A volte capita

di irwin_wife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno. ***
Capitolo 2: *** Due. ***
Capitolo 3: *** Tre. ***
Capitolo 4: *** quattro. ***



Capitolo 1
*** uno. ***


Uno. Helen pov’s. -Buon giorno tesoro, è ora di andare a scuola.- La voce calda di mia mamma mi sveglia dal mio lungo sonno. Mi strofino gli occhi e alzo le braccia al cielo stiracchiandomi. Mi siedo sul letto con la schiena appoggiata allo schienale, prendo gli orecchini a fiori e me li metto. Mi alzo e mi dirigo verso il mio armadio, apro le due ante e tiro fuori un paio di jeans skinning, una canottiera rosa e una camicetta bianca. Mi sfilo il pigiama di dosso e mi infilo, per primi i pantaloni e poi la canottiera. Vado in bagno, mi pettino i capelli e mi metto una bandana che si abbina alla canottiera. Stendo il fondotinta, poi metto il rossetto, eyeliner e mascara. Scelgo le scarpe, vans azzurre, e le metto. Ritorno in camera e prendo la camicetta, la indosso e le faccio un nodo sotto il seno. Afferro una fetta di pane tostato e dopo aver dato un bacino a mia mamma, posso uscire di casa con la cartella sulle spalle. Uscita di casa cammino fino alla fermata del tram, che si trova appena dopo il panificio. Giunta lì, aspetto il mezzo che non tarda ad arrivare, infatti dopo pochi minuti si fa già vedere. Schiaccio il bottone verde che c’è sulla porta, che si apre. Salgo su, timbro il biglietto e cerco un posto dove sedermi. Jucy, la mia migliore amica mi fa segno di sedermi accanto a lei. -Hola.- Mi saluta dandomi un bacino sulla guancia. -Hey.- Rispondo ricambiando il saluto. -Pronta per la verifica di matematica?- Mi chiede in modo ironico. -Oggi c’è verifica?- Le rispondo preoccupata, annuisce. -Oddio, non ho studiato nulla!- E’ come se il mondo mi stesse cadendo addosso. -Tranquilla, ti darò una mano io.- Mi rassicura. -Grazie, grazie, grazie.- Urlo abbracciandola. Scendiamo entrambe dal tram e ci dirigiamo verso l’edificio chiamato “scuola”. Siamo in classe insieme la maggior parte delle ore, poi abbiamo corsi diversi quindi ci dobbiamo separare. Entriamo nell’aula di scienze, dove teniamo anche il corso di matematica. -Sediamoci infondo.- Mi suggerisce Jucy. Annuisco e la seguo infondo all’aula. C’è solo un posto libero però, gli altri sono occupati da Chris e dai suoi amichetti. -Chris, ti puoi spostare per favore?- Gli chiedo in modo gentile e da persona educata, il contrario di lui. -Se mi sposto tu cosa mi dai?- Si alza dalla sedia avvicinandosi a me sempre di più. Mi afferra il mento con due dita salde, mentre con l’altra mano mi afferra per la vita. -Niente.- Rispondo con un filo di voce. -Voglio un semplice bacio.- Risponde. Un bacio? Be’ non sarebbe male baciare il più figo della scuola. E poi dai, è un semplice bacio, cosa può esserci di male? -Mmh.. ok.- Annuisco. Sul suo volto compare un sorrisetto, mi porta il mento più vicino al suo e in un attimo le nostre labbra si incontrano. Da subito la sua lingua cerca un accesso, che io rifiuto. Aveva detto che voleva un semplice bacio, non un bacio serio. Metto le mani sul suo petto e piano piano lo stacco da me. Come d’accordo lui mi lascia il posto. Mi sembro una stupida.. ho davvero dato un bacio a Chris per una verifica di matematica? Me ne vergogno. Mi guardo in torno, tutta la classe ci ha visti ed ora mi fissa. Che vergogna. -Ragazzi pronti per la verifica?- La voce squillante della prof mi fa ritornare alla realtà. Distribuisce i quesiti e copiando da Jucy riesco a prendere un bel voto. La campanella della seconda ora suona, e a seguire suona anche quella dell’intervallo. Esco dalla classe per quei dieci minuti di svago, e insieme a Jucy vado nel cortile della scuola. Ci sediamo sul muretto e incominciamo a parlare del più e del meno. Poi la campanella suona e ritorniamo in classe. Le ultime due ore scorrono ancora più velocemente rispetto alle prime tre. Dopo il viaggio in tram, cammino fino casa mia. Appena superato il panificio però sento delle grida e delle risatine provenire da dietro l’edificio. Mi avvicino, e vedo dei ragazzi accerchiati intorno ad un altro ragazzo. Mi avvicino nascondendomi dietro a una siepe per vedere meglio la scena. I ragazzi stanno tirando calci e pugni all’altro ragazzo, che è disteso a terra e non fa niente per fermarli. -B..basta, vi.. vi prego.- Dice con una voce debole e soffocata dai singhiozzi il ragazzo a terra. Gli altri tizi ridono mentre continuano a tirargli pugni e calci. -Va bene ragazzi, per oggi può anche bastare.- Dice uno dei ragazzi, gli altri annuiscono e se ne vanno a ruota. Riconosco uno di loro.. è Chris. Ma che gli è saltato in mente di fare? Mi ha delusa. Intanto il ragazzo cerca di alzarsi, e finalmente lo posso vedere bene. Si tratta di un moro, ha gli occhi chiari, sul verde credo, e perde sangue dalle labbra. Esco dalla siepe continuando a fissare quel ragazzo.. è così.. così bello. Lui si gira, e per un attimo i nostri occhi si incontrano. Nel suo sguardo percepisco vergogna e spavento. Ho l’impulso di andare da lui ad aiutarlo, ma non ci riesco. Inizio a correre verso casa, cercando di dimenticare quello che ho visto. Spazio autrice Buonasera ragazzi :3 Cosa ne pensate del primo capito? Spero tanto che vi piaccia C= Se vi va lasciatemi delle recensioni, mi farebbe piacere. Baci, Nene <3

