Never imagined hell looked like you

di ItsBettys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In the wrong place at the wrong time ***
Capitolo 2: *** One soul, two bodies? ***
Capitolo 3: *** Catwoman colpisce ancora ***
Capitolo 4: *** Cambio di programma ***
Capitolo 5: *** Double identity ***



Capitolo 1
*** In the wrong place at the wrong time ***


Richard Castle era un noto scrittore di gialli,ma in quel momento era solo un uomo che aveva appena ufficializzato il suo primo divorzio e cercava di annegare i pensieri con l'aiuto dell'alcol. 

Non era mai stato innamorato di Meredith, tra di loro c'era solo attrazione fisica e andava bene ad entrambi finchè lei non rimase incinta. Così Castle, ritenendola a quel tempo la cosa più giusta, le chiese la mano. Adesso che tutto era finito, si era preso l'impegno di crescere la loro figlia, Alexis, anche perchè Meredith non sarebbe stata una buona madre per lei. Era troppo irresponsabile e più interessata alla fama che a mantenere una famiglia. Per fortuna che sua madre, l'attrice Martha Rodgers, l'aiutava e infatti per un periodo Alexis sarebbe rimasta con lei negli Hamptons prima che ricominciasse la scuola. 

Castle non si accorse di essere l'unico cliente rimasto dell'Old Haunt e il barista gli disse che era arrivata l'ora di chiudere. A malicuore si alzò dallo sgabello e si trascinò fuori dal locale. Era una notte silenziosa nella Grande Mela, se non per il vento di fine estate che gli accarezzava il volto. Non c'era nessuno per strada,ma improvvisamente Castle avvertì una presenza dall'altro lato della strada. 

Un ombra oscura si trovava davanti un negozio di gioielli. Lo scrittore capì che molto probabilmente stava per essere rapinato. Prima di chiamare la polizia voleva accertarsi della sua ipotesi. Spaventato, si precipitò dietro una macchina parcheggiata davanti il negozio, da cui poteva osservare meglio il presunto ladro. 

Non era il solito ladro con il passamontagna e i modi di fare goffi. Era una figura alta e snella, coperta da una tuta nera aderente. 

Castle si rese conto che il ladro era una donna.

Si muoveva su dei tacchi vertiginosi molto provocanti e i capelli neri,
lasciati sciolti, le ricadevano sulla schiena coprendola quasi del tutto, data la lunghezza. Era una bella donna e Castle si chiese come mai stesse compiendo quel furto. Non sembrava povera a giudicare dagli abiti e dai capelli curati. Aveva sicuramente una storia complessa che l'avrebbe senza dubbio affascinato. 

Doveva decidere se avvertire la polizia o cercare di convicerla a fermarsi. E se fosse stata armata e gli avrebbe sparato considerandolo una minaccia? 
Non pensando di trovarsi davanti ad una fonte di pericolo, sicuramente rassicurato dal fatto che il ladro fosse una donna, Castle uscì dal suo nascondiglio e si posizionò vicino a lei mantenedo una certa distanza.

-"Fermati, non ne vale la pena. Se hai bisogno di soldi posso aiutarti io"- cercò di convincerla.

La donna si girò per guardare chi le fosse di intralcio nell'operazione. Il suo volto era coperto da una mascherina nera che lasciava intravedere gli occhi verdi contornati da folte sopracciglia scure e le labbra carnose messe in risalto da un rossetto rosso fuoco. Castle pensò di trovarsi davanti l'incarnato della tentazione. Era completamente stregato. 

La donna all'inizio non reagì. Si limitò a lanciargli un'occhiata furtiva dal basso verso l'alto. Infine scoppiò in una risata maligna.

-"Pensi che stia scherzando?"- la provocò lo scrittore.

La ladra si incamminò verso di lui. 
Castle rimase immobile non riuscendo a muoversi di un centimetro nonostante la sua coscienza lo spronasse a fuggire.

La donna si fermò ad un passo da lui, era così vicina che poteva ascoltare il cuore di Rick pulsare velocemente.

Gli sorrise con malizia.

-"Sei proprio niente male Richard Castle, scommetto che saresti un amante da urlo"- disse premendo leggermente le labbra sul suo collo, lasciandogli il segno del rossetto. 

-"Tu sei pazza, stammi lontano"- le ordinò spingendola via con le braccia.

Era ancora più terrorizzato adesso che sapeva che la donna probabilemente era una sua fan. 

La ladra ricominciò a ridere, per poi prendere una pietra e lanciarla contro la vetrina del negozio facendo partire l'allarme.

Si girò a guardarlo divertita e prima di correre via gli lanciò un bacio con la mano. 

Castle non fece in tempo a eleborare l'accaduto che due macchine della polizia si arrestarono davanti il negozio. Scesero due poliziotti armati cogliendolo in flagrante.

