Ask me to stay

di Giulietta_3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The son of my mother's best friend ***
Capitolo 2: *** Are you ready? ***
Capitolo 3: *** He still loves you ***
Capitolo 4: *** Ask me to stay ***
Capitolo 5: *** T-shirt ***
Capitolo 6: *** Tatoo ***
Capitolo 7: *** I want to kiss you ***
Capitolo 8: *** Telephone ***
Capitolo 9: *** You are beautiful ***
Capitolo 10: *** Cuz there’ll be no sunlight ***
Capitolo 11: *** 10 letters ***
Capitolo 12: *** Because I love you ***
Capitolo 13: *** Like the First Time ***
Capitolo 14: *** Micol and Harry ***
Capitolo 15: *** Ringraziamenti e avvisi ***



Capitolo 1
*** The son of my mother's best friend ***






                                                  


Non poteva essere tornato, non poteva.
‘Dio fa che non sia tornato’ urlai come una pazza in mezzo alla strada inginocchiandomi e guardando verso il cielo.
‘Tu non stai bene, lo sai vero?’
 

Chi mi conosceva, avrebbe detto con tranquillità che Micol quel giorno era pimpante come al solito, ma vi assicuro che ero tutto tranne che pimpante.
Avrei voluto dare fuoco ad Holmes Chapel, buttarmi giù da un dirupo, tagliarmi le vene fino a morire piuttosto che rivederlo.
 
 
‘Ezra tu non capisci!’ il mio migliore amico, Ezra Miller proprio non capiva. Insomma stava tornando!
‘No Micol capisco perfettamente … probabilmente è arrivato il momento di cambiare fornitore, quello attuale taglia male la coca’ era simpatico,
devo ammetterlo ma insomma, il ragazzo con qui ero stata, di cui ero follemente innamorata, quello che mi aveva lasciata per fare l’orso bruno
canterino ad uno stupido show stava tornando.
‘No davvero Ezra non c’è da scherzare. Forse voi bisex non lo capite ma la cosa è davvero grave’ continuavo a dire scocciata ad un Ezra
tutto fuorchè preoccupato.
Era il primo giorno di scuola dopo le vacanze di natale, mia madre quella mattina mi aveva svegliata particolarmente contenta e io
mi ero subito preoccupata. Quella donna era una tipa strana. E poi quando finalmente aveva detto che Harry il carissimo figlio della nostra vicina,
nonché migliore amica di mia madre, stava tornando io avevo preso seriamente in considerazione il suicidio.
Infondo le alternative erano tante. Potevo impiccarmi, buttarmi sotto una macchina, tagliarmi a metà con un coltello. Cosa mi costava poi?
Il punto era che la notizia mi aveva resa troppo, troppo felice e io non volevo affatto.
Il mio motto era : ‘Odia Harry un po’ di piu’ e starai bene pure tu’
Quindi il fatto che fossi felice non rientrava minimamente nei miei piani.
 

‘Io l’ho capito qual è il tuo problema!’ disse Ezra con occhi furbi e con quell’aria da so-tutto-io che mi faceva venir voglia di strozzarlo.
Ero certa che avesse capito. Ci conoscevamo da tre anni e sapeva più o meno anche quanti peli avevo sul pube quindi era ovvio
che leggesse la verità nei miei occhi.
‘Tu sei ancora innamorata di lui’ disse saltellando come una trottola per il cortile della scuola. Io mi misi una mano sugli occhi e mi
maledissi mentalmente per essere per lui in libro aperto.
‘Merda Ezra calmati! Siamo in un luogo pubblico ’ ma qualsiasi cosa dicessi era inutile. Avevo scatenato la bomba.
‘Non sono più innamorata di lui, non lo vedo né sento da tre anni, è impossibile che ancora provi qualcosa per lui’ non so a chi lo
stessi dicendo, se a lui o a me stessa, ma sentirlo dire era un po’ confortante.
Entrai a scuola riuscendo non so come a calmare quella furia che era diventato il mio migliore amico e mi diressi scocciata al mio armadietto.
Sentivo che da quel giorno in poi la vita sarebbe stata dura da digerire.





 

Salve a tutte!
Questa e un mia nuova storia, l'avevo in testa da un po' e non vedevo l'ora di scriverne il prologo.
Io amo Micol, la protagonista in cui mi ritrovo molto e anche il suo mgliore amico Ezra ( chissà che volto gli ho dato LOL).
Comunque fatemi sapere se vi piace e se secondo voi vale la pena continuare.

A presto :)
XOXO

Ho apportato dei cambiamenti in data:18/02/2014

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Capitolo 2
*** Are you ready? ***


                                           
                                        




‘Micol’ una voce, di quelle profonde, di quelle che facevano male al sol sentirle mi stava chiamando dalla realtà mentre io
ancora mi crogiolavo nel mondo dei sogni attaccata come una piovra a Ben Barnes.
Mi misi le coperte sulla testa e cercai di riprendere sonno, ma poi mi ritrovai a pensare che quella non era di certo la voce
di mia madre.
Scostai con lentezza disumana le lenzuola e mi voltai verso sinistra, dove due grandi occhi verdi mi guardavano tristi.
Rimasi immobile e l’unico pensiero che mi inondava la mente era che Harry era cambiato.
Era molto più magro di quanto ricordassi e anche molto più alto. Il suo viso era quasi scolpito e i suoi occhi erano
molto più grandi. Non potei fare a meno di pensare quanto fosse bello.
 
 

‘E poi, e poi???’
‘E poi mi sono svegliata Ezra! Pensavi girassi nella mia testa una specie di filmino porno?’
Martedì mattina, il sole splendeva alto nel cielo di Holmes Chapel e io non desideravo altro che morire.
E di certo quel maledetto gay o bisex o qualsiasi cosa fosse, del mio amico non mi aiutava. Mannaggia a lui e alla
sua inspiegabile voglia di accoppiarmi.
‘Dai ho vista gli scatoloni fuori casa sua, non sei emozionata?’
Io emozionata? Certo che no! Non ero minimamente uscita di casa quella mattina neanche per prendere i giornali
tanto che ero emozionata! Più o meno la paura di vederlo mi attanagliava sula sedia della cucina impedendomi di alzarmi
anche per prendere i cerali. Quanto potevo essere emozionata secondo voi?
‘Lo sai che dobbiamo andare a scuola vero?’ la voce di Ezra risuonò per la casa ormai vuota.
Mia madre aveva accompagnato mio fratello a scuola e mio padre era chissà dove per lavoro.
Era sempre così quasi tutti i giorni. I miei non c’erano ed Ezra veniva a farmi compagnia, ogni santa mattina.
E pensare che pochi anni prima, sulla stessa sedia c’era seduto un altro ragazzo, lo stesso che in quel momento
cercavo di evitare in ogni modo.Sbuffai e mi alzai svogliata dalla sedia che era diventato ormai quasi un tutt’uno col mio sedere.
Mi aggiustai, sotto lo sguardo stralunato del mio amico, il maglione grigio che indossavo quel giorno e mi diressi alla
porta dove, gettati in malo modo a terra giacevano il mio giubbotto di pelle e la cartella nera.
‘Ezra ti muovi si o no?’ urlai mentre infilavo di mal voglia il mio braccio nella manica del giubbino.
Lui si precipitò verso la porta e mi prese a braccetto.
‘Pronta per la guerra?’





Appena uscita mi girai circospetta da tutte le parti come un segugio fin quando non vidi quei maledetti scatoloni a terra,
sul suo pianerottolo. Mi bloccai di scatto quando vidi dentro una di queste, sbucare fuori, come il coltello in una piaga,
una cornice che gli avevo regalato io tanti anni prima e che ci ritraeva insieme, felici. Forse allora non mi aveva dimenticata.
‘Mic guarda’ il cigolio di una porta, un corpo muscoloso ma esile al contempo e due pozze verdi.
In quell’esatto istante tutto il mondo scomparve e quella giornata tanto soleggiata divenne tempestosa.
Perché? Perché mi faceva ancora quell’effetto? perché rimanevamo fissi a guardarci?
Perché  volevo solo andarlo ad abbracciare?
La verità era che mi era mancato, più di quanto avessi previsto, più di quanto avessi voluto.
Lui fece per muoversi interrompendo quel contatto visivo ma Ezra non gli permise di far nulla, probabilmente perché
aveva notato i miei occhi offuscati o probabilmente le nuvolette di pioggia sopra la mia testa.
Mi cinse con un braccio sotto lo sguardo attonito di Harry e con fare protettivo mi portò via.
‘Grazie Ezra’ dissi sottovoce, mentre andavamo via, cercando di non dare molto conto allo sbattere della porta
dietro di noi che risuonava quasi fosse un campanello d’allarme.
‘Non l’ho fatto per te cara, l’ho fatto per me! Non voglio un altro cazziatone atomico dalla Jefferson, già ho una F in storia!’
e io risi, perché Ezra proprio non le sapeva dire le bugie.
 



Lo odiavo. Odiavo tutto di quel maledetto Harry Styles. I suoi capelli, i suoi occhi, la sua bellezza indescrivibile
e la sua innata dolcezza. Ma sopra ogni cosa odiavo me che gli permettevo ancora una volta di rovinarmi la giornata.
 


 
‘In ritardo come al solito signorina Pond’ era sempre un piacere vedere il professor Patel alla prima ora.
Mi riempiva davvero di gioia e mi illuminava la giornata.
‘Mi scusi professore, sa com’è! Il pullman!’ si certo, un bel pullman con fari verdi e tettuccio dai capelli ricci.
Ero davvero ridicola.
‘E’ l’ultima volta che la giustifico signorina, che non succeda mai più… anzi perché non ci delizia un po’ con le sue
conoscenze in chimica oggi?’
Che giornata di merda.
 



Alla seconda ora, nel bel mezzo di un assiduo studio che occupava tutta la scuola, io avevo l’ora di musica.
Capite? Io, che in quel periodo non volevo quasi neanche prendere il mio ipod in mano, avevo l’ora di musica.
Ridicolo davvero. Eppure nonostante i miei dissidi con la materia, quel’ora mi piaceva. Non so perché, forse per masochismo, forse per pazzia. Ma quel giorno probabilmente sarebbe stato meglio darmi per dispersa
in qualche posto sperduto nel mondo, tipo in Honolulu o in Papua Nuova Guinea.
Mentre mi sedevo comoda nel mio banchetto a due, felicemente vuoto, la voce dell’insegnante spiegava emozionata
la lezione di quel giorno.
‘Cari ragazzi, oggi è per me un giorno importante. Penso voi sappiate che il mio più caro alunno è tornato in città’
da quel momento non feci più caso a ciò che diceva. Iniziarono naturalmente tutti quei risolino eccitati, tutti quegli sguardi furtivi. Tutti lo conoscevano, l’avevano visto crescere e cadere dalla bici un migliaio di volte eppure erano in trepidazione
di scorgere la nuova star per le strade, o per i corridoi della scuola. Che schifo.
Non potevo avere un po’ di pace? Almeno in quell’ora!
Ma nonostante cercassi di essere del tutto distaccata, il suo discorso mi stava inducendo un brutto presentimento.
No, non poteva essere. Dio ma che ti avevo fatto di male a quel tempo?
‘Ragazzi ecco a voi Harry Styles’ urla, urla ovunque mentre io cercavo in tutti i modi di scappare. La finestra poteva essere un’ottima soluzione o magari potevo nascondermi sotto il banco.
Ma poi, appena entrò smisi di pensare, di muovermi, persino di respirare. Da lì, da così lontano sentivo il suo profumo
e non potei fare a meno di pensare che aveva lo stesso odore di tre anni prima.
Non entrò neanche che subito i suoi occhi si posizionarono dritti nei miei. E iniziò di nuovo quel gioco di sguardi.
“Mi vuoi far impazzire? Bastardo”
Harry fece tutti i saluti dovuti. Salutò persino quel cretino di Josh che gli era sempre stato antipatico fin dai tempi delle medie.
Poi come se i suoi occhi non fossero già una tortura sufficiente la professoressa scorse, come unica sedia libera, quella accanto a me.
Ho già accennato alla splendida giornata che si stava prospettando davanti a me?
Davvero, che merda.




 

Da Dannnnn!
Ok non vedevo l'ora di postarlo xD Questa storia mi intriga da matti e non avete idea di quanto stia trascurando l'altra storia, ma prometto che domani sera mi metterò di impegno a scrivere i capitoli ;)
Inizamo con le prime presentazioni!
Ezra... beh Ezra è interpretato dal ragazzo più affascianante degli ultimi tempi, il mio adorato Ezra Miller ( Che sto ficcando un po' ovunque xD)
La nostra amata Micol ha il volta della docezza e bonaggine per eccellenza (rullo di tamburi): Cintia Dicker.
Naturalmente sono io ad immaginarla così, ma voi potete vederla come volete :)
Beh che dire ringrazio chi ha recensito, chi ha letto, chi ha messo la mia storia già tra i preferiti (Oh my!) o chi anche solo per sbaglio l'ha aperta.
A presto.
XOXO.

