With you I feel alive.

di _black_rose_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore e solitudine ***
Capitolo 2: *** Per Lilith! ***
Capitolo 3: *** Quando lo stregone ti trascina fuori casa... ***
Capitolo 4: *** Le gambe tremano e cedono. ***
Capitolo 5: *** Realtà. ***
Capitolo 6: *** Un rimedio contro la depressione mattutina (o forse no). ***
Capitolo 7: *** Di anatre e sorrisi preoccupati. ***
Capitolo 8: *** Party hard (ma non troppo). ***
Capitolo 9: *** Le proposte che Jace non accetta. ***
Capitolo 10: *** Dumort e pentacoli. ***
Capitolo 11: *** Immobile e inaspettato. ***
Capitolo 12: *** Se n'è andato. Ed ora? ***
Capitolo 13: *** Fiore di carta bianca. ***
Capitolo 14: *** Pensieri rumorosi. ***
Capitolo 15: *** Quando la luna splende. ***



Capitolo 1
*** Amore e solitudine ***


Alec si svegliò di soprassalto.
Magnus si svegliò di soprassalto.

Non per un incubo, piuttosto per la sensazione di vuoto improvviso, la mancanza di qualcosa. Di qualcuno. E Alec, ancora nel suo letto all'Istituto, se ne rese conto quasi subito. Si mise a sedere, scostando di poco le coperte e passandosi una mano tra gli spettinati capelli corvini. Si strofinò gli occhi e si alzò cauto, cercando di non fare rumore.
Si vestì in tempo record, con una delle sue solite magliette nere e un paio di pantaloni dello stesso colore, non sopportando più quella fastidiosa sensazione di solitudine. Fece tappa dal bagno, dove, sconsolato per il suo aspetto, cercò di darsi una sistemata ai capelli. Poi prese l'ascensore, aprì il portone dell'istituto e uscì nella notte
rischiarata dai lampioni della città. Ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni e allungò il passo, per arrivare prima. Aveva deciso di andare a piedi. Forse l'aria fresca gli avrebbe fatto bene.
Non molto tempo dopo si trovava a pochi passi di fronte alla porta di casa di Magnus Bane. Il suo Magnus Bane.

Magnus, da quando si era svegliato, girovagava per casa sua senza meta, come un'anima in pena. Nella sua mano era comparso un caffè rubato da chissà quale bar sventurato, che sorseggiava distrattamente. Lo aveva svegliato
qualcosa, una sensazione strana, di incompletezza. Poi realizzò. Posò il caffè sul tavolo e si catapultò nella sua stanza per mettersi qualcosa addosso, oltre ai boxer. Aveva appena indossato un paio di pantaloni verdi che sentì un rumore proveniente dall'entrata.

Alec aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni la copia della chiave dell'appartamento di Magnus, che gli aveva fedelmente consegnato. Aprì la porta ed entrò. Nel buio dell'abitazione, nel corridoio d'entrata, intravide la figura slanciata del suo ragazzo, che guardava verso di lui. Gli occhi felini brillavano nell'oscurità, ed Alec pensò che erano davvero meravigliosi.
Quando si rese conto che Alec poteva vedere ben poco al buio, Magnus schioccò le dita e una tenue luce illuminò l'abitazione.
"Io... Ecco, si... Cioè, volevo..." cominciò Alec, balbettando e diventando sempre più rosso sulle guance.
Magnus fece un affettuoso sorriso sghembo e sentì che la sensazione di prima era sparita, sostituita da una gioia
che lo scaldava da dentro.
"Volevo venire io da te, ma mi hai preceduto." affermò lo stregone.
"Hai sentito anche tu quella sensazione?"
"Si, Alec. Ed era proprio insopportabile. Vieni qui, ora." rispose, passandosi una mano tra i capelli pieni di glitter e allargando poi le braccia per accogliere il caldo e solido corpo del cacciatore. Alec non se lo fece ripetere due volte e si abbandonò nell'abbraccio del suo ragazzo. "Scusa se ti ho disturbato a quest'ora in piena notte." cominciò lui. "Stai scherzando, vero? Ero già sveglio, poi lo sai Alexander che tu non potresti mai disturbarmi. Nemmeno se mi interrompessi mentre mi sto mettendo il glitter sui capelli, o mentre faccio il cambio stagione nell'armadio!" rispose il Nascosto in tipico stile Magnus Bane. Poi, a voce più bassa ma comunque udibile dallo shadowhunter, aggiunse: "Io voglio esserci sempre per te."
Sorpreso e stupito, Alec alzò verso di lui la testa, fino a quel momento appoggiata al petto dell'altro. Poi lo baciò con slancio e il tempo sembrò fermarsi. Fece congiungere le loro labbra in un bacio pieno di dolcezza e amore incondizionato. Gli prese il viso tra le mani, mentre Magnus gli cinse la vita con le braccia, avvicinandolo ancora di più. Alec si lasciò sfuggire un sospiro e le labbra dello stregone si allargarono in un sorriso. Fece scorrere la sua mano sulla schiena di Alec, fino al collo, che accarezzò, e ai capelli, dove insinuò una mano per tirarli delicatamente. Si scostò leggermente dalle labbra del ragazzo per ammirare quei meravigliosi occhi blu ancora una volta. Da
quando c'era lui, la sua vita era diventata decisamente meno monotona. Per quel ragazzo aveva spezzato promesse fattosi decenni prima, aveva sofferto, aveva sperato. Lui era diverso. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Quando Magnus lo prese per mano per portarlo nella sua camera, Alec intrecciò le sue dita a quelle dello stregone, e gli baciò delicatamente le nocche.
Alec fu letteralmente trascinato sul letto dopo aver ripreso a baciarsi con foga. Alec si scostò leggermente dalle labbra del suo ragazzo. "Magnus..."                  
"Sì,Fiorellino?" rispose Magnus con il fiato corto.
"Io... Ti amo" riprese Alec. Lo stregone sorrise e strinse ancora più forte lo shadowhunter. "Oh, ti amo anch'io Alexander. Che incantesimo mi stai... facendo, per Lilith? Non mi sono mai sentito... così, mai." In risposta Alec riavvicinò i loro volti e accarezzò la schiena nuda color ambra di Magnus. Per l'Angelo, se era bello.
Lo stregone infilò una mano sotto la maglia nera dello shadowhunter, eseguendo cerchi con le dita. Si abbassò a baciargli il collo pallido e cominciò ad alzargli la maglietta. Alec, che fino a quel momento era stato sotto il corpo caldo dello stregone, ribaltò le posizioni affinché il figlio di Lilith potesse togliergli la T-shirt più facilmente. Alec passò una mano sul petto del suo ragazzo, lasciando una scia di baci tra il collo e le clavicole. Tolta la maglietta e finita chissà dove, Magnus cominciò a slacciare la cintura di Alec, scoccandogli leggeri baci sul naso. Sospirò e fece lo stesso con i pantaloni dello stregone.
Finalmente si ritrovarono nudi, Magnus sopra Alec, senza nessuno spazio che li separasse, intrappolati l'uno nell'abbraccio dell'altro, le labbra in una fitta rete di baci, le mani che percorrevano i loro corpi, i respiri pesanti, gli ansimi e i gemiti che riempivano la stanza, già satura di quell'indescrivibile amore reciproco.
Alec leggeva nello sguardo di Magnus i suoi stessi sentimenti, e non erano necessarie parole per descrivere ciò che provavano. Così non dissero nulla, appagati dalle carezze, dai baci, dagli ansimi.
Quella fu un'altra notte in cui fecero l'amore. Fu un'altra notte perfetta.

Giacevano entrambi sul letto, sdraiati mano nella mano, a guardare il soffitto, persi nei loro pensieri.
Ad un tratto Magnus si sollevò, reggendosi su un gomito per poter ammirare Alec. Si sporse e accarezzò la guancia del suo ragazzo per poi posarvi un casto bacio. Il cacciatore prese tra le mani il viso perfetto dello stregone e lo baciò con delicatezza sulle labbra.
"Oh, Alexander..."
"Alec, chiamami Alec."
"Ma Fiorellino, hai un nome bellissimo, perché storpiarlo?"
"Mmh, non... Lasciamo stare." rispose scuotendo la testa rassegnato. "Fantastupendo stregone Bane, uno; Imbronciato cacciatore Lightwood, zero." rise il moro.
"Ah sì, la mettiamo così?" lo sfidò Alec, che prese un cuscino e lo lanciò dritto in faccia al figlio di Lilith, beccandolo in pieno e facendogli perdere l'equilibrio. "Alexander Gideon Lightwood, come hai osato sfidare il supremo stregone di Brooklyn? Preparati. Sto. Arrivando." disse, mentre avanzava a gattoni sul materasso, come un felino, con sguardo feroce e malizioso. Alec divenne tutto rosso a quell'atteggiamento e a quelle parole. Anche perché Magnus stava iniziando a leccarsi le labbra, sempre più vicino al cacciatore. Quando gli fu sopra, gli afferrò le mani e le portò oltre la sua testa, bloccandolo. Il respiro di Alec si fece sempre più pesante e veloce, finché lo stregone non si avventò sulle sue labbra rosee, facendole diventare gonfie di baci.
Si tirò leggermente su per poter perdersi in quelle pozze blu che erano gli occhi del suo Alexander. Infine, seppur alquanto contro voglia, scese dal letto prendendo per mano un Alec palesemente scocciato, dirigendosi in cucina, una volta rivestiti. "Lo sai Fiorellino, anche a me sarebbe piaciuto molto di più rimanere in quel letto, ma temo morirò di fame se non mangio qualcosa in questo preciso istante, e anche tu." Detto ciò, con uno schiocco delle dita Magnus fece comparire sulla tavola una colazione con i fiocchi. Dalle ciambelle glassate, le sue preferite, al caffelatte, che Alec adorava. Mangiarono vicini, il braccio di Magnus intorno alla vita del figlio di Nephilim, e quello di quest'ultimo allacciato alle spalle dello stregone, scoccandosi di tanto in tanto qualche bacio o facendosi qualche carezza.
Fu una bella mattinata, finché non vennero interrotti dal fastidioso suono del telefono di Magnus.


Angolo della Nondeltuttopazza. eccomi qui! *forse farebbe meglio a non mettersi cosi in mostra onde evitare vari ortaggi in faccia* se vi è piaciuto o se avete commenti da fare ---> recensite! il prossimo capitolo lo volete? Perché non mi salva le battute che mando a capo, perché? beh, detto ciò, shippate Malec che male(c) non vi fa. Si, era pessima.

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Capitolo 2
*** Per Lilith! ***


Magnus rispose al cellulare, tuonando: "Chi osa disturbare il sommo stregone di Brooklyn?"
"Salve anche a te Magnus. Sono Isabelle, dov'è mio fratello? Non risponde al cellulare, lo avrò chiamato decine di volte... " poi con voce maliziosa e curiosa continuò:  "Aspetta... Ho interrotto qualcosa, vero?"
"Allora, primo tuo fratello è qui, secondo non so perché non ti risponda, e terzo non sono affari tuoi. Comunque hai rovinato una colazione che era meravigliosa. Che cosa vuoi?" rispose stizzito. "Passami Alec, grazie."
Lo stregone sbuffò sonoramente. Diede il telefono ad Alec, che era ancora seduto al tavolo dove stavano facendo colazione.
"Izzy, che succede?"
"Torna qui all'istituto, Jace vuole andare a caccia di qualche demone al Pandemonium."
"Cosa spera di trovare al Pandemonium, un'altra rossa?" ribadì con una nota sprezzante ma allo stesso tempo divertita nel suo tono di voce.
"Tz, vedremo. Intanto sbrigati e torna all'istituto. Ci vediamo dopo."
Alec sbuffò e alzò gli occhi al cielo. "Si, a dopo."
Chiuse la chiamata e restituì il cellulare a Magnus, lasciandosi cadere sul pouf vicino a lui.
"Quindi? Che succede?"
"Mia sorella e Jace dicono che devo tornare all'istituto. Vogliono andare a caccia al Pandemonium."
"Figli di Nephilim... Sempre e solo a pensare a togliere di mezzo demoni. Non puoi rimanere qui comunque? Anche io necessito della tua deliziosa compagnia."
"Magnus, per favore, non rendere le cose più difficili. Credimi, anche io vorrei stare con te, ma devo proprio andare." rispose con tono lamentoso.
"Me la pagherai Fiorellino, me la pagherai. Però sta' attento, mi raccomando."
"Certo, lo sono sempre. Altrimenti come farei a deliziarti della mia presenza?"
"Touché." ribadì lo stregone. "Bè, se non ti dà fastidio, io ecco... Potrei... Tornare questa sera. Magari a un orario più accettabile." fece con voce flebile lo shadowhunter, arrossendo.
"Certamente Alexander, lo davo quasi per scontato!"
"Uh, ora dovrei proprio andare. Grazie di tutto Magnus."
"Figurati." Alec si avviò verso la porta, ma lo stregone si piazzò tra lui e l'uscita. "Dove pensi di andare? Non dimentichi forse qualcosa?" Il cacciatore lo guardò tra l'allibito e il sorpreso. Inarcò le sopracciglia, poi comprese. Si sporse in avanti e lasciò un bacio leggero sulle labbra di Magnus.
"E questo cos'era?" Afferrò Alec per la vita e lo premette contro il legno della porta, i loro petti vicini, ma le labbra di più. Passò una mano tra i capelli corvini del ragazzo, e poi giù, il palmo all'altezza del suo cuore. Intanto insinuava le dita sotto alla maglia nera, seguendo i segni delle rune sulla schiena.
Alec gemette sulle labbra del suo ragazzo.
"Magnus... Mi sono appena rivestito. E sono... in ritardo. Ti prometto... Che... Tornerò questa sera." disse tra i baci, arrossendo lievemente pensando a ciò che sarebbe potuto accadere poche ore più tardi. "Che scocciatura. Non vedo l'ora di averti tutto per me."
Si staccarono e Alec aprì la porta, poi sentì la voce calda di Magnus. "Ti amo."
"Ti amo anch'io, Magnus." gli sorrise e se ne andò.
Lo stregone aspettò appoggiato allo stipite della porta finché non vide Alec sparire dietro ad un angolo della strada, poi richiuse la porta.

Alec camminava controvoglia verso l'istituto, le mani in tasca e i piedi che di tanto in tanto calciavano qualche sassolino sul marciapiede. Poi però un pensiero gli passò nella mente: prima fosse arrivato all'istituto, prima avrebbero concluso la caccia, e lui avrebbe potuto tornare da Magnus.
Accelerò il passo.

Spalancò il portone dell'istituto, all'ingresso c'era Church che lo guardava con un cipiglio annoiato.
Prese l'ascensore e una volta uscito, incontrò sua sorella in corridoio.
"Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, eh? Va' a prepararti."
"Se non sbaglio sono io il fratello più grande che dovrebbe dire cosa fare o non fare."
"Come ti pare, Alec. Noi siamo pronti."
"Dov'è Jace?"
"In armeria, sta finendo di prepararsi." rispose la sorella, con la sua frusta arrotolata intorno al polso e le rune nere nascoste dagli abiti.
Passò da camera sua e, toltosi i vestiti con cui era andato a casa di Magnus, si infilò la tenuta nera da caccia.
Alec seguì le indicazioni della sorella e raggiunse il suo parabatai.
Una volta in armeria, salutato Jace, cominciò ad armarsi. Infilò due spade angeliche nella cintura, un pugnale nello stivale, mise la faretra e l'arco a tracolla, si tracciò la runa dell'invisibilità.

Isabelle, già pronta, aspettava davanti al portone, le braccia conserte. Alec e Jace la raggiunsero, poi si diressero di gran lena al Pandemonium.

La musica giungeva fino al di fuori del locale, e i corpi delle persone si ammassavano già lì all'esterno.
Jace entrò per primo, seguito da Alec e da Isabelle.
Girarono per il locale, finché non notarono un demone Eidolon ritirato nell'ombra di un angolo. Aveva sembianze umane, ma gli occhi del tutto neri e i denti appuntiti e frastagliati dimostravano cosa realmente fosse.
Senza tanti preamboli e cercando di non farsi notare troppo dalla creatura, Isabelle  sciolse la sua frusta e, con un movimento fluido del braccio, riuscì ad attorcigliare il polso del demone, che emise un verso di sorpresa e dolore.
"Non sei poi così furbo." commentò Jace.
A discapito delle sue parole, l'Eidolon strattonò con forza la frusta e, sebbene  cercasse di fare più resistenza possibile, Isabelle venne trascinata vicino a lui. Troppo vicino per i gusti di Alec e di Jace, che intervennero.
Il demone, liberatosi della frusta, scagliò la ragazza a terra, qualche metro più in là.
"Isabelle!" urlò Alec, quando vide la sorella sbattere con violenza la testa. Aveva bisogno di un iratze, o dell'aiuto di Magnus. Magnus.
Perso nei suoi pensieri, cosa che non avrebbe dovuto accadere, non si accorse della vicinanza del demone.
"Alec! Attento!" il suo parabatai non fece in tempo ad avvisarlo del pericolo, che l'Eidolon lo aveva già alzato e gettato con incredibile forza contro un muro del locale. Alec andò a sbattere con le costole contro uno spigolo. Si sentirono due urli provenienti da lui e da qualcun altro, poi si accasciò sul pavimento.
Cercò di rialzarsi per andare in aiuto di Jace, ma vide che non ce ne fu più bisogno. Mentre lui sbatteva contro la parete, Jace aveva infilzato il demone alle spalle. Ecco di chi era il secondo grido.
Dopo alcuni dolorosi sforzi riuscì a mettersi in piedi, pensando di aver preso solo una brutta botta.
Jace intanto stava applicando un iratze sul collo di Isabelle.
"Direi... Che possiamo tornare all'istituto, eh!?" mugugnò la ragazza, che veniva sollevata da Jace. "Già" rispose solo lui.

Malconci, uscirono dal locale. Il sole era ancora alto nel cielo.
"Possibile che anche a quest'ora ci sia così tanta gente in questo posto?" commentò il biondo, l'unico in vena di parlare. In risposta ricevette solo un paio di "mmh".
"Izzy, stai bene?" fece Alec, preoccupato.
"A dir la verità non molto. Ho sonno."
"Resta sveglia. Tra un paio di minuti saremo all'istituto." ribatté Jace.
"Io a dir la verità... Ecco, dovrei andare da Magnus." disse Alec, arrossendo ma cercando di non darlo a vedere.
"Sicuro di star bene?" gli chiese il suo parabatai.
"Si." No. "Ce la fai con Izzy?"
"Certamente. Ci si vede."
"Ciao."

Minuti dopo, Alec, seppur dolorante, si trovò a suonare il campanello della casa del Sommo Stregone di Brooklyn.
Nascose il dolore che provava alle costole, per non preoccupare il suo ragazzo e, quando gli aprì la porta, sfoderò un sorriso.
"Avete fatto presto." disse calorosamente Magnus.
"Se vuoi torno all'istituto."
"Non osare!"
Detto ciò, lo trascinò in casa e chiuse la porta alle loro spalle con un clacio. "Tutto a posto?"
"Si, grazie" mentì, mentre appoggiava arco e faretra sul pavimento del loft.
Lo stregone lo scrutò per qualche secondo, poi lo afferrò e lo strinse a sé.
Nonostante tutta la sua volontà di non far preoccupare il Nascosto, Alec non riuscì a trattenere un gemito di dolore. Magnus lo lasciò subito andare e lo guardò nuovamente in faccia. "Alexander, tu non me la racconti giusta. Cosa ti è successo?"
Il cacciatore deglutì e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa fare.
"Alexander." lo richiamò con voce dolce il suo ragazzo, prendendolo delicatamente per mano e sollevandogli il viso.
"Niente. Ho solo sbattuto contro uno spigolo."
"Dove?"
"Al Pandemonium, poco fa."
"No, non intendevo questo e tu lo sai. Dov'è che ti fa male?"
"Magnus, ti prego, non è niente, davv..." le parole di Alec furono interrotte da quelle di Magnus. "Lasciami almeno vedere cosa ti sei fatto. Perché non puoi provare dolore per un niente"
Alec, detestando vederlo così in apprensione, sollevò quanto bastava la maglia della tenuta da cacciatore e gli mostrò le costole. "Ecco qui, contento?"
"No. Non sono affatto contento." deglutì preoccupato. Poi allungò una mano verso il torace del ragazzo. "Posso?"
"Fai piano, ti prego."
Lo stregone, mentre si chinava, lo guardò negli occhi, come a dire: visto che non è vero che non è niente?
Con le dita sfiorò il grosso livido che si era creato sulla pelle gonfia della costola e Alec sussultò.
"Fa male?"
"Mmh, no"
"Nephilim. Sempre pronti a difendere il loro orgoglio anche dicendo fesserie. Non dire che non fa male."
"E va bene, mi fa male, lo ammetto, ok?"
"Aspetta... Per Lilith! Hai una costola rotta, Alexander, capisci? Una costola rotta! Avrebbe potuto perforarti un polmone! Perché non ti sei fatto uno di quei cosi che vi tatuate per ogni evenienza, una runa?" Lo stregone stava quasi urlando per la preoccupazione.
"Un iratze? Ecco... Non mi è venuto in mente. Ero preoccupato per Izzy, che stava peggio di me."
Magnus avrebbe dovuto aspettarsi una risposta del genere da parte del suo ragazzo. Lui era diverso da tutti gli altri Lightwood, era diverso da tutti gli altri Shadowhunter.
Per quanto potesse essere preoccupato, lo stregone era anche orgoglioso dell'altruismo del suo ragazzo. Lo guardò e gli fece un debole sorriso. "Vieni. Ce la fai?" disse prendendolo per mano.
"Si, credo. E... Magnus, mi dispiace."
"Per cosa, Fiorellino?"
"Per averti fatto preoccupare."
"Stai tranquillo."
Lo condusse vicino al divano e lo aiutò togliere la giacca di pelle, la maglia che aveva sotto e la cintura con le spade angeliche, poi gli diede una mano a sdraiarsi. Alec gemette di dolore, poi, accorgendosi della situazione in cui si trovava, arrossì.
"Dovresti essere abituato ormai al fatto che ti veda mezzo nudo." scherzò lo stregone.
In risposta, Alec gli rivolse un sorriso imbarazzato e fiacco. Magnus si inginocchiò di fianco al divano, sollevò le mani sul torace del ragazzo e dalle sue dita si sprigionarono scintille blu.
Un lieve pizzicore colpì la costola rotta di Alec.
Dopo alcuni minuti di silenzio in cui muoveva le mani sospese sopra al cacciatore, lo stregone annunciò soddisfatto: " Ecco, ho finito. Come ti senti?"
Alec si mosse piano, timoroso di provare ancora dolore al minimo movimento, ma ciò non accadde.
"Molto meglio, davvero. È come se non mi fossi fatto nulla! Grazie Magnus." Poi si sollevò appoggiandosi ai gomiti e baciò il suo ragazzo, che gli prese il volto tra le mani.

Magnus fece apparire sul tavolino vicino al divano il pranzo, che mangiarono in poco tempo.
Il Figlio di Lilith, in seguito, prese in braccio Alec, come fosse una sposa, si diresse in camera sua e lo adagiò sul letto. "Riposati Alec, te lo meriti e sei stanchissimo, si vede."
Il cacciatore gli sorrise. "Solo se resterai qui con me."
"Come potrei non deliziarti della mia compagnia?"
"Ooh, basta parlare e baciami!"
"Non me lo faccio ripetere due volte!" rispose e poi si sdraiò anche lui sul letto e si avventò sulle labbra dello Shadowhunter.

Magnus sapeva di sandalo e di caramello. Un profumo che per Alec era diventato una droga.
Appoggiò la testa sul petto dell'altro e così si addormentò, nonostante fosse pieno pomeriggio, col suo ragazzo che gli accarezzava i capelli.


Angolo della Nondeltuttopazza
  Buonsalve, rieccomi! Non odiatemi, vi prego, lo so che non è un granché come Malec e non intendevo inserire in modo così presente Isabelle e Jace, ma pazienza, la parte centrale è di passaggio per la parte fulffosa finale. Adoro Magnus quando è preoccupato per Alec!
Spero di star riuscendo a mantenere le caratteristiche originali dei personaggi, altrimenti vi prego, fatemelo sapere!
Giuro sull'Angelo che il prossimo capitolo sarà fluffoso fluffoso e spero di riuscire ad aggiornare a breve!
Ringrazio di cuore Chesy, Cla (MalecSizzyClastian) e Thendara92 per le bellissime recensioni <3

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Capitolo 3
*** Quando lo stregone ti trascina fuori casa... ***


A Cla-MalecSizzyClastian, che ha concluso la sua bellissima storia.

