Wind Wander di happysheep (/viewuser.php?uid=200786)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Happy Birthday Lala ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Voglio
ringraziare di cuore detectiveknight,
non soltanto per il fantastico banner che ha creato, ma anche per
avermi fatto riprendere a scrivere questa storia; per essersi
appassionata ai suoi personaggi (apprezzandoli molto più di
me);
per averli disegnati dando vita a quelle che erano soltanto parole; ma
soprattutto per avermi sopportato e supportato continuamente, tra una
risata e l’altra, nella creazione del mondo di Laon.
A tutti quelli che scrivono fa piacere che le loro opere interessano,
li spinge a continuare, a non mollare. Senza la sua presenza
probabilmente “Wind Wander” sarebbe rimasto
soltanto un
progetto, scarabocchiato in un quaderno e dimenticato.
Prologo
La giornata si prospettava noiosa come al solito, una cappa di
stanchezza pesava sulle mie spalle soffocandomi. Mi diressi, quasi
trascinando i piedi, verso la scrivania sperando che il direttore Bane
mi lasciasse in pace almeno per qualche minuto.
La fortuna non sembrava essere dalla mia oggi: non appena accesi il
computer sentii la voce baritonale del capo chiamarmi
dall’interfono:
“Grayson, vieni immediatamente.”
Sospirando mi diressi verso il suo ufficio chiedendomi cosa volesse
questa volta.
“Buongiorno signor Bane, mi ha chiamato?”
Il capo mi lanciò uno sguardo penetrante, restando un
momento in silenzio.
Pur avendo ormai abbandonato gli sport da molto tempo, riusciva ancora
a mantenersi in forma; il suo viso squadrato, abbastanza piccolo
rispetto corpo, gli dava un aspetto divertente. Nel momento stesso in
cui si fissavano i sui occhi però si perdeva ogni accenno di
riso. Due pozze grigio chiaro, quasi bianco, colmi di disprezzo, privi
di pietà per chicchessia.
“Vedo che anche oggi hai deciso di ignorare i miei consigli;
se
non vai in palestra avrai sempre l’aspetto di un
ragazzino”
esclamò con un ombra di disprezzo sul volto.
Ormai capace di nascondere il mio fastidio ai suoi consueti insulti
sotto una maschera di indifferenza mi sedetti in una delle due
scomodissime poltrone dell’ufficio (ero sicuro che servissero
per
mettere a disagio qualsiasi visitatore) e lo maledissi per quelle
stupide battute che sentivo ormai da tempo.
Pur essendo ormai ventiquattrenne sembro ancora un ragazzino di
diciotto anni: mangio molto ma resto sempre magro, inoltre anche
l’altezza non mi aiutava, essendo piuttosto basso.
L’unico
tratto apprezzabile sono i miei occhi, di un colore verde prato.
Mi trovo perfettamente a mio agio con il mio fisico, ma odio che
qualcuno ci faccia battute sopra, qualcosa che Bane sapeva bene,
così come era ben conscio della mia incapacità di
ribattere (privo dell’appoggio genitoriale e con un
curriculum
abbastanza scarno, dovevo mantenermi stretto il lavoro, soprattutto se
non volevo perdere l’appartamento ed iniziare a vivere per
strada).
Restando impassibile aspettai, curioso di sapere perché mi
dovesse infastidire di prima mattina.
“Bene bene, ottimo autocontrollo come sempre vedo!”
disse
sghignazzando. “Ascoltami bene perché non voglio
ripetermi. Si è liberato il posto di segretario, la
ragazzina
che avevo prima ha deciso di licenziarsi. Sappiamo benissimo che tra
noi non scorre buon sangue, ma conosco bene e apprezzo le tue
abilità lavorative, dunque ho deciso di offrirti la
possibilità di assumerlo.”
Io rimasi a bocca aperta, l’offerta era decisamente
allettante.
Pur odiando profondamente quell’uomo, la nuova carica mi
avrebbe
assicurato una vita più sicura.
Quasi leggendomi la mente Bane disse:
“Ovviamente il tuo stipendio aumenterà
sensibilmente,
riceverai quasi il doppio del tuo attuale salario. So che è
una
situazione difficile e per questo posso voglio lasciarti tutta la
giornata per rifletterci, domani mi darai una risposta. Puoi
andare.”
Uscito dall’ufficio mi incamminai verso il mio cubicolo come
stordito, non riuscivo a credere alla discussione appena finita.
Il resto della mattinata passò quasi senza che me ne
accorgessi,
perso nei miei pensieri: avevo bisogno del denaro extra, ma la continua
compagnia di Bane era un problema.
Improvvisamente alzai gli occhi e notai che gli uffici erano quasi
completamente vuoti. Capii stupito che era arrivata l’ora di
pranzo; mi alzai accorgendomi di essere davvero affamato.
Scesi al bar, senza sorprendermi di trovare tutti i tavoli pieni, avrei
dovuto mangiare in ufficio: “Fantastico” mormorai.
“Se vuoi ti puoi sedere con noi, i miei amici hanno tenuto
alcuni
posti liberi al tavolo” sentii da dietro di me. Mi voltai e
vidi
la persona che mi aveva appena salvato da un pranzo penoso: sempre alto
e sorridente Samuel mi salutò.
Non sembrava stanco nonostante il lavoro al reparto della
contabilità non fosse mai facile. Sorrisi timidamente e
ringraziai “Grazie Sam, mi hai appena salvato da un pranzo
solitario in ufficio”
“Tranquillo, spero soltanto che non ti sentirai a disagio tra
noi
giganti” non sapendo bene cosa dire gli sorrisi di nuovo.
Samuel
era una delle poche persone con cui avevo iniziato a chiacchierare a
lavoro; avevo sempre evitato qualsiasi tipo di contatto temendo le
reazioni degli altri: nonostante non avessi mai apertamente divulgato
la mia omosessualità temevo che comunque qualcuno la potesse
notare e iniziasse a causarmi problemi. Questo era uno dei tanti motivi
per cui in ufficio andavo con i piedi di piombo. Il gigante al mio
fianco era però un eccezione: aveva mostrato immediatamente
simpatia nei miei confronti, senza che ne sapessi bene il motivo, e da
allora non aveva mai smesso di parlare. Nonostante sapesse della mia
antipatia verso le battute sul mio fisico, non sembrava preoccuparsene,
e anzi era una delle poche persone che poteva prendermi in giro senza
che mi facesse arrabbiare… non troppo almeno.
Forse c’entrava il fatto che mi abbagliava ad ogni nostro
incontro: alto e muscoloso, riusciva a non far pesare il suo fisico
facendoti sentire a tuo agio; nonostante il viso fosse abbastanza
comune, nel momento in cui sorrideva cambiava completamente
illuminandosi di una luce nuova, che faceva risplendere i suoi occhi
castani.
Pur avendolo notato dal mio primo giorno di lavoro, per le mie paure mi
ero sempre limitato a guardarlo da lontano; dopo averlo conosciuto
meglio poi, nel timore di perdere la sua amicizia, avevo fatto di tutto
per nascondere le mie preferenze.
Ero abbastanza sicuro di essere riuscito a non farlo notare, ma penso
che qualcosa avesse capito: inizialmente mi aveva sempre proposto di
conoscere qualche sua amica, ma da qualche tempo aveva smesso, dopo
aver visto il mio rossore nel rifiutare le sue proposte. Nonostante
tutto però non aveva cambiato atteggiamento nei miei
confronti
restando sempre molto espansivo, non aveva mai chiesto spiegazioni, e
io non avevo osato parlarne, ma per ora tutto sembrava andare bene.
Dopo avermi aspettato durante l’ordinazione, e preso il
vassoio,
ci dirigemmo verso il suo tavolo; in quel momento capii che Sam non
aveva esagerato parlando di giganti: erano tutti sopra il metro e
novanta di altezza. Parlandogli senza farmi notare chiesi “
Per
caso prendete tutti gli stessi anabolizzanti? Potresti vendermene
qualcuno se te ne sono rimasti.”
E lui ridendo: “Mi dispiace ma li abbiamo finiti,
se vuoi
però li posso riordinare.” “ Perfetto,
però
voglio lo sconto.”
Prendendo il coraggio a due mani e scartando perché ormai
impossibile l’idea della fuga rapida mi sedetti.
Immediatamente
tutti gli sguardi si spostarono su di me, arrossii violentemente e
ripresi in considerazione l’idea della fuga. Sam allora,
sedutosi, ridendo richiamò all’ordine i suoi amici
“Su ragazzi, non fissatelo così! Lui è
Matt, forse
lo avete già incontrato, lavora su agli uffici.”
Mormorato
un ciao quasi inudibile mi concentrai sul piatto, cercando di non
pensare agli sguardi che sentivo ancora addosso. A poco a poco i
ragazzi sembrarono riprendersi e dopo avermi salutato con un sorriso
ripresero la conversazione “Hai sentito che Pitt del quinto
piano
è stato licenziato?” “si mi hanno detto
che…” le voci andarono dissolvendosi, man mano che
la mia
attenzione scivolava via.
Passata circa mezz’ora mi alzai da tavola con il vassoio
vuoto. I
ragazzi mi guardarono in maniera strana (finora non avevo parlato,
forse mi era stata fatta anche qualche domanda, ma non ne ero molto
sicuro). Sam come se niente fosse sorrise, ormai abituato ai miei
momenti di silenzio.
Un poco imbarazzato salutai tutti “grazie per la compagnia ma
adesso devo tornare a lavoro, è stato un piacere
conoscervi”. Mi diressi verso la spazzatura per buttare i
resti e
appoggiare il vassoio, quando sentii una presenza estranea ,
decisamente troppo forte per appartenere a chiunque in
quell’edificio. Alzai gli occhi temendo di scoprire chi
fosse.
Rimasi molto sorpreso nel trovarmi di fronte Dan, cavaliere personale
di re Oberon, sicario di fiducia di mio padre.
Evitando di far trasparire la mia ansia sorrisi educatamente, e senza
staccargli gli occhi di dosso cercai di allontanarmi sperando che la
folla lo trattenesse dall’agire. Pronto ad aspettarmi
qualsiasi
cosa, rimasi decisamente sorpreso quando sorridendo mi
chiamò ad
alta voce dall’altra parte della sala “Hey,
è da
molto tempo che non ci vediamo, posso parlarti un attimo?”
Congelato capii immediatamente il motivo di quel comportamento anomali:
molti in sala avevano alzato lo sguardo, attirati dalla voce alta;
sarebbe apparso sospetto se mi fossi allontanato dopo una cosa del
genere.
Con un sorriso teso risposi al saluto, mentre il killer si avvicinava,
gli occhi luccicanti di divertimento per la piccola vittoria.
“Sai speravo di poterti parlare in privato, è una
questione importante.”
Il sorriso vacillò un poco, ma riuscii a rispondere con voce
ferma “Certo, vieni” uscendo dalla sala notai lo
sguardo
preoccupato di Sam, aveva visto la mia reazione e mi fissava
chiedendosi se andasse tutto bene. Gli sorrisi per tranquillizzarlo e
lo salutai con la mano prima di andarmene.
Scendendo le scale la mia mente iniziò a lavorare a pieno
regime, cercando una via d’uscita da quella spinosa
situazione.
Dan nel tentativo di non farsi sentire dai passanti mormorò
“Principe Laon, non dovrebbe cercare una via di fuga, se
l’avessi voluto morto, non avrei attirato così la
sua
attenzione, ma sarei stato molto più silenzioso. Certo sono
rimasto molto sorpreso di scoprire i suoi poteri sigillati,
così
è praticamente inerme.” 1
Io immediatamente risposi “se non lo avessi fatto, mi avreste
trovato molto prima, sbaglio?” “Vero,
però
così è alla mia
mercé.” Nel tentativo
di nascondere la tensione risi, nel portarlo verso il mio cubicolo, mi
girai affrontando il suo sguardo di ghiaccio “Vedi Dan, temo
che
tu mi stia sottovalutando, volendo potrei sciogliere il sigillo,
ucciderti, e scappare prima che mi possano rintracciare.”
Dalla
tranquillità negli occhi dell’uomo capii che la
minaccia
non aveva avuto effetto quindi sospirai e continuai a camminare.
Non teme il mio potere, e questo è un male, ma non credo che
sia
riuscito ad uguagliarmi anche se è passato un po’
di
tempo; se fosse diventato così potente, ad una distanza
simile
lo avrei avvertito anche con i miei poteri sigillati pensai.
Liberare i miei poteri avrebbe richiesto tempo, e anche se ci fossi
riuscito l’intera guardia reale mi avrebbe immediatamente
individuato; non avevo confidenza sufficiente a credere che sarei
riuscito a battere il signore del fuoco prima del loro arrivo.
Non avevo altra scelta, perciò iniziai a
sciogliere il
sigillo sperando che non se ne accorgesse. Purtroppo però fu
tutto vano, infatti resosi conto delle miei azioni alzò
immediatamente le mani, cercando di tranquillizzarmi
“Un momento, non sono venuto per combattere, inoltre vorrei
tornare a casa tutto d’un pezzo! Per oggi sono solo un
messaggero.” Rivolgendogli un sguardo sospettoso, indeciso se
credergli o meno, pensai velocemente: Se dice la verità
potrò evitare lo scontro, inoltre dato che lui è
l’unico che si è presentato presumo che sia stato
il primo
a scoprirmi e abbia informato immediatamente mio padre; mi è
difficile credere che avrebbe mandato solo lui in caso contrario. Se
invece deve uccidermi in maniera discreta, devo tenerlo sempre davanti
agli occhi, per cercare di anticiparlo.
“Grazie per avermi creduto” disse, un poco
più
rilassato dopo che mi sentì sospirare “Le reco un
messaggio di sua maestà il re, gli chiede di tornare
immediatamente.” “Non ci penso nemmeno”
lo interruppi
alzando la voce; immediatamente vidi numerose teste girarsi dalla mia
parte, quindi abbassai il tono e ripresi “mi ci sono voluti
anni
per riuscire a scappare da quel posto, non ho certo intenzione di
tornarci adesso per continuare a combattere.”
Vidi la frustrazione nel volto del cavaliere, che infine si decise a
parlare “Il re mi aveva chiesto di non parlarne, ma temo di
non
avere scelta; mi duole informarla mio principe che la regina Amelia ha
ormai poco da vivere. Il re desiderava che lei tornasse per vederla
un’ultima volta. Inoltre se dopo le esequie volesse comunque
andarsene, il re ha acconsentito ha lasciarla tornare qui.”
A quelle parole mi irrigidii. Non riuscendo a chiedere altro chiesi con
voce debole “Quanto le manca?” “Poco mio
principe” rispose lui “da settimane la cerchiamo
con grande
intensità poiché la regina spera di rivederla un
ultima
volta prima di tornare all’Infinito2.”
Nel sentirlo non riuscii a trattenere un sorriso di disprezzo
“l’Infinito è una favola per sciocchi
che non
accettano la verità. Dopo la morte resta solo
polvere.”
“Mio principe..” tentò il cavaliere ma
lo interruppi immediatamente
“Silenzio, mi sono stancato di sentirti parlare, comunica a
mia
madre che pur desiderando tornare, non mi farò nuovamente
incatenare da quell’uomo. Dille che accenderò una
candela
per lei. E ora vattene, interrompi immediatamente qualsiasi ricerca,
altrimenti affronterò il rischio di farmi catturare e vi
ucciderò tutti.”
Vidi la sconfitta nello sguardo di Dan, che inchinando leggermente il
capo si allontanò, probabilmente cercando un luogo
tranquillo
dove saltare verso l’altro piano3. Non
appena sparì dalla
vista, una singola lacrima mi sfuggì.
Decisi di tornare a casa, anche restando in ufficio non sarei stato di
nessun aiuto. Quando chiesi il permesso Bane mi guardò
confuso,
ma non si lamentò molto. Probabilmente pensava che fossi
ancora
preoccupato per la sua offerta, quanto si sbagliava.
Decisi di farmi il viaggio in taxi piuttosto che in metropolitana, in
questo momento volevo stare tranquillo, e rimanere schiacciato tra
decine di persone non mi avrebbe aiutato. Entrai in casa deciso a
dimenticare la giornata trascorsa. Appeso il giubbotto chiamai il mio
coinquilino, senza ricevere risposta. Preoccupato iniziai a cercarlo
per la casa, a quell’ora sarebbe già dovuto essere
tornato, e maldestro com’era non osavo immaginare cosa
potesse
essere successo. Bussai alla sua camera, e quando non ricevetti
risposta l’aprii. Sospirai di sollievo, si era addormentato
guardando la televisione. Mi allontanai piano; sapevo che odiava essere
svegliato.
Mi diressi subito in cucina pensando di preparare un buon dolce,
sperando di distrarmi un po’. Quasi a metà della
preparazione sentii dei passi in soggiorno, e dissi “Andy
sono in
cucina! Ma è possibile che tu stia sempre dormendo? Mi devi
ancora raccontare come è andata con Jill. Sai credo che
avrebbe
bisogno dei consigli di un amico gay, il suo gusto nel vestire lascia
un po’ a desiderare. Se vuoi ci penso io!” Dissi
ridendo,
Andy era a conoscenza dei miei orientamenti, ma non sembrava farne un
problema, anzi riusciva sempre a trovarne un motivo per
scherzare.
Mi voltai verso l’entrata con un sorriso, ma mi raggelai nel
vedere chi era arrivato: mio fratello il principe, secondo in linea di
successione “Vedo che non hai ancora rinunciato ai tuoi
orribili
gusti” disse con disprezzo.
Presi immediatamente dei coltelli da cucina, pronto a dare battaglia;
speravo che il combattimento mi avrebbe permesso di rimuovere il
sigillo abbastanza velocemente. Immediatamente nelle mani di mio
fratello comparve una spada “Calma fratello non
c’è
bisogno di essere precipitosi, voglio solo parlare, inoltre se ti
ferissi la mamma ne soffrirebbe.” “Parole grosse
fratellino, sbaglio o hai sempre perso contro il tuo disgustoso
fratello?” dissi con ironia, facendolo arrabbiare; il solo
pensiero che avesse sempre perso contro qualcuno che lui considerava un
depravato lo faceva arrabbiare, troppo conservatore per poter accettare
un omosessuale come parente, e soprattutto come principe ereditario.
Intanto pensavo preoccupato ad una via di fuga per me e Andy; capii
anche il motivo del pisolino pomeridiano, Mikhael era sempre stato
bravo nelle magie che influenzano il corpo, più di una volta
avevo dovuto liberare i servitori vittime dei suoi incantesimi
paralizzanti, o peggio. Intanto il giovane sembrò riprendere
il
suo contegno e disse “Vedi fratello, la differenza che
ricordi
tra noi due è ormai scomparsa, mentre ti nascondevi in
questo
stupido mondo, io ho affinato le mie tecniche. Se ti
supererò
tutti si dimenticheranno di te e diventerò principe
ereditario.
In questo modo il popolo potrà vantare il proprio re, invece
di
doversene vergognare.”
“Sai, generalmente si ritiene che la forte omofobia,
può
essere sintomo di omosessualità repressa. Vuoi per caso
confessare qualcosa al tuo fratellone?” dissi con ironia. Ero
ben
conscio del fatto che simili parole lo avrebbero fatto diventare
furente, ma sinceramente ero stanco del suo continuo giudicare. Da
quando ero stato scoperto in compagnia di un ragazzo qualche anno
prima, ero stato al centro di continue offese. Nonostante tutti
trattassero questo fatto come un piccolo sporco segreto, il mio caro
fratellino non aveva mai perso occasione per aggredirmi.
Vidi il suo viso diventare rosso dall’ira e
all’urlo
“come osi!” alzò la spada come se mi
volesse
attaccare. Io mi preparai a ricevere il colpo, ma allo stesso tempo
incontravo molte difficoltà: il mana si faceva sempre
più
denso e senza i miei poteri mi avrebbe presto soffocato. Per distrarlo
cercai di attirare la sua attenzione parlando d’altro
“Dimmi, perché sei venuto a cercarmi? Pensavo che
senza di
me ti saresti divertito di più, e non ti saresti dovuto
più preoccupare di quella vergogna di fratello.”
“Vero, questi pochi anni senza di te sono stati magnifici, ma
in
questi giorni la mamma chiede costantemente di te. Non sopporto che
soffra, quindi verrai con me, volente o nolente.” Rispose
l’altro aggrottando le sopracciglia, probabilmente cercando
di
calmarsi per tener fede al suo obbiettivo.
Io sospirai, sapevo che sarebbe successo: Mikhael era sempre
stato particolarmente attaccato alla mamma, e aveva sempre cercato di
soddisfare ogni sua richiesta. “Non tornerò, mi
dispiace,
ma come ho già detto a Dan non rinuncerò alla mia
libertà.” “Non mi lasci scelta
fratello.”
Mikhael alzò la spada, mentre il suo mana si intensificava.
Immediatamente presi la carta imperiale, e bloccai
l’incantesimo
che si apprestava a lanciare.4
Stetti ben attento ad assimilare il mana appena rilasciato, non volevo
certo ucciderlo; mi dava fastidio, ma non fino a questo punto
“Cosa mi hai fatto? Perché non sento
più il
mio mana?” chiese impaurito, forse temendo per il suo corpo.
“Calma non ti succederà niente, ti ho solo
bloccato per un
po’, a breve permetterò nuovamente al tuo mana di
fluire,
così da permetterti di saltare” dissi.
Finalmente tranquillo potei osservare più attentamente il
volto
di mio fratello. I capelli biondo cenere adesso erano più
lunghi, e legati da una fascia di cuoio, differentemente dai miei, non
più così lunghi. Inoltre sembrava aver preso
qualche
centimetro in più rispetto all’ultima volta che lo
avevo
visto. Ormai non saremmo potuti essere più diversi;
l’unica elemento in comune erano gli occhi, uguali a quelli
di
nostra madre; per il resto saremmo potuti essere degli estranei.
“Sai fratellino sei cresciuto parecchio rispetto a come ti
ricordavo.” “Disgustoso, non guardarmi con quegli
occhi,
non sono interessato alle tue perversioni; ora preferirei andarmene,
quindi libera il mio mana.” Contento che si fosse arreso
così velocemente lo liberai; ma con mio disappunto non si
mosse
di un centimetro. “La mamma mi ha chiesto di darti questa.
Anche
se non ne avevo parlato, sapeva che sarei venuto a
prenderti.”
Non appena finì di parlare svanì immediatamente.
Per terra, dove prima si trovava il giovane c’era una
lettera;
pur sapendo a chi apparteneva dovette aspettare, dovevo prima
controllare che Andy stesse bene.
Entrato in camera notai che stava ancora dormendo, tranquillizzato
chiusi la porta e tornai giù. In cucina mi accorsi che
c’era un disastro data la mia interrotta preparazione del
dolce,
quindi misi tutto apposto e mi sedetti per leggere la lettera.
“Caro Laon, spero che tu stia bene. Sono passati alcuni anni
dall’ultima volta che ti ho visto, e sempre più
spesso mi
sono ritrovata a riflettere su particolari sciocchi: i tuoi capelli
sono ancora lunghi? Hai cambiato il loro colore? Se cresciuto un
pochino? Ricordo ancora che da piccolo controllavi ogni giorno nella
speranza di crescere in fretta; ma soprattutto hai trovato un bel
ragazzo? Sai bene che deve essere carino, devo rifarmi gli occhi anche
io dopotutto!!”
A questo punto non potei fare a meno di ridere, la mamma era stata una
delle poche che aveva saputo di me fin dall’inizio e mi aveva
appoggiato apertamente dopo che la notizia si era diffusa; credeva
fermamente nel fatto che mi dovessi scegliere un ragazzo bello
così che lei lo potesse ammirare. Ancora ridendo ripresi a
leggere.
“Ma sto divagando, sai bene perché ti scrivo, da
quanto ho
capito Dan te ne ha già parlato, ma ho saputo del tuo
ritrovamento e della sua partenza solo dopo il suo salto. Ti conosco
bene e sapevo che non avresti acconsentito a seguirlo. Allo stesso modo
conosco tuo fratello, ero certo che dopo il fallimento di Dan sarebbe
saltato lui stesso per portarti indietro, siete troppo prevedibili.
Proprio perché ti conosco ho inoltre impedito che venisse
mandato qualcun altro dopo Dan. Voglio che tu decida da solo cosa fare,
ma prima ti voglio informare di alcune cose. Come avrai capito, ora che
sei stato trovato non riuscirai ad evitarli tanto facilmente, sono
riuscita ad impedire che mandassero un intero squadrone per il tuo
recupero, ma è stato molto difficile. Ormai hai di fronte
due
scelte: scappare o tornare a casa. Se resti, quelli vicini a te saranno
in pericolo. Nel caso in cui decidessi di tornare a casa stai attento,
dopo la tua fuga molti nobili hanno deciso di appoggiare tuo fratello,
perché credono che sarà un monarca più
facilmente
manovrabile. Nonostante ti conosca così bene, mi chiedo che
decisione prenderai; sappi solo che qualunque essa sia io e tua sorella
ti appoggeremo e ti vorremo sempre bene. Riguardo a tua sorella non era
a palazzo quindi non ti ha potuto scrivere nemmeno una riga, in
compenso ho trovato una sua immagine recente, spero che ti faccia
piacere. Con affetto infinito. Tua madre”
Cercando nella busta effettivamente trovai una delle immagini che nel
mio mondo avevano la stessa funzione delle foto, nonostante fossero
molto più vivide di queste ultime grazie agli incantesimi.
Il
colore dei fiori sullo sfondo, esaltava fortemente la sua figura; i
riccioli cadevano mollemente sui fianchi, e creavano dei riflessi
ramati sui vestiti. Come al solito un sorriso ironico aleggiava sulle
sue labbra, accompagnato dalla luce divertita degli occhi color
smeraldo.
Iniziai a riflettere sulle possibilità che la mamma mi aveva
posto davanti: tornare a casa significava stare sotto continuo attacco,
nonostante la maggior parte dei nobili non destasse particolare
preoccupazione, un attacco in massa sarebbe stato troppo persino per
me. Riflettei a lungo, ma capii che vi era un'unica scelta possibile.
L’indomani Andy si alzò al suono della sveglia,
era un
poco indolenzito, forse perché aveva dormito vestito di
tutto
punto. “Matt” chiamò ancora mezzo
addormentato
“mi hai lasciato un po’ di caffe?”
entrato in cucina
rimase sorpreso di trovarla vuota, l’unica cosa fuori posto
era
un biglietto sul tavolo.
Mi dispiace di essermene andato così velocemente, mio madre
sta
male quindi sono dovuto partire immediatamente, i soldi per il prossimo
mese sono sotto il materasso in camera mia. Appena possibile ti
chiamerò. Matt
Finalmente arrivai fuori città, il viaggio in pullman
sembrava
essere durato un eternità. Ero dovuto andare in campagna
perché solo con la tranquillità e la solitudine
avrei
potuto spezzare il sigillo, in caso contrario anche chi non aveva alcun
potere si sarebbe potuto accorgere di qualcosa. Mi sedetti per terra,
appoggiando schiena ad un albero del boschetto che avevo trovato dopo
poco. Con molta calma iniziai ad aprire le varie serrature del mio
sigillo. Dopo un po’ di tempo iniziai a sentire nuovamente il
flusso del mana che scorreva in me. Era inebriante sentire un tale
potere dopo gli anni in cui era stato soppresso al minimo,
così
che non sviluppassi problemi di salute, ma allo stesso tempo non
potessi essere trovato.
Quando due anni prima avevo deciso di bloccare i miei poteri pensavo
che sarebbe stato per sempre, e sentirlo nuovamente forte in me mi
riportò le lacrime agli occhi. Saltai, pensando alla mia
camera,
sicuro che fosse vuota (molto tempo prima avevo intessuto le sue pareti
con un incantesimo che mi permetteva di sapere se c’era
qualcuno
dentro). Ricomparvi nella stanza che per vent’anni mi aveva
ospitato; subito abbassai il livello del mana, non volendo farmi
scoprire da qualcuno e detti un’occhiata intorno. Non
sembrava
cambiato nulla, tutto era ancora al proprio posto come se non me ne
fossi mai andato. Sentendo il profumo di Dawn per tutta la stanza,
capii che la mia sorellina mi aveva aspettato, proprio come mi aveva
detto.
Note dell’Autore
1: Da quando Laon si trova sulla Terra, per potersi nascondere dalle
guardie reali ha dovuto sigillare i suoi poteri. Attraverso il sigillo,
il mana che scorre nel corpo di ogni Homo Arcanus (la razza a cui
appartengono Laon e Dan) e che permette di lanciare incantesimi viene
nascosto. Più precisamente viene fatto in modo che nel corpo
ne
possa circolare soltanto una minima parte necessaria al corretto
funzionamento degli organi. Il mana in eccesso viene solitamente
espulso dal corpo, e in breve tempo si mescola al mana presente
nell’atmosfera. Sulla terra dove la densità di
mana
è minima esso tende a svanire in poco tempo una volta
espulso.
2: Sul Piano (luogo di provenienza di Laon e Dan) vi è una
diffusa convinzione che dopo la morte, lo spirito e il mana dei defunti
raggiunga un piano superiore dove possono ricongiungersi al flusso
originario dal quale provengono. Questo flusso viene appunto definito
Infinito.
3: Il salto è una forma di incantesimo che solo alcune
persone
sul piano possono lanciare, in quanto legata al sangue. Esso permette
di trasferirsi dalla Terra al Piano. È una forma di magia
superiore rispetto al trasporto, che permette esclusivamente di
muoversi tra luoghi diversi del Piano. Non tutti possono lanciarlo in
quanto è una forma di magia antica, creata
all’epoca
della divisione del Pano e della Terra, dalle famiglie nobili del
tempo. Chi è in grado di utilizzarlo è un
discendente di
coloro che la crearono milioni di anni fa.
4: Sul piano esistono luoghi antichissimi contenenti resti
dell’antica civiltà magica andata distrutta
milioni di
anni fa, all’epoca della grande divisione. In quel periodo la
civiltà magica, al culmine della sua potenza era lacerata da
una
guerra interna che sconvolgeva l’intero mondo. Col tempo si
creò una divisione: alcuni ritenevano che la magia fosse la
causa di tutto, perciò decisero di creare un grande
incantesimo
che divise il mondo in due piani differenti. Le persone che decisero di
abbandonare la magia rimasero sulla Terra, i loro poteri sigillati per
sempre dall’incantesimo, portando col tempo alla nascita
della
razza Homo Sapiens Sapiens. Gli Homini Arcani invece, ancora dotati di
magia, continuarono a lottare tra di loro, causando la rovina
dell’intero Piano e facendo regredire la civiltà a
livelli
infimi. La carta imperiale è un artefatto che Laon ha
rinvenuto
in una di queste rovine. Ha una forma simile ad una carta da gioco, sul
dorso vi sono alcune scritte in una lingua morta del Piano. Il nome gli
è stato dato dal giovane dopo aver scoperto che veniva usata
dai
sovrani di un tempo per punire i subordinati. Essa impedisce al mana di
condensarsi in ogni forma di incantesimo, rendendo così
temporaneamente impotente l’incantatore. Se utilizzata allo
scopo
di ferire può portare alla morte del nemico, infatti una
volta
che il mana viene liberato, non avendo un canale di sfogo tende a
ritornare alla sua fonte d’origine: l’incantatore
stesso;
ciò può portare ad un sovraccarico nel corpo e
dunque
alla morte. Per funzionare però necessita di una grande
quantità di mana. In questi anni di fuga la fonte
è stato
Laon stesso: la carta attinge al mana in eccesso che viene liberato da
Laon attraverso il sigillo.
.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Come sempre voglio ringraziare detectiveknight,
che questa volta ha sofferto quanto me per aiutarmi a pubblicare
inuovamente Wind Wander.
Capitolo 1
Sussultai quando la porta si aprì di colpo e un tornado
rosso
invase la camera, saltandomi addosso e facendomi cadere sulla poltrona.
“Sei tornato! Era ora!”
“Irruente come al solito, vero Dawn?” dissi
ridendo. Non
rimasi sorpreso nel vederla: non appena ero arrivato avevo percepito un
suo incantesimo che le avrebbe permesso di percepire il mio arrivo.
Forse non avrei dovuto
alterare le barriere per permetterle di usare
incantesimi in camera mia.
