Un battito d'ali.. un battito del cuore

di Manu_Green8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aria di cambiamenti ***
Capitolo 2: *** La nuova scuola ***
Capitolo 3: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 4: *** Allenamenti ***
Capitolo 5: *** Tempo di sfogo ***
Capitolo 6: *** Sorprese ***
Capitolo 7: *** Non così presto ***
Capitolo 8: *** Ingannevoli dubbi ***
Capitolo 9: *** Amori e delusioni ***
Capitolo 10: *** Chiedo venia ***
Capitolo 11: *** Preparativi ***
Capitolo 12: *** Time out ***
Capitolo 13: *** Buio ***
Capitolo 14: *** Punizione ***
Capitolo 15: *** Resta con me ***
Capitolo 16: *** Svolta profonda ***
Capitolo 17: *** La fiera ***
Capitolo 18: *** Infermiera sexy ***
Capitolo 19: *** Dilemma: tutto d'un pezzo o no? ***
Capitolo 20: *** L'importante è vincere ***
Capitolo 21: *** Dolci e taglienti parole ***
Capitolo 22: *** Disguidi e intromissioni ***
Capitolo 23: *** Tutti i tasselli al loro posto ***
Capitolo 24: *** Epilogo - Ballo di fine anno ***



Capitolo 1
*** Aria di cambiamenti ***


Salve a tutti! Mi chiamo Melanie Carter, ho diciassette anni e sono una ragazza normale, felice come tutte le altre. No, aspettate! Direi che non è proprio così. Ok, adesso vi racconto la mia storia, anche se non è poi molto allegra; quindi chiunque preferisca, può anche non leggerla. Bene, è ora che cominci. E partirò proprio dall’inizio..



Era domenica quando la mia sveglia suonò alle 8.30. Auch! Lo so, è davvero presto, considerando che la mattina - cioè dormita - domenicale è la parte migliore della settimana. L’estate era appena finita e le mie preziose ore di sonno mi sarebbero mancate tremendamente. Allungai il braccio e portandolo fuori dalle lenzuola ammucchiate, cercai a tentoni di spegnere la sveglia. Dopo esserci riuscita aprii gli occhi, sospirando. Dovevo proprio alzarmi, anche se a malincuore. Scesi dal letto, andai dritta al bagno e iniziai a prepararmi. Finita l’opera tornai in camera e mi misi davanti allo specchio. Avevo indossato un paio di jeans scuri con le mie Air Max celesti e un maglia bianca abbastanza leggera. Bene, adesso potrei anche descrivermi: sono alta quasi 1,80 m, ho dei capelli color castano ramato, quasi sul rosso, mossi e lunghi fino a metà schiena. Sì, i miei capelli sono ciò che amo di più di me stessa, non essendo tanto ricci, ma nemmeno piatti come spaghetti e le ragazze me li hanno sempre invidiati. Il mio viso è adornato da innumerevoli lentiggini e i miei occhi sono di un verde chiaro, che in quel momento erano resi un po’ più svegli da una striscia di trucco celeste. Scesi le scale e andai in cucina dove mia mamma stava preparando la colazione.

<< Buongiorno, tesoro >> mi disse lei, una donna alta quasi quanto me e con i capelli corti e rossi. Ebbene sì, ecco da dove ho preso il mio colore dei capelli.
<< Buongiorno >> risposi, iniziando a mangiare le frittelle che mi aveva messo davanti. Nello stesso momento, scese le scale quasi correndo, mio fratello gemello. Proprio così: gemello. Il suo nome è Dave; è più alto di me – supera appena 1,85 m – e ha un fisico quasi perfetto, già da uomo nonostante abbia solo diciassette anni. I suoi capelli sono del mio stesso colore e anche i suoi occhi sono verdi, quasi come i miei. È, come si usa dire, davvero figo. Eh sì, lo so, sono sua sorella, ma -che posso farci?- anche io sono una ragazza. Nel nostro liceo è sempre stato tra i più popolari, considerando che è il capitano dei Green Force, la squadra di basket della scuola.

<< Giorno >> disse, sedendosi accanto a me.
Gli sorrisi, mentre io continuavo a mangiare e la mamma diceva: << Pronti per andare? Avete preso tutto? >>.
<< Certo >> dissi fredda, mentre Dave rispondeva: << Sì, prontissimi >>.
Mia mamma sospirò: << Mel, lo so che non vuoi andare via da qui, ma sarà molto meglio, vedrai. Potremo stare più tranquilli a Dover >>.
Sospirai: << Prima di adesso non sapeva nemmeno dell’esistenza di Dover! >> esclamai.
<< E’ molto carina >> disse mia madre, cercando di convincermi.
<< Non penso che lo sia più di New York >> dissi, difendendo la mia città natale. Dopotutto ci trovavamo solo in una delle città più famose d’America: che volete che sia.
<< Già, ma proprio perché viviamo in una città caotica come New York, è un bene trasferirsi a Dover, per te e anche per noi >> concluse mia madre.
<< Come se avessi la lebbra! >> urlai, esasperata.
<< Mel >> mi ammonì allora Dave, mentre mia madre mi lanciava uno sguardo arrabbiato.
<< Ok, d’accordo. Mi spiace >> dissi, rendendomi conto di aver esagerato << Ma non voglio rovinare la vita di Dave. Lui ha tutto qui. La scuola, la squadra.. >> conclusi.
<< Lo sai benissimo che non mi importa di lasciare tutto. Ricominceremo a Dover. E alla grande >> disse mio fratello, facendomi un bel sorriso.
Io scossi la testa, ma lasciai perdere. << Va bene, sono pronta >> dissi, mangiando l’ultimo boccone e cercando di autoconvincermi che sarebbe andato tutto bene.
Ci aspettavano 5 ore di viaggio e corsi su a prendere le ultimissime cose. Mentre raccoglievo le cuffie lasciate ai piedi del letto e una scatola decisamente piena di roba poggiata sulla scrivania, Dave entrò in camera. << Andiamo? >> mi chiese.
Io annuii e lui mi aiutò, prendendo la scatola che avevo tra le mani. Facemmo l’ultimo saluto alla casa in cui avevamo vissuto per 17 anni e salimmo in macchina, iniziando, a partire da allora, la nostra nuova vita.




Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Spero che questa storia vi inizi ad interessare. Questa sorta di prologo è decisamente piccolo, lo so, ma mi farò perdonare con gli altri capitoli, promesso. 
Al prossimo capitolo, che metterò in questi giorni, dopo aver sistemato alcune piccole cose. 
Byee! :)

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Capitolo 2
*** La nuova scuola ***


Arrivammo a Dover verso le tre del pomeriggio. Era una cittadina tranquilla, troppo tranquilla. Davvero piena di verde, a cui mi sarei dovuta abituare. Infatti New York, al contrario, era ricoperta da macchine e negozi, non proprio da alberi. Arrivammo davanti la nostra nuova casa e scesi dalla macchina. Iniziammo a prendere alcune scatole e ci dirigemmo verso l’ingresso. Era una piccola villetta, circondata dal giardino. Davvero carina. Mia madre aprì la porta e ci fece segno di entrare. Mio fratello mi sorrise e poi entrò in casa, seguito da me e mia madre. Anche l’interno era molto carino e il tutto era già arredato. Era da abbastanza tempo che mamma ci stava lavorando, per renderla perfetta e confortevole. Impiegammo molto tempo per sistemare tutto e perciò quella sera, sfinita, andai a dormire presto, non volendo rischiare di tardare già il primo giorno di scuola.

Quando la mia sveglia suonò, saltai praticamente dal letto. Ero decisamente tesa. Andai in bagno e iniziai a prepararmi. Misi un paio di jeans chiari e una maglia celeste leggera. L’estate era appena finita e il calore estivo stava cominciando ad andarsene in fretta. Mi truccai leggermente e dopo aver completato l’opera, scesi in cucina. Dave stava già facendo colazione. Aveva indossato dei jeans e una felpa verde bottiglia,che aveva lasciato aperta e che mostrava la maglia a maniche corte che aveva sotto.
<< Buongiorno >> mi disse quando mi vide.
<< Giorno. La mamma? >> chiesi.
<< E’ già uscita >> rispose Dave, alzando le spalle. La mamma, infatti, lavorava in un’azienda di marketing e per venire qui si era fatta trasferire nella sede di Dover. << E’ passato qualcuno a prenderla. Ci ha lasciato la macchina per andare a scuola >> disse.
Io annuii e iniziai a fare colazione.
Facemmo abbastanza presto e in un quarto d’ora di macchina arrivammo davanti la scuola. Era un grande edificio, ovviamente con un giardino che la circondava. Il grande parcheggio era proprio lì davanti e noi non facemmo fatica a trovare un posto. Scesi dalla macchina, facendo un sospiro. Dave subito mi affiancò. << Sta tranquilla. Andrà bene >> mi rassicurò.
Io gli feci un sorriso e poi iniziammo a camminare verso l’edificio, notando che molti ragazzi lanciavano occhiate verso di noi. Le porte della scuole erano già aperte, nonostante la campana non fosse ancora suonata. Allora ne approfittammo per andare in segreteria. Subito una donna grassottella, dopo averci visti davanti alla porta, ci sorrise e disse: << Prego, entrate. Voi dovreste essere i Carter, giusto? >>. Io sorrisi, mentre mio fratello rispondeva in modo affermativo. << Io sono la signora Turner. Qualunque domanda abbiate, potete farla a me senza problemi >> disse la donna. << Allora, ecco a voi i vostri programmi. Avete quasi le stesse lezioni. Cambia solo qualche materia. Oh, ecco anche la piantina della scuola. Vi aiuterà a trovare le classi. E.. oh dimenticavo, queste sono le combinazioni degli armadietti. Scusate, ragazzi, ma non posso accompagnarvi fin lì. Sono troppo occupata, ma è davvero semplice trovarli >> concluse, così velocemente che facevo fatica a starle dietro.
Dave ringraziò, mentre io continuavo a stare in silenzio. << Oh, signorina Carter >> mi chiamò la donna prima che uscissimo dalla porta. << Sì? >> chiesi.
<< Di qualunque cosa avesse bisogno non esiti a chiedere, tesoro >> mi disse con un sorriso. Io mi irrigidii e feci un sorriso forzato. << Grazie >> dissi, uscendo velocemente da lì.
<< Mel. Tutto ok? >> mi chiese Dave, con tono preoccupato.
<< Sì, si >> dissi con tono infastidito.
<< Lascia perdere. La giornata non è ancora iniziata. Pensa a quanto sarà divertente >> mi disse, facendomi l’occhiolino. Io ridacchiai. << Oh, Dave, la cosa che mi preoccupa di più, è che tu lo pensi veramente >> dissi, scuotendo la testa.
<< Quanto sei negativa. Adesso andiamo o la classe non la troveremo mai >> concluse. La campanella era appena suonata. Raggiungemmo la classe con facilità e appena fummo alla porta un professore, giovane biondo e con gli occhi verdi ci salutò.
<< Buongiorno, voi dovreste essere i Carter >> ci sorrise. Se davanti alla signora Turner non avevo parlato perché non mi andava, adesso rimasi senza parola a causa di quell’uomo. Come era possibile che ci fossero dei professori così belli? Bene, la storia – sì, era quella la nostra prima ora del giorno – era appena diventata la mia materia preferita.
<< Sì, siamo noi >> rispose Dave con educazione.
<< Bene. Io sono il professor Ross. Ragazzi >> iniziò poi, rivolgendosi alla classe. E fu solo allora che mi voltai a guardarla: alcuni ci osservavano con curiosità, altri con noia. Il mio sguardo si posò in particolare su una ragazza castana, con dei boccoli perfetti e una carnagione abbronzata, che mi aveva lanciato uno sguardo sprezzante per poi concentrarsi su Dave. Come al solito, lo guardava meravigliata; beh direi come se volesse proprio saltargli addosso.
<< Loro faranno parte della classe per il nostro quarto anno. Spero che li aiutiate ad ambientarsi. Prego, prendete posto >> disse il professore mozzafiato, interrompendo i miei pensieri. Io e Dave sorridemmo e ci sedemmo negli ultimi due posti liberi – accanto, fortunatamente. La prima ora passò molto velocemente. Il professore oltre ad essere paurosamente bello, era anche molto bravo e riusciva a farti appassionare a ciò che diceva.
Quando la campanella suonò, io e Dave notammo che la nostra prossima classe era diversa. Davvero ottimo. Io avevo matematica, lui inglese. Mentre guardavamo i nostri programmi, la ragazza castana che avevo notato all’inizio si avvicinò a noi. << Ciao, io sono Ashley. È bello avere un ragazzo nuovo in classe >> disse con voce mielosa, rivolgendosi a Dave, senza degnare me di uno sguardo. Veramente perfetto. Ero a scuola da appena un’ora e già questa ragazza mi evitava. Ecco qual’era la differenza tra me e mio fratello. Lui era sempre stato quello popolare ed estroverso, io no.
<< Piacere, io sono Dave >> rispose mio fratello, educatamente. Ashley guardò il programma che Dave aveva in mano. << Oh. Bene. Abbiamo la stessa materia. Vieni, ti accompagno >> disse, afferrandolo per il braccio. Ok, ecco come avevo già classificato questa ragazza: oca. E tremendamente stronza. Una di quelle ragazze da evitare, insomma. Mio fratello si voltò subito a guardarmi.
<< Vai >> gli sorrisi. << Sicura? Mel, ti accompagno.. >> iniziò lui.
<< No, vai >> lo interruppi << non mi mangerà nessuno, tranquillo >> terminai sorridendo. Lui mi fece uno di quei sorrisi, che sottintendevano uno “scusa” e seguì la ragazza.
Raggiunsi in fretta l’aula di matematica e una professoressa bassa e minuta mi accolse in modo gentile. Accadde più o meno ciò che era successo alla prima ora. L’unico posto rimasto era vicino ad una ragazza bionda, con un taglio corto e gli occhi azzurri. Anche quest’ora finì abbastanza velocemente e subito dopo il suono della campanella, la ragazza bionda si rivolse subito a me. << Ciao, io sono Rachel Miles >> disse facendomi un bel sorriso. Era più bassa di me, forse poco meno di 1,75 m.
<< Melanie Carter >> dissi, ricambiando il sorriso.
<< Melanie >> ripeté senza perdere l’allegria. << Sono veramente felice di avere una ragazza nuova in classe. Spero che ti troverai bene. Che materia hai dopo? >> disse davvero troppo in fretta e con un’energia inaudita. Sorrisi: << Letteratura >> risposi.
<< Bene, anche io. Se vuoi ti accompagno >> mi propose. << Sì, grazie >> dissi. Rachel mi accompagnò in classe e mentre camminavamo iniziò a spiegarmi alcune cose della scuola. Era una ragazza simpatica e molto allegra. Riusciva a mettermi di buon umore. Arrivammo in classe e di mio fratello non c’era neanche l’ombra. Ricordai le parole della signora Turner. “Avete quasi le stesse lezioni”: sì, certo. L’ora di letteratura passò e io e Rachel ci separammo, restando che mi avrebbe raggiunta in mensa e mi avrebbe aiutata ad integrarmi. Bene, pensavo che Rachel sarebbe stata perfetta per iniziare ad avere degli amici. Arrivai nell’aula di chimica dove c’era anche mio fratello. Ci sedemmo accanto. << Ehi, come è andata? >> mi chiese. << Abbastanza bene. A te? >> risposi. << Anche >> disse. << Beh, hai già fatto colpo >> continuai a dire.
<< Chi, Ashley? >> mi chiese. Io alzai gli occhi al cielo, ma la professoressa ci interruppe, iniziando la lezione. L’ora finì e la pausa pranzo iniziò. Uscimmo dalla classe e Dave mi abbandonò per andare al bagno. << Vado in mensa. Ci vediamo lì >> gli dissi. Lui annuì e io iniziai a camminare. Prima di arrivare, una voce mi chiamò. Mi voltai e vidi Rachel che mi veniva incontro. Le sorrisi e aspettai che mi raggiungesse. << Come è andata? >> mi chiese.
<< Bene, grazie >> risposi. Entrammo in mensa e dopo aver preso qualcosa da mangiare ci sedemmo a un tavolo, vicino alla vetrata che dava sul giardino. Intanto Rachel, continuava a parlarmi allegramente e a spiegarmi tutto ciò che avrei dovuto sapere della scuola. Ad un tratto si fermò e disse: << E quel ragazzo chi è? >>. Mi voltai per guardare. Eh, beh, stava parlando proprio di Dave, che era appena entrato in mensa e che mi stava cercando. << Oh, è Dave >> risposi.
<< Lo conosci? >> mi chiese, mentre le sue sopracciglia andavano verso l’alto.
<< Direi, da appena 17 anni. È mio fratello >> risposi. Lei mi guardò.
<< Davvero? >> chiese con molta curiosità. << Oh, ecco perché sta venendo qui >> disse imbarazzata.
Mentre Dave si faceva strada tra i ragazzi Rachel mi chiese: << Ma quanti anni ha? >>. << Anche lui ha 17 anni. Siamo gemelli >> dissi. << Cosa? >> chiese Rachel, davvero stupita. Non feci in tempo a dire niente che Dave ci aveva raggiunte.
<< Melanie >> disse, sedendosi accanto a noi. << Scusa se non ti ho aspettato >> dissi. Lui sorrise e si voltò a guardare Rachel. << Ciao >> le sorrise. La mia amica arrossì di colpo e io dissi: << Lei è Rachel >>. << Io sono Dave. Piacere di conoscerti >> mio fratello gli porse la mano e lei la strinse sorridendo.
<< Piacere mio >> rispose la mia nuova amica, che si era fatta di colpo molto silenziosa. E penso che il motivo fosse proprio Dave. << Scusa se ho perso troppo tempo. Ho dovuto declinare un invito di Ashley >> disse mio fratello, che si allungò a rubare qualcosa dal mio vassoio. << Ashley Tomson? >> chiese Rachel. Mio fratello annuì: << La conosci? >> le chiese.
<< Già. Tutti la conoscono >> disse Rachel con un tono indignato. Ecco, proprio come pensavo. Ashley era Miss Oca della scuola.
<< Avresti potuto accettare >> dissi, rivolta a Dave.
<< Oh, no. Per carità >> disse mio fratello, facendo uno dei suoi sorrisi luminosi. << Dave, la conosci da solo due ore! >> lo accusai, sebbene fossi contenta che avesse declinato.
<< E penso che Rachel sia d’accordo con me, sul fatto di evitarla >> disse. Rachel arrossì e gli sorrise.
<< Sì, ha fatto davvero molto bene >> disse, contenta. Anche la pausa pranzo finì. Mancavano solo tre ore alla fine della giornata scolastica e dopotutto, non stava andando così male. La prossima lezione era economia. Io e Rachel continuammo a restare insieme, mentre Dave ci aveva lasciate per l’ennesima volta. Iniziavo a credere che la signora Turner avesse fatto una battuta di cattivo gusto. Arrivammo in classe e prendemmo posto in due banchi vuoti. Poco prima che entrasse la professoressa, che Rachel aveva classificato come perennemente in ritardo, entrò in classe Ashley Tomson, che cinguettava con un ragazzo che non avevo mai visto. Era alto, più di Dave. I suoi capelli erano castani e gli occhi molto azzurri. Le sue labbra erano carnose, davvero belle per un ragazzo e il fisico era asciutto e perfetto. Ok, avete capito: era veramente strafigo. Mentre Ashley parlava, lui le prestava poca attenzione, annuendo di tanto in tanto, mentre poggiava i libri su uno dei banchi davanti. Subito dopo entrò la professoressa Nelson – Rachel mi aveva già detto il suo nome – e la castana si sedette vicino al ragazzo, chiudendo finalmente la bocca. La professoressa iniziò facendo l’appello e appena arrivò al mio nome si fermò un attimo. << Oh, tu sei la ragazza nuova. Benvenuta >> mi sorrise.
A quel punto metà della classe si voltò a guardarmi. Compresa Ashley e il ragazzo accanto a lei. Vidi Ashley, che dopo avermi lanciato uno sguardo indignato, si voltò muovendo i capelli in modo aggraziato. Il ragazzo invece, si era fermato ad osservarmi e quando incrociò il mio sguardo mi sentii arrossire. Subito lo distolsi, lasciando che i capelli mi scivolassero davanti al viso. Restai comunque attenta ai nomi che stava dicendo la professoressa e fu proprio così che scoprii il suo nome. Cole Mayers. Mi ripromisi di chiedere informazioni a Rachel e mi misi ad ascoltare la lezione.
Quando quell’ora finì, uscimmo dalla classe prima di Cole e noi ci passammo praticamente accanto. Non osai guardarlo e uscii dall’aula. << Bene. La prossima ora è ginnastica. Finalmente >> disse Rachel pimpante. Io la guardai: << Oh, no. Non ginnastica >> replicai.
<< Dai, sarà divertente. E poi potremo andare fuori. Con questo caldo sarà splendido >> disse. La seguii malvolentieri. Arrivammo negli spogliatoi delle ragazze e ci cambiammo. Poi, Rachel mi accompagnò in palestra dove c’erano praticamente tutti: Dave, che quando mi vide, mi fece l’occhiolino; la splendente Ashley; e per finire anche Cole. Il professore di ginnastica, un uomo decisamente alto e brizzolato ci divise in due parti. Ragazzi e ragazze. Poi si rivolse a mio fratello. << Signor Carter, sa giocare a basket? >> chiese. Io sorrisi, quando vidi mio fratello che si illuminava. << Certo, signore >> disse.
<< Giocava nella scuola di New York? >> continuò, non prestando la minima attenzione a noi ragazze. Rachel mi aveva già spiegato che era davvero maschilista e che amava la sua squadra di basket. << Sì >> rispose mio fratello, entusiasta.
<< Che ruolo ha? Quanto giocava? >> chiese, sempre più felice il professore. << Sono una guardia, signore. Ero il capitano della squadra. Giocavo all’incirca 35 minuti >> rispose mio fratello, soddisfatto. Vidi il professore illuminarsi, così come tutti i ragazzi che immaginai, facevano parte della squadra. << Benissimo. Signor Mayers, inizi a fare due squadre, mentre mi occupo delle ragazze >> disse
, rivolto a Cole. Il ragazzo annuì e vidi che rivolse subito la parola a mio fratello. 
<< Signorine, buongiorno >> disse il professore. << Un’altra ragazza nuova. La gemella Carter immagino >> mi sorrise. << Sì, signore >> sorrisi educatamente.
<< Perfetto. Allora ragazze, dividetevi in due gruppi. Signorina Miles, lei può portare fuori le ragazze che vogliono correre in pista. Signorina Tomson, faccia le squadre per la pallavolo. Lei, venga con me >> disse, guardandomi. Io lo seguii e mi condusse nella saletta vicino alla palestra, riservata al professore. Chiuse la porta e mi sorrise
: << D’accordo. Ha già deciso se essere esentata dalla mia lezione? O preferisce restare? >> mi chiese. 
<< Preferirei restare veramente >> risposi.
<< Perfetto, compilerò io stesso il modulo da portare alla preside. Può andare in sala attrezzi magari. Ci sono anche cose adatte alla ginnastica artistica >> ammiccò e così capii che aveva letto davvero i nostri moduli delle iscrizioni. << Faccia come le viene meglio, basta che non si metta nei guai. Bene, adesso andiamo a vedere suo fratello >> terminò, sorridendomi. Io ricambiai il sorriso: << E’ davvero bravo, glielo assicuro. E non lo dico solo perché sono sua sorella >> dissi. << Benissimo >> disse, mentre uscivamo da lì. Il professore si diresse subito verso il campo da basket, mentre io mi diressi verso il cortile. Quando uscii fuori rimasi stupita. Dietro la scuola c’era una pista di atletica immensa. Un paio di ragazze erano sedute per terra, a prendere il sole. Altre corricchiavano per la pista. Mi guardai intorno, cercando Rachel. Non ci misi molto a trovarla. Il suo caschetto biondo risaltava in mezzo al rosso della pista. Era una delle poche ragazze che stavano correndo. Ma, al contrario delle altre, correva per davvero e andava molto veloce. Decisi di sedermi in tribuna, mentre il sole mi colpiva il viso. L’ora passò prima del previsto e quando mi alzai da lì, Rachel si accorse finalmente di me. << Melanie >> mi chiamò. Io le sorrisi e lei continuò: << Da quanto tempo eri lì? >> mi chiese.
<< Non da molto >> mentii << il professor Shennon mi ha fatto compilare svariati moduli >>. Lei annuì e andammo negli spogliatoi a cambiarci. Bene, adesso mancava l’ultima ora e poi tutto sarebbe finito. Non vidi Dave nemmeno quella volta. Già, ormai mi ero rassegnata. Anche l’ora di inglese finì velocemente e quando la campanella suonò tirai un sospiro di sollievo. Salutai Rachel e mi diressi verso il parcheggio della scuola. Arrivai alla macchina ma di Dave non c’era neanche l’ombra. Dove si era cacciato quel folle? Mi voltai di nuovo verso la scuola e finalmente lo vidi. Stava parlando con Cole Mayers. Poco dopo lo salutò e si diresse velocemente verso di me, con un sorriso raggiante sul viso. << Era ora >> dissi, fingendomi infastidita.
<< Oh Mel. Sono in squadra! >> si mise quasi ad urlare. Io scoppiai a ridere: << Ssh. Abbassa la voce o ci prenderanno per matti >> dissi, mentre Dave iniziava a ridere.
<< Scusa. Sono solo su di giri >> disse, sorridendo e stringendomi in un abbraccio.
<< Sei fuori di testa! >> dissi ridendo. << E cosa credevi? Era ovvio che ti prendessero in squadra >> affermai. Lui mi sorrise e io continuai: << Andiamo adesso? O vuoi stare qui tutto il pomeriggio? >> chiesi.
<< Oh, scusa >> disse, aprendo la macchina e mettendosi alla guida. Subito dopo essere saliti in macchina, dissi: << Beh, mi dispiace che tu abbia perso il tuo ruolo da capitano >> gli dissi.
<< Oh, ma non importa. Il loro capitano è Cole Mayers. Sembra un tipo in gamba >> disse. Io annuii senza dire nulla, mentre Dave guidava verso casa.




Angolo dell'autrice: ciao a tutti! :) ecco il mio nuovo capitolo. Un po' lunghetto, ma essendo il primo giorno di scuola, ho dovuto.
Spero che la storia vi piaccia. In più vi metto le foto di come immagino i miei personaggi.

Melanie Carter                                    Dave Carter                                   Rachel Miles

                       


Ashley Tomson                                  Cole Mayers
         



 

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Capitolo 3
*** Nuovi incontri ***


I giorni seguenti furono praticamente uguali al primo. Io e Dave continuavamo a vederci nei ritagli di tempo o nelle poche lezioni che avevamo in comune.
Trascorrevo molto del mio tempo con Rachel: lei che con la sua parlantina continuava a tenermi di buon umore, nonostante ci trovassimo nella “prigione” degli studenti. Questa ragazza era proprio come mio fratello: entrambi amavano stare a scuola e soprattutto stare al centro dell’attenzione nell’ambito sportivo. Inoltre, chissà come, sapeva sempre tutto di tutti.


Ero a scuola da appena una settimana, quando nell’ora di fisica mi ritrovai in classe da sola, senza Dave né Rachel. Entrai in aula e mi sedetti in uno dei banchi in fondo.
La professoressa non era ancora arrivata e io iniziai a scarabocchiare sul mio quaderno, quando fui interrotta da una risata sguaiata. Alzai gli occhi e vidi Ashley che rideva con un ragazzo moro che, se ben ricordavo, faceva parte della squadra di basket. Alzai gli occhi al cielo. Ormai iniziavo ad abituarmi al fatto che quella ragazza facesse l’oca con un ragazzo diverso, praticamente ogni ora.
Subito dopo entrò in aula anche Cole Mayers. Si guardò intorno e seguendo il suo sguardo, notai che l’unico banco vuoto rimasto, era proprio quello vicino al mio.
Lui iniziò a camminare verso di me, mentre io tornai a guardare il mio scarabocchio e lo feci con attenzione tale, da rendermi conto di cosa avevo disegnato: era un teschio intrecciato con delle rose che perdevano sangue. Il problema era che lo avevo fatto senza che me ne accorgessi. Chiusi il quaderno di colpo e vidi che Cole si era già seduto al suo posto, con il libro aperto e lo sguardo su di me. Mi sorrise, ma io non ricambiai e proprio nel momento in cui stava per dire qualcosa, la professoressa mi salvò, con il suo buongiorno frenetico, per colpa del fiatone che si era ritrovata, essendo in ritardo.
Mi voltai verso di lei, tirando un sospiro di sollievo e concentrandomi sulla sua lezione.

Quando la campana suonò mi alzai in fretta, raccogliendo i miei libri, ma nel modo di afferrarli il quaderno scivolò via dalle mie mani, finendo per terra. Io e Cole ci abbassammo praticamente allo stesso tempo per prenderlo, ma lui fu più rapido di me e incrociando lo sguardo con il mio, mi sorrise. I nostri visi erano troppo vicini e io, imbarazzata mi alzai in piedi. Lo fece anche lui e mi porse il quaderno.
<< Grazie >> gli dissi, ricambiando il sorriso di poco prima.
<< Di nulla >> disse. << Tu sei la sorella di Carter, giusto? >> mi chiese, poi.
<< Io.. sì >> dissi, con uno sguardo un po’ scocciato. Poi gli diedi le spalle e mi diressi verso la porta.
<< Aspetta >> disse lui, seguendomi e affiancandomi. << Posso accompagnarti in classe? >> mi chiese.
Io mi voltai a guardarlo e dietro di lui vidi Ashley che ci fissava. Anzi ci fulminava.
<< Ehm.. sì, sì. Ho inglese alla prossima >> dissi, lanciando uno sguardo all’ochetta che avevo di fronte. Stava praticamente sbuffando dal naso, ma me ne fregai e sorrisi a Cole.
<< Andiamo >> disse lui, iniziando a camminare.
<< Sai, è strano avere a scuola due nuovi ragazzi. Gemelli poi >> continuò lui a dire.
<< Mai stati dei gemelli a scuola? >> chiesi in modo scettico.
<< Ehm.. non lo so. Non che io conoscessi >> mi disse, grattandosi la nuca.
Io risi e mi voltai a guardarlo. Anche lui mi stava fissando, sorridendo.
<< Hai una risata davvero bella, te l’hanno mai detto? >> mi disse, facendomi avvampare.
<< Grazie >> dissi abbassando lo sguardo e fermandomi davanti l’aula di inglese. << Arrivata. Grazie per avermi accompagnata >> dissi, cercando di scappare in aula.
<< E’ stato un piacere >> mi sorrise.
A quel punto entrai in classe e trovai Rachel e Dave che mi aspettavano, chiaccherando tra di loro.
Rachel mi guardava con gli occhi spalancati e non appena mi sedetti tra lei e mio fratello, subito mi sussurrò: << Che facevi con Cole Mayers? >>.
Alzai le spalle: << Ha voluto accompagnarmi fin qui >> risposi.
<< Oh, non posso crederci. Cole. Racconta: che ti ha detto? >> mi chiese frenetica.
<< Niente di che. Penso che non conosca nemmeno il mio nome >> risposi, roteando gli occhi.
<< Tranquilla, quello lo conoscono tutti >> disse lei ridacchiando.
<< Beh, resta il fatto che io rimanga solo la sorella di Carter. Come posso spiegare che quel cognome è anche mio? >> chiesi.
Lei scoppiò a ridere e io continuai: << Beh, almeno mi sono accorta dello sguardo che mi ha lanciato Ashley, quando lui si è avvicinato a me >>.
<< Oh, cavolo. Le hai tolto la preda? >> disse con disgusto.
<< A quanto pare >> risposi.
<< Forse dovresti stare attenta. Quella ragazza sa essere davvero terribile, quando ci si mette >>.
Io sospirai e a quel punto mio fratello si sporse verso di me.
<< Tutto bene? >> mi chiese.
<< Sì, sì. E te? >> dissi.
Lui annuì e continuò: << Perché eri con Mayers? >> mi chiese.
<< Perché mi fate tutti la stessa domanda? >> dissi.
Lui sollevò le sopracciglia in attesa.
<< Ha voluto accompagnarmi in classe >> risposi.
<< Oh. Uhm >> disse soltanto.
<< Che c’è? >> chiesi, sorpresa.
<< Nulla, tranquilla >> mi sorrise.
Io gli lanciai uno sguardo di disapprovazione. Sapeva bene che con me non poteva mentire, come io non potevo con lui: beh, istinto dei gemelli.
Lasciai perdere e rimasi in silenzio fino a quando la professoressa entrò in classe.
 
Arrivò l’ora di educazione fisica e io mi staccai da Rachel, dicendole che avevo dimenticato qualcosa nell’armadietto e che con il professore me la sarei vista io. Lei non commentò e andò via.
Presi il mio quaderno nell’armadietto e mi diressi in palestra. Quando il professor Shannon mi vide, mi sorrise soltanto e mi lasciò perdere. Perfetto.
Mi diressi nella sala degli attrezzi in cui ero stata già altre volte in quei giorni e presi posto nel materasso che si trovava sotto la trave della ginnastica.
Aprii il mio quaderno e iniziai a disegnare. Poco dopo, però, mi interruppi e sbuffando mi alzai in piedi. Non avevo molta ispirazione.
Mi voltai e toccai la trave con le mani. Chiusi gli occhi e sentii l’adrenalina salirmi dentro. Presi coraggio, scacciando i ricordi dalla mia mente e salii sulla trave. << Vediamo se ricordo come si fa >> sussurrai a me stessa. Presi un respiro profondo e misi le mani sulla trave e dandomi una leggera spinta feci la verticale. Sorrisi a me stessa restando qualche secondo in quella posizione. A quel punto la porta si aprì e io, colta di sorpresa persi l’equilibrio e caddi sul materasso sotto di me. Il mio respiro era troppo accelerato e cercai di regolarizzarlo. << Stupida, stupida! >> sussurravo a me stessa, con gli occhi chiusi.
Riuscii a calmarmi e non appena aprii gli occhi mi accorsi della sagoma di un ragazzo a pochi passi da me.
<< Ehi, ragazzina. Tutto bene? >> disse con tono leggermente infastidito.
Io mi alzai in piedi. << Sì >> dissi usando il suo stesso tono.
Poi il ragazzo fece alcuni passi avanti ed entrando nella parte illuminata della stanza riuscii a vedere di chi si trattava.
Era la prima volta che lo vedevo in tutta la scuola: aveva i capelli biondi e lunghi e i suoi occhi erano di un verde che tendeva al grigio. Sul viso aveva un leggero strato di barba e indossava dei pantaloncini, simili a quelli da basket e una canottiera scura. Per finire portava dei guantoni da pugilato intorno al collo.
Mi guardò un attimo, poi evitandomi completamente si avvicinò al sacco di pugilato che si trovava sul lato sinistro della sala.
Mi sedetti di nuovo sul materasso, evitandolo a mia volta e tornando al disegno appena iniziato.
Il ragazzo iniziò a tirare qualche pugno al sacco, ma poco dopo si fermò.
Io non alzai nemmeno lo sguardo e lo sentii sbuffare.
<< Senti, devi stare ancora lì per molto? >> chiese, con tono burbero.
Alzai lo sguardo e confermai il fatto che stesse parlando con me. Mi guardava aspettando una risposta e io alzai il sopracciglio prima di rispondere: << Qualche problema? >>.
<< Sì. Non riesco a concentrarmi con te seduta lì >> disse di rimando.
<< Oh, caspita. Non sapevo che ci volesse tutta questa concentrazione per tirare due pugni ad un sacco, scusami >> lo derisi.
A quel punto fu il suo sopracciglio ad alzarsi.
<< E poi sono arrivata per prima >> finii.
<< E magari potresti andartene per prima >> mi sorrise, beffardo.
Sbuffai: << E va bene. Non ti sopporto più >> dissi, raccogliendo le mie cose e dirigendomi verso la porta.
Poiché gli davo le spalle, non vidi il sorriso che gli affiorò sulle labbra, ma lo sentii chiedere: << Sei nuova? Non ti ho mai vista in giro, prima >>.
Mi voltai verso di lui: << Sì, sono nuova >> risposi.
<< E si può sapere come ti chiami? >> mi chiese.
<< Solo se mi dici prima il tuo >> dissi.
Lui sorrise divertito. << Nessuno ti ha mai detto che l’essere scontrosi non fa per le ragazze? >> mi chiese.
Io sorrisi a mia volta: << E a te nessuno ha mai detto che sei davvero antipatico? >> risposi con un’altra domanda.
Lui rise: << Oh sì, non sei la prima, tranquilla >>.
Gli voltai le spalle roteando gli occhi, ma prima di aprire la porta lui disse: << Mi chiamo Chad >>.
Io sorrisi: << Melanie >> dissi, prima di uscire da lì.
Nel momento in cui chiusi la porta, sentii i colpi provenire dall’interno della stanza. Scossi la testa e mi avviai verso gli spogliatoi.
Lì incontrai Rachel, che non mi chiese dove fossi finita. Ormai aveva capito che non avrei risposto a questa domanda, oppure che lo avrei fatto solo vagamente. Perciò si era rassegnata.
Mentre ci dirigevamo verso la mensa le dissi: << Posso chiederti una cosa? >>.
<< Certo >> mi sorrise lei.
<< Conosci un certo Chad? >> chiesi.
<< Chad? Ummh.. Chad.. non mi sembra. Hai incontrato qualcuno? Descrivimelo >> disse.
<< Sì. Ha i capelli biondi e lunghi. Occhi verdi, credo. Alto quanto mio fratello. Penso che sia più grande di noi >> cercai di descriverlo.
Ad ogni mio dettaglio gli occhi di Rachel si spalancavano.
<< Ma.. ma tu stai parlando di Chad O’Connor. Dove lo hai incontrato? >> mi chiese.
<< Ma chi è? >> chiesi, senza rispondere alla domanda.
<< E’ del quinto anno. Non ha una grande fama, veramente >> ridacchiò lei. << Bello e dannato. Niente sport scolastici, media non invidiabile. Non si sa niente della sua vita privata. Inoltre, dicono che sia gay >> terminò.
<< Gay? Stai scherzando, spero >> dissi, ripensando al ragazzo di poco prima. Di gay non aveva assolutamente nulla.
<< Beh, lo dicono, perché non accetta nessuna ragazza. Non si è mai visto in giro con una studentessa. Persino Ashley ha fallito e rinunciato. Ha un carattere strano. Sta quasi sempre da solo, al massimo in compagnia di qualche ragazzo della sua classe. Niente di più. Comunque io non penso che lo sia. Solo.. strano >> rise lei.
Io annuii e lei chiese: << Ci hai parlato? >>.
<< Sì. Beh, hai ragione. È strano >> risposi. Poi arrivammo in mensa e la conversazione cadde lì.

Il resto della giornata passò velocemente e per fortuna non ebbi altri strani incontri. Per quel giorno erano decisamente abbastanza.





Angolo dell'autore: Ecco il mio nuovo capitolo. E soprattutto come immagino il mio nuovo personaggio:

Chad O'Connor


Spero che la storia inizi a piacervi. Alla prossima!


 

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Capitolo 4
*** Allenamenti ***


Passarono un paio di giorni dall’incontro con il nuovo ragazzo. Nonostante trascorressi praticamente tutte le ore di ginnastica dentro la saletta, non avevo più rivisto Chad.
Quel pomeriggio ero con Dave e Rachel. La ragazza era stata invitata a cena a casa nostra, con grande piacere della mamma, che era stata subito entusiasta della notizia. Era davvero felice che avessi già un’amica con cui passavo la maggior parte del mio tempo. Per l’occasione la mamma era tornata dal lavoro prima e aveva fantasticato con le ricette in cucina. Noi tre uscimmo da scuola insieme e con la nostra macchina tornammo a casa. Durante il tragitto si era parlato soprattutto degli eventi della giornata, ma dopo esserci fermati ad un semaforo Rachel mi chiese: << A proposito. Non hai più rivisto il pugile? >>.
Le avevo raccontato parte del nostro incontro, dopo le sue continue suppliche. << Ehm.. no >> risposi in modo vago.
<< Pugile? >> chiese Dave, voltandosi verso di me.
<< Oh, nessuno, tranquillo >> dissi, lanciando un’occhiataccia a Rachel. Dave riusciva ad essere davvero protettivo quando ci si metteva. Rachel ridacchiò dietro e Dave tornò a guardare la strada borbottando qualcosa del tipo: << Le ragazze.. >>.
A quel punto Dave parcheggiò nel vialetto di casa e scendemmo dalla macchina. Aprii la porta, mentre gli altri due parlavano dietro di me. << Mamma! Siamo a casa >> dissi dall’ingresso. Feci un bel respiro e sentii il buon odore di cibo provenire dalla cucina. Mia madre uscì proprio da quella stanza con un sorriso smagliante.
<< Ciao >> dissi, mentre poggiavo lo zaino sul mobile dell’ingresso. << Mamma, lei è Rachel >> dissi, indicando la mia amica. << Buonasera, signora Carter. Piacere di conoscerla >> disse Rachel, sorridendo.
<< Oh, piacere mio. Chiamami pure Miranda >> disse mia madre stringendole la mano. Mentre mia madre finiva di preparare la cena, io feci fare un giro della casa a Rachel. Dave invece andò di sopra a cambiarsi. Stavo portando Rachel in camera mia, quando passammo davanti la camera di mio fratello. Aveva la porta aperta e stava indossando una maglia davanti allo specchio. Mi voltai verso la mia amica e vidi come era arrossita, vedendo Dave quasi a petto nudo. Sorrisi divertita e a quel punto, dopo aver messo l’indumento, mio fratello si girò verso di noi. << Già fatto il giro della casa? >> chiese, sorridendo.
<< Quasi. Manca la mia camera. Beh, questa è la stanza di Dave, come hai potuto notare >> dissi.
<< Sì, scusate il disordine >> disse lui, sorridendo. Ebbene, il suo disordine corrispondeva ad una maglia sul letto e a due libri aperti sulla scrivania.
<< Io non lo chiamerei disordine >> dissi, alzando gli occhi al cielo e facendo ridere Rachel. Mio fratello sorrise e io passai alla mia camera. Entrammo e Rachel commentò, dicendo: << Wow! Ho sempre sognato un letto così >>. La mia stanza beige e color legno, aveva un letto decisamente grande, a baldacchino. La scrivania era dotata di una libreria stracolma di libri, ma soprattutto piena di roba da disegno. La parte migliore della mia camera era poi il divano alla finestra: miglior luogo d’ispirazione per le mie creazioni. Inoltre era molto più disordinata di quella di mio fratello. L’armadio a muro aveva un’anta aperta, vestiti erano sparsi per il letto e la scrivania era un subbuglio di colori.
<< Scusa. Sta mattina non ho avuto tempo di sistemare >> dissi, ridendo.
Lei scosse la testa: << Ma no. La tua camera è fantastica >> disse, sorridendomi.
<< Grazie >> risposi. Poi mia madre ci chiamò per la cena e noi scendemmo di sotto. Fu una serata abbastanza tranquilla. Per cena mia madre aveva preparato cibo per due intere famiglie e mentre ci ingozzavamo di cibo- in modo educato ovviamente- eravamo riusciti anche a fare conversazioni adeguate. Avevamo parlato di scuola, di come andavano le lezioni, degli sport dei due atleti e per finire delle nostre famiglie. Rachel raccontò di vivere da sola con la madre e il fratello più piccolo, mentre il padre era un militare e passava a casa di tanto in tanto. Anche per me, era la prima volta che ascoltavo qualcosa sulla sua famiglia e constatai che la nostra situazione non era molto diversa. L’unica differenza era che mio padre non poteva tornare nemmeno di tanto in tanto. La madre di Rachel era avvocato e vivevano in una villetta vicino la scuola.
Dopo cena accompagnai la mia amica a casa e nonostante mio fratello avesse insistito per accompagnarci, riuscii a convincerli ad andare da sole. Salimmo in macchina e Rachel mi guidò a casa sua.
<< Grazie per la serata. Tua mamma è fantastica >> mi disse.
<< Grazie a te. Dovremmo farlo più spesso >> dissi io.
Lei annuì: << Beh, la prossima volta verrai tu a casa mia >> propose.
<< D’accordo >> sorrisi, mentre apriva la portiera.
<< Ci vediamo domani >>.
<< A domani. Buonanotte >> la salutai. Aspettai che entrasse, poi tornai anche io a casa.

La mattina seguente a scuola Rachel era davvero elettrizzata.
<< Iniziano le gare di atletica! >> fu la prima cosa che disse quando mi vide.
Io sorrisi per la sua felicità: << Così presto? >> chiesi.
<< Sì. Perché sono gare del nostro istituto >> spiegò lei.
<< E tu partecipi >> dissi, più affermandolo che chiedendolo.
<< Ovviamente >> rispose con un sorriso smagliante.
Passò la prima ora e noi ragazze ci dividemmo. Io passai a prendere dei libri nel mio armadietto, mentre Rachel andò nella sua prossima classe. Chiusi l’armadietto e sobbalzai. Cole Mayers era proprio accanto a me, che mi osservava con un sorriso tra le labbra.
<< Scusa, non volevo spaventarti >> mi disse.
<< Non fa niente >> risposi sorridendo a mia volta.
<< Senti >> iniziò lui, mentre camminavo verso la classe << Carter ti ha detto che oggi abbiamo gli allenamenti dopo le lezioni? >> mi chiese. Mi faceva proprio uno strano effetto sentir chiamare mio fratello per cognome e fui un attimo spaesata.
<< Ehm. Veramente no. Gli sarà sfuggito >> dissi.
<< Capisco. Tu.. potresti venire a vederci. Se non hai impegni, ovvio >> disse lui. Mi voltai a guardarlo. << Se non ti va.. >> stava iniziando a dire.
<< No, no. Cioè si, va bene >> dissi interrompendolo << e poi io e Dave abbiamo la stessa macchina. Avrei dovuto aspettarlo comunque >> sorrisi.
<< Grande! Ci vediamo più tardi, Melanie >> mi disse raggiante, andando via. L’unica cosa che riuscii a pensare fu: “allora lo conosce per davvero il mio nome”. Scossi la testa ed entrai in classe, sedendomi accanto a mio fratello.
<< Perché non mi hai detto degli allenamenti? >> gli chiesi.
<< Non te l’ho detto? >> disse aggrottando le sopracciglia. Scossi la testa e lui continuò: << Oh, scusa. L’ho dimenticato. Prendi la macchina, io tornerò a piedi >> disse.
<< Per questa volta ti perdono. Solo perché Cole mi ha chiesto di venire a vedervi >> dissi.
<< Cosa? E quando? >> chiese, sorpreso. << Prima di entrare in classe >> risposi.
<< Oh, quindi resti? >>.
<< Sì. E poi mi sentirei in colpa a farti tornare a piedi dopo l’allenamento >> dissi.
<< Grazie >> mi sorrise lui. Io alzai gli occhi al cielo sorridendo e poi mi voltai per ascoltare la lezione.

A mensa, poi chiesi a Rachel di restare con me a guardare gli allenamenti e lei accettò volentieri.
Venne anche l’ora di educazione fisica e io mi dileguai, dirigendomi nella mia saletta “privata”. Aprii la porta e con mia sorpresa non era vuota. Chad era seduto per terra, vicino al sacco da pugilato e macchinava con i guantoni. Non vedevo il ragazzo da un po’ e in quel momento non sapevo proprio cosa dire.
Lui alzò lo sguardo e non appena mi vide disse: << Ancora tu?! Non hai un posto migliore dove andare? >>.
<< Ciao anche te >> risposi, sorridendo in modo alquanto forzato. << E per la cronaca: no, non ho un altro posto dove andare >> terminai.
Lui si alzò in piedi: << Ma questa volta sono arrivato io per primo >> disse, sorridendomi.
<< Appunto! Dato che l’ultima volta ho sloggiato io, adesso dovrebbe accadere il contrario. Io non me ne andrò di certo >> dissi, sedendomi sul solito materasso.
Lo sentii sospirare e poi venne verso di me. << Che seccatura! Sei la prima ragazza che si presenta in questa sala. Non potevi fare come tutte le altre ragazze della tua età? >> disse.
Io alzai lo sguardo su di lui, stando in silenzio.
<< Suppongo di no >> disse, sedendosi accanto a me. << E va bene, Melanie. Troviamo un accordo >>.
<< Accordo? >> chiesi.
<< Sì. Dato che dovremmo convivere qui dentro.. >> iniziò, ma io lo interruppi.
<< Convivere? Wow, sei già arrivato a tanto? Corri molto, ragazzo >> lo presi in giro.
Lui roteò gli occhi. << Sì, sono uno che fa le cose in fretta >> mi disse con un sorriso malizioso.
Alzai un sopracciglio e lui continuò. << Quindi.. dato che passeremo diverso tempo qui dentro, la cosa giusta da fare sarebbe: tu fai le tue cose, io le mie, ognuno per la sua strada. D’accordo? Io non creo problemi a te, o faccio domande strambe e tu non le fai a me. Ci stai? >> disse.
Io annuii. << Certo. Va benissimo. Adesso sloggia dal mio materasso e torna a fare le tue cose >> dissi, mettendomi le cuffie. Lui rise, poi si alzò e tornò ai suoi guantoni.
Quell’ora passò molto velocemente. Chad prese a colpire il sacco, mentre io ascoltavo la mia musica e disegnavo. Ad un certo punto mi fermai a guadarlo. Ogni volta che lanciava uno dei suoi pugni il muscolo del suo braccio vibrava, mettendosi completamente in mostra. Mi ritrovai a disegnare la scena, ma avevo appena iniziato quando la campanella suonò.
Mi alzai in piedi e mi diressi verso la porta. << E’ stato di suo gradimento, signor O’Connor? L’accordo è stato rispettato? >> gli chiesi.
Lui mi guardò: << Fino a qualche momento fa >> mi sorrise beffardo. Poi affermò: << Io non ti ho mai detto il mio cognome >>.
<< E nemmeno io. Ma credo che anche tu conosco già il mio >> dissi.
Lui fece di nuovo quel sorrido beffardo e roteando gli occhi disse: << Può darsi >>.
<< Appunto >> dissi. << Alla prossima, Chad >>.
<< Spero di no >> lo sentii borbottare, mentre io scoppiavo a ridere e uscivo dalla stanza.

Alla fine delle lezioni trovai Rachel che mi aspettava, davanti la palestra. << Ci hai messo un’eternità >> disse, prendendomi per il braccio e portandomi all’esterno. Anche fuori avevamo un campo da basket e gli allenamenti pomeridiani si svolgevano lì. I ragazzi avevano appena iniziato e noi prendemmo posto nelle tribune. Quando Cole mi vide mi sorrise e mi fece l’occhiolino, mentre Rachel se la rideva accanto a me. Poco dopo, anche qualcun altro si unì al pubblico: Ashley Tomson e altre due ochette della pallavolo, Caroline e Taylor. Avevo notato più di una volta che le tre ragazze passavano parecchio tempo insieme.
Quando Rachel si accorse di loro disse con tono sdegnoso: << Bene, le signorine “siamo le più belle di tutte” ci faranno compagnia >>.
<< Un giorno, mia cara Rachel, mi racconterai cosa ti ha fatto la signorina numero uno >> dissi.
<< Oh beh, ciò che fa a tutti coloro che crede inferiori. Niente di importante comunque. E poi ha ormai capito che non sono molto appetibile. Ha molti altri animaletti con cui si diverte >> disse la mia amica, roteando gli occhi.
Io tornai a guardare le tre ragazze, che indossavano le divise della pallavolo. Beh, più che a divise, somigliavano a dei costumi estivi e le tre facevano a gara a chi fosse più nuda. Le lasciai perdere e tornai a guardare l’allenamento. Ci fu anche qualche minuto di pausa per i ragazzi, dove potevano fare ciò che volevano e notai che Cole si dirigeva verso di noi.
<< Ciao, Melanie >> mi disse, appena fu accanto a me. << Sono contento che tu sia rimasta. Vi state divertendo? >> chiese.
<< Sì, sì, certo. Il basket è uno degli sport più interessanti che ci siano >> dissi, sorridendogli.
<< Già. Soprattutto se si ha una squadra come la nostra >> disse con un sorriso smagliante.
<< Beh, sì. Siete tutti molto forti >> dissi.
Lui mi sorrise e continuò: << Devo tornare in campo. Ci vediamo alla fine, d’accordo? >>. Io annuii e lui tornò dagli altri.
Poco dopo, vidi che Ashley veniva verso di noi e fermandosi proprio davanti a me, disse: << Ehi, Carter. Hai fatto colpo su Cole? Come al solito, posso costatare che ha scoperto un nuovo fenomeno da baraccone >>.
La guardai con un sopracciglio sollevato, mentre Rachel diceva: << Ashley. Gira al largo! >>.
La bruna si voltò a guardarla: << Non stavo mica parlando con te, riccioli d’oro. O dovrei dire riccioli ossigenati >> disse ridendo e incrociando le braccia al petto.
Rachel le lanciò uno sguardo di fuoco, mentre io mi accorgevo di una cosa che mi fece ridere beffarda.
<< Senti, Tomson >> dissi, marcando il suo cognome in modo dispregiativo, proprio come aveva fatto lei con me. << Al posto di stare qui a rovinarci gli occhi, perché non vai a finirti la lampada? Hai dimenticato una parte? >> terminai indicando le sue mani. Infatti erano molto più bianche del resto del corpo.
Lei sbuffò praticamente dal naso, mentre le sue amiche ridacchiavano divertite. Probabilmente non avevano avuto il coraggio di dirglielo. Ashley le guardò fulminandole e loro smisero immediatamente di ridere. Poi però, ci diede le spalle e andò via sculettando.
Mi voltai a guardare Rachel che stava ancora sorridendo maleficamente. << Penso che l’abbiamo sistemata per adesso >> dissi. << Oh, sì. Sei stata fantastica. Ma.. adesso devi stare attenta. Di solito è meglio non inimicarsi Ashley >> disse.
<< Sta tranquilla >> le sorrisi tornando a guardare i giocatori.

Alla fine degli allenamenti aspettai mio fratello, che doveva fare la doccia. Avevo salutato Rachel, che era tornata a casa e mi ero seduta nei muretti davanti la scuola, ad aspettare. Misi una cuffia all’orecchio e chiusi un attimo gli occhi. Subito dopo, qualcuno mi strinse la caviglia e io spalancai gli occhi, di colpo. Mi trovai davanti Cole Mayers e scesi dal muretto.
<< E’ la seconda volta che mi spaventi, oggi >> dissi, sorridendo.
<< Scusa, pensavo mi avessi sentito >> disse lui sorridendo a sua volta. << Tuo fratello sta finendo >> mi avvisò poi.
Io annuii e lui continuò dicendo: << Mel, ti va di uscire con me qualche volta? >> chiese, perfettamente sicuro di sé.
Aspettate. Mi aveva appena chiesto di uscire? Per davvero?!
Mi sbloccai dalla mia espressione di stupore e balbettai: << Oh. Sì, sì. Per.. per me va bene >> sorrisi, imbarazzata.
<< Ottimo! Sceglieremo un giorno la prossima volta. Adesso devo scappare. Ciao, Melanie >> disse lui. Subito dopo si abbassò e mi stampò un bacio in guancia, che mi fece avvampare. Gli sorrisi e poi andò via, dirigendosi verso la macchina.
Sentivo ancora le mie guance in fiamme, quando vidi Ashley che mi guardava dall’ingresso con un’espressione di odio puro. Da quanto tempo era lì? Aveva visto tutto? O era solo arrabbiata per prima? Non avrei saputo dirlo.
Per fortuna, poco dopo uscì mio fratello e mi raggiunse in fretta. << Oh, sei qui. Possiamo andare >> mi sorrise.
<< Sì, andiamo >> dissi, iniziando a camminare verso la macchina.
<< Mel, stai bene? >> mi chiese lui, venendomi dietro.
<< Sì, certo. Tutto bene >> dissi, salendo in macchina.

Quella sera a casa, parlai al telefono con Rachel e le raccontai tutto. In quel momento però era davvero impegnata ad urlarmi nell’orecchio per via di Cole e nessuna della due si preoccupò, direi molto ingenuamente, dell’odiosa Ashley Tomson.






Note dell'autore: Ciao a tutti!! :)) Scusate il ritardo per questo nuovo capitolo, ma ho avuto dei contrattempi. Prometto di non farlo più!! Anche perché ho già diverse idee carine per il prossimo capitolo. Cercherò di andare avanti con la storia e scopriremo nuove cose sulla nostra protagonista.
E invece, cosa ne dite dei personaggi? Ho pensato molto su come descriverli e crearli e spero che vi piacciano.
Per finire, credete che Ashley si vendicherà? E come? 
A voi le ipotesi.

