La Ballata del Passato Sepolto.

di Ninjaistinct
(/viewuser.php?uid=40820)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Passed Away ***
Capitolo 2: *** It's You ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Presage ***
Capitolo 4: *** Clouds ***
Capitolo 5: *** Deathtrap ***
Capitolo 6: *** The Fight Is Started ***
Capitolo 7: *** Excange of Safety ***
Capitolo 8: *** Fragment of Past ***
Capitolo 9: *** Hidden ***



Capitolo 1
*** Passed Away ***


 

Passed Away



Stridolii insopportabili.
I pneumatici della macchina stridono in modo assordante. 
Non sarebbe una cosa tanto strana, essendo la mia macchina non proprio fresca di collaudo,
ma dentro di me questo segnale mi pare un tassello in un mosaico intrinseco di segnali e di presagi.
Qualcosa dice dentro di me che devo tornare là dentro.
I dadi oramai sono stati tratti.
Decido di frenare e fare inversione di marcia, in una sera di pioggia scrosciante.
Pioggia che pare un grondare di lacrime, versate con violenza.
Lacrime che lavano via il sangue.
Un presentimento orribile mi perseguita il cervello:
la mia macchina sembra prendere il volo da quanto sto accellerando.
Le barricate del Restaurant Accinelli sono tirate giù.
Fin da quando ero bambino mio padre mai nella vita avrebbe chiuso il ristorante all'ora di cena;
istintivamente prendo la mia Smith & Wesson 19 e sparo un colpo alla serranda.
Ora la voce dentro al mio cervello sta stridendo, proprio come le ruote della mia macchina.
Lei non ha mantenuto gli accordi, loro non c'entravano.
Entro nella sala di ricevimento e il mio cervello subisce uno shock.
Sangue. Corpi.
I miei famigliari riversi a terra.
 Pavimento. Rosso. Scuro.
Nemmeno alle bestie viene riservato un trattamento del genere.
Cosa serviva così tanta violenza?
Loro erano innocenti, doveva toccare a me.
Il mio cervello si blocca, un black out dovuto dallo shock.
Nella penombra vedo lei, vestita di rosso impugnare una delle armi più costose che abbia mai visto,
 l'arma che io le ho regalato.
 Nonostante il buio è sempre bella, bella come il peccato.
Il peccato da cui sono stato travolto, credendo fosse amore.
Il giorno in cui avrei  pagato sapevo sarebbe arrivato, ma non in questo modo,
non con tutto questo sangue, per giunta innocente.
Sento uno sparo,uno sparo che mi perfora il corpo.
Tutto bianco intorno a me.
......
Apro gli occhi e vedo che il bianco intorno a me non è altro che un raggio di sole più luminoso degli altri.
Mi sveglio in completa confusione.
 La prima cosa che vedo sono due occhi verde azzurro che incontrano i miei.
"Tutto bene, Jigen?"
Karen mi sta scrutando con il suo sguardo intelligente e arguto, anche prima che le persone parlino, 
lei riesce a captare uno stato d'animo.
Difficile tenerle nascosto qualcosa.
Lei è riuscita a perdonarmi e a starmi vicino, il nostro sentimento ha superato il passato, nonostante tutto.
Ma molte cose non riesco a superarle.
Quel nome che credevo dimenticato,il mio vero nome, ciò che rasentava il mio passato, mi pulsa in testa.
"Sì, tutto bene"
Mentre le do un bacio leggero sulle labbra, sento che quel nome mi fa scoppiare la testa in un dolore atroce.
Il passato riaffiora sempre, nei momenti meno opportuni,
 quando credi che tutto si sia risolto, che tutti i pezzi siano al loro posto.
L'abbraccio e scivolo sopra di lei, lasciandomi prendere dall'illusione del momento, da questo sentimento appena sbocciato.
Sperando che la passione possa sovrastare il ricordo di quel nome oramai dimenticato da tutti.






Eccomi qua, dopo tempo immemore, a provare a scrivere  per la prima volta una storia sull'Universo di Lupin III.
Lo so che dovrei aggornare alcune mie storie, ma questa mi è venuta così, dopo circa tre anni in cui non ho più scritto nulla.

Alcune precisazioni: mi sono ispirata alla teoria in cui Jigen avrebbe cambiato nome per sfuggire alla sua banda, alcuni background 
sono stati amplificati per cercare di rendere il personaggio più completo, cercando di attenermi alle caratteristiche originali.
Siccome è una What If, è presente Karen Kovalskjy, personaggio apparso nello special "Lupin, viaggio nel pericolo".
Che dire, speriamo di aver scritto qualcosa di presentabile, dopo anni di assenza.Buona lettura!











 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** It's You ***


It’s You



Stava osservando il litorale di quella località ligure con in mano una tazza di thè caldo.
Si sentiva come se fosse in attesa di qualcosa che stava cercando da lungo tempo.
Ora bastava solamente aspettare.
 
Era quasi ora del tramonto e non voleva perdersi quello spettacolo per niente al mondo.
Silenziosa, e immobile.
Si era fatta costruire una villa sul lungomare di Oneglia con il premio in denaro datole per lo aver sgominato la Shot Shell. La villetta era situata in una piccola località italiana ritirata ma estremamente bella.
Era sogno che aveva tenuto nel cassetto per molti anni, archiviandolo come vezzo inutile e irrealizzabile.
Aveva promesso a se stessa che se fosse sopravvissuta avrebbe fatto tutte quelle cose che prima non avrebbe mai pensato di fare: abbandonare la Russia, lavorare come free-lancer in qualità di consulente per varie organizzazioni.

L’aver rischiato seriamente di morire l’anno precedente le aveva fatto capire che sua vita era stata immobile. Era una questione di pura paura,  e il lutto di suo padre l’aveva incatenata in certezze rassicuranti ma che le avevano impedito di vivere.
 
Fino ad allora non voleva vedere la verità: suo padre era un mafioso che aveva fatto da mandante ad una catena di esecuzioni.
Dopo essere uscita dall’ ospedale ebbe il coraggio di leggere tutte quelle lettere che suo padre le aveva scritto e comprese di aver compianto una persona completamente diversa, che non le aveva fatto altro che mentire.
 
Da allora si era ripromessa di vivere una vita senza rimpianti. Dopo l’avventura contro la Shot Shell
aveva scoperto di avere una passione innata per la vita movimentata, amava incredibilmente girare il mondo per lavoro, visitare posti differenti fra loro, senza stancarsi mai.
Sorrise fra se e se pensando che aveva iniziato a prendere lezioni di tiro anche per un altro motivo.
Voleva sentirsi vicina a lui, al tocco gentile delle sue mani sulle sue quando le aveva insegnato a sparare.
Le aveva salvato la vita e aveva cambiato le sue priorità e le sue certezze, lei abituata a calcolare ogni cosa,
da brava fisica nucleare di fama internazionale qual'era.
Il rancore  era svanito ed aveva fatto posto ad un sentimento molto, ma molto diverso.
Sapeva perfettamente che le stavano brillando gli occhi al pensiero di lui.
 