Mise il broncio, ma subito riprese a ridere “Mi sei mancato
quindi per oggi ti perdono! Allora hai visto ragazzi carini
lì?
Hai frequentato qualcuno? Sono meglio dei nostri?”
Non potei fare a meno di sorridere a quella raffica di domande. Lei era
stata l’altra mia grande sostenitrice oltre alla mamma,
sempre
pronta a trovarmi ragazzi nuovi con cui uscire. Ma ritornai
immediatamente serio “Dawn devo vedere la mamma.”
“Non puoi.”
“Nono tranquillo è tutto a posto” disse
quando mi
vide sbiancare “Ti dico che è impossibile
perché
immagino che tu voglia andartene subito dopo giusto? Beh la mamma
è controllata a turno da papà e Dan, e se sono
occupati
da me e Mikhael, ma non mi lasciano mai da sola con lei: temono che vi
faccia incontrare di nascosto” al che io sospirai
“Bene, allora andiamo ad incontrare
papà.”
Prima di raggiungere la sala del trono Dawn mi costrinse a cambiarmi
“Sei il principe ereditario, non ti puoi mica presentare con
vestiti così strani.”
Già rimpiangevo la mia libertà come Matt, ma
decisi di
accontentarla. Mi fece mettere dei pantaloni neri di pelle e una
casacca con bottoni d’argento; fortunatamente riuscii ad
evitare
il mantello. Dopo gli anni passati sulla terra mi sentivo stupido ad
indossare abiti del genere, ma non potevo fare nulla per impedirlo.
In fondo è
solo per poco tempo, pensai uscendo dalla camera, fra
poco potrò andarmene, sperando che papà abbia
detto la
verità, cosa che mi sorprenderebbe.
Durante il tragitto inizialmente riuscii ad evitare di farmi notare, ma
a poco a poco la gente (attirata evidentemente dalla principessa(
dedicò maggiore attenzione al suo accompagnatore,
riconoscendomi. Notai subito la ripresa dei mormorii che avevano
caratterizzato il mio passaggio quando ancora vivevo qui;
l’unica
differenza era che adesso, oltre ad offese, potevo sentire anche
commenti di sorpresa nel rivedermi.
Giunto davanti alla sala del trono mi affrettai prima che
l’araldo, vedendomi, annunciasse ai presenti il mio arrivo.
Deciso a fare un’entrata ad effetto pronunciai io stesso a
voce
alta il mio nome: “Laon di Artein, principe ereditario,
figlio
dello Zefiro1.”
Il silenzio cadde sulla sala, tutti si voltarono verso di me; mio padre
sorpreso si alzò in piedi.
Incamminandomi verso il trono sentii uno dei baroni mormorare ad un suo
vicino “sembra che il principe sia diventato umano anche lui,
a
forza di mischiarsi con quegli esseri. Siamo sicuri che il titolo
figlio dello Zefiro gli si addica ancora?”.
Senza battere ciglio, lasciai fuoriuscire il mio mana in un ondata
travolgente. Nessuno riuscì a sfuggirgli, quasi soffocando
sotto
il suo peso. Per un attimo feci provare a tutti il mio potere; gli
dimostrai che potevo schiacciare le loro vite in un attimo se avessi
voluto.
“Patetici” mormorai con un sorrisetto, facendomi
però sentire da molti di coloro che mi stavano vicino.
Subito dopo mi voltai verso l’uomo che aveva parlato,
concentrandomi su di lui e liberando dalla pressione tutti gli altri.
Avevo sempre trovato che le prime impressioni fossero fondamentali. Per
questo volevo festeggiare il mio ritorno, anche se breve, in grande. Il
barone mi aveva solo offerto un’ottima
possibilità.
Mentre gli altri si allontanavo, temendo forse di essere coinvolti, io
mi avvicinai tranquillamente, aumentando la forza in maniera tale che
questi cadde in ginocchio, prossimo allo svenimento.
“Barone, temo che il mio allontanamento le abbia fatto
dimenticare chi sono. Un offesa a qualsiasi membro della famiglia
reale, non di meno il principe ereditario, viene severamente punita.
Oggi, poiché è il mio primo giorno a casa voglio
essere
magnanimo perciò le concederò una scelta:
preferisce
perdere la mano destra o la capacità di lanciare incantesimi
per
un mese?”
Sembrò quasi che un esercito di vespe si fosse liberato
nella
sala; tutti iniziarono a mormorare tra di loro, chiedendosi cosa
volessi fare. Considerarono la mia minaccia una scena. Per quanto ne
sapevano, nessun sigillo avrebbe mai potuto bloccare i nostri poteri
così a lungo.
Mio padre si limitò a sollevare un sopracciglio, indicandomi
dunque la sua sorpresa ma allo stesso tempo il permesso di continuare.
“Ebbene Zeno, barone di Trant? La sua risposta?”
“Molto bene mio principe. Voglio accettare la sua magnanima
offerta: vorrei continuare ad avere la mano se possibile”
disse
con atteggiamento di sfida, sicuro della sua vittoria.
Non potei fare altro che sorridergli malignamente; ormai era perduto.
L’espressione spavalda dell’uomo perse un
po’ del suo
smalto, ma continuò a guardarmi.
Attingendo al potere della Carta, lanciai l’incantesimo
necessario per assorbire il mana.2
Il potere del barone venne a poco a poco assorbito
dall’artefatto, mentre il suo volto diventava sempre
più
pallido, quasi cadaverico dalla paura.
Imperturbabile, gli sorrisi allegramente “Molto bene barone,
posso ritenere la sua offesa lavata.”
Contento di aver ottenuto nuova energia per la carta, da quel momento
in poi ignorai completamente la persona a terra e ripresi la mia
camminata verso il trono. A pochi passi da esso mi inchinai.
“Salve padre, come potete vedere sono tornato. Sono felice di
essere di nuovo a casa.”
Se possibile il silenzio si fece ancora più forte. Era
evidente
a tutti la forte ironia del mio tono, e visto il colorito rosso che
iniziava a diffondersi sul viso, non era sfuggita neppure a mio padre.
“Sono felice che tu abbia acconsentito a tornare figlio mio.
Avremo molto tempo per parlare in seguito, sono sicuro che sarai
impaziente di rivedere tua madre. Quando avrai finito dirigiti verso il
mio studio”
“Si padre.” M’inchinai nuovamente, mi
voltai ed uscii
dalla sala, mentre il mio pubblico si allontanava timoroso. Uscito vidi
che Dawn mi aspettava con le mani sui fianchi, fingendosi esasperata
“Il solito esibizionista!!” poi si mise a ridere
“Sai, non l’ho mai sopportato quell’uomo,
è
sempre stato troppo pieno di sé.”
Sorrisi, contento che non si fosse spaventata “Andiamo
dai.”
Non facemmo molta strada: appena superato il corridoio Mikhael ci
bloccò. “Non ritornerò a casa! Amo
troppo la mia
libertà eh!” disse ironicamente cercando di
imitare (con
poca abilità a mio parere) la mia voce “Come al
solito
pronunci solo menzogne, fratello.”
Decisi di ignorarlo e di continuare a camminare: non mi interessava
discutere, volevo rivedere la mamma e andarmene il prima possibile. Di
certo non mi sarei fermato abbastanza da avere l’incontro con
mio
padre se possibile.
“Non riavrai il trono, la corona spetta a me” mi
sibilò; non mi preoccupai di ribattere, sapevo che era
già sparito. Dawn rimase silenziosa: da anni tentava di
riappacificarci senza successo, ma parte di entrambi non
c’era il
minimo interesse ad avere una conversazione civile.
Finalmente arrivammo alle porte delle stanze reali. Bussai e aspettai
di sentire la sua voce
“Avanti”
Le porte si aprirono da sole. Stavo per entrare quando notai che Dawn
non mi seguiva più, mi voltai guardandola
interrogativamente.
Lei si limitò a scuotere la testa sorridendo.
“Voglio lasciarvi un po’ da soli. È da
troppo che
non parlate, non voglio intromettermi." Le lanciai un bacio sulla punta
delle dita, sorridendole grato e varcai la soglia della stanza.
Inizialmente rimasi disorientato, l’ambiente era
completamente
immerso nel buio, soltanto la luce che entrava dalla porta permetteva
di vedere qualcosa.
“Vieni Laon, scusa per il buio, ma i miei occhi sono ormai
molto sensibili alla luce.”
“Non preoccupatevi madre, se volete posso tornare
più
tardi” dissi preoccupato. Era la prima volta che sentivo la
sua
voce così debole. Mi ripromisi di informarmi meglio sulla
malattia.
“Oh, quando capirai che non dovresti preoccuparti troppo di
questa vecchia donna?” sospirò lei accendendo una
candela
dall’altra parte della stanza.
Mi avvicinai e vidi un’estranea nel letto di mia madre.
Rimasi un
attimo perplesso, la mente rifiutandosi di credere che fosse davvero
lei. La donna che ricordavo aveva folti capelli rossi, acconciati in
maniera impeccabile. Ormai invece era rimasta soltanto una donna dai
capelli sciupati, dalla consistenza simile alla paglia; il volto un
tempo pieno e roseo ormai quasi scheletrico a causa del pallore e delle
ossa sporgenti. L’unico tratto rimasto uguale erano gli
occhi,
verdi e ricchi di forza, capaci di dominare un intero regno con un solo
sguardo. In essi si poteva ancora vedere l’ombra della donna
chiamata Regina di spade: la guerriera capace sia con le armi che con
le parole di abbattere interi eserciti. Anche io avrei avuto grosse
difficoltà nel combattere contro di lei, se fosse stata nel
pieno della sua forza.
“Quella donna è ormai scomparsa Laon”
disse la mamma con un sorriso mesto.
Fingendomi esasperato domandai: “Com’è
che per due anni ho evitato i migliori Rintraccianti3
di papà e tu continui a leggermi come un libro?”
ben sapendo quale sarebbe stata la sua risposta.
“Sono tua madre.”
Ogni volta che le facevo una domanda sulla sua capacità di
intuire i miei pensieri rispondeva così.
Sorrisi contento che non fosse cambiata. Sotto quelle fattezze strane
c’era ancora la stessa donna di sempre.
“Coraggio! Siediti vicino a me. Abbiamo tanto da
raccontarci” disse battendo gentilmente il palmo sulla sedia
vicino al letto.
Passammo molto tempo chiacchierando degli argomenti più
disparati: del tempo passato sulla Terra; delle meraviglie di quel
mondo; dei ragazzi che avevo visto e degli amici che avevo incontrato.
Feci comparire anche delle immagini di Andy e Sam, tanta era la sua
curiosità di vederli. Restai seduto per molto, ma infine mi
costrinsi ad alzarmi.
“Perdonami madre ma devo andare, è stato bello
rivederti
ma non voglio restare troppo, devo cercare di allontanarmi prima che il
re cambi idea e mi costringa a restare qui” dissi con
amarezza.
“Non dovresti parlare così di tuo padre, voleva
soltanto
che tu ritornassi a causa della mia richiesta, mi ha promesso di
lasciarti andare dopo il vostro incontro.”
“Mamma, sai benissimo che non lo farà mai, gli
interessano
soltanto i miei poteri, se non fosse così non mi avrebbe
cercato
per due anni”, questo era quello che avrei voluto dire, ma
non
riuscì a pronunciare parole del genere, sapevo che
l’avrebbero ferita e per questo mi limitai a sorridere
“Sono sicuro che è così, adesso deve
andare, addio
mamma.”
Lei con un sorriso triste mi salutò: “Ciao tesoro.
Puoi
dire a Mikhael che adesso voglio dormire? Non c’è
bisogno
che entri a farmi compagnia.”
Sorrisi chiusi piano la porta, e vi appoggiai la fronte.
“Adesso vuole dormire, non ha bisogno della tua compagnia,
puoi
anche andartene” dissi senza voltarmi. Mikhael si
irrigidì
a quelle parole, forse offeso dal tono di comando.
“Di certo non mi metterò a seguire i tuoi ordini,
se la
mamma vuole dormire sono sicuro che me lo dirà lei
stessa”
rispose cercando di spostarmi per aprire la porta. In quel momento
persi il controllo: dopo aver visto come era ridotta la mamma il mio
umore era diventato nero, e di certo gli stupidi vizi di Mikhael non
aiutarono. Gli tirai una ginocchiata, e prima che potesse riprendersi
lo afferrai per la spalla
“Vieni con me! Mi hai stancato! Di sicuro non ti
farò
svegliare la mamma”. Immediatamente Saltai e arrivai
all’arena del castello, l’unico posto in cui fosse
consentito portare avanti dei duelli. Prima di cominciare iniziai a
preparare gli incantesimi di modo che potessi utilizzarli al momento
opportuno4.
Intanto Mikhael ritrovò finalmente il fiato e appena
poté
parlare urlò: “Bastardo! Come osi? Io sono il
principe
ereditario! Chiunque mi attacchi viene punito con la morte!”
“Rassegnati brutto idiota” dissi con un sorriso
derisorio
“Ora che sono tornato non servi. Sei inutile.”
Nel sentire le mie parole divenne violaceo dalla rabbia e fece
comparire la sua spada; pronto ad attaccarmi, ma sempre troppo lento.
Feci immediatamente comparire dei pugnali, che lanciai in rapida
successione verso il volto e il petto. Data la velocità
delle
armi poté solamente scartare di lato lanciandosi a terra,
ricoprendosi di polvere.
“Una caduta poco dignitosa per un principe” lo
presi in
giro riuscendo a distrarlo ulteriormente. “Coraggio almeno
impegnati. Prometto di non bloccare il tuo mana… potresti
anche
avere una possibilità così.”
In questo modo non feci altro che farlo infuriare sempre di
più:
mi si lanciò contro, dimentico di qualsiasi tattica. Non mi
preoccupai di far comparire nemmeno un arma, mi limitai a fare un balzo
all’indietro rilasciando alcuni incantesimi. Prima di tutto
sprigionai alcune saette così da bloccare la sua corsa; fu
infatti costretto a fermarsi, per restare nella zona di protezione
degli scudi appena creati.
“Patetico, affermi di essere più forte di me
eppure non riesci nemmeno a creare degli scudi mobili.”5
Ormai era sotto il mio totale controllo: la rabbia lo dominava,
rendendolo prevedibile. Non appena lo scudo si fu dissolto, liberai una
forte ondata di vento che lo circondò e, grazie alla
polvere,
oltre ai movimenti mi nascose alla sua vista. Subito mi preparai a
finirlo, liberai delle corde di luce dalle mie mani che lo bloccarono
mentre ancora cercava di dissolvere la tempesta.
Una volta bloccato non fu più un pericolo, perciò
mi
dedicai ad una delle mie specialità: un'evocazione di
spiriti di
alto livello.6 “Vedi fratello, la mia
lontananza ti ha
fatto diventare arrogante. Potrai anche credere che io sia un mostro,
ma non devi dimenticare che sarai sempre inferiore a me.”
Dato il livello che il mio mana stava raggiungendo, vidi vera paura
negli occhi di Mikhael (forse temeva che l’avrei ucciso).
Poco
male, mi avrebbe dato meno fastidio dopo. Una volta completato
l’incantesimo lo spirito si manifestò. Come al
solito
preferiva assumere le sembianze di una giovane donna, di colorito
perlaceo quasi trasparente, con una lunga veste la cui forma cambiava
ogni momento.
“Oh Lala! Ne è passato di tempo
dall’ultima volta! Come va?”
Le indirizzai un sorriso distratto, non sorpreso che il suo carattere
fosse rimasto lo stesso. “Ciao Silpheed, mi piacerebbe
chiacchierare ma per ora sono un po’ impegnato. Potresti
attaccarlo?” dissi indicando Mikhael. “Fagli male
ma non
ucciderlo” mormorai in modo che lui non sentisse.
Lei guardò perplessa verso il mio obbiettivo e disse:
“Ma
non è tuo fratello? Mah non che mi importi molto.”
Disse
scrollando le spalle. Si limitò ad alzare il braccio mentre
dentro l’arena il vento si faceva sempre più
potente.
All’improvviso numerose lame d’aria si formarono e
partirono verso Mikhael, ancora bloccato dalle mie corde. Venne colpito
in pieno dall’incantesimo: numerose chiazze di sangue
macchiarono
la terra, mentre il suo corpo veniva straziato e la sua bocca
provenivano urla disperate.
Guardai gelidamente mio fratello, limitandomi a liberarlo dalle catene,
così che potesse accasciarsi a terra.
All’improvviso
nell’arena comparvero dei medici; alzai lo sguardo e mi
accorsi
che lo scontro aveva attirato numerosi sguardi compreso quello di mio
padre, accompagnato dalla fida ombra di Dan. Dannazione, pensai,
Ho perso
tempo, avrei dovuto lasciar perdere Mikhael e andarmene subito,
scommetto che ora non mi lascerà andare prima di questo
famoso
incontro. Senza lasciar trasparire niente dallo sguardo mi
avvicinai a
mio padre, e piegando di poco la testa attesi che parlasse.
“Vedo che le tue capacità non si sono rovinate col
tempo,
somigli sempre più a tua madre. Anche lo stile di
combattimento
è molto simile, ma devo ammettere che sei riuscito a
trattenerti
in maniera ammirabile. Un giorno vorrei vederti di nuovo combattere a
piene forze.” A quelle parole non potei fare a meno
che
lanciargli uno sguardo furioso, odiavo quando aveva quel tono bramoso
nella voce, come se fossi soltanto un'arma da lanciare sul campo di
battaglia.
“Temo che ciò non avverrà padre.
Partirò fra
poco. Sono tornato solamente per vedere mia madre. Niente di
più.”
A queste parole lui fece un sorrisetto ironico “Certamente!
Vieni
con me, è il momento di parlare.” Immediatamente
si
avviò fuori dall’arena e si diresse verso il suo
studio.
Decisi di trasportarmi. Non sarei potuto entrare direttamente nella
stanza, protetta da uno scudo, ma almeno non avrei dovuto fare la
strada insieme a lui. Nell’attesa mi appoggiai al muro,
cercando
di recuperare un poco di mana persa nello scontro. Effettivamente ci
ero andato piano, ma anche se non mi sfiniva l’evocazione era
abbastanza stancante. inoltre preferivo essere nella forma migliore per
scontrarmi con lui. Non pensavo che avrei dovuto combattere, ma non era
neanche una possibilità da escludere; se si fosse resa
necessaria la fuga, non avrei avuto molta scelta.
Dopo poco arrivò il re; non sembrò sorpreso del
fatto che
non lo avessi seguito a piedi, probabilmente se l’era
aspettato.
Dietro di lui c’era sempre Dan, adesso un poco più
nervoso, forse anche lui riteneva che lo scontro sarebbe potuto
scoppiare. Mentre sulla terra era stato molto tranquillo nonostante le
mie minacce, adesso che avevo recuperato tutti i miei poteri non
sembrava così a suo agio; sapeva bene che non sarebbe
riuscito a
vincere in una battaglia faccia a faccia. Mio padre imperturbabile
aprì la porta ed entrò senza neppure voltarsi,
sicuro che
l’avrei seguito. Lasciai che Dan mi precedesse prima di
entrare.
Appena varcata la soglia mi sentii soffocare. Quello studio mi aveva
sempre fatto quell’effetto: dava una strana sensazione di
oppressione. “Siediti” disse lanciandomi uno
sguardo
gelido; non dovendo più preoccuparsi che qualcuno lo vedesse
o
sentisse abbandonò la poca umanità che aveva
dimostrato
in pubblico. “D’ora in poi non abbandonerai
più
questo Piano, resterai sempre nel castello, accompagnato da due
guardie, potrai lasciarlo soltanto se ordinato. Inoltre dovrai
abbandonare quelle tue orribili perversioni, d’ora in poi non
frequenterai nessun ragazzo, ti è già stata
trovata una
nobile da sposare.”
Mentre parlava non aveva distolto lo sguardo e dunque aveva sicuramente
visto la mia espressione sempre più irata. Anche Dan se ne
era
accorto, e preoccupato aveva iniziato a mettersi tra me e mio padre, ma
quest’ultimo l’aveva fermato.
Parlai in maniera estremamente gelida: “Sappi che se dirai
anche
un’altra singola cosa di questo genere ucciderò
immediatamente Dan e poi ti torturerò nella maniera
più
crudele possibile. Mi sono stancato di dover stare sentire ogni tua
singola richiesta; ho vissuto come arma per troppo tempo e di certo non
lo farò più.” Dan a questo punto decise
di muoversi
e si lanciò verso di me ad una velocità
impressionante,
ma comunque troppo lento. Con un gesto secco della mano spezzai ogni
singolo scudo che aveva eretto intorno a se e lo scaraventai verso il
muro, il tutto senza muovermi minimamente dalla sedia.
Mio padre per nulla interessato continuò a fissarmi con un
sorrisetto “Decisamente bravo, mi sarai molto utile nelle
guerre
a venire. Adesso però vedi di calmarti. Non vorrei che il
tuo
amichetto si facesse male.”
Non capii cosa intendesse con quelle parole, perciò lo
guardai
chiedendogli spiegazioni; a quello sguardo lui rispose creando
un’immagine di Andy, coricato pacificamente sul letto.
L’elemento preoccupante era però la
presenza di una
guardia in prossimità del letto. “Sappi che se
riceverà l’ordine o se a breve non avrà
mie
notizie, la guardia ucciderà il ragazzo.”
A quel punto non potei fare altro che fermarmi, raggelato da quello che
stavo vedendo. Rimasi silenzioso, ancora sbalordito.
Il re sorridente disse: “Bene, vedo che ci capiamo. Puoi
tornare
nelle tue stanze; se mi servirai nuovamente ti farò
convocare.
Ah! prima di andartene libera Dan.” Immediatamente liberai il
sicario, ancora appeso al muro, e mi avviai verso la porta.
Con voce tombale dissi “Ti conviene avere sempre una guardia
con
te. Nel momento in cui sarai vulnerabile, sappi che ti
ucciderò
senza esitare. Sarà divertente vederti morire per colpa di
un
pervertito.”
Con queste parole uscii e cercai di Saltare. Se fossi riuscito a
sorprendere la guardia non avrei avuto problemi a salvare Andy. Nel
momento stesso in cui iniziai l’incantesimo però
un dolore
lancinante mi percosse impedendomi di completarlo. “Che
diavolo…” analizzai i dintorni del castello e
capii il
motivo di un tale contraccolpo. “Bastardo, ci mancava solo
questa.”
Tutto intorno al castello era stata eretta una barriera: adattata alle
caratteristiche del mio mana, sembrava impedirmi ogni forma di
trasporto e Salto, rendendomi impossibile la fuga. Iniziai a pensare
freneticamente cercando una seconda soluzione. L’unica che mi
venne in mente era rischiosa, ma non avevo altra scelta. Iniziai a
correre come un matto per il castello.
Quando arrivai nella sua stanza Dawn non sembrò sorpresa di
vedermi, ma nel notare il colorito cinereo si preoccupò
parecchio “Cos’è successo? Stai
bene?” Non
potevo raccontare tutto a Dawn, non conosceva realmente come era fatto
il padre. Stranamente di fronte al resto della famiglia aveva sempre
fatto di tutto per nascondere il suo lato peggiore. Soltanto di fronte
a me si mostrava in tutta la sua ‘gloria’.
“Ascoltami attentamente” dissi velocemente e con
preoccupazione “sei in grado di lanciare un incantesimo di
memoria?” sorpresa dalla domanda ci mise un poco a rispondere
“No, non sono ancora in grado. Fallisco sempre nel riuscire a
stabilire un contatto con le menti, soprattutto se i bersagli sono
numerosi.”
“Dannazione” mormorai girando in torno.
“Sei almeno in grado di attivare un costrutto7
e di dirigerlo verso più obbiettivi?”
“Sì, con quelli non ho problemi, anche con
numerosi bersagli. Laon, che succede? Mi sto preoccupando.”
“Ascolta, ho bisogno che tu Salti sulla terra. Devi attivare
i
costrutti che ti procurerò in modo che nessuno si preoccupi
della mia sparizione. Ti darò alcune lettere da consegnare a
persone specifiche di cui ti fornirò poi le immagini. Dopo
aver
consegnato le lettere lancia il costrutto e poi ritorna qui. Tutto
chiaro?” lei un po’ perplessa rispose di
sì.
“Posso andare tranquillamente, ma come mai non lo fai
tu?”
“Ho parlato con papà ed è stato molto
chiaro: non
posso lasciare più questo piano senza permesso.”
Dissi con
voce abbattuta. Lei rimase paralizzata nel sentire queste parole, si
chiedeva come mai avessi acconsentito senza ribellarmi, ma allo stesso
tempo temeva di chiederlo.
“Non preoccuparti, ci penso io.”
Sospirai di sollievo “Bene allora io preparo il costrutto e
le
lettere; dammi qualche ora e dovrei riuscire a farcela.”
Guardandola con occhio critico dissi: “Adesso che ci penso
devo
anche procurarti degli abiti adatti, questi non vanno bene sulla
Terra.” Senza neanche darle il tempo di rispondere
uscii di
corsa e mi diressi verso la mia camera per prepararmi.
Molte ore dopo. Terminati finalmente i preparativi e
raggiunsi Dawn in camera sua. Bussai ed entrai immediatamente
per non farmi notare (in giro
c’erano poche persone vista l’ora; ma non si
è mai
abbastanza sicuri). Ero certo che a breve le guardie che mio padre mi
aveva così gentilmente 'donato' sarebbero arrivate, quindi
dovevo
sbrigarmi.
Quando entrai vidi che mi aspettava “Ce l’hai
fatta?” chiese.
“Si! Tieni!” dissi dandole due lettere; due monete
di
bronzo e due cubi dalle superfici perfettamente lisce, uno nero e uno
rosso. “Queste sono le lettere i vari costrutti, fai molta
attenzione a non confonderli. Comunque per prima cosa: queste sono le
due persone a cui devi consegnare le lettere” dissi
mostrandole
un'immagine di Andy e una di Bane. “Lui è Andy:
deve
ricevere questa lettera, è il mio coinquilino.
L’altro
è il mio capo: si chiama Bane e dovrai consegnargli
quest’altra lettera” le spiegai velocemente.
Inizialmente guardò con curiosità la lettere che
avevo
preparato, diversa da qualsiasi altra lettera del nostro mondo (le
avevo create imitando la carta terrestre, perciò le
sembravano
strane).
Mi guardò un attimo incerta, mentre prendevo un secondo di
pausa
dalla spiegazione “Un momento, come farò a sapere
dove
Saltare? Non so dove andare.”
“Non preoccuparti, ho pensato anche a questo” la
rassicurai, “Le monete di bronzo servono a questo, sono molto
semplici da usare: nel momento in cui Salterai tienine stretta una
nelle mani, la destinazione verrà immediatamente cambiata a
quella che ho stabilito.” Allo stesso tempo le mostrai
immagini
di casa mia e del palazzo dove si trovava il mio ufficio.
“L’edificio grande che vedi a destra è
il mio posto
di lavoro: dovrai entrare dalla porta principale e chiedere alla
persona alla reception di consegnare questa lettera al sig. Bane al
quinto piano. Dopodiché, non appena riuscirai a trovare un
posto
tranquillo, attiva il costrutto nero concentrandoti su tutto il
palazzo. L’effetto è blando, perciò non
consumerà molte energie. Quando invece arrivi a casa, dovrai
mettere la lettera nella cassetta delle poste” dissi
indicandola
nell’immagine.
Nonostante sembrasse confusa Dawn annuì quindi mi limitai a
continuare la spiegazione. “È meglio se Salti la
mattina,
dopo la colazione. Andy a quell’ora starà ancora
dormendo
perciò non dovresti incontrarlo. Dopo aver messo la lettera
attiva il costrutto rosso e poi vai via velocemente, non voglio che ti
veda. Tutto chiaro?” lei cercò di riflettere un
poco sulle
informazioni che le avevo fornito in così breve tempo, ma
alla
fine sorrise
“Cristallino! Ci penso io, non
preoccuparti!”
“Non so proprio cosa farei senza di te. Grazie
Dawn!” dissi
abbracciandola. “Dai andiamo, sono sicuro che a breve la cena
verrà servita.”
Quando entrammo in sala il silenzio calò per poco. Molti
nobili
si erano accorti della mia entrata e avevano iniziato a mormorare
evitando il mio sguardo; forse timorosi di ricevere una punizione
simile a quella di Zeno. Li ignorai completamente, e mi diressi verso
il tavolo dedicato alla famiglia reale. Non sembrava essere cambiato
molto: l’unica differenza era che adesso il posto della
regina
era vuoto. Anzi no, un’altra differenza c’era:
Mikhael era
seduto al posto che spetta principe ereditario. Probabilmente lo aveva
occupato nel periodo in cui io ero mancato.
Sorrisi nel notare che da quando ero entrato aveva evitato il mio
sguardo. A quanto pare ero riuscito a fargli venire abbastanza paura da
farlo calmare. Data la sua tensione preferii evitare di infastidirlo
ulteriormente; mi sedetti nel lato più esterno del tavolo,
facendo sedere Dawn tra di noi. Inizialmente Mikhael sembrava voler
dire qualcosa ma preferì tacere. Intanto le conversazioni
ripresero; quando però iniziarono ad arrivare le
portate,
il frastuono di prima divenne un mormorio, le bocche troppo occupate a
masticare. La serata trascorse molto velocemente; per fortuna me
sembrava che mio padre non volesse rendere ancora pubblica la notizia
del mio matrimonio.
Stanco, e ormai poco abituato a cene del genere, decisi di ritirarmi.
Mentre attraversavo la sala notai Dan, nascosto nell’ombra.
Nonostante non lo avessi visto al mio arrivo, avevo percepito il suo
sguardo addosso per tutta la cena (probabilmente temeva che lanciassi
un attacco tale da uccidere chiunque nella sala). Senza che mi facessi
scoprire dal resto dei nobili gli feci la linguaccia e uscii sorridendo
dalla sala.
Stavo attraversando i numerosi corridoi che portavano alla mia camera,
quando percepii qualcuno che mi seguiva. Lo ignorai: non mostrava
intenzioni ostili perciò poteva anche guardarmi se proprio
voleva. Mentre camminavo cercai di capire chi fosse, ma
riuscì a
nascondersi abbastanza bene: pur avvertendo la sua presenza
non
riuscivo neppure a capire dove fosse. Infine, giunto davanti alla porta
della mia camera mi girai, e con voce abbastanza alta esclamai
“Va bene, dato che sto per andare a letto preferirei sapere
il
motivo della tua visita. Non vorrei averti fatto perdere
tempo.”
Dall’ombra vicino al muro emerse una figura umana. Mi stupii:
ben
pochi a palazzo avevano il dono della magia delle Ombre, soprattutto ad
un livello tale da potersi nascondere nelle ombre stesse . La vera
sorpresa giunse però nel momento in cui notai il volto
dell’uomo. Degli occhi neri come il carbone mi scrutavano,
incorniciati da un viso affilato e da capelli anch’essi scuri
come la notte.
“Cosa vuoi?” chiesi con voce gelida “di
tutte le
persone mi sorprende che proprio tu mi avvicini, Thomas.”
Il giovane indietreggiò impercettibilmente in reazione al
mio
tono, temendo forse di essere colpito (decisamente possibile).
“Mi dispiace recarle fastidio mio principe, ma sono stato
incaricato dal sovrano suo padre di affiancarla in qualsiasi momento
della giornata. Ho deciso di informarla direttamente del mio nuovo
compito, così da non causarle sorpresa domani.”
A quelle parole non potei fare altro che scoppiare a ridere
“Bè, non posso fare a meno di vedere
l’ironia, nel
fatto che mio padre abbia scelto proprio te. Ho notato che hai detto
‘in ogni momento’, ma sono sicuro che non vorrai
restare
troppo in camera mia, visto come sei scappato l’ultima volta.
Buonanotte.” Gli sbattei la porta in faccia prima che potesse
rispondere. Potei solamente notare la sua espressione quasi triste, e
la vecchia cicatrice frutto delle nostre disavventure passate.
Prima di rilassarmi eressi una serie di barriere, così da
poter
dormire tranquillo da qualunque invasione: non avrei voluto di certo
ricevere qualche visita indesiderata durante la notte. Una volta fatto
mi lanciai sul letto, e chiudendo gli occhi non potei fare a meno di
ripensare al giovane che avevo appena lasciato fuori.
