Schizzi di coscienza

di Chamelion_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** "La lametta che uccide chi la impugna" ***
Capitolo 2: *** "Individualmente" ***
Capitolo 3: *** "Senza freni" ***
Capitolo 4: *** "Danza delle due falene" ***
Capitolo 5: *** "Finché il mondo non cambia" ***
Capitolo 6: *** "In the cage" ***
Capitolo 7: *** "Eco incisiva" ***
Capitolo 8: *** -- ***
Capitolo 9: *** "11: Non desiderare la pietra d'altri" ***
Capitolo 10: *** "To be continued" ***
Capitolo 11: *** "Le manette del vento" ***
Capitolo 12: *** "Celato" ***
Capitolo 13: *** "Libellula" ***
Capitolo 14: *** "Brucio" ***
Capitolo 15: *** "Sole, divorami" ***
Capitolo 16: *** "Contavo le crepe sul mio muro" ***
Capitolo 17: *** "Vecchio prestigiatore dal manto blu" ***
Capitolo 18: *** "Tramonto" ***
Capitolo 19: *** "Orgoglio" ***
Capitolo 20: *** "Letto di fragole" ***
Capitolo 21: *** "Io, bambola, nella soffitta" ***
Capitolo 22: *** "Quattro porte aperte" ***
Capitolo 23: *** "Intoccabile" ***
Capitolo 24: *** "Stanza dolente" ***
Capitolo 25: *** "Venti febbraio duemilasette" ***
Capitolo 26: *** "Il cantastorie" ***
Capitolo 27: *** "Mabelle" ***
Capitolo 28: *** "Aspettare" ***
Capitolo 29: *** "Penelope" ***
Capitolo 30: *** "Nenia meccanica" ***
Capitolo 31: *** "Fuga di marionette" ***



Capitolo 1
*** "La lametta che uccide chi la impugna" ***





25/01/2008



Che posso io fare
o dire,
quando ancora una volta
mi offri il tuo polso
esortandomi
a inciderti dentro?
No,
non darmi questo potere
gratuitamente:
lo sai
che non rifiuto una vittoria
tanto facile
quanto logorante.


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Capitolo 2
*** "Individualmente" ***





30/01/2008



Cado, rimbalzo, mi rotolo, nuoto,
salgo, mi arrampico, scivolo a terra,
scivolo a lato, mi giro, mi gratto,
rosicchio la terra, ritento e ricado.
Oscillo, mi muovo, mi dondolo, cedo,
al suolo stramazzo, e striscio e saltello.
Contraggo, distendo, contraggo, rilasso,
trascino il mio corpo, trascino le gambe,
sostengo, abbandono, sollevo, rigetto,
nel fango contorco il mio corpo di verme.
Mi perdo, mi trovo, mi tasto, mi ascolto,
mi sento, mi parlo,
per me sola danzo.


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Capitolo 3
*** "Senza freni" ***





30/01/2008



Senza freni, disarmati,
contro il tempo che c'è ostile.
Tutto cambia, tutto annulla,
costruisce e poi distrugge.
Sembra il gioco delle pulci:
sempre vittima di agguati;
quando meno te l'aspetti
a te torna ciò che è morto.

Credevo
sul serio
di esser cambiata?
Davvero
convinta
che fosse diverso?


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Capitolo 4
*** "Danza delle due falene" ***





28/02/2008



Cento, duecento, trecento volteggi:
piccoli corpi disegnan figure,
fremono fragili come falene,
danzano insieme tra cerchi inventati.

Danzan distanti, di rado toccandosi
per non infranger l'incanto tra loro.
S'inseguon e fuggon d'implicito accordo,
non mancano mai di tornare a cercarsi.

Camminan nell'aria ed impara ciascuna
i passi guardando dell'altra a ballare;
l'inghiotte la notte se danzan da sole.
Ed in questa danza non vedo che amore.


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Capitolo 5
*** "Finché il mondo non cambia" ***





10/04/2008



Perché nell’oblio tutto il mondo cadesse,
potessi il mio corpo nel sonno annegare,
bastasse ai miei occhi fuggire la luce,
bastasse giacere, perché non tentare?