 
Pensare che l'anno prima aveva tentato di ucciderlo più di una volta e men avrebbe pensato di
provare qualcosa per lui. Le aveva rivoltato la visione del suo mondo e dei sentimenti.
Era come lei avesse iniziato a vivere solo ora, Per lei un tempo esisteva solo  il bianco o il nero. E in questa visione aveva perso quelle sfumature di grigio, proprio quelle che rendono la vita vasta e piena di possibilità.
Sperava che lui avesse letto quel biglietto in cui lei gli dava appuntamento e aspettava, con la certezza di  chi sa che dopo la semina, c’è un frutto che è pronto a sbocciare.
                                                          ---------------------
 
Lo vide arrivare in lontananza.
Con quel cappello calato perennemente sugli occhi che gli dava un’ aria vissuta e misteriosa.
Sapeva perfettamente che non era bello nel senso classico  ma aveva quei suoi modi di fare duri ma allo stesso tempo insospettabilmente gentili, quasi d’altri tempi lontani.
Quel gioco di contrasti le avevano toccato  le corde di un sentimento che probabilmente non
aveva sentito per nessuno. Ora dopo quello che aveva passato, si era resa conto di non poter nascondere più nemmeno a sé stessa.
Lo vide avvicinarsi a lei spostando lievemente il cappello per poterla guardare negli occhi con espressione sorpresa.
“Karen!?”
“Jigen.”
Dopo alcuni istanti di silenzio, lei interruppe quel flusso di parole non dette che urlavano sotto forma di silenzio.
“Volevo ringraziarti per avermi salvato, anche da me stessa.”
Gli prese le mani .
E quelle parole non dette presero la forma di baci, di un sentimento che sfidava il passato e tutto quello che portava con sé.
 


Ecco qua anche il secondo capitolo, le mie idee stanno inziando ad avere un flusso più ordinato e preciso.
Diciamo che questo capitolo è una sorta di prequel di ciò che andrà a capitare.
Ci sto mettendo un po' ad aggiornare perchè lavorando, purtroppo il tempo è quel che è...
Ringrazio chi sta recensendo, col cuore!  Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: Presage ***


Capitolo 3: Presage.





E’come se il tempo si fosse fermato.
Come se le sparatorie, le fiamme, la polizia non potessero arrivare in questo angolo di Paradiso.
Il tempo come se si fosse  congelato sul lungomare, nel tramonto, nei piccoli ristoranti della baia e nella camera da letto.
Io e Karen stiamo facendo una maratona un po’ diciamo particolare: stiamo nel letto tutto il giorno a fare “discorsi” molto interessanti, andiamo a mangiare, passeggiamo sul lungomare e dopo continuiamo a letto tutti i discorsi terminati poco prima.
A volte mi sembra di essere felice, ma il mio cuore ha paura di tanta spensieratezza:
sento da qualche parte del mio cervello un  avvertimento della mia voce interiore, come se qualcosa dovesse scombussolarsi da un momento all’altro.
Sono certo della sincerità di Karen, questa volta non ho remore o dubbi su quel lato.
La mia paura è che se dessi davvero sfogo ai miei sentimenti potrebbe succedere qualcosa di brutto.
Ho paura perché tutte le volte che ammesso a me stesso di amare qualcuno, l’ ho irrimediabilmente perso.
Dopo quel sogno, ho cercato di non pensarci soffocando nel cibo, nei paesaggi e nel sesso questi pensieri cupi.
Karen m’interrompe a questi pensieri guardandomi negli occhi e stringendo la sua mano fra la mia:
“Ti piace questo piatto tipico? Si dovrebbero chiamare trofie, credo.
Jigen, ma mi stai ascoltando?”
La sua voce mi riporta al presente, in questo locale semplice ma con una cucina ottima.
“Sì, si certo.”
“A me non pareva, comunque non è di questo che ti volevo parlare. Avrei una proposta, diciamo lavorativa per te.
Ho pensato che per quanto io abbia preso lezioni di tiro e sia più brava di te a sparare, io rimango pur sempre una donna. Bella e indipendente sia chiaro, ma ho bisogno di una guardia del corpo visto che giro
tutto il mondo per lavoro. Quindi è discretamente scontato che tu risponda di sì.”
Lo dice con quella malizia autoironica a metà strada fra il sensuale e il pungente tipica della sua intelligenza
vispa che oramai ho imparato a conoscere.
“A te interessa avere specialmente una guardia del corpo, specie da mezzanotte in poi.
Comunque se tu vorrai, anche per tutta la vita. E per quanto riguarda il tiro io non ci giurerei molto, anche se una bella sfida potrebbe essere un bell’incentivo per smuoverti dal letto e darmi un po’ di respiro!”
“Mmm…hai indovinato, voglio che tu guardi il mio corpo sì. E in quanto alla sfida, tanto so già che le  vinco tutte.”
Dicendo ciò mi fa languidamente l’occhiolino , annunciandomi una bella notte di sfida… corpo a corpo.
                                              ……………………………………
 
La mattina presto suonano al citofono della villetta.
E’ la prima volta da quando sono qua a casa di Karen.
Siccome lei è ancora profondamente assopita, preferisco andare io alla porta ovviamente, cercando di riassettarmi per quanto possibile.
Cerco di pettinarmi e di coprire il più possibile i segni sul mio  collo lasciati da Karen in questa notte memorabile.
Apro alla porta e trovo un ragazzotto in carne dall’aria innocente che mi lascia un pacco che dalla consistenza direi essere una sorta di piccolo scrigno.
Un biglietto riporta le mie iniziali : D.J.
Strano che si sappia che io sia qui.
Lo apro e trovo una pistola e d’improvviso ho un sussulto.
E’ quella pistola.
Leggo il biglietto e rimango impietrito da ciò che vi è scritto.
“Ricordati del passato, Dean. I traditori pagano. Sempre
Non riesco a muovermi dallo shock.
Sento una  spina di ghiaccio in fondo al cuore.
Il presagio era reale.
 
Ecco qua anche questo capitolo, preferisco aggiornare ora, siccome so già che i prossimi giorni sarà un periodo discretamente infernale per via del lavoro.
Stanotte ho fatto un sogno piuttosto articolato e da questo..sto già pensando di fare il seguito!:D
So di non essere molto normale! :D
Ringrazio chi mi sta seguendo e auguro a tutti una buona lettura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Clouds ***


Clouds




Qualcosa non stava andando nella direzione giusta.
Percepiva che le cose erano cambiate.
Lo sentiva quando facevano l'amore; lui era assente, distratto.
Come se il corpo di lui fosse lì, ma la mente altrove.
Oltre a quello, anche quando erano insieme, lui le rispondeva a mezze sillabe.
Sapeva che non si era messa con uno dalla parlantina sciolta ma era troppo perfino anche per lui.
Per non parlare del fatto che lui le aveva proibito di uscire fuori casa oppure insisteva che lui l'accompagnasse in qualunque posto.
Karen avvertiva un campanello d'allarme, come se qualcosa stesse per  capovolgersi da un momento all'altro.
L'atmosfera eroticamente romantica era via via sfumata fino a far scendere un muro invisibile fra loro due.
“Karen, non è che lui si stia stancando di te?”
La sua vocina interiore la stava tormentando di continuo, non lasciandole nemmeno il tempo  di elaborare i complessi calcoli che doveva consegnare fra meno di due giorni ad una Convention a Parigi.
Tra l'altro era quasi l'ora di cena e lui non si era fatto ancora vivo; oramai tutte le sere tornava a casa tardi e lei aveva cercato di comprendere cosa non andasse, ma quella sera decise di affrontare il discorso.
Era da più di quattro giorni che lui era cambiato, ritornando al suo stato di impenetrabilità dei giorni in cui lo aveva incontrato, l'anno prima, sulla Shot Shell.
Non era nemmeno più il parente dell'uomo sarcastico, giocoso, passionale ed estremamente dolce di pochi giorni prima.
Sentì il rumore delle chiavi girare nella toppa della serratura e decise di farsi coraggio ed affrontarlo.
Appena lo vide affacciarsi alla porta col viso stravolto e stanco, ebbe un sussulto, ma cercò di fare appello a tutta la sua calma, selezionando accuratamente le parole da dirgli:
“Jigen, ma cosa sta succedendo? Ti stai per caso pentendo di tutto ciò?
C'entra qualche altra persona,vero?Se fosse così, ti pregherei di dirmelo, perché non si può andare avanti così, con tu che fuggi ed io che non comprendo.”
Vide lui che si schernì, scoppiando in una fragorosa risata, che  era solo uno sfogo
dai fardelli che lui si stava portando dietro.
“Pistolero mi basta e avanza, la parte del playboy da quattro soldi bucati, la fa già Lupin e non ci tengo ad usurpare il suo blasonato trofeo.”
Lo vide ritornare serio.
“Non c'entra un altra donna nel presente, ma nel mio passato. Ho ricevuto un messaggio di minaccia ed una pistola. Non volevo dirtelo, ma ora è giusto che tu lo sappia.
Il mio passato è ritornato e noi due siamo in  pericolo. Grosso.”