Kiss kiss, alla prossima! :)

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Capitolo 5
*** Tempo di sfogo ***


Dopo qualche giorno dall’allenamento dei ragazzi, l’unica notizia eccitante che noi studenti ricevemmo era che avremmo pitturato le aule. Chiunque potesse o volesse restare dopo la scuola, si sarebbe divertito a colorare le aule come preferiva. Quel giorno io e Rachel avevamo deciso di restare a scuola. Infatti, avremmo dovuto aspettare che i due ragazzi, Dave e Cole uscissero dagli allenamenti. Cole si era offerto di portarci nella migliore caffetteria del centro e io avevo subito richiesto anche la presenza di Rachel. Non l’avrei mai esclusa da un’uscita e un’occasione del genere. Sembrava una sorta di uscita a quattro, pensai sorridendo tra me e me. L’unico problema è che non siete esattamente delle coppie, disse una vocina cattiva nella mia testa, e da sorriso passai al sospiro.
Finite le lezioni quindi, io e Rachel avevamo costatato che pochissima gente era ancora in giro. Non proprio tutti erano contenti di trascorrere altro tempo all’interno dell’edificio scolastico e scappavano a gambe levate dopo il suono dell’ultima campana.
Così scegliemmo di pitturare l’aula di scienze di verde chiaro e ci ritrovammo da sole all’interno dell’aula. Dopo aver dato le informazioni necessarie in segreteria, ci affrettammo a portare scala, vernice e pennelli e indossammo anche delle larghe maglie bianche, per non sporcare più del dovuto i nostri vestiti.
<< In quale caffetteria credi che ci porterà Cole? >> chiesi mentre pennellavo distrattamente il muro.
<< Mmh. Considerato che ha detto la migliore caffetteria della città, penso che ci porterà al The Mean. Il caffè è davvero delizioso >> rispose Rachel, tirando fuori il suo tono da guida turistica. Io risi, mentre lei diceva: << Ehi. Non prendermi in giro. Sono davvero affascinata dalla mia città e non posso negarlo >>.
Io scossi la testa esasperata e lei rise insieme a me. << Eh beh, mia cara saputella, non è certo New York. Ma almeno non c’è tutto quel caos >> disse lei con il sorriso sulle labbra e roteando gli occhi.
<< Continuate a ripetermelo tutti. Tu e mio fratello cominciate a spaventarmi >> dissi, puntandole il pennello contro.
Lei rise: << Forse perché dovresti darci ascolto una volta tanto. E poi, solo qui abbiamo ragazzi come Cole con cui si può.. >> e a quel punto fece gesto di baciare il bastone del lungo rullo che aveva in mano.
Io scoppiai a ridere: << Che stupida! Eh sì, penso che quel rullo sia molto meglio di Cole >> dissi.
<< Sì, beh, hai capito >> disse lei ridendo e tornando a pitturare. Restammo per un po’ in silenzio. Poi quando mi mancava un punto particolarmente in alto, dissi: << Mi passeresti quella sedia? >>. Rachel annuì e me la passò. Utilizzai la sedia per terminare il mio lavoro, ma quando mi alzai in punta di piedi la sedia vacillò e con mia grande sorpresa sentii il nulla sotto i miei piedi. Urlai mentre Rachel gridava il mio nome. Finii con il sedere per terra e mi appoggiai alla scala. Considerando che la fortuna non è mai dalla mia parte, vidi la scena seguente praticamente al rallentatore. Sopra la scala si trovava il secchio con la vernice verde. Vacillò pericolosamente e non potei fare altro che stare a guardare mentre il colore mi finiva completamente addosso. Vidi Rachel, che si stava avvicinando a me, fermarsi di colpo. L’unica cosa che feci fu alzare il braccio, cercando di proteggermi, ma la vernice si era praticamente svuotata su di me. Mi accorsi che non stavo respirando e che la mia bocca era leggermente aperta.
<< Oh, cavolo. Melanie, stai bene? >> mi chiese in fretta Rachel.
Sentivo le orecchie che mi fischiavano per il troppo spavento e il mio cuore stava galoppando. Oh, no. Galoppava troppo velocemente. Iniziai a respirare affannosamente, mentre Rachel continuava a dirmi: << Melanie, Mel! Guardami. Melanie! >>.
No. Non potevo sentirmi male adesso. Cercai di riprendermi: << La borsa >> sussurrai tra i respiri affannati.
<< Cosa? >> mi chiese la mia amica, senza capire. << La mia borsa >> dissi con voce più alta.
Lei si guardò intorno e subito prese la mia borsa su uno dei banchi. Sentivo il cuore che mi martellava nelle orecchie. No! Misi la mano dentro la borsa e tirai fuori le pillole. Ne presi due in fretta e chiusi gli occhi. Iniziai a fare respiri più profondi, mentre sentivo in testa la voce di mio fratello che mi diceva di stare tranquilla. Era la prima volta che avevo avuto un attacco senza che lui fosse presente. Non appena lo avesse saputo, sarebbe uscito di matto.
<< Melanie? >> mi chiamò Rachel in preda al panico. Aprii gli occhi e la guardai. Era finita, adesso respiravo normalmente e il mio cuore era tornato in sé.
<< Sto bene >> dissi, alzandomi. Lei mi aiutò a sollevarmi: << Melanie! Cos’è successo? Cosa erano quelle? >> disse, indicando le pillole che avevo ancora in mano.
<< Oh. Ti spiegherò dopo, te lo prometto. Adesso.. ho solo bisogno di cambiarmi >> dissi, abbassando lo sguardo. La maglia bianca era completamente diventata verde e i miei pantaloni avevano delle macchie qua e la. Per fortuna non avevo uno specchio e non potevo guardarmi in faccia.
<< Ti accompagno agli spogliatoi >> disse Rachel prendendomi per il braccio. Arrivammo negli spogliatoi femminili e mi tolsi la maglia bianca. Fortunatamente la camicetta sotto era rimasta intatta. La stessa cosa non valeva di certo per i pantaloni o per il mio viso. Mi guardai allo specchio. Sembravo Hulk, versione donna. I miei capelli erano pieni di verde e il mio viso sembrava avesse una maschera di bellezza. << Oh, cavolo >> sussurrai.
<< Sì, beh. Non hai un bell’aspetto >> disse la mia amica.
Decisi di farmi una doccia, cercando di togliere tutto il verde che avevo addosso. Grazie al cielo avevo un paio di pantaloni di ricambio nel mio armadietto e riuscii a tornare presentabile. Intanto Rachel aveva anche informato la segreteria del piccolo incidente e l’avevano rassicurata dicendo che avrebbero pulito tutto. L’importante era che nessuno si fosse fatto male. Fui grata a Rachel per non aver fatto il mio nome o penso che la signora Turner sarebbe uscita di testa. Lasciai i capelli bagnati sulle spalle e insieme uscimmo davanti la scuola. Tra poco i ragazzi ci avrebbero raggiunte. << Melanie. Non stai bene? >> mi chiese Rachel, quando stavamo ferme ad aspettare. Prevedibile. La mia amica voleva delle risposte.
<< No. Cioè sì. Rach è complicato. Ti spiegherò tutto, te lo prometto, ma in questo momento credo che non sia una buona idea. Non dire a mio fratello cosa è successo, per favore! >> le disse, guardando i due ragazzi che venivano verso di noi. Lei annuì: << Ma dopo l’uscita devi raccontarmi tutto >> disse. << Grazie >> le dissi e poi Dave e Cole erano da noi.
<< Ciao >> salutammo e loro ci sorrisero.
<< Pronti per andare? >> chiese Cole, mettendomi un braccio sulle spalle e sorridendo. Noi annuimmo, mentre mio fratello lo fulminava con lo sguardo.
<< Melanie sei.. verde >> disse Cole, toccandomi la mandibola e facendomi avvampare.
<< Oh, si sarà sporcata mentre pitturavamo >> spiegò Rachel capendo che non avrei emesso una parola.
Intanto Cole sorrideva e con il pollice cercava di togliere la vernice rimasta. << Fatto >> disse dopo aver completato l’opera.
<< E perché hai i capelli bagnati? >> chiese il mio caro fratello rovinando tutto.
<< Avevo anche i capelli verdi. Ho deciso di lavarli in fretta >> ridacchiai, anche se mio fratello continuava a guadarmi male. Dopotutto non gli stavo mica mentendo. Avevo solo omesso delle cose. Sorrisi in modo innocente e lui lasciò perdere. Andammo alla caffetteria che aveva nominato Rachel e passammo un bel pomeriggio. Cole si stava rivelando sempre più carino e simpatico e cominciava a piacermi sempre di più. Il pomeriggio trascorse in fretta e Cole andò via, dopo essersi assicurato che sapevamo come tornare a casa. Eravamo ancora davanti la caffetteria quando Rachel mi disse: << Adesso mi spieghi che cosa è successo? >> con voce preoccupata. Io le lanciai un’occhiataccia, mentre mio fratello chiedeva: << Cosa è successo quando? >>.
<< Ti avevo detto di non dirglielo >> dissi esasperata alla mia amica, che sollevò le spalle. << E va bene. Sono caduta dalla sedia, mi sono ricoperta di vernice verde e ho dovuto ricorrere alle pillole >> dissi tutto d’un fiato, mentre mio fratello spalancava gli occhi sempre di più ad ogni mia parola.
<< Sei stata male? >> chiese Dave, in preda all’ansia.
<< Sì, ma adesso sto bene >> risposi.
<< Ehm, scusate, potrei capire anche io? >> chiese Rachel.
<< Tanto ormai lo sa >> sospirai, guardando Dave. Mio fratello mi osservava con uno sguardo che diceva “La decisione è tua”.
<< Soffro di cardiomiopatia >> dissi. Quando vidi Rachel spaesata spiegai: << Traduzione: ho un problema al cuore >>.
<< Oh. E perché non me lo hai detto prima? >> fece Rachel con gli occhi spalancati.
<< Io.. non lo sapeva nessuno qui. Te l’avrei detto, un giorno. Forse >> dissi. << Mi dispiace >> terminai, con una faccia colpevole.
<< Non fa niente. Anche se avresti potuto dirmelo prima >> disse lei.
<< Adesso che sei la mia migliore amica e lo sai anche tu, potresti non dirlo a nessuno, per favore? Siamo venuti qui per questo e non vorrei essere guardata in modo pietoso, d’accordo? >> le chiesi.
Lei annuì: << Solo perché mia hai definito la tua migliore amica >> disse con un sorriso a trentadue denti.
Io scoppiai a ridere: << Grazie >> dissi.
<< Anche tu sei la mia migliore amica >> disse, poi, lei saltandomi al collo e facendomi ridere. Ricambiai l’abbraccio mentre mio fratello ci guardava sorridendo.


Quella sera tornai a casa distrutta e dopo cena crollai subito nel divano.
La mattina dopo mi ritrovai a letto e non sapevo nemmeno come ci fossi arrivata. Mi alzai in fretta. Ero leggermente in ritardo e mio fratello mi avrebbe uccisa se non fossi stata puntuale.
Quando io e Dave arrivammo a scuola ci separammo quasi subito. Rachel mi aveva raggiunta al parcheggio e trascinata via. Non appena arrivammo davanti le porte molti ragazzi si voltarono a guardarci. C’era chi parlava tra loro e chi rideva.
Rachel mi guardò: << Ma che..? >> disse.
Io scossi la testa ed entrammo a scuola. Gli studenti si voltavano verso di noi e ridevano. Ma cosa stava succedendo?
<< Oh, cavolo! Mel, guarda lì >> Rachel indicò ciò che c’era su diversi armadietti. Notai che molti ragazzi avevano lo stesso foglio in mano. Mi avvicinai e staccai uno dei fogli dal muro. Oh, no, pensai esasperata. Era una mia foto. Ero completamente rivestita dalla vernice verde e avevo un’espressione che era un misto tra lo sbalordito, il dolore e la confusione. A quanto pare faceva ridere. Per completare l’opera una scritta incorniciava la foto: NUOVO FENOMENO DA BARACCONE, ELFO SCORBUTICO IN GIRO PER LA SCUOLA. Sospirai pesantemente e stracciai il foglio. << Come è possibile? >> chiese Rachel confusa quanto me. S
ollevai le spalle e poi qualcuno si avvicinò a noi, ridendo. Quel qualcuno mi urtò e io mi voltai infuriata: Ashley. La ragazza teneva il mano una di quelle foto. << Davvero carina, elfo! Come mai non sei venuta a scuola così, oggi? Ti dona >> disse, mentre le sue amiche ridevano.
<< Grazie >> dissi, facendo un sorriso falso e andando via.
<< Ehi, elfo, pensaci due volte a quello che fai la prossima volta >> disse Ashley ridendo. Mi aveva appena confermato il fatto che fosse stata lei.
Mi allontanai senza rispondere, mentre Rachel mi diceva: << Oddio! Giuro che la uccido! Come si è permessa? È proprio una gran.. >> si interruppe, vedendo che non l’ascoltavo nemmeno. << Dobbiamo fargliela pagare! >> disse Rachel.
<< No, Rachel. Noi non faremo proprio niente. Non ho bisogno di crearmi altri problemi, va bene così >> dissi, esasperata.
<< Cosa? Vuoi farla vincere? >> mi chiese.
<< Sì è così, non voglio attirare l’attenzione >> dissi.
<< Penso che l’hai già fatto >> disse, indicando i ragazzi che continuavano a ridere.
Sospirai pesantemente e poi vidi mio fratello che veniva verso di noi. << Melanie. Ma che..? >> disse, alzando il foglio che aveva in mano. Rachel lo afferrò e lo strappò.
<< Che significa? >> chiese mio fratello.
<< Significa che quell’oca è gelosa di me >> sbraitai. << Senti, lasciamo perdere ok? Non mi importa >>.
<< Dave dille che deve vendicarsi! >> disse Rachel, ricevendo un’occhiataccia da mio fratello. << E va bene. Dato che le mie idee non sono approvate, starò zitta >> disse la mia amica.
<< Mel, mi dispiace >> disse mio fratello. << Potrei fare qualcosa.. >> disse poi con il suo sguardo diabolico.
<< No! >> dissi in fretta. << Non faremo proprio niente. Né io né voi! >> li indicai, poi terminai: << Sentite, devo andare in classe. Ci vediamo dopo >> dissi, lasciando i miei due amici che mi guardavano mentre mi allontanavo.

Fu una delle giornate scolastiche più lunghe dell’anno. Tutte le risatine e i commentini mi stavano innervosendo sempre di più. All’ora di educazione fisica scappai praticamente nella solita saletta, trovandola deserta. Ancora per poco, dato che a pochi minuti dal mio arrivo, Chad entrò nella sala, con i suoi guantoni al collo. Si fermò sulla porta mentre io continuavo a camminare avanti e indietro senza poter stare ferma. << Brutta giornata? >> chiese, con un tono derisorio.
Io mi voltai a guardarlo. << Adesso è anche peggio >> brontolai, continuando a muovermi.
<< Nervosetta già di prima mattina. Oh, a proposito, molto carina la foto >> disse, continuando a deridermi.
Mi fermai e lo guardai. << Senti, Mr. Pugile So Tutto Io, non ti ci mettere anche tu. Non ho bisogno di arrabbiarmi ancora di più >> dissi, anzi sbraitai.
Lui scoppiò a ridere: << Sei a scuola da così poco tempo e ti sei già inimicata qualcuno. Ottimo, direi >> disse, sorridendo. << Quello non è inimicarsi. È solo una stupida pallavolista che non ha di meglio da fare se non rompere le scatole alla gente >> ribattei, tutto d’un fiato.
<< D’accordo, Ariel. Rilassati. Sono venuto qui per tirare pugni contro un sacco, non per ottenere urla da una ragazzina. Vengo in pace >> mi disse alzando le mani in segno di resa, per poi camminare verso il sacco.
Ariel? << Come mi hai chiamata? >> chiesi, calmandomi appena.
<< Ragazzina? >> chiese lui, voltandosi a guardarmi.
<< No. Mi hai chiamata Ariel?! >> dissi.
Lui scoppiò a ridere: << Può darsi >>.
<< Senti >> dissi sospirando rumorosamente << Se continui così finirai nella lista delle persone che potrei uccidere >>.
 Lui rise: << Dovrei considerarla una testimonianza di qualche processo, questa? >> mi chiese.
<< Sì, dove la vittima sei tu >> dissi a voce più bassa. Lui si avvicinò a me e io continuai: << E poi cosa sei? Un poliziotto? >>.
Lui mi sorrise: << No. Ma sono un pugile >> rispose, poggiando le mani sulle mie spalle. Sentii un brivido percorrermi la schiena e realizzai che era la prima volta che mi toccava.
<< Ti stai offrendo di picchiare qualcuno per me? >> sorrisi.
<< Oh, no, mia cara. Non voglio mica finire in galera per te. Però.. posso aiutarti >> disse lui.
<< E come? >> chiesi esasperata.
<< Con questi >> rispose, togliendo le mani dalle mie spalle e prendendo i guantoni che aveva al collo.
Io mi accigliai senza capire e lui disse: << Vieni >> iniziando a camminare verso il sacco. Lo seguii e ci fermammo proprio davanti al sacco da box. << Indossali >> mi ordinò, porgendomi i guantoni. Solo allora capii.
<< Oh. Non penso che sia una buona idea >> dissi, facendo un passo indietro.
<< Avanti. Fidati di me >>.
<< Avrei qualcosa da ridire su questo punto >> ribattei.
Lui roteò gli occhi e mi fece uno dei suoi sorrisi luminosi. << Solo questa volta. Ti farò sentire meglio, vedrai >> mi incitò.
<< Ok >> titubante, afferrai i guantoni. Li indossai e lui si mise dietro il sacco, tenendolo.
<< Bene. Adesso colpiscilo >> ordinò.
<< Sei sicuro che..? >> iniziai.
<< Melanie >> mi ammonì.
<< E va bene >> sospirai. Rimasi un attimo immobile, poi cercai di imitare il movimento che faceva lui di solito -beh sì, mi ritrovavo a guardarlo spesso- e colpii il sacco con un destro.
Il colpo fu decisamente fiacco e lui mi sussurrò, sorridendo: << Puoi fare di meglio >>. Gli lanciai un’occhiataccia e colpii più forte. << Mmh. Decisamente meglio, ma lo sarebbe ancora di più se pensassi ad Ashley >> disse.
A quel punto immaginai davvero la faccia di Ashley sul sacco e mi ritrovai a colpirlo più e più volte. Non vedevo più Chad, ma solo il sacco davanti a me. Mi fermai solo quando sentii il ronzio nelle orecchie e il respiro accelerato. Beh, ci mancava soltanto che perdessi il controllo davanti a lui. Mi fermai di colpo e guardai che Chad mi stava sorridendo. Regolarizzai il respiro.
<< Meglio? >> mi chiese.
Io annuii appena: << Sì. Decisamente meglio >> sussurrai.
<< Ti avevo detto di fidarti >>.
Io mi tolsi i guantoni e sorrisi: << Bel modo per farmi sentire meglio >> lo elogiai.
<< Oh, Melanie. Avrei altri tanti modi per farti sentire meglio >> ammiccò.
Io roteai gli occhi: << Questa va più che bene >> dissi e lui scoppiò a ridere. Ok, decisamente Chad non era gay! Pensai, scuotendo la testa. Sbaglio, o aveva appena flirtato con me?
Poi si mise i guanti e iniziò a colpire, mentre io lo guardavo da poca distanza.
<< Possa farti una domanda? >> gli chiesi, mentre colpiva.
<< Mmh >> disse soltanto e io lo presi per un sì.
<< Perché mi hai aiutata? >>.
Lui fermò il sacco e mi guardò: << Perché altrimenti non saresti stata zitta un minuto. Eri proprio fuori di te >> rispose, deridendomi.
<< Sei sempre il solito >> dissi, ridendo. Ormai mi ero abituata alla sua presenza. Passavamo molto tempo dentro quella sala e iniziavo a conoscere il suo carattere. Lui mi sorrise in modo colpevole e tornò a colpire il sacco. A quel punto la campanella suonò e mentre lui continuava imperterrito, io raccattai le mie cose e andai verso la porta.
<< Grazie >> dissi, prima di uscire.
Lui si voltò a guardarmi: << Quando vuoi >> rispose serio.
Io sorrisi e uscii dalla stanza. Quando incrociai Rachel all’esterno avevo ancora il sorriso ebete sul viso. << Cosa ti è successo? Stai bene? >> chiese.
Annuii: << Sì, andiamo >> la incitai continuando a camminare.
Dopotutto Chad mi aveva davvero tirato su di morale e l’unica cosa da fare era non pensare a tutto il resto.
Alla fine della scuola avevo anche parlato con Cole, ma non aveva detto nulla sulla foto incriminata. Inizialmente mi dette fastidio, ma poi immaginai che lo avesse fatto solo per non ferirmi.

Anche quella giornata finì e io tornai a casa con Dave, proprio come ogni altro giorno della settimana. Senza rancori, né delusioni.




Angolo dell'autore: Ecco il nuovo capitolo. Devo ammettere che ci ho messo un po' per mettere in pratica le idee che avevo in testa. E finalmente il segreto di Melanie è venuto a galla ;)
Spero che vi sia piaciuto. Avere un vostro piacere mi farebbe sempre piacere :)
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Sorprese ***


Angolo dell'autore: E voilà! Ecco il nuovo capitolo. Godetevi la lettura ;)


Il giorno dopo a scuola era tornato tutto tranquillo. La mia foto era passata in secondo piano e la gente iniziava a concentrarsi su altro, risparmiandomi battute o risatine.
<< Domani ho la prima gara! Vieni a vedermi? Beh, tutta la scuola viene a vedere, ma tu non mancherai, giusto? >>. Questo fu il buongiorno della mia cara Rachel, non appena mi raggiunse al mio armadietto.
<< Buongiorno, Rach. E poi, credi davvero che salterei le gare? >> risi.
<< No. Ma avevo bisogno di certezze >> rispose su di giri. << Non sei venuta con Dave oggi? >> chiese poi, guardandosi intorno.
<< Sì, ma è scappato via. A volte credo che anche lui mi eviti >> dissi, scuotendo la testa.
<< Impossibile! È solo.. molto impegnato >> disse Rachel con un sorriso sulle labbra.
<< E tu vorresti essere uno dei suoi impegni? >> le sussurrai abbassandomi verso di lei e sorridendo divertita.
Rachel arrossì di colpo. << Mel! Ma che dici? Non farei mai pensieri del genere sul gemello della mia migliore amica >>.
Io risi, chiudendo l’armadietto e voltandomi del tutto. Qualcosa, però, attirò la mia attenzione. Anzi, qualcuno.
Chad era appoggiato allo stipite della porta di una classe, con un ragazzo bruno accanto a lui. Era la prima volta che vedevo il pugile fuori dalla sala. Dopotutto la scuola non era poi così grande. Mi chiesi se non mi fossi semplicemente accorta di lui in giro, prima di allora.
Il ragazzo che aveva davanti stava parlando, mentre lui lo guardava con poca attenzione. Subito dopo, però, come se si sentisse osservato, si girò e mi guardò. Un sorriso beffardo gli affiorò sulle labbra e io abbassai lo sguardo, arrossendo per essere stata praticamente beccata a fissarlo.
<< Mel, mi stai ascoltando? >> mi chiese Rachel, attirando la mia attenzione.
<< Come, scusa? >> chiesi, guardandola. 
Lei si voltò e dopo aver notato Chad, sorrise divertita. << Oh. Ecco cosa ti ha distratta >>.
<< Ma che dici? Andiamo o facciamo tardi >> dissi, muovendomi da lì. Sentii Rachel che ridacchiava, ma senza aggiungere altro mi seguì in classe.
Quando arrivammo, Dave ci stava aspettando. << Dove eri finito? >> gli chiesi, sedendomi accanto a lui.
<< Mi sono fermato a parlare con Cole. Senti.. >> iniziò e io sospirai. Aveva il tono che usava di solito per scusarsi.
<< Che c’è? >> chiesi, guardandolo di traverso.
<< Beh, mi dispiace dirtelo così, con poco preavviso.. >> continuava a girarci intorno.
<< Dave, potresti arrivare al punto? >> gli chiesi.
Sospirò: << Devo fermarmi in palestra, anche dopo l’allenamento >>.
<< Oh. Ok, andrò a piedi >> dissi, scrollando le spalle. Mi aspettavo seriamente di peggio.
<< Prendi la macchina >>.
<< No, non fa niente. Mi piace camminare >> sorrisi.
<< Grazie! Sei la mia sorellina preferita >> disse ghignando.
Roteai gli occhi: << Certo. Sono anche l’unica >> brontolai, mentre lui rideva e mi faceva l’occhiolino.

Durante l’ora di educazione fisica, quel giorno, dovetti aiutare Rachel con i tempi. Mi aveva supplicata talmente tanto che non avevo potuto dirle di no. Perciò, rinunciai alla saletta e mi ritrovai con un cronometro in mano e un’amica che non riusciva a stare ferma un attimo. Le gare del giorno dopo la stavano elettrizzando sempre di più. Voleva fare bene a tutti i costi.
Dopo il suono della campana, stavamo uscendo dagli spogliatoi, quando chiesi a Rachel: << Ti va di tornare a casa con me, oggi? >>.
<< Oh, mi piacerebbe. Ma devo recuperare mio fratello a scuola. Mi dispiace >>.
<< Tranquilla, figurati >>. Feci appena in tempo a finire la frase che qualcuno mi venne addosso e per poco non caddi per terra.
<< Ops, non ti avevo vista, elfo >> disse Ashley sorridendo.
Qualcosa dentro di me scattò. Forse per lo scherzetto del giorno prima, forse per altro, ma in quel momento non ci vidi più. Al diavolo la richiesta, o meglio, il mio stesso ordine di non fare niente.
<< Non inventare scuse, Ashley. Non sono marrone come te >> iniziai alludendo alle sue lampade. << Ma di sicuro non sono trasparente. Sappiamo entrambe che mi hai vista eccome >> terminai, arrabbiata. Un flash mi apparve davanti al viso: vedevo il sacco nella saletta e i guantoni nelle mie mani. D’istinto serrai i pugni, prima di fare qualcosa di spiacevole.
Lei rise: << Non sei trasparente, ma sei insignificante >> disse.
<< E tu sei solo un’oca >>. Ok, non volevo dirlo davvero lì, davanti a tutti, ma ormai le parole erano uscite dalla mia bocca.
A quel punto mi accorsi che intorno a noi si era creata una piccola folla. Eravamo davanti lo spogliatoio dei ragazzi e anche diversi giocatori si erano affacciati a curiosare.
Vidi Ashley farsi rossa in viso, dopo aver sentito il mio appellativo. << Come mi hai chiamata? >> chiese, furiosa, avvicinandosi a me.
Proprio in quel momento Cole uscì dallo spogliatoio. << Che state facendo? >> chiese, mettendosi tra noi due.
<< Oh, ecco. È arrivato il salvatore. Ma perché sei sempre attratto da questi fenomeni da baraccone, Cole? >> disse Ashley in modo acido.
<< Ashley. Smettila! Non hai il diritto di insultare. Non devi andare da qualche parte, al posto di importunare la gente? >> ribatté Cole.
Lei rise: << E’ sempre così >> disse, voltandosi e andando via. << Che avete da guardare? Fatemi passare >> urlò alla gente che bloccava il passaggio e che subito si scansò. Così tutti si mossero e tornarono sui loro passi.
Solo allora Cole si girò verso di me e sospirò: << Mi dispiace. Stai bene? >> mi chiese.
Io annuii. << Grazie >> gli dissi.
Lui sorrise: << E' sempre un piacere >>
Rachel, ancora dietro di me si schiarì la voce. << Scusa, dobbiamo andare >> dissi a Cole, dopo avergli sorriso. Era sempre così carino con me e le sue attenzioni mi piacevano sempre di più. 
Lui annuì e io e Rachel iniziammo a camminare. << Melanie! Dopo quello che ci hai detto ieri non credevo che reagissi in quel modo >> mi sussurrò la mia amica.
Scrollai le spalle: << E’ stato più forte di me >>.
Lei mi sorrise: << Possiamo sempre fargliela pagare >>.
Risi: << Non esagerare. Non ho intenzione di creare piani malvagi >>.
<< E va bene >> disse Rachel, delusa.

La giornata passò senza altri intoppi e io uscii dalla scuola con una cuffia nell’orecchio, pronta a tornare a casa. Avevo già camminato per un paio di minuti quando una grande moto blu e nera si fermò accanto al marciapiede, in modo da non intralciare le altre auto.
<< Melanie >> disse il ragazzo sulla moto.
Mi fermai e lo guardai, ma non riuscii a distinguerlo poiché portava il casco integrale e la sua voce risultava attutita. Vedendo probabilmente la mia espressione, si fermò e si tolse il casco. Rimasi stupita nel costatare che si trattava di Chad.
Il ragazzo mi sorrise e lisciò i capelli indietro, con la mano libera. << Bisogno di un passaggio? >>.
<< E dovrei fidarmi di.. voi? >> dissi, indicando la moto.
Lui rise. << L’hai già fatto una volta. Puoi riprovarci >>. Rabbrividii, pensando che grazie a lui oggi avrei picchiato Ashley volentieri.
"Forse non è una buona idea" pensai.
“Ma è quello che vuoi” mi disse la solita vocina malefica nella mia testa.
Chad mi guardava in silenzio con le sopracciglia sollevate, attendendo una mia risposta.
<< E va bene >> sospirai.
Lui sorrise e si alzò dal sedile, aprendolo e tirando fuori un altro casco, identico al suo. << Stavi andando a casa? >> mi chiese.
<< In effetti no, ma puoi benissimo lasciarmi lì, grazie >> ammisi.
<< Dove dovresti andare? >>.
<< Devo comprare della roba per il disegno >>.
<< Oh. Allora so dove portarti >> mi disse, sorridendo.
<< Chad. Devo fidarmi ancora? >> chiesi, esasperata.
Lui sorrise: << Non c’è due senza tre >> disse, facendomi l’occhiolino. Mi porse il casco e mentre cercavo di infilarlo, lui sistemò il tutto. Poi si voltò a guardarmi. Rise, mentre tentavo di allacciare il cinturino. << Lascia. Faccio io >> mi disse. Si avvicinò a me e io pensai che avere il casco già addosso fosse un bene. Almeno, non poteva notare che le mie guance stavano praticamente andando a fuoco. Salimmo sulla moto e non potei fare a meno di stringere la braccia intorno al busto muscoloso di Chad.
<< Va piano >> dissi, mentre sentivo la sua gabbia toracica che vibrava a causa di una risata.
Ci mettemmo poco più di dieci minuti per arrivare nel posto che aveva nominato prima. Dopo aver posteggiato, mi incitò a seguirlo e io mi accorsi che si trattava del piccolo centro commerciale davanti il quale io e Dave passavamo spesso, ma dove non eravamo ancora riusciti ad entrare.
Chad mi condusse ad un negozietto più appartato del centro. Si fermò davanti l’entrata e io lessi l’insegna: “All paint, all art”.
<< Andiamo? >> mi incitò e io annuii. L’interno del negozio era fantastico. C’era qualsiasi tipo di roba per dipingere, disegnare e fantasticare artisticamente. Inoltre, c’era un piccolo angolo con numerosi cavalletti e poltroncine, dove la gente poteva dilettarsi direttamente nel negozio. Una sorta di biblioteca artistica.
Rimasi praticamente con la bocca aperta. << Dalla tua espressione immagino che questo posto ti piaccia >> sussurrò Chad, da sopra la mia spalla.
<< E’ fantastico. Forse dovrei fidarmi più spesso di te >> dissi, sorridendo.
Lui rise. << Sono colpito >> disse. << Che ti serviva? >>.
Mi mossi all’interno del negozio e presi delle matite e un nuovo album da disegno. Poi, finiti gli acquisti, Chad mi riaccompagnò a casa. Fermò la moto davanti la mia abitazione, dopo avergli dato le giuste indicazioni. Mi tolsi il casco e lui mi imitò. Poi, dopo aver sistemato il tutto si sedette sulla moto, davanti a me. << Grazie >> gli dissi, sorridendo.
<< Di niente. Posso farti una domanda? >> mi chiese poi. Io annuii e lui continuò: << Porti i tuoi disegni sempre con te? >>.
<< Sì. Ho sempre l’album nello zaino >> risposi, indicando la mia schiena.
<< Posso vederli? >>. Io arrossii pensando ad alcuni disegni in cui lo avevo raffigurato.
<< No >> dissi, troppo velocemente. << Cioè.. non li faccio vedere a nessuno >>.
<< Ok. Ho capito >> disse, alzando le mani in segno di resa. << Almeno posso sapere se hai delle fonti di ispirazione? >> continuò, cercando di fare conversazione.
<< Beh, di solito disegno ciò che mi circonda, mentre la musica mi aiuta >> sorrisi.
<< Che musica? >>.
<< Vuoi davvero sapere che musica ascolto? >> chiesi, titubante.
<< Anche questo è off limits? >>.
<< No. Ma non pensavo ti interessasse >> risposi.
Lui sorrise: << Siamo amici, ormai, no? >>.
<< Oh, ma davvero? >> sorrisi beffarda.
<< Sempre meglio della convivenza >> disse, rinfacciandomi la volta in cui lo avevo preso in giro.
Risi e tirai fuori il mio Ipod. Mi avvicinai a lui e gli porsi una cuffia. Lo accesi e partì “Viva la vida”.
<< Coldplay? >> mi sorrise.
<< Già. È il mio gruppo preferito. Poi ci sono i Marron 5, i Kansas,.. i Beatles >> dissi, mentre partiva “Yesterday”.
Lui continuava a sorridere. << Dai Kansas ai Beatles? >>.
Scrollai le spalle. << Ascolto un po’ di tutto >> mi giustificai. << Adesso tocca a te >> lo incitai, mentre partiva “Daylight” dei Marron 5.
<< Musica classica >> disse seriamente.
<< Che cosa? No. Impossibile, non ci credo! >>.
<< Cosa? E perché? Non si vede? >> chiese, offeso. Feci una faccia sconvolta e lui scoppiò a ridere. << Mmh. Direi che mi si addicono di più i Kansas, gli Ac/Dc, gli Scorpions >> mi rivelò.
<< Ecco. Sapevo che bluffavi. Immaginavo che era quello il tuo genere >> risi.
<< Sono così prevedibile? >> mi chiese divertito, con una smorfia sul viso.
<< Un po’ >> confermai.
Lui sorrise e poi fummo interrotti da qualcuno che mi chiamava. << Melanie >> disse mio fratello.
Solo a quel punto mi accorsi di come io e Chad eravamo messi. Mi ero avvicinata talmente tanto per ascoltare le canzoni, che ero finita tra le sue gambe aperte e il suo braccio era intorno alla mia vita.
Mi staccai di colpo, voltandomi verso Dave. << Sei già a casa? >> gli chiesi.
<< Sì, abbiamo finito prima del previsto e mi hanno riaccompagnato in macchina >> puntualizzò, fulminando prima me, poi Chad. Ero stata talmente concentrata sul ragazzo che non mi ero nemmeno accorta da quale macchina fosse sceso e quindi chi lo avesse riaccompagnato.
<< Oh. Chad, lui è Dave, mio fratello. Dave, ti presento Chad >> cercai di fare le presentazioni: mio fratello sorrise in modo forzato, mentre il mio amico gli faceva un cenno del capo. << E’ ora che vada >> disse Chad, guardandomi.
Sorrisi, mentre lui si metteva il casco e occupava la giusta posizione sulla moto. << Ci si vede, Melanie >> disse con la voce storpiata dal casco.
<< Ciao >> risposi, sorridendo, prima che lui partisse lasciandomi lì, in balia del mio fratello gemello.
<< Entra. Ora >> mi disse. Ci dirigemmo dentro casa e poi mi sospirò: << Ti prego, dimmi che non sei salita in moto con uno sconosciuto >>.
<< Se è questo che vuoi. Non sono salita.. >> iniziai, ma lui mi interruppe.
<< Non prendermi in giro, Mel. Dico sul serio >>.
<< Anche se fosse? Non è uno sconosciuto. È mio amico >> dissi, irritata.
<< Tuo amico? Oh. È il pugile di cui parlavi con Rachel? >> mi chiese, iniziando a capire.
<< Sì >> sospirai.
<< Non mi piace. E poi perché non l’ho conosciuto prima? >>.
<< Dave, rilassati! È solo un amico. Ti assicuro che non è un molestatore >>.
<< Amico? Non eri troppo vicina al tuo amico? >> mi chiese, facendomi infuriare.
<< Non voglio sentire altro. Dave! Perché devi fare sempre così? Il fatto di essere mio fratello maggiore per nemmeno due minuti, non ti permette di essere così protettivo nei miei confronti. Io non ispeziono tutti i tuoi amici. E di certo, non li conosco tutti! >> dissi esasperata.
Lui alzò le mani. << Ok, va bene. Finiamola qui >>.
<< Ottimo. Vado a farmi una doccia >> dissi, mentre salivo le scale.
<< Ti va di ordinare cinese sta sera? Mamma torna tardi >> mi chiese mio fratello.
<< Sì, sì va benissimo >> dissi, prima di scappare in bagno.

La mattina dopo a scuola, Rachel era praticamente una corda di violino. << Oddio! Le gare sono davvero oggi >> continuava a ripetere.
<< Rach, se non ti rilassi, ti verrà un infarto. Andrà benissimo. E io ti sosterrò dagli spalti, promesso >>. Lei sorrise poco convinta, ma non aggiunse altro.
Dopo la prima ora io e Rachel ci separammo e mi ritrovai a camminare da sola per i corridoi. Poco dopo Cole mi affiancò.
<< Ciao, piccola. Tutto bene? Ieri non abbiamo più parlato dopo la storia con Ashley >> mi disse.
Io spalancai gli occhi all’appellativo che mi aveva dato e che mi aveva fatto rabbrividire felice.
Rimasi un attimo in silenzio, poi risposi: << Sì, sì sto bene >> sorrisi.
Lui mise un braccio intorno alle mie spalle: << Ottimo. Oggi vediamo le gare insieme? Saranno subito dopo la fine delle lezioni. Non ci alleniamo ed è obbligatorio andare. Perciò.. pensavo che potevamo stare insieme se ti va >>.
Io annuii, mentre il mio sorriso si ampliava. << Certo che mi va >>.
Anche lui sorrise e mi baciò sulla guancia. Poi si staccò da me. << Ci vediamo dopo >> disse dileguandosi e lasciandomi lì con un’espressione da stupida.
Ci pensai su un attimo. “Ti sei persa qualcosa? È già passato alla fase successiva?” mi chiese la vocina malefica. Scossi la testa. No, Cole era sempre stato così dall’inizio. Non c’era niente che non andava. Quello era il suo carattere e io lo sapevo.
Sospirai, mandando via quei pensieri ed entrai nella classe, aspettando soltanto che arrivasse la fine delle lezioni.






 

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Capitolo 7
*** Non così presto ***


La fine delle lezioni arrivò molto velocemente. Rachel era già sparita, probabilmente per cambiarsi in onore delle gare. Non ci eravamo viste neanche l’ultima ora e non avevo potuto farle gli auguri. O l’in bocca al lupo. Qual è che porta sfiga? Nonostante mio fratello giocasse a basket non sono molto pratica in questo ambito.
Stavo posando gli ultimi libri nell’armadietto, quando qualcuno mi mise le mani sugli occhi, da dietro. Istintivamente portai le mie mani su quelle che si erano appena poggiate sul mio viso, cercando di toglierle o di capire.
<< Dovresti indovinare chi sono. Così è scorretto >>.
<< Cole! >> dissi, togliendo le sue mani e girandomi verso di lui. << Ti piace proprio farmi spaventare, vero? >> chiesi con il sorriso sulle labbra, spingendolo lontano da me con la mano.
<< Ma dai, sta volta non ti ho spaventata >> rise lui, mentre io chiudevo l’armadietto. << E poi mi avevi promesso che venivi con me. Quindi sarei sbucato fuori comunque >> mi sorrise raggiante.
Promesso? Non mi sembra che glielo avessi promesso, non sarebbe stato da me. Ma comunque lasciai perdere e mi incamminai verso la pista all’esterno. Cole mi affiancò e mi prese per mano. Il contatto mi fece rabbrividire e mi voltai verso di lui, stupita. Cole però non mi guardò neanche, come se fosse la cosa più naturale che avesse fatto e iniziò a spiegare come si sarebbero svolte le gare. Beh, lo sapevo già a memoria considerando che Rachel continuava a spiegarmelo da due settimane. Sapevo perfettamente quando sarebbe stato il turno della mia amica. Perciò più che ascoltare quello che diceva, i miei occhi erano fissi sulle nostre mani intrecciate e la mia mente vagava frenetica. Era davvero una bella sensazione. Non mi sarei mai aspettata di arrivare a questo punto con Cole.
“Beh, hai una bella autostima, dolcezza.” disse la vocina nella mia testa. Aspettate! Era dalla mia parte? Strano. Qualcosa non andava. La vocina non era stata così malefica, dopotutto. Scrollai il capo. Ma che diavolo stavo facendo? Mi serve uno strizzacervelli, mi ritrovai a pensare.
Arrivammo alla pista e io tolsi la mano da quella di Cole, colpita da quanta gente ci fosse all’esterno. Wow, era davvero strapieno. Le tribune erano ricolme e molte ragazze stavano sedute al sole persino per terra.
<< Vieni. Andiamo dai miei compagni di squadra. In queste occasioni abbiamo sempre un posto dove sederci >> ammiccò. Lo seguii in un punto delle tribune abbastanza vicino alla pista. Che fortuna, avrei visto Rachel perfettamente da lì. L’unico problema era che ero circondata da cestisti con gli ormoni impazziti. Andiamo, perché Cole mi aveva portato lì?
<< Ehilà, Melanie! >> continuavano a salutarmi, come se fossi stata una loro amica di sempre. O forse facevano così con tutte le ragazze dei loro compagni.
“E da quando sei la sua ragazza? Fino a prova contraria..”. Toh, rieccola. Iniziavo davvero a credere che avesse smesso e invece era di nuovo lì, acida come sempre. Cercavo di mandarla via e intanto ricambiavo i saluti educatamente, tentando di non andare in tilt.
Mi rassicurai quando vidi mio fratello, con un altro giocatore che ci raggiungeva.
<< Ehi >> mi disse non appena fu vicino a noi. << Come mai da queste parti? >>.
<< Beh, mi ci ha portata Cole >> dissi, voltandomi verso il ragazzo che intanto stava ridendo con altri due giocatori. << Non che ne sia poi così entusiasta. Sai, stare in mezzo a voi.. >>.
<< Quello non è un problema, lo sai. Solo che mi sarei aspettato di vederti con qualche altra compagna e non con.. Cole >>.
<< Rachel gareggia, perciò.. >> sollevai le spalle con innocenza. La nostra conversazione finì lì e io mi sedetti tra mio fratello e Cole, aspettando che iniziassero le gare.
Nel frattempo continuavo a guardarmi intorno: vidi subito che nelle tribune di fronte a noi c’erano le ragazze della pallavolo, tra cui, ovviamente, la cara Ashley. Spostando lo sguardo notai anche diversi compagni che avevo nelle varie classi. L’unica persona che non vidi assolutamente fu Chad. Eppure le gare erano obbligatorie per tutti. Anche se, lo sapevo bene, Chad era sempre stato un mistero. “Appunto. Di che ti stupisci?” mi chiese in modo retorico la vocina nella mia testa.
Quando le gare iniziarono tutti erano su di giri. Un po’ di sana competizione era sempre ben accetta in questa scuola. Fu la volta dei cento metri, dei duecento, dei trecento e dei quattrocento. Dopo questi, finalmente veniva Rachel che doveva disputare la gara degli ottocento metri. La mia amica mi aveva già spiegato che la sua categoria veniva chiamata dei mezzofondisti e che si trattava perlopiù di una gara di resistenza. Avrebbe dovuto fare due giri completi di pista.
La vidi subito in mezzo agli altri atleti. Indossava un pantaloncino e una canotta blu, mentre i suoi capelli biondi erano legati in un piccolo codino. Come riusciva a farlo con i capelli così corti, beh, non me lo sono mai spiegato. Diedi un colpo con il ginocchio a mio fratello, che annuì, facendomi capire che aveva già notato che era il turno che stavamo aspettando.
<< Adesso sta per gareggiare Rachel >> mi sporsi verso Cole, per informarlo.
Lui si avvicinò a me ancora di più. << Sì, lo so. Vincerà di sicuro. È sempre stata la migliore di tutta la scuola in quella gara >> rispose. Io sorrisi e mi voltai di nuovo verso la pista.
Quando il colpo di pistola segnò l’inizio della corsa, Rachel non era tra le prime. Mi alzai in piedi, seguita da Cole e mio fratello per guardare meglio. Eravamo praticamente davanti alla ringhiera delle tribune. Come si dice, nei posti d’onore, e mi appoggiai alla ringhiera, non perdendo di vista nemmeno per un attimo la pista. Rachel aveva la sua andatura e correva tranquillamente, restando comunque nel primo gruppo di ragazze. Osservai come dietro di lei molte già arrancavano e faticavano dopo mezzo giro di corsa. Mi chiesi come sarebbero riuscite ad arrivare al traguardo, o se fossero state in grado di arrivarci. Magari sarebbero morte prima, accasciandosi sull’erba. “Oh, sì. Sarebbe uno spettacolo interessante”. Ghignai appena, dando ragione alla mia vocina, per una volta. Iniziai a pensare che si trattasse della mia coscienza, che si prendeva in continuazione gioco di me. O forse ero solo pazza.
Dopo un giro e mezzo di corsa, chissà come Rachel era diventata seconda. Credevo di essermi persa qualcosa, ma in realtà non avevo staccato gli occhi dalla pista. Mi ritrovai ad urlare, cercando di incitarla e sperando che mi sentisse, in mezzo al baccano. Quando mancavano gli ultimi cento metri, Rachel fece un piccolo scatto in avanti e con nonchalance superò anche la ragazza davanti a sé e aumentando l’andatura riuscì a raggiungere il traguardo, dando uno scarto di parecchi secondi alla ragazza che poco prima sembrava che stesse per vincere.
Mi ritrovai a battere le mani entusiasta e mi voltai a guardare mio fratello che aveva un sorriso luminoso sul volto e non toglieva gli occhi da Rachel, che in quel momento camminava tranquilla in mezzo alla pista, come se non avesse appena corso e vinto una gara di ottocento metri. Già, quella ragazza era davvero incredibile.
<< Ti avevo detto che avrebbe vinto >> mi sussurrò Cole da dietro, sporgendosi verso il mio orecchio.
<< Sì, avevi ragione >> dissi, raggiante, girandomi di colpo verso di lui. Oh, oh mossa sbagliata. In quel modo avevo il viso di Cole vicinissimo al mio. Lui sorrideva ancora, ma adesso guardava le mie labbra, che erano a poca distanza dalle sue. Restò in silenzio, mentre continuava a fare su e giù con lo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi.
Ripresi a respirare- già, mi ero dimenticata di farlo- e mi staccai di colpo da lui, mentre le mie guance andavano a fuoco. << Devo andare a salutare Rachel >> dissi, abbassando lo sguardo.
Lui mi sorrise: << Certo >>. Gli voltai le spalle, ma lui mise le mani sui miei fianchi. << Non andare via dopo. Ti riaccompagno a casa >> mi sussurrò all’orecchio.
Io annuii. << Okay >> sussurrai, iniziando a camminare.
Mio fratello intanto, stava chiacchierando con un ragazzo che non avevo mai visto prima e speravo davvero che non si fosse accorto di nulla. Lo presi per il braccio e lui si voltò verso di me, dopo aver chiesto scusa all’amico. << Mi spiace interromperti. Mi chiedevo solo se ti andava di venire con me a salutare Rachel >> dissi, sorridendo.
<< Oh, certo >> disse, voltandosi a salutare l’altro.
<< A domani, Carter >> il ragazzo salutò Dave. << Ciao, Melanie >> disse poi, rivolto a me.
Mi colse completamente di sorpresa. << Ciao >> balbettai, mentre mi allontanavo con mio fratello al seguito.
<< Tutto bene? >> mi chiese.
<< Sì sì, solo.. mi chiedo come facciano tutti a sapere il mio nome >>.
<< Siamo i ragazzi nuovi. Come dice Rachel, tutti sanno i nostri nomi. E poi sei mia sorella >>.
<< Consolante, davvero >> borbottai. << Anche se non credo che tu vada in giro a dire il mio nome al primo che passa >>.
<< Beh, quello no. Mi prenderebbero per pazzo, direi >>. Io risi e lui continuò: << Però rispondo a chi me lo chiede >>. Io spalancai gli occhi: << E perché dovrebbero chiedertelo? >> chiesi, sorpresa.
Lui sorrise: << Perché anche tu, mia cara sorellina, hai il fascino dei Carter. Non puoi scamparla >> mi rispose.
Io scoppiai a ridere: << Ma sentilo. Dave affascinante Carter >> dissi, mentre lui continuava a sorridere divertito.
A quel punto arrivammo vicino agli spogliatoi esterni e trovammo Rachel proprio lì. Si era appena cambiata e appena mi vide sorrise raggiante. << Melanie >> disse, saltandomi al collo.
L’abbracciai indietro, ridendo. << Sei stata bravissima. Anzi, stratosferica >> mi complimentai.
Lei ridacchiò: << Esagerata. È stata una cosa da niente >> disse.
<< Per te immagino di sì >> dissi, facendole l’occhiolino. Poi guardai mio fratello e così anche Rachel. Quando si accorse che entrambe lo fissavamo, arrossì.
Cosa, cosa, cosa? Stavo vedendo davvero Dave che arrossiva? Lui non lo faceva proprio mai. Era sempre così perfetto e adeguato in tutto. << Mel ha ragione. Sei.. sei stata fantastica. Complimenti >> balbettò mio fratello.
Rachel sorrise raggiante, mentre io continuavo a fissarlo con gli occhi spalancati.
<< Grazie, Dave >> rispose Rachel.
Al che mio fratello si rilassò e riprendendo in mano la situazione disse: << Efficace la tua tattica. Dovresti darmi consigli sulla corsa un giorno >>.
<< Corri già perfettamente bene in campo. Non ne hai bisogno >> sorrise Rachel.
Io continuavo ad osservarli e a spostare gli occhi dall’uno all’altra come se stessi guardando una partita di ping pong. Mi schiarii la gola e loro mi guardarono: << Io.. vi lascio, adesso. Dave, ci vediamo a casa. Mi riaccompagnano. Rachel, a domani >> dissi.
Le sopracciglia di mio fratello si sollevarono verso l’alto, mentre Rachel diceva: << Ti vedi con Cole? >>.
Io annuii e lei squittì di gioia: << Poi voglio tutti i dettagli. Le cose si fanno interessanti >>.
Io risi: << Rach! >> la ammonii, mentre mio fratello restava in silenzio con le sopracciglia, adesso aggrottate. Lei rise e io continuai: << Ti chiamo stasera >> e sorrisi complice. Poi mi voltai e li lasciai soli.
Camminavo verso il cortile, cercando Cole. Non ci eravamo dati nemmeno appuntamento da qualche parte. Mi guardai intorno e mi accorsi di Ashley, appoggiata sul muretto davanti al portone. Aveva lo sguardo assassino e ovviamente fissava me. Beh, forse si era accorta che sulle tribune mi trovavo in mezzo alla squadra di basket.
Lasciai perdere e continuai a camminare, quando un auto si fermò davanti a me. Si trattava di un Audi R8 bianca. Il finestrino si abbassò: << Ha intenzione di restare qui tutto il giorno, signorina? >> mi chiese Cole, sorridendo.
Io risi e salii in macchina. << Wow. Davvero bella >> mi complimentai, guardando anche l’interno.
<< Già. Un regalo dei miei nonni >> disse con nonchalance. Ok, l’ultimo regalo che mi aveva fatto mia nonna erano stati dieci dollari da dividere con mio fratello.
“Bello e anche ricco. Non sei mica stupida come credevo”. Gentilissima. Se sei davvero la mia coscienza, tu sei me. Non tormentarmi! Pensai esasperata.
Cole accese la macchina e partì. Rimase qualche minuto in silenzio, poi disse: << Ho.. bisogno di parlarti. Posso fermarmi prima di portarti a casa? >>.
Io annuii, osservando che continuava a picchiettare la mano sul cambio. Era nervoso. E io non sapevo se preoccuparmi. Poco dopo si fermò in una via, piccola e appartata e parcheggiò davanti ad una pasticceria.
Spense la macchina e mi guardò. << Vuoi restare in macchina o..? >>.
<< Sì, è meglio che parliamo qui >> mi disse.
Io lo guardai senza dire nulla e lui iniziò: << Melanie. È da quasi un mese che ci conosciamo. Beh, forse è un po’ presto >> ridacchiò << ma voglio dirtelo lo stesso. Tu.. tu mi piaci. Non voglio continuare a fissarti o a cercare il contatto con te. Voglio solo.. >>.
Non so se il mio cervello si fosse spento o avesse ripreso vita in quel momento. Avevo il fiato sospeso quando Cole terminò: << Beh, io.. voglio te >>.
Io non sapevo che dire. Non riuscivo ad emettere una parola. Ero così stupita che non sapevo come rispondere. Allora non li avevo solo immaginati i suoi contatti e gli sviluppi nel nostro rapporto. Erano reali. Beh, forse un po’ affrettati, ma reali.
<< Scusa.. forse non dovevo dirtelo. Lo so, ho rovinato tutto. Io.. >>.
Lo interruppi mettendogli un dito sulle labbra. << Non è presto >> sussurrai. Feci scivolare la mano sul suo petto mentre lui spalancava gli occhi. Quando realizzò che cosa avevo detto, subito occupò lo spazio che c’era tra noi e poggiò le labbra sulle mie. Era un bacio dolce, quasi esitante. Ci staccammo abbastanza in fretta e lui mi sorrise. << Sono contento di avertelo detto >>.
<< Anche io >> risposi, mentre sta volta ero io a chiudere la distanza tra di noi. Misi la mano sulla sua guancia e lo baciai di nuovo. Il sapore delle sue labbra sulle mie era davvero inebriante. Sorrisi, mentre pensavo che stava accadendo realmente.
Quando ci separammo Cole mi chiese: << Ti va di prendere qualcosa alla pasticceria? È la mia preferita in città >>.
<< Certo >> risposi, scendendo dalla macchina. Lui fece lo stesso e affiancandomi mi strinse a sé, mettendo un braccio intorno alla mia vita e camminando spedito.

Quando arrivammo davanti casa, Cole mi salutò con un altro bacio. << Ci vediamo domani >> sorrise.
A quel punto mi ricordai di una cosa. << Senti, Cole. Pensavo.. Ashley non voleva nemmeno che mi avvicinassi a te, quindi.. >>.
Lui mi interruppe. << Sta tranquilla, piccola. Me ne occupo io di lei. Non avrà alcun problema, credimi. E non farà nulla di spiacevole >>.
Io annuii: << A domani >> dissi, scendendo dalla macchina.
Quella sera chiamai Rachel al telefono e non appena gli raccontai ciò che era successo dovetti staccare il cellulare dall’orecchio.
<< Che cosa? Ti ha baciata? Sei la ragazza di Cole Mayers? Oh, cavolo. Sono contentissima per voi >> aveva urlato, senza respirare un attimo. Poi, avevo dovuto dirle tutto dettagliatamente.
Anche lei comunque mi aveva raccontato che Dave si era offerto di riaccompagnarla a casa e che era stato davvero carino con lei. << Anche un po’ imbarazzante, direi. Stare seduta davanti accanto a lui era.. strano >> aveva ridacchiato.
<< Bene, almeno vi siete fatti compagnia. Mi è dispiaciuto un po’ lasciarvi in quel modo >>.
<< Ma figurati. Hai fatto benissimo >> mi aveva risposto, mentre io ridevo.

La mattina dopo, durante le prime ore non vidi Cole da nessuna parte. Alla terza ora avevo educazione fisica e dopo essermi separata da Rachel mi diressi verso la solita sala. Era completamente deserta e mi sedetti sul materasso vicino alla trave. Avevo aperto l’album da disegno, ma la pagina era ancora bianca. Mi alzai in piedi e mi misi le cuffie nelle orecchie. Iniziai a camminare su e giù, poggiando una mano sulla trave e accarezzandola delicatamente con le dite. L’ultima volta che ci avevo provato ero caduta, dopo che Chad mi aveva spaventata, aprendo la porta. No, non potevo commettere errori del genere.
Continuai a camminare per un po’, quando la porta della sala si aprì. Chad entrò nella stanza, guardandosi attorno. Portava dei jeans scuri e una maglia a maniche lunghe grigia e verde. Decisamente, non doveva utilizzare il sacco.
Si era fermato poggiando la schiena sulla porta chiusa. << Che stai facendo? >> chiesi, togliendo le cuffie e sedendomi di nuovo sul materasso.
Lui mi fece cenno di tacere, portandosi un dito sulle labbra e cercando di ascoltare i rumori all’esterno. Dopo un attimo sospirò di sollievo e venne verso di me. Si gettò sul materasso accanto a me e io feci appena in tempo a togliere l’album ancora aperto, prima che lo schiacciasse. Lo guardavo con le sopracciglia sollevate. << Ma che stai facendo? >>.
<< Niente domande idiote, ricordi? >> disse, chiudendo gli occhi.
<< Quindi è ancora valido quel patto? E comunque non è una domanda idiota >>.
<< Ovviamente è ancora valido. E sì, che lo è. Non vedi? Mi riposo >>.
Sbuffai: << Intendevo poco fa, idiota >>.
Lui aprì gli occhi e sorrise beffardo: << Allora hai sbagliato domanda >>.
Roteai gli occhi: << Che diavolo stavi combinando lì? >> chiesi, indicando la porta.
<< Fuggivo.. >> rispose vago.
Io risi: << E da chi? >>.
<< Nulla di importante. Rilassati, non ho fatto niente di illegale.. sta volta >>.
<< Non dovrei preoccuparmi neanche se lo avessi fatto. Non sono tua complice >>.
Lui sollevò le spalle. << Che stai facendo? >>.
<< Sto disegnando, non vedi? >>.
Si sporse a guardare il mio album. << Veramente il foglio è completamente bianco >> constatò.
Io sbuffai di nuovo: << Tu niente pugni, oggi? E comunque stavo iniziando, prima che mi interrompessi >>.
<< Non ho tempo oggi. E poi ti ho trovata a spasso qui dietro poco fa. Non stavi certo disegnando >>.
Roteai gli occhi e rimasi in silenzio. Inizia a buttare lì qualche linea, mentre Chad mi guardava. << Eri una ballerina? >> mi chiese poco dopo.
<< No >>.
<< Oh, scusa. Allora eri una ginnasta >> disse accennando alla trave con la testa.
<< Io non l’ho mai detto >>.
<< Ma non l’hai negato >>.
<< Perché devi dare fastidio proprio a me? >> chiesi esasperata.
<< Perché sei l’unica persona in questa stanza. E poi, ho indovinato. Eri una ginnasta >> affermò convinto.
<< Diamine. Hai bisogno che ti insegni? Ammetti che vuoi essere un ginnasta anche tu! >> dissi, puntando la matita contro di lui.
<< No, grazie. Preferisco il pugilato >> disse, spostando la matita con la mano.
<< Ma come? >> lo derisi, guardandolo. Ormai aveva tutta la mia attenzione.
<< Mi hai sentita, Ariel >>.
<< Ancora quel nome. Non farlo di nuovo >>.
<< Fare cosa, Ariel? >> ribatté con un sorriso da sbruffone.
<< Aaaah. Non ti sopporto! >>.
<< La cosa è reciproca allora >>.
<< Sì sì, basta che chiudi quella bocca >> lo ammonii.
<< Acida >>.
<< Antipatico >>.
<< Isterica >>.
<< Cosa? Io non sono isterica >> dissi, spalancando gli occhi.
<< Oh, sì che lo sei >>.
<< Ma perché proprio io? Che cosa ho fatto per meritarlo? >> mi lamentai esasperata.
<< Hai incontrato me >>.
<< Hai ragione. La prima cosa sensata che dici, ragazzo >> fui d’accordo con lui.
<< Forse se ti infastidisco abbastanza andrai via dalla mia sala >> disse, dopo un attimo di silenzio, alzandosi leggermente sui gomiti.
<< Questa stanza non è tua. E no, non me ne andrò. Adesso non voglio più sentire la tua stupida voce o potrei uccidermi >> dissi, roteando gli occhi.
<< Benissimo >>.
<< Fottiti >>.
<< Mmh >>. Lui rise, affondando di nuovo sul materasso, mentre io scoppiavo a ridere e iniziavo davvero a disegnare.
Restammo in silenzio per un po’, poi mi alzai in piedi. << Io vado via. Ho bisogno di un po’ d’aria fresca >> dissi alzandomi da lì. Lui annuì appena e sollevò la mano in segno di saluto, chiudendo gli occhi. Raccattai le mie cose e uscii dalla sala.
Non appena chiusi la porta dietro di me la vicepreside Winchester mi venne quasi addosso. << Oh, scusami. Non è che hai visto un ragazzo biondo da queste parti? O’Connor. È spesso lì dentro >> disse, indicando la porta dietro di me.
Scossi la testa. << No, mi dispiace. Sono appena uscita da lì e c’ero solo io >> mentii. << Ma se lo vedo in giro potrei dirgli che lo cercava. Si tratta di qualcosa di importante? >> chiesi.
<< Richiesta dei college. Ho bisogno del suo consenso oltre che quello dei genitori, ma è così cocciuto quel ragazzo >> mi rispose. << Vado a cercarlo. Grazie >>.
Io sorrisi e la guardai allontanarsi. Dopo qualche secondo la porta dietro di me si aprì e mi sentii tirare per il braccio di nuovo all’interno. La porta si chiuse e io mi ritrovai faccia a faccia con Chad. << Ehi >> dissi infastidita, togliendo la sua mano dal mio braccio.
<< Hai mentito per me? >> mi chiese, mentre gli riaffiorava il sorriso sbruffone.
Scrollai le spalle. << Grazie >> mi disse.
<< Mi devi un favore >> ribattei, scaltra.
<< Oh, ecco qual’era il tuo secondo fine >> disse, divertito.
<< College? Fuggi dai college? >> scoppiai a ridere, mentre lui sollevava le sopracciglia.
<< E’ una faccenda complicata, ragazzina. E io amo fuggire >>.
<< Sì, ho notato >> risposi.
<< E questa sala non è niente, Ariel >> mi sorrise.
A quel punto la porta si aprì e noi ci scansammo. In un primo momento credemmo che la vicepreside ci avesse sentiti e fosse tornata indietro e perciò entrambi trasalimmo. Poi, però mi accorsi che si trattava di Rachel. << Melanie! Finalmente ti ho trovata. Ho.. delle cose da dirti >> disse troppo in fretta. Poi si accorse che avevo Chad accanto. << Oh, scusate non volevo interrompere.. >>.
<< Non hai interrotto niente >> dissi, senza lasciarle finire la frase. << Chad, lei è Rachel >> la presentai, guardando il ragazzo. Chad fece una smorfia. << Hai portato un’altra ragazzina qui dentro? >>.
Io sollevai gli occhi al cielo, mentre Rachel li spalancava. << Il solito antipatico >> borbottai. << Tranquillo, Rachel è molto atletica. Non passa il suo tempo qui dentro come me >> lo rassicurai.
Lui sorrise beffardo: << Scanfatiche come te >> disse.
Io sospirai e gli diedi uno schiaffo sul petto. << Piantala >> lo ammonii, mentre lui diceva: << Ehi! >>.
Rachel ci guardava in silenzio. << Ok, andiamo. E, Chad.. la prossima volta te la darò più forte >> dissi, sorridendo in modo provocatorio.
<< Sì, contaci Ariel >> disse, sorridendomi a sua volta.
Scossi la testa e trascinai Rachel fuori di lì, lasciando Chad nuovamente solo.
Quando fummo nei corridoi Rachel iniziò a parlare: << Wow! Non me lo aspettavo proprio. Quel tipo è.. >>.
<< Strano? Poco socievole? Rompiscatole? >> chiesi, con un sorriso sulle labbra.
<< Veramente stavo dicendo solo che è.. wow! >>.
Io spalancai gli occhi: << Lasciamo stare. Che dovevi dirmi? >>.
<< Oh sì >> e tutto ad un tratto divenne nervosa.
Aggrottai le sopracciglia e lei parlò: << Senti.. Dave.. mi ha chiesto di uscire >> disse l’ultima parte della frase tutta d’un fiato.
Io ridacchiai: << Me lo aspettavo >> dissi, pensando a come la guardava il giorno prima e a come era imbarazzato.
<< Cosa? Aspetta.. come? Per te non è un problema? >>.
<< Certo che no. Perché dovrebbe? Sono contenta che usciate insieme >> sorrisi.
<< Oh. Quindi mi stai dando la benedizione con il tuo gemello? >>.
Roteai gli occhi: << Sì, mettiamola così >> confermai.
Lei mi sorrise raggiante. << Grazie. Devo andare adesso, ci vediamo in mensa >>.
Io annuii e lei sparì dalla mia vista. Meglio la mia migliore amica che qualche ragazza insopportabile, pensai riguardo a mio fratello.
Con questi pensieri entrai in classe, ma ben presto vennero sostituiti da qualcun altro. Qualcuno seduto accanto a me durante l’ora di fisica. Qualcuno che il giorno prima mi aveva baciata.





Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Sono tornata. Ecco il nuovo capitolo. Spero che sia stato di gradimento dopo il tempo che vi ho fatto aspettare. Ultimamante sono stata un po' impegnata, scusate. Bene, fatemi sapere cosa ne pensate. Vi piace la coppia Melanie/Cole? E Rachel/Dave? Riusciranno davveroa stare insieme tranquillamente?
Alla prossima :)

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Capitolo 8
*** Ingannevoli dubbi ***


Era passato un altro mese da quando la relazione con Cole era iniziata. Tutto andava a gonfie vele e dividevo il mio tempo tra lui e Rachel. Anche Dave si era ormai rassegnato e aveva accettato la sua presenza. A pranzo, infatti, sedeva sempre con noi. Alla fine, sapevo che mio fratello andava d’accordo con Cole: amavano parlare di basket, della squadra e di cose di cui io e Rachel non capivamo assolutamente nulla.

