Alla luce del sole

di phoenix_esmeralda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vacanze del sole ***
Capitolo 2: *** Venditore di canzoni ***
Capitolo 3: *** Tradimento ***
Capitolo 4: *** Canzone blu ***
Capitolo 5: *** Alba ***
Capitolo 6: *** Speranza ***



Capitolo 1
*** Vacanze del sole ***


Ho scritto questa storia un anno e mezzo fa per un contest, e mi è stata completamente smontata... La cosa mi aveva talmente depressa, che avevo archiviato questo racconto
e cancellato il suo ricordo.
Poi oggi, chissà come, la sua esistenza mi è tornata alla mente e visto che le critiche di allora sono state un po' smorzate dal tempo trascorso, ho deciso di dare una possibilità
a questa storia e ai suoi personaggi.
Sono pochi capitoli e possono risultare approssimativi, perché le regole del contest prevedevano tantissima carne al fuoco e un numero abbastanza limitato di parole.
Questo è quello che è saltato fuori. Abbiate pazienza: è quello che è.

phoenix_esmeralda

PS: dimenticavo. Il genere in realtà è sul distopico, ma non l'ho trovato da nessuna parte, come avvertimento! :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

ALLA LUCE DEL SOLE

1

 

Il bigliettino atterra sul suo banco senza preavviso, producendo un ticchettio delicato; Alyssa getta un’occhiata cauta alla professoressa di letteratura, prima di afferrarlo e srotolarlo rapidamente.

Sondaggio” trova scritto in una calligrafia distintamente femminile: “Quanto ce l’ha lungo Vitor? a) 15cm;  b) 10cm;  c) 5cm”

Alyssa alza lo sguardo perplessa e individua Vitor seduto due file più avanti a lei, sperando di ricavare qualche indizio dalla sua figura. Macché: i pantaloni non rivelano assolutamente nulla!

Lascia penzolare la penna sopra al foglio, meditando sulla sua inadeguatezza in una materia che sembra avvincere la maggior parte delle sue compagne. Chissà se loro riescono davvero a immaginare cos’abbia Vitor sotto i pantaloni!

Alla fine si risolve a segnare con una crocetta la risposta b: nell’indecisione la casella di mezzo è sempre la scelta più sensata.

Quando lascia cadere il bigliettino sul banco alla sua destra, avverte la risatina di risposta di Etel; evidentemente trova quel sondaggio divertente.

A sedici anni suonati, Alyssa si ritrova a convivere ogni giorno in una classe esattamente divisa a metà fra le compagne che hanno già fatto sesso e descrivono l’esperienza nei dettagli a chiunque le voglia ascoltare, e quelle che invece devono ancora farlo e trascorrono il tempo chiedendosi a vicenda come sarà. In mezzo a quei discorsi, lei non è che un pesce fuor d’acqua.

Non che i ragazzi non le interessino, si è già presa qualche cotta nel passato, ma la sua idea di romanticismo si ferma alla condivisione intima di chiacchiere e segreti, a parole dolci e telefonate, ad abbracci e baci. Non riesce a pensare a una vicinanza ancora più prossima.

Se avere sedici anni significa desiderare di trovarsi nude accanto a ragazzi a loro volta senza abiti... beh, Alyssa quei sedici anni non se li sente proprio. A volte sospetta di avere l’animo di una dodicenne.

A questo pensa, mentre saluta le compagne con parole vaghe sviando inviti per uscite notturne durante le Vacanze del Sole. Sa che la porterebbero in locali rumorosi al solo scopo di cercare ragazzi carini e lei non riesce proprio ad abituarsi all’abbigliamento cui la vogliono convertire: ai tacchi alti, al trucco vistoso, a quella sensazione bizzarra di essere merce sul bancone.

No davvero, quei sedici anni luminosi e smodati di cui tutti parlano proprio non se li sente!

Con un balzo scende dal pullman che la porta fino ai piedi della collina su cui si abbarbica la sua casa.

La mattina sta lasciando il posto al primo pomeriggio, un pomeriggio immerso in un crepuscolo sempre più deciso che inaugura l’inizio delle due settimane di Vacanze del Sole, durante le quali non ci sarà scuola e la città sarà satura di manifestazioni, eventi, musica e bancarelle.

Fra pochi giorni, il sole taglierà definitivamente la linea dell’orizzonte sorgendo nel cielo per quell’unica settimana all’anno in cui è possibile vederne la luce. Ogni volta, dopo undici mesi e mezzo di oscurità, la comparsa di quell’astro incandescente segna l’inizio di un nuovo anno e la promessa silenziosa che, sotto tanto splendore, la vita non potrà che migliorare.

Poi lentamente la sua corsa torna ad accorciarsi, la luce si ritrasforma in un vespro sempre più breve e smorzato, finché la consueta oscurità torna ad accompagnare la vita quotidiana.

Alyssa sale di corsa il sentiero che la porta a casa, saluto Biro, il cane che le corre incontro, e poi Bela, la sua capretta chiusa nel recinto con i conigli; dribbla le galline e spalanca la porta di casa, accolta dal saluto lamentoso della gatta Estela.

