Problemi di cuore

di madewithasmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colpo di fulmine ***
Capitolo 2: *** Piani ***
Capitolo 3: *** Sfiga ***
Capitolo 4: *** Litigi ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti o quasi ***
Capitolo 6: *** Colpe ***
Capitolo 7: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 8: *** Perdonare e baciare ***
Capitolo 9: *** Mi piaci ***
Capitolo 10: *** Parole ***
Capitolo 11: *** Proviamoci ***
Capitolo 12: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 13: *** Gelosia ***
Capitolo 14: *** Cena in famiglia ***
Capitolo 15: *** Messaggi ***
Capitolo 16: *** Gelosie ***
Capitolo 17: *** Risvegli e prime volte. Attenzione alto romanticismo. ***
Capitolo 18: *** Decisioni ***
Capitolo 19: *** Laurea ***
Capitolo 20: *** Amor vincit omnia ***



Capitolo 1
*** Colpo di fulmine ***


 

Federica si continuava a chiedere chi gliel'avesse fatto fare.

Non si ricordava come fosse degenerata la situazione. Sapeva solo che di punto in bianco si ritrovava a fare da cupido al suo migliore amico.

Quando era arrivata alla festa della sua amica storica, non pensava sarebbe finita così.

Quindi eccola qui, mentre parla con Gabriele, anche lui amico storico, che la informa del suo colpo di fulmine nei confronti di una sua amica.

I tentativi falliti di lui nel provarci e le suppliche sempre rivoltele da quest'ultimo la costrinsero ad intervenire.

 

 

<< Fede ti prego aiutami! E' tropo bella!>>. Mi dice Lele, con gli occhi a cuoricino. Involontariamente alzo gli occhi al cielo, cercando aiuto, per l'ennesima cotta di lui. Alzo la birra vicino a lui in segno di brindisi e prometto di aiutarlo.

Sono una stupida, ecco cosa sono. Io che mi ero fatto carina per lui ora mi ritrovo ad aiutarlo a conquistare un' altra. Il colmo.

Così mi siedo sull'amaca e fisso vuoto, conscia della mia nuova missione, nemmeno fossi Indiana Jones.

Ecco che arriva l'oggetto di attrazione di Lele, Ludovica. Mi trascina a ballare e in un batter d'occhio si materializza lui.

Oh che coincidenza.

Si ferma a parlare appoggiato alla ringhiera della terrazza e ci guarda ballare.

Lo guardo negli occhi tutto il tempo e vedo tanta dolcezza. Lui ricambia il mio sguardo, con un sorriso all'insù. E mi chiede con gli occhi aiuto. 

La festeggiata richiede un ballo lento. Formiamo le coppie e un po' per scherzare, un po' perché nessun maschio vuole ballare, ci sono più coppie donna-donna che altro. Lui scherza con un nostro amico e fa finta di ballare con lui. Subito richiede un cambio coppia ed io consapevole del suo intento, non potendo rifiutare, accetto. Mai mossa fu più sbagliata. La mia faccia in questo momento non deve essere delle migliori. Stanca per il troppo ballo, per il caldo e per il vestito tropo lungo, che viene scambiato dal cane per la tappezzeria. Un mix letale.

E li vedo, che ballano. Devo ammettere che stanno bene insieme. Lele forse è un po' goffo, ma con il visino tenero, che fa sciogliere tutti. E poi ci sono io con la mia meravigliosa birra in mano.

Per mio fortuna il lento finisce. 

Così anche la serata.

 

Di notte non posso fare altro che ascoltare musica e cercare di non pensarci, visto che fisso il soffitto della stanza da quando sono tornata. E continuo a ripensare sempre alla stessa scena:

.." Mentre parlo con lei del regalo della festeggiata, arriva lui che cerca di intromettersi nella discussione. Quando Ludovica si volta a parlare con un'altra ragazza, Lele si avvicina all'orecchio e mi dice che la trova molto carina. Io sul momento, presa alla sprovvista, salto in aria e urlo un NO sconvolta. Si girano anche tutti gli invitati. Cerco di salvare la situazione dicendogli che è una brava ragazza e che se la tratterà male, se la dovrà vedere con me. Presa dal nervosismo e dalla gelosia, marco il territorio con Ludovica, che era ritornata. Gli tengo la mano, lo abbraccio, bevo vino dal suo bicchiere, tutto con molta nonchalance. Forse potevo evitare. Alla fine lui non è mio "..

All'improvviso mi arriva un messaggio. E' lui. Mi dice che è cotto. Che il colpo di fulmine l'ha colpito. Che ha degli occhi bellissimi. E che, dulcis in fundo, ha bisogno del mio aiuto.

Non riesco a rispondere sono troppo sconvolta. Io non so se ho la forza, non voglio.

Lui mi manda un'altra serie di messaggi, supplicandomi di aiutarlo. Quando mi dicono che sono troppo buona, forse hanno ragione.

Perché ho appena accettato.
 

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Capitolo 2
*** Piani ***


 

Stranamente Lele si faceva sentire di più rispetto al normale. E io qualche presentimento l'avevo, ma da donna con gli occhi a cuoricino, nascondevo il tutto.

Si l'avevo capito che mi cercava per essere aiutato a conquistarla, stupida non ero. Ma speravo che comunque le nostre discussioni per lui fossero importanti. Ecco, appunto, ci speravo.

Il sapere che lui era cotto di lei mi mandava in bestia, non riuscivo a dormire la notte, li vedevo che si baciavano, anche se di fatto nulla ancora era stato stabilito. Ma il sapere anche che il loro stare insieme dipendeva da me, mi rendeva alquanto irascibile. 

Da una parte potevo fare finta di niente, ma dall'altra avevo il faccino triste del mio amico. Il vincitore era chiaro.

Il problema era come aiutare loro e soprattutto me(a non impazzire).

 

Oggi i miei nervi rischiano di saltare, potrei commettere un omicidio. Devo solo trovarmi un buon avvocato. 

Alle otto mi sono arrivati dieci messaggi di un implorante ragazzo che mi mostrava le varie tattiche che doveva utilizzare.

Alle otto si dorme. O almeno, si sa, mi devono lasciare dormire. Ha appena svegliato il can che dorme.

Ma sentire la sua voce, ha frenato il mio istinto omicida.

Questo pomeriggio attuerò il nostro piano, cioè chiedere a Ludovica di guardare la partita insieme.

 

- Ringraziami.- Scrivo a Lele, con un sorriso non molto convinto in faccia. Sembra più una smorfia. Quasi dolorante.

- Perché? Cosa hai fatto?- Chiede lui in preda all'ansia, consapevole però del soggetto della discussione.

- No prima ringraziami.- Rispondo malvagiamente, volendo sentire tessere le mie lodi.

- Eeetiipreeegooo.- Ecco una sua risposta tipica. Vincerà lui, come al solito. 

- Venerdì esce anche lei con noi. Prego.- Rispondo consapevole della sua felicità e solo per questo sorrido.

- Grazieeee, ti faccio una statua giuro.- E Federica vince.

- Inizia ora e che il lavoro sia fatto bene, grazie.- Decido di prendermi almeno qualche merito.

 

Con lui parlare è naturale, come se le cose da scrivere uscissero spontanee. Purtroppo però sembra che lui di tempo ne abbia sempre poco.

Mi sembra sempre che io per lui sia la seconda scelta. Che non mi ritenga nella sua lista di priorità.

Una volta abbiamo discusso anche su questo. Ho pianto fin troppo quella volta. Non si accorge di quanto io ci rimanga male. Pensa che io scherzi sempre.

Ma quando alla fine mi ha visto in lacrime, mi ha chiesto scusa. Ovviamente il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

 

Prima di questa cena, ho promesso a Lele che gli avrei raccontato quello che piace a Ludovica. In pratica lo sto trasformando nell'uomo perfetto. 

Ha sofferto tanto per amore, le donne non hanno mai capito il suo animo dolce e gentile. Questo lo rende speciale e agli occhi di molti invece debole.

Ho provato a spiegargli che secondo me con lei dovrebbe essere se stesso, ma lui vuole a tutti i costi conquistarla, quindi bisogna plasmarlo con i gusti di lei.

 

<< Lele mi raccomando non iniziare a parlare di politica o di economia, parla di cose da ventenni. Di libri, serie tv, film, amore, tutto quello che ti passa per la testa.>>. Sono consapevole che queste mie perle di saggezza verranno buttate al vento e che una cosa gli entrerà da un orecchio e gli uscirà dall'altra.

<< Fefè aiutami, ti prego. Dimmi cosa le piace.. Che musica ascolta. Tutto.>>. A questa sua risposta ero pronta. Quindi da brava amica segretamente cotta, gli ho preparato una lista di tutte le cose che le piacciono. Potevo mentire e fare saltare tutti i piani all'aria, ma vederlo triste non l'avrebbe portato sicuramente da me.

 

Non so se ha capito. Non è stupido. Si vede da come lo guardo. Si vede anche quando mi abbraccia da dietro, cosa che io adoro,  butto la testa sul suo petto e chiudo gli occhi. Non lo lascio andare via. Forse, sono troppo trasparente. Dovrei fare l'indifferente. Ma come posso riuscirci quando mi riempie di baci sulla guancia o quando abbracciandolo trovo quel meraviglioso profumo. 

Devo disintossicarmi da lui. E dal suo profumo.

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Capitolo 3
*** Sfiga ***


 

Un saggio diceva che se qualcosa deve andare male, allora andrà male.

Benissimo. Sono nella merda altissima. 

Sono consapevole della mia eterna sfiga, ma mai e dico mai era arrivata fino a questo punto. In fronte avrò scritto sicuramente GIOCONDA.

La giornata sembrava procedere come al solito, monotona, studiosa e noiosa. Ma no, non poteva restare così. Assolutamente no. Doveva peggiorare.

Devo imparare a mettere una password segreta per tutte quelle persone spione del mio computer e delle cose che scrivo. 

Lele stamattina mi aveva chiesto di studiare insieme e io non avrei mai potuto non cogliere l'occasione. 

 

Quindi ora eccoci qui, a casa mia, soli e ribadisco il soli e lui con il mio portatile in mano, che apparentemente sembra fare una ricerca, ma di nascosto si legge le mie cose, forse per una cartella gigante con su scritto vietato guardare e l'irrefrenabile voglia di curiosare in qualcosa in cui non si può fare. 

Così eccomi, mentre cerco di strappargli il computer dalle mani, senza successo. Scena abbastanza divertente, per i miei pugni simili a carezze e il suo corpo per niente dolorante.

Sta leggendo. Cose su di lui. Chiedo aiuto. S.O.S. Superman, ti prego, stordiscilo con un pugno.

Ha appena finito di leggere una storia che parla palesemente di lui e descrive i suoi occhi, il suo profumo. 

Lo guardo con occhi spaventati. Lele non accenna a muoversi. 

Inizio a pensare: Facile.it, facile.it, facile.it. Ma niente. Nella pubblicità funzionava.

<< Fefè chi è che ti piace? >>. Lo guardo sconcertata. Senza parole. Mi sta prendendo in giro. E' chiaro. O è stupido. Ma tiro un sospiro di sollievo. Pericolo scampato.

<< Cosa? No, nessuno. Sono storie vecchie. E smettila di leggere le mie cose.>>. Rispondo non molto prontamente.

Con una mossa strategica, di cui mi pentirò presto, cambio argomento e inizio a parlare di Ludovica. A mali estremi, estremi rimedi.

 

Dopo avergli mostrato le mie scarsissime qualità culinarie, ci apprestiamo a uscire. Lo studio ci stava friggendo il cervello. Questa è la scusa apparente per me. Quella vera, che lui ignora, è che non riuscivo più a stare ad passo da lui, senza il rischio di saltargli addosso. Perché è bello. Oggi ha un barbetta sottile, che sembra accarezzargli il volto. Ha un sorriso più splendente del solito e la solita risata bellissima. No, proprio non potevo rimanere ancora chiusa in una stanza con lui. Cerco di evitare guai. 

Ma come al solito me li cerco. 

Ovviamente chi potevamo incontrare di sabato pomeriggio in centro? Ludovica, risposta esatta.

Che simpatica coincidenza.

La felicità negli occhi di Lele era straordinaria.

 

 

A fine serata, ormai a letto, mi ritrovo a pensare alla scusa poco plausibile con cui sono scappata per lasciarli soli. Che stupida. Potevo fingere uno svenimento e lui poteva salvarmi, senza che mi uccidesse per non averlo lasciato solo con lei.

Sono curiosa, voglio sapere cosa è successo.

Neanche il tempo di dirlo, che Lele mi manda un messaggio. 

Aprire o non aprire, questo è il dilemma.

Aprire.

- L'ho accompagnata a casa e abbiamo parlato molto. Domani ti chiamo e ti racconto. Grazie mille, sei una vera amica.-. Scrive lui.

Mi rimbomba solo in testa una cosa. VERA AMICA. Amica. Amica. Amica e ancora amica.

- Di niente, notte.-. Rispondo brevemente per concludere la conversazione. 

Meglio dormire.

Vedere sopra. Giornata di merda.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Litigi ***


 

Con un'anima molto asociale, Federica preferiva rimanere in casa solitamente a guardare un film, quindi quando le veniva chiesto di uscire, faceva un grande sforzo, soprattutto se quella a dover organizzare era proprio lei.

Quando si era ritrovata a dover organizzare l'appuntamento - non appuntamento di Lele, sperava in una conferma di tutti e in una scelta facile per il locale.

Purtroppo l'Italia giocava alle sei, quindi l'uscita si era trasformata in aperitivo e molti proprio a causa dell'orario stavano foldando. 

Anche l'interessato.

 

" Lele, porca miseria, sto organizzando per te e tu mi abbandoni così? ". Le mie urla sfiorano in questo momento gli ultrasuoni e non voglio sapere come stanno i poveri timpani del mio ascoltatore.

" Fefè, non ti seccare, ti giuro, ho un buon motivo, fammi parlare e risolviamo. " Non volevo nemmeno ascoltarlo.

" Non mi interessa. A me non interessa niente di questo appuntamento, lo sto facendo per te, cavolo. PER TE! Come se ci guadagnassi qualcosa, anzi ci perdo. Sai che ti dico? Sbrigatela da solo, non ti farò più nessun favore! ". La mia ira deve sembrare incontenibile. Subito dopo aver parlato, mi rendo conto di aver detto qualcosa da non dover proprio pronunciare.

" Aspetta! Non mi stai facendo spiegare! Roberto si è lasciato con la ragazza, è molto triste e ha bisogno di me. Secondo te, se non fosse importante, mi perderei l'uscita con lei?.. Aspetta ma tu cosa ci perderesti? ". La sua giustificazione volendo è valida, ma non per questo giustificata.

" Il problema non è perché non puoi venire, ma il fatto che non ti sei degnato di farmelo sapere. Sono stata io a domandarti tutto, sennò a quest'ora non mi informavi. Bella considerazione che hai di me. Cosa ci perdo dici? Potrei perdere un amico, visto che comunque i presupposti non sono già buoni. Già non mi degni di considerazione." Tutta la rabbia inizia a venire fuori. Gli conviene scappare. Ora. Prima di dire cose che non pensa.

" Non è vero non lo puoi sapere, devi avere fiducia in me. Perché mi dovresti perdere? Abbiamo fatto milioni di volte questo discorso e ti ho sempre detto che sono fatto così, non mi faccio sentire spesso o comunque non ogni minuto, solo perché non sono il tipo di persona che lo fa." Ok, ora lo ammazzo.

" Non sei il tipo di persona? Cavolo Lele, con chi ti interessa però ti fai sentire, quando ti serviva il favore di Ludovica mi scrivevi anche alle quattro di notte. Permetti che io ci resti un po' male, se colui che si definisce il mio migliore amico scompare ogni volta?? ". Continuo a ripetermi di stare calma, che va tutto bene e che devo controllarmi, ma continuo a fare l'opposto. 

" Vuoi vedere con che regolarità mi sento con gli altri? Vuoi vedere i messaggi? Non sei mica la mia ragazza! Se non ti sta bene quella è la porta! ". Le parole iniziano a farsi pesanti, molto e anche i toni. Sono sconvolta da quello che ha appena detto. Non me l'aspettavo, o almeno non da lui. Non gli interessa niente, se ne frega, non capisce.

" Io ci ho provato, giuro, con tutta me stessa a farti capire quanto mi desse fastidio questo tuo comportamento, a farti capire che con gli amici non ci si comparta così, soprattutto con i migliori amici, con due persone che si vogliono bene come noi. Mi hai ferito molto. E no, non mi stanno bene queste cose, quindi mi sa che quella dannata porta l'aprirò, però Gabriele se io esco, tu con me hai chiuso. Mi sono stancata di essere sempre io quella che ci resta male, quella che si fa sentire e ti rompe perché non mi chiami. Mi sono stancata di rincorrerti. Hai ragione, non sono la tua ragazza. A quanto pare non sono nessuno per te." Non mi fermo nemmeno a sentire la sua risposta, visto che mi lancio sulla porta di casa sua e senza nemmeno guardarlo me ne vado, sperando che lui mi fermi, dimostrandomi così che ci tiene a me, ma non lo fa.

Sento solo il rumore di cose che cadono a terra. 

Sento un rumore lontano, della porta che si chiude per il vento e poi corro. Cercando di bloccare, inutilmente, le lacrime.

Lui è rimasto lì. 

Non ha detto niente. Fatto niente.

Non posso non contare niente per lui.

Lui mi vuole bene, lo so.

Me l'ha sempre dimostrato, gli abbracci, i gesti affettuosi. Ma allora perché? Lo odio, lo odio, lo odio. Mi fa sempre piangere. E' stupido, stupido, stupido.

Fanculo.

 

 

Le ore sembrano non passare mai. Il cellulare non mi segnala nessun messaggio. Niente. Vuoto cosmico. Zero. Nada. 

Lui non è qui.

 

Mi sveglio per le urla che sento fuori, ormai è sera tardi. Sembra esserci una festa. Guardo di nuovo l' Iphone. Vedo un messaggio, non è lui però. 

E' la mia amica, lei sa. E' preoccupata. La tranquillizzo. Mento.

 

Sento un rumore. Un messaggio. Ma che ore sono? Le quattro del mattino. Guardo lo schermo, non ci posso credere. E' lui. Mi compare il suo nome. In grande, con faccine strane. La stanza si illumina per la luce che emana il cellulare. Come il mio cuore in questo momento.

Apro il messaggio riluttante. Mi tremano le mani.

Ti prego, ti prego, ti prego, penso.

- Scusa- Scrive lui.

Scusa?? Un misero scusa. Non si è sforzato nemmeno un po'.

Non rispondo. 

Continua ad inviarne altri.

No, adesso basta.

Spengo il cellulare.

Ci penserò domani, ora voglio solo staccare per una notte o quello che ne rimane.

 

Vorrei che, come per magia, tutto tornasse come prima.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Chiarimenti o quasi ***


 

Federica quella mattina non sembrava cosciente di se stessa. O almeno non lo voleva essere. Non voleva sapere cosa le riservava quella giornata.

No, lei voleva continuare a dormire. Si, voleva scappare, perché a volte sembra l'unica soluzione. O almeno scappare da una sola persona. LUI. 