Alec si svegliò sentendo un tonfo sulla pancia. Lentamente aprì gli occhi e vide che si trattava di Presidente Miao. La palla di pelo si stava accomodando sopra di lui, quando nel suo campo visivo apparve un altro paio di occhi felini, appartenenti alla figura che si gli si stava accoccolando affianco.
"Ciao. Dove sei andato?" chiese Alec con voce ancora impastata dal sonno, rendendosi conto che lo spazio accanto a lui prima era vuoto.
"Mi sono alzato due minuti fa per andare a fare una telefonata."
"Uh uh, era davvero così importante?" Sbadigliò.
"Si che era importante! Sarà indispensabile per dopo, e non ti dico altro." rispose allegro Magnus.
"Ok, ho paura!" rise l'altro.
Lo stregone gli rivolse un sorriso malefico, poi si buttò sopra di lui e cominciò a baciarlo con passione.
Il gatto fu costretto a spostarsi, per non diventare Presidente Polpetta.
Le labbra di Magnus stavano diventando bollenti sopra quelle di Alec, ma non osò interrompere il bacio. Le loro
bocche danzavano una sopra l'altra, e le lingue si rincorrevano affamate, gli ansimi riempivano l'aria.
Lo stregone, con le dita, percorse la guancia, il collo, il petto già nudo dello Shadowhunter, provocandogli brividi e
gemiti di piacere. "Mmh, Magnus..."
"Shh, Fiorellino." Dalla bocca passò a baciargli il collo, lasciando una scia umida ma ardente allo stesso tempo di baci.
Alec, mentre subiva quella così deliziosa tortura, accarezzava e stringeva le ciocche di capelli glitterate dello
stregone, sussurrando il suo nome come se fosse una preghiera. Questo prese a posare delicati baci su ognuno di
quei segni neri che c'erano sul collo dell'altro, sulle spalle, sulle braccia, sul petto marmoreo.
Arrivato al punto dove poche ore prima vi era il grosso livido e la costola rotta, alzò il viso e guardò il suo ragazzo. "È completamente guarita, hai visto?"
"Già. Merito di un certo stregone eccentrico di mia conoscenza" sorrise e abbassò gli occhi prima di continuare in un sussurro: "Un certo stregone... Bellissimo tra l'altro."
"Fiorellino, mi stupisci! Ma... Dai, sei tutto rosso!" rise di gusto, e Alec pensò che la sua risata era davvero un suono
celestiale e coinvolgente come nessun altro.
"Si sta facendo tardi, dobbiamo prepararci."
"Mi stai cacciando fuori di casa?"
"Non potrei mai. Dobbiamo andare in un posto."
"Dobbiamo uscire? Ma... Ho solo la tenuta da caccia, non credo sia l'ideale andare in giro conciato così, penso mi rinchiuderebbero in qualche posto orribile, freddo e senza di te."
Alec si alzò dal letto, i pantaloni di pelle accartocciati intorno alle gambe.
"Giusto. Fammi pensare un attimo... Ecco!" Magnus schioccò le dita e Alec si ritrovò addosso una maglia giallo canarino e dei pantaloni rossi con lustrini sulle cuciture. "Cos'è questa roba, Magnus? È uno scherzo, vero? Toglimi SUBITO questi vestiti di dosso!" gridò inorridito.
"Sarei veramente felice di accontentarti, Fiorellino, soprattutto se la richiesta è così perentoria e esplicita!"
"Magnus! Io... Non intendevo questo."
Il Nephilim divenne bordeaux per l'imbarazzo. " Oh, so benissimo cosa intendevi, tesorino!" disse con voce maliziosa.
"Non chiamarmi tesorino."
"Come desideri, Fiorellino!" sorrise angelico. Alec roteò gli occhi.
Un altro schiocco delle dita e piccole scintille blu. Il cacciatore si ritrovò addosso un lungo vestito lilla ornato da nastri e merletti sul decolté.
"Ups, devo aver sbagliato qualcosa!" fece un sorriso da innocentino. "Però sei così carino!"
Alec sbiancò, poi alzò lo sguardo dal vestito e divenne nuovamente rosso, ma questa volta rosso di rabbia e indignazione. "Ma far comparire qualcosa di normale no, eh?" sbraitò. "Non voglio questa roba addosso un secondo di più!"
"Dai, è divertente!"
"No. Non. È. Divertente."
"È va bene. Cosa vuoi metterti?"
"Un normalissimo paio di pantaloni e una maglia. Neri."
"Detto... Fatto!" ultimo schiocco.
Alec stava indossando un paio di pantaloni neri, eleganti ma non troppo, e una camicia dello stesso identico colore dei suoi occhi, che non stonava per niente con il resto dei vestiti.
"Mi sono permesso di apportare qualche modifica alla tua richiesta." fece Magnus, scaltro. In risposta ricevette uno sbuffo che sembrava scocciato. "Devi però ammettere che ti dona quella camicia. Fa risaltare i tuoi bellissimi occhi blu!"
Alec arrossì e abbassò lo sguardo. "Io... Si, bè grazie."
Lo stregone scoppiò in una fragorosa risata. "Sei così bello quando fai l'imbarazzato, Fiorellino!"
"Sarà..."
"Ok, ora tocca a me." Si diresse verso l'enorme armadio che conteneva miriadi di capi alla moda. Alec giurò che non lo avrebbe mai aperto, non voleva rischiare di essere travolto da un'onda anomala di vestiti.
Magnus tirò fuori dei pantaloni aderenti color prugna, a cui abbinò una camicia avorio con le cuciture oro.
Una volta vestitosi, si avvicinò al tavolino sovrastato da un grande specchio. Da uno dei cassetti estrasse una palette contenente un' innumerevole quantità di ombretti, da un altro, una boccetta di eyeliner nero.
Alec, immaginando la durata della cosa, si sedette a gambe incrociate sul letto sfatto e aspettò. "Lo sai che mia sorella Izzy ci mette di meno per prepararsi? Come giustifichi la cosa?"
"La giustifico ribattendo che sono il Sommo Stregone di Brooklyn e ho una reputazione da difendere." disse Magnus, finendo di applicarsi un ombretto viola.
"Non mi sembrava che tu prestassi molta attenzione alla tua reputazione, soprattutto ricordando la prima volta che ci siamo incontrati. Stavi andando in giro in mutande tra un mare di gente, durante una festa." Nonostante tutto, Alec non poté non sorridere al ricordo.
"Punto numero uno: la festa si stava tenendo in casa mia, e in casa mia io sto come voglio. Punto numero due: ho un bel sedere, dovresti saperlo bene, perché non deliziare anche gli altri di una vista così meravigliosa? Punto numero tre: molti erano contenti che io fossi in mutande e posso scommettere che anche tu fossi tra quei molti!" ridacchiò.
"Magnus!" Alec prese un cuscino e fece per tirarglielo, ma lo stregone intervenne giusto in tempo. "Fermo! Se mi colpisci sbaverò l'eyeliner e sarò costretto a rifarmi tutto il trucco."
Alec si rabbuiò. "Allora ti colpirò dopo, me lo tengo a mente."
"Ecco, ho finito! Possiamo andare."
"Mi piacerebbe saper dove."
"Lo scoprirai Fiorellino, lo scoprirai." rispose Magnus con fare misterioso.
Prese la mano di Alec e vi scoccò un bacio, poi la lasciò e uscirono di casa, dove Presidente Miao era intento a sonnecchiare sul divano zebrato, per di più a strisce fuxia e nere.
In strada, Magnus avvicinò le loro dita, come a chiedere il permesso di prendere la mano del suo timido ragazzo.
"Ti dà fastidio?" fece lo stregone, con tono paziente e dolce.
Alec annullò la distanza dei loro palmi. "No." E per valorizzare ancor di più quell'unica parola, si fermò, tirando leggermente indietro Magnus e, sorprendendo anche se stesso, gli lasciò un leggero bacio sulle labbra. Il Nascosto sorrise e gli accarezzò una guancia, poi ripresero a camminare. Alcuni passanti si si voltarono a guardarli, e Alec arrossì lievemente, ma con nuova sicurezza mandò mentalmente a quel paese chi li guardava con scherno e cinse la vita del suo ragazzo. Magnus ne rimase piacevolmente sorpreso e fece lo stesso.

"Eccoci arrivati!" esultò Magnus, che trascinò Alec verso il ristorante che si trovava davanti a loro. "Ristorante francese? È uno scherzo?"
"Che c'è, non ti piace?" chiese, deluso.
"No no, cioè, è fantastico, ma... Che cosa dobbiamo festeggiare?"
"Deve esserci per forza qualcosa da festeggiare? Festeggiamo noi due. Ogni giorno è da festeggiare, se sono con te!"
Disse Magnus, divertito.
"Ecco una delle tante cose per cui ti amo." Alec sorrise ed entrarono.
Un cameriere li accolse con un piccolo inchino e Magnus disse: "Buonasera! Avrei prenotato un tavolo per due a nome Bane."
"Certamente, da questa parte, prego."
La sala dove vennero accompagnati era rettangolare e spaziosa, luminosa e su toni di arancione e oro. Vari tavoli erano occupati da coppie o da gruppi più o meno numerosi di persone.
Alec sperò di potersi sedere a quello che reputò uno dei migliori posti della sala, ovvero ad un tavolino accantonato in un angolo, lontano da sguardi indiscreti.
Le sue speranze vennero però infrante quando si accorse che la loro meta era ben un'altra: si fermarono a un tavolo quadrato per due persone proprio nel centro della stanza, facili prede delle occhiate altrui.
Alec deglutì a vuoto e sbiancò leggermente. Sentì Magnus ringraziare e vide il cameriere andarsene, la schiena dritta e le spalle indietro.
"Non ti siedi?" chiese Magnus. Lentamente il Nephilim riemerse dai suoi pensieri. "Uh, sì, certo."
"Altrimenti sarò costretto a scostarti la sedia e a farti accomodare, come farebbe qualsiasi fidanzato educato che si rispetti!" sorrise malizioso. All'idea di Magnus che lo trattava in quel modo di fronte a così tante persone, Alec arrossì e si sbrigò a sedersi, anche se non gli sarebbe dispiaciuto poi così tanto in un'altra situazione.
Magnus notò subito il disagio che provava Alec, lo conosceva troppo bene per lasciarsi sfuggire quell'ombra che gli era passata sul viso alla vista del loro posto.
"Ehi. Vuoi che chieda al cameriere un tavolo più isolato?"
"N..No. Va bene anche così." Un lieve sorriso gli si dipinse sul volto cereo.
"Dai, non siamo gli unici su cui punteranno lo sguardo." disse con tono dolce e rassicurante lo stregone.
"Che cosa intendi?"
Magnus inclinò la testa verso destra, per mostrargli dove guardare. Alec seguì le sue indicazioni fino a che il suo sguardo non incontrò due ragazzi seduti l'uno di fronte all'altro che dovevano avere su per giù la loro età, forse un annetto in meno di Alec.
"Credi che... Anche loro siano..." tentennò il cacciatore. "È PALESE, Alexander, che lo siano!"
"Come fai a esserne così sicuro? Magari sono solo amici, o... O fratelli."
"Come no, Fiorellino! Ti stai arrampicando sugli specchi. Sai, dopo ottocento anni so riconoscere per certo una coppia gay. Non che abbia impiegato così tanto tempo a saperlo fare. Dopo un po' riesci a capirlo, imparerai."
"Come se mi servisse conoscere altri ragazzi, quando ho te..." sussurrò lo shadowhunter.
"Fiorellino, ti bacerei subito, ma so che moriresti di imbarazzo."
"Ne sei davvero così sicuro?"
"È una sfida con me o con te stesso?"
"Probabilmente con entrambi." sorrise il Nephilim mentre lo stregone si avvicinava lentamente alle sue labbra. Alec eliminò il pensiero delle altre persone presenti, c'era solo Magnus, solo lui. E le labbra di lui che premettero sulle sue. Alec ricambiò il bacio dolce, soffermandosi sulla sua bocca un po' più a lungo del dovuto, poi si staccò.
Vide alcune persone che li fissavano, ma decise di non curarsene troppo, voleva essere forte con e per Magnus.
"Non credi che se mi mettessi a fissare una coppietta etero che si sbaciucchia, darebbe loro fastidio?" chiese il figlio di Lilith, leggermente irritato per le continue occhiate allibite che stavano ricevendo da quando erano entrati in quella sala.
"Penso proprio di sì." rispose innocente Alec.
"E allora perché questa gente non pensa che potrebbe dare fastidio anche a una coppia diversamente etero? Perché se infastidiscono te, allora infastidiscono anche me. Per Lilith, se non mi fermi tu Fiorellino, tra un po' faccio un discorso a tutte queste persone battendomi per i nostri diritti e perché la smettano di osservarci come fossimo strani esemplari da laboratorio. Credo sarebbero contenti anche loro due." concluse, facendo riferimento ai due ragazzi, anche loro scrutati dalla maggior parte dei presenti.
"Non sarebbe una cattiva idea, devo ammetterlo."
Alec lanciò un'occhiata all'altra coppia, pochi tavoli distante. Uno aveva i capelli bianchi come neve acconciati in una cresta non molto alta, il secondo era moro e liscio e stava accarezzando la mano del suo ragazzo. Il cacciatore dovette ammettere che avevano entrambi fascino, anche se il suo Magnus rimaneva bellissimo, perfetto e insostituibile.
Il bianco, accorgendosi del suo sguardo, gli rivolse un lieve sorriso che sembrava dire "Siamo nella vostra stessa situazione, vi capiamo. Questi sguardi stanno uccidendo anche noi." Alec ricambiò con la medesima espressione. Anche Magnus si voltò leggermente, sorridendo cordiale.
Qualche minuto dopo arrivò un cameriere e poterono ordinare i piatti che avevano scelto dal menù. Quando se ne fu andato, lo stregone guardò il suo Nephilim in quegli occhi blu che amava tanto e, vedendoli così pieni di amore nei suoi confronti, si sentì invadere da una gioia immensa mai provata in quasi ottocento anni. "Se mi guardi così Alexander giuro che me ne frego di questa gente e ti pre..."
"Magnus! Non lo dire. Ho già capito." lo interruppe Alec, arrossendo violentemente.
"In questo momento sembri un cacciagosta!" scoppiò in una fragorosa risata nel vedere l'espressione interrogativa e allibita dell'altro per il neologismo. Alcune persone si voltarono a guardare Magnus, corrugando la fronte o inarcando le sopracciglia.
"Che?" fece Alec.
"Un cacciagosta, un misto tra un cacciatore e un'aragosta. Sei tutto rosso!" Rise nuovamente e Alec fece lo stesso.

Arrivarono le loro ordinazioni. Le pietanze erano servite su eleganti piatti decorati ai bordi da motivi floreali e arzigogolati.
"Buon appetito Fiorellino!"
"Anche a te, Bane."
Cominciarono a mangiare e Alec pensò che non aveva mai assaggiato qualcosa di così buono. "Come hai fatto a trovare un posto così?"
"Così come?" lo stregone inclinò la testa.
"Così... fantastico."
"Oh!" Magnus esibì in sorrisone sghembo. "Sai, ho qualche trucchetto nella manica. A dir la verità ci sono venuto la prima volta per affari di lavoro con una Figlia della Notte."
"E che prezioso servigio del Sommo Stregone di Brooklyn richiedeva, se posso sapere?"
"Un semplice incantesimo di localizzazione per ritrovare una persona di sua conoscenza. Nulla di che."
Era magnifico. Era magnifico che Magnus gli stesse raccontando qualcosa di lui, per quanto potesse sembrare frivolo e poco interessante l'argomento.
"Immagino che il Sommo Stregone se la sia cavata alla grande con questo banalissimo incantesimo, non è vero?" ammiccò Alec, improvvisamente sicuro di sé. "Direi. Io me la cavo alla grande in tutto, dovresti saperlo!" rispose Magnus con una faccia perversa che fece diventare Alec color pomodoro.

"Prendi qualcos'altro? Un caffè?" domandò lo stregone.
"Uhm, no. Va bene così, grazie."
"Allora faccio portare il conto, ok?"
"Se tu hai finito, sì." Lo stregone annuì, facendo un cenno al cameriere che li aveva accolti e chiedendogli il conto.
Poco dopo tornò con un piattino su cui vi era lo scontrino. Magnus estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ma Alec intervenne: "Dai Magnus, pago io."
"Tz, dovrai passare sul mio corpo."
"Questa è un'affermazione provocatoria. Quindi ti rispondo: tu mi lasci pagare e poi... Passerò sul tuo corpo." fece a bassa voce, cercando di non arrossire troppo.
"Mmm, lasciami pensare un attimo. No, pago io. Tanto suo mio corpo ci passerai comunque prima o poi." Così dicendo sorrise malizioso ed estrasse dal portafoglio la somma indicata sul conto e la pose sul piattino di rame.
Alec sbuffò. "Hai vinto la battaglia ma non la guerra, sappilo."
Il cameriere tornò a prendere il pagamento.
"Sei pronto? Usciamo?"
"Certo." Alec si alzò e scoccò un lieve e veloce bacio sulla guancia di Magnus, che lo prese per mano, dirigendosi verso l'uscita e lanciando un ultimo sorriso agli altri due ragazzi.

Fuori dal ristorante l'aria si era fatta più fredda, ed Alec rabbrividì. Magnus se ne accorse e gli passò un braccio attorno alla vita, avvicinandolo a sé. "Freddo?"
"Solo un po'. Ma è sopportabile." poi aggiunse:  "Se ci sei tu vicino a me." Sorrisero entrambi. Camminavano nella notte scura, uno accanto all'altro, senza una precisa meta, mentre nei pensieri di Alec cominciava a insinuarsi una domanda, a cui però non diede troppo peso. Magnus schioccò le dita e fece apparire addosso al suo ragazzo un maglioncino scuro.
Subito Alec smise di tremare.
"Meglio?"
"Decisamente! Grazie."
Magnus si fermò sulla strada di ciottoli e Alec si girò verso di lui. Lo stregone gli prese il volto tra le mani.
Il Nephilim sentiva le dita affusolate e tiepide del suo ragazzo stringergli con delicatezza le guance, poi lo vide avvicinarsi lentamente e premere la bocca  sulla sua.
Lo stregone prese tra i denti il labbro inferiore di Alec, tracciandone i contorni con la lingua. Lo vide chiudere gli occhi e abbandonarsi completamente al bacio.
Insinuò la lingua tra le sue labbra, cominciando a baciarlo sul serio. Sentì le sue braccia allacciargli la vita mentre  lui spostava le mani dal viso alla schiena e ai suoi capelli corvini. Rimasero così per un tempo non ben definito. Potevano essere trascorsi secondi, minuti, ore, ma a nessuno dei due importava ciò che c'era al di fuori del loro piccolo mondo perfetto.
Alec ansimava piano sul viso di Magnus, il quale aveva appoggiato la fronte contro quella dell'altro per riprendere fiato, le dita che carezzavano il collo di lui.
Si staccarono piano, riprendendosi per mano e ricominciando a camminare lentamente.
Intorno a loro tutto sembrava immobile, in giro c'erano poche persone.
"Ti va di fare una passeggiata?" chiese Alec allo stregone, poiché non voleva che quella splendida serata finisse così presto.
"Certo. Conosco un bellissimo parco qui vicino, che ne dici se andiamo lì?"
"Dico che se piace a te, allora piacerà anche a me."
Magnus gli sorrise. Un sorriso magnifico, pensò Alec, perfetto, che fece brillare e stringere i suoi occhi da gatto.

Il parco era illuminato dal bagliore di alti e sporadici lampioni che emanavano una luce calda e arancione, alcune coppie passeggiavano mano nella mano sull'erba verde, e sotto ad un piccolo ed elegante ponte scorreva piano un rigagnolo d'acqua.
Era proprio come l'aveva definito Magnus: bellissimo.
"È... È meraviglioso." constatò stupito il cacciatore.
"Sono contento che la pensi così, e sì, lo è."
Camminarono senza una meta precisa attraverso il parco, appagati dalla compagnia reciproca.
Ad un tratto Alec si fermò. Era da quando avevano finito di cenare che una domanda gli ronzava in testa.
Il Figlio di Lilith, un passo avanti a lui, si voltò a guardare perché avesse smesso di camminare e a quel punto Alec cominciò: " Magnus..."
"Sì Fiorellino?" domandò dolce.
"Perché io?"
Lo stregone inarcò le sopracciglia, con un'espressione interrogativa. "Che cosa intendi?"
Una folata di vento freddo spettinò i capelli ad entrambi, ma non vi prestarono molta attenzione, presi l'uno dall'altro.
"Perché hai scelto proprio me tra tanti ragazzi e ragazze che potrebbero essere molto più simpatici e migliori di me? Cos ho di speciale da poterti offrire? Io sono solo uno che si imbarazza e arrossisce per un sorriso, uno che ha paura di un sacco di cose. Perché allora perdi tempo con uno come me?" Alec ora aveva paura di aver fatto rabbuiare Magnus, ma lui gli domandò: "Hai finito ora?"
Il cacciatore annuì e lo stregone, posata una mano tiepida sulla guancia del suo ragazzo, riprese: " Stupido Nephilim. Perché tu? Se dovessi fare la lista completa non finirei mai." Sorrise. "Perché sei diverso da tutti gli altri, sei altruista, generoso, modesto. Perché non hai idea di quanto tu sia bello, sia dentro che fuori, e questo te lo posso assicurare. Perché adoro quando arrossisci e adoro le tue insicurezze. Perché mi fai ridere, perché da quando sei entrato nella mia vita non so più che cosa sia la solitudine. Perché le giornate grazie a te hanno preso nuovi colori. Perché i tuoi occhi mi hanno fatto e mi fanno tutt'ora credere che sia valsa veramente la pena di vivere per ottocento anni, se tutto questo tempo è servito a farci incontrare. Perché quando ti ho visto per la prima volta, ti sei preso il mio cuore e l'hai portato via con te, facendomi innamorare alla follia. Perché ti amo. Ecco perché."
Alec era senza fiato e senza parole. Riuscì solo a sussurrare meravigliato: "Magnus..." Poi lo baciò con slancio e sicurezza, prendendo con le dita la sua vita per attirarlo a sé.
Per l'Angelo, se lo amava. Alec non avrebbe mai creduto nell'esistenza di un amore così forte e incondizionato, e invece lo stava vivendo in prima persona.
Non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Ignari della notte sempre più fredda che avvolgeva i loro corpi, si crogiolavano in quel bacio e in quell'abbraccio che sembravano avere più forza di una runa o di un incantesimo.
Le gambe di Alec cominciarono a tremare per l'emozione, non lo avrebbero sorretto ancora per molto, così Magnus, senza interrompere il bacio, si sedette sull'erba fredda insieme a lui, cingendogli la vita con le lunghe gambe. Passò le labbra umide sul collo del ragazzo, poi sulla pelle sensibile dietro l'orecchio e ancora sulle sue guance e nuovamente sulla bocca, facendolo rabbrividire.
Si baciarono ancora e ancora, mai sazi l'uno dall'altro, finché si ritrovarono sdraiati mano nella mano a pancia in su, stremati, a guardare le stelle.
"È una serata fantastica, Magnus." disse, e si volse a guardarlo. Era davvero perfetto. I lineamenti orientali, la pelle ambrata, quella bocca meravigliosa e buonissima che sapeva di lui. I capelli sempre pieni di glitter che si appiccicava alle mani. E poi c'erano i suoi occhi. Quegli occhi felini che nessun altro aveva, diversi e bellissimi. Occhi a mandorla, verdi e oro, che luccicavano anche al buio, accesi dall'amore e dalla passione.
"Tu sei fantastico, Alexander. Tu sei il mio tutto, a dir la verità." replicò lo stregone appoggiando il capo sul petto dell'altro.

Rimasero così per quella che sembrò un'eternità, senza badare al freddo o alle altre coppie che passeggiavano, cullati dal rumore dello scorrere del piccolo torrente che divideva in due il grande parco.
C'erano soltanto loro due e il loro amore.

Angolo della Nondeltuttopazza:
Avete a portata di mano uno spazzolino, vero? C'è così tanto fluff, Awww! Spero di non avervi annoiate troppo, è scusate lo stratosferico ritardo, ma ci ho messo un sacco a scrivere questo capitolo, non chiedetemi perché! Ringrazio di cuore chi lascerà una recensione e Stella13, Chesy e _Alien_ che hanno recensito lo scorso capitolo. Vi lovvo un sacco, gente! Ah si, questo capitolo lo dedico a MalecSizzyClastian che dice di voler scrivere un seguito a Young and Beautiful, spero vivamente che lo faccia, e bè, spero sia riuscita a corromperla!!! Alla prossima bellissime/i!!!

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Capitolo 4
*** Le gambe tremano e cedono. ***


A Stella13, perché sta scrivendo una fantastica storia che tutti dovrebbero leggere, Malec Routine!

Alec aprì lentamente gli occhi.
Non si era reso conto di essersi addormentato lì sull'erba ed ora la sua camicia blu era umida e appiccicata alla schiena. Voltò la testa a sinistra, dove incontrò lo sguardo divertito di Magnus, che si sosteneva la testa con una mano, il gomito appoggiato sul prato.
"Buongiorno Fiorellino!"
Alec gli sorrise assonnato. "Alla faccia del giorno, eh!" Poi sbadigliò. Era notte fonda e il numero delle persone nel parco era dimezzato. "Mmm, quanto ho dormito?"
"Solo una mezz'oretta, non preoccuparti."
"Cosa? Perché non mi hai svegliato? Ti sarai annoiato." fece Alec sorpreso.
"Bè, sai, guardarti mentre dormi non è poi così noioso." gli fece l'occhiolino.
"Magnus..." sospirò rassegnato e divertito allo stesso tempo, mettendosi a sedere e coprendosi la faccia con una mano..
Lo stregone sogghignò.
"È tardi. Vuoi tornare a casa?" disse, accarezzandogli la mano.
"Solo se lo vuoi tu. Per me è uguale, mi basta essere con te."
Allora Magnus si mise in piedi tendendo una mano ad Alec, che la prese e si alzò.

