Patto col demone.

di Shiver414
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Ciao, qui è Shiver!!
All'inizio il capitolo uno era un po' diverso, ho aggiunto alcuni dettagli... Uno solo a dire la verità, l'alter-ego di Yuri, Yuri due. Non so se ho fatto bene, mi direte voi, però ha una sua funzione specifica l'aggiunta che ho fatto! Spero piacciano le modifiche che ho apportato. 
Un bacio!!




Capitolo 1.
 
Il mio sogno era lì ad un passo dal realizzarsi ed io mi sentivo così tremendamente felice. Più fissavo l’insegna del mio negozio più credevo tutto quello fosse solo frutto della mia fantasia. Dopo tanti sacrifici, lacrime e sudore era impossibile credere di aver raggiunto la meta. Eppure era lì davanti ai miei occhi più reale che mai. Il mio negozio era lì. “Il giardino di Yuri” era scritto a caratteri cubitali di un colore che sicuramente non sarebbe passato inosservato, verde acceso, quasi fluo oserei dire. Aprii la porta e gustai il suono del campanello. Non vedevo l’ora di vedere quel posto pieno di clienti che apprezzavano e compravano i miei fiori, le mie piante o le mie composizioni. Mi posizionai dietro il registratore di cassa solo per provarne la sensazione. Il giorno dopo ci sarebbe stata l’inaugurazione e finalmente qualcuno avrebbe comprato nel mio nuovo negozio. Non mi sarei mai stancata di dirlo. Il mio nuovo negozio. Il mio nuovo negozio.
«Yuri smettila di fare la bambina.» Mi voltai in direzione della voce. «Devi concentrarti anche su altro, ricorda.» Alzai gli occhi al cielo. Ed eccola lì sempre a sentenziare su tutto, sempre a frenare le mie emozioni più gioiose. Il mio alter ego. Io la chiamavo Yuri due e lei odiava quando la chiamavo così.
«Zitta.» Allungai la mano verso di lei tenendo il palmo rivolto verso il soffitto. «Torna dentro.» Feci cenno con le dita di venire verso di me. Yuri due era una proiezione della parte più razionale di me. Era una cosa che solo alcuni componenti della mia famiglia possedevano, come mia nonna e mia madre e persino mia zia, la gemella di mia madre. Non aveva un criterio di trasmissione, non saltava una o due generazioni, ma era di dominio esclusivamente femminile. Nessuno può vedere gli alter ego, solo il possessore può, e sinceramente alle volte era una scocciatura bella e buona.
«Non zittirmi così. Non torno dentro solo perché lo dici tu..» Avevo avvicinato la mano a lei e l’avevo letteralmente risucchiata dentro di me. Visualizzai nella mia mente una porta e la chiusi. Yuri due non sarebbe uscita per un po’.
Presi la pila di volantini rimasti dal bancone e chiusi a chiave la porta principale, salutai gli operai che avevano finito i lavori e chiusi la saracinesca. Il cielo era grigio, anzi plumbeo e minacciava di scatenare un temporale da un momento all’altro.
Presi le chiavi della macchina e guidai fino al centro della città. Il negozio non era lontano, ma se avesse iniziato a piovere mi sarei potuta rifugiare velocemente in macchina.
Raggiunsi il cuore della città che pullulava di persone, sembravano tutti andare di corsa.
Yuri due canticchiava una voce riempiendomi la testa. Lo stava facendo di proposito, amava darmi fastidio.
«Yuri due, se continui così ti lancerò contro l’incantesimo per ammutolirti. Lo sai che lo faccio.» La voce cessò improvvisamente. Sospirai di sollievo.
Tendevo la mano verso i passanti con i volantini, stranamente non ne erano rimasti molti. Ero sorpresa di come fossi riuscita a dare via quasi due scatole piene di volantini, la gente li accettava e probabilmente li gettava subito dopo, ma continuavo a confidare nella presenza l’indomani di qualcuno.
Un ragazzo senza curarsi di me mi passò accanto urtandomi e facendo volare a terra tutti i volantini. Mi voltai, c’era qualcosa di strano in lui. Uno strano odore, un misto di polvere, terra, cenere e qualcosa di pungente e disgustoso. Quello non era sicuramente un uomo. Sbloccai la porta nella mia mente e lasciai Yuri due uscire a suo piacimento.
«Pensi che sia uno di loro?» Era accanto a me, con le braccia incrociate al petto. Annuii mentre raccoglievo alla svelta i fogli colorati sparsi sull’asfalto.
«Hai sentito anche tu quella sensazione, no?!» Mi voltai a guardarla. Sembrava preoccupata.
«Però c’è qualcosa di strano in lui.» Continuava a fissare un punto indefinito davanti a lei.
Seguii a direzione presa da quel ragazzo con il mio alter ego sempre accanto me. Lo cercai con lo sguardo tra la folla, dove era finito?
Yuri due indicò alla mia destra. Eccolo! Era fermo con la schiena poggiata contro il muro. Con un cenno del capo mi incitò a seguirlo. Avevo ragione. Camminammo a pochi metri di distanza l’uno dall’altra e ci fermammo solo dopo essere arrivati in un posto abbastanza isolato. Ci eravamo addentrati nella parte più vecchia della città, sembravano case abbandonate, senza porte ne imposte alle finestre.
«Ci rivediamo strega.» 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Eccomi di nuovo all'attacco con le modifiche!! 
Come ho detto anche per il capitolo precedente, sto apportando dei cambiamenti hai vari capitoli.. Vari... Sono soltanto tre... COMUNQUE per ora nulla è cabiato se non la presenza di un nuovo personaggio, ad essere cambiati realmente sono alcuni aspetti della storia principale che avevo pensato all'inizio... Ma siccome alla fine sono solo tre capitoli a chi legge non importa un granchè di come era prima dato che non lo sa com'era!! Dopo aver farfugliato scemenze ecco a voi il capitolo 2!!

Capitolo 2.
 
Perché aveva detto “ci rivediamo”? Io non lo avevo mai visto prima di allora.
«Chi è?» Bisbigliai a Yuri due. Lei scosse la testa e mi indicò il ragazzo avanti a noi.
Uno schiocco e mi resi conto che stava cambiando forma. Il suo viso si contorceva e si allungava. Gli zigomi divennero appuntiti. I capelli si allungarono e divennero più chiari, quasi bianchi. Tirò fuori la lingua ghignando, era lunga e disgustosa mentre la muoveva sibilando.
«Ti ricordi di me ora?» La voce bassa e grottesca, la pelle color ghiaia, gli occhi gialli e malvagi, quel sorriso largo e mostruoso.
«Kalan.» Dissi infine ostentando una sicurezza e un coraggio che in realtà non avevo. Ero convinta di averlo già ucciso, ricordavo perfettamente il sangue nero che ribolliva. Lo avevo visto pian piano svanire inghiottito dalla terra.
«Kalan?» Yuri due era sbigottita come me. Scossi le spalle, ero convinta che fosse morto.
«Lasciami avere il tuo potere.» Brontolò avanzando di qualche passo. Sbuffai infastidita, voleva ancora i miei poteri per diventare più forte.
«Questa volta non ti lascerò scappare.» Cercai di ricordare quali erano gli incantesimi più efficaci per uccidere definitivamente un demone. Sicura di me avanzai verso di lui. C’era puzza di morte, ecco cos’era quella puzza disgustosa che avevo sentito prima.
«Tu non sei Kalan.» Il demone rise. Avevo ragione. Il mio alter ego mi guardò dubbiosa. C’era qualcosa che preoccupava tutte e due.
Kalan aveva un odore più simile alla terra bruciata e alla cenere. Qualcuno stava manovrando il corpo ormai morto del demone. Un Burattinaio.
«Mostrati codardo.» Dove era. Non riuscivo a sentire la sua presenza. Qualcosa mi sfiorò. Una palla di fuoco scuro. La pelle del braccio era leggermente bruciata. Perché Yuri due non aveva attivato lo scudo? L’unica cosa che sapeva fare oltre che sputare sentenze era creare scudi protettivi. La guardai, era pallida e non sembrava in sé.
«Yuri?» Si voltò a guardarmi. Sembrava terrorizzata. Kalan intanto ridacchiava malvagio.
«Che c’è strega? Perché non combatti?» Continuai a fissare Yuri due. Cosa aveva che non andava.
«Yuri, quest’aura... Non la senti? È troppo potente non riesco a…» Svanì improvvisamente. Sentii il suo spirito insinuarsi sotto pelle, scivolare tra la carne e tornare al sicuro dentro di me, dove nessuno l’avrebbe toccata. Peccato che da lì non avrebbe potuto proteggere il nostro corpo. Pensai in fretta a qualcosa. Cosa potevo fare? Era una situazione assurda, non mi ero mai trovata faccia a faccia con un demone già morto e tanto meno con un Burattinaio.
La mia mente era confusa e non riuscivo a pensare lucidamente. Dovevo guadagnare tempo per pensare.
Evocai una sfera di energia e la lanciai contro Kalan sperando avesse un qualche effetto, uno qualsiasi, mi bastava anche solo rallentarlo per qualche minuto, il tempo di nascondermi da qualche parte pensare. La sfera si scagliò contro il petto del demone lasciando un buco fumante. Il demone-marionetta cadde a terra con un tonfo sordo.
Non c’era sangue.
Approfittai del momento e iniziai a correre. Mi appellai a tutte le mie forze per far muovere le gambe, c’era qualcosa di paralizzante in quell’aria così opprimente. Mi sentivo stanca e ogni fibra del mio corpo rispondeva negativamente a quel potere così forte che si ripercuoteva in ogni molecola d’ossigeno, in ogni granello di polvere sul terreno. Lo sentivo pulsare sotto i miei piedi, attraverso il mio corpo. Mi confondeva, mi stordiva.
Qualcosa mi colpì alle spalle mentre annaspavo in cerca di un po’ d’aria pulita. Caddi a terra. La faccia contro il terreno polveroso bruciava. Mi sfiorai la guancia, sanguinava.
Schivai un paio dei suoi pugni, ma un calcio mi colpì in pieno stomaco mozzandomi il respiro.
C’era qualcosa che mi impediva di ragionare lucidamente. Era come se il Burattinaio stesse pian piano annullando la mia coscienza, la mia razionalità, i miei poteri. Mi stava pian piano annullando. Evocai un incantesimo farfugliando la formula. Era immobile, con i piedi inchiodati a terra. Non avevo molto tempo a disposizione.
«Yuri, ti prego esci.» Nessuna risposta, il mio alter ego era come scomparso. «Yuri, per favore rispondimi almeno.» Un lieve eco della sua presenza risuonò nel mio petto. Era ancora lì, ma era priva di forze, si stava indebolendo come me.
Recitai la formula per creare una sfera di localizzazione mentre correvo in cerca di un riparo.
La sfera era riuscita a trovare il Burattinaio. Frenai la mia corsa e andai nella direzione indicata dall’incantesimo. Cosa avrei fatto una volta trovato? I Burattinai erano demoni forti ed io ero ancora una strega alle prime armi, ero in grado di uccidere solo demoni di basso livello.
Un altro mostro spuntò all’improvviso davanti a me. Era piccolo e snello, gi occhi erano grandi e sproporzionati di un colore che non esiste nel mondo umano, un colore impossibile anche da descrivere, conteneva tutti i colori e non ne conteneva nessuno, era bello e terrificante allo stesso tempo. Aveva la pelle viscida e lucida. Sfrecciò nella mia direzione urtandomi la spalla per farmi voltare verso la direzione opposta. Una sostanza viscosa e appiccicosa, sembrava muco rimase appiccata alla mia pelle. Continuò così per un po’, colpendomi ad una velocità toppo elevata per riuscire a seguirlo anche solo con lo sguardo.
La mia pelle diventava viola ad ogni colpo, non sembravano lividi, sembrava qualcosa di più grave, quasi come se si stesse putrefacendo.
Lanciai una sfera velenosa che, ancora non mi spiego come, colpì il demone. Quello non era una marionetta. Mentre il veleno corrodeva velocemente la sua pelle lasciando in mostra muscoli, ossa, organi e via discorrendo il sangue sgorgava, inzuppava e scuriva la terra attorno a lui, che gemeva e urlava. Urla strazianti e acute che mi riempivano le orecchie e rimbombavano nella mia testa.
«Riuscirò a rubare il tuo potere prima che tu possa renderti conto di quanto è immenso.» Era la voce di Kalan. Mi ero scordata di lui. Come si uccideva una marionetta? Avrei dovuto farlo a pezzi, così non avrebbe più potuto attaccare.
Si avvicinò a me, era a pochi millimetri dal mio viso e il suo alito fetido mi spostava i capelli ad ogni respiro. Tenevo nella mano una sfera pronta a scagliargliela conto. Sorrise e allungò una mano fino a stringere le dita sul mio collo. La lingua viscida e verde serpeggiò oltre i denti aguzzi e sfiorò la mia guancia. «Chissà che sapore ha la carne di una strega.» Strinsi gli occhi cercando di non rovesciare tutto il contenuto del mio stomaco. All’improvviso qualcosa colpì il demone e mi liberò dalla sua presa. Non vidi chi fosse, né cosa avesse fatto per ucciderlo. Mi toccai la gola respirando a pieni polmoni. Alzai lo sguardo al cielo. Piccole gocce cadevano velocemente al suolo. Dei lampi illuminavano sporadicamente le nuvole grigie. Stavo respirando aria pulita, non c’era più quella sensazione di oppressione. Il Burattinaio era andato via e le forze stavano lentamente tornando.  

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Tadaaaaan... Ecco l'ultimo capitolo modificato (modificato è un parolone)!!
Buona lettura!
Capitolo 3.

