L'amore contro le regole

di giapponesina6
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La numero 368 ***
Capitolo 2: *** La tomba del suo amore ***
Capitolo 3: *** L'amore può essere un errore ***
Capitolo 4: *** Attimi e respiri. ***
Capitolo 5: *** Una decisione difficile. ***
Capitolo 6: *** Indifferenza ***
Capitolo 7: *** Tra le sue braccia. ***
Capitolo 8: *** Sotto le stelle. ***
Capitolo 9: *** Quando il mondo ti crolla addosso. ***
Capitolo 10: *** Ai voti. ***
Capitolo 11: *** Fino all'ultimo respiro. ***



Capitolo 1
*** La numero 368 ***


Angolo dell'Autrice:
Eccomi sono tornata con una nuova storia sulla ciurma che più amo. Adoro la coppia LuNa... e mi lascio trasportare dalla mia fantasia romantica. Spero vi piaccia. Buona Lettura!



Codice Etico Del Pirata:
  • 365 Il capitano sarà l’ultimo ad abbandonare la nave.
  • 366 La ciurma al primo posto.
  • 367 In caso di pericolo salvare prima membri donne per poi procedere per età.
  • 368 Mai intraprendere relazioni di tipo affettuose con il capitano. Gli equilibri della ciurma non vanno sfiorati.
Chi non rispetta questo codice verrà immediatamente esonerato dall’albo dei pirati e non potrà mai prendere parte a nessuna ciurma.
La rossa navigatrice aveva letto quelle righe milioni di volte. Tutte le sembravano corrette. Tutte tranne una.
La numero 368.
Non riusciva a spiegarsi perché non poteva innamorarsi del suo capitano. Strinse quei fogli con tutte le sue forze quasi a disintegrarli.
< Molto probabilmente chi ha scritto questa idiozia ha dovuto soffrire molto per un amore. Dannazione > disse a denti stretti per poi buttare qui fogli sul pavimento.
Si recò sul ponte, tutti erano indaffarati in qualcosa.
Zoro come suo solito schiacciava un riposino.
Robin era alle prese con un nuovo libro su degli scavi appena scoperti.
Usop stava preparando una nuova arma.
Franky teneva la rotta.
Sanji stava preparando il pranzo in cucina.
Brook stava cercando di incidere una nuova canzone.
E Chopper era alle prese con un medicinale.
Tutto era come il solito.
Il sole picchiava forte, poi il suo cuore si fermò
Luffy.
Il suo capitano era nella sua solita posizione a fissare l’orizzonte.
Quei capelli scompigliati dal vento gli davano un’aria così trasandata, ma dannatamente attraente. Il suo corpo era cambiato notevolmente in quei due anni. Si era delineato da muscoli. Quella cicatrice sul petto rappresentava un passaggio alla maturità, provato dalla sofferenza.
Si sentì nuovamente in colpa per non essere stata con lui in quel momento.
Lui parve accorgersi dello sguardo della ragazza su di lui, si voltò e le sorrise come solo lui sapeva fare.
Il suo sorriso fu il colpo finale.
Arrossì come una ragazzina, ma tentò di nascondere l’imbarazzo.
< Hey Nami. Hai visto che bella giornata? Il mare è una tavola >
< Già > si limitò a dire ripensando alla numero 368.
< Raggiungimi, da qui la vista è davvero unica >
< Ecco io > non avanzò nemmeno di un passo.
< Coraggio su > fu lui a muoversi per primo e allungando il suo braccio l’attirò a sé.
Il contatto con la sua pelle la fece trasalire.
Stare tra le sue braccia era come trovarsi al di fuori del mondo. Si lasciò crogiolare dal suo buon odore e inspirò a pieni polmoni.
< Avevi ragione. Oggi è proprio una bella giornata > e per un attimo dimenticò la numero 368 e si godette il suo capitano.
 
Robin aveva quasi terminato l’ultimo capitolo, quando notò che la sua amica era ancora col capitano. Lei non era mai stata capace d’amare. Non aveva mai provato e ricevuto tanto, ma la situazione le pareva ovvia. Decise che le avrebbe parlato chiaramente la sera stessa, prima di ritrovarsi in un punto di non ritorno.
 
Luffy stava così bene in sua compagnia. In quei due anni trascorsi lontano dal suo equipaggio aveva sentito tantissimo la mancanza di Nami, nonostante si trovasse su un’isola di sole donne, nessuna di loro era come lei. Nemmeno l’imperatrice.
Aveva notato che anche lei era cambiata, quei morbidi capelli le arrivavano sulla schiena ora e risplendevano di un rosso unico.
Inconsciamente prese a carezzarglieli facendo sobbalzare la ragazza.
< Scusa non volevo > si affrettò a dire.
< No non preoccuparti. Sono cresciuti un bel po’ vero? > prese a passarsi le dita tra i capelli.
< Mi fa strano vederti con i capelli così lunghi >
Lei gli sorrise e lui ricambiò quel gesto.
Il suo sorriso per lei era sempre il colpo finale.
< Senti Luffy, hai mai letto il codice etico del pirata? > si pentì immediatamente di quella stupida domanda.
< Una volta lessi qualche riga, ma era troppo noioso >
< Però dovresti conoscerlo, tutti i pirati dovrebbero rispettarlo >
< Tu credi? È stato scritto così tanti anni fa, non credo che sia così importante >
< Lo è invece > sentenziò.
< Non pretenderai mica che mi metta a leggere un documento tanto noioso? >
Lei si mise a ridere, del resto era sempre il suo solito Luffy.
E lui la imitò.
 
Fu Sanji a riportarli alla realtà, finalmente il pranzo era pronto. Quanto era mancata a tutti quel momento di condivisione e lo stare tutti insieme.
Fu Robin la prima ad alzarsi da tavola.
< Nami potresti raggiungermi in cabina.
La rossa acconsentì col capo, lasciando gli altri ancora a tavola.
Sanji non poté fare a meno di sbavare dietro la sua bellezza. E per la prima volta anche Luffy gli dovette dare ragione.
Nami era davvero bella.
La navigatrice la seguì in camera, Robin  aveva un’espressione davvero seria, poi rabbrividì quando la vide stringere tra le mani i fogli del codice etico del pirata.
Deglutì vistosamente.
< Cosa volevi dirmi? > fece finta di nulla.
< Ho notato che in questi giorni ti stai dedicando anima e corpo a questo documento. Vuoi che ti illustri qualcosa in particolare, visto che lo conosco come le mie tasche >
< No ero solo incuriosita, tutto qua. >
< Sai che questo codice è molto importante tra i pirati e trasgredire ad una di queste regole… > non concluse la frase, ma la continuazione era ovvia.
< Si certo lo so. Ma perché mi stai dicendo queste cose? >
< Devi dirmi qualcosa Nami? >
< Come? >
< Senti il bisogno di volermi confidare qualcosa? >
Aveva capito dove volesse arrivare. Robin sapeva tutto.
< No nulla >
< Vorrei che ti rileggessi la numero 368. >
< La numero 368? > lei sapeva benissimo cosa dicesse quella maledetta regola.
< Gli equilibri di un equipaggio non vanno mai toccati. Per qualsiasi motivo Nami. Abbiamo fatto una scelta e una promessa. Voglio che ti sia chiaro. >
< Mi è chiaro Robin. >
< Bene. Ora possiamo anche tornare di là > le sorrise come una sorella maggiore. Nami sapeva benissimo che lo faceva solo per proteggere lei e il restante della ciurma, ma non riuscì proprio a trattenerle lacrime.
 
Era calata la sera, Usop, Chopper, Brook e Franky avevano preso a giocare a carte.
Sanji e Robin si stavano occupando della cucina, mentre Zoro li fissava.
Nami era alla guida della nave, le toccava stare di turno quando decidevano di viaggiare di notte.
Luffy la raggiunse, e per lei non fu una cosa positiva. Si sentiva ancora stordita dalle parole di Robin e dalle tante lacrime versate.
< Sei così silenziosa Nami, non è da te. Qualcosa non va? >
< No nulla Luffy. Sono solo un po’ stanca >
< Non è necessario viaggiare anche di notte, possiamo fissare l’ancora e proseguire domani >
< No Luffy, non mi va di rallentare il nostro viaggio. Dobbiamo raggiungere la prossima isola il prima possibile. >
Luffy con gesto istintivo si tolse il cappello e glielo posizionò in testa.
< Agli ordini captano! > sorrise.
Lei arrossì vistosamente.
Il suo cappello.
Il suo sorriso.
Il suo odore.
Ogni volta che le consegnava quel cappello la faceva sentire diversa dagli altri. Unica.
Poi venne freddata dal ricordi delle parole di Robin.
Si levò il cappello e lo strinse tra le mani.
< Sei tu il capitano Luffy. > la sua voce era rauca e spenta e dovette trattenere le lacrime.
Il ragazzo si stranì di quella reazione e le prese il viso tra le mani.
Incrociando il suo sguardo intravide  un velo di tristezza celato da uno strato di lacrime che scalpitavano per venire fuori.
< Nami? Così hai? >
Luffy era troppo vicino da sentirne il respiro.
Ormai era troppo tardi.
Una lacrima le rigò il volto.
< Scusami Luffy, ma forse hai ragione. Sarà meglio proseguire domani. > lo lasciò lì impalato senza possibilità di replica.
Ma quelle lacrime furono per lui una fitta al cuore.
 
 
Si gettò sul letto e prese a piangere. Sfogò tutto il suo dolore prima che Robin la potesse raggiungere e vederla in quello stato.
Poi ripensò alla numero 368.
Mai intraprendere relazioni di tipo affettuose con il capitano. Gli equilibri della ciurma non vanno sfiorati.
Odiò se stessa e quel maledetto codice etico.
 

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Capitolo 2
*** La tomba del suo amore ***


Angolo dell'Autrice:
Ecco qui postato il mio secondo capitolo, spero che la storia vi stia piacendo, del resto non è semplice scrivere sempre sugli stessi argomenti, non vorrei risultare banale. Ma adoro questa coppia. Un piccolo appunto, uso il nome Luffy e non Rufy, perchè preferisco l'originale giapponese, spero che non sia motivo di critiche. Buona Lettura.




Quel sentimento è di quelli che distruggono lentamente il corpo. Di quelli che ti fanno capovolgere lo stomaco e mettere in subbuglio l’anima. Di quelli che fanno tanto star male e soffrire.
< Accidenti in che razza di situazione mi sono andata a cacciare. Non posso continuare a starci male, ma non sopporto neanche lontanamente l’idea di perderlo. > la ragazza fissava l’orizzonte con la mente ovviamente altrove.
Non aveva chiuso occhio ripensando alle parole di Robin che ancora le rimbombavano nel cuore.
Fu lo spadaccino ad avvicinarsi alla ragazza, anche lui aveva notato che era diventa ancora più bella. Prese a fissarla senza dire nulla per poi incrociare i suoi occhi color nocciola.
< Zoro? >
< Non volevo disturbarti >
< Figurati. Direi che non stavo facendo nulla di importante > fece un sorriso forzato.
< C’è qualcosa che ti turba? >
< No nulla, perché ti ho dato questa impressione forse? >
< Al dire il vero è da un po’ di giorni che ti vedo strana >
< Riprendere il viaggio in mare dopo tutto questo tempo mi ha stranita leggermente, ma sto bene, davvero. Non devi preoccuparti spadaccino >
< Se lo dici tu navigatrice > sottolineò quella parola con enfasi per poi sorriderle con dolcezza.
Poi Nami ritornò a fissare l’orizzonte.
 
Non capiva cos’era quella strana sensazione che si insinuava nella sua testa per poi percorrere la schiena fino a giungere allo stomaco. Una sensazione fastidiosa che lo portò ad arrabbiarsi e non poco.
Il giovane capitano nel vedere Zoro accanto a Nami andò su tutte le furie.
< Zoro credo che ci sia bisogno di te giù in cucina, non eri di turno con Sanji oggi? >
< Certo ci sarei andato a momenti >
< Ora > sentenziò.
Attorno ci fu il silenzio.
Anche Nami rimase sbalordita da quel suo atteggiamento, Luffy non era mai stato tanto severo, soprattutto con Zoro. Lo spadaccino non replicò e si limitò ad ubbidire del resto era lui il capitano.
Nami continuò a fissarlo in silenzio completamente stranita.
Il capitano notò che lo stava fissando e arrossì leggermente in volto.
< Perché sei stato così duro con lui? Non è da te Luffy >
< Gli ho solo detto che doveva andare ad aiutare Sanji, non mi sembra di essere stato tanto rude >
< Quel tono che hai usato? >
< Cos’aveva di strano il mio tono di voce ora? > disse sbuffando.
< Ecco lo stai rifacendo. Non credere che mi puoi trattare allo stesso modo in cui hai trattato prima Zoro. Sappiamo che non abbiamo lo stesso temperamento >
Lui sorrise nel vederla così arrabbiata.
< Da questo punto di vista non sei proprio cambiata >
< Come? >
< Forse hai ragione ho un po’ esagerato prima. non so cosa mi sia preso. Vado subito a scusarmi con Zoro >
< Luffy? >
Si allontanò senza dire nulla. La sola cosa certa era che la colpa era di Nami.
Vederla in compagnia di Zoro gli aveva procurato quella reazione smisurata.
< Ma cosa mi sarà preso? > disse a denti stretti per poi raggiungere lo spadaccino impegnato ad aiutare Sanji, proprio come gli era stato ordinato un attimo prima.
< Hey Zoro puoi venire un momento. >
Zoro eseguì di nuovo. E prese a fissarlo.
Ormai lo conosceva come le sue tasche.
< Non c’è bisogno che ti scusi Luffy. Tu sei il capitano ed è giusto che mi dia degli ordini >
< Ho esagerato un po’ con i toni. Non so cosa mi sia preso. Sai in questi due anni sono accadute tante cose, forse devo ancora metabolizzarle del tutto > prese a fissare il cielo azzurro.
Zoro lo guardò ancora una volta e poi prese a guardare anche lui il cielo per poi lasciarsi cadere addormentato in terra.
Luffy sorrise. Finalmente erano di nuovo tutti assieme.
 
 
Nami era ancora rapita da quel comportamento di Luffy di poco prima. non l’aveva mai visto così in tutti gli anni che avevano passato insieme. Sospirò.
Non riusciva proprio a non pensare alla regola numero 368 di quel dannato codice etico del pirata, non avrebbe mai potuto confidare i suoi sentimenti. Non avrebbe mai potuto amarlo.
Una lacrima le bagnò il volto.
 
Robin raggiunse Chopper nel suo laboratorio, era da molte ore che stava lavorando ad un nuovo antidoto.
< Sei molto indaffarato dottore >
< Ho quasi finito. Devo ammettere che ho un certo appetito >
< Sanji ha cucinato un’ottima bistecca >
< Non vedo l’ora >
La ragazza gli sorrise poi notò con lo sguardo, Nami, aveva nuovamente le lacrime agli occhi. Si congedò da Chopper e la raggiunse.
Quella storia doveva finire.
 
< Hey Sanji tra quanto si mangia? Ho una fame >
< Manca poco Usop, la carne è quasi cotta. Potresti avvertire le ragazze e gli altri >
< Vado subito > il ragazzo notò che in disparte vi erano le due ragazze e molto probabilmente stavano discutendo su qualcosa.
 
Luffy era ancora disteso a fissare il cielo, Zoro al suo fianco dormiva ancora proprio come un bambino.
Ripensò a quella strana sensazione che aveva provato nel vederlo con Nami. E al rossore che gli era apparso sulle guancia.
Poi ad un tratto ripensò ad Hancock.
Anche lei arrossiva spesso quando era con lui.
Ogni volta che le rivolgeva la parola, o un semplice sguardo lei arrossiva. Siera detta innamorata del ragazzo.
Luffy arrossì di nuovo.
< Che sia amore? > sospirò con un filo di voce, per poi gettare quell’assurdo pensiero, di nuovo,da dove era venuto.
 
