You are my origin of love

di Pomponella_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~Fissavo quel cavolo di orologio, il tempo non voleva muoversi. Lì, immobile, su quel divano. Giulia non mi aveva ancora chiamato. Il messaggio di conferma avrebbero dovuto mandarlo a lei, ma non stava succedendo nulla. E sicuramente non sarebbe successo nulla. Mi alzai, dirigendomi verso la mia camera, presi lo spartito e mi sedetti al pianoforte. Mi guardai intorno. La mia stanza era in disordine, oppure “ordine sparso”, come piaceva chiamarlo a me. Eppure, a 26 anni, ancora non riuscivo ancora a fare una lavatrice.
Stavo per mettermi a suonare quel meraviglioso strumento, quando qualcuno suonò al campanello. Insistentemente. Mi alzai e corsi verso la porta, sbattendo il mignolino del piede contro la porta ed urlando un “cazzo!” al volo. Aprii.
Davanti a me, una ragazza bassina, dai capelli biondi e gli occhi azzurri; zuppa di acqua, col trucco colato, ma gli occhi accesi.
“Piove?” chiesi ridendo.
Mi spinse dentro, chiudendo la porta dietro di sé. Giulia, la mia migliore amica.
“Mammamia!!” urlò saltellando, ignorando totalmente il fatto che i suoi vestiti fossero fradici, manco avesse fatto una doccia con i vestiti addosso..
“Cosa? Dimmi! Ora!”
Non riusciva a parlare, la afferrai per le spalle. “Rispondi!!”
“Ti hanno preso!!” urlò trapanandomi un timpano per via della sua vocina stridula.
Non riuscivo a realizzare. Preso?! Ad un provino per XFactor??”
Cominciai ad urlare, anche io con tutta l’aria che avevo in corpo. Abbracciai Giulia, stritolandola.
“Sono orgogliosa di te, Leo!” disse prendendo fiato, a causa del mio abbraccio.
“Oh, se non fosse stato per te!!”
“Devi presentarti tra due giorni.” Disse interrompendo lo sclero.
“Cosa?” cominciai a tremare.
“Hai capito bene.”
Cominciai a ridere in modo isterico, a tremare, avevo la nausea. Sembravo una donna incinta.
“Ooh allora!!” la guardai, continuando a tremare “Non ho tempo, cazzo! Vado a provare!” conclusi correndo verso la mia camera. Prima di chiudere la porta, tornai da Giulia e le stampai un bacio sulla guancia “Grazie grazie grazie grazie!! Sei mitica!!” le sussurrai con un tono di un bambino che sta per avere il suo giocattolo.
Poi mi chiusi in stanza e cominciai a provare..




SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan fiction!
Spero vi piaccia, pubblicherò a breve anche il secondo capitolo!
Recensite in tanti! Tante coccole e tanti bacini,
Gelato_al_Limonn

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


~~Avevo passato tutto il tempo a suonare il piano, cantare e cercare di alleggerire la tensione. Ero riuscito a trovare la canzone che avrei cantato subito, fortunatamente. Si poteva suonare al piano e mi sembrava di cantarla bene.
Mi svegliai prestissimo, per provare un’ultima volta. Giulia si alzò dopo di me e vedendomi suonare, si avvicinò. Non volevo nessuno accanto a me mentre suonavo perché dovevamo esserci solo io e la musica, ma per quella volta feci un eccezione. Si sedette sullo sgabello, poggiando la sua testa sulla mia spalla.
“Sei fantastico..” sussurrò
“Sono anche teso..” dissi giocando con le mani
“Non preoccuparti, andrai benissimo!”
Mi alzai e andai a prepararmi. Il tempo di un’ora ed ero pronto, il dramma fu quando toccò a Giulia prepararsi.. lenta come una lumaca.
Io avevo un jeans ed una maglietta verde che era sempre stata il mio portafortuna.
Finalmente la vidi uscire dal bagno, vestita e truccata, uscimmo di casa e salimmo in auto, avviandoci verso la zona di Roma dove ci sarebbero state le audizioni.
“Hai deciso di dirmi quale canzone porti?” mi chiese lei martellando con le dita sul volante
Guardai fuori, sospirando. “Noo!! Non ti dico nulla, porta sfiga!”
“Ma che sfiga!?” sbuffò, frenò all’improvviso.
“Che fai? Muoviti, che arriviamo troppo tardi!”
“Io non mi muovo di qui finchè non mi dici la canzone che hai scelto.” Concluse incrociando le braccia.
La guardai, con gli occhi spalancati. Non mi aspettavo na cosa del genere, forse avrei fatto bene a dirglielo, così saremmo finalmente ripartiti.
“E va bene, che palle!”
Vidi sul suo volto una faccia soddisfatta.
“Voglio portare Underwater di Mika..”
Ingoiò a vuoto, senza proferire parola. Non capivo cosa ci fosse di strano.
“Oh, ma che è?” chiesi tirandole il braccio
“T-tu non sai chi sono i giudici, vero?” tremava
Continuavo a non capire..
“Morgan, Elio, la Ventura…”
“..e MIKA!” urlò facendomi sobbalzare
Sentii una morsa allo stomaco, non avrei mai potuto immaginarlo! Non potevo cantare una canzone di Mika davanti a Mika! Ma non potevo nemmeno cambiarla, perché l’avevo studiata giorno e notte, e non c’era tempo per un’altra canzone!
“Come faccio adesso?!” ero in preda ad un attacco di panico. Le afferrai la mano, non capivo più nulla. “Ma cazzo, aiutami!!”
“Se ti calmi!”
“Come faccio a calmarmi?!”
“ZITTO!!” urlò, rendendo la sua vocina ancora più acuta. Rimasi in silenzio, ripartimmo.
Fissava la strada. “Non puoi cambiare la canzone adesso..”
“Grazie eh..”
“Devi suonarla e basta. Andrai benissimo, te l’ho detto!”
Sbuffai. Che casino avevo combinato.. Mi sentivo svenire.
Arrivammo sani e salvi alle audizioni. Mi batteva forte il cuore. Essendo riusciti a non arrivare troppo tardi, fui uno dei primi ad entrare, ma i partecipanti erano tantissimi. Al vedere quella grande “X” mi sentii quasi male; per fortuna Giulia mi trattenne.
Potevo sentire l’adrenalina a mille, una sensazione mai provata prima. Le gambe mi tremavano, avevo una paura folle, non sapevo se sarei esploso. Mi sedetti sulla poltroncina, avevo il numero 18, non mi sarei dovuto esibire troppo tardi, il che non contribuiva a farmi stare calmo.
Vidi un ragazzo avvicinarsi a me. Aveva la mia stessa faccia: felicità mista ad ansia
“Ciao, io sono Daniele!” disse tendendomi la mano. Glie la strinsi.
“Io sono Leonardo.”
“Hai il numero 18? Io sono il 21!” mostrò il braccio a cui era attaccato il biglietto, guardando il mio che era, invece, attaccato sulla maglietta.
“Ci becchiamo dopo, il prossimo sei tu..”
Come io? Cominciai a tremare e diventai rosso, un rosso porpora. Vidi Giulia correre verso di me. “Non mi morire!!” rideva.
“Cazzo ridi??!! Dopo tocca a me!”
Mi afferrò le mani, guardandomi negli occhi. “Calmati..” le strinse ancora di più, facendomi tranquillizzare. “Devi solo lasciare che la musica ti prenda. Alza quel culo e preparati a salire su quel palco!” disse indicando la porta nera alla nostra destra.
La vidi aprirsi, ne uscì una ragazza bionda e riccia. Piangeva. Non l’avevano presa.
“Tanto succede lo stesso a me..” pensai. Presi un respirone e salii sul palco, mentre due uomini  dello staff trascinavano dietro di me un pianoforte, con il quale avrei dovuto esibirmi.
“Ciao!” sentii una voce poco familiare, mentre il cuore mi batteva all’impazzata. Alzai lo sguardo, cercando gli occhi del giudice che mi aveva salutato.. e lo vidi. Aveva due occhioni marroni, che per un certo verso erano verdi, erano accesi e sorridenti. Mika.
“Come ti chiami?” chiese Morgan giocando con la penna.
“Sono Leonardo, ho 26 anni e sono di Roma.”
“Ah, allora giochi in casa!” disse la Ventura ridendo, mentre gli altri avevano una faccia alla non-fai-ride.
“E..” interruppe Elio “Cosa ci canti?”
Avevo paura. Troppa. “Io ho preparato…”
“Tu suoni il piano?” mi interruppe una voce. Era di nuovo Mika. Aveva una faccia attenta e mi guardava negli occhi.
“Ehm.. si..suono il piano..”
“Uh, mi piace tanto il piano! Suona daai!” disse sorridendo come un bambino. Fu quel sorriso che mi diede sicurezza, mi misi al piano a cominciai a suonare.
Le mie dita cominciarono a pigiare quei tasti lentamente. Lasciai che la musica mi prendesse.
Mika spalancò la bocca, con un espressione felice, posò una mano sul petto, mentre io continuavo a suonare quella dolce melodia. Ci guardammo negli occhi, sentii come se un fulmine mi avesse trapassato interamente.