Se vuoi puoi sederti ed accanto restarmi:
di questa mia fuga sarai testimone.
Né la tua presenza potrà disturbarmi,
ma di non svegliarmi il silenzio t’impone.

Non posso più udire le grida, o vedere,
le facce di quelli, segnate da morte,
o il loro dolore sentire nell’ossa…
Bastasse la mia volontà così forte!

La mente confusa, annebbiata, sconvolta:
son troppe le urla che l’han martellata;
le mani insozzate del sangue di altri,
che sol per fortuna, non m’ha mai toccata.

Indegna fortuna: la sorte più turpe.
Con penna indelebile firma il contratto
la legge che vige: di nascita il luogo
non ha via d’uscita, non c’è alcun riscatto.

Permetti che finga che il sonno profondo
possa far questa vergogna perire,
e che dallo sporco, una volta per tutte,
possa le strade del mondo pulire.

La sola evasione è lasciare la vita;
una porta sul retro continuo a cercare.
E se fallirò, finché il mondo non cambia,
non rompere il patto, e non mi svegliare.






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Capitolo 6
*** "In the cage" ***





22/04/2008



In gabbia prigioniera,
con gli occhi sulla croce:
sì a lungo ho chiesto aiuto
che è rotta la mia voce.

Preghiere ormai consunte
il mio respiro esala,
eppure ancor dal cielo
salvezza Dio non cala.

Il cielo tra le sbarre
m’appare scolorito
e come lacerato,
da morte ormai colpito.

Oppure sono gli occhi
ch’ingannan ciò che vedo?
Ma ciò non m’interessa:
in nulla ormai più credo.

Né nella pietà umana,
né nella libertà:
e come si può credere
in ciò che perso s’ha?

Solo una cosa è intatta
e in fede mia rimane:
la droga più assuefante,
il cuor di vite umane.

È stata mia salvezza,
mio morbo e la mia cura,
e infine la rovina,
castigo che ancor dura.

D’amore sarei morta,
da esso dissanguata.
Ma mai avrei pensato
m’avrebbe imprigionata.

Sarebbe stato meglio
anche lasciar la vita;
ma questa è una tortura!
L’amore mi ha tradita.

Sei tu che m’hai distrutta:
colei per cui vivevo.
T’ho amata ed ora guarda:
ho perso ciò che avevo.

Ho solo più il mio amore…
Vorrei non fosse vero.
M’hai pur strappato il cuore,
che a te parlò sincero.

M’hai chiusa in una gabbia,
di te m’hai reso schiava.
Attesi la risposta
che il cuor tuo non mi dava...

...E non la dà tutt’ora;
è duro come roccia.
Io son divertimento:
un pesce nella boccia.



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Capitolo 7
*** "Eco incisiva" ***





11/05/2008



Il cielo distilla
gocce di silenzio,
che s'infrangono
sulla mia pelle.

Il mondo
fa rumore
a contatto
con la vita.


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Capitolo 8
*** -- ***





05/06/2008



Il cuore camminava,
rallentato dalle gambe.


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Capitolo 9
*** "11: Non desiderare la pietra d'altri" ***





02/08/2008



Alla vostra destra,
potete ammirare
un tipico esemplare di zoppo.
Eccovi le istruzioni
per compatirlo,
eccovi una lista di motivi
per cui sentirvi superiori,
eccovi le dovute prescrizioni
per finre come lui.
Bene, possiamo andare.
Ricordatevi di esibire
le vostre belle gambe sane
mentre vi allontanate.


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Capitolo 10
*** "To be continued" ***





08/08/2008



Raccogliere i piccoli cocci sparsi di ciò per cui su ha vissuto.
Levigarne i bordi taglienti col dito, guardare il sangue che ne esce: lasciare sanguinare quanto basta, poi succhiare il rosso in eccesso.
Stringere con forza i cocci nei palmi delle mani. Sentire i frammenti penetrare nella carne viva.
Lasciare che le ferite facciano infezione.
Infilarsi i cocci in tasca e camminare, appesantiti dal carico dei sogni e legami spezzati. Rotti. Deframmentati.


