Correre

di Chiara__14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore senza avviso ***
Capitolo 2: *** sola. ***
Capitolo 3: *** Braccia ***
Capitolo 4: *** Sicurezza e ***



Capitolo 1
*** Amore senza avviso ***


Io e Britt siamo sempre state amiche, fin da subito, sapevamo che era destino che ci incontrassimo. Lei è il mio opposto e in un certo senso i nostri caratteri si equilibrano alla perfezione. Il problema è sorto due giorni fa. Eravamo come al solito in camera sua ed eravamo tranquillamente stese sul letto. Poi mentre ci facevamo il solletico a vicenda guardavo il suo sorriso, e i suoi occhi, e sentivo le sue mani su di me.. in modo diverso. Più forte, più intenso. Ho sempre pensato che tra noi due ci sia quell'amicizia forte che può esserci tra due sorelle, tra due anime affini. Ma mi sono spaventata.. E da allora penso che quello che in realtà provo per lei sia un di più.. e ho paura. Ho paura quando sono con lei e ancora di più quando non la vedo perchè la sua assenza è più pesante del normale. Però ho sempre il timore che lei lo possa scoprire, sentire in un qualche modo.. E non voglio che lei pensi sbagliato, che lei mi veda in modo diverso, non voglio che si allontani. Oggi c'è la prova al glee su canzoni che contangano il tema dell'amore.. Ormai non parlo con lei da settimane e pur di risultare scontrosa o lontana devo farlo, anche se è la cosa che mi ha fatto più male in tutta la vita. Entro in aula canto e la vedo subito, i suoi capelli li vedo sempre, ovunque si trovino. I suoi occhi, come se ci fosse una connessione che solo noi possiamo percepire, si specchiano subito nei miei, azzurro innocente e nero profondo diventano una cosa sola, ci siamo solo noi nella stanza. Il mio stomaco ha già cominciato a contorcersi e io sono agitata ma come al solito non lo do a vedere quindi distacco lo sguardo e mi siedo lontana. Lei è delusa, lo sento, vorrei poter leggere ogni parola che sta passando adesso nella sua mente, vorrei essere il suo cuore adesso. Mi manca come l'aria, come la luna al sole, come ai fiori l'acqua. Ma siamo distanti, non lo siamo mai state tanto, ed è buffo perchè io non ho mai sentito il mio cuore così vicino al suo. Cominciamo la lezione e quando tocca a me mi alzo guardando di sottecchi i vestiti che porta oggi, come se potessi avvicinarmi a lei osservando piccoli dettagli della sua persona. La musica parte e dedico tutte le parole a lei contro la mia volontà, semplicemente perchè sono vere. Mi sento libera e forte, ma così triste nello stesso momento. Vedo le facce sorprese dei presenti e anche il suo celeste osservarmi stupito, una lacrima aveva già raggiunto il limite del mio viso e io mi sono accorta solo adesso di aver pianto. Non faccio neanche in tempo ad asciugarmi che sento qualcosa di diverso, qualcosa che non è al suo posto. Bam! Sparano, stanno sparando! Santo cielo non posso crederci.. Lo shock è ancora troppo grande perchè qualcuno reagisca. Bam! “Ragazzi a terra presto! Nascondetevi!” Shuster riesce a darci i primi ordini e tutto diventa confuso, come se quello non fosse il tempo reale, come se non fossimo lì davvero.. Brittany. Dov'è? Dov'è?!? Appena un riflesso biondo attira la mia attenzione posso riprendere a respirare, la mia Brit è dietro al pianoforte, Quinn la sta abbracciando e finalmente mi metto un po' il cuore in pace. Bam! “Santana muoviti, vai via da lì!” La voce di Puck mi risveglia dal torpore e la sua mano mi trascina verso di lui, che mi protegge con le sue braccia forti e famigliari. “Cosa cavolo sta succedendo?” “Non lo so San..Cazzo non lo so..Ma stai tranquilla ok?” No, non stavo tranquilla se c'era qualcuno di armato nella scuola che poteva far del male ai miei amici o a lei, stavo impazzendo e sapevo il perchè nonostante continuassi a ignorarlo. “Devo andare da Britt” “No tu non vai da nessuna parte capito? Britt è con Quinn, non ti devi preoccupare...” “No tu non capisci.. ! Io mi sono allontanata da lei, io le devo spiegare che.. Io devo..” Bam! Lo sparo si fece più vicino e io non ci vidii più.. I suoi occhi si rituffarono nei miei proprio in quell'istante e non riuscii a sopportare le lacrime sul suo viso e quell'aria spaventata. “No San!!” Scivolai velocemente dalla stretta possente di Puck e cominciai a strisciare verso il pianoforte con le voci e gli urli degli altri in sottofondo. Io però sentivo e vedevo solo lei, sentivo solo il bisogno dei nostri cuori. E quando la vidi mettersi una mano davanti alla bocca e avvicinarsi a me fui nuovamente al mio posto. Mi allungò la mano e appena la afferrai mi trascino in silenzio verso di sé. Io mi avvicinai veloce, finalmente ci stringemmo forte, in modo quasi disperato. “San..” La sua voce era incrinata e flebile, la amai fino a scoppiare in quel momento. “Non mi allontanerò mai più da te Britt..” Sentii il bordo della mia felpa diventare caldo e capii che le sue lacrime stavano danzando su di me, si stavano aprendo, liberando. “No.. ti conviene..” Risi in silenzio, e piansi, e le accarezzai piano quei capelli color grano che adoravo tanto. Bam! “Venite fuori! Ci serve una persona! Dateci la persona che vi chiediamo e non ci saranno conseguenze spiacevoli!” La voce di uno di quegli stronzi rimbombò per il corridoio e sentii le sue braccia delicate stringermi di più. “Ehi..tranquilla...shh...” La accarezzai ma le mie dita si bloccarono come il resto del mio corpo, compreso il mio respiro. “Brittany Pierce dove sei? Vieni fuori e nessuno si farà male!” Sentii un gemito forte, era la mia voce, avevo appena smesso di respirare.

