Una creatura apparentemente invincibile aveva distrutto
Spira per secoli lasciando al suo passaggio solo morte e distruzione.
Una creatura mostruosa era stata l’incubo di mille notti,
una continua paura di sopravvivere fino all’indomani.
Una creatura mostruosa che scorrazzava libera per i cieli e
i mari con i suoi infiniti poteri, non temendo niente e nessuno perché aveva la
certezza di essere la più forte…
Questa creatura veniva chiamata Sin.
Sin, una pena per scontare i peccati.
Sin, l’angoscia di ogni persona, senza distinzione.
Sin, la causa di una spirale di morte eterna.
Per anni, l’unica speranza era stata una persona speciale
capace di invocare mistiche creature e di affrontare Sin con l’Invocazione
Suprema.
Avrebbe portato la pace, seppur momentaneamente, in un
mondo annientato dalle sconfitte e privo di sogni e di futuro: una missione
nobile quanto difficile.
L’attesa interminabile del Bonacciale, un piccolo periodo
in cui si poteva dormire tranquillamente senza paure e timori…
“Non dire che è inutile! Anche se per poco tempo, poter
vivere in pace senza doversi nascondere e dormire sonni tranquilli e sereni, è
la cosa più preziosa...”
Gli Invocatori, persone diverse dalle altre che si
incaricavano di portare a termine questo doveroso compito.
“ Io sconfiggerò Sin. Devo sconfiggerlo”
Gli Eoni, spiriti eterni che combattevano a fianco dell’
Invocatore fino alla fine, fedeli.
“Gli Eoni sono miei amici”
I Tempi, luoghi sacri ove la gente pregava in un futuro
migliore, pregava per la scomparsa di Sin. Per sempre.
Una triade indissolubile che teneva accesa nei cuori la
luce della speranza.
Una situazione eterna, senza soluzione.
Poi Yuna, la figlia del leggendario Braska, accompagnata da
una schiera di guardiani pronti a tutto per difenderla e aiutarla.
“ I guardiani sono coloro a cui puoi affidare tutto.
Persino la vita”
Una strega nera, un blitzer, un Ronso, una ragazza Albhed,
il leggendario guardiano di Braska e lui.
Lui, un ragazzo del passato, l’As degli Zanarkand Abes, che
era piombato a Besaid un giorno di sole, senza preavviso.
Tidus, che aveva sconvolto un mondo senza possibilità di
cambiamenti; Tidus che aveva insegnato a combattere, a non arrendersi mai, a
trasgredire anche.
Lui che insieme a Yuna, aveva fermato per sempre Sin
portando il Bonacciale Eterno.
Lui che era scomparso in una nebbia dorata perché era solo
un sogno…degli Intercessori.
Yuna che parlava con il cuore alla gente a cui aveva dato
tutto, dopo la fine di Sin: un discorso che aveva spinto a migliorare, a
ricredere di nuovo in un futuro.
“Il viaggio sarà duro ma avremo tempo. Insieme
ricostruiremo Spira, la strada ci aspetta. Iniziamo a percorrerla da
oggi…L’ultima cosa: i compagni persi, i sogni svaniti…non dimentichiamoli Mai”
Lacrime di dolore e felicità per una nuova era macchiata a
fuoco da secoli di caos e regresso.
… E poi Vegnagun, una macchina indistruttibile, arma
letale, nascosta dal Clero.
Il Clero.
Rabbia, tanta rabbia.
Il clero, una stupida dottrina che insegnava a non usare le
macchine perché causa principale della venuta di Sin.
Il clero, uomini bigotti e corrotti che acquistavano la
fiducia del popolo per poi venderla per fama e soldi.
Il clero, religione senza ideali che comandava un circolo
vizioso chiamato morte.
Uomini come altri che si portavano una spanna sopra tutti,
ai quali non importava nulla del dolore e della sofferenza di Spira ed erano
pronti a mentire ancora, senza sosta, pur di difendersi e continuare ancora il
loro gioco senza scrupoli.
Uomini che avevano disprezzato razze come la sua, destinate
a relegarsi e vivere in un deserto, da soli, senza contatti con la civiltà solo
per il fatto di essersi opposti.