Questa volta fu lei a farsi una risata liberatoria.
“Ed io che pensavo chissà cosa, se è solo per il pericolo, se non m'intrigava,non mi sarei messa in questa situazione...eccitante!”
Lui le bloccò con dolce fermezza la mano che tentava di allentargli la cravatta, obbligandola ad ascoltarlo.

“Ho paura che qui ci sia una spia e quindi giro in cerca di colui che mi ha recapitato quel messaggio, per questo non ti lascio uscire da sola. Fra qualche giorno andremo via ed ho preso delle contromisure.”

Le porse un sacchetto in raso piuttosto pesante.
“Qui Karen, non è uno scherzo.
Dovrai imparare a sparare ancora meglio di quello che non sai già fare. Dovremmo anche imparare a coordinarci quando spariamo.
Certo, tutto il nostro, diciamo, esercizio fisico, può aver favorito la nostra ehm, coordinazione,ma dovremmo esercitarci sparando e lavorando insieme. Questo è un regalo per te.”

Karen  aprì il sacchetto di raso e vi trovò una bellissima copia della pistola Smith e Wesson, la stessa identica arma di Jigen,con inciso sopra le sue iniziali: K.K.I,
Karen Kowalsky Ivanova.
“Ma è davvero per me?”

“Me la sono fatta costruire da un mio amico armaiolo, che aveva un debito con me.
Dovremmo esercitarci molto, perché sono la tua guardia del corpo e io tengo alla tua vita,forse più di quel che tu pensi, e di quel che pensavo io.”

Quel regalo le parve una dichiarazione di un sentimento che lui non riusciva ad esprimere a parole,ma che si concretizzava in tutta la protettività che lui le stava mostrando.

“Jigen,sai una cosa? Nemmeno mi avessi regalato dieci anelli sarei stata così felice”

“Allora ti regalerò un'armeria intera.”

Gli mise le braccia intorno al collo.

“Ora baciami.”

Ecco qua il quarto, sudatissimo capitolo di questa storia.
Aggiorno a rilento, perché lavorando non posso far altro che sfruttare i giorni di pausa a mia disposizione.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono ed hanno la pazienza di leggere.
Buona serata a tutti! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Deathtrap ***


 

Deathtrap


I personaggi creati da me, sono puramente di fantasia, ogni  riferimento a  nomi, e fatti legati a situazioni reali, è puramente casuale.

 

 

 

 

 

 

 

Era seduta all' Antonini Caffè, il bar più costoso di tutta Roma.

Stava ingannando il tempo lisciando la splendida e costosissima seta rossa delle tovaglie e ammirando gli splendidi lampadari di vetro di Murano attaccati al muro, con una grazia che sembrava ultraterrena.

Anastasia Janet De Pisis stava cercando di far passare il tempo guardando bene ogni dettaglio di quello splendido locale di alto lusso.

Le era stato dato appuntamento dal suo patrigno, dopo tantissimi anni in cui non lo vedeva.

Antonio ha sempre avuto un gusto sopraffino, non c'è da dire nulla in quello

pensò fra sé e sé.

A prima vista, poteva essere scambiata per una semplice manager, una tranquillissima donna d'affari che voleva solo incontrare un collega di lavoro.

L'algida bellezza della donna e la sobrietà nel vestire non passava inosservata agli occhi degli avventori del locale.

Nonostante fosse vicina ai quarantacinque anni, era una donna dall'avvenenza stravolgente e voluttuosa.

E lei sapeva perfettamente di ciò, usando questa sua dote come suo vantaggio.

Non si era mai fatta scrupolo ad usare una persona per poter arrivare ai suoi scopi, ma stavolta c'era qualcuno che le aveva scombussolato i suoi calcoli.

Adesso comunque era ora di far quadrare la situazione, aveva mobilitato i suoi uomini ed un numero ingente di spie che avrebbero fatto sì di farle avere la situazione sotto controllo.

Avrebbe agito dietro alle quinte fino a che non sarebbe stato il suo turno.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di passi che stavano andando verso la sua direzione.

Un uomo sugli ottanta, agile e vestito con gran classe, si avvicinò a lei per abbracciarla forte.

“Anastasia. Quanto tempo, con te è stato clemente.”

L'uomo era agile e scattante ma aveva un qualcosa di inquietante negli occhi, nonostante il profumo di colonia pregiato e l'ottimo taglio della camicia. Poteva passare per un anziano e distinto dirigente, ma non era propriamente così.

Proprio quell'aria d' innocuità, lo rendeva paurosamente sospetto... e letale.

Antonio Accinelli era noto per essere il peggior capo mafioso operante a Philadelphia, tuttavia aveva una copertura ineccepibile; era a capo della più importante catena di ristoranti in tutto il mondo.

“Antonio, non mi sembra il caso, saltiamo questi convenevoli.

Ho delle informazioni molto interessanti sul tuo adorato nipote.”

 

“Si, ora si fa chiamare Daisuke Jigen e gira con un cappello calato fin sopra agli occhi. Mi spiace, ma lo sapevo già”.

 

“No, ora sembra fare coppia fissa con la figlia del nostro socio in affari, Stanislav Kovalsky, quel professorino corrotto.”

“Che lui ovviamente uccise per cercare di vendicarsi, ma interruppe subito questa catena di vendette mettendosi in affari con quel ladruncolo da strapazzo, Arsene Lupin III. Non capisco il motivo per cui tu voglia a tutti costi eliminarlo: mio fratello si è opposto ai nostri affari ed era una minaccia, lo abbiamo eliminato. Abbiamo usato il suo adorato figlio per eliminare la stirpe debole della nostra onorata famiglia, era solo una insulsa e squallida pedina, fine della storia. “

 

“Non mi dimentico il passato, Antonio”

 

“Ora lui da solo non sarebbe capace di mettersi contro di noi, anche perché mettesse i piedi a Philadelfia, gli verrebbe dato un caloroso benvenuto di piombo.

Perchè hai di nuovo riattivato il circolo? Io oramai sono anziano, non ho più le forze per mettermi in gioco personalmente, posso solo finanziarti.”

 

Un ghigno sadico e divertito fece capolino sul volto della donna.

“Perchè t'interessano i tesori che lui e Lupin hanno accumulato in tutti questi anni,per questo ti sei rimesso in gioco. Ricordatelo, mio caro.”

 

“E tu sei sempre la donna più calcolatrice e sadica che conosca. Per questo sei sempre una delizia.”

 

Detto ciò le avvicinò una mano sulla coscia.

 

----------------------

 

 

Non sapeva che ore erano.

Con Antonio erano soci in affari e non solo.

Erano stati amanti ed lo erano tutt'ora.

Era uno scambio di beni reciproco: lui la finanziava e lei cercava di colmare la

solitudine di quell'uomo che aveva varcato la vecchiaia.

Si era svegliata dal suono del telefonino, decise di rispondere per non destare sospetti a nessuno.

“Mamma, dove sei finita?”

“Maria, sai che quando sto parlando di affari, non posso essere disturbata.

Arrivo fra un po'.”

“D'accordo.”

 

Mentre guardava Antonio, ancora addormentato,  si rendeva conto che si assomigliava in modo incredibile a Dean.

E le vennero in mente ricordi di un passato svanito, di una gioventù che pareva lontana.

Ad Antonio era solo interessato liberarsi del fratello e poterne rilevare il ristorante, suo nipote Dean era stata una pedina, vivo o morto non gliene sarebbe importato nulla.