Nami aveva quasi timore ad incrociare il suo sguardo. Ne aveva abbastanza di quella storia.
< Nami rispondimi? Perché stavi piangendo? >
< Ti ho già detto che non stavo piangendo.>
< Non mentirmi. Se si tratta ancora di Luffy io >
< Cosa farai Robin? Vuoi che venga radiata dall’albo dei pirati? Vuoi che abbandoni questa ciurma? Cosa vuoi fare? > si accasciò in terra in lacrime e le sue grida attirarono l’attenzione degli altri.
< Nami? Pensi questo? > le si avvicinò per poi prenderla tra le braccia.
< Ecco, io >
< Non voglio che tu ti faccia del male. Credo che nella tua vita abbia già sofferto abbastanza >
A quelle parole Nami trasalì. Non voleva che gli altri la vedessero in quello stato.
Si affrettò ad asciugarsi gli occhi e rimettersi in piedi, ma usop aveva assistito ad ogni cosa.
< Nami, Robin cosa succede qui? Nami perché stavi piangendo? >
< Non è nulla Usop, Nami si sente poco bene, e le ho detto di andare a riposare, ma sai lei non vuole dare mai preoccupazioni. > mentì spudoratamente.
< Nami? >
< Farò come mi hai detto Robin. Vado un po’ in camera a riposare. Non chiamatemi per la cena. Non ho molta fame > si allontanò.
Arrivò Luffy come un uragano.
< Usop? Cosa è accaduto? Ho sentito Nami urlare >
< Nulla Luffy. Nami si sentiva poco bene, e Robin le aveva detto di andarsi a riposare e come suo solito si è rifiutata. Ma fortunatamente Robin è riuscita poi a convincerla.
 < Robin è andata così? >
< Si capitano > si limitò a dire, senza poter aggiungere “ e la colpa è solo tua “
< Vado a vedere come sta >
< Io credo che dovremmo lasciarla riposare >
< Darò solo un’occhiata >
< No Luffy. Nami ha bisogno di riposo >
< Robin è mio dovere preoccuparmi dei miei compagni. > la zittì del tutto e lei si arrese dinanzi a quella sua testardaggine.
 
 
La ragazza era stremata. Soffocò le sue lacrime sul cuscino per poi ripulirsi dal nero del mascara, che l’aveva resa un vero e proprio panda. Poi impallidì nel trovarselo lì.
< Luffy? >
< Nami. Come ti senti? Robin ha detto che >
< So benissimo cosa ti ha detto Robin. Sto bene, non preoccuparti per me >
< Sicura di star bene > le poggiò la mano sulla fronte, lei arrossì in volto e prese a sudare.
< Lasciami Luffy. Ti ho detto che sto bene >
Il ragazzo fece come gli aveva detto, poi si guardò la mano.
Quel contatto con la sua pelle.
< Non farmi preoccupare Nami, se hai qualcosa che vuoi dirmi fallo tranquillamente. Ti ricordo che sei sotto la mia protezione e poi noi siamo, siamo amici. >
Lei lo guardò negli occhi e di nuovo dovette lottare contro la voglia di piangere.
< Lo so, grazie Luffy. Ma credimi sto bene. Ora vai a mangiare, avrai tanta fame >
Fu un gesto rapido e istintivo.
Lui la prese tra le braccia e la strinse.
Di nuovo provò quel brivido al contatto con la sua pelle.
Poi la lasciò sola senza dire nulla.
Lei lo vide allontanarsi per poi portarsi una mano al petto.
Il cuore le batteva all’impazzata, come ad esplodere da un momento all’altro.
Di nuovo quel rossore si fece largo sul suo volto.
< Luffy > sospirò.
 
 
Consumarono la cena in perfetta armonia, l’unico in un silenzio insolito era Luffy che stava ancora pensando a quella sensazione provata al contatto con la pelle di Nami.
Ovviamente Sanji era nero di rabbia, la sua dolce navigatrice non aveva voluto mangiare ciò che lui aveva cucinato con tanto amore.
< Dai Sanji, non fare così. Vedrai che Nami mangerà più tardi qualcosa >
< Spero che tu abbia ragione Franky >
Tornarono a magianre.
 
Robin la raggiunse in camera, notò che si era addormentata, doveva essere davvero stremata. Notò nuovamente il foglio del codice etico sul pavimento. Molto probabilmente lo aveva letto ancora una volta. Lo prese e lo sistemò sul comodino poi prese a sedersi accanto a lei e le carezzò i capelli.
< Povera piccola. Chissà quanto starai soffrendo. >
 
Brook raggiunse il capitano sul ponte, era una serata tranquilla e non tirava molto vento.
< Capitano cosa ci fai qui tutto solo >
< Nulla Brook, stavo solo ammirando il mare di notte > poi prese a guardare nuovamente la sua mano, quella con cui aveva sfiorato la sua pelle.
< Direi che è proprio una bella serata >
< Brook, nella tu avita passata, ti sei mai innamorato di qualcuno? >
< Innamorato? Yahohohoho certo che si. Tutti siamo destinati ad amare >
< Anche i pirati? >
< Certo anche i pirati. Di un po’ capitano, non ti starai rivolgendo alla bella Boa Hancock? >
< No assolutamente. Era solo una curiosità >
< Prima o poi tutti troveremo l’anima gemella e condividere le nostre vite. >
< Mi parli del codice etico del pirata >
< Come mai questa domanda? >
< Ne ho sentito parlare sull’isola delle donne, ricordo che quando ero piccolo ne lessi qualche riga, ma poi non l’ho più fatto >
< Ma Luffy? Tu sei un pirata dovresti conoscerlo a memoria. >
< Diciamo che sono in insolito pirata allora > sorrise.
< Credo che Nico Robin ne abbia una copia, lei ha sempre tutto. Dovresti fartela dare e leggerne il contenuto. Sono regole essenziali a cui un pirata deve sottoporsi. Si dice che anche il temutissimo Gol D. Roger lo rispettava appieno. >
< Non credevo che i pirati sottostessero a delle regole >
< Sai benissimo che i pirati hanno un codice d’onore molto più valoroso di certi civili. >
< Dovrò leggerlo allora >
< Dovresti farlo > sorrise.
 
La mattina seguente le ragazze furono svegliate dall’irruenza di Sanji che portò loro un’abbondante colazione.
< Nami ti senti meglio? >
< Si grazie Sanji >
Il ragazzo arrossì al ringraziamento e con gli occhi a cuoricino le lasciò sole.
< Ti sei calmata? >
Nami rispose con un gesto del capo.
Poi nuovamente furono interrotte, questa volta dal capitano.
< Buongiorno ragazze. >
< Buongiorno Luffy >
< Buongiorno > la navigatrice arrossì al ricordo di quell’abbraccio della sera prima.
< Robin avrei un favore da chiederti >
< Dimmi pure >
< Vorrei che mi prestassi il codice etico del pirata > sorrise.
< Cosa? >
< Cosa? > anche Nami era incredula.
< A cosa ti serve Luffy? >
< Vedi Robin, Brook mi ha detto che un pirata deve conoscerlo bene e deve rispettarlo in tutto e per tutto >
La navigatrice prese a tremare. Lei odiava con tutta se stessa quel dannato documento.
La tomba del suo amore.
< E va bene Luffy, te lo darò >
< Sapevo che potevo contare su di te. Allora a dopo. Hey Nami? >
< Si? >
< Come ti senti? >
< Meglio grazie >
< Mi fa piacere > le lasciò sole, nuovamente.
< Certo che il nostro capitano è un tipo strano >
< Hai davvero intenzione di dargli il codice? >
< Certo. Un buon pirata deve conoscerlo e rispettarlo >
< Ho capito l’antifona. Stai dicendo che non sono un buon pirata? >
< Sto solo dicendo che devi smetterla con questa assurda storia, non puoi innamorarti del tuo capitano Nami. Lo capisci? >
Lei non replicò e lasciò la camera.
Maledì il giorno in cui decise di diventare un pirata. Se non l’avesse fatto, probabilmente ora poteva godersi una vita felice.
Poi ripensò ad Arlong. Luffy le aveva salvato la vita e aveva salvato la sua gente.
Perché doveva innamorarsi proprio del suo capitano.

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Capitolo 3
*** L'amore può essere un errore ***


Angolo Dell'Autrice:
Ecco il terzo capitolo, credo che questo sia il più bello che abbia pubblicato fino ad ora. Volevo solo dirvi che il codice del pirata non è frutto solo della mia immaginazione, ho letto in passato che i pirati avessero davvero un codice da seguire, un po' obsoleto e quindi ho cambiato qualcosina .) Buona lettura, e grazie a tutti.



L’amore può essere davvero un errore? Provare un sentimento verso una persona, amarlo e desiderarlo con tutti se stessi può realmente essere sbagliato. Può non essere la cosa giusta?
Lui la faceva ridere.
La faceva stare bene.
Ma non si era innamorata solo per quello. Tutti i suoi compagni riuscivano a strapparle un sorriso. Lei aveva capito d’amarlo quando la faceva arrabbiare in pochi secondi, e il modo in cui alla stessa velocità riusciva a farsi perdonare ogni cosa.
Lei non riusciva a tenergli il broncio.
Uscì dalla vasca e fasciò il corpo con un telo di seta. Il contatto con quel tessuto le ricordò l’abbraccio di qualche sera prima.
Ancora non riusciva a capire come mai Luffy l’avesse fatto.
Il contatto con la sua pelle. Arrossì in volto per poi incamminarsi verso la sua cabina.
 
 
  • 252 I tesori nelle acque internazionali sono di chi li trova.
  • 253 Ogni membro dell’equipaggio ha il diritto di voto nelle questioni in discussione.
  • 254 Ogni membro dell’equipaggio ha egual diritto a provviste fresche, presi in qualsiasi occasione, e può farne uso a piacimento, a meno che la carenza renda necessario, per il bene di tutti, porre un limite.
 
< Uffa ma quante sono? Ci metterò una vita intera a leggerle tutte > sbuffò il giovane capitano. Robin lo sentì lamentarsi e rise.
< Cosa credevi? Il codice del pirata è una cosa molto seria >
< Non potresti farmene un sunto? >
< Ma Luffy? Sei il capitano della nave e come tale devi essere informato. Alcune sono state classificate come obsolete, come ad esempio non portare a bordo delle donne. >
< Sono quelle cancellate con una linea? >
< Esatto >
< Non potevano proprio eliminarle, così avrei risparmiato almeno un centinaio di righe? >
< Il progresso deve essere menzionato. Fortunatamente c’è stato un evoluzione in positivo e va sottolineata. Per questo non sono state eliminate. >
< Non ne capisco proprio l’utilità. Penso che per un pirata conti solo inseguire i propri sogni e salvaguardare il proprio equipaggio. >
< Sono regole per una sana convivenza. Pensa se ognuno facesse come vuole senza rispettare gli ordini del proprio capitano. O se Usop mangiasse tutte le provviste in un momento in un momento di carestia? Senza delle regole severe saremmo come bestie allo stato brado >
< Ma questo non accadrebbe nella mia ciurma >
< Continua a leggere Luffy >
Sbuffò nuovamente. Avrebbe ripreso a leggere dopo che aver preso una boccata d’aria.
 
La navigatrice consegnò le coordinate a Franky come ogni mattina, il vento non era molto forte e avrebbero potuto viaggiare con tranquillità. Aveva notato che Luffy non era sul ponte, molto probabilmente Robin gli stava illustrando il codice etico del pirata.
< Hey Nami >
< Zoro? Non ti avevo sentito arrivare >
< Come ti senti? >
< Molto meglio, ero solo affaticata, non ero più abituata a solcare i mari >  mostrò un sorriso forzato.
< Vedi di non farci preoccupare >
< Non ce ne sono motivi. Sul serio. Sto benissimo >
Prese a passarle le dita tra i capelli e Nami fu spiazzata da quel gesto.
< Però ti sono cresciuti molto >
< Già > si limitò a dire, per poi salutarlo e allontanarsi.
Aveva notato che lo spadaccino aveva dei comportamenti insoliti nei suoi confronti e la cosa non le faceva molto piacere. Poi finalmente lo vide.
< Nami? Ti sei alzata? Come ti senti? Hai mangiato qualcosa? >
< Si Sanji mi ha trattato davvero come una principessa. È sempre così carino >
< Già > il suo sguardo si incupì.
< Allora come procede la lettura del codice etico dei pirati? >
< Credo che sia davvero una gran perdita di tempo. È una noia mortale leggere quelle sciocchezze, preferirei una bella avventura >
< A che punto sei? >
< Sono solo alla metà >
Nami realizzò che non aveva ancora letto la 368.
< Sono regole che un buon pirata deve sapere Luffy. >
< Robin me l’ha ripetuto almeno un milione di volte >
Anche lo sguardo di Nami si rabbuiò. Lei detestava quel documento.
La tomba del suo amore.
Si limitò ad annuire col capo per poi allontanarsi in silenzio.
< Nami? >
< Dimmi Luffy? >
< Qualcosa non va? >
Le tornarono gli occhi lucidi. < Nulla >
< Va bene >
Lo lasciò solo. Ma lui continuò a fissarla fino a quando non rientrò sotto coperta.
Quella ragazza stava mentendo.
 
Luffy notò che le regole obsolete erano davvero assurde. Alcune erano surreali, e non capiva come fosse stato possibile in passato aderire a quelle stupide regole.
Una in particolare attirò la sua attenzione.
 
  • 289 Nessun bambino e nessuna donna sono ammessi a bordo. Se un uomo viene colto a sedurre un individuo dell’altro sesso, o lo porta in mare travestito da uomo, verrà ucciso.
< Ma è assurdo. Non voglio più leggere queste cose. Come è possibile che anni fa non erano ammessi a bordo donne e bambini? Nami è la miglior navigatrice di questo mondo e se fosse vissuta anni fa sarebbe stata esclusa? > poi si calmò. Non capiva nuovamente quella reazione e del perché avesse pensato subito a Nami, del resto erano tante le piratesse in circolazione e forse avrebbe dovuto pensare subito a Boa.
Lui aveva avuto relazioni di tipo sessuale con lei, e per quello stupido documento ora doveva essere ucciso.
Poi ripensò alle parole di Robin, fortunatamente c’erano state dell’evoluzioni in positivo.
Avrebbe tanto voluto smettere di leggerlo, ma l’aveva promesso. e riprese.
 
  • 364 Ogni membro dell’equipaggio se froda la compagnia per il valore di un dollaro in argento, gioielli o monete, sarà punito con l’abbandono in un’isola deserta.
  • 365 Il capitano sarà l’ultimo ad abbandonare la nave.
  • 366 La ciurma al primo posto.
  • 367 In caso di pericolo salvare prima membri donne per poi procedere per età.
  • 368 Mai intraprendere relazioni di tipo affettuose con il capitano. Gli equilibri della ciurma non vanno sfiorati.
 
Lasciò cadere in terra il documento.
 
 
Franky avvistò un’isola. Finalmente avrebbero potuto approdare in un porto e fare provviste.
< Hey Chopper, terra in vista. Avvisa gli altri >
< Ci penso io Franky >
La piccola renna corse da Zoro e Sanji che stavano riposando. Il biondino andò a prendere subito la lista delle cose necessarie da acquistare e lo stesso fecero Usop e Chopper.
Robin andò ad avvisare Nami.
< Stiamo per approdare >
< Va bene >
< Cos’hai Nami? >
< Secondo te? >
< Possibile che non riesci a dimenticarlo? >
< Come faccio se me lo trovo sempre davanti? >
< Nami devi riuscirci. Questo sarà il mio ultimo avvertimento. Poi dovrò usare le maniere forti >
< Lo so Robin. Tranquilla. Ci riuscirò. >
< Lo spero > la lasciò sola e finalmente poté lasciarsi sfuggire quella lacrima amara.
 
< Capitano stiamo per scendere dalla nave. Luffy qualcosa non va? >
Brook lo guardò impietrito. Il ragazzo non rispose e aveva lo sguardo fisso nel vuoto e notò che a terra vi erano diversi fogli sparsi.
< Capitano Luffy > lo strattonò.
< Brook? Scusami. Ero solo soprapensiero. Cosa dicevi? >
< Stiamo per approdare nel porto di un’isola, abbiamo molte cose da prendere. >
< Perfetto andate pure. Resterò io di guardia alla nave >
< Ma capitano non credo ce ne sia bisogno. Sembra una piccola isola tranquilla >
< Robin mi ha messo sotto le fatiche. Devo concludere di leggere questo documento. Andate pure senza di me >
< Ma Luffy? >
< Però compratemi tanta carne > sorrise.
< Certo conta su di noi >
 
Scesero tutti, tranne la navigatrice, che aveva detto di volersi riposare un po’. Sanji parve preoccupato, ma Luffy lo rassicurò dicendo che sarebbe rimasto anche lui a bordo, contrariando Robin, ma non disse nulla.
Tornò nello studio dell’archeologa e riprese in mano quei fogli. Rilesse la numero 368, per poi riporre il tutto in un cassetto. Lasciando fuori un solo foglio e se lo sistemò nella tasca dei suoi jeans. Si diresse nella cabina di Nami.
 
