, Trumpkin e Tumnus li avrebbero aspettati all’inizio della foresta proibita, a ridosso delle mura, proprio dove nessuno li avrebbe cercati per poi andare insieme all’accampamento di Aslan.

«Dove diavolo è Susan?» disse Caspian nervoso guardando tra la porta e Peter addormentato nel letto.

«Stai calmo amico! Andrà tutto bene!» Edmund era rilassatissimo. Allungò i piedi sul tavolo davanti alla sua poltrona e si fissò le unghie.

«Che cosa sta succedendo? Chi diavolo siete voi?»

I due si fissarono. Conoscevano quella voce, e il tono non prometteva niente di buono.

Peter balzò a sedere allungando la mano per prendere la spada, ma Caspian la calciò via, sapeva che se ne fosse entrato in possesso avrebbero avuto vita dura. Il Re Supremo cominciò ad urlare «Guardie!» e Caspian entrò subito del panico.

«Che diavolo faccio Ed!»

Edmund si alzò dalla poltrona e si avvicinò a Peter dicendo «Mi dispiace farlo fratello, ma non ho altra scelta.» gli diede un pugno in pieno viso stendendolo di nuovo nel letto.

I due rimasero a guardarlo sconvolti della facilità con cui avevano sistemato il Magnifico. Edmund sorridendo malignamente, gli assestò un altro pugno questa volta molto più forte dicendo «Questo è per il centauro corazzato che mi hai rotto a dieci anni!»

Spiazzato Caspian lo guardò ironicamente con un sopracciglio alzato ed Edmund scuotendo la mano con aria innocente disse «Che c’è? Era il mio soldato preferito e lui me l’ha rotto!»

Non fece in tempo a replicare perché alle sue spalle la porta si aprì all’improvviso.

Quando però fece capolino la testa di Susan tirarono un sospiro di sollievo. Caspian le corse incontro abbracciandola «Susan! Per il Grande Leone, ho creduto che avessi mangiato la mela!»

La ragazza arrossì e timidamente sussurrò «Bhè… in effetti era così …»

«Cosa?» urlarono in contemporanea gli altri due. Ora che Caspian ci faceva caso, le sue braccia erano ancora congelate, e la sua pelle non possedeva il solito colorito luminoso.

«Sì, ma Lilliandil mi ha salvato, il boccone della mela era solo incastrato in gola per fortuna. »

I due continuavano a fissarla preoccupati e lei aggiunse «Mi dispiace molto di averlo fatto.»

Le avrebbero detto qualche parola di incoraggiamento se un lamento non li avesse interrotti. Si girarono verso il letto e videro Peter che lentamente si rialzava un po’ intontito.

Edmund sospirò infastidito e fece per ridargli un altro pugno, ma il fratello ormai del tutto sveglio fu più svelto e gli bloccò il braccio dietro la schiena.

«Ahi! Pete mi fai male! Diavolo, Caspian, aiutami! Non stare lì impalato!»

Il principe telmarino preso alla sprovvista afferrò la prima cosa che trovò sottomano, cioè una lampada ad olio sul comodino, e la frantumò sulla testa di Peter, che cadde a letto ancora una volta.

Edmund finalmente libero diede uno sguardo di fuoco al fratello e poi si rivolse ai due accanto a lui «Forza muoviamoci a legarlo prima che si svegli di nuovo.»

Mentre lo assicuravano a una sedia con le lenzuola nel modo migliore possibile Susan diede voce ai suoi pensieri chiedendo «Non sarebbe più semplice portarlo via? Quanto tempo abbiamo? E qual è il piano?»

«Non credo che in queste condizioni ci seguirebbe molto volentieri, e per quanto possa sembrare magro è piuttosto pesante sai?!» disse Caspian.

«Allora ditemi come posso rompere l’incantesimo e andiamocene di qui!»

«Oh, giusto! Bacialo.» disse Edmund sbrigativo.

Susan lo guardò spiazzata arrossendo come un pomodoro «B-b-baciarlo? I-io?»

Le fece un sorrisetto malizioso «Oh, forza Susan! Ormai sono tuo cognato! Non vergognarti! Ramandu ha detto che solo il bacio del vero amore può spezzare l’incantesimo.»

Questo servì solo ad imbarazzarla di più. Caspian la guardò senza capire «Su insomma, tu lo baci, lui si risveglia e voi siete contenti, aspettiamo il segnale, andiamo all’accampamento di Aslan e saremo tutti salvi!»

«Cosa, ma io, no! Non posso! Io … voi … lui!» Susan ormai bolliva dall’imbarazzo.

«Sì che puoi! Guarda si fa così – prese con una mano la testa di Peter e con l’altra avvicinò quella di Susan – adesso baciatevi! »

Susan con occhi spalancati e fumo che le usciva da tutte le parti si allontanò di scatto urlando «No! È svenuto! Non bacerò una persona priva di sensi!»

Edmund batté un piede a terra «Oh, andiamo! Sii logica almeno tu! »

«Non penso che da sveglio avrebbe una gran voglia di baciarti …» disse Caspian.

«Non mi interessa, ripeto, non bacerò una persona priva di sensi!»

Ancora una volta Edmund batté il piede per terra e si diresse verso il bagno bofonchiando qualcosa riguardo come toccasse sempre a lui salvare la situazione e quanto il fratello avrebbe dovuto prostrarsi ai suoi piedi per ringraziarlo una volta finito tutto.

Tornò dal bagno con una ciotola piena d’acqua e la versò in viso a Peter. Questo cominciò a sbattere gli occhi, e appena focalizzò Edmund e Caspian fece per saltargli addosso, ma i lenzuoli non glielo permisero.

«Pfiù, abbiamo fatto bene a legarlo! »

«Forza Susan ora bacialo!»

Susan deglutì e Peter la guardò schifato urlando «Non ti avvicinare! Non ti azzardare a farlo! Chi diavolo siete e cosa volete da me? Guardie!»

Susan si ritrasse ferita e Caspian gli tappò la bocca «Oh, zitto!»

Edmund sospirò ancora allo sguardo indeciso della ragazza e disse «Oh, andiamo Susan lui ti ama! Questo è solo il suo orgoglio da uomo ferito che parla!»

« E poi ricorda che è sotto incantesimo!» aggiunse il telmarino.

Peter che intanto si era liberato dalla mano di Caspian mordendogliela sputò «Innamorato di lei? Ma fammi il favore! Io amo solo la mia Jadis, come potrei amare questa qui? I suoi capelli sono così scuri ed è grassa! È lontana anni luce dal raggiungere la bellezza ideale della mia amata! »

«Non vedi quanto ti ama? Chi disprezza vuol comprare!» urlò Caspian per sovrastare gli altri insulti.

Susan era sull’orlo delle lacrime, e quando Peter cominciò ad urlare per le guardie si maledì per non averlo baciato prima.

Delle guardie, probabilmente appena svegliate dalla polvere di Ramandu grazie al rumore, spalancarono la porta.

«Maledizione.» dissero tra i denti Caspian ed Edmund sfoderando le spade.

Susan non sapeva cosa fare, non aveva armi con sé, e non riusciva ad avvicinarsi a Peter che impartiva ordini a destra e a manca.

Edmund stufo tirò fuori dalla tasca i toast che aveva intascato quella mattina e glieli infilò in bocca dicendo «Stai un po’ zitto, Pete!»

Caspian lo guardò sconvolto, e mentre paravano i colpi delle guardie ancora non troppo sveglie gli disse «Non posso crederci, avevi ancora quei panini dalla colazione?»

Edmund diede un calcio ad una guardia in pieno viso rompendogli il naso «Non credo sia il caso di parlare adesso dei miei pranzi al sacco, Caspian!»

Poi un urlo di Susan li fece girare. Una guardia-troll la teneva per la gola, alzata di qualche centimetro dal pavimento e Peter che aveva sputato i panini lo incitava a stringere.

Caspian si fiondò ad aiutarla sbattendo l’elsa della spada sulla faccia del troll, che lasciò cadere Susan e si accasciò all’indietro. Mentre continuava a riempirlo di calci urlò «Stai bene Susan?»

La ragazza cercò di riprendere aria inginocchiata sul pavimento. Tutto quello che riuscì a fare fu annuire.

«Allora bacialo forza! O non smetterà mai di urlare!»

Provò a protestare ancora, ma Edmund la interruppe «Oh forza, non è che tu non l’abbia mai fatto!»

Arrossì, ma poi ripensò a tutto quello che era successo fino ad ora. Le indecisioni l’avevano portata solo a guai. Doveva agire, per il bene di tutti, per il bene di Peter.

Si avvicinò a lui con uno sguardo deciso e si sedette sulle sue ginocchia. Peter urlava e si dimenava inorridito, ma le gli fermò il viso con le mani e lo guardò dritto negli occhi.

A un centimetro dalle sue labbra si fermò. Caspian ed Edmund li avevano circondati per impedire alle guardie di interromperli.

Susan sussurrò «Scusami, in questo momento forse non ti sembrerà ciò che desideri … ma è per via di un incantesimo … o almeno spero …» dopo un breve risolino nervoso dolcemente poggiò le sue labbra sulle sue.

In un primo momento trovò un po’ di resistenza da parte di Peter, ma subito dopo lo sentì rispondere con passione. Lei sorrise sulle sue labbra e si staccò poggiando la fronte su quella di lui. Sbalordito Peter disse «Susan, cosa-» ma lei lo zittì con un altro bacio e sorridendo gli disse «Sai di toast stantii»

«Sarebbe tutto molto romantico ragazzi, se solo non fossimo circondati da mostri!» disse Edmund in difficoltà ad abbattere una guardia.

Caspian tranciò di netto i lenzuoli che tenevano legato Peter e con l’altra mano gli passò la sua Rhindon, che prese al volo, mentre Susan indietreggiava verso le grandi finestre. I tre ragazzi si strinsero intorno a lei ed Edmund le disse «Forse ora sarebbe il momento ideale per aiutarci e sparare qualche freccia Su …»

«Oh, certo faccio un salto in camera mia a prendere arco e frecce, voi aspettatemi prima di farvi trucidare da un’orda di troll infuriati!» disse ironica. Caspian fece una smorfia. «Vuoi dire che non hai un’arma?»

Lei lo guardò stizzita «Oh, scusami se non ho pensato di prendere delle armi con me mentre venivo trascinata via dalle guardie e rinchiusa nella torre più alta dopo aver ricevuto le peggiori notizie della mia vita!»

Peter intervenne a placare gli animi «Ok, calma ragazzi. Non ho la minima idea di cosa stia succedendo, del perché o del come io sia qui, davanti a una moltitudine di guardie, ma qualsiasi sia il motivo avrete un piano, no? »

Susan guardò da Caspian ad Edmund accigliata. «Sì, infatti che né è del vostro piano?»

«Dobbiamo aspettare il segnale!» urlò Caspian.

«E quando arriva questo maledetto segnale?»

«Per la criniera del Leone non lo so! Non so nemmeno quale sia il segnale!» disse Edmund affondando qualche guardia e guadagnando un po’ di terreno.

«Vuoi dirmi che sta aspettando un segnale che nemmeno conosci?» urlò Peter incredulo dando un pugno a un troll in pieno viso.

Poi d’improvviso una voce tuonò per tutto il castello «Che diavolo sta succedendo? Cosa vuol dire fuggita?» e dei passi rimbombarono per il corridoio sempre più vicini.

Caspian li guardò «Io dico che il segnale è questo.»

Tutti si fissarono sconvolti e all’improvviso la porta si spalancò, rivelando una Regina furiosa in vestaglia. Con gli occhi fiammeggianti urlò rivolta a Susan «Tu! Maledetta! Ti strapperò il cuore con le mie mani come avrei dovuto fare tempo fa!» Peter le si parò davanti, ma un suono conosciuto li bloccò tutti.

Il corno di Susan.

«Questo è il segnale!» urlò Edmund con un sorriso a trentadue denti. Si girò verso la finestra e vide ciò che li avrebbe portati in salvo. Un ultimo sguardo a Jadis e i suoi soldati, poi prese Susan per la vita correndo verso le grandi finestre.

«Cosa? Dove diavolo stai andando?! Edmund! » urlò spaventata.

«Copriti gli occhi!» le urlò.

Vide Caspian imitarlo e afferrare per il colletto della camicia Peter e gettarsi dalle finestre con lui coprendosi il viso.

Saltarono nel vuoto per circa due metri, in cui Susan assordì da un orecchio Edmund, prima di venir presi al volo da due grifoni. Anche Caspian e Peter erano stati afferrati, e dal loro volto sembrava stessero ringraziando Aslan in tutti i modi possibili e immaginabili.

Edmund si voltò verso l’alto, dove si trovava la finestra che avevano rotto. La Regina e i suoi servi stavano lì, affacciati con un espressione di stupore e puro odio sul loro volto. Non resistendo, gli fece la linguaccia e la strega mostrò i denti poi urlò «Muovetevi scansafatiche! Inseguiteli!»

Presto accanto a loro arrivarono due puntini luminosi. Erano Lilliandil e Ramandu. Quest’ultimo urlò per sovrastare il vento che rombava nelle loro orecchie «Trumpkin e Tumnus ci aspettano poco distanti da qui. Passate a prenderli in volo e dirigetevi all’accampamento di Aslan! I grifoni sanno la strada! Io e Lilliandil cercheremo di distrarli il più possibile!»

Edmund e Susan annuirono. La ragazza aveva la stessa espressione che aveva appena uscita dalla Foresta Proibita dopo essere stata attaccata dai lupi ed Edmund pregò che non vomitasse.

Presto il grifone cominciò ad evitare le frecce e i mostruosi corvi a tre occhi che li stavano inseguendo nonostante i tentativi delle due stelle di evitarlo. Lui e Susan strinsero forte le gambe e si assicurò di avere un braccio della ragazza ben stretto intorno alla vita, sarebbe stato meglio cadere con lei piuttosto che subire le ire di Peter se l’avesse lasciata.

Alzò lo sguardo e vide Caspian davanti a loro allungare una gamba per tirare un calcio ad una guardia sulle mura che cercava di impedire il loro passaggio, riuscendo a scaraventarla giù. Sorpassarono i cancelli e sentirono ancora una volta il corno, poi Susan urlò «Edmund! Sotto di noi!»

Il ragazzo seguì la direzione del suo dito e vide a terra Trumpkin e Tumnus. Con un cenno i grifoni cominciarono la discesa stendendo le zampe anteriori da aquila pronte ad afferrare i due amici.

Il grifone di Susan ed Edmund afferrò Tumnus per le spalle, che aveva con se l’arco e le frecce di Susan. Quest’ultima le afferrò veloce e si girò pronta a scagliare più frecce possibili verso i mostri della strega che ancora li seguivano. Anche Trumpkin tenuto dall’altro animale la aiutò con la sua balestra, ma dopo solo due bersagli colpiti il loro grifone venne colpito al fianco da una beccata di un corvo inaspettato.

Il fauno veloce lo pugnalo non permettendogli di fargli troppo male, ma lo spostamento brusco fece traballare Edmund e Susan, e quest’ultima che aveva le mani occupate e si teneva solo grazie alle gambe perse l’equilibrio e cadde.

Edmund sudò freddo e si sporse il più possibile per provare ad afferrarla, ma non ci riuscì. Sentì Peter e Caspian urlare il suo nome, e vide due corvi e i nani che li cavalcavano scendere in picchiata su di lei.

I grifoni però erano più vicini al suolo e a Susan di quanto lo fossero i servi della strega visto che si erano calati da poco per prendere Tumnus e Trumpkin con loro, quindi riuscirono a raggiungerla prima. Peter si lanciò subito al suo fianco tenendole la testa e urlando il suo nome, mentre gli altri uccidevano senza pietà i mostri di Jadis.

Edmund si voltò e si avvicinò tremante a Susan ancora stesa ed incosciente con Peter vicino che la richiamava sconvolto. «Mi dispiace Peter! È stato tutto improvviso, il corvo, abbiamo sbandato e prima che potessi anche solo realizzarlo era già andata …»

«Non ti preoccupare, Ed. sono sicuro che si riprenderà.» disse Caspian dandogli una pacca sulla spalla nonostante la sua faccia fosse tutt’altro che speranzosa.

Peter non osava toglierle gli occhi di dosso mentre il fauno la scuoteva con dei piccoli buffetti sulle guancie, ed Edmund sospirava «Se solo avessimo il cordiale di Lucy!»

Come un lampo, Trumpkin si risvegliò dal suo stato di apprensione ed urlò «Il cordiale!» tutti lo guardarono sconvolti e, mentre stappava la boccetta e lasciava cadere un sorso nella bocca di Susan, raccontò di come lui e Tumnus si erano infiltrati nelle stanze per recuperare i doni delle ragazze.

Poi un urlo di guerra «Per la mia Regina!» il nano Nikabrik si era lanciato da un corvo in volo con il pugnale sguainato dritto verso Susan. Tutti lo guardarono nella sua caduta libera immobili tanto sorpresi da non riuscire a reagire, finché un ruggito rimbombò nell’aria.

Un leone immenso spiccò un salto su di loro prendendo tra le fauci il nano e atterrando poco lontano.

«Serve una mano ragazzi?» a bocca aperta si girarono e videro Lucy, con un prezioso vestito narniano, una spada sguainata e un sorriso trafelato sul viso.

«Lucy!»
««Ma che diavolo-»

Le esclamazioni di sorpresa si fermarono quando due puntini luminosi atterrarono vicino a loro e Ramandu ripresa la sua forma umana, notando il leone urlò «Aslan!»