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Capitolo 3
*** He still loves you ***


                                          





Si avvicinò lentamente al mio banco, come per far perdurare l’agonia, mentre io l’avrei solo voluto prendere
per il colletto di quell’insulsa camicia bianca che lo faceva sembrare ancora più bello, e farlo sedere.
Arrivò finalmente a destinazione, spostò la sedia e ci affondò su il fondoschiena, poi sorrise.
‘Ehy’
‘No davvero Harry noi non ci vediamo da tre anni e tutto quello che sai dire è ehy?’ si certo, mica
mi ero messa a chiedergli perché in tre anni non mi avesse cacato di striscio, ne perché non mi rispondesse alle chiamate;
no no, io Micol Pond non potevo mica fare cose scontate.
Mi stavo tranquillamente mettendo a parlare con Harry Styles del suo saluto poco consono alla situazione.
Quanto ero cretina?
‘Micol senti’ provò a dire con quella facci da schiaffi e quella voce da cane bastonato.
‘No Micol un corno Harry, non voglio sentirti, non voglio parlarti, non voglio vederti ok?’ niente era ok in realtà,
l’unica cosa che volevo fare era abbracciarlo, dirgli che i suoi occhi mi stavano logorando, che mi era mancato come l’aria.
‘Ti prego Micol sono tornato per t…’ ma non gli permisi di continuare.
Nonostante in quel momento volessi solo baciarlo, combattevo contro me stessa.
 “Odia Harry un po’ di più e starai bene pure tu” continuavo a ripetermi.
‘Non ti azzardare a dirlo Harry perché potrei farti seriamente del male. – dissi sussurrando, cercando di attirare
il meno possibile l’attenzione già palesemente posata sulle nostre figure - Non puoi venirmi a dire che sei tornato per me,
dopo che ti sei scopato più o meno mezza Londra, e calcolando che l’altra metà è occupata da alberi e palazzi
la classifica non va nettamente a tuo favore. Non una telefonata, né una lettera. Mi sarebbe bastato anche un post-it giuro!’
ok ora iniziavamo a ragionare.
Ma la sua reazione non fu proprio quella sperata, mi guardò per più o meno un minuto e poi si mise a ridere.
‘Non sono tornato neanche da un giorno e stiamo già litigando, certo che le cose non cambiano mai’ disse sorridendo
cercando di reprimere un’altra risata.
Io gli diedi uno scappellotto e tentai in tutti i modi di non sorridere di rimando.
Fredda e Distaccata. “Odia Harry un po’ di più e starai bene pure tu”
‘Mi sei mancata’ mi girai di scatto, ma il suo sguardo, un po’ lucido, era troppo concentrato sulla professoressa,
che cercava invano di spiegare l’importanza del tamburello nella musica popolare.
Come potevo leggere la verità nei suoi occhi se non mi degnava di uno sguardo?
‘Non è vero. Potevi telefonarmi, mandarmi un messaggio e invece non hai fatto nulla Harry, mi hai semplicemente lasciata andare’ dissi dando voce ai miei pensieri.
Perché non mi aveva chiamata? Perché non mi aveva pensata? Morivo ogni giorno svegliandomi senza di lui.
‘Io non ti ho lasciata andare ok? Io non volevo farti soffrire, pensavo fosse la cosa migliore da fare’ disse arrabbiato,
senza però voltare lo sguardo. Come poteva essere la cosa migliore dividerci?
‘Pensi che io non stia soffrendo? Harry, guardami negli occhi, e cazzo dimmi se io non sto soffrendo come un cane
da quando te ne sei andato.’ Ok, ma non avevo detto fredda e distaccata?
Lui strabuzzò gli occhi e si girò lentamente verso di me e in quel momento l’unica cosa sensata che mi veniva in mente,
era di usare la matita come coltello e uccidermi in maniera teatrale.
Quelli, non erano occhi, erano un suicidio.
‘Non mi ami più vero?’ sprofondare, sotterrarmi, impiccarmi, volare dal ventitreesimo piano.
Avevo molte alternative in quel momento, ma l’unica che non presi in considerazione fu dire la verità.
‘Non è così semplice… tu non puoi tornare, come se fossi solo sceso un attimo a comprare le sigarette, e chiedermi se ti amo ancora Harry. Sono passati tre anni…’ dissi sottovoce, concentrandomi sulle sue ciglia.
Tutto piuttosto che guardarlo negli occhi.
‘E’ un modo gentile per dirmi che non mi vuoi più?’ rispose con un sorriso amaro sul volto.
No idiota, era un modo carino per dirti che ti amavo ancora, ma che ero confusa, ma tu hai sempre avuto la sensibilità di un criceto.
‘No Harry è un modo gentile per dirti che non so più chi sei. Penso di essere ancora innamorata di quel ragazzino
che veniva a casa mia e che si vergognava di indossare magliette troppo attillate.
Ma tu Harry Styles sei uno sconosciuto per me’ e quelle parole fecero male, perché erano la pura verità.
Anche lui sembrava colpito e per un istante mi parve di vedere una lacrima solcargli il viso.
‘Sono ancora lo stesso Mic’ disse utilizzando quel vecchio nomignolo.
E lui non poteva farlo, non più, non da quando quel giorno era uscito da casa mia e non era più tornato.
‘Dimostralo’ cosa avevo detto? Un idiota.
Ora lui ci avrebbe provato, ci sarebbe sicuramente riuscito, e io sarei caduta nuovamente nella sua trappola.
Stupida, stupida, stupida.
‘Te lo dimostrerò’ disse sicuro, mantenendo ancora lo sguardo fisso sulla professoressa.
Io lo guardai e mi persi in quella contemplazione. Era cambiato, diventando un bellissimo uomo.
I suoi capelli sembravano molto più morbidi e avevano finalmente preso una forma.
Era dimagrito e si era alzato almeno di dieci centimetri.
Il suo volto era diventato perfetto, privo di quella ingenuità che lo caratterizzava qualche anno prima.
Era tanto bello da stare male.
‘Perché non mi guardi?’ dissi all’improvviso. Lui ridacchiò e per qualche motivo sconosciuto io mi maledissi
per avergli posto quella domanda.
‘Non penso tu voglia realmente saperlo’ arrossii senza volerlo, inconsapevolmente. Cosa significava?
 
 
 
 


‘O mio Dio, allora ti ama ancora!’
L’ora di pranzo era per antonomasia il miglior momento della mia giornata. Non studiavo, mangiavo e non pensavo a nulla.
Quel giorno però avrei preferito non dover entrare nella mensa. Tutti chiacchieravano sulla star tornata in patria,
tutte le ragazzine ridevano e sognavano di potersi rotolare sotto le lenzuola di Harry e dubito fortemente,
che anche i maschietti non ci avessero fatto un pensierino.
Harry era davvero diventato bellissimo, ed Ezra non smetteva un secondo di ricordarmelo.
‘No idiota, vuole solo aggiungere un altro nome alla sua stupida lista’ dissi non del tutto certa delle mie parole.
Harry poteva essere cambiato, ma non sarebbe mai stato quel tipo di ragazzo.
Amava le ragazze più della sua immagine allo specchio, ma le rispettava.
‘Si certo, come no, per questo stamattina mi stava per saltare addosso quando ti ho portata via’
‘Su Ezra smettila!’ era davvero assillante.
La sua paura più grande era quella che io diventassi zitella,ma secondo me non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Avevo avuto altre storie da quando Harry se ne era andato, non storie importanti, ma comunque storie!
Anche se i ragazzi somigliavano tutti assolutamente ad Harry ciò non voleva dire nulla.
‘Comunque ti dimostrerò che lui ti ama ancora, ho un video da mostrarti ok? Oggi pomeriggio a casa mia, non fare tardi.’
Disse con voce autoritaria, si alzò e mi lasciò da sola con i miei pensieri.
Cosa diavolo ne sapeva lui? E che genere di prove aveva per provarmi che Harry mi amasse ancora?
Un giorno all’altro Ezra Miller mi avrebbe fatto impazzire.





 

Eccoci qui con un nuovo capitolo :)
Harry a quanto pare è più bono che mai ahahah.
E chissà il nostro amco gay/bisex (ancora devo scegliere cosa di più xD) ha da mostrare alla nostra povera micol che si ritrova tutti contro!
Bacioni e a presto XOXO.

 

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Capitolo 4
*** Ask me to stay ***


                                         
                                       








Pioveva, pioveva tanto quel pomeriggio.
Il bello di Holmes Chapel era che non potevi mai star tranquilla.
Non potevi uscire la mattina senza ombrello, perché nonostante ci fosse il sole il tempo era imprevedibile.
Mi era sempre piaciuta la pioggia, fin da piccola, ma da quando Harry era andato via, anche quella avevo iniziato ad odiare.
Il giorno in cui Harry era partito, pioveva.
‘Su rincoglionita entra’ ero arrivata sotto casa di Ezra, bagnata da capo a piedi,
perché naturalmente io ero l’unica in tutta la città a dimenticarsi l’ombrello ogni santa mattina.
Mentre Ezra saliva a prendermi un asciugamano io mi diressi in salotto.
Lui viveva da solo, poiché i genitori, dopo aver scoperto di aver un figlio non completamente
certo del proprio andamento sessuale, avevano deciso di lasciargli la casa, un ingente somma di denaro sulla carta
di credito e di trasferirsi, in un posto molto lontano, dove i pettegolezzi dei vicini non li avrebbero colpiti.
Mi sistemai sul divano, incurante della chiazza bagnata che avrei lascito dopo e aspettai con le mani tremanti.
La verità, quella pura e semplice, era che avevo paura, perché non volevo sapere, perché non volevo perdonarlo,
perchè non volevo più amarlo.
Era un amore distruttivo, di quelli che ti laceravano, ti distruggevano, ti risucchiavano tutte le forze,
e io stavo cercando a tutti i costi di sbarazzarmene.
Non poteva tornare, non in quel momento.
Un asciugamano mi colpì la faccia e in pochi secondi un ragazzo altissimo e muscoloso si sistemò al mio fianco.
‘Allora sei pronta’ mi disse lui con occhi trepidanti. Io lo guardai e senza parole gli feci ‘no’ con la testa.
Lo stavo pregando, di non costringermi a continuarlo ad amare.
Lui sorrise tenero e di rimando mi fece no con la testa, mi mise il pc sulle gambe e fece partire un video.
 
 
 
 
 
‘Allora basta parlare di Zayn mi ha stufato’ dice un simpatico Allan Carr seduto sulla sua poltroncina.
‘Al con chi vuoi tradirmi ora?’ dice Zayn con volto triste. *Tutti ridono*
‘Ora voglio parare un po’ di Harry,Zayn non rompere’ dice dandogli uno scappellotto.
‘Allora Harry – continua dopo svariati momenti di risate – devi sapere che tua sorella ha postato una bellissima
foto su Twitter ieri con una sua cara amica, e  alcune ragazze hanno sostenuto che tu conosca quella ragazza’
‘Oh davvero?’ dice Harry con sguardo curioso.
‘Si davvero, guarda qui!’ dice girando leggermente la sedia e rivolgendo lo sguardo allo schermo.
Immediatamente sullo sfondo compare una foto dove una raggiante Gemma Styles e una bellissima Micol Pond
sorridono all’obbiettivo.
Il silenzio cala, tutti troppo impegnati a guardare il volto di Harry che ha perso tutta la sua strafottenza.
I suoi amici lo guardano comprensivi, probabilmente sanno tutto.
Harry sembra una pietra, con gli occhi spalancati e la mascella serrata.
Ma Allan coglie subito l’occasione, pregustando già un nuovo gossip.
‘Allora Harry Sai dirci chi è?’
Harry lo guarda, con gli occhi lucidi e prende con forza la mano di Louis che gli siede accanto.
‘Si chiama Micol’ dice con voce tremante.
‘Oh Harry già so come si chiama, io voglio sapere chi è lei per te’ Louis è pronto a cantargliene quattro, ma Harry lo ferma.
Non c’è bisogno di mentire.
‘E’ la ragazza che amo’ dice fiero guardando Allan negli occhi.
Quest’ultimo sembra tremare leggermente, forse colpito dallo sguardo duro di Harry.
Così si addolcisce e continua.
‘E perché l’hai lasciata Harry?’
Lui abbassa lo sguardo e mormora: ‘Perché non ero ciò che voleva’
L’intervistatore sembra far un attimo resistenza e i ragazzi cercano di bloccare Harry, di salvarlo dall’oblio
che conseguirà quelle dichiarazioni.
‘E cosa voleva?’ dice infine Allan.
Harry sorride amaro, con una lacrima che gli solca il volto.
‘Voleva essere libera’

 
 


Ero immobile, con le lacrime che mi rigavano il volto e lo sguardo fisso in avanti.
Non mi ero neanche accorta che il computer non era più sulle mie gambe.
‘Di quanto tempo fa è questo video?’ riesco a sussurrare.
Ezra aveva gli occhi fissi su di me. In essi potevo leggerci la pena, la tenerezza, la consapevolezza di non poter far nulla
contro un amore di quel tipo.
‘Tre mesi fa’
Non tre anni, ma tre mesi. Lui in tre anni aveva continuato ad amarmi e non mi aveva degnato di un messaggio,
mentre io continuavo a morire.
Mi alzai di scatto e recuperai la borsa che poco prima avevo buttato a terra.
‘Ti chiamo dopo’ gli sussurrai per poi uscire fuori correndo.
La pioggia mi bagnava il volto, nascondendo le lacrime e appesantendo i vestiti.
Corsi, come non avevo mai fatto prima di allora fin quando non arrivai a destinazione.
Ero certa che fosse solo in casa, a quell’ora non poteva che esserci lui, solo lui.
‘Harry apri questa maledetta porta!’ iniziai urlando aspettando con trepida zione che quel bastardo aprisse la porta.
Un rumore di passi, di nuovo quel cigolio fastidioso di cardini vecchi, poi il suo viso.
‘Micol ma cosa?’ non gli diedi il tempo di proferire parole che mi fiondai su di lui colpendolo da tutte le parti.
Non avevo forza, stremata dalla corsa, dalla pioggia, dal dolore, così per lui fu facile bloccarmi i polsi e sbattermi contro il muro.
‘Ti odio Harry’ gli sussurrai mentre lui strabuzzava gli occhi e serrava la mascella.
‘Tre anni Harry, tre fottutissimi anni… e io continuavo ad amarti come una folle,
tre anni mentre tu stavi lì a dire che mi amavi ancora mentre ti facevi ogni essere con due tette.
Harry tre anni! Non puoi dire che mi ami ancora!’ ero sconvolta, con il cuore che mi faceva male
e gli occhi che non smettevano un secondo di lacrimare.
Lui iniziò a fare forza sui miei polsi con le guance rigate da umide lacrime.
‘Cosa volevi eh? Volevi che non ti amassi più? Non volevi che mi buttassi su ogni ragazza
che ti assomigliasse minimamente? Micol cosa volevi?’ gridò arrabbiato facendomi sentire minuscola.
‘Volevo che non mollassi’ dissi certa che la cosa l’avrebbe sconvolto, ma non successe anzi,
la frase lo fece solo arrabbiare di più.
‘Ho mollato perché tu non mi hai chiesto di restare’ urlò disperato mollandomi i polsi e entrando in casa,
lasciandomi lì, immobile, sotto il porticato che ci aveva fatto da rifugio per tanti anni.
Ero ferma in lacrime, certa di un’unica cosa.
Io non gli avevo chiesto di restare.
 