Non sapeva come era cominciata. E ne come era finita. Si perché era finita, la loro amicizia. Forse era il momento di dimenticarselo.

Quando però ritornò con la mente alla sera prima e si ricordò di una cosa che aveva lasciato in sospeso.

 

Il momento è arrivato. Mi tremano le mani. 

So che si scuserà. So che per i primi giorni si comporterà da bravo amico e poi riscomparirà. Ma io voglio questo? Voglio soffrire ancora? E tutte quelle cose che mi ha urlato?  

Involontariamente apro il messaggio. Mi si mozza il respiro. 

<< Continuo a combinare casini, soprattutto con te. L'unica che invece dovrei proteggere. Tu ci sei stata sempre per me. Mi hai aiutato sempre e con i tuoi abbracci sei ogni volta riuscita a rallegrarmi la giornata, per non parlare delle tue battute poco divertenti. Mi capisci, dannazione. Non so come tu faccia. Quando faccio il cretino mi tiri le guance e mi dici che assomiglio ad un orsetto e che sono buffissimo e poi mi abbracci, ancora e ancora. Non so come farei senza. Mi sopporti anche quando ti faccio incazzare, miseriaccia. Scusami, scusami, scusami. Sono un cretino che, invece di correrti dietro, ha buttato tutti i libri a terra. Che è scomparso e poi ha avuto la forza di scriverti da ubriaco. Scusami per quello che ho detto. Tu sei cento volte meglio di tutti. Sei meglio di una fidanzata, sei meglio di un amico. Perché sei la mia Fefè. Ti voglio bene. >>. Le lacrime scendono copiose e senza controllo.

Vorrei correre da Lele. Il petto batte forte. Mi manca. Mi sembra di impazzire, è come se il mondo girasse veloce, come se tutto fosse amplificato al massimo.

E le parole escono da sole, scorrono veloci.

<< Si, sei un cretino. Un fottutissimo cretino. Perché mi fai piangere. Perché sai che da domani ti comporterai come al solito, che scomparirai. E io? Io ti aspetterò come al solito, aspetterò che tu ti ricordi di me? No Lele, basta. Le tue sono parole che soffio via in un attimo. Io voglio i fatti e tu proprio fatti non me ne stai mostrando. Direi piuttosto che ti stai pulendo la coscienza. Mi sono stancata. >>.

Ed è qui che mi pento, da morire. Non so nemmeno io cosa sto facendo, pensando. 

 

Ho preso una decisione. Odio parlare via messaggi, perché voglio guardarlo negli occhi, vedere le sue espressioni, capire se è sorpreso o triste. I messaggi sono una scusa inutile per scappare. 

 

Mi sta aspettando sulla porta, mentre faccio le scale di corsa e ovviamente arrivo con il fiatone. 

Tiene lo sguardo basso, ha paura. Sembra non dormire da giorni. Sta davvero così male per me?

Entro senza nemmeno salutarlo, non se lo merita.

Aspetto che arrivi e che mi faccia strada. 

Colonizzo il letto e non gli lascio neanche un po' di spazio, visto che devo guardarlo in faccia. 

Ha capito e infatti prende una sedia e si siede proprio di fronte a me, faccia contro faccia.

Gli accarezzo una guancia, non si è sbarbato, e lui si lascia andare contro la mia mano, baciandola quasi impercettibilmente sul palmo. 

Inspiro il suo odore, la sua stanza ne è piena. 

Passo ad accarezzargli la bocca, poi il naso, fronte e infine gli infilo una mano tra i capelli, glieli spettino un po', il giusto per riprendermi dalla mancanza di questi giorni. Lui sospira e mi guarda con una faccia da cucciolo. Mi avvicino lentamente e gli bacio la fronte e poi con tutta la forza che mi ritrovo inizio a parlargli.

Dopo quei messaggi, lui aveva insistito parecchio e io da donna molto cocciuta non avevo risposto. L'unica soluzione era questa.

<< Devi capirmi, Lele. >>. Non dava cenni di voler rispondere, così continuo.

<< Io… Sto male. Quando fai così sembra che non ti importi di me, che non senti la mia mancanza. Io non posso più stare male per te. Non posso e non voglio. >>. Mi passo una mano sugli occhi e mi massaggio la fronte, cercando un po' di sollievo per il dolore martellante che ho.

<< Fefè, ti prego. N-non puoi chiudere la nostra amicizia. Ti prego. >>. Continua a ripetere le ultime due parole piangendo. Io non posso fare altro che abbracciarlo e non rispondere.

Mi prendo due minuti per riflettere. Ma lui interrompe il tutto continuando a parlare.

<< Mi concentrerò solo su di te, prometto. Non ti trascurerò, sarò presente, lo giuro. Non mi interessa di nessuno. Ho bisogno di te.>>. 

<< Anche io, >>, confesso << io ho tanto bisogno di te, starei tutta la vita ad abbracciarti, a scompigliarti i capelli, a parlare con te, a farti ridere. Ma tu non capisci, sei cocciuto e cieco. >>. Finisco il discordo e ricaccio indietro le lacrime.

 

 

Mi sveglio intontita, in una stanza non mia, che riconosco come quella di Lele. Durante la discussione ci siamo addormentati, io con i pensieri più confusi di prima e lui con un sorriso leggero sul volto. 

Siamo forse un po' scomodi ora, io con la sua testa sul petto e lui con la sua mano sotto la mia schiena. Il nostro dormire abbracciati si è trasformato in una composizione un po' contorta. Lo sveglio delicatamente con un bacio in fronte.

Gli sussurro dolcemente che devo andare e gli ricordo che la nostra discussione non è finita. 

Me ne vado via così, scappando come l'ultima volta. Ma felice e consapevole di quello che devo fare.

 

Speriamo non me ne penta.

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Capitolo 6
*** Colpe ***


 

Federica si ritrovava di nuovo con una ciotola di gelato al cocco in mano, mentre alla tv davano uno dei soliti film romantici. Purtroppo aveva un pensiero martellante in testa. Lui. Lui. E ancora lui. Sentiva il bisogno impellente di lui. La necessità di poterlo abbracciare e vivere. Non voleva crederci. La sua cotta si stava trasformando. Era innamorata pazza. Non sapeva bene come spiegarlo. Lo sentiva e basta. La mente non ragionava più. Una volta un saggio aveva detto che se si pensa di essere innamorato di una persona, lo si è automaticamente. Ecco la prova, la certezza.

Quindi eccola, nel suo divano raggomitolata, con la ciotola della felicità in mano. Casualmente, anzi sfortunatamente, il film in questione non l'aiutava. " Il matrimonio del mio migliore amico ". Vari pensieri le vorticavano in testa. Fidanzata di lui. Non lei. Ma soprattutto si rendeva conto che solo trasformandosi nella meravigliosa Julia Roberts avrebbe potuto conquistarlo. E ancora non aveva questi poteri. 

 

Mentre sono intenta a guardare il film, mi arriva un messaggio. 

Il destinatario è una mia amica. Parlando del più e del meno vengo a sapere che Ludovica, la sera della festa, ha capito che Lele provava un certo interesse. Per mia fortuna lei però non lo ricambia. Non è pronta ad uscire con qualcuno, figuriamoci ad una storia seria, come la cerca Gabriele. Anche se in un primo momento la contentezza ha la meglio, mi rendo conto che devo dirgli tutto e spezzargli il cuore. Ferirlo. E proprio non mi va. Soprattutto ora che abbiamo una questione in sospeso. Decido però di mettere da parte la mia arrabbiatura e di comportarmi, ormai reclusa a questo ruolo, da brava amica.

Decido di chiamarlo. Dopo circa cinque squilli finalmente mi risponde. Ha la voce assonnata. Ha continuato a dormire. Non sembra connettere molto, quindi lo risveglio intonando una bella canzoncina, con la mia meravigliosa e stonatissima voce.

Quando sono certa della sua completa attenzione, inizio il mio racconto.

<< Ludovica quella sera ha capito, dal ballo da te richiesto e dal tuo ronzarci intorno, che hai un qualche interesse per lei. Me l'ha detto Lorenza.

Ma.. Ti devo dire anche un'altra cosa. >>. Non sento volare una mosca dall'altra parte della cornetta.

<< Vai. >>. Chiaro e coinciso. Vuole risposte.

<< Bhe lei.. Diciamo che… Ecco.. >>. Non riesco a dirglielo.

<< Cazzo parla Fefè! >>. Ribatte spazientito.

<< Ha detto chenonvuoleimpegnarsiconte. >>. Dico la frase in modo molto veloce, quasi neanche io mi accorgo di quello che ho detto. 

<< Lele? >>. Nessuna risposta.

<< Non le piaccio. Porca miseria, io lo sapevo che andava a finire così. Sono il solito cretino. Ma.. Come cazzo è possibile che l'abbia capito?! Mica vi stavo dietro come un cagnolino! Hai parlato tu con lei? Hai raccontato qualcosa a Lorenza? Sei stata tu? >>. Eh? Da quando è colpa mia?

<< Cosa? Mi stai prendendo in giro? Perché avrei dovuto dirglielo? Mi credi così cattiva? E io che avevo pure messo da parte la nostra discussione! Ma ti rendi conto di quello che dici? Credi che veramente sia stata io?? >>. Mi sento molto l' Homer Simpson della situazione. E' sempre colpa mia!

<< Non le piaccio, non le piaccio! E come doveva capirlo?? Legge nel pensiero per caso? L'unica persona che lo sapeva eri tu. >>. Sta delirando, è chiaro.

<< Dannazione Lele! Ma che senso ha che prima ti aiuto e poi glielo vado a dire? >>. Bisogna stare molto calmi. Mantenere la calma. Respirare.

<< Guarda non lo so. Vaffanculo Federica. >>. Sento il " tu tu tu " del telefono. Ha riattaccato. A me? Ma adesso non la passa liscia! 

Ok, forse per chi conosce i miei pensieri, cioè io, è possibile che io abbia confessato il tutto a Ludovica. Ma primo, lui non sa dei miei sentimenti per lui, secondo, non l'ho fatto io. Lei è una persona dotata di cervello e con una certe esperienza con i ragazzi, quindi sicuramente sa riconoscere se qualcuno ci sta provando o meno. Come siamo arrivati a questo punto?

Resto con il telefono in mano e lentamente si spegne lo schermo. Fisso il vuoto sconcertata.

Quella seccata qui devo essere io.

 

La notte ormai per me è diventata una sorta di pensatoio. 

Non capisco perché se la sia presa con me, se lei non lo vuole. Insomma, mica è colpa mia. Non decido io i sentimenti delle persone. Se potessi sicuramente non starei qui, ma tra le braccia di un deficiente, immaturo, che continua a deludermi. 

Mi sa che per stanotte non si dorme. 

 

 

L'indomani arriva in fretta. La sveglia purtroppo suona e il mio dovere di studentessa va fatto. Spero in suo messaggio. Spero appunto. Sogna Federica, sogna. Continuo a ripetermi.

Gli scrivo un messaggio. Poi due. Tre. Non mi risponde. Anzi non VUOLE rispondermi. 

La concentrazione per lo studio non torna più, non che prima ci fosse comunque.

L'avrò chiamato almeno sei volte. Alla settima mi risponde.

E' incazzato da morire.

<< Oh Lele finalmente,ma ti sembra normale non rispondermi e tenermi il broncio per una cosa che non ho fatto? Ci sei rimasto male perché non ricambia, per una ragazza che hai visto due volte e subito hai pensato che fosse la donna della tua vita, andiamo apri gli occhi. Le persone le devi conoscere. Non sai nemmeno le sue storie passate. Cosa ha vissuto. Il suo carattere. Dannazione, sai solo il colore dei suoi occhi! Non basta. Sappi che non c'entro niente. Se mi credi bene, sennò ciao. Non devo scuse o giustificazioni a te. Perché, fattelo entrare bene in testa, NON HO FATTO NIENTE. >>. Non gli lascio il tempo di replicare e dico tutto d'un fiato. Mi libero. Ora può anche riattaccare.

<< Ti credo. So che non lo faresti mai. Ma ti ribadisco che con lei c'è stato il colpo di fulmine. E ci sono rimasto troppo male. >>. Ora mi crede. ORA. 

<< Smettila di ragionare come un bambino. Credi ancora nei colpi di fulmini o nell'amore che nasce in un giorno? Lele svegliati. Siamo, dovremmo essere, adulti. Non sognatori, non bambini. Devi saper distinguere la semplice attrazione da innamoramento. Essere innamorati è una cosa totalmente diversa. Non sei cotto solo se mi parli all'infinito di lei o se sogni i suoi occhi. Ma se senti la sua mancanza. Se sai quello che le piace e se ogni volta che senti la sua canzone preferita pensi a lei e le scrivi. Lele sei innamorato se quando lo guardi negli occhi ti vedi riflessa, se quando senti il suo profumo nell'aria, lo cerchi ovunque, se vorresti passare ogni singola giornata con lui. Perché, da persona qualunque, diventerà il tuo Lui. Non ci saranno eccezioni. Paragonerai tutti gli altri a lui, al suo sorriso. A ogni suo fottuttissimo particolare. Quindi Lele tu non hai preso il colpo di fulmine, no, tu sei semplicemente attratto da lei. >>. Quando dico ciò, vivo esattamente ogni parola. Gli sto dicendo velatamente che lo amo. Gli sto dicendo velatamente molte cose, che quasi sicuramente non coglierà.

<< Aspetta un secondo. Ora di chi stiamo parlando esattamente? Perché mi pare che tu abbia iniziato a parlare al maschile. Fefè è da un paio di giorni che sei strana e da questo discorso ne deduco che tu ti sia innamorata. Mi sbaglio? >>. No, non sbagli mio caro Lele. Proprio per niente..

<< Ancora con questa storia! Non stavamo parlando di me, ma della tua pazzia. >>. Non per niente mi chiamano maestra nel cambiare i discorsi.

 

 

Ogni giorno con Lele c'è sempre una nuova litigata. In fondo l'amore non è bello se non è litigarello, giusto?

Vale solo quando si parla di amore?

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Capitolo 7
*** Sogno o realtà? ***


 

Quello che più odiava Federica era lasciare le questioni in sospeso. Non lo sopportava proprio. Inevitabilmente ogni azione della giornata risentiva di questo.

Nel frattempo l'indifferenza sulla questione da parte di Lele, la rendeva ancora più nervosa di quanto non fosse e bastava un nonnulla per scatenare grandi litigate. Amore e litigi sono un mix letale. Per fortuna un'uscita può migliorare il tutto, da amici per lui, da più che amici per lei.

 

 

La mattinata sembra andare per il meglio. Non vorrei mandarmela da sola, dal momento che ogni qualvolta dico una cosa del genere mi si ritorce inevitabilmente contro. Anche se la giornata sembra monotona come le altre, ho la sensazione che accadrà qualcosa. Presentimenti.

Forse per un piccolissimo dettaglio la giornata sembra sorridermi: oggi esco con lui. Mi preparo già dalla mattina, psicologicamente e mentalmente.

Penso a come evitare le mie continue figuracce e a come comportarmi. Perché in questi giorni mi sento più distaccata nei suoi confronti, come se volessi prepararmi ad una possibile confessione indesiderata. Voglio definitivamente essere più che un'amica. Voglio essere la sua ragazza. O tutto o niente. Non voglio vie di mezzo. La situazione mi ha stancato. Ormai ho deciso: quello che deve essere fatto, sarà fatto.

 

Il programma ancora non so qual è, ma presumo cena e passeggiata, dal momento che ogni nostra uscita si conclude così.

Stavolta però mi sembra tutto diverso, ho una sensazione allo stomaco, che me lo attorciglia, annoda. Sono quasi consapevole di quello che accadrà, ma non di come finirà.

Ho intenzione di stupirlo. Quindi posso puntare solo sul vestito e tacchi, ahimè. Da notare è come io e le scarpe con il tacco non siamo molto amiche. Quando cammino sembro più un dinosauro, un elefante in una cristalleria, ecco. 

Per non destare sospetti, che comunque a fine serata risulterebbero fondati, evito di prepararmi come se dovessi andare a cena con la regina e opto per lo sportivo-elegante. Ok, forse più sportivo.

 

Quando lo vedo arrivare in macchina il mio cuore prende un colpo, è bellissimo nella sua dannatissima semplicità. Non si è vestito elegante, è in  camicia. Ma cavolo, gli sta divinamente. E quando mi avvicino alla macchina e lo guardo negli occhi, mi accorgo di quanto questa scena possa sembrare equivoca o molto romantica a occhi esterni. Di come siamo intimi. Di come tutto sia naturale. Non cambierà molto in caso, ci saranno solo più baci.

Appena entro, mi abbraccia e sento nell'aria il suo profumo, mi rintontisco per un minuto, come al solito, e ricambio l'abbraccio, staccandomi solo quando una macchina dietro inizia a suonare.

La serata però non sembra andare come dovrebbe, o almeno come la mia mente diabolica ha programmato. Infatti incontriamo per caso un gruppo di nostri amici e ci aggreghiamo per la mia NON felicità. Sono simpatici, ma oggi era la nostra serata. Da " amici ".

Decido di guardare la tv del locale, anche se ha volume molto basso riconosco il programma " Friendzone, amici o fidanzati ". Il mondo mi lancia segnali.

Il mondo ha capito. Soltanto il diretto interessato non lo fa.

 

Convinco finalmente Lele a fare una passeggiata. L'ho ammetto, ho paura. Non può finire tutto in una sera. 

Lui mi vede pensierosa e mi accarezza i capelli, un gesto che sa che mi rilassa molto. 

Non ho intenzione di parlare in questo momento. Ho la bocca serrata e la testa che naviga da sola.

Dire. O non dire. Dire. O non dire. Non dire. No. Dire. No, no, no. Non dire. Calma, dire.

Senza neanche pensarci mi giro e lo bacio. Si, lo bacio.

Chi l'avrebbe mai detto che io Federica, avrei mai baciato Lele, il mio migliore amico?

Con mia grande sorpresa ricambia e penso che le conseguenze che ci saranno dopo, risulteranno più piacevoli con questo bacio.

Il bacio finisce e sento che mi chiama.

 

<< Fefè, Fefè, FEFE'! >>.

 

Mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo la faccia da cucciolo di Lele, che mi urla di svegliarmi perché siamo arrivati. Mi sento un attimo confusa. Ho sognato che ci baciavamo, mentre ero in macchina sempre con lui. Uhm. Federica stai calma era solo un dannatissimo sogno, mi ripeto.

Scendo dalla macchina e l'aria fresca di campagna mi libera la mente. Finalmente rinizio a collegare. 

Stamattina all'alba, il che equivale ad un orario normale per i comuni mortali, mentre per me un orario improponibile, siamo partiti per giungere nella casa in campagna dei suoi genitori, che ci hanno gentilmente prestato per studiare in pace con il mondo. Una cosa che Lele non sa è che ieri ho parlato con sua mamma e la suddetta mi ha confessato che questa gita l'ha pensata anche perchè, anzi soprattutto, ha visto i nostri dissidi ed è convinta che bisogna risolvere il tutto. Che magnifica donna. Da aggiungere anche la grandissima menzogna che ho raccontato a mia mamma, dicendole che saremmo stati un GRUPPO studio.