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Capitolo 2
*** sola. ***


“No. No cazzo no.. nononono”

“Oddio!” I suoi occhi azzurrissimi dal pianto mi scrutarono nell'anima, terrorizzati, affranti, disperati. Le sue lacrime cominciarono a uscire ancora più forte e io non ci potevo, non ci volevo credere.

“Brittany Pierce!!”

Era uno scherzo, uno dannato scherzo.. I miei piedi però si mossero prima della mia mente e piano mi tolsi da lei

“San...San dove vai?!?”

La baciai sulla guancia ancora bagnata e calda, il suo sguardo confuso e distrutto mi chiedeva spiegazioni ma io pensavo solo a godermi quegli attimi.

“San!” La abbracciai, ispirai tutta la sua essenza, le sfiorai il collo e le giurai amore eterno proprio in quel momento, nella mia mente. Appena fui in piedi la vidi alzarsi ma non volevo commettere errori così le sorrisi triste un'ultima volta e con uno scatto corsi alla porta.

“SANTANA!!!”

Shuster tentò di fermarmi ma senza risultato, ormai avevo deciso

“Sono io, sono qua”

“SAN! Il suo urlo straziante mi divorò il cuore ma non avevo altra scelta.

“Bene vedo che ragioni finalmente, i tuoi amici per adesso se ne staranno buoni perchè il mio socio ha appena chiuso la porta a chiave. Ti va un bel viaggio signorina?”

“Cosa volete da me?” I colpi alla porta e le urla strazianti dei miei amici mi stavano mandando il cervello in fiamme.

“Semplicemente te” Uno dei due scagnozzi mi prese per un braccio e strattonandomi mi portò fuori dall'edificio. Sentivo tutti gli sguardi su di me e le persone che mi conoscevano mi guardavano terrorizzate. Io ero stranamente tranquilla perchè lei era al sicuro adesso, era al sicuro..