 




 

Eccomi di nuovo ahahah!
Scusate ma non penso di postare questa settimana così vi ho postato subito il quarto cpitolo ;) 
A presissimo :*

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Capitolo 5
*** T-shirt ***



 


Dedico questo capitolo alla cara Alldayandallnight 
che mi sostiene nonostante i miei ritardi.




Era una settimana che rimanevo a letto, ma la febbre non accennava a scendere.
Il giorno in cui avevo scoperto la verità ero tornata di corsa a casa, mi ero buttata sotto il getto bollente dell’acqua calda
e poi mi ero messa a letto e non ne ero più uscita.
‘Amore ti serve qualcosa?’ disse mia madre entrando nella mia stanza.
Mia madre era sempre stata una brava donna, non molto presente nella mia vita ma non per questo una cattiva madre.
Ci assomigliavamo molto io e lei, gli stessi capelli rossi, gli stessi occhi chiari,
lo stesso fisico non particolarmente formoso. L’unica differenza palese era che lei era di una bellezza che mozzava il fiato,
io invece facevo schifo anche ai cani.
‘Si mamma mi porteresti un’aspirina? Ho la testa che mi scoppia’ mia madre annuì e chiuse la porta alle sue spalle.
Mi girai così dalla parte opposta, dando le spalle alla porta.
In quei giorni avevo pensato ad un’unica cosa, anzi ad un’unica persona.
Lo odiavo ancora perché se ne era andato ma ora ero cosciente del fatto che io l’avessi lasciato fare con tranquillità.
Io avevo lasciato andare il ragazzo che amavo.






‘Tieni l’aspirina rincoglionita’
‘Ezra che ci fai qui?’ dissi al mio amico che era appena entrato dalla porta con in mano un bicchiere e una bustina di aspirina. Ezra era indiscutibilmente un bel ragazzo e nonostante le voci che giravano sul suo andamento sessuale
le ragazze avrebbe venduto l’anima per un appuntamento con lui.
‘Sono venuta a parlarti’ quando Ezra Miller pronunciava quelle parole significava solo una cosa. Ero nei guai.
Non risposi e mi girai, dopo aver bevuto con calma l’aspirina, dandogli le spalle.
Speravo capisse che non avevo voglia di parlare, ma non recepì il messaggio. Era arrivato il predica-time.
‘Ti ricordi la prima volta che mi sono avvicinato a te?
Avevo avuto la bronchite per un mese e avevo iniziato la scuola un mese dopo’ ricordavo benissimo quel periodo,
era lo stesso in cui Harry era andato via.
‘Eri da sola, seduta in mensa con i capelli legati e la maglietta di Harry addosso.
Noi ci conoscevamo già ma non avevamo mai realmente parlato, io però ti conoscevo bene.
Ti ho sempre studiata Mic perché non eri una ragazza nella norma, eri una di quelle che dava l’anima agli altri
senza che loro se ne accorgessero’ rimasi stupita da quelle confessioni. Mi conosceva bene, forse anche meglio di me stessa.
‘E sai perché quel giorno mi avvicinai?’ mi guardò fisso costringendomi a guardarlo in volto,
abbandonando la mia posizione nascosta.
‘Eri morta Mic, ma non per scherzo. I tuoi occhi sembravano piangere dentro, la tua bocca era piegata in una linea dritta
e la tua pelle era di un bianco spaventoso. Continuavi a guardarti in giro, cercando con lo sguardo qualcuno che non c’era
e ogni tanto ti scovavo ad annusarti la maglietta che probabilmente portava ancora il profumo di Harry’
i miei occhi si riempirono di lacrime al ricordo del male che avevo provato,
ed ora che Harry era tornato me lo stavo lasciando nuovamente scappare.
“Ho mollato perché tu non mi hai chiesto di restare”
‘Con il tempo sei tornata te stessa, la pelle aveva ripreso un leggere candore e le tue labbra carnose erano tornate a sorridere,
ma i tuoi occhi Mic, quelli non mentivano. Fino ad una settimana fa avevi lo stesso sguardo.’ si fermò,
come per riordinare i pensieri, poi parlò ‘Appena l’hai visto è cambiato tutto. E’ come se avessi iniziato di nuovo a vivere.
E io non posso lasciarti stare, mentre cerchi di autodistruggerti allontanando l’unica persona che tu abbia mai amato.’
Lo stavo lasciando andare di nuovo, e questa volta lo stavo anche aiutando.
Come potevo farlo, se la sola idea di perderlo mi uccideva?
Ezra si alzò, mi posò un leggero bacio sulla fronte e prima di uscire sussurrò un ‘Buona fortuna’.
Capii il reale significato di quelle parole solo quando sentii qualcuno bussare alla mia finestra.
Il mio cuore perse un colpo e ritornai col pensiero alla mia infanzia.
Solo un idiota, aveva sempre preferito la finestra della mia stanza alla porta d’ingresso.
Harry Styles.
 

 


Harry’s pov
Avevo sentito tutto.
Ogni parola che usciva dalle labbra di quel ragazzo mi lacerava un po’, ogni ricordo, che io non avevo vissuto,
o che forse avevo vissuto troppo mi uccideva. Scacciai scocciato una lacrima solitaria.
Micol si alzò dal letto con sguardo stralunato mentre mi apriva la finestra.
Rimanemmo in silenzio uno perso nella contemplazione dell’altro. Era cambiata in quegli anni.
Aveva preso qualche centimetro e sviluppato le curve al punto giusto.
I suoi capelli erano cresciuti in maniera impressionante e le andavano a coprire quasi tutta la schiena.
L’unica cosa che non era mutata erano gli occhi. Verdi, brillanti, la mia casa.
Era bellissima, anche con quello strano pigiama e senza un filo di trucco.
Pensare che mi ero perso gran parte della sua adolescenza mi distruggeva.
‘Quanto hai sentito?’ disse con voce tremante e con le lacrime che rischiavano di solcarle il volto.
Appena l’avevo vista, più o meno una settimana prima, l’unica cosa che volevo fare era baciarla.
Mi era mancata in un modo difficile da descrivere.
Poi quel ragazzo, Ezra, le aveva circondato il collo e io ero stato assalito da una voglia matta di chiamare Liam
e di architettare un omicidio.
‘Posso entrare?’ dissi sviando la domanda. Lei si scostò facendomi segno di entrare.
La stanza non era cambiata. Le pareti erano sempre lilla, il letto sempre bianco e le fotografie
erano sempre negli stessi angoli, erano solo aumentate di numero.
Altri ricordi in cui io non ero presente, altre storie di cui non facevo parte.
‘Harry quanto hai sentito?’
“Abbastanza da star male” pensai ma mi guardai bene dal dirlo. Non dovevo mostrarmi debole.
‘Hai ancora la mia maglietta?’ dissi invece cercando con lo sguardo di abbracciarla.
Volevo fosse mia, in ogni modo in cui una donna può essere di un uomo.
Lei mi apparteneva.
Cercò  di parlare ma le parole le morirono in gola, lasciando spazio ad un suono sommesso.
Io le corsi incontro e la abbracciai di slancio.
Era troppo per il mio povero cuore vederla piangere, e sapere che ero io la causa di tutto quel dolore mi straziava.
Maledetto me.
‘Voglio che tu sia mia Mic’ riuscii a sussurrare.
Lei si strinse di più a me e fu difficile sentire le sue parole ovattate dallo spessore del mio maglione,
ma sentii abbastanza per farmi scoppiare il cuore.
‘Dimostrami che non sei cambiato Harry. Io sono sempre tua’




 

Sciaoooooooooooooo madonna sono riuscita a postare *_* ahahah
Questo penso sia una delle cose più brutte che io abbia mai scritto xD
Ringrazio comunque tutti coloro che hanno messo tra le seguite, le ricordate o le preferite la mia storia. Un grazie speciale a chi l'ha commentata.
A presto :*

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Capitolo 6
*** Tatoo ***




 

Era ormai da una settimana che le cose erano tornate alla normalità, o quasi.
Io e Harry ci eravamo leggermente avvicinati, ma di certo non si poteva dire che eravamo di nuovo quelli di prima.
La mattina faceva a gara con Ezra per venirmi a prendere a casa e accompagnarmi a scuola, e se vinceva,
improvvisava un balletto veramente molto strano in mezzo alla strada.
Inoltre, spesso, di sera si affacciava alla finestra che si trovava proprio di fronte alla mia,
come era solito fare quando avevamo dieci anni, e mi chiedeva di cose futili, come per recuperare il tempo perso.
Ma la cosa più strana, era che, Ezra e Harry erano diventati amici, e ciò mi dava sui nervi.
Insomma si stavano tutti coalizzando contro di me! Stavano organizzando una specie di setta segreta!
 
 



‘Oggi ti devo portare in un posto!’ disse una mattina, con un sorriso furbo in volto,
che andava a risaltare le fossette bianche che mi avevano sempre fatto impazzire.
‘Harry abbiamo scuola’ risposi scocciata, anche se incuriosita dal suo comportamento.
Lui non rispose, mi prese semplicemente per mano e mi portò di forza in macchina. Si certo, molto democratico.
‘Ora tu ti stai un po’ zitta e mi lasci fare il mio mestiere ok?’ disse prendendo posto sulla sua enorme auto nera
di non so quale marca.
Girò lentamente la chiave e partì verso una meta sconosciuta.
Ok ricapitolando, Harry Styles, particolarmente bello quella mattina, mi aveva rapita, zittita
e mi stava portando in chissà quale posto con la sua costosissima auto scura.
Ci siamo fino a qui?
Mi girai, senza dare troppo nell’occhio e iniziai a guardarlo bene.
Le foto sui giornali non gli facevano affatto giustizia. Indossava una maglietta bianca aderente a maniche corte,
nonostante il freddo di quei giorni, e portava sul grembo una felpa blu scuro, nel caso i già pochissimi gradi fossero diminuiti.
Il suo viso, pulito e bianco, era incorniciato dai soliti ricci morbidi,
le lunghe ciglia incorniciavano i due smeraldi che erano i suoi occhi e le labbra rosee erano tirate in una smorfia concentrata.
Era bellissimo, senza alcun dubbio, ma io anni addietro, non mi ero innamorata del suo aspetto fisico, almeno non solo.
Harry era un ragazzo simpatico, comprensivo ma anche molto acido se voleva.
Aveva tanti di quei difetti che non ero neanche stata in grado di contarli, ma aveva anche tanti pregi, come l’altruismo,
la sua capacità di infondere fiducia e la sua innata bravura nel saper amare.
Spostai i miei occhi sul suo corpo, beandomi delle sensazioni che mi infondevano le sue braccia muscolose e il suo petto magro. Se non avessi dovuto odiarlo, probabilmente gli sarei saltata addosso.
Poi la mia attenzione fu colpita da un particolare, una cosa che non avevo mai notato,
e di cui neanche i giornali avevano mai parlato.
‘Harry che c’è scritto su quel tatuaggio?’ dissi cercando in tutti i modi di contenere la felicità ma al contempo le lacrime.
Lui non si scompose, e non gli servì neanche guardare il mio dito che gli indicava le parole scritte sulla sua mano.
Sapeva già a cosa mi riferivo.
‘Harry ti prego’ scongiurai vedendo la sua noncuranza alla domanda.
Sapevo leggere benissimo, ma pensavo di avere delle allucinazioni o cose simili.
Volevo che lo dicesse ad alta voce, volevo sentirmelo dire.
Lui si sistemò meglio sul sedile, senza però spostare il suo sguardo dalla strada.
‘Micol… c’è scritto Micol’ rispose con un filo di voce e in un secondo il mio mondo cambiò.
Il sole sembrava splendere di più, il traffico della strada sembrava sparito, gli uccellini volavano in cielo cantando,
circondati da tanti fiorellini rosa. Lui si era tatuato il mio nome.
Può sembrare una cosa stupida, ma era come se avesse firmato un patto, come se avesse impresso
sul suo corpo i nostri momenti a lettere di fuoco.
‘Perché?’ cercai di dire, sperando che lui capisse quella sottospecie di mugugno che mi era uscito dalle labbra.
‘Domanda di riserva?’ chiese speranzoso. Io mi misi a ridere un po’ nervosa, ma al contempo rincuorata.
Stava cercando di farmi sentire a mio agio il più possibile, e lo stavo molto apprezzando.
Quindi, come premio cambiai domanda.
‘Quando l’hai fatto?’ dissi cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
Non era una domanda molto differente da quella precedente, anzi forse per me aveva anche molto più valore,
ma non avevo comunque intenzione di arrendermi. Avrei scoperto perché si era tatuato il mio nome sulla mano ad ogni costo.
Lui parve riflettere per qualche secondo su quella domanda, come se gli avessi chiesto quanto fa 353523x 98.
Insomma mi doveva dire il periodo, non l’ora esatta.
‘L’ho fatto più o meno un anno fa, il giorno del tuo compleanno’ a quella risposta mi misi a ridere di gusto.
‘Harry ma tu non hai mai ricordato il giorno del mio compleanno!’ dissi cercando di mantenere un po’ di contegno.
‘E’ l’8 marzo’ disse serio, distogliendo finalmente lo sguardo dalla strada per fissarlo nel mio ‘Il tuo compleanno è l’8 marzo.
Sei nata di mattina, alle dieci e un quarto’
Io lo guardai con gli occhi sgranati per la sorpresa.
‘Ma come..?’ cercai di dire. In tanti anni di conoscenza, lui non si era mai ricordato il mio compleanno, neanche una volta.
‘Ho sempre fatto finta di non ricordarmelo, perché mi piaceva la tua faccia arrabbiata al pensiero che io non
sapessi minimamente che giorno fosse’ disse ghignando e io mi tolsi la cintura e iniziai a picchiarlo ridendo a mia volta.
Non mi ero dimenticata della mia prima domanda, ma in quel momento, il suo sorriso poteva bastare come risposta.