Gli Albhed, un popolo inconfondibile obbligato a girare per
le strade con maschere solo per il gusto di non arrendersi. Mai.
Pensieri che annebbiavano le mente di molti in quei momenti
di angoscioso silenzio, ricordi nitidi delle persone che avevano salvato Spira,
i famosi guardiani, la cugina della grande Invocatrice.
Rikku, seduta in quel terreno così familiare di Besaid,
pensava non avendo la forza di alzarsi.
Il vecchio commerciante di tele era andato a cercare sua
cugina e Tidus per informarli dell’accaduto mentre i bambini del villaggio si
radunavano curiosi non ricordandosi più ( o non conoscendone) il significato di
quell’episodio che aveva ottenuto grande scalpore.
Le ginocchia sporche, i suoi abiti dai colori allegri e
vivaci infangati di terra: Rikku osservava il tempio dal basso all’alto,
provando un timore dimenticato da tempo.
- Riku?- la ragazza Albhed alzò la testa bionda guardando
con tenerezza un bambino dai capelli rossi e la carnagione abbronzata. Adorava
quel bimbetto, infondo Wakka era diventato uno dei suoi migliori amici, era una
persona stupenda e infinitamente buona anche se si chiedeva ancora come lui e
Lulu andassero d’accordo.
- Vidinu! – Rikku abbozzò un sorriso, alzandosi da terra
come recuperate tutte le forze alla vista di quel marmocchio pel di carota.
- Riku… che sucede? – il bambino teneva una graziosa palla
da blitzball in mano e sembrava molto confuso da tutta quella gente radunata
vicino al tempio che lui non aveva mai visto aperto e non ne conosceva
l’utilità.
- Niente- sorrise un’altra volta, più allegramente – Perché
non andiamo da Lulu, eh? –
Vidinu scosse la testa.
- No, mami è andata con signore e papà da zia Yunie -
Rikku lo guardò un attimo senza fiatare per poi annuire
distrattamente, pensierosa.
- Riku… pecchè c’è tutta la gente qui? – chiese
innocentemente alzando il viso paffuto verso la ragazza bionda che era come una
zia ma che gli aveva proibito di chiamarla tale.
“ No! Zia no!”aveva ridacchiato spensieratamente
prendendolo in braccio “ chiamami solo Rikku”
- Oh, è una storia lunga…- la curvatura dolce delle sue
labbra si distorse in una piega dura mentre scrutava il tempio con sguardo
aspro. Odiava i tempi. In particolare quello di Djose ma quella era un’altra
storia.
- Guada Riku! C’è zia Yunie! – il bambino le scappò
velocemente correndo in direzione dei genitori e della famosa invocatrice che
camminava a passo lento e sicuro a fianco di Tidus, entrambi con un’ espressione
di preoccupazione e amarezza.
Avanzavano così autoritari e tranquilli che a Rikku sembrò
che un’aura li avvolgesse proteggendoli e lei si sentì del tutto insignificante
e debole al loro incedere.
- Rikku – la voce determinata di Yuna. Da quanto tempo non
la udiva?
Negli ultimi anni aveva assunto varie sfumature: dolce,
tenera, arrabbiata o triste ma mai così sicura come quando affermava di volersi
sacrificare per Spira.
In quel tono vibrante le sembrò che si nascondesse un
messaggio: Yuna era sempre pronta per combattere e sacrificarsi.
Non era mai cambiata, era sempre la solita buona, impavida
Yunie.
La cugina annuì irrigidendosi, tesa.
Le apparve di rivivere quel giorno in cui diventò sua
guardiana.
- Mi hanno avvisato della situazione. Posso vedere? -
Tidus era silente, le braccia poggiate dietro la nuca e una
gamba sovrapposta all’altra in una posa di riflessione.
Lulu, le braccia incrociate, austera, era a fianco di Wakka
che sorrideva a Vidinu tranquillizzandolo della situazione a lui estranea.
Rikku le fece chiaro segno di seguirla e con passo incerto
e tremolante li condusse all’entrata del tempio dell’Eone Valefor.
Yuna fissò immobile quell’edificio e il simbolo vivo
dell’entrata.
Nei suoi occhi Rikku poteva scorgere tutti i ricordi
legati al suo primo Eone e anche se lei non era stata presente in quel periodo,
poteva benissimo immaginare.