La ragazza aveva preferito restare sulla nave, ovviamente non sapeva che anche il ragazzo aveva avuto la stessa idea. Indossò una canotta bianca e dei pantaloncini color kaki, che mettevano in evidenza le sue splendide curve. Raccolse i suoi lunghi capelli rossi in una coda di cavallo, lasciando scoperto il viso  e quegli splendidi occhi color nocciola.
Poi sussultò nel trovarselo davanti.
< Luffy? Ma, ma cosa ci fai tu qui? >
< Potrei farti la stessa domanda. Ti senti ancora poco bene? >
< Stamattina ho avuto un capogiro e visto che fa molto caldo ho preferito restare qui > si affrettò a dire, ma ormai il ragazzo la conosceva come le sue tasche e sapeva quando mentisse spudoratamente.
< Stai mentendo >
< Come? >
< Perché non vuoi dirmi la verità? Cosa ti turba Nami? È da quando ci siamo rimessi in viaggio che sei così >
< Così come Luffy? Non credo di essere cambiata >
< Smettila di mentirmi > il suo tono ora era diverso. Carico di passione e rabbia.
Nuovamente la ragazza voleva piangere, ma non avrebbe potuto farlo ora, non dinanzi a Luffy.
< Luffy davvero è così. Per favore lasciami in pace ora >
Lui non riusciva a staccare gli occhi di dosso. Era dannatamente bella.
Bella da spezzare il fiato.
Avrebbe tanto voluto prenderla tra le sue braccia e sentirne il buon odore.
Poi rinsanì, quel pensiero era assurdo. E poi c’era la numero 368.
< Hai discusso con Robin? Oppure con Zoro? O Sanji? >
< No >
< Allora cos’hai? >
Quell’insistenza la urtò terribilmente.
< Ti ho già detto che non ho nulla ed ora per favore sparisci. > era furiosa e prese a spingerlo fuori dalla canina.
Poi lui la fermò per poi stringerla tra le sue braccia.
Ma non si era innamorata solo per quello. Tutti i suoi compagni riuscivano a strapparle un sorriso. Lei aveva capito d’amarlo quando la faceva arrabbiare in pochi secondi, e il modo in cui alla stessa velocità riusciva a farsi perdonare ogni cosa.
Si abbandonò totalmente a quella stretta.
Prese a piangere come una bambina, non riusciva più a trattenere le lacrime.
Luffy non disse nulla, ascoltò il suo pianto e prese a stringerla sempre più forte.
Il suo buon odore si insinuava nei suoi sensi e il contatto con la sua pelle lo fece rabbrividire di piacere.
Il suo corpo che premeva contro il suo fu il colpo finale.
L’allontanò di scatto.
Spiazzandola.
< Perché stai piangendo? >
Lei non rispose.
< Nami per favore? >
< Non posso dirtelo Luffy. Questa volta non puoi essermi d’aiuto. Mi spiace > disse con l’ultimo filo di voce che le era rimasto in corpo.
Poi lui mosse la mano e la portò alla tasca. Ne trasse fuori un foglio e glielo mostrò
Lei non capì subito di cosa si trattasse. Poi mise a fuoco l’immagine ed impallidì.
< Si tratta della numero 368, Nami? >

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Capitolo 4
*** Attimi e respiri. ***


Angolo dell'Autrice:
Ecco postato il quarto capitolo e per oggi direi che va bene così. Ringrazio chi la segue con passione e mi lascia qualche recensione. Ringrazio RED Joel, knightwarrior, Moki 16 e rosadc. Buona lettura!!!



Nella vita prima o poi ci si trova dinanzi ad un bivio e li bisogna fare la scelta.
Seguire il proprio cuore.
O seguire la propria ragione.
Cosa è giusto e cosa è sbagliato. E chi può determinarlo.
Prese a tremare come una foglia al vento. Non riusciva a staccare gli occhi da quel dannato foglio che Luffy stringeva tra le mani.
Possibile che lui avesse collegato il suo comportamento a quella dannata regola. Come aveva fatto a capire i suoi sentimenti, lei era stata attenta a tutto.
< Luffy? >
< Rispondimi Nami, per favore. >
< Ecco io >
< Il tuo dolore dipende da questa stupida regola? >
Non sapeva proprio cosa dire. Cosa poteva rispondere.
Lei non poteva amare il suo capitano, le sarebbe costato troppo. Avrebbe rovinato gli equilibri tra tutti loro. E lei non poteva permetterlo. I suoi compagni venivano prima di ogni altra cosa. Dopo di lui.
< Non capisco cosa stai dicendo? Non so neanche cosa menzioni quella regola > disse a denti stretti.
< Non mentire con me Nami. > il suo tono tornò a farsi carico di rabbia e passione.
< Luffy? Sai per caso quali sono le conseguenze per chi trasgredisce a queste regole? >
< Robin me l’ha spiegato molto bene >
< E allora perché mi porgi questa domanda? Vuoi che venga radiata dalla tua ciurma? >
< Nami? Cosa stai dicendo? >
< Hai letto cosa dice quella regola? Mai intraprendere relazioni di tipo affettuose con il capitano. Cosa vorresti insinuare? > poi ci fu quella lacrima a rinnegare le sue parole.
< Nami? >
Luffy lasciò cadere quel foglio in terra e prese ad abbracciarla nuovamente. Si lasciarono cadere in terra anche loro, ma lui continuava a stringerla.
Quel calore che provava al contatto con lei era una sensazione mai provata prima.
Nulla riusciva a farlo sentire così.
Prese ad asciugarle le lacrime per poi soffermarsi con le dita sulle sue labbra.
Così invitanti.
Le si avvicinò. Forse troppo vicino, da mischiare i loro aliti.
Lei le socchiuse leggermente, quasi ad invitarlo a farle sue.
< Non me ne frega nulla delle conseguenze. Perché io ti voglio da impazzire. E ti voglio ora. >le sospirò quelle parole sulle labbra per poi farle sue.
 
Chopper era riuscito a trovare delle ottime erbe in quella bottega dell’isola. Nonostante fosse piccola era davvero ben rifornita. Usop lo raggiunse per vedere a che punto fosse.
< Ho finito. Possiamo anche andare. >
< Ok aspettiamo Sanji e Brook allora >
Li raggiunse anche Robin che era in compagnia di Franky e Zoro.
< Ci siamo quasi tutti. Aspettiamo solo il nostro cuoco e il nostro musicista > sorrise la donna.
< Speriamo che Nami si senta meglio, le ho preso delle alghe contenenti molti Sali minerali >
< Non credete sia strano il fatto che stia sempre male? > disse Usopp.
< Nami deve solo riabituarsi. Del resto è stata per due anni su un’isola nel cielo, a differenza nostra che comunque siamo stati su isole normali > sentenziò Zoro zittendo tutti.
Robin prese a fissare in direzione del porto. Lei sapeva tutta la verità e si augurò che la sua amica potesse tornare a sorridere di nuovo.
 
 
Fu invasa da brividi e sensazioni.
Lungo la schiena venne percossa da una scossa che la fece andare in estasi.
La lingua di lui era nella sua bocca e assaporava con avidità ogni sua cavità.
Lei si lasciò esplorare completamente.
Quanto aveva agognato le labbra del suo capitano.
Ad un tratto ansimò dal piacere, arrossendo leggermente in volto.
Lui notò il suo imbarazzo. Si staccò lentamente e prese a massaggiarle le gote arrossate.
Nessuna parola.
Attimi e respiri.
Poi fu lei a prendere il controllo su quell’impulso improvviso.
< Luffy? Ecco io, tu. Cioè noi >
Lui le posò un dito sulla bocca a mo’ di zittirla.
Le si avvicinò nuovamente, ancora una vola troppo vicino, da farla avvampare.
< Ora non abbiamo bisogno di parole. > prese a baciarla.
Ancora.
E ancora.
Iniziò a percorrere ogni lembo della sua pelle con le mani.
Era dannatamente bella.
Lei ansimante sotto il suo tocco si abbandonò completamente alle sue mani.
Poi alcuni rumori provenienti dall’esterno la fecero rinsanire.
< Luffy! Sono arrivati gli altri. Presto vattene da qui >
Ma lui parve non ascoltarla e continuò a baciare la sua pelle.
Lei ansimò ancora di più. Lo desiderava, ma sapeva che non potevano farsi vedere dagli altri.
Si fece coraggio e lo allontanò di botto.
< Hey ma che fai? >
< Devi andartene. Non possiamo farci scoprire dagli altri. >
< Il capitano sono io e quindi >
< Quindi cosa? > lo interruppe bruscamente.
Lui deglutì. < Nami? >
< Avevi ragione. Avevi ragione su tutto. Sul mio stato. Sul mio dolore, sul fatto che ti stavo mentendo. E sulla regola numero 368. Sai benissimo cosa dice e ne conosci le conseguenze. Non voglio compromettere il tuo sogno Luffy. Non voglio che gli altri scoprano questa cosa. Sono disposta a soffrire in silenzio. >
< Ma Nami? >
< Se fossi radiata solo io rischierei anche, ma non posso permettere che venga radiato anche tu. Questo è il tuo sogno. La tua vita. Non possiamo rovinare tutto > disse tutto d’un fiato tra le lacrime.
Lui la fissava intenerito da quella determinazione di cui lei era dotata e dal grande cuore che aveva.
Ma le parole di Nami erano più che vere. Lui non poteva rischiare di perdere tutto.
Si alzò da terra e si sistemò il cappello in testa.
La guardò ancora una volta negli occhi.
Quegli occhi così disarmanti.
Uscì dalla cabina, richiudendosi la porta alle spalle.
 
 
< Hey Luffy siamo tornati. Dove sei? >
< Usop sono qui. Allora mi avete comprato la carne? > cercò di sorridere, ma gli fu impossibile.
< Certo, Sanji ha comprato tonnellate di carne. Ma qualcosa non va? >
< Come? >
< Ti vedo strano >
< No è solo che ho passato quasi tutto il tempo su quei dannati documenti. Sono stremato e affamato >
< Allora provvedo subito a cucinare qualcosa per te e per la mia bella Nami > sentenziò il biondino, provocando una punta di gelosia nel ragazzo.
< Luffy vieni ti mostro tutte le nuove armi che ho comprato. >
< Arrivo subito > poi incrociò il suo sguardo.
Robin lo fissò dritto negli occhi.
< Allora capitano, hai finito di leggere il codice etico del pirata? >
< Si Robin. L’ho terminato. Ma la mia opinione non cambia.  Certo alcune regole sono essenziali per una buona convivenza, ma non credo c’era il bisogno di metterle per iscritto. Ma altre, invece, sono delle vere e proprie assurdità >
< Quelle ritenute tali sono state debellate. Mi sembra di avertelo già detto >
< Credo che anche altre andrebbero cancellate. >
< L’importante è che ti siano ben chiare >
< Certo. Robin >
 
Nami si lavò il volto con dell’acqua fredda, per eliminare ogni traccia di lacrime e imbarazzo. Si sistemò i capelli che Luffy le aveva scompigliato poco prima, e al ricordo arrossì.
Si passò le dita sulle labbra, sentendo ancora il sapore di quel bacio.
Non aveva mai assaporato nulla di più buono.
Robin entrò in cabina e si sorprese nel vederla dinanzi allo specchio a fissarsi.
< Come ti senti? >
< Robin? Siete rientrati. Molto meglio. Hai preso qualcosa di interessante. >
< Ho comprato dei nuovi libri, ma ho pensato anche a te. Ecco > le mostrò un vestitino di raso rosso.
< Caspita è davvero bello >
< Credo che lo meriti >
< Dici sul serio? >
< Nami, io non voglio fare la parte della cattiva. Credimi fa più male a me che a te vederti in questo stato. Voglio che torni quella di un tempo, ed io ti aiuterò >
Lei la fissò negli occhi, se solo avesse saputo quello che era accaduto poco prima in quella cabina, molto probabilmente non le avrebbe più rivolto la parola. Cercò di sorriderle e ci riuscì.
< Vado da Sanji e gli latri. Ho un certo appetito > la lasciò sola in camera.
E Robin prese a farsi una doccia.
Nell’uscire notò che sul pavimento vi era un foglio a lei familiare.
Lo raccolse e impallidì.
< Cosa ci fa questo qui? > capì che Luffy era stato lì e che aveva parlato con Nami della numero 368.
 
 
Sanji portò a tavola delle belle bistecche. Sia Luffy che Nami mangiarono con appetito. Avevano evitato di guardarsi per non arrossire dinanzi agli altri.
Ma le farfalle nello stomaco svolazzavano ancora velocemente in entrambi.
< Nami vederti mangiare con appetito mi riempie il cuore di gioia. E poi sei così carina >
< Sanji? >
< Sei sempre il solito zuccone >
< Hey alga marina piantala >
< Ti ho già detto che non devi chiamarmi così >
< Su ragazzi calmatevi > rise di buon gusto la rossa, attirando l’attenzione dei due e del capitano. Tutti e tre vennero fulminati dal suo sorriso.
Dopo cena ognuno intraprese i propri ruoli e Nami si recò sul ponte per prendere una boccata d’aria.
Poi provò una stretta allo stomaco.
Luffy la cinse da dietro attirandola a sé.
Poteva sentire benissimo il suo cuore sancire i battiti irregolari.
Gemette quando il suo alito sfiorò il suo collo.
< Luffy cosa stai facendo? > riuscì a dire con un fil di voce.
< Non riuscivo più a starti lontano >
Quelle parole le arrivarono dritte allo stomaco.
< Per favore, non peggioriamo le cose. >
< Ti desidero troppo Nami. >
< Il tuo è solo un capriccio momentaneo >quelle parole fecero male soprattutto a lei e temeva la sua risposta.
<  I capricci sono stati già soddisfatti abbastanza. Sono stato sull’isola delle donne, a contatto con la regina dei mari >
La strinse ancora più forte.
Lei provò una punta di gelosia.
Poi si voltò per guardarlo in faccia.
< E allora cosa sarei io ora? Non dirmi che ti stai innamorando di me capitano > gli gettò quelle parole dritto in volto.
< Non so cosa sia, ma di sicuro non è uguale a quelli provati su quell’isola. >
Nami trovò maturato quel ragazzo. La morte del fratello l’aveva letteralmente cambiato e anche la vicinanza a tutte quelle donne.
< Luffy è pura pazzia >
< Dimmi che non mi vuoi Nami e ti prometto che ti lascerò in pace >
< Luffy? >
< Dimmelo Nami >
Se lo trovò nuovamente troppo vicino. Ripensò alle parole di Robin, lei non poteva intraprendere una relazione con lui.
Luffy era il suo capitano.
< Non posso farlo Luffy. Per favore > prese a piangere e quella reazione lo spiazzò totalmente.
< Ma Nami? >
< Non lo capisci Luffy? >
< Non voglio capirlo, Nami. >
< Lasciami andare > si allontanò lentamente, ma lui allungò il suo braccio per riattrarla a sé.
E senza troppe pretese la baciò.
 
 
Robin era alle prese con una lettura di un buon libro prima di andare a dormire, anche se i suoi pensieri erano ben altrove.
< Cosaci faceva quel foglio sul pavimento della nostra cabina? Possibile che Luffy? Ma no, forse sarà stata solo una coincidenza > si portò una mano alla testa, le faceva leggermente male. Ripose il libro sulla scrivania e decise di mettersi a letto.
 
Quella notte di guardia ci sarebbe stato Zoro. Decise di riposare un po’ prima di mettersi a lavoro, ma le voci di Luffy e Nami lo destarono dal sonno. Non riusciva a capire cosa stessero dicendo, ma sicuramente Nami stava piangendo. Decise di andare a vedere.
 
Luffy si distaccò dalle sue labbra a fatica. La guardò negli occhi.
I suoi splendidi occhi erano capaci di fermare ogni cosa attorno.
Lei, nel sentirsi fissata, arrossì leggermente. Ormai era al punto di non ritorno. Lei ne era perdutamente innamorata.
< È tutto sbagliato Luffy. Stiamo commettendo un errore. Un grandissimo errore >
< L’amore può essere un errore, Nami? >
Quelle parole la spiazzarono.
< Cosa stai dicendo Luffy. Tu sei solo confuso. >
< Perché credi che io non possa amarti? >
< Tu tieni a me, come tieni a Zoro, Sanji e tutti gli altri. Sei il nostro capitano ed è normale che sia così >
< Nami non è la stessa cosa > la prese per le spalle cominciò a stringerla.
< Mi fai male > abbassò lo sguardo.
< Guardami negli occhi quando ti parlo >
< Cosa succede qui? >
< Zoro? >
< Nulla che ti riguarda Zoro. >
< State litigando? >
< Non sono affari tuoi e poi non dovresti essere di turno a quest’ora? >
< Ci stavo andando, ma poi mi è parso di sentire Nami piangere >
< No ti sbagli Zoro, non stavo piangendo > si affrettò a dire la rossa con lo sguardo ancora fisso in terra.
< Sicuro che vada tutto bene? > le poggiò una mano sulla spalla il che fece andare Luffy su tutte le furie.
< Zoro mi sembra che sia stata chiara, stavamo solo discutendo come nostro solito. > cercò di darsi una regolata.
< Va bene, va bene capitano. Non agitarti tanto. Torno al mio posto di guardia >
< Finalmente una cosa sensata > pronunciò quelle parole con un tono di sfida.
< Luffy? >
< Senti un po’ hai voglia di litigare per caso? >
< Ragazzi calmatevi. È stato solo un fraintendimento. >
Lo spadaccino si ritirò in perfetto silenzio.
Luffy continuò a fissarlo fino a quando non sparì dal suo campo visivo.
< Ma ti sembra il modo di comportarsi? Zoro era solo preoccupato >
< Mi da terribilmente fastidio il modo in cui ti guarda > furono le ultime parole della discussione. E si allontanò lasciandola sola.
< Il modo in cui mi guarda? > sospirò al vento quelle parole. Poi rabbrividì ripensando alla numero 368, Gli equilibri della ciurma non vanno sfiorati.