In realtà lei stessa non voleva rendersene conto, ma aveva organizzato tutta questa carambola di vendette contro di Dean, perchè non sopportava che lui fosse sopravvissuto.

Lei, esecutrice materiale di quella strage avvenuta vent'anni prima, donna abituata ad avere uomini ai suoi piedi, non poteva sopportare che Dean avesse cambiato nome e che non l'avesse mai più cercata.

Non lo aveva mai amato, ma amava il modo in cui sia lui che Antonio la idolatravano, ai tempi di san Francisco.

 

Odiava il fatto che lui fosse sopravvissuto a lei, sia fisicamente che moralmente.

A lei faceva impazzire il fatto che lui fosse sopravvissuto ai sentimenti che provava per lei.

Mentre si guardava allo specchio, le parve di vedere una ruga in più sul volto.

Gli anni passavano. Ma era certa che quella vendetta personale, l'avrebbe

rinvigorita. Tolto di mezzo l'unico uomo che non si era piegato a lei e alla sua fatale bellezza, lei avrebbe potuto guardarsi allo specchio e rivedere la donna bellissima

e imperiosa dei tempi passati.

Un sogghigno di sadismo apparve nel suo volto, dandole una nuova luce.

 

 

Ragazzi, siccome oggi è il mio compleanno ed ho voluto fare un regalo a tutti voi, più che altro perchè so già che sarà difficile che io aggiorni in queste due settimane. Quindi vi ho regalato un capitolo più lungo, cercando di soddisfare la vostra curiosità.

Ah una chicca importante, il personaggio di Maria, sarà chiave per il seguito, ma non vi dico altro.

Un bacio a tutti quanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The Fight Is Started ***


6. The Fight is Started.

 

 

 

 

 

 

Un tornado di capelli biondi.

Karen sta facendo strage di barattoli con la Smith & Wesson 19 che le ho regalato.

Con movimenti veloci ed eleganti, riesce a colpire in modo efficace e in pochi minuti tutti i bersagli e perfino a centrare quello circolare.

Sta diventando ogni giorno sempre più brava.

Se avessimo più tempo per rispondere alla minaccia che incombe su di noi, sarebbe addirittura superiore a me. Come velocità ed abilità.

Peccato anche il fatto che lei si faccia distrarre un po' troppo facilmente...

In modo molto piacevole anche per me, ma è un dettaglio sicuramente non trascurabile per la sua concentrazione.

Ho come l'impressione che la sua insaziabilità sia anche un modo per recuperare qui giorni in cui ero assente con i pensieri, in cui le preoccupazioni tormentavano la mia mente.

Karen si sta raccogliendo i capelli per cercare di aumentare la sua visuale ed “inquadrare” meglio il bersaglio.

Inutile dire che è la donna più bella e coraggiosa che io abbia conosciuto.

Di donne ne ho avute, se così si possono definire quelle che mi hanno tradito o che sono mancate, ma lei è quella che mi ha colpito di più, che mi ha lasciato un segno dentro.

E' incantevole.

“Jigen proviamo quell'azione coordinata?”

La sua voce mi riporta alla realtà, mentre mi sistemo meglio il cappello sugli occhi, dandomi contegno e cercando di non farle vedere che la osservavo come un bambino guarda un barattolo di marmellata. Probabilmente se fosse qui, a quest'ora Lupin riderebbe di me, ma ora come ora non me ne importa molto.

Il tempo si è fermato qui, in questi giorni, in questo lungomare e in questi attimi insieme a lei.

Anastasia e quell'essere disgustoso di cui ho la maledizione di avere lo stesso sangue, ci cacceranno senza pietà, peggio di due leoni che rincorrono due gazzelle .

Ma questa volta so di potercela fare, ho dalla mia parte questa donna che mi sta sostenendo fino all'inverosimile, e cosa non trascurabile, siamo due gazzelle armate fino ai denti.

Anastasia non aggiungerà mai il mio sangue come trofeo a quello della mia famiglia.

L'amore per lei non mi acceca più, ci ha pensato quella pallottola che mi ha ridotto in coma per due mesi ad aprirmi gli occhi.

Karen mi fissa in modo ironico.

“Terra chiama Jigen,terra chiama Jigen.” e subito diventa seria.

“Il passato fa male,vero? Fa male per tutti.”

La guardo sorpreso “ Mi domando chi ti ha dato la forza di perdonarmi e di stare al mio fianco in mezzo in tutti questi fuochi e pericoli che mi circondano.”

Lei abbassa gli occhi e scuote la testa.

“Sarei ipocrita a dirti che io ho scordato tutto, il passato torna sempre.

Ma dentro di me so che avevi delle buone ragioni per aver ucciso mio padre.

Non me lo dirai mai il perchè , ma io lo so che è così. Me lo sento.”

Detto ciò mi prende una mano, la tiene stretta e poi mi trascina vicino ad i bersagli.

“Ora proviamo quella mossa coordinata.”

Le sue parole mi hanno colpito, nemmeno un proiettile che mi perfora il cuore avrebbe potuto avere un effetto del genere.

Ancora una volta devo calcarmi di più il cappello sugli occhi perchè il loro rossore potrebbe tradirmi.

 

…...............

 

Mi sono svegliato di colpo.

Mi giro per vedere se lei è ancora al mio fianco, se è solo un sogno e invece la vedo:

con i capelli biondo miele sparsi nel cuscino come delle onde, le labbra carnose, socchiuse nel sonno sembra una bambina persa nei suoi sogni.

Stanotte abbiamo fatto l'amore ma è stato diverso; più dolce, più disperato.

Dentro di me ho avuto quasi il sentore, il presagio che fosse l'ultima volta.

Però quella mia piccola nube si dissolve presto nella mia testa.

La difenderò, questa volta non sarà come le altre, la maledizione che incombe su chi amo non colpirà Karen, ne sono certo.

Sospiro e penso fra me e me:

Vecchio mio oramai sei ingabbiato, ne sei innamorato, lo hai ammesso a te stesso ed ora sei fottuto sul serio.”

Trattengo una risata per non svegliare Karen e mi accendo una sigaretta.

Storta.

…..................

 

Io e Karen siamo all'Areoporto Cristoforo Colombo, a Genova, in attesa che il nostro volo venga attivato per fare il check in.

Rimaniamo seduti in attesa.

Siamo in partenza per quella convention a Parigi in cui Karen dovrebbe partecipare in qualità di fisico nucleare.

Ci sediamo sulle poltrone della grande sala.

Improvvisamente la radio annuncia una notizia bomba. Inaspettata, almeno per me.

“ Ultim' ora: Lupin III considerato da tutti “Il re dei Ladri” è evaso mezz'ora fa dal Tokyo Detention Center, il Koicisho. La polizia internazionale è subito intervenuta alla ricerca del celebre ladro. Vi terremo informati in attesa di aggiornamenti.”

Ciò mi lascia perplesso, Lupin si era fatto arrestare da Zenigata perchè aveva scoperto un grosso affare legato alla Mafia ed il poliziotto per salvargli la vita, lo aveva arrestato, facendo sì che rimanesse in prigione per almeno un paio di anni, per permettere anche a Lupin di poter elaborare un piano in modo che la criminalità organizzata commettesse un passo falso.

Dopo che il nostro gruppo si era disgregato per via della scoperta della relazione di Fujiko con Goemon, Lupin aveva perso la testa, si era messo a provocare la Mafia ed era finito nei pasticci. Mi ero rifiutato di aiutarlo. Certe donne non cambiano mai.

A volte sovrappongo il viso di Anastasia con quello di Fujiko e penso che ero uguale a

Lupin, per questo questa volta mi sono rifiutato di aiutarlo.

Ma obbiettivamente si era pensato che lui dovesse starci almeno due anni, mentre ora sono passati a malapena tre mesi.

Qualcosa non mi convince.

“Jigen, che cosa sta succedendo?”

Gli occhi curiosi di Karen mi stanno scrutando come in ricerca di risposte che non ho nemmeno io.