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Capitolo 2
*** Due. ***


~Due.

Helen pov's.
Ormai è da ore che sono a casa, e ho ancora in mente la scena di quel ragazzo che viene picchiato. Continuo ad immaginarmi lui, steso a terra mentre Chris e gli altri lo prendono a pedate. Incomincio ad avere i sensi di colpa.. perchè non sono andata ad aiutarlo? Perchè sono corsa via? Perchè mi sono comportata in quel modo? Mi dispiace davvero tantissimo per quel ragazzo.
-Tesoro, io e papà andiamo ad una cena d'affari stasera. Ti scoccia rimanere a casa da sola?-
Come al solito, rimango sempre a casa da sola. O per una cena di lavoro, o un pranzo d'affari. E' sempre così la storia. Ma dopotutto è il loro lavoro. Ad avere dei genitori imprenditori ci sono anche dei lati positivi, per esempio ho un armadio stra pieno di vestiti stupendi, ho una casa enorme e macchine di lusso. Già, gli affari dei miei genitori vanno di bene in meglio, e quindi anche la mia vita. Siamo messi bene economicamente, è questo è un bene.
-No no mamma, tranquilla.-
-Okay, perfetto. Io e il papi allora andiamo. Mi raccomando comportati bene, non rispondere a numeri che non conosci, non aprire la porta a nessuno e non dare fuoco alla casa.-
Si certo, come se il ladri bussassero. Ho diciassette anni e mi considera ancora una bambina.
-Si mamma, lo so. Stai tranquilla.-
-A dopo amore.-
Detto questo lei e papà escono di casa. Subito dopo sento il rumore del motore della macchina di papà, quindi deduco che sono partiti. Salgo su in camera mia e finisco di fare gli ultimi compiti.