Ha mangiato un panino in pullman per non perdere nemmeno un istante: vuole approfittare della penombra offerta dal crepuscolo per passare in rassegna i boschi. I cacciatori non fanno che riempire la foresta dietro casa, appartenente alla sua famiglia, di tagliole e trappole. I suoi genitori provvedono personalmente a perlustrare il territorio, ma durante le Vacanze del Sole dovrà essere lei a occuparsene.

 Prende lo zainetto già carico e sale sulla motoretta di suo padre che ingrana le marce rumorosamente, trascinando dietro di sé l’ingombrante rimorchio. Biro la segue correndo: spesso le è indispensabile per rintracciare gli animali feriti e indicarle la via da seguire. I pochi lampioni attorno al sentiero brillano di luce tenue, segno che il crepuscolo durerà per un lasso di tempo ancora ragionevole. Ha almeno un paio d’ore davanti a sé.

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Capitolo 2
*** Venditore di canzoni ***


2

 

Un rumore secco, acuto.

Insistente.

All’inizio si confonde con il rosso dei suoi pensieri, accompagna il martellare senza requie del suo dolore; poi, all’improvviso, si stacca dallo sfondo e prende la consistenza dell’abbaiare di un cane che si fa sempre più vicino.

Ai suoi uggiolii si uniscono il rombo di un motore e il frusciare delle foglie; quando il frastuono si spegne e viene sostituito dal calpestar di passi, Andrius si concede il primo pensiero positivo da ore.

- Biro, che cosa...?

Poi ode un ansito soffocato e uno scalpiccio rapido che si esaurisce proprio lì, a due centimetri dal suo capo. È in quell’attimo che sceglie di concentrare tutte le sue ultime forze e sibila, contrastato dalla gola secca: “Non sopporto più... il dolore.”

Lei però – è una lei, l’ha sentito dalla voce – sta già armeggiando con la tagliola serrata attorno alla sua caviglia. Non ha molte speranze che possa fare davvero qualcosa e rimane sorpreso quando i denti aguzzi che l’hanno tenuto imprigionato per ore si staccano dalla sua carne con un sibilo metallico.

- Potrei chiamare l’ambulanza – dice la voce, con sorprendente calma – Ma ho lasciato il cellulare a casa e dovrei lasciarti qui per telefonare... Prima che i soccorsi arrivino, sarà già sceso il buio. Se ti fidi, potrei invece medicarti io... è una cosa che faccio sempre con gli animali, ho l’occorrente con me.

Il dolore lo porta ad annuire: qualunque soluzione è buona se veloce. Lei gli fa prendere per bocca degli antidolorifici, disinfetta la ferita e, con calma assoluta, la ricuce come se non avesse mai fatto altro in vita sua.

Prima ancora che se ne renda conto, lo sta aiutando ad alzarsi in piedi offrendosi come sostegno.

- Se riesci a camminare per una ventina di metri, potrò caricarti sul rimorchio e portarti a casa mia. Da lì chiameremo un’ambulanza, devi solo pazientare per un breve tragitto.

Pazientare non è semplice quando ogni passo è un pugnale che gli trapassa la caviglia, ma la ragazza sta facendo del suo meglio per facilitargli il cammino e lui non osa lamentarsi. Cammina appoggiandosi alle sue spalle senza rallentare, un passo dietro l’altro, e prima che abbia il tempo di accorgersene sta già caracollando sul rimorchio, mentre la ragazza si mette alla guida di uno strano motorino.

Guida cercando di evitare le buche: è brava, deve riconoscerlo. Un tipino insolito in quella salopette di jeans fuori moda e i capelli biondo ramato legati in un’unica treccia che le sobbalza sulle spalle, mentre il motorino zigzaga per la strada dissestata.

Andrius la osserva finché la vista non gli si fa sfocata e la debolezza prevale facendogli perdere conoscenza.

 

***

 

 

- Sicuro di non volere che chiami l’ambulanza?

Lui scuote la testa e manda giù l’ennesimo antidolorifico.

Ora che gli analgesici gli hanno ripulito la mente dal dolore, può analizzare la situazione razionalmente. La tagliola era costruita per animali piccoli e, anche se la ferita è dolorosa, non è così grave come aveva temuto. La ragazza – Alyssa, ha detto di chiamarsi - è carina e, nonostante sembri molto giovane, è evidente che sia abituata a cavarsela nella vita: i suoi genitori sono assenti e si occupa da sola della casa, degli animali e della salvaguardia dei boschi di famiglia.

- Devo cercare un albergo per la notte – le dice, senza smettere di guardarsi intorno. La casa è composta da poche stanze tutt’altro che spaziose, ma c’è un camino in cui brucia un fuoco caldo e il gatto arrotolato sul divano gli fa venire voglia di stendersi e dormire.

- Albergo? Non sei di queste parti?

Andrius scuote la testa lentamente e indica la sua sacca.