-"Mani in alto"- gli ordinarono.

Castle fece come richiesto,ma senti il bisogno di scolpevolizzarsi.

-"Giuro che non sono stato io a rompere la vetrina. Posso spiegare come è andata".

-"Certo signor Castle, adesso spiegherà tutto in centrale".

Così dicendo uno dei poliziotti lo ammanettò e lo fece entrare nella vettura. 

-"È stata quella specie di Catwoman vi dico! Non sono pazzo!"- urlò quando un agente lo portò in cella.

Dopo aver ascoltato la sua testimonianza, la polizia ostentava a credere che il ladro fosse un'affascinante donna e che avesse flirtato con lo scrittore durante un tentato furto. Era, invece, convinta che Richard Castle in un momento di sbandatezza, causato dall'alcol, avesse rotto la vetrina del negozio, senza essere intenzionato a rubare al suo interno. Infondo era ricco e non si faceva problemi a comprare un gioiello o un qualsiasi oggetto prezioso, quindi non aveva un movente. La sua storia era probabilmente pura invenzione, anche se raccontata nei minimi particolari, ma la polizia sapeva che Richard Castle era un bravo scrittore. Avrebbe dovuto trascorrere la notte in centrale, dato che la sua versione era completamente diversa da quella formulata dalla polizia.
Fortunatamente i suoi soldi oltre ad escludergli il movente gli avrebbero procurato un buon avvocato permettendogli di uscire in meno di 12 ore.

-"Agente Coleman cosa abbiamo qui?"

-"Uno scrittore che si diverte a fare il ladro di notte"

-"Io non sono un ladro"- cercò di controbattere Castle dalla cella, rimanendo di spalle ai due interlocutori.

-"Uno scrittore, eh?"- continuò l'altro.

Questo si avvicinò alla cella per osservare meglio il sospettato.

Castle, accorgendosi di una presenza vicino a lui, alzò pigramente lo sguardo, rimanendo a bocca aperta.




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Capitolo 2
*** One soul, two bodies? ***





Aveva una forte emicrania. Da una settimana che le dava il buongiorno impedendole di ricordare con precisione come e dove passasse la notte. Lei era certa di trascorrerla nel letto del suo appartamento come succedeva da quando era diventata poliziotta. Eppure il forte mal di testa che aveva sembrava uno di quelli da post sbronza, ma era più che convinta di non aver assunto alcol durante tutta la settimana. Così acconsentì nel dare la colpa allo stress sicuramente causato da orari di lavoro estenuanti. Faceva parte del commissariato di Polizia di NY da soli pochi mesi, anche se il suo vero sogno era quello di esercitare la professione di avvocato, come sua madre. Era sempre stata una ragazza tranquilla che preferiva trascorrere le serate del sabato a leggere un libro piuttosto che uscire a bere con gli amici o andare a ballare in discoteca. Sua madre l'aveva spesso rimproverata per il suo lato introverso e cercava di spronarla ad uscire di più, ma senza successo. Si era laureata con il massimo dei voti in legge, ma prima di iniziare a lavorare con la madre come avvocato aveva comunicato ai genitori di voler farsi le ossa come poliziotta. La madre interpretò la sua scelta come un improvviso bisogno di adrenalina e in parte ne fu felice,ma insieme al marito sperava che non le causasse problemi.

Quella mattina di agosto era arrivata in centrale verso le 5 anche se il suo turno sarebbe iniziato due ore dopo. Si era svegliata infastidita da un rumore che proveniva dall'esterno, che non si preoccupò di contrallare,ma che non le fece prendere più sonno. Così decise di arrivare prima sul posto di lavoro. Indossò la divisa azzurra e sistemò i capelli in uno chignon. Prima di uscire di casa rimase ad osservare la sua targhetta identificativa sul taschino della camicia. Non ci era ancora abituata,ma era necessaria all'inizio per il riconoscimento da parte dei colleghi. 

Arrivata in centrale chiese all'agente di turno che tipo di criminale fosse l'uomo dietro le sbarre.

Secondo l'agente Coleman era un ladro/scrittore anche se il soggetto cercava di giustificarsi. 

-"TU! Agente presto! È lei la ladra della gioielleria"- disse Castle vedendo comparire davanti a sè la causa della sua forzatura in commissariato.

Adesso la ladra indossava una divisa da poliziotto, il volto non era più coperto da una mascherina e i capelli erano raccolti e non più lasciati ricadere sulla schiena.

Aveva una targhetta con un nome sopra, il suo o forse no. 

-"Come prego? Io sono una poliziotta non una ladra, ma come si permette"

-"Devo farle in miei complimenti agente..Beckett? È così che si fa chiamare?"