Note dell’autore
1: Ogni guerriero, che abbia dimostrato grande valore o forza durante
la battaglia, riceve un titolo come ricompensa. I titoli cambiano a
seconda della persona che li riceve
2: Questa particolare funzione dell’artefatto necessita come
prima cosa il consenso della persona a cui viene assorbito il mana.
Finché non si ottiene è impossibile lanciare
l’incantesimo.
3: Un Homo Arcanus esperto nell’analisi delle fluttuazioni
del
mana. Capace di rintracciare le diverse forme di mana e, se lo ha
già analizzato in precedenza, riconoscerne il proprietario.
4: Si tratta di una tecnica di manipolazione del mana di alto livello.
Grazie a questa tecnica è possibile manipolare il mana e
creare
la struttura di un incantesimo senza effettivamente lanciarlo; in
seguito essi potranno essere attivati immediatamente. In battaglia essa
risulta una tecnica molto utile poiché, in caso di
necessità, non c’è bisogno di
utilizzare il tempo
creando la base per l’incantesimo.
5: Esistono diversi tipi di incantesimi scudo: le più
basilari
sono quelle che si limitano a proteggere una determinata area. A
livelli più alti è possibile creare scudi capaci
di
muoversi e dunque di seguirti durante i tuoi movimenti. Il livello
più alto permette invece la totale manipolazione della forma
delle difese: un esempio può essere una barriera la cui
forma
è perfettamente adattata al corpo dell’incantatore.
6: Nel Piano il mana può essere sommariamente scomposto in
otto
elementi: Luce, Ombra, Fuoco, Acqua, Terra, Vento, Tuono,
Metallo. Nel momento in cui mana di uno stesso elemento si accumula e
raggiunge alti livelli di densità viene creato uno spirito
elementale. Esistono otto tipologie di spiriti per otto elementi;
all’interno di ogni elemento a sua volta gli spiriti si
dividono
in caste: maggiore è la potenza dello spirito maggiore
sarà il suo grado. Il livello più alto
è raggiunto
dallo spirito reale dell’elemento. Al momento nel Piano non
esiste nessuno che possieda ancora le conoscenze necessarie per
lanciare l’incantesimo di evocazione di qualsivoglia spirito
reale. Nonostante le evocazioni consumino molto mana, soprattutto ad
alti livelli, esse sono molto utili in quanto gli spiriti utilizzano
incantesimi molto potenti attingendo alle proprie riserve di energia.
Il mana impiegato dall’incantatore viene utilizzato soltanto
per
mantenere la forma dello spirito.
7: I costrutti sono oggetti che presentano al loro interno particolari
reticoli magici: essi permettono di lanciare particolari tipi di
incantesimi immettendo mana al loro interno. Vengono generalmente
creati inserendo all’interno della forma fisica vera e
propria la
struttura di un certo incantesimo. Gli artefatti possono essere
considerati dei costrutti magici, ma dato il loro alto livello di
complessità vengono generalmente considerati una classe a
parte.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Prologo
Capitolo 2
Thomas Walsch… Prima della mia fuga era stato un soldato
semplice ma, date le sue attuali capacità, non mi
sorprendeva
che mio padre lo avesse scelto come una delle mie guardie. Mi era
impossibile però non notare l’ironia della
situazione:
proprio mio padre, omofobo per eccellenza, aveva scelto il mio primo
amore per controllarmi giorno e notte.
Era stato con lui che avevo iniziato ad esplorare la mia
sessualità; con lui avevo capito le mie, e le sue
preferenze.
Alla fine però, solo uno di noi era stato in grado di
accettarlo. Quando gli chiesi di compiere il grande passo, di perdere
la nostra verginità si spaventò: temeva le
reazioni delle
altre persone, temeva di essere ridicolizzato, e per questo si
rifiutò.
Inizialmente non sembrò cambiare nulla tra di noi, i nostri
incontri ancora assidui; nonostante ciò qualcosa era
diverso:
c’era sempre più freddezza tra di noi. Poco tempo
dopo
però il nostro rapporto si spezzò
definitivamente, e come
sempre mio padre ne fu la causa.
In quel periodo a palazzo si sentivano sempre più spesso
pettegolezzi su di me; alcuni arrivarono all’orecchio di mio
padre che decise di verificarli: entrò nelle mie stanze di
soppiatto. Fu un disastro. Trovò me e Thomas nudi,
avvinghiati
sotto le coperte.
Non ci fu neppure il tempo di sorprenderci che il giovane venne
scaraventato contro il muro dall’incantesimo di mio padre,
costretto in ginocchio ed infine schiaffeggiato. Uno schizzo di sangue
imbrattò il muro. Preoccupato controllai il viso di Thomas e
notai un grosso taglio vicino al labbro; stavo per intervenire quando
la voce di mio padre fendette la stanza, fredda come il ghiaccio.
“Scegli ragazzo, la morte o il servizio come guardia reale.
Non
c’è altra scelta, se vuoi espiare il tuo
peccato.”
Il giovane sembrò pensarci intensamente ed infine con voce
flebile rispose:
“Sarò lieto di servirla, Sua Altezza”
“Molto bene, mi aspetto che da domani inizi ad adempiere ai
tuoi compiti.”
Si voltò, e senza guardarlo continuò:
“..e ovviamente mi aspetto anche che abbandoni le tue
depravazioni."
Inoltre ti è proibito curare magicamente la ferita.
Considera la
cicatrice una prova della tua lealtà, e un ricordo delle tue
colpe .”
Subito dopo uscì. Senza neppure degnarmi di uno sguardo.
Come se non esistessi.
Immediatamente tentai di avvicinarmi a Thomas, per vedere come stava,
ma con uno schiaffo allontanò la mia mano.
“Questa è tutta colpa tua! Tu e le tue stupide
perversioni! Mi hai rovinato la vita. Sei solo un mostro! Dovresti
bruciare! Anzi perché non ti uccidi? Faresti un favore al
mondo!”
Dopo avermi urlato in faccia si alzò e scappò
dalla mia
camera, senza voltarsi. Io rimasi lì, troppo sconvolto per
pensare a quanto era successo.
Da quel giorno non riuscii più a fidarmi completamente di
qualcuno; soprattutto se quel qualcuno era un uomo. Diventai sempre
più promiscuo, avvicinai ogni giovane che attirava la mia
attenzione senza preoccuparmi realmente di chi fosse. Cercavo di
perdere me stesso nel piacere della carne.
Fu proprio in occasione di uno di questi incontri (uno dei cuochi se
non sbaglio) che venni scoperto da mio fratello: venuto a cercarmi per
un incontro con chissà quale nobile, mi aveva trovato
impegnato
in ben altre attività. In breve tempo la notizia si diffuse
in
tutto il castello. Ciò che prima era stato un sospetto
adesso
era diventato certezza; neppure mio padre sarebbe stato in grado di
nascondere il tutto.
Dopo vi fu solo l’inferno: addestramenti terribili, ancor
più duri di quelli a cui ero stato sottoposto in precedenza.
Fui
costretto a combattere battaglie su battaglie; a sedare ribellioni; a
uccidere uomini. Tutto a causa del mio potere e della delusione di mio
padre che, non volendo più vedere un figlio come me, mi
spediva
in ogni angolo del mondo.
Gli anni passarono, e decisi di porre fine a quel circolo di sangue e
lotte: progettai la mia fuga sulla Terra. Alla fine posso
tranquillamente affermare che ogni sofferenza della mia vita
può
essere ricondotta a Thomas. Qualcosa che non gli avrei mai perdonato, e
per la quale avrebbe quasi sicuramente pagato.
Con pensieri oscuri, decisi di andarmene a letto, conscio che
l’indomani sarebbe stata una giornata impegnativa.
Al mattino mi alzai presto, ma decisi di rimanere in camera: avevo
molto da preparare quindi non sarei uscito fino al ritorno di Dawn. I
miei progetti vennero però interrotti da qualcuno che
bussava
alla mia camera.
Con un gesto infastidito aprii la porta, chiedendomi chi fosse ad
un’ora del genere. La mia sor
fu grande nel vedere Dan sulla
soglia.
“Da quando il cavaliere del re viene mandato a compiere
faccende dalla mattina presto?” chiesi sorridendo.
“Mio principe, mi dispiace infastidirla a
quest’ora, ma il re mi ha chiesto di andare a
chiamarla.”
A quelle parole mi agitai lievemente, temendo che avesse scoperto la
missione che avevo affidato a Dawn. Decisi comunque di seguirlo, senza
far trasparire niente, cercando altri possibili motivi per questa
chiamata. Arrivati allo studio tirai un sospiro di sollievo tra me e
me, nel notare chi c’era: insieme al re erano presenti sia
Thomas
che un altro cavaliere, un giovane dalla pelle d’ebano.
Finalmente capii il perché di quella chiamata: erano state
scelte le mie guardie e voleva presentarmele, così che
potessero
iniziare a seguirmi.
Mio padre prese immediatamente la parola: “Laon, ti presento
le
tue guardie Thomas Walsch e Julius Myers; da questo momento saranno
sempre in tua compagnia, senza mai perderti d’occhio. Voglio
ricordarti che ti è proibito abbandonare il castello; questo
comprende qualsiasi forma di magia spirituale1.
Nel caso in
cui venga scoperto a compiere qualsiasi tentativo di fuga, hanno il
permesso di usare la forza per fermarti.”
Dopo questa breve spiegazione mi fissò sorridendo, quasi a
chiedermi se fossi in disaccordo con le sue disposizioni, e nel caso in
cui lo fossi, di lamentarmi. Non potei trattenermi dal fare un
po’ di ironia, per dimostrare la mia protesta.
“Non che per me sia un problema, anzi tutt’altro.
Ma
dovranno anche dormire insieme a me?” chiesi lanciando uno
sguardo di valutazione con un sorriso alle due guardie. Thomas non
batté ciglio, ma vidi Julius arrossire violentemente a
queste
parole.
Interessante,
pensai, sembra che
questa compagnia sarà divertente dopo tutto.
Mio padre non sembrò molto divertito dalle mie parole ma si
limitò a replicare con voce infastidita:
“Non preoccuparti. Durante la notte potrai stare tranquillo
nella
tua camera. Ma una guardia resterà fuori; per poterti
accompagnare, nel caso in cui tu decida di fare una passeggiata
notturna.”
“Ummm peccato. Sarebbe stato divertente.” Dissi
fingendomi
intristito. “Hai bisogno di qualcos’altro? Vorrei
andare a
mangiare adesso.”
“No. Puoi andare.”
“Perfetto! Andiamo ragazzi, sto morendo di fame!”
li
incitai sorridendo. Non appena uscii dallo studio però
ignorai
completamente i due giovani dietro di me e mi diressi verso la sala. In
parte per mangiare, in parte per scoprire se Dawn fosse già
partita.
Entrato lanciai un rapido sguardo intorno, cercando di non farmi
notare. Una volta resomi conto dell’assenza di Dawn mi
diressi
con tranquillità verso la tavola. Mi accorsi che oramai gli
abitanti del castello si stavano riabituando alla mia presenza: in
pochi avevano seguito la mia entrata, più che altro
incuriositi
dalla presenza delle guardie.
Decisi di sedermi nuovamente sul lato esterno della tavola, ma
stranamente notai che il posto era stato occupato da Mikhael.
Guardai perplesso mio fratello, fino a che Thomas, avvicinandosi, non
mormorò: “Principe, il re oggi desidera che sieda
al suo
fianco.”
Quelle parole mi preoccuparono: già da prima della mia fuga
era
sempre stata mia abitudine stare lontano da quel posto; le uniche volte
in cui mio padre aveva fatto pretese del genere era stato quando aveva
dovuto dare annunci importanti.
Subito dopo feci i collegamenti necessari e, rassegnato
all’inevitabile, mi diressi verso il posto accanto al re.
Iniziai
a mangiare ignorando completamente sia la presenza gelida accanto a me,
sia le due guardie alle mie spalle. Alla fine fu lui a rivolgermi la
parola.
“Dov’è tua sorella?”
“Non mi sembra che stia sempre insieme a me. Non saprei,
magari si è trovata un ragazzo.”
“Molto divertente. Pazienza, dovrò fare
l’annuncio senza di lei.”
“Cosa hai intenzione di fare?” chiesi, incapace di
resistere.
Sorridendo gelidamente rispose “Lo scoprirai molto
presto.”
Subito dopo si alzò in piedi, causando un immediato silenzio
in
tutta la sala: il fatto che il re si fosse alzato così
presto e
la presenza di Laon al suo fianco poteva significare soltanto un
annuncio di enorme importanza.
“Signori, mi dispiace interrompere il vostro pasto, ma devo
darvi
una lieta notizia” disse aumentando magicamente il volume
della
sua voce. Passarono alcuni secondi, l’attesa sempre
più
forte, ottenendo così completa attenzione da
tutti.
Quando fu soddisfatto annunciò: “Sono lieto di
comunicarvi
che il principe Laon appena ritornato dal suo viaggio di studio sulle
rovine…”
Sarebbe questa la scusa
per coprire la mia fuga? Bella pensata papà,
pensai con una smorfia.
“…ha deciso di restare definitivamente a castello,
accettando la sua carica di principe ereditario e con essa la proposta
di matrimonio della giovane Fianna, figlia del duca di
Idriss.”
Seguì un secondo di stupore, la consapevolezza delle mie
preferenze nell’aria. Subito dopo esplose un forte applauso,
segno delle loro congratulazioni. Il re alzò le mani
chiedendo
nuovamente silenzio, cosa che ottenne immediatamente
“Fra pochi giorni verrà annunciato ufficialmente
il loro
fidanzamento con una festa qui a palazzo. Spero che tutti voi possiate
partecipare e gioire del lieto evento.” Detto questo
tornò
a sedere, godendo delle reazioni dei presenti.
In contrasto con la sala, colma di finti sorrisi, dentro di me la
rabbia ribolliva. Dannazione,
si è mosso in fretta. Pensavo di avere più tempo
prima
dell’annuncio. Spero soltanto che Dawn ce l’abbia
fatta.
Per il resto della colazione non potei fare altro che stare seduto,
mentre un’ interminabile fila di nobili continuava a passarmi
davanti per congratularsi con me.
Una volta finito mi diressi verso l’uscita ignorando le mani
allungate verso di me, desideroso di incontrare la mamma. Nonostante
sentissi la loro presenza dietro di me, continuai ad ignorare le due
guardie, troppo preso dai miei pensieri per dar loro attenzione.
Nella strada verso gli appartamenti reali fui bloccato da numerose
persone che si congratularono con me, sperando sicuramente di ricavarne
una buona impressione dal futuro re. Mi limitai alle minime
formalità e per il resto li ignorai; avevo ben altro a cui
pensare.
Giunto davanti alla porta della camera, diedi uno sguardo veloce ai due
e senza tante cerimonie li informai
“Voi restate fuori.”
Thomas non sembrò affatto sorpreso dalla mia decisione e non
disse niente; al contrario la seconda guardia aprì la bocca
pronto a ribattere. Immediatamente cadde per terra, incapace di
resistere il flusso di mana che gli avevo lanciato contro.
“Ho detto che voi resterete qui”
“Come desidera mio principe” rispose Julius non
appena
riuscì a riprendere fiato. Senza voltarmi una seconda volta
entrai in camera, buia come l’ultima volta che
l’avevo
visitata.
“Laon, avvicinati” la voce della donna
riempì la
stanza non appena chiusi la porta. “Sai, non dovresti
trattare in
questo modo le persone, non sempre riuscirai a farti ubbidire con la
forza o la paura” continuò mentre mi avvicinavo al
letto.
Io scherzosamente risposi “Se non sbaglio voi eravate molto
più severa di me con chiunque vi fosse contrario,
madre.”
A queste parole la mamma non poté fare a meno di sorridere
“Vero, ma ciò non significa che avessi
ragione.” Mi
misi a ridere pensando che dopo tutto madre e figlio non erano poi
tanto diversi. Subito dopo però, il sorriso sparì
dal mio
volto
“Immagino che tu sappia le ultime
novità” non tentai
neppure di nascondere i fatti, sarebbe stato inutile. La mamma sembrava
sempre sapere tutto ciò che succedeva intorno a lei.
Dubitavo
che, anche se bloccata a letto, non sapesse della decisione di mio
padre.
“Sì, mi hanno detto che presto avrò una
nuora a
quanto pare; sai, avrei preferito un affascinante genero.”
“Beh posso dire con certezza di approvare la tua scelta,
mamma. A
quanto pare però, non sono così importante da
poter
decidere chi sposerò.”
La donna sospirò “Temo che tuo padre si sia fatto
prendere
la mano. Ha paura che scapperai ancora una volta, se non avrai niente
che ti tenga legato al palazzo; ha sempre voluto che fossi tu ad
ereditare il trono. Nonostante tuo fratello sia abbastanza potente per
la sua età, avere un re del tuo livello assicurerebbe al
regno
una posizione dominante rispetto a tutte le altre nazioni.”
“Questo lo so anche io! Non avrei avuto nessun problema a
succedergli se fosse stato solo questo. Ciò che non sopporto
è il modo in cui cerca di impormi le sue decisioni:
è
soffocante! È come se io non contassi niente come
persona”
“Sai bene che non è vero. Tuo padre ha sempre
fatto
l’errore di considerare il potere una sicurezza assoluta.
Crede
che se riuscirai a raggiungere il tuo pieno potenziale come stregone e
come re, non soltanto tu, ma anche tutta la nostra famiglia non
dovrà mai temere nulla. È proprio per questo che
con te
è sempre stato duro. Temo che la sua rabbia per la scelta
dei
tuoi compagni sia dovuta a questo: aveva paura che saresti stato
denigrato, e che la tua posizione ne fosse risultata
instabile!”
“Sarà” dissi con voce fortemente
dubbiosa.
Non avevo mai visto il problema da questo punto di vista, ma continuavo
ad avere seri dubbi sul fatto che le ripetute violenze di mio padre
fossero dettate dalla preoccupazione.
“Comunque parliamo d’altro. Cosa hai fatto di bello
ieri?” chiese la donna con voce allegra.
“Mah niente di che, ho girato un poco il castello insieme a
Dawn.
Per riprendere familiarità con la zona, sai. Sarebbe
abbastanza
imbarazzante dover chiedere aiuto perché ci si è
persi in
casa propria, non ti pare?” dissi con finta voce allegra. Mi
dispiaceva mentire alla mamma, ma non potevo certo permettere che
sapesse le mie reali intenzioni. Sapevo che avrebbe completamente
disapprovato, e a seconda dei casi avrebbe persino rivelato tutto al
re. Non potevo permetterlo, quindi continuai con la mia farsa.
“Umm dimmi, creare un costrutto nascosto dietro una delle tue
barriere più potenti fa parte del tuo giro
turistico?”
chiese lei disinvolta.
Mi raggelai. Certo, sapevo che nonostante avessi creato una forte
difesa intorno alla mia camera, qualcuno sarebbe stato in grado di
percepirmi usare i miei poteri; ma sicuramente non credevo che quel
qualcuno sarebbe stato mia madre, date le sue condizioni. Mi
sorprendeva ancora di più il fatto che avesse riconosciuto
il
tipo di incantesimo. Ancora una volta non potevo che inchinarmi di
fronte alle sue abilità.
“Beh non posso che dichiararmi sconfitto! Con questo sono
abbastanza sicuro che non sarò mai in grado di
superarti”
dissi con voce arrendevole.
“In realtà anche per me è stato molto
difficile.
Però i miei poteri percettivi sono stati i primi a
svilupparsi,
dunque sono quelli più potenti. Ma devo ammettere che anche
tu
sei migliorato parecchio! Prima non eri in grado di creare barriere
simili. Se fosse stato qualche anno fa, sarei stata anche in grado di
capire quale costrutto stessi creando. Mi sorprendi ogni giorno di
più figlio.”
“Di certo non posso permettere di farmi superare in tutto
dalla mia vecchia madre, non credi.”
“Ah! Temo proprio che ti dovrò prendere a
sculaccioni,
impertinente! Chiamare la tua stessa madre, vecchia!” Notai
che
aveva immediatamente abbandonato l’argomento. Nonostante
avesse
percepito il mio potere, non voleva sapere cosa avessi cercato di fare.
Era un bene; volevo risparmiarle altre bugie. Passammo ancora del tempo
chiacchierando di cose poco importanti. Ad un certo punto fummo
interrotti da un bussare alla porta. “Avanti” disse
immediatamente mia madre.
La porta si aprì e sulla soglia apparve Dawn in compagnia di
Mikhael. “Possiamo madre?”
“Ma certo tesoro, entrate. Era da molto tempo che non avevo
tutti
e tre i miei figli di fronte” disse lei con un sorriso
luminoso.
Notai che Mikhael continuava ad evitare il mio sguardo, ma sembrava
più sicuro di sé. Sapeva che non avrei mai fatto
niente
di violento di fronte alla mamma. Mi limitai a lanciargli un sorriso.
Concentrai invece la mia attenzione su Dawn curioso di sapere se avesse
fatto ciò che le avevo chiesto.
“Ehi sorellina, ti aspettavo a colazione, dov’eri
finita?”
“Mi dispiace, ero andata a fare un giro nel parco con un
amica e
ho perso la cognizione del tempo. Spero che non sia successo niente di
importante mentre ero via.”
“Nah, soltanto la notizia del mio matrimonio e la mia ascesa
al trono. Niente di più.”
“Scusa?” rispose lei a bocca aperta.
“Ebbene sì! Sorellina, stai per avere
una cognata!
La cara Fianna, figlia del duca Idriss.” Dawn continuava a
rimanere a bocca aperta senza sapere cosa dire, ma del resto ci
pensò Mikhael a parlare.
“Sei fortunato fratello, dicono che sia di una rara
bellezza” esclamò con un sorriso sprezzante,
cercando di
darmi fastidio, approfittando della presenza della madre come difesa
dalla mia rabbia. Io imperturbabile risposi:
“Beh devo dire che preferirei sposare il fratello.
A quanto
ricordo anche lui non era niente male.” La mamma
scoppiò a
ridere mentre Mikhael si limitò a diventare livido dalla
rabbia.
“Prima o poi verrai maledetto per le tue malsane
preferenze!”
“Mikhael” una sola parola bastò per
bloccare
immediatamente il giovane. Nonostante la malattia, la voce ferrea della
regina aveva ancora molta della sua forza ed era stata sufficiente a
far arretrare il figlio. “Non voglio sentire mai
più
parole del genere chiaro? Siete fratelli e dovreste volervi bene. Non
mi sembra di averti cresciuto in questo modo. D’ora in poi
fai
attenzione a come parli, sono stata chiara?”
“Mi dispiace mamma, non succederà
più”
rispose immediatamente Mikhael. Alla vista del giovane che si scusava
come un bambino piccolo, colto a fare la marachella, non potei fare a
meno di sorridere.
“Tu vedi di non ridacchiare troppo! Cerca di stare attento a
come
ti comporti e non fare troppi danni mentre non ti controllo.
Capito?” Io subito assunsi un’espressione angelica.
“Certo mamma, non preoccuparti. Ora però se vuoi
scusarmi
devo andare; non vorrei far aspettare il mio picchetto
d’onore.” dissi ironicamente. La donna
sembrò un
poco rattristata da quelle parole ma immediatamente
l’espressione
triste sparì. Si limitò a sorridermi e salutarmi
mentre
me ne andavo.
Uscito dalla camera fissai con sguardo annoiato le due persone di
fronte a me.
“Bene signori, vogliamo andare?”
I due non diedero segno di aver colto l’ironia nella mia voce
e si limitarono a fissarmi con sguardo vacuo.
Uff, peccato, speravo in
una reazione
migliore da parte di Julius. Temo che dovrò stuzzicarlo un
pochino per riuscire ad avere un po’ di divertimento.
Lanciai un sorriso lascivo al giovane, avvicinandomi molto lentamente.
Allungai la mano quasi sfiorandolo sul viso e dissi:
“Sai dovresti evitare di essere sempre così
rigido. Non
riusciresti a fare felice una persona... Beh certo. Dipende anche dalla
situazione. In certi momenti la rigidità non è un
male.”
A queste parole Julius arrossì immediatamente. Bingo, decisamente ci
sarà da divertirsi con lui.
Mi allontanai ridacchiando, senza degnare di uno sguardo Thomas, che
sembrava aver perso in parte la sua maschera di
imperturbabilità, assumendo un espressione infastidita.
Decisi di dirigermi verso il giardino, avevo bisogno di fare una
passeggiata e non ne potevo più di stare rinchiuso tra mura
di
pietra. Nonostante stessi cercando un po’ di pace,
quest’ultima però sembrava decisa ad evitarmi: in
ogni
angolo sembrava che vi fosse appostata una persona, pronta a farmi le
sue congratulazioni. Nonostante il periodo passato insieme alla mamma
mi avesse fatto dimenticare in parte i problemi che mi aspettavano
all’esterno, le varie sanguisughe che infestavano il palazzo
erano riuscite a farmele ricordare perfettamente.
Fumante di rabbia decisi di ritornarmene in camera. Decisamente non
avevo bisogno di incontrare altra gente, Avrei preferito mille volte
fare conversazione con il muro. Cambiai direzione avvicinandomi ai
quartieri reali quando sentii la voce di Dawn dietro di me. Mi fermai
immediatamente, voltandomi per vedere dove fosse; ma la vista del
corridoio mi veniva bloccata dalle due ombre muscolose che avevo sempre
alle spalle.
“Vi dispiacerebbe spostarvi, oppure mi è proibito
guardare
mia sorella?” subito i due si fecero da parte, ma
probabilmente
non gli sfuggì “Idioti” che mormorai
mentre si
spostavano.
Vidi subito che Dawn era visibilmente eccitata. Probabilmente si era
divertita parecchio: raramente le persone del nostro piano scendevano
sulla Terra e, anche in quel caso, evitavano i centri troppo affollati.
Conoscendo mia sorella ero abbastanza sicuro che avesse deciso di farsi
un giro per le vie principali, così da vedere tutto il
possibile
prima di essere costretta a ritornare. Dopo che le avevo
spiegato
brevemente dei negozi di vestiti e averle dato i contanti che mi erano
rimasti, non sarei rimasto sorpreso se avessi trovato dei nuovi
acquisti in camera sua.
Per la prima volta detti attenzione a come era vestita. Da quando ero
tornato non vi avevo badato molto, perciò decisi di
lanciarle
uno sguardo. Come al solito non indossava vestiti troppo elaborati,
come me non apprezzava particolarmente la moda di corte. Oggi si era
limitata ad un vestito color ghiaccio, con rifiniture e bottoni dorati,
la gonna era così lunga che una parte strisciava per terra
come
uno strascico. Le maniche invece le coprivano completamente le braccia
e parte delle mani; probabilmente l’elemento che attirava
maggiormente l’attenzione era l’ampia scollatura,
una
visione decisamente appetitosa per chiunque fosse
interessato.
Quello che però mi sorprese di più, fu notare una
tiara
sulla sua fronte. Era molto semplice: il sostegno color perla reggeva
al suo centro un opale di un intenso colore blu con venature
più
chiare.
“Ehi, quello non lo avevo mai visto, quando l’hai
preso?”
“Oh questa dici? Me l’ha regalata un conte pensando
di
riuscire a fare colpo. Effettivamente è molta bella,
però
non è riuscita nel suo intento. Lui era orribile! Senza
contare
che era un uomo incredibilmente viscido. Infatti ho cercato di
togliermelo di dosso il prima possibile” disse lei senza dare
molta importanza al racconto.
“Ma parliamo di te! Vedo che anche tu hai qualcosa di nuovo,
i
due cagnolini chi te li ha regalati?” disse con tono aspro e
indicando con un gesto della testa i due uomini affiancati al muro.
“Oh beh, papà era preoccupato per la mia salute
quindi ha
deciso di affiancarmi delle guardie. Non sia mai che qualcuno cerchi di
farmi del male!” risposi io ironicamente, ancora irritato.
“Sono sicura che faranno un ottimo lavoro, non preoccuparti.
Il
tuo corpo sarà perfettamente al sicuro. Vero
Thomas?”
ribatté la principessa parlando al soldato. Da quando Dawn
aveva
scoperto ciò che era successo in passato tra noi due, non
aveva
mai perdonato a Thomas le sue azioni, e approfittava di ogni momento
per ridicolizzarlo e rinfacciargli la sua scelta.
“Non si preoccupi principessa, suo fratello sarà
al sicuro con noi” rispose lui imperturbabile.
“Sono sicura che sarà così. Comunque
Laon devi
assolutamente venire con me. Ho delle cose da farti vedere”
mi
disse lei riprendendo quella vena di eccitazione che aveva dimostrato
poco prima.
“Perfetto! Stavo pensando di tornare in camera mia per
distrarmi,
ma almeno avrò qualcuno con cui chiacchierare.”
“Ah, per il fatto che ti sposi? Beh è un peccato!
In
effetti, avrei preferito un cognato affascinante, con un po’
di
muscoli, non un'altra signorina della buona
società.”
Iniziammo ad incamminarci, mentre io neppure preoccupandomi di
rispondere alla sua battuta, rimuginavo infastidito
sull’intera
situazione.
Il viaggio verso la camera di Dawn fu ancora più noioso:
adesso
le persone non si limitavano a congratularsi con me, ma lo facevano
anche con Dawn, raddoppiando la perdita di tempo. Notai inoltre che
molto spesso prima di allontanarsi lanciavano occhiate a Julius e
Thomas, chiedendosi come mai fossero al mio guinzaglio. Sentii alcuni
mormorare tra loro ma non riuscii a distinguerne le parole,
né
mi interessava particolarmente farlo.
Dawn, vedendomi sempre più nervoso propose di accelerare il
passo. Chiunque tentasse di fermarci veniva sistematicamente fermato
prima che potesse parlare, con la scusa di un appuntamento
inderogabile. In questo modo riuscimmo finalmente a raggiungere la
tanto agognata meta.
Entrai immediatamente senza degnare di uno sguardo alle mie spalle, ben
sapendo cosa avrebbero tentato di fare ma conoscendo Dawn. La giovane
infatti si mosse subito sbarrando la strada alle due guardie.
“Non mi sembra di avervi invitato ad entrare, non mi piace
che
animali entrino in camera mia; potrebbero sporcarmi i tappeti. Voi
state fuori.” I due rimasero sorpresi ma, ricordandosi
dell’esperienza precedente davanti alla porta della camera
della
mamma, preferirono non insistere.
Finalmente potei rilassarmi: la camera di Dawn era stata fin da piccoli
il mio rifugio, migliore ancora della mia. Qui avrei sempre trovato mia
sorellina, pronta ad ascoltare i miei problemi o a crearne qualcuno.
Lei sembrava piena di energia e saltava da un parte all’altra
con
un sorriso enorme stampato sulla faccia.
“Devo assolutamente farti vedere quello che ho comprato! La
Terra
è fantastica, ci sono un sacco di vestiti e accessori
interessanti! Molto meglio di quelle stupide cose che mi fanno mettere
ogni volta che c’è una cerimonia.”
“Dawn aspetta un attimo. Prima ti devo chiedere una cosa: sei
riuscita ad attivare i costrutti?”
Al che lei con il broncio disse: “Noioso… e va
bene i
vestiti li lasciamo per dopo. Comunque sì, sono riuscita ad
attivarli entrambi. Pensavo che il secondo, dato che dovevo lanciarlo
su più persone, sarebbe stato il più difficile,
invece
quello che mi ha dato più difficoltà
è stato
quello sul tuo amico. A proposito ci ho parlato” disse lei
con
leggerezza.
“Che cosa? Hai parlato con Andy?
Perché?”
“Beh mi ha visto fuori di casa che stavo mettendo la lettera,
quindi è uscito correndo gridando di aspettare un attimo.
All’inizio mi sono un po’ preoccupata, infatti
stavo per
andarmene. Però appena mi si è avvicinato mi ha
chiesto
se fossi una tua parente. Mi ha preso alla sprovvista quindi gli ho
detto che ero tua sorella. Lui ha iniziato subito a tempestarmi di
domande e mi ha fatto entrare… tra l’altro mi ha
offerto
una tazza di cioccolata con una cosa fantastica, penso che
l’abbia chiamata panna montata. Mi devi spiegare come si fa
appena hai tempo” continuò lei divagando.