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Capitolo 11
*** "Le manette del vento" ***





20/08/2008



Si sanguina e si guarisce
Si morde e si viene morsi
Si ruba per poi fuggire,
per ritrovare ciò che si ha perso.
Si ferisce e si viene feriti
Si distruggono le campane di vetro altrui,
si cerca di difendere la propria,
si gioca a nascondino:
dentro, fuori;
deboli, forti.
Si mangia per risputare
Si dorme per risvegliarsi col mal di schiena
Si sta all'ombra per gelare,
si sta al sole per bruuciarsi.
Si sbatte la testa contro il muro.
Si nuota per andare a fondo
Ci si prende a pugni in pancia

Si cerca e non si trova.
Si trova e non ce ne si accorge.
Ci si arrende alle manette del vento.




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Capitolo 12
*** "Celato" ***





22/08/2008



Non disturbare quel che dorme tra le pietre, annidatosi al riposo dalla luce per sfuggire all'erosione del vento.
Cerca un abbraccio di ombra, anela un respiro di se stess.
Non chiede che un rifugio per i suoi nodi dal sole che si diverte a scioglierli.



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Capitolo 13
*** "Libellula" ***





22/08/2008



Amo spiare le forme dei tuoi sogni
cullando l'aria intorno a te
fra lievi battiti delle mie ali.
Amo guardare le tue palpebre chiuse,
e poter dire di riuscire
a vedere i tuoi occhi nascosti.
Galleggiare nell'aria
diventa sforzo involontario,
necessario per restarti accanto;
ed è più faticoso
contenere i battiti
del mio piccolo cuore,
contenere il rumore
nel mio piccolo corpo,
per non svegliarti.
Vorrei dondolarmi sulle tue ciglia
come su un'altalena.
Vorrei distendermi sulle tue labbra
come su un morbido letto.
Vorrei annidarmi
nei luoghi nascosti del tuo collo,
e lì riposare.
Riposare come te.
Vorrei morire
prosciugata dal respiro dell'alba
che ti risveglia.
Vorrei restare,
cadavere grigio e fragile,
addormentata sul tuo cuscino,
eternamente annegata
nel fantasma del tuo sonno.
Felice
di aver trascorso
le mie poche ore di vita
accanto a te
dormiente.




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Capitolo 14
*** "Brucio" ***





26/08/2008



Ho capito che non esistono certezze, ma solo idee labili e opinioni più fragili di sterpi.
Che spesso varrebbe in effetti la pena barattare, come dice il banale, la conoscenza del vero con un po' di sana stupidità.
E che sapere questo non serve a niente, perché chi è attratto dal fuoco non può rinunciarvi benché consapevole di finire arso vivo.


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Capitolo 15
*** "Sole, divorami" ***





28/08/2008



Sole, divorami:
sono tua.
Scioglimi di baci,
spogliami con la tua lingua.
Prendimi,
fammi volare,
poi stracciami,
gettami,
abbandonami,
distruggimi.


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Capitolo 16
*** "Contavo le crepe sul mio muro" ***





30/08/2008



Contavo le crepe sul mio muro
per trastullo.
Disegnavo spirali nere e infinite.
Mi ci perdevo dentro.
Leccavo via il mio sangue
dal pavimento.
Donavo solitudine in pillole
a chi implorava un mio sorriso.
Offrivo le mie lacrime più salate
a chi aveva sete.
Osservavo i ragni
lottare per costruire
qualcosa che potessero chiamare "casa",
come un "D"io sadico e annoiato
cerca un po' di divertimento
nel guardare i suoi sottoposti
fare lo stesso.