-"No, è così che mi chiamo,ma per lei sarò solo agente"

-"Bene. Dicevo, devo farle i miei complimenti agente perchè in quanto poliziotta nessuno sospetterebbe di lei come ladra. Comunque la cosa non mi riguardava fino a ieri sera, ma visto che ora sono in prigione per colpa sua la pregherei di inventarsi qualcosa per farmi uscire illeso"

-"Scusa Coleman,ma quanto ha bevuto il signor Castle?"-chiese Beckett allontanandosi dalla cella

-"A giudicare dal test dell'alcol un bel po'"-rispose il collega

-"Ti dispiace se gli parlo in privato? Magari riesco a fargli confessare la verità sull'accaduto"

-"Certo, è tutto tuo"

Castle era sconfortato. Non avrebbe mai vinto un inventore di storie mezzo ubriaco contro una poliziotta. Sperò comunque di scendere ad un compromesso con la vera colpevole ed uscire da quella cella il prima possibile.

Venne condotto dall'agente Beckett nella Coffee Room della centrale. Era proprio curioso di sapere cosa volesse dirgli. 

-"Allora signor Castle non so cosa le ho fatto di male per raccontare di avermi visto in veste di ladra questa notte,ma sappia che non ha nessuna speranza di uscirne da vincente"

-"Avrò anche bevuto un bicchiere di troppo,ma sono sicuro che era lei la donna che questa notte ha rotto la vetrina di una gioielleria con un sasso. Forse non vuole ammetterlo perchè poi io sarei scagionato e lei verrebbe arrestata. E la posso anche capire,ma di certo non voglio finire in prigione al posto suo che oltretutto nemmeno conosco! Ho una figlia a cui badare per l'amor di Dio!"

Castle notò che Beckett era davvero scioccata e cominciò a pensare di essersi sbagliato. Magari non era lei la donna che aveva visto. Infondo era notte e l'atteggiamento delle due donne,una sbarazzina e l'altra autoritaria,erano completamente opposti. Eppure di aspetto erano identiche. 

Castle decise di accettare la possibilità di essersi confuso,infondo non voleva rischiare di mandare in prigione un'innocente.

-"Senta mi dispiace di averla aggredita. Credo di essermi sbagliato. Adesso che la osservo meglio mi rendo conto che somiglia molto a quella donna,ma che in effetti non è lei. Scusi se l'ho accusata senza riflettere, devono essere i postumi dell'alcol"

-"Non si preoccupi signor Castle. Credo alla sua versione dei fatti e capisco che magari la preoccupazione di andare in prigione e rinunciare a sua figlia possa averla spinta a credere che fossi io la ladra di cui parla. Facciamo così, comunico al mio agente che ha tirato per sbaglio una pietra contro la vetrina del negozio così dovrà solo pagarne i danni, tanto non penso sia un problema per lei. Però mi deve un favore"

-"Lei è un angelo! Può chiedermi quello che vuole"

-"Non esageri, cerco solo di aiutarla. Comunque sarei felice se mi facesse un autografo, sa, lei è il mio scrittore preferito"

-"Con vero piacere a patto che mi dai del tu. Posso darti del tu anch'io?"

-"Certo. Puoi dedicare l'autografo a Kate"

-"Dove te lo faccio,Kate?"

-"Ecco"- esordì, porgendogli un foglietto preso dalla tasca

"A Kate.
Un sincero grazie alla mia poliziotta preferita.
Con affetto,
Richard Castle"


-"Grazie ancora Kate. Spero di rivederti presto"-le disse uscendo finalmente dalla centrale

-"Lo spero anch'io. Ciao Rick".

Castle era arrivato a casa assorto nei suoi pensieri. Era contento di essere stato scagionato,ma non riusciva a smettere di pensare all'agente Beckett. Il suo cuore gli ripeteva che lei e la donna incontrata davanti la gioielleria erano la stessa persona,ma nella sua mente si affollavano le immagini del volto perplesso di Kate mentre la accusava nella Coffee Room. Possibile che si fosse confuso? Ripensandoci, l'agente Beckett non aveva lo stesso portamento di quella donna. Non aveva lo stesso sguardo furbo e ammaliatore. Non aveva un sorriso diabolico. Eppure gli occhi delle donne lo lasciavano perplesso. Erano gli stessi. Dello stesso colore, forma ed espressione. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima. E Castle era convinto che gli occhi dalle iridi verdi delle due donne fossero il riflesso di un'unica anima. 

Decise di liberare la mente da quei pensieri e di concedersi una lunga doccia e un buon riposo.

Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu rivolto alla sera della quasi rapina. 

Lo scrittore ricostruendo gli eventi si rese conto che la donna probabilmente non voleva davvero compiere un furto. Adesso che aveva superato la fase del quasi annebbiamento da alcol si ricordò che la presunta ladra stava in realtà solo osservando la vetrina del negozio come a voler passare il tempo. Come se stesse in realtà aspettando qualcosa o qualcuno e nel mentre si fosse concessa di ammirare i gioielli esposti.