Il leone gli fece un cenno con la testa e poi si rivolse agli altri guardandoli uno ad uno, e disse dolcemente «Buongiorno figli di Adamo e figlie di Eva.»

Tutti lo fissarono trattenendo il respiro. Stava albeggiando e i raggi del tiepido sole mattutino facevano rispendere la sua criniera come l’oro, inevitabilmente, nonostante la situazione difficile e inspiegabile per molti, si ritrovarono a sorridere e il solo guardarlo negli occhi diede a tutti la calma per non uscire completamente pazzi.

Lucy si avvicinò a Susan accarezzandole il viso preoccupata e spiegò «Io e Aslan vi stavamo aspettando poco lontani da qui, quando abbiamo visto Susan cadere siamo venuti correndo il più velocemente possibile.»

Peter la fissò sconvolto «Ma cosa … come … quando»

Aslan intervenne pacato «Questo non è il momento adatto per spiegare, Re Peter, Susan si sta svegliando.»

Era così infatti. Susan sbatté le palpebre qualche volta prima di aprire definitivamente gli occhi. Tutti le stavano addosso guardandola sorridendo e Peter disse «Susan …»

Lei li osservò tutti e poi urlò «Re Frank! » poi si guardò intorno e alla vista di Tumnus i suoi occhi si illuminarono «Tumnus! Ma dov’è Luce?»

Il gruppetto si scambiò un occhiata perplessa e la sorella si fece avanti «Susan sono qui …»

Susan la fissò e disse «Credo che voi abbiate sbagliato persona, signora. Il mio nome è Biancaneve, non Susan.»

Tutti trattennero il fiato mentre lei si aggrappava a Tumnus «Dov’è Luce Tumnus? E i lupi?- poi si voltò verso Peter- vi hanno fatto male Re Frank? Grazie per averci salvato. »

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Capitolo 11
*** Capitolo undici: in cui ci si prepara alla guerra ***


Ciao a tutti!!! Sì, non avete le allucinazioni sono io e sono tornata con un nuovo capitolo! Mi scuso infinitamente per essere sparita per più di un mese, non ci sono davvero scuse, ma mi sono trasferita e con tutto quello che c’era da fare tra pulire, impacchettare e imbiancare non sono riuscita ad avvisarvi che non avrei avuto internet per un bel po’ di tempo! Ora sono con la chiavetta, che davvero non può farcela mi ispira troppa violenza, per caricare una pagina ci mette più o meno una vita! Quindi le risposte alle recensioni le inserisco nel capitolo in queste note prima che sventri la chiavetta e la lanci nel fiume xD

Rubarubina: ciao carissima!! : ) per prima cosa scusa per il ritardo, ma come avrai letto ero impossibilitata xD ma per fortuna non sono stata rapita dalla Strega Bianca e sono tornata! (anche se dopo taaanto tempo) p.s. il caro Ben è solo tuo tranquilla xD E non preoccuparti dei messaggi o delle recensioni, scrivi pure quanto vuoi perché mi fanno davvero tanto tanto tanto piacere :)


Ah, un altro avviso, probabilmente nel corso dei capitoli che mancano alla fine troverete qualche frase o azioni che avete già visto in qualche film (soprattutto quelli di Narnia).

Dunque dove eravamo rimasti? Ah, sì, i nostri eroi si ritrovano nei guai fino al collo, Edmund, Caspian, Lilliandil, Tumnus e Trumpkin sono prigionieri della Strega Bianca, ma ricevono un aiuto inaspettato da niente di meno che Ramandu, il padre di Lilliandil, che li mette al corrente del piano di Jadis ovvero: sposare Peter ed impadronirsi di Narnia, rapire Lucy e ucciderla nella Foresta Proibita e uccidere Susan donandole una mela che a detta sua le avrebbe rimosso la memoria, mentre in realtà avrebbe dovuto ucciderla. Lilliandil allora evade dalle prigioni grazie alla suo forma da stella e riesce a salvare Susan e a chiarirsi con la sorella, quest’ultima raggiunge Caspian ed Edmund che si trovavano alle prese con un Peter non proprio accondiscendete alle loro visite, e con il bacio del vero amore spezza l’incantesimo che lo aveva fatto innamorare della Regina. Ma i guai non finiscono perché proprio quest’ultima irrompe nella stanza mentre i suoi servi davano battaglia ai fuggitivi, ma grazie al segnale del corno di Susan suonato da Trumpkin e Tumnus i ragazzi riescono a scappare gettandosi dalle finestre dritti nelle zampe di due grifoni che li avrebbero portati al campo di Aslan. Parte quindi un inseguimento durante il quale Susan cade dal grifone sbattendo la testa e perdendo i sensi, il nano Nikabrik in uno slancio di follia si lancia su di lei per ucciderla definitivamente, ma l’intervento provvidenziale di Aslan e Lucy (che era stata messa in salvo dal Grande Leone grazie alla sua fede) li salva; Susan si sveglia, ma la botta le ha fatto perdere la memoria: ricorda la sua vita fino alla caduta nel fiume.
E dopo questo lunghissimo riassunto vi lascio finalmente al capitolo!



Peter fissava Susan ad occhi spalancati sconvolto incapace di parlare, mentre Edmund passandosi una mano tra i capelli disse «Fantastico, questo era proprio quello che ci voleva …»

Tumnus la fissò ancora una volta sospirando e mettendole le mani sulle spalle per placare la sua ansia e le sue domande «Biancaneve, questo non è il Re Frank …»

«Oh, mi sembrava troppo giovane in effetti ….» sussurrò all’orecchio del suo maestro credendo di non essere sentita.

«Quello è Peter, Re di Narnia, e quella signora è tua sorella Luce. »

«Ma è vecchia! Luce non ha più di tre anni!» Lucy si accigliò e a qualcuno scappò qualche risolino mentre il fauno sospirava non sapendo cosa fare. «Anche tu sei più grande Biancaneve, hai battuto la testa e lo hai dimenticato, ma hai venti anni.»

La ragazza lo fissò incredula e poi scoppiò a ridere. «Siete proprio un burlone, maestro Tumnus!»

Peter allungò la mano e la prese per un braccio dolcemente «Su, non ti ricordi di me?» lei lo guardò curiosa e disse «Mi dispiace signore, ma ve l’ho già detto, il mio nome è Biancaneve!»
>br>Lucy si rivolse al Leone disperata con gli occhi lucidi « Aslan ti prego, non c’è niente che tu possa fare? »

Lui sospirò, rivolgendo i suoi occhi a Susan che con l’aiuto di Tumnus si era alzata e si stava guardando entusiasta «Wow! Guarda come sono alta! Oh, ho le tette!»

«Biancaneve!» disse il fauno severo mentre tutti ridevano.

«Scusami Tumnus …» disse facendosi piccola piccola.

Lilliandil tra le risate intervenne «Oh, vi prego lasciamola così, è uno spasso!» ma ottenne solo occhiatacce, specialmente da Peter.

Aslan intanto si stava avvicinando con andamento lento e possente e, guardandola direttamente negli occhi, la chiamò. Lei si girò e rimase incantata dal suo sguardo, mentre tutti intorno si aprivano per lasciar passare il leone. Arrivato a qualche centimetro da lei, con gli occhi ancora incatenati le soffiò sulla faccia.

Il suo respiro caldo la investì e cominciò a sbattere gli occhi stranita. Poi si guardò intorno e disse «Cos- come?» era sconvolta. Lucy con un enorme sorriso si alzò e le corse incontro abbracciandola.

«Lucy! Oh, per fortuna stai bene! » anche Susan la abbracciò stretta a sé.

«Forza, ora dobbiamo andare all’accampamento, prima che altri servi ci trovino.» disse Aslan serio.

Le due stelle presero forma, mentre tutti risalirono sui grifoni a parte Lucy che ritornò in groppa al Leone che guidava il gruppo dritto al suo accampamento.

* * *

Una volta arrivati al seguito di Aslan sembravano tutti dei pulcini impauriti, ignari di quello che stava accadendo intorno a loro, sotto lo sguardo curioso dei soldati e delle loro famiglie.

Aslan li aveva portati alla propria tenda ed adesso li osservava compiaciuto con Lucy al proprio fianco sicura come non mai. Il Grande Leone li studiò uno per uno prima di cominciare a parlare.

«Sono felice di avervi qui sani e salvi. Adesso può finalmente finire il terrore di Jadis.»

Edmund si intromise «Mio signore … come avete fatto a radunare un esercito in così poco tempo? E con quali motivazioni?»

«Forse dimentichi Re Edmund che Narnia e Ettinsmoor un tempo erano terre amiche. E la minaccia della Strega Bianca non riguarda solo quel regno, va ben oltre, e ultimamente lo ha dimostrato cercando di sposare Peter e di conseguenza impossessarsi anche della nostra amata terra. Inoltre il suo gelido inverno era arrivato fino oltre Cair Paravel; non ho più potuto ignorarla.»

«Ma oltre Cair Paravel? Come è possibile? Venendo qui ho notato che il potere di Jadis si era affievolito, qui intorno sembra piena primavera.» osservò Caspian confuso.

Fu Lucy a rispondere «Questo è grazie ad Aslan, ha portato la speranza nei cuori della gente.»

Il Leone la guardò dolcemente e poi sempre con garbo le disse «Non è solo grazie a me, bambina. È soprattutto grazie a tutti voi. I tempi sono maturi, è ora di assumervi le vostre responsabilità e fare ciò che è giusto, ciò che siete stati chiamati a fare.»

Tutti rimasero scossi e perplessi a queste parole e Aslan continuò con voce calma placando i loro animi «Queste possono sembravi parole strane, responsabilità che non avreste mai pensato di avere, ma posso assicurarvi che nessuno potrebbe farlo al posto vostro. C’è un motivo ed un disegno per ognuno di noi, ed il vostro è questo» Susan deglutì nervosamente. Sapeva che queste parole erano rivolte in special modo a lei. Con voce tremante parlò «E se dovessimo fallire?»

Tutti la guardarono, ma lei teneva lo sguardo fisso nei grandi occhi dorati di Aslan che presto le rispose «Abbi fede Susan. Nei tuoi compagni, in me e soprattutto in te stessa. So quel che dico.»

Lei annuì e sentì la mano di Lucy stringere la sua. Poi il Leone parlò ancora «Adesso uscite tutti cari. Voglio parlare con ognuno di voi in privato.»

* * *

Quel che Aslan disse nei colloqui privati rimase un segreto tra il Leone e ciascuno di loro. Nessuno chiese mai di cosa avessero parlato, non ce n’era bisogno, quello che importava era che quelle parole erano impresse come un marchio nei loro cuori e che li avevano resi persone migliori.

Sembrava infatti di vedere delle persone totalmente diverse. Questa era l’impressione che Susan, uscita dalla tenda di Aslan, ebbe di sé e dei propri compagni osservandoli. Peter ed Edmund avevano ritrovato molti dei loro generali e soldati, tra cui il fidatissimo centauro Oreius, e stavano preparando con lui e gli altri il piano d’attacco per la guerra imminente.

Anche Caspian aveva ritrovato alcuni soldati telmarini e si allenava insieme a loro insegnando anche a chi non sapeva come tenere una spada, ma aveva scelto la loro causa, come duellare.

Lilliandil aveva ritrovato il padre e com’era giusto che fosse passava il tempo cercando di conoscerlo meglio.

Lucy invece, che era ormai già conosciuta ed amata presso l’accampamento, svolgeva il perfetto ruolo da principessa, offrendo cibo, ridendo e scherzando con tutti.

Vedendola poco distante da dove si trovava lei intenta a leggere un libro a dei bambini, Susan decise di avvicinarsi per farle compagnia.

Inaspettatamente, avevano trovato all’accampamento anche molte famiglie di Ettinsmoor riuscite a scappare alla gogna; con loro si trovavano quindi molti bambini, che però passavano la maggior parte del tempo alla diga dei Castori; Aslan non voleva contaminare il loro animo puro con la guerra.

Non era raro però vederne qualcuno scorazzare durante il giorno in cerca dei propri genitori o in compagnia di Lucy.

Poco dopo essersi unita a lei e ai piccoli arrivò la mezza stella trafelata che chiese ai bambini di lasciarle sole. Quando si furono allontanati Lucy la guardò preoccupata «E’ successo qualcosa di grave?»

Lilliandil scosse la testa «Volevo solo salutarvi … sto per andare in missione con mio padre …»

«Missione?» chiese Susan impaurita. Perché non potevano avere un momento di respiro?

«Non è niente di pericoloso Su, solo controllare le mosse della Strega. Noi stelle possiamo farlo tranquillamente senza farci notare.»

Le due annuirono non del tutto convinte. Anche in qualcosa di poco pericoloso Lilliandil riusciva a cacciarsi nel guaio peggiore.

La mezza stella prese posto vicino a Susan e guardò per terra, timida e imbarazzata per la prima volta in vita sua. «Volevo anche sapere se … insomma se … tra di noi è tutto ok …»

Lucy le guardò attenta. Forse questo era il giorno della riappacificazione?

Susan le diede uno dei suoi migliori sorrisi «Certo!»

Lilliandil si illuminò e poi aggiunse «Mi dispiace sai, per Caspian e Peter … avrei dovuto dirtelo subito ..»

«Non ha più importanza ora, va tutto bene» le disse mettendole una mano sulle sue rassicurante.

Poi Lucy, commossa e contenta che avessero finalmente chiarito, le strinse in un abbraccio facendole cadere a terra ridenti, insieme felici come non lo erano mai state.

* * *

Al castello regnava il caos più totale. I soldati erano partiti a perlustrare la città per trovare i fuggitivi, mentre la Regina girava avanti e indietro nelle sue camere.

Un corvo planò alla finestra e Jadis subito si girò ad affrontarlo «Parla avanti!»

«Mia Regina, mi dispiace dirle che il suo fedele servo Nikabrik è mort-»

«Non me ne frega un accidente di quello scansafatiche! Dimmi dove sono i fuggitivi!» sbraitò.

Il corvo si ritrasse allo sfogo della Strega, poi riprese compostezza e disse «Sono andati. Aslan in persona è intervenuto a salvarli. »

Il suo volto diventò una maschera di panico e di rabbia. Con un violento urlo prese la sua bacchetta e la rivolse al corvo. Questi capendo le sue intenzioni si alzò in volo, ma fu troppo lento, l’incantesimo lo colpì e precipitò al suolo rompendosi in mille pezzi.

Jadis cominciò ad urlare come un ossessa lanciando incantesimi per tutta la stanza trasformando qualsiasi cosa in pietra e poi rompendola a terra.

«Se continuerai così ti verranno le rughe, Jadis.»

Furiosa si rivolse alla sua collana in cui era riflessa l’immagine del demone. «Non prenderti gioco di me Tash!»

Gli occhi da rapace brillarono maligni «Sei tu a non doverti rivolgere a me in questo modo, mia cara Jadis. O forse dimentichi chi ti ha creata? »

La Regina non rispose, e lo specchio divenne di un nero profondo. Poi come se fosse un portale ne uscirono due mani artigliate, seguite da altre due, che spinsero fuori la testa d’uccello e poi tutto il corpo.

Un puzzo mortale si diffuse in tutta la stanza, e circondato da un alone di fumo stava Tash in carne ed ossa, immenso davanti alla Strega.

La sicurezza di Jadis vacillò, cadde a terra davanti all’immensità ed alla paura di quella visione.

Tash le si avvicinò con un sorriso maligno e con una mano artigliata le strappò la collana dal collo.

Gli occhi della Strega si spalancarono per il terrore, e subito allungò le mani per riprendersela, ma il demone la alzò dalla sua presa «Oh, no, no, no, Jadis. » cantilenò maligno.

Poi lentamente, calò lo specchio davanti alla sua faccia, in modo che vi fosse riflessa completamente.

Un urlo di puro terrore uscì dalla bocca della donna.

«No! No! No! Tash ti prego fammi ritornare com’ero! » le sue mani grinzose volarono al suo volto. Nello specchio stava riflessa l’immagine più ripugnante che potesse esistere. Volto pieno di bubboni, pelle grinzosa, flaccida a tratti rossa a tratti grigia, testa pelata se non per qualche sopradico ciuffo di paglia bianca. Occhi piccoli e gialli, naso arcuato.

La regina cominciò a piangere disperata e si aggrappò alle zampe di Tash. «Ti prego! Ti prego! Non ti mancherò mai più di rispetto! Fammi tornare bella com’ero ti prego!»

«Ti avevo dato tutto, Jadis. Bellezza, poteri, gloria, fama, un regno ed un titolo. Una vita di cui molti sarebbero stati invidiosi. Ma tu con la tua sete di potere e con la tua superbia hai rovinato tutto : Biancaneve non sarebbe stato un problema prima che tu la obbligassi a diventarlo. »

Tash si abbassò al suo livello, alzandole il mento con la mano. «Io ti ho dato tutto, Jadis, ma l’hai buttato al vento. Tempo fa ti avvertii, quando facemmo il nostro contratto : in qualunque momento avrei potuto riprendermi ciò che ti avevo donato. Ed oggi sei stata oltremodo insolente e selvaggia nel rivendicare qualcosa che non è tuo di diritto. » la lasciò andare lanciandola al pavimento, ancora singhiozzante.

«Sono molto adirato con te, e mi riprenderei seduta stante quel che ti ho dato. Ma voglio offrirti un'altra possibilità. Della ragazza non mi importa niente, ma è la morte di Aslan, ciò che voglio. »

Jadis lo guardò senza capire.