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Capitolo 17
*** "Vecchio prestigiatore dal manto blu" ***





01/09/2008



Svelami il tuo segreto,
vecchio prestigiatore dal manto blu.
Cosa nascondi
là sotto le spoglie di velluto?
Cosa ghermiscono
le tue mani grinzose,
che scivolano
tra i freddi aliti
che agitano il tuo mantello,
e ne escono a tratti
per arrampicarsi
sulla riva del mondo?
Con unghie frizzanti
solletichi la terra,
la abbracci
laddove nessuno la può vedere,
la accarezzi appena
con le punte dei tuoi capelli argentei.
Scaltro mago
che indossi i gioielli
che tieni nascosti
in fondo alla gola,
con quale ambiguità
ti fai ora trasparente,
ora imperscrutabile.
Con che magnetismo
costringi il sole,
votato a te e a nessun altro,
ad ammirarti senza sosta,
incatenato
dai suoi stessi raggi,
prigioniero in eterno
del tuo bacio ipnotico.


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Capitolo 18
*** "Tramonto" ***





19/09/2008



Come sentirsi sputare in faccia
le lamentele di un sole che invecchia,
reclamando la luce
che gli spetta di diritto,
e le sue proteste
e l'ostinata resistenza
che oppone all'incombente eclissi
di se stesso.
Si tiene aggrappato finché può
al lontano bordo del mondo
da cui fa capolino al suo risveglio
e dietro cui scompare.
Infine, vinto dal vento che lo spinge,
rassegnatosi,
esce di scena
con un ultimo, lacerante urlo:
un'esplosione di sangue
che invade il cielo.







___________________________________________________
Ho come il vago sospetto di stare precipitando nei temi banali: il mare, il tramonto... Dopotutto però la coscienza, in quanto tale, parla quando ne ha voglia e senza seguire schemi: quando "schizza", non si può che assecondarla. Spero basti come giustificazione per questa sorta di "ricaduta".
Colgo l'occasione per ringraziare molto chi ha commentato questi miei sfoghi. In particolare cito:
Mezzo_E_Mezzo: mi fa sempre piacere una tua recensione perché i tuoi lavori mi piacciono molto.
Ego, me stesso ed io: l'ospite che mi onora più spesso della sua presenza e sempre graditissimo.^^
Kuroi: le tue recensioni sono vere chicche; mi sembra che siano veramente ragionate ed è bello vedere, in ogni tua parola, che ciò che commenti lo leggi sul serio. Quanto alla recensione che mi hai lasciato per "Senza freni": no, non hai scritto nemmeno una "vaccata". Hai centrato in pieno il punto. Proprio così, è davvero personale. E vedere che sono riuscita ad esprimere quello che sentivo con le parole, malgrado tutte le loro dannate limitazioni, di modo che qualcuno abbia colto il significato reale, mi riempie.

Grazie per essere presenti tra queste stanze in cui, come camaleonte, riesco a mostrare almeno qualcuna delle mie autentiche squame.


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Capitolo 19
*** "Orgoglio" ***





17/04/2008



Morte a chi copre, vigliacco, la voce
di chi è valente né meno né più;
morte all’orgoglio cocente d’umani,
ch’uccide e ch’acceca, pel torto che fu.









______________________________________
NOTE.
LordRandal, ti ringrazio molto per il parere che mi hai dato e in special modo per il tuo suggerimento a proposito della metrica. L'ho scritta un po' di tempo fa, ma mi sembra di ricordare di averci fatto caso, allora. Ho deciso di sgarrare alle regole metriche perché non volevo rinunciare al doppio contrasto tra il suono duro "ch" e quello affricato "cc", che mi piaceva; ragion per cui non modificherò questo "schizzo". L'ho scritto tra le note perché volevo specificare che non ho volutamente ignorato ma apprezzato il tuo suggerimento, ma in questo caso preferisco violare le leggi della metrica e mantenere il verso così com'è.
Continua pure a farmi notare come migliorare un pezzo: apprezzo le critiche sincere! :)


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Capitolo 20
*** "Letto di fragole" ***





04/2008



Ecco che accanto mi scivola piano
e con l’artigli m’agguanta le membra,
come una bestia di carne affamata
che del mio corpo ha preso possesso.