Si addormentò promettendosi di non bere più così tanto.



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Capitolo 3
*** Catwoman colpisce ancora ***





Castle si risvegliò nel tardo pomeriggio. Il brontolio del suo stomaco lo costrinse ad alzarsi e ad andare in cucina per mangiare qualcosa.

Dopo aver sparecchiato andò in camera per controllare il cellulare e si accorse di avere due chiamate perse. Erano di sua madre.

Ricompose il numero e parlò a lungo con la madre e la figlia promettendo loro che presto sarebbe andato a trovarle.

Alexis gli mancava terribilmente. Il suo appartamento era vuoto senza di lei e rimanerci lo rattristava.

Decise così di passare un'altra serata fuori,sperando di non fare nessun incontro problematico. 

Andò in un locale vicino casa accompagnato dal suo computer. Voleva scrivere un po' e quello era l'unico posto, al di fuori del suo studio, in cui riusciva a rimanere concentrato. 

Di solito non c'era molta gente,ma quella sera era particolarmente affollato. Riuscì a superare la fila grazie all'amicizia con il proprietario e venne guidato da un cameriere verso un tavolo appartato.

Castle notò che quella sera le cameriere indossavano ognuna un vestito diverso,ma tutte avevano il volto coperto da una mascherina colorata.  

Distolse lo sguardo dalla sala per rivolgerlo al portatile, finchè non gli si avvicinò una delle cameriere per prendere l'ordinazione.

Osservò a lungo il menù per poi chiedere alla cameriera di portargli un cocktail analcolico.

-"Ancora non è passata la sbronza, lover?"

Quella voce lo fece sussultare.
Così sensuale,ma allo stesso tempo brutale.

-"Non credo ai miei occhi! Catwoman in veste di cameriera. Non è una cosa che si vede tutti i giorni! Comunque,riguardo ieri notte, mi devi delle spiegazioni"

-"Non lavoro qui, lover. Ci sono venuta per farmi passare per cameriera e a quanto pare ci sono riuscita. Ti stavo aspettando"- rispose la donna avvicinandosi per lasciargli un bacio sulla guancia.

Se fosse stato possibile, era ancora più sexy dell'ultima volta. Indossava un vestito rosso aderente che le copriva a malapena le cosce e un paio di stivali lucidi con il tacco lunghi fin sopra le ginocchia. 

Portava nuovamente la mascherina nera e il rossetto rosso fuoco, della stessa tonalità del vestito.

-"Sei una stalker! Ti denuncio se continui a molestarmi"

-"E chi chiami? La tua nuova amichetta Kate? Tu sei mio, chiaro? Mio."

-"Tu sei pazza! Come fai a sapere di Kate?!"

-"Io so tutto"- disse avvicinandosi al viso dell'uomo.

Dio, tutto di quella psicopatica gli ricordava Kate. Ma non poteva essere lei. Quella donna sfrontata e possessiva era diversa da quella che aveva conosciuto qualche ora prima.    Eppure c'era qualcosa di fondo che le univa,come se fossero due facce della stessa medaglia.  

-"Fammi compagnia. Mettiti seduta davanti a me"- cercò di convincerla lo scrittore

La donna acconsentì sbuffando leggermente.

-"Come ti chiami?"

-"Puoi chiamarmi Samantha"

-"Bene Samantha, puoi illuminarmi circa le motivazioni che ti hanno spinto a rompere la vetrina della gioielleria ieri notte?"

-"Perchè volevo rivederti, lover"

-"Non ha alcun senso"

-"Tu parli troppo, lover"

-"Smettila di chiamarmi così! Non sono il tuo lover"

-"Hai ragione. Ma a me piace anticipare gli eventi."

-"Sei irritante"

-"Certo,ma lo so che ti piaccio. Ricorda che ho anch'io gli occhi. Mi accorgo di come mi scruti in silenzio"

-"Rimani comunque irritante"

Samantha scoppiò in una risata maligna. 

Castle chiuse il portatile e si alzò dalla sedia.

-"Dove stiamo andando?"

-"No, dove sto andando è la domanda giusta. Tu rimani qui."

-"Non puoi andartene"

-"Si che posso. Guarda, lo sto facendo"-disse Castle raggiungendo la fila per pagare il tavolo.

Samantha lo superò senza farsi vedere e si avvicinò alla prima della fila. Dietro di lei c'era un uomo intento a parlare al telefono e subito dopo c'era Castle.

Furtivamente toccò il sedere della donna e tirò per il braccio l'uomo dietro di lei facendo beccare a Castle un sonoro schiaffo.