“Sali muoviti!” Il più grosso mi fece cadere nel retro del loro camioncino logoro e mi serrò un calcio violento in mezzo alle costole. Per una buona manciata di minuti non sentii altro che dolore e la mancanza del mio respiro, e ovviamente la perenne mancanza di Brittany. Una lacrima riuscì a uscire veloce dai miei occhi neri e io mi maledii, non volevo piangere, dovevo essere forte. Il dolore si era affievolito ormai quando il camion si fermò, lento, silenzioso. Come le mie fitte. Taglienti.

“Esci! Velocemente!” Io andai subito verso il bordo del camioncino e appena toccai terra il suo pugno mi prese alla sprovvista. Stavo per vomitare, era l'ultima cosa che mi aspettavo.

“Bene adesso mi segui senza fare storie e cominciamo a chiacchierare un po' io e te eh? Ti va?”

Per portarmi nella stanza del loro capanno mi trascinò per i capelli tutto il tragitto e ormai avevo rinunciato a reagire, faceva tutto troppo male.

“Dove sono..”

“Che cosa?” Un brivido mi percorse rapido la schiena, la mia voce era bassa e sembrava quasi inesistente, avevo la gola secca.

“Non giocare con me è chiaro? Sappiamo che i tuoi genitori sono degli ereditieri, e quindi tu di conseguenza.. Dove tengono i soldi mammina e papino?” I suoi occhi erano fessure ormai e la vena del suo collo sembrava scoppiare da un momento all'altro. Le mie gambe tremarono.

“Non so davvero di cosa parli!”

 

 

Il sangue, che mi uscì dalla bocca per la forza dello schiaffo, sporcò il colletto della sua camicia sudicia. Volevo sparire, volevo solo tornare dai miei amici.. Non sapevo niente della questione dell'eredità e probabilmente neanche Britt l'avrebbe saputo.
Mi scoppiò il cuore al pensiero che tutte quelle cattiverie sarebbero toccate a lei. Il solo pensiero mi fece reagire finalmente. Mi girai di scatto e cominciai a correre all'impazzata verso la porta del capanno con l'uomo alle spalle.

“Brutta stronza dove pensi di andare! John!”

Il compagno mi aspettava sulla soglia con un sorrido beffardo e le mani pronte a colpire.
A quella vista mi girai, evitai l'altro e corsi verso il lato opposto di quel maledetto capannone. Arrivai alla porta ormai senza fiato. La manglia era bloccata. Proprio come ero io in quel momento.
Non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita, non riuscivo a pensare e la vista mi si offuscò. Scivolai piano contro la porta di metallo rimanendo inerme, ferma, aspettando il colpo.
L'impatto fu più forte del previsto e il mio urlo di dolore sembrava uscito dalla bocca di un'altra persona, ero lontana, staccata dal mio corpo..

“Vuoi fare la furba eh? Finchè non parli starai chiusa qui dentro e quando il calore sarà insopportabile sarai costretta a cantare cara mia!”
Odiai la sua risata con tutte le forze che mi rimanevano, la odiai. Le mie nocche erano ormai bianche, stringevo i pugni da quasi mezz'ora e il male non lo sentivo più.. Sentii il rimbombo della porta di metallo che si sbatteva con violenza e poi più niente.

 