“Cause all I need
is the love you breathe
Put your lips on me
and I can live
underwater, underwater
underwater!!”

Era fatta.  Il ritmo, il dolce suono mi circolavano nella vene. Vidi la Ventura che mi faceva segno di smettere e tolsi, a fatica, le mani dal pianoforte. Subito alzai la testa, cercando lo sguardo di quel giudice che mi aveva fissato per tutto il tempo. Intanto la gente applaudiva.
“Wow.” Disse Morgan, cominciai ad arrossire. “Ti giuro, sei fantastico. Hai cominciato un po’ insicuro, ma poi hai letteralmente spaccato!! Tipo BANG! Capisci cosa intendo??”
“Grazie mille..” sussurravo, avevo il fiatone.
“Elio?”
“Come mi capita spesso, io non ho capito.” Mostrò una faccia indecisa. “Nel senso, prima fai il timidino e poi..? Cioè sei fantastico!”
Un altro applauso.
La Ventura mi fissava con quell’aria da io-me-ne-intendo-di-musica.. ma anche no.
“Leonardo, mi hai stupita. Davvero, non mi aspettavo questa esibizione.”
“Io credo che tu..” interruppe Mika. Tutti si girarono, fece una piccola pausa. “Tu mi hai fatto un meravilioso complimento stasera..” Sorrise. Che sorriso perfetto. “Hai davero una bellisima voce.” Concluse, accentuando il suo accento. Io avevo quasi le lacrime.
“Giudizi?”
“Per me si.” Morgan.
“Si, ovvio.” Elio.
“Si.” Simona.
Guardai Mika, mi sorrise, facendo una smorfia. “SI! Grande quanto un palazo!”
Urlai per la gioia. “Ciao!” scesi dal palco, pensando all’espressione del riccio. Abbracciai forte Giulia.
“Ce l’ho fatta!! Si va ai Bootcamp!” urlai stringendola ancora di più
“Hai visto Mika?” chiese lei entusiasta “Cioè non ti staccava gli occhi di dosso!”
Pensai al suo sorriso e la mia mente si offuscò, liberandosi dagli altri pensieri. Quel sorriso, quella piccola fossetta che si era formata sulla sua guancia. Mi venne una voglia matta di tornare sul palco ed abbracciarlo, mi trasmetteva una sicurezza assurda.
Avevo passato le audizioni, sarei andato al Bootcamp, avrei continuato XFactor. Ma soprattutto.. avrei rivisto Mika.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~~Non so bene come, ma grazie a qualcuno, lassù, riuscii a passare anche i Bootcamp, semaforo verde, il riccio continuava a guardarmi e sorridere ed io rischiavo di sentirmi male.
Tornai a casa. Dovevo solo sapere a chi sarebbe stata assegnata la mia categoria.
Ero di nuovo su quel divano, canticchiavo una canzone. Dovevano chiamarmi per dirmi con chi sarei dovuto stare in squadra.. almeno credevo. Fissavo il cellulare. Nessuna chiamata, nessun messaggio. L’ansia saliva.
Andai a prendermi un bicchiere di succo ed accesi la tv per cercare di svagarmi.
Sintonizzai su MTV music. Sentii qualcuno cantare, una voce magnifica. Mi girai per guardare. Mika.
La canzone era “Relax- take it easy”. Rimasi a fissare lo schermo, ascoltando quella voce; mi ritrovai a ballare sul divano, era più forte di me. Proprio allora squillò il cellulare. Balzai dal divano e misi il muto alla tv.
“Pronto?!”
“Cazzolina, ma che non lo senti il citofono? Sono tre ore che suono!” Giulia. Era pure piuttosto incazzata.
“Scusa, ascoltavo una canzone..”
“Di Mika??” mi interruppe lei “Guarda che hai il volume talmente alto che si sente pure giù!”
Corsi ad aprirle, rideva.
“Che me ridi?”
“Figura di merda..” disse continuando a ridere.
Le feci una smorfia, lei ricambiò.
“Allora, hai visto con chi sei?”
“No, devono ancora chiamarmi..”
“Ma chiamarti dove?” si sbatté una mano sulla fronte “Lo hanno scritto su internet!” concluse.
Corsi in camera, afferrai il pc e mi precipitai in salotto. Ci sedemmo sul divano e cercai il sito di XFactor.
“Guarda tuu!” urlai passando il PC a Giulia che esordì con un “Cagasotto.”
“Allora..” cominciò scorrendo giù con il mouse “La Ventura ha i gruppi.”
Tirai un sospiro, mentre lei faceva una piccola pausa.
“I prossimi dilli senza fermarti.”
Aprì bocca, ma glie la tappai.
“No! No! No! Aspetta!” urlai
“E calmati!”
“Dimmi solo a chi è stata assegnata la mia categoria.”
Lesse il nome del giudice e chiuse il pc di scatto. Mostrò una faccia insicura, che nascose subito dietro ad un sorriso, finto.. come se non me ne fossi accorto.
“MIKA!!” urlò, facendomi cadere dal divano. Spalancai gli occhi, non potevo realizzare. Non potevo essere davvero in squadra con lui.
Cominciai a saltare, non capivo più nulla, avevo nella testa solo quel riccio adesso. Quella strana fossetta, i suoi occhioni, la sua risata. Avrei davvero lavorato con lui. Sempre se mi avesse scelto..