“Non lo so nemmeno io. Però sento puzza di bruciato.”

Karen guarda l'orologio

“Jigen credo ci sia ancora tempo, io dovrei andare un momento alla toilette.”

“Vengo con te.”

Scoppia a ridere.

“Va bene che non ti vuoi dividere da me, ma credo che ora stai un po' esagerando. Non credi?”

Si tocca vicino al ginocchio, dove la gonna termina.

“Sai che ho le mie armi segrete. Quando verrà fatto il check in ti consegnerò tutto, ma ora, preferisco non separarmene. Una donna dev'essere sempre premunita, no?”

Facendomi l'occhiolino si dirige alla toilette.

…...............

Sono passati circa dieci minuti e lei non è ancora uscita.

L' altoparlante annuncia il check-in per il Volo di Parigi e sarei tentato di andare a vedere il motivo per cui lei non è ancora arrivata.

Certo, le donne non hanno mezze misure in fatto di preparazione, so che il loro andare alla toilette significa rifarsi il trucco, i capelli eccetera eccetera.

Però questo ritardo non è da Karen.

Lei nelle cose che fa calcola anche i secondi ed i minuti, mi sembra strano questo fatto.

Una nube mi percorre la testa. Un presentimento.

Corro velocemente ai bagni pubblici e sento degli spari. Provenienti dalla toilette delle donne.

Istintivamente apro la porta cercando Karen dappertutto non curante di apparire un cafone, ma non solo non la trovo, ma i servizi igienici sono deserti.

Qualcuno sapeva che saremmo arrivati qui.

Karen è un facile bersaglio, serve per colpirmi direttamente.

Stringo i pugni.

Dannata Anastasia.Dannato Antonio.

Sapevo che sarebbe arrivato il momento degli scontri.

Ma non pensavo così presto.

 

Ecco qua finalmente l'ultimo capitolo. Dopo settimane di assenza, nel mio giorno di riposo dal lavoro, mi sono fatta perdonare con un capitolo più lungo e sostanzioso.

Scusate la mia assenza.Davvero.

Ringrazio tutti quanti per la pazienza.

Alla prossima volta!(Si spera il prima possibile).

Elisa.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Excange of Safety ***


Capitolo 7: Excange of Salvage.

 

 

 

Si risvegliò di colpo.

Non riusciva ancora a capire quello che era successo.

In stato assolutamente confusionale cercò di ricostruire ciò che le era capitato.

 

Era appena entrata nel bagno delle donne all'areoporto di Genova e si era trovata davanti una scena sconcertante: una donna sui quarantacinque anni con i capelli biondo chiarissimo stava per essere aggredita da diversi uomini e lei aveva cercato di aiutarla sparando dei colpi con la sua pistola regatale da Jigen, per l'occasione nascosta in una fondina sulla coscia sinistra .

Pensava di averli colpiti o per lo meno lo credeva,

ma ad un certo punto la testa iniziò a girarle...

Ad un tratto realizzò che era bellamente caduta in trappola, e battè un colpo forte sul grezzo pavimento.

Era stata presa in contropiede, proprio lei abituata a calcolare qualunque cosa.

Si guardò intorno e notò una cosa alquanto strana: non era in una cella brutta e puzzolente e tantomeno era incatenata.

Anzi, la stanza dov'era stata portata era alquanto di lusso ed elegante; era certa che qualcuno aveva già pianificato la cosa da tempo.

Questo elemento contribuì a metterle un'impercettibile senzazione di paura.

Troppa eleganza, e sfarzo, qui c'entrava qualcuno di enormemente potente.

Odorò l'inconfondibile fetore che aveva addosso e capì che era stata prelevata dalle toilette dell'areoporto

e portata li' attraverso le fogne.

Qui qualcuno aveva pianificato tutto fin dal minimo ed insignificante dettaglio.

Si convinse che quella donna non era solo una complice; era certa che fosse una delle menti dietro a tutto, troppo precisa e convincente nella parte di donna in difficoltà.

 

Tutto d'un tratto sentì una voce maschile provenire da un altoparlante.

“Signorina Kovalsky, la prego si metta a suo agio, ho bisogno di parlare con lei di argomentazioni...piuttosto valide.”

“E se io non volessi?”

“Direi che a sua vita è appesa ad un filo, come quella del suo compagno, quindi io non credo proprio che voi due siate nella posizione giusta per poter porre resistenza.”

 

La voce che parlava era fin troppo calma, di un calmo minaccioso per i suoi gusti ed infatti nello schermo della grande televisione al plasma venne proiettato una registrazione in erano presenti molti uomini fuori dalla stanza, armati fino ai denti e dotati di autoparlante. Di sicuro stavano aspettando qualche indicazione, probabilmente dalla voce che ora le stava parlando.

 

“Questi fanno fin troppo sul serio, sanno che io e Jigen stiamo insieme” si disse fra se' e se' la giovane.

E all'improvviso collegò il pericolo al turbolento passato del suo uomo e alle sue paure. Allora capì che erano sul serio in una grave situazione di repentaglio della loro stessa incolumità.

“Signorina, si faccia trovare nel mio studio fra mezz'ora. Intanto si rinfreschi pure. Immagino che sarà accaldata e anche in condizioni non proprio presentabili. L'aspetto.”

Chiuse la comunicazione con un tono fermo di chi non ammetteva una replica.

…...................

 

Scese l'enorme scalone insieme alla giovane e minuta cameriera che si era recata da lei per farle strada ed accompagnarla.

Aveva indossato un comodo vestito di cotone bianco scelto appositamente per lei,sobrio e molto elegante, che rispecchiava perfettamente il suo gusto.

“Questi ci hanno spiato, conoscono fin troppe cose di me” pensò mentre la giovane inserviente l'accompagnò davanti all'enorme salone dove intravide un uomo dalla finestra.

Entrò dentro alla sala arredata da lampadari di vetro di Murano, rasi rossi e tappeti di inestimabile valore.

“Finalmente è arrivata, signorina Kovalsky.”

L'uomo si girò e lei ebbe un sussulto al cuore, era la copia di Jigen, con circa quarant'anni di più.

“Non mi sono presentato, io mi chiamo Antonio Accinelli, anche se la mia fama dovrebbe precedere il mio nome.”

 

E all'improvviso collegò tutto: lui era stato il socio dei loschi affari del padre e colui che aveva un conto in sospeso con Jigen, tanto da organizzare tutta questa messinscena.

Ebbe un moto di odio profondo per quell'uomo, ma decise di controllarsi, del resto non era nella posizione di poter recriminare nulla.

“Signorina, lei è il nostro ostaggio di lusso, ma prima avrei una proposta da farle, che secondo me potrebbe valutare attentamente.”

“ La ascolto.”

L'uomo con un gesto della mano allontanò dagli occhi una ciocca di capelli grigi di media lunghezza dagli occhi.

“Lei è fidanzata con Daisuke Jigen, di cui il vero nome è Dean Salvatore Accinelli, nonché unico mio parente in vita.

Lui fino a vent'anni fa faceva parte del mio clan, faccendiere,

guardia del corpo,e erede del mio patrimonio, fino a che ho deciso ad un tratto che avrei cambiato idea.”

Una disgustosa risata rimbombò nella sala e Karen ebbe un conato di vomito che cercò di reprimere in tutti i modi.

“Non era altro che una pedina per vendicarmi del mio debole e insignificante

fratello minore che si era opposto di diventare parte della 'Famiglia'.Gli ho portato via pian pianoil suo adorato figlio maggiore e pupillo, facendolo diventare parte del clan, riempiendolo di promesse.

Ho ferito a morte quella feccia di mio fratello nelle sue convinzioni e non solo, gli ho anche sottratto il suo ristorante che tanto onestamente si era costruito. Mi sono liberato di tutta quella debole stirpe e in piu' sono diventato ricchissimo.”

