Wind Wander

di happysheep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Happy Birthday Lala ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Voglio ringraziare di cuore detectiveknight, non soltanto per il fantastico banner che ha creato, ma anche per avermi fatto riprendere a scrivere questa storia; per essersi appassionata ai suoi personaggi (apprezzandoli molto più di me); per averli disegnati dando vita a quelle che erano soltanto parole; ma soprattutto per avermi sopportato e supportato continuamente, tra una risata e l’altra, nella creazione del mondo di Laon.
A tutti quelli che scrivono fa piacere che le loro opere interessano, li spinge a continuare, a non mollare. Senza la sua presenza probabilmente “Wind Wander” sarebbe rimasto soltanto un progetto, scarabocchiato in un quaderno e dimenticato.

Prologo

La giornata si prospettava noiosa come al solito, una cappa di stanchezza pesava sulle mie spalle soffocandomi. Mi diressi, quasi trascinando i piedi, verso la scrivania sperando che il direttore Bane mi lasciasse in pace almeno per qualche minuto.
La fortuna non sembrava essere dalla mia oggi: non appena accesi il computer sentii la voce baritonale del capo chiamarmi dall’interfono:
“Grayson, vieni immediatamente.”
Sospirando mi diressi verso il suo ufficio chiedendomi cosa volesse questa volta.
“Buongiorno signor Bane, mi ha chiamato?”
Il capo mi lanciò uno sguardo penetrante, restando un momento in silenzio.
Pur avendo ormai abbandonato gli sport da molto tempo, riusciva ancora a mantenersi in forma; il suo viso squadrato, abbastanza piccolo rispetto corpo, gli dava un aspetto divertente. Nel momento stesso in cui si fissavano i sui occhi però si perdeva ogni accenno di riso. Due pozze grigio chiaro, quasi bianco, colmi di disprezzo, privi di pietà per chicchessia.
“Vedo che anche oggi hai deciso di ignorare i miei consigli; se non vai in palestra avrai sempre l’aspetto di un ragazzino” esclamò con un ombra di disprezzo sul volto.
Ormai capace di nascondere il mio fastidio ai suoi consueti insulti sotto una maschera di indifferenza mi sedetti in una delle due scomodissime poltrone dell’ufficio (ero sicuro che servissero per mettere a disagio qualsiasi visitatore) e lo maledissi per quelle stupide battute che sentivo ormai da tempo.
Pur essendo ormai ventiquattrenne sembro ancora un ragazzino di diciotto anni: mangio molto ma resto sempre magro, inoltre anche l’altezza non mi aiutava, essendo piuttosto basso. L’unico tratto apprezzabile sono i miei occhi, di un colore verde prato.
Mi trovo perfettamente a mio agio con il mio fisico, ma odio che qualcuno ci faccia battute sopra, qualcosa che Bane sapeva bene, così come era ben conscio della mia incapacità di ribattere (privo dell’appoggio genitoriale e con un curriculum abbastanza scarno, dovevo mantenermi stretto il lavoro, soprattutto se non volevo perdere l’appartamento ed iniziare a vivere per strada).
Restando impassibile aspettai, curioso di sapere perché mi dovesse infastidire di prima mattina.
“Bene bene, ottimo autocontrollo come sempre vedo!” disse sghignazzando. “Ascoltami bene perché non voglio ripetermi. Si è liberato il posto di segretario, la ragazzina che avevo prima ha deciso di licenziarsi. Sappiamo benissimo che tra noi non scorre buon sangue, ma conosco bene e apprezzo le tue abilità lavorative, dunque ho deciso di offrirti la possibilità di assumerlo.”
Io rimasi a bocca aperta, l’offerta era decisamente allettante. Pur odiando profondamente quell’uomo, la nuova carica mi avrebbe assicurato una vita più sicura.
Quasi leggendomi la mente Bane disse:
“Ovviamente il tuo stipendio aumenterà sensibilmente, riceverai quasi il doppio del tuo attuale salario. So che è una situazione difficile e per questo posso voglio lasciarti tutta la giornata per rifletterci, domani mi darai una risposta. Puoi andare.”
Uscito dall’ufficio mi incamminai verso il mio cubicolo come stordito, non riuscivo a credere alla discussione appena finita.
Il resto della mattinata passò quasi senza che me ne accorgessi, perso nei miei pensieri: avevo bisogno del denaro extra, ma la continua compagnia di Bane era un problema.
Improvvisamente alzai gli occhi e notai che gli uffici erano quasi completamente vuoti. Capii stupito che era arrivata l’ora di pranzo; mi alzai accorgendomi di essere davvero affamato.
Scesi al bar, senza sorprendermi di trovare tutti i tavoli pieni, avrei dovuto mangiare in ufficio: “Fantastico” mormorai.
“Se vuoi ti puoi sedere con noi, i miei amici hanno tenuto alcuni posti liberi al tavolo” sentii da dietro di me. Mi voltai e vidi la persona che mi aveva appena salvato da un pranzo penoso: sempre alto e sorridente Samuel mi salutò.
Non sembrava stanco nonostante il lavoro al reparto della contabilità non fosse mai facile. Sorrisi timidamente e ringraziai “Grazie Sam, mi hai appena salvato da un pranzo solitario in ufficio”
“Tranquillo, spero soltanto che non ti sentirai a disagio tra noi giganti” non sapendo bene cosa dire gli sorrisi di nuovo. Samuel era una delle poche persone con cui avevo iniziato a chiacchierare a lavoro; avevo sempre evitato qualsiasi tipo di contatto temendo le reazioni degli altri: nonostante non avessi mai apertamente divulgato la mia omosessualità temevo che comunque qualcuno la potesse notare e iniziasse a causarmi problemi. Questo era uno dei tanti motivi per cui in ufficio andavo con i piedi di piombo. Il gigante al mio fianco era però un eccezione: aveva mostrato immediatamente simpatia nei miei confronti, senza che ne sapessi bene il motivo, e da allora non aveva mai smesso di parlare. Nonostante sapesse della mia antipatia verso le battute sul mio fisico, non sembrava preoccuparsene, e anzi era una delle poche persone che poteva prendermi in giro senza che mi facesse arrabbiare… non troppo almeno.
Forse c’entrava il fatto che mi abbagliava ad ogni nostro incontro: alto e muscoloso, riusciva a non far pesare il suo fisico facendoti sentire a tuo agio; nonostante il viso fosse abbastanza comune, nel momento in cui sorrideva cambiava completamente illuminandosi di una luce nuova, che faceva risplendere i suoi occhi castani.
Pur avendolo notato dal mio primo giorno di lavoro, per le mie paure mi ero sempre limitato a guardarlo da lontano; dopo averlo conosciuto meglio poi, nel timore di perdere la sua amicizia, avevo fatto di tutto per nascondere le mie preferenze.
Ero abbastanza sicuro di essere riuscito a non farlo notare, ma penso che qualcosa avesse capito: inizialmente mi aveva sempre proposto di conoscere qualche sua amica, ma da qualche tempo aveva smesso, dopo aver visto il mio rossore nel rifiutare le sue proposte. Nonostante tutto però non aveva cambiato atteggiamento nei miei confronti restando sempre molto espansivo, non aveva mai chiesto spiegazioni, e io non avevo osato parlarne, ma per ora tutto sembrava andare bene.
Dopo avermi aspettato durante l’ordinazione, e preso il vassoio, ci dirigemmo verso il suo tavolo; in quel momento capii che Sam non aveva esagerato parlando di giganti: erano tutti sopra il metro e novanta di altezza. Parlandogli senza farmi notare chiesi “ Per caso prendete tutti gli stessi anabolizzanti? Potresti vendermene qualcuno se te ne sono rimasti.”
E lui ridendo:  “Mi dispiace ma li abbiamo finiti, se vuoi però li posso riordinare.” “ Perfetto, però voglio lo sconto.”
Prendendo il coraggio a due mani e scartando perché ormai impossibile l’idea della fuga rapida mi sedetti. Immediatamente tutti gli sguardi si spostarono su di me, arrossii violentemente e ripresi in considerazione l’idea della fuga. Sam allora, sedutosi, ridendo richiamò all’ordine i suoi amici
“Su ragazzi, non fissatelo così! Lui è Matt, forse lo avete già incontrato, lavora su agli uffici.” Mormorato un ciao quasi inudibile mi concentrai sul piatto, cercando di non pensare agli sguardi che sentivo ancora addosso. A poco a poco i ragazzi sembrarono riprendersi e dopo avermi salutato con un sorriso ripresero la conversazione “Hai sentito che Pitt del quinto piano è stato licenziato?” “si mi hanno detto che…” le voci andarono dissolvendosi, man mano che la mia attenzione scivolava via.
Passata circa mezz’ora mi alzai da tavola con il vassoio vuoto. I ragazzi mi guardarono in maniera strana (finora non avevo parlato, forse mi era stata fatta anche qualche domanda, ma non ne ero molto sicuro). Sam come se niente fosse sorrise, ormai abituato ai miei momenti di silenzio.
Un poco imbarazzato salutai tutti “grazie per la compagnia ma adesso devo tornare a lavoro, è stato un piacere conoscervi”. Mi diressi verso la spazzatura per buttare i resti e appoggiare il vassoio, quando sentii una presenza estranea , decisamente troppo forte per appartenere a chiunque in quell’edificio. Alzai gli occhi temendo di scoprire chi fosse. Rimasi molto sorpreso nel trovarmi di fronte Dan, cavaliere personale di re Oberon, sicario di fiducia di mio padre.
Evitando di far trasparire la mia ansia sorrisi educatamente, e senza staccargli gli occhi di dosso cercai di allontanarmi sperando che la folla lo trattenesse dall’agire. Pronto ad aspettarmi qualsiasi cosa, rimasi decisamente sorpreso quando sorridendo mi chiamò ad alta voce dall’altra parte della sala “Hey, è da molto tempo che non ci vediamo, posso parlarti un attimo?”
Congelato capii immediatamente il motivo di quel comportamento anomali: molti in sala avevano alzato lo sguardo, attirati dalla voce alta; sarebbe apparso sospetto se mi fossi allontanato dopo una cosa del genere.
Con un sorriso teso risposi al saluto, mentre il killer si avvicinava, gli occhi luccicanti di divertimento per la piccola vittoria. “Sai speravo di poterti parlare in privato, è una questione importante.”
Il sorriso vacillò un poco, ma riuscii a rispondere con voce ferma “Certo, vieni” uscendo dalla sala notai lo sguardo preoccupato di Sam, aveva visto la mia reazione e mi fissava chiedendosi se andasse tutto bene. Gli sorrisi per tranquillizzarlo e lo salutai con la mano prima di andarmene.
Scendendo le scale la mia mente iniziò a lavorare a pieno regime, cercando una via d’uscita da quella spinosa situazione. Dan nel tentativo di non farsi sentire dai passanti mormorò “Principe Laon, non dovrebbe cercare una via di fuga, se l’avessi voluto morto, non avrei attirato così la sua attenzione, ma sarei stato molto più silenzioso. Certo sono rimasto molto sorpreso di scoprire i suoi poteri sigillati, così è praticamente inerme.” 1
Io immediatamente risposi “se non lo avessi fatto, mi avreste trovato molto prima, sbaglio?” “Vero, però così è alla mia mercé.”  Nel tentativo di nascondere la tensione risi, nel portarlo verso il mio cubicolo, mi girai affrontando il suo sguardo di ghiaccio “Vedi Dan, temo che tu mi stia sottovalutando, volendo potrei sciogliere il sigillo, ucciderti, e scappare prima che mi possano rintracciare.” Dalla tranquillità negli occhi dell’uomo capii che la minaccia non aveva avuto effetto quindi sospirai e continuai a camminare.
Non teme il mio potere, e questo è un male, ma non credo che sia riuscito ad uguagliarmi anche se è passato un po’ di tempo; se fosse diventato così potente, ad una distanza simile lo avrei avvertito anche con i miei poteri sigillati pensai.
Liberare i miei poteri avrebbe richiesto tempo, e anche se ci fossi riuscito l’intera guardia reale mi avrebbe immediatamente individuato; non avevo confidenza sufficiente a credere che sarei riuscito a battere il signore del fuoco prima del loro arrivo.
 Non avevo altra scelta, perciò iniziai a sciogliere il sigillo sperando che non se ne accorgesse. Purtroppo però fu tutto vano, infatti resosi conto delle miei azioni alzò immediatamente le mani, cercando di tranquillizzarmi
“Un momento, non sono venuto per combattere, inoltre vorrei tornare a casa tutto d’un pezzo! Per oggi sono solo un messaggero.” Rivolgendogli un sguardo sospettoso, indeciso se credergli o meno, pensai velocemente: Se dice la verità potrò evitare lo scontro, inoltre dato che lui è l’unico che si è presentato presumo che sia stato il primo a scoprirmi e abbia informato immediatamente mio padre; mi è difficile credere che avrebbe mandato solo lui in caso contrario. Se invece deve uccidermi in maniera discreta, devo tenerlo sempre davanti agli occhi, per cercare di anticiparlo.
“Grazie per avermi creduto” disse, un poco più rilassato dopo che mi sentì sospirare “Le reco un messaggio di sua maestà il re, gli chiede di tornare immediatamente.” “Non ci penso nemmeno” lo interruppi alzando la voce; immediatamente vidi numerose teste girarsi dalla mia parte, quindi abbassai il tono e ripresi “mi ci sono voluti anni per riuscire a scappare da quel posto, non ho certo intenzione di tornarci adesso per continuare a combattere.”
Vidi la frustrazione nel volto del cavaliere, che infine si decise a parlare “Il re mi aveva chiesto di non parlarne, ma temo di non avere scelta; mi duole informarla mio principe che la regina Amelia ha ormai poco da vivere. Il re desiderava che lei tornasse per vederla un’ultima volta. Inoltre se dopo le esequie volesse comunque andarsene, il re ha acconsentito ha lasciarla tornare qui.”
A quelle parole mi irrigidii. Non riuscendo a chiedere altro chiesi con voce debole “Quanto le manca?” “Poco mio principe” rispose lui “da settimane la cerchiamo con grande intensità poiché la regina spera di rivederla un ultima volta prima di tornare all’Infinito2.”
Nel sentirlo non riuscii a trattenere un sorriso di disprezzo “l’Infinito è una favola per sciocchi che non accettano la verità. Dopo la morte resta solo polvere.”
“Mio principe..” tentò il cavaliere ma lo interruppi immediatamente
“Silenzio, mi sono stancato di sentirti parlare, comunica a mia madre che pur desiderando tornare, non mi farò nuovamente incatenare da quell’uomo. Dille che accenderò una candela per lei. E ora vattene, interrompi immediatamente qualsiasi ricerca, altrimenti affronterò il rischio di farmi catturare e vi ucciderò tutti.”
Vidi la sconfitta nello sguardo di Dan, che inchinando leggermente il capo si allontanò, probabilmente cercando un luogo tranquillo dove saltare verso l’altro piano3. Non appena sparì dalla vista, una singola lacrima mi sfuggì.
Decisi di tornare a casa, anche restando in ufficio non sarei stato di nessun aiuto. Quando chiesi il permesso Bane mi guardò confuso, ma non si lamentò molto. Probabilmente pensava che fossi ancora preoccupato per la sua offerta, quanto si sbagliava.
Decisi di farmi il viaggio in taxi piuttosto che in metropolitana, in questo momento volevo stare tranquillo, e rimanere schiacciato tra decine di persone non mi avrebbe aiutato. Entrai in casa deciso a dimenticare la giornata trascorsa. Appeso il giubbotto chiamai il mio coinquilino, senza ricevere risposta. Preoccupato iniziai a cercarlo per la casa, a quell’ora sarebbe già dovuto essere tornato, e maldestro com’era non osavo immaginare cosa potesse essere successo. Bussai alla sua camera, e quando non ricevetti risposta l’aprii. Sospirai di sollievo, si era addormentato guardando la televisione. Mi allontanai piano; sapevo che odiava essere svegliato.
Mi diressi subito in cucina pensando di preparare un buon dolce, sperando di distrarmi un po’. Quasi a metà della preparazione sentii dei passi in soggiorno, e dissi “Andy sono in cucina! Ma è possibile che tu stia sempre dormendo? Mi devi ancora raccontare come è andata con Jill. Sai credo che avrebbe bisogno dei consigli di un amico gay, il suo gusto nel vestire lascia un po’ a desiderare. Se vuoi ci penso io!” Dissi ridendo, Andy era a conoscenza dei miei orientamenti, ma non sembrava farne un problema, anzi riusciva sempre a  trovarne un motivo per scherzare.
Mi voltai verso l’entrata con un sorriso, ma mi raggelai nel vedere chi era arrivato: mio fratello il principe, secondo in linea di successione “Vedo che non hai ancora rinunciato ai tuoi orribili gusti” disse con disprezzo.
Presi immediatamente dei coltelli da cucina, pronto a dare battaglia; speravo che il combattimento mi avrebbe permesso di rimuovere il sigillo abbastanza velocemente. Immediatamente nelle mani di mio fratello comparve una spada “Calma fratello non c’è bisogno di essere precipitosi, voglio solo parlare, inoltre se ti ferissi la mamma ne soffrirebbe.” “Parole grosse fratellino, sbaglio o hai sempre perso contro il tuo disgustoso fratello?” dissi con ironia, facendolo arrabbiare; il solo pensiero che avesse sempre perso contro qualcuno che lui considerava un depravato lo faceva arrabbiare, troppo conservatore per poter accettare un omosessuale come parente, e soprattutto come principe ereditario.
Intanto pensavo preoccupato ad una via di fuga per me e Andy; capii anche il motivo del pisolino pomeridiano, Mikhael era sempre stato bravo nelle magie che influenzano il corpo, più di una volta avevo dovuto liberare i servitori vittime dei suoi incantesimi paralizzanti, o peggio. Intanto il giovane sembrò riprendere il suo contegno e disse “Vedi fratello, la differenza che ricordi tra noi due è ormai scomparsa, mentre ti nascondevi in questo stupido mondo, io ho affinato le mie tecniche. Se ti supererò tutti si dimenticheranno di te e diventerò principe ereditario. In questo modo il popolo potrà vantare il proprio re, invece di doversene vergognare.”
“Sai, generalmente si ritiene che la forte omofobia, può essere sintomo di omosessualità repressa. Vuoi per caso confessare qualcosa al tuo fratellone?” dissi con ironia. Ero ben conscio del fatto che simili parole lo avrebbero fatto diventare furente, ma sinceramente ero stanco del suo continuo giudicare. Da quando ero stato scoperto in compagnia di un ragazzo qualche anno prima, ero stato al centro di continue offese. Nonostante tutti trattassero questo fatto come un piccolo sporco segreto, il mio caro fratellino non aveva mai perso occasione per aggredirmi.
Vidi il suo viso diventare rosso dall’ira e all’urlo “come osi!” alzò la spada come se mi volesse attaccare. Io mi preparai a ricevere il colpo, ma allo stesso tempo incontravo molte difficoltà: il mana si faceva sempre più denso e senza i miei poteri mi avrebbe presto soffocato. Per distrarlo cercai di attirare la sua attenzione parlando d’altro “Dimmi, perché sei venuto a cercarmi? Pensavo che senza di me ti saresti divertito di più, e non ti saresti dovuto più preoccupare di quella vergogna di fratello.”
“Vero, questi pochi anni senza di te sono stati magnifici, ma in questi giorni la mamma chiede costantemente di te. Non sopporto che soffra, quindi verrai con me, volente o nolente.” Rispose l’altro aggrottando le sopracciglia, probabilmente cercando di calmarsi per tener fede al suo obbiettivo.
 Io sospirai, sapevo che sarebbe successo: Mikhael era sempre stato particolarmente attaccato alla mamma, e aveva sempre cercato di soddisfare ogni sua richiesta. “Non tornerò, mi dispiace, ma come ho già detto a Dan non rinuncerò alla mia libertà.” “Non mi lasci scelta fratello.” Mikhael alzò la spada, mentre il suo mana si intensificava. Immediatamente presi la carta imperiale, e bloccai l’incantesimo che si apprestava a lanciare.4
Stetti ben attento ad assimilare il mana appena rilasciato, non volevo certo ucciderlo; mi dava fastidio, ma non fino a questo punto
 “Cosa mi hai fatto? Perché non sento più il mio mana?” chiese impaurito, forse temendo per il suo corpo. “Calma non ti succederà niente, ti ho solo bloccato per un po’, a breve permetterò nuovamente al tuo mana di fluire, così da permetterti di saltare” dissi.
Finalmente tranquillo potei osservare più attentamente il volto di mio fratello. I capelli biondo cenere adesso erano più lunghi, e legati da una fascia di cuoio, differentemente dai miei, non più così lunghi. Inoltre sembrava aver preso qualche centimetro in più rispetto all’ultima volta che lo avevo visto. Ormai non saremmo potuti essere più diversi; l’unica elemento in comune erano gli occhi, uguali a quelli di nostra madre; per il resto saremmo potuti essere degli estranei.
“Sai fratellino sei cresciuto parecchio rispetto a come ti ricordavo.” “Disgustoso, non guardarmi con quegli occhi, non sono interessato alle tue perversioni; ora preferirei andarmene, quindi libera il mio mana.” Contento che si fosse arreso così velocemente lo liberai; ma con mio disappunto non si mosse di un centimetro. “La mamma mi ha chiesto di darti questa. Anche se non ne avevo parlato, sapeva che sarei venuto a prenderti.” Non appena finì di parlare svanì immediatamente.
Per terra, dove prima si trovava il giovane c’era una lettera; pur sapendo a chi apparteneva dovette aspettare, dovevo prima controllare che Andy stesse bene.
Entrato in camera notai che stava ancora dormendo, tranquillizzato chiusi la porta e tornai giù. In cucina mi accorsi che c’era un disastro data la mia interrotta preparazione del dolce, quindi misi tutto apposto e mi sedetti per leggere la lettera.
“Caro Laon, spero che tu stia bene. Sono passati alcuni anni dall’ultima volta che ti ho visto, e sempre più spesso mi sono ritrovata a riflettere su particolari sciocchi: i tuoi capelli sono ancora lunghi? Hai cambiato il loro colore? Se cresciuto un pochino? Ricordo ancora che da piccolo controllavi ogni giorno nella speranza di crescere in fretta; ma soprattutto hai trovato un bel ragazzo? Sai bene che deve essere carino, devo rifarmi gli occhi anche io dopotutto!!”
A questo punto non potei fare a meno di ridere, la mamma era stata una delle poche che aveva saputo di me fin dall’inizio e mi aveva appoggiato apertamente dopo che la notizia si era diffusa; credeva fermamente nel fatto che mi dovessi scegliere un ragazzo bello così che lei lo potesse ammirare. Ancora ridendo ripresi a leggere.
“Ma sto divagando, sai bene perché ti scrivo, da quanto ho capito Dan te ne ha già parlato, ma ho saputo del tuo ritrovamento e della sua partenza solo dopo il suo salto. Ti conosco bene e sapevo che non avresti acconsentito a seguirlo. Allo stesso modo conosco tuo fratello, ero certo che dopo il fallimento di Dan sarebbe saltato lui stesso per portarti indietro, siete troppo prevedibili. Proprio perché ti conosco ho inoltre impedito che venisse mandato qualcun altro dopo Dan. Voglio che tu decida da solo cosa fare, ma prima ti voglio informare di alcune cose. Come avrai capito, ora che sei stato trovato non riuscirai ad evitarli tanto facilmente, sono riuscita ad impedire che mandassero un intero squadrone per il tuo recupero, ma è stato molto difficile. Ormai hai di fronte due scelte: scappare o tornare a casa. Se resti, quelli vicini a te saranno in pericolo. Nel caso in cui decidessi di tornare a casa stai attento, dopo la tua fuga molti nobili hanno deciso di appoggiare tuo fratello, perché credono che sarà un monarca più facilmente manovrabile. Nonostante ti conosca così bene, mi chiedo che decisione prenderai; sappi solo che qualunque essa sia io e tua sorella ti appoggeremo e ti vorremo sempre bene. Riguardo a tua sorella non era a palazzo quindi non ti ha potuto scrivere nemmeno una riga, in compenso ho trovato una sua immagine recente, spero che ti faccia piacere. Con affetto infinito. Tua madre”
Cercando nella busta effettivamente trovai una delle immagini che nel mio mondo avevano la stessa funzione delle foto, nonostante fossero molto più vivide di queste ultime grazie agli incantesimi. Il colore dei fiori sullo sfondo, esaltava fortemente la sua figura; i riccioli cadevano mollemente sui fianchi, e creavano dei riflessi ramati sui vestiti. Come al solito un sorriso ironico aleggiava sulle sue labbra, accompagnato dalla luce divertita degli occhi color smeraldo.
Iniziai a riflettere sulle possibilità che la mamma mi aveva posto davanti: tornare a casa significava stare sotto continuo attacco, nonostante la maggior parte dei nobili non destasse particolare preoccupazione, un attacco in massa sarebbe stato troppo persino per me. Riflettei a lungo, ma capii che vi era un'unica scelta possibile.
L’indomani Andy si alzò al suono della sveglia, era un poco indolenzito, forse perché aveva dormito vestito di tutto punto. “Matt” chiamò ancora mezzo addormentato “mi hai lasciato un po’ di caffe?” entrato in cucina rimase sorpreso di trovarla vuota, l’unica cosa fuori posto era un biglietto sul tavolo.
Mi dispiace di essermene andato così velocemente, mio madre sta male quindi sono dovuto partire immediatamente, i soldi per il prossimo mese sono sotto il materasso in camera mia. Appena possibile ti chiamerò. Matt
Finalmente arrivai fuori città, il viaggio in pullman sembrava essere durato un eternità. Ero dovuto andare in campagna perché solo con la tranquillità e la solitudine avrei potuto spezzare il sigillo, in caso contrario anche chi non aveva alcun potere si sarebbe potuto accorgere di qualcosa. Mi sedetti per terra, appoggiando schiena ad un albero del boschetto che avevo trovato dopo poco. Con molta calma iniziai ad aprire le varie serrature del mio sigillo. Dopo un po’ di tempo iniziai a sentire nuovamente il flusso del mana che scorreva in me. Era inebriante sentire un tale potere dopo gli anni in cui era stato soppresso al minimo, così che non sviluppassi problemi di salute, ma allo stesso tempo non potessi essere trovato.
Quando due anni prima avevo deciso di bloccare i miei poteri pensavo che sarebbe stato per sempre, e sentirlo nuovamente forte in me mi riportò le lacrime agli occhi. Saltai, pensando alla mia camera, sicuro che fosse vuota (molto tempo prima avevo intessuto le sue pareti con un incantesimo che mi permetteva di sapere se c’era qualcuno dentro). Ricomparvi nella stanza che per vent’anni mi aveva ospitato; subito abbassai il livello del mana, non volendo farmi scoprire da qualcuno e detti un’occhiata intorno. Non sembrava cambiato nulla, tutto era ancora al proprio posto come se non me ne fossi mai andato. Sentendo il profumo di Dawn per tutta la stanza, capii che la mia sorellina mi aveva aspettato, proprio come mi aveva detto.


Note dell’Autore
1: Da quando Laon si trova sulla Terra, per potersi nascondere dalle guardie reali ha dovuto sigillare i suoi poteri. Attraverso il sigillo, il mana che scorre nel corpo di ogni Homo Arcanus (la razza a cui appartengono Laon e Dan) e che permette di lanciare incantesimi viene nascosto. Più precisamente viene fatto in modo che nel corpo ne possa circolare soltanto una minima parte necessaria al corretto funzionamento degli organi. Il mana in eccesso viene solitamente espulso dal corpo, e in breve tempo si mescola al mana presente nell’atmosfera. Sulla terra dove la densità di mana è minima esso tende a svanire in poco tempo una volta espulso.
2: Sul Piano (luogo di provenienza di Laon e Dan) vi è una diffusa convinzione che dopo la morte, lo spirito e il mana dei defunti raggiunga un piano superiore dove possono ricongiungersi al flusso originario dal quale provengono. Questo flusso viene appunto definito Infinito.
3: Il salto è una forma di incantesimo che solo alcune persone sul piano possono lanciare, in quanto legata al sangue. Esso permette di trasferirsi dalla Terra al Piano. È una forma di magia superiore rispetto al trasporto, che permette esclusivamente di muoversi tra luoghi diversi del Piano. Non tutti possono lanciarlo in quanto è una forma di magia antica, creata  all’epoca della divisione del Pano e della Terra, dalle famiglie nobili del tempo. Chi è in grado di utilizzarlo è un discendente di coloro che la crearono milioni di anni fa.
4: Sul piano esistono luoghi antichissimi contenenti resti dell’antica civiltà magica andata distrutta milioni di anni fa, all’epoca della grande divisione. In quel periodo la civiltà magica, al culmine della sua potenza era lacerata da una guerra interna che sconvolgeva l’intero mondo. Col tempo si creò una divisione: alcuni ritenevano che la magia fosse la causa di tutto, perciò decisero di creare un grande incantesimo che divise il mondo in due piani differenti. Le persone che decisero di abbandonare la magia rimasero sulla Terra, i loro poteri sigillati per sempre dall’incantesimo, portando col tempo alla nascita della razza Homo Sapiens Sapiens. Gli Homini Arcani invece, ancora dotati di magia, continuarono a lottare tra di loro, causando la rovina dell’intero Piano e facendo regredire la civiltà a livelli infimi. La carta imperiale è un artefatto che Laon ha rinvenuto in una di queste rovine. Ha una forma simile ad una carta da gioco, sul dorso vi sono alcune scritte in una lingua morta del Piano. Il nome gli è stato dato dal giovane dopo aver scoperto che veniva usata dai sovrani di un tempo per punire i subordinati. Essa impedisce al mana di condensarsi in ogni forma di incantesimo, rendendo così temporaneamente impotente l’incantatore. Se utilizzata allo scopo di ferire può portare alla morte del nemico, infatti una volta che il mana viene liberato, non avendo un canale di sfogo tende a ritornare alla sua fonte d’origine: l’incantatore stesso; ciò può portare ad un sovraccarico nel corpo e dunque alla morte. Per funzionare però necessita di una grande quantità di mana. In questi anni di fuga la fonte è stato Laon stesso: la carta attinge al mana in eccesso che viene liberato da Laon attraverso il sigillo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Come sempre voglio ringraziare detectiveknight, che questa volta ha sofferto quanto me per aiutarmi a pubblicare inuovamente Wind Wander.

