Salvami,Salvami Tu.

di Carm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incubo. ***
Capitolo 2: *** Jack e le rose ***
Capitolo 3: *** Il mondo di Jack ***
Capitolo 4: *** Confessioni! ***
Capitolo 5: *** Vicinanze e Gelosie ***
Capitolo 6: *** Convivenza forzata! ***
Capitolo 7: *** Vicinanze e successive lontananze! ***
Capitolo 8: *** Compleanno al bacio ***
Capitolo 9: *** Brucia all'inferno ***
Capitolo 10: *** Ho bisogno di te ***
Capitolo 11: *** Sasha, Christopher e tanti guai ***
Capitolo 12: *** Dicono che l'amore! ***
Capitolo 13: *** Fragole, vino e promesse ***
Capitolo 14: *** Las Vegas ***
Capitolo 15: *** L'imboscata ***
Capitolo 16: *** Consapevolezze ***
Capitolo 17: *** Tutto Cambia ***
Capitolo 18: *** Atmosfera natalizia ***
Capitolo 19: *** La morte ***
Capitolo 20: *** Turning Page ***
Capitolo 21: *** Supereremo anche questa ***
Capitolo 22: *** Senza Jack & Senza Liz ***
Capitolo 23: *** Philip Tresir ***
Capitolo 24: *** Lo zampino di Philip ***
Capitolo 25: *** Qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio ***
Capitolo 26: *** Un mese e pochi giorni ***
Capitolo 27: *** Adam ***



Capitolo 1
*** L'incubo. ***


PROLOGO

Quando a Londra piove forte e tira un vento gelido in una sera di Marzo,si dovrebbe rimanere a casa,consapevoli che forse non sarà una bella serata.
Ma a ventidue anni queste cose non si pensano,pensi solo che è venerdì sera,che devi festeggiare per la lode presa all'esame di psicologia,che vivere da sola è una grande figata,che bere vodka ti fa star bene,che ballare ti fa sentire euforica, non ci sono motivi per stare a casa davanti la TV, con un piumino sulle gambe mentre mangi una pizza al formaggio.
Elisabeth quella sera avrebbe fatto meglio a starsene a casa e invece era in giro per locali con la sua unica amica,mentre ordinava continuamente drink e ammiccava a bei ragazzi. 
Infondo al destino non si può scappare,bello o brutto che sia e poi come si può scappare da Jack? 
Se Jack ti vuole,ti prende.
Se Jack ti vuole,ti fa sua.
Se Jack ti vuole,ti rapisce.
Se Jack ti vuole,ti salva.
Se Jack ti vuole,ti vuole.
Soprattutto se si considera che Jack è un delinquente,spaccia droga,ruba nelle belle ville e frequenta prostitute.


Forse avevo bevuto troppo , la testa girava come le eliche degli elicotteri,mi fischiavano anche le orecchie,maledetta vodka, tequila e gin tonic.
Merda,come tornavo a casa? 
Cercai con lo sguardo la mia amica Kate,in verità avevo la vista appannata e le lentine cominciavano a darmi fastidio,volevo tornare al calduccio tra le mie mura e dormire a lungo.
Vagai senza meta tra la folla di ragazzi che ballavano sulla pista,erano talmente addossati che mi chiedevo come potessero respirare,santissima Kate dove sei?
Poi individuai una massa di ricci ramati sembrava lei,mi avvicinai e per fortuna era proprio la mia amica.
"Kate andiamo via"le strattonai un braccio"Kate hai capito?"alzai il tono di voce.
Continuava a ballare senza darmi ascolto con un biondo dall'aria californiana,sbuffai rumorosamente,avevo sonno e volevo prepararmi una bella tisana calda.
"Kate,Kate,Kate"continuavo a ripetere il suo nome fino a quando si voltò.
" Oh ciao Beth"sorrise stralunata,non sembrava che stesse proprio bene,di certo io non ero sobria ,ma almeno ragionavo come al solito. Ero razionale sempre e in qualsiasi situazione, era nella mia natura.
"Kate voglio andarmene"protestai.
" Io rimango un altro po' "si morse il labbro e con un cenno del capo indicò il giovane con cui si stava intrattenendo, voleva concludere al meglio la serata.
"Okay"poi le parlai all'orecchio"Stai attenta e usate precauzioni, non fare cazzate che sei sbronza"scoppiò a ridere e mi abbracciò, all'improvviso la musica ripartì e lei si abbandonò tra le braccia della montagna di muscoli.
Speravo che non si trovasse nei guai,anche se fare sesso con sconosciuti era all'ordine del giorno per la bella Kate.

Respirai a fondo e mi diressi al bancone,ordinai un caffè ristretto,doveva fare effetto subito o almeno speravo,rientrava nei metodi della nonna vero?
Dio santissimo,io sono Elisabeth Tresir non faccio cazzate e non bevo come una distilleria,sono sempre stata diversa dalle ragazze della mia età, preferivo un libro alla discoteca, eppure questa sera avevo avuto la brillante idea di fare l'idiota,mannaggia a me.
Quando il barrista mi portò la tazza fumante gli sorrisi di rimando,fiondandomi sulla bevanda come un avvoltoio. 
Il caffè era il nettare degli universitari stressati e avviliti dai libri di mille pagine,per fortuna avevo superato brillantemente anche un altro esame,alla faccia della mia famiglia. Pagai velocemente e raccattai la giacca pesante all'ingresso del Claire de lune,mi toccava solo uscire e prendere il pulman di linea,anche se la porta girevole mi sembrava un ostacolo alquanto difficile da superare.
Solo il pensiero che girasse come una trottola mi faceva venire il volta stomaco, mi portai una mano alla bocca cercando di rimandare indietro un rantolo poco piacevole,spostai anche i capelli dal viso matido di sudore,dovevo solo calmarmi e sarebbe andato tutto bene.
Osservai l'ordigno infernale un paio di volte,mi sembrava di essere tornata una bambina impedita,attraversavo porte girevole continuamente eppure stasera mi sembravano la porte per l'inferno.
Non potevo sapere che avevo ragione, che fuori da lì mi aspettava l'inizio del mio incubo. 
Mi avviai con passo malfermo e diedi un'occhiata veloce all'orologio da parete segnava le tre di notte,domani sarebbe stata una giornata da occhiaie e malumore.
Accantonai i pensieri che slittavano senza connesso logico da un mondo all'altro e mi concentrai sulla mia missione,uscire al più presto da questo locale e tornare a casa.
Bene,ero ad un passo dalla cosa girevole,mentre stavo per immettermi mi scontrai con un uomo,non l'avevo visto proprio, chinai la testa imbarazzata e mormorai uno scusa,non sapevo nemmeno se avesse udito.
"Signorina si sente male?"alzai lo sguardo, non l'avessi mai fatto,davanti a me l'uomo più bello che avessi mai visto.
Avevo la vista non proprio perfetta e forse avevo perso anche una lentina,ma quegli occhi ghiaccio era impossibile non notarli.
"No,tutto benissimo"sorrisi ma sembrò  una smorfia,lo superaii e decisa uscii dal Claire de Lune.
Il vento freddo mi colpii feroce,mozzandomi il fiato per un po',chiusi bene la giacca e allungai il vestitino color porpora che mi aveva prestato Kate,nel mio armadio queste cose non c'erano.
Il passo successivo sarebbe stato quello di aspettare un autobus,non avevo soldi per il taxi, avendoli investiti in drink,che stupida mamma mia.
Mi avviai alla fermata con passo malfermo,di certo agli occhi della gente non dovevo sembrare una modella,che poi non c'era nessuno,logicamente la maggior parte di persone con sale in zucca stava riposando.
Vidi la fermata e sospirai di sollievo,almeno mi sarei seduta sulla panchina e il gabbiotto di plastica mi avrebbe riparato dal freddo,sorrisi inebetita.
Ma quando sentii voci maschile alle mie spalle, non mi sentivo più tanto contenta,accellerai la camminata per quanto mi era possibile.
"Ehi ma quella è la bella ragazzina con cui abbiamo parlato prima"la voce arrivava ovattata alle mie orecchie,mi tremavano le gambe e non solo dal freddo.
"È vero,ammazza che culo"cominciarono a ridere e mi ritrovai a correre col fiatone, lontano da loro.
Raggiunsi una stradina e mi accovacciai per terra dietro ai cassonetti,piangevo e pregavo"Ti prego fai che non mi trovino"lo ripetevo come un mantra.
"Drake eccola qua la bambolina" mi prese per un braccio sollevandomi come se fossi di carta.
"È proprio carina,guarda che occhi celesti e che bocca carnosa, chissà quanto è brava a succhiare"gli vomitai addosso e mi mollò come un sacco,caddi per terra continuando a rovesciare.
"Questa troia mi ha sporcato la camicia nuova"mi mollò un calciò nella pancia,urlai dal dolore.
"Sa anche urlare bene,sarà proprio una puttanella"ringhiò uno dei due.
Non ricordavo chi fossero,avevo parlato e ballato con un paio di ragazzi,ma senza malizia e senza pretese,non volevo un fidanzato dopo Kevin e i suoi molteplici tradimenti,volevo stare sola.
Non ero una puttanella,ero un ordinaria ragazza inglese che passava la giornata sui libri,perché questo a me?
"Vi prego lasciatemi in pace"mormorai.
"No, sei troppo eccitante tutta sgualcita"in automatico mi coprii meglio e mi ranicchia facendomi piccolissima e sperando che la strada mi inghiotisse.
"Drake mantienila ferma che facciamo a turno"sentii il rumore della cinghia e della cerniera che si abbassava,quella dei suoi pantaloni.
Voglio morire urlavo dentro di me,preferisco morire ora,scoppiai a piangere e a tirare calci,col cazzo che mi sarei arresa.
"Aiuto"urlai e mi divincolai tra le braccia di quello mi teneva stretto"Aiutatemi"un urlo disumano uscii dalla mia gola quando mi strapparano le mutandine e mi colpirono con uno cazzotto sullo zigomo.
"Ti ammazzo figlio di puttana"lo graffiai e gli sputai in faccia,avevo praticamente firmato la mia condanna a morte.
"Zitta o ti sgozzo"questa volta fu lui a minacciarmi estraendo un coltellino svizzero dalla tasca.
"Uccidimi,preferisco morire"quando sentiu le sue mani sul mio seno,urlai ancora più forte,mi chiedevo dove avessi preso tutta quella voce,continuavo ad urlare,sempre più forte ogni volta che sfiorava la mia pelle.
Successe tutto all'improvviso, un colpi di pistola dritto alla testa di quello che mi manteneva,vidi il proiettile passarmi al di sopra dei miei capelli arruffati.
Ricaddi per terra e chiusi gli occhi,forse aspettavo che un colpo portasse via anche me e invece no.
"Signorina si sente male?"sbattei un paio di volte le palpebre che sentivo pesanti e pieni di lacrime,misi a fuoco gli occhi di ghiaccio dell'uomo affascinante di prima.
"Voglio andare via"scoppiai in singhiozzi"La prego non mi faccia nulla"mormorai.
"Andiamo all'ospedale è davvero ridotta male"mi prese in braccio e cominciai a muovermi come un anguilla"Stia tranquilla come me è al sicuro"scavalcò il cadavere di uno dei due giovani.
"Lei è un assassino" sbottai.
"Sono molte cose si fidi"sorrise mostrando una bellissima dentatura.
"Oddio perché a me? Mi lasci la prego"lo colpii al petto.
"Statti ferma"mi bloccò i polsi"Ora andiamo all'ospedale e tu stai zitta,non nominare pistole e morti se non vuoi avere un foro al cervello"mi si gelò il sangue nelle vene"Brava non fiatare che mi fa male la testa".

Mi caricò su una macchina scura,mi sdraiai sui sedili posteriori, rannicchiandomi in posizione fetale.
Ben presto caddi nel buio piú totale,non so se mi addormentai oppure svenni,se ero morta con il foro nel cervello,so solo che sentivo dolore,urla e odore di sangue.

Questa nuova storia è molto diversa rispetto le altre e affronta tematiche più delicate che cercherò di affrontare sempre con delicatezza.
Deriva da un sogno che ho fatto e ci ho ricamato fino a creare questa storia,spero che sia di vostro gradimento.
Logicamente siamo all'inizio e non si capisce molto,ma datele una possibilità! XD
Lasciatemi il vostro parere!
Un bacio xoxo

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Capitolo 2
*** Jack e le rose ***


Aprii gli occhi di scatto,che richiusi poco dopo a causa della luce dei neon,presi un respiro profondo,anche se mi sentivo a pezzi,come se un camion mi avesse investito.
Riprovai ad aprire gli occhi,con il tempo mi abituai alla luce accecante,diedi un'occhiata intorno,ero in ospedale, occhi di ghiaccio mi aveva realmente portati lì.
La macchina cardiaca scandiva i battiti del mio cuore,avevo due aghi infilati nelle vene e una flebo che penzolava,odiavo gli ospedali, odiavo l'odore e la tristezza che aleggia nell'aria. Mi ricorda la morte dei miei nonni,la morte di Steffy la mia migliore amica,mi ricorda che ho pianto troppo e mi fa venire da piangere.
Cominciai ad agitarmi,respiravo a fatica,sentivo soffocarmi,volevo andare via,perché nessuno mi portava a casa?
Il bip della macchina accelerò drasticamente,vedevo le linee verdi alzarsi fino a raggiungere picchi assurdi,stavo morendo?
Ma poi ecco un medico e una ragazza in camice bianco,corsero verso di me e mi fecero una siringa, sbarrai gli occhi e poi persi i sensi.


Mi risvegliai intontita,il profumo della stanza era migliorato, sentivo profumo di rose e infatti vidi un mazzo appoggiato sul tavolino vicino la finestra.
Rose bianche e al centro una rossa,erano forse di Kate? 
Impossibile,lei odiava i fiori,diceva che si portavano ai funerali e ai matrimoni,entrambe situazioni poco piacevoli. Lei era libera,un marito o la morte significavano tenerla in gabbia,quando lei era una farfalla.
Allora chi era stato? 
Cercai di accantonare l'enigma in una parte remota del mio cervello,pensare troppo mi stava spappolando la massa grigia. 
Il silenzio era straziante,per questo mi concentrai sui suoni,il rumore dei passi nei corridoi,il telefono della reception che squillava,il parlottare frenetico dei dottori,sentivo addirittura il suono della goccia che scendeva lungo il tubicino trasparente e si perdeva nelle vene,forse avevo acquistato un super potere.
In verità non volevo ricordare,i ricordi sono la cosa più bella e distruttiva che l'essere umano possiede,ti mandano K.O in meno di un secondo. La gioia e il dolore in un'unica parola:ricordi.
Sbuffavo in continuazione, il chè provocava una fitta alla costata,mi morsi la lingua dal dolore,ringraziando il cielo la porta si aprii ed entrò una donna.
Prese una sedia e l'avvicinò al mio letto,non disse nulla si limitava a guardarmi ed io fissavo lei,avrei scommesso che fosse una strizza cervelli, avevo occhio nel capire il mestiere delle persone.
"Ciao Elisabeth come stai?"socchiusi gli occhi,aprii la bocca ma non emisi suono.
"Tranquilla,stai calma,io sono la dottoressa Fran,sono una psicologa"sorrisi,avevo azzeccato allora.
"Salve" le parole uscirono sole"So già cosa vuole"voleva capire se avessi subito un trauma.
"Secondo te cosa voglio?"piegò leggermente la testa,sembrava amorevole.
"Sto bene, nessun trauma,si fidi"dissi sicura.
"Lascia giudicare me,alcune cose sono molto più profonde di altre"prese una penna e un agenda.
"Senta dottoressa Fran,sto studiando per fare il suo stesso lavoro,so tutto di traumi o di annessi e connessi"
"Bene" chiuse l'agenda"Parlami di ieri"sorrise con aria rassicurante.
"Mi sono svegliata,ho fatto colazione sono corsa all'università per dare un esame ,la sera ho festeggiato e poi sono finita qui"spostai lo sguardo sui fiori"Sa chi li ha mandati?"
"Un ragazzo,se vuoi ti leggo il bigliettino"
"Sono curiosa"anche se poi scrollai le spalle con aria indifferente,per non mostrarle le mie reali emozioni.
Si alzò e con passo deciso mi portò il foglietto"Leggilo tu,esiste la privacy"mi fece l'occhiolino, cercava di accappararsi la mia fiducia, è un trucchetto vecchio.
Lo aprii e mi ritrovai a passare le dita sulla calligrafia elegante ma decisa"Spero che tu stia meglio,ci vediamo perché lo voglio io. Jack".
Che cazzo significava? Ma soprattutto chi era Jack? 
"Non è chi ti aspettavi che fosse?"chiese la psicologa.
"Non mi interessa chi è"lo ripiegai appoggiandolo sul comodino.
"Hanno cercato di abusare di te"disse di colpo.
"Osservazione acuta dottoressa"dissi arrogante"Pensavo che questi lividi e gli ematomi fossero tatuaggi"
"Ti hanno fatto male?"questa era idiota davvero.
"Un calcio nella pancia è meglio del solletico"ridacchiai isterica"Un pugno in faccia non è male,mi ha dato solo un po' di colorito"presi un bicchiere d'acqua e con mano tremante lo portai alla bocca.
"Mimitizzare non è corretto"
"Cosa vuole che le dica? Che mi sentivo usata, violata,mi sentivo peggio di un'animale? Che sono umiliata e mi sento sporca e che non mi fanno male le botte che ho avuto,ma mi fa male qua"indicai il centro del petto"Mi fa male dentro"scoppiai a piangere,liberandomi del nodo che attanagliava lo stomaco,erano le troppe lacrime represse che bloccavano il respiro.
" Ora come stai?"chiese gentile.
"Sono viva"presi una pausa"Mi creda in quel momento avrei preferito morire,sono fortunata a non essere stata violentata"
"Il ragazzo che ti ha portato qui, era molto preoccupato"
"Mi ha salvata" e ha ucciso due persone con una pistola, molto probabilmente gira ancora armato per le strade londinesi,questa parte però la tenni per me.
" Già"si alzò" Sei molto forte Elisabeth,davvero molto"mi prese una mano"È capitato anche a me da piccola,ma non sono stata salvata e il mostro era mio zio"se ne uscii dalla stanza ,senza darmi il tempo di dire nulla,di salvarla almeno con le parole.
Perché esistevano mostri del genere? 
Dovevano bruciare all'inferno,ardere nelle fiamme per tutta la loro esistenza.
Strinsi il lenzuolo bianco tra le mani,le nocche si arrossarono.


Era tardi pomeriggio,il cielo si stava colorando di arancione,domani sarei potuta tornare a casa. Sospirai di sollievo.
Quando bussarono alla porta di legno saltaii spaventata,non aspettavo visite, un'infermiera mi ha detto che non avevano avvertito nessuno e che avevo ematomi sparsi per il corpo e delle costole incrinate,poca roba insomma.
"Chi è?"mi uscii una voce stridula.
Fece capolinea una massa di capelli mossi,coperti da un berretto con la visiera,non sapevo chi era,ma quando alzò gli occhi mi si mozzò il respiro.
Era occhi di ghiaccio,era il salvatore e l'assassino.
" Non sembri felice di vedermi?"richiuse la porta alle sue spalle,per sicurezza avvicinai l'allarme alla mia altezza"Ti hanno mangiato la lingua?"
Mi ritrovai a fare la linguaccia e poi arrossii,che figura di merda,peggio delle bambine dell'asilo.
"Ah bene,vedo che la lingua ce l'hai"sorrise e che sorriso, di quelle che facevano perdere un battito.
" Ciao"mormorai,cioè l'avevo salutato come una deficiente? Anzi che costole rotte,avevo preso una botta in testa.
"Ciao Liz"prese il posto che prima occupava la psicologa" Non hai una bella cera"
Lo guardai truce"Tu sembri ridicolo con quel capello"dissi rabbiosa e dispettosa.
"Bambina" mormorò a bassa voce e se lo tolse"Così va meglio?"sorrise sornione.
"Che vuoi?"cercai di cambiare argomento.
"Sapere come stavi"allungò le gambe appoggiandole sul mio letto.
"Credo bene"mi tremò la voce e le mani, che strinsi in grembo come a proteggermi.
"Liz è stato bruttissimo lo so"disse apprensivo.
"Non chiamarmi Liz e non dire che puoi capire,hai il pene e non la vagina,quindi non rischi di essere sbattuta in un vicoletto senza dignità" urlai.
"Forse era meglio se non venivo"disse a bassa voce"Ti sono almeno piaciute le rose?"sviò argomento.
"Tu ti chiami Jack?"chiesi.
"Diciamo di si"rispose vago"Tu chiamami Jack"sorrise.
"Sono belle" ammisi"Profumano molto"sorrisi anch'io,cercai di alzare il busto e di appoggiarmi alla tastiera del letto ma fu una decisione pessima,mi ritrovai ad urlare dal dolore.
"Ti aiuto io,stai ferma"aveva lo stesso tono deciso di ieri notte,quando mi sistemò il cuscino e mi sfiorò la schiena,diventai rossissima.
Un killer si trovava nella mia stanza di ospedale e mi aiutava? Il mondo girava nel verso giusto davvero.
"Ehm grazie"spostai le sue mani"Ora torna al tuo posto"con un gesto gli indicai la sedia.
Scosse la testa come esasperato,ma fece come avevo detto"Che significa il biglietto? Ci vediamo perché lo dico io ,che significa?"alzai un sopracciglio.
" Ehm...non posso spiegarti tutto,ma tendo a comandare in ogni situazione"si guardò intorno.
"Assassino,dispotico e tiranno,una bella tripletta"
"Ti ho salvata la vita"sbottò"Abbi la decenza di ringraziare"
"Grazie" mormorai irritata, odiavo fare le cose sotto obbligo"Hai una pistola anche ora?"mi morsi la lingua da sola,perché non mi stavo zitta?
"Si"alzò il giubbotto di jeans e vidi la fondina"La porto sempre,ma non sono un poliziotto" scrollò le spalle con aria indifferente, come se fosse una cosa normale.
"Giochiamo all'indovina chi?"non mi stavo comportando proprio da ragazza educata e riconoscente.
"Sei antipatica e acida,mamma mia"fece una smorfia.
"Non sono antipatica"ribattei decisa.
" Se lo dici tu"si tolse il giubbino.
"Jack ,si vede la pistola"lo ammonii e lui rise,prese la pistola e la depose nel cassetto del comodino.
"Allora Elisabeth Tresir,ho letto sulla carta d'identità che hai ventidue anni"era una affermazione la sua.
"Si,tu?"
"Non posso parlarti di me,non dovrei essere nemmeno qui"assunse un tono malinconico.
"Allora perché sei venuto?"
"Avevo voglia di vederti" incrociò il mio sguardo"Cioè... di sapere come stavi"cercò di giustificarsi.
"Molto premuroso"sorrisi"Allora non sei un poliziotto e non ne hai nemmeno l'aria,mi sa che sei un mezzo delinquente"
"Ah si?"assunse un'aria divertita"E da cosa lo capisci?"
"La freddezza con cui hai ucciso quei due e la precisione,diritto al cervello,i tuoi occhi e le tue mani raccontano per te"mi ritrovai a confessare.
"Dovrei ucciderti lo sai?"disse serio"Ma sei carina,sarebbe un peccato"
"Ho visto giusto allora?!"
" Si,sono troppe cose e troppe persone,non cercare di capire Liz,finiresti nei guai"
"Sei pericoloso?"
"Abbastanza"sospirò" Dipende dai punti di vista"
"Un assassino è pur sempre un assassino,non ci sono punti di vista"lo guardai severa.
La situazione era bizzarra,a discutere di moralità con un killer,non si può dire che la mia vita sia monotona.
"Però ti ho salvata, sono un assassino gentiluomo"sorrise fiero di sé.
"Lasciamo stare,allora anni?"ritornai su un terreno neutro.
"Ventinove tra un mese,mi fai un regalo?"sembrò un bambino.
"Ehm...tra un mese non saprò più chi sei"
"Se voglio non ti liberi di me"mi guardò con una tale intensità che la macchina subito segnalò l'aumento del battito cardiaco.
" In che senso?"chiesi agitata.
"Non ci pensare" si alzò" E' meglio che ora vada"prese la pistola e la mise al suo posto" Liz riprenditi e non ci pensare,la vita va avanti in qualsiasi caso"mi fece l'occhiolino e lasciò la stanza.
"Ciao Jack"risposi troppo tardi,quando di lui non c'era più nemmeno l'ombra.

Cercai di riposarmi ma sognai due occhi grigi che mi fissavano, fu la prima volta che sognai Jack...!




Salve popolo di EFP...!
Ho già aggiornato, così riuscite a capire meglio la storia e spero di riuscire ad incuriosirvi!!!
Logicamente Liz è scossa e cerca di non fermarsi a ricordare il tentato stupro,poi c'è Jack, le sue ambiguità e il suo mondo pericoloso. 
Siamo all'inizio e la strada è ancora lunga,ma spero che ho la possibilità di raccontare cosa mi frulla per la testa!
Lasciatemi una recensione così capisco cosa fare con questa storia!:P
un bacione...!!!

Carm xoxo

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Capitolo 3
*** Il mondo di Jack ***


Appena appoggiai il piede nel mio ingresso, mi salirono le lacrime agli occhi,finalmente a casa,dopo due giorni sconvolgenti ,ero ritornata nel mio luogo sicuro,tra le mura della mia dimora.
Quando mi sdraiai sul letto,Jack e quello che stava accadendo in quel vicolo,sembravano solo un brutto ricordo lontano.
Non dovevo pensarci,dovevo continuare con la mia solita vita tranquilla,dimenticarmi degli occhi ghiaccio di quel ragazzo,dimenticarmi le sudici mani di quei mostri sul mio corpo,dimenticarmi quella sera,dovevo solo tenere la mente occupata da altro.
Per questo mi preparai una tisana alle erbe e afferrai il libro su Freud dalla piccola libreria,dovevo studiare, anche per recuperare i due giorni di fiacca.
Dopo quasi un'ora mi resi conto di aver letto la frase "Freud parla di lapsus.."ben cento volte, di questo passo sarei impazzita,tutto d'un tratto quella casa mi sembrò una prigione piena di mostri cattivi nascosti dietro le pareti,l'aria cominciò a mancarmi e decisi che avevo bisogno di andare al parco.
Il parco era da sempre la soluzione ai miei problemi,tutta quella gente mi occupava la mente per un po',fantasticavo sulle loro vite,immaginando cosa facessero ogni giorno,se erano felici,sposati oppure se tradivano il loro consorte. Lo chiamavo "allenamento per il futuro",visto che il mio mestiere sarebbe stato quello di capire le persone,ma chi  avrebbe mai capito me?
Infilai la felpa verde,la mia preferita,quella che mi mimetizzava con l'erba e buttai cose alla rinfusa nella mia tracolla,tra cui una barretta al cioccolato e una bottiglietta d' acqua,capire la gente richiedeva energie.
Non distava molto da casa,quindi camminare a piedi era abbastanza piacevole e poi avevo un tremendo bisogno di normalità, di riprendere le redini della mia vita. Ogni tanto lanciavo qualche occhiata ai negozi,avevo bisogno di fare shopping,soprattutto se le vetrine riflettevano una ragazza scialba,sbuffai e mi diedi una sistemata ai capelli castano chiaro e al ciuffo ribelle che non voleva stare al suo posto. 
Forse potrei approffitare di questo tempo libero per comprarmi dei vestiti nuovi,per la maggior parte delle ragazze fare acquisti era un'ottima terapia,scrollai le spalle indifferente ed entrai nel primo negozio che trovai sotto mano.
Il suono del campanellino attirò l'attenzione di una commessa alta e slanciata, con una divisa color prugna.
"Salve,posso darle una mano?"sorrise cordiale e cercai di fare lo stesso.
"Ehm...sinceramente volevo cominciare a dare un'occhiata in giro"distolsi lo sguardo imbarazzata.
" Certamente,se ha bisogno mi chiami pure,io sono Tanya"ritornò dietro al bancone e riprese la rivista che aveva messo da parte al mio arrivo.
Bene ora che ero da sola potevo concentrarmi, mi diressi verso il reparto di intimo ,infondo non avevo più un paio di mutandine che erano state strappate,il ricordo mi colpì in pieno,portai una mano al petto come per proteggermi da un colpo immaginario, mi appoggiai ad uno scaffale ,visto che mi girava la testa e la costata stava rifacendo male.
Respirai un paio di volte e cambiai velocemente reparto,l'intimo non era così importante, vidi l'insegna jeans e mi ci fiondai,erano milioni di paia.
Scelsi un paio chiari e quelli color cipria,tanto per cambiare e non usare sempre i classici modelli,mentre mi dirigevo verso i camerino afferrai anche una maglietta azzurra,un top con i glitter e una gonna aderente,forse fare shopping non era così male come pensavo.
Per fortuna essendo le cinque del pomeriggio,il negozio non era pieno e i camerini erano quasi tutti liberi,tranne per un ragazzo che aspettava molto probabilmente la fidanzata,aveva la faccia coperta dal cappuccio.
Scostai la tenda bordò ed entrai,appoggiando con cura i vestiti scelti su una sedia che si trovava lì,cominciai a spogliarmi ,lamentandomi ogni tanto per il dolore. Quando mi girai verso lo specchio ebbi quasi un colpo,non era per niente una bella visione,ero dimagrita e si intravedeva la costata rotta che ora era coperta da una fasciatura,vicino all'ombelico c'era un livido violaceo e anche sotto allo zigomo nonostante avessi cercato di coprirlo con il fondotinta,le braccia avevano dei segni rossi, mi sembravano i polpastrelli di quello che mi manteneva ferma,gli occhi erano stanchi e l'azzurro delle iridi mi sembrava ancora più chiaro e limpido,come se fossi ancora più fragile. Che stupida,ero orrenda perché non mi ero chiusa in casa per il resto della mia esistenza? 
La risposta era semplice, perché anche casa mia mi sembrava una gabbia,anche se la gabbia l'avevo costruita dentro.
Presi la bottiglia d'acqua e ne traccanai quasi la metà, chiusi gli occhi e mi massaggiai le palpebre,afferrai gli jeans che avevo scelto e li indossai,mi andavano larghi eppure la taglia era giusta,poi ricordai di non aver toccato cibo in questi ultimo giorni.
Sbuffai,non mi andava di rivestirmi per cambiarli,cacciai la testa fuori dalla tenda in cerca di qualche anima buona che potesse farlo al posto mio.
Di commesse nemmeno l'ombra,c'era ancora quel ragazzo annoiato che giocava con una sigaretta spenta e si sentiva il vociferare di una ragazza,forse aveva finito e per solidarietà femminile poteva aiutarmi.
Mi misi in ascolto, sperando che potesse fare presto ed udii "Dai mi cambi questo,mi va stretto sul seno,prendimi una L"
"Poco confidenza con me"guardó l'orologio"è solo un vestito per il lavoro di stasera,più è scollato meglio è ,per te e per me"rispose lui.
"Ti prego Jack,non respiro con questo"borbottó irritata,non so perché, ma l'immaginai bionda e tettona,una senza cervello"Jack fai veloce"ridacchiò poi.
Sentendo quel nome, in automatico mi venne in mente l'assassino e il salvatore,era strano immaginarlo sotto questa doppia visione. Ormai chiunque si chiamasse Jack,mi avrebbe ricordato lui.
Forse il tipo della quasi- sicuramente-bionda, poteva aiutare anche me,tanto valeva provare ,al massimo mi avrebbe mandato a quel paese.
"Psss"cercai di cogliere la sua attenzione,mentre mi coprivo il resto del corpo con la tenda bordò e facevo intravedere solo la faccia"Ehi tu,ragazzo"alzai di un pochino la voce.
Il ragazzo si tolse il capello della felpa grigia e si girò verso di me,appena lo riconobbi sgranai gli occhi e ritornai veloce all'interno del camerino.
Non poteva essere vero...Jack era proprio il mio Jack,il pronome possessivo non era proprio indicato, ma ero troppo agitata per farci caso. Speravo che non mi avesse visto, ma invece spalancò la tendina ed io ero ancora in intimo e con la bocca aperta dallo stupore. 
Era ancora più bello.
"Ciao Liz"sorrise e si appoggiò allo stipite del camerino.
"Ciao"cominciai a fissarmi i piedi coperti dai fantasmini bianchi e mi resi conto di non essere molto coperta"Merda"esclamai cercando la felpa verde ma lui mi bloccò le mani.
"Che ti hanno fatto quei bastardi" mi guardò negli occhi e scrollai le spalle come  se non mi importasse più di tanto.
Sfiorò delicatamente il mio zigomo,il rossore sulla scapola,scese lungo le braccia,sembrava quasi che mi stesse guarendo semplicemente toccandomi in punta di dita.
"Jack"mormorai"Potresti prendermi una S di questi jeans"sorrisi,allieviando l'atmosfera imbarazzante ,che mi stava facendo avvampare.
"Cosa ricevo in cambio?"disse malizioso e il mio sorriso si spense, mi portai le braccia attorno al corpo,abbracciandomi impaurita"Oddio liz,scusami non intendevo quello"si passò un mano tra i capelli mossi"Sono stato stupido scusami davvero".
Mi veniva da piangere e volevo che andasse via,lontano da me e da quello che poteva farmi.
"N-non fa n-niente"balbettai mentre dei singhiozzi spezzavano il silenzio.
"Liz"mi afferrò un po' bruscamente e mi avvolse tra le sue braccia,in una specie di abbraccio un po' strano e imbarazzato,come se non sapesse come si fa.
"Mi stai stritolando Jack"mi lamentai"La costata mi fa male"ridacchiai nervosa.
"Ops...scusami"sorrise" Non sono bravo in queste cose"ammise.
"Sei piú bravo con le pistole"le mettevo sempre in mezzo,pesava sapere che non era un ragazzo normale,un ragazzo conosciuto al bar o sul bus.
"Si,sono felice di averli uccisi,quei bastardi"disse serio, mentre mi porgeva la felpa che aveva pescato tra gli altri vestiti "Lo so che vuoi sedurmi,ma siamo in un luogo pubblico"fece l'occhiolino,mandando via i ricordi brutti.
"Anche perché tutto sono tranne che attraente"borbottai a bassa voce e senza guardarlo,volevo chiedergli un sacco di cose,ma non sapevo da cosa iniziare.
" Questo lo credi tu,fidati sei..."stava continuando ma la voce della sua amichetta colse la nostra attenzione"Liz devo andare,ti porto la S tra un po' " disse riferendosi ai jeans chiari.
Mi ritrovai ad annuire come una stupida,ma appena fui di nuovo sola ,mi rivestii velocemente e andai via.
Non dovevo vederlo mai più, era pericoloso e il suo mondo era uno schifo,sicuramente quella ragazza era un'escort ed io non volevo avere nessun collegamento con quello che faceva.
Cominciai a correre lontano da lui e da quello che sarebbe potuto succedere,arrivai al parco col fiatone,posai la busta con la gonna che alla fine avevo preso e la tracolla,appoggiai la schiena contro il tronco del salice piangente,che con i rami lunghi copriva la mia presenza.
Cominciai a fare quello che sapevo fare meglio, osservare le cose,le nuvole, le persone e tutto quello che mi circondava.
I vecchietti parlottavano sulle panchina all'ombra,quello con i capelli grigi e gli occhialoni mi ricordava mio nonno,sorrisi al suo ricordo. Un gruppo di ragazzini giocavano a calcio lanciando occhiate alle ragazzine sedute su un plaid che si facevano le foto,poi le mamme con i loro pargoli che correvano sulle giostre,i cani che cercavano riparo sotto gli alberi proprio come me. Amavo il parco e tutti i livelli generazionali che potevi trovare,centinaie di vite diverse in un solo luogo.
Poi nel posto più remoto c'ero io,Elisabeth Tresir,ragazza semplice, che da tre anni viveva da sola,allontanandosi da una famiglia troppo incasinata mentalmente e non, per fortuna il giudice aveva stabilito un'assegno familiare da parte di entrambi i genitori,così potevo pagarmi l'università e l'affitto,non avevo vizi, quindi i soldi avanzavano anche. 
Avevo scelto proprio psicologia per capire la gente,quando capire la gente era diventata  per me una vera necessità, capire mia madre che giustificava i  tradimenti di mio padre,di mio padre e le sue amanti nel loro letto,sotto il tetto della nostra casa. Bisogno di capire Steffy e la malattia che l'ha portata via,senza che me ne accorgessi,senza che riuscissi a capire il suo dolore,un tumore a soli vent'anni non è una cosa giusta. Ma la vita non è giusta,la vita è un campo di battaglia con morti e feriti ogni giorno,per trecentosessancinque giorni,lo diceva sempre mio nonno. Quando morii in un giorno di luglio disse che aveva perso la battaglia,ma era stato felice di aver combattuto. Era il mio eroe in quella famiglia di matti.
Mi definivo una sopravvissuta, una che per fortuna era ancora in vita cercando di rimediare allo schifo del passato,cercando di essere meglio degli altri. Così prendere bei voti e dedicarmi allo studio era la mia espiazione o meglio l'espiazione per gli errori degli altri,diventando qualcuno,diventando esattamente quello che volevo io, potevo riscattarmi.

Alle otto il cielo si scurii ed accellerai il passo per tornare a casa,evitavo ogni posto buio e mi affiancavo sempre a qualcuno facendolo sembrare un caso,non volevo stare sola. Avevo paura.
Prima di entrare nel mio appartamento tirai un lungo respiro,ripetendo mentalmente che lì ero al sicuro.
Accesi velocemente la luce del corridoio e della mia camera,accertato che fosse vuota entrai e notai subito una busta sul letto e un biglietto. Sgranai gli occhi dalla paura e presi il tagliacarte dalla scrivania,forse c'era ancora qualcuno,forse erano gli amici di quelli morti e volevano vendicarsi,uccidendo me. Mi tremarono le gambe,cercando la parte coraggiosa che avevo, ma che al momento si era nascosta. 
Avanzai verso il letto ad una piazza e mezza,coperto dal piumone verde acqua,presi il bigliettino e lo aprii,riconobbi la scrittura elegante ma decisa,mi sentivo meglio ora che sapevo che era lui e non un killer,anche se lui non era di certo una persona affidabile...anzi.
"Sei scappata via senza nemmeno salutare.
Sei una bambina proprio cattiva,ma lo sai che alla fine vinco sempre io. Complimenti bella casa,anche se è troppo piena di libri e non mi piace leggere.
Ho mangiato dei biscotti che ho preso dalla credenza e ho fumato in cucina, scusa per la cenere. Volevo dimostrarti che non si scappa da Jack,anche se hai fatto bene,sei troppi fragile per il mio mondo.
Non so perché mi trovo qui. 
Ah ti ho comprato quei jeans ,erano davvero carini e ho preso la S,sei troppo magra, anche se ho notato una bella terza e lo specchio mi ha dato la possibilità di vedere il tuo lato B,fai aerobica? Comunque ora vado,stasera sono impegnato allo Claire de lune.
Jack"
Aprii la busta e trovai i jeans chiari,quelli con i brillantini sulle tasche posteriori,sorrisi,anche se era inquietante che fosse entrato a casa mia senza chiavi. 
Era un deliquente e uccideva persone,scassinare serrature doveva essere una passeggiata.
Rilessi il biglietto altre due volte e poi corsi in cucina,c'era ancora il pacco di biscotti ,quelli a cioccolato,aperto sul tavolo e la cenere per terra,scossi la testa divertita e presi dallo sgabuzzino la scopa e la paletta,facendo un po' di ordine.
Avrebbe lavorato al Claire de Lune,il luogo del mio peggior incubo,rabbrividii automaticamente,perché l' aveva nominato? Perché ? forse voleva che andassi.
Mi stava fumando il cervello,preparai un panino con il salame e bevvi un po d'acqua e buttai giù un'antidolorifico.
Mi ritrovai a fissare l'orologio minimo venti volte,poi mi alzai e andai a farmi una doccia,presi gli jeans e li indossai mettendo sopra una canotta turchese scollata sulla schiena,preferii indossare delle ballerine basse.
Non mi sembrava vero che mi fossi davvero preparata e truccata, sembravo carina e il livido era mascherato da una buona quantità di crema e correttore.
Sarei davvero andata di nuovo lì? Poi perché? Per lui, rispose la mia coscienza del cazzo.


Quando il taxi mi fermò davanti al locale,mi salii un magone alla gola,la porta girevole mi strappò un piccolo sorriso e mi fece ricordare che non dovevo toccare nemmeno un goccio d'alcool e che a mezzanotte sarei ritornata a casa.
Posai la giacca leggera all'ingresso e avanzai all'interno del locale,era affollato come sempre e riconobbi il californiano che ballò con Kate. 
Kate non la sentivo da quella sera,mi aveva lasciato solo un messaggio in segreteria, dicendo che sarebbe partita con la famiglia in Italia per un matrimonio e che lei non era entusiasta della cosa.
Mi ritrovai ferma come la stupida,mentre le persona mi spingevano per passare e andare al centro della pista a ballare,non sapevo cosa fare e non vedevo Jack e mi sentivo sempre più stupida e più sola.
Stavo per andare via,quando lo vidi entrare sorridente e sotto al braccio aveva una biondona con un vestito rosso fuoco ,scollato sul davanti .Sicuramente quella del camerino.
La goccia che fece traboccare il vaso ,fu lei che si alzò sulle punte e lo baciò sulle labbra carnose,la saliva si azzerrò e cominciai ad innervosirmi.
Non poteva essere gelosia quell'istinto omicida che mi stava crescendo dentro,avanzai verso il bancone e sorrisi affabile al cameriere carino.
Solo un goccetto e poi avrei smesso,giurin giurello.
"Cosa ti servo bambolina?"
Mi tremarono le mani,mi ricordai che quei due mi avevano chiamato proprio così"Ehi non ti senti bene?"chiese poi gentile.
"Tutto okay,dammi una tequila"presi una pausa"leggera"aggiunsi e lui sorrise.
"Nessuno in questo locale mi ha mai chiesto una tequila leggera"cominciò a ridere ed io arrossii "Ma per una fanciulla carina come te farò un eccezione"si affrettò a dire,forse aveva visto la mia espressione.
"Ehm grazie"presi il bicchiere e i soldi dal portafogli.
"Offro io,infondo è un drink leggero. Comunque sono Mark"mi porse la mano, che io strinsi debolmente.
"Piacere,Elisabeth" bevvi un sorso.
"Sei sola stasera?"domandò.
" Si...non dovevo nemmeno venire,ho fatto una cazzata!'sbuffai.
"Perché?" ormai era curioso.
Perché circa tre giorni fa ,uscita da qua, hanno cercato di violentarmi,perché mi piace un assassino,perché dovrei stare a casa a quest'ora,ma invece mi ritrovai a rispondere "Ho avuto una brutta sorpresa"sorrisi per non lasciar trasparire altro.
"Per questo si chiamano sorprese"ridacchiò mentre servii un uomo seduto al mio fianco.
" Mark credo che mi faccio un giro e poi vado via"mi giustificai.
"E' stato un piacere Elisabeth, quando vuoi mi trovi qua"prese il mio bicchiere e cominciò a pulirlo.


La musica era alta,tutti ballavamo spensierati e una coppia si muoveva frenetica sul divano,forse davvero stavano facendo sesso. Mi misi alla ricerca del bagno,poi avrei chiamato un taxi e tutto sarebbe finito.
Perché non mettevano indicazioni? Un cartello con su scritto toilette? Avrei sollevato protesta al direttore.
La gente si faceva sempre più rada ogni volta che facevo un passo verso un lungo corridoio,poi sentii delle urle e mi spaventai,ben presto si trasformarono in risate e sentii una voce,quella voce ,ormai familiare. Feci un altro passo verso una grande porta in noce,senza pensare l'aprii,c'era una cappa di fumo e uomini in giacca e cravatta,giocavano a tavoli di poker mentre ragazze seminude li toccavano e ridevano.
Un uomo molto robusto mi vide e venne verso di me,mi sentivo come Bambi nel bosco,praticamente spaesata.
"Come ti chiami?"disse severo,era alto quasi due metri, forse era africano visto la pelle scura.
"Ehm...ho sbagliato porta"diedi una veloce occhiata in giro e vidi la biondona seduta sulle gambe di un tizio.
"Piccola sei nei guai"richiuse con un gesto secco la porta alle mie spalle"Non ti muovere"disse poi.
Ero ancorata al pavimento,le gambe pesanti e la testa che mi pulsava.
" Oh oh un nuovo acquisto di Jack"disse un uomo abbastanza grande da poter essere mio padre.
"Mi scusi,ha sbagliato persona"cercai di sorridere.
"Sei proprio un bel bocconcino, quanto vuoi?"fece un altro passo.
"Non sono in vendita"sbottai.
"Tutto quello che vuoi per un'ora!"biascicò con tono abominevole,mi toccò i capelli.
"Le ho detto di No"strattonai la sua mano"Non mi tocchi che chiamo la polizia" urlai e calò il silenzio.
Tutti si voltarono verso di me e cercai di farmi piccola e invisibile.
"Puttana cosa hai detto?"stava per darmi uno schiaffo, ma venne fermato.
"Steve lei sta con me,torna a giocare,ti faccio divertire con Sally è davvero brava"gli diede un'amichevole pacca sulla spalle e questo se ne andò.
" Liz che cazzo ci fai qui?"mi prese per il polso trascinandomi in una stanza.
"Ciao"ogni volta che lo vedevo,mi limitavo a salutarlo come la scema.
"Ciao Liz"mi sfiorò la guancia con il dorso della mano"Steve è un deficiente non lo pensare"
"Non dovrei essere qui,scusa"abbassai lo sguardo colpevole.
"Sono sincero,speravo che venissi"mi guardò in quel modo penetrante.
"Ho letto il biglietto,non so cosa mi è passato per la testa"strinsi la presa sulla pochette che avevo.
"Buoni quei biscotti" sorrise.
"Sono i miei preferiti"ammisi.
"Da oggi anche i miei" si inumidì le labbra.
"Questo è una partita clandestina?" chiesi.
"Si"prese una sigaretta dal pacchetto"Nominare la polizia non è stato molto saggio"mi ammonii.
"Non sapevo che dire"alzai un sopracciglio.
"Questo è uno dei tanti lavori che faccio"aspirò una boccata.
"Le ragazze sono donne di facili costumi?"
"Chiamale con il loro giusto nome,sono puttane"perché aveva quegli occhi?.
"Anche la bionda che ti ha baciato all'ingresso lo è?"mi morsi la lingua per essere stata così stupida da chiederglielo.
"Lei è Sally,si lo è"mi guardò divertito.
"State insieme?" Wow non avevo più un cervello.
" No,però ci scopo,scopo parecchio" rise.
"Buon per te"distolsi lo sguardo.
"Tu sei fidanzata?" sembrava quasi in imbarazzo.
"Non più... da un po"scrollai le spalle.
"Meglio così"si rilassò" Cioè nel senso che gli uomini sono tutti stupidi"mi fece l'occhiolino.
Bussarono alla porta ed entrò il tipo africano" Jack hanno bisogno di te"
"Un attimo e arrivo"lo liquidò.
" Jack sei impegnato,io vado a casa"
"Vuoi aspettarmi qui? Mi libero e ti raggiungo"disse sorridendo.
"Meglio di no,non dovrei essere nemmeno qui"boccheggiai in cerca di aria,era un addio questo.
"Liz aspetta qui,ti riporto a casa io,tanto so dov'è"mi prese le mani che io lasciai.
"Chiamo un taxi"sospirai "Addio Jack"sibilai.
"È un addio?"chiese titubante.
"Tu sei tu ed io sono io"gesticolai freneticamente.
" Non possiamo essere amici? Tipo che vengo a mangiare i biscotti da te?"sorrise come un bambino.
"Sono gelosa dei miei biscotti"mi morsi un labbro "Ora vado...addio Jack"stavo per andare via.
"Addio Liz"si abbassò alla mia altezza e mi prese il mento tra le mani,avevo il cuore che batteva all'impazzata,mi baciò all'angolo della bocca "Addio"mi superò ed uscii.
Attraversai veloce la sale e scesi al piano inferiore,presi la giacca e chiamai un taxi.
Ero sicura che il capitolo Jack fosse finito qui.




Ormai non faccio altro che scrivere e quindi aggiorno spesso.
Come ho detto ho il PC rotto,quindi scrivo a casa sul cellulare e poi lo pubblico dal call center dove lavoro!
Liz è divisa tra la voglia di stare con lui e la paura per ciò che rappresenta Jack!
Jack è altrettanto incasinato mentalmente.
Sono due personaggi forti,che si incontrano e scontrano,come sfondo Londra e le sue perversioni.
Fino a d'ora abbiamo visto il bel Jack come assassino,giocatore clandestino e procuratore di puttane! Chi altro sarà ancora?
Questo capitolo mi piace,spero che lo stesso sia per voi...lasciatemi una recensione ne sarei felice...!:*
Carm xoxo

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Capitolo 4
*** Confessioni! ***


Avevo capito bene cosa significasse andare avanti,perché era esattamente quello che stavo facendo da dieci giorni.
Avevo ripreso il possesso di me stessa,messo da parte i ricordi ed ero ritornata ad essere la studentessa che passa il sabato sera a vedere vecchi film d'amore.
Questo non esclude che quando scoppia un temporale ho più paura del solito,mi rannicchio sotto il piumone e prego che faccia giorno,oppure che il minimo rumore mi agita e che ho costantemente le luci accese,questo punto lo rimpiangerò con l'arrivo della bolletta.
La notte sognavo ancora lui e i suoi maledetti occhi ghiaccio,mi sembrava di sentirlo sulla pelle,mi rimaneva addosso e tra i pensieri, tutto il santissimo giorno.
Il nocciolo della questione è che non riuscivo a dimenticarlo,nonostante non fosse accaduto nulla tra di noi e come se invece fosse accaduto tutto,come se fossimo legati da qualcosa che sfida le distanze.
Ed è straziante e dilaniante ,sapere che lui si è dimenticato di me,come se fossi un passante incrociato per strada , a cui si è rivolto un debole sorriso.
Ma del resto nulla siamo stati e nulla saremo,lui è tutto quello che di sbagliato c'è sul mondo e non posso mettere in pericolo la mia sanità mentale e fisica.
Mi giustificavo dicendo di aver creato una sorte di dipendenza da Jack, perché non avevo avuto una figura maschile al mio fianco, oppure,perché mi aveva salvato da quei due bastardi e li aveva uccisi.
In fondo queste cose le capivo,ero pur sempre una futura psicologa.
Lui era un assassino e non potevo voler rivedere un assassino,non potevo sognarlo o avere l'impulso di correre a quel locale per vederlo,non era giusto e non era etico.
Eravamo due binari che si sono incrociati per un breve tratto,poi si sono allontanati ,perché non poteva essere altrimenti,sarebbe stato un disastro l'essere ancora uniti,avrebbe portato distruzione.
Eppure mi sentivo distrutta lo stesso,era un bisogno viscerale,quel bisogno che non ho mai provato.
Maledetto Jack e il suo fascino da delinquente
Maledetto Jack e i suoi occhi.
Maledetto Jack e il suo sporco mondo.
Maledetta me e il mio bisogno di lui.


I giorni passavano con lo stesso ritmo lento e deprimente,studiavo e mangiavo,mangiavo e dormivo,dormivo mentre avrei dovuto studiare,praticamente un ciclo continuo.
Aprii lentamente gli occhi a causa della debole luce della lampada,sapevo che era domenica, anche se non cambiava molto,non badavo ai giorni e al loro decorso,mi metteva ansia.
Mi alzai e spalancai la finestra,la stanza aveva decisamente bisogno di aria fresca ed io di fare colazione,per questo con passo malfermo, mi diressi verso la cucina.
"Buongiorno"era appena un sussurro.
Quella voce mi tormentava ancora.
Alzai lo sguardo dai miei piedi nudi,avevo anche le allucinazioni,il manicomio mi sembrava sempre più vicino.
"Liz tutto bene?"questa figura che assomigliava tremendamente a Jack si stava avvicinando ed indietreggiai automaticamente.
Non poteva essere lui,non ora,non dopo tutti questi giorni.
"Jack?"chiesi con voce tremula e sorpresa.
"Sono io"sorrise felice.
"Che cazzo ci fai a casa mia?"alzai il tono di voce,ma non riuscii a reprimere un sorriso.
Lui si era ricordato di me,il mio Jack,sentii il cuore gonfiarsi di una vana speranza.
Maledetto cuore.
"Sei ottusa Liz"sorrise di nuovo e mi abbracciò, afferrandomi bruscamente,come al solito"Se io voglio non ti liberi di me,ricordi?"sussurrò al mio orecchio.
"Potrei sempre chiamare la polizia" alzai un sopracciglio e l'ombra di un sorriso fece capolinea sul suo viso.
"Non cambierai mai eh!"si allontanò per sedersi su uno dei sgabelli in cucina"La verità è che i tuoi biscotti mi mancavano"ne infilò uno in bocca.
"Comprateli,sei uno scroccone"sorrisi e mi sedetti di fronte a lui,reprimendo il mio buon senso che diceva di cacciarlo a calci nel culo.
Mentre lui mangiava,mi persi nei miei pensieri poco felici.
Che ci faceva qui?
Cosa voleva?
Perché ero felice?
Perché mi era mancato?
Porca puttana, come fa ad essere così bello?
"Dormi sempre così?"
La sua domanda mi fece alzare lo sguardo, che avevo mantenuto fisso sul tavolo di legno"In che senso?"
"Dormi sempre con una minuscola maglietta?" indicò la maglia dei Coldplay,che era il mio pigiama da anni.
"Dipende" risposi vaga e cercai di nascondere il rossore delle guance.
"Da cosa dipende?"si alzò per prendere il latte dal frigo.
" Jack figurati ,fai come se fossi a casa tua"dissi stizzita.
"Da cosa dipende?" mi versò il latte in una tazza,quando voleva sapere qualcosa non demordeva.
"Cosa vuoi sentirti dire?"presi il pacco di biscotti e ne inzuppai qualcuno con aria annoiata.
"Dipende dal fatto se stai con un uomo o meno?"tornò a fissarmi e mi tremarono le mani.
"SI,se frequento una persona di certo non dormo come una barbona"sorrisi.
"Interessante,chissà"sorrise anche lui.
" Perché sei qui? E non dirmi le solite cose da prepotente"evitai di rimurginare sul significato del suo 'chissà'.
"Non sei contenta di vedermi?"avvicinò il viso al mio.
Deglutii rumorosamente,aveva delle belle labbra carnose,di quelle da prendere a morsi "Vorrei invitarti spontaneamente a casa mia e non trovarti come un ladro a rubare nella mia dispensa"incrociai le braccia. Anche se sinceramente pur di vederlo ,poteva anche saccheggiarmi tutta casa.
"Scusami, non mi hai mai invitato,mica potevo aspettare te,sei lenta in queste cose"prese un goccio di caffè ,che evidentemente aveva preparato lui.
"Tu non stai bene con la testa"sentenziai.
"Tu parli nel sonno"si sistemò i capelli con le mani.
"Merda"borbottai imbarazzata.
"Mi hai sognato?"chiese tranquillamente.
Respirai piano,dovevo solo mentire,sarebbe stato facile. 
Di certo non potevo dire che popolava costantemente i miei sogni e anche i miei incubi.
"Sogno spesso di quella sera"almeno anche se aveva sentito pronunciare il suo nome, ero giustificata.
"Sono passati quindici giorni"aveva lo sguardo intenso.
"Quindici giorni,tre ore e venti minuti"dissi senza pensarci.
"Liz,mi dispiace così tanto" si alzò per venire accanto a me "Ammetto di non essere una bella persona, ma nella mia vita non ho mai violentato una donna"
"Questo mi rassicura" dissi acida.
"Stavo cercando di dirti ,che con me sei..."
Una suoneria fermò il discorso, ci ero abituata ormai,ogni volta che forse stava per dirmi qualcosa di importante, venivamo interrotti.
Prese il cellulare dal giubbotto di pelle che aveva appoggiato sul divano di tessuto marrone e rispose "Si sono Jack"
Lo sbirciai di soppiatto mentre annuiva e percorreva a grandi falcate il piccolo salotto" Non sono a casa ora,sto da una tipa".
Tipa? Feci una smorfia di dissappunto e caricai la lavastoviglie con le cose sporche.
"Scusami era una chiamata di lavoro" disse serio ed io mi limitai ad annuire.
"Jack è meglio che te ne vai"mi ritrovai a dire.
"Per quanto ancora farai così" chiese irritato.
"Fare cosa?"incrociai le braccia.
"Scappare e poi ritornare"disse come se fosse ovvia la sua risposta.
"Non scappo e non ritorno" mi difesi alzando la voce.
"Hai paura di me?"mi guardava fisso,per scorgere la minima emozione che poteva aver scaturito la sua domanda.
"Vorrei averne"ammisi,sarebbe stato tutto più facile.
"Liz non so perché abbia il bisogno viscerale di venire da te,non mi è mai capitato"scrollò le larghe spalle.
Sgranai gli occhi alle sue parole,era esattamente quello che provavo io.
"Jack vai via"ripetei,mandarlo via era la cosa più semplice,non so gestire le presenze,non ho mai avuto presenze nella mia vita.
"Dammi un buon motivo" mi afferrò un polso con forza.
"Mi stai facendo male"sibilai a denti stretti.
"Scusami,perdo il controllo con te,in tutti i sensi"continuò a guardarmi.
"Vuoi un motivo, il motivo è che sei un delinquente ed io una ragazza per bene,hai ucciso due uomini ed io dovrei provare repulsione ,ma non ci riesco" presi un lungo respiro"Quindi se permetti ti mando via,perché averti affianco mi farebbe morire e fidati non voglio morire di te"strattonai il braccio e lui mollò la prese.
"È la cosa più giusta,ma io non faccio mai la cosa giusta"ammise "Liz non voglio privarmi della tua presenza,tu sei il posto in cui sono solo Jack,in cui sono ancora lo spensierato Jackson Stone"mi accarezzò il viso"Non mandarmi via"chiese in sussurro.
"Non ti conosco nemmeno"blaterai una giustificazione.
"Stasera esci con me"sorrise "Come amici,io e te, in un posto tranquillo"
"Non mi sembra una buona idea"risposi,anche se dentro avevo le campane a festa e sentivo anche il coro di angeli che cantavano alleluia.
"Puoi farmi tutte le domande che vuoi,ti giuro che sarò sincero"sorrise ancora.
"O-Okay"accettai e mi trattenni dal saltare come un adolescente in piena tempesta ormonale.
"Non te ne pentirai"mi baciò la fronte"Ora vado,devo...ecco...picchiare un tipo"si morse il labbro superiore.
"Stai attento Jack"sbuffai anche leggermente preoccupata.
"A stasera"mi strinse frettolosamente e mi baciò la punta del naso"Non vedo l'ora"raccolse le sue cose e andò via.
Restai per dieci minuti a fissare il portoncino di noce massello,con il cuore che batteva frenetico e un sacco di pensieri per la testa.
Il più prepotente era :ODDIO SAREI USCITA CON JACK.
Questo metteva a tacere qualsiasi dubbio,sarebbe stata solo una serata tranquilla e poi lo avrei mandato via ,come al solito.


Mi arrivò un messaggio da un numero.sconosciuto"Cattiva ragazza sono Jack,stasera passo per le dieci, non riesco a liberarmi prima".
Come cazzo faceva ad avere il mio numero? Sbuffai irritata contro il destino,di sicuro ce l'aveva con me.
Perché lui? Perché un delinquente e non  un ragazzo normale?
Decisi di leggere un libro per ingannare il tempo,era ancora presto per prepararmi,non tralasciando che era un'uscita tra amici.
Lo volevo come amico...vero?




Mi svegliai di colpo e caddi dal divano a causa del movimento troppo brusco,la casa era in penombra e corsi ad accendere la luce.
Appena guardai l'ora sul cellulare mi salii l'ansia,erano le 20:38 ed io dovevo farmi shampoo,ceretta e celebrare chissà quale rito indiano per rendermi presentabile.
Mi gettai sotto la doccia e presi una lametta per fare una cosa veloce,la ceretta richiedeva troppo tempo e poi l'avevo fatta solo una settimana fa,non potevo di certo avere una crescita rapidissima.
Notai con gioia di avere una pelle liscia e così presi a lavarmi i capelli con più tranquillità,dedicandomi un bel massaggio alla cute.
Perché vuoi farti bella? Ed ecco che la mia odiosa coscienza prendeva il sopravvento.
Mi convinsi che era per vezzo femminile,amavo le felpe,ma questo non mi impediva di mostrare la mia femminilità.
Sempre se ne fossi dotata e avevo qualche dubbio.
Mentre aspettavo che il ferro per i boccoli si riscaldasse,diedi una passata di smalto perlato alle unghie e spalmai la crema alla vaniglia per tutto il corpo,sembravo un toast pronto per essere mangiato. Ma da chi? Arrossii al pensiero.
Evitavo con cura di guardare l'orologio di legno affisso alla parete della mia camera,non volevo rischiare il collasso o la mia morte prematura. Per questo bastava già frequentare Jack.
Presi la gonna nera che avevo comprato in quel giorno di shopping andato male,notai con stupore che mi fasciava bene e indossai sopra una camicetta color crema che Kate aveva lasciato a casa mia,purtroppo era molto aperta sul davanti,ma decisi di non farci troppo caso,figurati se avrebbe notato l'ampia scollatura.
Ciliegina sulla torta fu il trucco,applicai un rossetto rosso e le scarpe con il tacco che mi costrinsi mentalmente ad indossare.
Raggiunsi l'ingresso,cominciando a percorrerlo avanti e indietro,avevo bisogno di allenamento,se non volevo sfracellarmi al suolo.


Alle dieci e tre minuti la porta si aprii e spuntò la chioma ribelle di Jack.
"Puoi evitare di scassinare sempre la serratura?Esistono i citofoni"dissi irritata.
"Ops"sorrise "Non sono abituato"mi diede un bacio sulla guancia e si fermò il cuore per un istante. 
"L'avevo capito"sbuffai.
"Sei,wow...sei bellissima"diede un occhiata veloce alla mia persona,soffermandosi sulla scollatura,presi al volo la giacca e mi coprii.
Perché gli uomini erano così superficiali?!?
"Andiamo o vuoi continuare a farmi la radiografia?"lo afferrai per il braccio e lo tirai fuori.
"Avevo visto delle cose interessanti"si morse il labbro per non ridere.
"Scemo"gli mollai uno schiaffo sul braccio e lui rise "Mi piacciono le donne violente"mi fece l'occhiolino superandomi.
Aprii la portiera di una Mercedes nera lucente "Ti tratti bene Jackson"
"Non mi lamento"mise in moto e con un scatto rapido la macchina prese velocità.
"Come è andato quel lavoro?"chiesi titubante.
"Ehm...bene"non si sbilanciò.
Il silenzio tornò sovrano e accese la radio per stemperare la tensione.
"Dove andiamo?"dissi mentre cercavo di allungare la gonna che era risalita drasticamente.
"Hai delle belle gambe,non dovresti coprirle"spostò lo sguardo su di me e arrossii violentemente.
" G-grazie"borbottai.
"Comunque andiamo in un ristorantino tranquillo,stasera sono un bravo ragazzo"sorrise.
"Ragazzo? Ma se sei un vecchiaccio"
"Ehi porta rispetto"ridemmo insieme, sembravamo degli amici normale,di quelli conosciuti al bar un sabato mattina.
E mi faceva paura,faceva paura sapere di stare bene e di non poter avere una reale normalità.
Quello che faceva non era normale.
"Certo nonno"gli feci la linguaccia,per poi guardare fuori dal finestrino.