- Sono un venditore ambulante, non ho un’abitazione fissa, mi limito a girare in lungo e in largo dormendo dove capita.

- Anche i miei genitori sono venditori ambulanti! – La cosa sembra rallegrarla – Nei giorni bui si limitano a esporre la loro merce in città, ma durante le Vacanze del Sole si recano nella capitale al Grande Mercato. Per questo sono sola.

Andrius capisce che l’idea le ha bussato alla mente e osserva il succedersi dei pensieri sul suo volto, mentre la valuta. Alla fine sembra prendere la decisione giusta.

- Vuoi fermarti da me questa notte? Hai perso molto sangue e sei troppo debole per spostarti ancora, hai bisogno di riposare prima di tornare a lavorare. Immagino che quando sorgerà il sole vorrai preparare il tuo banco. – Gli occhi di lei scivolano quasi automaticamente sulla sacca di Andrius,  lui sa che è troppo piccola perché non si ponga domande.

- Se non ti sono di disturbo, accetto l’ospitalità. Hai ragione, dovrò essere in forze quando sorgerà il sole.

A questa affermazione il viso di entrambi si volge verso la finestra, là dove è ben visibile, attraverso il vetro, l’enorme Campanile della Clessidra. La sabbia scende centellinata, ma è evidente che non manca molto allo scadere dell’ultimo granello. Quando l’ultima briciola toccherà il fondo, proprio al sorgere del sole, la clessidra si capovolgerà su sé stessa e ricomincerà il cammino inverso che giungerà a compimento nell’arco di una sola settimana.

- Ma se mi fermo da te, dovrò in qualche modo ripagare la tua gentilezza – aggiunge Andrius all’improvviso. Libera il sorriso più affascinante che riesce a produrre, mentre dice - Fare sesso con me è un’esperienza da urlo, vuoi accettarmi come pagamento?

Si aspettava che arrossisse, invece gli rivolge uno sguardo perplesso.

- Vorresti venire a letto con me per ringraziarmi dell’ospitalità? Ho qualche amica che sarebbe felice di accettare la tua proposta.

- Non l’ho fatta alle tue amiche  – replica lui, leggermente pungente.

La ragazza fa spallucce –  Il sesso non mi interessa. Non ancora, voglio dire.

- Quanti anni hai?

- Sedici, ma questo non significa nulla – gli rivolge uno sguardo strano, come se lo sfidasse a proseguire il discorso.

Lui nasconde il sorriso compiaciuto che la risposta gli ha suscitato.

- Allora ti darò qualcos’altro, per ripagarti. – Afferra la sacca e inizia a sciogliere i nodi.

- Che cosa vendi? – domanda lei curiosa.

- Canzoni.

Sente su di sé il suo sguardo stupefatto, mentre estrae dalla borsa una serie di boccette colme di liquido denso dai svariati colori. Le appoggia su una credenza una in fila all’altra, ordinatamente: la boccetta colma di liquido giallo, poi quella arancione e quella rossa, quella viola, la blu, la grigia, la verde scuro e la verde pisello, l’azzurra e la rosa, la fucsia e la marrone, la nera e la bianca. Fanno la loro bella figura in quell’ordine rigido e spartano, come soldatini in attesa di ordini.

- Non credevo che esistessero davvero – mormora Alyssa, visibilmente sbalordita – Mio padre mi raccontava dei venditori di canzoni, ma credevo fossero solo una favola!

Andrius sorride di fronte alla sua meraviglia, i colori ardenti delle canzoni sembrano attrarla come quelli dei fiori fanno con gli insetti.

- Quindi è questo che fai per vivere?

Lui sorride di quel sorriso da venditore che ha aggiunto alla gamma delle sue espressioni molti anni prima. Quando si scherma di quel sorriso, non deve preoccuparsi di ciò che farà o dirà, perché sarà la maschera stessa di cui si fregia a condurre il gioco. Il vero Andrius, quello che non sorride, può raggomitolarsi in un angolo del suo cuore ed addormentarsi.

- Sono rimasto affascinato dalle canzoni anni fa e ho scelto di farne il mestiere della mia vita – sfiora con una mano le boccette colorate – Hanno un potere incredibile, se sai come utilizzarle. Le canzoni entrano nella tua anima e ascoltano i tuoi segreti, conoscono ogni piega dei tuoi sentimenti e sanno curarti, consolarti, consigliarti. Ognuna di loro è stata creata per uno scopo diverso, devi solo scegliere quella che vuoi.

Alyssa è incantata dalle sue parole, assoggettata dall’irresistibile seduzione che esercitano le canzoni .

- Devono costare una cifra esorbitante – protesta – Vuoi veramente regalarmene una?

Andrius incrocia le braccia sul petto e si dipinge sul volto un’espressione impertinente – Non mi restano altri mezzi per ringraziare la sedicenne a cui non interessa il sesso!

Alyssa non arrossisce neppure questa volta, si limita ad avvicinarsi alle boccette e a passarne in rassegna le etichette.

- Forse la viola potrebbe fare al caso tuo – suggerisce lui, cedendo all’impulso di provocarla.