Austin pov's.
Picchiato, per l'ennesima volta. Ormai non mi stupisco più. Mi chiedo solo il perchè di tutta questa cattiveria nei miei confronti. Sono solo un ragazzo normale che fa di tutto per cercare di piacere agli altri. Sono un diciottene come tanti altri, perchè prendersela con me? Forse è non mi vesto alla moda, forse è perchè non ho una ragazza, forse è perchè ritengo che lo studio sia importante. Continuano a chiamarmi "sfigato", "stupido", "povero", e forse lo sono davvero. Ma non è colpa mia. Io e mia madre arriviamo a fatica a fine mese quindi i soldi che guadagnamo non li posso spendere in vestiti, o altre cose "alla moda". Non riesco a pensare ad altro che a quei bulli da strapazzo. Mi obbligano a fare i loro i compiti, e se mi ribello mi prendono a pugni, come oggi. Dicono che non merito di stare in questo modo. E hanno ragione.
Sono a casa da solo ora, come sepre del resto, mamma lavora anche più di otto ore al giorno per cercare di portare a casa qualcosa e io l'ammiro come donna. Fa di tutto per farmi credere che va tutto bene, ma io sono certo che nono è così. Per questo mi sono trovato un lavoro al bar del quartiere, non guadagno moltissimo ma è sempre meglio di niente. I miei orari sono tutti i giorni dalle 18 alle 23, a parte la domenica, che faccio dalle 10 alle 13. Mi piace lavorare lì. In quelle ore mi posso concentrare solo sui clienti e su quello che vogliono loro, e non penso alla mia vita.
Alzo il braccio e giro l'orologio al polso sinistro, sono le 17.35, meglio che inizi a prepararmi. Vado in bagno e mi sistemo un po' i capelli, infilo le scarpe e prendo il mio zainetto. Esco dal mio appartamentino nel centro di Miami e scendo alle scale, arrivato davanti al portone del palazzo, lo apro ed esco. Cammino per poco tempo e appena giro l'angolo tra Wallie Street e Anjy Street mi ritrovo davanti al bar.
Entro e guardo l'orologio, le 17.59.
-Sempre in orario Austin!-
Mi giro sentendo la frase pronunciata da Scott, il mio capo. Sorrido.
-Sai quanto tengo a questo lavoro Scott.-
-Certo che lo so.-
Dice facendomi l'occhiolino e lanciandomi la maglietta dello staff.
Vado nel bagno del locale e mi cambio. La maglietta dello staff è nera, sulle manica ha due linee arancioni e sul retro c'è scritto "STAFF". E' carina.
Esco dal bagno e vado dietro al bancone allacciandomi il grembiule nero.
-Ciao.-
Mi dice una bambina di otto anni circa, dall'altra parte del bancone.
-Buona sera.-
Le rispondo.
-Posso un bicchiere di cocacola per favore?-
Mi chiede. Ha un aspetto così semplice. Le manca un dentino, è bionda e ha i capelli raccolti in due codinini ed è un po' paffuttella.
Le sorrido. Ha un visino così dolce.
-Arriva subito.-
Vado al dispenser e premo sull'immagine della cocacola. In pochi secondi il bicchiere si riempie e lo porgo alla bambina.
-Ecco a te.-
-Grazie mille.-
Dice tirando fuori dalla sua borsettina rosa confetto i soldi.
-Grazie a te.-
Mi sorride, per poi cercare di prendere il bicchiere. Vedo che non ci riesce allora lo prendo, esco dal balcone, mi abbasso un po' e glielo do.
-Grazie tante.-
Mi risponde la bimba sorridente, per poi prendere il bicchiere e bere. Io ritorno dietro il bancone e poco dopo vedo arrivare una signora sulla quanrantina che prende per mano la bimba che mi saluta mentre esce dal locale. Posso dire che questo incontro mi ha migliorato la giornata.

                                                                                             SPAZIO AUTRICE :3
Per prima cosa vorrei ringraziare carrotgirlxx per la recensione, e tuttti quelli che hanno letto in silenzio. Spero che vi piaccia anche questo capitolo, e mi raccomando recensite. Voglio sapere cosa ne pensate della storia. Molto presto i due protagonisti si incontreranno. Spero che continuerete a seguirla. I prossimi capitoli saranno più lunghi, promesso. <3
                                                                                                                                                                 -Baci, Nene

 

                                                                                                                

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Capitolo 3
*** Tre. ***


~Tre.