 

Dovette sforzarsi di non sfoderare la pistola e centrarlo come un colabrodo.

“Però una cosa è sfuggita al mio controllo, mio nipote è sopravvissuto all'agguato ed è diventato il fuorilegge che è ora, si è alleato con Lupin ed è diventato ricchissimo. Personalmente se è vivo o morto non me ne importa più di tanto, ma il tesoro del clan, è immenso.”

Mentre gli occhi gli brillavano di sporca cupidigia, strinse i pugni.

“Ed io cosa c'entro in tutto ciò?”

 

“Lei, signorina può scegliere di essere un' ostaggio, ma si dimentichi il lusso, l'eleganza e questo trattamento di favore, oppure collaborare.

Lei ha una laurea ingegneria nucleare ed una in ingegneria informatica, sono convinto che lei può tranquillamente trovare il modo di creare un programma che possa accedere ai controlli blindati dei conti bancari di Lupin e soci, le ricordo che il suo amato compagno le ha ucciso il suo adorato padre, quindi la scelta le dovrebbe essere facile.”

 

Le si avvicinò e le disse in un orecchio “Sa, io poi voglio avere una prova della lealtà delle persone con cui ho l'onore di fare affari.” e con un gesto le sistemò la spallina del vestito, dandole poca immaginazione a ciò che intendesse.

Questo era troppo per lei.

Però tutto d'un tratto capì che poteva scoprire molte cose e che specialmente avrebbe salvato la vita a Jigen, prendendo quella decisione.

Se l'avessero scoperta sarebbe morta, ma non le importava, la vita del suo Daisuke era più importante di qualunque cosa.

Avrebbe avuto la possibilità di distruggere dall'interno quel sistema corrotto,

Jigen magari non l'avrebbe più amata, ma l'importante era salvargli la vita e scoprire finalmente tutta la verità su quella storia.

Solo così avrebbe avuto la possibilità concreta di farlo.

“ Accetto. Del resto lui ha ucciso mio padre.”

 

Spostò le spalline del vestito sfoderando la voce più sensuale di cui era capace.

…....................

 

 

Si guardò allo specchio e rimase disgustata dall'immagine che vide.

Si fece nuovamente la doccia per cancellare il fetore della colpa che aveva addosso

Si era concessa ad un mostro: che quanto era raffinato ed elegante nella vita di tutti i giorni, era brutale e dozzinale nella sua vita intima.

Nonostante fosse lo zio, contrastava con la dolcezza che Jigen riusciva ad infonderle, con una semplice carezza.

Si guardò allo specchio e si sentì sporca. Non si sentiva migliore di Fujiko, ma doveva farlo.

Avrebbe rischiato la vita con quel doppiogioco, ma amava Jigen.

Ad improvviso le vennero in mente i suoi grandi occhi nascosti dietro il cappello, due perle nere che si addolcivano solo quando guardavano lei.

Le scese una lacrima pensando che l'avrebbe deluso e che lo avrebbe perso, ma doveva farlo.

Subito dopo si asciugò col dorso la lacrima assumendo un'espressione di ghiaccio.

Ne sarebbe valsa la pena.

 

 

Eccoci qua con l'ultimo capitolo fresco fresco di scrittura.

Spero vi piaccia, ora i giochi si stanno facendo piuttosto interessanti.

Buona serata a tutte! :)

Elisa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Fragment of Past ***


Fragment  of Past

 
 
Non ho nemmeno il tempo di rendermi conto della situazione che  dalla toilette escono fuori due tipi armati fino ai denti.
Fortuna vuole che sono più veloce io di loro e li colpisco in modo rapido prima che possano  scaricarmi interi  caricatori addosso.
In un rapida successione iniziano a comparire uomini armati che mi bersagliano a tutto spiano.
Sono abituato a fronteggiare questo tipo di allarme e molto prontamente rispondo al fuoco, mettendoli man mano tutti in ginocchio.
La cosa che non mi quadra di tutta questa storia è il fatto che Anastasia in combutta con mio zio abbiano mandato questi novellini con lo scopo di eliminarmi.
I casi sono due: o vogliono divertirsi alle mie spalle, giocando con me come fossi una preda, oppure vi è qualcos’altro di più grande sotto.
All’improvviso sento un rumore sordo di uno sparo ed un conseguente dolore alla spalla sinistra.
Mi volto e vedo un biondo altissimo dagli occhi di ghiaccio, piuttosto massiccio che tiene in mano un Revolver ancora fumante.
Realizzo subito che era fin dall’inizio una trappola.
Questo gigante mi ha distratto sguinzagliando cecchini di infimo livello per poi colpirmi indisturbato alle spalle.
Trucco geniale ma d’infimo livello.
Un Killer professionista.
Conosco solamente tre persone capaci di questo, di cui una morta l’anno scorso per mano nostra.
Tutt’un tratto il sospetto mi offusca la mente.
I suoi occhi freddi sono gli stessi di Keith Russell; possibile sia ancora vivo?
Il bestione sogghigna con una nota di odio nella voce.
“Che c’è, ti ricordo qualcuno???”
Sogghigno a mia volta tenendomi il braccio dolorante.
“Mi sembrava strano che quei due vermi avessero assoldato soldatini tanto scarsi,
non so se dirmi lusingato o disgustato dalla tua presenza”.
La sua disgustosa risata rimbomba nella toilette.
“Vorresti che fossi Keith,vero?
Invece no, mi spiace deluderti, sono solo suo fratello Kenneth.
O meglio il suo gemello. Sai, ho un doppio compito, farti soffrire per poi ammazzarti quando non ci servirai più.
Così la vendetta sarà ancora più dolce!”
La sua ennesima risata carica di disprezzo echeggia.
Anastasia e  zio Antonio conoscono fin troppo bene il mio vissuto.
Chi meglio del fratello di chi l’anno prima aveva tentato di ucciderci tutti quanti , riducendo Karen in fin di vita potrebbe essere adatto allo scopo di volere la mia fine?
Sfodero il sorriso più sarcastico, crudele e tagliente che abbia mai esternato
“Tutti voi create l’odio intorno a  chi vi circonda e siete attanagliati da esso, quanto siete penosi.”
Nonostante il sangue mi coli dal braccio ed il dolore si sta facendo sempre più intenso, decido che voglio lottare, uscire fuori da quella spirale.
Devo salvare la donna che amo, vittima ed esca di tutta questa situazione deviata, malata dal fondo.
Inizio a sparare sempre con maggiore frequenza per cercare di allontanare la distanza fra me e Kenneth.Devo andare il più lontano possibile per potermi organizzare.
Intanto l’aeroporto inizia a pullulare di sicari e in men che non si dica si scatena il panico più totale.
E’ un marasma di proiettili ed io me ne districo con la mia solita perizia.
Il mio piano è poter scatenare un putiferio per poi fuggire inosservato.
Devo approfittare del panico che si sta diffondendo.
Un poliziotto ha fermato Kenneth chiedendo i documenti.
Questo è il momento.
Devo fare in modo di  fuggire e riuscire ad andare a Tokyo a parlare con Zenigata, in modo da poter capire il perché dell’evasione di Lupin.
Karen non può aspettare molto.
Corro fuori dall’aeroporto e mentalmente cerco un modo per poter andare in un altro  aeroporto senza farmi scoprire e seminare che mi sta alle calcagna e all’improvviso nella mia mente si accende una luce:
nella mia macchina ci sono ancora un numero considerevole di travestimenti e passaporti falsi dal tempo in cui lavoravo con Lupin.
Quello che Kenneth e gli altri non sanno è che prendermi non sarà facile.
Stare con Lupin mi ha insegnato molte più cose di quel che   tutti quanti
credono.
 