"È un bel posto" mi guardai intorno.
"Non ci vengo spesso,diciamo che non ho molte occasioni"scrollò le spalle mentre leggeva il menù.
"Troppo impegnato dal lavoro?"presi un gressino dal cestino sul tavolo.
"GIUSTO,sono un uomo impegnato"sorrise.
"Posso prendere le vostre ordinazioni?"una bella cameriera, giovane ed elegante fece la sua comparsa.
"Hai deciso Liz?"chiese lui.
"Avevo pensato ai ravioli con la panna e della carne grigliata"dissi guardando la ragazza,che segnò velocemente tutto su una cartelletta.
"Lei?"si rivolse a Jack in un modo meno formale, visto che stava sorridendo e si era scostata i capelli dal volto.
Stava flitardo con lui?! Sbuffai.
"Lo stesso anche per me"gli sorrise e vidi la ragazza sbattere le palpebre abbagliata,se ne andò con passo malfermo.
"Poverina"borbottai e sgranocchiai un altro gressino.
"Non ti seguo"alzò un sopracciglio.
"La cameriera è rimasta incantata"dissi come se fosse una cosa ovvia.
"Da cosa?"chiese curioso.
"Da te"mi limitai a dire,mentre ci veniva servito del vino rosso.
"Allora basta poco,non mi sono nemmeno impegnato" sorrise malizioso.
"Cambiamo argomento,sono qui per un motivo" volevo tartassarlo di domande.
"Perché non vedevi l'ora di restare sola con me?"sorrise ancora divertito.
"NO"esclamai troppo forte e velocemente, non appariva per niente come la verità e non lo era. Questo non doveva saperlo però!
"Allora per cosa?"bevve un sorso dal calice.
"Riempirti di domande"sorrisi.
"Non sarà piacevole lo sai?"la sua espressione cambiò,era quasi malinconico.
"Come ti chiami?"meglio partire dalle basi.
"Questa è facile,mi chiamo Jackson Harold Stone"
"Harold?"scoppiai a ridergli in faccia.
"Ah-ah-ah,Tu?"sbuffò divertito.
"Elisabeth Jane Tresir"mi piaceva molto il mio nome,ne ero orgogliosa.
"Preferisco Liz"mi fece l'occhiolino.
"Ho perso le speranze con te"sbuffai.
"Per questo mi mandi via e mi dici sempre addio?"disse serio.
"E' complicato"posai lo sguardo sulla bella argenteria.
"Nulla è complicato, ogni azione deriva da qualcosa"ora era anche filosofo.
"Jack,tu e il tuo mondo siete complicati"ammisi.
"Non posso darti torto,ma siamo amici quindi non ci saranno problemi,fidati"mise la mano sul cuore in segno solenne.
Odiavo il fatto che sottolineasse la parola amici,mica ero sorda o scema.
"La tua famiglia?"chiesi per cambiare argomento e la sua faccia sbiancò all'istante.
"Meglio di no"bevve un lungo sorso"la tua?"sorrise di nuovo alla cameriera di prima,che aveva portato i primi piatti.
"Tasto dolente"presi una forchettata di ravioli "Se te ne parlo,lo farai anche tu?"
"Non vorresti saperlo...davvero"i suoi occhi erano freddi,esattamente come il ghiaccio.
"Inizio io allora"presi un lungo respiro"Ricordo urla e lacrime di mia madre e l'ansimare di mio padre che scopava con altre donne nel letto che condivideva con sua moglie"finii l'intero bicchiere di vino"Non sai quante volte mi sono tappata le orecchie con il cuscino per non sentire le disgustose esclamazioni di quelle donne,che pregavano mio padre di continuare a darle piacere e mia madre che piangeva senza fare nulla"era la prima volta che lo dicevo a qualcuno " Lei ha sempre sopportato,perché non voleva dare scandalo,preferiva essere umiliata che non avere un uomo al suo fianco,dopo 25 anni di matrimonio ha chiesto il divorzio" ripresi a respirare normalmente.
"E tu? Hanno mai pensato a te?"chiese dolcemente.
"Appena ho fatto diciotto anni me ne sono andata,non ho più notizie da anni,percepisco il loro assegno mensile ,è l'unica cosa che ci lega"scrollai le spalle con finta indifferenza.
"Sei molto più forte di quanto sembri,l'ho capito subito, da quella sera orrenda"mi guardò intensamente.
"Prima o poi si deve crescere,ho solo anticipato i tempi" mascherai il magone alla gola, con un sorriso stentato.
"Liz,vuoi davvero che ti parli di me?"
"Si"risposi sicura.
"Mio padre era alcolizzato e aveva perso il lavoro a causa di questo vizio, era un poliziotto"gli tremavano leggermente le mani "Della mia adolescenza ricordo il suono della cintura che sbatteva sul mio corpo e il rumore degli schiaffi che dava a mia madre" il suo tono si fece roco e feroce "Una sera quando tornai a casa, trovai mia madre strangolata in cucina,mentre lui dormiva sul divano con una bottiglia vuota al suo fianco,non ci ho pensato nemmeno un secondo ho preso la pistola e l'ho sparato,dritto al cuore,con un colpo solo. È stata la sensazione più bella della mia vita"sorrise in modo cattivo,mi vennero i brividi.
Deglutii a fatica e boccheggiai in cerca di aria,sentii anche le lacrime salirmi agli occhi.
"Liz non piangere e non guardarmi così" strinse la mano sulla tovaglia color panna "Odio vedere compassione e terrore nei tuoi occhi"ringhiò tra i denti.
"V-vado i-n b-bagno"balbettai tremante.
Rischiai di inciampare nei miei stessi piedi,avevo fretta di stare da sola,in un ambiente neutro.
Per fortuna la toilette era libera e mi chiusi dentro,aprii l'acqua che passai sulle braccia nude per rifrescarmi e mandare via la sensazione di tristezza e di paura.
Lui aveva ucciso suo padre,era diventato un assassino da adolescente ed ora uccideva ancora. Aveva fatto del suo dolore una vera professione.
La verità mi cadde addosso come un macigno,pesante e soffocante,mi tremarono le gambe e mi sorressi al lavandino.
Respirai un paio di volte,in fondo ero consapevole di cosa facesse ancor prima di questa serata,decisi di ritornare al tavolo,reprimendo quello che sentivo in quel momento.
"Pensavo fossi scappata"sorrise debolmente.
"Ci avevo pensato,c'era una finestra, sarebbe stata l'ideale" pessima battuta,ma purtroppo l'avevo già buttata fuori.
"Sei ancora in tempo"disse.
"Quanti anni avevi?"tagliai la carne ,che intanto era stata portata in tavola.
"Diciassette, sono scappato di casa dopo quel gesto"portò un pezzo di cibo alla bocca,osservavo il movimento lento delle labbra,quasi incantata.
"Liz, tutto okay?"mi prese la mano che avevo appoggiato casualmente sul tavolo,la ritrassi all'istante.
"Certo" sorrisi per mascherare la tensione.
"Non avevo mai detto a nessuno quello che è accaduto in passato"ammise.
"Nemmeno io"lo guardai.
"Una prima volta per entrambi"fece tintinnare il calice con il mio.
Il resto del tempo lo passammo ridendo, smorzando i temi non proprio rosei della serata,ma il suo cellulare squillò insistentemente.
Chi aveva inventato il cellulare doveva morire,SUBITO.
"Jack devi rispondere"mi sistemai il braccialetto.
"Pronto?"serrò la mascella"Vengo subito"e staccò con un gesto secco la chiamata"Liz devo fare una cosa urgente"era serio.
"Certo,andiamo"mi alzai e il cameriere subito ci portò il conto,che lui volette per forza pagare.


In macchina non volava una mosca ed era estenuante, mi sentivo soffocare.
"Non ho tempo di portarti a casa,quindi devi venire con me"disse severo.
"Okay"annui poco convinta,non volevo avere contatti con quello che faceva,ma solo con lui. Lui era un bisogno.
Frenò bruscamente e rischiai di andare con la testa nel parabrezza,meno male che indossavo sempre la cintura di sicurezza.
"Rimani in macchina"mi guardò come per verificare se avessi recepito il concetto,mi limitai ad annuire e lui scese veloce dall'auto.
Passarono dieci minuti,era buio pesto e mi stava salendo l'ansia,perché non ritornava? Era successo qualcosa?
Mi ritrovai ad essere come una mogliettina che aspettava il ritorno del marito andato in guerra.
Il mondo di Jack era peggio di un campo di battaglia,si moriva per molto meno,senza onore e senza gloria.
Sbuffai e trasportata da una forza che non mi apparteneva ,mi addentrai nella notte in cerca del mio "amico",speravo di trovarlo vivo.
Faceva freddo e avevo le gambe scoperte,avevo anche paura per giunta e non sapevo dove stessi andando,mi limitavo a seguire l'istinto,sperando che ne sapesse più di me.
Dopo un po' sentii un vociferare e qualcuno piangere, provenivano da un vicolo,prima di entrare mi feci il segno della croce e presi coraggio.
Per fortuna o per mia sfortuna c'era un lampione che illuminava la stradina e scorsi Jack che fumava appoggiato al muro, la camicia azzurra gli stava benissimo,sospirai sognante per poi guardare anche le altre persone.
L'omaccione africano dell'altra volta, aveva una pistola tra le mani e la puntava su una ragazza che stava rannicchiata per terra,piangeva e si lamentava,non riuscivo a cogliere cosa dicesse,era solo un flebile borbottare.
"Allora Jack cosa facciamo?"sentii un altra voce e infatti notai un uomo vestito elegante che fumava un sigaro,sembrava quello che mi aveva preso per una prostituta.
"Steve non lo so"si passò una mano tra i capelli "Siete sicuri?"disse il mio salvatore.
"Ti ho detto che porta la spiai all'altra gang"disse l'africano.
"Jack dovremmo ucciderla e tu lo sai"l'uomo elegante buttò il mozzone per terra.
Mi sentivo una spia anch'io,sarei dovuta morire per questo? Non potevano essere così brutali,lei era una donna ed era indifesa,sperai nel buon senso di quegli uomini.
"Lo so,sentiamo che ha da dire"speravo vivamente che Jack cercasse di aiutare la giovane.
"Puttana parla"l'omone gli diede un calcio e la ragazza cadde all'indietro, trattenni un urlo di paura.
"Mi dispiace,mi h-hanno c-costret-to,hanno minac-ciato la m-ia famiglia"balbettò e si portò le ginocchie al petto, per proteggersi.
Jack si abbassò al livello della bruna" Chi è stato?"
"Un ragazzo della c-cricca di James"sembrava meno spaventata,forse lui non gli faceva cosí paura.
Feci un passo avanti per sentire meglio,anche se continuavo a nascondermi dietro al pilastro, per non farmi vedere.
"Jack basta stronzate,lo sai che non possiamo cambiare le regole"il signore elegante fece un passo avanti mettendo una mano sulla spalla di occhi di ghiaccio.
"Fred fai quello che devi fare"disse poi all'africano,che caricò la pistola.
"NO"urlai dal nascondiglio,facendo un passo avanti,la luce flebile del lampione mi illuminò.
Addio nascondiglio!
"Chi cazzo è quella?"qualcuno disse rabbioso.
"Liz?"chiese Jack.
Dalla paura inciampai e lui mi aiutò ad alzarmi,mi bruciava il ginocchio "Porca puttana ti ho detto di stare in macchina"con un gesto brusco mi portò in disparte.
"Ti prego non farla uccidere,avrà appena vent'anni...è così giovane"mi scese una lacrima e lui sgranò gli occhi stupiti.
" Liz"mi accarezzò il viso con il dorso della mano"Non posso fare nulla"mormorò a bassa voce.
"Ma..."si sentii un colpo ed urlai dalla paura,automaticamente Jack mi strinse a sé,diedi un occhiata alle sue spalle e vidi la ragazza in una pozza di sangue,i capelli sparsi sulla strada sporca e gli occhi aperti,a fissare il cielo nero come la pece.
Mi staccai da lui e vomitai,vomitai anche l'anima e i singhiozzi risuonavano nella strada ormai silenziosa.
"Jack chi è questa?"l'africano di avvicinò a noi "Mi ricordo di lei"aggiunse poi con disprezzo.
"Fred fatti i cazzi tuoi"gli ringhiò contro.
"È la seconda volta che vede quello che non deve vedere"disse secco.
"Lei non c'entra"lo spinse via.
"Jack,porco cazzo"sputò per terra.
"Non ti permettere di dire altro,vai dove devi andare e riferisci che è andato tutto bene"lo scacciò con un gesto della mano e sparii nella strada buia.
"Liz "aveva un tono dolce e compassionevole.
"Perché? Perché fate questo?"continuai a piangere,avevo gli occhi velati di lacrime e non distinguevo il suo viso,che tanto mi piaceva.
"Elisabeth non puoi capire" disse severo.
"Fai schifo Jack,tutto questo fa schifo"indicai il corpo senza vita ,che ancora giaceva per terra"Non ti voglio vedere mai più" cominciai a picchiarlo,sfogavo la mia rabbia dandogli dei pugni sul petto.
"Liz,calmati ti prego"mi strinse i polsi ed alzai lo sguardo su di lui.
"Vorrei che tu fossi diverso"ammisi stanca.
"Vorrei poterlo essere"allentò la presa"Ma non posso e tu non dovevi vedere tutto questo"strinse un pugno.
"Prendo un taxi"mi allontanai.
"Cazzo Liz,non puoi fare sempre così,non puoi scappare da me"urlò.
"Fottiti Jack"urlai ancora più forte ,per farmi sentire ,mentre cercavo di ritornare sul ciglio della strada principale e chiamare un taxi,che fermai al volo.

Appena tornai a casa mi buttai sotto la doccia ancora vestita,l'acqua gelata scendeva sulla mia pelle e mi inzuppava i vestiti e mi allagava la mente.
Dovevo lavare lo sporco che mi sentivo addosso,le lacrime che avevo sentito e l'odore di sangue che mi riempiva ancora i polmoni.
Cominciai a strofinare con vigore sulla pelle,sul viso ed urlai disperata,in quella stanza fredda e vuota,come mi sentivo dentro.
Mi accasciai nel box doccia, mentre l'acqua continuava a scendere e così anche le lacrime dai miei occhi ,ormai arrossati e pieni di immagini orribili.
Jack,perché sei entrato nella mia vita?

Eppure,ero consapevole che lui mi sarebbe rimasto dentro,perché qualcosa mi diceva che era diverso.
O forse mi illudevo che fosse così.




Salve...!
Come sono andate le vacanze? Spero bene e che vi siete rilassati, che abbiate fatto bei incontri e che ora siete sereni.
Mi scuso per il mio aggiornare così tardi,ma ho ancora il PC defunto e poi anch'io mi godevo mare e sole.
Questo capitolo mi ha preso molte energie,l'ho letto e modificato svariate volte,volevo che fosse speciale e valesse la vostra attesa.
Spero di essere riuscita nell'ardua impresa e che possiate essere clementi in caso contrario...!
Ringrazio chi segue o commenta questa storia,chi dolcemente mi ha chiesto quando continuassi,mi fa piacere il vostro esserci!
Tornando al nuovo capitolo,vediamo l'iniziale disperazione di Liz nel non vedere Jack,lei è sola e lui è una specie di sostegno.
Jack ha bisogno della purezza di lei,una boccata di aria buona in quello schifo in cui passa la maggior parte del tempo.
Anche se sa che non è giusto coinvolgerla!
Ci esce un invito a cena e molti segreti escono a galla,entrambi non hanno avuto una famiglia felice e hanno reagito in modi diversi. Capiamo anche perché Jackson sia diventato un assassino e tanto altro.
Poi la cena degenera in un vicoletto buio e con la morte di una ragazza,cosa che giustamente sconvolge Liz,che è già scissa tra ció che è giusto e ciò di cui sente il bisogno.
Per l'ennesima volta scappa da lui, spiego che questo suo "bisogno-repulsione" è un filo sottile. Ondeggia costantemente tra emozioni contrastanti, in fondo lui non è il classico bravo ragazzo anzi è completamente il contrario.
Ora cosa succederà?!
Lo sapremo al prossimo capitolo,per farmi perdonare aggiorno presto,sempre se mi lasciate qualche recensione ,che mi dia coraggio!
Grazie per l'attenzione,grazie davvero per tutto,spero che la storia possa migliorare e con questo anche il vostro parere.
Lasciatemi una recensione!!!!!!!
Baci!
Carm xoxo

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Capitolo 5
*** Vicinanze e Gelosie ***


Ricordo che il giorno dopo quella serata mi svegliai infreddolita e con la pelle violacea. Mi ero addormentata nella doccia, bagnata e in lacrime.
Nonostante fossero passati alcuni giorni,non riuscivo a dimenticare,era come se le cose si fossero accumulate, creando un macigno che mi soffocava.
Prima il tentato stupro,poi l'ospedale,la mancanza,la confusione e infine colpo di grazia,l'uccisione di una ragazza davanti ai miei occhi.
Non l'avevo salvata,lui non l'aveva salvata.
Da quando Jack era entrato nella mia vita,tutto era cambiato,come se la sua conoscenza,avesse cambiato il mio percorso e il mio destino.
Ero addirittura arrivata a pensare che quello che facesse non era sbagliato, solo  per paura di perderlo. Anche se l'avevo già perso.
Ed era umiliante per me stessa,rendermi conto di essere arrivata a dipendere da uno sconosciuto,che ha sconvolto la visione delle cose,come se all'improvviso il sole ruotasse intorno alla terra. È scientificamente impossibile,non sono mai stata bisognosa di qualcuno,ma di Jack si. Perché?
Ormai il mio cervello era vicino al corto circuito,non facevo altro che pensare a lui,alla sua storia triste,ai suoi occhi profondi,alle sue labbra piene, al modo in cui mi sorride. Mi sentivo protetta e nello stesso istante volevo proteggerlo anzi volevo salvarlo,salvarlo dalla merda di cui si è circondato.
Ed era un pensiero stupido, non avrei mai potuto salvare Jack,in tanti anni non sono riuscita a salvare mia madre o me stessa. Eppure speravo che questa volta fosse diverso,che avessi più coraggio e più forza,per entrambi. Speravo che lui potesse cambiare,almeno saremo potuti stare insieme, conoscerci davanti ad una tazza di caffè ,come dei ragazzi semplici, dove il massimo dei problemi è la data troppo vicina dell'esame o pagare l'affitto. Invece i suoi problemi erano enormi e mostruosi, il suo compito era far fuori vite umane,solo perché non seguivano uno schema imposto da lui e dai suoi scagnozzi.


Buttai il libro per terra e soffocai un urlo, mettendomi un cuscino in faccia.
Porca puttana,rivoglio la mia benedetta tranquillità, rivoglio la mia testa e non questa che proietta immagini di quell'uomo,costantemente.
Cioè è assurdo e malsano, non sono mica una pazza squilibrata,ossessionata da Jack? Oppure si? Oh mio Dio.
Risprofondai nel divano,sperando che mi inghiottisse. 
Ero vicina ad una crisi isterica,ma per fortuna il citofono suonò,salvata per un pelo.
Notai come il mio cuore avesse avuto un sussulto,sperava fosse lui, che organo sciocco e speranzoso.
Aprii la porta e vidi Kate,cercai di nascondere la delusione.
"Non sembri felice di vedermi"mi superò e posò il cardigan sul divano"Aspettavi qualcun'altro?"sorrise curiosa.
"No,solo pensavo fosse la vicina di casa,mi chiede sempre qualcosa"vaneggiai.
"Non ti sono mancata?" spalancò le braccia e corsi ad abbracciarla. Era pur sempre la mia unica amica,ci eravamo conosciute per caso o meglio a causa della mia sbadataggine,le avevo versato il caffè addosso. Sono leggermente maldestra,se non si fosse capito.
" Parlami dell'Italia"presi una bottiglia di vino bianco e lo versai nei calici.
"Magnifica,c'è il sole,la gente sorride sempre e gli uomini,non puoi immaginare"si morse il labbro" Belli e focosi"sorrise
"Focosi? Cosa hai combinato signorina?"scherzai.
"Hanno fatto tutto loro"ridacchiò "Ho conosciuto un tipo che si chiamava Alessandro"prese una pausa"Ho raggiunto il paradiso con le sue dita"
Spalancai la bocca,anche se non era la prima volta, che mi raccontava le sue esperienze sessuali. Era molto figlia dei fiori,quindi sesso libero,pace nel mondo e vestiti floreali.
"Non cambierai mai"dissi seria.
"Sono felice così,invece tu,quando cambierai?"si versò altro vino.
"Non ti vado bene?"alzai un sopracciglio.
"Esci,fatti bella ,fatti guardare e soprattutto scopa"sorrise maliziosa "Da quanto tempo non fai sesso?"
"Sono cose private"mi difesi,anche perché erano un sacco di mesi.
"Da quando ti sei lasciata con Kevin,quindi sono..."cominciò contare sulle dita "Oh cazzo,sono otto mesi"disse allibita.
"Per la precisione otto e mezzo"arrossii.
"E la vuoi tenere ancora chiusa nelle mutande?"chiese per niente imbarazzata.
"Smettila"le diedi uno schiaffo sul braccio.
"Stasera usciamo"disse e si alzò "Ora vado a casa,passo a prenderti alle dieci e andiamo al Claire de Lune"sorrise raggiante.
"NO"urlai"Stasera me ne sto a casa"incrociai le braccia sotto al seno.
"Ti butto fuori da questa casa a calci in culo"mi minacciò con un dito "E sono seria" aprii la porta e andò via.

Mi ributtai sul divano a peso morto,ci sarà fine a questa pena?
Evidentemente qualcuno lassù mi aveva preso di mira e si divertiva alle mie spalle.
Claire de Lune corrispondeva a Jackson Stone,i miei ormoni cominciarono un trenino a ritmo di samba.
Anche se facevo finta di essere arrabbiata con Kate,sapevo che ero felice, l'avrei rivisto dopo quattro giorni,sei ore e sedici minuti.


"Troppo lungo" protestò Kate Lamb, sdraiata sul mio letto.
"Ma se arriva al ginocchio"protestai.
"Appunto" sorrise maliziosa, non osavo immaginare cosa avesse in mente quel cervello bacato.
"Okay,vengo in jeans" ne presi un paio dalla gruccia.
"Alt,fermati"mi fece sedere sulla poltroncina beige "Fai fare a me"
Ora ero davvero preoccupata, mi metteva paura quando faceva così.
Buttava per l'aria la maggior parte dei miei vestiti, ogni tanto faceva una smorfia disgustata,soprattutto quando vedeva le mie felpe.
"Eccolo qua"sorrise raggiante e mi mostrò un vestitino nero,da dove era uscito?
"Non è mio"esclamai sicura 
"Invece si"sbuffò "Te l'ho regalato al tuo compleanno"spiegò.
" Ah giusto"dissi colpevole,ricordo di averlo nascosto nella parte remota dell'armadio.
"Ha ancora il cartellino,cioè non l'hai mai messo?"alzò un sopracciglio.
"È splendido,ma preferisco cose più comode"mi giustificai.
"Come faranno a vedere le tue forme,se ti combini come una profuga appena sbarcata?"disse senza censure.
"Okay,lo metto,almeno stai zitta"lo strappai dalle sue mani e corsi nel bagno ad indossarlo.
Mi guardai allo specchio un paio di volte, era cortissimo e al minimo movimento saliva di alcuni centimetri. 
Imbarazzante e scomodo.
"Sei bellissima,hai delle gambe favolose"disse Kate.
Mi ricordai del complimento di Jack,tutto si riconduceva a lui. Bella merda.
"Grazie"sbuffai.
"Ora passiamo al trucco e parrucco"ci mancava poco che congolasse.
"Ti prego,una cosa delicata"congiunsi le mani,in una muta preghiera.
"Fidati"sorrise ancora e cominciò ad armeggiare con la piastra,pennelli e altre cose,semi sconosciute al mio universo.
"Sono troppo brava"si fece i complimenti da sola,mentre mi guardava entusiasta.
Deglutii rumorosamente e mi specchiai,rimasi sbalordita,stavo davvero bene,se non consideravamo il mini abito e i tacchi,che mi aspettavano nella scarpiera.
"Ora siamo pronte a festeggiare" esclamò.
" Niente alcool"dissi seria,non volevo rischiare altre brutte esperienze.
Anche se a lei non avevo detto nulla,né di quella sera,né di Jack ,né di tutto il contorno. Non ero pronta, non a condividere una cosa del genere.


Fuori al locale feci un lungo respiro,mentre la rossa mi trascinava all'interno.
Era la terza volta che venivo in questo posto ed ogni volta mi sembrava diverso,anche leggermente inquietante.
Conoscevo anche la parte "segreta",che si svolgeva in una stanza isolata 
"La smetti con questo muso?"chiese irritata.
"In che senso?"la musica era altissima.
"Sorridi cazzo,non voglio vedere musi lunghi"mi rimproverò.
"Okay"mi limitai a dire,tanto per farla tacere.
Come sempre c'era un ammasso informe di persone,ballavano accalcate e leggermente brille.
Già mi sentivo soffocare e il mio sguardo percorreva l'intera sala senza mai fermarsi. O almeno,non si sarebbe formato,fino a quando non avrebbe visto lui.
Sbuffai quando mi ritrovai al centro della pista,invece di fare qualche passo di danza,mi dondolavo, tanto per dare il senso di movimento e non sembrare un sacco di patate.
"Beth balla,siamo giovani e libere"urlò alzando le braccia al cielo.
Dopo aver bevuto due drink di color azzurro,cominciai a sciogliermi,le gambe si muovevano sole , al ritmo della musica,sorridevo serena.
Tutti i miei casini mentali,mi sembravano lontani anni luce.

" Elisabeth giusto?"qualcuno mi parlò vicino all'orecchio e mi girai.
"Si e tu sei il barrista,Mark se non sbaglio" alzai la voce per farmi sentire.
"Sono io,stasera ho la serata libera,ho pensato di divertirmi un po' " sorrise,era davvero carino.
"Ogni tanto bisogna staccare la spina"ed ecco spuntare la mia parte da saggia novantenne.
"Hai ragione,ti va di ballare con me?"chiese.
Annuii ,appoggiò le mani sui miei fianchi,un tocco delicato e non invadente,non era fastidioso.
"Sei davvero bella stasera"aveva un sorriso rassicurante.
"Grazie"abbassai lo sguardo,sicuramente ero arrossita. Diventavo simile ad Heidi,con le guanciotte rosso ciliegia,era una cosa da ragazzine.
Ballammo un po', per fortuna calpestai i suoi piedi solo due volte, poteva andargli peggio,se paragonato al ballo di fine anno,dove il mio accompagnatore a fine serata aveva i piedi come due zampogne. Si capisce che sono poco leggiadra. 
Come un elefante in un negozio di cristallo.
"Andiamo sopra?"indicò i tavolini al piano superiore.
"Certo"sorrisi e avvertii Kate che mi sarei allontanata,sorrise maliziosa mentre si stringeva ad un ragazzo scuro di pelle.


"Allora Elisabeth cosa fai nella vita?"ci accomodammo sui divanetti.
"Studio psicologia,sono al terzo anno"parlare con lui era piacevole.
"Ah bene"sorrise "Allora sei una che capisce le persone"
"Ci provo"bevvi un sorso del mio succo all'ananas, basta bevande alcoliche.
"Anch'io studio"disse.
"Cosa?"chiesi curiosa.
"Faccio economia e commercio, per guadagnare qualcosina lavoro come barman, qui al Claire. Conosco il proprietario"si passò una mano tra i capelli ricci.
"In questa zona si sta più tranquilli"diedi un occhiata in giro.
"Per questo ti ho portato qui,almeno parliamo senza tutto quel chiasso" spiegò.
" Bella idea"ogni tanto guardavo giù, per individuare la mia amica,non vorrei che le accadesse qualcosa.
"Tutto bene? Sembri pensierosa"assunse un tono preoccupato.
"Oh no,tutto bene"feci okay con la mano,un gesto stupido ed infantile.
Perché ero poco femminile? Me ne uscivo con questi gesti da "maschio sbagliato".
"Ti annoi? Scendiamo di nuovo giù se vuoi?"forse aveva notato la mia espressione.
"Sto bene,tranquillo"stavo cominciando a torturarmi le mani.
"Ti porto in un posto,ti va?"si alzò e mi porse la mano.
Potevo fidarmi? Automaticamente gli porsi la mia,evidentemente il mio sub-inconscio si fidava.
Cercai di stare al suo passo,aveva delle gambe lunghe e quindi era più svelto,spalancò una porta di vetro ed uscimmo su una terrazza.
"Mark,è bellissimo qui"esclamai meravigliata,si intravedeva il parco tutto illuminato,amavo Londra di notte.
"Ci vengo appena posso"mi appoggiò la sua giacca marrone sulle spalle.
Merda,era un gesto intimo e stavo entrando in ansia,per la precisione in modalità apnea 
"Grazie per la g-giacca"balbettai imbarazzata.
"È un piacere,poi starai gelando"sorrise.
"Colpa di Kate e di questo vestito indecente"protestai.
"Stai bene invece"sorrise ancora e lo feci anch'io.
Dopo un po' di silenzio,in cui contemplavo il paesaggio davanti ai miei occhi,lui appoggiò un braccio sulle mie spalle,avvicinandomi a lui.
Divenni un tocco di legno all'istante,mica ci stava provando?
Mi resi conto che era stato gentile tutta la sera,quindi aveva pensato che avesse campo libero. Infondo era un maschio.
Ma non avevo intenzione di baciarlo e tanto meno di andarci a letto,nemmeno lo conoscevo.
E poi c'era Jack,chissà dove e con chi e a fare cosa,ma lui c'era.

"Mark"scostai il suo braccio con delicatezza e mi voltai a guardarlo "Sei un ragazzo meraviglioso, ma..."lasciai in sospeso la frase.
"Recepito"alzò le mani "Sto correndo troppo"sorrise sincero.
Era il classico bravo ragazzo,leale e giusto.
"Per me si,cioè sono lenta in queste cose"abbassai lo sguardo.
"Sei speciale" mi sollevò il viso,facendo incrociare i nostri occhi.
"Giù le mani da Liz"al suono di quella voce,tutto il mio corpo si risvegliò.
"Ehi Jack"lo salutò Mark,mentre io non riuscivo a dire una parola.
Era bellissimo e mi era mancato,troppo.
"Che stavi facendo con lei?"lo strattanò,allontanandolo da me.
"Jack,calma"assunsi un tono severo.
"Ehi,siamo amici io e Elisabeth"meno male che il barman sembrava calmo.
"Non ti avvicinare nemmeno di mezzo centimetro, altrimenti ti spacco la faccia"gli urlò ad un palmo dal viso.
"Ora basta,tu che cazzo c'entri? Tornatene da dove sei venuto"il tono di Mark si era irritato.
Non prevedevo belle cose,per questo decisi di intervenire. Super Liz all'azione.
"Jack"mi piazzai davanti a lui "Io e Mark stavamo parlando"spiegai .
"Mi sembrava che ti stesse per infilare la lingua in bocca, lo stronzo"mise enfasi sull'aggettivo.
"Anche se fosse? Lei è libera di fare quello che vuole"venni spostata bruscamente e i due uomini si avvicinarono pericolosamente.
"Lascia stare questa ragazza"gli diede uno spintone e Mark gli mollò un pugno in pieno viso.
"Cazzo, BASTA"urlai come una pazza e si voltarono verso di me " Mark grazie per la bella serata,ci vediamo"gli diedi un bacio frettoloso sulla guancia,mentre trascinavo per la manica del giubbino Jack.
"Aspetta,devo fare una cosa"vide il labbro sanguinante nel riflesso del vetro,corse indietro prima che potessi fermarlo,come avevo previsto mollò un calcio a Mark.
"Ora possiamo andare Liz"sorrise soddisfatto,affiancandomi.
"Sai che ti dico? Me ne vado"imboccai un corridoio.
"Ed ecco che la solita scenetta si ripete"sbuffò.
Mi voltai verso di lui,ero incazzata nera"Quale scenetta? Quella che me ne vado Evidentemente non voglio averti intorno" sbratai.
"Non me ne fotte di quello che vuoi tu"mi tolse la giacca di Mark e la buttò per terra "Ed ora vieni con me,che ti piaccia o meno"assunse il suo solito tono,quello che non ammetteva repliche .
"Ah si? Non credo"continuai per la mia strada,ma mi afferrò per le gambe e mi ritrovai come un sacco sulle sue spalle.
"Ti ammazzo Jack,fammi scendere"cominciai a scalciare.
"Fino a prova contraria,quello che uccide sono io e poi stai ferma,si sta alzando il vestito,non vorrai mica farmi vedere le tue mutandine?"chiese divertito.
"Indosso un perizoma,tesoro"dissi soddisfatta,prendi e porta a casa.
"Mmm"fece un verso di piacere "Eccitante"cominciò a ridere.
Per dispetto gli morsi una spalla,almeno si imparava a fare il prepotente.
" Mi stai eccitando"disse sensuale.
"Fai schifo,sei un porco"ricominciai a scalciare e mi diede uno schiaffo sul culo.
"Mettimi giù, devo strangolarti"protestai,poco dopo ebbi di nuovo la terra sotto i piedi.
"Entra"aprii una porta e fece segno di entrare.
"No"esclamai.
"Liz ,entra cazzo"appena udii il tono aggressivo,ubbidii,non volevo di certo rogne.
La stanza era grande,i divani ampi e in pelle bianca,c'era anche un camino e un mini bar.
"Siediti"mi ordinò.
"Jack,non sono un cane e non farò quello che vuoi"cominciai a sbattere il piede per terra,come le bambine piccole e capricciose.
Non disse nulla ed aprii un mobile,prese una valigetta di pronto soccorso, evidentemente voleva disinfettare la ferita al labbro.
"Dai qui"gli presi di mano l'acqua ossigenata e presi una sedia.
"Siediti Jackson"seguii il mio ordine,senza smettere di guardarmi, era imbarazzante.
Cominciai a tamponare la ferita con dell'ovatta imbevuta,sfiorare le sue labbra era strano,mi veniva voglia di baciarlo. 
Visto la vicinanza, ero molto tentata,magari non se ne accorgeva.
"Ti piace Mark?"fece una smorfia di dolore, a causa del bruciore.
"Non sono affari tuoi"dissi secca.
"Perché sei venuta?"chiese ancora.
"Mi ha trascinato Kate"mi guardò perplesso "Una mia amica"aggiunsi.
"Mi dispiace per aver rovinato l'incontro con l'ex barman"sorrise.
"Ex?"alzai un sopracciglio.
"Domani lo faccio licenziare"scrollò le spalle indifferente, premetti maggiormente l'ovatta,con l'intento di farlo male "Ehi brucia" infatti protestò.
"Se fai licenziare Mark,non vedrai mai più la mia faccia"gli rivolsi un'occhiata gelida.
"Allora ti piace"per un attimo mi guardò in modo strano.
"Non è giusto che perda il lavoro,solo perché TU vai a fare il pazzo in giro,comportandoti come un padre geloso" presi una salvietta pulita,per togliere il sangue che si era leggermente seccato.
"Vi ho visti ballare e poi parlare,vi ho seguiti tutta la serata"ammise.
"Sei uno stalker?"chiesi.
"Non fare la scema,ti strusciavi addosso a quello,sembravi una gattina che fa le fusa"ora sembrava malinconico.
Aveva una doppia personalità? Anzi, forse tripla.
"Non è vero"mi difesi,non mi strusciavo mica,non sapevo nemmeno farlo.
"Invece si,ti ho visto con questi occhi"e indicò i suoi magnifici e brillanti occhi azzurro ghiaccio.
"Ormai sei vecchio,nemmeno ci vedi bene"scherzai "Sei come nuovo"dissi poi,riferendomi alla ferita.
"Grazie Liz"sorrise e mi afferrò per il polso,facendomi cadere sulle sue ginocchia.
"Jack"protestai indignata. Anche se non lo ero per niente.
"Volevo solo ringraziarti"mi spostò i capelli dal viso "Stasera sei uno schianto"strusciò il naso sulla pelle scoperta della spalla.
"Smettila"volevo essere convincente,ma uscii una specie di miagolio.
"Non mandarmi sempre via"lasciò un bacio sul collo,rabbrividii "Ho bisogno di te"sorrise.
"Perché mi fai questo?"balbettai.
"Cosa?"strinse la prese sui miei fianchi,mi ritrovai a stretto contatto con il suo amico dei paesi bassi.
Deglutii a vuoto,non avevo più saliva,ero vicinissima dall'aggredirlo e violentarlo.
"Jack,non puoi chiedermi di restare nella tua vita,implica restare nel tuo mondo e non voglio"
"Se fossi io a restare nel tuo?"chiese allegro.
"Non cambierai mai,tanto meno per me,non hai motivo"istintivamente aggiustai i capelli che aveva perennemente in disordine,chiuse gli occhi e il  suo respiro aumentò.
Mi incantai nel guardarlo,si stava abbandonando ai miei gesti.
La mia mente urlava "BACIALO",c'erano i cori da stadio e il mio corpo si preparava a fare una coreografia,degna delle cheerleader.
Però la sua voce,mi riportò alla realtà.
"Non posso cambiare,ma posso fare cose normali,tipo pizza e cinema,oppure venire a casa tua, come fanno gli amici"
Stavo seriamente odiando la parola amici,io e lui amici MAI.
"Vedremo,ora lasciami andare,è tardi e devo trovare Kate"provai ad alzarmi dalle sue gambe,senza risultato, sbuffai.
"Un'ultima cosa"mi guardò attentamente,studiando la mia espressione interrogativa.
Prese il mio mento tra le dita e mi baciò, un lieve bacio a stampo,troppo breve per bastarmi.
"Ma sei pazzo?"esclamai arrossita,gli mollai un ceffone,la mano si era mossa da sola,giuro.
"Mi hai fatto male"si massaggiò la guancia che era stata colpita.
"Ben ti sta"mi alzai bruscamente, rischiai anche di cadere "Ora me ne vado,ciao Jackson" lo salutai con la manina.
"Ci vedremo presto Liz,intanto pensami"mi urlò dietro.
Ed ero sicurissima,che non avrei fatto altro che pensarlo.

Per fortuna individuai Kate che mi aspettava all'ingresso,aveva la solita faccia felice,quindi aveva sicuramente scopato con qualche tipo.
La sua espressione,post-orgasmo,era evidente.
Durante il viaggio di ritorno parlammo della serata piacevole,logicamente non nominai Jack.


Al contatto con il mio morbido letto,tutti i momenti della serata vennero a galla.
Come sempre,era stato tutto imprevedibile,soprattutto la parte di Jack. Spuntava fuori all'improvviso, che fosse un illusionista? Non mi stupirei,in fondo ha molteplici lavori,se così possono essere definiti.
Mi aveva anche baciata o meglio mi aveva sfiorato le labbra,ma era pur sempre un contatto.
Sospirai sognante e mi lasciai trasportare tra le braccia di Morfeo.



Mondo di Efp,salve!!!
Siete state brave con il capitolo precedente,per questo eccomi qui ad aggiornare.
Immagino che quando è spuntato Mark vi sia preso un mezzo infarto,ma poi avete congolato con il quasi bacio e la minaccia dell'affascinante Jack.
L'ho scritto ieri sera alle due di notte,ero appena tornata e ho scritto di getto.
Non ho avuto tempo per la correzione,quindi mi scuso per gli eventuali errori.
Fate le brave e recensite,così aggiorno presto! XD
Vi prendo per la "GOLA" ahahahah :P
Alla prossima e grazie,grazie a tutti e con il cuore,mi rendete orgogliosa di quello che scrivo!
Per questo sostenetemiiiii,io,Liz e Jack abbiamo bisogno di voi.
Un bacione.
Carm xoxo

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Capitolo 6
*** Convivenza forzata! ***


Maledetto tempo.
Londra per quanto riguarda il tempo è noiosamente prevedibile, infatti pioveva.
Ero appena uscita dall'università, dopo quattro ore di un seminario,pesante e palloso, sostenuto da un professore bicentenario, che non si decideva ad andare in pensione.
Logicamente non avevo portato l'ombrello, essendo uscita col sole, non pensavo di ritrovarmi nel pieno di un temporale, feci una corsa alla fermata del bus, che per fortuna già era arrivato.
Pagai il biglietto e sorrisi al solito autista, presi posto vicino al finestrino e cominciai a pensare, cosa che facevo costantemente.
Jackson Stone era un mistero, una mina vagante e una cellula impazzita. Aveva detto che ci saremo visti presto e invece di lui non avevo notizie da quella sera.
Stavo seriamente odiando quell'uomo,irresponsabile e screanzato.
Non era una persona seria,compariva quando voleva e rivendicava diritti su di me, poi ritornava alla sua solita vita di merda e la sottoscritta veniva dimenticata. Cosa voleva realmente?
Il mio limite di sopportazione era stato valicato da tempo ormai, non ne potevo più, davvero volevo ritrovare la mia pace.
La pace che era stata perduta, io mi sentivo perduta, un anima in pena che vagava senza meta.
In un modo o nell'altro ne sarai uscita a brandelli, con l'anima a fettuccine e il cuore scamazzato.


Aprii velocemente il portoncino di casa e buttai la tracolla all'ingresso, necessitavo di un bagno caldo.
Riempì la vasca, rovesciai mezza bottiglietta di bagnoschiuma alla vaniglia, quello che usavo da quando ero piccola, feci fare una bella schiuma e mi immersi.
Sorrisi automaticamente, sarei voluta rinascere sirena e godermi il mare.
A rovinarmi l'umore, fu la sensazione di vuoto che sentii, ero sola, ancora una volta, sbuffai.
Odiai Jack anche per questo, perché mi ero illusa di qualcosa senza fondamento, che lo avrei trovato al mio fianco, che mi avrebbe protetto e avrebbe spezzato il senso di inquietudine , che mi attanagliava lo stomaco.
Dovevo prendere una decisione, se fosse tornato ancora, lo avrei rifiutato e mandato a quel paese. Un distacco netto e senza remore, sarebbe stato l'ideale. Dovevo spezzare quella specie di cordone ombelicale che ancora mi legava a lui, che mi legava in una maniera assurda e ossessiva.
Ripresi a respirare normalmente e mi ritrovai a sorridere, avevo preso la decisione giusta.

Vidi le mani rugose a causa dello stare troppo in acqua, che si era anche raffreddata, strinsi un asciugamano intorno al corpo e andai in camera.
Presi dei leggins e un maglioncino, mi preparavo alla mia solita serata, pizza e film strappalacrime.
Asciugai velocemente i capelli, non volevo prendere un malanno, odiavo il raffreddore e la febbre, mi facevano sentire impotente.
Mentre mi accoccolai sul vecchio divano marrone, mi squillò il telefonino, sbuffai rumorosamente.
Speravo che non fosse Kate,con qualche idea stramba, coinvolgendomi in serate troppo movimentate e che comprendevano magliette spacciate per vestiti.
"Pronto?"risposi annoiata, mentre facevo zapping con il telecomando.
Si sentiva un gran fracasso, musica in lontananza e clacson, sicuramente la mia amica si era ubriacata ed ora dovevo soccorrerla. In fondo non sarebbe stata la prima volta.
"Kate, sei tu?"notai che mi stavo agitando, sentivo un respiro affannato "Santissima ragazza, vuoi parlare?"spensi la TV e mi alzai.
"Liz " fu solo un lieve bisbiglio, il cuore si fermò per un istante, per poi riprendere a battere all'impazzata.
"Jack?"chiesi con voce tremante.
"Devi aiutarmi, t-ti pre-go" balbettò "Mi hanno teso un' imbo-scata" tossicchiò.
"Merda Jack, che posso fare?"ormai avevo percorso salotto-ingresso, già venti volte, andavo avanti e indietro.
"Devi venire a prendermi, mi fido solo di t-te" respirava a fatica.
"Okay, dove sei?"cercai di trattenere le lacrime.
"Alla Gorlow street, quella accanto al Rouge, lo conosci?"una lacrima silenziosa mi rigò il viso, mi era mancata anche la sua voce.
"S-si, arrivo tra cinque minuti"presi una pausa "Non ti muovere e stai attento" lo ammonii.
"Grazie Liz e scusami, per tutto"staccai la chiamata senza rispondergli, stavo per scoppiare a piangere e infatti successe.
Urlai come una pazza e le urla rimbombarono per tutta casa, perché succedeva sempre così? Volevo dimenticarlo e lui ripiombava nella mia vita. 
Presi il giaccone pesante dall'attaccapanni e le chiavi di quella macchina, che non usavo quasi mai.


Pioveva fortissimo, grosse gocce picchiavano sul vetro della vecchia macchina blu, era di seconda mano e stavo ancora finendo di pagarla.
Non si vedeva bene, nonostante i fari e il tergicristallo , che si muoveva senza sosta.
Intravidi la grossa scritta luminosa "Rouge", sembrava un pub normale e invece era uno strip-club, dove le donne si muovevano sinuose vicino ai pali e gli uomini si masturbavano guardandole,mentre gli infilavano dollari nei perizomi striminziti.
Scesi velocemente dalla macchina e calai il cappuccio sulla testa, ancora una volta avevo dimenticato l'ombrello. 
Porca puttana, stavo gelando, corsi verso la strada che mi aveva indicato quell'idiota di Stone, lo trovai nascosto dietro a delle casse di legno.
Aveva gli occhi chiusi, temendo il peggio, cominciai a strattonarlo "Jack, sono io"ma non si muoveva.
Controllai subito il polso, per fortuna c'era battito, non potevo e non volevo perderlo. "Cazzo, Jack, svegliati" mi inginocchiai davanti a lui, cominciai a dargli qualche schiaffo leggero sul viso.
A male estremi, estremi rimedi.
"Merda Liz, sei una violenta"aprii a fatica gli occhi, i suoi meravigliosi occhi ghiaccio.
"Mi hai fatto mettere paura"ammisi ,distogliendo lo sguardo, portandomi la mano sul cuore.
" La mia coraggiosa Liz "fece un sorriso stanco e mi accarezzò col dorso della mano.
Mia,aveva proprio usato quel pronome accostato al mio nome, sorrisi imbarazzata.
"Andiamo và"lo aiutai ad alzarsi, zoppicava e aveva la maglia sporca di sangue "Ti hanno sparato?"chiesi agitata.
"No"strinse la presa sulla mia spalla"Una coltellata"abbozzò un sorriso.
"Wow,ora mi sento meglio"dissi ironica.
Ci bagnammo entrambi, ormai il temporale era nel pieno, lampi e tuoni illuminavano il cielo buio.
"Dove ti porto?"chiesi mentre mettevo in moto quel catorcio, che mi ritrovavo.
"A casa tua"fece un colpo di tosse.
"Cosa?"mi girai a guardarlo "Tu sei pazzo"esclamai.
"Non ho un posto dove andare, non sarei al sicuro a casa mia"spiegò.
"Sei la mia rovina" dissi rabbiosa,mentre mi fermavo al semaforo.
"Lo so"mormorò a voce basse e tra di noi calò il silenzio, scandito dal rumore leggero della pioggia, sembrava che stesse per smettere.


Dopo un breve, ma pesante viaggio in auto, salimmo nel mio appartamento.
"Chiamo un medico"afferrai il cordless, che poi mi venne sfilato da mano.
"No"disse secco.
"Jack,ti hanno infilato un coltello nel fianco, direi che un dottore è il minimo"
"Ti ho detto di no"come al solito aveva usato il tono di voce serio, quello da dittatore.
"Lo sai che ti dico? Che te ne devi andare a fare in culo, mi stai incasinando la vita"gli urlai contro, mentre i miei occhi stavano diventando lucidi.
"Liz, scusami, ma tu sei diversa, diversa da quelli che conosco"indicò me.
"Sono solo l'unica amica che hai"scrollai le spalle "levati la maglia"
"Cosa vuoi fare?"sorrise malizioso, sembrava essere ritornato il solito stronzo.
"Muoviti"gli ordinai.
"Non credo di dare il massimo, dammi qualche giorno di tempo e ti farò godere, come non mai"si avvicinò.
" Cretino"sbottai "Voglio vedere la ferita"presi il kit medico dalla credenza e tornai da lui.
"Ed io che pensavo che avremmo fatto sesso sfrenato" ridacchiò, mentre si sfilava la maglia bianca, sporca e bagnata.
Deglutii un paio di volte, aveva un corpo favoloso e muscoloso al punto giusto, automaticamente mi inumidí le labbra secche.
"Tutto bene?"chiese ad un passo dal mio corpo.
"Si, sdraiati"indicai il divano.
"Vuoi stare sopra? Eccitante"si morse il labbro.
Mancava poco che andassi in iperventilazione compulsiva.
"La smetti? Non fare sempre il bambino" la ferita non era profonda,mi limitai a disinfettarla,seguendo anche le sue indicazioni, da quanto avevo capito, capitava spesso, che si guarisse da solo.
Lo medicai, per evitare che la ferita si sporcasse.
"Ora vai a fare un bagno caldo"gli ordinai, mi sentivo una mamma iper-protettiva.
"Solo se lo fai con me"mi prese la mano e si alzò.
"Non farmi pentire di averti ospitato questa notte"lo addittai e lui scoppiò a ridere.
"Ringrazio Dio di averti salvato quella sera, eravamo destinati ad incontrarci"disse allegro.
"Allora sono davvero fortunata, perchè da quanto ci siamo incrociati, hanno tentato di violentarmi, sono finita all'ospedale, ho visto morire una ragazza e ospito un assassino a casa mia"
"Vedi il lato positivo delle cose, staremo insieme per qualche giorno"mi abbracciò.
" Ehi, qualche giorno? Pensavo che ti avrei avuto tra i piedi solo questa notte" borbottai, mentre mi stringevo a lui, sperando che non se ne accorgesse.
"Piccola Liz, avresti il coraggio di lasciare un uomo moribondo al suo destino?"mi baciò i capelli.
"Non mi sembra che stai per morire, anzi" lo allontanai delicatamente, non volevo fargli male.
"Tregua, andiamo a fare il bagno"
"Tu vai a fare il bagno"ero esasperata "Seguimi".
Come avevo fatto in precedenza per me, aprii l'acqua "preferisci quello a pino o a vaniglia?"gli mostrai le boccette.
" Quello che usi tu, mi piace il tuo profumo"lo disse con intensità disarmante, infatti mi mantenni al bordo della vasca.
Annui,rendendo schiumosa la superficie fumante "Chiamami solo in caso di vita o di morte"specificai.
"Non pensare a male,ma mi aiuteresti a calare i pantaloni?"sembrava quasi imbarazzato.
"O-okay"mi tremavano le mani.
Aprii il bottone del jeans, ma indovinate un po'?
Non c'era la lampo, ma una serie di pericolosi bottoni,significava stare a stretto contatto con quello che aveva tra le gambe.
Il solo pensiero mi fece arrossire e avvampare.
"Liz,sto avendo freddo,potresti accelerare i tempi?"lo fulminai con lo sguardo.
"Non solo devo fare questa cosa imbarazzante e ti lamenti pure?"dissi indignata.
"Ti imbarazza?" alzò un sopracciglio.
"Si"incrociai le braccia sotto al seno, in segno di protesta.
"Non volevo offenderti, provo io"appena si mosse, notai la smorfia di dolore,evidentemente la ferita gli tirava.
"Lo faccio io"scostai le sue mani, con un gesto brusco e le sostituii con le mie.
Santissimo Signore che sei nei cieli, sei mi fai uscire viva da questa situazione, evitando di morire eccitata e vogliosa, prometto di venire a messa.
Cercai di essere rapida, ma il penultimo non voleva uscire dall'asola, mi mordicchiai il labbro e mi concentrai, quando Jack emise un suono rauco, mi resi conto di star accarezzando inconsapevolmente il suo pene, anche se coperto dal boxer.
Sgranai gli occhi e con un gesto secco,finii il mio lavoro.
"Ecco fatto"non lo guardai nemmeno "Con il boxer provvedi tu, vado a farmi la doccia nell'altro bagno"uscii velocemente da quella stanza infernale.


Usai l'acqua fredda,dovevo spegnere il fuoco che si era accesso sulle mie guance e lì dove non batte il sole.
Ero pur sempre una giovane donna, in astinenza da otto mesi.
"Liz,corri ti prego"sentii la sua voce agitata e dopo aver infilato l'accappatoio,  lo raggiunsi.
"Non riesco ad alzarmi per uscire"ammise, in quel momento volevo aprire la finestra e buttarmi giù.
"Volevo ricordarti che sei nudo"gesticolai con le mani.
"Molto intuitiva, davvero"sorrise.
"Sto per soffocarti sott'acqua"lo avvisai.
"Ma tu sei nuda, sotto quel coso?"chiese e indicò il mio unico indumento.
"Mi stavo lavando, ma poi Mr Stone l'assassino, mi ha chiamato e sono corsa"
"Perché lo fai?"aveva puntato i suoi occhi nei miei, tutto questo, mentre era spaparanzato nella vasca e la schiuma si stava dissolvendo.
"Fare cosa? Sopportarti?" cercai di sdrammatizzare, perché mi stavo agitando.
"Sei corsa sotto la pioggia a salvarmi, accetti i miei comportamenti rozzi, da maniaco del controllo e anche se minacci di mandarmi via, non lo fai mai, perché?"
" Non lo so"scossi la testa.
"Girati"feci come aveva detto, appoggiò le braccia sulle mie spalle e si aiutò per alzarsi "Passami l'asciugamano, per favore" evitai di guardare nello specchio davanti a me, altrimenti lo avrei visto, come mamma lo aveva fatto.
"Sono presentabile"mi voltai.
Presentabile? Cioè, aveva mezzo pezzo di stoffa a circondargli il bacino, gocciolava come un rubinetto aperto e i capelli ricadevano bagnati sul viso e si considerava presentabile?
Mi sembrava un modello delle pubblicità, mi ritrovai a seguire con lo sguardo, una gocciolina che dal petto scendeva giù, fino a perdersi sotto l'asciugamano, spalancai la bocca.
"Quanto sei carina, tutta rossa"mi afferrò le guancette e le stritolò, mollandomi un bacio sul naso.
"Non sono arrossita"richiusi la bocca, sbuffando.
"Ora vatti a vestire anche tu, son pur sempre un uomo e tu una ragazza piacevole , mezza svestita!"ammiccò
"Hai scampato ad un'imboscata e comunque fai il porco"gli feci la linguaccia e corsi in camera, l'unica camera.
Ora sorgeva un problema, dove avrebbe dormito il gigante alto un metro e novanta?


Giustamente non aveva abiti puliti con sé, per questo gli prestai una tuta, che Kevin aveva lasciato a casa mia, non avevo mai avuto il coraggio di buttarla.
"Non oso chiederti perché TU , abbia indumenti maschili a casa tua"sbuffò nervoso, mentre infilavo nel forno delle pizze da scongelare.
"Erano del mio ex"apparecchiai la tavola, con il minimo indispensabile.
"Perché vi siete lasciati?"serrò le labbra, quando si sedette sulla sedia, gli avevo anche cambiato la fasciatura.
"Mi ha tradito"scrollai le spalle.
"Ti ha ricordato tuo padre?"chiese, mentre rubava le patatine , che stavo togliendo dalla friggitrice.
" Non volevo essere come lei, non potevo essere come mia madre"spiegai velocemente.
"Sei molto forte e queste patatine sono ottime"sorrise, mentre ne infilava un' altra in bocca , aveva cambiato argomento per non farmi del male.
"Sono una donna di casa"sorrisi.
"Sei una donna meravigliosa, fortunato sarà, chi ti sposerà" bevve un sorso di birra direttamente dalla lattina.
"Non sono meravigliosa" gli diedi le spalle, per estrarre le pizze.
"Per me lo sei"mi fece l'occhiolino.
"Ora zitto e mangia"gli posai davanti il piatto.
"Certo mamma Liz"mi mandò un bacio volante e si fiondò sul cibo.
Avere qualcuno per casa, era molto strano, nemmeno Kate si fermava mai.
Di solito lei, preferiva uscire per locali.


Finimmo di cenare sul tardi, avevamo riso e scambiato le nostre solite battute, le sue maliziose e le mie ironiche.
Non sembrava Jackson Stone, sembrava solo il mio Jack, un ragazzo bellissimo e solare, con uno sguardo penetrante.
"Dove dormo?"chiese.
"Ehm, dormi nella mia camera, io starò sul divano"
"Non se ne parla proprio, starò io sul divano, non è giusto, già mi ospiti"mi accarezzò il viso.
"Ti ricordo che sei ferito, nel letto stai più comodo e poi quel divano è scomodissimo"presi una pausa "Un pomeriggio mi sono addormentata su quel coso e mi sono svegliata con le ossa doloranti"dissi sincera.
"Non ti chiedo di dormire insieme, so che mi soffocheresti col cuscino, quindi mi prenoto per il tuo infernale divano"sorrise.
"Peccato, ti avrei fatto volentieri un po' di spazio"sorrisi quando vidi la sua mascella toccare il pavimento, logicamente lo stavo prendendo in giro.
"Okay, dormiamo insieme"disse fischiettando.
"Invece no, hai perso la tua possibilità, vado a prenderti il piumone "tornai poco dopo con un plaid a quadroni, lo appoggiai sul suo corpo, visto che si era già sdraiato e i piedi penzolavano al di fuori.
"Buonanotte Jack"sussurrai.
"Notte Liz" stavo per andarmene, quando mi prese per il polso "Abbassati, devo dirti una cosa"feci come mi aveva detto e mi ritrovai con le sue labbra sulle mie "Così mi avrai con te, tutta la notte".
Un altro semplice bacio a stampo, che mi fece comunque emozionare.
Mi avvicinai ancora, baciandolo lievemente, ma questa volta presi  l'iniziativa, la presi io.
"Così mi avrai anche tu, con te, tutta la notte"scorsi l'ombra di un sorriso sul suo bel viso.


Inutile dire che non riuscivo a prendere sonno, avevo il sapore delle sue labbra,tabacco e menta. Non osavo immaginare come sarebbe stato un vero bacio.
"Liz"bisbigliò, appoggiandosi alla porta della mia camera "Non riesco a dormire".
"Sei un bambino"borbottai.
"Quel divano è scomodo"ci mancava poco che piagnucolasse.
"Ti avevo avvertito,ma tu hai la testa dura" cercai di trattenere una risata.
"Posso dormire con te? Faccio il bravo"era un uomo di quasi trent'anni e invece sembrava un bambinone troppo cresciuto.
Aspettava una mia risposta, cosa facevo?
Rischiava che lo violentassi durante la notte, avevo gli ormoni in subbuglio.
"Okay,ma attento a te se russi"lo minacciai.
"Sarò silenzioso"appoggiò la mano sul cuore "Parola di boy-scout"sorrise e alzò la coperta.
" Hai fatto il boy-scout?"chiesi scettica,logicamente non lo guardavo,ma fissavo il soffitto.
"Sinceramente no"si sistemò meglio,sfiorandomi una gamba nuda, mi vennero i brividi.
"Sei sempre il solito"bonfocchiai.
"Potresti darmi un altro bacio della buonanotte, quello di prima mi è piaciuto"sussurrò al mio orecchio.
Porco cazzo,si era avvicinato.
"Era colpa del disinfettante,mi ha fatto perdere la ragione"mi giustificai, con una giustificazione veramente di merda.
"Allora te lo do io"mormorò "Io non ero sotto effetto del disinfettante"scoppiò a ridere e gli diedi una gomitata.
Urlò dal dolore,avevo colpito la ferita.
"Oddio Jack, scusami"spostai le coperte e gli sollevai la maglia per controllare, sfiorai delicatamente la pelle arrossata.
"Mi piace come mi tocchi"rise.
"Smettila" mi sistemai i capelli, sdraiandomi di nuovo.
"Facciamo sesso? Ne ho voglia"disse con tranquillità, come se mi avesse chiesto un toast con la marmellata.
"JACK"urlai, non poteva chiedermi cose così allettanti. 
Ormai ero diventata una maniaca.
"Pardon madame"scalciò la coperta.
"Hai finito con le tue proposte idiote?"sistemai il bordo delle lenzuola.
"Ehm,credo di si"sospirò.
"Finalmente possiamo dormire"esclamai.
"Buonanotte Liz"mi avvolse con le sue braccia, avevo la schiena appoggiata al suo petto.
"Sei impossibile"borbottai, nascondendo il sorriso, che stava nascendo sul mio viso.
"Forse è presto, ma credo di volerti bene, Elisabeth Jane Tresir"incrociò le gambe con le mie, lo lasciai fare, senza protestare.
"Zitto e fai la nanna"dissi perentoria.
"Dopo domani è il mio compleanno, sapevo che l'avremmo passato insieme" strusciò il naso sulla mia spalla.
"Se non dormi, ti sbatto fuori"cercai di sembrare severa.
"Agli ordini"mi baciò la nuca e mi strinse più forte.
Dopo un po',lo chiamai "Jack".
"Mmm"mugulò.
"Purtroppo e senza senso, ti voglio bene anch'io"
Lo sentii ridacchiare "Lo sapevo già, i tuoi occhi parlano per te"prese una pausa "Ora dormi piccola".
Dormire tra le braccia di Jack, era la cosa più emozionante che mi fosse capitata ed anche la più folle.
Ma preferivo essere folle e rischiare la pazzia, piuttosto che privarmi di lui.
Sarei stata qualsiasi cosa avesse bisogno, sperando che il mio cuore avesse retto, quando sarebbe di nuovo andato via.




Come promesso , eccomi di Lunedì ad aggiornare. 
Ho cambiato turno di lavoro e quindi aggiornerò sempre verso le 15:30, visto che il mio computer non vuole resuscitare.
Parlando del capitolo, non so che dire, cioè avevo una mezza idea di base e poi è uscito fuori questo. Spero che sia minimamente decente, deludervi sarebbe molto brutto, so che vi aspettate molto da me.
Liz ha bisogno di Jack e Jack ha bisogno di Liz, sono entrambi il punto fisso dell'altro.
Tra avvicinamenti e litigi, la loro conoscenza è già al primo mese e infatti vediamo l'imminente compleanno del fustacchione.
Molte di voi e alcune volte anch'io, pensate che Liz sia una pazza a rifiutare Jack, che te lo offre su un piatto d'argento.
Ma lei è una ragazza delusa dalle persone che amava e che dovevano amarla, quindi nonostante l'ormone impazzito, non vuole buttarsi in qualcosa senza futuro e fare sesso, implicherebbe questo.
Praticamente, una come lei, tra le lenzuola ci lascia il cuore.
Jack è un assassino nel suo mondo e un bambinone con la giovane ragazza.
Semplicemente, perché con lei non ha maschere, è libero di essere spensierato.
Scrivere di loro, mi occupa molte energie, anche perché in corso ho altre due storie e tengo a tutte.
Mi impegno al massimo, dividendomi tra lavoro e università, per questo scrivo di notte nel lettino, ma sono felice lo stesso, perché poi spero di ricevere il vostro parere.
Per questo voglio fare un patto con voi, se questo capitolo supera le 4 recensioni ( che sono il numero abituale), cercherò di aggiornare mercoledì, massimo giovedì.
Altrimenti dovrete aspettare di più!
Premetto che non è un ricatto, non lo farei mai, vi rispetto troppo!
Voglio solo spronare chi legge in silenzio, a farsi sentire, conto anche su di voi , babes!
Quindi, ringrazio tutti, davvero col cuore, senza di voi non sarei qui, la mia storia non sarebbe qui, ma ancora sul mio telefono a fare la muffa.
Vi chiedo una recensione, sia da quelli che hanno sempre scritto, emozionandomi e facendomi spuntare un sorriso, sia da quelli che pensano che sia una storia decente, ma non hanno il coraggio di dire nulla.
Sono ammesse anche le critiche, sono qui anche x questo.
P.s: Ho scritto di notte e domani mi devo alzare presto, spero che non ci siano molti errori.
Un bacio enorme,alla prossima!
La vostra Carm!