Capitolo 1

Sussultai quando la porta si aprì di colpo e un tornado rosso invase la camera, saltandomi addosso e facendomi cadere sulla poltrona. “Sei tornato! Era ora!”
“Irruente come al solito, vero Dawn?” dissi ridendo. Non rimasi sorpreso nel vederla: non appena ero arrivato avevo percepito un suo incantesimo che le avrebbe permesso di percepire il mio arrivo. Forse non avrei dovuto alterare le barriere per permetterle di usare incantesimi in camera mia.
Mise il broncio, ma subito riprese a ridere “Mi sei mancato quindi per oggi ti perdono! Allora hai visto ragazzi carini lì? Hai frequentato qualcuno? Sono meglio dei nostri?”
Non potei fare a meno di sorridere a quella raffica di domande. Lei era stata l’altra mia grande sostenitrice oltre alla mamma, sempre pronta a trovarmi ragazzi nuovi con cui uscire. Ma ritornai immediatamente serio “Dawn devo vedere la mamma.”
“Non puoi.”
“Nono tranquillo è tutto a posto” disse quando mi vide sbiancare “Ti dico che è impossibile perché immagino che tu voglia andartene subito dopo giusto? Beh la mamma è controllata a turno da papà e Dan, e se sono occupati da me e Mikhael, ma non mi lasciano mai da sola con lei: temono che vi faccia incontrare di nascosto” al che io sospirai
“Bene, allora andiamo ad incontrare papà.”
Prima di raggiungere la sala del trono Dawn mi costrinse a cambiarmi “Sei il principe ereditario, non ti puoi mica presentare con vestiti così strani.”
Già rimpiangevo la mia libertà come Matt, ma decisi di accontentarla. Mi fece mettere dei pantaloni neri di pelle e una casacca con bottoni d’argento; fortunatamente riuscii ad evitare il mantello. Dopo gli anni passati sulla terra mi sentivo stupido ad indossare abiti del genere, ma non potevo fare nulla per impedirlo.
In fondo è solo per poco tempo, pensai uscendo dalla camera, fra poco potrò andarmene, sperando che papà abbia detto la verità, cosa che mi sorprenderebbe.
Durante il tragitto inizialmente riuscii ad evitare di farmi notare, ma a poco a poco la gente (attirata evidentemente dalla principessa( dedicò maggiore attenzione al suo accompagnatore, riconoscendomi. Notai subito la ripresa dei mormorii che avevano caratterizzato il mio passaggio quando ancora vivevo qui; l’unica differenza era che adesso, oltre ad offese, potevo sentire anche commenti di sorpresa nel rivedermi.
Giunto davanti alla sala del trono mi affrettai prima che l’araldo, vedendomi, annunciasse ai presenti il mio arrivo. Deciso a fare un’entrata ad effetto pronunciai io stesso a voce alta il mio nome: “Laon di Artein, principe ereditario, figlio dello Zefiro1.”
Il silenzio cadde sulla sala, tutti si voltarono verso di me; mio padre sorpreso si alzò in piedi.
Incamminandomi verso il trono sentii uno dei baroni mormorare ad un suo vicino “sembra che il principe sia diventato umano anche lui, a forza di mischiarsi con quegli esseri. Siamo sicuri che il titolo figlio dello Zefiro gli si addica ancora?”.
Senza battere ciglio, lasciai fuoriuscire il mio mana in un ondata travolgente. Nessuno riuscì a sfuggirgli, quasi soffocando sotto il suo peso. Per un attimo feci provare a tutti il mio potere; gli dimostrai che potevo schiacciare le loro vite in un attimo se avessi voluto.
“Patetici” mormorai con un sorrisetto, facendomi però sentire da molti di coloro che mi stavano vicino.
Subito dopo mi voltai verso l’uomo che aveva parlato, concentrandomi su di lui e liberando dalla pressione tutti gli altri.
Avevo sempre trovato che le prime impressioni fossero fondamentali. Per questo volevo festeggiare il mio ritorno, anche se breve, in grande. Il barone mi aveva solo offerto un’ottima possibilità.
Mentre gli altri si allontanavo, temendo forse di essere coinvolti, io mi avvicinai tranquillamente, aumentando la forza in maniera tale che questi cadde in ginocchio, prossimo allo svenimento.
“Barone, temo che il mio allontanamento le abbia fatto dimenticare chi sono. Un offesa a qualsiasi membro della famiglia reale, non di meno il principe ereditario, viene severamente punita. Oggi, poiché è il mio primo giorno a casa voglio essere magnanimo perciò le concederò una scelta: preferisce perdere la mano destra o la capacità di lanciare incantesimi per un mese?”
Sembrò quasi che un esercito di vespe si fosse liberato nella sala; tutti iniziarono a mormorare tra di loro, chiedendosi cosa volessi fare. Considerarono la mia minaccia una scena. Per quanto ne sapevano, nessun sigillo avrebbe mai potuto bloccare i nostri poteri così a lungo.
Mio padre si limitò a sollevare un sopracciglio, indicandomi dunque la sua sorpresa ma allo stesso tempo il permesso di continuare.
“Ebbene Zeno, barone di Trant? La sua risposta?”
“Molto bene mio principe. Voglio accettare la sua magnanima offerta: vorrei continuare ad avere la mano se possibile” disse con atteggiamento di sfida, sicuro della sua vittoria.
Non potei fare altro che sorridergli malignamente; ormai era perduto. L’espressione spavalda dell’uomo perse un po’ del suo smalto, ma continuò a guardarmi.
Attingendo al potere della Carta, lanciai l’incantesimo necessario per assorbire il mana.2
Il potere del barone venne a poco a poco assorbito dall’artefatto, mentre il suo volto diventava sempre più pallido, quasi cadaverico dalla paura.
Imperturbabile, gli sorrisi allegramente “Molto bene barone, posso ritenere la sua offesa lavata.”
Contento di aver ottenuto nuova energia per la carta, da quel momento in poi ignorai completamente la persona a terra e ripresi la mia camminata verso il trono. A pochi passi da esso mi inchinai.
“Salve padre, come potete vedere sono tornato. Sono felice di essere di nuovo a casa.”
Se possibile il silenzio si fece ancora più forte. Era evidente a tutti la forte ironia del mio tono, e visto il colorito rosso che iniziava a diffondersi sul viso, non era sfuggita neppure a mio padre.
“Sono felice che tu abbia acconsentito a tornare figlio mio. Avremo molto tempo per parlare in seguito, sono sicuro che sarai impaziente di rivedere tua madre. Quando avrai finito dirigiti verso il mio studio”
“Si padre.” M’inchinai nuovamente, mi voltai ed uscii dalla sala, mentre il mio pubblico si allontanava timoroso. Uscito vidi che Dawn mi aspettava con le mani sui fianchi, fingendosi esasperata “Il solito esibizionista!!” poi si mise a ridere “Sai, non l’ho mai sopportato quell’uomo, è sempre stato troppo pieno di sé.”
Sorrisi, contento che non si fosse spaventata “Andiamo dai.”
Non facemmo molta strada: appena superato il corridoio Mikhael ci bloccò. “Non ritornerò a casa! Amo troppo la mia libertà eh!” disse ironicamente cercando di imitare (con poca abilità a mio parere) la mia voce “Come al solito pronunci solo menzogne, fratello.”
Decisi di ignorarlo e di continuare a camminare: non mi interessava discutere, volevo rivedere la mamma e andarmene il prima possibile. Di certo non mi sarei fermato abbastanza da avere l’incontro con mio padre se possibile.
“Non riavrai il trono, la corona spetta a me” mi sibilò; non mi preoccupai di ribattere, sapevo che era già sparito. Dawn rimase silenziosa: da anni tentava di riappacificarci senza successo, ma parte di entrambi non c’era il minimo interesse ad avere una conversazione civile.
Finalmente arrivammo alle porte delle stanze reali. Bussai e aspettai di sentire la sua voce
“Avanti”
Le porte si aprirono da sole. Stavo per entrare quando notai che Dawn non mi seguiva più, mi voltai guardandola interrogativamente. Lei si limitò a scuotere la testa sorridendo.
“Voglio lasciarvi un po’ da soli. È da troppo che non parlate, non voglio intromettermi." Le lanciai un bacio sulla punta delle dita, sorridendole grato e varcai la soglia della stanza.
Inizialmente rimasi disorientato, l’ambiente era completamente immerso nel buio, soltanto la luce che entrava dalla porta permetteva di vedere qualcosa.
“Vieni Laon, scusa per il buio, ma i miei occhi sono ormai molto sensibili alla luce.”
“Non preoccupatevi madre, se volete posso tornare più tardi” dissi preoccupato. Era la prima volta che sentivo la sua voce così debole. Mi ripromisi di informarmi meglio sulla malattia.
“Oh, quando capirai che non dovresti preoccuparti troppo di questa vecchia donna?” sospirò lei accendendo una candela dall’altra parte della stanza.
Mi avvicinai e vidi un’estranea nel letto di mia madre. Rimasi un attimo perplesso, la mente rifiutandosi di credere che fosse davvero lei. La donna che ricordavo aveva folti capelli rossi, acconciati in maniera impeccabile. Ormai invece era rimasta soltanto una donna dai capelli sciupati, dalla consistenza simile alla paglia; il volto un tempo pieno e roseo ormai quasi scheletrico a causa del pallore e delle ossa sporgenti. L’unico tratto rimasto uguale erano gli occhi, verdi e ricchi di forza, capaci di dominare un intero regno con un solo sguardo. In essi si poteva ancora vedere l’ombra della donna chiamata Regina di spade: la guerriera capace sia con le armi che con le parole di abbattere interi eserciti. Anche io avrei avuto grosse difficoltà nel combattere contro di lei, se fosse stata nel pieno della sua forza.
“Quella donna è ormai scomparsa Laon” disse la mamma con un sorriso mesto.
Fingendomi esasperato domandai: “Com’è che per due anni ho evitato i migliori Rintraccianti3 di papà e tu continui a leggermi come un libro?” ben sapendo quale sarebbe stata la sua risposta.
“Sono tua madre.”
Ogni volta che le facevo una domanda sulla sua capacità di intuire i miei pensieri rispondeva così.
Sorrisi contento che non fosse cambiata. Sotto quelle fattezze strane c’era ancora la stessa donna di sempre.
“Coraggio! Siediti vicino a me. Abbiamo tanto da raccontarci” disse battendo gentilmente il palmo sulla sedia vicino al letto.
Passammo molto tempo chiacchierando degli argomenti più disparati: del tempo passato sulla Terra; delle meraviglie di quel mondo; dei ragazzi che avevo visto e degli amici che avevo incontrato. Feci comparire anche delle immagini di Andy e Sam, tanta era la sua curiosità di vederli. Restai seduto per molto, ma infine mi costrinsi ad alzarmi.
“Perdonami madre ma devo andare, è stato bello rivederti ma non voglio restare troppo, devo cercare di allontanarmi prima che il re cambi idea e mi costringa a restare qui” dissi con amarezza. “Non dovresti parlare così di tuo padre, voleva soltanto che tu ritornassi a causa della mia richiesta, mi ha promesso di lasciarti andare dopo il vostro incontro.”
“Mamma, sai benissimo che non lo farà mai, gli interessano soltanto i miei poteri, se non fosse così non mi avrebbe cercato per due anni”, questo era quello che avrei voluto dire, ma non riuscì a pronunciare parole del genere, sapevo che l’avrebbero ferita e per questo mi limitai a sorridere “Sono sicuro che è così, adesso deve andare, addio mamma.”
Lei con un sorriso triste mi salutò: “Ciao tesoro. Puoi dire a Mikhael che adesso voglio dormire? Non c’è bisogno che entri a farmi compagnia.”
Sorrisi chiusi piano la porta, e vi appoggiai la fronte.
“Adesso vuole dormire, non ha bisogno della tua compagnia, puoi anche andartene” dissi senza voltarmi. Mikhael si irrigidì a quelle parole, forse offeso dal tono di comando.
“Di certo non mi metterò a seguire i tuoi ordini, se la mamma vuole dormire sono sicuro che me lo dirà lei stessa” rispose cercando di spostarmi per aprire la porta. In quel momento persi il controllo: dopo aver visto come era ridotta la mamma il mio umore era diventato nero, e di certo gli stupidi vizi di Mikhael non aiutarono. Gli tirai una ginocchiata, e prima che potesse riprendersi lo afferrai per la spalla
“Vieni con me! Mi hai stancato! Di sicuro non ti farò svegliare la mamma”. Immediatamente Saltai e arrivai all’arena del castello, l’unico posto in cui fosse consentito portare avanti dei duelli. Prima di cominciare iniziai a preparare gli incantesimi di modo che potessi utilizzarli al momento opportuno4.
Intanto Mikhael ritrovò finalmente il fiato e appena poté parlare urlò: “Bastardo! Come osi? Io sono il principe ereditario! Chiunque mi attacchi viene punito con la morte!”
“Rassegnati brutto idiota” dissi con un sorriso derisorio “Ora che sono tornato non servi. Sei inutile.”
Nel sentire le mie parole divenne violaceo dalla rabbia e fece comparire la sua spada; pronto ad attaccarmi, ma sempre troppo lento. Feci immediatamente comparire dei pugnali, che lanciai in rapida successione verso il volto e il petto. Data la velocità delle armi poté solamente scartare di lato lanciandosi a terra, ricoprendosi di polvere.
“Una caduta poco dignitosa per un principe” lo presi in giro riuscendo a distrarlo ulteriormente. “Coraggio almeno impegnati. Prometto di non bloccare il tuo mana… potresti anche avere una possibilità così.”
In questo modo non feci altro che farlo infuriare sempre di più: mi si lanciò contro, dimentico di qualsiasi tattica. Non mi preoccupai di far comparire nemmeno un arma, mi limitai a fare un balzo all’indietro rilasciando alcuni incantesimi. Prima di tutto sprigionai alcune saette così da bloccare la sua corsa; fu infatti costretto a fermarsi, per restare nella zona di protezione degli scudi appena creati.
“Patetico, affermi di essere più forte di me eppure non riesci nemmeno a creare degli scudi mobili.”5
Ormai era sotto il mio totale controllo: la rabbia lo dominava, rendendolo prevedibile. Non appena lo scudo si fu dissolto, liberai una forte ondata di vento che lo circondò e, grazie alla polvere, oltre ai movimenti mi nascose alla sua vista. Subito mi preparai a finirlo, liberai delle corde di luce dalle mie mani che lo bloccarono mentre ancora cercava di dissolvere la tempesta.
Una volta bloccato non fu più un pericolo, perciò mi dedicai ad una delle mie specialità: un'evocazione di spiriti di alto livello.6 “Vedi fratello, la mia lontananza ti ha fatto diventare arrogante. Potrai anche credere che io sia un mostro, ma non devi dimenticare che sarai sempre inferiore a me.”
Dato il livello che il mio mana stava raggiungendo, vidi vera paura negli occhi di Mikhael (forse temeva che l’avrei ucciso). Poco male, mi avrebbe dato meno fastidio dopo. Una volta completato l’incantesimo lo spirito si manifestò. Come al solito preferiva assumere le sembianze di una giovane donna, di colorito perlaceo quasi trasparente, con una lunga veste la cui forma cambiava ogni momento.
“Oh Lala! Ne è  passato di tempo dall’ultima volta! Come va?”
Le indirizzai un sorriso distratto, non sorpreso che il suo carattere fosse rimasto lo stesso. “Ciao Silpheed, mi piacerebbe chiacchierare ma per ora sono un po’ impegnato. Potresti attaccarlo?” dissi indicando Mikhael. “Fagli male ma non ucciderlo” mormorai in modo che lui non sentisse.
Lei guardò perplessa verso il mio obbiettivo e disse: “Ma non è tuo fratello? Mah non che mi importi molto.” Disse scrollando le spalle. Si limitò ad alzare il braccio mentre dentro l’arena il vento si faceva sempre più potente. All’improvviso numerose lame d’aria si formarono e partirono verso Mikhael, ancora bloccato dalle mie corde. Venne colpito in pieno dall’incantesimo: numerose chiazze di sangue macchiarono la terra, mentre il suo corpo veniva straziato e la sua bocca provenivano urla disperate.
Guardai gelidamente mio fratello, limitandomi a liberarlo dalle catene, così che potesse accasciarsi a terra. All’improvviso nell’arena comparvero dei medici; alzai lo sguardo e mi accorsi che lo scontro aveva attirato numerosi sguardi compreso quello di mio padre, accompagnato dalla fida ombra di Dan. Dannazione, pensai, Ho perso tempo, avrei dovuto lasciar perdere Mikhael e andarmene subito, scommetto che ora non mi lascerà andare prima di questo famoso incontro. Senza lasciar trasparire niente dallo sguardo mi avvicinai a mio padre, e piegando di poco la testa attesi che parlasse.
“Vedo che le tue capacità non si sono rovinate col tempo, somigli sempre più a tua madre. Anche lo stile di combattimento è molto simile, ma devo ammettere che sei riuscito a trattenerti in maniera ammirabile. Un giorno vorrei vederti di nuovo combattere a piene forze.”  A quelle parole non potei fare a meno che lanciargli uno sguardo furioso, odiavo quando aveva quel tono bramoso nella voce, come se fossi soltanto un'arma da lanciare sul campo di battaglia.
“Temo che ciò non avverrà padre. Partirò fra poco. Sono tornato solamente per vedere mia madre. Niente di più.”
A queste parole lui fece un sorrisetto ironico “Certamente! Vieni con me, è il momento di parlare.” Immediatamente si avviò fuori dall’arena e si diresse verso il suo studio.
Decisi di trasportarmi. Non sarei potuto entrare direttamente nella stanza, protetta da uno scudo, ma almeno non avrei dovuto fare la strada insieme a lui. Nell’attesa mi appoggiai al muro, cercando di recuperare un poco di mana persa nello scontro. Effettivamente ci ero andato piano, ma anche se non mi sfiniva l’evocazione era abbastanza stancante. inoltre preferivo essere nella forma migliore per scontrarmi con lui. Non pensavo che avrei dovuto combattere, ma non era neanche una possibilità da escludere; se si fosse resa necessaria la fuga, non avrei avuto molta scelta.
Dopo poco arrivò il re; non sembrò sorpreso del fatto che non lo avessi seguito a piedi, probabilmente se l’era aspettato. Dietro di lui c’era sempre Dan, adesso un poco più nervoso, forse anche lui riteneva che lo scontro sarebbe potuto scoppiare. Mentre sulla terra era stato molto tranquillo nonostante le mie minacce, adesso che avevo recuperato tutti i miei poteri non sembrava così a suo agio; sapeva bene che non sarebbe riuscito a vincere in una battaglia faccia a faccia. Mio padre imperturbabile aprì la porta ed entrò senza neppure voltarsi, sicuro che l’avrei seguito. Lasciai che Dan mi precedesse prima di entrare.
Appena varcata la soglia mi sentii soffocare. Quello studio mi aveva sempre fatto quell’effetto: dava una strana sensazione di oppressione. “Siediti” disse lanciandomi uno sguardo gelido; non dovendo più preoccuparsi che qualcuno lo vedesse o sentisse abbandonò la poca umanità che aveva dimostrato in pubblico. “D’ora in poi non abbandonerai più questo Piano, resterai sempre nel castello, accompagnato da due guardie, potrai lasciarlo soltanto se ordinato. Inoltre dovrai abbandonare quelle tue orribili perversioni, d’ora in poi non frequenterai nessun ragazzo, ti è già stata trovata una nobile da sposare.”
Mentre parlava non aveva distolto lo sguardo e dunque aveva sicuramente visto la mia espressione sempre più irata. Anche Dan se ne era accorto, e preoccupato aveva iniziato a mettersi tra me e mio padre, ma quest’ultimo l’aveva fermato.
Parlai in maniera estremamente gelida: “Sappi che se dirai anche un’altra singola cosa di questo genere ucciderò immediatamente Dan e poi ti torturerò nella maniera più crudele possibile. Mi sono stancato di dover stare sentire ogni tua singola richiesta; ho vissuto come arma per troppo tempo e di certo non lo farò più.” Dan a questo punto decise di muoversi e si lanciò verso di me ad una velocità impressionante, ma comunque troppo lento. Con un gesto secco della mano spezzai ogni singolo scudo che aveva eretto intorno a se e lo scaraventai verso il muro, il tutto senza muovermi minimamente dalla sedia.
Mio padre per nulla interessato continuò a fissarmi con un sorrisetto “Decisamente bravo, mi sarai molto utile nelle guerre a venire. Adesso però vedi di calmarti. Non vorrei che il tuo amichetto si facesse male.”
Non capii cosa intendesse con quelle parole, perciò lo guardai chiedendogli spiegazioni; a quello sguardo lui rispose creando un’immagine di Andy, coricato pacificamente sul letto. L’elemento preoccupante  era però la presenza di una guardia in prossimità del letto. “Sappi che se riceverà l’ordine o se a breve non avrà mie notizie, la guardia ucciderà il ragazzo.”
A quel punto non potei fare altro che fermarmi, raggelato da quello che stavo vedendo. Rimasi silenzioso, ancora sbalordito.
Il re sorridente disse: “Bene, vedo che ci capiamo. Puoi tornare nelle tue stanze; se mi servirai nuovamente ti farò convocare. Ah! prima di andartene libera Dan.” Immediatamente liberai il sicario, ancora appeso al muro, e mi avviai verso la porta.
Con voce tombale dissi “Ti conviene avere sempre una guardia con te. Nel momento in cui sarai vulnerabile, sappi che ti ucciderò senza esitare. Sarà divertente vederti morire per colpa di un pervertito.”
Con queste parole uscii e cercai di Saltare. Se fossi riuscito a sorprendere la guardia non avrei avuto problemi a salvare Andy. Nel momento stesso in cui iniziai l’incantesimo però un dolore lancinante mi percosse impedendomi di completarlo. “Che diavolo…” analizzai i dintorni del castello e capii il motivo di un tale contraccolpo. “Bastardo, ci mancava solo questa.”
Tutto intorno al castello era stata eretta una barriera: adattata alle caratteristiche del mio mana, sembrava impedirmi ogni forma di trasporto e Salto, rendendomi impossibile la fuga. Iniziai a pensare freneticamente cercando una seconda soluzione. L’unica che mi venne in mente era rischiosa, ma non avevo altra scelta. Iniziai a correre come un matto per il castello.
Quando arrivai nella sua stanza Dawn non sembrò sorpresa di vedermi, ma nel notare il colorito cinereo si preoccupò parecchio “Cos’è successo? Stai bene?” Non potevo raccontare tutto a Dawn, non conosceva realmente come era fatto il padre. Stranamente di fronte al resto della famiglia aveva sempre fatto di tutto per nascondere il suo lato peggiore. Soltanto di fronte a me si mostrava in tutta la sua ‘gloria’.
“Ascoltami attentamente” dissi velocemente e con preoccupazione “sei in grado di lanciare un incantesimo di memoria?” sorpresa dalla domanda ci mise un poco a rispondere
“No, non sono ancora in grado. Fallisco sempre nel riuscire a stabilire un contatto con le menti, soprattutto se i bersagli sono numerosi.”
“Dannazione” mormorai girando in torno. “Sei almeno in grado di attivare un costrutto7 e di dirigerlo verso più obbiettivi?”
“Sì, con quelli non ho problemi, anche con numerosi bersagli. Laon, che succede? Mi sto preoccupando.”
“Ascolta, ho bisogno che tu Salti sulla terra. Devi attivare i costrutti che ti procurerò in modo che nessuno si preoccupi della mia sparizione. Ti darò alcune lettere da consegnare a persone specifiche di cui ti fornirò poi le immagini. Dopo aver consegnato le lettere lancia il costrutto e poi ritorna qui. Tutto chiaro?” lei un po’ perplessa rispose di sì.
“Posso andare tranquillamente, ma come mai non lo fai tu?”
“Ho parlato con papà ed è stato molto chiaro: non posso lasciare più questo piano senza permesso.” Dissi con voce abbattuta. Lei rimase paralizzata nel sentire queste parole, si chiedeva come mai avessi acconsentito senza ribellarmi, ma allo stesso tempo temeva di chiederlo.
“Non preoccuparti, ci penso io.”
Sospirai di sollievo “Bene allora io preparo il costrutto e le lettere; dammi qualche ora e dovrei riuscire a farcela.” Guardandola con occhio critico dissi: “Adesso che ci penso devo anche procurarti degli abiti adatti, questi non vanno bene sulla Terra.”  Senza neanche darle il tempo di rispondere uscii di corsa e mi diressi verso la mia camera per prepararmi.
Molte ore dopo. Terminati finalmente i preparativi e raggiunsi Dawn in camera sua. Bussai ed entrai immediatamente per non farmi notare (in giro c’erano poche persone vista l’ora; ma non si è mai abbastanza sicuri). Ero certo che a breve le guardie che mio padre mi aveva così gentilmente 'donato' sarebbero arrivate, quindi dovevo sbrigarmi.
Quando entrai vidi che mi aspettava “Ce l’hai fatta?” chiese.
“Si! Tieni!” dissi dandole due lettere; due monete di bronzo e due cubi dalle superfici perfettamente lisce, uno nero e uno rosso. “Queste sono le lettere i vari costrutti, fai molta attenzione a non confonderli. Comunque per prima cosa: queste sono le due persone a cui devi consegnare le lettere” dissi mostrandole un'immagine di Andy e una di Bane. “Lui è Andy: deve ricevere questa lettera, è il mio coinquilino. L’altro è il mio capo: si chiama Bane e dovrai consegnargli quest’altra lettera” le spiegai velocemente.
Inizialmente guardò con curiosità la lettere che avevo preparato, diversa da qualsiasi altra lettera del nostro mondo (le avevo create imitando la carta terrestre, perciò le sembravano strane).
Mi guardò un attimo incerta, mentre prendevo un secondo di pausa dalla spiegazione “Un momento, come farò a sapere dove Saltare? Non so dove andare.” 
“Non preoccuparti, ho pensato anche a questo” la rassicurai, “Le monete di bronzo servono a questo, sono molto semplici da usare: nel momento in cui Salterai tienine stretta una nelle mani, la destinazione verrà immediatamente cambiata a quella che ho stabilito.” Allo stesso tempo le mostrai immagini di casa mia e del palazzo dove si trovava il mio ufficio.
“L’edificio grande che vedi a destra è il mio posto di lavoro: dovrai entrare dalla porta principale e chiedere alla persona alla reception di consegnare questa lettera al sig. Bane al quinto piano. Dopodiché, non appena riuscirai a trovare un posto tranquillo, attiva il costrutto nero concentrandoti su tutto il palazzo. L’effetto è blando, perciò non consumerà molte energie. Quando invece arrivi a casa, dovrai mettere la lettera nella cassetta delle poste” dissi indicandola nell’immagine.
Nonostante sembrasse confusa Dawn annuì quindi mi limitai a continuare la spiegazione. “È meglio se Salti la mattina, dopo la colazione. Andy a quell’ora starà ancora dormendo perciò non dovresti incontrarlo. Dopo aver messo la lettera attiva il costrutto rosso e poi vai via velocemente, non voglio che ti veda. Tutto chiaro?” lei cercò di riflettere un poco sulle informazioni che le avevo fornito in così breve tempo, ma alla fine sorrise
 “Cristallino! Ci penso io, non preoccuparti!”
“Non so proprio cosa farei senza di te. Grazie Dawn!” dissi abbracciandola. “Dai andiamo, sono sicuro che a breve la cena verrà servita.”
Quando entrammo in sala il silenzio calò per poco. Molti nobili si erano accorti della mia entrata e avevano iniziato a mormorare evitando il mio sguardo; forse timorosi di ricevere una punizione simile a quella di Zeno. Li ignorai completamente, e mi diressi verso il tavolo dedicato alla famiglia reale. Non sembrava essere cambiato molto: l’unica differenza era che adesso il posto della regina era vuoto. Anzi no, un’altra differenza c’era: Mikhael era seduto al posto che spetta principe ereditario. Probabilmente lo aveva occupato nel periodo in cui io ero mancato.
Sorrisi nel notare che da quando ero entrato aveva evitato il mio sguardo. A quanto pare ero riuscito a fargli venire abbastanza paura da farlo calmare. Data la sua tensione preferii evitare di infastidirlo ulteriormente; mi sedetti nel lato più esterno del tavolo, facendo sedere Dawn tra di noi. Inizialmente Mikhael sembrava voler dire qualcosa ma preferì tacere. Intanto le conversazioni ripresero;  quando però iniziarono ad arrivare le portate, il frastuono di prima divenne un mormorio, le bocche troppo occupate a masticare. La serata trascorse molto velocemente; per fortuna me sembrava che mio padre non volesse rendere ancora pubblica la notizia del mio matrimonio.
Stanco, e ormai poco abituato a cene del genere, decisi di ritirarmi. Mentre attraversavo la sala notai Dan, nascosto nell’ombra. Nonostante non lo avessi visto al mio arrivo, avevo percepito il suo sguardo addosso per tutta la cena (probabilmente temeva che lanciassi un attacco tale da uccidere chiunque nella sala). Senza che mi facessi scoprire dal resto dei nobili gli feci la linguaccia e uscii sorridendo dalla sala.
Stavo attraversando i numerosi corridoi che portavano alla mia camera, quando percepii qualcuno che mi seguiva. Lo ignorai: non mostrava intenzioni ostili perciò poteva anche guardarmi se proprio voleva. Mentre camminavo cercai di capire chi fosse, ma riuscì a nascondersi abbastanza bene:  pur avvertendo la sua presenza non riuscivo neppure a capire dove fosse. Infine, giunto davanti alla porta della mia camera mi girai, e con voce abbastanza alta esclamai “Va bene, dato che sto per andare a letto preferirei sapere il motivo della tua visita. Non vorrei averti fatto perdere tempo.”
Dall’ombra vicino al muro emerse una figura umana. Mi stupii: ben pochi a palazzo avevano il dono della magia delle Ombre, soprattutto ad un livello tale da potersi nascondere nelle ombre stesse . La vera sorpresa giunse però nel momento in cui notai il volto dell’uomo. Degli occhi neri come il carbone mi scrutavano, incorniciati da un viso affilato e da capelli anch’essi scuri come la notte.
“Cosa vuoi?” chiesi con voce gelida “di tutte le persone mi sorprende che proprio tu mi avvicini, Thomas.”
Il giovane indietreggiò impercettibilmente in reazione al mio tono, temendo forse di essere colpito (decisamente possibile).
“Mi dispiace recarle fastidio mio principe, ma sono stato incaricato dal sovrano suo padre di affiancarla in qualsiasi momento della giornata. Ho deciso di informarla direttamente del mio nuovo compito, così da non causarle sorpresa domani.”
A quelle parole non potei fare altro che scoppiare a ridere “Bè, non posso fare a meno di vedere l’ironia, nel fatto che mio padre abbia scelto proprio te. Ho notato che hai detto ‘in ogni momento’, ma sono sicuro che non vorrai restare troppo in camera mia, visto come sei scappato l’ultima volta. Buonanotte.” Gli sbattei la porta in faccia prima che potesse rispondere. Potei solamente notare la sua espressione quasi triste, e la vecchia cicatrice frutto delle nostre disavventure passate.
Prima di rilassarmi eressi una serie di barriere, così da poter dormire tranquillo da qualunque invasione: non avrei voluto di certo ricevere qualche visita indesiderata durante la notte. Una volta fatto mi lanciai sul letto, e chiudendo gli occhi non potei fare a meno di ripensare al giovane che avevo appena lasciato fuori.