Si incamminarono verso il loft di Magnus, ma non prima di essersi dati un dolce bacio.
Una decina di minuti dopo erano di fronte all'abitazione e dalle dita dello stregone uscivano scintille azzurrine che fecero scattare la serratura.
Con un calcio il Figlio di Lilith aprì la porta e, dopo aver spinto dentro il Nephilim, la richiuse nello stesso modo.
Con un gesto repentino lo premette contro la parete, facendo aderire i loro corpi e le loro labbra.
Alec fu sorpreso di quel gesto improvviso e rise sommessamente sulla bocca dell'altro.
"Ora bisogna mettere la ciliegina sulla torta, Fiorellino mio." disse, spostando le labbra sul collo e sulla spalla del cacciatore, mordendo delicatamente. In risposta Alec diventò rosso ed emise uno strano verso che fece inarcare un sopracciglio a Magnus.
"Oh, ma guarda Alexander, la tua camicia è tutta bagnata. È meglio toglierla, prima che tu ti prenda qualche brutto malanno, non credi?" ammiccò malizioso con uno sguardo perverso. Il moro deglutì e, cercando di mantenere un tono di voce fermo e controllato, per quanto sembrasse impossibile, ribadì: "Forse hai ragione, ma... Almeno andiamo in camera da letto, no?"
Magnus rantolò qualcosa di incomprensibile mentre era intento a torturare il lobo dell'orecchio del suo ragazzo, ma gli cinse la vita e lo condusse verso il letto.
Lo stregone gettò il Nephilim sulle coperte e, carponi sopra di lui, prese a baciarlo con foga.
"Ti amo." disse mentre si spostava verso il colletto della camicia di Alec. Slacciò il primo bottone e baciò il suo petto.
"Ti amo" ripeté, eseguendo i medesimi gesti.
Fece lo stesso per tutti gli altri bottoni, finché la camicia blu non fu completamente aperta. Alzò il viso e sospirò felice. "Per Lilith, Alexander. Sei la cosa più bella che abbia mai visto. Ti amo, sei la mia vita."
"Ti amo anch'io, Magnus. Vieni qui ora." ribatté Alec, riportando il corpo dello stregone vicino al suo.
Magnus sorrise e riprese a baciarlo, mentre con una mano percorreva il suo petto marmoreo segnato dalle rune, fino a sfiorare l'orlo dei pantaloni neri, per poi slacciarne il bottone e abbassare la cerniera, facendo ansimare Alec.
Da parte sua, il Nephilim accarezzò la schiena del Nascosto, insinuando le proprie dita sotto la camicia avorio e oro, e nel frattempo la slacciava  con l'altra mano.
Magnus abbassò i pantaloni di Alec, poi l'intimo grigio.
Il cacciatore si rese conto che aveva ancora troppi strati da togliere di dosso all'altro e, come se gli avesse letto nel pensiero, Magnus intervenne con uno schiocco delle dita che fece scomparire il resto dei suoi vestiti.
Alec gemette di dolore e di piacere quando lo stregone, dopo averlo preparato, entrò in lui; le loro labbra che ancora si inseguivano e danzavano instancabili le une sopra le altre, proprio come i due corpi ansimanti e accaldati che stavano su quel letto.

Nudi e appiccicati l'uno all'altro si addormentarono profondamente dopo aver fatto un'altra volta l'amore, i respiri ancora pesanti che andavano via via a calmarsi sempre di più, per riportare la notte alla sua naturale quiete e staticità.

Prima di chiudere gli occhi, Alec aveva pensato a che meravigliosa giornata avesse trascorso e aveva sussurrato un "grazie" a Magnus, che lo aveva guardato e gli aveva sorriso stanco, abbracciandolo ancor di più. Poi le loro palpebre, sopraffatte dal sonno, si erano abbassate.

Alec si alzò dal letto, il corpo di Magnus non era più accanto al suo e le lenzuola erano fredde e vuote al tatto.
Uscì dalla stanza per dirigersi verso il salotto, ma le luci erano tutte spente e quando chiamò lo stregone, non ricevette risposta.
Tutto sembrava innaturalmente immobile.
Preoccupato, illuminò il loft, ma non vide nessuno. Piuttosto, c'erano volumi di magia sparsi su tutto il pavimento, antichi volumi scritti in lingue altrettanto antiche che Alec non conosceva. Era atterrito e la paura stava prendendo il sopravvento sulla razionalità, cosa che non sarebbe mai dovuta accadere ad uno Shadowhunter, ma il timore per il suo ragazzo era troppo.
Ritornò in camera da letto e lì sentì dei rumori sinistri.
Gli si gelò il sangue e si mise in allerta, silenzioso.
Grida. Ecco cos'erano quei suoni che provenivano da fuori la finestra. Grida di dolore e di paura che squarciavano il silenzio della notte miste a qualcos'altro: versi orribili e disgustosi che ben sapeva riconoscere.
Il Nephilim si catapultò alla finestra aperta, dove vide qualcosa che lo terrorizzò del tutto.
Sotto di lui, nello spazio tra il muro della casa e il giardinetto circostante, vide oltre una decina di demoni dal colorito biancastro misto a rosso sangue, ma ciò che era peggio era ciò che stavano facendo: accerchiando Magnus.
Alec lo guardò esterrefatto con gli occhi sbarrati, immobile. Era ridotto parecchio male. Un braccio lacerato che riportava segni di profondi morsi di quei mostri, i capelli intrisi di sangue di chissà quale ferita, un lungo taglio che correva lungo tutta la guancia e uno squarcio nel ventre. Nonostante tutto, il figlio di Lilith continuava a cercare di difendersi dagli attacchi dei demoni, seppur invano. Con la mano del braccio sano scagliava scintille blu e rosse contro di loro, mandandole solo raramente  a segno. Ai suoi piedi giacevano un paio di demoni che aveva ucciso con la magia.
Le altre creature avanzarono imperterrite contro di lui, quando Alec ritrovò la capacità di muoversi.
Prese una delle spade angeliche che aveva depositato sul pavimento dell'entrata del loft il giorno prima e, imboccate di gran carriera le scale,  corse fuori in aiuto di Magnus. Urlò il suo nome, come se fosse un'invocazione, una supplica perché tenesse duro. Quello voltò la testa, cercando allo stesso tempo di non deconcentrarsi dall'attacco.
Alec fece sfavillare la spada, chiamandola per nome, e cominciò a tirare fendenti contro i demoni. Era palese che con l'arco fosse decisamente più abile, ma aveva preso la prima arma che era capitata.
Tre avversari caddero a terra contorcendosi in maniera orribile e innaturale, creando un varco che permise ad Alec di avvicinarsi maggiormente a Magnus. "Prendi la mia energia!" urlò disperato il cacciatore, tendendo una mano. Lo stregone lo guardò attonito, non capendo, confuso per tutto il sangue che stava prendendo. Alle sue spalle un demone approfittò del momento di distrazione di Magnus.
Alec vide la scena a rallentatore, sgomento, con il groppo in gola che cresceva sempre più.
Il demone allungò una zampa, se così si poteva definire, con slancio, verso la schiena del Figlio di Lilith. Con una violenza inaudita gli trapassò la schiena con i lunghi e affilati artigli. Poi li ritrasse con altrettanta forza.
Magnus spalancò gli occhi pieni di dolore, sorpreso, e socchiuse la bocca in un urlo muto che non arrivò a uscire dalle sue labbra. Al centro del petto uno squarcio che lasciava intravedere il buio nero dietro di lui. O forse era solo sangue, pensò Alec, perdendo sempre più lucidità.
Era stata solo colpa sua. Se non lo avesse distratto, lo stregone avrebbe potuto salvarsi. Dopotutto lui era il Sommo Stregone di Brooklyn, sapeva come combattere. Eppure qualcosa era andato storto, troppo storto perché potesse difendersi. I nemici erano troppi contro una sola persona.
Ad Alec veniva da vomitare, ma non ne aveva nemmeno la forza.
Vide il suo amato scivolare a terra, lentamente, come se qualcuno avesse premuto un pulsante che rallentava ogni cosa. Il suo corpo, privato di quell'immortalità che lo caratterizzava, ma non della sua bellezza, si accasciò a terra scomposto, per poi non muoversi più.
Alec sentì le proprie gambe tremare e cedere, non più in grado di sostenerlo. Anche le sue ginocchia toccarono il terreno in slow motion.
"Magnus..." sussurrò con voce flebile e strozzata, poi non vide altro che il corpo straziato di lui e la sua mente si impregnò di quell'orribile immagine. Più nulla in seguito, solo nero come la notte che lo circondava.

E rimase lì, in ginocchio, le lacrime che scendevano copiose e irrefrenabili sulle sue guance, incolpandosi ancora e ancora per l'accaduto e allo stesso tempo non capacitandosi di come il suo amore, il suo Magnus potesse essere davvero morto.
Morto. Quella parola spuntò amara e gelida nei suoi pensieri, non lasciandogli tregua per quella che sembrò un'eternità.
Restò lì, semplicemente, incurante di ciò che accadeva intorno a sé, il cuore spezzato e pesante come un macigno.


Angolo della Nondeltuttopazza:
Lo so che mi odiate tanto (spero). Ma non troppo, dai. La mia mente malefica da genio del male ha avuto la meglio sul fluff. Diciamo che ho voluto buttarmi sull'angst (anche se non ne sono una grandissima fan, visto che ogni volta mi distrugge il cuore) e spero non sia venuta fuori un'emerita schifezza. Povero Mag. E il mio Alec. Raziel, poveri loro :'((
Ringrazio chi recensisce, le mitiche Stella13 e MalecSizzyClastian!!
Uff, sono alle prese con una zanzara cagacazzi che mi sta importunando ronzandomi nelle orecchie, grr, e non riesco a stroncarla.
Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo capitolo, ma sono sempre piena di cose da fare, quindi chiedo venia ma siate pazienti!!!
A presto, se vi va lasciate una recensione, fa sempre piacere!!!

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Capitolo 5
*** Realtà. ***


A Chesy, che regala mille emozioni con la sua ff "Il mio elemento sei tu"!

Alec si sentì chiamare. Era come una voce lontana eppure vicina che riempiva la sua testa. Tutto sembrava intorpidito e avvolto da una spessa nube che lo teneva isolato dal resto del mondo.
"Alexander."
Ancora quella voce, ora vicinissima. Poi una mano delicata sulla sua spalla. Di nuovo qualcuno che pronunciava il suo nome in quel modo tanto familiare che però non riuscì a ricondurre a nessuno. Ci pensò ancora e ancora.
Ma certo! Quella voce melodiosa, morbida era di Magnus!
Poi si rese conto che doveva essere solo la sua immaginazione, dato che il suo corpo giaceva di fronte a lui.
Qualcuno alle sue spalle lo scosse, e la sua vista cominciò a farsi sempre più confusa, e non per le lacrime, finché tutto non si fece nero.

"Alexander, dai!"
Era come una carezza, leggera, gentile.
Alec si ritrovò sdraiato nel letto di Magnus, gli occhi appannati dal pianto e una mano sulla sua spalla. Percorse quel braccio con lo sguardo fino ad arrivare a un viso ben noto.
E lo vide. In tutta la sua bellezza, i capelli scuri cosparsi di glitter, la fronte e le sopracciglia corrugate in un'espressione preoccupata, gli occhi felini verde e oro, il naso perfetto, le morbide e dolci labbra socchiuse, il petto nudo.
Era lì. Per davvero.
Alec ci mise un po' per realizzare che quello di prima era stato un orribile sogno. Il peggiore che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Le lacrime scivolavano copiose sulle sue guance, alcune ancora di paura e dolore, altre di gioia. Gioia perché lui, Magnus, era lì, perché niente era accaduto veramente e  perché la realtà era ossigeno dopo minuti di apnea.
Alec si fiondò sul petto dell'altro, nascondendovi il volto, e strinse a sé quel corpo che sembrava appartenere a un dio greco, intenzionato a non lasciarlo più andare.
"Magnus." sussurrò tra i singhiozzi, ripetendo quella parola come un mantra capace di scacciare il terrore provato.
"Shh. Ci sono qui io, Fiorellino." rispose con voce dolce e rassicurante l'altro, baciandogli il capo e abbracciandolo a sua volta, protettivo.
"Sei qui. Sei ancora con me, Magnus. Raziel, pensavo... Pensavo di averti... Perso. È stato orribile." Il suo corpo ebbe uno spasmo e cominciò a tremare.
"Ehi, calmati, va tutto bene. Cosa è successo? Stavi piangendo nel sonno." Prese ad accarezzargli la schiena con le dita affusolate.
Alec cominciò a raccontare del sogno tra i singhiozzi e Magnus lo lasciò fare senza interromperlo, incitandolo di quando in quando a continuare, posando leggeri baci sulla sua pelle. Neppure alla fine il Nephilim aveva smesso di piangere e si era serrato ancora di più al petto dello stregone, che gli mormorava parole confortanti seppur con un tono strozzato dovuto all'aver conosciuto il perché di quelle lacrime.
"Per l'Angelo, Magnus. Sembrava tutto così reale. Io... Mi sentivo morire, anzi, era come se nemmeno io esistessi più, non sarei riuscito a vivere senza di te. È stato uno strazio."
Magnus detestava vedere il suo Alexander  ridotto così, non voleva che soffrisse per nessuna ragione al mondo, figurarsi per uno stupido incubo. Si tirò su con Alec, facendolo sedere tra le sue gambe e appoggiandogli la testa sulla propria spalla, per poi circondargli i fianchi con le braccia.
Dopo un tempo indefinito il cacciatore riuscì a calmarsi e alzò il viso verso quello di Magnus, prendendolo tra le mani.
Lo stregone socchiuse le labbra e inclinò leggermente la testa, poi annullò la distanza tra le loro bocche.
Alec non chiuse gli occhi nemmeno quando sentì la lingua dell'altro carezzargli la sua. Voleva vederlo, sapere che era davvero lì con lui, che non era una mera illusione.
Dopo un po' si staccarono, rimanendo con le fronti appoggiate e i respiri fusi.
"Ti va di mangiare qualcosa?" Magnus ruppe il silenzio che era calato con voce dolce.
Solo allora il cacciatore si rese conto del suo stomaco che ruggiva. "Direi proprio di sì!"
"Attento." Fece lo stregone nel momento in cui schioccò le dita e fece comparire sul letto in mezzo a loro un vassoio con la colazione. Alec ridacchiò per la prima volta nel corso della mattina e Magnus sorrise sollevato all'udire quel suono.
"Tu mi vuoi fare ingrassare, ammettilo!" scherzò il Nephilim, scegliendo una fetta di pane tostato e iniziando a spalmarci sopra della marmellata.
"Naah, mi piaci come sei." rispose lo stregone prendendone un po' a sua volta dal barattolo con l'indice. In una mossa fulminea toccò la punta del naso di Alec, sporcandola.
"Ehi!" Sorpreso Alec prese a pulirsi con il dorso della mano.
"Abbiamo i tovaglioli, sai?!" scoppiò a ridere Magnus, vedendo l'espressione di finta indignazione sul volto dell'altro.
"Potresti passarmene uno allora, invece di restare lì a sghignazzare." Lo fissò con quello che doveva essere uno sguardo truce, ma il risultato furono altre risate di Magnus. Passò un tovagliolo al cacciatore e prese dal vassoio una ciambellina con la glassa azzurra ricoperta da praline di cioccolato color argento e l'addentò.
"Prima o poi farai indigestione di quelle robe se continui a mangiarne così tante!"
Lo stregone spalancò la bocca, allibito.
"QUELLE ROBE? Come puoi chiamare delle buonissime ciambelle in quel modo? Venite da papà, ciambelline mie. Lui non vi capisce. E no, vero che non mi farete mai venire un'indigestione?" piagnucolò prendendone un'altra e accarezzandola, per poi mangiarsela.
Alec non poté che ridere, al punto tale da sbilanciarsi e cadere all'indietro con la schiena sul materasso ricoperto dalle lenzuola verde mela.
"Ah sì, cacciatore?" Con uno schiocco delle dita, così come era comparso, il vassoio scomparve. Lo stregone avanzò verso di lui come una pantera, finché non gli fu sopra, carponi. Guardò con sguardo perfido il ragazzo sotto di lui e prese a fargli il solletico, irrefrenabile. L'altro si contorse e non riuscì a smettere di ridere, cercando di difendersi da quell'assalto.
"Mag...ahaha, no, no, ti... prego, bas... ta! Ahaha!" Alec sfoderò il suo asso nella manica, non resistendo più al solletico. Cominciò a far finta di piangere. Lo stregone, preoccupato, smise subito. Il cacciatore si tirò su alla svelta e terminò la messa in scena. Poi si schiacciò contro il corpo caldo dell'altro, premendolo sul letto. "Adesso tocca a me." disse lentamente con un sorriso dipinto sulla faccia. Chinò il volto su quello di lui, prendendo tra i denti il labbro inferiore di Magnus, che sospirò. Continuò a baciarlo, come se quella fosse la sua vendetta alla tortura subita in precedenza.
Con il fiato corto si staccarono, Magnus con una mano sistemò una ciocca ribelle dei capelli di Alec dietro l'orecchio, scendendo poi ad accarezzargli la guancia.
"Fiorellino, brutta notizia: oggi ho da fare, sono alle prese con un manuale di magia di tempi quasi preistorici. Vorrei tanto rimanere qui a letto con te, ma..."
Alec gli scoccò un ultimo veloce bacio, sbuffando. "Capisco, non ti preoccupare, se dovessi cambiare idea, io rimango qua." ammiccò arrossendo lievemente. Lo stregone si alzò velocemente, per evitare di avventarsi nuovamente sul suo ragazzo, e prima di uscire dalla stanza schioccò le dita, ritrovandosi rivestito, e gli fece l'occhiolino.
Alec si rimise i boxer e si spalmò sul letto.

Magnus aveva portato il grande libro sul tavolo in legno che c'era in un angolo del salotto. Oltre ad essere pesante da trasportare, era anche pesante da comprendere. Quel volume era uno dei più complicati testi greci che avesse mai letto e tradotto. Sì, perché era quello che doveva fare: tradurre ogni singola frase contenuta nel grimorio.
"Che seccatura." mugugnò tra sé, finendo la prima didascalia della pagina.
Ad un certo punto, mentre leggeva una frase e cercava di tradurla, nonostante la sua conoscenza del greco antico dovuta all'esperienza e allo studio delle lingue arcaiche, si intoppò. C'era una parola di cui non riusciva proprio a ricordare il significato.
"Dizionario, qui ci vuole un dizionario." borbottò.
Mosse in aria un dito e si sprigionarono scintille azzurrognole. Sul tavolo comparve un alto vocabolario rosso che presentava la scritta "GI".
Lo spalancò alla ricerca della lettera con cui iniziava quella dannata parola che gli stava solo facendo perdere tempo. Tempo che avrebbe potuto passare in modi molto più... coinvolgenti.
Ma la pagina su cui capitò casualmente non era una pagina qualsiasi, sebbene lui ancora non lo sapesse.
Il fato volle che i suoi occhi cadessero proprio su quella parola cominciante per "ρ". La lesse. Poi osservò la traduzione e sogghignò di gusto.
"Fiorellino..." chiamò Alec, allungando ogni lettera nel pronunciarla.
"Che c'è? Hai già finito?" fu la risposta che giunse dalla camera.
"Lo sapevi che in greco c'è un verbo..."
"Mhm?" lo incalzò il cacciatore.
"c'è un verbo che si pronuncia 'rafanidoo'* e che significa..." non riuscì a non scoppiare a ridere prevedendo la reazione del ragazzo. Poi continuò: "Significa 'infilare un ravanello nell'ano'?"
Rise di nuovo come un babbeo. Immaginò Alec che arrossava e poi sbiancava, coprendosi il volto con le mani. E fu esattamente ciò che il Nephilim fece. "Magnus!" mugugnò sconsolato scuotendo la testa sul cuscino.
"Tu non puoi dirmi certe cose, non dopo aver passato la notte con te." piagnucolò.
"Certo che ne avevano di fantasia i greci! E dai Alexander, non dev'essere poi così tanto diverso da quello che facc..."
L'urlo quasi isterico, ma allo stesso tempo divertito, di Alec lo fermò dal finire la frase. "Zitto! Lasciami riposare le orecchie, ne ho abbastanza di grecismi e antiche manie varie!" Nonostante tutto non riuscì a trattenere un risolino, che giunse alle orecchie di Magnus.
"Secondo me dovresti riposare qualcos'altro. Sai, per il round mattutino!"
Risero entrambi, Alec imbarazzato che si copriva la faccia con il lenzuolo.

Angolo della nondeltuttopazza:
Genteee, contente che Magnus sia vivo? Tranquille, non avrei MAI potuto farlo morire, non sono così cattiva.
Volevo aggiornare prima, ma per cause varie (tipo il fatto che sia in Sardegna, in spiaggia e poi questa sera in pizzeria), non dono riuscita.
Devo ancora leggere COHF, anzi, devo ancora vederlo esposto in libreria, ma tanto per ora non mi serve a nulla, visto che sono molto indietro con la lettura dei libri, ho appena iniziato citta degli angeli caduti.
Che dire, quella parola strana è causa del liceo classico e ogni suo studente sa che cosa significhi rafanidoo (Ραφανιδòω) e si è fatto sicuramente quattro grosse risate e pensieri sconci. Scusate per lo sclero inserito nella ff, ma lo avevo in mente da tempo e  non vedevo l'ora di scrivere quel pezzo, spero di avervi fatto almeno alzare un angolino della bocca!
Ringrazio per le bellissime recensioni e i complimenti Chesy, Stella13, Thendara92,  Pernicomalec, Dragon24 e Arqwen!
Per il prossimo capitolo non ho ancora molte idee, ma me ne farò venire in mente una sicuramente!
Alla prossima belle.
P.s. Amo la parola babbeo!

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Capitolo 6
*** Un rimedio contro la depressione mattutina (o forse no). ***


"Basta!" Era sbottato esasperato lo stregone.
Alec, dalla camera da letto, aveva sentito in salotto il grimorio venir chiuso con un tonfo, la sedia stridere sul pavimento nel momento in cui Magnus si era allontanato dal tavolo con impeto, il suo passo felpato che si avvicinava alla stanza.
Il figlio di Lilith, non appena era entrato, aveva visto il suo ragazzo sdraiato prono tra le lenzuola e gli si era "spalmato" sopra languidamente, prendendo a lasciare piccoli baci a stampo su tutta la sua schiena nuda.

Ad un certo punto annunciò: "Sai, per tirarti su di morale per questa mattina e per tirarmi su per tutto il lavoro, ho..."
Il Nephilim affondò il volto nel cuscino.
"Che cosa hai fatto Mag?" chiese preoccupato ed esasperato.
"Ho organizzato una festa! Ovviamente ci saranno anche tutti i tuoi amici amministratori della giustizia, se vuoi."
Raziel, sembrava davvero esaltato. Ad Alec l'idea di una festa non andava a genio, ma se ciò avrebbe reso felice il suo compagno... Avrebbe partecipato. Dopotutto non poteva essere così pessima.
"Come vuoi, Magnus, come vuoi."
"Eh? Ti arrendi così facilmente? Pensavo avresti opposto più resistenza!"
"Cosa vuoi che ti dica? Di non farla? Tanto la faresti comunque." rispose in tono piatto. Lo stregone, non potendo vedere la sua espressione non riusciva a decifrare lo stato d'animo del moro.
"Sei arrabbiato?"
"Cosa? No, certo che no!" E per avvalorare le sue parole voltò, per quel che la sua posizione gli consentiva, la testa, arricciando le labbra nella richiesta di un bacio. Magnus sorrise sollevato e accostò la sua bocca a quella del cacciatore.

"Magnus, fammi alzare, devo tornare all'istituto per gli allenamenti. Uff. Ti prometto che torno dopo, non sto cercando di boicottare la tua festa." protestò il Nephilim cercando, seppur a malincuore, di staccare il figlio di Lilith dal suo corpo dopo una seduta di baci.
"Ma Fiorellino, non mi vuoi bene?"
"Certo che te ne voglio, ed è per questo che devo andarmene. ORA. Altrimenti appena mi vedranno Jace e Izzy mi metteranno agli arresti domiciliari e io non potrò più venirti a trovare."
Magnus borbottò qualcosa con un broncio stampato sul viso. Alla fine però si alzò dal corpo dell'altro, ridacchiando quando vide la schiena di Alec rossa per il lungo tempo in cui era stata a contatto con il proprio petto, sopportandone la pressione e il peso. Lo aiutò a tirarsi su dal letto.
"E il secondo round? Guarda che non me lo sono mica dimenticato." asserì lo stregone, facendo arrossire il Nephilim.
"Dopo, quando tornerò, giuro."
Alec notò Magnus rimuginare, quando alla fine affermò: "Però non è giusto... Tu ti alleni ogni giorno e in più hai una runa della resistenza." Mise nuovamente un finto broncio. "Io invece non faccio allenamenti e non ho nemmeno quella runa."
"Io caccio demoni Magnus, non mi invidiare. Tu hai la tua magia." ribatté serio Alec. "Ognuno ha le proprie doti." continuò il Nephilim, ignaro di tutto.
Magnus abbassò lo sguardo al cavallo dei propri pantaloni. "E che doti..." sghignazzò facendo avvampare l'altro, per poi riprendere il discorso: "Non hai afferrato, eh, piccolo Lightwood innocente e puro." Sogghignò nuovamente.
"Non più tanto puro da quando ti ho conosciuto." bofonchiò Alec, poi si volse a guardarlo mentre cercava i suoi pantaloni di pelle che dovevano essere stati lanciati da qualche parte durante la notte movimentata.
Negli occhi di Magnus scorse una luce alquanto maliziosa. E comprese. Sbiancò, poi arrossì violentemente. "Magnus... N-noi la usiamo in combattimento, non per altri... scopi."
"Oh, perché, non è sfruttabile anche a letto?" ammiccò.
"Mag! I-io sono in ritardo. Dove sono finiti i miei pantaloni, per l'Angelo?"
Lo stregone, con un sorriso sghembo e sexy, una mano su un fianco e una gamba piegata, schioccò le dita e, appesi per un passante della cintura al suo indice, comparvero. "Intendi questi, Fiorellino?"
Alec fece per afferrarli ma l'altro si sottrasse, facendoli scomparire. "Dovrai guadagnarteli, amore mio!" Il cacciatore sbuffò sonoramente e si avvicinò al suo ragazzo, prendendogli la vita tra le braccia e unendo le loro labbra. Al termine del lungo bacio, Alec si scostò. "Adesso posso riavere i miei pantaloni?"
"Mmm... Sì, penso di sì."
E finalmente erano lì, tra le mani del Nephilim. Dopo averli infilati, si chinò a prendere la parte superiore della tenuta da caccia, e... Ecco arrivare una sonora pacca sul sedere. "Ehi!"
Lo stregone sogghignò.
Quando Alec ebbe preso tutte le sue cose, si diresse verso l'uscio. "Allora ci vediamo dopo." fece Magnus.
"Si, dopo." confermò.
"La festa inizierà verso le dieci di sera, che ne dici di venire qui per le sette e mezza? I tuoi amichetti OVVIAMENTE non verranno con te ma con tutti gli altri invitati." Un'espressione leggermente perversa si stampava sul suo volto mentre pronunciava quelle parole.
Alec, seppur rosso in viso, stette al gioco, ammiccando. "Lo davo per scontato, no? Altrimenti non ci sarebbe privacy."
"Parla Alexander Gideon Lightwood?"
"In persona! Sarà meglio che io vada ora. Ci vediamo stasera, allora." finì, raccogliendo la faretra, l'arco e la cintura delle spade angeliche che aveva lasciato nel corridoio il pomeriggio precedente.
Magnus si avvicinò a lui e gli scoccò un ultimo bacio. "Ti aspetto impaziente."
"Mi manchi già."
"Anche tu."
"Aku cinta kamu, Magnus." sorrise Alec.
"Anche io Fiorellino. Dai, vai, ora."
Sfregò il suo naso su quello del cacciatore, in un bacio eschimese.