 

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Capitolo 7
*** Vicinanze e successive lontananze! ***


La luce entrava dai fori della tapparella, colpiva il lampadario di cristallo e proiettava tanti piccoli arcobaleni, sulle pareti.
Aprii gli occhi e sorrisi, mi sentivo stranamente felice, cosa che non succedeva da quasi un mese.
"Buongiorno bellezza"al suono della sua voce, mi ritrovai ad arrossire.
Avevamo dormito insieme, a stretto contatto e infatti il suo braccio cingeva ancora il mio fianco.
"Giorno Jack"di prima mattina non ero una di molte parole. In realtà ero scontrosa, sarà perché non avevo ancora metabolizzato.
" Stanotte ho dormito benissimo"sorrise sincero, attorno agli occhi c'erano delle rughette, sembrava quasi umano, se non fosse stato per la sua bellezza da divinità greca "Che guardi?"mi chiese.
"Hai le rughe" risi.
"Non è vero"protestò.
"E invece si, proprio qui"sfiorai il contorno occhi.
"Sei bellissima"poggiò la testa sul palmo della sua mano, per sorreggersi.
"Non cambiare argomento, vecchio"evitai il suo complimento. La verità è che le belle parole non sapevo gestirle, mi sembravano sempre bugie.
"Ah si? Ora vedi che ti combina il vecchietto"cominciò a farmi il solletico e scoppiai a ridere come la pazza.
"Jack, n-non respir-o"balbettai.
"Chiedimi scusa"sorrise, senza fermare la sua tortura sui miei fianchi.
"Okay, scusami, sei bellissimo e sei sexy"dissi tra le risate.
"Ah davvero?"domandò curioso.
"Era un modo per farti smettere"gli feci la linguaccia.
"Ho fame"si toccò la pancia in segno di protesta.
"La mamma va a preparare la colazione" lo baciai sul naso e mi alzai a malavoglia dal letto.
"Amo il tuo minuscolo pigiama"incrociò le braccia dietro la nuca, godendosi lo spettacolo delle mie gambe nude.
"Sei sempre il solito"sbuffai, mentre mi legavo i capelli con una molletta 
"Dovremmo scopare"portò un dito sotto al mento, con aria pensierosa "Anzi, sarà il mio ringraziamento, per l'ospitalità" scrollò le spalle larghe.
"Nei tuoi sogni, muoviti a scendere, altrimenti mi finisco tutti i biscotti"lo minacciai. Meglio evitare argomento "sesso", i miei ormoni erano molto sensibili al riguardo.
"Ma sei pazza?"urlò e scalció il piumone verde, mi superò e si fiondò in cucina.

Preparai il caffè e due tazze di latte tiepido, dove cominciammo ad inzuppare i biscotti.
" Posso chiederti una cosa sul tuo "lavoro"?"mimai le virgolette con le mani,non aspettai il suo consenso e continuai
"I corpi delle persone uccise, che fine fanno?"notai la sua espressione stupita.
" Ehm, stiamo mangiando"fece notare.
"Dimmelo"resi il tono aspro.
"Liz , ti prego"sibilò a denti stretti, quasi come se le mie parole lo facessero male.
"Credo che sia giusto restituirli alle loro famiglie, almeno possono piangere i loro cari"distolsi lo sguardo da lui, mentre esponevo la mia teoria. Cominciai a fissare invece, un biscotto che affondava nel latte.
"Non è così semplice"la sua voce era appena udibile.
"Credo di essere abbastanza intelligente da capire" ammisi.
"Scapperai da me, di nuovo"cominciò a giocare con il cucchiaio.
"Non credo che sia possibile, non riesco a lasciarti andare"sgranai gli occhi alla mia confessione involontaria, gli avevo fatto capire che era importante.
"Nemmeno io, tu sei la mia Liz"afferrò la mia mano e la baciò, lievemente "Comunque è il capo a prendere quelle decisioni, non posso dirti altro" rispose alla mia domanda iniziale.
"Un passo alla volta, per ora mi basta"sorrisi "Comunque devo uscire stamattina, tu che fai?"sistemai le tazze sporche nel lavello.
"Vado dal grande capo, devo spiegare la mia improvvisa scomparsa" si alzò.
" I tuoi vestiti li ho lavati, sono nella asciugatrice"spiegai "La maglia invece era rotta, quindi l'ho buttata".
"Grazie piccola"andò in bagno, lasciandomi sola.
Avevo la mattinata libera, così avrei potuto cercare un regalo per il mio nuovo coinquilino acquisito.
Anche se non sapevo cosa potesse servirgli davvero, non lo conoscevo abbastanza, da sapere i suoi gusti.
Sbuffai, le cose per me non erano mai facili.


"Vado a fare quella commissione"si stava aggiustando la cintura.
"Anch'io sto per uscire"cominciai a buttare cose alla rinfusa nella borsa.
"Posso prendere la macchina?"entrò nella mia stanza.
"Le chiavi sono all'ingresso e prenditi anche il doppione di quelle di casa"infilai una ballerina, mentre mi reggevo al suo braccio, per mantenermi in equilibrio.
"Okay tesoro"mi baciò i capelli "Pranziamo insieme?" chiese poi.
"Okay"sorrisi "Chiamami, poi ti raggiungo al ristorante"
"Perfetto, allora vado"mi fece l'occhiolino,vidi la sua figura uscire sul pianerottolo.
Merda, sembravamo una coppietta e mi stavo abituando alla sua presenza, il mio cuore non avrebbe retto alla sua futura assenza.


"Signorina, questa è la decina camicia che le faccio vedere" la commessa sembrava esausta, ma ero davvero indecisa.
"Mi scusi"mi mordicchiai un' unghia.
"La lascio riflettere, intanto aiuto altre clienti"praticamente era un modo carino, per dirmi che avevo rotto le palle.
Alla fine scelsi una camicia azzurra e una polo bianca, una catenina con un piccolo crocefisso, speravo che potesse vegliare su di lui.
All'ennesimo squillo, riuscii a trovare il cellulare, quella borsa sembrava un mondo a parte. Avevo ritrovato un ciondolo, che avevo comprato a Bradford, un anno prima.
Questi si, che erano misteri.
"Chi è?"avevo deciso di continuare con lo shopping, infatti già ero a due paia di stivali, un vestito bianco e una borsa turchese, ero di ottimo umore.
" È la quinta chiamata che ti faccio, mi hai fatto spaventare"sentii un sonoro sbuffo.
" Jack, sei troppo pesante"brontolai.
"Comunque sono già le tre del pomeriggio, che stavi facendo?" chiese severo.
"Shopping"mi limitai a dire.
"Sto collassando dalla fame, ti aspetto da Nando's, tra cinque minuti, altrimenti svaligio il negozio" staccò la chiamata.
Quel ragazzo era uno stronzo presuntuoso, bello e casinaro.


"Ti verrà mal di stomaco"lo ammonii,mentre finiva la terza fetta di torta al limone.
"Il limone fa sgrassare"rispose, credendo di aver fatto una giusta osservazione.
"Il limone come agrume, non la glassa al limone, quella al massimo ti fa venire le carie"sorrisi soddisfatta.
"Hai sempre la risposta pronta eh?" mangiò un pezzetto di torta con aria divertita.
"Almeno rispondo sempre, IO"sottolineai il soggetto.
"Perfetto, ti sfido al gioco della domanda"spostò il terzo piattino, ormai vuoto.
"Sarebbe?"chiesi scettica.
"Sinceramente non esiste, l'ho inventato al momento"si sistemò sulla sedia, allungando le gambe.
"Sentiamo, in che consiste?!"passare del tempo con lui era naturale.
Niente finzione, solo realtà.
"Allora ci facciamo a vicenda delle domande, chi non vuole rispondere paga pegno, ci stai?"chiese entusiasta, sembrava un bimbetto dell'asilo.
"Inizio io, ti piace quello che fai?"diritta al sodo, ero sempre avida di di informazioni.
" Non è quello che sognavo, però in alcuni casi mi piace"sembrò sincero "Ora tocca a me, il tuo primo bacio?"sorrise.
"In vacanza, a sedici anni"ricordavo ancora quel momento.
"Tardona"scoppiò a ridere.
"Ehi, fino a quattordici anni ho giocato con le bambole, mi piacciono ancora in verità"gli feci marameo.
"Ti regalo la casa delle bambole"si tratteneva dal ridermi in faccia, lo notavo dalla sua espressione.
"Si, l'ho sempre voluta"ammisi "Tornando seri, cosa sognavi di fare da piccolo?"
"Il giornalista, mi piace scrivere e carpire notizie"il viso gli si illuminò.
"Bel mestiere"ordinai un succo di frutta al cameriere.
"Prima volta?"alzò un sopracciglio.
"Sono vergine"mi morsi l'interno guancia per non ridere, la sua faccia era sbiancata.
"D-davvero?"balbettò anche.
"Ti ho fregato"scoppiai a ridere "Comunque a vent'anni".
"Sei una stronza, ci avevo creduto"mi buttò il fazzoletto sporco in faccia.
"Che schifo"feci una smorfia disgustata"Comunque, oltre uccidere e organizzare partite clandestine, cosa fai?"
"Sei impossibile, perché vuoi sapere queste cose?" fece una smorfia.
"Voglio conoscerti, cioè sapere chi sei" distolsi lo sguardo, avrebbe capito troppe cose dai miei occhi azzurri.
"Siamo pazzi"borbottò "Ti parlo delle cose orribili che faccio e tu non mi mandi via, cosa siamo io e te?"
La sua domanda fece sussultare il mio cuore, sapevo la risposta, ma non ero sicura di volerla condividere con lui.
"Secondo te?"raggirai la domanda a lui.
"Non devi innamorarti di me, per nessun motivo al mondo"disse serio.
Boccheggiai in cerca di aria, sembravo un pesce in cerca di ossigeno.
"Liz, guardami negli occhi"mi strinse un polso, per ricevere la mia attenzione.
" Che vuoi?"dissi brusca, gli occhi erano sicuramente lucidi.
"Promettimi, che non proverai nulla per me, non so amare, non posso amarti, quelli come me, non possono concedersi il privilegio di legarsi a qualcuno"prese una pausa "Rischio di morire, ogni fottuto giorno, non troverai pace, a sapere che TU sei in pena per me, che piangi per me"i suoi occhi erano luminosi e stonavano con le parole buie , che stava dicendo.
"Okay, lo so, non potrei mai amarti, non sei il mio tipo"abbozzai un sorriso.
"Bugiarda" mi fece l'occhiolino.
"STRONZO"esclamai.
"Lo sai che ho paura?"mi chiese poi, aveva addolcito il tono.
"Di morire?" mi sembrava la risposta più ovvia.
"No, l'ho rischiata troppe volte, ormai non ci penso più, come si dice, è il rischio del mestiere"sorrise amaro.
"Allora...uomo coraggioso, di cosa hai paura?"lo punzecchiai.
"Di te"disse semplicemente.
"Non mi sembro molto pericolosa"risi.
"Di quello che mi dai tu, di come mi sento con te, della normalità che provo in tua compagnia"mi guardò intensamente"Ho paura che alla fine, sia proprio io a cedere, ad innamorarmi di te".
Aprii bocca per replicare, ma non emisi suono, ero sconcertata.
"Signori, gentilmente potete sgombrare il tavolo? Visto che avere finito da quasi due ore"il cameriere sembrava leggermente irritato.
"Certo, ci porti il conto".
"Oggi pago io"protestai, prendendo il portafogli.
"Con me, le donne non pagano mai"sorrise malizioso.
"Invece, credo nella parità dei sessi e visto che siamo pseudo- amici, che non dobbiamo fare sesso e tantomeno amarci, posso offrire anche io" porsi velocemente la carta di credito al giovane.
"Ehi, non ho detto che non possiamo fare sesso"protestò Jack.
"Non faccio sesso senza amore" dissi divertita.
"Ma mi vuoi bene , quindi comunque ci sono dei sentimenti di base"spiegò con aria filosofica.
"Mi dispiace, ma non cambio idea"mi alzai e mi avviai all'uscita.
"Sei perfida"mi prese sotto braccio.



"Mi sono bruciato, aiuto, morirò"sentii delle urla terrorizzate provenire dalla cucina, corsi immediatamente fuori dalla mia camera.
" Jack, fai vedere"presi la sua mano, che intanto aveva fasciato con un panno.
"Merda"borbottò con la bocca semi aperta.
" Ti brucia?"non parlava, si limitava a fissarmi inebetito.
"Jack, cazzo, come ti sei fatto male?"chiesi nervosa.
" Sei in intimo"indicò la mia figura, arrossii all'istante. Dalla fretta non mi ero messa nulla addosso, praticamente, avevo un completino intimo celeste.
"Colpa tua"lo picchiai.
"In questa casa è sempre colpa mia"sbuffò.
Scoppiai a ridere, mi mantenevo lo stomaco, a causa delle troppe risate.
"Perché ridi di me?"continuava a tamponare la mano.
"Parli come se fossimo una coppia"continuai a ridere.
"E questa cosa ti sembra tanto ridicola?"
"Assolutamente si"sorrisi.
"Vatti a vestire" balbettò, mentre metteva la pentola a bollire sul fornello.
" Okay"mi alzai sulle punte e lo baciai all'angolo della bocca, mi andava di provocarlo.
"Così mi uccidi"mi bloccò il viso con la mano.
Cominciai a respirare a fatica, mi mancava l' aria.
"Elisabeth"pronunciò lentamente il mio nome, sembrava bellissimo detto dalle sue labbra.
"Jack, lasciami"cercai di divincolarmi dalla sua stretta.
"Baciami"soffiò ad un centimetro dalle mie labbra.
"Baciami tu"lo sfidai, mi ero alzata anche sulle punte, per fronteggiarlo meglio.
Mi diede un rapido bacio sulle labbra, il nostro solito approccio da elementari.
Quando si limonava? Il mio cervello era in rivolta, con torcie e forconi.
Mi univo sicuramente in questa protesta, volevo un vero bacio, ma il mio orgoglio femminile non mi permise di sbatterlo sul tavolo e farlo mio.
"Ora posso andare?"chiesi divertita.
"La cena è pronta tra dieci minuti, ti stupirai delle mie doti da chef"ammiccò, lasciò la presa sul mio viso e tornò a maneggiare una padella.


"La tua complicata e raffinata cena, consiste in questo panino?"guardai avvilita le due fette di pane.
"Ehi, che ti aspettavi?"azzannò la sua porzione.
"Un piatto di pasta e una fettina di carne?"domandai ironica.
"Invece mangi questo, volevo fare la pasta, ma è diventata una poltiglia"ammise.
"Sei una capra"ridacchiai.
"Ah-ah-ah divertente"bevve un sorso di birra.
"Vediamo un film?"proposi.
"Però horror, mi piacciono"sorrise.
"Ho solo film d'amore, sono una persona romantica"i miei occhi diventarono a cuoricino.
"Bleah, che schifo"fece una smorfia disgustosa.
"Non ti lamentare"lo afferrai per il braccio e lo trascinai con me sul divano.
"Ti prego, scegli qualcosa di decente"mi supplicò.
" Allora andiamo sul classico, Titanic o The notebook?"presi i due dvd dalla mensola.
"Titanic, almeno muoiono e c'è un po' di azione"sembrava davvero spaventato dall'idea di vedere un film romantico.


"Mamma mia" esclamai.
"Che c'è?"domandò, ma non smetteva di guardare il film e di magiare i pop-corn.
"Leonardo Di Caprio, mi fa sangue"dissi convinta.
"Ti basta poco allora, non è niente di eccezionale" borbottò.
"Guarda che sguardo penetrante, i capelli fluenti e quelle labbra"feci un mugulio"Da prendere a morsi"sussurrai.
Lo stavo prendendo in giro, ed era una goduria vedere la sua faccia sconvolta.
"Ehi, sono geloso"mi abbracciò.
"Per Di Caprio farei pazzie"rincarai la dose "Una bella notte di sesso selvaggio".
"Mo basta"si alzò e spense la televisione.
"Jack, stavo guardando"protestai.
"Invece andiamo a dormire, sono quasi le due di notte"indicò l'orologio affisso alla parete.
"No"mi ancorai al bracciolo del divano, mentre lui mi tirava per portarmi a letto.
"Non fare la bimba"rise.
"Jack, ti rendi conto che già siamo nel giorno del tuo compleanno?"dissi di colpo.
"E' VERO"sorrise "non ci avevo pensato".
"Buon Compleanno"gli saltai al collo e mi aggrappai al suo bacino con le gambe.
"Grazie"mi strinse a sé.
"Sei arrossito"gli strizzai le guance.
"Smettila" sbuffò.
"Nella mia famiglia, si usava che il giorno del compleanno, potevi chiedere tutto quello che volevi"spiegai la mia tradizione, all'epoca la usavo per avere regali extra.
" Tutto?"alzò un sopracciglio.
" Certo"risposi sincera, ma quando notai la sua espressione, mi morsi un labbro,mi ero messa nei guai.
"Desidero un bacio da te"sorrise vittorioso.
"COME?"urlai, scesi di nuovo con i piedi per terra, allontanandomi da lui.
"Si, anche con la lingua"aggiunse e il suo sorriso si allargò.
" Ehi, stai calmino"cercai di prendere tempo "Comunque andiamo a dormire, avevi sonno prima"mi avviai verso la camera, ma mi fermò.
" Baciami"mi circondò il giro vita, eravamo ad un millimetro di distanza, bastava un minimo movimento per farci sfiorare.
"Jack"sussurrai.
"Liz"disse lui, sentivo il suo cuore battere forte, eco del mio.
Chiusi gli occhi e mi avvicinai, portai le mani tra suoi capelli e lo baciai.
Fu il primo a schiudere la bocca e a far entrare in contatto le nostre lingue.
Mi strinsi meglio alle sue spalle, per non cadere nell'oblio delle emozioni, che stavo provando. Le labbra si muovevano in sincrono,come se si cercassero da tempo.
Un gioco di lingue in lotta, di morsi e di gemiti trattenuti, di mani che toccavano e di parole non dette ad alta voce 
"Auguri Jack"dissi alla fine, avevo il fiatone.
Mi spinse contro il muro e riprese a baciarmi, con più foga.
Fu ancora più bello ed emozionante, bello da vivere, bello come un bimbo appena nato, come un fiore appena sbocciato, come la quiete dopo la tempesta, come un bel voto a scuola, come il primo bacio, come i sogni, le nuvole e il sole, le stelle cadenti e il fuoco caldo.
Lui era tutto questo e molto altro.
Era esattamente quello che volevo, che volevo per me.
Ci staccammo solo per riprendere aria.
"Liz"mi guardava con desiderio, il suo sguardo era talmente languido, che mi tremarono le gambe.
"Jack, forse..."mi zittì.
" Volevo farlo dalla prima volta che ci siamo visti, sei speciale e sei tutto quello che potrei desiderare da questa vita di merda" si passò una mano tra i capelli, dal suo tono capii che c'era anche una  parte brutta "Ma facciamo finta che non sia successo nulla"mi accarezzò il viso, per rendere la pillola meno amara.
Deglutii a vuoto "Certamente, è stato un bacio di augurio" sorrisi, ma sicuramente ne era uscita una smorfia, mi scostai da lui.
"Andiamo a dormire?"chiese.
"Certo vecchio"ridemmo per scaricare la tensione, era una risata isterica di quelle che precedono il pianto.
Sorridevo, mentre dentro mi me piangevo e mi allagavo.
Chi non piange, si allaga dentro e diventa un fiume in piena, pronto a straripare.
Jack ormai faceva parte di me e mi apparteneva, in maniera maniacale.
Ed ero sicura, che ero vicina all'amore, ma che non sarebbe mai potuto essere amore.
Perché lui , non mi avrebbe mai amato.





CHIEDO UMILMENTE PERDONO!
Avevo promesso di aggiornate ieri, ma non ce l'ho fatta. Quella maledetta università mi succhia linfa vitale e non ho avuto tempo per scrivere.
Infatti sono quasi le tre di notte e ho appena finito, ho un sonno pazzesco, ma ci tenevo ad aggiornare.
Si baciano e fanno finta che non sia successo nulla, credo che possiate capire le motivazioni di base.
E' un capitolo strano e non mi convince molto, però  il mio cervello brillo dalla birra e stonato dal sonno, questo ha prodotto.
Scusate gli errori e capitemi.
L'ultimo capitolo ha raggiunto le 8 recensioni, stavo collassando dall'emozione.
Siete state magnifiche e vi ringrazio!!!
Questa volta vi aspetto numerose e non abbandonatemi, ho bisogno di voi.
Grazie a tutti, a chi legge, chi commenta, chi mi sopporta, chi mi sostiene, chi mi segue, chi ama questa storia, tanto quanto la amo io.
Aggiorno lunedí, che ci saranno i festeggiamenti del compleanno del nostro delinquente sexy!!!
Un bacio e aspetto i vostri pareri, numerosi come l'ultima volta *-*
Non deludetemi!!!!!!
Alla prossima!
Carm xoxo

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Capitolo 8
*** Compleanno al bacio ***


Quella notte non riuscivo a dormire, sentivo sulle labbra il suo sapore e la sensazione del suo corpo contro il mio, ma poi risuonavano le sue parole.
Crude e buie, non potevamo stare insieme e dovevamo fare finta di nulla.
Come se potesse essere possibile!
Non facevo altro che pensare a lui, alla sua bocca, al suo respiro affannato che mi rimbombava ancora nelle orecchie.
Scalciai le coperte e andai in cucina, presi una bottiglia di vodka e ne versai una quantità notevole nella tazza, quella che usavo per la colazione.
Sentii la gola pizzicare e gli occhi riempirsi di lacrime, ero quasi sicura di essere ad un punto di non ritorno.
Non potevo vivere senza di lui, le sue battute sul sesso e la sua voce roca.
Mi accasciai sul pavimento, mentre scoppiai in un pianto disperato, ero dipendente da lui ed ero cambiata, quando una persona cambia, non torna mai come prima.
Come i vasi rotti, nonostante la colla, le venature della rottura, rimarranno sempre, a ricordare il danno subito.
Non sarei mai stata la Elisabeth di un tempo, quella tranquilla e malinconica, ora ero Liz e avevo follemente bisogno di lui.
Bevvi un altro lungo sorso e mi trascinai fino al divano, mi rannicchiai in posizione fetale, sperando che un fulmine potesse colpirmi e portarmi via.
Perché quando Jack, sarebbe andato via, non avrei più avuto una vita.


"Liz"sentivo la sua voce, anche se arrivava sotto forma di eco alle mie orecchie "Liz, svegliati"mi spintonò lievemente.
"Mmm"mormarai, non riuscivo a dire nulla, mi faceva male la testa e mi bruciava la gola, avevo bisogno di acqua.
"Hai bevuto?"prese la bottiglia vuota, che avevo lasciato vicino al divano di stoffa.
"Jack"biascicai "Prendimi un'aspirina" borbottai.
"Sei un' incosciente" mi ammonii, aveva il suo tono severo, quello da capo del branco.
Mi porse una pillola e un bicchiere d'acqua, che sorseggiai avida.
"G-grazie" mi aiutò a sedermi.
"Che cazzo hai fatto?"sbuffò "Puzzi come una distilleria e ti sei scolata una bottiglia di vodka"alzò la voce.
"Non urlare"mi coprii con le mani.
"Scusami"respirò un paio di volte.
" Ho bisogno di una doccia"mi alzai di sbotto ed ebbi un capogiro, prontamente mi prese al volo, prima che cadessi sul pavimento.
" Ti aiuto io"mi prese in braccio, arrossii e nascosi il viso nell'incavo del suo collo.
Volevo stare tra le sue braccia, per tutta la vita.

Mi tolse la maglietta dei Coldplay e l'intimo che portavo, ero completamente nuda davanti ai suoi occhi, ma non avevo vergogna.
"Guarda che mi tocca fare"sorrise e mi sfiorò la scapola con le dita.
Cominciai a rabbrividire e subito mi fece entrare nella vasca, piena di acqua calda, mi rilassai immediatamente.
" È colpa mia?"chiese, mentre si sedeva sul bordo.
" Starei facendo il bagno"gli feci notare,mentre portavo la schiuma a coprirmi il seno, in un momento di pudore.
"Vedo che ti stai riprendendo, l'acidità sta tornando in circolo"ridacchiò.
"Stronzo"borbottai, mentre gli facevo la linguaccia.
"Poi non c'è nulla , che non abbia già ammirato"si sporse e mi baciò la fronte, era un gesto dolce e familiare.
Lo schizzai con l'acqua, ma lui non disse nulla, si limitava a guardarmi, con quegli occhioni eccitanti.
"Smettila di guardarmi"arrossii.
"Ho appena compiuto ventinove anni e mi sento strano"infilò una mano nell'acqua, giocando con la spugna gialla, quella a forma di paperella.
"Tu sei strano"borbottai.
"Anche tu, non è normale che ti ubriachi di notte"sentenziò.
" Ho fatto un brutto sogno" mentii spudoratamente.
"Anche a me capita"ammise.
"Cosa sogni?" ormai ero curiosa.
"All'inizio, sognavo lo sguardo e la voce, delle persone che uccidevo"scosse la testa "Era orribile"d'istinto, gli presi la mano e la strinsi.
"Ora?"domandai.
"Mia madre, è avvolta da una luce e cerca di dirmi qualcosa, ma le sue parole sono appena un sussurro e non riesco a capire" baciò le nocche "Tu cosa hai sognato?"
Volevo gridare che non facevo altro che pensarlo e sognarlo, ma mentii, ancora una volta.
"Mio padre e le sue amanti, qualche volta Kevin, quando lo trovai con la mia migliore amica o meglio ex amica"sorrisi debolmente.
"Ho sognato anche te"sorrise malizioso.
"Dal tuo sorrisino, immagino che tipo di sogno, a luci rosse"feci una smorfia.
"Si, facevamo sesso, eri bellissima, sudata e ansimante, mentre urlavi di farti godere ancora"si morse un labbro, per non ridere.
"Sei un maiale" incrociai le braccia.
"Lo so"scoppiò a ridere, aveva una bella risata, di quelle contagiose e sincere.
"Girati, che devo uscire"lo spinsi e si alzò, dandomi le spalle.
Presi velocemente l'accappatoio e lo strinsi, dopo il racconto hard, ero leggermente infuocata, anzi avevo il vulcano, nella zona bassa.
"Jack"lo chiami e si voltò "Ancora Buon Compleanno" lo abbracciai, stringendolo forte, amavo usare la scusa del compleanno, per stringerlo a me.
"Ti voglio bene Liz"accarezzò i capelli umidi.
" Anch'io"lo baciai sulla guancia"Stamattina ho pensato di andare al parco, poi stasera ceniamo qui, sai ho una sorpresa per te, una delle tante"sorrisi allegra, mentre andavo nella mia stanza, anzi nostra.
" Che tipo di sorpresa? Tu ricoperta di panna ed io che ti devo leccare, tutta?"alzò un sopracciglio.
"Sei impossibile, mi hai scoperto"sbuffai divertita, provocandolo.
"Oh cazzo" borbottò "Potrei sposarti, se fai una cosa del genere"mi fece fare una giravolta.
"Devo vestirmi"indicai l'armadio "Aspettami giù, ti do i regali"gli chiusi la porta in faccia, mi preparai velocemente e scesi giù, era a dorso nudo e stava fumando.
Ed io volevo scoparmelo. Merda, ero un assatanata, pervertita e in crisi di astinenza.
"Chiudi gli occhi"mi piazziai davanti a lui.
"Okay"fece come gli avevo detto e sorrise, istintivamente gli diedi un bacio veloce sulle labbra piene, amavo la sua bocca.
"Mi piace"mormorò e il sorriso si allargò.
"E' stato uno sbaglio, facciamo finta che non sia mai successo"citai le sue parole, almeno avrebbe capito, cosa si provava a sentirsele dire.
"Stronza"borbottò divertito.
"Tieni e ora puoi guardare"gli porsi il primo pacchetto, non volevo parlare di ieri sera.
"Non ricevo regali da vent'anni"si rigirò la confezione tra le mani, aveva gli occhi umidi.
"Apri, apri, apri"cominciai a saltellare sul posto, come una bambina.
"Sono emozionato"ammise e si grattò la nuca, era imbarazzato.
"Ti spiego come si fa"scherzai "Strappi la carta e vedi cosa contiene" mi seddetti al suo fianco e mi diede una spallata.
"Lo so come si fa"mi guardò truce, mentre scartava il regalo, tirò fuori la polo bianca "Wow, è molto bella, grazie" mi diede un bacio sulla guancia.
"Vai con il prossimo"gli porsi un altro regalo.
Questa volta fece velocemente, sorrise alla vista della camicia.
"L'azzurro ti starà benissimo, sai hai una bella carnagione e si abbina ai tuoi occhi e..."stavo vaneggiando e gesticolavo.
"Respira Liz"mi sorrise "Grazie, di cuore".
"Mancano altri due"sorrisi di rimando, mentre frugavo nella busta del negozio.
Vide anche i jeans scuri e aspettava impaziente l'ultimo regalo, aveva le mani tese, ci aveva preso gusto.
"Jack, l'altro preferisco che lo apri stasera"abbassai lo sguardo.
"Certo"mi abbracciò "Grazie per essere qui, con me, nonostante tutto"inalai il suo profumo, di maschio e di tabacco, la sua pelle nuda era rovente ed invitante, gli lasciai un bacio sul petto.
"Siamo amici e gli amici ci sono sempre"asciugai di nascosto, una lacrima che silenziosa, stava solcando il mio viso.
"Vado a vestirmi"corse in camera.
Mentre era a prepararsi, riempii un paio di panini e presi delle birre, sistemai il tutto in una grossa borsa di tela.
"Sono pronto"sorrise, mentre faceva un giro su se stesso, per farmi vedere che aveva messo la polo bianca.
"Stai benissimo"cercai di reprimere la bava.
"Che bello, facciamo un pic-nic"indicò il plaid e la borsa.
"Si, andiamo festeggiato"lo trascinai fuori di casa.



"Perché i tuoi panini, sono così favolosi?"disse, mentre dava un altro morso.
"Di sicuro, migliori dei tuoi"lo stuzzicai.
"Donna cattiva"borbottò "passami una birra"gliela lanciai e la prese al volo.
"Ottimi riflessi"gli fece l'occhiolino.
"Sono bravo in tutto"bevve e poi si sdraiò, poggiando la testa sulle mie gambe.
"Sei il solito sbruffone, tutto fumo e niente arrosto".
"Mi piace stare con te, sta diventando così naturale"c'era il sole e aveva gli occhi belli, illuminati e profondi.
Deglutii, alla ricerca della saliva che avevo perduto "Anch'io, cioè mi sono abituata ad avere un gigante che si muove per casa"sdrammatizzai.
"Che ti aiuta in cucina, che dorme con te, che ti spoglia per fare il bagno caldo"elencò le sue 'capacità'.
" Ora non te la credere"gli pizzicai il fianco.
"Mi mancherai"disse di sbotto.
Il cuore si fermò, non lo sentivo più, forse ero morta e non me ne ero accorta.
"Liz, ci sei?"rise e mi diede una gomitata.
"Ahi, mi hai fatto male"protestai, cercando di non urlare dalla disperazione, se ne sarebbe andato, non potevo sperare in un finale diverso.
"Ho detto che mi mancherai" ripeté.
" Non devi andartene, se non vuoi"mi morsi un labbro.
"Devo, per forza"gli passai una mano tra i capelli, mi resi conto di desiderare di averlo ogni giorno, con me.
"I biscotti ti aspettano oppure vieni a vedere un film romantico"sospirai.
"Davvero? Posso?"chiese allegro, mentre muoveva un piede ad un ritmo tutto suo.
"Certo"gli baciai la fronte, ma lui prese il mio viso tra le mani e mi baciò.
Lasciai che la sua lingua entrasse a contatto con la mia, ci sistemammo meglio, per approfondire il contatto. Mi seddetti sulle sue gambe, ansimammo quando le nostre intimità entrarono in contatto.
"Jack"marmorai, quando la sua mano, cominciò a vagare sotto la mia maglia di cotone, sfiorando la pelle nuda.
"Ti desidero, da stare male" sentii la sua erezione sotto di me, ripresi a baciarlo, con più foga.
Era una lotta la nostra, ci toccavamo e ci baciavamo famelici, trattenendo gemiti disperati.
Poi di colpo, mi spostò da lui e si sdraiò, aveva il respiro corto e gli occhi lucidi.
Mi limitai a sistemarmi la maglia, ero imbarazzata ed eccitata e lui sembrava sconvolto.
" Jack, tranquillo, non è successo nulla" cercai di tranquillizzarlo, sembrava agitato.
"Cazzo Liz, ho un erezione degna di record e voglio scoparti!"la sua voce era accelerata.
Scoparti? Aveva usato quel termine che tanto odiavo, avrei preferito amore , ma lui non mi amava, ed io?
Si dice, che quando ti chiedi se ami una persone, è già amore.
"Ti sei fermato tu"non lo guardai, in verità volevo scappare, ancora.
"Non posso, tu non puoi capire"urlò ed io arretrai, mi sentivo indifesa "Vedi? Sbaglio sempre con te"si prese la testa tra le mani.
"Ho recepito, niente coinvolgimenti, non vuoi legami"alzai le mani, in segno di resa.
"Non voglio legarmi a te, finirei per amarti"buttò una lattina vuota nel prato, era arrabbiato con se stesso.
"Non roviniamo questo giorno, andiamo a casa, ti aspetta l'ultimo regalo"lo aiutai ad alzarsi, una folata di vento mosse i nostri capelli e scosse i nostri pensieri.


Nel mio appartamento regnava il silenzio, era un silenzio assordante, peggio di tutte le parole che ci saremo potuti urlare contro.
Lui si stava vestendo in bagno ed io sistemavo la tavola in soggiorno, avevo messo qualche palloncino ad elio, addobbato la tavola e ordinato la cena, eppure mi sentivo strana e ansiosa.
Aspettavo chissà cosa.
"Jack"bussai alla porta.
"È successo qualcosa?"chiese, senza aprire, stava stabilendo una distanza tra noi.
"Non uscire finché, non te lo dico io"cercai di non far trapelare la voce tremula.
"Okay"rispose secco.
Indossai un vestitino di pizzo nero e i tacchi alti, mi truccai leggermente e respirai un paio di volte.
Volevo essere carina per lui, volevo essere abbastanza per Jack, volevo che rimanesse.
"Esci"urlai.
Aprii la porta, indossava la camicia azzurra ed era una delizia per gli occhi.
"Sei bellissima Liz"sorrise debolmente.
"Stavo per dire lo stesso di te"sorrisi di rimando "Vieni con me"lo presi per mano e lui strinse la presa, passava il pollice sul dorso, come se volesse ricordare la morbidezza della mia pelle.
Ero sicura, che quella sarebbe stata la nostra ultima notte insieme.
" Et voilà" indicai con gesto teatrale il soggiorno addobbato a festa.
"Wow"esclamò, mentre si guardava intorno e giocava con un palloncino.
"Ti piace?"lo affiancai.
"È meraviglioso, come te"mi abbracciò, più stretto del solito ed ero sicura,che avesse respirato il mio odore.
Era un addio, porca puttana, lo percepivo nell'aria.
"Sono felice, che ti piaccia"sorrisi impacciata, cercando di accantonare la morsa, che attanagliava lo stomaco "Ora siediti"fece come gli avevo detto, mentre mi guardava divertito.
"Sei buffa"mormorò.
"Non ero meravigliosa?"gli feci l'occhiolino, mentre riempivo il suo piatto di pasta.
"Sei meravigliosa e buffa"spiegò.
" Ne sono lusingata!"sorrisi.
Mangiammo l'ottima cena e subito scoprii, che non ero stata io a cucinare.
Ci scambiammo le nostre solite battutine e questo mi calmò, non volevo che le cose cambiassero, volevo che fossimo semplicemente noi.
Spensi le luci e tornai con la torta al cioccolato e le candeline accese.
"Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Jack"cantai, cercando di sembrare intonata.
"Merda"sorrise e si passò una mano tra i capelli.
"Devi esprimere un desiderio"esclamai felice.
"Si realizzerà? Perché lo desidero davvero"domandò.
"Chiedilo con il cuore e sarai ascoltato" sorrisi.
Soffiò sul numero 29 e applaudii, ero euforica per lui.
"Aspetta,torno subito" mi alzai e aprii un cassetto, estrassi il cofanetto "Per te"glielo porsi.
Sgranò gli occhi, sfiorò il velluto della scatola, sorrise e l'aprii.
Aveva trattenuto il fiato "È bellissimo"prese tra le mani la collana.
"Ha un senso"cercai di spiegare.
"Aiutami a metterla"disse contento, allacciai la sottile catenina oro, al suo collo "Ora spiegami il senso".
"Quando l'ho vista, ho pensato a te, non so se sei credente, ma io lo sono e spero che ti possa proteggere, qualsiasi cosa succeda e ovunque tu ti trova"mi mordicchiai il labbro, ero nervosa.
Sfiorò il crocefisso e poi tornò a guardarmi "È la cosa più bella che potessi darmi, ti avrò sempre con me"si alzò e si chinò a baciarmi, come al solito la cosa degenerò e il casto bacio, si trasformò in qualcosa in più.
Lasciai la mia lingua rincorrere la sua, danzavano senza sosta e non smettevano di cercarsi.
" Jack io...credo di..." AMARTI, ma non lo dissi, non ci riuscivo, sarebbe scappato, lontano.
"Domani vado via"disse.
"Me lo sentivo" scrollai le spalle.
"Devo ritornare alla mia vita"spiegò.
"Ti dimenticherai di me?"chiesi in un sussurro.
"Mai, verrò a romperti le scatole appena posso"mi accarezzò il viso "NON DIMENTICARTI DI ME"mi supplicò.
"Mai, sei il mio Jack, in un modo o nell'altro, sei mio"sussurrai imbarazzata.
"E tu sei mia, prima o poi lo sarai davvero"sorrise malizioso.
"Presuntuoso"gli mollai uno schiaffo leggero.
"Andiamo a dormire?"mi prese in braccio.
"Non sono mica la tua sposa"alzai un sopracciglio.
"Mai dire mai"mi baciò di nuovo.
Ci baciammo e ci toccammo, per tutta la notte, per poi finire abbracciati a dormire.
Ero vicinissima ad amarlo e mi sarei accontentata, per ora sarei stata sua amica, poi chissà.
Mai dire mai, in fondo non sappiamo cosa il destino ha riservato per noi.




Eccomi qui, pronta con il nuovo capitolo.
Hanno festeggiato, si sono baciati, si sono confessati un sacco di cose senza parlare.
Non so, se avete letto tra le righe, ma in silenzio, si sono confessati di essere vicini all'amore e di mancarsi.
Dire :"Non dimenticarti di me" è una frase davvero importante.
Lo so che è triste, ma devo far andare le cose così, la lotta amplifica i sentimenti.
Spero vi piaccia, aspetto le vostre recensioni, anche se sono diminuite T___T
Grazie a tutti e per tutto, vi adoro davvero tanto!!!!!!!!
Scusate gli eventuali errori!
Lasciatemi il vostro parere e cercherò di aggiornare quanto prima!
Un bacione guys :*
Carm xoxo




 

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Capitolo 9
*** Brucia all'inferno ***


La sveglia suonò alle nove di mattina quel giorno, quel giorno di fine Aprile, che fu la fine di tutto.
Il letto era vuoto, quella notte al mio fianco c'era lui, ora invece, c'è un pezzo di carta.
Le lacrime cominciano a scendere, ancor prima di leggere le sue parole.
"Cara Liz,
ho passato tutta la notte a guardarti, eri bellissima.
Sto andando via e non ho il coraggio di svegliarti, perché questo è un addio.
Un addio definitivo.
Non sono l'uomo per te e tu non sei la donna che può stare al mio fianco.
Tronco ora la nostra "amicizia", perché nei tuoi occhi ho visto qualcosa di diverso, qualcosa che cambiava, ho visto cose che non posso darti.
Dimenticami, come farò io, dimenticati i nostri baci e le nostre belle parole, non verrò a cercarti, spero che tu ne sia consapevole, non illuderti.
Non farlo nemmeno tu ,ti prego, non cercarmi, voglio porre fine a questa cosa, che non ha senso e non lo avrà mai.
Per quel che vale, ti voglio bene.
Addio.
Tuo jack "
Arrivo alla fine con un nodo alla gola, le mani che tremano e non riesco a respirare, apro alla svelta il comodino e tirò fuori lo spray, quello che uso per l'asma.
Rileggo altre mille volte quelle parole, scritte nero su bianco, prova indelebile del nostro addio, anche se non ho avuto voce in capitolo, ha deciso lui, per entrambi.
Sembro un fantoccio di pezza, mi rannicchio sul letto e stringo le lenzuola tra le mani, piango ed urlo, urlo l'odio che provo per lui.
Eppure ne ero consapevole, mi ero preparata mentalmente al suo abbandono, ma il mio cuore reclama la sua presenza, in questa casa buia e vuota.
Dove sei Jack?
Sarà sicuramente ritornato alla sua vita di merda, con gente di merda e con Sally, che si prende cura del suo piacere.
Urlo ancora, accartoccio quella lettera e la getto contro il muro, cade sul pavimento, come una foglia in autunno, senza fare rumore.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa sul cuscino, mi vengono in mente le nostre battute, le risate, i nostri baci, sempre diversi e che nascondevano molto di più.
Cazzo, ho bisogno di lui, oggi, domani e dopo ancora.
Immagino i miei giorni monotoni e grigi, privi di allegria, un incubo senza fine, un giorno senza sole.
Mi trascino nel bagno, faccio una doccia gelata, lascio l'acqua scendere sul mio corpo, fino a quando non perdo la sensibilità alle labbra, ormai violacee.
Mi asciugo velocemente ed infilo una tuta grigia, sembro scialba, priva di emozioni, un corpo senza anima.
Mi dirigo al parco, ho ancora i capelli umidi, che il vento fa muovere a suo piacimento, mi nascondo sotto ad un salice piangente, e mi limito ad osservare l'ambiente circostante, ma non vedo davvero.
Mi sembra di avere una patina davanti agli occhi, vedo sfumato e non riesco a distinguere le persone, sono solo ombra.
Sbuffo, più volte e mi sta scoppiando la testa e gli occhi pulsano ancora.
Che vita di merda, sono sola in questo schifo di mondo.
Trattengo l'ennesimo urlo, porto le mani tra i capelli e li tiro, sembro una pazza, mi sento una squilibrata, senza senno.
Non so che fare, dove andare e quindi mi lascio morire.
Vorrei andare da lui, ma ha espressamente richiesto di non cercarlo e non sopporterei un suo rifiuto, se mi mandasse via, morire seduta stante.
Mi rigiro il cellulare tra le mani, vorrei parlare con qualcuno, ma in verità non ho nessuno, o almeno non più.
Kate è partita per l'erasmus ad Amsterdam, la sua città ideale, sesso libero e canne.
Al pensiero di cosa sta combinando, mi scappa un sorriso, tirato e umido di lacrime.


Sette giorni dopo

Ci sono i drogati in astinenza dall'eroina, gli alcolizzati in assenza di alcool e ci sono io, Elisabeth Tresir in astinenza da Jackson Stone. 
Sono passati sette giorni, cinque ore e venti minuti, e , non faccio altro che pensare a lui.
Non ho cambiato le lenzuola, perché la sera dormo al suo posto e sento il suo profumo, anche se sta scemando.
Mangio i nostri biscotti e guardo Titanic, piango dall'inizio alla fine, precisando che non è per Leonardo e la sua morte, ma per Rose. 
Mi domando come fa a vivere senza di lui, senza averlo con sé.
Forse sono malata, ho preso qualche virus che mi fa avere un unico pensiero ciclico, che mi fa battere il cuore se sento il cellulare squillare e che la sera, mi fa lasciare la finestra aperta, sperando che lui entri e prenda il suo posto, al mio fianco.
Ho i capelli in disordine, resto con il pigiama la maggior parte della giornata ed esco solo per andare all'università.
Ho conosciuto anche Den, un ragazzo che frequenta l'ultimo anno, mi stava buttando sotto con la macchina e per scusarsi ha insistito per offrirmi il caffè, mi ha chiesto più volte se stessi male, evidentemente aveva notato il mio sguardo perso nel vuoto.
Mi chiama spesso, lo lascio parlare, in cambio riceve solo risposte monosilabari e qualche singhiozzo.
È un bravo ragazzo, studioso e anche molto carino, ma non è Jack, non ha la sua voce roca, le sue mani grandi e i suoi occhi ghiaccio.
Ormai è il mio metro di paragone, se mai ci fosse qualcuno paragonabile a lui.
Mi squilla il cellulare, parte la canzone dei Coldplay, lo prendo dal mobiletto e premo verde.
"Elisabeth ci sei?"ecco la solita chiamata.
"Si"rispondo secca.
"Stasera ti va di uscire?"mi chiede speranzoso, ho notato il tremolio nella sua voce.
" Den..."non riesco a dirgli di si, ma non riesco nemmeno a dire di no.
"Beth solo se te la senti"aggiunge.
Odio quando mi chiama Beth, ma lo fa con dolcezza e mi si stringe il cuore.
"OK, non aspettarti nulla"mi sento una traditrice, mi sembra di tradire Jack.
"Certo"dice allegro "Passo alle nove, andiamo al cinema?"
"OK"
"A dopo"stacco velocemente la chiamata, mi sento una stupida.


Mi faccio il bagno, asciugo i capelli, infilò un jeans e un top bianco, sopra metto un giubbotto pelle, me l'ha regalato Steffy.
Mi manca Steffy, era la mia migliore amica, trattengo il pianto e mi limito a mettere il mascara e il rossetto bordò, sembro quasi essere tornata la solita.
L'apparenza inganna e dentro sto morendo, ancora.
Al suono del clacson raggiungo la sua macchina, appena entro mi sento male e mi viene il vomito.
"Sei davvero bella"mormora.
Faccio un cenno col capo,per poi fissare la strada.
"Siamo arrivati"quel ragazzo aveva una pazienza enorme, non mi aveva chiesto nulla del mio comportamento.
"Den"si fermò vicino allo sportello dell'auto "Scusami".
"Beth, muoviti che facciamo tardi"mi rivolse un sorriso e lo seguii, avevo apprezzato la sua premura, nel lasciarmi essere me stessa.
Vedemmo una commedia, che doveva risollevarmi il morale.
"Prendi i pop-corn"mi porse la scatola di cartone.
"Grazie"ne presi una manciata.
Il film era divertente e sentivo ridere il mio amico, abbozzavo qualche sorriso, dovuto più che altro, alla risata coraggiosa del biondo al mio fianco.
"Lasciati andare"mi diede un colpetto sul ginocchio, ma poi tolse rapido la mano.
Dopo quasi due ore, mi ero sciolta e stavo ridendo, era bellissimo ridere, avevo dimenticato che mi facesse sentire così leggera.
"Sei bellissima quando ridi"mi sussurrò all'orecchio, quel contatto mi fece irrigidire.


"Era un film abbastanza demenziale"dissi sorridendo.
"Almeno ho raggiunto il mio scopo"mise le mani nelle tasche del pantalone nero.
"Quale?"alzai un sopracciglio.
"Guardati, non hai piú l'aria di un fantasma e gli occhi spenti"spiegò.
" Den, non posso stare altrimenti"sbuffai.
"Non voglio sapere perché sei così triste, ma cazzo Beth, la vita va avanti" prese una pausa "va sempre avanti, in qualsiasi caso, fallo anche tu"mi diede una spallata, facendomi sorridere.
"Ci proverò, anche se le assenze, si fanno sentire piú delle presenze"borbottai.
"Se sono assenze è perché hanno voluto che le cose andassero così, chi non ti ha voluto al suo fianco, non merita le tue lacrime" la sua voce era dolce.
"Non è semplice, non so spiegartelo e non posso"scrollai le spalle.
"Chiudiamo questa parentesi"chiuse la lampo del suo giubbotto "Andiamo a bere qualcosa?"chiese.
"Okay"ci avviammo alla sua auto, senza più parlare.



"Non ti piace qui?"sembrava dispiaciuto.
La scritta "Claire De Lune"lampeggiava a caratteri cubitali, la luce blu delle lettere, creava strane forme sulle pareti del locale.
"Va b-bene"balbettai, mi tremavano le mani e il cuore era muto, non sentivo nessun battito.
La porta girevole faceva da tramite, dando accesso a quel posto ambiguo, dal doppio aspetto.
Come al solito, c'era un sacco di gente, infondo era venerdì sera e i giovani uscivano a divertirsi.
"Andiamo al bancone"mi prese per mano, quel gesto mi fece uno strano effetto, per niente piacevole.
"Ehi Elizabeth" era Mark, mi fece piacere sapere, che non aveva perso il lavoro per colpa mia.
"Ciao Mark"mi accomoddai su uno sgabello.
" Cosa vi porto?"lanciò uno sguardo sbieco al mio accompagnatore.
"Una tequila" sorrisi "Forte"aggiunsi.
"A te?"domandò al mio "amico".
"Un gin tonic, grazie"sorrise.
"Arrivano subito"sparii dietro alla tendina.
"Conosci il barrista?"
"Ehm...si"non diedi spiegazioni.
"Ah okay"sorrise ancora, se fosse infastidido, non lo dava di certo a vedere.
"Ecco a voi"il giovane Mark, ci porse i nostri cocktail "Elisabeth è sempre un piacere vederti"mi accarezzò i capelli "Servo gli altri clienti, buona permanenza"mi fece l'occhiolino.
"Siete amici?"chiese il biondino.
"Più o meno"cominciai a sorseggiare il liquido ambrato.
"Un tuo ex?"tentò.
" Assolutamente no"feci una smorfia.
"Sembravi strana quando siamo arrivati qui, quindi pensavo che c'entrasse qualche ex"spiegò la sua teoria.
"Non proprio"mi passai una mano tra i capelli mossi "c'entra un amico, un amico davvero importante".
"Basta così" mi strinse la mano "Allora, che esame stai preparando?"
Aveva cambiato argomento, l'aveva fatto per non farmi del male, era un ragazzo stupendo. 
"Criminologia, è un comparato"avevo fatto quella scelta dopo aver conosciuto il mio salvatore.
"Interessante" bevve un lungo sorso della sua bevanda.
Una canzone dei Blink colse la nostra attenzione, infatti era il cellulare di Den.
"Ehi Drake, dimmi"aveva gli occhi verdi, con delle pagliuzze marroni all'interno, sinceramente l'avevo sempre trovato carino, uno dei più carini dell'ateneo "Aspetta, qui non c'è campo"poi si rivolse a me "Torno subito"si fece largo tra le gente e scomparse dalla mia visuale.


Stavo bevendo la mia seconda tequila, questa volta leggera, sotto consiglio di Mark.
Den ancora non era rientrato, mi stavo annoiando e la musica mi stava spaccando i timpani.
Diedi ancora un'occhiata in giro, volevo tornare a casa, sul mio lettino a piangere, volsi lo sguardo ai divanetti al piano superiore.
Il cuore cominciò a battere fortissimo, potevo sentire l'eco dei battiti, aveva trovato ciò che cercava.
Jack stava seduto sul divano di pelle verde, beveva una birra, sembrava sereno e ogni stando guardava la pista da ballo, di sicuro se la passava meglio di me.
Poi la scena cambiò e non era più da solo, c'era quella Sally, sulle sue gambe, gli toccava i capelli e gli parlava all'orecchio e lui rideva, ed era bellissimo.
Bello come me lo ricordavo, bello come l'ultima volta che l'ho stretto tra le braccia.
La scena cambiò ancora, la bionda senza cervello, si strusciava su di lui, buttava la testa indietro, simulando un rapporto sessuale.
Immediatamente mi portai una mano alla bocca, reprimendo un rantolo di vomito, mi faceva schifo.
"Mark"urlai, avevo gli occhi lucidi.
"Tutto bene?"mi chiese.
" Un bicchiere di whisky con ghiaccio"ordinai.
"Non fare la stupida, sei già brilla"mi ammonii.
"Ti ho detto di darmi quello che ho ordinato"diedi un pugno sul bancone.
"Okay"si girò e cominciò ad armeggiare con una bottiglia di Jack Daniel's.
Faceva tanto Johnny Deep in pirati dei caraibi, ridacchiai del mio pensiero stupido.
"Attenta Elisabeth"protestò, quando gli tirai il bicchiere dalle mani e lo portai alle labbra, scendeva rapido lungo la mia gola, pizzicava anche, ma mi piaceva.
"Ancora"cominciai a far dondolare il bicchiere vuoto "E non dire nulla"lo minacciai con l'indice.
Versò rapidamente altro liquido nel mio bicchiere e gli sorrisi.
Al quarto mi sentivo euforica e leggera, come una ballerina di danza classica.
"Mark vado a ballare"scoppiai a ridere e mi alzai, corsi in mezzo alla gente e non mi fermarono nemmeno le sue raccomandazioni.
Mi venne la brillante idea di salire sul cubo, volevo che quel grande figlio di puttana mi vedesse.
Volevo che Jack mi vedesse spensierata, proprio come lui, che si faceva toccare da altre donne, da altre bocche e da altre mani, che non erano le mie.
Vaffanculo Jackson Stone.
Cominciai a muovermi sensuale, gettando i capelli all'indietro e mi muovevo sinuosa attorno ad un palo, sorridendo felice e notando un sacco di uomini che mi guardavano
Mi piaceva essere guardata e mi dava coraggio, sbottonai il giubbino e lo buttai per terra, mentre ballavo, la canotta si alzava, mostrando il mio ventre piatto.
C'erano fischi e urla, mi facevano ridere, faccio un paio di giri su me stessa, mostrandomi libera.
Mentre rido e piango, tutto insieme, perché sto soffrendo, ma faccio finta di niente.


Prov's Jack.

Sally questa sera è più troia del solito, vuole scopare e non ho voglia.
Fa caldo, mi sento stanco e voglio tornarmene a casa.
Sento fischi e applausi, vorrei vedere cosa sta succedendo, ma la puttana si appropria della mia bocca, lambendola con la lingua.
Il suo tocco è volgare, niente a che vedere con la mia Liz.
Ad un certo punto, immagino lei al posto della bionda, mi lascio andare e ricambio il bacio.
Immagino le labbra carnose e morbide di Liz, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli setosi, la voglio qui con me, ma non c'è, per colpa mia.
"Jack"sento una voce maschile, scosto bruscamente la puttana, che cade per terra, ma non mi importa.
Non la considero nemmeno una donna, visto che fa il suo mestiere per piacere, lei ama farsi scopare ed è disgustoso.
"Mark, che cazzo vuoi?"gli chiedo brusco, quel ragazzo mi sta sulle palle, dalla sera che ha provato a baciare Liz.
"Elisabeth"prende una pausa "Si è ubriacata ed ora sta dando spettacolo sul cubo"sembra nervoso.
Mi alzo di scatto e mi affaccio alla piccola ringhiera, noto che la fauna maschile è ammassata sotto il palco, mentre una ragazza balla sensuale e ammicca al suo pubblico.
Assottiglio lo sguardo, noto che quella ragazza è Elisabeth Tresir.
La mia dolce Liz.
Do una spallata al barrista e mi precipito giù per le scale, scosto la gente e affianco la studentessa.
Quando mi vede sgrana gli occhi, sono lucidissimi, ricolmi di lacrime, il mio cuore cessa di battere, per un solo istante.
"Liz andiamo" la prendo per mano, ma non si muove.
"Vattene"mi spinge via, mentre barcolla sui tacchi alti.
"Vieni con me"stiamo dando spettacolo ed odio essere guardato da occhi indiscreti.
"Ti odio"urla, la musica si ferma e le sue parole rimbombano per l'intero locale, mi sento male, sento male dentro.
La prendo come un sacco di patate e la trascino via, comincia a scalciare e mi morde un braccio.
Il suo profumo mi era mancato, il suo calore mi era mancato, sorrido, in un modo o nell'altro, era ancora con me.
"Fammi scendere, brutto stronzo"mi tira i capelli, era arrabbiata e la capivo, lo ero anch'io, con il mondo intero.
La lascio solo quando siamo nella macchina, accendo il riscaldamento, visto che si stringe le braccia, intorno al fragile corpo, per darsi calore.
E' bellissima nonostante sia ubriaca fracida, con le guance in fiamme e i capelli sconvolti, nei suoi occhi vedo quella parte di me, che prende vita solo in sua compagnia.
Da un calcio al cruscotto, evito di bestemmiare in sua presenza, mi sta sfasciando la macchina.
"Smettila Liz"alzo la voce e lei si accuccia su se stessa, ha paura di me "Scusami"le accarezzò il viso e chiude gli occhi, si abbandona alle mie attenzioni.
Vorrei tanto baciarla, ma non lo faccio.
Borbotta alcune imprecazioni poco femminili, che mi fanno ridere, mentre guido verso casa mia.
Dopo dieci minuti di viaggio, lei si addormenta, mentre stringe tra le mani, la giacca che le ho dato per coprirla.


Siamo appena entrati in casa e lei si sveglia, appena mi vede scoppia a piangere e ricomincia ad urlarmi contro.
"Sei un bastardo, ti odio e mi fai schifo"comincia a prendermi a pugni sul petto, la lascio fare.
"Te la sei scopata?"chiede poi, mentre mi spinge sul divano di pelle bianca, si mantiene la testa e la sua camminata è instabile.
"Cosa stai dicendo?"domando.
"Alla puttana bionda, te la sei fatta?"sembra furiosa.
Evidentemente mi aveva visto con Sally, di conseguenza si era ubriaca.
Come al solito, era solo colpa mia,rovino tutto quello che tocco.
"Cosa ha più di me?"si sistema i capelli e cambia espressione, non la riconosco, non sembra la mia innocente Liz.
Si siede sulla mie gambe, mi apre la camicia, vedo che le tremano le mani e ha qualche difficoltà, poi scende a baciarmi il petto, le sue labbra sono calde come sempre, mi viene la pelle d'oca.
Vorrei tanto scostarla, ma non trovo la forza, le sue mani sul mio corpo mi mandano in tilt, non riesco a ragionare, ho bisogno di lei.
"Fermati"le blocco i polsi,in un barlume di lucidità, cercando di non stringere troppo la presa. Spesso non controllo la mia forza.
Mi abbraccia, mentre singhiozza tra le mie braccia nude, mi sembra di essere completo, con lei sono al sicuro, la mia ancora di salvezza.
" Jack, mi manchi"sussurra, mentre mi stringe.
"Anche tu"le bacio la fronte.
"Jack d-dev.."non finisce la frase, che mi vomita sul parquet, la vedo buttare anche l'anima.
Le tengo i capelli, mentre le stringo una mano, la sua è piccola e le unghie sono smaltate di rosa pallido.
" Stai meglio?"chiedo preoccupato.
" No"ammette e si sdraia,ha le occhiaie e il viso stanco.
"È la seconda volta che bevi come un alcolizzata"la rimprovero.
"Tutta colpa tua, devi bruciare all'inferno "urla,poi chiude gli occhi ed emana uno sbuffo, abbandona una mano sul mio petto, non vuole che vada via.
Mi concedo una manciata di minuti per guardarla, sembra piccolissima e indifesa, mentre dentro è già una grande donna.
La mia donna ideale, ma che non posso avere al mio fianco, sarebbe il mio unico punto debole e sarebbe la mia rovina.
Quando si fanno le cose orribili, che faccio io, non posso essere legato a nessuno, più persone implico, più ho possibilità di perderle.
E il sottoscritto può anche morire, poco importa, ma la mia Liz, NO, ha tutta la vita davanti.
Pulisco la chiazza di sporco sul pavimento, prendo un libro dalla mensola e mi siedo accanto a lei, le accarezzò ritmicamente i capelli biondo cenere.
Ogni tanto la fisso e mi perdo nei nostri ricordi, altre volte, mi perdo nelle cose brutte, che mi ha urlato stasera.
So che non le pensa, che sono la conseguenza dell'alcol e della mia mancanza, anche perché si sta innamorando di me, cosa sbagliatissima.
Non so amare, non ho mai amato e non sono capace di provare un sentimento tanto puro.
La mia anima è destinata agli inferi, non ci sarà pace per me e non posso trascinare anche lei in questo orrore.
Liz ha un anima brillante, dai colori luminosi, lei è vita, speranza e spensieratezza.
Io ho un anima scura, dai colori morti, sono malvagità, cattiveria e porto morte.
Non posso amarla, non mi resta che reprimere quello che sta nascendo, spegnendo il desiderio di poter cambiare.
Solo lei mi può salvare, ma infondo un assassino, resta sempre un assassino.
Non ho speranze, il mio destino è già segnato.
Le bacio delicatamente le labbra, per poi abbandonarmi a Morfeo, il mio ultimo pensiero è lei, sorrido, ormai mi ha fottuto.