Ero esausta e tutta bagnata. Le energie di Yuri due stavano lentamente tornando. Mi sentivo svuotata e prosciugata. Dovevo andare a dormire.
Ferma, davanti la porta di casa mia, cercavo di infilare la chiave nella toppa della porta, ma i capelli bagnati che ricadevano sul viso per colpa del vento rendevano l’impresa impossibile.
Finalmente ci riuscii, sgusciai dentro sgocciolando ovunque. Non avevo voglia di mettermi a correre per casa, se avessi bagnato tutto il pavimento si sarebbe asciugato.
Mi spogliai svogliatamente. Lasciai che i vestiti sporchi e bagnati scivolassero sulla pelle e cadessero a terra. Mi infilai nella doccia e lasciai che l’acqua calda mi sciogliesse i muscoli tesi. Cercai di evitare ogni tipo di contatto visivo con la mia pelle livida e ferita. Non volevo pensare a demoni, incantesimi e simili almeno per quei pochi minuti.
Mi insaponai per bene fingendo che il bruciore delle ferite non esistesse, mi lasciai inebriare ancora un po’ dalla fragranza delicata dei fiori di ciliegio.
Mi avvolsi in un asciugamano e scesi nello scantinato dove tenevo tutti i miei libri di magia e le mie pozioni. Ero stanca e una strana e pesante sonnolenza offuscava la mia parte razionale. Avrei potuto cercare più tardi no?! Non sarei morta per un po’ di veleno in circolo. Già solo le parole “veleno” e “in circolo” avrebbero dovuto allarmarmi e invece cosa feci? Mi sdraiai sul divanetto e mi addormentai lì, ancora tutta bagnata. Yuri due non poteva sgridarmi, né svegliarmi a suon di schiaffi quindi mi abbandonai sul divano ancora più tranquilla.
Mi risvegliai più stanca di prima. Il collo era indolenzito e mi sentivo come se mi fosse passato un treno sopra. Il mio alter ego era ancora ben assopito dentro di me. L’asciugamano si era sciolto ed era leggermente scivolato da un lato e lasciava le mie bimbe in bella mostra. Mi sbrigai a coprirle. Non so perché lo feci, tanto non poteva vedermi nessuno, vivevo sola.
«Yuri due.» Cantilenai. Finsi che stavo bene, ma anche lei sapeva che non era così. «Esci fuori?» Un debole no mi riempì la testa. Sorrisi debolmente.
Aprii il libro degli incantesimi e iniziai a sfogliarlo convulsamente, alla ricerca disperata di un incantesimo. Qualcosa mi si fermo in gola ed iniziai a tossire. Quel che vidi sulla mia mano non era affatto rassicurante. Macchie di sangue miste a qualcosa di scuro. Il veleno mi stava corrodendo dall’interno.
Mi girava la testa, forse stavo morendo, ma non demordevo. Continuavo a sfogliare e sfogliare e sfogliare il libro finchè non trovai un incantesimo. Diceva che per precauzione era meglio tenere un secchio o simili accanto.
Pronunciai l’incantesimo mentre piccoli rivoli di sangue mi scivolavano tra le labbra. Mi veniva da tossire ad ogni parola ma dovevo tenere duro. Pian piano sentivo il dolore sparire così come i giramenti. Stava funzionando. Il mio stomaco si contorse all’improvviso e rovesciai il contenuto del mio stomaco su tutto il pavimento. Era una sostanza tremendamente disgustosa, vischiosa, scura. Era il veleno. Ecco perché consigliavano un secchio.
«Ti avevo detto che dovevamo scappare.» Yuri due era partita all’attacco. «Pensa se fosse finita male? Sei un’incosciente.» Alzai gli occhi al cielo. Mi sentivo rinata.
Andai in cucina. Fuori era ancora buio. L’orologio segnava le quattro e venti di notte. Alle sette dovevo aprire il negozio, ma non avevo più sonno. Che avrei fatto per tre ore? Andai in camera e mi sistemai i capelli, indossai i miei jeans preferiti e la maglia bianca con il logo del mio negozio. Preparai una tazza di latte caldo in cui versai una manciata di cioccolato in polvere.
Scesi di nuovo nello scantinato dove iniziai a sfogliare il libro degli incantesimi.
«Che pensi di fare con il Burattinaio?» Yuri due era seduta accanto a me e sbirciava il libro assieme a me. «Cerchiamo qualche informazione utile.» Scossi la testa.
«Direi che il Burattinaio è un problema che non avevo considerato possibile. I Burattinai sono potenti e soprattutto ce ne sono pochi in giro.» Riflettei su quello che avevo sentito dire da mia nonna. «Yuri.» Mi voltai verso di lei. «Abbiamo un grosso problema. Il Burattinaio è un demone che può controllare ogni essere con dei poteri, che sia questo vivo o morto, li manovra da lontano ed è pressoché impossibile riuscire a trovarlo.» Continuai a sfogliare il libro, il mio alter ego era seduto accanto a me con le braccia incrociate sul petto. D’un tratto mi imbattei in un incantesimo scritto in una lingua antica e incomprensibile. Era l’antica lingua delle streghe, i simboli erano contorti e difficili da leggere. Provai a leggere. Emisi i suoni a mezza voce, pensando che tanto la pronuncia era totalmente sbagliata. Yuri due accanto a me si irrigidì. Sentii la sua inquietudine.
«Yuri, credo che non sia una buona idea.» In genere pronunciare incantesimi mi provocava una scarica di adrenalina, sentivo il potere sgusciare dentro di me, condensarsi nella mia mano, pronto per essere utilizzato. Quella volta non avevo sentito nulla. Nessun formicolio o simili.
Qualcosa inaspettatamente successe. La stanza si riempi di fumo e degli strani rombi, come di tuoni, riempirono il silenzio. Mi rannicchiai spaventata sul divanetto, chissà cosa avevo combinato. Il mio alter-ego mi colpì il braccio infuriata e mi fulminò con lo sguardo.
«Che accidenti hai combinato?» Era pronta ad aprire lo scudo per proteggerci, ma finché non si fosse diradata tutto quel fumo non avremmo capito l’entità del danno.
Una figura scura avanzò nella nebbia. Chi era? Oh mio Dio, avevo evocato un demone? Possibile? Nessuno poteva evocare demoni.
«Chi sei?» Un ragazzo nudo era in piedi davanti a me. La nebbia stava andando via e finalmente riuscivo a vedere quasi ogni cosa, e sottolineo, ogni singola cosa. Yuri due era terrorizzata. Quello era un demone. Sentivo la forte aura malvagia che appestava l’aria.
«Tu piuttosto chi sei?» Chiesi cercando di non scendere troppo con lo sguardo. «Da dove sei spuntato fuori?» Mi guardava con aria di sufficienza quasi fosse un principino altezzoso. Però era bello, diamine se era bello. Era bello quanto forte. Dovevo temerlo? Avevo paura. Yuri due si era ritirata dentro di me. Sentivo la forza del suo scudo fremere, voleva erigere la barriera protettiva attorno a me ma qualcosa la tratteneva dal farlo.
«Io sono Kian e tu puzzi di strega.» Mi annusai stupidamente. Rise arrogante quando vide il mio gesto.
«Yuri.» Dissi semplicemente. Forse non era pericoloso.
«Perché mi hai evocato?» Io? Io non volevo evocare nessuno. «Vuoi fare un patto con me?» Sgranai gli occhi. Un che? «Sei stupida o cosa?» Sbuffò prendendo il libro accanto a me. «Sei stata tu a fare questo incantesimo, no?!» Annuii. Effettivamente si mi sentivo stupida. «Questo serve ad invocare un demone. Quando una strega invoca un demone è per fare un patto di collaborazione, io ti aiuto ad uccidere i demoni e tu dividi i tuoi poteri con me.» Io cosa? Non avevo la minima intenzione di rendere quel demone abbastanza forte. Se lo avessi fatto sicuramente mi avrebbe uccisa.
«Yuri non puoi accettare.» L’alter-ego si era manifestato accanto a me. «Sai che è pericoloso. Non mi piace questa storia.» Sbuffai.
«Lo so.» Qualcosa però mi rendeva ancora incerta. Ogni cosa accade per un motivo. Se lo avevo invocato, forse, avrei dovuto prendere in considerazione almeno l’idea. «Che tipo di demone sei?» Rise. Mi stava prendendo in giro? «Puoi per cortesia prendermi seriamente? Non sono una strega esperta, ho solo letto quello che c’era scritto, non so nemmeno che lingua è.» Rise ancora più forte. Mi alzai in piedi e preda della rabbia mi avvicinai a lui senza nemmeno pensare alle conseguenze. Era alto, molto alto. Forse un metro e novanta. Yuri cercava di trattenermi da ogni gesto avventato, ma sentivo in lei la stessa incertezza che provavo io. Stava pensando anche lei che, forse, quel che era accaduto aveva un determinato scopo.
«Che hai intenzione di fare?» Si piegò in avanti per arrivare alla mia altezza. Continuavo a fissarlo senza parlare, non sapevo come rispondergli. «Allora lo facciamo o no questo patto?» Tese la mano verso di me senza distogliere lo sguardo dal mio. Vagliai in quel momento tutti i pro e i contro.
«Se accetto corro dei rischi?» Scosse la testa.
«Solo se mi fai arrabbiare.» Sorrise pericolosamente.
«Yuri stai giocando con il fuoco. Smettila e rimandalo dove è venuto.» Sentivo nella sua voce una nota di panico che non avevo mai sentito. C’era tensione nell’aria, era quasi palpabile.
«E questo che vuol dire?» Ci pensai un po’. «Se tu volessi, potresti prenderti tutti i miei poteri e uccidermi?»
«Purtroppo no.» Si allontanò da me e si accomodò sul divanetto dove ero seduta fino a poco prima. «Abbiamo bisogno di due bracciali. Tramite quelli tu puoi darmi e riprenderti la dose di potere che preferisci, ma io non posso prendere nulla deliberatamente.» Sembrava sincero.
«Come faccio a sapere se sei sincero?»
«Prova e vedrai.» Un sorriso sghembo affiorò sul suo viso. Era davvero troppo bello.
«Perché un demone dovrebbe essere contento di fare un patto con una strega se non può ricevere da lei alcun vantaggio?» Sorrise ancora. Perché continuava a sorridere così? C’era sotto qualcosa.
«Non ho detto che non avrò dei vantaggi.» Questo mi spaventava.
«Quali sono questi vantaggi?»
«Se accetti li scoprirai.» Ero ancora indecisa. Dovevo accettare? Se quel che aveva detto era vero mi avrebbe aiutata e non poco.
«Yuri, non puoi farlo. È pericoloso, non ci si può fidare dei demoni. Ricorda che il tuo compito è uccidere i demoni, non stringere patti con loro. Devi farcela con le tue forze.» In quel momento mi resi conto che io da sola, apprendendo nuovi incantesimi con quella lentezza, non avrei mai ucciso il Burattinaio.
«Accetto.» Strinsi la sua mano. Yuri due urlò. Forse avevo fatto un errore, o forse no.
«Pronuncia insieme a me queste parole.» Seguii l’incantesimo che stava invocando e un lampo di luce investì i nostri polsi. Era fatta. Il braccialetto era al mio polso e la mia vita era legata indissolubilmente alla sua.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Ciaooooo!! Ecco il nuovo capitolo è cortino lo so. A dire il vero ho anche delle insicurezze sull'ultima parte... Quindi se vi va aiutatemi a migliorarla, se la pensate come me. Se altrimenti pensate che così possa andare bene ditemelo e innalzerete la mia autostima!!
Bacioniiiii!
 

Capitolo 4. 
 
Troppo tardi mi resi conto di quel che avevo combinato. Yuri non voleva rivolgermi la parola, era furiosa e sentivo l’ansia che la stava assalendo. Cercai di affrontare con tutta la fredda lucidità che potevo quel meraviglioso, affascinante e crudele demone nudo.
«Mettiti qualcosa addosso per favore.»  Lui sorrise compiaciuto. «Sto dicendo sul serio vestiti.»
«Che c’è? Mai visto un uomo nudo?» La sua voce era arrogante ma c’era un che di tremendamente sexy. Effettivamente no. Non avevo mai visto un uomo nudo. Era una stupida strega di ventitre anni, ahimè ancora vergine.
«Kian, giusto?» Sembrava non prestare la minima attenzione a me. Piuttosto si guardava intorno, osservava ogni angolo dello scantinato. Cercava forse qualcosa? «Dì la verità, stai cercando qualcosa? O forse qualcuno?» La sua espressione divenne improvvisamente ostile.
«Non sono affari tuoi.» Scoppiai a ridere. Non seppi nemmeno io chiaramente perché ero scoppiata così.
«Si che sono affari miei. Ora io e te siamo legati da un qualcosa che non so come definire. Ho fatto la stupidaggine di affidare la mia vita ad un demone e ora devo sapere tutto di te.» Lo squadrai per bene. «Piuttosto, potresti dirmi che demone sei?» Alzai un sopracciglio stupendomi di non essere riuscita a riconoscere a che specie appartenesse.
«Davvero non lo sai?» Rise. Mi stava prendendo per stupida forse? «Sono un incubo.» Un… un incubo?
«Non è possibile, gli incubus hanno le corna e la coda e le ali.» Il suo sguardo mi preoccupò.
«Vuoi vedere come mi trasformo?» Le sue dita mi costringevano il mento nella direzione del suo viso. Sostenni il suo sguardo sperando di sfoggiare un’espressione abbastanza sicura.
«Non mi fai paura.» Sguardo di sfida. Sorriso sghembo e cattivo. La mano libera si insinuò sotto la maglietta solleticandomi la pelle della schiena. Scivolò lungo la spina dorsale e scese fino a sfiorarmi il sedere con un tocco leggero quasi impercettibile.
«Imparerai a temermi.» Sorrisi. Certo, come no. Si chinò verso di me e mi baciò, un semplice e delicato contatto. Qualcosa di caldo e umido mi sfiorò le labbra. La sua lingua. La mano che poco prima mi aveva sfiorata la pelle ora accarezzava ogni centimetro con desiderio. Non so come riuscì a vincere la mia volontà. Aprii la bocca accogliendo le carezze bramose della sua lingua. La mano che mi teneva il mento si spostò sulla mia guancia e poi sulla nuca stringendo i capelli tra le dita, mi stringeva a lui. Sentivo il cuore battere forte e una strana sensazione che partiva dal basso e si irradiava in tutte le parti del corpo.
Mi spinse all’indietro finchè non sentii la schiena aderire alla parete. Le sue mani si posizionarono sicure sotto il sedere e mi sollevò. Il mio corpo reagì naturalmente al suo, come se sapesse esattamente cosa lui volesse. Le gambe allacciate alla sua vita, le labbra del demone che si spostavano sulla gola, sull’orecchio… Sembrava tutto così irreale. Aprii gli occhi. Perché la sua espressione era così dannatamente sexy? Non sorrideva, era serio ma non minaccioso, era preso dal momento. Chiusi gli occhi e reclinai leggermente la tesa all’indietro scoprendo per bene il collo. Mi abbandonai all’impetuosità della sua passione prima di rendermi conto di cosa stava per succedere. Non mi importava, volevo restare tra le sue braccia, preda di quel desiderio così dolcemente provocante e stuzzicante.
Aprii gli occhi risvegliata da una fredda sensazione sulla guancia. Mi sentivo leggermente stanca. Mi misi a sedere. Perché ero sul pavimento?
«Sei una stupida.» Yuri due era seduta accanto a me con il viso rosso. «Ti sei lasciata soggiogare dal suo potere.» Alzai un sopracciglio. Dal potere di chi? «Non devi fidarti dei demoni e tanto meno degli incubus. Sono infidi e perversi.» Mi guardò accigliata. Non capivo perché era così rossa in viso.
«Non ha usato i suoi poteri. Lo avrei sentito. Ti ricordo che siamo nello scantinato di una strega, ci sono pietre del potere ovunque, se un demone usa i suoi poteri qui è morto.» Ghignò. Perché quel giorno mi prendevano tutti per una stupida? «Non guardami così.» Odiavo quegli sguardi taglienti, dovevo ancora abituarmi a conversare e ricevere quel genere di occhiatacce da una figura evanescente con la mia stessa faccia. I miei stessi capelli neri e i miei stessi occhi d’ametista.
«A lui non serve usare quei poteri per far cedere una donna. Gli è bastato un semplice bacio per rubarci tutta l’energia.» Mi sentivo la testa intontita. Dovevo stare più attenta. Dovevo essere più responsabile, che razza di strega ero? Ero una stupida, ecco cos’ero.
Mi veniva da piangere. Non riuscivo completamente a realizzare cosa stava succedendo. Soprattutto ancora non mi rendevo conto della pericolosità della situazione.
Mi colpivo la testa mentre le lacrime fluivano incontrollate. Un strega abbindolata da un demone qualsiasi.
La tanto agognata normalità ora sembra scapparmi tra le dita come sabbia.
Dovevo riprendere il controllo e cercare un modo per spezzare quell’assurdo patto con Kian.

 


Per chiunque non sappia cosa sia un incubus ecco la spiegazione u.u
Sono demoni seduttori (e penso che da questo capitolo si sia abbastanza capito), alcuni li identificano con vampiri che seducono le donne per poi bere il loro sangue, altri come l'Ammuntadore (tradizione sarda), o come folletti. Io li intendo come la tradizione medievale, ossia demoni che seducono le donne sottraendo loro energia vitale fino, talvolta, ad ucciderle. Agiscono di notte, disturbando il sonno delle vittime con degli incubi e sembra che alle volte riescano addirittura a concepire dei figli con queste donne (Wikipedia dice che un esempio è proprio Mago Merlino). I succubus, invece, sono la versione femminile e seducono gli uomini per riuscire a trovare quello giusto per restare incinta, e ovviamente una volta ottenuto quello che vogliono li uccidono (un po' come le mantidi che si accoppiano e poi la femmina uccide il maschio)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Ecco il capitolo cinque.. Scusate per l'attesa!! Spero vi piaccia... è un po' normale rispetto agli altri.. Però spero vivamente che appreziate!
Un bacionissimo (??)

Capitolo 5.

Mi alzai da terra. Non era più ora di piangermi addosso. Salii le scale e chiusi lo scantinato nascondendo poi la chiave in un posto sicuro. Diedi una rapida occhiata all’orologio in cucina. Erano le sette. Dovevo sbrigarmi, ero già in ritardo per l’inaugurazione del mio negozio. Corsi in bagno e cercai di sistemarmi alla meglio. Un filo di matita nera, un po’ di rimmel e un gloss rosa pesca. Pizzicai le guance pallide sperando di dar loro la parvenza di un colorito sano.
Abbandonai la spazzola, con cui mi ero pettinata fino a pochi istanti prima mentre correvo per casa come una pazza, sul mobile dell’ingresso e corsi verso la fermata dell’autobus. Avevo il disperato bisogno di una macchina.
Arrivai in negozio alle sette e trentacinque, prima di quanto avessi creduto, e lo trovai già aperto. Un ragazzo di spalle dietro il bancone parlava con l’unica dipendente che avevo.
«Kian.» Dissi furiosa. «Che ci fai tu qui?» Sorrise. Avevo voglia di cancellare quel sorriso dal suo volto con un pugno dritto sul naso. «Che ti è saltato in mente? Si può sapere chi ti ha dato il diritto di farlo?» Non mi riferivo al negozio. «Dove hai preso quella maglietta?» Indicai la polo bianca identica alla mia con il logo del negozio scritto in verde.
«Nel magazzino.» Disse semplicemente. Un momento. Come aveva fatto ad aprire il negozio se le chiavi le avevo io nella borsa? Iniziai a cercare freneticamente in quest’ultima. Non c’erano.
«Tu hai frugato nel mio armadio e nella mia borsa.» Lo colpii allo stomaco con la mano. «Sei spregevole. Mi fai schifo.» Volevo piangere dalla rabbia ma dovevo darmi un contegno.
«Yuri smettila. Invece di pensare al negozio pensa a sciogliere il patto.» Ero furiosa.
«Zitta Yuri.» Ringhiai tra i denti. Kian mi guardò con aria strana. Non confusa, solo strana. Teneva le sopracciglia aggrottate e mi fissava. «Smettila di guardarmi e mettiti a lavoro, d’ora in poi io sarò il tuo capo e tu devi sottostare a quello che ti dico.» Mi diressi alla cassa ed estrassi da uno dei cassetti chiusi a chiave un contratto di lavoro. Glielo porsi indicandogli dove firmare.
«Quanto siamo giudiziosi.» Disse ironico chinandosi un poco per porre la sua firma. Essendo un demone possedeva solo un nome e al massimo un cognome del tutto inventato. Lessi al volo i dati che aveva inserito. Kian Olbert, nato il 30 luglio del 1989.
«Hai venticinque anni?» Perché il suo cognome mi sembrava familiare?
«Sorpresa?» Annuii debolmente senza prestare realmente attenzione alle sue parole.
«A lavoro.» Decretai dopo aver controllato, timbrato e firmato il contratto. «Susy,» Mi voltai verso la biondina. «Tu pensa al piccolo buffet, velocemente sistema in modo carino il cibo che è arrivato stamattina.» Mi voltai verso Kian. «Tu seguimi in magazzino.» Senza nemmeno guardarla sapevo che stava pensando di mangiucchiare qualcosa. «Susy sono per i clienti, non mangiare nulla.» Ridacchiò. Avevo capito fin troppo bene le sue intenzioni. «I vassoi con scritto “Riservato” li portiamo in magazzino dopo.» Rispose sommessamente qualcosa, forse un ok. «Sono per noi.» Aggiunsi poco dopo. «Queste, vanno esposte fuori. Dobbiamo anche spostare alcune cose che stanno dentro.» Dissi a Kian indicando tre grosse piante. «Porta anche quei quattro vasi fuori.» Kian borbottò qualcosa. Mi stava scimmiottando.
«A che serve quella porta?» Non ci avevo pensato. Sapendo che ero una strega probabilmente notava qualsiasi cosa avesse l’aria “sospetta”.
«Un’altra parte del magazzino, per ora è vuota.» In realtà c’era un piccolo vivaio di erbe e piante magiche e un armadietto pieno di pozioni. «Non ho nemmeno la chiave con me. Basta chiacchiere. Lavora. Tra meno di venti minuti gireremo in cartello e arriveranno i clienti.» Mi piazzai poco oltre la porta per tenere d’occhio sia Susy che Kian.
«Va bene qui?» Chiese sistemando il primo vaso accanto all’entrata.
«Sai cosa potremmo fare?!» Continuavo ad osservare la pianta sperando che mi venisse in mente un’idea. « Mettiamo le tre piante grandi contro il finestrone.» Allungai una mano verso la parte fatta di vetro, che chiamavo comodamente “finestrone”, accanto all’entrata. «Poi potremmo mettere gli altri vasi, quelli più piccoli con tutti quei fiori colorati in mezzo, tra vaso e vaso.» Kian sembrava ascoltarmi più per cortesia che per vero interesse. «Capito come?» Annuì. «Allora va dentro e prendi le altre cinque piante.»
«Avevi detto solo tre. Ora sono diventate cinque. Forza.» Sembrava fin troppo docile e normale. Non era perché Susy era lì, no. Stava tramando qualcosa.
«Smettila Yuri. Devi pensare prima di tutto alla nostra sicurezza e a quella dei tuoi poteri, non puoi metterti a giocare all’allegra fioraia proprio ora.» Alzai gli occhi al cielo fingendo di non averla sentita. «Non ti rendi conto di quanto è pericolosa questa situazione? Sei facilmente manipolabile da uno come lui, non sai ribellarti.» Mi stavo spazientendo.
«Yuri smettila. Ho capito. Ci penserò dopo a casa. Ora sta zitta.» Sbuffai. «Non voglio più sentirti fino a che non mettiamo piede in casa, anzi nello scantinato.» Sfoggiò la sua solita espressione offesa e svanì. Un po’ di libertà per le mie orecchie. Sentivo dentro di me le sue emozioni agitarsi come mare in tempesta, ma quelle era semplice ignorarle. Bastava fingere che non esistessero e concentrarmi sul lavoro.