Io un po’ preoccupato cercai di attirare la sua attenzione
“Senti, ma che cosa gli hai detto?”
“Ah, beh di certo non potevo dirgli la verità, ti
pare?
Gli ho solo spiegato che la mamma sta molto male e che per questo sei
dovuto partire immediatamente; che non puoi tornare perché
devi
occuparti degli affari di famiglia e che ti dispiace molto. Poi ho
poggiato la lettera sul tavolo, gli ho spiegato che avevo degli impegni
urgenti e me ne sono andata. All’inizio sembrava che mi
avrebbe
lasciato andare, però poi mi ha bloccato chiedendomi se
avessi
dei piani per il resto della giornata.”
“Ti prego dimmi che gli hai semplicemente risposto di
sì” dissi io chiudendo gli occhi.
“Beh in realtà ho pensato di farlo, poi
però mi ha
proposto di fare un giro in centro, e dato che l’avrei fatto
comunque da sola ho preferito avere compagnia.” Disse lei
frivola. “Comunque puoi stare tranquillo mi sono limitata a
farmi
accompagnare in giro per negozi. Quando ho finito i soldi che mi avevi
dato, gli ho detto che dovevo incontrare una persona, l’ho
ringraziato per la compagnia e l’ho salutato. Al che prima
che lo
perdessi di vista ho attivato il costrutto, ho cercato un posto
tranquillo e ho Saltato.”
Dopo la spiegazione tirai un sospiro di sollievo, non avevo previsto
che Dawn passasse del tempo con Andy, ma fortunatamente aveva deciso di
farlo prima di attivare il costrutto; in caso contrario la situazione
si sarebbe complicata parecchio.
Finalmente più tranquillo dissi indirizzandole un
sorriso
“E allora, questi vestiti? Su, vediamo i grandi acquisti che
hai
fatto. La prossima volta ti porterò a vedere i negozi
migliori,
vedrai che ci divertiremo un sacco.”
Le si illuminò subito il volto a sentire quelle parole:
“Davvero? Adesso che l’hai detto non osare tirarti
indietro! mi ci devi portare assolutamente!”
Io le sorrisi di rimando ma tra me e me iniziai a riflettere su quanto
alte fossero le mie possibilità di riuscire a vederla di
nuovo
dopo quello che avevo in mente di fare.
Nonostante le mie preoccupazioni il pomeriggio passò molto
velocemente, tra una risata e l’altra Dawn fece una sorta di
sfilata di moda per farmi vedere tutti i suoi nuovi acquisti. Dopo un
po’ iniziai a chiedermi come avesse fatto a comprare tutte
quelle
cose con i soldi che le avevo dato; certo non erano pochi, ma non
sarebbero sicuramente stati sufficienti ad acquistare tutto quello che
avevo visto.
Incuriosito le chiesi: “Dawn ma sei sicura che i soldi ti
siano
bastati per tutte queste cose?” lei inizialmente
arrossì
alla domanda, poi con riluttanza rispose.
“Beh effettivamente a un certo punto li avevo quasi finiti;
ma
c’erano ancora molte cose carine da prendere, quindi ho fatto
un
piccolo incantesimo alla signora al banco; per farle credere che avevo
pagato anche il resto.” Immediatamente chinò la
testa
vergognandosi.
Io per niente preoccupato (il mio primo periodo sulla Terra mi era
capitato di dover ricorrere a questo trucco per comprare alcune cose)
le dissi:
“Non preoccuparti, l’importante è che
Andy non si sia accorto di nulla.”
La giovane sorpresa dalla mancanza di rimproveri si riprese
immediatamente e disse “Stai tranquillo mi sono accertata che
fosse distratto da qualcos’altro quando ho lanciato
l’incantesimo. E dopo gli ho detto che dovevo andare, quindi
è tutto a posto.”
Continuammo a chiacchierare della Terra per un po’ di tempo,
finché non sentimmo bussare alla porta. Immediatamente Dawn
si
alzò.
“Si?” la risposta non tardò ad arrivare,
soffocata dalla porta chiusa.
“Il re mi ha chiesto di avvisarvi che il pranzo
verrà
servito a breve. Desidera che siate entrambi presenti,
Altezza.”
“Molto bene, arriveremo a breve” rispose lei
iniziando a recuperare i diversi vestiti che aveva lasciato in giro.
“Andiamo aiutami a nasconderli! Non vorrei che la domestica
li
trovasse e raccontasse in giro di questi vestiti strani. Qualcuno
potrebbe iniziare a sospettarne la provenienza e sarebbe un
problema.” Io mi limitai ad annuire, e insieme riuscimmo a
ripulire il tutto molto velocemente.
Mentre Dawn era distratta nel raccoglierli io misi furtivamente un
anello all’indice destro. Si trattava di anello grigio con
una
linea rossa al centro.
Ci siamo quasi, ormai
manca poco.
Note dell’autore
1: Si tratta di un tipo di magia che permette alla mente di abbandonare
i confini del corpo e di viaggiare ma con delle limitazioni. Purtroppo
non è possibile viaggiare ovunque. la mente deve avere un
punto
di aggancio verso il quale dirigersi: è dunque possibile
soltanto raggiungere persone con le quali si è stati a
contatto
abbastanza a lungo da conoscere le caratteristiche delle loro menti.
Maggiore è il poter dell’incantatore, maggiore
sarà
la distanza percorribile.
A detectiveknight!! *Solleva il
calice* Che quasi sicuramente stanotte sognerò
mentre mi rincorre con una virgola gigante!!
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Prologo
Capitolo 3
Finito di mettere in ordine uscimmo dalla camera.
Rimasi sorpreso nel constatare che era rimasto soltanto Julius.
“Dov’è Thomas?” chiesi,
approfittandone per iniziare una conversazione, più che per
curiosità.
L’atmosfera del palazzo mi stava facendo diventare sempre
più nervoso: avevo bisogno di una distrazione, e la giovane
guardia sembrava perfetta per questo compito. Senza aspettare la
risposta gli feci un’altra domanda:
“Dimmi Julius da quanto tempo sei una guardia
reale?” chiesi sorridendo.
Il giovane rimase spiazzato dal mio atteggiamento (dopo
l’attacco di stamattina, probabilmente non si aspettava un
simile trattamento).
“Da un anno mio principe” disse lui con voce
incerta.
“Bè con il tuo livello di potere, dubito sia stato
difficile riuscirci. Dimmi, appartieni a una delle sezioni
elementaliste?”1 Chiesi io sicuro
della risposta: fin dalla prima volta che l’avevo visto, ero
stato in grado di capire la sua affinità
all’elemento terra. Probabilmente, non era ancora in grado di
mascherarla a dovere, ma era potente.
“Sì altezza, appartengo alla sezione
dell’elemento Terra” disse lui con espressione
sorpresa.
“Capisco. Non mi sorprende allora, che mio padre ti abbia
dato un incarico tanto importante.” Risposi io con un sorriso
abbagliante. Julius arrossì violentemente a quelle parole;
tra me e me risi. Non
dev’essere abituato a ricevere complimenti dagli uomini.
Davvero troppo facile.
Per il resto del tragitto, mi limitai a lanciargli ogni tanto degli
sguardi di sbieco; facendo in modo che se ne accorgesse ogni volta.
Inoltre, notai che ogni volta arrossiva nello scoprirmi. Dietro di me,
Dawn si godeva lo spettacolo; scuotendo la testa, divertita dalla
goffaggine della guardia.
Arrivammo in breve tempo alla sala gremita. La notizia del mio
matrimonio, ormai diffusa, aveva attirato numerose famiglie nobili,
decise a porgere i loro omaggi.
Dannate sanguisughe!
Appena credono di potersi dimostrare solidali, si presentano subito a
palazzo. Spero solo che non mi diano troppo fastidio.
Al nostro arrivo tutti si voltarono verso la porta, come degli automi.
Allo stesso tempo, comparve un sorriso falso sul viso di ognuno di
loro, come se avessero un interruttore per cambiare le espressioni del
volto. Nonostante molti fossero perplessi per la presenza della guardia
al mio fianco, non mostrarono nulla. A corte la mancanza di
informazioni veniva considerata una terribile debolezza: più
segreti conoscevi, più avevi la possibilità di
migliorare la tua posizione.
Mentre mi avvicinavo al tavolo, mi limitai a mantenere
un’espressione neutra. Speravo che questo li tenesse a bada,
almeno fino alla fine del pranzo. Purtroppo non riuscii nel mio
proposito.
“Principe, da quanto tempo. Sembra passata
un’eternità, dall’ultima volta che ci
siamo incontrati.”
Nel sentire quella voce smielata, non seppi se essere felice o se
infastidito. Per il momento decisi di ignorare entrambe le emozioni,
sicuro che, col tempo, la seconda avrebbe preso il sopravvento.
“Marchesa Dahl, che piacere rivederla. Sì,
è sicuramente passato molto tempo nostro ultimo incontro.
Come va?”
Dissi io con un tono di voce piatto, quasi infastidito. Lei
imperturbabile rispose:
“O principe, le ho già spiegato: non
c’è bisogno di tutte queste formalità
tra noi, può chiamarmi Kalea. Comunque sto molto bene
grazie. E mi dica, come sono andate le sue ricerche? Il re ha detto che
ha passato gli ultimi anni a studiare le rovine! Ha fatto qualche
scoperta interessante?”
A quelle parole, fui quasi tentato di far saltare la copertura di mio
padre. Dopotutto, rovinargli i piani sarebbe stato divertente. Ma
decisi di evitare: non potevo mettere in pericolo Andy proprio adesso;
avrei dovuto aspettare il momento opportuno.
“Molto bene grazie. Se vuole, dopo pranzo ne potremo parlare
più approfonditamente. Ma vi prego di scusarmi, sto morendo
di fame.”
Dissi io con un sorriso affabile. Lei, un poco insoddisfatta dalla
mancanza di informazioni nelle mie parole, si limitò a
rispondere:
“Ma certo! Anzi, mi scuso per averla fermata.”
Finalmente libero, potei dirigermi verso il tavolo Dawn ormai si era
già seduta: probabilmente era sgattaiolata via quando la
donna mi aveva fermato. Intanto, riflettei sul primo incontro con la
nobile.
Il mio rapporto con la marchesa, anzi con Kalea, risaliva a parecchi
anni prima. Al tempo ero ancora diciassettenne, se non ricordo male.
L’addestramento violento a cui ero stato sottoposto era
finito da poco, e ormai, venivo sistematicamente fatto combattere sul
campo, generalmente in battaglie di larga scala.
Quella volta però era stato diverso: mi era stato chiesto di
compiere una missione in incognito, all’interno della nostra
stessa base. Avrei dovuto cercare un presunto traditore. Non avendo
ancora dimestichezza con sotterfugi e intrighi, cercai una persona
fidata che mi fornisse informazioni sicure, dietro consiglio del re.
A palazzo, avevo sentito molte chiacchere riguardo la marchesa: una
donna amante dei pettegolezzi, quanto del buon cibo. Decisi di
rivolgermi a lei, pensando che almeno, mi avrebbe dato
un’idea del genere di persone a cui avrei dovuto rivolgermi.
Rimasi non poco sorpreso.
Il nostro primo incontro, si svolse nella sua villetta di campagna.
Ovviamente avevo cercato di compiere tutto nella maggiore segretezza
possibile, ma fu invano: la donna, riuscita a scoprire del mio arrivo,
aveva fatto preparare tè e dolci per l’occasione.
Ricordo ancora la sua espressione divertita, nel vedermi a bocca
aperta, avermi accolto con un grande sorriso.
Effettivamente, ero rimasto sorpreso nel vederla all’entrata
della sua villa. Ma, fu con la sua scelta dei vestiti, che rimasi
definitivamente sconvolto: portava uno sgargiante abito magenta dalla
gonna vaporosa, che copriva malamente le sue ampie curve. Accompagnato
da un cappello azzurro cielo con piume variopinte, era probabilmente la
peggiore accozzaglia di vestiti che avessi mai visto. Inoltre, non si
poteva certo dire che i gioielli migliorassero il tutto: alla mano
sinistra portava un enorme anello di rubino, il cui colore era talmente
forte da farlo sembrare una ferita aperta; accompagnato da diversi
anelli più piccoli nelle altre dita. Al collo invece,
portava una grande gemma, più simile ad un uovo di quaglia
che ad una pietra preziosa, visto il colore smorto.
Decisi comunque di tacere: sarebbe stato scortese sottolineare il poco
gusto in fatto di vestiti, in qualsiasi occasione, ma farlo quando si
cerca aiuto dalla persona criticata, sarebbe stata pura
stupidità. Inoltre nel guardare il viso, notai come i suoi
occhi grigi mostrassero un intelligenza acuta. Il suo sorrisetto
inoltre mi fece capire che la donna, era ben consapevole di quello che
stavo pensando.
“Salve principe, la stavo aspettando. Quando ho saputo che
sarebbe venuto, ho fatto preparare alcuni stuzzichini” disse
la donna invitandomi con un inchino e un gesto del braccio ad entrare.
“Grazie mille per la sua ospitalità, e mi dica,
chi l’ha informata?”
Lei rispose enigmatica con un sorrisetto.
“Oh bè, sa bene che una signora mantiene sempre
dei segreti. Sarebbe scortese chiedere di rivelarli… non
crede?”
Fin da subito, la marchesa si rivelò una donna abbastanza
difficile da gestire: durante il nostro incontro, scoprii che la donna
non era soltanto un amante dei pettegolezzi, ma era a capo di una delle
più grandi reti di informazioni del regno. Se
c’era qualcosa di segreto, nella maggior parte dei casi, la
marchesa lo conosceva.
Nonostante fossi stato in grado di ottenere il suo aiuto in
quell’occasione, capii anche una cosa fondamentale: Kalea
difendeva esclusivamente i propri interessi. Se avesse potuto ricavarci
qualcosa, avrebbe fornito con tutta tranquillità
informazioni utili per il mio assassinio senza alcun rimorso. Per lei
era tutto un affare.
Dopo quella volta, richiesi l’aiuto della donna numerose
volte. Anche se avida, era pur sempre un’utile risorsa di
informazioni. Grazie a lei, le mie missioni divennero molto
più semplici. Nonostante tutto però, il nostro
rapporto non superò mai l’ambito lavorativo. Anzi,
col tempo, stetti sempre più attento alle mie azioni,
temendo di fornirle informazioni pericolose sul mio conto.
Mi sedetti al tavolo, lanciando di tanto in tanto uno sguardo alla
donna, ma evitando di dare troppo nell’occhio. Dawn si
piegò leggermente verso di me, con uno sguardo interrogativo
“Che ti prende? Stai fissando da un sacco i nobili. Hai visto
qualcuno che conosci?”
Mi limitai a lanciarle uno sorrisetto. Non pensavo di essere stato
tanto ovvio, avrei dovuto controllarmi meglio; preferivo evitare che il
mio rapporto con la donna fosse reso noto.
Poiché eravamo arrivati in anticipo, passammo del tempo a
chiacchierare del più e del meno, senza però mai
perdere d’occhio l’intera sala. Mio padre e Dan non
erano ancora arrivati, e la loro assenza mi preoccupava: in genere
erano i primi ad arrivare in sala, e questo ritardo, mi portava a
pensare che il re avesse ideato qualche brutta sorpresa.
La mia preoccupazione si fece ancora più forte quando vidi
il cavaliere entrare in sala da solo. Il giovane non abbandonava mai il
fianco del re: lo avrebbe fatto solamente se gli fosse stato comandato.
Immediatamente schioccai le dita lanciandogli uno sguardo infuocato
“Dan, vieni qui.”
Molti si accorsero del mio gesto, alcuni di loro stupiti dal
trattamento che avevo riservato ad una delle persone più
potenti del regno. Il cavaliere senza scomporsi si avvicinò,
compì un inchino perfetto, senza lasciar trasparire alcuna
sorpresa:
“Sì principe, mi dica”
“Dov’è mio padre? Come mai lo hai
lasciato da solo?” gli chiesi.
Negli occhi del giovane passò un emozione veloce, che
scomparve quasi immediatamente. La notai solamente perché lo
stavo fissando. Probabilmente lo stesso Dan si accorse di aver lasciato
trasparire qualcosa, nonostante ciò si limitò a
mormorare:
“Il re ha un impegno privato. Mi ha chiesto di avviarmi in
sala.”
Non riuscii a capire se stesse mentendo o meno, dunque mi limitai ad
annuire e lo congedai con un gesto della mano. Probabilmente il
trattamento rude divertì il cavaliere che fece un
sorrisetto, ma si allontanò tranquillamente. Stavo per
riprendere a chiacchierare con Dawn quando, all’improvviso,
sentii la sparizione di una fonte di mana molto potente.
Stavo per ignorare la sensazione ma, subito dopo, mi resi conto della
persona a cui apparteneva quel mana. Mi alzai immediatamente in piedi,
avvolto da una tempesta di potere, troppo sconvolto per potermi
controllare.
“No!”
Urlai, con le lacrime agli occhi. All’improvviso, Dan
comparve al mio fianco, con una mano sulla mia spalla.
“La prego, si fermi. Si deve calmare. Non può
perdere il controllo così” Io mi voltai verso di
lui come una furia.
“Lo sapevi! Come hai osato non dire nulla”
Lo scagliai con forza contro il muro della sala. Non appena
toccò la parete, la pietra si liquefece, circondandolo e
lasciando liberi soltanto gli occhi. Il mio obbiettivo era
bloccarlo abbastanza a lungo da poter raggiungere la stanza della
mamma. Mi girai, pronto ad uscire dalla sala, urlando:
“Dawn! Corri! La mamma!”
Lei, inizialmente sconvolta dal mio improvviso scatto d’ira,
si riprese a quelle parole e si alzò raggiungendomi. Nel
frattempo, con un’esplosione di fuoco, il cavaliere del re si
liberò dalla prigione di roccia; mi voltai nuovamente,
pronto a dar battaglia pur di riuscire ad andarmene, ma notai che il
giovane non si muoveva, limitandosi a guardarmi dritto negli occhi.
Quando capii che non mi avrebbe intralciato di nuovo, mi lanciai fuori
dalla sala, aumentando la mia velocità con la magia.
In poco tempo raggiunsi la stanza. Ormai avevo perso Dawn da tempo (non
abituata a quel genere di incantesimi, era rimasta indietro). Non
rallentai neppure in prossimità delle porte, che si
spalancarono al mio minimo cenno.
La stanza non era più buia. Anzi. Era illuminata. Sembrava
fosse apparso un piccolo sole: non vi era una sola zona
d’ombra, rendendo la scena ancora più cruda.
Ignorai del tutto mio padre, in ginocchio al fianco del letto, che
stringeva la salma. Non riuscivo a pensare minimamente a quella cosa
nelle coperte come mia madre; persino corrosa dalla malattia, quando
l’avevo vista l’avevo riconosciuta istintivamente
come la forte donna che mi aveva cresciuto.
Adesso invece, non riuscivo a pensare ad altro che a ciò che
c’era sotto il lenzuolo: il mio cervello si rifiutava di
considerarla una persona. Tutta l’energia che mi aveva
portato a correre per mezzo castello mi abbandonò
all’improvviso. Caddi a terra, incapace di pronunciare una
sola parola, di compiere un pensiero coerente; mi limitavo ad osservare
instupidito ciò che era rimasto di mia madre.
Mi riscossi nel sentire un urlo lacerante, seguito da un sussurro
ininterrotto
“Nononononononono”
Mi alzai appena in tempo per impedire a Dawn di vederla. Era
sufficiente che soltanto uno di noi avesse gli incubi. Preferivo
risparmiarle almeno questo.
In tutto questo tempo, mio padre non si mosse, come se il mondo intorno
a lui fosse sparito: si limitava a stringere la mano della corpo; a
guardarla, come se sperasse di riportarla in vita con la sola forza del
suo sguardo.
Quando notai che numerose persone iniziavano ad accalcarsi alle porte
della camera, capii che era il momento di riprendere il controllo della
situazione: prima di tutto feci avvicinare Julius che, dopo la mia
fuga, era riuscito a raggiungermi.
“Ti prego, porta mia sorella nelle sue stanze, ha bisogno di
riposare.” Nel sentire quelle parole Dawn iniziò
ad agitarsi.
“No! Io non me ne vado, non la posso lasciare sola”
disse tra una lacrima e l’altra, aumentando a poco a poco il
suo tono di voce finché non divenne quasi un grido.
Data la situazione, fui costretto a lanciarle un incantesimo,
perché si addormentasse. Il giovane afferrò
immediatamente la principessa, prima che cadesse a terra e, prendendola
in braccio, una volta uscito dalla barriera che circondava la stanza,
Saltò per accompagnarla nella sua camera.
Notai che il brusio era aumentato notevolmente, dopo il crollo della
giovane, per cui cercai di calmare la situazione. Una volta uscito,
tutti si zittirono, desiderosi di avere qualche notizia.
“Signori, per piacere vi chiedo di tornare immediatamente
nella sala. Sicuramente tutti capite la situazione, perciò
vi prego, lasciateci un momento di solitudine.”
Immediatamente tutti mormorano delle sentite condoglianze e, a poco a
poco, il corridoio si svuotò.
Rimasero solo due persone: uno era Dan, in ginocchio rivolto
verso la camera; l’altro era Mikhael, gli occhi spalancati e
il petto che si alzava e abbassava come se avesse corso (distrattamente
mi chiesi come mai non avesse Saltato).
Il principe si limitava a guardarmi, il volto pallido e confuso, come
se non mi stesse realmente guardando; probabilmente il suo sguardo era
già proiettato nella stanza.
“Cosa diavolo è successo? Ho sentito nobili
raccontare stupidaggini per tutto il castello. Non è vero...
giusto?”
Lo guardai per breve tempo, dopodiché mi feci da parte. Lui
si mise a correre per entrare a vedere. Io continuai a guardare il
muro, incapace di fare altro. Nel momento in cui sentii le urla di
dolore di Mikhael, chiusi gli occhi. Quasi speravo di riuscire a
trattenere il mondo fuori dalla mia testa. Infine cedevo alle lacrime.
In tutto questo, Dan rimase stoico al suo posto: in ginocchio di fronte
alla camera. In attesa di cosa io non sapevo, forse un ordine, o
l’uscita di mio padre. Finalmente mi riscossi al pensiero di
tutte le persone che, riunite in sala, ancora aspettavano notizie. Fui
nuovamente costretto a pensare prima di tutto come principe che come
figlio: entrai nella stanza, per riscuotere il re dal suo torpore.
Con passo deciso, mi avvicinai al letto, quasi cercando di dimostrare a
me stesso che sarei stato in grado di resistere, di ignorare la prova
più evidente del dolore di tutti. Nonostante i miei
propositi, non fui in grado di compiere gli ultimi passi, limitandomi a
lanciare uno sguardo rapido al corpo, prima di distogliere
definitivamente lo sguardo. Avrei avuto tempo dopo per il vero crollo
emotivo.
“Padre, dovete alzarvi. I vostri sudditi vi attendono in
sala.”
Dissi con voce fredda, senza che però l’uomo in
questione si muovesse minimamente, come se non mi avesse sentito.
“Padre mi avete sentito? Ho detto che vi
attendono.”
Questa volta ebbe uno scatto impercettibile, come se si fosse
svegliato, si girò lanciandomi un occhiata fredda, per poi
tornare a fissare il cadavere della donna che, un tempo, aveva regnato
con lui, e che forse, aveva davvero amato dopotutto.
Nonostante l’iniziale compassione, stavo iniziando a perdere
la pazienza; non era l’unico in lutto, ma di sicuro non sarei
stato io a parlare a quei nobili spocchiosi in sala: non ero ancora re
quindi il compito spettava a lui.
“Alzati, stupida scusa di un re! Sai bene quanto me che hai
un compito da assolvere, e di sicuro non sarò io a farlo al
posto tuo. Perciò muoviti.”
Non so se furono le parole offensive, o il tono con cui mi ero rivolto
a lui, ma in ogni caso riuscii a farlo rialzare. Si girò e
uscì dalla stanza, senza voltarsi nemmeno una volta, come se
niente fosse successo, ovviamente non prima di avermi lanciato uno
sguardo furioso.
Una volta andatosene, rimasi un poco fuori dalla stanza, incerto su
cosa fare, combattuto: sarei voluto restare, per continuare a vigilare
sul corpo della mamma; allo stesso tempo però, non volevo
osservarlo un minuto di più.
Alla fine decisi di rimanere: non sarebbe stato giusto abbandonarla
sola (Mikhael era sparito poco dopo che il re era uscito, presumo non
riuscisse a guardarla ancora). Per prima cosa spensi
l’incantesimo di luce lanciato da mio padre; essendo
incredibilmente cruda rendeva ancora più difficile restare
nella stanza, quasi che rendesse il tutto più reale.
Mi limitai a creare alcuni globi che fornissero la minima illuminazione
necessaria, mantenendo però la camera in penombra. Percepii
un aggregarsi di presenze di fronte alla camera. Mi voltai subito,
pronto a cacciare nuovamente i curiosi, quando mi accorsi di chi fosse:
la guardia reale aveva mandato i custodi.2
Rimasi molto sorpreso nel vedere i quattro generali presentarsi, ma
forse non lo sarei dovuto davvero essere. Loro quattro erano stati,
prima ancora che generali, le guardie personali della regina; avevano
passato insieme numerose battaglie. Sarebbe stato più strano
se non fossero stati presenti per darle l’ultimo saluto.
Entrarono in silenzio nella stanza, lo sguardo duro e impenetrabile che
non lasciava trasparire nulla. Le loro divise erano completamente
coperte da lunghi mantelli, che vennero aperti nel momento in cui
circondarono il letto. Dal fodero estrassero le spade
cerimoniali. Secondo la tradizione sarebbero dovuti restare in piedi,
con la spada puntata verso l’alto e rivolta di piatto al
viso, a simboleggiare la protezione da loro fornita allo spirito nel
suo viaggio verso l’Infinito.
Non pronunciai una parola però, nel vedere i quattro
generali, tra le persone con la più grande
autorità subito dopo il re, inginocchiarsi, il viso
abbassato e la spada con la punta rivolta al pavimento, nella posa di
sottomissione al superiore.
“Onore alla Regina di spade” pronunciarono con voce
soffocata.
Da quel momento nessuno di loro si mosse più; continuarono a
mantenere la stessa posizione, lo sguardo rivolto al suolo; sembrava
quasi che attendessero che la loro regina si alzasse, pronta a
rispondere al loro richiamo.
Finalmente rassicurato dal fatto che la salma non fosse più
da sola potei andarmene. Cercai di non considerarla una fuga, ma
purtroppo non si poteva interpretare in altro modo; decisi che in fondo
non mi importava: avevo resistito anche troppo per i miei gusti. Uscito
dalla camera notai che Dan era ancora lì, ma si era alzato;
insieme a lui c’erano anche Thomas e Julius. Rivolsi
immediatamente la mia attenzione a quest’ultimo.
“Come sta Dawn?”
“Sta dormendo Altezza. Il vostro incantesimo è
ancora attivo. L’ho affidata alla domestica una volta
arrivato alla sua stanza.”
“Bene… molto bene… dovrebbe essere
tutto a posto per ora… già.. bene…
adesso cosa faccio… devo prepararmi.. si esatto, devo
prepararmi…”
Non riuscivo a smettere di parlare. Il disordine che avevo nella testa
riflesso nelle mie azioni. Improvvisamente sentii una mano toccarmi il
braccio.
“Principe, vi prego, fate un respiro profondo”
disse Thomas cercando di suonare ragionevole.
“Non toccarmi” strillai immediatamente,
scaraventandolo contro al muro di fronte.
Iniziai a respirare in maniera sconnessa, come se avessi corso una
maratona, incapace di controllarmi.
“Principe, ora si deve calmare. Vuole davvero fare una
scenata proprio qui?” disse con veemenza Dan.
Mi limitai a guardarlo con occhi dilatati. Mi voltai e me ne andai,
ignorando del tutto Thomas, scomposto a terra, stordito dal colpo
improvviso. Non rimasi sorpreso dal fatto che Julius mi seguisse, ma
fui felice che almeno Thomas non si muovesse; in questo momento non
avevo bisogno di ripensare ai miei traumi giovanili.
Camminai con lo sguardo annebbiato, senza pensare veramente alle svolte
che facevo. Avevo soltanto bisogno di svuotare la mente dalla tempesta
che attualmente era in corso. Alla fine tra una svolta e
l’altra mi accorsi di essere arrivato al giardino principale,
proprio davanti all’entrata del castello.
Sospirai. Dalla tensione che stavo iniziando a percepire da Julius,
capii che temeva che scappassi.
Beh, non era il momento di fare dispetti a mio padre, quindi mi voltai
immediatamente, dirigendomi questa volta in camera mia.
Nonostante prima non vi avessi fatto caso, notai che il castello
sembrava insolitamente vuoto; probabilmente mio padre aveva radunato la
maggior parte dei suoi abitanti, per dare la notizia della dipartita
della regina, o per qualsiasi altra stronzata politica; non ero
così interessato da darci realmente peso.
In breve raggiunsi le mie stanze. Julius, sicuro che anche questa volta
sarebbe restato fuori, si appoggiò al muro pronto ad
aspettare che uscissi, ma aveva fatto male i suoi conti. Mantenni la
porta aperta, investendolo con un sorriso luminosissimo, a cui lui fu
soltanto in grado di rispondere arrossendo violentemente. Trovai
divertente come la sua pelle scura cambiasse con l’arrossire.
Notando che ancora non si muoveva dalla sua posizione, sospirai,
scoraggiato dalla sua mancanza di iniziativa.
“Julius, ti andrebbe di entrare? Prometto di non
morderti.”
Lui a quelle parole rimase un attimo sorpreso. Non si aspettava
un’azione simile, in un momento del genere. Beh, alcuni mi
avrebbero anche potuto accusare di pessimo gusto nella scelta
dell’occasione, ma non volevo pensare ad altro per un
po’ di tempo. Del sano sesso mi avrebbe aiutato a tenere la
testa occupata da tutt’altra parte.
“Altezza… è
sicuro?”
“Se non lo fossi stato, non ti avrei chiesto di entrare
giusto? Coraggio, non preoccuparti.”
Non so se queste parole lo rassicurarono, o lo fecero innervosire
ancora di più, ma finalmente si avvicinò alla
porta ed entrò in camera, lanciando sguardi imbarazzati da
una parte all’altra della stanza, cercando di non guardarmi
negli occhi.
Avvicinandomi da dietro, sorrisi malizioso mentre mi appoggiavo alla
sua schiena, portando le mani sul suo torace, accarezzandolo
leggermente al di sopra della divisa. Con voce bassa, iniziai a
mormorare nel suo orecchio. Non riuscii a smettere di sorridere, nel
notare il suo evidente irrigidimento dettato dal nervosismo.
“Su! Non vorrai farmi credere che non voglia farlo. Sai, ho
notato subito come hai reagito la prima volta che mi hai visto.
Potrò aver anche provocato un poco con le parole, ma le tue
reazioni sono davvero state evidenti. Direi che adesso puoi anche
rilassarti, non ti vedrà nessuno.”
Parlai muovendo lentamente le mie labbra sul suo lobo, soffiandovi
leggermente, ed infine mordicchiandolo. Mi accorsi che entrambe le
orecchie erano bucate, ma gli orecchini erano talmente scuri che a
causa del colore della pelle non risultavano assolutamente.
“Veramente… ecco.. io non.. ho..”
Disse lui un po’ balbettando, cercando di parlare tra un
sospiro e l’altro. Sembrava che il trattamento gli stesse
piacendo parecchio.
“Oh non preoccuparti. L’avevo capito…
stai tranquillo, avrò io cura di te” dissi
respirando leggermente sulla nuca e provocandogli un brivido. Ridendo
leggermente lo rifeci, giusto per vedere nuovamente la sua reazione e
non rimasi deluso. Iniziai a muovere la bocca verso il basso,
continuando a soffiare sul collo, provocandogli la pelle
d’oca, e iniziando a baciare quella pelle così
scura.