«Mia stolta amica, quello che ti offro è un patto. Donami il completo possesso del tuo corpo e riavrai la tua bellezza e la tua vendetta. »

Una risata isterica percosse il corpo della Regina. «Sì, sì, sì, sì! Mille volte sì! Prendi tutto quello che vuoi! Questa sera ceneremo mangiando il loro cuore!»

Tash sorrise maligno inclinando la testa. Le si avvicinò lento e le rimise lo specchio al collo. Poi alzò la testa della strega fino a portarla alla sua altezza e venne completamente aspirato dalla sua bocca.

Jadis cadde a terra ansante, con una mano sul petto e gli occhi chiusi. Ci fu un lieve bussare alla sua porta prima che entrasse il suo Generale Otmin.

Aprì gli occhi che si rivelarono di un rosso sangue inteso ed alzandosi lentamente scoppiò in una fragorosa risata. Il minotauro spaesato arretrò un attimo prima che lei lo fermasse «Fermo dove sei Otmin. Raggruppa l’esercito. Andiamo in guerra.»

* * *

Nella tenda di Peter, lui, Caspian, Edmund, i generali ed Aslan avevano appena concluso il piano, che si sarebbe svolto entro una settimana, brillantemente. Tutti li lasciarono, per permettergli di riposare considerata la lunga notte che avevano avuto, tranne il principe telmarino che rimase a tormentarsi le mani sul ciglio della tenda.

Quando se ne accorse il Re Supremo lo guardò interrogativo. «C’è qualche problema Caspian?»

Lui continuò con i suoi gesti nervosi e dopo un po’ sussurrò «Ecco io … per Lilliandil … mi dispiace di non avertelo detto … e mi dispiace anche di averti colpito nella foresta proibita …»

Caspian avrebbe continuato con le sue scuse se Peter non lo avesse interrotto «E’ tutto ok, davvero, non ha più importanza adesso, tu ami Lilliandil e lei ama te, io amo Susan e lei … emh … comunque è tutto ok!»

Caspian annuì e si voltò per andarsene, ma a metà strada si voltò e sorridendo disse «Lei ti ama.»

«Cosa?»

«Susan dico. Ti ama molto.»

Peter gli sorrise riconoscente prima che si voltasse per andarsene definitivamente dalla sua tenda.

* * *

Susan vagava per l’accampamento aspettando che Peter finisse con la riunione. Aver parlato con Aslan l’aveva rincuorata, ora sapeva cosa fare.

Aveva trovato una fede ed una forza che non pensava di poter mai possedere.

Gironzolando aveva riconosciuto molti compaesani, tra cui l’oste con tutta la sua famiglia che li avevano ospitati ed anche Sveva e suo padre. Vederla era stato un po’ uno shock per lei inizialmente, ma la ragazza l’aveva subito raggiunta e in lacrime le aveva spiegato le sue ragioni.

«Va bene così, non avevi scelta Sveva.» disse Susan.

«No invece, abbiamo sempre una scelta, che sia giusta o sbagliata una scelta c’è sempre. E io ho fatto quella sbagliata.»

Susan sospirò tristemente. Doveva essere molto difficile perdonarsi un errore di quella portata, soprattutto dal momento che lei le aveva invece precedentemente salvato la vita mettendo in pericolo la sua.

In ogni caso non ce l’aveva con Sveva, probabilmente in una situazione simile anche lei avrebbe fatto lo stesso se fosse stata messa in pericolo la vita di una persona a lei cara. Ma la risposta di Sveva l’aveva fatta riflettere. Non voleva più sbagliare, non voleva più fare scelte stupide: avrebbe parlato con Peter e gli avrebbe confidato i suoi veri sentimenti.

Sovrappensiero si ritrovò davanti alla tenda di Peter. Sentiva ancora delle voci dentro, quindi entrare era fuori discussione.

Prima che potesse andare via però i generali cominciarono ad uscire, seguiti da Aslan ed Edmund. Imbarazzata sperò che non l’avessero vista e si girò svelta facendo finta di sistemare dei mantelli stesi lì vicino. La fortuna però non era dalla sua perché Caspian, uscito ora dalla tenda urlò «Susan!» attirando l’attenzione di tutti i presenti, in special modo di Edmund, che ghignò.

Cercò di non assumere un espressione da ladra beccata in flagrante, ma non era sicurissima di esserci riuscita. Li raggiunse e con il tono più disinteressato possibile disse «Emh … Peter è dentro?»

Il ghigno di Edmund crebbe così tanto che Susan pensò gli si potesse spaccare la bocca da un momento all’altro.

Caspian le diede una pacca sulla spalla «Oh, sì! Mi raccomando fate i bravi!»

E con un occhiolino malizioso la lasciarono imbarazzata più che mai. Susan fece qualche respiro per calmarsi prima di aprire le porte della tenda.

Ma appena la tirò indietro si trovò Peter a due centimetri dalla faccia probabilmente intendo ad uscire.

Si guardarono per un secondo prima di diventare rossi come peperoni e Susan cominciò a blaterare cose senza senso mentre indietreggiava lentamente, ma Peter la prese per un braccio e la trascinò dentro con sé.

Rimasero ancora a fissarsi senza dire niente, Susan sempre più imbarazzata con le guance che andavano a fuoco. Le lasciò andare la mano rendendosi conto che la stava ancora tenendo prima di parlare «Emh … ecco … io stavo venendo a cercarti … volevo emh chiederti scusa, sì sai, per quello che è successo con la Regina …»

Susan strabuzzò gli occhi. «Oh no! Insomma non era colpa tua, eri sotto incantesimo dopotutto!»

«Sì, ma ho accettato il suo invito a bere qualcosa! – si sedette sul letto frustrato- sapevo che qualcosa non andava nel suo tono di voce, e avevo notato da tempo che cercava sempre delle scuse per stare da sola con me … il fatto è che ero così arrabbiato per quello che era accaduto prima …» lasciò la frase a metà.

Susan sapeva bene a cosa si riferiva. Prima lei lo aveva rifiutato per la seconda volta, senza ascoltare quello che aveva da dirgli e giudicando il suo amore falso.

«In realtà, dovrei essere io a scusarmi.»

Lui la guardò interrogativo. Susan lo fissò dritto negli occhi e si sedette vicino a lui sul letto prendendo un profondo respiro.

«Avevi ragione, Peter, avevo paura. Provo qualcosa per te, ma tutti questi sentimenti, tutte queste novità mi hanno spiazzata. Insomma fino a poco tempo fa il momento più eccitante della mia vita era buttare fuori dall’osteria un ubriacone!»

Entrambi risero spezzando la tensione. Susan lo guardò e poggiò le sue mani su quelle di lui. «Quello che sto cercando di dirti è- la ragazza fece una pausa fissandolo intensamente negli occhi mentre Peter tratteneva il fiato in ansia- che tengo a te.» in realtà avrebbe voluto dirgli altre parole, ma per quelle non si sentiva ancora pronta.

«Io tengo davvero molto a te.» ripeté ancora una volta.

Lui le sorrise. Si aspettava qualcosa di più probabilmente, ma conosceva lei e i suoi timori e per il momento quello era tutto ciò che importava. La strinse a sé e la baciò appassionatamente.

Questa volta Susan non si scansò e nemmeno lo respinse, ma anzi approfondì il bacio mettendoci tutti i sentimenti che non riusciva ad esprimere a parole.

Quando si staccarono per riprendere fiato lui sussurrò «Ti amo. Ti ho sempre amata, fin da quando eravamo bambini …»

Lei sorrise maliziosamente «Non mi liberavi contro i cani quando avevo sei anni? »

Lui sospirò e disse quasi stancamente «Per la milionesima volta, lo facevo perché volevo esse- si bloccò guardandola sorpreso - Aspetta … e tu come lo sai? Te l’ha detto Tumnus? O Ed? scommetto che è stato lui, quel piccolo maledetto-» si fermò ancora quando la vide cercare di trattenere un sorriso gioioso mordendosi le labbra. «Tu … ti ricordi?»

Lei annuì sorridendo e saltandogli addosso abbracciandolo stretto. Anche Peter ricambiò la stretta incredulo «Ma cos- come è possibile?»

«Io non lo so, credo sia stato Aslan. Insomma il minuto prima pensavo di avere sette anni, e il minuto dopo ricordavo tutto. Tutta la mia vita, per intero!»

Peter sorrise, sinceramente contento per lei. Rimasero nella tenda a parlare per molto tempo, ridendo e scherzando su molte cose, finché la stanchezza della notte precedente li invase e si addormentarono insieme l’uno nelle braccia dell’altro.

* * *

Qualcun altro però non aveva tutta questa fortuna. Edmund era riuscito a dormire solo poche ore, ma talmente male che erano servite solo a renderlo ancora più suscettibile. A renderlo così nervoso era il pensiero di una certa ragazza di nome Lucy.

Quando l’aveva vista con Aslan era stato così fiero di lei. Con la sua fede era riuscita a salvare se stessa e tutti gli altri. Era sicuro dei suoi sentimenti per lei, proprio come Peter era sicuro dei suoi per Susan, ma per lui era molto più difficile esprimerli.

Si rotolò nel letto ancora un po’ prima di alzarsi definitivamente ed andare a schiarirsi un po’ le idee facendo un giro. Era ormai pomeriggio inoltrato e in giro i soldati stavano tutti avendo un periodo di riposo, chi dormendo, chi passandolo con la propria famiglia, chi con i propri amici.

Sovrappensiero si diresse al fiume, dove incontrò proprio colei che affollava i suoi pensieri. Lucy era di spalle, la sua risata melodiosa riempiva l’aria, probabilmente stava parlando con qualche nereide, così deciso a far finta di niente cercò di indietreggiare il più silenziosamente possibile senza farsi notare.

Ma una pietra piuttosto grossa intralciò il suo cammino e nel disperato tentativo di recuperare l’equilibrio si aggrappò ad una fila di lenzuola stese lì vicino aggrovigliandosele addosso e cadendo su delle brocche d’acqua che andarono inevitabilmente in frantumi. Il risultato non era stato ovviamente dei più silenziosi, e Lucy si avvicinò subito per constatare se si fosse fatto male.

«Oh, Ed …» appena la ragazza si accorse di chi aveva davanti restò bloccata sul posto, inginocchiata al suo fianco con la bocca spalancata.

Edmund non era da meno, steso a terra con una faccia da pesce lesso. Fu il primo a riprendersi dei due però e disse «Oh, emh, ciao Lucy!»

La ragazza sorrise imbarazzata. «Emh, c-ciao …»

Dopo un imbarazzante silenzio Lucy parlò «T-ti sei ferito?»

«Solo nell’orgoglio…» provò a scherzare Edmund, causando risolini nervosi in entrambi.

Rimasero a fissarsi in imbarazzo, lei torcendosi le mani e lui grattandosi la testa, prima di cominciare a parlare in contemporanea.

«Senti Lucy …»

«Ed io …»

Si fissarono e dissero di nuovo in coro «Prima tu!»

Edmund sospirò «P- prima tu Lucy …»

«No no, prima tu …»

Entrambi sospirarono guardandosi, poi Edmund aprì la bocca per parlare, infondo era lui l’uomo e doveva fare l’uomo, dichiararsi non poteva essere più difficile di una battaglia, no? Fece per parlare ma venne interrotto dall’arrivo tempestivo di una Lilliandil agitatissima.

«Edmund, Lucy! Muovetevi alla tenda di Aslan!»

I due la fissarono scocciati e la ragazza sibilò «Stiamo parlando …»

«Bhè, non vi servirà a molto se la Strega vi farà fuori quando attaccherà il campo.»

* * *

Susan si svegliò improvvisamente per colpa di un gran vociare al di fuori della tenda, ma si sorprese di non trovare Peter al suo fianco. Era ancora nella sua tenda, proprio come si erano addormentati, ma di lui nessuna traccia. Il rumore di fuori non accennava a smettere così decise di uscire.

Appena mise naso fuori dalla tenda però rimase sbalordita, c’erano soldati che correvano a destra e a manca urlandosi addosso comandi a vicenda nel più totale caos.

Vide una folla radunata davanti alla tenda di Aslan, così decise di chiedere cosa stesse succedendo. Avvicinatasi ad una donna con un bambino neonato in braccio, chiese «Mi scusi signora, che cosa sta succedendo? Qual è il motivo di tutto questo chiasso?»

«Ma dove sei stata finora ragazzina? La Regina sta per attaccare!» le rispose questa burbera.

Poco più in là un soldato urlò «Non siamo pronti per una battaglia adesso! Moriremo tutti!»

Il vociare ed il panico si spensero di colpo quando Peter uscì dalla tenda in armatura urlando con voce ferma in modo che tutti lo sentissero «Nessuno morirà.»

Susan catturò il suo sguardo per un attimo e vi lesse la preoccupazione pura, ma nonostante questo la sua voce non trasmetteva alcuna paura, anzi tutt’altro.

«Vi siete allenati per questa battaglia da settimane, state aspettando questa battaglia da anni. È vero, la Strega Bianca sta attaccando, ma non ci coglierà impreparati : noi combatteremo. Combatteremo e vinceremo, perché questo è il nostro momento, questo è il giorno in cui libereremo per sempre il mondo dalla maligna Jadis, niente più soprusi, niente più morti ed ingiustizie. Popolo di Ettinsmoor, oggi vi riprendete ciò che è vostro di diritto, la vostra vita, la vostra casa, la vostra libertà. Combattiamo insieme uniti per Narnia, per Ettinsmoor, per coloro che amiamo e proteggeremo al costo della vita, per coloro che sono morti facendolo, e per Aslan! »

Un boato di applausi ed urla di assensi si alzò dalla folla. Susan guardò luccicante di orgoglio Peter che alzava la spada incoraggiando ancora di più i suoi soldati prima di ritirarsi ancora nella tenda di Aslan.

I suoi occhi blu incontrarono di nuovo quelli azzurri di lei, e la guardarono con una angoscia tale da spaventarla. Com’era possibile che avesse fatto quel discorso incoraggiante se dentro non pensava nemmeno lontanamente di vincere?

Lo seguì con lo sguardo per un attimo prima di cominciare a correre per raggiungere le porte della tenda cercando di farsi spazio tra i soldati che si disperdevano per prepararsi alla guerra.

Spalancò le tende per trovarsi tutti i suoi amici con uno sguardo affranto sul volto. Un tavolo centrale con una mappa aperta e dei soldati per simulare l’esercito, era studiato da Peter, Edmund e Caspian. Il loro generale Oreius illustrava le alternative che avevano sotto lo sguardo attento di Aslan.

Accanto al grande Leone stava rannicchiata Lucy estremamente triste ed aggrappata a lui come se ne dipendesse la vita. Lilliandil era seduta vicino a suo padre con lo sguardo fisso al pavimento, ma senza in realtà vederlo.

Il centauro si interruppe quando la vide e sbatté gli zoccoli a terra infastidito dall’interruzione. Tutti alzarono lo sguardo su di lei e Caspian disse «Puoi continuare Oreius, è la principessa di Ettinsmoor.»

Il generale le fece un cenno del capo e poi riprese «Le nostre uniche possibilità sono quelle di portare donne e bambini alla diga dei Castori il prima possibile, e cercare di guadagnare del tempo rimanendo vivi in attesa dell’aiuto delle stelle.»

«Lilliandil, Ramandu, correte subito a cercare più aiuto che potete.» ordinò Peter senza nemmeno staccare lo sguardo dalla mappa terribilmente concentrato, le braccia agli angoli del tavolo lo stringevano talmente tanto che avrebbe potuto rompersi in pochi secondi.

Le due stelle annuirono serie e, dopo un veloce bacio sulle labbra e un augurio di buona fortuna a Caspian da parte di Lilliandil, partirono veloci.

«Oreius, Caspian, preparate le truppe, Edmund raggruppa donne e bambini. » i tre si fiondarono fuori dalla tenda, poi Peter si rivolse al Leone «Puoi promettermi quegli alberi, Aslan?»

Il leone annuì serio e lasciò la tenda come tutti gli altri.

Rimasti solo loro tre Peter chiuse la mappa e fece per uscire senza degnarle neanche di uno sguardo, quando Susan lo fermò per un braccio «E noi? Cosa possiamo fare?»

Di nuovo lesse sul volto di Peter quel misto di angoscia e nemmeno lei sapeva bene cosa, che le procurò una morsa allo stomaco talmente forte da mozzarle il fiato.

«Voi … voi verrete con me ed Edmund, ci assicureremo che donne e bambini siano al sicuro alla diga.»

Susan gli lasciò il braccio ancora scossa dal suo sguardo e lui uscì in tutta fretta.

* * *

Sul suo cavallo Susan osservava ogni mossa di Peter. Non capiva quale fosse il problema con lui. Strinse la presa sulle redini e ordinò al cavallo di andare più veloce.

Sia lei che Lucy si erano preparate per la guerra, Lucy aveva preferito un armatura molto leggera ma maschile, per essere più libera nei movimenti, Susan invece aveva indossato un vestito narniano rosso con corpetto e una cotta di maglia sopra. Entrambe avevano avuto una spada, Lucy aveva fatto della pratica nello scherma in quei giorni, mentre a Susan sarebbe servita solo se avesse finito le frecce nella sua faretra stracolma.

I Castori non abitavano molto lontano dall’accampamento, e in venti minuti fecero due viaggi portandoli tutti al sicuro. Peter, Susan e Lucy erano all’interno della diga dando le ultime raccomandazioni, mentre Edmund era già pronto a cavallo con gli altri soldati per tornare al campo.

«Mi raccomando, non uscite per nessun motivo, se doveste essere attaccati suonate il corno della principessa, e fuggite verso gli alberi, sono nostri amici.» tutti annuirono e Peter con un ultimo sguardo di sostegno ai signori Castori si girò camminando deciso per uscire.