Alec era appena arrivato nella sala degli allenamenti dopo essere passato in armeria per deporre le sue armi sugli appositi sostegni, quando alle sue spalle sentì le voci di Isabelle e Jace e il portone che veniva aperto e richiuso.
"Alec! Hai deciso di onorarci della tua presenza?" scherzò il biondo.
"Bè, oggi dobbiamo allenarci, no?" obiettò Alec con innocenza mentre posava la faretra.
"Certo, ma tu non eri da Magnus?" fece Isabelle intromettendosi.
Il moro si avvicinò ad una spalliera attaccata alla parete a destra.
"Sai Izzy, il fatto che io stia da Magnus non mi fa scordare l'avere una famiglia e dei doveri da Shadowhunter." Stava per issarvicisi sopra quando gli vennero in mente le parole dello stregone e con poca convinzione annunciò: "Ah, questa sera Magnus darà una festa verso le dieci. Ci vuole tutti a casa sua, quindi penso dobbiate avvertire Clary e il Diurno, come di chiama... S-Simon."
"Ma è meraviglioso! Alec, non ti rendi conto di che ragazzo fantastico tu abbia. Come fai a non apprezzare le sue feste?" proruppe la ragazza, febbricitante.
"Veramente io me ne rendo conto pienamente, solo non mi piace stare in mezzo a tutto quel trambusto e a troppa gente." ribatté a voce più bassa.
"Giusto, tu preferisci rimanere solo con Magnus, non è vero?!" ammiccò.
"Isabelle!" la fulminò Alec, paonazzo in viso.
"Quando il dibattito sarà terminato, informatemi che cominciamo l'allenamento." intervenne Jace.
"Il dibattito è terminato!" si affrettò a dire il maggiore, calcando sulla parola 'è'.
"Bene." finì il biondo.

Alec afferrò il piolo più alto della spalliera e, sospeso, cominciò a portare le ginocchia al petto, il più vicino possibile alla testa, dando inizio all'allenamento di quel giorno.
Dopo aver ripetuto l'esercizio ancora e ancora, si diresse verso la parete opposta dove vi erano riposti con ordine pugnali e altre armi per gli allenamenti. Da uno dei sostegni prese un coltello e se lo rigirò abilmente tra le dita. Alzò lo sguardo e vide Jace e Isabelle impegnati in altri esercizi, lui a tirare fendenti con due spade angeliche contro quelli che in precedenza dovevano essere stati dei manichini, ma che ora erano ridotti a figure informi, lei che si stava issando su una spessa corda con la sola forza delle braccia.
Alec si mise di fronte, a qualche metro di distanza, a una sagoma dalla forma umana imbottita di gomma piuma e lanciò il coltello, facendolo affondare laddove si sarebbe dovuto trovare il cuore.
Allungò il braccio sinistro e afferrò una seconda arma, identica alla precedente, con le stesse rune incise sopra. Lo scagliò, mirando alla giugulare, e, volteggiando in aria, finì a conficcarsi proprio lì.

Dopo altri svariati tiri, rimessi a posto i coltelli, si dedicò all'arco, centrando ogni volta il bersaglio, fosse questo un punto prescelto su un manichino o il piccolo cerchio rosso circoscritto in quelli più grandi che segnava il massimo punteggio, senza mai sbagliare una scoccata.

"Sarà meglio che vada a farmi una doccia, poi magari preparo qualcosa da mangiare per pranzo, ragazzi, che ne dite?" proruppe Isabelle mentre riponeva degli attrezzi in un angolo della sala degli addestramenti.
Alec cercò di evitare di guardarla allibito per la sua proposta, e abbassò lo sguardo mentre si asciugava il sudore dalla fronte con il dorso della mano inguantata. Per fortuna Jace intervenne: "Io pensavo di andare da Taki. Così facciamo prima e poi possiamo tornare qui all'istituto senza dover lavare piatti e cianfrusaglie varie."
Izzy lo guardò indignata. "Mi auguro vivamente che il menù del giorno di Taki oggi sia 'anatra all'arancia', così impareresti a screditare la mia cucina in questo modo." sbuffò.
"Dai Iz, Jace ha ragione, è molto più comodo..." e infinite volte più buono, avrebbe voluto aggiungere il Lightwood.
"Sappiate che me la lego al dito questa." sghignazzò uscendo dalla porta per dirigersi nella sua stanza.
"Siamo riusciti a vincere di nuovo la causa, fratellino!" esultò il biondo.
"Già, e direi che l'allenamento per oggi è finito." terminò Alec, che posò arco e frecce.
Certo, si sentiva un po' in colpa per aver trattato così la sorella che si era offerta di cucinare, ma la proposta di Jace era decisamente migliore, e non voleva di sicuro rischiare un'intossicazione alimentare.
Con Jace alle calcagna entrarono ognuno nella propria stanza, non vedendo l'ora di farsi una doccia rinfrescante.

Una volta uscito dal bagno, Alec si rivestì e si guardò di sfuggita allo specchio. Il suo riflesso era quello di una ragazzo alto, con capelli corvini e occhi dannatamente blu, il corpo tonico e muscoloso coperto da maglia e pantaloni slavati che un tempo dovevano essere stati neri. Così come le scarpe.
Appena mise un piede fuori dalla porta della stanza, Isabelle gli si piazzò davanti, bellissima, puntandogli l'indice sul petto. "Guai a te se osi presentarti vestito in questo modo alla festa di questa sera, intesi fratello?"
Alec si diede nuovamente un'occhiata, abbassando lo sguardo. "Non vedo cosa ci sia che non va nel mio abbigliamento."
Izzy lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite, come se avesse appena imprecato contro l'Angelo.
"Raziel, starai scherzando, non è vero? Buon gusto Alec, si chiama buon gusto. Sai, quello che tu non hai minimamente. Un giorno io e te andiamo a fare un po' di shopping e ti compro qualcosa di decente che non risalga ai tempi di Jonathan Shadowhunter."
Alec trattenne una risata. "Come vuoi, ma ora andiamo che sto morendo di fame." la liquidò. La sorella spalancò le braccia esasperata e le lasciò ricadere con un tonfo lungo i fianchi, per poi dirigersi verso l'ascensore con il ragazzo e aspettare Jace, che come al solito ci stava impiegando un'intera era geologica.
In seguito al suo arrivo, dopo aver chiamato Clary e Simon per invitarli a unirsi a loro, uscirono, diretti da Taki, dove si sarebbero trovati.
"Alec, perché non hai chiesto a Magnus se veniva con noi?" domandò curiosa Isabelle, fermandosi davanti all'ingresso del locale.
"Mh, perché tanto avrebbe declinato l'invito dicendo che deve preparare per questa sera." rispose piatto l'altro, aprendo la porta e entrando, con al seguito Jace e la mora.
Un forte profumo di spezie li investì mentre salutavano la cameriera bionda che stava preparando loro un tavolo dove mangiare .
Jace, una volta seduto, volse lo sguardo alla vetrata, cercando con lo sguardo Clary e il suo amico, che ormai dovevano essere quasi arrivati. Si alzò di scatto quando la ragazza mise piede nel locale, correndole incontro e prendendola fra le braccia con impeto e facendola praticamente volteggiare in aria, neanche fossero anni che non la vedeva. "Ehi!" esclamò lei, ridendo sorpresa prima che il biondo la zittisse premendo le sue labbra su quelle dell'altra.
Un tempo ad Alec avrebbe dato fastidio vedere il suo parabatai fare così con qualcuno che non sarebbe mai stato lui stesso. Ma ora tutto era diverso, Magnus era entrato nella sua vita proprio quando meno se lo era aspettato e aveva portato un sacco di cambiamenti. Gli aveva fatto passare la sua infatuazione per Jace, era stato il primo a notarlo anche quando era oscurato dalla bellezza luminosa dei suoi fratelli, aveva cancellato quella gelosia con cui guardava Clary. Certo, ora quella gelosia era indirizzata a chiunque ci provasse con il suo ragazzo, ma lo stregone sembrava apprezzare gli sguardi fulminanti che lanciava a chi gli faceva qualche avances. E bè, nonostante tutto, da quando aveva conosciuto Magnus poteva dire di essere veramente felice per la prima volta in vita sua.


Angolo della Nondeltuttopazza:
Io chiedo venia per l'orrido ritardo, non so come potrete perdonarmi.
E a dir la verità non sono neanche completamente soddisfatta della parte centrale di questo capitolo, che mi sembra abbastanza inutile, ma... Bè, è un capitolo di passaggio.
All'inizio avevo altri piani per i nostri eroi, ma vedendo che il capitolo diventava troppo lungo ho deciso di spezzarlo in due, ergo ciò che avrei voluto inserire sopra sarà in the next one.
Anyway, per farmi perdonare il capitolo sette (sette? Wow) lo posterò massimo tra due giorni, sempre che non se ne vada la connessione internet.
Ehehe ho già un'idea per il capitolo otto... Vi do solo un indizio: cassiere. Sarà qualcosa di piuttosto demenziale, me lo sento!
Ringrazio quelle anime buone che lasciano recensioni a palate, Stella13, Chesy, MalecSizzyClastian, _Phantom_, Arya Herondale e chi ha inserito la storia tre le seguite/ricordate/preferite!
A preshto

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Capitolo 7
*** Di anatre e sorrisi preoccupati. ***


Anche Simon era andato incontro alla sua bella, Isabelle, e l'aveva salutata con un bacio delicato. Poi si erano seduti tutti cinque al loro tavolo e avevano ordinato qualcosa da mangiare.
Mentre Alec sbocconcellava quella che all'apparenza doveva essere una piadina, la sorella diede la notizia della festa a Simon e Clary. "Questa sera. Voi due. Alle dieci meno dieci all'istituto." indicò la rossa. "Tu aprirai un portale..."
Alec vide il Diurno che cominciava veramente a temere il peggio per il tono di Izzy, che fino a quel momento era stato serio, e la suspance lasciata dalla sorella non faceva altro che incrementare la sua tensione. Poi finalmente riprese a parlare.
"Destinazione il loft di Magnus Bane! Ragazzi, darà una delle sue feste e noi siamo stati invitati! Non è fantastico? Però dovremo trovare qualcosa di adatto da mettere e..."
Alec era molto indeciso su chi reputare più euforico: Magnus o sua sorella?, e si ritrovò perfettamente nella domanda di Simon. "Una festa? Un'altra?"
"Ho chiesto a Magnus la stessa cosa quando me lo ha detto." intervenne.
"Per una volta siamo d'accordo su qualcosa, eh!" ribatté il vampiro.
"L'ultima volta non è andata molto bene, ti ricordo." si rivolse Clary a Izzy.
"Ohh, ma quanto siete noiosi! Basta fare un po' di attenzione a ciò che si beve e non ci sono problemi." ribatté la mora.
"Tu, Simon, in particolare." Risero tutti.
"Quindi fino a stasera cosa si fa?" domandò la rossa, senza rivolgersi nessuno in particolare.
"Penso che noi torneremo all'istituto, tu e Simon invece?" fece Izzy.
"Io ho le prove con la mia band alle tre e un quarto."
"E io devo uscire con mia mamma. Vuole che l'accompagni a prendere degli acrilici in colorificio per il suo nuovo quadro."
"Ricordatevi però di mettervi qualcosa di decente e di venire all'istituto... O meglio, davanti all'istituto alle dieci meno dieci." ribadì Isabelle. Poi saltò su e: "Ehi Jace, guarda!" esclamò.
Il biondo, intento a esaminare quello che doveva essere un pezzo di pomodoro, alzò la testa dal suo piatto, guardando interrogativo la "sorella". Lei lo fissò con un'espressione perfida e alzò la forchetta, su cui c'era infilzata una foglia di insalata mangiucchiata. "Jace, cosa ti sembra?"
Il ragazzo contemplò la pietanza morsicata con le sopracciglia inarcate. "Bè, una foglia di insalata."
"Mmm, ritenta e sarai più fortunato. Guardala bene."
L'Herondale allungò una mano per prendere la forchetta e vedere meglio ciò che vi era sopra. La portò vicino al viso e dopo qualche secondo tutti lo videro sbiancare. "Aaahhhh! Tu. Qu-questa è la sagoma di un'a-anatra!" gridò, rabbrividendo per il terrore e scagliando la forchetta dall'altra parte del tavolo. "Izzy, sei una stronza! Tu... Tu lo sai ciò che penso di quegli esseri infernali e mi metti sotto al naso... Quello?"
Prese un profondo respiro e chiuse gli occhi per qualche istante.
Tutti risero di gusto. Bè, tutti tranne Jace.
"La mia forchetta!" si lamentò Isabelle, vedendo che veniva lanciata.
"Zitta. Hai cercato di attentare alla mia vita, è il minimo che potessi fare!"
"Io ti avevo detto che me l'ero legata al dito, e siccome, purtroppo, nel menù del giorno non c'è 'anatra all'arancia', ho dovuto trovare un modo simile per vendicarmi. E posso ritenermi soddisfatta per il risultato ottenuto."
Il biondo mise il broncio e non le rivolse più la parola.
Poco dopo finirono di mangiare e si alzarono per pagare il conto alla cassa.
Quando uscirono dal locale, il sole li abbagliò e di conseguenza si misero tutti una mano davanti al viso per proteggersi dalla luce. Tutti tranne Jace e Isabelle, che non persero l'occasione di sfoderare i loro Ray-Ban all'ultima moda. Alec e Clary si ritrovarono ad alzare gli occhi al cielo nel medesimo istante e scoppiarono a ridere.

Il gruppo si sciolse lì; la rossa si diresse a casa sua per incontrare Jocelyn, accompagnata per un tratto di strada da Simon, che doveva trovarsi con il resto della band. Gli Shadowhunters invece, come programmato, tornarono all'istituto.

"Ci sarebbe solo un piccolo problema." sospirò Alec mentre entravano nell'ascensore.
"Sarebbe?" domandò Izzy, che era intenta e esaminarsi le unghie perfette.
L'ascensore sferragliò sinistramente.
"Maryse Lightwood, sai, nostra madre. Chi la convince a farci uscire, e con quale scusa?"
La mora levò il capo, un sorriso furbo stampato in faccia. "Io, chi altro poi? Un 'dobbiamo recarci a Brooklyn per la situazione di Clary' qui, un 'è una faccenda seria e necessitiamo dell'aiuto di Magnus Bane' lì e vedrete che la convincerò."
"Sei un genio, sorella" esclamò il biondo.
"Lo so, fratello!" rise lei.

Prima che uscissero dall'ascensore, i tre videro la faccia seria di Maryse, che li salutò con un cenno del capo.
Isabelle avanzò composta verso la madre, mentre gli altri due la raggiungevano.
"Andate pure voi due, ci penso io." disse la ragazza nella loro direzione. Alec e Jace annuirono.
"Madre, avremmo bisogno di ottenere il vostro permesso per poterci recare a Brooklyn dal Sommo Stregone Magnus Bane questa sera per..."
La donna interruppe la figlia con un gesto della mano. "Potete andare. Ma" si voltò verso Alec, che era poco distante. "Voglio che almeno questa notte tu torni qui all'istituto."
Il Nephilim in questione si sentì avvampare ma nonostante l'imbarazzo riuscì a mantenere un tono di voce fermo e controllato. "Come desiderate, madre."
"Bene." concluse Maryse mentre entrava nell'ascensore.
Attraversarono il corridoio e quando Isabelle fu sicura che se ne fosse andata spezzò il silenzio che si era creato. "Almeno non mi è neanche toccato mentirle. Sono o no un fenomeno?!"
"Lo sei sempre Izzy!" la rassicurò Alec mentre Jace rideva.
"Io vado in camera mia, voi due fate quello che volete." disse Isabelle, dirigendosi verso la sua stanza. Alec e Jace fecero lo stesso.

Il Lightwood si sedette sul letto e incrociò con un movimento fluido le lunghe gambe fasciate dai jeans neri. Allungò un braccio per prendere il cellulare che era stato posato sul comodino e constatò che vi era un messaggio non letto.
Lo aprì.
'Aku cinta kamu'
Magnus.
Sorrise, mentre quella ormai ben nota gioia lo invadeva partendo dal petto.
Gli rispose.
'Io di più.'
Passarono neanche una decina di secondi che il cellulare vibrò di nuovo.
'Tz, come fai a dirlo?'
'<3' scrisse soltanto di rimando.
Alec non avrebbe mai immaginato di poter essere così smielato e gli sembrava di essere una ragazzina innamorata in preda agli ormoni. Tuttavia non gli dispiaceva poi tanto essere dolce con il Sommo Stregone di Brooklyn.
Un altro messaggio.
'=* ' Un bacino.
'Che fai di bello, Mag?'
'Sto rendendo casa nostra adatta a una favolosa festa organizzata da un certo Magnus-Molto-Sexy-Bane, lo conosci?'
Alec si sorprese piacevolmente e cercò di non gongolare troppo quando lesse "casa nostra", per poi rispondere:
'Posso dire che mi piace molto quel "nostra"? E comunque no, mi dispiace, conosco solo un Magnus-Assai-Sexy-Bisessuale-Disinvolto-Bane.' Premette invio e aspettò la risposta che non tardò ad arrivare.
'Certo che puoi dirlo! Sei proprio sicuro che non sia io?'
'Sicuro sicuro no, quindi potrebbe darsi che sia tu! Amore mio, ma certo che sei tu!' Arrossì lievemente mentre scriveva l'inizio della seconda frase, ma non ci fece caso.
'Come siamo romantici oggi, Fiorellino. Scusa tanto, ora devo proprio andare, devo finire di preparare e il tempo scarseggia.'
'Ma se mancano più di sette ore! E poi ti basta uno schiocco delle dita!'
'Non è così semplice, non hai mai organizzato cose così, tu.'
'E mai lo farò!'
'Ci scommettevo. Ora vado sul serio, a dopo!'
'A dopo.'
Mise via il cellulare e prese uno dei libri che aveva sul comodino, per ammazzare il tempo.

Quarantadue pagine, tre capitoli e un'ora e un quarto dopo lo richiuse. Era davvero noioso come pochi quel libro. Invece che ammazzare il tempo stava ammazzando lentamente se stesso. Quindi lo accantonò sul comodino nuovamente, appoggiando poi le braccia sul cuscino e la testa su di esse e abbassando le palpebre, nella speranza che Morfeo lo cullasse col suo torpore.
Il sonno non tardò ad arrivare, pesante, oltretutto.
La sera si addormentava tardissimo, visto che le notti a casa di Magnus erano più... movimentate rispetto a quelle che passava all'istituto, e perfino quella mattina non era riuscito a dormire granché, visto il brusco e orribile risveglio, quindi erano giorni che non dormiva 'seriamente'.
Un rumore, qualcosa di fastidioso e ripetitivo lo svegliò da quel sonno senza sogni. Aprì lentamente un occhio per capire si cosa si trattasse e vide lo schermo del cellulare illuminato. Allungò un braccio e lo afferrò, ora tutti e due gli occhi ben aperti. La prima cosa che notò fu l'ora. Dannazione, era in super ritardo per l'appuntamento a casa di Magnus! Come aveva fatto a dormire così a lungo?
La seconda fu la presenza di tre messaggi da parte dello stregone. Il primo risaliva alle 19.53, ben ventitré minuti dopo l'orario prestabilito per incontrarsi. L'ultimo alle 20.10

'Dove sei, Fiorellino?'

'Mica ti sarai dimenticato del secondo round, eh? O vuoi forse boicottare la mia festa? In quel caso me la pagheresti molto, molto cara.'

'Comincio a preoccuparmi, lo sai? Perché non mi rispondi? È successo qualcosa?Alexander, per Lilith, DOVE SEI?'

Alec si passò una mano tra i capelli in un moto di stizza nei confronti di se stesso. Non voleva far preoccupare l'altro e invece ci era riuscito. Come al solito. Si affrettò a rispondere.
'Scusami, sono a due passi da casa tua, sono subito lì.'
Piccola bugia. Si tirò su dal letto senza neanche guardarsi allo specchio e, con il cellulare in mano, si catapultò fuori dalla sua stanza, diretto al portale presente nell'istituto.
In corridoio aveva visto Isabelle camminare verso la cucina e l'aveva informata che sarebbe andato da Magnus, e che non avrebbe quindi cenato lì.
Giunto davanti al portale, prima di oltrepassarlo, aveva visualizzato la porta del loft del suo ragazzo. Lì davanti si era ritrovato pochi secondi dopo e aveva suonato il campanello, per poi rendersi a malapena conto della porta che si apriva e venire travolto dall'abbraccio dallo stregone, che lo aveva lasciato senza respiro.
"Alexander. Mi hai fatto preoccupare." mugolò col viso affondato nel collo dell'altro.
Imbarazzato, Alec lo strinse di rimando. "Mi-Mi dispiace."
Magnus si staccò leggermente da lui, per poterlo guardare in viso, alla ricerca di eventuali segni che avrebbero testimoniato qualche combattimento, causa del suo ritardo. Lo squadrò attentamente, ma il suo volto era quello di sempre, bello e giovane, con due zaffiri incastonati nel marmo candido che era la sua pelle.
"È successo qualcosa?"
"No no, io ecco... Mi sono solo addormentato. Scusa" rispose Alec arrossendo lievemente.
"Vieni, entra."
Quando il Nephilim si trovò nel salotto, sgranò gli occhi, non riconoscendo più il loft. "S-sei sicuro che sia casa tua? Sembra... Una discoteca in piena regola."

Il pavimento del loft era diventato una pista da ballo blu notte, luccicante, e una serie di lampadine tonde, incastonate ai lati della sala, emanava una luce soffusa che ne illuminava tutto il perimetro.
Da una parte erano comparsi due divanetti di pelle neri che si alternavano ad altrettanti rosa shocking, e in un angolo, quello dove prima doveva esserci stata la pianta di cui non ricordava il nome, nonostante lo stregone glielo avesse ripetuto più volte, ora vi era un tavolo ricoperto da bicchieri di vetro colmi di strani drink di vari colori.
Delle casse e una consolle avevano preso il posto del caminetto che Alec adorava tanto.

Quando si fu ripreso da quella vista, Alec riuscì a voltarsi verso Magnus, che lo strattonò per un braccio con la poca energia che gli rimaneva dopo aver consumato così tanta magia, lo portò vicino a sé e lo baciò.

Baciare Alec era sempre una sensazione straordinaria, Magnus non poteva stancarsi di sentire le loro labbra unite, che si rincorrevano. Ogni volta era come se fosse la prima, anche se il Nephilim stava diventando più sicuro dal suo primo bacio, avvenuto quando meno se lo era aspettato: lì, nella Sala degli Accordi, di fronte a una moltitudine di Cacciatori e membri del Conclave.

Afferrò dolcemente la mano di Alec e lo condusse a uno dei divanetti in pelle, facendolo sedere e mettendosi affianco a lui.
Presero a baciarsi nuovamente e a farsi le coccole, ritrovandosi praticamente sdraiati finché la stanchezza si impossessò di lui e, suo malgrado, lo fece cadere tra le braccia di Morfeo.

Alec sapeva che quando Magnus si sarebbe svegliato non avrebbe approvato il fatto di essersi addormentato anziché portare a termine 'il secondo round', ma non ebbe il coraggio di svegliarlo. Lo guardò semplicemente, lo sguardo pieno d'amore per quel ragazzo di ottocento anni che posava delicatamente la testa sul bracciolo del divano, i capelli ricoperti di glitter che gli incorniciavano il volto color caramello, le palpebre, ricoperte di un ombretto viola, che celavano le iridi feline verdi screziate d'oro, il lucidalabbra leggermente sbavato a un angolo della bocca, di certo non per una sua mancanza o incapacità, ma per tutti i baci che si erano dati.