«Allora va bene?» Chiese asciugandosi la fronte. Per pura cattiveria stavo per dirgli di rispostare tutto ma mi trattenni. Mi limitai ad annuire.
«Sei un demone. Dovresti vergognarti per aver faticato spostando solo cinque vasetti.» Dissi a bassa voce prima di tornare dentro. Diede un calcio a qualcosa, sembrava un sasso, infilò le mani nelle tasche dei jeans e si accomodò sullo sgabello dietro la cassa. Perfetto era ora di girare il cartello da CHIUSO ad APERTO e aspettare i clienti. «Susy, prendi alcuni volantini e distribuiscili ai passanti, non fermarti solo qui davanti. Spostati, vai dall’altro lato della strada anche.» Le posai in mano i volantini. «Tu Kian fermati lì, spero tu sappia usare il registratore di cassa.» Inutile dirlo. Probabilmente non ne aveva mai visto uno in vita sua.
«Si, so come si usa.» Sgranai gli occhi. Sorrise. «So cosa stai pensando. Si ti nascondo qualcosa. Tante cose.» Disse con voce suadente.
«Pensa a lavorare ora.» Sorrise arrogante.
«Ai suoi ordini capitano.» Sensuale come non mai si portò la mano sulla fronte come un soldato e con un fluido gesto l’allontano senza mai staccare gli occhi dai miei.
Yuri due forse aveva ragione. Ero facilmente manipolabile dal suo modo di fare, di parlarmi, di toccarmi… Toccarmi? Ma a che stavo pensando?!
Schifata di me stessa mi voltai verso l’entrata. Clienti. Li accolsi con un sorriso a trentadue denti e li invitai a mangiare e a dare un’occhiata in giro. Susy stava facendo un buon lavoro, ognuno dei clienti che entrava aveva un volantino tra le mani.
«Mi scusi è vero ciò che ha detto la ragazza bionda? Si possono davvero portare qui delle piante malate o secche?» Annuii senza perdere mai il sorriso e risposi.
«Certo, se avete piante che sembrano malandate, malate o secche. Potete portarle qui e le curerò o vi dirò come fare.» Bravissima Susy. Pensai.

Spazzai le ultime tracce di terra, briciole e sporcizia varia dal pavimento e sospirai soddisfatta. «Non male,no?!» Susy sembrava già stanca, Kian indifferente. Guardai l’orologio. Era ora di pranzo. «Mangiamo?» Susy sembrò risvegliarsi all’improvviso. Andai in magazzino a prendere i vassoi e li sistemai sul bancone. C’era di tutto, rustici, pizzette e qualche tramezzino e persino qualche croissant, tartina e un paio di fagottini alla crema. Avevo deciso di mettere un po’ tutto sul buffet, persino un ciambellone al cioccolato. Era mattina e molti attirati dalla scritta buffet ne avrebbero approfittato per mangiare, quindi avevo scelto cibi tipici da colazione e qualche cosa salta. Chiunque sarebbe entrato fingendo anche solo di essere interessato faceva numero e più gente c’era in negozio più ne erano attirati.
«Lo senti anche tu?» Chiese Kian con un tramezzino in mano. «Si sta avvicinando qualcosa.» Susy lo guardava interrogativa. Formulai a bassa voce un incantesimo e la bloccai.
«Si lo sento.» Conoscevo quella potenza. Si stava avvicinando come un terremoto, come un’onda anomala pronta a travolgerci. Il Burattinaio.

Se vi è piaciuto mi raccomando recensite u.u aspetto con ansia vostre impressioni sul capitolo..
Seriamente recensite!! Grazie *3*
Con tanto amore per voi lettrici, Shiver!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Ecco a voi il sesto capitoloooo... Scusate l'attesa u.u Non vi dico nulla solo... Recensite se vi piace o avete delle crtiche u.u Accetto tutto ciò che possa essere considerato costruttivo... Quindi... Nulla, recensite e ditemi se vi è piaciuto o meno! 
Un bacio!! 
(─‿‿─)
Shiver 
Capitolo 6.
 
Susy sembrava non aver sentito nulla. Io e Kian continuavamo a scambiarci occhiate preoccupate. Indicai a Kian la porta. Dovevamo chiudere la saracinesca, ogni finestra, ogni porta… Insomma qualsiasi cosa gli avesse permesso di entrare. Posai una mano sulla fronte di Susy e recitai un incantesimo per farla addormentare.
«Prendila in braccio e vieni con me.» Indicai la ragazza priva di conoscenza stesa a terra.
«Vuoi scappare?» Annuii distrattamente. Dovevo pensare ad un incantesimo che mascherasse al più presto le nostre presenze.
«Yuri.» Il mio alter ego si materializzò al mio fianco. «Non sappiamo alcun incantesimo che ci permetta di mascherare il nostro odore, né la nostra presenza.» Aveva ragione.
«Conosciamo una pozione però.» Yuri due mi guardò dubbiosa. «So che è pericoloso. Non l’abbiamo mai fatta però sappiamo la ricetta. Dobbiamo almeno provarci.»
«Davvero pensi di fuggire. Dobbiamo affrontarlo. Scappare non servirà a nulla.» Lo zittì con un gesto della mano. «Smettila di parlare da sola e pensa insieme a me a qualcosa.» Ignorai del tutto le sue parole.
«Vieni con me ho un’idea.» Kian mi afferrò il polso.
«Yuri.» Era tremendamente serio. «Non ho intenzione di comportarmi da codardo. Non fuggiremo. Combatteremo e lo uccideremo.»
«Smettila di fare l’egoista. Mi sono già trovata in campo con quel demone. È un Burattinaio potente. Davvero credi che un incubus e una strega possano sconfiggerlo?» Mi liberai il polso con uno strattone. «Per qualche motivo ce l’ha con me. Per quanto tu possa colpire le sue marionette, non muoiono.» Kian sembrava eccitato all’idea di fronteggiare un nemico così potente, ma sembrava anche frustrato.
«Pensi che io non sia abbastanza forte.» Ecco, ora sembrava offeso.
«Moriremo.» Dissi quasi urlando. «Smettila di fare il bambino. Non abbiamo il tempo di discutere, dobbiamo mettere in salvo Susy.» Indicai la ragazza dormiente. «Muoviti.» Dissi con un tono che non ammetteva repliche. Il demone seguì le mie istruzioni e a malincuore lo portai nella mia stanza segreta. Lasciò Susy sul divanetto e si guardò attorno.
«Che razza di posto è questo?» Si guardò intorno. Qualcosa mi diceva che non era stata una buona idea farlo entrare lì. Sembrava sapere fin troppo bene a cosa servisse tutta quella roba.
«Lo sai benissimo.» Dissi rovistando nella credenza in cerca degli ingredienti per la mia pozione.
«Come?» Gironzolava con sguardo sexy attorno al tavolo. «Sono un demone, non uno stregone.» Sorrise. Quell’eccessiva sicurezza mi stava preoccupando. «Come potrei mai sapere che questa pianta serve a creare una pozione paralizzante, o quella toglie per un limitato periodo di tempo i poteri degli elementi?» Sapevo che era stato uno sbaglio enorme.
Sentivo la forte energia del Burattinaio aleggiare nell’aria. Guardai Kian con occhi sgranati.
«Ha preso il suo corpo?» Chiese Yuri due incerta. Scossi la testa. Indicai un punto dietro la spalla di Kian. In quel momento vidi la sua sicurezza vacillare un po’. Si voltò e vide anche lui cosa i miei occhi increduli stavano guardando.  
Susy era in piedi, un sorriso mostruoso le apriva le guance e si estendeva fino alle orecchie. I capelli ricadevano disordinati sugli occhi grandi. La sclera era nera come la pupilla, mentre l’iride era di un colore indefinibile, tra il giallo e il verde.
Susy, la dolce, golosa e impacciata Susy, ora era tutt’altra persona. Era più snella, più alta. Le braccia scheletriche erano abbandonate lungo i fianchi.
Avanzò di un passo e uno strano suono uscì dalla sua gola. Era una marionetta? Era solo un demone al suo servizio? Non c’era puzza di morte come con Kalan. Quindi Susy era un demone ancora vivo. Non era lei il Burattinaio ma sicuramente era al suo servizio.
«Yuri ricorda che è nel nostro territorio.» Il mio alter ego sembrava sicuro di poter fronteggiare quel mostro. «Prendi un respiro e riordina le idee. È un demone, quella faccia, quelle movenze… Non ti ricordano nulla?» Era una mezzo sangue. «Bravissima.» Quando Yuri due parlava così mi venivano i brividi. Scavava nel mio cervello, arrivava nei più reconditi anfratti della mia mente e cercava di aiutarmi a riportare a galla ricordi che credevo di aver dimenticato.
«Una mezzo sangue…» Riflettei. «C’è qualcosa di strano però.» Yuri due era accanto a me e fremeva sperando che arrivassi in fretta alla risposta. Nemmeno lei sapeva. D’un tratto capii. «Kian sul tavolo dietro di te. L’ampollina blu.» Bisbigliai. Ero certa mi avesse sentito ma speravo di avere un po’ di vantaggio ora che sapevo.
Kia afferrò l’ampollina. Aspettava altre istruzioni. Indietreggiai cautamente. Susy avanzava piano. Sfiorai con il sedere il tavolo. Allungai una mano fino a sentire il freddo vetro del contenitore sotto le dita. Strinsi l’ampolla nella mano e guardai Kian.
«Ora.» Lanciammo contemporaneamente contro di lei le pozioni. Una nuvola di fumo si sollevò e svanì subito dopo. Era congelata. Se la memoria non mi ingannava avevamo ancora qualche secondo.
«Che facciamo ora?» Il suo tono era… tremendamente irritante.
«Ringrazia il cielo che ho pensato a qualcosa.» Iniziai a recitare un incantesimo. Serviva a liberare il mezzo sangue dalla sua parte demoniaca per pochi minuti. «Quando ti do il segnale afferra la mia mano e uccidila.» All’improvviso si materializzò un demone dalle fattezze ancor più spaventose.
«Sicura che funzionerà?» Chiese Yuri due. Non ne ero sicura per nulla. Ignorai la sua domande e guardai Kian. Annuii e lui con un gesto repentino si avvicinò a me. Riversai un po’ del mio potere in lui. «Stai tentando il suicidio?» Chiese l’alter ego preoccupata.
Un frastuono improvviso. Altri demoni si stavano riversando nel mio negozio. Il sogno di una vita stava per essere distrutto da un’orda di stupidi e mostruosi demoni.
«Yuri lo scudo.» Gridai verso di lei. Perché rimaneva ferma lì a fissarmi incredula. «Kian uccidila ora.» Mi stava scoppiando il mal di testa. Yuri due eresse la sua barriera su me e Kian, cercando di seguirlo in ogni suo spostamento.
«Ci sto provando ma è veloce.» Era in difficoltà.
«Non riuscirò a tenere l’incantesimo a lungo.» Kian ruggì qualcosa. Un bagliore si sprigionò dalle sue mani e il mostro cadde a terra ferito. Sì, così. Mancava poco. «Uccidila ora.» Gridai nel preciso istante in cui il ragazzo si stava scagliando sul suo nemico. La Susy umana giaceva addormentata sul pavimento.
«Yuri il tuo naso.» Sapevo che stava sanguinando, ma non avevo tempo da perdere, dovevo pensare ad un modo per uccidere tutti quei demoni nel minor tempo possibile. Kian tese il braccio verso di me. Mi stava ridando i poteri che gli avevo “prestato”? Scossi la testa.
«Tienili per ora, ti serviranno.» Mi asciugai il naso con la mano. C’erano due demoni di fuoco, un demone che non conoscevo e uno di quei piccoli, maledetti demoni velenosi. Forse era lo stesso con cui mi ero scontrata la prima volta che avevo avuto a che fare con il Burattinaio. Io e Kian eravamo schiena a schiena. Yuri due continuava a mantenere la barriera. «Finchè avrò energie, la barriera che ha.. ho eretto ci proteggerà dai loro attacchi. Non riuscirò a tenerla ancora per molto, quindi…» Già sentivo il respiro mancarmi. «Tu, che hai metà dei miei poteri e metà delle mie energie..» Fece un sorrisetto quasi volesse scusarsi. «Dovrai fronteggiare quei cosi. Io ti aiuterò con qualche incantesimo.» Kian annuì. Non sembrava contento di ricevere ordini da me. Senza che dicessi nulla iniziò ad attaccare i demoni. Sembrava che l’idea di combattere gli piacesse e non poco. Recitai qualche incantesimo. Cercai di rallentare in ogni modo i demoni mentre Kian li attaccava.
Il più piccolo, quello velenoso, cadde a terra senza vita dopo un paio di attacchi. I due demoni di fuoco erano ossi duri. Continuavano ad attaccare senza sosta. Una sfera di energia di colore viola attraversò la porta e si scagliò su uno dei due. Eravamo a meno due.
Non vedevo più nitidamente cosa accadeva davanti a me. Recitai un incantesimo, il primo che mi passò per la mente. Le gambe non mi reggevano più, ma prima di cadere a terra vidi il secondo demone di fuoco morire. Chiusi gli occhi e persi conoscenza.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Dopo tanto tempo ho deciso di continuare questa storia u.u non vi farò più aspettare così tanto per i capitoli giuro u.u Godetevi la lettura ;)ì
Shiver 
 
Capitolo 7.
 
Kian.
Yuri era sdraiata nel suo letto, avvolta nelle coperte. Ammetto che ero preoccupato, il suo colorito era diafano.
Più la guardavo più ripensavo all’orda di demoni. Chi ci aveva aiutato? Chi ci aveva aiutato a sconfiggerli? Sicuramente uno stregone potente ma chi era? L’idea di non essere stato in grado di cavarmela da solo mi mandava fuori di testa.
La strega emise un debole verso. Ritornai con la mente al presente. Dovevo trovare il problema, l’origine della sua sofferenza. Non sapevo come comportarmi. Posai una mano sulla sua spalla ed inizia a scuoterla piano. Non sembrava reagire.
«Strega.» Dissi prima a bassa voce. Nulla. «Yuri.» Dissi con molta più decisione scuotendola più forte. Ancora nulla. Mi sedetti pesantemente sul letto.
All’improvviso si mosse, anzi per la precisione si raccolse ed iniziò a tremare. Tremava violentemente. Mi alzai di scatto incapace di pensare a qualcosa da fare. Emise un debole verso e poi tornò di nuovo tutto tranquillo. Sul suo viso però era dipinta un’espressione sofferente.
Una specie di nebbia iniziò ad evaporare dal suo corpo.
«Yuri?» Dissi incerto. «Yuri!» Urlai con veemenza quando mi resi conto che la nebbia si stava condensando pian piano. Stava prendendo forma, per la precisione la forma di un corpo umano. Toccai la spalla della strega. Era fredda come il ghiaccio. «Yuri svegliati.» Era raro che perdessi il controllo, ma per qualche motivo sentivo il panico crescere ogni secondo. Era una cosa troppo strana persino per un demone.
La nebbia si fermò. «Yuri?» Si materializzò una ragazza. Era nuda e sdraiata di fianco, con il volto verso di me. Iniziò a tossire e si mise a sedere improvvisamente. Era… non potevo crederci. C’erano due Yuri. Gli stessi capelli, gli stessi occhi, stesse labbra.
«Yuri. Yuri svegliati.» Gridò scuotendo la strega.
«Chi sei?» Chiesi alzando un sopracciglio. La ragazza si voltò lentamente con un’espressione terrorizzata.
«Puoi vedermi?» Annuii. Certo che potevo vederla. Per la precisione vedevo tutto, ogni singolo lembo di pelle del suo corpo nudo. Quasi mi avesse letto nella mente abbassò lo sguardo e tornò a guardare Yuri. Senza imbarazzo provò a coprirsi più che poteva.  
Mi voltai e frugai nell’armadio in cerca di qualche cosa da farle indossare. Le lanciai un vestito. Aspettai qualche secondo e mi girai di nuovo. «Ora parla.» Mi sedetti di nuovo sul letto ed iniziai ad accarezzare i capelli della Yuri dormiente. «Perché non si sveglia?» Non mi importava nulla degli umani o peggio ancora delle streghe, ma quella ragazza aveva qualcosa… Insomma… Era attraente, intelligente, coraggiosa, strana… Quasi mi piaceva.
«Io sono Yuri.» Disse fissando anche lei la ragazza. «Sembra strano lo so.» Sospirò. «Per la precisione io sono una parte di Yuri. Ci chiamano alter ego. La nostra famiglia possiede questo dono da generazioni. Io…» Le tremava la voce. «Io vivo in lei, sono la sua parte razionale, diciamo. Posso proteggerla evocando uno scudo contro attacchi magici.»
«Perché posso vederti?» C’era qualcosa che non mi tornava. Ogni secondo che passava Yuri sembrava sempre più pallida, sempre più… Cadaverica. «Cosa sta succedendo?»
«Sta morendo.» Singhiozzò. Questo mi spaventò. «Ha usato le poche energie che le restavano per darmi vita.» Si votò di scatto verso di me. «Devi aiutarla.» Io? E come avrei potuto fare? Ridacchiai nervosamente.
«Io non posso aiutarla, sono solo un demone.» Volevo aiutarla, la conoscevo da poco, ma… Volevo che vivesse. Non potevo perderla. Mi fermai un istante. Cosa avevo appena… Mi sorpresi dei miei stessi pensieri.
«Il libro.» Disse all’improvviso e si precipitò giù dal letto. Non volevo seguirla. Volevo tenere d’occhio Yuri. Tornò con il libro in mano. «Toccalo.» Ordinò. Cosa? Alzai un sopracciglio confuso. «Toccalo.» Allungai incerto una mano verso la copertina del libro. Sentii uno strano formicolio alle dita quando la pelle toccò la superficie ruvida. Continuava a formicolare, ma non dava fastidio.
«Bhe?» Che voleva ottenere?
«C’è sangue di strega in te.» Sgranai gli occhi. Come aveva fatto a scoprirlo? «Dobbiamo cercare un incantesimo. Iniziò a sfogliare freneticamente le pagine logore. «Dovrà pur esserci un incantesimo che la riporti da noi.»
Ero seduto accanto a lei e leggevamo ogni singola pagina con cura. La spalla di Yuri sfiorava il mio braccio, il suo attraente profumo di fiori aleggiava nell’aria, riempiva la stanza. Non era un profumo definito, era semplicemente il profumo di Yuri.
Profumo? Fiori.
«Yuri resta qui e cerca un incantesimo che ti permetta di tornare lì dentro.» Indicai la ragazza svenuta.
Corsi nello scantinato e iniziai a mescolare gli ingredienti. Un po’ di verbena, camomilla, fiori e piante e soprattutto iris. Mescolai tutto per bene in una pentola recitando l’incantesimo con convinzione e speranza. Doveva funzionare, anzi ero sicuro che avrebbe funzionato.
«Yuri bevi questo.» Dissi alla ragazza porgendole una fiala ed un foglietto di carta. Sollevai un po’ la testa di Yuri e provai a farle bere la pozione ma il liquido fuoriuscì da un angolo della bocca. Presi un respiro profondo e portai la fiala alle labbra. La baciai cercando di guidare il liquido con la lingua.
«Cos’è?» Chiese leggendo la formula sul post-it che le avevo dato.
«Bevi e basta.» Dissi con tono perentorio. Eseguì incerta le mie istruzioni fino alla fine. Recitò la formula e attesi qualche cambiamento.
«Cosa mi hai fatto?» Disse confusa Yuri lottando contro il sonno.
«Fidati di me. Funzionerà.» Barcollò e poi cadde in avanti. Sì. La pozione avrebbe funzionato sicuramente.