Susan lo seguì, ma lui si bloccò di colpo arrivato alla porta, e se non fosse riuscita a fermarsi in tempo gli sarebbe sicuramente caduta addosso.

Peter si girò, in ansia, e con mani tremanti le prese il viso facendo in modo che lo guardasse negli occhi.

Susan si preoccupò, aveva di nuovo quello sguardo, angoscia, preoccupazione, dolore, e forse, rammarico?

A quella vista il cuore le saltò un battito e trattenne il respiro.

Peter non lasciò mai il suo sguardo, avvicinò i loro visi fino a che le fronti si toccarono e le disse «Susan, Susan, ti prego perdonami. »

Le diede un bacio veloce sulle labbra che lei non riuscì a ricambiare, ma per quanto rapido fosse stato Peter era riuscito a passarle tutti i sentimenti che doveva, e a dirle addio.

Lei lo guardo non capendo quello che stava accadendo, ma lui la spinse per terra facendola cadere, poi corse via chiudendo la porta a chiave dall’esterno e bloccando la maniglia con un tronco.

Susan incredula si alzò velocemente arrancando nei suoi stessi passi e prese a pugni la porta guardando ferita Peter dal tondo di vetro.

«Peter! Aprimi! Cosa pensi di fare?»

Lui la guardò tristemente e si allontanò un po’ dalla porta, mimando le parole «Ti amo.»

«Peter!» urlò, Lucy corse al suo fianco accorgendosi che qualcosa non andava e quando capì che la porta era bloccata cominciò anch’ella a prenderla a pugni.

Con un ultimo sguardo Peter si voltò e saltò sul cavallo senza guardarsi indietro.

Edmund vicino a lui aveva visto tutta la scena, e guardava il fratello incredulo. «Peter cos-»

«Muoviti, Ed. Andiamo.» non gli diede tempo per replicare, premendo i tacchi nei fianchi del suo unicorno partì diretto al campo.

«Edmund! Aprimi ti prego!» si voltò verso la porta e vide Lucy con gli occhi umidi pregarlo con forza.

Si mosse nervosamente sul suo cavallo, guardando da Peter a Lucy e viceversa, ma con un ultimo sguardo di scuse sussurrò «Perdonami, Lucy.»

Poi si voltò incitando il cavallo «Forza Philip, corri più veloce che puoi! Abbiamo una guerra da vincere!»

* * *

Peter arrivò in un lampo al campo, spingendo il suo unicorno al massimo. Oreius e Caspian arrivarono al suo fianco. «Siamo pronti, Sire.» disse il centauro serio.

Peter annuì, scorgeva in lontananza le file nemiche. I tamburi di guerra ruggivano scandendo il loro passo.

Corse con Oreius nella sua posizione di punta. I soldati credevano in lui, e non poteva deluderli. Avevano avuto solo una settimana per prepararsi alla guerra, alcuni erano talmente giovani, altri talmente vecchi, alcuni sapevano a mala pena tenere in mano una spada.

Diede uno sguardo a sinistra, dove Caspian guidava il suo plotone, e poi alla sua destra dove era appena arrivato Edmund a prendere il comando.

Poteva vedere la Strega arrivare sul suo carro da guerra. Si scambiarono un’occhiata di fuoco.

Infine guardò Oreius al suo fianco. «Tu sei con me?»

«Fino alla morte.»

Peter deglutì. Alzò la spada ed il suo unicorno impennò preparandosi alla corsa. «Per la libertà e per Aslan!»

* * *

Le due ragazze erano rimaste a fissare i Re finché non sparirono all’orizzonte. Lucy continuava a prendere a pugni e calci la porta, mentre i Castori cercavano invano di calmarle.

«Cosa facciamo adesso, Susan? » Lucy si accasciò a terra. Susan invece teneva lo sguardo fissò all’orizzonte con rabbia, benché Peter fosse sparito da ormai un bel po’.

Quando finalmente distolse lo sguardo e lo posò su Lucy disse «Alzati. Andiamo in guerra.»

La sorella la guardò sorpresa. Non l’aveva mai vista tanto decisa. «E come faremo? Siamo chiuse dentro!»

«Deve esserci un altro modo per uscire!»

I due castori guardarono le ragazze disperate. Il Re Peter gli aveva fatto promettere di tenerle al sicuro, ma questa era soprattutto la loro di battaglia, tenerle lontano sarebbe stato sbagliato.

«In realtà un altro modo c’è.» le due si voltarono verso il Signor Castoro che aveva parlato. Anche la Signora Castoro lo guardò interrogativa, il Re aveva preso la chiave con lui, non potevano uscire e non ne avevano una di riserva in casa.

Il castoro continuò «Bhè, è una specie di segreto, un passaggio che uso per sgattaiolare fuori quando la Signora Castoro diventa troppo tediosa … »

«Cosa!?» cominciò a rimproverarlo, ma Susan urlò «Per favore! Non è il momento per una crisi matrimoniale!»

I due annuirono e il Signor Castoro le accompagnò per il passaggio, uscendo sul retro della diga. «Da qui dovrete proseguire da sole ragazze. Dovrete attraversare il fiume, ma più avanti c’è un sentiero di sassi che vi permetterà di passarlo facilmente.»

«Grazie Signor Castoro.» le due lo ringraziarono e Lucy lo abbracciò.

Arrivate al sentiero di massi che passava il fiume sentirono i tamburi di guerra. Lucy si voltò verso Susan «Sta iniziando!»

«Lo so. Dovremo correre per un bel pezzo Lucy, perché non abbiamo più i nostri cavalli. Sei pronta?» il suo sguardo era mortalmente serio, ma la sorellina lo restituì fiera.
«Sì, questa è la nostra battaglia Susan. Riprendiamoci ciò che è nostro e salviamo il nostro popolo.»

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici: la guerra ***


Susan e Lucy correvano a perdifiato, ma purtroppo non erano allenate per corse così lunghe e la resistenza non era proprio il loro forte. Si fermarono a riprendere fiato per la seconda volta.

Ansimando la più piccola riuscì a dire «Siamo così distanti! Di questo passo arriveremo stanche morte …»

Susan guardò in direzione del campo di battaglia. Sapeva che Lucy aveva ragione, ma non c’era altra scelta se non quella di correre.

Poi la terra tremò, e sentirono un forte ruggito prima che qualcosa le afferrasse e tirasse su.

* * *

Peter era completamente immerso nella battaglia. Con movimenti veloci scansava e affondava i nemici, niente e nessuno sembrava poterlo fermare.

Si permise un attimo di riposo salendo su un carro rovesciato per osservare la situazione. Vide Edmund poco distante destreggiarsi abilmente con le spade contro un minotauro; da tutt’altra parte Caspian faceva strage di nemici mentre Trumpkin guidava gli arcieri.

I suoi uomini stavano dimostrando forte coraggio resistendo all’esercito della strega, ma se non fosse arrivato presto un aiuto non avrebbero resistito a lungo, i nemici erano troppo numerosi.

Mentre faceva le sue considerazioni il principe Rabadash, che anche partecipava alla guerra, si avvicinò di soppiatto vedendolo distratto e lo attaccò alle spalle. Non riuscì nella sua impresa però, perché Peter con l’esperienza di molte battaglie sulle spalle nonostante la sua giovane età, sapeva bene di dover tenere i sensi sempre allerta. Parò facilmente il colpo di spada con lo scudo e spinse il principe calormeniano indietro. Questo ringhiando per la frustrazione disse «Maledetto! Morirai per aver rapito mia moglie!»

Peter sentì la rabbia montargli dentro e con un balzo fu subito sul principe. Rabadash che non si era aspettato tutto quel vigore indietreggio impaurito. Dopo aver parato con difficoltà i colpi continuando ad arretrare il calormeniano inciampò in un corpo cadendo steso a terra sulla schiena.

Il Re Supremo alzò la spada pronto a dare il colpo di grazia, ma Rabadash urlò terrorizzato «No ti prego! Lasciami ti prego! Scusa, scusa!» Peter rimase interdetto con la spada ancora sollevata mentre lui arrancava nella sua preziosissima armatura d’oro scappando a gambe levate.

Incredulo rimase a fissarlo strabuzzando gli occhi mentre scappava, ma un colpo d'ascia lo costrinse a girarsi. Davanti a lui stava un possente minotauro che caricò un altro colpo dritto alla sua testa.

Velocemente si calò indietro per evitare l’ascia ma inciampò nel corpo in cui anche Rabadash era incappato, e cadde rovinosamente a terra.

Con uno zoccolo il minotauro calciò via la spada dalle sue mani, mentre posava l’altro sul suo petto per tenerlo fermo.

Alzò l’ascia sorridendo malignamente «Adesso stai fermo, così che io possa prendere la tua testa e consegnarla alla nostra amata signora Jadis.»

Provò a ribellarsi ma la presa era troppo forte. Chiuse gli occhi pronto all’impatto e tutto ciò che vide fu il viso di Susan. Non si aspettava di sopravvivere a questa guerra, lo sapeva dal primo istante in cui Lilliandil e Ramandu li avevano avvisati del piano della Strega Bianca di attaccare, ma sperava almeno di vendicare Susan, suo padre e tutti quelli che erano morti per mano della Regina.

Con un sorriso triste pensò al loro ultimo bacio. Non aveva avuto nemmeno l’occasione di sentirsi dire che lo amava, ma almeno lei sapeva quello che lui provava, ed era felice sapendola al sicuro. Fino a quel momento non era stato del tutto certo della scelta fatta, ma ora era deciso: tenerla chiusa nella diga dei castori era stata la cosa migliore da fare.

Riaprì gli occhi pregando Aslan che non fosse troppo doloroso, ma il colpo non arrivò. Una freccia conosciuta, dal piumaggio rosso era conficcata tra i due occhi del minotauro, che cadde senza vita sul ragazzo.

«Peter!»

Si tolse di dosso la bestia e si voltò indietro, terrorizzato al suono di quella voce che aveva riempito i suoi pensieri. Susan con ancora l’arco in mano lo guardava preoccupata dall’alto di un albero. Accanto a lei, Lucy saltò giù dal ramo, lanciandosi in battaglia con la spada sguainata.

Aslan atterrò due soldati nemici e il suo ruggito si diffuse in tutta la valle. I soldati della Strega tremarono di paura, gli alberi erano arrivati ed ora avevano qualche possibilità in più di vittoria.

Ma l’attenzione di Peter ora era tutta rivolta a Susan, che lo guardava preoccupatissima. Si alzò di scatto correndole incontro atterrando due nani neri nella furia, mentre Susan si lanciava dall’albero correndogli incontro.

Lo abbracciò forte, le mani ancora tremanti, ma lui la scostò subito tenendole il volto con presa ferma «Susan! Che diavolo ci fate qua? È pericoloso!»

Lei non lo ascoltò nemmeno e balbettò «Peter! Come stai? Ho visto quel minotauro … non sei ferito vero?»

«No io non …. Perché sei venuta? Dovevi rimanere al sicuro!»

Susan si accigliò «Questa è anche la mia battaglia Peter! È il mio regno che stiamo liberando!»

Era determinata e fiera come non l’aveva mai vista prima. Sorrise un po’, carezzandole la guancia che teneva con il pollice, quando si ricordò di essere nel bel mezzo di una battaglia.

Si guardò intorno preoccupato e quasi rassegnato disse «Va bene, però sali sull’albero! E stai al sicuro!»

Ancora un po’ rossa per il gesto precedente Susan si riscosse e annuì, mentre si aggrappava a un ramo per essere tirata su dall’albero.

Peter diede una pacca sul tronco sussurrando «Occupati di lei.» poi si diedero un ultimo sguardo denso di significati. Amore, preoccupazione, speranza.

«Buona fortuna, Peter» sussurrò prima che lui si voltasse lanciandosi in un duello.

* * *

In cima all’ albero Susan poteva avere una situazione chiara di tutto il campo di battaglia. Con lo sguardo cercò la regina, ma senza risultati.

Vide delle aquile volare vicino a lei. Peter le aveva detto di rimanere sull’albero e stare al sicuro, ma le guerre non si vincono stando al sicuro. Prendendo un profondo respiro e senza mai staccare gli occhi da una di loro cominciò a contare «Uno …» l’aquila si avvicinava sempre di più «Due …» era a pochissimi metri e Susan cominciò a dondolarsi avanti e indietro per la spinta «Tre!» urlò lanciandosi nel vuoto.

La sua caduta libera fu fermata dopo poco dalle zampe dell’aquila a cui si aggrappò saldamente. «Emh, scusa per l’improvvisata! Mi daresti un passaggio fin laggiù?» chiese indicando la parte di campo di Jadis.

L’aquila la scrutò con i suoi occhi indagatori poi la sistemò meglio tenendola per la vita in modo che avesse le mani libere di lanciare e disse con voce fiera «Ovviamente, Vostra Maestà.»

Nel suo volo Susan si assicurò che tutti i suoi amici fossero sani e salvi. Vide Lucy combattere con una furia ed una bravura che non si sarebbe mai immaginata. Come in una danza vorticosa affondava ed evitava i nemici. Un Troll enorme però la bloccò da dietro con un braccio intorno alla vita.

Susan preparò il colpo, calibrando la forza ed il vento per poi rilasciare la freccia, che come immaginato si conficcò dritta nell’occhio del nemico.

Lucy alzò gli occhi per vedere chi fosse il suo salvatore e quando riconobbe la sorella volante urlò «Susan! Dove diavolo stai andando?»

«A riprendermi ciò che è nostro!» non sentì la risposta di Lucy, e non avrebbe voluto sentirla comunque. Sapeva che stava facendo una cosa da pazzi, che quella parte logica e razionale di sé urlava descrivendole in pieno tutti i pericoli che avrebbe corso, ma per una volta non voleva dargli ascolto. Per una volta voleva essere coraggiosa ed impavida come aveva sempre desiderato essere, l’eroina della sua fiaba.

Finalmente la vide. Sul suo carro da guerra trainato da orsi polari, temibile come non mai. C’era qualcosa di strano in lei, con quegli occhi rossi con le pupille estremamente dilatate ed un ghigno sinistro mentre lanciava incantesimi a tutti pietrificandoli.

«Io scendo qui, grazie!» disse all’aquila che annuendo planò e si abbassò pian piano. Susan lanciò una freccia tagliando le redini con cui teneva gli orsi.

Il carro si fermò mentre gli animali continuavano la loro corsa. Furiosa la regina si voltò per vedere Susan che atterrava proprio davanti a lei.

Jadis sorrise malignamente e scese con calma dal carro mentre Susan seguiva ogni suo movimento con l’arco pronto . «Biancaneve … non sai che gioia averti qui! Pensavo che il tuo principino ti avrebbe rinchiuso in qualche tana pur di tenerti al sicuro ed invece eccoti qui! Ti ringrazio per avermi evitato la fatica di stanarti cara! Sarebbe stata proprio una brutta gatta da pelare …»

«Il mio nome è Susan.» disse decisa. La regina sorrise ancora di più.

«Oh, abbiamo messo su coraggio, eh? Credi forse di poter vincere? Guardati intorno, non hai nemmeno la metà dei miei uomini e ormai sono esausti. Ed Aslan non è che un gattino con la voce grossa.»

Susan ringhiò «Io e te , Jadis. Risolviamo questa faccenda una volta per tutte.»

«No chiedevo altro.» La Strega Bianca alzò la bacchetta pronta a scagliare il suo incantesimo pietrificante ma velocemente Susan fece una capriola verso destra evitandolo e lanciò la freccia dritta nella sua spalla colpendola.

«Maledetta!» urlò rabbiosa. Si staccò la freccia come niente fosse mantenendo lo sguardo di pietra dritto sulla ragazza che la guardava sconvolta. Lentamente avanzò scagliando colpi con la bacchetta e sfoderando con l’altra la sua spada, mentre Susan arrancava per evitarli tutti.

Riuscì anch’essa a sfoderare la spada e con la lama rifletté un incantesimo dritto alla strega, che alzò una mano davanti la faccia assorbendolo. Appena la spostò rivelando la faccia Susan tremò inconsciamente. Sembrava che vi bruciasse l’inferno dentro gli occhi. E non sapeva quanto ci era andata vicina.

«Mi hai stufato, Susan . Ora basta giocare.» disse scattando in avanti e poi scomparendo. Susan si guardò intorno spaesata, mentre teneva la spada pronta. Jadis cominciò a materializzarsi e smaterializzarsi velocemente intorno a lei provocandole grande confusione, quando all’improvviso apparve dietro di lei dandole un forte calcio che la spinse lontano di parecchi metri.

Con fatica Susan provò a rialzarsi, ma con un colpo di bacchetta venne spedita indietro altri due metri.

Fece per rialzarsi altre due volte, ma entrambe la regina la atterrò, scavando nel terreno per la forza dell’incantesimo.

Esausta si appoggiò con la schiena nella sua buca, guardando ansimante la figura di Jadis sfocata avvicinarsi a lei.

La regina la raggiunse lenta, assaporando il profumo della vittoria, poi si calò su di lei inerme e le prese il collo con una mano alzandola dal terreno con forza.

Susan cominciò a boccheggiare mentre sentiva la morsa stringersi sempre di più.

«Mi sono divertita abbastanza con te. Il gioco è bello quando dura poco.»

Ma prima che potesse stringere completamente una freccia si conficcò nella sua mano, facendole perdere la presa su Susan, che cadde a terra respirando forte per immagazzinare aria, guardando Lucy, la sua salvatrice, che fronteggiava la Regina ancora con l’arco teso ed una freccia già pronta.