 
Arrivammo all’incirca alle 11, dopo 3 ore di viaggio, in una piccola cittadina fuori città.
Avevamo parlato tanto, raccontandoci qualsiasi cosa ci venisse in mente, soprattutto avevamo parlato di lui
che di certo aveva fatto molte più esperienze di me. Poi avevamo iniziato ad ascoltare un po’ di musica e mentre
lui ne intonava qualche pezzo, io pensavo a quanto mi fosse mancato.
La verità, era che già mi ero accorta che fosse sempre lo stesso, ma al contempo avevo paura che ci fossero
altre mille sfaccettature nascoste dietro quel ragazzo che pensavo di conoscere.
‘Dove stiamo andando? Dai Harry è da ore che siamo rinchiusi qui dentro!’ dissi ormai stanca di stare seduta su quel sedile,
che per quanto fosse morbido, rimaneva sempre un sedile e non un comodo divano.
‘Che c’è piccola Pond ti fa male la schiena?’ disse con tono di scherno, non nascondendo però un po’ di preoccupazione.
‘Si piccolo Harold mi fa male la schiena, ma non preoccuparti sono una tosta io!’ dissi ridendo non facendo scaturire
però le stesse risate anche da lui.
‘Lo so’ disse solo prima di accostare in un piccolo parcheggio.
 



 

‘Tu hai affittato un lunapark … tutto un lunapark… per me…’ era da più o meno mezz’ora che ripetevo quelle parole,
come un mantra, per convincermi della veridicità di quella irreale situazione.
Eravamo di fronte ad un enorme spiazzo dove ogni tipo di gioco e di bancarella era illuminata, e trasmetteva tanta felicità.
Si sentiva odore di popcorn  e di zucchero filato nell’aria e una dolce musichetta faceva da colonna sonora.
‘Sai, ci sono anche lati positivi nell’essere uno degli One Direction’ disse cercando di sminuire per l’ennesima volta la situazione. Non mi convinceva comunque. Io in quel momento ero una delle ragazze più felici del pianeta,
con un lunapark a disposizione e… bhè il ragazzo dei miei sogni a farmi compagnia.
‘Perché ci sono anche lati negativi?’ dissi scherzando tirandolo per la mano verso le macchine da scontro.
Lui sorrise, si bloccò e mi tirò a se facendomi precipitare sul suo petto.
Era duro, caldo e profumato e io stavo quasi per svenire, con le gambe che mi reggevano a stento.
‘Certo che ci sono’ sussurrò al mio orecchio prima di darmi un bacio sul collo ‘Starti lontano è uno di quelli’ concluse prima di spostarsi e di avviarsi, con me al seguito, verso la biglietteria.
Se fossimo andati avanti così per tutta la giornata, probabilmente non sarei tornata viva a casa.
Probabilmente mi sarebbe venuto un attacco di cuore.





 

HOla amigos (?)
Finalmente da questo capitolo è iniziata la nostra avventura. Adesso Harry deve riconquistare la sua amata... ma ben presto altri quattro ragazzi arriveranno, dando man forte al nostro Styles. Micol si troverà quindi contro 5 ragazzi più il suo migliore amico.
Sboccerà un'altro amore che andrà a complicare un po' le cose.
Infine vorrei avvisarvi che il prossimo capitolo si svolgerà sempre al lunapark :D
Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite, chi tra le ricordate, chi tra le seguite.
Un grazie particolare a chi ha recensito :*
A presto XOXO

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Capitolo 7
*** I want to kiss you ***






Erano ore che giravamo per tutto il lunapark, ma io ancora non mi ero tolto il suo profumo di dosso.
Quando l’avevo abbracciata, non era mia intenzione perdere il controllo e baciarle il collo, ma era stato più forte di me.
Dopo tre anni di completa astinenza dal suo corpo, il solo contatto con lei mi faceva perdere la ragione.
Dire che ero pazzo, innamorato, fuori di testa sarebbe stato poco.
Io ero completamente impazzito per lei.
Ero dipendente da lei, del suo profumo, del suo sguardo corrucciato quando non capiva qualcosa, del cipiglio che le compariva sulla fronte quando la facevo arrabbiare, delle sue labbra arricciate quando aveva voglia di baciarmi.
Così, mentre camminavamo mano nella mano, alla ricerca di una panchina dove sederci un vuoto mi pervase completamente, come se una marea mi avesse colpito. Come avevo fatto tutti quegli anni senza di lei?
Senza il suo sospiro sulla spalla, il dolce suono della sua voce, le sue labbra sulle mie.
Era anche vero che ero andato da tre diversi psicologi, e che neanche tutte le donne con qui ero stato erano riuscite
a farmela dimenticare. Ma com’è che si dice? Tentar non nuoce.
‘A che pensi?’ mi chiese ad un tratto, mentre mangiava divertita lo zucchero filato seduta a gambe incrociate
affianco a me su una panchina.
‘Perché me lo chiedi?’ le chiesi quasi scocciato. Ero così facile da leggere?
Se lo ero allora perché non si era accorta che ero ancora innamorata di lei?
‘Harold Edward Styles ti conosco da quasi 10 anni, so che porti sempre un regalo a Gemma quando torni dai tuoi viaggi
e che prima di andare a dormire ti accoccoli sul divano con tua madre a vedere le repliche di Desperate Houswives.
E so anche che quando fai quello sguardo perso significa che stai pensando a qualcosa di importante quindi ora muoviti
e sputa il rospo.’ mi rispose divertita, come se avesse appena detto una delle barzellette più divertenti del mondo.
Io la guardai, probabilmente con uno sguardo adorante, di quelli che hanno poche interpretazioni.
‘Pensavo a te’ risposi sincero, girando lo sguardo e puntandolo verso il terreno dove un gruppo di formiche
faceva a gara per aggiudicarsi un pezzetto di zucchero filato.
La sentii irrigidirsi sul posto ma non provai nemmeno per un attimo a voltarmi.
Sapevo che se avessi incontrato i suoi occhi non mi sarei potuto controllare.
‘Cosa di preciso?’ sussurrò prendendomi la mano e facendomi voltare verso di lei.
Aveva gli occhi verdi fissi nei miei e le labbra dischiuse come per prendere aria.
Avevo voglia di baciarla, ma non potevo farlo, probabilmente non sarei tornato a casa sano e salvo.
Così, semplicemente mi limitai a dirglielo.
‘Pensavo a quanta stramaledetta voglia ho di baciarti’ risposi distogliendo lo sguardo e puntandolo verso
le nostre mani intrecciate.
Il mio cuore stava uscendo dalla cassa toracica e le mie mani grandi cercavano invano appiglio sulle minuscole mani di lei.
‘Ma sono sicuro che non ti farebbe piacere in questo momento quindi evito’ conclusi con un po’ di coraggio in più alzandomi
e dirigendomi di mal voglia al di fuori del lunapark.
Era ora di tornare alla realtà, dove lei era ancora incazzata a morte e dove io ero solo un altro ragazzo deluso.



 
 
 

Eravamo in macchina da un’ ora, il profumo dei pop corn caldi ancora ci stuzzicava l’olfatto e la musichetta scocciante del lunapark era stata sostituita da uno sprezzante silenzio, rotto solo da qualche sospiro.
Lei era pensierosa, seduta sul sedile affianco a me con lo sguardo rivolto alla realtà circostante.
Era così bella avvolta dai suoi pensieri, vestita solo da un cipiglio distratto.
Mi chiesi stupito come un essere umano potesse essere così perfetto anche nei propri difetti.
Avrei dato qualsiasi cosa per riaverla indietro. Mi maledissi mentalmente molte volte, per essermi fatto uscire,
poche ore prima, la verità. Probabilmente avevo rovinato una delle mie poche possibilità.
‘Harry?’ la sua voce riscosse tutto il mio corpo. Il mio nome, sembrava prendere un altro significato detto dalle sue labbra.
‘Dimmi’ cercai di dire, il più tranquillamente possibile. Dentro, in realtà, stavo morendo.
Lei si girò, inchiodando i suoi occhi indagatori su di me.
‘Perché ti sei tatuato il mio nome?’ disse con tanto di quel coraggio che tremai. Io ero nulla in confronto a lei.
Ero combattuto. Mentirle e salvarmi la faccia o dirle la verità sperando per il meglio?
Infondo cosa avevo da perdere? In fin dei conti io l’avevo già persa.
‘Perché speravo di sentirti più vicina’ dissi spostando di poco il mio sguardo dalla strada.
Lei rimase zitta e mi fece un cenno con la testa. Voleva sapere altro.
‘Micol lo so che tu pensi di essere quella che ha sofferto di più, quella che amava di più, ma non è così’
Dissi mosso da una forza che non mi apparteneva. La vidi animarsi, con le mani che cercavano un appiglio,
o forse qualcosa da usare come arma per colpirmi.
‘Harry ti rendi conto di cosa stai dicendo? Tu mi hai abbandonata! E io continuavo ad aspettarti.
IO ti amavo di più, non scherzare’ disse furente, con uno sguardo che lasciava poco all’immaginazione. Voleva uccidermi.
‘Micol io non ti ho abbandonato!’ gridai, accostando la macchina, per paura di non sapermi controllare
‘Cazzo ma perché non vuoi capirlo!’ ero come impazzito, i miei pugni stringevano il volente, il mio corpo tremava.
‘Io ti ho lasciato andare proprio perché ti amavo! L’ho fatto per il tuo bene e tu non lo capisci.
Saresti stata male, ti saresti disperata ancora di più! Secondo te è stato semplice eh? Stare ogni giorno senza guardarti negli occhi, cercare negli altri qualcosa che non c’era? Secondo te è stato facile lasciare la ragazza che amavo solo per renderla felice?
Sentire Gemma e sapere che tu stavi male? Chi amava di più in quel momento?
Tu che sei stata abbandonata o io che ho dovuto lasciare la persona che amavo?’ ormai non avevo più il controllo di me,
le lacrime mi rigavano il volto in un pianto disperato, le mani stringevano possessive il volante, le labbra era piegate in una smorfia.
Lei era ferma. Sentivo il suo respiro accelerato, l’odore salato delle sue lacrime salate, il corpo travolto dai fremiti.
La verità l’aveva stravolta come un fiume in piena. Ora finalmente aveva capito.
‘Io non sono rimasto perché tu non mi hai chiesto di restare’ conclusi, sperando che capisse, cosa le stavo chiedendo ora.
Chiedimi di restare.
Lei mi guardò, per momenti che parvero infiniti, con lo sguardo bagnato dal mare rivolto verso di me.
Le sue braccia accolsero il mio corpo, le sue mani cercarono la mia maglietta stropicciata, le sue labbra sussurrarono fredde sul mio orecchio.
‘Resta’ sussurrò.
E fu come l’arcobaleno dopo la pioggia.





 
  
Le ore successive furono tranquille, con le nostre voci che riempivano l’abitacolo e la musica che alleviava il viaggio.
La situazione non era cambiata, c’era sempre un po’ di imbarazzo, dovuto dalla mia sfuriata ma infondo mi ero tolto un peso. Almeno ora sapeva quanto la amavo.
Arrivate sotto casa sua fermai l’auto e con galanteria la accompagnai sotto il porticato.
Era sempre stato il mio posto preferito, cosparso da colori e svariati ricordi. Sapeva di casa, di famiglia. Sapeva di lei.
‘Allora ci vediamo domani’ dissi scompigliandole i capelli e scendendo alcuni gradini allontanandomi senza smettere di guardarla.
Le sorrisi mentre con una mano faceva scattare la serratura e con l’altra mi rivolgeva un cenno di saluto.
Appena chiuse la porta alle sue spalle una ventata di nostalgia mi invase.
Mi mancava già, e ciò non era di certo un buon segno. Almeno però sapevo che mi voleva ancora.
Voleva che restassi.
Arrivai a casa, lasciando l’auto sul vialetto e senza salutare nessuno mi catapultai in camera mia, facendo poco caso
alla voce di mia madre che mi chiedeva dove fossi stato tutta la giornata.
Il mio letto non mi era mai sembrato così comodo, così cercai di levarmi il più velocemente possibile
la felpa blu che avevo addosso, ma un particolare mi fece fermare di botto, con un braccio ancora infilato nell’indumento.
Fuori dalla finestra si scorgeva perfettamente la finestra dei miei ricordi, quella della casa quasi adiacente alla mia.
Le tende chiare erano ben chiuse, la luce opaca però permetteva di leggere chiaramente il grande foglio che era stato
attaccata sul vetro.
Un sorriso mi increspò le labbra leggendo le parole che mi avrebbero accompagnato tutta la notte.
Anche io avevo una stramaledetta voglia di baciarti Harry Styles.