Poco tempo dopo, io e gli altri ragazzi della mia categoria, fummo trascinati a Dublino, per sapere se Mika ci aveva scelti. Un po’ più lontano, no eh??
Ci fecero accomodare su delle poltrone gigantesche, morbidissime.
Eravamo 6 ragazzi: Io, Daniele ed altri 4
Quando vidi Dani raggiungere Mika nell’enorme giardino, dopo un’enorme porta marroncina, il mio unico pensiero fu “Oh cazzo, dopo tocca a me.”
Cominciai a mordermi l’unghia del pollice. Odiavo l’ansia.
Lo sentii urlare e lo vidi correre verso di me, mi abbracciò. “Mi ha presoo!!”
Un tipo dello staff mi fece segno di andare avanti ed entrare. Mika era seduto su una sediolina bianca, anche lui si mordicchiava le unghie.
“Ciao..Mika..” sussurrai sedendomi di fronte a lui.
Per un momento rimanemmo a fissarci. Sorrideva. Di nuovo quella fossetta sulla guancia. Non riuscii a resistere e sorrisi anche io. Mi fermai a guardare le sue labbra, mi accorsi però che continuava a fissarmi, alzai lo sguardo ed incrociai il suo, diventando di un colore rosso porpora.
“Ciao Leo!” la sua voce con quell’accento particolare mi aiutò a calmarmi.
“Alora..” gesticolava “È stato molto dificile.. ma ho sceltuto..ehm..scelto..” cominciò a ridere.
Io invece ero in silenzio: panico totale. Respirai profondamente, lui si avvicinò, guardandomi e facendo una smorfia strana che mi fece sorridere. “Perché fai quella facia?”
“Sono agitato..”
“Ah..” ricominciò a ridere, per poi calmarsi e riprendere una faccia seria. “Tu hai un grande potenziale, poi ho visto che suoni il piano very good..”
Cazzo, parla!
“Quindi.. io ho deciso che ti volio nella mia squadra.”
Urlai, non lo feci nemmeno apposta. In preda alla felicità gli saltai al collo e lo abbracciai. Peccato che solo dopo mi resi conto dell’enorme cazzata fatta. Mi staccai, anche se lui stava ricambiando l’abbraccio.
“Ehm.. scusami.” Sorrisi, abbassai la testa.
“Relax!” non la smetteva più di ridere “Ci vediamo tra pochi giorni..”
“Certo che si.” Ci stringemmo la mano.
Quel contatto fisico mi provocò un sacco di emozioni, tutte in una volta.
Corsi fuori, cominciai ad urlare. Daniele venne verso di me e ci abbracciammo di nuovo.
“Siamo in squadra con Mika!!” urlammo ancora.
Nella mia testa frullava solo il suo nome. E quel profumo di fragole che mi era entraro nelle narici quando lo avevo abbracciato.
Mika. Mika. Mika..
Ma che stavo facendo? Non poteva piacermi lui. Impossibile. Avremmo lavorato insieme, basta. Con lui non sarebbe successo nulla. Mi voltai a guardare il giardino poco prima e strinsi i pugni.
“Sta succedendo davvero.” Pensai.
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Mi balenò in testa di nuovo l’immagine di quel maledetto, bellissimo sorriso di quello stupendo riccio.
“Sarà solo il mio coach, niente di più.. cavolo però, che due occhi che sembrano due nocciole, quei dentini da castoro..”
“Leo?!” mi sentii chiamare. Era Dani. “Svegliati, guarda che stiamo atterrando”
“Eh, si.. sono sveglio..” cominciai a stropicciarmi gli occhi
Scendemmo dall’aereo, trovammo Alessandro Cattelan ad aspettarci all’uscita dell’aeroporto.
“Ciao a tutti, ragazzi!” aveva una faccia seria, ma sorridente. “Ci vediamo qui a Fiumicino alle 22 in punto, poi andiamo a Milano.”
Solo due ore per prepararmi?!
“Mi dispiace davvero fare tutto di fretta, ma abbiamo dovuto accorciare i tempi quest’anno..”
Sbuffai, presi un taxi e mi feci accompagnare a casa. Giulia mi aprì subito, ansiosa, sembrò che mi stesse aspettando dietro la porta.
“Come è andata?!”
“Mi ha preso!!” urlai, sorridendo come un ebete.
Lei però non era felice, fece ancora finta di sorridere. Si andò a sedere sul divano, senza dire più nulla.
“Ma che hai?”
Non rispondeva. Mi sedetti vicino a lei, cominciai a giocare con i suoi capelli. Non disse nulla.
“Va beh.. allora io vado a preparare la mia roba..”
Andai in camera e cominciai a mettere calzini, mutande, vestiti, magliette nelle valigie.
“Leo..?!” mi sentii chiamare, la sua vocina. Mi voltai e le sorrisi. Lei continuava a tenere il broncio, poi andò via. Sbuffai, terminai di preparare la mia roba e la raggiunsi in salotto.
“Mi dici che ho fatto?” chiesi ancora, buttandomi accanto a lei sul divano. Per tutta risposta, lei si alzò e andò in cucina, per poi sedersi sul divano. Silenzio assoluto, andai da lei faceva dondolare le gambe, la testa bassa. Quel non parlare faceva male.
“Mi dici che c’hai?” provai ad afferrarle la mano, ma la allontanò, scendendo dal tavolo.
“Non capisco che cavolo è successo, Giulia..”
“Divertiti con Mika.” Sussurrò rompendo il clima di silenzio che c’era stato fino ad allora. Ora ero io a non sapere cosa dire. Quella sparata mi aveva dato fastidio.
“Che c’entra Mika?! Che sei diventata gelosa tutto ad un tratto??”
“No, anzi. Non mi interessa proprio. Devi andartene? Ciao!” rispose con aria fredda.
Ero senza parole. Corsi in camera mia, afferrai le valigie ed uscii di casa, sbattendo la porta. Lasciando lì il mio piano e.. la mia migliore amica. Ma cosa gli era preso? Misi le cuffie e le lacrime cominciarono a scendere. Pioveva. Il tempo calzava a pennello con il mio umore. Perché lei ce l’aveva così tanto con Mika? Si sbagliava, tra lui e me non ci sarebbe mai potuto essere nulla. Non capivo il motivo di quel suo comportamento. La cosa che mi fece più male fu il fatto che non avevo potuto salutarla, che ci saremmo rivisti chissà dopo quanto e non mi aveva dato la possibilità di abbracciarla. Sarei voluto correre su, suonare alla porta e stringerla forte, fra le mie braccia; ma qualcosa, una cosa brutta e meschina chiamata “orgoglio” me lo impedì. Stupido. Stupido. Stupido.

 

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Ecco un altro capitolo! Probabilmente farà cagare (sì, fa cagare.) ma dovevo.
A domani per un altro capitolo, grazie per le visite!
Tante coccole e tanti bacini!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


~~Salii sul bus, che avrebbe dovuto portarmi in aeroporto. Roma era piena di vita, come sempre, io invece no. Mi sentivo morire per quello che era successo con Giulia. Era anche, -ma che dico?- Era soprattutto colpa mia.
Chiamai la fermata e scesi dal bus. Ero in anticipo, Ale Cattelan sarebbe arrivato fra una mezz’ora.
Insieme a me arrivò Daniele e altre due ragazze, che erano nella squadra di Morgan.
Dani venne a sedersi accanto a me. “Hei, ti posso presentare qualcuno?”
“Come vuoi..” dissi con aria fredda.
Chiamò altri due ragazzi che si avvicinarono, sorridendo, anche se si vedeva che stavano morendo di freddo.
“Ciao, io sono Mattia, lui è Luca..” disse il moro indicando il ragazzo dai capelli rossi accanto a lui. “Siamo tutti con Mika.”
“Piacere, Leonardo.”
Continuarono a sorridere, ma vedendo che non facevo lo stesso, si allontanarono.
“Che ti capita?” chiese Dani. Il suo accento era napoletano.
 “Fatti miei..” mi riaggomitolai nella mia felpa.
Quell’idiota di Daniele non mi mollò un secondo. Benedissi il cielo quando Ale arrivò, così potevo salire sull’aereo e riposarmi, standomene un’oretta da solo…
Mi sbagliavo. Infatti quei tre –con cui sarei dovuto stare in squadra- si sedettero accanto a me e non fecero altro che sparare battute squallide per tutta la durata del viaggio. Da sotterrarsi.
“Grazie al cielo siamo arrivati!!” urlai appena sceso dall’aereo. Ale mi guardò e scoppiò a ridere.
Salimmo su un pullman, che ci portò nel posto dove saremmo dovuti stare.
Portammo le valigie nel loft.
“Domani mattina passerà il vostro coach a darvi il benvenuto e vorrà sicuramente sentirvi cantare..” già questo non mi aiutava a stare molto tranquillo. “Voi siete con Mika, questo penso che lo sappiate.” Concluse ripetendo quel nome che mi frullava in testa da settimane ormai.
Andai subito a letto, pensando a cosa sarebbe successo il giorno dopo. Avrei rivisto Mika finalmente.
Gli occhi, il sorriso, quella cavolo di fossetta che era rimasta impressa nella mia mente, manco fosse inchiostro indelebile.
“Non posso innamorarmi di lui..” sussurrai aprendo leggermente la bocca.
Poi caddi in un sonno profondo.
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“Fanculo, cazzo di sveglia.” Fu il mio primo pensiero. Quell’aggeggio non voleva stare zitto. Niente da fare, dovevo svegliarmi. Guardai l’orario: le 7.30. Troppo presto!
Provai a riaddormentarmi, nulla. Balzai dal letto e corsi verso il bagno, per evitare che qualcuno l’occupasse prima di me. Bussai alla porta, tre volte.
“È occupato!!” urlò una voce dall’interno. Era Luca.
Sbuffai, scesi in cucina dove Matti e Dani erano seduti a fare colazione.
“Buongiorno..” La mia voce sembrava quella di un transessuale col mal di gola, loro invece erano già vestiti e avevano una faccia accesa e piena di vita.
“Ma da che ora siete svegli?” chiesi sbadigliando
“Dalle 6.30”
Spalancai gli occhi. “Vi svegliate con le galline?”
“A quanto pare..” risposero ridendo, mentre mangiavano pane e nutella. Cominciai ad aprire tutti i cassetti.
“Ma che fai?”
“Abbiamo il succo, vero??” urlai scompigliandomi i capelli.
“Ehm..no.”
“It’s impossible!” emisi un acuto.
Intanto il rosso uscì dal bagno e ci raggiunse, mentre gli altri due avevano le lacrime per quanto ridevano.
“Il bagno è miioo!” dissi precipitandomi all’interno di quest’ultimo.
Feci una doccia e mi vestii, optai per una t-shirt bianca ed un paio di jeans, con le mie amate converse rosse.
Uscii dal bagno, urlando. (tanto per cambiare)
“Ma è possibile che in sto benedetto loft non c’è un cazzo di succo di frutta??!!” mentre protestavo, andai in cucina.
Vidi davanti a me un ragazzone, alto, riccio. Due occhi marroni, la faccia stupita e divertita. Rimanemmo a fissarci, mentre quegli altri tre deficienti ridevano per la figura di merda che avevo appena fatta.
Stavo diventando, per l’ennesima volta, di un colore rosso porpora.. Sorrisi, come un rincoglionito. Non potevo fare altro.
“C-c-ciao Mika.”
Anche il riccio cominciò a ridere. La sua risata però non mi dava fastidio, anzi, era piacevole.. Quasi contagiosa. Guardai la sua guancia: quella maledetta, bellissima fossetta. Eccola.
“Ciao!” rise ancora “Ti piace il succo?”
“Ehehe.. da cosa l’hai capito?” mi portai una mano alla nuca.
Si buttò sul divano. Con una disinvoltura poi..
Incrociò le gambe e ci fece cenno di sederci con lui.
“Alora.. prima di tutto.. welcome!”
“Thanks..” rispondemmo in coro
“Ogi mi piacerebbe molto sentirvi..” giocava con le mani, delineando il suo accento “Io.. volio andare oltre la vostra voce..” cambiò espressione, mostrando un’aria seria. “Io penso che voi cantate per una ragione.. voglio scoprire tutto di voi, guys.. Mettiamoci al lavoro!”
Tornò in piedi ed entrò in una stanza. Lo seguimmo. Era seduto accanto ad un bellissimo pianoforte. A vedere quello strumento, mi si illuminarono gli occhi. Non sapevo che ci fosse.
“Chi è il primo?” chiese Mika
Mattia, Daniele e Luca si allontanarono, spingendomi avanti. Mi girai, per mandarli affanculo, ma mi spinsero ancora. Andai a sbattere vicino a qualcosa, o meglio.. a qualcuno.
Mi girai, me lo trovai lì, a pochi centimetri da me. Gli misi una mano sul petto, sentendo per la prima volta, il battito del suo cuore.
“Scusami..” sussurrai abbassando lo sguardo. Di nuovo rosso come un pomodoro.
Sorrise sotto i baffi. “Voi altri uscite, please.”
Uscirono, lasciando la porta socchiusa.
In stanza rimanemmo io e lui. Era ancora davanti a me. Mi allontanai, per chiuderla per bene. Quando mi rigirai, il riccio era già andato a sedersi vicino al piano.
“Tu sai suonare, vero??” cominciò a pigiare i tasti. “Perché non suoniamo qualcosa insieme?”
Rimasi spiazzato. Io? Suonare? Con Mika?
Lo guardai, accarezzai la cassa e mi sedetti accanto a lui. Mi sorrise. Eravamo di nuovo tanto, tanto vicini. Non riuscivo a non guardarlo negli occhi. Cavolo, ancora quel meraviglioso profumo di fragole.
Vedendo che non facevo nulla, poggiò le mani su quello strumento ed iniziò a suonarlo.
Quella canzone non l’avevo mai sentita.. o forse si. Comunque ero stra sicuro che fosse sua. Si vedeva da come la suonava, la musica lo aveva preso.
Mi fermai per ascoltarne il testo, era particolare; così come la melodia e quella bellissima voce:


< didn’t want you sleeping with a boy too long
it’s a serious thing in a grown-up world
maybe you’d be better with a barbie girl..>>

Mika aveva capito. Con uno sguardo, un gesto, era riuscito a scoprire il mio segreto più nascosto.
Gli afferrai la mano. Volevo che smettesse. Quelle parole mi rispecchiavano completamente ma nel contempo mi ferivano, come coltelli.
Mi guardò negli occhi. La mia mano rimase sulla sua e lui non la spostò, né disse nulla. Per fortuna non suonava più. Un mezzo sorriso nacque sul suo volto; si aspettava che sorridessi anche io, ma non lo feci.
“Tu sei gay.. vero?”
Abbassai lo sguardo. Non dissi nulla.
“Perché mi hai fatto finiscere…..ehm..smettere?”
“Non mi piace questa canzone.”
Fece una faccia confusa. Mi strinse la mano, facendo sussultare il mio cuore.
“Non è per questo.”
“Si che lo è..” alzai lo sguardo, nascondendo la mia insicurezza dietro ad una finta faccia offesa. “Senti, impicciati di meno, va bene?”
Mi alzai, andando verso la porta. Mi si piazzò davanti bloccandomi l’uscita.
“Sorry, I can’t.”
Volevo uscire. Mi mancava l’aria. Cominciai a piangere. Lui mi fece sedere. Poggiai la testa sulla sua spalla, mi afferrò la mano.
Tutti i miei ricordi. Orribili ricordi.
“Tranquilo.” Mi sussurrò all’orecchio.
I suoi ricci mi sfiorarono le guance, provocandomi la pelle d’oca.
“Si Mika.” Iniziai “Sono gay.”
Presi un grosso respiro, lui mi stringeva sempre di più la mano, facendo entrare le sue dita tra gli spazi che dividevano le mie.
“Quando lo dissi ai miei me ne pentii subito. Mia madre iniziò a piangere, a dire che non voleva un figlio malato, che non saremmo più potuti uscire che le facevo venire il vomito, che sarei andato all’inferno..” le lacrime cadevano giù come una cascata ormai.
“Pensavo che almeno mio padre potesse capirmi. Invece no, Mi sbagliavo. Cominciò a picchiarmi, sempre più forte. Lo pregavo di smetterla, ma lui continuava ancora e ancora. Per un momento mi sentii morto.”
Mi mancò il fiato per un attimo.
“Avevo 20 anni. Andai a vivere dalla mia migliore amica.. Giulia. Ed ora, sono 6 anni che non parlo con i miei genitori."
Non disse nulla. Mi abbracciò. Facendo aderire i nostri corpi.
Io ero un puzzle incompleto.. Mika era il mio pezzo mancante. Lo capii proprio in quel momento.
Andammo a sederci davanti al piano. Eravamo vicinissimi, ma nessuno dei due fiatò. Cominciammo a suonare. La musica parlava al posto nostro.
Finimmo di suonare e ci guardammo un’ultima volta sorridendo, insieme stavolta. Anche se il mio sorriso non poteva nulla contro il suo.
“Grazie Mika.” Sussurrai.
“Tu non sei solo, Leo.” Socchiuse gli occhi.
Mi avvicinai di scatto, lasciandogli un bacio, un dolcissimo bacio all’angolo delle labbra.
Non sapevo cosa mi avesse spinto a farlo. Avevo paura di aver fatto un errore.
Solamente lo vidi sorridere. Poi uscii dalla stanza correndo.
Ma cosa cazzo avevo fatto? Stavo per baciare Mika. Dovevo controllarmi. Non potevo.
Cazzolina però, quelle labbra. Quell’accento. Quella risata.
Sarei diventato matto. Mika poteva diventare una dipendenza; come il fumo, l’alcool la droga. Solo che, a differenza di queste, quel maledetto riccio mi avrebbe fatto solo del bene.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


~~ Avevo provato a chiamare Giulia, forse una decina di volte. Non rispondeva. Che emerito coglione che ero stato. L’avevo trattata malissimo. L’unica persona che mi era stata sempre vicina, io l’avevo ferita.
Mika era ancora in sala prove, con Mattia.
Suonava il piano, una melodia dolcissima. Il moro invece cantava.