Gli unici momenti in cui non vedevo né Cole né Rachel erano quando mi trovavo nella sala attrezzi con Chad. Mi piaceva la sua compagnia. A volte ci ritrovavamo distesi sul mio materasso a parlare del più e del meno.
Una di quelle volte stavamo ascoltando la mia musica: appena partì “How to safe a life”, cambiai immediatamente.
<< Quella era bella >> disse Chad, aprendo gli occhi e sollevandosi sui gomiti.
<< No. Cioè sì, ma non mi va di ascoltarla >> avevo scosso la testa e involontariamente avevo puntato lo sguardo sulla trave sopra di me.
<< Oh >> aveva detto lui, seguendo il mio sguardo. Io ero rimasta in silenzio. << Perché hai smesso? >> mi aveva chiesto.
<< Smesso cosa? >>.
<< Sai che intendo. Perché hai smesso di fare le capriole sulla trave? >>.
<< Capriole? Non ti piace proprio quello sport >> avevo sorriso, cercando di evitare la domanda.
<< Non cambiare argomento. Davvero, mi va di saperlo >>.
Avevo sospirato: << Mettila così. Ho dovuto smettere per forze esterne più grandi di me >>.
<< I tuoi genitori? >>.
<< No. Senti, è complicato. Non puoi solo rispettare l’accordo? È difficile da spiegare >>.
<< E va bene. Sono molto abile nel comprendere le cose difficili o complicate, ma.. lascerò perdere in onore dell’accordo >> aveva detto tornando a distendersi. << Almeno posso scegliere una canzone? >> continuò.
Io gli avevo sorriso e gli avevo lanciato l’Ipod, grata che avesse cambiato argomento.

Era appena iniziata la settimana e io mi sentivo già impazzire. Il lunedì era sempre il giorno peggiore. Ero davanti il portone della scuola e la mia testa cercava un modo adatto per scappare, quando qualcuno mi abbracciò da dietro.
<< Buongiorno, piccola >> mi salutò Cole, facendomi voltare e baciandomi. << Sembra che tu non abbia dormito >> disse, poi guardandomi e accarezzandomi il viso.
<< O che non lo abbia fatto abbastanza >> dissi, sorridendo. Lui ricambiò il sorriso.
<< Sei bellissima >>. Al che risi.
<< Ok, Cole. Che cosa hai fatto? Devo perdonarti qualcosa? Non è legale dire queste cose a una ragazza che non ha dormito e che ha delle occhiaie profonde già ad inizio settimana >> scherzai.
Lui rise: << Non ho fatto proprio niente. E nonostante tu abbia dormito poco, sei bellissima lo stesso >> mi baciò di nuovo, poi ci dividemmo, quando la campanella che segnava l’inizio delle lezioni suonò.
Entrai a scuola e mi diressi direttamente in classe. << Melanie! >> sentii Rachel che mi chiamava, cercando di raggiungermi in mezzo alla folla.
<< Buongiorno >> le sorrisi.
<< Ciao. Hai visto Dave? >> mi chiese.
<< Certo che l’ho visto. Abitiamo nella stessa casa, ricordi? >> la presi in giro.
Lei sospirò: << Sai che sei intrattabile il lunedì mattina? >>.
<< Eccome se lo so >> dissi.
<< Per fortuna >> ridacchiò lei, facendomi sorridere.
<< Comunque non so dove sia, mi dispiace. Ci siamo divisi prima e non l’ho più visto. Lo sai che sparisce in continuazione, ma tranquilla, salterà fuori >> sorrisi. << Tu come mai lo cercavi? >>.
<< Oh, niente. Mi ha prestato un quaderno e devo restituirglielo >> mi disse, sorridendo nervosamente.
Alzai un sopracciglio. << Sicura? >> chiesi.
<< Ma certo. E’ sicuramente il suo quaderno >> rise, mentre entravamo in classe.
Mmh, la cosa mi puzzava non poco. Quei due tramavano qualcosa e non mi informavano di nulla. Ovviamente avrei indagato e lo avrei scoperto da sola. Si nascondevano? Ebbene, avrei trovato sicuramente il loro nascondiglio. Al più presto.

Dopo la seconda ora mi ero fermata agli armadietti, mentre mio fratello e Rachel erano andati a “recuperare” il quaderno prestato. Che nervi! Non potevano escludermi!
Stavo pensando a dei modi in cui potevo vendicarmi con mio fratello, tipo rasargli i capelli durante la notte, o sbagliare accidentalmente e far diventare il suo bucato completamente blu, quando i miei pensieri furono interrotti.
<< Ariel. Cercavo proprio te >>.
Mi voltai e incontrai lo sguardo di Chad, che stava sorridendo, in piedi davanti a me. Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi ero nemmeno accorta che si fosse avvicinato. << Chad? No, aspetta. Tu sei un miraggio! Cosa ci fai in mezzo a noi gente comune? Hai deciso di venire a scuola, proprio come tutti noi? >> chiesi, stupita del fatto che lo avessi visto in giro.
<< Wow. Di lunedì mattina sei anche peggio del solito >> disse sorridendo.
<< Lo so. Grazie >> ghignai, chiudendo l’armadietto.
<< Lasciando stare il fatto che non era un complimento, ho trovato una cosa che potrebbe interessarti >> disse. << Ma se sei così amichevole non ho intenzione di mostrartela >> sorrise, poggiandosi agli armadietti con la spalla.
<< Io sono sempre amichevole! >> ribattei, mentre lui rideva.
<< E va bene.. >> iniziò a dire.
<< O’Connor. Che stai facendo? >> venne interrotto dalla voce di Cole.
Chad, sentendo la voce dietro di lui, si voltò. << Cosa vuoi, Mayers? >>.
<< Cosa voglio? Cosa vuoi tu? Stai importunando la mia ragazza >> disse Cole, mentre io spalancavo gli occhi.
<< Che cosa? E poi.. la sua ragazza? >> concluse Chad tornando a guardarmi.
Io, però stavo ancora fissando Cole. << Hai capito bene, O’Connor. Gira al largo >> ribatté sprezzante.
Chad staccò gli occhi da me e lanciò a Cole uno sguardo assassino. Solo allora mi sbloccai. << Cole, che stai facendo? >> dissi, iniziando ad arrabbiarmi.
Lui venne accanto a me e mi mise un braccio intorno alle spalle. << Lei è mia, non ti azzardare.. >>.
<< Ehi, ehi >> dissi infastidita, scrollandomi Cole di dosso. << Ma che ti prende? Chad non mi stava.. importunando. Non trattarlo così >> affermai.
<< Figurati Melanie >> rise Chad, iniziando a camminare. << Ci vediamo in giro >> mi disse, senza degnare Cole di uno sguardo.
Lo vidi allontanarsi, mentre Cole si abbassava a baciarmi. Lo respinsi. << Sei stupido o cosa? Perché l’hai fatto? >> dissi.
<< Non voglio che lui tocchi la mia ragazza >>.
Sospirai pesantemente: << Senti, devo andare in classe. Ne parliamo dopo >>.
Iniziai a camminare verso la classe cercando di sbollire la rabbia. Cole doveva scusarsi con me, altrimenti.. Scacciai quei pensieri mentre Rachel mi chiedeva cosa fosse successo. Dopo averle spiegato tutto, disse: << Strano. Cole lo ha fatto? E perché? >>.
<< E che ne so? Dovrà avere una buona ragione comunque. E sicuramente dovrà scusarsi >>.
Poi fummo riprese dall’insegnante e smettemmo di parlare per ascoltare la lezione.

Quel giorno non vidi più Chad da nessuna parte. Alla fine delle lezioni però, incontrai Cole nel parcheggio.
<< Melanie. Senti, mi dispiace per oggi, ok? Sono stato un idiota e non avrei dovuto farlo >> si scusò immediatamente.
Io sospirai. << Non mi è piaciuto per niente, ok? Non puoi essere geloso di ogni ragazzo con cui parlo. E dovresti scusarti con Chad >> dissi.
<< No. Non abbiamo un.. buon rapporto, ecco. Però ho capito davvero. Non lo farò più. Mi perdoni? >> mi chiese, avvicinandomi a sé.
Lo guardai in modo truce. << Prometti che non lo farai più? >> chiesi.
Lui annuì e io feci un mezzo sorriso. Poi, Cole mi baciò e mi riaccompagnò a casa. Aveva già detto a Dave che lo avrebbe fatto lui. E considerando che doveva scusarsi, mio fratello aveva accettato senza problemi. Sempre il solito Dave.

Il giorno dopo mi trovavo nella sala attrezzi nell’ora di educazione fisica. Ero seduta sulla trave con la gambe a penzoloni. Aspettavo Chad e proprio quando persi le speranza e iniziai a pensare che oggi non ci sarebbe stato, la porta si aprì.
Chad aveva i pantaloncini e i guantoni. Portava le cuffie alle orecchie e nonostante mi avesse vista mi ignorò completamente, dirigendosi verso il sacco. Quasi subito iniziò a colpire, senza degnarmi di uno sguardo.
Bravo, che bel comportamento, pensai esasperata. Mi alzai da lì e mi avvicinai a lui. Chad continuava ad ignorarmi e io non sapevo come distrarlo.
<< Chad >> lo chiamai, ma la musica era troppo alta. Sospirai e afferrai il sacco da dietro, cercando di fermarlo.
Lui si infastidì e tolse la cuffia. << Ehi! Che diavolo fai? >> mi chiese, sprezzante.
<< Posso parlarti? >>.
<< No. Ho da fare >> rispose secco.
<< Solo un minuto >>.
Lui mi guardò arrabbiato. << Hai 60 secondi da adesso >>.
Spalancai gli occhi, ma colsi l’occasione. << Mi dispiace per ieri, ok? Davvero tanto. Volevo solo sapere se stavi bene >>.
<< Venti, diciannove.. >>.
<< Chad, dannazione! Dimmi qualcosa! Perché tu e Cole vi siete comportati da idioti? >> chiesi.
<< Tempo scaduto >> disse, rimettendosi la cuffia.
<< Ehi! Potresti rispondere alla mia domanda? >> dissi, mettendomi davanti al sacco.
<< Cole Mayers? Davvero? >> chiese, ridendo amaramente.
<< Che significa? >>.
<< Stai davvero con lui? Come mai non ne sapevo niente? Che bella coppia.. >>.
Io mi infuriai: << E dovrei rispondere alle tue domande, quando tu non rispondi alle mie? E poi forse stai troppo fuori dal mondo per poterlo sapere >>.
Lui rise amaramente. << Grazie per l’autostima. Divertiti con quell'idiota >> disse, mentre si toglieva i guantoni e camminava verso l’uscita. Chiuse la porta violentemente e io sobbalzai, restando lì immobile.
Dopo qualche secondo mi sedetti per terra e mi portai le mani sul viso. << Dannazione! >> esclamai, battendo la mano per terra.

Quando uscii dalla sala ero piuttosto arrabbiata. << Melanie. Stai bene? >> mi chiese Rachel quando mi vide.
<< Sì, bene >> risposi senza poter nascondere la mia furia.
Lei spalancò gli occhi. << Non mi sembra proprio. Cosa è successo? >> mi chiese.
Io sospirai. Era la mia migliore amica e lei sapeva tutto. << Ho appena litigato con Chad. Era fuori di sé e si è comportato da idiota >> dissi, raccontandogli tutto l’accaduto.
<< Magari c’è un motivo >> disse lei, cercando di consolarmi.
<< Non lo so. Non ci capisco più nulla >>.

Alla fine delle lezioni ero da sola con Rachel. Dave tornava a casa con un compagno di squadra e noi due stavamo recuperando la macchina nel parcheggio della scuola.
Stavamo quasi per raggiungerla, quando sentimmo delle voci poco lontano. Erano di ragazzi e decisamente non avevano i toni calmi. Guardai Rachel e iniziai a camminare verso le voci, con lei al seguito. Svoltammo l’angolo e mi accorsi che si trattava di Chad e Cole. Perché questa giornata continuava solo a complicarsi?
Mi avvicinai abbastanza per sentire Cole che diceva: << Perché deve essere sempre la stessa storia, O’Connor? >>.
<< Sei un bastardo >> disse Chad, poi si avventò su Cole.
Iniziai a correre, ma Chad era già sopra Cole e i due cercavano di colpirsi. Ma diamine, Chad era un pugile e nonostante fosse più basso di Cole, lo stava sottomettendo come meglio poteva.
<< Ehi, che fate? Fermi! >> urlai arrivando da loro. Rachel era dietro di me e insieme cercammo di separarli.
Quando ci riuscimmo, io mi gettai a terra accanto a Cole, mentre Chad si alzò in piedi e sbuffando puntò il dito contro il mio ragazzo.
<< Non metterti contro di me, Mayers. Va a finire sempre nello stesso modo >> disse arrabbiato, prima di voltarsi e andare via.
<< Cole! Stai bene? >> gli chiesi, guardandolo. Aveva il labbro spaccato e un livido gli si stava già formando sotto l’occhio.
<< Sì, sto bene >> disse asciugandosi il sangue della bocca sulla manica.
Lo aiutai a sollevarsi e Rachel chiese: << Dovremmo accompagnarlo a casa? >>.
<< No. È tutto apposto. Grazie, ragazze. Tornate a casa, al resto ci penso io. Quel figlio di puttana.. >> poi si interruppe. << Ti chiamo stasera. Andate >> terminò.
Poi tornò verso la scuola, lasciandoci lì. Mi voltai a guardare Rachel. << Che diavolo sta succedendo? >> le chiesi esasperata.
Lei scosse la testa. << Non lo so. Continuavano a parlare di storie che si ripetono. Quei due hanno un conto in sospeso >>.
<< Già, lo credo anche io. Tu non ne sai niente? >> le chiesi.
<< No. Ma lo scopriremo >> terminò lei.
Poi tornammo alla macchina e mentre Rachel cercava di rassicurarmi, ci dirigemmo verso casa.

La mattina dopo non volevo tornare a scuola. C’era troppa confusione nella mia testa e non sapevo come organizzare il tutto.
Avevo spiegato la situazione anche a Dave. Lui era mio fratello, il mio gemello ed era giusto che sapesse ciò che stava succedendo. Almeno avrebbe saputo che cosa avesse fatto Cole al viso. Anche lui comunque non sapeva dare un filo logico agli avvenimenti. Forse l’essere arrivati da poco era uno svantaggio e non avrei mai potuto sapere cosa era successo tra quei due. Dave, proprio come Rachel, aveva cercato di rassicurarmi, ma io ero sempre più agitata. Sapevo che la questione era ancora aperta. Anzi, spalancata.
Quando arrivammo a scuola non vidi Cole da nessuna parte. Forse non era venuto oggi. Se non si fosse fatto vivo, lo avrei chiamato alla fine delle lezioni.

Ero in mensa, quando Rachel mi raggiunse al tavolo con Dave. << So cosa è successo. Ho fatto qualche domanda in giro e mi hanno detto che cosa è successo tra i due >> disse, dopo che entrambi avevano preso posto. Io sollevai le sopracciglia in attesa e lei continuò: << Beh, l’anno scorso Cole e Chad hanno litigato ad una festa. Ecco perché non lo sapevo: non è successo a scuola. Quindi, hanno avuto una brutta discussione e a quanto pare per colpa di una ragazza. Erano completamente in disaccordo su qualcosa, anche se nessuno mi ha saputo dire di più. Alla fine si sono picchiati e ovviamente Chad ha avuto la meglio >> terminò.
<< Per una ragazza? E che fine ha fatto lei? >>.
Rachel scosse la testa: << Ha cambiato città. Non si sa nemmeno dove sia andata. La gente non è molto informata su quello che è successo. Chad era un mistero per tutti già da allora e Cole era solo il riccone da non fare arrabbiare. Scusa per come ho definito il tuo ragazzo, ma non sono parole mie. Questo è tutto. Mi spiace che non abbia potuto fare di più per aiutarti >> mi disse.
<< No, sei stata fantastica. Grazie mille >>.
<< Figurati >>.
<< Adesso che hai intenzione di fare? >> mi chiese Dave.
<< Non lo so. Ma vi terrò aggiornati. A dopo >> dissi, alzandomi da lì.
Andai direttamente nella saletta. Speravo di trovare Chad e sapevo che non ci sarebbe andato durante la mia ora. Forse con un po’ di fortuna.. Aprii la porta e ringraziai gli dei per questo regalo. Chad stava colpendo il sacco con violenza e non si era nemmeno accorto che fossi entrata.
Rimasi in silenzio davanti la porta e lo guardai mentre colpiva. Poco dopo si fermò: << Dannazione! >> esclamò, aggrappandosi al sacco.
<< Chad >> lo chiamai e lui sobbalzò e si voltò verso di me. Quando si accorse che si trattava di me, borbottò: << Lasciami in pace >>.
<< Aspetta. Ho bisogno di capire che sta succedendo >> dissi, avvicinandomi a lui.
<< Chiedilo al tuo ragazzo >> disse sprezzante.
<< So della vostra lite dell’anno precedente >> affermai.
<< Tu non sai niente! >> mi disse, voltandosi verso il sacco e dandomi le spalle.
<< Forse potresti spiegarmelo >>.
<< Ho di meglio da fare >>.
Io sentii i nervi a fior di pelle. << Forse Cole aveva ragione. Non dovevo avvicinarmi a te >> dissi.
Lui si voltò di nuovo verso di me e il suo viso cambiò, come se lo avessi ferito con la mia frase, ma fu solo per un attimo. Poi divenne di nuovo arrabbiato. << Sai una cosa, Melanie? Ho qualcosa da dirti, in effetti. Sai perché non pensavo stessi insieme a quel coglione di Mayers? Perché è troppo impegnato a fare altro! >>.
<< Che vuoi dire? >> chiesi, confusa.
<< Sto dicendo che devi aprire gli occhi. E forse dovresti chiedergli con chi se la fa, mentre ti fai prendere in giro >>.
Le sue parole mi fecero piuttosto male. << Che cosa? No, non è vero. Tu stai mentendo. Perché lo fai? >>.
Lui rise amaramente: << Io ti ho avvertita. Non venirti a lamentare da me dopo. Adesso lasciami in pace >> disse.
Io sentivo il groppo in gola. Scossi la testa e dirigendomi verso la porta, uscii dalla stanza.
Perché era stato così crudele con me? E dov’era finito Cole? Avevo bisogno di spiegazioni. Uscii in cortile e mi accasciai sulle tribune. Che dovevo fare adesso? Era vero ciò che diceva Chad? O era solo talmente arrabbiato con Cole, da avermi voluto ferire perché stavo con lui? Questi pensieri mi martellavano in testa, mentre la pausa pranzo stava per finire e io trascorrevo gli ultimi minuti da sola. A rimuginare e rimuginare.




Angolo dell'autrice: Ehilà! Ecco il nuovo capitolo. Che ne pensate? Cosa credete che sia accaduto realmente? E quale sarà il conto in sospeso tra i due ragazzi? A voi le teorie.
Grazie per chi è arrivato fin qui. Alla prossima :)

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Capitolo 9
*** Amori e delusioni ***


Cole non era venuto a scuola. La cosa peggiore però era che non rispondeva al telefono. Grandioso! Avevo praticamente rovinato il mio rapporto con Chad e non riuscivo a rintracciare Cole.
Ero in camera mia e con il cellulare in mano continuavo a fare su e giù per la stanza.
<< Riesci a stare ferma? Mi deconcentri >>. Sobbalzai sentendo la voce di mio fratello e mi voltai verso di lui. Era appoggiato alla porta e mi sorrideva.
<< Scusa. Hai sentito Cole, per caso? >> chiesi.
Lui scosse la testa. << Si farà vivo domani, vedrai. E ti spiegherà tutto >>.
Mi sedetti sul letto e sospirai: << Lo spero >>.

La mattina seguente stavo camminando per i corridoi con Rachel, quando vidi Cole che veniva verso di noi. Non appena fu davanti a noi, sorrise. << Buongiorno >> disse. Aveva un livido blu sotto l’occhio, ma per il resto era tutto apposto.
<< Dove sei stato? Ti ho cercato tutto il pomeriggio ieri >>.
<< Ci vediamo in classe, Mel >> mi disse Rachel, allora, lasciandosi soli.
<< Sono stato impegnato, mi dispiace >> si giustificò.
<< Mi devi delle spiegazioni >>.
<< Ok piccola, che vuoi sapere? >> mi chiese.
<< A mensa. Ci vediamo in cortile >> gli ordinai e lui annuì. Poi, mi voltai e mi diressi in classe.

Aspettai l’ora di pranzo con ansia e quando la campanella suonò andai direttamente in cortile, dopo aver informato Rachel. Mi sedetti sulle tribune e poco dopo Cole mi raggiunse. << Ehi >> mi salutò.
Io gli sorrisi. << Vieni, siediti >> lo incitai e lui eseguì. Poi mi guardò e io chiesi: << Perché vi siete picchiati? >>.
Lui sollevò le spalle. << Perché siamo due idioti? >>.
Sospirai. << Senti, Cole. Vorrei capire che diavolo sta succedendo e considerando che ho rovinato la mia amicizia con Chad, tu sei l’unico che può spiegarmelo >> dissi.
<< Davvero? Non siete più amici? >> chiese, illuminandosi e sorridendo.
Io strinsi gli occhi. << Vedo che la cosa ti diverte. Puoi solo rispondere alle domande? >>.
<< Ok, scusa >>.
<< Perché avete litigato? >> ripetei.
<< Non corre buon aria tra di noi >>.
<< E’ la prima volta? >>.
<< No >> rise.
<< Avete conti in sospeso, quindi? >>.
<< Diciamo di sì >>.
<< Cosa è successo l’anno scorso? >>.
<< Chi ti ha raccontato dell’anno scorso? >>.
<< Basta fare domande per scoprirlo. Anche se nessuno sa bene cosa sia successo. Sai spiegarmelo tu? >>.
Lui sospirò: << E va bene. Eravamo in disaccordo sulla stessa ragazza >> disse.
<< Per questo non vuoi che si avvicini a me? >>.
Lui annuì. << Che fine ha fatto la ragazza? Ha cambiato scuola per colpa vostra? >> gli chiesi.
<< No, non penso. Credo per questioni di famiglia >>.
Io annuii. << Non voglio che ti comporti in quel modo per me, capito? Devi smetterla di essere geloso del nulla >>.
<< Sì, ho capito. Mi ero già scusato per quello, ricordi? La lite.. beh, mi ha provocato >>.
Io aggrottai le sopracciglia pensando che a gettarsi su Cole era stato Chad. Ero proprio sicura che non fosse stato lui a provocarlo?
Lui si sporse e mi baciò e così dimenticai tutto. L’unica cosa che riuscivo a pensare era che almeno avevo ancora Cole con me.
“Egoista” la mia vocina mi urlò contro. La evitai, assaporando il bacio e stringendomi di più a Cole. Dopotutto, era il mio ragazzo e a me piaceva così tanto stare con lui. Perché non godermi il momento di tanto in tanto?

Il giorno dopo, di sera, ci sarebbe stata la prima partita di campionato della squadra di basket. Mio fratello era completamente su di giri e come faceva sempre prima di una partita, aveva la musica a tutto volume in camera sua.
Per l’occasione io avevo indossato dei jeans stretti, una camicia blu e gli stivali che mi arrivavano fino al ginocchio. Bussai alla porta della sua stanza, ma probabilmente non mi aveva sentita nemmeno. Aprii la porta e lo trovai disteso sul letto, a petto nudo e con le gambe fuori dal letto, con i piedi che raggiungevano il pavimento. Aveva le braccia aperte e gli occhi chiusi, mentre la sua borsa, già pronta era per terra. I Green Day strimpellavano sulle note di “Holiday”. Teneva il tempo con il piede e canticchiava sottovoce.
<< Pronto per la partita? >> chiesi, ridacchiando ed entrando completamente in camera.
Lui spalancò gli occhi, sorpreso e si mise a sedere. << Certo >> sorrise.
<< Ovviamente >> sussurrai, sorridendo a mia volta.
<< Bella tenuta >> disse, indicandomi con la testa.
<< Anche la tua >>. Scoppiò a ridere e io gli lanciai la felpa che stava sulla sedia. << Andiamo o ti lascio qui >> lo minacciai e lui rise.
Scesi di sotto. Salutammo mia madre, che fece gli auguri a Dave e poi guidai fino a scuola.
Ci separammo subito, lui diretto agli spogliatoi, io alle tribune. Camminavo in corridoio, quando qualcuno mi afferrò per il braccio e mi strinse a sé. Ero finita tra le braccia di Cole, che mi sorrideva. << Ho bisogno di qualcosa prima che inizi la partita >>.
<< Ah sì, e di cosa? >> sorrisi, prendendogli il viso tra le mani.
Lui mi baciò e io risi. << Ora va meglio >> disse.
<< In bocca a lupo >> gli augurai.
<< Crepi. Ti dedicherò qualche canestro, promesso >> mi sussurrò.
<< Davvero? Allora voglio una tripla solo per me >> sorrisi divertita.
<< Ai suoi ordini, mia signora >> disse, facendomi ridere. Poi lo baciai un ultima volta e lui sparì via.

Trovai Rachel già seduta sulle tribune e non appena mi vide, mi chiamò e mi incitò a raggiungerla. Mi feci largo tra la gente con fatica: la palestra era stracolma. Quando la partita iniziò sia Cole che mio fratello erano in quintetto. Ero davvero felice per lui e così anche Rachel. Fu una bella partita. Dave continuava a segnare, così come Cole. Vedevo il professor Shannon che era altamente entusiasta del suo nuovo studente.
<< E’ bravissimo! Il migliore in squadra >> mi disse Rachel, sporgendosi verso di me.
<< Lo so >> sussurrai. Lei sorrise e tornammo a guadare la partita.
Essa finì con una splendida vittoria dei Red Tigers, la nostra squadra. Cole aveva anche mantenuto la sua promessa: infatti, dopo aver segnato da tre si era girato verso le tribune e mi aveva indicata, facendo un cuore con le mani. Io avevo sorriso, mentre Rachel sgomitava e le ragazze intorno a me mi guardavano invidiose. Onestamente, al posto loro lo sarei stata anche io. La divisa stava così bene addosso a Cole e metteva in risalto le sue braccia muscolose: questo mi portava ad apprezzare quello sport sempre di più.
Dopo i festeggiamenti in campo, io e Rachel raggiungemmo mio fratello e gli diedi il solito cinque di fine partita.
<< Sei stato grande! >> gli dissi, orgogliosa.
Lui mi sorrise raggiante e mi strinse in un abbraccio. << Grazie, sorellina >>.
<< Sei consapevole di essere tutto sudato? >> mi staccai dopo aver ricambiato l’abbraccio.
Lui rise e poi Rachel disse: << Dave! È stata una vittoria fantastica. Sei stato bravissimo >>.
<< Grazie. Anche se dovremmo ringraziare Cole >> disse, lui.
<< Sì, certo Dave. Sempre il solito modesto >> dissi, scuotendo la testa.
<< Ha ragione >> si accodò a me Rachel, facendo sorridere mio fratello.
<< Bene, vado a cercare Cole >> li lasciai.

Lo trovai insieme ad altri ragazzi davanti lo spogliatoio. Appena mi vide, sorrise raggiante. << Scusate ragazzi, il dovere mi chiama >> si congedò, raggiungendomi in corridoio.
L’unico problema era che si era appena tolto la maglia ed era rimasto a petto nudo. << Ehi, piccola. Ti sei divertita? >> mi chiese, abbracciandomi.
<< Certo. Sei stato bravissimo. Il miglior capitano >> sussurrai al suo orecchio, ricambiando l’abbraccio e fregandomi del fatto che fosse sudato. Anzi, su di lui era tutto un altro discorso.
Lui rise: << Mmh, grazie. Ti è piaciuta la tripla? >> mi chiese.
Io annuii: << Sei il primo ragazzo che lo ha fatto per me. E hai reso tutte quelle che stavano intorno a me completamente verdi >>.
Ridacchiò. << E’ stato un onore. Adesso, però, non merito una ricompensa? >> mi sussurrò all’orecchio.
<< Sì, ma solo se ti rivesti >> lo ricattai.
<< E perché? >> mi chiese, divertito.
<< Tu fallo e basta >> avevo detto, guardandomi intorno e notando diverse ragazze che ci osservavano.
Lui seguì il mio sguardo. << Oh, sei gelosa? >> sorrise, malizioso.
<< No! >> ribattei e lui scoppiò a ridere.
<< Sei adorabile, piccola >>. Io lo fulminai con lo sguardo, ma in questo modo lo convinsi ad indossare di nuovo la maglia.
<< Meglio? >> mi chiese. Io annuii sorridendo e poi lo baciai, mettendo le mani sul suo viso. Ricambiò subito e non appena ci staccammo, gli chiesi: << Soddisfatto? >>.
<< Non proprio. Ho ancora bisogno di rigenerarmi. Solo un po’ >> sorrise malizioso.
Io risi e lo feci di nuovo. Strinse le braccia intorno a me e approfondì il bacio. Ci staccammo. << E adesso? >> chiesi.
Lui sorrise: << Decisamente meglio >>.

Dopo aver salutato il mio ragazzo, mi diressi verso la macchina. Stavo guardando un messaggio che mi aveva appena mandato Cole, quando alzai lo sguardo sull’auto.
La mia bocca si spalancò: Dave e Rachel erano poggiati sulla macchina. E si baciavano. Sì, avete capito bene. Erano abbracciati e si baciavano.
Feci qualche passo avanti e mi schiarii la gola. Loro si staccarono e mi fissarono con sguardo colpevole. Incrociai le braccia al petto.
<< Da quanto va avanti così? >> chiesi, alzando un sopracciglio.
<< Una.. settimana >> disse mio fratello.
<< Cosa? È da una settimana che state insieme e non mi avete detto nulla? >>.
<< Mel, ci dispiace. Te lo avremmo detto.. presto. Dovevamo capire alcune cose >> si giustificò Rachel.
<< Sì, come baciarvi mentre vi nascondevate da me? >> chiesi, mentre un sorriso mi affiorava sulle labbra. Anche se ero arrabbiata, non potevo fare a meno di essere contenta per loro.
<< Ci perdoni? >> mi chiese Rachel e io sorrisi.
<< Solo per questa volta! Ma devi raccontarmi tutto >> dissi, mentre Rachel rideva e mio fratello arrossiva.

Passarono un paio di giorni dalla partita. Continuavo a stare con Cole e non avevo più visto Chad da nessuna parte.
In quel momento ero con Rachel in bagno quando Caroline, l’amica di Ashley, uscì da una dei tre sportelli e mi venne addosso, prima di camminare verso l’uscita.
<< Ehi >> dissi infastidita, quando stava andando via senza scusarsi. Lei si voltò verso di me.
<< Che problema hai? >> le chiesi.
<< Che problema hai tu, Melanie >> disse lei sorridendo. Alzai le sopracciglia e lei continuò: << Certamente ne hai più di uno se ti fai prendere in giro da Ashley in questo modo >>.
<< Che vuoi dire, Caroline? >> chiese Rachel, quando io continuavo a stare in silenzio.
<< Ti darò un indizio, per essere gentile. Ashley è sempre una stronza con tutti. Posso fare qualcosa di buono, una volta tanto. Perciò, subito dopo le lezioni, ti conviene andare nello spogliatoio più piccolo, riservato agli arbitri per le partite. Sai qual è? >>. Io annuii. << Buono spettacolo >> disse sorridendo beffarda e andando via.
<< Non ci andrai. Melanie, è sicuramente una trappola >> disse Rachel.
Io ci pensai un attimo. << E se non lo fosse? Prima Chad, adesso Caroline. Voglio andarci >>.
<< Sarà uno dei giochetti di Ashley. Non puoi cascarci così >> mi disse, esasperata.
<< Verrai con me? >> le chiesi.
<< Melanie! >>.
<< Ho già deciso. Voglio solo sapere se verrai con me >>.
Rachel sospirò pesantemente. << Certo. Verrò con te, anche se non sono d’accordo >>.
<< Grazie >> le dissi, prima di uscire dal bagno.

Arrivò la fine delle lezioni e Rachel mi raggiunse al mio armadietto. Aveva appena avvisato Dave, dicendo che mi avrebbe accompagnata lei a casa. Quel giorno era riuscita ad avere la macchina da sua madre.
<< Pronta? >> le chiesi.
<< Diciamo di sì >> rispose.
Ci dirigemmo verso lo spogliatoio, ma nel corridoio Rachel mi fermò. << Sei sicura di volerlo fare? >> mi sussurrò.
Io annuii e continuai a camminare.
Aprii la porta lentamente, cercando di fare più piano possibile e mi infilai all’interno. Sentii subito dei rumori dietro gli armadietti e con Rachel svoltai l’angolo.
Fu come se un secchio di ghiaccio mi fosse appena finito addosso. Spalancai gli occhi, mentre Cole e Ashley si staccavano dal bacio in cui erano impegnati. La scena mi si impresse nella mente. Ashley con le mani sul corpo di Cole e lui che la baciava, mettendole le mani sul viso. Restai in silenzio disgustata, mentre Cole diceva: << Melanie. Posso spiegare >>.
Io lo guardai indignata. << Spiegare? >> sussurrai. << Sei un bastardo >> dissi, prima di voltarmi e andarmene, mentre sentivo Ashley che rideva.
<< Aspetta >> Cole mi afferrò per il braccio, facendomi voltare verso di lui.
<< Non toccarmi neanche. Stronzo! Mi fai schifo >> gli urlai, scrollandomelo di dosso e incrociando lo sguardo di Ashley: compiaciuto e soddisfatto.
Poi mi voltai e corsi fuori dalla stanza, seguita da Rachel. Non stavo affatto bene: mi sentivo tradita, umiliata e decisamente stupida. Pensavo davvero che a lui piacesse stare con me, tanto quanto a me piaceva stare con lui, ma evidentemente mi sbagliavo di grosso.
<< Melanie, aspetta >> mi chiamò Rachel.
Mi raggiunse, ma io continuai a camminare guardando fisso davanti a me. << Melanie, ti prego, fermati! >> mi supplicò Rachel quando fummo all’esterno. Si mise davanti a me, cercando di fermarmi.
Fu allora che la guardai per davvero. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e mi ruppi definitivamente. Rachel mi abbracciò. E io mi aggrappai a lei, mentre continuavo a piangere. << Mi dispiace così tanto, tesoro >> mi disse, cercando di consolarmi.
Non so quanto tempo restammo lì. Poi mi accompagnò a casa.
Non riuscivo a credere a quello che avevo appena visto. A quello che era successo. Chad aveva ragione. Aveva sempre avuto ragione dall’inizio.
Mentre guardavo la strada dal sedile del passeggero l’unica frase che mi ronzava in testa era: “Sta tranquilla, piccola. Me ne occupo io di lei. Non avrà alcun problema, credimi. E non farà nulla di spiacevole”. Mi aveva ingannata. Cole mi aveva presa in giro dall’inizio. Non sarei mai riuscita a perdonarlo. E adesso per colpa sua avevo anche perso Chad. Che cosa avevo fatto per meritarlo? Pensavo, mentre tornavo di nuovo a piangere.




Angolo dell'autrice: Eccomi qui con il capitolo nuovo. Ok, mi scuso se ho deluso le aspettative di qualcuno con questo giochetto di Cole, ma ne ho avuto bisogno per sviluppare la mia storia. Avremo tante altre sorprese nei prossimi capitoli, che cercherò di postare presto. Grazie per chi segue la mia fanfiction.
Alla prossima :)

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Capitolo 10
*** Chiedo venia ***


Ero tornata a casa e avevo evitato tutti. Rachel era entrata con me e probabilmente stava spiegando a Dave cosa era accaduto.
Entrai in camera mia e chiusi a chiave. Presi i miei disegni dalla borsa e uno per uno iniziai a strapparli. Tutti quelli che avevo e che raffiguravano Cole, o che avevo fatto per Cole, o pensando a Cole.
In camera c'era ormai un putiferio. Guardai la stanza indignata e lasciai cadere l'album sul pavimento. Poggiai la schiena sulla porta e scivolai fino a sedermi per terra. Misi la testa sulle ginocchia e iniziai a piangere. Di nuovo.
Non potevo dimenticare la scena che avevo visto in quello spogliatoio. Lo sguardo compiaciuto di Ashley mi passò davanti agli occhi e capii che lei era consapevole del fatto che sarei arrivata. Probabilmente era stata lei a dire a Caroline cosa fare. Da vera vipera voleva farmi soffrire per averle rubato il ragazzo.
“E in realtà non lo hai nemmeno fatto. Continuava ad averlo per sé anche quando stava con te” disse la mia vocina interiore. E con che coraggio? Non le importava che avesse un’altra ragazza oltre a lei?
Sospirai e sentii bussare alla porta. << Melanie >>. Non risposi e mio fratello batté di nuovo. << Mel, apri la porta >>. Singhiozzai, ma continuai a non rispondere. Sentii mio fratello che si sedeva, poggiando la schiena sulla porta. << Melanie. Avanti, sono tuo fratello. Aprimi >>. Lo sentii sospirare.
Mentre singhiozzavo, cominciai a respirare affannosamente e iniziò a girarmi la testa. Quando presi a tossire, mi alzai in piedi faticosamente. Dave iniziò a battere sulla porta. << Mel! Apri questa dannata porta! >> urlò.
Con mano tremante girai la chiave nella toppa e subito mi ritrovai tra le braccia di mio fratello. << Dave >> singhiozzai.
<< Ehi, ehi. Sono qui. Mel, devi respirare bene. Avanti! >> disse, mettendomi le mani sul viso.
Mi aggrappai ai suoi polsi. << Non.. ci riesco. Fa male. Non sento.. le pillole! >>.
Mi afferrò mentre le gambe mi cedevano. << No! Melanie, fallo per me. Nessuno vale questo, lo sai. Né Cole né.. avanti. Ce la fai anche senza le pillole. L’hai sempre fatto! Respira con me >> mi incitò iniziando a fare respiri profondi.
Lo guardai negli occhi e iniziai a respirare come faceva lui, prendendo profonde boccate d'aria. << Brava, così >> mi disse, mentre annuivo.
Riuscii a calmarmi con la voce di mio fratello che mi rassicurava e l'attacco passò senza l'utilizzo delle pillole. Era sempre stato così: Dave era l'unico che riusciva a farli passare in modo decisamente veloce. Perfino mia madre pensava che fosse una questione di gemelli ed era sempre tranquilla quando stavo con Dave. Non si poteva dire la stessa cosa di quando ero da sola, ma le pillole erano sempre a portata di mano, nella mia borsa.
Guardai Dave con gli occhi pieni di lacrime e poi seppellii il viso sul suo collo.
<< Va tutto bene. Sono qui >> iniziò a fare dei cerchi rassicuranti sulla mia schiena.
<< Grazie >> sussurrai, senza staccarmi da lui.
<< Vieni di sotto con me. Ti preparo un thé >>.
Io annuii e asciugandomi le guancie lo seguii in cucina. Mi sedetti al tavolo, mentre Dave macchinava ai fornelli.
Quando il thé fu pronto, me lo mise davanti e si sedette di fronte a me. << Va meglio? >> mi chiese.
<< Sì. Rachel... ti ha raccontato? >> dissi, senza guardarlo.
Lui sospirò. << Sì. Mi dispiace, Mel. Non pensavo che Cole fosse così. Tranquilla, so già cosa fare >>.
<< Niente di stupido, Dave >> lo ammonii.
<< Certo. Ma gli farò capire che non si può trattare la mia famiglia come ha fatto lui >> disse furioso, a denti stretti.
<< Chad aveva ragione >> mormorai.
<< Chad? >>.
Annuii: << Mi aveva avvertita e io l'ho completamente ignorato. L'ho accusato di mentire, quando diceva soltanto la verità. Sono così stupida >>.
<< Riuscirai a risolvere tutto, vedrai. Chad è un ragazzo intelligente >>.
<< Lo pensavo anche di Cole >> sospirai.
Finii il mio thé e poi andai a dormire, dopo aver dato la buonanotte a mio fratello. Mia madre invece, non era in casa. Ultimamente aveva ottenuto anche un lavoro notturno in un locale, solo per alcune sere e lei aveva subito accettato. Oggi era una di quelle sere. Il che, considerando la mia situazione, era un bene.

La mattina seguente ero un disastro. Mi guardavo allo specchio e vedevo le occhiaie profonde e i capelli aggrovigliati. Li legai in una coda alta e cercai di mascherare il tutto con il trucco. Non mi sarei fatta distruggere così. Avevo bisogno di essere forte.
Ero stata tutta la notte a pensare che avremmo fatto meglio a restare a New York. O a tornarci. Ma adesso non avevo intenzione di scappare. Dovevo affrontare la cosa.
Quando scesi in cucina mio fratello mi chiese subito come stavo.
<< Bene, davvero. Pronto? O faremo tardi >> avevo risposto.
<< Sì, andiamo >>.
La notte, dopotutto mi aveva portato consiglio. Niente mi avrebbe abbattuta. L'angoscia era sparita e adesso sentivo dentro di me solo rabbia e forza.
Arrivammo a scuola e Rachel venne subito da noi, in cortile. << Melanie. Tutto ok? >> mi chiese, mentre afferrava la mano di mio fratello.
<< Sì, è tutto ok. Ci vediamo dopo >> sorrisi, dirigendomi verso l'interno della scuola.
Andai al mio armadietto e mi preparai per una bella lezione di storia. Quella mattina però, neanche il professor Ross riusciva a mantenere la mia attenzione alta. Anzi, era completamente a terra. Interruppi i miei pensieri quando il professore mi chiese qualcosa e io non avevo proprio sentito la domanda. Vidi che tutti mi fissavano, compreso Dave.
<< Scusi, può ripetere per favore? >> chiesi, educatamente. Lui mi lanciò uno sguardo strano. Preoccupato forse.
Annuì e ripeté la domanda. Era anche piuttosto semplice e ovviamente la sapevo. Risposi e lui annuì, nonostante continuasse ad avere su di me lo stesso sguardo.
Alla fine della lezione, tutti stavano uscendo dalla classe, quando il professore mi chiamò: << Signorina Carter, può fermarsi un attimo? >>.
<< Certo >> dissi, mentre la classe si svuotava e io mi fermavo davanti la cattedra.
<< Ho visto che oggi non era molto attenta >>.
<< Mi scusi, non volevo mancarle di rispetto >> dissi, veramente dispiaciuta.
Lui mi lanciò lo stesso sguardo di prima. << E' tutto apposto? >> mi chiese.
<< Ehm, sì sì. Sono solo un po' stanca, mi dispiace >> risposi.
Lui annuì: << Melanie, se hai bisogno di qualcosa, basta chiedere. Qualsiasi cosa, davvero. Anche fare una chiaccherata. Io sono qui per questo >>.
Sorrisi, pensando che adoravo quel professore sempre di più. Sapevo che tutti i miei docenti conoscevano il mio problema, ma lui non lo aveva nemmeno nominato e mi aveva chiesto soltanto se avessi bisogno di parlare.
<< Grazie >> risposi. Lui sorrise e io uscii dall'aula, dopo averlo salutato.

Pov Dave
Quella mattina ero decisamente incazzato. Dopo aver visto mia sorella in quello stato il giorno prima, avrei solo voluto uccidere Cole Mayers. Credevo fosse un amico e invece si era rivelato un lurido bastardo. Non meritava di essere il nostro capitano, pensai per la prima volta.
Dopo essermi separato da Melanie quella mattina, dissi a Rachel che avevo una cosa da fare e con un bacio le promisi che ci saremmo rivisti dopo. Camminai verso una parte del cortile esterno, dove vedevo sempre Cole prima dell'inizio delle lezioni. Anche quella mattina era lì, in mezzo ad alcuni ragazzi della squadra.
Quando mi videro, mi salutarono con calore, ma io mi diressi direttamente da Cole, che mi guardava in modo strano. Forse sapeva che non l'avrebbe passata liscia.
<< Ehi, Carter >> disse, ma non riuscì a continuare, perché gli diedi un pugno in pieno viso. Lui barcollò indietro e finì su Brandon, che lo sorresse.
Tra i ragazzi cominciava ad esserci il casino. << Metti di nuovo una sola mano su mia sorella e giuro che ti farò di peggio. Lurido bastardo >> lo minacciai, avvicinandomi al suo viso. << E non sottovalutarmi, sono pronto a mettere in pratica la mia minaccia >> terminai, girandomi e andando via.
Era il minimo che dovessi fare. Mia sorella aveva avuto a causa sua un brutto attacco, che non sarebbe dovuto avvenire. Quella volta ero riuscito a calmarla, ma che sarebbe successo se la prossima volta non ce l'avessi fatta? Non volevo neanche pensarci.
E se per il pugno ci sarebbero state conseguenze, non me ne fregava assolutamente nulla. Le avrei accettate. Per Melanie questo e altro. Inoltre, credevo che Cole non era poi così stupido e se vedevo giusto non avrebbe detto proprio nulla. Non ci sarebbe stata nessuna conseguenza.

Pov Melanie
Arrivò anche l'ora di educazione fisica e mi diressi verso la saletta degli attrezzi.
Era da un paio d'ore che mi ronzava in testa un'idea ed ero intenzionata a metterla in atto. Entrai e costatai che era vuota, proprio come gli ultimi giorni. Di Chad non c'era stata neanche l'ombra.
Gettai la mia roba per terra e presi solo l'Ipod con le cuffie. Mi avvicinai alla trave e mi bloccai. Sentii nella mia testa la voce del medico: << La cardiomiopatia si può presentare sempre, ma allo stesso modo può anche non farlo. Non è una cosa che si può controllare, ma è sempre meglio evitare sforzi o attività fisica >>. E da quella volta la mia carriera sportiva era stata stroncata. "Può anche non farlo, può anche non farlo" continuavo a ripetermi.
Al diavolo, pensai alla fine sollevandomi sulla trave. Rimasi in piedi e scelsi la canzone adatta:“Bones”.
Iniziai a fare diverse mosse sulla trave. Erano impresse nella mia mente e le ricordavo alla perfezione. Continuavo a danzare e a fare mosse di ginnastica seguendo la musica.

Dark twisted fantasy turned to reality
Kissing death and losing my breath

E intanto facevo una candela perfetta.

Broken dreams and silent screams
Empty churches with soulless curses
We found a way to escape the day

Una spaccata, una ribaltata avanti e qualche piroetta.

Dig up her bones, but leave her soul alone
Lost in the pages of self made cages
Life slips away and the ghost come to play

Flick smezzato, rondata e uscita con salto teso.

We found a way to escape the day

Mi ritrovai sul materasso, in piedi, prima che me ne accorgessi. Avevo il respiro un po' affannato, ma dentro di me sentivo soltanto adrenalina e gioia. Ero riuscita a farlo ed ero ancora viva.
Risi tra me, mentre la musica si arrestava. Mi voltai di scatto quando sentii un rumore provenire dalla porta. Si era appena chiusa, ma nella stanza non c'era nessuno oltre me. Qualcuno era appena uscito e io non me ne ero nemmeno accorta. Che si trattasse di Chad? Non avrei saputo dirlo.
Sospirai e raccolsi le mie cose. Dovevo andarmi a cambiare. Aprii la porta e non appena mi voltai mi ritrovai Chad davanti: era poggiato con la schiena sul muro e guardava davanti a sé.
<< Chad! Mi hai spaventata >> dissi, mentre lui si muoveva e mi passava accanto senza dire nulla.
Entrò nella sala, ma io lo seguii. << Aspetta! Chad, ho bisogno di parlarti >>.
<< Non abbiamo niente da dirci >> disse, mentre poggiava la sua roba per terra.
<< Non so se hai sbagliato a venire qui a quest'ora. Ma adesso che sei qui devo parlarti. Per favore, devi solo ascoltare >>.
Lui non mi guardò. Sospirò e si sedette per terra. << Non devi andare dal tuo ragazzo? >> mi chiese.
<< Non è più il mio ragazzo >> sussurrai.
Lui sollevò la testa verso di me e mi guardò, iniziando a capire. << Avevo ragione. E lo hai capito solo adesso. Non mi interessa come tu lo abbia fatto, ma ti avevo detto di non venire da me dopo >>.
<< Lo so, ma.. >>. Lui si alzò in piedi e mi diede le spalle. Fece per mettersi le cuffie, ma lo trattenni per il braccio.
<< Aspetta, ti prego. Fammi parlare. Solo un secondo >>.
<< E' troppo tardi >>.
Io sentii le lacrime che iniziavano a scendere. << No. Non è mai troppo tardi. Chad, ascolta. Io.. ho appena capito che Mayers mi prendeva in giro e che mi tradiva con Ashley e la cosa che mi ha fatto stare più male è che.. che ho tradito la fiducia di un mio amico, che cercava di dirmi la verità. Non ti ho ascoltata e mi dispiace, mi dispiace così tanto. Sono stata un'idiota e capisco appieno se non vorrai più parlarmi. Ma.. >> dissi tra le lacrime, cercando di non incepparmi. << Ma dovevo dirtelo. Mi dispiace. Mi sono comportata malissimo e ti porgo le mie scuse, anche se tu non le accetti. So di non meritarlo >> terminai, incapace di fermare le lacrime.
Lui come tutto il tempo in cui avevo parlato, continuò a guardare per terra, senza dire una parola. Io annuii quando capii che non avrebbe detto nulla e uscii dalla stanza in fretta, continuando a piangere.

Alla fine delle lezioni andai a casa con Dave e adesso stavo ancora peggio di quella mattina. Adesso, ero sicura di aver perso anche Chad. Quel pomeriggio fu abbastanza straziante. Rimasi in camera mia a fare i compiti, quando mio fratello bussò alla porta.
Rimasi in silenzio e lui entrò. << Mel, c'è qualcuno per te alla porta >> mi informò.
<< E' Rachel? Sei sicuro che non sia per te? Non mi aveva detto.. >>.
Dave mi interruppe. << Non è Rachel >> disse.
Io spalancai gli occhi. << E chi è? Non voglio vedere nessuno. Dì che sono malata o che sto dormendo >> dissi.
<< Melanie. Credo che dovresti venire di sotto >> insistette mio fratello.
Io sospirai e mi alzai dal letto. Non mi guardai neanche allo specchio. Solo misi le scarpe ai piedi e scesi di sotto, mentre mio fratello era già andato.
Quando arrivai alle scale, riconobbi subito la sua voce. Non potevo crederci. Era nel mio ingresso e stava parlando con Dave. Corsi all'entrata.
<< Chad >> affermai, mentre lui si voltava a guardarmi.
<< Ciao >> mi salutò.
<< Cosa ci fai qui? >> chiesi, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
<< Ho bisogno di parlarti. Ti va di fare due passi con me? >>.
Io annuii. << Certo >> dissi, prendendo il cappotto.
<< Grazie per la visita >> stava dicendo mio fratello a Chad, che gli sorrise. Cosa mi ero persa? Quanto avevano parlato prima che Dave mi chiamasse?
Uscimmo all'esterno e Chad si fermò davanti al mio vialetto accanto alla sua moto parcheggiata, dopo aver camminato in silenzio fin lì. Continuai a stare in silenzio, non sapendo che dire. << Tranquilla, Melanie. Non sono qui per dirtene quattro, se è quello che pensi >> disse.
Sollevai lo sguardo verso di lui, che mi stava sorridendo. << Me le meriterei >> sussurrai.
<< Forse hai ragione. Ma non sono qui per questo. Io.. volevo solo spiegarti cosa è successo tra me e Mayers l'anno scorso. E sto dicendo la verità. Se non vuoi credermi.. >> iniziò.
<< Certo che ti credo >> dissi.
Lui sorrise. Si appoggiò alla moto e iniziò a raccontare: << L'anno scorso avevo un'amica. Era un po' come te. La vedevo solo durante alcune lezioni e passavamo un sacco di tempo insieme, al parco. Si chiamava Sarah. Eravamo molto amici, ma poi Cole si è messo in mezzo >> era la prima volta che chiamava quel ragazzo per nome.
<< Cos'è successo? >> chiesi, quando lui si era zittito.
<< Si avvicinò a Sarah. Iniziò a portarla alle feste e lei cominciò a evitarmi. Una sera ricevetti un messaggio da lei, che mi chiedeva aiuto e di raggiungerla al più presto. Arrivai alla festa spaventato e la trovai in lacrime, in una stanza del piano superiore. Mi raccontò che Mayers l'aveva trattata malissimo e che era solo uno stronzo approfittatore >>.
Io continuavo a seguire assorta.
<< Non so cosa le abbia fatto, ma ero talmente arrabbiato che lo trovai e ci picchiammo. Fu la prima volta. Per me era sempre stato un fottuto riccone del terzo anno e non aveva mai meritato tanta attenzione da me. Ovviamente lo conciai per bene e non si avvicinò più a Sarah. Solo che.. lei andò via. Mi lasciò solo un messaggio di scuse. Doveva partire e non sarebbe tornata. Non voleva più guardarsi indietro >> disse, senza guardarmi, con lo sguardo sofferente.
<< Non ho più avuto un'amica. Fino a quando sei arrivata tu. La prima volta che ti ho vista nella saletta eri soltanto una seccatura per me. Ma alla fine, mi duole ammetterlo, mi sono affezionato a te >> sorrise. << Quando Mayers mi ha detto che eri la sua ragazza ci sono rimasto male. La storia si stava ripetendo e per di più lo avevo visto con Ashley Tomson. Non pensavo fosse così stronzo >> continuò.
Infilai le mani in tasca.
<< Non credevo che potesse farlo per la seconda volta. E invece lo ha fatto. Ma.. ho capito che non voglio perdere un'amica, di nuovo. Sono venuto qui per dirti che.. accetto le tue scuse, Melanie >> terminò.
Io spalancai gli occhi e lui incrociò lo sguardo con il mio. Non sapevo che dire. Dentro di me provavo solo gioia e mi sentivo decisamente più leggera. << Mi dispiace per Sarah >> riuscii a dire.
Lui sorrise: << E' acqua passata. Solo.. non voglio che lo diventi anche tu >> disse.
I miei occhi si illuminarono e scoppiai in lacrime, questa volta di gioia.
Chad spalancò gli occhi e mi guardò impanicato. << Che ti prende adesso? >> mi chiese, non sapendo che fare.
Io risi tra le lacrime e gli gettai le braccia al collo. Lui, in un primo momento, colto di sorpresa si irrigidì, poi però ricambiò l'abbraccio e mi strinse a sé.
<< Grazie >> gli dissi, staccandomi da lui.
Chad sorrise e io continuai: << Mi dispiace davvero per quello che ho fatto. Per come ti ho trattato >>.
Lui sorrise beffardo. Quel sorriso che mi era mancato tanto. << Non farmene pentire >>.
Io risi. << Va bene. Sto zitta >>. Lui continuava a sorridermi e io chiesi: << Cosa vi siete detti tu e Dave? >>.
<< Oh, niente di importante. Mi ha solo ringraziato >> disse, in modo sbrigativo.
Io annuii, anche se immaginavo che non si trattasse solo di quello e che ci fosse dell'altro. Poi mi accompagnò verso l'entrata.
<< Buonanotte >> mi disse, dandomi un bacio in guancia.
<< Notte >> dissi, mentre lo guardavo allontanarsi. Sorrisi, mentre sentivo il rombo della moto e lui che partiva.
Entrai dentro pensando solo a quanto era stato carino Chad. Aveva detto che si era affezionato a me. Anche io lo avevo fatto e iniziavo a rendermi conto di quanto fosse davvero mio amico.
Dopotutto, questa città mi piaceva. Avevo la mia famiglia, Rachel e Chad. E dentro di me c'era ancora speranza.






Angolo dell'autrice: nuovo capitolooo :) fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi lascio con la foto di un altro personaggio.


Professor Ross
 

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Capitolo 11
*** Preparativi ***


Era passato diverso tempo da quando io e Chad avevamo risolto tutto.
Per quanto riguarda Cole, dopo il livido che gli aveva procurato Dave non si era più avvicinato a me. La stessa cosa non valeva certo per Ashley, che un paio di giorni dopo l’accaduto, mentre tutti stavamo pulendo le aule- nuovo modo per migliorare la nostra scuola e restare uniti come classe, erano state le parole del preside; sì, piuttosto aveva bisogno di qualcuno che facesse un buon lavoro, e chi meglio di ragazzi sani e forti poteva farlo?- Ashley venne verso me e Rachel, seguita da Caroline.
<< Ehi, elfo. Ti si addice molto la pulizia dei vetri. Sarà il tuo futuro lavoro, vero? >> mi chiese, ma io la ignorai. << Oh, dimenticavo. Come ci si sente ad essere scaricata per una decisamente superiore a te? >> continuò, mentre lei e Caroline ridevano. << Benissimo. Adesso lasciami in pace, Ashley. Ti sei già divertita abbastanza, non credi? E ti avverto: non metterti di nuovo contro di me, perché non sarò così buona la prossima volta. Non sottovalutarmi >>.
<< Ah sì, e che vorresti fare? Non sei nemmeno capace di tenere per te il tuo ragazzo >> disse.
<< Mel, lascia perdere >> mi aveva detto Rachel, scuotendo la testa.
Io l’avevo guardata e avevo sorriso. Poi presi il secchio pieno d’acqua sporca ai miei piedi e lo svuotai su Ashley. Lei aveva urlato sorpresa, mentre Caroline si scansava. Intanto Rachel era scoppiata a ridere e io avevo sorriso soddisfatto.
La mia bravata mi era costata un paio d’ore di detenzione, ma ne era valsa la pena. Ashley non mi importunò più e iniziò a tormentare altri ragazzi. Inoltre mi ero divertita un mondo a descrivere la scena a Chad, che non riusciva a smettere di ridere ed era deluso di non essere stato presente.
Ormai io e Chad trascorrevamo molto tempo insieme. Non solo all’interno della sala, ma anche in giro per la scuola e soprattutto in mensa. Aveva iniziato a sedersi al tavolo con me, Rachel e Dave. Anche se odiava stare all’interno e infatti, talvolta abbandonavamo i due piccioncini e andavamo in cortile.
Per quanto riguarda Rachel e mio fratello, la loro relazione andava alla grande e mi capitava spesso di beccarli in atti inappropriati.
<< Aah, non in luogo pubblico >> erano le mie reazioni. Oppure: << Prendetevi un camera! >>. Loro di solito ridevano, ma giustamente non seguivano i miei consigli e continuavano imperterriti. Rachel, ormai, era sempre a casa nostra, divisa tra me e mio fratello.

Quella mattina io e Chad eravamo nella saletta. Lui colpiva il sacco, mentre io disegnavo, dandogli le spalle. Lui era arrivato prima di me e lo avevo già trovato intento a fare a botte con avversari immaginari. In quel momento ero talmente concentrata sul disegno che non mi accorsi di averlo dietro. << Bel disegno >> disse da sopra la mia spalla, facendomi sobbalzare e chiudere di colpo l’album.
Lui ridacchiò e si sedette accanto a me. << Posso sapere che cosa rappresentava? >> mi chiese.
<< No >> risposi, voltandomi a guardarlo. << Ma sei tutto sudato >> dissi, scansandomi.
Lui mi guardò truce. << Lo stai facendo diventare un problema? >> mi chiese poi ghignando.
<< No. Puoi essere bagnato quanto ti pare, ma lontano da me >> ribattei, scansandomi ancora di più.
<< E va bene. Che rompipalle che sei, Ariel >> disse, alzandosi da lì e andando verso la sacca.
Lo lasciai perdere e tornai a dargli le spalle, ma poi mi sorse una domanda. Mi voltai di nuovo. << Ah, mi chiedevo.. >> mi bloccai, quando mi accorsi che era a petto nudo. Stava cercando una maglia asciutta dentro la borsa, poggiata sul tavolo, dandomi a sua volta le spalle. Lui si girò verso di me e mi guardò con aria interrogativa. Non riuscivo a staccare gli occhi da lui e mi accorsi di una cosa che non avevo mai visto prima: Chad aveva un tatuaggio sul petto. Si trattava di una sorta di stella o sole tribale. Era sempre stato nascosto dalle maglie e non me ne ero mai accorta. << Ti sei mangiata la lingua? >> mi chiese.
Io tornai a guardare il suo viso. << No. Cioè, niente. Ho dimenticato la domanda >> dissi, mentre lui si infilava la maglia. Lo sentii ridacchiare, mentre tornavo a dargli le spalle.
Poi, poco dopo, me lo ritrovai di nuovo accanto, in piedi. << Sai una cosa Ariel? >> mi chiese.
Sollevai lo sguardo su di lui, che stava guardando la trave. << Dovresti proprio tornare a usarla >> disse, appoggiandosi su essa.
<< No >> lo derisi.
<< Ma fai cose pazzesche su questa cosa. Perché non riprendere? >>.
Io spalancai gli occhi, capendo che quella volta era stato proprio lui ad entrare e quindi a guardarmi. << Eri tu quella volta? Mi hai vista? >> chiesi, sorpresa.
Lui annuì. << Chi altri, se no? Ero proprio dietro la porta quando sei uscita >> disse. Io rimasi in silenzio. << Non mi hai sentita assolutamente. Forse è stato meglio, altrimenti saresti caduta come la prima volta che ci siamo incontrati >> terminò.
Lo fulminai con lo sguardo. << Comunque non è possibile. E di sicuro sono troppo vecchia per fare quelle cose >> dissi.
<< Hai diciassette anni >>
<< Appunto >>.
<< Mi fai vedere qualcosa? >> chiese.
<< Cosa? >>.
<< Tipo qualche salto o roba varia. Non per forza sopra questo coso di legno >>.
<< Chad! Per l’amor del cielo! >> esclamai, iniziando a spazientirmi.
Lui alzò le mani in segno di resa. << Va bene, va bene. Lasciamo perdere >> disse scuotendo la testa.
<< Quando lo hai fatto? >> gli chiesi io, cambiando argomento.
<< Fatto cosa? >> mi guardò confuso, cercando di capire il complemento oggetto della frase che avevo omesso.
<< Il tatuaggio >> dissi.
Lui sorrise malizioso. << Oh, quello >>.
Io annuii e lui continuò: << Fammi una di quelle cose pazzesche e io te lo dirò >>.
Io sbuffai: << Ricattatore >>.
Rise. << A te la scelta >>.
Io mi alzai in piedi e feci una ruota sul pavimento. << Contento? >> chiesi.
Lui scosse la testa: << No. Quella la so fare anche io >> disse.
<< Non sulla trave >> lo derisi.
<< Allora falla lì su >> mi sfidò.
Sospirai e salii sulla trave. << E va bene. Come vuoi >> dissi, mettendomi in posizione. Per lo meno, essendo l’ora di educazione fisica, ero in pantaloncini. Ci pensai un attimo, poi sorrisi e lasciandomi trasportare feci una ruota senza mani. Scesi dalla trave subito dopo e notai che Chad mi fissava ancora, sorridendo. << Sai fare anche questo? >> lo derisi. << Avanti, adesso parla >> lo incitai.
<< L’ho fatto durante il terzo anno. È un sole tribale >>.
<< Che significa? >>.
<< Forza ed energia >> sorrise beffardo.
Sorrisi a mia volta: << Avrei dovuto aspettarmelo >>. Poi mi gettai sul materasso e lui si sedette sulla trave.
Iniziò a stuzzicarmi. << Non sei proprio come il tuo gemello. Lui è così atletico e sportivo e tu.. sei una scansafatiche >> disse, ridendo.
<< La pianti? >> lo supplicai.
<< No. Mi sto divertendo >> disse.
<< Io no >> lo fulminai.
<< E’ buffo come i tuoi occhi diventino dello stesso colore dei tuoi capelli, quando ti arrabbi >>.
<< Eh? >>.
<< Anche poco intelligente.. >> sussurrò, anche se riuscivo a sentirlo benissimo.
Io sbuffai: << Sta zitto >> dissi, afferrandolo per la caviglia. L’unico problema era che lui non se lo aspettava e perse subito l’equilibrio. Cadde in avanti e mi finì addosso. Riuscì appena a tenersi sui gomiti, incastrandomi sotto di sé. Restammo entrambi in silenzio con gli occhi spalancati.
Il suo viso era vicinissimo al mio, tanto che i suoi capelli mi accarezzavano il viso. Sentivo le guance andare a fuoco e il cuore che mi martellava nelle orecchie. In preda al panico, misi le mani sul suo petto e lo spinsi via. Chad si scansò ed entrambi finimmo a sedere.
Respirai profondamente, cercando di non farmi notare. << Stai bene? >> mi chiese. << Ti ho fatta male? >>. Era preoccupato.
Io mi calmai e mi voltai a guardarlo. << No, no. Sto bene >> dissi.
Poi, dopo un attimo di silenzio, scoppiai a ridere. Lui mi guardò confuso. << Che c’è? >> chiese.
<< Niente. Non pensi che dovresti tagliare quei capelli? >> gli chiesi.
Lui mi guardò, fingendosi offeso. << Cos’hanno che non va? >>.
<< Tra poco diventeranno come i miei >>.
Lui rise: << Impossibile, Ariel >>.
A quel punto la campanella suonò e io saltai in aria. << Cavolo, se non mi muovo farò tardi. Ci vediamo dopo >> dissi, alzandomi da lì e uscendo dalla stanza, dopo che Chad mi aveva sorriso e fatto un cenno con la testa.