Non m’è concesso più motto, ma tremo:
tesa è la pelle, esangue il respiro.
Presa dall’inesorabile morsa,
più non comprendo le cose d’intorno.

Non v’è linguaggio che esprimere possa,
né la parola, né frase infinita.
Solo il mio fegato il fuoco corrode
e l’adrenalina precede il passivo.

La gente mi parla: chi sente? chi ascolta?
la bocca si schiude e mi par di sentire
il gusto di fragola sotto la lingua,
convinta che sia il sapore tuo vero.

La morsa si stringe e mi prende un orgasmo,
ché faccio l’amore con l’amore stesso.
E poi, lentamente, via via, s’allontana:
su un letto di fragole resto distesa.



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Capitolo 21
*** "Io, bambola, nella soffitta" ***





03/12/2008



Con occhi di bambola osservo
la stanza in ogn'angolo scuro.
Conosco i contorni a memoria,
la forma ch'assume ogni muro.

Con scarpe di plastica vago,
disegno dei cerchi sul suolo;
ritorno a cercarli, ma morti
li trovo, mio unico polo.

Con nocche fasulle, coi pugni,
la porta di pietra percuoto,
cercando d'uscir dalla stanza,
cercando di far mio l'ignoto.

Non posson scappare le bambole,
loro, di stanze guardiane:
se devon regnar sulle ombre,
non possono starne lontane.

Ma ch'anche le bambole treman,
è ciò che non sanno i bambini;
che anch'esse han paura del buio,
no, questo non sanno i bambini.

Gli scheletri dentro l'armadio,
la polvere e il fango dormienti,
sogghignano stando acquattati,
si muovono, battono i denti.

Destreggiomi con soggezione,
io, bambola, nella soffitta.
Pavento i miei stessi fantasmi,
da giochi di ombre sconfitta.


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Capitolo 22
*** "Quattro porte aperte" ***





28/12/2008



Ardua impresa è destreggiarsi
tra il reale e l'irreale,
tra lo spirito e il carnale,
ben difficile orientarsi.

Tu che sei nel mio presente
il rifugio e la certezza,
non mi dici con chiarezza
il tuo cuore cosa sente.
Certo non potrei negare
che già l'esserci mi basti,
ma i pensieri miei nefasti
voglion me per prima stare.

Tu che sei un'ombra nera
che il mio cuore non comprende,
sei la freccia che mi fende,
sei la pena in me più vera.
E per te s'è trasformata
una tiepida scoperta
nella piaga più sofferta.
Sono stata abbandonata.

Tu, che resti un'ossessione
con radici risolute,
tu mi lasci frasi mute:
questo di restar m'impone.

E te, che sei la mia musa,
in silenzio ammiro il giorno,
ma nei sogni ti rincorro.
T'ho nell'infinito chiusa.

Ardua impresa è destreggiarsi
tra la piaga e la certezza,
l'ossessione e la bellezza.
Ben difficile orientarsi.



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Capitolo 23
*** "Intoccabile" ***





10/2008



Non s'azzardino
a saperne
più di me.

Non mi fido del dottore:
gioca, bimbo, col mio corpo.

Cerca altrove, prete ingordo:
non son pecora indistinta.

Non mi tocchi lo sciamano,
i suoi schizzi e i suoi disegni.

Non s'azzardino
a dir nulla
su di me.

Chirurgo, tranquillo: ci penso da sola,
e senza il tuo bisturi od altri strumenti,
a trovar chi sono, coi tagli.

Tu, parroco, taci, ché né io bestemmio,
né il tuo Dio schernisco, ma l'ostia rifiuto.
Invece vorrei un po' di vino.

E tu, ciarlatano; n'ho visti fin troppi:
rivoluzionario ti credi nel mondo.
Divertiti! (non a mie spese)

Non s'arroghino
diritti
su di me.

No mamma, non è stress,
tantomeno un tic nervoso.
Voglio anestetizzare
le mie dita a morsi ognuna.
Voglio che non sentan più
il dolore dei miei denti.