Mi svegliai bagnata, una gocciolina di sudore percorse la mia tempia arrivando fino al collo, facendomi capire all'istante che ciò che aveva detto quel bastardo era vero. Sarei assiderata lì dentro.. Il mio primo pensiero andò subito a lei.. Pensai ai suoi occhi dolci che mi guardavano, a come muoveva i capelli quando ballava, a come rideva alle cose inaspettate. E piansi, piansi forte tutto ciò che mi rimaneva.
Mi alzai a fatica e barcollando andai verso la porta. Era impossibile aprirla. Non c'era modo. A meno che non funzionasse.. No era impossibile. Ormai però non mi rimaneva più niente quindi comincia la disperata ricerca di qualcosa di affilato, di lungo..
Era un capanno vuoto e le cose lì dentro erano davvero poche. Ad un tratto vidi uno scatolone grigio nascosto dietro un tavolo mezzo distrutto. Lo aprii.. Niente. C'erano solo vecchi documenti impolverati, fogli inutili pieni di numeri.. Sentii qualcosa sfregare contro le mie dite e piano alzai la prima pila di carta. Una spilla! C'era una spilla che teneva ferma in malomodo il secondo blocco di fogli! La presi e sentii la speranza riaccendermi il cuore, un entusiasmo infantile mi percorse le vene e mi diede le energie per correre alla porta.
Cominciai a forzare la serratura abbassando la maniglia e girando in modo meticoloso la punta dello strumento dentro il foro buio. Click, clack. Fatto. Avevo aperto il portone. Il panico però mi assalii quasi subito al pensiero di trovare fuori i due omoni e di ricevere altre botte. Non avevo scelta però, in più il caldo stava prosciugando quel poco di vita che ancora mi sentivo ancorata addosso.
Con un silenzio felino cominciai a fare i primi passi fuori dall'edificio. Avevo una paura matta, le ferite cominciavano a bruciare toccate dal sole soffocante e la mia gola era sempre meno funzionante. Veloce, come gli ultimi metri della campestre annuale delle medie, corsi verso la boscaglia, corsi ignorando il male soffocante di tutte le contusioni dovute ai colpi, corsi con il terrore di vederli spuntare dietro ogni albero o di sentire il rumore del loro maledetto camioncino che mi inseguiva. Ma corsi anche con l'amore che avevo per Brittany, con il desiderio di riaverla tra le braccia e di poterle finalmente dire tutto.
Corsi. Corsi. Corsi...

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Capitolo 3
*** Braccia ***


Ero esausta, senza forze e camminavo almeno da mezz'ora, nessuno mi avrebbe trovata.. La strada era deserta, non passava una macchina neanche a pregare.

Ad un tratto riconobbi un isolato in asfalto circondato da case diroccate. Era vicino alla scuola! Ero quasi arrivata!

Per la foga cominciai a correre e nonostante inciampassi e le ferite sembravano aprirsi di più a ogni passo non volevo fermarmi.

Non sapevo se avrei trovato qualcuno lì ma almeno ero vicina a casa, al centro abitato! Piangevo per la gioia adesso, non potevo crederci. Arrivai all'inizio della via della scuola, le mie gambe cedettero all'improvviso e mi ritrovai a terra in un attimo, appesa al cartello della via.

Poi la vidi.

 

 

Ero assolutamente certa che si trattasse di Quinn, anche se era lontana! Il suo vestito era colorato come sempre e i capelli biondi a caschetto erano inconfondibili..

“Quiiiiiiinn!!!” Riuscii a vedere il suo viso girarsi immediatamente e riconoscermi.

“Santana!!!!” La vidi correre da un gruppo di ragazzi e poliziotti intuendo che potevano essere i miei amici, vidi l'incredulità dipingersi sui loro visi e poi d'un tratto tutti corsero verso di me e io ero così felice ma così stanca che faticavo a tenere gli occhi aperti ma mi sforzavo di farlo in ogni caso. Sì perchè era uno spettacolo meraviglioso. Ero a casa adesso, ora che le loro braccia mi avvolgevano strette ma delicate allo stesso tempo, che le loro voci preoccupate mi riempivano le orecchie dopo così tanto silenzio, che i loro volti familiari mi riempivano il cuore di una gioia che avevo provato davvero poche volte.

“Sannie, Sannie sei viva!” Quinn era quella che mi sorprendeva di più, non l'avevo mai vista dimostrarmi così tanto il suo affetto. Il professor Shuster era sconvolto dalle mie ferite così come molti degli altri ragazzi.

“Ma che ti hanno fatto quei figli di puttana!?! Ma io li ammazzo!”