Dopo la lezione di letteratura, camminavo con Rachel per i corridoi. << Mel, sai che a fine settimana io e Dave facciamo un mese? >> mi chiese.
<< Davvero? È fantastico >> dissi.
<< Ho un piccolo problema, però >>.
Io la guardai interrogativa. << Credi che debba comprargli qualcosa? Beh, io vorrei, ma non ho proprio idee. Non vorrei fare qualcosa di inappropriato o troppo costoso o troppo poco.. >>.
<< Rach, frena! >> dissi, facendola zittire di colpo.
<< Facciamo così. Indago su cosa ha intenzione di fare Dave e poi ti farò sapere >>.
<< Lo faresti davvero? >> squittì lei.
<< Certo >> le sorrisi.

Tornando a casa, mi ritrovai da sola in macchina con Dave. << Allora, fratello. Ho saputo che tu e Rachel farete un mese questo sabato >> dissi, ghignando. Lui annuì, guardando la strada.
<< Che cosa vuoi farle? >> chiesi.
<< Non lo so ancora, ma di certo non lo dirò a te. Non potrei permettermi di fare sorprese, se lo facessi >> affermò deciso.
<< Ehi! Non è proprio vero. Io posso aiutarti, lo sai. Ti preeeego, dimmelo! >> lo supplicai.
Lui scoppiò a ridere. << Non sono convinto >> disse.
Io scossi la testa, riflettendo. << Ti farò i compiti per una settimana >>. Scosse la testa, bocciando la mia offerta. << Due settimane? >>.
<< Sai che studiare non è un problema per me >> ribatté.
<< Allora ti farò il bucato >>.
<< Per due settimane? >> chiese.
<< Sì! >> confermai.
<< Andata >>. Scossi la testa. Ecco come corrompere Dave: due settimane senza fare il bucato e avresti ottenuto qualsiasi cosa.
<< Cosa le regali? >>.
<< Pensavo ad una collana >>.
<< No, bocciato! Rachel non porta le collane. Con la corsa sono fastidiose e ha paura di perderle se le toglie. Oppure? >> chiesi. Parcheggiò davanti casa e scendemmo dalla macchina. << Non lo so, ok? Sono nel panico e non so che fare. Devi aiutarmi! >> mi prese per le braccia, fermandosi nel vialetto.
Io strabuzzai gli occhi. << Al diavolo, Dave! Dovevo solo aspettare un altro po’ e mi avresti chiesto aiuto. A quel punto saresti stato tu a farmi il bucato! >> urlai.
Mi aveva proprio fregato. Lui scoppiò a ridere. << Un patto è un patto >> affermò solennemente.
Lo guardai truce. << Cosa posso regalarle? >> mi chiese.
Sospirai. << Falle un bel animale di peluche e dei cioccolatini. Rachel ama i leoni e il cioccolato a latte >> dissi, immediatamente. Dave si illuminò: << Sei fantastica! >> disse, tornando a camminare.
<< Lo so >> dissi, seguendolo dentro casa.

Sabato arrivò molto velocemente. Dopo aver scoperto che cosa aveva intenzione di fare Dave, dissi a Rachel che tipo di regalo poteva fargli e quindi di non spendere molto. Fu l’unico indizio che ricevette da me. Per il resto mantenni il segreto. Una sorpresa era pur sempre una sorpresa. Dave stava organizzando una cenetta in casa nostra e io e Chad dovevamo aiutarlo a preparare il tutto. Ci avevo messo parecchio tempo per convincere Chad ad aiutarci, ma alla fine sapevo che lo avrebbe fatto.
Stava legando con Dave più di quanto credeva. Avevo notato spesso che dalla volta in cui, ne ero consapevole, avevano parlato nel nostro ingresso, si era formata tra di loro una sorta di feeling che né io né Rachel riuscivamo a capire. Quando eravamo in quattro, infatti, si ritrovavano spesso a parlare tra loro e ad escludere noi donne.
Fu in quel fragrante che Chad conobbe mia madre. Era tornata a casa da lavoro e ci aveva colti nel bel mezzo dei preparativi. Sapeva già che cosa stavamo architettando e aveva assicurato a mio fratello che sarebbe sparita. Io, invece, avrei passato la serata con Chad. Ero un po’ elettrizzata in effetti. Non avevo idea di dove mi avrebbe portata. Continuava a dire che non dovevo preoccuparmi, ma io lo facevo eccome. Riguardo al fatto di passare la serata insieme, beh, era stato proprio lui a proporlo, dicendo che non sarei dovuta stare tra i loro piedi quella sera. “Per il loro bene. E per il tuo” aveva detto ridendo. Io gli avevo dato uno schiaffo amichevole e avevo iniziato a ridere con lui.
Perciò, quando mia madre entrò nel salotto, disse: << Ciao, tesori, sono tornata >>.
Noi sorridemmo e solo allora lei si accorse di Chad. << Oh. Abbiamo ospiti >> disse, sorridendo.
<< Sì. Mamma, lui è Chad >> lo presentai.
Lui le porse la mano: << E’ un piacere conoscerla, signora Carter >> disse.
Mia madre gliela strinse. << Anche per me. Anche lui gioca a basket? >> chiese poi a mio fratello. Lui scosse la testa.
<< Veramente fa pugilato >> dissi io, e mia madre sorrise.
<< Davvero? Sai che anche loro padre lo era da ragazzo? >> si rivolse a Chad.
<< Che cosa? Lui giocava a basket come me >> s’intromise Dave, stupito quanto me. Questa storia non l’avevamo mai sentita.
<< Sì, ma nel tempo libero gli piaceva farmi prendere degli spaventi. Mi portava spesso ai suoi match di pugilato. E li vinceva. Diciamo che era il suo secondo sport >> spiegò mia madre.
<< E come mai non ne sapevamo niente? >> chiesi.
<< Vostro padre non voleva che lo sapeste. Diceva che preferiva che Dave non si rompesse i denti. Sapeva che se lo aveste saputo, avrebbe voluto iniziare anche lui >>. Noi ridemmo, poi lei continuò: << Va bene. Mi preparo e vado via. Buona serata, ragazzi. È stato un piacere, Chad >>.
<< Anche per me >> rispose lui, sorridendo.
<< Mel, tesoro, non tardare troppo sta sera >>.
<< Certo >> dissi. Lei uscì dalla stanza e noi tornammo a lavoro. << A che ora arriva Rachel? >> chiesi a Dave, quando finimmo.
<< Tra quasi un’ora. Vado a preparami. Grazie per avermi aiutato, ragazzi >>.
<< Figurati >> disse Chad, mentre io sorridevo. Poi, mio fratello sparì al piano superiore.
<< Pronta per andare? >> mi sorrise.
<< Sì, devo solo recuperare la borsa in camera mia >>.
<< Ok, ti aspetto qui >> disse lui.
<< Puoi salire, se vuoi >> gli sorrisi.
<< Tranquilla. Non mi mangerà nessuno qui. E non scapperò via >> disse.
Io ridacchiai. << Ok, arrivo >>. In camera mia recuperai la borsa e mi guardai allo specchio. Ok, ero ancora decente. Scrissi velocemente un messaggio a Rachel col telefono: “Buona serata. Divertiti con Dave. Domani ti toccherà raccontarmi tutto”. Premetti invio e scesi di sotto, raggiungendo Chad. Aveva già il cappotto addosso.
<< Ok, andiamo >> dissi, indossandolo anche io. Mi sorrise e poi lo seguii fuori, non sapendo che cosa aspettarmi.





Angolo dell'autrice: Nuovo capitoloo :))
Vi lascio con due omaggi.
Il tatuaggio che Chad ha sul petto:

 

Singora "Miranda" Carter

 

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Capitolo 12
*** Time out ***


Dopo aver chiuso la porta di casa, seguii Chad fino alla sua moto. Mi porse il casco e riuscii ad allacciarlo prima che lui potesse aiutarmi. Salì sulla moto e io mi posizionai dietro di lui. Non gli dissi neanche di andare piano. Ormai avevo capito che per lui la parola moto equivaleva a velocità. Per lo meno ero consapevole del fatto che la sapesse guidare bene. Strinsi la braccia intorno al suo busto, pensando a quale sarebbe potuta essere la nostra meta.
Per prima cosa, mi portò a cenare in un piccolo fast food vicino casa mia. Facemmo tutto di fretta, però. Mi aveva detto che avevamo qualcosa di più importante da fare. Con pochi minuti di moto arrivammo a destinazione. Chad parcheggiò nel vialetto di una casa e mi aiutò a scendere dal mezzo. Mi tolsi il casco e guardai la piccola villetta davanti a me.
<< Benvenuta a casa mia >> mi disse, da sopra la mia spalla.
<< Questa è casa tua? >> chiesi stupita.
Lui annuì. << Voglio presentarti qualcuno. Vieni >> mi disse iniziando a camminare.
Iniziai ad agitarmi, ma lo seguii senza dire nulla. Chad si fermò davanti la porta, per aprirla e non appena ci riuscì, mi fece segno di entrare. Quando fummo all’interno mi accorsi che le luci erano accese: la casa, infatti, non era vuota.
Sentii dei passi svelti venire verso di noi e una voce femminile attutita. << Evan! Non correre >>. In quel momento entrò nella stanza un bambino di circa otto anni. << Chad! >> gridò e corse ad abbracciarlo.
<< Ehi, ometto >> gli sorrise, mettendogli una mano sulla testa.
A quel punto una donna con lunghi capelli biondi ci raggiunse. Era davvero bella e giovane. Era vestita in modo elegante e stava cercando di agganciare uno degli orecchini. << Chad, sei a casa. Tuo fratello ti aspettava da questo pomeriggio. Oh, e non sei solo >> disse voltandosi verso di me e sorridendo.
<< Zia Gracie, lei è Melanie >> mi presentò.
<< Melanie, è un piacere vederti di persona. Finalmente >> disse lei porgendomi la mano.
<< Piacere mio >> sorrisi educatamente. Finalmente? Chad le aveva parlato di me?
<< Chad, grazie per aver accettato. Non volevo rovinarti il sabato sera >> continuò la donna. Solo allora capii che intenzioni aveva Chad portandomi lì. Beh, se voleva sorprendermi ci era riuscito.
<< Figurati. Non è un problema per me. E poi Evan si divertirà di certo con noi >> rispose Chad.
<< Bene, tornerò intorno mezzanotte. Non più tardi, promesso. Melanie, è stato un piacere >> disse, prima di aprire la porta.
<< Anche per me >> risposi, sorridendo.
<< Voi due fate i bravi. Evan, controlla tuo fratello >> disse alla fine.
<< Certo, zia >> ridacchiò il bambino. Dopo ciò, la donna uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Chad si tolse la giacca e poi mi aiutò a togliere la mia, poggiandole sull’attaccapanni dell’ingresso. Il bambino continuava a guardarmi: << Ciao >> disse, cercando di attirare la mia attenzione.
<< Ciao >> sorrisi.
<< Sei la ragazza di mio fratello? >> chiese subito. Io spalancai gli occhi, mentre Chad si strozzava chissà come.
<< Cosa? Oh, no, no. Sono solo sua amica >> dissi subito.
Lui mi sorrise. << Mmh. Comunque sono contento che tu sia qui. Stare solo con Chad non è così bello come si potrebbe pensare >> disse.
Io scoppiai a ridere e guardai Chad che spalancava la bocca. << Hai ragione, Evan >> dissi.
<< Ehi, ragazzino. Ti metti contro di me, adesso? >> chiese il maggiore sorridendo.
Il bambino rise, poi mi prese per mano. << Vieni, ti faccio vedere la stanza di Chad >>. Iniziò a salire le scale.
<< Ehi, aspetta. Evan! >> lo chiamò esasperato il maggiore, mentre io lo guardavo e sollevavo le spalle con aria innocente.
<< Iniziamo bene >> sentii Chad borbottare, mentre ci seguiva al piano di sopra.
<< Eccola >> disse il bambino, fermandosi davanti una porta chiusa. Sopra di essa c’era una targhetta con il nome di Chad stilizzato. Evan si era fermato e si era girato, come se volesse una conferma, verso suo fratello, che intanto ci aveva raggiunti. Il maggiore annuì e lui aprì la porta. Accese la luce e mi trascinò all’interno.
La stanza era molto grande. Aveva tre pareti su quattro di un blu chiaro, mentre la quarta era ricoperta da numerosi schizzi di diversi colore. Originale, pensai. Il letto a due piazze era in un angolo, vicino al muro. La scrivania era dalla parte opposta del letto e accanto aveva una libreria colma di libri. Cosa che mi stupì non poco. Sopra alcuni scaffali teneva dei modellini di moto e piccoli trofei, che immaginai, aveva vinto nei match di pugilato. L’armadio non era molto grande e nella stessa parete c’era la finestra che dava sul cortile all’esterno. Per finire, sui muri era appeso qualche poster dei gruppi musicali che ascoltava. La stanza non era ordinata come quella di mio fratello, ma non era poi così incasinata. Aveva solo qualche vestito sulla sedia e le scarpe ai piedi del letto. Inoltre, lo zaino era gettato vicino alla scrivania.
<< Ecco la mia camera >> disse Chad, mentre Evan si gettava sul letto.
<< Non farlo. Sai che odio quando salti sul mio letto >> lo ammonì il maggiore.
Evan non rispose nemmeno e io dissi: << E’ molto carina >> e iniziai a camminare per la stanza.
<< Carina? Non sei dovuta a fare un complimento solo per cortesia >> mi derise Chad.
Gli lanciai un’occhiataccia. << Non è solo per cortesia, stupido. Non sai che significa la parola carina? Eppure vedo anche il dizionario nella tua libreria >> dissi.
<< Ah ah. Solo perché passo molto tempo ovunque, eccetto che in classe, non significa che io sia stupido o ignorante >> ribatté.
<< Non puoi accettare il complimento e stare zitto? >> gli chiesi, mentre continuavo a osservare.
A quel punto Evan iniziò a ridacchiare. << E’ simpatica >> disse a suo fratello. << E anche carina >> terminò.
Io sorrisi. << Vedi? Anche tuo fratello sa usare quella parola. E non era certo negativa. Grazie, Evan >> dissi, mentre Chad sbuffava. << Comunque non credevo leggessi tanto. Ci sono un sacco di gialli qui in mezzo >> costatai.
<< Che vuoi che ti dica? Con la divisa il mio fascino verrebbe messo in mostra ancora di più >> ghignò, avvicinandosi a me.
Io scoppiai a ridere. << Non ti ci vedo a fare il poliziotto >>.
Lui sorrise. << Neanche io >> scosse la testa. << Però i gialli sono l’unica cosa decente che riesco a leggere >> affermò.
Io annuii, poi Evan si intromise. << Chad, vediamo un film? >> chiese.
<< Certo. Andiamo di sotto. Puoi scegliere il film che preferisci >> gli disse, mentre il fratellino era già corso fuori. << Scusa se non ti ho avvisata prima di questa serata >> mi disse, mentre iniziavamo ad uscire anche noi dalla sua stanza.
<< Figurati. Sono felice di conoscere la tua famiglia. E poi sono brava con i bambini >> dissi.
Lui rise: << Hai ragione. Evan ti adora già. Non so se devo preoccuparmi, però >>.
<< Oh, sì che dovresti >> dissi, mentre scendevamo le scale.
<< Ho scelto >> urlò Evan correndo verso di noi. Mi porse la custodia.
<< Mmh. Alvin superstar >> dissi guardando Chad, che mi sorrise divertito.
<< Andate a sedervi. Faccio i pop corn e vi raggiungo >> disse, poi lasciandomi con Evan.
Il bambino iniziò a mettere il film, mentre mi chiedeva: << Sai che sei la prima fidanzata di Chad che viene qui a casa? >>.
Io sorrisi. << Io e Chad siamo solo amici. Ma, davvero? Non è venuta mai nessun’altra? >>.
Lui scosse la testa. << Stareste bene insieme >> mi disse.
A quel punto Chad tornò da noi e ci posizionammo sul divano. Evan, volle subito mettersi tra me e suo fratello. Guardammo il film praticamente in silenzio. L’unico a parlare era il piccolo Evan, che faceva commenti sulle scelte dei personaggi. Il bambino comunque si addormentò prima che il film finisse e Chad spense il televisore.
<< Lo porto su. Aspettami qui >> mi disse, prendendo suo fratello in braccio. Mancò neanche cinque minuti e poi tornò in sala. << Eccomi >> disse, sedendosi accanto a me. << Allora, ti è piaciuto il film? >> mi sorrise.
<< Certo. Molto istruttivo. Dei criceti che cantano e che fanno successo sono dei buoni esempi da seguire >> dissi, convinta.
Lui sorrise divertito. << Sono degli scoiattoli, Melanie >>.
Io risi. << Oh. Davvero? Beh, è uguale. Comunque, tuo fratello è davvero carino >> dissi.
<< Hai usato di nuovo la stessa parola >> mi fece notare, sorridendo.
<< Mi spieghi che hai contro la parola “carino”? >> scossi la testa.
<< Non mi sembra adatta per dei complimenti >> rispose, scrollando le spalle.
<< Ok. Lasciamo perdere. Ma sta attento, potrebbe sempre allearsi con me, contro di te >> lo minacciai.
Lui sorrise: << Si, ho notato. Quel mascalzone.. ha subito perso la testa per te. Mi volterebbe le spalle per il tuo bel faccino >> disse.
Io gli lanciai un’occhiata divertita, poi mi feci seria. << Non lo farebbe mai. Quel bambino ti adora >> dissi.
Lui annuì. << Lo so >> confermò, sorridendo appena.
<< Posso farti una domanda? >> chiesi.
<< Certo >>.
<< Tua zia ha detto che era contenta di conoscermi. E poi ha aggiunto “finalmente”. Che voleva dire? >> chiesi in modo innocente.
Lui arrossì. << Oh, quello. Beh.. ha sentito parlare di te, qualche volta >> rispose.
Io sorrisi, felice che lo avesse ammesso. Poi chiesi: << Da quanto tempo vivete con lei? >>.
Lui si fece serio: << Da cinque anni. Io ne avevo tredici, mentre Evan solo tre >>. Annuii, ma non riuscii a chiedere altro. Non volevo essere scortese. << Melanie, puoi anche farla quella domanda. Non è un problema >>.
Io spalancai gli occhi. << Non sei obbligato a dirmelo >> affermai.
Lui scrollò le spalle: << Mia madre è morta quando Evan aveva due anni. Cancro. Mio padre ci tenne con lui per un anno. Poi, se ne andò e non tornò più. E noi siamo finiti a vivere con la sorella più giovane di mia madre, qui. Non che sia così male. Anzi, lei è fantastica, però, beh non è la stessa cosa >> terminò.
<< Mi dispiace >> dissi. Lui sollevò le spalle.
<< Per me non è più un problema. È solo che.. Evan aveva ancora bisogno di un padre. Era troppo piccolo quando lui se ne è andato. Nonostante io sia l’uomo di casa, non potrò mai essere una figura paterna per lui. Faccio solo quello che posso >>.
Annuii. << Lo capisco. Anche Dave si è sempre sentito così >> dissi. Lui mi guardò in attesa che io continuassi: << Anche mio padre è morto. Per una malattia al cuore >> “Malattia genetica” continuai tra me. Sospirai. << Quando io e Dave avevamo sette anni. Mia madre ci ha cresciuti da sola. E Dave lo ha fatto più in fretta di me. Era l’unico uomo in casa e si sentiva in dovere di proteggerci e aiutarci in ogni modo. Soprattutto me. Quando capita che litighiamo, infatti, la causa è proprio la sua ossessiva protezione nei miei confronti >> spiegai. << Lo ha fatto anche riguardo a te. Quando non ti conosceva ancora >> sorrisi e lui ricambiò.
<< Mi dispiace per tuo padre >> disse, poi tornando serio.
Io sollevai le spalle. << Posso farti un’altra domanda? >>.
<< Come sei curiosa stasera, Ariel >> mi prese in giro.
Io sorrisi dandogli un colpetto sul braccio. << Che cosa ti ha detto mio fratello nell’ingresso di casa mia? >>.
<< Quando? >> chiese confuso.
<< Quando hai accettato le mie scuse >> dissi.
<< Oh >> lui sorrise. << Non ti sono bastati i ringraziamenti? >> mi chiese, beffardo.
<< Tanto lo so che c’era dell’altro >>.
<< E va bene, ti darò un indizio. Ma solo perché mi hai aiutato con Evan >>. Io scossi la testa e attesi in silenzio. << Diciamo che ho tastato il suo lato protettivo >> sorrise.
<< Cosa? Ti ha minacciato? >> chiesi, spalancando gli occhi.
<< Non proprio. Tranquilla, Ariel. Sono cose tra uomini >> rispose sorridendo.
<< Ah, quindi non posso capire? >>.
Lui scosse la testa divertito, poi sentimmo la porta che si apriva: sua zia era appena tornata. La salutammo, poi Chad mi riaccompagnò a casa.
<< Pensi che interromperò qualcosa se entro adesso? >> gli chiesi, quando fummo davanti la mia porta.
<< Penso proprio di sì. Forse facevi meglio a dormire da me >> rispose lui, malizioso.
Gli lanciai uno sguardo da “Sei sempre il solito” e poi dissi: << Beh, interrompere o meno, devo rientrare. Grazie per la serata. Buonanotte >>.
Lui sorrise. << Grazie a te. Buonanotte, Melanie >> disse, poi tornando alla moto, mentre io facevo un respiro profondo ed entravo in casa.


Quella mattina, alle fine delle lezioni, io Rachel e Chad stavamo aspettando che mio fratello uscisse dalla palestra seduti su uno dei muretti. Alla fine degli allenamenti, saremmo andati a vedere un film al cinema. Nonostante le sue proteste, alla fine avevo convinto Chad a venire con noi. Non mi andava di fare il palo, ma non avevo intenzione di perdere questa occasione: rimandavano “Shakespeare in Love” come special film della settimana. Ecco perché convincere Chad era stato così difficile, ma l’importante era che alla fine aveva accettato.
Rachel continuava a fare domande al ragazzo sul pugilato, se gareggiasse o perché lo facesse, mentre io stavo in silenzio ad ascoltare. Da quando mi ero svegliata, quel giorno, mi sentivo strana. Come se l’aria intorno a me fosse più pesante del solito o come se fossi dentro una bolla.
Dopo aver detto che qualche volta combatteva con gente reale, oltre che con un sacco, Chad iniziò a rispondere in modo vago. Non appena Rachel fece un’altra domanda, lui si voltò verso di me. << Potresti aiutarmi? Devo subire ancora per molto il terzo grado dalla tua amica? >> mi chiese.
Io sollevai le spalle continuando a guardare davanti a me, mentre Rachel diceva: << Che cafone! Stavo solo cercando di fare conversazione. Non ti stavo facendo il terzo grado >>.
Chad non rispose e io sollevai lo sguardo verso di loro. Mi accorsi che il ragazzo mi fissava in modo strano, ma continuai a stare in silenzio. << Che cos’hai? Fino a ieri non riuscivi a parlare d’altro che del film che dobbiamo vedere. E adesso..? >>. Scrollai le spalle, ma non risposi. Cavolo, mi era anche iniziato il mal di testa.
<< Melanie? >>.
Sospirai. << Non ho niente >> dissi, iniziando a giocherellare con le chiavi della macchina, che avevo in mano. Adesso entrambi mi guardavano.
<< Non sembra proprio. Mel, sicura di stare bene? >> chiese Rachel preoccupata.
Diamine, perché non mi lasciavano stare? << Sì, sì >> dissi in modo sbrigativo. A quel punto le chiavi mi scivolarono dalle mani. Sospirai e scesi dal muretto per raccoglierle. Quando mi sollevai di nuovo in piedi, però mi girò la testa e chiusi gli occhi per un secondo. << Melanie? >> quando riaprii gli occhi avevo Chad in piedi davanti a me, mentre Rachel stava scendendo dal muretto. Le orecchie iniziarono a fischiarmi. Diavolo, no! Non sentivo quasi più nulla intorno a me. Le chiavi finirono di nuovo per terra, mentre ero scossa da una fitta al petto. Portai una mano all’altezza del cuore, mugolando.
<< Mel? Che cos’hai? >> sentii la voce di Rachel lontana, nonostante fosse vicino a me.
Poi le fitte al petto furono sempre di più. << Aah. No! >> mugolai, mentre il dolore si faceva sempre più forte. Sentii delle braccia forti intorno a me: Chad. Non so se stavo piangendo o meno. Riuscivo solo a sentire il ronzio nelle orecchie e il dolore che mi opprimeva il petto. I miei attacchi non erano mai stati così forti. << Dave >> sussurrai. << Chiama Dave >> dissi, sperando che Rachel mi sentisse, poi le gambe mi cedettero.

Pov Chad
Eravamo seduti sul muretto ad aspettare. Melanie era stranamente silenziosa, mentre la sua amica continuava a farmi domande sul pugilato. Quando alla mia richiesta di aiuto mi aveva risposto solo con un cenno, iniziai a preoccuparmi. C’era sicuramente qualcosa che non andava. Mi aspettavo che avrebbe risposto per le rime o difeso la sua amica, ma niente. Lei continuava a guardare davanti a sé. E nonostante avesse risposto che stava bene a Rachel, non ero del tutto convinto.
Quando gli caddero le chiavi, la sentii sospirare e scendendo dal muretto le raccolse. Quando si era tirata su, però, aveva fatto una smorfia e aveva chiuso gli occhi istintivamente. Mi fiondai giù dal muretto, piazzandomi davanti a lei. << Melanie? >> ero preoccupato. Lei non mi rispose, ma aprì gli occhi. Era come se non mi avesse sentito.
Lasciò cadere le chiavi e portò la mano sul petto, lamentandosi. << Mel? Che cos’hai? >> chiese Rachel, che era ormai in piedi accanto a noi.
<< Aah no! >> Melanie urlò, mentre la sua mano si stringeva nella sua maglia.
La presi tra le braccia istintivamente, mentre lei iniziava a piangere.
<< Melanie! >> la chiamai, ma lei non rispose, continuando a piangere. Ero spaventato a morte. Non capivo che cosa avesse né come potessi aiutarla.
<< Dave. Chiama Dave! >> sussurrò nel dolore. Alle sue parole, Rachel, che si era raggelata accanto a me, prese il telefono in mano e iniziò a piangere. Poi cominciò a correre velocemente verso l’interno della scuola. Sentii le gambe di Melanie che non riuscivano a sorreggerla e io la tenni stretta per non farla cadere. Ero nel panico e finii seduto per terra con lei sopra di me, mentre continuava a stringersi il petto e gridare di dolore. << Mel! Ti prego, Melanie! Guardami >> dissi, mentre serrava gli occhi.
A quel punto fu tutto confuso. Avevo la vista annebbiata e non sapevo cosa fare. Sentii qualcuno correre fuori dal portone della scuola e inginocchiarsi accanto a me. Poi, non so nemmeno se era passato poco o molto tempo, delle sirene che si avvicinavano. Mi venne staccata via dalle braccia, poi qualcuno mi tirò in piedi. Mi ritrovai faccia a faccia con il mio professore di storia, il signor Ross.
<< Chad! Devi ascoltarmi! >> mi disse, mettendomi le mani sulle spalle e riportandomi alla realtà. << Salgo in ambulanza con Melanie. Aspetta suo fratello e raggiungeteci in ospedale. Hai capito? >> disse, troppo in fretta.
Io annuii appena, poi mi ritrovai da solo, in piedi davanti la scuola.

Pov Rachel
Quando Melanie aveva iniziato a sentirsi male, mi sentii morire. Aveva portato la mano sul petto, ma non capivo se si trattasse di una sua crisi. L’unica volta a cui avevo assistito non era stata così. Questa volta era cento volte peggio.
<< Dave. Chiama Dave >> sussurrò Melanie in preda al dolore, tra le braccia di Chad. Io mi riscossi e presi il telefono dalla tasca, mentre iniziavo a piangere. Composi il 911 e iniziai a correre. Dovevo arrivare in palestra. In preda al panico diedi l’indirizzo della scuola per l’ambulanza e non appena chiusi la chiamata accelerai.
Dovevo muovermi. Correvo con gli occhi offuscati dalle lacrime. Non appena arrivai in palestra, spalancai la porta che dava direttamente sul campo. I giocatori stavano facendo una pausa e tutti si voltarono verso di me, sorpresi da quella porta che si apriva. Incontrai subito lo sguardo di Dave e il panico nei suoi occhi.
<< Signorina Miles. Cos’è successo? >> chiese il professor Shannon, vedendomi in lacrime.
<< Ho bisogno di Dave. Subito >> dissi, mentre il professore annuiva. << Melanie >> continuai e vidi la paura attraversargli gli occhi di Dave e impossessarsi di lui.
<< No >> disse, prima di mettersi a correre verso di me e quindi fuori dalla palestra, mentre il professore cercava di seguirci.
Davanti al portone d’entrata c’erano alcuni ragazzi e molti dei professori, che non appena ci videro si scansarono. Varcammo il portone della scuola e riuscimmo a vedere l’ambulanza che andava via, mentre Chad era in piedi voltato di spalle. Non appena ci sentì, si voltò verso di noi. Aveva lo sguardo vuoto e le mani gli tremavano.
<< No! No, non può essere! >> urlò Dave, andando verso di lui, con la voce rotta dal pianto. Quando fu vicino a Chad continuò: << Dovevo esserci io con lei. No! >> ripeteva, scosso dalle lacrime.
Chad prese in mano la situazione e lo afferrò per le spalle. << Dave! >> disse.
<< Lasciami >> urlò l’altro stringendo le mani sulla maglia di Chad. Era straziante vedere Dave in quello stato e io non riuscivo a smettere di piangere.
Chad, però, lo tenne ancora più stretto. << Dave! Devi calmarti! Andrà tutto bene, ok? >> continuò a ripetere e vidi Dave che si scioglieva appena. Si piegò in avanti, scosso dai singhiozzi e Chad gli avvolse le braccia intorno, sorreggendolo. Dave continuava a dire che doveva essere con lei, mentre Chad gli sussurrava: << Andrà tutto bene >> cercando di calmarlo.
Tutti gli spettatori non sapevano che cosa fare e guardavano in silenzio. Notai che anche il professor Shannon e i giocatori si erano uniti ormai al gruppetto di gente.
Mi rianimai e smisi di piangere. Andai a raccogliere le chiavi della macchina, ancora per terra dopo che Melanie le aveva lasciate cadere e mi diressi dai due ragazzi. Chad si era già voltato a guardarmi, con lo sguardo distrutto, ma senza lasciare l’amico.
<< Andiamo. Dobbiamo raggiungerla in ospedale >> dissi, decisa. A quel punto Dave si staccò da Chad e io gli misi una mano sulla schiena.
I due ragazzi annuirono, dandomi ragione e iniziammo a camminare spediti verso la macchina, con una sola meta precisa.




Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Ecco che ho messo anche questo capitolo. Che ne pensate? Quali credete che saranno le reazioni dei vari personaggi? Lo scopriremo nel prossimo episodio. 
A presto!

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Capitolo 13
*** Buio ***


Pov Rachel
Mi trovavo alla guida della macchina di Melanie, diretti verso l’ospedale. Dave era nel sedile posteriore, mentre Chad in quello anteriore, accanto a me. Considerando che Dave non era in grado di guidare al momento, Chad si era offerto di farlo, ma sembrava anche più scosso di me.
Avevo dissentito e mi ero messa alla guida.
Non appena fummo all’interno della macchina, Dave aveva ricominciato a piangere poco silenziosamente. Era devastato.
Chad sospirò e si voltò verso di me: << Mi spiegate che diavolo sta succedendo? Voi sapete cosa è successo, vero? >> chiese.
Io annuii. Sapevo che Dave non gli avrebbe spiegato nulla in questo momento.
<< Diavolo, perché Melanie è così complicata? >> borbottai.
Sobbalzai quando Dave diede un pugno sul vetro. << Dannazione! >> disse, prendendo un respiro profondo.
Per fortuna il finestrino era molto resistente e non subì alcun danno.
<< Se rompi qualcosa dentro questa macchina, Melanie ti ucciderà! >> gli disse Chad sempre più incazzato. << Allora? >> si rivolse di nuovo a me.
Sospirai: << Melanie è malata di cuore. Malattia genetica >> dissi, voltandomi appena verso di lui.
Lo vidi spalancare gli occhi, poi tornai a guardare la strada. << Che cosa? >> urlò. Poi a voce più bassa: << Non è possibile. Perché non ne sapevo niente? >>.
Io scossi la testa. << Non lo avrei saputo neanche io, se non lo avessi scoperto per caso. È testarda e orgogliosa. Voleva che nessuno lo sapesse per non essere compatita >> spiegai.
Chad non disse nient’altro e Dave occupò il silenzio. << Non puoi andare più veloce? >> mi chiese.
<< Diavolo, no! Non posso farci ammazzare >> ribattei, osservando che andavo già troppo veloce. Poi, qualche secondo dopo stavo per saltare la traversa giusta e sferzai a sinistra all’ultimo momento. Fu una manovra un po’ brusca: Chad non finì sopra di me per pochissimo, mentre Dave, sbatté contro lo sportello.
<< Rachel! >> affermò Chad.
<< Dannazione, Rach! >> urlò da dietro l’altro nello stesso momento.
<< Scusate, scusate. Ho sbagliato, ok? Non distraetemi. Stiamo arrivando >> dissi in fretta cercando di  scusarmi.
<< Merda! Devo informare mia madre. Le verrà un infarto >> sussurrò il mio ragazzo, terrorizzato.
<< L’avrà già informata il preside, tranquillo. È sempre così in queste occasioni. I genitori sono i primi ad essere informati >> lo rassicurò Chad.
<< Allora le sarà già venuto un infarto >> sospirò Dave. Era completamente andato in tilt.
<< Siamo quasi arrivati. Tu vestiti, ok? >> ordinai, guardandolo dallo specchietto retrovisore: era ancora in pantaloncini e canottiera da allenamento. Lui annuì, notando solo allora il dettaglio e si sporse verso il bagagliaio, tirando fuori una felpa e indossandola.
Parcheggiai la macchina ed entrammo in ospedale.
Ci informammo della situazione e ci mandarono al secondo piano, in terapia intensiva. Il professor Ross era ancora lì, ma dopo aver firmato tutti i moduli andò via, chiedendoci di tenerlo informato. E adesso, avremmo solo dovuto aspettare.

Pov Chad
Io e Rachel ci accasciammo sulle sedie in corridoio, mentre Dave continuava a camminare su e giù.
Sospirai e poggiai i gomiti sulle ginocchia. Mi passai le mani sui capelli, poi le poggiai sugli occhi.
Non riuscivo a credere che quel pomeriggio era finito davvero in quel modo. Non riuscivo a credere che Melanie non mi avesse detto della sua malattia.
“Anche mio padre è morto. Per una malattia al cuore”. La frase che mi aveva detto sul divano di casa mia mi rimbombava nella testa.
Si era soltanto dimenticata di dirmi che ne era affetta anche lei.
Sollevai lo sguardo quando sentii dei passi affrettati che si avvicinavano.
<< Mamma >> disse Dave, andando verso la donna.
<< Dave >> disse l’altra con gli occhi rossi. Poi si abbracciarono: Dave seppellì il viso nel collo della madre, che gli sussurrava che sarebbe andato tutto bene.
Poi finimmo tutti e quattro seduti nelle sedie, in silenzio e in attesa.
Passarono un paio d’ore e ancora non si sapeva assolutamente nulla. Dave aveva costretto Rachel ad andare a casa: l’avrebbe chiamata quando ci sarebbero state novità. Perciò la ragazza si era fatta venire a prendere ed era andata via.
Quando Miranda si alzò per andare di sotto alla caffetteria e dopo averci chiesto se avevamo bisogno di qualcosa, io e Dave restammo da soli.
<< Mi dispiace che non te lo abbia detto >> iniziò lui.
Io scrollai le spalle. << Che sarebbe cambiato? >> chiesi, esasperato.
<< Non lo so. Ma sei il suo migliore amico. Era giusto che lo sapessi. Mel è così testarda >>.
<< Puoi.. spiegarmi di che si tratta la malattia di Melanie? >> chiesi, cercando di non essere indiscreto.
Lui annuì: << Si chiama cardiomiopatia dilatativa. Colpisce il ventricolo sinistro, che si dilata e non può pompare il sangue con forza quanto un cuore sano. È una malattia genetica. Mio padre è morto a causa di essa >> disse rabbrividendo. << Diavolo, se avesse saputo che si sarebbe manifestata in uno dei suoi figli, sarebbe morto prima >> continuò scuotendo la testa.
Io non dissi nulla. Lo guardai soltanto, in attesa che aggiungesse qualcosa.
Tirò su col naso, poi continuò: << C’è sempre la possibilità che la generazione venga saltata. Questa volta non è successo: Mel ha avuto il primo attacco durante il nostro primo anno del liceo. Ha colpito lei, mentre io sono completamente sano. Dannazione! Doveva essere il contrario >>.
<< Non puoi incolparti di questo >> gli dissi.
Lui sollevò le spalle. << Sapevi che era una ginnasta? >> mi chiese.
Io annuii. << Ma non avevo capito perché avesse smesso >>.
<< E’ stato il colpo più brutto per lei. Amava quello sport e lo ama ancora. Era sempre la numero uno in tutto quello che faceva. Anche meglio di me >> sorrise tristemente << Quando.. quando la malattia è iniziata, perdendo la ginnastica, ha perso tutto il resto. Ha iniziato a non avere più amiche e tutti la guardavano in modo pietoso: lei lo odiava. Ci stava malissimo, ma cercava sempre di non darlo a vedere. Solo che.. a poco a poco ha iniziato ad arretrare. Anche nello studio, dall’eccellere in tutte le materie, è passata ad essere semplicemente nella media, come diceva lei >>.
Io pensai a cosa aveva fatto sulla trave qualche tempo prima e una domanda mi sorse spontanea: << Può.. ugualmente fare attività fisica? O no? >>.
Lui mi guardò: << Veramente potrebbe. Ma è rischioso. Abbastanza pericoloso. Gli attacchi non sono legati a nulla. Possono avvenire in qualsiasi momento, ma anche non farlo. Solo che quando è affaticata o fa parecchia attività fisica il cuore potrebbe cedere prima ancora che se ne accorga >> mi spiegò.
Io spalancai gli occhi e lui si accigliò: << Perché me lo chiedi? Che cosa ha fatto? >>.
<< Qualche tempo fa.. ricordi quando abbiamo litigato? >> gli chiesi. Lui annuì e continuai: << L’ho trovata nella sala degli attrezzi che.. era sopra la trave, aveva le cuffie e faceva cose davvero paurose lì sopra. Non mi ha nemmeno sentito >> dissi.
Sta volta fu lui a spalancare gli occhi: << Che cosa? Lo ha fatto davvero? Dio. È proprio impazzita >> disse esasperato.
<< Però hai ragione. Lì su è stata pazzesca >> affermai e lui sorrise.
<< Mi manca vederla gareggiare. Puntava ai mondiali. Continuava a ripetersi che era ancora giovane e che ci sarebbe arrivata. A questa età sarebbe dovuta già essere lì >> sospirò. << Mi sento così in colpa quando la vedo sugli spalti a tifare per me. Io continuo a giocare a basket e probabilmente mi daranno una borsa di studio per questo. E lei è bloccata qui >> disse, guardandosi intorno.
<< Non è colpa tua. E poi tornerà presto con noi. Non ci abbandonerebbe mai. Almeno, non così >> cercai di convincere sia lui che me.
Lui sorrise tristemente. << Sai che mi sono arrabbiato da matti quando è salita in moto con te, la prima volta? >>.
Io sorrisi. << Me lo aveva detto >> confermai.
<< Mi sono sbagliato di grosso quella volta. Sono contento che tu le sia rimasto accanto. Quando io non c’ero tu eri lì per lei. Ti ringrazio per questo >>.
Scossi la testa. << Non ci sono stato sempre. Non devi ringraziarmi >> sussurrai.
<< Non è colpa tua se Mayers è un vero coglione. E poi tu hai accettato le sue scuse. Poi.. lei ti adora adesso >>.
Io arrossii. << Ma se litighiamo in continuazione >> dissi.
Lui sorrise. << Sei il primo che la fa ridere di nuovo in quel modo. Come se la malattia non le avesse portato via tutto. Come se si sentisse di nuovo normale >> mi disse, guardandomi.
Io sospirai e portai le mani sugli occhi.
<< Va a casa, Chad. Penso che passerà ancora molto tempo in questo modo. Ti chiamo appena sappiamo qualcosa >>.
Io scossi la testa. << Sto bene qui >> dissi.
Dave annuì e sospirò poggiando la testa indietro, sul muro bianco.
 
Nemmeno mezz’ora dopo un dottore uscì da una delle porte bianche. Miranda era già tornata da un po’ e non appena sentimmo il loro cognome, tutti e tre ci alzammo in piedi.
<< Signora Carter, preferirei parlarle da sola. E’ una questione delicata >> disse il medico.
Mi sentii mancare il respiro. << Non fa niente. Può parlare anche davanti a loro: sono gli uomini della nostra famiglia. Riusciranno a gestirlo >> ribatté Miranda con tono pacato. Allo stesso tempo si vedeva che era terrorizzata. Probabilmente era più lei ad avere bisogno di supporto e dopotutto io stesso mi sentii lusingato ad essere stato chiamato membro della loro famiglia.
Il dottore annuì: << D’accordo. Verrò dritto al punto: sua figlia non è in buone condizioni. Se fosse passato dell’altro tempo, non so come sarebbe finita. Siamo intervenuti appena in tempo. Il suo attacco è stato troppo forte e il cuore stava per cedere. Adesso, non è.. ancora a rischio. Ma il suo cuore è danneggiato. Se non faremo al più presto un trapianto probabilmente non potrà vivere senza le macchine che la tengano in vita. Mi dispiace >>. Sentii raggelare il sangue nelle vene, mentre la signora Carter tratteneva a stento un singhiozzo.
Dave rimase completamente immobile. << Quanto tempo ci vuole per un eventuale trapianto? >> chiese con la voce atona.
<< Non lo sappiamo nemmeno noi, ragazzo. I donatori sono molto pochi ogni anno. Dobbiamo solo aspettare e sperare in una disponibilità. Nel frattempo la ragazza dovrà restare in coma farmacologico, collegata alle macchine. Per adesso non potete nemmeno vederla, non hanno ancora finito del tutto di sistemarla. Dovrete aspettare domattina. Non posso darvi altre notizie utili al momento, mi dispiace >> terminò il dottore, andando via.
Mi sentivo a pezzi. Non riuscivo a credere a ciò che aveva appena detto. Non era possibile. Melanie era sempre stata così.. viva.
La signora Carter iniziò a piangere, mentre Dave disse: << Ho bisogno di sedermi >>.
Lo accompagnai fino alla sedia e iniziò a respirare in modo decisamente sbagliato. Mi sedetti accanto a lui. << Dimmi che non è vero! >> sussurrò, portando le mani sul viso. Chiusi gli occhi e poggiai la testa sul muro.
Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato vero, ma lo era eccome e noi non potevamo fare proprio nulla.

Quando i due Carter riuscirono a calmarsi, decidemmo di andare a casa, per poter tornare il giorno dopo. Quando fummo all’esterno, nonostante non fosse ancora passata ora di cena, tutto era buio.
Dave mi lasciò nel parcheggio della scuola, dove la mia moto era rimasta, poi ci salutammo e tornammo a casa.
Parcheggiai la moto nel vialetto. Sentivo i nervi a pezzi ed ero decisamente troppo stanco.
Aprii la porta di casa con mani tremanti. Mia zia sapeva soltanto che quel pomeriggio sarei dovuto andare al cinema con gli amici e io non avevo nemmeno avuto la forza di avvisarla.
Chiusi la porta e cercai di dire che ero tornato, ma avevo un groppo in gola, che mi bloccava le parole. Mi tolsi la giacca e la appesi all’ingresso. Mia zia, che aveva sentito la porta di casa sbattere, a quel punto mi chiamò: << Chad. Sei tu? >>. Seguii la voce fino in cucina e trovai sia lei che Evan seduti al tavolo, per cena.
<< Ciao >> dissero entrambi, mentre io facevo un cenno con la testa e andavo verso la credenza. Presi un bicchiere, poi mi fermai davanti al lavandino. Dentro la cucina era piombato il silenzio e io non riuscii nemmeno ad aprire l’acqua. Rimasi lì, immobile.
<< Tesoro, stai bene? >> mi chiese mia zia preoccupata.
Non mi voltai. Sentii solo le lacrime che scendevano sulle mie guance.
<< Chad >> mi chiamò mia zia. Portai la mano sugli occhi, tirando su con il naso. Poi uscii dalla cucina e salii in camera mia, senza smettere di piangere.
Mi sedetti per terra, con la schiena poggiata al letto e le braccia sulle ginocchia. Affondai la testa nelle braccia e iniziai a singhiozzare.
Perché? Perché lei?
Poco dopo la porta della mia camera si aprì e non mi presi neanche la briga di controllare chi fosse. Quel qualcuno si sedette accanto a me.
<< Tesoro, cosa è successo? >> mi chiese mia zia, accarezzandomi i capelli.
Cercai di smettere di piangere, ma non ci riuscii. Lei mi mise un braccio intorno alle spalle e mi avvicinò a sé.
<< Ehi, Chad, calmati tesoro >> mi disse, dolcemente.
<< Melanie.. è.. è in ospedale >> dissi.
<< Cosa è successo? >>.
<< E’ malata al cuore. È in coma, dannazione! Se non le trapiantano un cuore nuovo.. >> non riuscii a finire e continuai a singhiozzare, stringendo le braccia intorno a mia zia.
<< Ssh. Andrà tutto bene, vedrai >> mi rassicurò.
Non so per quanto restammo in quella posizione. Quando mi calmai, sollevandomi da terra, mi sedetti sul letto.
<< Hai mangiato qualcosa? >> mi chiese.
<< No. Sto bene così >> risposi.
Lei sospirò. << Cerca di riposare, va bene? >> mi chiese poi, baciandomi in fronte. Io annuii e lei uscì dalla stanza.
Mi spogliai e subito mi infilai nel letto. Non appena poggiai la testa sul cuscino, crollai nel sonno, sperando che mi avrebbe fatto stare almeno un po’ meglio.

Quella notte mi svegliai di soprassalto quando qualcuno mi scosse per il braccio. Mugolai.
<< Chad >> sentii mio fratello che sussurrava il mio nome.
Aprii gli occhi, ancora assonnato. << Cosa c’è? >> chiesi.
<< Chad, non riesco a dormire. Tu stai male e io non ce la faccio >>.
Cominciai a svegliarmi del tutto e guardai l’orologio sul comodino: 3.18.
<< Evan, è tardi >> dissi, soltanto.
<< Posso dormire con te? >>.
Io annuii e lui saltò sul letto, infilandosi sotto le coperte accanto a me.
<< Chad? >>.
<< Mmh? >> dissi, con gli occhi chiusi.
<< Non te ne andrai, vero? >>.
A quel punto li riaprii. << Dove vuoi che vada? >> chiesi esasperato.
<< Se accadesse qualcosa di brutto, non mi lasceresti qui e andresti via, vero? >>.
Sospirai. Credo che fosse la prima volta che Evan mi avesse visto così distrutto e la prima cosa che aveva pensato era che avrei potuto abbandonarlo. Proprio come mio padre aveva fatto con noi.
<< No. Non vado da nessuna parte. Adesso dormi, ti prego >> lo supplicai, mettendogli un braccio intorno all’esile vita.
Lo sentii annuire accanto a me. << Ti voglio bene, Chad >>.
Sorrisi appena, con gli occhi chiusi. << Anche io, Evan >> dissi, prima di crollare di nuovo nel mondo dei sogni.
 
La mattina seguente mi svegliai e di mio fratello non c’era neanche l’ombra. Probabilmente era andato a scuola e io non me ne ero neanche accorto.
Non sapevo nemmeno se la mia sveglia fosse suonata. Che importava? Non avevo certo intenzione di tornare a scuola, oggi.
Dovevo andare in ospedale. Il dottore di Melanie aveva detto che avremmo potuto vederla solo il giorno dopo. Oggi, appunto.
Mi alzai dal letto e mi infilai in bagno. Mentre mi preparavo mi guardai allo specchio: avevo già un filo di barba e i miei capelli erano decisamente troppo lunghi. Li tirai indietro e mi vestii.
Scesi in cucina e mangiai qualcosa al volo. La casa era completamente vuota: anche mia zia era andata al lavoro, ovviamente.
Uscii di casa e con la moto arrivai in ospedale che erano già le nove.
Salii in terapia intensiva, al secondo piano, dopo essermi informato. Le avevano dato una camera in quel reparto.
Arrivai davanti la porta e mi imbattei nella signora Carter.
<< Ciao >> mi disse, con voce laconica.
<< Giorno >>.
Lei mi fece un sorriso triste. << Dave è dentro. Puoi entrare >>.
Annuii. << Grazie >>.
Aprii la porta. Subito posai lo sguardo su Melanie: era legata a diverse macchine ed era completamente immobile.
Dave si era voltato verso di me, non appena avevo chiuso la porta. Aveva le occhiaie profonde e il viso pallido. Probabilmente non aveva dormito molto quella notte.
<< Ehi >> mi salutò.
<< Ciao >>. Presi posto nella sedia vuota accanto a lui.
<< Come stai? >> mi chiese.
Sollevai le spalle. << E tu? >>.
Lui sorrise tristemente, ma non rispose.
Restammo in quella posizione per non so quanto tempo, in silenzio, in attesa di qualcosa che potesse smuoverci. Sfortunatamente, non sembrava esserci nulla che potesse farlo. Dopo un po’ di tempo, Rachel ci aveva raggiunti e anche la signora Carter si era unita a noi.
 
I giorni erano diventati tutti uguali. Noi ragazzi eravamo tornati a scuola, mentre Melanie restava sempre nello stesso modo. Non si aveva ancora nessuna notizia sui donatori.
A scuola l’unico momento in cui riuscivo a rilassarmi un po’ e non essere una corda di violino, era quando indossavo i guantoni e colpivo il sacco all’interno della sala. La nostra sala. A volte mi fermavo e mi ritrovavo a fissare il materasso e la trave, immaginando Melanie distesa lì, con le cuffie intenta a disegnare e canticchiare. Sapevo che questo non sarebbe riaccaduto presto.
Oltre alla scuola, passavo il tempo in ospedale o in casa Carter, con Dave.
A parte le volte in cui lui stava con Rachel, eravamo sempre insieme. Stavamo iniziando a creare un legame che non avevo mai avuto con un altro ragazzo. Se fosse solo per la situazione in cui ci trovavamo, non lo so dire, ma cominciavo a pensare che adesso avessi un vero amico.
Sua madre si era ormai abituata anche alla mia presenza. Era felice che tenessi compagnia a suo figlio o che lo tenessi a galla nei momenti peggiori.
Eravamo seduti sul divano, a guardare qualcosa alla tv.
<< Non hai mai visto la camera di Melanie, vero? >> mi chiese.
Scossi la testa.
<< Ti va di vederla? >>.
<< Non lo so. Non voglio invadere la sua privacy >> dissi.
Sorrise. << Vieni >>.
<< Dave >>.
Lui iniziò a camminare verso il piano di sopra e sospirando lo seguii.
Aprì la porta di una camera e mi fece cenno di entrare.
Lo seguii all’interno. La camera era beige e color legno. Era perfettamente ordinata. Sulla scrivania c’erano diversi album da disegno e la libreria era colma di libri. Mi avvicinai mentre Dave restava poggiato alla porta.
I libri andavano dai fantasy ai romanzi rosa. Sorrisi: non c’era neanche un giallo. Però, mi soffermai particolarmente su alcune foto incorniciate, poggiate accanto ai libri. Raffiguravano Melanie dentro una palestra. Risalivano ovviamente a qualche anno prima. Ne presi in mano una: era in piedi, in posa sulla trave. Sorrideva verso la fotocamera e faceva il segno della vittoria con le dita.
<< Anche io adoro quella foto >> disse Dave, avvicinandosi.
<< E’ così.. >> iniziai a dire.
<< Genuina. Ecco cosa intendevo, quando ti parlavo di ciò in ospedale >> terminò per me.
Io annuii, senza staccare gli occhi dalla foto.
Poi, la signora Carter chiamò Dave e lui fece per andare di sotto. Posai la cornice e stavo per uscire dalla stanza quando il mio amico mi disse: << Puoi restare. Io torno subito >>.
Uscì dalla stanza, lasciandomi lì da solo. Mi voltai verso la scrivania e mi soffermai sugli album. Non volevo aprirli. Melanie mi aveva sempre detto di non farlo, ma quando su uno di essi, tra quelli più in alto, notai una C, non riuscii a resistere.
In un primo momento pensai che quella C poteva stare anche per Carter o Cole, ma anche il mio nome iniziava con quella lettera.
Lo aprii e mi ritrovai faccia a faccia con la sala attrezzi. Era perfettamente identica, con la trave e il sacco da box messi in risalto.
Quando sollevai il foglio però rimasi senza fiato. Il prossimo disegno non raffigurava più un luogo, ma una persona. Era davvero stupendo. Raffigurava un ragazzo scalzo e senza maglia. Delle ali nere e maestose gli uscivano dalla schiena e il suo viso era rivolto verso l’alto. I capelli lunghi gli cascavano indietro, mentre qualche ciocca era ancora sul viso. La cosa che mi fece spalancare gli occhi, era ciò che aveva sul petto. Era il mio tatuaggio e questo me lo confermava: il ragazzo disegnato ero proprio io.
Rimasi lì a fissarlo. Sentivo nella testa tutte le volte in cui Melanie mi aveva negato di vedere i suoi disegni. Presi il foglio tra le mani e solo così mi accorsi che ce n’erano degli altri. In uno di questi stavo anche tirando pugni contro il sacco e la canottiera metteva in risalto i muscoli delle braccia.
Sospirai e iniziai a sentirmi tremendamente in colpa per averli guardati. Sistemai tutto e chiusi l’album.
Mi sedetti appena sul divano alla finestra e portai le mani sugli occhi.
Non riuscivo più ad aspettare. Avevo bisogno di lei e ne ero pienamente consapevole.
“Melanie, ti prego, resisti.” continuavo a ripetermi ininterrottamente.




Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Rieccomi con il nuovo capitolo. Mi scuso se dovesse esserci qualche incongruenza medica, ma non sono perfettamente ferrata sull'argomento. 
Fatemi sapere cosa ne pensate. Alla prossima :)

 

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Capitolo 14
*** Punizione ***


Pov Chad
Tutto continuava a restare uguale. Quel pomeriggio ero da solo, nella stanza d’ospedale di Melanie. Avevamo costretto Dave ad andare via e a riposare e Rachel era andata con lui per accertarsene. La signora Carter, invece, dopo un paio di giorni era dovuta tornare a lavoro e ancora non era arrivata. Continuavo a rigirarmi tra le mani l’Ipod di Melanie. Lo avevo preso in prestito dal suo zaino: ascoltare la sua musica mi faceva sentire più vicino a lei. Solo in questo modo avevo scoperto una cartella di cui non ne sapevo l’esistenza: conteneva musica più triste o.. macabra. Nei momenti peggiori era la scelta più adatta e immaginavo che anche lei la utilizzasse nello stesso modo.
Iniziavo a pensare sempre di più alla nostra amicizia. Non avevo mai avuto un rapporto così stretto con una ragazza. Neanche con Sarah. Le ragazze con cui ero stato, beh, era un altro discorso. Di certo non frequentavano la mia stessa scuola e avevano altri interessi. Spesso le avevo conosciute ai match di pugilato. Con Melanie invece era diverso. Non era la stessa cosa che provavo per Sarah o per quelle ragazze, che dimenticavo piuttosto facilmente. Ero consapevole del fatto che lei mi avesse lasciato un segno.
La cosa che mise in chiaro ciò che provavo fu quando, un giorno, mi ero ritrovato nella stessa stanza con Rachel e Dave, in casa Carter. Il mio amico, stranamente, aveva un umore migliore del solito e i due piccioncini continuavano a sussurrarsi parole dolci e a stare appiccicati, mentre io guardavo la televisione. Quando Dave si era disteso, poggiando la testa su Rachel, mi ero accorto di essere.. infastidito. Quando i due avevano preso a baciarsi, non riuscii a resistere.
<< Diavolo, prendetevi una camera. Vado via, prima che qui finisca male >> avevo detto alzandomi da lì e uscendo di casa. Loro si erano voltati verso di me, probabilmente stupiti dall’acidità che avevo messo involontariamente in quella frase, ma non avevano detto nulla e si erano limitati a seguirmi con lo sguardo.
Chiusi la porta alle mie spalle e tirai un sospiro. Presi a camminare e solo allora mi accorsi che ciò che avevo sentito verso quei due non era vero e proprio fastidio. Spalancai gli occhi rendendomi conto: ero geloso di quei due e del loro rapporto. Ebbene sì, anche io avrei voluto averlo con.. Melanie. Avrei voluto stare tra le braccia della ragazza e baciarla come avevano fatto i miei due amici.
Scossi la testa. Era la prima volta che mi passavano quei pensieri per la mente. Ero consapevole già da tempo che Melanie fosse una bella ragazza e che mi attraesse, ma adesso avevo finalmente capito.
Io, Chad O’Connor, mi ero davvero innamorato della mia migliore amica.