Note dell’autore
1: Ogni guerriero, che abbia dimostrato grande valore o forza durante la battaglia, riceve un titolo come ricompensa. I titoli cambiano a seconda della persona che li riceve
2: Questa particolare funzione dell’artefatto necessita come prima cosa il consenso della persona a cui viene assorbito il mana. Finché non si ottiene è impossibile lanciare l’incantesimo.
3: Un Homo Arcanus esperto nell’analisi delle fluttuazioni del mana. Capace di rintracciare le diverse forme di mana e, se lo ha già analizzato in precedenza, riconoscerne il proprietario.
4: Si tratta di una tecnica di manipolazione del mana di alto livello. Grazie a questa tecnica è possibile manipolare il mana e creare la struttura di un incantesimo senza effettivamente lanciarlo; in seguito essi potranno essere attivati immediatamente. In battaglia essa risulta una tecnica molto utile poiché, in caso di necessità, non c’è bisogno di utilizzare il tempo creando la base per l’incantesimo.
5: Esistono diversi tipi di incantesimi scudo: le più basilari sono quelle che si limitano a proteggere una determinata area. A livelli più alti è possibile creare scudi capaci di muoversi e dunque di seguirti durante i tuoi movimenti. Il livello più alto permette invece la totale manipolazione della forma delle difese: un esempio può essere una barriera la cui forma è perfettamente adattata al corpo dell’incantatore.
6: Nel Piano il mana può essere sommariamente scomposto in otto elementi: Luce, Ombra, Fuoco, Acqua, Terra,  Vento, Tuono, Metallo. Nel momento in cui mana di uno stesso elemento si accumula e raggiunge alti livelli di densità viene creato uno spirito elementale. Esistono otto tipologie di spiriti per otto elementi; all’interno di ogni elemento a sua volta gli spiriti si dividono in caste: maggiore è la potenza dello spirito maggiore sarà il suo grado. Il livello più alto è raggiunto dallo spirito reale dell’elemento. Al momento nel Piano non esiste nessuno che possieda ancora le conoscenze necessarie per lanciare l’incantesimo di evocazione di qualsivoglia spirito reale. Nonostante le evocazioni consumino molto mana, soprattutto ad alti livelli, esse sono molto utili in quanto gli spiriti utilizzano incantesimi molto potenti attingendo alle proprie riserve di energia. Il mana impiegato dall’incantatore viene utilizzato soltanto per mantenere la forma dello spirito.
7: I costrutti sono oggetti che presentano al loro interno particolari reticoli magici: essi permettono di lanciare particolari tipi di incantesimi immettendo mana al loro interno. Vengono generalmente creati inserendo all’interno della forma fisica vera e propria la struttura di un certo incantesimo. Gli artefatti possono essere considerati dei costrutti magici, ma dato il loro alto livello di complessità vengono generalmente considerati una classe a parte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Prologo

 


Capitolo 2

Thomas Walsch… Prima della mia fuga era stato un soldato semplice ma, date le sue attuali capacità, non mi sorprendeva che mio padre lo avesse scelto come una delle mie guardie. Mi era impossibile però non notare l’ironia della situazione: proprio mio padre, omofobo per eccellenza, aveva scelto il mio primo amore per controllarmi giorno e notte.
Era stato con lui che avevo iniziato ad esplorare la mia sessualità; con lui avevo capito le mie, e le sue preferenze. Alla fine però, solo uno di noi era stato in grado di accettarlo. Quando gli chiesi di compiere il grande passo, di perdere la nostra verginità si spaventò: temeva le reazioni delle altre persone, temeva di essere ridicolizzato, e per questo si rifiutò.
Inizialmente non sembrò cambiare nulla tra di noi, i nostri incontri ancora assidui; nonostante ciò qualcosa era diverso: c’era sempre più freddezza tra di noi. Poco tempo dopo però il nostro rapporto si spezzò definitivamente, e come sempre mio padre ne fu la causa.
In quel periodo a palazzo si sentivano sempre più spesso pettegolezzi su di me; alcuni arrivarono all’orecchio di mio padre che decise di verificarli: entrò nelle mie stanze di soppiatto. Fu un disastro. Trovò me e Thomas nudi, avvinghiati sotto le coperte.
Non ci fu neppure il tempo di sorprenderci che il giovane venne scaraventato contro il muro dall’incantesimo di mio padre, costretto in ginocchio ed infine schiaffeggiato. Uno schizzo di sangue imbrattò il muro. Preoccupato controllai il viso di Thomas e notai un grosso taglio vicino al labbro; stavo per intervenire quando la voce di mio padre fendette la stanza, fredda come il ghiaccio.
“Scegli ragazzo, la morte o il servizio come guardia reale. Non c’è altra scelta, se vuoi espiare il tuo peccato.”
Il giovane sembrò pensarci intensamente ed infine con voce flebile rispose:
“Sarò lieto di servirla, Sua Altezza”
“Molto bene, mi aspetto che da domani inizi ad adempiere ai tuoi compiti.”
Si voltò, e senza guardarlo continuò:
“..e ovviamente mi aspetto anche che abbandoni le tue depravazioni."
Inoltre ti è proibito curare magicamente la ferita. Considera la cicatrice una prova della tua lealtà, e un ricordo delle tue colpe .”
Subito dopo uscì. Senza neppure degnarmi di uno sguardo. Come se non esistessi.
Immediatamente tentai di avvicinarmi a Thomas, per vedere come stava, ma con uno schiaffo allontanò la mia mano.
“Questa è tutta colpa tua! Tu e le tue stupide perversioni! Mi hai rovinato la vita. Sei solo un mostro! Dovresti bruciare! Anzi perché non ti uccidi? Faresti un favore al mondo!”
Dopo avermi urlato in faccia si alzò e scappò dalla mia camera, senza voltarsi. Io rimasi lì, troppo sconvolto per pensare  a quanto era successo.
Da quel giorno non riuscii più a fidarmi completamente di qualcuno; soprattutto se quel qualcuno era un uomo. Diventai sempre più promiscuo, avvicinai ogni giovane che attirava la mia attenzione senza preoccuparmi realmente di chi fosse. Cercavo di perdere me stesso nel piacere della carne.
Fu proprio in occasione di uno di questi incontri (uno dei cuochi se non sbaglio) che venni scoperto da mio fratello: venuto a cercarmi per un incontro con chissà quale nobile, mi aveva trovato impegnato in ben altre attività. In breve tempo la notizia si diffuse in tutto il castello. Ciò che prima era stato un sospetto adesso era diventato certezza; neppure mio padre sarebbe stato in grado di nascondere il tutto.
Dopo vi fu solo l’inferno: addestramenti terribili, ancor più duri di quelli a cui ero stato sottoposto in precedenza. Fui costretto a combattere battaglie su battaglie; a sedare ribellioni; a uccidere uomini. Tutto a causa del mio potere e della delusione di mio padre che, non volendo più vedere un figlio come me, mi spediva in ogni angolo del mondo.
Gli anni passarono, e decisi di porre fine a quel circolo di sangue e lotte: progettai la mia fuga sulla Terra. Alla fine posso tranquillamente affermare che ogni sofferenza della mia vita può essere ricondotta a Thomas. Qualcosa che non gli avrei mai perdonato, e per la quale avrebbe quasi sicuramente pagato.

Con pensieri oscuri, decisi di andarmene a letto, conscio che l’indomani sarebbe stata una giornata impegnativa.
Al mattino mi alzai presto, ma decisi di rimanere in camera: avevo molto da preparare quindi non sarei uscito fino al ritorno di Dawn. I miei progetti vennero però interrotti da qualcuno che bussava alla mia camera.
Con un gesto infastidito aprii la porta, chiedendomi chi fosse ad un’ora del genere. La mia sor
 fu grande nel vedere Dan sulla soglia.
“Da quando il cavaliere del re viene mandato a compiere faccende dalla mattina presto?” chiesi sorridendo.
“Mio principe, mi dispiace infastidirla a quest’ora, ma il re mi ha chiesto di andare a chiamarla.”
A quelle parole mi agitai lievemente, temendo che avesse scoperto la missione che avevo affidato a Dawn. Decisi comunque di seguirlo, senza far trasparire niente, cercando altri possibili motivi per questa chiamata. Arrivati allo studio tirai un sospiro di sollievo tra me e me, nel notare chi c’era: insieme al re erano presenti sia Thomas che un altro cavaliere, un giovane dalla pelle d’ebano.
Finalmente capii il perché di quella chiamata: erano state scelte le mie guardie e voleva presentarmele, così che potessero iniziare a seguirmi.
Mio padre prese immediatamente la parola: “Laon, ti presento le tue guardie Thomas Walsch e Julius Myers; da questo momento saranno sempre in tua compagnia, senza mai perderti d’occhio. Voglio ricordarti che ti è proibito abbandonare il castello; questo comprende qualsiasi forma di magia spirituale1. Nel caso in cui venga scoperto a compiere qualsiasi tentativo di fuga, hanno il permesso di usare la forza per fermarti.”
Dopo questa breve spiegazione mi fissò sorridendo, quasi a chiedermi se fossi in disaccordo con le sue disposizioni, e nel caso in cui lo fossi, di lamentarmi. Non potei trattenermi dal fare un po’ di ironia, per dimostrare la mia protesta.
“Non che per me sia un problema, anzi tutt’altro. Ma dovranno anche dormire insieme a me?” chiesi lanciando uno sguardo di valutazione con un sorriso alle due guardie. Thomas non batté ciglio, ma vidi Julius arrossire violentemente a queste parole.
Interessante, pensai, sembra che questa compagnia sarà divertente dopo tutto. Mio padre non sembrò molto divertito dalle mie parole ma si limitò a replicare con voce infastidita:
“Non preoccuparti. Durante la notte potrai stare tranquillo nella tua camera. Ma una guardia resterà fuori; per poterti accompagnare, nel caso in cui tu decida di fare una passeggiata notturna.”
“Ummm peccato. Sarebbe stato divertente.” Dissi fingendomi intristito. “Hai bisogno di qualcos’altro? Vorrei andare a mangiare adesso.”
“No. Puoi andare.” 
“Perfetto! Andiamo ragazzi, sto morendo di fame!” li incitai sorridendo. Non appena uscii dallo studio però ignorai completamente i due giovani dietro di me e mi diressi verso la sala. In parte per mangiare, in parte per scoprire se Dawn fosse già partita.
Entrato lanciai un rapido sguardo intorno, cercando di non farmi notare. Una volta resomi conto dell’assenza di Dawn mi diressi con tranquillità verso la tavola. Mi accorsi che oramai gli abitanti del castello si stavano riabituando alla mia presenza: in pochi avevano seguito la mia entrata, più che altro incuriositi dalla presenza delle guardie.
Decisi di sedermi nuovamente sul lato esterno della tavola, ma stranamente notai che il posto era stato occupato da Mikhael.
Guardai perplesso mio fratello, fino a che Thomas, avvicinandosi, non mormorò: “Principe, il re oggi desidera che sieda al suo fianco.”
Quelle parole mi preoccuparono: già da prima della mia fuga era sempre stata mia abitudine stare lontano da quel posto; le uniche volte in cui mio padre aveva fatto pretese del genere era stato quando aveva dovuto dare annunci importanti.
Subito dopo feci i collegamenti necessari e, rassegnato all’inevitabile, mi diressi verso il posto accanto al re. Iniziai a mangiare ignorando completamente sia la presenza gelida accanto a me, sia le due guardie alle mie spalle. Alla fine fu lui a rivolgermi la parola.
“Dov’è tua sorella?”
“Non mi sembra che stia sempre insieme a me. Non saprei, magari si è trovata un ragazzo.”
“Molto divertente. Pazienza, dovrò fare l’annuncio senza di lei.”
“Cosa hai intenzione di fare?” chiesi, incapace di resistere.
Sorridendo gelidamente rispose “Lo scoprirai molto presto.”
Subito dopo si alzò in piedi, causando un immediato silenzio in tutta la sala: il fatto che il re si fosse alzato così presto e la presenza di Laon al suo fianco poteva significare soltanto un annuncio di enorme importanza.
“Signori, mi dispiace interrompere il vostro pasto, ma devo darvi una lieta notizia” disse aumentando magicamente il volume della sua voce. Passarono alcuni secondi, l’attesa sempre più forte, ottenendo così  completa attenzione da tutti.
Quando fu soddisfatto annunciò: “Sono lieto di comunicarvi che il principe Laon appena ritornato dal suo viaggio di studio sulle rovine…”
Sarebbe questa la scusa per coprire la mia fuga? Bella pensata papà, pensai con una smorfia.
“…ha deciso di restare definitivamente a castello, accettando la sua carica di principe ereditario e con essa la proposta di matrimonio della giovane Fianna, figlia del duca di Idriss.”
Seguì un secondo di stupore, la consapevolezza delle mie preferenze nell’aria. Subito dopo esplose un forte applauso, segno delle loro congratulazioni. Il re alzò le mani chiedendo nuovamente silenzio, cosa che ottenne immediatamente
“Fra pochi giorni verrà annunciato ufficialmente il loro fidanzamento con una festa qui a palazzo. Spero che tutti voi possiate partecipare e gioire del lieto evento.” Detto questo tornò a sedere, godendo delle reazioni dei presenti.
In contrasto con la sala, colma di finti sorrisi, dentro di me la rabbia ribolliva. Dannazione, si è mosso in fretta. Pensavo di avere più tempo prima dell’annuncio. Spero soltanto che Dawn ce l’abbia fatta.
Per il resto della colazione non potei fare altro che stare seduto, mentre un’ interminabile fila di nobili continuava a passarmi davanti per congratularsi con me.
Una volta finito mi diressi verso l’uscita ignorando le mani allungate verso di me, desideroso di incontrare la mamma. Nonostante sentissi la loro presenza dietro di me, continuai ad ignorare le due guardie, troppo preso dai miei pensieri per dar loro attenzione.
Nella strada verso gli appartamenti reali fui bloccato da numerose persone che si congratularono con me, sperando sicuramente di ricavarne una buona impressione dal futuro re. Mi limitai alle minime formalità e per il resto li ignorai; avevo ben altro a cui pensare.
Giunto davanti alla porta della camera, diedi uno sguardo veloce ai due e senza tante cerimonie li informai
“Voi restate fuori.”
Thomas non sembrò affatto sorpreso dalla mia decisione e non disse niente; al contrario la seconda guardia aprì la bocca pronto a ribattere. Immediatamente cadde per terra, incapace di resistere il flusso di mana che gli avevo lanciato contro.
“Ho detto che voi resterete qui”
“Come desidera mio principe” rispose Julius non appena riuscì a riprendere fiato. Senza voltarmi una seconda volta entrai in camera, buia come l’ultima volta che l’avevo visitata.
“Laon, avvicinati” la voce della donna riempì la stanza non appena chiusi la porta. “Sai, non dovresti trattare in questo modo le persone, non sempre riuscirai a farti ubbidire con la forza o la paura” continuò mentre mi avvicinavo al letto.
Io scherzosamente risposi “Se non sbaglio voi eravate molto più severa di me con chiunque vi fosse contrario, madre.”
A queste parole la mamma non poté fare a meno di sorridere “Vero, ma ciò non significa che avessi ragione.” Mi misi a ridere pensando che dopo tutto madre e figlio non erano poi tanto diversi. Subito dopo però, il sorriso sparì dal mio volto
“Immagino che tu sappia le ultime novità” non tentai neppure di nascondere i fatti, sarebbe stato inutile. La mamma sembrava sempre sapere tutto ciò che succedeva intorno a lei. Dubitavo che, anche se bloccata a letto, non sapesse della decisione di mio padre.
“Sì, mi hanno detto che presto avrò una nuora a quanto pare; sai, avrei preferito un affascinante genero.”
“Beh posso dire con certezza di approvare la tua scelta, mamma. A quanto pare però, non sono così importante da poter decidere chi sposerò.”
La donna sospirò “Temo che tuo padre si sia fatto prendere la mano. Ha paura che scapperai ancora una volta, se non avrai niente che ti tenga legato al palazzo; ha sempre voluto che fossi tu ad ereditare il trono. Nonostante tuo fratello sia abbastanza potente per la sua età, avere un re del tuo livello assicurerebbe al regno una posizione dominante rispetto a tutte le altre nazioni.”
“Questo lo so anche io! Non avrei avuto nessun problema a succedergli se fosse stato solo questo. Ciò che non sopporto è il modo in cui cerca di impormi le sue decisioni: è soffocante! È come se io non contassi niente come persona”
“Sai bene che non è vero. Tuo padre ha sempre fatto l’errore di considerare il potere una sicurezza assoluta. Crede che se riuscirai a raggiungere il tuo pieno potenziale come stregone e come re, non soltanto tu, ma anche tutta la nostra famiglia non dovrà mai temere nulla. È proprio per questo che con te è sempre stato duro. Temo che la sua rabbia per la scelta dei tuoi compagni sia dovuta a questo: aveva paura che saresti stato denigrato, e che la tua posizione ne fosse risultata instabile!”
“Sarà” dissi con voce fortemente dubbiosa.
Non avevo mai visto il problema da questo punto di vista, ma continuavo ad avere seri dubbi sul fatto che le ripetute violenze di mio padre fossero dettate dalla preoccupazione.
“Comunque parliamo d’altro. Cosa hai fatto di bello ieri?” chiese la donna con voce allegra.
“Mah niente di che, ho girato un poco il castello insieme a Dawn. Per riprendere familiarità con la zona, sai. Sarebbe abbastanza imbarazzante dover chiedere aiuto perché ci si è persi in casa propria, non ti pare?” dissi con finta voce allegra. Mi dispiaceva mentire alla mamma, ma non potevo certo permettere che sapesse le mie reali intenzioni. Sapevo che avrebbe completamente disapprovato, e a seconda dei casi avrebbe persino rivelato tutto al re. Non potevo permetterlo, quindi continuai con la mia farsa.
“Umm dimmi, creare un costrutto nascosto dietro una delle tue barriere più potenti fa parte del tuo giro turistico?” chiese lei disinvolta.
Mi raggelai. Certo, sapevo che nonostante avessi creato una forte difesa intorno alla mia camera, qualcuno sarebbe stato in grado di percepirmi usare i miei poteri; ma sicuramente non credevo che quel qualcuno sarebbe stato mia madre, date le sue condizioni. Mi sorprendeva ancora di più il fatto che avesse riconosciuto il tipo di incantesimo. Ancora una volta non potevo che inchinarmi di fronte alle sue abilità.
“Beh non posso che dichiararmi sconfitto! Con questo sono abbastanza sicuro che non sarò mai in grado di superarti” dissi con voce arrendevole.
“In realtà anche per me è stato molto difficile. Però i miei poteri percettivi sono stati i primi a svilupparsi, dunque sono quelli più potenti. Ma devo ammettere che anche tu sei migliorato parecchio! Prima non eri in grado di creare barriere simili. Se fosse stato qualche anno fa, sarei stata anche in grado di capire quale costrutto stessi creando. Mi sorprendi ogni giorno di più figlio.”
“Di certo non posso permettere di farmi superare in tutto dalla mia vecchia madre, non credi.”
“Ah! Temo proprio che ti dovrò prendere a sculaccioni, impertinente! Chiamare la tua stessa madre, vecchia!” Notai che aveva immediatamente abbandonato l’argomento. Nonostante avesse percepito il mio potere, non voleva sapere cosa avessi cercato di fare. Era un bene; volevo risparmiarle altre bugie. Passammo ancora del tempo chiacchierando di cose poco importanti. Ad un certo punto fummo interrotti da un bussare alla porta. “Avanti” disse immediatamente mia madre.
La porta si aprì e sulla soglia apparve Dawn in compagnia di Mikhael. “Possiamo madre?”
“Ma certo tesoro, entrate. Era da molto tempo che non avevo tutti e tre i miei figli di fronte” disse lei con un sorriso luminoso.
Notai che Mikhael continuava ad evitare il mio sguardo, ma sembrava più sicuro di sé. Sapeva che non avrei mai fatto niente di violento di fronte alla mamma. Mi limitai a lanciargli un sorriso. Concentrai invece la mia attenzione su Dawn curioso di sapere se avesse fatto ciò che le avevo chiesto.
“Ehi sorellina, ti aspettavo a colazione, dov’eri finita?”
“Mi dispiace, ero andata a fare un giro nel parco con un amica e ho perso la cognizione del tempo. Spero che non sia successo niente di importante mentre ero via.”
“Nah, soltanto la notizia del mio matrimonio e la mia ascesa al trono. Niente di più.”
“Scusa?” rispose lei a bocca aperta.
 “Ebbene sì! Sorellina, stai per avere una cognata! La cara Fianna, figlia del duca Idriss.” Dawn continuava a rimanere a bocca aperta senza sapere cosa dire, ma del resto ci pensò Mikhael a parlare.
“Sei fortunato fratello, dicono che sia di una rara bellezza” esclamò con un sorriso sprezzante, cercando di darmi fastidio, approfittando della presenza della madre come difesa dalla mia rabbia. Io imperturbabile risposi:
 “Beh devo dire che preferirei sposare il fratello. A quanto ricordo anche lui non era niente male.” La mamma scoppiò a ridere mentre Mikhael si limitò a diventare livido dalla rabbia.
“Prima o poi verrai maledetto per le tue malsane preferenze!”
“Mikhael” una sola parola bastò per bloccare immediatamente il giovane. Nonostante la malattia, la voce ferrea della regina aveva ancora molta della sua forza ed era stata sufficiente a far arretrare il figlio. “Non voglio sentire mai più parole del genere chiaro? Siete fratelli e dovreste volervi bene. Non mi sembra di averti cresciuto in questo modo. D’ora in poi fai attenzione a come parli, sono stata chiara?”
“Mi dispiace mamma, non succederà più” rispose immediatamente Mikhael. Alla vista del giovane che si scusava come un bambino piccolo, colto a fare la marachella, non potei fare a meno di sorridere.
“Tu vedi di non ridacchiare troppo! Cerca di stare attento a come ti comporti e non fare troppi danni mentre non ti controllo. Capito?” Io subito assunsi un’espressione angelica.
“Certo mamma, non preoccuparti. Ora però se vuoi scusarmi devo andare; non vorrei far aspettare il mio picchetto d’onore.” dissi ironicamente. La donna sembrò un poco rattristata da quelle parole ma immediatamente l’espressione triste sparì. Si limitò a sorridermi e salutarmi mentre me ne andavo.
Uscito dalla camera fissai con sguardo annoiato le due persone di fronte a me.
“Bene signori, vogliamo andare?”
I due non diedero segno di aver colto l’ironia nella mia voce e si limitarono a fissarmi con sguardo vacuo.
Uff, peccato, speravo in una reazione migliore da parte di Julius. Temo che dovrò stuzzicarlo un pochino per riuscire ad avere un po’ di divertimento.
Lanciai un sorriso lascivo al giovane, avvicinandomi molto lentamente. Allungai la mano quasi sfiorandolo sul viso e dissi:
“Sai dovresti evitare di essere sempre così rigido. Non riusciresti a fare felice una persona... Beh certo. Dipende anche dalla situazione. In certi momenti la rigidità non è un male.”
A queste parole Julius arrossì immediatamente. Bingo, decisamente ci sarà da divertirsi con lui. Mi allontanai ridacchiando, senza degnare di uno sguardo Thomas, che sembrava aver perso in parte la sua maschera di imperturbabilità, assumendo un espressione infastidita.
Decisi di dirigermi verso il giardino, avevo bisogno di fare una passeggiata e non ne potevo più di stare rinchiuso tra mura di pietra. Nonostante stessi cercando un po’ di pace, quest’ultima però sembrava decisa ad evitarmi: in ogni angolo sembrava che vi fosse appostata una persona, pronta a farmi le sue congratulazioni. Nonostante il periodo passato insieme alla mamma mi avesse fatto dimenticare in parte i problemi che mi aspettavano all’esterno, le varie sanguisughe che infestavano il palazzo erano riuscite a farmele ricordare perfettamente.
Fumante di rabbia decisi di ritornarmene in camera. Decisamente non avevo bisogno di incontrare altra gente, Avrei preferito mille volte fare conversazione con il muro. Cambiai direzione avvicinandomi ai quartieri reali quando sentii la voce di Dawn dietro di me. Mi fermai immediatamente, voltandomi per vedere dove fosse; ma la vista del corridoio mi veniva bloccata dalle due ombre muscolose che avevo sempre alle spalle.
“Vi dispiacerebbe spostarvi, oppure mi è proibito guardare mia sorella?” subito i due si fecero da parte, ma probabilmente non gli sfuggì “Idioti” che mormorai mentre si spostavano.
Vidi subito che Dawn era visibilmente eccitata. Probabilmente si era divertita parecchio: raramente le persone del nostro piano scendevano sulla Terra e, anche in quel caso, evitavano i centri troppo affollati. Conoscendo mia sorella ero abbastanza sicuro che avesse deciso di farsi un giro per le vie principali, così da vedere tutto il possibile prima di essere costretta a ritornare.  Dopo che le avevo spiegato brevemente dei negozi di vestiti e averle dato i contanti che mi erano rimasti, non sarei rimasto sorpreso se avessi trovato dei nuovi acquisti in camera sua.  
Per la prima volta detti attenzione a come era vestita. Da quando ero tornato non vi avevo badato molto, perciò decisi di lanciarle uno sguardo. Come al solito non indossava vestiti troppo elaborati, come me non apprezzava particolarmente la moda di corte. Oggi si era limitata ad un vestito color ghiaccio, con rifiniture e bottoni dorati, la gonna era così lunga che una parte strisciava per terra come uno strascico. Le maniche invece le coprivano completamente le braccia e parte delle mani; probabilmente l’elemento che attirava maggiormente l’attenzione era l’ampia scollatura, una visione decisamente appetitosa per chiunque fosse interessato.  Quello che però mi sorprese di più, fu notare una tiara sulla sua fronte. Era molto semplice: il sostegno color perla reggeva al suo centro un opale di un intenso colore blu con venature più chiare.
“Ehi, quello non lo avevo mai visto, quando l’hai preso?”
“Oh questa dici? Me l’ha regalata un conte pensando di riuscire a fare colpo. Effettivamente è molta bella, però non è riuscita nel suo intento. Lui era orribile! Senza contare che era un uomo incredibilmente viscido. Infatti ho cercato di togliermelo di dosso il prima possibile” disse lei senza dare molta importanza al racconto.
“Ma parliamo di te! Vedo che anche tu hai qualcosa di nuovo, i due cagnolini chi te li ha regalati?” disse con tono aspro e indicando con un gesto della testa i due uomini affiancati al muro.
“Oh beh, papà era preoccupato per la mia salute quindi ha deciso di affiancarmi delle guardie. Non sia mai che qualcuno cerchi di farmi del male!” risposi io ironicamente, ancora irritato.
“Sono sicura che faranno un ottimo lavoro, non preoccuparti. Il tuo corpo sarà perfettamente al sicuro. Vero Thomas?” ribatté la principessa parlando al soldato. Da quando Dawn aveva scoperto ciò che era successo in passato tra noi due, non aveva mai perdonato a Thomas le sue azioni, e approfittava di ogni momento per ridicolizzarlo e rinfacciargli la sua scelta.
“Non si preoccupi principessa, suo fratello sarà al sicuro con noi” rispose lui imperturbabile.
“Sono sicura che sarà così. Comunque Laon devi assolutamente venire con me. Ho delle cose da farti vedere” mi disse lei riprendendo quella vena di eccitazione che aveva dimostrato poco prima.
“Perfetto! Stavo pensando di tornare in camera mia per distrarmi, ma almeno avrò qualcuno con cui chiacchierare.”
“Ah, per il fatto che ti sposi? Beh è un peccato! In effetti, avrei preferito un cognato affascinante, con un po’ di muscoli, non un'altra signorina della buona società.” Iniziammo ad incamminarci, mentre io neppure preoccupandomi di rispondere alla sua battuta, rimuginavo infastidito sull’intera situazione.
Il viaggio verso la camera di Dawn fu ancora più noioso: adesso le persone non si limitavano a congratularsi con me, ma lo facevano anche con Dawn, raddoppiando la perdita di tempo. Notai inoltre che molto spesso prima di allontanarsi lanciavano occhiate a Julius e Thomas, chiedendosi come mai fossero al mio guinzaglio. Sentii alcuni mormorare tra loro ma non riuscii a distinguerne le parole, né mi interessava particolarmente farlo.
Dawn, vedendomi sempre più nervoso propose di accelerare il passo. Chiunque tentasse di fermarci veniva sistematicamente fermato prima che potesse parlare, con la scusa di un appuntamento inderogabile. In questo modo riuscimmo finalmente a raggiungere la tanto agognata meta.  
Entrai immediatamente senza degnare di uno sguardo alle mie spalle, ben sapendo cosa avrebbero tentato di fare ma conoscendo Dawn. La giovane infatti si mosse subito sbarrando la strada alle due guardie.
“Non mi sembra di avervi invitato ad entrare, non mi piace che animali entrino in camera mia; potrebbero sporcarmi i tappeti. Voi state fuori.” I due rimasero sorpresi ma, ricordandosi dell’esperienza precedente davanti alla porta della camera della mamma, preferirono non insistere.
Finalmente potei rilassarmi: la camera di Dawn era stata fin da piccoli il mio rifugio, migliore ancora della mia. Qui avrei sempre trovato mia sorellina, pronta ad ascoltare i miei problemi o a crearne qualcuno. Lei sembrava piena di energia e saltava da un parte all’altra con un sorriso enorme stampato sulla faccia.
“Devo assolutamente farti vedere quello che ho comprato! La Terra è fantastica, ci sono un sacco di vestiti e accessori interessanti! Molto meglio di quelle stupide cose che mi fanno mettere ogni volta che c’è una cerimonia.”
“Dawn aspetta un attimo. Prima ti devo chiedere una cosa: sei riuscita ad attivare i costrutti?”
Al che lei con il broncio disse: “Noioso… e va bene i vestiti li lasciamo per dopo. Comunque sì, sono riuscita ad attivarli entrambi. Pensavo che il secondo, dato che dovevo lanciarlo su più persone, sarebbe stato il più difficile, invece quello che mi  ha dato più difficoltà è stato quello sul tuo amico. A proposito ci ho parlato” disse lei con leggerezza.
“Che cosa? Hai parlato con Andy? Perché?”
“Beh mi ha visto fuori di casa che stavo mettendo la lettera, quindi è uscito correndo gridando di aspettare un attimo. All’inizio mi sono un po’ preoccupata, infatti stavo per andarmene. Però appena mi si è avvicinato mi ha chiesto se fossi una tua parente. Mi ha preso alla sprovvista quindi gli ho detto che ero tua sorella. Lui ha iniziato subito a tempestarmi di domande e mi ha fatto entrare… tra l’altro mi ha offerto una tazza di cioccolata con una cosa fantastica, penso che l’abbia chiamata panna montata. Mi devi spiegare come si fa appena hai tempo” continuò lei divagando.
Io un po’ preoccupato cercai di attirare la sua attenzione “Senti, ma che cosa gli hai detto?”
“Ah, beh di certo non potevo dirgli la verità, ti pare? Gli ho solo spiegato che la mamma sta molto male e che per questo sei dovuto partire immediatamente; che non puoi tornare perché devi occuparti degli affari di famiglia e che ti dispiace molto. Poi ho poggiato la lettera sul tavolo, gli ho spiegato che avevo degli impegni urgenti e me ne sono andata. All’inizio sembrava che mi avrebbe lasciato andare, però poi mi ha bloccato chiedendomi se avessi dei piani per il resto della giornata.”
“Ti prego dimmi che gli hai semplicemente risposto di sì” dissi io chiudendo gli occhi.
“Beh in realtà ho pensato di farlo, poi però mi ha proposto di fare un giro in centro, e dato che l’avrei fatto comunque da sola ho preferito avere compagnia.” Disse lei frivola. “Comunque puoi stare tranquillo mi sono limitata a farmi accompagnare in giro per negozi. Quando ho finito i soldi che mi avevi dato, gli ho detto che dovevo incontrare una persona, l’ho ringraziato per la compagnia e l’ho salutato. Al che prima che lo perdessi di vista ho attivato il costrutto, ho cercato un posto tranquillo e ho Saltato.”  
Dopo la spiegazione tirai un sospiro di sollievo, non avevo previsto che Dawn passasse del tempo con Andy, ma fortunatamente aveva deciso di farlo prima di attivare il costrutto; in caso contrario la situazione si sarebbe complicata parecchio.
Finalmente più tranquillo dissi indirizzandole un sorriso  “E allora, questi vestiti? Su, vediamo i grandi acquisti che hai fatto. La prossima volta ti porterò a vedere i negozi migliori, vedrai che ci divertiremo un sacco.”
Le si illuminò subito il volto a sentire quelle parole: “Davvero? Adesso che l’hai detto non osare tirarti indietro! mi ci devi portare assolutamente!”
Io le sorrisi di rimando ma tra me e me iniziai a riflettere su quanto alte fossero le mie possibilità di riuscire a vederla di nuovo dopo quello che avevo in mente di fare.
Nonostante le mie preoccupazioni il pomeriggio passò molto velocemente, tra una risata e l’altra Dawn fece una sorta di sfilata di moda per farmi vedere tutti i suoi nuovi acquisti. Dopo un po’ iniziai a chiedermi come avesse fatto a comprare tutte quelle cose con i soldi che le avevo dato; certo non erano pochi, ma non sarebbero sicuramente stati sufficienti ad acquistare tutto quello che avevo visto.
Incuriosito le chiesi: “Dawn ma sei sicura che i soldi ti siano bastati per tutte queste cose?” lei inizialmente arrossì alla domanda, poi con riluttanza rispose.
“Beh effettivamente a un certo punto li avevo quasi finiti; ma c’erano ancora molte cose carine da prendere, quindi ho fatto un piccolo incantesimo alla signora al banco; per farle credere che avevo pagato anche il resto.” Immediatamente chinò la testa vergognandosi.
Io per niente preoccupato (il mio primo periodo sulla Terra mi era capitato di dover ricorrere a questo trucco per comprare alcune cose) le dissi:
“Non preoccuparti, l’importante è che Andy non si sia accorto di nulla.”
La giovane sorpresa dalla mancanza di rimproveri si riprese immediatamente e disse “Stai tranquillo mi sono accertata che fosse distratto da qualcos’altro quando ho lanciato l’incantesimo. E dopo gli ho detto che dovevo andare, quindi è tutto a posto.”
Continuammo a chiacchierare della Terra per un po’ di tempo, finché non sentimmo bussare alla porta. Immediatamente Dawn si alzò.
“Si?” la risposta non tardò ad arrivare, soffocata dalla porta chiusa.
“Il re mi ha chiesto di avvisarvi che il pranzo verrà servito a breve. Desidera che siate entrambi presenti, Altezza.”
“Molto bene, arriveremo a breve” rispose lei iniziando a recuperare i diversi vestiti che aveva lasciato in giro.
“Andiamo aiutami a nasconderli! Non vorrei che la domestica li trovasse e raccontasse in giro di questi vestiti strani. Qualcuno potrebbe iniziare a sospettarne la provenienza e sarebbe un problema.” Io mi limitai ad annuire, e insieme riuscimmo a ripulire il tutto molto velocemente.  
Mentre Dawn era distratta nel raccoglierli io misi furtivamente un anello all’indice destro. Si trattava di anello grigio con una linea rossa al centro.
Ci siamo quasi, ormai manca poco.