< when you’re feeling low,
Only hate the road when you missing home;
Only know you love her when you let her go.
And you let her go.>>

Sbuffai, incrociando le gambe.
“And you let her go..” sussurrai. Ma io Giulia non potevo lasciarla andare. Le volevo troppo bene. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno.
Vidi Mattia uscire dalla stanza e cominciai a fissare la porta.
“Leo?” mi voltai. Erano Dani e Luca “Noi andiamo a fare un giro con Mattia, vieni?” prese l’amico per il braccio.
Portai una mano alla fronte, facendo una smorfia. “No scusa, non mi sento molto bene.”
“Va bene, riposati. Torniamo fra un’oretta.” Corsero fuori, sbattendo la porta.
Silenzio assoluto. Mika non usciva. Mi alzai, per spiarlo. Era ancora lì, seduto davanti al piano. Accarezzava i tasti, senza suonarli. Era di spalle.
Non dissi nulla, non volevo disturbarlo.
“Guarda che se vuoi puoi andare qui..” sussurrò.
Venni avanti “Si dice venire, non andare..” mostrai mezzo sorriso.
Prima fece una faccia confusa, poi capì. “Se voi, puoi venire qui (?)”
Annuii, andai a sedermi. Non lo toccai, né lo sfiorai stavolta. Mi sentivo ancora strano per quel “bacio”.
“Posso chiederti due cose?” chiesi con una voce sottile.
“Of course..” sorrideva.
“Cosa hanno fatto i tuoi genitori quando hanno scoperto che sei gay?”
Cominciò a suonare una sottile melodia, quasi sembrò che volesse creare un dolce sottofondo.
“Nothing.. è stato dificile, ma mi hano accetato..”
“Ah.” Sospirai “Beato te..” abbassai la testa.
Lo sentii poggiare una mano sul mio volto, su cui stava scendendo una lacrima.
“Don’t cry.” Mi sussurrò. “Solo le stupide persone possono giudicarte in base a questo..” strinse la mia mano.
Sentii le “farfalle nello stomaco”, come diceva Giulia.. Allora mi ricordai.
“Mika?”
Si girò a guardarmi.
“Mi manca Giulia.”
Aveva smesso di suonare. C’era la quiete. Le nostre mani, ancora intrecciate.
“Chi è Giulia?” non mi guardava più. Aveva ripreso ad accarezzare i tasti.
“È la mia migliore amica, abbiamo litigato poco prima che venissi qui. È ancora arrabbiata con me..”
Solo dopo mi accorsi di aver poggiato, ancora, la testa sulla sua spalla. Aveva una maglia a righe rosse, con un pantalone nero, buffo e delle scarpe blu e rosse.
Si girò verso lo strumento, continuando a compiere quel movimento con le dita, che stava quasi per ipnotizzarmi. Con l’altra mano invece, teneva la mia.
La guardai, seguendo il piccolo percorso che facevano le sue piccole vene della mano sottopelle. Osservai le dita, le unghie tutte mordicchiate. Anche quelle erano dolci.
Cercò di guardarmi negli occhi, ma io avevo la testa bassa.
“Le vuoi tanto bene, vero?” sussurrò. La sua voce era calda. Lo guardai anche io.
“Si, la adoro.”
Sorrise. Pregai il cielo, affinchè quella fossetta non si formasse o sarei impazzito.. ma qualcuno, lassù, non mi ascoltò e quella sottile, dolce curvetta si delineò sulla sua guancia sinistra. Oh shit! Quanto era perfetto.
“Sei una bella persona.”
Lo abbracciai. Quando ero vicino a lui non mi preoccupavo di pensare, agivo. E questo mi sarebbe stato sicuramente fatale. Ricambiò l’abbraccio, non avrei potuto desiderare altro. Continuava a sorridere, io rischiavo di morire. Si poteva dire che la bellezza di quel sorriso fosse direttamente proporzionale al mio livello di felicità.
“Mi piace come canti.. e suoni Underwater.” Era serio adesso.
“Tu sei sicuramente più bravo di me..” sussurrai imitando il suo movimento della mano. “La canzone è per..” ingoiai a vuoto “..è per il tuo ragazzo, vero?”
Per la prima volta, vidi i suoi occhi spegnersi ed unirsi all’espressione triste che aveva appena assunto.
Non aveva detto nulla, ma si vedeva benissimo che quella era una cosa di cui non voleva parlare.
Sospirò. Lasciando che il suo ciuffetto si muovesse ed andasse a cadergli sulla fronte.
“La canzone ERA per il mio ragazzo.” Mi lasciò la mano e smise il movimento con la sua mano destra, portandola sul suo braccio sinistro, strofinandolo, come se avesse freddo. “Io ero innamorato.. ma lui no. Mi ha solo usato..”
Capii che sarebbe stato meglio cambiare argomento.
“E invece la canzone che ti dà più allegria qual è?”
Si voltò di scatto, sorridendo sotto i baffi. “Una mia canzone?”
Annuii. Lo vidi poggiare immediatamente le dita sul piano. Cominciò a suonare velocemente una serie di note, che formavano una melodia strepitosa e piena di vita. Sorrise. Ma non fu un sorriso qualunque.
Il sorriso più bello che gli avessi mai visto fare. Pieno di grinta, passione, felicità, quella vera.
Poi iniziò a cantare. Acuti, toni alti, bassi.. solo lui sarebbe riuscito a farle così perfette.
Si fermò per un secondo, mi fissò.

<  We are golden! We are golden!”>>

La sua voce era precisa, il ritmo ben scandito, la sua espressione era provocatoria, ma sempre allegra. Voleva che cantassi con lui.
Presi tutta l’aria che avevo in corpo, per far sì che la musica mi entrasse dentro.

<  We are golden! We are golden!”>>

Quell’energia. Sembrava quasi che ruggisse. Lo lasciai scatenarsi, mentre ammiravo con quanta voglia suonasse e cantasse. Lo accompagnai ancora nel ritornello. L’ultima volta che ripetemmo quelle parole, fu una cosa fortissima, che nemmeno il rumore più potente avrebbe potuto ammutolire.
Tolse le mani dal piano, prese un fazzoletto e si asciugò quelle poche goccioline di sudore che erano scese sulla fronte.
“Leo! Sei fortissimo!” iniziò a saltare. Me lo vidi salire sul pianoforte, cominciò a ridere di gusto, non so cosa mi trattenne dallo svenire.
La sua risata risuonò per tutta la stanza, lui ballava. Saltò giù, a pochi centimetri da me. Mi strinse forte. Era vita, vita pura.
“You are golden, Mika.” Sussurrai. Essendo abbracciati, le mie labbra riuscivano a sfiorare il suo orecchio, quindi ero sicuro che avesse sentito. Era quello che volevo. Chiusi gli occhi, non ci muovemmo.
Aveva l’affanno, dato che cinque secondi prima, stava per mettere sottosopra tutto.
Lasciai che il suo respiro si regolarizzasse. Non mi allontanai di un centimetro, lui fece lo stesso.
Il mio petto ed il suo: vicinissimi. La cosa, l’unica cosa che mi creava disagio fu il fatto che anche… tutto il resto..era molto vicino..
Arrossii. Mi vide, sorrise e si allontanò.
Non riuscivo a lasciargli il polso, una sensazione stranissima. Non oppose resistenza, continuò a guardarmi. Lo osservai meglio. Stava fissando le mie labbra, mentre mordeva le sue. Sarei voluto scappare, ma quel suo gesto mi stava ipnotizzando. Era dolce, ma allo stesso tempo pericoloso.
Intanto io avevo gli occhi spalancati, rosso come un gelato alla fragola e continuavo ad ingoiare a vuoto.
Alzò lo sguardo, rimanendo però con la testa bassa e corrugando la fronte. Sembrava quasi un tono di sfida, il suo.
Mi sentii tirare verso di lui, tutto ad un tratto. Mi ritrovai con il mio naso che sfiorava il suo. Si mordeva ancora quelle piccole labbra. Sorrisi. Si avvicinò.
Sempre di più, lentamente. La temperatura del mio corpo aumentava.
“Mika, smettila.” Pensai. Quando poi non volevo che smettesse.
Di botto, come un fulmine, si avvicino chiudendo gli occhi. Rischiavo di impazzire.
Sentii le sue labbra calde. Un morbido, candido bacio, anche quello all’angolo delle mie labbra. Sapevo che si sarebbe vendicato. Mi alzai sulle punte, affinchè quel bacio durasse ancora, ma dopo 5 secondi, si staccò e corse via.
Rimasi lì, con i piedi alzati, le labbra pendenti, il cuore che batteva forte ed il suo profumo di fragole ancora nelle narici.
“Mika, I love you.” Sussurrai. Ma era tardi, lui era già uscito di casa.
Mi sedetti al piano ed iniziai a suonare. Socchiudendo gli occhi e pensando a quel bacio, datomi dalla perfezione.