Austin pov's.
Il rumore assordante della sveglia inizia a suonare e non si interrompe fino a che non la centro con un cuscino e cade dal comodino, rompendosi. Mi sgrano gli occhi e controllo l'orario guardando l'orologio al mio polso. Manca un quarto d'ora alle sette.
 Apro la porta della mia camera, e vado a sbattere contro quella del bagno. Tipico. Entro in bagno e prendo il mio spazzolino, schiaccio il tubetto del dentifricio e faccio uscire il contenuto sulla spatola dello spazzolino. Mi metto in bocca l'affare e mi lavo i denti.
Prendo la piastra e la spazzola e inizio a piastrarmi con calma i capelli, facendo attenzione a non bruciarmeli. Non sopporto di avere i capelli ricci.
Fatto ciò vado in cucina, apro il frigo e prendo un succo di frutta e il latte. Verso il latte in una scodella e il succo in un bicchiere. Faccio scorrere l'anta della dispensa e prendo la scatola di cereali. Apro la scatola e verso i cereali nella scodella insieme al latte. Prendo un cucchiaio dal lavello e faccio colazione.
Finito di mangiare preparo la colazione a mia mamma, mettendo le cialde nella macchina del caffè e preparando qualche biscotto al cioccolato sistemati su un piatto.
Ritorno in camera mia per vestirmi. Prendo i jeans di ieri e una t-shirt bianca con un emoticon gialla dall'armadio. Metto gli ultimi libri che erano rimasti sopra la scrivania dentro la cartella e ci metto dentro anche l'astuccio. Raggiungo mamma che si è alzata in cucina e le do un bacio sulla guancia salutandola. Mi infilo le scarpe ed esco di casa avviandomi verso scuola.
Cammino per dieci minuti e poi mi trovo davanti a quell'enorme edificio grigio. Solo a me la scuola mette tristezza?
Entro a scuola e cammino lungo il corridoio, la mia classe è l'ultima a sinistra. E' la più piccola e sporca, perchè essendo l'ultima spesso i bidelli si dimenticano di pulirla. Sono sempre il primo ad entrare in classe e a ripassare i compiti fatti per stare più attento in classe. Qualche minuto dopo la classe si riempie di studenti, e poco dopo entra la professoressa di italiano e la lezione inizia.
La campanella che suona avverte che la prima ora è andata. E così inizia la seconda, con matematica e la terza con inglese.
-Scusi se interrompo la sua lezione, Austin potresti venire un momentino fuori.-
Dice la professoressa di italiano entrando in classe e interrompendo la lezione di inglese. Io annuisco e la seguo fuori dalla classe.
-Austin, ti ho proposto come tutor. Lo so che può sembrarti una cosa stupida ma i tutor vengono pagati e conoscendo la tua situazione economica mi è sembrata una grande idea. In più tu sei il mio studente migliore.-
Inizia a parlare solare la prof.
-Grazie prof., lei è un angelo. Grazie mille, sul serio.-
Rispondo ringraziandola. Mi brillano gli occhi, non poteva darmi notizia più bella, sono stra felice. Quando posso dare una mano a mia mamma a portare a casa i soldi sono sempre contento, indipendentemente da quello che devo fare per guadagnarli.
La prof mi sorride di nuovo mentre io torno in classe.

Helen pov's.
-Papà non ho bisogno di un tutor.-
E' da quando sono tornata a casa da scuola che non fa che dirmi che avrei bisogno di un tutor, ma io il baby sitter non lo voglio.
-Ma ti sarebbe di grande aiuto.-
Controbatte lui.
-Papà non vado poi così male a scuola.-
Sbuffo.
-Hai tre materie sotto che devi recuperare.-
Continua. Ineffetti è vero. Ho sotto matematica, francese e scienze. Ma non voglio un tutor, non sopporto l'idea di avere qualcuno che mi dice quello che devo fare e quello che non devo. Mi da una rabbia.
-Comunque, che tu lo voglia o meno, ho già chiamato la scuola e ti hanno già assegnato un tutor. E' dell'ultimo anno, ti sarà d'aiuto vedrai.-
Conclude con aria di uno che sa quello che dice. Ma non è giusto, perchè ha fatto tutto senza avvisarmi? Non lo trovo corretto, avrebbe dovuto parlarmene prima. Alzo gli occhi al cielo e mi arrendo all'idea di avere un tutor. Daltronde ormai ha già fatto tutto e discutere con mio padre non servirebbe a niente. Basterà solo mettere le cose in chiaro fin da subito e far capire al mio futuro tutor chi è che comanda.. io.
Mi alzo da tavola e vado in camera mia. Apro il libro di antologia e mi porto avanti con i compiti. Finita antologia chiedo Jucy se mi può passare matematica e lei come al solito mi risponde inviandomi le foto dei compiti. Lo so che non è corretto ma io e la matematica non andiamo proprio d'accordo, al contrario ha un ottimo rapporto con Jucy. Quindi perchè non aprofittarne?
Una volta finito di copiare i compiti di Jucy, decido di andare a correre un po' al parco. Mi cambio, e mi metto dei pantaloncini neri e una canottiera verde. Prendo il marsupio e ci metto dentro il mio mp3, scendo le scale e mi metto le scarpe da ginnastica. Cerco di farmi una coda decente, ma dei ciuffi biondi continuano a scendermi davanti agli occhi. Mi ficco le cuffiette nelle orecchie e prima di uscire di casa urlo che sto andando a correre.