Note dell’autore
1: Si tratta di un tipo di magia che permette alla mente di abbandonare i confini del corpo e di viaggiare ma con delle limitazioni. Purtroppo non è possibile viaggiare ovunque. la mente deve avere un punto di aggancio verso il quale dirigersi: è dunque possibile soltanto raggiungere persone con le quali si è stati a contatto abbastanza a lungo da conoscere le caratteristiche delle loro menti. Maggiore è il poter dell’incantatore, maggiore sarà la distanza percorribile.



A detectiveknight!! *Solleva il calice* Che quasi sicuramente stanotte sognerò mentre mi rincorre con una virgola gigante!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Prologo

 


Capitolo 3

Finito di mettere in ordine uscimmo dalla camera.
Rimasi sorpreso nel constatare che era rimasto soltanto Julius.
“Dov’è Thomas?” chiesi, approfittandone per iniziare una conversazione, più che per curiosità.
L’atmosfera del palazzo mi stava facendo diventare sempre più nervoso: avevo bisogno di una distrazione, e la giovane guardia sembrava perfetta per questo compito. Senza aspettare la risposta gli feci un’altra domanda:
“Dimmi Julius da quanto tempo sei una guardia reale?” chiesi sorridendo.
Il giovane rimase spiazzato dal mio atteggiamento (dopo l’attacco di stamattina, probabilmente non si aspettava un simile trattamento).
“Da un anno mio principe” disse lui con voce incerta.
“Bè con il tuo livello di potere, dubito sia stato difficile riuscirci. Dimmi, appartieni a una delle sezioni elementaliste?”1 Chiesi io sicuro della risposta: fin dalla prima volta che l’avevo visto, ero stato in grado di capire la sua affinità all’elemento terra. Probabilmente, non era ancora in grado di mascherarla a dovere, ma era potente.
“Sì altezza, appartengo alla sezione dell’elemento Terra” disse lui con espressione sorpresa.
“Capisco. Non mi sorprende allora, che mio padre ti abbia dato un incarico tanto importante.” Risposi io con un sorriso abbagliante. Julius arrossì violentemente a quelle parole; tra me e me risi. Non dev’essere abituato a ricevere complimenti dagli uomini. Davvero troppo facile.
Per il resto del tragitto, mi limitai a lanciargli ogni tanto degli sguardi di sbieco; facendo in modo che se ne accorgesse ogni volta. Inoltre, notai che ogni volta arrossiva nello scoprirmi. Dietro di me, Dawn si godeva lo spettacolo; scuotendo la testa, divertita dalla goffaggine della guardia.
Arrivammo in breve tempo alla sala gremita. La notizia del mio matrimonio, ormai diffusa, aveva attirato numerose famiglie nobili, decise a porgere i loro omaggi.
Dannate sanguisughe! Appena credono di potersi dimostrare solidali, si presentano subito a palazzo. Spero solo che non mi diano troppo fastidio.
Al nostro arrivo tutti si voltarono verso la porta, come degli automi. Allo stesso tempo, comparve un sorriso falso sul viso di ognuno di loro, come se avessero un interruttore per cambiare le espressioni del volto. Nonostante molti fossero perplessi per la presenza della guardia al mio fianco, non mostrarono nulla. A corte la mancanza di informazioni veniva considerata una terribile debolezza: più segreti conoscevi, più avevi la possibilità di migliorare la tua posizione.
Mentre mi avvicinavo al tavolo, mi limitai a mantenere un’espressione neutra. Speravo che questo li tenesse a bada, almeno fino alla fine del pranzo. Purtroppo non riuscii nel mio proposito.
“Principe, da quanto tempo. Sembra passata un’eternità, dall’ultima volta che ci siamo incontrati.”
Nel sentire quella voce smielata, non seppi se essere felice o se infastidito. Per il momento decisi di ignorare entrambe le emozioni, sicuro che, col tempo, la seconda avrebbe preso il sopravvento.
“Marchesa Dahl, che piacere rivederla. Sì, è sicuramente passato molto tempo nostro ultimo incontro. Come va?”
Dissi io con un tono di voce piatto, quasi infastidito. Lei imperturbabile rispose:
 “O principe, le ho già spiegato: non c’è bisogno di tutte queste formalità tra noi, può chiamarmi Kalea. Comunque sto molto bene grazie. E mi dica, come sono andate le sue ricerche? Il re ha detto che ha passato gli ultimi anni a studiare le rovine! Ha fatto qualche scoperta interessante?”
A quelle parole, fui quasi tentato di far saltare la copertura di mio padre. Dopotutto, rovinargli i piani sarebbe stato divertente. Ma decisi di evitare: non potevo mettere in pericolo Andy proprio adesso; avrei dovuto aspettare il momento opportuno.
“Molto bene grazie. Se vuole, dopo pranzo ne potremo parlare più approfonditamente. Ma vi prego di scusarmi, sto morendo di fame.”
Dissi io con un sorriso affabile. Lei, un poco insoddisfatta dalla mancanza di informazioni nelle mie parole, si limitò a rispondere:
“Ma certo! Anzi, mi scuso per averla fermata.”
Finalmente libero, potei dirigermi verso il tavolo Dawn ormai si era già seduta: probabilmente era sgattaiolata via quando la donna mi aveva fermato. Intanto, riflettei sul primo incontro con la nobile.

Il mio rapporto con la marchesa, anzi con Kalea, risaliva a parecchi anni prima. Al tempo ero ancora diciassettenne, se non ricordo male. L’addestramento violento a cui ero stato sottoposto era finito da poco, e ormai, venivo sistematicamente fatto combattere sul campo, generalmente in battaglie di larga scala.
Quella volta però era stato diverso: mi era stato chiesto di compiere una missione in incognito, all’interno della nostra stessa base. Avrei dovuto cercare un presunto traditore. Non avendo ancora dimestichezza con sotterfugi e intrighi, cercai una persona fidata che mi fornisse informazioni sicure, dietro consiglio del re.
A palazzo, avevo sentito molte chiacchere riguardo la marchesa: una donna amante dei pettegolezzi, quanto del buon cibo. Decisi di rivolgermi a lei, pensando che almeno, mi avrebbe dato un’idea del genere di persone a cui avrei dovuto rivolgermi. Rimasi non poco sorpreso.
Il nostro primo incontro, si svolse nella sua villetta di campagna. Ovviamente avevo cercato di compiere tutto nella maggiore segretezza possibile, ma fu invano: la donna, riuscita a scoprire del mio arrivo, aveva fatto preparare tè e dolci per l’occasione. Ricordo ancora la sua espressione divertita, nel vedermi a bocca aperta, avermi accolto con un grande sorriso.
Effettivamente, ero rimasto sorpreso nel vederla all’entrata della sua villa. Ma, fu con la sua scelta dei vestiti, che rimasi definitivamente sconvolto: portava uno sgargiante abito magenta dalla gonna vaporosa, che copriva malamente le sue ampie curve. Accompagnato da un cappello azzurro cielo con piume variopinte, era probabilmente la peggiore accozzaglia di vestiti che avessi mai visto. Inoltre, non si poteva certo dire che i gioielli migliorassero il tutto: alla mano sinistra portava un enorme anello di rubino, il cui colore era talmente forte da farlo sembrare una ferita aperta; accompagnato da diversi anelli più piccoli nelle altre dita. Al collo invece, portava una grande gemma, più simile ad un uovo di quaglia che ad una pietra preziosa, visto il colore smorto.
Decisi comunque di tacere: sarebbe stato scortese sottolineare il poco gusto in fatto di vestiti, in qualsiasi occasione, ma farlo quando si cerca aiuto dalla persona criticata, sarebbe stata pura stupidità. Inoltre nel guardare il viso, notai come i suoi occhi grigi mostrassero un intelligenza acuta. Il suo sorrisetto inoltre mi fece capire che la donna, era ben consapevole di quello che stavo pensando.
“Salve principe, la stavo aspettando. Quando ho saputo che sarebbe venuto, ho fatto preparare alcuni stuzzichini” disse la donna invitandomi con un inchino e un gesto del braccio ad entrare.
“Grazie mille per la sua ospitalità, e mi dica, chi l’ha informata?”
Lei rispose enigmatica con un sorrisetto.
“Oh bè, sa bene che una signora mantiene sempre dei segreti. Sarebbe scortese chiedere di rivelarli… non crede?”
Fin da subito, la marchesa si rivelò una donna abbastanza difficile da gestire: durante il nostro incontro, scoprii che la donna non era soltanto un amante dei pettegolezzi, ma era a capo di una delle più grandi reti di informazioni del regno. Se c’era qualcosa di segreto, nella maggior parte dei casi, la marchesa lo conosceva.
Nonostante fossi stato in grado di ottenere il suo aiuto in quell’occasione, capii anche una cosa fondamentale: Kalea difendeva esclusivamente i propri interessi. Se avesse potuto ricavarci qualcosa, avrebbe fornito con tutta tranquillità informazioni utili per il mio assassinio senza alcun rimorso. Per lei era tutto un affare.
Dopo quella volta, richiesi l’aiuto della donna numerose volte. Anche se avida, era pur sempre un’utile risorsa di informazioni. Grazie a lei, le mie missioni divennero molto più semplici. Nonostante tutto però, il nostro rapporto non superò mai l’ambito lavorativo. Anzi, col tempo, stetti sempre più attento alle mie azioni, temendo di fornirle informazioni pericolose sul mio conto.

Mi sedetti al tavolo, lanciando di tanto in tanto uno sguardo alla donna, ma evitando di dare troppo nell’occhio. Dawn si piegò leggermente verso di me, con uno sguardo interrogativo
“Che ti prende? Stai fissando da un sacco i nobili. Hai visto qualcuno che conosci?”
Mi limitai a lanciarle uno sorrisetto. Non pensavo di essere stato tanto ovvio, avrei dovuto controllarmi meglio; preferivo evitare che il mio rapporto con la donna fosse reso noto.
Poiché eravamo arrivati in anticipo, passammo del tempo a chiacchierare del più e del meno, senza però mai perdere d’occhio l’intera sala. Mio padre e Dan non erano ancora arrivati, e la loro assenza mi preoccupava: in genere erano i primi ad arrivare in sala, e questo ritardo, mi portava a pensare che il re avesse ideato qualche brutta sorpresa.
La mia preoccupazione si fece ancora più forte quando vidi il cavaliere entrare in sala da solo. Il giovane non abbandonava mai il fianco del re: lo avrebbe fatto solamente se gli fosse stato comandato. Immediatamente schioccai le dita lanciandogli uno sguardo infuocato
“Dan, vieni qui.”
Molti si accorsero del mio gesto, alcuni di loro stupiti dal trattamento che avevo riservato ad una delle persone più potenti del regno. Il cavaliere senza scomporsi si avvicinò, compì un inchino perfetto, senza lasciar trasparire alcuna sorpresa:
“Sì principe, mi dica”
“Dov’è mio padre? Come mai lo hai lasciato da solo?” gli chiesi.
Negli occhi del giovane passò un emozione veloce, che scomparve quasi immediatamente. La notai solamente perché lo stavo fissando. Probabilmente lo stesso Dan si accorse di aver lasciato trasparire qualcosa, nonostante ciò si limitò a mormorare:
“Il re ha un impegno privato. Mi ha chiesto di avviarmi in sala.”
Non riuscii a capire se stesse mentendo o meno, dunque mi limitai ad annuire e lo congedai con un gesto della mano. Probabilmente il trattamento rude divertì il cavaliere che fece un sorrisetto, ma si allontanò tranquillamente. Stavo per riprendere a chiacchierare con Dawn quando, all’improvviso, sentii la sparizione di una fonte di mana molto potente.
Stavo per ignorare la sensazione ma, subito dopo, mi resi conto della persona a cui apparteneva quel mana. Mi alzai immediatamente in piedi, avvolto da una tempesta di potere, troppo sconvolto per potermi controllare.
“No!”
Urlai, con le lacrime agli occhi. All’improvviso, Dan comparve al mio fianco, con una mano sulla mia spalla.
“La prego, si fermi. Si deve calmare. Non può perdere il controllo così” Io mi voltai verso di lui come una furia.
“Lo sapevi! Come hai osato non dire nulla”
Lo scagliai con forza contro il muro della sala. Non appena toccò la parete, la pietra si liquefece, circondandolo e lasciando liberi soltanto gli occhi. Il mio obbiettivo era  bloccarlo abbastanza a lungo da poter raggiungere la stanza della mamma. Mi girai, pronto ad uscire dalla sala, urlando:
“Dawn! Corri! La mamma!”
Lei, inizialmente sconvolta dal mio improvviso scatto d’ira, si riprese a quelle parole e si alzò raggiungendomi. Nel frattempo, con un’esplosione di fuoco, il cavaliere del re si liberò dalla prigione di roccia; mi voltai nuovamente, pronto a dar battaglia pur di riuscire ad andarmene, ma notai che il giovane non si muoveva, limitandosi a guardarmi dritto negli occhi.
Quando capii che non mi avrebbe intralciato di nuovo, mi lanciai fuori dalla sala, aumentando la mia velocità con la magia.
In poco tempo raggiunsi la stanza. Ormai avevo perso Dawn da tempo (non abituata a quel genere di incantesimi, era rimasta indietro). Non rallentai neppure in prossimità delle porte, che si spalancarono al mio minimo cenno.
La stanza non era più buia. Anzi. Era illuminata. Sembrava fosse apparso un piccolo sole: non vi era una sola zona d’ombra, rendendo la scena ancora più cruda.
Ignorai del tutto mio padre, in ginocchio al fianco del letto, che stringeva la salma. Non riuscivo a pensare minimamente a quella cosa nelle coperte come mia madre; persino corrosa dalla malattia, quando l’avevo vista l’avevo riconosciuta istintivamente come la forte donna che mi aveva cresciuto.
Adesso invece, non riuscivo a pensare ad altro che a ciò che c’era sotto il lenzuolo: il mio cervello si rifiutava di considerarla una persona. Tutta l’energia che mi aveva portato a correre per mezzo castello mi abbandonò all’improvviso. Caddi a terra, incapace di pronunciare una sola parola, di compiere un pensiero coerente; mi limitavo ad osservare instupidito ciò che era rimasto di mia madre.
Mi riscossi nel sentire un urlo lacerante, seguito da un sussurro ininterrotto
“Nononononononono”
Mi alzai appena in tempo per impedire a Dawn di vederla. Era sufficiente che soltanto uno di noi avesse gli incubi. Preferivo risparmiarle almeno questo.
In tutto questo tempo, mio padre non si mosse, come se il mondo intorno a lui fosse sparito: si limitava a stringere la mano della corpo; a guardarla, come se sperasse di riportarla in vita con la sola forza del suo sguardo.
Quando notai che numerose persone iniziavano ad accalcarsi alle porte della camera, capii che era il momento di riprendere il controllo della situazione: prima di tutto feci avvicinare Julius che, dopo la mia fuga, era riuscito a raggiungermi.
“Ti prego, porta mia sorella nelle sue stanze, ha bisogno di riposare.” Nel sentire quelle parole Dawn iniziò ad agitarsi.
“No! Io non me ne vado, non la posso lasciare sola” disse tra una lacrima e l’altra, aumentando a poco a poco il suo tono di voce finché non divenne quasi un grido.
Data la situazione, fui costretto a lanciarle un incantesimo, perché si addormentasse. Il giovane afferrò immediatamente la principessa, prima che cadesse a terra e, prendendola in braccio, una volta uscito dalla barriera che circondava la stanza, Saltò per accompagnarla nella sua camera.
Notai che il brusio era aumentato notevolmente, dopo il crollo della giovane, per cui cercai di calmare la situazione. Una volta uscito, tutti si zittirono, desiderosi di avere qualche notizia.
“Signori, per piacere vi chiedo di tornare immediatamente nella sala. Sicuramente tutti capite la situazione, perciò vi prego, lasciateci un momento di solitudine.”
Immediatamente tutti mormorano delle sentite condoglianze e, a poco a poco, il corridoio si svuotò.
Rimasero solo due persone: uno era Dan,  in ginocchio rivolto verso la camera; l’altro era Mikhael, gli occhi spalancati e il petto che si alzava e abbassava come se avesse corso (distrattamente mi chiesi come mai non avesse Saltato).
Il principe si limitava a guardarmi, il volto pallido e confuso, come se non mi stesse realmente guardando; probabilmente il suo sguardo era già proiettato nella stanza.
“Cosa diavolo è successo? Ho sentito nobili raccontare stupidaggini per tutto il castello. Non è vero... giusto?”
Lo guardai per breve tempo, dopodiché mi feci da parte. Lui si mise a correre per entrare a vedere. Io continuai a guardare il muro, incapace di fare altro. Nel momento in cui sentii le urla di dolore di Mikhael, chiusi gli occhi. Quasi speravo di riuscire a trattenere il mondo fuori dalla mia testa. Infine cedevo alle lacrime.
In tutto questo, Dan rimase stoico al suo posto: in ginocchio di fronte alla camera. In attesa di cosa io non sapevo, forse un ordine, o l’uscita di mio padre. Finalmente mi riscossi al pensiero di tutte le persone che, riunite in sala, ancora aspettavano notizie. Fui nuovamente costretto a pensare prima di tutto come principe che come figlio: entrai nella stanza, per riscuotere il re dal suo torpore.
Con passo deciso, mi avvicinai al letto, quasi cercando di dimostrare a me stesso che sarei stato in grado di resistere, di ignorare la prova più evidente del dolore di tutti. Nonostante i miei propositi, non fui in grado di compiere gli ultimi passi, limitandomi a lanciare uno sguardo rapido al corpo, prima di distogliere definitivamente lo sguardo. Avrei avuto tempo dopo per il vero crollo emotivo.
“Padre, dovete alzarvi. I vostri sudditi vi attendono in sala.”
Dissi con voce fredda, senza che però l’uomo in questione si muovesse minimamente, come se non mi avesse sentito.
“Padre mi avete sentito? Ho detto che vi attendono.”
Questa volta ebbe uno scatto impercettibile, come se si fosse svegliato, si girò lanciandomi un occhiata fredda, per poi tornare a fissare il cadavere della donna che, un tempo, aveva regnato con lui, e che forse, aveva davvero amato dopotutto.
Nonostante l’iniziale compassione, stavo iniziando a perdere la pazienza; non era l’unico in lutto, ma di sicuro non sarei stato io a parlare a quei nobili spocchiosi in sala: non ero ancora re quindi il compito spettava a lui.
“Alzati, stupida scusa di un re! Sai bene quanto me che hai un compito da assolvere, e di sicuro non sarò io a farlo al posto tuo. Perciò muoviti.”
Non so se furono le parole offensive, o il tono con cui mi ero rivolto a lui, ma in ogni caso riuscii a farlo rialzare. Si girò e uscì dalla stanza, senza voltarsi nemmeno una volta, come se niente fosse successo, ovviamente non prima di avermi lanciato uno sguardo furioso.
Una volta andatosene, rimasi un poco fuori dalla stanza, incerto su cosa fare, combattuto: sarei voluto restare, per continuare a vigilare sul corpo della mamma; allo stesso tempo però, non volevo osservarlo un minuto di più.
Alla fine decisi di rimanere: non sarebbe stato giusto abbandonarla sola (Mikhael era sparito poco dopo che il re era uscito, presumo non riuscisse a guardarla ancora). Per prima cosa spensi l’incantesimo di luce lanciato da mio padre; essendo incredibilmente cruda rendeva ancora più difficile restare nella stanza, quasi che rendesse il tutto più reale.
Mi limitai a creare alcuni globi che fornissero la minima illuminazione necessaria, mantenendo però la camera in penombra. Percepii un aggregarsi di presenze di fronte alla camera. Mi voltai subito, pronto a cacciare nuovamente i curiosi, quando mi accorsi di chi fosse: la guardia reale aveva mandato i custodi.2
Rimasi molto sorpreso nel vedere i quattro generali presentarsi, ma forse non lo sarei dovuto davvero essere. Loro quattro erano stati, prima ancora che generali, le guardie personali della regina; avevano passato insieme numerose battaglie. Sarebbe stato più strano se non fossero stati presenti per darle l’ultimo saluto.
Entrarono in silenzio nella stanza, lo sguardo duro e impenetrabile che non lasciava trasparire nulla. Le loro divise erano completamente coperte da lunghi mantelli, che vennero aperti nel momento in cui circondarono il letto. Dal fodero estrassero  le spade cerimoniali. Secondo la tradizione sarebbero dovuti restare in piedi, con la spada puntata verso l’alto e rivolta di piatto al viso, a simboleggiare la protezione da loro fornita allo spirito nel suo viaggio verso l’Infinito.
Non pronunciai una parola però, nel vedere i quattro generali, tra le persone con la più grande autorità subito dopo il re, inginocchiarsi, il viso abbassato e la spada con la punta rivolta al pavimento, nella posa di sottomissione al superiore.
“Onore alla Regina di spade” pronunciarono con voce soffocata.
Da quel momento nessuno di loro si mosse più; continuarono a mantenere la stessa posizione, lo sguardo rivolto al suolo; sembrava quasi che attendessero che la loro regina si alzasse, pronta a rispondere al loro richiamo.
Finalmente rassicurato dal fatto che la salma non fosse più da sola potei andarmene. Cercai di non considerarla una fuga, ma purtroppo non si poteva interpretare in altro modo; decisi che in fondo non mi importava: avevo resistito anche troppo per i miei gusti. Uscito dalla camera notai che Dan era ancora lì, ma si era alzato; insieme a lui c’erano anche Thomas e Julius. Rivolsi immediatamente la mia attenzione a quest’ultimo.
“Come sta Dawn?”
“Sta dormendo Altezza. Il vostro incantesimo è ancora attivo. L’ho affidata alla domestica una volta arrivato alla sua stanza.”
“Bene… molto bene… dovrebbe essere tutto a posto per ora… già.. bene… adesso cosa faccio… devo prepararmi.. si esatto, devo prepararmi…”
Non riuscivo a smettere di parlare. Il disordine che avevo nella testa riflesso nelle mie azioni. Improvvisamente sentii una mano toccarmi il braccio.
“Principe, vi prego, fate un respiro profondo” disse Thomas cercando di suonare ragionevole.
“Non toccarmi” strillai immediatamente, scaraventandolo contro al muro di fronte.
Iniziai a respirare in maniera sconnessa, come se avessi corso una maratona, incapace di controllarmi.
“Principe, ora si deve calmare. Vuole davvero fare una scenata proprio qui?” disse con veemenza Dan.
Mi limitai a guardarlo con occhi dilatati. Mi voltai e me ne andai, ignorando del tutto Thomas, scomposto a terra, stordito dal colpo improvviso. Non rimasi sorpreso dal fatto che Julius mi seguisse, ma fui felice che almeno Thomas non si muovesse; in questo momento non avevo bisogno di ripensare ai miei traumi giovanili.
Camminai con lo sguardo annebbiato, senza pensare veramente alle svolte che facevo. Avevo soltanto bisogno di svuotare la mente dalla tempesta che attualmente era in corso. Alla fine tra una svolta e l’altra mi accorsi di essere arrivato al giardino principale, proprio davanti all’entrata del castello.
Sospirai. Dalla tensione che stavo iniziando a percepire da Julius, capii che temeva che scappassi.
Beh, non era il momento di fare dispetti a mio padre, quindi mi voltai immediatamente, dirigendomi questa volta in camera mia.
Nonostante prima non vi avessi fatto caso, notai che il castello sembrava insolitamente vuoto; probabilmente mio padre aveva radunato la maggior parte dei suoi abitanti, per dare la notizia della dipartita della regina, o per qualsiasi altra stronzata politica; non ero così interessato da darci realmente peso.
In breve raggiunsi le mie stanze. Julius, sicuro che anche questa volta sarebbe restato fuori, si appoggiò al muro pronto ad aspettare che uscissi, ma aveva fatto male i suoi conti. Mantenni la porta aperta, investendolo con un sorriso luminosissimo, a cui lui fu soltanto in grado di rispondere arrossendo violentemente. Trovai divertente come la sua pelle scura cambiasse con l’arrossire.
Notando che ancora non si muoveva dalla sua posizione, sospirai, scoraggiato dalla sua mancanza di iniziativa.
“Julius, ti andrebbe di entrare? Prometto di non morderti.”
Lui a quelle parole rimase un attimo sorpreso. Non si aspettava un’azione simile, in un momento del genere. Beh, alcuni mi avrebbero anche potuto accusare di pessimo gusto nella scelta dell’occasione, ma non volevo pensare ad altro per un po’ di tempo. Del sano sesso mi avrebbe aiutato a tenere la testa occupata da tutt’altra parte.
 “Altezza… è sicuro?”
“Se non lo fossi stato, non ti avrei chiesto di entrare giusto? Coraggio, non preoccuparti.”
Non so se queste parole lo rassicurarono, o lo fecero innervosire ancora di più, ma finalmente si avvicinò alla porta ed entrò in camera, lanciando sguardi imbarazzati da una parte all’altra della stanza, cercando di non guardarmi negli occhi.
Avvicinandomi da dietro, sorrisi malizioso mentre mi appoggiavo alla sua schiena, portando le mani sul suo torace, accarezzandolo leggermente al di sopra della divisa. Con voce bassa, iniziai a mormorare nel suo orecchio. Non riuscii a smettere di sorridere, nel notare il suo evidente irrigidimento dettato dal nervosismo.
“Su! Non vorrai farmi credere che non voglia farlo. Sai, ho notato subito come hai reagito la prima volta che mi hai visto. Potrò aver anche provocato un poco con le parole, ma le tue reazioni sono davvero state evidenti. Direi che adesso puoi anche rilassarti, non ti vedrà nessuno.”
Parlai muovendo lentamente le mie labbra sul suo lobo, soffiandovi leggermente, ed infine mordicchiandolo. Mi accorsi che entrambe le orecchie erano bucate, ma gli orecchini erano talmente scuri che a causa del colore della pelle non risultavano assolutamente.
“Veramente… ecco.. io non.. ho..”
Disse lui un po’ balbettando, cercando di parlare tra un sospiro e l’altro. Sembrava che il trattamento gli stesse piacendo parecchio.
“Oh non preoccuparti. L’avevo capito… stai tranquillo, avrò io cura di te” dissi respirando leggermente sulla nuca e provocandogli un brivido. Ridendo leggermente lo rifeci, giusto per vedere nuovamente la sua reazione e non rimasi deluso. Iniziai a muovere la bocca verso il basso, continuando a soffiare sul collo, provocandogli la pelle d’oca, e iniziando a baciare quella pelle così scura.
Allo stesso tempo, continuavo a muovere le mie mani sul suo torace, palpando quei muscoli, frutto di allenamento continuo. Il respiro della guardia iniziò a farsi più incostante.
Quando lo feci voltare, gli afferrai il viso e, guardandolo dritto negli occhi, con molta lentezza avvinai la mia bocca alla sua.
Prima che le nostre labbra si toccassero feci un passo indietro, ridacchiando e portandolo con me verso il letto, mentre con gesti veloci iniziavo a sbottonare la sua divisa.
“Direi che questi non ci serviranno adesso no?” dissi sorridendogli lascivo, coricandomi sul letto e portandolo giù con me.