Nella camera d’ospedale c’era un silenzio di tomba, che si frantumò quando la porta si aprì. Mi voltai per vedere chi fosse e incontrai lo sguardo della signora Carter.
<< Ehi >> mi sorrise, con l’aria stanca.
<< Salve >> risposi educatamente.
<< Dave? >> mi chiese.
<< E’ andato a casa a riposare un po’. Rachel è con lui >> spiegai.
Lei annuì. << Come va? >> mi chiese, poi, cogliendomi di sorpresa.
Sollevai le spalle. << A lei? >>.
<< Puoi anche darmi del tu, Chad. Sei parte della famiglia ormai >> mi disse.
<< Grazie >> risposi abbassando lo sguardo.
Lei si sedette accanto a me. << Devo essere io a ringraziarti. Per aiutare Dave e per essere sempre qui, per mia figlia >>.
Io scossi la testa. << Non sarei riuscito a starle lontano >> sussurrai, guardando Melanie.
<< So che hai un fratello: me lo aveva detto Melanie. Dovresti prenderti cura di lui e invece sei qui con noi. Lo apprezzo molto >>.
<< Anche Dave è diventato come un fratello per me >> dissi.
<< Melanie è stata fortunata ad averti incontrato >>.
<< Sono io quello fortunato >> risposi, prendendo la mano inerme di Melanie.
<< Anche voi avete perso qualcuno, vero? >> mi chiese poi.
<< Sì. Mia madre è morta quando eravamo piccoli >>.
<< Mi dispiace. So che non è facile perdere qualcuno. Dopo la morte di mio marito non credevo potesse succedere di peggio. E invece.. Melanie si è ammalata >> tirò su con il naso e io mi voltai a guardarla. << Mio marito era contento che entrambi i suoi figli fossero sani. Credevamo tutti che la generazione fosse saltata. Di solito, questa malattia si manifesta presto. Mio marito ci soffriva da quando era bambino. Era riuscito a gestirla perfettamente, fino a qualche anno fa. Forse è stato un bene che non abbiamo avuto neanche il tempo di metterlo in lista per la donazione. E’ troppo difficile che diano due disponibilità alla stessa famiglia >>. Ormai lacrime silenziose le scendevano sul viso e io potevo solo ascoltare in silenzio. << Quando Drake è morto, è stato come se la malattia si prendesse gioco di noi. Dopo neanche sei mesi, Mel ha avuto il primo attacco. Avevo capito subito che era peggio di quella di Drake. Mio marito non aveva li aveva mai avuti come lei. Ed ecco il risultato. Stiamo qui ad aspettare qualche donatore che salvi mia figlia >> terminò, asciugando le lacrime con le mani. << Né io né Dave sopporteremmo di perderla >> disse dopo un attimo di silenzio.
<< Neanche io >> sussurrai.

Ero a scuola e camminavo per i corridoi con Rachel. Ebbene sì, dopo tutto questo tempo riuscivamo a sopportarci a vicenda. Alla fine non era una cattiva compagnia. A volte, però, parlava un po’ troppo per i miei gusti. Mentre passavamo, la gente ci lanciava occhiate stupite. Non si vedeva mica tutti i giorni Chad O’Connor con una ragazza. Beh, che non fosse Melanie, ovviamente. Solo il fatto che parlavo con Rachel stupiva metà scuola.
Sospirai. << Maledizione, adesso ho lezione di storia. Comincio ad odiare quel professore >> dissi.
<< Il professor Ross? Sai che è quello preferito di Melanie? >> mi disse lei.
Io roteai gli occhi. Beh, quel professore era giovane, biondo e con degli occhi troppo luminosi. Era normale che le ragazze ci perdessero la testa. Non si trattava mica di un cinquantenne con la pancia che riusciva solo a brontolare.
<< Lo immaginavo >> dissi.
<< Di certo non per quello che credi tu. Non siamo mica tutte oche pervertite come Tomson, noi. Mi stupisce che lo pensi >>. << Chi ti ha detto che sto pensando a quello? >> chiesi, infastidito.
<< Dal tuo sguardo, ovviamente. O forse sei solo geloso di Ross >> finì con un sorrisino. Io la fulminai con lo sguardo.
<< Chi è geloso del professore di storia? >> chiese Dave, unendosi a noi.
<< Nessuno >> dissi, mentre nello stesso momento Rachel diceva: << Chad >>.
<< Non è vero >> mi voltai verso la ragazza.
<< Oh, sì che lo è. Solo perché Melanie lo adora >> rise.
Io sospirai pesantemente, mentre Dave ridacchiava. << Vado in classe >> scrollai la testa e mi voltai di colpo, diretto verso l’aula di Ross. Nel modo di girarmi però qualcuno mi finì addosso. Sollevai gli occhi e incrociai lo sguardo di Cole Mayer.
<< Ehi! Sta attento a dove metti i piedi, O’Connor >> mi disse con tono sprezzante.
<< Mayers, non rompere. E scansati >> dissi nello stesso tono.
Lui sorrise: << Assolutamente no. Anzi, dovresti chiedermi scusa >>.
<< Non devi tornare dalla tua ragazza? >>.
<< Se tu non me l’avessi rubata >> mi rinfacciò.
Io non ci vidi più. << Non provare neanche a dire il suo nome. E dato che ne avevi due, puoi sempre andare dall’altra. O ti ha mollato anche quella? >> chiesi acidamente.
<< Stronzo >>.
<< Come mi hai chiamato? >>.
Lui rise. << Hai capito bene, O’Connor. Sei uno stronzo >>.
<< Forse è meglio che mi lasci perdere. Potrebbe finirti male >> lo minacciai. Diavolo, ero così furioso.
<< Dai, avanti. Non lo faresti mai qui >>.
Sorrisi. Mi aveva appena chiesto di picchiarlo? Con piacere. Il mio pugno gli arrivò dritto sulla mascella. Lui, che non se lo aspettava barcollò indietro, ma quasi subito si rialzò e si lanciò contro di me. Ci stavamo picchiando nei corridoi della scuola, mentre la gente intorno a noi guardava. Avevo sentito Dave che diceva il mio nome, ma non riuscivo a fermarmi. Ero disgustato da quel ragazzo ed ero incazzato per come aveva trattato Melanie. Dopo quella volta non ero ancora riuscito a fargliela pagare. Ero sopra Cole, che era riuscito, chissà come a spaccarmi il labbro, e gli diedi un pugno sul viso. Sentii il suo naso rompersi sotto la mia mano, ma nello stesso momento qualcuno mi tirò via. Anzi, erano due persone: Dave e il professor Ross stavano cercando di trattenermi dal saltare di nuovo addosso a Cole.
<< Chad! Basta così >> disse il professore, mentre io mi staccavo da loro in malo modo. Cole era ancora per terra, che si teneva il naso sanguinante tra le mani e piagnucolava. << In presidenza, adesso >> mi ordinò Ross, mentre un’altra professoressa era già china su Mayers.
<< Portalo in infermeria, Hanna. Lui farà i conti con il preside successivamente. Tornate tutti in classe, non c’è niente da vedere! >> urlò poi verso gli alunni in corridoio, mentre mi seguiva in presidenza. Dovetti aspettare seduto sulle sedie per parecchi minuti. Intanto il professore mi stava porgendo un fazzoletto e mi guardava con l’aria arrabbiata, pietosa e soprattutto preoccupata. Lo presi per asciugare il sangue che avevo sul labbro e quello colato sul mento.
Poi, il preside uscì dalla stanza reale e ci fece entrare. Mi fecero accomodare sulla poltrona d’onore, mentre Ross restava in piedi.
<< Signor O’Connor. Siamo sempre stati pazienti con lei. Le abbiamo concesso le assenze ai corsi e le fughe improvvisate, ma adesso.. una rissa? Ha superato il limite. Posso sapere perché è iniziata? >> mi chiese il preside.
Io sollevai le spalle. << Mi ha insultato e provocato >> spiegai.
Il preside Hollis sospirò pesantemente. << E va bene, signor O’Connor. O veniamo ad accordi, o verrete puniti entrambi dopo aver parlato con i vostri genitori >>.
<< Quali genitori? >> chiesi, facendo lo sbruffone. Il preside mi fulminò con lo sguardo.
<< Ti posso offrire un accordo. Ridiamo a sua zia una speranza su di lei. Non dovrà saltare più corsi, se non per cose strettamente necessarie. E sottolineo, una fuga nella sala attrezzi non è strettamente necessaria. Inoltre, dovrà restare tutto il pomeriggio a scuola per scegliere un college e per rimettersi al passo con tutte le materie. Il professor Ross sarà felice di aiutarla >>.
Io spalancai gli occhi. << Tutto il pomeriggio? No. Non è possibile. Non posso restare tutto quel tempo >> dissi velocemente.
<< E perché? >>.
<< Sa, signor Hollis. Ho una vita fuori da questo edificio e ho altri.. impegni >> dissi.
<< Impegni. Non saranno certo più importanti di questo. Resterai fino alle 6.30 >>.
<< Non potete darmi una normale punizione e chiamare mia zia? >> chiesi, esasperato.
<< Oh, non si preoccupi. La chiamerò personalmente sua zia. Ma il provvedimento resterà lo stesso. Lo prenda come un accordo, piuttosto che una punizione, se preferisce >>.
<< Ma.. io.. >> mi interruppi. Non volevo raccontare a uno stupido sessantenne che passavo i pomeriggi in ospedale con Melanie.
<< E’ meglio se restasse a scuola fine alle 5, signor Hollis. Due ore in più saranno sufficienti per recuperare il tutto >> disse a quel punto il professor Ross. Io alzai lo sguardo verso di lui. Mi stava davvero aiutando?
Il preside ci pensò su, poi disse: << E va bene. Come preferisce. Ma lo trattenga dopo le lezioni fino a quando riterrà necessario. Inizierete oggi stesso >> terminò.
<< Certamente >> disse il professore.
<< Potete andare >> ci congedò il preside, sospendendo la nostra conversazione.
Mi alzai in piedi velocemente e uscii dalla stanza, seguito dal professor Ross.
<< Non tardare oggi, mi raccomando. Ti aspetto nella mia aula >> mi disse, prima di andare verso la sua classe.
Sospirai pesantemente. Ecco a cosa mi aveva portato la lite con Mayers. Era stata soddisfacente, sì, ma per poco perdevo l’intero pomeriggio e quindi le mie visite a Melanie. Diamine! Mi diressi nella classe di inglese, dove la professoressa era già stata informata e mi stava aspettando. Tutta la classe mi guardava, ma me ne fregai e mi andai a sedere al mio posto. Mi voltai verso la finestra e vidi il mio riflesso. Merda, avevo già il labbro inferiore decisamente gonfio. Mi voltai di nuovo verso la professoressa e per la prima volta cercai davvero di ascoltare qualcosa.

A mensa andai direttamente in cortile cercando un po’ di solitudine, ma presto Dave mi raggiunse.
<< Diavolo, hai quel labbro enorme, amico >> mi disse.
<< Lo so. Ma aspetto con ansia di vedere che lavoro ho fatto sulla faccia di Mayers >> ghignai.
Lui si sedette accanto a me per terra, sotto l’albero in cui avevo preso posto. << La sua faccia è decisamente peggio della tua >>.
<< Bene >>.
<< Che cosa ti hanno fatto? Qual è stato il verdetto? >> mi chiese.
Io sospirai. << Devo trattenermi due ore in più dopo la scuola, a partire da oggi. Il professor Ross mi farà da badante. Non posso più progettare fughe e devo rimettermi al passo >> risposi.
<< Non dovevi farlo >> mi disse.
<< Senti, non venirmi a dire cosa dovevo fare o non fare. Combino tutti i casini che voglio nella mia vita di merda, ok? Non rompere. E poi volevo ridurlo in quello stato da tanto tempo >> ribattei arrabbiato.
Lui non disse nulla, capendo che era meglio lasciar perdere. << Ci vediamo più tardi? >> disse con voce atona, alzandosi da lì e iniziando a camminare.
<< Dave, aspetta >> dissi, dopo aver sospirato pesantemente.
Lui si voltò. Non volevo che mi guardasse in quel modo: come se lo avessi ferito. << Mi dispiace, ok? Non volevo prendermela con te >> gli dissi.
Lui annuì e fece un piccolo sorriso. << A stasera >> disse. Io annuii e lui andò via.

Alla fine delle lezioni mi diressi direttamente nell’aula di Ross. Non che ne avessi voglia, ma avevo capito che avrei dovuto farlo.
Entrai e lui era già lì. Mi fece sedere di fronte a lui, nel primo banco e io iniziai ad aprire i libri.
<< Chad, possiamo parlare prima di iniziare? >> mi chiese.
<< Come se avessi scelta >> borbottai.
<< Sono stato io a proporre soltanto due ore, ricordi? Sto solo cercando di aiutarti >> mi disse.
<< E come? >> chiesi.
<< So come passi i pomeriggi. Ho visto quanto eri distrutto dopo ciò che è successo a Melanie. Siete molto amici, da ciò che ho capito e quindi è normale che tu reagissi in quel modo >> disse.
Diavolo, lui non sapeva proprio niente di me e Melanie e sicuramente non sapeva come mi sentivo al riguardo. << Perché non cambiamo discorso? Non voleva fare storia? >> chiesi, infastidito.
Lui sospirò. << Voglio solo che tu sappia che se avessi bisogno di parlare, io sono sempre disponibile. Puoi anche sfogarti con me, quando vuoi >> terminò. Io lo guardai in silenzio, scocciato e lui continuò: << Ok, adesso abbiamo altre cose importanti da fare. Come lo studio o parlare del college >>.
<< Risparmi un po’ di fiato. Non mi importa del college >>.
<< Che vuoi dire? Non hai intenzione di andarci? >>.
<< Secondo lei? Le sembro uno che andrà al college? Uno di quelli che studiano l’ultimo anno pensando a quale università scegliere? No, grazie >> risposi.
<< Perché? >>.
<< Non posso andarmene da qui >> dissi.
<< Ci sono college molto vicini a Dover, lo sai? >>.
Sospirai. << Non m’importa >>.
<< Chad. Il college è importante >>.
Mi spazientii. << Senta, cosa cambia a lei se io ho intenzione di lavorare al posto che studiare? Non posso lasciare mio fratello qui e non ho abbastanza soldi per farlo, ok? >>.
<< Esistono le borse di studio >> continuò imperterrito.
<< Per me? Non credo proprio. Non sono un genio e non ho un reddito familiare così basso, anche se la situazione è decisamente complicata >> dissi a denti stretti.
<< Puoi provare con lo sport >>.
<< Io non faccio sport >>.
<< E il pugilato come lo chiami? >> mi chiese.
<< Divertimento >> sorrisi.
Lui sospirò: << Va bene. Torneremo sull’argomento un’altra volta. Per adesso mettiamoci al lavoro >>.
Io non dissi nulla e così iniziammo la nostra prima lezione extra.

Quando uscii da scuola ero decisamente stanco. Mi diressi verso la moto e tirai fuori il cellulare. C’era un messaggio di Dave: “Quando finisci, raggiungici in ospedale. Ci sono novità”.
Spalancai gli occhi e velocizzai il tutto. In pochissimo tempo arrivai in ospedale e poi al secondo piano. Fuori dalla stanza di Melanie, trovai Dave e Rachel che parlavano tra di loro. Quando mi videro, si zittirono.
Iniziai ad agitarmi e non appena fui davanti a loro, Dave parlò: << Abbiamo ottenuto la disponibilità. Operano Mel tra qualche giorno >>.
Mi fece un piccolo sorriso, mentre io spalancavo gli occhi. << Dici sul serio? >> dissi deglutendo. Dave annuì e il suo sorriso si ampliò. Qualcosa dentro di me si mosse: era il mio cuore, intento a fare le capriole.





Angolo dell'autrice: Ehilà! Ecco il nuovo capitolo! Finalmente qualcosa si è smosso. Ora aspettiamo solo che Melanie torna tra noi. 
Per quanto riguarda Cole, beh, avrete capito che non lo sopporto come personaggio. E riesce solo ad avere una lezione dagli altri due ragazzi (E pensare che inizialmente lui doveva avere il ruolo principale nella storia. Ma poi la mia fantasia ha partorito Chad e perciò ecco qui il risultato eheh).

D'ora in avanti andrò veloce con i capitoli. Molti di essi li ho già scritti da un po' e per ciò che avevo in mente sono decisamente in ritardo, perciò vi ritroverete a leggerne un paio molto vicini l'uno dall'altro.
Grazie per chi continua a leggere la storia e per chi lascia un commentino :)
Alla prossima!

 

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Capitolo 15
*** Resta con me ***


Pov Melanie
L’ultimo viso che avevo visto prima di crollare era quello di Chad. Mi chiamava e mi guardava in modo sofferente. Sofferenza. Era proprio quello che sentivo in quel momento. Ma era eccessivamente troppa da sopportare. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, era più forte di me. Poi, ricordavo soltanto che le ombre e il vuoto mi avevano avvolta.
 
La prima cosa che sentii, dopo non so quanto tempo, erano le voci intorno a me. Due voci per l’esattezza. Stavano sussurrando, ma erano così familiari. Li sentivo parlare di operazione imminente e altre cose che non capivo.
Dave. Era la sua voce quella che sentivo. In quel momento riaprii gli occhi. Intorno a me, tutto era troppo bianco. Ero distesa in un letto, bianco come tutto il resto. Mi agitai tra le lenzuola, poi misi a fuoco ciò che avevo davanti.
Era una stanza d’ospedale. Sentivo il continuo bip della macchina che avevo accanto e l’eccessivo odore di disinfettante.
<< Melanie >>. Mio fratello si avvicinò a me e mi prese per mano. << Oh, piccola, sei sveglia >> disse sul punto di piangere.
<< Cosa..? >> la mia voce era troppo roca. Mi schiarii la gola. << Che è successo? >> sussurrai.
<< Sei in ospedale, tesoro >>. La voce di mia madre. Spostai lo sguardo dall’altra parte del letto e misi a fuoco la sagoma di mia mamma: i suoi capelli rossi e il suo sguardo triste.
<< Hai avuto un brutto attacco, Mel >> mi spiegò mio fratello.
Poi delle infermiere e un dottore entrarono e i miei familiari smisero di parlarmi. Dopo svariati controlli, in cui mi chiesero anche ciò che ricordavo dell’accaduto rimasi di nuovo in presenza dei miei cari, che si sedettero accanto a me.
<< Mel, tesoro. Devo dirti una cosa >> iniziò mia madre.
La guardai in silenzio. Avevo gli occhi lucidi, ma aveva sul viso un piccolo sorriso.
<< Domani.. ti opereranno. Avrai un cuore nuovo, Mel >> disse, cercando di non piangere.
Non capivo se fosse felice o triste. << Mi hanno donato un cuore? >> sussurrai a voce troppo bassa.
Mia madre però mi sentì e annuì.
<< E dopo starai bene. Tornerai ad essere te stessa e usciremo da qui, te lo prometto >> disse mio fratello.
<< Dave >> dissi soltanto, con gli occhi improvvisamente lucidi e lui si avvicinò a me.
<< Cosa c’è? >> mi chiese, spaventato.
<< Resti con me, stanotte? >> gli chiesi. Avevo sentito dire ai dottori che solo una persona poteva rimanere durante la notte. Prima dell’intervento di domani, a quanto pareva.
Lui spalancò gli occhi. << Forse mamma sarebbe meglio, lo sai.. >> iniziò a dire senza guardarmi.
Lo sapevo anche io. E sicuramente non volevo far soffrire mia madre più di quanto non avessi fatto già, ma avevo bisogno di lui. Soprattutto prima del trapianto.
<< Va tutto bene, Dave. Puoi restare. Sono tranquilla ugualmente se ci sei tu con lei >> disse mia madre, interrompendo i miei pensieri.
<< Mi dispiace, mamma >> dissi, voltandomi verso di lei.
<< No, tesoro mio. Non dispiacerti. Mi sta bene: so che hai bisogno di tuo fratello >> mi sorrise. Io ricambiai e lei si avvicinò per darmi un bacio. La strinsi a me, senza pensarci due volte e lei ricambiò subito, facendosi sfuggire un singhiozzo.
<< Vado un attimo fuori. Torno subito, tesori, d’accordo? >> disse, poi staccandosi da me. << Informo anche i vostri amici >> terminò.
Io mi voltai verso Dave. << Amici? >> chiesi. Lui annuì e sorrise.
<< Rachel e Chad. Sono qui fuori, ma i dottori hanno fatto entrare solo la famiglia >>.
Loro erano lì fuori per me? Sentii le lacrime che mi salivano agli occhi.
<< Non posso vederli? >> gli chiesi.
Dave sospirò. << Potrai vedere solo uno di loro. Prima degli interventi è consigliato vedere solo i familiari, ma se vuoi, puoi vedere una persona a piacimento. Sta a te scegliere, Mel >>.
<< Chad. Voglio vedere lui >> dissi troppo in fretta, facendo sorridere mio fratello.
<< Posso farlo entrare. È qui fuori che spera di poterlo fare >>.
Io annuii. << Dave. Diresti a Rachel che mi dispiace? E che le voglio tremendamente bene >> dissi.
Dave annuì. << Lei capirà >> disse, uscendo dalla stanza.
Sospirai e chiusi un attimo gli occhi, poggiando la testa sul cuscino.
Quando la porta si aprì però, aprii subito gli occhi.
Chad era appena entrato nella stanza. << Melanie >> sussurrò, sorridendo.
Lo guardai con gli occhi spalancati senza dire una parola e gli sorrisi, mentre prendeva posto sulla sedia accanto al letto.
Avvicinai la mano al suo viso, istintivamente e accarezzai i suoi capelli, toccando appena sopra la sua fronte.
<< Li hai tagliati >> dissi, mentre lui mi guardava con le sopracciglia sollevate.
Chad annuì, sorridendo appena.
<< Perché? >> gli chiesi.
<< Perché stavano diventando come i tuoi >> mi disse, mentre il suo sorriso si ampliava.
Anche io sorrisi. << Mi piacciono. Ti stanno bene >> dissi.
<< Rachel mi aveva detto che ti sarebbero piaciuti >>.
<< Ecco perché è la mia migliore amica >> sussurrai, confermando il fatto che avesse ragione.
Poi Chad mi prese la mano, che avevo riappoggiato sul letto e intrecciò le dita con le mie.
<< Perché non me lo hai detto? >> mi sussurrò, senza guardarmi.
<< Mi dispiace >> riuscii a dire.
<< Mi hai spaventato a morte >>. Alzò lo sguardo e vidi che aveva gli occhi lucidi.
La mia bocca si aprì leggermente per la sorpresa. Stava per piangere? Non lo avevo mai visto in quel modo.
Deglutii. << Lo so >> sussurrai.
Dopo un attimo di silenzio tornò a parlare: << Perché non hai chiesto di far entrare Rachel? >>.
Io sollevai le spalle. << Non lo so. Volevo solo.. vederti. Chad, mi.. mi dispiace per quello che è successo. Non pensavo che sarebbe potuto.. >>.
Mi interruppe. << Ehi, va tutto bene. L’importante è che tu sia qui. Adesso >> cercò di rassicurarmi.
Io annuii, poi sussurrai: << Non riesco a credere che domani mi trapianteranno un cuore nuovo >>.
<< Ehi, andrà tutto bene. Starai bene >> mi disse.
Sospirai. << Non avrei mai pensato di arrivare a tanto. Mio padre riusciva a fare anche due sport da ragazzo. E io non posso farne nemmeno uno. E adesso.. ho paura. Ho tremendamente paura >> risi tristemente << penserai che sono una stupida. O debole. Dovrei essere felice per il trapianto e invece, ho solo paura >>.
Sentii la presa della sua mano stringersi un po’ di più.
<< E’ normale avere paura. Non sei debole. Sei una delle persone più forti che conosca, Mel >> mi disse.
Spalancai gli occhi alle sue parole. Per di più, era la prima volta che Chad utilizzava il mio nome in modo abbreviato.
Annuii. << Raccontami qualcosa di normale. Come va a scuola o qualcosa del genere >> gli chiesi.
<< A scuola. Uhm, beh.. cosa posso dirti? Sempre la solita solfa. Lezioni, pranzi, risse.. >> cominciò a dire.
<< Risse? Questo non è normale, Chad >> dissi, stupita.
Lui sorrise beffardo. << Forse mi è capitato di picchiarmi con Cole Mayers >> disse, fiero di sé.
Spalancai gli occhi. << Cosa? E Perché? >>.
<< Mi ha provocato. E dovevo chiarire delle questioni >> spiegò soddisfatto, mentre io scuotevo la testa.
<< Sei incorreggibile. Immagino che tu lo abbia conciato per bene >> dissi.
Lui annuì: << Certo >> sorrise.
<< E tu? Ti ha fatto male? >> chiesi preoccupata.
<< A dire il vero mi ha spaccato il labbro. Ma io gli ho rotto il naso. Direi che siamo pari >>.
Io scoppiai a ridere. << Pari? Gli hai rotto il naso. Direi che hai proprio vinto >>.
<< Non lo faccio sempre? >> si pavoneggiò, sorridendo.
Io sorrisi. << E la sala attrezzi? >>.
<< Sempre la stessa, credo >>.
<< Credi? >>.
<< Diciamo che non ci ho passato molto tempo, dopotutto >> mi spiegò.
Sollevai le sopracciglia, sorpresa.
<< Non era lo stesso senza di te >> sussurrò senza guardarmi. Lo vidi arrossire e io sorrisi. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, lo sapevo, gli ero mancata.
<< E poi dopo la rissa, Hollis mi ha proibito di fuggire lì durante le lezioni >> aggiunse, tornando a guardarmi.
Io risi. E lui continuò: << Beh, a parte passare due ore in più, ogni pomeriggio con Ross >> rabbrividì.
<< Quella non la chiamerei punizione >> dissi, sorridendo ironicamente.
<< Per te o per qualunque altra ragazza. Ma non per me >> rispose.
<< Chad. Ma che c’entra? È un bravo professore e ti puoi fidare di lui >>.
<< Mmh >> disse, poco convinto.
<< Chad, posso.. avere qualcosa di tuo? Mi farebbe piacere, sai.. prima di domani >> balbettai.
<< Qualcosa di mio? >> chiese, spalancando gli occhi. << Cosa..? >> iniziò a chiedere, controllandosi le tasche.
Io ridacchiai, mentre lui scuoteva la testa. << A parte la mia felpa non ho niente da poterti dare, Ariel >> si scusò, grattandosi la testa.
<< Andrà benissimo anche quella >> dissi, sorridendo.
Lui annuì. << Se ti fa stare meglio >> disse e si tolse la felpa con la cerniera, restando a maniche corte.
Si alzò e la poggiò nella spalliera del letto, appena sopra la mia testa.
<< Grazie >>.
Lui annuì e mi sorrise.
<< Devo andare adesso. L’orario delle visite sta per terminare e Dave e Miranda devono preparare tutto >> disse.
<< Miranda? Da quando siete così intimi? >> lo derisi.
<< Ti sei persa un paio di cose, Ariel >> mi rispose, sorridendo.
<< Oh oh. Dovrai raccontarmele, queste cose >>.
<< Sì, forse >> mi prese in giro.
Si alzò in piedi e si sporse verso di me. Mi baciò sulla fronte. << Ci vediamo dopo il trapianto, Melanie >> sussurrò, facendomi rabbrividire.
Io annuii e sorrisi.
Lui fece per uscire, ma io lo bloccai, prima che aprisse la porta.
<< Chad >>.
Si voltò verso di me, in attesa.
<< Mi.. mi prometti una cosa? >> chiesi.
<< Cosa? >>.
<< Dopo il trapianto, mi porterai a vedere qualche match di pugilato? Mi piacerebbe vederti sul ring >> dissi.
Lui sorrise. << Te lo prometto >> rispose, uscendo di lì e lasciandomi con un sorriso stampato sul viso.

Pov Dave
Quando Melanie mi aveva detto che voleva vedere Chad non mi ero sorpreso più di tanto. mi aspettavo che avrebbe scelto lui.
Uscii dalla stanza: Chad camminava avanti e indietro e quando mi vide si fermò di colpo; Rachel, invece, che era seduta si alzò in piedi.
<< E’ sveglia >> dissi, sorridendo.
<< Come sta? >> chiese Chad, subito.
<< Va a chiederlo tu stesso. Ti sta aspettando dentro >> gli annunciai.
Lui spalancò gli occhi. << Posso entrare davvero? >> chiese, stupito. Sapevano che c’era la possibilità di vedere solo uno di loro ed evidentemente non se lo aspettava.
Io annuii e mi avvicinai a Rachel. Chad non disse altro e andò all’interno.
Passai un braccio intorno a Rachel, che sospirò.
<< Le dispiace un sacco, Rach. Voleva che te lo dicessi e che ti vuole tremendamente bene >> le sorrisi.
<< Lo so, lo capisco. Ero consapevole che l’avrebbe vista lui. Anche io avrei scelto te >> disse.
<< Ma Chad non è il suo ragazzo >> mi accigliai.
Lei sorrise: << Ancora per poco >> mi sussurrò.
 
Quella sera ero rimasto solo con Melanie. Mia madre era già andata via, dopo averle fatto gli auguri per la mattina dopo e averla stritolata in uno dei suoi abbracci.
Le avevo detto che Rachel non se l’era presa affatto e che le mandava un forte abbraccio. Era tranquilla, sapendo che io ero con lei e aspettava di vederla con ansia dopo il trapianto.
<< Dave, dimmi cosa mi sono persa >> mi chiese.
<< Su cosa in particolare? >>.
<< Chad >> fu la sua risposta immediata e io sorrisi.
<< Cioè.. tu, lui.. cosa è successo? >> chiese.
<< Siamo diventati amici. Beh, lo eravamo già.. ma adesso è come se avessi il fratello più grande che non abbiamo mai avuto >> sorrisi.
Lei spalancò gli occhi. << Anche per mamma è così? >> chiese.
<< In un certo senso. Chad ha passato molto più tempo in casa nostra di quanto tu possa immaginare. Mamma continua a ripetermi che è un bravo ragazzo e lo elogia continuamente. Credo che vorrebbe sostituirmi con lui >> dissi ironicamente.
Lei rise. << E chi se lo aspettava? >>.
Risi insieme a lei, poi mi ricordai di una cosa. << Ah, dimenticavo. Tieni >> tirai fuori il suo Ipod. << Me lo ha dato prima Chad. Lo aveva lui e pensava che potesse servirti prima dell’operazione. Si è scordato di restituirtelo prima >> dissi.
<< Lo aveva lui? >> mi chiese stupita.
<< Sì, lo aveva preso in prestito >>.
Lei annuì e lo prese. Lo poggiò sul comodino, mentre io dicevo: << Quella è la felpa di Chad? >>.
Lei ridacchiò: << Sì. Una sorta di portafortuna >> mi spiegò.
<< La sua felpa? >> chiesi scioccato.
<< Beh, sì. Non potevo togliergli altro >> disse, ghignando.
Io scossi la testa mentre lei la prendeva in mano.
<< Sei incorreggibile >> le dissi.
Lei rise e poi portò la felpa al viso. << Dio, quanto è buono >> disse, respirando l’odore dell’indumento. Era come se in quel momento non fossi con lei nella stanza.
Aggrottai le sopracciglia. << Mel, posso farti una domanda? >>.
Lei si voltò a guardarmi. << Certo >> disse, continuando a tenere in mano la felpa.
<< Chad.. ti piace, non è vero? >> le chiesi.
<< Certo che mi piace. Non sarebbe il mio migliore amico se non mi piacesse, no? >> disse, come se fosse la cosa più ovvia.
Io sospirai, alzando gli occhi al cielo. << Mel, sai che intendevo. Lui ti piace, come a me piace Rachel? >>.
Lei spalancò gli occhi: << Cosa? Ma che dici? Io e Chad siamo solo amici >> ribatté subito, arrossendo.
Io risi. << Ok, ho capito >> dissi alzando le mani in segno di resa.
La serata passò abbastanza velocemente. Prima di andare a dormire però, Melanie ebbe una sorta di attacco di panico.
La mattina dopo, appena sveglia, avrebbe avuto il trapianto e lei era spaventata a morte.
<< E se.. se non dovesse riuscire? E se andasse male? >> mi chiese, con gli occhi pieni di lacrime.
<< Ehi, ehi, Mel. Non dirlo neanche per scherzo. Andrà bene. Uscirai da qui prima di quanto tu creda. Non farti prendere dal panico, ok? Sono qui con te >>.
<< Ma non ci sarai domani >> disse, iniziando a piangere.
<< Mel, non ti lascerò. E tu non ti accorgerai nemmeno che io non ci sia, va bene? È come se dormissi per qualche ora. E quando ti sveglierai sarò lì con te. Ti fidi di me? >> cercai di rassicurarla, asciugandole le lacrime.
<< Sì >> sussurrò.
<< Starai bene >> le dissi e lei annuì.
<< Ti voglio bene, Dave >> mi disse. Io la baciai in guancia.
<< Anche io te ne voglio, sorellina. Da morire >> risposi.
Così lei si rassicurò e noi andammo a dormire, aspettando l’operazione del giorno dopo.
 
Pov Chad
Io, Dave, Miranda e Rachel eravamo seduti nel corridoio dell’ospedale. Melanie era stata portata in sala operatoria abbastanza presto quella mattina e nessuno di noi era andato a scuola. Il giorno prima, avevo già avvisato Ross, dicendogli che non sarei venuto. Lui aveva subito capito e aveva annuito, dicendomi di fare gli auguri a Melanie.
Ormai quasi tutta la scuola sapeva in che situazione fosse la ragazza e soprattutto i professori erano sempre informati sulla questione.
Ross mi aveva anche chiesto se volessi parlare con lui al riguardo, ma gli avevo risposto che non avevo bisogno di un fottuto psicologo né di un professore rompipalle. Forse ero stato un tantino esagerato, ma lui non si scompose nemmeno. Aveva annuito e aveva iniziato la lezione.
Continuavo a fare avanti e indietro nel corridoio e di tanto in tanto tornavo a sedermi. Così faceva Dave, mentre le due donne si limitavano a stare sedute o a parlare tra di loro. Come ci riuscivano, non me lo sapevo spiegare.
Quando mi sedetti per terra, Dave mi raggiunse e mi affiancò.
<< Teso? >> mi chiese, ironicamente.
<< Mai quanto te >> ribattei, con un piccolo sorriso.
Lui ridacchiò nervosamente.
<< Dio, non ce la faccio più ad aspettare. Sono lì dentro già da tre ore >> disse.
<< Già >> sospirai. << Ieri sera.. era spaventata? >> gli chiesi.
<< Diavolo, sì. Ci ho messo decisamente troppo per calmarla >> disse.
<< Avrei voluto essere lì per lei >> sussurrai.
Lui mi sorrise. << La tua felpa è stata molto utile per quello >>.
Io sollevai le sopracciglia.
<< Ha dormito tutta la notte tenendola addosso >> continuò a dire.
Davvero lo aveva fatto? Pensai, contento.
Sorrisi, guardando per terra.
<< Ehi >> disse dandomi un colpo con il ginocchio. Lo guardai: << Tornerà più forte di prima >> mi assicurò.
<< Lo so >>.
E così, seduti uno accanto all’altro, in un corridoio ospedaliero, continuammo ad aspettare in silenzio. Un silenzio che tra di noi non aveva bisogno di essere riempito in alcun modo.






Angolo dell'autrice: Ehilà! Eccomi con il capitolo nuovo. E finalmente Melanie si è svegliata. Allora, diciamo che non sono davvero sicura che prima del trapianto funzioni in quel modo, ma spero che sorvolerete. Mi servono certe scene e perciò.. ecco qui. Eheh, finalmente il nostro Chad si è tagliato i capelli. E per questo vi lascio un piccolo regalino. 

PRIMA                                                                                    DOPO


Aspetto con ansia un vostro parere. Alla prossima :)

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Capitolo 16
*** Svolta profonda ***


Pov Melanie
Ero sveglia. Anzi, no. Ero in uno stato più simile alla veglia. Sentivo piccoli spostamenti intorno a me e le mie parti del corpo erano indolenzite. Ero stanca. Riuscivo a malapena a muovermi e volevo solo dormire: cadere in un sonno profondo e recuperare le forze necessarie.
Qualcosa però mi riportò a galla. Le loro voci. La mia testa diceva di lasciar perdere e pensarci in un altro momento, ma il mio cuore mi portava lì. Cuore.
Cercai di sistemarmi nel letto, improvvisamente diventato scomodo. Ad ogni piccolo movimento però il petto mi doleva, quindi tornai a stare ferma.
Aprii gli occhi con fatica. C’era gente intorno a me, ma non riuscivo a mettere a fuoco i loro visi.
<< Mel? >>.
Mi lamentai, poi la mia vista si schiarì. Aveva parlato mio fratello, fermo davanti a me ai piedi del letto.
<< Dave >> sussurrai lentamente.
<< Ben svegliata >> mi disse.
Poi mi guardai attorno. Mmh, ero parecchio osservata.
Mia madre era seduta sulla sedia accanto al letto, che cercava di trattenere le lacrime; Rachel era dietro di lei, che poggiava le mani sulla spalliera della sedia; Chad invece, era in piedi, poggiato sulla scrivania.
<< Bene, sono ancora viva >> sussurrai stancamente, con un mezzo sorriso sulle labbra, prima di chiudere gli occhi.
Li sentii ridere, mentre mio fratello si avvicinava a me.
<< Certo che lo sei >> mi sussurrò, baciandomi in fronte.
Riaprii gli occhi. Dave era vicinissimo a me. Non riuscii a resistere e portai un braccio intorno al suo collo. Sentii il petto che tirava e mi lamentai appena.
<< Fa male? >> mi chiese preoccupato, facendo per allontanarsi.
<< Ssh. Non mi importa >> dissi trattenendolo. Poi, rendendomi finalmente felice, mise le braccia intorno a me e mi abbracciò.
Poi si staccò e sorrise.
A quel punto mi voltai verso mia madre e lei scoppiò a piangere definitivamente.
Io sorrisi e lei si fiondò verso di me.
<< Tesoro mio >> disse, baciandomi sulla guancia.
<< Sto bene >> cercai di rassicurarla.
Lei annuì e si rimise a sedere.
<< Ok, Rach. Vieni qui >> le dissi, incontrando il suo sguardo. Stava fremendo.
Lei squittì e mi mise le braccia intorno al collo, delicatamente.
<< Mi sei mancata così tanto, Mel >> mi disse, staccandosi appena da me.
<< Mi dispiace >> le dissi, cercando di farmi perdonare di tutto. Lanciai una piccola occhiata a Chad per farglielo capire. Anche lui mi stava fissando. Rachel sorrise in modo complice.
<< Figurati. Ti ho già perdonata >>.
Poi tornai a guardare Chad. Non appena incontrai il suo sguardo, lui sorrise.
<< Ehi, non mi sono mica scordata di te. Vieni qui >> lo incitai sorridendo e lui si avvicinò.
Mi abbracciò, cercando di essere il più delicato possibile. << Ben tornata tra noi >>.
<< Grazie >> sussurrai mentre si staccava da me.
Sospirai e poi mi riappoggiai al cuscino. Ero davvero stanca. Presto le voci divennero solo un sottofondo e i miei occhi si chiusero con estrema facilità, crollando così nel sonno.
 
Dopo poco tempo potei finalmente tornare a casa. Avevo ancora i punti, ma per quello avrei dovuto aspettare un paio di settimane. Pensavo che l’essere di nuovo a casa sarebbe stato bello, ma fu soltanto stressante.
Mia madre e mio fratello continuavano ad accompagnarmi ovunque, mi aiutavano in qualsiasi cosa e mi facevano moltissime domande in un minuto solo.
Non che avessero torto, ma iniziavo davvero a spazientirmi.
Rachel e Chad erano quasi sempre a casa nostra. Venivano dopo la scuola e soprattutto Rachel mi aiutava a rimettermi al passo con lo studio.
Non sarei stata a casa ancora per molto, anche perché altrimenti sarei impazzita.
Passavo le mie giornate sul divano o sulla poltrona, guardando la televisione o cercando di disegnare qualcosa. Gli unici momenti di svago erano le passeggiate che facevo con Dave o Chad, a seconda di chi fosse meno impegnato. Ormai i due erano diventati i miei badanti e facevano a gara a chi mi aiutasse prima.
Io, dal canto mio, mi stancavo molto velocemente e quindi, anche se avrei voluto, non potevo rifiutare il loro aiuto.
I momenti migliori però erano quando io e Rachel stavamo sedute sul divano di casa mia e parlavamo per ore di ciò che accadeva a scuola, o di pettegolezzi. Su questo Rachel era una vera macchina.
Non piccolo, anzi proprio grosso problema era che le prime settimane non riuscivo a gestire le mie emozioni.
Una volta, quando mi ero ritrovata da sola con Chad in camera mia ero finita completamente in lacrime, senza una ragione valida.
<< Che c’è che non va? >> mi aveva chiesto lui preoccupato.
A quel punto, iniziando a camminare per la stanza ero esplosa.
<< Sai che c’è? Sono stanca! Continuo a stare rinchiusa qui dentro a prendere medicine, quando vorrei solo tornare a scuola e tornare a vivere come una persona normale. E sai che può fare una persona normale? >> chiesi infuriata.
Lui in piedi davanti a me, mi guardava con gli occhi spalancati, incapace di dire qualcosa.
<< Te lo dico io cosa può fare. Può scendere e salire le scale senza l’aiuto di nessuno, per andare a dormire. Può mangiare decentemente. Continuo a mangiare cibo senza sale. Che diavolo di sapore ha il cibo senza sale? Nessuno, Chad. Nessuno. Per non parlare dei grassi, che posso sognarmeli solo di notte e.. e.. il cioccolato! Non posso mangiare cioccolato e forse è a causa dell’astinenza che mi ritrovo in questo stato adesso >> risi nervosamente, mentre continuavo a piangere.
<< Ho un cuore di chissà quale buon’anima, che non è mio, nel petto e non so quanto potrà sopravvivere dentro di me. E adesso.. sono qui davanti a te in lacrime e.. e non so neanche il motivo, dannazione! Non ne ho la minima idea >> terminai a denti stretti.
Chad aveva aspettato che finissi di sfogarmi, poi mi si era avvicinato.
<< Mel, è normale che ti senta in questo modo. Lo sarei anche io al tuo posto. Inoltre, Dave mi ha detto che sarebbe potuta accadere una cosa di questo tipo. Che le tue emozioni fossero in subbuglio e che avresti potuto piangere senza un motivo >> mi spiegò.
Io sospirai e poggiai la fronte sul suo petto.
<< Maledetto fratello che sa sempre tutto >> dissi, mentre lui mi metteva una mano sui capelli.
Chad rise: << Hai proprio ragione >> fu d’accordo.
 
Era già passato qualche giorno da quando mi avevano tolto i punti dalla ferita sul petto. Avevo anche iniziato a fare jogging e particolari programmi con un personal trainer specializzato, per rimettermi in sesto del tutto.
Ero quasi tornata alla normalità e lunedì sarei ritornata a scuola.
In quel momento mi trovavo davanti allo specchio. Continuavo ad aprire e chiudere il bottone della camicetta che avevo indossato.
Sospirai; aperto: un parte della cicatrice rosea si intravedeva sul petto bianco.
Chiuso: non si vedeva nulla ed era come se tutto fosse normale.
Aperto, chiuso, aperto, chiuso.
Ancora rabbrividivo vedendo la cicatrice per intero ogni volta che ero dentro la doccia, ma di certo non potevo nasconderla in quelle occasioni né potevo cancellarla. Che fare adesso?
Lasciai perdere un attimo, sospirando e incontrai il mio stesso sguardo allo specchio.
Sembravo sempre la solita me, ma sapevo che in realtà qualcosa era cambiato. Dopotutto avevo avuto pur sempre un nuovo cuore. Una nuova occasione. Dovevo iniziare ad accettarlo e dovevo sfruttarla.
Portai una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Stavano diventando indomabili e ormai avevano già raggiunto il mio fondoschiena.
Fu allora che mi venne un idea. Ero cambiata? L’avrei dimostrato. Avrei dato a vedere che il trapianto mi aveva resa più forte e ancora più vogliosa di vivere.
Lasciai il bottone della camicia aperto e sorrisi soddisfatta. Poi, andai alla ricerca del telefono.
Feci partire la chiamata rapida.
<< Rach, ho bisogno del tuo aiuto >> dissi, non appena lei rispose al secondo squillo.
<< Come posso aiutarti? >> mi chiese.
<< Hai la macchina giusto? Vieni da me e ti spiegherò >>.
<< Certo. Arrivo tra poco >> rispose. Poi riattaccò.
Scesi di sotto e trovai mio fratello e mia madre in cucina. Oggi era sabato e anche mia mamma aveva finito presto di lavorare.
<< Sta venendo Rachel a prendermi. Devo accompagnarla in un posto >> dissi.
<< Siete da sole? >> chiese mia madre, guardandomi preoccupata.
<< Sì, ma non staremo fuori per molto >>.
A quel punto il campanello suonò e loro mi seguirono alla porta.
Aprii. << Ehi, Mel. Sono qui. Dove dobbiamo..? >> si interruppe, notando che scuotevo la testa cercando di non farmi notare.
Guardò Dave e mia madre.
<< Oh, ciao >> disse entrando in casa.
<< Ciao. Mel ha detto che deve accompagnarti in un posto. Dove andate? Potrei accompagnarvi >> propose mio fratello. Rachel si voltò verso di me e mi fulminò con lo sguardo.
Attirai l’attenzione su di me. << No, Dave, figurati. Non c’è bisogno che tu venga. Rachel deve solo comprare delle cose al centro commerciale >> mentii.
<< Oh, sì. Ho visto un maglioncino molto carino, ma ho assolutamente bisogno di Melanie. Sapete, consigli tra amiche. Ve la riporterò sana e salva, promesso >> mi diede corda. Sorrisi, pensando che era un bene che sapesse recitare in quel modo.
Dave annuì, così come mia madre, che aggiunse: << Va bene. Solo, non affaticarti troppo >>.
<< Certo >> dissi. << Ci vediamo più tardi >>. Poi uscii all’esterno con Rachel.
Salimmo in macchina e lei mi guardò: << Mel, sai che odio mentire a tuo fratello >>.
<< Lo so, scusami >> dissi subito.
<< Solo perché sei tu a chiedermelo. Allora, dove devo andare? Non vorrai farmi credere che devo portarti al centro commerciale >>.
<< Non proprio >> dissi, sorridendo in modo complice.
 
Pov Chad
Arrivai a casa dei Carter dopo le mie ore con Ross. Diamine, questa punizione non voleva più finire.
Suonai il campanello e Dave mi aprì.
<< Ehi >> disse, facendomi entrare.
<< Ciao. Melanie? >> chiesi.
<< Uh, è uscita con Rachel. Torneranno a momenti, credo >>.
<< Capisco. Quindi stasera andiamo al cinema? >> chiesi, volendo conferma.
<< Sì, certo. Melanie ci uccide se non ce la portiamo. Dopo aver perso Shakespeare in Love non è assolutamente intenzionata a perdere Pearl Harbor >>.
Io rabbrividii: << Perché le piacciono questi film? >> chiesi, esasperato.
<< Ah, non dirlo a me. Beh, consolati. Qui ci sarà qualche scena di spari e boom in più >> sorrise.
<< Sì, beh. Non so te, ma questo genere di film mi inquieta >>.
A quel punto scoppiò a ridere. << Andiamo, amico. Ti toccherà sopportarlo. O Mel te lo rinfaccerà a vita >>.
<< Già >> risposi.
In quel momento sentimmo le chiavi girare nella toppa.
<< Oh, eccole >> disse Dave sorridendo, ma la sua espressione cambiò subito. Dischiuse la bocca per la sorpresa e io mi voltai verso la porta, incuriosito.
Rachel e Melanie erano appena entrate e ci stavano salutando.
Spalancai gli occhi e mi sentii mancare. Poggiai la mano sul divano, cercando di sorreggermi.
<< Che cosa hai fatto? >> dissi, guardando i suoi capelli.
<< Forse non gli sono piaciuti molto >> disse lei divertita, rivolta a Rachel.
Avevo di fronte a me una versione di Melanie che non c’era mai stata prima: i suoi meravigliosi capelli lunghi erano diventati corti come quelli di Rachel. Forse poco più lunghi. Erano lisci e il ciuffo le ricadeva sugli occhi.
<< Melanie. Dove sono i tuoi capelli? >> chiese a quel punto Dave, sconvolto quanto me.
Lei rise: << Secondo te? >> chiese ironicamente.
<< Perché? >> mi uscì senza che potessi controllarlo.
Lei tornò a guardarmi e sorrise. << Avevo bisogno di un cambiamento. Qualcosa è cambiato in me e dovevo mostrarlo >>.
<< Tagliandoti i capelli?! Il mese scorso io li avevo più lunghi dei tuoi! >> affermai, spalancando gli occhi.
Lei s’imbronciò. << Vado a cambiarmi >> disse, voltandoci le spalle e salendo le scale.
<< Mel, aspetta. Ti stanno molto bene >> le disse Dave.
<< Sì, sì. Grazie >> brontolò continuando a camminare.
<< Perché lo hai fatto? >> Rachel si rivolse a me, arrabbiata.
<< Perché lo hai fatto tu! Le hai davvero permesso di farlo? >> ribattei.
<< Ti stai comportando da idiota. E l’hai offesa >> disse Rachel.
<< Ha ragione, amico >> Dave si mise dalla sua parte.
<< Ehi, non ci provare! Anche tu hai reagito come me >> dissi, puntandogli il dito contro.
Loro mi fulminarono con lo sguardo.
Sospirai. << E va bene. Vado a parlarle >> dissi, salendo le scale.
Mentre mi dirigevo verso la sua stanza, mi resi conto che avevo esagerato davvero. Non avevo il diritto di comportarmi in quel modo, ma in quel momento era stato più forte di me. L’avevo presa in giro spesso per i suoi capelli, ma in realtà li avevo sempre adorati.
<< Melanie >> la chiamai bussando alla porta.
Poco dopo sì aprì e me la ritrovai davanti.
<< Cosa vuoi? >> mi chiese arrabbiata.
Sorrisi: era adorabile anche con il broncio. Subito però tornai serio.
<< Mi dispiace. Sono stato un cretino prima >> mi scusai.
Lei si spostò dalla porta e tornò all’interno. La seguii e lei si sedette sul letto, indossando le ballerine.
<< Per lo meno te ne sei accorto >> brontolò.
<< Ti ho appena chiesto scusa >>.
Lei non mi guardò e io continuai: << Ti stanno molto bene >> sorrisi.
Lei spalancò gli occhi e alzò lo sguardo su di me.
<< Davvero? Non lo dici solo per farti perdonare? >> mi chiese.
<< No. Dico sul serio. Adesso che ti ho guardata bene.. sono carini >>.
Lei che si era alzata in piedi, spalancò la bocca.
<< Hai usato la parola “carini”! Tu odi quella parola! >> mi disse arrabbiata.
Io scoppiai a ridere. << No, aspetta. Dovresti essere contenta che l’abbia utilizzata. Stavo cercando di farti un complimento >> dissi.
Lei roteò gli occhi. << Sì, sì. Sta zitto e andiamo. Se arriviamo tardi per colpa tua, te la farò pagare >> mi puntò il dito contro in modo minaccioso.
Alzai le mani in segno di resa. << E va bene. Andiamo >>. La seguii fuori dalla stanza e giù dalle scale. Gli altri due, che ci stavano aspettando ci guardarono preoccupati, ma poi si accorsero che Melanie stava sorridendo e si rilassarono.
Uscimmo di casa e ci dirigemmo verso il cinema, mentre cercavo di autoconvincermi che non sarebbe stato straziante e che, preferibilmente, non mi sarei addormento nelle poltrone accanto ai miei amici. Per lo meno, ero sicuro che rispetto all’ultima volta, questa sarebbe andata decisamente meglio.
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice: E anche questo capitolo è andato! Che ne pensate? E il nuovo look di Melanie? E la reazione di Chad?
Vi lascio una fotto della nostra protagonista. Alla prossima! :)



 

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Capitolo 17
*** La fiera ***


Finalmente ero tornata a scuola. Chiunque mi passasse accanto bisbigliava e moltissima gente continuava a chiedermi come stessi o se mi sentissi bene. Bleah, che rottura. L’unica premura che apprezzai fu quella del professor Ross.
Non appena ero entrata in classe mi aveva dato il bentornata, sorridendomi raggiante. Alla fine della lezione, poi mi aveva chiamata alla cattedra.
<< Signorina Carter, sono felice che sia tornata in mezzo a noi e che stia finalmente bene. Si è tenuta al passo con la materia? Potrei aiutarla con qualche ora extra >> mi aveva detto, togliendosi gli occhiali dal viso.
Io avevo sorriso: << Grazie, signor Ross, ma mi sono già messa in pari. La ringrazio davvero. E poi ha già abbastanza ore extra da fare >> risposi.
Lui sorrise: << Oh, sì. Il signor O’Connor. Anche se comincio a chiedermi se debba lasciar perdere >> disse, roteando gli occhi.
Io risi. << Beh, Chad è un po’ testardo. Ma non ci perda le speranze. Potrebbe sempre cambiare idea >> lo incitai.
<< Sì, ma ci vorrebbe un miracolo >>.
<< Forse posso aiutarla io in questo. Ci parlerò, ma non le posso assicurare nulla >> dissi, sorridendo.
<< Grazie, Melanie. Alla fine sarà lei ad aiutarmi >> sorrise.
<< Lo faccio volentieri per un amico. Adesso vado >>.
Annuì. << Se avesse bisogno di me, sono sempre qui >> mi disse.
<< Grazie. Buona giornata >> uscii dalla porta, per dirigermi alla prossima classe.
 
A mensa non trovavo Chad da nessuna parte. Solo quando uscii in cortile mi accorsi che stava camminando in disparte, mentre faceva chissà cosa.
Lo raggiunsi e lo presi a braccetto. Lui si voltò verso di me, sorpreso.
<< Melanie >> disse, spalancando gli occhi.
<< Aspettavi qualcun’altro? >> gli chiesi, camminando senza staccarmi da lui.
<< Veramente.. no >> disse, sorridendo.
<< Bene. Che stai facendo? >>.
<< Cammino? >>.
<< Wow. Sei perspicace, ragazzo mio >> lo derisi. Lui scosse la testa, mentre lo diressi verso una panchina poco distante. Mi sedetti, mentre lui rimase in piedi.
<< Mi cercavi? >> mi chiese.
<< Veramente sì. Sai, ho parlato con Ross >>.
La sua espressione cambiò improvvisamente.
<< Mmh. E quindi? Dovrebbe interessarmi? >> chiese in modo acido.
Strinsi gli occhi. << Qualche problema? >>.
<< Cos’è? Ti piacciono gli uomini vecchi, adesso? >>.
Io spalancai gli occhi dalla sorpresa e mi alzai da lì.
<< Sei un idiota! >> dissi scuotendo la testa. Gli voltai le spalle e iniziai ad andarmene. Poi però mi voltai di nuovo. << Comunque, tanto per fartelo sapere. Abbiamo parlato di te >>.
Lui spalancò gli occhi, ma rimase immobile.
Tornai a camminare, ma Chad mi raggiunse e mi fece voltare di nuovo verso di lui.
<< Melanie, aspetta >>.
Io lo guardai. << Adesso ti interessa? >> gli chiesi.
<< Scusami. Cosa vuole Ross da me? >> sospirò.
Io sollevai le spalle. << Perché crede che tu sia una causa persa? Non vorrai mica farti bocciare >> gli dissi.
<< Che impiccione >> brontolò. << Certo che no. Ma non ho intenzione di diplomarmi con il massimo dei voti >> disse.
<< Sarebbe utile per il college avere una buona media >>.
Lui rise. << E chi ha mai parlato di college? >>.
<< Cosa? Chad! Non vuoi andarci? >> gli chiesi sorpresa.
<< E l’hai anche pensato? Eppure era piuttosto semplice.. >> disse.
Io sospirai e a quel punto la campanella suonò. << Ne parliamo un’altra volta. Vado in classe. Anzi, vieni con me. Devi andarci anche tu >>.
<< Già. Quel maledetto preside mi sta con il fiato sul collo >> disse lui, seguendomi all’interno.
 
 
Io, Chad e Dave eravamo seduti sul mio divano con la tv accesa. Ero messa al centro tra i due e avevo poggiato la testa sulla spalla di mio fratello.
<< Che cosa stiamo guardando? Mi date quel dannato telecomando? >> chiese Chad ad un certo punto.
<< No. È interessante >> ribatté mio fratello.
<< Che cosa? Ritieni davvero interessante vedere il comportamento delle foche? Andiamo, amico. Preferisco anche il basket >>.
Io scoppiai a ridere e presi il telecomando dalle mani di mio fratello.
<< Ehi. Ridammelo >> mi ordinò.
<< Chad ha ragione. E’ straziante >> dissi, sollevando la testa e passando il telecomando all’altro ragazzo.
<< Grazie, Melanie >> disse, finalmente contento di poter cambiare canale.
Iniziò a cambiare velocemente, arrivando nella sezione di sport.
Quando apparvero delle ginnaste davanti lo schermo, lo fermai.
<< Aspetta. Cavolo, me ne ero dimenticata. Sono appena iniziati i mondiali >> dissi.
<< Ma quella non è..? >> cominciò a chiedere mio fratello, mentre una ragazza stava salendo sulla trave.
<< Kate. Sì, è lei >> terminai. << Almeno una di noi ci è arrivata >> sussurrai.
<< Chi è? >> chiese Chad, curioso.
<< Era una mia amica di New York >> spiegai, guardando la sua esibizione.
Lui rimase in silenzio, così come Dave.
<< Sempre la stessa rigidità >> sussurrai. << Non ce la farà mai a farlo, se non tiene la gamba leggermente piegata >> dissi poi a voce più alta.
Come avevo previsto il salto che aveva appena fatto non era stato perfetto. Per poco non rischiava di cadere.
Poi però la nostalgia iniziò ad impossessarsi di me.
Ci dovevo essere io lì su. Ero sempre stata io la migliore tra di noi, pensai. Ero, per l’appunto. Adesso sentivo ribollire la rabbia dentro di me.
Strappai il telecomando dalle mani di Chad, che mi guardò sorpreso.
<< Guardiamo qualcos’altro. Questo fa proprio schifo >> dissi in modo acido, cambiando canale.
<< Mel >> disse mio fratello, ma io non risposi.
Il campanello suonò. << Bene, è arrivata Rachel >> dissi, alzandomi da lì per andare ad aprire. Restituii il telecomando a Chad e andai alla porta.
Non appena aprii, Rachel entrò nella stanza come un tornado.
<< Ho una novità incredibile. Beh, forse non per il biondino lì, ma per voi lo sarà di sicuro >> disse in fretta, dopo averci salutati appena.
Chad sollevò gli occhi al cielo, mentre Dave chiedeva: << Di che si tratta? >>.
<< La fiera questo fine settimana. Dobbiamo andarci assolutamente. Ci divertiremo da matti >> disse molto eccitata dall’idea.
<< Io passo >> dissi, andando verso la cucina.
<< Cosa? E perché? >> mi chiese Rachel venendomi dietro.
Subito dopo tutti e quattro eravamo in cucina.
Aprii il frigo. << Hai presente una fiera? Tutta la gente, il caos, la poca luce e la puzza >>. Presi dl succo di frutta e un bicchiere di plastica. Poi guardai Rachel. << Assolutamente no. Non ci vengo >> affermai decisa.
<< Ma, Mel! Ci divertiremo un sacco. Chad, Dave. Convincetela >> si rivolse ai due ragazzi.
<< Il medico mi ha detto di evitare i posti affollati >> schioccai la lingua. << Niente da fare >>. Poi lasciai perdere il bicchiere e mi scolai il succo, direttamente dalla bottiglia. Così facendo però mi beccai un’occhiataccia di mio fratello, che ignorai completamente.
<< Melanie, adesso basta. Non puoi utilizzare la scusa del medico per ogni cosa >> disse Rachel spazientita.
<< Non è una scusa >> brontolai riposando la bottiglia dentro il frigo.
<< Sì che lo è. Sono passati quasi due mesi dall’operazione. Siamo già a marzo. E che tu lo voglia o no, verrai con noi >> mi ordinò.
<< Ha ragione, Melanie >> mio fratello si mise dalla sua parte.
<< Sì, ti pareva. Gemello del cavolo, che si mette sempre contro di me >> brontolai.
<< Anche io sono d’accordo con il gemello >> disse Chad, prendendo le loro difese.
Feci una faccia scandalizzata e gli puntai il dito contro. << Tu, razza di traditore! Non dovresti stare dalla mia di parte? >>.
Lui sorrise beffardo. << Che posso dirti? Stai diventando una noia, ragazza mia >> mi rispose.
Io roteai gli occhi, infastidita.
Ci pensai un attimo e sospirai sconfitta. << E va bene. Ma se tutto mi fa schifo, vado via prima del tempo >>.
Rachel squittì felice. << Sì! Andremo tutti alla fiera >> disse raggiante, come se non avesse sentito la seconda parte della mia frase.
Io alzai gli occhi al cielo, mentre Chad e Dave ridevano.
Ah, ma statene certi. L’avrei fatta pagare a quei due bellocci da quattro soldi. Di sicuro, non l’avrebbero passata liscia.
 
 
Stavo davanti l’armadio senza sapere cosa indossare. Continuavo a gettare vestiti sul letto e a rimetterli a posto. In tutto questo in camera mia c’era il putiferio.
Sospirai e scesi di sotto, ancora con i pantaloncini e la canottiera.
Mi gettai di peso sul divano mentre mia madre e Dave mi guardavano incuriositi.
<< Melanie! Non sei ancora pronta? >> mi chiese mio fratello, esasperato, dopo avermi guardata attentamente.
<< No. Io non ci vengo >> dissi, iniziando ad accendere il televisore. Mio fratello però mi si parò davanti.
<< Oh, no. Certo che verrai. Lo hai promesso a Rachel. Su, muoviti! O faremo troppo tardi >> mi ordinò.
<< Spostati. Non ho niente da mettere e non ho voglia di venire >> dissi.
<< Mel! Ma come non ha niente da mettere? Hai fatto shopping appena la settimana scorsa >> intervenne mia madre.
<< Non ho niente di adeguato >> brontolai.
Lei sospirò. << Puoi sempre guardare nel mio armadio >> propose.
<< Cosa? >> risi. << Non ho intenzione di indossare pantaloni degli anni ‘80 >>.
<< Oh, grazie tesoro. Sei sempre un amore. Pensavo che ti saresti addolcita dopo il trapianto, ma sei diventata anche peggio >>. Io sorrisi, soddisfatta.
<< Identica a tuo padre >> borbottò lei, tornando alle carte che stava analizzando sul tavolo.
Io sollevai gli occhi al cielo.
<< Melanie. Datti una mossa! >> mi disse Dave, restando davanti al televisore.
<< Guarda tu che mi tocca sopportare >> brontolai, alzandomi da lì e tornando di sopra.
Frugai ancora nell’armadio e dopo un’accurata ricerca tirai fuori una salopette in jeans con il risvolto alla caviglia. Indossai sotto un maglioncino bordeaux e infilai le mie Vans senza lacci.
Mi guardai allo specchio. Ottimo lavoro, pensai sorridendo. Poi, presi tutto la roba rimasta sul letto e la gettai, letteralmente, dentro l’armadio.
<< Sono pronta! >> annunciai mentre scendevo al piano di sotto.
Mio fratello sbucò nell’ingresso e mi guardò.
<< Bene. Andiamo >> disse, aprendo la porta.
Dovevamo ancora recuperare Rachel, mentre Chad sarebbe venuto direttamente lì, con la sua moto.
 