Valefor li aveva più volte aiutati durante scontri
difficili quando erano stati soprannominati “traditori” e il legame con la sua
invocatrice era il più solido di tutti gli altri.
- Entriamo? – più che richiesta sembrava un’ affermazione e
la voce bassa e scossa confermò alla ragazza Albhed quanto a sua cugina costava
fare una simile azione, riscoprire il passato.
Lulu si fece avanti, sorpassando Yuna.
Gli altri guardiani rimasero in religioso silenzio per
alcuni minuti.
- Vogliamo entrare? – Lulu raggiunse il grande e massiccio
portone fermandosi un attimo prima di aprirlo – No Vidinu, tu no – aggiunse in
una dolce irritazione.
Il bambino provò a ribattere ma uno sguardo eloquente dal
padre lo fece desistere.
- Perché non vai da Kalì? Eh? -
Vidinu annuì tristemente al padre andandosene via a testa
china, sconfitto.
Yuna osservò il bimbo entrare in una tenda poi prese il
coraggio che la caratterizzava e aprì il portone entrando nel tempio, seguita
come sempre dai suoi guardiani.
Koda, ex miliziano, beveva tranquillamente un the alle erbe
seduto nella sua tenda.
Fuori c’era molto movimento per via del Sigillo rimosso,
lui odiava la confusione quindi preferiva starsene in pace a casa sua, senza
essere disturbato da gente insulsa per le ultime novità.
Ma che gli importava di quello stupido villaggio da quattro
guil!
Andasse pure a fuoco, quell’insieme di baracche.
Voleva andarsene, magari andare a vivere a Luka e
guadagnare frotte di guil!
Da quando la milizia era stata sciolta definitivamente,
Koda era rimasto su quell’isoletta sperduta solo per comodità, cercava un lavoro
in un grande centro e finora non l’aveva trovato; si accontentava di lavorare
dal fabbro del paese, un ometto sciocco e stupido come gran parte delle persone
di Besaid.
Udì la tenda alle sue spalle muoversi leggermente e si mise
in guardia, posando la tazza di ceramica vuota nel tavolo e cercando velocemente
con lo sguardo la sua spada.
- Ehi sono io! Ti porto notizie – una ragazza con un lungo
spadone si era accomodata vicino a lui, un sorriso malizioso le increspava le
labbra sottili.
- Sai che me ne importa – rispose il ragazzo portandosi i
capelli lunghi e neri dietro le spalle, in un gesto di non curanza.
- L’Invocatrice è entrata nel Tempio –
Koda tacque, scrutando la ragazza, ex guardia di Bevelle,
che sorrideva compiaciuta di aver catturato finalmente il suo interesse.
Era abbastanza carina: occhi celesti come le acque
cristalline di Besaid, capelli corti castani e un corpo snello e formoso. Si,
era carina ma maledettamente scorbutica e insopportabile.
Non ricordava con precisione quando si erano conosciuti per
la prima volta, forse un anno prima o poco più: erano entrambi obbligati a
restare su un’ isola che detestavano ed entrambi sapevano maneggiare con
perfetta abilità le armi, meglio lui, logicamente.
Odiava il suo carattere ficcanaso, indiscreto, freddo e
pomposo.
Però era l’unica persona con cui parlava e l’unica che lo
capiva.
- Davvero? – ribatté sarcastico Koda dopo un attimo di
silenzio.
La ragazza ridacchiò scioccamente.
- Si! Con tutti i guardiani. Fra poco vado a rubare altre
notizie – esclamò sorridendo sempre in modo fastidioso.
Koda sbuffò, non voleva sentire altro.
Anche se la Grande Invocatrice Yuna moriva, lui restava
indifferente.
Non si era mai interessato del popolo di Besaid e la
ragazza che aveva salvato Spira non faceva eccezione anche se non era nata nel
luogo ed era figlia del grande Braska.
- Come sei odioso – sbottò la ragazza alzandosi e compiendo
alcuni passi verso l’uscita - Oggi non ti si può proprio parlare.- continuò
bisbetica rivolgendogli un’occhiata arcigna.
L’ex miliziano non la degnò di uno sguardo e si sgranchì
imperturbabile.
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