La guarda afferrare la boccetta e scrutarne le indicazioni.

“Provoca una passione travolgente”  legge ad alta voce, senza particolari inflessioni della voce – Potrebbe essere la volta buona per comprendere come si possa desiderare di toccare un uomo nudo.

Quando si accorge che il suo tono serio non è artefatto, Andrius non può fare a meno di ridere. La maschera si ritrae un istante, lasciando il posto a un divertimento genuino.

“Placa la rabbia e stimola il perdono” prosegue Alyssa, riponendo la boccetta verde scuro e prendendo quella arancione: “Provoca un forte senso di nostalgia”. “Aiuta a piangere chi non sa farlo” legge sulla blu, “Stimola coraggio e combattività” sulla nera; e ancora “Sviluppa l’amore materno” sulla rosa e “Rinforza lo spirito di fronte alle avversità” sulla bianca.

- È difficile scegliere! – Sospira – Posso pensarci sopra stanotte e decidere domattina?

Domattina.

Andrius si morde il labbro per non tradirsi, poi estrae da una tasca una sottile fiala ricolma di liquido color panna e la stappa.

Una musica dolcissima permea la stanza all’improvviso, accompagnata da parole in una lingua incomprensibile.

- Un piccolo omaggio che faccio sempre ai miei clienti – le spiega – Ti aiuterà stanotte a prendere la decisione giusta.

Non stacca lo sguardo da Alyssa, mentre estrae dei moduli dalla sacca.

- Ecco, firma qui. È necessario per poter acquistare una canzone.

Gli occhi di Alyssa sono appannati, distanti. La canzone color panna sta facendo effetto.

Le porge la biro e lei l’afferra senza neppure rendersi conto di ciò che sta facendo; un istante dopo ha firmato.

Andrius infila il tappo alla fiala e immediatamente la musica tace.

- Era bellissima – sospira Alyssa – Mi ha trascinata in un altro mondo.

- Sì, le canzoni fanno questo effetto – risponde lui, mentre estrae il cellulare di tasca. Scrive velocemente un sms e lo invia – Allora. Presupponendo che non dividerai il letto con me... dove dormo?

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Capitolo 3
*** Tradimento ***


3

 

Alyssa si mette a sedere sul letto e stancamente appoggia i piedi a terra. Per un momento il senso dell’orientamento la tradisce, impedendole di riconoscere la stanza in cui si trova, poi rammenta di aver lasciato il suo letto al giovane venditore e di essere andata a dormire nella camera dei suoi genitori.

La sveglia indica le tre del mattino, orario impietoso per alzarsi, ma il bisogno urgente del bagno la costringe ad abbandonare le coperte. Si muove silenziosamente facendo ogni cosa con la massima cautela, ma mentre sta rientrando a letto viene colta dalla strana sensazione che non tutto sia come deve essere.

Si affaccia prudentemente alla porta della cucina e lì vede Andrius seduto sulla panca di legno per il lungo, i piedi sul sedile e le braccia avvolte attorno alle ginocchia, intento a guardare il cielo scuro oltre la finestra.

Il suo volto è illuminato dal bagliore aranciato dei numerosi lampioncini che il padre di Alyssa ha appeso agli alberi del cortile e le permettono di scorgere la sua espressione malinconica.

C’è poco, in quel volto, del ragazzo che ha conosciuto la sera prima: in quello sguardo si leggono ritrosia e introversione, tristezza e inquietudine.

Quando lui si volta e la scorge, lei si avvicina lentamente.

- Sono stanca di così tanta oscurità – gli mormora - Quando il sole sorge, il mondo si trasforma in qualcosa di diverso... di positivo. Ma dura sempre troppo poco, non fai in tempo a rallegrarti della luce e dei colori, che di nuovo la terra sprofonda nelle tenebre.

- Dici? – La voce di lui è un sussurro, ma tinto di amarezza – Io invece detesto l’alba. Vorrei che il sole smettesse di sorgere.

Alyssa, in quelle parole, legge molto più di ciò che vogliono dire.

È vero, rispetto alle sue compagne è ancora acerba e nell’animo si sente infantile se confrontata a loro. Ma ha imparato a comprendere il dolore intorno a lei più di qualunque sua amica, perché i suoi genitori le hanno insegnato la sensibilità e l’empatia, l’attenzione ai dettagli e il rispetto per la sofferenza altrui.

Così è Alyssa nei confronti del mondo: ha meno di sedici anni quando si parla di futilità e ne ha molti di più quando si parla di umanità.

Vorrebbe dare sollievo a quel ragazzo, ma lo conosce troppo poco per poter fare qualunque cosa. Così si appiglia al banale.

- La caviglia ti fa male? Vuoi degli altri antidolorifici?

Lui esita un istante, sembra sul punto di accettare. Invece scuote la testa.

- Va bene così. Tu invece dovresti dormire. L’alba è sempre troppo vicina.

L’alba.

Ma non ci sarà nessuna alba in questo giorno, la sabbia nella clessidra scenderà ancora per molte ore prima di esaurirsi.