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Capitolo 5
*** Una decisione difficile. ***


Angolo dell'Autrice:
Ecco il mio nuovo capitolo. Scusatemi se non aggiorno con frequenza, però anch'io sono molto impegnata. spero sempre di non deludervi, anche perchè per me il vostro giudizio è molto importante. un grazie a  EleEmerald, Knightwarrior, Moki16, RED Joel,pante8,TLPJackson, rosadc, rufy346!
Buona lettura!



L’amore non si può spiegare. Va provato direttamente sopra e sotto la pelle. È quel semplice sentimento che ci fa vibrare l’anima, ma a volte può essere la più crudele delle illusioni.
Lei lo amava.
Lo amava da impazzire.
Non chiuse occhio per tutta la notte ripensando a quello che era accaduto quel giorno.
Il bacio con Luffy.
Le sue parole.
Il contatto con la sua pelle.
Quei brividi lungo la schiena.
Si sentiva paradossalmente sospesa tra inferno e paradiso.
Robin notò che era già sveglia.
< Buongiorno Nami >
< Robin ti sei già svegliata? >
< Fa caldo, ed ho una sete tremenda > non fece parola del foglio ritrovato nella loro camera. Non aveva proprio voglia di discutere alle prime luci dell’alba.
Si alzò e uscì dalla camera. Anche Nami, che ormai aveva rinunciato a dormire, la seguì.
 
Zoro era ancora al suo posto e con lo sguardo scrutava l’orizzonte. Aveva pensato per tutta la notte alla discussione con Luffy. Non gli era mai capitato di litigare così.
Si portò una mano alla testa.
< Diamine. Ma cosa mi sta accadendo > arrossì al pensiero della rossa navigatrice.
Poi la vide.
Era bellissima.
< Buongiorno Zoro. Puoi anche andare a riposarti. Ci sono io qui a controllare il tutto >
Lui la raggiunse, notando ancora di più la sua bellezza.
< Grazie Nami, credo proprio che andrò a fare un sonnellino >
< Grazie per ieri, ma credimi non hai motivo di preoccuparti. >
Lui l’osservò in silenzio, sorridendole, per poi andarsene.
La navigatrice prese posto acanto al timone. Il clima era mite e c’era poco vento. Giornata ideale per la navigazione.
Raggiunse il luogo dove la sera prima Luffy le aveva parlato.
Avvampò al ricordo del bacio.
< È davvero una bella giornata > esordì la donna più grande.
< Già >
< Non vedo nubi all’orizzonte, speriamo che prosegui per il verso giusto >
Lei capì l’antifona, si stava riferendo al capitano.
< Tranquilla Robin. Ti ho già detto che non avrai motivo di preoccuparti >
Lei le sorrise, teneramente, proprio come una sorella maggiore.
Nami sapeva benissimo che lei lo faceva solo per il suo bene, ma ciò che l’avrebbe resa felice era ben altro.
 
 
Lui aveva urgentemente bisogno di lei.
Doveva parlarle e farle capire ciò che stava provando. Desiderava le sue labbra, la sua pelle e i suoi dolci occhi posati su di lui.
Si portò una mano al petto e constatò che il cuore batteva forte, troppo forte.
Era questo l’amore?
Si alzò dall’amaca, senza far rumore, non voleva svegliare gli altri. Notò che la camera delle ragazze era vuota, evidentemente si erano già recate sul ponte.
Lui aveva bisogno di lei. Ora più che mai.
Salì sul ponte e la brezza marina gli solleticò la pelle.
Vide le ragazze in disparte, intente a fissare l’orizzonte. Si avvicinò loro cautamente per poi salutarle.
< Buongiorno, come mai già sveglie? >
Nami arrossì nel sentire la sua voce e si limitò a chinare il capo.
< Buongiorno capitano. Anche tu alla buon’ora >
Lui non riusciva a levarle gli occhi di dosso.
La sua bellezza era sconfinante.
< Avevo fame, ma purtroppo non è rimasto nulla da ieri e Sanji continua a dormire. Non è che mi prepareresti qualcosa tu? > le sorrise.
< Ma certo Luffy. Dammi dieci minuti. > la donna si allontanò, mettendo alla prova la sua amica.
Quando fu lontana abbastanza lui la cinse da dietro per poi stringerla a sé. Ancora una volta Nami non disse nulla.
< Mi sei mancata. Terribilmente >
Trasalì.
< Luffy? > si voltò per guardarlo negli occhi.
Aveva gli occhi più belli che avesse mai incrociato.
< Per favore stringimi Nami. Ho bisogno di te > la strinse con forza.
Quella rivelazione la spiazzò.
prese a passargli le dita tra i capelli, lasciando scivolare in terra il cappello di paglia.
Luffy parve non accorgersene era totalmente rapito dalla sua navigatrice. Prese a baciarla.
Lei non aspettava altro che le sue labbra.
< Oh Luffy > disse ansimante.
< Cosa mi stai facendo? > le mostrò uno dei suoi sorrisi più belli.
< Come credi che dovremmo comportarci? È troppo rischioso Luffy. >
< Questa è una cosa che valuteremo poi, ora ho solo voglia di te. > prese a percorrere il corpo sinuoso della rossa con le mani, lei gemette al tatto.
La passione prese il sopravvento su ogni cosa.
La razionalità era stata sconfitta.
Nami sapeva benissimo che se non si fossero fermati, sarebbero finiti col fare l’amore lì sul ponte.
< Luffy aspetta. Per favore >
Lui si fermò di botto per poi fissarla negli occhi.
< Robin sarà qui a momenti e anche gli altri staranno per svegliarsi >
< Non m’importa nulla di loro >
Nuovamente venne spiazzata da quel ragazzino. Faceva fatica a riconoscerlo. Poi il cuore prese a batterle all’impazzata.
Non riusciva più a frenare i suoi ormoni. Anche lei lo desiderava troppo.
Si gettò a capofitto sul giovane e prese a baciargli ogni centimetro della pelle nuda. Si lasciarono cadere in terra e lei gli salì a cavalcioni per poi prenderlo e baciarlo ancora.
Lui si lasciò esplorare dalla sua navigatrice, per poi prendere e cominciare a sbottonarle ogni singolo bottone della camicia.
< Luffy >
< Ti voglio Nami >
Fu un rumore di cocci andati in frantumi sul ponte a farli tornare alla realtà.
E lo sguardo carico di rabbia di Robin.
Nami si mise all’in piedi all’istante, coprendosi i seni nudi.
Luffy la seguì a raffica, continuando a tenere lo sguardo fisso sull’archeologa.
< Per favore Nami, lasciami sola con Luffy >
< Aspetta Robin, lascia che ti spieghi >
< Vai dentro Nami, non voglio più ripeterlo >
Luffy l’afferrò per un braccio, lei soffrì per quella presa, non voleva provocare ulteriormente l’amica, e implorò Luffy con lo sguardo di lasciarla andare.
Lui acconsentì.
Si ritrovarono l’uno dinanzi all’altra.
 
 
Zoro era intento a riposare quando la vide arrivare come una furia. Il suo passaggio fu talmente veloce. Ma riuscì a notarlo. Aveva gli occhi colmi di lacrime.
Di scatto si alzò per raggiungerla e riuscì ad afferrarla per un braccio.
< Nami? >
Lei non riuscì più a trattenerle lacrime, e cominciò a piangere dinanzi allo spadaccino.
< Per favore lasciami andare Zoro >
Lui non ci pensò nemmeno a mollare la presa.
< Mi dici cosa ti è successo? >
< Ti prego non chiedermi nulla. Lasciami. Lasciami ho detto >
Lui l’attirò a sé stringendo il suo dolore in quell’abbraccio.
Lei fu spiazzata da quel gesto, ma purtroppo quelle non erano le braccia del suo capitano.
< Non ne ho idea di cosa tu stia passando, è vero, ma so solo che le tue lacrime mi fanno male. Troppo >
Lei rabbrividì a quelle parole. Non riusciva a capirne il senso. Perché proprio ora le doveva rivelare quelle cose.
< Per favore Zoro non rendermi le cose ancora più difficili > si allontanò da lui, per poi guardarlo negli occhi.
< Posso avere il controllo sulla mia testa, Nami, ma non sul mio istinto >
Lei inarcò le sopracciglia per poi respirare a pieni polmoni. La testa le stava per scoppiare.
< Lasciami andare. Per favore > riuscì a dirgli.
Lui mollò la presa sul suo polso e la lasciò andar via.
Senza dire una parola.
 
Usop aveva assistito alla scena. Non riusciva a capire il comportamento dello spadaccino, lui che era sempre stato sulle sue, ora cosa stava combinando. Decise che doveva parlargli, prima che sarebbe stato troppo tardi.
 
Luffy e Robin continuavano a fissarsi negli occhi, nessuno dei due sembrava voler demordere. Poi fu il capitano a staccare lo sguardo e cominciò a raccogliere i cocci sparsi in terra.
< Questo era il servizio preferito di Sanji. Guarda qui che guaio >
< Credo che ci siano cose più importanti ora >
Lui parve non ascoltarla e continuò a raccogliere ciò che rimaneva di quelle tazze.
La cosa la irritò e non poco.
< Luffy mi ascolti? Dannazione. >
Lui si alzò, e prese a guardarla.
< Certo. Lo so che ci sono cose più importanti, e credo anche che questi non siano affari tuoi. >
Quella freddezza spiazzò la giovane donna, evidentemente il suo vecchio capitano era decisamente cambiato. Era maturato. Molto probabilmente la morte di suo fratello Ace lo aveva segnato, e non poco.
< Sono affari miei. E di tutta la ciurma. Sai benissimo che non puoi avere >
< Avere relazioni con i membri della mia ciurma e bla bla bla. Ho letto anch’io quello stupido documento. Ma credevo che i miei compagni non avrebbero preso tanto seriamente la cosa >
< Luffy tu non capisci. Noi potremmo anche passarci sopra, ma nel tempo si noterebbe. Starai stesso tu ad assumere comportamenti diversi verso Nami e questo provocherebbe scompiglio nei nostri equilibri. E allora sarà troppo tardi > il suo tono era pacato e serioso. Robin era sempre stata così, il suo modo di esporsi la differenziava da tutte le altre.
Luffy non replicò.
Quelle parole lo avevano colpito come un fiume in piena.
La sua ciurma era la cosa più importante.
< Capitano finiresti solo con l’infrangere il tuo sogno e quello degli altri. Io non voglio mettermi tra voi, non ne avrei motivo, voglio solo marginare quello che è ancora marginabile. Dopo sarà troppo tardi. Se tieni davvero a noi, alla tua ciurma, abbandona questa assurda storia. È la cosa giusta. Per te, per noi e per Nami >
Al sentir pronunciare il suo nome provò una fitta al cuore.
Si portò la mano al petto per ascoltarne i suggerimenti dei suoi battiti.
Sospirò.
< D’accordo Robin. > furono le sue ultime parole. Si allontanò dal ponte per raggiungere  il bompresso della nave, si sedette con le gambe a penzoloni e lo sguardo fisso all’orizzonte.
 
Zoro l’aveva lasciata andare. Quelle lacrime gli davano ancora il tormento. Decise di ritornare al suo posto, poi si accorse di Usop, evidentemente aveva assistito alla scena. Lo intuì dall’espressione sul suo viso.
< Zoro? >
< Usop non è accaduto nulla. L’avevo vista piangere e mi è sembrato carino darle conforto. Non farti strane idee > sentenziò, per poi lasciarlo solo.
< Amico mio > ma lui ormai era già troppo lontano per sentirlo.
 
 
La ragazza era distrutta. Aveva pianto fino allo stremo. Odiava se stessa per quell’assurdo sentimento. Odiava Luffy senza motivo. Odiava Robin e tutta la ciurma e soprattutto odiava quello stupido documento.
E tra una lacrima e l’altra si addormentò.

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Capitolo 6
*** Indifferenza ***


Angolo dell'Autrice:
salve a tuttiiiiiii!! Buonasera. Qui diluvia e quindi ta un tuono e l'altro mi dedico alla mia fic, che ormai ha preso il volo, riesco a scrivvere  più facilmente rispetto l'inizio. Vorrei ringraziare tutti voi per il sostegno e rassicurarvi che non mi infastidiscono i vostri messaggi. anzi. accetto ogni consiglio o critica che sia. Ovviamente non posso svelare il finale, anche perchè non è ancora stato scritto. Buona lettura!


Lui era l’unico in grado di farla star bene, l’unico in grado di strapparle un sorriso.
Lui l’aveva salvata. Le aveva regalato una nuova vita. Aveva rischiato più volte la vita per lei, mentre lei, nel momento del bisogno, per lui non c’era stata.
Le immagini scorrevano velocemente dinanzi ai suoi occhi.
Sangue sparso ovunque, occhi carichi di terrore e Luffy accasciato in terra tremante dalla rabbia con in petto una tremenda cicatrice.
La ragazza si svegliò nel cuore della notte, dovette aspettare qualche istante per capire dove si trovasse e che si era trattato solo di < Un incubo. Era solo un dannato incubo > un sospiro di sollievo.
Aveva la fronte imperlata di sudore e gli occhi arrossati per le tante lacrime versate. Notò che Robin stava dormendo nel suo letto.
La guardò fissa e una lacrima le rigò il volto. Quanto male le stava facendo.
Cercò di frenarle, sapeva benissimo che lei lo faceva solo per il suo bene.
Ormai erano già trascorsi tre giorni da quella discussione. Luffy non riusciva a rivolgerle lo sguardo senza arrossire, quindi preferì evitarla del tutto.
Lei aveva fatto lo stesso.
Dopo essersi subita la sfuriata dell’altra e versato fino all’ultima lacrima aveva deciso cosa fare.
Come se nulla fosse accaduto.
Un altro dannatissimo sogno.
Guardò dalla finestra, ormai il buoi della notte era lontano e apparvero le prime luci dell’alba. Cominciava un'altra giornata. Un’altra senza lui.
Avrebbe dovuto ignorarlo e fingere di non ascoltare il proprio cuore.
Si morse il labbro superiore e si gettò sotto la doccia per nascondere ancora una volta quelle lacrime taglienti.
 
 
Quella mattina il capitano non era dell’umore giusto. Era scorbutico e distante. Completamente un’altra persona.
Se ne stava sul parapetto della nave a fissare le onde infrangersi contro l’imbarcazione. Lo sguardo perse nel vuote e la testa ovviamente altrove.
Usop gli si avvicinò, con aria evidentemente preoccupata, non gli era mai capitato di vederlo così.
< Qualcosa non va Luffy? >
< Nulla >
< Credo che dovremmo approdare su una nuova isola in cerca di qualche avventura, ormai siamo da troppi giorni in navigazione. >
< Già lo credo anch’io >
Il cecchino l’osservò nuovamente, era come un automa privo di coscienza.
< Hey Sanji ha fatto delle frittelle davvero squisite per colazione. Perché non andiamo a provarle? > gli sorrise.
< Grazie ma non ho fame >
Quello fu il segnale decisivo.
< Luffy cosa diamine ti prende? > ora il suo tono era altezzoso.
< Usop mi sembra di averti già risposto a questa domanda. E ora per favore lasciami solo >
Lui fu spiazzato da quella reazione.
Poi la sua attenzione fu rapita dalla rossa navigatrice, si limitò a sorridere lievemente ad Usop, per poi chinare il capo.
Il cecchino aveva notato che il capitano l’aveva osservata e che anche lui aveva voltato lo sguardo altrove.
Si portò una mano alla testa e riprese.
< Hai forse discusso con Nami? Sai benissimo come è fatta, ha un certo caratterino, però ci tiene a te, se vuoi le vado a parlare >
Lo afferrò per la salopette e prese a strattonarlo.
< Non parlarmi di Nami, ed ora se non ti spiace vorrei rimanere solo > mollò la presa renbdendosi conto di aver esagerato.
< Ma Luffy? >
< Scusami Usop. Il fatto è che non ho dormito molto bene. Sono stanco. Per favore lasciami un po’ solo. >
Il ragazzo fece come gli aveva chiesto. E con le gambe che gli tremavano ancora, per quella reazione, si allontanò.
 