La gita si prospetta interessante, considerando che le mosche hanno già preso possesso di me. Spero di sopravvivere.

 

Dopo aver sistemato i bagagli, decido di cucinare qualcosa e Lele si propone di aiutarmi. Accetto l'offerta consapevole del fatto di non conoscere questa meravigliosa cucina.

Quando l'ho vista i miei occhi hanno iniziato a sbrilluccicare, consapevoli di aver visto il sogno di ogni donna in una cucina. Me ne sono appropriata all'istante. 

 

<< Fefè mi sei mancata tanto in questi giorni >>. Mi dice Lele sporcandomi con la farina. Mossa sbagliata mio caro.

<< Anche tu, ma in questo momento di meno. >>. Forse mi farò odiare con la mia prossima mossa, ma poco importa. Gli spiaccico in faccia tanta maionese, tanta da farlo puzzare per giorni. Sono consapevole della guerra appena iniziata. Purtroppo so anche chi dovrà pulire.

 

Ci ritroviamo così stesi sul divano, stanchi per la lotta e per le successive due ore che hanno fatto risplendere la cucina, ma più rilassati grazie ad una doccia profumata. Mi ritrovo accovacciata su di lui, come se mi tenesse sulle gambe. Ha gli occhi chiusi, la testa reclinata all'indietro, si passa una mano sul volto, è molto stanco. E' dannatamente bello, anche così. Non so che fare, non vorrei disturbare la sua quiete, così gli massaggio le braccia e piano piano ci addormentiamo entrambi. Faccia contro faccia. Naso contro naso. Mano nella mano.

 
 
Meglio la realtà ai sogni, decisamente.

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Capitolo 8
*** Perdonare e baciare ***


 

Federica sente quasi di vivere un sogno. Stare tutto il giorno con la persona che ama. Senza litigi e con tanto amore. Magari con confessioni segrete.

Magari poi ci scappa anche il bacio. Federica sogna da sveglia. Prega di lasciarla ancora dormire, di non risvegliarla, di non riportarla alla realtà, o almeno di rimanere per sempre con lui. Chiede poco alla fine, no?

 

Il miglior modo di iniziare la giornata è svegliarsi con lui accanto, abbracciato. Purtroppo oggi non è il mio giorno fortunato. Con ancora gli occhi chiusi, lo cerco nel divano, su cui la sera prima ci eravamo addormentati, e sento la parte che lui occupava fredda, vuol dire che è da molto che si è alzato. Sento un profumino nell'aria però. Mi alzo in punta di piedi e lo vedo che armeggia in cucina. Sta preparando la colazione. C'è un vassoio sul tavolo. Capisco il suo intento e mi ricorico e faccio finta di dormire, finché non sento un rumore di passi familiare e un odore di caffè vicinissimo. Percepisco quando poggia il vassoio sul tavolino di fronte al divano e quando lentamente il suo viso si avvicina al mio. 

<< Lo so che sei sveglia, dormigliona. >> Mi dice nell'orecchio prima di iniziare a farmi il solletico. E allora non posso più fingere, rido fino allo sfinimento. Piango dalle risate e lo prego di smettere. Alla fine mosso da pietà, mi lascia andare. 

Così guardo quello che ha preparato: Caffè, come avevo appurato dall'odore, latte, fette biscottate e nutella. Ok, io me lo sposo. I miei occhi devo esprimere tutta la gratitudine che provo e senza preoccuparmi del mio aspetto mattutino, mi butto sul cibo. 

Nel vassoio non rimane niente, la fame ha vinto.

Purtroppo i libri sul tavolo ci ricordano il nostro dovere e così iniziamo a studiare. 

Dopo nemmeno un'ora, lo vedo completamente sconcentrato, ha il volto poggiato sul braccio e lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse pensando. 

Lo vedo poi saltare sulla sedia ed esclamare: << Ho trovato, stasera ti porto a cena fuori, mi farò perdonare. In questi giorni mi sono comportato una merda, ti ho fatto piangere e litigare, quindi mi scuserò facendoti passare la serata più bella della tua vita. >>. Rimango a bocca aperta, non sapendo cosa dire.

<< Davvero? Wow! Allora mi devo fare bella.. Grazie, grazie. >>. gli salto in braccio dalla gioia. Mi porta fuori a cena! Non ci posso credere. Stavolta solo io e lui, nessuna Ludovica, niente amici, niente sogni. Mi conquista con poco.

 

Passiamo tutta la giornata a studiare, io lo faccio principalmente per non pensare alla serata.

Per le sette inizio a preparami e nel frattempo lo sento parlare al telefono con suo padre per sapere un bel ristorante in cui portarmi. Vuole fare proprio una bella figura con me. 

Come al solito non mi accorgo che il tempo passa e che sono in ritardo. Così metto gli orecchini di fretta e furia, un goccio di profumo e scendo le scale, sempre attenta a non ammazzarmi.

E' in fondo che mi aspetta, si è vestito elegante, giacca e cravatta. E' bellissimo, come sempre. Potrei svenire. Si è messo più profumo del solito e si continua a toccare la cravatta per aggiustarsela. Sembra nervoso. 

Appena sente il rumore dei miei tacchi sulle scale, si gira e fa un fischio di approvazione. Si avvicina all'ultimo scalino e mi porge la mano, è un gentiluomo non ci sono dubbi.

Mi avvicino al suo volto e porto le mani alla sua cravatta, cerco di aggiustarla.

<< Sei bellissima Fefè. >>. Mi sciolgo, svengo. Posso registrarlo? Così ogni volta che voglio sentire la sua voce, avrò questo ricordo.

Smetto di perdermi nei miei pensieri.

<< Anche tu, adoro come ti sta la giacca. >> Ho confessato. Gli sorrido e gli stampo un bacio sulla guancia, lasciandogli il segno. Così le donne, che gli ronzeranno in giro, sapranno che è solo mio. 

 

Impieghiamo un quarto d'ora all'incirca per arrivare. Ma ne vale decisamente la pena. Il ristorante è veramente bellissimo. Molto intimo, niente di esagerato, ma semplice. Mi piace fin da subito.

Entriamo mano nella mano. Rimango incantata sulle nostre mani. Stanno così bene insieme. Si incastrano perfettamente. Dall'esterno chissà come dobbiamo apparire. Come una coppia? O come semplici amici?

 

Dopo aver ordinato, torturo il fazzoletto nervosa.

Voglio chiarire.

<< Lele mi devi fare una promessa. Così se non la mantieni saprò che non ci tieni a me. >>. Mi guarda sorpreso. E nel frattempo mi versa un po' di vino.

<< Certo, ti ascolto. E ricorda io le promesse le mantengo, soprattutto se le devo fare a te. >>. 

<< Prometti solennemente, mano sul cuore, niente dita incrociate, che non mi " abbandonerai " più, che sarai sempre presente e che non dubiterai più di me e che mi vorrai sempre bene. >>. Semplice e coincisa. So che prometterà. Infatti inizia a portare la mano sul cuore.

<< Prometto mille volte e in più prometto di trattarti sempre bene, di non farti più piangere. Ora rilassati Fefè e lascia quel povero tovagliolo. >> Ha promesso, non ho più dubbi.

 

Forse un bicchiere di troppo di vino mi ha reso un po' brilla. Me ne rendo conto, perché mi sento più sicura. Così gli propongo di ballare un lento, richiesto da da altre coppie in sala. 

Ci avviciniamo al centro dove c'è la pista e mi appoggio a lui. Non stiamo ballando. Ci stiamo dondolando e nel frattempo parliamo. E' più alto di me e nonostante i tacchi mi manca ancora po' per arrivare alla sua altezza, così mi allungo scherzando.

<< Per vederti meglio Lele. >>. Sono impazzita me ne rendo conto anche io.

<< Per mangiarti meglio. >>. Non connetto più, sono vicinissima alla sua faccia, alle sue labbra.

<< Per baciarti meglio. >>. E lo bacio. Non gli do il tempo di replicare. E stavolta sul serio sta accadendo. Non lo sto sognando più. Non lo respinge. Anzi lo cerca. Mi tiene con un braccio per la schiena e con l'altra mi tiene la mano. Io sono meno delicata…Gli accarezzo i capelli e mi dimentico della gente che sta ballando intorno a noi. Mi dimentico di tutti. Sento solo le sue labbra. Sulle mie. Mi separo da lui senza fiato. Ma lui non mi lascia neanche il tempo di respirare, che mi ribacia. Ancora e ancora.

Mi accorgo che continuiamo a dondolarci, senza rendercene conto. 

Che bacio. C'è tanta dolcezza, tanta passione. In me desiderio di confessare tutto. Bramavo da tanto questo momento. E' come se tutto quello che avessi fatto fino ad ora fosse scomparso. Le sue labbra, non si può descrivere cosa sono. Paradiso. Potrei morirci. Così delicate, ma forti. Morbide. E le sue mani che mi abbracciano, mi fanno sentire protetta. Sento il suo profumo entrarmi nel corpo. Abbracciarmi. Sento il suo sapore. Sa di Lele. Di casa. Si separa lui stavolta. Causa sempre del fiato. Ci guardiamo e sorridiamo, non sapendo bene cosa dire. Continuiamo a ballare, senza parlare. Quando anche l'altra canzone finisce, ritorniamo al tavolo. Mi allontana il vino, preoccupato. Rido del suo essere così premuroso. E' un gesto tenero. Mi sento ancora stordita dal bacio. Mi sento così felice. Ci siamo baciati, dannazione. Penso che misurerò tutto in base a stasera. Due giorni dopo il bacio. Tre settimane dopo il bacio.

Si capisce che è in imbarazzo. Invece a me sembra così tutto naturale. Come se doveva accadere per forza. Doveva succedere. 

 

Torniamo a casa, il tragitto si fa silenzioso, solo la radio ci salva. Io mi perdo con lo sguardo nella sera e ripenso a quella scena. Così sposto lo sguardo su di lui, è così concentrato a guidare che non si accorge del mio scrutarlo. Ha un sorriso, quasi impercettibile. E' felice. 

Arrivati a casa, mi dirigo verso la cucina, mentre lui rimane in piedi sulla soglia. Sembra indeciso sul da farsi. E' come se volesse fare qualcosa. Poi però si avvicina, quasi correndo.

<< Fefè.. >>. Ma le parole gli muoiono in gola, perché mi ribacia. Il bacio di prima in confronto non vale niente. Ma come fa? Stavolta soli, non ci dobbiamo preoccupare di sguardi esterni. Non si capisce bene il nostro abbraccio. Siamo un tutt'uno. Poi si allontana e mi da la buonanotte. Fa le scale di corsa, come se non mi volesse parlare.

E io rimango lì. Immobile. Con lo sguardo sbarrato. Indecisa, confusa, con ancora il suo sapore sulle labbra.

 

Che serata. 

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Capitolo 9
*** Mi piaci ***


 

Federica aveva bisogno di ricapitolare tutto quello che era avvenuto in quel fine settimana. Avevo proprio bisogno di capire. Un po' pazza si sentiva. Forse anche visionaria. Si era immaginata tutto? Lui, Il suo Lele l'aveva baciata. Più volte. E poi era scappato. Certo ora tutto le sembrava più chiaro. Era rimasta tutta la notte in cucina a ripensare ad ogni particolare, per capire al meglio la situazione. Si era immaginata la qualsiasi. Che lui potesse ricambiarla. Tutto. Ma niente sembrava la soluzione. E così si era addormentata sul tavolo della cucina.

 

 

Mi fa male la schiena. Neanche il mio solito stiracchiarmi mi aiuta. Addormentarsi appoggiata al tavolo non è stata un'ottima idea e soprattutto con i vestiti del giorno prima. Di Lele ancora nemmeno l'ombra. Così decido di avventurarmi verso la sua stanza. Apro lentamente, senza preoccuparmi di bussare, e lo trovo intento a sistemare la valigia. 

<< Buongiorno Fefè! Dormito bene? Ei, perché hai ancora il vestito di ieri sera? >>. Ok, qui c'è qualcosa che non torna. Mi è sfuggito qualcosa o è semplicemente pazzo? 

<< Buongiorno Lele >>, rispondo titubante, << in realtà no, perché mi sono addormentata sul tavolo della cucina. Tu come mai hai già finito la valigia? Di solito sei una lumaca nel farla.. >>. Fa finta di niente? Bene, allora lo farò anche io. Pensa che io non mi ricordi, ottimo. Che indifferenza sia.

<< Dovevo pensare ad altro e quindi l'unica cosa da fare era la valigia..>>. Beccato.

<< E a cosa non dovevi pesare Lele? Potevi chiamarmi! Io che ci sono a fare sennò. >>. Dovrà dirmi il motivo prima o poi. E magari c'entra anche il bacio. 

E' così strano stamattina. Non mi guarda nemmeno in faccia. Non è venuto neanche ad abbracciarmi. 

<< Niente lo studio tranquilla e pensavo dormissi. >>. Provo ad avvicinarmi a lui e a stringerlo tra le mie braccia, ma mi allontana malamente con la scusa del bagno. Così rimango con le braccia tese, pronta a riceve un abbraccio, che non arriverà. 

Continuo a parlargli nonostante sia in bagno. 

<< Di solito non ti preoccupi di svegliarmi. Mi butti giù dal letto direttamente. Oggi come mai? >>. Voglio vederci chiaro. E' freddo.

<< Senti scusa la prossima volta ti sveglio con le cannonate. Di ogni cosa devi fare una questione. Non volevo parlarne con te e volevo stare solo. Devo spiegarti tutto? >>. Dice uscendo dal bagno con lo spazzolino in mano. Ma cosa cavolo gli è preso? Che stronzo. 

<< Scusa. Visto che hai i coglioni girati e non vuoi parlarne con me, me ne vado. Appena ti calmi, prova ad essere più gentile. Idiota. >>. Sbatto la porta senza preoccuparmi di poterla rompere. Sento che prova a dire qualcosa, ma le parole gli muoiono in gola.

 Mi chiudo in stanza e non esco fin quando non mi dice che è ora di andare. 

Scendo le scale con una rabbia tale, che la valigia mi cade in fondo, rotolando. Lele si gira, sentendo il rumore. Prende la valigia e, sempre senza dire una parola, la porta in macchina. 

Ancora più nervosa salgo in macchina, dopo aver chiuso casa, e sbatto come prima la portiera, suscitando nervosismo in lui.

<< Puoi cortesemente non danneggiare la mia amatissima macchina? Sai, sei poco delicata nei gesti. >>. Ora mi parla lo stronzo.

<< Se tu facessi meno il pazzo, io sarei meno arrabbiata. Ma siccome non si capisce, sopportiamo il silenzio. >>. Mi zittisco.

<< Scusa, pace? >>. Mi mostra il mignolo. So cosa vuole fare, così gli porgo anche il mio.

<< Mignolino, mignoletto fai la pace con l'angioletto, l'angioletto non c'è più, fai la pace con Gesù. >>. Cantiamo insieme in coro. Due bambini, ecco cosa siamo. Ridiamo di gusto, senza riuscire a smettere. 

Basta poco per fare pace con lui. Così quasi involontariamente mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia e lui nel girarsi prende innocentemente le mie labbra. Non mi tiro indietro, voglio fargli capire che sono consapevole di quello che è successo ieri. Così conduco io i giochi. E lo bacio.

Appena ci allontaniamo l'uno dall'atro, lo sento sussurrarmi quattro semplice parole che mi fanno impazzire: << Hai un buon sapore >>.

<< Anche tu. >> Rispondo ad alta voce, sorprendendolo. Non pensava che l'avessi sentito. Federica 1- Gabriele 0

Lo vedo arrossire, cerca di attaccarsi il più possibile al vetro della macchina, ma stavolta lo blocco e lo abbraccio. E no mio caro, io voglio il mio abbraccio. 

Lo sento sospirare e tornare più sciolto. 

Il viaggio prosegue tranquillo, chiacchieriamo del più e del meno, ascoltando musica, ma la cosa che più mi sconvolge è che ci scambiamo piccoli bacetti sulle labbra, senza nessun imbarazzo. Come se fosse normale. Lui fa finta di niente, come se non ne volesse parlare e io non sono di meno. Per ora preferisco godermi queste piccole attenzioni. Domani si vedrà.

Quando arrivino sotto casa mia, non vorrei lasciarlo. Vorrei continuare a svegliarmi accanto a lui. Ma so che non si può. Allora cerco di scendere velocemente dalla macchina, per non doverlo salutare. Lo ringrazio e provo a slacciare la cintura, ma ovviamente il destino non vuole. Così mi ritrovo la sua faccia vicinissima alla mia e mentre mi aiuta a sganciarmi dalla cintura, non mi lascia andare via, perché mi tiene per una mano. Appena libera, mi strattona verso di lui e mi saluta con un superabbraccio, condito con un bacio da film e un mio sospiro di rassegnazione. 

<< Aspetta che posteggio e ti accompagno sotto casa. >>. Non dice altro e a me basta per non replicare.

Mi prende la valigia e me la porta fin sotto la porta di casa. E stavolta sono io a rubargli un bacio e a scappare dentro l'androne del palazzo di casa mia. Ora sono io a non sapere cosa dire.

 

 

Due giorni dopo essere tornati, dobbiamo uscire in gruppo. Di nuovo. Quello che è successo nel fine settimana, rimane nel fine settimana. E' come se avessimo fatto una specie di patto silenzioso, in cui ci dimentichiamo di quello che è successo. O per lo meno Lele pensa che io me lo sia dimenticato.

Quando arrivo, sono in gruppo e senza di lui, infatti ci dobbiamo incontrare lì. Lo vedo appoggiato alla sua moto, che scrive un messaggio, ha il volto concentrato, come se stesse pensando alle parole giuste. Aggrotta le sopracciglia e si morde le labbra. Mi perdo così tanto nei suoi gesti, che rischio di prendere un palo in faccia. Solita sbadata. Appena mi avvicino a salutarlo non so bene cosa fare e così con gesti un po' impacciati ci salutiamo con un cenno di capo. Ma non avevamo sorvolato?

Mentre aspettiamo gli altri fuori, mi giro verso di lui e lo ritrovo a fissarmi. Appena si accorge di essere stato colto in fragrante, volta lo sguardo altrove. Così presa da coraggio, inizio a raccontargli le mie vicende mattutine.

Appena entriamo, noto con piacere che c'è una persona indesiderata. No, non Ludovica. Peggio. La sua ex. La loro storia non è mai veramente finita. Un giorno hanno deciso di chiuderla, senza spiegazioni, o almeno questo è quello che so io. Lo cerco con sguardo preoccupato e vedo con piacere che ha già individuato la preda. Si guardano a vicenda e alla fine si salutano, così lo vedo scomparire tra la folla e andare a parlare con lei. Il mio gruppo mi distrae e per un attimo mi dimentico di lui. 

 

A metà serata decido di andare in bagno. Mentre cerco una via per la salvezza, cerco con lo sguardo Lele, che era ricomparso solo per poco, per poi riscomparire. Fermo la mia corsa proprio di fronte a lui. A bocca aperta. Si sta baciando con la sua ex. No, no. Non è possibile. Chiudo gli occhi e poi li riapro. Loro sono ancora lì. 