Funzionerà? Secondo voi Yuri si sveglierà? E se si dovesse svegliare sarà tutto come prima? Che effetti avrà la pozione Kian? Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate... Attendo con ansia le vostre opinioni!!
Un bacioneeee ;)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.

Yuri.
Era tutto buio e faceva freddo. Ovunque mi girassi non c’era nulla. Era così che ci si sentiva prima di morire?
«C’è nessuno?» La mia voce rimbombò a lungo in quel luogo desolato. Non c’era un pavimento sotto i miei piedi, non c’era nulla eppure potevo camminare. Non stavo precipitando, ma non stavo nemmeno fluttuando. Era tutto così… privo di senso.
«Yuri.» Una voce soave e piacevole, ma lontana mi stava chiamando. C’era qualcosa di tenero e struggente. Chissà chi era. Sorrisi tra me e me.
Mentre quel richiamo disperato scemava sempre più in un lieve brusio di sottofondo, iniziai a camminare avanti e indietro senza sapere cosa fare. Non sentivo dolore, né… Insomma non sentivo nulla. Uno strano rumore, come di passi e poi una luce si accese. Un fascio lattiginoso di luce lunare, illuminava debolmente una figura.
«Chi sei?» Chiesi con sospetto. «Sei venuto a prendermi?» Un immenso sorriso, troppo grande per appartenere ad una persona. Il viso nero era squarciato da quella mezzaluna inquietante. Non aveva occhi, né aveva un aspetto umano.
«Yuri.» Una voce metallica, distorta, gelida. Un brivido corse lungo la schiena. Feci un passo indietro e lo scricchiolio delle foglie morte mi sorprese. Mi guardai intorno. Come ero finita in una foresta? «Preparati Yuri.» Una risata ridondante, terrificante. Iniziai a correre senza meta lontano da quel mostro. «Questo è solo l’inizio.» La sua voce mi faceva accapponare la pelle. Dov’era finita quella meravigliosa e dolce frustrazione, quella voce seducente e accattivante? Perché quella cosa spaventosa mi stava inseguendo?
«Yuri.» Aprii gli occhi. Due paia di magnetici occhi verdi mi fissavano. Stavo per essere risucchiata da quegli smeraldi liquidi. «Ti senti bene?» Kian. Che ci faceva lì. Io stavo per morire.
No un attimo. Mi toccai il viso, la pancia, le gambe. Non stavo morendo. Ero viva.
«Ricordi qualcosa?» Mi voltai verso lo specchio dell’armadio e notai quel corpo riverso senza vita accanto a me. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola e mi lanciai letteralmente tra le braccia di Kian. «Rispondi per favore.» Disse quasi implorante.
«Chi accidenti è?» Chiesi cercando di riprendere un po’ di controllo.
«Sei tu… o meglio è il tuo vecchio corpo. Stavi morendo e hai salvato la vita della tua alter ego con l’incantesimo dello sdoppiamento e ti ho fatto bere una pozione e… bhe sembra
aver funzionato.» Non capivo cosa stesse dicendo. Stavo morendo. E fin lì c’ero arrivata anche io, ma il mio alter ego che c’entrava… O no!
«Hai ucciso Yuri?» Dissi trattenendo le lacrime. Kian scosse la testa con un sorriso.
«No. Tornerà.» Sospirò. «Prima di addormentarsi per lasciarti entrare nel corpo che le hai regalato, mi ha ringraziato. Ha detto che sarebbe tornata sicuramente, ma era troppo stanca e doveva riposare.» Effettivamente nulla sembrava essere cambiato. Poi capii. Yuri due era tornata nel mio corpo morente per lasciare vivere me.
«Grazie Kian.» Dissi profondamente riconoscente. Ero preoccupata e triste che lei non fosse più con me, ma avrei trovato il modo per far tornare tutto com'era prima.
Vedendomi triste iniziò a spiegarmi a grandi linee che lui era per metà stregone e come mi aveva salvata. Chiuse il discorso senza scendere troppo nei dettagli accrescendo la mia curiosità. Volevo sapere di più su di lui.
«Kian, parlami più di te.» Volevo sapere tutto di lui, ma soprattutto volevo non pensare allo spavento che avevo provato, alla confusione e… Era troppo. Volevo ritirarmi in un pertugio angusto e riordinare i miei pensieri prima di lanciarmi di nuovo nell’oceano di demoni mostruosi pronti ad uccidermi. Cosa avrei dovuto fare? Volevo smetterla con tutta quella storia della magia. Smetterla di essere quello che ero.


Povera Yuri... Secondo voi cosa farà? Lascerà stare la magia? E chi sarà mai quella figura oscura? 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Buongiorno!! (So perfettamente che ormai è ora di pranzo ahaha)
Volevo solo fare una piccola premessa, ho cambiato un paio di frasi verso la fine del capitolo successivo, da quando Yuri realizza che lei è sveglia ma Yuri due non c'è u.u se vi interessa passate al capitolo 8 a dare un'occhiata ahaha 
Buona lettura ;)
Capitolo 9.
 
Mi alzai da letto vacillando un po’.
«Questo è solo un corpo fantoccio.» Dissi quasi giustificandomi con Kian. «Devo trovare il modo per ritornare nel mio corpo.» Avevo paura che lasciandolo così potesse perire, decomporsi e infine ridursi in un cumulo di ossa. «Kian, tu sei un mezzo stregone, no?!»
Il mio libro giaceva sul pavimento, con la copertina verso l’alto. «Ho bisogno che tu faccia un incantesimo di conservazione.» Afferrai il braccio del mio corpo vuoto e lo tesi verso di lui. «Spera che funzioni.» Kian mi guardava con sguardo interrogativo. «Afferra il braccio e prendi tutti i miei poteri. In questo corpo non ho un briciolo di magia. Sono solo un fantoccio che cammina.» Sembrava sempre più confuso. «Se fai come dico, ti spiegherò tutto.» Il ragazzo allungò il braccio titubante e strinse forte il mio. Stava funzionando? «Lo senti?» Annuì. «Sta funzionando.» Dissi allegramente.
«Non ce la faccio.» Ansimò accasciandosi. Allontanò il braccio. Una scintilla violetta zampillo dalla sua mano. Erano lì, tutti i miei poteri, tutta la mia magia.
«Ti abituerai.» Dissi con fare esperto. Spero. Aggiunsi tra me e me. Mi guardò esitante. Voleva sapere cosa avevo in mente. «Voglio tornare nel mio corpo, ma non so ancora come e quanto tempo ciò potrebbe richiedere». Sembrò capire e decisi di non dire altro. Si toccò il petto con espressione sofferente. Con passo svelto e goffo, corsi al suo fianco.
«Tranquilla sto bene.» Non credo fosse stata colpa della mia magia. «Ho detto che sto bene.» Sbottò quando si rese conto di non avermi convinto. Si alzò barcollando e raggiunse il libro degli incantesimi. Cercò sofferente un incantesimo e quando lo trovò, recitò la formula magica e una polvere violetta cadde sul mio corpo, quello vero, avvolgendolo. «Ho lanciato un incantesimo di conservazione.» Sorrisi riconoscente a quel mezzo demone.
«Ora perché non pensiamo a te?» Sfiorai la sua mano con delicatezza e cautela, non reagì. Non riuscivo a sentire più nulla. Quel corpo era così inutile. Kian si toccò di nuovo il petto. I suoi occhi avevano cambiato colore, erano bianchi e famelici, i canini erano leggermente più lunghi, l’espressione più cattiva e affascinante che mai. Si stava trasformando in incubus. «Kian.» Dissi con veemenza parandomi davanti a lui. Aveva bisogno di mangiare, come avevo fatto a non accorgermene prima. «Kian guardami.» Presi la sua mano e la strinsi forte. Io non potevo dargli il nutrimento di cui necessitava. Mi allontanò con un gesto brusco e si sfilò la maglietta lasciando che le grandi e lucenti ali fossero libere. Erano nere come il carbone, lucide, eleganti e meravigliose. Lievi sfumature viola risaltarono quando le spiegò del tutto. Le corna nere troneggiavano tra la massa arruffata di capelli neri. Dalla spalla sinistra fino al petto iniziò a delinearsi un disegno viola. I pantaloni erano bassi e lasciavano in mostra la V delle anche.
Voleva andare a caccia. Non potevo permetterglielo, ma senza i miei poteri ero inutile. Chiusi la finestra della mia camera e corsi al piano di sotto, conscia del fatto che mi stesse seguendo e chiusi tutto quel che potei. Dovevo attirarlo nello scantinato e attivare la protezione antidemoni. Come avrei potuto trascinarlo sin lì?
«Kian.» Urlai. Dovevo fare appello alla sua parte più umana. «Kian.» Corsi verso di lui e lo abbracciai più stretto che potei. Esitò per un attimo poi mi allontanò.
«Levati di mezzo.» E se avessi provocato il demone.
«Che c’è» Iniziai mentre si avvicinava alla porta d’ingresso. «Non hai il coraggio di uccidermi?» Sorrisi spavalda e arrogante anche se dentro di me sentivo una forte paura e… disappunto. Sorrise.
«Non sfidarmi.» Feci un’infantile linguaccia ed inizia a correre. Missione compiuta, mi stava seguendo. Mi nascosi dietro il muro ed afferrai la scopa ben salda tra le mani. Era affamato, ciò significava che… Eccolo. Lo colpii più forte che potei e stramazzò a terra svenuto. Ciò significava che non era abbastanza forte.
Lo afferrai sotto le braccia e lo trascinai per le scale fino allo scantinato.
«Ma quanto pesi?» Dissi ridacchiando mentre lo abbandonavo sul pavimento. Recuperai cinque pietre e le posizionai attorno al demone. Subito si eresse la gabbia energetica che, forse, lo avrebbe contenuto. Mi accoccolai sul divano e attesi paziente che riprendesse conoscenza.
Dopo forse un paio di ore si mosse. Gemette di dolore mentre si alzava. Toccava la testa dolorante e si guardava intorno. Non era ancora tornato il mio Kian. Un attimo… Cosa avevo appena detto?
«Lasciami andare mocciosa.» Sbraitò interrompendo il filo dei miei sgomenti pensieri. Si avvento contro le sbarre di energia, che emanarono una specie di scintilla. Si allontanò scuotendo le mani. Avrebbe funzionato. La gabbia lo avrebbe contenuto.
Mi accovacciai accanto a lui e lo guardai implorandolo silenziosamente di riacquistare lucidità anche solo per un secondo. Ero consapevole che non sarebbe successo finché non avesse riacquistato abbastanza energia. Sapevo che mi era rimasta solo una cosa da fare. Andare a caccia.  

Yuri, con il suo corpo fantoccio, goffo e insensibile, andrà a cercare un pasto per Kian... Sarà in grrado di farlo? E cosa intendeva quando ha detto "IL MIO KIAN"? E ancora... Kian tornerà normale o la sua parte demoniaca prenderà il sopravvento? Chi lo sa u.u

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.

Ma che stavo facendo? Mi sentivo una sciocca a gironzolare per le strade deserte della città senza una meta. Volevo sbattere la testa contro il muro per aver solo pensato a questa immensa e inutile stronzata. Si era una stronzata. Scossi la testa. Dovevo riprendere il controllo. Mi colpii le guance con entrambe le mani e presi un respiro profondo. Camminavo ancora incerta e barcollante. Abituarsi ad un corpo fantoccio era difficile e pensare che, forse, sarei dovuta vivere per sempre così mi faceva rabbrividire. Anzi avrei potuto rabbrividire nel mio vero corpo, così invece…
Una ragazza in abiti succinti si avvicinò a me con fare sensuale.
«Sei una nuova?» Mi chiese. Non mi ero accorta di essermi allontanata così tanto dalla strada principale. Scossi la testa confusa. «Allora sei una cliente.» Disse maliziosa. Capii troppo tardi cosa intendesse. Era vicina, troppo vicina e continuava ad allungare le mani verso il mio seno. A disagio feci un mezzo sorriso. «Dove vogliamo andare?» Che situazione orribilmente imbarazzante. Le feci un cenno della testa senza dire nulla e tenendomi stretta per mano mi seguì. Camminammo parecchio fino ad arrivare a casa mia. «Sei sicura di voler farlo qui?» Annuii sicura. Aprii la porta di casa e la trascinai nello scantinato, lì c’era Kian ancora fuori di sé. Le mani erano bruciate, aveva provato a fuggire. Sedeva, ormai senza speranza, al centro della gabbia. La trasformazione era completa. La lunga coda era adagiata accanto a lui attenta a non sfiorare i raggi di energia. Le orecchie erano a punta, i capelli sembravano più scapigliati di prima. «Che diavolo…» Mormorò la ragazza. «Tu vuoi che io…» Indicò se stessa e l’incubus davanti a sé. Provò a fuggire ma la fermai. Chiusi la porta a chiave per sicurezza.
«Fidati, non è così mostruoso come credi.» Sorrisi cercando di convincerla. Strinsi di più la sua mano e mi avvicinai alla gabbia allontanando con un piede una delle pietre. Kian aveva già capito quello che volevo fare. Mi sedei accanto a lui e lei mi seguì spaventata, quasi in lacrime. Sfiorai le spalle muscolose del demone e lui mi rivolse uno sguardo bramoso. «Vedi?» Dissi alla ragazza. «Come ti chiami?» Ora che la guardavo meglio, avrà avuto circa diciotto anni, i capelli erano castani con le punte color melanzana, una linea sinuosa e sensuale le contornava di nero i grandi occhi azzurri. Il seno era prosperoso e fuoriusciva dal toppino nero striminzito. Dei pantaloni neri decisamente attillati fasciavano un paio di lunghe gambe e un paio di tacchi dall’altezza vertiginosa le rendevano ancora più lunghe.
«Sofia.» Le sorrisi ancora. Kian era cauto, sapeva come comportarsi con una preda.
«Ti fidi di me?» Le dissi gentile. Mosse la testa, tra il sì ed il no. Sospirai piano e mi piazzai davanti a Kian. Iniziò a baciarmi toccando ogni lembo di pelle che riusciva a raggiungere. Non sentivo nulla. Assolutamente nulla, solo la sua mano che si spostava sicura ed esperta, ma non provavo sensazioni. Ero quasi dispiaciuta di non riuscire a sentire la sua fame, il suo desiderio. La ragazza sembrò quasi tranquillizzarsi. «Non c’è nulla da temere, vedi?!» Kian la osservò di sottecchi e le sorrise, un sorriso famelico. Con lo sguardò quasi mi ordinò di andare via. Non volevo nemmeno sapere cosa le avrebbe fatto. Non volevo saperne nulla. Sentivo forte la voglia di piangere mentre richiudevo la porta e andavo al piano di sopra. Se fossi rimasta un fantoccio per tutta la vita, avrei dovuto sopportare questa sofferenza ogni volta? Non potevo saziarlo, non potevo soddisfarlo. Mi raggomitolai sul divano del salotto e mi abbandonai ad un confuso e disperato pianto. Non c’erano lacrime. Un fantoccio non sa piangere. Volevo solo essere avvolta da un paio di forti e rassicuranti braccia. Perché mi sentivo così ferita e frustrata che lui fosse lì con lei?
Dopo un tempo che sembrò infinito, sentii qualcuno bussare. Kian era tornato normale?
Aprii la porta incerta e lo trovai lì che pian piano di rivestiva.
«Potevi anche chiamarmi dopo esserti rivestito del tutto. Ridacchiò. Qualcosa non andava. Sofia dormiva sul pavimento, ancora nuda, piena di graffi e morsi. Forse rimpiangeva quel che aveva fatto? «Come ti senti?» Sfoggiò la sua solita espressione arrogante.
«Secondo te?» Fece un gesto con le braccia come ad indicare tutto il suo favoloso corpo mezzo nudo. I pantaloni sbottonati e leggermente calati, il petto nudo e muscoloso, le spalle, il collo… Dovevo smetterla di guardarlo.
«Copriti.» Dissi ridendo. Le ali non erano più lì, le corna e la coda sì. «Ricorderà tutto?»
«Per chi mi hai preso? Non sono più un novellino.» Si finse offeso e buttò una coperta su Sofia.
«Devo disinfettarle le ferite.» Non volevo ripensare al fatto che Kian avesse fatto…
«Yuri che c’è?» Teneva stretto il mio polso. Mi ero fermata in mezzo alle scale e lo guardavo confusa. «Che hai?» Sembrava sinceramente preoccupato. Volevo solo lanciarmi verso di lui affondare il viso nel suo petto e assaporare il suo profumo. Qualcosa non andava, era ovvio. Stavo facendo la cosa più sbagliata che una strega potesse mai anche solo pensare. Mi stavo innamorando, di uno spaccone, arrogante, egoista… Di un demone. Io.. dovevo ucciderli i demoni, dovevo salvare la terra a costo della mia vita, avrei dovuto uccidere anche lui un giorno. Non potevo, anzi non dovevo pensare mai più queste cose. Lui era un demone ed io una strega, tra noi non dovrà mai esserci nulla.
«Nulla. Va tutto bene perché?» Sorrisi. 


Povera streghetta e ora che farà? Voi che ne pensate? Cosa potrebbe succedere ora?

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.
 