Lo scrittore rimase per un attimo stordito e poi si accorse che dall'altra parte Samantha stava ridendo di gusto e capì che l'aveva nuovamente incastrato.

Prima che potesse spiegarsi con la donna, intervenne l'uomo al suo fianco, probabilmente il compagno, che gli diede un destro sulla guancia.

Castle reagì all'attacco e cominciò a picchiarsi con il pugile improvvisato.

Il cassiere, che stava osservando la scena, non ci pensò due volte a comporre il numero della polizia locale.

Prima di perdere del tutto i sensi dopo il terzo pugno, a Castle parve di sentire la voce di Samantha che gli diceva che sarebbe andatò tutto bene, per poi scorgerla mentre usciva di corsa dal locale. 

Lo scrittore si risvegliò in quella che sembrava essere una camera d'ospedale. Cercò di mettere a fuoco e notò vicino a lui una figura femminile. Per un attimo ebbe paura che fosse Samantha.

-"Ehi Rick! Come ti senti?"- gli chiese una voce dolce

-"Kate! Sei tu vero?"

-"Sì, Castle sono io,non preoccuparti. Il barista ha testimoniato a tuo favore, non c'è bisogno che tu venga in centrale. Però mi spieghi perchè ti metti sempre in mezzo ai casini?"

-"Giuro che non è colpa mia. È stata una pazza che mi perseguita da ieri notte"

-"Una pazza? Il barista non ha detto che il colpevole era una donna, bensì l'uomo che ti ha ridotto così"

-"Lo sapevo. Riesce sempre a farla franca. Non capisco perchè crea queste situazioni spiacevoli. Dice che lo fa per rivedermi,ma non ha alcun senso"

-"Ma è la stessa donna che ha rotto la vetrina di quella gioielleria?"

-"Esatto. Sono sicuro che anche stasera si farà viva"

-"Tranquillo, ci sarò io con te questa volta. Non ti lascio solo finchè non andrà in prigione. Per ora però che vuoi fare?"

-"Che ne dici di venire da me? Ti preparo una cenetta deliziosa per sdebitarmi"

-"Volentieri. Chissà se sei bravo con il cibo come con le parole"

-"Non vedo l'ora di sentire il verdetto"- disse lo scrittore suscitandole una risata

-"Vuoi un passaggio a casa? Ho la macchina qui fuori. Così ne approfitto per vedere dove abiti...per trovare più facilmente la via stasera,ovviamente"- si giustificò la poliziotta

Kate accompagnò Castle fino al suo piano, vedendo che aveva ancora qualche difficoltà a camminare.

-"Secondo me ti hanno dimesso troppo presto..non ti reggi in piedi"- disse aiutandolo ad uscire dall'ascensore

-"Sto bene, non preoccuparti. Non si vedono nemmeno più i segni che quel pugile mi ha lasciato sul viso"

-"La prossima volta fai meno l'eroe"-disse Kate sfiorandogli dolcemente lo zigomo ancora un po' gonfio

Si guardarono intensamente,ma poco dopo, la donna abbassò lo sguardo imbarazzata. 

Castle si avvicinò alla sua guancia per lasciarci un bacio delicato. 

-"Grazie"-le disse sincero

-"È un piacere Castle..allora ci vediamo dopo! A che ora?"

-"Se ce la fai, vieni per le otto"

-"Ci sarò".

Rientrando in casa, Castle si accorse che erano solo le due del pomeriggio e pensò che aveva tutto il tempo per rinfrescarsi e riposarsi un po' prima di preparare la cena. 

Kate era fantastica. Le era stata di grande aiuto in soli due giorni ed era curioso di scoprire qualcosa in più sul suo conto. Voleva sapere dei suoi genitori, di come trascorreva l'estate, dei suoi colleghi e di tante altre cose che sicuramente gli sarebbero venute in mente di fronte alla cenetta  con cui aveva intenzione di sorprenderla. 

Alle 20.05 qualcuno bussò alla porta di casa Castle. Lo scrittore si avviò ad aprire sicuro di trovare sulla soglia la sua ospite.

Rick si ritrovò davanti una donna in divisa da poliziotta che lo squadrava senza pudore. Non era la divisa che aveva visto addosso a Kate i giorni passati. Era una di quelle divise che si comprano nei sexy shop. Era terribilmente provocante. Il costume era composto da una minigonna quasi inesistente fornita di cintura e fodero per la pistola, un top scollato che lasciava scoperta la pacia, stivali neri alti e il cappello da poliziotta, forse l'unico indumento di quel costume che si potesse definire casto. 

La donna di fronte a lui continuava a rigirare fra le mani un paio di manette che avevano tutta l'aria di non essere di plastica.

A concludere la visione, una mascherina nera, ben nota allo scrittore, copriva il volto di quella che era senza ombra di dubbio Samantha.