<< Stronzo! Sei un fortuitissimo stronzo! >>. Gli urlo e scappo correndo. Non so con che dove mi escono quelle parole. Ho solo il tempo di vederlo, con la coda dell'occhio, saltare in aria, staccarsi dalla ragazza e voltarsi sorpreso verso di me. Prova a raggiungermi, ma viene fermato dalla ex. Poi non so quello che è successo. Per lui non ha significato niente. Ogni singola attenzione, gesto. Niente. Amici. Siamo amici e io sono stanca.

Mi butto tra le braccia della mia amica, che mi accompagna a casa con il suo ragazzo, e in tutto il tragitto cerca di calmare le mie lacrime. Urlo contro di lui, sperando che senta, anche se so essere impossibile.

Intanto il telefono squilla, è lui. Risponde Valeria, la mia amica.

<< Non vuole parlare con te. >>. Dice lei secca.

<<…>>. Sento impercettibilmente quello che dice lui.

<< Ora no. >>. E poi chiude la chiamata. Valeria mi dice che Lele voleva sapere perché gli avessi urlato contro e il perché del mio scappare. 

Non capisce dannazione. E' chiaro il motivo. Solo lui è il cieco.

 

Appena mi butto sul letto, stanca e ancora in lacrime, mi arriva un messaggio.

<< Parlami, ti prego. Perché ? >>. Mi scrive lui.

<< Perché? Vuoi sapere perché ? Ancora non l'hai capito? Perché mi piaci, cazzo. Mi piaci. Mi sono innamorata di te. E quei baci per me avevano significato qualcosa, pensavo anche per te. Mi sbagliavo evidentemente. Lasciamo stare, per favore. >>. Invio. Con non so quale coraggio, ma lo faccio. Ora lui sa. 

Non risponde. Non dice niente. Bene. No male. Non lo so. Ora sa. Cambierà tutto. Non volevo che lo capisse così, via messaggio. Che cosa squallida. Almeno non l'ho guardato in faccia. Almeno l'ho detto.

 

Mi vada o no, lui adesso sa. 

 

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Capitolo 10
*** Parole ***


 

Federica aveva bisogno solo di respirare e stare calma. E di non pensare a niente e soprattutto ad una persona. Purtroppo niente le rendeva le cose facili. Ogni cosa le ricordava lui, il fatto che Lele sapesse quello che non doveva sapere e che aveva fatto una cazzata. Una grandissima cazzata. Confessare porta sempre a cattive conseguenze, a non buone rivelazioni. Quindi la migliore soluzione le sembrava, dopo aver detto la verità, scappare. 

Non sapeva bene cosa fare, come dimenticare. L'unica cosa che non poteva evitare era quella di piangere. 

 

Perché è tutto dannatamente difficile? Mi sento stupida. Ho immaginato tutto io? Continuo a farmi domande e a non trovare risposte. Lele è scomparso, da quando gli ho detto di lasciarmi stare, non si fa più sentire. Forse ho davvero frainteso tutto io, i gesti, le parole, gli sguardi e i baci. Quel dannatissimo bacio, noi due, la musica, i suoi occhi. Era tutto così troppo bello per essere vero. Non sono in un film, lui non verrà alla mia porta portandomi un mazzo di rose e chiedendomi scusa, non sono nemmeno in un libro, lui non ci ripenserà, Lele non mi amerà. Sono molto tragica, lo ammetto. Magari ritorneremo ad essere degli amici un po' imbarazzati. O magari io espatrierò e non lo rivedrò mai più, opzione da prendere in considerazione, ma intanto devo fare qualcosa.

La situazione non può rimanere così, che almeno abbia le palle di dirmelo in faccia. Forse io non posso parlare proprio, perché gliel'ho detto di notte e via messaggio, ma sono giustificata, anzi la situazione mi giustifica. Il problema è che non voglio andarlo a trovare a casa, non voglio passare per una disperata che ha bisogno di lui, non più.

Decido di mandargli un messaggio, rendendomi conto di che cosa orribile sia.

" Caro Lele,

sai quanto io preferisca parlare di persona piuttosto che scrivere messaggi. Ma non riuscirei a guardarti in faccia sapendo che sai, consapevole che in preda alla rabbia ti ho confessato tutto. Non ti sei fatto più sentire, sono giorni ormai, come se mi avessi dimenticato. Mi dispiace di essermi innamorata di te, fidati non l'ho programmato, non l'ho scelto, ma quando l'amore arriva e ti bussa alla porta, tu non puoi chiudergli il portone in faccia, perché è più forte di te. L'amore ti annulla, ti fa diventare scema e nemmeno mille lucchetti e catene per il cuore basteranno a tenerlo lontano. E giuro, mi dispiace. Mi dispiace perché so che perderò il mio migliore amico, perderò colui a cui voglio più bene. E non voglio, dannazione. Mi dispiace che tu non sia riuscito a capire tutti i messaggi che ti lanciavo, tutte le occhiate e i sorrisi che ti facevo. Mi dispiace anche di aver creduto in quei baci, che non riesco a dimenticare mio malgrado. Per te non hanno significato niente? Non hai sentito una scarica di energia prenderti il corpo? Un briciolo di amore nei miei confronti? Io si, io ho sentito le gambe, il cuore, la testa, l'anima e tutta me stessa vibrare. Hai presente quando nei film arriva il bacio finale di una scena e sembra che tutto giri intorno ai due protagonisti, che quel bacio sia lo cosa più bella del mondo, la cosa che vorresti vivere? Bhe, io mi sentivo così. Mi sono sentita amata.. da te. Anche se non sembra essere così. Però ti prego anche se non ricambi i miei sentimenti, non chiuderti a riccio, non evitarmi, ma invece cercami, parlami, rimani mio amico, perché gli amici rimangono. Ti prego, non cambierà niente, facciamo finta che non sia successo niente. Io ho bisogno di te. Ti voglio bene. "

Con le lacrime agli occhi ho inviato. L'avrò riletta mille volte e le parole continuano a lanciarmi fitte al petto. Sto facendo la cosa giusta vero? 

Perché l'amore deve fare così male!

 

Dopo un po' di ore, vedo comparire una risposta. La frase è breve e lapidaria, non ammette repliche.

" Parliamo di presenza, ti vengo a prendere tra mezz'ora.". Come dovrei prenderla una frase del genere, positiva o negativa? Non voglio illudermi per la centesima volta, quindi parto già dal presupposto che quello che mi dovrà dire non sarà per niente una cosa buona. Questa mezz'ora non passerà mai. Mi vesto lentamente, non focalizzandomi troppo sugli abbinamenti, non ne ho voglia. Mi passo un po' di fondotinta tanto per non fargli capire che sono uno zombie. E poi in largo anticipo scendo ad aspettarlo. Attendo con sguardo basso e controllo il cellulare per l'ora. Quando sento il rumore inconfondibile della sua macchina, mi avvicino e lui abbassa il finestrino.

<< Sali. >>. Non mi guarda nemmeno in faccia, sembra quasi seccato dalla mia presenza.

<< Mi vuoi uccidere? >>. Scherzo cercando di alleggerire la tensione, ma ottengo l'effetto contrario, lo vedo incupirsi ancora di più e voltare la testa dall'altro lato, evitando la domanda.

O mi vuole sul serio uccidere, cosa da tenere in conto, o è davvero arrabbiato anche se non ne capisco il motivo.

Faccio il giro della macchina e salgo, provo a mettere la cintura e mi ricordo dell'ultima situazione con bacio finale. Ovviamente la cintura continua a non andare d'accordo con me. Lele si spazientisce e mi aiuta. E' di nuovo vicino a me. Provo l'irrefrenabile voglia di abbracciarlo, ma stavolta mi contengo e punto lo sguardo sul tettuccio. 

<< La solita imbranata! >>. E no adesso basta! Cosa cavolo gli ho fatto. Dovrei essere io quella incazzata.

<< Ma la vuoi smettere di trattarmi male. Non capisco tutto quest'astio nei miei confronti. >>. Vorrei continuare a urlargli in faccia quello che penso, ma sono stanca di parlare solo io, adesso tocca a lui.

Mette in moto la macchina e non capisco dove vuole andare. Io continuo a pensare a un mio possibile omicidio. Sono un po' apocalittica.

Durante tutto il tragitto in macchina restiamo in silenzio, due testardi cocciuti.

Prova a dire qualche parola, ma ci rinuncia all'istante. Io faccio finta di niente, convinta che ora tocca a Lele parlare.

Arriviamo in una spiaggia deserta, nonostante sia luglio inoltrato. Forse per l'ora tarda o per il fatto che è praticamente impossibile arrivarci. 

Nessuno dei due ha intenzione di scendere. 

<< Lele parlami. Sennò è inutile che io rimanga qua. >>.

<< Sono confuso Fefè e anche arrabbiato. Mi sento quasi tradito, perché è come se io avessi vissuto la maggior parte del tempo con un'altra persona, come se non ti conoscessi più. E mi sento anche in colpa, perché ti ho parlato delle mie ex, dei miei amori, ti ho fatto organizzare appuntenti. Tu come ti dovevi sentire? Fefè ti giuro io ci ho pensato, tanto. Per notti e giorni. E sono giunto alla conclusione che non lo so, ti prego lasciami finire di parlare. Che non so quello che provo per te. Io ti ho sempre visto come una bella ragazza, ma anche come un'amica. Sono riuscito a delineare una sorta di linea dell'amica e ora si rovina tutto. Io non lo so. E quei baci Fefè, non so che senso avessero. Non so nemmeno questo. So che in quel momento sentivo il bisogno di baciarti. Ti volevo. E stavo dannatamente bene con te. Ero con chi volevo essere. Mentre stavamo tornando nella casa in campagna però ho ragionato e sinceramente non capivo cosa ci fosse preso. Ma poi quando ti ho vista in cucina, con i capelli tutti disordinati, il viso stanco e un po' brillo, ho visto una donna bellissima e ho provato la sensazione del primo bacio che ci siamo dati la stessa sera. E ti ho ribaciata. E mi sentivo in paradiso. Ma poi di nuovo mi è ritornato quel pensiero. "Che stiamo facendo?" Ecco perché non sono venuto da te a parlare il giorno dopo, perché pensavo a te. E poi ci sei tu che arrivi e con un semplice abbraccio mandi a fanculo tutti miei propositi. E sento di nuovo il bisogno di baciarti. Ora con questo non voglio dirti che sono innamorato di te, perché mentirei. Sono confuso. Qualcosa nei tuoi confronti c'è. Amore, amicizia, tutte e due. Non lo so e sto cercando di capire, ma poi quando mi mandi quei dannatissimi messaggi mi fai impazzire, perché m fai perdere totalmente il controllo. >>. Ero rimasta in silenzio, ascoltando ogni minima parola, commuovendomi, ritrovandomi nelle parole del bacio e pensavo che stesse per confessare. E' in quelle parole ho capito. Non è innamorato di me. Oh no, decisamente. Lui prova attrazione. Non mi ama.

<< Mi sa, che ho la risposta io per te, io non ti piaccio, tu non vuoi stare con me, forse c'è attrazione. Solo quello, sennò non saresti confuso. E fidati lo dico contro me stessa. >>. Inizio a piangere. Sono stanca. Finalmente non devo più fingere con lui, posso piangere non mi interessa. Ormai sa. Piango tutto quello che non ho pianto prima, tutte le paure, tutto quello che volevo dirgli. Poi sento un braccio che mi tira, è lui che cerca di consolarmi. E io mi butto tra le braccia di colui che è la causa della mia sofferenza. Gli bagno la maglietta, mi stringo forte a lui. Per ora non mi importa.

 

Non so quanti minuti passiamo abbracciati, con il rumore in sottofondo del mio pianto. Forse anche ore. Mi accorgo solo dopo che il sole ha lasciato il posto alla pioggia e che sta letteralmente diluviando. 

<< Dobbiamo aspettare che spiova, perché non si vede completamente la strada. >>. Di male in peggio. 

Ora siamo rinchiusi in macchina, il destino vuole che risolviamo a tutti i costi.

 

La pioggia accompagna il mio umore. 

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Capitolo 11
*** Proviamoci ***


 

Dov'eravamo rimasti? Ah si, Federica e Gabriele chiusi in una macchina sotto la pioggia. A parlare. L'imbarazzo aveva preso le gote di entrambi, il silenzio regnava. Federica voleva sentire parole che sapeva bene non sarebbero mai uscite dalla bocca di Lele, mentre quest'ultimo voleva far tornare tutto come prima o per lo meno al fine settimana che avevano passato insieme. Quando ancora non si era definito niente. Erano amici che si baciavano e a lui stava dannatamente bene. A lei forse no, il concetto di amicizia le andava stretto. Era arrivato il momento delle scelte e non riguardavano più solo Fefè, ma anche Lele, anzi forse soprattutto lui, perché lei la prima mossa l'aveva fatta.

 

Lele si volta totalmente verso di me, ruota il busto così da guadarmi interamente in faccia, mi prende le mani tra le sue e ci giocherella. 

<< Senti Fefè, ma tu, ecco, da quanto sei.. Dai hai capito.. cotta.. di me? >>. E' talmente confuso che non riesce neanche a chiedermelo. Rido di gusto, non capendo ormai il motivo di questo suo imbarazzo.

<< SONO INNAMORATA DI TE da un paio di mesi, non so dirti quando è iniziata, so solo che in mi sono accorta di vederti con occhi diversi, ma è successo. Non posso dirti l'ora e il giorno precisi, ti basti sapere che è da un bel po'. >>. Mi incupisco improvvisamente.

<< Lo sai che al liceo avevo una cotta per te? E' durata poco perché per un periodo non ci siamo più calcolati, non mi ricordo nemmeno il motivo, però si ero cotto di te. Ok è abbastanza imbarazzante. >>. Rivelazioni inaspettate parte uno. E chi se l' aspettava.

<< Stai scherzando? Questo per te è imbarazzante? E io che dovrei dire allora. Peccato che non siamo sincronizzati con le cotte. >>. Ridiamoci su, ma si. Tanto alla fine il peggio è stato detto.

<< Lele, visto che stiamo facendo una sorta di confessione.. Posso dirti una cosa? >>. Confessiamo tutto. Dalla a alla z.

<< Vai, non penso mi sconvolgerai più di tanto. >>. 

<< Pronto? Allora, mi piace di te il modo che hai di parlare, come muovi le mani quando ti emozioni per qualcosa e mi coinvolgi, mi fai appassionare alle cose, come ti bagni le labbra con la saliva prima di parlare, come sorridi e chiudi gli occhi, come strizzi gli occhi quando c'è sole, il profumo che hai, la maggior parte delle volte che ti abbraccio sento il tuo meraviglioso profumo che mi entra dentro, mi piace da impazzire quando ti passi una mano sui capelli, o quando sei in imbarazzo, come ora, e arrossisci tanto da sembrare un pomodoro. Mi piace quando sei concentrato mentre guidi, ti mordi la lingua per concentrarti sulla strada. I tuoi occhi, meglio non parlarne, perché mi sciolgo quando li guardo. Ma la cosa che più amo di te sono sicuramente i tuoi abbracci, sono una droga, mi sento a casa, mi avvolgi con le tue forti braccia e so che niente mi potrà fare male. Beh non parliamo dei baci, perché mi sembra un argomento chiuso ormai no? Ti ho sconvolto? >>. Non parlava, era a bocca aperta. Non si aspettava una mia dichiarazione vera e propria. Tanto vale fargli capire che non è una semplice cotta.

<< Tu mi farai impazzire Fefè, come puoi dirmi queste cose e pensare che io rimanga indifferente? Lo sai che i tuoi abbracci sono la cosa che aspetto di più durante la giornata. Mi sa che non ti piace il mio profumo, ma la marca. >>. Ecco che strizza gli occhi per una risata forzata. 

<< Ti sbagli perché io non parlo solo del profumo che ti metti, ma anche dell'odore di bucato appena fatto che fai, del profumo della tua pelle. Ti dimostrerò che profumo hai. Dammi il braccio, fa come ti dico, fidati. Nella parte interna del gomito si dovrebbe sentire il proprio profumo sai? Si decisamente sa di te. >>. Metodo infallibile, sicuramente sarò sembrata un cane, annusando. Ma non me ne preoccupo. Anche perché lui ha appena fatto la stessa cosa con il mio braccio. 

<< Si hai ragione, si sente il profumo vero della persona, il tuo sa di buono. Dolce ma forte. Anche quando entro a casa sua sento inconfondibilmente il tuo odore e quando torno a casa continuo a sentirlo per tutta la giornata. Anche sul mio cuscino c'è ancora il tuo odore. >>. No non può dirmi queste cose. Mi illude. Mi fa sentire le farfalle nello stomaco.

<< Zitto, non mi dire queste cose, ti prego. >>. 

<< Allora anche tu non puoi dirmele! >>. Ma a lui che cambia?

<< Mica tu hai implicazioni sentimentali! >>. Voglio sentire la sua risposta ora.

<< Si invece, te l'ho detto, io sento qualcosa verso di te ma non so cosa. >>. Non so cosa rispondere. Così preferisco il silenzio. Devo pensare. 

Appoggio la testa al finestrino. Guardo la pioggia sempre più forte scendere. Quando all'improvviso arriva un fulmine, salto in aria e mi accuccio contro Lele. Lo ammetto, ho paura dei fulmini, tuoni. Mi rifugio tra le sue braccia. Neanche lui parla. Mi accarezza i capelli, come a tranquillizzarmi. Appena mi calmo, decido di prendere i CD e mettere della musica. 

 

La tensione diminuisce, quindi riprendiamo a parlare normalmente. Così anche la tempesta inizia a sfumare. Lui però non ha intenzione di partire.

<< Proviamoci. >>. Non ho capito bene.. Ha detto sul serio proviamoci? 

<< Eh? Cosa? >>. 

<< Io e te. Proviamoci. Non voglio perdere tutto questo. Io sto bene con te, sempre. E ci sarà un motivo se quei baci ci sono stati. >>. Omamma! L'ha detto sul serio. Lui vuole provarci. Vuole stare con me. Potrei svenire.

<< Veramente? Vuoi provare a stare con me? >>. 

<< Voglio provarci. Frequentiamoci, come se ci dovessimo conosce per stare insieme. Facciamo un passo avanti. >>. Non capisco perché ora però. 

<< Cosa ti ha fatto cambiare idea? Dal nulla hai deciso? >>. Voglio capire. Anche se in questo momento vorrei fregarmene e urlare al mondo che ci stiamo provando.

<< In realtà ci stavo pensando da quella sera. Volevo, ma non ne ero sicuro. Poi oggi pomeriggio mi sono accorto di quanto in realtà sia tutto naturale tra noi e che io voglio provarci, io voglio abbracciarti sempre, farti i complimenti, voglio che tu sia mia. Si voglio provarci e comunque vada, possiamo restare sempre amici. >>. Mi ha reso la persona più felice del mondo. Si è dichiarato anche lui no? Bastava una macchina e un po' di pioggia? A saperlo prima mi organizzavo. Sto delirando. Ma sono troppo felice. Non commento, mi lancio su di lui, lo bacio. Ed è un bacio diverso, perché sa di consapevolezze, verità, confessioni, paure, dichiarazioni e coinvolgimenti. Sa di amore, sa di una nuova coppia. Sa di futuro. E mi basta. Mi basta sapere che lui ci tiene. Che lui vuole me. ME. 