Note dell’autore
1: Nel regno di Artein la milizia è composta dalle guardie reali, esse però si possono suddividere in due gruppi: le guardie reali vere e proprie e le sezioni elementaliste. Le guardie reali sono formate dalla maggioranza dell’esercito nazionale; presentano al loro interno una specifica gerarchia, in cui la carica più alta è quella di generale; tutti coloro che ne fanno richiesta, superato un test fisico ne possono far parte. Le sezioni elementaliste sono l’élite militare del paese: sono formate da tutti quei soldati che hanno dimostrato un’incredibile capacità nella manipolazione del proprio elemento. Esse al loro interno si suddividono in gruppi, uno per ogni elemento. La differenza rispetto alla guardia reale, sta nel fatto che per poterne far parte, è necessario raggiungere un alto grado di abilità nella magia elementale.
2: Si tratta di un ruolo assegnato ad un certo numero di soldati d’alto grado alla morte di un membro della famiglia reale. Essi hanno il compito di vegliare sulla salma, e secondo le credenze del Piano, accompagnare l’anima del defunto nel suo ultimo viaggio verso l’Infinito.


Ringrazio sempre e comunque 
detectiveknight , questa volta soprattutto per aver creato il mio avatar. Ha reso questa pecorella molto felice!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Prologo

 

Capitolo 4

Uscii dalla vasca di marmo presente nel piccolo bagno adiacente alla mia camera, e notai che Julius, nel riabbottonarsi la divisa, mi sorrise luminosissimo e si avvicinò come per abbracciarmi. A questo gesto feci un passo indietro, fingendomi prima stupito e, successivamente mostrando un più reale fastidio.
L’altro rimase un attimo perplesso, ma subito dopo sembrò invece ferito.
“Altezza, che succede?”
 “Veramente vorrei chiedertelo io. Cosa avevi intenzione di fare poco fa?”
“Ecco… io…”
Alzai la mano, interrompendolo prima che potesse continuare; dentro di me intanto, provavo una certa soddisfazione, per la  svolta che il tutto stava prendendo.
“Ti prego, non dirmi che avevi davvero intenzione di abbracciarmi. Abbiamo fatto sesso! Mica ci siamo dichiarati amore eterno!”
“Ma… ecco… veramente pensavo…” la sua voce si spense gradualmente, abbassava lo sguardo sempre più ferito, quasi in lacrime.
“Julius, non sarai stato davvero così ingenuo da scambiarci per amanti, dopo una sola notte di sesso. O credevi forse, che fosse qualcosa di speciale? Vedi, sei stato parecchio fortunato che sia stato il primo per te, almeno così imparerai subito una grande verità della vita: la gente non cerca altro nelle persone, vuole solo sesso! Prima ti scopa e poi ti getta come un fazzoletto usato. Abituatici in fretta. Ne soffrirai di meno in futuro.”
Mentre parlavo, osservai la sua espressione scurirsi, sempre più vicino alle lacrime; sembrava quasi rattrappirsi, come se la sofferenza lo rendesse più piccolo. Da una parte, rimasi rattristato da una tale dimostrazione di emozione: era sempre brutto, quando le persone guardavano in faccia la realtà per la prima volta. Purtroppo, questo l’avevo capito da giovane e, da allora, avevo cercato di mostrare la verità a chiunque mi si fosse avvicinato.
La vita è una merda, nessuno si avvicinerà mai a te senza pretendere niente in cambio. Dovresti usarli tu per primo. Solo così non sarai ferito.
“Ora puoi anche andare. Se ne sentirò il bisogno, magari ti cercherò ancora; sai a volte non si riesce a provare tutto la prima volta. Ti insegnerò che non è piacevole soltanto ricevere.” Dissi con un sorriso, mentre lui continuava a guardare il tappeto, senza pronunciare parola. Subito dopo si voltò e si avvicinò alla porta; prima che l’aprisse gli dissi:
“Dovresti ringraziare anche Thomas. Senza di lui, non avrei mai capito la verità sulla vita e di conseguenza, non te l’avrei potuta insegnare.” Continuando a far finta di niente, aprì la porta e la richiuse velocemente quasi scappando; feci però in tempo a vedere il viso di Thomas fuori dalla stanza, non poco sorpreso dal fatto che l’altra guardia ne fosse appena uscito.
Passai in camera almeno un'altra mezz’ora, preparandomi mentalmente a quello che sarebbe successo alla  mia uscita. Sarei dovuto tornare alla realtà; affrontare la perdita che avevo cercato di cancellare dalla mia mente, almeno per un paio d’ore. Nonostante fossi stato in grado di distrarmi con Julius, mi ricadde tutto addosso: la mamma era morta ed era il momento di accettarlo. Sospirando con forza, mi decisi, con uno schiocco di dita cambiai immediatamente gli abiti (non avevo davvero voglia di perdere tempo a farlo normalmente) e afferrai la porta spalancandola, cercando di farmi coraggio.
In corridoio trovai Thomas: probabilmente era rimasto ad aspettarmi dopo che Julius era scappato. Dell’altra guardia neanche l’ombra.
“Che bello! Soli soletti! Non sei contento, Thomas?” lui si limitò a chinare leggermente il capo alle mie parole sarcastiche, ma per il resto non pronunciò una parola.
Non potei fare a meno di notare una cosa: il suo viso non aveva la solita espressione distaccata che aveva cercato di mantenere fin dal nostro incontro ieri. C’era un certo grado di emozioni nei suoi occhi, e ne cambiavano impercettibilmente il volto. Non me ne sarei mai accorto, se non lo avessi conosciuto così bene. Potevo anche provare odio per la guardia, ma non era sempre stato così: il tempo che avevamo passato assieme mi aveva dato una certa familiarità con i cambiamenti del suoi viso. Proprio per via di questo fatto non potei fare a meno di stuzzicarlo:
“Perché questo sguardo complicato Thomas? Oggi sembri aver perso la tua solita calma! Ti ha davvero infastidito tanto, sapere che ho fatto sesso con Julius?” chiesi sorridendogli innocentemente.
“Non mi sognerei mai di giudicare le sue azioni, mio principe.” replicò lui monocorde.
Quella risposta mi annoiò un poco, speravo in qualcosa di più, perciò decisi di incamminarmi interrompendo la discussione. Dopo poco mi fermai: mi aspettavo che mi seguisse come al solito, ma così non era stato. Stavo per voltarmi, quando mormorò quasi impercettibilmente:
“Pensi davvero che ti avessi voluto usare? Che non ti amassi davvero? Sono stato davvero io la causa di una simile visione della vita?”
Quelle parole mi colpirono più duramente di quanto pensassi: sembrava che, dopo tutto, il mio passato con Thomas non fosse davvero superato… o almeno, la stretta allo stomaco che sentivo, sembravano indicare questo. Non mi voltai neppure; forse avevo paura di non saper controllare la mia espressione, o forse temevo soltanto le emozioni che avrei visto negli occhi del giovane.
“Direi che non hai più diritto di farmi domande del genere Thomas. Hai perso molto tempo fa una simile privilegio”
A quelle parole gelide, seguì un breve periodo di silenzio. Nonostante fossimo vicini, sentivo una distanza sempre più grande formarsi tra di noi: anni di rancori e cose non dette formavano un muro difficile da superare. Nonostante lui sembrasse ora ben disposto a provarci, io non l’avrei mai fatto.  Era davvero troppo tardi per quello.
“Perdoni la mia insolenza altezza, ho superato i miei limiti”
“Precisamente” mi limitai a rispondere riprendendo a camminare.
Non ero sicuro delle decisioni che fossero state prese durante la mia assenza, non sapevo neppure se il re fosse stato in grado di prendere una qualsiasi, per questo come prima cosa mi diressi verso la camera della mamma. Probabilmente Thomas non ne sapeva più di me, essendo rimasto tutto il tempo davanti alla mia camera; anche se avesse saputo qualcosa non avrei chiesto nulla, non avevo voglia di parlargli di nuovo dopo la scena di prima.
Camminammo in perfetto silenzio, entrambi timorosi delle parole che avrebbero potuto riempire quel vuoto. Sembrava molto strano non incontrare neppure una persona: ormai mi ero abituato alla presenza di servitori o nobili di vario genere muoversi nei labirintici corridoi, ma l’assenza di rumore determinata da tale assenza risultava deprimente.
Ogni tanto lo sguardo mi sfuggiva di lato, tentando di osservare con la coda dell’occhio la figura che mi seguiva. Nonostante la situazione, non potevo fare a meno di pensare a quello che aveva detto prima. Mi sentivo uno stupido a farlo, ma per la prima volta, da molto tempo, mi ritrovavo a sperare che fosse davvero cambiato. Per colpa di un paio di stupide parole buttate così, mi ritrovavo a porre in discussione la mia opinione sulla guardia. Non lo avrei perdonato ma, nonostante ciò, scoprii che in fondo all’odio, vi erano sepolti alcuni di quei sentimenti che mi avevano animato in passato.
Arrivato alla camera decisi di abbandonare la questione: avevo cose più importanti a cui pensare, come le porte chiuse della stanza ad esempio. Non tentai neppure di aprirle: percepivo distintamente un sigillo, applicato alla porta, per di più l’energia magica utilizzata nella sua formazione era quella di mio padre, quindi mi sembrava ovvio che non ci fosse più nessuno dentro. Probabilmente il corpo era già stato spostato per la tumulazione. Mi sbrigai a raggiungere la piazza principale; mi pareva improbabile che iniziassero la celebrazione senza di me, ma dati i comportamenti precedenti di mio padre, non volevo correre rischi.
A poca distanza dalla piazza iniziai a sentire il mormorio della folla ammassata; sembrava che non fosse ancora iniziato nulla, ma poco mancava all’inizio dei rituali. Prima di uscire dall’ombra e dirigermi verso la mia famiglia, presi un bel respiro profondo.
Ce la posso fare pensai.
Stavo per uscire all’aperto, quando mi ricordai.
“Direi che puoi anche controllarmi da un po’ di distanza, visto che il posto sarà pieno di guardie. Almeno per il funerale, evita di starmi alle spalle!”
“Molto bene, principe” disse la guardia; il tono di voce sembrava indicare che volesse dire altro, ma ignorai la cosa: avevo ben altro a cui pensare.
Feci un semplice passo che sembrò durare un eternità, nell’osservare la piazza dove, su un piedistallo, coperto da un drappo rosso fuoco, stava il corpo di mia madre. Lo spiazzo si trovava al centro dell’intero castello, ed era di dimensioni molto grandi: dalla forma quadrata, presentava ad ogni angolo un albero tipico della nostra regione, con luminosissime foglie azzurre. Non ne conoscevo il nome esatto, ma dal popolo, veniva generalmente chiamato albero del cielo, proprio per il suo incredibile colore.
Ormai, la piazza era quasi stracolma; molti si accalcavano alle quattro entrate, pur di avere una visuale migliore di ciò che stava per succedere. Al centro era presente uno spazio vuoto, quasi una bolla, che separava tutti noi dal resto del mondo. Io, Dawn, Mikhael e il re stavamo impettiti di fronte al corpo, dietro di noi i quattro generali che molto probabilmente, avevano seguito la salma fino alla piazza. Tutti aspettavano con trepidazione l’inizio della cerimonia che, col mio arrivo, poteva cominciare.
Generalmente, giunti a questo momento, un membro della famiglia (solitamente la moglie o il marito, o se nubile uno dei genitori) pronunciavano un discorso in memoria del deceduto, benedicendo il suo viaggio nell’Infinito; mentre una o più persone eseguiva un incantesimo della Terra, per creare un tumulo. Dopo alcuni giorni, in cui la tomba sarebbe rimasta in piazza, di modo che tutti potessero visitarla e porgere gli ultimi omaggi, sarebbe stata spostata nei sotterranei, insieme a tutti i membri delle famiglie reali dell’antichità.
La maggior parte delle volte il vero problema era l’incantesimo: non la creazione della tomba in sé, cosa abbastanza facile, ma il fatto che fosse necessario creare un monumento per elogiare un reale. Ci si aspettava, per una persona di alto rango, qualcosa di elegante e raffinato, che fosse degna di lei (o lui), dunque erano necessarie padronanza dell’elemento e grande precisione. Ma anche quello non sarebbe stato un problema: nella sezione elementalista della Terra, vi era senza dubbio un incantatore adeguato.
Nonostante noi ci fossimo tutti, non avevano ancora iniziato, forse nell’attesa che la piazza si riempisse. Approfittai dell’attesa per osservare Dawn: era ancora molto sconvolta, ma almeno si era ripresa abbastanza da non iperventilare. Indossava, come sempre quando era a corte, un lungo abito, anche se non del consueto colore sgargiante. Questa volta aveva un abito nero, stretto alla cintola da un nastro d’argento e dalla gonna lunga; le maniche erano lunghe fino al gomito, mentre il colletto copriva interamente il collo; notai inoltre l’assenza della tiara.
Sia mio padre che Mikhael (come me d’altronde) portavano un semplice completo, interamente nero, sopra un camicia bianca. Gli unici ornamenti erano le spade al fianco dei due, la corona di mio padre, e la spilla verde raffigurante le ali dello spirito imperatore del Vento, simbolo del regno, e indicante la mia carica di principe ereditario. Un movimento attirò la mia attenzione: mio padre mi stava facendo un cenno con la mano, invitandomi ad avvicinarmi. Non volendo fare una scenata proprio in quel momento, gli diedi retta.
“Voglio che sia tu ad eseguire l’incantesimo della bara, ed anche il discorso” disse senza preamboli, quando fui abbastanza vicino da sentire i suoi sussurri.
A quelle parole rimasi a bocca aperta: era vero che avevo sufficienti capacità nelle magie di Terra per farcela, ma mi sorprendeva che mio padre non approfittasse per fare un discorso davanti ai suoi sudditi. Pensavo che persino in situazioni del genere, avrebbe fatto sfoggio della sua autorità. Anche Mikhael sicuramente sentì le parole del padre, perché si voltò a guardarlo, sconvolto, pronto a protestare; fu però subito zittito da un occhiata del re. Subito dopo tornò a fissarmi.
“Fosse per me non l’avrei mai permesso, vorrei evitare di fare figuracce” disse gelidamente “ma è stata una richiesta di tua madre, quindi acconsento.” Io rimasi a corto di parole, non avevo previsto una cosa del genere.
“Va bene…”
Intanto oramai, la piazza si era riempita completamente; sembrava il momento adatto per cominciare. Feci un passo avanti, mentre il silenzio cadeva. Decine di occhi si diressero verso di me, sorpresi dalla mia azione; non si aspettavano che fossi io a parlare.
Presi un sospiro profondo, e iniziai: 
“Oggi… salutiamo la più grande regina di tutti. Oggi… è caduta la Regina di spade… Lei, che ha combattuto più battaglie di tutti noi, sovrana incontrastata. Inflessibile nelle sue scelte ha portato avanti le sue convinzioni, fino alla fine. Grazie a lei, tutti noi abbiamo prosperato. Ogni vita in questo regno esiste per i suoi sforzi e, grazie a lei, continuiamo a lottare. Ma non era solo questo: era una madre premurosa, poneva la famiglia al di sopra di se stessa. Pronta a sostenere le nostre scelte, così come lo era a correggere i nostri errori. La sua volontà continua a vivere in tutti noi, per sempre.” Mentre parlavo, non potei trattenere alcune lacrime, che mi scivolarono sul viso, lasciando una scia infuocata, come se fossero fiamme. Nonostante ciò mantenni una voce ferma.
“Il suo tempo ormai è giunto, e dunque la salutiamo, mentre la madre Terra la protegge nel suo viaggio verso l’Infinito.”
Finito il discorso, restai un attimo immobile preparandomi a compiere l’ultimo passo, forse il più difficile.
Date le mie buone abilità nell’elemento non mi aspettavo di incontrare molti problemi, anzi. Allargai all’improvviso le braccia, nel silenzio della piazza interrotto solo dal vento tra le foglie, e iniziai a tessere l’incantesimo.
Adorai la Terra, ed essa mi sentì. Chiesi il suo aiuto, ed essa mi rispose. Chiesi protezione per i morti, conforto per i vivi, ed essa me lo concesse.
Non una sola persona osò neppure bisbigliare, mentre al centro della tempesta del mana, il mio incantesimo si realizzava di fronte ai loro occhi. La terra iniziò ad incresparsi, sollevandosi come se fosse viva. E in quel momento, forse, lo era diventata. Animata dalla volontà mia e della Terra1 si sollevò sempre più, formando quasi una cascata, che andò a circondare il corpo della regina, diventando via via più chiara. Pronunciai le ultime parole mentre il suo viso veniva definitivamente ricoperto, nascondendolo alla vista:
“Addio madre, possa quest’ultimo regalo esserti di conforto.”
In breve tempo la terra smise di innalzarsi, mentre l’onda bianca che aveva ricoperto la regina si separava dal flusso costante che lo aveva alimentato in precedenza. Quasi subito, iniziò a delinearsi la forma di una bara bianca come l’avorio. Alla base, erano presenti incisioni dell’antico linguaggio, che venivano utilizzate come buon augurio per i defunti. Ad ogni lato era inciso lo stemma personale della casata della mamma: una digitale. Probabilmente mio padre non avrebbe apprezzato la mancanza dello stemma reale, ma a me non interessava. La tomba era per lei, non per soddisfare le necessità politiche. Sul coperchio vi era ancora una volta la digitale, questa volta molto più grande, ricoprendone la superficie per quasi tutta la lunghezza. Soltanto alla fine vi era una scritta.
Ho attraversato i cieli e le terre, ma sei sempre stata tutto per me.
Finalmente la scultura era completa; abbassai le braccia spezzando il filo di mana e terminando così l’incantesimo. Nella piazza, ancora colma del silenzio di tutti, pronunciai con voce mesta
“La regina è morta. Onore alla Regina di spade”  facendo un passo indietro, in modo che io e il resto della famiglia fossimo di nuovo vicini.
Mentre la piazza si riempiva di voci che ripetevano le mie parole, Dawn mi strinse con forza il braccio, incapace come me di trattenere le lacrime. La abbracciai forte; non mi importava se noi più di altri dovessimo sembrare forti, la abbracciai come se fosse l’ultima ancora di salvezza, come se solo lei mi sostenesse. Appoggiai il volto alla sua spalla, solo così trattenendomi dall’urlare.
Il resto del funerale passò come un sogno: da quel momento, la mia vista sembrava come avvolta nella nebbia. Non riuscivo a focalizzarmi, come se io e il resto del mondo viaggiassimo su due tempi differenti. Numerosissimi volti mi balenarono di fronte, ma nessuna mi rimase impressa. E all’improvviso rimanemmo da soli.
Nella piazza ormai c’eravamo soltanto noi e le guardie. I nobili se ne erano tutti andati, forse per darci un po’ di privacy. Nessuno parlava, mentre osservavamo ancora attoniti la bara. Dopo poco, anche mio padre decise di andarsene, senza pronunciare un parola, seguito a pochi passi da Dan. Dopo che la figura del re sparì dietro l’angolo, Mikhael finalmente poté smetterla di trattenersi, e dire quello che aveva in testa fin dal mio discorso.
“Come ha potuto papà fare una scelta del genere!?” disse furioso. “Non avevi alcun diritto di pronunciare il discorso, né tantomeno fare l’incantesimo. Sei stato ignorato per tutto questo tempo, ma adesso ritorni, e sembra che ci sia solo tu in tutto il castello! Avrei dovuto farlo io!?!”
Mentre parlava, mi fissava con odio profondo, a cui io davo poca importanza: neppure mi ero girato a guardarlo; semplicemente non lo consideravo degno di attenzioni in questo momento. La cosa sembrò farlo infuriare ancora di più, ma rimase davvero sorpreso quando fu Dawn ad arrabbiarsi, urlando contro di lui, il viso rosso dalla furia.
“Stupido idiota che non sei altro! Persino in questo momento riesci soltanto a pensare a te stesso! Hai davanti agli occhi la tomba della mamma, morta da neanche un giorno, e hai davvero il coraggio di dire cose del genere? Sai perché nel periodo che Laon se n’è andato hai ricevuto tutte quelle attenzioni da parte dei nobili? Perché sei un debole, Mikhael! E lo sei sempre stato! Sarebbe stato terribilmente facile per loro manipolarti, così da controllare il regno dall’ombra. Adesso Laon è tornato, e papà gli sta dando attenzioni, perché semplicemente è migliore di te; sei soltanto un buono a nulla!!”
Nel sentirla parlare, Mikhael rimase a bocca aperta: nonostante sapesse che Dawn mi aveva sempre preferito, mai si era rivolta a lui in questo modo; il suo viso iniziò a diventare rosso, ma più dalla vergogna che dalla rabbia, credo. Intanto Dawn non sembrava intenzionata a fermarsi, anzi, dalle mani chiuse a pugno sembrava pronta a picchiare il fratello:
“E dimmi, cosa avresti fatto se ti avessero permesso di fare sia il discorso che l’incantesimo? Probabilmente non avresti saputo cosa dire, dato che in quella tua stupida testa non pensi ad altro che alla tua grande magnificenza” disse sarcastica la giovane. “E poi, vogliamo parlare dell’incantesimo? Probabilmente non saresti neppure riuscito a plasmare la terra, e anche in caso, sarebbe stata una schifezza. La mamma si sarebbe vergognata. Papà ci ha solo risparmiato un imbarazzo impedendoti di farlo.”
Finito di parlare, si girò e, con atteggiamento da vera regina se ne andò, ignorando il fratello come se fosse il peggiore dei pezzenti. Mikhael intanto non aveva ancora aperto bocca da quando Dawn aveva iniziato ad urlargli contro. Si riprese quel tanto che bastava per chiudere la bocca, ancora stupidamente aperta, lanciarmi uno sguardo d’odio e andarsene.
Finalmente ottenuto un po’ di silenzio mi avvicinai alla tomba, esitante.
“Ti prego, non potresti lasciarmi qualche minuto da solo?” sentii Thomas esitare alla richiesta: non voleva disobbedire al re, ma pensava che non sarei scappato in un momento del genere.
“D’accordo, altezza.” La sua presenza sparì immediatamente; probabilmente si era mosso attraverso le ombre che iniziavano ad allungarsi nella piazza. Prima che annullassi quasi tutti i miei sensi, lo percepii lontano da qui; abbastanza vicino da poter ritornare velocemente, ma allo stesso tempo sufficientemente lontano da lasciare un po’ di  spazio per me.
Poggia le mani sulla fredda pietra che aveva ricoperto la mamma, accarezzandola dolcemente, come avrei fatto se fosse stata davvero lei. Le lacrime ormai, non smettevano più di cadere, e con loro sentivo sempre più le forze abbandonarmi.
“Non avresti potuto proprio aspettare vero? Non hai potuto resistere un altro po’. Anche solo qualche altro giorno sarebbe stato sufficiente; giusto il tempo di poter parlare ancora.” Scivolai lentamente a terra, le gambe ormai non mi sostenevano più. Mi  voltai, poggiando la schiena al tumulo, alzando gli occhi al cielo scarlatto, che andava scurendosi. “Come farò ora? La tua forza, il tuo spirito guerriero, mi hanno permesso di andare avanti. Eri l’unico faro, in un mondo completamente oscuro. Solo tu sei stata in grado di farmi andare avanti. Hai ridato la capacità di essere una persona al figlio che era diventata un’arma. Neppure Dawn è mai riuscita a capirmi fino in fondo. Solo chi ha assaporato il terrore della guerra… il dolore dello sterminio… il sapore del sangue sulle labbra… la morte che invade il tuo orizzonte… solo un guerriero come me, no, un assassino come me, mi avrebbe potuto capire. Tu eri tutto questo. Un tempo sei stata me… eppure eri diversa: hai avuto la forza di andare avanti… mai sarò in grado di eguagliarti… sei sempre stata tutto… mai riuscirò a colmare quel vuoto in cui un tempo trovavi posto.” Chiusi gli occhi, le lacrime sempre più forti, i miei dintorni oramai un mondo di nebbia.
Mi ripresi soltanto quando avvertii Thomas di nuovo nella piazza: probabilmente non aveva potuto astenersi ancora dal suo dovere. Col suo arrivo, capii che era ora di andarsene, non sarebbe servito restare ancora lì.
“Addio mamma” mormorai alzandomi.
Non me la sentivo di andare nella sala dei banchetti, quindi mi diressi verso la camera. La guardia capì immediatamente le mie intenzioni e mi fermò.
“Principe, in realtà il re ha chiesto espressamente che lei partecipi alla cena.” Rimasi a bocca aperta alla notizia
Che diavolo sta pensando adesso. Non vorrà davvero continuare il suo stupido progetto proprio oggi…
Non seppi cosa dire, sorpreso dal fatto che ci fosse qualcosa che mi facesse perdere quella poca stima che era rimasta per mio padre. Sospirai, non potevo permettermi di fare altro; non ero ancora pronto a ribellarmi a lui, e decisamente adesso non era il momento adatto per scappare, quindi mi diressi come un bravo soldatino alla sala.
Cercai di ignorare il silenzio imbarazzante che sembrava diffondersi tra noi due: fin dalla confessione di Thomas, iniziavo a sentirmi a disagio in sua presenza; volevo parlargli, per cercare di capire cosa intendesse con quelle parole, ma allo stesso tempo non volevo fargli capire che mi interessava parlarne.
Non potei fare a meno di sospirare. Ecco perché odiavo affrontare situazioni sentimentali, mi facevano sentire tutto strano, e non ero più in grado di capire cosa fare. In parole povere: ero terribilmente confuso.
Nell’insicurezza, decisi di restare zitto, il metodo perfetto per tenersi lontani dai problemi.
Camminai con passo spedito: volevo raggiungere al più presto la sala e levarmi il pensiero immediatamente; come per un cerotto: se lo togli in fretta fa meno male, o almeno, in genere è così.
Rispetto a qualche ora prima, sembrava che vi fossero più persone in giro per il castello, non solo servitori, ma anche nobili, che camminavano senza un vero e proprio obbiettivo.
È sempre stato così qui: la maggior parte delle persone va in giro, senza sapere davvero dove andare. Non ho mai capito se lo facciano per perdere tempo, o solo per farsi vedere dalle altre persone. Mah…
Fortunatamente, grazie al mio passo svelto, nessuno ci fermò; forse erano convinti che fossi estremamente impegnato, data la situazione in cui ci trovavamo. Proprio per la velocità che avevo tenuto fino a quel momento, molti mi guardarono straniti, quando mi fermai di colpo, gli occhi sgranati dalla sorpresa: davanti a me Aedan, figlio del duca di Idriss e fratello della mia presunta sposa, stava chiacchierando amabilmente con mia sorella.
Completamente scioccato dalla scena, non potei fare altro che guardare a bocca aperta la coppia, che parlava tranquillamente. Come al solito il giovane era una visione per gli occhi: i suoi capelli blu notte tagliati corti, incorniciavano un viso dai lineamenti marcati che conferivano un’aria molto mascolina. Le labbra carnose, sembravano fatte apposta per essere baciate (cosa che il primo periodo in cui lo avevo conosciuto avevo pensato spesso di fare in effetti). Anche gli occhi non potevano essere certo sottovalutati: due pozze verde pallido, simili a specchi nella loro chiarezza; sembrava quasi possibile immergercisi.
L’unico difetto che guastava la sua perfezione era il naso che, a causa di un combattimento, aveva una certa stortura. Pare che nessuno sappia il motivo per cui si sia rifiutato di farlo raddrizzare magicamente.
La cosa che attirava di più l’attenzione era probabilmente il suo abbigliamento: diversamente dalla maggior parte delle persone del nostro piano, il giovane Aedan non sopportava affatto il modo di vestire della zona, ed era solito andare sulla Terra per comprare nuovi abiti. Quel giorno indossava un completo nero molto sobrio, accompagnato da una semplice cravatta grigio scura. L’unica nota di colore era il simbolo ricamato sulla giacca che lo riconosceva come membro del ducato di Idriss: il fiore di croco. Dato l’abbigliamento si poteva presupporre che fosse stato presente al funerale, e se c’era lui, quasi sicuramente era venuta anche Fianna.