Non s'azzardino
a giudicare
me.

Il sapore della carne mia
non è scritto sui libri.
Non son gli astri gli artigiani
della vita, mia soltanto.
Non fu scritto dalle stelle
il destino mio già scelto.
Dilettatevi
da soli.
Trastullatevi
tra voi.
Divertitevi
sui libri.
Ritenetevi
sapienti.

Non vi lascio
compromettere
la mia
intoccabilità.


impedirmi
di
giocare
col
mio
fuoco.


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Capitolo 24
*** "Stanza dolente" ***





03/02/2009



Come sottrarsi alla subdola nebbia
che, sbeffeggiando il silenzio più grave,
cala silente su un corpo ormai stanco,
lei, che di stanza dolente ha la chiave?

Quieta, pazienta schernendo il teatrino
di distrazioni da me fabbricato,
finché d'entrare, tagliente, decide:
come sottrarmi all'attacco spietato?

Sono i pensieri destrieri selvaggi
i cui capricci non so dominare:
il rio deviare può fragile diga,
lo scorrimento suo non può fermare.

Così mi trovo, ogni giorno, da capo:
piccola scalza, rifugio implorate,
sia pur per poco, purché trovi asilo,
breve salvezza dal flusso incessante.

Fisico assente, perché concentrato
nello sfuggire anche solo un momento.
Tornano gli occhi poi al braccialetto:
quasi bruciare al mio polso lo sento.

Sottile monito, post-it di stoffa;
sembra parlare: memento!, mi grida.
Perché ignorare ch'esista una fiamma
non impedisce che il fuoco mi uccida.



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Capitolo 25
*** "Venti febbraio duemilasette" ***





03/03/2009



Era l'incredula voce spezzata,
gonfia la gola, madido il cuore.
Lacrime amare - né dolce né sale:
di vita nuova, straniera, l'albore.

Era il telefono: tante promesse,
chi sminuisce, chi piange, chi accorre.
Poi l'ospedale, i dottori. Incapace,
io, di silenzio alle lacrime imporre.

Eran le mani a percorrere, caute,
nuovi strumenti (oramai familiari),
tutte tremanti, inesperte, nolenti.
Gli occhi bramavano restare ignari.

Era la spada, di carne invasora,
a caccia perenne sul ventre smagrito.
Era il glucometro, ladro di sangue,
sempre assetato, mai nunzio gradito.

Era il sentirlo (neppure capirlo,
giammai accettarlo): davvero è successo.
Tutta la notte ha ronzato il "per sempre",
il suo rumor non m'ha sonno concesso.

Era l'inizio: ero bimba precoce
che in quello adulta dové diventare.
Oggi è più facile. Oggi son grande.
Certo il "per sempre" continua a pesare.

Il mio inciampare, talvolta, e cadere,
sempre più raro, non sconta il dolore:
la rassegnata sconfitta è la stessa,
di quel dannato febbraio ha il sapore.

Forte l'orgoglio di tante vittorie
vien facilmente così disarmato.
Sempre perdente sarò in un conflitto
che ad armi pari mai s'è presentato.



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Capitolo 26
*** "Il cantastorie" ***





11/04/2009



Chi non ha casa in ogn'ove dimora,
chi non ha meta non si può smarrire.
Al cantastorie, nel perpetuo errare,
solo i suoi passi la strada san dire.

Viaggia costante e lo credon mercante,
loro ch'accolgono i doni splendenti
da lui raccolti in ognuno dei tanti
luoghi solcati dai suoi piedi lenti.

Piene ha bisacce, le tasche e le orecchie
di vive storie tra sé mormoranti:
furon da terra e dagli alberi colte,
quindi il viandante ne fece i suoi canti.

In ogni luogo ove il piede conduca,
sempre il suo arrivo è con gioia acclamato.
Pregano ché mostri loro il segreto
che in un barattolo tien sigillato.

Apron le mani ed ingoian le perle
ch'ha snocciolato per loro il viandante.
E' un gioielliere che mai impoverisce,
ma a torto molti lo credon mercante.