Jadis fece una smorfia frustrata e disse «Oh, non mi aspettavo questa simpatica riunione familiare! » poi scomparve per ricomparire subito a pochissima distanza dal volto di Lucy, che spalancò la bocca sorpresa.

La regina sorrise, per poi colpirla con forza e spedirla lontanissimo.

Si girò nuovamente verso Susan raggiungendola, mentre con la sua magia spingeva sempre Lucy a terra ogni qual volta quella facesse per rialzarsi.

«Io e te, Susan. Finiamo questo gioco una volta per tutte.» e scomparve per riapparire nella foresta proibita alla spalle della ragazza.

Susan sapeva benissimo che era una trappola. Senza che se ne accorgesse mentre combattevano l’aveva spinta intenzionalmente verso la foresta. Anche Lucy le stava urlando di non andare, e tutto il suo essere le sbraitava di girarsi e tornare indietro, ma quando la regina urlò «Oh, cara, coraggio! Non vuoi vendicare il tuo caro paparino?» qualcosa in lei si accese, raccolse la spada finita poco lontano e corse dritta nella foresta al suo inseguimento.

Lucy finalmente libera dall’incantesimo fece per inseguirla, ma poi ritornò sulla sua decisione. Sicuramente se fossero andate da sole sarebbero morte. Aveva bisogno di aiuto, e sapeva benissimo a chi rivolgersi.

Fece per girarsi e correre come un fulmine, ma si trovò davanti un cavallo in corsa che impennò per non schiacciarla. Terrorizzata cadde a terra con gli occhi spalancati trattenendo il respiro.

Fu solo quando il cavallo parlò e si avvicinò al suo viso leccandolo che si riscosse «Lucy?»

Sbatté le palpebre confusa, poi lo riconobbe «Philip!»

Gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime ed il cavallo la guardò preoccupato «C’è qualche problema piccola Lucy? Non volevo spaventarti …»

Cacciò indietro le lacrime e si alzò «No non è questo, è che ho bisogno di aiuto! Si tratta di Susan, e poi Jadis … devo trovare Edmund!»

Philip si abbassò per permetterle di salire e una volta assicuratosi che lei si stesse mantenendo partì veloce come un fulmine. «Forza mi racconterai tutto strada facendo!»

E Lucy gli raccontò tutto, spingendolo ad andare ancora più veloce. Trovarono presto Edmund, impegnato con due troll ed il volto estremamente affaticato.

«Edmund!»

Al suono della sua voce lui si girò confuso «Lucy? Philip?» si abbassò mentre i due troll stavano per colpirlo facendo in modo che si colpissero a vicenda e corse incontro ai due.

Lucy smontò da cavallo con un salto e si aggrappò al braccio di Edmund disperata «Ed! aiutami ti prego Su-»

Ma lui la interruppe subito «Che diavolo ci fai qui? Come ci sei arrivata? Sei ferita?»

Philip fortunatamente bloccò le mille domande del suo compagno nitrendo nervosamente così che Lucy potesse parlare.

«Edmund devi aiutarmi! Susan sta combattendo contro la Strega bianca, nella Foresta Proibita!»

La faccia del Re Giusto perse tutto il colore in un colpo solo, poi velocemente ma sempre mantenendo la sua calma pragmatica disse «Ok, io vado verso la foresta Proibita, tu cerca Peter e poi fallo venire. »

Lei provò a contestare ma le mise una mano sulla spalla «Non ti preoccupare, non le permetterò di farle del male. » poi la avvicinò a sé e le pose un bacio sulla fronte «Sii prudente, Lucy.» e corse diretto alla foresta.

La ragazza, che era rimasta un po’ interdetta dal gesto di Edmund e anche piacevolmente sorpresa si svegliò grazie ad un colpetto sulla spalla dal muso del cavallo, così veloce gli salì in groppa e partì alla ricerca di Peter.

Non dovette cercare molto, il ragazzo combatteva non molto distante al fianco di Caspian e di Oreius. Lucy urlò il suo nome per attirare la sua attenzione , ma un soldato calormeniano si mise in mezzo. Lucy aveva constatato che non erano molti, probabilmente si trattava solo della scorta che aveva accompagnato il principe Rabadash a Ettinsmoor dal momento che la guerra era stata una decisione di un giorno solo e sarebbe stato impossibile chiamare rinforzi da Calormen. Comunque quei pochi che combattevano erano stranamente tenaci e estremamente vistosi nelle loro armature riccamente decorate.

Sguainando la spada ancora a cavallo Lucy urlò «Non ho tempo per te adesso!» e con un colpo solo gli tranciò la testa.

Peter e Caspian che l’avevano vista arrivare da lontano e le stavano correndo incontro per aiutarla,ma alla scena rimasero scioccati. Continuarono a guardare Lucy a bocca spalancata anche quando si avvicinò rimanendo sempre su Philip che continuava a muoversi nervosamente sul posto.

«Peter! Si tratta di Susan!» quando sentì queste parole il Re Supremo cambiò subito espressione e chiese oltremodo apprensivo «Cosa ha fatto?»

«Ha inseguito la Strega Bianca nella Foresta Proibita! Edmund è già andato in suo soccorso ma-»

«Va bene così Lucy, grazie. Caspian occupati di lei, da adesso in poi passo il comando a te ed Oreius.» poi guardò la ragazza aspettando ansiosamente che scendesse da cavallo, ma quando questa disse «Io non rimarrò immobile mentre mia sorella rischia di venire uccisa! Voglio venire anche io e non me lo impedirai!»

Sbuffando salì rassegnato su Philip dietro di lei. «Quale diavolo è il problema con te e tua sorella?»

Ma Lucy lo ignorò spingendo i tacchi nei fianchi del cavallo per farlo partire.

* * *

Susan correva per la Foresta cercando di non rimanere impigliata con la gonna nei rovi. La regina continuava a chiamarla da ogni dove della foresta ridendo smisuratamente nel vederla così sperduta.

Quando i richiami di Jadis cessarono fermò la sua corsa e si ritrovò in una parte della foresta che le ricordava molto la parte preferita del bosco in cui era cresciuta vicino al cottage di Trumpkin.

Una parte circolare di terreno non molto grande era completamente libera da ogni albero o rovo, tranne che per un tronco poggiato a terra che le ricordava quello che lei utilizzava per sedersi e ammirare il cielo.

Alzò gli occhi e lo vide tinto di rosso sangue. Era già arrivato il tramonto, stavano combattendo da quasi due ore. Ma la voce di Jadis interruppe presto i suoi pensieri «Eccoti qui finalmente, ti vedo un po’ affaticata cara.» Susan si girò di colpo verso di lei, ansimante mentre si scostava i capelli scappati alla treccia che le erano finiti in bocca e davanti agli occhi durante la corsa.

La regina le sorrise «Cosa ne dici se cominciamo a fare sul serio adesso, eh?»

Non sapendo cosa dire Susan si mosse nervosa sul posto, una mano con la spada l’altra pronta a prendere una freccia dalla faretra.

Sorridendo ancora aprì le braccia, ma non accadde niente. Susan la guardò senza capire con un sopracciglio alzato scetticamente e quasi le scappò un risolino.

Vedendola abbassare la guardia la regina la guardò già vittoriosa. All’improvviso un’enorme zampa tramortì Susan mandandola a sbattere contro il tronco a terra. Quando alzò gli occhi spalancò la bocca incredula.

Davanti a lei stavano le Bestie. Enormi, alte quasi due metri, la parte superiore era quella di un orso con canini lunghi quasi dieci centimetri, la parte inferiore invece aveva le zampe robuste e scattanti di un lupo.

Quello che però più la inquietava erano gli occhi delle Bestie. Sembravano quasi umani, una li aveva di un colore azzurro molto simile al suo, l’altra di un blu profondo.
Non ebbe molto tempo per le considerazioni però, visto che cominciarono ad attaccarla mentre la regina se la rideva di gusto.

Oltre a ridere però, Jadis stava anche preparando un potente incantesimo con la bacchetta pronta a scagliarlo al momento giusto e farla finita una volta per tutte.

Prendendo bene la mira disse «Addio, mia cara principessina.»

Ma non aveva fatto i conti con Edmund, che saltò improvvisamente dalla boscaglia con la spada alzata e con un solo colpo ruppe la bacchetta.

Furente come non mai digrignò i denti e spinse lo spuntone che le era rimasto in mano nello stomaco del ragazzo che urlò per il dolore.

Susan che aveva visto tutto urlò il suo nome disperata, ma una bestia la bloccò contro un albero non permettendole di andarlo a salvare.

Qualcun altro aveva chiamato il suo nome però. Era Lucy, che velocemente corse al suo fianco dandogli dei leggeri schiaffi per tenerlo sveglio. «Edmund! Edmund mi senti? Rimani cosciente!» velocemente fece per stappare la sua boccetta del cordiale, ma una zampata la fece volare lontano da lei. La ragazza alzò gli occhi per incrociarne due azzurri appartenenti alla bestia che la guardava digrignando i denti.

Alzò la zampa pronto a colpire lei ma con una capriola laterale riuscì ad evitarlo, spostandosi vicina al cordiale.

Contemporaneamente Peter era intervenuto a salvare Susan liberandola dalla Bestia ed adesso cercava faticosamente di tenerlo a bada. Intanto Susan stava gattonando verso Edmund per assicurarsi che stesse bene quando una spada le bloccò la strada.

Alzò gli occhi ed incontrò quelli di fuoco della regina.

«Non so dove tu voglia scappare cara, ma io e te abbiamo appena iniziato. L’ho sempre detto, quando devi fare una cosa fattela da sola!»

Susan indietreggiò e cominciò a scagliarle almeno una decina di frecce, ma nonostante andassero a buon segno sembravano non sortire effetto su di lei.

Peter nel frattempo si trovava in difficoltà con la bestia considerando la sua enorme stazza, ma grazie alla sua agilità riuscì ad eludere le sue difese ed assestarle un colpo mortale.

Guaendo miseramente la bestia si accasciò, ma una strana aurea argentea cominciò ad avvolgerlo, finché accasciato a terra al posto del mostro giaceva un uomo di più o meno una cinquantina di anni, biondo.

Peter non riuscì a credere ai suoi occhi. Davanti a lui, al posto della Bestia stava suo padre, il Re Frank.

«P-papà?» il re guaì di dolore e si mise una mano sul petto all’altezza della ferita che subito si impregnò di sangue. «Papà! Sei tu?» Peter si accasciò al suo fianco tenendogli la mano con gli occhi lucidi. Frank lo guardò con occhi vitrei, che poi pian piano si inumidirono sempre di più «Peter? Figlio mio … sei proprio tu?Quanti anni sono passati? Non sai che gioia rivederti …»

A queste parole il ragazzo non riuscì a trattenere qualche lacrima stringendo forte la mano di suo padre che gli sorrideva felice di averli visto ancora una volta.

Jadis rise sguaiatamente a quella scena e poi spiegò «Sciocchi! Quelle Bestie altri non sono che i vostri padri! Colpendo il mostro hai colpito il tuo stesso padre a morte!»

Susan e Lucy la fissarono incredule, mentre Peter non poté fare altro che piangere. Aveva appena ritrovato il suo amato padre e adesso stava per morire, colpito da lui. E come se non bastasse Edmund poco lontano giaceva in una pozza di sangue inerme.

«Dov’è Edmund, Peter? Vorrei vederlo un ultima volta prima di andarmene …» il Re Supremo strizzò gli occhi per focalizzarlo. «No padre! Ti prego non lasciarci un'altra volta!»

Intanto Lucy continuava ad evitare e respingere gli attacchi della Bestia. «Se quello è il padre di Peter ed Edmund questo vuol dire che lui ….»

La regina si voltò a fissarla sorridente come una pasqua «Esattamente. Lui è vostro padre. Ma non ti affannare cara, non vi riconoscerà mai è sotto incantesimo.»

Alla piccola scappò un singhiozzo guardando la Bestia in quegli occhi così simili ai suoi e a quelli di Susan. Non voleva fargli male, infondo era suo padre, ma non poteva continuare così per molto.

Se solo fosse riuscita a raggiungere il cordiale avrebbe potuto salvarli tutti quanti, Edmund, il Re Frank e suo padre.

Velocemente raccolse la spada e si gettò sulla boccetta, ma con le dita ad un centimetro dal tappo rimase bloccata con la gamba in una radice rialzata dal terreno. Intano la bestia con una zampata lanciò via la spada e la bloccò a terra tenendola ferma per le spalle.

Aprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con gli occhi di suo padre ed il ringhio famelico della bestia che era diventato.

Susan era stata a fissare quello che le accadeva intorno tremante ed impotente, ma sentiva una rabbia immensa salirle dentro. Lanciò l’arco lontano e si gettò sulla Strega di corpo tirandole un pugno in pieno viso rompendo quel bel ghigno soddisfatto che aveva.

Cominciarono così una guerra corpo a corpo fatta di pugni e schiaffi rotolandosi per terra, mentre Lucy lottava per non essere sbranata dalla Bestia.
* * *

Caspian intanto si ritrovava immerso nella battaglia fino al collo, cercando di mantenere alti gli spiriti dei guerrieri che dopo ore di combattimenti erano stremati e senza speranze.

L'esercito nemico non se la cavava meglio, la Regina era scomparsa chissà dove e la mancanza di un punto di riferimento che li incoraggiasse si faceva sentire sull'umore dei soldati.

Il principe Telmarino aveva notato la mancanza dei suoi amici già da tempo ormai, ma sapeva di non poter lasciare il campo di battaglia o quel poco di speranza che riusciva a infondere con la sua sola presenza sarebbe presto scemata.

«Stai facendo un ottimo lavoro Principe Caspian.» Non appena la voce profonda e calma di Aslan raggiunse le sue orecchie un senso di leggerezza e speranza riscaldò il suo corpo afflitto e stanco.

«Tu credi Aslan? Il nostro esercito è comunque stremato... i nemici sono più numerosi di quanto pensassimo e hanno ormai sfondato tutte le nostre file... e Peter ed Edmund... e Lilliandil... dove diavolo è? Ormai sono passate ore... pensavo che le stelle avessero il dono del teletraporto!»

Quasi come a leggerlo nella mente un luccichio si balenò davanti a loro «Mi hai chiamato, Tesoro?»
* * *

«Papà! Ti prego sono io! Tua figlia!» Lucy lo fissò intensamente negli occhi piangendo impaurita.

Inizialmente non sembrava aver fatto nessun effetto sulla bestia, ma pian piano il suo ringhio si calmò e divenne quasi perplesso, e poi con un ringhio disse «Luce?»

Un sorriso la invase e disse sempre tra le lacrime «Sì! Sì! Sono io papà!»

La sua faccia perplessa divenne un espressione d’amore, ma di colpo si trasformò in una di dolore.

Infatti la regina e Susan continuavano a rotolarsi e colpirsi, ma Jadis riuscì ad atterrare la ragazza tenendola ancorata al pavimento con tutto il suo peso.

Nonostante la lotta però riuscirono a vedere il cambiamento nel padre delle due ragazze, e Jadis sbuffante e rabbiosa prese la sua spada e la lanciò dritta nella schiena della bestia che si accasciò su Lucy mentre si trasformava in un umano riempiendola del suo sangue.

«Papà! No! » urlarono le due ragazze. Lucy cercò di raggiungere la boccetta ma la gamba non voleva saperne di liberarsi.

Gli occhi di Susan si riempirono di lacrime ed ormai stremata da tutto quel dolore e quella fatica li alzò al cielo, che era ormai diventato scuro. Nella luce del crepuscolo poteva già vedere qualche stella.

Mentre la regina rideva e considerava il miglior modo per ucciderla però l’attenzione di Susan si rivolse completamente alle stelle, che cadevano numerosissime lasciando una scia luminosa dietro di sé in un gioco di colori spettacolare. Poi finalmente capì: non erano stelle cadenti qualsiasi, erano le stelle che venivano in loro aiuto, le stelle che Lilliandil e Ramandu avevano convinto a combattere.

Loro non avevano rinunciato, e probabilmente al campo il suo popolo stava combattendo ancora nonostante tutto.

Guardò Lucy disperata cercare di rianimare il padre ed allungarsi per il cordiale; Edmund steso a terra incosciente; e Peter in lacrime disperato aggrappato alla mano del padre come se questo servisse a trasmettergli la propria forza vitale.

Lei non avrebbe rinunciato. Non avrebbe rinunciato per il popolo di Ettinsmoor e per tutte le persone che amava; le avrebbe protette fino alla morte.

Un luccichio le balenò davanti agli occhi, e finalmente seppe come sconfiggere la Strega Bianca.

«Mi dispiace per te Jadis, ma questa vittoria sarà mia.» con un gesto fulmineo le strappò lo specchio dal collo e facendo leva con le gambe lanciò la Strega lontano.

Quest’ultima urlò disperata con forza mentre cominciavano a spuntarle altre due braccia e dei grossi artigli. Furiosa fece per lanciarsi verso Susan che adesso stava inginocchiata calata sulla collana, ma Aslan spuntò veloce balzandole addosso e bloccandola a terra.

«Forza Susan! Distruggila!» ringhiò forte il Leone con lo sguardo fissò su Jadis.

Con le urla strazianti della donna che mutava forma continuamente e dolorosamente, si guardò intorno ancora una volta catturando lo sguardo di Lucy e Peter.

Poi la sua mano volò alla sua faretra, dove si trovava la sua ultima freccia. La prese e la alzò sicura dicendo

«Questo è per il mio popolo!» e colpì lo specchio.