 

Quando arriviamo sotto casa mia, non smettiamo di abbracciarci, baciarci. Non vogliamo separarci. Tutto ora ha un sapore diverso.

<< Domani usciamo insieme. Il nostro primo appuntamento. Vediamo come va. >>. 

<< Si capo, ti voglio bene Lele. >>. E con queste ultime parole, gli do un leggero bacio e scendo di corsa dalla macchina, con un sorriso che parla da sé. Appena apro il portone, mi giro e lo vedo ancora fermo ad aspettare che io entri, lo saluto con la manina e poi entro. Saltello. Non sto più nella gioia. 

Sono felice, dannazione. Non sembra vero. Sembra tutto un sogno. Mi guardo nello specchio dell'ascensore. Sembro diversa : ho le gote tutte rosa, un sorriso che non si sa da dove inizia. Mi do un pizzicotto al braccio. No è la realtà. Una meravigliosa realtà.

 

Non bisogna tenere i sentimenti chiusi, bisogna urlarli, magari con il tempo, magari all'istante. Ma bisogna farlo. Perché non si sa mai quello che ci può capitare.

Non vedo l'ora che arrivi domani.

 

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Capitolo 12
*** Primo appuntamento ***


 

Una semplice parola ha fatto la felicità di Federica, una semplice parola pronunciata dal suo amore. Finalmente eccoli insieme, il passo che mancava era stato fatto. Gabriele è riuscito a vederla con occhi diversi. O forse era già così, bastava solo guardare meglio. Scavare nel cuore. Forse erano destinati. Così eccoli, mentre si accingono entrambi a prepararsi per il loro primo appuntamento. Chissà come lui avrà organizzato il tutto. Federica stenta a crederci, ancora le sembra un sogno. Non vuole svegliarsi. 

 

Sono nella classica situazione di una donna ad un primo appuntamento. Che mi metto? Il mio armadio in questo momento è svuotato sul letto. Ok, forse non si vede più il letto, ma è un dettaglio che si può benissimo tralasciare. Corro per casa nervosa, cercando disperatamente qualcosa che mi stia bene e che possa andare per qualsiasi occasione, visto che il carissimo Lele mi ha detto che sarà tutto una sorpresa. Non può, dannazione. Io mi devo preparare psicologicamente. Per gli uomini è facile basta un jeans ed una maglietta e il loro problema è risolto. Sono molto agitata, ma ci tengo troppo, voglio che oggi sia un giorno importante. Perché può cambiare tutto, anzi deve. Opto per un vestitino e le converse. Appena pronta inizio a camminare nervosamente per casa, ho paura. Ho un ansia che mi attorciglia lo stomaco. Sono spaventata. Controllo nervosamente l'ora, mi tremano le mani infatti ho rischiato di far cadere a terra il cellulare. E' arrivato il momento di scendere, è giù. 

Appena vedo la sua macchina corro per raggiungerla e rischio di cadere per lo scalino del marciapiede. Cominciamo bene, prima figura di merda. 

Salgo in macchina e non so bene come salutarlo. Per fortuna fa lui il primo passo, mi da un bacio sulla guancia, molto vicino alla bocca però. 

<< Allora dove andiamo Lele? >>. Conduce lui i giochi. Lui in questo momento ha in mano il mio cuore.Io non mi devo più sbilanciare, ora tocca a lui.

<< Sorpresa, lo capirai quando arriveremo! Sei bellissima oggi, più radiosa. >>. Bellissima. Ho sentito male? In questo momento vorrei fare una delle mie solite battutine. " Effetto Rocchetta ". Mi trattengo.

<< Forse perché qualcuno ieri ha detto una certa parola e oggi mi porta in un posto segreto per un appuntamento. Ma così, una persona a caso. Tu la conosci? >>. L'amourrr. Sorride, mentre è concentrato sulla strada. 

<< No, è simpatico? Bello? >>. 

<< Ma non molto, infatti sai sto cercando di evitarlo il più possibile. >>. 

<< Ehi! Un po' di rispetto. >>.

<< Lo sai che sei il più bello di tutti! >>. Divento di un rosso innaturale. Ok, ho confessato il mio amore ma non per questo ormai non mi imbarazzo con lui. E' pur sempre LUI. 

 

Il viaggio procede tranquillo. Forse non per il mio cuore, che rimbomba fortissimo. Infatti Lele per tutto il tempo mi tiene la mano, come due innamorati. Sto bene, non sto per svenire. 

Arriviamo in un parco veramente carino, ci sono un sacco di panchine, tavoli, è decisamente romantico come posto, infatti ci sono una marea di coppiette. Capisco il perché di questo luogo, soprattutto quando dalla macchina Lele prende uno zaino e una borsa per tenere il cibo fresco. Picnic.

E' una cosa così dolce, romantica. Ha veramente pensato a tutto. Sta rendendo questo giorno veramente magico. Io sono commossa. Non me l'aspettavo, in realtà non pensavo che arrivassimo al primo appuntamento e nemmeno ai baci. Io pensavo di rimanere rintanata nella sfera dell'amicizia e ora lui invece ha organizzato tutto questo, per me. Vorrei piangere dalla gioia. Non so ben descrivere il mio stato d'animo. Sono in una sorta di nuvoletta magica, dove tutto è perfetto. Ma ho paura di cadere, farmi male. Ho paura che tutto finisca. 

Stendiamo una coperta a terra e nella zona degli angoli metto delle pietre per non farla volare, intanto lui sta uscendo del cibo dalla busta che aveva preso in precedenza. Forse un po' troppo cibo.

<< Sicuramente non hai cucinato tu, vero? >>. Domanda lecita, primo perché non voglio morire avvelenata e secondo perché è impossibile, date le sue inesistenti doti culinarie.

<< Ok lo ammetto, ha cucinato mamma, ieri sera le ho detto che volevo fare qualcosa di carino per te e le ho proposto questa idea. Ha cucinato tutta la notte per noi due. >>. Pure sua mamma ormai tifa per noi. E' la tenerezza fatta persona. Ha cucinato tantissimo, immagino che non avrà dormito per niente. 

<< Ricordami di ringraziarla. Ma quindi le hai detto di noi due? >>. 

<< Si e il suo commento è stato " Finalmente ". Ero io l'unico cieco, mi sa. >>. N.B. Comprare degli occhiali a Lele.

<< Ora non stai iniziando a vedere tutto da un'altra prospettiva? >>. 

<< Da una bellissima prospettiva. Mangiamo che ho fame e ho già l'acquolina in bocca. >>. Non so davvero da dove cominciare. Non penso che riusciremo a smaltire il tutto.

 

Dopo pranzo decidiamo di rilassarci e io non so come mi ritrovo tra le gambe di Lele, mentre lui mi abbraccia da dietro e si appoggia con il corpo ad un albero. Una sorta di casetta in Canada. Sono in paradiso, tra le sue braccia.

<< Posso dirti una cosa Fefè? >>.

<< Certo. >>.

<< Vorrei baciarti in questo momento. >>. Alzo la testa e voltandola verso la sua, lo guardo con un occhio indagatore, perché mi deve chiedere il permesso?

<< Fallo e basta allora! >>. Mi avvicino alla sua bocca pregustando già il suo sapore, quando si allontana improvvisamente.

<< No Fefè sto cercando di fare le cose per bene, è o non è un primo appuntamento ? Quindi niente baci. Deve essere perfetto. >>. Cosa? Ma perché?

<< Aspetta, momento, momento. Quando abbiamo discusso del fatto che al primo appuntamento niente baci? Non mi sovviene al momento e potremmo sorvolare. >>. La mia faccia maliziosa al momento sembra quasi convincerlo.

<< No e non cercare di convincermi che sto già cercando di trattenermi. Niente baci. Punto. >>. Nono, non va bene.

<< Aspetta, parliamone. >>. Non mi lascia finire la frase che mi tappa la bocca con un cucchiaio di tiramisù.

<< Zitta e mangia. >>. Non me lo faccio ripetere due volte. 

Come vendetta gli sporco il naso con il dolce e da qui inizia la guerra e che si conclude con me che cado rovinosamente a terra e lui che se la ride, abbandonandomi alla mia seconda figura di merda della giornata. Forse correre nel prato non è stata un'ottima idea. Finalmente il signorino si degna di aiutarmi, ma lo trascino giù con me. La vittoria è mia.

 

Il pomeriggio passa in fretta, il tempo sembra scorrere troppo velocemente. Mi diverto come non mai. Si è creata una situazione diversa dal solito. Scherziamo e ci divertiamo, si, ma con un tocco in più. Amore?

Quando siamo sulla via del ritorno, mi intristisco perché non voglio che questa magnifica giornata finisca. Lele mi risveglia dai miei pensieri.

<< Domani sera usciamo? >>.  

<< Sisi decisamente si. >>. Lo dico con un enfasi, che sembra quasi che stia accettando una sua proposta di matrimonio. 

Arriviamo sotto casa mia. Da bravo gentiluomo mi accompagna fin sotto il portone.

<< Allora ciao, grazie per il primo appuntamento più bello della storia. >>. Mi dondolo sulle punte dei piedi non sapendo bene cosa dire, le chiavi che ho in mano risuonano mosse dalle mie mani.

Ma Lele non mi risponde. Mi guarda fisso negli occhi. Leggo tanta determinazione. E allora lì, sotto casa mia, davanti al portone, mi bacia. Il nostro primo bacio. Oggi lo devo chiamare per forza così. Ma solo perché è il primo di una lunga serie.

<< Ma non avevi detto niente baci al primo appuntamento? >>. Gli dico tra le labbra, staccandomi appena e ritornando subito su di lui.

<< Fanculo quello che ho detto. >>. il tempo di dirlo e riassaggia le mie labbra. E' un bacio che sa di tiramisù, di amicizia, di risate, di speranza, ma soprattutto sa di amore.

 

Tornata a casa mi butto di peso sul letto e mi addormento sorridendo. Non desidero altro. 

Mi sveglio di soprassalto nella notte per l'arrivo di un messaggio. E' lui.

<< Mi sa che mi piaci tanto. >>. 

<< Mi sa che mi piaci tanto anche tu. >>. Non riesco a dire altro. Sono ancora immersa nella sonnolenza, ma ho recepito benissimo. 

Ricado addormenta e stanca sul cuscino con il cellulare in mano aperto sul messaggio. 

E mentalmente prima di chiudere gli occhi penso " Buonanotte amore mio ". 

 

 

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Capitolo 13
*** Gelosia ***


 

Ormai Federica e Gabriele facevano coppia fissa, erano diversi rispetto agli altri fidanzati. Era un rapporto strano, ma bello. Sembravano più amici, amici che si baciano certo. Ma a loro stava bene così. Passavano la maggior parte del loro tempo insieme, a mare o sul luogo del loro primo appuntamento. Federica sembrava innamorarsi sempre di più, era contenta finalmente di aver realizzato il suo desiderio, di essere riuscita finalmente a conquistarlo, non pensava fosse possibile. Aveva sognato molte volte l'uomo dei suoi sogni, l'uomo perfetto per lei, che la capisse con tutte le sue stranezze, paure e insicurezze e infine l'aveva trovato nel suo migliore amico. 

 

<< Lele ho paura! Non so niente, mi boccia sicuro. Ho un vuoto in testa. >>. Stessa frase prima di ogni esame, stessa ansia. Non penso mi passerà mai. Morirò d'ansia, è palese. Lele viste le mie condizioni mentali si è offerto gentilmente di accompagnarmi, in realtà l'ho costretto a venire, perché lui voleva scappare dalle mie urla disperate. 

<< Fefè hai ripetuto tutto mille volte, smettila che andrà tutto bene. Ora respira con calma. Su, ci sono io qui. >>. La fa facile lui, che ha un autocontrollo fantastico durante gli esami. Appena vedo passare il professore mi nascondo tra le sue braccia, così da non farmi vedere.

<< Fefè non fare la fifona, dai. Ho la soluzione! >>. 

<< Cosa? Uccidermi? >>.

<< Chiudi la bocca per tre secondi. >>. 

Mi bacia, davanti a tutti. E me ne frego di chi ci guarda, se il professore è nei dintorni o se tocca a me essere interrogata. Il bacio ha l'effetto giusto, mi calmo.

Appena ci stacchiamo, noto che lui ha un sorrisetto soddisfatto. Ha trovato la soluzione ai problemi.

Purtroppo non a tutti. 

Infatti da una stanza esce lui, la mia cotta segreta e impossibile. E' inutile smentire, è bello. Alto, capelli rossicci, lentiggini. Anche lui studia lettere, solo che è di un altro curriculum. E' più grande di un anno. Non ha assolutamente il fascino da modello, è il contrario. Sembra più un pantofolaio. Ma ha un un sorriso stupendo. Mi incanto involontariamente e ripenso alla figuraccia fatta con lui. Durante una sorta di festa, gli sono caduta addosso e l'ho praticamente abbracciato, nell'allontanarmi sono rovinosamente caduta a terra rovesciandomi dietro la sua bibita. Non voglio ricordare altro. 

Mi saluta e inaspettatamente si avvicina.

<< La ragazza della festa! Come stai? >>. Lele mi guarda confuso, o è geloso?

<< Eh già, sono io. In ansia ma bene. Tu come stai Francesco? >>. Dopo vari convenevoli mi saluta e ritorna dai suoi amici. 

Lele non ha aperto bocca tutto il tempo, mi ha stretto con un braccio accanto a se con fare possessivo. 

<< Chi era quello ? >>.

<< Francesco. >>. Divaghiamo. 

<< Fefè, chi è quel tipo? >>. 

<< Il ragazzo coff coff della festa, la figura di merda. >>.

<< Fammi capire, è il ragazzo per cui avevi una cotta? Bene e non mi hai nemmeno presentato. Vado a fumarmi una sigaretta. >>.

<< Aspetta Lele, non ci ho pensato, ti prego che ora tocca a me. >>. 

<< Chiedi sostegno a quel tipo. >>. 

Sono stupida, è chiaro. Combino sempre danni.

Tempo tre secondi che si riavvicina Francesco.

<< Ei tutto apposto? >>. Mi chiede lui, dal momento che era palese a tutti che Lele fosse seccato.

<< Sisi, colpa mia. Senti hai visto le mie colleghe? Le ho abbandonate per tre secondi e ora non le trovo più. >>.

<< Si erano vicino all'aula 29. Vuoi compagnia? >>.  Vaffanculo Lele, stupido maschio geloso.

<< Si grazie. Cosa mi racconti? >>. Si, grande cazzata, grandissima cazzata. Perché è chiaro che io gli sbavo dietro. Non mi piace più, nel mio cuore c'è solo Lele, ma fa sempre un certo effetto parlare con la persona che prima ti piaceva e che è stata nei tuoi sogni per un po'. L'ho subito rimossa dai miei pensieri perché avevo capito che era un modo per non pensare al mio, ormai ex, migliore amico. Classico cliché.

Finalmente tocca a me e Lele ancora non è tornato. L'esame procede bene e anche il voto, per mia fortune, è positivo. Appena esco vedo da un lato Lele e dall'altro Francesco. Mi avvicino al mio fidanzato, che prontamente mi abbraccia e mi fa i complimenti. Io gli tiro scherzosamente un pugno sul braccio. Francesco invece guarda silenziosamente la scena e appena mi giro mi fa i complimenti anche lui con il labiale. Mi sa che ha capito che Lele è geloso. Ora posso rilassarmi per quest'estate. 

Dopo aver salutato tutti ci incamminiamo verso la macchina. 

<< Dov'eri finito prima? Avevo bisogno di te. >>.

<< Mi sembrava stessi benissimo invece! >>. E' ancora incazzato, non ci vuole un genio per capirlo.

<< La vuoi finire di fare il geloso? Stavamo parlando tranquillamente. >>.

<< No, non la finisco. Tu come ti sentiresti se improvvisamente arrivasse Ludovica e io iniziassi a parlarci tranquillamente? Gelosa? >>. Fregata. 

<< Che c'entra questo. E' una situazione diversa. E lei parlerebbe con me, perché siamo amiche. >>. Beh ora amiche è un parolone, non le parlo più dal fattaccio.

<< Perché siete amiche? >>.

<< Shh, dettagli. >>. 

<< Per farti perdonare stasera vieni a cena da me, i miei vogliono conoscerti ufficialmente come mia fidanzata. >>. O porca puzzola! Cena in famiglia.

<< Ma se già mi conoscono, non c'è bisogno, suvvia. Ti prego Lele, no. Lo sai che mi vergogno quando devo fare queste cose. Poi non sembro stare molto simpatica a tuo padre. Con tua madre mi trovo benissimo, siamo pure amiche. >>.

<< No tu vieni e non ti preoccupare di mio padre, lui fa sempre così con tutti. Poi all'inizio non capiva bene la nostra situazione e quindi non era molto d'accordo, era più preoccupato perché mi vedeva stressato per le nostre continue litigate. Ah e vedi che non sa nulla della gita in campagna, mia mamma non gli ha detto niente. In quei giorni era partito. >>. Io non so mantenere i segreti.  E rimango ancora convinta del fatto che suo padre mi odi.

<< Mmm va bene. Non sono ancora molto convinta, ma mi vedo costretta. Come mai è stato fatto tutto in segreto? Non voleva per caso? >>.

<< Diciamo che non vuole che la sua casa possa essere utilizzata come base per le feste e non si fida molto di me in questo caso, sa che sono un casinista. >>. Certo perché noi, con le nostre facce, organizzavamo una festa? Certo, come no. Al massimo ordinavamo una pizza.

 

Di nuovo eccomi davanti all'armadio, indecisa su cosa mettermi stasera dai suoi. Chiedo consiglio a mamma, che prontamente risolve la situazione. Ah le mamme, sante subito.

Lele si è offerto di venirmi a prendere e mi ha chiesto di non portare niente, io ovviamente non l'ho ascoltato e ho comprato i cannoli più buoni del mondo. Già   pregusto il loro sapore. Si, voglio fare colpo sui suoi genitori. Già mi conoscono, è vero. Ma ora è diverso, ormai siamo una coppia e dovrò passare, spero, molto tempo con loro.

Appena arrivati, percorro meccanicamente i passi. Ho un brutto presentimento e quando li ho, ci sono le testimonianze, vuol dire che andrà tutto male. 

Vabbè alla fine Lele conosce ogni mio dettaglio, anche la mia parte peggiore. E io sono pure fortunata perché come dice un Anonimo : " L'amore non vede i difetti, l'amicizia li ama ". Ecco perché conviene innamorarsi del proprio migliore amico.

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Capitolo 14
*** Cena in famiglia ***


 

La scena più temuta da ogni coppia stava per materializzarsi di fronte a Federica.. Conoscere i genitori di Lele. Sperava vivamente che andasse tutto per il meglio e che evitasse figuracce. Nel frattempo la vittima, cercava una vendetta alquanto pericolosa anche per il suo lui. Aveva trovato. Gli avrebbe fatto conoscere sua madre ufficialmente. E Lele era sempre in soggezione di fronte alla madre di Federica, anche se faceva di tutto per metterlo a suo agio. 