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Capitolo 4
*** Cambio di programma ***





-"E tu che ci fai qui?!?"

-"Sei proprio arrabbiato, lover! Magari sculacciandomi ti passa"- disse Sam entrando nell'appartamento di Castle senza attendere un invito

-"Devi andartene! Ho un ospite a cena e non sei la benvenuta"

-"Sì lo so che hai invitato Kate,ma lei non verrà"- lo informò

-"Che cosa le hai fatto?"

Sam rise divertita.

-"Oh lover non le ho fatto nulla, non mi ha mai visto. So solo che non verrà. Lo so e basta"

-"Io non ti credo. Sono sicuro che vuoi che ti trovi qui. Beh sappi Sam che questo non accadrà perchè tu adesso vai via"

-"Castle lei non verrà! Lei non esce di notte"

-"Ma mi ha detto che sarebbe venuta!"

-"Certo. Perchè la parte di lei, quella più nera, avrebbe voluto,ma in lei prevale sempre e solo Beckett. E Beckett non esce di sera"

-"Mi stai facendo venire il mal di testa!"

Castle si sedette sul divano massaggiandosi le tempie con le dita. Non ci capiva più nulla...lui voleva stare con Kate, non con quella psicopatica che sembrava essersi invaghita di lui a tal punto da perseguitarlo.

Samantha,intanto,colse il momento di distrazione dello scrittore per azzardare una mossa.

-"Che diavolo fai? Liberami subito!"- le urlò ritrovandosi con le manette ai polsi

-"Signor Castle la dichiaro in arresto con l'accusa di essere troppo sexy e dannato per questo pianeta"- lo stuzzicò Sam mettendosi a cavalcioni su di lui passandogli le mani sui pettorali dopo avergli strappato la camicia di seta rossa

-"Sei tu ad essere dannata qui!"

-"Ha il diritto di rimanere in silenzio, quindi stia zitto"

La odiava. Era la donna più frustrante e testarda che avesse mai conosciuto,ma si sentiva totalmente sotto il suo controllo. Il suo fascino lo stregava e non riuscì a rimanere indifferente alle sue avances spudorate.

Sam si avvicinò a lui per coinvolgerlo in un lungo bacio. La sua bocca era possessiva e famelica. Mordeva e succhiava le labbra dello scrittore senza pietà.

Rick stava cominciando ad odiare le manette che gli stringevano i polsi perchè gli impedivano di toccare la donna sopra di lui.

-"Mi stai facendo impazzire. Liberami subito!"

-"Non ancora"- disse Sam alzandosi  e mettendosi davanti a lui

La strega cominciò a sbottonarsi sensualmente la camicia rimanendo con un reggiseno nero di pizzo.

Si mise in ginocchio e dopo avergli lanciato uno sguardo malizioso cominciò a stuzzicargli il membro.
Prima con le mani attraverso il tessuto dei jeans e dopo averglieli abbassati, lo fece con la bocca.

Rick stava per esplodere. Sentiva crescere dentro di sè quel lato brutale che veniva fuori solo in rare circostanze. Doveva liberarsi delle manette all'istante. 

"Alzati e toglimi le manette. Ora"- le urlò con gli occhi carichi di lussuria

Sam gli tolse le manette e cominciò a correre per il salotto aspettando che Castle la rincorresse.

Lo scrittore non ci mise molto a raggiungerla. La sollevò da terra prendendola su per il sedere e la fece sbattere contro uno dei muri della casa. 

Le assalì il collo con rabbia lasciandole dei segni che di li a poco sarebbero diventati lividi e le strappò la gonnellina da poliziotta toccando con foga le sue cosce magre e la sua femminilità bollente. Infine la penetrò con violenza facendola urlare di piacere ad ogni movimento sgraziato e rude che il suo corpo eseguiva. 

-"Sapevo che eri da urlo come amante"- disse Sam trovando la forza di andare a distendersi sul divano mentre Rick si rivestiva.

-"Non succederà più tutto ciò"

-"Sono io a decidere e sappi che sono insaziabile"

-"Adesso devi andartene Sam. Per favore"

-"Va bene. Ma solo perchè hai detto per favore"

Samantha prese l'impermeabile che aveva lasciato fuori dalla porta e prima di andare salutò Rick con un bacio sulla guancia.

-"Questo avrei dovuto dartelo prima,ma rimedio ora"- disse lasciandolo perplesso.

Castle era completamente confuso ed amareggiato. Aveva programmato una serata perfetta e la sua ospite non si era presentata. 

Mentre riponeva nel frigo la cena che aveva preparato con tanta cura, ripensava alle parole di Sam e alla nottata passata insieme. Da una parte si sentiva in colpa nei confronti di Kate,ma dall'altra si riteneva giustificato dal fatto che non essendosi presentata gli aveva dato il via libera per potersi intrattenere in altro modo.