Allo stesso tempo, continuavo a muovere le mie mani sul suo torace,
palpando quei muscoli, frutto di allenamento continuo. Il respiro della
guardia iniziò a farsi più incostante.
Quando lo feci voltare, gli afferrai il viso e, guardandolo dritto
negli occhi, con molta lentezza avvinai la mia bocca alla sua.
Prima che le nostre labbra si toccassero feci un passo indietro,
ridacchiando e portandolo con me verso il letto, mentre con gesti
veloci iniziavo a sbottonare la sua divisa.
“Direi che questi non ci serviranno adesso no?”
dissi sorridendogli lascivo, coricandomi sul letto e portandolo
giù con me.
Note dell’autore
1: Nel regno di Artein la milizia è composta dalle guardie
reali, esse però si possono suddividere in due gruppi: le
guardie reali vere e proprie e le sezioni elementaliste. Le guardie
reali sono formate dalla maggioranza dell’esercito nazionale;
presentano al loro interno una specifica gerarchia, in cui la carica
più alta è quella di generale; tutti coloro che
ne fanno richiesta, superato un test fisico ne possono far parte. Le
sezioni elementaliste sono l’élite militare del
paese: sono formate da tutti quei soldati che hanno dimostrato
un’incredibile capacità nella manipolazione del
proprio elemento. Esse al loro interno si suddividono in gruppi, uno
per ogni elemento. La differenza rispetto alla guardia reale, sta nel
fatto che per poterne far parte, è necessario raggiungere un
alto grado di abilità nella magia elementale.
2: Si tratta di un ruolo assegnato ad un certo numero di soldati
d’alto grado alla morte di un membro della famiglia reale.
Essi hanno il compito di vegliare sulla salma, e secondo le credenze
del Piano, accompagnare l’anima del defunto nel suo ultimo
viaggio verso l’Infinito.
Ringrazio sempre e comunque detectiveknight , questa volta
soprattutto per aver creato il mio avatar. Ha reso questa pecorella
molto felice!!!
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Prologo
Capitolo
4
Uscii
dalla vasca di marmo presente nel piccolo bagno adiacente alla mia
camera, e notai che Julius, nel riabbottonarsi la divisa, mi sorrise
luminosissimo e si avvicinò come per abbracciarmi. A questo
gesto feci un passo indietro, fingendomi prima stupito e,
successivamente mostrando un più reale fastidio.
L’altro rimase un attimo perplesso, ma subito dopo
sembrò invece ferito.
“Altezza, che succede?”
“Veramente vorrei chiedertelo io. Cosa avevi
intenzione di fare poco fa?”
“Ecco… io…”
Alzai la mano, interrompendolo prima che potesse continuare; dentro di
me intanto, provavo una certa soddisfazione, per la svolta
che il tutto stava prendendo.
“Ti prego, non dirmi che avevi davvero intenzione di
abbracciarmi. Abbiamo fatto sesso! Mica ci siamo dichiarati amore
eterno!”
“Ma… ecco… veramente
pensavo…” la sua voce si spense gradualmente,
abbassava lo sguardo sempre più ferito, quasi in lacrime.
“Julius, non sarai stato davvero così ingenuo da
scambiarci per amanti, dopo una sola notte di sesso. O credevi forse,
che fosse qualcosa di speciale? Vedi, sei stato parecchio fortunato che
sia stato il primo per te, almeno così imparerai subito una
grande verità della vita: la gente non cerca altro nelle
persone, vuole solo sesso! Prima ti scopa e poi ti getta come un
fazzoletto usato. Abituatici in fretta. Ne soffrirai di meno in
futuro.”
Mentre parlavo, osservai la sua espressione scurirsi, sempre
più vicino alle lacrime; sembrava quasi rattrappirsi, come
se la sofferenza lo rendesse più piccolo. Da una parte,
rimasi rattristato da una tale dimostrazione di emozione: era sempre
brutto, quando le persone guardavano in faccia la realtà per
la prima volta. Purtroppo, questo l’avevo capito da giovane
e, da allora, avevo cercato di mostrare la verità a chiunque
mi si fosse avvicinato.
La vita è una
merda, nessuno si avvicinerà mai a te senza pretendere
niente in cambio. Dovresti usarli tu per primo. Solo così
non sarai ferito.
“Ora puoi anche andare. Se ne sentirò il bisogno,
magari ti cercherò ancora; sai a volte non si riesce a
provare tutto la prima volta. Ti insegnerò che non
è piacevole soltanto ricevere.” Dissi con un
sorriso, mentre lui continuava a guardare il tappeto, senza pronunciare
parola. Subito dopo si voltò e si avvicinò alla
porta; prima che l’aprisse gli dissi:
“Dovresti ringraziare anche Thomas. Senza di lui, non avrei
mai capito la verità sulla vita e di conseguenza, non te
l’avrei potuta insegnare.” Continuando a far finta
di niente, aprì la porta e la richiuse velocemente quasi
scappando; feci però in tempo a vedere il viso di Thomas
fuori dalla stanza, non poco sorpreso dal fatto che l’altra
guardia ne fosse appena uscito.
Passai in camera almeno un'altra mezz’ora, preparandomi
mentalmente a quello che sarebbe successo alla mia uscita.
Sarei dovuto tornare alla realtà; affrontare la perdita che
avevo cercato di cancellare dalla mia mente, almeno per un paio
d’ore. Nonostante fossi stato in grado di distrarmi con
Julius, mi ricadde tutto addosso: la mamma era morta ed era il momento
di accettarlo. Sospirando con forza, mi decisi, con uno schiocco di
dita cambiai immediatamente gli abiti (non avevo davvero voglia di
perdere tempo a farlo normalmente) e afferrai la porta spalancandola,
cercando di farmi coraggio.
In corridoio trovai Thomas: probabilmente era rimasto ad aspettarmi
dopo che Julius era scappato. Dell’altra guardia neanche
l’ombra.
“Che bello! Soli soletti! Non sei contento,
Thomas?” lui si limitò a chinare leggermente il
capo alle mie parole sarcastiche, ma per il resto non
pronunciò una parola.
Non potei fare a meno di notare una cosa: il suo viso non aveva la
solita espressione distaccata che aveva cercato di mantenere fin dal
nostro incontro ieri. C’era un certo grado di emozioni nei
suoi occhi, e ne cambiavano impercettibilmente il volto. Non me ne
sarei mai accorto, se non lo avessi conosciuto così bene.
Potevo anche provare odio per la guardia, ma non era sempre stato
così: il tempo che avevamo passato assieme mi aveva dato una
certa familiarità con i cambiamenti del suoi viso. Proprio
per via di questo fatto non potei fare a meno di stuzzicarlo:
“Perché questo sguardo complicato Thomas? Oggi
sembri aver perso la tua solita calma! Ti ha davvero infastidito tanto,
sapere che ho fatto sesso con Julius?” chiesi sorridendogli
innocentemente.
“Non mi sognerei mai di giudicare le sue azioni, mio
principe.” replicò lui monocorde.
Quella risposta mi annoiò un poco, speravo in qualcosa di
più, perciò decisi di incamminarmi interrompendo
la discussione. Dopo poco mi fermai: mi aspettavo che mi seguisse come
al solito, ma così non era stato. Stavo per voltarmi, quando
mormorò quasi impercettibilmente:
“Pensi davvero che ti avessi voluto usare? Che non ti amassi
davvero? Sono stato davvero io la causa di una simile visione della
vita?”
Quelle parole mi colpirono più duramente di quanto pensassi:
sembrava che, dopo tutto, il mio passato con Thomas non fosse davvero
superato… o almeno, la stretta allo stomaco che sentivo,
sembravano indicare questo. Non mi voltai neppure; forse avevo paura di
non saper controllare la mia espressione, o forse temevo soltanto le
emozioni che avrei visto negli occhi del giovane.
“Direi che non hai più diritto di farmi domande
del genere Thomas. Hai perso molto tempo fa una simile
privilegio”
A quelle parole gelide, seguì un breve periodo di silenzio.
Nonostante fossimo vicini, sentivo una distanza sempre più
grande formarsi tra di noi: anni di rancori e cose non dette formavano
un muro difficile da superare. Nonostante lui sembrasse ora ben
disposto a provarci, io non l’avrei mai fatto. Era
davvero troppo tardi per quello.
“Perdoni la mia insolenza altezza, ho superato i miei
limiti”
“Precisamente” mi limitai a rispondere riprendendo
a camminare.
Non ero sicuro delle decisioni che fossero state prese durante la mia
assenza, non sapevo neppure se il re fosse stato in grado di prendere
una qualsiasi, per questo come prima cosa mi diressi verso la camera
della mamma. Probabilmente Thomas non ne sapeva più di me,
essendo rimasto tutto il tempo davanti alla mia camera; anche se avesse
saputo qualcosa non avrei chiesto nulla, non avevo voglia di parlargli
di nuovo dopo la scena di prima.
Camminammo in perfetto silenzio, entrambi timorosi delle parole che
avrebbero potuto riempire quel vuoto. Sembrava molto strano non
incontrare neppure una persona: ormai mi ero abituato alla presenza di
servitori o nobili di vario genere muoversi nei labirintici corridoi,
ma l’assenza di rumore determinata da tale assenza risultava
deprimente.
Ogni tanto lo sguardo mi sfuggiva di lato, tentando di osservare con la
coda dell’occhio la figura che mi seguiva. Nonostante la
situazione, non potevo fare a meno di pensare a quello che aveva detto
prima. Mi sentivo uno stupido a farlo, ma per la prima volta, da molto
tempo, mi ritrovavo a sperare che fosse davvero cambiato. Per colpa di
un paio di stupide parole buttate così, mi ritrovavo a porre
in discussione la mia opinione sulla guardia. Non lo avrei perdonato
ma, nonostante ciò, scoprii che in fondo all’odio,
vi erano sepolti alcuni di quei sentimenti che mi avevano animato in
passato.
Arrivato alla camera decisi di abbandonare la questione: avevo cose
più importanti a cui pensare, come le porte chiuse della
stanza ad esempio. Non tentai neppure di aprirle: percepivo
distintamente un sigillo, applicato alla porta, per di più
l’energia magica utilizzata nella sua formazione era quella
di mio padre, quindi mi sembrava ovvio che non ci fosse più
nessuno dentro. Probabilmente il corpo era già stato
spostato per la tumulazione. Mi sbrigai a raggiungere la piazza
principale; mi pareva improbabile che iniziassero la celebrazione senza
di me, ma dati i comportamenti precedenti di mio padre, non volevo
correre rischi.
A poca distanza dalla piazza iniziai a sentire il mormorio della folla
ammassata; sembrava che non fosse ancora iniziato nulla, ma poco
mancava all’inizio dei rituali. Prima di uscire
dall’ombra e dirigermi verso la mia famiglia, presi un bel
respiro profondo.
Ce la posso fare
pensai.
Stavo per uscire all’aperto, quando mi ricordai.
“Direi che puoi anche controllarmi da un po’ di
distanza, visto che il posto sarà pieno di guardie. Almeno
per il funerale, evita di starmi alle spalle!”
“Molto bene, principe” disse la guardia; il tono di
voce sembrava indicare che volesse dire altro, ma ignorai la cosa:
avevo ben altro a cui pensare.
Feci un semplice passo che sembrò durare un
eternità, nell’osservare la piazza dove, su un
piedistallo, coperto da un drappo rosso fuoco, stava il corpo di mia
madre. Lo spiazzo si trovava al centro dell’intero castello,
ed era di dimensioni molto grandi: dalla forma quadrata, presentava ad
ogni angolo un albero tipico della nostra regione, con luminosissime
foglie azzurre. Non ne conoscevo il nome esatto, ma dal popolo, veniva
generalmente chiamato albero del cielo, proprio per il suo incredibile
colore.
Ormai, la piazza era quasi stracolma; molti si accalcavano alle quattro
entrate, pur di avere una visuale migliore di ciò che stava
per succedere. Al centro era presente uno spazio vuoto, quasi una
bolla, che separava tutti noi dal resto del mondo. Io, Dawn, Mikhael e
il re stavamo impettiti di fronte al corpo, dietro di noi i quattro
generali che molto probabilmente, avevano seguito la salma fino alla
piazza. Tutti aspettavano con trepidazione l’inizio della
cerimonia che, col mio arrivo, poteva cominciare.
Generalmente, giunti a questo momento, un membro della famiglia
(solitamente la moglie o il marito, o se nubile uno dei genitori)
pronunciavano un discorso in memoria del deceduto, benedicendo il suo
viaggio nell’Infinito; mentre una o più persone
eseguiva un incantesimo della Terra, per creare un tumulo. Dopo alcuni
giorni, in cui la tomba sarebbe rimasta in piazza, di modo che tutti
potessero visitarla e porgere gli ultimi omaggi, sarebbe stata spostata
nei sotterranei, insieme a tutti i membri delle famiglie reali
dell’antichità.
La maggior parte delle volte il vero problema era
l’incantesimo: non la creazione della tomba in sé,
cosa abbastanza facile, ma il fatto che fosse necessario creare un
monumento per elogiare un reale. Ci si aspettava, per una persona di
alto rango, qualcosa di elegante e raffinato, che fosse degna di lei (o
lui), dunque erano necessarie padronanza dell’elemento e
grande precisione. Ma anche quello non sarebbe stato un problema: nella
sezione elementalista della Terra, vi era senza dubbio un incantatore
adeguato.
Nonostante noi ci fossimo tutti, non avevano ancora iniziato, forse
nell’attesa che la piazza si riempisse. Approfittai
dell’attesa per osservare Dawn: era ancora molto sconvolta,
ma almeno si era ripresa abbastanza da non iperventilare. Indossava,
come sempre quando era a corte, un lungo abito, anche se non del
consueto colore sgargiante. Questa volta aveva un abito nero, stretto
alla cintola da un nastro d’argento e dalla gonna lunga; le
maniche erano lunghe fino al gomito, mentre il colletto copriva
interamente il collo; notai inoltre l’assenza della tiara.
Sia mio padre che Mikhael (come me d’altronde) portavano un
semplice completo, interamente nero, sopra un camicia bianca. Gli unici
ornamenti erano le spade al fianco dei due, la corona di mio padre, e
la spilla verde raffigurante le ali dello spirito imperatore del Vento,
simbolo del regno, e indicante la mia carica di principe ereditario. Un
movimento attirò la mia attenzione: mio padre mi stava
facendo un cenno con la mano, invitandomi ad avvicinarmi. Non volendo
fare una scenata proprio in quel momento, gli diedi retta.
“Voglio che sia tu ad eseguire l’incantesimo della
bara, ed anche il discorso” disse senza preamboli, quando fui
abbastanza vicino da sentire i suoi sussurri.
A quelle parole rimasi a bocca aperta: era vero che avevo sufficienti
capacità nelle magie di Terra per farcela, ma mi sorprendeva
che mio padre non approfittasse per fare un discorso davanti ai suoi
sudditi. Pensavo che persino in situazioni del genere, avrebbe fatto
sfoggio della sua autorità. Anche Mikhael sicuramente
sentì le parole del padre, perché si
voltò a guardarlo, sconvolto, pronto a protestare; fu
però subito zittito da un occhiata del re. Subito dopo
tornò a fissarmi.
“Fosse per me non l’avrei mai permesso, vorrei
evitare di fare figuracce” disse gelidamente “ma
è stata una richiesta di tua madre, quindi
acconsento.” Io rimasi a corto di parole, non avevo previsto
una cosa del genere.
“Va bene…”
Intanto oramai, la piazza si era riempita completamente; sembrava il
momento adatto per cominciare. Feci un passo avanti, mentre il silenzio
cadeva. Decine di occhi si diressero verso di me, sorpresi dalla mia
azione; non si aspettavano che fossi io a parlare.
Presi un sospiro profondo, e iniziai:
“Oggi… salutiamo la più grande regina
di tutti. Oggi… è caduta la Regina di
spade… Lei, che ha combattuto più battaglie di
tutti noi, sovrana incontrastata. Inflessibile nelle sue scelte ha
portato avanti le sue convinzioni, fino alla fine. Grazie a lei, tutti
noi abbiamo prosperato. Ogni vita in questo regno esiste per i suoi
sforzi e, grazie a lei, continuiamo a lottare. Ma non era solo questo:
era una madre premurosa, poneva la famiglia al di sopra di se stessa.
Pronta a sostenere le nostre scelte, così come lo era a
correggere i nostri errori. La sua volontà continua a vivere
in tutti noi, per sempre.” Mentre parlavo, non potei
trattenere alcune lacrime, che mi scivolarono sul viso, lasciando una
scia infuocata, come se fossero fiamme. Nonostante ciò
mantenni una voce ferma.
“Il suo tempo ormai è giunto, e dunque la
salutiamo, mentre la madre Terra la protegge nel suo viaggio verso
l’Infinito.”
Finito il discorso, restai un attimo immobile preparandomi a compiere
l’ultimo passo, forse il più difficile.
Date le mie buone abilità nell’elemento non mi
aspettavo di incontrare molti problemi, anzi. Allargai
all’improvviso le braccia, nel silenzio della piazza
interrotto solo dal vento tra le foglie, e iniziai a tessere
l’incantesimo.
Adorai la Terra, ed essa mi sentì. Chiesi il suo aiuto, ed
essa mi rispose. Chiesi protezione per i morti, conforto per i vivi, ed
essa me lo concesse.
Non una sola persona osò neppure bisbigliare, mentre al
centro della tempesta del mana, il mio incantesimo si realizzava di
fronte ai loro occhi. La terra iniziò ad incresparsi,
sollevandosi come se fosse viva. E in quel momento, forse, lo era
diventata. Animata dalla volontà mia e della Terra1
si sollevò sempre più, formando quasi una
cascata, che andò a circondare il corpo della regina,
diventando via via più chiara. Pronunciai le ultime parole
mentre il suo viso veniva definitivamente ricoperto, nascondendolo alla
vista:
“Addio madre, possa quest’ultimo regalo esserti di
conforto.”
In breve tempo la terra smise di innalzarsi, mentre l’onda
bianca che aveva ricoperto la regina si separava dal flusso costante
che lo aveva alimentato in precedenza. Quasi subito, iniziò
a delinearsi la forma di una bara bianca come l’avorio. Alla
base, erano presenti incisioni dell’antico linguaggio, che
venivano utilizzate come buon augurio per i defunti. Ad ogni lato era
inciso lo stemma personale della casata della mamma: una digitale.
Probabilmente mio padre non avrebbe apprezzato la mancanza dello stemma
reale, ma a me non interessava. La tomba era per lei, non per
soddisfare le necessità politiche. Sul coperchio vi era
ancora una volta la digitale, questa volta molto più grande,
ricoprendone la superficie per quasi tutta la lunghezza. Soltanto alla
fine vi era una scritta.
Ho attraversato i cieli
e le terre, ma sei sempre stata tutto per me.
Finalmente la scultura era completa; abbassai le braccia spezzando il
filo di mana e terminando così l’incantesimo.
Nella piazza, ancora colma del silenzio di tutti, pronunciai con voce
mesta
“La regina è morta. Onore alla Regina di
spade” facendo un passo indietro, in modo che io e
il resto della famiglia fossimo di nuovo vicini.
Mentre la piazza si riempiva di voci che ripetevano le mie parole, Dawn
mi strinse con forza il braccio, incapace come me di trattenere le
lacrime. La abbracciai forte; non mi importava se noi più di
altri dovessimo sembrare forti, la abbracciai come se fosse
l’ultima ancora di salvezza, come se solo lei mi sostenesse.
Appoggiai il volto alla sua spalla, solo così trattenendomi
dall’urlare.
Il resto del funerale passò come un sogno: da quel momento,
la mia vista sembrava come avvolta nella nebbia. Non riuscivo a
focalizzarmi, come se io e il resto del mondo viaggiassimo su due tempi
differenti. Numerosissimi volti mi balenarono di fronte, ma nessuna mi
rimase impressa. E all’improvviso rimanemmo da soli.
Nella piazza ormai c’eravamo soltanto noi e le guardie. I
nobili se ne erano tutti andati, forse per darci un po’ di
privacy. Nessuno parlava, mentre osservavamo ancora attoniti la bara.
Dopo poco, anche mio padre decise di andarsene, senza pronunciare un
parola, seguito a pochi passi da Dan. Dopo che la figura del re
sparì dietro l’angolo, Mikhael finalmente
poté smetterla di trattenersi, e dire quello che aveva in
testa fin dal mio discorso.
“Come ha potuto papà fare una scelta del
genere!?” disse furioso. “Non avevi alcun diritto
di pronunciare il discorso, né tantomeno fare
l’incantesimo. Sei stato ignorato per tutto questo tempo, ma
adesso ritorni, e sembra che ci sia solo tu in tutto il castello! Avrei
dovuto farlo io!?!”
Mentre parlava, mi fissava con odio profondo, a cui io davo poca
importanza: neppure mi ero girato a guardarlo; semplicemente non lo
consideravo degno di attenzioni in questo momento. La cosa
sembrò farlo infuriare ancora di più, ma rimase
davvero sorpreso quando fu Dawn ad arrabbiarsi, urlando contro di lui,
il viso rosso dalla furia.
“Stupido idiota che non sei altro! Persino in questo momento
riesci soltanto a pensare a te stesso! Hai davanti agli occhi la tomba
della mamma, morta da neanche un giorno, e hai davvero il coraggio di
dire cose del genere? Sai perché nel periodo che Laon se
n’è andato hai ricevuto tutte quelle attenzioni da
parte dei nobili? Perché sei un debole, Mikhael! E lo sei
sempre stato! Sarebbe stato terribilmente facile per loro manipolarti,
così da controllare il regno dall’ombra. Adesso
Laon è tornato, e papà gli sta dando attenzioni,
perché semplicemente è migliore di te; sei
soltanto un buono a nulla!!”
Nel sentirla parlare, Mikhael rimase a bocca aperta: nonostante sapesse
che Dawn mi aveva sempre preferito, mai si era rivolta a lui in questo
modo; il suo viso iniziò a diventare rosso, ma
più dalla vergogna che dalla rabbia, credo. Intanto Dawn non
sembrava intenzionata a fermarsi, anzi, dalle mani chiuse a pugno
sembrava pronta a picchiare il fratello:
“E dimmi, cosa avresti fatto se ti avessero permesso di fare
sia il discorso che l’incantesimo? Probabilmente non avresti
saputo cosa dire, dato che in quella tua stupida testa non pensi ad
altro che alla tua grande magnificenza” disse sarcastica la
giovane. “E poi, vogliamo parlare dell’incantesimo?
Probabilmente non saresti neppure riuscito a plasmare la terra, e anche
in caso, sarebbe stata una schifezza. La mamma si sarebbe vergognata.
Papà ci ha solo risparmiato un imbarazzo impedendoti di
farlo.”
Finito di parlare, si girò e, con atteggiamento da vera
regina se ne andò, ignorando il fratello come se fosse il
peggiore dei pezzenti. Mikhael intanto non aveva ancora aperto bocca da
quando Dawn aveva iniziato ad urlargli contro. Si riprese quel tanto
che bastava per chiudere la bocca, ancora stupidamente aperta,
lanciarmi uno sguardo d’odio e andarsene.
Finalmente ottenuto un po’ di silenzio mi avvicinai alla
tomba, esitante.
“Ti prego, non potresti lasciarmi qualche minuto da
solo?” sentii Thomas esitare alla richiesta: non voleva
disobbedire al re, ma pensava che non sarei scappato in un momento del
genere.
“D’accordo, altezza.” La sua presenza
sparì immediatamente; probabilmente si era mosso attraverso
le ombre che iniziavano ad allungarsi nella piazza. Prima che
annullassi quasi tutti i miei sensi, lo percepii lontano da qui;
abbastanza vicino da poter ritornare velocemente, ma allo stesso tempo
sufficientemente lontano da lasciare un po’ di
spazio per me.
Poggia le mani sulla fredda pietra che aveva ricoperto la mamma,
accarezzandola dolcemente, come avrei fatto se fosse stata davvero lei.
Le lacrime ormai, non smettevano più di cadere, e con loro
sentivo sempre più le forze abbandonarmi.
“Non avresti potuto proprio aspettare vero? Non hai potuto
resistere un altro po’. Anche solo qualche altro giorno
sarebbe stato sufficiente; giusto il tempo di poter parlare
ancora.” Scivolai lentamente a terra, le gambe ormai non mi
sostenevano più. Mi voltai, poggiando la schiena
al tumulo, alzando gli occhi al cielo scarlatto, che andava scurendosi.
“Come farò ora? La tua forza, il tuo spirito
guerriero, mi hanno permesso di andare avanti. Eri l’unico
faro, in un mondo completamente oscuro. Solo tu sei stata in grado di
farmi andare avanti. Hai ridato la capacità di essere una
persona al figlio che era diventata un’arma. Neppure Dawn
è mai riuscita a capirmi fino in fondo. Solo chi ha
assaporato il terrore della guerra… il dolore dello
sterminio… il sapore del sangue sulle labbra… la
morte che invade il tuo orizzonte… solo un guerriero come
me, no, un assassino come me, mi avrebbe potuto capire. Tu eri tutto
questo. Un tempo sei stata me… eppure eri diversa: hai avuto
la forza di andare avanti… mai sarò in grado di
eguagliarti… sei sempre stata tutto… mai
riuscirò a colmare quel vuoto in cui un tempo trovavi
posto.” Chiusi gli occhi, le lacrime sempre più
forti, i miei dintorni oramai un mondo di nebbia.
Mi ripresi soltanto quando avvertii Thomas di nuovo nella piazza:
probabilmente non aveva potuto astenersi ancora dal suo dovere. Col suo
arrivo, capii che era ora di andarsene, non sarebbe servito restare
ancora lì.
“Addio mamma” mormorai alzandomi.
Non me la sentivo di andare nella sala dei banchetti, quindi mi diressi
verso la camera. La guardia capì immediatamente le mie
intenzioni e mi fermò.
“Principe, in realtà il re ha chiesto
espressamente che lei partecipi alla cena.” Rimasi a bocca
aperta alla notizia
Che diavolo sta pensando
adesso. Non vorrà davvero continuare il suo stupido progetto
proprio oggi…
Non seppi cosa dire, sorpreso dal fatto che ci fosse qualcosa che mi
facesse perdere quella poca stima che era rimasta per mio padre.
Sospirai, non potevo permettermi di fare altro; non ero ancora pronto a
ribellarmi a lui, e decisamente adesso non era il momento adatto per
scappare, quindi mi diressi come un bravo soldatino alla sala.
Cercai di ignorare il silenzio imbarazzante che sembrava diffondersi
tra noi due: fin dalla confessione di Thomas, iniziavo a sentirmi a
disagio in sua presenza; volevo parlargli, per cercare di capire cosa
intendesse con quelle parole, ma allo stesso tempo non volevo fargli
capire che mi interessava parlarne.
Non potei fare a meno di sospirare. Ecco perché odiavo
affrontare situazioni sentimentali, mi facevano sentire tutto strano, e
non ero più in grado di capire cosa fare. In parole povere:
ero terribilmente confuso.
Nell’insicurezza, decisi di restare zitto, il metodo perfetto
per tenersi lontani dai problemi.
Camminai con passo spedito: volevo raggiungere al più presto
la sala e levarmi il pensiero immediatamente; come per un cerotto: se
lo togli in fretta fa meno male, o almeno, in genere è
così.
Rispetto a qualche ora prima, sembrava che vi fossero più
persone in giro per il castello, non solo servitori, ma anche nobili,
che camminavano senza un vero e proprio obbiettivo.
È sempre stato così qui: la maggior parte delle
persone va in giro, senza sapere davvero dove andare. Non ho mai capito
se lo facciano per perdere tempo, o solo per farsi vedere dalle altre
persone. Mah…
Fortunatamente, grazie al mio passo svelto, nessuno ci
fermò; forse erano convinti che fossi estremamente
impegnato, data la situazione in cui ci trovavamo. Proprio per la
velocità che avevo tenuto fino a quel momento, molti mi
guardarono straniti, quando mi fermai di colpo, gli occhi sgranati
dalla sorpresa: davanti a me Aedan, figlio del duca di Idriss e
fratello della mia presunta sposa, stava chiacchierando amabilmente con
mia sorella.
Completamente scioccato dalla scena, non potei fare altro che guardare
a bocca aperta la coppia, che parlava tranquillamente. Come al solito
il giovane era una visione per gli occhi: i suoi capelli blu notte
tagliati corti, incorniciavano un viso dai lineamenti marcati che
conferivano un’aria molto mascolina. Le labbra carnose,
sembravano fatte apposta per essere baciate (cosa che il primo periodo
in cui lo avevo conosciuto avevo pensato spesso di fare in effetti).
Anche gli occhi non potevano essere certo sottovalutati: due pozze
verde pallido, simili a specchi nella loro chiarezza; sembrava quasi
possibile immergercisi.
L’unico difetto che guastava la sua perfezione era il naso
che, a causa di un combattimento, aveva una certa stortura. Pare che
nessuno sappia il motivo per cui si sia rifiutato di farlo raddrizzare
magicamente.
La cosa che attirava di più l’attenzione era
probabilmente il suo abbigliamento: diversamente dalla maggior parte
delle persone del nostro piano, il giovane Aedan non sopportava affatto
il modo di vestire della zona, ed era solito andare sulla Terra per
comprare nuovi abiti. Quel giorno indossava un completo nero molto
sobrio, accompagnato da una semplice cravatta grigio scura.
L’unica nota di colore era il simbolo ricamato sulla giacca
che lo riconosceva come membro del ducato di Idriss: il fiore di croco.
Dato l’abbigliamento si poteva presupporre che fosse stato
presente al funerale, e se c’era lui, quasi sicuramente era
venuta anche Fianna.
Note dell’autore:
1: In questo caso la parola terra viene scritta una volta in minuscolo
e una volta in maiuscolo perché fanno riferimento a due cose
differenti. Nel primo caso si riferisce alla terra vera e propria,
dunque al terreno su cui poggiano; nel secondo caso invece ci si
riferisce all’elemento Terra.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Prologo
Capitolo 5
Fantastico! Sembra che
l’incontro con la mia futura mogliettina sarà
anticipato di parecchio… non vedo l’ora.
Pensai infastidito, senza lasciar però trapelare nulla dal
mio
viso, fissato in una maschera sorridente ed educata.
Thomas si accorse quasi sicuramente della mia tensione, ma fece finta
di niente. Ne aveva capito il motivo e, sapendo che non avrei
apprezzato consigli da parte sua, stette zitto. Ragazzo
furbo…
Finalmente i due si girarono verso di me; probabilmente Aedan si era
accorto della mia presenza da prima ma, per non sembrare scortese,
aveva preferito continuare a chiacchierare con Dawn, la quale sembrava
ben felice di avere le sue attenzioni.
A poca distanza da loro, salutai con molta cortesia il giovane (stava
per diventare mio cognato! Dovevo pur trattarlo gentilmente!)
“Aedan, è un piacere rivederti”
Il giovane rimase un poco sorpreso della mia gentilezza, ma si riprese
immediatamente.
“Grazie mille, principe. Lo stesso vale per me. Mi sarebbe
piaciuto rincontrarci in circostanze meno tristi. Mi permetta di
porgerle le mie condoglianze, appena saputo sono venuto subito insieme
alla mia famiglia per partecipare al funerale. Adesso che le nostre
casate si uniranno così strettamente, dobbiamo iniziare a
sostenerci l’uno con l’altro.”
Un sorriso forzato mi spuntò a quelle parole: forse non
l’aveva fatto apposta, ma sicuramente non mi piaceva
ricordare
quel fatto.
“Tra l’altro, non posso evitare di farle
complimenti per la
magnifica tomba che ha creato, io e Fianna ne siamo rimasti molto
impressionati. Pochi sarebbero stati in grado di elaborare una tale
meraviglia.”
Adesso sono sicuro che
è
arrivata anche quella scocciatura. Non so se essere certo della sua
presenza sia un bene o un male. Quasi quasi avrei preferito la sorpresa.
“Troppo gentile. Ho cercato di donarle il mio meglio, come
ultimo
omaggio. E dimmi, dov’è Fianna? È
passato tanto
tempo dall’ultima volta che l’ho vista, e mi pare
sciocco
incontrarci giusto il giorno del matrimonio.” Dissi cercando
di
fingere un tono allegro.