Questo però non riusciva a tranquillizzarla.

 

<< Mamma siamo qua, che buon odore! >>. Dice Lele entrando in casa. In effetti si respira un profumino delizioso, pollo arrosto e poi non saprei identificare il resto.

<< Buonasera. >>. Saluto timidamente. 

Entra nella stanza una donna, uguale a Lele, stessi tratti, stessa dolcezza.

<< Federica ciao, come stai? Dammi un abbraccio. >>. Mi stringe in un forte abbraccio e nello stesso momento entra il padre.

<< Federica, buonasera a te. >>. Mi protende la sua mano, che io stringo. Lui è più formale, meno espansivo.

<< Ci ha portato dei cannoli, anche se le avevo esplicitamente detto di non farlo. >>. Lele mi guarda sorridendo e mi fa l'occhiolino.

<< Venite ragazzi, io ho quasi finito di cucinare e tra poco ci possiamo sedere a tavola, Lele perché nel frattempo non andate in camera, vi chiamo io quando è pronto. >>. 

<< Vuoi una mano Carmela? >>. Le chiedo gentilmente. Mi risponde negativamente cacciandoci di là.

 

Entrando in camera sua mi perdo, come al solito, a guardare i grandi poster dei suoi giocatori di calcio preferiti, da quello che mi ricordo li ha sempre avuti.

Mi fermo in particolare davanti a uno, non conoscendone comunque il nome. Mi è familiare però. Lo guardo attentamente, quando da dietro Lele mi abbraccia e mi fa saltare per lo spavento.

<< Sono felice che tu sia venuta stasera, ci tengo molto. Grazie. >>. Solo per questo mi trovo in questa situazione, solo per lui. Perché voglio renderlo felice.

Mi riempe di baci e io cerco di scansarlo ricordandogli che tra poco ci chiameranno per la cena. Non sente ragioni e alla fine il rumore di passi che stanno salendo le scale lo convincono. Suo padre entra in stanza e mi guarda male. Ma cosa gli ho fatto?

<< E' pronto ragazzi, Gabriele hai la maglietta alzata. >>. Nono, lo sapevo io. Lo ammazzo. Non avrò più ragazzo perché lo ucciderò. 

Appena Leonardo, il padre, esce dalla stanza, guardo malissimo Lele, che non riesce a smettere di ridere.

<< Dai finiscila, chissà cosa ha pensato, già mi odia, ora per colpa tua pensa che voglio sedurre suo figlio in casa sua. Stronzo. Prima figura di merda. >>. Esco dalla stanza incazzata.

<< Fefè fregatene, lascialo perdere. >>. La fa facile lui, è suo padre.

 

<< Mamma ti avevo detto di non cucinare cose piccanti, visto che Fefè non ne mangia. >>. Lele cerca di aiutarmi, dopo aver visto la mia faccia per il piatto di pasta aglio, olio e peperoncino. " Un peperoncino piccantissimo " ha assicurato pochi secondi fa sua madre. Chiariamo una cosa, io odio il piccante. Non riesco a mangiare niente che bruci. 

<< Mi dispiace cara, me ne sono dimenticata, ti preparo qualcos'altro? >>. Vorrei tanto risponderle di si, ma la mia educazione me lo vieta.

<< No tranquilla Carmela, va benissimo. Non è che non lo mangio, diciamo che non lo amo. Ma mi piace tranquilla. >>. Certo di autoconvincermi anche io. Speriamo che non vomiti il tutto. 

La faccia di Lele sembra preoccupata dopo il mio primo boccone. La bocca mi sta andando a fuoco, cerco aiuto con lo sguardo. Lele prontamente mi versa dell'acqua e io svuoto il bicchiere in tre secondi. Morirò stasera.

<< Federica ti piace? >>. Mi chiede premurosa Carmela. 

<< Si moltissimo, davvero. >>. Mento spudoratamente, tant'è che Lele trattiene un sorrido coprendosi con il tovagliolo. Gli tiro un calcio.

<< Aia, ma che diamine è stato? >>. Cazzo ho preso il padre. No, no non ci voglio credere. Fingere nonchalance o confessare? Nonchalance.

<< Cosa papà? >>. Chiede Lele tra le risate, il bastardo ha capito.

<< Mi è arrivato un calcio. >>. Mi guarda male, sa che sono stata io. Forse è meglio scappare.

<< Papà scusa sono stato io, mi si è addormentata la gamba e cercavo di stenderla. >>. Salvata in extremis. Lo ringrazio con il labiale e lui nel frattempo ride come un deficiente. Carmela per tutto il tempo guarda la scena, consapevole di tutto.

Mi rilasso, alla fine la serata non può andare peggio vero?

 

Mi sbagliavo, oh quanto mi sbagliavo.

 

<< Allora Federica, tu e mio figlio fate sesso? >>. Mi affogo con l'acqua che stavo bevendo e inizio a tossire. 

<< Papà ! >>. << Leonardo ! Ma che domande sono ? >>. Rispondono in coro, rispettivamente Lele e la moglie. 

La mia faccia deve essere peggiorata, il rossore dato dal peperoncino, si è trasformato in un arrostimento. Nemmeno fossi stata al sole per tutto il giorno.

<< Fefè non rispondergli. >>. Oh porca puzzola, che situazione. Io lo sapevo, lo sapevo dannazione.

<< Gabriele, ho fatto una domanda alla tua ragazza, tu non ti intromettere. Allora Federica ? >>. Cerco aiuto con lo sguardo. Carmela scuote la testa sconsolata, Lele sospira.

<< No. >>. Non dico altro, in fondo è la verità. Noi non facciamo sesso. Stiamo insieme da meno di un mese.

<< No? >>. Mi guarda lui sconvolto.

<< No. >>. Ribadisce Lele incazzato. << Papà la vuoi finire cortesemente? Non sono affari tuoi. >>. Vi prego un meteorite entri in collisione con questa casa ora! All'istante. Alieni rapitemi. Ma perché capitano tutte a me?

Dopo interminabili pause di silenzio, Carmela ci annuncia che sta per sparecchiare, così mi offro di aiutarla. Almeno posso allontanarmi da possibili domande imbarazzanti. 

<< Devi scusare mio marito, ma da quando Gabriele ha iniziato l'università ci tiene molto che completi gli studi perfettamente ed ha paura che una relazione lo distragga dallo studio. Non lo fa con cattiveria, giuro. >>. 

<< Ah, solo che le domande di prima mi hanno un po' imbarazzato. >>. Confesso stanca, appoggiandomi al lavabo. In realtà abbiamo finito di sistemare le cose nel lavapiatti, ma ci siamo fermate a parlare o forse vuole darmi un momento per riprendermi. Mi passa un pezzo di mollica di pane.

<< Mangiala, così ti passerà il bruciore del peperoncino. >>. Santa, immediatamente. Lo mangio in un solo boccone e dopo corro ad abbracciarla con gratitudine. 

Ritornati di là, vedo come la tensione è molto tesa. Devono aver discusso e aver concluso il discorso appena siamo entrate. 

Mi siedo in silenzio mentre la madre apre i cannoli che ho portato. Ho pensato di prenderli per la gola. Forse ha funzionato, visto le facce estasiate per il magnifico dolce. Lele ne avrà mangiati almeno tre, quest'uomo è incredibile.

 

Per tutta la durata del dolce continua a farmi domande seccanti e imbarazzanti e ad insultare quello che sarà il mio futuro, dicendomi che non c'è fortuna in questo campo. Per fortuna interviene Lele salvandomi.

<< Basta, papà ti avevo chiesto di essere gentile, ma vedo che chiedo troppo, noi andiamo di sopra. >>. Mi prende per la mano e mi trascina nella sua stanza.

Ci ritroviamo sdraiati sul suo letto e lui che mi abbraccia.

<< Grazie per avermi difeso a cena, di solito i genitori delle persone mi trovano tanto dolce. >>. Gli dico, quasi come se stessi cercando di scusarmi.

<< Infatti sei dolce, mia mamma ti adora. Lascia stare mio padre, si è messo in testa che non studierò frequentandoti. >>. La mia solita faccia da cattiva ragazza.

<< Genitori state attenti in città è arrivata la ragazza più cattiva che esista, pronta a far perdere l'università ai vostri figlio. >>. Mi alzo in piedi sul suo letto e completo il tutto con una risata malvagia. Lele mi trascina giù e mi dimentico della cattiva serata, sommersa dai suoi baci.

 

Quando finalmente siamo in macchina, mi rilasso.

<< Ma senti, a proposito del sesso.. >>. Mi giro verso di lui e gli tiro con tutta la forza che ho, pari al nulla, un pugno. Lui scoppia a ridere e io lo seguo a ruota.

<< Ne riparliamo quando ti laurei. >>. E vince, la folla è in delirio. Federica vince il mondiale. La faccia di Lele in questo momento è una delle migliori. 

<< Spero tu stia scherzando! >>. 

<< Vedremo. >>. Scendo correndo dalla macchina e gli mando un bacio volante appena sono davanti al portone. 

 

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Capitolo 15
*** Messaggi ***


 

Amore ed estate sono un mix perfetto. Infatti Federica sta vivendo un sogno, si sente costantemente felice, sarà l'aria del mare, l'amore, Lele, i baci. Ha tutto ciò che si possa desiderare. Si è felice, sembra strano, ma lo è. Ed ha paura che tutto cambi, c'è una continua sensazione che la tormenta, forse è paura di lasciarsi andare, forse pensa troppo, forse dovrebbe vivere di più e pensare di meno.

 

Adoro casa di Lele, mi mette tranquillità, quando ovviamente non c'è suo padre. Ormai mi sento a casa, mi sdraio tranquillamente e leggo sul suo letto, mentre lui è intento a giocare alla play. Il mare oggi è da scartare perché fuori diluvia, tant'è che per arrivare da lui, mi sono bagnata dalla testa ai piedi, non avendo portato l'ombrello (insomma è estate, perché dovrei uscire con l'ombrello?), anche per questo motivo mi ritrovo con una maglietta molto larga che mi fa da vestito. Sono nella mia pace dei sensi, quando sento la suoneria di un cellulare. E' quello di Lele, gli è arrivato un messaggio.

<< Chi è ? >>. Chiedo con finto disinteressamento, negli ultimi tempi la mia gelosia sta aumentando.

<< Roberto. >>. Risponde velocemente e chiudendo subito la schermata del cellulare. Cerco di ripetermi mentalmente che non sono gelosa e che non voglio sapere cosa c'è scritto in quel messaggio e perché c'è così tanta segretezza. Cerco di non pensarci e mi immergo di nuovo nella lettura, purtroppo con scarsi successi, visto che continuo a leggere sempre la stessa pagina da un'ora e a guardare il suo cellulare. Non sono una pazza fidanzata che vuole controllore ogni suo singolo messaggio, ma è da un po' di tempo che cerca di nascondermelo. E si sa, meno si può fare una cosa, più si vuole fare. Così visto che non posso vedere i messaggi, automaticamente sento il bisogno di leggerli. Forse detta così sembra una cosa da folli, ma nella mia mente sembra tutto fin troppo normale.

Così quando Lele si alza, dandomi un bacio, andando in bagno, io non perdo l'occasione e mi fiondo sul cellulare. Lo so, mossa sbagliatissima. Non si deve fare. 

N.B. Non rifare a casa.

Mi sto mettendo nei guai da sola, ne sono consapevole, considerando poi che sono facilmente poco credibile nel mentire e che mi faccio beccare sempre. Dovrei fermarmi, provo a posare il telefono, ma la curiosità vince e i sensi di colpa aumentano.

Scorro tra i messaggi, effettivamente l'ultimo messaggio ricevuto è quello di Roberto, quindi sto per chiudere l'applicazione, quando mi salta all'occhio un nome. Ludovica. Rileggo il nome non ben sicura di aver letto bene. Ricompare sempre quel nome. Apro, senza esitazione questa volta, i messaggi. Ci sono cuoricini ovunque e un messaggio attira in particolare la mia attenzione : " Ci vediamo per un caffè? " scrive lei. " Vediamo, ci sentiamo in questi giorni". Risponde lui. 

Deve esserci un malinteso. Sicuramente. E' uno scherzo. Sicuramente. Sono su scherzi a parte. 

Lascio cadere il telefono a terra nello stesso momento in cui entra Lele. 

<< Fefè ma che cazzo fai? Hai rotto lo schermo! Ma che stai combinando? >>.

<< Ma chi se ne frega dello schermo! Cretino che non sei altro. Perché stavi massaggiando con Ludovica? Ah perché? E non mi dire che è lei, perché ho letto i messaggi! >>. Non mi interessa se sa che ho letto i suoi messaggi, voglio capire.

<< Hai spiato i miei messaggi, quando sai benissimo che basta che lo prendi? >>.

<< Non cambiare discorso traditore! Quando ti dovresti vedere con lei? >>.

<< Traditore? Pensi che ti abbia tradita? Fefè sono dei messaggi! E non mi devo vedere con lei. >>.

<< Si traditore, perché non stai massaggiando con una persona a caso, ma con lei, Ludovica, quella di cui eri cotto, quella per cui mi hai supplicato di aiutarti. Quindi si sono gelosa, da morire anche. E poi non mi hai detto che ti devi vedere con lei, mi hai tenuto all'oscuro. Lei ti ha chiesto di prenderti un caffè e tu le hai scritto ci sentiamo. >> Traditore bastardo.

<< Infatti ci sto massaggiando e non te l'ho detto proprio perché sapevo la tua reazione e le ho detto ci sentiamo così non dovevo più parlare con lei, credi davvero che uscirei con lei? E poi se ti volessi tradire, cancellerei i messaggi. Non sono così stupido. Stai scherzando spero e in più mi hai spaccato lo schermo, per fortuna è in garanzia. >>.

<< Ancora con questo cellulare, te lo ricompro sei contento? Sai che fai? Vediti con lei, stronzo. >>. Mi metto le scarpe e mi avvio verso la porta di casa quando Lele inizia a chiamarmi. 

<< Che vuoi? >>. Gli urlo dietro, sperando che corra verso di me e mi dica che non mi tradirà mai.

<< Sei senza pantaloni e non mi va che tutta la città ti veda nuda. >>. Lo ammazzo. Anche se ha ragione.

Prendo i pantaloni ancora bagnati e li metto camminando verso l'uscita. Appena apro la porta mi ritrovo suo padre di fronte. Mi guarda male, vedendo il mio abbigliamento e non capendo il mio sguardo deluso. 

<< Tutto bene? >>. Chiede il proprietario della casa.

<< No. Arrivederci. >>. Lo sorpasso ed esco furibonda. Non mi interessa dell'educazione e di come gli ho risposto male al momento. Voglio solo piangere perché Il cretino parla con Ludovica e non mi ha detto niente.

 

Mi sto dirigendo, correndo più che altro, verso casa, quando vado a sbattere contro una signora, che mi fa cadere a terra per le buste della spesa che porta, non si degna nemmeno di aiutarmi e se ne va per la sua strada. Mi compare una mano davanti e io la accetto. Appena sono alla stessa altezza del mio salvatore, noto che è Francesco. Stento a crederci.

<< Tutto bene? >>. Mi domanda anche lui, forse la mia faccia non è delle migliori al momento. E' la seconda persona che me lo chiede.

<< No, colpa della tua specie. >>. Si, do la colpa ai maschi. A tutti.

<< Non generalizziamo prego. Dai ti offro un caffè, così mi racconti. >>. Mi sorride in modo dolcissimo. Accetto senza neanche pensarci. Vaffanculo Lele.

 

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Capitolo 16
*** Gelosie ***


 

Gabriele combina danni, Federica li peggiora e li incasina. Sono una coppia ben assortita. Lui con il suo ex amore, lei con la sua cotta-chiodo scaccia chiodo.

Lele non voleva creare problemi e far seccare Fede, ma lei, gelosa nell'animo, non riesce a sopportarlo, si sente minacciata da una donna che pochi mesi prima aveva rubato il cuore di Lele. E Francesco sembra essere capitato nel posto giusto al momento giusto. Vendetta? Come al solito se ne pentirà.

 

Camminiamo in silenzio, Francesco pericolosamente vicino a me e io che cerco di allontanarmi. Sembra confuso da questo mio comportamento, ma non voglio creare stupide situazioni. Caffè tra amici. Come Ludovica e Gabriele. Abbasso lo sguardo nervosa e arrabbiata. Francesco se ne accorge.

<< Allora dimmi cosa è successo e perché sei vestita con una maglietta troppo grande per te? Immagino c'entri il tuo ragazzo, sia per la maglietta, sia per la rabbia. >>. Mi domanda appena ci sediamo.

Per prendere tempo giocherello con un tovagliolo.

<< Ho letto dei messaggi in cui messaggiava con una ragazza che gli piaceva prima e si dovevano prendere un caffè insieme, ero a casa sua e quindi ho avuto il tempo di mettermi solo i pantaloni e andarmene incazzata. >>. Mi accorgo prontamente che la frase finale fa pensare ad altro, penso di dovermi giustificare, ma alla fine è normale, anche se non è successo niente. Lascio intendere quello che vuole, al momento la mia testa vaga altrove.

<< Vabbè alla fine se non li ha cancellati vuol dire che non voleva nasconderti niente. Voi donne avete questo difetto, pensate subito male, non provate a ragionarci su. Vi fate i peggiori film mentali. Non so cosa vi prende. >>. Lui si che ci capisce.

<< Ma visto che sapete come siamo, evitate dannazione. Perché andarsi a prendere un caffè con lei?! >>. Guardo la mia tazzina e penso che alla fine io sto facendo la stessa cosa. E iniziano i sensi di colpa.

<< Non vuol dire niente prendersi un caffè insieme. Alla fine anche noi ci stiamo prendendo un caffè, ma questo non vuol dire niente giusto? O per lo meno non posso farlo valere come qualcosa. >>. COSA? Faccio finta di non sentire, meglio. Mi sto per cacciare in un grosso guaio, me lo sento.

<< Si ma è diverso, lui aveva implicazioni sentimentali con questa ragazza. Hai prendente le cotte? Ecco. Lei prima l'aveva rifiutato, ora invece sembra cercarlo come una pazza. E' mio, cavoli. Solo mio. >>. Mi accorgo mentre dico queste parole, che è vero. Lui vuole me, sta con me. Non lei. Noto come Francesco mi guarda con dolcezza. Mi alzo di scatto e faccio per pagarmi il caffè, quando mi blocca e mi dice di andare. 

<< Questa volta offro io, sono un gentiluomo che salva le donzelle smarrite. Sappi che appena farai pace con lui, voglio i meriti. >>. 

<< Grazie di tutto, davvero. >>. Lo abbraccio di slancio, capendo che si sta comportando davvero come un gentiluomo.

 

Esco fuori dal bar e corro verso casa di Lele, nel frattempo sento il cellulare suonare.

Un messaggio:

" Spero ti sia divertita con lui. TU il caffè lo puoi prendere con lui vero? Fanculo. " 

Cazzo, cazzissimo. Ma perché sono stupida.