Alyssa rinuncia a capire e torna a letto, ma fa fatica a riaddormentarsi. Le parole di Andrius la interrogano, il suo sguardo la ossessiona.

 Alla fine comprende qual è la canzone che sceglierà e solamente allora riesce a ricadere nel sonno.

 

 

La sveglia suona alle sette e la scaglia giù dal letto come una molla. Nonostante l’oscurità sia completa, impiega pochissimo a vestirsi: potrebbe fare qualunque cosa al buio, in quella casa.

Passando in cucina si accorge delle boccette colorate ancora in riga sul tavolo. Afferra d’istinto la canzone prescelta e la infila in una tasca dei pantaloni, poi esce per portare il cibo alle galline e una carota a Bela. Il cortile è illuminato dai lampioncini che suo padre ha appeso in un reticolo multicolore lungo tutta l’area; le galline, sotto quella luce, paiono chiazzate dai colori più bizzarri.

Ha appena terminato di sfamare le bestie, quando si accorge di Andrius in piedi poco distante da lei, faticosamente in equilibrio sul piede sano.

Credeva fosse ancora a letto, ma le ombre scure sotto i suoi occhi le dicono che non ha affatto dormito.

Non fa in tempo ad aprire la bocca per interrogarlo, che due uomini sbucano dalle sue spalle e la afferrano per le braccia.

- Ma...che...?

- È lei? – Domanda uno dei due rivolto ad Andrius.

Lui annuisce – Ha la casa libera, potete aspettare qui il sorgere del sole.

Alyssa sente le dita degli uomini affondarle nella pelle, uno dei due all’improvviso le lega le mani dietro alla schiena e la spintona in avanti.

- Cosa fate? Che succede?

L’uomo alla sua destra sghignazza.

- Tutte uguali, Andrius! Le incanti con le tue canzoni e quando si accorgono della verità non riescono a capire cosa stia succedendo! Non riesci proprio a fare le cose in modo più trasparente, eh?

Lui sorride, i suoi occhi sono freddi come l’acqua che scorre dai nevai.

- E a voi cosa importa? Basta avere carne fresca no?

Loro scoppiano a ridere, mentre la trascinano in casa.

- Sei stata fregata, bellezza – dice uno, dandole una pacca sul sedere – Hai ceduto la tua libertà a questo individuo e lui ora ti venderà per un pugno di denaro!

- Ceduto la mia libertà? Io... non ho fatto niente del genere!

- Oh sì, invece! Contratto di schiavitù! – L’uomo alza il foglio che Andrius gli sta porgendo e lei riconosce la sua calligrafia. Per un attimo rimane disorientata, poi ricorda... Ricorda il momento in cui era incantata dalla canzone color panna, tanto da non badare a cosa stava firmando.

Fissa Andrius sbalordita, mentre le emozioni più disparate si accavallano senza senso nel suo petto.

- Mi hai... mi hai ingannata! Mi hai mentito!

Andrius sorride indifferente – Non la metterei su questo piano, diciamo che ti ho dato una versione un po’ edulcorata della realtà. In fondo sono realmente un venditore di canzoni e senza quella firma sul contratto non ti avrei ceduto nulla. Ora hai la tua canzone e tutto ciò che ne consegue.

Quella risposta la ammutolisce, forse più per la disinvolta freddezza con cui Andrius accoglie le sue rimostranze che per quanto realmente sta accadendo.

Stordita, lascia che i due uomini la trascinino verso casa, accompagnata verso un futuro che non le appartiene più.

 

Le ammanettano una caviglia alla testiera del letto e la lasciano lì, in balia del vuoto.

È talmente frastornata dalla piega presa dagli eventi, che non riesce a formulare pensieri di qualche utilità; desidera solo sapere cosa è accaduto: chi sono quegli uomini, cosa le ha fatto Andrius, cosa significa il contratto che ha firmato. Ma le ore del giorno si trascinano in una lenta agonia; verso le dieci del mattino il cielo si colora di un crepuscolo violetto che perdura fino alle quattro del pomeriggio, poi l’oscurità avvolge la stanza e Alyssa non può fare a meno di sporgersi ed accendere l’abat-jour sul comodino.

È ormai sera inoltrata, quando Andrius fa capolino nella stanza. Porta in mano un piatto con del cibo e un bicchiere d’acqua, li appoggia sul comodino e fa per andarsene.

- Aspetta! – Lo richiama lei, con una voce più gracile di quanto avrebbe desiderato – Ho bisogno di capire cosa sta succedendo!

Lui si ferma e le lancia uno sguardo astioso – Non sta a me darti spiegazioni.

- E allora a chi starebbe? Nessuno è entrato in questa stanza oggi, non ho la minima idea di cosa stia accadendo!

Lui scrolla le spalle, indifferente – Firmando un contratto di schiavitù, hai accettato di donarmi la tua esistenza. E ora io ti venderò al signore del mio paese.

- Mi... venderai?