“Sicuramente la incontrerà a cena. Presumo che si
stesse
dirigendo in sala, giusto? Stavamo andando proprio
lì.”
“Ma certo. Spero solo di non aver interrotto niente di
interessante” dissi, guardando Dawn.
Lei distolse lo sguardo, imbarazzata. Non potei fare a meno di
sorridere a quella reazione; anche se non ero certo di approvare una
relazione tra i due, già il fatto che il giovane riuscisse a
strapparle un sorriso in questa situazione mi rincuorava.
Ricominciammo a camminare, in un silenzio imbarazzato, incapaci di
trovare un argomento.
Forse avrei dovuto
lasciarli soli.
Prima parlavano come se non ci fosse un domani, adesso invece non
riescono a spiccicare parola.
Alla fine il silenzio venne rotto da Aedan che, lanciando uno sguardo
furtivo verso Thomas chiese:
“Non vorrei sembrare indiscreto, ma come mai una guardia ci
sta seguendo?”
“Niente di importante. A quanto pare ho bisogno di
protezione,
quindi Thomas mi deve stare molto vicino.” dissi io
noncurante.
La guardia, essendo stata nominata, inchinò leggermente la
testa
in segno di saluto al nobile e per il resto ci ignorò
completamente, assumendo un atteggiamento da guardia del corpo.
Nonostante la perplessità, il nobile decise di lasciar
perdere e passò ad altri argomenti.
“Ditemi, avete visto gli ultimi giochi nell’arena?
Sono
stati meravigliosi! Si è potuto assistere a combattimenti
incredibili. Alcuni si sono dimostrati in grado di rivaleggiare i
capisezione e, pare, siano stati invitati a far parte della guardia
reale.” disse entusiasta; probabilmente era un fan dei tornei
che
ogni anno si svolgevano nei vari regni.
Io, personalmente, non avevo li avevo mai apprezzati; era fastidioso
anche solo pensare di dovermi mettere a combattere contro
così
tante persone. Tempo perso. Lo avevo fatto una sola volta, e li avevo
stracciati tutti.
“Purtroppo quest’anno non ho potuto assistervi.
Stavo
compiendo una ricerca approfondita su varie rovine nel
regno.”
Dissi, riproponendo la scusa di mio padre.
“Capisco” rispose lui rammaricato. “Vi
siete perso un meraviglioso spettacolo”
“Sai Laon, quest’anno è arrivato una
persona che ha
battuto il tuo record personale. Ha sconfitto persino Dan.”
Mi fermai un secondo, stupito da quelle parole e, subito dopo,
preoccupato: se il regno aveva guadagnato una guardia ancora
più
potente di Dan, (il cui livello bene o male non era molto lontano dal
mio) allora le cose si sarebbero fatte molto più complicate.
Se scappando, dovessi
affrontare Dan,
potrei batterlo, ma due persone di un simile livello sono troppe anche
per me, soprattutto se attaccano assieme.
Intanto Dawn continuò a parlare ignara dei miei pensieri:
“Si tratta del principe del regno di Tormin,
Zaafir.”
“Che cosa? Che diavolo ci fa il principe nel nostro
territorio?”
“Suppongo che essendo rimasto lontano da palazzo per
così
tanto tempo, non sappia le ultime novità in campo
politico” si intromise Aedan. “Pochi mesi fa,
è
stato finalmente raggiunto un accordo con il regno: è stata
stretta un alleanza tra Tormin ed Artein. Per celebrare questa alleanza
al torneo di quest’anno hanno partecipato guerrieri di
entrambi i
regni, principe compreso.”
Iniziai a rimuginare su quelle nuove notizie, chiedendomi come
avrebbero potuto interferire con la mia fuga. Non mi aspettavo di certo
che il principe avrebbe cercato di combattermi: nonostante
l’alleanza, re Oberon non avrebbe concesso ad un altro regno
di
intromettersi nelle situazioni interne del regno, soprattutto se
riguardavano me. Per questo, potevo ritenermi al sicuro.
L’unico
vero problema era rappresentato dal principe stesso. Non
l’avevo
mai conosciuto di persona, ma ne avevo sentito parlare: una persona che
faceva quello che voleva, quando voleva, pur di soddisfare la propria
curiosità. Era anche conosciuto per la sua
licenziosità,
tutti sapevano di come andasse dietro ad ogni persona, senza alcuna
distinzione.
Insomma, era un fattore imprevedibile. Anche pianificando in ogni
minimo dettaglio, non sarei stato in grado di anticipare la sua
reazione.
Nell’incertezza decisi di informarmi su di lui:
“E ditemi, come avrebbe fatto a battere Dan? Sicuramente deve
aver dimostrato delle abilità fuori dal comune”
“In realtà, non saprei neppure dare una vera e
propria
definizione dei suoi poteri. Lui non ha fatto quasi nulla, per la
maggior parte dei combattimenti si è limitato a far
combattere
un’Ondina con cui ha stretto un patto. Soltanto quando ha
lottato
con Dan, ha iniziato ad usare degli incantesimi; anche in quel caso
però, si è comportato più che altro da
supporto al
suo Compagno, aiutandolo con incantesimi d’acqua.”1
“Vuoi dirmi che ha davvero battuto Dan solo con tecniche
simili?
A questo punto, mi viene da pensare che Dan si sia indebolito col
tempo, piuttosto che diventare più forte.”
Dawn a quelle parole scosse la testa: “So che è
difficile
da credere, ma non diresti così se lo avessi visto.
Già
il potere dell’Ondina era qualcosa di sorprendente; mi
è
capitato già di incontrare membri della loro razza, ma mai
nessuno di così potente. E gli incantesimi usati dal
principe
non erano da meno: unendo i loro poteri hanno addirittura creato un
maremoto. Letteralmente. È stato grazie a quello che sono
riusciti a rinchiudere Dan in un isolamento acquatico e a
vincere.”
Rimuginai su quelle parole sconcertanti; sembrava impossibile che
qualcuno potesse battere Dan soltanto con un Patto. Sapevo che alcuni
potevano aumentare le capacità del proprio Compagno, a
seconda
del proprio livello; ma innalzarlo a tal punto… mi sembrava
difficile da credere.
Mi pareva di aver letto da qualche parte di incantesimi simili, ma
probabilmente erano passati anni e vi avevo dato poca attenzione,
quindi non ricordavo con precisione.
“Deve essere stata una lotta incredibile. È un
peccato che non sia riuscito ad assistervi.”
Aedan sorrise a quelle parole, probabilmente convinto di essere
riuscito ad attirarmi, almeno in parte, verso i combattimenti
nell’arena. “Non si deve preoccupare mio signore,
il
principe di Tormin risiede ancora a palazzo. A quanto pare,
è
rimasto estremamente affascinato dalle bellezze locali, dunque ha
preferito restare per qualche tempo. Sembra che il regno per ora venga
gestito dai ministri.”
Sentendolo, aggrottai la fronte: “Come mai dei ministri? Il
re
che fine ha fatto? Se Zaafir non ha assunto la carica di re, presumo
che il padre sia ancora vivo.”
Fu Dawn a rispondermi, con la voce un po’ più
triste.
“Il re è gravemente malato e non può
abbandonare il
suo letto, quindi fino a poco tempo fa era il principe ad agire come
rappresentante, aiutato dai suoi vari ministri.”
Probabilmente la
situazione del re le aveva ricordato la situazione che stavamo
attraversando noi stessi.
Cambiai immediatamente discorso, cercando di distrarla:
“Quindi
il principe è ancora a palazzo! Bene! Mi piacerebbe
chiacchierare con qualcuno in grado di far mangiare la polvere a Dan,
potrei chiedergli qualche consiglio.”
Quel tentativo di scherzo mal riuscito riuscì a farmi
guadagnare
un accenno di sorriso dalla fanciulla, nonché uno sguardo
interrogativo dal giovane nobile. Ormai però eravamo
arrivati
alla sala quindi non poté fare domande indiscrete. Presi un
grosso respiro, preparandomi all’incontro con la mia futura
“sposa”.
Entrati nella sala, rimasi sorpreso dalla quantità di gente
che
vi si era riversata. Mi era capitato molte volte di vederla piena, ma
mai come oggi. Sembrava quasi che fossero stati creati nuovi spazi
nelle pareti, pur di accogliere tutti. Vidi che i tavoli erano tutti
addobbati con i colori neri del lutto. Ogni tovaglia era di colore
scuro, a simboleggiare l’atmosfera del castello e dei suoi
abitanti. Mi diressi verso il tavolo della famiglia reale, notando
però degli sconosciuti seduti di fianco a mio padre.
Oh cavolo! Non avranno
davvero
intenzione di fare annunci del genere oggi, vero? Spero che non mi
vogliano far davvero sedere affianco a lei.”
Alla destra del re, vi era il duca di Idriss; il volto dalla carnagione
pallida e dalle fattezze grossolane, quasi come se fosse
stato
intagliato rozzamente nel legno (ogni volta che l’avevo visto
mi
ero chiesto come fosse stata la moglie da viva: i figli sicuramente
avevano preso tutto da lei). Sembrava che il tempo non avesse intaccato
il suo fisico nerboruto, che, insieme al suo volto, spesso me lo
avevano fatto associare ad un albero, anche per i capelli color foglie
d’acero. Gli occhi erano l’unico tratto che suo
figlio
aveva ereditato, verde chiaro.
Il motivo del mio continuo fastidio si trovava invece seduto al fianco
del padre: Fianna. Sembrava essere molto cambiata dall’ultima
volta che l’avevo vista, maturata, e non in senso buono
direi. Da
quello che potevo vedere, sembrava indossare un corsetto rosa (troppo
stretto a mio avviso, visto il modo in cui teneva la schiena
perfettamente dritta) che copriva le braccia fino al gomito, terminando
in una serie di merletti, le braccia scoperte erano incrociate al di
fuori del mio punto di vista, in quella che posso supporre, fosse una
perfetta armonia (in lei tutto sembrava urlare SONO PERFETTA); il collo
infine era scoperto, e circondato da una collana di fili
d’oro,
al cui centro splendeva un ambra.
Oltre che perfettina,
questa mi
sembra pure pacchiana nel vestire; ma non ne aveva un’altra
il
duca? Almeno durante la luna di miele avrei potuto commentare il suo
guardaroba. Ma se guardo tutti i suoi vestiti temo che mi cadranno gli
occhi. Tenni tutti questi pensieri per me,
mentre sul mio viso sentivo crepitare un sorrisino finto. Fai il simpatico, fai il
simpatico.
“È un piacere rivederla, duca di Idriss.
È passato molto tempo.”
“Non c’è dubbio, principe. Sono molto
lieto di
rivederla. Spero che ricordi ancora mia figlia, Fianna.”
Disse
indicando lievemente con la mano la figlia al suo fianco.
“Ma certo. Sono molto lieto di rivederti, Fianna.”
Sorrisi alla giovane, cercando di evitare di guardarla negli occhi. Non
avevo alcuna intenzione di osservarla più del necessario.
“Anche io sono lieta di rivederla, principe.”
“Ti prego, chiamami Laon; in fondo a breve ci
sposeremo” dissi, non senza un pizzico di sarcasmo.
Mi sedetti finalmente a tavola; d'altronde non potevo fare altro, lo
sguardo del re era abbastanza bruciante, non potevo permettermi di fare
altro. Il duca sembrò completamente assorbito dal re,
ignorandoci de tutto. Penso che ci volesse dare un poco di spazio,
forse per farci conoscere meglio.
Vecchio merdoso, almeno
non costringermi a parlarle!
La giovane intanto, mangiava con perfetta eleganza, ogni movimento
calibrato; come se si fosse esercitata un infinità di volte
a
non compiere movimenti inutili. Sembrava non avere intenzione di
iniziare a parlare, perciò pareva toccasse a me (Dawn era
troppo
impegnata ad ammirare Aedan, per potermi dare una mano). Aprii la
bocca, pronto a cianciare del più e del meno: ma mi
anticipò.
“So che non ti
piaccio! Non
c’è certo bisogno di far finta di voler parlare
con me.
Sarebbe alquanto fastidioso. Perciò se devi solo dire
stupidaggini ti prego risparmiamele.”
Rimasi a bocca aperta. Questa decisamente non me l’aspettavo.
Che
diavolo stava succedendo? Miss perfettina aveva una lingua lunga a
quanto pare. Mi guardai intorno, ma nessuno sembrava aver reagito alle
parole caustiche della nobile.
“Non ci sente
nessuno,
genietto! Secondo te direi certe cose di fronte a così tante
persone?? Sto utilizzando un incantesimo telepatico.
Perciò, smettila di girarti e mangia, tanto sento quello che
pensi. Perciò gradirei anche che la smettessi di pensarmi
come
una perfettina fastidiosa! È irritante.”
Mi misi a ridere, ma cercai di nascondere la bocca dietro il
fazzoletto; subito dopo iniziai a mangiare dando il via alla strana
discussione.
“Beh scusa! ma
se permetti non
riesco a smettere di pensare. Inoltre, dai un’impressione
simile,
cosa ci posso fare?” Notai con piacere che
Fianna aveva
stretto le labbra, come se avesse mangiato un limone. Non potei fare a
meno di far fluttuare un pensiero, prima di iniziare a controllarli
perfettamente. “Troppo
facile.”
“Sei veramente
fastidioso! Non solo ti fai gli uomini, ma mi stai anche antipatico,
che dovrei farci con te?” la
voce della giovane si era fatta incredibilmente irritata. Era una
certezza ormai, nessuno dei due sarebbe riuscito a sopportare
l’altro.
“Scusa, scusa.
Non volevo
offenderti… ma è difficile filtrare i pensieri
sai?
Soprattutto visto che è la prima volta che mi capita di
incontrare una magia del genere. Dove l’hai
imparata?”
“Dimmi, credi
davvero che ti
risponderò, o per te, chiedere spiegazioni su uno dei
più
grandi segreti magici del mio ducato è un
convenevole?”
“Uhmmm, tutti
e due direi. Anche se sono realmente curioso, non ho mai sentito
parlare di un potere come il tuo.”
“Per piacere
risparmiami il tuo
spirito da studioso. Ho iniziato questa conversazione per mettere un
paio di cose in chiaro: primo, non mi interessi minimamente, quindi
vorrei che non mi toccassi; secondo, mi starai anche antipatico, ma il
posto di regina non mi fa per niente schifo, perciò stai pur
certo che ci sposeremo, poi potrai trovarti qualcuno con cui
sollazzarti. A me interessa soltanto il potere.”
“Ma quanto
siamo simpatici!
Sai, non dovresti parlare così, se ti dovesse sentire il tuo
futuro marito, penserebbe che tu sia una rompipalle arrampicatrice
sociale” pensai io dolcemente.
“Pensa pure
quello che vuoi,
non mi interessa. Io voglio diventare regina, e stai sicuro che non
sarai tu a farmi cambiare idea.”
La discussione stava diventando noiosa, perciò decisi di
interromperla. Non ero ben sicuro su come fare, in effetti se non si
conosce la struttura dell’incantesimo, contrastarlo
è
abbastanza complesso, per questo decisi di attenermi alle basi: mi
circondai di un incantesimo di protezione; non era particolarmente
potente, quasi impercettibile in effetti, ma sarebbe bastato. Se Fianna
avesse tentato di penetrarlo con la sua telepatia tutti se ne sarebbero
accorti, ogni magia lascia tracce, persino una strana come la sua. Per
sicurezza iniziai a rivolgerle mentalmente una lunga serie di insulti,
osservando il suo viso in cerca di eventuali reazioni. Non ne vidi
traccia, perciò mi tranquillizzai.
Iniziai una reale conversazione con la giovane, per non attirare
l’attenzione, sorridendole gentilmente e chiedendole
stupidaggini. Notai che la sua espressione era leggermente irrigidita,
forse a causa del modo in cui avevo terminato il battibecco, ma
chiacchierò amabilmente come se niente fosse.
Anche attrice navigata
eh…
La serata passò così, tra un conversazione
inutile con
Fianna, ed una più proficua con Aedan e Dawn. Il tutto
intervallato da un continuo lancio di sguardi per tutta la sala, alla
ricerca della guardia del re, stranamente introvabile. La mia
curiosità fu, fortunatamente, soddisfatta dal duca che,
incuriosito dall’assenza di Dan, si informò dal
re.
Quest’ultimo rispose con molta calma.
“Purtroppo, è dovuto partire per una missione
della
massima urgenza. Ma mi aspetto che torni a breve, come sempre
d'altronde.” Con un sorriso misterioso, riportò
l’argomento sulla situazione militare con i territori
confinanti.
Perso il mio interesse, decisi di ignorarli, la testa già
occupata da ipotesi sul fantomatico lavoro di Dan.
Non dev’essere
cosa da poco se
ha mandato lui. Spero che non c’entri Andy, non dovrebbero
essersi ancora accorti di nulla.
Ero ancora avvolto nei miei pensieri quando sentii distintamente
l’anello che portavo al dito emettere una lieve scarica.
Mi irrigidii immediatamente, mentre miliardi di pensieri si
rincorrevano: il costrutto che avevo fatto lanciare su Andy aveva
finalmente iniziato a funzionare; dunque potevo iniziare la mia fuga.
L’unico vero problema era costituito dai due cagnolini, in
attesa
vicino alle porte della sala: non sarei riuscito a evitarli,
perciò avrei dovuto trovare una soluzione. Dovevo anche
essere
molto veloce, con Dan lontano dal castello, era l’occasione
perfetta
Bevvi un sorso d’acqua nel tentativo di schiarirmi la mente,
sperando di trovare una soluzione. Il mio obbiettivo principale era
quello di riuscire a superare le mura del castello, così da
poter superare la barriera che mi impediva di saltare. Anche in quel
caso però avrei dovuto fare molta attenzione: dato che i
miei
poteri non erano più sigillati, un Rintracciante sarebbe
stato
facilmente di in grado di seguire le tracce del mio salto,
perciò dovevo trovare anche un modo per trattenerli il
più possibile nel castello, e scappare a piedi .
Da quello che ho
percepito, nel
castello ci sono al massimo una quarantina di guardie reali degne di
nota, di queste al massimo la metà si avvicinano al livello
di
Thomas in termini di quantità di magia. Non penso
però
che ci siano molti al suo livello, in un vero combattimento. Inoltre il
più problematico, Dan, è via, perciò
non dovrei
incontrare molti problemi. Se mi dovessero attaccare tutti assieme,
potrei avere difficoltà, soprattutto se hanno membri delle
squadre elementaliste tra di loro. Ma anche in cinque o sei, non dovrei
avere problemi. Con un diversivo che li trattenga, dovrei essere
perfettamente al sicuro.”
Infine mi venne un idea: in questo momento, la maggior parte delle
guardie stava sicuramente stazionando il perimetro del castello; ero
sicuro invece, della presenza di due Rintraccianti nel cuore energetico
del castello, che analizzavano costantemente coloro che abbandonavano o
entravano nel castello; inoltre vi erano quattro guardie in sala,
più i miei due fidati cani da guardia. Tutta la
nobiltà
era presente alla cerimonia, perciò le persone importanti
erano
riunite qui, ostaggi perfetti insomma.
Delineai molto in fretta gli elementi principali del piano, e mi
preparai all’azione. Adesso che c’ero quasi, non
vedevo
l’ora di andarmene. Mi alzai in piedi, sollevando il calice e
ottenendo così il silenzio di tutti (ho sempre adorato un
pizzico di teatralità).
Mi godetti lo sguardo sorpreso e sospettoso di mio padre e iniziai a
parlare.
“Signori, vi prego, concedetemi un attimo di silenzio. Vorrei
ringraziare tutti voi, per essere venuti qui a onorare la memoria di
mia madre.”
Subito tutti iniziarono a mormorare nuovamente delle condoglianze, ma
con un gesto della mano, chiesi nuovamente silenzio.
“So che siete inoltre venuti per festeggiare le mie future
nozze
con la qui presente Fianna. Bene, mi duole informarvi che difficilmente
vi assisterete. Temo che dovrò andarmene, ora
perciò vi
chiederei cortesemente di arrendervi o morire.”
Fu con un grosso sorriso che spinsi il mio mana a livelli altissimi; la
sala fu immediatamente pervasa da un incredibile vento, paralizzando
tutti sul posto. Subito, comparve una vera e propria legione di spiriti
del Vento. Erano tutti di livello piuttosto basso, ma anche
così, il loro numero era tale che una qualsiasi mossa
sbagliata
avrebbe ucciso il malcapitato. La sala fu invasa da urla di paura, ma
soltanto uno attirò la mia attenzione:
“Laon!” Dawn era sconvolta.
“Mi dispiace, Dawn. Non muoverti; non ti faranno niente, ma
non
muoverti comunque… ti prego.” Forse fu il tono
mesto, o il
sorriso ancora più disperato, che la convinsero a stare
ferma,
nonostante nessuno spirito si fosse mosso contro di lei.
“Come osi, figlio? Revocali immediatamente!” mi
girai nel sentire la voce più odiata.
“Oh ti prego, tu muoviti invece. Avrò finalmente
la scusa
per tagliarti la gola e vederti morire.” Fu con un sorrisetto
gelido che osservai re Oberon, mio padre.
“Sappi che il tuo amichetto terrestre morirà, per
questo.”
“Oh, io non ci conterei molto. Comunque, adesso mi interessa
solo andarmene!”
Percepii un movimento ai lati: sembrava che le guardie, per niente
intimidite dall’incantesimo si stessero muovendo. Per prima
cosa
puntai verso Thomas e Julius, probabilmente i più pericolosi
in
sala. Sapevo di non poter usare alcun incantesimo della Terra su di
loro: lo avrebbero facilmente evitato; perciò, per prima
cosa,
concentrai su di loro una grande quantità di mana, tale da
distruggere momentaneamente la loro concentrazione, il tanto che
bastava a spezzare i loro scudi. Subito dopo, creai numerose barriere,
che li sigillarono. Sapevo che non sarebbero durate, ma visti i
numerosi livelli difensivi non sarebbero scappati immediatamente.
Stavo per voltarmi a confrontare le altre guardie, quando percepii un
movimento alle mie spalle; mi spostai all’istante, evitando
per
un soffio un colpo alla tempia.
“Vedo che anche senza scudi eviti bene gli incantesimi,
Tommy.
Peccato, vorrà dire che ti dovrò fare
male.”
“La prego, principe! La smetta! Rilasci tutti.” La
sua
richiesta fu seguita da una serie di movimenti quasi impercettibili:
grazie alla magia aveva potenziato a livello incredibili il suo corpo,
ma riuscii comunque a tenergli testa. Evitai molti dei colpi, ma fui
costretto a pararne la maggior parte. Si trattava quasi sempre di pugni
diretti allo stomaco, forse nel tentativo di farmi perdere i sensi,
perciò non ci volle molto per anticiparli. Durante questa
danza
sfrenata fui in grado di incatenare le guardie rimanenti.
“Sei rimasto solo, Tommy! Perciò smettila e fatti
catturare.”
Con voce trionfante mi lanciai all’indietro evitando un altro
pugno; prima che si potesse riprendere attivai l’incantesimo
che
avevo creato intorno al giovane durante la schermaglia. Subito,
numerosi punti in sequenza sul pavimento brillarono e rilasciarono un
energia che gli si avviluppò intorno come un bozzolo.
“Bello vero? L’ho creato qualche anno fa, ma alla
fine non
l’ho mai usato contro nessuno.” Mi finsi divertito
nel
parlargli, ma sapendo che non mi poteva sentire, lo ignorai dopo breve.
Rivolsi lo sguardo al re in quello che speravo fossero le ultime parole
che gli avrei mai dovuto rivolgere. “È finita,
padre.
È giunto il momento che mi lasciate in pace. Mi son stancato
di
voi e di questo mondo. Me ne vado.”
“Sei uno stupido ingrato! Come osi ribellarti a me? Tuo
padre? Il
tuo re? Tu mi devi obbedienza.” Oberon, gli occhi dilatati
dalla
rabbia e da un pizzico di paura, sputò quelle parole come se
fossero veleno. Non potei fare a meno di sorridere nel sentirlo,
dopotutto non ne avrei sentito la mancanza.
“Temo che sia passato molto tempo dal periodo in cui vi
dovevo ancora obbedienza, padre.”
Iniziai ad avanzare, dirigendomi nuovamente verso il tavolo. Temendo
che stessi per ucciderlo, Oberon spalancò ancora di
più
gli occhi, ma lo ignorai. Strinsi invece forte tra le braccia Dawn,
sempre più confusa, sull’orlo delle lacrime. Tra i
singhiozzi, cercò di parlare a voce bassissima, capii poco,
ma
sembrava che mi chiedesse di restare.
“Mi dispiace, tesoro; ma non sarò più
uno schiavo
nella mia stessa casa. Temo che non potrò accompagnarti a
fare
compere sulla Terra.”
Dopo averla abbracciata ancora più forte, la lasciai,
afferrando invece Fianna, che si trovava lì vicino.
“Tu carissima, verrai con me invece.” Il duca emise
un
gemito nel vedermi trascinare la figlia, ma non vi diedi attenzione.
Con un gesto feci esplodere il muro della sala (la via più
breve
per raggiungere i giardini, perché ci trovavamo sopra di
loro.
Da lì sarebbe stato semplice raggiungere i cancelli)
Prima di lanciarmi, Fianna ben stretta a me, ammutolita e bloccata da
una serie di incantesimi, così da non darmi fastidio, mi
voltai
verso la sala e, spalancando il braccio libero proclamai:
“Signori, il matrimonio è annullato! il principe
purtroppo
deve scappare, temo non tornerà! ha bisogno di trovarsi un
bell’uomo e dargli una ripassata. Addio!” (Oh
si…
adoro la teatralità)
Note dell’autore
1: Nel Piano, esistono diverse creature magiche che, grazie alla
continua esposizioni alle correnti del mana, hanno sviluppato numerose
capacità. Fin dai tempi antichi, è esistita una
particolare forma di magia che, attraverso una cerimonia definita
Patto, permette ad incantatori e creature di legarsi. In questo modo
è possibile combattere al fianco di tali creature come
compagni.
Se le abilità di colui che compie la cerimonia sono
sufficientemente elevate, è possibile innalzare i poteri del
Compagno, ma tali casi sono molto rari.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Prologo
Capitolo
6
Mi
lanciai nel vuoto, godendomi per un attimo la sensazione della caduta,
quell’assenza di controllo su ciò che mi
circondava, ma subito dopo ci
circondai di un incantesimo di volo, riprendendo le redini. Poggiai i
piedi
sull’erba umida del giardino e subito iniziai a correre,
aiutato da altri
incantesimi (volando i soldati sarebbero stati in grado di abbattermi
con
facilità).
Fianna
intanto continuava ad agitarsi stretta nella mia morsa, causandomi non
pochi
problemi di equilibrio, ma resistetti. Come un lampo sfrecciai per i
corridoi,
abbattendo con facilità le poche guardie che cercavano di
sbarrarmi la strada.
Quando
finalmente raggiunsi i cancelli del castello mi lanciai in un ultimo
sprint
verso l’uscita, la libertà.
Naturalmente
c’erano parecchie guardie appostate sopra il muro di cinta,
ma non mi dettero
problemi. I pochi incantesimi da cui non riuscii difendermi, vennero
evitati
con agilità. In breve le guardie caddero, soffocate a causa
della mancanza
d’aria.
Pivelli.
Infine,
attraversai la soglia in tutta tranquillità, sentendomi
alleggerito
dall’assenza della barriera.
Analizzai
i dintorni, i sensi all’erta alla ricerca di eventuali altre
guardie e percepii
una presenza estremamente potente, che non si preoccupava neppure di
nascondersi, anzi quasi si metteva sotto i riflettori per attirare
l’attenzione. Bene bene, mi
sembrava
strano che non si fosse fatto vivo con tutto questo trambusto. Vediamo
cosa è
capace di fare.
Feci
cadere a terra Fianna come un sacco di patate, liberandola allo stesso
tempo da
tutti gli incantesimi che la imbavagliavano. Non ebbe neppure il tempo
di
toccare terra che iniziò subito a maledirmi, in un
linguaggio decisamente poco
nobile.
“Vabbè
ora stai zitta però.” Le tirai un calcio allo
stomaco e subito dopo la feci
addormentare con un incantesimo.
“È
da quando l’ho vista che non vedevo l’ora di
farlo.” Borbottai addentrandomi
nel boschetto.
“Sai,
è maleducazione maltrattare
le signore” una voce tra le ombre mi richiamò
canzonatorio.
“Bè
se per questo, è maleducato anche parlare senza farsi
vedere. Non è vero,
principe Zaafir?”
Finalmente
riuscii a vedere il giovane a cui apparteneva la voce.
Un
volto decisamente affascinante , dai tratti molto fini, quasi
raffinati, che
pur privandolo di un aria esageratamente maschia, non potevano essere
scambiati
per femminili. La pelle color ebano e gli occhi viola mi ricordarono
immediatamente Julius.
I
capelli e i tatuaggi sul viso e il braccio erano quelli che
maggiormente
attiravano l’attenzione: il bianco era infatti un colore
innaturale di capelli
anche nel nostro mondo in così giovane età;
inoltre un tatuaggio che ricopriva
metà del volto e si allungava fino alla mano sinistra
decisamente generavano
sorpresa. Nonostante ciò, il tutto sembrava appropriato per
lui, come se fossero
in qualche modo giusti sulla sua figura.
Finalmente
sprecai uno sguardo anche per il suo abbigliamento… non che
ci fosse molto da
guardare effettivamente: indossava soltanto un paio di pantaloni
bombati lungo
le gambe e stretti alle caviglie di un blu intenso e scarpe dalla punta
arrotondata.
“La
bottiglia del genio non l’hai portata dietro,
oggi?” chiesi ironico.
Il
giovane inclinò leggermente la testa, incuriosito dalle mie
parole, ma sembrò
liquidare velocemente la faccenda.
“Sai…
mi sarebbe piaciuto incontrarti prima Laon, ma a quanto pare avevi
altri
programmi. Un vero peccato… e dimmi, dove
vai di bello?”
“Beh
avevo voglia di fare un giretto, un po’ di aria fresca, una
corsetta in mezzo
alla natura… non so se mi capisci!” risposi
amabilmente.
“Oh
si, ti capisco eccome. Capita spesso anche a me di averne bisogno, ma
alla fine
mi ritrova sempre, sembra che lo faccia apposta a rovinarmi il
divertimento.”
Il
broncio
di Zaafir sarebbe stato divertente in qualsiasi altra occasione, ma
ormai si
stava facendo tardi e io mi dovevo allontanare, perciò
tagliai corto sui
convenevoli.
“Ok.
Mi spieghi che cosa vuoi? Sai che devo andarmene molto velocemente, non
voglio
di certo perdere tempo con te. Perciò parla e finiamola con
le battute. Se vuoi
combattere dimmelo e ti attaccherò senza problemi,
altrimenti fatti da parte.”
Con
molta calma assunsi una posa da battaglia: anche a costo di par sparire
tutto
il circondario me ne sarei andato da lì.
Lui
subito alzò le mani, in un gesto di resa.
Sì come no…
“Calma!
Voglio davvero parlare. Combatterti sarebbe stancante, non ne ho
voglia. Più
che altro mi interessa molto la tua meta. Ultimamente
sono piuttosto annoiato, e penso che
seguirti potrebbe dimostrarsi parecchio divertente.”
“Come
faccio a fidarmi? Dopotutto potresti cercare di uccidermi in viaggio.
Non sei
proprio la migliore delle compagnie.”
Con
un sorriso misterioso, senza sembrare offeso dalle mie accuse rispose.
“Temo
che dovrai fidarti. Ma non ti dovresti preoccupare così
tanto, rischi che ti
escano le rughe. Comunque sono davvero annoiato, in più mi
sono anche liberato
dal mastino, perciò voglio farmi un giretto.”
Io
lo guardai a bocca aperta, era difficile credergli: insomma, chi si
sarebbe
fidato di uno che si presentava così? Ma dopo averlo visto,
le voci che
circolavano su di lui trovavano finalmente un fondamento. Si tratta decisamente di
un fuori di testa, che fa
quello che gli pare.
“Non
ho una meta precisa, per ora mi interessa scappare da qui. Poi forse me
ne
andrò sulla Terra” borbottai incamminandomi; non
avevo tempo da perdere… se
voleva seguirmi bene, altrimenti poteva anche rimanere li.