Robin era alle prese con una nuova lettura quando vide la rossa entrare in fretta e furia.
Si portò una mano al petto e prese a respirare lentamente.
< Nami qualcosa non va? >
< Robin? No nulla, ho avuto un capogiro, forse sarà dovuto al fatto che non ho fatto colazione. Ma mi è passato, ora sto meglio > mentì.
< Va bene. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere. >
< Lo so grazie >
< Hai già dato le coordinate a Franky? >
< Si dovremmo essere sull’isola di Hikari tra due giorni esatti >
< Perfetto. Ho il bisogno di poggiare i piedi sulla terra ferma >
< Già >
< E per quanto riguarda il nostro capitano? >
< Robin ho preso alla lettera quello che mi hai detto. Tra noi non ci sarà nulla. > disse a denti stretti.
< Sai che l’ho fatto solo per te. Se Zoro e gli altri lo avessero saputo >
< Non ci sarà pericolo. Tranquilla > non le consentì di replicare e la lasciò sola.
 
La ragazza si sdraiò sul letto. Aveva bisogno di schiarirsi le idee.
Aveva bisogno di tranquillità.
Fin da piccola si era ripromessa che non avrebbe mai sofferto per un uomo e che avrebbe amato solo mandarini e i soldi. Ma ora all’età di 20 anni si trovava ad infrangere quella promessa di bambina.
Si trovava a soffrire per amore.
I mandarini e i soldi non le avevano mai procurato tanto dolore.
Il profumo di quei frutti le ricordavano il suo passato, mentre quello dei soldi la consapevolezza di ottenere ogni cosa.
Tutto tranne lui.
Poteva avere tutti mandarini della terra e tutte le ricchezze, ma il suo cuore non sarebbe mai stato pienamente felice. La parte più importante gli era stata strappata via troppo in fretta.
Una lacrima le segnò il volto in due.
Non doveva piangere. Non più.
Si lavò la faccia con acqua gelida, per poi abbozzare qualche sorriso allo specchio.
Ma i suoi occhi, quelli proprio non sorridevano più.
 
 
Luffy continuava a fissare l’orizzonte. L’odore del male lo inebriava. Gli riempiva i polmoni, il corpo e la mente, ma non il cuore.
Aveva sempre creduto che la sua priorità era quella di diventare il re dei pirati. Trovare il famigerato One piece.
Ma ora aveva scoperto che c’era qualcosa di più importante di tutte queste.
L’amore.
Avrebbe rischiato tutto per lei, ma non poteva rischiare la sua ciurma. I suoi compagni erano troppo importanti.
< Maledizione. > maledì quel dannato documento ancora e ancora, fino allo stremo.
Lui amava terribilmente Nami, ma non poteva averla.
 
Usop sedeva al tavolo, con lo sguardo fisso sul pavimento. Zoro notò il suo stato d’animo e gli si avvicinò.
< Qualcosa non va? >
< No nulla Zoro, io sto bene. È il capitano che mi preoccupa >
< Luffy? >
< Sono diversi giorni che lo vedo così strano. Silenzioso ed estraneo a quello che accade qui. >
< Forse non ha ancora metabolizzato del tutto la scomparsa del fratello >
< Anch’io ho pensato che poteva trattarsi di quello, ma il fatto è che > non proseguì.
< Continua >
< Ho notato un po’ di freddezza con Nami. Tu non hai notato nulla? >
< Nami? Ecco io > arrossì leggermente in volto.
< Credi che sia possibile che tra loro sia accaduto qualcosa? >
< A cosa alludi Usop, sai benissimo che non si possono intraprendere relazioni col capitano. >
< Conosco benissimo le regole, però a volte l’amore è insensato e va contro ogni cosa. >
< Luffy non rischierebbe mai il suo sogno per una cosa del genere. Diamine stiamo parlando di Luffy. > sembrava irritato.
< Si forse hai ragione. Forse è proprio come dici tu > bevve un sorso d’acqua ed uscì.
Zoro rimase da solo con i suoi pensieri. Possibile che tra Nami e Luffy ci fosse qualcosa.
Quel pensiero lo fece andare su tutte le furie e sbatté un pugno sul tavolo, facendo tremare i bicchieri.
< No non può essere. È assurdo > decise di non pensarci e lasciò la cucina.
 
Trascorsero altri giorni e finalmente approdarono all’isola di Hikari.
Lo spadaccino li aveva osservati bene in quelle 48 ore e aveva accertato che tra loro qualcosa era cambiato. L’aria era tagliente e pesante.
Scesero tutti, tranne Nami, che li avrebbe raggiunti poi. Aveva bisogno di starsene un po’ da sola.
E quando lo fu completamente si lasciò andare ad un pianto liberatore.
Ripercosse con la mente ogni istante tra le braccia del suo capitano.
Quel bacio era stato il colpo finale.
Si mise a sedere sul parapetto della nave osservando dei gabbiani che svolazzavano là intorno, quando una mano le premette sulla bocca, facendola poi cadere in terra.
< Shh non ti muovere, fai come ti dirò e non ti sarà fatto alcun male. >
Lei rabbrividì, ma cercò di opporsi con tutte le sue forze.
Poi vedendo il pugnale che le puntò contrò la gola, si rassegnò.
 
La ciurma si era divisa in piccoli gruppi, ognuno dedito alle proprie pertinenze.
Il villaggio era molto tranquillo e anche qui non ci sarebbero state avventure. Ma Luffy non parve infastidito della cosa, anzi ne fu quasi grato. Non aveva proprio voglia di combattere, al dire il vero non aveva voglia di nulla se non di lei.
< Hey Luffy, andiamo a prenderci un bel cosciotto di pollo >
Il ragazzo lo guardò negli occhi. Del resto era stato duro con lui qualche giorno prima.
< D’accordo Usop. L’ultimo che arriva paga il conto. Prese a correre.
< Hey non vale, sei partito prima > prese a seguirlo.
 
 
Robin aveva notato che Zoro aveva uno sguardo assente.
< Qualcosa non va tenebroso spadaccino? >
< Robin? no nulla. Sono solo un po’ assonnato >
< Come sempre del resto >
Presero a ridere di buon gusto. Poi ad un tratto lui si fece serio.
< Robin hai notato anche tu che in questi giorni Luffy è più strano del solito? >
Lei deglutì vistosamente, ma cercò di essere il più calma possibile.
< Al dire il vero non ci ho fatto caso. Presterò più attenzione. >
< Credi che sia possibile che tra lui e Nami ci sia qualcosa? >
< Zoro? Conosci bene il codice etico dei pirati >
< Certo che lo conosco, ma Luffy lo conoscerà? >
< Certo che si e poi non dimentichiamoci di Nami, è assurda questa idea >
< Spero che tu abbia ragione, non sopporterei mai una simile cosa. >
Quella rivelazione la spiazzò del tutto.
Nami doveva dimenticare Luffy ad ogni costo.
 
Luffy continuava a pensare a Nami, tra una birra e l’altra. usop era praticamente brillo e orami delirava.
< Oh Luffy finalmente ti riconosco. Quanto mi sei mancato amico mio > prese ad abbracciarlo.
< Usop sei ubriaco, se Chopper ti vedesse in questo stato >
< Chopper non lo verrà a sapere. Facciamo un altro giro? > disse con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
In fondo Luffy glielo doveva.
< Perché no, tanto offri tu > replicò il sorriso.
< Non sei corretto amico mio. Potremmo dividere il conto >
Presero nuovamente a ridere.
Poi ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione, il suo stomaco prese a contorcersi, provando una fitta allucinante.
Il suo pensiero piombò all’istante sulla ragazza.
< Presto Usop, dobbiamo rientrare sulla Sunny. Subito > prese a correre lasciandolo lì senza nessuna spiegazione.
< Ma Luffy? >
 
 
La ragazza guardava inorridita quei due uomini svaligiare l’intera nave. Tutti i tesori che lei stessa aveva racimolato in quegli anni, mentre un terzo uomo le teneva fisso un pugnale allo stomaco.
< Ora che avete preso tutto scomparite da qui >
< Ancora un attimo bambola. > disse quello che pareva essere il capo della banda.
Le si avvicinò e con la mano destra prese a sfiorarle i capelli.
< Non toccarmi >
< Che caratterino. Potremmo divertirci un mondo assieme > prese a baciarla lungo il collo.
< Lasciami. Lasciami ho detto. Aiuto. Luffy! >
< Qui ci siamo solo noi non può sentirti nessuno > continuò a percorrere la sua pelle con le labbra, facendola rabbrividire di disgusto.
Ad un tratto l’uomo che stava scaricando i tesori avvertì un rumore.
< Capo arriva qualcuno >
< Presto allora andiamo via. >
< Luffy, sono qui aiuta… > fu un colpo secco.
Un pugnale ficcato tra le costole.
Sangue sparso ovunque.
Grida disorientate.
Immagini sbiadite.
Il buio.

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Capitolo 7
*** Tra le sue braccia. ***


Angolo dell'Autrice:
E per oggi concludo qui. Questo capitolo mi ha davvero emozionato. Buona lettura e buonanotte!!!



Non provava più alcuna sensazione. Ne dolore, ne bruciore.
Solo un’irrequieta voglia di riaprire gli occhi e tornare a guardarlo.
Era stata investita da una forte luce bianca, che mano a mano diventava sempre più scura fino ad essere totalmente inghiottita dal buio delle tenebre.
Doveva tornare da lui.
Intorno solo confusione.
Urla, rumore di passi, esclamazione di rabbia.
E il suo nome sulla bocca di tutti.
Non riusciva a muoversi, era come paralizzata.
Il corpo della rossa navigatrice giaceva nel letto ancora priva di conoscenza. La ferita all’addome era molto profonda, ma fortunatamente Chopper l’aveva messa fuori pericolo.
Accanto a lei un ragazzo completamente distrutto.
Aveva occhi arrossati e il dolore lo stava logorando da dentro, da divorargli le viscere.
Non aveva fatto altro che invocare il suo nome, in preda alla disperazione.
Fu la piccola renna a parlargli. Gli poggiò una mano sulla spalla e gli porse una tazza di tea.
< Calmati Luffy, Nami è fuori pericolo. Dobbiamo solo aspettare che riprendi conoscenza. >
< Chopper è stata solo colpa mia. Io l’ho lasciata qui sola. Mi detesto. E odio quella maledetta regola 368 > disse tra le lacrime, ma il medico parve non capire a cosa stesse facendo riferimento.
Tra i presenti solo Robin parve capire, ma non disse nulla.
 
 
Zoro, Sanji, Franky e Brook era fuori in attesa di notizie. Anche loro si sentivano evidentemente in colpa per averla lasciata sola.
< La mia dolce Nami, non avremmo dovuto lasciarla qui da sola > il giovane cuoco era davvero stremato.
Lo spadaccino lo guardò a fondo, aveva pienamente ragione.
 
Passarono diversi giorni e la ragazza non pareva dare miglioramenti, Chopper aveva la situazione sotto controllo e rassicurò tutti i suoi compagni, che nel frattempo erano tornati ai loro impegni, l’unico ancora al suo fianco era il capitano.
Nel sentirsi dannatamente in colpa, aveva deciso che sarebbe rimasto lì fino a quando non avrebbe ripreso conoscenza. Ovviamente tutti acconsentirono senza fiatare.
 
Quella notte di luna piena, Nami continuava ad agitarsi nel sonno. Sentiva un insolito calore scorrerle nelle vene assieme al sangue. Si trattava di lui.
Del suo capitano.
Finalmente riaprì gli occhi. Intorno vi era un assordante silenzio. La testa le faceva male e provò una fitta all’altezza delle costole.
Si mise a sedere al centro del letto a fatica, dolorante. Vide che Luffy era accanto a lei e si era addormentato. Prese a carezzargli i capelli, che buon odore emanavano.
Poi ricordò ogni cosa.
Era stata aggredita.
Il ragazzo fu destato dal sonno dai suoi movimenti e nel vederla impallidì.
< Nami? Ti sei ripresa. Siano ringraziati gli dei >
< Luffy? > parve così confusa. Prese a stringersi nella sua camicia bianca da notte, percossa da diversi brividi.
< Nami, come ti senti? Stai tremando > il suo tono tradiva un’eccessiva preoccupazione.
< Ecco io, non sono riuscita a fermarli, loro hanno preso tutto. Ho provato a reagire, ma mi hanno colpita. Io. Perdonami Luffy io… > cominciò a dire tra le lacrime, ma senza concludere la frase che si ritrovò la bocca di Luffy incollata alla sua, mentre le sue braccia l’accolsero nella stretta migliore del mondo.
Le sue labbra.
Quelle labbra.
Lui la stese sul letto salendole a cavalcioni, delicatamente, per non farle male.
Lei ansimò dal piacere e gemette allo stesso tempo per il dolore alla ferita, ma non fece trasalire nulla.
Ora aveva voglia solo di lui.
Baciò ogni lembo della sua pelle.
Scese lungo i fianchi, fino arrivare alle gambe, per poi risalire fino alle labbra.
La paura di perderla. Quello era stato il movente di tutto.
< Sei tu quella che deve perdonarmi. > le sospirò sulle labbra, ancora desiderose di lui.
< Non ho nulla da perdonarti. Ora baciami stupido >
Non se lo fece ripetere due volte.
Ormai la passione prese il controllo della situazione, era riuscita a dimenticare anche il dolore alla ferita, ora contava solo lui.
Prese a spogliarla lentamente e strofinarle le labbra sulla pelle, soffermandosi lievemente sulla fasciatura al costato.
Lei notò che quella ferita gli procurò lo sguardo lucido, lo attirò a sé facendogli intuire che andava tutto bene.
Fu un turbine di mani.
Baci.
Carezze.
Spasmi di piacere.
Attimi e respiri.
Fecero l’amore.
Per poi accasciarsi l’uno accanto all’altra completamente sfatti da piacere.
 
La mattina seguente, Chopper, accorse per la sua visita consueta. Rimase sbalordito nel vedere che Nami era seduta al centro del letto, con la testa tra le nuvole e un sorriso stampato sul volto.
< Nami? Ti sei svegliata? Come ti senti? Ma dov’è Luffy? >
< Calmati Chopper, questo è un interrogatorio. > sorrise.
< Hai ragione. Per prima cosa vediamo come sta la tua ferita >
Prese a controllarla. Fortunatamente si era rimarginata e la ragazza poteva alzarsi da quel letto.
< Luffy è andato a prendermi qualcosa da mangiare, ho un certo appetito >
< Ci credo non mangi da giorni. Però poteva avvisarmi. Ha proposito. Anche gli altri hanno il diritto di sapere. Sono stati tutti in pensiero per te >
< Mi spiace tanto >
< Ecco le frittelle Nami, le ho preparate io quindi non aspettarti nulla di speciale. Ciao Chopper. >
< Fatte da te avranno sicuramente qualcosa di speciale > disse arrossando, addentandone una.
< Luffy dovevi avvisarmi subito >
< Hai ragione scusa, ma Nami aveva fame ed ho pensato di portarle qualcosa da mangiare. >
< Ok ci penso io ad avvisare gli altri >
Li lasciò nuovamente soli.
< Allora come sono le mie frittelle? > disse osservandola mentre mangiava.
Era bella da perdere il fiato.
< Squisite, anche se ho assaggiato cose più buone >
La baciò.
Dolcemente.
< Tipo questo? >
Lei si limitò ad acconsentire col capo, completamente imbarazzata.
< Luffy? >
Lui riconobbe il tono della voce.
< Nami, ora non è il momento di parlarne. Lo faremo quando ti sarai ripresa del tutto. Ed ora saluta gli altri, saranno felici di rivederti >
Nuovamente non replicò e acconsentì col capo.
 
