Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni

di Chris1918
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Correndo si arriva alla meta ***
Capitolo 3: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 4: *** Quando meno te lo aspetti ***
Capitolo 5: *** Stamattina mi ha svegliato il tuo pensiero ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Prologo
Sono i passi che fanno fluire i miei pensieri, quando cammino per la strada al profumo di città, mentre ripenso a tutto quello che ho passato, con le cuffie e la mia musica che va, tra gli sguardi della gente che ti guarda, cartelloni stracciati sui muri e i murales di un piccolo viale, prima era pulito ora invece, porta la firma di qualcuno che ha voluto lasciare il segno…
Il rumore della metropolitana sotto i piedi, e le sue scale, e molti luoghi mi circondano e li osservo ancora incosciente di ciò che mi regaleranno in futuro. 
Una città che mi vede crescere, che assapora quello che faccio, quello che dico, e pure, mi sento così piccola e alle volte inutile, perché spesso ti porta via qualcosa a cui tieni, dai nuovi stimoli ogni giorno, e tu passi spesso e volentieri in secondo piano, sei costretto a cambiare strada o strategia, per riuscire a tenerti quello che hai, avvolte sbagli per la fretta, altre invece cadi nel buio e non sai più rialzarti, ti confonde e non sai più cosa fare, hai paura di fare la scelta, anche se è quella giusta, perché la città è grande, e potresti sentirti sola…
In questa grande città, che mette alla prova il tuo essere, tra mille sofferenze e mille successi, e nonostante tutto cerchi comunque quel inconfondibile odore di sfida, il profumo di città. Quella città che diventa spettatrice di te.

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Occhi a me 
Buonasera a tutti piacere mi chiamo Giada. Innanzitutto vi ringrazio per aver almeno aperto la storia xD. Un'inizio un pò generale per mostrare un quadro generale di quello che provo io; ho iniziato a scrivere questa storia per liberare ciò che sento dentro e che a volte rimane lì nascosto, invece adesso lo voglio mostrare qualcuno.Vi chiedo solo di non giudicare l'intera storia dal prologo, perchè è come una finestra di una facciata di un grattacielo che è l'intera storia. Spero che in futuro ci siano recensioni positive che negative e che questa storia non rimanga a me. Continuate a seguirla GRAZIE. 



Iniziai correre per le strade trafficate di Boston, evitavo i pedoni cercando di non inciampare nei miei stessi piedi, visto ma mia mancanza di equilibrio. Non potevo essere in ritardo. Da questo stage ne dipendeva la mia carriera. 


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Capitolo 2
*** Correndo si arriva alla meta ***


                                                                               Mantieni il passo, continua la gara
                                                                                             La tua mente si sta rischiarando.
                                                                                             Hai già percorso più di metà strada,
                                                                                            Ma le miglia non sembrano finire mai;
                                                             Iron Maiden -The loneliness of the long distance runner