- Sei abituata alla tua città ricca e libera, ma le cose sono ben diverse nel luogo da cui provengo io. Il nostro signore dispone delle vite di tutti i suoi abitanti, ha molte mogli e molte concubine. Ed è usanza che ogni anno, al sorgere del sole, lui si procuri una concubina straniera. Così incarica me di provvedergliela; io faccio in modo di assicurarmi una schiava e gliela cedo in cambio di una ricompensa molto alta. E se un paese straniero dovesse accusare il mio signore di rapimento, il contratto di schiavitù e quello di vendita dimostrerebbero la legalità del suo acquisto.

Le parole di Andrius suonano a vuoto nella testa di Alyssa. Non riesce a credere a quanto le sue orecchie stanno ascoltando. Contratto di schiavitù, vendita... concubine.

- Concubine... Significa che io...?

Con orrore, Alyssa vede comparire sul volto del ragazzo un sorriso divertito – Una destinazione bizzarra per la ragazza a cui non interessa il sesso, vero?

- Andrius, non farlo, io non posso vivere così! E i miei genitori poi...

- Non farlo tu! – La zittisce lui bruscamente – Non cercare di impietosirmi, è tempo sprecato per te e motivo di noia per me. Lo ripeto tutti gli anni, cara Alyssa! Ogni anno inganno una giovane ragazza e la vendo al mio signore e ogni volta vengo subissato di lamenti, suppliche e promesse, ma non serve a niente. Non serve assolutamente a niente! Io le vendo ugualmente, le ho sempre vendute tutte! E tu non sei diversa dalle altre, non c’è nulla che tu possa fare per commuovermi, perché non nutro il benché minimo interesse verso ciò che ti accadrà. Ringrazio solamente il fato di averti messa sul mio cammino, perché se non ti avessi incontrata in quella foresta, probabilmente non sarei mai riuscito a procurarmi in tempo un’altra ragazza. Quindi vedi bene che il mio unico interesse è quello di venderti al più presto e prendermi quanto mi spetta. Al sorgere del sole arriverà il messo del mio signore a firmare la vendita e io non sentirò più parlare di te.

Detto questo, le gira definitivamente le spalle e la lascia lì, sola, in compagnia di un vassoio di cibo che nessuno toccherà.

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Capitolo 4
*** Canzone blu ***


4

 

Esce a camminare nella notte, troppo nervoso per coricarsi sul divano e dormire.

Questo, ogni anno, è il momento più difficile: quello in cui non resta altro da fare se non aspettare che vengano a prendersi la ragazza. Per questo preferisce starle alla larga e non vederla più, non sarebbe neppure entrato in quella stanza, quella sera, se non si fosse accorto che nessuno si era premurato di portare ad Alyssa un po’ di cibo e acqua.

Ripensa alla sua espressione spaventata, al terrore sul suo viso quando ha scoperto il suo destino, all’incredulità di fronte alla libertà perduta.

Su una cosa non le ha mentito: lei non è diversa dalle altre, il dolore e la paura sono sempre quelli.

Sempre.

In chiunque.

Ora sono altre le espressioni sofferenti che Andrius vede davanti ai suoi occhi. Li chiude sperando di frantumarne l’immagine. Non può permettersi distrazioni, deve restare concentrato finché, anche per quest’anno, tutto non sarà finito.

Gironzola per l’intera notte e dorme per buona parte della mattinata, durante il pomeriggio si occupa degli animali di Alyssa, li nutre, li pulisce... tutto pur di restare occupato.

È solo a notte inoltrata che rientra in casa e trova il cane della ragazza fermo immobile di fronte alla sua stanza. Uggiola nella sua direzione, implorandolo di aprire la porta.

Andrius dischiude una fessura, giusto quel tanto da far passare l’animale, ma questo basta a fargli notare il vassoio sul comodino della ragazza: i piatti sono gli stessi della sera prima, da allora nessuno è venuto a portarle da mangiare e da bere.

- Maledizione – impreca sottovoce. Gli uomini di Arinkya sono delle vere bestie, non si interessano dei bisogni di nessuno al di là dei propri.

A passo deciso si dirige in cucina e raduna su un piatto quello che riesce a trovare, aggiungendo una caraffa d’acqua. È l’ultima notte di Alyssa nella sua casa ed è giusto che le si rivolga un minimo di attenzione: fra poche ore il sole varcherà la soglia dell’orizzonte regalando luce e festa a tutti i popoli del mondo e un dolore senza rimedio a quella povera ragazza.

Andrius getta un’occhiata fuori dalla finestra, verso il Campanile illuminato di giallo brillante: i granuli rimasti sono agli sgoccioli, se provasse solo ad accendere la televisione troverebbe su ogni canale un veglione in attesa dell’alba.

Ma per lui il sorgere del sole non è più segno di gioia da dieci anni.

Spalanca con un calcio la porta di Alyssa ed entra con un vassoio. Lei sussulta sentendolo entrare, la stanza è illuminata solo dal flebile chiarore dell’abat-jour e la ragazza si stringe le ginocchia fra le braccia, spaventata.