 

SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Aspetto le vostre recensioni!
Tante coccole e tanti bacini! :*

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


~~Sentivo Mattia e Daniele litigare.
“Mi hai preso lo spazzolino!!”
“Io non ti ho preso un cazzo!”
Si. Stavano davvero urlando come die elefanti, alle 11 di sera per uno spazzolino. Quanto amore eh?
Misi la testa sotto il cuscino, sbuffai, portandomi il piumone fin sopra i capelli. Mi accarezzai gli zigomi, rossi per il troppo caldo, scendendo più giù con le dita, portandole sul lato destro della mia bocca; il punto il cui poche ore prima, si erano poggiate le labbra delicate di Mika. Quel morbido bacio, sottile come un ago, che però non aveva fatto male. Quanto mi ero avvicinato alla morte in quel momento. Quel suo mordersi il labbro inferiore, gli occhi castani.. sarei potuto stare ore ed ore con lui. Mi aveva preso, non potevo più negarlo. L’energia, la forza, la voglia di vivere con le quali cantava.
Che fosse un angelo? Uno di quelli che cadono per sbaglio dal cielo?
Pensai alle unghie mordicchiate, le grandi mani che aveva.
Bussarono alla porta, sbuffai. Mi alzai, trascinandomi vicino alla lampada per accenderla dato che ero al buio.
“Avanti..” mi stropicciai gli occhi
“Leo, vieni di là, dai!”
“Matti, davvero, non ne ho voglia..”
Abbassò la testa.. “Peccato. Mancavi solo te..”
“Ho ancora mal di testa.” Mi rimisi a letto, spegnendo la luce, mentre lui se ne andava, sconsolato.
Chiusi ancora gli occhi, cercando di prendere sonno. Cominciai a canticchiare, era la canzone che aveva suonato Mika poche ore prima: We are golden.
Lasciai che la mia gamba dondolasse dal letto, al ritmo della canzone che canticchiavo. Intanto, dalla mia testa non voleva togliersi l’immagine del riccio che si mordeva le labbra. Le morsi anche io.
Sentii di nuovo aprire la porta, solo che stavolta nessuno aveva bussato. Feci finta di dormire. Qualcuno si avvicinò al mio letto, come un ladro in una gioielleria. Quel “ladro” però aveva un profumo che avrei riconosciuto ovunque: fragole.
Mi aggiustò le coperte, si sedette accanto a me e rimase il silenzio. Sentivo soltanto il suo dolce respiro.
Spalancai gli occhi e incrociai subito i suoi. Mi misi seduto, senza evitare di sorridere.
La fossetta, i dentini da castoro.. che mordevano ancora quelle labbra, tutto lì, tutto al proprio posto.
Socchiusi gli occhi.
“Ciao Mika..”
Abbassò la testa sorridendo, cacciando un piccola quantità di aria dal naso, il che lo rese ancora più adorabile.
“Hi Leo..”
Incrociai le gambe, per fargli spazio e far si che si potesse sedere. L’unica luce che ci illuminava era quella della luna, proveniente dalla finestra, accanto al mio letto. I suoi occhi sembravano ancora più luminosi.
“I ragazzi mi hanno detto che non stavi bene, volevamo che scendessi..”
“Tranquillo Mika. Io sto bene, semplicemente non mi va di scendere. Li ho sentiti urlare e sbattere prima, odio il casino..”
“Anche io..” continuammo a sussurrare “Io ho paura dei rumori tropo forti. Quando ero picolo, al Libano c’era la guera.. Siamo dovuti scapare..” muoveva le mani.
Si sedette ancora più vicino a me, poggiai la testa sulla sua spalla. Adoravo stare vicino a lui.
“Capito..”
“Alora, non vuoi scendere?”
Scossi la testa, i suoi ricci toccarono la mia fronte. Rimase in silenzio, in segno di approvazione.
“Non ti da fastidio se resto io qui con te?”
Non avrei potuto chiedere altro.
“Certo che no.”
Mi guardò, con uno strano tono di sfida.
“Lo sai che le tue labbra sono morbide?” disse ridendo. Che stesse parlando del nostro bacio?
“Le tue invece sono piccolissime, Michael..” sorrisi anche io.
Vidi nascere sul suo volto una smorfia di disapprovazione. Non capivo se la sua faccia fosse infastidita o divertita. Forse entrambe.
“Odio essere chiamato Michael.” Sbuffò. Era stranamente dolce anche quando faceva l’offeso.
“Scusami..” abbassai lo sguardo.
“Mi chiamo Mika” era soddisfatto “Only Mika.”
“Va bene, scusami.. Mika.”
Mosse la testa, per far si che alzassi la mia dalla sua spalla..
“Ma perché chiedi sempre scusa?”
Sbuffai. “Mi sento sempre in difetto. Sento che è sempre colpa mia..”
Mi guardò, con la coda dell’occhio, con un espressione che solo lui riusciva a fare. “Ma non è vero!” la sua voce era squillante. “Tu sei una bella persona.”
“Tu sei ingenuo. Come fai a vedere il bene in ogni cosa? Mi dispiace, ma in me non c’è nulla di bello.”
Non rispose, ma si vedeva benissimo che voleva obbiettare. Prese il mio mento fra le dita e mi girò verso di lui, in modo che fossimo vicinissimi.
Ci guardammo negli occhi, per un attimo interminabile. Mi sarei potuto perdere lì dentro. Portai la mano accanto alla sua, senza staccargli lo sguardo di dosso.
“You’re perfect.” Sussurrò al mio orecchio. Quel suo modo di parlare mi fece venire i brividi. Mi baciò con delicatezza la guancia, quasi avesse paura di rompermi. Presi anche io il suo volto fra le mani. Ci muovemmo, per far si che i nostri corpi si avvicinassero e si sovrapponessero. Ora Mika era disteso su di me.
Posò il suo naso accanto al mio, le labbra si sfioravano. Sorrideva. Da vicino era ancora più perfetto. Mi accarezzò le labbra, con le sue sottili e morbide dita. Sorrise.
Si fiondò su di esse, non mi sembrò vero. Cominciò a lambirle di baci, per ogni centimetro. Misi le mani sulla sua schiena, per farci avvicinare ancora di più.
Gli scompigliai i capelli; sorrise, mentre continuava a baciarmi; fu la cosa più bella del mondo sentirlo sorridere sulle mie labbra.
Quel bacio sembrò non finire mai. Sarebbe potuto succedere di tutto, ma non mi sarei mosso di lì per nulla al mondo. Nessuno era riuscito a farmi sentire così al sicuro fino ad allora.
Si staccò, sapeva che io non l’avrei fatto. Si distese accanto a me. Mi spostai, poggiando la testa sulla sua maglietta bianca, profumata.
Cominciò a giocare con i miei capelli, io ero accucciolato vicino a lui e gli carezzavo il petto. Sentii ancora i battiti del suo cuore. Nessuno dei due proferì parola. Ma non fu un silenzio imbarazzante: stavamo bene, questo bastava.
Chiusi gli occhi e seguendo quel dolce pulsare, mi addormentai.
Quando mi iscrissi ad XFactor, non avrei mai potuto immaginare tutto questo. Ero fra le sue braccia e stavo bene. Forse importavo a qualcuno.
Mika. Una persona matta, strana, cocciuta, che mi aveva cambiato la vita in così poco tempo.
Una persona che mi trasmetteva energia attraverso la sua musica, che con quel sorriso avrebbe potuto uccidere chiunque. Ed in quel momento.. la sua vittima ero io.


ANGOLO AUTRICE:
Eccomi!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Un po’ (troppo) romantico..
Non so che altro dire! Aspetto recensioni!
Ve se ama! <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