Provo a chiamarlo a ripetizione, non mi risponde.

Citofono, non mi interessa se c'è il padre, in questo momento penso solo a Lele.

" Chi è? " Risponde una voce metallica al mio citofonare incessante.

" Sono Federica, devo parlare urgentemente con Lele e non ho intenzione di andarmene senza averci parlato." Posso dire addio a future amicizie con il padre di lui.

" Sali, voi giovani cosa avete in testa non si può capire." Sento sempre di più la voce allontanarsi.

Salgo correndo e mi trovo la porta aperta senza nessuno. Il padre ha capito. Vado nella stanza di Lele, apro la porta e lo trovo intento ad ascoltare la musica con le cuffie sdraiato sul letto. Mi siedo accanto a lui.

<< Lele possiamo parlare? >>. Si gira lentamente, come se riconoscesse il mio tocco, si toglie le cuffiette e si solleva con le braccia per poter essere più vicino alla mia faccia.

<< Vai via, non c'è niente da spiegare. Qui quello cornuto sono io. >>. Gli tiro uno schiaffo in faccia senza pensarci.

<< Cornuto? Cretino, sai quanto io tenga a te. Ho sbagliato lo ammetto, ho reagito male. Ma lei mi fa sentire inferiore, tu l'hai venerata e bramata. E per me non l'hai fatto. Sono gelosa di lei. Molto. E non ho ragionato più. Perché quando si tratta di te, io impazzisco. Sei mio e basta. E con Francesco ti giuro che ho preso solo un caffè. E' stato lui a farmi capire che mi stavo comportando da cretina. Che non c'è niente di male a prendersi un caffè tra amici, come abbiamo fatto io e lui. Il destino Lele, credimi, l'ho incontrato per strada e vedendo la mia faccia mi ha fatto parlare. E ho capito di aver esagerato. Infatti sono subito corsa da te. Io ti amo. Si ti amo. >>. Lo guardo dritto negli occhi, cercando di trasmettergli quello che provo.

Lui non parla, è senza parole. Mi bacia. Non fa altro. Nonostante siano qualcosa di meraviglioso i suoi baci, io voglio una risposta. Insomma gli ho confessato il mio amore, cosa che ho fatto sempre io tra parentesi, gli ho detto ti amo.

<< Sei una stupida, anche io ti amo. >>. Ok, ora ci possiamo baciare. Gl salto addosso nemmeno mi avesse detto "ti voglio sposare".

<< Quindi abbiamo fatto pace? >>. Gli dico fra i baci. 

<< No, sono ancora geloso e seccato e poi se la ricompensa è questa, meglio essere seccati con te. >>. Si, abbiamo fatto pace.

 

Dopo molte ore a fare pace, gli arriva un messaggio. Mi chiede di leggerlo. E' Ludovica. Apro.

" Ei, per quel famoso caffè?" Il tempismo di questa donna è allucinante.

<< Fefè rispondi tu. >> Mi guarda sorridendo e io non me lo faccio ripetere due volte.

" Ei Ludovica, sono Federica. Lele dice che se vuoi possiamo prenderci un caffè tutte e tre domani mattina. Ti va?;) " Muaaahhahahha. Faccio davvero la risata malvagia e rido con Lele, che invia il messaggio. 

" Mi dispiace domani non posso. Facciamo un' altra volta, magari solo io e te! ". Bastarda traditrice. Meno male che eravamo amiche.

Stavolta risponde lui : " No mi dispiace sono sempre con la mia dolce metà, prendere o lasciare." Ma io lo amo.

Non arriva nessuna risposta. Ha capito, mi sa e anche io. Niente gelosie immotivate.

 

Mentre siamo immersi in un abbraccio pacificatore, entra suo padre. Mi stacco subito da lui e mi ricompongo. Padre e figlio ridono, mentre io divento rosso pomodoro.

<< Federica sono stato anche io giovane, non mi sconvolgo. >>. Sotterratemi.

<< Mmm, già. >>. Dico qualcosa senza senso, ma l'imbarazzo ha la meglio.

<< Comunque ti volevo chiedere se volevi rimanere a cena, anche perché siamo solo noi due, perché sua madre è fuori con le amiche, quindi un po' di supporto femminile culinario può farci bene. >>. Non credo alle mie orecchie. Ho sentito bene? Miracolo. Sta finendo il mondo? I Maya avevano ragione?

<< Si certo, mi farebbe molto piacere. >>. Esce dalla stanza contento e io mi volto, non capendo il cambiamento, verso Lele.

<< Gli ho parlato, domani mattina ti racconto. >>. Wow. Giornata delle rivelazioni.

 

Comunque è vero, i maschi non sanno cucinare. 

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Capitolo 17
*** Risvegli e prime volte. Attenzione alto romanticismo. ***


 

La pace è ritornata tra i due amanti, ma durerà? Riusciranno a creare una sintonia? Alla fine si sa, l'amore non è bello se non è litigarello. E le liti servono a mantenere il rapporto vivo? O forse no? Gli inizi di una storia si stanno creando e stanno maturando, basterà un po' di pazienza. Il padre sembra essere ormai contento della loro relazione, gli ex e gli intrusi compaiono e scompaiono. Tutto normale insomma, una tipica coppia agli inizi.

 

Mi sveglio a causa del sole che trapana dalla finestra, mi guardo intorno confusa non ricordandomi perché mi trovo qui. No, non sono ubriaca, sono solo rimbambita, come ogni mattina. Per carburare ho bisogno di un caffè. 

Ieri sera era tardi e la macchina di Lele non funziona, così mi hanno chiesto di rimanere a dormire e ho chiamato mia mamma per chiederle di rimanere. All'inizio non sembrava molto contenta, ma poi ho sentito la voce in sottofondo di mio padre che diceva : "Lasciala dormire, se vogliono fare qualcosa la faranno comunque e tanto in casa ci saranno i genitori. Ormai è adulta e vaccinata ed è responsabile. Detto questo non succederà mai più. Solo per oggi."

Sono rimasta sconvolta per le parole che ha detto, perché si sentiva che c'era la gelosia paterna e che si arrendeva al fatto che ormai sono grande e vaccinata. Però sentire quelle cose dette da mio papà, " il fare qualcosa ". Che imbarazzo. E poi noi non facciamo. 

Ne abbiamo parlato più volte, ma ancora ci sembrava presto o forse a me sembrava presto. Sta di fatto che nella notte appena passata non è successo niente. Non voglio tornare a casa, non ho intenzione di guardare i miei in faccia. Rido solo al pensiero. Quando ho raccontato tutto a Lele è scoppiato a ridere, tanto che è entrato anche il padre per le risate troppo forti del mio amore. E alla fine ha contagiato anche me. 

 

Svegliarsi con lui da fidanzati è meraviglioso, stavolta niente colazione, ma lo preferisco. Si sveglia anche lui dopo di me, io sono ancora seduta sul letto, che cerco di abituarmi alla luce. Lui si rigira tra le coperte e mi tira giù con lui. Finiamo con il baciarci, come al solito d'altronde. E' la nostra attività preferita. E mentre penso questo mi scappa un sorriso. Lele si stacca da me e mi guarda perplesso.

<< Ridi dei miei baci? >>. 

<< No, rido perché pensavo che le nostre principali attività sono baciarci e dormire. Ammetti che fa ridere. >>. Scappa un sorriso anche a lui.

<< Meglio così no, certo potremmo fare anche altro. >>. Il suo sguardo malizioso mi fa venire i brividi. 

<< E quindi perché non iniziare ora? >>. Neanche il tempo di dirlo che mi si lancia addosso. Non capisco cosa ci trovi di bello in me la mattina, spettinata, alito non dei migliori e con la faccia stanca. Ma in questo momento il problema viene totalmente rimosso, visto che il suo corpo è l'unica cosa a cui riesco a pensare. 

Non voglio fare la ragazzina romantica, ma penso che lui veramente sia quello giusto, il ragazzo perfetto. Il nostro aspettare è dato da me, da me che ho paura della fottutissima prima volta. Paura data dal non amare totalmente il mio corpo. Paura di non piacergli. Però in questo momento mi sembra di stare dimenticando tutto, tutto quello che mi circonda. E allora mi lascio amare nella maniera più dolce possibile, mi lascio sussurrare parole dolci e ti amo soffocati, mi lascio trasportare dall'onda. E amo anche io, gli dono tutto l'amore possibile. 

 

Stavolta mi risveglio con i suoi baci e stretta nel suo abbraccio. E penso che sia il miglior risveglio del mondo. Lui è bellissimo, è bellissimo PER ME. Ma non sto parlando solo della parte fisica, ma di quella mentale e caratteriale. Io lo amo perché è così, nella sua totalità. E' Lele, non c'è altro da aggiungere.

Siamo una coppia strana, ci sbraniamo e poi facciamo pace. Diventiamo anche la coppia più smielata del mondo, siamo noi, unici forse. E io amo letteralmente questo nostro essere.

Si alza e si veste.

<< Rimani a letto, da bravo gentiluomo ti porto la colazione. >>. Che uomo. 

Mi alzo anche io e mi metto la maglietta che ieri mi aveva prestato, devo fare urgentemente pipì. In casa per fortuna non c'è nessuno, vanno tutti a lavorare prestissimo. Mi guardo allo specchio e mi vedo cambiata. Si può cambiare in una notte? O in un mattinata? Mi sento diversa, non saprei spiegarlo. Mi sciacquo la faccia e decido di aiutarlo in cucina. Lo vedo intento ai fornelli in mutande, mentre balla con la musica che esce dal cellulare. Rido senza riuscire a contenermi e in quel momento Lele si accorge di me. 

<< Vieni a ballare con me amor mio. >>. Mi prende una mano e mi fa roteare su me stessa. Tutto questo con me in preda alle risate. Lo abbraccio felice di questa giornata stupenda. 

Appena mi riprendo dalle risate, noto come la cucina sia un disastro. Cosa ha combinato in cinque minuti? Non è umanamente possibile.

<< Ma come hai fatto Lele? Sembra un campo di battaglia, o la mia stanza prima di un esame. >>.

<< Ho provato a fare le frittelle, come nei film, ma non mi sono riuscite. >>. Una cosa appiccicosa è su tutto il marmo del tavolo. 

<< Non imitare quello che fanno nei film. Faccio io, tu siediti e inizia a pulire. >>. Cerco di pulire il più possibile e nel frattempo metto a riscaldare del latte, facci il caffè e prendo dei biscotti.

<< Ma uffa, questo lo sapevo fare anche io, io volevo fare qualcosa di carino per te. >>. 

<< Io apprezzo il gesto, giuro, ma ho fame e con queste cose evitiamo di mandare fuoco la cucina di tua mamma. >>. 

<< Una volta la stavo mandando a fuoco, ho provato a farle una torta per la festa della mamma. Non ti dico il risultato e la puzza. >>.

<< Non voglio immaginare. So già poi chi ha dovuto pulire. >>. Non mi risponde colpevole del disastro e prende un barattolo di nutella. 

<< Allontana quel maledetto barattolo tentatore pieno di grassi, via da me. >>. Me lo avvicina con il tappo aperto. Delizia. Nella mia testa risuona il segnale d'allarme. Una sirena si accende. La mia testa urla : GRASSI, GRASSI. Presto abbandonare la zona. Ripeto abbandonare la zona.

Ovviamente la nutella ha vinto e anche Lele, che come un bambino mangia la sua fetta biscottata con il netterà degli dei.

 

<< Ah, ma cosa hai detto alla fine a tuo padre? >>. Domando a Lele curiosa, mentre mi lavo i denti.

<< Gli ho detto chiaramente che io non ho intenzione di rimanere indietro all'università e che io voglio stare con te, che alla fine è come prima, e lui prima non si lamentava, solo con qualcosa di più intimo. Che ti amo e che se riprova a farti il terzo grado come l'altra sera lascio l'università. Mi sa che sono stato molto convincente. >>. Sono senza parole.

<< Cioè tu gli hai detto che se non avesse dimostrato simpatia nei miei confronti avresti lasciato l'università? Quindi non gli sto simpatica sul serio?  Io che ci avevo sperato. E' tutta una finzione. >>. L'ultima frase la dico come se fossi in una sitcom spagnola, con grande drammaticità, portandomi la mano con lo spazzolino in mano in fronte e fingendo uno svenimento.  

<< O mia cara non temere non ostacolerà più il nostro amore. >>. Sta al gioco anche lui tra le risate.

 

Come si dice da me, la matinata fa a jurnata. La giornata più bella del mondo.

 

 

Note autrice:

Siamo agli ultimi capitoli. Stavolta il capitolo racconta una loro semplice giornata, senza liti o ex in giro. Così per essere qualche volta un po' romantici e smielati. Che non guasta mai. 

Grazie a chi segue e commenta la storia. Un grandissimo abbraccio. <3 <3

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Capitolo 18
*** Decisioni ***


 

I mesi per la coppia sono passati velocemente, le liti non sono diminuite e le complicazioni sorgono sempre più. E' la vita. L'amore però si sa trionfa sempre, nel bene o nel male. Federica sta maturando, sta abbandonando gli atteggiamenti infantili. Gabriele continua ad essere sempre lo stesso, il tipico maschio che non si accorge di niente.

 

E' da un paio  di giorni che rifletto sulla mia vita e sul mio futuro. Insomma finita la triennale, andrò in un'altra città per completare gli studi. E manca poco, sperando che io ci riesca. Mancano tre fottutissimi esami. E devo decidere cosa fare, dove andare e Lele. 

Lele completerà gli studi qua. Cosa ne sarà di noi? La nostra relazione non deve finire come quelle situazioni a distanza, dove la gelosia e la mancanza dopo un paio di mesi hanno la meglio. Non voglio finire per litigare ogni giorno, parlare poco e alla fine lasciarsi quasi per necessità. Noi ci amiamo. Non possiamo distruggere tutto. Sono tentata dal rimanere, ma so che non me lo perdonerei mai. Insomma, siamo giovani e la vita è tutta da vivere, non posso rinunciare a tutto per un amore che potrebbe finire come è iniziato. Poi la sua reazione non è stata delle migliori.

Non ha voluto parlarne e l'unica cosa che ha commentato non me lo dimenticherò mai: " E' giusto, devi andare ".

Niente, solo questo. Lele è sempre stato di poche parole, ma sapere che non ha opposto resistenza e che non si è dimostrato per niente dispiaciuto mi ha fatto pensare. 

Pensare che tutto cambierà tra un paio di mesi mi sconvolge. 

Ma finalmente me andrò da questa città, che tanto amo e odio.

Senza di lui, però.

 

 

<< Dobbiamo parlarne. >>. Non può lasciare in aria il discorso. 

<< Fefè, ancora c'è tempo, non mi va di parlarne. >>. Non c'è tempo, cazzo. Oggi ho deciso finalmente dove andare, nei prossimi giorni i miei genitori organizzeranno il tutto.

<< Gabriele! Sono stufa, prima o poi ne dovremmo parlare, anche perché io ho già scelto la città. Mancano tre esami e tra poco due. Vuoi parlarne il giorno prima che io parta? Risolviamo così? >>. 

<< Quanto la fai tragica! Non voglio parlare ora perché mi fa pensare che dovremmo prendere runa decisione e non voglio. ti posso venire a trovare e tu scenderai per le vacanze e poi? Poi ci basterà skype? Non voglio inziare un discorso che non riesco, non voglio e non posso portare a termine, devo pensare. >>. 

<< Devi pensare se lasciarmi o meno? E' questo quello che ti preoccupa? Potremmo prendere una decisione insieme, decidere cosa fare della nostra vita insieme. Insieme. >>.

<< Si dannazione, devo decidere in che modo soffrirò meno. Devo decidere si. E so che se deciderò con te, finirò per stare male il doppio. Quindi preferisco non parlarne. >>.

<< Sei veramente incredibile, pensi solo a te stesso, non pensi a me e al fatto che anche io posso soffrire? E che forse parlarne può aiutarci? >>.

<< Tu soffrirai? Tu hai deciso di andartene, tu hai voluto solo creare questo casino e ora ti lamenti? Io ho deciso di fare così, come tu hai deciso di partire. >>.

<< Sono senza parole, cioè ora è colpa mia se penso al futuro? Se desidero avere il meglio per la mia carriera? E poi parli proprio tu che mi hai detto " E' giusto, devi andare ". Te ne sei fregato e io sono stanca di inseguirti per parlarne quindi fammi sapere poi cosa hai deciso. >>. Me ne vado furiosa e senza il minimo cenno di pianto.

 

 

Che situazione di merda, ce n'è una ogni giorno. Se ne frega, crede che per me sia facile, abbandonare lui, i miei genitori, i miei amici, la mia terra. Si è egoista. 

Finalmente mi manda un messaggio. 

" Parliamo. ".

 

 

<< Sentiamo, cosa hai deciso? >>. Chiedo al mio non se più-fidanzato.

<< Smettila di essere arrabbiata, forse ho esagerato l'altro giorno, ma mi devi capire. >>.

<< Io devo sempre capire te, mai che tu debba capire me. Io voglio stare con te, ma non posso rinunciare a tutto solo per un amore. Grande che sia. >>. 

<< Lo so, siamo giovani e lo so. Ieri ho parlato con mio padre e mi ha detto di mettermi nei tuoi panni, il futuro prima di tutto. Quindi mi dispiace. Però io non sono pronto per una relazione a distanza. Cosa facciamo? Io ho provato a pensare ad un noi e … ho paura. >>. Bene, siamo messi bene.

<< Possiamo provarci? >>. Chiedo titubante.

<< Possiamo e poi? C'è sempre il poi di mezzo. >>.

<< Non lo so, Lele. Ho paura anche io. Io ti amo e non ti voglio perdere. >>. Le lacrime scendono copiose e lo abbraccio, come se fosse l'unica cosa da fare.

Sento anche le sue lacrime scendere lentamente e alla fine i nostri singhiozzi si uniscono in una danza triste. Non posso fare altre che sperare che il tempo passi lentamente .

<< Restiamo insieme e poi quando arriverà il giorno ci divideremo, ognuno per la sua strada, la lontananza farà il resto. O unirci o dividerci. >>. Lo guardo negli occhi e sento che veramente vuole questo, quindi tra le lacrime annuisco e mi rinchiudo in un mutismo volontario.

Finirà.

 

Oggi è il giorno dell'ultimo esame, poi c'è la laurea. Poi partirò. Lele ha ragione c'è sempre un poi.

Il futuro mi spaventa e il domani mi tormenta. 

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Capitolo 19
*** Laurea ***


 

Sempre problemi devono affrontare i due amanti, che non sia destino? Federica è pronta per la laurea, lui non è pronto a dirle addio. Chissà magari il fato li farà tornare insieme, la vita cambierà le loro vite. Forse lei non è destinata a stare con Gabriele, forse sono troppo giovani. Il futuro è la cosa che spaventa sempre di più. L'amore con il futuro porta sempre guai, purtroppo. Se son rose fioriranno e, permettetemi di aggiungere, che se le rose hanno le spine sono cazzi.