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Capitolo 8
*** Telephone ***





 


Harry’s pov


‘Senti non mi va di parlarne’ ok era una cosa stupidissima da dire, visto che Ezra Miller, per quel poco che lo conoscevo,
non si sarebbe arreso neanche se avesse scoperto che un killer lo stava per uccidere, anzi, sono sicuro che gli avrebbe chiesto cinque minuti di tempo per concludere la telefonata e che avrebbero discusso in seguito della sua incolumità.
Sbuffai sonoramente sapendo che non avevo via di scampo, steso sul mio letto, due giorni dopo la mia sorpresa al lunapark.
Le cose erano leggermente migliorate, ma non mi aspettavo di certo che Micol mi saltasse al collo.
La conoscevo e dovevo faticare ancora molto prima di riconquistarla.
Era una ragazza sveglia, vendicativa, sicura ma soprattutto orgogliosa.
Avevo ancora due o tre piani in mente, ma poi le idee erano esaurite e insieme a loro, mi stavo esaurendo anche io.

‘Senti Harry tra poco c’è il ballo e se non vuoi che quel muscoloso, e credimi lo è davvero, giocatore montato di football che è Mark Newton ti fotta la ragazza mi sa che devi il muovere il culo!’
‘Ezra spii Mark negli spogliatoi?’
‘Non stiamo parlando di me Harry!’ urlò sconsolato, mentre io mi facevo tante di quelle risate pensando alla sua faccia.
Prima o poi mi sarei fatto un poster di Ezra Miller e me lo sarei attaccato in camera.
Era una di quelle persone spensierate, costantemente curiose che poco se ne fregano del giudizio degli altri.
Maledii me stesso per non averlo conosciuto prima, era proprio il mio tipo di amico.
‘Anche questa idea di Louis non mi convince’ strabuzzai nuovamente gli occhi al pensiero di come,
lui e i restanti componenti del gruppo avessero legato solo con una videochiamata. Maledetto me e quel giorno.
Adesso si era aggiunto anche un altro componente alla lista di quelli che andavano contro di me.
Si sentivano per messaggio quasi ogni giorno e non la smettevano di sparlare di me.
‘Insomma ti sembra il caso che accompagni lui Micol?’ l’idea non era delle migliori, e parlando francamente mi dava anche
un po’ fastidio. Solo il pensiero di qualcun altro affianco a lei a tenerle la mano, a stringerla forte mi faceva venire la nausea,
ma cosa potevo fare?
‘Lo sai che lo fa per far ingelosire Gemma’ dissi sussurrando, sperando che mia madre si stesse intrattenendo
in altre cose che non comprendessero l’orecchiare alla mia porta.
‘Lo so ma la situazione ti va a genio?’ sbuffai pensando che no, non mi andava particolarmente a genio, 
ma non potevo abbandonare nè Louis nè mia sorella. Si amavano da una infinità di tempo, ma nessuno dei due
era in grado di fare quella cazzo di prima mossa.
‘No Ezra non mi va ma cosa posso fare?’ dissi sconsolato, poi un’idea mi colpii forte come uno schiaffo e mi risvegliai da quello stato di confusione che mi attanagliava sotto le coperte.


‘Ezra tu sei pazzo giusto?’ chiesi ridendo, sapendo già la risposta.
‘Certo Harry che domande sono?’ disse, come se fosse la cosa più normale del mondo.
‘Allora mi devi dare una mano’
 
 
 


Micol’s pov

‘Senti non mi va di parlarne’ ok era una cosa stupidissima da dire, visto che Gemma Styles, non si sarebbe arresa
neanche se avesse scoperto che avevano dato il via ai saldi da Chanel, ma tentar non nuoce.

‘Dai Micol non fare l’asociale con me e sputa questo cazzo di rospo!’ sbuffai, ripensando con un sorriso
alla sua faccia arrabbiata. Mi mancava davvero tanto Gemma, ma ero cosciente che non avrebbe potuto lasciare
l’università solo perché mancava alla sua migliore amica.
‘Gemma sono confusa ok?’ dissi sincera. Avevo i capelli nelle mani e la testa che mi scoppiava.
In quel momento al mio motto iniziale se ne confondeva un altro.

Ama Harry un po’ di più e starai bene pure tu.

‘E allora io che ci sto a fare?’ risi. quella ragazza era impossibile.
‘Ok inizia’
‘Primo: vorresti baciarlo?’ mi chiese con voce professionale.
Rimasi per qualche secondo in silenzio, soppesando la sua domanda e pensando alle magnifiche labbra di Harry.
‘Diamine si’  dissi buttandomi sul letto con una mano a coprirmi il volto.
‘Secondo: cosa faresti quando sei in sua compagnia?’ continuò.
‘Gli salterei addosso ’ dissi senza pensare che, in fin dei conti era sempre suo fratello.
‘Ti prego non mi far vomitare’ rise ‘ Terzo: lo ami?’
Mi trovai spiazzata per qualche secondo, non sapendo bene cosa rispondere.
Poi sbuffai, sapendo che potevo mentire a tutti, anche a me stessa, ma non a Gemma Styles.
‘E’ questo il punto Gemma, io lo amo ancora nonostante tutto’ risposi scendendo le scale, sentendo il campanello suonare.
Chi poteva mai essere alle otto di sera?
‘Comunque io torno dopodomani così sabato ci prepariamo insieme per il ballo ok?’
Ma ormai non la stavo ascoltando più. Ero ferma davanti alla porta, immobile, con il telefono a mezz’aria e gli occhi sbarrati.
‘Ok Gemma ti posso richiamare dopo?’ dissi e non aspettai una risposta.
Chiusi la telefonata e posizionai i miei occhi in quelli azzurri della persona che mi stava davanti.
‘Louis Tomlinson che cosa ci fai tu qui?’
 



 

Salve e scusate il ritardo!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento! 
A presto :)

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Capitolo 9
*** You are beautiful ***



 


Flaschback
Era da un anno che non vedevo Louis, nonostante i ragazzi fossero spesso in tv con i loro faccini da stupro.
Li avevo conosciuti nelle numerose festività, come  compleanni o le feste di natale, in cui i One Direction erano invitati.
Le stesse identiche feste dove Harry, con una stupida scusa, non si presentava mai.
Era cambiato Louis, con un nuovo taglio di capelli e un accenno di barbetta al di sotto del mento.
Era cambiato si, ma era rimasto affascinante come al solito.
Gli andai inconsapevolmente incontro e lo abbracciai. Infondo mi era davvero mancato, ogni tanto lo sentivo
anche a telefono e lui spesso mi confortava quando la mancanza di Harry si faceva sentire più di qualsiasi altra cosa.
‘Come te la passi Pond?’ mi disse ricambiando l’abbraccio e alzandomi leggermente.
‘Bene Tomlinson, ma immagino tu non sia qui per nulla’ risposi staccandomi e guardandolo negli occhi.
Il suo sorriso furbo mi fece capire che ero nei guai.
Fine Flashback





Maledetta me, Louis Tomlinson, Gemma Styles e quel maledettissimo vestito.
Odiavo ballare, odiavo andare in discoteca e tutti quegli stupidi balli scolastici, di conseguenza,
odiavo anche il mio braccio arpionato a quello di Louis mentre con foga mi trascinava a casa dei miei vicini
e odiavo anche tutto ciò che ne sarebbe conseguito.
Come mi era passato in mente di accettare il suo invito?

‘Allora non ti far prendere dall’ansia’ urlò Louis fuori la porta di casa Styles dove una piccola finestrella
faceva intravedere l’interno illuminato.
‘Stai parlando con me o con te stesso Lou?’ lui mi guardò truce cercando di aprir bocca ma, l’improvviso spalancare
dalla porta lo riscosse.
Gemma Styles era lì con un vestito nero che le fasciava l’elegante figura e gli occhi verdi puntati verso Louis.
Quest’ultimo, dal canto suo, se la mangiava con gli occhi e cercava in ogni modo di non saltarle addosso stringendo
il mio braccio sempre di più.
‘Louis’sussurrò la mia migliore amica senza neanche notare la mia presenza.
‘Oh si Gemma ciao! Che bello vederti, mi sei mancata davvero tanto’ dissi ironica,
ma le mie parole volarono nel venticello fresco che raffreddava quella giornata di dicembre.
Era come se esistessero solo loro, e io imbarazzata dallo sguardo penetrante che si rivolgevano sgattaiolai dentro casa furtiva.

Era da tempo che non entravo lì.
Le pareti erano sempre pulite e colme di foto, il tappeto del salotto profumava ancora del profumo che avevo fatto cadere parecchi anni prima e il divano sembrava comodo e morbido come al solito.
Nonostante le cose fossero rimaste al loro posto però, sentivo comunque che qualcosa di diverso c’era.
Andai in salotto, mettendomi vicino al camino acceso per guardare meglio le foto che lo sovrastavano alla ricerca di quella cosa, di quel particolare che era cambiato.
Erano tutte foto vecchie, di Gemma e Harry bambini, di Anne con il suo secondo marito, degli One Direction al completo.
E poi alla fine del caminetto, quasi nascosta dalle altre c’era un foto sgualcita, vecchia di chissà quanti anni.
Ritraeva me stesa sotto Harry mentre quest’ultimo mi faceva il solletico facendomi muovere come una svampita.
Eravamo seduti su quello stesso divano che pochi minuti prima mi era sembrato tanto uguale eppure tanto diverso.
Ecco cosa mancava, ecco cosa era cambiato.
Su quel divano non c’eravamo più noi.
‘Micol?’ mi voltai, riscossa da quella voce roca che mi accompagnava la notte,
un po’ in imbarazzo per essermi fatta trovare a gironzolare furtiva per il salotto.
E pensare che qualche anno prima consideravo quella casa mia.
Ma il mio imbarazzo non durò che per qualche secondo sostituito dallo stupore.
Pensai istintivamente che madre natura aveva dato troppo a chi già aveva tanto.
Harry vestito di un abito nero, con camicia bianca e capelli leggermente tirati all’insù faceva quasi male alla vista.
Poteva esistere essere più bello?



 


 


Harry’s pov

Poteva esistere essere più bello?
Pensai istintivamente che il vestito che portava Micol sarebbe stato molto più bello sul pavimento della mia stanza.
Era lungo, di seta bianco e non faceva altro che illuminarle di più i capelli  rossi che erano raccolti morbidamente su una spalla.
Era come se stesse urlando "SALTAMI ADDOSSO".
‘Sei bellissima’ sussurrai senza essere del tutto certo che lei avesse sentito e cercando anche di reprimere i miei istinti.
Dalle sue guance leggermente rosse dedussi che si, aveva sentito.
Da quanto eravamo lì? Ore? Minuti? Secondi?
Perchè mi guardava così? Perchè semplicemente non mi lasciava stare così da potermi facilmente lierare
della sua immagine dolce dalla mia testa?
‘ANDIAMOOOOOOOOOOOOO’ urlò il mio migliore amico dalla porta, e maledii me stesso per avergli permesso
di invitare Micol.
Lei era mia, di nessun altro e solo l’idea di Louis con lei mi faceva venire da vomitare.
Sospirai sconsolato e mi diressi, con Micol che mi seguiva, verso la porta.
Che lo spettacolo abbia inizio.




 

Sapzio Autrice
Lo so è breve e sono in ritardo, ma ho avuto molto da fare scusate!
Prometto che nel prossimo succederanno tante belle cose :3
XOXO

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Capitolo 10
*** Cuz there’ll be no sunlight ***





 

Era una serata come tutte le altre, in una cittadina come tutte le altre, durante un ballo scolastico come tutti gli altri.
E anche io, che guardavo possessiva Harry mentre parlava con delle fan insieme a Louis non ero cambiata.

Avevo sempre quello strano nodo alla gola, sempre la stessa inspiegabile voglia di vomitare, sempre lo stesso angosciante
prurito alle mani.

Gelosia.

Brutta, bruttissima bestia, soprattutto durante una serata a cui non volevo neanche andare e in un periodo
della mia vita dove l’idea migliore che mi era venuta in mente era il suicidio.
Infondo però era colpa mia, ero stata io a lasciarlo andare, io a non chiedergli di tornare, io a non impormi
e a lottare con tutte le mie forze per riaverlo.

Mi ero arresa.
Non lo aspettavo più fuori al giardino per prenderci una limonata, non lo chiamavo più per sapere in che guai si era cacciato.
Non entravo più nella sua stanza, non immergevo più il mio volto fra le sue lenzuola per sentirne l’odore.
Mi ero semplicemente abbandonata a me stessa.
E ora facevo anche la preziosa. Non potevo semplicemente prenderlo, sbatterlo al muro e farlo mio in una manciata di secondi?
No, Micol Pond era troppo stupida per prendersi direttamente ciò che voleva, doveva prima perderlo di nuovo ovviamente.

‘Smettila di fissarle, potresti incenerirle col pensiero’ mi disse Ezra prima di scomparire con Gemma in mezzo alla pista.
Era facile per lui parlare e poi, se dobbiamo proprio dirla tutta mi sembrava anche che ci stesse prendendo
gusto a prendermi in giro.
‘Era quella l’idea’ sussurrai certa che nessuno potesse sentirmi.
Harry alzò lo sguardo da quella che doveva essere una delle troie più troie della scuola senza prestarle la benchè minima attenzione, e guardò senza espressione il palco,  dove Allan Felman  dava il meglio di se come Dj.
Avevo sempre odiato Allan, troppo convinto di essere il migliore, troppo sicuro di se stesso.
Era certo che tutto il mondo sarebbe caduto hai suoi piedi un giorno.
Girai lo sguardo per evitare di rimanere incantata da quegli occhi verdi che mi facevano perdere la concentrazione
e che si erano posati volontariamente nei miei.