Ero in bagno a cercare il kit del pronto soccorso. Dopo aver ispezionato ogni angolo lo trovai sepolto da una pila di asciugamani.
«Non me la dai a bere lo sai?» Kian era poggiato allo stipite della porta.
«A cosa ti riferisci?» Chiesi ridacchiando. Volevo davvero che credesse che tutto andava bene.
«Al fatto che non mi guardi negli occhi e che sembri nervosa.» Non si mosse da lì nemmeno quando gli feci palesemente capire che dovevo tornare di sotto. Continuava a fissarmi. Era vero, non riuscivo a guardarlo negli occhi, ma solo perché avevo paura che capisse quel che stavo provando. Le sue mani mi strinsero forte il viso tra le mani e mi costrinsero a sollevare la testa. «Ti faccio così tanto schifo?» Chiese quasi disperato. «Ti faccio ribrezzo per quel che hai visto?» Lo fissai negli occhi. «Non guardarmi così inespressiva, rispondimi.» Stavo cercando di sopprimere la voglia di dirgli che non c’era nulla di disgustoso in lui.
«In fondo sei un demone anche tu.» Mi limitai a dire. Sembrò deluso dalla mia risposta. Mi strappò il kit dalle mani e si rintanò nello scantinato. Chiuse la porta a chiave. Voleva restare solo? «Vado a sistemare il negozio.» Indossai la polo con il logo del negozio e un paio di jeans. Lanciai una rapida occhiata al mio vero corpo era come prima, pallido e inespressivo. «Ci vediamo dopo.» Dissi a bassa voce. Guardai dietro di me con malinconia prima di chiudere la porta. Lo avevo ferito.
A testa bassa camminai verso il negozio. Quella notte sembrava infinita. Tirai su la saracinesca e provai ad accendere la luce. Non c’era corrente. Quella forte ondata di energia doveva aver causato molti più danni di quel che mi aspettassi. Cominciai a recuperare i vasi rotti dal pavimento al buio. Poveri fiorellini. Immaginavo lo spettacolo che mi aspettava nel magazzino, per non parlare della mia stanza segreta. Tutte le mie piante rare, le mie pozioni.
«Ciao, Yuri.» Il vaso che avevo in mano cadde sparpagliando ancora più terra e cocci sul pavimento. Un uomo era in piedi davanti alla porta. Spezzava la luce del lampione creando un’immensa ombra.
«Chi sei?» Mi misi subito sulla difensiva. Accidenti, i guai non vengono mai da soli. Sbuffai. Ero sola e senza magia.
«Non è importante in questo momento.» Avanzò piano verso di me. Ero immobilizzata. Non riuscivo a fare nemmeno un passo. «Non è sicuro per una ragazza restare sola a quest’ora in un posto del genere.» Mi accarezzò una guancia con la mano. Non riuscivo a vedere il suo viso nitidamente. Sentivo odore di fumo e menta provenire da lui.
«Cosa vuoi da me?» Sorrise, vidi una fila di denti brillare nel buio.
«Lo scoprirai presto.» Le sue labbra premettero sulla mia fronte. Prima di varcare l’entrata del negozio fece un gesto con la mano e fui di nuovo libera di muovermi. Corsi in strada, non c’era più nessuno. Era sparito nel nulla. Mi toccai il punto in cui mi aveva baciato, le sue labbra non avevano nulla a che vedere con quelle di Kian. Nonostante avessi sentito solo la pressione del suo bacio, lo sapevo.
Continuando a pensare a chi mai potesse essere quell’uomo, sistemai tutto il negozio. Quando il sole sorse, avevo appena finito di spazzare. Kian comparve dopo un paio di minuti seguito da Sofia. Indossava i miei vestiti e sorrideva allegramente abbarbicata al braccio del demone. Guardai Kian confusa e arrabbiata allo stesso tempo.
«Lei che ci fa qui?» Alzai un sopracciglio. Ero pronta a brandire la scopa come un’arma e colpire Kian più forte che potevo.
«Non so per quale motivo, ma ricorda tutto perfettamente. Voleva venire qui anche lei e le ho fatto mettere i tuoi vestiti.» Ero sorpresa di quanto autocontrollo possedessi.
«E magari è anche entrata in camera mia.» Sorrisi. Non era un sorriso allegro, piuttosto arrabbiato, anzi furioso. «E magari» Marcai questa parola. «Ha persino visto l’altra me.»
«Posso spiegare.» Disse Kian in difficoltà e sinceramente dispiaciuto. «Lei non vuole dimenticare, per questo non funziona. È un piccolo effetto collaterale.» Strinsi forte i pugni. «Si ti ha visto e le ho dovuto spiegare tutto a grandi linee.»
«Dov’è finito il demone arrogante e fastidioso che non parla con gli umani?» Poi mi resi conto che qualcosa non andava. Sofia sembrava troppo contenta. «Dovevo capirlo subito. Sei una mezza strega, vero?» Lanciai la scopa a terra e mi avvicinai. «Hai imparato solo quell’incantesimo.» Conclusi. Sofia sorrise. Sapeva solo come provocare dolore. Sapevo usare anch’io quell’incantesimo, lo avevo provato sulla mia pelle. «Kian, capisco che è un dolore insopportabile, ma sei un demone potente, non puoi far vincere una mezza streghetta di diciotto anni.» Lei sembrò contrariata.
«Yuri, giusto?» Mi disse improvvisamente seria. «Posso parlarti un attimo?» Annuii scocciata.
«Kian ripulisci tutto il casino e aggiusta la corrente.» Dissi brusca. Bofonchiò qualcosa. «Che vuoi?» Non c’era più traccia di gentilezza.
«Dov’è finita la ragazza dolce di ieri notte?» Sorrise un po’ dispiaciuta. «Ascolta.» Sospirò. «Non voglio essere invadente e rovinare il vostro patto o simili, ma mi sono innamorata di Kian.» Cosa?
«Lui è un demone, ti ha fatto cose orribili come fai ad essertene innamorata? Sii razionale, lo conosci da poche ore. Per la maggior parte del tempo che avete passato insieme, tu dormivi.» Sbottai.
«Lo so che anche tu sei innamorata e non puoi biasimarmi perché lo conosco da poco. Tu da quanto lo conosci? Pochi giorni?» Aveva ragione. Lo conoscevo da due, tre giorni? Non potevo esserne innamorata.
«Io non lo amo.» Incrociai le braccia al petto e la guardai con aria di sufficienza.
«Smettila di prenderti in giro da sola.» Sorrisi, la guardai. Senza tacchi era molto più bassa di me. Mi avvicinai, la guardai dritta negli occhi.
«Non sai nulla di me.» Tornai da Kian e notai che si era messo davvero a lavoro. Aveva sistemato molto in quel poco tempo.
«Yuri, va tutto bene?» Di nuovo quella domanda insistente.
«Cosa potrebbe andare bene?» Risposi strappandogli la scopa dalle mani. «Pensa alla corrente che non funziona. Se hai bisogno della magia, chiamami.» A testa bassa si allontanò. «Sofia.» Alzai gli occhi al cielo. «Sembri decisa a non andartene quindi rimboccati le mani e aiutami a ripulire questo disastro.»
«Pensavo» Disse mentre andavamo nel magazzino. «Siccome tu sei una strega.» Ancora una pausa. Ragazzina arriva al sodo. «Mi insegneresti ad usarla?»
«No.» Indicai uno scatolone. «Dovrebbe esserci ancora una maglietta.» Tirai su un mobiletto di ferro con i ripiani. Tutte le piante erano distrutte, appassite, calpestate. «Kian.» Gridai. Arrivò di corsa allarmato.
«Che succede?» Si guardò intorno. Quando non vide nessuna minaccia, emise un sospiro.
«Ripeti queste parole.» Recitai la formula magica per riportare le cose come stavano. Pian piano le piante iniziarono a rigenerarsi nei vasi di nuovo integri, gli scaffali, la luce, tutto tornò come il primo giorno di apertura. Mi guardò soddisfatto. «Sai che ti dico?» Sofia mi guardò speranzosa. «Vuoi davvero imparare la magia?» Annuì veementemente. «Forse potrei anche aiutarti a patto che aiuterai me e Kian a riportare il mio corpo in vita.» Storse il naso. Se fossi tornata nel mio corpo avrei potuto portarle via Kian. Era questo che pensava. Ammetto che ci pensai anche io. Odiavo il fantoccio. Volevo poter sentire il calore di Kian.
«Abbiamo fatto un patto.» Disse dopo un po’. «Io e Kian intendo.» Sorrise soddisfatta. «Quando ne avrà bisogno gli darò tutta l’energia che vuole.» Spezzai a metà il bastone di legno della scopa che stavo riponendo nello sgabuzzino. Non risposi e mi ritirai nella mia stanza. Era tornato tutto come prima anche lì. Non credevo Kian ne fosse capace, altrimenti avrei preso in considerazione prima questa soluzione.
Una fitta tremenda al petto. Dolore? Perché stavo provando dolore?
«Kian.» Urlai terrorizzata. Le mani tremavano ed iniziavano ad irrigidirsi. «Sto morendo.» Dissi quando mi raggiunse. Caddi a terra. Le gambe non rispondevano più. Kian mi prese tra le sue braccia e mi sistemò sul divanetto mezzo distrutto.
«Sofia resta qui con lei, io corro a casa.» Sofia sembrava spaventata e triste. Il cuore batteva così forte che rischiava di esplodermi, non poteva essere davvero la fine.



Povera Yuri :( tutte a lei capitano!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12.
 
Kian.
La casa era invasa di demoni di ogni tipo. Sentivo la presenza del burattinaio molto forte. Spiccai il volo ed osservai la situazione nella stanza di Yuri dalla finestra. Alcuni demoni stavano cercando di entrare, ma non riuscivano a penetrare la barriera. Sapevo a cosa stavo andando incontro, però era l’unico modo per entrare. Mi allontanai un po’, quasi per prendere la rincorsa e mi lanciai a gran velocità contro la finestra coprendomi il viso con le braccia. L’orda di demoni si riversò nella stanza mentre afferravo il corpo di Yuri. Prima di uscire recuperai il libro degli incantesimi e volai via. Mi fermai quando fui certo di essere al sicuro e mi voltai. Dall’altezza cui mi trovavo sembrava che una poltiglia di diversi colori stesse colando dalla finestra sparpagliandosi nel giardino. Yuri mi ucciderà quando vedrà in che stato è la casa. Strinsi bene il corpo della strega e volai sui tetti della città.
Quando arrivai al negozio, il corpo fantoccio era riverso sul pavimento, ormai muoveva solo gli occhi. Sembrava proprio una marionetta.
«Yuri non temere.» Dissi sorridendo. Volevo rassicurarla, ma nemmeno io ero certo di poterla aiutare.
«Levati di mezzo demone.» Un uomo mi afferrò la spalla e provò ad allontanarmi.
«Tu chi saresti?» Chiesi brusco. Sofia ci guardava con aria confusa e spaventata.
«Un vecchio amico.» Si limitò a dire prima di pronunciare una strana formula. La ripeté un paio di volte finché il corpo di Yuri non fu avvolto da una strana luce argentea. Rimase così per qualche secondo finché una specie di lampo si sprigionò inondando ogni cosa. Il fantoccio si dissolse come polvere nell’aria e il viso della vera Yuri iniziò a riprendere colorito. «Ci vorrà un po’ prima che si risvegli, ma almeno è fuori pericolo.» Non riuscivo a credere ai miei occhi né alle mie orecchie. Questo tizio comparso dal nulla aveva recitato un paio di paroline e la situazione si è risolta così? «Il mio nome è Justin.» Si era alzato in piedi e tendeva la mano verso di me.
«Kian.» Dissi freddo. «E lei è Sofia.» Si avvicinò alla ragazza con un sorriso e le riservò un elegante baciamano. «Chi diavolo sei?» Dissi quando mi resi conto che non avrebbe aggiunto altro oltre il suo nome. Mi sentivo inutile e messo da parte. Yuri era la mia strega. Avevamo un patto lei ed io. Chi era questo Justin per intromettersi nei nostri affari? Non nascondo che ero grato che Yuri fosse salva e che sicuramente io non sarei stato in grado di fare quel che lui aveva abilmente fatto in un batter d'occhio. 
«Non c’è tempo per inutili convenevoli. I demoni stanno arrivando.» Yuri emise un verso ed aprì gli occhi. «Tempismo perfetto bambola.» Disse Justin con un sorriso allegro. Bambola? Prese Yuri tra le braccia e scappò dal negozio montando in sella ad una moto. Yuri si abbandonò tra le sue braccia di nuovo priva di sensi. Sentivo la presenza opprimente di troppi demoni e quando mi voltai capii il perché. In mezzo alla strada c’erano più demoni di quanti ne avessi mai visti in tutta la vita.
«Muoviti Sofia.» Le gridai mentre aspettavo che le mie ali fossero del tutto pronte a volare. Sofia annaspava dietro di me, ma non avevo tempo per tornare indietro a prenderla. Spiegai le mie forti e possenti ali e balzai in aria. Feci inversione e provai a recuperare la ragazza.
«Kian ti prego.» Singhiozzò. Allungai la mano e le sue fragili e piccole dita da umana sfiorarono la mia pelle per un istante. Non ero riuscita a prenderla. Provai a lanciarmi in picchiata tra i demoni ma era troppo tardi. Non la vedevo più.
Ammetto che m’importava poco di Sofia. Mi era stata utile certo, mi aveva “regalato” del buon sesso lo ammetto, ma nulla di più. Era servita solo a nutrirmi. Quel che volevo di più era che Yuri stesse bene e che stesse lontano da quel tipo sospetto. Non riuscivo ancora a crede che fossero bastate quelle quattro stupide paroline messe in fila per poterla salvare. Non potevo capacitarmi che lui l’avesse salvata, mentre io ero capace solo di innervosirla, farla star male e… Continuai a volare dietro la moto consapevole del fatto che lei sarebbe stata grada a quel Justin per tutta la vita. 

So che è molto corto questo capitolo… Però spero che i sentimenti e le frustrazioni di Kian siano chiare ahah Poverino, la comparsa di questo ragazzo, Justin, lo ha turbato più di quanto forse si aspettasse egli stesso. Cosa succederà adesso? E Sofia, che ne sarà di lei? 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Capitolo 13.
 
Battei le palpebre più volte. Il soffitto su di me era spoglio e c’era puzza di fumo. Un brusio, sembravano voci. Perché mi sentivo così stanca? Voltai la testa da un lato. Una persona, anzi un ragazzo era seduto sul pavimento e guardava davanti a sé ridacchiando. Dove lo avevo già visto? Iniziò a parlare. Con chi ce l’aveva? Provai a mettermi seduta ma sentivo il corpo pesante come un macigno. Che strana e piacevole sensazione. Sorrisi. Il ragazzo ora era accanto a me e assieme a lui ce n’era un altro. Wow quanto è bello.
«Yuri come ti senti?» Quella voce. Mi tirai su a sedere di scatto. Kian. Mi guardai intorno. Che diavolo era successo? Mi alzai dal letto ed inciampai sui miei stessi passi. Finii contro la finestra e mi aggrappai alle lunghe tende bianche che si spiccarono e mi crollarono addosso ricoprendomi. Le mie gambe, non potevo muoverle.
«Yuri attenta.» Kian era così dolce, gentile. Qualcosa non andava. Lo guardai severa.
«Che sta succedendo?» Dei passi. Mi voltai verso l’altro ragazzo. «Tu chi sei?» Prima di quel momento avevo quasi dimenticato la sua presenza. Kian mi afferrò da sotto le ascelle e mi sollevò come fossi una bambola di pezza.
«Così mi ferisci bambola.» Ridacchiò. Sgranai gli occhi.
«Justin?» Che ci faceva lui lì? «Mi pareva di essere stata chiara.» Dissi scontrosa esaminandomi le gambe. Perché non riuscivo a muoverle? Perché non reagivano? «Che mi succede?» Singhiozzai. Kian si chinò davanti a me e accarezzò il mio ginocchio con fare dolce. «Aspetta. Questo è il mio corpo.» Sentivo la delicatezza del suo tocco, il calore della sua mano, l’elettrizzante sensazione che mi pervadeva ogni volta che mi toccava. «No.» Sbottai in un pianto disperato. «Vuol dire…» Non riuscivo nemmeno a terminare la frase. «Yuri.» Singhiozzai. Dovevo capirlo subito. Kian mi avvolse in un abbraccio mentre Justin sbuffava. Non potevo muovere le gambe perché una parte di me era morta. Yuri era morta, ero rimasta sola.
«Riacquisterai presto la mobilità delle gambe. È solo un effetto collaterale temporaneo.» Lui non poteva capire. Kian si sollevò appena per guardare Justin. Mi aggrappai alla sua maglia e mi lasciai trasportare dalle mie emozioni. «Vado a comprare qualcosa da mangiare.» Disse visibilmente frustrato.
Kian non si mosse. Lasciò che mi sfogassi continuando a stringermi. Credo mi addormentai, esausta con le guance e gli occhi ancora bagnati.
«Smettila di comportarti in questo modo. Sei disgustoso.» La voce di Justin. Era un sogno? Non poteva essere reale. Non avrei mai dormito accoccolata al petto di Kian. Era impossibile.
«Sta zitto.» Nella sua voce c’era una punta di imbarazzo o sbaglio? «Yuri mi ha salvato. Prima che mi evocasse, ero incatenato alle tenebre assieme ad altri demoni condannati.» Ridacchiò. Era un Condannato? Rabbrividii anche solo pensando a quella parola. Kian mi avvicinò a sé. Credeva avessi freddo? Un Condannato non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non mi avrebbe mai protetta. Non mi avrebbe mai consolata, né aiutata come aveva fatto. Lui era solo Kian, un incubo con sangue di stregone. Il Kian che mi aveva salvato la vita, che mi aveva dato una seconda chance. Il Kian che mi faceva battere il cuore così forte da farlo quasi esplodere. Sorrisi, almeno credo, e poggiai la guancia contro il suo petto. Il cuore batteva lento e regolare.
«Sei un Condannato?» Kian mosse la testa, non capii se si trattasse di un sì o di un no. «Sei pericoloso?» Di nuovo mosse solo la testa. Quanto avrei voluto sapere. «Perché ancora non l’hai uccisa allora?» Ridacchiò. «Rispondi.» Justin sembrava si stesse spazientendo.
«È un segreto.» La discussione morì così. Nessuno disse più nulla, il silenzio catturò la stanza. Lasciai che i battiti del suo cuore mi cullassero e mi addormentai di nuovo. 


Ora che vuole questo Justin da Kian e Yuri? Perché tormenta così il nostro incubus? Yuri sembra conoscere molto bene questo ragazzo. Chi sarà mai? Mah... Leggete e lo scoprirete 
( ̄ー ̄)

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14.
 