 
Ovviamente il più contento di tutti fu Sanji che mostrò il suo entusiasmo in ogni modo. La ragazza sorrise ad ognuno di loro. Gli erano mancati.
Anche Zoro tirò un sospiro di sollievo nel vederla radiosa come sempre.
Poi  la lasciarono sola in compagnia di Robin.
< Mi fa piacere che ti sia ripresa. Ho avuto davvero paura. >
< Ho la pelle dura. >
< Su quello non c’è dubbio è il cuore che mi preoccupa > Robin era fatta così, poche cose la smuovevano davvero. Però sapeva ascoltare e capire come poche persone. Lei era l’unica in grado di cogliere la realtà delle cose.
< Da cosa l’hai capito? >
< Hai gli occhi che parlano da soli. >
< Ti ho delusa? >
Fece di no col capo. < Ora conta solo che tu stia bene. Di quello ne parleremo poi >
< Io lo amo > disse d’un fiato.
< Lo so > concluse la ragazza, lasciandola riposare ancora un po’.
L’aveva capito dal suo sguardo. Nulla di più vero.
Luffy le dava motivo di sorridere anche quando di motivi veri non c’erano.
 
Lo spadaccino stava schiacciando un pisolino quando la vide arrivare.
Indossava un abitino aderente del color del mare, che le metteva in risalto tutte le sue curve. Al piede un paio di sandali che la slanciavano leggermente. I capelli sciolti al vento, che le cadevano morbidi sulla schiena.
Era bellissima.
Non resisteva più. Doveva parlarle
< Nami? >
< Zoro? >
< Come ti senti? >
< Meglio grazie. Non ce la facevo più a stare rinchiusa in una camera. Il mare mi chiamava. > prese a guardare l’orizzonte, la brezza marina le scompigliava i capelli. Le sue labbra erano così invitanti.
< Sei così bella > sospirò al vento.
< Come? >
< Sei bellissima Nami > le si gettò contro posando le sue labbra su quelle di lei.
La rossa sobbalzò allontanandosi all’istante.
< Zoro? Sei impazzito? Cosa fai? >
< Ecco io, veramente > si portò una mano alla testa.
< Io non so cosa ti sia passato per la testa, ma spero che non accada più >
< Scusami Nami, io non riuscivo più a tenermelo dentro >
< Potevi parlarne >
< Si tratta di Luffy? >
< Cosa? >
< Lo fai per lui? >
< Non capisco proprio di cosa tu stia parlando > prese ad allontanarsi.
< Lo spero. Perché sai benissimo qual è la punizione per chi infrange le regole > fu pungente. Troppo.
< Lo so benissimo > furono le sue ultime parole.
Lo spadaccino rimase solo e si inginocchiò tremante di rabbia.
 
Il ragazzo era in cucina intento a sgranocchiare qualcosa. Quando la vide entrare come una furia, sbattendo la porta.
< Hey, calma cosa ti prende? Così mi distruggerai la nave >
< Nulla. Non mi prende nulla >
Lui la prese per un braccio per poi attirarla a sé.
La guardò negli occhi.
< Sei così bella quanto bugiarda >
< E tu… o lasciamo perdere > si lasciò cullare il cuore da quell’abbraccio.
Le parole giuste. Nessuno sa quando bisogna realmente dire la cosa giusta.
La certezza era che in quel momento non c’eran bisogno di parole. Lui prese a stringerla più forte, fino ad inspirare il suo profumo. La baciò con delicatezza.
< Nami >
< Amo il modo in cui il mio nome è pronunciato dalle tue labbra. >
< Io invece amo le tue labbra >
Questa volta fu lei a baciarlo.
Avrebbe voluto passare il resto della sua vita a farlo. Poi ripensò a quello che aveva fatto poco prima Zoro e si distaccò.
< Qualcosa non va? >
< Nulla Luffy. Non c’è nulla che non vada tra le tue braccia >
Rimasero in quella posizione per un tempo indeterminato.

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Capitolo 8
*** Sotto le stelle. ***


Angolo dell'Autrice:
Ecco il mio nuovo capitolo. Spero vi piaccia. Spero non ci siano errorri, ho dovuto scriverlo in fretta e furia. Buona lettura!




Lui stabiliva quando cominciassero i momenti belli e quando quelli tristi. Semplicemente perché quando era con lui si sentiva in paradiso, poi costretti a separarsi, per non essere visti, ritrovarsi all’inferno.
Quando arrivava, splendeva il sole, mentre tornava il buio della notte quando se ne andava.
Quella mattina non riusciva proprio a staccarsi dal suo bel capitano. Il sole era ormai alto nel cielo e gli altri si sarebbero svegliati da lì a poco.
< Nami dobbiamo rientrare >
< Ancora cinque minuti >
La baciò teneramente.
Era così bello stare abbracciati dopo aver fatto l’amore per tutta la notte, sotto un cielo coperto di stelle, cullati dalle onde del mare.
Ma ora era arrivato il momento di staccarsi. Avrebbero ripreso la loro farsa come ogni giorno.
< Sarà meglio che vada >
< Sei tu il capitano > disse in una smorfia.
Lui le rubò un ultimo bacio per poi rientrare.
Lei rimase lì ancora un po’, in attesa che Franky la sostituisse al timone.
Le sembrava di vivere un sogno.
Il ragazzo arrivò.
< Buongiorno Nami. Com’è andata stanotte? >
Avrebbe voluto rispondergli da favola, ma si limitò alle solite parole.
< Molto tranquillo, Franky. Il vento era ideale. Ora se non ti spiace, vado a fare un sonnellino >
< Vai pure, qui ci penso io. > prese la guida del timone, seguendo alla lettera le coordinate che la navigatrice gli aveva lasciato.
La rossa non perse altro tempo e si andò ad infilare nel suo letto.
 
 
Robin non aveva fatto più parola con Nami. Pensò che quello era stato un momento di debolezza e decise di non opprimerla. Del resto da qualche giorno le cose parevano essere tornate normali tra lei e Luffy.
Era ora di pranzo quando andò a svegliare la ragazza.
< Buongiorno Nami. So che sei stanca, ma devi pur magiare. >
< Buongiorno a te Robin. Si in effetti ho un certo appetito. Il tempo di fare una doccia e vi raggiungo >
< Questa storia di voler navigare anche di notte ti distrugge >
< Dobbiamo recuperare il tempo perso. Non è un problema per me > le sorrise. Ovviamente non era un problema perché era l’unico momento n cui poteva stare con Luffy.
Robin replicò il sorriso e la lasciò sola.
 
< Caspita Sanji oggi ti sei davvero superato. Questo spezzatino è ottimo >
< Ti ringrazio Usop. E voi Nami, Robin cosa ne pensate? >
< Tu cucini sempre bene >
< Nami sei così dolce. Sei la ragazza più carina di questo mondo. Ovviamente assieme a te Robin >
Le due ragazze risero di buon gusto, il biondino era sempre lo stesso.
Ovviamente Luffy trattenne quella punta di gelosia che gli si formava ogni volta che qualcuno rivolgesse un complimento alla sua Nami.
Dopo pranzo ripresero le loro attività.
 
Zoro era intento a lucidare le sue spade quando vide la ragazza. Si era appena distesa al sole con in mano un libro e un buon bicchiere di succo d’arancia.
Era davvero bella.
Le si avvicinò cautamente.
< Nami, ecco io vorrei parlarti >
< Se si tratta di quello che è accaduto l’altra sera non preoccuparti >
< Non so cosa mi sia preso. Avrei dovuto parlartene prima >
< Sarebbe stato meglio > continuò a sorseggiare il suo succo, senza guardarlo negli occhi.
< Ecco vedi. Io credo di essermi preso una, come dire. Si insomma. Credo di essermi innamorato di te Nami > disse tutto d’un fiato.
Lei lasciò cadere il libro in terra, per poi prenderlo a fissarlo con occhi sgranati.
< Zoro? >
Tra i due piombò il silenzio.
Quelle parole rimasero in sospeso tra loro per un tempo indeterminato.
La rossa navigatrice era stata letteralmente spiazzata da quella rivelazione improvvisa dello spadaccino. Era sempre stato riservato e sulle sue, ma ora nei suoi occhi vi era una strana luce.
< Non voglio rovinare i rapporti tra noi. Sii sincera con me >
Lei deglutì vistosamente.
< Mi spiace > riuscì poi a dire.
E lui per la prima volta nella sua vita si trovò disarmato.
< Va bene così. Davvero > si limitò a dire.
Nami lo fissava ancora incredula, le vennero gli occhi lucidi, ma non pianse.
Zoro le diede una pacca sulla spalla. < Davvero Nami. Mi sono liberato di un peso. Mi basterà solo del tempo per dimenticare. >
< Troverai qualcuno che saprà amarti come meriti >
Lui la guardò nuovamente, fingendo un sorriso. Poi pensò che nessuna sarebbe mai stata come lei.
Rimasero in silenzio, uno accanto all’altra a scrutare l’orizzonte.
 
Il capitano si era appena svegliato, notò che il sole stava calando, e che tra poco avrebbero cenato. Si portò una mano al petto.
Il cuore gli batteva terribilmente forte quando pensava a lei.
Prese il suo cappello di paglia e cominciò a farlo roteare sull’indice.
Aveva bisogno di stringerla a lui e inspirarle il suo buono odore.
 
< Sicura che vuoi rimanere alla guida della nave anche stanotte? >
< Certo Franky, ho riposato abbastanza oggi.  State tranquilli, questo è il mio lavoro. >
Gli altri le sorrisero, del resto Nami era la navigatrice più in gamba che avessero mai incontrato.
Andarono a letto tutti, tranne lui. Il suo capitano.
La ragazza mise a posto la rotta da seguire per poi andarsi a stendere sul bompresso della nave.
Quella notte il cielo era colmo di stelle.
Uno spettacolo davvero unico.
Socchiuse gli occhi per qualche istante poi quando li riaprì si ritrovò dinanzi il suo dolce viso.
Troppo vicino.
Lui la baciò delicatamente, assaporandone quel buon sapore che emanavano le sue labbra.
< Finalmente sei qui con me >
Lui si mise sdraiato accanto a lei e con le dita cominciò a tracciare linee immaginarie sulla sua schiena.
< Quanto mi sei mancata >
Prese a baciarla.
Lei sarebbe potuta morire tra le sue braccia.
Cominciò a spogliarla lentamente, godendosi appieno quel suo corpo perfetto. Lei si lasciò crogiolare sotto il suo sguardo, così desideroso di lei.
Fecero l’amore.
 
Lo spadaccino proprio non riusciva a chiudere occhio. Pensava e ripensava a quello che era accaduto con Nami. Avrebbe dovuto tacere su ogni cosa piuttosto che mettersi in ridicolo.
Decise di andare a bere un bicchiere d’acqua.
 
 
Arrivati al culmine del piacere lui si mise a sedere e l’attirò a sé stringendola tra le sue braccia.
Prese a baciarla lungo il collo e lei venne pervasa da un susseguirsi di brividi.
< Ti amo Nami > le sospirò quelle parole all’orecchio, facendola sussultare.
Lei prese a guardarlo negli occhi. Le si colmarono di lacrime.
< Ti amo anch’io Luffy > lo baciò con passione.
Desiderava di lei ogni cosa e si sarebbe preso tutto di lei, fino all’ultimo respiro.
 
 
Lo spadaccino era frastornato. Di sicuro per quella notte non avrebbe chiuso occhio. Ricordò che Nami era di guardia al timone, ma forse non era un’idea buona raggiungerla, dopo quello accaduto nel pomeriggio.
Ma lui aveva bisogno di una boccata d’aria e soprattutto aveva bisogno di vederla.
Decise di raggiungerla sul ponte.
 
Lei prese nuovamente a muoversi, sinuosamente su di lui. Luffy la teneva stretta ai fianchi e ne seguiva il movimento. Provarono di nuovo un immenso piacere, all’unisono, per poi ritrovarsi l’uno accanto all’altra, stremati da quella passione.
La rossa navigatrice prese a massaggiargli la schiena. Aveva spalle così delineate.
< Sto così bene con te Nami >
< Non avevo dubbi capitano > gli diede un morsetto all’orecchio, facendolo sobbalzare dal dolore mescolato al piacere.
Lui prese a solleticarla.
La sua risata era un suono melodioso per lui.
Poi ad un tratto lei si bloccò.
Impallidì e prese a tremare come una foglia al vento.
Lui fu stranito, poi vide che  il suo sguardo era stato rapito da qualcosa.
Si voltò di scatto e sbiancò.
< Zoro? >
Il cappello di paglia cadde sul ponte e prese a roteare fino a quando non si fermò accanto ai piedi dello spadaccino.

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Capitolo 9
*** Quando il mondo ti crolla addosso. ***


Angolo Dell'Autrice:

Vi avviso che questo capitolo non è per i deboli di cuore. Credetemi che ho versato delle lacrime mentre lo scrivevo. Non so perchè sia stata così crudele con loro, ma del resto la vita non è semplice facile... non diffidate però... e se credete nell'amore e nell'amicizia continuate pure a leggerla.. Premetto che il finale di questa storia non è ancora stato scritto... detto questo vorrei davvero ringraziarvi dal profondo del cuore, i vostri commenti mi riempiono di gioia. Buona Lettura e non massacratemi.



E poi capita che il mondo ti crolli addosso. Non ti lascia via d’uscita, nessuna via di fuga.
Tutta la felicità di quegli attimi le erano stati strappati con un solo incrocio di sguardi.
Il tempo per i sorrisi, per le lacrime e per le speranze era finito nel momento in cui gli occhi dello spadaccino avevano incontrato i suoi.
Nessuno parlava.
Nessuno.
A fare da sottofondo solo il rumore delle onde.
La ragazza non riusciva a muovere un muscolo.
La paura l’aveva paralizzata.
Era davvero finita.
E poi capita che il mondo ti cada addosso.
Luffy, aveva intuito i suoi pensieri e le sue paure, sapeva quali sarebbero state le conseguenze, le prese la mano e cominciò a stringerla nella sua.
In quella stretta era racchiuso tutto l’amore del mondo.
 
 
Lo spadaccino era inerme dinanzi a loro. Aveva gli occhi sgranati e il sangue gli ribolliva nelle vene.
Non si era mai sentito mai così ferito nell’orgoglio. Tradito proprio dal suo capitano e dalla donna che tanto amava.
< Allora, era questo il motivo del tuo rifiuto? Che stupido sono stato > disse infine a denti stretti.
Quella domanda rimase sospesa nell’aria in attesa di una risposta che mai sarebbe arrivata.
La ragazza continuava a fissarlo, ma senza dire nulla. Quello era una di quelle situazioni in cui le parole sarebbero state vane.
Prese a respirare a fatica, come se l’aria le mancasse.
Luffy le rivolse un altro sguardo, per poi scendere dal bompresso e ritrovarsi faccia a faccia col suo compagno.
< Cosa stai dicendo Zoro? Di cosa stai parlando? >
< Perché non lo chiedi alla tua bella navigatrice. Le ho aperto il mio cuore, mentre lei se la spassava con te. Andando contro ogni regola. > fece una smorfia di disappunto.
< Luffy io > la sua voce era rauca pronta al pianto.
< Stai in disparte Nami. Questa è una faccenda che dobbiamo risolvere noi. Non capisco qual è il tuo problema Zoro? Lei ti ha solo detto la verità >
< La verità? Sai quanto ti costerà la verità capitano? Sai cosa dice il codice etico dei pirati? >
< Mai intraprendere relazioni di tipo affettuose con il capitano. La numero 368. >
< Bene e sai anche quali siano le conseguenze? >
< Se non ho capito male mi stai minacciando? > il suo tono aveva aria di sfida.
< Tu sei il capitano della nave e non puoi >
< Non posso innamorarmi? È davvero questo il motivo Zoro? >
Lui non rispose. Sapeva bene che la motivazione era un’altra. non sopportava l’idea che la donna che amava, amasse a sua volta proprio lui, il loro capitano.
< Luffy ? > la voce della ragazza arrivò come un dolce richiamo alle sue orecchie.
< Ed ora cosa vuoi fare Zoro? Racconterai agli altri della mia relazione con Nami? Mi manderete via? Quale sono le tue intenzioni? >
< Ecco io >
< Le nostre promesse, la nostra amicizia. Il rispetto, la stima reciproca. Questo mette in secondo piano ogni cosa? >
Quelle parole rimbombarono nelle loro teste.
La ragazza aveva ormai le lacrime agli occhi.
La cruda verità del dolore è che purtroppo a volte non passa mai.
 
 
La ragazza venne destata dal sonno. Delle voci provenienti dall’esterno l’avevano svegliata. Aveva distinto chiaramente quella del capitano, ma non riusciva a cogliere l’altra voce maschile di chi fosse.
Si alzò dal letto per controllare cosa stesse accadendo.
 