Correndo si arriva alla meta.
Percorrendo le vie della città mi chiedo sempre chi sia passato prima di me su questo marciapiede, o pensando e osservando ciò che mi circonda come lo sconosciuto che mi cammina di fianco imbronciato e la signora anziana nella Kingston Street di Boston sta stendendo i panni con la pioggia.
Ebbene si oggi piove, più che altro c’è quel tempo angosciante, con le nuvole fitte che nasconde il sole e con un vento afoso che appesantisce l’aria. Mi brontola lo stomaco quindi non vedo l’ora di raggiungere lo Starbucks e gustarmi un caffellatte e un muffin alle fragole in compagnia delle mie compagne di avventura. Entro nella caffetteria levandomi il cappuccio e scoprendo il rosso fuoco dei miei capelli che, quando me lo feci, rappresentavano la mia indole ribelle, mai scomparsa nè l'indole e nè il colore dei capelli. Come sempre c'è folla. Allora mi alzo sulle punte dei piedi, dato la mia statura da “gigante”, e cerco un gruppo di quattro ragazze schiamazzanti e con molta facilità le trovo essendo molto riconoscibili. Mi accomodo su uno degli sgabelli del tavolo e faccio un saluto generale.
-Ma ti dico che l’hanno detto alla televisione? Oggi sarà bel tempo. - diceva Ally scuotendo il capo.
-Ally ma l’avrai sentita bene la televisione? Te lo ripeto da mesi che devi andarti a fare una visita dall’ otorino. –La risponde Lidia con dolcezza. 
-Vi dico che è così. Perché non mi ascoltate una buona volta. – sbuffo Ally alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia.
-Ma se fuori fra poco c’è il diluvio universale come fa ad uscire il sole nel pomeriggio? – La riprende Emily come se stesse parlando con una bambina. Per lei invece la parola pazienza non rientra nel suo vocabolario. Io sorrisi. Mi diverte il loro discutere su banalità come il tempo, la loro capacità è quella di alleggerire la testa dai pensieri di una lunga e pesante giornata che sta per arrivare.
-Mi spieghereste che sta succedendo e perché oggi non dovrebbe piovere? –M’intromisi nella discussione facendo ricordare loro della mia presenza lì.
-Allison stasera vorrebbe andare al mercatino di Summer Street ma piove e quindi non lo fanno ma continua ad insistere. - Spiega velocemente Lidia in tutta tranquillità.
-Ally hanno ragione in caso non piove ci andiamo ok? – le dico rivolgendomi a lei.
-Ok va bene. -con il sorriso che le incorniziava il volto.
Basta poco a rendere felice Allison è così spensierata, che spesso provo un certa invidia, è capricciosa però sa come dimostrare il suo affetto. E' schietta e svampita, ma quando si trattava di fotografia ed immagine  è un genio nel suo campo. Quei capelli rosa-fucsia le danno un’aria dolce ma subito spezzata dal look trasgressivo e sempre alla moda. Una ragazza sempre ottimista, come in questo caso, anche quando le cose sono scontate.
Lidia mi appoggia sempre quando si tratta di Ally. Lei è troppo matura per avere ventiquattro anni. Sempre posata e tranquilla, ma sa anche come divertirsi nei limiti s’intende. Ha un equilibrio mentale tutto suo, spesso mi invita a fare yoga con lei, ma è troppo tranquillo per i miei gusti. Lavora tutto il giorno in una pasticceria, dividendosi tra cucina e banco. Ha quei capelli biondi e quegli occhi color cielo che rispecchiavano il suo carattere angelico un gusto raffinato nel vestire, anche se passava le sue giornate tra forni e fritture cura molto il suo aspetto. Lei pensa che l’aspetto esteriore fa capire alla gente come ti senti dentro. Su questo non gli ho mai dato torto. 
Emily mi guarda confusa ma poi si rassegna subito. Lei è un po’ l’esuberante del gruppo. Quella con la battuta sempre pronta, quella con le uscite di scena da oscar che ti fanno ridere fino a piegarti in due. E' quella con la quale bastava uno sguardo o un minimo gesto che lei capiva. In lei mi rifugio nei momenti di sconforto perché conosce le mie reazioni, e nei momenti di gioia per condividere la felicità. Emy è un inglese fuori “produzione” tutto furchè perfettina e ordinata: capelli rossi naturali e le lentiggini appena accennate che le davano un aria sbarazzina, con un fisico snello e slanciato. Ama il suo tirocinio a medicina. E' tra i punti fermi della mia vita. 
–Chris ti sei addormentata di nuovo a occhi aperti? –mi dice Emy. Io scuoto la testa, le sorrido, lei con un'alzata di spalle si gira verso le altre e inizia a parlare del più e del meno, mangiando muffin e sorseggiando cappuccino. 
–Chris a che ora devi stare in ufficio? –mi chiede Linda con un’espressione interrogativa. –Alle nove perché?        
-Sono le nove meno dici. –alzo la testa di colpo e guardo verso l’orologio della caffetteria entro nel panico, lascio velocemente una banconota di 10 $, presa da una tasca del giubbino sul tavolo, un bacio alle ragazze ed inizio ad uscire di corsa.
Corsi per le strade trafficate di Boston, evitando i pedoni, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi, vista la mia mancanza di equilibrio. Non potevo fare tardi. Da questo stage dipendeva la mia carriera. Ho lasciato tutto a Londra, non che mi dispiace, per quest’opportunità e per fare compagnia a Emily che dopo gli anni meravigliosi del liceo si è trasferita qui. Io ho seguito il mio sogno: Harvard. Anche se  siamo opposti sempre state ottime amiche. Io rossa, ma tinta, occhi color grigio antracite e fisico molto formoso e non molto alta. Ero pessimista e pigra avevo un senso dell’umorismo che poteva ghiacciare le Bahamas ma a modo mio sapevo quando qualcuno a bisogno di parlare e avevo s/fortunatamente di capire i sentimenti delle persone a cui tenevo dallo sguardo. 
Lo stage è in ufficio al 35° piano di un grattacielo di Boston ed è un’impresa edile che si occupa di designer, arredamento, costruzione e progettazione. Sono determinata, la migliore del corso avrebbe firmato un contratto con l’impresa e guadagnato un posto di lavoro. Non voglio tornare a casa a mani vuote, voglio dimostrare chi sono e vivere la mia vita godendomi ogni giorno che passa come se fosse l'ultimo. E ci sarei riuscita. 

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Occhi a me
Questo è il vero inizio della storia ho voluto iniziare presentando principalmente i personaggi femminili, e cosa sta "inseguendo" la nostra protagonista. Vi chiedo se gentilmente recensite anche se scrivete che fa schifo mi sta benissimissimissimo ^.^. Grazie per aver letto :).

-Scusa non pensavo ci fosse qualcuno ancora. –Mi dice, sentendo la voce, credo sia un lui.
-Sono io in ritardo non dovrei. Non posso. –dico sbuffando e cercando di mantenere la calma, mettendomi le mani nei capelli. 
-Aspetta che ti aiuto.
-No grazie hai già fatto abbastanza. –dico raccogliendo l’ultimo foglio e correndo fuori. 


 

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Capitolo 3
*** Incontri e scontri ***


“Ma.. in fondo, nella vita, chi sano di mente non rischierebbe per qualcosa che potrebbe renderlo libero e felice?”