Angolo della Nondeltuttopazza:
Io non devo fare promesse. Perché poi finisce che non le mantengo.
Ahimè, non sono riuscita a inserire il famigerato secondo round neanche in questo capitolonzo, perché già troppo lungo. Perdonatemi :'(
avrei voluto scrivere i messaggi in corsivo, ma da tablet non ce l'ho fatta. Rileggendo mi è venuto un dubbio atroce: ma i figli di Maryse le danno del voi? Non ricordo, perciò ho lasciato così. Spero che le parti nonMalec non siano un'emerita schifezza.
Ringrazio le mitiche Faurel (<3), Arya Herondale, CrazyFangirl, Chesy e Stella13 per le recensioni bellissime!
Aggiornerò il prima possibile, me lo auguro!
A preshto!
P.s. Non ricordo se Mag abbia veramente un caminetto o no, ma facciamo che nella mia storia lo ha. ^_^'

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Capitolo 8
*** Party hard (ma non troppo). ***


La prima cosa che lo stregone vide quando socchiuse le palpebre fu un ammasso non meglio identificato di colore nero. Chiuse e riaprì gli occhi per un paio di volte di seguito e si rese conto che quelli erano i capelli di Alec, sdraiato di fianco a lui sul divanetto rosa shocking.
Con una mano si coprì la bocca nel tentativo di reprimere un sonoro sbadiglio, mentre con l'altra cercava di svegliare il cacciatore, scuotendolo non troppo delicatamente per una spalla. Dopo diversi lamenti e mugugni, finalmente il Nephilim si girò verso di lui, puntando gli occhi blu in quelli verde-dorato del Figlio di Lilith.
"Mi sono addormentato." constatò (piuttosto inutilmente) Magnus.
"Già, me n'ero accorto!" rise Alec.
"E abbiamo perso tempo prezioso per tu-sai-cosa." sbuffò sonoramente.
"Eri stanco morto, cosa avrei dovuto fare? Svegliarti? Non se ne parlava, avevi già perso abbastanza energie per tutta la magia che avevi utilizzato." ribatté il più giovane. "E ho anche una brutta notizia." continuò. Magnus inarcò un sopracciglio, in attesa che continuasse. "Mia madre vuole che questa sera io torni a dormire all'istituto." concluse arrossendo leggermente.
"Non è giusto. Uff. Sembra che Lilith ci stia mettendo i bastoni tra le ruote. Anzi, gli artigli." si lagnò lo stregone. Sì, lagnarsi era proprio il termine adatto, pensò il Nephilim.
"Bè.."
"Bè cosa, Alexander?"
"Ecco, potremmo..."
"Sì?" lo incalzò l'altro con uno sguardo furbo e di aspettativa.
"Riprendere da dove eravamo rimasti prima che tu ti addormentassi." finì tutto d'un fiato, mentre le sue guance si imporporavano sempre di più ad ogni parola pronunciata.
Lo stregone gli lanciò un sorriso sghembo, alzando lo sguardo verso l'orologio nero a parete a forma di gatto stilizzato appeso al muro di fronte a lui.
Strabuzzò gli occhi quando lesse l'ora e scattò in piedi immediatamente, senza curarsi di Alec affianco a lui, che cadde a terra con un tonfo e un gemito di dolore.
Quindi lo stregone gli rivolse un'occhiata preoccupata, in cui Alec lesse anche delle scuse per i suoi modi bruschi e repentini. Prese la mano che gli porgeva e si tirò su, schioccando un bacio sulle labbra di Magnus.
"Sono le dieci meno un quarto. Conoscendoti ti ci vorrà un secolo intero per scegliere cosa mettere e i tuoi invitati saranno qui tra quindici minuti. Forse è il caso che tu ti dia da fare." disse il Nephilim, spingendolo verso la camera da letto affinché si preparasse.
"E tu vieni con me. Non ti permetterò di presentarti vestito in quel modo alla mia festa."
Alec sospirò, seguendolo suo malgrado.
"Sembri mia sorella. Dite sempre le stesse cose, praticamente."
"È perché siamo anime affini che sanno ciò che è giusto e ciò che non lo è." lo liquidò.
"Anime affini? Sei serio? Anime affini che sanno ciò che è giusto?" soffocò una risata.
"E ciò che non lo è, ricorda!" ribadì sventolando davanti al viso del Nephilim l'indice della mano destra con fare saccente, e nello stesso tempo con l'altra si appoggiava alla maniglia della porta. Alec alzò gli occhi al cielo, esasperato, chiedendosi cosa avesse fatto di male in vita sua per dover sopportare tali scemenze.
Lo stregone aprì la porta della stanza e si fiondò davanti all'enorme cabina armadio.
"Ti rendi conto che non ho nulla da mettere?" piagnucolò, aprendolo.
'Nulla? Ma se il tuo guardaroba potrebbe far concorrenza a un'intera catena di centri commerciali!' Si ritrovò a pensare Alec.
"Anche io ti amo." rispose invece.
"Fiorellino, non distrarmi con quell'aria sexy da finto disinteressato." rispose Magnus, voltandosi e baciandogli le labbra con una delicatezza e leggerezza studiate.
"Come vuoi. Io rimarrò seduto qui senza dire più nulla." E si accomodò sul letto.

Trovato ciò che cercava, lo stregone richiuse la cabina armadio, posò l'ammasso di indumenti che aveva tra le braccia sulla poltrona vicino a lui e, con una lentezza provocante cominciò a togliersi i vestiti che indossava.
Con la coda dell'occhio vide Alec, seduto sul bordo del letto, strabuzzare leggermente gli occhi e deglutire. Fece finta di niente e sfilò i pantaloni, rivelando i boxer con i disegni di paperelle gialle.
A quella vista, Alec non poté trattenersi e rise, scuotendo la testa.
Magnus si beò di quel suono, quella risata era magnifica, era la risata del suo Alexander. L'Alexander che amava con tutto se stesso.
Poi prese, con la stessa flemma, a rivestirsi. Prima la canotta a costine verde fluo e dopo i jeans skinny indaco. E gli stivali di cuoio neri.
Si diresse verso la specchiera, dove vi era un'infinità di cosmetici e prese una boccetta di eyeliner blu chiaro.
L'aprì e con il pennellino cominciò a truccarsi.

Alla fine si voltò, esultando.
"Taa-daa! Come sto?"
Alec lo ammirò e, sebbene lui non si sarebbe mai fatto vedere vestito così, non poté non meravigliarsi del risultato.
"Sei bellissimo. Anche se staresti bene perfino con addosso una tovaglia." sorrise.
"Le tovaglie hanno il loro fascino, sappilo!" ammiccò di rimando il più grande, facendo scoppiare a ridere nuovamente Alec.
Gli si avvicinò e chinò il suo viso a quello dell'altro. Le loro labbra si incontrarono nell'ennesimo bacio delicato, poi Magnus si staccò con la scusa che anche il Nephilim doveva mettersi qualcosa di decente. Seguì un'altro sbuffo da parte del cacciatore, ma lo stregone non si fece scrupoli: schioccò le dita e gli procurò un paio di jeans neri e una camicia del medesimo colore, nuovi di zecca, presi da uno dei migliori negozi di New York.

Si diressero in quello che in precedenza era il salotto, e Magnus fece partire la musica proprio pochi secondi prima che suonassero al campanello. Andò ad aprire di persona la porta del loft agli invitati. Gesto notevole da parte sua, pensò Alec, visto che la maggior parte delle volte faceva tutto schioccando semplicemente le dita.
Il primo gruppo di invitati contava circa una trentina di Nascosti,  tra vampiri, fate e stregoni, che si erano già dispersi sulla pista da ballo.
Qualche minuto dopo si aggiunse alla massa di corpi che ballavano anche una decina di Figli della Luna, che cercava di tenersi il più distante possibile dai vampiri.
Magnus distolse l'attenzione dai presenti, concentrandosi su Alec, che premette contro il muro dell'ampio corridoio e cominciò a baciare.
Suonò ancora il campanello, e questa volta lo stregone non si disturbò ad andare ad aprire, visto che la porta si era già aperta grazie a un suo schiocco delle dita.
Si girò solo per vedere chi fosse, e i suoi occhi incontrarono le figure di Isabelle e degli altri della compagnia.
Vide la cacciatrice avanzare con fare baldanzoso e si staccò dal corpo del ragazzo, andandole incontro, con Alec pochi passi più indietro a lui.
Con tono alquanto teatrale e pomposo, Isabelle, camminando verso loro due a lunghe falcate e sculettando, con una mano su un fianco e l'altra piegata a mezz'aria con le unghie smaltate in fuori, proruppe in un: "Bene, bene, bene. Figli di Nephilim. Non credevo di avervi invitati, ma vi farò restare, ma solo perché c'è chi è molto sexy stasera."
"Grazie." rispose Magnus stando al gioco.
"Cosa? Io intendevo lui," spostò il finto sguardo malizioso su Alec e ammiccò "quello con gli occhi azzurri."
Poi, non riuscendo più a trattenersi, scoppiò a ridere, seguita a ruota da Magnus.
"Che fai sorella, prendi in giro?" sorrise sghembo Alec, che era comunque divertito dall'interpretazione di Isabelle della frase che gli aveva fatto notare per la prima volta il Sommo Stregone di Brooklyn, mesi prima.
"No, caro il mio fratellone, dò espressione alle mie capacità teatrali e mimiche! È diverso." puntualizzò la mora.

Orami la casa dello stregone sembrava diventata un locale pubblico, tanti erano i Nascosti che vi entravano e uscivano in continuazione. Alec si aggirava per la sala, alla ricerca -vana- del suo ragazzo, che doveva essere da qualche parte occupato a tener d'occhio gli invitati o ad ancheggiare e muoversi piuttosto senza ritegno sulla pista da ballo.
Guardò nuovamente a destra, dove poco prima gli era parso di scorgere la chioma glitterata di Magnus, che aveva poi subito perso di vista, risucchiata dal vortice di corpi che si stipavano vicino alla consolle da cui usciva musica a tutto volume. Finalmente riuscì a vederlo del tutto. Si stava dirigendo verso il punto della sala dove vi erano Izzy, Clary e i loro rispettivi ragazzi che ballavano.

Magnus si guardò attorno ancora una volta nella speranza di intravedere il suo cacciatore. Quando però si rese conto che era come cercare un ago in un pagliaio, decise di avvicinarsi agli altri tre Nephilim e al Diurno, magari c'era la possibilità che loro avessero visto Alec.
Non appena fu di fronte a loro, socchiuse le labbra per formulare quella domanda che gli ronzava in testa, ma la mora lo precedette e con un cenno del capo gli indicò una figura che ora stava di fianco a lui. Girò il capo e i suoi occhi felini ne incontrarono un paio blu come il mare, incastonati nella pelle marmorea e candida, che ora era illuminata a sprazzi dai colori che si alternavano delle luci stroboscopiche. Gli sorrise e gli cinse i fianchi con un braccio, portandolo vicino a sé.
"Alexander Lightwood, vuoi ballare con me?"
Il cacciatore lo guardò di rimando. "I-io, veramente, non sono capace di ballare." rispose cercando di sovrastare il suono della musica.
Lo stregone gli rivolse uno sguardo di sufficienza e ironia. "Vorresti farmi credere che tu, cacciatore di demoni, in parte angelo, agilissimo di tuo e pieno di rune di qualsiasi tipo, credi di non saper ballare? Ma fammi un favore, Fiorellino!"
Rispose, prendendolo per un braccio e trascinandolo sulla pista da ballo.
Magnus si fece largo tra i corpi dei Nascosti fino a quando non giunse con Alec al cento della sala.
Nell'aria risuonava una canzone  molto ritmata, ma poco adeguata per due piccioncini che volevano ballare assieme.
Con uno schiocco delle dita il Figlio di Lilith la rimpiazzò con una più lenta e dolce, incurante  della protesta generale dei Nascosti. Prese le mani di Alec e se le portò sui fianchi, poi pose le sue sulle spalle dell'altro.
Cominciò a muoversi a ritmo della musica, facendo sì che il cacciatore seguisse e imitasse i suoi passi. Quando Alec acquistò più sicurezza, lo stregone dovette ammettere che era davvero bravo. Bè, non che ne avesse dubitato, ma esserne solo convinto e vederlo con i propri occhi erano due cose diverse.
Era da poco iniziata la seconda canzone che Alec si sporse verso il viso dello stregone e cominciò a baciargli le labbra.
Sembrava non volersi proprio staccare, e il bacio si stava facendo sempre più bollente, tanto che un ragazzo alto dai lunghi e mossi capelli blu tra i quali vi erano intrecciate foglie e fiori vari, la pelle azzurra e gli occhi viola, -doveva essere una fata, pensò Alec- sbuffò e commentò con quello che suonava come un "prendetevi una stanza".
Quindi si trascinarono a vicenda verso la camera da letto di Magnus, il quale, una volta entrati, chiuse a chiave la porta per evitare spiacevoli incursioni altrui.
Spinse Alec sul letto e con un gesto fluido gli si mise sopra a cavalcioni, riprendendo a baciarlo con foga. Poi scese con le labbra sul suo collo e cominciò a sfilare con lentezza studiata i bottoni della camicia scura dalle loro asole.
Il cacciatore sentiva le dita dell'altro che gli sfioravano il petto quando scostavano il tessuto liscio e nero ed era completamente inebriato da quella sensazione.
Scorse con il palmo della mano la schiena del Figlio di Lilith fasciata dalla canotta verde fluo e, quando fu arrivato all'orlo, la sollevò e gliela sfilò per poter accarezzare la pelle ambrata.
In seguito volarono da qualche parte le scarpe e i pantaloni. E infine anche l'unico indumento che restava ad entrambi.

Era bello avere Magnus. Magnus. Il ragazzo che gli aveva radicalmente cambiato la vita, il ragazzo che amava ogni giorno di più, il ragazzo che ora aveva pelle contro pelle, senza alcuno spazio che li dividesse, il ragazzo che con dolcezza e passione lo stava facendo suo.
E in sottofondo ai loro respiri pesanti e appagati c'era la musica che proveniva dalla sala, dove gli invitati, ignari del loro amore, si divertivano a ballare.

Angolo della Nondeltuttopazza:
Ci ho messo un'eternità a finire questo capitolo. Ero partita in quarta e ero tutta fiera, poi per svariati motivi, alcuni più belli e altri molto meno, ho rallentato. Il finale non è venuto come lo volevo, doveva essere più lungo e dettagliato, più preciso, ma non riesco a scrivere decentemente parti dolci, e prima che io riesca a tornare attiva e scrivente come una volta ci vorrà qualche giorno. Intanto è DepressionTime. ,-_-,
Però ci tenevo a pubblicarlo, tesori.
Mi duole assai dirlo, ma credo che alla fine manchino MINIMO tre capitoli. PERÒ potrà darsi che, in caso di improvvisa ispirazione, mi metta a scrivere degli extra.
Ringrazio di cuore chi recensisce e mi fa sorridere sempre: Stella13, _F I R E_, Chesy, Arya Herondale, siete tutti fantastici, sì, anche voi lettori silenziosi ;)
Se volete lasciate una recensionella, magari mi tira su di morale.
Keep calm and ship Malec (and try to be less depressed) (?) *Forse non dovrebbe fare sfoggio delle sue... Coff coff... Conoscenze anglosassoni*
Adios

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Capitolo 9
*** Le proposte che Jace non accetta. ***


Alec e Magnus erano ancora sdraiati l'uno sull'altro nel letto, intenti a riprendere fiato dopo l'appena consumato secondo round e a farsi continue carezze, cercando però di non far scattare nuovamente la scintilla della passione, perché lo sapevano bene entrambi, non sarebbero riusciti a farlo un'altra volta senza poi cadere sfiniti tra le braccia di Morfeo, e, siccome Alec aveva promesso di tornare a dormire all'istituto, Magnus non voleva scatenare l'ira di Maryse andando contro la richiesta della donna.
Dopo un tempo indefinito si alzarono e cominciarono a rivestirsi, non senza qualche problema, visto che non riuscivano a smettere di baciarsi.
L'Angelo solo sapeva quanto ci misero a sistemarsi prima di uscire da quella stanza piena del loro amore, dei loro baci e dei loro sospiri. Alla fine però tornarono nella sala illuminata dalle luci stroboscopiche e da quelle poste alla base delle pareti. Alcuni nascosti stavano ancora ballando sulla pista lucida, mentre un crocchio di persone ben note, constatò Alec, erano impegnate a gesticolare freneticamente e a sbraitare contro un quinto individuo. Ad un tratto scorse un bagliore biancastro provocato dal riflesso delle luci su quella che doveva proprio essere una spada angelica. Una spada angelica brandita da Jace e puntata contro un ragazzo completamente azzurro. Pelle azzurra, occhi azzurri ma di una tonalità più chiara, capelli lunghi e lisci azzurro scuro.
Alec si ritrovò a pensare che aveva perfino dei bei lineamenti. Si pentì subito di quella considerazione, sapendo che alle sue spalle c'era il suo sexy stregone Magnus Bane.
"Ehi, che cosa sta succedendo qui?" proruppe il Figlio di Lilith cercando di sovrastare il rumore della musica che proveniva dalle casse.
I due ragazzi si diressero verso il gruppo, curiosi, ma con un brutto presentimento. Doveva essere successo qualcosa.
Ciò che per prima cosa notarono furono le espressioni sui volti dei cinque. Quella furibonda di Jace, quella scioccata di Clary, quella maliziosa e furba della fata, quella scandalizzata di Simon, e quella tra il divertito e l'indignato di Isabelle.
"Oh, allora? È casa mia e se proprio dev'esserci una rissa voglio saperne il motivo. Sputate il rospo. Cosa. Sta. Succedendo?" Finalmente lo stregone riuscì a guadagnarsi la loro attenzione.
Jace si voltò e parlò, o meglio urlò, per primo, indicando il tizio azzurro e menando in aria le braccia, come se non si rendesse conto di aver in mano un'arma che avrebbe potuto affettare chi gli stava vicino. "Mentre voi vi divertivate in camera, questo maniaco sessuale stava cercando di convincere con i suoi 'poteri fatati'" e mimò delle virgolette con le dita della mano libera "la MIA Clary ad andare a letto con lui!" La sua voce venne smorzata da quella di Isabelle, che puntualizzò: "Eh no Jace, diciamo come stanno veramente le cose. Ha proposto ad entrambi di unirvi a lui. Scusa eh, ma non negare."
Esasperato il biondo guardò con aria furente prima la fata e poi la mora. "E va bene, madame, come vuole lei. Questo maniaco sessuale cianotico ha ci ha proposto una cosa a tre! Ma per l'Angelo, che schifo! Come si farebbe ad accettare?"
"Magari è bravo..." intervenne Magnus, con una delle sue solite idiozie.
"Magnus!" lo ripresero contemporaneamente Alec, Jace e Izzy.
"Ohh, finalmente qualcuno che è aperto a queste cose..." fece il ragazzo azzurro.
"Tu chiuditi quella ciabatta e stai zitto, pervertito!" lo fulminò Jace.
"Che modi! Ragazzo, tu sei così aggressivo perché sei in astinenza, ne sono sicuro. Da quant'è che tu e la tua ragazza non vi concedete un po'... UN BEL PO' di sano sesso ristoratore? Fa bene farlo, sapete?"
Clary e Jace sgranarono gli occhi allibiti, poi lei divenne ancora più rossa e imbarazzata. "N-noi..." tentennò il cacciatore, ma Isabelle lo interruppe. "Eh, è una storia complicata e lunga."
Ci fu un attimo di silenzio tra il gruppo, ma poi la ragazza riprese a parlare, riacquistando il tono indignato (e seccato per non essere stata lei a ricevere quelle avances) di poco prima. "Magari se provavi a proporlo a noi" e prese per la vita il Diurno "avresti potuto ottenere una risposta affermativa, non è vero Simon?"
Lui la guardò stranito e cominciò a balbettare parole sconnesse e senza senso che convergevano in quello che suonava come un "no, non credo proprio."
Prese la parola lo stregone.
"O in alternativa ci siamo noi. Sai, dovresti vedere l'effetto che hanno a letto le rune della res..."
"Magnus!" lo fermò il cacciatore moro. "Non ci provare. Non. Dirlo."
"Come sei noioso Fiorellino... Uff."
Gli altri nel frattempo avevano ripreso a parlare animatamente, senza badare alla conversazione che stavano avendo i due.
"Anche mezz'ora fa pensavi che io fossi noioso? Perché, lasciamelo dire, non sembrava che tu ti stessi annoiando." ribatté Alec facendosi sentire solo dal suo ragazzo, che esibì un sorriso malizioso e sornione. "Oh no, Alec. Tutt'altro." Rispose passando l'unghia smaltata dell'indice lungo tutta la colonna vertebrale del Nephilim, provocandogli un brivido che cercò di nascondere.
Magnus gioì dentro di sé nel sapere che era lui stesso a procurargli quelle sensazioni. Il suo flusso di pensiero venne bruscamente interrotto da Jace. "Bene, noi leviamo le tende. La prossima volta, Stregone, dovresti selezionare meglio i tuoi invitati."
Il figlio di Lilith in questione, inarcò le sopracciglia. "Mi stai consigliando di far svolgere dei test d'ingresso per le mie feste?"
In risposta ottenne solamente uno sbuffo denigratorio e un'occhiata sbieca. Il biondo poi prese per mano la sua ragazza, che non tentò minimamente di opporre resistenza. "Ci vediamo Magnus." fece la rossa, venendo seguita a ruota da Isabelle e Simon.
"Devo andare anche io, Mag. Mi dispiace..."
"Sì, lo so Alec. Ma è ancora presto, non puoi rimanere un pochino di più?" disse con gli occhi da cucciolo lo stregone. Alec si intenerì talmente tanto a vederlo così che stava quasi per cedere e acconsentire, ma il Nascosto lo baciò. Quando si staccarono gli diede un colpetto sul braccio, sussurrandogli nell'orecchio un "vai, ora". Si scambiarono un sorriso leggermente mesto, ma erano fiduciosi nel fatto che avrebbero potuto vedersi il pomeriggio dopo.
Il cacciatore si unì al gruppetto, che stava già uscendo dalla porta del loft, intento a mettere più distanza possibile tra loro e quella fata.
Una volta fuori, Alec si accorse che la temperatura era calata parecchio; rabbrividì e affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, con i pensieri che ritornavano alla serata appena trascorsa con Magnus.

L'unica cosa che aveva dissuaso lo stregone a non trattenere oltre il suo Nephilim era stata l'immagine della pseudo-suocera che gli si era stampata davanti agli occhi e nella mente. Se la immaginava furente, che incedeva pesantemente avanti e indietro per la biblioteca nell'attesa che il figlio tornasse per potergli rinfacciare di non aver mantenuto la promessa di tornare per la notte. Riusciva anche a immaginare il rumore dei tacchi che colpivano a ogni passo il pavimento -che per la cronaca prima o poi si sarebbe consumato, a furia di passarvi sopra- e l'antico orologio a pendolo attaccato alla parete che scandiva per bene il passare del tempo con il suo movimento oscillatorio e incessante, come a ricordare il fatto che i minuti trascorrevano e il figlio doveva ancora arrivare.
Tic. Tac. Tic. Tac.
Tlack. Tlack.
Tlack. Tlack.
Tic. Tac. Tic. Tac.
Un fremito lo percosse e si ridestò dalla sua immaginazione, che si era fatta così vivida da prendere il sopravvento sulla sua razionalità e fargli perfino imperlare la tempia di un rigagnolo di sudore freddo.
Si lasciò scivolare contro la porta d'entrata del loft, prendendo fiato per annunciare che di lì a poco sarebbe finita la festa.

La temperatura all'interno dell'istituto non sembrava molto più alta di quella che c'era all'esterno e di certo i marmi decorativi delle navate della cattedrale non servivano a condurre calore. Nemmeno a trasmetterne un senso, a dir la verità.
Ma ad Alec non importava più di tanto. Lui aveva la sua gioia e la sua serenità che lo scaldavano da dentro.
Aveva pensato e ripensato alla sua vita con Magnus per tutto il tragitto, dal loft alla villetta di Clary, poi da casa di Simon all'istituto, ponendosi numerosi interrogativi su quello che sarebbe stato il loro futuro, beandosi di avere una persona così meravigliosa al suo fianco, sorridendo al pensiero dell'immagine di lui, di cui ormai conosceva i tratti a memoria.
Nell'ascensore Isabelle si raccolse i lunghi capelli scuri in una coda di cavallo, mentre Jace, in un impeto alquanto più narcisista del solito, si stava ammirando nello specchio posto su uno delle quattro pareti dell'abitacolo, e, avrebbe giurato Alec, anche facendo i complimenti a bassa voce a se stesso per tutta quella bellezza riunita in una sola persona.
Il moro alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e aspettando che l'ascensore cigolasse segnalando l'arrivo al piano delle loro stanze.
Dopo alcuni sferragliamenti le porte si aprirono e i tre uscirono nel corridoio illuminato da una luce fioca appesa alla parete.
Dopo essersi dati la buonanotte si recarono ognuno nella propria stanza.
Alec fece per abbassare la maniglia della sua camera per entrarvi, ma una voce alle sue spalle lo fece sussultare e voltare di scatto.
"Grazie. Per essere tornato all'istituto."
La voce che gli aveva fatto perdere almeno dieci anni di vita apparteneva a Maryse, che se ne stava avvolta in una vestaglia di seta e candido vellutino verde smeraldo, con le spalle dritte appoggiate al muro di fronte alla porta di legno.
Alec la guardò negli occhi. Sembrava così... vulnerabile, più materna del solito.
"Madre, non vi avevo sentito arrivare. Comunque..."
"Oh, ma smettila con questo Voi. Non siamo mica nell'ottocento e io non sono l'imperatrice." Un sorriso addolcì il suo volto.
Alec  si limitò a ridacchiare sommessamente. Non sapeva proprio come comportarsi, non sapeva cosa volesse sua madre.
"Grazie per essere tornato all'istituto questa notte." Ribadì. Sorrise nuovamente.
"Uh... Io..."
"Spero tu ti sia divertito."
Il cacciatore arrossì di colpo, non sapeva che idea avesse sua madre riguardo al "divertirsi". Probabilmente era diversa dalla sua. Sperò che Maryse, alla la luce fioca del corridoio, non avesse notato il rossore che aveva tinto le sue guance.
"La festa è stata fantastica. Avresti dovuto vedere il loft, era completamente stravolto e irriconoscibile!" Non si accorse neanche dell'enfasi e del tono felice e gasato con cui aveva pronunciato quelle parole.
Maryse soffiò una risatina col naso, rimanendo in silenzio per alcuni istanti.
Alec capì che la conversazione non sarebbe finita lì, così guardò la madre e chiese: "Vuoi- vuoi entrare?"
La donna sollevò il capo, guardando la porta di legno, e alla fine annuì. "Certo."
Il moro aprì la porta, fece passare la madre e poi se la chiuse alle spalle.
Maryse si accomodò sulla sedia che stava davanti alla scrivania, mentre Alec si sedette su letto, incrociando le gambe in un movimento lento ma fluido nonostante la sua altezza.
"Bè... Come- come va con Magnus?"
Era la prima volta che Alec sentiva la madre insicura e tentennante. Deglutì. Sapeva che prima o poi avrebbero affrontato seriamente l'argomento.
"Bene. Davvero. Magnus è..." ci pensò un attimo, alla ricerca delle parole adatte. "Bè, Magnus è Magnus."
La donna inarcò le sopracciglia, non comprendendo del tutto ciò che volesse dire il figlio.
"È ciò che stavo aspettando da una vita, con lui non mi sento continuamente sbagliato e fuori posto. E... E non mi sembra ancora vero che lui abbia scelto me, cos'ho io da dargli, cosa ci vede in uno Shadowhunter qualunque dai capelli neri e gli occhi blu? Non so cosa io abbia fatto per meritare una persona così meravigliosa al mio fianco, ma..." si fermò per riprendere fiato, e si rese conto dell'amore che aveva infuso in quelle parole dette quasi euforicamente. "ma non mi lamento di certo, e farò il possibile perché le cose tra noi non cambino. Voglio- vorrei poter stare ed essere con lui finché il tempo me lo permetterà."
Maryse chiuse gli occhi e sorrise. "Bambino mio, tu non sei sbagliato, non pensarlo mai. Ti chiedi come faccia Magnus Bane ad essersi innamorato di te?
Guardati un momento. Non vedi che persona speciale tu sia?, il tuo altruismo difficile da trovare nei Nephilim, la tua bellezza? Tu non sei uno Shadowhunter qualunque con occhi blu e capelli scuri. Tu sei Alexander Gideon Lightwood, e devi andar fiero della persona che sei, non dimenticarlo mai. E... Bè, sono davvero felice per te e orgogliosa dell'uomo che sei e stai diventando."
"S-sul serio?" domandò stupito lui. La donna si alzò e gli lasciò una carezza sulla guancia. "Certamente."
Arrivò alla porta e posò una mano sulla maniglia. Prima di uscire si voltò verso e il figlio con un'espressione gentile sul volto. "Buonanotte Alexander."
"Buonanotte mamma."
Maryse si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso la sua camera con uno sguardo tra l'emozionato e il gongolante. E un unico pensiero in testa: "È la prima volta che mi chiama 'mamma' da quando non è più un bambino."