Mi risvegliai avvolta nelle coperte. Il profumo di Kian era ovunque, tra i miei capelli, sulla mia pelle, tra le lenzuola. Rumore di acqua. Era sotto la doccia? Non riuscii a trattenermi dall’immaginarlo in tutta la sua bellezza mentre l’acqua accarezzava delicatamente ogni angolo del suo corpo nudo. Scossi la testa. Non era il momento di pensarci. Fuori pioveva.
Non sentivo più nulla. D’un tratto uno scatto della maniglia e qualcuno rientrò nella stanza. Justin era mezzo nudo. Avvolto in un asciugamano. Le punte dei capelli sgocciolavano su tutto il pavimento.
«Oh. Sei sveglia.» Disse. Non mi ero accorta il giorno prima che eravamo in un monolocale. Aprì il frigo e recuperò una bottiglietta d’acqua. Ne bevve qualche sorso senza staccarmi gli occhi da dosso.
«Perché sei tornato?» Chiesi secca.
«Perché mi mancavi bambola.» Disse avvicinandosi. Si accomodò in fondo al letto. «Sono diventato più forte. Ho pieno controllo di tutti i miei poteri.» Stava cercando di vantarsi?
«Immaginavo.» Dissi alzando un sopracciglio. «Non avresti potuto eseguire così facilmente un incantesimo così difficile.» Ammettere la sua potenza non significava che accettavo la sua presenza. «Dimmi perché sei tornato.» Divenne serio all’improvviso.
«Nonna ha avuto una visione.» La nonna. Pensare a lei mi metteva sempre una gran nostalgia di casa. «Ha predetto la tua morte per mano di un demone potente.» Sospirò.
«Il Burattinaio.» Mormorai.
«Ha detto di aver visto due vie, una ti condurrà a morte certa. L’altra alla vita. Non è riuscita a capire cosa ti potesse salvare.» Non provai paura. Avevo affrontato la morte già due volte in un lasso di tempo estremamente breve. «Devi sciogliere il patto con Kian.» Disse serio sporgendosi verso di me. A proposito. Dov’era finito?
«Dov..» Non riuscii a terminare la frase. Le sue dita erano strette sul mio polso, il suo ginocchio era tra le mie gambe e il suo viso a pochi centimetri dal mio.
«Yuri dico sul serio. Sai che è un Condannato?» Sfoggiai l’espressione più sicura che potevo.
«Si, me lo ha detto.» Mentii. Quindi non era stato un sogno. «Non ho paura di lui.»
«Andiamo.» Sbottò. «Da quanto lo conosci?» Strinse un po’ più forte. «Non puoi fidarti di un demone.»
«E di te posso?» Dissi sprezzante. Non aveva il diritto di parlare così di cose che non conosceva. «Non sai nulla.» Mi liberai il polso, ma continuai a guardarlo con sfida. Mi baciò. Prima che me ne rendessi conto aveva catturato le mie labbra e le stava divorando. Provavo ad allontanarlo ma era forte. Mi teneva le braccia costrette sul materasso mentre troneggiava su di me.  
La porta si aprì e Kian entrò. Sentivo la sua frustrazione. Non riuscivo a liberarmi da Justin. Non doveva andare così. Kian non doveva vedere questo. Finalmente Justin mi liberò.
«Stronzo.» Gli diedi uno schiaffo in piena guancia prima di asciugarmi le lacrime. Guardai Kian. Non era più lì. Aveva lasciato delle valige e uno zainetto e si era rintanato nel bagno. Era tornato a casa per recuperare le mie cose. Sentivo l’acqua scrosciare in bagno. Volevo correre da lui ma non ci riuscivo. «Vattene.» Urlai a Justin spingendolo via con le mani. Scese dal letto senza mostrarmi il suo viso e raggiunse Kian nel bagno. Era una buona idea lasciarli soli? Però non volevo vedere la faccia di Justin per un po’. Avevo fame. Provai a muovere le gambe e sembrarono rispondere un po’ a fatica. Scesi dal letto e restando attaccata al muro raggiunsi il frigorifero. Volevo togliermi quei vestiti sporchi di dosso e farmi una doccia. Un tramezzino confezionato, una mela e un’arancia e tanta acqua. Meglio di nulla. Sentii dei rumori strani provenire dal bagno. Barcollando mi lanciai contro la porta e caddi in avanti mentre si apriva. Kian e Justin si prendevano a pugni, uno nudo, l’altro ancora avvolto nell’asciugamano. Era una visione bizzarra. Non sapevo se nascondere il viso imbarazzata o cercare di separarli.
Kian sbraitò qualcosa prima di essere colpito da Justin. La situazione si ribaltò. Kian era sdraiato con la schiena sul pavimento fradicio e Justin teneva strette le ginocchia contro le sue costole mentre lo riempiva di pugni. Si erano accorti della mia entrata ad effetto?
«BASTA!» Urlai cercando di alzarmi. Justin mi guardò confuso. No, non si erano accorti di me. «Non siete più bambini. Che diavolo vi prende?» Mi reggevo alla porta.
«Sei riuscita ad alzarti.» Kian sembrava contento. Sgusciò via dalle gambe di Justin e recuperò un asciugamano giallo e si coprì. Tutti e tre tornammo in camera. Costrinsi i ragazzi a sedersi sul letto ed io rimasi in piedi davanti a loro.
«Che cosa è successo?» Nessuno dei due sembrò voler parlare. «Non volete parlare eh?!» Feci un movimento circolare con il dito e un piccolo cerchio viola lumino si materializzò davanti a me. «Non costringetemi a farlo.» Justin aveva capito a cosa mi riferivo, Kian, non sapendo le basi della magia, non ne aveva la minima idea. Era l'incantesimo della verità. Un incantesimo talmente semplice che poteva farlo chiunque.
«Lascia perdere.» Kian sembrava triste, arrabbiato, deluso. «Non ha importanza. È stata solo colpa mia.» Si alzò e mi afferrò il braccio rilasciando dentro il mio corpo una quantità immensa di magia tutta in una volta. Mi accasciai sotto il peso del mio stesso potere.
«Kian dove vai?» Ansimai. Lasciò l’asciugamano sul pavimento e si trasformò.
«Considera sciolto il nostro patto.» Mi alzai e corsi tentennante verso di lui. Lo strinsi forte da dietro. La sua schiena era fredda e le ali erano ingombranti.
«Kian per favore.» Allontanò le mie braccia e si voltò verso di me.
«Ora hai un mago potente che può aiutarti a sconfiggere il Burattinaio.» Non diceva sul serio vero.
«Se è per quello che è successo prima…» Mi decisi a dirgli tutta la verità. «Kian non è come pensi. Justin è mio fratello.»


Aspetta... Cosa? Justin è suo fratello? E allora quel bacio? Si tratta di incesto? Perché Kian ha picchiato Justin? Quante nuove notizie... Che confusione... E ora? Che succederà? Kian andrà via senza sentire tutta la storia? Senza sentire le ragioni di Yuri

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Capitolo 15.
 
Kian mi guardava senza alcuna espressione. Volevo che mi credesse davvero.
«Kian, ascoltami.» Aggiunsi un per favore sommessamente. Justin sbuffò. Avevo una voglia matta di colpirlo. «Quando sono nata mia madre e mio padre decisero di abbandonare la magia, volevano vivere come tutte le famiglie normali.  Avevo poco meno di un mese quando riuscirono a trovare una strega abbastanza potente da sigillare i miei poteri. Ci mettemmo in viaggio tutti e tre, ma…» Presi un respiro profondo. «Eravamo quasi arrivati, ma…» Perché non riuscivo a controllarmi. «Un incidente.» Dissi solamente. «L’unica a salvarsi miracolosamente fui io. Suo padre,» Indicai Justin dietro di me. «Era uno dei pompieri che mi soccorse. Lui e sua moglie decisero di adottarmi e lasciarono che io e mia nonna divenissimo parte della loro famiglia.» Sorrisi. «Justin è sempre stato e sarà sempre mio fratello.» Dissi più rivolta a lui che a Kian.
«Lo sai benissimo che non ci sono vincoli di sangue tra noi.» Ancora con quella storia?
«Basta. Sono anni che continui con questa maledetta storia.» Justin si accigliò.
«Eppure mi hai amato.» Se mi avesse colpita con uno schiaffo, mi sarei sentita meno frustrata e ferita. Barcollante ed incerta troncai la conversazione recuperando le mie valige e chiudendomi in bagno. Avevo bisogno di una doccia calda e rigenerante. Il bagno era piccolo e spoglio. Un lavandino, un water, un bidet e una vasca. Era molto pulito e accurato. Tipico di Justin. Riempii la vasca e mi immersi. Che sensazione fantastica. Rilassai tutti i muscoli e mi lasciai cullare dalla delicata essenza dei frutti rossi. Le lacrime pungevano gli occhi. Justin ricordava ancora il mio bagnoschiuma preferito? Eppure, quando Kian erra tornato da casa aveva con sé una busta con una bottiglia rossa dento. Guardai bene il bagnoschiuma. La confezione era totalmente rossa, c’era ancora il prezzo attaccato. Sorrisi. Justin non sarebbe mai stato capace di una piccolezza del genere.
Nell’altra stanza regnava il silenzio. Forse era ora di uscire e andare a controllare. Provai più volte a tirarmi su ma le gambe erano ancora intorpidite. Mi aggrappai con le braccia ai bordi della vasca e mi sollevai con tutta la forza che avevo e riuscii a sollevare prima una gamba poi l’altra. Mi asciugai e vestii in fretta sempre attenta a non cadere e con i capelli ancora bagnati tornai nell’altra stanza. Kian guardava fuori dalla finestra e Justin non c’era.
«Ehi.» Disse distratto. «Asciugati i capelli.» Mi venne da ridere. «Justin è andato a comprare qualcosa per farti mangiare. Quello che aveva comprato ieri è già finito.» Rimasi ferma a guardarlo. Cercavo le parole giuste per spiegargli tutto.
Andò a recuperare il phon e mi costrinse a stare buona ed in silenzio mentre mi asciugava i capelli ancora zuppi. Sentivo la sua mano che si insinuava tra le ciocche. Perché lo stava facendo? Le dita sfiorarono la pelle del collo facendomi rabbrividire appena per il solletico.
«Sono stata innamorata di lui, è vero. È successo sei anni fa, non ha funzionato e io me ne sono andata di casa. Mi aveva giurato che sarebbe diventato un potente stregone e che sarebbe venuto a prendermi.» Dissi poco prima che spegnesse l’asciugacapelli.
«Potrebbe aiutarci a sconfiggere il Burattinaio.» Staccò la spina e lo ripose in bagno. Quando tornò nella stanza mi passò davanti e si rimise davanti alla finestra.  
«Kian.» Allungai una mano verso di lui mentre mi avvicinavo, ma inciampai e caddi in avanti. Venne subito in mio soccorso. Mi aiutò a tornare in piedi e notai la camicia sbottonata che lasciava in mostra il petto. Volevo baciarlo e dirgli che era mio e non doveva più essere solo. Mi aggrappai a lui. Speravo non mi allontanasse. «Credimi quando dico che non c’è nulla tra me e lui. Non provo più nulla per Justin.» Sbuffò e provò ad allontanarmi.
«Non c’è bisogno che ti giustifichi. Non m’importa.» La porta si chiuse. Justin era tornato e non accennava ad avvicinarsi.
«Ma io ti amo.» Quella frase uscì così. Da sola. Che avevo combinato? Che avevo detto? Volevo tagliarmi la lingua.
«Smettila.» Disse quasi triste, allontanandomi del tutto. «Io sono un demone, tu sei una strega. Tra noi non potrà mai esserci nulla.» Ridacchiò. Perché era così crudele? «Siamo nemici.»  
«Perché hai voluto fare questo patto con me? Qual era il tuo scopo?» Chiesi tenendo i pugni stretti. Justin era ancora lì sulla porta fermo. «Volevi solo fuggire dal Baratro?» Mi guardò confuso. «So che sei un Condannato.» Sorrise.
«Quindi eri sveglia.» Ridacchiò passandosi una mano tra i capelli.
«Rispondimi.» Non aprì bocca. «Quali sono i vantaggi che avresti ricavato stando con me?» Perché restava in silenzio? «Rispondi.» Urlai rilasciando incidentalmente un’onda di energia che investì tutta la stanza facendo cadere tutto ciò che era appeso alle pareti. Kian rimase senza respiro per pochi secondi.
«Vuoi proprio saperlo, eh?!» Era senza fiato.
«Smettila di scherzare.» Lo fulminai con lo sguardo. Mi lanciò un’occhiata fredda accompagnata da un sorriso sghembo.
«Se vuoi proprio la verità.» Si poggiò con la schiena contro il muro e incrociò le braccia al petto. «Sto cercando una persona.» Una strana fitta mi attanagliò il cuore. Perché d’un tratto non volevo più sapere? «La stessa persona che mi condannò al Baratro un secolo fa.» Un secolo fa?
«Solo le streghe possono condannare i demoni.»
«Non ho mai detto che non lo fosse.» Rispose semplicemente.
«Cerchi vendetta?» Intervenne Justin improvvisamente curioso. Kian scosse la testa.
«Lei ha qualcosa che mi appartiene.» Era una lei dunque. La fitta si acuì.
«Provi qualcosa per lei?» Scoppiò a ridere.
«Io non provo nulla. Sono un demone della lussuria. Non provo amore, provo solo desiderio.» Disse quasi fosse una risposta ovvia.
«L’hai amata.» Risposi con un risolino triste. «Non provi più amore perché tu vuoi solo lei.» Kian abbassò lo sguardo continuando a sorridere. «Non negare i tuoi sentimenti, stupido.»
«Sto solo cercando di recuperare una cosa importante. La donna che ho amato per me è morta nel preciso istante in cui mi sono ritrovato avvolto nelle catene del Baratro. Quella donna non esiste più da molto tempo.»
«Cosa ti ha fatto?» Kian non voleva più continuare il discorso.
«Ero uno sciocco a quel tempo. Basta rivangare un passato ormai lontano.» Si piazzò davanti ai fornelli senza dire più nulla. L’aria era opprimente. Yuri mi manchi, ho bisogno di qualcuno con cui parlare. 


Quanti segreti ancora nasconde il nostro bellissimo incubus? Yuri ha confessato il suo amore, cosa ne penserà realmente Kian? Davvero il suo scopo è solo recuperare quel "qualcosa" che gli appartiene? Justin si arrenderà o cercherà ancora l'amore di Yuri? 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Capitolo 16.
 
Le mie gambe andavano sempre meglio. Riuscivo a camminare più stabilmente, non inciampavo più, né perdevo l’equilibrio. L’atmosfera che regnava tra di noi però era sempre più pesante. Justin cercava di parlare con me a tutti i costi, di stupirmi con i nuovi incantesimi che conosceva, mentre io cercavo disperatamente di far vedere a Kian che stavo bene e che il suo rifiuto non mi aveva ferita. Il Burattinaio non sembrava averci trovato, ma non ero comunque tranquilla. Un demone così potente era pressoché impossibile che non ci avesse già percepito da tempo. Eravamo costretti a restare chiusi lì finché non avessimo avuto un piano sicuro ed efficace per affrontarlo. Io però volevo uscire da quel monolocale e fare una passeggiata all’aria aperta. Usare un po’ della mia magia, la sentivo fremere sotto la pelle, voleva essere usata. Volevo usarla.
Una notte, mentre Kian e Justin dormivano, decisi di andare fuori per un po’. Dovevo fare in modo che nessuno dei due si svegliasse, ma come avrei fatto se dormivamo tutti e tre nello stesso letto? Riuscii miracolosamente a strisciare via.
«Dove vai?» Justin. Era mezzo addormentato.
«Un attimo in bagno.» Emise un verso di approvazione e tornò a dormire. Sgattaiolai via e corsi a respirare un po’ di libertà. Scalza e in pigiama mi sdraiai sul praticello del giardinetto condominiale. Sembrava non abitare nessuno in quel palazzo. Che strano.
L’aria era così pulita e il cielo così bello. Le stelle sorridevano alla luna che gentilmente ci donava la sua bellezza. Tutto era perfetto.
«Che sciocca ragazza.» Una voce femminile. Dove l’avevo già sentita?
«Tu chi sei?» Mi guardai attorno. Non c’era nessuno. Nemmeno la più piccola traccia di una presenza.
«Ancora non l’hai capito?» Una donna sbucò dall’ombra. Il suo sorriso, distorto, abominevole.
«Ti ho già visto nel mio sogno.» Dissi sorpresa. Una forte presenza comparve all’improvviso. Mi colpì come un pugno in pieno stomaco. «Il Burattinaio sei tu.» Dissi sorpresa. Da dietro la donna si affacciò una ragazza. «Sofia?» Sorrise crudele e lasciò che il Burattinaio l’accarezzasse in modo ambiguo. «Sofia che ci fai con quel mostro?» Continuava a guardarmi con quegli occhi crudeli e si abbandonò tra le braccia di quella donna che con la sua disgustosa bocca baciò Sofia. Che diavolo stava succedendo? Chiamai i ragazzi a gran voce. Perché non arrivavano?
«Non verrà nessuno.» Erano morti? Li aveva uccisi? Corsi su per le scale e raggiungi la nostra stanza. Due donne demone, anzi due succubus. Sul pavimento c’erano dei vestiti. Guardai oltre le donne, Kian e Justin erano rimasti in biancheria intima, i visi sofferenti, mentre degli strani serpenti si avvolgevano alle loro gambe. I polsi e le caviglie erano stretti dalle corde. Il succubus quando mi vide sorrise tirando fuori la sua lunga lingua. Mi fece l’occhiolino prima di piegarsi accanto a Kian.
«Goditi lo spettacolo.» Iniziò a passare quella viscida e disgustosa lingua sul petto di Kian, scivolando sempre più verso l’addome. Provai ad avvicinarmi, ma il serpente sibilò e sfoderò i lunghi denti. Il veleno gocciolava sul pavimento. Se mi fossi mossa ancora l’avrebbe morso. Justin guardava disgustato la scena e cercava di mantenere la calma. Perché non usavano i loro poteri? Qualcosa mi sfiorò la gola. Delle dita.
«Che ne dici? Sono davvero così affidabili gli uomini?» Le dita del Burattinaio erano attorno al mio collo. Non stava stringendo, era una presa gentile e delicata. Scossi la testa. Avevo paura di muovermi. Sentii le dita stringere un po’ di più e qualcosa sfiorarmi la schiena. La sua testa si mosse all’improvviso e i due demoni si lanciarono sui ragazzi. Non volevo Guardare. Kian sembrava fissare sconvolto la donna dietro di me. Sentii un gemito provenire da Justin. Chiusi gli occhi mentre il succubus banchettava con i miei amici. Sentire quei suoni. Quei gemiti di dolore soffocati. Volevo correre da loro, ma se lo avessi fatto li avrebbe uccisi.
«Perché non possono usare i poteri?» La donna rise. «Hai lanciato un incantesimo su tutto il palazzo. Nessuno può usare i propri poteri, eccetto voi.» Rise ancora. «Cosa vuoi da me?» Non rispose. Continuò solo a ridere. Godeva di quel momento, di quel che stava succedendo ai ragazzi e della mia impotenza. Mi sentivo inutile e frustrata. Scusate. Pensai.
«Non li ucciderò tranquilla. Guarda attentamente.» Mi afferrò sotto il mento e mi costrinse a guardare. Il volto di Kian non sembrava più così sofferente, nemmeno Justin. Sembrava che…
«I succubus.» Mormorai. Stavano usando i loro poteri. Strinsi forte gli occhi e sperai che passasse presto.
«Gli uomini sono tutti traditori. Guarda come gli sta piacendo. Guarda l’uomo che ami.» Alcune lacrime sfuggirono dal mio controllo. Dovevo far qualcosa. Dovevo far appello a tutta la mia magia e rompere l’incantesimo. Chiusi gli occhi e mi concentrai. Sentivo una strana scossa nelle dita. Stava forse funzionando? Mi bastava anche un piccolo incantesimo. La scossa aumentava. La barriera che aveva eretto contro la nostra magia pian piano si stava sgretolando. Crash. Finalmente era in mille pezzi. I ragazzi tornarono improvvisamente lucidi. Kian si trasformò senza esitazione e Justin disintegrò i succubus. La pressione sul mio collo aumentò.
«Sapevo che sarebbe successo.» Ridacchiò. «Kian. Ci si rivede.» Disse gentile.
«Lucy.» Si conoscevano? Il viso di Kian divenne improvvisamente cupo. Cosa c’era tra quei due?