Incontri e scontri.
Entro nell’edificio quasi zuppa d’acqua, tanto che il portiere mi lancia un’occhiata agghiacciante, visto che stavo bagnando il pavimento da lui appena lucidato. Non ci feci molto caso perché non sarei stata l’ultima a passare di lì penzolante d’acqua visto il temporale che si è scatenato fuori. Salgo in ascensore e appena arrivo, le poche persone che ci sono in corridoio mi guardano male. Sono qui da nemmeno una settimana e succede ogni mattina, ciò è dovuto al vestirmi in modo” non adulto”. Ma non posso farci niente, sono giovane ho colto l’occasione e non posso cambiare me stessa perché davo nell’occhio in quell’ufficio. Mi piace il mio stile e non lo cambierò per niente e per nessuno. Ho passato l’intera adolescenza ad essere giudicata e derisa adesso i pareri degli altri sul mio aspetto non mi sfioravano neanche. Presi a camminare a testa alta per il corridoio fino a raggiungere la camera degli stagisti e prendere la cartellina con i miei appunti nell’armadietto.  Stanno già tutti lavorando. Beh come si dice gli ultimi saranno i primi.
Nemmeno il tempo di poggiare la mano sulla maniglia della porta, che sto a terra con la cartellina in faccia e i fogli sparsi a terra. Dopo un momento di confusione, mi alzo su un gomito per rendermi conto della situazione e di cosa sia successo. Sgrano gli occhi , ci sono tutti i fogli sparsi nella sala. Mi alzo in piedi ignorando la mano che mi porge il mio “scontro”, mi chino a raccogliere i documenti. E sento a malapena qualcuno che inizia a parlare.
-Scusa non pensavo ci fosse qualcuno ancora. –Mi dice, sentendo la voce, credo sia un lui.
-Sono io in ritardo, non dovrei. Non posso. –dico sbuffando e cercando di mantenere la calma, mettendomi le mani nei capelli. 
-Aspetta che ti aiuto.
-No grazie hai già fatto abbastanza. –gli dico raccogliendo l’ultimo foglio e correndo fuori. 
Avevo iniziato in ritardo quindi la pausa pranzo, a sfortuna del mio stomaco, non mi tocca. Ora sono in ginocchio nell’archivio a cercare un vecchio documento, quando entra il mio responsabile.
-Sapevo di trovarti qui. –mi dice Jason, guardandomi dolcemente appogiato allo stipite della porta. Abbiamo solo cinque anni di differenza ma non si nota. Lui è così amichevole e socievole con tutti. Anche se è poco che ci conosciamo mi ha tratta come una sorella minore essendo la più piccola del gruppo.
-Lo so sei qui per rimproverarmi.
-La prossima volta evita di fare tardi. –mi dice con un sorriso. –Ma non sono qui per questo. Da domani sarò impegnato in un progetto e voi stagisti sarete affidati al figlio del direttore. L’ho detto stamattina agli altri ma un’imbranata ritardataria non c’era. -dice venendomi incontro e stritolandomi per gioco.
-Ma io come faro senza di te. –recito in modo teatrale, dopo di che ci mettemmo entrambi a ridere.
-Sopravvivrai. E poi sono sempre a tua disposizione, adesso più di prima poiché non devo sentire il peso delle chiacchiere degli altri. –facendomi l’occhiolino e io gli sorrido in risposta.
-Sai che sono una rompi scatole sicuro di quello che sei disposto ad affrontare? –lo metto in guardia facendogli uno sguardo interrogativo.
-Sicurissimo. Adesso vado che devo finire un progetto. –mi saluta, e io ricambio tornando a cercare nel cassetto quel maledetto fascicolo.
-Ah e mangia qualcosa, non vorrei veder camminare le ossa. –mi urla dalle scale, vicino alla porta, ridendo e lanciandomi un panino. Lo afferro al volo, gli faccio una smorfia.
Non ce la faccio più, mi trascino per il corridoio; ho finito tutto, sono le sette e alle otto mi aspettano quelle tre pazze per un giro in centro. Purtroppo ancora non smette di piovere, e nel pomeriggio Emy mi ha inviato un messaggio che diceva che saremmo andate all'Irish. Esco dal palazzo e vedo il ragazzo con cui mi sono scontrata stamattina entrare in una macchina di lusso. Mi chiedo chi sia, di sicuro non uno stagista. I miei pensieri vengono interrotti dal suo sguardo intenso posato su di me. Mi giro di spalle e me ne vado, mi sentivo troppo a disagio. Detesto chi mi fissa, mi dà i nervi. Non so il perché ma è così. Dall'adolescenza se qualcuno mi guarda più del dovuto mi allontano, mi sento a disagio non per l'imbarazzo ma per la rabbia che potrebbero leggere nei miei occhi. Troppe volte sono stata fissata per esserre insultata.
Appena entro nell’appartamento inciampo nelle scarpe di Emily. Mi chiedo come faccia ad essere così disordinata, ah giusto come dice lei “l’ordine è soggettivo”, se certo. Corro in camera prendo l’intimo ed entro nella doccia. Che mi metto? Optai per una semplice gonna a ruota nera e una canotte con un giubbetto di jeans, per metà settembre iniziava a fare già abbastanza freddo.Per comodità abolii i tacchi quindi Superga bianche. Sicura che si bagneranno, ma erano l'unico paio di scarpe che riusciia trovare.