Salve bella gente!
Come promesso ho aggiornato presto, non riesco a non scrivere!!!
Liz ama Jack, ma non riesce ad ammetterlo nemmeno a se stessa.
L'amore non sa gestirlo, proprio come il nostro occhi di ghiaccio.
Non odiate Den, è un bravo ragazzo ed è una figura marginale.
La nostra studentessa si ubriaca, balla sul cubo e manda a cagare Jack, metto in chiaro che non è lucida e che sta soffrendo.
La difendo soprattutto da un' infermiera, che sarebbe una lettrice, che ringrazio per tutto ( lei di sicuro capirà) XD
Abbiamo anche il punto di vista di Jack, mi andava di farvi capire ank la sua visione dei fatti.
Lui non si sente degno dell'amore, afferma di essere malvagio, quando noi sappiamo che è un bravo ragazzo, in fondo XD
X quanto riguarda Den, nel prossimo capitolo scopriamo che fine ha fatto e cosa farà la nostra Liz quando si troverà a casa del suo salvatore.
Ringrazio tutti, anche perché c'è stato un aumento esorbitante delle persone che seguono questa storia.
Quindi aspetto anche il vostro parere, oltre quello delle mie "fans" :P
Anzi delle fans di Mr Stone.
Recensite, recensite e recensite e prometto di scrivere un capitolo lungo, se superiamo le 6 recensioni.
Ogni tanto faccio una gara con voi *-*
Non deludetemi!!! :)
Alla prossima!
un mega bacio, anche da Jack che vi saluta e da Liz, che ha il mal di testa post-sbornia.
Come sempre scusate gli eventuali errori!
Carm xoxo

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Capitolo 10
*** Ho bisogno di te ***


Mi sentivo sospesa, combattuta tra due sensazioni, quella di beatitudine e quella di tristezza.
Avevo caldo, ero tutta sudata e sentivo i battiti del mio cuore, scandire il tempo.
Aprii gli occhi lentamente, avevo mal di testa e la gola secca, cercai di alzarmi ma toccai un corpo caldo, entrai nel panico totale, anche perché notai che la casa non era la mia.
Cazzo, mi ero ubriacata e avevo fatto sesso con uno sconosciuto, cominciai a respirare a fatica.
Cercai di capire chi fosse l'uomo, ma aveva il viso nascosto dal suo braccio, il corpo coperto da un plaid a quadri e non c'era troppa luce.
Perfetto, grande figura di merda, non sapevo nemmeno chi era.
Avevo fatto la fine di Kate, quella donna mi aveva contagiato, mancava solo che cominciassi a fumare erba.
Mi avvicinai ulteriormente e delicatamente cercai di spostare la coperta, ma il misterioso ragazzo, aprii gli occhi.
Feci immediatamente un passo indietro, come se mi fossi bruciata, come se i suoi occhi mi bruciassero viva.
Era Jack, il mio Jack.
Cominciai a riempirmi il braccio di pizzicotti, molto probabilmente era solo un sogno, anche perché era impossibile che mi trovassi con lui.
Aveva deciso che non  dovevamo vederci più, eppure ora condividevamo la stessa aria, lo stesso tetto e cinque minuti prima, anche lo stesso divano.
"Ben svegliata Liz"sorrise, aveva il viso assonnato.
"Dove siamo?"chiesi nervosa.
"A casa mia"si alzò, recuperando i pantaloni dalla poltrona.
"Perché?"mangiucchiai l'unghia del pollice.
Andò ad aprire la finestra e il sole illuminò l'ambiente, per essere un assassino, un ladro e uno stronzo, aveva buon gusto.
Il divano era in pelle bianca, c'era anche un camino e una televisione a schermo piatto, alle pareti facevano bella mostra dei quadri più o meno noti, il parquet era di noce scuro, così come la maggior parte dell'arredamento.
" Allora, perché?" richiesi.
"Ti sei ubriacata ancora una volta e hai dato spettacolo al Claire De Lune"spiegò, mentre si accendeva una sigaretta.
"Spettacolo? Spiegati meglio"sbuffai.
"Ti sei improvvisata cubista, ammetto che sei brava con il palo"mi fece l'occhiolino.
"Merda"sbottai, mentre passavo una mano tra i capelli "Ero venuta con un ragazzo, sai che fine ha fatto?"
"Il tuo fidanzato?"buttò una nube di fumo, mentre notai la sua mascella irrigidirsi.
"Non sono cazzi tuoi, dov'è la mia borsa?"incrociai le braccia.
La ripescò sotto i cuscini color porpora e me la lanciò, mentre se ne stava mezzo spaparanzato.
Avevo dormito di nuovo tra le sue braccia, sospirai sognante, mentre cercavo di non sorridere.
Mi chiedevo se ero una persona normale.

Cazzo, dieci chiamate e quattro messaggi, tutti di Den, dove mi spiegava che la madre aveva avuto un malore e per questo si era allontanato senza avvertire.
Gli risposi velocemente, omettendo che avevo bevuto come una spugna e che ora ero nella casa del lupo cattivo.
"Scusa per il disturbo, ora vado via"mi abbassai per prendere i tacchi alti e la giacca di pelle.
"Dobbiamo parlare"il suo tono era severo.
"Non abbiamo molto da dire"scrollai le spalle "Ti ho aspettato per sette giorni, mi avevi promesso che saresti venuto"alzai il tono "Che non ti saresti dimenticato di me"sbottai.
"Nella lettera ti ho dato le mie motivazioni"mentre io ero il ritratto della disperazione, come al solito, lui era quello della tranquillità,
"Le tue motivazioni, ficcatele su per il culo"gli mostrai il dito medio, mentre infilavo velocemente la giacca, dovevo andarmene via, tanto non sarebbe cambiato mai nulla.
"Liz"mi prese la mano e una scarica elettrica mi accese "Non posso".
Non poteva? Che cazzo di giustificazione era?!
"Infatti sto andando via, non sono quella adatta a te, ho recepito"sciolsi la sua presa e mi allontanai, quando gli ero troppo vicino, non riuscivo a ragionare lucidamente.
" Il problema sono io, tu sei perfetta"i suoi occhi erano due pozze profonde.
"Jack, mi hai illuso, eravamo amici io e te, ti ho aspettato per una serata davanti alla TV, per i biscotti al cioccolato, per qualsiasi cosa"una lacrima sfuggì al mio controllo, la tolsi col dorso della mano.
"Non siamo solo amici, tu non vuoi solo questo ed io non voglio solo esserti amico"alzò la voce.
"Cosa vuoi?"chiesi in un sussurro, dando voce ai miei pensieri.
Con due falcate, eliminò la distanza tra di noi e subito mi mancò l'aria.
Mi spinse contro il muro e appoggiò i palmi ai lati della mia testa, avevo il suo respiro sul viso e il cervello in stand-by.
"Voglio conoscerti, baciarti senza scappare, imparare ad amare, ma non posso"digrignò i denti.
"Allora fammi andare via, perché più sto con te e più ho bisogno di te, divento ingorda del tuo sorriso,dei tuoi occhi, della tua voce  e comincio a morire in tua mancanza"scoppiai a piangere.
Mi asciugò le lacrime e mi baciò, automaticamente gli buttai le braccia al collo e lo strinsi meglio, approfondendo il nostro contatto.
Non volevo andasse via, di nuovo.
Era un bacio avido e famelico, dovuto alla lontananza e alla voglia repressa, le nostre bocche combaciavano perfettamente e si volevano come non mai, io lo volevo, ardentemente.
"Liz"spinse il bacino contro il mio, sentii la sua erezione premere contro la mia pancia e ansimai.
"Ti voglio"mormorai al suo orecchio, mentre gli stringevo i capelli fra le mani.
"E domani?"chiese in un sussurro.
"Saremo tutto quello che voi, ma per un solo giorno facciamo finta che sia amore"lo abbracciai fortissimo, avevo un disperato bisogno di essere amata da Jack.
Perché lo amavo, la pura e semplice verità. Ero totalmente e follemente innamorata di lui, senza riserve.
E non mi importava del suo passato, della sua storia triste o delle ipotetiche taglie sulla sua testa.
"Ti voglio bene, lo sai?"bisbigliò.
" Anch'io"sospirai, mentre il mio cuore batteva furioso, voleva urlare un ti amo, che non arrivò.
Mi prese in braccio e allacciai le gambe al suo bacino, cominciai a strusciarmi contro di lui, mentre sentivo il suo respiro accelerare.
Aprii la porta della sua camera con un calcio e la richiuse allo stesso modo.
Mi adagiò lentamente sul materasso, le lenzuola erano di raso grigio, liscie e setose.
"Sei sicura?"chiese, mentre mi sfilava la canotta bianca.
"Ti desidero"mormorai.
"Liz, ti voglio da star male"mi baciò la pancia ormai scoperta "Lasciati amare da me"sentivo le sue mani ovunque, toccavano ogni parte del mio corpo.
Non pensavo fosse possibile, invece mi sono innamorata di lui, come una stupida, con tutta l'anima.
Cappuccetto rosso, che prende una sbandata per il lupo cattivo.

Ed era una sensazione magnifica, sentire la sua pelle calda contro la mia, la sua bocca sul mio seno e la barba accennata, solleticarmi il collo.
"Sei bellissima"mi baciò sulla bocca, con passione.
Sorrisi, mentre armeggiavo con i suoi pantaloni, per fortuna questa volta aveva la lampo.
"La mia Liz è impaziente"mi sfilò il perizoma "Sei sexy"leccò il capezzolo destro.
Boccheggiai, mentre stringevo i suoi capelli tra le dita, erano il mio appiglio con la realtà.
Cominciò a baciarmi la scapola, l'incavo dei seni, il ventre, per poi scendere tra le mie gambe.
"Hai un buon profumo"alzò la testa e mi guardò, i suoi occhi erano languidi e lussuriosi.
"G-grazie"borbottai imbarazzata, non ero di certo una cima nel sesso, avevo avuto solo due ragazzi seri e di conseguenza rapporti sessuali solo con loro.
"Sei magnifica anche per questo"mi lasciò un bacio sull'ombelico.
"Per cosa?"mi appoggiai sui gomiti, per guardarlo meglio.
Era una visione, le labbra gonfie a causa dei miei morsi, i capelli scompigliati e a petto nudo.
"Mi hai ringraziato, mentre ti ho detto che profumi di eccitazione" trattenne una risata.
"Mi sembrava cortese"borbottai, mentre le guance si infiammarono.
"Liz, tu mi fai morire" mi rapii le labbra con le sue.
"Sei tu che mi farai morire, finisci il tuo lavoro, altrimenti ti sgozzo"protestai divertita.
"Torno alla base"mi fece l'occhiolino e tornò dalla mia "amica"dei piani bassi.
Eravamo comici anche in momenti così intimi, eravamo Liz e Jack , sempre.

Soffiò sulla mia intimità e mi venne la pelle d'oca, sapeva come far impazzire una donna, infatti ero completamente in balia delle sue mani, del suo respiro, del suo odore.
Mi lanciò uno sguardo languido, per poi penetrarmi con le dita, sgranai gli occhi e mi ritrovai a bocca spalancata, mentre cercavo ossigeno, che avessero finito la riserva terrestre?
Ansimai vergognosamente, mentre con lentezza, cominciò a stimolare il clitoride, le sue dita erano affusulate e sapeva usarle, che Dio benedica quest'uomo.
Sarei potuta morire su quel letto e sarebbe stata una fine piacevole, non mi sarei lamentata col Signore, anzi lo avrei ringraziato.
Ma dov'era stato Jack, tutto questo tempo? Oddio!
" Aaah Jac-ck"mi morsi il labbro inferiore, mentre l'orgasmo mi gettava alla deriva, inarcai la schiena.
Il respiro era ancora irregolare e stringevo compulsivamente il bordo del materasso , come se fosse il mio salvagente.
"Liz"mi chiamò.
"Si?"chiesi, avevo una voce da porno diva.
"Fai l'amore con me"chiese in un flebile sussurro, con la voce roca.
Sorrisi, mentre stormi di farfalle mi riempirono lo stomaco.
Lo tirai per la collana, quella che gli avevo regalato al suo compleanno e lo avvicinai al mio viso.
"Tutto quello che vuoi,Jack"lo baciai con impeto, mentre allargavo le gambe per farlo posizionare meglio.
Sentii il tonfo delle scarpe cadere sul pavimento, mentre si sfilava velocemente jeans e boxer.
C'era da dire che Jackson Stone era bellissimo, ma nudo era da perdere la testa, il corpo muscoloso ma non troppo, le gambe toniche, il sedere sodo, che intravedevo dallo specchio alle sue spalle e poi la sua erezione, degna di questo nome.
Era un vero maschio, in tutto e per tutto.

Deglutii un paio di volte, stavo andando in iperventilazione, avevo paura di non saperci fare, di non essere brava come Sally o le altre donne che ha avuto.
Avevo paura di me stessa, perché una come me su quelle lenzuola ci lascia il cuore, ci lascia un pezzo di sé, ci lascia le speranze e i ricordi, quelli belli.
Ricominciò a baciarmi, dimenticai le mie paranoie, decidendo di vivermi il momento, poi domani si vedrà.
"Jack"lo chiamai "È da un po' che.."arrossii, mentre nascondevo il viso con le mani.
"Sarò dolce, te lo giuro"intrecciò le dita con le mie, mentre lentamente entrava dentro di me.
Lo sentii completamente, centimetro per centimetro, mi stava sfiorando anche l'anima.
Trattenni un lamento, visto che il lieve dolore, fu ben presto sostituito con il piacere di sentirlo mio, mi piaceva quel pronome possessivo.
"Ti faccio male?"mi chiese, mentre continuava con il suo dentro e fuori.
Strinsi le gambe al suo bacino e le braccia al suo collo, eravamo una cosa sola, anima e corpo, mi sentivo felice, ero nel posto giusto, tra le braccia dell'uomo che amavo.
I suoi affondi erano all'inizio lenti e controllati, per poi divenire veloci e passionali, chiusi gli occhi, godendomi la sensazione del piacere che irradiava ogni singola cellula.
" Apri gli occhi" prese una pausa "Voglio guardarti venire"lo disse con tale intensità, che mi vennero i brividi.
Lo guardai dritto nei suoi meravigliosi occhi ghiaccio, mentre mi perdevo ancora in un orgasmo, che scuoteva ogni fibra del mio essere, gettai la testa all'indietro, mentre un gemito riempii la stanza.
Sorrise e mi baciò "Sei meravigliosa e sei mia"accelerò le spinte, dopo poco venne gridando il mio nome, che pronunciato dalle sue labbra, sembrava una poesia.
"E tu? Tu di chi sei?"domandai, mentre mi coprivo col lenzuolo.
"Tu ti consideri mia?"mi baciò i capelli disordinati.
"Credo di esserlo dalla prima volta che ti ho visto"ammisi, mentre il mio cuore cominciò a battere frenetico.
"Domani cosa siamo?"cominciò a disegnare cerchi immaginari sul mio ventre.
" Quello che vuoi tu, ormai posso diventare quello che vuoi, ho troppo bisogno di te"lo abbracciai di slancio e lui rise.
Ormai ero una donna zerbino, cazzo, dov'era la mia acidità? A farsi fottere, anche lei.
"Ho bisogno anch'io di te"mi strinse.
"Allora non lasciarmi sola, possiamo trovare una via di mezzo, senza darci definizioni o etichette, infondo siamo essere umani, mica prodotti del supermercato"spiegai.
"Ci sto, decidi tu"prese una Marlboro dal pacchetto e la portò alle labbra, mentre con una mano continuava a stringermi a lui.
"Ehm"feci finta di pensare "Amici no, amanti nemmeno, se dico fidanzati ti viene un mezzo infarto"lo guardai "Siamo noi, Liz e Jack, possiamo un giorno fare sesso e l'altro mandarci a fanculo, oppure mangiare una pizza insieme, giocare a scacchi ecc ecc "sorrisi allegra.
"Accetto, siamo noi due, siamo diversi e folli, mi va bene" aspirò del fumo "Ad una condizione" aggiunse.
"Dimmi"cominciai a lasciare una scia di baci umidi sul torace.
"Mi stai deconcentrando"rise, gli feci la linguaccia e continuai la mia tortura "Comunque voglio che il mio lavoro rimanga fuori, non voglio che quello che sono, rovini anche te"
"Okay, va bene, lasciamo tutto fuori"gli feci l'occhiolino "Ora ho fame"protestai.
"Cucini tu?"congiunse le mani supplichevole "Ho voglia di pasta al sugo".
"Sono bravissima a cucinare"mi alzai, mentre corsi in bagno.
Lo specchio rifletteva una ragazza felice, con un enorme sorriso, le guance arrossate e un pezzo di stoffa a coprirle il corpo nudo.
Amavo Jack, ed era la cosa più bella che potesse capitarmi.



Mentre lui stava facendo la doccia, decisi di prendere il controllo della cucina, ultra moderna e ultra accessoriata, per appartenere ad un uomo single.
Presi i pelati e li misi a soffriggere in una padella, mentre cercavo il sale.
"Terzo scaffale in basso, a destra"sorrisi al suono della sua voce.
Mi abbassai per prenderlo, ma fece aderire la mia schiena contro il suo torace.
"Jack"biascicai, mentre afferavo il barattolo di plastica e mi giravo a fronteggiarlo, trovandolo in mutande "Mi stai tentando?" chiesi sensuale.
"Si"mi baciò all'istante.
"Non voglio solo questo"presi un pizzico di granelli, gettandoli nella pentola, dandogli poi le spalle.
"Liz sei bellissima e lo sai che siamo legati, non sarà mai solo sesso"mi alzò il viso "Hai capito?"
" Mi sto fidando, hai una parte di me, non deludermi"abbozzai un sorriso.
Per poi buttarmi su di lui.



"Oddio, sposami"esclamò, mentre si portò un'altra forchettata di pasta alla bocca.
"Non fare lo scemo"bevvi un lungo sorso di vino, anche perché alla sua esclamazione, stavo rispondendo di si.
Lo avrei sposato anche in questo momento, potevamo prendere un barbone e usarlo come prete.
"Liz sai cucinare da favola"masticò estasiato "Veramente sei la donna della mia vita"sorrise.
"Potrei crederci"abbassai gli occhi sul mio piatto pieno, non avevo fame.
"Mai dire mai"mi tirò un calcio sotto al tavolo e sorrisi.
"Allora hai finito o vuoi anche il tris?"mi alzai per portare il secondo.
"Sono pieno, aspetto il dolce"si massaggiò la pancia.
"Niente carne? Ci metto un attimo se la vuoi"
"No, prendi il gelato, lo mangiamo davanti alla televisione"andò a sedersi sul divano, mentre prendevo la vaschetta al pistacchio.
"Film?"proposi.
"Parliamo, ti va?"prese il cucchiaino, facendolo affondare nel gelato.
"Va bene"scrollai le spalle.
"Voglio provarci Liz, provare a mandare avanti qualsiasi cosa stiamo mettendo in piedi"sembrava agitato.
"Proviamo insieme"gli sorrisi.
"Non sono una bella persona"distolse lo sguardo.
"So chi sei, eppure voglio comunque averti al mio fianco, ormai ci stiamo dentro, viviamocela"gli accarezzai la guancia.
"Potresti aiutarmi ad essere migliore"sembrava fragile.
"Sono qui, con te, sempre"lo baciai, subito ricambiò il bacio, portando la mano tra i miei capelli lunghi.
" Salvami, Salvami tu"mi abbracciò, mentre una lacrima solcava il suo viso bellissimo.
"Ci salveremo a vicenda"lo strinsi più forte, mentre mi abbandonavo a lui, alle mie emozioni, al mio cuore pieno di gioia.
Mi abbandonavo alla sua bocca, alle sue parole e alle sue mani, ero totalmente sua e non sarei mai potuta essere di nessun'altro, perché era tutto quello che cercavo.




Sto studiando come la pazza e poi ero indecisa su questo capitolo.
Sono stata in lotta con me stessa fino a cinque minuti fa, non sapevo se stavo affrettando le cose o come potevate reagire voi, a qualcosa di così diverso dal solito.
Spero che il risultato sia buono e che non siete deluse da me.
Fanno l'amore, l'amore vero, tra due persone che provano qualcosa di forte.
Non si sono detti ti amo, ma Liz ama follemente Jack, mentre lui lo sa, ma non lo ammette, pensa solo di essere sbagliato.
Ringrazio ogni singola persona, senza di voi, senza il vostro appoggio, non sarei qui. GRAZIE!!!
Vi chiedo di lasciarmi una recensione, ho bisogno di sapere se ho fatto bene, questa volte più delle altre.
Chiedo tutto il vostro sostegno, quindi aspetto il vostro parere, come sempre sincero :)
Alla prossima, spero il prima possibile.
Scusate gli eventuali errori XD

Carm xoxo

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Capitolo 11
*** Sasha, Christopher e tanti guai ***


Avevo un pensiero ciclico, massacrare di botte Jackson Stone.
Mi prudevano le mani, tanta era la voglia di schiaffeggiarlo, su quel bel faccino che si ritrovava.
Adesso capivo Christian Grey e la rabbia che gli saliva, a causa dell'irresponsabilità di Anastasia. Ammetto di aver letto la trilogia di quei libri, solo per curiosità, anche perché catene e frustini, non erano il mio genere.

Era uscito di fretta, giustificandosi che aveva un'importante lavoro da svolgere, tutto questo dopo una chiamata alquanto colorita.
Credo che le urla, si siano sentite persino in Italia, ma alla mia domanda, su chi fosse all'altra linea, ha risposto sbattendomi la porta della camera, in faccia.
Ragion per cui, mi ha salutato velocemente ed è andato via, lasciandomi come lo stoccafisso.
Logicamente, sono in ansia da otto ore, ma evidentemente Mr Stone, è un coglione colossale, visto che il cellulare risultava spento e non sapevo che fine avesse fatto.

In questi venti giorni di "rapporto alla Liz e Jack", avevamo passato tutte le fasi.
Quella di sesso selvaggio sul tavolo, sul tappeto, sulla lavatrice, praticamente ovunque, anche se mancavano ancora un paio di posti, tipo la cantina, ma forse era troppo polverosa.
Poi ci siamo urlati contro, come due bestie inferocite, ci mancava poco che ci azzannassimo.
C'è stata la fase gelosia acuta, dove Sally era un taboo e Den rischiava di essere investito con la macchina, se solo veniva nominato per sbaglio.
Tra noi due, tutto era amplificato, come se un giorno valesse una settimana, eravamo storditi da quello che stavamo vivendo, entrambi.
Avevamo affrontato tante prime volte, infondo venivamo da due situazione non proprio rosee, considerando che io non avevo avuto una vera famiglia e nemmeno la figura di un padre, lui addirittura, il suo, lo aveva ucciso.
Ci stavamo aiutando a vicenda, spesso eravamo impacciati come due adolescenti, avevamo anche i comportamenti da persone adolescenti.
Ad esempio gli ho lanciato un vaso addosso, mentre stavamo litigando, semplicemente perché al parco aveva commentato e fischiato, il culo di una signora, anziana per lo più.
Però lo amavo e questo bastava ad andare avanti, al momento amavo in silenzio, ma sapevo di essere corrisposta.
I suoi occhi non mentivano mai o almeno non con me, che passavo ore a guardarli e avevo imparato a leggere le paure e le gioie, nei suoi occhi ghiaccio.

Percorsi salotto-cucina minimo cento volte, infatti avevo male ai piedi, guardai sul caminetto, dove faceva bella mostra, una nostro foto, l'avevo scattata mentre stavamo vedendo C.S.I, telefilm preferito da Jack.
Avevo preso la polaroid e ci avevo immortalati, mentre ci abbracciavamo, sembravano felici.
Vivevo a casa sua, almeno lo tenevo sotto controllo e potevo medicarlo quando tornava con un labbro sanguinante o lo zigomo gonfio. 
Forse mi sarebbe stata più utile una laurea infermieristica, avrei fatto di sicura molta pratica con uno come lui.
Ricomposi il numero di cellulare, sperando che fosse la volta buona "Qui parla Jack, non rompete i coglioni, salve" sorrisi, aveva una segreteria davvero stupida.

L'orologio segnava le tre di notte, per questo corsi in camera ad infilare gli stivali e a prendere il cappotto, se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà da Maometto.
C'era un problema, dove si trovava Maometto? 
Quello screanzato non mi aveva detto nulla, sembrava incazzato nero e anche spaventato, questo peggiorava il mio umore, già abbastanza tetro.
Miracolosamente sul letto trovai un pezzo di carta, c'era scarabocchiato un indirizzo e il nome di un locale, il Secret's, già il nome era tutto un programma.
Mi diedi una sistemata ai capelli, presi le chiavi della mia auto blu ed imboccai la strada principale londinese, semi deserta, visto l'orario.

Sbagliai strada due volte, avevo i nervi a fior di pelle e l'ansia a mille.
Mannaggia a Stone e mannaggia a me, che mi ero innamorata di un idiota.
Dopo varie peripezie, trovai quel maledetto schifoso locale, dove una coniglietta svestita, ammiccava agli uomini che entravano.
Sbuffai e mi diedi un' occhiata allo specchietto, non potevo di certo presentarmi in stile barbona.
Sistemai i jeans scuri e chiusi bene il cappotto nero, si gelava e quando respiravo, si formava una nuvoletta.
Cioè ad inizio Maggio faceva ancora così freddo, tempo di merda!

"Lei è?"un enorme buttafuori o meglio Fred, quello africano, mi fermò.
" Ehm, Sasha"abbassai lo sguardo per non farmi riconoscere, mi incuteva terrore e poi non gli ero simpatica.
"Ah finalmente, terza porta a destra e muoviti, tra un po' iniziamo"mi diede uno spintone, che razza di maleducato.
Logicamente, appena entrai non andai nella direzione che mi aveva indicato, quasi sicuramente mi aveva scambiato per una prostituta e non sarebbe nemmeno la prima volta.
"Ancora qui?"mi prese in male modo e mi trascinò in una stanza "Preparatela"si rivolse a due donne " mi sembra mezza scema"rise e chiuse la porta alle sue spalle.
"Salve"borbottai "Il signore ha sbagliato, sono una cliente"spiegai.
"Certo ed io sono la principessa Sissi"sorrise aspra, una di quelle due.
"Tranquilla, basta che balli, ammicchi e ti strusci, il resto verrà da sé" disse l'altra, queste erano pazze, infatti avevano i capelli blu elettrico.
"No, seriamente devo andare via"feci un passo indietro, ma mi fecero accomodare in malo modo su una poltroncina sbiadita.
"Stai zitta"cominciarono ad armeggiare con i miei capelli "Lo sai che sei carina e anche curata"mi toccò la guancia "Guarda che pelle setosa, si vede che sei nuova".
Cercai di replicare, ma mi zittirono, avevo intenzione di scappare, alla loro minima distrazione.

Dopo un quarto d'ora, indossavo un vestito azzurro, scollato e corto, da vera zoccola e un trucco marcato.
Gli occhi azzurri accentuati da un ombretto scuro, che cercai di sfumare, era imbarazzante.
"Sei pronta, ora vai in scena"aprirono una tenda gialla e mi spintonarono all'interno.
Era una stanza enorme, piena di persone, maggiormente uomini, vestiti eleganti.
Mi guardai intorno, alla ricerca di Jack, questa me l'avrebbe pagata cara.
Di lui nemmeno l'ombra, in cambio venni accerchiata da tre uomini abbastanza giovani, puzzavano di alcol.
"Ciao sono Paul"disse uno, porgendomi la mano.
"S-Sasha" balbettai.
"Bel nome, sei nuova?"chiese uno biondo.
"Sinceramente sono amica del proprietario"cercai di sembrare serena.
"Davvero?"una voce alle mie spalle mi fece voltare.
Era davvero bello, elegante e fiero, i suoi occhi verdi mi scrutavano divertiti.
" Si"annui col capo, per dare enfasi alle mie parole.
Jack dove sei?
"Sono il proprietario e non ti ho mai vista"sorrise, doveva avere al massimo cinquant'anni.
E doveva essere anche il capo di Jack, ad essere sincera lo avevo immaginavo vecchio e panzuto, stile il Padrino, invece sembrava un divo di Hollywood. 
Assomigliava incredibilmente ad Alain Delon, nei suoi anni d'oro.
"Ehm, diciamo che sono amica di un suo amico"abbozzai un sorriso e lui rise.
"Interessante"portò un sigaro alla bocca "Andate via, la signorina è con me"con un sguardo gelido liquidò i ragazzi di prima.
"Guardi, non dovrei essere nemmeno qui"il mio tono era irrequieto e indietreggiai, pronta a scappare.
"Si calmi, come dice lei, siamo tra amici"mi porse il braccio, tentennai incerta e impaurita, ma appena notai che stava indurendo la mascella, lo accettai.
Era quello che comandava, quello che decideva chi doveva morire ed io ci tenevo alle mie penne.
Facemmo un giro della stanza, dove le "donne di facili costumi" intrattenevano il loro pubblico, con spogliarelli e balletti.
Mi sembrava anche di aver scorto,qualcuno che si tirava, una striscia di cocaina, affianco alla biondona.
"Non mi sembra un' abituale"disse.
"Cosa?"distolsi lo sguardo da Sally e da un vecchio dai capelli bianchi. Quella donna mi faceva ribrezzo, soprattutto perché aveva toccato in passato, il MIO jack.
" Le ho detto, che non sembra una frequentatrice di questi posti, la vedo abbastanza spaesata"sorrise.
"In effetti si"scrollai le spalle, mentre pregavo che arrivasse Jack e mi salvasse.
"È una poliziotta?"chiese tranquillo, come se non gli importasse realmente.
"Assolutamente no"la voce mi tremava.
"Una giornalista?"richiese.
"Stiamo giocando a chi indovina il mestiere dell'altro?"dissi acida e sprezzante.
Dovevo essere coraggiosa!
"Assolutamente no"rispose nel mio stesso modo.
"Guardi, sarà meglio che vada via"cercai di divincolarmi, ma strinse la presa, mi ritrovai a deglutire a vuoto.
"Sasha, non così presto"gettò il mozzone in un posacenere di acciaio.
"Come si chiama?"cercai di calmare le acque, visto che mi guardava sospettoso.
"Sono Christopher Parker, piacere di conoscerla"mi baciò la mano.
"Piacere mio"borbottai stranita.
Ma in che guaio mi ero cacciata?
Tutto a causa di Jack, ma questa volta anzi che vaso, gli avrei tirato addosso il tavolo di legno massiccio.
Non volevo parlargli di lui, infondo voleva farmi rimanere fuori da questo schifo.
"Le offro da bere"mi condusse in una stanza adiacente a quella precedente, sembrava più sobria e di certo era meno chiassosa.
Qualcuno dall'alto, doveva volermi un pochino di bene, visto che dietro al bancone c'era Mark.
Sospirai di gioia 
"Mark due bicchieri di vodka per me e per la signorina Sasha"disse monocorde.
Notai gli occhi del barrista sgranarsi, quando mi riconobbe nonostante i quintali di trucco.
"Certo capo"sorrise, mentre armeggiava con la bottiglia.
"Allora posso sapere come si trova qui?"il capo della baracca, mi rivolse uno sguardo penetrante, ma anche abbastanza inquietante.
"Amica di un suo amico"ripresi la mia vecchia scusa.
"Chi sarebbe questo mio amico?"alzò un sopracciglio.
"Ci sono cose, che non le sono dovute sapere"cercai di darmi un tono da donna vissuta e non di una, che sta per collassare dalla paura.
"Ecco  a voi"mi beccai un'occhiataccia assassina da Mark, che senza farsi vedere, gesticolava con le mani, riuscii a captare un cappio alla gola.
Stava dicendo che mi avrebbero impiccata? Oh santissimo, di male in peggio.
"Mi piacciono le donne sicure come lei"fece tintinnare il bicchiere contro il mio.
"Alla salute"cercai di accantonare il discorso di prima, non volevo di certo ricevere la corte di questo signore, molto pericoloso tra l'altro.
Al suono del suo BlackBerry, si allontanò, uscendo su un balcone alle nostre spalle.
Il barman fece la sua comparsa, togliendomi il cocktail dalle mani.
"Elisabeth che cazzo ci fai qui? Senza Jack? Con quel tipo e conciata in questo modo?"aveva alzato il tono.
"Abbassa la voce"lo rimproverai "Ero venuta a cercare quello sconsiderato di Jack, non ho suo notizie da dieci ore ormai"presi una pausa, lanciando un'occhiata alle mie spalle "Poi mi hanno scambiato per una prostituta e quella specie di boss, mi ha sottratto dalle grinfie di tre ragazzi, abbastanza brilli"avevo fatto un riassunto della disastrosa serata.
"Quella specie di boss come lo chiami tu, è l'uomo piú potente e pericoloso di Londra" salutò un cliente con un cenno del capo, per poi riguardare me "Se scopre che lo stai imbrogliando, ti ritrovi con un foro nel cervello e Jack viene sgozzato, odia le prese per il culo"mi disse severo.
Ero disperata e quasi sicuramente una morta che cammina "Ho fatto un guaio, non voglio dirgli chi sono, ho paura per Jack"trattenni le lacrime.
"Hai fatto bene, senti vedo di trovare Stone e di portarlo qui, almeno ti salva la vita. Tu stai serena e non sfidare troppo la sorte"subito dopo, sparii dalla mia vista.
"Mi scusi, era una chiamata di lavoro"cercai di rilassarmi, mentre riprendeva il suo posto.
"Si figuri"bevvi il resto della vodka"Di cosa si occupa?"chiesi.
"Di tante cose"disse vago.
"Ad esempio?" lo invogliai.
"La curiosità uccise il gatto"si versò altra vodka.
Deglutii nervosa, sicuramente il gatto ucciso, sarei stata io.
Che bella fine, di merda!
Non risposi, anche perché stavo seriamente avendo paura, mi tremavano le mani.
"Allora Sasha, mi dica chi è?"prese una pausa "Odio i giochetti, quando non sono io a condurre il gioco, quindi non ha scelta, parli ora"abbozzò un sorriso, un sorriso cattivo, di quelli che facevano accapponare la pelle.
"Con lei non si può scherzare, sono un'amica di Jackson Stone"mi arresi, anche perché Mark lo stava cercando, quindi meglio introdurre l'argomento e vedere la sua reazione.
"Il mio braccio destro?"era stupito.
"Si, Christopher" lo guardai soddisfatta.
"Elisabeth"al suono di quella voce, il mio corpo si calmò, beandosi della sua presenza.
"Ciao Jack"sorrisi allegra.
"Allora sei venuta"sorrise a sua volta, ma notai che era arrabbiato, anzi furioso con me, potevo notarlo dal fatto, che i suoi occhi erano accessi di una strana luce.
"Si, ti ho raggiunto"mi stupii, quando si abbassò per baciarmi sulla bocca, anche con passione, come se stesse marcando il territorio.
"Ne sono felice"aggiunse, accarezzandomi la gamba scoperta "Christopher, lei è Elisabeth la mia fidanzata, mentre lui è il mio datore di lavoro"indicò l'uomo davanti a me.
"Siete fidanzati?"chiese.
Siamo fidanzati? Chiese anche il mio cuore, in una muta speranza.
"Da poco, ma siamo molto uniti"portò il braccio sulla mia spalla, che strinse con troppa forza, come se stesse controllando la rabbia.
"Mi scusi se le sono sembrata sospetta, stavo solo scherzando, per questo ho usato un nome di fantasia"mi giustificai con il "boss", anche perché non mi sembrava felice del nostro fidanzamento.
"Che peccato" disse imbronciato "è davvero una bellissima donna, sei fortunato amico mio"diede una pacca amichevole a Jack, che rise, nonostante fosse rigido come un manico di scopa.
"Lo sono, è una donna splendida, in tutti i sensi"mi baciò la fronte e mi ritrovai ad agognare di più.
"Vi lascio soli"prese un bicchiere di whisky "Mi scuso per quella telefonata e non andare via, dobbiamo parlare di lavoro"si rivolse a Jack, per poi allontanarsi.

"Avete risolto?"mi girai e vidi Mark, ormai lo consideravo un vero amico.
"Grazie mille"lo ringraziò il mio pseudo fidanzato.
"Figurati"sorrise "E tu, non fare più cazzate del genere"mi scompigliò i capelli, per poi servire un cliente.
Rimanemmo soli.
"Vattene a casa"sgranai gli occhi, aveva usato quel tono freddo, quello che non ammetteva repliche.
"COSA?"mi irritai.
"Vai a casa, torno tardi, non aspettarmi sveglia"stava andando via, ma lo tirai per la camicia bianca.
"Scusami"marmorai e lo abbracciai, ma mi respinse.
"Liz, porca puttana, vai a casa, ORA"mi diede le spalle, lo vidi mischiarsi tra la gente.



Ormai era l'alba inoltrata, non avevo dormito, volevo aspettare che rientrasse.
Accesi il televisore, per sentirmi meno sola e ingannare il tempo, che sembrava passasse velocemente, i minuti sembravano ore, lunghe e pesanti.
Erano le sette ormai, stavo crollando sul divano, quando sentii la chiave girare nella serratura.
Mi raddrizzai all'istante, mentre cominciai a stringere il cuscino al petto, mi preparavo ad una reazione molto forte.
Sapevo che avevo rischiato parecchio, coinvolgendo anche altre persone, il cuore batteva frenetico quando vidi Jack entrare.
" Ciao"marmorai, per farmi notare nella penombra.
"Ti avevo detto di andare a dormire"disse aspro, si formò un nodo al livello della mia gola.
"Ero in pensiero"spiegai "Sei stato impegnato con Christopher?" tentai.
"Non sono affari tuoi"buttò la giacca per terra.
"Mi dispiace"mi alzai, avvicinandomi, speravo non mi rifiutasse ancora.
"Liz, lasciami stare"fece un passo indietro.
"Ero preoccupata, per questo sono venuta"ormai stavo piangendo.
"Non me ne fotte un cazzo, avevamo deciso che non ti saresti intromessa, che il lavoro sarebbe rimasto fuori dal nostro rapporto"ormai sbraitava ed io mi sentivo piccola e indifesa.
"Lo so, ma avevo paura che fosse successo qualcosa di brutto, non rispondevi al cellulare e sei andato via di fretta, senza darmi spiegazioni" gli sfiorai il viso in punta di dita, chiuse gli occhi al mio tocco.
"Per questo ti volevo fuori dalla mia vita, non volevo legami"aprii gli occhi, gelandomi con uno sguardo.
"Mi stai dicendo che è stato un errore?"mi tremava la voce, le mani e le gambe.
"Ti sto dicendo che Christopher al telefono mi aveva detto di uccidere una ragazza sospetta, ma prima se la sarebbe scopata, poi scopro che questa Sasha, sei tu" mi diede una leggera spinta"Ti rendi conto di come mi sono sentito? Ho avuto paura di perderti, tutto quello che non volevo racchiuso in una stanza".
"Sono stata stupida" ammisi colpevole.
"Non volevo che conoscessi il mio capo, non volevo che vedessi, ancora una volta quello che faccio, non volevo avere un punto debole agli occhi di quegli uomini e tu hai fatto esattamente, tutto quello che non volevo"aveva alzato talmente la voce, che la vena sul collo pulsava.
"Scusami, davvero"lo abbracciai  e lo baciai, per la terza volta mi rifiutò.
"Sono stanco, vado a dormire"mi scansò andando in camera.
Rimasi sola e mi sentivo delusa, rifiutata e per niente amata.
Di scatto decisi di andarmene, lo raggiunsi in camera, presi una tracolla, riempiendola di cose.
"Che stai facendo?"mi chiese, mentre si toglieva la camicia.
"ME NE VADO"dissi acida e saccente.
"Liz, non fare cazzate"mi bloccò il polso.
"Lasciami, vado via, non vuoi legami, mentre io non voglio altro che legarmi a te"strattonai la sua mano.
"Non andrai da nessuna parte"sibilò, mentre mi guardava furioso.
"Davvero? Non sono di tua proprietà" avevo gli occhi velati di lacrime, riuscivo a malapena a distinguere la sua figura.
"Scappi, di nuovo"mi diede le spalle.
"Sai dove cercarmi, quando capisci cosa vuoi davvero"presi un lungo respiro "Perchè io voglio te" chiusi violentemente la porta.
Ero codarda ed ero scappata di nuovo, ma avevo bisogno che capisse cosa voleva davvero.
O meglio, avevo bisogno che capisse di amarmi, come io amavo lui.
Ti prego Jack, scegli me!



Salveee!
Ho aggiornato evvai!!!
Chi mi segue saprà che dopo tanta dolcezza, faccio arrivare poi, un po' di casini.
Quindi nel capitolo precedente hanno fatto l'amore ed in questo affrontano e si scontrano con la realtà.
Liz lo ama e nonostante in parte abbia accettato il "lavoro" di Jack, dall'altra, desidera una vita normale, una famiglia da costruire.
Capite anche lei e cosa fareste al suo posto, personalmente avrei paura e non saprei che fare.
Anche se l'amore predomina sempre:)
Jack non ha scampo, ormai ci è dentro fino al collo, sia con la sua Elisabeth, sia con Christopher.
Appunto abbiamo conosciuto il pericoloso e senza cuore Parker, capo del nostro affascinante salvatore, che se non si è capito, voleva scoparsi Sasha alias Liz e poi farla uccidere da Jack.
Oddio che casino ahahha!XD
Ringrazio tutti, ogni singola persona che legge la mia storia, che la aggiunge alle preferite, seguite o ricordate, ogni giorno aumentate ed è gratificante.
Ringrazio chi commenta, facendomi sorridere ed essere orgogliosa di quello che faccio, ringrazio chi mi appoggia e chi mi consiglia!
Siete speciali per me, col cuore!!! *-*
Come al solito, attendo i vostri pareri, sperando che possano aumentare!
AMATEMI...!!!
Alla prossima, spero di aggiornare giovedì, se voi fate le brave!
Carm xoxo

P.s: Scrivo di notte, visto che la mattina lavoro e il pomeriggio studio, abbiate pietà per gli eventuali errori! :)

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Capitolo 12
*** Dicono che l'amore! ***


Non ero mai stato attento al decorso del tempo, anzi, i giorni erano tutti uguali, la solita routine del cazzo.
Ma poi quella sera di Marzo tutto è cambiato, perché ho incontrato due occhi azzurri, limpidi come il cielo a primavera, impaurita e sola, come me.
Mi sono sentito legato a lei come mai nella mia vita, come se tutto mi portasse ad Elisabeth, alla mia Liz.
Giuro di aver combattuto contro quello che mi stava nascendo dentro, ma mi ha fottuto, in tutti i sensi.
Eppure ancora una volta siamo distanti, perché siamo diversi ma perfetti insieme, un macello in pratica.
Credo che nessuno possa capirci, stento a capire qualcosa anch'io.
Ci passerei la vita dentro di lei, con lei, per lei, anche solo guardarla mi rende migliore.
E' la parte migliore di me e con Liz, ho dato importanza al tempo.
Su questo mondo non ci saremo per sempre, non abbiamo sette vite come i gatti e non risorgiamo dalle ceneri come le fenici, quindi ogni giorno potrebbe essere l'ultimo.
Soprattutto per uno come me, che si trova con una pistola puntata alla tempia, un giorno si e l'altro pure.
Non avevo mai avuto paura della morte, perché sapevo che non avrei lasciato nessuno a piangere per me, invece ora mentre sto in questa macchina in attesa di un ordine, mi tremano le gambe.
Riesco solo a pensare di aver fatto scappare Liz , di nuovo e che la voglio e che mi manca e che forse, forse la amo.
Per la prima volta ho paura!


La piccola radio trasmittente si illumina e l'abitacolo si riempie della voce possente di Christopher.
" Jack ci sei?"chiese.
"Si, dimmi"rispondo con freddezza.
" Fred è già dentro, entra anche tu e state attenti"sentii un rumoroso click, che indicava la fine della chiamata.
Respiravo a fatica, mi sentivo nervoso e la testa mi girava, sapevo che le donne portavano solo guai.
Esco alla svelta dalla Mercedes scura, calo il cappuccio della felpa e carico la pistola, quindici colpi che avrebbero terminato la vita di un uomo.
Siamo messi su questo pezzo di terra e poi portati via, senza darci il tempo di essere realmente felici.
Salgo le scale rapido, mi ritrovo ad avere fretta, trovo il bestione africano ad aspettarmi con il solito ghigno sul volto.
Per lui è tutto un gioco, la vita degli altri non vale niente.
"Jack, stai male?"bisbigliò piano, per non farsi sentire.
"Tutto okay"cercai di mandare via la strana sensazione alla bocca dello stomaco.
"C'è anche la moglie in casa"sorrise beffardo.
"Fred non devi toccarla"sibilai, odiavo che violentasse le donne, era disgustoso.
"Sei tu il vice"alzò un sopracciglio, non aveva mai capito, perché Parker avesse scelto me, del resto nemmeno io.
"Zitto e bussa"lo ammonii.
Sentimmo i passi avvicinarsi alla porta e vedemmo il pomello di argento, girare.
"Chi è?"comparve una giovane donna, che sbiancò alla vista delle pistole.
"Dobbiamo parlare con suo marito"spiegai.
"Entrat-te"balbettò, mentre si stringeva la vestaglia di seta, intorno al corpo esile.
"Amore cosa è stato?" apparve dal corridoio l'avvocato Grosel, aveva quarant'anni, ricco, bello e felice, ma era  colui che doveva morire "Porco cazzo"aggiunse, dopo averci visto.
" Grosel come va?"feci un passo avanti, mentre trascinavo la sua consorte con me, meglio tenerla lontano da Fred.
"Vi prego, lasciate stare Beth"la sua voce tremava.
Ebbi una stretta al cuore al suono di quel nome, mi ricordava tanto Elisabeth.
Scossi la testa frenetico, non potevo perdere la concentrazione.
"E' cosi bella, complimenti bella scelta"rise l'africano.
"Sono io che volete, non lei"davanti ai miei occhi un uomo consapevole del suo destino e disperato per la sorte della moglie.
Notai che Beth tremava come una foglia e stava piangendo.
"Perché hai deciso di mollare Christopher? Ha bisogno del tuo sostegno" alzai il tono, entrando nella veste del cattivo.
"Voglio cambiare vita, andare via da qui"ed era esattamente quello che volevo io, scappare da tutto, con Liz.
" Di sicuro andrai via, per sempre, figlio di puttana"la risata di Fred, era roca e malefica, mentre caricava la pistola e la puntava sull'uomo.
"Non fate del male a Brad"urlò coraggiosa la donna.
"Ti conviene stare zitta"le sussurrai, non volevo ucciderla.
"Fai qualcosa"strinse tra le mani la stoffa della mia maglia grigia.
Da quanto avevo un cuore? Avevo ucciso mio padre, avevo ucciso innocenti, giovani e anziani, solo perché non conoscevo via di scampo.
Ma ora ero diverso, ho scoperto che si può amare e essere amati, senza paure e con tutto il cuore.
"Jack"mi sentii chiamare e ritornai alla realtà, con le lacrime di sottofondo.
Merda, amavo Elisabeth Tresir.
" SI?"mi sentivo stralunato, la realtà mi coglie all'improvviso, come un'acquazzone ad Agosto, dopo una giornata di sole cocente.
"Che faccio?"mi chiese.
Potevo dirgli di lasciarli vivi, ma non sarei rimasto vivo io.
"Quello che ci hanno ordinato"feci un lungo respiro.
"Non vedevo l'ora"sussurrò deliziato da questa prospettiva.
Un colpo di pistola risuonò nell'aria, mentre il corpo senza vita dell'avvocato cadeva sul pavimento, una chiazza di sangue impregnò il bel tappeto beige.
"No"urlò Beth, mentre si dimenava tra le mie braccia, era arrivata a singhiozzare "Siete degli assassini"ripeteva come un mantra.
"Bene, Jack uccidila"quando sentii quella frase, mi girò la testa.
"Lei non ha fatto nulla"tentai.
"Che cazzo hai oggi? Non ti sei mai fatto problemi e poi è una femmina"disse schifato.
Quante persone avevo visto morire? Tante, fin troppe.
Con un gesto secco la gettai a terra e cadde inginocchiata davanti a me, aveva il capo chino e le mani congiunte, come una bestia sacrificale.
"VELOCE"mi incalzò Fred.
Caricai la pistola e la puntai sull'esile figura ai miei piedi, borbottava una preghiera, mi sembrava un padre nostro.
Notai che avevo le mani malferme e stavo sudando, lei alzò lo sguardo su di me e mi gelai sul posto.
Aveva dei grandi ed innocenti occhi azzurri, come quelli di Liz e ci vedevo la sua stessa paura.
Automaticamente gettai l'arma, non potevo ucciderla, non volevo.
"Stupido"ringhiò l'uomo senza anima, mentre la stroncava con un colpo al cervello.
Morì davanti ai miei occhi e mi sembrò di vedere morire la donna che amavo.


"Fred mi ha detto che oggi hai fatto un casino"la solita voce monocorde del capo.
"Non mi sentivo bene"mi giustificai.
"Quando ti dico una cosa, la devi fare e lo sai"si versò da bere.
"Lo so"odiavo questa vita.
"Mica sarà per colpa di Elizabeth? Le fidanzate non devono influire sul lavoro" fece un sorriso tirato.
"La MIA fidanzata, rimane fuori da questo ambiente, non c'entra"strinsi i pugni.
"Mi fa piacere, altrimenti sarò costretto ad eliminare il problema"bevve il liquido ambrato.
"Non ce ne sarà bisogno"gli diedi le spalle e andai via.
Maledetto sia Christopher Parker, che tu sia maledetto.




Liz

"Allora signorina Tresir, noto con piacere che ha un ottima media"sorrise.
"Grazie Professor Lambert" abbozzai anch'io un sorriso.
"Bene, allora iniziamo"aprii il libro di criminologia, in cerca di ispirazione per le mie domande.
Ogni volta che dovevo sostenere un esame, mi tremavano le gambe, ma non questa volta.
Infondo ero abbastanza "preparata" su questo aspetto.
"Crede che nella tranquilla Londra, ci sia criminalità?" si mise i sottili occhiali da vista.
"Assolutamente si, credo che dietro al buonismo di questa grande città, ci sia invece un grande cinismo e che ogni cosa ha un doppio aspetto".
"Mi spieghi questo doppio aspetto"con un gesto del mano, mi invogliò a continuare.
"Ad esempio i locali, sembrano bar tranquilli di giorno e incontri della malavita di notte"ricordai il Claire de Lune e i molti altri.
"Sembra quasi che lei abbia visto di persona, questo aspetto poco raccomandabile"ormai era curioso della mia eccessiva sicurezza.
"Professore, nulla è sicuro, tranne la morte" cercai di svincolarmi.
"Mi parli della morte, di quella che deriva dal crimine" chiuse il libro con un gesto secco.
"La gente muore per molto meno in quell'ambiente, muore per una parola di troppo e per una di meno"mi sistemai il ciuffo ribelle "L'omertà o il tradimento, vengono ancora puniti con la morte, come se ci trovassimo nell'antica Sicilia o alla servitù del Padrino".
"Quindi lei crede che queste entità malevoli, esistono ancora?"cominciò a segnare il voto sul mio libretto.
"Si lo credo"dissi solennemente, anche per amavo un assassino.
"Abbiamo concluso, 30 e lode, colloquiare con lei è stato delizioso"sorrise.
"Anche per me e grazie"gli strinsi la mano e andai via.


Mi recai alla fermata del bus, il tempo era nuvoloso e molto probabilmente sarebbe scoppiato un'acquazzone, l'ennesimo.
Che rottura di scatole, il tempo era terribilmente prevedibile e monotono.
" Signorina"vidi una signora anziana, aveva una mantellina rosa e un capellino abbinato.
"Mi dica"chiesi cortese, cercando di non ridere.
"I bus sono in sciopero"aveva una voce pacata.
"Stamattina ho preso la linea 97 e non mi hanno detto nulla"alzai un sopracciglio.
"Infatti è stata una cosa improvvisa, l'ha detto il telegiornale" annuii con veemenza, mentre stringeva tra le mani una borsetta di pelle marrone.
Imprecai e sbuffai, che sfiga!
"E lei cosa fa qui?"domandai, notai che aveva degli occhi azzurri, limpidi e piccoli.
"Aspetto mio nipote, non mi viene a trovare spesso, anzi non lo vedo mai, fa un lavoro pericoloso" mi confidò.
" Che tipo di lavoro?"ormai ero in empatia con la signora color confetto.
"Non me l'ha mai detto, ma io sono molto intelligente"prese una pausa "Credo che stia in un brutto giro, eppure ha un cuore d'oro"abbassò lo sguardo malinconica.
Mi sembrava ridicolo, ma questo ipotetico nipote, mi ricordava Jack e pure la vecchia, aveva qualcosa di solenne e di magnifico, nonostante l'abbigliamento.
"Si può sempre cambiare, sono sicura che migliorerà" mi sistemai la tracolla sulla spalla "È stato un piacere parlare con lei, ora vado"le sorrisi"Meglio che mia avvii a casa".
"No, aspetti"mi bloccò il polso con forza "Tra un po' pioverà, mi sembra una brava ragazza, quindi l'accompagniamo noi a casa".
"Non posso accettare, al massimo prenderò un taxi"cercai di divincolarmi.
"Invece insisto"la sua voce non ammetteva repliche, stavo seriamente avendo paura di una vecchietta.
"O-okay"balbettai, mentre una morsa allo stomaco mi faceva star male.
Come se si stesse smuovendo qualcosa dentro, quelle farfalle ormai assopite.
Quelle farfalle che per giorni hanno fatto troppo rumore, persino per dormire, persino per continuare a vivere.


Dopo una decina di minuti, dove la signora mi spiegava che si chiamava Holly, che suo marito era morto da cinque anni e che la sua unica figlia fu uccisa, arrivò suo nipote.
Appena vidi la chioma ribelle spuntare dal finestrino, ebbi un capogiro ed ebbi la conferma che ormai eravamo uniti.
Il mio cuore mi aveva avvertito, come se fosse strettamente collegato con quello di Jack.
"Nonna, sali"la sua voce, dopo giorni di silenzi, mi destabilizzò, mi sembrava persino di sentire il suo profumo aleggiare nell'aria.
"JACKSON STONE" sbraitò"Scendi e aiutami con la spesa"sembrava furiosa, mentre muoveva frenetica le mani rugose.
Prima che lui scendesse dall'auto, parlai ad Holly "Devo andarmene, davvero"feci un passo indietro, mentre il suo sguardo mi perforò, dividendomi in due.
Corsi via, da lui, di nuovo.
"Elizabeth" era un urlo disperato, che venne coperto da un tuono.

Correvo senza fermarmi, avevo troppa paura di tornare indietro,di pregarlo di amarmi, di urlargli che mi era mancato come l'aria, che lo amavo e che lo desideravo, con ogni fibra del mio essere.
Rallentai l'andatura solo quando fui abbastanza lontana dal mio sogno e dal mio incubo, un altro lampo illuminò il cielo.
Successivamente grosse gocce di pioggia scesero dalle nuvole, inzuppandomi i vestiti leggeri e allagandomi i pensieri.
Come al solito bastava una folata di vento e tutto ritornava, ritornava lui, la mancanza e i ricordi.
La maglia bianca che gli stava così bene, la risata sincera, la sua lingua sulla mia pelle, il calore del suo corpo, i suoi occhi e i suoi sospiri mentre facevamo l'amore.
Ritornava persino quello che provavo per lui, quel sentimento che cercavo di seppellire sotto cumoli di cenere, nella parte remota della mia testa e di quello stupido organo, chiamato cuore.
Dopo aver lasciato quella casa, avevo giurato di dimenticarlo, per il suo bene ed il mio, perché eravamo diversi e ci saremmo massacrati senza volerlo.

Avevo cominciato a  studiare giorno e notte, per non sentire l'estenuante solitudine che alleggiava nell'aria.
Accendevo la musica, perché avevo bisogno di caos, altrimenti sarei stata uccisa dalle mie stesse emozioni.
Ho persino pensato di andare a vivere con mia madre a Bradford, per allontanarmi da Londra, che tanto mi ricordava Jack.

Ed ora, dopo altri dieci giorni, lui tornava.
Come se sapesse che lo stavo dimenticando e quindi ritornava, portando con sé, tutte le cose belle.
Arrivai nel mio palazzo, quando ormai il cielo si era inscurito, salii velocemente le scale, mentre bagnavo tutto il marmo chiaro.
"Ciao Liz"alzai lo sguardo e lo trovai seduto per terra, vicino al portoncino di legno, sul tappeto verde ormai sbiadito.
Aveva gli occhi stanchi, le labbra dischiuse e i capelli leggermente bagnati.
"Vattene"gli ordinai, cercando di non guardarlo più del dovuto.
"Non voglio"sussurrò, alzandosi velocemente.
"Ti prego Jack, non possiamo fare sempre questo, voglio una vita normale, voglio la mia vecchia vita, quella tranquilla"presi le chiavi dalla borsa ed aprii la porta, decisa a lasciarlo fuori da casa mia e dalla mia vita.
Con un gesto rapido, mi spinse all'ingresso contro la parete dipinta di giallo pallido e mi baciò.
Cercai di rifiutarlo, spingendo le mani sul suo torace, come aveva fatto lui, ma mi batteva fortissimo il cuore, le gambe erano gelatina e le labbre si dischiusero da sole, mi ritrovai con le mani tra i suoi capelli, stringendolo con maggior forza.
"Scusami Liz"mormorò sulle mie labbra, mentre mi guardava negli occhi.
"Ti prego, se mi vuoi bene, vai via"feci un passo indietro.
"Non puoi chiedermi questo"mormorò.
" Jack, tu non vuoi essere salvato"urlai "Ho sbagliato quella sera, dovevo farmi i cazzi miei, ma tu.." e lo indicai "tu non capisci, non capisci quello che voglio"gestivolavo freneticamente.
" Invece ho capito"sorrise"Mi hai chiesto di capire cosa volessi davvero"prese una pausa "Voglio te, che andasse a fanculo quello che faccio, ti voglio Liz, anche se è sbagliato, ma ho scelto te"mi sorrise ancora, sorrise con le labbra e con gli occhi, come se ora fosse libero.
"Vuoi me?"chiesi stupita.
" Si e tu mi vuoi ancora?"mi prese le mani e le intrecciò con le sue.
"Jack è tutto un casino"abbassai lo sguardo.
"Mi vuoi?"chiese deciso.
"Ti amo"mormorai.
"Sarà difficile ed estenuante, ma ce la faremo, perché credo di amarti anch'io"alla fine del suo discorso mi rubò famelico il labbro inferiore, mordicchiandolo, per poi succhiare la mia lingua, avida di danzare con la sua.
Facemmo l'amore sul quel divano di stoffa marrone, vecchio e sfondato, ma sembrava comunque il posto più magico al mondo, perché eravamo noi.


Sorridevo inebedita, mentre guardavo un trancio di Londra dalla finestra, quella sul lavandino della cucina.
Jack era di nuovo con me, ed eravamo consapevoli di aver scelto una strada non facile, piena di ostacoli, ma insieme ce l'avremmo fatta.
Infondo ci amavamo!
"Quella pentola non è esce più pulita di così" sorrisi, quando appoggiò il mento sulla mia spalla scoperta.
"Stavo pensando a un bell'uomo"mi morsi il labbro.
"A me?"rise contro il mio collo.
"Ho detto bello, mica idiota"mi mollò un pizzicotto sul fianco.
"Questo idiota, ti ho fatto venire tre volte in meno di due ore"fece il sbruffone.
"Fingevo, non te ne eri accorto?"dissi seria.
"Stronza"sibiliò, per poi voltarmi bruscamente, la schiuma del lavello schizzò per terra.
"Dopo pulisci tu"lo ammonii, agitando un dito in aria.
"Fingevi?"alzò un sopracciglio.
Dio era bellissimo e chissà perché, voleva me.
"Si"annui convinta.
"Peccato che sappia distinguere un orgasmo non vero"rise.
"Te la potevi risparmiare"gli mollai un pugno sul braccio.
"Ora cosa ho fatto?"alzò gli occhi al cielo.
"Hai alluso alle puttanelle"ringhiai.
"Gelosa?"afferrò il mio mento tra le mani, avvicinandomi al suo viso.
"Si"mormorai, sorrise e mi baciò, con passione, facendomi sedere sul lavello bagnato "Mi sono bagnata"protestai.
"Lo so, faccio questo effetto"scoppiò a ridere, della sua stessa battuta a sfondo sessuale.
"Sei uno stupido"risi con lui "Che ne dici di farmi godere? Tanto per capire se fingo o meno"ammiccai, per poi arpionargli i fianchi con le gambe.
"Certamente" scese a baciarmi il collo, la scapola, la parte dietro l'orecchio, mentre con la mano stringeva il mio seno sinistro, ansimai e socchiusi gli occhi.
Sicuramente con Jackson Stone, non avrei mai finto un orgasmo.



"Devo andare a lavoro"comparve dalla nostra stanza.
"Non fai colazione?"domandai mentre preparavo il caffè.
"Certo"mi baciò velocemente "Mi era mancato fare l'amore con te e svegliarmi con te"prese un biscotto al cioccolato.
"Anche a me"sorrisi, mentre legavo i capelli in una crocchia disordinata.
"Tu cosa farai?"chiese.
"Ho un progetto all'università, con Ben"versai il caffè nella tazza.
"Ah"assottigliò lo sguardo.
"Tutto qui?"mi appoggiai al bordo del tavolo.
"Cosa dovrei dire?"bevve.
"Quello che stai pensando e non mentire"lo ammonii.
"Non voglio litigare, non dopo un giorno dal nostro avvicinamento"spiegò.
" Okay, lasciamo stare"mormorai, per poi accomodarmi su una sedia.
"Vorrei segregarti in casa e impedire che gli altri ti guardino, ma non posso"sospirò "Guai a lui, ti avverto"mi minacciò agitando un biscotto a mezz'aria.
"Che paura, sto tremando tutta"lo presi in giro.
"Merda sono le undici, devo scappare"si alzò, sistemandosi la giacca di pelle.
"Non spegnere il cellulare" lo punzecchiai.
"Per l'amor del cielo, basta con Sasha e le sue visite clandestine"mi baciò con passione e mi lasciai pervadere dalla solita sensazione di benessere.
"Potresti rimanere, ho una bella idea"lo afferrai per i lembi della maglia scura, avvicinandolo a me.
"Devo andare, ma stasera sei mia" mi morse il lobo e andò via.