La fiera non era poi così lontana dalla scuola. Parcheggiammo la macchina e andammo verso l’entrata. Chad era già lì che ci aspettava.
<< Ehi >> lo salutai, facendoci notare.
Lui sorrise e poi entrammo tutti insieme.
Passeggiavamo tra la folla chiacchierando del più e del meno. La gente era moltissima, dai ragazzi ai bambini agli adulti.
Quasi subito arrivammo davanti la ruota panoramica.
Rachel squittì. << Dave! Dobbiamo salirci assolutamente >> disse facendo gli occhi dolci a mio fratello.
Dave sorrise. << Certo, piccola >> le disse. Poi si voltarono verso di noi.
<< E voi? Volete venire? >> ci chiesero.
Io risi. << Scherzate? Volete farmi morire di crepacuore prima del tempo? >> chiesi scuotendo la testa.
Anche Chad rise, mentre Dave diceva: << D’accordo. Ci vediamo dopo >>.
Li guardammo mentre si allontanavano, poi mi voltai verso Chad.
<< Ok, a che siamo qui. Che ti va di fare? >> gli chiesi.
Lui mi sorrise. << Andiamo >>. Poi mi prese per mano e iniziò a camminare. All’inizio mi sorpresi, poi però sorrisi e strinsi la sua mano ancora di più.
Passammo davanti a innumerevoli stand di cibo, giochi spericolati e spettacoli per bambini.
<< Quelle marionette mi danno i brividi >> dissi, mentre superavamo un piccolo spettacolino.
<< Davvero? Evan ama quei cosi >> disse.
<< E tu? >> chiesi.
<< Credi che fossi un bambino da marionette? >> disse, alzando le sopracciglia.
<< No. Forse da macchinine e pistole >> risposi, sorridendo.
Lui rise, poi si fermò. << A proposito di pistole. Ti va di sparare? >> mi chiese. Staccai lo sguardo da lui e notai che eravamo fermi davanti ad uno stand in cui potevi vincere dei peluche, facendo cadere il maggior numero di lattine.
<< Mi stai sfidando? >> chiesi e lui mi sorrise.
<< Accetto la sfida >> dissi, sicura di me.
Arrivammo davanti lo stand e Chad pagò i colpi.
Iniziò lui e abbatté un numero decisamente discreto di lattine. Solo due o tre rimasero in piedi.
<< Mmh. Prova a fare di meglio >> mi lanciò uno sguardo soddisfatto.
Io sorrisi e presi in mano la pistola. A quel punto ricordai tutte le volte che lo avevo già fatto. Quando mio padre era ancora vivo, alle fiere ci portava sempre in questi stand. Lui era bravissimo e io e Dave avevamo imparato a farlo abbastanza in fretta. E ci divertivamo un mondo a farlo. Respira, mira e spara, erano sempre state le parole di mio padre. Da quando lui era morto, però non avevamo più messo piede ad una fiera.
Ad una ad una tutte le lattine finirono per terra. Posai la pistola sul bancone e mi voltai verso Chad, che mi guardava con gli occhi spalancati.
<< Come ci sei riuscita? >> mi chiese, sorpreso.
Io risi. << E’ rischioso mettersi contro di me, O’Connor >> lo presi in giro.
La signorina intanto mi disse che grazie ai miei colpi e quelli di Chad, potevo scegliere uno dei peluche più grossi. Li osservai per bene e sorrisi.
<< Voglio quello >> lo indicai e la signorina me lo porse.
<< Grazie >> dissi, allontanandomi dallo stand con il premio tra le mani.
Chad mi seguì. << Lo avevi già fatto? Diavolo, dimmi che non è la prima volta >>. Lo avevo sconvolto.
Io scoppiai a ridere. << Dote di famiglia >> dissi. << Mio padre ci portava sempre alla fiera sotto casa. Tranquillo, Chad, non dirò a nessuno che ti ho battuto >> sorrisi.
Lui mi guardava in silenzio, con un’espressione divertita.
Poi guardai il peluche che a malapena riuscivo a tenere in braccio.
<< Guarda qui, Chad. Ti somiglia >> gli dissi, mostrandogli lo scimpanzé che sorrideva.
Lui scoppiò a ridere. << Grazie, Ariel. Sempre molto carina >> mi rispose.
<< Tienilo tu >> glielo diedi e lui se lo mise sulle spalle.
<< A quanto pare somiglio anche ad un mulo >> borbottò, con un sorriso sulle labbra.
Sorrisi. << Vieni >> dissi e questa volta fui io a prendergli la mano.
Continuammo a camminare e passammo davanti ad una pista di pattinaggio.
Mi fermai un attimo ad osservare.
<< Immagino che tu sappia usarli >> mi disse, ormai rassegnato dal fatto che avessi mille risorse.
Scossi la testa. << Veramente no. Non li ho mai usati >>.
<< Davvero? >> chiese lui stupito.
<< Già. Perché tu sai usarli? >>.
<< Sì >> disse, senza guardarmi. Era imbarazzato.
<< Meglio così. Ti toccherà insegnarmi un giorno >> dissi, senza fare nessuna battuta o indagare a fondo sul perché del suo imbarazzo.
Lui mi guardò e sorrise. << Va bene. Adesso cerchiamo gli altri due. Saranno qui da qualche parte >>.
Trovammo i nostri due amici davanti un piccolo stand di cibo. Rachel aveva in mano una mela caramellata.
<< Ehi, ragazzi >> dissi, attirando la loro attenzione.
Loro si voltarono verso di noi e io staccai la mano da quella di Chad.
<< Wow! Dove avete vinto quel coso? >> Rachel indicò il mio scimpanzé.
<< Lo ha vinto Melanie >> ammise Chad.
Io risi. << Si è messo contro di me e l’ho stracciato >>.
Chad, invece alzò gli occhi al cielo. Sentii Dave e Rachel ridacchiare, poi decidemmo di dare un’ultima occhiata in giro.
Quando arrivammo all’uscita, accompagnammo Chad alla sua moto.
<< Visto, Melanie? Non è stato poi così tragico >> mi disse Rachel.
<< Sì sì >> brontolai, facendo ridere gli altri due.
<< Va bene, è ora di tornare >> disse Dave, dandoci le spalle dopo aver salutato Chad e iniziò a camminare mano nella mano con Rachel.
Chad mi porse lo scimpanzé: << Tieni >>.
Io sorrisi e lo presi. << Grazie >> dissi e poi mi sporsi per baciarlo sulla guancia.
Lui rimase immobile e vidi chiaramente che era arrossito.
<< Di.. di niente >> balbettò, senza guardarmi. Che gli era preso? 
<< Ci vediamo domani >> lo salutai e lui annuì, iniziando ad accendere la moto.
<< A domani >> mi rispose e io seguii gli altri due alla macchina.
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice: Nuovo capitoloo pronto!! :) Allora, che ne dite? Mi sono proprio imposta di non farli salire insieme sulla ruota panoramica. Non è così che deve andare eheh XD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
A presto :)

 

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Capitolo 18
*** Infermiera sexy ***


Ero in camera mia con la porta aperta. Stavo disegnando, quando la porta di casa che si apriva e la voce di Dave mi interruppero.
<< Chad! Ma che..? >> stava dicendo mio fratello, con voce preoccupata. Venni presa dall’agitazione. Mi alzai in piedi, lasciando l’album aperto.
<<  Senti, amico. Ho solo bisogno di un posto.. per qualche ora >>. La voce di Chad. Era strana, sofferente forse.
Uscii dalla stanza e feci le scale quasi di corsa. Entrambi erano ancora all’ingresso e si voltarono a guardarmi. Spalancai gli occhi alla vista del mio amico.
<< Che cosa ti è successo? >> dissi, mentre la preoccupazione mi assaliva.
<< Niente, davvero. Sto bene >> mi rispose.
<< Bene? Ti sei visto allo specchio? Dio, Chad. Stai sanguinando! >> dissi, arrivando davanti a lui.
Aveva il labbro gonfio, un livido scuro sullo zigomo e il sangue gli usciva da un taglietto sulla fronte.
<< Dannazione >> disse, portandosi la mano sul punto in cui perdeva sangue.
<< Hai fatto a botte? >> gli chiese mio fratello, cercando di capire.
<< In un certo senso >> disse, guardandosi la mano insanguinata.
Lo presi per il polso. << Vieni qui. Dobbiamo disinfettarlo >> dissi, andando verso la cucina.
<< No, davvero, non è niente. Melanie! >> si lamentò, ma io continuai a camminare.
Mio fratello ci seguì. << Ha ragione >> mi appoggiò.
<< Chad ti prego, dimmi che non sei venuto fin qui in moto, conciato così >> dissi, pensando al particolare solo in quel momento.
<< No, Melanie. Ho lasciato la mia moto per strada e ho fatto troppi isolati per poterli contare, a piedi, contenta? >> mi disse.
<< Sei un incosciente >>. Cavolo, avrebbe potuto farsi male. Più di quanto non avesse già fatto.
Lui sospirò e io lo feci sedere su una sedia della cucina.
<< Sta fermo qui >> gli ordinai.
<< Maledizione >> sussurrò.
<< Come mai sei venuto qui? >> chiese Dave, mentre io prendevo la cassetta dei medicinali sotto al lavello.
<< Avevo bisogno di un posto e mi sembrava una buona idea venire qui. Anche se non era poi così buona, ma non potevo tornare a casa in questo stato. Sarebbe stata la buona volta che mia zia mi caccia di casa >> rise.
<< La nostra porta è sempre aperta, lo sai >> gli disse mio fratello.
Io intanto mi misi davanti a lui, tra le sue gambe aperte.
Misi le dita sotto il suo mento, sollevandogli il viso verso di me per avere una visuale migliore. Potevo sentire i primi residui della sua barba sotto le mie dita.
Presi della garza e iniziai a pulire il sangue sul suo viso.
<< Hai avuto un incontro? >> gli chiesi.
<< Sì. Ho solo fatto male i conti >>.
<< Immagino che tu abbia perso >> dissi.
<< Era il doppio di me e pensavo di farcela. Mossa sbagliata >> spiegò.
<< Guarda come ti ha conciato >>.
<< Beh, non rovinerà il mio fascino peren.. aah >> si lamentò quando misi il disinfettante sul taglio.
<< Grande e forte e ti lamenti perché pizzica un po’? >> lo presi in giro.
Lui mi lanciò uno sguardo fulminante, ma non disse nulla.
Sospirai di sollievo quando il taglio smise di sanguinare. Per lo meno non c’era bisogno di punti. Poi, passai istintivamente il pollice sul suo labbro gonfio, delicatamente.
Chad serrò la mascella e deglutì. Spalancai gli occhi. Perché aveva reagito in quel modo? Per il dolore? Mi staccai da lui.
<< Prendo del ghiaccio >> dissi, dandogli le spalle.
Intanto Dave si era avvicinato. << Chad, credevi di farcela? Non sei mica stupido. Perché hai accettato di combattere? >>.
Io mi voltai a guardarli.
Chad lo stava osservando come se fosse indeciso su cosa dire.
Poi sospirò. << Avrei vinto parecchi soldi >> disse.
<< Sei stato un po’ avventato >> disse Dave, mettendogli una mano sulla spalla.
Al che Chad si ritrasse con una smorfia sul viso e un lamento di dolore.
Mio fratello fece un passo indietro. << Ti ho fatto male? >>.
<< No. Sto bene >>.
<< Certo >> dissi ironicamente, tornando ad avvicinarmi. Poggiai il ghiaccio sul tavolo. << Cos’hai alla spalla? Dio, Chad. Potevi direttamente andare in ospedale >>.
<< Ospedale? Ma sei matta? Ti ho appena detto che mia zia mi avrebbe ucciso. Non è certo la prima volta che torno in questo modo >> disse, scuotendo la testa. Io sospirai. << E poi non ho niente alla spalla >> borbottò.
<< Posso vedere? >> gli chiesi, lanciandogli uno sguardo severo.
<< Se vuoi vedermi nudo bastava chiedere >> mi sorrise maliziosamente.
Alzai gli occhi al cielo. << Chad! Sono seria >>.
<< Non c’è niente da vedere probabilmente. Ho solo preso una botta, ma niente di rotto, te lo assicuro >> mi sorrise.
Io sospirai. << E va bene. Vieni qui >> gli dissi, recuperando il ghiaccio e poggiandolo sul suo labbro.
Lui rabbrividì.
<< Freddo? >> gli chiesi, sorridendo.
<< Ma dai >> borbottò lui, guardandomi truce.
<< E adesso che hai intenzione di fare? >> gli chiesi.
<< Oh, beh. Tra qualche ora tornerò a casa. Mando un messaggio a mia zia e le dico di non aspettarmi alzato. E tadà, non mi vedrà in questo stato >> rispose.
<< Puoi anche restare qui. Ho un letto in più in camera mia, per le evenienze. Dì a tua zia che resti qui >> si intromise Dave.
<< Non c’è bisogno. Non voglio disturbare più di tanto. E vostra madre non è nemmeno a casa >>.
<< Chad, non è un problema >>.
<< Dave ha ragione. Forse è meglio se resti qui >> dissi.
Lui ci guardò e sospirò. << Va bene. Informerò mia zia dopo >>.
 
Pov Chad
Quando quell’uomo mi si era parato davanti sul ring, mi ero dovuto ricredere sulle mie possibilità di vittoria.
Era praticamente il doppio di me. Nonostante ciò avevo combattuto fino alla fine, ma ne ero uscito piuttosto malconcio.
Non potevo tornare a casa in quello stato. Mia zia mi avrebbe ucciso. Mi aveva avvisato parecchie volte di non fare gli incontri. Aveva troppa paura che potessi farmi veramente male, ma a me piaceva. Il pugilato era sempre stato la mia passione.
Da quando Melanie era stata in ospedale non avevo più fatto nessun incontro e adesso che ero tornato le avevo prese di brutto. Stupida testa bacata, annebbiata da una bella somma di denaro.
Casa Carter era stata il primo posto che mi era venuto in mente. Sapevo che Miranda lavorava a quell’ora e che ci sarebbero stati solo Dave e Melanie.
Perciò avevo guidato fin lì con la moto. Alla porta Dave era rimasto scioccato dal vedermi in quel modo, ma ciò che mi stupì di più fu ciò che vidi sul viso di Melanie non appena scese le scale: preoccupazione.
Mi aveva portato in cucina e mi aveva medicato il taglio sulla fronte. Poi, quando aveva messo il pollice sul mio labbro, avevo sentito una scossa che mi percorreva la schiena. Sapevo che non si trattava del dolore e istintivamente serrai la mascella.
Poi avevo iniziato a parlare con Dave. Maledetto ragazzo: era riuscito a prendere la spalla che mi faceva fottutamente male. Quell’uomo ci era andato giù pesante.
Entrambi si erano spaventati ancora di più, quando mi ero lamentato per il dolore, ma riuscii a convincerli che non era nulla.
Nonostante tutto, adesso mi ritrovavo sul loro divano con una tuta di Dave e con la loro preoccupazione costante sul viso, come se potessi rompermi da un momento all’altro.
Quando Dave si alzò dal divano per andare al bagno, io e Melanie restammo da soli.
Mi guardò e mi chiese: << Come stai? >>.
<< Bene >> mentii. La testa aveva iniziato a pulsarmi e ogni volta che muovevo il braccio avevo delle piccole fitte alla spalla.
<< Bugiardo >> disse lei, cogliendomi di sorpresa.
Aggrottai le sopracciglia. << Dico davvero >>.
<< Sì e io sono la strega cattiva >>.
Le mie sopracciglia si sollevarono verso l’alto.
<< Resta qui. Torno subito >> disse sollevandosi dal posto accanto a me in cui era seduta.
Chiusi gli occhi un attimo, ma li riaprii quando sentii che era tornata.
<< Prendila. Per il mal di testa >>. Melanie mi stava porgendo una compressa e un bicchiere d’acqua.
<< Mel, sto.. >>.
Mi interruppe. << Smettila. So che ce l’hai, quindi prendila >>.
Io sospirai e la presi sperando che potesse alleviarlo davvero.
<< Chad >>.
<< Mmh? >> sollevai lo sguardo su di lei.
<< Ricordi cosa mi hai promesso prima del trapianto? >> mi chiese.
<< Sì, certo >> poi sorrisi. << Se non vuoi più venire, non è un problema, lo capisco >> terminai.
<< No. Al contrario. La prossima volta che combatti, portami con te >> disse, prendendomi alla sprovvista. Non dissi nulla e lei continuò: << Preferisco che tu non sia solo. Se dovessero ridurti di nuovo così.. beh, sarei più tranquilla se mi portassi con te >>.
<< Mel, non preoccuparti. Ciò che è successo oggi, non avviene quasi mai >> cercai di rassicurarla.
<< E’ proprio quel quasi che mi preoccupa >> disse.
Io sorrisi. << E va bene. Ti ci porterò, ma solo perché te lo avevo promesso >>.
<< Beh, almeno posso stare tranquilla per un po’. Conciato in questo modo, non gareggerai così presto >>.
Io sorrisi e poggiai la testa sul divano. << Grazie >> sussurrai, guardandola.
Lei non disse nulla e mi sorrise.
 
Pov Melanie
Chad aveva chiuso gli occhi, dopo che mi aveva incitato a parlare di qualcosa. Qualsiasi cosa. Avevo già smesso di parlare da un po’, quando mi ero accorta che si era addormentato. Stavo sorridendo, mentre gli accarezzavo i capelli.
Mentre dormiva il suo viso era così pacifico. Tutti i suoi muscoli erano rilassati e lui sembrava più giovane. Anzi, sembrava un angelo.
“Ah ah. Lo hai ammesso finalmente!” disse la mia vocina malefica.
Subito la scacciai. Ma cosa vai a pensare? Chad è solo mio amico, continuavo a dirmi.
“Sì e sei attratta così da tutti i tuoi amici?”.
Sospirai. Chad era.. era.. così bello, diamine.
“Appunto! Perché non glielo dici?”.
Perché? Perché non ricambierebbe mai! Pensai, esasperata. Per lui sono solo la sua migliore amica. O una sorella più piccola. Non sono il suo tipo.
“Come fai a dire qual è il suo tipo?”.
Va via, maledetta. Non cambierà niente, questo è sicuro.
Stavo ancora accarezzando i suoi capelli, quando mio fratello scese di sotto.
<< Ehi, stavo parlando al telefono con Rachel. Scusate se vi ho fatto aspettare >> disse.
Io gli feci cenno di abbassare la voce e lui ci guardò stupito.
<< Dorme? >> sussurrò.
Io annuii, mentre Dave si sedeva sulla poltrona. << Sta venendo Rachel. Ha detto che avrebbe fatto un salto alla yogurteria e che ci avrebbe raggiunti >> mi informò.
Io annuii. << Ok, non è un problema >> sorrisi. << Hai chiamato la mamma? >> gli chiesi.
<< Sì, ho detto che Chad si ferma qui. È d’accordo. E su, ho già sistemato tutto >> mi rispose.
Restammo qualche minuto in silenzio, poi il campanello suonò.
Dave andò ad aprire, mentre Chad spalancava gli occhi.
<< Ehi. È solo Rachel. Puoi anche tornare a dormire >> gli dissi.
Lui mi guardò disorientato, poi scosse la testa. << Non fa niente >> disse.
Io sorrisi. << Puoi metterti più comodo, se preferisci >>.
Scosse di nuovo la testa, mentre Rachel e Dave entravano in sala.
<< Wow. Avevi ragione: è davvero conciato male >> disse Rachel con poco tatto, guardando Chad.
<< Anche per me è un piacere vederti, Rachel >> disse Chad ironico.
Poi i due si accomodarono sui divani. Mangiammo lo yogurt che aveva portato la mia amica, poi accendemmo la televisione e iniziammo a guardare un film.
Dopo poco tempo, Chad poggiò la testa sulla mia spalla e quando mi voltai a guardarlo mi accorsi che stava dormendo di nuovo.
Sorrisi: era proprio sfinito.
Quando il film finì, Rachel andò via, mentre Chad continuava a dormire.
Non mi mossi, non volendolo svegliare. Era così tenero, mentre dormiva.
<< Credi che dovremmo svegliarlo? >> chiesi a mio fratello, che era appena tornato in sala.
<< Direi di sì. Facciamolo andare di sopra >> mi rispose.
Io annuii: aveva ragione.
<< Chad >> lo chiamai, ma lui fece solo un piccolo lamento. Dave si abbassò e gli toccò il braccio. Solo allora aprì gli occhi. Si sollevò da me e si portò le mani sul viso.
<< Ehi, amico. Andiamo di sopra >> gli disse Dave.
Lui annuì e si sollevò in piedi. Mio fratello gli mise una mano sulla schiena. << Ti assicuro che il cuscino sarà più comodo della spalla di Melanie >>.
Sentii Chad che rideva e anche io mi alzai dal divano, seguendoli di sopra.
Entrarono in camera di Dave, dopo avermi dato la buonanotte e così anche io andai nella mia stanza, pronta per andare a dormire.
 
Quella notte mi svegliai dopo aver fatto un sogno inquietante. Continuavo a rigirarmi sul letto, così scesi di sotto per bere un po’ d’acqua.
Ero davanti al lavello, quando sentii dei passi che scendevano le scale.
Mi voltai e subito dopo Chad, in piedi con solo i pantaloni della tuta, si appoggiò allo stipite della porta. Per fortuna la luce era spenta e sperai che nella penombra non facesse caso alla mia mise da notte: culotte e una maglia blu decisamente larga, che speravo coprisse quanto necessario.
<< Ehi >> gli dissi a bassa voce.
<< Ehi. Non riesci a dormire? >> mi chiese.
<< Solo un sogno inquietante con demoni e apocalisse. Forse dovrei smettere di leggere quelle cose prima di andare a dormire >> dissi. Lui sorrise divertito. << Anche tu brutto sogno? >> gli chiesi, prendendolo in giro.
<< Mmh, qualcosa del genere >> disse.
<< Dolore? >>.
Chad non disse niente, ma continuò a sorridere. Mi sedetti al tavolo della cucina e lui fece lo stesso, di fronte a me.
<< Dove saresti andato se non fossi venuto qui? >> gli chiesi.
Lui ci pensò su. << Onestamente non lo so. Forse da Mike >> disse alludendo al suo compagno di classe. Poi però sorrise maliziosamente. << Anche se lì non avrei avuto un’infermiera così sexy >> disse, guardandomi attentamente.
Io arrossii. << Idiota >> lo insultai, mentre lui rideva.
Poi restammo un po’ in silenzio. << Va bene. È ora di tornare a dormire >> dissi, mettendo il bicchiere dentro la lavastoviglie.
Lui annuii e si alzò da lì. << Credi che Dave si sveglierà? >> mi sussurrò, mentre salivamo le scale.
Io ridacchiai. << Vai tranquillo. Dave ha il sonno mooolto pesante. Non riusciresti a svegliarlo neanche se volessi >> risposi.
Lui sorrise, poi entrammo nelle rispettive camere.
 
La mattina dopo quando mi svegliai, Chad era già uscito di casa.
Dave mi aveva detto che era uscito presto per poter tornare a casa e cambiarsi.
Perciò adesso stavo andando a scuola con mio fratello, come ogni altra mattina. Arrivai a scuola e durante la prima ora Rachel iniziò a martellarmi di domande, cercando di non farsi notare dalla professoressa.
<< Allora, tu e Chad, ieri? >> mi aveva chiesto sorridendo.
<< Io e lui? Rach, era sfinito >> le avevo risposto.
<< Sì, però eravate così carini >>.
Io alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
<< Mel, se dovesse succedere qualcosa tra di voi, me lo diresti, non è vero? >> mi chiese.
Io spalancai gli occhi. << Che cosa vuoi che succeda? >>.
Lei ridacchiò. << Ma me lo diresti? >>.
<< Ma certo. Che domande. Ma non succederà niente >> dissi.
<< Sì, sì. Certamente >> ridacchiò.
La fulminai con lo sguardo, mentre la campanella suonava. Ci alzammo in fretta. << Tanto lo so che ti piace. Avanti, Mel, puoi dirlo alla tua migliore amica >> disse lei, facendomi gli occhi dolci.
<< Rachel! Io e Chad siamo solo amici >> affermai.
<< Ma ti piace >> disse, guardando davanti a sé, mentre camminavamo in corridoio.
<< Ma perché mi stai tormentando così oggi? >> chiesi esasperata.
<< Ti sembra che non noti come lo guardi? O come ti illumini quando parliamo di lui? Avanti, voglio solo sapere >> mi supplicò.
Io sospirai. << Va bene, sì. Ma per lui non è la stessa cosa >> dissi.
<< Te lo ha detto lui? >>.
<< No, ma lo so. Penso che mi veda di più come la sua sorellina >> dissi, infastidita.
<< Melanie! Non puoi saperlo. E poi un ragazzo non guarda la proprio sorella in quel modo >> ridacchiò.
Io mi voltai a guardarla. << Ok, se non andiamo in classe adesso i rispettivi prof ci uccideranno >> le dissi.
Lei rise. << Va bene, va bene. Ci vediamo dopo >>.
<< Certo >> dissi sorridendo.
Entrai nell’aula di fisica, pensando solo a ciò che aveva detto Rachel. “Non si guarda una sorella in quel modo”. Ma quale modo? Come mi guardava Chad? Sospirai, scuotendo la testa. Adesso, non era proprio il momento di pensarci.
 
Durante l’intervallo Chad venne a cercarmi al solito tavolo. Vidi che il suo viso sembrava già molto meglio rispetto al giorno prima.
Mi scollò dagli altri due e mi portò all’esterno. << Ho una sorpresa per te >> annunciò.
<< Per cosa? E.. adesso? >> chiesi, stupita.
<< Per ringraziarti di ieri. E no, non in questo momento >> spiegò.
<< Di che si tratta? >>.
<< Se te lo dicessi non sarebbe una sorpresa, no? >> mi sorrise beffardo.
Io sollevai gli occhi al cielo.
<< Non so ancora quando di preciso. Tu tieniti libera.. giovedì, venerdì, sabato o domenica sera >> disse.
<< Cosa? Ti rendi conto che dovrei tenermi libera tutta la settimana? >>.
Lui sorrise. << Hai ragione. D’accordo, ti manderò un messaggio sta sera. Con il giorno preciso, ok? >>.
<< Ora va meglio >> risposi, sorridendo.
<< Bene >>.
<< A proposito.. come stai? >> chiesi.
<< Sto bene, grazie >> mi rispose.
Feci per controbattere. Non poteva darmi sempre la stessa risposta, ma a quel punto suonò la campana. << Devo andare in classe, ci vediamo >> lo salutai.
Lui sorrise. << Ciao >> disse, prima di andare nella direzione opposta alla mia.
 
Stetti tutti la mattina a pensare a quale sarebbe potuta essere la sorpresa di cui aveva parlato Chad.
Non lo sentii per tutto il giorno e solo quella sera, mentre leggevo distesa sul letto mi arrivò un messaggio.
“Tieniti libera per venerdì sera. Sogni d’oro”.
Sorrisi, mentre lo rileggevo più volte. “Buonanotte” risposi soltanto, prima di spegnere tutto e andare a dormire.
A quel punto, per scoprire quale fosse la sorpresa, avrei solo dovuto aspettare.




Angolo dell'autrice: E voilà! Il capitolo 18 :) Che ne pensate?
Adesso abbiamo visto anche un lato di Chad più vulnerabile. Ma soprattutto, abbiamo capito realmente cosa pensa Melanie di lui. E adesso? Che ne sarà di loro? Lo scoprirete presto, davvero, non mento XD 
E della sorpresa? Cosa pensate che abbia in mente il nostro Chad?
Baci, alla prossima! :)

 

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Capitolo 19
*** Dilemma: tutto d'un pezzo o no? ***


Il venerdì arrivò prima di quanto mi aspettassi. Chad, nonostante lo avessi supplicato più volte, non mi aveva rivelato nulla. Mi aveva solo detto che sarebbe passato a prendermi dopo cena.
Adesso mi ritrovavo davanti l’armadio senza sapere cosa indossare. Dato che non sapevo dove saremmo andati, non avevo idea di quale sarebbe potuta essere la mise opportuna.
Avevo appena mandato un messaggio a quel rincitrullito, ma mi aveva semplicemente risposto con: “Come ti pare. I vestiti non sono importanti ;)”.
E che diavolo significava? Aah, iniziavo ad odiare le sorprese.
Per prima cosa esclusi tutti i vestiti e le gonne. Ero abbastanza sicura che non avrebbe accettato di andare con la mia macchina e che avremmo usato la sua moto.
Alla fine optai per un pantalone nero e una maglia un po’ larga sul porpora con una fantasia particolare. Non l’avevo messa spesso: il tessuto era abbastanza delicato e forse era un tantino elegante per metterla a scuola.
Indossai gli stivaletti neri e appuntai i capelli dietro.
Afferrai la giacca e scesi di sotto, alla ricerca della borsa che avevo lasciato in sala.
Quando Dave mi vide, mi guardò. << Wow. Dove avete intenzione di andare? >>.
<< Quindi non lo ha detto neanche a te? >> sospirai esasperata. << Mi spiace, fratello, ma non lo so >> terminai.
Lui sorrise. << Bene allora. Buona fortuna >> mi augurò, mentre nello stesso momento suonava il campanello.
Andai ad aprire. Chad era davanti a me: indossava un paio di jeans stretti e una camicia scura, ovviamente fuori dai pantaloni. Sopra il tutto, non poteva mancare la giacca di pelle nera. L’unica pecca era il piccolo taglio sulla fronte, che non era guarito ancora del tutto, ma che gli attribuiva l’aria da cattivo ragazzo.
Mi sorrise. << Sei pronta? >> chiese.
<< Fisicamente posso anche dire di sì. Mentalmente credo proprio di no >> dissi, iniziando ad essere nervosa.
Lui scoppiò a ridere: << Non temere. Tra poco saprai di cosa si tratta. Andiamo? >>.
Io annuii. << Okay, andiamo >>.
<< Ciao, Carter >> salutò Chad a voce più alta, cercando di farsi sentire da Dave. A quanto pare ci era riuscito, dato che Dave apparve all’ingresso.
<< Ehi >> salutò.
<< Noi stiamo andando. Ci vediamo dopo >> dissi.
Annuì: << Chad, non fate troppo tardi >> lo ammonì.
Il mio amico sorrise: << Certo, papino >> lo prese in giro << Te la riporterò sana e salva >>.
<< Non è quello che ho chiesto, ma almeno sarò più tranquillo >> disse Dave, sorridendo.
Io sollevai gli occhi al cielo. << Va bene. Adesso muoviti >> dissi, spingendo Chad fuori dalla porta.
<< A dopo, Carter. Tua sorella è troppo impaziente >> disse Chad, mentre Dave sorrideva e chiudeva la porta dietro di noi.
Come previsto andammo con la sua moto. Guidò all’incirca per un quarto d’ora. Non era uscito dalla città, ma notai che ci stavamo avvicinando sempre di più al confine. Prima di poter uscire da Dover, però, Chad prese una piccola via, nascosta tra gli alberi. Arrivammo davanti ad un grande cancello chiuso. Chad tirò un telecomando fuori dalla tasca e il cancello si aprì con un clic elettronico.
Mi si parò davanti un grande edificio, ma al buio non riuscivo a vedere nessuna insegna che mi spiegasse dove ci trovassimo.
Parcheggiammo la moto nel retro dell’edificio. Poi Chad tirò fuori uno zaino da sotto il sellino e se lo mise in spalla.
<< Vieni con me >> disse, porgendomi la mano.
Io l’afferrai senza dire nulla e lo seguii.
Si fermò davanti ad una porticina e iniziò a cercare la chiave giusta dal mazzo, senza lasciarmi la mano.
<< Questo posto è un po’ inquietante >> sussurrai guardandomi intorno.
Chad rise. << Te lo assicuro, Melanie. Non ho intenzione di ucciderti e lasciarti qui in mezzo agli alberi >> disse.
<< Mmh. Quanto sei macabro >>.
<< Trovata >>. Infilò la chiave nella toppa ed entrammo all’interno.
<< Ma che roba è? >> chiesi, continuando a non capire. Ci trovavamo in una piccola saletta piena di fili, tasti e interruttori.
<< Sei proprio impaziente, eh? >> disse lui, sorridendo e andando davanti a tutta quella attrezzatura.
Poi premette diversi pulsanti e sentimmo l’edificio che prendeva vita.
Si voltò a guardarmi, soddisfatto.
<< E adesso la parte migliore >> disse, riprendendomi per mano e uscendo da una piccola porta che non avevo nemmeno visto.
Ci ritrovammo in un largo corridoio e subito, un forte odore mi colpì, ma non riuscii a capire di cosa si trattava.
Solo quando continuammo a camminare, capii che cosa fosse. Sembrava.. cloro.
In effetti, ora che ci facevo attenzione l’edificio sembrava una qualche struttura sportiva, con i tetti alti e le colonne che delimitavano i corridoi.
<< Chad >> dissi soltanto.
Lui mi sorrise e non appena svoltammo l’angolo rimasi a bocca aperta. Avevo ragione: si trattava dell’odore di cloro. Davanti a noi si estendeva una piscina olimpica con tanto di corsie.
<< Ma come..? >> iniziai a dire.
Chad mi interruppe. << Aspetta. Non è questo che volevo mostrarti >> disse, tornando a camminare.
<< Ma è legale? >> gli chiesi, facendolo scoppiare a ridere.
<< Melanie, ho le chiavi. E ti assicuro che non le ho rubate >>.
Avevamo attraversato la grande piscina e imboccammo un corridoio collegato ad una scalinata che portava al piano di sotto.
Mentre scendevamo le scale, potevo sentire avvicinarsi il rumore dell’acqua che scorreva.
La trepidazione non voleva andarsene e io continuavo a chiedermi dove stavamo andando.
<< Ok, chiudi gli occhi >> mi ordinò, fermandosi davanti ad una porta in legno.
<< Che cosa? >> mi voltai a guardarlo, stupita.
<< Avanti, Mel. Chiudi gli occhi >> ripeté.
Anche se un po’ titubante, alla fine feci come mi aveva chiesto.
<< Bene >> disse, mentre sentivo che apriva la porta.
Poi le sue mani erano sulle mie spalle. << Ok, va avanti >> mi disse e mi lasciai guidare nel mio buio momentaneo. Sentivo solo l’acqua che scorreva e la differenza di temperatura. L’aria, infatti, era diventata più calda.
Dopo pochi passi, Chad strinse dolcemente le mani sulle mie spalle e io mi fermai.
<< Va bene. Puoi aprire gli occhi >> sussurrò, vicino al mio orecchio.
Li aprii e restai a bocca aperta. << Sorpresa >> disse, mentre io osservavo il luogo intorno a me. Avevo davanti una piscina termale a forma di otto, mentre delle piccole fontanelle spruzzavano o immettevano acqua calda al suo interno. Delle sedie sdraio si trovavano in uno dei due lati della piscina. Per finire le pareti erano fatte di pietra e le luci erano soffuse.
<< E’ bellissimo >> sussurrai.
<< Benvenuta in una delle migliori piscine termali di Dover, in cui puoi trovare ricconi e figli di papà in gran quantità. Ma non di notte, a quanto pare >>.
Mi voltai verso di lui e vidi il suo sorriso beffardo sul viso.
<< Come ci sei riuscito? >> gli chiesi.
<< Io ho sempre qualche asso nella manica, Melanie >> mi rispose.
<< Almeno mi hai assicurato che non è illegale.. giusto? >>.
Lui rise. << Esatto, niente di illegale. Solo una zia che lavora nell’amministrazione di tutte le piscine della città e un favore che mi doveva un suo collega, alias figlio del proprietario di questo posto >> spiegò, con soddisfazione.
Io scossi la testa, non potendo crederci.
<< A proposito, ti va di fare un bagno? >> mi chiese, voltandomi di nuovo verso la piscina. << E prima che tu possa fare una domanda stupida. No, non dobbiamo farlo in biancheria intima. Anche se non sarebbe poi una cattiva idea >> iniziò a divagare.
Mi voltai un’altra volta verso di lui e gli lanciai uno sguardo fulminante.
<< Di sicuro non lo farò in biancheria. Quindi..? >>.
<< Quindi ho fatto bene a portare lo zaino >> terminò sorridendo.
Io spalancai gli occhi, mentre lui prendeva lo zaino tra le mani e lo apriva. Tirò fuori una busta e me la porse. << Giuro che non sono stato io a scegliere o a prendere la misura. Non l’ho neanche visto. È tutta opera di Rachel >> sogghignò.
<< Che cosa? Rachel sapeva che cosa avevi intenzione di fare e non mi ha detto niente? Che amica ingrata >> brontolai.
Lui sorrise. << Beh, devo ammettere che ero un po’ preoccupato al riguardo, ma a quanto pare conosce anche lei il significato della parola sorpresa >> disse.
<< Puoi cambiarti lì >> terminò, indicandomi una porta dove c’era scritto sopra “spogliatoio donne”.
Presi la busta, sorrisi e andai nello spogliatoio.
Aprii la busta, ansiosa di sapere che cosa aveva scelto Rachel per me.
All’interno però non trovai un solo costume, ma due, in buste separate. In ognuna di esse c’era anche un appunto di Rachel con il pennarello nero.
Lessi la prima: “So quanto odi la vista della cicatrice. Questo dovrebbe essere perfetto”.
Sorrisi. La mia amica mi conosceva proprio come le sue tasche. Tirai fuori il costume e vidi che si trattava di un pezzo intero. Nero e molto giovanile che lasciava i fianchi scoperti. Il dettaglio più importante però, era che la parte superiore avrebbe coperto perfettamente la cicatrice.
Poi lessi ciò che c’era scritto sulla seconda busta.
“Nonostante tutto, appena ho visto questo, ho pensato subito a te e a quanto ti starebbe bene. A te la scelta. Buon divertimento”.
Tirai fuori il secondo costume. Era a due pezzi e di colore azzurro. Il tessuto era lucido e il pezzo di sopra era a balconcino senza le bretelle.
Erano entrambi stupendi e io ero davvero indecisa. Rachel aveva ragione: odiavo far vedere la mia cicatrice, ma si trattava pur sempre di Chad. Non era di certo un estraneo e avevo affrontato il trapianto anche grazie a lui. Sapevo che non avrebbe fatto nessun commento al riguardo.
Mi spogliai e mentre indossavo il secondo, speravo che Rachel avesse ragione e che mi stesse bene.
Non mi guardai nemmeno nel piccolo specchio appeso sul muro e uscii dallo spogliatoio.
Chad era in piedi davanti alla piscina, già pronto: aveva un costume verde scuro a mutanda che metteva in mostra tutto il suo fisico scolpito.
Non appena mi sentì, si voltò verso di me. Sorrise, mentre mi squadrava da capo a piedi.
<< Allora? Dobbiamo fare questo bagno? >> chiesi, cercando di attirare la sua attenzione sul mio viso.
<< Certo >> disse, mentre mi avvicinavo a lui. Lo affiancai e lui allungò il braccio verso la mia testa. Lo guardai sorpresa e poi mi tolse il fermaglio che mi legava i capelli.
<< Meglio che tu lo tolga per entrare, non credi? >> mi sorrise, porgendomelo.
Io annuii e prendendolo, lo poggiai su un muretto che sporgeva dalla roccia.
Poi, andammo verso la scaletta. << Entra prima tu >> gli dissi, mettendogli le mani sulla schiena e spingendolo delicatamente.
<< Quanta fretta >> mi derise.
<< Se vuoi entro per prima >>.
Lui scosse la testa ed entrò in acqua. Non era poi così alta: a Chad arrivava sullo stomaco.
<< Adesso tocca a te >> mi incitò.
Iniziai ad entrare. L’acqua era piacevolmente calda e non appena fui completamente dentro arrivò appena sotto il mio seno.
Mi immersi fino al collo e sospirai di sollievo. << E’ stupenda >> dissi.
Lui sorrise. << Lo so. In effetti avrei dovuto portarti qui un po’ prima. Forse quando continuavi a delirare come una matta furiosa >>.
Io aprii la bocca, offesa. << Stupido! Io non deliravo come una matta! >> gli dissi, spruzzandolo con l’acqua.
<< A me sembrava di sì. E ne sono sicuro, perché non è successo solo una volta >> sorrise beffardo.
Mi avvicinai a lui. << Non è vero! >>.
<< Sì che lo è >>.
A quel punto gli misi le mani sulle spalle e lo spinsi all’indietro, cercando di farlo andare sott’acqua.
Il mio piano non andò come previsto e Chad entrò in acqua fino alle spalle, mentre io mi ero allontanata da lui.
Spalancò gli occhi. << Stavi cercando di farmi andare sotto? >> chiese, mentre un sorriso gli spuntava sul viso. << Adesso me la paghi! >> e si lanciò verso di me. Io urlai e cercai di scappare da lui. Ma che possiamo farci? Chad ha le gambe più lunghe delle mie e delle braccia muscolose. Infatti, anche i miei tentativi di nuotare via fallirono miseramente e finii tra le braccia di Chad.
<< Aaah, aspetta. Stavo scherzando. Non farlo >> dissi, stringendogli le braccia al collo.
<< Troppo tardi, mia cara >>.
<< Aah. Io non ti mollo! E tu finirai in acqua con me >> cercai di convincerlo, ma lui non demordeva.
<< Non ci riusciresti nemmeno! E se lo facessi, correrei il rischio >> fece per buttarmi giù.
<< Aah. Aspetta, aspetta. Chad, annego. E poi ti rimarrà il mio cadavere sulla coscienza! >> provai con l’ultima carta, mentre ridevo.
Lui sorrise divertito. << A quel punto ti nasconderò tra gli alberi >>.
<< E io tornerò come fantasma per perseguitarti a vita >>.
<< Esprimi il tuo ultimo desiderio >> mi sorrise. Poi mentre io urlavo, lui mi calò giù.
Solo che non lo mollai per davvero e facendo un po’ di pressione riuscii a portarlo giù con me.
Colto di sorpresa mi lasciò e io tornai a galla.
Iniziai a ridere, mentre Chad stava riemergendo.
<< Te lo avevo detto >> gli dissi.
<< 1 a 0 per te >> disse, venendomi di nuovo incontro.
<< Oddio no! >> dissi, mentre mi allontanavo ancora. Mi aveva quasi raggiunta, quando dissi: << Mi arrendo! Mi arrendo, hai vinto! >>.
Lui si fermò e fece una faccia soddisfatta. << E’ stato semplice >> sorrise.
<< Cretino >> risi, poi iniziai a nuotare verso l’acqua più alta.
Arrivai vicino alla parte del bordo quasi attaccata al muro in pietra e mi appoggiai.
Chad, nuotando, mi raggiunse. Alzò gli occhi verso la pietra. Poi sorrise e si issò sul bordo. Era completamente bagnato e l’osservai incuriosita, mentre camminava verso una colonna poco distante.
<< Guarda qui >> mi disse, prima di sparire dietro la colonna.
Capii cosa dovevo guardare quando sentii altra acqua arrivarmi addosso.
Mi scansai di botto e mi voltai verso la parete dietro di me. Chad aveva attivato, chissà come, una piccola cascata che usciva da un’apertura nella roccia che non avevo notato prima. Era fantastica. Chad riapparve e mi guardò dal bordo.
Gli sorrisi, poi si tuffò di testa di nuovo in acqua.
Riemerse accanto a me e si scrollò i capelli bagnati. << Ti piace? >> mi chiese.
<< Sì, è stupenda >> risposi sorridendo. Poi, persi interesse per la cascata e gli dissi: << Ti sfido. Gara di nuoto >>.
Lui scoppiò a ridere. << Sei proprio sicura? Non mi sembravi molto veloce prima >>.
<< Perché, tu ti credi un pesce? >> gli chiesi, lanciandogli uno sguardo truce.
<< E va bene. Ma che succede a chi perde? >> mi chiese.
Ci pensai su. << Mmh, non lo so. Il vincitore sceglierà cosa deve fare l’altro >>.
<< Ci sto >> rispose Chad.
Ci mettemmo in posizione. Io diedi il via e poi entrambi nuotammo verso l’arrivo stabilito.
Non ero mai stata così brava a nuotare, ma cercai di battere Chad con tutte le mie forze.
Notai subito che lui stava mettendo sempre più distanza tra noi e io ricorsi ad altri metodi. Cercai di intralciarlo, tentando di afferrarlo. Lui aveva rallentato appena, senza farsi distrarre da me e subito dopo toccò il bordo, vincendo la gara. Io rimasi lì, mentre ridevo praticamente da sola.
Adesso mi stava guardando come se fossi una matta. << Stavi barando! >> mi disse.
<< Macché! Hai anche vinto. Avevi ragione, non sono così veloce >> ammisi, scuotendo la testa.
Lui sorrise. << Che puoi farci? È troppo difficile battere Chad O’Connor. Praticamente impossibile >> si montò.
Mi avvicinai al bordo anche io. << Sì, sì. Non ti montare troppo >> gli dissi.
Poi mi issai con le braccia e mi sedetti sul bordo. Anche Chad poggiò le braccia sul bordo, ma restando in acqua. Sistemò la testa sugli avambracci e iniziò a fissarmi. << Quindi, adesso devi fare qualcosa per me? >> mi chiese.
<< A quanto pare >>.
<< Mmh >> disse, mentre si sollevava e si sedeva accanto a me. << Ci penserò >>.
<< Come ti è venuto in mente di portarmi qui? >> gli chiesi, mentre rifletteva.
Lui si voltò a guardarmi. << Pensavo fosse un modo carino per ringraziarti >>.
<< Solo per martedì scorso? >> chiesi alludendo al fatto che fosse arrivato a casa nostra conciato in quello stato.
<< Sì, ma.. beh, un po’ per tutto, Melanie. E poi pensavo che entrambi avevamo bisogno di relax e perciò ho ricordato il favore che mi doveva quel tipo >>.
<< Un favore, eh? >>.
Lui annuì. << Sì. Qualche tempo fa l’ho aiutato con una moto. L’ho rimessa in sesto senza avere niente in cambio. E sai, era una gran bella moto >> rispose.
<< Gratis? Per chi era, per una bella donna? >> lo presi in giro.
<< Ehi! Credi che sia quel tipo di ragazzo? >> chiese, nonostante avesse un sorriso divertito sulle labbra.
<< Chad! Era davvero una donna? >>.
Lui rise. << No. Era solo uno dei superiori di mia zia. Ho cercato di aiutare anche lei, non facendomi dare nulla in cambio. Beh, considerando cosa ho ottenuto adesso, due al prezzo di uno, no? E poi l’estate scorsa ho anche lavorato qui. Quindi era consapevole del fatto che non avrei creato casini >>.
Io sorrisi senza dire nulla e lui mi chiese: << Davvero non avevi la minima idea di dove ti avrei portata? >>.
Scossi la testa. << Sono stata tutta la settimana a fare supposizioni. E pensare che Rachel lo sapeva >> dissi.
Chad sorrise. << Rachel lo ha saputo solo ieri >>.
Io lo guardai stupita. << Davvero? E comunque non riesco ancora a credere che proprio tu ti sia fidato di lei >>.
<< Beh, sì. Ho dovuto. Riesci a immaginare me che entro in uno dei vostri negozi alla ricerca del costume? >> rabbrividì, facendomi sorridere. Poi si rispose da solo: << Oddio, no. E poi avevo bisogno di lei, non sapevo neanche la tua misura >>.
<< E adesso la sai? >> chiesi, arrossendo.
Lui sorrise beffardo: << No, ma posso immaginarla >> disse, abbassando gli occhi.
Arrossii di colpo. << Idiota! >> lo insultai, incrociando le braccia al petto e cercando di coprirmi.
Lui scoppiò a ridere, mentre io cambiavo argomento.
<< Allora, hai pensato a cosa dovrò fare? >> gli chiesi.
Lui mi guardò. << Spiacente. Non mi viene in mente nulla >> rispose scuotendo la testa.
<< Andiamo. Neanche un minimo di fantasia? Che ne so, fare qualcosa che io non farei mai.. >>.
<< Vuoi farti male? >> mi chiese aggrottando le sopracciglia.
<< Certo che no. O un massaggio magari >> continuai.
Lui mi guardò scioccato. << Un massaggio? >> chiese. << E da quando li sai fare? >> mi derise.
Io sorrisi soddisfatta: << Diciamo che avevo questo compito in casa mia. Mio padre li adorava e diceva che ero bravissima a farli. Mi chiamava manine d’oro >>. Poi cambiai espressione: << Anche se mi sono sempre chiesta se dicesse sul serio. Era l’unico che accettava che glieli facessi >> terminai.
Lui scoppiò a ridere: << E tu vuoi che io mi faccia torturare da te? No, grazie >>.
<< Ehi, guarda che potrei essere magica >> dissi, alzandomi in piedi. << Ti faccio vedere >> e mi misi dietro di lui.
Chad si voltò verso di me, restando seduto. << Melanie, non c’è bisogno. Sta buona >> mi disse.
Io lo lasciai perdere. Misi le mani sulle sue spalle e.. lo spinsi giù in acqua.
Chad cadde in piscina: non si aspettava che lo facessi. Scoppiai a ridere, mentre si appoggiava al bordo per non andare a fondo.
<< Ehi! Che traditrice! Vieni qui >> mi urlò contro, sorridendo.
Continuavo a ridere e lui mi tese la mano. << Almeno aiutami a risalire >>.
<< No! So che mi butterai giù con te. Non sono mica scema! >> dissi.
Lui sorrise. << E va bene >> disse, tirandosi su con le braccia.
Io iniziai ad allontanarmi, ma lui era già dietro di me.
Stavo iniziando a scappare.
<< Aah, no! >> disse, prendendomi per la mano e facendomi voltare verso di lui.
Nel modo di girarmi però, me lo ritrovai decisamente vicino. Il suo viso era ad un soffio dal mio e vidi il suo sorriso che scompariva lentamente. Mi stava guardando negli occhi, come non aveva mai fatto prima.
Rimasi in silenzio, incantata dai suoi occhi. Nella penombra il blu non si vedeva quasi più e adesso sembravano di un grigio ancora più scuro del solito.
Chad si sporse in avanti e i miei pensieri vennero interrotti dalle sue labbra che si poggiavano sulle mie. Spalancai gli occhi per la sorpresa. Poi, quando realizzai che Chad mi stava effettivamente baciando, portai le braccia sul suo collo e chiudendo gli occhi, lo ricambiai. Lui mi attirò più vicina a sé e continuò a baciarmi, mentre la mia mano scendeva sul suo petto.
A quel punto smisi di baciarlo, senza però staccarmi da lui. Ci guardammo negli occhi.
<< Chad >> sussurrai. << E questo per cos’era? >> chiesi.
Lui spalancò gli occhi, come se non si aspettasse la mia domanda.
<< Scusami, forse.. forse non avrei.. >> fece per staccarsi da me, ma glielo impedii. Sta volta fui io che lo baciai, mettendolo a tacere.
Lui si sciolse e mise le mani sul mio viso, approfondendo il bacio.
Dio, era davvero una sensazione stupenda sentire il sapore delle sue labbra. Era decisamente meglio di come mi ero sempre immaginata.
Eh, sì. Ultimamente lo avevo immaginato proprio parecchie volte.
Quando ci staccammo, mi sorrise. << Avrei dovuto portarti qui prima >> sussurrò.
Io sorrisi a mia volta. << Hai proprio ragione >> dissi, mettendogli le braccia intorno al collo e baciandolo un’altra volta.
Poi, Chad mi prese in braccio stile sposa. Io strinsi le braccia intorno al suo collo per la sorpresa.
<< Bene. È ora di tornare in acqua >> disse, sorridendo beffardo.
Quando capii cosa voleva fare, urlai, ma subito dopo mi ritrovai in piscina. Quando tornammo a galla, Chad continuava a ridere.
Nuotai verso la parte più bassa della piscina e lui mi seguì. Non appena arrivò nel punto in cui toccava, Chad mi afferrò da dietro e mi fece voltare verso di lui.
<< E’ da troppo tempo che aspettavo questo momento, Melanie >> mi sorrise.
<< Perché non l’hai fatto prima? >> sussurrai, stringendo le gambe intorno alla sua vita.
Lui mi guardò serio: << Avevo paura che non ricambiassi. So di essere il tuo migliore amico, ma.. non sapevo se provassi ciò che provo io >>.
Io sorrisi poggiando la fronte sulla sua spalla. << Era ciò che mi chiedevo anch’io >> sussurrai, dandogli un bacio sul collo. Lui rabbrividì.
<< Melanie >>.
<< Mmh? >>.
<< Mi dispiace di averci messo così tanto >> mi disse.
Io ridacchiai tornando a guardarlo. << L’importante è che tu l’abbia fatto >> sorrisi e lui si sporse a baciarmi.
Era come se adesso nessuno dei due riuscisse a staccarsi dall’altro. Prima che ciò accadesse, avevamo passato troppo tempo a cercare il contatto: le strette di mano, le spallate e i rari abbracci. Adesso, invece, potevamo finalmente incastrarci come due perfetti pezzi del puzzle.
Rachel aveva ragione, Dave aveva ragione e noi eravamo solo troppo stupidi per non esserci mossi prima.
<< A che pensi? >> mi chiese.
<< Penso al fatto che adesso c’è davvero un noi >>.
Mi sorrise, senza dire nulla.
Restammo ancora in acqua per un po’, poi uscimmo dalla scaletta.
Chad prese l’asciugamano che aveva poggiato sulla sdraio e lo mise sulle mie spalle.
Mi baciò la tempia, stringendomi da dietro.
<< E’ ora di tornare. O ci uccideranno >> mi sussurrò.
Io annuii e mi staccai da lui. Andai nello spogliatoio e mi cambiai. Poi, dopo aver infilato tutto nello zaino, facemmo la strada inversa. Chad spense tutte le luci e mano nella mano, uscimmo da dove eravamo entrati.
Raggiungemmo la moto e tornammo a casa.
Per tutto il tragitto, tenni le braccia intorno al busto di Chad, con le mani dentro le tasche della sua giacca.
Parcheggiò davanti al mio vialetto e mi accompagnò alla porta.
<< Vuoi entrare? >> gli chiesi.
<< Devo, o tuo fratello mi uccide >> sorrise. << Però, aspetta un attimo >>.
Mi voltai a guardarlo. Mi attirò a sé e mi accarezzò il viso. << Sei così bella >>.
Mi sporsi verso di lui e chiusi la distanza tra di noi. Lo sentii sorridere sulle mie labbra e io misi una mano fra i suoi capelli.
E ovviamente, in quel momento la porta si aprì e qualcuno tossì, attirando la nostra attenzione. Io e Chad ci voltammo a guardare, senza interrompere il contatto più di tanto.
Dave e Rachel erano davanti la porta. Dave ci guardava come se si sentisse in colpa per averci interrotti, mentre Rachel ridacchiava.
<< Siete tornati >> borbottò mio fratello.
<< Già >> disse Chad, mentre io mi separavo del tutto da lui, lasciando solo le nostre dita intrecciate.
<< Immagino che vi siate divertiti >> disse Rachel con un sorriso da schiaffi.
Io annuii. << Sì, è andato tutto bene >> le risposi.
<< Lo vediamo >> disse lei.
<< Bene, io me ne stavo andando. Vedi, Dave? L’ho riportata sana e salva >> disse Chad cercando di uscire dalla situazione imbarazzante.
<< Grazie >> disse mio fratello, sorridendo.
<< Sì, in effetti stavo andando via anche io >> disse Rachel.
<< Buonanotte >> disse Chad ai due. Poi mi guardò come se non sapesse che fare.
Al diavolo quei due. Mi sollevai e gli diedi un bacio leggero sulle labbra, come se ci fossimo soltanto noi. << Notte, Chad >> gli sussurrai.
Vidi l’ampio sorriso che gli apparve sul volto. << Notte, Melanie >> sussurrò a sua volta, prima di lasciarmi la mano e camminare verso la sua moto.
<< Ce ne avete messo di tempo, voi due >> sentii la voce di Rachel alle mie spalle.
<< Lasciala stare, piccola >> disse mio fratello dolcemente.
Mi voltai verso di loro. << A proposito, io e te dobbiamo fare un discorsetto, mia cara amica che sapeva tutto e che mi ha lasciata a fare ipotesi completamente sbagliate >> le dissi.
Lei scoppiò a ridere. << Quale hai usato dei due? Ti prego, muoio dalla voglia di saperlo >>.
<< Oh, non lo saprai mai >> dissi, lasciandomi sfuggire, però, un sorrisino che diceva tutto.
<< Aah! Lo sapevo che avresti messo quello. Come sono contenta! >> disse, saltando praticamente sul posto.
Io risi. << Bene, è ora che vada a dormire. Buonanotte >> dissi, mentre loro si scansavano e io entravo in casa.
<< Notte >> dissero entrambi. Poi, però tornai indietro e diedi un bacio sulla guancia di Rachel. << Grazie. Sei sempre la migliore >> le dissi.
Lei mi sorrise. << Eh, Mel. Non è stato niente di speciale >>.
Sorrisi anche io, poi salii le scale e andai direttamente in camera mia.
Rachel aveva ragione. Ce ne avevamo messo di tempo, ma l’unica cosa che contava era che ce l’avevamo fatta. Adesso Chad non era solo il mio migliore amico. Quella sera era diventato il mio ragazzo e io potevo fare sogni tranquilli, ripensando a tutto quello che era successo. Passo dopo passo.

 




Angolo dell'autrice: Signore e signori *rullo di tamburi*.. incredibile, ma vero.. Ce l'hanno fatta!!!! Olèèèè!!
Ok, davvero XD cosa ne pensate? Vi è piaciuto? E' stato come lo immaginavate? Fatemi sapere!
Alla prossima!! :)

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Capitolo 20
*** L'importante è vincere ***


Io e Chad eravamo seduti sul divano di casa mia. Anzi, io ero distesa, mentre lui era seduto. Le mie gambe erano poggiate su di lui e io tenevo in mano l’album da disegno. La tv era accesa e Chad la stava guardando. In questo modo riuscivo a vederlo di profilo.
Si voltò a guardarmi. << Girati! Non finirò mai così >> gli ordinai.
<< Dai, Melanie. Non ce la faccio più a stare in questo modo >> si lamentò.
<< Se non stai in posizione il mio disegno non verrà bene >>.
<< E’ impossibile che non ti venga bene. E poi potresti utilizzare la memoria fotografica che ti ritrovi >> rispose.
<< E tu come fai a sapere che ho la memoria fotografica? Non mi sembra che te l’abbia mai detto >> riflettei, aggrottando le sopracciglia.
Lui si voltò verso la televisione, tornando in posizione. << Avanti. Continua a disegnare >> mi incitò.
<< Ehi, non cercare di sviare il discorso. Che cosa hai fatto? >> gli chiesi.
<< Che ho fatto? Io non ho fatto niente! >> disse troppo velocemente, cercando di non ridere.
<< Che bugiardo! >> dissi, mentre poggiavo l’album sul tavolino e mi mettevo a sedere, avvicinandomi di più a lui.
<< Melanie, ti prego! Non finirai più >> mi supplicò.
<< Userò la memoria fotografica >> dissi, sedendomi a cavalcioni su di lui.
Iniziai a baciargli il collo. << Melanie? >> sussurrò, cingendomi i fianchi con le mani.
<< Tanto lo sai che alla fine me lo dirai >> mormorai, baciando più su, verso la sua mascella.
<< Mel, siamo nel tuo salotto >> mi fece notare.
Io sorrisi. << Tanto Dave sta dormendo. Dopo l’allenamento lo fa sempre >>.
Sembrava che la situazione si fosse invertita. Io continuavo a stuzzicarlo, mentre lui cercava di fermarmi. Sapeva che non era una buona idea azzardare in quel modo.
<< Stop! Mel, andiamo di sopra >> mi supplicò.
<< Oh no. Prima dimmi che cosa hai fatto >>.
<< Quando? >>.
Io sospirai, allontanandomi da lui, ma restando seduta nello stesso modo.
<< Non fare il finto tonto. Dimmelo! Prometto che non ti succederà niente >>.
<< Non ne sarei così sicuro >> brontolò. << Sai.. forse, ma solo forse.. ho visto qualche tuo disegno >> balbettò alla fine.
Io spalancai la bocca. << Che cosa? E quando li hai visti? >> mi arrabbiai.
<< Hai detto che non mi succederà niente >> disse spalancando gli occhi.
Io scoppiai a ridere. Non riuscivo ad essere veramente arrabbiata con lui, quando mi guardava in quel modo.
<< Va bene. Mantengo la parola >> gli sorrisi.
<< Ehm.. quando eri in ospedale, Dave mi ha fatto vedere la tua camera. Io non volevo farlo, davvero. Ma quella C.. è stato più forte di me, piccola >> mi spiegò.
<< La C? Hai.. hai visto quei disegni? >> balbettai, diventando completamente rossa.
<< Melanie, non fare quella faccia >> rise. << Ti sono venuti proprio bene >> mi elogiò.
<< Cretino! >> lo insultai. Poi ci pensai su: << E poi, scusa, hai visto quei disegni e pensavi che non ti ricambiassi? >> chiesi, guardandolo male.
<< E che ne sapevo. Io.. era un momento difficile. Melanie! >> supplicò.
Io scoppiai a ridere. << Ok, va bene. Non è colpa tua se sei poco intelligente >> gli dissi.
<< Ehi! >>.
Io continuai a ridere, poi mi alzai da lì. << Vieni, andiamo su >> lo presi per mano.
Chad mi seguì al piano superiore. << A questo punto, posso vedere anche gli altri? >> mi chiese, non appena fummo in camera mia.
<< Va bene, ma solo perché sei tu >>.
Lui mi sorrise e io iniziai ad aprire gli album.
C’erano disegni di tutti i tipi: paesaggi e in particolare New York; persone, tra cui Rachel, Dave, mia madre e persino mio padre; situazioni particolari; ginnaste e attrezzi.
<< Wow, sono davvero belli >> mi disse.
Io annuii: << Grazie >>. Poi tirai fuori una cartella da sotto la scrivania. << Ecco in cosa si è trasformato l’album che hai visto >> dissi.
La cartella era verde e in un angolo c’era il nome di Chad.
Lui mi guardò con gli occhi spalancati. << Sono tutti..? >>.
<< Tuoi, sì. O nostri, insomma >> terminai, aprendo la cartelletta.
Li tirai fuori ad uno ad uno. Ultimamente ne avevo fatti diversi che raffiguravano noi, insieme.
Chad dopo un po’ ne prese in mano uno. << L’hai colorato >> disse.
Io sorrisi. << Era questo che hai visto? >> gli chiesi, osservando il mio Chad in modalità angelo.
Lui annuì. << E’ ancora più bello >> rispose.
<< Forse è solo il modello che lo rende così >> sussurrai.
Lui poggiò i disegni sulla scrivania. << Oh, davvero? >> mi chiese, sorridendo compiaciuto.
Io sorrisi e cinsi il suo collo con le braccia. << Ne sono sicura >> risposi e poi lo baciai.
 