Arrivo al parco con dieci minuti abbondanti di ritardo, e le trovo tutte e tre infreddolite ad aspettarmi. Lidia, bellissima con una minigonna in raso nera, top bianco e giacca bianca e nera. Esaltava, in tutto il suo splendore, il fisico che ha. Poi c’è Allyson avvolta in uno splendido abito blu notte corto avanti e lungo dietro. E infine Emy con un vestito corto nei colori pastello rosa e celesti molto delicati che le davano un aria dolce. Con i loro fisici così atleti le mie forme stonavano e mi sentivo inferiore. Ma alla fine sono io,amo mangiare e odio fare sport, solo se trascinata, come ogni venerdi mattina quando alle sei, le ragazze mi buttano giù dal letto e mi costringono a fare jogging con loro. Un'attività devastate.
-Sei sempre la solita ritardataria. –dice Allyson guardandomi storta.
-Non è colpa mia c'è traffico. -facendole una linguaccia. 
-A piedi? - mi chiede confusa.
-Certo. C'era una coppia di anzian davanti a me.
-E perchè non l'hai superati.- Mi chiese Lidia iniziando a ridere.
-Mi dispiaceva che poi si offendevano.
Mi arrivo subito uno scappellotto da Emily, che ormai già sopporta le mie stronzate a casa figuriamoci fuori.
-Okey, okey per farmi perdonare offro da bere a tutte. -dico sorridente.
-Adesso, iniziamo a capirci, brava così si fa. -mi  risponde Emy.
Ci avviammo all’Irish pub che di solito frequentavamo per sentirci più o meno casa. Ci sediamo ai soliti tavoli e ordinammo due Caesar Salad e del pollo, da bere prendemmo la tipica birra rossa, per dimenticare quel traumatico lunedì. Il bello di questo pub e che c’era gente tutti i giorni e quindi ogni sera alle 23 si iniziava a ballare.
-Ally com’è andato oggi il servizio del matrimonio? –chiede Lidia.
-Traumatico. La sposa non faceva che urlare a destra e sinistra. Le mie orecchie supplicavano pietà. –risponde Ally, stremata.
-Dai è passato consolati. -alzo il bicchiere di birra scontrandolo con il suo. -Io purtroppo domani ho le presentazioni con il nuovo responsabile. 
-Oh il dolce e sexy Jason vi abbandona. Dai può essere che te ne capita un altro così sexy. –dice ridendo Emy. Io scuoto la testa sorridendo.
-Ma che le dici Emily. Lei deve pensare a superare lo stage e prendersi quel posto. –l'autoritaria mamma-Lidia. 
-Ha ragione lei devo pensare alla mia carriera.
-Però adesso basta parlare di lavoro, ragazze e godiamoci la serata. –dice Ally che appena ha bevuto un pò di birra si è subito ripresa.
Dopo mangiato iniziammo a ballare tra la folla. Io già stanca dopo due o tre balli, mi dirigo verso il bancone per sedermi su uno sgabello e finire il margarita ordinato in precedenza. Non ero una che beve spesso, solo quando ho bisogno di svagare con la mente, e sentire quella sensazione di leggerezza che solo l'alcool porta.  Sorrisi vedendo Allyson trascinare Lidia a ballare in modo più movimentato e Emily che ride continuando a muoversi in modo molto sensuale. Mhm stava cercando prede la dottoressa. Bella com’è sicuramente non mancherà qualcuno che caschi ai suoi piedi. 
-Uh allora sai sorridere anche tu quando non sei di fretta.
Mi giro di scatto e mi ritrvo due smeraldi davanti. Quegli occhi così intensi li ho già visti qualche ora prima. 
-E tu chi saresti il mio stalker? –lo rispondo alzando un sopracciglio.  
-Nah ero qui con un amico e ti ho vista, perché in caso non ti piacerebbe uno stalker bello come me?
-No è diverso non mi piacerebbe uno stalker come te, mi perderesti subito per aggiustarti i capelli nel primo riflesso che ti ritrovi davanti. – con l'aggiunta del sorriso più stronzo che ci fosse. Torno a ballare con le ragazze e lui continua a guardarmi sorridendo in modo malizioso. Ho già detto che detesto essere fissata? Ecco appunto.
Mi fermo saluto le ragazze dicendo che devo andare a letto e che domani sarà una lunga giornata prendo la giacca e me ne vado.
Beh girare per Boston a quest’ora non è il massimo della sicurezza, per rubarti un borsellino ti romperebbero anche il braccio. Indosso il cappuccio del giubbino e cammino a passo più veloce. All’improvviso mi sento tirare per un braccio, mi giro di scatto pronta a difendermi e mi ritrovo il mio "stalker" davanti. Lui mi lascia lentamente e io inizio ad urlargli contro.
-Ma sei imbecille o cosa? Avrei potuto morire dalla paura. Ma il cervello cel'hai o l'hai perso per via? Pensa con quello invece checon quello chehai tra le gambe.  -si svegliò di soprassalto un barbone che dormiva su una panchina. Ero infuriata afferrarmi così nel buio della notte.
-Scusami non volevo spaventarti, ti volevo restituire la catenina che hai perso al pub.- mi dice rattristato.
Volevo sotterrarmi dalla vergogna lo avevo trattato malissimo e lui voleva restituirmi un oggetto per me importantissimo. L’unico ricordo che avessi di mia nonna materna. Per orgoglio, non gli chiesi neanche scusa, afferrai la collana che pendeva tra le sue mani e corsi via senza salutarlo. Ma giurerei che da lontano senti dire.
-A domani bellissima.