~~Aprii gli occhi, non fu la sveglia a farmi alzare stavolta, ma la luce che veniva dalla finestra e mi arrivava dritta in faccia. Rimasi steso a letto per un po’, a fissare il soffitto. Mi strofinai gli occhi, riappoggiando subito la testa sul cuscino. Annusai il suo tessuto e sentii un dolcissimo profumo di fragole. Sorrisi.
Lo cercai con lo sguardo, alzando le coperte, guardando sotto al letto.. come un bambino quando gioca a nascondino.
Era già andato via. Ci rimasi un po’ male: mi sarebbe piaciuto svegliarmi accanto a lui, ma quel meraviglioso odore rimasto intriso nel mio cuscino mi fece capire che non era stato tutto un sogno; c’era davvero stato con me ieri sera. Il pensiero delle sue labbra sulle mie, delle sue braccia che mi stringevano, quella fossetta che avevo visto ancora più da vicino, mi fece alzare con un gigantesco sorriso stampato in faccia. Scesi a fare colazione.
I ragazzi erano già seduti e mangiavano il loro cornetto al cioccolato, bevendo un bicchiere di latte.
Quando mi videro si guardarono ridendo sotto i baffi. Cosa volevano?
“Buongiorno..” sbadigliai
Non risposero. Guardavano il tavolo.. e ridevano ancora. Due ebeti.
Guardai la mensola e scorsi una bottiglietta. Era succo! Accanto era poggiata una busta.
“Il nettare degli dei!!” urlai precipitandomi verso la deliziosa bevanda. “Ragazzi, io vi adoro!” urlai.
Dani rideva, addentando quel cornetto che era quasi più grande della sua mano. Luca e Matti mi fissavano.
“È stato Mika.” A sentir pronunciare quel nome il mio cuore accellerò il battito.
“Ha comprato i cornetti per tutti e ha comprato a te il succo.” Spiegò il rosso “Dopo la tua figura di merda di ieri mattina..”
Scoppiai a ridere anche io, pensando a quanto idiota ero stato. Dopo un po’ mi ritrovai a ridere da solo. Me ne accorsi e smisi subito per guardare quei tre, che avevano una faccia stranamente seria ora.
Mi ammutolii e mi sedetti. Non la smettevano un secondo di fissarmi. Abbassai la testa, per evitare di incrociare un loro sguardo. Silenzio assoluto.
Questo silenzio però non era piacevole come con Mika, anzi metteva addosso un disagio enorme .
“Leo?!” era la voce di Matti. Lo guardai.
“Mika ha dormito qui stanotte, vero?” continuo Daniele. Sentii una morsa allo stomaco. Ero fottuto.
Non parlai.
“Vero, si o no?”
Abbassai ancora la testa.
“Leo, cazzo. Ti abbiamo fatto una domanda!”
Si guardarono, con uno sguardo complice. Bastardi.
“Si. Ha dormito qui.”
“Nella tua stanza?” nella sua voce c’era un tono di malizia.
“Stavamo parlando del Live Show e si è addormentato..” cominciai, sapendo che comunque non avrebbe funzionato. “..mi dispiaceva svegliarlo ed è rimasto lì..”
“E tu sei stato con lui.” Ancora. Non potevo nemmeno reagire in modo sbagliato o avrebbero capito tutto.
“Dovevo dormire anche io, no??” dissi con naturalezza.
Non aggiunsero altro. Addentai anche io il cornetto e sorrisi. Sorseggiai quel delizioso succo, mentre loro mi guardavano ancora con occhi incerti. Dovevo cambiare discorso.
“A proposito, Mika dove sta??”
“Perché ti interessa??” ok. Mi ero fregato da solo.
Mostrai una faccia il più naturale possibile, anche se sembravo un bradipo col mal di pancia.
“Devo ancora provare..” la mia voce ferma e convinta.
Sbuffarono. “È a fare un intervista per Radio Deejay. Torna per pranzo, lo abbiamo invitato qui. Gli prepari, anzi.. ci prepari tu qualcosa da mangiare??”
“Ovviamente. Ora siamo a Masterchef. Pensavo fossimo ad XFactor..”
Ridemmo.
“Si, dai. Preparo io.”
Silenzio. Non dissero più nulla. Si alzarono ed andarono in camera. Sorrisi. Infondo gli volevo bene, ma rimanevano lo stesso tre stronzi.
Mi misi ai fornelli. Cominciai a cantare, tenendo il ritmo con una spatolina che sbattevo ripetutamente sulla pentola. Era tutto pronto, il riccio sarebbe arrivato a momenti.
Corsi a sistemare in camera ed afferrai il cellulare, vedendo se ci fossero messaggi.. da Giulia. Nulla.
Sentii una sensazione di vuoto. Che si fosse già dimenticata di me?
Provai a chiamarla, ma non era raggiungibile. Mi sentii solo. Quella sensazione mi divorava l’anima, poco alla volta.
Proprio allora, bussarono alla porta. Come un fulmine mi precipitai ad aprire. Me lo trovai lì, davanti a me.
Occhi marroni, misti ad uno strano verde. Non sorrideva,  ma era allegro e si vedeva.
“Leo!” mi abbracciò.
I tre diavoli erano già andati a sedersi, li seguimmo. Lui era stupendo, come sempre. Aveva un pantalone ed una giacchetta color blu elettrico ed una t-shirt bianca, le sue insostituibili scarpe blu di una taglia enorme e una collana alla quale erano appese delle lettere colorate che formavano la scritta HOPE. Si sedette ma dovette curvarsi leggermente, essendo molto alto.
Portai i piatti a tavola e mi sedetti, soddisfatto, aspettando una reazione degli altri.
Matti, Luca e Dani si leccavano i baffi. Il riccio invece, aveva un espressione incerta.
“È risotto.” Disse con il suo accento. Lo guardammo tutti.
“E certo che è risotto..” rispose Dani con il suo solito fare delicato, pari a quello di un elefante.
Lo guardai malissimo.
“Ma no..” sbuffò, incrociando le braccia, come un bimbo. “Io odio il risotto. Non mi piaace.”
“Come fai ad odiare il risotto, Mika?!” Matti non poteva crederci.
“Ma è un riso.. crudo.. con una salsa gialla.. oh shit!” urlò alzandosi dal tavolo, poi cominciò a ridere.
Guardò me, ridevo anche io. “Scusami.”
“Io oodio il risootto!” continuava a ripetere. Rideva rumorosamente, aveva ritratto le braccia. Sembrava un castoro, anche gli altri scoppiarono a ridere.
“Ma te che sei di Roma, vai a fare il risotto che è milanese?” mi chiese il rosso “Na carbonara veloce, no?”
Feci spallucce, notai che Mika ci fissava.
“Carbonara??”
“Non conosce la carbonara.” Sussurrò Matti. Si alzò, portandosi una mano alla fronte. “Ma noo!”
Il riccio ci fissava ancora, grattandosi la nuca. Era di una dolcezza unica, anche quando non capiva nulla.
“Io..non ho capito.”
Mi avvicinai, gli carezzai la guancia. Gli altri smisero di ridere. Avevo fatto na cazzata.
Arrossii, ci guardammo. Dovevamo fare qualcosa.
“Ora la voglio provare questa caarbonara!” sorrise “Salite in sala prove! Io mangio e vi raggiungo.” Ordinò.
Ero immobile, sembrava arrabbiato ed era l’ultima cosa che volevo. Mi avvicinai ai fornelli, cominciai a tagliare la pancetta, lo vidi sedersi a tavola sconsolato. Lo raggiunsi.
“Mika.. che hai?” non potevo vederlo triste, era la cosa più brutta del mondo.
“Sono un stupido.” Si batteva la mano sulla fronte. “Non capisco il vostro italiano!”
Gli presi il mento fra le dita. Ci guardammo negli occhi e mi avvicinai ancora di più. Sorrisi.
“È normale che tu non riesca a parlare bene l’italiano.. se qui da poco.”
“Ma io faccio ridere le persone! Apro bocca e cinque secundi più tardi dico qualcosa di sbaliato.. e tutto il mondo ride.” Sbuffò, abbassando lo sguardo. “Ma io non volio che loro ridono.”
Gli accarezzai ancora gli zigomi.
“Loro ridono perché sei dolcissimo.” Sussurrai mentre ci guardavamo “Tu hai qualcosa che gli altri non hanno.” Gli baciai la guancia. Volevo che sorridesse. “Tutti ti amano, Mika.. anche io..”
Mi guardò e finalmente sorrise. Mi abbracciò e strinse forte.
Lo vidi divorare la carbonara, rimasi soddisfatto. Almeno quella gli era piaciuta.
Cominciai a lavare i piatti, mi aiutò. Io insaponavo, lui risciacquava. Ogni piatto che gli passavo, le nostre mani si sfioravano. Ed ogni volta che succedeva, ci fissavamo.
“Finito!” dissi poggiando lo straccio sul rubinetto.
Mi fece l’occhiolino e mi mise del sapone in faccia, con le dita. Io gli scompigliai i capelli. Ci guardammo per un po’ ed iniziammo a ridere.
Prese un fazzoletto e iniziò a togliermi il sapone dalla faccia.
Muoveva lentamente le dita, sullo zigomo sinistro, e lo guardava, come se stesse dipingendo. Io non feci altro che arrossire e guardare in basso..
“Io adesso salgo, appena tocca a te ti facio chiamare.” Sorrise e corse via.
Lo osservai mentre saliva le scale e lo vidi sparire dietro la porta. Mi buttai sul divano ed afferrai il cellulare, digitando nuovamente il numero di Giulia.
“Se non rispondi, vengo a Roma.” Sussurrai premendo sul tasto verde. Rimasi attaccato a quell’oggetto per 5 secondi; bussava.. Bussava!!
“Rispondi. Rispondi. Rispondi Giulia, per favore.”
Strinsi i pugni ed ingoiai a vuoto, fissando l’orologio sulla parete.
“Pronto?!” sobbalzai. Aveva risposto. Sorrisi.
“Leo?!”
“Giù..”
Attimi di silenzio imbarazzante.
“Hai tempo per parlare, vero?” chiesi con voce ferma.
“Dipende.” La sua era fredda.
“Mi manchi, ok?!”
La sentii sospirare. “Anche tu mi manchi, Leo. Scusa, sono stata un’idiota.”
“Io sono stato idiota. Non sarei dovuto andare via in quel modo. Facciamo che non è successo nulla?”
“Se vieni qui, anche subito!” disse con il suo solito gridolino. Mi era mancata e tanto.
“Ho il Live Show fra pochissimi giorni..”
“E che problema c’è? Salgo io!!” ancora quella voce acuta.
“Scherzi?!” saltai di gioia.
“Non scherzerei mai su ste cose!” rise.
“Puoi venire quando vuoi!!” urlai
“Domani?” soffiò nel telefono “Solo fino al Live, poi vado via e mi tolgo dalle palle!”
Ridemmo. “Tu puoi restare quanto vuoi! Due giorni sono pure pochi!”
“Eh, lo so! Ma ho l’esame poi!”
“Allora ti vengo a prendere in stazione!”
Sbuffò “Niente stazione, sai che odio il treno! Vengo in auto1”
“Sei matta??? È lontanissimo!!”
“Sti cazzi! Sai che farei di tutto per abbracciarti!”
Rimanemmo un’ora buona a parlare. Intanto sentivo il riccio suonare, l’atmosfera era perfetta.
“Devo dirti anche un’altra cosa importantissima, ma non posso al cellulare..”
“Appena ci vediamo mi dici tutto! Ci sentiamo più tardi per organizzarci.”
“Va bene. Ti voglio bene Giù. Scusa ancora.”
“Anche io te ne voglio, cretino. Scusa tu.”
Attaccai e cominciai a saltare. Solo dopo mi accorsi di Mattia, Luca, Dani e Mika che mi fissavano dalle scale.
Scoppiarono a ridere.
“Ma le figure di merda da fare te le studi la notte o ti vengono in modo spontaneo?” Daniele era quello più divertito, mentre il riccio mi fissava stupito e sorridente.
Il mio sguardo rimase su di lui, ignorando l’imbarazzo che poteva nascere di fronte agli altri due. Si avvicinò, mi afferrò la mano, come se nulla fosse più naturale e mi trascinò in sala prove, mentre sorridevo ancora, non capendo bene cosa stesse succedendo.
Ci sedemmo al piano, senza che dicesse nulla. Si tirò su il ciuffo che gli era sceso sulla fronte; e nonostante la stanchezza in faccia, la fronte sudata e gli occhi assonnati.. lui sorrideva.
Trovammo la canzone che avrei potuto cantare e la provammo per tutto il pomeriggio. Sguardi, gesti e quel suo meraviglioso sorriso, furono complici del compimento di quella giornata a dir poco stupenda.
Ci sedemmo, io sul divanetto, lui sul pianoforte
“Sei felice, vero??” chiese bevendo dell’acqua.
Osservai il gesto della mano con cui si asciugò la fronte, zeppa di goccioline di sudore.
“Si Mika, sono tanto felice.” Mi alzai e mi diressi verso di lui.
Ridemmo, uno di fronte all’altro, non troppo vicini ma neanche troppo lontani.
“Mi piace quando sorridi.” Sussurrò guardandomi le labbra. Arrossii.
Mi afferrò per il braccio, mi tirò verso di sé. Ora si. Eravamo vicini.
“Quello che stiamo facendo è pericoloso, lo sai?” chi chiesi con la voce tremante, a causa della sua vicinanza.
Mi prese anche l’altra mano. Alzò lo sguardo, tenendo la testa bassa.
“But.. I love you.” Sussurrò.
Mi lasciai andare e gli baciai delicatamente le labbra. Un piccolo bacio.
Feci in tempo ad aprire gli occhi e vederlo correre via, mentre mostrava quel maledetto sorriso.