Ma a chi la dava a bere? Non c'era nessuna giustificazione per ciò che aveva fatto, se non quella di sentirsi sotto l'effetto di un incantesimo. Samantha riusciva a fargli fare ciò che voleva e a lui non dispiaceva affatto. 

Era davvero irritante a volte,ma quell'alone di mistero che la caratterizzava lo incuriosiva e poi a letto era mostruosamente brava. Non gli sarebbe dispiaciuta come amante,ma non si sarebbe mai innamorato di lei.

Kate,invece, era dolce, premurosa, divertente, diligente...completamente opposta a Samantha. Anche le loro bellezze, seppure simili, erano diverse. Kate presentava dai tratti dolci e delicati, la strega,invece, era di una bellezza tagliente e selvaggia. 

Rick si trovava a dover scegliere fra due possibili estremi: la passione e l'amore. Si chiedeva se potesse evitare di scegliere. Se esistesse una terza possibilità. 

E se le avesse frequentate entrambe? Infondo Sam gli aveva detto che Kate non usciva di notte,al contrario Samantha non sembrava farsi vedere di mattina...il problema era che la pazza sapeva perfettamente cosa facesse durante il giorno. E se avesse fatto del male a Kate per gelosia? Samantha si era dimostrata molto possessiva nei suoi confronti e di certo non avrebbe esitato ad eliminare la concorrenza.

Castle deglutì pensando a cosa potesse essere capace di fare quella strega. Sarebbe stato meglio non provocarla. 

L'indomani intanto decise di raggiungere Kate in commissariato per cercare di capire come mai non si fosse presentata a casa sua come da programma.









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Capitolo 5
*** Double identity ***




Castle non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte. Ripensava alla serata trascorsa con Samantha e a cosa avrebbe dovuto dire a Beckett l'indomani. Non voleva perderla. Kate sembrava una ragazza straordinaria.

La mattina arrivò in fretta e Castle si sentiva come se un treno lo avesse investito. Si fece una doccia rinfrescante che in parte migliorò il suo aspetto e dopo essersi vestito uscì dal suo appartamento. Non c'era tempo per mangiare. Prima doveva sapere.

Arrivato in centrale venne fermato da un poliziotto all'entrata. Coleman.

-"Signor Castle, qual buon vento?"

-"Buongiorno agente, dovrei parlare con Kate..è in servizio oggi?"

-"Rick?"

Una voce lo chiamò per nome facendo voltare anche Coleman. Era lei.

-"Kate!"

-"Tranquillo Coleman..ci penso io"- disse l'agente liquindandolo.-Che succede Rick? Hai una faccia.."- disse accarezzandogli il viso.

Era felice di vederlo, ma aveva un brutto presentimento.

-"Kate dobbiamo parlare..hai 5 minuti?"

-"Mm si..certo. Andiamo al café qui di fronte"

Scelsero un tavolino appartato e ordinarono due caffé e per Castle una brioche. Il povero scrittore cominciava a sentire fame.

-"Allora..di cosa volevi parlare?"

-"Beh non lo so Kate..dimmelo tu. Ieri ti avevo invitato a casa mia per cenare insieme e oltre al fatto che non ti sei presentata, non mi hai nemmeno avvertito"

Kate si massaggiò le tempie. Sembrava che si stesse sforzando di ricordare.

-"Mi dispiace Rick...in effetti ricordo che mi hai invitato a cena..ma..non sono potuta venire. Ci sto provando ma non riesco a ricordare il motivo"

-"Guarda che se non volevi stare con me bastava dirlo"

-"No! Non è cosi. Davvero volevo venire,ma non so cosa sia successo. Devi credermi"

Beckett iniziò a piangere disperata. Lo scrittore non si aspettava una reazione simile. Forse non ricordava per davvero.

-"Ehi Kate non fa niente, ok? Stai tranquilla. Ti ho già perdonato"- disse accarezzandole delicatamente i capelli-"Forse è meglio se ti prendi un giorno libero però..che dici? Così stiamo anche un po' insieme"

Kate alzò lo sguardo verso lo scrittore. Non riusciva a spiegarsi perchè non si era presentata a cena da lui, eppure era convinta che ci fosse andata. Era strano,ma ricordava di averlo baciato e.. L'emicrania divenne più forte e l'agente dovette richiudere gli occhi per il dolore fastidioso. Forse era meglio non ricordare. 

-"Kate?? Tutto bene?"

-"Credo che prenderò in cosiderazione la tua proposta Castle. Mi scoppia la testa."

Richard la guardò felice, ma allo stesso tempo preoccupato per la sua salute. Sperò che non fosse nulla di grave.

Attese la donna fuori dalla centrale e improvvisamente si sentì stringere una mano.