Un altro personaggio. Una nuova sorpresa. Un nuova sofferenza, 
costretta a vedere due uomini inermi in balia della lussuria di due succubus. Costretta a vedere il suo uomo nelle mani di un'altra. Una nuova donna che farà soffrire Yuri? Perché Kian la conosce?

Riflessione di un'autrice sconcertata da se stessa:
Ammetto che mi sono sopresa anche io di quello che ho scritto ahaha spero di non essere stata troppo ridicola, ma soprattutto spero vi piaccia u.u 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Capitolo 17.
 
«Kian. Non gli hai ancora raccontato di noi?» Disse ridendo. Perché per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridere e ridere e ridere? Era snervante. «Sono la strega che lo ha incatenato nel Baratro, vero tesoro?» Kian mi guardò. Sembrava in difficoltà.
«Lasciala andare.» Gridò Justin. Scosse la testa divertita.
«Sono qui per lei non per voi.»
«Da quando in qua sei un Burattinaio?» Sembrava non vedesse l’ora che qualcuno le rivolgesse quella domanda.
«Da quando tu mi hai tradita. Volevo diventare abbastanza forte da ucciderti e ho imparato l’arte oscura dei burattinai.» Sembrava troppo allegra. «Yuri, non devi mai fidarti degli incubus, tanto meno degli stregoni. Oh, Kian, ma tu sei un mezzo sangue vero?» Cosa stava cercando dire? «Sto cercando di dire, cucciola, che non dovevi innamorarti di lui. Stai soffrendo per colpa sua, vero?! Sarò franca. Ti sta solo usando perché rivuole questa.» Tirò fuori un sacchetto abbastanza grande. «Sei curiosa di sapere cosa ci sia qui dentro vero?» Ripose il sacchetto. «Mi dispiace, ma la tua curiosità dovrà aspettare.»
«Lucy, è con me che ce l’hai, lei non c’entra nulla.» Ridacchiò estremamente divertita.
«Ragazzo.» Si stava rivolgendo a Kian. «Ancora non le avete detto la verità.» Che verità? Verità su cosa? «Ti spiace se lo faccio io?» Justin sbraitò qualcosa e creò una sfera di energia. I serpenti che fino a poco prima giacevano morti sul pavimento all’improvviso iniziarono ad attorcigliarsi alle sue caviglie.
«Justin.» Disse Kian serio. Scosse la testa. «Tanto le dirà lo stesso ogni cosa.» Justin riassorbì la sfera.
«Bravo piccolo.» All’improvviso un’immensa nuvola di vapore nero ci avvolse. Vidi i ragazzi correre verso di me e poi più nulla. C’era solo il buio. Dove stavamo andando? Lucy era sempre al mio fianco, gentile e materna mi prese la mano e mi condusse verso una strana luce. Il sole mi ferì gli occhi. Dove eravamo? Sotto i miei piedi c’era solo l‘aria. «Non avere paura. Non ti farò alcun male.» Il suo viso non sembrava più così distorto come poco prima. Davanti ai miei occhi ora, c’era il viso di una bellissima donna, dai capelli biondi e gli occhi color del mare. «Vieni. Ti racconterò ogni cosa.» Mi prese di nuovo la mano e mi trascinò con sé a terra. Avevo paura, ma allo stesso tempo, volevo sapere. «Sarò breve non temere.» La seguii in silenzio e aspettai che fosse pronta a parlarmi. «Ero una strega molto potente, ma come te feci la stupidaggine di fidarmi di un demone. Mi innamorai follemente di lui, ma fui tradita. Aveva trascinato da me un’orda di stupidi demoni che voleva prendere tutto il mio potere. Mi aveva lasciata sola in balia di quei mostri ed era scappato. Volevo vendicarmi, ma era troppo potente e pericoloso, così l’ho incatenato nel Baratro ed ho iniziato a studiare un modo per sconfiggerlo. Scavai nel suo passato ma ciò che scoprii mi fece quasi desistere. Aveva ucciso ben dodici delle trenta streghe originarie, ne aveva assorbito i poteri. È un incubus, è uno stregone ed è pericoloso. Sua madre morì dandolo alla luce e automaticamente, il piccolo demone ne assorbì tutti i poteri. Sua madre era Siana.» Mi portai le mani alla bocca. Siana? Una delle streghe originarie, fu condannata all’esilio per essersi innamorata di un demone e per essere rimasta incinta di un abominio. «L’unica soluzione era diventare quel che vedi ora.» Mi accarezzò la guancia. «Non si tratta più di vendetta ormai. Si tratta di compiere il mio dovere di strega e uccidere un demone pericoloso.»
«Perché Sofia era con te?» Sorrise.
«Il tuo dolce Kian l’ha lasciata travolgere dai miei demoni mentre vi inseguivano, così le ho salvato la vita.» Quindi le stava anche insegnando la magia.
«Perché se vuoi compiere il tuo destino di strega hai tentato di uccidere anche me?» Continuava a tenere la mano sulla mia guancia.
«Non volevo ucciderti, all’inizio stavo solo testando i tuoi poteri.» Sembrava dispiaciuta. «Quando ho capito quanto potere si cela in te, ho inviato i miei demoni a salvarti dalle sue grinfie ma Kian era sempre in mezzo e ti ha messa in pericolo.» C’era qualcosa che non mi convinceva. «Fa un patto con me.» Si avvicinò. Non riuscivo a muovermi. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Accidenti, non potevo permettere che accadesse. Cercai con tutta la forza di vincere i suoi poteri e la spinsi via. Mi guardò con sfida. «Se non vuoi aiutarmi allora puoi anche morire.»



Oh-oh e ora? Davvero Kian è così spietato? Ci si può fidare delle parole del Burattinaio? Yuri riuscirà a salvarsi da lei?

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


Capitolo 18.
Kian.
Io e Justin ci guardammo fugacemente prima di correre fuori dall’appartamento. Spiccai il volo e perlustrai per bene dall’alto, mentre Justin mi seguiva con la sua moto. La luna era alta nel cielo. Mancava ancora tanto all’alba. Annusai l’aria in cerca dell’inconfondibile profumo di fragole, misto a lamponi. Dovevo trovarla.
Nella mia mente si affollavano immagini macabre. Vedevo il piccolo corpo di Yuri squarciato e divorato dai demoni. Lo sguardo fisso verso di me. Gli occhi pieni di lacrime sembravano accusarmi. Sì, l’avevo lasciata sola nelle mani del mostro. Non l’avevo salvata. L’avevo… No. Scossi la testa e continuai a cercare cercando di autoconvincermi che in realtà era viva e stava prendendo a calci Lucy. Cercai di pensare alla sua voce irritata, infuriata, mentre mi sbraitava contro. Sorrisi. L’avrei ritrovata sicuramente e le avrei detto tutta la verità. Non avrei permesso che si allontanasse da me per una stupida bugia. Un lampo di luce e davanti a me comparve all’improvviso una figura.
Yuri tendeva il braccio verso di me, qualcosa però sembrava tirarla indietro. Afferrai la sua mano ed iniziai a tirare. La sua mano era ricoperta di sangue.
«Yuri.» Urlai poco prima che la ragazza volò tra le mie braccia e il raggio di luce si spense. Sembrava sollevata. Si strinse a me, accoccolandosi al mio petto. Volevo allontanarla, ma ero così sollevato e contento che stesse bene che non potei far altro che ricambiare l’abbraccio. Dovevo avvertire Justin? Però volevo parlare solo con lei. La strinsi forte tra le braccia e volai via. Ci appollaiammo su un grosso ramo e cercai disperatamente le parole giuste. Yuri mi guardava, confusa, curiosa, anche un po’ spaventata. «Cosa è successo tra te e Lucy?»
«Mi ha portato in uno strano mondo e mi ha raccontato un’assurda storia sul vostro passato e mi ha chiesto di stringere un patto con lei per poterti uccidere.» Mi guardò dritta negli occhi. Ero esitante. «Ho rifiutato stupido.» Disse risentita. Era ovvio che avesse declinato la sua offerta, però Lucy era in grado di fare qualsiasi cosa per raggiungere il suo scopo. «Mi ha detto che hai i poteri di dodici streghe originare e che tua madre era Siana.» Dunque le aveva davvero detto la verità. «Mi ha anche detto che ti ha incatenato nel Baratro perché tu avevi inviato un’orda di demoni da lei.» Cosa?
«Immaginavo.» Dissi dopo qualche secondo di sgomento. «Le hai creduto?» Scosse la testa incerta. «Mi meritavo di diventare un Condannato, ma non per aver tentato di farla uccidere da dei demoni.» Odiavo Lucy tanto quanto l’avevo amata. Sospirai. Era più complicato del previsto. «Vieni con me.» Le afferrai la mano e balzai giù dal ramo, attraversando il portale che ci avrebbe condotti in un posto particolare. Un posto che racchiudeva tutta la mia storia.
«Dove stiamo andando?» Si guardava intorno, non sembrava stupita. «Ho già attraversato questo luogo.» Lucy doveva averla portata lì allora.
«Arrivati.» La casa dei suoi genitori era davanti a noi. Mi guardò confusa. «Vieni.» La trascinai nel giardino e raggiunsi la finestra della camera di sua nonna. Bussai sicuro mentre Yuri accanto a me diventava sempre più tesa. «Da quanto non vedi tua nonna?» Mi fece un sorriso un po’ colpevole. «Tranquilla.» La finestra si aprì.
«Ciao nonna.» Disse timidamente. Ridacchiai e l’aiutai ad entrare dalla finestra nella sua stanza.
«Kian da quanto tempo.» L’anziana donna mi rivolse un gran sorriso. Non tanto perché avessi deciso di farmi finalmente vivo, ma perché le avevo riportato la sua adoratissima nipote.
«Voi due vi conoscete?»

Ehm... Cosa? Kian conosce la nonna di Yuri? E perché l'avrà portata lì?

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


Scusate la lungaaaa attesaa u.u non avrei vouto farvi aspettare tanto >.<
 
Capitolo 19.

Mia nonna era lì davanti a me. Non sembrava essere invecchiata nemmeno un po’. Avevo paura di toccarla, di abbracciarla. Se non fosse stata reale sarebbe scomparsa sotto le mie dita come una nuvola di fumo.
«Nonna.» Dissi titubante. «Perché siamo qui?» Guardai Kian in piedi vicino alla finestra. Sorrideva. Da quando in qua lui era capace di sfoggiare un’espressione così dolce? Si allontanò dal muro e poggiò le mani sullo schienale della poltroncina su cui ero seduta.
«Volevo che qualcuno imparziale ti raccontasse tutta la verità.» Il suo tono era strano. Dolce, triste, malinconico. Volevo prendere la sua mano e dirgli che qualsiasi cosa nascondesse il suo passato io conoscevo il Kian del presente e questo mi bastava per non fuggire da lui. Alzai lo sguardo. Kian era proprio sopra di me e mi guardava. La mia testa era poggiata contro il legno dello schienale. Mi accarezzò la testa con la mano e sorrise. Era davvero così brutto quello che stavano per dirmi?
«Eloise.» Le fece cenno di procedere e tornò ad accarezzarmi i capelli e il viso.
«Yuri.» La voce di mia nonna giunse come un caldo conforto. Mi era mancata così tanto. «Prima di tutto ti spetta una bella strigliata per aver stretto un patto con un demone. Come hai potuto fare una cosa così irresponsabile? Cosa ti è saltato in mente?» Ops. «Di tutte le cose che potevi fare, proprio un patto?! Se non fosse arrivato Kian, ma uno spietato e malvagio demone che avresti fatto?» Non ci avevo mai pensa
«Non è successo nulla, quindi…» La guardai. Sembrava arrabbiata. «Non c’è bisogno di pensare a possibilità che non sono accadute. È arrivato Kian e grazie a lui sono qui. Viva e vegeta.» Cercai di rassicurare la nonna che non sembrava molto convinta. «Nonna.» Dissi incalzante. Emise un sospiro e sembrò ammorbidirsi un po’. Sorrise appena e sospirò di nuovo.
«Qualche secolo fa» Cominciò. «Una delle streghe originarie si innamorò di un demone. Siana era il nome della strega e Kosar era il demone. Mi portai una mano alla bocca. Kosar il re dei demoni? «Kosar, inebriato d’amore, smise di compiere le scelleratezze per cui era famoso. Si ritirò in una terra desolata, lontano da tutti per stare con la donna amata, per poter vivere quell’amore così osteggiato da tutti.» La sua voce era solenne. Sembrava quasi stesse raccontando una leggenda. «I demoni però iniziarono a ribellarsi e crearono scompiglio tra umani e streghe. Kosar fu costretto a tornare e a giurare ai demoni di non lasciarli mai più o avrebbero ucciso tutti. Il cuore del demone era ormai puro come l’amore che lo comandava. Siana si ritrovò sola ed incinta. Sapeva che la decisione di Kosar di lasciarla era dettata dal buonsenso. Dopo nove mesi nacque Kian. Il primo mezzosangue della storia. Nessuno sapeva cosa aspettarsi dalla nascita, ma sicuramente nessuno immaginava che Siana sarebbe morta dandolo alla luce. Ricordo ancora l’espressione di Kosar quando…» Le tremò per un attimo la voce. Mia nonna conosceva Siana? Come era possibile? Quanti secoli aveva allora? «Era arrivato troppo tardi, la sua Siana aveva già lasciato il nostro mondo. Il piccolo Kian aveva risucchiato tutta la sua energia.» Alzai lo sguardo. Kian fissava un punto indefinito del pavimento. Si odiava ancora per quel che aveva fatto. Poggiai la mano sulla sua e sorrisi mestamente. «Kosar mi chiese di tenere il bambino lontano dal mondo dei demoni. Voleva che crescesse come uno stregone.» Lo sguardo di nonna si posò prima su Kian e poi su di me. Forse eravamo arrivati alla parte più brutta. Dopo qualche istante infinito di silenzio Kian si mosse.
«E?» Chiesi in trepidante attesa della verità.
«Eloise e le altre streghe mi hanno accudito, cresciuto ed educato fino al mio diciottesimo compleanno. Avevo raggiunto la maturità senza sapere nulla di me stesso.» Fece una pausa. «Mentre festeggiavamo il mio compleanno, mi sentii male. Caddi a terra e quando mi risvegliai nella mia stanza, avevo l’aspetto di un incubus. Eloise mi raccontò tutta la storia ed io scappai, non potevo accettare la verità. Ho girovagato senza meta per parecchi anni, lasciandomi vincere dal dolore, agivo d’impulso. Quando ho incontrato Lucy, ero arrivato all’apice della disperazione, ogni persona che uccidevo era un peso in più sulla coscienza. M’innamorai di lei così pura e radiosa e cercai di tornare ad essere il ragazzo di qualche anno prima. Tornai a trovare persino Eloise e le altre streghe che mi avevano cresciuto, ma avevo accumulato tanto potere demoniaco che la mia parte di stregone stava quasi sparendo. Non so come ma ho finito per ucciderle tutte e assorbire i loro poteri. Erano quindici streghe.» Dunque non erano dodici come aveva detto Lucy. «i risvegliai sul pavimento della casa in cui ero nato e cresciuto con i loro cadaveri tutt’intorno. Eloise e Lucy erano in piedi davanti la porta e mi guardavano. Eloise era tranquilla, Lucy sembrava impazzita. Ho provato a scusarmi in tutti i modi ma sapevo benissimo che le scuse non sarebbero servite. Avevo ucciso in tutto sedici streghe originarie, non c’era modo per me di redimermi.» Si ammutolì all’improvviso. Sapevo che stava facendo uno sforzo incredibile. «Mentre Lucy scappava inorridita da me, un’orda di demoni si è accanita su di lei. Diede la colpa a me, credeva che io volessi anche i suoi poteri. Mentre Eloise voleva aiutarmi Lucy era convinta che io fossi solo un mostro da uccidere. Non aveva poteri sufficienti per farlo ma abbastanza per incatenarmi nel Baratro.»
«Perché Lucy voleva ucciderti così disperatamente?» Chiesi. Forse era una domanda stupida.
«Perché sua nonna era tra le streghe che avevo ucciso. Era molto affezionata a quella donna.» Ora tutto era chiaro. Lucy era ferita perché l’uomo che amava aveva ucciso una persona a lei cara ed era convinta che avesse provato ad uccidere anche lei.
«Per questo hai detto che meritavi di diventare un Condannato? Per via delle streghe che hai ucciso?» Annuì tenendo basso lo sguardo. Mia nonna ridacchiò.
«Kian non meritavi il Baratro. Nessuna delle streghe pensa che meritavi una punizione. Avevamo visto che sarebbe successo, sapevamo dove ti avrebbe portato tutto questo e sappiamo già come finirà.» Sorrise in modo dolce. Senza che Kian la vedesse la nonna strizzò l’occhio con fare complice ed io arrossii. Sapeva perfettamente che ero innamorata di lui. «Abbiate fede nelle vostre capacità.» Mi alzai dalla poltrona e strinsi forte la nonna tra le mie braccia.
«Deve essere bello vedere il futuro. Potrei sapere come andrà a finire anche io.» Ridacchiò.
«Non serve. Qui dentro tu lo sai già.» Mi toccò il petto. Non è vero non sapevo come sarebbe andata a finire. Avremmo sconfitto la minaccia che incombeva su di noi? Ne saremmo usciti vivi? E una parte del mio cuore si chiedeva se mai Kian si sarebbe accorto che io ero una donna non solo una strega, che ero innamorata di lui.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


Capitolo 20.
 