Angolo della Nondeltuttopazza:
*Lacrimuccia di commozione*
SONO TORNATA DOPO MESI DI PAUSA. MI SEMBRA PASSATO POCHISSIMO DALLE VACANZE. Imploro perdono per l'assenza. Vi sono mancata almeno un pochino? Eh eh?
Questa Maryse tenerosa mi piace un sacco, e a voi? *__* E Magnus e Izzy in un impeto di malizia più elevato del solito?
Non so quanto ci metterò per il prossimo aggiornamento, incolpate il liceo classico.
Ringrazio l'esercito di recensitrici che ha commentato lo scorso capitolo:
Chesy, Arya Herondale, Readingbook4ever, _ F i r e _, Marty060201, Stella13.
Spero di non aver perso i miei cari lettori per questa assenza!
Alla prossima amori!

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Capitolo 10
*** Dumort e pentacoli. ***


"Presidente! Che cosa hai fatto?!" Magnus entrò in soggiorno e non fu contento di ciò che vide. Sul pavimento era sparsa una enorme quantità di croccantini e per di più il gatto si stava arrampicando su una delle gambe della nuova scrivania. Lo stregone lo fulminò con lo sguardo, e il felino filò di corsa verso il davanzale della finestra. "Quello è mogano!" strillò isterico Magnus, per poi avvicinarsi al tavolo e notare con sgomento i segni delle unghie del micio. "Tu! Creatura infame! Ti pare un comportamento consono per il gatto del Sommo Stregone di Brooklyn? Come hai fatto a combinare questo disastro?"
Il gatto gli rivolse uno sguardo di scherno e miagolò stizzito. "Sei caduto dalla scrivania sulla ciotola delle crocchette? Sei un gatto, per Lilith dovresti avere un equilibrio pazzesco, non franare come una valanga e travolgere tutto ciò che si trova sotto di te!" lo stregone sbuffò e con uno schiocco di dita e qualche scintilla rimise tutti i croccantini al loro posto.
Fece apparire una tazza di caffè al ginseng fumante e cominciò a sorseggiarlo lentamente.



Alec fu svegliato dal fratello che lo scrollava per una spalla. Allungò prontamente una mano al comodino ed afferrò lo stilo, puntandolo verso chiunque lo stesse toccando. Spalancò gli occhi quando vide il fratellastro.
"Ah sei tu." Sospirò sollevato Alec.
"Già, mi dispiace deludere le tue aspettative. Anche se... Beh, non che la mia visione sia così traumatica, anzi..." cominciò Jace.
"Si può sapere perché mi hai svegliato così presto?" chiese in uno sbadiglio il moro.
"Al Dumort. Ora. Sbrigati. Su. Alzati. Forza. Sei ancora lì?"
"Mi alzo, mi alzo." Alec si arrese e strisciò fuori dal letto, mentre Jace si dileguava.

In tenuta da cacciatore, Alec si diresse in armeria, dove fece scorta di coltelli e frecce, per poi  afferrare il suo arco e raggiungere i fratelli all'ascensore.
Con Jace e Isabelle uscì dall'istituto per dirigersi di corsa all'hotel.
"Jace, mi vorresti spiegare cosa- cosa dobbiamo fare al Dumort?" chiese Alec col fiatone.
"Il Conclave ha dato l'ordine di uccidere tre vampiri che hanno assassinato quattro cacciatori. Se gli accordi vogliono così, noi non possiamo fare altro che obbedire ed eseguire."
"E come facciamo a sapere chi sono questi tre?" Puntualizzò Alec.
"Raphael lo sa, ce li consegnerà lui. È la cosa giusta da fare e ne è consapevole." Rispose Izzy.
La loro corsa terminò una volta che si trovarono davanti all'hotel.
Il biondo spinse il portone d'ingresso, che si aprì con un rumore sinistro e fastidioso. All'interno la più completa oscurità.
Quasi contemporaneamente i tre tirarono fuori la propria stregaluce, rischiarando il pianterreno.



"Chi è?"
"Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn."
La porta dell villa si spalancò davanti al Nascosto, che fu invitato ad entrare. Il proprietario del casale era un uomo  sulla trentina, vestito di tutto punto, tirato a lucido come se dovesse prender parte come oggetto in mostra ad un'esposizione di vetri di Murano.
I due si strinsero la mano, poi attraversarono silenziosamente le grande sala e vari corridoi. Magnus fu condotto oltre ad una porta di legno chiaro, che dava su una stanza circolare tutt'altro che piccola.
"Qui c'è tutto l'occorrente. Il sale è in quei sacchetti e sul tavolino c'è il pugnale." Detto ciò, l'uomo si appoggiò con le spalle alla parete, in attesa.
Magnus annuì in risposta e si diresse a grandi falcate verso il primo sacchetto di sale riposto da una parte.
Una volta che lo ebbe preso e aperto, si spostò e, dal punto prestabilito, segnato a terra da una runa, cominciò a spargere il contenuto, formando una linea granulosa. Si interruppe alla seconda incisione sul pavimento, dove cambiò direzione e proseguì fino al terzo segno. Prese un altro sacchetto di sale e tracciò poi il terzo lato e il quarto. Terminò il contenuto della confezione, quindi si diresse verso la scorta e ne aprì una nuova.
Concluse la stella e si dedicò al cerchio che doveva circonscriverla.
Raddrizzò le spalle e ammirò orgoglioso il suo pentacolo.

A grandi falcate raggiunse il piccolo tavolo di legno su cui era riposto il pugnale. Lo impugnò nella mano destra e sollevò la sinistra, per poi passarvi la lama affilata, creando un taglio abbastanza lungo sul palmo.
Lasciò cadere qualche goccia di sangue in corrispondenza di ognuna delle cinque punte della grande stella, poi si avvicinò all'uomo e si mise di fronte a lui. Gli prese la mano e con un movimento deciso e fluido creò un taglio pressoché identico al suo. Il volto del proprietario della villa fu per un momento attraversato da una smorfia di dolore.
Magnus condusse l'uomo ad ogni punta del pentacolo e, come aveva fatto lui stesso, fece gocciolare del sangue umano sul suo già caduto.

Concluse la preparazione del rituale come gli era stato indicato dall'uomo durante le numerose telefonate avute con lui per organizzare il lavoro commissionatogli.
Delle piccole scintille blu si sprigionarono dalle sue dita e il taglio si rimarginò completamente in pochi secondi.

Magnus si posizionò davanti alla punta della stella rivolta verso nord e cominciò ad invocare il demone. Nella sua lingua arcaica, il mantra si ripeteva sempre più forte e veloce, finché al centro del pentacolo non si sprigionarono una luce rossastra e delle fiamme. Avvolta in una coltre di fumo si iniziò ad intravedere la figura del demone. Quando il grigiore si diradò, la creatura si presentò loro in tutte le sue fattezze.
Lo stregone ne rimase quasi deluso, ma sapeva bene che non doveva sottovalutare i poteri del demone solo per il suo aspetto. Sembianze umane, struttura robusta, lunghi capelli lisci color pece e carnagione olivastra: ecco come appariva Agaliarept, conoscitore del passato e del futuro, capace di capire le intenzioni segrete degli umani e di fomentare rivalità.
"Chi osa invocare Agaliarept, generale dell'inferno e comandante della Seconda Legione?" tuonò il demone, facendo a momenti scricchiolare la porta di legno.
Magnus compì un piccolo inchino in segno di rispetto e si presentò. "Sono Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn, quest'uomo, David Thorn, ha richiesto i miei servigi per chiamarti, Agaliarept."
"Un mondano con la Vista che paga uno stregone per invocarmi. Interessante. Sentiamo cos'ha da dire."
David si avvicinò al pentacolo sostenendo lo sguardo del demone.
"So cosa sta succedendo e ho bisogno del tuo aiuto per fermare tutto questo." proferì l'uomo.
"A cosa ti riferisci, mondano?"
"A ciò che sta accadendo ai vampiri."



Angolo del pandacorno

Ebbene rieccomi. Nonostante le ere glaciali che ci metto per sfornare un capitolo ogni volta, sappiate che la storia è viva e vegeta. Anzi, sta crescendo, perché dopo il blocco dello.. Coff coff "scrittore", la mia mente ha partorito delle idee complicate ma geniali.
Il demone non è come volevo che fosse, perché infatti quello che avevo ideato era così:
"...Struttura mingherlina e agile,quasi smilza, occhietti furbi e tenaci, pelle di brace, lunghi capelli lisci del colore del sangue e un paio di corna avvolte su se stesse come quelle di un ariete: ecco come appariva..."
Ma non ho trovato un demone con quei requisiti, quindi per dargli un nome ho abusato di Wikipedia e mi sono letta tutta la biografia di moooolti demoni e alla fine ho dovuto cambiare le caratteristiche del mio demonuzzo :'(
Perdonatemi per questo scempio di capitolo, noioso e troppo descrittivo, ma non avevo scelta.
Ringrazio fede150701love che ha recensito tuuuutti i capitoli, Jem Carstairs, Alessandra01, Chesy, Marty060201, stella13 e readingbook4ever.
Pace, amore e sesso omo ✌

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Capitolo 11
*** Immobile e inaspettato. ***


"So cosa sta succedendo e ho bisogno del tuo aiuto per fermare tutto questo." proferì l'uomo.

"A cosa ti riferisci, mondano?"

"A ciò che sta accadendo ai vampiri."

"Ah sì? Allora dimmi, cosa sta accadendo?" il demone interrogò l'uomo, che prontamente rispose:

"Ebbene, quattro Shadowhunters sono stati uccisi da un gruppo di tre vampiri proprio questa notte..."

Agaliarept guardò David furente. "Ti prendi forse gioco di me? Credi che non sappia cosa sia successo? Tu, un misero mondano, ti vanti di sapere cosa stia accadendo. Dimmi piuttosto qualcosa che non so!" Terminò con una risata profonda provocata dalla sua stessa ironia, che Magnus definì mentalmente assai di cattivo gusto. "Questa tua buffonata è durata anche fin troppo, sto perdendo tempo molto prezioso."

Per un momento David sembrò farsi piccolo per la soggezione, poi si avvicinò ancor di più al limite del pentacolo, cosa che non fu ben accetta dal demone, che ringhiò e fece comparire delle fiammate all'interno del cerchio come monito. Il mondano arretrò bruscamente; Magnus quasi rise denigratorio tra sé per la sfacciataggine mista al poco rispetto e alla voglia di sfidare del mondano. Non aveva un briciolo di riverenza nemmeno per un generale dell'inferno. Se il demone nel pentacolo fosse stato suo padre Asmodeus, quel David non se la sarebbe cavata con qualche fiammella sulle maniche del completo, anzi, probabilmente sarebbe uscito da quella stanza circolare, se gli andava bene, con qualche arto e facoltà motoria in meno.

A un metro dal pentacolo, l'umano riprese a parlare. "Sono conscio del fatto che conosci tu stesso il passato, il futuro e le intenzioni delle persone, ma lascia che mi spieghi meglio. Innanzitutto avrei bisogno di un po' di privacy."  Si voltò e guardò il Nascosto, che non si era mosso di un millimetro, dritto negli occhi da gatto. Lo stregone era certo di non essersi immaginato una scintilla di qualcosa di sinistro nello sguardo dell'altro, e ora, rimuginando, la sua mente cercava di elaborare il filo conduttore di quell'incarico impartitogli da David Thorn, di quello strano dibattito e di quello sguardo appena ricevuto.

Il mondano si voltò verso il demone e senza perdere il contatto visivo gli domandò inclinando la testa verso Magnus: "Puoi fare qualcosa in merito?" 

Agaliarept ghignò. "Ovvio, ma ti aiuto solo perché mi piace seminare discordie." 

Lo stregone ebbe solo il tempo di chiedere interdetto "Cosa?" che il demone alzò un braccio davanti a sé e compì un movimento rotatorio con la mano. 

L'ultima cosa che Magnus vide dopo quel gesto fu il nero.


 

Davanti ad Alec, Isabelle estrasse dalla giacca della tenuta da caccia un paletto di frassino, giusto per precauzione. Sebbene fossero stati convocati da Raphael al Dumort -su ordine del Conclave-, gli altri vampiri non gradivano affatto le intrusioni da parte di estranei nel loro covo, quindi era meglio essere pronti a qualsiasi cosa di simile ad un'imboscata. Gli scricchiolii del legno delle travi provenienti da sopra di loro non erano per nulla rassicuranti. 

Quando sentirono dei passi sulla scalinata, si fermarono in centro alla grande sala principale a forma ovale, in uno stato di agitazione causato dall'attesa misto all'adrenalina; poco dopo, si fece largo nella penombra una figura magra e slanciata, che i tre fratelli riconobbero grazie all'aiuto delle stregaluci e delle rune per la vista al buio. 

Isabelle parlò per prima, rompendo il silenzio che li avvolgeva dal momento in cui erano entrati nell'edificio. "Raphael Santiago" 

"Il solo ed unico." ribatté il Nascosto in questione. 

"Allora, dove sono i vampiri che ci competono?" tagliò corto con poco tatto Jace.

"Seguitemi, sono al piano di sotto." Raphael si voltò con un movimento fluido e scese le scale che si trovavano sul lato sinistro della sala, con al seguito i tre giovani Shadowhunters.

"Faccio questo solo perché sono stato obbligato dal Conclave e per gli Accordi. Il mio clan mi si rivolterà contro per questo tradimento alla mia stessa specie."

"Non è un tradimento, è la legge e devi consegnarceli." fece Isabelle.

"Sì, ma in quanto capo clan sono tenuto a dare rifugio e protezione a quelli della mia razza, non a voltar loro le spalle." fece con tono piatto l'uomo. Jace alzò gli occhi al cielo ma nessuno dei tre ribatté.

Giunsero nel seminterrato, dove aleggiava un odore stantio di chiuso e di muffa, e le pareti trasudavano umidità. Lungo il corridoio si affacciavano alcune porte, che davano probabilmente accesso a vecchi depositi e ripostigli, pensò Alec. Il luogo non era per nulla ospitale, sebbene un tempo fosse stata una parte assai utilizzata dal personale del prestigioso hotel Dumort, e il moro dedusse che fosse oltre alcune di quelle porte metalliche che erano stati rinchiusi i tre vampiri. 

Raphael si fermò ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi semi arrugginite, con cui aprì una delle stanze, rivelando un corpo afflosciato sulle sue stesse gambe e legato per i polsi a due catene infisse nel muro di cemento.

"Che cos'è questo odore?" Isabelle annusò l'aria, che si era fatta più pungente rispetto a quella del corridoio. Raphael, che si era spostato dall'uscio, rispose: "È verbena, era l'unico modo per riuscire a inibire i loro organismi e diminuirne le forze, altrimenti avrebbero facilmente potuto cercare di liberarsi."

Alec guardò Raphael dubbioso. "E tu allora? Sei un vampiro anche tu, perche con te non funziona?"

Il Figlio della Notte roteò gli occhi. "Funzionerebbe anche con me, ma ho qualche asso nella manica che mi rende più resistente ad essa."

"Facciamo i misteriosi, eh?" lo punzecchiò Jace.

"Già, non vorrei che i miei trucchi venissero divulgati." tagliò corto l'altro.

Isabelle inarcò le sopracciglia e Raphael appoggiò le spalle al muro del corridoio. "Allora, ci metterete ancora molto prima di entrare lì dentro? Non ho tutto il giorno da perdere per colpa di tre Nephilim."

Jace si fece avanti ed entrò per primo, estraendo il suo paletto di frassino, gli stivali che colpendo il pavimento producevano un rumore sordo. Il vampiro nella stanza alzò il capo nella sua direzione e con le forze che gli restavano tentò di ringhiare e di liberarsi strattonando le catene. Aveva i capelli scuri appiccicati alla fronte e il respiro spezzato a causa dell'effetto della verbena presente nel deposito.

Anche Alec e Isabelle si avvicinarono, andando a bloccare con il loro peso il Nascosto al muro per agevolare Jace nell'ucciderlo. Il vampiro rimase immobile per alcuni secondi dopo che fu impalato, per poi ridursi in polvere e dissolversi.

Mentre uccidevano gli altri due vampiri, Alec si chiese se fosse giusto quello che stavano facendo. Certo, tutti e tre i figli della notte erano stati messi a processo dal Conclave e giudicati colpevoli dell'omicidio dei quattro Shadowhunters nei pressi di Brooklyn, incastrati dalle prove rinvenute sul luogo dell'accaduto e sui corpi, ma lo sguardo che il maggiore dei fratelli Lightwood aveva ricevuto dall'ultimo vampiro diceva tutt'altro. Il ragazzo biondo, legato nell'angolo, lo aveva guardato con gli occhi colmi di paura e innocenza. E poi c'era stato quel "Non siamo stati n-", stroncato dal paletto di Jace, appena sussurrato, quasi come un'implorazione, ma che Alec era alquanto sicuro di aver sentito.


 

Magnus si era risvegliato dopo un tempo per lui indefinito, il corpo dolorante a contatto con una superficie dura e fredda, che, quando aveva aperto gli occhi, aveva scoperto essere il pavimento di marmo bianco della stanza circolare dove stava assistendo al discorso di Agaliarept e David. Si portò seduto facendo leva sulle braccia, appoggiò una mano per terra e si guardò attorno. L'uomo si trovava ancora di fronte al pentacolo, ma al suo interno non c'era piu traccia del demone, solo piccole braci al suolo indicavano la sua precedente presenza.  

David si voltò con calma studiata, le mani allacciate dietro la schiena e un'espressione piatta, quasi rilassata sul viso. Guardò il Figlio di Lilith e camminò verso di lui, per poi inginocchiarsi su un ginocchio solo e portare il volto alla stessa altezza di quello di Magnus. Si avvicinò ancora alla sua faccia e con tono subdolo e mellifluo parlò. "Caro, inconsapevole Sommo Stregone di Brooklyn. Ora sei proprio fregato." Terminò con un finto sorriso. "Che cosa stai dicendo?" Magnus era sempre più irritato e confuso. L'uomo ridacchiò senza dargli risposta, si alzò e fece per andarsene, poi sembrò di colpo ricordarsi di qualcosa, e ritornò sui suoi passi, estraendo dalla tasca interna della giacca dell'abito un sacchetto di tessuto marrone chiuso da un cordoncino color ocra. "Oh, quasi dimenticavo. Qui c'è la somma pattuita per il tuo lavoro. Sei stato fondamentale, mio caro." disse, lasciandolo cadere nella mano dello stregone. 

Senza altre spiegazioni di ciò che fosse avvenuto durante il tempo in cui era stato incosciente, e soprattutto sul perché il demone lo avesse privato di sensi, Magnus fu fatto uscire dalla grande villa e con la mente che correva all'impazzata cominciò a dirigersi verso il suo loft.


 

I pensieri di Alec erano completamente rivolti a quelle tre parole pronunciate dal ragazzo e a quello sguardo, in un vorticoso tentativo di trovarne una spiegazione. Il tragitto verso l'uscita dell'hotel sembrava starsi svolgendo a rallentatore, come se Alec non si fosse accorto che i suoi movimenti erano più lenti di quelli dei suoi fratelli, che lo precedevano e si affrettavano per uscire. I suoi passi risuonavano con una cadenza meno frequente di quella degli altri sui freddi scalini, e dietro di lui, Raphael cominciava a spazientirsi.

Quando furono risaliti dal seminterrato, il vampiro si ritirò al piano superiore, congedandosi con un astioso "Sbrigatevi ad uscire, Nephilim." mentre i tre cacciatori continuavano a camminare.

Alec era talmente assorto che a malapena sentì i passi ovattati che provenivano da sempre piu vicino alle loro spalle e Isabelle che, davanti, gli sbraitava di sbrigarsi.

Era disattento, nonostante gi anni di addestramento, anche quando gli altri due Cacciatori, a metà sala, cominciarono a correre, e sua sorella, voltandosi, gli urlò: "Corri!" Tese un braccio per cercare di afferrare la mano del moro, ma erano troppo distanti. Mentre correva guardò alle spalle del fratello e fu invasa dal panico. Aveva un branco di vampiri che ringhiavano alle calcagna, vicini, troppo vicini. "Corri demente!" strillò mentre Jace spalancava il portone dell'hotel inondando una piccola parte della hall della pallida luce dei lampioni e della luna. "Jace! A-Alec... dobbiamo aiutarlo!" la mora implorò il biondo, che guardava il fratellastro. 

Alec aveva ripreso atto della situazione e si era risvegliato da quella distrazione che lo aveva avvolto in una specie di torpore. Prese in mano l'arco ed estrasse una freccia dalla faretra e la scoccò in direzione del vampiro più vicino, che secondi prima lo stava praticamente per afferrare per i capelli. Pensò che l'avrebbe schivato, ma alla fine il colpo andò a segno. Il vampiro fece una smorfia e un verso di dolore, si fermò, abbassò lo sguardo e con decisione estrasse la freccia dal petto per poi lasciarla cadere a terra. Il cacciatore, dopo aver scoccato altri due colpi, si girò e prese a correre puntando all'uscita dell'hotel, il confine del territorio del clan, oltre la quale c'erano i suoi fratelli, che lo stavano aspettando ansiosamente. Tirarono tutti e tre un sospiro di sollievo quando Alec li raggiunse. Nessun vampiro che non voleva guai con il Conclave e con gli Accordi avrebbe attaccato qualcuno al di fuori del limite del proprio territorio. Il moro stava per varcare del tutto la soglia dopo Jace ed Isabelle, quando sentì una stretta ferrea al polso e qualcosa di acuminato.

Abbassò lo sguardo e con orrore vide che si trattava della mano di uno dei vampiri, con le unghie affilate che si stavano conficcando nella carne del suo braccio. Cercò in tutti i modi di liberarsi dalla stretta, divincolandosi, ma il vampiro era troppo forte. In un tempo brevissimo era stato afferrato e con uno strattone riportato all'interno dell'edificio, senza nemmeno che i suoi fratelli avessero l'opportunità di reagire e difenderlo. Vide questi due voltarsi proprio nel momento in cui un altro vampiro del branco richiudeva e bloccava il portone, poi Alec fu inghiottito dall'oscurità.


 

"Alec!" strillò Isabelle quando vide che il portone si richiudeva senza che suo fratello ne fosse uscito. Vi si precipitò davanti e cominciò a tempestare di colpi e spallate la sua superficie. "Alec!" Due pugni disperati risuonarono sincronizzati nell'aria all'esterno dell'hotel.

"Jace! Dobbiamo fare qualcosa!" La ragazza si voltò trattenendo un conato di vomito. "J-Jace..."

Per qualche momento il biondo era rimasto immobile, poi, lentamente, aveva portato una mano alla runa Parabatai e aveva cominciato a tremare e a respirare irregolarmente.

Jace guardò la sorella, poi si accasciò a terra. Isabelle si catapultò vicino al suo corpo. "J-Jace, resisti. Alec... è ancora vivo? L-lo senti?"  

Il ragazzo mugugnò. "I-io non lo sento quasi più." il groppo in gola di Isabelle crebbe ancor di più. Si alzò e trascinò il fratello fino al muro che costeggiava il marciapiede di fonte al Dumort, facendogli appoggiare la schiena. Alle sue spalle sentì un cigolio e il rumore del vecchio portone che si apriva. Si girò di scatto e si alzò in piedi veloce come la luce, il paletto di frassino già in mano. Riconobbe immediatamente chi gli stava davanti a qualche metro di distanza. Raphael, e tra le sue braccia... il corpo di Alec. Chiazzato di macchie rosso scarlatto. Vacillò a quella vista, poi corse da loro, la paura che ancora una volta le attraversava le vene. Fece vagare freneticamente gli occhi sul fratello. Aveva le labbra e parte della guancia sporche di sangue e la gola dilaniata costellata di coppie di punti scuri. Morsi.
Raphael la guardò, e forse provò un po' di pena per lei, vide la sua bocca dischiusa, come se volesse dire qualcosa ma non riuscisse a parlare, e le mani che tremavano, lo sguardo di chi non sa cosa aspettarsi. La oltrepassò e andò a posare il corpo di Alec di fianco a quello di Jace, che respirava in modo lento ma pressoché regolare.

"Gli hanno fatto bere sangue di vampiro. Ed è stato morso." Sentì dire la Cacciatrice dal vampiro.

Isabelle non si era ancora mossa da dove stava. Estrasse con mano tremante il suo cellulare dalla tasca e digitò il numero di Magnus, che aveva trovato nel telefono di Alec. 