“Puck calmati, non è il momento adesso!”

“Ti portiamo subito all'ospedale Santana non preoccuparti, un paio di minuti e arriva, vado a prendere ghiaccio e bende intanto”.

“Ok grazie professore”

“Sono così felice che ti abbiamo ritrovato!! Abbiamo avuto davvero paura...Ci sentivamo inutili” Finn parlò velocemente, quasi come se si vergognasse a dire quelle parole

“Non potevate fare niente.. Ma... lei dov'è?”

“Britt è veramente distrutta.. E' voluta rimanere in aula canto e con lei adesso ci sono Mercedes e Tina..

Non fece neanche in tempo a finire la frase che i miei occhi individuarono subito la forma di quel corpo tanto famigliare da poterlo disegnare in ogni momento. Era lei, era la mia Britt. Cominciò a correre velocissima, le lacrime le offuscavano gli occhi e non riusciva a parlare per la corsa, i capelli disordinati, il trucco sbavato. Io provai ad alzarmi per andarle in contro ma le mie gambe non potevano ancora reggere un peso tanto grosso, finii a terra sostenuta dagli altri però.

Era lì davanti a me adesso, finalmente. Una lacrima mi segnò il viso appena la vidi venirmi in contro con le braccia distese. Il contatto con lei fu elettrico, dolce, disperatamente agognato. Le sue mani delicate mi strinsero forte la felpa sporca e le sue lacrime la inondarono.

“Oh mio dio Santana cosa ti hanno fatto...Guarda cosa ti hanno fatto..!! Dovevo esserci io al tuo posto, non dovevi farlo! Io...”

“Britt.. “

Al suono della mia voce sembrò fermarsi.

“Credevo di averti persa capisci? Non riuscivo a concepirlo, a immaginare la vita senza di te!”

“Sono qui, sono qui adesso, e mi sei mancata così tanto, così tanto.. Pensando a te mi facevo forza Britt”

Il suo corpo rabbrividii e sussultò per un'altra sessione di lacrime.

Quanto avrei voluto baciarla in quel momento.. Stringerla a me ma in modo diverso.

I suoi capelli e il suo profumo mi davano energia ogni attimo che passava, la sua sola presenza per me serviva a curare ogni tipo di ferita.

Il segreto che non riuscivo più a tenermi nel cuore però faceva ancora male.

“San.. San! Sei viva! Non azzardarti a farlo mai più capito?!? Mai più!”

Mi sorpresi a sentirla così preoccupata per me, la tenerezza che avevo per lei non conosceva limiti. La strinsi con la forza che le ferite mi concedevano, le accarezzai piano la schiena, i capelli biondi e morbidi, le spalle forti.. Dio quanto mi era mancata.

Quella era decisamente casa mia.. E io non volevo andarmene mai più. Dalle sue braccia.

 

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Capitolo 4
*** Sicurezza e ***


Mi svegliai con la testa che pulsava, le ferite bruciavano e sentivo l'effetto dei colpi ricevuti, come se il giorno prima avessi avuto una barriera di adrenalina che mi impedisse di sentire il male.

Ero attaccata a diversi tubi ed ero sola nella stanza.

La porta si aprii proprio in quel momento e vidi entrare Quinn, Puck e Kurt, ognuno con un mazzo di rose.

“Cosa credete di fare con quei fiori? Sono già messa male, volete che prenda anche il diabete?”

 

“Rieccola qua, ci eri mancata San” disse Quinn con una faccia compiaciuta.

“Sì è decisamente guarita...” aggiunse Puck.

“E' merito vostro, con le vostre trovate riuscite sempre a farmi ricordare chi sono!”

I tre risero e rimasero a farmi compagnia per un po' di tempo.

“Ok ragazzi il nostro tempo qua è finito, se prima Santana ci cagava a malapena adesso ci ignorerà completamente ahah” Mi girai confusa verso Puck cercando di capire il perchè di quella frase ma non feci in tempo a girarmi che sentii qualcuno abbracciarmi con forza, soffocarmi con il suo corpo e poi vidi scendere due ciuffi biondi davanti ai miei occhi e riconobbi il suo odore.