Era bellissimo sorridere, mi sentivo leggera come una nuvola.
"Terra chiama Beth"il mio nuovo amico sventolò una mano davanti il mio viso.
"Scusami, mi sono distratta"mi morsi il labbro nervosa.
" Lo sei da stamane"puntualizzò.
" Ora mi concentro, promesso"portai la mano sul cuore.
"Fingo di crederci" sorrise.
"Tua mamma come sta?"domandai.
"Molto meglio" scrollò le spalle, la sera del nostro appuntamento la signora Jess, aveva avuto un incidente.
"Ne sono lieta"gli strinsi velocemente la mano.
"Allora, dove eravamo rimasti?"smorzò la tensione.
"Non dirlo a me, stavo persa in altri pensieri"ammisi, anche perché pensare a Jack mentre si fa la doccia, distraeva parecchio.
"Dalla bocca semiaperta, immagino che pensieri stavi facendo, che donna sconcia"rise.
"Ehi"gli lanciai la penna addosso"Sono una brava fanciulla".
" Credo che ci sia qualcuno per te"indicò un punto alle mie spalle.
"Ciao Liz"ed ecco avanzare il mio forse-fidanzato.
"Jack"sorrisi, mentre mi lasciai baciare.
"Mi sono liberato prima" si giustificò.
" Meno male" esclamai "Comunque lui è Ben un mio amico di corso".
" Piacere, sono Jack il ragazzo di Liz"porse la mano al ragazzo biondo.
"Piacere mio"mormorò l'altro.
"Avete finito il progetto?"prese posto al mio fianco, vederlo nel mio ambiente era strano ma piacevole.
Come se stessimo condividendo.
"Beth era leggermente distratta"mi lanciò l'ennesima occhiataccia.
"Ben sei petulante"gli feci la linguaccia.
"Guarda chi ha parlato"scimmiottando la mia voce.
"Quindi state a zero?"domandò Stone, mentre giocava con una ciocca dei miei capelli.
"Si"ammisi.
"Se volete, posso aiutarvi"propose.
"Grazie Jack, anche perché la tua ragazza sembra la bella addormentata nel bosco".
"Ci cacceranno dalla biblioteca se borbotti ancora"gli lanciai anche la matita.
"Liz fai la seria"mi rimproverò il mio fantomatico ragazzo.
"Ah bene, avete fatto alleanza maschile" inscenai un finto applauso.
"Ben spiegami cosa dovete fare"cominciarono a parlare tra di loro, escludendomi dalla conversazione.
Dopo due ore avevamo fatto tutte le ricerche, creato degli schemi e fatto il cartellone.
"Siamo stati bravi"sorrisi.
" Grazie anche a Jack"lo adulò.
"Figurati, è stato un piacere"mi baciò la tempia "Andiamo a casa?"propose.
"Sono le venti, meglio che vada "il biondo raccolse le sue cose "Beth ci vediamo ai corsi e Jack sei stato un grande".
"Anche tu"si salutarono con un batti cinque, come se fossero vecchi amici di infanzia.
"Ben non era da tenere lontano?"lo stuzzicai, mentre infilavo la giacca.
"Mi sembra un bravo ragazzo, anche se vuole scoparti"si portò alle labbra una sigaretta.
" Sei eccessivo"lo superai, dirigendomi alla Mercedes.
"Sei troppo buona, non le vedi queste cose"aprii l'auto.
"Tu credi che tutti vogliono qualcosa da me"gettai la borsa sui sedeli posteriori.
"Non qualcosa, quella cosa che hai tra le gambe"sorrise malizioso" Precisando che è mia"si trattenne dal ridere.
"Sei arcaico e maschilista" brontolai.
Mi fece l'occhiolino, mentre si muoveva veloce tra le strade di Londra.
Appoggiai la testa al finestrino, perdendomi tra le note di una canzone e le luci di quella città che mi aveva ospitato.
"Cosa pensi?!"chiese.
"A noi"mantenni lo sguardo fisso sul semaforo rosso.
"E il tuo cervello bacato cosa sta producendo?"lo sentii ridacchiare.
"Che ti amo"sospirai "L'amore fa paura, mi fa tramare le gambe"spiegai in un sussuro.
"T-ti amo anch'io"rispose tremulo, come se anche lui avesse paura"L'amore ci salverà, entrambi"disse più sicuro.
"Jack"lo chiamai.
"Ehm"mormorò, mentre cambiava marcia.
"Tu mi hai già salvata" mi girai per guardarlo meglio e i suoi occhi saettarono nei miei.
"Spero di non deluderti"scosse la testa.
"Non lo farai, ce la faremo te lo giuro"gli presi la mano all'istante.
"Ce la faremo"ripeté" insieme" aggiunse, per poi baciarmi i polpastrelli.

Dicono che l'amore sia quel sentimento che muove il sole, la luna e le altre stelle, tanto per citare Dante.
Dicono che l'amore ti sfonda la porta di casa e ti porta da chi vuole.
Dicono che l'amore non ha tempo, non ha spazio e non ha gravità.
Dicono che l'amore arrivi quando meno te lo aspetti.
Dicono che l'amore non si sceglie, che non ha un tempo per nascere, crescere o finire.
Dicono tante cose, davvero molte.
Io ne dico solo una, che per me l'amore sono un paio di occhi ghiaccio, che per me l'amore è Jack, lui soltanto.





Mea culpa!
Non scrivo da un sacco, mannaggia l'università, tra corsi e l'esame che ho dovuto dare, non ho avuto tempo nemmeno per guardarmi allo specchio.
A voi tutto bene?
Vi sono mancata?
Mi amate ancora?
Sono una melodrammatica, ormai Liz mi sta infettando.
Ecco finalmente il nuovo capitolo, che vi sembra? Mi sembra abbastanza decente, poi lascio giudicare voi lettrici.
Giuro di avervi pensato molto in questo periodo e giuro che mi mancava scrivere, come quando manca l'aria.
Lo scorso capitolo solo 6 recensioni, nonostante sia stato letto da circa 600 persone , WTF?!?!?!
Dai popolo di EFP, ho bisogno del vostro sostegnooooooo!!!*-*
Per questo lasciatemi la vostra recensione, vi aspetto babies!
Spero che non vi abbia deluso e che l'attesa non sia stata penosa e sia stata in qualche modo ripagata.
Come al solito scusate gli eventuali errori ,,sono una tipa notturna, infatti il lettino mi aspetta.
Vi mando un bacio e vi ringrazio col cuore, per esserci sempre.
Prometto di aggiornare presto, se fate le brave.
Alla prossima :*
Carm xoxo 


 

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Capitolo 13
*** Fragole, vino e promesse ***


"Freud è stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali branche della psicologia e..."stavo ripetendo ad alta voce quello che avevo studiato ad un Jack mezzo addormentato sul divano.
Si era proposto di sua spontanea volontà, volendosi calare nei panni di un integerrimo professore e invece ora, russava.
Tipico di Stone.
"Jack, mi stai ascoltando?"alzai il tono e incrociai le braccia sotto il seno.
"Cosa è successo?"gridò e si alzò di scatto, facendo cadere il libro per terra.
"Tu si che sei una persona che ascolta"alzai un sopracciglio scettica.
"Liz sei preparata, è normale che mi sono appisolato e poi questo Frot è noioso"sentenziò.
"Freud non Frot"lo ribeccai, come una maestrina.
"È lo stesso"sbuffò, mentre si sistemava i capelli con le mani e si lasciava cadere sul divano di stoffa marrone.
"Sembri un cucciolo appena sveglio, tutto arruffato"lo presi in giro.
"Non sono un cucciolo"fece una smorfia.
"Invece si, sei un cucciolotto"cominciai a ripetere con voce da bambina, mentre facevo gli occhi dolci.
"Ah si?"sorrise malizioso"Guarda cosa sta per fare il cucciolo" si alzò velocemente e cercò di agguantarmi.
Per fortuna avevo i riflessi rapidi e infatti scappai, iniziammo a inseguirci per tutta casa, facemmo cadere il porta ombrelli e anche un vaso blu, che andò a frantumarsi sul pavimento.
"Arrenditi Liz, sei una fiacca"mi punzecchiò, mentre giravo intorno al tavolo e lo guardavo minacciosa.
"Non credo tesoro, ancora non mi hai preso"lanciai un urlo quando mi afferrò per il braccio, buttandomi a terra.
"Game over, ho vinto"cominciò ad intonare un coro da stadio, continuando a schiacciarmi con il suo peso.
"Sto soffocando"protestai, agitando le braccia.
"Piccola e innocente Elisabeth"mi diede un buffetto sul naso "Ora sei in trappola e posso fare di te, quello che voglio"si inumidí le labbra.
"E se mi oppongo?"trattenni una risata, era impossibile che mi opponessi alle dolci torture di Jackson.
"Non lo faresti, conosco i tuoi punti deboli"soffiò sul mio viso, per poi baciarmi con dedizione.
Strinsi i suoi capelli tra le mani, tirandoli leggermente, mi sentivo sempre persa tra le sue mani.
Come un marinaio nel pieno di una tempesta.
Come un turista in una nuova città.
Come chi vaga nel buio.
"So per certo che se ti bacio dietro l'orecchio ti viene la pelle d'oca"posò un lieve bacio sulla pelle scoperta,dietro al mio orecchio sinistro e mi vennero i brividi.
"Oppure se ti accarezzo il ventre, tendi le gambe"e così feci.
"Anche se sfioro con le labbra il tuo seno, emetti un leggero borbottio privo di senso"sorrise, quando verificò che aveva ragione "Sei un libro aperto per me, conosco il tuo corpo a memoria" spostò delicatamente una ciocca di capelli dal mio viso.
"E ti piace quello che leggi?"arrossii per la domanda stupida che avevo fatto.
"Non sarei qui con te in questo momento, se non mi piacesse" mi baciò la fronte "Sei la storia più bella che abbia mai letto, la trama più entusiasmante, non so mai cosa aspettarmi da te e mi piace da morire scoprirti giorno per giorno"mi fece l' occhiolino.
"Wow, sei bravo con le parole"sorrisi imbarazzata.
"Sono bravo in tutto" ammiccò.
"Non mi lamento"scrollai le spalle divertita.
"Che stronza"sorrise e ritornò a baciarmi, lentamente, totalmente e con amore"Ora devo andare, torno quanto prima".
"Sarò qui ad aspettarti"sorrisi.


Aveva smesso di piovere ed ora c'era l'afa, che rendeva le case claustrofobiche e la pelle sudaticcia.
Cominciai a spalancare le finestre, sperando che uno spiraglio di vento ponesse fine alla mia pena.
Tolsi la tuta e infilai un leggero vestito bianco a fiori , comprato con Kate in un giorno di shopping compulsivo.
La mia amica era in giro per l'Europa, intortando i genitori con la scusa della cultura, peccato che fosse una grande cazzata.
Quando parlavamo su Skype mi raccontava le sue follie tra alcool e sesso, di quanto fosse bella l'Olanda, la Francia e la Sardegna, soprattutto gli abitanti di sesso maschile.
Aprii il frigorifero e presi una bottiglia di vino ghiacciato e le fragole, sicuramente geneticamente modificate, visto che non era la loro stagione.
Ma il fruttivendolo mi aveva convinto con il suo orticello nel retro della sua misera casetta e così le ho comprate, alcune volte mi faccio intenerire.
Stappai la bottiglia e ne traccanai un lungo sorso senza usare il bicchiere.
Mia nonna sarebbe sbiancata davanti al mio gesto poco signorile, sorrisi al suo ricordo, era molto simile a mia madre.
Addentai una succosa fragola e un po' di succo scese lungo il collo, che prontamente asciugai con le mani.
Sentii la serratura scattare, il mio Jack era già tornato, sospirai sollevata.
Decisi di stuzzicarlo un pochino, così mi sedetti velocemente sul piano della cucina e accavallai le gambe, in stile Sharon Stone, mentre sorseggiavo altro vino bianco.
"Sono tornato"urlò dall'ingresso, mentre sentivo i passi dirigersi in cucina da me.
"Sono qui"mormorai e lui mi vide, notai le sue pupille dilatarsi e il sorriso malizioso spuntare sul suo viso.
"Cosa stai facendo?"chiese in un sussurro, mentre osservava le mie labbra che mordevano l'ennesima fragola rossa.
Ammetto che mi stavo impegnando ad essere un minimo sensuale.
"Ne vuoi?"gli porsi la ciotolina.
"Dammela tu"separò le mie ginocchia, per poi intrufolarsi tra le mie gambe, dove accennò ad un lieve movimento di bacino.
"Che cattivone"mi morsi il labbro inferiore e lasciai che mordesse il frutto che reggevo tra il pollice e l'indice.
"Ho anche sete"strofinò il naso sul mio collo scoperto.
Presi la bottiglia e l'avvicinai alle sue labbra piene ed invitanti, sorseggiò una modesta quantità di liquido e poi feci anch'io lo stesso.
Ma colò tutto e Jack cominciò a leccare le goccioline di vino, dal mio seno e dalla bocca, la sua lingua era calda sulla mia pelle sensibile.
Boccheggiai e socchiusi gli occhi, mentre faceva scivolare via il mio vestito e mi stringeva al suo petto.
"Sei bellissima"sussurrò al mio orecchio, facendomi venire la pelle d'oca, sentii le sue mani abili, toccarmi lentamente.
"Mi sei mancato"confessai, per poi sgranare gli occhi quando con un gesto secco mi fece sua.
"Ti ho pensato tutto il tempo"mi fece sdraiare sul piano di marmo "Non faccio altro che pensare a te"confessò.
Cominciando a muoversi dentro di me, più frenetico e impaziente, mi ritrovai ad ansimare, mentre gli lasciavo baci umidi sulla scapola.
"Ancora"mormorai, ridacchiò contro il mio seno, continuando con i suoi affondi.
Reclinai la testa all'indietro, mentre sentivo un leggero formicolio partire dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli.
"Jac-ck"balbettai, mentre gli mordevo la mascella e la bolla scoppiò, trascinandomi nel baratro dell'orgasmo.
"Ti amo"mormorò teneramente, era talmente vero ed inaspettato che mi salirono le lacrime agli occhi.
"Anch'io Jack"presi la collanina tra le mani, baciandolo con foga e invogliandolo a prendersi tutto di me.
Poteva anche chiedermi un rene, non mi sarei opposta.
"Dio mio"disse quasi in un ringhio, mentre con un'ultima spinta si accasciava su di me.
"Wow"sorrisi rilassata, i vantaggi di un orgasmo.
"Amo la cucina, le fragole e il vino"scoppiamo a ridere.
"Sono d'accordo"con un saltello scesi dalla penisola"Vado a farmi una doccia".
"Vengo con te"disse velocemente.
"Jackson dammi tregua" alzai gli occhi al cielo.
"No"sorrise e mi mollò una sonora sculacciata"Ho ancora voglia di te"mi prese in braccio, facendo incontrare di nuovo i nostri corpi, nudi e caldi.



Erano le dieci di sera, eravamo sdraiati sul divano, mentre in TV trasmettevano il nuovo episodio di C.S.I, ragion per cui non volava una mosca.
Aveva una passione maniacale per quel telefilm e guardarlo con gli occhi fissi allo schermo, il viso leggermente illuminato dalla lampada e con una pizza tra le mani, era quello che di più vero potessi desiderare.
Quando spesso non tornava a casa, perché era troppo occupato con il "lavoro", mi ripetevo mentalmente che sarebbe andato tutto bene e che nonostante tutto, aveva scelto me.
Nonostante la differenza dei nostri mondi, della nostra realtà.
Nonostante preferissi le tute alle gonne oppure leggere piuttosto che uscire.
Nonostante le mie crisi di gelosia, le mie unghie mangiucchiate, la mia poca vita sociale.
Nonostante la matita perennemente sciolta, i capelli gonfi e gli occhi stanchi.
Nonostante le mie lune storte e le imprecazioni da camionista.
Nonostante lui fosse un assassino, ladro, giocatore d'azzardo, nonostante io fossi tranquilla, sola e studiosa.
Nonostante tutto, lui era con me, aveva scelto me ed io di conseguenza avevo scelto noi.
"Mi stai fissando" la sua voce, mi strappò dai miei pensieri.
"Mi piace guardarti, sei bello"sorrisi.
"Grazie"sembrava imbarazzato"Sei bella anche tu"prese i miei piedi e li portò sulle sue gambe.
"Allora Jack hai capito chi è l'assassino?" domandai curiosa, anche perché indovinava sempre.
"Certo"schioccò la lingua"Essendo anch'io del mestiere, ho subito capito"ridacchiò.
"Ah giusto, tra assassini v'intendete"lo presi in giro.
"Mi sono sempre chiesto una cosa"cominciò a giocare con il bordo del mio pigiama blu con le pecorelle.
"Dimmi boss"gli diedi una gomitata.
"Perché non hai paura? Cioè hai visto cosa faccio"il suo tono era serio.
"Perché la paura è stata sostituita da altro"abbassai lo sguardo, giocando con il braccialetto di perle, regalo di mia nonna.
"Ancora penso che dovrei lasciarti stare, dovrei lasciarti libera e invece sono un egoista"sussurrò appena l'ultima parola.
"Ehi Jack"mi avvicinai a lui, prendendo il suo bel viso tra le mani "SEI QUELLO CHE VOGLIO"lo guardai intensamente "Non m'importa cosa fai, ormai ci sono dentro fino alla punta dei capelli".
"Se non cambiassi mai, se rimanessi questo?"disse.
"Non m'importa"replicai.
"Oggi ho rubato in una villa"aggiunse.
"Non m'importa"ripetei.
"Ho ucciso mio padre e mi è piaciuto ucciderlo"aveva le mani che tremavano.
"Non m'importa"la mia solita risposta.
"Domani devo uccidere una donna"strinse la mascella.
"Non m'importa e sono egoista anch'io, perché che tu uccida tutta quella gente è irrilevante, se resti in vita tu"avevo gli occhi lucidi.
"Ti giuro che la smetterò, dammi tempo e andremo via da questa merda, scapperemo lontano e ci costruiremo una vita nuova"mi baciò dolcemente.
"Allora mi porti con te?"tirai su col naso.
"Da quando ti ho vista è entrata la luce nel mio cuore, sei la mia speranza".
Dopo tanta tempesta sarebbe arrivata anche la nostra quiete, me lo sentivo.

Appoggiai la testa sul suo petto e per smorzare la tensione alzai il volume della televisione.
"Allora mi dici chi è il colpevole?"
"È la moglie"gonfiò il petto soddisfatto, quando il poliziotto diede il suo stesso responso.
"Sei bravo"gli feci l'occhiolino, mentre rimurginavo sul mangiarmi o meno, l'ultimo pezzo di pizza al formaggio, ma l'idiota fu più rapido.
"Jack"urlai "Era l'ultimo e lo volevo io"sbuffai, era tornato il solito clima scherzoso.
"Peccato, ora è mio"mangiò a bocca aperta.
"Fai schifo, bleah"feci una smorfia disgustata.
"Tanto lo so che mi ami"mi bacio i capelli.
"Ah-ah-ah"feci una finta risata "Sei troppo sicuro, tesoro"mi alzai, cominciando a pulire.
"Ah-ah-ah"mi scimmiottò, mentre si accendeva una sigaretta.
"Allora Jackson, le tue sole mansioni in questa casa, sono dormire, mangiare e fumare" lo guardai truce, mentre allungava i piedi sul tavolino basso.
"E far godere la proprietaria di casa"aggiunse, mentre buttava la cenere in un bicchiere sporco.
"Almeno quello"gli gettai il cuscino in faccia.
"Tigre fai la brava"sorrise e si illuminò l'intero cosmo, ancora mi faceva quell'effetto.
Sembravo un adolescente in piena tempesta ormonale, il cuore batteva frenetico e le gambe erano burro al sole.
Perché quando era con me, non esisteva il suo lato oscuro, esisteva solo un giovane uomo, pieno di vita e che per qualche assurda ragione, mi amava.
Ed era un pazzo e insensato amore, ma era pur sempre un sentimento bellissimo.
"Sono fin troppo clemente con te, leone"lo baciai velocemente, per poi dirigermi in cucina.

Cominciai a lavare i piatti sporchi, canticchiando una canzone degli Abba e accennando a qualche passo di danza.
"Potresti ballare al Claire De Lune, ho già avuto modo di notare le tue acrobazie vicino al palo"scoppiò a ridere.
"Divertente Stone, davvero divertente"gli lanciai un occhiataccia.
"Tu lavi ed io asciugo, almeno non ti lamenti"mi tirò la coda, per farmi reclinare la testa all'indietro e baciarmi.
"Quando smette completamente di fare freddo, mi porti al mare?"domandai, mentre gli passavo un bicchiere.
"Spiaggia isolata"borbottò.
"E perché?" alzai un sopracciglio.
"Non voglio che ti vedano in bikini"sbuffò come un cavallo.
"Sei arcaico"protestai, anche se ne ero lusingata.
"Si lo sono, donna, ma io essere uomo molto molto geloso"sorrise, mettendo la lingua tra i denti.
"Zitto e lavora"gli passai le posate.
"Tra qualche giorno parto"disse all'improvviso e scese un silenzio tombale.
"Scusa?"mi mancava la voce.
"Christopher mi ha chiesto di andare a Las Vegas, per l'apertura di un suo casinò" spiegò.
"Quando avevi intenzione di dirmelo?"ed ecco che mi stavo incazzando.
"Non volevo litigare"alzò il tono.
"Ah bravo, quindi per non litigare saresti partito senza dirmi un cazzo o magari avresti lasciato un biglietto" presi una pausa "Ormai faccio la collezione delle tue patetiche scuse di abbandono"buttai un piatto a terra e la ceramica bianca si ruppè in mille pezzi.
"Era una delle tante idee quella della lettera"disse serio e non ci vidi più.
"Sei uno stronzo Jack, un uomo non cresciuto, un bambino e sei stronzo al quadrato"gli diedi le spalle e andai in camera.
Mi gettai sul letto sfatto, che profumava ancora di sesso e di noi.
"Apri questa porta"bussò o meglio stava per sfondare la porta, a causa dei colpi ben assestati.
" Fottiti"urlai, per poi stringere il cuscino.
"Speravo che mi fottessi tu"era furioso e sboccato.
"Te lo sogni, idiota"mi sentivo stupida, mi sentivo monotona, mi sentivo una ragazzina.
Ancora silenzio, di quei silenzi ingombranti che pesano come macigni.
"Vieni con me"mormorò, era appena un sussurro, ma l'avevo sentito.
Subito mi avvicinai alla porta e l'aprii sorridente.
"Cosa hai detto?"ormai saltellavo sul posto.
"Se vuoi, puoi venire con me, non credo sia un problema" scrollò le spalle e cominciò a fissare l'asse di legno.
"Oddio mio, in America, sono felice"lo abbracciai "Ti amo, ti amo, ti amo"ero euforica.
"Ti amo anch'io"mi baciò la tempia "Però devi promettermi una cosa"aggiunse.
"Ehm, dimmi"mi morsi il labbro.
"Qualsiasi cosa succeda, tu ne resterai fuori e farai come ti dico io"era serio, il tono che non ammetteva repliche.
"Ma se ti succede qualcosa, non posso starmene ferma, non ce la faccio"cominciai ad agitarmi e finii col gesticolare.
"Elisabeth Tresir, non farai nulla e scapperai via, intesi?"prese il mento tra le dita e fece incatenare il nostro sguardo.
"Ma..."scossi la testa.
"Niente ma, me lo prometti?"domandò ancora.
"Te lo promet-to"balbettai.
"Ora andiamo a dormire"mi prese in braccio e chiuse la porta.


Quella notte fu tormentata, avevo fatto una promessa che sicuramente non sarei riuscita a portare a termine.
Non quando si trattava di lui, non se c'era la sua vita in ballo.
Quella notte fu tormentata da incubi, dove vedevo una pozza di sangue in una strada buia e poi il nulla.
Quella notte fu tormentata dalla trasposizione della realtà, solo che all'epoca non potevo saperlo.



Finalmente Liz aveva smesso di agitarsi, per ore non aveva fatto altro che pronunciare il mio nome e sudare freddo.
Molto probabilmente era un incubo e non era il primo, capitava sempre più spesso e conoscevo anche il perché: la paura.
La paura di perdermi.
La paura di non essere abbastanza.
La paura di rimanere sola.
La paura di non essere amata.
La paura di non vedermi spuntare dalla porta.
Vedevo la paura nei suoi occhi quando urlavo troppo forte, quando mi chiudevo incazzato in una stanza, quando non la guardavo.
Sembrava tanto forte dall'esterno, lei che stava per essere violentata ed è andata avanti con forza ed dignità. 
Lei che aveva mandato a puttane i proprio ideali, in vista del suo amore per uno come me.
I suoi grandi occhi azzurri sono la mia finestra sul mondo, mi basta guardarla per sentirmi protetto, per capire cosa sta pensando, per vedere un futuro insieme.Sarà lei a salvarmi, anche se in parte mi ha già salvato.
Mi ha ridato quell'umanità che pensavo di aver sotterrato insieme ai morti, insieme ai cumoli di ossa, di cenere e di urla.
Mi ha ridato la speranza, la speranza di essere migliore, semplicemente di essere normale.
Quando sto con lei non esiste il passato, quello che ero o quello che sono, è come se fossi sospeso nell'unico periodo felice della mia vita, come se potessi essere quello che non sono mai stato.
Giovane, spensierato e amato.
Come mi è mancato andare a calcetto o ridere senza motivo davanti alla televisione e invece dovevo starmene a casa, per evitare che mio padre ammazzasse di botte mia madre.
Eppure, una sola sera di libertà, l'ho pagata per tutta la vita.
È morta e non sono nemmeno riuscita a salvarla, mi sono solo dannato.
Come mi è mancato essere amato per quello che ero, per i miei voti a scuola, per la mia buona condotta, perché ero suo figlio, sangue del suo sangue.
Invece mai una carezza, una parolina dolce o un complimenti, solo cinghiate sulla schiena e bastonate sulle mani.
Ho continuato ad amarlo anche quando lo odiavo, era pur sempre mio padre, quel gran figlio di puttana.
Poi tutto ha smesso di avere importanza e ho pensato al futuro.
Ed ero convinto di non avere la possibilità di un futuro.
Ora invece, penso costantemente a Liz.
Ai suo occhi, ai capelli chiari che scendono in morbide onde, alla bocca carnosa, al sorriso sincero, alle guance arrossate, al respinto affannato, al modo in muove le mani o si morde il labbro, al modo con cui gioca con la mia collana, con le mie parole e con i suoi sogni.
Penso alla sua schiena punteggiata di nei, che mi diverto a tracciare, ai seni sodi e pieni, al collo affusolato, alle mani fredde, al cuore caldo, al corpo morbido, alle gambe lunghe e al ventre piatto, a me e a lei, a noi due e all'amore.
Ognuno di noi ha un angelo custode, io ho Elisabeth e non potevo chiedere di meglio.

Scuoto la testa, mandando via i pensieri e i ricordi. 
Ritorno nella stanza buia di casa Tresir, dove Liz dorme serena con una mano che stringe le lenzuola bianche, le lascio un timido bacio sulle labbra dischiuse.
È completamente pazza e mi fa fare pazzie.
Una delle tante è quella di portarla con me a Las Vegas, per l'ennesima volta la porto nel mio mondo, sperando che mantenga la sua promessa.
L'amore fa fare cazzate, questo è risaputo.
Ed Elisabeth Tresir è per me l'amore.
Nulla mi è più caro della sua vita.
Nulla mi è più caro dell'unica donna che abbia mai amato.




Perdono, perdono, chiedo clemenza!
Sono in ritardo di circa quindici giorni, ma l'importante è aver pubblicato il nuovo capitolo.
Anticipo che dai prossimi ci saranno i soliti guai e anche qualcosa di forte, che per l'ennesima volta darà uno scossone a questa giovane coppia!
Praticamente per Liz e Jack non ci sarà pace, non anticipo nulla!!!!!!
Quindi questo è un capitolo di transizione, giusto per dare una visione di quiete e di vita quotidiana:)
Anche perché credo che in una coppia la cosa vera e bella sia proprio il vivere insieme ogni giorno, con le litigate, i capricci, le paure, l'ansia, con il fare l'amore e con il concedersi di fare sesso.
In un modo o nell'altro cerco di renderli reali, cerco di renderli vivi.
Reale è la passione che li travolge, la paura che li sconvolge e la forza di andare comunque avanti.
Okay, stasera ho lo zucchero nelle vene, sarà colpa della tequila! XD

Lo scorso capitolo solo 5 recensioni?!?!??!
Sono andata in crisi, mi sono chiesta e ancora mi chiedo se sto sbagliando qualcosa, aiutatemi a capire!
Spero di riprendervi per la gola e farvi appassionare maggiormente a questa storia che m sta luann a salut! (Traduzione: mi sta togliendo la salute).
Grazie a chi resiste ancora, a chi mi segue ancora e chi mi "ama" ancora o meglio ama i personaggi di questa storia!
Sono qui, su questo gruppo per me stessa, ma anche per voi!:)
Spero che mi lasciate i vostri pareri, che siano elogi o critiche, sono qui anche x quello!:P
Vi mando un bacione e un abbraccio col cuore, vi adoro tutte/i.
Alla prossima, dipende da voi per il tempo, se fate le brave sarò più veloce possibile! XD
Carm xoxo

P.s: solite scuse x eventuali errori!:)




 

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Capitolo 14
*** Las Vegas ***


Trattenni un gridolino di emozione alla vista dell'aeroporto, sarei andata in America, avrei realizzato un sogno.
Cominciai a saltellare come una bambina, mi sembrava di essere al parco gioco e di avere la possibilità di provare tutte le giostre.
"Amore, calmati"sussurrò Jack, mentre si toglieva gli occhiali da sole.
"Ti rendi conto andiamo a Las Vegas, sono felice"sorrisi e lo abbracciai, facendo cadere le due valigie che stava trascinando.
La mia era un tantino enorme, ma infondo ero una donna e tutto mi sembrava indispensabile.
"Sei adorabile" mi baciò la punta del naso.
"Muoviti, non voglio perdere il volo"lo afferrai per il giaccone, mentre lo strattonavo per farmi seguire.
Scoppiò a ridere, mentre mi prese per mano, accarezzando con il pollice la mia pelle chiara.
"Buongiorno, potete mostrarmi i passaporto?" chiese gentilmente una signorina, che in verità stava ammiccando al MIO ragazzo.
Estrassi il mio, battendolo con un po' troppa forza sul bancone, infatti mi beccai un'occhiataccia.
"Bene, potete andare"sorrise sempre e solo a Jack, che la ringraziò chiamandola per nome, dopo aver letto la targhetta appuntata alla camicetta bianca, di conseguenza Jenny-la-civetta, ridacchiò come una scolaretta.
"Addio"quasi ringhiai il mio saluto, marciando a passo di soldato verso l'uscita.
"Liz"mi sentii chiamare, ma non risposi "Elisabeth Jane Tresir"la voce era più rude.
"Jackson Harold Stone, cosa vuoi?"mi fermai di colpo.
"Hai intenzione di aspettarmi?" alzò un sopracciglio"Inoltre dobbiamo andare dall'altra parte"trattenne una risata.
"Grazie dell'informazione"feci dietro-fronte.
"Non ci credo"esclamò all'improvviso.
"Ancora a blaterare?"incrociai le braccia sotto al seno.
"Sei gelosa marcia"si inumidí le labbra.
"Chi? Cosa? Perché?" scattai come una molla.
"Ho detto che sei gelosa del sottoscritto"si aprii in un enorme sorriso.
"Tzè, figurati"scrollai le spalle indifferente.
"Allora non ti darà di certo fastidio, se affermo che Jenny è davvero molto, molto carina"mi sussurrò all'orecchio.
"Per niente" deglutii rumorosamente.
"Nemmeno se dico che ha delle belle gambe e una bella bocca"si morse il labbro inferiore.
"Sei un villano, adulatore e mascalzone"lo ribeccai, furiosa come un toro a cui si sventolava davanti al naso, una bandiera rossa.
"Dimmi che mi ami"mi bloccò il cammino, parandosi davanti.
"Dimmi che quella Jenny non è così carina"piantai i miei occhi nei suoi.
"Nulla è confrontabile alla mia fidanzata gelosa e rompiscatole"mi baciò sulla bocca, con passione e prepotenza, mi rilassai tra le sue braccia muscolose e possenti.
"Ti amo Jack e sono gelosa"ammisi "Ora basta distrazioni, l'aereo ci aspetta".


"E se moriamo?"cominciai ad agitarmi sul sedile.
"Liz è la milionesima volta che te lo dico, stai tranquilla"prese un giornale da leggere.
"E se incontriamo una perturbazione, finisce il carburante e precipitiamo?"domandai, mentre mi mangiavo un'unghia smaltata di nero.
"Respira a fondo"disse sereno.
"E se ci sono dei terroristi? Quel signore con la barba ha un'aria sospetta"chiesi ancora in preda all'ansia, non mi ero mai mossa da Londra e dintorni.
"La smetti?"guardò la mia faccia impaurita e mi diede un bacio a fior di labbra"Va meglio ora?"sorrise.
"Non abbastanza, potresti provare ancora"chiusi gli occhi, in attesa di altri baci, che arrivarono poco dopo.
"Te ne stai approfittando"singhiazzò.
"Mi sento calma adesso, grazie"gli feci l'occhiolino, mentre ascoltavo le istruzioni dell'hostess.
Quando sentii l'aereo prendere quota, strinsi forte la mano di Jack, piantandogli le unghie sul dorso. 


"Amore"sentii un buon profumo aleggiare nell'aria "Mia dolce Liz"piccoli baci su tutto il viso.
Aprii di scatto gli occhi, per trovarmi quelli azzurro ghiaccio di Jack, che mi fissava divertito.
"Ehi"borbottai, mentre lo accarezzavo distrattamente.
"Ti sei addormentata per tutto il viaggio ed ora siamo arrivati"disse pacato.
"Oddio mio, non ci credo, sono in America"urlai e tutti i passeggeri si voltarono nella nostra direzione, arrossii all'istante.
Ormai ero abituata alle mie enormi figure di merda.


"DIMMI CHE NON E' UN CAZZO DI SOGNO"ero rimasta a bocca aperta, Las Vegas era un trionfo di luci e colori, avevo la faccia incollata al finestrino del taxi giallo, che ci stava portando al nostro hotel.
"Nessun sogno, solo realtà" strinse il mio ginocchio.
"Dammi un pizzicotto, non troppo forte"aggiunsi, ma come avevo sospettato, mi tolse mezzo fianco.
"Ora ci credi?"sorrise e non sapevo se fossero più brillanti quelle luci o il sorriso dell'uomo che amavo.
"Sei meraviglioso"mi ritrovai a dire.
"Lo sono grazie a te"mi baciò lievemente, proprio nell'istante in cui il tassista ci avvisò di essere giunti a destinazione.
L'albergo era pazzesco, tutto di vetro ed era massiccio e trionfante.
Aprii la bocca per esprimere il mio entusiasmo quando Jack mi anticipò, prendendomi per il culo "Si Liz è tutto stupendo e non stai sognando"disse monocorde, nascondendo una risata.
"Simpaticissimo" gli feci la linguaccia, mentre seguivo il fattorino con le nostre valigie.
Inutile dire che l'hotel era di Christopher, quindi era sfarzoso e creato con i soldi della malavita, un po' mi fece ribrezzo.
Cercavo sempre di non soffermarmi troppo a pensare, altrimenti da persona con un minimo di sale in zucca, sarei dovuta scappare a gambe levate.
Invece ero irrimediabilmente legata a Jack, indipendentemente da tutto il resto.
"Una suite per noi"esclamò alle mie spalle.
"Evvai"dissi con finto entusiasmo, mi era passata l'allegria.
"Tutto okay?"chiese, mentre inseriva la scheda magnetica.
"Certo"piegai la testa di lato, cosa che facevo quando stavo mentendo.
"Bugiarda"infatti mi aveva scoperto, che palle essere così facile da capire.
"Lasciami entrare, voglio vedere la stanza"gli diedi uno scherzoso spintone per farmi spazio.
Come immaginavo era una piccola reggia, letto a baldacchino, tappeti persiani, divani in velluto e un enorme vetrata che mostrava il nuovo casinò.
" Ti piace?"mi abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.
"È tutto strambo e maestoso"borbottai.
"Siamo a Las Vegas, tutto è folle"rise.
"Quando devi lavorare?"feci una leggera smorfia.
"Domani sera, stasera siamo liberi"cominciò a giocare con una mia ciocca di capelli.
"Devi andare solo tu all'inaugurazione?"domandai.
"Sarebbe opportuno, almeno non dovrei badare a te e agli uomini che sbaveranno ai tuoi piedi".
"Che scemo"risi.
"Vuoi venire?"chiese solenne.
"Se tu vuoi, cioè sarò mogia mogia senza fare danni"alzai i pollici all'insú.
"Guarda, conoscendoti combinerai sicuramente qualche pasticcio"mi diede un leggero schiaffo sulla fronte.
"Ti ho mai fatto preoccupare?"alzai un sopracciglio, mentre sorridevo, consapevole di essere davvero una combina guai.
"Anche quando ti ho al mio fianco sono preoccupato, sono sempre ansioso quando si tratta del mio mondo e di te, figuriamoci se dovete interagire"sbuffò.
"Okay, recepito"mi mordicchiai il labbro"Resto qui e ti aspetto".
" Liz hai fatto una promessa e mi fido, quindi sarai la mia fidanzata bellissima, sensuale e mi accompagnerai"mi baciò"Cercherò di non lasciarti mai sola, Dio non voglia che incontri qualcuno più bello di me"mi morse il labbro.
"Stai vaneggiando"scossi la testa, anche perché il pensiero era talmente assurdo.
"Perché?" chiese in un sussurro, mentre cominciò a sbottonare la mia camicia di raso.
"Ti amo, questo supera ogni cosa e poi sei l'uomo più bello che abbia mai visto"cominciai a sollevare la sua polo nera.
Ansimò al contatto con le mie dita fredde "Oh Liz"sembrava una preghiera.
"Si?"sbottonai i suoi jeans scuri.
"Ti amo"sussurò"Mi sono innamorato di te"sorrise.
E furono baci, baci e ancora baci.




Sembrava di avere il sole nella stanza, la vetrata era talmente immensa da scorgere un intero pezzo di cielo limpido.
"Principessa, finalmente sei sveglia"mi voltai verso Jack, che mi guardava sorridente.
"Questo letto è talmente comodo"mi sgranchii le gambe.
"Allora il bacio del buongiorno?" mise il broncio.
"Altrimenti?"sistemai il cuscino, per riuscire a guardarlo bene.
"Ricorda che sono un assassino"sibilò.
"Ricorda che mi ami più della tua vita"peccai di presunzione.
"E lo sei, ho solo te"mi accarezzò con dolcezza" Mentre io vado a sistemare alcune cose per stasera, tu che fai?"domandò.
"Shopping, ho bisogno di un abito elegante"sorrisi raggiante.
"Ti raccomando niente di troppo corto, scollato o che possieda spacchi vertiginosi"mi diede un pizzicotto.
"Tranquillo, ti farò fare bella figura"battei  le mani emozionata, sarei stata presentata come la sua fidanzata ufficiale. Wow.
"Non entrare in paranoia, sei bella sempre" si alzò "La colazione è sul tavolo, vado a lavarmi che sono in ritardo"sparii dalla mia vista, entrando nella porta adiacente.
Mi alzai con un passo di danza, mi sentivo completamente rilassata, fare l'amore faceva decisamente bene alla salute.
Mangiai un cornetto alla crema, due fette biscottate con la marmellata e bevvi una spremuta d'arancia, ero sazia.
"Sono pronto"esclamò alle mie spalle.
"Ci vediamo dopo?"chiesi.
"Credo direttamente stasera, devo fare una cosa...ehm...importante" tentennò.
" Importante o pericolosa?"cominciai a tamburellare le dita sul tavolino di noce massello.
" La seconda" abbozzò un sorriso"Devo scappare ora, stai attenta"mi minacciò.
"Devi stare più attento tu, ti raccomando Jack" lo supplicai.
"Fidati di me"mi baciò a lungo e poi andò via.



Di certo il rosso era troppo audace, il bianco da sposa, il verde da albero, il giallo da canarino, il nero sfinava ma non mi piaceva il modello.
Stavo girando da più di due ore con una mappa tra mani per non perdermi ed ero  alla ricerca dell'abito perfetto.
Svoltai in un piccolo vico, dove si susseguivano una serie di boutique di alta moda, impallidii solo nel guardare il cartellino del prezzo dalle vetrine.
Poi colse la mia attenzione un negozio piccolo, dall'insegna sobria in ottone, sembrava raffinato ed elegante, cosa rara a Las Vegas, dove l'eccentrico era in predominanza.
Aprii la porta e venni accolta da un campanellino, subito spuntò un'anziana signora da dietro uno scaffale.
Assomigliava alla nonna di Jack, quasi mi veniva da ridere nel vederla così minuta e con maglioncino color melanzana.
" Buongiorno bella signorina"disse con un accento americano.
" Salve, cerco un abito da sera"cominciai a dondolarmi sui talloni.
"Sei bella come una gemma, troveremo di sicuro qualcosa per te"mi fece cenno di seguirla.
"La ringrazio, è fin troppo gentile" anche perché tutto sommato non ero questa grande bellezza.
"La sincerità è la miglior cosa, quindi fidati di me se dico che sei bella e che sei innamorata"assottigliò lo sguardo, poi afferrò al volo un vestito grigio perla "Provalo"mi ordinò e mi ritrovai chiusa in un piccolo camerino.
Il vestito era lungo, con uno spacco sulla gamba e il corpetto a forma di cuore, era davvero magnifico, forse troppo per una come me.
Lo infilai con cautela, cercando di non essere maldestra come al solito, scivolava setoso sulla mia pelle diafana, era quasi un piacere sentirselo addosso.
"Hai finito?"chiese da dietro la tenda di velluto.
" Un attimo, ora esco"infilai le converse, per non restare a piedi nudi.
"Ti sembra il modo di farti vedere?"mi rimproverò" Quelle scarpe non vanno bene, per niente"sorrise e mi porse un paio di sandali ricoperti di pietre rosse.
"Ehm, sono un tantino alte"arrossii.
"Non ammetto repliche"mi ribeccò, ma era talmente amorevole che non faceva pesare i suoi rimproveri.
Poco dopo mi ammirai davanti allo specchio, sembravo davvero bella, una signora di classe.
"Manca il tocco finale"mi porse una sottile collana di finti rubini, che faceva pandant con le scarpe.
"Wow, sembra tutto così perfetto"esclamai.
"Ricorda è la donna che rende bello l'abito"mi sorrise ancora, si vedeva che era soddisfatta di avermi aiutato.
"La ringrazio di cuore"mentre le porgevo la carta di credito.
"Ti faccio anche uno sconto e goditi questa serata perché forse non ci sarà domani"disse triste, mentre afferrava la mia mano sinistra e cominciava a borbottare.
Seguiva le linee sul mio palmo, mentre scuoteva la testa affranta.
"In che senso?"domandai.
"Lo scoprirai da te e ricorda le promesse non sempre riescono ad essere mantenute"mi porse il sacchetto.
"Come lo sa? Come sa della promessa?"mi agitai.
"Lo so e basta"farfugliò"Stai attenta e ricorda che quello che si fa per amore, non è mai sbagliato"strinse la presa"Ora vai e che Dio ti benedica"scomparii dietro una porta, lasciandomi con la mano a mezz'aria e la bocca spalancata.
Che fosse una strega? E se avesse voluto avvertirmi di un imminente pericolo?



"Jack non andiamo ti prego"lo supplicai, per la centesima volta.
"Calmati benedetta ragazza"esclamò, mentre finiva di abbottonarsi la camicia dello smoking.
"Quella signora mi ha detto delle cose strane, ho paura"inziai a gesticolare.
" Qui a Las Vegas sono tutti fuori di testa"alzò gli occhi al cielo "Poi dovrei fidarmi di questa vecchia che fa la commessa?"disse scettico.
"Se avesse ragione? Se fosse una maga o una veggente?"strillai.
"Svegliati Elisabeth, la vita non si basa su i se e i ma"urlò.
" Noi siamo un sé eppure mi sono lasciata andare, eppure sono qui con te, per te"distolsi lo sguardo dalla sua figura.
"Smettila di fare la bambina, sono pronto e devo andare"mise il papillon"Se vuoi raggiungermi sai dive trovarmi, altrimenti non aspettarmi sveglia" chiuse la porta della stanza con forza, mi sembrò quasi che tremasse tutto, persino io.

Avevo percorso avanti e indietro tutta la lunghezza della suite, era circa mezz'ora che camminavo e pensavo.
Decisi di andare a quella maledetta inaugurazione, almeno lo avrei tenuto sott'occhio.
Mi preparai con cura, volevo pur sempre fare bella figura, nonostante la gente poco raccomandabile che avrebbe popolato il casinò.


"Allora la puttanella è venuta"disse Bob l'africano con ribrezzo.
"Fammi passare e non rivolgerti mai più in questo modo"ringhiai.
"Ho una pistola, non ci metto niente a perforarti il cervello"disse.
"Fottiti"lo superai, mentre sentivo la sua grassa risata alle mie spalle.
Di certo Christopher non aveva badato a spese, era quello che di più eccentrico, rumoroso e immenso avessi visto.
Scesi velocemente la grossa scalinata di marmo, mentre davo un'occhiata in giro, giusto per vedere il mio fidanzato.
Logicamente di lui nemmeno l'ombra, quell'uomo mi esasperava, mi avrebbe condotto alla morte.
"Sono davvero fortunato"la sua voce mi fece sorridere.
"Ti stavo cercando" mi voltai.
"Ed io ti stavo aspettando" mi sfiorò la clavicola"Sei bellissima Liz"mi baciò con impeto.
"E tu uno stronzo"dissi ansimante, quando ci staccammo.
"Ne sono consapevole, ma racconti enormi cazzate"sorrise.
"Jack"tentai di spiegargli ancora.
"Shh"mi baciò ancora, la sua lingua danzava frenetica con la mia"Basta parlare, voglio presentarti come la mia donna"disse con possessività.
"Okay"incrociai le dita con le sue, notai ancora una volta che si incastravano alla perfezione.
"A proposito non avevo detto niente spacchi vertiginosi?"sussurrò al mio orecchio.
"Faceva scena" gli feci l'occhiolino.
La serata fu un susseguirsi di presentazioni, chiacchiere e complimenti.
Vinsi anche un po' di dollari alla roulette russa, infatti urlai dalla gioia.
"Amore sei fortunata"bisbigliò Jack, mentre mi circondava la vite con un braccio.
"Così sembra"sorrisi"Facciamo un'ultima puntata?"chiesi.
"Tutto quello che vuoi"sistemò una ciocca dei miei capelli biondo cenere.
"Punto sul 22 e sul 90"dissi sicura.
"Perché questi numeri?" sembrava curioso.
"Sono quelli che mi accompagnano costantemente, 90 fa la paura, ormai mia fedele compagna e 22 sono i pazzi e fidati tu lo sei"lo baciai a stampo e rise sulla mia bocca.
"Vince la bella ragazza con gli occhi azzurri"abbracciai Stone, avevo vinto ancora.
Anche se mia nonna affermava sempre, che la fortuna prima o poi, si pagava.


" Liz mi aspetti qui o vuoi salire in camera?"mi baciò i capelli.
" Sono stanca, sono le tre"sbadigliai"Ma ti aspetto, faccio un giro fuori"abbozzai un mezzo sorriso.
"Okay, questione di un mezz'ora, tu intanto fai la brava"mi fece l'occhiolino.
"Pensami, qualsiasi cosa tu debba fare"lo baciai con ardore, mentre mi lasciavo stringere al suo petto.
"A dopo, amore"mi regalò un bellissimo sorriso, mentre spariva con Bob e Steve, i due scagnozzi.
Mi guardai intorno, mentre afferrai distratta un calice di spumante che cominciai a sorseggiare, il casinò era ancora pieno di gente.
Uomini eleganti e donne sgargianti nei loro vestiti, spendevano milioni di dollari e bevevano whisky con ghiaccio, sembravano felici della loro vita, se quella poteva essere considerata tale.
Annoiata, lasciai la sala e raggiunsi il giardino, era silenzioso per fortuna, non sopportavo più tutti quei brusii, tolsi le scarpe alte e cominciai a camminare a piedi nudi sull'erba fresca, leggermente umida.
Lasciai il calice vuoto su un muretto basso, mentre continuavo a camminare senza una meta, in attesa del mio fidanzato.
Alzai lo sguardo alla luna, sembrava ancora più brillante quella sera e il cielo era talmente scuro da mettere i brividi, si scorgevano pochissime stelle.
Avevo la pelle d'oca, anche perché non indossavo nulla e avevo le spalle scoperte, mi accarezzai le braccia per darmi calore e mi fermai all'improvviso quando delle voci colsero la mia attenzione.
" James che dobbiamo fare?"una possente voce maschile, mi fece appiattire contro un muro di cemento"Okay, che inizi la festa"una brutta risata.
"Allora che ha detto?"altre voci si aggiunsero, sembravano in attesa di un ordine e il cuore cominciò a battere frenetico.
"Quello per cui siamo venuti, uccidere Jack e i suoi amichetti".
E in quell'istante mi cadde il mondo addosso, ricordai un episodio poco piacevole, quello della morte di quella ragazza in quel vico buio, lei aveva nominato una gang rivale e il capo era un certo James.
Quindi stavano per fare un'imboscata, loro erano qui per il mio Jack ed io dovevo salvarlo, a costo della vita..!





Salve bella gente, ecco il nuovo capitolo!
Inizia tranquillo e prosegue con l'anticipo di una serie di sfortunati eventi, sono curiosa di sapere cosa avete in mente, secondo voi cosa succederà? :)
Non saranno tempi rosei, quindi lettori avvisati mezzi salvati! XD
Grazie per aver recensito lo scorso capitolo, mi siete sempre vicine e sono lusingata di ciò, grazie di cuore!*-*
Quindi se il nuovo capitolo volere avere, questo dovete commentare, ho cercato di fare rima con scarsi risultati!
Aspetto il vostro parere, conto su di voi :)
Buona giornata, spero che valga la pena seguirmi, anche perché siete davvero tanti*---*
Alla prossima, tanti baci:*
P.S: Non ho mai preso l'aereo, quindi non so come funziona, perdonate le eventuali in essatezze T___T
P.s2: Scusate gli eventuali errori!:)
Carm xoxo

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Capitolo 15
*** L'imboscata ***


Quando metabolizzai il discorso di quegli uomini, cominciai ad arretrare impaurita con le gambe che tremavano.
Caddi per terra, sull'erba umida e fredda, sporcando l'abito da sera, finendo per sbucciarmi anche le mani e le ginocchia.
Avevo il cervello in subbuglio, il cuore che batteva furioso e il respiro pesante, dovevo salvare l'uomo che amavo, prima che fosse troppo tardi.
"Devo avvertire Jack, devo avvertire Jack, devo avvertire Jack"ripetevo come un mantra, mentre correvo scalza verso il casinò.
Dopo minuti che sembrarono ore, scorsi il grande edificio bianco tutto illuminato da luci colorate, aprii con una spallata la porta di vetro e mi ritrovai di nuovo tra la gente.
Un paio di donne si voltarono a guardarmi con aria critica, sicuramente perché non indossavo i sandali e il vestito si era sporcato di terra e di sangue, le mandai a fanculo mentalmente.
Mi alzai sulle punte, per scorgere la chioma ribella di Stone o la corporatura possente di Bob, per una volta sarei contento di incontrare quell'africano senza cuore.
"Mi scusi"mi avvicinai ad un cameriere, che era impeccabile nella sua divisa.
"Dica my lady"sembrava impaurito nel vedermi in quelle condizioni "E' successo qualcosa?"appoggiò una mano sulla mia spalla scoperta.
"Sono la fi-dan-zata di Jack Stone"dissi balbettando.
"Sicuro di sentirsi bene?"chiese in evidente ansia.
"Dove cazzo si trova Jack?"alzai il tono.
"Negli uffici"fece un passo indietro, come sorpreso dal mio cambiamento di umore, sembrano sicuramente una pazza.
Annuii e corsi nella direzione che mi aveva indicato, le persone si spostavano schifate al mio passaggio, come se avessi la peste e potessero contagiarsi al minimo tocco.
Il lungo e asettico corridoio bianco, con moquette rossa, conteneva minimo dieci porte, tutte chiuse e senza una cavolo di traghetta che facesse capire cosa contenessero.
Imprecai come un camionista, mentre aprivo velocemente tutte le porte di legno scuro, trovai due bagni, una camera da letto, stanza sorveglianza e nella penultima il mio fidanzato, che parlava ad un gruppo di uomini seduti ad un tavolo rettangolare.
"Jack"lo chiamai, mentre mi appoggiai allo stipite senza forze.
"Liz, che ci fai qui?"chiese sorpreso e preoccupato nel vedermi in quello stato, scrutando la mia intera figura.
"Devo parlarti"abbassai il tono, visto che c'erano altra gente.
"Amore, sei ferita? Ora finisco e andiamo in albergo"mi invitò gentilmente ad uscire, prima di aver accertato che le mie mani non fossero troppo rovinate e non fossi gravemente ferita.
"Porca puttana, ascoltami" lo afferrai per il bavero della camicia "James ha mandato degli scagnozzi qui"dissi tutto d'un fiato.
"Che ne sa di James?"notai l'africano alzarsi e raggiungerci.
"Liz, cosa stai dicendo?"mi guardò intensamente.
"Stavo fuori nel giardino e ho sentito queste persone che parlavano con un certo James, devono fare un'imboscata e uccidervi" quando la realtà dei fatti mi colpí in pieno, cominciai a piangere.
"Sei sicura?"domandò" Liz guardami"mi alzò il mento, fissandomi con i suoi grandi occhi ghiaccio.
"Te lo giuro"istintivamente lo abbracciai.
"Bob raduna tutti e fate un giro di ronda" ordinò severo.
"Okay, andiamo ragazzi"con un gesto della mano fece alzare tutti e scomparvero dalla nostra vista.
"Jack ho paura"bisbigliai ancora in lacrime.
"Amore, ora devo andare anch'io"mi baciò i capelli.
"No, resta"lo strinsi più forte.
"Liz non posso, tu aspettami qui"si allontanò di un paio di passi.
"Ti scongiuro, non voglio che ti succeda qualcosa"urlai in preda ad una crisi di panico.
"Tornerò"mi baciò sulla bocca, come sapeva fare lui e mi lasciò sola, in quella stanza fredda.


L'orologio affisso alla parete sembrava non voler muovere quelle maledette lancette ed io ero accasciata alla parete chiara a mani congiunte, mentre pregavo senza sosta.
Pregavo che Dio proteggesse l'unica persona che amavo e non mi portasse via la felicità, quella felicità che solo nelle braccia di Jack sapevo trovare.
Pregavo anche per tutti gli altri e per la loro vita, perché la vita era sacra.
Pregavo per me stessa, per quella forza che sembravo di non avere.


Molto probabilmente ero caduta in uno stato di dormiveglia o ero in preda alle allucinazioni, perché mi sembrava di sentire una voce.
Una voce che mi supplicava di salvare Jack, prima che fosse troppo tardi, prima che giungesse la fine.
Mi alzai di sbotto, in preda ad una crisi respiratoria, mi mancava l'aria e sentivo le gambe cedermi sotto il peso della responsabilità.
Dovevo salvarlo, costi quel che costi.

Notai che erano passati appena dieci minuti, quindi sicuramente avevo la possibilità di fare qualcosa.
Uscii di corsa all'esterno e il vento mi fece venire la pelle d'oca, ma non avevo il tempo di pensare a queste stupidaggini e per questo mi addentrai nella notte scura.
Seguivo semplicemente l'istinto, basandomi sul mio cuore che ad ogni passo accelerava il ritmo, fino a diventare un tamburo furioso, quando vidi Jack in ginocchio e un uomo che gli puntava la pistola contro, rischiai di morire seduta stante.
Il peggior incubo si stanziava davanti ai miei occhi, la mia più grande paura, quella di vederlo senza vita.

Sapete quando il cervello si scollega e non sentite niente, nemmeno il corpo che avanza senza preavviso, beh a me è capitato.
Prima di rendermene conto, stabo già facendo da scudo al mio amore e quando il proiettile mi attraversò, sentii qualcosa esplodermi dentro, poi solo le urla e due braccia, le SUE braccia che mi avvolgevano.
Il resto fu un susseguirsi di bestemmie e di colpi assordanti, che risuonarono tempestosi nelle mie orecchie, mi ricordavano i fuochi d'artificio, quelli belli che andavo a vedere da piccola e il rumore talmente forte, che mi faceva stringere meglio a mia madre.
"Liz"la sua debole vice, arrivava ovattata.
"Ja-ck"balbettai.
" Sei una pazza, dovevi mantenere la promessa"le sue lacrime bagnavano il mio viso, mentre sentivo la sua mano premere forte sul fianco"Resta con me, ti prego" mi supplicò.
Provai ad aprire bocca, per difendermi, dicendo che l'avevo fatto per lui, perché meritava di vivere, di riscattarsi e di essere migliore, ma non emisi suono, mi costava troppe forze.
Mi limitai a sussurrare che lo amavo.
"Bob"urlò" chiama un'ambulanza, muoviti" mi strinse meglio a sé "Ti amo amore mio"pianse ancora.
" Sta già arrivando"riuscii a percepire la risposta lontana oppure stavo semplicemente perdendo i sensi.
Allora stavo per morire? Questa domanda aleggiava nella mia testa, come nuvole nel cielo.
Infondo morire per la persona che amavo, era un buon modo per andarmene.



Non riuscivo a fare nulla, tranne che tenerla stretta al mio petto, per cercare di ripararla dal freddo.
Respirava a fatica, il suo petto si alzava piano piano e mi teneva la mano, come se per l'ennesima volta avesse paura di perdermi.
Quando invece ero io a rischiare di perderla, proprio ora che l'avevo trovata.
Non faceva mai quello che gli ordinavo, non manteneva le promesse e quando l'ho vista davanti a me, a braccia spalancate, cercando di proteggermi, sono morto mille volte.
Il colpo di grazia è stato quando si è accasciata come una piuma e per miracolo sono riuscita ad afferrarla, prima che cadesse al suolo.
Mi aveva salvato, in tutti i modi in cui una persona potesse essere salvata.
Mi ha salvato anima e corpo.
La mia Elisabeth Tresir mi ha salvato.


Sentii il suono delle sirene, i paramedici prendere una barella e caricare sopra il corpo di Liz, sembrava ancora più piccola e indifesa, quasi spigolosa.
Asciugai alla svelta un'altra lacrima, mentre i dottori mi chiedevano cosa fosse accaduto.
Per fortuna i corpi senza vita degli altri scagnozzi, quei figli puttana che avevamo ucciso, erano stati portati via da Bob, altrimenti mi sarei trovato in gattabuia o sulla sedia elettrica.
"Una rissa con degli ubriachi, hanno sparato alla mia fidanzata"cominciai a gesticolare nervoso, mentre vedevo qualcuno trafficare con il corpo di lei all'interno dell'ambulanza.
"È grave?"chiesi con i lacrimoni agli occhi.
"Abbastanza, ha perso molto sangue e dobbiamo assicurarci che non sia stato leso nessun organo vitale"spiegò.
"Dove la portate?"sembravo una marionetta.
"All'ospedale, può venire con noi"mi diede una pacca sulla spalla, in segno di sostegno.


Quanto odiavo gli ospedali, la puzza di disinfettante e i camici bianchi.
Mi facevano tremare le gambe dalla paura, come in questo momento, che aspettavo da tre ore notizie sulla vita di Liz.
Immaginavo il suo esile corpo sotto quei neon che tanto le davano fastidio, mentre la tagliavano con i bisturi.
Immaginavo il sangue color rosso acceso, che sapeva di ruggine e sale.
Immaginavo i suoi occhi chiusi, priva di sensi e ignara di tutto.
Urlai come un pazzo, come un drogato in astinenza da giorni, come a chi veniva strappato un figlio, come chi perdeva tutto.
Mollai un pugno alla porta e poi mi lasciai cadere per terra, sul pavimento freddo e sporco, dove le urle vennero sostituite dai singhiozzi.
Alzai lo sguardo e vidi una piccola statua della Madonna, era avvolta da un'abito azzurro e sorrideva, per la seconda volta nella mia vita, pregai.


L' infermiera mi aveva dato due tranquillanti, vista la mia crisi.
Ero privo di energie, buttato su una sedia di plastica nera, che rispecchiava perfettamente il mio umore.
"Lei è Jack?"alzai lo sguardo appannato sul medico, indossava anche lui uno stupidissimo camice bianco, con la differenza che era sgualcito.
"Si"annuii, perché non ero sicuro che la voce fosse uscita davvero.
" Elisabeth non ha fatto altro che borbottare il suo nome"si accomodò al mio fianco.
"Mi dica che è viva, altrimenti uccidetemi"lo supplicai.
"Ho fatto tutto quello che potevo, per fortuna ce l'ho fatta, abbiamo dovuto fare trasfusioni di sangue e indurre il coma farmacologico"spiegò.
" Che significa?"ero arrabbiato e sollevato, diviso tra le due sensazioni.
"Significa che bastava un millimetro in piú e le avrebbe perforato il polmone, sarebbe morta di emoraggia, è stata fortunata"mi strinse il ginocchio, ancora avvolto dai pantaloni dello smoking.
"Posso vederla?"mi alzai.
"Jack, deve ancora superare la notte, ma sono sicuro che ce la farà"sorrise debolmente "Vado a casa, c'è il mio staff a tenere sotto controllo la tua fidanzata" uscii dalla stanza.
Sorrisi, lei era viva, era ancora con me.
E così capii, Liz mi aveva salvato ancora una volta.





Saaaaaalve gente!
Come va? Io sto schiattando sui libri, porca merdaccia!!!!!!!
Ho aggiornato, siete felici? Io siiiiii *-*
Come vi avevo anticipato ecco lo scossone, Liz salva Jack, ma si trova con una pallottola in corpo e in coma, che irresponsabile quella ragazza u.u
Voi cosa avevate immaginato? Questa ipotesi l'avevate valutata? Fatemi sapere :)))))))
Lo scorso capitolo 9 commenti, ma io Vi Amo follemente :*
Fate le brave anche questa voltaaaaaa, vi aspetto numerosi!*-*
Scusate gli eventuali errori!:D
Alla prossima e bacini!!!
Carm xoxo

Liz l'ha davvero salvato, spero di aver reso il concetto! Bye Bye

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Capitolo 16
*** Consapevolezze ***


Erano passati sette giorni e Liz era ancora su quel letto di ospedale, ferma e fredda, tanto che guardarla mi faceva venire da piangere. 
Con lei ho ricominciato anche a piangere.
Sembrava quasi morta, se non fosse per il macchinario che continuava a segnare il battito del suo cuore.
Quel cuore che pulsa sangue e la tiene in vita, perché sa che senza di lei tutto sarebbe triste, senza di lei ritornerei quello di prima e non voglio ritornare al buio, non dopo aver provato i raggi del sole sulla mia pelle, non dopo aver amato lei, non dopo aver amato qualcuno dopo mia madre.
Le tengo la mano, che sembra ancora più piccola con quel tubicino in bella vista, se sapesse di avere un ago nelle vene, urlerebbe dalla paura, sorrido a questo pensiero infantile.

Con il tempo siamo cambiati entrambi, infondo il tempo cambia tutti e cambia tutto.
Da assassino senza futuro, sono diventato un uomo che lotta costantemente per averlo un futuro.
Forse questo incubo è un segno del destino, un segnale di Dio, una specie di avvertimento.
Forse è un invito a cambiare finalmente vita, ad essere migliore, quello che sarei dovuto essere se la vita non mi avesse riservato solo dolore.

Dopo aver rimurginato sulla questione del segno mandato da qualche Divinità, decido di andare da Christopher.
Saluto Bob e Steve all'ingresso del villone da miliardario, dove in bella mostra ci sono una serie di auto di lusso, di quelle da capogiro.
Logicamente comprate con i soldi della droga o delle puttane.
I due scagnozzi mi domandono di Elisabeth, gli sono molto riconoscenti, senza il suo avvertimento saremo probabilmente morti.
Entro nell'enorme ingresso, con il pavimento di marmo e il lampadario di cristallo, salgo le scale di legno intrecciato e raggiungo l'ufficio di Christopher.
"Ciao Jack, che piacere vederti"sibila"tutto bene alla tua giovane donna?"chiede solenne, mentre infila la giacca grigia.
"Si, sembra andare meglio"evitai i dettagli, ancora una volta volevo tenerla fuori da tutto questo, anche se sembrava impossibile.
"Ne sono lieto, allora qual buon vento? Ti avevo dato qualche giorno di riposo"sorrise.
" Devo parlarti di una cosa seria"mi accomodai sulla poltrona "Voglio andarmene da qui"sputai fuori il rospo.
" Cosa?"domandò sorpreso.
"Non voglio più fare questo, voglio andarmene da Londra e vivere una nuova vita"difesi la mia causa.
"Per lei? Abbandoni tutto per lei?"urlò furioso.
Mi alzai come punto da uno spillo "Per me, perché non ce la faccio più, mi faccio schifo ogni giorno, per tutto quello che ho fatto, per le persone che ho ucciso, per le lacrime che ho visto versare"ormai urlavo anch'io, le mie parole riecheggiarono nella stanza enorme.
"Ti ho accolto in questa casa quando eri solo un'adolescente senza futuro e mi ringrazi tradendomi? Ti ho fatto diventare un uomo, tutto quello che sai è grazie a me"si avvicinò con un paio di falcate.
"Non ti sto tradendo, voglio la libertà e in base al giuramento che ho fatto, ho bisogno del tuo consenso"cercai di placarmi.
"Appunto, hai giurato con il sangue e non puoi venir meno al patto se non con la morte"sorrise maligno.
"Non puoi farmi questo, non dopo anni di lealtà" ringhiai.
"Jack, vivere o morire? A te la scelta"mi guardò intensamente.
"Non finisce qui, non può finire qui" uscii sbattendo con forza la porta di noce massello.
Che andasse all'inferno e che le fiamme lo bruciassero vivo, che mi ridesse la pace.