Il
principe tormiano batté le mani contento, e con un grosso
sorriso mi seguì.
“Fantastico! Ho sempre
sognato andare sulla Terra. E dimmi tu ci sei già stato?
Com’è? Interessante?
Dai parlamene un po’…”
I
successivi dieci minuti passarono, con lui che faceva domande a raffica
e io
che lo ignoravo scandagliando i dintorni alla ricerca di eventuali
nemici. Alla
fine, superato il mio limite di sopportazione, sbottai “Senti
se la Terra ti
piace tanto perché non ci vai? Almeno la smetteresti di
farmi domande!”
Per
un momento un’espressione di tristezza attraversò
il volto dell’uomo che mesto rispose
“Purtroppo non sono in grado di
Saltare, perciò
non
ho mai visto la Terra.”
Mi
fermai un attimo, perplesso dalla sua risposta. “Come non
puoi? Non fai parte
della famiglia reale scusa? Dovresti esserne in grado.”
Scrollando
le spalle, senza dare molta importanza alla cosa replicò:
“Beh, dato che viaggeremo
insieme dovrei dirtelo. Non sono in grado di lanciare alcun tipo di
incantesimo.”
“Scusa?
Mi stai prendendo in giro? Ti hanno visto tutti al torneo. Di
incantesimi ne
hai lanciati! E anche molto potenti! Di certo Dan non l’avresti
battuto con
trucchi da due soldi.”
“Uff
che noioso, ma quante cose vuoi sapere? Perché non parliamo
di qualcosa di più
interessante? Ehi è vero che esistono negozi con vestiti
stranissimi sulla
Terra? Come sono?”
Zaafir
sembrava disinteressato dalla piega che il discorso aveva preso,
perciò riprendendo
a camminare ricominciò a fare domande.
Lo
seguii,
deciso a
non abbandonare l’argomento “Allora mi vuoi
rispondere? Che vuoi dire?”
“Uff
e va bene!! Ma solo se poi prometti di raccontarmi molte cose sulla
terra, ok?”
Io
annuii
realmente incuriosito per la
prima volta da cosa avesse da dire. Nonostante questo, non smisi di
scrutare i dintorni: sarebbe
stata una vera caduta
di stile, farmi catturare per soddisfare la mia curiosità.
E
figuriamoci se manco mai di stile.
“Come
avrai notato, il colore dei miei capelli non è uno che ti
aspetteresti di
incontrare tutti i giorni. E da quello che hai detto poco fa, sembra
che ti
abbiano già raccontato del mio scontro con il tuo capitano
delle guardie. Bene,
il fatto è che da solo non posso usare nessuna forma di
magia. Posso compiere
incantesimi
solo
tramite i miei Compagni.”
“Va
bene, temo di non seguirti. Da quando uno può usare solo la
magia con l’aiuto
di un Compagno?
Poi hai
anche usato il plurale. A quanto ne so si può fare un solo
Patto nella vita,
giusto?” lo interruppi io.
“Se
mi lasci finire, posso spiegartelo per bene”
sbottò l’altro, per la prima volta
con un minimo accenno di fastidio.
Mi
fissò
un attimo,
sorrise un secondo al broncio che avevo messo in risposta al suo tono e
riprese.
“È
successo
più o meno dieci anni fa. Al tempo ero perfettamente in
grado di usare molte
forme di magia. Un genio se vuoi, proprio come te. Poi però
ho ficcato il naso
dove non dovevo: dopo essermi nascosto in una delle rovine sotto il mio
palazzo, sono riuscito ad entrare in una sala rituale, in cui era stata
sigillata una forma di magia perduta. Essa ha modificato la
circolazione del
mio mana, cambiato il colore dei miei capelli, e fatto comparire il
tatuaggio.
Da quel giorno non sono più stato in grado di lanciare alcun
incantesimo
autonomamente. In compenso però posso creare numerosi Patti,
e nell’invocare i
miei Compagni, usare parte della loro magia.”
“Capisco…
per questo durante lo scontro con Dan hai usato solo magie acquatiche.
Mh?”
Stavo
ancora
parlando quando mi interruppi, a causa di una presenza estranea nelle
vicinanze; stavo per attaccare, ma, sospirando,
Zaafir mi fermò posandomi la mano sulle spalle.
Mi
voltai a guardarlo per chiedergli perché mi avesse fermato
quando notai una
vera e propria espressione di disperazione nel volto. “Che
c’è ora?”
“Caro
Lala… a proposito ti posso chiamare Lala vero? Beh ricordi
il mastino di cui ti
parlavo? Permettimi di presentarti la mia cameriera slash segretaria
personale
slash mia continua afflizione… signore e signori, ecco a
voi… Raja.”
Tra
i rami comparve una donna, come se avesse davvero aspettato la
presentazione.
Difficile dare una descrizione precisa della sua figura: il corpo era
interamente avvolto da una tunica violacea, che ne rendeva le fattezze
imprecise. Il suo volto era l’unica parte visibile, in quanto
anche i capelli
erano completamente avvolti in un velo dal colore leggermente
più chiaro.
Vabbè,
ormai è sempre peggio. Sembra
che lo facciano apposta, scommetto che leggevano di
Sherazad da piccoli.
Visti
i due, non potei fare a meno di notare:
la nuova arrivata condivideva con
il principe tormiano la pelle d’ebano, ma i suoi tratti erano
molto più
spigolosi, dimostravano una rigidezza di carattere totalmente assente
nel
nobile.
Stavo
per chiederle cosa ci facesse qui, quando all’improvviso
avanzò e, come se lo
facesse tutti i giorni, colpì in testa Zaafir, ridotto alle
lacrime.
“Questo
è per esserti allontanato dal castello senza motivo! Per il
resto aspetta di
tornare a casa.” Poi, come se nulla fosse, si
presentò con una riverenza.
“Mi
dispiace molto che il mio padrone le abbia arrecato disturbo, principe
Laon. Il
mio nome è Raja, lieta di conoscerla.”
Inclinai
lievemente la testa, incerto su come accoglierla: nonostante avesse
definito
Zaafir padrone, era difficile capire chi
fosse davvero lo schiavo tra i due. Data l’evidente
personalità dominante della donna, cercai di approfittarne
per liberarmi del
peso morto.
“Raja,
sono lieto che ci abbia trovato: come avrà
notato il principe desidera accompagnarmi nel mio
viaggio verso le rovine. Vista la pericolosità di simili
luoghi, converrà con
me che sarebbe meglio evitare. Non crede?”
Zaafir
sgranò gli occhi all’evidente bugia, ma se
possibile volevo risolvere la
situazione senza raccontarle troppo. Speravo che mi avrebbe fatto
guadagnare un
po’ di tempo. Mentre parlavo lei mantenne la testa lievemente
inclinata, con
sguardo predatore.
Quando
prese la parola, un lieve sorriso comparve sul volto: “sono
sicura che il mio
signore non si sia lasciato sfuggire l’opportunità
di fare un viaggio,
soprattutto con una simile compagnia; ma penso che una
fuga grandiosa come la
sua non possa essere definita ‘viaggio’.”
Il
suo tono inizialmente soave assunse un leggero tono ironico verso la
fine.
Oook,
pessima idea, ma almeno ci ho
provato. Proviamo con un altro metodo…
“Forse
ha ragione, ma non mi può certo biasimare per averci
provato… non crede? Direi
che adesso invece possiamo parlare più apertamente, che ne
dici?”
L’improvviso
cambiamento di tono sembrò divertire Raja (anche se si
poteva solo capire da un
lieve luccichio negli occhi). Intanto Zaafir, cercando di passare
inosservato,
si allontanò di soppiatto da noi. Purtroppo per lui il
tentativo di fuga ebbe
vita breve: in un attimo la donna si voltò, lo
afferrò per una spalla, gli
diede uno scappellotto e lo fece sedere a terra. Soddisfatta del
risultato,
ritornò alla nostra discussione.
Ma con chi sono
capitato?
“Perdoni l’interruzione. Come
prima cosa, voglio assicurarle che non
intendiamo intralciare in alcun modo i suoi progetti di fuga. Anzi, mi
dispiace
non essere riuscita ad intervenire prima, e ad impedire che il mio
signore le
arrecasse disturbo. Ovviamente gli impedirò di seguirla
oltre e lo riporterò al
castello.”
“Sono lieto che tu
capisca le mie difficoltà. Ovviamente, spero che manterrai il segreto sui
miei spostamenti.”
“Certamente, ma mi preme chiarire un
fatto: se si dovesse presentare
una situazione in cui la sicurezza, nostra o del nostro regno, dovesse
venire
meno, non esiteremo ad informare re Oberon.”
“Questo vi rende pericolosi
Raja… forse dovremo combattere
dopotutto…”
“Sa che non può
permetterselo, non con l’intera guardia reale alle
calcagna: la rintraccerebbero subito. Per questo sono certa che ci
lascerà andare via.”
Durante la discussione, il sorriso non aveva
abbandonato i nostri
volti, tanto che nessuno avrebbe sospettato l’argomento se ci
avesse fissato da
lontano.
Alla fine sospirai: “Molto
bene… hai ragione, non
ho alcuna intenzione di farmi scoprire per una battaglia inutile,
preferisco
che ve ne andiate.”
“Aspettate un attimo!”
L’unico
fin
ora restato in silenzio, sembrava finalmente pronto a prendere la
parola. “Non
credete che anche io dovrei prendere parte a decisioni del
genere?”
“Certo che no! Tanto pensi solo a
divertirti. Lascia fare a me.”
“Non è giusto
però…” commentò triste
l’altro.
“Direi che possiamo andare. Principe
Laon, è stato un piacere.” Ancora
una volta mi indirizzò un inchino, prese Zaafir per
l’orecchio e si
allontanarono. Quasi quasi mi dispiacque per l’uomo dai
candidi capelli, che
tristemente mi faceva ciao ciao con la mano, sparendo tra la
vegetazione.
Finalmente solo.
Adesso magari
avrò un minimo di tranquillità… certo,
ho
giusto un esercito alle calcagna.
Ripresi il cammino, sensi all’erta,
mentre mi facevo largo nella
vegetazione, graffiandomi non poco a causa dei rami. Purtroppo prima di
vedere
un po’ di luce ci sarebbe voluto parecchio, l’alba
era ancora lontana. In
genere non avrei mai fatto una camminata del genere: mi sarei limitato
a volare
al di sopra del bosco, o trasportarmi; purtroppo non potevo usare
incantesimi
del genere, viste le tracce che avrebbero lasciato. Il mio attuale
obiettivo
era raggiungere un villaggio, così da poter trovare una
cavalcatura e lasciare
i confini del regno. Una volta fuori da Artein, sarebbe stato difficile
seguirmi e avrei potuto saltare con tranquillità. Sempre che non mi trovino prima.
All’improvviso sentii una forte presenza
alle mie spalle, non sapevo chi fosse, ma non me
ne preoccupai: lanciai un martello
d’aria che schiaccio l’area intorno a me.
Se è
Zaafir son fatti suoi.
Non percependo alcun impatto, acuii i sensi
cercando il nemico. Ero
pronto a creare una barriera difensiva, quando una voce mi
fermò.
“Principe, aspetti! Sono Dan, non
attacchi!”
Certo,
aspetterò te!
Concentrai nelle mie mani una grande
quantità d’aria che lanciai subito
dopo verso la direzione della voce. Un ciclone sorse nel punto di
impatto
dell’incantesimo, trascinando ogni cosa con la sua forza.
Iniziai ad
allontanarmi, sicuro della vittoria, ma non ebbi neppure il tempo di
fare un
passo che alte fiamme mi circondarono completamente, impedendomi ogni
via di
fuga. Senza perdermi d’animo, innalzai colate di terra, che
coprendo le fiamme,
crearono un varco. Gettando uno sguardo alle mie spalle, notai che il
tornado
era stato quasi completamente soppresso. A quanto pare aveva creato
un’enorme
palla di fuoco per consumarne l’aria.
Scattai di lato, evitando di largo margine
un’arma lanciata verso di
me, anzi… dalla direzione sembrava che mi avesse mancato di
proposito. Mi
paralizzai non appena la riconobbi: era una delle armi di mia madre.
Si trattava di un pugnale molto
particolare,
dall’elsa completamente nera
Pur essendo stata chiamata Regina di spade, Amelia
era in grado di
utilizzare qualsiasi tipo di arma, un’intera ala
dell’armeria era stata
utilizzata esclusivamente da lei. Esistevano però dieci
armi, che aveva creato
personalmente per il proprio uso personale: la Serie. Intoccabili da
chiunque
non avesse il permesso della loro creatrice, possedevano grandi poteri.
Ognuna
era diversa dall’altra, non soltanto negli incantesimi ma
anche nella
tipologia. Allo stesso tempo erano però simili, in quanto
ciascuna
rappresentava un aspetto della sua magia. Di alcune ne erano note le
capacità,
ma soltanto lei e noi, i suoi figli, conoscevamo ogni arma. Neppure ad
Oberon
era stata rivelato tale segreto.
Il pugnale in particolare, possedeva poteri
illusori: grazie ad esso,
per un breve periodo, la finzione poteva divenire realtà.
“La regina me l’ ha affidato
alcune ore prima di morire, chiedendomi di
consegnarglielo. Sapeva che sarebbe scappato, e voleva che lo
avesse.”
“La mamma?” mormorai. Per un
attimo il mio sguardo si fissò sull’arma.
L’avrei voluta prendere, dopotutto non avevo con me un
ricordo tangibile della
mamma. Ma non sarei stato così stupido, di certo non potevo
dare le spalle a
Dan. Sarebbe stato un suicidio.
“Lo giuro sul mio onore, principe. Non
farò niente anche se si dovesse muovere. Ho
il compito di proteggerla, non di ferirla.”
“Da quando mio padre si preoccupa per la
mia sicurezza?” chiesi
ironico.
“Non mi è stato ordinato dal
re. Quando la Regina di spade parla, tutti
si piegano al suo volere.” Finalmente la sua figura
attraversò le fiamme,
neppure un segno sui vestiti o sulla pelle.
Esibizionista,
però direi che se
lo può permettere…
Sollevò la mano, con estrema lentezza,
per non causare reazioni da
parte mia, forse temendo un attacco di risposta. Si tolse il guanto, e
rivolse
il palmo verso di me, questa volta con ancora maggiore delicatezza. Un
tatuaggio copriva quasi completamente la mano: si trattava di una serie
di
linee ondulate che a primo acchito risultavano senza senso, ma ad uno
sguardo
più attento mettevano in luce il simbolo della spada
nell’alfabeto perduto.
“Sei pieno di sorprese Dan, da quando ti
fai affidare missioni da mia
madre? Pensavo fossi il servetto del re.”
“Come le ho già detto prima,
nessuno può rifiutare una richiesta della
Regina di spade… neppure io mi
creda.”
Per una volta gli credetti: anche se per qualche
strano motivo fosse
riuscito a superare le restrizioni delle armi, non avrebbe mai scoperto
il
simbolo. Neanche i quattro grandi generali lo conoscevano,
l’avevo mostrato io
stesso alla mamma, dopo una mia avventura nelle rovine. Era stato un
regalo,
per onorare il suo titolo, ma allo stesso tempo il nostro
piccolo segreto.
Finalmente convinto, mi voltai e afferrai
l’elsa dell’arma.
Quasi
immediatamente sentii la mia mente annebbiarsi, le forze
abbandonarmi. Caddi, ma non sfiorai neppure per un secondo la terra.
Immediatamente
sentii un corpo a contatto con me, sorreggendomi.
“Dorma
principe, non le succederà nulla.”
Pensando ad una
trappola, mormorai solamente: “Bastardo.”
Mi ritrovai a
fluttuare in un mondo completamente grigio: non sembravano
esserci altri colori, tutto sembrava smorto, ma sentii improvvisamente
una
superficie sotto i piedi; anche abbassando lo sguardo però,
non vidi nulla.
Oook ora dove
diavolo sono finito? Direi che questa è un illusione,
sicuramente causata dal
pugnale. Ma come ha fatto Dan ad utilizzarlo? Devo cercare di liberarmi
ora…
I miei pensieri
vennero interrotti da una voce giovane, di ragazza. “Ciao
Laluccio! Sei riuscito ad arrivare finalmente!”
Un paio di
braccia mi si avvinghiarono al collo, mentre un onda di rosso
invadeva il mio campo. Quasi di riflesso, mi raddrizzai per sopportare
il peso
ed esclamai: “Dawn, ti ho detto mille volte di non farlo!!
Prima o poi
cadremo!”
Poi,
accorgendomi che Dawn non sarebbe mai potuta essere lì, me
la scrollai
di dosso, voltandomi. Si trattava di una ragazza molto giovane,
incredibilmente
simile a Dawn, vestita di pelle. I
suoi
capelli di un rosso acceso, proprio come quelli di mia sorella. Nel
guardarla
in viso la riconobbi immediatamente, ed un espressione scioccata mi
spuntò sul
volto.
“Mamma?!”
Era senza dubbio
mia madre. Molto più giovane, più di quanto
l’avessi mai
vista, ma ne ero certo.
“Ding
ding ding. Eeeeeesatto!!! Sono proprio la regina Amelia… beh
quasi!
Più un’illusione della regina ecco.”
Nonostante lo
sconvolgimento iniziale, capii cosa fosse successo:
probabilmente la mamma prima di morire aveva progettato un incantesimo
d’illusione, che mi avrebbe fatto addormentare
così da incontrare la sua
controparte, e farmi sapere le sue ultime parole.
Non meno
intuitiva dell’originale, la giovane regina annuì
soddisfatta.
“Bravo
ragazzo, capisci in fretta; non per niente sei mio figlio. E se ti
stai chiedendo perché sono giovane… è
perché sono un poco vanitosa!” esclamò
sorridente, facendo una breve piroetta. “Non vorresti anche
tu che gli altri ti
ricordassero giovane e bello, almeno nei tuoi ultimi momenti con
loro?”
In mancanza di
parole, stetti in silenzio. Non sapevo davvero come trattare
quest’Amelia così esuberante. Mia madre non
è mai stata cattiva con noi, ma di
certo la severità è stato un suo tratto
distintivo: a corte dopotutto, non ci
si potrebbe aspettare niente di meno da una regina. Non avevo mai
percepito
neppure un briciolo della ragazza che era stata, figurarsi una dal
carattere
del genere. Sembrava proprio una giovane Dawn.
Dovrei forse
temere una trasformazione simile in Dawn? Ce la vedrei, severa e
rigida,
comandando tutti a bacchetta.
Con le mani
dietro la schiena intanto, l’altra continuava a camminare,
incapace di stare ferma, senza però più
sorridere.
“Probabilmente
non ci sei stato per la fine vero? Conoscendo tuo padre, mi
avrà monopolizzata. So cosa ne pensi di lui, ma tra noi
c’è stato vero amore:
un tempo è stato un amante gentile e premuroso, ma sono
qualità che un re non
può permettersi. Il peso della corona ti cambia, Laon, ti
costringe ad essere
duri, malvagi, crudeli a volte; ti allontana da tutti, soprattutto
dalle
persone a cui tieni di più. Non ha mai sopportato che questo
fosse vero, specie
per noi due; sono certa che almeno per l’addio, non abbia
voluto nessun altro
tra noi.”
“Sembri
proprio la mamma. Non importa quante volte lo ripeta, non riuscirai
mai a credermi: quell’uomo non ama nessuno, a mala pena
può tollerare se
stesso, figuriamoci qualcun altro. Tanto meno una delusione di figlio
come me.”
Un sorriso
triste le attraversò per poco il viso, dandole
un’impressione di
vecchiaia e stanchezza. “Verrà il giorno, figlio
mio, in cui capirai a cosa
bisogna rinunciare per poter assolvere il proprio compito. Ho assistito
alla
gloria più grande dell’uomo che era padre e
marito, e alla tragedia peggiore
del re Oberon. Entrambe sono parte di lui, ma alla fine
l’uomo ha ceduto il
passo al re, ha dovuto compiere una scelta. Cerco di fartelo capire,
proprio
perché prima o poi toccherà a te. Non importa se
non ti piace; il tuo sangue e
il tuo potere chiameranno attorno a te le genti. Il popolo sente il
bisogno di
una guida. Tu, più di tutti, ne sei degno.”
Iniziai a
scuotere la testa, incapace di accettare quello che mi diceva, ma
allo stesso tempo incapace di ignorarla. Notando il mio dissidio
interiore, mi
prese il volto tra le mani, incatenandomi col suo sguardo, gli occhi
colmi
d’amore.
“Se
potessi impedirei tutto questo, Laon. Sei stato il mio primo figlio, ti
ho avuto accanto più a lungo di tutti. Mai avrei voluto che
un destino del
genere cadesse su voi tre, tanto meno te: sei troppo buono
d’animo, puoi
cercare di nasconderlo, ma so chi sei nel profondo. Il tuo destino ti
chiamerà,
ne sono certa.”
Subito dopo mi
baciò sulla fronte, mi sorrise nuovamente e facendo un passo
indietro esclamò: “Passiamo ad argomenti
più leggeri ora! Sapevo che subito
dopo la mia dipartita saresti scappato; figurarsi, incapace di stare
fermo come
sei. Per questo ho detto a Dan di accompagnarti: ti
proteggerà, ne sono più che
certa. Per essere sicura che gli dessi retta gli ho imposto il marchio,
non si
sa mai. Scommetto che lo hai attaccato prima che te lo facesse vedere,
eh???”
Ancora una volta
si mise a ridere, ed ogni risata causava una nuova fitta
di malinconia. Perché mai non ci
è stato
concesso di conoscere la mamma in questo modo? Perché mai
non abbiamo avuto più
tempo?
“Ah!
Un’ultima cosa!” disse alzando il dito, come se si
fosse ricordata
all’improvviso. “Il pugnale lo puoi tenere. Ho
fatto in modo che alla fine di
questa illusione riconoscesse te come suo nuovo padrone;
d’ora in poi farà
parte della tua Serie, si può dire. Per quanto riguarda le
altre non ne ho
idea, saranno le armi alla fine a scegliervi. Tanto riconosceranno solo
te o i
tuoi fratelli, perciò niente di cui preoccuparsi.”
Diede una scrollatina di
spalle, spensierata, come se non stesse parlando delle armi
più potenti di
tutto il regno.
“Ora
però temo proprio che sia ora di andare. Tutto
ciò non può durare
ancora a lungo, e ho detto tutte le cose importanti.”
Un singhiozzo mi
sfuggì, incontrollato. Non ero ancora pronto a perderla di
nuovo; sapevo che era un’illusione, ma sapevo accontentarmi.
Tutto pur di
riaverla al fianco. “Ti rivedrò, mamma?”
“Oh
Lala… sai bene che non puoi. Per creare questa forma ho
imitato una
parte della mia mente, non potresti mai farlo… e
perché poi? Per continuare a
vivere una bugia? Sono morta, tesoro; questo non può
cambiare. Devi vivere la
vita e andare avanti, anche per me. Ma non dimenticarmi.”
Mi
abbracciò stretto, come ad imprimere la sua sagoma su di me.
Risposi con
ancora maggiore forza, trattenendo ogni suono.
Accarezzai per un ultima volta i suoi capelli e rimasi
sorpreso nel
sentirli sottili, non più quella massa riccia di prima;
anche la sua forma
sembrava cambiata, come se ci fosse un’altra persona. Infine
pronunciò le
ultime parole, con voce da anziana, affaticata; non la squillante voce
sentita
fin ora.
“Addio,
Laon.”
Mi separai, per
vedere il volto della madre che avevo conosciuto da sempre,
per vedere ancora il volto della mamma, ma non ce feci in tempo.
Riaprii gli
occhi, e osservai il soffitto composto da assi di legno. Voltai
il viso, incrociando lo sguardo con l’altra persona presente
nella stanza.
“Ben
svegliato, mio principe.” salutò Dan inchinando il
capo.
Note dell'autore
Salve a tutti! Vorrei scusarmi per il tempo passato dall'ultima
pubblicazione, ma purtroppo per me la sessione estiva incombe, e non
riesco a scrivere quanto vorrei. Perciò mi voglio scusare
sin da ora se passerà nuovamente molto tempo. Passando alle
notizie di cronaca: avrete tutti notato il nuovo banner, il cui onore
spetta come sempre a detectiveknight; nel caso in cui li vogliate
vedere nelle loro dimensioni originali, li potrete trovare qui.
Inoltre, per chiunque non l'avesse ancora fatto, vi invito a leggere il
primo (di una luuuuuunga serie) di AU su Wind Wander; lo potete trovare
nella mia pagina, ma mi piace rendervi le cose facili,
perciò eccovi il link!!
Come sempre grazie per aver dedicato un po' d'attenzione a WW. Tanti
saluti da happysheep
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Capitolo 8 *** Happy Birthday Lala ***
Prologo
Beeeeene
ragazzi! Oggi ho deciso di fare a tutti una sorpresa e di darvi
qualcos'altro da leggere, oltre al solito capitolo per celebrare un
importante evento: precisamente un anno fa iniziai a prendere sul serio
la scrittura di Wind Wander. Sembra passato pochissimo tempo da quando
per la prima volta il mondo di Laon si è sviluppato davanti
a me; ancora meno da quando i disegni di detectiveknight gli hanno dato
vita. Non soltanto: anche il compleanno di Laon cade a giugno, il 6 per
la precisione (ovviamente secondo il calendario della Terra, non del
Piano).
Viste le ricorrenze di questo mese, ho deciso di fargli (e farvi) un
regalo, e raccontare a tutti voi un piccolo aneddoto sul suo passato,
prima della sua fuga da palazzo, il giorno del suo ventesimo
compleanno...
Happy Birthday Lala!
Aprii gli occhi di scatto, l’eccitazione che mi pervadeva.
Saltai giù dal letto dopo aver scalciato le coperte ed
iniziai a saltellare da una parte all’altra della stanza. Con
uno schiocco di dita mi cambiai d’abito e lanciai un urletto,
incapace di contenermi: “Yayyyyyyyy!!!”
Ebbene sì: era il mio compleanno.
Uscii dalla stanza come un tornado, correndo da una parte
all’altra, evitando i servitori all’ultimo secondo
(spaventandoli dieci volte su dieci) e facendo le linguacce alla
maggior parte dei nobili. Stavo attraversando un corridoio, quando da
una finestra vidi Dawn nel giardino, alcuni piani sotto di
me. Mi lanciai dalla finestra, seguito dalle urla di alcuni
servitori che avevano assistito alla mia bravata.
Forse attirata dal rumore, Dawn alzò lo sguardo spalancando
gli occhi nel vedermi cadere a tutta velocità verso di lei.
A pochi centimetri dalla sua testa mi fermai, librandomi:
“Ciao sorella porcella! Come va?” esclamai ridendo.
Feci un’ultima piroetta e ritornai a terra. Sollevai le
braccia al cielo e mi inchinai ad un invisibile pubblico:
“Signori e signori, avete assistito allo spettacolo di Laon
il magnifico! Grazie grazie, troppo gentili.” dissi fingendo
modestia ad immaginari complimenti.
Le prime parole che Dawn pronunciò furono: “Ma che
problemi hai? La senilità ti colpisce?”
Poi mi abbracciò “Dai ti perdono, ormai sei
anziano. Auguroni fratellone coglione!”
Finsi un verso sconvolto, allontanandomi di colpo e imitando uno
svenimento (con tanto di mano sulla fronte e cedimento di gambe).
“Come potrò mai fare! La mia adorata sorella,
donna raffinata e di indicibile eleganza HA APPENA DETTO UNA
PAROLACCIA. O POVERO ME MISERO!!” le ultime parole vennero
urlate con tono tragico, quasi sull’orlo delle lacrime (che
effettivamente c’erano, ma dalle risate trattenute).
“Hai intenzione di continuare ancora per molto? Dovresti
darti un contegno. Soprattutto ora che sei cresciuto.
Regolati.” Una voce infastidita si fece sentire nel trambusto
che stavamo provocando in giardino. Mi voltai, il sorriso ancora
intatto sul volto: ci sarebbe voluto ben più di questo per
rovinarmi la giornata.
“Ma sentitelo, hai il cervello da undicenne e ci rimproveri.
Ma pussa via, brutta bertuccia.” Esclamai. Ormai al limite,
mi misi a ridere incapace di fermarmi, e Dawn ancora più
divertita.
All’improvviso il mio volto assunse un espressione sconvolta,
osservando ciò che stava al di sopra di Mikhael. Urlai:
“Attento, Mik.” Questi alzò subito lo
sguardo, riparandosi la testa per proteggersi dal pericolo incombente.
In quel momento puntai l’indice verso la terra ai suoi piedi
e urlai “BOOOOM!!!”
La terra schizzò in alto, come se ci fosse stata un
esplosione, riempiendo di fango e terriccio il giovane principe, che
per un attimo rimase troppo sconvolto per agire e parlare.
Approfittando della sua paralisi momentanea afferrai Dawn per il polso
e iniziammo a correre, tra una risata e l’altra.
“Corri, corri, corri. Che fra un po’ si
riprende.”
Appena ci infilammo in un corridoio, sentimmo il fratello inzaccherato
urlare a pieni polmoni: “Stupido stronzooooo!! Torna qui che
ti ammazzo!”
Cercò anche di inseguirci, ma a causa del fango cadde,
sbattendo la faccia per terra. Non riuscivo più a
resistere, le risate mi stavano soffocando ed il fianco era tutto un
dolore.
Appena ci fummo allontanati a sufficienza ci appoggiammo ad un muro,
incapaci di stare ancora in piedi. Dawn era rossa come un peperone (non
so se dalla risata o dalla corsa) ed io probabilmente non ero da meno.
Appena riprese fiato esclamò: “Grande, Laon!
Miglior modo di iniziare il compleanno. Questa volta hai vinto
tu.”
“Ahaha vero? Mi sento particolarmente creativo.
Sarà fantastico.” risposi io, ancora scosso dalle
risate.
“A proposito di creativo… sai che fra neanche due
ore dovrai rendere omaggio ai nobili del castello con la tua
dimostrazione, vero? Hai deciso cosa farai?”
Con quelle poche parole mi passò tutto il divertimento.
“Stupida tradizione. Perché mai dovrei fare uno
spettacolino di magia per quegli antipatici? Non sono mica una scimmia
da circo.”
“Cosa ti posso dire: è la tradizione. Ringrazio il
cielo che lo debbano fare solo i principi. Almeno io mi
salvo.” Misi il muso, ma cercai di farmelo passare. Non mi
sarei fatto rovinare questa giornata da una cosa del genere.
Rialzandomi mi venne un lampo di genio, e indirizzando un sorrisetto a
Dawn le dissi: “Ho appena avuto un’idea per lo
spettacolo. Vieni, devo trovare il necessario e prepararmi un pochino.
Sarà fantastico!!”
Scappammo verso la mia camera, mentre in testa mi frullava
già l’immagine dell’espressione di tutti
nel vedermi.
Due ore dopo, mi nascondevo nell’ombra vicino
all’entrata del castello, già circondata da tutta
la nobiltà Arteiniana e numerosi abitanti del villaggio, ai
piedi della collina su cui sorgeva l’enorme struttura. Per
l’occasione, era stato creato nell’enorme spiazzo
una piattaforma per darmi più libertà di
movimento.
I miei genitori si ergevano sopra tutti, su degli scranni portati
all’esterno per l’occasione, mentre i nobili si
erano accontentati di panche intorno al palco. Il popolo invece sarebbe
rimasto in piedi o seduto per terra, come molti già facevano.
Infine feci il mio ingresso trionfale, annunciato da Dawn:
“Miei signori, ecco a voi Laon, principe ereditario, Figlio
dello Zefiro. Ci riuniamo oggi per festeggiare il suo ingresso
nell’età adulta e, come vuole la tradizione, ad
assistere alla sua offerta all’intero regno.”
Finito il discorso, indietreggiò spostando
l’attenzione su di me.
Subito gli occhi di tutti si fissarono sul mio abbigliamento, mentre
mormorii iniziavano ad attraversare le fila. Non indossavo nulla dalla
cintola in su, dunque il mio fisico pallido era sotto lo sguardo di
tutti (non mi sfuggirono alcune occhiate particolarmente bollenti).