- Ti ho portato qualcosa – le dice freddamente, appoggiando il vassoio sul letto – Non voglio che domattina il mio signore ti trovi poco attraente.

- Grazie – mormora lei -  Ma volevo dirti, i miei animali...

- Sono a posto, ci ho pensato io. I tuoi genitori li ritroveranno ancora integri.

La ragazza annuisce sollevata, sembra che quei due giorni di solitudine l’abbiano portata a una sorta di rassegnazione. Afferra il vassoio e inizia a mangiare lentamente; il cane è accucciato ai suoi piedi, felice di averla ritrovata. Non sa che sarà per un periodo molto breve.

Andrius abbassa lo sguardo e trattiene un’imprecazione: non ha alcun senso iniziare a provare compassione per un cane!

Ma quando fa per voltarsi e andarsene, la voce di Alyssa lo trattiene.

- Tu non sei così indifferente, vero? Non riesci a fare ciò che fai a cuor leggero.

Lui sogghigna, fingendo divertimento – Che cosa vuoi saperne?

- Eri triste l’altra notte, quando ti ho trovato sveglio in cucina. Hai detto che detesti il sole... che non vorresti mai vederlo sorgere e il motivo è questo: ciò che fai ogni anno in questo periodo.

Lui sorride sarcastico, dandole le spalle.

- Credi quello che preferisci, Alyssa.

- Ho ancora la canzone che mi hai dato.

Lui si gira stupito – Non te l’ho data, eri indecisa.

- L’ho presa al mattino, quando mi sono alzata. Le avevi lasciate tutte sul tavolo.

Andrius fa spallucce – Spero che tu abbia scelto quella che provoca una passione travolgente. Ne avrai bisogno – aggiunge con una punta di cattiveria.

- No, non ho preso quella.

Vede la giovane accompagnare quell’affermazione con un fluido gesto del braccio. Una boccetta spunta dalle sue tasche e lui non fa in tempo a notarne il colore che già Alyssa l’ha stappata.

Una musica struggente avvolge immediatamente la stanza e lo colpisce come un pugno al petto. Andrius rimane senza respiro mentre le note gli stringono le viscere in una morsa dolorosa; sa che non si tratta altro che di una sensazione, non ci sono vere dita a stritolargli il cuore e l’anima, ma la sofferenza è ugualmente reale, viva. La musica che gli penetra nelle orecchie evoca immagini nella sua testa: un bambino in lacrime, una donna debole, un uomo ammalato. E poi ragazze: una,due, cinque... dieci. Gli occhi spalancati di terrore, i lamenti, l’angoscia, il loro odio. E la sensazione di essere in trappola, sempre, costantemente, senza scampo.

Dolore ovunque si volti.

Quando si accorge della lacrime che gli inondano il viso, capisce finalmente cos’ha fatto Alyssa.

La canzone blu.

- Perché? – Grida, coprendosi il volto con le mani e sperando che quel gesto faccia sparire la sofferenza.

La voce di Alyssa, rotta a sua volta dai singhiozzi, lo raggiunge in un sussurro.

- La notte in cui ti ho trovato sveglio, ho capito che portavi dentro un dolore che non riuscivi a sfogare. Ho scelto quella canzone per te, per farti un regalo, pensavo ti avrebbe aiutato. Ma ora spero solo che questa musica abbia toccato in te qualche corda sensibile, perché tu possa capire anche il mio dolore.

- Capire il tuo dolore? – Sussurra lui, mentre disperazione e rabbia si mescolano nel suo cuore – E a che scopo? Per quale fine? Tanto non serve a niente! – La sua voce si rompe in un singhiozzo straziante e nuove lacrime gli riempiono il viso – Serve solo a farmi stare male, a fare della mia vita una sola, incessante crocefissione. Perché tanto non posso liberarti! Non posso fare niente!

- Andrius...

- Quando mio padre è rimasto invalido, ci siamo coperti di debiti e la mia intera famiglia è stata venduta schiava al signore della mia terra. Volevano uccidere mio padre, ormai incapace di lavorare, così mi sono offerto di fare qualunque cosa volessero pur di salvargli la vita. Avevo già quindici anni... e mi è stato proposto questo patto: trovare ogni anno una ragazza straniera per l’harem del mio signore escogitando una strategia che rendesse legale la vendita. Io l’ho escogitata e ho sempre portato a termine il mio compito... In cambio loro lasciano vivere mio padre e mi danno soldi sufficienti a sfamare la mia famiglia per un anno intero. Un anno meno due settimane, perché gli ultimi giorni prima del sorgere del sole i miei familiari inizino a soffrire la fame e io mi senta più motivato a compiere la mia mansione. – I suoi occhi ora sono pozze di afflizione – Per questo devo farlo, Alyssa. Per questo non posso avere pietà... e non ne ho mai avuta. Posso solo sbarrare la mia anima perché si ferisca il meno possibile. E c’ero riuscito, c’ero sempre riuscito finché non hai aperto quella canzone! Ma questo non cambia nulla, se non che soffrirò di più. Non posso liberarti!