“Brittany! Ahah mi hai spaventata!”

“San come stai?” Parlò a malapena, tenne gli occhi chiusi e continuò a stringermi. Dio quanto mi piaceva anche solo un minimo contatto con lei..

“Perchè non è mai così entusiasta dei miei abbracci?” disse Quinn e Puck ridendo disse: “L'avevo detto io.. Quando arriva Britt si trasforma in un angioletto.”

“Dai lasciamole sole, è così strano vedere San in un raro momento di dolcezza. Noi andiamo ma tanto non c'è bisogno di dirlo perchè nessuno ci risponderà!!!” urlò Kart.

 

Non volevo che lei si staccasse... Non volevo perchè ogni volta che sentivo il suo calore andare via da me realizzavo che non era mia, che lei non mi amava tanto quanto l'amavo io. E faceva male, ogni volta allo stesso modo. Quindi la strinsi e allacciai le mie braccia dietro il suo corpo per non perderla tra le mille strade del mondo.. e per fortuna lei non sembrava intenzionata a lasciarmi.

Il nostro era un silenzio pieno di parole, non c'era bisogno di dire nulla, bastava una carezza o una mano tra i capelli per parlare con l'anima. Sentii il suo corpo farsi più distante e, nonostante mi sentissi un po' ridicola, lo riportai subito sul mio. Infantile, paurosa, insicura. Innamorata.

“San ti voglio bene.. Non sai quanto mi hai fatto preoccupare.. Cosa volevano da me quei tipi? Perchè mi cercavano?”

Persi un battito e fui colta da un momento di panico. Cosa dovevo dirle? La verità? L'avrei spaventata di più? Anche se la mia mente mi diceva di proteggerla il mio cuore sussurrava di essere vera.

“Volevano sapere dove tieni l'eredità.”

Il suo corpo fu scosso da un fremito veloce. Le sue iridi cristalline si tuffarono nei miei occhi e lessi chiaramente ondate di terrore.

“Sapevi di avere così tanti soldi Britt?”

Vidi lo spostamento dell'occhio dal mio viso al pavimento e le sue labbra andare alla ricerca di una risposta convincente da far uscire. Senza risultato.

“Sì. Sì l'ho saputo da mia madre da poco..”

“Perchè non mi hai mai detto niente?” Uno sprizzo di sfiducia e rabbia mi trapassò per intero, volevo che lei si fidasse ciecamente.

“Non.. non volevo essere giudicata.. o fare un'impressione sbagliata alle persone. Volevo che ciò che ho dentro non si spegnesse a causa dei soldi. Succede sempre così nei film...”

Non potei fare a meno di sorridere incondizionatamente, la sua semplicità mi aveva fatto innamorare.

“Britt, prima di tutto tu non puoi essere vista in altro modo che così come sei, semplice, vera, unica. Nessuno avrebbe mai messo davanti i tuoi soldi a te. Secondo io non sono 'le persone'.. Io sono la tua migliore amica e con me devi lasciare andare tutti quei pensieri che sono difficili da contenere in solitudine, tutti quei minimi dettagli di cui non parli con nessuno. Perchè il mio compito non è solo quello di starti accanto nei momenti facili ma soprattutto quello di proteggerti nelle ore più buie e spaventose della tua vita, devo prendere un po' del male che provi tu per stare bene.”

Piangeva. Piangeva silenziosamente e aveva nuovamente spostato i suoi occhi sui miei e quella sensazione di gioia intensa era dentro di me, di nuovo. Non c'era niente di più giusto se non amarla, nient'altro.

“Grazie, tu mi fai sentire sempre al sicuro lo sai?”

Quando mi abbracciò di nuovo e mise la sua faccia vicino al mio collo una scossa di piacere mi passò nel cuore. Era lì, era con me. E solo questo contava.

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