Non ha da vedere merce ad alcuno:
solo una storia potrà regalare,
senza richieder compenso od encomio,
solo un orecchio che voglia ascoltare.

Ché dal barattolo devono uscire,
di tanto in tanto, per non soffocare,
quelle sue storie che in giro si mena:
possonsi, chiuse restando, ammalare.

Segue ogni arrivo immediata partenza,
pel cantastorie, che torna a viaggiare.
Altrove è atteso da orecchie impazienti
d'udir le storie che ha da raccontare.


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Capitolo 27
*** "Mabelle" ***





26/04/2009



Ma dolce belle, che d'azzurro hai le membra,
unica e sola ragazza comune:
tra tanta gente al tuo fascino immune,
divino solo a me il tuo viso sembra?

Con quali occhi, Mabelle, t'ho guardata?
Con che pensieri contemplo? Son cieca?
La tua visione piacere mi reca,
come di strega, creatura fatata.

Nulla di umano, Mabelle, in te vedo:
solo bellezza da un'aura blu avvolta.
Che ne sarà di te, spesso mi chiedo;

e mi domando se, la vela sciolta,
dalle Sirene lontano, io cedo:
forse anche Ulisse, sbirciando, si volta.


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Capitolo 28
*** "Aspettare" ***





01/05/2009



aspettare
e ancor sperare
che sia l'ultimo
aspettare

certo ha senso
per chi aspetta
continuare
certo ha senso

tanto è eterno
scorrimento
breve o lungo
tanto è eterno

c'è chi aspetta
e chi ritarda
e c'è chi il
ritardo aspetta



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Capitolo 29
*** "Penelope" ***





04/05/2009



Sono l'artefice mai soddisfatta:
lo sguardo all'opera mia mai uguale.
Son tessitrice e con ambivalenza
intreccio i fili con sdegno brutale.

Senza più fibre né vene ancor sane,
sulle mie gambe s'accascia stremata
la tela sconcia da pugnale offesa:
tanto il mio ago l'ha sì martoriata.

Con amorevole mano di giorno
gli spettatori la vedon sfiorata;
solo la notte la vede morire,
dai miei artigli venir lacerata.

Del mio disprezzo fa mostra de' segni,
ma io soltanto so ben del mio amore.
Io che, disfattala, torno a baciarla,
e ad intrecciarla con pena nel cuore.


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Capitolo 30
*** "Nenia meccanica" ***





Agosto 2009



Cantano questi rintocchi distorti,
gravi e cadenti, menzogne stonate.
Dondola cheto l'infante ed ascolta
ruggine ipnotica e suoni d'acciaio.













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Questo schizzo è nato ascoltando le campane della Sagrada Familia a Barcellona, monumento che mi ha conquistata, folgorata, abbagliata... incantata. Un colosso unico nel suo genere.
Anche la melodia intonata dalle sue campane era diversa da qualsiasi avessi mai ascoltato: aveva un suono composto da semitoni, diesis e bemolle, cosa che mi dava una sensazione di equilibrio precario, di menzogna e coercizione, come lo sguardo ipnitoco di un serpente a sonagli. Ma aveva anche un che di meccanico, che ricordava l'eco prodotta da latte di alluminio percosse. Mi ha immediatamente ispirato il titolo "Nenia meccanica".
Ho cercato di concentrare i fiumi di parole che quel suono mi ha evocato in quattro versi fortemente allitterati, pur consapevole di essere riuscita a rendere la musicalità di quella melodia soltanto in piccola parte.

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Capitolo 31
*** "Fuga di marionette" ***





02/12/2009



Crespo il gomitol di
fili intricati,
lor dalle dita mie
sempre indomati

per il capriccio di
pupi di legno,
solo danzanti se
da me ordinati,

quando s'annoda e mi
strozza le mani
rende i comandi e gli
sforzi miei vani.

Fuggon le bambole
senza catene:
sol resta l'eco di
passi lontani.


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