 
Eravamo ormai diventati inseparabili. Passavamo il tempo tra casa mia e casa sua. Avevamo iniziato anche a studiare insieme. Io ero sempre stata molto rapida a studiare e da quando stavo con Chad avevo recuperato la mia brillantezza. Strano, ma vero. I miei voti erano tornati quelli di una volta. Mia madre e Dave erano davvero contenti di questo e non avevano fatto domande, pensando che avrebbero potuto rovinare tutto. Rachel, invece, continuava a prendermi in giro e a dire che se avessi mostrato la mia intelligenza nascosta un po’ prima, avremmo evitato parecchi problemi.
Non so precisamente se fosse la mia relazione con Chad, ma da quando avevo smesso di fare ginnastica artistica, era la prima volta che mi sentivo di nuovo come la vecchia me.
Chad, così come la mia famiglia non aveva commentato il mio miglioramento, ma ero consapevole che aveva già affrontato l’argomento con Dave. Quei due si dicevano qualsiasi cosa e a volte riuscivano a dirsi cose che né io né Rachel comprendevamo. Come se parlassero lingue diverse dalla nostra e si divertissero ad escluderci.
Beh, forse sarei dovuta essere gelosa di loro, più che di tutte le ragazze che guardavano Chad con adorazione.
Ok, parlando seriamente: Chad mi aveva migliorata o fatta tornare alla normalità. Entrambe le prospettive potevano andar bene.
Perciò, come ho già detto sopra, io e Chad studiavamo spesso insieme. Traduzione: io studiavo e lui si divertiva a fissare la stanza o me o qualsiasi altra roba che non somigliasse ad un libro.
Solo alla fine dei miei compiti riuscivo a obbligarlo a fare qualcosa di utile per il suo apprendimento.
A casa sua, però, questo era molto difficile. Chad prendeva sempre Evan come scusa e si ritrovava a giocare con lui ai videogames.
Quel giorno nonostante fossimo a casa sua, ero riuscita a convincerlo a risolvere dei complessi esercizi di matematica. Conoscendo Chad, sappiamo che avrebbe rinunciato istantaneamente, ma quella volta fu diverso. Beh, avevo usato convincenti assi nella manica. E non chiedetemi quali, perché di certo non ve li dirò.
Comunque, adesso mi trovavo davanti al televisore, con Evan seduto accanto a me e un telecomando della Wii in mano. Chad, invece era seduto al tavolo dietro di noi, con i libri aperti.
<< Cambiamo gioco? >> mi chiese Evan. Quel bambino si era ormai abituato alla mia presenza talmente bene, che aveva iniziato ad adorarmi.
<< Certo. Come vuoi giocare? >> gli chiesi, mentre lui usciva dalla nostra partita di ping pong.
<< Mario Kart? >> mi disse con un sorriso sulle labbra. << Io e Chad ci giochiamo sempre >>.
Mi voltai verso Chad, che adesso era appoggiato allo schienale della sedia con una penna tra le mani. Si era fermato a guardarci.
<< Ehi. Torna a studiare, tu >> gli dissi, sorridendo beffarda.
<< Sono sempre stato il migliore in quel gioco >> affermò, fingendo di non avermi sentita. << Potrei battere entrambi con gli occhi chiusi >> si montò.
Io sospirai. << Ci risiamo con “Chad il numero 1”. Torna a studiare, ragazzino >> lo ammonii, continuando a sorridere.
<< Ragazzino? Tu sei più piccola di me! >> disse esasperato.
<< Sì, ma sono decisamente più intelligente >>.
Sentii Evan che rideva, mentre Chad sospirava esasperatamente e lasciava cadere la testa sul tavolo sopra al libro aperto.
<< Melanie, non ce la faccio più! Se sei così intelligente, perché non mi aiuti con questo problema di trimetria? >> chiese.
Lo guardai male. << Si dice trigonometria, Chad >>.
Lui scosse la testa. << E’ lo stesso. Continuo ugualmente a non capirci un tubo >>.
Io mi misi a ridere. << Applicati da solo >>.
Lui sospirò di nuovo, sollevando la testa dal tavolo. << Inizio a non sopportarti più >>.
<< Grazie, tesoro. E in questo modo non mi convincerai di certo >> gli feci la linguaccia e tornai al gioco.
<< Andiaaaaamo >> mi supplicò.
<< Evan, non diventare mai come tuo fratello, d’accordo? >> gli dissi, sorridendo.
<< Certo, Melanie >> mi rispose.
<< Ehi, ragazzino. Sono io che ti porto il cioccolato quando la zia inizia a rimuovere tutti i grassi dalla casa, ricordi? >> sogghignò Chad, mentre il minore si voltava verso di lui, con gli occhi supplichevoli.
<< Ma.. Chad! >> piagnucolò Evan.
<< Tranquillo, piccolo. Continuerà a farlo >> lo rassicurai. << E va bene. Vieni qui, Chad >> mi rivolsi poi al maggiore.
Lui sorrise soddisfatto e prese il quaderno dal tavolo. Venne verso di noi e si sedette sul divano. Poi, mi diede il quaderno e prese il telecomando che avevo in mano.
<< Grazie, piccola. Sei la migliore >> mi disse, mentre stava per iniziare la partita.
Io alzai gli occhi al cielo e gli diedi un colpo con la mano dietro la testa.
<< Ahi! >> si girò verso di me.
<< Credi davvero che te lo farò io? >> gli dissi, allibita.
<< Sì? >> mi chiese titubante.
Io risi. << Decisamente no. Però posso aiutarti >>.
<< Ok, ok. Ma più tardi. Adesso gioca >> mi passò un terzo telecomando e io scoppiai a ridere.
Era sempre il solito. Lasciai perdere il quaderno e afferrai il telecomando che mi porgeva, sorridendo.
<< E va bene. Giochiamo >>.
 
 
Quel venerdì sera io e Chad avevamo rinunciato alla solita uscita a quattro con Rachel e Dave. Infatti, le nostre uscite erano quasi sempre con loro: ci divertivamo ad andare al cinema o a cena nei vari locali del centro. Inoltre questa sera era speciale. Io e Chad facevamo finalmente un mese insieme. Avevamo deciso però, di non fare nulla di particolare e decisamente non scambiarci nessun regalo. Su questo eravamo entrambi più che d’accordo.
Quella sera Chad aveva voluto mantenere la sua promessa. Da quando stavamo insieme non aveva ancora avuto nessun incontro. Quando la prima occasione gli si era presentata, però aveva accettato e mi aveva portato con sé.
Ebbene sì: avrei finalmente assistito ad un suo incontro di pugilato.
Anche se Chad non era del tutto convinto. Continuava a dire che non doveva farlo e che era stato stupido a prometterlo. Comunque, non avrebbe rotto la sua promessa.
In quel momento ero davanti l’armadio senza sapere che cosa mettere.
<< Andiamo, Melanie. Sei lì davanti da almeno un quarto d’ora >>. La voce di Chad, che era disteso sul mio letto, intento a lanciare un peluche in aria e a riprenderlo. Era già pronto. Indossava la tuta e una felpona nera.
<< Appunto. Muovi quel bel fondoschiena che ti ritrovi e aiutami! >>.
Lui sospirò e poggiando il peluche venne dietro di me.
<< Fa vedere >>. Mi scansai e lui osservò il mio guardaroba. << Non ho mai visto tanti vestiti >> borbottò.
<< Trovato >> dissi io, tirando fuori un paio di jeans grigi e un maglioncino nero bucherellato nelle braccia. << Grazie >> gli dissi, sporgendomi verso di lui e baciandolo svelta.
Lui spalancò gli occhi e mentre io uscivo dalla stanza, diretta verso il bagno, lui brontolò: << Se bastava solo che mi alzassi dal letto, lo avrei fatto prima >>.
Sorrisi, poi mi chiusi in bagno. Mi vestii e mi truccai, poi andai in camera. Chad era tornato a distendersi sul letto. Misi le ballerine e afferrai la borsa: << Ok, possiamo andare >> annunciai.
<< Bene, andiamo >> disse lui alzandosi da lì. Scendemmo al piano di sotto e io recuperai le chiavi della macchina. Poi uscimmo di casa.
Lo avevo obbligato a prendere la mia macchina e lui aveva accettato solo in cambio del posto di guida. Perciò gli lanciai le chiavi e lui le prese al volo, sorridendo.
<< Sarà la prima volta che ti vedo alla guida di un’auto, lo sai? >> gli chiesi.
<< Già. Tranquilla, so guidarle bene quanto le moto >>.
<< Oddio! Non ti azzardare ad andare veloce >> gli ordinai.
Lui sogghignò, ma non mi rispose.
Arrivammo a destinazione dopo dieci minuti abbondanti e Chad parcheggiò in un posto decisamente distante dal luogo che mi aveva comunicato.
Spense la macchina e si voltò a guardarmi. << Dio, non so nemmeno come mi sono convinto a portarti qui. Allora, piccola. Ascoltami bene: questo non è vero e proprio sport. Lo sai bene che non faccio parte di una società e qui posso battermi con chiunque. Non allontanarti da me e fa come ti dico, va bene? >>.
Io annuii, senza dire niente. Scendemmo dall’auto e mi prese per mano.
<< Devo aspettarmi spettatori accaniti e scommesse clandestine? >> gli chiesi, tenendo la voce bassa e sorridendo.
Lui rise: << Qualcosa del genere >> ammise.
<< Mmh. Bene >>.
Lui sorrise e mi condusse all’interno di una palestra un po’ appartata. Quando mettemmo piede all’interno, notai subito la grande quantità di gente intorno a noi. C’erano molti ragazzi e uomini, ma anche molte donne. Nell’aria arieggiava la puzza di sigarette.
Il ring si trovava al centro della palestra e due ragazzi, probabilmente più piccoli di me stavano combattendo. Poche persone li stavano degnando di interesse.
Chad mi strinse la mano ancora di più e iniziò a camminare tra la gente.
<< Ehi, O’Connor. Bentornato tra noi >> disse un biondino, rivolgendosi al mio ragazzo.
<< Ehi, Mark. Hai visto Jason in giro? >> chiese Chad.
<< Oh, sì. L’ho visto prima con Sylvia dalle parti del banco >>.
Chad annuì. << Grazie >> gli disse, poi continuò a camminare. Altra gente lo salutò e lui ricambiava con brevi saluti o cenni della testa, senza staccarsi da me.
<< Jason >> arrivò alle spalle di un ragazzo moro, che stava ridendo con una bionda che sembrava uscita da una rivista di playboy o qualcosa del genere.
Il ragazzo si voltò sentendosi chiamare e si illuminò. Sorrise lasciando perdere la ragazza. Aveva i capelli ricci e scuri e nel suo lobo spiccava un dilatatore.
<< Oh oh, Chad! Ce l’hai fatta a tornare, amico! >> gli disse, poi si voltò verso di me. << Bene. Chi hai portato con te? Non mi presenti questo bocconcino? >> gli chiese, continuando ad osservarmi.
L’espressione di Chad si indurì. << Lei è Melanie. Mi dispiace, amico, ma niente da fare. È mia. E non puoi trattarla come merce, chiaro? >> disse.
Jason si voltò di nuovo verso Chad. << Ok, tutto chiaro, fratello. Rilassati. Di cosa hai bisogno? >> chiese.
<< Sei fatto? >>.
<< Certo che no, amico. Non ad inizio serata >> rise l’altro.
<< Diavolo, Jason. Ho bisogno di te stasera. Non provare a toccare qualche tua schifezza >>.
<< Va bene, va bene. Ma solo se mi fai vincere. Punto su di te stasera >> disse Jason, puntando il dito verso il petto di Chad.
Il mio ragazzo sorrise. << E fai bene, amico. Vado a sentire per l’incontro. Non sparire, ho ancora bisogno di te >>.
<< Oooh, devo fare da babysitter. Con piacere >> disse, voltandosi verso di me e guardandomi come se fossi qualcosa da mangiare.
Chad lo fulminò con lo sguardo. << Jason! Non prendere nulla, è chiaro? >>.
<< Certo, fratello. Ti do la mia parola. Va! >> lo incitò sorridendo allegramente.
<< Vieni >> mi disse Chad. Poi, si diresse verso la zona che chiamavano “banco”.
<< Ehi, Paul. Che mi avete assegnato stasera? >> chiese all’omaccione seduto lì.
<< Chad O’Connor. Allora è vero che ti sei rifatto vivo. Non ci credevo nemmeno quando Jason mi ha detto di metterti in lista >> disse.
<< Beh, chi non muore si rivede, no? >>.
L’uomo rise: << Già. Hai proprio ragione, amico. Allora, O’Connor si sfiderà contro.. mmh, Mackenzie. Bene, amico. Se ne vedranno delle belle >>.
Chad alzò il sopracciglio: << Tra quanto? >>.
<< Venti minuti. Stiamo per iniziare con le cose serie >>.
<< Per..? >>.
<< 800 dollari. Avete fatto colpo, ragazzi >> rispose.
<< Grazie, Paul >> disse Chad, iniziando a camminare via.
<< Hai sentito O’Connor? Siamo le star della serata >> disse un ragazzo: era moro, con i capelli cortissimi e le braccia tatuate.
<< Mackenzie. A quanto pare >> rispose Chad.
Il ragazzo mi lanciò appena uno sguardo. << Wow. Sei passato dalle troie alle giovani innocenti? >>.
Chad rimase in silenzio, squadrando il ragazzo. << Ci vediamo sul ring >> disse, portandomi via.
Andò verso l’esterno e si fermò in un giardinetto quasi vuoto.
Mi guardò: << Capisci perché non volevo portarti qui? >> mi chiese, guardandomi dolcemente.
Io annuii. << Sì, ho capito. Ma non preoccuparti, Chad. Non succederà niente. Tu pensa solo al match. A proposito, e quello di poco fa chi era? >> chiesi.
<< Mackenzie? Oh, è un cazzone. Arriva dal pugilato professionale e si crede il dio qui dentro. Ma è solo un idiota che è stato cacciato dagli alti livelli >>.
<< Ci hai combattuto altre volte? >>.
<< Un paio. Sono l’unico a tenergli testa. Per questo la quota è così alta >> mi spiegò.
Io iniziai a preoccuparmi.
<< Hai pescato anche l’incontro più competitivo >> sorrise.
<< Hai mai vinto contro di lui? >> gli chiesi.
<< Sì, ma ho anche perso. Sono stato l’unico a batterlo, però. E lui non lo accetta. Praticamente mi odia. Non dare mai peso a ciò che dice >> mi disse.
Io non dissi nulla: non volevo apparire la ragazza debole che aveva paura che lui si facesse male. L’avrei solo infastidito.
<< Senti, durante l’incontro resta accanto a Jason, ok? Lo so, sembra un idiota, ma in realtà è un bravo ragazzo che ama divertirsi. Però mi da ascolto ed è un mio buon amico. Ci penserà lui, ok? >> mi disse.
<< Certo >> risposi.
Lui mi sorrise. << Vedrai, andrà tutto bene. Oggi ci sei anche tu e io non lo lascerò vincere, te lo assicuro >>.
Io sorrisi e poi lo baciai. << Sta attento, ok? >>.
<< Certo >> disse lui, stringendomi più vicina a sé e baciandomi di nuovo.
Tornammo dentro alla ricerca di Jason. Chad si fidava di quel ragazzo e anche se pensavo di non averne bisogno, lo avrei accontentato restando con lui.
Lo trovammo poco distante dal ring. << Fra poco tocca a noi, Chad. Dov’eri finito? >> gli chiese.
<< Sono qua, no? >>.
<< Si, va a cambiarti. Al resto ci penso io >> disse, sorridendo prima a Chad, poi a me.
<< Ci vediamo dopo l’incontro >> mi disse, allora, il mio ragazzo.
<< In bocca al lupo >>.
<< Crepi >> sussurrò più vicino a me.
Poi mi baciò e io assaporai le sue labbra, fregandomi della gente intorno a noi.
Chad si allontanò e si diresse verso una porta dietro al ring.
<< Allora bambolina, dove ti ha trovata Chad? >> mi chiese Jason.
Io lo guardai male. << Non chiamarmi bambolina. E poi, come io e Chad ci siamo conosciuti non sono affari tuoi >> risposi.
Lui sorrise beffardo. << Oh oh. Adesso capisco perché piaci a Chad. Hai proprio un bel caratterino >>.
<< Dote naturale >>.
Lui rise: << Però tu sei diversa. Chad ti ha portata qui solo adesso e mi ha chiesto di non perderti di vista. O ha paura che tu faccia qualcosa di avventato o è davvero innamorato di te. In effetti non lo avevo mai visto così protettivo con una ragazza, qui dentro >> disse.
Mi voltai a guardarlo e feci un sorriso forzato, non volendo o forse non sapendo come rispondere.
Poi un uomo alto e tatuato si avvicinò a noi e iniziò ad attaccare bottone con me. << Ehi bellezza, cosa fai da queste parti? >> mi chiese, sorridendo beffardo.
<< Di sicuro non parlare con te >> risposi.
Sentii Jason che rideva. << Ehi, amico. Meglio non pensarci neanche. È la ragazza di O’Connor >> e poi fece un cenno verso il ring.
<< Oh >> disse l’uomo, prima di andare via senza aggiungere altro.
<< Wow. È bastato solo questo? >> chiesi, guardando Jason.
Lui sorrise: << Stiamo parlando di Chad, ragazza mia >>.
Il mio Chad lì dentro era decisamente venerato e.. temuto. Mi chiesi perché ci avessi messo tanto a farmi portare qui. Ero troppo curiosa di vederlo combattere.
A quel punto suonò una piccola campanella.
<< E adesso sta a guardare e capirai perché quell’uomo è scappato a gambe levate >> fece Jason, guardando verso il ring, così come me.
I due pugili erano appena saliti sul ring. Chad indossava soltanto dei pantaloncini neri e rossi e i guantoni.
Un uomo che avrebbe dovuto fare da cronista salì sul ring.
<<  Buonasera gente! Iniziamo con i veri incontri della serata! O’Connor contro Mackenzie. Allora ragazzi, sapete già le regole, ma ve le ripeto ugualmente: niente colpi sotto la cintura né dietro la nuca. Ovviamente potete solo utilizzare i pugni. L’incontro durerà fino a quando uno dei due sarà messo KO >> terminò.
Chad mi aveva già messo al corrente del fatto che le regole erano diverse e che non c’erano riprese né particolari punteggi. Insomma, non stavamo parlando di professionismo, ma solo di competitività, divertimento e somme di denaro vinte.
Poi il cronista si apprestò a dare il via e iniziai a sentire l’eccitazione e l’adrenalina che aleggiavano intorno a me. L’unica cosa che riuscivo a provare io, però era solo ansia e preoccupazione. Ma con l’ultima frase tutto si fermò:
<< Buon divertimento e che vinca il migliore. Che il combattimento abbia inizio >>.





Ehilà! :) Scusate per il ritardino, ma oggi non ce l'ho proprio fatta a metterlo prima. Ed ecco, finalmente questo benedetto combattimento! Che ne sarà del nostro Chad? 

Comunque spero che tutto sommato il capitolo vi sia piaciuto! 
A presto :)
PS: Vi lascio con la foto del nuovo personaggio.



Jason Fernandez



 
 

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Capitolo 21
*** Dolci e taglienti parole ***


“Che il combattimento abbia inizio”.
E fu da quel momento che capii che non si trattava veramente di pugilato. Chad e Mackenzie inizialmente si fronteggiavano, tirando qualche pugno leggero che non andava a segno o che veniva facilmente scansato.
Poco dopo, però, le cose cambiarono e si fecero molto più movimentate. Entrambi aumentarono la potenza dei colpi e divenne sempre più difficile deviarli. Gancio destro. Gancio sinistro. Colpo alle costole. Rabbrividii e serrai la mascella quando Mackenzie colpì Chad e lo vidi piegarsi dolorosamente in avanti.
Chad si raddrizzò di nuovo. << Sei proprio stupido a metterti contro di me, O’Connor. Avresti dovuto rinunciare prima >> lo stuzzicò Mackenzie.
Eravamo talmente vicini al ring da poter sentire ciò che si dicevano.
Chad sorrise e tornò a colpire. Gancio sinistro. Gancio destro. Colpo al viso.
<< Pensa a combattere, più che a parlare, Mackenzie >>.
Mackenzie aveva indietreggiato istintivamente, ma quasi subito tornò all’attacco. Iniziarono ad afferrarsi e a lanciare colpi feroci, mentre nessun arbitro era lì per separarli.
Fui colta dal panico quando Chad cadde a terra, dopo un colpo al viso.
Stavo praticamente trattenendo il respiro.
<< Tranquilla, si rialza >> mi sussurrò Jason, facendomi sobbalzare.
Chad in effetti si rialzò in fretta.
Continuarono a colpirsi, trasformando l’incontro in una sorta di arti marziali utilizzando solo le mani e le braccia.
In quel momento Chad, era stato buttato per terra e Mackenzie era sopra di lui. Lo colpì al viso diverse volte, mentre il mio ragazzo cercava di pararsi.
L’ansia dentro di me era incredibile e continuavo a trattenere il respiro involontariamente.
Intorno a noi la gente continuava a urlare e a tifare per uno o per l’altro. Anche Jason iniziò a gridare, intimando Chad ad alzarsi e a reagire.
Mackenzie si fermò appena, continuando a bloccarlo a terra. << Volevi far vedere quanto sei forte alla tua troietta? Non puoi battermi >> disse ridendo malignamente.
A quel punto vidi palesemente il viso di Chad che si trasformava.
Da dolore, passava a rabbia cieca. Diede un pugno all’avversario facendolo traballare leggermente e colse l’occasione per ribaltare la loro posizione.
Era diventato furioso e iniziò a colpire pesantemente.
<< Sì, così, Chad! Avanti! >> sentii Jason che urlava accanto a me.
Poco dopo entrambi gli sfidanti si ritrovarono di nuovo in piedi e iniziarono a fronteggiarsi.
<< Sai, O’Connor. E’ facile prenderti in giro. Sei così superficiale. Basta nominare la tua bambola per farti impazzire >> ghignò.
Chad prese fuoco per davvero. Mackenzie non avrebbe dovuto stuzzicarlo in quel modo. Credeva che Chad, annebbiato dalla rabbia avrebbe sbagliato e non avrebbe considerato le sue mosse, ma fu proprio il contrario.
Chad schivò velocemente i prossimi suoi colpi e gli piazzò un pugno sullo stomaco. Mackenzie spalancò gli occhi e si piegò in avanti, per il dolore. Fu a quel punto che il pugno di Chad lo colpì in pieno sul viso. Fu talmente forte che Mackenzie cadde per terra, con il viso ricoperto di sangue.
Il cronista iniziò a contare. << Uno. Due. Tre. Quattro >> e Mackenzie restava per terra, con le mani sul viso. << Cinque. Sei. Sette. Otto >> e Chad si abbassò verso di lui. Gli disse qualcosa, ma in mezzo al delirio che si era formato intorno a noi, era impossibile capire o distinguere le sue parole.
<< Nove. Dieci >>. Chad si rialzò in piedi, mentre i miei muscoli tornavano a rilassarsi. << Signori e signori! Il vincitore dell’incontro è Chad O’Connor! >> urlò il cronista elettrizzato.
Il mio ragazzo camminò verso la nostra parte del ring e passando tra i fili, scese da lì. Si tolse uno dei guantoni e venne verso di noi. Mi sorrise e io non potei fare a meno di ricambiare. Lo abbracciai, non curandomi del fatto che fosse sudato o indolenzito.
<< Ti avevo detto che ce l’avrei fatta >> mi sussurrò.
<< Sei stato fantastico >> mi complimentai.
Poi si staccò da me e Jason gli diede il cinque. << Sei stato grande, amico >>.
Chad non disse nulla e si voltò di nuovo verso di me. << Vado a cambiarmi. Poi andiamo via da qui >>.
Io annuii, mentre lui tornava dietro al ring per cambiarsi e recuperare il borsone. Non dovetti aspettare molto e Jason rimase sempre accanto a me. Altri incontri stavano per iniziare.
Quando Chad riapparve dalla porta, venne subito da me e mi prese per mano.
<< Dobbiamo fare un ultima cosa prima di andare >> mi comunicò. Poi si rivolse a Jason: << Grazie per stasera, fratello >>.
<< Grazie a te, amico. Mi hai anche fatto guadagnare un bel po’ >>.
Chad sorrise divertito. << Ci vediamo >> lo salutò.
<< Sì, speriamo presto. Non sparire di nuovo >>.
Chad sorrise e annuì, poi camminò verso il banco.
<< Ottima vittoria, O’Connor >> disse l’uomo di prima, ancora seduto lì.
<< Grazie, Paul >>.
<< Sei qui per riscuotere? >>.
Chad annuì e lui tirò fuori una busta. << Buon divertimento, amico >>.
Chad salutò e poi mi portò fuori di lì. Camminammo in silenzio fino alla macchina. Presi le chiavi e feci per mettermi alla guida.
<< Posso guidare. Ce la faccio >> cercò di dire Chad, ma io negai.
<< Meglio che lo faccia io >>.
Salimmo in macchina e Chad poggiò la testa indietro sul sedile.
Accesi la luce interna, senza far partire l’auto.
Lo guardai in faccia: per fortuna non aveva nessun segno evidente. Ancora.
<< Stai bene? >> gli chiesi. Lui si voltò a guardarmi e sorrise.
<< Sì, sto bene >> rispose.
Mi sporsi verso di lui e gli passai una mano sul viso delicatamente.
Lui chiuese gli occhi sotto il mio tocco e ridacchiò. << Cos’è? Non ti fidi? >>.
<< No >> ammisi, poi passai la mano sul suo petto e sulle costole.
<< Che stai facendo? Hai finito di ispezionarmi? Sono tutto intero >> disse, cercando di essere convincente.
<< Dimmi solo se ti fanno male. Hai preso un paio di brutti colpi lì >>.
Lui scosse la testa. << Solo un po’ indolenzite. Ma niente che possa gestire. Vieni qui >> mi avvicinò ancora di più a sé. << Sai che è l’ultima volta che ti porto qui? >>.
<< Che cosa? Neanche per sogno >> dissi, ridendo nervosamente.
<< Melanie, non mi piace questo posto per te. Non sono tranquillo quando sei lontana da me >>.
<< Chad, ma io voglio venire. Mi è piaciuto vederti combattere >>.
<< Non è vero >> lui rise.
Io sorrisi. << Ok, forse non molto. Ero un po’.. tesa. Ma preferisco che tu non sia solo. E non mi importa se c’è Jason o chiunque altro. Io voglio essere lì, per te. Se dovesse succederti qualcosa.. >> mi interruppe con un bacio.
<< Melanie >> disse il mio nome a bassa voce come se fosse un qualcosa di prezioso da non consumare.
Lo guardai negli occhi, aspettando che continuasse.
<< Ti amo >> disse, cogliendomi di sorpresa. Da quando stavamo insieme era la prima volta che me lo diceva così apertamente.
Rimasi a guardarlo con la bocca leggermente aperta. Erano le parole più belle che potessi sentire. Lui mi stava sorridendo.
Riuscii a riprendermi in fretta. << Ti amo anche io, Chad >> risposi, cercando di non commuovermi.
Lui mi sorrise e ci baciammo. Lo facemmo per un po’, poi ci staccammo e io accesi la macchina.
Mentre guidavo verso casa iniziai a fargli domande sul posto e sulla gente.
<< Come sei finito a combattere lì? >> gli chiesi.
Lui sollevò le spalle. << Solita cosa. Voci che girano, amici che ti ci portano.. >>.
<< E alla fine diventi una divinità lì dentro >> terminai io.
Con la coda dell’occhio, vidi che si girava verso di me. << Divinità? Ma che dici? >> mi chiese.
Io sorrisi. << Oh, sì, tesoro. Non puoi ingannarmi. Ho visto come ti trattano. Evidentemente sei molto più bravo di quanto pensassi >>.
Lui ridacchiò. << Oh, grazie >> rispose imbarazzato.
Chad non era mai stato una persona modesta prima. E il fatto che lo fosse proprio in quell’ambiente mi aveva colpito. Era per la passione e l’amore che ci metteva nel farlo, pensai. “Come facevi tu” sentii una voce sussurrare dentro di me.
Diavolo, era da troppo tempo che mi martellava un’idea per la testa. Avrei solo dovuto aspettare il prossimo controllo al cuore e poi..
<< Cos’è quella faccia? Che stai pensando? >> mi chiese Chad.
<< Niente, niente >> scacciai quei pensieri dalla testa. << Dove hai conosciuto Jason? >> gli domandai.
Lui rise. << Ci credi se ti dico che è più grande di me? >> mi chiese.
Io spalancai gli occhi. << Che cosa? >> chiesi. Non sembrava certo più piccolo di me, ma non avrei mai immaginato che fosse più grande di Chad.
<< Sì. Ha due anni in più rispetto a me. Frequentava la nostra scuola. Durante il terzo anno, la nostra palestra era più affollata di adesso. E non parlo certo di ragazze >> spiegò.
<< Il terzo anno? Lo stesso in cui hai fatto il tatuaggio, no? >>.
Lui annuì, sorridendo.
<< E’ stato lui a portarti qui? E lui combatte? >> chiesi, sempre più curiosa.
<< Sì, anche lui combatteva all’epoca. Adesso non lo fa più. Preferisce occuparsi delle cose burocratiche >> disse in modo ironico.
Io sorrisi divertita, pensando alle donne e alle scommesse.
<< Ho notato. Senti, ma.. >> mi interruppi.
<< Cosa? >>.
<< No, niente. Lascia perdere >>.
<< Melanie? Che c’è? >> mi chiese. Scossi la testa, ma lui insistette. << Avanti. Approfitta del fatto che ti sto rispondendo adesso >>.
Io sorrisi appena, ma presto il sorriso scomparve. << Le donne lì dentro.. tu.. >> non continuai.
<< Oh. Hai colto ciò che ha detto Mackenzie? Mel, non c’è bisogno che tu lo sappia >>.
<< Voglio saperlo >> sussurrai.
Lui sospirò. << Sì, sono stato con qualche ragazza lì. Ma non mi è mai importato più di tanto, te lo assicuro. Non si possono neanche considerare relazioni >> disse.
Iniziai a capire solo in quel momento di cosa parlava Rachel la prima volta che mi aveva descritto Chad. Lui apparteneva a due mondi separati. La scuola era sempre stato un intoppo e amava trascorrere le serate a combattere. Per questo era così misterioso per tutti. E di sicuro non si interessava alle ragazze della scuola.
<< Melanie? Cosa ti turba, adesso? >>.
<< Io.. stavo solo pensando >> risposi vagamente.
<< A che cosa? >>.
Sollevai le spalle, senza rispondere. In quel momento parcheggiai davanti casa sua.
<< Mi dispiace se ti ho turbata >> sussurrò.
Io mi voltai a guardarlo. << Turbata? Ma che dici? Io sono contenta di essere venuta. Voglio conoscere ogni aspetto di te Chad. Non solo alcune parti. Tutte >> risposi.
<< Allora che c’è? >> mi chiese, avvicinandosi a me.
<< Mi chiedevo perché ti fossi interessato a me. Cioè, tu.. ti piace il mondo che mi hai mostrato oggi. E a scuola ti sei interessato soltanto a Sarah prima di me. Cosa..? >>.
Lui mi interruppe. << Melanie. E’ vero, mi piace quel mondo ed è per questo che non ho mai avuto molti amici a scuola. Prima di adesso >> sorrise. << E comunque, devi saperlo. Io non provavo per Sarah ciò che provo per te >> mi disse.
<< No? >> sussurrai.
Lui scosse la testa. << Lei era solo un’amica. Non sapeva nemmeno che facessi pugilato, Mel. E senza di lei sono sopravvissuto. Senza di te, invece.. non ce la farei. No, non ci riuscirei. Quando ho saputo della malattia, stavo per impazzire >>.
<< Forse ti sei innamorato di me solo perché ho rischiato di morire >> sussurrai, sospirando.
Lui rise tristemente. << Lo pensi davvero? Melanie, io ero già innamorato di te prima di sapere della malattia. Dovevo soltanto ammetterlo >> rispose.
Io sorrisi, ma non dissi nulla.
<< Ehi, perché ti stai preoccupando così proprio adesso? >> mi chiese, togliendomi i capelli dagli occhi.
Io scrollai le spalle. << Perché ti sei innamorato di me? >> risposi con un altra domanda.
Lui rise. << Sei stata la prima ragazza a mettersi contro di me. A tormentarmi. E con te sono riuscito a condividere più cose di quanto potessi immaginare. O forse è stato solo il fato >>.
Io scoppiai a ridere. << Il fato? Credi davvero nel destino? >> lo derisi.
Lui sollevò le spalle. << Non lo so. Forse >> disse con un sorriso sulle labbra. << Adesso sono io a farti la stessa domanda. Forse è quella più plausibile. Perché ti sei innamorata di me? L’angelo che si innamora del diavolo >> disse.
<< Non sei mai stato il diavolo. E lo sai bene. È il ruolo peggiore che tu possa affibbiarti >>.
<< Ah si? >>.
Io annuii. << Ti ho sempre visto come il mio angelo custode >> gli sussurrai. << E poi come si fa a non innamorarsi di te? >> dissi, sorridendo beffarda.
Lui rise. << Hai ragione. E la risposta seria? >> chiese.
Io scoppiai a ridere, per poi tornare seria. << Sei stato il primo che mi ha fatto sentire bene, da quando avevo scoperto della malattia. Con te sono sempre stata me stessa. È per questo che ti amo >>.
Lui mi sorrise. << Ti amo anche io, piccola >>. Poi mi baciò.
A quel punto ci salutammo e Chad scese dalla macchina. Ripartii, diretta verso casa.
Ripensai agli eventi della serata durante il tragitto.
Tutto sommato ero contenta di ciò che era successo. L’unico problema era che molti pensieri continuavano a passarmi per la testa. Parcheggiai nel vialetto e scesi dalla macchina.
Entrai in casa e subito Dave mi chiamò dal salotto. Lui e Rachel erano già tornati e stavano seduti sul divano.
<< Ehi. Come è andata? Divertiti? Chad ha vinto? >> mi chiese Rachel, velocemente.
Io annuii. << Sì, è andata bene. Chad ha vinto >> dissi. L’unico problema era che sentivo delle lacrime immotivate dietro ai miei occhi.
<< Sorellina, tutto bene? >> mi chiese Dave.
Io annuii. << Sì, sì. Tutto.. >> le lacrime scesero sulle mie guance senza che potessi fermarle. Loro spalancarono la bocca, sorpresi e io asciugai le lacrime con le mani. << Scusate. Io.. vado di sopra >> balbettai.
Arrivai nella mia camera di corsa e mi gettai sul letto, continuando a piangere. Ormai il danno era fatto.
<< Melanie >> Rachel fece capolino nella mia stanza e mi raggiunse sul letto, sedendosi accanto a me. << Ehi, tesoro. Cos’è successo? >> mi chiese, accarezzandomi i capelli.
Io cercai di fermare le lacrime. << Niente, Rach. Non è successo niente. Davvero. È andato tutto bene >> tentai di spiegare.
<< E allora perché stai piangendo? >> mi chiese, confusa.
<< Io.. >> iniziai a raccontarle tutto quello che era successo quella sera. << Rachel, e se si fosse innamorato di me solo per il cuore? Io.. lui mi ha assicurato di no, però.. >>.

<< Mel. Perché ti stai preoccupando tanto? Conosciamo Chad. Non ti ha mentito. Ascoltami: io sapevo già che era innamorato di te. Da prima che sapesse della malattia >> disse.
<< Ma come? >> chiesi.
Lei sorrise. << Si vedeva lontano un miglio. Te lo assicuro, lo sapevo. Come so che non stai piangendo per questo. Avanti, Melanie. Dimmi cosa non va >> mi incitò.
Diavolo, iniziavo a chiedermi se Rachel fosse una chiaroveggente.
La guardai. Ormai, avevo smesso del tutto di piangere.
<< Ho paura >> sussurrai.
<< Di cosa? >>.
<< Rachel, la prossima settimana ho il controllo più importante. Se non andasse bene? Se ci fosse di nuovo qualcosa che non va? Preferisco prendere farmaci a vita, piuttosto che non vivere proprio >> dissi.
<< Oh, Mel. Andrà tutto bene, vedrai. Non hai più avuto nessun attacco dal trapianto. Non avere paura >> mi sorrise.
<< Non l’ho detto a Chad. Non sa ancora che ho il controllo >> dissi.
Lei aggrottò le sopracciglia. << Diglielo. Sai che ti accompagnerà di certo >>.
Io annuii. << Lo farò. Rach. Chad mi ha detto che mi ama >> sussurrai.
Lei sorrise. << Finalmente >> sussurrò di rimando.
Io ridacchiai. << Grazie >>.
Rachel sorrise e io continuai: << Ti voglio bene >>.
<< Anche io >> disse. Poi si alzò dal letto. << Vado a rassicurare tuo fratello. Era nel panico >> ridacchiò.
Io risi insieme a lei. << Digli che voglio bene anche a lui >> dissi.
Lei annuì. << Inizierà ad ingelosirsi di me e di Chad, lo sai? >> mi disse.
Io continuai a ridere. << Non ha motivo. È sempre il mio fratellone >>.
<< Glielo farò notare >> affermò. << Buonanotte >>.
<< Notte >> risposi e lei uscì dalla mia camera.
Quella notte, alla fine andai a dormire piuttosto felice, con il ti amo di Chad che mi rimbombava nelle orecchie. Rachel aveva ragione: non dovevo preoccuparmi di niente.
Nonostante tutto lui mi amava e restava sempre il mio Chad. Pieno di sorprese e misteri, sì, ma sempre il mio Chad.
 
 
Pov Chad
La mattina seguente dell’incontro, essendo sabato e quindi niente scuola, mi ero messo alla guida della moto, diretto a casa Carter.
Il giorno prima per me era stata una grande vittoria. Onestamente non avevo mai battuto Mackenzie così velocemente. Beh, relativamente veloce. Il vero motivo- e lo sapevo bene- era stata la presenza di Melanie.
L’unico problema era che ero stato decisamente spaventato dal portarla lì: quel luogo non era posto per una ragazza come lei e nonostante fosse rimasta con Jason, ero stato in ansia per gran parte del tempo.
Anche se con la sua presenza mi sentivo completamente in un altro modo sul ring, ero intenzionato a terminare le sue comparse. Cosa alquanto impossibile, lo so, ma almeno le avrei limitate.
Dall’incontro ne ero uscito molto bene. Quella mattina avevo soltanto la mascella e le costole doloranti, ma nessun segno visibile. Altra novità per uno scontro con Mackenzie.
La serata del giorno prima era finita anche meglio. Le avevo detto che l’amavo e lei aveva fatto altrettanto. Ovviamente, avevo fatto caso alla sua strana reazione alle donne del luogo in cui l’avevo portata, ma specialmente avevo notato la sua strana domanda sul perché della nostra relazione. 
Parcheggiai la moto nel vialetto dei Carter.
Suonai al campanello e venne ad aprirmi Miranda.
<< Buongiorno Chad >>.
<< Giorno. Melanie è in casa? >> chiesi.
<< Sì. Forse sta ancora dormendo. Va a svegliarla >> mi sorrise.
Io annuii. Cavolo, stava ancora dormendo? Erano le undici e Melanie non dormiva mai così tanto. C’era qualcosa che non andava.
Salii le scale e aprii la porta della camera di Melanie.
Le tapparelle erano aperte e la luce filtrava nella stanza, ma lei era sotterrata sotto le coperte. Mi avvicinai al letto.
Stava ancora dormendo. Il suo viso era seppellito nel cuscino.
Spostai le coperte e mi sedetti sul letto. Mi sporsi e le baciai i capelli.
Lei rimase impassibile e io iniziai ad accarezzarle i capelli.
<< Melanie >> sussurrai. Lei si mosse e voltandosi aprì gli occhi.
<< Buongiorno, raggio di sole >> le dissi.
<< Chad >> sussurrò, voltandosi dall’altra parte e dandomi le spalle.
<< Mmh, grazie per l’accoglienza >> dissi.
Poi, forse realizzò che ero davvero io e si mise a sedere di botto sul letto. << Che ore sono? >> chiese.
<< Le undici >>.
<< Diavolo, è tardissimo >> disse, lanciando le coperte in aria. Fece per scendere dal letto, ma la fermai mettendole un braccio intorno alla vita.
<< Perché tutta questa fretta? Devi andare da qualche parte? >> le chiesi.
Lei si voltò verso di me e scosse la testa.
<< Allora fa con calma, no? >>.
<< Chad. Ma tu che ci fai qui? >> mi chiese.
Io scoppiai a ridere. << Stai ancora dormendo per caso? >>.
<< No >> si accigliò.
Le sorrisi. << Non posso aver voglia di vedere la mia ragazza? >>.
Lei si allontanò da me e si gettò di nuovo sul letto. << Di prima mattina? >> e si passò le mani sul viso. << Non riesco nemmeno a fare frasi comprensibili >> disse.
Io sorrisi e lei si alzò definitivamente dal letto. << Ok, non ti muovere da qui. Vado a cambiarmi e arrivo >> disse.
Io annuii mentre lei usciva dalla stanza. Non ci mise molto e quando tornò iniziò ad aprire le finestre e a rifare il letto.
<< Ehi, stai bene? >> si voltò verso di me, come se avrebbe dovuto chiedermelo prima.
Io annuii. << Alla grande >> sorrisi.
<< Mmh >> disse poco convinta. << Senti Chad. Devo dirti una cosa. Me ne sono dimenticata e.. non te l’ho detto prima >> disse.
Mi sedetti sulla sedia e la guardai. << Dimmi pure >>.
<< Martedì.. ho il controllo >>.
Iniziai a capire gli strani atteggiamenti del giorno prima. << Non volevi dirmelo? >> chiesi.
Lei si voltò a guardarmi. << Cosa? No! Cioè, certo che sì, te lo volevo dire. Ho solo.. >>.
Mi alzai di nuovo in piedi e mi avvicinai a lei.
<< Hai solo.. >> la incitai.
<< Ho avuto un momento di.. panico, ieri. O debolezza, non lo so. Ora però te l’ho detto >> ammise.
Le cinsi i fianchi con le mani.
<< Avresti potuto dirmelo prima. Sai che ti sono sempre vicino. E avresti anche potuto chiamarmi ieri sera >>.
Lei sollevò le spalle. << Ho riflettuto su una cosa. Forse.. dovrei fare qualche seduta con la dottoressa Morgan >>.
La psicologa? Perché questi pensieri proprio adesso?
<< Hai voluto evitarle tu stessa. Cosa è cambiato adesso? >> le chiesi.
Affondò il viso nel mio collo. << Continuo ad avere paura. Mi ero abituata al fatto di avere un cuore difettato, ma era pur sempre mio. Adesso non so nemmeno se continuerà a funzionare come dovrebbe >> sussurrò.
Sospirai. << Solo se ne hai bisogno, Melanie. Io sono qui per te e lo sai. Ma se ti farebbe sentire meglio, perché no? >> le dissi.
Lei sollevò il viso e mi sorrise. << Grazie. Ci penserò >>.
<< Ti amo >> le dissi, alla fine, baciandola.
Quando ci staccammo, mi sorrise dolcemente. << Ti amo anche io >>.
E quelle erano le parole che mi rendevano più felice.






Angolo dell'autrice: Ecco il capitolo nuovo :) Allora, questo combattimento? Che ne dite: vi è piaciuto? 
E il resto? Fatemi sapere :)
A presto!

 

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Capitolo 22
*** Disguidi e intromissioni ***


Io, Rachel e Dave eravamo davanti al portone della scuola. Nessuno di noi aveva impegni scolastici pomeridiani quel giorno.
Continuavo a guardare verso l’interno dell’edificio: Chad avrebbe dovuto raggiungerci, ma ancora non era arrivato.
Che stava facendo? Era davvero strano che si trattenesse dopo la fine delle lezioni. Soprattutto da quando aveva terminato le lezioni extra con Ross.
Prima usciva di lì, meglio era: questo era sempre stato uno dei suoi motti.
<< Dove diavolo si è cacciato? >> borbottai.
<< Tranquilla, Mel. Sarà qui a momenti >> cercò di rassicurarmi mio fratello.
Sospirai e tornai a guardare all’interno. Poco dopo lo vidi arrivare. Camminava a passo svelto, guardando per terra. Era.. arrabbiato. Ne ero sicura.
Iniziai ad agitarmi. Non appena uscì dal portone, sollevò lo sguardo verso di noi. Sì, era decisamente arrabbiato.
<< Ehi. Cos’è successo? >> gli chiesi, avvicinandomi a lui.
<< Niente, niente. Andiamo, per favore? >> disse, sospirando pesantemente.
<< Amico, che ti è successo? Prenderai fuoco se non ti calmi >> disse mio fratello.
Chad non lo guardò nemmeno, agitandosi sul posto.
<< E’ tutto ok. Andiamo? >> rispose.
<< Chad >> dissi, mettendogli una mano sul braccio.
<< Per favore. Te ne parlo dopo, ok? >> mi supplicò.
<< D’accordo. Andiamo >> dissi, prendendolo per mano. Raggiungemmo la nostra macchina.
La moto di Chad aveva avuto un guasto e quella mattina era arrivato a scuola in autobus.
Era decisamente fuori di testa da quella mattina, ma all’entrata ero riuscita a calmarlo. Dopotutto, non avrebbe preso l’autobus un’altra volta. Ovviamente, gli avevo detto subito che lo avremmo riaccompagnato.
Ma adesso era di nuovo irritato. Sapevo che non si trattava della moto e che era sicuramente successo qualcos’altro.
Per tutto il tragitto Chad non disse una parola. Per prima cosa arrivammo a casa nostra e i due ci lasciarono la macchina. Mi misi al posto di guida, mentre Chad si posizionò nel lato del passeggero.
<< Allora? >> chiesi, mentre guidavo verso casa sua.
<< Allora cosa? >>.
Sospirai. << Vuoi dirmi che è successo? >>.
Lui rimase in silenzio. << Chad >> lo chiamai.
<< Diavolo. Un giorno di questi lo ucciderò >> borbottò.
<< Ma di chi stai parlando? >> chiesi, mentre parcheggiavo nel suo vialetto.
Spensi la macchina e mi voltai a guardarlo.
Sospirò: << Di Ross. Inizio ad odiare quell’uomo >>.
<< Che ha fatto questa volta? >>.
Lui si voltò finalmente verso di me. << Si intromette nella mia vita. Diavolo! Perché non farsi gli affari suoi? Io non voglio andare in un dannato college e lui diventa sempre più assillante. Lui non sa niente. Oggi mi ha trattenuto chiedendo un incontro con mia zia. Deve. Stare. Fuori. Dalla. Mia. Vita >> concluse a denti stretti.
Mi avvicinai e gli accarezzai il viso. Lui chiuse gli occhi e si rilassò sotto al mio tocco.
<< Ehi >>.
Riaprì gli occhi. << Dimmi che non sei dalla sua parte >> mi supplicò.
<< Io sono sempre dalla tua, lo sai. Anche se mi piacerebbe vederti andare al college >> dissi, mentre un’idea mi balenava in mente.
Lui sospirò di nuovo, forse decifrando il mio sguardo. << Non fare niente. Non ti intromettere in questa situazione, Melanie. Lascia perdere >> mi ordinò.
Io non dissi nulla. << Mel! Dico davvero >> terminò, esasperato.
<< Ok, va bene >> dissi.
Poi mi sporsi verso di lui e lo baciai.
Dopo ciò mi staccai e lo guardai. << Se continui ad arrabbiarti così, ti verranno le rughe prima del previsto >> gli dissi, con un sorriso divertito sulle labbra.
Lui scoppiò a ridere. << Ma tu mi ameresti comunque >> disse.
<< Credo proprio di si >> risposi, fiondandomi di nuovo sulle sue labbra.
 
 
Quando tornai a casa, dopo aver lasciato Chad, ero intenzionata a mettere in pratica l’idea che mi vorticava in testa.
Salii in camera mia e accesi il portatile. Iniziai a cercare tutti i college di Dover o nelle vicinanze. Chad non ne voleva sapere? Avrei provato io a fare qualche ricerca.
A Dover trovai solo il Wesley College, ma non accennava minimamente al pugilato.
Continuai con le ricerche e stampai un foglio con i nomi di numerosi college. Persi gran parte del pomeriggio a sottolineare, escludere e aggiungere college, tenendo in considerazione il pugilato e le borse di studio.
Alla fine della ricerca sulla mia scrivania c’era il caos e il miglior risultato era stato il Donnoway College, a cinquanta minuti da Dover. Aveva già accettato diversi pugili e li aveva aiutati con delle borse di studio.
Lasciai tutto sulla scrivania e scesi di sotto. La casa era completamente vuota. Dov’era finito Dave? Andai in cucina e trovai un appunto sul frigo:
                             Sono andato a fare la spesa. Il frigo è completamente vuoto.  
                                         A più tardi. Dave


Bene. E adesso che potevo fare? Andai in salotto e accesi la televisione. Mi stravaccai sul divano e ben presto mi addormentai.
 
 
Il giorno dopo a scuola fu tutto tranquillo. Chad aveva riparato la moto ed era tornato di nuovo raggiante. Era davvero incredibile come una semplice moto potesse metterlo di buon umore.
Dopo la scuola, Rachel rimase a guardare l’allenamento di Dave, mentre io e Chad saremmo andati al controllo. Ebbene sì, il martedì era arrivato e avrei avuto la resa dei conti. Ero tremendamente agitata e Chad si era offerto di guidare. Mi aveva presa per mano, nonostante l’avesse sul cambio e aveva cercato di rassicurarmi e tranquillizzarmi con parole dolci.
Quando arrivammo nello studio del medico, aspettammo circa dieci minuti e in quell’arco di tempo mia madre ci raggiunse. Aveva chiesto di staccare un’ora dal lavoro apposta per me. Chad non poté entrare con noi e questo mi metteva tremendamente ansia.
<< Andrà tutto bene >> mi aveva detto, prima di baciarmi e sorridermi in modo incoraggiante.
Adesso, io e mia madre, dopo aver terminato il controllo, eravamo seduti davanti al dottore che si era occupato del mio cuore in questi ultimi mesi.
<< Abbiamo una notizia buona e una meno buona. Quale vuole sentire per prima? >> mi chiese dolcemente.
<< Quella buona >> affermai decisa.
<< Sono lieto di annunciarvi che il trapianto è andato come doveva andare. Può tornare a vivere normalmente, signorina Carter. Ovviamente ci saranno dei periodi meno tranquilli degli altri, ma con qualche farmaco e con le giuste precauzioni si risolve tutto >> mi sorrise.
<< Per quanto posso vivere normalmente? >> chiesi.
<< Beh, questo non può dirlo nessuno, ma le percentuali dopo il trapianto rimangono molto alte. Dopo cinque anni il 75% dei trapiantati continua a vivere e il loro cuore a funzionare correttamente. Ma per ogni paziente è diverso. Per questo dovrà venire da me per delle visite di controllo, di tanto in tanto >>.
Io e mia madre annuimmo.
<< Quella meno buona? >> chiese mia madre a quel punto.
<< Signorina Carter, ho tenuto in considerazione la sua domanda. E sono desolato di annunciarle che non può tornare a fare ginnastica artistica. Non siamo sicuri che il cuore possa reggere ad uno sport simile. Però potrebbe provare con qualcosa di più semplice >> terminò.
E con quella frase, per la seconda volta in quattro anni, la mia carriera da ginnasta venne stroncata. Di nuovo e definitivamente.
 
Quando uscimmo da lì, raccontammo a Chad gli esiti e dopotutto, potevamo ritenerci felici. Tralasciando il vuoto che mi si era formato dentro. Non sarebbe dovuto essere così doloroso, no? Avevo già smesso di praticare quello sport. Forse, però, qualche speranza era riapparsa dopo il trapianto. Cercai di non dare a vedere della mia delusione nemmeno a Chad. Dovevamo essere contenti per questi risultati: l’importante era che il cuore funzionasse bene.
Mia madre ci salutò all’uscita dello studio e tornò a lavoro. Noi, invece andammo verso casa mia.
Parcheggiò la macchina nel vialetto e andammo dentro.
<< Vai di sopra. Poso queste e ti raggiungo >> dissi, mentre portavo in cucina delle bottiglie d’acqua lasciate all’ingresso. Che volete farci? Mia madre era così. Lasciava sempre le cose in giro e quando comprava l’acqua finiva sempre all’ingresso e ci sarebbe rimasta per giorni se noi non l’avessimo messa a posto.
Misi le bottiglie nel frigo e mi diressi in camera mia.
Entrai e trovai Chad che mi dava le spalle, che guardava sulla scrivania.
<< E questi? >> mi chiese con la mascella serrata, prendendo in mano dei fogli e voltandosi verso di me.
Quei fogli. Diavolo, mi ero dimenticata di toglierli da lì.
<< Chad, io.. >> mi interruppe.
Lui scosse la testa, deluso. << Ti avevo chiesto di non farlo. Mi avevi detto che non ti saresti intromessa! >> disse, alzando appena la voce.
<< Io.. cercavo solo di aiutarti >> sussurrai.
<< Aiutarmi? Non volevo questo tipo d’aiuto. E credevo di avertelo fatto capire! >> disse esasperato.
Mi avvicinai appena. << Ma perché? Perché non devi andarci, quando potresti avere una borsa di studio, fare pugilato e non essere poi così lontano da casa? >> dissi, con le lacrime agli occhi.
Lui sospirò. << Melanie, tu non capisci. Io non posso andarmene da qui. Neanche se fossi a cinquanta minuti da casa. Ho tutto a Dover. Non posso abbandonare mio fratello. È già un grande peso per mia zia. Dovrebbe essere una mia responsabilità, non sua. E poi.. qui ho.. te. Sei diventata tutto per me, Melanie. Non posso allontanarmi da te >> disse, con la voce spezzata.
Mi avvicinai e presi i fogli che aveva tra le mani. Li strappai, lasciandoli cadere sul pavimento. << Mi dispiace >> sussurrai.
<< Ti amo, Melanie. Ti amo anche se sei un impicciona >> e a quel punto mi misi a ridere. << Ti amo anche se sai essere arrogante e dolce allo stesso tempo >> continuò e io non riuscii a fermarmi. Gli misi le braccia al collo e lo baciai, mordendogli le labbra. Lui mi sollevò appena e misi le gambe intorno a lui. Sentivo la sua lingua che si faceva strada nella mia bocca e le sue mani sempre più frenetiche. Si sedette sul mio letto, con me cavalcioni.
Lo spinsi indietro, facendolo distendere sul letto. Mi stavo sporgendo di nuovo verso le sue labbra, quando sentii la porta che si apriva e la voce di Dave provenire dal piano di sotto.
<< Sono tornato >> urlò Dave.
Sentivo le mie guance in fiamme e chiusi gli occhi, poggiando la testa sulla spalla di Chad. Sospirai e malvolentieri mi staccai da lui.
<< Melanie >> la voce di mio fratello, sempre più vicina.
<< Siamo qui >> dissi, rimettendomi in piedi, mentre Chad restava seduto sul mio letto.
La porta si aprì e mio fratello entrò nella stanza. << Ciao >> ci salutò.
<< Ehi >> dissi, mentre Chad gli faceva un cenno del capo.
<< Come è andato il controllo? >> chiese.
Sorrisi e gli spiegai cosa ci avevano detto.
 
 
Quella sera, dopo un attacco di nostalgia, mi ritrovai nella camera da letto di mia madre. Mi sedetti sulla poltrona, ripensando a mio padre. Amava me, Dave e mia madre più di chiunque altro. Metteva noi sempre al primo posto e questo ci aveva permesso di avere moltissimi bei ricordi. Forse era la malattia che lo rendeva così.
Mi alzai da lì e andai nella grande cassettiera della mamma. Sapevo che uno degli ultimi cassetti era colmo di fotografie. Tirai fuori tutti gli album, ad uno ad uno e iniziai a sfogliarli. C’erano moltissime foto di me e Dave da bambini e moltissime con nostro padre. Poco dopo, però, mi accorsi di un piccolo album che non ricordavo di aver mai visto. Lo aprii e trovai foto molto vecchie che raffiguravano i miei genitori, da giovani. In alcune di esse mio padre indossava tenute sportive, in particolare da basket. Lo sfogliai lentamente, osservando quelle foto a cui non avevo mai fatto caso.
<< Mel? >> mio fratello entrò in camera. << Che stai facendo? >> mi chiese, sedendosi accanto a me.
<< Lo hai mai visto questo album? >> gli chiesi.
Lui si sporse e dopo averlo guardato attentamente scosse la testa.
<< Dove lo hai trovato? >>.
<< Era qui in mezzo >> risposi, mentre continuavo a sfogliare.
Quando arrivai verso la fine, qualcosa attirò la mia attenzione: il pugilato.
C’erano diverse foto dove mio padre stava combattendo sul ring. Alcune di esse erano con la mamma e altre in posa con altri pugili.
<< Mamma diceva sul serio >> dissi.
<< Già >> confermò Dave, guardando le foto.
Mi fermai in particolare su una di esse: mio padre e mia madre, vestiti di tutto punto, erano seduti ad un tavolino di qualche locale. Accanto a loro c’erano diverse persone in giacca e cravatta, dei manager forse.
In bella mostra sul tavolino, c’era anche una grande coppa.
<< Faceva parte degli alti livelli >> dissi, voltandomi verso Dave.
Lui annuì. << Mamma me lo aveva detto dopo la volta che lo ha rivelato. Dice che ha smesso troppo presto >> rispose.
<< Un professionista >> sussurrai, mentre diversi pensieri mi vorticarono per la testa. Una cosa era sicura: dovevo parlare con mia madre.
 