A volte trovarsi dinanzi a Luffy era come soffocare. Il fiato gli si era spezzato in gola, non sapeva cosa replicare. Non era un tipo di molte parole. Lui le cose le dimostrava con i fatti.
E quello era stato davvero come una pugnalata al petto. Una ferita difficile da rimarginare.
< Cosa vorresti? Che tacessi su ogni cosa? Fingere di non aver visto nulla? Mi stai chiedendo questo Luffy? >
< Sei libero di fare come vuoi. E credimi la mia idea di te non cambierà, qualunque sia la tua decisione. >
Ormai era alle strette.
Doveva decidere cosa fare. E subito.
Rivelare ciò che aveva visto agli altri e scegliere il loro destino.
Ma chi era lui per poter decidere delle loro vite. Però perché non riusciva a cancellare l’immagine di lei tra le braccia di Luffy.
La testa gli stava letteralmente esplodendo.
< E’ inutile che ci giriamo tanto attorno, la situazione è questa e non si può cambiare. Mi spiace > ma una lacrima lo smentì.
< Va bene Zoro. > furono le sue ultime parole, per poi voltarsi verso lei e guardarla dritto negli occhi.
Per Nami quella notte non avrebbe conosciuto l’alba.
 
La ragazza si stranì nel trovarsi dinanzi proprio quel trio. Non capiva cosa ci facessero a quell’ora della notte sul ponte della nave.
< Cosa succede qui? > la sua voce fu come un fulmine a ciel sereno.
Basta un attimo per cambiare le cose e nulla sarà mai come prima.
< Robin? > la ragazza nel vederla provò una fitta allo stomaco. Sapeva già come sarebbe andata a finire.
< Nami? Si può sapere cosa ci fate voi tre qui? >
< Ecco, noi > le lacrime presero il loro corso. Si lasciò cadere in terra portandosi una mano al petto.
< Nami? > il giovane capitano le si avvicinò, cercando di tirarla su.
< Zoro vuoi essere tu a spiegarmi? >
< Chiedilo a loro Robin. Chiedi a Luffy di come ha tradito la nostra fiducia. O a Nami che non ha fatto altro che fingere. Chiedilo a loro, perché io non voglio più saperne niente. > era come un fiume in piena. Robin parve capire ogni cosa. Guardò ancora una volta la sua amica distrutta.
Il punto di non ritorno.
< Non puoi dire così Zoro? Perché stai facendo così. Io non ho voluto illuderti. Io amo Luffy. Proprio così. Io lo amo. Lo amo con tutta me stessa > era in preda alla disperazione.
Lo spadaccino si sentì uno sporco pusillanime nei confronti della ragazza ridotta ad uno straccio.
E totalmente disarmato li lasciò soli.
E poi capita che il mondo ti crolli addosso.
Robin era incredula su ogni cosa. Aveva creduto che l’amica avesse voltato pagina e che le cose sarebbero andate per il verso giusto.
Invece si era sbagliata su ogni cosa.
< Perché Nami? Perché lo hai fatto? Sai benissimo quali sono le conseguenze >
< Robin!!!! Piantala con questa storia. Ora avete scoperto come stanno le cose, prendete pure la vostra decisione. Io sono pronto ad abbandonare la nave per seguire Nami. >
< No Luffy, non puoi. Questo è il tuo sogno. Tu non devi. Per favore Luffy, ragiona >
< Io non ti lascerò sola > la baciò.
La ragazza provò una stretta al cuore. non avrebbe mai voluto vivere quel momento, ed ora si trovava a dover fare ciò che aveva sempre sperato di non fare.
< D’accordo capitano. Faremo una riunione d’emergenza e metteremo ai voti il tutto. Io non volevo che finisse così. > disse le sue ultime parole con le lacrime agli occhi.
E poi capita che il mondo ti crolli addosso.
 
 
Nami non fece in tempo a frenare l’amica. Ormai erano al punto di non ritorno. Lei non avrebbe mai permesso a Luffy di rinunciare al suo sogno. Non se lo sarebbe mai perdonato.
< Sei uno stupido. Stupido. Stupido. > prese a battergli i pugni sul suo petto. Ogni colpo diventava sempre più debole, fino a quando lui non le strinse un polso.
< Non posso lasciarti andar via >
< Ed io non posso permetterti di farlo. Lo capisci o no? Questo è il tuo sogno. La tua vita. Il tuo mondo. È da quando eri soltanto un bambino che > non riuscì a finire la frase che la bocca di lui si incollò alla sua.
Quel bacio dal sapore amaro delle lacrime.
< Chi ci guarda da fuori non fa altro che vederci con gli occhi. Io vedo col cuore Nami. E il mio cuore ora dice di seguirti. Ovunque tu vada. A qualunque costo >
Lei ascoltava le sue parole.
Lo amava.
Troppo.
< Luffy io >
< Quando ero piccolo mio fratello Ace mi ripeteva sempre che l’amore non è vivere una favola, ma semplicemente affrontare le difficoltà della vita assieme. Io ho già perso lui, non permetterò a nessuno di lasciarmi sfuggire anche te >
Fu spiazzata da quella cosa. Quanto aveva sofferto per suo fratello e lei non c’era stata per lui.
Non poteva permettere una simile cosa.
< Io, devo parlare con Robin > scappò via lasciandolo lì. Lui la lasciò andare.
 
Zoro mandò giù diversi bicchieri di sakè. Bere per dimenticare. Non sarebbe bastata un’intera botte per quello schianto subito. Si trovava in bilico tra due fuochi.
Non sapeva cosa fare.
Mandò giù un altro sorso.
 
Robin era furiosa. Prese a gettare in terra ogni carta presente sulla sua scrivania per poi accasciarsi in terra e portarsi le mani in volto. Nami era come una sorella minore per lei. Una sorella va sempre difesa, ma non poteva tradire la fiducia degli altri.
Aveva ancora le lacrime agli occhi quando la vide entrare.
Aveva un aspetto orribile e gli occhi arrossati.
< Robin? >
< Cosa sei venuta a dirmi ancora? Mi hai mentito >
< Ho dovuto farlo. Non potevo mettere a tacere il mio amore. >
< Questo amore  è pura follia. Per noi pirati la ciurma viene prima di ogni cosa. Abbiamo fatto una promessa Nami, non puoi sottrarti ad essa >
< Non avevo previsto di innamorarmi proprio di lui. L’amore non conosce regole, non posso rinunciare a lui per una stupida regola scritta decenni fa > il suo tono era carico di rabbia e molto probabilmente quelle grida avrebbero svegliato anche gli altri.
< Saranno loro a decidere cosa fare. >
< Perché Robin? Perché lo fai? >
< Perché loro mi hanno salvato la vita, non posso tradirli >
< Io non ho tradito nessuno. Ho solo seguito il mio cuore >
< Sei un’egoista Nami. Sanji, Zoro, Usop, Chopper e tutti gli altri hanno rischiato più volte la vita per te e tu li ripaghi così? >
< Che male c’è a provare amore per lui? > questa volta fu la rossa a crollare in terra e portarsi le mani in volto.
< Lui non sarebbe più obiettivo. Occuperesti la sua priorità. Questo su una nave non può accadere. Gli altri devono prendere la loro decisione. >
Non replicò e si lasciò consumare dal dolore.
 
Luffy raccolse il suo cappello di paglia. Ricordò la promessa fatta a Shanks, lui aveva giurato di mantenerla ad ogni costo.
< Mi spiace Shanks. Ho fallito. > lanciò il cappello in aria e il vento lo portò via.

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Capitolo 10
*** Ai voti. ***


Angolo dell'Autrice:
Ecco il nuovo capitolo, ormai siamo agli sgoccioli, non credevo che questa storia potesse ricevere tante attenzioni, anche perchè è nata un po' per gioco. Spero ancora una volta di non deludere le vostre aspettative. Buona lettura!!



Non doveva finire così.
La ragazza era rimasta chiusa in camera sua per un tempo indeterminato. Si era portata le ginocchia al petto, mentre sentiva all’altezza dello stomaco una stretta dolorosa. Tremendamente dolorosa. Quella stretta le era terribilmente familiare. Troppe volte l’aveva provata in passato.
< Non doveva finire così > disse sospirando tra le lacrime.
Era inerme, priva di emozioni. Non provava nulla. Tutto le era stato strappato via troppo velocemente.
Scivolato tra le dita.
Sospesa su un vuoto indefinito. Senza più barriere, senza più confini. Mente, cuore e corpo. Era tutto un atroce dolore.
 
 
Lui aveva fallito.
Non era stato in grado di mantenere la promessa fatta a Shanks. E soprattutto quella fatta ad Ace.
Si portò una mano al petto e prese a percorrere con le dita quella cicatrice.
Una lacrima scese lentamente lungo il suo volto.
Nonostante i suoi inutili  tentativi di chiudere fuori, la realtà delle cose, essa si fa largo, arrogantemente, nel petto e nella testa di Luffy. Lasciando nel suo cuore un vuoto profondo che ad ogni istante che passa lo divora dall’interno  sempre di più. Si lasciò cadere in terra,  portandosi le mani in volto per tentare di nascondere le lacrime.
< Io ho fallito > furono le ultime parole di quella notte.
 
 
Robin proseguì verso la camera degli altri a passo lento, ma deciso. Quella storia la stava logorando, ma non poteva ignorarla.
Lei l’aveva avvertita più volte.
Si ritrovò dinanzi alla stanza, prese per bussare, ma ancora una volta tentennò.
Quegli occhi color nocciola così disarmanti le tornarono in mente a darle tormento.
< Dannazione > del resto anche lei sotto quella corazza e dietro quegli occhi impenetrabili nascondeva un’anima.
Tirò un respiro profondo e bussò alla porta.
 
Fu Sanji ad aprire gli occhi per primo. Non riusciva a capire chi potesse bussare a quell’ora della notte. Del resto intorno pareva tutto molto tranquillo. Notò che sia Zoro, sia Luffy non erano in camera, ipotizzò che stavano in cucina a mettere qualcosa sotto i denti.
Nell’aprire la porta rimase ipnotizzato da quegli occhi glaciali.
La donna era bellissima.
< Robin? È forse accaduto qualcosa? >
< Purtroppo si, Sanji. Per favore sveglia gli altri e raggiungetemi in cucina tra non meno di un’ora. >
< Hey ma cosa ti prende. Cosa succede? >
< Te lo spiegherò dopo. Ora però fai come ti ho detto > non gli lasciò tempo per replicare, e il biondino fece come gli era stato chiesto. Prese a svegliare gli altri, che ancora assonnati non capivano cosa stesse accadendo.
< Ma non ti ha detto più nulla? >
< No Franky. Queste sono state le sue uniche parole. >
< Ma dove saranno Zoro e Luffy? > anche Usop notò la loro assenza.
Poi continuarono a prepararsi per poi raggiungerla in cucina.
 
Nami sentì che gli altri erano stati svegliati e molto probabilmente si stavano preparando.
Si rannicchiò ancora di più per evitare di essere colpita da quella brutta sensazione che aleggiava nell’aria.
Non doveva finire così.
Lei doveva fare il possibile per opporsi a quell’assurda sensazione.
Doveva vedere Luffy.
Lui ora aveva bisogno di lei.
Avrebbe avuto bisogno di lei anche in quel dannato giorno. lei per lui non c’era stata, ma ora le cose sarebbero andate diversamente.
Raggiunse il ponte, senza far troppo rumore per evitare di incontrare qualcuno.
Notò che il suo capitano era ancora sul ponte.
Era provato.
Prese a guardarlo in maniera intensa, soffocante. Avrebbe tanto voluto aiutarlo.
Lui parve accorgersi della sua presenza, forse perche inconsciamente aveva sentito i suo passi, o forse solo perche quando lei gli era vicina il suo cuore inspiegabilmente prendeva a battergli all’impazzata.
< Nami? >
< Sono qui Luffy >
Lui scattò in piedi e le corse all’incontro, l’attirò a sé e prese a stringerla.
Forte.
Sempre più forte.
Lei ancora una volta non riuscì a trattenere le lacrime.
< Qualunque cosa accada stanotte Nami, qualunque cosa, voglio che tu sia forte >
< Luffy io verrò con te. Ti seguirò anche in capo al mondo >
< Non dire idiozie. Un capitano può essere sostituito da un altro capitano. Ma una navigatrice come te non la troverebbero in tutto il mondo >
Perché le stava dicendo quelle parole. Le facevano troppo male. Lei non gliel’avrebbe permesso.
Si staccò improvvisamente da lui.
< Smettila di dire così. Io non lo permetterò Luffy. Mi hai capito? > i suoi occhi erano così tristi.
Poi stranamente lui le sorrise.
Quel sorriso.
Lei si era sempre sciolta dinanzi a quel sorriso.< E adesso, perché stai sorridendo? >
Lui non rispose e continuò a sorriderle.
Lo amava da impazzire.
E a sua volta gli sorrise teneramente.
Le si avvicinò all’orecchio per sospirarle dolci parole.
< Brava, è proprio così che voglio ricordarmi di te > la baciò, per poi lasciarla lì.
Senza troppe pretese. Senza possibilità di rispondere.
 
 
Tutti raggiunsero la sala da pranzo. Di Robin non vi era ancora alcuna traccia e all’appello mancavano anche Luffy, Zoro e Nami.
Un sottile brusio cominciò ad impadronirsi della stanza.
< Non capisco proprio cosa stia succedendo? Dove sono gli altri? Perché Nico Robin ci ha svegliato a quest’ora? Io ho ancora sonno > protestò la piccola renna.
< Vi ho già detto che non ne ho idea. Ha detto solo che era di estrema importanza vedersi qui. > anche il cuoco pareva leggermente stranito.
A mettere a tacere i loro animi fu il suo ingresso.
Sguardo glaciale.
Passo deciso.
Denti serrati.
E tra le mani il codice etico del pirata.
< Ci siamo tutti? > prese a scrutare i presenti. < Ma dov’è Zoro? > lo spadaccino non era ancora arrivato.
< Robin si può sapere cosa sta accadendo? Mancano anche Nami e il capitano. Perché questa riunione d’emergenza? >il biondino prese il controllo della situazione.
< Già, potevamo rimandarla a domani. Io ho sonno > nuovamente la renna mostrò la sua repulsione a quella riunione.
< Fate silenzio. Si tratta di una cosa di estrema importanza. >
Tutti la guardarono in silenzio.
Si misero a sedere e prestarono attenzione.
< Cominceremo senza di lui. Allora numero 1 Ogni pirata giura solennemente di rispettare queste regole sancite col sangue di eroi del passato. Numero 2 Ogni ciurma che si rispetti deve essere dotata di un capitano che si rispetti. Numero 3 sulla nave deve essere d’obbligo la presenza di almeno un cuoco e di un navigatore esperto di mari. Regola numero 4 un pirata non abbandona la ciurma senza il consenso del proprio capitano. >
< Ma cosa sta facendo? Non avrà intenzione di leggerci il codice etico del pirato nel pieno della notte >
< Fa silenzio Usop > lo azzittì Chopper.
E mentre lei proseguiva alle sue spalle la porta si aprì e apparve Zoro. Non disse nulla, si limitò a prendere posto in un angolino e ad ascoltare.
 
Nami, ricoperta di lacrime, giaceva ancora sul ponte della nave. Non riusciva a muove un muscolo.  E mentre i suoi compagni decidevano il destino dell’uomo che amava lei se ne stava lì, inerme.
Odiò se stessa.
Si odiava per non essere stata con lui in quel giorno. quella cicatrice che portava in petto, quanto dolore gli aveva procurato. Ma ora le cose non sarebbero andate così.
Lei avrebbe fermato quell’assurda votazione.
 