Austin pov's.
E' ora di andare a lavorare al bar. Esco di casa afferrando il mio solito zainetto e dopo aver girato l'angolo arrivo al bar. Entro e vedo Scott in fondo al locale che parla con un cliente abituale, mi sembra che si chiami Ryan. Entro nel bagno e mi cambio mettendo la solita maglietta, finchè mi cambio noto che qualcosa sta cambiando nel mio fisico. Si incominciano a vedere gli addominali, finalmente. Credo che andrò più spesso in palestra.
Esco dal bagno allacciandomi il grembiulino nero e mi metto dietro al bancone. Dopo pochi minuti che lavo i bicchieri lasciati sopra ai vari tavoli del locale, vedo una ragazza in pantaloncini corti neri, ha una canottiera verde e le cuffiette nelle orecchie. E' così.. bella. 
Si avvicina al bancone per ordinare e io mi avvicino.
-Mi puoi dare una bottiglietta d'acqua per favore?-
Dice senza neanche guardarmi, è intenta a controllare la play list del suo mp3.
Cerco nello scaffale sotto il bancone e quando la trovo gliela porgo.
-Grazie.-
Dice tirando fuori dal marsupio i soldi per pagare la bottiglia, poi se ne va. Il tutto senza neanche guardarmi. Ci sono rimasto un po' male.. ma la rivedrò, me lo sento.
                                 SPAZIO AUTRICE:
Allora, come potete vedere l'ho fatto più lungo questa volta e più avanti vado più lunghi saranno i capitoli -amatemi-
Grazie a tutte quelle persone che seguono la storia e grazie mille a quelli che la recensiscono.
Vi amo, il caso è chiuso.. bye Nene :3

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Capitolo 4
*** quattro. ***


-Quattro.

Helen pov’s.
-Sono 35,60 signorina-
Mi richiama la cassiera dinnanzi a me.
-35? I prezzi sono aumentati!-
Penso ad alta voce. La cassiera, di qualche anno più grande di me, inizia a ridacchiare e io le sorrido un po’ imbarazzata.
Dovrei smetterla di pensare a voce alta.
Le porgo due banconote con delle monetine, la ragazza mi sorride e prende il tutto, dandomi lo scontrino.  Infilo i prodotti nel sacchetto che poco prima le avevo chiesto e la saluto augurandole una buona giornata, uscendo dal supermercato
Devo farmi ridare i soldi da mia madre. E’ lei che nel bel mezzo della mia corsa pomeridiana mi ha chiamata e mi ha urlato al telefono che il frigo era vuoto e che dovevo andare a fare la spesa se stasera si voleva mangiare qualcosa. Ma dico io.. la pizza da asporto no, eh?
Mi infilo anche l’altra cuffietta e inizio a dirigermi verso casa mia. Sono immersa nei miei pensieri e non sto guardando molto la strada davanti a me, ormai sono le sei di sera e per le strade iniziano a muoversi solo anziani con i nipoti.
Improvvisamente uno scontro con qualcosa, o meglio con qualcuno, mi fa cadere a terra. Spargendo tutti i prodotti che avevo dentro il sacchetto.
-E guarda dove vai!-
Urlo contro a quel tizio abbastanza irritata, anche se so di essere dalla parte del torto.
-Sc.. scusa. Vuoi un.. una mano?-
Mi chiede il ragazzo mortificato, accucciandosi a terra accanto a me. Lo guardo per un nano secondo, solo per vedere con chi ho a che fare. E’ un ragazzo moro, occhi chiari, indossa un grembiulino nero e una maglia di un locale. Mi soffermo a guardare i suoi occhi. Sono convinta di averli già visti da qualche parte.. ma dove? Il suo sguardo mi sembra così familiare, ma non riesco a ricordarmi dove l’ho visto.
-Mmh, no tranquillo.-
Dico scuotendo la testa e cercando di rimettere tutti i prodotti dentro al sacchetto. Vedo la sua mano allungarmi dei prodotti, aiutandomi a metterli dentro. Sorrido a quella vista, e non riesco a capire il perché. Forse per il gesto gentile nei miei confronti.
-Grazie.-
Rispondo a quel suo gesto.
-Niente.-
Sorride lui.
Raccolgo i sacchetti e ritorno ad andare avanti per la mia strada.
Arrivata davanti casa mia, busso al portone. E mia mamma mi apre. Le porgo il sacchetto e vado in bagno per farmi una doccia.