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-Ryan lei è Chris viene da Londra ed è una stagista. –disse Jason indicandomi, poi si rivolse a lui. –Chris lui è Ryan il nuovo responsabile. –ecco Jason aveva confermato i miei sospetti.

 

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Capitolo 4
*** Quando meno te lo aspetti ***


Quando meno te lo aspetti

Le mie mattinate dopo un uscita sono sempre traumatiche. Mi sveglio alle 7.30 con la radio che dà  Countings Stars dei One Republic, non male come risveglio. Mi precipito sotto la doccia, con acqua bollente, per risvegliare e sciogliere tutti i muscoli. Come al solito mi pedo al pensare seguendo lo scorrere dell'acqua. Corro in camera a vestirmi sono già le 8.20. Vedo di sfuggita Emy che si sta alzando, sicuramente ha il turno di pomeriggio. Beata lei. Passo volando per la cucina, giusto un sorso di succo alla pesca, dando di corsa, un bacio, alla mia coinquilina e mi dirigo all'uscita prendendo le chiavi sul mobile all'entrata per non rimanere fuori stasera.
La metropolitana è stracolma, ma la devo prendere per forza, non posso fare tardi anche oggi che c’è il nuovo responsabile e non Jason che mi copre le spalle.Non vedo l'ora che escano le belle giornate almeno esco in bici e respiro quell'aria fresca,  che in questa cabina mi manca. Mentre mi reggo alla sbarra di ferro sopra la mia testa, penso e spero di non rincontrare il mio “stalker”.
Arrivo in ufficio alle otto e cinquanta. Mai stata tanto puntuale e mentre mi meraviglio di me stessa entro, fiera e soddisfatta nella sala stagisti. Non credo ai miei occhi. Jason e il mio “stalker” che parlano e scherzano animatamente. Jason mi legge lo stupore in volto.
-Ehy Chris mai così puntuale. –mi abbraccia con affetto.
-Mi sono svegliata abbastanza presto. –gli rispondo però fissando l’altro soggetto. E' in giacca e cravatta, tutto elegante con i capelli in quel ordine casuale che gli dà un aria terribilmente arrogante. No ditemi che non è vero quello che sto pensando, ditemi che mi sbaglio, che sto ancora dormendo e che sia un incubo il mio, tipo quelli che quando sogni di cadere, è talmente forte la sensazione, che ti svegli con la gamba indolenzita. Il mio peggior incubo, inizia a parlare.
-Amico non mi presenti questo splendore di fanciulla. –rivolgendomi un sorriso che ignorai voltando il capo. Ma che cavolo mi ci sorride? 
-Ryan lei è Chris viene da Londra ed è una stagista. –disse Jason indicandomi, poi si rivolse a lui. –Chris lui è Ryan il nuovo responsabile. –ecco Jason che con il buon umore conferma i miei sospetti.
-Mhm e che bellezza di stagista. –mi dice facendomi l’occhiolino. E così i miei nervi vanno sempre più in tensione.
-Uououo vacci piano Ryan lei è una delle stagiste di cui sarai responsabile. E poi lei è sotto la mia protezione, è più piccola e non ti conviene giocarci. –lo riprende Jason a tono. Sono in confidenza e si vede chiaramente che si conoscevano da anni.
-Ah sempre troppo attaccato alle formalità Jay-Jay. –gli risponde sbuffando. M’innervosii all'inverosimile, sbotto ma trattenendomi quel tanto che basta per non perdere il posto, visto che è il figlio del mio capo.
-Ma si fate anche come se io non ci fossi. Primo non mi chiami splendore o bellezza o qualsiasi nome le ricordi una barbie, secondo, Jason so badare a me stessa quindi non ho bisogno di essere difesa da uomini infantili, egocentrici e senza contegno adesso se vi dispiace vado a iniziare il mio lavoro e piacere di averla conosciuta. –dopo stretta la mano al mio nuovo responsabile, mi dileguo negli uffici per svolgere i miei compiti.
Non è possibile come tutte le sfortune capitino davanti a me. Ci manca che il mio responsabile sia quell'uomo tanto snervante, non può essere questo è un complotto contro di me. Finalmente è l’una ed è ora della pausa pranzo. Vado nella tavola calda affiliata con l’impresa, prendo un insalata e un hamburger e mi siedo al tavolino da sola con il mio libro preferito di Shakespeare preferito:” Romeo e Giulietta”. Mentre rileggevo qualche passo e mangiavo il mio pranzo qualcuno oscurò i pochi raggi di sole che entravano dalla vetrata.
-Oh ma che persona romantica.
-Lo sa che lo stalker è un reato.
-Sei una sognatrice?- mi chiede interessato, ma non c'è tono di ironia nella sua voce, ma semplice curiosità. "Si la curiosità di entrare nel tuo letto" mi dice la mia coscienza.
-Mi astengo volentieri dal rispondere. -dico alzando gli occhi al cielo
-Sei sempre così scontrosa con le persone? –mi dice sedendosi affianco a me senza neanche chiedermi se il posto fosse libero.
-No mi scusi mi comporto così solo con chi desidero mantenere le distanza. – “e anche la pazienza” pensai tra me.
-Uh siamo passati al lei? E pensare che ieri per poco non mi sbranavi.
-Lei è il mio capo, ieri era diverso, non lo sapevo.
-Ah come assomigli a Jason, voi siete troppo attaccati all'etichetta e troppo formali.
-Ryan –calcai sul suo nome –Posso capire cosa vuoi da me?
-Solo fare amicizia. –mi dice sorridendo. Aveva quel sorriso spensierato, come Allyson, e io a priori, ad esclusione di Ally, non sopportavo nessuno con quel sorriso. Io non ce l'ho mai avuto un sorriso così delicato e sincero, forse neanche quando ero bambina.
-Beh io no. –chiudo il libro e alzandomi prendo la giacca ed esco, così velocemente per non dargli il tempo di ribattere. 
-Dai Chris fermati. Voglio solo parlarti. – mi seguì velocemente.
-Ho da fare mi dispiace. A più tardi. –Perché è così insistente. Di solito con me le persone non si avvicinavano facilmente, non perché sia spaventosa, ma perchè sono sempre distante dagli altri e cerco di vivere in un mondo parallelo nella mia testa, mantenendo i miei spazi liberi dagli altri. Non lo faccio apposta ma sono inconsapevole di come le allontano, ma non mi dispiace sto bene così. Poi ci sono Emy, Ally e Lidia poche ma valgono per tutti gli amici del mondo. Sono speciali, perchè sono al di fuori dal comune e mi piacciono proprio per questo.
Torno a riscrivere e selezionare vecchi progetti seduta al mio scrittoio. Perdendo di vista l’orario, come al solito, e sono le 20 e facendoci caso solo adesso non c’è più nessuno. Ora si spiega perché c’è tanto silenzio. Raccolgo le mie cose e mi avvio all'ascensore. Sto per premere il piano terra, quando una mano blocca l’ascensore. Pensavo di essere sola, ma mi sbagliavo. Ed eccolo lì, in tutta la eleganza, beh dire che non era bello è come dire che gli asini volano; mi sta bene finché non apre bocca.
-Ma tu parlare, chiamare a voce una persona mai? invece di apparire così all'improvviso. - gli dico stanca e rassegnata.
-Nha è più divertente, almeno non stai sulla difensiva quando vieni sorpresa. -ignoro questa sua affermazione, perche non credo sia vera.
-A quest’ora finiscono gli stagisti?
-No sono rimasta solo io, dovevo finire delle cose. –gli dico molto indifferente.
-Come sei fredda.
-Mi farai un complimento prima o poi?
-Oh sì e ne ho tanti.
-Sarebbero?
-Hai un fisico mozzafiato. – disse sorridendo sinceramente. Io spalanco la bocca e sgrano gli occhi. Ho sentito male sicuramente, o in caso era giusto quello che avevo sentito e lui aveva bisogno di un oculista o semplicemente sta cercando di arruffianarmi.
-Sciupa femmine.
-Scorbutica.
-Sfacciato.
-Iceberg.
-Ehy non sono così fredda. –dico alzando gli occhi al cielo.
-Con me lo sei sempre. –mi risponde facendo il broncio. ohw ho davanti un bimbo in cravatta.
-Sei tu che mi istighi ad esserlo. –intanto siamo arrivati a piano terra.
-Perché che faccio?
-Sei troppo sfacciato.
-E se non lo sarò più uscirai a prendere un caffè con me? –gli si legge la speranza negli occhi. Non capisco perché fosse così ostinato nel volermi conoscere. Non ci siamo mai visti prima di qui due giorni, l’ho trattato male tutto il tempo. Bah gli uomini per me sono e resteranno un mistero. Sono cresciuta tra i maschi, tra cugini e amici, e mi ero innamorata di un unico ragazzo che ho lasciato dopo un mese: troppo possessivo. Ho la mia libertà e non voglio dipendere da nessuno, nemmeno da un uomo. 
Mentre sono persa nel mio monologo interiore lui aspetta, con quei due smeraldi pieni di luce una mia risposta. 
-Si vedrà. E comunque non dovremmo vederci al di fuori dell’orario lavorativo.
-Non è scritto da nessuno parte. A domani Chris. 
Tornando a casa in metro ripenso a Ryan piombato nella mia vita da un giorno all'altro e già la sta scombussolando.