Gli occhi verde chiaro di Alyssa sono enormi e colmi di compassione. Se quella canzone per lei rappresentava ancora una speranza, ora questa si è eclissata. Si stringe le ginocchia fra le braccia e appoggia il viso alle gambe.

- Ho capito. Scusami.

Andrius non sa che dire, asciuga le ultime lacrime con il dorso della mano e resta in silenzio.

- Ti prego – bisbiglia Alyssa, in un’ultima invocazione – Fammi almeno un favore... almeno questo. Fai l’amore con me. Fai che la mia prima volta non sia puramente violenza... Preparami a quello che succederà.

La richiesta lo congela, la sua risposta rimane in bilico tra la fuga e l’indulgenza.

Alla fine china il capo in un cenno di assenso appena percettibile.

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Capitolo 5
*** Alba ***


5

 

Quando Andrius le sfiora il viso, Alyssa sente la disperazione espandersi per intero nel suo corpo. Aveva confidato troppo nella sua ultima cartuccia, si era appigliata al malessere intravisto nel giovane, come a uno spuntone di roccia su un precipizio.

Ma il cuore di Andrius non è un’arma da usare a proprio vantaggio. Il ragazzo si trova in trappola quanto lei, schiavo di un signore senza morale.

Quando sente le mani di lui scivolarle sotto la maglia, sulla pelle, tutto il suo corpo si irrigidisce. Aspetta, nell’attesa di abituarsi, ma non succede. E quando si rende conto che questo è solo l’inizio, un accenno millesimale di quello che verrà, il suo coraggio viene meno. Getta le braccia attorno al collo di Andrius e scoppia in un pianto angoscioso – È inutile – singhiozza – Non sono pronta. Non la sarò mai!

Sa che non serve a niente, che non cambierà nulla, ma  non riesce più a fermarsi.

Lui si blocca immediatamente e dopo un’attesa di lunghi secondi, la stacca con delicatezza e si avvicina alla finestra. Il viola del crepuscolo sta scolorendo in un rosa più caldo, la sabbia della meridiana luccica iridescente ai colori del cielo.

Andrius osserva il paesaggio oltre il vetro e pensa. Alyssa trema sulle lenzuola, mentre lui continua a riflettere. Poi si volta e le porge una mano, aiutandola ad alzarsi. La catena è sufficientemente lunga da permetterle di raggiungere la finestra e appoggiarsi a lui, nell’attesa di quell’alba che ora anche lei, come il ragazzo, non vorrebbe mai veder sorgere.

Ma il tempo non rallenta a comando, tutt’altro: come la sabbia della clessidra, sfugge tanto più rapido quanto cerchi di trattenerlo. E mentre l’ultimo granello precipita sotto i loro occhi verso il fondo, il primo raggio di sole si leva a festa nel cielo.

 

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Capitolo 6
*** Speranza ***


6

 

Per qualche motivo, Andrius non è più spaventato.

Nonostante il camioncino ballonzoli sul terreno dissestato trasportandolo verso casa, nonostante là ci sia una famiglia che attende il suo ritorno con speranza... ora non sente paura.

Chiude gli occhi ripensando a ciò che ha fatto.

 

Al primo accenno d’alba, il messo di Arinkya era arrivato con il contratto di vendita; il compenso, i termini... ogni cosa era già stata stabilita da tempo, secondo usanze che si tramandavano ormai da dieci anni. Mancava solo la firma di Andrius perché Alyssa fosse ufficialmente ceduta e la famiglia di lui risparmiata per un altro anno.

Il messo non si era aspettato un simile cambiamento. Non si era atteso che lui si parasse di fronte alla ragazza esclamando: “Non è in vendita!”

Oh, una follia era stata.

Una follia che ora lo pervade di eccitazione nuova, un senso di euforia che non dovrebbe provare, dal momento che non ha ancora idea di come potrà cavarsela.

Ma è meravigliosamente liberante non aver ceduto, per una volta, al ricatto.

 

- Non ho intenzione di venderla – aveva spiegato a un messo sconcertato – La porterò dal mio signore come merce di mia proprietà e sarò io stesso a stabilire un nuovo patto con lui.

Non avevano potuto opporsi al suo volere, perché aveva giurato di uccidersi se avessero tentato di costringerlo a firmare.

Così ora corre verso il suo paese con Alyssa, un’Alyssa a cui ha promesso la salvezza.

La riporterò a casa presto – continua a pensare. La sua presenza gli serve solo come copertura, finché non avrà elaborato un piano.

Non cederà più, mai più. E nessuno toccherà Alyssa, nessuno farà morire di fame la sua famiglia o ucciderà suo padre.

Le cose stanno per cambiare.

Non sa ancora come, ma in qualche modo farà.

Perché ora si sente libero, libero dalla paura e dal senso di colpa, libero dalla disperata certezza di non avere scelta.

Oh sì, lui di possibilità ne ha, deve solo scovarle.

E quel sole che inizia a sollevarsi in un cielo azzurro chiaro, per la prima volta da dieci anni torna ad essere un segno di speranza.

FINE

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