«Questo è per la mia famiglia!» un altro colpo. Grida acute di dolore e preghiere invasero le sue orecchie.

«Questo è per Peter e la sua famiglia!» un altro colpo.

«E questo … - si preparò al colpo finale – questo è per te! Addio, Jadis! » nel momento in cui la punta della freccia ruppe definitivamente in mille pezzi lo specchio anche la Strega Bianca fece lo stesso, rivelando quel che rimaneva di un Tash ormai senza forze e senza corpo di cui si occupò Aslan.

Susan sorrise. Era finita.






...

...

...

… Lo so... mi sto vergognando troppo, dopo 6 mesi esatti sono finalmente tornata. Non ho scuse lo so, però ora sono qui e non ho nessuna intenzione di abbandonare questa storia >:)

Quindi gente preparatevi per il gran finale tra uno/due capitoli (ancora da definire ma sono orientata verso i due) e se state ancora leggendo questa storia sappiate che vi ringrazio da profondo del cuore :)

Rubarubina, se ci sei ancora (batti un colpo xD) sappi che I luv you!

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici: e vissero per sempre felici e contenti ***


Susan si ritrovò ad osservare compiaciuta i festeggiamenti della fine della guerra. Erano tornati da poco dalla foresta e subito erano stati accolti dalle grida di gioia del popolo di Ettinsmoor, che finalmente libero cacciava l'esercito della Strega dalle proprie terre.

Si ritrovò a cercare con gli occhi le persone a lei care. Lucy, al suo fianco che le sorrideva con le lacrime agli occhi mentre sosteneva il padre, ancora un po' confuso, ma con tanta gioia dentro al cuore; Edmund e il Re Frank, anche loro si sostenevano l'un l'altro con un'amorevolezza che solo un padre ed un figlio perduti e poi ritrovati possono capire; Caspian, ammaccato e un po' insanguinato, ma con il suo immancabile sorriso ottimista alzava il pugno al cielo in segno di vittoria, mentre tra le sue braccia Lilliandil le rivolgeva uno sguardo pieno di orgoglio.

E poi lui... Peter. Era al suo fianco, e mentre tutti si riunivano per festeggiare e raccontarsi quello che era accaduto lui rimaneva lì, al suo fianco, con le mani che si sfioravano appena, e gli occhi fissi su di lei.

Dopo quello che sembrava essere una vita, Susan si permise di posare il proprio sguardo in quello di lui (sapeva che se lo avesse guardato per primo non avrebbe mai avuto la forza di staccare gli occhi).

E niente più importava, perché lei era con lui. Erano insieme, e ce l'avevano fatta, insieme. Non servivano parole, non servivano gesti eclatanti, entrambi sapevano. Le loro mani non si sfioravano più, ma erano strette, così strette da far male, ma niente faceva male perché niente più importava; Le grida dei perdenti, la Gioia dei vincitori, i lamenti dei feriti, le voci dei loro amici o quelle dei loro padri, perfino il ruggito di Aslan, tutto svaniva e i suoni giungevano ovattati alle loro orecchie dal rumore della loro felicità, niente aveva più importanza dei i suoi occhi blu blu blu così intensi intesi intesi, e l'amore che gli scoppiava dentro, l'amore, l'amore, l'amore.

* * *

Per quella sera sarebbero rimasti tutti all'accampamento, per far riprendere in tutta sicurezza i soldati feriti e permettere riposo a tutti gli altri. Le donne e i bambini erano stati riportati al campo sani e salvi da Caspian e Peter, e molti dei cittadini rimasti in città avevano portato qualsiasi cosa avessero in casa per aiutare i loro salvatori.

Ognuno era impegnato, Lucy e il Signor Tumnus curavano i feriti con qualche goccia di cordiale nei casi peggiori o con semplici cure mediche quando erano ferite superficiali; Lilliandil intratteneva i bambini, che da quando erano nati non avevano mai visto la primavera o non erano abbastanza grandi per ricordare la sensazione dell'erba soffice sui piedi nudi; Edmund ed il Re Frank si stavano riposando in una tenda, nonostante fossero completamente guariti grazie al cordiale di Lucy le loro ferite erano comunque gravi e avevano perso comunque molto sangue, quindi Peter, Caspian e il Re Rufus si erano occupati di fare un giro di saluti e ringraziamenti al proprio popolo.

Per quanto riguarda Susan, lei era persa nei suoi pensieri distesa a pancia in giù sul prato, intrecciando qualche fiore e ricordando cosa era accaduto appena uccisa la Strega...


Quando Susan si risvegliò, si ritrovò davanti i grandi occhi felini di Aslan. Si alzò ancora un po’ intontita portandosi una mano alla tempia e guardandosi intorno. Riconoscendo la foresta proibita subito scattò sull’attenti cercando preoccupata i suoi compagni in fin di vita. Si sentì abbracciare all’improvviso da dietro «Susan! Ti sei ripresa!» era la piccola Lucy, visibilmente stanca e provata ma con il suo incrollabile sorriso stampato in faccia. Gli occhi di Susan vagarono dietro la figura della sorella e si posarono su quelli di Peter, che stava al fianco di suo padre e di Edmund, rivolgendole uno sguardo preoccupato e pieno d’amore.

Susan perplessa chiese «Cos- come … ?»

«Come facciamo ad essere vivi?» chiese Edmund capendo la domanda non esposta della ragazza. «Sinceramente fatico a crederci anche io!»

Lucy gli rivolse uno sguardo seccato e spiegò «Mentre tu distruggevi lo specchio della Strega io sono riuscita a recuperare il mio cordiale e così ne ho data una goccia a tutti. »

Susan annuì e poi il suo sguardo si posò sull’uomo a fianco del Re Frank. Alto, capelli neri e occhi esattamente come i suoi. Suo padre. Lacrime cominciarono a formarsi mentre lui sussurrò «Neve sei tu?»

Scoppiando in un pianto liberatorio si lanciò tra le braccia del suo amato papà.

Quando si calmò i due Re si scambiarono un occhiata inizialmente contenta, ma poi memori dei vecchi rancori girarono lo sguardo burberi.

«Rufus.»

«Frank.»

Punzecchiato nei fianchi dalle figlie però, Rufus si voltò verso l’altro e disse «Frank, io … mi dispiace molto credimi non so-»

Il Re narniano lo interruppe con un sorrisetto «Non ti dirò te l’avevo detto solo per un motivo: perché siamo grandi amici.»

Aslan che fin’ora era stato in disparte si alzò e scuotendo forte la criniera ruggì. Tutto intorno a loro vibrò, e la Foresta cominciò a trasformarsi, la nebbia si diradò, gli alberi tornarono normali, erba e fiori spuntarono sotto i loro piedi. Era finalmente tutto finito.

* * *

«Hey Susan!» la ragazza chiamata alzò lo sguardo dimenticandosi dei suoi pensieri e quando riconobbe Caspian gli rivolse un dolce sorriso alzandosi e correndo ad abbracciarlo, ancora non avevano avuto modo di parlarsi da quando era tutto finito.

Sciolto l'abbraccio si sedettero insieme sull'erba fresca mentre lasciavano il leggero venticello della sera accarezzargli il viso «Peter mi ha raccontato quello che è successo laggiù nella foresta … sei stata molto coraggiosa.» e le rivolse un sorriso sincero.

Susan imbarazzata si limitò a sorridergli di rimando. «Non è stato niente di speciale … sì insomma, solo un colpo di fortuna … - Caspian inarcò il sopracciglio sinistro scettico – e va bene non è vero! Per tutti i cavalli parlanti avresti dovuto vedermi! Non mi sono mai sentita più forte, e quando stavo per mollare guardo in alto e cosa vedo? Stelle cadenti! Solo che non erano stelle candenti, ma i parenti di Lilliandil, e così mi dico “datti una svegliata ragazza!” e zbing zbang zbong! »

Vedere Susan così eccitata su qualcosa che prima l'avrebbe fatta inorridire fino al midollo, mentre ora addirittura accompagnava il suo discorso con tanto di pugni e suoni onomatopeici fece scoppiare il Principe Telmarino in una fragorosa risata, mentre Susan arrossiva fino alla punta dei capelli per poi lasciarsi andare alla risata con lui.

« Oi! Di cosa vi spanciate dal ridere senza di me? »

«Edmund! Cosa ci fai qui? Dovresti riposarti!» disse sconvolta Susan mentre il Re Giusto si stravaccava per terra accanto ai due.

«Per l'amor di Aslan, Susan evita di urlare così il mio nome!- le tappò la bocca con una mano e si guardò intorno terrorizzato – se Lucy mi becca fuori dalla tenda mi ammazza a mani nude!» «Ti consiglierei di correre allora...» disse Caspian guardandosi le unghie.

«Cos-...è dietro di me, non è vero?» per tutta risposta Caspian ghignò maleficamente e Susan, ancora con la bocca tappata si limitò ad annuire, mentre un brivido percorreva la schiena del povero Re Giusto.

«Lucy io- ahiahiahiahiahiahi» Edmund cominciò a piagnucolare mentre Lucy tenendolo su per un orecchio lo rimproverava aspramente.

«Oh andiamo Lucy, lascialo vivere! Infondo ha bevuto il tuo cordiale, è sicuramente più sano di tutti noi messi insieme!» disse Lilliandil che era arrivata insieme alla sorella, mentre si lasciava cadere elegantemente vicino a Caspian e lanciava un occhiolino a Susan, che le sorrise contenta di vederla quella di sempre.

«Ecco visto? La voce della verità! Insomma se lo dice lei che è tua sorella... non vorrai disubbidire a tua sorella vero? Voglio dire è una stella, la figlia del grande Ramandu, ha la saggezza nel DNA! »

Tutti quanti si ritrovarono a sghignazzare al tono pietoso di Edmund che ora guardava Lucy con gli occhi da cane bastonato e le mani unite a mo' di preghiera, ed anche quest'ultima, pur di non ridere si ritrovò a stringere le labbra talmente tanto da farle quasi scomparire, e dopo un ultima strattonata all'orecchio di Edmund lo lascio andare sedendosi in cerchio con loro.

«Bhè che posso dire... fate le riunioni di gruppo e non mi invitate nemmeno? Mi sento ferito! » tutti alzarono lo sguardo su Peter, che era appena arrivato e si teneva una mano sul petto fingendo un attacco di cuore.

«Forza smettila e siediti, Magnifico!» lo prese in giro Caspian tirandogli uno dei suoi stivali.

«Ew, Caspian, per favore non toglierti le scarpe così, avevamo appena fatto arrivare la primavera ed ora hai liberato un arma di distruzione di massa!» disse Edmund disgustato coprendosi il naso con due dita e fingendo di svenire. Per tutta risposta il principe Telmarino si tolse anche l'altro stivale e lo lanciò dritto in testa al povero Re Giusto che non poté fare altro che piagnucolare «Hey! Mi sono appena ripreso da una ferita mortale qui!»

Tutti scoppiarono in una fragorosa risata mentre Peter prendeva posto al loro cerchio. Per un attimo il suo sguardo e quello di Susan si erano incrociati e lui aveva esitato, pensando e sperando di potersi sedere vicino a lei, di lasciare la testa sulle sue gambe e sentire le sue dita affusolate che gl carezzavano i capelli, proprio come Lilliandil stava facendo con Caspian in questo momento, ma poi preso dai mille dubbi le si era seduto di fronte. Loro due sapevano di volersi bene e di voler stare insieme, ma davanti agli altri cos'erano?

Poco sapeva che queste erano le stesse domande che assillavano la ragazza dei suoi sogni. Rimasero così, per una decina di minuti tutti insieme a bearsi della loro presenza grati di esserci tutti mentre il vento gli carezzava la faccia e le membra stanche e la mente rimbombava di pensieri.

Caspian fu il primo a spezzare quella pace chiedendo con un filo di voce «Ci avreste mai creduto? Ce l'abbiamo fatta! Ancora non mi sembra vero!»

Per tutta risposta i suoi due stivali gli arrivarono contemporaneamente in testa.

«Wow Caspian, grazie per la fiducia!» disse Susan ironica.

«No aspettate! Insomma seriamente, avreste mai pensato, all'inizio del nostro viaggio, ma anche qualche ora fa, che noi sei avremo sconfitto la Strega Bianca e liberato Ettinsmoor?»

Si guardarono uno ad uno. Effettivamente nessuno di loro si sarebbe mai aspettato che la storia prendesse questa piega, nessuno di loro si sarebbe aspettato di sconfiggere la temutissima Strega Bianca e sopratutto che tutti loro sarebbero stati presenti per poterne parlare.

«E non solo la Strega Bianca, ma anche Tash che si era impossessato di lei! »

«Tecnicamente di Tash si è occupato Aslan...» precisò Susan, ma venne subito dismessa da Caspian che sventolandole una mano davanti al viso disse « Bhè sì d'accordo, ma comunque siamo tutti qui ragazzi! Chi avrebbe mai creduto pochi mesi fa che noi sei saremo riusciti in tutto ciò? Vi ricordate dell'attacco di panico di Susan quando il Signor Tumnus le ha detto di essere la principessa di Ettinsmoor? »

Tutti scoppiarono a ridere al ricordo e Lilliandil con le lacrime agli occhi disse «E quando aveva battuto la testa e pensava di essere ancora una bambina? -si alzò imitandola - “che tette grosse che ho!”»

«E quando Peter era entrato in camera e ci ha scoperti?» continuò Caspian.

«O quando era corteggiato dalla Regina!» disse tra le risate Edmund.

«Per non parlare della prima volta che vi abbiamo incontrato!» gridò Lucy tenendosi la pancia. Continuarono così, rivangando gli episodi del loro viaggio piangendo dal ridere come non mai, finché quando la risata si disperse Caspian parlò di nuovo « Ci siamo riusciti. Ce l'abbiamo fatta amici. »

«Siamo cambiati … -disse Lucy- siamo ...»

«Cresciuti?» offrì Peter con un sorriso.

«Siamo cresciuti.» annuì Lilliandil con dolcezza.

«E siamo insieme.» cocluse Susan sorridendo amabilmente.

Si guardarono felici, contenti, sorridenti, splendenti e raggianti.

«Abbraccio di gruppo!» urlò Lilliandil gettandosi addosso a tutti e cercando di prenderli con le sue braccia in un abbraccio stritola-costole .

«Hey, Hey, HEY! Non sono sopravvissuto ad un' infilzata nello stomaco per morire in un abbraccio di gente che mi sta anche antipatica!»

«Oh, stai zitto e fatti abbracciare Edmund!»

* * *

La stanchezza non impedì alla sera di festeggiare l’immensa gioia di essere nuovamente un popolo libero.

Anche i nostri eroi si stavano godendo il loro meritato riposo. Caspian era preso dal raccontare nei minimi particolari le proprie gesta eroiche durante la guerra ad un gruppo di bambini che lo guardavano eccitatissimi mentre Lilliandil lo guardava sognante.

Edmund. Trumpkin e Tumnus si abbuffavano di cibo mentre Lucy e Susan erano amate e lodate da tutti i loro compaesani.

Solo uno di loro stava in disparte, in un angolo lontano dal fuoco, con solo un misero boccale di birra ed una coscia di pollo a fargli compagnia.

«Peter, figliolo cosa ci fai qui tutto solo? Vieni a goderti la festa che ti meriti!» esclamò allegro suo padre avvicinandosi. Ma quando il ragazzo non gli rispose nemmeno capì che qualcosa non andava, così si sedette vicino a lui «Peter qual è il problema?»

Ancora una volta non ricevette risposta. Dopo qualche minuto però, il ragazzo sospirando parlò «Io non ho niente, puoi stare tranquillo papà.»

Re Frank alzò il sopracciglio scettico e disse «Oh, certo, e il fatto che tu stia fissando la bella principessa di Ettinsmoor da almeno venti minuti come un maniaco sessuale non sarebbe niente?»

«Papà!» disse Peter sconvolto. «Quasi ti preferivo quando ringhiavi …»

Il re rise sereno. «Forza figliolo, qual è il problema?»

Il ragazzo sospirò e torcendosi le mani cominciò «Il fatto è che … io non …- sospirò ancora passandosi una mano tra i capelli frustrato – io ho paura.»

Il padre lo guardò senza capire e lui continuò «Sì, insomma, fino ad adesso abbiamo avuto un motivo per rimanere insieme, ma ora … ora è tutto finito. Io so quello che provo, ma non so quello che prova lei. Mi ha detto che ci teneva a me, certo, ma io non penso che mi basti, non più. »

Il padre sospirò e guardò l’oggetto del loro discorso che ballava allegramente insieme alla sorella con dei signori di Ettinsmoor.

«Sai, Bi- perdonami, Susan, ha ereditato il suo carattere logico e pragmatico da Rufus. Per loro è molto difficile esprimere i propri sentimenti, specialmente quando questi sono nuovi e fanno così paura. Forse non riuscirà a dirlo a parole, ma credimi, un suo sguardo ne vale almeno mille.»

Gli occhi di Susan si posarono si quelli di Peter ed arrossì, in parte di piacere in parte in imbarazzo, mentre gli sorrise timidamente ed abbassava lo sguardo.

«Tutto questo è giusto, ma tra due giorni tornerò a Cair Paravel … non credo di-»

«Tu la ami?» lo interruppe serio. Peter strabuzzò gli occhi e scandalizzato gridò «Papà! Io … cosa … non farmi dire queste cose!»

«Oh, andiamo ti ho cambiato i pannolini, non mi scandalizzerò per questo!»