Kian mi teneva stretta a sé mentre volavamo nel cielo. Sentivo il suo cuore battere forte nel petto, sincronizzato con il mio. Avevamo salutato la nonna con la che ci saremmo riviste presto.
«Hai paura di volare?» Chiese all’improvviso interrompendo il filo dei miei pensieri.
«Cosa?» Ero un po’ confusa. Che senso aveva quella domanda?
«Mi stai stritolando.» Ridacchiò. Arrossii. Non ci avevo nemmeno fatto caso. Allentai un po’ la presa. «Non serve.» Disse spostando lo sguardo verso un punto dell’orizzonte. «Non mi da fastidio.» Era arrossito? Non potevo crederci.
«Kian possiamo…. Voglio restare sola con te.» Dissi quasi implorando. Mi strinse ancora un po’ a sé e allontanò un braccio. Fece un movimento che non riuscii a vedere e si lanciò in picchiata in un portale. «Dove stiamo andando?» Chiesi stringendomi sempre più a lui. La velocità che aveva raggiunto era mozzafiato. Se aprivo gli occhi vedevo intorno a me un turbinio di luci ed ombre indefinito. All’improvviso ci fermammo. Aprii gli occhi e una luce accecante mi ferì le pupille abituate al buio. I miei piedi toccarono lentamente a terra. Dove eravamo?
La luce colpiva la pelle chiara di Kian e le sue ali nere brillavano di una strana luce. Incontrai quella distesa verde muschio che aveva al posto degli occhi e vi lessi un dolore immenso. Sentii dentro di me qualcosa rompersi in mille pezzi. Dov’era finito il demone arrogante e presuntuoso? Il ragazzo egoista e narcisista? Dov’era Kian?
Allungai una mano e accarezzai la sua guancia.
«Hai bisogno di nutrirti.» Dissi di punto in bianco. Scosse la testa e allontanò la mia mano. Sbuffai scocciata e mi accomodai su un tronco che giaceva sul prato. Mi guardai intorno per la prima volta. Eravamo in una radura. L’erba era puntellata di fiori e piccole rocce. Un piccolo torrente scorreva allegro a pochi passi da noi. Che posto meraviglioso.
Feci cenno a Kian di seguirmi. Continuava a rimanere nella sua forma di demone e per la prima volta pensai davvero che non ci fosse nulla di più bello.
Si accomodò sull’erba e abbandonò la testa sul tronco, tenendo gli occhi chiusi. Era irresistibile, ma era anche incredibilmente sciocco da parte mia pensare a certe cose in un momento così delicato. Da una parte c’era Lucy che voleva ucciderci, Justin che non sapevamo dove fosse…
Scivolai dal tronco e mi accoccolai accanto a lui poggiando la testa sul suo petto. Senza chiedere nulla iniziò ad accarezzarmi. Era lui che aveva bisogno di conforto non io. Sollevai la testa e lo guardai. Non resistevo più. La mia bocca era premuta sulla sua. Non ero stata io a muovermi.
In men che non si dica la mia schiena aderiva al terreno e lui era sopra di me. Sfiorai con le dita le setose ali dello stesso colore della notte.
«Yuri io ti amo.» Disse allontanandosi da me. Lo guardai confusa.
«A…anche io ti amo.» Balbettai. Non potevo crederci. Buttai le mie braccia al suo collo e lo strinsi a me. «Ti amo. Ti amo. Ti amo.» Continuai a ripetere.
«Ma che cosa romantica.» La voce di Lucy ci raggiunse come una coltellata. Entrambi ci voltammo ed era lì. Sofia da un lato e Justin, trattenuto da un demone, dall’altro. «Ci rivediamo.» Ridacchiò crudele.
«Justin.» Gridai spaventata. Non aveva un bell’aspetto. «Scusaci Justin.» Sentivo le lacrime pungermi gli occhi.
«Te lo avevo detto. Il demone ha rubato a donna che ami.» Mio fratello si divincolò.
«Lasciami andare.» Lucy rise di nuovo.
«Ancora ti ostini ad aiutare quei due? Guarda, erano qui invece di venire in tuo soccorso.» Continuava la donna senza ritegno. Justin tacque ma vedevo nei suoi occhi nessuna ombra di cedimento. Il demone lasciò andare le sue mani e lui corse verso di noi. Abbracciai mio fratello grata che stesse ancora bene. Eravamo pronti allo scontro finale.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


Capitolo 21.
 
Lucy sembrava implacabile. La sua ira era più forte di qualsiasi altra cosa. Ma io. Anzi noi avevamo un motivo più forte della vendetta che ci spingeva a lottare. Volevamo vivere.
Sollevò la mano. La tendeva dritta davanti a se. Un’ombra scura iniziò a serpeggiare tra gli alberi e i sottili fili d’erba fino a densificarsi in una disgustosa melma nera che ricopriva ogni cosa. Le labbra di Lucy si muovevano veloci, stava recitando un incantesimo? La melma iniziò a ribollire e gonfiarsi. Stavano prendendo velocemente una forma. Tutto sembrò improvvisamente fermarsi. Anche i nostri respiri sembravano immobilizzati. Un agghiacciante urlo si levò da quelle forme e la melma iniziò a muoversi verso di noi. Erano dei mostri.
Evocai delle sfere di energia per colpirli, ma la nauseante puzza che emanavano mi distraeva e non riuscivo a pensare con calma.
Kian brandiva una grossa arma d’argento incastonata di rubini e tagliava a metà i mostri che continuavano a riemergere dalla melma. L’unico modo che avevamo per distruggerli era uccidere la fonte del loro potere. Il mio sguardo puntò dritto contro Lucy. Dovevamo farci strada fino a lei e ucciderla.
Scagliai un paio di sfere e la melma si sparpagliò ovunque. Se avessi provato a congelarle?!
Si aveva funzionato. Kian mi afferrò la vita con un braccio e mi portò in alto. Se avessi creato una sfera abbastanza grande li avrei congelati tutti. Justin, sotto di noi, attaccava quelli che si rovesciavano rapidamente verso di lui. Lanciai il mio incantesimo e vedi la distesa nera diventare grigio chiaro. Erano fermi immobili ma Lucy, Sofia e l’altro demone erano rimasti illesi. Sofia stava ergendo uno scudo su di loro mentre Lucy sorrideva vittoriosa. Si aspettava una cosa del genere? Maledizione. Dovevo pensare in grande, essere più imprevedibile. Kian mi riportò a terra e impavida camminai sulla distesa di ghiaccio attenta a non scivolare. Kian mi seguiva pochi passi dietro e così anche Justin. Ricorrere alla magia non bastava, dovevo puntare sull’astuzia e sugli attacchi fisici. Lucy era una persona fisicamente debole, si vedeva, non aveva abbastanza forza, le braccia erano graciline. Non che io fossi una campionessa di pugilato ma sicuramente a livello fisico l’avrei sopraffatta.
Mi fermai a pochi palmi di distanza. Stava cercando di capire cosa avessi in mente.
«Tregua.» Le tesi la mano. «Sventolo bandiera bianca. Sei più forte di me, non riuscirei a batterti in alcun caso con la mia magia.» Ammisi furente. Lucy sembrava soddisfatta e allo stesso tempo titubante. Sapeva che c’era qualcosa sotto, ma non capiva cosa di preciso. Il demone al suo fianco fece un passo avanti e lei lo fermò con un cenno della mano.
«Aspetta.» Disse con un mezzo sorriso. «Hai delle condizioni?» Scossi la testa.
«Solo una. Devi lasciarci in pace.» Alzò un sopracciglio e rise sguaiatamente.
«Piccola sciocca. Se fosse bastato arrendersi sareste stati liberi molto tempo fa.» Indicò Kian con il lungo indice ossuto. «Da lui a me e vi lascerò in pace.» Sapevo che lo avrebbe detto.
«Accetto.» Kian sobbalzò affianco a me e prima che potesse protestare afferrai la mano della donna ed emanai una forte scarica elettrica che dalla mia pelle si irradiò in tutto il suo corpo. Si accasciò a terra con il respiro accelerato e la faccia contorta in una smorfia di dolore. Le mie supposizioni erano giuste. Il demone provò ad allontanarmi ma Justin e Kian lo colpirono così forte da sbalzarlo tra gli alberi. Sofia furiosa si scagliò su Kian che la mise fuori gioco sfiorandole la fronte con la mano e pronunciando un semplice incantesimo del sonno. Continuavo a tenere la mano di Lucy stretta nella mia mentre la schiacciavo a terra. L’elettricità che scorreva tra i tessuti del suo corpo era appena percettibile come un bagliore sotto la pelle diafana.
Kian e Justin lottavano alle mie spalle tra le statue congelate dei mostri. Colpii Lucy al viso con un pugno. Non era forte, ma era abbastanza per stordirla. Una sfera di energia la colpì dritta allo stomaco. La mia mano non accennava a lasciare la sua. Le nocche erano bianche e mi dolevano ma non potevo permettermi di allentare la presa tanto meno di diminuire il flusso elettrico. Non dovevo darle alcuna possibilità di fuga e soprattutto non potevo lasciarle usare la magia. Un verso di dolore. Un corpo che si accasciava. Mi voltai e vidi Justin e Kian che fissavano il corpo del demone privo di vita. L’intensità elettrica aumento un po’ e Lucy gridò di dolore. Mi implorò di smetterla ma la ignorai. Da quando ero così spietata?
«Vi lascerò in pace te lo giuro.» Scossi la testa. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi.
«Non è vero. Non ci lascerai in pace. Scossi la testa mentre afferravo la sua gola con le mie esili dita. «Vuoi ucciderci e diventare sempre più forte, non ti importa più la vendetta.» Le lacrime scendevano lungo le guance. Non ero pronta per uccidere una persona. «Diventare il Burattinaio ha solo corrotto il tuo cuore. La strega che era in te è morta tanti anni fa ed ora c’è solo un mostro senz’anima.» L’espressione di Lucy cambiò. Si contorse in una smorfia spaventosa. Il sorriso largo, i denti aguzzi, le pupille ellittiche. Si liberò delle mie mani e in men che non si dica era su di me. Mi graffiava il viso e mi picchiava. Con tutta la forza che avevo mi spinsi con le gambe e la sbalzai via da me aiutandomi con una sfera di energia. Si preparò per attaccarmi ancora ma Kian mi fece da scudo. Per un istante tutto fu confuso. Kian barcollò all’indietro e cadde tra le mie braccia mentre il corpo di Lucy cadeva sull’erba. Le statue di ghiaccio intorno a noi iniziarono ad esplodere una dopo l’altra. Le lacrime continuavano a sgorgarmi dagli occhi incontrollate, senza un motivo preciso. I pezzi di ghiaccio schizzavano tutt’intorno come proiettili. Il petto di Kian era totalmente bruciato. La pelle viva pulsava e sanguinava. Un grosso ramo era infilzato nella carne all’altezza del cuore. Lo stavo perdendo.
«No.» Gemetti accasciandomi a terra con Kian incosciente ancora tra le braccia. Justin sembrava nel panico. Cercava di respirare profondamente per calmarsi. «Non lasciarmi.» Piagnucolai. Sollevai lo sguardo al cielo che pian piano tornava ad essere sereno. La luce inondò la radura. Tutto tornò a muoversi, tutto tornò a vivere. Lo scroscio dell’acqua del ruscello, il cinguettio degli uccelli. Tutto si muoveva tranne la cosa più importante. Kian. Quando tornai a guardare verso il basso mi resi conto che anche Lucy ormai non si muoveva più. Trafitta dalla lancia di Kian stava lentamente rinsecchendo. Le braccia sembravano dei nodosi rami di betulla, i vestiti si afflosciavano lentamente penzolando su un corpo che non riusciva più a riempirli. Persino i capelli si tingevano di bianco lasciando scoperti pezzi di cute.
Strinsi la testa di Kian sul petto. Respirava ancora, ma era talmente lento e impercettibile che… Il mio pianto si fece sempre più disperato.
«Non lasciarmi. Non lasciarmi.» Ripetevo incessantemente tra i gemiti. Justin tese all’improvviso le mani sul petto di Kian. Infilò le dita nella carne viva e tra le urla del demone estrasse il ramo. Il cuore non sembrava essere stato lesionato eppure c’era qualcosa che lo stava uccidendo. Notai allora le venature nerastre. Veleno. Mi portai una mano alla bocca. Justin tornò con dei rami secchi e accese un fuoco.
«Pulisci la ferita.» Strappò un lembo della maglietta e me lo porse. «Smettila.» Indicò il ruscello. Dovevo reagire e rendermi utile per salvarlo.
«Non ti lascerò morire.» Stampai un lieve e fugace bacio sulle sue labbra immobili andai a bagnare il pezzo di stoffa. Justin si era inoltrato nella foresta in cerca delle giuste erbe medicinali mentre io ero incaricata di pulire bene e a fondo la ferita e disinfettarla.
Estrassi alcune schegge di legno intorno alla ferita, nella parte più superficiale.
«Resisti per favore.»
Justin tornò poco dopo con un bel po’ di erbe e le mise subito in infusione dentro una specie di scodella di pietra. Preparò un unguento e lo spalmò su tutta la ferita. Non parlammo per tutto il tempo ma il silenzio non ci pesava. Volevo solo che Kian stesse bene, non volevo dare spiegazioni sul perché eravamo in quel posto o altro e Justin non sembrava voler sapere.
Restammo tutta la notte a vegliare su di lui. Il mattino successivo, mi risvegliai colpita da un raggio di sole. I miei pensieri corsero subito a Kian che però non c’era. Nemmeno Justin era lì. Dove erano finiti.
Qualcuno stava ridendo. Mi voltai nella direzione delle voci e vidi i due ragazzi spuntare all’improvviso dagli alberi. Justin sembrava così solare e perfettamente a suo agio.
«Buongiorno streghetta.» Kian sembrava così allegro e in forze. All’improvviso ricordai il sogno di quella notte, o forse non era stato un sogno.
«Che ore sono?» Chiesi con un mezzo sorriso indagatore.
«Le due del pomeriggio.» Fissa Kian negli occhi. «Che c’è?! Avevo bisogno di forze.» Ridacchiai.
«Quando mi offro volontaria non va bene, quando sono indifesa e volubile si.» Prese un morso dal frutto che teneva in mano. Justin ci rivolse un’occhiata interrogativa.
«Credevo che l’invito fosse ancora valido.» Sorrise. Era bello da mozzare il fiato. Non riuscivo ad essere arrabbiata perché aveva approfittato del fatto che fossi mezza addormentata per rubarmi un po’ di energia. Ero troppo contenta che fosse vivo. Non indossava la maglietta e la cicatrice della pugnalata era ben visibile, oltre però quello non c’era traccia di ferite.
«Beh comunque sono felice.» Ammisi mentre si sedeva accanto a me offrendomi il suo frutto. Mi accoccolai accanto a lui e presi avidamente un gran morso. Non mi ero accorta di avere tutta quella fame. Nella tasca dei suoi pantaloni c’era un rigonfiamento. Aveva recuperato il sacchetto dal cadavere di Lucy allora.
«Che c’è nel sacchetto?» Chiesi sommessamente. Lo sfilò dalla tasca e senza smettere di sorridere mi strappò di mano il frutto e lo addentò. Mi posò una mano sulla testa, accarezzandomi, mentre afferravo la cordicella dorata. Dentro c’era un fermaglio per capelli con delle piccole macchie color ruggine, sembrava sangue.
«Era di mia madre.» Disse con le guance lievemente arrossate. «Un regalo che le fece papà quando scoprirono che era incinta. Lo tenevo sempre con me, prima di essere incatenato nel Baratro ricordo il suo viso vittorioso mentre lo agitava a mo’ di saluto.» Mi voltai e diedi un fugace bacio sulle sue labbra. «Vogliamo tornare a casa?»

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***



«Ehi bella addormentata non credi sia ora di svegliarsi?» Rotolai nel letto fino a scontrarmi con il suo petto. Mi accoccolai e respirai profondamente il suo profumo. Non volevo alzarmi.
«Ancora un po’.» Ridacchiò e poi restituì il mio abbraccio. Baciai la sua pelle calda e sentii un’irrefrenabile voglia di farlo anche con le sue labbra. Quando le raggiunsi una calda e piacevole sensazione si irradiò in tutto il mio corpo. Nessuna persona poteva essere più felice di me.
Il telefono di casa iniziò a squillare. Entrambi ignorammo quel trillo insistente e lasciammo che scattasse la segreteria mentre i nostri baci erano sempre più passionali. Finalmente il trillo cessò.
«Che ore sono?» Dissi contro le sue labbra. Mentre con lo sguardo cercavo la sveglia qualcosa mi oscurò la vista. La sua mano. Spinse lievemente la mia testa all’indietro e lasciò una scia di baci sul collo, sul petto, sulla pancia, per poi tornare su e stringermi a sé. «Ti amo.» Dissi con un sorriso. Tolse la mano e finalmente potei vedere i suoi occhi. Il viso appena velato d’imbarazzo. Ridacchiai e la sua espressione cambiò. Si fece più seria mentre con la mano continuava a stuzzicarmi il fianco. Soffrivo il solletico e lo sapeva bene. Provai a fuggire dalle sue mani, ma, mentre sgusciavo via, mi afferrò per la vita. Ero a pancia in giù, con la testa penzoloni e i capelli che toccavano per terra. Temevo cosa stesse architettando. Una sensazione improvvisa sulla coscia destra. Mi aveva morso. Mi divincolavo ridendo. Mi trascinava sempre più vicino a sé. Mi afferrò una gamba e mi ritrovai a fissare il soffitto, le sue mani sulle mie ginocchia e un sorriso beffardo sulle labbra.
«Attenta che il demone è venuto a divorarti.»

Ebbene si u.u siamo giunti alla fine anche di questa storia u.u Ammetto che forse il finale è un po' simile a quello di Secrets (Forse è praticamente uguale), però mi piaceva così tanto l'idea di mettere una scena felice di vita quotidina tra Yuri e Kian, ho immaginato un'atmosfera così pura, con lenzuola bianche, la chiara luce del sole che illumina la stanza, Yuri con indosso la camicia di Kian, lui mezzonudo, come se la sera precedente fosse successo qualcosa di più. Non vi sembra il finale perfetto dopo tutto?

Shiver ;)

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