Avevo inoltre fissato alla cintola una serie di veli verde pallido,
estremamente sottili, che coprivano ben poco e svolazzavano ad ogni
minimo accenno d’aria e si avvolgevano intorno alle gambe. Di
certo non servivano bene nel nascondere ciò che indossavo:
un semplice slip color carne che, insieme ai veli, dava
l’impressione che fossi completamente nudo. Il tutto veniva
completato da dei braccialetti con pendagli alle caviglie che
tintinnavano ad ogni passo. Tra le mani inoltre tenevo un altro velo,
questa volta color tramonto, che a differenza degli altri era molto
più pesante.
Tutti mi fissavano ad occhi sgranati (tranne il re: lui si limitava ad
essere livido dalla rabbia), ma li ignorai. Con un salto leggero,
superai il dislivello della piattaforma e, in un tintinnio di
bracciali, mi inchinai con grazia. “Ringrazio tutti voi, che
avete deciso di presenziare al mio umile dono, ma temo che manchino
ancora alcuni elementi necessari per la giusta atmosfera. Vorrei per
questo chiedere il gentile aiuto delle guardie reali: Thomas, Dan
avvicinatevi per cortesia.”
I due interessati sussultarono ed incerti rivolsero un occhiata al re,
che però rimase impassibile. Non sapendo cosa fare
osservarono questa volta la regina, sperando in una reazione;
quest’ultima sorridendo li invitò con un cenno
della testa a darmi ascolto.
Quando si avvicinarono gli spiegai molto velocemente: “Ok.
Thomas, mi serve che tu crei una cupola d’ombra tutto
intorno, di modo che pochissima luce riesca a passare; come la sera:
quando ormai il sole è quasi scomparso e solo pochi raggi
ancora resistono. Dan, da te invece voglio una serie di sfere
di fuoco alla base del palco. Mantienile sempre accese, ma non renderle
troppo luminose. Che tutto resti nella penombra, mi
raccomando.”
I due mi guardarono un poco straniti, chiedendosi forse cosa avessi
intenzione di fare, ma alla fine mi ubbidirono. Il soldato biondo stava
per andarsene quando lo fermai nuovamente. “Aspetta. Mi serve
che faccia un’altra cosa per me.” mormorai,
dandogli ulteriori indicazioni.
Il pubblicò emise versi di sorpresa quando vennero avvolti
in un mondo di crepuscolo, ma subito dopo tornarono a fissarmi. Alzai
le mani, strette l’una all’altra, fino sopra il
capo stringendo intanto il velo più pesante, che si
dipanò fino ai miei piedi.
Iniziai muovendo le gambe in ampi semicerchi e subito dopo le braccia
si mossero in risposta. Seguii la musica che mi sentivo battere dentro,
ed i movimenti giunsero. A poco a poco mi innalzai nell’aria,
volteggiando e roteando nel cielo scuro. Il velo mi seguiva in ogni
movimento, quasi ipnotizzando gli astanti come se fosse un serpente
tentatore. Il mio volto, baciato a momenti dall’ombra e ad
altri dalla fioca luce delle fiamme, sembrava quasi incorporeo a coloro
che mi osservavano: lontano ed indefinito. I veli intorno alle gambe,
si avvolgevano ad ogni movimento, a volte spire pronte a soffocarmi, a
volte gonfiati dall’aria, creando quasi delle ali. Era molto
più difficile di quanto avessi inizialmente pensato, ma col
tempo sembrò tutto molto naturale: il mio muovermi, il mio
danzare, il mio direzionare il velo. Mi dedicai completamente al
compito, abbandonandomi a quel ritmo che sembrava sussurrato dagli
Spiriti stessi.
Infine ridiscesi nuovamente a terra, in punta di piedi, ancora
sostenuto dal Vento. Terminai la danza inchinandomi, mentre il velo
ricadeva in cerchio intorno a me. Con un mio battere di mani le sfere
di fuoco s’innalzarono, per ricadere subito dopo sotto forma
di piccole fiammelle, punti luminosi ad illuminare la notte stregata.
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
Prologo
Capitolo
7
“Dove siamo?” chiesi come prima cosa, perentorio.
“Villagio di Uclia, poco lontano da dove ci siamo incontrati.
Non appena si è addormentato, ho ritenuto più
saggio trovare un posto per riposare, dove potessimo anche ottenere
delle cavalcature.” rispose senza battere ciglio il soldato.
La sua risposta non mi sorprese: niente di meno da Dan il
perfezionista.
“Molto bene. Notizie degli inseguitori?”
“Per ora tutto tace, mio principe. Temo che non tarderanno a
trovarci, i segni del nostro scontro non sono pochi, ma non mi sono
fidato ad andare più lontano. Non sarei riuscito a
proteggerla adeguatamente mentre dormiva. Il fatto che adesso si fidi
di me significa che… ha incontrato la regina
vero?” domandò lui esitante.
La mia voce si fece lontana, quasi sognante, persa ancora in un mondo
grigio e piatto. “Sì, l’ho vista. Mi ha
spiegato anche il tuo compito… motivo per cui non ti sto
uccidendo in questo momento.”
L’ultima parte venne affiancata da un mio sorrisetto ironico,
in cui però si potevano vedere vere tracce di minaccia. Non
avrei permesso di nuovo a Dan di avermi alla sua mercé,
vulnerabile così a lungo.
Mi alzai dal letto, allontanando le coperte, e notai che il pugnale
pendeva al mio fianco, in un fodero di pelle molto semplice. Guardai
interrogativo l’uomo, che rispose scrollando leggermente le
spalle. “È vostro ora. Quello renderà
più facile il trasporto.”
Oooh questa non me la
posso perdere. “E dimmi… chi mi
avrebbe messo il fodero al fianco?” domandai sorridendo, con
un mormorio.
La risposta giunse immediata, lui perplesso, ignaro delle mie
insinuazioni. “Io ovviamente, chi altri?”
“Oh! Male, molto male Dan. È così ti
piace mettere le mani addosso alle persone addormentate. Almeno dimmi,
com’è stato? Il mio corpo era di tuo
gradimento?”
Immediatamente il suo volto si accese di un rosso brillante, colpito
dalle parole. Non si aspettava di certo una domanda del genere, ed
imbarazzato, iniziò a balbettare.
Ohohoho qui qualcuno
è timido vedo.
Avanzai molto lentamente verso di lui, lo sguardo da predatore che
aveva avvistato una facile preda. L’altro fece un piccolo
passo indietro, incerto delle mie intenzioni, incerto delle proprie
intenzioni. Gli passai accanto, sfiorandolo delicatamente, un tocco di
spalla contro spalla. In quel momento sentii un breve sospiro
tremolante da parte sua. Contento del risultato, uscii con un grosso
sorriso.
Scoprii che ci trovavamo in una semplice taverna, il numero delle
stanze era talmente esiguo che il corridoio si affacciava direttamente
al piano inferiore. I tavoli erano pochi, ma anche così
sembrava che la gente si fosse accalcata tutta nel locale.
Dev’essere
l’unico posto della zona dove si possa bere, pensai
distrattamente, scendendo le scale. Notai che alcuni mi fissavano,
forse interessati o forse curiosi del nuovo arrivato, ma non diedi loro
attenzione. Mi avvicinai invece al bancone, e lanciai un sorriso
luminosissimo al ragazzo che vi lavorava, decisamente bello, e dal modo
in cui rispose, interessato.
“Ciao, bell’addormentato.” disse per
prima cosa.
Lo guardai un attimo, sbattendo le palpebre. La mia espressione si
incrinò lievemente.
“Come scusa?”
“Ahah, no scusa tu. È che quando sei arrivato,
stavi dormendo e il tuo amico ti portava in braccio. Dimmi, dove
l’hai lasciato?”
“Mi piace mantenere le distanze. Non siamo mica
sposati.” Ok,
più chiaro di così non potrei essere.
Ma non sembrarono necessari ulteriori chiarimenti, gli si
illuminò il volto, rendendolo ancora più
affascinante. Poggiai lievemente la mia mano sulla sua e a voce
bassissima gli chiesi: “Quando finisci?”
L’altro non si mise problemi, passò un attimo lo
straccio sul bancone, chiamò un giovane dal retro e subito
dopo mi raggiunse. Nel cingermi il fianco con un braccio,
avvicinò la sua bocca al mio orecchio. “Non ho
orari, sono il padrone. Fai un fischio e io sarò sempre
pronto.”
“Oh. Sai potrei anche darti retta, ti fischierò
così tante volte che probabilmente alla fine mi dirai
no.”
Bleah, mi sto facendo
senso da solo. Sento che mi verrà qualche conato.
Il locandiere non condivideva le miei opinioni anzi, dalla grandezza
del sorriso, sembrava che gli avessi proposto il matrimonio.
“Vieni con me!” iniziò a guidarmi verso
la porta, pronto a trovare un posto al riparo da occhi indiscreti.
“Lucas!” Una voce, parecchio infastidita a quanto
pare, sovrastò il brusio della sala, che si spense
immediatamente. Dan mi fissò irato, le mani strette alla
balaustra con grande forza, tanto che il legno scricchiolò.
“Non credi che dovresti restare dentro? Tra poco dobbiamo
andarcene, si sta già facendo tardi. Abbia perso abbastanza
tempo con il tuo pisolino.”
Certo, sono sicuro che
sarà quello il motivo per cui mi vuoi dentro. Ma figurati.
“Susu Daniel, non dovresti preoccuparti così
tanto! Abbiamo ancora tempo, non credi? Questo gentile locandiere mi ha
detto che sa dove ci possiamo procurare dei cavalli. È
così gentile che si è preso persino il disturbo
di accompagnarmi, pensa! Sarebbe da veri maleducati
rifiutare.”
Detto questo mi voltai, e seguii il giovane fuori dalla sala. Ancora
una volta neppure una mosca volò. Lo sguardo di tutti si
alternava tra noi, che tranquillamente uscivamo ancora abbracciati e
Dan, che livido di rabbia ci lanciava sguardi infuocati, tali che li
sentivo sulla schiena. Quando chiusi la porta mi accertai che
sbattesse, giusto per dare un effetto melodrammatico alla scenata.
Subito il giovane (a breve avrei scoperto che si chiamava Jan)
abbandonò il mio fianco, mi prese la mano e con sguardo
invitante mi condusse al fienile di fianco alla sua locanda.
Passammo parecchio tempo lì dentro. Tocchi infuocati,
respiri bollenti, e gemiti. Quando uscimmo, accaldati ma soddisfatti,
il nostro volto portava il nome di Piacere. Fatto che non
sfuggì al soldato appoggiato al muro opposto alla porta del
locale. Con occhi color carbone prima lanciò uno sguardo
gelido al giovane, che un poco preoccupato si allontanò in
tutta fretta dopo un breve saluto, e poi rivolse il suo fastidio verso
di me. Io, come sempre, mi limitai a fare un sorriso sardonico.
“Spero che sia soddisfatto finalmente, principe. Le guardie
ormai saranno molto vicine. Se prima eravamo in pericolo, il tempo
perso per soddisfare i suoi bisogni di certo non ha aiutato.”
“Dan, lasciami dire due cose: quando e come voglio soddisfare
i miei bisogni non sono affari tuoi; ed inoltre mai dire che del buon
tempo passato con me sia sprecato, dici così solo
perché non hai ancora provato. Comunque, andiamocene,
neanche io ho voglia di ritrovarmi le guardie addosso.”
Le ultime parole famose: un’improvvisa ondata di mana
attraversò i dintorni, subito seguita da urla strazianti.
“Troppo tardi temo.” Mormorò cupo Dan.
“Sembra che abbiano fatto uscire allo scoperto i pezzi
grossi.” dissi con un fischio di ammirazione: tutto intorno
al villaggio era stata eretta una barriera di notevole forza,
invisibile all’occhio, senza un singolo punto debole.
“Incantesimo di classe difensiva, livello Generale:
Carapace.” Commentò piatto Dan, con una punta di
preoccupazione.
“Adesso sei diventato un enciclopedia per incantesimi?
Comunque non c’è bisogno di dirmelo, so che
è uno dei generali, se proprio vuoi saperlo è
Tibor, ma scommetto che ci sono anche gli altri. Conoscendo Oberon
avrà deciso di dare il tutto per tutto… Allora
Dan, danziamo?” chiesi io spensierato, allungando la mano
verso di lui.
Per una volta il rigido soldato sembrò capire
l’ironia e con un sorriso disinvolto, inclinò il
capo, eseguendo una riverenza: “Le concedo il primo ballo,
principe.”
“Oh mio caro, tu sì che sai come corteggiare un
uomo.”
Il divertimento e l’esaltazione della prossima battaglia
stavano iniziando a prendermi.
Liberai ogni oncia di mana nel mio corpo, sprigionando una forza tale
da illuminarmi (sapete, se in questo mondo fossero esistiti i fari al
neon, probabilmente le persone mi avrebbero paragonato a quello) e
liberare fortissime scariche di vento. Congiunsi i palmi, concentrando
l’aria in quell’unica zona, preparandomi
all’incantesimo più adatto a spezzare barriere del
genere. Quella qui utilizzata presentava infatti un reticolo
cristallino: grazie ai diversi punti focali possedeva una grande
difesa; allo stesso tempo però era la sua debolezza.
Infatti, una volta distrutto un singolo punto, sarebbe stato facile
abbatterla completamente.
In teoria il piano era semplice, ma attuarlo non lo sarebbe stato
affatto: il potere necessario a distruggere quel singolo punto
d’incontro sarebbe stato tremendo. Dan comprendendo le mie
necessità, assunse una posizione difensiva, pronto a
difendermi da qualunque attacco nemico.
Ovviamente non tardarono ad arrivare: con tutto il potere che stavo
liberando, era difficile non notarmi. Provarono a lanciare
alcuni dardi di fuoco e ghiaccio verso di me, ma vennero immediatamente
distrutti dalle fiamme del mio cavaliere nella sua brillante armatura.
Come si conviene a dei buoni soldati, capirono immediatamente che non
sarebbero riusciti ad abbattermi immediatamente, perciò
cambiarono tattica e puntarono contro Dan. Per ribaltare la loro
mancanza di potenza rispetto all’avversario, cecarono di
creare un incantesimo più potente unendo le forze: lo
rinchiusero in una gabbia di solida roccia, creando intorno
un’altra gabbia e così via, di modo da renderla
una prigione a strati multipli. Una volta terminato però,
non si dedicarono tutti a me, alcuni rimasero concentrati
sull’incantesimo, rafforzando i muri e ricostruendo di
continuo quelli distrutti. Due invece mi rivolsero dei ghigni
soddisfatti, già alcune sfere di fuoco nelle mani. Purtroppo
per me non avevo ancora finito le preparazioni, quindi non potevo
muovermi, o avrei dovuto ricominciare tutto da capo. Ma non mi dovetti
preoccupare: con un rombo assordante infatti, la gabbia si sciolse come
neve al sole, un mare di fiamme eruttando da una singola figura. I
soldati cercarono di creare barriere protettive, sfortunatamente per
loro senza effetto: a poco a poco vennero erose, ogni difesa
stracciata; con urla assordanti, non poterono fare altro che cedere
all’attacco, al fuoco, al dolore. In breve tempo di loro non
rimase nulla.
Altri soldati giunti da poco non si avvicinarono, probabilmente alla
ricerca di un metodo per abbatterlo. Fecero solo dei deboli tentativi
con alcuni bombardamenti, ma senza successo.
Mentre si arrovellavano il cervello, io finalmente terminai. Tra le
mani non più congiunte, si era formata una lancia dai colori
violacei e dai contorni indefiniti; non la toccavo direttamente, ma la
potevo manipolare muovendo semplicemente il palmo della mano. Per
testarla la agitai un paio di volte verso i soldati nei dintorni, che
si allontanarono timorosi, o addirittura si protessero con degli scudi,
quando invece arrivò loro giusto una brezza leggera.
Ridacchiai soddisfatto ed assunsi una posa di lancio.
“Dan, preparati: appena abbatto il primo punto di
congiunzione della cupola, tu parti da quello e distruggi
tutti gli altri; poi ai soldati penso io.” mormorai
poco prima di muovermi.
Lanciai con tutta la forza che avevo l’arma, che una volta
allontanatasi abbastanza iniziò a ruotare su se stessa,
acquisendo un’incredibile forza di penetrazione. Quando
raggiunse la barriera, un bagliore viola illuminò la zona.
Nonostante ciò, potei percepire distintamente il contrasto
tra le due forze: la barriera sembrava non voler cedere, ma col tempo
non ebbe scelta, annientata dalla forza superiore del mio
incantesimo. Abbattuto quello, subito percepii le fiamme
distruttive cercare e abbattere ad uno ad uno gli altri punti di
intersezione, diffondendosi come un virus.
Durante l’abbattimento dello scudo io mi dedicai alle altre
guardie: prima lanciai alcune sfere di vento che diversamente da quelle
nemiche, annientarono facilmente le loro difese. Probabilmente
ritenendomi un tipo di attaccante a lunga distanza, i sopravvissuti si
avvicinarono con spade e pugnali, commettendo anche in quel caso un
grave errore. Presi infatti la mia nuovissima arma e la danza delle
lame iniziò. Colpo su colpo; scintille di acciaio contro
acciaio; grida di dolore; carne squartata; schizzi di sangue a bagnare
i dintorni, ben poche mie. Ruotai, evitai, tagliai, saltai, calciai,
pugnalai… nessuno si salvò. Alcuni minuti dopo
alzai lo sguardo, mentre il cielo cadeva in numerose schegge luminose.
I miei vestiti erano schizzati di sangue, ma non me ne preoccupai,
probabilmente a breve ne sarebbe arrivato altro.
“Grazie per avermi dato del tempo principe. Mi ha
sorpreso… non sapevo che fosse abile con le armi da
taglio.”
“Figurati se la mamma non ci ha insegnato a combattere a
distanza ravvicinata. Sarebbe stato penoso: i figli della Regina di
spade che non riescono ad usare un’arma. Poi
l’evocazione della lancia mi ha sfiancato, quindi preferisco
evitare di lanciare incantesimi per qualche ora. Non posso neppure
creare le illusioni con il pugnale: non ho mai provato e non mi sembra
il caso di farlo ora, ti pare?”
“Capisco... però se non è in grado di
usare la magia, temo che sarà difficile batterci. Non crede,
principe?” disse una voce alle mie spalle.
Sospirai per niente sorpreso, li avevo percepiti avvicinarsi, ma viste
le loro capacità sarebbero stati comunque in grado di capire
la mia fatica. “Tibor, Ilona, Alexander, da quando i generali
si spostano da soli? Non vedo Yuri però…
è in vacanza?”
Finalmente mi voltai per osservare i volti dei tre nemici. Due erano
molto simili, anche se di sesso differente: Tibor e Ilona, i generali
gemelli. I loro capelli un tempo completamente castani erano ormai
ornati da numerose ciocche grigie (non so bene se per lo stress o la
vecchiaia); nonostante ciò il loro corpo era ancora agile e
scattante, capace di rivaleggiare facilmente quello di giovani
ventenni. Il terzo membro era Alexander, il più giovane da
un secolo a questa parte ad ottenere la sua carica; era difficile darne
una vera e propria descrizione, visto che indossava sempre un cappuccio
talmente grande da coprire completamente i suoi lineamenti,
nascondendoli nell’ombra (credo che ci fosse un incantesimo
dietro, ma anche se fosse, era talmente flebile che mi era impossibile
percepirlo).
Tibor inclinò il capo in saluto quando incrociai i loro
sguardi e rispose: “No, sire. Ci sembrava scortese
abbandonare la regina in un momento simile, quindi Yuri è
rimasto al suo fianco. Il suo viaggio non è ancora
terminato…” la sua voce si spezzò
leggermente al finire della frase, ma subito venne rincuorato dalla
sorella, che con dolcezza gli strinse il braccio.
“E ditemi, la vostra è una visita di piacere? Ho
sentito che qui vicino ci sono delle terme fantastiche, un vero
toccasana per il corpo!”
“La prego principe la smetta, sa benissimo perché
siamo qui. Per piacere ci segua senza lottare. Senza la magia non
può sperare di battere tutti e tre, neanche con
l’appoggio di Dan.”
“Ho solo detto che preferirei non usarla, mica che non
posso.” ribattei io facendogli l’occhiolino. Subito
afferrai la mano di Dan, mi avvicinai al suo orecchio e mormorai:
“Preparati a rendere le cose bollenti.”
Sollevai una forte corrente d’aria, che avvolse i tre senza
preavviso, non l’avvicinai troppo, in quanto i loro scudi
l’avrebbero dispersa in fretta, ma di colpo vennero
avviluppatii da numerose fiamme. Dan, capendo le mie parole aveva
subito creato un bel tornado di fuoco, che continuammo ad alimentare
aumentando il potere di entrambi gli incantesimi.
Quando fui sicuro che avrebbe retto per un po’ iniziai a
correre, allontanandomi. Lanciai un breve sguardo alle mie spalle,
chiedendomi perché la mia guardia non si fosse mossa, ma con
un gesto mi fece capire di non fermarmi.
Li terrò a
bada il più possibile, lei scappi. Probabilmente
cercava di farmi capire questo, o semplicemente voleva offrire loro del
tè. Qualunque fosse il motivo, io fuggii. Mi sentii un
po’ codardo ad abbandonarlo, ma lo conoscevo: sarebbe
scappato in un modo o nell’altro.
Corsi con tutta la forza che avevo, evitando ogni ostacolo, svoltando
angolo dopo angolo. Non potevo permettermi di volare, quindi dovetti
accontentarmi di attraversare vicoli e vie nascoste per non farmi
trovare. Ero quasi arrivato alla foresta quando dovetti fermarmi, ogni
via di fuga bloccata: ero stato circondato completamente da una
barriera. Cercai di riprendere fiato, spossato dalla corsa; non avevo
potuto neppure utilizzare delle magie di sostegno fisico, per evitare
che mi rintracciassero, ma sembrava che fosse stato inutile.
“Ora basta scappare, principe. Non si addice ad una persona
del suo rango.” disse Tibor spuntando da una casa di fronte,
seguito subito da Ilona.
“Siete proprio persistenti, cosa vi costa lasciarmi andare?
Avete Mikhael come principe no? Prendetevi lui e fatemi vivere la mia
vita.” esclamai, seriamente infastidito.
“Sa bene quanto me che potendo lo faremmo, ma non
è questo il caso. Adesso ci segua.”
ribatté l’altra.
Certo, come no pensai.
Invece di rispondergli, mi limitai a dare fondo alla mia riserva di
mana, sperando che bastasse per sconfiggerli entrambi. Dal terreno
iniziarono ad innalzarsi numerose sfere di metallo che,
richiamate e manipolate dal mio potere presero la forma di
catene, la cui punta terminava in uncini acuminati. Senza perdere
tempo, le diressi verso i due, che non si mossero, essendo protetti da
un ulteriore scudo. Subito dopo risposero a loro volta sferrando
numerosi attacchi.
Ilona si lanciò contro di me ad una velocità
folle, i pugni ben stretti. Cercai di scartare di lato, ma il mio
movimento ebbe vita breve: sbattei in fatti contro un'altra barriera,
perdendo l’equilibro e rendendomi impossibile un
contrattacco. La nemica ne approfittò, comparendomi subito
alle spalle: dopo un calcio ben assestato al retro del ginocchio,
cercò di farmi perdere i sensi con una serie di pugni prima
al fianco e poi alla testa. Grazie alle mie difese riuscii a resistere,
ma ormai vedevo tutto sfocato. Non potevo sperare di batterla in un
combattimento corpo a corpo, quindi cercai di allontanarmi. Scossi la
terra, così da farle perdere un punto d’appoggio
solido, quindi con una bolla d’aria la allontanai, ma
sembrava che anche questa mossa fosse stata prevista, infatti dopo
pochi metri, una barriera comparsa alle sue spalle venne usata come
punto d’appoggio per un ulteriore scatto nella mia direzione.
In tutta fretta diressi le catene a creare una sorta di rete che grazie
soprattutto alla sua stessa spinta, causarono qualche danno stordendola
momentaneamente.
Mentre recuperavo un attimo fiato, lanciai una serie di incantesimi:
prima di tutto evocai uno spirito del Metallo, che si sarebbe occupato
del controllo delle catene, fornendomi aiuto (non osai evocarne uno
più potente, in quanto avrebbe richiesto troppo tempo),
quindi manipolando la terra, creai una serie di crepacci. I due
avversari evitarono tutte le spaccature senza problemi, saltando da un
punto all’altro, ma non era con quello che speravo di
ferirli. Mentre erano in aria infatti, erano più vulnerabili
e li attaccai. Mentre le diverse catene non lasciavano loro spazio per
destreggiarsi, iniziai a lanciargli ad alta velocità diverse
sfere di metallo, della grandezza di una mano. Puntai soprattutto verso
Tibor, perché se avessi abbattuto lui, sarebbe stato molto
più semplice sconfiggere la sorella.
Inizialmente la sua difesa rimase perfetta, ma a poco a poco cedette.
Neppure un generale poteva sopportare due attacchi in contemporanea,
mentre era costretto a saltellare come un coniglio per non finire sotto
terra. Fu musica per le mie orecchie sentire la barriera infrangersi e
con esse le costole del guerriero, provate dalle mie sfere. Ovviamente
non mi fermai a questo: il metallo assunse infatti una forma appuntita
che trapassò lo stomaco del generale, facendogli sputare
sangue.
Il territorio fu nuovamente libero, ogni barriera abbattuta a causa
delle ferite e della mancata concentrazione del loro creatore. Non ebbi
però tempo per godermi la vittoria, infatti durante il mio
attimo di distrazione Ilona, sfuggita all’assalto delle
catene, si era avvicinata abbastanza da tirarmi un pugno. La forza
dell’attacco fu tale che mi schiantai contro il muro di una
capanna, che cedette sopra di me.
Sputando sangue cercai di liberarmi dai detriti, ma il corpo non
rispondeva bene ai comandi.
Stronza, mi deve aver
rotto un bel po’ di costole e almeno un braccio. Dannazione,
dannazione, dannazione.
Dopo alcuni tentativi, riuscii a concentrarmi abbastanza da crearmi una
via di fuga spostando i detriti. Quando ne uscii, vidi che Ilona era
affianco al fratello, cercando di capire il danno. Gorgogliai una
risata, e seppur dolorante riuscii a dire: “Non
l’ho ucciso, se lo porti in fretta da un guaritore si
salverà.”
Lei rispose con un semplice sguardo infuocato, d’odio puro;
prese il fratello tra le braccia e si allontanò, con tutta
la velocità che il ferito poteva sopportare.
Mi accasciai ad una parte di muro ancora intatta, continuando a sputare
così tanto sangue che iniziavo davvero a preoccuparmi. Non
conoscevo molti incantesimi di guarigione, e anche quei pochi che ero
in grado di utilizzare, mi permettevano solamente di accelerare un poco
la rigenerazione.
Non riesco neppure ad
invocare uno spirito ormai, non ho praticamente più mana, e
come minimo devo avere parecchie ferite interne per colpa delle schegge
d’ossa. Bella fine per un genio in fatto di magia, non
c’è che dire.
Cercavo di rimarginare le ferite interne con i pochi poteri curativi
che possedevo, ma non sembravo avere molto successo. Le palpebre
iniziarono a chiudersi, le forze mi abbandonarono e non potei fare
nulla per impedirlo. Per un po’ cercai di lottare, ma senza
successo.
Che cavolo…
scappo una volta e riesco a stare in latitanza per anni, scappo la
seconda volta e mi ritrovo a morire il giorno dopo. Dimmi se non
è sfortuna questa. Non posso neppure dire che sia stato un
viaggio divertente… sembra che ti raggiungerò
presto, mamma.
Infine mi arresi al calore che sentivo crescere sempre più,
chiusi gli occhi e mi abbandonai all’oblio.
In un mondo di completa tenebra, in cui neppure il mio corpo sembrava
esistere, l’unica presenza costante era il calore. Un onda
bruciante, dolorosa, cocente. Il tempo passava, ma non ero in grado di
seguirlo, potevano essere secondi, minuti, ore, giorni.
Quando riaprii gli occhi, non ero sicuro se fossi semplicemente passato
aldilà, se questo fosse il famoso Infinito tanto acclamato
dal popolo. Devo ammettere che non era un granché: ero
disteso su un giaciglio di paglia (particolarmente scomodo)
all’interno di una grotta; da quanto potevo vedere fuori
stava piovendo; senza contare che a causa delle continue vampate ero
sudato fradicio. Ormai sicuro di essere sopravvissuto, mi voltai
mormorando debolmente. “Dan?”
Finalmente vidi chi mi faceva compagnia nella grotta. Nonostante non
fossi in grado di esprimerlo al meglio, ero assolutamente sbalordito:
non soltanto non c’era Dan, ma non conoscevo neppure la
ragazza che mi stava sorridendo mezza divertita.
“Mi dispiace ciccio, ma non sono Dan. Preferisco che mi
chiamino Nahia.”
Cercai di alzarmi, ma una fitta lancinante al costato me lo
impedì, facendomi ricadere pesantemente a terra e
provocandomi ancora più dolore. Subito si mosse verso di me,
tirando fuori dalla borsa al suo fianco una fiala contenente del
liquido che mi fece bere forzatamente. “Potresti startene
fermo per cortesia?” disse irritata.
“Già è un miracolo che ti abbia trovato
e guarito in tempo, sarebbe alquanto fastidioso se morissi
ora.”
Combattendo un altro attacco di tosse, cercai di muovermi il meno
possibile, sperando che mi passasse in fretta. Una volta
tranquillizzato un poco la osservai più attentamente. Una
donna alquanto affascinante, dalla pelle color caffelatte.
L’attenzione veniva però concentrata maggiormente
sui suoi occhi, per il loro colore: uno era infatti viola, mentre
l’altro era color zafferano.
Probabilmente l’avevo fissata troppo a lungo (mi era sembrato
poco tempo, ma con la febbre che mi ritrovavo non si poteva mai dire)
perché domandò: “Dimmi, trovi
interessante quello che vedi? Mi dispiace ma non
c’è niente in vendita!” con un
espressione divertita.
“Non preoccuparti, non vedo niente di
interessante.” Risposi io con un accenno di sorriso.
“Passando alle cose serie… chi sei e dove
sono?”
“Non perdi tempo eh? Come ho già detto mi chiamo
Nahia e ci troviamo in una grotta vicino ad Uclia. Sono stata attirata
dai rumori della battaglia, tra l’altro complimenti, sei
piccolino ma riesci a fare parecchio danno se ti ci metti.”
terminò lei ridendo.
Io senza darle retta continuai con le mie domande. “Per caso
hai visto se c’era qualcun altro nel villaggio? Alto, biondo
occhi neri, gioca col fuoco?”
“No, mi dispiace. A dire la verità non ho neppure
controllato, ti ho subito tratto in salvo. Non sono una persona
bravissima?”
“Certo, certo. Dimmi, sei sicura che non ci troveranno qui?
Ho giusto un esercito intero che mi segue, sai.” commentai
ironico.
Un sorriso divertito le attraversò il volto. “Non
preoccuparti ciccio, ho messo un sacco di barriere in giro, non
potranno rintracciarti. Saremo soli soletti, non è
fantastico?
“Si, certo. Ora però puoi anche confessarmi cosa
vuoi in cambio. Difficilmente la gente si prende tanto disturbo per
salvare uno sconosciuto. Men che meno se deve stare attento ad un
intero esercito di soldati nel frattempo.”
Non potevo fare molto in quello stato, ma non mi costava nulla fare
domande. Al massimo mi avrebbe minacciato, cosa che non avrebbe potuto
comunque peggiorare la mia situazione.
Per un secondo gli occhi le si rabbuiarono, ma in breve assunse di
nuovo un espressione divertita. “Ogni cosa a suo tempo mio
giovane paziente, adesso cerca di riposarti. Quando ti sveglierai,
starai molto meglio.” Mise una mano sulla mia fronte,
applicando un incantesimo del sonno.
Mentre la coscienza scivolava via, riuscii a mormorare alcune parole:
“Cerca Dan, per favore.”
“Stai tranquillo, ci pensa sorellona Nahia a te ora.
Dormi.”
Infine mi abbandonai nuovamente al buio e al calore, perdendo i sensi.
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