Fu un attimo e le luci si spensero e qualcuno, con un occhio di bue grande come una casa puntato contro, salì sul palco, con una mandria di sguardi alle calcannia.
‘Ehm  ehm’ disse una voce roca al microfono per attirare l’attenzione di quelle poche persone, tra cui io,
che non avevano dato molto conto al cambio di atmosfera.
Io, incredula nel sentire quella voce mi voltai.
Harry senza giacca e con la camicia leggermente stropicciata era seduto su uno sgabello, al centro del palco,
illuminato solo dalla luce fioca del riflettore.
Non era mai stato così bello, con gli occhi lucenti e il sorriso speranzoso, di chi prega ardentemente che qualcosa possa accadere.
‘So di star interrompendo il ballo, e so anche bene che bhè, di certo non volete sentire le mie lagne’ disse facendo scaturire un leggiero vociare tra gli alunni.
‘Ecco, so che sembro tremendamente stupido, ma devo riconquistare una ragazza sapete e vorrei
chiedervi il piacere di appoggiarmi in questa cosa’ sospirò, e vedendo che nessuno protestava continuò
mentre il mo cuore impazziva ‘Sto per cantare un lento, quindi ragazzacci fatevi avanti e invitate la ragazza che amate a ballare, perché vi posso assicurare che se non lo farete, ve ne pentirete amaramente’ e in quel momento mi guardò così profondamente che tutto si offuscò dentro di me e solo una cosa continuava a girare nella mia mente.

Perché ti ho lasciato andare?

Tutti i ragazzi corsero verso le proprie ragazze, Louis strinse forte a se Gemma e perfino Ezra trovò un cavaliere.
 Solo io rimasi seduta su quella sedia, mentre guardavo, con le budella che ballavano la macarena nel mio stomaco,
il ragazzo che amavo intonare le prime note di una canzone accompagnato da una dolce melodia.
I suoi occhi puntati fissi nei miei.


‘If you ever leave me baby,
leave some morphine at my door,
Cuz it would take a whole lot of medication,
To realise what we used to have it but we don’t have it anymore.
 
Se dovessi mai lasciarmi baby,
lasciami un po’ di morfina dalla porta,
Perchè ci vorranno un sacco di farmaci,
Per capire quello che avevamo, ma ora non abbiamo più.
 
There’s no religion that could save me,
no matter how long my knees are on the floor.(ooooh)
so keep in mind all the sacrifices I’m making, to keep you by my side,
and keep you from walking out the door
 
Non c’è religione che possa salvarmi,
non importa quanto tempo dovrà stare in ginocchio sul pavimento. (Ooooh),
Quindi pensa a tutti i sacrifici che sto facendo,
per tenerti al mio fianco, e trattenerti dall’uscire da quella porta

Cuz there’ll be no sunlight, if I lose you baby.
There’ll be no clear skies, if I lose you baby.
Just like the clouds pass, I would do the same,
If you walk away, everything will rain, rain, rain.
(ooooh, ooooh, ooooh, ooooh)
 
Perchè non ci sarà più luce del sole, se ti perderò baby.
Non ci saranno più cieli sereni, se ti perderò baby.
Proprio come le nuvole che passano, io farò lo stesso,
Se tu te ne vai, tutto cadrà dal cielo, cadrà dal cielo, cadrà dal cielo.

I’ll never be your mothers favourite;
your daddy can’t even look me in the eye.
(ooooh) if I was in their shoes id be doing the same,
say there goes my little girl, walking with that troublesome guy.
 
Non sarò mai il preferito di tua madre;
tuo padre non riesce nemmeno guardarmi negli occhi.
(ooooh), se fossi nei loro panni io farei lo stesso,
 dire che la mia bambina se ne va, camminando con quel tipo fastidioso.

But that’s just the part of something they can’t understand,
(ooooh) but little darling watch me change their minds.
Yeah for you, I’ll try, I’ll try, I’ll try, I’ll try,
I’ll pick up these broken pieces till I’m bleeding, if that’ll make it right.
 
Ma questa è solo la parte di ciò che loro non riescono a capire,
(ooooh), ma piccolo tesoro guardami mentre gli faccio cambiare idea.
Sì per te, ci proverò, ci proverò, ci proverò, ci proverò,
Raccoglierò questi pezzi rotti fino a che non sanguinerò, se questo servirà.

Cuz there’ll be no sunlight, if I lose you baby.
There’ll be no clear skies, if I lose you baby.
Just like the clouds pass, I would do the same,
If you walk away, everything will rain, rain, rain.

Perchè non ci sarà più luce del sole, se ti perderò baby.
Non ci saranno più cieli sereni, se ti perderò baby.
Proprio come le nuvole che passano, io farò lo stesso,
Se tu te ne vai, tutto cadrà dal cielo, cadrà dal cielo, cadrà dal cielo.
(Ooooh, ooooh, ooooh)

(Ooooh) Don’t you say, goodbye, don’t you say, goodbye,
I’ll pick up these broken pieces till I’m bleeding, if that’ll make it right.
 
(Ooooh) Non dirmi addio, non dirmi, addio,
Raccoglierò questi pezzi rotti fino a che non sanguinerò, se questo servirà.

Cuz there’ll be no sunlight, if I lose you baby.
There’ll be no clear skies, if I lose you baby.
Just like the clouds pass, I would do the same,
If you walk away, everything will rain, rain, rain.
 
Perchè non ci sarà più luce del sole, se ti perderò baby.
Non ci saranno più cieli sereni, se ti perderò baby.
Proprio come le nuvole che passano, io farò lo stesso,
Se tu te ne vai, tutto cadrà dal cielo, cadrà dal cielo, cadrà dal cielo’
 

La musica si fermò, Harry con gli occhi pieni di lacrime chiuse la bocca e tutti i ragazzi che prima giravano teneramente
intorno a me smisero di  ballare e iniziarono ad applaudire.
Io allo stesso modo iniziai a correre.
 

Spazio Autrce
Ciao bella gente! Siamo quasi alla fine. Mancano più o meno 3 capitoli e poi l'epilogo!
La canzone cantata da Harry è It will rain di Bruno Mars.
Vi prego tanto di recensire e spero vivamente il capitolo vi piaccia! 
A prestissimo.
 Ciao Ciao :*
 

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Capitolo 11
*** 10 letters ***






 


10 lettere.
C’erano dieci lettere, tenute insieme con eleganza da un fiocco verde, sul davanzale della mia finestra.
Ero arrivata lì da pochi minuti, la casa immersa dal silenzio.
Avevo aperto la porta ed ero corsa in camera, cercando un modo per non piangere, ma poi avevo visto quelle lettere
e il mio cuore aveva ceduto.
Avevo già capito tutto, non c’era nemmeno bisogno di leggerle.
Le avevo prese, con le lacrime e le urla che uscivano dalla mia bocca.
Avevo tolto le mi scomodissime scarpe, avevo lasciato che le coperte mi avvolgessero.
Avevo preso la prima lettera e avevo letto, lasciando che il dolore mi uccidesse.
 
 
 
 
Novembre 2010, Mi manchi.

 
Cara Micol,
Ho sempre pensato che se uno dei due si fosse allontanato quello sarei stato io. Non perché io non ti ami con tutto me stesso, sia ben chiaro.
Semplicemente perché io ho paura di te.
Ho paura dei tuoi capelli rossi, delle tue quasi invisibili lentiggini, delle tue mani piccole.
Ho paura perché sei tutto ciò che ho, così avrei preferito lasciarti io, che soffrire sapendo che non mi ami più.

 
 
 
Mi fermai un secondo, cercando di riprendere fiato e di capire perché me ne fossi andata dal ballo.
Mi spostai i capelli su una spalla, e iniziai a pregare che non fosse troppo tardi.
Con le lacrime che ancora mi rigavano il volto e le labbra stanche di chi ha parlato troppo.
Poi iniziai a leggere di nuovo.
 
 
Ma come al solito mi sorprendi Micol.
Mi hai buttato giù come un onda fa con un castello di sabbia.
Mi hai completamente distrutto.
Ero certissimo, che alla notizia che me ne sarei andato per un po’ di tempo
tu ti saresti rimboccata le maniche, pensavo davvero che tu non avresti
mai permesso che mi allontanassi da te nonostante il mio intento fosse
quello di lasciarti libera, perché ti amavo troppo.
Sono un illuso vero?
Io mi sentivo in colpa perché ti stavo lasciando sola,
e alla fine mi hai fatto la sorpresa.
Sei tu che hai lasciato solo me.
 

 
Cercai con tutta me stessa di ricacciare indietro le lacrime, cercai davvero di non sentirmi annientata.
 
 
Lo so, sono stupido, ma credevo sul serio che tu in quel momento mi stessi lasciando solo per dolore, perché forse, e solo forse, mi amavi troppo anche tu.
Il problema è adesso Mic, io non so più se mi ami, se ti manco, se il venerdì ti affacci ancora alla finestra aspettando che io torni a casa.
Mi manchi Micol, e mi fa male così tanto che mi sta distruggendo, così tanto che mi divora.
Io non ci riesco, non riesco a fare nulla senza di te.
Quindi ti prego, se mai ti dovessi inviare questa lettera, se mai trovassi il coraggio, rispondimi.
Non per pietà o compassione.
Solo se vuoi, rispondi per amore.
                                                                                                                       Con tutto l’amore che posso,
                                                                                                                                                     Il tuo Harry.


 
 
Con tutto l’amore che posso…
Lui, non mi aveva mai lasciata sola, era sempre lì, con me.
Io non c’ero.
Come avevo potuto lasciarmi sfuggire il mio Harry?
 
 
 

 
Febbraio 2011.
 
Sembra strano sai? Non sentire la tua voce al telefono o il tuo respiro sul collo. Vorrei parlarti ma non posso, quindi ti scrivo appena trovo un po’ di tempo.
Oggi pensavo ad una cosa, mentre la mia truccatrice Lou mi trasformava in qualcosa di assolutamente perfetto. Mi stava raccontando delle sue svariate avventure, e io non potevo fare altro che pensare a te.
Non abbiamo mai fatto l’amore Micol.
Lo so, mi starai prendendo per un pervertito, ma io ti sognavo ogni notte.
Sognavo il tuo corpo sul mio, sognavo le tue mani ovunque, ed era così reale che mi sentivo male.
E mi sento male anche ora Micol, perché ogni notte continuo a sognarti e ci vuole una doccia fredda ogni mattina.
Io ti amo Micol e ti voglio con tutto me stesso.
Sono stupido lo so, ma ci sono rimasto male quando non hai risposto alla mia lettera.
Non ti allarmare! Lo so, non ti è arrivata nessuna lettera, ma era più forte di me.
Non so, forse in qualche modo contorto pensavo che mi rispondessi comunque, nonostante non avessi letto nemmeno una parola di ciò che ho scritto.
Ho pianto tutta la notte, e Louis è stato costretto a dormire con me.
Ti ho parlato di Louis? Oh Micol lui è la mia ancora di salvezza. Mi ricorda un po’ te sai? Forse è per questo che mi sono così tanto legato a lui.
Ha il tuo stesso sorriso.
Bhè diciamo che il tuo è molto più luminoso, mozzafiato e bellissimo, quindi in teoria non è lo stesso, ma me lo ricordo e mi fa sentire meglio.
Sono uno stupido.
Ho scritto una lettera in cui continuo a ripetere il tuo nome, a dire che sono uno stupido e a vagheggiare.
Forse dovrei smettere di scrivere lettere, perchè alla fine, il motivo per cui la scrivo è uno solo.
Mi manchi da impazzire.
Mi manchi da far male.
Mi manchi così tanto che la tua assenza mi divora.
Ma non posso fare altro che sentire la tua mancanza perché ti amo. 

 



 
 Altra lettera, altre lacrime, altro dolore.



 
 
Dicembre 2011
 
In questo preciso istante non siamo più nel 2011, quindi in teoria dovrei cambiare la data, ma la mia intensione era quella di scriverla ne 2011 per non sentirmi così in colpa per non averti scritto in tutto questo tempo.
Se hai paura, tranquillizzati.
Mi manchi ancora e ti amo forse anche di più.
E’ strano sai? Uscire con tutte quelle ragazze solo perché hanno il tuo stesso colore di capelli, o i tuoi stessi occhi,
o magari perché portano una maglietta simile a quella che portavi il primo giorno che ci siamo baciati.
Quello è stato il giorno più bello della mia vita,
la maglietta era bianca e metteva in risalto il tuo bellissimo collo.
Ma non voglio perdere il filo del discorso, stavo parlando di tutte quelle che mi sono portato a letto.
Le ho contate tutte Micol, così quando tornerò da te mi potrai dare tanti schiaffi quanti le ragazze che ho conosciuto.
Te l’ho detto? Sono ad una festa e sono ubriaco marcio, ma continuo a scriverti, anche se probabilmente la mia scrittura sarà illeggibile
a causa dell’alcol e delle lacrime che impregnano il foglio.
Sto piangendo.
Piango ogni notte del venerdì, quando vado sul tuo Twitter a vedere le nostre foto.
Lo faccio solo di venerdì, perché non riesco a morire ogni notte,
anche io ho una mia dignità.
Ogni tanto, sempre il venerdì invito Liam a casa a vedere Toy Story.
E’ anche il suo film preferito.
Ameresti Liam, è proprio il tuo tipo, per questo non te lo presenterò mai.
Sono un cretino. Già lo conosci, anzi probabilmente tu sei lì a parlare
con lui in questo momento.
Ma io non potevo venire Micol, perché tu sei fottutamente bellissima e non avrei mai trovato il coraggio per tornare indietro.
Mi fai paura Micol, tanta paura. Perché non riesco a dimenticarti cazzo,
in nessun modo.
Posso sbattermi tutte le ragazze di questo mondo ma continuerò sempre
a gridare il tuo nome.
Io non ce la faccio più.
 