Note dell’autore:
1: In questo caso la parola terra viene scritta una volta in minuscolo e una volta in maiuscolo perché fanno riferimento a due cose differenti. Nel primo caso si riferisce alla terra vera e propria, dunque al terreno su cui poggiano; nel secondo caso invece ci si riferisce all’elemento Terra.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Prologo

 


Capitolo 5

Fantastico! Sembra che l’incontro con la mia futura mogliettina sarà anticipato di parecchio… non vedo l’ora. Pensai infastidito, senza lasciar però trapelare nulla dal mio viso, fissato in  una maschera sorridente ed educata.
Thomas si accorse quasi sicuramente della mia tensione, ma fece finta di niente. Ne aveva capito il motivo e, sapendo che non avrei apprezzato consigli da parte sua, stette zitto. Ragazzo furbo…
Finalmente i due si girarono verso di me; probabilmente Aedan si era accorto della mia presenza da prima ma, per non sembrare scortese, aveva preferito continuare a chiacchierare con Dawn, la quale sembrava ben felice di avere le sue attenzioni.
A poca distanza da loro, salutai con molta cortesia il giovane (stava per diventare mio cognato! Dovevo pur trattarlo gentilmente!)
“Aedan, è un piacere rivederti”
Il giovane rimase un poco sorpreso della mia gentilezza, ma si riprese immediatamente.
“Grazie mille, principe. Lo stesso vale per me. Mi sarebbe piaciuto rincontrarci in circostanze meno tristi. Mi permetta di porgerle le mie condoglianze, appena saputo sono venuto subito insieme alla mia famiglia per partecipare al funerale. Adesso che le nostre casate si uniranno così strettamente, dobbiamo iniziare a sostenerci l’uno con l’altro.”
Un sorriso forzato mi spuntò a quelle parole: forse non l’aveva fatto apposta, ma sicuramente non mi piaceva ricordare quel fatto.
“Tra l’altro, non posso evitare di farle complimenti per la magnifica tomba che ha creato, io e Fianna ne siamo rimasti molto impressionati. Pochi sarebbero stati in grado di elaborare una tale meraviglia.”
Adesso sono sicuro che è arrivata anche quella scocciatura. Non so se essere certo della sua presenza sia un bene o un male. Quasi quasi avrei preferito la sorpresa.
“Troppo gentile. Ho cercato di donarle il mio meglio, come ultimo omaggio. E dimmi, dov’è Fianna? È passato tanto tempo dall’ultima volta che l’ho vista, e mi pare sciocco incontrarci giusto il giorno del matrimonio.” Dissi cercando di fingere un tono allegro.
“Sicuramente la incontrerà a cena. Presumo che si stesse dirigendo in sala, giusto? Stavamo andando proprio lì.”
“Ma certo. Spero solo di non aver interrotto niente di interessante” dissi, guardando Dawn.
Lei distolse lo sguardo, imbarazzata. Non potei fare a meno di sorridere a quella reazione; anche se non ero certo di approvare una relazione tra i due, già il fatto che il giovane riuscisse a strapparle un sorriso in questa situazione mi rincuorava.
Ricominciammo a camminare, in un silenzio imbarazzato, incapaci di trovare un argomento.
Forse avrei dovuto lasciarli soli. Prima parlavano come se non ci fosse un domani, adesso invece non riescono a spiccicare parola.
Alla fine il silenzio venne rotto da Aedan che, lanciando uno sguardo furtivo verso Thomas chiese:
“Non vorrei sembrare indiscreto, ma come mai una guardia ci sta seguendo?”
“Niente di importante. A quanto pare ho bisogno di protezione, quindi Thomas mi deve stare molto vicino.” dissi io noncurante.
La guardia, essendo stata nominata, inchinò leggermente la testa in segno di saluto al nobile e per il resto ci ignorò completamente, assumendo un atteggiamento da guardia del corpo.
Nonostante la perplessità, il nobile decise di lasciar perdere e passò ad altri argomenti.
“Ditemi, avete visto gli ultimi giochi nell’arena? Sono stati meravigliosi! Si è potuto assistere a combattimenti incredibili. Alcuni si sono dimostrati in grado di rivaleggiare i capisezione e, pare, siano stati invitati a far parte della guardia reale.” disse entusiasta; probabilmente era un fan dei tornei che ogni anno si svolgevano nei vari regni.
Io, personalmente, non avevo li avevo mai apprezzati; era fastidioso anche solo pensare di dovermi mettere a combattere contro così tante persone. Tempo perso. Lo avevo fatto una sola volta, e li avevo stracciati tutti.
“Purtroppo quest’anno non ho potuto assistervi. Stavo compiendo una ricerca approfondita su varie rovine nel regno.” Dissi, riproponendo la scusa di mio padre.
“Capisco” rispose lui rammaricato. “Vi siete perso un meraviglioso spettacolo”
“Sai Laon, quest’anno è arrivato una persona che ha battuto il tuo record personale. Ha sconfitto persino Dan.”
Mi fermai un secondo, stupito da quelle parole e, subito dopo, preoccupato: se il regno aveva guadagnato una guardia ancora più potente di Dan, (il cui livello bene o male non era molto lontano dal mio) allora le cose si sarebbero fatte molto più complicate.
Se scappando, dovessi affrontare Dan, potrei batterlo, ma due persone di un simile livello sono troppe anche per me, soprattutto se attaccano assieme.
Intanto Dawn continuò a parlare ignara dei miei pensieri: “Si tratta del principe del regno di Tormin, Zaafir.”
“Che cosa? Che diavolo ci fa il principe nel nostro territorio?”
“Suppongo che essendo rimasto lontano da palazzo per così tanto tempo, non sappia le ultime novità in campo politico” si intromise Aedan. “Pochi mesi fa, è stato finalmente raggiunto un accordo con il regno: è stata stretta un alleanza tra Tormin ed Artein. Per celebrare questa alleanza al torneo di quest’anno hanno partecipato guerrieri di entrambi i regni, principe compreso.”
Iniziai a rimuginare su quelle nuove notizie, chiedendomi come avrebbero potuto interferire con la mia fuga. Non mi aspettavo di certo che il principe avrebbe cercato di combattermi: nonostante l’alleanza, re Oberon non avrebbe concesso ad un altro regno di intromettersi nelle situazioni interne del regno, soprattutto se riguardavano me. Per questo, potevo ritenermi al sicuro. L’unico vero problema era rappresentato dal principe stesso. Non l’avevo mai conosciuto di persona, ma ne avevo sentito parlare: una persona che faceva quello che voleva, quando voleva, pur di soddisfare la propria curiosità. Era anche conosciuto per la sua licenziosità, tutti sapevano di come andasse dietro ad ogni persona, senza alcuna distinzione.
Insomma, era un fattore imprevedibile. Anche pianificando in ogni minimo dettaglio, non sarei stato in grado di anticipare la sua reazione.
Nell’incertezza decisi di informarmi su di lui:
“E ditemi, come avrebbe fatto a battere Dan? Sicuramente deve aver dimostrato delle abilità fuori dal comune”
“In realtà, non saprei neppure dare una vera e propria definizione dei suoi poteri. Lui non ha fatto quasi nulla, per la maggior parte dei combattimenti si è limitato a far combattere un’Ondina con cui ha stretto un patto. Soltanto quando ha lottato con Dan, ha iniziato ad usare degli incantesimi; anche in quel caso però, si è comportato più che altro da supporto al suo Compagno, aiutandolo con incantesimi d’acqua.”1


“Vuoi dirmi che ha davvero battuto Dan solo con tecniche simili? A questo punto, mi viene da pensare che Dan si sia indebolito col tempo, piuttosto che diventare più forte.”
Dawn a quelle parole scosse la testa: “So che è difficile da credere, ma non diresti così se lo avessi visto. Già il potere dell’Ondina era qualcosa di sorprendente; mi è capitato già di incontrare membri della loro razza, ma mai nessuno di così potente. E gli incantesimi usati dal principe non erano da meno: unendo i loro poteri hanno addirittura creato un maremoto. Letteralmente. È stato grazie a quello che sono riusciti a rinchiudere Dan in un isolamento acquatico e a vincere.”
Rimuginai su quelle parole sconcertanti; sembrava impossibile che qualcuno potesse battere Dan soltanto con un Patto. Sapevo che alcuni potevano aumentare le capacità del proprio Compagno, a seconda del proprio livello; ma innalzarlo a tal punto… mi sembrava difficile da credere.
Mi pareva di aver letto da qualche parte di incantesimi simili, ma probabilmente erano passati anni e vi avevo dato poca attenzione, quindi non ricordavo con precisione.
“Deve essere stata una lotta incredibile. È un peccato che non sia riuscito ad assistervi.”
Aedan sorrise a quelle parole, probabilmente convinto di essere riuscito ad attirarmi, almeno in parte, verso i combattimenti nell’arena. “Non si deve preoccupare mio signore, il principe di Tormin risiede ancora a palazzo. A quanto pare, è rimasto estremamente affascinato dalle bellezze locali, dunque ha preferito restare per qualche tempo. Sembra che il regno per ora venga gestito dai ministri.”
Sentendolo, aggrottai la fronte: “Come mai dei ministri? Il re che fine ha fatto? Se Zaafir non ha assunto la carica di re, presumo che il padre sia ancora vivo.”
Fu Dawn a rispondermi, con la voce un po’ più triste. “Il re è gravemente malato e non può abbandonare il suo letto, quindi fino a poco tempo fa era il principe ad agire come rappresentante, aiutato dai suoi vari ministri.” Probabilmente la situazione del re le aveva ricordato la situazione che stavamo attraversando noi stessi.
Cambiai immediatamente discorso, cercando di distrarla: “Quindi il principe è ancora a palazzo! Bene! Mi piacerebbe chiacchierare con qualcuno in grado di far mangiare la polvere a Dan, potrei chiedergli qualche consiglio.”
Quel tentativo di scherzo mal riuscito riuscì a farmi guadagnare un accenno di sorriso dalla fanciulla, nonché uno sguardo interrogativo dal giovane nobile. Ormai però eravamo arrivati alla sala quindi non poté fare domande indiscrete. Presi un grosso respiro, preparandomi all’incontro con la mia futura “sposa”.
Entrati nella sala, rimasi sorpreso dalla quantità di gente che vi si era riversata. Mi era capitato molte volte di vederla piena, ma mai come oggi. Sembrava quasi che fossero stati creati nuovi spazi nelle pareti, pur di accogliere tutti. Vidi che i tavoli erano tutti addobbati con i colori neri del lutto. Ogni tovaglia era di colore scuro, a simboleggiare l’atmosfera del castello e dei suoi abitanti. Mi diressi verso il tavolo della famiglia reale, notando però degli sconosciuti seduti di fianco a mio padre.
Oh cavolo! Non avranno davvero intenzione di fare annunci del genere oggi, vero? Spero che non mi vogliano far davvero sedere affianco a lei.”
Alla destra del re, vi era il duca di Idriss; il volto dalla carnagione pallida  e dalle fattezze grossolane, quasi come se fosse stato intagliato rozzamente nel legno (ogni volta che l’avevo visto mi ero chiesto come fosse stata la moglie da viva: i figli sicuramente avevano preso tutto da lei). Sembrava che il tempo non avesse intaccato il suo fisico nerboruto, che, insieme al suo volto, spesso me lo avevano fatto associare ad un albero, anche per i capelli color foglie d’acero. Gli occhi erano l’unico tratto che suo figlio aveva ereditato, verde chiaro.
Il motivo del mio continuo fastidio si trovava invece seduto al fianco del padre: Fianna. Sembrava essere molto cambiata dall’ultima volta che l’avevo vista, maturata, e non in senso buono direi. Da quello che potevo vedere, sembrava indossare un corsetto rosa (troppo stretto a mio avviso, visto il modo in cui teneva la schiena perfettamente dritta) che copriva le braccia fino al gomito, terminando in una serie di merletti, le braccia scoperte erano incrociate al di fuori del mio punto di vista, in quella che posso supporre, fosse una perfetta armonia (in lei tutto sembrava urlare SONO PERFETTA); il collo infine era scoperto, e circondato da una collana di fili d’oro, al cui centro splendeva un ambra.
Oltre che perfettina, questa mi sembra pure pacchiana nel vestire; ma non ne aveva un’altra il duca? Almeno durante la luna di miele avrei potuto commentare il suo guardaroba. Ma se guardo tutti i suoi vestiti temo che mi cadranno gli occhi.  Tenni tutti questi pensieri per me, mentre sul mio viso sentivo crepitare un sorrisino finto. Fai il simpatico, fai il simpatico.
“È un piacere rivederla, duca di Idriss. È passato molto tempo.”
“Non c’è dubbio, principe. Sono molto lieto di rivederla. Spero che ricordi ancora mia figlia, Fianna.” Disse indicando lievemente con la mano la figlia al suo fianco.
“Ma certo. Sono molto lieto di rivederti, Fianna.”
Sorrisi alla giovane, cercando di evitare di guardarla negli occhi. Non avevo alcuna intenzione di osservarla più del necessario.
“Anche io sono lieta di rivederla, principe.”
“Ti prego, chiamami Laon; in fondo a breve ci sposeremo” dissi, non senza un pizzico di sarcasmo.
Mi sedetti finalmente a tavola; d'altronde non potevo fare altro, lo sguardo del re era abbastanza bruciante, non potevo permettermi di fare altro. Il duca sembrò completamente assorbito dal re, ignorandoci de tutto. Penso che ci volesse dare un poco di spazio, forse per farci conoscere meglio.
Vecchio merdoso, almeno non costringermi a parlarle!
La giovane intanto, mangiava con perfetta eleganza, ogni movimento calibrato; come se si fosse esercitata un infinità di volte a non compiere movimenti inutili. Sembrava non avere intenzione di iniziare a parlare, perciò pareva toccasse a me (Dawn era troppo impegnata ad ammirare Aedan, per potermi dare una mano). Aprii la bocca, pronto a cianciare del più e del meno: ma mi anticipò.
“So che non ti piaccio! Non c’è certo bisogno di far finta di voler parlare con me. Sarebbe alquanto fastidioso. Perciò se devi solo dire stupidaggini ti prego risparmiamele.”
Rimasi a bocca aperta. Questa decisamente non me l’aspettavo. Che diavolo stava succedendo? Miss perfettina aveva una lingua lunga a quanto pare. Mi guardai intorno, ma nessuno sembrava aver reagito alle parole caustiche della nobile.
“Non ci sente nessuno, genietto! Secondo te direi certe cose di fronte a così tante persone??  Sto utilizzando un incantesimo telepatico. Perciò, smettila di girarti e mangia, tanto sento quello che pensi. Perciò gradirei anche che la smettessi di pensarmi come una perfettina fastidiosa! È irritante.”
Mi misi a ridere, ma cercai di nascondere la bocca dietro il fazzoletto; subito dopo iniziai a mangiare dando il via alla strana discussione.
“Beh scusa! ma se permetti non riesco a smettere di pensare. Inoltre, dai un’impressione simile, cosa ci posso fare?” Notai con piacere che Fianna aveva stretto le labbra, come se avesse mangiato un limone. Non potei fare a meno di far fluttuare un pensiero, prima di iniziare a controllarli perfettamente. “Troppo facile.”
“Sei veramente fastidioso! Non solo ti fai gli uomini, ma mi stai anche antipatico, che dovrei farci con te?” la voce della giovane si era fatta incredibilmente irritata. Era una certezza ormai, nessuno dei due sarebbe riuscito a sopportare l’altro.
“Scusa, scusa. Non volevo offenderti… ma è difficile filtrare i pensieri sai? Soprattutto visto che è la prima volta che mi capita di incontrare una magia del genere. Dove l’hai imparata?”
“Dimmi, credi davvero che ti risponderò, o per te, chiedere spiegazioni su uno dei più grandi segreti magici del mio ducato è un convenevole?”
“Uhmmm, tutti e due direi. Anche se sono realmente curioso, non ho mai sentito parlare di un potere come il tuo.”
“Per piacere risparmiami il tuo spirito da studioso. Ho iniziato questa conversazione per mettere un paio di cose in chiaro: primo, non mi interessi minimamente, quindi vorrei che non mi toccassi; secondo, mi starai anche antipatico, ma il posto di regina non mi fa per niente schifo, perciò stai pur certo che ci sposeremo, poi potrai trovarti qualcuno con cui sollazzarti. A me interessa soltanto il potere.”
“Ma quanto siamo simpatici! Sai, non dovresti parlare così, se ti dovesse sentire il tuo futuro marito, penserebbe che tu sia una rompipalle arrampicatrice sociale” pensai io dolcemente.
“Pensa pure quello che vuoi, non mi interessa. Io voglio diventare regina, e stai sicuro che non sarai tu a farmi cambiare idea.”
La discussione stava diventando noiosa, perciò decisi di interromperla. Non ero ben sicuro su come fare, in effetti se non si conosce la struttura dell’incantesimo, contrastarlo è abbastanza complesso, per questo decisi di attenermi alle basi: mi circondai di un incantesimo di protezione; non era particolarmente potente, quasi impercettibile in effetti, ma sarebbe bastato. Se Fianna avesse tentato di penetrarlo con la sua telepatia tutti se ne sarebbero accorti, ogni magia lascia tracce, persino una strana come la sua. Per sicurezza iniziai a rivolgerle mentalmente una lunga serie di insulti, osservando il suo viso in cerca di eventuali reazioni. Non ne vidi traccia, perciò mi tranquillizzai.
Iniziai una reale conversazione con la giovane, per non attirare l’attenzione, sorridendole gentilmente e chiedendole stupidaggini. Notai che la sua espressione era leggermente irrigidita, forse a causa del modo in cui avevo terminato il battibecco, ma chiacchierò amabilmente come se niente fosse.
Anche attrice navigata eh…
La serata passò così, tra un conversazione inutile con Fianna, ed una più proficua con Aedan e Dawn. Il tutto intervallato da un continuo lancio di sguardi per tutta la sala, alla ricerca della guardia del re, stranamente introvabile. La mia curiosità fu, fortunatamente, soddisfatta dal duca che, incuriosito dall’assenza di Dan, si informò dal re. Quest’ultimo rispose con molta calma.
“Purtroppo, è dovuto partire per una missione della massima urgenza. Ma mi aspetto che torni a breve, come sempre d'altronde.” Con un sorriso misterioso, riportò l’argomento sulla situazione militare con i territori confinanti.
Perso il mio interesse, decisi di ignorarli, la testa già occupata da ipotesi sul fantomatico lavoro di Dan.
Non dev’essere cosa da poco se ha mandato lui. Spero che non c’entri Andy, non dovrebbero essersi ancora accorti di nulla.
Ero ancora avvolto nei miei pensieri quando sentii distintamente l’anello che portavo al dito emettere una lieve scarica.
Mi irrigidii immediatamente, mentre miliardi di pensieri si rincorrevano: il costrutto che avevo fatto lanciare su Andy aveva finalmente iniziato a funzionare; dunque potevo iniziare la mia fuga.
L’unico vero problema era costituito dai due cagnolini, in attesa vicino alle porte della sala: non sarei riuscito a evitarli, perciò avrei dovuto trovare una soluzione. Dovevo anche essere molto veloce, con Dan lontano dal castello, era l’occasione perfetta
Bevvi un sorso d’acqua nel tentativo di schiarirmi la mente, sperando di trovare una soluzione. Il mio obbiettivo principale era quello di riuscire a superare le mura del castello, così da poter superare la barriera che mi impediva di saltare. Anche in quel caso però avrei dovuto fare molta attenzione: dato che i miei poteri non erano più sigillati, un Rintracciante sarebbe stato facilmente di in grado di seguire le tracce del mio salto, perciò dovevo trovare anche un modo per trattenerli il più possibile nel castello, e scappare a piedi .
Da quello che ho percepito, nel castello ci sono al massimo una quarantina di guardie reali degne di nota, di queste al massimo la metà si avvicinano al livello di Thomas in termini di quantità di magia. Non penso però che ci siano molti al suo livello, in un vero combattimento. Inoltre il più problematico, Dan, è via, perciò non dovrei incontrare molti problemi. Se mi dovessero attaccare tutti assieme, potrei avere difficoltà, soprattutto se hanno membri delle squadre elementaliste tra di loro. Ma anche in cinque o sei, non dovrei avere problemi. Con un diversivo che li trattenga, dovrei essere perfettamente al sicuro.”
Infine mi venne un idea: in questo momento, la maggior parte delle guardie stava sicuramente stazionando il perimetro del castello; ero sicuro invece, della presenza di due Rintraccianti nel cuore energetico del castello, che analizzavano costantemente coloro che abbandonavano o entravano nel castello; inoltre vi erano quattro guardie in sala, più i miei due fidati cani da guardia. Tutta la nobiltà era presente alla cerimonia, perciò le persone importanti erano riunite qui, ostaggi perfetti insomma.
Delineai molto in fretta gli elementi principali del piano, e mi preparai all’azione. Adesso che c’ero quasi, non vedevo l’ora di andarmene. Mi alzai in piedi, sollevando il calice e ottenendo così il silenzio di tutti (ho sempre adorato un pizzico di teatralità).
Mi godetti lo sguardo sorpreso e sospettoso di mio padre e iniziai a parlare.
“Signori, vi prego, concedetemi un attimo di silenzio. Vorrei ringraziare tutti voi, per essere venuti qui a onorare la memoria di mia madre.”
Subito tutti iniziarono a mormorare nuovamente delle condoglianze, ma con un gesto della mano, chiesi nuovamente silenzio.
“So che siete inoltre venuti per festeggiare le mie future nozze con la qui presente Fianna. Bene, mi duole informarvi che difficilmente vi assisterete. Temo che dovrò andarmene, ora perciò vi chiederei cortesemente di arrendervi o morire.”
Fu con un grosso sorriso che spinsi il mio mana a livelli altissimi; la sala fu immediatamente pervasa da un incredibile vento, paralizzando tutti sul posto. Subito, comparve una vera e propria legione di spiriti del Vento. Erano tutti di livello piuttosto basso, ma anche così, il loro numero era tale che una qualsiasi mossa sbagliata avrebbe ucciso il malcapitato. La sala fu invasa da urla di paura, ma soltanto uno attirò la mia attenzione:
“Laon!” Dawn era sconvolta.
“Mi dispiace, Dawn. Non muoverti; non ti faranno niente, ma non muoverti comunque… ti prego.” Forse fu il tono mesto, o il sorriso ancora più disperato, che la convinsero a stare ferma, nonostante nessuno spirito si fosse mosso contro di lei.
“Come osi, figlio? Revocali immediatamente!” mi girai nel sentire la voce più odiata.
“Oh ti prego, tu muoviti invece. Avrò finalmente la scusa per tagliarti la gola e vederti morire.” Fu con un sorrisetto gelido che osservai re Oberon, mio padre.
“Sappi che il tuo amichetto terrestre morirà, per questo.”
“Oh, io non ci conterei molto. Comunque, adesso mi interessa solo andarmene!”
Percepii un movimento ai lati: sembrava che le guardie, per niente intimidite dall’incantesimo si stessero muovendo. Per prima cosa puntai verso Thomas e Julius, probabilmente i più pericolosi in sala. Sapevo di non poter usare alcun incantesimo della Terra su di loro: lo avrebbero facilmente evitato; perciò, per prima cosa, concentrai su di loro una grande quantità di mana, tale da distruggere momentaneamente la loro concentrazione, il tanto che bastava a spezzare i loro scudi. Subito dopo, creai numerose barriere, che li sigillarono. Sapevo che non sarebbero durate, ma visti i numerosi livelli difensivi non sarebbero scappati immediatamente.
Stavo per voltarmi a confrontare le altre guardie, quando percepii un movimento alle mie spalle; mi spostai all’istante, evitando per un soffio un colpo alla tempia.
“Vedo che anche senza scudi eviti bene gli incantesimi, Tommy. Peccato, vorrà dire che ti dovrò fare male.”
“La prego, principe! La smetta! Rilasci tutti.” La sua richiesta fu seguita da una serie di movimenti quasi impercettibili: grazie alla magia aveva potenziato a livello incredibili il suo corpo, ma riuscii comunque a tenergli testa. Evitai molti dei colpi, ma fui costretto a pararne la maggior parte. Si trattava quasi sempre di pugni diretti allo stomaco, forse nel tentativo di farmi perdere i sensi, perciò non ci volle molto per anticiparli. Durante questa danza sfrenata fui in grado di incatenare le guardie rimanenti.
“Sei rimasto solo, Tommy! Perciò smettila e fatti catturare.”
Con voce trionfante mi lanciai all’indietro evitando un altro pugno; prima che si potesse riprendere attivai l’incantesimo che avevo creato intorno al giovane durante la schermaglia. Subito, numerosi punti in sequenza sul pavimento brillarono e rilasciarono un energia che gli si avviluppò intorno come un bozzolo.
“Bello vero? L’ho creato qualche anno fa, ma alla fine non l’ho mai usato contro nessuno.” Mi finsi divertito nel parlargli, ma sapendo che non mi poteva sentire, lo ignorai dopo breve.
Rivolsi lo sguardo al re in quello che speravo fossero le ultime parole che gli avrei mai dovuto rivolgere. “È finita, padre. È giunto il momento che mi lasciate in pace. Mi son stancato di voi e di questo mondo. Me ne vado.”
“Sei uno stupido ingrato! Come osi ribellarti a me? Tuo padre? Il tuo re? Tu mi devi obbedienza.” Oberon, gli occhi dilatati dalla rabbia e da un pizzico di paura, sputò quelle parole come se fossero veleno. Non potei fare a meno di sorridere nel sentirlo, dopotutto non ne avrei sentito la mancanza.
“Temo che sia passato molto tempo dal periodo in cui vi dovevo ancora obbedienza, padre.”
Iniziai ad avanzare, dirigendomi nuovamente verso il tavolo. Temendo che stessi per ucciderlo, Oberon spalancò ancora di più gli occhi, ma lo ignorai. Strinsi invece forte tra le braccia Dawn, sempre più confusa, sull’orlo delle lacrime. Tra i singhiozzi, cercò di parlare a voce bassissima, capii poco, ma sembrava che mi chiedesse di restare.
“Mi dispiace, tesoro; ma non sarò più uno schiavo nella mia stessa casa. Temo che non potrò accompagnarti a fare compere sulla Terra.”
Dopo averla abbracciata ancora più forte, la lasciai, afferrando invece Fianna, che si trovava lì vicino.
“Tu carissima, verrai con me invece.” Il duca emise un gemito nel vedermi trascinare la figlia, ma non vi diedi attenzione. Con un gesto feci esplodere il muro della sala (la via più breve per raggiungere i giardini, perché ci trovavamo sopra di loro. Da lì sarebbe stato semplice raggiungere i cancelli)
Prima di lanciarmi, Fianna ben stretta a me, ammutolita e bloccata da una serie di incantesimi, così da non darmi fastidio, mi voltai verso la sala e, spalancando il braccio libero proclamai:
“Signori, il matrimonio è annullato! il principe purtroppo deve scappare, temo non tornerà! ha bisogno di trovarsi un bell’uomo e dargli una ripassata. Addio!” (Oh si… adoro la teatralità)

Note dell’autore
1: Nel Piano, esistono diverse creature magiche che, grazie alla continua esposizioni alle correnti del mana, hanno sviluppato numerose capacità. Fin dai tempi antichi, è esistita una particolare forma di magia che, attraverso una cerimonia definita Patto, permette ad incantatori e creature di legarsi. In questo modo è possibile combattere al fianco di tali creature come compagni. Se le abilità di colui che compie la cerimonia sono sufficientemente elevate, è possibile innalzare i poteri del Compagno, ma tali casi sono molto rari.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Prologo
 