Torno a casa o meglio la casa di Liz, che ormai è anche la mia.
È uno schifo, ci sono cartoni di pizza e lattine di birra, ne prendo una e la scaglio con forza contro la parete, il liquido schizza ovunque.
Sono deluso, frustato, imapurito ed incazzato, con il mondo e con me stesso.
Quel figlio di puttana di Christopher ha il coltello dalla parte del manico, farà uccidere me e soprattutto troverà il modo di ricattarmi tramite Elisabeth, perché è il mio unico punto debole.
Faccio una doccia gelata, cercando di cancellare questi giorni di inferno, dove la rabbia e la paura hanno dominato, come un pendolo che oscilla costantemente tra queste due emozioni.
Guardo il mio viso stanco allo specchio, ho le occhiaie e anche le rughe intorno agli occhi, cazzo sto invecchiando proprio come aveva detto Liz il giorno del mio trentesimo compleanno.
Ho trent'anni e della mia vita non ho fatto un cazzo, se non spacciare, fumare, andare a puttane, uccidere e rubare, bella merda, davvero bella merda.
Arrivo in camera da letto e mi getto a peso morto sul materasso, le lenzuole profumano ancora di amore e di sesso selvaggio, quanto vorrei fare l'amore con lei e  perdermi nella sua carne, nei suoi sospiri e tra le sue mani.
Ci passerei la vita tra le sue fragili mani.
Emmetto un leggero sbuffo, comincio a rigirarmi agitato tra le lenzuola, che si appiccicano addosso e mi danno fastidio, le scalcio con forza, fin a quando non cedo al sonno.


Sono nella mia stanzetta dipinta di azzurro cielo, ho circa dieci anni e sto giocando con una macchinina da collezione regalatami da mio nonno, è una piccola Ferrari rossa fiammante, in casa c'è tanto silenzio, di quel silenzio spettrale.
Poi sento la porta di casa spalancarsi talmente forte da sbattere contro il muro, fa un rumore assordonte e so già cosa succederà tra pochi minuti, ormai sono abituato.
Mio padre anche questa volta è ubriaco, lo sento urlare come un matto, dice parolacce e bestemmia a gran voce ed io ho tanta paura.
Nonostante ci sia abituato, ho sempre tanta paura.
Entra nella mia camera e domanda di mia madre, cioè sua moglie ed io non parlo, perché non voglio che la picchi ancora.
Mi limito a guardarlo fisso negli occhi, abbiamo lo stesso colore delle iridi, preso da un raptus mi afferra per il maglione beige e mi butta per terra, mi tira un calcio nello stomaco e mi schiaccia la testa con le scarpe massicce, mi sembra di morire talmente è forte il dolore.
Grida che sono stupido e cattivo, che mia madre è una puttana e che ci odia, piango a singhiozzi, ma non si ferma comunque.
Poi arriva mamma, bellissima nella sua vestaglia color pesca, sembra una principessa, mi porta via e mi chiude a chiave nella cucina.
Poi la sento piangere fortissimo, mi nascondo sotto al tavolo e mi piego facendo avanti e indietro, come un cavallino a dondolo.
Piange e urla, sento il rumore del cuoio che sbatte sulla sua pelle, lo sento persino da qui, deve farle malissimo.
Povera mamma, la mia bellissima mamma, prego la Madonna che ci salvi entrambi.
La prima volta che ho pregato è stato quel giorno, ogni santissimo giorno pregavo per la nostra salvezza, che non è mai arrivata.


Mi sveglio di colpo, ho il cuore che batte all'impazzata e sono sudato, l'ennesimo incubo, più vivido che mai.
Mi domando se sarò mai libero, se sarò libero dai fantasmi del mio passato, se riuscirò ad espiare la colpa di non essere stato abbastanza, di non aver salvato mia madre.



Non riuscivo a muovere le braccia, le gambe o ad aprire gli occhi, sembrava non avessi il comando del mio corpo.
Sentivo gli odori, come quello del caffè, del disinfettante e della candeggina.
Sentivo i rumori, come quello dei medici che parlottavano frenetici, la goccia della flebo che scendeva, il suono del telefono della segreteria.
Sentivo le sensazioni, come quella di vuoto allo stomaco e una mano che stringeva la mia, con possessione, come se avesse paura che andassi via.
Avrei scommesso che fosse Jack, avrei conosciuto la sua consistenza tra milioni di persone.
La sua pelle era liscia anche se c'erano due piccoli calli sul palmo, forse a causa della pistola o di altri lavori non propri etici.
Mi trovavo all'ospedale e questo l'avevo capito, ma non riuscivo a ricordare come fossi finita lì.
Ero come sospesa, tra la sensazione dell'essere e del non essere.
Poi sentii la sua voce e fui felice, di nuovo.
"Amore mio, come stai? Mi manchi tanto, non vedo l'ora che ti svegli e ritorni da me, perché ti aspetto"aveva la solita voce sensuale e roca, quella che mi sussurrava cose dolci di giorno e cose spinte la notte.
"La casa senza te è un vero porcile, non sono bravo con le faccende di casa, infondo come hai detto tu, so solo fumare, mangiare e dormire, oltre far godere te"lo sentii ridacchiare, mentre con il pollice accarezzava il dorso della mia mano immobile "Voglio fare l'amore con te, quindi non lamentarti se appena uscita dall'ospedale, non usciremo dalla stanza per giorni interi, ho voglia di te, ti voglio da impazzire"volevo gridare che anch'io lo volevo, che saremo potuti restare chiusi anche per anni.
"Devi svegliarti anche perché devo spiegarti il significato di promessa, perché mi sa che non lo sai. Santo Iddio hai rischiato di morire, ti rendi conto? Sono morto un milione di volte quella sera e ancora oggi, mentre ti vedo sdraiata su questo letto freddo, al posto mio"sbuffò"Sei un incosciente, una stupida, una folle, senza un briciolo di ragione ed io ti amo, ti amo più della mia vita ed amarti è talmente bello da farmi sentire vivo"prese una pausa, per poi posare un bacio sulle mie labbra screpolate, mi venne la pelle d'oca, anche se ero in coma "Liz torna, torna da me"mi baciò lievemente e andò via.
Sentii uno scoppio al centro del petto e poi il nulla.



Andai al Claire de Lune, sorrisi ai molteplici ricordi che mi investirono come un uragano in pieno agosto.
L'avevo incontrata per caso, quando era mezza ubriaca e da subito ho sentito l'istinto di proteggerla.
Ho lottato contro me stesso per giorni, contro quella cosa che si era insediata al centro del mio stomaco.
L'ospedale, il negozio, casa sua, la cena, le confessioni, il mio compleanno, il bacio, la lontananza, la gelosia, l'amore, Sasha, i guai, ancora amore, tanto amore, troppo amore, l'incontenibile amore per lei.
Sentii l'iPhone suonare e vidi il numero dell'ospedale risposi subito, impaurito ed eccitato.
"Pronto"dissi in fretta.
"Signor Stone?"chiese una voce maschile, che riconobbi come quella del medico che l'aveva operata 
Era talmente serio, che mi mancò il fiato.
"Mi dica, ho capito chi è"alzai il tono.
"La sua fidanzata" prese una pausa e sospirò "Deve venire immediatamente" staccai la chiamata senza convenevoli e corsi alla macchina.
Partii velocissimo, senza badare agli incroci o al semaforo rosso, m'importava solo di arrivare il più presto possibile.
Quando notai l'edificio bianco, rallentai, fermando la macchina nel parcheggio.
Prima di entrare, chiusi gli occhi e pregai ancora, ormai non facevo altro da giorni, ma questa volta pregai lei.
Ti prego Mamma, tu che sei lassù, per una sola volta ascoltami, ho bisogno di lei, non voglio perderla, non voglio perdere anche Liz, quindi fai in modo che sia viva.
Elisabeth Tresir, torna, torna da me.






Salve, come va?
Ho aggiornato presto, quindi siate contente *-*
Oggi mi ero venuta l'ispirazione e ho concluso questo capitolo di transizione, anticipo che non ci sarà ancora pace o almeno ho un' idea che sicuramente metterò nero su bianco, devo solo decidere il momento! 
Mi sa che dovete soffrirmi ancora per un po' XD
Abbiamo quasi sempre il pensiero di Jack, capiamo quando sia legato a Liz, anche a a causa del passato, spero che sia uscito decente perché mi sono esaurita per scriverlo, mi sentivo bloccata! :'(
poi ho pensato a voi che mi seguite e ho gettato fuori quello che avevo in testa.
Scusate gli eventuali errori!:)
Lo scorso capitolo 6 recensioni, potevate essere più brave, ma confido in voi!
GRAZIE di tutto e per tutto!!!!!!!!!!
Aspetto i vostri "numerosi" pareri, sostenetemi!
Alla prossima e besos :*
Carm xoxo

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Capitolo 17
*** Tutto Cambia ***


Non feci altro che pregare, fino a quando non arrivai al terzo piano, davanti alla stanza 134.
L'aria era pesante, carica di tensione e poi c'era il silenzio, quel silenzio che mi ricordava tutte le cose brutte, il silenzio che nella mia vita ha sempre simboleggiato dolore.
Faccio un lungo respiro e scrollo le spalle, come se con questi semplici gesti, potessi mandare via la tensione.
Aprii la porta lentamente, la stanza profumava di lavanda e c'erano vari medici attorno al letto, che era coperto dalle loro presenze.
"Ah eccolo"esclamò quello che aveva operato Liz.
"Ho fatto prima che ho potuto"deglutii.
"Non si preoccupi"si spostò, per mostrarmi il letto vuoto, mentre con un gesto chiedeva agli altri di lasciarci soli.
La testa cominciò a girare talmente forte che mi aggrappai allo stipite della porta, per non cadere a terra.
Mi sembrava di avere una trottola al posto del cervello.
"Signor Stone, si sente bene?" prontamente l'uomo in camice, mi soccorse.
"Liz"riuscii a pronunciare solo il suo nome.
"Si sieda"disse cortese, mentre mi accompagnava alla sedia più vicina.
" Mi dica dove cazzo si trova la mia fidanzata" lo afferrai per il bavero della camicia, che fuoriusciva dalla sua impeccabile divisa bianca.
"Si calmi"cercò invano di placarmi, ma questo suggerimento non fece che aumentare la mia paura, che esternavo sotto forma di rabbia.
"Dov'è?"ringhiai, mentre lo alzavo da terra di alcuni centimetri.
" Non parlo fin a quando non si comporterà da persona onesta e non da fuorilegge"sembrava irritato.
"Mi scusi"abbassai lo sguardo colpevole e mollai la presa.
"Finalmente" borbottò"Non mi ha dato tempo di parlare e per il suo comportamento, meriterebbe una bella denuncia, ma cerco di capirla"si sistemò gli occhiali, che erano scivolati sul naso "La sua Elisabeth si è svegliata, un'infermiera la sta aiutando a cambiarsi".
Sorrisi, come se avessi una paralisi facciale.
La verità è che con lei avevo ripreso anche a sorridere.
"Oddio"esclamai"È tornata da me"feci un salto e urlai, come se mi trovassi allo stadio e la squadra del cuore avesse vinto lo scudetto.
"Vuole ancora scuotermi?"chiese pungente.
"Mi scusi davvero"mi grattai la nuca imbarazzato" Sono stato scortese, ma ero agitato" mormorai.
"Non si preoccupi" mi diede un'amichevole pacca sulla spalla e mi lasciò solo.
"Jack"sentii una flebile voce, sembrava la melodia di un carillon.
Mi voltai e davanti ai miei occhi, la donna che amavo.



Mi ero svegliata due ore prima ed ora mi sentivo indolenzita, come se un camion mi avesse travolto.
In seguito avevo obbligato il dottore a chiamare Jack e l'infermiera a darmi una sistemata, non potevo sembrare una donna preistorica.
Poi l'avevo visto e i pianeti si sono allineati, sono esplose miriadi di stelle, l'arcobaleno ha fatto capolinea tra le nuvole e il mio cuore ha ripreso a battere per davvero. 
"Jack"lo chiamai, ma uscii appena un sussurro.
Quando mi guardò negli occhi, con i suoi color ghiaccio, capii che niente e nessuno mi avrebbe portato lontano da lui, nemmeno la morte.
"Amore"con due falcate mi raggiunse, ponendo fine alla distanza.
"Oh Jack"esclamai in lacrime, mentre mi buttai letteralmente tra le sue braccia.
Mi strinse al petto, finalmente ero tornata a casa.
Perché nonostante tutto, nonostante la droga, le puttane, gli omicidi, Christopher, nonostante tutta la merda, lui era il mio posto sicuro, il posto dove sarei sempre potuta tornare.
"Mi sei mancata, come l'aria, te lo giuro"mi baciò dolcemente sulle labbra.
"Anche tu"gli gettai le braccia al collo, cercando di alzarmi sulle punte, anche se avevo dolore alle ossa.
"Ti amo, ho capito di amarti più del possibile"sorrise, illuminando la stanza scura.
"Più della mia vita"mormorai al suo orecchio.
" A proposito..."si scostò, guardandomi severo.
"Ops, ho fatti un guaio"mi morsi il labbro nervosa.
"Peggio, molto peggio"agilmente mi prese in braccio, sistemandomi sul letto.
"Che esagerato, per un colpetto di pistola" la buttai sul ridere, anche se non rideva per niente.
"Non fare l'ironica, rischiavi di morire"Mi fulminò con i suoi grandi occhioni.
"Ora sono qui"abbozzai un sorriso.
"Per miracolo e per fortuna"fece un lungo respiro e prese la sedia di legno che si trovava nell'angolo della stanza.
"Ti sarei mancata?"domandai incerta, era davvero una domanda stupida.
"Che scema sei"si allungò per mordermi il naso.
"James?"distolsi lo sguardo, puntandolo alla finestra.
"Alcuni sono morti, altri feriti, ma lui non si mai vedere e quindi prenderlo è difficilissimo"spiegò.
"Posso chiederti una cosa?"tentai.
"Dimmi"mi prese la mano.
"La polizia? Non dirmi che non vede cadaveri o persone scomparse".
"Corrotta, mia innocente Liz, la gente per i soldi si venderebbe la propria moglie"disse amaro.
"Scappiamo"urlai"Io e te, su un isola deserta"sorrisi.
"Non ti farò rinunciare ai tuoi sogni"usò io tono severo.
"Il mio sogno sei tu, il resto conta nulla"baciai un polpastrello.
"No, finirai di studiare e intanto troverò un modo per non dover scappare per tutta la vita"l'intensità del suo sguardo, fece aumentare il mio battito cardiaco.
" Ma.."mi baciò, ponendo fine alle mie parole.
"Parli troppo"riprese a baciarmi ancora.



"Liz"mi rimproverò"Un passo per volta, l'hai sentita la fisioterapista?"
Alzai gli occhi al cielo,mentre con estrema lentezza facevo i miei esercizi.
Erano dodici giorni che ero in ospedale, anche se domani sarei andata via, con mio grande sollievo.
"Sei soffocante Jack"brontolai.
"Davvero? Nonostante ciò, riesci sempre a metterti nei casini"come al solito metteva in mezzo i miei teatrali colpi di scena.
"Ancora? Pensavo avessimo chiarito"risposi acida, mentre alzavo un piccolo peso rosa.
"Sono sicuro, che questo spiacevole episodio non sarà l'ultimo, sei testarda come il mulo"incrociò le braccia.
"Se il mio aiuto servirà a salvarti la vita, sicuramente farò qualsiasi cosa sia in mio potere"feci una smorfia di dolore, quando la ferita mi tirò.
Subito mi venne vicino, sostenendomi con amore "Tutto okay? Chiamo Jane?"chiese premuroso.
"Non nominare quella megera"strillai.
"Ancora?"scoppiò a ridere, giustamente negava che quella Jane dai fluenti capelli biondi, gli facesse il filo.
"Si e tu lo sai"lo minacciai con un dito.
"Non ricordo nemmeno come sia fatta, ho occhi solo per te"mi strinse a sè con vigore.
"Sei un marpione"sorrisi lusingata dalle sue parole.
"Ti amo"mormorò ad un millimetro dalla mia bocca.
"Anch'io"mi alzai sulle punte e feci scontrare le nostre labbra.



"Casa dolce casa"tirai un sospiro di sollievo e mi gettai, come un sacco di patate, sul divano di stoffa.
"Ieri ho fatto anche le faccende domestiche"disse fiero.
"Mi tocca sposarti"sorrisi allegra.
"Sulla spiaggia?"posò la mia valigia vicino al caminetto spento.
"Si, con un leggero abito di raso bianco e un' orchidea tra i capelli"presi una pausa"Tu sarai bellissimo, con i capelli mossi dal vento e la pelle baciata dal sole"mi accoccolai sulla sua spalla.
"Non ci avevo mai pensato o almeno fin a quando non ti ho incontrata"mi baciò i capelli.
"Ah, voglio un arco di legno chiaro, ricoperto di rose bianche"aggiunsi felice.
"Vorrei...vorrei poterti dare quello che vuoi"sibilò a denti stretti.
"Jack, tu sei più di quanto merito"lo guardai intensamente" Un giorno saremo liberi dal passato e da tutto questo"lo incoraggiai  e si rilassò.
"Sei stanca?"chiese poi.
"Per niente"cambiai tono, diventando maliziosa"Mi avevi fatto una promessa"sorrisi.
"Tu non le mantieni mai"disse pungente.
"Questa piaceva anche a te"mormorai, mentre salivo a cavalcioni su di lui.
"Ah"portò le mani sui miei fianchi, facendomi muovere appena.
"Ti voglio, per ore e ore"bisbigliai al suo orecchio.
"Per giorni e giorni"mi corresse, mentre sbottonava la mia camicetta lilla.
"Proposta allentante"soffiai sul suo collo, per poi lambirlo con la lingua.
"Stop"mi scostò delicatamente da lui e sgranai gli occhi meravigliata.
" Cosa c'è?"chiesi allarmata.
"Rischiavo di perderti"mormorò più a se stesso che a me.
"Hei è tutto finito, sono qui ora"gli accarezzai il viso.
"No"si alzò, posandomi sul divano come se fossi un cuscino.
"Jack, che cazzo hai?"esclamai confusa.
"Non finirà, tutto questo non finirà mai"respirava a fatica, come se all'improvviso avesse realizzato davvero tutto.
Lo sparo.
Il coma.
La paura, in tutte le sue sfumature.
"Invece migliorerà, abbi fede"lo raggiunsi.
"Liz, non saremo mai liberi, se resti con me sarai dannata, in un modo o nell'altro"mi fissava.
"Jackson Harold Stone sono consapevole di quello che sei, ma soprattutto di chi sei realmente e fidati sei splendido" provai ad abbracciarlo, ma fece un passo indietro.
"Mi hai detto di avere fede, ma in chi?"alzò il tono"In Dio? Quello stesso Dio che ha fatto morire mia madre, che ha permesso di farmi uccidere gente innocente, che ha fatto rischiare te, di quello stiamo parlando?"
"Ragiona Jack, tutto cambia, domani sarà differente da oggi e tra un anno saremo diversi e molto probabilmente ancora felici"presi una pausa"E si, io credo in Dio e credo che ci aiuterà e che ti perdonerà"cominciai a dire frasi sconnesse.
"Sei felice?"domandò serio.
"Se ci sei tu, se rimani con me, si" quasi sicuramente avevo gli occhi lucidi.
"Come puoi esserlo? Non ti do niente, se non problemi e omicidi"abbassò lo sguardo.
"Non riesci a vederti davvero, sei intelligente, gentile, caparbio e sai dare amore, non mi sono mai sentita amata prima di te"gli andai incontro.
"Davvero?"sembrava estremamente fragile, come una statuina di cristallo, di quelle che ti regalano ad una cerimonia e subito ti si sgretolano tra le mani.
"Lo giuro"avanzai ancora.
"E mi ami?"chiese timido, come se fosse riemersa la parte infantile e avesse infinitamente bisogno di affetto.
"Si, tantissimo"lo abbracciai e ricambiò, cominciai ad accarezzare i suoi capelli, cullandolo.
"Grazie, senza di te, non avrei speranze"mi baciò teneramente.
"Grazie a te"sorrisi serena.
"Scusami, ma è come se mi fosse piovuto addosso il peso e l'angoscia di questi giorni, cosa avrei fatto senza te?"i suoi occhi non li dimenticherò mai, qualsiasi cosa la vita ci imponga, lui resterà sempre parte di me.
"Non ci pensare nemmeno e poi mi hai distratto"mormorai con finta aria imbronciata.
"Posso rimediare?"mi prese in braccio, ormai sorrideva quindi il brutto momento era passato.
"Devi, altrimenti ti violento"usai il tono da bisognosa di sesso, anche se non mi dovevo sforzare.
"Mmm"aprii la porta della stanza con un calcio, richiudendola allo stesso modo.
Successivamente mi adagiò sul letto, mi era mancata la morbidezza del materasso e le lenzuola fresche.
"A cosa stai pensando?"rotolò al mio fianco.
"Mi era mancato tutto"sorrisi"Ed ora fai l'amore con me"presi l'iniziativa e mi lasciò fare.
Passammo la nottata a toccarci, baciarci, sfioraci, leccarci.
Passammo la nottata ad amarci, senza limiti, anima e corpo.
Passammo la notte a sussurrare cose dolci e promesse che prima o poi avremo realizzato.
Perchè in questa storia ci avevo investito tanto, praticamente ogni cellula, lembo di pelle e brandello di cuore.




Tadadatadada (sarebbe una musichetta, stile giochi di prestigio)
Okay, tornando seri, et voilà, il nuovo capitolo sta qua XD
Sto delirandooooo, la verità è che nonostante lo studio e il lavoro, mi sto godendo la vita e sono serena. Voi?
Coooomunque vi tocca una piccola cazziatella, cioè solo 5 recensioni? Era talmente il cesso quello che avevo scritto? Spero che con questo abbia recuperato. T_____T
Ringrazio lo stesso ogni bell'anima che mi segue, anche perché davvero aumentate un sacco e non posso che esserne lieta.
Ci tengo a spiegare l'ultima parte, forse jack può sembrare bipolare, prima se la vuole scopare e poi si ferma, ma la verità è che davvero ha un anima fragile, alla fine ha saltato varie tappe della sua vita, per ritrovarsi con la pistola tra le mani in adolescenza.
In quel momento realizza la reale paura di rimanere solo ancora, di perdere per l'ennesima volta la donna che amava.
Alla fine hanno concluso però, non volevo farli rimanere insoddisfatti XD
Daiiiiii conto su di voi, lasciatemi il vostro parere *-* *-* *-*
Alla prossima e se non ci sentiamo, BUON NATALE  :*
Carm xoxo

P.s: Al solito, scusate eventuali errori!:)

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Capitolo 18
*** Atmosfera natalizia ***


Non eravamo una coppia normale e come tale non potevamo pretendere una sana tranquillità.
Anche perché con le continue "missioni" di Jack, il nuovo capo della polizia che non accettava "mazzette" da Christopher, la tranquillità non la vedevamo nemmeno con il binocolo.
Il sergente Tomas Glord era integerrimo e come tale stava ficcando il naso in questioni delicate.
Questioni che coinvolgevano il mio adorato fidanzato.
Dal mio risveglio dal coma, erano passati esattamente sei mesi, ormai era Dicembre e Natale era alle porte.
Esattamente tra due giorni.
Lo avremmo festeggiato a casa nostra e quando eravamo tra quelle quattro mura, non esisteva altro.
Non esistevano morti e pistole.
Non esistevano i mandati di cattura.
Non esisteva quel Jack, quello che faceva un sacco di cose poco etiche.
Non esisteva nulla di tutto questo, esistevamo solo noi due, che il resto andasse a farsi fottere.

"Davvero non hai mai fatto un albero?"chiesi stupita, ancora non mi capacitavo della sua non-infanzia.
Personalmente non avevo avuto una vita brillante, ma almeno le tradizioni in casa Tresir venivano rispettate o meglio, davamo l'impressione di essere una famiglia che le rispettava.
Ho basato la mia intera esistenza nel fingere di stare bene.
"Forse si, ma non lo ricordo"aggrottó le sopracciglia, gesto abituale quando era teso.
"Bene, sarà il tuo primo vero Natale, con annessi e connessi"sorrisi, mentre posavo lo scatolone delle decorazioni sul tavolo e correvo ad abbracciarlo.
Tra i due, quello più fragile era lui.
"Posso mettere la stella?"mi morse la punta del naso.
"Oh certo, aspetta all'uomo di casa metterla"dissi solenne.
"Mettiamoci all'opera, amore"fece un sorriso sghembo e persi un battito o forse un milione di battiti.
Quando usava il termine "amore", associato alla mia persona, mi veniva da piangere.
Se penso a come è iniziato tutto, non so se ridere o piangere davvero.
Mi ha salvato da una violenza e poi con il tempo mi ha salvato da me stessa, che spesso sono in balia del mondo.
"Perfetto, l'abete lo abbiamo sistemato"diedi un'occhiata critica al nostro pino vero, era spennacchiato e storto, ma sembrava comunque bellissimo.
Diciamo che ci eravamo ridotti all'ultimo per comprarlo e quindi non avevamo vasta scelta.
Ma poi Jack lo aveva adocchiato infondo al negozio e mi aveva convinto a prenderlo, perchè anche noi non eravamo perfetti, proprio come quel pino, che se ne stava isolato dagli altri.
Si era inventato anche una storia.
"A proposito" presi una pausa" Raccontami quella storiella sul nostro abete".
"Cosa ricevo in cambio?"mi guardó malizioso, adoravo i suoi ricatti a scopo sessuale.
"Un bacio"risposi.
"Uno?"disse contrariato.
"Dieci baci, in cambio della tua favoletta natalizia"sorrisi.
"Affare fatto"mi strinse la mano, come se fossimo mafiosi russi e avessimo stretto un patto.
"Sono tutta orecchi"mi lasciai scivolare vicino alla parete, sedendomi a gambe incrociate sul pavimento.
"Questo pino è tutto curvo perché ha dovuto lottare, perché ha dovuto portare sulle sue spalle un gran segreto, il segreto del Natale"a fine racconto mi fece l'occhiolino.
"Finito? Ieri era più lunga"brontolai.
"Lo so, ma non me la ricordo"ammise.
"Perfetto, non meriti nemmeno un minuscolo bacio"mi alzai e cominciare a decorare quell'ammasso di rami e aghi.
"Durante le feste siamo tutti più buoni"mi strinse da dietro, soffiando con il suo alito fresco, sul mio punto debole dietro l'orecchio.
"Stai giocando sporco, come al solito"sbuffai, mentre sistemavo con cura, una pallina di plastica rossa.
"Amo vincere e lo sai"mi bació la vena del collo, che pulsava furiosa, a causa del battito accelerato del cuore.
"Finirai per uccidermi, prima o poi morirò per auto-combustione"emisi un leggero rantolo.
"Ti prego, non associare la parola morte-uccisione-omicidi a te, mi rende nervoso"strinse la presa sui mie fianchi ormai ridivenuti morbidi, a furia di cucinare per lui, avevo ripreso tutti i chili.
A suo avviso ero molto più bella così e facevo finta di crederci.
"Scusa"mi girai tra le sue braccia, puntando i miei occhi di un semplice azzurro, nei suoi, che erano simili a diamanti.
Forse non mi sarei mai abituata a tanta bellezza.
Mi alzai sulle punte e lo baciai, come volevasi dimostrare, la cosa degenerò e divennero non dieci, ma miliardi di baci, di mani e di sospiri.
Mi piaceva baciarlo, ogni volta che le nostre lingue si sfioravano, il suo sapore sembrava essere sempre diverso.
Oggi sapeva di cioccolata calda, per la precisione di cacao al latte, con granelli di nocciola e tre cubetti di marshmallow.
Quella che avevamo bevuto circa un'ora fa.
"Avevi detto niente baci"scimmiottó il mio tono di voce.
"Ho cambiato idea, infondo sono lunatica"feci la linguaccia, cercando di tenere a bada gli ormoni e di completare questo cavolo di albero.
La missione fu abbastanza ardua, a causa dei dispetti di Jack o delle sue mani arpionate al mio corpo, sembrava un polipo e stavo apprezzando i polipi.
Okay, avevo troppo zucchero nelle vene.
Alla fine, il nostro pino era davvero delizioso, pendeva da un lato come la torre di Pisa, ma illuminato e agghindato a festa, con la stella che brillava sulla punta, era eccezionale.
Poi era il nostro primo Natale insieme, si sperava uno di una lunga serie.


Avevo preparato una cenetta veloce, talmente veloce che consisteva in due panini al prosciutto cotto e maionese.
Non dimentichiamo la birra, tocco di gran classe, espressamente richiesta.
"Che pensi ?"mi chiese il Dio greco, che si definiva il mio fidanzato.
FIDANZATO, ci rendiamo conto?!?
Sospirai sognante.
"Nulla"abbassai lo sguardo, non potevo confessare che mi sentivo un adolescente, che scriveva il suo nome cerchiato di cuori.
Una volta lo avevo davvero fatto, sul libro di psicologia, mentre mi perdevo nei ricordi della fantastica notte precedente.
"Credi che non ti conosca!?"alzó lo sguardo, guardandomi sornione.
"Nulla d'importante"sorrisi e sicuramente ero arrossita.
"Okay"caló il silenzio.
Silenzio, silenzio, silenzio ed io odiavo il silenzio.
"Jack, parlami di come sei arrivato a lavorare per Christopher"mi morsi la lingua per la domanda non appropriata.
Molte volte non usavo il filtro cervello-bocca.
Alzó come un razzo lo sguardo su di me, sputacchiando la birra ovunque, di sicuro non si aspettava che ritornassi sulla questione.
Per lui il passato era un specie di tabù, ma in alcuni casi, la psicologa che era in me prevaleva.
"Liz"ed ecco che mi ammoniva.
"Jack, ti prego, ormai stiamo insieme, abbiamo superato e stiamo superando milioni di ostacoli, parlami"sporsi il labbro inferiore, per cercare di intenerirlo.
Mi sentivo molto il gatto di Shrek.
"Che palle, okay"sbuffó un pochino.
"Mi piace quando parli di te, mi fa sentire importate"distolsi lo sguardo.
"Sei importante, senza te, non sarei qui a cercare di essere normale"si alzó dalla poltrona, per prendere posto accanto a me, sullo sfondato e logoro divano marrone.
Mi limitai ad un leggero sfioramento di labbra, in alcuni caso, le parole erano superflue.
"Come già sai, ho ucciso mio padre a diciassette anni"deglutii pesantemente"Ho dovuto farlo, dovevo vendicare mia madre in qualche modo e quando ho visto il suo corpo senza vita, non ho pensato a niente, ho sparato e basta. Era la prima volta che impugnavo una pistola, la prima di una lunghissima serie"bevve un sorso di birra dalla lattina e mi guardó, forse per verificare che non scappassi da lui, qualche volta mi aveva confessato che se fossi normale, scapperei da lui ed io ripetevo che era troppo tardi.
"Continua"appoggiai i piedi sulle sue gambe, ero ansiosa di sapere il continuo.
"Non sapevo dove andare, mi era rimasta solo mia nonna e non volevo deluderla, non volevo sapere del funerale dei miei genitori, della stampa, della polizia, dei morti, volevo scappare via e in un bar incontrai un uomo più grande di me, era Christopher, la prima volta che lo vidi fu tredici anni fa"scosse la testa"Stavo piangendo seduto a un tavolino, avevo la maglietta bianca schizzata di sangue e gli occhi arrossati dal sale delle lacrime, si avvicinò e prese posto al mio fianco, mi disse che qualsiasi cosa fosse successa, lui me l'avrebbe fatta dimenticare e ti giuro che in quel momento, non volevo altro che dimenticare"mi prese le mani e continuó"Ho iniziato a rubare qualche oggetto ai mercati o le sigarette dal tabacchino, poi ho spacciato la droga nelle discoteche. Ho ucciso il primo uomo, due giorni dopo il mio diciottesimo compleanno, in realtà la pistola fu il suo regalo.
Cazzo ero una marionetta nelle sue mani, i soldi e le donne mi avevano fottuto il cervello.
Lui ordinava ed io eseguivo, negli uomini che ho ucciso ho sempre rivisto il viso di mio padre e non ho mai sofferto per loro, nelle donne invece, la paura di mia madre e di conseguenza la loro espiazione.
Macchine, soldi e puttane, a vent'anni avevo un conto in banca degno di un politico, ma l'anima sporca degno di un assassino, che alla fine è quello che sono.
Il resto è un susseguirsi di sangue, urla, sballo, sesso e sangue, ancora sangue e pallottole che sfrecciavano nell'aria, poi sei arrivata tu ed eccomi qui, a desiderare di poter cambiare"lo abbracciai, anzi mi gettai su di lui, soffocandolo quasi con le mie braccia.
"Non scappi?"mi chiese innocentemente.
"Mai, fin a quando mi vorrai, resterò"indicai il suo cuore.
"Per sempre, senza di te morirei"mi accarezzó con delicatezza il viso"Ora tocca a me"si allontanó sorridendo.
"A fare cosa?"lo guardai stranita.
"Steffy, parlami di lei"appoggió il mento sul palmo della mano, assumendo un'espressione concentrata.
"Non di lei"mi alzai di scatto, cominciando a camminare avanti e indietro.
"Se vogliamo costruire qualcosa di nuovo, dobbiamo eliminare i fantasmi del passato"non smetteva di fissarmi.
"Mi viene da piangere"ammisi, mentre la vista si appannava.
"Piangi, urla, sbraita, sono comunque qui"addolcì il tono della voce.
"Eravamo amiche dalle elementari, in verità eravamo anche vicine di casa, lei era bella e solare, mi faceva ridere e scappavo da lei ogni volta che stavo male, ogni volta che mia madre piangeva, ogni volta che mio padre portava un'altra donna in casa"sospirai e portai una mano al petto, sentivo che i ricordi mi stavano pugnalando "Aveva vent'anni quando è andata via o meglio quando è morta, tumore al cervello ed io non sapevo nulla, mi sono sentita impotente davanti alla sua bara e non sono riuscita a salutarla, non gli ho detto che le volevo bene, che con lei ho passato gli anni migliori, senza di lei tutto è peggiorato, ho vissuto un periodo orribile, poi mi sono alzata ed eccomi qua"scrollai le spalle e nascosi le lacrime, che copiose scendevano.
"Io credo che l'amore ci ha salvato"assunse il tono da uomo serio.
"Non l'amore in generale, TU"mi asciugai il viso con la manica della sua felpa grigia, quella che gli avevo rubato.
"Noi"mi porse la mano, che presi al volo, come se fosse la mia ancora di salvezza"Sei bellissima"sussurró con voce roca, mentre stringeva la mia testa sul suo petto e ci faceva dondolare, canticchiava una vecchia canzone d'amore.
"Jack, non lasciarmi"strinsi le braccia al suo torace, in una morsa d'acciaio, nonostante le mie esili braccia.
"Shh, sono qui"riprese a cantare e a cullarmi, come a sottolineare il fatto che ci fosse e che infondo ci appartenevamo.
Forse era destino che quella fredda sera di Marzo lui mi salvasse, forse Dio ha mandato il suo angelo più bello per vegliare su di me o forse ci ha inviati entrambi, ognuno pronto a salvare la vita dell'altro.


L'atmosfera magica venne interrotta dal suo cellulare, che ruppe la nostra bolla di sapone.
"Che palle"ringhió.
"Tanto sarà lui"sbuffai, lasciandomi cadere sul divano.
Prese il suo ultimo modello di iPhone e fece una smorfia nel verificare che fosse davvero Christopher, pronto a rompere i coglioni.
"Pronto"rispose asettico e in seguito alla mia occhiataccia, mise il vivavoce.
"Ti disturbo?"chiese l'uomo di potere, colui che si era approfittato di un ragazzo e lo aveva plasmato a suo piacimento.
"Parla, ormai"alzó gli occhi al soffitto, perdendosi a guardare qualche piccola crepa.
Dovevano dipingere, me lo aveva detto milioni di volte, ma rimandavo sempre.
"Domani al ClaireDeLune, ci sarà il solito giro"non riuscii a capire a cosa di riferisse.
"Spiegati meglio, abbiamo troppi giri in atto"lo ringraziai mentalmente, almeno ci avrei capito qualcosina.
"Poker, puttane e droga"rise, come se fosse normale e logico.
"Okay, solita ora?"
"Porta anche Elisabeth, sarà divertente"rise ancora, di gusto.
"Non nominarla neanche, se sono ancora ai tuoi servigi è per quella promessa, ma sarò libero, in questa vita o nell'altra"vidi la sua vena pulsare e i pugni stringersi.
"Jack, mio caro e amico Jack, portala e non succederà nulla"staccó la chiamata e l'aria si fece tesa, carica di tensione.
Posó con troppa forza il cellulare sulla mensola in salotto e socchiuse gli occhi, sapevo che stava riordinando le idee.
"Calma, andrà tutto bene"dissi.
"Bene?! Davvero?! Quando ci sei tu nei paraggi, non riesco a concentrarmi, sono troppo concentrato su te e non penso lucidamente"ed ecco che era furioso.
"Non devo venire per forza, ti aspetterò a casa, tranquillo"dissi pacata.
"Porco cazzo, perché? Deve rovinare sempre tutto, oggi era un giorno speciale, ci siamo detti cose profonde"respiró a fatica"Lo ammazzo, giuro che lo uccido"emisi un suono simile ad un ringhio, sembrava un animale in cattività.
"Invece no, ce ne andremo quando sarà il momento, senza altri morti sulla coscienza"mi alzai.
"Se non finisse? Vorresti vivere per sempre in questo modo? Senza figli? Senza una vera casa? Senza una minchia di futuro?"urlava.
"Jackson Harold Stone, in primis non urlarmi contro e secondo si, se resto con te mi basta anche questo"urlavamo entrambi.
"Lo ammazzo, farò un favore a tutti"disse nervoso.
"Jack, no"protestai.
"Stasera rimani a casa, domani andiamo via"a passo svelto andò in camera, subito lo raggiunsi.
"Invece restiamo qui, avevi detto che dovevo prima laurearmi, mi mancano pochi esami"incrociai le braccia al petto, stavo facendo leva sul suo senso del dovere.
"Domani partiamo"mi inchiodó sul posto, con i suoi occhi gelidi e prese la pistola dal comodino, cominciando a caricarla con i proiettili.
"Non così, ci troveranno, vuoi essere un ricercato?"aggiunsi.
"Lo sono già"sospiró"Basta, fai quello che ti ho detto"mi strinse il braccio, sollevandomi di pochi centimetri.
"Sei un animale"gli urlai in faccia, vidi chiaramente la rabbia scemare e la vergogna comparire sul suo bel viso.
"Scusami"mi lasció libera e fece un passo indietro, cominciai a massaggiarmi il braccio arrossato.
"Con te un'attimo siamo in paradiso e poi dritto all'inferno"distolsi lo sguardo da lui.
"Non volevo"si giustificó.
"Jack, non così, ti prego voglio vivere una vita tranquilla e invecchiare con te e passare la vecchiaia seduta in veranda su una sedia a dondolo, mentre io brontolo e tu mi sussurri che mi ami"dissi tutto molto velocemente e non sapevo dove volessi arrivare con quello strambo discorso"Non ucciderlo, giuramelo".
"Liz, non capisci"scosse la testa e lasció cadere per terra la pistola.
"Giura"ripetei.
"Lo giuro"per una volta era stato lui a farmi una promessa.

Ma quanto valgono le promesse, davanti alla paura di perdere una vita?





Salveeeeeeeeeee!
Come va? 
Buon 2014 Spara coriandoli
Anticipo che sono talmente piena, da poter rotolare per le strade, anche se pretendo la calza dalla befana! XD
Questo capitolo anticipa una nuova fase, lascio a voi immaginare.
In verità trovo sempre qualche nuova idea, perché non voglio lasciare Jack e Liz, mi mancherebbero troppo.
Che dite? Faccio male?
Lo scorso capitolo ha ricevuto una recensione non positiva, per fortuna grazie ad altre persone la mi autostima è salita un pochino.
Anche questa volta vi chiedo sostegno e tanto amore!!!
Quindi recensite XD
Alla prossima e besos :*
Carm xoxo






 

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Capitolo 19
*** La morte ***


Nel dizionario sotto la lettera P giaceva il significato di promessa, vista come una dichiarazione con cui ci si impegna a compiere un dato atto o a tenere un dato comportamento, quindi ad attenersi alla promessa data.
Ma in quella casa della periferia di Londra, restava una parola come un'altra, priva di fondamento o forse dinanzi alla vita e alla libertà, anche una promessa perdeva valore.


Faceva freddo, di quel freddo che ti entrava nelle ossa e nonostante il riscaldamento accesso, si forma comunque la nuvoletta bianca quando respiri.
Faceva ancora più freddo perché era Natale e Jack non c'era, al suo posto il solito foglietto, che di norma non portava nulla di buono.
Sbuffai rumorosamente come le locomotive e presi quel dannato pezzo di carta.
"Buon Natale amore mio, non avere paura perché non sono scappato, sono semplicemente andato a comprarti il regalo.
Lo so, sono l'unico al mondo che si riduce all'ultimo.
Abbi pazienza!
Ti amo, a dopo"
Sospirai di sollievo, avevo già pensato al peggio visto i nostri  precedenti e la collezione di biglietti d'abbandono che giocavano nel fondo del cassetto.
Non potevo immaginare una vita senza Jack, senza di lui perdevo consistenza anch'io.
Non ora che ero dipendente da lui.

Mi alzai fischiettando, riacquistando il buon umore, infondo era pur sempre il 25 Dicembre.
Così mi adoperai per preparare il pranzo, cominciando dall'impasto per i plumcake al cioccolato, peró mentre versavo il cacao in polvere, il telefono di casa cominció a squillare insistentemente.
Non riuscii ad arrivare in tempo nel soggiorno e così partii la segreteria telefonica.
Senza senso i battiti del mio cuore triplicarono.
"Buon natale principessa, sono Philip cioè tuo padre, te lo ricordo nel caso lo avessi dimenticato.
Mi manchi Elis, vorrei poter rimediare o almeno parlare davanti ad un caffè, sono a Londra per un paio di giorni.
Spero che tu sia felice, ho capito troppo tardi che non volevo altro che la tua felicità.
Un bacio e ancora auguri"
Quando la lucina rossa smise di lampeggiare, venni scossa da una miriade di brividi, come se lame taglienti mi trapassassero la pelle.
Dopo cinque anni quell'uomo, che all'anagrafe risultava mio padre, si era ricordato di me.
Questa consapevolezza mi fece gelare dentro, potevo sentire la neve scendere sulla milza, sui polmoni e infine sul cuore.
Mi accasciai al suolo, rannicchiandomi in posizione fetale, erano tornati i ricordi e le sensazioni orribili.
Tutto quello che avevo seppellito, era riemerso, portandomi indietro nel tempo, a quell'adolescenza mancata.
Fino a sei anni ero stata la solita bambina felice, anche abbastanza viziata essendo figlia unica.
Ricordo che mio padre mi abbracciava sempre, facendo volteggiare me e mia madre per l'intera sala da pranzo.
Ci definiva i suoi gioielli, quello che aveva di più caro.
Avevo nove anni quando le cose cominciarono a cambiare, Philip faceva tardi la sera e Delia, mia madre, lo aspettava ansiosa sul divano.
Comició persino a mangiarsi le unghie e ad avere i capelli in disordine, proprio lei che amava farsi bella.
Con gli anni la situazione continuò a degenerare, scoprii per caso che mio padre tradiva mia madre, ma mi tennero fuori da tutto questo.
Ma poi fu impossibile restarne fuori, visto che Delia piangeva sempre, ad ogni ora del giorno e della notte, ormai non mangiava nemmeno.
È visto che mio padre si scopava le sue amanti in casa nostra, nella camera che condivideva con sua moglie.
Ricordo soprattutto una donna che veniva spesso, sembrava una tigre talmente era famelica nello sguardo.
Aveva vaporosi capelli rossi e una bocca carnosa, gironzolava per casa in lingerie, una volta la vidi anche nuda, era quella che urlava di più durante il sesso.
Urlava talmente forte da farmi venire il vomito, cosa che accade svariate volte, urlava talmente forte da superare la musica che sparavo a palla nella stanzetta.
Urlava sempre e mia madre, più quella donna urlava il nome di mio padre, più piangeva.
Ad un certo punto pensavo che potesse riempire interi secchi con tutte quelle lacrime salate.
Gli ho detto di lasciarlo, di scappare ma lei lo amava, lo amava e non voleva stare sola.
Ci faceva persino ancora sesso con quello stronzo, cercava di salvare quello che ormai era già finito.
Cercava di salvare il suo primo e unico amore.
Ho odiato entrambi, lui per quello che faceva e lei per essere così debole e sottomessa.
Ho odiato anche me stessa, ho odiato gli uomini e ho odiato il sesso.
La prima volta ero talmente schifata dall'idea, da non aver provato altro che dolore.
Era più un dolore mentale che fisico.
Avevo dannata paura, perché una come me sulle lenzuola ci lascia il cuore e ci è voluto tempo per vedere nel sesso qualcosa di bello e naturale.
Grazie a Jack ho scoperto la passione e il volersi carnalmente.
Ma intanto, in attesa del suo ritorno, tremavo, gettata sul pavimento bianco.
C'è sempre la neve nei miei ricordi e mi diviene bianco il cervello a furia di ricordare.



Avevo lasciato un biglietto a Liz, dove gli rifilavo la cazzata del regalo, se fosse stata più furba avrebbe notato le scatole sotto il letto.
Le avevo regalato svariate cose, ben quindici giorni prima.
In verità stavo andando da Christopher per la resa dei conti, ma non volevo farle sapere di aver infranto la promessa.
Non dopo tutte le discussioni precedenti. 

Il semaforo era rosso come a segnalare il pericolo imminente, lo superai senza badare a nulla, beccandomi il fischio del vigile.
Prima o poi la patente sarebbe stato solo un ricordo lontano.
Svoltai l'angolo, trovandomi di fronte all'imponente villa, luogo di perdizione, infatti in quella casa è cominciato tutto.
Siamo marionette messe sul palcoscenico pronte a dare spettacolo.
Ma mi sono rotto il cazzo di essere manovrato e oggi spezzerò i fili che mi legano a lui.
Salutai velocemente Fred, che stava di sentinella fuori il cancello di ferro battuto e rapido salii la scalinata di marmo, trovandomi di fronte al suo ufficio.
La porta non era chiusa, ma soltanto accostata e c'era un intenso odore nell'aria, che con il tempo avevo imparato a conoscere bene, odore di sangue.
Quando spalancai l'anta di legno scuro, il corpo di Christopher giaceva sul pavimento senza vita, le mattonelle di porcellana candida erano impregnate di sangue rosso e fresco.
Istintivamente mi avvicinai al cadavere, notando gli occhi spalancati, la bocca dischiusa e il foro al cervello.
Dall'espressione contratta del viso sicuramente conosceva l'assassino.
Alzai immediatamente lo sguardo sulla finestra spalancata dove il vento faceva muovere la tenda come se danzasse, notai poi un'ombra sul davanzale e subito presi la pistola.
La figura scura si gettó nel vuoto a braccia spalancate, come se fosse un angelo.
Quando mi affacciai, non c'era più nessuno, ora erano davvero cazzi amari.

Rapido scesi la scalinata e raggiunsi Fred, che subito notó la camicia chiazzata di sangue e mi puntó una rivoltella contro.
"Jack, che cazzo hai fatto?"domandò agitato, le mani gli tremavano leggermente.
"Ascoltami, qualcuno ha ucciso Christopher"avevo la voce incrinata.
"Jack, sei stato tu?! Dimmi la verità"fece un passo avanti e automaticamente indietreggiai.
"Dovevo parlare con lui, ma c'era qualcuno nella stanza, è scappato dal retro"spiegai.
"Lui è morto?"sgranó gli occhi marroni.
"Colpo al cervello, morte secca"sospirai.
"Merda, la polizia vorrà spiegazioni, lo sai che è un uomo in vista"abbassò l'arma.
"Lo so, stiamo nei casini"ringhiai.
La morte di Christopher avrebbe portato solo guai e il capo della polizia l si sarebbe sicuramente occupato del caso. 
Quel bastardo anche da morto avrebbe rovinato la mia vita.
All'epoca non potevo sapere quanto fosse vero.


Tornai a casa distrutto, per correttezza avevamo informato la polizia, almeno per alleviare i sospetti nei nostri confronti.
Essendo i suoi scagnozzi, la colpa sarebbe sicuramente caduta su di noi e non volevo di certo finire in gatta buia.
Aprii il portoncino di legno scuro, c'era odore di bruciato e il silenzio, mi vennero i brividi.
"Liz"la chiamai, ma non ricevetti risposta.
"Amore"continuai, mentre avanzavo verso la cucina.
Quando vidi il suo corpo a terra, ebbi un capogiro, non poteva essere quello che più temevo.
Mi avvicinai velocemente e notai che aveva  gli occhi sbarrati e arrossati, come se avesse passato ore a piangere.
"Amore mio"mi chinai al suo fianco, cercando di prenderla tra le braccia, ma non si mosse, continuava a fissare il muro davanti a se.
Mi sdraiai al suo fianco, abbracciandola da dietro, tremava come un pulcino bagnato, non sapendo che fare, cominciai a parlare a vanvera.
"Liz, ho comprato tre regali per te, perché non andiamo ad aprirli?! È il nostro primo Natale insieme"lei tremava ed io mi ritrovai a piangere.
Eravamo fragili, nonostante fossimo sopravvissuti al passato.
Vissuto per anni tra la gente normale, tra la gente felice, tra la gente che non si accorgeva del vuoto nei nostri occhi.
Vissuto con pezzi mancanti di cuore e anima a brandelli.
Siamo come i sopravvissuti della guerra, anche se torneranno allo loro quotidianità, nulla potrà togliere dalle loro orecchie il suono sordo delle bombe, la morte di un compagno o il sangue sulle mani.
"J-jack"balbettó.
"Dimmi, sono qui"la strinsi con più forza.
"Ha chiamato"disse monocorde.
"Chi?"le baciai la spalla.
"Philip"si voltó per guardarmi negli occhi.
"Tuo padre?"chiesi dolcemente, per poi baciarle una palpebra.
"Lo odio, non voglio vederlo"scosse la testa.
"Sono qui con te, non tornerà di nuovo"le baciai la bocca carnosa.
"Non farei lo stesso anche tu?"domandó con gli occhioni azzurro cielo.
"Per niente al mondo, amo solo te"la vidi sorridere e mi bació, in un unione che sapeva di sale e di speranza.
Noi speravamo sempre.



Il Natale passó tranquillo o almeno dopo l'episodio poco gradevole che Jack ha dovuto assistere.
Aprimmo i regali, cioè un iPhone per lui e svariati regalo per me.
Tra cui un anello, erano diamanti veri e non volevo pensare a quanto lo avesse pagato.
Ma mi stava davvero bene, mi sentivo indissolubilmente legata a lui.
Si era inginocchiato e mi aveva chiesto di essere ufficialmente la sua donna, la sua amante e la sua futura sposa.
Per quanto riguarda mio padre, non ha più richiamato ed io lo odio.
Anche se alcune volte penso se sia possibile odiare qualcuno che in passato si è amato.
Se si può odiare qualcuno che ha il tuo stesso DNA e nelle sue vene scorre il tuo stesso sangue.
Ho provato a superare questo sentimento nei suoi confronti, provando anche a chiamarlo, ma appena sentivo la sua voce ricadevo nel baratro e mi sentivo soffocare e mi veniva da vomitare.
Vomitare qualsiasi cosa che mi legava a lui.

Ora era Gennaio, l'8 Gennaio per l'esattezza.
Anno nuovo, vita nuova e infatti Jack mi aveva confidato di aver lasciato perdere Christopher, cioè si era licenziato, se questo termine poteva essere associato al suo vecchio lavoro.
Ricordo ancora il 31 notte, andammo al Claire de Lune, ballammo tutta la sera e bevemmo fiumi di champagne.
Poi la befana, dove Jack si era travestito portandomi un enorme calza piena di cioccolata.
Io amavo i dolci e lo sapeva bene, di conseguenza ho presi due chili.
Perché si deve ingrassare?
Le cose belle fanno sempre male.

Lanciai uno sguardo fuori dalla finestra, perdendomi ad osservare le grosse gocce di pioggia che lambivano la città.
"Liz, i toast sono pronti"lo vidi raggiungermi tutto sorridente in salotto.
"Finalmente, ho troppa fame"brontolai, mentre gli facevo spazio sul divano.
"Lamentosa"mi fece l'occhiolino.
"Bisbetico"sorrisi.
"Acida"continuó.
"Stronzo"afferrai la mia razione di cibo.
"Alt, mi arrendo"alzó le mani in segno di resa.
"Evvaiiiiii,vinco sempre"sorrisi raggiante e accesi la televisione.
Il canale 28 trasmetteva il telegiornale, di solito cambiavo ma non mi andava di fare zapping.
"Gira"ordinó Jack.
"Cosa?"addentai il sandwich prosciutto e formaggio.
"Cambia canale, ora"ringhió, mentre teneva gli occhi fissi sullo schermo.
"Calmati, ci faremo un pó di cultura"mi sistemai meglio.
"Camb-"stava cercando di afferrare il telecomando, ma la voce della giornalista riempii la stanza.
"Salve concittadini, ancora non è stato risolto il mistero sulla morte dell'imprenditore inglese Christopher Parker, trovato morto il 25 Dicembre nella sua villa"fece una pausa"La polizia indaga sul caso ed ora passiamo alla finanza, dove..."spensi la televisione e mi alzai, mi portai una mano al petto.
Aveva ucciso ancora e poi lui, mi aveva promesso di non farlo.
"Posso spiegare"inizió.
"Davvero?! Porca puttana, me lo avevi promesso"sbraitai.
"Ah Scusami, sei la regina delle promesse vero?"si alzó anche lui "Illuminami, perché non ricordo la tua buona condotta"urló.
"Erano a fin di bene e ti ho anche salvato la vita"colpito e affondato.
"Lasciami parlare"si avvicinó ed indietreggiai.
"Lo hai ucciso, così non saremo mai liberi"alzai gli occhi al cielo"Sei un'idiota, uno stupido, un'incosciente"cominciai a colpirlo sul petto.
"Ti amo"disse di colpo e mi fermai, alzai lo sguardo sul suo viso, stava sorridendo e i suoi occhi brillavano, erano sinceri e limpidi.
"Non sei stato tu?"tirai su col naso.
"Finalmente ti fermi ad ascoltare"mi rubó rapido un bacio.
"Chi è stato? Perché non me l'hai detto?"mi lasciai sistemare i capelli.
"Non lo so, ammetto che quel giorno ero andato da lui con l'intenzione di ucciderlo, ma era già morto" sospiró.
"Avresti infranto la promessa?"domandai.
"Per la libertà o per la vita, non esistono promesse"mi accarezzó dolcemente.
"E ora? Scappiamo?"mi asciugai una lacrima sfuggita al mio controllo.
"Non posso, la polizia sta indagando, se scappo sarò automaticamente condannato"mi spiegó.
"E allora cosa facciamo?"dissi innocentemente.
"Attendiamo, Fred e gli altri stanno cercando il colpevole".
"E poi? Lo consegnerete alla polizia?"ero ingorda di informazioni.
"Forse o forse no"rimase sul vago, ma avevo capito.
Forse lo ammazzavano, come tutti gli altri del resto.
"Sarà stato James"sbuffai, prendendo un bicchiere d'acqua.
"Tu credi? Noi avevamo pensato a qualcuno di noi, infatti ci stiamo guardando le spalle"mi aiutó a sedermi sul tavolo.
"Non lo so, ma credo che ci sia James dietro, pensaci prima l'imboscata a voi e poi questo"mi persi a guardare una venatura del piano di noce"Forse pensano che senza un capo siete in balia di voi stessi"scrollai le spalle, come stessi parlando di giocattoli.
"Sei un genio"mi bació sulle labbra"Come farei senza di te?"mi fece volteggiare.
"Ti prego non farti ammazzare"lo supplicai.
"Ci sei tu che vegli su di me"mi sorrise"Ora vado, ci vediamo stasera"mi bació ancora e uscii fuori casa.
"Torna da me"urlai e sentii la sua risata cristallina rimbombare sulle scale.






Salveeeeeeeeeee!
Non aggiorno da un bel pó, causa esami e mancata ispirazione.
Questo capitolo è un'altra lotta alla sopravvivenza!!!
Amatemi lo stesso, come io amo voi!:)
Sono anime fragili e sono ancora più in pericolo ora!
Infatti si apre un'altra fase delle storia, chi avrà pazienza continuerà a seguirmi o meglio a seguire Liz & Jack.
Recensiteeeeeeeeeeeeeee *___*
Alla prossima e come sempre scusate gli eventuali errori!:(
Carm xoxo 

P.s: se fate le brave pubblico anche una OS sul passato di Jack XD







 

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Capitolo 20
*** Turning Page ***


Scesi frettoloso le scale, sorridendo nell'udire le raccomandazioni di Liz.
Salii in auto e mi diressi nell'attico di Fred, che abitava vicino Bristol.
Il viaggio durò quasi due ore a causa del traffico e cercai di rilassarmi ascoltando del buon vecchio blues.
Parcheggiai distrattamente la Mercedes, salii al quarto piano e citofonai.
"Chi è?"sentii la voce grossa del mio collega.
"Jack, apri"biascicai.
"Entra"spalancò la porta e la richiuse con un calcio, lo vidi posare nella fondina la pistola.
"Devo parlarti"presi posto sul divano di pelle bianca.
"Novità?"chiese, mentre preparava due bicchieri di whisky.
"È stato James, nessuno di noi, ma quel figlio di puttana"strinsi i pugni
"Sei sicuro?"mi porse il bicchiere pieno.
"Elisabeth mi ha aperto gli occhi"spiegai.
"Sa anche questo?"alzò gli occhi al cielo.
"Cazzo Fred è andata in coma per aiutarci"urlai.
"Okay, scusa"accese un sigaro"Non mi fido delle donne".
"Comunque credo che abbia ragione lei, sicuramente sono stati loro"bevvi un lungo sorso del liquido ambrato.
"Con il senno di poi, lo penso anch'io"si grattò la nuca.
"Cosa facciamo? Li ammazziamo?"chiesi leggermente eccitato, anche se sicuramente la mia fidanzata non sarebbe stata felice.
"Con calma, dobbiamo aspettare ancora, la polizia ci sta alle calcagne"sbuffò.
"Merda, odio gli sbirri"presi una sigaretta dal pacchetto"Passami l'accendino".
Lo squillare del telefono di casa, fece alzare Fred, che corse a rispondere.
Lo sentii imprecare come un forsennato e gettare il cordless con forza contro il muro.
"Fred che cavolo è successo?"mi alzai di scatto.
"Steve"mormorò"Lo hanno ucciso"scosse la testa.




L'attesa corrode il fegato e sicuramente più il tempo passava, più il mio fegato sì spappolava.
Molto probabilmente sarei morta giovane, anzi considerando ogni sfaccettatura, quasi sicuramente.
Erano cinque ore che Jack era fuori ed io stavo diventando fuori di testa.
Può l'amore renderti schiava di una persona?
Perché mi rendo conto che per lui potrei essere qualunque cosa e diventare qualsiasi cosa lui abbia bisogno.
L'amore per Jack mi ha stravolto, cambiato, forse anche migliorata.
Ho un coraggio che non pensavo di avere.
Una forza che non credevo di possedere.
Un cuore che credevo fosse spento.



Steve è morto e non riesco a pensare ad altro.
Ci stanno uccidendo tutti, in cuor mio spero che il mio turno sia il più lontano possibile.
Almeno ho altri giorni da condividere con lei, da passare a guardarla dormire o a farci l'amore fino a svenire.
Può essere l'amore così totalizzante? 
Perché mi sembra di scoppiare, talmente l'amo.
La voce di Fred mi riporta con i piedi per terra, in quella casa fredda e disordinata, dove giace il corpo senza vita di un uomo.
Colui che mi ha parato il culo per dodici anni, colui che mi ha aiutato quando mi mancava il coraggio o quando mi ubriacavo al Claire de lune e mi riportava a casa.
Steve.
Che nonostante tutto era un brav'uomo, che però i molteplici debiti avevano ridotto a delinquente.
Che aveva una famiglia in America e che sperava di vedere presto.
Parlava sempre di sua figlia che studiava in un prestigioso college o del piccolo Mike.
Perché infondo nessuno voleva diventare questo, solo che la vita ha deciso per noi e ci siamo ritrovati in questo vortice senza fine.
Forse è solo la morte a poterci rendere liberi.
"Jack, cazzo ascoltami"urlò l'africano e per l'ennesima volta mi resi conto di essere deconcentrato.
Proprio ora che la concentrazione era fondamentale.
"Dimmi"scossi la testa.
"Cosa facciamo? Aspettiamo che vengono a sgozzarci?"ringhiò a denti stretti.
"Siamo solo noi due, contro un'intera cricca"socchiusi gli occhi, mi sentivo stanco"Moriremo comunque"diedi la sentenza.
"Almeno moriremo da eroi, cercando di riscattare i nostri amici"diede un calcio ad una sedia di legno.
"Non siamo eroi e non lo saremo mai"sorrisi strafottente.
"Sei pazzo"esclamò"Siamo nella merda, nel caso te ne fossi scordato"fece una smorfia.
"Non siamo i buoni, siamo i cattivi"mormorai, mi ero semplicemente arreso.
"Jack"mi prese per le spalle cominciando a scuotermi"Jackson non è ancora finita"mi guardò dritto nelle pupille e sentii tutto il peso di quei giorni, della paura e dell'incertezza.
Mi sentii un bambino impaurito che si ritrovava in una situazione più grande di lui.
Era iniziato come una cura per il mio dolore, ma poi?
Poi mi sono crogiolato nella convinzione di non poter essere altro che questo.
Di poter essere solo un ladro, un assassino, uno spacciatore.
Non mi sono ribellato, perché sono un codardo e il coraggio di essere me stesso o di inseguire i miei sogni non l'ho mai avuto.
Christopher era solo una copertura, sono io ad non essere mai stato un uomo libero.
"Mi sono rotto il cazzo"risi"Basta, vado da Liz"scrollai le spalle e sorrisi.
"Dobbiamo fare qualcosa"mi fermò.
"Non voglio fare nulla, ho già fatto toppo"aprii la porta"Ci vediamo all'inferno"gli feci l'occhiolino e corsi via.