 

 

Tra poco tocca a me, devo respirare. Va tutto bene. Faccio dei profondi respiri e cerco di sventolarmi con un quaderno. Sto sudando freddo. In questo momento vorrei che Lele comparisse e mi abbracciasse. C'è un piccolo problema: Lele, dopo essere venuto con me per la mia laurea, è scomparso. Si è chiuso in un mutismo per tutto il tempo, mia mamma provava a fargli domande, ma lui continuava a rimanere nel suo bozzo. Se provavo ad avvicinarmi si allontanava e voltava la testa dall'altro lato.

E ora dopo aver sistemato le ultime cose, lui è scomparso. Manca ancora un po' prima che tocchi a me, così decido di andarlo a cercare. 

Lo trovo seduto sulle scale esterne, coperte da un muretto, mentre si fuma una sigaretta. La cosa strana è che lui non fuma.

<< Ti ho cercato ovunque. >>. Si gira spaventato e con la faccia da cucciolo colpevole, spegne velocemente la sigaretta sperando di non essere visto.

<< Ei. >>. Mi dice con faccia triste.

<< Potevi anche non spegnarla la sigaretta, ormai ti ho visto. Mi spieghi perché fai il pazzo da stamattina? Sei pure scappato da me. >>. Mi avvicino sempre di più cercando un maggiore contatto visivo, così mi siedo sullo scalino accanto a lui.

<< Non sono scappato e non ho fatto niente di male. Volevo stare solo. >>. Solo..ora?

<< E devi stare solo giusto il giorno della mia laurea? Ho bisogno di te, dannazione. >>. Maschi ottusi.

<< Non mi pare che tra un mese tu avrai bisogno di me, te la cavi benissimo senza di me, visto le tue recenti scelte. >>. io già sono nervosa, se lui si mette a parlare anche del mio trasferimento e continua a dare la colpa a me, io piango. Respiro velocemente, mi sta venendo un attacco di panico.

<< Ti sembra il momento di portarmi rancore? Ho bisogno di te, del mio fidanzato e ne avrò sempre. Io ti amo. Tu continua a stare qui a fumarti sigarette, io vado a laurearmi. >>.

Rimane fermo, seduto sugli scalini e lo vedo accendersi un'altra sigaretta.

 

Appena entro nell'aula mi rendo conto che ci sono tutti tranne lui, che delusione.

 

Ho finito, è finalmente finita. Mi alzo e saluto tutti i professori con la classica stretta di mano e poi mi volto verso i miei genitori. C'è anche lui, che tiene la mano a mia mamma. E' una cosa dolcissima. Cercano entrambi di non piangere e io sono felice che alla fine abbia scelto di rimanermi vicino.

Mi avvicino e li abbraccio entrambi, mentre mio papà aspetta un suo abbraccio personale. Vedo le mie migliori amiche corrermi incontro e finalmente mi sento felice, dopo giorni di pianti e di tristezze. Poi guardo Lele, che è stato coinvolto nell'abbraccio e mi intristisco subito. Non voglio lasciare tutto questo.

 

Con le mie colleghe abbiamo deciso di festeggiare insieme la laurea, quindi durante la festa vedo gente a me sconosciuta. Non sono molto attiva stasera. Così io e Lele decidiamo di farci una passeggiata.

<< Mi sto annoiando Lele, non vedo nulla da festeggiare. >>. Faccio la vocina tenera, quasi da gattina e mi abbraccio a lui in cerca di coccole. 

<< Festeggiamo voi laureate e io personalmente festeggio te. A proposito, ho una cosa per te. >>. Cerca nella tasca, mentre io lo guardo stranita non capendo.

Mi porge una scatolina di gioielleria. Apro la scatola titubante e scarto lentamente il pacchetto. Dentro c'è una bellissima collana con una F piena di brillantini e un cuore. 

<< E' bellissima Lele, non dovevi. Sei pazzo. >>. E mentre parlo gli salto in braccio e lo riempo di baci. E' una cosa dolcissima.

<< Non sapevo che prenderti per la tua laurea e poi ho pensato che questo lo potevi sempre portare con te, anche quando andrai a Firenze. Ti porterai sempre il mio cuore con te. C'è un' incisione. >>. E' la cosa più tenera che qualcuno abbia mai fatto per me. " Amor vincit omnia " . Inizio a piangere senza riuscire a controllarmi, gli cado tra le braccia a peso morto stringendo forte nella mano il suo ciondolo. Mi tiene abbracciata senza dire niente, anche lui non ha più niente da dire. Dopo un po' mi allontano e mi ricompongo.

<< Mi metti la collana? >>. Chiedo a Lele.

<< La porterai sempre con te, vero? >>. La collana si adatta perfettamente al mio collo, i ciondoli li sento già parte di me.

<< Sempre. Ma adesso tu non hai niente di me. Rimedierò. >>. Domani gli compro qualcosa.

<< Non dire scemenze, a me basta sapere che lo porterai sempre. >>. 

 

 

Cocciuta come sono, sto uscendo con Francesca per comprare qualcosa che Lele possa tenere sempre con se. Avevo pensato ad una cornice con la nostra foto, ma conoscendo il soggetto la romperebbe in tre secondi. Così opto per una collana con una targhetta e faccio incidere la stessa frase che ho io nel cuore. Gli addii sono la cosa peggiore.

 

<< Tieni. >>. Gli dico mentre gli porgo il pacchetto regalo. 

<< Cocciuta! >>. Apre la scatola e so che gli piace, lo capisco perché gli brillano gli occhi. L'indossa subito e so che non la perderà mai. 

<< Amor vincit omnia. >>. Mi ripete meccanicamente nell'orecchio. Continua a ripeterlo, quasi non volesse dimenticarselo.

<< Io ci credo, l'amore vince tutto. L'amore ha sempre trionfato. >>. 

 

Ho convinto mia mamma a far salire Lele per controllare le ultime cose della casa che ho affittato. Partiamo insieme e poi lui ritornerà a casa, senza di me però. 

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Capitolo 20
*** Amor vincit omnia ***


9

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi". 

"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo. 

"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante". 

"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo. 

"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." 

"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo. 

- Il piccolo principe

 

 

Viaggiando in aereo ogni volta ho molto tempo per pensare, così passo tutto il viaggio a rileggere "Il piccolo principe", ho sempre creduto che quel libro in qualsiasi situazione rassicurasse le persone. Ed in questo momento è così. 

Continuo a ripetermi nella mente : "Io sono responsabile della mia rosa..". Quasi meccanicamente. Io mi sono presa cura della mia "rosa", Lele è la mia rosa. Ne sono responsabile. Sono io la causa della sua sofferenza. Io ho voluto a tutti i costi cambiare il nostro status, da amici a fidanzati. Io adesso lo abbandono. Alla fine da amici forse avrebbe sofferto meno, gli amici si dimenticano o si coltivano anche a distanza, l'amore invece no, l'amore quando c'è si deve dimenticare. 

Non ho mai creduto a quei film strappalacrime, dove lui aspetta lei. O almeno io non glielo chiederei mai. Forse non era destino per davvero o forse sono io troppo egoista nel pensare solo a me stessa. Potevo aspettare lui per andare via. Potevo… Ma non l'ho fatto.

Le lacrime iniziano a scendere lentamente e i singhiozzi si fanno sempre più forti, tanto da attirare alcuni passeggeri ancora svegli e far svegliare Lele. Mi ritrova con le mani sulla faccia e la testa appoggiata al finestrino. Mi abbraccia e mi ripete che andrà tutto bene.

<< Scusami, è tutta colpa mia. >>. Gli sussurrò nell'orecchio tra le lacrime.

<< Scusami, sono una persona veramente egoista. >>. Continuo a ripetergli sottovoce.

<< Basta Fefè, smettila di scusarti. E' giusto così, non sei egoista.  Hai fatto la cosa giusta. Stai tranquilla, andrà tutto bene. Io ti sosterrò sempre, troverai sempre un appoggio in me. >>. Lui non vuole capire, ma sa che sono io il danno.

<< Lele… Io non voglio tenerti incatenato in una storia che non ha fine, ma non voglio lasciarti e ora non voglio nemmeno partire, io…

Voglio tornare a casa con te. Non me ne frega del futuro, perché il mio futuro sei tu. >>. 

<< Tu invece studierai qui, tu non tornerai. Hai fatto una scelta Fefè e non si torna indietro, ormai i tuoi genitori hanno sistemato tutto. E per quanto ti ami, non riesco a sopportare una relazione a distanza. La nostra gelosia ci porterebbe solo a stare male. >>. 

Non rispondo più, ha ragione e non posso dire altro. Mi addormento lentamente sulla sua spalle, cercando ti tenermi bene a mente il suo odore, che tanto amo, e il suo corpo. 

 

 

La casa è molto bella e anche Lele sembra esserne contento, tanto da aver chiamato mia mamma per i dettagli. Ormai sono diventati amici. Quando spegne il telefono si siede accanto a me e prova a parlarmi, ma non gli lascio il tempo di dire una parola che lo bacio. Se questi sono i nostri ultimi giorni insieme, voglio ricordarmi ogni cosa di lui, il suo corpo, la sua voce. Ho intenzione di viverlo al massimo. 

Il cellulare cade a terra, fuori una macchina suona il clacson, fuori piove, ma quello che conta è nel mio cuore. 

 

Mi sveglio tardi, per le dieci di sera, il posto nel letto accanto al mio è vuoto. Vado in cucina, cercando di non sbattere da nessuna parte non ricordandomi perfettamente la casa. Vedo Lele appoggiato alla finestra con il thè in mano. Sospira. Lo abbraccio da dietro e lui un po' sorpreso salta in aria, poi si rilassa, avendo riconosciuto le mie braccia amorevoli. Mi strige forte le mani, posando il thè sul davanzale.

<< Firenze sarebbe una città bellissima per due come noi, bella e artistica. >>. Ha ancora lo sguardo fisso nel vuoto quando parla.

<< Si hai ragione, ma forse tutte le città del mondo vanno bene se stiamo insieme. Ok, sono diventata troppo smielata, cosa mi sta succedendo Lele? >>. Si gira ridendo e cercando le mie labbra nel buio.

<< L'amore ci rende stupidi Fefè e a te anche smielata. >>. Alterna una parola ad un bacio. << Ma sai, c'è un fatto positivo in tutto questo… Le persone smielate hanno bisogno di affetto, tanto affetto. Quindi che ne dici se continuiamo il discorso domani? >>. Stavolta non ho il tempo io di rispondere. Le sue forti braccia mi hanno sollevata e portata nell'altra stanza. Anche lui, come me, non conoscendo la strada perfettamente ha preso qualche spigolo e tra le risate e baci spezzati dai sorrisi, questa è stata la notte più dolce del mondo.

 

 

La mattina seguente mi ritrovo Lele attivo alle sette del mattino, già lavato e vestito che mi salta sul letto per farmi alzare. Ma è impazzito? Io ho bisogno di dormire. 

<< Cinque minuti amore, ti prego. Sono le sette! >>. Non gli urlo contro perché non ne ho la forza. Sento un odorino familiare nel frattempo.

<< Dai, che ti ho comprato il caffè al bar e anche un muffin! Su che è giorno e non possiamo sprecare neanche un minuto. >>. 

Alla parola caffè mi alzo subito seguendo la scia dell'odore. Destinazione: Cucina.

Mangio contenta, mentre Lele mi guarda soddisfatto. 

Alle otto siamo fuori di casa. Ora dove vuole andare alle otto?

<< Mi devi spiegare perché sei così attivo oggi? >>.

<< Abbiamo pochi giorni insieme e dobbiamo sfruttare ogni minuto. >>. Non ci avevo pensato. 

<< Hai dimenticato un particolare, io ho bisogno di dormire, quindi possiamo dormire insieme abbracciati come due koala fino alle nove e poi facciamo tutto. >>. Lo guardo con una faccia molto tenera, a mio parere, ma a lui non sembra convincere molto.

 

 

Stranamente oggi mi sveglio prima di Lele, forse tutte le ore mancate di sonno l'hanno distrutto. Vado in cucina e trovo una lista gigante di cose da fare l'ultimo giorno di permanenza di Lele. Gigante è dire poco. Ho capito il suo trucco, cerca di esorcizzare il tutto non pensandoci e occupandoci tutta la giornata. 

Sto per aprire il frigo, quando vedo un foglio appeso con una calamita sopra. 

" Ricorda tu sei mia, quindi siccome tengo alla tua vita segui queste semplici regole per vivere fuori.

- Chiama tua madre ogni giorno, sennò sale dopo una settimana.

- Non mangiare schifezze e pizze ogni giorno solo perché ti secchi cucinare, finirai per passare tutte le tue giornate in bagno.

- Non ubriacarti a meno che che qualcuno ti accompagni a casa. Anzi non ubriacarti e basta.

- Non uscire di sera da sola.

- Non dormire tutto il giorno.

- Pensami qualche volta.

- Scendi spesso durante le vacanze.

- Chiamami qualche volta, anche da amico.

- Impara a cucinare, senza uccidere nessuno. "

Sta facendo di tutto per farlo sembrare il più normale possibile e io l'apprezzo, ma adesso sta esagerando. E' come se volesse organizzarmi la vita qui. Vuole essere sicuro che vada tutto bene, quando lui non ci sarà.

 

 

L'ultima giornata la passo con un sorriso fintissimo e con lui che cerca di evitare di parlare dell'ora x di domani. 

La sera mi vuole portare fuori a cena, così mentre cerco un vestino tra i milioni di scatoloni ripenso a tutto quello che abbiamo passato, a tutte le sofferenze e le liti molte volte inutili, tutti i sentimenti nascosti. Quando ha deciso di provarci con me, di stare finalmente con me. Mi ricordo ogni minimo dettaglio. Tutto nella mia testa sembra rimandare a qualche ricordo con lui. Un vestito o un libro possono rovinarmi la giornata. E ho paura di lasciare tutti questi ricordi, di fargli prendere un aereo e di rivederli sbiaditi nel tempo. Ho paura.

Paura di perderlo e di restare senza di lui. Di amare qualcun'altro, che lui ami un'altra. Ho paura e so che questo mi monopolizzerà la vita.

 

Mi sveglio alle sei per la sveglia, Lele è già sveglio per sistemare la valigia. Faccio finta di dormire, per bearmi ancora un po' di lui inconsapevolmente. Di ieri sera voglio ricordare i nostri sorrisi, i baci e le risate sulla giostra. C'è questa giostra in una piazza a Firenze, io ancora i nomi non li ricordo, però so che in quel luogo avrò sempre il sorriso. Siamo due bambini non ancora pronti per diventare adulti.

<< Lo so che sei sveglia. Prima russavi sonoramente e ora invece ti sei tranquillizzata. >>. Si avvicina alla mia faccia, chinandosi fino ad appallottolarsi a terra. 

<< Ei io non russo. Solo quando sono stanca. Bacio. >>. Reclamo ciò che è mio. Lui. Mi blocco consapevole del cambiamento. Da ora non è più mio. Mi rinfilo sotto le coperte sfuggendo al suo sguardo. 

<< Dai vieni fuori e salutami come si deve, piove e non ho intenzione di farti uscire, quindi andrò da solo all'aeroporto. >>. Cosa? No assolutamente no. Almeno il saluto strappalacrime all'aeroporto, come nei film, lo voglio. Lo pretendo.

<< No aspettami mi vesto e vengo con te. Ricordi? Dobbiamo passare ogni minuto che possiamo insieme. >>.

<< No, non litighiamo pure ora, ti prego. Sono più tranquillo, se rimani qui. Fallo per me, non mi fare partire preoccupato. E poi lo sai che così non sembrerà una separazione. >>. Mi arrendo, consapevole che non posso competere con la sua testardaggine. 

<< Quindi.. Da quando esci da questa casa sei libero.. >>. 

<< Vale lo stesso per te. >>. 

 

<< Non andare, resta ancora un po' qui con me, prendi un altro aereo. >>. Lo stringo forte a me. Non andare, lo supplico. 

<< Lo sai che non posso. Potevi restare tu. E' meglio che vada. >>. 

Quello che ricevo è un leggero bacio sulla bocca, quasi una carezza. Niente di più, neanche una parola. Fugge via, dalle mie labbra e dal mio cuore.

Piango, come sempre per ora. 

 

 

" Sono arrivato. Come stai? "

" Male, tu? "

 

" Mi manchi. "

" Sto male Fefè, basta."

 

" Mi manchi anche tu. "

 

" Stai con un' altra? "

" Cazzo dovresti almeno rispondermi. "

" Ho capito, è finito tutto. "

 

 

 

Due anni dopo…

 

Non sono più tornata da quel giorno e oggi finalmente ritornerò. Non vedo i miei genitori da molto tempo e lui soprattutto. All'inizio ci chiamavamo, ma poi mi sono resa conto di quanto soffrisse. Quindi poi con il passare dei mesi ci siamo scambiati solo pochi messaggi nel tempo. Lui forse ha reagito meglio di me. Ho finito l'università. Ma torno solo per un motivo, la sua laurea. Io ci voglio essere. Mi manca e nonostante altri amori e difficoltà che ci sono state voglio rivederlo. Voglio vedere se è felice senza di me. Io ho provato a dimenticarlo. Con il classico " chiodo scaccia chiodo ". Ma più cercavo di andare avanti, più tornavo indietro.

Così eccomi di ritorno. 

I miei sono invecchiati, ma felici. La mia città è sempre la stessa. Non cambia mai. E lui? Lui come sarà? Dalle foto che vedo su Facebook è cambiato, è più uomo. Ma è sempre il mio Lele. Chissà se mi troverà cambiata. Chissà se mi vorrà lì con se.

 

Mi siedo in disparte, il cuore mi batte forte, sento la sua voce da vicino finalmente. Sento il suo odore anche a distanza, dannazione quanto mi era mancato. 

 

Mi ha visto, non accenna a muoversi. Sembra bloccato. Ti prego Lele vieni da me. Saluta tutti e mi lascia per ultima, io tocco meccanicamente la sua collanina.

Mi abbraccia. Io rimango immobile, ferma. 

<< Sei.. >>. Sta balbettando, trema.

<< Si. >>. Lo abbraccio con tutta la forza che ho, cerco di non piangere. Mi era mancato. E' come se tornassi a respirare. 

 

 

Sarà un nuovo inizio o solo un semplice ritrovamento? Da lontano due ragazzi parlano delle lode vite, si abbracciano felici. Chissà il futuro cosa avrà in serbo per loro. 

Non vi dirò il finale, perché la loro storia è ancora tutta da vivere. 

L'amore non ha un lieto fine, ha solo due persone che si amano.

 

 

Note autrice:

Questo è l'ultimo capitolo. Non ci posso credere. Siamo arrivati alla fine. Mi mancheranno Fede e Lele. Ormai mi ero affezionata. Spero che l'ultimo capitolo vi sia piaciuto, perché ci ho messo davvero l'anima per scriverlo. Beh che dire, grazie. Grazie a tutti coloro che l'hanno semplicemente letta. Grazie a chi l'ha messa tra i preferiti e seguita costantemente. Grazie a chi l'ha commentata e soprattutto un grazie gigantissimo va a colei che mi ha supportato sempre: HEIKE! Grazie davvero! Vi mando tanti abbracci <3 <3

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