Peter rosso come un peperone distolse lo sguardo e si mise una mano davanti alla bocca mentre farfugliava «Sì …»

«E allora se tu non puoi rimanere, dalle un buon motivo per restare con te.» e con quest’ultima frase se ne andò lasciando il ragazzo perplesso.

* * *

La mattina dopo di buon ora, dopo essersi lavati e vestiti accuratamente, Peter, Susan, Lucy, Edmund, i due Re, Caspian, Lilliandil e suo padre si trovavano nella tenda di Aslan.

«Secondo voi perché siamo stati convocati? Abbiamo fatto qualcosa di male? » chiese la mezza stella preoccupata.

«Non preoccuparti cara, il motivo per cui vi ho chiesto di venire è semplicemente per congratularmi.»

Lilliandil arrossì e tutti guardarono Aslan davanti a loro con sguardo fiero. «Avete combattuto in maniera esemplare, dando tutti voi stessi. Avete perso la speranza e siete caduti, ma vi siete sempre rialzati con forza. E adesso, Susan e Lucy, siete pronte per ritornare alla vostra vera casa.»

Entrarono come dei salvatori dalle mura massicce di Ettinsmoor. La gente festosa li accolse lanciando petali di fiori al loro passaggio e intonando canti celebrativi.

Quando la processione arrivò nella piazza centrale Aslan si fece avanti seguito dal Re Rufus, Susan e Lucy.

«Oggi popolo di Ettinsmoor riconquistate ufficialmente la vostra libertà e la vostra vera identità. Vi restituisco i vostri legittimi sovrani che hanno dimostrato di possedere le qualità che ogni regnante, e non solo, dovrebbe avere: amore, coraggio e saggezza. Sonno sicuro che sapranno guidarvi con giustizia e riporteranno questa terra agli antichi splendori. Salutate Re Rufus, la Principessa Susan La Dolce e la Principessa Lucy, La Valorosa. »

Un boato di applausi esplose alla fine del discorso di Aslan e tutti intonarono in coro «Lunga vita al Re Rufus! Lunga vita alla Principessa Susan! Lunga vita alla Principessa Lucy!»

I festeggiamenti iniziarono in paese tra balli canti e spettacoli nella gioia più assoluta.

* * *

Caspian e Lilliandil si ritrovarono a volteggiare al centro delle danze, tra gli sguardi sognanti e gelosi delle paesane che non potevano fare a meno di ammettere quanto quei due fossero fatti l'uno per l'altra.

Appena la musica cominciò a cambiare però, Caspian decise di trascinare la sua amata stella lontano dal centro dell'attenzione.

«Caspian dove mi stai portando?»

«Io... dovrei parlarti, e ho bisogno di un luogo appartato...»

Lilliandil lo guardò incuriosita; erano goccioline di sudore per l'ansia quelle che gli imperlavano la testa?

«Eccoci.» arrivarono in un bellissimo spazio aperto che offriva una vista mozzafiato su tutte le terre di Ettinsmoor e dintorni. Trascinando la fidanzata fino ad una panchina in pietra circondata da mille fiori diversi, Caspian cominciò a torcersi le mani e battere i piedi per terra in ansia.

«Caspian, amore perchè sei così agitato?»

«Io... argh non è così facile come sembra, io … Lilliandil, dal primo momento io cui ho messo gli occhi su di te ti ho amato. Cioè, forse non dal primo momento, visto che ero attratto da Susan all'inizio, ma infondo era solo un'attrazione, sapevo che eri tu quella che volevo, deve essere stato una specie di colpo di fulmine inconscio, ti amavo ma inconsciamente cioè»

«Caspian.» lo ammonì la ragazza.

«No! Non ti arrabbiare, oh per Aslan, cosa dicevo? Ah sì, ti amo dal profondo del cuore, e poi emh... ecco...»

«Caspian, cosa stai farfugliando?»

«Sposami!» urlò. Vedendo lo sguardo sconvolto della mezza stella si lanciò ai suoi piedi su un ginocchio, materializzando un anello, ogni segno di nervosismo ora sparito.

«Lilliandil, io ti amo da sempre, sei la ragazza dei miei sogni, e per quanto questo possa sembrarti improvviso è ciò che desidero realmente. Ho parlato con tuo padre ieri sera e anche lui è d'accordo. Ti amo più di ogni altra cosa, sposami, diventa la mia regina e vieni con me a Telmar, rendendomi l'uomo più felice del mondo.»

la mezza stella scoppiò in un pianto singhiozzante, tenendosi la testa tra le mani.

«Emh, questa non era proprio la reazione che mi aspettavo, ma se non vuoi-»

«Ma certo che ti sposo, idiota!» urlò Lilliandil saltandogli addosso e donandogli un bacio mozzafiato.

* * *

«Mio caro Trumpkin, devo dire che hai fatto un ottimo lavoro con le mie bambine. Anche tu ovviamente Tumnus. Sarei onorato di avervi con me nella mia corte.»

Il Re Rufus, il Re Frank, Trumpkin e Tumnus erano seduti al tavolo centrale discutendo amabilmente dei loro figli e di quanto fossero orgogliosi dei loro traguardi.

«Per me sarebbe un onore, Re Rufus.» rispose commosso il nano.

«Ti sono molto debitore Trumpkin, per averle cresciute nelle fantastiche donne che sono oggi, senza aspettarsi niente in cambio. Grazie, dal profondo del cuore.»

«E' stata una gioia Sire.»

«Rufus amico mio! Sei pronto a vedere realizzato il sogno delle nostre care mogliettine?» urlò Frank stringendolo in un abbraccio.

«Ew, Frank amico mio, quando bevi sei insostenibile. Niente più birra per te.»

«Ma guarda come sono carrrini!!» disse il Re biondo prendendo la testa dell'amico e muovendola nella direzione in cui stava guardando. Lì, Peter e Susan ballavano sorridenti come non mai.

«E guarda, Edmund sta cercando Lucy dall'inizio della festa ormai!» disse indicando il moro che vagava come un disperato alla ricerca della ragazza.

Rufus si aprì in un sorriso sincero «Sarà bello unire le nostre due famiglie.»

Poi però, sicuro di non essere sentito dal Re Frank che mostrava a Trumpkin quanto i quattro si amassero, sussrrò a Tumnus «Orecchie aperte amico Fauno! Se uno di quei due fa qualcosa alle mie bambine gli spezzo le ossa, una ad una.»

* * *

«Lucy!»

«Edmund!»

Finalmente! Pensarono entrambi. Era ormai dall'inizio della festa che si cercavano invano fino a questo momento. Arrivati uno di fronte all'altro però, nessuno dei due sapeva più che dire.

«Io devo parlarti Edmund.»

«Anche io...»

«Prima fa parlare me!»

«No, prima me-»

«Allora diciamolo insieme, al mio tre. Uno... due... tre! Edmund io ti a-»

«Lucy io-»

«LUCY!» Urlò Lilliandil interrompendoli ancora una volta. Felice come una pasqua di gettò sulla ragazza continuando a fare urletti senza senso e frasi scomposte.

«Lilliandil, calmati che cos- OH.MIO.ASLAN!» una volta notato il massiccio diamante alla mano sinistra della stella entrambe si persero nei loro vaneggiamenti di «Quando e come e dove e dobbiamo dirlo a Susan e WOW!»

Caspian intanto era rimasto indietro sconvolto e in parte compiaciuto, quando aveva visto lo sguardo perso sul volto di Edmund.

«Hey amico, abbiamo interrotto qualcosa?» chiese preoccupato.

Guardando la ragazza dei suoi sogni svanire nel mare della folla con la sorella «Non ha più importanza ormai...»

* * *

«Hey Peter...» il ragazzo alzò lo sguardo per incrociare gli occhi azzurri della sua amata Susan, e non potè frenare il dolce sorriso che spuntava sempre alla sua vista.

«Hey Susan.»

«Come mai il Magnifico è qui tutto solo? C'è qualcosa che non va?» lo sguardo di preoccupazione sul volte della ragazza gli fece stringere il cuore e così decise di essere totalmente sincero con lei.

«Susan, noi... cosa siamo esattamente?»

«Scusami?»

«Io e te, voglio dire, sai bene quello che provo per te, e nonostante mi sembra quasi patetico te lo ripeto ancora, io ti amo. Ti amo e voglio stare con te, ma non conosco i tuoi sentimenti per me, non so se sono altrettanto forti, e ora questo non mi basta più. Voglio di più, voglio stare con te»

«Peter, io...»

«Vieni a Cair Paravel con me Susan.» disse serissimo alzando lo sguardo blu in quello azzurro cristallino di lei.

«Non posso Peter.» mormorò lei scuotendo la testa.

«Cos-»

«Peter, il mio posto è qui, accanto a mio padre e mia sorella, nel mio regno, e lo stesso vale per te. Il tuo posto è a Narnia, con tuo fratello e tuo padre.»

«Ma io ti amo! Voglio stare con te!»

«Peter tu sei un Re, il migliore che Narnia abbia mai avuto, e io sarò Regina di Ettinsmoor, non possiamo farci prendere dalle nostre emozioni così! Abbiamo un popolo da governare...»

«Tutte queste sono solo scuse Susan! Scuse!» urlò ferito alzandosi dal suo tavolo e dirigendosi verso una via nascosta per andare lontano dalla folla.

«Peter! Ti prego Peter aspetta... » Susan lo raggiunse e lo trattenne per la mano.

«Peter ti prego... io ci tengo a te, e se fossimo in altre circostanze accetterei subito, ma...»

«Allora io verrò con te! Mi trasferirò ad Ettinsmoor!»

«Non è questo il tuo destino e tu lo sai.»

Sconfitto si avvicinò a Susan, e senza distogliere lo sguardo dal suo le spostò una ciocca di capelli ribelli dagli occhi.

«Nulla di quello che dirò ti farà cambiare idea vero?»

Susan sospirò, appoggiandosi al suo petto e stringendolo forte, mentre il ragazzo le posava un tenero bacio sulla testa. All'improvviso una musica allegra li travolse.

«Godiamoci questo giorno Peter, come se fossimo due persone normali, non Re Peter di Narnia e La Principessa Susan, che hanno appena ritrovato i loro padri perduti e sconfitto la Strega, come se fossimo due semplici innamorati.»

«E cosa fanno dei semplici innamorati?»

Con il più dolce dei sorrisi Susan chiese «Mi concedete questo ballo?»

* * *

Il mattino, ai primi raggi dell’alba, Re Frank, Edmund e Peter si trovavano sui loro cavalli con il popolo di Narnia pronto a partire alla volta di Cair Paravel e tornare alla loro amata terra.

A salutarli all’entrata del castello stavano Re Rufus, Lucy,Lilliandil, Tumnus e Trumpkin, che aveva ottenuto un posto come aiutante del fauno a palazzo.

«E’ giunto il momento di andare … » disse il re narniano ai suoi figli. Tutti guardarono Peter mentre si muoveva nervoso sul suo unicorno con sguardo afflitto.

Lucy si spostò da un piede all’altro guardando Edmund «Bhè, allora … arrivederci Ed …» alzò lo sguardo su di lui speranzosa, ma lui serio disse «Sì … addio Lucy.»

I due re lo osservarono sconvolti scambiandosi occhiate incredule sotto uno sguardo di rimprovero di Peter.

«Oh, suvvia non essere così melodrammatico, questo non è mica un addio Edmund! Ci rivedremo sicuramente al mio matrimonio!» disse Lilliandil.

Rufus annuì convinto mentre Lucy abbassò lo sguardo sconsolata per non mostrare le lacrime che si formavano nei suoi occhi.

Oreius arrivò ad interromperli «Miei Re, noi siamo pronti.»

Frank annuì serio e si voltò a salutare ancora una volta il suo vecchio amico che disse «Non potreste aspettare qualche attimo in più? Sono sicuro che Susan stia per arrivare …»

«Mi dispiace, ma il viaggio per Cair Paravel è lungo …» si voltò incerto a guardare Peter che continuava a tenere lo sguardo basso, ma quando vide tutti gli sguardi preoccupati su di lui si riscosse e disse «No, va bene così …» poi amareggiato aggiunse «Lei non verrà comunque.» rivolse un ultimo sguardo al castello prima di girare l’unicorno ed incamminarsi per Narnia con la sua famiglia.

* * *

Susan intanto sedeva sconsolata sul suo letto mentre guardava il cielo tingersi di rosa e tutto intorno a lei si risvegliava. Non era riuscita a dormire molto quella notte; sapeva che aveva fatto la scelta migliore come principessa rimanendo nel suo regno e con il suo popolo, ma sapeva anche che in questo modo si era preclusa una qualsiasi possibilità di felicità come donna. Si avvicinò alla finestra poggiando la fronte sul freddo vetro.

Poteva vedere nel cortile i narniani prepararsi alla partenza mentre i reali si salutavano. Con la mano accarezzò la figura da lì piccolissima di Peter. Aveva deciso che non lo avrebbe salutato. Non voleva dire addio. Ieri avevano avuto una giornata stupenda, inizialmente Peter era stato ovviamente scosso dalla sua decisione, ma alla fine entrambi erano riusciti a lasciarsi andare e godersi il momento senza pensare ai loro doveri, erano stati Peter e Susan, due innamorati. Ma anche quella giornata era arrivata alla fine come tutte le altre e la realtà dei fatti si era ripresentata spietata come sempre. Susan voleva rimanere nel suo regno, sapeva che questo aveva bisogno di una principessa e di tutto l’aiuto possibile per risollevarsi, ma l’aveva fatto anche per suo padre. Lei e Lucy l’avevano finalmente ritrovato dopo anni e non avrebbe mai potuto (e nemmeno voluto) lasciarlo. Ma Susan sapeva benissimo di non essere l’unica ad aver ritrovato un padre: anche Peter si era finalmente riunito al suo e chiedergli di rimanere con lei sarebbe stato immensamente egoista da parte sua. Le loro famiglie avevano bisogno di loro ed entrambi dovevano stare al luogo a cui appartenevano. Peter ovviamente si era dimostrato restio a questa decisione, ma Susan era sicura che se lei fosse andata con lui o lui fosse rimasto con lei se lo sarebbero rinfacciato a vita.

E non poteva nemmeno chiedergli di aspettarla, non dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, dopo averlo rifiutato ormai per la terza volta, dopo non essere riuscita a confessargli il suo amore, dopo averlo lasciato partire senza un saluto.

Sospirò afflitta. Se fossero stati due comuni cittadini con comuni vite e comuni parenti non avrebbe esitato un momento ad accettare la sua proposta di matrimonio, lo amava e avrebbe voluto vivere la sua vita al suo fianco, ma il loro era sangue reale, prima della loro felicità veniva quella del loro regno.

La porta si spalancò e lei saltò sul posto spaventata. Davanti a lei stava Caspian con espressione preoccupata.

«Susan! Cosa ci fai qui? Peter partirà tra pochi minuti!»

Lei sospirò appoggiandosi contro il vetro e chiudendo gli occhi «Lo so.»

Lui avanzò chiudendo la porta dietro di sé guardandola incredulo «Hai deciso di non salutarlo allora? Lo lascerai partire così?»

«E’ meglio così Caspian, per tutti e due è meglio così.»

«Non puoi pensarlo davvero.»

Susan non rispose e lui sospirò afflitto passandosi una mano tra i capelli ed avanzando nella camera. Si sedette sul letto e cominciò serio «Sai, Susan, da quando siamo arrivati al castello non abbiamo mai avuto modo di parlarne decentemente, ma voglio che tu sappia che mi sei piaciuta, e davvero tanto. Ci siamo anche presi a pugni nella foresta proibita io e Peter – fece un risolino e Susan incuriosita si sedette vicino ai suoi piedi sul costoso tappeto che ricopriva il pavimento – ma in ogni caso ho sempre saputo in qualche modo dall’inizio che tu appartenevi a lui. Potevo leggerlo nel vostro modo di fare, di guardarvi, di parlarvi. Anche per questo mi sono fatto da parte, non fraintendermi, amo Lilliandil con tutto me stesso, ma non è questo il punto. Il punto è che tu e Peter vi siete sempre appartenuti, l’ho sempre pensato anche se inizialmente faceva male, e quando hai rotto l’incantesimo pensavo che anche tu l’avessi finalmente capito, ma a quanto pare non è così se stai buttando tutto all’aria senza remore. »

Susan sospirò afflitta con le lacrime agli occhi «Io … prima di essere persone siamo i capisaldi di due regni differenti e non è solo questo … le nostre famiglie … ci siamo appena riuniti, se ci separassimo adesso ce lo rinfacceremo a vita!»

«Questo è quello che pensi tu, ma Peter cosa ne pensa? Glielo hai chiesto? »

Susan rimase zitta e Caspian continuò «Sai, se Aslan ti ha soprannominato Susan la Dolce deve esserci senza dubbio un motivo, ma in questo momento proprio non lo vedo. Ogni volta riesci a trovare un nome o una scusa alle tue paure, senza pensare minimamente a quello che vuole Peter. Questo è egoismo Susan, non amore.»

Lei scattò subito «Questo non è vero! Io mi preoccupo per Peter! Io ci tengo a lui maledizione! »

«Dimostralo allora!»

«E’ quello che sto facendo!»

«Lasciandolo andare senza un saluto? Senza fregartene minimamente della sua opinione?»

«Tu non capisci!»

«Fammi capire allora!»

Susan scoppiò a piangere cadendo in ginocchio e subito Caspian le fu affianco abbracciandola.

«Io vorrei tanto amarlo senza problemi … ma per il momento non è possibile! Il mio regno adesso ha bisogno di me, mio padre a bisogno di me! Ed è lo stesso per lui … » disse tra i singhiozzi.