Forse mancava un giorno o un mese alla mia morte.
Forse sarebbero venuti ad uccidermi stasera stessa, ma almeno per oggi volevo essere un ragazzo di ventinove anni, senza pensieri e con una ragazza stupenda che sognava di sposare.
Bussai il citofono, perché come al solito avevo dimenticato le chiavi.
Mi aspettava sull'uscio di casa, aveva un maglione beige che le copriva appena il sedere, le gambe nude, gli occhi lucidi e un sorriso sulle labbra.
Era felice, felice di vedermi tornare da lei.
Mi gettò le braccia al collo e la presi in braccio, non servivano troppe parole tra noi, avevamo un linguaggio tutto nostro.
La camera era troppo lontana e avevo una dannata voglia di essere suo.
Perché per la prima volta appartenere ad una donna era la cosa migliore al mondo.
Volevo passare la mia esistenza tra le sue braccia, sulla sua bocca e dentro il suo corpo.
Poteva fare di me quello che voleva, ero creta tra le sue mani.
Con Elisabeth Tresir non esistevano mostri nell'armadio o draghi, lei era il mio rimedio naturale.
Il mio raggio di sole, il mare calmo, la salsedine sulla pelle, la risata cristallina, la neve a dicembre, la ruota panoramica, l'alba, il tramonto, gli occhi luminosi di mia madre.

Finimmo contro la parete del salotto, per poi trovare pace sul tappeto.
Quel vecchio tappeto che profumava di shampoo alla vaniglia, quello che mi aveva lanciato addosso ed era finito sulla stoffa polverosa.
Profumava di sesso fatto di fretta, per cercare di fare pace.
Profumava di unione e di sudore.
Al dire il vero ogni cosa profumava di noi, persino l'aria che respiravamo.
Tra quelle quattro mure eravamo quello che di più semplice poteva esistere.
Eravamo due persone innamorate.
"Ti amo Jack"mormorò prima di baciarmi ancora, prendendosi fino all'ultimo respiro.
Fuori tirava un vento freddo, ma in quella stanza faceva caldo.
Calda era la sua pelle al contatto con la mia, calda era la sua bocca che accoglieva la mia lingua, calda era la sua voce che ansimava nel mio orecchio.
Le sue mani erano tra i miei capelli, quando mi muovevo dentro di lei tirava alcune ciocche, socchiudeva gli occhi e inarcava la schiena, come a farmi capire che era totalmente mia.
Amavo usare questo pronome possessivo.
Era mia e lo sarebbe stata per sempre, qualsiasi cosa sarebbe successa, ci saremo appartenuti per il resto della nostra vita.
Mia, soltanto mia, da quella sera di Marzo, dal primo sguardo, dalla prima lacrima, dal primo bacio.



Urlai il suo nome e gettai la testa all'indietro, mentre il piacere irradiava ogni cellula del mio corpo.
L'orgasmo mi scuoteva dalla radice dei capelli e percorreva la sua discesa fino al baratro.
Perché fare l'amore con Jack era l'esperienza più appagante ed entusiasmante.
Gli morsi la spalla invitandolo a prendersi ancora tutto di me.
Poteva prendersi un rene, un polmone o il cuore, qualsiasi cosa.
Lo amavo in una maniera talmente viscerale da stare male, eravamo uniti da un filo invisibile, che ci avvolgeva e ci teneva stretti.
Un corpo e una sola anima, come le parti mancanti di un puzzle.
Mi piace pensare che ci stavamo aspettando da anni, che prima o poi ci saremo incontrati lo stesso, magari al mare o a New York.
Magari mi avrebbe macchiato il cappotto con il caffè o rimorchiato in discoteca.
Magari mi avrebbe baciata di colpo sulla metro, magari mi stava cercando come un'anima in pena.
Mi piace pensare che siamo anime gemelle, forse un pó ammaccate.
"L-iz"balbetta il mio nome, mentre crolla sorridente su di me.
Lo abbraccio istintivamente, come a proteggerlo dalla realtà che tanto temiamo, anche perché tra i due, la più forte sono io.
"Quanto ti amo"confessa, mentre disegna ghirigori sul mio ventre.
"Quanto?"sorrido, mentre guardo la sua chioma ribelle.
"Tanto"mi bacia il capezzolo del seno sinistro.
"Tanto quanto?"gli sistemo i capelli con la mano.
"Più di tutto"mi bacia il capezzolo del seno destro"Sei bellissima"mormora poi.
"Ridimmelo"arrossisco.
"Sei bellissima"ripete, per poi scendere a baciarmi l'ombelico, sento la punta della lingua tracciare dei cerchi.
"Non ci credo"borbotto divertita.
"Non ti direi bugie"sfiora con il naso i peli pubici.
"Ma se sei un bugiardo"gli mollo un pizzico.
"Te lo giuro"bacia il clitoride e inizia tutto da capo"Ora fammi continuare"sorride malizioso.


"Mi piace l'odore della tua pelle"annusa il mio collo lasciato scoperto dalla felpa.
"Davvero?"lo baciai a stampo.
"Sai di casa"mi guarda negli occhi intensamente ed automaticamente mi si accappona la pelle.
Mi entra dentro, sempre.
"Sono il posto in cui potrai sempre tornare"gli afferro il viso tra le mani e lo bacio ancora, con maggiore dedizione.
"Lo so"annuisce.
"Oggi sono felice"scrollo le spalle.
"Anch'io, sono sereno"mi aiuta a sbucciare le patate.
"Quanto durerà?"chiedo.
"Forse un giorno, forse sempre"lo osservo mentre taglia a cubetti l'ortaggio.
"Preferisco la seconda opzione"poso il coltello e prendo la padella dal mobile.
"Decisamente"mi tira la fettuccia del grembiule.
"Che ne dici di patatine fritte e cotoletta?"continua ad arricciare la fettuccia azzurra tra le dita.
"Mmm"mi guarda insistentemente e arrossisco.
"Cosa vuoi?"domando.
"Te"sorride.
"Mi hai già"mi trema la voce.
"Giurami una cosa"da un strattone al grembiule e mi tira vicino a lui.
"Che bambino"gli poggio la testa sul cuore.
"Giura"mi ordina serio.
"Almeno dimmi cosa"lo stringo a me.
"Fidati"mi bacia i capelli ancora umidi.
"Lo giuro"dico solenne.
"Che mi amerai qualsiasi cosa la vita ci imponga, che cercherai qualcosa di me nella gente e che non ti dimenticherai di noi".
"Lo giuro su me stessa"mi lasciai cullare tra le sue braccia.




Aloha genteeeee!
Come va?! Ho dato due esami e ne sto preparando ancora un altro!
Lo stress è con me;)
Questo capitolo e soprattutto la parte in cui fanno l'amore, l'ho scritto ascoltando "Turning page".
Le parole sono scivolate via ed ecco quello che uscito fuori.
Non aggiorno da un bel pó, perdonatemi!!!!!!!!
Questo capitolo lo avevo immaginato in un altro modo, ma vedremo nel prossimo la nuova svolta, dovete solo aspettare un pochino...!
Spero che vi abbia emozionato un minimo di quanto mi sono emozionata io, vi consiglio di rileggerlo con la canzone di sottofondo.
Grazie a tutti, per la pazienza e per la dedizione.
Aspetto vostri pareri, mi rimetto al vostro giudizio;)))
Un bacio e alla prossima!
Come sempre scusate eventuali errori:P















 

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Capitolo 21
*** Supereremo anche questa ***


Al liceo la letteratura mi piaceva un sacco, anche i poeti italiani.
Ricordo la poesia di Leopardi, la "Quiete dopo la tempesta", mi dava un senso di pace, quella che stavo cercando da anni.
Ma è solo un'utopia, perché non esiste la quiete.
Nella mia miserabile vita c'è solo tempesta.


TRE ORE PRIMA

Sembrava ci fosse il sole sotto le nuvole grigie o almeno si sperava.
Avevo sostenuto l'ennesimo esame e mancava poco alla fine, questo mi faceva sentire più leggera, come se le cose stessero andando per il verso giusto.
Presi il bus alla solita fermata e mi fermai al supermercato visto che la dispensa piangeva miseria.
Soprattutto a causa di Jack che mangiava tutto il giorno, mi chiedevo come facesse a rimanere sempre in perfetta forma fisica.
Presi un carrello e mi diressi al reparto verdure, poi in quello macelleria e infine in quello schifezze di vario genere.
Biscotti al cioccolato, barrette, caramelle gommose, liquirizie, bastoncini di zucchero, merendine, cornetti alla crema e tanto altro.
Inutile dire che la cassiera mi guardò un tantino stranita, anche perché aveva l'aria di perfettina, tutta carote e sedano, che schifo.
Pagai con la carta di credito, rifornita dai miei genitori due giorni prima, almeno erano puntuali sul denaro, per il resto avevo molto da ridire.
Ripresi il bus 197, dove c'era il solito autista giovane che ci provava spudoratamente, di conseguenza alzavo la mano sinistra dove faceva bella mostra l'anello di fidanzamento.
Mi sentivo immensamente felice nel compiere quel gesto, per una volta sentirmi legata a qualcuno mi rendeva entusiasta.
"Ancora fidanzata?"mi chiese sorridente mentre timbravo il biglietto.
Ammetto che aveva un bel sorriso sincero, di quelli puliti.
"Assolutamente, sono fidanzatissima"sorrisi di rimando.
"Che peccato, mi piaci proprio tanto"aggiunse.
"Marpione"lo rimproverai divertita, per poi sedermi ed infilare le cuffiette dell'iPod.
Avevo la solita playlist che spaziava dalla musica classica al pop, più o meno seguivo l'umore del momento.
I Coldplay accompagnarono tutto il mio viaggio di ritorno, prima di scendere salutai Paul, che mi fece l'occhiolino, era davvero uno spasso.
Se non ci fosse Jackson a riempire la mia esistenza, il suo corteggiamento mi avrebbe addirittura lusingata.
Ma nessuno può competere con lui, non si compete con il vero amore.



Liz ancora non era tornata e mi sentivo irrequieto, dopo l'ennesima brutta notizia avevo bisogno della mia dose di normalità.
Ciò corrispondeva alle braccia e al profumo di lei.
Sentii il rumore di chiavi nella toppa e subito la stritolai non appena superò l'uscio di casa.
Cominciai immediatamente a respirare meglio.
"Che accoglienza"sorrise raggiante, mentre si alzò sulle punte per baciarmi.
"Avevo estremo bisogno di te"dissi.
"Sono contenta di mancarti"sorrise ancora, mentre portava la spesa in cucina, mi ritrovai a seguirla come un fedele cagnolino.
"Mi manchi sempre quando non ci sei"mi rilassai e sorrisi.
"Ti vedo strano"domandò, mentre sistemava le varie cose.
"Davvero?"mi uscii una voce stridula.
"Jack, cos'hai?"posò il pacco di biscotti e mi accarezzò lentamente il viso.
"Come è andato l'esame?"cercai di cambiare argomento.
"Benissimo, un altro 30"disse orgogliosa di se stessa.
Notai in quel momento quanto fosse bella quella mattina, indossava un vestitino azzurro pallido e i capelli ondulati cascavano a perfezione sulle sue palle, fino a sfiorare i seni pieni , le labbra erano dipinte di rosa pallido.
Era bellissima.
"Sei una favola"la baciai con passione e subito gettò le sue esili braccia al mio collo.
La sentii sciogliersi come burro al sole, mentre si faceva trasportare e lambire dalla mia lingua.
"Wow"esclamò intontita e con le labbra gonfie dai morsi.
"Sei tornata con il bus?"le sistemai una ciocca di capelli castano chiaro.
"Si"annuii, mentre prendeva il succo di frutta dal frigo.
"C'era quell'autista arrapato?"chiesi stizzito.
"Paul?"riempii un bicchiere di succo arancione.
"Ah bene, ora sai anche il nome"la guardai truce ed incrociai le braccia, scoppiò a ridere mentre con due falcate mi raggiunse.
"Geloso?"cominciò a disegnare ghirigori sul mio petto.
"Follemente"gli soffiai all'orecchio.
"Hai finito ora?"disse perentoria.
"Di fare cosa?"sgranai gli occhi.
"Non fare l'innocente, hai cambiato più volte argomento"bevve un sorso della sua bevanda"Cosa sta succedendo Jack?"mi guardò intensamente.
"Hanno arrestato Fred, credo che farà il mio nome"gli diedi le spalle.
"Ah"sentenziò.
Cadde un lungo silenzio, ma non era pesante.
"Ti tradirebbe?"gli tremava la voce.
"Si"annuii con vigore.
"Forse.."la stoppai all'istante.
"Nessun forse, mi verranno a prendere"tornai a guardarla e come avevo previsto stava piangendo silenziosamente.
"Scappa, anzi scappiamo"mi superò e corse nella camera da letto.
Quando la raggiunsi stava buttando cose alla rinfusa nella grossa valigia.
"Fermati"l'abbracciai, mentre le lacrime divennero singhiozzi.
Sembrava un pulcino.
"Non possiamo arrenderci"mi prese il viso con le mani"Non puoi andare via"mi baciò più volte.
"È giusto che paghi"le accarezzai la testa.
"Non dire frottole, non hai ucciso tu Christopher o Steve"si allontanò.
"Non loro, ma altri uomini si"riuscii a percepire la distanza che si era creata.
"Non me ne fotte, il passato ormai è andato"mi gettò una maglia addosso, invitandomi a preparare il mio borsone"Muoviti".
"No"protestai.
"Non fare il bambino"urlò mentre apriva vari cassetti e li svuotava sul letto.
"Sarò un latitante"tentai.
"Non m'interessa"ringhiò.
"Avevi detto che volevi laureati ed essere libera"le ricordai un vecchio discorso.
"Era un mese fa e non rischiavi di essere arrestato"si fermò a guardarmi, sgranò gli occhi e scivolò sul pavimento.
Si era arresa, nei miei occhi aveva trovato la conferma.
"Chiamerò un avvocato ed uscirai in meno di una settimana"annuiva con vigore, come per darsi coraggio.
"Troveremo un modo"le porsi la mano e l'aiutai ad alzarsi.
"Per forza, non posso vivere senza di te"mi strinse con vigore.
"Nemmeno io"cominciai a giocare con i suoi capelli.
"Quanto ci resta?"domandò.
"Un'ora, un giorno, una settimana, dipende"la cullai, facendoci dondolare lievemente.
Sbuffò un pochino e mi depose un bacio nell'incavo del collo.
"Supereremo anche questa"mi sorrise.


Non potevo crederci, il Signore doveva avercela con noi.
Era impensabile che avremmo dovuto affrontare anche la galera, considerando che la pena poteva essere molto severa.
Non riuscivo ad immaginarmi per interi anni senza la sua presenza per casa o di notte nel letto.
Mi era entrato fin sotto la pelle, nel l'epidermide e nelle membra del mio essere.
Jack fa parte di me.


TRE GIORNI DOPO


Tre giorni ed eravamo ancora insieme, stavo davvero apprezzando ogni secondo della mia vita.
Davo importanza ad ogni momento, perché poteva essere l'ultimo.
Jack era ancora addormentato al mio fianco, coperto per metà dal lenzuolo bianco che contrastava con la sua pelle leggermente ambrata.
Dalla finestra penetrava un timido raggio di sole e colpiva il suo viso, era bello da mozzare il fiato e chissà per quanto, era ancora mio.
Sembrava che la vita si stesse prendendo gioco di me, mi concedeva la felicità e poi se la riprendeva, lasciandomi insoddisfatta.
Poi quando si prova la felicità è difficile privarsene, soprattutto se riguardava lui.
"Mi stavi guardando?"la sua voce mi distolse dai miei pensieri.
"Si, mi piace guardarti"sorrisi.
"Mi piace come mi guardi"distese le gambe e le incrociò con le mie.
"Perché?"appoggiai la testa sul palmo della mano.
"Mi fai sentire importante, amato e apprezzato"mi afferrò per il braccio attirandomi a lui e mi baciò.
"Lo sei"mi accoccolai sul suo petto nudo, visto che avevamo passato l'intera nottata a fare l'amore.
Non sembrava mai abbastanza.
"Allora, oggi cosa facciamo?"chiese ancora assonnato.
"Quello che vuoi"risposi.
"Passare la giornata a letto?"scoppiammo a ridere.
"Non mi tentare"gli mordicchiai un capezzolo.
"Mi piace tentarti"biascicò.
"E mi piace essere tentata"annusai l'odore della sua pelle.
Sapeva di muschio e di uomo.
"Donna è ora di fare colazione"mi spinse giù dal materasso e caddi per terra.
"Complimenti, sei davvero un gentiluomo"mi sistemai la maglietta e marciai verso la cucina.
Preparai il caffè e presi i soliti biscotti al cioccolato.
"Ti sei offesa?"sbucò con i suoi capelli ribelli.
"No"dissi secca.
"Quindi significa di si"ridacchiò.
"Invece no"sbuffai.
"Le donne sono contorte e quando sono arrabbiate dicono il contrario di quello che pensano"prese una tazzina e mise dello zucchero.
"Mi stai paragonando a miliardi di donne?"cominciai a sbattere il piede ritmicamente.
"Ti deve venire il ciclo?"piegò la testa di lato e sorrise.
"Che palle, si"alzai gli occhi al cielo e mi sedetti su uno sgabello.
"Lo sapevo"scoppiò a ridere e la sua risata riempi l'ambiente.
"Passami il latte"allungai la mano nella sua direzione.
"E tu i biscotti"facemmo una specie di baratto e ci sorridemmo, mentre masticavamo in silenzio e ci guardavamo.
La quotidianità con Jack era speciale, con lui non erano importanti i grandi gesti, ma le semplici cose.
Come dormire abbracciati la sera, cucinare e lavare i piatti insieme, guardare un vecchio film insieme, fare la doccia insieme, vestirci insieme, completare i rebus insieme, fare l'amore insieme.
"Sei proprio bella"disse di colpo.
Arrossii come una scolaretta e abbassai gli occhi sulla tazza.
"Anche tu"mi morsi il labbro.
"Mi mancherai"aveva gli occhi luminosi.
"Non dirlo"scossi la testa"Non voglio pensarci".
"Okay"alzò le mani in difesa e tornò il sereno.


Ci vestimmo leggeri visto la bella giornata e cominciai a preparare dei panini visto la mia intenzione di andare al parco.
Ma il suono del citofono mi fece posare il coltello nel lavandino e correre all'ingresso.
"Chi è?"chiesi.
"La polizia"si fermò il cuore nell'udire quella parola.
Non poteva essere vero, voglio svegliarmi da questo incubo. 
"Un attimo"gracchiai, mentre premetti il pulsante.
Corsi in bagno e trovai Jack intento a sistemarsi i capelli col gel, lo abbracciai di scatto e cominciai a piangere.
"Amore, cos'hai?"chiese dolcemente.
"Sono loro, stanno salendo"singhiozzai.
"La poli-zia?"balbettò.
"Si"mi strinse e mi baciò i capelli"Andiamo"mi prese la mano e ci fermammo davanti la porta di noce, in attesa della nostra fine.
"Signora"la voce di un poliziotto mi fece tremare e aprii la porta con troppa violenza.
"Buongi-orno"un singhiozzo ruppe le mie parole.
"Buongiorno lei è la signorina Elisabeth Jane Tresir?"chiese in modo serio.
"Si"annuii.
"Lei è Jackson Stone?"spostò lo sguardo sul mio fidanzato.
"Sono io"strinse la mia mano tra la sua.
"Jackson Harold Stone la dichiaro in arresto per l'omicidio di Christopher Parker e Steve Ghana, tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei, ora mi dia le mani"prese le manette dal cinturone e mi venne un capogiro.
"No, vi prego no"mi parai davanti a Jack, come quando mi presi il proiettile al posto suo.
"Liz, amore"mi supplicò.
"Lui è innocente, stava a casa con me quel giorno"urlai e il poliziotto sgranò gli occhi.
"Signorina la prego si componga e mi faccia fare il mio lavoro"cercò gentilmente di spostarmi.
"Non mi tocchi, ci lasci in pace"copiose lacrime solcavano il mio viso.
"Basta Liz"allungò i polsi nella direzione dell'agente.
"Bene, finalmente ragioniamo"stava facendo scattare le manette.
"Mi scusi solo un attimo, ho bisogno di parlare con la mia fidanzata"chiese con educazione.
"Signor Stone non posso"tentò.
"Pochi minuti la prego, poi potrà portarmi dove desidera"lo supplicò.
"L'aspetto qui"si voltò.

Mi prese per mano e andammo in cucina, mi lasciavo trascinare da lui visto che ero priva di forze.
"Liz, ascoltami bene"mi scosse un pochino"Lo sapevamo che sarebbe successo, quindi ricorda quello che ti ho detto"mi accarezzò"Sei libera di farti una vita, non ti chiedo di aspettarmi per anni, non sono così egoista"una lacrima sfuggì al suo controllo e mi sentii morire"Promettimi che finirai gli esami e prenderai quella cazzo di laurea, prometti"mi guardò intensamente.
"Prometto"sembravo un automa.
"Prometti che non farai cazzate? Come progettare la mia fuga?"sorrise.
"Prometto"abbozzai ad un lieve sorriso.
"Promettimi che andrai avanti, che ti innamorerai di nuovo"deglutii a fatica, vidi il suo pomo d'adamo salire e scendere senza sosta.
"No"urlai"Non posso"indietreggiai colpita dalle sue parole.
"Ti prego"disse a denti stretti.
"Non questo"distolsi gli occhi da lui.
"Sarò lì dentro per anni, forse fino alla fine dei miei giorni, non puoi aspettarmi in eterno".
"Senza di te, questa non è degna di essere chiamata vita"mi gettai su di lui.
"Mi mancherai ogni singolo momento"mi baciò con passione, per minuti che sembrarono mesi.
"Anche tu"lo baciai ancora.
"Ti amo"mi accarezzò le gote.
"Ti amo anch'io, per sempre"dissi io.



La guardai sull'uscio di casa in lacrime, aveva gli occhi gonfi e le braccia abbandonate ai lati del corpo.
Era distrutta dal dolore, proprio come lo ero io.
Infondo non era stata una storia semplice la nostra, anzi.
Abbiamo dovuto affrontare i fantasmi del nostro passato e i mostri del nostro presente.
Lo avevamo fatto tra alti e bassi, come se fossimo sulle montagne russe, ma comunque avevamo superato tutto.
Ed ora anche la galera e la lontananza, giuro che ho paura di perderla.
È bella, intelligente e dolce, incontrerà qualcuno migliore di me che la porterà con se.
Lontana dal male che gli ho fatto vivere io, la porterà in qualche posto tranquillo e con il tempo si dimenticherà di me, di noi e dei nostri baci.
Diedi un ultima occhiata alla sua figura tremante, mi mandò un bacio volante e le sorrisi, poi mi voltai per non farle vedere le mie lacrime.
L'avrei distrutta e lei già era a pezzi.
"Entra"il poliziotto dagli occhi scuri mi aprii la portiera della macchina.
Chiusi gli occhi e seguii il suo ordine.
Quando mise in moto e la macchina prese velocità, mi sentii morire, mi stava allontanando da Liz, dall'amore, dal mio posto felice.
E senza di lei sarebbe ritornato l'inferno.




Ho superato un altro esame, quindi sono felice e ho pubblicato il nuovo capitolo *___*
Non so perché ho pianto mentre lo scrivevo.
Forse perché ogni parola prendeva immagine nella mia mente e mi sono ritrovata a vivere il loro dolore.
Ormai Liz e Jack fanno parte di me.
Ecco il colpo di scena e la nuova fase, credo che dovrete sopportarmi ancora per un po'!!!
Grazie per il sostegno, senza di voi non avrei il coraggio di continuare.
Lasciate il vostro parere e ditemi se vi siete emozionate almeno un pochino-ino-ino!
Grazie davvero!;)))
Alla prossima e come al solito scusate eventuali errori.

Carm xoxo

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Capitolo 22
*** Senza Jack & Senza Liz ***


Ero ancora seduta a gambe incrociate sul tappeto che profumava di vaniglia, mentre fissavo la porta di legno davanti a me.
Mi sembrava di stare da giorni in quella posizione e invece era passata solo una nottata.
Eppure continuavo a fissare l'uscio di casa, sperando in un suo ritorno.
Mi ero immaginata la scena milioni di volte in quelle nove ore.
Immaginavo la porta spalancarsi con forza, il viso sereno di Jack, il sorriso sincero e i suoi occhi ghiaccio che mi scrutano con amore.
Finiremo sicuramente per terra a fare l'amore, quello dolce e un po' selvaggio, proprio come piace a noi.
E invece nulla.
Quella maledetta porta resta chiusa, la luce della lampada è fioca ed io mi sento vuota.
Come se lui avesse portato via un pezzo del mio cuore e una parte della mia anima.
Ero vuota e Jack era in galera.



Faceva freddo, c'era puzza di muffa e un uomo mi fissava male.
Non mi aspettavo la Reggia di Versailles, ma sentivo che sarei morto lì dentro, senza vedere la luce del sole o gli occhi di lei.
Erano passate nove ore o su per giù, ma in quelle quattro mure di cemento, il tempo aveva perso di avere importanza.
Secondi, minuti e ore, tutto sembrava terribilmente lento.
Non osavo nemmeno chiudere gli occhi, altrimenti mi sarei ucciso con le mie stesse mani.
Appena lo facevo, mi appariva il viso felice di Liz che poi veniva sostituito con la sua figura tremante sull'uscio di casa.
L'unico termine per descriverla era "priva di vita", come se avessero succhiato la sua linfa vitale.
Mi mancava troppo, figuriamoci con il passare degli anni.
Avevo anche paura di essere dimenticato o di dimenticare il suo neo sul labbro, la morbidezza dei suoi capelli, l'intensità del suo sguardo.
Sbuffai, lasciandomi cadere sul materasso duro e umido.
Dovevo solo resistere.


Primo giorno senza Jack e non era cambiato molto, mi trovavo ancora nell'esatta posizione di ieri.
Si erano addormentate le gambe, le mani tremavano ancora e avevo finito anche l'ultima lacrima.
Questo mi faceva sentire anche peggio, non potevo nemmeno piangere, che nullità.
"Ti amo Liz"sgranai gli occhi.
"Jack"lo chiamai sorpresa.
"Ti amo"era appena un sussurro, ma l'avevo sentito.
Mi alzai di scatto, cominciando a girare per le stanze, sperando di trovarlo sorridente.
"Jack"urlai ansiosa, mentre la consapevolezza di aver immaginato tutto si insediava in me.
Ero una povera illusa, una pazza, una donna a pezzi.



Primo vero giorno senza Liz e mi faceva schifo.
Senza di lei, il mondo faceva schifo.
La cella era illuminata da un timido raggio di sole che trapelava da una piccola finestra sbarrata.
Illuminava il mio letto scomodo e rendeva tutto reale.
Purtroppo non era un incubo.
"Buongiorno"alzai gli occhi sul mio compagno di stanza.
"Giorno"biascicai con poco entusiasmo.
"Cosa hai fatto?"chiese curioso.
"Nulla"negai, non avevo certo bisogno di un confessore.
"Ho ucciso mia moglie"disse lui, notai gli occhi leggermente lucidi.
"Non sembri fiero"affermai.
"Non lo sono"scosse la testa"Mi ha tradito con il mio migliore amico, in un raptus ho preso un coltello, sono bastate un paio di coltellate, sembrava una bambola di pezza"girò la faccia"Mi sono costituito alla polizia, mi sembra ancora di impazzire".
"Ti capisco"mi limitai a dire, in verità non sapevo come comportarmi.
Infondo avevo ucciso mio padre e una trentina di persone, quindi non ero nella posizione di giudicare.
"Non vuoi proprio raccontarmi perché sei finito qui?"domandò.
"Da quanto tempo sei in carcere?"evitai la domanda.
"Sei anni, ma merito di marcire qui dentro"disse con disprezzo.
"Non hai figli?"chiesi.
"Matt e Sandy, sono gemelli, ormai hanno diciott'anni"sospirò.
"Non li vedi mai?"ero avido di informazione.
"Matt mi odia, ha cambiato anche il cognome"sospirò ancora"Sandy viene spesso, ma piange ogni volta"spiegò.
"Quindi possono venire a trovarci?"abbozzai un sorriso.
"Si"ridacchiò"Aspetti qualcuno?"
"Aspetto la mia vita"sorrisi, mi sembrava di avere una minima speranza.
"La tua fidanzata?"appoggiò la testa sul cuscino ispido.
"Si"annuii con vigore.
"Almeno hai una ragione per resistere"si voltò dandomi le spalle e la conversazione si spense.


Otto giorni senza Jack e ancora non mi sembrava reale.
Avevo chiesto di vederlo, ma ho dovuto firmare un sacco di fogli ed ero in attesa della risposta del giudice.
Vivevo in attesa di quel giorno.
Ogni tanto ancora sentivo la sua voce e sentivo la sua presenza al mio fianco.
Mi sembrava di essere ritornata indietro nel tempo, quando il mio rapporto con Jack era in bilico, quando io scappavo e lui mi veniva a cercare o quando lui scappava ed io tornavo a prenderlo.
In verità sarei andata a prenderlo ovunque, anche al centro dell'inferno.



Decimo giorno senza Liz, stessa cella, stessa malinconia, stessa voglia di scappare.
Avevo scoperto che il mio compagno si chiamava Luke, aveva quasi cinquant'anni e stava peggio di me.
Avevo visto la mensa, dove il cibo era una poltiglia informe.
Avevo visto il piccolo giardino, dove avevamo un'ora d'aria.
Avevo visto le docce e la sporcizia in ogni angolo.
Avevo visto il mio viso stanco allo specchio, le occhiaie profonde e la barba incolta.
Di Liz nessuna notizia.
E se mi avesse abbandonato?


Un mese senza Jack.
Da trenta giorni non ricordavo nemmeno cosa significasse la felicità.
Era sparita quel giorno, quando la polizia aveva portato via il mio fidanzato.
"Buongiorno Elisabeth"alzai lo sguardo vacuo sull'autista.
Stavo tornando a casa, dopo una giornata di corsi all'università.
"Ciao"risposi più per gentilezza, che per reale intenzione.
"Sono settimane che sei triste, sembri un fantasma"scosse il capo, facendo oscillare il berretto.
"Ho dei problemi"restai sul vago.
"Capisco"sorrise poi ad una vecchietta che saliva con fatica.
Appoggiai la testa al vetro ampio, perdendomi a guardare le strade affollate di gente.
Asciugai una lacrima con la manica della felpa fin troppo leggera.
"Non dovresti piangere"era un tono flebile, appena un sussurro.
"Mi scusi?"chiesi con educazione, visto che ad aver parlato era l'anziana signora.
"Non bisogna piangere"ripeté.
"Mi è rimasto solo questo"presi a fissare le mie unghie mangiucchiate.
"Ti è rimata la vita, che è il dono più bello"disse seria.
"Non voglio essere scortese, ma lei non può capire"scossi la testa.
"Prova a spiegarmi"mi prese la mano, la mia era liscia e la sua rugosa.
Due generazioni a confronto.
Decisi di guardarla negli occhi, erano verdi anche se sbiaditi dal tempo e dai ricordi, come se avesse una patina a coprirli.
"Jack"pronunciare il suo nome mi provocò una fitta al petto"Il mio fidanzato è stato arrestato"abbassai il tono.
"Brutto giro?"sussurrò.
"Più o meno, anche se è innocente per le accuse che gli sono state mosse"lo difesi.
"Il tempo aggiusta tutto"strinse la borsetta tra le mani.
La fissai per un po' e sorrisi, stavo parlando di cose private ad una persona che non conoscevo.
Ma la verità è che ne avevo bisogno, avevo bisogno di essere consolata.
"Grazie"mormorai.
"Figurati, ti ho vista piangere e nei tuoi occhi ho visto il nulla"sospirò"Eppure sono azzurro cielo e il cielo non è mai vuoto".
"Io mi sento vuota"ammisi.
"Mio marito è morto dieci anni fa, capisco la tua mancanza, ma trova la forza nella voglia di rivederlo. Almeno è vivo"si alzò e silenziosamente scese alla sua fermata.
Aveva ragione, strinsi le mani a pugno e guardai in alto.
Avremmo vinto anche questa battaglia, anche a costo di scendere a patto col passato.



L'unica cosa decente della giornata era l'ora d'aria che ci concedevano.
Mi fumavo la sigaretta e per una manciata di minuti mi sentivo normale.
Ritornavo indietro nel tempo, quando Liz mi rimproverava per la cenere in cucina, per la cappa di fumo in bagno, per la sigaretta dopo il sesso.
Sorrisi e socchiusi gli occhi, una brezza leggera mosse i miei capelli, portando con essa miliardi di ricordi.
Le sue mani perennemente fredde e il suo cuore caldo, la pelle morbida come seta, le gambe lunghe, il ventre piatto, la sua voce di prima mattina, il sorriso vivace.
Sospirai, sentii indistintamente la lenta scia della lacrima.
Piangevo per amore.
È proprio vero che l'amore ti fotte l'anima.
E io ero fottuto.



Due mesi senza Jack, due maledetti e lunghissimi mesi.
Non andava meglio, anzi, sempre peggio.
La mancanza la sentivo fin dentro le ossa, fino a farmi male.
Potevo spezzarmi sotto il peso del dolore.
Trascinai il carrello nei vari reparti, erano quasi sette giorni che non mangiavo decentemente.
Afferrai un pacco di pasta, facendone cadere altri due per terra.
Ero la solita sbadata, ma per fortuna qualcuno mi aiutò.
"Grazie"biascicai.
"Ciao Elisabeth".
"Paul?"domandai incredula, sembrava diverso.
"In persona"sorrise e lo riconobbi.
Aveva il solito sorriso sincero, di quelli spontanei e mai calcolati.
"Scusa non ti avevo riconosciuto senza la divisa"mi giustificai.
"Non credo che sia solo per quello"aggiunse.
"Scusa?".
"Sei diversa dalla solita ragazza"tolse il carrello dalle mie mani e cominciò a camminare, costringendomi a seguirlo.
"In che senso?"chiesi.
"Guardati, dove sei finita? Sembri solo l'ombra della bellissima ragazza di un tempo".
"Come se m'importasse"scrollai le spalle.
"Non so cosa sia successo e non sono tenuto a saperlo, ma..."lo fermai, impedendogli di continuare.
"Hai detto bene, non sono cazzi tuoi"ringhiai.
"Mi piaci Liz"disse.
"Non chiamarmi così"tremai al suono di quel nomignolo.
"Ti stai lasciando morire"provò a toccarmi, ma indietreggiai.
"Sono già morta"corsi verso l'uscita.
Era il tramonto, che simboleggiava la fine di un altro misero giorno.



"Jackson Stone, c'è una visita per te"un poliziotto mi aprii la cella.
"Chi è?"chiesi con una speranza nel cuore.
"La tua ragazza, complimenti è veramente carina"singhiazzò.
Lo seguii emozionato, mi sembrava di avere sette anni e di festeggiare il Carnevale con il mio vestito di Zorro o il mio compleanno, dove mamma metteva i palloncini colorati per tutto il giardino.
"Hai mezz'ora, fatteli bastare"disse monocorde, aprendo una porta di ferro.
Così la vidi, era all'altro lato di un lungo tavolo di legno.
I miei ricordi non le rendevano giustizia.
Era bella da togliere il fiato, nonostante il pallore della sua pelle e  lo sguardo basso, come se portasse sulle spalle tutto il peso del mondo.
Il solo averla accanto mi faceva sentire migliore, era il balsamo per il mio cuore.
"Liz"sussurrai e alzò la testa.
"J-jack"balbettò, nella sua voce riconobbi una vena di emozione.
Avanzai rapido verso di lei, che subito si gettò tra le mie braccia.
Profumava ancora di vaniglia, sorrisi nel costatare che fosse sempre lei.
"Mi sei mancata"la strinsi meglio.
"Mi sembra di consumarmi senza te"disse lei, mentre mi baciava il collo.
Le sorrisi imbarazzato, come se non sapessi cosa fare, così le alzai il viso delicatamente e la baciai.
Era un bacio dolce, di quelli che durano un attimo lungo una vita.
Portò le mani tra i miei capelli, per poi passarle sulle spalle, sul petto, come a tastare che fossi reale e non solo un sogno.
"Ti amo Jack"disse in un sospiro sulla mia bocca dischiusa.
"Anch'io, ogni minuto della mia giornata"la baciai ancora, ancora e ancora.
Avevo bisogno di fare la scorta del suo calore, chissà quando l'avrei rivista.
"Scusami se sono venuta solo ora, ma il magistrato non mi lasciava il permesso"cominciò ad agitarsi.
"Tranquilla"le accarezzai il viso e chiuse gli occhi"Sei bellissima"mormorai.
"Bugiardo"sorrise"Sono un mostro"si nascose tra le mie braccia, appoggiando la testa sul mio petto, sicuramente riusciva a sentire il battito frenetico del mio cuore.
"Sei sempre magnifica"l'ammonii.
"Parlami di te, come sta andando?"chiese e andammo a sederci, prese posto sulle mie gambe.
"Malissimo"ammisi.
"Anche a me"prese le mie mani.
"Qualche novità?"chiesi, ero avido di lei.
"Mi mancano esattamente tre esami"rise serena, mi era mancato questo suono.
"La mia futura dottoressa in psicologia"le baciai i capelli.
"Ho pensato di chiamare mio padre"l'ultima parola la disse con disprezzo.
"Perché?"domandai, mentre continuavo a sfiorarla.
"È un famoso avvocato, di sicuro potrà fare qualcosa"spiegò, guardandomi negli occhi.
L'azzurro dei suoi grandi occhi era ancora più chiaro e profondo, mi sembrava di sprofondare nel suo mondo.

"Assolutamente no"urlai.
"Invece si"rispose lei, era determinata, mentre io mi ero quasi arreso.
"Non voglio che tu vada contro te stessa"spiegai con più calma.
"Farei di tutto per farti tornare da me"mi baciò con passione, subito diedi accesso alla sua lingua calda.
"Jackson devi ritornare in cella"una voce metallica ruppe il nostro momento.
"Amore mio, devo andare"guardai i suoi occhi sgranarsi.
"Tornerò presto"promise.
"Ti aspetto"sorrisi e la baciai.
L'ultimo bacio in attesa di un nuovo incontro.
Lei non mi aveva dimenticato e così tornai in cella con un sorriso.




Quando uscii dall'istituto penitenziale, scoppiai a piangere come una bambina.
Non mi era bastato vederlo per trenta minuti, io lo volevo per sempre.
Volevo svegliarmi con lui.
Volevo litigare con lui.
Volevo cantare sotto la doccia con lui.
Volevo ballare con lui.
Volevo fare sesso e poi fare l'amore con lui.
Volevo semplicemente Jack con me.
Quindi sarei andata da mio padre, nonostante l'odiassi e lo avrei salvato.
Dovevo salvare Jack, così che lui potesse salvare me.









Salveeee, aggiorno abbastanza presto:)))
Ho di nuovo l'ispirazione^^
Il capitolo non è lunghissimo, ma mostra la nuova fase della storia.
La penultima fase, perché poi metterò una fine.
Ringrazio le 12 scorse recensioni, Wow!!!
Sono rimasta allibita e soddisfatta :*
Replicateviiiiiiii XD
Un bacio e alla prossima!
Ps: scusate eventuali errori;)))

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Capitolo 23
*** Philip Tresir ***


Avevo paura e ribrezzo nel provare a chiamare quell'uomo che all'anagrafe risultava mio padre.
Ma dovevo farlo, non per me, ma per Jack, perché lui si fidava di me, perché ero la sua unica salvezza.
Dopo altri tentennamenti, un urlo e qualche lacrima derivante dal ricordo, afferro con decisione il telefonino e lo chiamo.
Il mio cuore batte al ritmo degli squilli che si susseguono veloci, come una corsa contro il tempo.
"Pronto"la sua voce non era stata scalfita dal tempo.
"Sono Elisabeth"sussurrai talmente piano, che la mia voce risultava appena un flebile mormorio.
"Beth?"chiese con un filo di emozione, come se ormai avesse perso le speranze.
"Si, sono io"deglutii rumorosamente e cominciai a tremare come una foglia ingiallita in balia del vento.
"Credevo che non ti avrei mai più sentita"sicuramente stava sorridendo.
"Lo credevo anch'io"ammisi.
"Allora? Come va? Gli studi? Ci vogliamo vedere?"domandò a raffica.
L'ultima domanda era quella che più temevo.
"Okay, ma sei in città?"cominciai a camminare avanti e indietro per il salotto.
"No, ma posso venire tranquillamente"disse"Anche domani"continuò poi.
"Okay"mi limitai a dire.
"Sono felice di vederti, mi sei mancata"chiusi gli occhi e deglutii, per poi chiudere in fretta la chiamata.




"Jackson hai due ore d'aria"disse un poliziotto da dietro le sbarre.
"Due?"chiesi meravigliato.
"Per buona condotta, ora muoviti"estrasse il grosso mazzo di chiavi e mi rese libero.
Per centoventi minuti sarei stato un uomo libero.
Sorrisi.



Continuavo a fissare il soffitto, come se Dio potesse mandarmi un segnale divino.
Tra quattro ore dovevo alzarmi, cominciare un nuovo giorno, che sarebbe stato identico a quello dei tre mesi precedenti.
Sarebbe mai finito?
Meritavo davvero tutta questa sofferenza?
Evidentemente nell'altra vita ero stata una gran peccatrice.
Sospirai, accarezzai il cuscino di Jack dove il suo odore ormai era quasi inesistente e poi chiusi gli occhi, lasciandomi inghiottire dal silenzio e dalla notte.



Era notte e lo potevo notare dal cielo nero come la pece, c'erano poche stelle quella sera.
Non riuscivo a dormire, Luke russava e ogni tanto borbottava delle scuse nel sonno.
Una sera lo sentii piangere sommessamente come un bambino, ma feci finta di nulla, infondo era il suo dolore ed era giusto restarne fuori.
Elisabeth, lei era il mio dolore personale, la spina nel cuore, la luce infondo al tunnel.
Elisabeth, bella come una rosa e forte come roccia.
Elisabeth, le sue mani sul mio corpo, tra le mie gambe.
Elisabeth, la voce sensuale, gli ansimi a fior di labbra.
Elisabeth, con i suoi vestiti a fiori, le gambe nude e la sottana di raso grigio.
Elisabeth, la cucina , le fragole e il vino bianco.
Elisabeth, occhi azzurri e labbra dipinte di rosa.
Elisabeth, con il ventre piatto, il suo odore di femmina e l'eccitazione.
Ansimai e mi toccai pensando a lei, lasciandomi trasportare dal suo ricordo.



La sveglia suonò alle dieci, ma avevo gli occhi sgranati a guardare il soffitto da almeno due ore.
Era martedì, non mi era mai piaciuto come giorno della settimana, troppo lontano dal venerdì e troppo vicino al lunedì.
Mia nonna diceva che di martedì non bisognava partire e non bisognava sposarsi, evitavo persino di sostenere gli esami in questo giorno.
Ma almeno per una volta sarebbe stato un giorno importantissimo, non perché avrei rivisto mio padre, ma perché avrei capito se Jack sarebbe potuto ritornare da me.
Tutta la mia intera esistenza dipendeva da uno squallidissimo martedì mattina.

Pulii in modo maniacale casa e poi mi preparai velocemente, pronta ad affrontare questo pranzo con mio padre.
Presi la macchina che finalmente avevo finito di pagare e andai all'albergo più chic del paese.
Come al solito c'era traffico, c'erano troppe persone ed ero arrivata ad odiare la gente.
Molto spesso odiavo anche me stessa, per essere così inutile.
Al primo posto libero parcheggiai e m'incamminai verso la porta girevole dell'hotel.
Inconsciamente sorrisi, quella sera da incubo si è trasformata in Jack.
Notai mio padre seduto ad un divanetto di pelle rossa, stava leggendo un giornale di finanza.
Mi tremavano le gambe, la testa girava come un tornado e la bile mi bruciava lo stomaco.
"C-ia-o"balbettai, mentre tremavo talmente forte da farmi battere i denti.
Eppure non faceva freddo, se non consideravamo l'inverno che avevo dentro.
"Beth"sorrise e mi abbracciò.
Restai immobile, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi fissi sulla parete grigia.
Se mi avesse ucciso, mi avrebbe fatto meno male.
"Tutto bene?"chiese poi.
Annuii con vigore, come le bambine che non sanno più parlare.
"Hai fame?"chiese ancora, con la sua voce che milioni di notte avevo sentito.
Annuii più forte, mentre una stupidissima lacrima solcava il mio viso.
"Oh Beth"esclamò sofferente e mi abbracciò ancora, più stretto di prima, come se potesse cancellare tutto il passato.
"Ho fame"dissi per porre fine a quella patetica scena stomachevole.
"Certo"cercò di prendermi la mano, ma subito lo superai avviandomi nella sala ristorante.
Il cameriere ci diede un tavolo appartato sotto richiesta di Phillip e mi accomodai senza aprir bocca.
"Sei cresciuta un sacco"disse.
"Lo so"sospirai.
"Sei uguale a tua madre"addolcì il tono e per un millesimo di secondo, mi chiesi come sarebbe andata se lui fosse stato diverso.
Se non avesse tradito la mamma.
Se la mamma fosse stata felice.
Se io non fossi scappata via.
Forse a quest'ora festeggerei il Natale con loro, per il compleanno ceneremo a casa davanti ad una bella torta al cioccolato, le vacanze a mare, i pomeriggi dalla nonna in veranda, in estate al mare sotto al sole.
"A cosa pensi?"alzai lo sguardo su di lui.
"Nulla"mentii.
Era cambiato un pochino, ma era bello come un tempo, con qualche ruga e capelli bianco in più.
Erano pur sempre sei anni dall'ultima volta che lo avevo visto.
"Ti ho fatto gli auguri per Natale, non hai sentito il messaggio?"domandò.
"Non ascolto mai la segreteria"dissi glaciale.
"Buono a sapersi"accennò ad sorriso, che si spense nel guardare la mia maschera di indifferenza"Mi odi ancora?"chiese con voce tremante.
"Non vorresti sapere la risposta"presi un sorso d'acqua.
"E se volessi saperlo?"chiese.
"Tu ti odi?"raggirai la domanda.
"Ogni giorno"rispose sincero.
"Vedi? Già sapevi la mia risposta"sorrisi maligna.
"Beth, ho sbagliato, sono solo un uomo"scosse la testa.
"Finire nella vagina di un'altra donna una volta è sbagliare, non due, tre, quattro, venti, cento, duecento, trecento volte"dissi severa.
"Non ho scusanti"disse.
"Dovevi lasciare la mamma, non renderla schiava dei tuoi soprusi"ringhiai.
"Sei un giudice? Perché se non lo sei, non puoi giudicarmi"alzò la voce.
Sgranai gli occhi, fissando i suoi.
"Non volevo"si scusò.
"Philip, non illuderti che sono qui per riprendere il rapporto padre-figlia, perché è una grande cazzata"presi una pausa"Ho un problema e mi serve il tuo aiuto, dopodiché tutto ritornerà come prima".
"Ordiniamo?"chiese cordiale e cominciai ad osservare il menù.
Ordinammo alla giovane cameriera e notai come mio padre gli guardava le tette.
"Potrebbe essere tua figlia"mormorai disgustata.
"Sei prevenuta, lo sei sempre stata, non mi hai mai ascoltato, non hai provato a capire".
"Vuoi davvero riprendere l'argomento?"alzai un sopracciglio.
"Voglio cercare di capirti"si versò del vino.
"Dopo sei anni di lontananza e quattro di sofferenza? Sei un tantino in ritardo"risi.
"Proverò ad aiutarti solo se mi spieghi"guardò distrattamente l'orologio che aveva al polso.
"Mi stai ricattando?"presi un grissino.
"È quello che chiamo compromesso"si giustificò.
"Non c'è molto da capire, ogni notte per anni, ho sentito i tuoi schiamazzi e quelli delle puttane che ti scopavi nella stanza da letto, che condividevi con tua moglie, cosa vuoi capire?"ripresi a tremare.
Socchiuse gli occhi e sospirò.
"Scusami, scusa per tutto, per ogni istante in cui hai sofferto, per oggi e per ieri"mi prese una mani e lo lasciai fare"Scusa per le cicatrici che porti dentro"la strinse.
"Devo andare un attimo in bagno"mi alzai di scatto e barcollai fino alla toilette.
Aprii con forza la porta e mi fiondai vicino al lavello, cominciai a bagnarmi le braccia e il viso con l'acqua gelida.
Mi soffermai sull'immagine che lo specchio rifletteva, ero solo l'ombra della Liz con Jack.
Ognuno porta gli anni che sente e me ne sentivo tanti.
Restai dieci minuti chiusa in quelle mura, respiravo piano, per regolare i battiti del mio cuore.
Mi aveva chiesto scusa, dopo tutto questo tempo.
Feci un ultimo respiro e tornai al tavolo, i primi piatti erano già stati serviti.
"Mangia, sei magrissima"sorrise.
"Ho molto pensieri in questo periodo"ammisi.
"Vuoi parlarmene?"prese una forchettata di pennette al sugo.
"In verità il tuo aiuto è strettamente collegato a questo periodo orrendo che sto vivendo"bevvi del vino rosso.
"A solo ventitré anni?"sussurrò.
"Ti sei perso un sacco di cose"mangiai un boccone.
"Lo so"ammise affranto e sembrava sincero o forse volevo solo credere che fosse così.
"A Marzo ho rischiato di essere violentata, ma per fortuna mi ha salvato un ragazzo"cominciai.
"Ti hanno fatto del male?"chiese agitato.
"Per fortuna Jack mi ha salvata"mi ritrovai a sorridere.
"È il tuo fidanzato?"domandò curioso.
"Si, lo amo molto"sorrisi ancora.
"Deve renderti felice, quando parli di lui sembri in pace col mondo".
"Lo sono"annuii"Ma è una specie di criminale, cioè ha dovuto, nel senso.."non sapevo cosa dire, come spiegare qualcosa di così speciale ma inspiegabile.
"È un criminale? Sei pazza?"disse severo.
"Non farmi la morale, almeno non si sbatte mezzo mondo"gettai con forza il fazzoletto di stoffa sul tavolo.
"Stop, pausa"sospirò"Ti serve consulenza?"
"Si, devi fare tutto il possibile per salvarlo, ti prego"sentii gli occhi inumidirsi.
"Finiamo di pranzare e saliamo nella mia stanza, giuro che ti aiuterò"sorrise e riprendemmo in religioso silenzio a mangiare.




Ero riuscito a prendere un libro dalla piccolissima biblioteca dell'istituto penitenziale.
Si chiamava "Espiazione", ricordo che Liz me ne aveva parlato, gli piaceva un sacco e aveva visto anche il film.
Parlava di una sofferta storia d'amore, che però superava la lontananza e anche la morte.
Può l'amore che provo per la mia donna, superare anche questa nuova parentesi della mia vita?




La stanza era la numero 345, ampia e ben illuminata.
"Ti piace?"chiese mentre richiudeva la porta.
"Confortevole"risposi.
"Aspetta che prendo gli occhiali nella valigia"aprii il borsone.
"Da quando porti gli occhiali?"mi sedetti sul letto.
"Sono invecchiato, non si vede?"allargò le braccia.
"È il ciclo della vita"dissi.
"Anche tu eri una bambina ed ora sei una bellissima donna, tua madre sarebbe orgogliosa"prese delle scartoffie da una valigetta di pelle nera.
"La senti?"domandai.
"Ci stiamo anche vedendo"ammise.
"Un ritorno di fiamma?"chiesi ironica.
"Ho sempre amato tua madre"precisò.
"Bel modo di dimostrarlo"mi distesi sul materasso.
"Sembri stanca"si sdraiò al mio fianco.
"Sono sola e sono così triste"cominciai a piangere.
Mi abbracciò alla svelta e mi accarezzò i capelli lunghi, proprio quando ero una piccola.
"Ti voglio bene Beth"sussurrò pianissimo.
"Facciamo finta che non sia successo tutto quello schifo, solo per una manciata di minuti sii mio padre"mi accoccolai al suo petto.
"Passerà, tutto passa"mi strinse meglio e cercai di non pensare a nulla, alla rossa svestita nei corridoi, agli ansimi, ai pianti, alla musica troppo alta.
Tutto mi scivolava addosso, come pioggia sui vetri dopo un'acquazzone.
Mi staccai solo nel momento in cui smisi piangere.
"Lo salverai?"domandai.
"Farò di tutto"disse"Sei pronta?"
"Iniziamo, ho voglia di rivedere Jack"ammisi.


"Allora devi dirmi tutto per bene e con esattezza"prese carta e penna.
"Tutto?"mi morsi un labbro.
"Tutto quello che sai, anche le cose brutte"mi guardò.
"Ha ucciso suo padre a diciassette anni, dopo che l'uomo aveva ucciso sua madre. Successivamente Christopher Parker lo ha accolto nel suo giro, rendendolo il suo braccio destro e ha ucciso parecchio, rubato altrettanto e molto altro"sospirai.
"Non si è fatto mancare nulla"mormorò.
"Non aveva scelta"ringhiai.
"Sono un avvocato, devo difenderlo indipendentemente dal mio pensiero personale e poi ti rese felice, ragion per cui lo aiuterò"sorrise.
"Non ho finito ancora, hanno ucciso Parker e Steve un suo collega, poi hanno accusato Bob, un altro della cricca che ha tirato in ballo anche Jack"crollai sul tappeto.
"Quindi lo accusano solo della morte del capo e dell'amico? Tutto il resto?"
"La polizia veniva pagata da Parker, quindi ha sempre coperto i loro malfatti"spiegai.
"E ora?"chiese.
"Nuovo rigidissimo Sergente, quindi hanno svolto attenti controlli"chiarii.
"Sei informata"osservò.
"Mi ha sempre detto tutto"scrollai le spalle.
"Ti ha detto chi può essere stato?"domandò professionale.
"James, cioè un altro gruppo che ha sempre conteso con Christopher il comando della droga e del gioco d'azzardo"spiegai.
"Ho bisogno di parlare con lui, fisserò un colloquio"posò il resoconto in una cartelletta di plastica blu.
"Sarai il suo avvocato?"domandai.
"Assolutamente si, ad una condizione"sorrise.
"Qualsiasi cosa"mi strinsi le ginocchia al petto.
"Voglio esserci al matrimonio"sorrise.
"Tu portalo fuori da lì e poi si vedrà"mi alzai"Torno a casa, aspetto tue notizie"presi la giacca e andai via.



"Jackson ti vogliono"disse Luke.
Sbadigliai e mi rigirai nel letto.
"Jack"mi diede una leggera spinta.
"Cazzo Luke ho sonno, lasciami dormire"presi il cuscino e mi coprii la faccia.
"Hai visite"disse sorridente e mi alzai di scatto cadendo sul pavimento gelido.
"Potevi dirmelo prima"ringhiai, mi sistemai la maglia e cercai di sistemare i capelli alla meglio"Come sto?"chiesi.
"Sei bello, ora va"mi fece l'occhiolino e ritornò a fissare il cielo dietro alle sbarre.

"È la mia fidanzata?"chiesi eccitato a  Tom.
Tom aveva quarant'anni ed era un poliziotto, ma avevamo fatto amicizia.
"Non è lei"disse, mentre girava la chiave nella serratura.
"Chi è?"chiesi.
"Il tuo avvocato, Philip Tresir"mi diede una pacca amichevole sulla spalla.
"Non lo voglio, mandalo a casa"feci un passo indietro non appena scorsi la figura di quell'uomo.
"Jackson Harold Stone, entra e cerca di salvarti il culo, se non vuoi marcire qui dentro"mi spintonò e chiuse pesantemente la porta di ferro.
"Devi essere Jack"disse il signore.
"Lei deve essere il figlio di puttana"sorrisi.
"Ti ha parlato di me?"chiese.
"L'ho trovata per terra rannicchiata, mentre piangeva e tremava"dissi severo.
"Quando?"domandò.
"A Natale, dopo il suo messaggio in segreteria"spiegai.
"Mi ha detto che non li ascolta"scosse la testa.
"Dopo quel giorno, non più"spostai la sedia e presi posto dinanzi a lui.
"Otto giorni fa mi ha cercato, abbiamo pranzato e mi ha chiesto di essere il tuo avvocato"aprii una cartelletta di pelle nera.
"Non ho bisogno di lei"appoggiai i piedi sul tavolo.
"Lei ha bisogno di te"mi guardò negli occhi e per una manciata di minuti mi sembrò di scorgere Liz.
"Ti assomiglia"mormorai.
"Lo so"sorrise lievemente.
"Sta male?"mi torturai le mani.
"Abbastanza, ma sembra migliorata"sospirò"È dimagrita e ha gli occhi spenti, ma ha una forza che non credevo potesse avere".
"Sa tutto di me? Le ha raccontato quello che ho fatto?"chiesi.
"Ogni cosa, ho bisogno di essere a conoscenza dei fatti per aiutarti"cominciò a sparpagliare dei fogli.
"Cosa ne pensa?"sorrisi strafottente.
"Prima mi dai del tu è poi ritorni al lei?"mi guardò di sottecchi.
"Tu cosa ne pensi?"incrociai le braccia.
"Che siamo essere umani, io ho sbagliato in un modo e tu in un altro"scrollò le spalle"Tu hai fatto peggio"sorrise.
"Ho ucciso, rubato e sono andato a puttane, non ho solo sbagliato"precisai.
"Non ci pensiamo, piuttosto ritorna da Beth, prima che muoia di mancanza"mi passò un foglio.
"Cos'è?"dissi.
"Una tua dichiarazione, dove mi chiedi di difenderti in tribunale dalle accuse che ti sono mosse"prese una pausa"Devi fidarti Jack".
"Mi fido"presi la penna e firmai.
"Bene, ci vediamo tra quattro giorni"si alzò"Beth viene domani"mi strinse la mano e ricambiai.
"Grazie e durante la mia assenza si prenda cura di lui"non mollai la presa.
"Sono pur sempre suo padre"sorrise e andò via.
Avevo una speranza.





Ciaooo!
Aggiorno dopo un bel po', perdono!!!
A mia discolpa dico che ho avuto la febbre e ho iniziato una nuova storia!
Passate a dare un'occhiata, si chiama "Sotto lo stesso tetto" XD
Vediamo Liz e Philip, un rapporto distrutto dal tempo, che cerca in qualche modo di sanarsi per il bene di Jack.
Un triangolo, dove tre persone sono legate in maniera indissolubile.
Legate dalla speranza.
Ringrazio TUTTI per il sostegno e l'amore mostrato per questa storia e per questo vi chiedo di sostenermi ancora, fino alla fine.
Un bacio e alla prossima!

Carm xoxo 

Ps: Scusate eventuali errori!!!



 

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Capitolo 24
*** Lo zampino di Philip ***


Dieci mesi senza Jack.
Tra soli sessanta giorni sarebbe trascorso un anno, l'anno più brutto della mia vita.
Ormai i giorni passavano lenti e monotoni, con la stessa sequenza di azioni.
Mi svegliavo, sopravvivevo, dormivo e poi il ciclo iniziava da capo.
Mi sembrava di vivere lo stesso giorno da mesi, un incubo senza fine.
Come quegli incubi che popolavano i miei sogni, per un periodo era il momento dell'arresto, poi si è trasformato in qualcosa di indefinito, che il mattino seguente non riuscivo a ricordare.
Sono cambiata tantissimo, allo specchio non mi riconoscevo più, senza accorgermene mi sono evoluta: da ragazza dal passato difficile ad una donna che lotta per l'uomo che ama.
Perché ogni secondo della mia giornata, io combatto per la libertà del mio amore.
Come i personaggi dei vecchi racconti, un po' mi sentivo come Penelope, che aspettava il ritorno di Ulisse ad Itaca.
Che senza di lui non era se stessa, che tesseva la tela sperando di rivederlo.
Io mi trovo a tessere il filo della speranza.
Il tempo passava per davvero e da solo una settimana avevo ventitré anni, anche se me ne sentivo molto di più.
Infondo sono le esperienze che forgiano una persona, se sono così, lo devo a quello che sto vivendo.

Unica cosa positiva in questa merda é il rapporto civile che ho instaurato con mio padre.
Non ho dimenticato quello che é successo, ma ho cercato di accantonare il passato, alla ricerca di un presente più florido.
Mi stava aiutando tanto con la causa di Jack, senza di lui il processo non si sarebbe nemmeno svolto.
"La smetti?".
Alzai lo sguardo e sorrisi"Scusami"borbottai.
"Devi essere concentrata, ora più che mai"tolse gli occhiali dalla montatura sottile.
"Spero che non sia tutto vano"incurvai le spalle.
"Ti stai arrendendo? A quindici giorni dal processo?"il suo tono si fece severo, ma notai un punta di comprensione.
"Ho paura"ammisi.
"Tutti hanno paura, credi che Jack sia felice e sereno?".
"No"scossi la testa e mi sentii piccola, quasi insignificante davanti a quell'enorme realtà.
"Appunto"mi passò una pila di fogli"Leggi e sottolinea, Muoviti"riprese a scarabocchiare su un foglio bianco.
"Grazie"mormorai.
"Ringraziami se ci riesco"sorrise"Comunque dovresti chiamare Paul".
"Ancora con questa storia?"alzai gli occhi al cielo.
"È un bravo ragazzo e ti è stato accanto"borbottò.
"Lo so, me lo ripeti ogni santissimo giorno"sbuffai.
"Ci tiene a te"riprese ad elogiare l'autista che mi faceva una corte serrata.
Lui nella mia Odissea, rappresentava i Proci, che cercavano invano di sposare la fedele regina dell'isola.
Ammetto che ormai eravamo amici, era stato presente anche alla cena del mio compleanno, sotto invito di mio padre che stravedeva per lui.
Quella sera c'era la torta, i palloncini e un paio di regali, sarebbe stato tutto perfetto se al posto di Paul ci fosse stato Jack.
Presa dallo sconforto gli ho urlato contro di essere meschino e di essere illuso, perché stava cercando di prendere un posto che sarebbe stato occupato per sempre.
"Non voglio peggiorare le cose"mi alzai e andai in cucina.
"Peggiorare cosa?"si appoggiò allo stipite, si vedeva che era stanco quanto me.
Lo dimostravano le occhiaie scure e le rughe accentuate.
La notte non dormiva per lavorare ed io non dormivo perché piangevo, bella famiglia, proprio il quadro della felicità.
"Sai cosa prova per me e cosa non proverò mai per lui"presi un succo ai mirtilli dal frigo e lo versai in due bicchieri.
"So che ami Jack, si vede da chilometri che il tuo cuore appartiene a quel ragazzo"sospirò"Ma non privarti di una bella amicizia".
"Mi arrendo, lo chiamo, ora torna a preparare la tua arringa"lo superai e salii un camera, dove chiamai Paul.
"Mi dispiace per come mi sono comportata"nemmeno rispose che subito iniziai con le mie scuse.
"Te ne accorgi dopo otto giorni?"chiese lui, logicamente era arrabbiato.
"Vaffanculo"stavo per staccare quando lo sentii farneticare.
Non solo mi sforzavo di essere gentile e lui faceva lo stronzo?
"Non attaccare, ti prego"la sua supplica mi colpì e mi calmai.
"Paul, non posso, qualsiasi cosa tu voglia non posso dartela"spiegai per la milionesima volta.
"Okay, mi arredo"lo sentii ridacchiare.
"Finalmente"mi rilassai.
"Domani hai da fare?"chiese.
"Devo comprare un vestito per venerdì, vado a trovare Jack"cominciai ad attorcigliare una ciocca di capelli con aria sognante.
"Ti accompagno?"propose.
"Okay, passa a prendermi domani alle dieci"sorrisi e crollai sul letto.
In una notte senza stelle.