 
 
Il cuore mi faceva male, respiravo con fatica, le mani mi tremaano.
Cercai di calmarmi, pensando disperatamente a qualcosa di felice.
Quelle lettere mi stavano divorando l’anima, e mi stavano straziando il petto.
Io gli facevo paura, ma lui non aveva la minima idea di quanta paura lui facesse a me.
 
 

 
 
Marzo 2012
 
Ieri è stato il tuo compleanno, l’ennesimo a cui non sono stato.
Sei cambiata molto?
Sono sicuro che sei bellissima. Gemma mi invia tante foto e in ogni foto sembri bellissima e sembri felice.
Ma lo so che non lo sei, si vede dall’increspatura tra le sopracciglia,
si vede dallo sguardo glaciale.
Ti ho chiamato ieri, ho sentito la tua voce solo per un istante, ma quando non hai percepito nessuna risposta hai capito.
Hai capito che ero io.
Mi hai supplicato Micol, mi hai detto di tornare,
mi hai detto di non chiamare mai più.
E quando tu hai chiuso la chiamata io ti avevo appena sussurrato ‘Auguri amore’.
Ma tu non l’hai sentito.
Mi sento impotente, con un mucchio di lettere nella scatola di latta sotto il letto e la consapevolezza che non posso tornare.
Con quale coraggio lo faccio Micol?
Io ti amo ma tu mi hai lasciato e io non metto nemmeno più l’indirizzo sulla busta della lettera che dovrei inviarti, ma che alla fine non invio mai.
Mi capisci Micol?
Io mi sono arreso.




Arreso?
 
 
 
2013

Non so che mese è. Probabilmente febbraio o marzo.
Stamattina mi sono svegliato e ho pensato che non sapevo realmente che mese fosse e mi sono preoccupato.
Ho capito Micol, non posso vivere senza di te.
Davvero, è più forte di me. Non vederti, non sentirti,
non sapere se mi ami o meno.
Tutto ciò mi sta distruggendo, e lo so, sono egoista.
Ma ti amo Micol e non posso evitarlo, proprio non posso.
Per questo ho deciso. Sto tornando Mic, al più presto,
con la scusa degli studi sarò di nuovo vicino a te.
 
 


 
Agosto 2013
 
Oggi sono andato ad una intervista.
Devo dire che io davvero ADORO Allan ma oggi avevo una voglia matta di ucciderlo.
Mi ha mostrato una tu foto Mic e mi sono sentito male.
Non so neanche se posso più chiamarti Mic, ma lo faccio, è più forte di me.
Comunque, mi ha mostrato questa foto.
Eravate tu e Gemma, vestite entrambe con un vestitino veramente corto, e tu eri bellissima.
Ma che bellissima, tu sembravi una dea.
E mi sono arrabbiato tanto Mic perché mi ero completamente dimenticato di Gemma e guardavo solo te, e provavo a girare lo sguardo,
a vedere se lei aveva indossato un vestito troppo corto, o se le sue scarpe erano troppo alte, ma non mi importava,
io vedevo solo te.
Odio piangere, e odio scriverti lettere mentre sono ubriaco,
ma almeno sono più sincero.
Ti amo ogni secondo di più, mi manchi ogni giorno.
Manca poco Mic, davvero poco.
 

 


 
Novembre 2013

Ti ho vista oggi Mic, ed eri bellissima.
Non puoi mai capire cosa mi hai scatenato dentro.
Il maglione largo, gli occhi grandi e i capelli rossi coperti da un cappellino bianco.
Eri uno spettacolo mozzafiato.
Sei più alta Mic, molto più magra di quanto ricordassi e sei una donna, una stupenda, bellissima donna.
Sei anche incazzata nera, e questa cosa un po’ mi fa ridere.
Insomma io me ne sono andato, ma tu mi hai lasciato!
Ed eri bellissima con il cipiglio incazzato di chi non sa cosa dire e le labbra carnose che avevo tanta voglia di baciare.
Ci provavi davvero ad essere arrabbiata, davvero tanto,
ma i tuoi occhi brillavano, ed è questo che ha riacceso la speranza in me,
la stessa speranza che stamattina mi aveva completamente distrutto Ezra Miller.
Lo so, è sempre stato gay, ma è stato più forte di me.
Tu sei mia, solo mia, ed io ti riconquisterò.
Lo giuro.

 


Non c'era bisogno di riconquistarmi, io ero solo sua.



Novembre 2013

Ti odio.
Con che coraggio mi hai detto ti odio?
IO dovrei odiarti, IO non dovrei più amarti!
E invece sono sempre qui, sempre io.
Sempre io che me ne vado per te, sempre io che abbandono un tour mondiale per te, sempre io che ti amo alla follia.
E sai qual è la cosa buffa?
Io non riesco ad odiarti.
E quando ti ho vista con sguardo stanco mentre mi venivi
ad aprire la finestra l’unica cosa che volevo fare era baciarti,
portarti sul letto e farti mia.
Ecco, l’ho detto!
Niall e Zayn mi rimproverano sempre dicendo che certe cose sono sconvenienti
da dire, ma non ce la faccio più.
Ricordi quando ti scrissi che mi ero arreso?
Bhè dimenticalo!
Erano tutte stronzate Mic. Io non potrei mai arrendermi.
Ti amo troppo.

 
 
 
 

Dicembre 2013

Ezraa dice che non dovrei lascarti andare al ballo con Louis
e probabilmente ha ragione. Probabilmente avrei dovuto invitarti io , ma lo sai che sono un codardo.
Ti ricordi?
Quella volta che dovevamo salire sulle montagne russe e io ho finto un conato di vomito solo per non salirci.
Sono sempre lo stesso, forse solo un po’ più stupido.
Perché ti sto lasciando andare al ballo con il mio migliore amico,
e nonostante sappia che è per una buona causa io non ce la faccio, ho la gelosia che mi corrode le viscere.
Spero solo che funzioni il mio piano, spero solo che tu, finalmente,
capisca quanto cazzo ti amo.
 
 

 
L’ultima lettere, mancava solo l’ultima lettera.
Avevo completamente finito le lacrime, e le lenzuola, prima candide e pulite erano stropicciate e ricoperte di mascara.
La gola mi bruciava, gli occhi erano gonfi e il respiro mi mancava.
L’ultima lettera.
 
 
 
Dicembre 2013

Mi arrenderò.
Se stasera tu non dovessi perdonarmi mi arrenderò.
Le valigie sono già pronte, i biglietti comprati, dipende tutto da te.

 
 
 

Il resto della lettera la lasciai a terra, con il mio orgoglio e le lacrime a farle compagnia.
Resta.
E mentre correvo verso la scuola, la pioggia mi bagnava i capelli, e un unico pensiero mi inondava la mente.
Ti sto chiedendo di restare.


 


Spazio autrice
Sono un po' in ritardo (si nasconde dietro una sedia).
Chiedo umilmente perdono, ma con le altre due storie e la scuola, non ho il tempo nemmeno di defecare (?)
Per farmi perdonare ho pubblicato un capitolo abbastanza lungo :3
Sperando che vi piaccia, vi invito a commentare ahhahaha
Mancano solo due capitoli!
Bacioniiiiiii

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Capitolo 12
*** Because I love you ***




 


‘Harry’ urlavo da ore sotto la pioggia scrosciante che nascondeva bene le lacrime che mi rigavano il viso.
Ero alla disperata ricerca del mio Harry.
Il mio Harry.
Forse non avrei mai più potuto considerarlo tale.
Maledetta me, maledetto orgoglio, maledetto tutto.
Erano minuti, o forse ore che giravo per le strade alla ricerca del mio liceo con i capelli bagnati a confondermi la visuale.
Quando finalmente arrivai, con il vestito che era diventato parte di me e la temperatura corporea pari ad un ghiacciolo,
mi sentii più leggera.
Poi guardai meglio, il parcheggio privo di qualsiasi macchina, la palestra che non faceva trapelare più alcun rumore e tutte le luci dell’edificio drammaticamente spente.
Spente come il mio cuore.
Ero arrivata tardi.
 
 


Tornai a casa piano, incurante della pioggia che ancora mi batteva sul viso tremolante.
Avevo perso tutto di nuovo.
Avevo perso il suo calore, il suo sorriso, la sua sola presenza.
Cosa importava quindi della sicura polmonite che mi sarei beccata dopo quella scampagnata sotto la pioggia?
Cosa importava degli innumerabili giorni che avrei passato a letto, priva di qualsiasi contatto col mondo?
Cosa importava il resto se non potevo avere lui?
 


 
Arrivai nella mia via, priva di ogni speranza, malinconica, pronta ad una vita di rimpianti.
Ma poi la sentii, quella stessa speranza farsi spazio nel mio cuore alla vista di Harry pronto con delle valigie
a salire sulla sua enorme macchina nera, anche lui incurante della pioggia, anche lui ancora vestito da cerimonia,
anche lui incredibilmente straziato nel volto.
Forse le Parche non ce l’avevano poi così tanto con me, forse Dio mi voleva bene, o forse, o molto probabilmente,
avevo semplicemente troppa fortuna per un corpo solo.


 
‘Harry’ urlai allo stremo delle forze, con le scarpe impregnate e gli occhi stanchi.
Lo vidi spalancare gli occhi e buttare a terra il borsone nero che lo accompagnava in ogni viaggio,
lo stesso borsone che aveva contenuto i suoi vestiti, quando si era definitivamente allontanato da me.
Mi avvicinai piano, come se facendo un passo avanti avessi paura di farlo allontanare di rimando di un passo indietro.
Mi fermai solo quando fui certa che da quella distanza mi avrebbe potuto sentire.
Eravamo distanti una spanna, ma se alzavo il braccio potevo toccarlo.
Ero ancora in tempo.
‘Sei scappata’ mi disse.
‘Avevo paura’ sussurrai.
‘Paura di cosa Micol? Paura di me?’ disse ironico, allo stremo delle forze con un sorriso finto sul volto.
Come diavolo lo avevo ridotto?
‘No, paura di me che non posso stare senza di te’

Lui era serio, privo di espressioni, con una strana luce negli occhi.
Vedendo che non accennava a rispondermi continuai.
‘Quando te ne sei andato Harry non dico che mi hai distrutto, ma ci sei andato dannatamente vicino.
Non avevo più vita sociale, non avevo amicizie, non avevo futuro, ma di ciò non te ne faccio una colpa, è stata una mia scelta. Era il cuore Harry, era il cuore che mi faceva troppo male, ed era di quel male che ti incolpavo.
I tre anni che ho passato lontano da te sono stati gli anni più brutti della mia breve vita, e ti ricordo che di momenti brutti ne ho passati, anzi ne abbiamo passati.
Quando sei tornato, nonostante facessi di tutto per nasconderlo, mi sono sentita rinata e lo so Harry, lo so che sono una stupida, che avrei semplicemente dovuto abbracciarti e dirti che andava tutto bene.
Lo so che avrei dovuto tenderti la mano ed essere di nuovo felice, ma pensavo che non ne valesse la pena’
Ero stravolta.
Non avevo preparato un discorso, anzi mi ero messa a correre istintivamente, priva di ogni cognizione, incapace di pensare.
Avevo quindi detto semplicemente ciò che provavo. Ma forse non era abbastanza.

‘Cosa non valeva la pena eh Mic? IO non valevo la pena?’ urlò rosso in volto, come se gli avessi appena bestemmiato contro.
‘No Harry, pensavo che riaverti per poi perderti e soffrire di nuovo come un cane non ne valesse davvero la pena’
Lui mi continuava a guardare, con un’espressione strana in volto.
Cosa diavolo avevo fatto? Come cavolo l’avevo ridotto?
‘Lo so che è troppo tardi Harry, so che le mie scuse non serviranno a niente, ma voglio combattere allo stesso modo in cui avrei dovuto lottare un tempo’
‘Perché dovrei crederti, perché dovrei cedere?’ disse con voce cattiva e sguardo glaciale.
Lo avevo perso, ma rimaneva ancora un’ultima cosa da dire.
‘Perché ti amo’





 

Spazio Autrice
Allora so di essere in ritardo, e so bene che è un capitolo breve, ma è molto importante.
Nel prossimo capitolo avremo molti risvolti e la finale scelta di Harry.
Non abbattetevi siamo quasi alla fine.
Tenete duro!
A presto XOXO

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Capitolo 13
*** Like the First Time ***





 



Micol aveva perso la cognizione del tempo.
Dopo quella frase aveva perso la percezione di ciò che le accadeva intorno.

Non si era mai sentiva così libera e leggera. Era una bella sensazione essere del tutto certi dei propri sentimenti e Micol si pentiva, si, ma solo di non averli espressi prima.
Oltre a quello però aveva una stramaledetta paura. Paura di non essere arrivata in tempo.
E in quel momento attendeva, in fibrillazione di sentire la risposta.
Harry dal canto suo era rimasto immobile e muto, con la pioggia che aveva iniziato di nuovo, lenta e inesorabile,
a bagnargli il volto.
Harry non riusciva a parlare, e forse anche a respirare.