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-Ora possiamo parlare.
-Perché dovremmo?
-Dai ti eri addolcita perchè do nuovo acida?-mi dice sbuffando. A io acida? Gli vorrei dire che per me quando lo vedo è come se avessi mangiato yogurt scaduto ma mi trattengo, visto che resterò incastrata qui ancora per parecchio.

 

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Capitolo 5
*** Stamattina mi ha svegliato il tuo pensiero ***


Capitolo 4- stamattina mi ha svegliato il tuo pensiero
Tu puoi sentire che la luce comincia a tremare 
Guardando ciò che c'è da vedere 
Puoi vedere la tua vita al di fuori della finestra, stanotte 
Se perdessi me stesso stanotte 
sarò al tuo fianco 
Se perdessi me stesso stanotte...-If I lose myself -One republic
Sono stanchissima stanotte non ho proprio dormito, Emily ha l'influeza e ho dovuto starle per tamponarle la fronte con delle pezze fredde per far abbassare la febbre. Nemmeno iniziata la giornata e già non mi reggo più in piedi e il pensiero di vedere Ryan mi fa stare peggio. Stamattina ho deciso di vestirmi alla cieca perciò felpa, jeans e dr martens bordò . prima di scendere dò un'occhiata a Emily per vedere come sta, e la trovo nel letto, che dorme come un angioletto. Beata lei. Arrivo a lavoro e mi butto a capofitto nel lavoro. Non ci sto molto con la testa, infatti non mi accorgo manco dell'invasione di ufficioda parte del mio responsabile.
-Buongiorno, luce del mattino.-mi dice teatralmente.
-'Giorno.
-Lo sai che hai attorno una nube nera, che si rispecchia nelle occhiaie profonde che hai ? Hai fatto le ora piccole?-. 
Sperando che mi stia prendendo in giro, prendo lo specchietto dalla borsa e vedo che ha pienamente ragione. Che tristezza sembro la sorella di Frankeinsten .
-Magari le avessi fatte, come credi tu.- non so perchelo stessi rispondendo e dando corda.
-Mhm m'intriga questa cosa... e come pensi che io le intenda?
-Come un allupato, calma gli ormoni bello ho fatto da infermiera ad un'amica.- dandogli un buffetto dietro la nuca, e per arrivarci ho faticato e affrontato venti centimetri.
-Mi hai detto che sono bello?-. mi risponde alzando un sopracciglio. Ce lui in tutto quello che ho detto solo questo ha sentito. Ci rinuncio.
-Lascia stare e ignorami vado a finire la relazione.- e me ne esco in grande stile salutandolo con la manina, e lui rimasto a bocca aperta.
L'ora di pranzo la passo con Jason, che mi racconta il nuovo incarico ai "piani alti". Lo ascolto con entusiasmo e penso di voler arrivare dove lui è adesso, con le mie sole forze. Lo vedo gratificato e realizzato per quel che vale.                      Il mio umore si spegne non appena vedo entrare in tutto il so splendore Ryan con una bellissima donna, elegante  raffinata e anche molto civettuola. Appena si volta mi gurda e fa un sorrisino, per il quel gli avrei fatto ingogliare i 32 denti che aveva. Credeva che quel sorriso mi avrebbe fatta ingelosire. Povero babbuino, quando si rassegna a capire che proprio i figli di papà e le "donne di mondo", non ci sono nel mio menù e perciò proprio non li digerisco. Jason assiste da aspettatore e se la ride sotto i baffi.
-Dai ci prova spudoratamente.
-Simpatico-facendogli una smorfia- e poi sono incondizionatamente innamorata del mio panino che per due non c'è spazio.
Jason scoppiò in una risata fragorosa che risuonò in tutta la tavola calda e io insieme a lui. Ed eccolo lì che arriva a rovinare tutto. 
-Possiamo unirci a voi Jason?- Chiede al mio compagno di risate ignorandomi. Però quando vuole ascolta. Jason mi guarda in segno di approvazione che molto riluttante gli dò. E pur sempre il suo migliore amico. Si siedono affianco a noi e iniziano a parlare del più e del meno. 
La ragazza invece non fa altro che annuire e poggiare continuamente la mano sulla gamba di Ryan. Lei gli sorride e di tanto quando lui si volta si lecca le labbra. Non so se piangere o ridere. Ragazza cara non ti rendi conto di quanto sei ridicola e squallida che se per far colpo su un uomo (che dimostra cinque anni) devi usare le mani e non il cervello. Ma mi domando perché sono venuti a rompere proprio al nostro tavolo.
-Uh che gran maleduca che sono, piacere mi chiamo Ilaria, sono l'assistente di Ryan.- dice con voce stridula e il sorriso più falso che ci sia. Sapete, simile a quello di mastro lindo sulla confezione di detersivo. 
-Forse perchè nessuno te l'ha chiesto.- cara coscienza quando imparerai a non farmi questi frutti scherzi e parlare senza il mio permesso?
-Ahahahah che simpatica questa ragazza, sei la cameriera? E per questo che non ne arriva ancora una? .- e no mo basta ha esagerato. 
Jason sbarra gli occhi, Ryan rimane abocca aperta, per la seconda volta in un giorno, e si aspettano una mia scenata. Jason mi supplica con lo sguardo.