"Non mi piace"brontolai.
"Ti sta bene"disse lui.
"Sembro una monaca"protestai, mentre mi guardavo davanti allo specchio.
"Addirittura"sorrise.
"Basta, provo quello blu"entrai nel camerino ed indossai un grazioso vestito che mi aveva colpito fin da subito.
"Che ne dici?"feci una giravolta.
"Sei bellissima"mi guardava in quel modo che avevo imparato a conoscere e che mi faceva stare male.
"Lo prendo"dissi in fretta, avevo urgenza di restare sola.
Non volevo ferirlo, ne tantomeno giocare con i suoi sentimenti, quindi gli avrei fatto un altro discorsetto.
Prima o poi avrebbe capito o almeno ci speravo.

"Grazie per avermelo regalato"cominciai a fissarmi le converse bianche, ormai vecchie e rovinate.
"Figurati"scrollò le spalle con indifferenza.
"Paul, non voglio riprendere sempre lo stesso discorso..."mi prese la mano e mi fermai di scatto, come se avessi preso una scossa elettrica.
"Allora non farlo"disse.
"Non posso ricambiare"lo guardai negli occhi e ci vidi una luce che si spense all'istante.
Credo che fosse la speranza.
"Devi fidarti di me"sussurrò.
"Smettila"alzai la voce"Non dir..."non riuscii a finire la frase che le sue labbra erano sulle mie.
Un bacio malinconico, che mi mise tristezza e mi fece sentire pesante.
Provò a rendere il contatto più profondo, ma rimasi impassibile con la bocca serrata e le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Ricollegai il cervello e mi resi conto dell'assurdità della situazione e lo spinsi via con forza.
"Come ti sei permesso"ringhiai, ero scossa e mi sentivo sporca.
Il solo pensiero di tradire Jack mi faceva sentire sporca, come la peggiore delle peccatrici.
"Devi capire"si avvicinò ancora.
"Infatti ho capito, non voglio nulla da te, nemmeno una stupidissima amicizia"urlai per strada, sotto lo sguardo indagatore dei passanti.
Visti da lontano potevamo essere scambiati per una coppia di fidanzatini che litigavano, da vicino qualcosa che si spezzava, per sempre.
"Ti amo"confessò con un filo di voce e sentii le gambe tremare.
Mi amava, amava me ed io amavo Jackson.
"Mi dispiace"ammisi"Sono già innamorata di un altro"corsi via da Paul e dai suoi sentimenti.



"È colpa tua"spalancai la porta dello studio ed entrai come un tornado.
"Cosa?"chiese tranquillo, nel suo perfetto abito di sartoria.
"Tu hai alimentato speranze in Paul"lo additai.
"Ti ha detto che ti ama?"domandò.
"Lo sapevi e lo hai invogliato? Sei stato uno stupido"urlai, lui si alzò e con calma chiuse la porta, per non farsi sentire dai colleghi.
"Dovevi avere un'altra scelta"spiegò.
"Ho già scelto da quasi tre anni"ho gli occhi lucidi e mi manca il fiato.
"Se Jack dovesse rimanere in prigione.."lo stoppai all'istante.
"No"scossi la testa.
"Se Jack dovesse rimanere in prigione, TU devi andare avanti"riprese e completò il discorso.
"No"ribadii.
"Beth, la vita va sempre avanti"mi accarezzò il viso e finalmente piansi.
Mi abbracciò imbranato, perché non è mai stato bravo con le dimostrazioni di affetto, quasi quanto me.
"Voglio Jack, ti prego"lo supplicai.
"Non ci resta che sperare"disse solenne e so che lo salverà, il mio cuore lo sente.



Sto fissando la crepa sul muro da quasi due ore, ma non ho meglio da fare.
In realtà qui dentro non c'è mai nulla da fare, se non raggirarsi i pollici o fissare la polvere che aleggia nell'aria e si deposita sui pochi mobili.
"Jackson"sentii il poliziotto chiamarmi e il rumore delle chiavi girare nella pesante serratura.
Ho un umore nero, visto che ieri è venuto il mio avvocato e non mi ha dato belle notizie.
Sto seriamente pensando di mandarlo a cagare.
"Stone"mi richiamò e finalmente mi alzai.
"Che vuoi?"chiesi stanco.
"Hai visite"spiegò.
"Non voglio vedere nessuno"sibilai.
"Nemmeno Liz, ti assicuro che oggi è davvero bella, più del solito"sorrise.
Siamo amici, anche se lui è un sbirro ed io un assassino.
Rimango a fissare la porta senza vederla davvero, sono diviso tra due emozioni.
Lasciarla libera o mantenerla mia.
"Muoviti"alzò il tono e come un automa lo seguii.
Ho seguito il cuore e la amo troppo per permettermi di perderla.
E sono egoista, perché la tengo legata a me, quando forse non vedrò mai più il sole se non dalle sbarre.
Ma quello che provo per Elisabeth è più forte di qualsiasi cosa.
"Hai detto che è bella?"domandai divertito.
"Si"sorrise, mentre mi scortò in un lungo corridoio ormai familiare.
"Potrei ucciderti per questo"scherzai.
"Che paura"fece finta di rabbrividire.
"Attento a te"risi.
"Ho moglie, figli e un solo stipendio, non posso permettermi anche l'amante"mi fece l'occhiolino.
"Poi ama me"mi gonfiai d'orgoglio.
"Se una ti aspetta per un anno, ricorda che è disposta ad aspettarti per sempre"mi mollò un'amichevole pacca sulla spalla.
Le sue parole mi fanno male e forse dovevo seguire la ragione, ma ormai è troppo tardi, visto che alzai gli occhi e la vidi.
In quel preciso istante tutto riprese a girare per il verso giusto, come se i pianeti si fossero allineati.
"Ciao"mi salutò con la mano e mi venne incontro.
Lo so che non potevo, ma avevo una  voglia matta di prenderla sul tavolo di ferro, fino a non avere più forze e cadere stremato sul suo corpo nudo.
"Ciao"deglutii rumorosamente, riprendendomi dalle mie fantasia erotiche.
"Tutto bene?"mi sorrise.
Non risposi e mi limitai a baciarla, si alzò sulle punte e intrufolò le mani tra i miei capelli.
"Mi sei mancata"borbottai.
"Anche tu, da morire"mi baciò ancora e mi faceva impazzire quando prende l'iniziativa.
Automaticamente la toccai un po'ovunque, per accertarmi che fosse ancora la mia Liz.
"Dio, quanto ti amo"le baciai la fronte e lei rise spensierata, sono sicurissimo che ride solo con me.
Perché si sente che non lo fa da troppo tempo, come se il suono fosse arrugginito.
"Anch'io"annuisce, facendo muovere i capelli chiari.
"Tuo padre è venuto ieri"dissi.
"Non lo sapevo"corrucciò lo sguardo.
"Doveva dirmi delle cose"mi lasciai cadere sulla sedia e lei si adagiò sulle mie ginocchia.
"Tra un po' ci sarà il processo"sospirò.
"Lo so"socchiusi gli occhi e poi la guardai di nuovo"Chi è Paul?"domandai.
"Oh"esclamò stupita.
"Dimmi la verità, non sono arrabbiato"cercai di mantenere la calma, anche se vorrei picchiare questo figlio di puttana.
"Lui mi ama"confessò"E mi ha baciata"si torturò le mani e abbassò lo sguardo sul pavimento.
"E tu?"chiesi e stavo tremando, sicuramente se ne accorta, perché mi toccò il petto in punta di dita.
"Cosa?"sorrise maliziosa.
"Provi qualcosa per lui?"ero masochista, perché volevo sapere, qualsiasi fosse stata la verità.
"Amo te, come il primo momento anzi di più"mi accarezzò il viso con le sue mani sottili "Ti amerò per tutta la vita, qualsiasi cosa succeda"mi stampò un tenero bacio sulla bocca.
"Non posso costringerti"tentai.
"Non posso fare altrimenti"spiegò e mi baciò ancora, sempre con dolcezza e con amore.
Riconobbi i suoi gesti lenti, che poi diventavano urgenza, perché la voglia era troppa ed era incontenibile.
Sentivo ancora la voglia di appartenersi fino in fondo, come un tempo.
Sorrisi, consapevole che eravamo ancora noi.
"Jack"mi chiamò"Tu devi tornare da me, perché ti aspetto, giuro che ti aspetto"si mordicchiò il labbro e andò via, facendo muovere la gonna leggera del vestito blu notte.



Sorrisi e alzai gli occhi verso il cielo azzurro privo di nuvole che sembrava riflettere la mia leggerezza interiore.
Quando vedevo Jack mi sentivo meglio, come se facessi la scorta di allegria e di amore, che poi dovevo farmi bastare fino al prossimo incontro.
In realtà lo avrei visto direttamente al processo, ma per ora non volevo pensarci.
"Sei Elisabeth?".
Mi girai e vidi un uomo con gli occhiali scuri e un giubbotto di pelle.
"Lei è?"chiesi stranita.
"Amico di amici"gettò il mozzone di sigaretta e lo spense con la punta della scarpa.
"Mi scusi, devo andare"feci un passo indietro, cercando di ristabilire una certa distanza.
"Non così in fretta"afferrò con forza il mio braccio.
"Mi lasci"cercai di divincolarmi, ma lui aumentò la presa.
"Bambolina"mormorò.
Sgranai gli occhi e cercai di metterlo a fuoco perché mi ricordavo di lui, soprattutto ricordavo quella voce roca.
"Mi lasci o comincio ad urlare"lo minacciai e scoppiò a ridere.
"Non vuoi parlare con un vecchio amico di Jackson?"abbozzò un sorriso smorto.
"L'avverto che la denuncio"lo additai.
"Adesso vieni con me e ti stai zitta"cominciò a trascinarmi nella direzione opposta e cominciai a strillare, in cambio ebbi uno schiaffo talmente forte che sentivo la testa pulsare come un martello pneumatico.
"Ho capito chi sei"dissi e mi mollò facendomi cadere per terra, con me la borsa e quello che c'era dentro.
"Chi sono?"si avvicinò e senza farmi vedere presi il cellulare.
Cercai di non farlo concentrare sul fatto che stavo cercando di far partire la chiamata a mio padre, anche se mi tremava la mano e avevo la vista annebbiata.
"Quella sera"dissi e premetti il verde, sospirai di sollievo.
"Puttanella spiegati meglio"mi pestò una mano e gemetti dal dolore con la testa gettata all'indietro.
Eravamo vicino al carcere, visto che vedevo delle finestre con le sbarre, forse se urlavo mi avrebbero sentito.
"Aiuto"cominciai a strillare e mi diede un calcio nello stomaco, sentii la punta dello stivale arrivare dritto nella mia pancia ormai piatta.
"Zitta o ti ammazzo"digrignò i denti.
"James, sei uno scagnozzo di James"dissi ad alta voce, sperando che Philip avesse intuito la situazione e stesse registrando la telefonata.
"Una puttana che non ha paura di morire"mi afferrò per i capelli e urlai ancora più forte.
Mi sembrava di essere ritornata a quella notte di Marzo, con la differenza che Jack non verrà a salvarmi.
"Che ne sai di James?"chiese, mentre mi mollava di nuovo sulla strada come carta straccia.
"Siete stati voi ad uccidere Christopher, Steve e tutti gli altri"lo accusai balbettando, visto le lacrime copiose.
"Bingo bellezza"rise fortissimo, sembrava un pazzo.
"Finalmente"risi anch'io, speravo che il mio gesto potesse salvarlo.
"Pronuncia la tua ultima preghiera"mi puntò una pistola contro e continuai a sorridere, perché mi sentivo leggera come una piuma.
Perché ero in un vicolo vicino al carcere e quindi vicino al mio uomo.
Perché speravo che il mio atto eroico potesse bastare a scarcerare il mio amore, lo speravo davvero.
Perché lo scopo della mia vita è stato quello di salvare Jack, permettendogli di essere libero dal passato e di crearsi un presente.
"Vai all'inferno"gli sputai in faccia e lui sparò.









Salveeeeeeeee!
Non scrivo questa storia da troppo tempo, ma tra lavoro e studio non ho avuto tempo...! :(
Perdonatemi!!!
Il capitolo è breve, ma doveva finire così, non potevo dare un finale diverso :D
Ringrazio chi mi segue da sempre e chi continuerà a seguirmi Mandare un bacio
Lasciatemi il vostro parere e fatemi sapere il vostro pensiero :)
Un bacio e alla prossima!
Carm xoxo


Ps: scusate eventuali errori, non ho avuto tempo di leggere e secondo me ci sono un paio, ma se non pubblico oggi, non pubblico più.


Ps1: Passate a leggere la mia nuova storia "Sotto lo stesso tetto", ha bisogno di amore.







 

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Capitolo 25
*** Qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio ***


C'era tanta luce e sentivo una strana sensazione di pace, come se fossi avvolta in una bolla.
Forse il paradiso esisteva davvero ed era questo, perché non mi sentivo così da troppo tempo.
Jack aveva sempre avuto paura per la mia anima, convinto che sarei andata dritta all'inferno, visto che amavo una persona come lui.
Ma l'ho sempre saputo che il nostro amore ci avrebbe salvato, non potevano essere peccato le nostre emozioni.
"Amore".
Mi sembrava di sentire la sua voce, il suo profumo avvolgermi come un manto e la sua pelle accarezzare dolcemente la mia.
Se ero morta e questo era il regno dei Cieli, non avevo più tanta paura.
"Torna da me".
All'improvviso aprii gli occhi, come se il mio corpo si fosse risvegliato a comando.
"Liz, sono io"c'era ancora quella luce accecante a darmi fastidio.
"Jack"lo chiamai con voce tremante, come se tutto potesse finire all'istante e fossi destinata a secoli di buio.
"Quanto ti amo"una lacrima colpì la mia guancia e finalmente misi a fuoco tutto.
Jack mi stava stringendo tra le braccia, stava piangendo e sorridendo nello stesso momento.
Ero ancora in quel vicoletto accanto alla prigione e c'erano una decina di poliziotti armati.
"Sono morta?"chiesi.
"Sei viva e sei con me"sorrise e sembrò davvero un angelo.
L'angelo più bello, che Dio aveva voluto inviare proprio a me.
"C'era un uomo..."balbettai.
"Tranquilla e non agitarti"mi diede un leggero bacio che sembrava soffice come una nuvola.
"Non sto capendo nulla"confessai, provando poi ad alzarmi.
"Non ti muovere, per una volta potresti ascoltarmi?"domandò irritato.
"Non ti arrabbiare"mi accoccolai meglio al suo petto, lasciando perdere tutto quello che mi circondava.
"Lo sai che sei tremenda?"disse.
"Perché? Questa volta sono innocente"brontolai.
"Hai architettato un piano suicida, la chiamata registrata, le minacce"fece un vero e proprio elenco.
"Sono viva, quindi non ti agitare"mi giustificai.
"Per fortuna"sbuffò.
"Potresti spiegarmi meglio?"chiesi ancora confusa.
"Appena arriva l'ambulanza e accertano che sei sana come un pesce, parleremo"mi sorrise ancora e questo bastò a farmi stare zitta.
Non volevo rovinare quel momento magico, perché comunque mi trovavo tra le sue braccia.


La fidanzata più incosciente dell'universo l'avevo trovata io.
Questo era la terza apocalissi che metteva in atto e tutto questo per salvarmi.
Aveva rischiato per l'ennesima volta la vita, senza preoccuparsi di nulla, come se fossi io la sua unica ragione per vivere.
Liz.
La mia Liz, forte e coraggiosa, temeraria e folle.
La mia Liz, dolce e passionale, gelosa e protettiva.
La mia Liz, colei che mi ha liberato dal passato, da un presente funesto, dandomi la forza di sperare in un futuro.


Ancora una volta mi trovavo in ospedale, in una schifosissima stanza bianca che puzzava di medicina.
Bella merda.
Fuori la mia porta c'erano due poliziotti a farmi la guardia e di Jack nessuna notizia.
Forse avevo sognato il nostro incontro o forse stavo sognando ancora.
"Beth".
Vidi mio padre sconvolto sull'uscio, con la faccia arrossata e gli occhiali sbilenchi.
"Ciao papà"sorrisi.
"Sei una pazza, lo sai?"mi additò.
"Sono innocente vostro onore"alzai le mani in segno di resa.
"Vuoi farmi morire?"chiese ancora.
"No papà"usai lo stesso tono di quando avevo quindici anni e per evitare altre sfuriate, gli davo sempre ragione.
"Ragazzina, sei irresponsabile"trascinò una sedia vicino al mio letto.
"Lo so"annuii.
"Non prendermi in giro e non far finta di ascoltarmi".
"Piuttosto hai registrato la chiamata?"chiesi in trepidante attesa.
"Si"sospirò"Per poco non mi veniva un'infarto quando ho sentito cosa stava accadendo".
"Scusami"mi morsi il labbro.
"Ero scisso tra la voglia di correre da te, ovunque ti trovassi e quella di provare a salvare Jack"mi prese la mano"Poi ho capito cosa fare, ho capito cosa tu avresti fatto"mi baciò il dorso.
"Sei stato un grande"feci un colpo di tosse.
"Tu sei stata grande"sorrise"Ho parlato col giudice, quasi sicuramente Jack uscirà di prigione".
"Oh mio Dio"esultai e cominciai a piangere.
"L'amore muove il mondo"disse con aria filosofica.
"Jack dov'è?"chiesi.
"Ho appena consegnato un permesso per farlo venire qui"si tolse gli occhiali"Verrà a momenti".
"Quell'uomo mi ha sparato"dissi"Eppure non ho nulla".
"Ti spiegherà tutti lui"sorrise"Non sapevo di avere come figlia Wonder Woman e come genero Superman"rise.
"Papà"deglutii"Sono contenta di averti ritrovato"ammisi.
"Non potrò mai cancellare il passato, ma posso cercare di essere migliore ora"mi baciò la fronte"Sempre se tu vuoi".
"Voglio"annuii imbarazzata, quando un gran frastuono colse la mia attenzione.
"Fatemi passare, porca puttana".
Era Jack in piena crisi di nervi, scossi la testa divertita.
"Corro, prima che peggiori le cose"vidi Philip alzarsi e rapido parlare con i poliziotti.
"Finalmente"con un gesto teatrale il mio fidanzato entrò nella stanza.
"Sei sempre il solito"borbottai.
"Mi ami per questo"sorrise.
"Jackson vuoi almeno farti togliere le manette?"vidi un agente in divisa che sorrideva sornione"Altrimenti non puoi abbracciare la tua bella".
"Smettila di fare complimenti alla mia donna"disse divertito, mentre allungava i polsi che presto vennero liberati.
"Comportati da gentiluomo e ricorda che hai solo un'ora e non di più"ci lasciò soli.
"Come ti senti?"chiese dolcemente.
"Ora molto meglio"ammisi"Sbaglio o sei amico dello sbirro?"
"Abbiamo legato abbastanza, soprattutto grazie a te"mi morse il pollice.
"Perché?"sorrisi.
"Ogni volta ti faceva i complimenti e mi punzecchiava"mi morse l'indice.
"Sei diventato cannibale?"chiesi.
"No, ma ho una voglia matta di te"si allungò per baciarmi languido.
Mi era mancata la sua bocca, la sua pelle, il suo respiro.
"Chiudi le tendine, così abbiamo privacy"lo invogliai, mentre alzavo la sua maglietta logora.
"Non mi tentare, non possiamo"mi baciò ancora.
"Però se mi baci così, poi perdo il controllo"gli morsi il labbro.
"Fermiamoci, perché sto andando su di giri"alluse alla situazione nei paesi bassi.
"Okay"feci un lungo respiro"Non facciamo i bambini e facciamo gli adulti responsabili".
"La mia ventitreenne"sorrise"Ti sei fatta grande e bona".
"E tu sei sempre la finezza in persona"gli presi la mano"Allora, posso sapere cosa è successo oggi?".
"Sei proprio curiosa come tuo padre".
"Parla"gli diedi un pizzicotto.
"Ti ho sentita, la mia cella affacciava su quel vicolo e ho sentito le tue urla, immediatamente ho chiamato Tom, che ha portato un gruppo di poliziotti"sospirò"Ringraziando il cielo sono intervenuti due secondi prima che ti sparasse"
"Ma ho sentito lo sparo"spiegai.
"Hanno sparato Drake nella gamba e ha confessato tutto, Philip mi ha detto che il processo sarà solo una formalità, grazie anche alla registrazione"rise"Quell'uomo ti minacciava e tu hai avuto la freddezza di escogitare quel piano!?".
"Dovevo salvarti, a costo della mia vita"arrossii.
"Giuro che non ti lascerò più"mi abbracciò teneramente.
"Sono la donna più felice del mondo"non riuscivo a smettere di sorridere.
"Torno da te, finalmente"mi guardò con quegli occhi calmi e mi sentii giusta.
"Ti amo Jack"dissi di cuore.
"Ti amo Liz, più di ogni altra cosa".




10 giorni dopo.


"In data odierna, dichiarò Jackson Harold Stone innocente, quindi decadono le accuse a lui mosse circa l'omicidio di Christopher Parker e Steve Kent"prese una pausa"Dichiaro colpevole con pena l'ergastolo, James Frant, Drake Gill e Santhos Moln, l'udienza è finita"il giudice lasciò l'aula di tribunale e subito corsi da Jack.
"Sei libero, mi sembra ancora un sogno"lo baciai alzandomi sulle punte.
"Non dirlo a me, sono stato un anno lontano da te"avido riprese possesso della mia bocca.
"Per favore, non rendetemi nonno troppo presto"vedemmo mio padre con la toga nera, che sistemava alcuni fogli.
"Grazie Philip"gli strinse la mano.
"Ti raccomando, non farla soffrire altrimenti ti ammazzo con le mie mani"lo minacciò.
"Papà"esclamai"Non essere minaccioso".
"Andate a casa, muovetevi"ci spinse via.
"E tu?"chiesi.
"Vado in albergo, vorrete sicuramente un po' di meritato riposo"assottigliò lo sguardo, lanciando un'occhiataccia al mio fidanzato.
"Grazie ancora"sorrise Jack, mozzandomi il fiato ancora una volta.
Mi prese la mano, trascinandomi fuori e respirando a pieni polmoni la sua nuova vita.
"Quanto mi è mancato tutto questo"mi fece fare un volteggio, per poi stringermi tra le braccia"Ma soprattutto tu".
"Abbiamo tutta la vita per recuperare"tracciai in punta di dita la sua mascella.
"Direi di cominciare subito"prese le chiavi della mia macchina e m'invitò a seguirlo.
Lo avrei seguito ovunque, anche dritto agli inferi.



Quel vaso mi piaceva davvero tanto, che peccato.
Poi fui di nuovo distratta da Jack in versione uragano.
Mi toccava ovunque, urlavamo avvinghiati dappertutto, di conseguenza molto oggetti si erano frantumati al suolo.
"La camera è troppo lontana"disse e mi sorrise in quel mondo dolce ed eccitante, come se non avessimo passati trecentosessantacinque giorni lontani.
Lo spinsi con delicatezza sul tappeto logoro, che aveva visto sesso e lacrime amare, perché qualsiasi posto sarebbe stato magico.
Tremavo un pochino, perché da troppo tempo non venivo amata e mi sentivo impacciata come la prima volta.
"Sono con te"sussurrò al mio orecchio, mente sfilava il tubino nero e toccava la mia schiena ormai nuda.
Erano flebili respiri i nostri, come farfalle che muovevano le ali per la prima volta, che da bruchi si trasformavano in meravigliose creature.
Mi sentivo così, sospesa e in trepidante attesa di essere sua, perché non potevo essere di nessun altro se non di Jack.
"Piano"sussurrai, mentre lo sentivo entrare dentro di me, in un unione di corpo e anima.
"Ti a-mo"sussurrò nel momento in cui lo sentii fondersi con me.
Mi piaceva sentirmi totalmente sua, mi dava un senso di protezione e di pace, poteva anche scoppiare una guerra in quel momento, sarei stata felice lo stesso.
Sempre più veloce, sempre più infondo, con continui movimenti frenetici, alternati a carezze e a parole biascicate nel buio della stanza.
La tapparella era ancora chiusa e filtravano radi spiragli di sole dalle fessure, comunque riuscivo a vedere gli occhi lucidi di Jack, un mare ghiacciato in pieno inverno che si stava sciogliendo con l'arrivo della primavera. 
"Di più"ansimai, aprendo meglio le gambe, dandogli la possibilità di riempirmi maggiormente, perché non sembrava mai abbastanza.
Ancora, ancora e ancora, senza sosta, in una folle corsa verso il piacere.
"Oh Jack"reclinai la testa all'indietro e l'orgasmo smosse ogni singolo lembo di pelle e briciolo di ossa.
Mi baciò con passione e riprese il possesso del mio corpo, fino a quando non urlò il mio nome, che echeggiò tra le mura.
"Liz"e sembrava quasi una muta preghiera.
Lo baciai teneramente sulla bocca, sul naso e sul mento, per poi accarezzargli i capelli sudati e ribelli.
"Quanto è bello fare l'amore con te"mi mordicchiò il capezzolo destro.
"L'amore è bello solo se lo fai con me"canticchiai.
"Assolutamente"lasciò una carezza sul mio ventre piatto"Sei dimagrita ancora".
"Ero un tantino preoccupata, il cibo era l'ultimo dei miei pensieri"ammisi.
"Davvero?"scorsi un sorriso sghembo.
"Sai il mio fidanzato era stato accusato di omicidio"scherzai.
"Che birbantello"rise.
"Mi è mancata la tua risata, mi fa vivere"lo guardai con dedizione.
"Tu mi fai vivere"sospirò"Altri cinque minuti e riprendiamo"cominciò a sfiorarmi lentamente.
"Sei insaziabile"brontolai.
"Abbiamo tanto da recuperare"e così si rituffò sulla mia bocca carnosa, che attendeva la sua.
Avevo l'amore in una stanza.










Hello..!:)))
Jack è libero e Liz è viva, alleluia - alleluia!!!
Come procede la vostra vita?
Io ho preso una sbandata pazzesca per un ragazzo e non ci sto capendo un cazzo (scusate il termine).
Tralasciando i miei casini amorosi, vi è piaciuto il capitolo?
Lasciatemi il vostro parere, su su Pollice in alto
Grazie per tutto, siete sempre meravigliose! Sorriso e occhi a forma di cuore
Carm xoxo 


Ps: scusate eventuali errori.




 

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Capitolo 26
*** Un mese e pochi giorni ***


Mi era mancata la quotidianità condivisa con Jack.
Il divano diviso per due.
Il letto diviso per due.
La cena divisa per due.
Ormai dividevano tutto, perché per troppo tempo siamo stati distanti e poi finalmente siamo una normalissima coppia di fidanzati che progettano una famiglia, che sperano in un florido futuro insieme.
"Buongiorno".
Sorrido al suono della sua voce e mi volto a guardarlo mentre si stropiccia gli occhi con la mano destra.
"Buongiorno amore"dico sorridente.
"Che buon profumo"mi bacia dolcemente sulle labbra e mi sento così felice da poter cantare a squarciagola stupide canzoni.
Sono già cinque mesi che Jackson Harold Stone è ufficialmente un uomo libero e sono sicura che nulla può ostacolarci ancora.
"Sono muffin"guarda il forno con aria sognante"I miei preferiti"mi molla un sonoro schiaffo sul sedere.
"Mi piace viziarti"dico maliziosa e il suo sorrido sghembo mi eccita.
"Lo so"annuisce e mi sposta i capelli di lato, per avere pieno possesso del mio collo.
I sue baci sono sempre languidi e umidi, alterna labbra e lingua, in quella catastrofica perversione.
Fare l'amore con Jack è perdizione e dedizione, ogni volta è intenso e nuovo, come se i nostri corpi scoprissero nuovi modi di fondersi.
"Ti svegli sempre con lo stesso pensiero"lo rimprovero divertita, mentre infilo la mano sotto la sua canotta di cotone grigio.
"Tu mi svegli"infila una gamba tra le mie e sento la voglia che ha di me.
"Mi piace essere tua"accarezzo i suoi addominali caldi e di conseguenza mi mordicchia il lobo dell'orecchio sinistro, per poi baciarmi sotto il mento.
"Sei mia"sussurra mentre cerca di abbassare il pantalone del mio pigiama giallo limone.
Il click del forno ci fa scoppiare a ridere e ricominciamo a respirare normalmente, come se avessimo trattenuto il fiato per tutto il tempo.
"Tanto non mi scappi"mi bacia con la lingua in bella vista.
"Non sono una ragazza che scappa"gli sorrido e prendo il vassoio con i dolcetti al cioccolato.
"Lo so perfettamente, non sei mai scappata da me e nemmeno dal pericolo"sbuffa"Sei spericolata ed eccitante"si siede sullo sgabello.
Prendo il latte dal frigo, la marmellata e il caffè, che poi verso in due tazze.
"Tieni"gli passo la sua, quella bianca con un cuore rosso.
"Grazie"ci mette un cucchiaino di zucchero, invece io ne metto due e mezzo, perché amaro non mi piace per niente.
"Mi passi il miele?"chiedo cortese, mentre gli passo i biscotti che sicuro mi chiederà poi.
"Mi hai anticipato"sorride e sento una strana morsa attanagliarmi lo stomaco, siamo una cosa sola.
"Ti conosco benissimo"dico presuntuosa.
"Facciamo un gioco"propone e ha una vera fissa per questi giochetti, che puntualmente si inventa.
Alzo gli occhi al cielo"Sei prevedibile".
"Facciamo il quiz test"inzuppa un muffin nel latte, rendendolo una poltiglia di cacao e uova.
"Come al solito"borbotto, ma non si fa smontare dai miei borbottii.
"Per vedere se mi conosci alla perfezione, dobbiamo pur sempre sposarci tra due mesi"prende il cucchiaino e mangia la poltiglia galleggiante.
Tra sessanta giorni sarò ufficialmente sua moglie, ancora ci piango la sera.
"Il mio più grande sbaglio"nascondo un sorriso dietro la tazza rosa.
"Sei una pessima bugiarda"mi lancia un biscotto addosso e rido.
"Questo test?"domando.
"Ah si"mi guarda di sottecchi"Riesci sempre a distrarmi"brontola.
"Muoviti"sbuffo con aria teatrale.
"Il mio colore preferito?"chiede svelto.
"Il rosso"sorrido.
"Anni?".
"Quasi trentadue"l'età giusta per il matrimonio.
"Ti amo?"sorride.
"Più della tua stessa vita"lo cito a perfezione.
"Quanto è lungo il mio pene?"si morde il labbro per non ridere.
"Che schifo"mi alzo"Sei un cafone"lo accuso.
"Amore mio"mi molla un bacio a stampo"Dai nutri il mio ego maschile"mi guarda con gli occhi ghiaccio.
"Hai già un ego grande come il mondo, comunque davvero molti"arrossisco come una ragazzina.
"Quanto sei bella"mi sistema i capelli con le mani.
"Lecchino"lo scosto bruscamente.
"Devo andare a lavoro"mi sfiora il seno in punta di dita"Ma vorrei tanto fare l'amore con te".
"Fila a prepararti"sorrido"Tra poco saremo una famiglia"mi alzo sulle punte e mi approprio della sua bocca.
"Non vedo l'ora"si chiude nel bagno.

Mi appoggio alla porta chiusa e chiudo gli occhi, ben presto un milione di ricordi mi investono come un ciclone.
Il giorno del processo, il vivere di nuovo insieme, i battibecchi, Paul e la sua insistenza, il rapporto con mio padre e mia madre, il giorno della mia laurea con il massimo dei voti, il lavoro di Jack nello studio di Philip, i giorni insieme, le notti insieme e la proposta di matrimonio.
Stavamo al mare ed era giovedì, la spiaggia era deserta e c'eravamo noi due abbracciati sul telo azzurro cielo, la moto sotto alle canne di bambù e le onde come sottofondo.
Non avevo bisogno di nulla, solo delle possenti braccia di Jack a proteggermi da quel mondo che era stato tanto crudele con noi, solo l'odore della sua pelle baciata dal sole, delle sue labbra carnose a farmi perdere la ragione.
Quel giorno mi ha guardato negli occhi per tutto il tempo, diceva che ero più bella del solito e che sembravo una sirena con quel costume blu cobalto.
E credevo ad ogni sua parola, perché era sincero e limpido come i suoi occhi ghiaccio, che nonostante il colore freddo erano talmente caldi da farmi ribollire il sangue nelle vene.
"Liz"sussurra piano"Io ti amo"dice anche un pochino impacciato.
"Ti amo anch'io"lo bacio e sa di salsedine.
"Ti amo talmente tanto da essere dipendente da te e dal tuo respiro, senza te sono la metà di uomo, sono il nulla, sono niente"mi accarezza dolcemente la spalla nuda"Ti voglio nella mia vita per il resto dei miei giorni"mi prende la mano"Vuoi essere mia moglie?"gli trema la voce ed io con lui.
Apro la bocca per un paio di volte, ma non emetto suono, mi limito a piangere lacrime di gioia"Si, più di qualsiasi altra cosa al mondo"sorridiamo insieme e poco dopo sul mio anulare troneggia un bellissimo anello.
"Wow"esclamo meravigliata"È spettacolare"guardo la pietra azzurra dalla forma ovale.
"Mi ricorda i tuoi occhi"ammette e mi bacia con passione, come al solito finiamo per fare l'amore.
Noi due che siamo una cosa sola e il mare. Il mare infinito come il nostro amore.



I miei genitori sono ritornati insieme, mamma sorride spesso e papà la bacia sempre, come sempre gli chiede scusa.
Sono felici, anche se con tanti anni in più, con rughe in più e qualche speranza in più.
La speranza di viversi fino alla fine, fino alla fine della loro vita.
Ho fatto pace con loro due, con Philip per aver salvato Jack, con  Stephany per avermi scritto centinaia di lettere che non ha mai spedito.
Resta una donna estremamente fragile, come la sua pelle di porcellana e i suoi capelli sottili.
Ma infondo ci vuole coraggio per riuscire ad amare lo stesso uomo per tanti anni, soprattutto la persona che ti ha ucciso lentamente, nella vostra  stessa casa.
"Tesoro"la voce di mamma è più vivace rispetto al passato.
"Cosa ho fatto ora?"sbuffo e poso sulla mensola un fiore di vetro soffiato.
"Nulla, questo è il problema"appoggia le mani sui fianchi.
"Manca ancora molto"borbotto.
"Molto? Due mesi ti sembrano molto?"gesticola frenetica e papà se la ride.
"Difendimi"lo imploro.
"Beth, ha ragione la mamma"mi molla un leggero bacio sulla guancia sinistra.
"Papà"protesto"Deve esserci anche Jack"mi appiglio a questa possibilità.
"Ti ha dato carta bianca"mi ricorda Philip.
"Okay"alzo le mani"Scelgo queste maledette bomboniere"comincio a vagare per il negozio e ci sono un sacco di cose identiche, ma non mi colpiscono.
Poi coglie la mia attenzione una piccola stella marina di cristallo celeste.
"Voglio questa"la indico.
"Non è appropriata per le nozze"spiega la mia genitrice.
"È lei"la guardo ancora e mi piace da matti.
Mi ricorda il mare e poi il colore piacerà al mio fidanzato.
"Perfetto"si arrende"Quante ne prendiamo?".
"Poche"scrollo le spalle"Lo sai che ci saranno pochissime persone".
"Ancora non mi piace quest'idea, i parenti ci rimarranno malissimo"dice polemica.
"Amore, lascia che nostra figlia organizzi il suo matrimonio come meglio crede"per fortuna l'avvocato mi ha difeso.
"Certamente"biascica e bacia papà sulla bocca, sorrido.


"Sono a casa"posa le chiavi all'ingresso.
"Sono in camera"urlo e mi friziono i capelli con un asciugamano beige.
"Che accoglienza"si sbottona i bottoni dei polsini e mi sorride sensuale.
"Niente strane idee, siamo a cena fuori"lo stronco subito.
"Che palle"brontola e si toglie le scarpe.
È ancora strano vederlo in completi eleganti, ma lo studio legale richiede un certo tipo di abbigliamento.
"Lo sai come è fatta la mamma"mi giustifico.
"Una rompiscatole"spiega.
"Esattamente"lo bacio e mi spinge sul letto, mi piace quando è rude.
"Aspetterà"mi apre l'accappatoio e sono completamente a sua disposizione.



"Venti minuti di ritardo"dice mia madre appena ci vede.
Jack mi stringe la mano e mi bacia i capelli"Rompiballe"sussurra piano per non farsi sentire.
Mi mordo l'interno guancia per non scoppiare a ridere"Abbiamo avuto un contrattempo"tossisco.
"Immaginiamo"sorride papà e scambia un'occhiata complice con il mio futuro marito.
"Buonasera Signora"bacia la mano di mia madre e lei arrossisce.
"Ciao Jack, ti prego di chiamarmi per nome, altrimenti mi sento vecchia"beve un sorso di acqua.
"Certo Stephany"sposta la sedia e mi accomodo, la sua mano si posa sulla mia gamba, che è stata lasciata nuda dal vestitino color bronzo.
"Vogliamo ordinare?"propone mio padre e chiamiamo il cameriere che subito prende le nostre ordinazioni.
"Beth ti ha reso partecipe sulla scelta della bomboniera?"chiede mamma.
"Ehm, si"annuisce, ma si capisce che mente.
"Ti piace?"chiede ancora.
"Mi fido del buon gusto di Liz"fa scivolare la mano più su e mi irrigidisco.
"Una stella marina azzurra ti sembra di classe?"esclama scettica.
"Davvero?"si rivolge a me e sorride.
"Mi ricordava noi"spiego.
"Mi piace, poi mi ricorda i tuoi occhi"bacia il mio anello.
"Lo so"bacio lui.
Mio padre tossicchia e ritorniamo alla realtà, cioè in quel lussuoso ristorante di Londra con i miei genitori e un matrimonio da finire di organizzare.
Sembra così strana questa nuova vita, senza ansia di perderci e senza paura di morire.
La serata passa abbastanza serena, con numerose fughe in bagno per non ascoltare il blaterare frenetico di mia madre e le sue continue lamentele per la mia inerzia.
Ho già tutto quello che desidero.
Ho Jack.



Un'altra settimana è passata veloce, tra domande di lavoro, abiti da sposa e mia madre, non so più dove sbattere la testa.
Rischio uno svenimento da stress.
"Calma"sussurra Jackson.
"Calma? Quella donna mi stressa"protesto e con uno scatto tolgo le scarpe col tacco.
"Il colloquio?"chiede, per poi massaggiare i miei piedi nudi.
"Le faremo sapere"ripeto la solita cantilena.
"Forza e coraggio"mi fa il solletico e comincio a muovermi come un'anguilla.
"Sono una ragazza grintosa"dico tra le risate.
"Sei favolosa"mi corregge e mi tira per la gambe, fino ad incastrami tra le due braccia.
"Andrà tutto bene"mormoro.
"E se non andrà bene non è mica la fine"sorride"Abbiamo superato di peggio io e te"mi stringe più forte e appoggia la testa sul suo petto.
"Sono felice, sono davvero felice"strofino il naso lunga la sua gola.
"Anch'io, non pensavo di potermi sentire così normale"sorride"Con una fidanzata e quasi moglie, un lavoro, una casa"elenca.
"Siamo stati ricompensati"spiego.
"Si, siamo stati ripagati per tutto il male"precisa.
"Non lasciarmi più"stringo la sua maglietta tra le mani.
"Mai più, lo giuro"mi bacia i capelli e sono al sicuro.



"Evvai"saltello come la pazza per tutta la casa, fino a salire sul letto.
"Ho sonno"brontola Jack che si nasconde sotto le lenzuola.
"Amore svegliati"salto sul materasso come una bambina.
"No"protesta e si copre la faccia col cuscino.
"Niente sesso fino al matrimonio"urlo seria e si alza di scatto.
"Sono sveglio tesoro"sorride con la faccia assonnata
"Con le buone maniere si ottiene tutto"dico allegra e mi siedo a gambe incrociate.
"Tiranna"borbotta e sbadiglia.
"Mi hanno chiamato"fermo.
"Chi? Il Catering? Il prete? Gesù?"sgrana gli occhi"Mica hai avuto la chiamata del Signore e vuoi farti suora?"chiede sospettoso e gli mollo un pugno sul braccio
"Sii serio"protesto. 
"Vuoi farti monaca? Non posso lasciarti andare"mi arpiona i fianchi e fa finta di piagnucolare.
"La smetti?"incrocio le braccia.
"Okay, torno serio"si copre il viso con le mani e poi ritorna a guardarmi"Dimmi tutto, dolcezza"mi fa l'occhiolino.
"Jaaaaack"urlo"Sei pessimo"lo prendo a cuscinate.
"Tanto mi sposi tra un mese e dieci giorni"conta sulle dita come un bambino.
"Ho un lavoro"sbotto e sorrido a trentadue denti.
"Davvero?"afferra le mie mani"Lo sapevo, sono felicissimo"mi bacia a lungo.
"Non ci speravo più"ammetto"Anche se domani devo parlare con il direttore"mi mordicchio un'unghia.
"Dobbiamo festeggiare"afferma sicuro.
"Mi compri un regalo?"dico sognante.
"No, facciamo sesso"comincia a spogliarmi con gesti veloci.
"Jack"protesto, ma poi mi bacia con passione e diventa quasi una preghiera.


"Signorina Tresir si accomodi"la segretaria con gli occhiali maculati mi indica la seconda porta a destra.
Faccio un segno col capo, mi aggiusto la gonna con le mani e faccio un grosso respiro.
O la va o la spacca.
Busso con troppo vigore la porta di legno scuro e mi maledico mentalmente per quest'ansia che mi fa sudare le mani.
"Si accomodi".
Entro con diffidenza e sento il rimbombare dei tacchi che battono sul parquet chiaro.
"Buongiorno, sono Elisabeth Jane Tresir"mi presento.
"Ah si"annuisce appena"La conosco già"afferma e assottiglio lo sguardo per metterlo a fuoco.
"Davvero?"domando.
"Si sieda"ordina, mi sto agitando e innervosendo.
"Sono qui..."inizio ma mi stoppa.
"Per il lavoro"conclude rapido"L'ho fatta chiamare io"si sfila gli occhiali dalla montatura sottile e mi guarda.
"Bene"mi raddrizzo sulla scomoda sedia di plastica.
"Vedo che si è laureata da poco e con il massimo"osserva il mio curriculum"È giovane"biascica.
"Allora? Qualche problema?"mi altero, ormai il caratteraccio di Jack ha infettato anche me.
"Vuole andarsene?"alza un sopracciglio.
"Voglio lavorare in questo ospedale, voglio fare esperienza e aiutare le persone, ma se la mia giovane età è un problema, la ringrazio e arrivederci"mi alzo di scatto e la sedia striscia rumorosa sul pavimento.
"Si sieda"ordina di nuovo e sto per ammazzarlo con il tagliacarte.
Jack è in ogni fibra di me.
"Guardi"faccio un bel respiro"Non ho tempo da perdere"commento acida.
"Infatti inizia oggi, il camice è nella stanza accanto e ci sono dei bambini che hanno bisogno di lei"chiude la cartelletta con il mio nome stampato in rosso.
"Sono assunta?"sbatto un paio di volte le palpebre.
"Può anche rifiutare"scrolla le spalle.
"Oh no, accetto subito"sorrido e mi trattengo dall'urlare di gioia.
"Bene, cominci subito, qui non perdiamo tempo"ritorna a leggere delle scartoffie e subito sparisco dalla circolazione.
Chiamo veloce il mio futuro marito e condivido con lui la meravigliosa notizia.
Strano ma vero, sta girando tutto per il verso giusto, forse la Dea Bendata si è ricordata di noi.
Tolgo la giacca bianca di lino e infilo il camice del medesimo colore.
Sono ufficialmente una psicologa infantile, sorrido allo specchio e mi permetto di saltellare allegra.
Un rumore alle mie spalle mi fa voltare e vedo Dan.
"Beth?"domanda sorpreso.
"Dan, ciao"lo abbraccio di slancio"Che ci fai qui?".
"Ci lavoro"sorride"Dal tuo abbigliamento immagino anche tu".
"Oggi é il mio primo giorno, ci siamo persi di vista"ammetto.
"Ho fatto gli ultimi esami in Italia, sai l'erasmus"spiega.
"Io mi sono laureata da tre mesi e subito ho cercato un occupazione"sospiro.
"In che reparto?"domanda e si toglie la giacca beige per mettersi il camice.
"Psicologia infantile"dico fiera.
"Che bello, io faccio un po' tutto"si sistema i capelli con le mani"Jack?".
"Ricordi anche il nome"noto con stupore"Ci sposiamo tra un mese e qualche giorno"sorrido ancora.
"Wow, non lo vedevo un tipo da matrimonio"ride"Mi fa piacere".
"Gli ho fatto mettere la testa a posto"scherzo.
"Ho letto sul giornale del processo e delle accuse"abbassa lo sguardo.
"Acqua passata"faccio un segno con la mano per scacciare l'argomento.
"Ti accompagno al reparto"mi prende sotto braccio e intanto parliamo di tantissime cose.
Della morte di sua madre, della sua fidanzata Grace, del delizioso appartamento in centro e del lavoro.
Ci salutiamo con la promessa di mangiare insieme nella pausa pranzo e che sarà invitato alle mie nozze.


"Tesoro"urla e sbatte il portoncino con forza, sicuramente con il piede come al solito.
"Sto in salotto"abbasso il volume della tv e aspetto che venga.
"Il calcio"protesta e getta la giacca sulla poltrona nuova.
"Qualcosa in contrario?"domando divertito, mentre prendo un sorso di birra.
"Divano, calcio, birra e sigarette, praticamente sei in paradiso"borbotta.
"Mancavi tu"la tiro per un braccio e mi finisce addosso"Ora sono in paradiso"le scosto i capelli dal viso e la bacio, subito mi da accesso alla sua bocca.
"Mmm"mugugna"Mi sei mancato"mi bacia ancora e la sua lingua gioca con la mia.
"Questo lavoro?"chiedo per distrarmi, altrimenti finiamo per fare l'amore, di nuovo.
"Benissimo, mi piace un sacco"sorride"Ho incontrato Dan".
Cerco di ricordarmi di questo tipo, ma già mi sta sulle palle.
"Illuminami"dico.
"Amore, quello dell'università, ci hai aiutati con il progetto"spiega.
Ho un flashback e mi ricordo del tipo.
"Quello che voleva entrarti nelle mutande?"chiedo.
"Non è vero"nega.
"Invece si"annuisco"Okay, licenziati"dico perentorio.
"Stai scherzando?"alza il sopracciglio destro, facendo una faccia buffa.
"No, cioè si, però non scherzo sul fatto che devi dare lontano da lui"la gelosia entra in circolo.
"È fidanzato"borbotta"E poi l'ho invitato al matrimonio"mi bacia il pomo d'adamo che sale e scende rapido.
"Al nostro matrimonio?".
"Hai intenzione di sposarti con più persone?"chiede divertita.
"Mi piace la poligamia"sorrido.
"Ti ammazzo"ringhia.
"L'assassino ero io"mi piace usare il tempo passato e sapere che oggi sono ben diverso.
"Eri"mi sbottona la camicia bianca e ansimo contro la sua bocca semiaperta.
"Stai cercando di depistarmi?"rido.
"Sto cercando di fare l'amore con il mio futuro maritino"mi guarda"E voglio anche depistarti"sorride e la bacio come se fosse il mio ossigeno.
"Ti amo"biascico.
"Anch'io"risponde felice.
Una casa, due persone e una vita insieme.










Salve!!!
Sono emozionata e ho scritto di getto perché mi mancavano Jack e Liz.
Sono bellissimi e innamorati e felici.
Inutile dire che la storia si sta per concludere e che forse il prossimo sarà l'ultimo.
Potrebbero succedere un sacco di cose, ma voglio farli stare tranquilli senza altri scossoni, liberi di stare insieme.
Grazie per tutto.
Per l'affetto, la stima e la dedizione che avete avuto per me e con la mia storia.
Credo che si capisca l'evoluzione dei personaggi, perché sono cambiati dal primo capitolo e in ogni capitolo, soprattutto in questo.
Liz è ancora più donna e Jack è libero dal passato, non esiste più Christopher o le pistole, ma solo il desiderio di una famiglia con la persona che ama.
Philip e Stephany si sono pentiti e si sono dati una seconda possibilità, credo che in amore bisogna darla.
Io sono cambiata, ho cambiato modo di scrivere e rileggendo la storia ho notato il cambiamento.
Grazie ancora, di tutto.
Alla prossima e per quel ragazzo che mi stava facendo impazzire, continua a farmi impazzire ma la situazione si è evoluta. :*
Carm xoxo


Ps: Come al solito scusate eventuali errori XD 

 

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Capitolo 27
*** Adam ***


Il lavoro procede a gonfie vele e mi sento finalmente appagata.
I bambini sono adorabili e mi vedono come un'amica, questo mi permette di capirli meglio.
In realtà c'è Adam, ha dodici anni ed è orfano, i genitori sono morti in un incidente stradale e nessun parente al mondo.
Con lui ho faticato parecchio, mi ha spesso riempito di parolacce e mi ha mandato più volte a quel paese, ma ho stretto i denti e finalmente abbiamo legato.
Mi ricorda tantissimo Jack con le sue paure e il suo scudo a proteggerlo dal cosmo, ha anche gli occhi azzurri cielo e l'aria impaurita, forse per questo ho preso tanto a cuore la sua situazione.
"Dottoressa".
Alzo lo sguardo e vedo Adam che si dondola sui talloni"Ciao"sorrido.
"Non volevo disturbare"rimane sull'uscio imbarazzato.
"Entra"gli indico la poltrona di pelle e chiude veloce la porta alle sue spalle"Siediti"dico con dolcezza.
"Grazie"si sistema la t-shirt dei Simpson e si aggiusta i capelli biondi.
"Volevi parlarmi di qualcosa?"domando.
"Forse"abbassa lo sguardo sul pavimento.
"Quando vuoi, sono qui"incrocio le braccia divertita e mi appoggio allo schienale.
"Okay"annuisce e intanto si da un'occhiata in giro"È il suo fidanzato?"fissa la foto sulla scrivania.
"Si chiama Jack, tra ventitré giorni ci sposiamo"confesso.
"Auguri"sorride"Deve essere davvero fortunato".
"Perché?"chiedo curiosa.
"Perché lei è bella e brava"arrossisce.
"Ti ringrazio, sei davvero un cavaliere"gli pizzico la guancia.
"Prego"comincia ad agitare le gambe che ancora non toccano terra.
"Allora stanotte hai fatto ancora quel brutto sogno?"prendo una penna e un foglio bianco.
"Si"annuisce"È stato più reale"spiega.
"In che senso?"mi appunto qualcosa.
"Ho sentito il calore del fuoco e l'urlo di mamma"comincia a tremare.
"Tranquillo"gli vado accanto e istintivamente lo abbraccio, scoppia a piangere e qualche singhiozzo lo fa sussultare"È tutto finito"sussurro cullandolo.
"Mi mancano"ammette e finalmente lo dice ad alta voce, per mesi ha fatto finta di nulla, come se non gli importasse della morte dei suoi genitori.
"Lo so, ma loro si trovano in un posto migliore e ti sono vicini ogni giorno, non ti lasceranno mai"lo consolo, anche se le parole sono inutili dinanzi al dolore.
"Non si sono dimenticati di me?"ha gli occhi colmi di lacrime e le guance arrossate.
"No, ti ameranno per sempre"gli accarezzo i capelli.
"Grazie dottoressa"tira su col naso.
"Vuoi una bella fetta di torta?"gli sistemo i capelli con le mani.
"Al cioccolato"precisa.
"Chiedo un permesso, tu aspettami qui"mi alzo.
"Permesso?"domanda confuso.
"Vieni a casa mia e conosci Jack"sorrido e anche lui lo fa.
"Grazie ancora"si asciuga il viso con la manica della maglietta.



"Non è etico"era la decima volta che lo diceva.
"La prego, Adam è molto fragile"cerco di pignorare la mia causa.
"Mrs Tresir ribadisco la mia posizione a riguardo"abbassa lo sguardo su alcuni documenti.
"Ed io ribadisco la mia posizione, Adam verrà a trascorrere il pomeriggio da me"dico solenne.
"Verrà adottato e lei non può prendersi tanto a cuore un ragazzino"sibila.
"La prego"congiungo le mani e lo supplico.
Sbuffa e si toglie gli occhiali"Dovrebbe fare l'avvocato"alza lo sguardo al soffitto e so che sta per cedere.
"Faccia uno strappo alle regole"continuo.
"Okay, ma per le otto deve stare nel suo istituto"mi addita con l'indice e mi trattengo dall'abbracciarlo .
"Sarò precisa"lo saluto in fretta.


"Quanto manca?"chiede Adam al mio fianco.
"Eccoci"parcheggio alla svelta nel primo posto disponibile.
Mi trottella dietro come un cagnolino fedele, ha insistito per mettersi una camicia azzurra e le scarpe nuove.
"Siamo al terzo piano"entriamo nell'ascensore e pigio il tasto esatto, immediatamente la gabbia metallica si mette in moto con uno strano rumore.
"Il suo fidanzato lo sa?"domanda.
"No, gli facciamo una sorpresa"le porte si aprono e svelta prendo le chiavi dalla valigetta di pelle marrone.
"Amore"spunta Jack che mi bacia al volo, con fin troppa passione e per un attimo mi dimentico di essere in presenza di un minore.
"Tesoro"lo scosto dolcemente"Abbiamo ospiti"mi giro ed indico il dodicenne alle nostre spalle"È un mio amico"spiego.
"Un tuo amico?"domanda stranito, mentre osserva il ragazzino.
"Salve mi chiamo Adam Sandth"allunga la sua manina e Stone ricambia la stretta.
"Ciao sono Jack"dice titubante e si vede che non ha capito nulla.
"Adam entra, mica vuoi restare sul pianerottolo?"scherzo e fa qualche passo avanti.
"Permesso"dice prima di accomodarsi in salotto.
"Parlo un momentino con Liz"mi trascina in cucina e socchiude la porta"Amore mio, chi è quello?".
"Un mio paziente"mi siedo sulla penisola.
"Perché si trova a casa nostra?"chiede ancora.
"È rimasto orfano e credo che abbia bisogno di affetto"prendo una mela dal cesto e l'addento.
"Okay, ma avevo in mente una bella sorpresa"brontola.
"Cioè?"alzo un sopracciglio.
"Io, te e del buon sesso"incrociai le braccia.
"Jack, non essere egoista"balzo giù"Comportati bene"lo avviso.
Sbuffa e pesta i piedi per terra, tra Adam e lui, non so chi sia il bambino.
"Eccomi"mi siedo al suo fianco"Vediamo dei cartoni animati?"propongo e lui annuisce.
Prendo il Cd di Pinocchio e lo infilo nel DVD, ben presto il plasma viene riempito dal castello della Disney.
"Hai fame?"spunta l'uomo di casa con un pacco di popcorn e una lattina di coca.
"Grazie Signor Jack"risponde cordiale .
"Chiamami Jack"precisa e si siede accanto a lui, mentre amabilmente si dividono la ciotola grondante di palline bianche.
Hanno lo sguardo puntato sullo schermo e sembrano così simili che mi viene da piangere, sicuramente colpa del ciclo imminente.
Immagino un figlio nostro, le nostre serate trascorse a giocare con i puzzle o quegli stupidi giochi per neonati, le notte in bianco, i pannolini da cambiare e le pappine da comprare, eppure sono felice al solo pensiero.
Vedo Adam che cerca di tirare la linguetta di metallo della lattina e il mio fidanzato che rapido lo aiuta, come se fosse la cosa più naturale da fare.
A metà visione noto che il ragazzino si è addormentato con la testa sulla spalla di Jack, che lo guarda dolcemente, anche se ha l'aria smarrita.
"È un bel bambino"mi fissa con gli occhioni ghiaccio.
"Ti assomiglia"spengo la televisione.
"L'ho notato anch'io"annuisce"Liz, voglio un figlio da te"si sporge a baciarmi a stampo e sorrido contro la sua bocca.
"Stavo pensando alla stessa cosa"ammicco.
"Ci tocca fare tanto sesso"dice malizioso.
"Più di quello che facciamo? Vuoi consumarmi?"rispondo divertita.
"Molto di più"mi fa l'occhiolino"Porto Adam nella camera degli ospiti"lo prende in braccio e scompare nel corridoio.
Intanto decido di mettermi ai fornelli e preparo la cena, ci tocca mangiare ad un orario decente, se voglio rispettare la regole imposta dal direttore.
"Come sono morti i genitori?"mi passa l'insalata.
"Incidente d'auto, lui era in macchina con loro, i pompieri hanno dovuto tagliare la lamiera per tirarlo fuori "spiego.
"Ha il mio stesso sguardo di allora"sussurra"È così solo"mi accarezza un braccio.
"Troverà qualcuno che lo adotterà e così avrà finalmente una famiglia"lavo i pomodori con l'acqua fredda.
"Speriamo"apre il terzo cassetto in basso e prende la tovaglia arancione.
Il tempo passa tranquillo, ci dividiamo le mansioni come al solito, così mentre cucino, lui apparecchia la tavola per tre persone e mi fa uno strano effetto.
Un urlo rompe il silenzio e subito lascio cadere il coltello per terra e mi dirigo verso la camera da letto.
"Mamma, papà"grida Adam, mentre si muove frenetico nel letto"Tornate"singhiozza.
"Adam sono qui"mi sdraio al suo fianco"Tranquillo"gli bacio la fronte e mi stringe.
"Dottoressa"borbotta.
"Sono qui"ripeto.
"Anche i miei genitori sono morti"nella penombra vedo Jack sedersi sul materasso a gambe incrociate come se fosse un adolescente e non un trentaduenne.
"Davvero?"scatta a sedersi anche il mio piccolo paziente.
"Si, tanto tempo fa"continua.
"Ti mancano?"domanda.
"Mamma tantissimo"spiega"Era una brava donna".
"E tuo padre?".
Vedo che sussulta e si rabbuia, dopo tanto tempo il passato bussa alla sua porta e non è mai semplice affrontare i fantasmi.
"Era strano, ma un tipo apposto"deglutisce un paio di volte e gli sfioro la gamba, in questo momento ha bisogno di me.
"Anche mio papà era un tipo apposto"sorride un pochino e si getta tra le braccia di Jack, che all'inizio rimane sorpreso e poi ricambia.
"Dai campione"gli scompiglia i capelli biondi"Andiamo a mangiare"lo prende sulle spalle.
Ci ritroviamo tutti a tavola con una bella porzione di cibo nei piatti e qualche risata di sottofondo, il mio futuro marito racconta qualche barzelletta facendo ridere di gusto Adam.
"È ora"dico poi, mentre sparecchio veloce la tavola.
"Vorrei tanto vivere qui per sempre"dice sincero ed ho un colpo al cuore.
"Puoi tornare tutte le volte che vuoi"risponde Jack.
"Davvero?"sorride raggiante.
"Ti aspetto domani, giochiamo alla playstation"gli bacia la fronte e andiamo via.



Inutile dirlo che Adam passò un sacco di tempo con noi, mi aiutò a scegliere l'abito da sposa e sarebbe stato il nostro paggetto.
"A cosa pensi?"abbiamo appena finito di fare l'amore per la seconda  volta.
"A quel ragazzino"confessa Stone.
"È un bambino speciale"gli bacio il petto ampio.
"Voglio adottarlo, sempre se tu vuoi"si appoggia alla testiera del letto e mi abbraccia.
"Ci stavo pensando"ammetto"Ma è un passo importante".
"Ha bisogno di noi e ha bisogno di una famiglia vera"mi accarezza i capelli.
"Ci sto"annuisco"Adam sarà nostro figlio"al solo pensiero mi vengono gli occhi lucidi.
"Ti amo"borbotta lui e mi bacia con passione, trascinandomi sotto di lui e ricominciando quella danza che i nostri corpi conoscono  a perfezione.

Il giorno dopo mi sono recata al tribunali dei minori, chiedendo l'adozione legittima di Adam, all'inizio il passato burrascoso di Jack ha creato dei problemi, ma in seguito l'assistente sociale ci ha dichiarati idonei.
Dopo il matrimonio sarebbe ufficialmente diventato Adam Sandth Stone, il nostro primo bambino.
Quando abbiamo comunicato la notizia a Adam ci ha abbracciati al volo e ci ha chiesto se poteva chiamarci mamma e papà, inutile dire che siamo ambedue scoppiati a piangere.
Anche se non era sangue del nostro sangue, lo sentivamo nostro e simile a noi, ammetto che la mia famiglia non era molto d'accordo a riguardo, soprattutto mia madre che considera la cosa poco decorosa.
Ma che andassero a fanculo tutto.
"Non sono per niente d'accordo"stavo cominciando ad odiare i continui borbottii di quella donna.
"Mamma, basta"esclamai già satura.
"Stephany la prego di accettare la nostra decisione"s'intromette Jack.
"Jackson siete da poco usciti da una bufera, tra un po' sarete una famiglia e non credo siate pronti ad adottare un ragazzino problematico"si versa del vino rosso.
"Amore, credo che sia inutile interferire con le loro decisioni"papà le appoggia una mano sul braccio e si calma visibilmente.
"Okay, scusate"abbassa la testa colpevole e riprende a sorseggiare il liquido.
"Tranquilla mamma, sappiamo a cosa andiamo incontrato e siamo pronti"sorrido appena e mi ritrovo a rimuginare sulla scelta presa, forse davvero non sono pronta.
Forse non sarò mai una buona madre, di quelle precise e amorevoli.
Che stirano a perfezione le camice, preparano le merende nutrienti e conoscono tutte le marche di latte.
"Ci sono io con te"sussurra il mio quasi marito al mio orecchio, come se avesse pienamente capito le mie paure.
"Ce la faremo insieme"lo bacio sulle labbra piene e mi riserva uno dei suoi brillanti sorrisi.
"Finché morte non ci separi"dice solenne e ci credo.
Ci credo perché Jack ha la mia vita tra le sue mani.





Eccomi quaaaaaa! Sorriso e occhi a forma di cuore
Vi aspettavate il matrimonio e invece ecco una bella adozione (preciso che non conosco le tempistiche di questa procedura e quindi sono completamente inventate).
Le nozze ci saranno nel prossimo, quindi comprate un bel vestito elegante e prenotate il parrucchiere XD 
Grazie di cuore sempre!!!!!!!!
Lasciatemi il vostro parere Sorriso con occhi felici
Carm xoxo
E' un pochino corto, ma recupero con il prossimo!


Ps: scusate eventuali error
Non vedo


 

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