-"Eccomi. Andiamo a casa mia, ti va?"

-"Ook..ho la macchina parcheggiata qui vicino. Vieni"

Il viaggio nella vettura passò velocemente e in modo sereno e poco dopo i due arrivarono a destinazione.

Castle constatò che quello di Beckett era un appartamentino grazioso e molto ordinato.

-"Accomodati sul divano. Io intanto mi vado a cambiare"

-"Si meglio...se no starò tutto il giorno con l'ansia di poter essere arrestato"

Beckett sparì mentre il suono della sua risata echeggiava fra le mura della piccola casa. 

Castle non sapeva cosa fare. Doveva dire a Beckett di Samantha? O magari vedere dove portava la conversazione? Optò per la seconda.

-"Ehi..ti sei incantato"?-disse Kate scuotendo energeticamente una mano di fronte al viso dell'uomo

-"Uhm? Oh scusami, ero sovrappensiero"

Castle si prese qualche secondo per ammirare la donna di fronte a lui. Adesso invece della divisa portava dei pantaloncini corti e una magliettina verde con la scollatura a V che lasciava intravedere..aspetta! Ma quello cos'era? Anzi quelli...Erano...

-"Ehm..Castle! Smettila di fissarmi. Mi sono fatta male al collo..credo"

-"Scusami Kate. È che..sei piena di lividi!! Si può sapere che hai fatto?"- disse lo scrittore ridendo a crepapelle

Kate si accomodò sul divano vicino a lui.

-"Forse me li ha fatti qualcuno"

Castle si fece subito serio e poi cominciò a farle il solletico.

-"E chi? Sentiamo"- diceva mentre Beckett continuava a ridere senza sosta

-"Basta ahahaha ti prego!"-lo implorò l'agente

Castle si fermò e improvvisamente diventò serio. E se?

-"Kate tu conosci Samantha?"

-"Samantha? Il personaggio di Sex and The City? Adoro quella serie. 
E la vuoi sapere una cosa? 
I miei genitori all'inizio volevano chiamarmi così"

Castle la guardò come se avesse visto un fantasma.

-"Tutto bene Rick? Chi è la Samantha di cui parli tu?"

-"Sei tu Samantha !!!! Sì, adesso torna tutto..sei sempre stata tu! Kate il giorno e Samantha la notte,ma sei sempre tu!! Non ci credo è come se mi trovassi in un libro di Stevenson!"

-"Castle! Frena. Sei impazzito?"

-"No Kate..ascolta. È incredibile, lo so. Ma tu sei due persone. Sei così di giorno,ma la notte ti trasformi..e quei succhiotti che hai sul collo ne sono la prova! Te li ho fatti io stanotte"

-"Ah quindi tu saresti venuto qui a mordermi il collo come un vampiro? Forse sei tu ,Castle, che ti trasformi di notte"- disse Kate tra le risate

-"Kate! Non sto giocando!! Adesso ti spiego. Allora, la donna che ha rotto quella vetrina qualche notte fa la incontro tutte le notti. Ti somiglia incredibilemente, ma avete due caratteri opposti. Ieri ti stavo aspettando nel mio appartamento e quando sento bussare alla porta immagino che sia tu..invece apro e c'è lei che mi dice che tu ,Kate, non saresti venuta! Era così sexy..eri cosi sexy con quella divisa provocante. Non ho resistito e abbiamo fatto sesso e io ti ho lasciato quei segni. Insomma Kate! Pensaci! Tu non ricordi cosa fai di notte e c'è una donna che è la tua goccia d'acqua che mi cerca tutte le notti. Forse lei è la parte meno frenata di te stessa. Te sei sicuramente attratta da me e quando la notte ti trasformi non ti imponi nessun freno.."

-"Castle!! Mi ricorderei se avessi fatto sesso con qualcuno!! Con te soprattutto! A me questa sembra una storiella appena inventata per giustificare il fatto che sei andato a letto con un'altra!"

-"No Kate!! Eri tu! Solo che non so perchè non te lo ricordi! È la verità"

-"Castle è assurdo! Non riesco a crederti, mi dispiace"

-"Facciamo una prova, okay? Baciami! E vediamo se ti torna in mente qualcosa"

Beckett diventò rossa come un pomodoro. 

-"Castle..devi andartene. Stai con la tua Sam. Io non voglio saperne nulla"

Mentre Kate si stava alzando per raggiungere la porta, a Castle venne un'idea.

-"Okay..lover"














Scusate il ritardo nel pubblicare il nuovo capitolo, ma sono stata impegnata con gli esami :( Comunque spero che vi sia piaciuto..se volete, lasciate una recensione per farmi sapere il vostro parere! Grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia e che hanno lasciato un commento nei capitoli precendenti :)
A presto,

~ItsBettys
 

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