Capitolo 6 

Mi lanciai nel vuoto, godendomi per un attimo la sensazione della caduta, quell’assenza di controllo su ciò che mi circondava, ma subito dopo ci circondai di un incantesimo di volo, riprendendo le redini. Poggiai i piedi sull’erba umida del giardino e subito iniziai a correre, aiutato da altri incantesimi (volando i soldati sarebbero stati in grado di abbattermi con facilità).
Fianna intanto continuava ad agitarsi stretta nella mia morsa, causandomi non pochi problemi di equilibrio, ma resistetti. Come un lampo sfrecciai per i corridoi, abbattendo con facilità le poche guardie che cercavano di sbarrarmi la strada.
Quando finalmente raggiunsi i cancelli del castello mi lanciai in un ultimo sprint verso l’uscita, la libertà. 
Naturalmente c’erano parecchie guardie appostate sopra il muro di cinta, ma non mi dettero problemi. I pochi incantesimi da cui non riuscii difendermi, vennero evitati con agilità. In breve le guardie caddero, soffocate a causa della mancanza d’aria.
Pivelli.
Infine, attraversai la soglia in tutta tranquillità, sentendomi alleggerito dall’assenza della barriera.
Analizzai i dintorni, i sensi all’erta alla ricerca di eventuali altre guardie e percepii una presenza estremamente potente, che non si preoccupava neppure di nascondersi, anzi quasi si metteva sotto i riflettori per attirare l’attenzione. Bene bene, mi sembrava strano che non si fosse fatto vivo con tutto questo trambusto. Vediamo cosa è capace di fare.
Feci cadere a terra Fianna come un sacco di patate, liberandola allo stesso tempo da tutti gli incantesimi che la imbavagliavano. Non ebbe neppure il tempo di toccare terra che iniziò subito a maledirmi, in un linguaggio decisamente poco nobile.
“Vabbè ora stai zitta però.” Le tirai un calcio allo stomaco e subito dopo la feci addormentare con un incantesimo.
“È da quando l’ho vista che non vedevo l’ora di farlo.” Borbottai addentrandomi nel boschetto.
“Sai, è maleducazione maltrattare le signore” una voce tra le ombre mi richiamò canzonatorio.
“Bè se per questo, è maleducato anche parlare senza farsi vedere. Non è vero, principe Zaafir?”
Finalmente riuscii a vedere il giovane a cui apparteneva la voce.
Un volto decisamente affascinante , dai tratti molto fini, quasi raffinati, che pur privandolo di un aria esageratamente maschia, non potevano essere scambiati per femminili. La pelle color ebano e gli occhi viola mi ricordarono immediatamente Julius.
I capelli e i tatuaggi sul viso e il braccio erano quelli che maggiormente attiravano l’attenzione: il bianco era infatti un colore innaturale di capelli anche nel nostro mondo in così giovane età; inoltre un tatuaggio che ricopriva metà del volto e si allungava fino alla mano sinistra decisamente generavano sorpresa. Nonostante ciò, il tutto sembrava appropriato per lui, come se fossero in qualche modo giusti sulla sua figura.
Finalmente sprecai uno sguardo anche per il suo abbigliamento… non che ci fosse molto da guardare effettivamente: indossava soltanto un paio di pantaloni bombati lungo le gambe e stretti alle caviglie di un blu intenso e scarpe dalla punta arrotondata.
“La bottiglia del genio non l’hai portata dietro, oggi?” chiesi ironico.
Il giovane inclinò leggermente la testa, incuriosito dalle mie parole, ma sembrò liquidare velocemente la faccenda.
“Sai… mi sarebbe piaciuto incontrarti prima Laon, ma a quanto pare avevi altri programmi. Un vero peccato… e dimmi, dove vai di bello?”
“Beh avevo voglia di fare un giretto, un po’ di aria fresca, una corsetta in mezzo alla natura… non so se mi capisci!” risposi amabilmente.
“Oh si, ti capisco eccome. Capita spesso anche a me di averne bisogno, ma alla fine mi ritrova sempre, sembra che lo faccia apposta a rovinarmi il divertimento.
Il broncio di Zaafir sarebbe stato divertente in qualsiasi altra occasione, ma ormai si stava facendo tardi e io mi dovevo allontanare, perciò tagliai corto sui convenevoli.
“Ok. Mi spieghi che cosa vuoi? Sai che devo andarmene molto velocemente, non voglio di certo perdere tempo con te. Perciò parla e finiamola con le battute. Se vuoi combattere dimmelo e ti attaccherò senza problemi, altrimenti fatti da parte.”
Con molta calma assunsi una posa da battaglia: anche a costo di par sparire tutto il circondario me ne sarei andato da lì.
Lui subito alzò le mani, in un gesto di resa.
Sì come no…
“Calma! Voglio davvero parlare. Combatterti sarebbe stancante, non ne ho voglia. Più che altro mi interessa molto la tua meta. Ultimamente sono piuttosto annoiato, e penso che seguirti potrebbe dimostrarsi parecchio divertente.”
“Come faccio a fidarmi? Dopotutto potresti cercare di uccidermi in viaggio. Non sei proprio la migliore delle compagnie.”
Con un sorriso misterioso, senza sembrare offeso dalle mie accuse rispose. “Temo che dovrai fidarti. Ma non ti dovresti preoccupare così tanto, rischi che ti escano le rughe. Comunque sono davvero annoiato, in più mi sono anche liberato dal mastino, perciò voglio farmi un giretto.”
Io lo guardai a bocca aperta, era difficile credergli: insomma, chi si sarebbe fidato di uno che si presentava così? Ma dopo averlo visto, le voci che circolavano su di lui trovavano finalmente un fondamento. Si tratta decisamente di un fuori di testa, che fa quello che gli pare.
“Non ho una meta precisa, per ora mi interessa scappare da qui. Poi forse me ne andrò sulla Terra” borbottai incamminandomi; non avevo tempo da perdere… se voleva seguirmi bene, altrimenti poteva anche rimanere li.
Il principe tormiano batté le mani contento, e con un grosso sorriso mi seguì. “Fantastico! Ho sempre sognato andare sulla Terra. E dimmi tu ci sei già stato? Com’è? Interessante? Dai parlamene un po’…”
I successivi dieci minuti passarono, con lui che faceva domande a raffica e io che lo ignoravo scandagliando i dintorni alla ricerca di eventuali nemici. Alla fine, superato il mio limite di sopportazione, sbottai “Senti se la Terra ti piace tanto perché non ci vai? Almeno la smetteresti di farmi domande!”
Per un momento un’espressione di tristezza attraversò il volto dell’uomo che mesto rispose “Purtroppo non sono in grado di Saltare, perciò non ho mai visto la Terra.”
Mi fermai un attimo, perplesso dalla sua risposta. “Come non puoi? Non fai parte della famiglia reale scusa? Dovresti esserne in grado.”
Scrollando le spalle, senza dare molta importanza alla cosa replicò: “Beh, dato che viaggeremo insieme dovrei dirtelo. Non sono in grado di lanciare alcun tipo di incantesimo.”
“Scusa? Mi stai prendendo in giro? Ti hanno visto tutti al torneo. Di incantesimi ne hai lanciati! E anche molto potenti! Di certo Dan non l’avresti battuto con trucchi da due soldi.”
“Uff che noioso, ma quante cose vuoi sapere? Perché non parliamo di qualcosa di più interessante? Ehi è vero che esistono negozi con vestiti stranissimi sulla Terra? Come sono?”
Zaafir sembrava disinteressato dalla piega che il discorso aveva preso, perciò riprendendo a camminare ricominciò a fare domande.
Lo seguii, deciso a non abbandonare l’argomento “Allora mi vuoi rispondere? Che vuoi dire?”
“Uff e va bene!! Ma solo se poi prometti di raccontarmi molte cose sulla terra, ok?”
Io annuii realmente incuriosito per la prima volta da cosa avesse da dire. Nonostante questo, non smisi di scrutare i dintorni: sarebbe stata una vera caduta di stile, farmi catturare per soddisfare la mia curiosità.
E figuriamoci se manco mai di stile.
“Come avrai notato, il colore dei miei capelli non è uno che ti aspetteresti di incontrare tutti i giorni. E da quello che hai detto poco fa, sembra che ti abbiano già raccontato del mio scontro con il tuo capitano delle guardie. Bene, il fatto è che da solo non posso usare nessuna forma di magia. Posso compiere incantesimi solo tramite i miei Compagni.”
“Va bene, temo di non seguirti. Da quando uno può usare solo la magia con l’aiuto di un Compagno? Poi hai anche usato il plurale. A quanto ne so si può fare un solo Patto nella vita, giusto?” lo interruppi io.
“Se mi lasci finire, posso spiegartelo per bene” sbottò l’altro, per la prima volta con un minimo accenno di fastidio.  Mi fissò un attimo, sorrise un secondo al broncio che avevo messo in risposta al suo tono e riprese.
“È successo più o meno dieci anni fa. Al tempo ero perfettamente in grado di usare molte forme di magia. Un genio se vuoi, proprio come te. Poi però ho ficcato il naso dove non dovevo: dopo essermi nascosto in una delle rovine sotto il mio palazzo, sono riuscito ad entrare in una sala rituale, in cui era stata sigillata una forma di magia perduta. Essa ha modificato la circolazione del mio mana, cambiato il colore dei miei capelli, e fatto comparire il tatuaggio. Da quel giorno non sono più stato in grado di lanciare alcun incantesimo autonomamente. In compenso però posso creare numerosi Patti, e nell’invocare i miei Compagni, usare parte della loro magia.”
“Capisco… per questo durante lo scontro con Dan hai usato solo magie acquatiche. Mh?”
Stavo ancora parlando quando mi interruppi, a causa di una presenza estranea nelle vicinanze; stavo per attaccare, ma, sospirando, Zaafir mi fermò posandomi la mano sulle spalle.
Mi voltai a guardarlo per chiedergli perché mi avesse fermato quando notai una vera e propria espressione di disperazione nel volto. “Che c’è ora?”
“Caro Lala… a proposito ti posso chiamare Lala vero? Beh ricordi il mastino di cui ti parlavo? Permettimi di presentarti la mia cameriera slash segretaria personale slash mia continua afflizione… signore e signori, ecco a voi… Raja.”
Tra i rami comparve una donna, come se avesse davvero aspettato la presentazione. Difficile dare una descrizione precisa della sua figura: il corpo era interamente avvolto da una tunica violacea, che ne rendeva le fattezze imprecise. Il suo volto era l’unica parte visibile, in quanto anche i capelli erano completamente avvolti in un velo dal colore leggermente più chiaro.
Vabbè, ormai è sempre peggio. Sembra che lo facciano apposta, scommetto che leggevano di Sherazad da piccoli.
Visti i due, non potei fare a meno di notare: la nuova arrivata condivideva con il principe tormiano la pelle d’ebano, ma i suoi tratti erano molto più spigolosi, dimostravano una rigidezza di carattere totalmente assente nel nobile.
Stavo per chiederle cosa ci facesse qui, quando all’improvviso avanzò e, come se lo facesse tutti i giorni, colpì in testa Zaafir, ridotto alle lacrime.
“Questo è per esserti allontanato dal castello senza motivo! Per il resto aspetta di tornare a casa.” Poi, come se nulla fosse, si presentò con una riverenza.
“Mi dispiace molto che il mio padrone le abbia arrecato disturbo, principe Laon. Il mio nome è Raja, lieta di conoscerla.”
Inclinai lievemente la testa, incerto su come accoglierla: nonostante avesse definito Zaafir padrone, era difficile capire chi fosse davvero lo schiavo tra i due. Data l’evidente personalità dominante della donna, cercai di approfittarne per liberarmi del peso morto.
“Raja, sono lieto che ci abbia trovato: come avrà notato il principe desidera accompagnarmi nel mio viaggio verso le rovine. Vista la pericolosità di simili luoghi, converrà con me che sarebbe meglio evitare. Non crede?”
Zaafir sgranò gli occhi all’evidente bugia, ma se possibile volevo risolvere la situazione senza raccontarle troppo. Speravo che mi avrebbe fatto guadagnare un po’ di tempo. Mentre parlavo lei mantenne la testa lievemente inclinata, con sguardo predatore.
Quando prese la parola, un lieve sorriso comparve sul volto: “sono sicura che il mio signore non si sia lasciato sfuggire l’opportunità di fare un viaggio, soprattutto con una simile compagnia; ma penso che una fuga grandiosa come la sua non possa essere definita ‘viaggio’.
Il suo tono inizialmente soave assunse un leggero tono ironico verso la fine.
Oook, pessima idea, ma almeno ci ho provato. Proviamo con un altro metodo…
“Forse ha ragione, ma non mi può certo biasimare per averci provato… non crede? Direi che adesso invece possiamo parlare più apertamente, che ne dici?”
L’improvviso cambiamento di tono sembrò divertire Raja (anche se si poteva solo capire da un lieve luccichio negli occhi). Intanto Zaafir, cercando di passare inosservato, si allontanò di soppiatto da noi. Purtroppo per lui il tentativo di fuga ebbe vita breve: in un attimo la donna si voltò, lo afferrò per una spalla, gli diede uno scappellotto e lo fece sedere a terra. Soddisfatta del risultato, ritornò alla nostra discussione.
Ma con chi sono capitato?
“Perdoni l’interruzione. Come prima cosa, voglio assicurarle che non intendiamo intralciare in alcun modo i suoi progetti di fuga. Anzi, mi dispiace non essere riuscita ad intervenire prima, e ad impedire che il mio signore le arrecasse disturbo. Ovviamente gli impedirò di seguirla oltre e lo riporterò al castello.”
Sono lieto che tu capisca le mie difficoltà. Ovviamente, spero che manterrai il segreto sui miei spostamenti.”
“Certamente, ma mi preme chiarire un fatto: se si dovesse presentare una situazione in cui la sicurezza, nostra o del nostro regno, dovesse venire meno, non esiteremo ad informare re Oberon.”
“Questo vi rende pericolosi Raja… forse dovremo combattere dopotutto…”
“Sa che non può permetterselo, non con l’intera guardia reale alle calcagna: la rintraccerebbero subito. Per questo sono certa che ci lascerà andare via.”
Durante la discussione, il sorriso non aveva abbandonato i nostri volti, tanto che nessuno avrebbe sospettato l’argomento se ci avesse fissato da lontano.
Alla fine sospirai: “Molto bene… hai ragione, non ho alcuna intenzione di farmi scoprire per una battaglia inutile, preferisco che ve ne andiate.”
“Aspettate un attimo!”
L’unico fin ora restato in silenzio, sembrava finalmente pronto a prendere la parola. “Non credete che anche io dovrei prendere parte a decisioni del genere?”
“Certo che no! Tanto pensi solo a divertirti. Lascia fare a me.”
“Non è giusto però…” commentò triste l’altro.
“Direi che possiamo andare. Principe Laon, è stato un piacere.” Ancora una volta mi indirizzò un inchino, prese Zaafir per l’orecchio e si allontanarono. Quasi quasi mi dispiacque per l’uomo dai candidi capelli, che tristemente mi faceva ciao ciao con la mano, sparendo tra la vegetazione.
Finalmente solo. Adesso magari avrò un minimo di tranquillità… certo, ho giusto un esercito alle calcagna.
Ripresi il cammino, sensi all’erta, mentre mi facevo largo nella vegetazione, graffiandomi non poco a causa dei rami. Purtroppo prima di vedere un po’ di luce ci sarebbe voluto parecchio, l’alba era ancora lontana. In genere non avrei mai fatto una camminata del genere: mi sarei limitato a volare al di sopra del bosco, o trasportarmi; purtroppo non potevo usare incantesimi del genere, viste le tracce che avrebbero lasciato. Il mio attuale obiettivo era raggiungere un villaggio, così da poter trovare una cavalcatura e lasciare i confini del regno. Una volta fuori da Artein, sarebbe stato difficile seguirmi e avrei potuto saltare con tranquillità. Sempre che non mi trovino prima.
All’improvviso sentii una forte presenza alle mie spalle, non sapevo chi fosse, ma non me ne preoccupai: lanciai un martello d’aria che schiaccio l’area intorno a me.
Se è Zaafir son fatti suoi.
Non percependo alcun impatto, acuii i sensi cercando il nemico. Ero pronto a creare una barriera difensiva, quando una voce mi fermò.
“Principe, aspetti! Sono Dan, non attacchi!”
Certo, aspetterò te!
Concentrai nelle mie mani una grande quantità d’aria che lanciai subito dopo verso la direzione della voce. Un ciclone sorse nel punto di impatto dell’incantesimo, trascinando ogni cosa con la sua forza. Iniziai ad allontanarmi, sicuro della vittoria, ma non ebbi neppure il tempo di fare un passo che alte fiamme mi circondarono completamente, impedendomi ogni via di fuga. Senza perdermi d’animo, innalzai colate di terra, che coprendo le fiamme, crearono un varco. Gettando uno sguardo alle mie spalle, notai che il tornado era stato quasi completamente soppresso. A quanto pare aveva creato un’enorme palla di fuoco per consumarne l’aria.
Scattai di lato, evitando di largo margine un’arma lanciata verso di me, anzi… dalla direzione sembrava che mi avesse mancato di proposito. Mi paralizzai non appena la riconobbi: era una delle armi di mia madre.
Si trattava di un pugnale molto particolare, dall’elsa completamente nera
Pur essendo stata chiamata Regina di spade, Amelia era in grado di utilizzare qualsiasi tipo di arma, un’intera ala dell’armeria era stata utilizzata esclusivamente da lei. Esistevano però dieci armi, che aveva creato personalmente per il proprio uso personale: la Serie. Intoccabili da chiunque non avesse il permesso della loro creatrice, possedevano grandi poteri. Ognuna era diversa dall’altra, non soltanto negli incantesimi ma anche nella tipologia. Allo stesso tempo erano però simili, in quanto ciascuna rappresentava un aspetto della sua magia. Di alcune ne erano note le capacità, ma soltanto lei e noi, i suoi figli, conoscevamo ogni arma. Neppure ad Oberon era stata rivelato tale segreto.
Il pugnale in particolare, possedeva poteri illusori: grazie ad esso, per un breve periodo, la finzione poteva divenire realtà.
“La regina me l’ ha affidato alcune ore prima di morire, chiedendomi di consegnarglielo. Sapeva che sarebbe scappato, e voleva che lo avesse.”
“La mamma?” mormorai. Per un attimo il mio sguardo si fissò sull’arma. L’avrei voluta prendere, dopotutto non avevo con me un ricordo tangibile della mamma. Ma non sarei stato così stupido, di certo non potevo dare le spalle a Dan. Sarebbe stato un suicidio.
“Lo giuro sul mio onore, principe. Non farò niente anche se si dovesse muovere. Ho il compito di proteggerla, non di ferirla.”
“Da quando mio padre si preoccupa per la mia sicurezza?” chiesi ironico.
“Non mi è stato ordinato dal re. Quando la Regina di spade parla, tutti si piegano al suo volere.” Finalmente la sua figura attraversò le fiamme, neppure un segno sui vestiti o sulla pelle.
Esibizionista, però direi che se lo può permettere…
Sollevò la mano, con estrema lentezza, per non causare reazioni da parte mia, forse temendo un attacco di risposta. Si tolse il guanto, e rivolse il palmo verso di me, questa volta con ancora maggiore delicatezza. Un tatuaggio copriva quasi completamente la mano: si trattava di una serie di linee ondulate che a primo acchito risultavano senza senso, ma ad uno sguardo più attento mettevano in luce il simbolo della spada nell’alfabeto perduto.
“Sei pieno di sorprese Dan, da quando ti fai affidare missioni da mia madre? Pensavo fossi il servetto del re.”
“Come le ho già detto prima, nessuno può rifiutare una richiesta della Regina di spade neppure io mi creda.”
Per una volta gli credetti: anche se per qualche strano motivo fosse riuscito a superare le restrizioni delle armi, non avrebbe mai scoperto il simbolo. Neanche i quattro grandi generali lo conoscevano, l’avevo mostrato io stesso alla mamma, dopo una mia avventura nelle rovine. Era stato un regalo, per onorare il suo titolo, ma allo stesso tempo il nostro piccolo segreto.
Finalmente convinto, mi voltai e afferrai l’elsa dell’arma.
Quasi immediatamente sentii la mia mente annebbiarsi, le forze abbandonarmi. Caddi, ma non sfiorai neppure per un secondo la terra. Immediatamente sentii un corpo a contatto con me, sorreggendomi.
“Dorma principe, non le succederà nulla.”
Pensando ad una trappola, mormorai solamente: “Bastardo.”
Mi ritrovai a fluttuare in un mondo completamente grigio: non sembravano esserci altri colori, tutto sembrava smorto, ma sentii improvvisamente una superficie sotto i piedi; anche abbassando lo sguardo però, non vidi nulla.
Oook ora dove diavolo sono finito? Direi che questa è un illusione, sicuramente causata dal pugnale. Ma come ha fatto Dan ad utilizzarlo? Devo cercare di liberarmi ora…
I miei pensieri vennero interrotti da una voce giovane, di ragazza. “Ciao Laluccio! Sei riuscito ad arrivare finalmente!”
Un paio di braccia mi si avvinghiarono al collo, mentre un onda di rosso invadeva il mio campo. Quasi di riflesso, mi raddrizzai per sopportare il peso ed esclamai: “Dawn, ti ho detto mille volte di non farlo!! Prima o poi cadremo!”
Poi, accorgendomi che Dawn non sarebbe mai potuta essere lì, me la scrollai di dosso, voltandomi. Si trattava di una ragazza molto giovane, incredibilmente simile a Dawn, vestita di pelle.  I suoi capelli di un rosso acceso, proprio come quelli di mia sorella. Nel guardarla in viso la riconobbi immediatamente, ed un espressione scioccata mi spuntò sul volto.
“Mamma?!”
Era senza dubbio mia madre. Molto più giovane, più di quanto l’avessi mai vista, ma ne ero certo.
“Ding ding ding. Eeeeeesatto!!! Sono proprio la regina Amelia… beh quasi! Più un’illusione della regina ecco.”
Nonostante lo sconvolgimento iniziale, capii cosa fosse successo: probabilmente la mamma prima di morire aveva progettato un incantesimo d’illusione, che mi avrebbe fatto addormentare così da incontrare la sua controparte, e farmi sapere le sue ultime parole.
Non meno intuitiva dell’originale, la giovane regina annuì soddisfatta.
“Bravo ragazzo, capisci in fretta; non per niente sei mio figlio. E se ti stai chiedendo perché sono giovane… è perché sono un poco vanitosa!” esclamò sorridente, facendo una breve piroetta. “Non vorresti anche tu che gli altri ti ricordassero giovane e bello, almeno nei tuoi ultimi momenti con loro?”
In mancanza di parole, stetti in silenzio. Non sapevo davvero come trattare quest’Amelia così esuberante. Mia madre non è mai stata cattiva con noi, ma di certo la severità è stato un suo tratto distintivo: a corte dopotutto, non ci si potrebbe aspettare niente di meno da una regina. Non avevo mai percepito neppure un briciolo della ragazza che era stata, figurarsi una dal carattere del genere. Sembrava proprio una giovane Dawn.
Dovrei forse temere una trasformazione simile in Dawn? Ce la vedrei, severa e rigida, comandando tutti a bacchetta.
Con le mani dietro la schiena intanto, l’altra continuava a camminare, incapace di stare ferma, senza però più sorridere.
“Probabilmente non ci sei stato per la fine vero? Conoscendo tuo padre, mi avrà monopolizzata. So cosa ne pensi di lui, ma tra noi c’è stato vero amore: un tempo è stato un amante gentile e premuroso, ma sono qualità che un re non può permettersi. Il peso della corona ti cambia, Laon, ti costringe ad essere duri, malvagi, crudeli a volte; ti allontana da tutti, soprattutto dalle persone a cui tieni di più. Non ha mai sopportato che questo fosse vero, specie per noi due; sono certa che almeno per l’addio, non abbia voluto nessun altro tra noi.”
“Sembri proprio la mamma. Non importa quante volte lo ripeta, non riuscirai mai a credermi: quell’uomo non ama nessuno, a mala pena può tollerare se stesso, figuriamoci qualcun altro. Tanto meno una delusione di figlio come me.”
Un sorriso triste le attraversò per poco il viso, dandole un’impressione di vecchiaia e stanchezza. “Verrà il giorno, figlio mio, in cui capirai a cosa bisogna rinunciare per poter assolvere il proprio compito. Ho assistito alla gloria più grande dell’uomo che era padre e marito, e alla tragedia peggiore del re Oberon. Entrambe sono parte di lui, ma alla fine l’uomo ha ceduto il passo al re, ha dovuto compiere una scelta. Cerco di fartelo capire, proprio perché prima o poi toccherà a te. Non importa se non ti piace; il tuo sangue e il tuo potere chiameranno attorno a te le genti. Il popolo sente il bisogno di una guida. Tu, più di tutti, ne sei degno.”
Iniziai a scuotere la testa, incapace di accettare quello che mi diceva, ma allo stesso tempo incapace di ignorarla. Notando il mio dissidio interiore, mi prese il volto tra le mani, incatenandomi col suo sguardo, gli occhi colmi d’amore.
“Se potessi impedirei tutto questo, Laon. Sei stato il mio primo figlio, ti ho avuto accanto più a lungo di tutti. Mai avrei voluto che un destino del genere cadesse su voi tre, tanto meno te: sei troppo buono d’animo, puoi cercare di nasconderlo, ma so chi sei nel profondo. Il tuo destino ti chiamerà, ne sono certa.”
Subito dopo mi baciò sulla fronte, mi sorrise nuovamente e facendo un passo indietro esclamò: “Passiamo ad argomenti più leggeri ora! Sapevo che subito dopo la mia dipartita saresti scappato; figurarsi, incapace di stare fermo come sei. Per questo ho detto a Dan di accompagnarti: ti proteggerà, ne sono più che certa. Per essere sicura che gli dessi retta gli ho imposto il marchio, non si sa mai. Scommetto che lo hai attaccato prima che te lo facesse vedere, eh???”
Ancora una volta si mise a ridere, ed ogni risata causava una nuova fitta di malinconia. Perché mai non ci è stato concesso di conoscere la mamma in questo modo? Perché mai non abbiamo avuto più tempo?
“Ah! Un’ultima cosa!” disse alzando il dito, come se si fosse ricordata all’improvviso. “Il pugnale lo puoi tenere. Ho fatto in modo che alla fine di questa illusione riconoscesse te come suo nuovo padrone; d’ora in poi farà parte della tua Serie, si può dire. Per quanto riguarda le altre non ne ho idea, saranno le armi alla fine a scegliervi. Tanto riconosceranno solo te o i tuoi fratelli, perciò niente di cui preoccuparsi.” Diede una scrollatina di spalle, spensierata, come se non stesse parlando delle armi più potenti di tutto il regno.
“Ora però temo proprio che sia ora di andare. Tutto ciò non può durare ancora a lungo, e ho detto tutte le cose importanti.”
Un singhiozzo mi sfuggì, incontrollato. Non ero ancora pronto a perderla di nuovo; sapevo che era un’illusione, ma sapevo accontentarmi. Tutto pur di riaverla al fianco. “Ti rivedrò, mamma?”
“Oh Lala… sai bene che non puoi. Per creare questa forma ho imitato una parte della mia mente, non potresti mai farlo… e perché poi? Per continuare a vivere una bugia? Sono morta, tesoro; questo non può cambiare. Devi vivere la vita e andare avanti, anche per me. Ma non dimenticarmi.”
Mi abbracciò stretto, come ad imprimere la sua sagoma su di me. Risposi con ancora maggiore forza, trattenendo ogni suono.  Accarezzai per un ultima volta i suoi capelli e rimasi sorpreso nel sentirli sottili, non più quella massa riccia di prima; anche la sua forma sembrava cambiata, come se ci fosse un’altra persona. Infine pronunciò le ultime parole, con voce da anziana, affaticata; non la squillante voce sentita fin ora.
“Addio, Laon.” 
Mi separai, per vedere il volto della madre che avevo conosciuto da sempre, per vedere ancora il volto della mamma, ma non ce feci in tempo.
 
Riaprii gli occhi, e osservai il soffitto composto da assi di legno. Voltai il viso, incrociando lo sguardo con l’altra persona presente nella stanza.
“Ben svegliato, mio principe.” salutò Dan inchinando il capo.


Note dell'autore

Salve a tutti! Vorrei scusarmi per il tempo passato dall'ultima pubblicazione, ma purtroppo per me la sessione estiva incombe, e non riesco a scrivere quanto vorrei. Perciò mi voglio scusare sin da ora se passerà nuovamente molto tempo. Passando alle notizie di cronaca: avrete tutti notato il nuovo banner, il cui onore spetta come sempre a detectiveknight; nel caso in cui li vogliate vedere nelle loro dimensioni originali, li potrete trovare qui. Inoltre, per chiunque non l'avesse ancora fatto, vi invito a leggere il primo (di una luuuuuunga serie) di AU su Wind Wander; lo potete trovare nella mia pagina, ma mi piace rendervi le cose facili, perciò eccovi il link!!

Come sempre grazie per aver dedicato un po' d'attenzione a WW. Tanti saluti da happysheep

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Capitolo 8
*** Happy Birthday Lala ***


Prologo

 

Beeeeene ragazzi! Oggi ho deciso di fare a tutti una sorpresa e di darvi qualcos'altro da leggere, oltre al solito capitolo per celebrare un importante evento: precisamente un anno fa iniziai a prendere sul serio la scrittura di Wind Wander. Sembra passato pochissimo tempo da quando per la prima volta il mondo di Laon si è sviluppato davanti a me; ancora meno da quando i disegni di detectiveknight gli hanno dato vita. Non soltanto: anche il compleanno di Laon cade a giugno, il 6 per la precisione (ovviamente secondo il calendario della Terra, non del Piano).

Viste le ricorrenze di questo mese, ho deciso di fargli (e farvi) un regalo, e raccontare a tutti voi un piccolo aneddoto sul suo passato, prima della sua fuga da palazzo, il giorno del suo ventesimo compleanno...



Happy Birthday Lala!


Aprii gli occhi di scatto, l’eccitazione che mi pervadeva. Saltai giù dal letto dopo aver scalciato le coperte ed iniziai a saltellare da una parte all’altra della stanza. Con uno schiocco di dita mi cambiai d’abito e lanciai un urletto, incapace di contenermi: “Yayyyyyyyy!!!”

Ebbene sì: era il mio compleanno.

Uscii dalla stanza come un tornado, correndo da una parte all’altra, evitando i servitori all’ultimo secondo (spaventandoli dieci volte su dieci) e facendo le linguacce alla maggior parte dei nobili. Stavo attraversando un corridoio, quando da una finestra vidi Dawn nel giardino, alcuni piani sotto di me.  Mi lanciai dalla finestra, seguito dalle urla di alcuni servitori che avevano assistito alla mia bravata.

Forse attirata dal rumore, Dawn alzò lo sguardo spalancando gli occhi nel vedermi cadere a tutta velocità verso di lei. A pochi centimetri dalla sua testa mi fermai, librandomi: “Ciao sorella porcella! Come va?” esclamai ridendo. Feci un’ultima piroetta e ritornai a terra. Sollevai le braccia al cielo e mi inchinai ad un invisibile pubblico: “Signori e signori, avete assistito allo spettacolo di Laon il magnifico! Grazie grazie, troppo gentili.” dissi fingendo modestia ad immaginari complimenti.

Le prime parole che Dawn pronunciò furono: “Ma che problemi hai? La senilità ti colpisce?”
Poi mi abbracciò “Dai ti perdono, ormai sei anziano. Auguroni fratellone coglione!”
Finsi un verso sconvolto, allontanandomi di colpo e imitando uno svenimento (con tanto di mano sulla fronte e cedimento di gambe).

“Come potrò mai fare! La mia adorata sorella, donna raffinata e di indicibile eleganza HA APPENA DETTO UNA PAROLACCIA. O POVERO ME MISERO!!” le ultime parole vennero urlate con tono tragico, quasi sull’orlo delle lacrime (che effettivamente c’erano, ma dalle risate trattenute).

“Hai intenzione di continuare ancora per molto? Dovresti darti un contegno. Soprattutto ora che sei cresciuto. Regolati.” Una voce infastidita si fece sentire nel trambusto che stavamo provocando in giardino. Mi voltai, il sorriso ancora intatto sul volto: ci sarebbe voluto ben più di questo per rovinarmi la giornata.

“Ma sentitelo, hai il cervello da undicenne e ci rimproveri. Ma pussa via, brutta bertuccia.” Esclamai. Ormai al limite, mi misi a ridere incapace di fermarmi, e Dawn ancora più divertita.

All’improvviso il mio volto assunse un espressione sconvolta, osservando ciò che stava al di sopra di Mikhael. Urlai: “Attento, Mik.” Questi alzò subito lo sguardo, riparandosi la testa per proteggersi dal pericolo incombente. In quel momento puntai l’indice verso la terra ai suoi piedi e urlai “BOOOOM!!!”

La terra schizzò in alto, come se ci fosse stata un esplosione, riempiendo di fango e terriccio il giovane principe, che per un attimo rimase troppo sconvolto per agire e parlare. Approfittando della sua paralisi momentanea afferrai Dawn per il polso e iniziammo a correre, tra una risata e l’altra.

“Corri, corri, corri. Che fra un po’ si riprende.”

Appena ci infilammo in un corridoio, sentimmo il fratello inzaccherato urlare a pieni polmoni: “Stupido stronzooooo!! Torna qui che ti ammazzo!”

Cercò anche di inseguirci, ma a causa del fango cadde, sbattendo la faccia per terra.  Non riuscivo più a resistere, le risate mi stavano soffocando ed il fianco era tutto un dolore.

Appena ci fummo allontanati a sufficienza ci appoggiammo ad un muro, incapaci di stare ancora in piedi. Dawn era rossa come un peperone (non so se dalla risata o dalla corsa) ed io probabilmente non ero da meno.

Appena riprese fiato esclamò: “Grande, Laon! Miglior modo di iniziare il compleanno. Questa volta hai vinto tu.”

“Ahaha vero? Mi sento particolarmente creativo. Sarà fantastico.” risposi io, ancora scosso dalle risate.

“A proposito di creativo… sai che fra neanche due ore dovrai rendere omaggio ai nobili del castello con la tua dimostrazione, vero? Hai deciso cosa farai?”

Con quelle poche parole mi passò tutto il divertimento. “Stupida tradizione. Perché mai dovrei fare uno spettacolino di magia per quegli antipatici? Non sono mica una scimmia da circo.”

“Cosa ti posso dire: è la tradizione. Ringrazio il cielo che lo debbano fare solo i principi. Almeno io mi salvo.” Misi il muso, ma cercai di farmelo passare. Non mi sarei fatto rovinare questa giornata da una cosa del genere.

Rialzandomi mi venne un lampo di genio, e indirizzando un sorrisetto a Dawn le dissi: “Ho appena avuto un’idea per lo spettacolo. Vieni, devo trovare il necessario e prepararmi un pochino. Sarà fantastico!!”

Scappammo verso la mia camera, mentre in testa mi frullava già l’immagine dell’espressione di tutti nel vedermi.

 

Due ore dopo, mi nascondevo nell’ombra vicino all’entrata del castello, già circondata da tutta la nobiltà Arteiniana e numerosi abitanti del villaggio, ai piedi della collina su cui sorgeva l’enorme struttura. Per l’occasione, era stato creato nell’enorme spiazzo una piattaforma per darmi più libertà di movimento.

I miei genitori si ergevano sopra tutti, su degli scranni portati all’esterno per l’occasione, mentre i nobili si erano accontentati di panche intorno al palco. Il popolo invece sarebbe rimasto in piedi o seduto per terra, come molti già facevano.

Infine feci il mio ingresso trionfale, annunciato da Dawn: “Miei signori, ecco a voi Laon, principe ereditario, Figlio dello Zefiro. Ci riuniamo oggi per festeggiare il suo ingresso nell’età adulta e, come vuole la tradizione, ad assistere alla sua offerta all’intero regno.” Finito il discorso, indietreggiò spostando l’attenzione su di me.

Subito gli occhi di tutti si fissarono sul mio abbigliamento, mentre mormorii iniziavano ad attraversare le fila. Non indossavo nulla dalla cintola in su, dunque il mio fisico pallido era sotto lo sguardo di tutti (non mi sfuggirono alcune occhiate particolarmente bollenti). Avevo inoltre fissato alla cintola una serie di veli verde pallido, estremamente sottili, che coprivano ben poco e svolazzavano ad ogni minimo accenno d’aria e si avvolgevano intorno alle gambe. Di certo non servivano bene nel nascondere ciò che indossavo: un semplice slip color carne che, insieme ai veli, dava l’impressione che fossi completamente nudo. Il tutto veniva completato da dei braccialetti con pendagli alle caviglie che tintinnavano ad ogni passo. Tra le mani inoltre tenevo un altro velo, questa volta color tramonto, che a differenza degli altri era molto più pesante.