"Sì, pronto?"

Nessuna risposta da parte di Isabelle, che ancora non trovava la voce. Dal'altro capo del telefono Magnus chiamò nuovamente. "Pronto?"

La mora deglutì a vuoto e riuscì finalmente a parlare con voce apparentemente ferma. "Magnus, abbiamo un problema." 


 


 

Angolo della ritardataria demente

*cerca di fare il minor rumore possibile ma schiaccia un rametto secco, la vedono tutti, alzano i fucili e e le sparano*

Io mi vergogno profondamente per tutti questi mesi in cui non ho minimamente accennato la mia presenza e vi chiedo scusa . Sono stati sei mesi infernali tra scuola e tutto, ma *arcobaleno* sono riuscita a tirare su le materie che avevo giù e ora posso andare scialla scialla in Irlanda per il quarto anno. EVVAI!

Spero di non aver perso i miei amatissimi lettori, che sono fondamentali per questa storia, che è finalmente giunta al capitolo principale, anche se non avevo idea che sarebbe successo tutto questo quando ho scritto i primissimi capitoli.

Non vogliatemene per quello che è successo. Che succederà ora? Che fine farà alec? Se sopravvivrà alla transizione, come la prenderà? Lo scoprirete solo nella prossima puntata! Ormai sapete che mi piacciono i finali cattivelli. Ehm per la verbena, che il nostro Raphael ingerisce in piccole dosi *drogatoooo* e quindi ne è assuefatto(?), ho preso spunto da TVD, in caso non si fosse capito. E scusate per tutti questi spazi da un a capo all'altro, ma il mio pc delira e non so come sistemare .-.

Ringrazio di <3 Stella13, Chesy, fede150701love e Trislot per le recensioni e tutti i lettori silenziosi che invito ad uscire allo scoperto :)

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Capitolo 12
*** Se n'è andato. Ed ora? ***



N.b. Per chi avesse letto il capitolo precedente prima del 20/7: mi sono resa conto di alcuni errori di contenuto negli ultimi due paragrafi, che sono stati corretti, ad esempio il fatto che i Cacciatori si rifugino alla luce del sole e poco dopo esca dall'hotel Raphael. Non so a cosa stessi pensando *facepalm* ma ora ho apportato tutte le dovute modifiche. Sorry per il disagio.

"Isabelle?" La voce di Magnus sembrava incerta e interdetta.
"Sì, Magnus. C-chiama Simon e raggiungeteci al Dumort in fretta."
Lo Stregone sentì la Cacciatrice prendere un respiro profondo prima di affermare: "S-si tratta di Alec."
Magnus sentì la terra sotto i suoi piedi cedere e il respiro venir meno. Annaspò più volte prima di riuscire a riempirsi i polmoni di ossigeno. "Cos'è successo, per Lilith?!" voleva urlare, ma la sua voce uscì in un sussurro. 
"Non c'è tempo per spiegarti, sbrigati." ringhiò la mora dall'altro capo del telefono.
"G-gli mando u-un messaggio di fuoco."
Allontanò a rallentatore il telefono dall'orecchio e terminò la chiamata. Si sentì mancare nuovamente, e dovette appoggiarsi al muro di fianco a lui per tenersi in piedi e non collassare sul marciapiede su cui stava camminando per tornare al loft.
Delle scintille blu sfrigolarono sulla punta delle sue dita, andando a comporre il messaggio di fuoco indirizzato al Diurno.

"Non mi interessa se sei impegnato, è successo qualcosa ad Alec. Ci troviamo tra meno due minuti da Taki. CAPITO?
M.B.
"

Schioccò le dita e inviò il messaggio. Poi con una qualche formula in una lingua arcaica simile all'aramaico cominciò ad aprire un portale per arrivare più in fretta al locale.


Simon, seduto sul tappeto di casa di Clary, vide apparire di fronte a sé un messaggio di fuoco. Posò il controller della Playstation a terra dopo aver messo in pausa il videogioco e si affrettò a leggerlo. Il suo volto divenne più pallido del solito.
Nello stesso momento la rossa si lasciò cadere sul divano retrostante al Diurno emettendo uno sbuffo. "Ehi, che co-" 
Simon la sentì bloccarsi a metà frase e si voltò a guardarla. Vide i suoi occhi aprirsi leggermente di più e le pupille dilatarsi. "Clary? Stai bene?" Si alzò con un movimento fluido e le si parò davanti. La ragazza si riprese e guardò torva Simon. "Quella... Quella era una nuova runa." Corrugò la fronte, ma decise di non darci troppo peso. "Volevo chiedere cosa cosa ci fosse scritto." disse facendo un cenno al biglietto che Simon teneva in mano. Il moro glielo porse titubante e lei lo lesse. Impallidì. "Alec... cos'è successo?" Dal suo tono sembrava lo stesse chiedendo al diretto interessato nonostante non fosse presente. Si alzò di scatto dal divano ed estrasse lo stilo, si avvicinò a una parete e disegnò una runa per aprire un portale.  "Se è successo qualcosa ad Alec... vuol dire che nemmeno Jace sta bene." deglutì a vuoto. "Da Taki, giusto?" Il Diurno annuì e raggiunse la rossa, per poi attraversare il portale.


Magnus fu catapultato fuori dal varco quasi nello stesso momento in cui comparvero anche Simon e Clary. Il trio si guardò attorno in maniera spiccia senza perdere tempo in convenevoli, piuttosto incuranti del fatto che qualcuno avrebbe potuto notare qualcosa di strano. Lo Stregone aprì in fretta un nuovo portale e focalizzò come punto d'arrivo l'hotel Dumort. Pochi secondi dopo erano lì, e ciò che si presentò ai loro occhi appena misero piede a terra rivoltò loro lo stomaco.
Magnus sembrava essersi cristallizzato sul posto, immobile com'era, alla rossa parve di tornare indietro nel tempo e di rivedere il corpo di Simon dilaniato prima della sua transizione, e il Diurno tentava in tutti i modi di non cedere al richiamo del sangue  sparso del Cacciatore moro.


Lo Stregone vide Isabelle chinata sul corpo del fratello maggiore, mentre tentava invano, presa dalla disperazione, di ripulire il sangue sulla faccia dell'altro. Fu a quella visione che si riscosse e si precipitò al capezzale del suo ragazzo, le lacrime che minacciavano di scendere. Al diavolo l'immagine del Sommo Stregone di Brooklyn. Si inginocchiò di fianco ad Alec e si portò il suo capo in grembo, cominciando ad accarezzargli le guance in maniera quasi frenetica, per poi baciargli la fronte ripetutamente. Non aveva la minima idea di cosa fare. Sollevò lo sguardo come un gattino impaurito verso la Cacciatrice. "Magnus, dobbiamo seppellirlo, se vogliamo avere almeno una possibilità che si risvegli."
Lo stregone si guardò confusamente attorno, per poi portare lo sguardo su Simon e riportarlo qualche secondo dopo sul suo Cacciatore. "Alexander... Il mio Fiorellino... Io- io non credo che lo voglia... Ma per Lilith, non sono ancora pronto a lasciarlo andare, non in questo modo." singhiozzò, posando il capo sul petto del moro.
"Nemmeno noi, Magnus." Isabelle inspirò a fondo e chiuse gli occhi. "Raphael" La mora non ricevette nessuna risposta e si guardò attorno. "Se n'è andato lo stronzo! E ora?" Tirò un pugno all'asfalto del marciapiede, in un impeto di ira.
"Posso farlo io." 
La voce proveniva da Simon, che si stava avvicinando e stava mantenendo il controllo in maniera eccellente. "Solo che dovrete darmi le dritte voi, visto che ovviamente non ricordo nulla della mia trasformazione."
"È sicuro?" domandò titubante il Figlio di Lilith. 
"In fondo si tratta solo di scavare una buca e di tenere a bada Alec quando si risveglierà." Magnus sapeva che dietro al 'quando' di Isabelle c'era in verità un 'se', ma la ringraziò mentalmente, perché non avrebbe saputo gestire l'udire quelle due lettere.
Qualcuno alle spalle dello Stregone tossì, e quando questo si voltò riconobbe Jace, che era stato affiancato dalla ragazza dai riccioli rossi, che si stava prendendo cura di lui eseguendo qualche Iratze, sebbene si stessero rivelando poco utili. Ad un tratto vide la mano e lo stilo di Clary bloccarsi e il suoi occhi assottigliarsi. Poi con frenesia la ragazza aprì la giacca della tenuta da caccia del biondo e la sfilò, lasciando Jace in maglietta, e fece per avvicinare la punta dello stilo all'avambraccio, quando Magnus proruppe: "Che stai facendo, di grazia?" 
"Una nuova runa. Traccio una nuova runa." Clary distolse brevemente lo sguardo dal braccio di Jace. 
"E a cosa servirebbe?" Per qualche motivo nella voce dello Stregone c'era una leggera nota di sufficienza. La rossa si disse che doveva essere causata dalla situazione che lo metteva sotto pressione e non vi badò più di tanto. 
"So solo che è una runa Parabatai speciale, che potrà portare anche Alec. Ti ricordi la runa dell'Alleanza, no? Praticamente ha lo stesso principio."
Senza aspettare che l'altro ribattesse cominciò a marchiare la pelle del ragazzo, che mugolò indispettito e socchiuse gli occhi, disegnando nuove linee sulla tradizionale runa Parabatai. A un terzo della linea verticale del marchio fece partire un semicerchio, a cui aggiunse una curva all'estremità più alta, e un'onda obliqua sulla parte bassa che lo intersecava, andando a creare quella che avrebbe potuto assomigliare a una 'Q' incompleta.
"Come fai a sapere che non sia pericolosa o che non avrà effetti collaterali?" Isabelle si era alzata e si stava avvicinando a lei.
"Infatti non lo so." rispose con voce sommessa la rossa, che si stava rimettendo in piedi a sua volta per avvicinarsi al corpo di Alec. 
"Magari ucciderà entrambi perché non funziona come credi!" La mora a quel punto stava quasi urlando, in contrapposizione al tono pacato della rossa. "Credi che io non abbia nulla da perdere se non dovesse funzionare?" ribatté spostando lo sguardo su Jace. Poi osservò duramente Isabelle e Magnus. "Ho dei poteri, dovrò imparare a usarli sempre meglio, e non mi sembra di aver fatto danni fino ad ora, anzi, le mie rune hanno funzionato e sono risultate assai utili moltissime volte. Quindi fatemi la cortesia di starvene zitti e di sperare che vada tutto bene anche questa volta."

Magnus guardò prima il suo Cacciatore e poi la ragazzina indignata. Voleva puntualizzare che non aveva detto assolutamente niente di denigratorio nei confronti delle capacità della rossa, ma intavolare una nuova discussione significava perdere altro tempo prezioso per Alec, per cui lasciò perdere.
"Bene, cosa stai aspettando? Disegna questa runa e fai in fretta, non resisterà ancora a lungo. Dobbiamo ancora seppellirlo e ci vorrà del tempo." Lo Stregone stava cominciando a spazientirsi e a temere per la riuscita della transizione; arrotolò la manica del giubbino nero di Alec e guardò Clary di fronte a sé apportare le stesse modifiche alla runa che aveva eseguito anche su Jace. 
Recitando qualche parola in aramaico lo Stregone eseguì un incantesimo che rese tutti invisibili a chiunque non avesse la Vista, e avvisò gli altri, o almeno quelli che erano coscienti, che lo ringraziarono approvando la sua idea.
Prese tra le braccia il corpo di Alec e si rimise in piedi, aspettando che le due ragazze e Sheldon -o qualunque fosse il sui nome- aiutassero Jace a rialzarsi e a camminare, allacciandosi le sue braccia alle spalle.
In velocità Magnus aprì un portale di fronte a sé e si voltò verso gli altri, che gli si stavano avvicinando. 
"Il cimitero sulla 52-74 East 2nd Street." asserì senza che gli fosse domandato. 
Focalizzando il luogo, i sette ragazzi attraversarono silenziosamente il portale, ritrovandosi poco dopo di fronte al grande cancello con inferriate di metallo, dove era affissa un'epigrafe in quello che doveva essere marmo ingrigito che recava l'insegna 'NEW YORK CITY MARBLE CEMETERY'.
"Ma è chiuso..." constatò la rossa osservando il catenaccio bloccato da un grosso lucchetto sul cancello.
"Non credo sarà questo il problema. Vi siete mai fermati davanti a una porta bloccata?" Ribatté lo Stregone.
Le due Cacciatrici scossero d'accordo la testa e Isabelle estrasse il suo stilo per poi tracciare una runa d'apertura sull'ottone del lucchetto.
"E poi è meglio così. Il cimitero è visitabile solo su prenotazione, visto che, essendoci seppellite moltissime persone facoltose, non è utilizzato.  Di sicuro non avremo impicci o gente che ci ronza attorno nonostante sia notte." proferì Magnus, in tono piatto, quasi spento. 
Il cancello si aprì producendo un acuto cigolio metallico, fastidioso come il rumore delle unghie sulla superficie di ardesia di una lavagna. 
Il Figlio di Lilith storse il naso infastidito e lanciò uno sguardo carico di apprensione al ragazzo tra le sue braccia.
"Dobbiamo sbrigarci." affermò mentre cominciava a correre verso il centro dell'antico e raffinato cimitero cosparso di monumenti e pilastri funebri, seguito a ruota dagli altri. 
Clary aiutò Jace a sedersi con la schiena appoggiata ad una lapide, mentre Magnus, posato Alec sull'erba corta, con una nebbiolina viola proveniente dalla punta delle dita, creava una buca nel terreno, abbastanza grande da poter accogliere il corpo longilineo del ragazzo. 
Simon si avvicinò con Isabelle alla fossa e vi si accucciò di fronte, in attesa di dover fare il suo lavoro. 

Lo Stregone si inginocchiò e riavvicinò il corpo di Alec al petto, scostando con un movimento delicato e colmo di dolore i disordinati ciuffi corvini dalla sua fronte diafana. Abbassò il capo all'altezza di quello dell'altro e posò un casto bacio prima sulla sua fronte e in seguito sulle sue labbra fredde, poi si alzò in piedi tenendo Alec tra le braccia e fece un passo per avvicinarsi ancor di più alla buca. Si chinò e vi adagiò dentro il corpo con delicatezza e amore, chiudendo gli occhi poco dopo. 

"Ancora non lo avete seppellito?"
Tutti si voltarono quando sentirono il cigolio del cancello di ferro e la sprezzante voce di Raphael Santiago alle loro spalle. 
"Oh chi si rivede, Magnus Bane. Mi dicono che la tua situazione amorosa non sia delle migliori!" 
Lo Stregone in questione serrò la mascella e assottigliò lo sguardo.
"Non infierire, figlio di buo-" Isabelle venne interrotta da Simon, che rivolgendosi al suo creatore con tono fermo disse: "Tu ce ne stai facendo perdere altro. Dacci una mano invece, no?"
"Caro il mio Diurno, ti stai facendo sempre più pungente, in quanto a carattere." rise da solo e Magnus si ritrovò a pensare che ci dovesse essere qualcosa che non andava nei suoi geni, se trovava esilarante il commento di Sean. 
"Come hai fatto a trovarci?" biascicò Clary, accanto a Jace.
"Semplicemente utilizzando i miei sensi. Vi ho sentiti quando parlavate prima di attraversare il portale." rispose il Nascosto "E ho sentito anche quella cosa poco carina che hai detto riguardo a me." finì rivolgendosi a Isabelle, che dovette trattenersi per non conficcare un paletto di legno nel petto del vampiro.
Magnus si voltò nuovamente verso la buca e con uno schiocco di dita e qualche scintilla ricoprì di terra il corpo del Cacciatore. Deglutì a vuoto e cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di rigargli le guance. Si sedette a gambe incrociate sul terreno scarsamente illuminato dal riverbero della luce proveniente dai lampioni fuori dalle mura del cimitero e si rese conto che l'aria stava diventando sempre più fredda. 
Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla in quello che doveva essere un gesto di conforto, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi tristi di Isabelle. Jace, appoggiato a Clary, si stava riprendendo fisicamente, notò lo Stregone, ma il suo volto appariva straziato dal dolore quanto il proprio e quello della sorella. Magnus lo vide poi studiare la runa Parabatai modificata dalla rossa e passarvi sopra le dita affusolate. Trepidante continuò poi a fissare il terreno davanti a sé con gli occhi da gatto, in ansiosa attesa di un minimo movimento.
"Forse avete aspettato troppo prima di seppellirlo." Raphael non suonava più spocchioso, piuttosto realista e serio. 
Magnus serrò la mascella, ormai aveva perso il conto di quante volte avesse fatto tale gesto quel giorno. Le mani gli tremavano, e la vista era appannata. 
Il tempo trascorreva e ne era passato troppo; Alec era stato seppellito da almeno venti minuti, i più lunghi che Magnus avesse mai vissuto, senza che accadesse assolutamente nulla. 

Lo Stregone, così come tutti gli altri, cominciava a temere che le sacche di sangue che aveva fatto comparire in precedenza sarebbero state inutili. Continuava a giochicchiare con una di esse e a rigirarsela tra le mani, in attesa di poterla passare a uno dei due vampiri presenti perché la dessero ad Alec senza che questo provocasse una carneficina.

Una folata di vento gelido squarciò l'aria ferma della notte newyorkese, sollevando qualche foglia secca dal suolo. Magnus Bane non si curò dei capelli scompigliati che gli coprivano il volto, né del mascara colato sotto agli occhi. Non fece caso nemmeno al fatto che Raphael si era voltato e, percorrendo il vialetto del cimitero a ritroso, era uscito dal cancello di ferro battuto.
Si sentiva inerme e impotente. E odiava quelle sensazioni. 
"Magnus... Forse dovremmo..." Isabelle tentennava. Non era facile sentire la Cacciatrice insicura, lei che era così determinata. 
No, Magnus non voleva, non poteva andarsene e lasciare lì il corpo del suo Fiorellino. Piuttosto sarebbe rimasto lì anche lui. 
Si passò una mano sugli occhi, poi, quando anche la speranza stava per morire e lasciare spazio alla sconfitta, debolmente la terra si mosse.



Angolo di quella che ha trovato una Parabatai:
Gnam, scusate il disagio sopracitato e l'attesa (ma ci siete abituati lo so 😆) 
Ebbene eccomi qui con il capitolo più lungo di tutti. Spero non sia risultato troppo pesante. In foto c'è la runa Parabatai modificata di mia invenzione, spero sia passabile. Inoltre mi sono andata a leggere metà sito del city Marble cemetery, molto interessante hahahhaha. Adoro quel cimitero. È davvero bello. *arrivano ortaggi*
Ne stanno succedendo di cose, eh?! Fatemi sapere che ne pensate della situ (=situazione), dai. Possono essere anche lanci di ortaggi.
Volevo chiedervi qualcosa ma non ricordo, BTA!
Ringrazio di cuore voi lettori silenziosi e la mitiche, sfavillanti, fantastupende e glitterose Chesy, Stella13, Fede150701love e Trislot. Vi amo. 
Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Fiore di carta bianca. ***


Magnus sì asciugò in fretta le lacrime col dorso della mano non appena vide la terra di fronte a sé smuoversi.
Per qualche istante ebbe paura che fossero stati la sua immaginazione e i suoi sensi alterati a fargli avere un'allucinazione o il movimento di qualche ombra, ma quando notò che anche Isabelle e gli altri si erano riavvicinati a dove giaceva seppellito Alec, capì che non si era ingannato.

Cambiò in fretta posizione, mettendosi in ginocchio, e cominciò a scavare nella terra appena vide le punte delle dita dell'altro emergere dal terreno. Prese a scostare la terra più velocemente, incurante dello sporco sulle mani e soprattutto delle parole degli altri, che sembravano volerlo avvertire di qualcosa che non aveva ascoltato. Ad un certo punto una voce alle sue spalle sovrastò le altre. 
"Magnus, devi spostarti. Sul serio, ricordi come Simon mi avesse attaccata appena completata la transizione? Non è stato bello, non ti conviene sperimentare la stessa situazione." Lo stregone riconobbe la voce di Clary e subito dopo quella  sommessa del ragazzo nerd, di cui al momento non voleva sforzarsi di trovare un nome, nemmeno uno che assomigliasse vagamente a quello corretto. "I-io... Mi dispiace, lo sai."
La rossa doveva aver alzato gli occhi al cielo, per poi cercare di rincuorare l'amico. "È tutto okay, era solo per mettere in guardia Magnus."
Simon si avvicinò al corpo di Alec quando tutto il suo braccio era ormai all'aria aperta, e contrastava nettamente con le tonalità scure e ombrose circostanti. "Amico, lascia fare a me, è più sicuro così." 
Magnus lo guardò in un impeto di nervoso e d'astio. "Senti, ragazzo-topo, è del MIO fidanzato che stiamo parlando, che cosa non ti è chiaro della frase 'Io non me ne vado'?" Soffiato ciò si voltò e riprese ad aiutare Alec ad uscire. 
"Ma non lo ha mica detto..." sentì sussurrare il vampiro alla ragazza.
Lo Stregone si voltò e lanciò uno sguardo inceneritore al vampiro, che nel frattempo aveva ricevuto anche una gomitata nelle costole da Clary. Se le occhiatacce avessero potuto uccidere, ecco, quella sarebbe stata la fine del Diurno.

"Magnus, ascoltami. Lo so che non vuoi lasciare solo Alec, ma è per il tuo bene. Lascia che Simon lo tiri fuori di lì e lo nutra per bene, così sarà più gestibile e potrai stare con lui." La voce di Isabelle, accucciata di fronte a Magnus, suonava confortante e relativamente calma, tanto che lui stava quasi per darle retta, ma poi scosse forte la testa. "Mi avete forse preso per un Mondano indifeso?"
"No Magnus. Ti chiediamo solo di spostarti un po', così che Alec non debba piangere sul tuo cadavere in caso ti squarciasse la gola, o autocommiserarsi per averti fatto del male." Questo era Jace, che se n'era tornato col suo tono strafottente da fighetto viziato, a detta di Magnus.
"Oh per Lilith!" Magnus, scocciato, si alzò di scatto e gettò a terra la sacca di sangue che teneva in mano, che per poco non esplose. "Sapete che vi dico? Fate pure da soli!"

Magnus era frustrato. Frustrato e un bel po' scombussolato per ciò che era avvenuto nelle ultime ore. Controvoglia si distanziò dagli altri, andandosi ad appoggiare col fondoschiena su una lapide grigia rettangolare a qualche metro dal gruppo. Che si arrangino tutti, pensò. Gli dispiacque solo non aver potuto continuare ad aiutare il suo Fiorellino, di certo non era con lui che era arrabbiato, ma alla fine era proprio Alec quello che ci stava rimettendo, dovendo arrangiarsi a scavare da sotto terra, senza nessuno che collaborasse.
Isabelle e gli altri se ne stavano a circa un metro di distanza dalla tomba, tranne il Diurno, che vi era accucciato di fronte e teneva vicine le sacche di sangue.
Magnus rabbrividì dal freddo e si strinse le braccia attorno al petto, in cerca di conforto.

Qualche minuto dopo, il terreno ebbe un altro sussulto, più forte del precedente; lo Stregone riportò in fretta lo sguardo dalle sue scarpe alla tomba, e vide che si era formata praticamente una piccola voragine, dalla quale stava uscendo il suo Alexander, facendo leva sulle braccia.
Magnus si rimise diritto in piedi, e si trattenne dal catapultarsi verso il moro.

Alec, una volta alzatosi, si guardò intorno spaesato, fino a che il suo sguardo non cadde involontariamente sulle due sacche di sangue che Simon, in piedi di fronte a lui, teneva in mano. All'improvviso sentì un dolore lancinante alle gengive e pochi istanti dopo al labbro inferiore, e portò una mano alla bocca, per poi notare che le dita, oltre a essere sporche di terra fin sotto le unghie, ora lo erano anche di sangue rosso scarlatto. Abbassò la mano e il suo sguardo incontrò quello del Diurno. 
Questo portò una delle due sacche alla bocca e l'aprì con gli affilati canini. Prima che potesse passargliela, Alec vide che l'espressione dell'altro era cambiata. Gli occhi si erano fatti più scuri, le pupille dilatate al massimo e aveva cominciato a deglutire a vuoto.
"Dove hai preso queste sacche?" chiese il vampiro senza specificare a chi stesse ponendo la domanda. Dalle sue spalle giunse una voce che Alec avrebbe riconosciuto tra mille. "Dalla banca del sangue, da dove altrimenti?" Spostò lo sguardo nella direzione da cui proveniva la risposta, e vide la figura maestosa di Magnus.
"Quindi è sangue umano." Quella del Nascosto non era una  una domanda, ma il "Sì" dello Stregone giunse comunque.
Alec si chiese perché se ne stesse in disparte. Aveva uno sguardo che tradiva dolore e rabbia. Ne era lui la causa? Era forse arrabbiato con lui? 
Indugiò su Magnus ancora qualche istante, poi spostò lo sguardo. Se era lui la causa della sua rabbia, non sapeva proprio quale fosse il motivo.
Simon non aveva replicato altro, dopo la conferma dello Stregone, ma i suoi tratti si erano induriti.
Alec sentiva il suo corpo quasi bruciare e implorare qualcosa. Ma che cosa? si chiese. Sembrava che gli avessero iniettato veleno nelle vene, e la gola gli doleva ancor di più. Era tutto così strano.

Simon gli si avvicinò e gli porse la sacca aperta. D'istinto allungò subito la mano, come se i suoi movimenti fossero sconnessi dagli ordini impartiti dal suo cervello, afferrò il sacchetto e lo portò alla bocca, cominciando a berne a grandi sorsate il contenuto. Era dolciastro e aveva il sapore metallico del ferro. Ma soprattutto era inebriante.
Prese anche la seconda sacca, che aprì da solo, e la terminò in pochi secondi, per poi gettare a terra la plastica rimasta.
Sentì che il bruciore dentro di sé cominciava a scemare, così come il senso di fame e vuoto. Si chinò e ne raccolse una terza da terra, posata di fianco ai piedi di Simon.