-Ahahahah e io che pensavo che fossi la ragazza che l'altro giorno pubblicizzava chesburger vestita da panino...che testa mi sono proprio confusa.- mi alzo e me ne vado. I piedi in testa non me li faccio mettere da nessuno. Non che consideri il lavoro di cameriera una degradazione, anzi lo fatto per tre anni pur di pagarmi gli studi da sola, ma sentirmelo dire per essere presa in giro.
Jason mi segue a ruota e io gli sorrido per fargli  capire che è tutto okey.
-Lo sai che tu ogni giorno che passa ti giochi lo stage? - mi rimprovera lui.
-Stai scherzando? Mi sarei dovuta tenere la battutina di quell'anatra?
-No però avrei evitato una risposta tanto ironica, sai a chi è figlia quella?
-No a chi? - e adesso sono cavoli amari perchènon mi informo prima di parlare.
-A uno dei soci, che finanziano lo stage e  il vostro pagamento.
E questi sono i momenti in cui sbianco dalla paura, vorrei sotterrarmi e cucirmi la bocca per sempre così da non dire più cretinate che potrei rimpiangere e perdere anni di sacrificio.
-Chris tranquilla, ci parla Ryan e risolve tutto. - e qui che ti sbagli Jason, amico mio,  è peggio visto che gliene dovrò essere riconoscente.   
Rientro in ufficio con una certa scarica di adrenalina, sarà il nervoso delle ore di sonno mancanti o la presenza dell'oca in ufficio. Ma dico io una tipo quella di "Ugly Betty" no? Gentile, simpatica e con il quadruplo del cervello di quella? Pazienza. Ho un bisogno di caffè urgentemente, da quando sto a Boston nè faccio un uso sproporzionato , quindi vado alla macchinetta dell'ufficio, e mi ritrovo l'oca e una delle altre segretarie che stanno lì solo per come sculettano. Stanno parlando delle inutilità della vita (scarpe, messa in piega e manicure). Quando mi abbasso per prendere il mio caffè, sento una sostanza bollente e appiccicosa che mi bagna la maglia e la schiena, vorrei urlare o picchiarla ma mi sto trattenendo , la testa.
-Oddiooo scusami sono scivolata dai tacchi e per evitare che prendesse la mia maglietta di Gucci, ho buttato il bicchiere in avanti non accorgendomente che c'eri.
Partendo dal fatto che io sia una persona pacifica e poco violenta. Io a questa gli faccio il botulino naturale.
-Oh povera peccato che te la sto per rovinare io la maglietta e la faccia.- Ma nel momento in cui sto per scattare mi sento tirare per la vita, e girandomi mi trovo Jason.
-Wuouo Chris calmati, dai lascia stare.- le due oche intanto se la ridevano.
-Jason, lasciami. ORA!
-Se ti calmi si, se no ti tengo così per il resto del tempo.- Mi fermo un attimo pensando che per lui tenermi con un braccio non sarà difficile, anche per il resto delle ore visto la stazza. 
-Brava, Chris. Ora va in bagno, sciacqua il caffe e asciugati, ti porto la felpa di ricambio che tengo in ufficio. Poi fai un bel respiro e vai a casa, tanto manca mezz'ora e tu stai già stai lavorando per la settimana prossima.- La dolcezza di questo ragazzo è infinita. Io intanto sospiro e mi rilasso.
-Intanto quella bastarda se ne è andata ridendo.
-Tranquilla, essendo un suo superiore non rideràa lungo.- mi fa l'occhiolino e mi ferma davanti la porta del bagno. 
Entro e cerco di togliermi almeno l'appiccico da dosso, e indosso la felpa che Jason mi ha passato per la porta.
-Dai a casa ora ci vediamo domani.- mi dà un bacio sulla guancia e io lo abbracci.
-Grazie di tutto, Jason.
Aspetto l'ascensore pensando che oggi la giornata sia andata proprio uno schifo. E non vuole finire, poiche si apre l'ascensore e mi appare Ryan davanti. Sto per andare a prendere le scale ma vengo fermata e tirata nell'ascensore bruscamente.
-La finite di trascinarmi.
-No. Che ti successo? - dice guardandomi da testa ai piedi notando la felpa che è cinque volte me e i capelli umidi alle punte che marcano un rosso più scuro. 
-Niente. - lo rispondo bruscamente e mentre giro la faccia dall'altro lato, l'ascensore si ferma di botto facendomi cadere a terra.
-Si avvisano i passeggeri dell'ascensore di un guasto al quadro elettrico di esso. Vi invitiamo a mantere la calma. A breve il guasto verrà risolto.
Non sono mai stata un amante dei luoghi chiusi, anzi sono leggermente clastrofobica. Ma non lo voglio dar a vedere. Quindi mi alzo e mi appoggio alla sbarra di ferro dell'ascensore.
-Ora possiamo parlare.-Afferma deciso.
-Perchè dovremmo?
-Dai perchè ti sei inacidita così? Se è per via del pranzo ti chiedo scusa. - dalla faccia sempra pentito, ma meglio stare attenti anche il diavolo sa mentire. Non ho la forza di risponderlo e ne lo voglio rispondere male perchè saremo incastrati qui ancora per un pò. 
-Non sono ne acida e poi puntualizziamo che con te non sono mai stata dolce.- dopo questa meglio il silenzio prima che l'aria che sto anaspando finisca.
-Chris ti senti bene? - no ti prego non fare quella faccia preoccupata e dolce quanto sexy.
-nonono sto benissimo. Ma quando arrivano?-ci mancava solo che iniziassi a sudare freddo.