                                                …………………………………………………..
Ad aprirmi la porta a  casa di Zenigata trovo un’ adolescente dai capelli corvini
e gli occhi color nero intenso.
“Mi scusi, mio papà è ancora in studio a correggere i compiti per gli studenti, ma dovrebbe arrivare,intanto se vuole mangiare qualcosa, mia sorella sta cucinando.”
Entro dentro casa di Zenigata e la trovo inaspettatamente ordinata .
Intanto intravedo Maria, la giovane giornalista che Zenigata aveva preso sotto la sua ala protettrice, intenta a cucinare e a preparare del sashimi.
Questa è la nuova vita di Zenigata dunque: sorprendente, ma assolutamente non possibile, conoscendo il personaggio con cui ho a avuto a che fare in tutti questi anni.
“Toshiko, per favore, fai pure passare il colonnello Hirakami nel mio studio per favore”
Chiude la porta.
“Jigen, meno male che sei arrivato, ti stavo aspettando, ci hai messo sin troppo tempo”
Mi tolgo il travestimento
“Purtroppo ho dovuto cercare un metodo differente per venire da te, sai com’è sicari, cecchini dietro agli angoli. Non è sempre una passeggiata. Ho dovuto raggiungere l’aeroporto di Milano, curarmi ,travestirmi e venire qui”
Zenigata mi guarda con un misto di ansia mentre ripone i fogli.
“Ispettore  aiutami, dimmi quello che sai. Qui c’è in gioco la vita di una persona, l’ingegnere Karen Kovalsky è ostaggio della Mafia. E’ importante, se tu mi dici quello che sai, io ti dirò quello che so a mia volta.”
L’ispettore abbassa gli occhi
“Io vorrei intervenire, andare a cercare Lupin per arrestarlo di nuovo, ma questa volta non posso, lui mi ha chiesto espressamente di non farlo.
Poi ora ho recuperato il rapporto con mia figlia ed adottato Maria, ho iniziato il mio lavoro da insegnante all’ accademia di Polizia. Lui prima che lo arrestassi mi ha detto che voleva che io recuperassi un rapporto normale con la vita ed il mio mondo.
E’ come se lui volesse sistemare le cose prima di….”
Zenigata tira un pugno sul tavolo
“Per quanto mi costi non inseguirlo, visto che è la ragione della mia vita, non posso farlo.
Lui me lo ha chiesto, ha voluto farsi liberare da me, non ha sentito ragioni.
Stavolta è davvero in pericolo di vita”
Vedo Zenigata  avere per un attimo gli occhi lucidi e attendo che prenda dal flacone degli antidepressivi una pasticca.
La decisione di non inseguire Lupin deve essergli costata molto.
“Vedi, Lupin si è messo davvero nei pasticci questa volta, ha rubato un importante
documento, il diario del figlio di uno dei peggiori boss degli ultimi trent’anni.
Pare che lui non fosse d’accordo con i crimini commessi dal padre e che vi fossero indicazioni per smascherarlo e per trovare l’immenso tesoro della sua famiglia. E’ morto suicida.Si pensa  che avesse scritto questo lungo diario indirizzato al cugino, a cui pareva essere molto legato.Il cugino  due  anni dopo il suicidio del ragazzo subì la rappresaglia famigliare compiuta dal padre del ragazzo morto, ed è scomparso nel nulla. Questo diario sarebbe un ‘importante prova per capire il movente di tutti i crimini commessi dal clan."
 
Mi blocco, mi ritorna di prepotenza  un flash di occhi azzurri che fissano tristi il mare mi riappaiono limpidi, come se non fossero passati ventidue anni.
“C-come si chiamava?”
“Leandro, Leandro Vincent Accinelli, il figlio del pericoloso criminale italo-amaricano, Antonio Accinelli”
Leandro, il ribelle Leandro, il fratello che avrei voluto avere dalla la nascita.
Il gesto che non mi spiegavo che poi a suo tempo compresi.
In un attimo prendo una decisione immediata.
“Zenigata, per favore dimmi dov’è Lupin, lo vado a cercare io.”
 
Ecco qua finalmente l’ultimo capitolo. Purtroppo ho avuto delle vicende personali che mi hanno portato a non aggiornare subito.
Prima di tutto faccio alcuni appunti:   il personaggio di Maria è estratto dallo special “Tokyo Crisis”(è un’altra persona, non è quella che è apparsa nel capitolo precedente, è solo  omonima a quella che è apparsa nei capitoli precedenti)  e il personaggio di Toshiko è la figlia che Zenigata in teoria ha abbandonato per le sue ricerche perenni di Lupin 3, viene nominata in qualche altro special di cui non mi ricordo il nome.
E Keith era lo spietato killer di “Viaggio nel pericolo.” In questa storia che è una What If, Karen a differenza dello special, sopravvive.
Ecco qua, dopo aver fatto alcune precisazioni, vi auguro buona serata e alla prossima! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Hidden ***


Hidden

 

Non si faceva altro che parlare di quel giovane miliardario arrivato da pochi giorni.

Dal suo arrivo, la piccola città di Mentone era andata in subbuglio.

Vi era un alone di mistero sulla vita di quest' uomo apparentemente sulla trentina : era comparso in modo alquanto misterioso ed aveva suscitato un alone di curiosità morbosa.

Le anziane al mercato si dilettavano in pettegolezzi sulla vita del nuovo arrivato: non pareva possibile che cambiasse automobili nel giro di pochissime ore, fosse perennemente in festa e circondato da almeno una schiera di quattro - cinque belle donne alla volta.

Nei bar si stava già facendo la scommessa sul passato di questo personaggio particolare: per alcuni era il figlio di qualche malvivente, per altri un semplice arricchito, magari da qualche gratta e vinci vinto in qualche bar.

 

 

Maurice Laforet si era fatto subito notare per il fatto che appena arrivato pochi giorni prima, aveva comprato

in contanti un grossissimo ed antico palazzo nel centro città in cui faceva perennemente festa a tutte le ore del giorno e della notte.

Nonostante questo aveva modi galanti ma allo stesso tempo strampalati e fuori dai canoni per essere

semplicemente il figlio di qualche armatore arricchito.

Troppo allegro e poco supponente per essere un semplice figlio di papà.

Con i suoi modi buffi, la espressione apparentemente beota , la sua risata un po' babbuina e forse con la sua genuina goliardìa, si era conquistato la stima di tutti gli adolescenti del quartiere e le donne lo seguivano spontaneamente.

Molti mariti avevano sorpreso quest'uomo a letto con le loro mogli ed erano note in paese le sue rocambolesche fughe dai fucili dell'infuriato coniuge di turno.

 

Nonostante ci fossero persone in città che non lo sopportassero, i mariti gli dessero la caccia e gli anziani fossero scandalizzati dal suo modo di fare fuori dal comune, era comunque tollerato, non si riusciva a provare una vera disapprovazione verso di lui: al suo arrivo, alla casa di riposo cittadina era arrivato un ingente bonifico anonimo e quindi si riteneva fosse stato lui, visto che era la prima volta che venivano fatte donazioni  in quantità così ampie.

 

Era un personaggio chiacchierato ma allo stesso tempo non ci si riusciva ad odiarlo sul serio.

Nonostante tutto, per quanto se ne parlasse, negativamente o positivamente che fosse, lo si prendeva per una ventata di novità, un po' di colore in quella piccola città d' arrondissement.

 

..................................

 

Durante l'estasi si era lasciato scappare quel nome.

Non era riuscito a controllare il suo subconscio che non dimenticava quella delusione che aveva frantumato il suo cuore ed il suo orgoglio.

La giovane donna con scomposti ricci color del rame lo stava guardando con un'espressione piena di dolore e rassegnazione, come se fosse abituata a quell'atteggiamento e si facesse bastare quei fugaci rapporti occasionali.

Ma in quel preciso istante qualcosa in lei si era rotto, il nome di quella donna le aveva fatto capire che da lui non voleva più solo rapporti fugaci; la ferita che le aveva provocato le fece capire che provava sentimenti forti per quell'uomo.

Si staccò dal corpo di lui con un gesto deciso.