Il tempo era fermo e anche la pioggia sembrava bloccata, come se ogni cosa fosse rimasta esterrefatta da quella dichiarazione.
Harry era rimasto drasticamente incredulo, con gli occhi spalancati e la convinzione di aver bevuto troppo quella sera.
Perché, effettivamente sembrava impossibile.
Non sapeva se essere arrabbiato o felice come non mai.
Infondo lei per tutti quei mesi in cui lui aveva provato a riconquistarla, disperatamente oserei dire,
non aveva dato segni di ricambiare i suoi sentimenti.
Certo c’erano stati momenti di cedimento, momenti in cui lui stesso ammetteva che nello sguardo di Micol c’era qualcosa,
ma non qualcosa comune.
C’era un misto di passione, desiderio e qualcos’altro che Harry inizialmente non aveva recepito.
Ma in quel momento era chiaro cosa fosse.
Amore.

Harry non ci aveva mai sperato molto, perché lei non lo dimostrava.
Lei non dimostrava mai niente.
Micol Pond non lasciava mai il libro aperto ma aspettava paziente che qualcuno capisse quale fosse la chiave
adatta per il lucchetto.

‘Harry, ti prego, di qualcosa’ disse disperata Micol, che non riusciva più a sopportare il peso di quel silenzio.
Il problema era che Harry non sapeva cosa dire.
L’arrabbiatura era scomparsa ma ora il problema era la felicità.
Una felicità straripante, dirompente che lo lasciava stordito.
Lei mi ama.
Non sapeva cosa fare e neanche cosa pensare. E se fosse successo di nuovo tutto da capo?
Se se ne fosse andato? Se si fossero di nuovo allontanati? Se la lontananza li avesse distrutti
Troppe domande circolavano nella povera testa del piccolo Styles che arrivò ad una unica, semplice conclusione.

Ma che cazzo me ne frega, io la voglio, dio se la voglio.

Con questa convinzione fece un passo avanti e stringendo con forza il piccolo volto della ragazza che amava
tra le mani posò le labbra sulle sue e tutto il mondo scomparve.
Non era come si ricordava.
Micol sapeva di mancanza, di menzogna, di vita ed era bello. Un sapore buono da star male.
Il sapore di Harry non era cambiato.
Sapeva ancora d’amore, come l’ultima volta.
 
 
 
Si erano ritrovati sul letto con qualche intoppo, come il mobiletto nell’ingresso leggermente spostato
e il tappeto vicino alle scale completamente sottosopra.
Servirebbe a poco dire che Harry era dannatamente eccitato.
Non avevano ancora fatto nulla, ma il pensiero di Micol sotto di lui realmente e non solo nella sua testa
lo faceva eccitare più del dovuto.
Micol invece era già completamente partita.
Sentiva il pesante vestito, grondante d’acqua, davvero troppo pressante sulle spalle, così quando Harry con foga glielo
strappò letteralmente di dosso si sentì bene.
Gemette, forse per il peso di cui si era finalmente liberata, o forse per le grandi mani di Harry che le lisciavano
il corpo come impazzite.
Harry era allo stremo, l’avrebbe voluta fare sua subito, senza tanti preamboli, perché la voleva troppo, perché la desiderava troppo e da troppo tempo.
Quante volte era stato a letto con delle ragazze solo perché avevano un nome simile o le assomigliavano minimamente?
Che stupido pensare che sarebbe stato la stessa cosa!
Nulla poteva eguagliare quel momento.
Con il poco di razionalità che gli rimaneva Harry si costrinse ad andare piano e ad imprimere bene nella mente quella serata.
Infondo era la loro prima volta e voleva ricordarla, la voleva imprimere bene nella mente.
Si sentì però molto meglio quando Micol lo liberò impaziente dalla giacca e della maglietta.
La ragazza iniziò a toccarlo e a baciare con amore tutti i tatuaggi sul corpo perfetto del ragazzo che amava.
E si sentiva bene perché quel corpo era suo, perche quel corpo le apparteneva.
Sapeva bene che molte altre avevano lambito il suo corpo, ma lei era anche certa di essere stata l’unica a lambirgli l’anima.
Quanti ragazzi aveva baciato immaginando fossero le labbra di Harry a toccarla con dolcezza?
Quante volte di notte si era svegliata sudata ed eccitata solo perché lo aveva sognato con lei in posizioni molto intime?
Non poteva farci nulla la povera Micol.
Era sempre stata innamorata di lui, sin dalla prima volta che si erano visti.
Intanto, mentre lei iniziava a toccare con più audacia il suo uomo, scoprendo meandri per lei ancora inesplorati,
lui impazziva sotto il tocco inconsapevole, o forse troppo consapevole della sua Micol.
Quando poi la ragazza iniziò a strusciarsi senza ritegno su di lui, gemendo fortemente ad ogni tocco,
Harry perse quel poco di lucidità che gli era rimasta e si liberò dei pochi vestiti che li dividevano.
Iniziò ad adorare il corpo minuto della ragazza e non sapeva chi tra i due stesse godendo di più.
Lui stava letteralmente impazzendo per quel piccolo corpo e non riusciva ad averne mai abbastanza della sua pelle morbida
e delle sue curve.
Micol invece era certa che fosse lei, si decisamente lei, quella che godeva di più.
Si ritrovò anche a pensare che probabilmente, se Harry non si fosse sbrigato sarebbe morta.
Per fortuna anche Harry era allo stremo così, ormai stanco di aspettare l’abbracciò forte al suo petto ed entrò lentamente in lei.
 
Fecero l’amore tante volte quella sera, per riscattare tutto il tempo che avevano perso e quando finalmente stanchi,
si ritrovarono stretti a giocare con le loro mani, Harry lo disse.
‘Ti amo anche io Micol’
E in quel momento Micol era finalmente felice.
Era felice perché non aveva dovuto chiedere ad Harry di rimanere, di stringerla, di amarla.
Harry era rimasto volontariamente, l’aveva stretta, la stava amando.
Micol era felice perché Harry era rimasto.



 

Spazio Autrice!
Salve a tutte :) Sono riuscita finalmente a postare il capitolo. Avviso che dopo questo ci sarà finalmente l'epilogo.
Poi magari si parlerà di un seguito ;)
Spero che il capitolo vi piaccia :D
A prestissimo.
XOXO

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Capitolo 14
*** Micol and Harry ***



 
                          



Micol Pond era sempre stata innamorata del figlio della sua vicina.

Non era stato un bambino bellissimo, con la faccia un po’ paffuta e i capelli, a quel tempo lisci, sistemati a scodella,
ma lei ci andava pazza comunque.
Impazziva per quegli occhioni verdi e le manine piccole, per il suo fare dolce e gentile e per la sua voce calda,
già all’età di sei anni.
Harry Styles era sempre stato bellissimo per la piccola Micol e per quanto si sforzasse di vederlo solo come il suo miglior
amico e come il figlio della sua adorata vicina Anne, non ci riusciva.
Voleva continuamente giocarci, abbracciarlo e parlargli dei disegni fatti all’asilo.
Micol Pond voleva avere il piccolo Harry Styles sempre vicino.
 
 




Harry Styles era sempre stato innamorato della figlia dei suoi vicini.

Non era stata una bambina bellissima, un po’ scheletrica e con i capelli ricci sempre troppo arruffati,
ma lui impazziva per lei comunque.
Impazziva per il suo visino dolce, per gli occhi verdi grandi e espressivi e per la sua bocca carnosa.
Micol Pond, per Harry Styles era sempre stata bellissima e non riusciva a vederla in nessun modo che non fosse quello.
Voleva continuamente abbracciarla, guardarla ammirare le stelle stesa sul prato del suo giardino verde e chiederle
di giocare a nascondino, e di trovarla ogni volta.
Harry Styles voleva avere la piccola Micol Pond sempre vicina.
 
 




Micol aveva capito di essere innamorata di Harry Styles all’ età di dodici anni.

Harry era cresciuto ed era diventato un ragazzino per nulla brutto, ma nemmeno bellissimo.
Aveva messo su un po’ di pancetta, tipica dei fisici magri e aveva finalmente lasciato liberi quei riccioli così morbidi e folti.
Micol quel giorno era stanca e scocciata. A scuola il compito di matematica era andato uno schifo
e sua madre Tessa le aveva ripetuto troppe volte di mangiare ad ora di pranzo.
Era stesa sul letto, guardando il soffitto da ritinteggiare e tra tutte quelle cose brutte che erano successe quel giorno,
tra tutte quelle crepe l’unica cosa di cui veramente si preoccupava, era che non aveva ancora visto Harry.
Ed era così che capì di essere innamorata di lui,  stesa sul suo letto, avvolta da un unico pensiero.
Harry Styles.
 




Harry aveva capito tardi di essere innamorato di Micol Pond.

Micol era cresciuta ed era diventata davvero uno schianto per i suoi 14 anni.
I lunghi capelli rossi sempre sciolti e sbarazzini, le gambe già lunghe e affusolate.
Micol era uno spettacolo per lui, ma purtroppo anche per gli altri.
Perchè Micol non era la tipa che passava inosservata, non era la tipa che non faceva voltare
i ragazzi indietro per ammirarle il fondoschiena.
Ed era così che l’aveva scoperto, con la gelosia che lo logorava ogni istante della giornata,
con la paura che qualcuno la portasse via da lui.
Harry Styles aveva capito di essere innamorato di Micol Pond quando aveva iniziato
a provare una paura matta nel guardarla negli occhi e nello scoprire che questi ultimi non erano più pieni di lui.
 
 




Micol Pond aveva capito cosa significasse soffrire per amore quando Harry le disse che non sarebbe tornato.

Vedeva tutto sfocato, come se una fitta nebbia l’avesse avvolta, vedeva tutto scuro,
come se qualcuno le avesse sottratto la vista.
Micol aveva capito cosa significasse soffrire per amore quando camminando per strada, sola e sconsolata,
aveva iniziato a vedere la pioggia nonostante ci fosse il sole.
 
 





Harry Styles aveva scoperto quanto Micol le mancasse il giorno in cui, per sbaglio, aveva riguardato le loro foto e aveva iniziato a piangere ininterrottamente per due giorni.

Era una sensazione strana, come un macigno sul petto. Si sentiva come una chiave senza la propria serratura.
Harry Styles aveva capito quanto Micol fosse essenziale per lui, quando camminando per le strade affollate
con la testa rivolta verso il cielo, aveva iniziato a dare il nome alle nuvole.
E tutte le nuvole si chiamavano Micol.
 
 




Micol Pond e Harry Styles scoprirono come fosse bella la felicità quando guardandosi di nuovo negli occhi,
dopo anni di fatiche, di remissioni, di ritardi e di dolori, entrambi avessero ancora stampati dentro i loro ricordi.


 
“Harry dove stai andando?” disse Micol in preda al panico, certa che la stesse di nuovo abbandonando.
“A prendere il caffè, perché?” rispose lui con voce dolce, posandogli un leggero bacio sulla fronte.
Micol abbassò lo sguardo, con gli occhi stanchi e imbarazzati.
“Non andrai più via, vero? Resterai con me per sempre, non è così?”
Ed Harry sorrise perché la sua donna, nonostante fossero ormai grandi
e fosse passato tanto tempo dall’ultima volta che l’aveva persa, continuava a porgli sempre la stessa identica domanda.
“Non me ne andrò via amore. Sono tornato per restare”
 
 
 

 
O forse il lieto fine è proprio questo: sapere che nonostante le telefonate non ricevute e il cuore infranto,  nonostante tutte le figuracce e i segnali mal interpretati, nonostante i pianti e gli imbarazzi, non hai mai e poi mai perso la speranza.
-La verità è che non gli piaci abbastanza 
 

 

 
Spazio Autrice,
Con un po' di ritardo siamo finalmente giunti alla fine.
Sono molto fiera di questa storia, nonostante non sia la mia preferita, nonostante non sia molto fantasiosa.
Sono fiera di lei perchè è una storia semplice, una storia in cui un po' tutti possono immedesimarsi.
Con rammarico la termino ma anche nìcon grande gioia.
Sto pensando a un seguito ma come protagonisti Louis e Gemma.
Intanto ringrazio tutti coloro che l'hanno letta, recensita. Ringrazio tutti coloro che l'hanno consigliata ad una propria amica o che semplicemente hanna pensato che fosse una lettura simpatica e piacevole.
Ringrazio chi l'ha criticata,e chi l'ha elogiata. Entrambi mi avete aiutata in meglio.
Con ciò vi saluto e vi chiedo.
Vi piacerebbe un seguito?
Vi saluto un bacione fortissimo XOXO

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Capitolo 15
*** Ringraziamenti e avvisi ***


Salve a tutti.

Mi dispiace se con questo capitolo extra vi ho donato qualche speranza ma no, non è una continuazione della storia.
Sono qui per due motivi molto importanti.

Il primo è perchè voglio scrivere una seconda storia sempre con Harry e Micol e vorrei che mi deste buone idee e mi faceste sentire le vostre opinioni. 
Cosa volete in questa storia? C'è qualcosa in particolare che vogliate che sviluppi?
Naturalemente la storia sarà publicata dopo le vacanze nel caso in cui io la iniziassi a scrivere. Se volete essere aggiornate a riguardo basta seguire la storia, io vi invierò un messaggio privato in cui vi aggiornerò sulla situazione.

Secondo motivo per cui sono qui oggi è per chiedere un favore. 
Sto scrivendo una nuova storia, di cui onestamente sono molto fiera e vorrei che una qualsiasi di voi, da quella più talentuosa a quella con più volontà, mi ideasse un bel banner.
Chiunque sia interessato commenti il capitolo o mi mandi un messaggio in privato così da metterci d'accordo.

Se vi fa piacere potete trovare la mia storia qui:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1823353&i=1.


Un bacione, fatemi sapere e a presto.

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