Quella sera mi ero posizionata sul divano per aspettare mia mamma. Solo che mi addormentai e mi svegliai di soprassalto quando sentii la porta di casa che si chiudeva. Dave era andato a letto prima ancora che mi addormentassi.
Quando mia madre si accorse della televisione accesa, entrò nella sala.
<< Melanie. Che fai ancora sveglia? >> mi chiese.
Mi stiracchiai. << Veramente ti stavo aspettando >> dissi.
<< E perché? Hai visto che ore sono? Domani hai scuola >>.
<< Ho bisogno di parlarti. È importante >>.
Lei si sedette accanto a me, sul divano. << Non potevi aspettare domani? >> mi chiese.
<< Forse sì. Ma prima te lo dico, meglio è >> dissi.
<< Allora forza, dimmi che succede >> mi mise una mano sul ginocchio, spronandomi.
<< Ho visto l’album blu di sopra. Quello delle foto tue e di papà >> spiegai.
<< Oh, sì. L’ho tirato fuori qualche tempo fa >> mi sorrise.
Io annuii. << Ho bisogno di qualche chiarimento. Beh, papà era un professionista di pugilato? >> chiesi.
<< Sì. Ha combattuto solo qualche anno, però. Prima che ci sposassimo >> mi spiegò.
<< E tu? Che ruolo avevi? Solo da sostenitrice? >>.
<< Più che altro sì. Ero la sua donna. Mi portava sempre con lui. Ma perché mi fai queste domande? >> mi chiese.
<< Conosci ancora qualcuno di quel giro? Cioè, sarai entrata in contatto con manager all’epoca no? >>.
<< Oh, certo. A bizzeffe. Ma adesso non sono più nel giro. Da anni, ormai >> mi disse.
<< Quindi non conosci più nessuno? >> chiesi.
Lei sospirò: << Mel. Si tratta di Chad? >>.
Io annuii. << Sì. Senti, Chad ama il pugilato, ma non fa parte di alcuna società. Mamma, combatte nelle palestre.. cioè in quelle dove si combatte per vincere soldi, contro chiunque e fino al ko. Niente punteggi, niente riprese >> spiegai.
Lei mi guardò con aria preoccupata. << Conosco quel genere di posti. Anche tuo padre ha combattuto lì qualche volta, prima di far parte della società. Non è un bell’ambiente >>.
<< Lo so. Mi ha portata con sé una volta. Mamma, non voglio che gareggi in quel modo. È pericoloso e ho paura. Inoltre non andrà al college. Manca quasi l’ultimo mese di scuola, mamma. Vorrei poterlo aiutare >> dissi.
Lei ci pensò su: << Capisco. Facciamo così: chiamerò Angel. A New York anche lui era pugile, proprio come tuo padre >>.
Io annuii, pensando al vecchio amico di papà che di tanto in tanto veniva a trovarci, sia prima che dopo la sua morte.
Lei continuò: << Lui fa ancora parte di quel giro. Va alla ricerca di talenti, ma non può arrivare fin qui a Dover. Mi farò dare qualche nominativo e cercherò di prendere un appuntamento >>.
Io sorrisi. << Grazie mamma >> dissi entusiasta, stringendola in un abbraccio.
<< Farò quello che posso. Ti farò sapere domani >> disse, ricambiando l’abbraccio. << Adesso fila a letto >> mi ordinò e io obbedii. Il sonno iniziava a farsi sentire e domani avevo scuola.
 
La mattina dopo a scuola incontrai Chad nel parcheggio, come ogni mattina. Lo salutai con un bacio, poi iniziammo a camminare verso l’edificio.
<< Allora, Chad, quando mi porti a vedere un altro incontro? >> gli chiesi in modo innocente.
Lui mi guardò stupito. << Ricordi che ti ho detto? >> mi chiese.
<< Sì. E tu ricordi cosa ho detto io, invece? >> ribattei alludendo al fatto che ci sarei andata comunque. Lui sbuffò. << Non ci sei più tornato, vero? >> gli chiesi.
Lui non mi guardò: << Mmh.. no >> disse.
<< Chad! Stai mentendo! Quante volte ci sei tornato? >> gli chiesi, arrabbiata.
<< Diciamo.. due volte? >> disse, cercando di fare l’innocente.
<< Che cosa? >> gli diedi uno schiaffo sul braccio. << E non mi hai detto niente? >>.
<< Erano incontri facili, Melanie. Li ho vinti entrambi molto in fretta >> disse sorridendo beffardo.
Io sbuffai. << Dimmi quando avrai il prossimo incontro. Subito >> lo minacciai.
Lui ridacchiò. << E va bene. Sabato ci sarà un torneo >> disse. Poi quando gli lanciai un’occhiataccia, continuò: << Te lo avrei detto. Ovviamente. Voglio che tu venga con me. Voglio vincerlo, quindi.. ho bisogno di te >> disse.
Io sorrisi. << Sempre nello stesso posto? >>.
Chad annuì. << Sì. Non vedo l’ora. Farò più incontri in unica sera >> disse elettrizzato.
Io sorrisi, vedendo la sua eccitazione. << Ok, adesso è ora di andare in classe >> dissi e lo spinsi verso le aule.
 
 
Ero con Rachel in macchina. Avevamo lasciato Dave a scuola, per l’allenamento, mentre Chad era andato a casa in moto. Gli avevo detto che sarei uscita con Rachel e che ci saremmo visti quella sera. Guidavo verso una caffetteria appartata di Dover: l’indirizzo me lo aveva fornito mia madre in un messaggio, insieme al nome dell’uomo che dovevamo incontrare, una sua foto e l’orario dell’appuntamento. Mia mamma era fantastica: in mezza giornata era riuscita a procurarmi ciò che mi serviva.
<< Sei sicura che Chad non si arrabbierà? Stai facendo tutto senza dirgli nulla >> mi disse Rachel, sul sedile del passeggero.
<< E’ meglio che non lo sappia. Non sono ancora sicura dell’esito di questo incontro e non voglio deluderlo >> spiegai.
<< Sì, forse hai ragione >>.
Parcheggiai davanti la caffetteria e scendemmo dalla macchina.
Entrammo e mi guardai intorno. E fu allora che lo vidi: un uomo, seduto in uno dei tavoli più distanti dall’entrata. Brizzolato e di corporatura media. Sarebbe potuto essere stato un perfetto pugile. Beh, qualche anno prima.
Corrispondeva perfettamente alla foto. Mi avvicinai insieme a Rachel al suo tavolo.
<< Joseph Andrew? >> chiesi e lui alzò lo sguardo, dalla sua tazza di caffè, su di me.
Mi sorrise. << Sono io. Lei deve essere la figlia di Drake Carter >> mi disse.
Annuii e mi fece segno di accomodarmi. << Lei è una mia amica. Spero non le dispiaccia se parliamo davanti a lei >> dissi, indicando Rachel.
Lui scosse la testa. << Nessun problema. È un piacere conoscere la figlia di Drake. Suo padre era un gran pugile. Mi dispiace molto per la vostra perdita. La sua malattia lo ha fatto diventare ancora più grande nel nostro mondo >> disse.
<< Grazie. Non si preoccupi >> sorrisi.
<< Allora, come posso aiutarla? >> mi chiese.
<< Bene. Volevo parlarle di un ragazzo: Chad O’Connor >> iniziai, tirando fuori una sua foto. << Ha 18 anni e ama il pugilato. Solo che non lo pratica come sport. Si allena nella palestra della scuola >> e tirai fuori un’altra foto, dove stava dando pugni al sacco.
<< Ha davvero un bel fisico. Potrebbe essere un buon pugile. Se solo combattesse contro qualcuno. Avrei bisogno di sapere qual è il suo stile >> disse.
<< Beh, vede. In realtà lui combatte. Qui >> e gli porsi un biglietto con l’indirizzo della palestra in cui faceva gli incontri.
Lui lesse l’indirizzo e aggrottò le sopracciglia. << Oh, capisco >>. Poi sospirò: << Senta signorina Carter. Mi dispiace, ma non posso aiutarla >> mi disse.
Spalancai gli occhi. << Come? Perché no? >> chiesi.
<< Vede, non cerco mai i miei ragazzi in quei posti. È un altro modo di combattere, che si avvicina solo lontanamente al pugilato. Spesso quei ragazzi non conoscono nemmeno le regole del pugilato professionale. Mi dispiace. Non posso aiutarla >> disse.
Io entrai nel panico. << Aspetti. Ma Chad non è così. Lui conosce tutte le regole e gli piacerebbe entrare nel professionismo. Ma avrebbe bisogno d’aiuto. Non ha i soldi per poter entrare in una società di sua spontanea volontà e la scuola non ha i fondi per il pugilato. La prego, gli dia un’occhiata. Non le farò perdere tempo. Glielo assicuro >> dissi.
Joseph sospirò e io continuai: << Questo sabato. Alle 6 ci sarà un torneo e Chad parteciperà. Faccia un salto, la prego. Solo per dare un’occhiata >> lo supplicai.
L’uomo mi guardò. << Di solito non metto nemmeno piede in quelle palestre, signorina >>.
<< Non può fare un’eccezione? Non può aiutare la figlia di un pugile? >> chiesi.
Lui continuò a guardarmi con le sopracciglia aggrottate. << Ci penserò. Ma non le assicuro niente. Non si faccia domande, se non sarò lì >> mi disse.
Io sorrisi e presi il foglietto con l’indirizzo. Aggiunsi l’orario e il nome del mio ragazzo.
<< Grazie mille per il tempo che mi ha concesso >> dissi, con un piccolo sorriso.
<< Si figuri >> disse, prima di mettere dei soldi sul tavolo e alzarsi. << Arrivederci >> ci salutò.
<< Arrivederci >> rispondemmo io e Rachel.
Quando si fu allontanato, sospirai e gettai la testa sul tavolo.
<< Dai, Mel. Sabato verrà >> mi rassicurò Rachel.
<< Lo spero davvero >> dissi, abbattuta.
Beh, per lo meno questo incontro era già qualcosa. E adesso, avremmo solo dovuto sperare in una sua apparizione quel maledetto sabato.
“Ottimo, mia cara. Più facile a dirsi, che a farsi”.
E per una volta, diedi ragione alla mia vocina interiore.





Angolo dell'autrice: Capitolo nuovo!! Allooora, che mi dite?? Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Io intanto vi dico due cosette: 1. Abbiamo finalmente saputo la condizione di Melanie. Tutti contenti? E Chad nonostante si sia arrabbiato per l'intromissione (ovvia, direi) della ragazza, non è riuscito, per fortuna, a rendere tutto più difficile. Dopotutto, anche lui sa che cosa sta passando Melanie ed è consapevole del fatto che lei non sia del tutto contenta dell'esito della visita.
2. Ebbene, ci stiamo avvicinando alla fine della storia. Vi posso dire che mi mancano solo due capitoli. Iiiih! Non riesco a crederci XD e mi scuso se non vi ho avvertiti prima. 
A presto :)



 

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Capitolo 23
*** Tutti i tasselli al loro posto ***


Era finalmente arrivato il fatidico sabato. Questa settimana era stata molto dura per me: non sapevo quanto ancora avrei potuto mantenere il segreto con Chad. Era praticamente l’unico che non ne era al corrente: mia madre era stata la prima ad essere informata; Rachel era venuta con me all’incontro; a Dave, invece, lo avevo raccontato la sera stessa.
Mio fratello aveva sorriso non appena glielo avevo raccontato e mi aveva detto che era un gesto davvero carino da parte mia. Speravo solo nella buona parola che aveva messo Angel e nel mio discorso in caffetteria, in cui avevo cercato di essere il più convincente possibile.
Per di più, sarebbero venuti anche mio fratello e Rachel al torneo. Chad era rimasto sorpreso, quando mio fratello gli aveva chiesto di poter venire e dopo un’iniziale scontrosità e un deciso rifiuto, non era riuscito a dire di no al suo migliore amico. Perciò, aveva ceduto e Rachel era ovviamente compresa nel pacchetto.
Quando eravamo rimasti soli, Chad mi aveva detto che non avrebbe voluto che anche Dave entrasse in quel mondo.
<< Deviare la mente perfetta di un altro Carter non era nei miei piani >> mi aveva detto.
Io ero scoppiata a ridere e lo avevo rassicurato, dicendo che non lo avrebbe sicuramente sconvolto con un po’ di corpo a corpo e che non si sarebbe allontanato da lui, scandalizzato.
<< E poi, dopo aver visto quel tuo lato, a me sei apparso ancora più affascinante >> avevo concluso.
Lui si era messo a ridere. << Ma tu sei una donna >>.
<< E quindi? >> gli avevo chiesto scettica.
<< E’ ovvio che tu mi ritenga affascinante. Sei la mia donna >> aveva risposto, avvolgendo le braccia intorno a me.
Io lo avevo respinto e gli avevo dato uno schiaffo sul braccio. << Non dire la “tua donna”. È alquanto rozzo >> lo avevo ammonito.
<< Sì, ma rimani ugualmente mia >> e mi aveva riavvicinata a sé.
<< Possessivo >>.
<< Scontrosa >>.
<< Stupido >>.
<< Bellissima >>.
<< Affascinante >>.
<< Mia >> aveva terminato facendomi ridere.
<< Tua >> avevo confermato, baciandolo.
Ebbene sì, io e Chad, come due bambini continuavamo a fare in quel modo. L’unica differenza dai nostri vecchi e scherzosi battibecchi era, appunto, la fine.
 
Quel fatidico sabato era finalmente arrivato. Oh sì, questo l’ho già detto prima. Io, Dave e Rachel eravamo nel mio salotto, già pronti. Stavamo solo aspettando che il grande pugile facesse la sua comparsa.
Per l’occasione, quella volta, avevo indossato una gonna a vita alta che mi arrivava poco sopra il ginocchio e una camicetta al suo interno.
Il campanello suonò e andai ad aprire, trovandomi davanti un Chad in tuta, con una canottiera e la mia felpa preferita: era quella che mi aveva lasciato all’ospedale, prima del trapianto e che malvolentieri gli era tornata indietro.
Dietro di me avevo Dave e Rachel, pronti per andare.
Chad mi guardò e impallidì. << Tu non hai intenzione di venire con me in questo modo >> mi disse, senza nemmeno salutare.
<< Invece sì >> dissi, alzando gli occhi al cielo.
Entrò in casa. << Sei letteralmente impazzita se pensi che ti porto lì vestita così >> mi intimò con il viso sconvolto.
<< Ma.. >>.
<< Niente ma, Melanie. Se te lo lasciassi fare, non riuscirei a vincere neanche contro Evan. E ha otto anni, se lo avessi dimenticato >>.
Io sbuffai. << Faremo tardi >> dissi.
<< Non mi muovo da qui se prima non ti cambi. Anche a costo di arrivare in ritardo >> affermò deciso.
<< Antipatico >> dissi, mentre iniziavo a salire le scale.
<< Tieni la camicia. Mi piace come ti sta >> mi disse dietro, mentre io alzavo gli occhi al cielo. Salii in camera, mentre sentivo le voci provenire dal piano di sotto. Dopo avermi obbligato a cambiarmi, il mio uomo poteva tranquillamente salutare gli altri presenti.
Lasciai la camicia come mi aveva detto Chad e così anche gli stivaletti. L’unica cosa che cambiai fu la gonna: la sostituii con un paio di jeans scuri e stretti. Aggiustai la camicetta dentro i pantaloni e scesi di sotto.
Chad mi guardò e tirò un sospiro di sollievo. << Ok, possiamo andare >> disse. Poi si rivolse a Dave: << Dato che tua sorella mi obbliga a parcheggiare la mia tanto amata moto, pretendo il posto di guida >>.
Mio fratello sorrise e gli lanciò le chiavi della macchina, che lui afferrò al volo con un ghigno sul viso.
<< Solo perché non so come arrivarci >> gli disse mio fratello.
Chad lo ignorò e poi uscì dalla porta, con noi al seguito.
Durante il tragitto in macchina Dave e Rachel rimasero in silenzio nei sedili posteriori, mentre io e Chad chiaccheravamo mano nella mano. Ormai era consuetudine la mia mano nella sua, anche mentre guidava.
<< Allora, sai già gli sfidanti? >> gli chiesi.
Lui scosse la testa. << Se ne è occupato Jason. Non mi ha voluto dire nulla. Quel traditore mi ha detto che sarebbe stato più bello avere delle sorprese. Forse ha solo paura che mi fossi deconcentrato se avessi saputo prima con chi devo battermi >> mi spiegò.
<< Ma tu non lo fai mai >> dissi.
Lui sorrise. << Esatto. Mi conosci più tu che lui >> borbottò.
Io risi: << Beh, è normale. Lui non ti sopporta così tanto, come faccio io ultimamente >> lo presi in giro.
<< Ah ah. Divertente >> disse lui senza staccare gli occhi dalla strada.
<< Ci sarà Mackenzie? >> gli chiesi, dopo un attimo di silenzio.
Lui si voltò a guardarmi per un momento. << Non fare quella faccia, piccola. Potrebbe esserci, ma anche non esserci. Magari è scappato per l’umiliazione dell’ultima volta >> mi sorrise.
<< Potrebbero esserci nuovi concorrenti? >> chiesi.
<< Sicuramente. È sempre così in questo torneo >> mi rispose.
Io sospirai senza dire nulla.
<< Ehi. Lo sai che andrò alla grande. Non lo faccio sempre? >> disse con un sorriso da schiaffi.
Io sorrisi divertita: << Il tuo ego smisurato mi sconvolge sempre di più >>.
<< E non solo quello ti sconvolge di me, mia cara >>.
Sbuffai divertita, mentre Rachel si intrometteva: << Ragaaazzi, potreste evitare di dire queste cose davanti a me? Mi date il voltastomaco >>.
Chad rise, mentre io mi giravo verso di lei: << Scusa, Rach >> dissi, sorridendo.
Dopo di ciò, Chad parcheggiò la macchina all’incirca nello stesso punto dell’ultima volta e così scendemmo. Venne dal mio lato e gli porsi la sua sacca, che poco prima tenevo ai miei piedi, sotto al sedile.
L’afferrò e mi prese per mano. E così, seguiti dai nostri amici, ci dirigemmo verso il tanto atteso torneo di pugilato.
 
Arrivammo all’interno e c’era molta più gente dell’ultima volta. Come al solito tutti salutavano Chad, che ricambiava con cenni del capo o brevi saluti. Trovammo Jason già vicino al ring, vestito con tanto di jeans e camicia scura.
Aveva dei fogli in mano e appena vide Chad tirò un sospiro di sollievo. << Finalmente sei arrivato, Chad. Mi hanno appena dato la lista. Ehi, bocconcino. Piacere di rivederti >> disse poi rivolgendosi a me.
Chad gli strappò il foglio dalle mani, mentre io rispondevo: << Non per me, Jason >> dissi. Sentii Chad che rideva accanto a me, mentre a Jason spuntava un sorriso sulle labbra.
<< Dolce proprio come l’ultima volta. Non mi stimi neanche un po’, adesso? >> mi chiese, avvicinandosi.
<< Tranquillo amico. Ci ho pensato io a mettere una buona parola, ma adesso, dato che non hai un accidenti da fare perché sono qui, ti toccherà stare accanto a lei un’altra volta. Nonostante mi costi parecchio. Comunque questa volta c’è anche il fratello >> disse voltandosi verso Dave e Rachel. Mio fratello fece un cenno col capo, mentre Jason diceva: << Oh. Abbiamo spettatori, oggi >>.
<< Già. E potresti prenderle anche da lui, oltre che da me >> lo avvertì Chad.
Jason scoppiò a ridere: << Caspita, Chad, quanto sei possessivo! Tranquillo, fratello, ti avevo già promesso che non l’avrei toccata. Spero solo che la tua rabbia sia buona per il torneo >> terminò.
Chad sorrise. << Sei già stato al banco? >> gli chiese.
<< Certo, fratello. Altrimenti come farei ad avere la lista? >> disse, poi si voltò verso una donna con i capelli rossi: << Ehi, Jenny. Anche tu da queste parti? >> iniziò a flirtare, ignorandoci.
Io colsi l’occasione per guardare la lista di Chad. << Mackenzie non c’è >> mi informò. << Però c’è Cooper. Accidenti! >> borbottò.
<< Chi è? >> chiesi, presa dall’ansia.
<< Hai presente la volta in cui sono venuto a casa tua conciato piuttosto male? L’uomo che era il doppio di me? Ecco, è lui. E arriverà in finale. Di certo >> mi spiegò. Io mi sentii mancare. L’ultima volta lo aveva ridotto male. E questa volta?
<< Tranquilla. Il nostro incontro verrà rimandato il più possibile. Siamo gli unici appetibili in questa lista. Ci faranno arrivare in finale >> cercò di rassicurarmi.
<< Non mi hai tranquillizzata molto, sai? >> dissi, ridendo nervosamente.
Lui sorrise e si sporse a baciarmi. << Voglio portare con noi quella coppa >> disse, poi indicandomi un tavolo in cui avevano sistemato i premi.
<< Allora spacca tutto >> lo incitai.
Mi guardò divertito. << Ti amo >> mi sussurrò, baciandomi sulla mandibola.
A quel punto fui io a baciarlo sulle labbra. << Ti amo anche io >>.
Poi una voce annunciò che il torneo stava per iniziare. Diedi la buona fortuna al mio ragazzo e lui dopo essersi andato a cambiare, si posizionò dietro al ring, insieme agli altri sfidanti.
Io intanto, rimasi lì in piedi con Jason alla mia destra e Dave a sinistra. Mio fratello si era posizionato al centro, tra me e Rachel, così da averci sott’occhio entrambe.
Abbassai lo sguardo sulla lista che mi aveva lasciato Chad e iniziai a guardare i nomi dei sedici combattenti e la scaletta: Cooper vs Williams; Morgan vs Harris; Taylor vs Clark; Scott vs Nelson; O’Connor vs Adams; Reed vs Lincoln; Howard vs Gray; Yang vs Walters. Il tutto sarebbe stato ad eliminazione diretta.
Feci un veloce calcolo mentale. E mentre riflettevo Jason si intromise: << Se è quello che stai facendo, sì. Cooper e Chad sono messi così lontani per poter fare una bella finale. Se tutto va bene Chad farà tre combattimenti, così come Cooper, prima della finale. Per un totale.. >>.
<< di quattro combattimenti ciascuno >> terminai per lui.
Jason annuì. << Tranquilla, Chad può farcela. E quando ci sei tu combatte con più energia. Non mi stupirei se oggi battesse Cooper con facilità >> sorrise.
<< Lo spero >> borbottai, mentre il presentatore iniziava a spiegare le regole e a chiamare i concorrenti. Il primo incontro, come dalla lista fu quello di Cooper. Era un uomo decisamente grande e grosso. Avrà avuto almeno dieci anni più di Chad, anche se non arrivava ai trenta e calcolai che avrebbe superato  il mio ragazzo di almeno venticinque centimetri abbondanti. Dannazione. Combatteva come se gli piacesse l’odore del sangue. Era una vera furia e abbatté l’avversario soltanto con pochi pugni. Per essere così alto, era decisamente veloce.
Rabbrividii, pensando già a quando Chad se lo sarebbe ritrovato davanti.
Gli incontri si susseguivano uno dopo l’altro e soltanto quelli di Chad terminavano con una velocità pari a quelli di Cooper. I poveri ragazzi che tentavano di vincere con tutte le loro forze, non avevano nessuna possibilità contro quei due.
Dopo i primi due incontri notai che Chad, uscito fortunatamente pulito e senza alcuna botta dolorosa, iniziava ad annoiarsi. Non guardava davvero gli incontri e spesso cercava il mio sguardo dalla parte opposta del ring. Continuavamo a scambiarci sorrisi e occhiatine, mentre i vari sfidanti si fronteggiavano.
Comunque continuavo a guardarmi in giro. Del nostro Andrew non c’era neanche l’ombra.
<< Credo proprio che il nostro amico non verrà >> dissi sospirando, sporgendomi verso Dave e Rachel.
<< Non perdere le speranze. Siamo ancora a metà del torneo. E poi, se non venisse perderebbe una gallina dalle uova d’oro >> disse mio fratello.
Io sorrisi per il paragone che aveva fatto Dave.
<< Già, cavolo. Non dirgli che l’ho detto, ma è davvero fortissimo! >> continuò Rachel.
<< Lo so >> dissi, sorridendo e tornando a guardare il ring.
Di tanto in tanto anche il nostro Jason prendeva a chiaccherare. << Sai, Chad mi ha detto dove ti ha conosciuta. Non credevo possibile che una ragazza entrasse dentro quella palestra, davvero. Mi stupisci, dolcezza >> mi disse.
Io lo guardai ghignando. << Io non sono di certo come le altre ragazze >>.
<< Già. L’ho notato. Posso dire di invidiare Chad, su questo punto >> ammise.
Io sorrisi: << Chad mi ha detto che sei più grande di lui >> continuai.
<< Quindi ti ha davvero parlato di me? >> chiese sorpreso.
<< Non mentiva, te lo assicuro >>.
<< Allora, bocconcino. Quanti anni mi dai? >> mi chiese.
<< Sinceramente? Io ti avrei dato al massimo 19 anni. Ma da quello che ho sentito di te, avrai almeno 22 anni >> risposi.
Lui sorrise soddisfatto: << Bella, intelligente e intuitiva. Dolcezza, posso sapere chi ti ha mandato in mezzo a noi comuni mortali? O sapere almeno da dove arrivi? >>.
Io scoppiai a ridere: << Assolutamente no >> risposi.
<< C’era da aspettarselo >> borbottò. Poi Chad salì sul ring per il terzo incontro e noi smettemmo di parlare.
Anche questo andò a buon fine. E con l’ennesima vittoria ecco qui i finalisti: Chad O’Connor e Matt Cooper si sarebbero scontrati dopo una piccola pausa, in cui entrambi avrebbero potuto riprendere fiato e prepararsi al meglio.
E fu a quel punto che Rachel, finita accanto a me chissà quando, mi diede una gomitata per attirare la mia attenzione.
Mi voltai verso il punto che indicava e io spalancai gli occhi. Joseph Andrew, con un semplice paio di jeans e una felpa, camminava e si guardava intorno.
Senza pensarci due volte iniziai a camminare, mentre mio fratello restava lì con Rachel, in piedi, ma senza staccarmi gli occhi di dosso. Invece, fu Jason a parlare: << Ehi, dolcezza, dove vai? >> chiese, trattenendomi per il braccio. << Chad mi ucciderà se ti allontani >>.
Io mi voltai a guardarlo e sorrisi. << Torno subito >> gli dissi e lui mi lasciò, anche se un po’ riluttante. Anche lui, come Dave, iniziò a seguirmi con lo sguardo.
Andai verso il signor Andrew, che non appena mi vide, sorrise.
<< Buonasera, signor Andrew. Sono davvero felice di vederla >> gli dissi.
<< Le rivelo che non ero intenzionato a venire, ma quando mi hanno comunicato che ci sarebbe stata una bella finale mi sono detto: perché no? E così ho fatto un strappo alla regola >>.
<< La ringrazio per essere passato. La finale inizierà a momenti e Chad è uno di loro >> gli spiegai.
<< Lo so. Adesso vado a cercare un posto migliore. A presto, signorina Carter >> mi disse, prima di iniziare a camminare tra la folla.
Tornai al mio posto iniziale, appena in tempo, per vedere Chad che dall’altra parte del ring mi cercava con lo sguardo.
Gli sorrisi e lui ricambiò. A quel punto il presentatore invitò i due sfidanti a salire sul ring. Chad mi fece l’occhiolino e poi salì su, così come Cooper. D’accordo, adesso la mia ansia era davvero palese. Da un lato per la comparsa di Andrew, ma soprattutto per la paura che Chad non riuscisse a vincere e si facesse male. Come l’ultima volta.
Deglutii con forza e aspettai che venisse dato il via dal cronista.
“Apriamo le danze” fu il suo commento sarcastico.
I due iniziarono a fronteggiarsi. Conoscevo ormai troppo bene il modo in cui Chad si muoveva e sapevo che in quel momento stava riflettendo sulla tattica migliore.
Intorno a me era scoppiato il delirio. Anche Jason, rimasto tranquillo fino a quel momento aveva iniziato ad urlare a favore del suo prediletto.
Vedevo Cooper muovere la bocca e sapevo che stava dicendo qualcosa a Chad, ma nonostante fossimo così vicini al ring, a causa delle urla e del baccano non riuscii a distinguere nulla.
Vidi il sorriso furbo di Chad. Lui era così: non rispondeva mai durante un combattimento. Ignorava le provocazioni e non le metteva in atto. Pensai che sarebbe stato un punto a sua favore agli occhi di Andrew. Chad aveva tutte le carte in tavola per essere un professionista. Adesso, tutto spettava a lui.
Il primo pugno arrivò duramente su Chad, che riuscì comunque a pararsi.
Questo incontro non era come gli altri. Notai come le cose si fecero subito movimentate. Tutti e due erano vogliosi di vincere. Chad e Cooper cercavano di colpire i punti peggiori, ma entrambi schivavano con facilità.
Gancio destro, gancio sinistro. A vuoto. E Chad sorrideva, beffardo.
Gancio sinistro, gancio destro. Parata. E Cooper sorrideva, soddisfatto.
Il combattimento proseguiva lentamente: due grandi potenziali a confronto.
Sussultai quando Cooper colpì Chad violentemente sul viso. Vidi subito il taglio che gli si aprì sul sopracciglio e il sangue che iniziava a colargli, mentre lui faceva diversi passi indietro, stordito.
Sentii mio fratello che mi strinse la mano e io ricambiai, stritolandogliela a causa dell’ansia e della paura. Chad tornò quasi subito alla riscossa e infuriato per la botta subita iniziò a colpire l’avversario, al viso e sulle costole, restituendo il dolore.
Combattevano, colpivano e combattevano. Il mio cuore si fermò un attimo quando Cooper fu sopra Chad e iniziò a dare pugni violenti. Chad si parava il viso, ma l’avversario prese a colpire le sue costole.
Intravedevo l’espressione di dolore sul viso del mio ragazzo e non potevo fare a meno di agitarmi, stringendo sempre di più la mano di mio fratello. Jason era teso quanto me e continuava ad urlare come un forsennato. E fu in quel momento che lasciai la mano di Dave e iniziai ad urlare anche io, più forte che potevo: << Avanti, Chad. Reagisci! Puoi farcela. Forza, Chad! >>.
Vidi chiaramente l’espressione di Chad cambiare. Non so se avesse sentito davvero la mia voce, ma il suo viso si rilassò e lui trovò la forza di spingerlo via e ribaltare la situazione. Finì a cavalcioni su Cooper e arrabbiato iniziò a colpire e colpire.
L’avversario non ci mise molto a risollevarsi in piedi, ma cominciava a sembrare stordito anche lui.
Tornarono a fronteggiarsi e a guardarsi. E poi accadde. Cooper cercò di colpire Chad che si abbassò, schivando il pugno e allo stesso tempo, dandone uno sulle costole dell’uomo più grosso, che barcollò e si piegò appena. Vidi il viso di Chad che canalizzava tutte le informazioni e i movimenti di Cooper.
E vidi perfettamente il pugno che il mio ragazzo diede all’avversario: in pieno viso e molto vicino alla tempia.
Cooper crollò a terra. Una montagna che veniva abbattuta da un semplice ragazzo.
Il cronista iniziò a contare: << Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei >> e continuava a restare a terra mugolando, mentre Chad restava in posizione d’attacco con il fiatone e lo sguardo attento, come se pensasse che potesse rialzarsi da un momento all’altro.
<< Sette. Otto. Nove >> e le spalle di Chad si rilassavano appena.
<< Dieci! >> e Chad abbassava i pugni, con un piccolo sorriso sulle labbra.
Il cronista salì sul ring. << Il vincitore di questa nuova edizione del nostro amato torneo è.. Chad O’Connor! >> annunciò sollevando il braccio del ragazzo, mentre tra la folla scoppiava il delirio. Jason gridò di felicità e poi si voltò verso di me. << Ce l’ha fatta, bocconcino! Il tuo Chad ha vinto! >> urlò pieno di orgoglio e io scoppiai a ridere, rilassandomi.
Poi mi voltai verso mio fratello, che sorrideva raggiante. << Ti aveva detto che ce l’avrebbe fatta >> mi disse, mentre io non potevo fare a meno di ricambiare il sorriso. A quel punto vidi Chad che scendeva dal ring con la coppa in mano e si dirigeva direttamente da me. Io sorrisi incrociando il suo sguardo e lui si tuffò praticamente tra le mie braccia.
Lo strinsi a me, baciandogli i capelli e poi cercando le sue labbra, che fu felice di incollare alle mie.
<< Ce l’hai fatta >> gli sussurrai.
Lui sorrise: << Ce l’ho fatta. E solo grazie a te, mia piccola sirena >> disse.
Io scoppiai a ridere pensando a ciò che aveva appena detto. A quanto pare aveva sentito la mia voce e dopotutto anche Ariel, come lui mi chiamava sempre, era una sirena.
Lui rise insieme a me, baciandomi di nuovo.
Poi si staccò appena e io lo guardai in faccia per davvero. Il sangue dalla ferita sopra il sopracciglio continuava ad uscire e lui aveva l’aria stravolta.
<< Continui a sanguinare >> gli feci notare.
Lui annuì: << Vado a darmi una ripulita e andiamo >> mi disse staccandosi da me.
Batté il solito cinque a Jason che si era complimentato con lui e andò a cambiarsi, dopo avermi affidato ciò che aveva in mano: la coppa e una busta che non aveva notato prima, probabilmente con i soldi vinti.
Io, Dave e Rachel aspettammo Chad nel punto in cui eravamo stati per tutta la serata. Quando lui ci raggiunse si era rivestito e aveva un fazzoletto che pressava sulla ferita. << Ok, andiamo >> mi disse, mentre mio fratello gli toglieva la sacca dalle mani. Arrivammo alla macchina e feci sedere Chad sul sedile posteriore, con la portiera aperta e le gambe verso di me.
<< Sanguina ancora? >> gli chiesi.
Lui annuì appena: << Smetterà prima o poi >> mi disse, sorridendo.
<< Rach, mi passi la cassetta che ho dentro il cruscotto? >> le chiesi e lei eseguì, porgendomi una scatola. La aprii e tirai fuori il disinfettate e della garza.
Chad spalancò gli occhi. << E questi? Da quando in qua hai una cassetta d’emergenza nel cruscotto? >> mi chiese, sconvolto.
Io sorrisi. << Dal primo incontro in cui sono venuta a vederti. Avanti, vieni qui >>.
Lui si sporse appena verso di me e io gli poggiai la garza sulla ferita. Lui chiuse soltanto gli occhi, mentre un sorriso gli apparve sulle labbra.
<< Perché sorridi? >> chiesi, curiosa.
<< Piccoli dejavù >> rispose, aprendo gli occhi. Premetti la garza e riuscii a fermare la fuoriuscita del sangue.
Sorrisi anche io, poi diedi tutta la roba a Dave. Presi il mento di Chad tra le mani e lo guardai per bene. Gli passai la mano sugli zigomi e sulle guance, mentre lui scoppiava a ridere.
<< Il lupo perde il pelo, ma non il.. >> iniziò a dire.
<< Ssh. Sta zitto e buono >> dissi, mentre infilavo una mano sotto la sua felpa.
Lo ammetto. Chad rimase un attimo senza fiato, con la bocca semiaperta, ma si riprese subito e il rossore che era apparso sulle sue guance se ne andò quasi istantaneamente.
Gli toccai le costole e gli addominali. << Questa ispezione la preferirei in un altro contesto, sai? >> mi sussurrò e io sbuffai, divertita.
<< Ti fanno male? >> gli chiesi.
Lui scosse la testa. << Avanti, sto bene. E adesso andiamo? >> disse, chiedendo aiuto a Dave e Rachel. Loro risero e annuirono mentre io tiravo fuori la mano dalla sua felpa.
Stava per entrare in macchina, quando qualcuno dietro di me, lo chiamò e lui si bloccò.
<< Chad O’Connor? >>.
Mi voltai a guardare il nuovo arrivato.
<< Sì, sono io. Posso aiutarla? >> chiese Chad.
<< Sono Joseph Andrew, un talent scout. Ho visto la finale del torneo di stasera. Potrebbe dedicarmi un po’ di tempo domani? >>.
E il mio sorriso divenne un lieto riconoscimento verso quell’uomo, che avevo convinto a venire e che aveva riconosciuto in Chad un talento, che di certo, sarebbe potuto diventare qualcuno nel loro mondo: il pugilato.


Quando Joseph Andrew chiese un appuntamento a Chad per il giorno seguente, lui ci rimase di sasso.
<< Aspetti, ha detto.. talent scout? >> chiese, deglutendo e saltando di nuovo fuori dalla macchina.
L’uomo davanti a lui annuì. << Sì, è stato davvero piacevole vedere l’incontro, nonostante non si trattasse di vero e proprio pugilato. Potrebbero esserci diverse proposte.. Ma di questo vorrei parlarne in privato con lei >>.
Chad si illuminò. << Certamente. Quindi.. domani? >> chiese. La sue espressione era talmente basita, che ero sicura che non riuscisse a crederci.
<< Sì, di pomeriggio >>. Poi tirò fuori un suo biglietto da visita e scrisse sul retro l’orario e un indirizzo. Glielo porse sorridendo. << Ecco a lei. Se avesse problemi, mi chiami. È stato un piacere >> disse.
<< Grazie >> disse Chad.
Joseph sorrise, poi si voltò verso di me: << Signorina Carter >> mi salutò e io sorrisi timidamente.
Quando si fu allontanato Chad si voltò verso di me, con la bocca aperta.
<< Ti ha chiamata signorina Carter! Melanie, che cosa hai fatto? >> mi chiese.
<< Sorpresa >> dissi in modo innocente, sorridendo.
<< Che.. come.. come hai fatto? Io.. ma che diavolo? >> balbettò e io scoppiai a ridere.
<< Ho pensato di darti un piccolo aiutino con delle antiche conoscenze di mio padre. Non te lo ho detto perché.. beh, non ero sicura che sarebbe andato a buon fine >> gli spiegai.
Lui mi guardò ancora per un attimo. << Dio! Ho un incontro con un talent scout domani. Sei la ragazza più pazza e.. e.. sei meravigliosa Melanie! >> mi disse, afferrandomi e sollevandomi praticamente in aria.
Io risi. << Tu non eri stanco? >> gli chiesi.
<< Mai stato più vivo >> mi disse, baciandomi.
Quando salimmo in macchina, invertimmo le posizioni dell’andata. Io e Chad, disposti sul sedile posteriore, mentre Dave era alla guida e Rachel sul sedile anteriore.
Chad, durante il tragitto volle sapere per filo e per segno che cosa avevo combinato con Joseph Andrew e alla fine del mio racconto era ancora più elettrizzato di prima.
Arrivammo a casa mia e lui entrò all’interno con noi. Restammo però all’ingresso abbracciati, mentre Rachel e Dave andavano in salotto.
<< Mel? >>.
Sollevai lo sguardo su di lui. << Ti.. ti andrebbe di venire da me per stasera? >> mi chiese, mentre le sue guance si coloravano.
Lo guardai sorpresa: << Intendi.. restare da te? >> sussurrai e lui annuì.
<< Sì, ma.. cioè.. se non ti va.. io.. non fa niente >> balbettò.
Oh andiamo. Da quando in qua Chad balbettava? Con me poi!
<< E tua zia? >>.
<< Lei ed Evan sono andati in campeggio per il weekend. Quando lei ha saputo che  il maestro di Evan sarebbe stato presente ha subito accettato e fatto i bagagli. Ti ho mai detto che si è presa una grande cotta per il maestro di mio fratello? >> disse molto velocemente.
Chad iniziava a mettermi paura. Non era di certo da lui fare in quel modo. La sua sicurezza e i suoi sorrisi beffardi erano crollati con una sola domanda.
<< Ho casa libera >> terminò senza guardarmi.
Io sorrisi. Era così tenero. E pensare che era più grande di me.
<< Chad.. mia madre mi ucciderebbe >> dissi.
<< Oh. Sì, forse hai ragione. Non dovevo.. >>.
Lo interruppi con un bacio. << Chad, io VOGLIO venire >>. Sorrisi: << Aspetta >> dissi e tirai fuori il cellulare. Digitai il numero di chiamata rapida e al terzo squillo mia madre rispose: << Melanie. Tutto bene? >> mi chiese, nonostante sentissi il baccano del locale in cui lavorava. Misi il vivavoce.
<< Sì, mamma. Avresti due minuti per me? >> le chiesi.
<< Solo un attimo, Mel >> mi disse, poi non si sentì più nulla per qualche secondo.
<< Eccomi. Dimmi pure, tesoro >> sentii che il chiasso si era affievolito.
<< Senti, dopo il torneo – che Chad ha vinto – non è proprio in forma ed a casa non ha nessuno. Ho paura a lasciarlo da solo. Posso stare da lui per stanotte? >> chiesi.
<< Umh. Oh. Beh, prima dimmi se Angel è stato utile >> mi chiese.
Io sorrisi. << Chad ha un appuntamento per domani >> le risposi.
<< Sono contenta >>.
<< Beh, allora? >>.
La sentii sospirare. << Tesoro, lo ami davvero? >> mi chiese in modo inaspettato.
<< Sì, certo >> dissi, non capendo dove volesse andare a parare e rispondendo sinceramente senza lasciarmi influenzare dalla sua presenza accanto a me.
<< Mel, non ti ho mai fatto nessun discorso di quel tipo, lo sai.. >>.
Toh. Ecco dove voleva andare a parare. Sentii le guance che mi andavano a fuoco e non riuscii a guardare Chad. Tolsi il vivavoce e portai il telefono all’orecchio.
<< Mmh, mamma. Non ce n’è mai stato bisogno >> risposi, senza smettere di arrossire.
<< Ok, tesoro. Mi fido di te. Solo.. usate le precauzioni. Non voglio un nipote da una figlia diciassettenne, d’accordo? >>.
Sospirai sconfitta. << Certo. Grazie mamma. Non devi tornare a lavoro? >>.
<< Sì sì, vado. Buonanotte piccola mia >> mi disse.
<< Notte >> e chiusi la conversazione.
A quel punto incontrai lo sguardo di Chad e capii che anche se avevo tolto il vivavoce aveva sentito il resto di ciò che avevamo detto. Le sue guance andavano a fuoco più delle mie e mi guardava con la bocca semiaperta.
<< Mi dispiace >> dissi e lui scosse la testa, cercando di tornare normale.
<< Beh, ha detto di sì >> continuai, sorridendo.
Anche lui sorrise. << Sì e ci ha anche dato la sua benedizione >> disse.
Io scoppiai a ridere. << Ok, lo dico a Dave e andiamo, d’accordo? Tu va su a prendere qualcosa di essenziale, già che ci siamo >>.
Lui annuì e salì in camera mia, mentre io riferivo a mio fratello che sarei andata da Chad e che mamma ne era già al corrente.
A quel punto Rachel tappò le orecchie di Dave con le mani e si girò verso di me: << Ah cara mia, dopo dovrai raccontarmi tutto. Per filo e per segno >> disse a bassa voce e io annui, ridendo.
A quel punto tolse le mani da Dave e gli diede un bacio sul naso, mentre lui alzava gli occhi al cielo.
<< Buonanotte >> li salutai e raggiunsi Chad all’ingresso.
 
Quando arrivammo a casa sua Chad mi condusse direttamente nella sua camera. Chiuse la porta dietro di noi e dopo aver poggiato il nuovo trofeo insieme agli altri, aprì la busta. Gli andai dietro e gli circondai la vita con le braccia.
<< Quanti sono? >> gli chiesi, poggiando il mio mento sulla sua schiena.
<< 650 >> mi rispose. Poi poggiò la busta sulla scrivania e si girò verso di me. Mi sorrise e così feci anche io.
Mi guardò per un po’, poi mi baciò. << Ti voglio >> mi sussurrò direttamente all’orecchio, stampandomi baci sul collo, mentre le mie mani si stringevano sulla sua schiena.
<< Sono tua, Chad >>.
Sentii le sue labbra a contatto con la mie pelle che si distendevano in un sorriso.
<< Avevo bisogno di sentirtelo dire >> e tornò di nuovo sulle mie labbra. Mi sollevò e misi le gambe intorno alla sua vita, giocando con le mani tra i suoi capelli. Mise le mani sulle mie gambe, per sorreggermi meglio e mi condusse verso il suo letto.
Me lo ritrovai di sopra. << Chad >> lo chiamai e lui smise di baciare la mia pelle.
Allontanò appena il viso da me. << Non vuoi? >> mi chiese, preoccupato.
<< Sì, ma.. tu.. cioè con le altre hai già.. io.. >> mi ritrovai a balbettare.
<< Sono il primo? >> mi chiese con un sorriso dolce.
Io annuii, senza guardarlo e lui mi sollevò il mento con le mani, cercando i miei occhi. << Ehi, sono onorato di essere il primo per te >> mi disse.
<< Sì, ma.. io, se.. non fossi, ecco, abbastanza buona per te? >> sussurrai.
Lui sorrise. << Melanie. Aspetto questo momento da un sacco di tempo. Non devi neanche pensarci. Voglio che tu sia mia. Perciò, lascia fare a me >> disse, tornando a baciarmi.
E così lo lasciai fare. Ricambiai i suoi baci e mi lasciai trasportare dal ragazzo che mi aveva presa in giro un milione di volte, che mi faceva sempre ridere e che mi aveva fatto innamorare di lui. Chad, il ragazzo che amavo.
E dopo quella notte, svegliarsi accanto a lui, con le sue braccia intorno alla mia vita, con i nostri corpi che combaciavano insieme perfettamente, fu la cosa più bella che mi fosse capitata da.. sempre, direi.
Chad era stato il primo ad aprire gli occhi e mi aveva svegliata con dei baci delicati.
<< Buongiorno mia piccola sirenetta >> aveva detto e io avevo sorriso ritenendomi la ragazza più felice di Dover.
Quel giorno io e Chad avevamo fatto colazione insieme, poi mi aveva riaccompagnata a casa e mi aveva assicurato che ci saremmo visti la sera, dopo aver avuto l’incontro con Andrew.

Mi trovavo con Rachel in camera mia. Quella ragazza era incredibile. Aveva voluto sapere davvero tutto, nei dettagli. Ma che posso farci? È la mia migliore amica e non potevo non accontentarla.
Lei dal canto suo era troppo felice ed elettrizzata. Escludemmo mio fratello per tutto il tempo, ovviamente, ma ci interruppe quando, venne ad annunciarci che  Chad era di sotto.
Corsi praticamente giù dalle scale e lo trovai in salotto. Lo vedevo di profilo e non riuscivo a decifrare la sua espressione.
<< Allora? >> chiesi attirando la sua attenzione.
Lui si voltò verso di me e mi fece un sorriso smagliante. << Mi vogliono nel giro. Vogliono che diventi un professionista, qui nella società di Dover >>.
Io squittii di gioia e gli saltai praticamente addosso. Lui mi afferrò ridendo.
<< Sono così contenta! >> gli dissi, mentre lui mi dava un bacio sul naso.
<< E’ tutta opera tua >> mi sussurrò.
Io sorrisi. << Io non sono potuta diventare ciò che volevo, Chad. Mi sono chiesta perché tu non avresti potuto diventarlo, quando avevi la possibilità che, invece, io non ho avuto >> spiegai.
<< Ti amo >> mi disse e io come risposta lo baciai. Ero consapevole che il mio posto era ormai quello: tra le sua braccia.
<< Ehi, aspetta. Me ne stavo quasi dimenticando. Ho qualcosa per te >> mi disse, allontanandosi e cercando qualcosa nella sua tasca.
Io lo guardai curiosa e spalancai gli occhi quando tirò fuori una scatoletta quadrata con il simbolo della gioielleria della città.
<< Chad >>.
<< Tieni, aprila >> e io lo feci. La presi dalle sue mani e la aprii, lentamente.
Rimasi decisamente senza fiato. Al suo interno giaceva una collana con due ciondoli, due simboli.
Uno di questi raffigurava una sirena: aveva un andamento circolare, in cui la coda toccava quasi i capelli scompigliati. La coda inoltre era ricoperta di piccoli brillantini.
Il secondo ciondolo, invece, era un semplice guantone di pugilato.
Deglutii mentre gli occhi mi si inumidivano di lacrime. << Ma.. ma è bellissimo >> riuscii a dire.
Lui sorrise. << Sono contento che ti piaccia. Avrei voluto dartelo prima, ma.. sai, il negozio mi ha fatto aspettare un bel po’ >> si giustificò.
Io sorrisi e gli gettai le braccia al collo. << La adoro! Grazie, Chad >>.
Lui rise, stringendomi a sé. << Me la metteresti? >> gli chiesi, non appena ci allontanammo.
Lui annuì: << Certo >>. Me l’allacciò e mi guardò. << Proprio come me la immaginavo >> sussurrò, sorridendo in modo dolce.
E a quel punto mi rituffai tra le sue braccia. Era proprio così che doveva andare.





Angolo dell'autrice: Rieccomi qua!! :)
Ook, allora, non voglio farla lunga. Che ne pensate? Siete soddisfatti delle varie scene?
Io onestamente no, avrei voluto descrivere un po' meglio la "loro" scena, ma il mio quadratino in alto, affianco alla storia è giallo. Non potevo fare di più XD
Va bene. Ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo :S
Bye bye! :)

 

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Capitolo 24
*** Epilogo - Ballo di fine anno ***


All’incirca un mese dopo, in casa Carter tutti ci stavamo dando da fare. Beh, tutte le donne. Mio fratello era stato spedito da Chad, mentre noi – io, Rachel, mia madre e sua madre - ci preparavamo per il ballo di fine anno. Ebbene sì, eravamo finalmente giunti alla fine della scuola.
Ero in piedi davanti al letto ad osservare il vestito che avrei indossato di lì a poco.
<< Ti starà benissimo, vedrai >>. La voce di mia madre mi fece sobbalzare.
<< Credi che gli piacerà? >> le chiesi e lei annuì.
<< Rimarrà a bocca aperta >>.
Sorrisi: << Allora, Rachel ha finito con il trucco? >>.
Mia madre annuì. << Sì e vuole che scendi di sotto immediatamente. Vuole proprio fare un bel lavoro con te >>.
Io feci una smorfia. << Mamma, promettimi che se inizia ad esagerare la fermerai >> la supplicai. Lei si mise a ridere e mi spinse verso la porta.
<< Va bene. Ma adesso muoviti >>.
 
Dopo un paio d’ore di preparativi, potevo finalmente guardarmi allo specchio: l’opera era ormai completata. Indossavo un vestito color perla, con la gonna ricoperta da un piccolo strato di tulle. Il corpetto era decorato con dei rametti ricoperti di brillantini. L’insieme mi faceva sembrare la regina dei ghiacci. Avevo i capelli raccolti in un insieme di trecce che mia madre e la signora Miles erano riuscite a fare chissà come. Per finire Rachel mi aveva messo un leggero strato di trucco, con l’ombretto sul bianco, quasi rosa e pieno di brillantini. Ok, mi sarei aspettata di peggio e tutto sommato il finale mi piaceva.
Mancavano all’appello i vertiginosi tacchi, che avrei indossato soltanto all’arrivo di Chad.
A quel punto Rachel, in tutto il suo splendore entrò in camera. Il suo vestito era blu, abbastanza semplice, con una fascia sotto al seno dello stesso colore e una intorno al collo ricoperta di brillantini.
<< Sei pronta? Dave e Chad saranno qui a momenti! >> disse, tutta eccitata.
Io annuii senza staccare gli occhi dallo specchio, più a me stessa, che a Rachel: << Sì, sono pronta >>.
 
Poco dopo sentimmo il campanello suonare e la voce di Dave all’ingresso. La madre di Rachel la chiamò e lei squittì, augurandoci buona fortuna.
Bene, a quanto pare la prima sarebbe stata lei e dopo sarebbe toccato a me e a Chad. Anche se eravamo tutti nella stessa casa, le mamme volevano rispettare la tradizione: i ragazzi che ci venivano a prendere, la foto e guardarci fino alla macchina.
Iniziai a mettere le scarpe, mentre l’ansia mi assaliva. Oddio, speravo soltanto che Chad avesse dei riflessi tanto attivi e che riuscisse a prendermi prima del mio imminente schianto con il pavimento. Come avrei fatto a camminare con quelle trappole ai piedi per tutta la sera?
Sospirai e mi sedetti sul letto, in attesa.
Mi ritrovai a guardare la foto sorridente di mio padre, sul mio comodino.
Scossi la testa. "Papà, ci saresti dovuto essere oggi. Avresti dovuto dirmi che ero bellissima e avresti dovuto minacciare Chad all’ingresso".
Sospirai di nuovo e poi mia madre mi chiamò, interrompendo le mie riflessioni.
<< Oh cavolo >> mormorai alzandomi in piedi e guardandomi un’ultima volta allo specchio. Bene, era arrivato il momento.
Uscii dalla mia camera e andai verso le scale. Non appena scesi il primo gradino, incrociai il suo sguardo. Mi guardava con la bocca semiaperta e sembrava davvero che trattenesse il respiro.
Mi misi ad osservarlo anche io mentre scendevo le scale e diavolo, era inesorabilmente sexy nel suo smoking scuro.
Arrivai davanti a lui e mi strinse le mani. << Sei.. bellissima >> balbettò, facendomi sorridere.
<< Anche tu >>.
Lui sorrise e poi tirò fuori i fiori da mettere al polso.
Me lo agganciò e mi porse il braccio. << Milady >>.
Sorrisi e mi appoggiai a lui. Beh, almeno avrei avuto lui come ancora in caso di un disastro a dir poco naturale.
Mia madre scattò innumerevoli foto, prima di farci andare via.
Quando la porta si chiuse alle nostre spalle Chad si fermò un attimo e mi guardò, come se prima non l’avesse fatto.
<< Non resisterò a lungo sta sera, lo sai? >> disse, con gli occhi che vagavano dal mio viso al mio corpo.
<< Ce la farai, vedrai >> dissi, sporgendomi in avanti e baciandolo.
Poi un colpo di clacson. Dave e Rachel erano in macchina che aspettavano noi.
Avevamo macchine separate, sì. Infatti Chad si era fatto prestare l’auto dalla zia per l’occasione, ma comunque avremmo fatto strada insieme.
<< D’accordo, andiamo! O quei due ci uccideranno >> dissi, mentre Chad sorrideva divertito. Mi condusse alla sua macchina e poi ci dirigemmo verso il ballo scolastico.

La palestra della scuola era stata adornata in modo abbastanza carino. Alunni e professori erano da tutte le parti in vestiti eleganti e colorati.
<< Dio, come ho potuto accettare di portarti in questo posto? >> brontolò Chad, mentre entravamo.
Io sorrisi. << Dai, non è così male >>.
Lui roteò gli occhi e poi andammo a prendere da bere. Intanto mi guardai intorno. C’erano praticamente tutti i ragazzi degli ultimi anni. Vidi che Rachel e Dave si erano uniti ai giocatori di basket e alle loro dame. Poco lontano da loro c’erano poi, Cole e Ashley. Feci una smorfia. Erano avvinghiati come sanguisughe. Lei nel suo vestito fucsia e lui in un completo molto semplice.
Distolsi lo sguardo da loro, mentre Chad mi porgeva da bere.
Tutto sommato fu una bella serata. Restammo un po’ a chiacchierare con qualche compagno di classe, poi Chad mi rapì, letteralmente.
Sgattaiolammo fuori dalla palestra e Chad mi portò nella, ormai nostra, saletta.
<< Credi che possiamo stare qui? >> gli chiesi, ridacchiando.
<< Probabilmente no. Ma chi se ne frega? >> mi rispose.
Nella saletta la luce era soffusa e in sottofondo si sentiva la musica che arrivava dalla palestra principale.
Chad mi porse la mano. << Vuole ballare con me, Milady? >> mi chiese Chad, facendo il galantuomo.
Io sorrisi e afferrai la sua mano. Ci mettemmo in posizione, io con la mano sulla sua spalla e lui sul mio fianco.
Iniziammo a muoverci a ritmo di musica. << Non sapevo che sapessi ballare >> gli dissi.
Lui sorrise. << Sono l’uomo dalle mille risorse, non lo sai? >>.
Io risi. << Sì, certo. Sbruffone! >> lo presi in giro.
<< Ehi! Che cattiva >> disse, fingendosi offeso.
Mi fece fare un piroetta e mi strinse di nuovo a sé, ancora più vicino.
<< Chad >> sussurrai.
<< Mmh? >> disse, senza staccare gli occhi dai miei.
<< Mancano pochi giorni e finirai tutto >>.
Lui sorrise. << Mancano pochi giorni al mio benedetto diploma >>.
<< Ooh sì. Sarai davvero carino con il cappellino e la toga dei diplomandi >> dissi ridendo. << E ti farò tante foto carine carine >> conclusi con una vocina stupida.
Lui fece una smorfia. << No Melanie, non farlo, ti prego >> mi supplicò.
Io scoppiai a ridere. << Sei proprio cattiva >> mi sussurrò, sporgendosi e baciandomi.
Quando ci staccammo poggiai la testa sulla sua spalla e mi lasciai trasportare da lui.
<< Non ti mancherà niente della scuola? >> gli chiesi.
<< No >>.
<< Non ci credo. Mi stai mentendo. E poi ci siamo conosciuti in queste mura, se non lo hai dimenticato >>.
<< Come potrei dimenticarlo? Ok, l’unica cosa che mi mancherebbe sei tu, ma continuerò ad averti perciò.. >>.
Io sorrisi: << Neanche questa sala? >> gli chiesi, sollevando il viso e guardandolo.
Lui ci rifletté un attimo. << Ok, forse questa sala sì >>.
<< Ci avrei scommesso >> lo presi in giro.
A quel punto la porta della piccola palestra si aprì.
<< Ehi, ragazzi. Non potete stare qui dentro >>. La voce del professor Ross aveva appena interrotto il nostro ballo e la nostra conversazione.
<< Ecco. Lui non mi mancherà di certo >> borbottò Chad, mentre io alzavo gli occhi al cielo.
Ci avvicinammo alla porta e il professore ci sorrise. << Oh, siete voi due >>.
Certo, come se non se ne fosse accorto prima.
<< Mi dispiace interrompere, ma non potete stare qui. Dovete stare in palestra con gli altri, sotto la nostra supervisione >> disse.
Chad allora prese la parola: << Mi scusi, professore. Sono stato io a portarla qui. Essendo i miei ultimi giorni, volevo tanto salutare questo posto >>.
Toh, Chad sembrava anche più gentile del solito.
<< Mmh, capisco. Vi do cinque minuti. Se dopo allora non vi vedo in mezzo agli altri, verrò a cercarvi >> disse, guardando e parlando praticamente con Chad.
Poi si soffermò un attimo sul suo studente, con la mano sulla maniglia e.. sì, credo di aver visto bene, gli fece un piccolo sorriso.
<< La ringrazio, signore >> disse Chad. La ringrazio, signore? Davvero? Non riuscivo a credere che quelle parole erano uscite dalla bocca del ragazzo.
Il professore chiuse la porta e Chad continuò a fissarla per un attimo.
<< Ho sempre amato la serratura di questa porta >> sussurrò Chad, lasciandomi basita. Si sporse e chiuse a chiave. Ma che intenzioni aveva?
<< Chad, ma che..? >> mi interruppe.
<< Sai, Melanie >> mi sussurrò, voltandomi appena verso l’interno della sala. << Ho sempre sognato di farlo sul tuo materasso laggiù >>.
Spalancai gli occhi e forse anche la bocca. << Chad! >> lo ripresi.
<< Sarebbe fantastico >> sussurrò, avvicinandomi a sé.
<< Ross ha detto che tornerà tra cinque minuti >> dissi esasperata. Ma come gli passavano certi pensieri per la testa?
<< Non lo farà, te lo assicuro >>.
Sospirai. << Sai quanto tempo ho perso per infilarmi in questo vestito? Come vuoi che lo rimetta, poi? >>.
<< Ti aiuterò. Sono molto abile >>.
<< Sì, nel svestirmi >> ribattei.
Lui sorrise beffardo. << Vestirti è il procedimento inverso. Che vuoi che cambi? >> mi chiese, facendo lo sbruffone, come sempre.
Sospirai pesantemente guardando il materasso in cui avevamo intrapreso moltissime conversazioni, frivole o importanti che fossero. Un sorriso mi apparve istintivamente sulle labbra.
<< Sarò veloce >> cercò di convincermi.
Il mio muro crollò proprio in quell’istante. Ok, ok lo so. Ma, andiamo, come potevo dirgli di no?
<< E va bene. Sorprendimi >>.
Lui face un ampio sorriso e poi le sue labbra furono sulle mie.

All’incirca un quarto d’ora dopo, io e Chad stavamo uscendo dalla saletta. Come Chad aveva previsto, di Ross non c’era stata neanche l’ombra.
Prima di mettere piede in corridoio lo bloccai.
<< Aspetta >> e feci per aggiustargli la cravatta. << Guarda che casino che hai fatto! Non voglio mica destare sospetti >> dissi, senza poter trattenere un sorriso divertito.
<< Grazie >> mi disse divertito. Poi mano nella mano, tornammo nella sala.
Vidi subito il professor Ross che ci fissava e riuscii a notare che Chad gli sorrideva. Ebbene, a quanto pare Chad aveva perdonato il professore. E molto velocemente. Sollevai gli occhi al cielo, sorridendo. Non sarebbe cambiato mai.
E a quel punto mi chiese di ballare in mezzo agli altri. Iniziammo a farlo e presto ci trovammo accanto un’altra coppia: Rachel e Dave. I due ragazzi si sorrisero, mentre Rachel mi faceva l’occhiolino e io le mandavo un bacio. Ebbene sì, anche il nostro quartetto sarebbe sempre rimasto lo stesso e insieme ci godemmo la serata.
E così, miei cari lettori, noi condividemmo anche quell’esperienza, che non era stata la prima, ma di certo non sarebbe stata l’ultima.

 
                                                                                                                                                                                                 Fine





Angolo dell'autrice: Ehilàà!!! Ok, mi dispiace tanto di aver finito la storia, ma sono anche molto contenta del risultato.
Non posso che ringraziare tutti coloro che hanno messo la storia nelle seguite/ricordate/preferite e soprattutto coloro che hanno commentato (in particolare RandomWriter e Romy2007, che lo hanno fatto assiduamente). Siete riuscite a farmi apprezzare ancora di più il lavoro che ho fatto.
E va bene, adesso posso anche dirvi che ho intenzione di ideare un sequel di questa storia. Mi sono talmente affezionata a Melanie e Chad, che non posso pensare di abbandonarli così. *Il college, il lavoro, persone che torneranno dai vari passati e.. basta non dico altro XD*. Unico problemino è che in questi mesi tra scuola e allenamenti non avrò praticamente tempo per respirare, perciò mi toccherà farlo nel periodo natalizio. Lo so, lo so che è moolto lontano, ma spero che anche voi, che vi siete legati ai personaggi, mi aspetterete e non li abbandonerete. 
Grazie di tutto.
Bye bye, miei cari lettori!! 
Kiss kiss :))


Manu!

 

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