 
<  Numero 364 Ogni membro dell’equipaggio se froda la compagnia per il valore di un dollaro in argento, gioielli o monete, sarà punito con l’abbandono in un’isola deserta. Regola numero 365 Il capitano sarà l’ultimo ad abbandonare la nave.
La numero 366 afferma che la ciurma è al primo posto. Numero 367 In caso di pericolo salvare prima membri donne per poi procedere per età. E poi la numero 368 > fece un respiro profondo per poi continuare < La numero 368 Mai intraprendere relazioni di tipo affettuose con il capitano. Gli equilibri della ciurma non vanno sfiorati > si fermò di colpo. Il codice continuava ancora, ma le altre cose non avevano più importanza. I suoi compagni lì’ascoltavano in perfetto silenzio, ancora ignari di ciò che stava accadendo sulla loro nave.
< Chi non rispetta questo codice verrà immediatamente esonerato dall’albo dei pirati e non potrà mai prendere parte a nessuna ciurma.>  Concluse . ripose il documento sul tavolo e prese a fissare negli occhi i presenti.
< Robin cosa stai cercando di dirci? > fu il cecchino a prendere parola.
< Vedete purtroppo una di queste regole è stata infranta. E noi questa notte metteremo ai voti il futuro del trasgressore. >
< Ma cosa stai dicendo? > Usop era incredulo.
< Non puoi parlare sul serio > anche Chopper pareva non credere alle sue orecchie.
< Per essere più precisi sono stati in due a  trasgredire a questa regola. Ma basterà prendere la decisione solo per uno.  Puoi entrare adesso > rivolse lo sguardo verso la porta.
E con fare determinato e conciso il capitano avanzò nella stanza.
Tutti presero a guardarlo.
Nessuno parlava.
Nessuno aveva il coraggio di farlo.
Luffy si fermò al centro della stanza, sotto gli sguardi increduli dei suoi compagni.
Ormai aveva deciso. Lui si sarebbe addossato tutte le responsabilità.
< Sono io che ho trasgredito. Ho infranto la regola 368. Prendete pure liberamente la vostra decisione. >
< Nooo capitano > chopper esplose in un pianto straziante e anche Usop lo imitò.
< Come avete capito da soli, Luffy ha infranto la regola 368. Lui e Nami hanno una relazione clandestina >
Lo stupore apparve sui volti di tutti.
Nico Robin continuò. < Doveva essere messa la nostra navigatrice ai voti, ma Luffy ha deciso di assumersi ogni responsabilità sull’accaduto. Voteremo singolarmente, in ordine alfabetico. Non serve la maggiorana, ne l’unanimità. Basta un solo membro della ciurma che desideri l’allontanamento del capitano e la richiesta sarà accolta > quella fredde parole rimbombarono nella stanza.
< Ma cosa stai dicendo Robin? Luffy è il nostro capitano? Cosa vuoi che sia una stupida regola scritta anni fa > Chopper era incontrollabile.
< Chopper non parlare così >
< Ma Brook? >
< Il codice etico dei pirati è un documento di grandissimo valore. Dobbiamo essere liberi di scegliere il destino per il trasgressore >
< Ma Luffy è >
Il capitano lo zittì con una mano sulla spalla. E con un sorriso lo rassicurò.
< Allora se siete pronti procederemo alla votazione. Ricordo che ognuno è libero di esprimerla propria idea. Dovete scrivere sul biglietto resta o non resta e dare una motivazione. Basta un solo voto a sfavore e Luffy > fece una pausa.  < Non sarà più il nostro capitano >
Nessuno replicò e si limitarono a scrivere su quel maledetto biglietto.
A irrompere in quella situazione surreale fu l’intrusione della rossa navigatrice.
< Aspettate! Non potete farlo sul serio >

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Capitolo 11
*** Fino all'ultimo respiro. ***


Angolo Dell'Autrice:
Ed ecco il tanto atteso ed ultimo capitolo. Non ce l'ho fatta ad aspettare domani, ero troppo in ansia per la votazione ^^ Mi auguro col tutto il cuore che vi piaccia e di non aver deluso nessuno. Voglio ringraziarvi per l'affetto dimostrato e le belle parole che mi avete lasciato. Scrivere è davvero bello, ma farlo perpersone come voi lo rende unico. Grazie ancora e per l'ultima volta in questa fic Buona lettura !!!




Non avrebbe accettato più quella sofferenza. Ne aveva ingoiata troppa, ne aveva trattenuta troppo sotto la pelle. Ora non ne poteva più. Era scoppiata. Il suo  scoppio non è stato un grido.
Non si era scomposta e le  sue guance non si erano arrossate e dai suoi occhi non erano uscite lacrime.
Non ci sono lacrime più potenti delle parole quando escono dopo essere state trattenute tanto.
Non c’è dolore più forte del pianto che si trasforma in parole.
La rossa navigatrice scrutava ad uno ad uno i suoi compagni, che imperterriti la fissavano.
< Non potete farlo sul serio. Vi rendete conto di quello che state facendo? > il suo tono era carico di rabbia.
< Nami? > la giovane donna la guardò con occhi pieni d’amore, ma non poteva assecondarla, non questa volta.
< Luffy è il nostro capitano. Lui ha rischiato più volte la vita per tutti noi. Come potete farlo. >
< Nami smettila > questa volta fu il capitano a spiazzarla.
< No Luffy. Questa volta non ti lascerò solo >
Lui capì a cosa si stesse riferendo.
Proseguì con tono deciso, ingoiando ancora una volta le lacrime.
< Lui ci ha scelti singolarmente e presi nella sua ciurma. Ha messo letteralmente il suo sogno nelle nostre mani. È vero a volte ci fa letteralmente perdere il senno, ci fa arrabbiare ed io sono la prima che posso affermarlo, ma lui è anche quello che ha asciugato le nostre lacrime, regalato sorrisi. Ci ha fatto rinascere. >
< Nami ascolta >
< Robin? Lui ti ha salvato la vita > ora gli occhi le divennero lucidi e prese a tremare. Continuava a guardare gli altri suoi compagni in cerca di un consenso a suo favore, ma nessuno dei presenti fiatò.
< Nami, noi abbiamo il diritto di scegliere liberamente il da farsi. Luffy ha accettato la cosa, ora lasciaci fare >
< Sono io che non posso accettarlo, dopo tutto quello che ha fatto per noi, voi sareste disposti a mandarlo via? È davvero un reato innamorarsi? Se le risposte a queste domande sono affermative allora vuol dire che di voi non ho mai capito nulla > piombò nuovamente il silenzio.
Da sottofondo solo i singhiozzi della rossa.
Fu Luffy ad avvicinarsi e le tirò uno schiaffo.
Quel gesto riportò alla realtà la ragazza e lasciò gli altri completamente spiazzati.
< Io sono un pirata Nami. Sono un capitano ed ho un onore. Se ho sbagliato è giusto che paghi per i miei errori. I miei compagni devono decidere liberamente. Tu stanne fuori, per ora sono ancora il tuo capitano e questo è un ordine >
Si lasciò scivolare in terra portandosi una mano alla guancia ancora dolorante, ma ciò che faceva più male erano le sue parole. Era distrutta. Lacerata, sfinita.
Avrebbe voluto strapparsi la pelle di dosso per mostrare che anche le sue ossa e il suo cuore erano finiti a pezzi.
Avrebbe tanto desiderare sprofondare, o sparire.
 
Luffy si riportò al centro della stanza, si abbandonò al loro giudizio senza difese.
Prendete pure la vostra decisione. Fatelo liberamente. Non abbiate paura o timore di scegliere, perché anche io vi ho scelto in piena libertà >
A quelle parole sia Chopper che Usop presero a piangere.
Quella situazione era divenuta insostenibile.
Poi rivolse lo sguardo verso quella ragazzina stremata.
< Nami anche se oggi dovessi andare via non importa. Io ti porterei con me. Sempre. E sai perché? Perché ormai mi sei entrata nel cuore >
< Luffy? >
< Tu sei il sorriso che mi riscalda il cuore, quando tutto intorno appare spento > si rivolse nuovamente verso i suoi compagni e chinò il capo, in attesa del giudizio definitivo.
 
 
La votazione ebbe inizio. Furono chiamati ad uno ad uno a dare la loro sentenza.
Il primo fu il musicista Brook. < Il codice etico dei pirati è un documento di primari importanza per i pirati. L’onore prima di tutto. Ma sappiamo che la nostra ciurma ha una marcia in più rispetto gli altri equipaggi e quindi il mio voto è >
<< Resta >>
Nami tirò un sospiro di sollievo e con lo sguardo ringraziò.
Il secondo ad essere chiamato fu  la piccola renna.
< Luffy è il mio capitano, la prima persona che mi ha fatto sentire a casa lontano dalla mia vera casa. Io non voglio nessun altro capitano se non lui >
< < Resta > >
Le sue parole furono accompagnate da un pianto straziante.
Arrivò il turno di Franky.
< Tutti nella vita abbiamo bisogno di regole. Esse mantengono gli equilibri tra le persone, senza di esse la convivenza forse sarebbe impossibile. Ma è anche vero che le regole esistono soprattutto per essere infrante, soprattutto quando dietro vi è un amore bello e puro come quello che ho visto stasera nei vostri occhi. Quindi anche per me >
< < Resta > >
Ancora una volta la ragazza ringraziò i suoi compagni, ma sapeva benissimo che avrebbe dovuto aspettare il voto finale. Chi la terrorizzava era lo spadaccino. Non aveva neanche il coraggio di guardarlo.
Arrivò il suo momento.
< Non ho bisogno di parole. >
< < Resta > >
Si  accomodò nuovamente nel suo angolino, portandosi le mani in volto. Quello che stava per arrivare era il giudizio che forse temeva di più, non tanto per l’esito, ma per la persona che lo pronunciava.
La donna si alzò e si mise al centro della sala.
< Come ha detto Brook il codice etico del pirata  è davvero un documento importante, unico per noi pirati ed è anche vero, come ha accennato Franky che le regole danno un senso ordinario alla nostra vita. Tu e Nami avete infranto una regola. Lo avete fatto assieme, ma tu ti sei accollato ogni responsabilità, solo per difendere lei. Per difenderla ancora una volta. Lo hai sempre fatto Luffy. Tu per noi ci sei sempre stato. Hai rischiato davvero la tua vita, lo hai fatto anche per me e per questo ti ringrazio. Ma io avevo avvertito Nami, le avevo detto quali sarebbero state le conseguenze e lei testarda com’è, per seguire il suo cuore ha rischiato di perdere tutto. >
< Robin? > sospirò.
< Quella di stasera sarà per me la decisione più difficile da prendere. E credimi anche io seguirò il cuore questa volta, Luffy >
La rossa chiuse gli occhi.
< < Resta > >
< Robin? > il ragazzo era incredulo e nel sentire lo stupore nella sua voce la ragazza riaprì gli occhi e si sentì mancare la terra sotto i piedi.
< Sappi Luffy che non perdono il fatto che tu ci abbia tradito, ma purtroppo non posso non cedere agli occhi disarmanti di Nami. È soprattutto per lei che io farò finta che non sia accaduto nulla >
Il ragazzo acconsentì col capo.
Fu Nami a spiazzare tutti gettandosi tra le braccia della sua amica. Quanto le era mancato quella stretta calorosa.
Ma la votazione non era ancora terminata.
Venne al centro il biondino, che non fu di molte parole.
< Anche se non ti perdonerò mai il fatto che mi hai portato via la mia dolce Nami >
< < Resta > >
< Sanji? > Luffy lo ringraziò con gli occhi.
< Capitano solo perché mi rimane ancora la mia bella Robin > gli rivolse un sorriso.
Avanzò Usop che si schiarì la voce.
< Devo dire che mi alletta molto diventare il nuovo capitano. Ma ci pensate. Capitan Usop con a carico più di 8.000 uomini. > chinò il capo per nascondere le lacrime, poi continuò. < Nessuno potrà mai prendere il tuo posto Luffy. Tu sei insostituibile. Al diamine questa legge 368 >
< < Resta > >
Nuovamente il silenzio si impadronì della stanza.
Sapevano bene che quello di Zoro era il voto decisivo. Quello che avrebbe sancito il suo destino.
Era stato Zoro a sorprenderli. Lui amava quella ragazza e lui ne aveva ricevuto un rifiuto.
Tradito due volte.
Si portò al centro della stanza. Tutti gli occhi erano puntati su di lui.
Rivolse un primo sguardo a Nami, così bella anche in quello stato, per poi rivolgerlo a Luffy.
I due si guardarono negli occhi per un tempo indecifrato.
Quello che si dissero in quello sguardo resta ancora tra i due.
Poi si avvicinò al tavolo, dove era riposto il codice etico del pirata. Lo prese tra le mani e ne prese a leggere qualche riga a caso.
Prese a camminare tra i presenti, il suo passo era lento e freddo.
Fino a quando si fermò dinanzi alla finestra che dava sul mare.
L’aprì e ne ispirò il buon profumo.
E con gesto rapido accartocciò quei fogli per poi gettarli al vento.
< < Resta > >
 
 
Nella stanza ancora nessuno prese parola. Nami era troppo concentrata a trattenere il suo respiro irregolare, la stessa Robin parve incredula.
Poi lo spadaccino si avvicinò al capitano.
< Nulla e sottolineo nulla potrà cambiare le cose tra noi. Tu sei il mio capitano Luffy, l’unico che io voglia >
Luffy scaricò la tensione accumulata in quel momento in una botta.
E come un bambino si aggrappò al suo amico.
< Zoro > prese a piangere come un bimbo, trascinandosi dietro Usop, Chopper e Nami.
Tutti gli altri lo raggiunsero e presero ad abbracciarsi.
Robin raggiunse la sua amica e prese a stringerla, lei sfogò tutta la tensione in quell’abbraccio.
 
 
< Luffy sapevo che saresti rimasto. Non potevamo continuare il nostro viaggio senza te >
< Ti ringrazio Chopper >
< Anche se io sarei stato un ottimo capitano >
< Non ho dubbi Usop > presero a ridere di buon gusto.
< Capitano, o mio capitano, ti sarò fedele per sempre Yahooooo >
< Tutti noi ti siamo debitori, non avremmo mai potuto mandarti via > anche il carpentiere si lasciò sfuggire un’emozione e lo stesso Sanji si fece prendere dal momento.
< Non so proprio come ringraziarvi. Voi siete tutto per me. Il tesoro più prezioso per un capitano è la sua ciurma. Vi prometto che non tradirò mai la lealtà che mi avete dimostrato stanotte >
< a proposito di tesori Luffy. Per caso prima sul ponte ho visto volare questo > Zoro glielo porse.
< Il mio cappello? > guardò Zoro negli occhi.
Lui non aveva mai avuto intenzione di mandarlo via e ancora una volta in quello sguardo si dissero tante cose.
Sanji decise che bisognava brindare a quel momento e si precipitò a prendere il necessario.
Robin decise che aveva bisogno di rinfrescarsi un po’. E Nami la seguì.
Fu Luffy a trattenerla per un braccio.
< Luffy? >
< Ho bisogno di parlarti Nami >
Lei guardò la donna quasi a supplicarla di lasciarla andare.
< Nami, vai pure. Ora non hai più nulla da temere >
Lei le sorrise.
E ancora una volta lei fu letteralmente fregata da quegli occhi disarmanti.
 
Il sole stava per sorgere e le stelle stavano per scomparire. Nami aveva lo sguardo fisso sull’orizzonte poi lo rivolse al suo capitano.
< Non immagini come sia felice Luffy. Tutti ti amano. Nessuno può fare a meno di te > ancora una volta una lacrima le rigò il volto e lui con fare dolce gliela asciugò.
< Grazie a te Nami. Mi hai mostrato fedeltà, lealtà amore. Hai rischiato di metterti contro tutto e tutti solo per non lasciarmi solo in un momento come questo. >
< Non potevo farlo ancora una volta. Non me lo sarei mai perdonato >
A quelle parole lui prese a stringerla tra le sue braccia.
Finalmente tra le sue braccia.
Le mani gli bruciavano dalla voglia di toccarla, prese a sfiorarle la pelle, così delicata al tocco.
Lei prese a baciarlo.
Quanto le erano mancate le sue labbra.
Prese a inspirare il suo respiro.
< Ti amo Nami. > le sospirò a fil di labbra.
Lei gustò appieno ogni singola lettera di quella frase.
< Non ti lascerò andar via da me, mi prenderò di te ogni cosa, fino all’ultimo respiro. Ti amo capitano > tirò giù il cappello per nascondere al mondo quel bacio che sancì il loro amore.
 
 
Epilogo
 

La ragazza come sua consuetudine aveva lasciato le coordinate a Franky che teneva perfettamente la rotta in base alle sue indicazioni.
 
Usop si era messo anima e corpo nella creazione di una nuova tecnica d’attacco, e ogni tanto stuzzicava la piccola renna che gli stava accanto per tentare di imparare qualcosa.
 
Sanji era immerso nella cucina, il suo habitat terrestre. Non aveva ancora rinunciato del tutto alla sua Nami, ma ora era più concentrato sulla bell’archeologa.
 
Brook a sua volta era sempre intenzionato a vederle le mutande, ma ora contro aveva anche il suo capitano.
 
Robin si dedicò allo studio di un nuovo scavo scoperto su un’isola lì vicina, e nel pomeriggio si gustava un buon tea in compagnia di Nami. Quella storia le aveva rese ancora più unite.
 
Zoro tra un sonnellino e l’altro, tra un allenamento e il lucidare le sue spalle, aveva affrontato anche la questione con Luffy. Lui avrebbe rinunciato a lei. Il suo capitano veniva prima di ogni altra cosa.
 
E Luffy come solito regalava un sorriso a tutti, decideva le avventure da intraprendere e si divertiva a scherzare con Usop e Chopper. Per poi posizionarsi sul bompresso della sua nave, attendere il calar della notte e accogliere la sua bella navigatrice tra le sue braccia.
Perché del resto non c’era nulla di più bello che fare l’amore con lei, cullati dalle onde del mare e sotto un cielo coperto di stelle.

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