Dopo aver bevuto la terza sacca di sangue, il mondo intorno a sé sembrava più vivo e luminoso, tutto appariva scintillante come i glitter che usava il suo ragazzo sui capelli, il vecchio cimitero... un posto felice. 
Mentre faceva correre lo sguardo intorno a sé incontrò Clary. Gli sembrava di poterle vedere ogni singolo capello rosso e tutte le doppie punte. Alla sua destra, Isabelle. Lei no che non aveva doppie punte. Si soffermò a guardare la sorella. Aveva una mano sul volto, che stava asciugando le lacrime versate fino a poco prima. La sua chioma era lucente e impeccabile. Aveva la pelle chiara e luminosa, così come gli occhi. Per non parlare dell'oro di quelli di Jace, che sembrava avrebbero potuto illuminare da soli una stanza buia. Guardò bene il biondo. Poteva vederne ogni minuscola imperfezione, ognuna delle quali, a suo parere, lo rendeva ancora più bello.

Infine ritornò a guardare Magnus. 
Era in piedi nella penombra, tuttavia Alec non aveva problemi a vederlo. 
E lo Stregone lo stava guardando a sua volta, meravigliato. I loro sguardi si incatenarono. I suoi occhi erano ancora più luminosi e belli di come li ricordava. Ne distingueva ogni pagliuzza oro e verde attorno alle pupille da gatto dilatate.
La pelle del viso poi era priva di imperfezioni o di segni del tempo, di quel colore ambrato che amava tanto.

Alec riusciva a vedere e a sentire un sacco di cose che prima non era in grado di cogliere. Tutti i suoi sensi erano amplificati. Gli sembrava di essere stato cieco e sordo, ma ora non più, ora vedeva. Vedeva Magnus bello come non lo aveva mai visto; era sempre la stessa persona, sì, ma arricchita di tutti quei dettagli che nemmeno uno Shadowhunter dotato di rune della vista avrebbe potuto vedere. La lievissima cicatrice all'altezza del tricipite destro, ad esempio. Nonostante conoscesse il corpo di Magnus praticamente alla perfezione, non era mai stato in grado di vederla. 
O il suo profumo. Una volta sentiva sulla sua pelle solo l'odore di sandalo e caramello, adesso invece era una magia combinata del solito sandalo, una lieve scia di bruciato e, sotto sotto, dell'odore metallico del sangue.

Rimase fermo, il vento che gli scompigliava i capelli ma che non gli procurava nemmeno un brivido di freddo. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto così. Potevano essere passati secondi, minuti, decine di minuti.

Poi mosse qualche passo verso Magnus. Quando lo raggiunse, gli gettò le braccia al collo, e scoppiò a piangere.

 

Angolo della me:
Sono tornata in tempi piuttosto contenuti, rispetto al mio solito. 
Magnus, poverino, è piuttosto nervoso e si rifà su Simon. Ma noi lo amiamo e giustifichiamo comunque, nevvero? 
E Alecuccio è preso dall'ebbrezza del sangue umano, come era capitato a Simon. Ho appena terminato CoFA e sì, il titolo del capitolo viene da lì, quando Simon descrive i vampiri che lo hanno trasformato come "fiori di carta bianca". E io, non sapendo che titolo dare, ho ritenuto fossero provvidenziali quelle quattro paroline. E poi adoro l'immagine che evocano. Qualcuno strangola con me quella subdola di Camille? Please.
Ringrazio di cuore Trislot, Federica (che non vuole essere citata col suo nick) e la new entry kalisi81_. Ovviamente anche tutti gli altri lettori silenziosi che invito sempre a fare un cenno della loro presenza. <3 
A presto!

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Capitolo 14
*** Pensieri rumorosi. ***


Tre giorni. Tre dannati giorni erano passati da quando Alec si era rinchiuso in camera di Magnus, con solo qualche bottiglia di sangue. 
Lo Stregone per la prima giornata aveva continuato a bussare alla porta della stanza, a implorare e intimare all'altro di uscire di lì, ma poi, appurato che tutti i suoi sforzi erano vani, aveva deciso di lasciare al ragazzo i suoi spazi. 
Ora però non era frustrato, né arrabbiato. Aveva solamente paura, e non sapeva più cosa fare. La sua magia non poteva aiutarlo, visto che Alec aveva, in qualche modo, chiuso la porta dall'interno con una runa di blocco, ed era preso dallo sconforto, oltre che dal timore.
Dalla stanza al momento non proveniva nessun rumore, ma in quei tre giorni i silenzi di Alec si erano alternati a suoi momenti di ira, in cui o urlava o prendeva a pugni le pareti. Magnus aveva cominciato ad abituarsi anche a dormire sul divano con Presidente Miao acciambellato sul suo ventre, e ad essere svegliato nel cuore della notte dalla confusione provocata da Alec, il ché, sommato al fatto che non riuscisse a prendere sonno prima dell'una, gli stava procurando delle occhiaie scure profonde, oltre a fargli accumulare stanchezza non necessaria sulle spalle.

Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva dietro alle palpebre Alec, uscito da una decina di minuti dalla tomba, che gli si gettava tra le braccia e scoppiava a piangere. 
Magnus ricordava che allora gli aveva avvolto un braccio intorno al torso e aveva preso ad accarezzargli i capelli con calma e lentezza, mentre l'altro continuava a sussurrare: "Perché, perché?" come se fosse un mantra. E lui lo aveva stretto ancor di più a sé e gli aveva parlato con parole dolci, e semplici. "Shh, è tutto okay." Le aveva pronunciate così piano che aveva a stento sentito la sua voce, ma sapeva che Alexander le aveva udite chiaramente. Ora poteva.

In seguito erano tornati a casa dello Stregone, dove quest ultimo  aveva fatto comparire sul tavolo dell'angolo cottura alcune scorte di sangue imbottigliato, molto simili a quelle del Diurno. Alec le aveva viste e aveva subito domandato da dove provenissero. Così Magnus si era grattato il capo e aveva risposto con imbarazzo appena accennato: "Dal frigo di Sheldon." 
L'altro lo aveva guardato di sottecchi. "Dovrebbe chiamarsi Simon. Sì, Simon Lewis." 
Magnus non aveva ribattuto, e Alec si era diretto verso la tavola per poi prendere lentamente due bottiglie, sussurrare uno "Scusami" al Figlio di Lilith, e infilare la camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle.


Alec aveva estratto istintivamente lo stilo dalla cintura e, puntato uno stivale sulla parte bassa della porta per tenerla chiusa nell'eventualità che Magnus avesse tentato di aprirla, aveva tracciato in fretta una runa di blocco sulla superficie di legno. 
Aveva bisogno di stare solo, nonostante si fosse sentito terribilmente in colpa per come aveva ignorato completamente lo Stregone. Aveva rimuginato per tre giorni, a partire da quando si era gettato tra le braccia di Magnus, riguardo a quel che era diventato. Lui era Alec Lightwood, uno Shadowhunter, cacciatore di demoni, un Nephilim che poteva camminare alla luce del Sole, non un vampiro che non poteva mettere piede nell'Istituto e che doveva nutrirsi di sangue in bottiglia. Amava ciò che era, cacciare demoni era una delle cose per cui era nato e per cui viveva.
Per di più suo padre lo avrebbe detestato ancor di più. Non solo per la sua sessualità, che a stento aveva accettato, e per il fatto che stesse insieme ad un Nascosto, ma anche per esserlo diventato a sua volta. Robert non avrebbe approvato un figlio gay e oltretutto vampiro. Perciò il ragazzo non aveva potuto che ritenere ciò che gli era accaduto una disgrazia, e di conseguenza trascorrere quei tre giorni isolato e confuso.
E a sovrapporsi ai suoi pensieri rumorosi in quei giorni c'erano state anche le parole di Magnus, quelle rivolte direttamente a lui attraverso la porta della stanza, e quelle che aveva sentito venir pronunciate nella cornetta del telefono a Isabelle e a sua madre Maryse, alquanto preoccupate.

Alec se ne stava sdraiato sul letto a pancia in su, e i suoi pensieri quel giorno furono interrotti dall'ennesimo bussare alla porta. Questa volta però venne colpita con insicurezza e poca forza. Si mise seduto e passò una mano tra i capelli corvini e spettinati.


"Alec ti prego." 
Un'implorazione, ecco cos'era quella di Magnus. Dopo aver bussato, appoggiò la schiena al muro e si lasciò scivolare a terra con un singhiozzo. Lo Stregone non aveva proprio più idea di cosa inventarsi per fare uscire Alec di lì. Non sapeva se il suo Fiorellino stesse bene, se si nutrisse, se, oltre la porta, avesse tentato di fare qualche sciocchezza. Così si prese la testa tra le mani in un gesto d'esasperazione, tirando su col naso e cercando di trattenere le ennesime lacrime. 
Poi alla sua sinistra sentì un cigolio flebile e uno spostamento d'aria. 
Alzò in fretta la testa, si ripulì il viso con il dorso della mano e vide Alec uscire dalla stanza e sedersi a destra di fianco a lui, con lo sguardo basso. 
Magnus non seppe resistere e gli si gettò addosso, stringendo il suo corpo scolpito tra le braccia, incurante di stargli facendo male o meno.
"Oh Alec..." La sua voce giunse ovattata alle sue stesse orecchie, visto che aveva il viso affondato nell'incavo del collo diafano del moro, gesto che era tipico di Alec, ma che ora capiva perché gli piacesse tanto. Lì si sentiva al sicuro e a casa, sprofondato nel petto e nella maglietta nera slavata del ragazzo che amava.

"Io... Mi dispiace, Magnus." Furono quelle le prime parole che gli rivolse dopo tre giorni, con lo sguardo fisso sulla parete bianca di fronte a sé.
"Ho avuto paura, Alexander. E a te non è importato." Magnus non voleva far uscire la sua voce in modo tanto freddo e ostile, e si sentì leggermente in colpa per aver subito aggredito verbalmente l'altro, che lo guardò stupito. "Come puoi dire una cosa simile? Mi importa sempre di te."
"Ah sì? Allora perché non sei uscito prima?" 
"Perché mi sono sentito uno schifo per tutto il tempo per come ti ho trattato, per ciò che è successo e per ciò che succederà. Sai che sono uno che rimugina anche troppo." Poi in un sussurro aggiunse: "Io non ti merito." 
Fu allora che Magnus gli afferrò la maglietta da davanti e cominciò a scrollarlo. "Forse" lo guardò in cagnesco "ti è entrata della terra di tomba nel cervello. Sembri impazzito, anche se ammetto che questo è molto un discorso da Alexander Gideon Lightwood." 
Sul volto del neo vampiro apparve l'ombra di un sorrisetto, il ché fu una vittoria per il Figlio di Lilith.
"Ti va di parlare seriamente?"
"Di cosa esattamente?" Finalmente lo sguardo di Alec sostenne quello dello Stregone, senza che abbassasse gli occhi. 
Magnus scrollò le spalle e passò un braccio attorno alla vita dell'altro. "Di quel che è successo, di come ti senti, di cosa hai paura." 
"Cosa ti fa pensare che io abbia paura di qualcosa?" Il suo sguardo si posò sulla spalla dello Stregone, coperta per metà dalla spallina cascante di cotone di una t-shirt blu elettrico.
"Oh Alexander, ti conosco. Il tuo viso è un libro aperto per me." 
Il Lightwood prese a giocherellare con una ciocca dei capelli di Magnus che gli ricadeva sulla clavicola ambrata, e a quel punto questo avvicinò il suo viso a quello dell'altro, annullando poi la distanza tra le loro bocche. In un primo momento la reazione di Alec fu di irrigidirsi, poi si lasciò andare al bacio, fino a che i suoi canini non diventarono improvvisamente più affiliati. Per poco non tagliò il labbro inferiore di Magnus. Si tirò indietro di scatto e si coprì la bocca con le mani, diventando rosso di vergogna. "Scusami, scusami." Abbassò lo sguardo, ma Magnus fece per portare una mano ad accarezzargli la guancia. Alec si spostò ancora. 
"Ehi, shh. Non è successo nulla." Il ragazzo accompagnò la frase con un debole sorriso sbilenco.
"Come fai a dire che non è successo nulla?! Guarda! Vedi che non ti merito?" Lo Stregone constatò che anche il suo Fiorellino era frustrato, e non andava bene. Scosse la testa.
"Da quando non ti nutri?" La voce del Figlio di Lilith suonò  carica di apprensione, così come lo era la luce nei suoi occhi.
Alec lo guardò confuso, poi rispose: "Da ieri sera. Avevo finito il sangue, e così..."
Lo sguardo che ottenne da parte di Magnus fu di scetticismo e amarezza. "Quindi sei uscito dalla stanza perché avevi finito le scorte?" 
I due si guardarono negli occhi. "No."
Magnus si alzò in piedi e gli tese una mano. "Vieni, dai." 
Il moro l'afferrò e si fece portare in cucina. 
"Tieni." Lo Stregone gli porse una bottiglia presa dal frigorifero e si andò a sedere sulla penisola del bancone di granito Sale e Pepe.
Alec gli rispose con un mezzo sorriso sotto cui era celato un velo di mestizia e aprì il tappo. "Ti dà... fastidio?" 
Il maggiore spalancò gli occhi. "Vorrai scherzare? Devo ricordarti che sono stato con altri vampiri, prima di te?" 
"No, non devi, grazie." rispose il moro, e con una strana smorfia che indicava disagio e insicurezza portò la bottiglia alla bocca.

Quando la finì si ripulì le labbra con il dorso della mano e guardò Magnus, per poi parlare sommessamente.
"Beh, dovevamo parlare, o no?"

 


Angolo della Nondeltuttopazza

Prima di tutto popolo di Efp voglio annunciare la venuta al mondo di Presidente Miao. Sì, ho chiamato così uno dei tre gattini della mia gatta siamese. Aw. Tra un annetto potrebbe arrivarvi l'invito per la sua festa di compleanno, vi aspetto numerosi. 
Sono coooosì felice che non ci posso credere. Ho aggiornato in tempi brevi brevi *_* (per i miei standard, obv) 
MALECCCCC IS BACK! *balla il ballettino della vittoria* E entra in scena (indirettamente) Robert Lightwood, signori!
Tanti grazie grandi così (allargate le braccia in bambinese-style) a Federica, Trislot, kalisi81, (e a stella13 e Chesy in anticipo). 
Non so se in questa settimana riuscirò ad aggiornare nuovamente, e vi dico già che poi sarò in Grecia e in seguito in Irlanda, ma farò di tutto per non mollare ancora la storia come avevo fatto per mesi.
Bacioni a tutti!

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Capitolo 15
*** Quando la luna splende. ***


"Beh, dovevamo parlare, o no?" fece Alec.

Erano saliti sul tetto terrazzato dell'edificio del loft di Magnus, e ora se ne stavano seduti vicini sul cemento grigio, la luna che splendeva in alto nel cielo e le stelle che baciavano i loro corpi con quel chiarore poco visibile a causa dell'inquinamento luminoso di New York.
"Sì." concordò Magnus.
Passarono indefinibili minuti prima che Alec facesse qualcos'altro o parlasse. Poi si portò le mani tra i capelli, esasperato, il barlume di sicurezza che aveva mostrato in precedenza completamente svanito.
Magnus mantenne gli occhi fissi su di lui, in paziente attesa.
Alec fece vagare lo sguardo ovunque, pur di evitare quello dell'altro.
"Io..." Prese un profondo respiro, ormai solo un'abitudine, non più un qualcosa di vitale, prima di riprendere a parlare.
"Io non credo di poterlo fare." disse infine di getto.
Magnus sapeva che non sarebbe stato felice di quello che Alec avrebbe detto, ma sentirglielo dire ad alta voce era completamente diverso. Era reale. E faceva male.
Sapeva cosa Alec intendesse, ma non voleva renderla così semplice.
"Che cosa stai dicendo Alexander?" lo guardò con amarezza.
"Lo sai." rispose sommessamente l'altro.
"Certo che lo so! Ma voglio e devo sentirtelo dire per intero, sarebbe troppo semplice per te se non ti sforzassi nemmeno di ammettere quello che pensi per non assumerti la colpa di avermi spezzato il cuore!" Il tono dello stregone era tagliente, arrabbiato, ma soprattutto ferito.
Alec, alle sue parole, chiuse forte gli occhi, e un'espressione addolorata si dipinse sul suo volto.

"Alexander, dillo." Lo Stregone strinse i pugni.
"Non credo di riuscire a vivere in questo modo. Non credo proprio. Cerca di capirmi, il mio mondo è stato stravolto da un minuto all'altro senza che io potessi reagire o fare qualcosa."
"Perché, la mia vita non è stata stravolta nel giro di qualche secondo? Quella sera... Per Lilith, io mi ero ripromesso che non mi sarei mai più avvicinato ad un Cacciatore e invece guardami: ti sei presentato ad una delle mie feste e io mi sono subito infatuato di te. Anni e anni di promesse infrante in pochi istanti. Anche la mia vita è stata stravolta." Ribatté Magnus con tono duro. Alec spalancò gli occhi e con voce timorosa chiese: "Stai forse rimpiangendo di avermi conosciuto?"
Si guardarono e un lampo attraversò gli occhi del maggiore. "Ma come puoi pensare una cosa simile?! Non potrei mai. Mai. Sto solo dicendo che a chiunque può accadere qualcosa che gli sconvolga la vita, non è che tu sia stato colpito dalla sfiga angelica solamente perché sei diventato un vampiro. È successo anche a Sam... Simon."
"Solamente diventato un vampiro? La mia famiglia mi detesterà! Tu non puoi capire! E poi cosa dovrei fare ora? Passare le giornate, anzi, le notti, a girarmi i pollici? Cacciare demoni era l'unica cosa che sapevo fare."
Magnus gli prese il volto tra le mani e lo guardò con rinnovata dolcezza. "Non è l'unica cosa che sai fare, Alexander. E comunque puoi sempre continuare a cacciare demoni. Certo, non potrai più entrare nell'istituto di persona, ma nulla ti impedisce di infuriare nella notte in qualità di Lightwoodman, lo sterminatore notturno."
Alec rise. "Però così suona più come uno psicopatico latin lover."
Magnus si sporse verso Alec e, appoggiando i gomiti sul cemento ai lati delle sue braccia, lo inchiodò a terra. "Mh, sarai sempre il mio latin lover preferito, in tal caso." Il suo sguardo tornò serio in un batte d'occhio. "Alexander, non puoi buttare via la tua vita così. Ti è stata data una seconda possibilità, non sprecarla solo perche credi di non potercela fare. Pensa a tua sorella, al tuo parabatai, ai tuoi amici. Pensa a me. Io sono con te. Ci sarò sempre. Per sempre. Volevamo trovare una soluzione alla mia immortalità, giusto? E ora guarda qui. Tu sei immortale come me. Possiamo farci una famiglia. Possiamo avere quello che avevamo sognato... E poi..." Gli prese il braccio su cui Clary aveva inciso il nuovo marchio "credo che questa runa sia qualcosa di speciale e unico."
"Magnus... Devi capire che per me è difficile" Alec si scostò il ragazzo di dosso, che si risedette sul cemento con le ginocchia tirate al petto.
Magnus chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Pochi istanti dopo si alzò in piedi e con un "Schiarisciti le idee" lasciò Alec da solo sul tetto.

Il neo vampiro non fece in tempo a ribattere che lo Stregone era già sparito oltre la porta che riportava ai piani inferiori dell'edificio.
Frustrato incrociò le gambe e batté un pugno sul cemento del tetto, nel quale si formò una crepa ben evidente.
"Dannazione!" imprecò tirandosi i capelli, esasperato.
Aspettò qualche minuto soppesando il da farsi e infine decise di rientrare nel loft.

Aprì silenziosamente la porta di quella che ormai definiva completamente 'casa' e gettò uno sguardo verso la camera da letto, che era chiusa. Si trascinò senza una parola fino al divano, dove si sdraiò dopo aver sfilato gli anfibi.

Non sapeva per quanto tempo si fosse girato e rigirato improduttivamente cercando invano di prendere sonno; semplicemente non ci riusciva. Troppo vuoto, troppo freddo quel divano.
Riaprì gli occhi e fissò il soffitto al buio.
Prima che la sua coscienza potesse elaborare i suoi movimenti, si ritrovò in piedi a camminare verso la stanza dello Stregone.
Appoggiò una mano sulla maniglia e la abbassò con cautela.
Senza nemmeno rendersene conto era già di fronte al letto matrimoniale, poi sotto alle  lenzuola e infine abbracciato al corpo rigido di Magnus.
"Scusami" sussurrò il vampiro.
Magnus si sciolse leggermente e avvolse le braccia attorno al torace e alla vita dell'altro. Affondò il naso tra i soffici capelli neri del minore e inalò il suo profumo come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
"Non farmi questo, ti prego." Magnus prese una boccata d'aria, come per alleviare il dolore che lo attanagliava da dentro al sapere che il suo Fiorellino voleva mandare tutto all'aria rinunciando a vivere la sua nuova vita.
Ci fu un attimo di silenzio che sembrò eterno ad entrambi. Poi un sospiro da parte di Alec, che strizzò gli occhi nel buio.
"I-io..." La sua voce si trasformò in un sussurro quasi inudibile "Non lo farò."

La stretta di Magnus sul corpo di Alec si fece decisamente più forte in un istante, mentre rilasciava un verso di sollievo e ripeteva come un mantra "Grazie, grazie, grazie" tra un bacio e l'altro su tutto il suo volto.
Alec nascose nel cuscino un sorriso, ma Magnus gli prese il volto tra le mani per poterlo baciare appassionatamente, finché il bacio non si fece scintilla che accese il fuoco in entrambi.
Fecero l'amore fino a quando non si trovarono sudati e sfiniti, ad un passo dal cadere tra le braccia di Morfeo.

Alec si risvegliò con un grosso problema. Non il genere di problema con cui di solito si risvegliava Magnus, qualcosa di più preoccupante e tentatore. Le gengive all'altezza dei canini pulsavano in una maniera alquanto dolorosa e questi si erano fatti talmente lunghi che gli stavano ferendo il labbro inferiore, facendolo sanguinare. Ciò che più lo fece trasalire, però, fu il fatto che si trovava vicino, assolutamente troppo vicino alla gola del suo ragazzo, a bramare involontariamente quel sangue che da tanti secoli scorreva nel corpo dello stregone.

"Magnus!" Alec svegliò di soprassalto il diretto interessato, che spalancò immediatamente gli occhi da gatto, mentre il vampiro si tirava indietro a velocità sovraumana.
"Alexander?" fece scombussolato lo stregone, stropicciandosi gli occhi, puntando poi lo sguardo sul ragazzo, che si era accucciato in un angolo del letto, il più possibile lontano dal sangue che tanto lo tentava.
"Alexander, stai bene?"
Si tirò a sedere frettolosamente mentre pronunciava quelle parole
Alec scosse brutalmente la testa e serrò la  mandibola.
"Alexander?" ripeté lo stregone, facendo per avvicinarsi all'altro.
"N-non avvicinarti Magnus" implorò con un tono ammonitore Alec.
"Tu hai fame." constatò Magnus. Alec distolse lo sguardo e poco dopo sentì le dita del ragazzo stringergli le sue.
"Vieni qui."
Il vampiro riportò del tutto attonito gli occhi sul viso dell'altro, per quanto al momento l'idea lo allettasse. "Ma..."
"Non sarebbe poi la prima volta. Sono stato con altri vampiri durante la mia lunga vita, Alexander."
Alec era ancora completamente sbalordito e interdetto. "Ne... Ne sei sicuro?"
Magnus fece roteare gli occhi. "Eddai Alec, sono il tuo ragazzo."
"Non potresti semplicemente far apparire una sacca i sangue o qualcosa del genere?"
"Così è più divertente." Gli lanciò un'occhiata maliziosa che sembrò convincere il vampiro.
"Ma potrei perdere il controllo e... ucciderti."
Lo sguardo che gli rivolse lo rassicurò. "Non succederà. Fidati, piacerà anche a te." Concluse, strattonandolo verso di sé.
Alla fine Alec cedette e si avvicinò con più cautela possibile, nonostante il bisogno di sangue, al collo ambrato ed esposto dello stregone. Dischiuse le labbra per posare un leggerò bacio proprio dove stava per morderlo, e un secondo dopo affondò i canini nella pelle morbida.
Magnus gemette sommessamente, e Alec realizzò solo dopo una decina di secondi che non si trattava di un gemito di dolore.
Senza staccarsi dal collo di Magnus si mise a cavalcioni sul suo corpo, facendo inarcare il bacino allo stregone mentre gemeva nuovamente, e assecondò i suoi movimenti.
Il maggiore portò il capo, se possibile, ancora più indietro, facendo sì che i canini di Alec sprofondassero ancor di più nella sua pelle.
Quando Alexander scostò la sua bocca Magnus emise un verso di disapprovazione, inebriato dalla sensazione del suo ragazzo che lo mordeva.
"Tutto ciò... ha un che di mooolto sexy" constatò sbattendo più volte le palpebre con un'espressione inebetita.

"Sì." ammise soddisfatto alla fine l'altro, ripulendosi la bocca con il dorso della mano.

 


Angolo della imperdonabileritardataria:

Non ci sono scuse. Lo so. Ma sappiate che mi dispiace tantissimiffimo per avervi abbandonati -come al solito- per così tanto tempo.
Ammetto di aver perso la voglia di scrivere durante questi mesi. Le parole per continuare il capitolo non venivano fuori, quindi è rimasto incompiuto per mesi, finché non l'ho ripreso ogni volta che ho dovuto passare ore sugli autobus per arrivare a Dublino o sui vari aerei che ho preso in questi -quasi- nove mesi di assenza trascorsi da Exchange Student in Irlanda.
Senza dilungarmi ancora ringrazio chiunque mi seguirà ancora e le recensirtici meravigliose dell'ultimo capitolo: Chesy, Trislot, Kalisi_81 e proudtobea_fangirl. Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate del capitolonzo.
Bacioni a tutti e alla prossima!

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