Austin pov’s.
Stavo andando a prendere dei salatini al supermercato accanto al bar, per colpa dei clienti che li avevano finiti tutti, quando ho rivisto quella ragazza. Era ancora più bella della prima volta che l’ho vista, e mi ha guardato negli occhi. Non riesco a togliermela dalla testa. Credo.. credo di essermene innamorato. 
Arrivato davanti al supermercato, ci entro di fretta e mi precipito nel reparto dei biscotti. Seconda corsia a destra. Cerco qualcosa di sfizioso e trovo dei salatini all’oliva. Ne prendo otto pacchetti, poi vedo anche che ci sono dei tarallucci al peperoncino e prendo otto pacchetti anche di quelli. Mi avvio verso la cassa e mi metto in fila. Poco dopo è il mio turno, saluto la cassiera e le passo i prodotti. Lei li fa passare uno a uno.
-Sono 45.38.-
Mi sorride la cassiera, ricambio il sorriso e le passo i soldi. Lei li conta e mi porge i soldi. Mi da due sacchetti e li riempio con i prodotti appena acquistati.
Esco dall’edificio e ritorno al bar per finire il mio turno.
_____
La sveglia suona, suona e non smette. Mi butto il cuscino sopra alla testa, non ho voglia di andare a scuola.  Mi alzo a malavoglia e vado in bagno strofinandomi gli occhi.  Mi lavo i denti e il viso, pettino i capelli. Stamattina non ho voglia di farmi la piastra. Vado in camera mia e mi cambio, mi metto i jeans e una maglia a maniche corte. Scendo le scale e mi infilo le scarpe.
Vado in cucina e preparo il caffè per mamma, mentre mangio un biscotto. Lascio un biglietto a mamma con scritto “passa una buona giornata, ti voglio bene” e lo appoggio sopra la tazza piena di caffè.
Esco prendendo lo zaino e cammino verso scuola.
-Ei Mahone, i mei compiti li hai portati? Spero per te di si.-
La voce di Chris mi ferma. Inizio ad aver paura. Lo sento avanzare dietro di me, tiro fuori dallo zaino dei fogli con delle equazioni e delle proporzioni. Mi giro di scatto e glieli porgo. Lui li osserva soddisfatto e io riprendo la mia camminata.
-Dove vai? Non ho finito con te.-
Mi urla. Mi blocco di nuovo, lui mi raggiunge e mi spinge per terra. Mi tira un calcio sullo stomaco e dalla bocca mi esce del sangue. Me ne arriva un altro, e un altro ancora.
Lo sento ridere compiaciuto.
-Sei solo uno stupido errore Mahone. Guardati, sei solo, non hai amici, non hai una ragazza, non hai soldi. Invece io.. io sono pieno di amici, con un semplice schiocco di dita posso avere tutte le ragazze che voglio e ho soldi a volontà. Sei solo uno sfigato.-
Chiris è soddisfatto di quello che ha detto. Quelle parole le ha dette con disprezzo.. mi ha ferito. Esteriormente e interiormente. Mi alzo da terra velocemente e corro verso lo sgabuzzino. Mi siedo per terra e avvolgo le ginocchia con le braccia. Inizio a piangere. Non ce la faccio più di vivere questa vita. Chris ha ragione, sono un errore. Non merito di stare al mondo. Sono solo uno sfigato. Solo mia mamma mi vuole bene, per il resto del mondo anche se me ne andassi non se ne accorgerebbero.
Rimango dentro allo sgabuzzino per le due ore seguenti, finchè mi decido ad uscire. Cammino per i corridoi e noto che la prof mi sta chiamando, cammino verso di lei.
-Austin, il padre di una ragazza ha chiamato la scuola ieri sera. Ha detto che a sua figlia serve un tutor. Ho suggerito il tuo nome, ti pagheranno bene.-
Sorride la prof, le sorrido anche io.
-Wow, non so cosa dire. Grazie infinite.-
Credo che mi stiano brillando gli occhi.
-Batti il cinque.-
Dice entusiasta la prof mostrandomi la sua mano, sopra alla quale io appoggio la mia.
-Questo è l’indirizzo della ragazza. Ha un anno in meno di te e si chiama Helen. Ti aspetta oggi pomeriggio alle tre.-
Sorrido e la ringrazio.

                                        Eccomi! Lo so, lo so che ci ho messo
                Tanto per pubblicare il capitolo, ma ho avuto
               Problemi con Internet. Comunqueee, eccolo!
                     Recensite, mi raccomando. A presto,
                                                                                  -Nene

 

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