Caspian la strinse forte carezzandole i capelli pentito di aver alzato la voce. «Ma questo non deve essere un addio per forza no? Insomma ci sono le estati … e Cair Paravel non è poi tanto lontana, con un buon cavallo ed un buon ritmo ci si possono impiegare solo quattro giorni!»

Susan scosse la testa sorridendo leggermente al tentativo dell’amico di tirarla su e si asciugò gli occhi «No, Caspian. Non posso chiedergli una cosa del genere»

«Perché no? Sono sicuro che Peter capirebbe se gli spiegassi per una volta le tue ragioni senza che tu gliele imponga! »

«Non questa volta! Non dopo tutto quello che ha passato a causa delle mie indecisioni … lui stesso me lo ha detto, non gli basta più … » gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime e si morse un labbro per sopprimere nuovi singhiozzi che comunque uscirono «Io non sono nemmeno riuscita a dirgli quello che provo …»

Poi d’improvviso suonarono le trombe, segno di saluto per i narniani in partenza. Susan spalancò gli occhi e corse a aprire le porte affacciandosi sul balcone.

I suoi occhi gonfi e rossi si posarono su quelli di Peter. Nessun gesto, nessun sorriso, solo un sguardo. Poi come se niente fosse successo il Re Supremo interruppe il contatto visivo e girando il suo unicorno si lasciò il castello alle spalle, partendo alla volta di Cair Paravel senza mai guardarsi indietro.

Susan rimase a guardare la sua schiena «Addio.» sussurrò.

Indugiò sul terrazzo finché anche l’ultimo puntino della processione non scomparve all’orizzonte, per poi lasciarsi andare ad uno straziante pianto singhiozzante sorretta da Caspian.

* * *

Erano ormai passati quattro mesi da quel giorno, e Susan sedeva ancora al terrazzo con sguardo malinconico verso l’orizzonte.

Le sue giornate da principessa erano molto impegnative, lei e Lucy erano sempre impegnate ad aiutare i popolani a ricostruire le loro case e le loro vite, ad istruire i bambini e ad imparare questioni di politica direttamente sul campo con loro padre.

Nonostante l’iniziale imbarazzo la loro famiglia si era consolidata molto, e anche Tumnus e Trumpkin ne erano entrati a far parte.

Ma anche se tutto sembrava andare per il meglio le due principesse erano contente solo parzialmente; avevano sicuramente ritrovato le loro vite e la loro famiglia e per questo ringraziavano Aslan ogni giorno, ma qualcosa mancava ed era chiaro a tutti che il pezzo mancante del puzzle fossero i due affascinanti Re di Narnia.

Non era raro vederle sospirare insieme magari ricordando i vecchi tempi, ma nel momento in cui qualcuno estraneo portava notizie da Narnia dopo averle ascoltate attentamente con un luccichio negli occhi si liquidavano immediatamente chiudendosi in un silenzio perentorio.

Il Re sospirò all’ennesima vista delle figlie in quello stato. Aveva già parlato con Lucy, che gli aveva confidato senza problemi quello che la crucciava, ma aveva anche categoricamente rifiutato ogni aiuto o ogni visita a Narnia; voleva rimanere con il suo popolo e dimenticarsi per sempre di Edmund.

Il problema era ben più grave con Susan che non affrontava la realtà come la sorellina. Lucy accettava i sentimenti che aveva provato per il Re giusto ed era oltremodo certa di non interessargli minimamente viste le sue non- azioni; Susan invece fingeva che niente fosse accaduto, scappando appena si citava l’argomento.

Rufus si avvicinò lentamente alla ragazza che sospirò per la milionesima volta in un minuto. «Susan …»

La ragazza si girò spaventata «Oh, Papà! Mi hai fatto paura! È pronta la cena?»

Il Re scosse il capo appoggiandosi sconsolato al parapetto. «Volevo parlarti Susan …»

Capendo l’antifona dal tono la ragazza fece per alzarsi ma venne subito bloccata dalla voce severa del padre «E niente fughe. »

Si sedette nuovamente composta con le mani in grembo e lo sguardo basso.

«Sai Susan, io e te abbiamo un carattere molto simile. Entrambi siamo logici e razionali, odiamo tutto quello che ci sfugge di controllo. Capisco quello che provi adesso, l’ho provato anche io molte volte e a causa di questo comportamento ho rischiato di perdere tua madre molte volte. »

Lei lo guardò interrogativa e lui si perse nei ricordi con sguardo lontano «Quando la conobbi non ero che un ragazzino di poco più di nove anni. Per noi fu subito amore, ma i tempi di realizzazione furono molto diversi. Tua madre aveva lo stesso carattere sognatore di Lucy e l’amore era il suo pane quotidiano; per me era un universo sconosciuto che non avrei mai voluto esplorare, ma si sa che non siamo noi a scegliere l’amore, è lui a scegliere noi e io non potrò mai ringraziare Aslan abbastanza per avermi permesso di viverlo, di conoscere tua madre e di avere due splendide figlie come te e Lucy. »

Si guardarono commossi e Rufus le strinse una mano rassicurante e portandosi davanti a lei disse dolcemente «Quello che sto cercando di dirti tesoro, è che so bene quanto sia difficile ammetterlo, lasciarsi andare e correre dei rischi, ma l’essenza della vita è questa … tutti abbiamo paura, l’importante è mettersi sempre in gioco e dare il massimo. Qualche tempo fa se ti avessero detto che saresti partita all’avventura per sconfiggere una Strega e che ci saresti anche riuscita gli avresti riso in faccia, ma hai corso un rischio e guarda dove sei ora?»

Susan rimase in silenzio fissando le loro mani giunte. Il Re sospirò e disse «Tu lo ami?»

Spalancando gli occhi alzò lo sguardo sul padre. Calde lacrime cominciarono a cadere e singhiozzante disse «Sì … sì io lo amo!»

Rufus annuì commosso e l’abbracciò «Allora corri da lui e diglielo. »

Con voce rotta disse «Ma … Ettinsmoor … e tu e Lucy …»

«Noi siamo la tua famiglia Susan, ci saremo sempre per te, ed Ettinsmoor è salva adesso. In soli quattro mesi avete fatto un lavoro spettacolare.»

Vedendola ancora insicura disse «Puoi fidarti di me tesoro. Anni fa ho quasi rischiato di perdere tua madre in una situazione simile, non voglio che a te accada davvero. Devi correre da lui prima che sia troppo tardi, e urlargli tutto il tuo amore. »

Qualche minuto dopo, nemmeno lei sapeva bene come, si era ritrovata sul cavallo migliore della scuderia al galoppo verso Cair Paravel.

* * *

Dopo quattro giorni di corsa a cavallo estenuante, qualche ora dopo il tramonto Susan aveva finalmente raggiunto Cair Paravel. Si avviò sorridente verso l’entrata, ma trovò due lance a sbarrarle la strada.

Guardò spaesata le guardie e disse «Sono la principessa di Ettinsmoor, Susan Biancaneve.»

«Senti bella, potresti essere anche Aslan in persona, l’orario di entrata è finito al tramonto. Riprova domani, sarai più fortunata!»

«Ma io devo parlare con il Re Peter!»

Le guardie si girarono facendole il verso e ridendo tra di loro. Lei voltò il suo cavallo bianco e fece per andarsene, ma in uno slancio di pazzia fece ancora inversione sbaragliando tutte le guardie ed entrò nel castello.

Subito il caos prese piede e le sentinelle cominciarono a suonare il segnale urlando «Intruso! Intruso! »

* * *

Intanto Re Frank, Edmund e Peter si trovavano nella sala da pranzo al tavolo pronti per la cena. «Oh, Lila non sai quanto mi è mancato il tuo pollo in salsa speciale!» disse Frank mentre mangiava da due cosce di pollo avidamente alla cuoca che stava finendo di servire le portate sul tavolo.

Tutti risero quando all’improvviso sentirono l’allarme intrusi. Edmund balzò subito su correndo alla finestra con sguardo preoccupato. Appena però i suoi occhi si posarono sulla figura in cortile sorrise e disse «Bhè, Peter, faresti meglio a correre in cortile c’è qualcuno che ti aspetta.»

Confusi padre e figlio si avvicinarono alla finestra e capirono cosa intendeva Edmund. Peter subito spalancò gli occhi e poi si gettò giù per le scale rischiando di rompersi il collo più volte.

Il Re Frank agitato corse in tondo poi avviandosi anch’esso alle scale urlò «Presto Edmund, prendimi il pollo voglio qualcosa da mangiare mentre guardo tuo fratello ricongiungersi con l’amore della sua vita!»

* * *

Intanto Susan era riuscita ad arrivare nel cortile principale di Cair Paravel quando la moltitudine di guardie di turno la placcò e scesa da cavallo dovette arrendersi e lasciarsi bloccare a terra.

Che stupida pensare di potersi infiltrare in un castello in modo tanto plateale! E non un castello qualsiasi …

«Susan!» al suono di questa voce il suo cervello si spense di colpo.

«Lasciatela andare! » libera si alzò un po’ per poter veder Peter mentre correva verso di lei con sguardo preoccupato. Rivederlo aveva risvegliato in lei tutti i sentimenti che aveva provato a tenere nascosti in questi quattro mesi. Il cuore prese a batterle forte, la testa le girò, lo stomaco fece una capriola all’indietro, ma contemporaneamente si sentì invincibile; come se niente potesse spezzarla o fermare la sua corsa verso di lui.

Quando lo raggiunse gli gettò le braccia al collo e vi si aggrappò temendo che le gambe mollicce cedessero.

Lui la strinse forte a sé tenendola per la vita, poi appoggiò la fronte alla sua guardandola incredulo, aumentando la presa come per assicurarsi che non fosse un sogno.

Prima che potesse chiederle niente lei lo interruppe affannata «No, prima fa parlare me! So che sono stata una stupida e un’egoista, non ti ho dato ascolto, non ho mai chiesto il tuo parere e ti ho sempre imposto le mie scelte dando ascolto solo alla mia insicurezza e alle mie paure, ma adesso sono pronta. Io ti amo, Peter. Ti amo da sempre, fin da quando mi lanciavi le mele in testa o mi liberavi contro i cani per attirare la mia attenzione.»

«Susan …»

«Ma va bene, ti capisco insomma, dopo tutto quello che è successo, infondo sono passati quattro mesi, volevo solo fartelo saper-» Peter zittì il suo discorso a macchinetta con un bacio appassionato.

Tutto intorno a loro le guardie, il Re frank con il suo pollo, Edmund e le persone accorse per l’allarme scoppiarono in un boato di applausi e fischi.

Susan si staccò arrossendo ricordando di essere in mezzo alla folla, ma Peter la alzò e le fece fare una giravolta baciandola ancora.

Quando si fermarono la guardò dritta negli occhi e con amore disse «Ti amo, Susan.»

«Ti amo, Peter. Perdonami se sono così tarda.»

* * *

Circa un anno più tardi...

Susan era felice, ma davvero davvero felice. In quel momento guardava commossa sua sorella Lilliandil scambiarsi i voti nuziali con Caspian. Entrambi erano bellissimi, e la luce che emanava la mezza stella faceva rispendere tutto nella chiesa. Mentre Aslan stesso li nominava moglie e marito fece vagare lo sguardo tra gli invitati. Trumpkin continuava a ripetere al fauno Tumnus -che sedeva vicino a lui - che aveva solo qualcosa in un occhio da più o meno tutta la cerimonia, Ramandu, il Re Frank e suo padre sedevano vicini con una scintilla di orgoglio in prima fila. Tornò a guardare Lilliandil gettarsi tra le braccia di Caspian cogliendolo di sorpresa con un bacio passionale mentre tutti intorno applaudivano e fischiavano in approvazione. Ridendo colse lo sguardo divertito davanti a lei di Peter- il testimone- che le fece un occhiolino e facendola arrossire violentemente prima che un dolce sorriso le spuntasse sulle labbra.

Insomma, tutti erano felici. Ma poi non potè non notare due sorrisi enormemente finti, quasi di plastica. Qualcosa andava fatto.

* * *

«Allora cosa hai intenzione di fare?»

«Scusa?»

Lilliandil l'aveva trascinata per un braccio nel cortile e ora la guardava speranzosa.

«Andiamo Susan, hai visto anche tu come si guardano! Lucy ha già rotto tre bicchieri e quando l'abbiamo lasciata stava per incidere il piatto con il coltello tagliando la carne con tutta quella forza....»

su questo non poteva darle torto in effetti, ogni volta che Lucy incrociava lo sguardo di Edmund una strana rabbia le montava dentro e rompeva qualsiasi cosa avesse in mano. Susan non aveva potuto fare a meno di pensare che se avesse usato quella forza l'anno scorso la strega bianca non avrebbe potuto niente.

«State tramando un modo per farli rimettere insieme? Io sono dentro, sono stufo di quei musi lunghi al mio matrimonio!»

«Rimettere insieme? Non sono mai stati insieme...»

le due ragazze guardarono Caspian e Peter uscire da una siepe vicina.

«Peter, Caspian ci stavate spiando?» esclamò Lilliandil sorpresa.

«Spiando è una parola un po' forte, diciamo che vi stavamo cercando da dieci minuti dietro quella siepe...» disse Caspian con un ghigno malizioso.

Gli altri tre scossero la testa prima che Lilliandil si rivolse a Susan chiedendo «Quindi damigella d'onore qual è il piano?»

* * *

Lucy non poteva crederci. Non poteva crederci davvero, si era fatta fregare come una bambinetta di due anni. Certo, non poteva aspettarsi che le sue due diaboliche sorelle e i loro fidanzati tirapiedi avessero corrotto perfino i camerieri.

Quindi ora era seduta in uno sgabuzzino pieno di cianfrusaglie, scope, e vari secchi a distanza ravvicinata con il suo incubo da un anno a questa parte.

«Hai intenzione di parlarmi Lucy?» sbuffò Edmund molto, troppo vicino al suo orecchio. Per tutta risposta ottenne solo un sonoro sbuffo.

«Ok, forse il fatto che tu mi abbia risposto con sbuffi e grugniti nell'ultima mezz'ora era un chiaro segno che non ne vuoi sapere, ma Lucy seriamente...»

un forte lamento coprì la fine della frase di Edmund, che disperato si prese la testa tra le mani tirandosi i capelli .

«Lucy ti prego...»

«No, ascolta, non ci parliamo da quasi un anno, solo perchè i nostri stupidi parenti si sentono dei burloni a rinchiuderci qui dentro non vuol dire che dobbiamo diventare migliori amici di nuovo!»

«Se solo tu non fossi così testarda!»

«Se solo tu non fossi così stupido!»

«Se solo la smettessi di fare la bambina!»

«Ah, sarei io la bambina dei due?!»

«Di certo non sono io tra i due quello che si rifiuta di parlare!»

«Oh, come vorrei un telecomando per tornare indietro nel tempo e farti vedere quanto sei idiota!»

«Idiota?! Se io sono un idiota tu sei … sei... »

«Bhè, hai già finito gli insulti?»

entrambi si guardarono con astio per poi girarsi dal lato opposto con una smorfia imbronciata sul volto. Ma qualche minuto dopo Edmund stava già lanciando occhiate di sottecchi alla ragazza, prima di sospirare frustrato e poi iniziare a parlare con più calma «Quello che volevo dire è che mi dispiace... io non sono bravo con le parole, sono peggio di tua sorella Susan e devi ammettere che questo è tutto un dire- quando a Lucy scappò un risolino capì che poteva essere sincero- ma ci tengo a te, e mi piacevi- piaci tutt'ora. So che sono stato uno stupido, che ti ho deluso, ma io... quello che voglio dire è che io... io credo di amarti Lucy.»

come un fulmine la ragazza gli si gettò addosso baciandolo con dolcezza mentre il mondo intorno a loro svaniva, ignari delle scope e dei secchi che gli stavano cadendo addosso.

«Ti amo anch'io.»

* * *

«Tutto è bene quel che finisce bene!» urlò Lilliandil felice alzando la bottiglia di champagne in aria.

Erano tutti e quattro accovacciati vicino allo porta dello sgabuzzino spiando la discussione dei due più giovani.

«Non so, io mi sento comunque in colpa... voi no?» disse Susan cercando assensi con lo sguardo, ma vedendo Lilliandil e Caspian impegnati in una seduta di baci appassionati sospirò girandosi verso Peter che giocava con la sua mano destra guardandola con dolcezza.

«Hey -gli sorrise dolcemente – cosa c'è? »

«Sposami Susan.»

Lei lo guardò sconvolta, ma vedendo il suo sguardo speranzoso gli si avvicinò posandogli un dolce bacio a stampo sulle labbra.

«Sì.»

e vissero per sempre felici e contenti...










Dunque eccoci giunti alla fine di questa fanfiction amici. Perdonatemi se ci ho messo altri *inserire numero infinito di mesi * per aggiornare, ma è stato un periodo decisamente molto impegnativo. Questa è la prima storia che scrivo a cui riesco a mettere la parola fine. Cavolo, devo dire che premere quel quadratino completa è stato soddisfacente da una parte, ma anche molto triste dall'altra.
Siamo alla fine, e vi ringrazio tutti, tutti, tutti, chi ha messo la storia tra le preferite, chi tra le seguite, chi ha solo letto, chi ha commentato, e un grazie speciale a rubarubina che è rimasta fedele a questa storia fin dall’inizio (spero che questo ultimo capitolo ti sia piaciuto!)
Spero che sia stato un finale degno delle vostre aspettative, Addio e grazie per tutto il pesce ;)

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