Tutti mi fissavano ad occhi sgranati (tranne il re: lui si limitava ad essere livido dalla rabbia), ma li ignorai. Con un salto leggero, superai il dislivello della piattaforma e, in un tintinnio di bracciali, mi inchinai con grazia. “Ringrazio tutti voi, che avete deciso di presenziare al mio umile dono, ma temo che manchino ancora alcuni elementi necessari per la giusta atmosfera. Vorrei per questo chiedere il gentile aiuto delle guardie reali: Thomas, Dan avvicinatevi per cortesia.”

I due interessati sussultarono ed incerti rivolsero un occhiata al re, che però rimase impassibile. Non sapendo cosa fare osservarono questa volta la regina, sperando in una reazione; quest’ultima sorridendo li invitò con un cenno della testa a darmi ascolto.

Quando si avvicinarono gli spiegai molto velocemente: “Ok. Thomas, mi serve che tu crei una cupola d’ombra tutto intorno, di modo che pochissima luce riesca a passare; come la sera: quando ormai il sole è quasi scomparso e solo pochi raggi ancora resistono.  Dan, da te invece voglio una serie di sfere di fuoco alla base del palco. Mantienile sempre accese, ma non renderle troppo luminose. Che tutto resti nella penombra, mi raccomando.”

I due mi guardarono un poco straniti, chiedendosi forse cosa avessi intenzione di fare, ma alla fine mi ubbidirono. Il soldato biondo stava per andarsene quando lo fermai nuovamente. “Aspetta. Mi serve che faccia un’altra cosa per me.” mormorai, dandogli ulteriori indicazioni.

Il pubblicò emise versi di sorpresa quando vennero avvolti in un mondo di crepuscolo, ma subito dopo tornarono a fissarmi. Alzai le mani, strette l’una all’altra, fino sopra il capo stringendo intanto il velo più pesante, che si dipanò fino ai miei piedi.

Iniziai muovendo le gambe in ampi semicerchi e subito dopo le braccia si mossero in risposta. Seguii la musica che mi sentivo battere dentro, ed i movimenti giunsero. A poco a poco mi innalzai nell’aria, volteggiando e roteando nel cielo scuro. Il velo mi seguiva in ogni movimento, quasi ipnotizzando gli astanti come se fosse un serpente tentatore. Il mio volto, baciato a momenti dall’ombra e ad altri dalla fioca luce delle fiamme, sembrava quasi incorporeo a coloro che mi osservavano: lontano ed indefinito. I veli intorno alle gambe, si avvolgevano ad ogni movimento, a volte spire pronte a soffocarmi, a volte gonfiati dall’aria, creando quasi delle ali. Era molto più difficile di quanto avessi inizialmente pensato, ma col tempo sembrò tutto molto naturale: il mio muovermi, il mio danzare, il mio direzionare il velo. Mi dedicai completamente al compito, abbandonandomi a quel ritmo che sembrava sussurrato dagli Spiriti stessi.

Infine ridiscesi nuovamente a terra, in punta di piedi, ancora sostenuto dal Vento. Terminai la danza inchinandomi, mentre il velo ricadeva in cerchio intorno a me. Con un mio battere di mani le sfere di fuoco s’innalzarono, per ricadere subito dopo sotto forma di piccole fiammelle, punti luminosi ad illuminare la notte stregata.

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Prologo

 

Capitolo 7

“Dove siamo?” chiesi come prima cosa, perentorio.
“Villagio di Uclia, poco lontano da dove ci siamo incontrati. Non appena si è addormentato, ho ritenuto più saggio trovare un posto per riposare, dove potessimo anche ottenere delle cavalcature.” rispose senza battere ciglio il soldato.
La sua risposta non mi sorprese: niente di meno da Dan il perfezionista.
“Molto bene. Notizie degli inseguitori?”
“Per ora tutto tace, mio principe. Temo che non tarderanno a trovarci, i segni del nostro scontro non sono pochi, ma non mi sono fidato ad andare più lontano. Non sarei riuscito a proteggerla adeguatamente mentre dormiva. Il fatto che adesso si fidi di me significa che… ha incontrato la regina vero?” domandò lui esitante.
La mia voce si fece lontana, quasi sognante, persa ancora in un mondo grigio e piatto. “Sì, l’ho vista. Mi ha spiegato anche il tuo compito… motivo per cui non ti sto uccidendo in questo momento.”
L’ultima parte venne affiancata da un mio sorrisetto ironico, in cui però si potevano vedere vere tracce di minaccia. Non avrei permesso di nuovo a Dan di avermi alla sua mercé, vulnerabile così a lungo.
Mi alzai dal letto, allontanando le coperte, e notai che il pugnale pendeva al mio fianco, in un fodero di pelle molto semplice. Guardai interrogativo l’uomo, che rispose scrollando leggermente le spalle. “È vostro ora. Quello renderà più facile il trasporto.”
Oooh questa non me la posso perdere. “E dimmi… chi mi avrebbe messo il fodero al fianco?” domandai sorridendo, con un mormorio.
La risposta giunse immediata, lui perplesso, ignaro delle mie insinuazioni. “Io ovviamente, chi altri?”
“Oh! Male, molto male Dan. È così ti piace mettere le mani addosso alle persone addormentate. Almeno dimmi, com’è stato? Il mio corpo era di tuo gradimento?”
Immediatamente il suo volto si accese di un rosso brillante, colpito dalle parole. Non si aspettava di certo una domanda del genere, ed imbarazzato, iniziò a balbettare.
Ohohoho qui qualcuno è timido vedo.
Avanzai molto lentamente verso di lui, lo sguardo da predatore che aveva avvistato una facile preda. L’altro fece un piccolo passo indietro, incerto delle mie intenzioni, incerto delle proprie intenzioni. Gli passai accanto, sfiorandolo delicatamente, un tocco di spalla contro spalla. In quel momento sentii un breve sospiro tremolante da parte sua. Contento del risultato, uscii con un grosso sorriso.
Scoprii che ci trovavamo in una semplice taverna, il numero delle stanze era talmente esiguo che il corridoio si affacciava direttamente al piano inferiore. I tavoli erano pochi, ma anche così sembrava che la gente si fosse accalcata tutta nel locale.
Dev’essere l’unico posto della zona dove si possa bere, pensai distrattamente, scendendo le scale. Notai che alcuni mi fissavano, forse interessati o forse curiosi del nuovo arrivato, ma non diedi loro attenzione. Mi avvicinai invece al bancone, e lanciai un sorriso luminosissimo al ragazzo che vi lavorava, decisamente bello, e dal modo in cui rispose, interessato.
“Ciao, bell’addormentato.” disse per prima cosa.
Lo guardai un attimo, sbattendo le palpebre. La mia espressione si incrinò lievemente.
“Come scusa?”
“Ahah, no scusa tu. È che quando sei arrivato, stavi dormendo e il tuo amico ti portava in braccio. Dimmi, dove l’hai lasciato?”
“Mi piace mantenere le distanze. Non siamo mica sposati.” Ok, più chiaro di così non potrei essere.
Ma non sembrarono necessari ulteriori chiarimenti, gli si illuminò il volto, rendendolo ancora più affascinante. Poggiai lievemente la mia mano sulla sua e a voce bassissima gli chiesi: “Quando finisci?”
L’altro non si mise problemi, passò un attimo lo straccio sul bancone, chiamò un giovane dal retro e subito dopo mi raggiunse. Nel cingermi il fianco con un braccio, avvicinò la sua bocca al mio orecchio. “Non ho orari, sono il padrone. Fai un fischio e io sarò sempre pronto.”
“Oh. Sai potrei anche darti retta, ti fischierò così tante volte che probabilmente alla fine mi dirai no.”
Bleah, mi sto facendo senso da solo. Sento che mi verrà qualche conato.
Il locandiere non condivideva le miei opinioni anzi, dalla grandezza del sorriso, sembrava che gli avessi proposto il matrimonio. “Vieni con me!” iniziò a guidarmi verso la porta, pronto a trovare un posto al riparo da occhi indiscreti.
“Lucas!” Una voce, parecchio infastidita a quanto pare, sovrastò il brusio della sala, che si spense immediatamente. Dan mi fissò irato, le mani strette alla balaustra con grande forza, tanto che il legno scricchiolò.
“Non credi che dovresti restare dentro? Tra poco dobbiamo andarcene, si sta già facendo tardi. Abbia perso abbastanza tempo con il tuo pisolino.”
Certo, sono sicuro che sarà quello il motivo per cui mi vuoi dentro. Ma figurati.
“Susu Daniel, non dovresti preoccuparti così tanto! Abbiamo ancora tempo, non credi? Questo gentile locandiere mi ha detto che sa dove ci possiamo procurare dei cavalli. È così gentile che si è preso persino il disturbo di accompagnarmi, pensa! Sarebbe da veri maleducati rifiutare.”
Detto questo mi voltai, e seguii il giovane fuori dalla sala. Ancora una volta neppure una mosca volò. Lo sguardo di tutti si alternava tra noi, che tranquillamente uscivamo ancora abbracciati e Dan, che livido di rabbia ci lanciava sguardi infuocati, tali che li sentivo sulla schiena. Quando chiusi la porta mi accertai che sbattesse, giusto per dare un effetto melodrammatico alla scenata.
Subito il giovane (a breve avrei scoperto che si chiamava Jan) abbandonò il mio fianco, mi prese la mano e con sguardo invitante mi condusse al fienile di fianco alla sua locanda.
Passammo parecchio tempo lì dentro. Tocchi infuocati, respiri bollenti, e gemiti. Quando uscimmo, accaldati ma soddisfatti, il nostro volto portava il nome di Piacere. Fatto che non sfuggì al soldato appoggiato al muro opposto alla porta del locale. Con occhi color carbone prima lanciò uno sguardo gelido al giovane, che un poco preoccupato si allontanò in tutta fretta dopo un breve saluto, e poi rivolse il suo fastidio verso di me. Io, come sempre, mi limitai a fare un sorriso sardonico.
“Spero che sia soddisfatto finalmente, principe. Le guardie ormai saranno molto vicine. Se prima eravamo in pericolo, il tempo perso per soddisfare i suoi bisogni di certo non ha aiutato.”
“Dan, lasciami dire due cose: quando e come voglio soddisfare i miei bisogni non sono affari tuoi; ed inoltre mai dire che del buon tempo passato con me sia sprecato, dici così solo perché non hai ancora provato. Comunque, andiamocene, neanche io ho voglia di ritrovarmi le guardie addosso.”
Le ultime parole famose: un’improvvisa ondata di mana attraversò i dintorni, subito seguita da urla strazianti.
“Troppo tardi temo.” Mormorò cupo Dan.
“Sembra che abbiano fatto uscire allo scoperto i pezzi grossi.” dissi con un fischio di ammirazione: tutto intorno al villaggio era stata eretta una barriera di notevole forza, invisibile all’occhio, senza un singolo punto debole.
“Incantesimo di classe difensiva, livello Generale:  Carapace.” Commentò piatto Dan, con una punta di preoccupazione.
“Adesso sei diventato un enciclopedia per incantesimi? Comunque non c’è bisogno di dirmelo, so che è uno dei generali, se proprio vuoi saperlo è Tibor, ma scommetto che ci sono anche gli altri. Conoscendo Oberon avrà deciso di dare il tutto per tutto… Allora Dan, danziamo?” chiesi io spensierato, allungando la mano verso di lui.
Per una volta il rigido soldato sembrò capire l’ironia e con un sorriso disinvolto, inclinò il capo, eseguendo una riverenza: “Le concedo il primo ballo, principe.”
“Oh mio caro, tu sì che sai come corteggiare un uomo.”
Il divertimento e l’esaltazione della prossima battaglia stavano iniziando a prendermi.
Liberai ogni oncia di mana nel mio corpo, sprigionando una forza tale da illuminarmi (sapete, se in questo mondo fossero esistiti i fari al neon, probabilmente le persone mi avrebbero paragonato a quello) e liberare fortissime scariche di vento. Congiunsi i palmi, concentrando l’aria in quell’unica zona, preparandomi all’incantesimo più adatto a spezzare barriere del genere. Quella qui utilizzata presentava infatti un reticolo cristallino: grazie ai diversi punti focali possedeva una grande difesa; allo stesso tempo però era la sua debolezza. Infatti, una volta distrutto un singolo punto, sarebbe stato facile abbatterla completamente.
In teoria il piano era semplice, ma attuarlo non lo sarebbe stato affatto: il potere necessario a distruggere quel singolo punto d’incontro sarebbe stato tremendo. Dan comprendendo le mie necessità, assunse una posizione difensiva, pronto a difendermi da qualunque attacco nemico.
Ovviamente non tardarono ad arrivare: con tutto il potere che stavo liberando, era difficile non notarmi.  Provarono a lanciare alcuni dardi di fuoco e ghiaccio verso di me, ma vennero immediatamente distrutti dalle fiamme del mio cavaliere nella sua brillante armatura. Come si conviene a dei buoni soldati, capirono immediatamente che non sarebbero riusciti ad abbattermi immediatamente, perciò cambiarono tattica e puntarono contro Dan. Per ribaltare la loro mancanza di potenza rispetto all’avversario, cecarono di creare un incantesimo più potente unendo le forze: lo rinchiusero in una gabbia di solida roccia, creando intorno un’altra gabbia e così via, di modo da renderla una prigione a strati multipli. Una volta terminato però, non si dedicarono tutti a me, alcuni rimasero concentrati sull’incantesimo, rafforzando i muri e ricostruendo di continuo quelli distrutti. Due invece mi rivolsero dei ghigni soddisfatti, già alcune sfere di fuoco nelle mani. Purtroppo per me non avevo ancora finito le preparazioni, quindi non potevo muovermi, o avrei dovuto ricominciare tutto da capo. Ma non mi dovetti preoccupare: con un rombo assordante infatti, la gabbia si sciolse come neve al sole, un mare di fiamme eruttando da una singola figura. I soldati cercarono di creare barriere protettive, sfortunatamente per loro senza effetto: a poco a poco vennero erose, ogni difesa stracciata; con urla assordanti, non poterono fare altro che cedere all’attacco, al fuoco, al dolore. In breve tempo di loro non rimase nulla.
Altri soldati giunti da poco non si avvicinarono, probabilmente alla ricerca di un metodo per abbatterlo. Fecero solo dei deboli tentativi con alcuni bombardamenti, ma senza successo.
Mentre si arrovellavano il cervello, io finalmente terminai. Tra le mani non più congiunte, si era formata una lancia dai colori violacei e dai contorni indefiniti; non la toccavo direttamente, ma la potevo manipolare muovendo semplicemente il palmo della mano. Per testarla la agitai un paio di volte verso i soldati nei dintorni, che si allontanarono timorosi, o addirittura si protessero con degli scudi, quando invece arrivò loro giusto una brezza leggera. Ridacchiai soddisfatto ed assunsi una posa di lancio.
“Dan, preparati: appena abbatto il primo punto di congiunzione della cupola,  tu parti da quello e distruggi tutti gli altri; poi  ai soldati penso io.” mormorai poco prima di muovermi.
Lanciai con tutta la forza che avevo l’arma, che una volta allontanatasi abbastanza iniziò a ruotare su se stessa, acquisendo un’incredibile forza di penetrazione. Quando raggiunse la barriera, un bagliore viola illuminò la zona. Nonostante ciò, potei percepire distintamente il contrasto tra le due forze: la barriera sembrava non voler cedere, ma col tempo non ebbe scelta, annientata dalla forza superiore del mio incantesimo.  Abbattuto quello, subito percepii le fiamme distruttive cercare e abbattere ad uno ad uno gli altri punti di intersezione, diffondendosi come un virus.
Durante l’abbattimento dello scudo io mi dedicai alle altre guardie: prima lanciai alcune sfere di vento che diversamente da quelle nemiche, annientarono facilmente le loro difese. Probabilmente ritenendomi un tipo di attaccante a lunga distanza, i sopravvissuti si avvicinarono con spade e pugnali, commettendo anche in quel caso un grave errore. Presi infatti la mia nuovissima arma e la danza delle lame iniziò. Colpo su colpo; scintille di acciaio contro acciaio; grida di dolore; carne squartata; schizzi di sangue a bagnare i dintorni, ben poche mie. Ruotai, evitai, tagliai, saltai, calciai, pugnalai… nessuno si salvò. Alcuni minuti dopo alzai lo sguardo, mentre il cielo cadeva in numerose schegge luminose. I miei vestiti erano schizzati di sangue, ma non me ne preoccupai, probabilmente a breve ne sarebbe arrivato altro.
“Grazie per avermi dato del tempo principe. Mi ha sorpreso… non sapevo che fosse abile con le armi da taglio.”
“Figurati se la mamma non ci ha insegnato a combattere a distanza ravvicinata. Sarebbe stato penoso: i figli della Regina di spade che non riescono ad usare un’arma. Poi l’evocazione della lancia mi ha sfiancato, quindi preferisco evitare di lanciare incantesimi per qualche ora. Non posso neppure creare le illusioni con il pugnale: non ho mai provato e non mi sembra il caso di farlo ora, ti pare?”
“Capisco... però se non è in grado di usare la magia, temo che sarà difficile batterci. Non crede, principe?” disse una voce alle mie spalle.
Sospirai per niente sorpreso, li avevo percepiti avvicinarsi, ma viste le loro capacità sarebbero stati comunque in grado di capire la mia fatica. “Tibor, Ilona, Alexander, da quando i generali si spostano da soli? Non vedo Yuri però… è in vacanza?”
Finalmente mi voltai per osservare i volti dei tre nemici. Due erano molto simili, anche se di sesso differente: Tibor e Ilona, i generali gemelli. I loro capelli un tempo completamente castani erano ormai ornati da numerose ciocche grigie (non so bene se per lo stress o la vecchiaia); nonostante ciò il loro corpo era ancora agile e scattante, capace di rivaleggiare facilmente quello di giovani ventenni. Il terzo membro era Alexander, il più giovane da un secolo a questa parte ad ottenere la sua carica; era difficile darne una vera e propria descrizione, visto che indossava sempre un cappuccio talmente grande da coprire completamente i suoi lineamenti, nascondendoli nell’ombra (credo che ci fosse un incantesimo dietro, ma anche se fosse, era talmente flebile che mi era impossibile percepirlo).
Tibor inclinò il capo in saluto quando incrociai i loro sguardi e rispose: “No, sire. Ci sembrava scortese abbandonare la regina in un momento simile, quindi Yuri è rimasto al suo fianco. Il suo viaggio non è ancora terminato…” la sua voce si spezzò leggermente al finire della frase, ma subito venne rincuorato dalla sorella, che con dolcezza gli strinse il braccio.
“E ditemi, la vostra è una visita di piacere? Ho sentito che qui vicino ci sono delle terme fantastiche, un vero toccasana per il corpo!”
“La prego principe la smetta, sa benissimo perché siamo qui. Per piacere ci segua senza lottare. Senza la magia non può sperare di battere tutti e tre, neanche con l’appoggio di Dan.”
“Ho solo detto che preferirei non usarla, mica che non posso.” ribattei io facendogli l’occhiolino. Subito afferrai la mano di Dan, mi avvicinai al suo orecchio e mormorai: “Preparati a rendere le cose bollenti.”
Sollevai una forte corrente d’aria, che avvolse i tre senza preavviso, non l’avvicinai troppo, in quanto i loro scudi l’avrebbero dispersa in fretta, ma di colpo vennero avviluppatii da numerose fiamme. Dan, capendo le mie parole aveva subito creato un bel tornado di fuoco, che continuammo ad alimentare aumentando il potere di entrambi gli incantesimi.
Quando fui sicuro che avrebbe retto per un po’ iniziai a correre, allontanandomi. Lanciai un breve sguardo alle mie spalle, chiedendomi perché la mia guardia non si fosse mossa, ma con un gesto mi fece capire di non fermarmi.
Li terrò a bada il più possibile, lei scappi. Probabilmente cercava di farmi capire questo, o semplicemente voleva offrire loro del tè. Qualunque fosse il motivo, io fuggii. Mi sentii un po’ codardo ad abbandonarlo, ma lo conoscevo: sarebbe scappato in un modo o nell’altro.
Corsi con tutta la forza che avevo, evitando ogni ostacolo, svoltando angolo dopo angolo. Non potevo permettermi di volare, quindi dovetti accontentarmi di attraversare vicoli e vie nascoste per non farmi trovare. Ero quasi arrivato alla foresta quando dovetti fermarmi, ogni via di fuga bloccata: ero stato circondato completamente da una barriera. Cercai di riprendere fiato, spossato dalla corsa; non avevo potuto neppure utilizzare delle magie di sostegno fisico, per evitare che mi rintracciassero, ma sembrava che fosse stato inutile.
“Ora basta scappare, principe. Non si addice ad una persona del suo rango.” disse Tibor spuntando da una casa di fronte, seguito subito da Ilona.
“Siete proprio persistenti, cosa vi costa lasciarmi andare? Avete Mikhael come principe no? Prendetevi lui e fatemi vivere la mia vita.” esclamai, seriamente infastidito.
“Sa bene quanto me che potendo lo faremmo, ma non è questo il caso. Adesso ci segua.” ribatté l’altra.
Certo, come no pensai. Invece di rispondergli, mi limitai a dare fondo alla mia riserva di mana, sperando che bastasse per sconfiggerli entrambi. Dal terreno iniziarono ad innalzarsi numerose sfere di metallo che, richiamate  e manipolate dal mio potere presero la forma di catene, la cui punta terminava in uncini acuminati. Senza perdere tempo, le diressi verso i due, che non si mossero, essendo protetti da un ulteriore scudo. Subito dopo risposero a loro volta sferrando numerosi attacchi.
Ilona si lanciò contro di me ad una velocità folle, i pugni ben stretti. Cercai di scartare di lato, ma il mio movimento ebbe vita breve: sbattei in fatti contro un'altra barriera, perdendo l’equilibro e rendendomi impossibile un contrattacco. La nemica ne approfittò, comparendomi subito alle spalle: dopo un calcio ben assestato al retro del ginocchio, cercò di farmi perdere i sensi con una serie di pugni prima al fianco e poi alla testa. Grazie alle mie difese riuscii a resistere, ma ormai vedevo tutto sfocato. Non potevo sperare di batterla in un combattimento corpo a corpo, quindi cercai di allontanarmi. Scossi la terra, così da farle perdere un punto d’appoggio solido, quindi con una bolla d’aria la allontanai, ma sembrava che anche questa mossa fosse stata prevista, infatti dopo pochi metri, una barriera comparsa alle sue spalle venne usata come punto d’appoggio per un ulteriore scatto nella mia direzione. In tutta fretta diressi le catene a creare una sorta di rete che grazie soprattutto alla sua stessa spinta, causarono qualche danno stordendola momentaneamente.
Mentre recuperavo un attimo fiato, lanciai una serie di incantesimi: prima di tutto evocai uno spirito del Metallo, che si sarebbe occupato del controllo delle catene, fornendomi aiuto (non osai evocarne uno più potente, in quanto avrebbe richiesto troppo tempo), quindi manipolando la terra, creai una serie di crepacci. I due avversari evitarono tutte le spaccature senza problemi, saltando da un punto all’altro, ma non era con quello che speravo di ferirli. Mentre erano in aria infatti, erano più vulnerabili e li attaccai. Mentre le diverse catene non lasciavano loro spazio per destreggiarsi, iniziai a lanciargli ad alta velocità diverse sfere di metallo, della grandezza di una mano. Puntai soprattutto verso Tibor, perché se avessi abbattuto lui, sarebbe stato molto più semplice sconfiggere la sorella.
Inizialmente la sua difesa rimase perfetta, ma a poco a poco cedette. Neppure un generale poteva sopportare due attacchi in contemporanea, mentre era costretto a saltellare come un coniglio per non finire sotto terra. Fu musica per le mie orecchie sentire la barriera infrangersi e con esse le costole del guerriero, provate dalle mie sfere. Ovviamente non mi fermai a questo: il metallo assunse infatti una forma appuntita che trapassò lo stomaco del generale, facendogli sputare sangue.
Il territorio fu nuovamente libero, ogni barriera abbattuta a causa delle ferite e della mancata concentrazione del loro creatore. Non ebbi però tempo per godermi la vittoria, infatti durante il mio attimo di distrazione Ilona, sfuggita all’assalto delle catene, si era avvicinata abbastanza da tirarmi un pugno. La forza dell’attacco fu tale che mi schiantai contro il muro di una capanna, che cedette sopra di me.
Sputando sangue cercai di liberarmi dai detriti, ma il corpo non rispondeva bene ai comandi.
Stronza, mi deve aver rotto un bel po’ di costole e almeno un braccio. Dannazione, dannazione, dannazione.
Dopo alcuni tentativi, riuscii a concentrarmi abbastanza da crearmi una via di fuga spostando i detriti. Quando ne uscii, vidi che Ilona era affianco al fratello, cercando di capire il danno. Gorgogliai una risata, e seppur dolorante riuscii a dire: “Non l’ho ucciso, se lo porti in fretta da un guaritore si salverà.”
Lei rispose con un semplice sguardo infuocato, d’odio puro; prese il fratello tra le braccia e si allontanò, con tutta la velocità che il ferito poteva sopportare.
Mi accasciai ad una parte di muro ancora intatta, continuando a sputare così tanto sangue che iniziavo davvero a preoccuparmi. Non conoscevo molti incantesimi di guarigione, e anche quei pochi che ero in grado di utilizzare, mi permettevano solamente di accelerare un poco la rigenerazione.
Non riesco neppure ad invocare uno spirito ormai, non ho praticamente più mana, e come minimo devo avere parecchie ferite interne per colpa delle schegge d’ossa. Bella fine per un genio in fatto di magia, non c’è che dire.
Cercavo di rimarginare le ferite interne con i pochi poteri curativi che possedevo, ma non sembravo avere molto successo. Le palpebre iniziarono a chiudersi, le forze mi abbandonarono e non potei fare nulla per impedirlo. Per un po’ cercai di lottare, ma senza successo.
Che cavolo… scappo una volta e riesco a stare in latitanza per anni, scappo la seconda volta e mi ritrovo a morire il giorno dopo. Dimmi se non è sfortuna questa. Non posso neppure dire che sia stato un viaggio divertente… sembra che ti raggiungerò presto, mamma.
Infine mi arresi al calore che sentivo crescere sempre più, chiusi gli occhi e mi abbandonai all’oblio.
In un mondo di completa tenebra, in cui neppure il mio corpo sembrava esistere, l’unica presenza costante era il calore. Un onda bruciante, dolorosa, cocente. Il tempo passava, ma non ero in grado di seguirlo, potevano essere secondi, minuti, ore, giorni.
Quando riaprii gli occhi, non ero sicuro se fossi semplicemente passato aldilà, se questo fosse il famoso Infinito tanto acclamato dal popolo. Devo ammettere che non era un granché: ero disteso su un giaciglio di paglia (particolarmente scomodo) all’interno di una grotta; da quanto potevo vedere fuori stava piovendo; senza contare che a causa delle continue vampate ero sudato fradicio. Ormai sicuro di essere sopravvissuto, mi voltai mormorando debolmente. “Dan?”
Finalmente vidi chi mi faceva compagnia nella grotta. Nonostante non fossi in grado di esprimerlo al meglio, ero assolutamente sbalordito: non soltanto non c’era Dan, ma non conoscevo neppure la ragazza che mi stava sorridendo mezza divertita.
“Mi dispiace ciccio, ma non sono Dan. Preferisco che mi chiamino Nahia.”
Cercai di alzarmi, ma una fitta lancinante al costato me lo impedì, facendomi ricadere pesantemente a terra e provocandomi ancora più dolore. Subito si mosse verso di me, tirando fuori dalla borsa al suo fianco una fiala contenente del liquido che mi fece bere forzatamente. “Potresti startene fermo per cortesia?” disse irritata. “Già è un miracolo che ti abbia trovato e guarito in tempo, sarebbe alquanto fastidioso se morissi ora.”
Combattendo un altro attacco di tosse, cercai di muovermi il meno possibile, sperando che mi passasse in fretta. Una volta tranquillizzato un poco la osservai più attentamente. Una donna alquanto affascinante, dalla pelle color caffelatte. L’attenzione veniva però concentrata maggiormente sui suoi occhi, per il loro colore: uno era infatti viola, mentre l’altro era color zafferano.
Probabilmente l’avevo fissata troppo a lungo (mi era sembrato poco tempo, ma con la febbre che mi ritrovavo non si poteva mai dire) perché domandò: “Dimmi, trovi interessante quello che vedi? Mi dispiace ma non c’è niente in vendita!” con un espressione divertita.
“Non preoccuparti, non vedo niente di interessante.” Risposi io con un accenno di sorriso. “Passando alle cose serie… chi sei e dove sono?”
“Non perdi tempo eh? Come ho già detto mi chiamo Nahia e ci troviamo in una grotta vicino ad Uclia. Sono stata attirata dai rumori della battaglia, tra l’altro complimenti, sei piccolino ma riesci a fare parecchio danno se ti ci metti.” terminò lei ridendo.
Io senza darle retta continuai con le mie domande. “Per caso hai visto se c’era qualcun altro nel villaggio? Alto, biondo occhi neri, gioca col fuoco?”
“No, mi dispiace. A dire la verità non ho neppure controllato, ti ho subito tratto in salvo. Non sono una persona bravissima?”
“Certo, certo. Dimmi, sei sicura che non ci troveranno qui? Ho giusto un esercito intero che mi segue, sai.” commentai ironico.
Un sorriso divertito le attraversò il volto. “Non preoccuparti ciccio, ho messo un sacco di barriere in giro, non potranno rintracciarti. Saremo soli soletti, non è fantastico?
“Si, certo. Ora però puoi anche confessarmi cosa vuoi in cambio. Difficilmente la gente si prende tanto disturbo per salvare uno sconosciuto. Men che meno se deve stare attento ad un intero esercito di soldati nel frattempo.”
Non potevo fare molto in quello stato, ma non mi costava nulla fare domande. Al massimo mi avrebbe minacciato, cosa che non avrebbe potuto comunque peggiorare la mia situazione.
Per un secondo gli occhi le si rabbuiarono, ma in breve assunse di nuovo un espressione divertita. “Ogni cosa a suo tempo mio giovane paziente, adesso cerca di riposarti. Quando ti sveglierai, starai molto meglio.” Mise una mano sulla mia fronte, applicando un incantesimo del sonno.
Mentre la coscienza scivolava via, riuscii a mormorare alcune parole: “Cerca Dan, per favore.”
“Stai tranquillo, ci pensa sorellona Nahia a te ora. Dormi.”
Infine mi abbandonai nuovamente al buio e al calore, perdendo i sensi.


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