 

“Cherie, pardon, mi è scappato.”

 

“E' capitato anche questa volta, Arsene, o meglio, Maurice, come ti fai chiamare adesso.”

 

La ragazza si rimise silenziosamente i vestiti addosso e in completo mutismo si sistemo' i capelli.

“ Tu mesi fa per aiutarmi, rubasti quel diario ed io te ne fui grata, ma non immaginavo che questa situazione arrivasse a livelli così.... infimi.

Posso accettare di essere un'avventuretta, che tu vada con almeno venti donne diverse al giorno, ma questa cosa, no.”

 

Lui le fece un goliardico sorriso, uno di quelli che pian piano nel loro rapporto amore-odio l'aveva conquistata , ma decise di resistergli.

“Su, ma cherie, lo sapevi fin dall'inizio, su su...

Non tirare fuori quegli occhioni pieni di lacrime, fammi un sorriso.”

 

Nadia Sarfati s'irrigidì per cercare di non piangere e con fare deciso, si strappò una chiave dorata dal collo.

“Questo è il ringraziamento per avermi aiutato a sapere la verità. Qui c'è la chiave della cassaforte con tutti i soldi della mia famiglia.

Io non li voglio, sono sporchi, puzzano di sangue e quell'odore mi nausea”. La banca di mio padre faceva affari con Accinelli e si è venduto pure la dignità. Ora che ho letto quel diario, io so la verità e tu puoi prendere i miei soldi, il diario e provare a cercare i tesori del Clan”

 

Lui assunse un'espressione sorpresa.

“Cherie, faresti questo per me? Ma...”

 

Lei lottò con tutte le forze per non piangere.

“Non so nemmeno io perché lo faccio, ora devo andare...”

La vide precipitarsi da quel palazzo come una furia, sapendo lei avrebbe dato sfogo a tutte le sue lacrime.

 

Nella solitudine della sua stanza , Lupin si accese una sigaretta ripensando agli ultimi avvenimenti.

Ricordò quando si era imbattuto in questa testarda giornalista che gli aveva commissionato il furto di quel diario:

dopo che era stato scoperto da Accinelli in persona a rubare nella sua abitazione, lui si affidò a Zenigata .

Quando vide che la Mafia aveva ucciso con un attentato il capo della Polizia Giapponese nonché amico fraterno di Zenigata e minacciato di morte le due figlie del poliziotto per il fatto che avevano capito che l'ispettore aveva arrestato Lupin per proteggerlo, decise di risolvere da solo la faccenda.

Nadia lo aveva indirizzato a Mentone , trovandogli la nuova identità di Maurice LaForet, e diventando una delle sue amanti più assidue.

Si rese conto che lei si era innamorata, ma non riusciva a darle quello che voleva.

Si battè la mano sulla testa ed iniziò a ridere da solo pensando che durante l'orgasmo l'aveva chiamata Fujiko.

Subito la risata cessò e pensò che avrebbe potuto amare Nadia, ma proprio non ci riusciva.

Tutte le scorte di sentimento sincero, le aveva date a Fujiko.

Si accese un'altra sigaretta e fra sé e sé esclamò.

C'est la vie, mon amì”

 

................................

 

 

Era appena rientrato da un colpo abbastanza redditizio e stava andando avvisare la riuscita del colpo ai suoi complici quando sentì un mormorio di voci.

Si avvicinò di più e scoprì che erano quelle di Fujiko e Goemon:

Fujiko, dovresti dirglielo che noi due stiamo insieme.”

Goemon, ti prego, non so come reagirebbe se sapesse la verità su noi due.”

Dì la verità, non vuoi perdere la possibilità di avere tesori gratis perchè a te l'amore e i sentimenti sono in secondo piano sui soldi vero?.”

Se tu la pensi così di me, non mi hai mai conosciuto davvero...”

Lupin aprì di scatto la porta e con una risata più tagliente di un pezzo di vetro :

Cherie, ora ti sei messa a corteggiare i samurai, vero? Mi spiace, ma questa volta la tua parte di tesoro sarà solo mia...Tanto sono certa che tu ritornerai da me, visto che tu sei comprabile con qualunque cosa. Tu sei ad un prezzo soprendentemente basso, Cherie.”

Goemon si lanciò su di lui e ne scaturì una lotta all'ultimo sangue a colpi di pistola e katana.

 

Ad un certo punto dopo lo sparo si resero conto che una nuvola di capelli ramati era apparsa all'improvviso fra di loro...ed era troppo tardi.

Fujiko si era messa in mezzo.

Con le poche forze che aveva ancora nel corpo, la ragazza ebbe la forza di ribattere:

Mi dispiace Lupin, pensavo che comportarmi così, questo fuggire e tornare fosse qualcosa di vicino all'amore. Ma non era così. Io ci ho provato a crederlo. Davvero.”

In quell'attimo un Goemon infuriato gli puntò la katana alla gola e con voce e sguardo di ghiaccio

lo trafisse con le sue parole:

Non ti uccido per rispetto a lei, ma se muore, io diventerò la tua ombra. Aspetterò ogni tuo passo falso,

coglierò ogni attimo . Sappilo, non ci sarà via di scampo per te.”

Prese in braccio la ragazza correndo in cerca di un dottore.

E da quel momento non li rivide mai più.

.................

 

 

Dopo quel ricordo doloroso, e dopo aver fumato l'ennesima sigaretta si rese conto di essere rimasto solo.

A parte le donne con cui andava a letto, se si potevano considerare una vera compagnia.

Jigen doveva aspettarlo per quell'anno in cui doveva rimanere in prigione, probabilmente lo stava cercando, ma non lo aveva ancora visto.

Ma del resto, forse lui stesso non voleva farsi trovare, voleva che nessuno vedesse come si era ridotto per colpa di Fujiko.

Si era invischiato in un affare pericoloso per aiutare Nadia perchè le ricordava l'unica donna che lui avesse mai amato.

Purtroppo provare ad essere felice con lei, ma c'era un piccolo particolare. Non era Fujiko Mine.

Se ci fosse stato Jigen, lo avrebbe compatito e forse in quel frangente aveva ragione.

Era meglio così, indossare la maschera che aveva sempre avuto, quella del geniale ladro sfacciato e allegro che prendeva tutto con leggerezza.

Quel vestito di leggerezza a volte lo soffocava e avrebbe voluto stracciarlo ma purtroppo non sapeva essere in altro modo che questo. Era molto più facile essere il buffone del gruppo, quello che prendeva la vita a suon di giocose sfide.

Sentì bussare alla porta.

Poteva essere la Polizia, come la Mafia, come Nadia o qualche altra bella donna.

Si ritrovò davanti uno strano generale che aveva la somiglianza con.....

Non aveva dubbi, era proprio il suo caro Jigen, il brontolone, taciturno Jigen che in quel momento

appena entrato in casa si tolse il travestimento.

Gli mise instintivamente le braccia al collo.

“Lupin, mi stai soffocando, non ho ancora cambiato sponda del fiume.”

“Jigen,vecchio mio. Come hai fatto a trovarmi?”

 

“Sono un amico, questo basta.

Però Lupin fammi un favore”

 

“Sì?”

“Decolorati questa zazzera bionda. Mi sembri un babbuino platinato.”

Sì, lo aveva ritrovato.

Ora non sarebbe stato più solo ad affrontare tutto quanto.

 

 

 

Eccomi qua con l'ultimo sudato capitolo! :)

Ringrazio chi mi segue sempre e faccio due piccoli appunti sulla trama.

L'arrondisement sarebbe l'equivalente francese delle nostre provincie.

E il nome fittizio Maurice che usa Lupin è un piccolo omaggio a Maurice LeBlanc, lo scrittore che ha

inventato le avventure del primo Lupin a cui si è ispirato Monkey Punch.

Buona lettura a tutti e grazie a chi mi segue.

Alla prossima.

Elisa.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2501696