-Ehi Chris guardami-mi dice prendendomi il viso tra le mani- ora ci sediamo a terra e fai dei bei respiri, ti calmi e mi racconti qualcosa di te così tu ti distrai e fai felice me.- conclude sorridendo.E che sorriso gente.
-Sbaglio o mi stai estorcendo informazioni in unmomento come questo?
-Forse ;) dai giù sediamoci.
E così facciamo, lui si siede a terra e io mentre sto per accasciarmi a terra ho un forte giramento e mi ritrovo sdraiata addosso a lui.
-Mhm intrigante questa posizione,non trovi?
-Si nei tuoi sogni, dai aiutami.- per aiutarmi molto gentilmente poggia le mani sotto la maglietta e sui fianchi e mi gira, come fossi una piuma, mettendomi tra le sue gambe, abbracciandomi la vita.
Non so cosa ho sentito in questo momento, ma sono certa che mi sento benissimo come se tutto lo stress e la tensione fossero scomparsi solo grazie un suo tocco.
-Oh ora sento il tuo respiro dolce e rilassato, sei tanto dolce perchè non lo mostri di più questo lato?- la tenerezza che mi sta mostrando adesso mi fa dimenticare la sua e la mia posizione.
-Perchè il mondo è crudele, se la mostrerei non riuscirei a sopravvivere.
-Devi sapere a che mostrarla.
-Ryan ho un brutto difetto non so distinguere le persone giuste.- e man mano che parlo mi rilasso sempre di piu dimenticandomi l'ascensore, stretto e chiuso regolando il mio respiro al suo poggiandomi al suo petto.
-Sei una ragazza bellissima e intelligente se ti lasciassi andare forse le sapresti riconoscere.
Mi giro gurdandolo negli occhi lui sta fissando insistentemente le mie labbra e io passo alle suo così carnose, morbide di un rosa vivace e...
Bhe non siamo in una favola e perciò io non perdo la scarpetta di cristallo ma la dignità, si spalancano le porte dell'ascensore ci giriamo e mi ritrovo l'oca con la bocca spalancata e Jason sorridente che si avvicina per aiutarmi ad alzare ma le gambe non mi reggono per lo stress e cado di nuovo addosso a Ryan che mi prende scattante in braccio.
-Ryan ero così preoccupata per te ma visto che sei in compagnia della squadrina ci vediamo domani.- cerco di divincolarmi dalla presa del mio responsabile ma è ferrea e io oggi sono particolarmente debole.
-Calmati tigre, per oggi hai fatto abbastanza.
-Ah si?- scendo dalle sue braccia afferro la porsa e in bocco l'uscita. Sono offesa come si permette di difendere quella falsa, stronza e chi piùne hane metta dopo quello che ha detto e fatto? Uomini tutti uguali.
-Dai Chris ti prego, ti ho fermato per non farti perdere lo stage per colpa di Ilaria e suo padre.
-Ah ora fai pure il cavalliere bianco?
-Perchè bianco?
-Perche tutti i cavallieri sono bianchi e poiche il bianco è un colore insignificante lo sei pure te.- vi prego ditemi da dove ho cacciato fuori questa stronzata.
Ci mettiamo a ridere entrambi la sua risata è tanto armoniosa e dolce, ma pensando al motivo della sua risata mi fermo.
-Bravo prendi pure in giro, stai aggravando la tua situazione.
-Dai tigre sali, ti accompagno a casa.
-E se non volessi?.- si avvicina con un passo da felino, si abbassa alla mia altezza e mi sussurra
-Ti carichere di peso sulla mia spalla e ti porterei dove voglio io.
-Okok dov'è l'auto? - sorridendo nervosamente.
-Ma che carina la tigre che abbassa le orecchie.
-Cammina che è meglio.
Piccola osservazione o ha scambiato l'accelleratore o a il piede pesante o lo fa a posta per vedere la mia reazione. BEne ora che ha visto che me la sto facendo addosso potrebbe anche smetterla.
-O rallenti tu o ti faccio rallentare io.
-Perché è così bella la velocità ti fa sentire libero...
-Si in fronte a un muro. Perché non ti senti libero? Una bella auto, un lavoro assicurato, un futuro pianificato e mai incerto scelto con il meglio che c'è per te ? Che ti manca?
-Per la prima volta sei pienamente sincera, questo è uno dei motivi perché mi attrai tanto, ma stavolta hai sbagliato. Hai ragione ho un auto ma che me ne faccio se non posso andare dove voglio, certo il mio lavoro mi piace ma vorrei sfruttarlo diversamente non per ricchialtolocati, il mio futuro se non mi impongo sarà triste e infelice. Vedi come cambia punto di vista appena allarghi gli orizzonti?
Non l'ho mai sentito ragionare in modo così serio.Mi stupisce e mi fa sentire terribbilmente in colpa per come sia stata ottusa a sputare una sentenza così in fretta. Il viaggio prosegue in silenzio e sono a casa.
-Eccoti sana e salva, e non hai parlato per cinque minuti interi mi devo preoccupare o stai cercando di superare un record?
-ah ah ah ma che umor, grazie per il passaggio.
scendo sto per richiudere lo sportello e lo fermo
-Quand'è che mi offri quel caffè? si mantengono le promesse. - mi risponde con un largo sorriso.
-Quando vuoi tu mia tigre.
-Il solito sciupafemmine, a domani.
-Aggressiva ahahaha, a domani. 

Immagini: http://weheartit.com/entry/120505921

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