 

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Scusate il ritardo! Volevo pubblicarlo prima ma la linea wifi dimmerda non me lo ha premesso!
Spero vi piaccia.. (troppo noioso?? xD)
Tanti bacini.. ciauu :D

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


~~La mattina dopo mi svegliai presto, mi vestii ed uscii di fretta.
Sapevo che non avrei potuto, ma avevo promesso a Giulia che l’avrei aspettata in piazza Duomo, l’unico posto che sapeva raggiungere.
Presi la metro, piena di gente che non avevo mai visto prima. Misi il cappuccio e respirai profondamente.
Erano le 10.30, Milano era già sveglia da un pezzo piena di persone che correvano a destra e a sinistra.
Abbassai la testa, scesi dalla metro.
Intanto il pensiero del riccio continuava ad assillarmi. Ogni cosa mi faceva pensare a quella persona meravigliosa.
Non avevo capito che intenzioni avesse.. ma mi piaceva.
Quel suo fare strano.. Mi aveva baciato, sussurrato dolci parole. Forse qualcosa c’era, avevamo solo bisogno di tirarla fuori. E la cosa più brutta era che io non sapevo se lui volesse.
Guardai il cielo, c’era il sole. Quella città non era piena di smog o altre cazzate che siamo abituati a sentire.
Certo, non l’avrei cambiata per nulla al mondo con la mia Roma, ma dovevo confessare che quel suo fare frenetico mi affascinava.
Arrivai in piazza e mi sedetti, per poi cominciare a guardarmi intorno.
Vidi una sagoma familiare avvicinarsi in lontananza. Cominciò a saltare ed agitarsi.
Capelli biondi, un cappellino alla francese. Spalancai gli occhi e cominciai a correre verso di lei, che fece lo stesso.
Continuavo ad avanzare velocemente, erano pochi metri quelli che ci separavano ormai.
Spalancai le braccia e la vidi tuffarcisi dentro, la strinsi con tutta la forza che avevo, accarezzandole i capelli.
Ci staccammo per un momento, per guardarci negli occhi. Lei li aveva azzurri, del colore del cielo.
Giulia. Sorrideva. La strinsi ancora. La gente si fermava a fissarci, ma a me non importava: ero con lei.
“Mi sei mancato un botto!!” urlò soffocando la sua voce nella mia maglia.
“Anche tu! Scusami tanto!”
Rimanemmo ancora così per un po’, in silenzio.
La portai in giro, facendole vedere i posti più belli di Milano. L’ultima tappa fu il Mc Donald’s, mangiammo come due maiali.
“Allora? Cosa dovevi dirmi?” chiese addentando il suo gigantesco panino.
Mi fermai, cominciai a fissare il vuoto. Non sapevo se sarebbe stato un bene dirglielo, specialmente lì dove potevano sentirci tutti.
“Allora..” cominciai a bassa voce. Ci avvicinammo. Portai la bocca al suo orecchio, affinchè sentisse meglio; come due bimbi quando si raccontano dei segreti.
“Mika ed io..ehm..ecco..”
Mi squillò il cellulare. Non capivo chi fosse. Chiamata anonima, numero sconosciuto.
Risposi con una faccia stranita, mentre la bionda mi fissava, confusa.
“Pront..”
“Leo, ma dove cazzo sei?!”
“Ma chi è??” ancora più confuso.
“Sono Daniele. Ma dove sei?”
“Al Mc.”
“Al Mc.” Disse ripetendo dietro di me. sembrava lo stesse dicendo a qualcuno ed era anche piuttosto seccato. “Mika ti vuole qui. Ora.” Attaccò.
Aggrottai la fronte. Afferrai la mano a Giulia, che stava ancora mangiando e la trascinai in auto.
Protestava. “Ao, ma calmate! Che fai?”
“Ce ne dobbiamo andare!” ero nervoso “Forse ho fatto un casino.”
Partimmo subito, lei non disse nulla e così io. Le spiegai solo la strada; per tutto il resto del viaggio il silenzio. Avevo paura di cosa avrebbe potuto dirmi Mika, non volevo si arrabbiasse.
Arrivammo nel giro di 20 minuti ed aiutai Giulia a scendere la roba dall’auto, poi percorsi la strada che separava il parcheggio dal loft, lasciando la mia migliore amica indietro. Non ci pensai però. L’unica cosa che mi assillava era che forse avevo fatto incazzare Mika. Spalancai la porta e trovai Matti steso sul divano che appena mi vide, si alzò con lo sguardo stufato e si affacciò sulle scale urlando un “È arrivato.”
Udii dei passi, mi salì il panico. Dopo pochi istanti, me lo vidi comparire da dietro la porta. Aveva una giacchetta stile scozzese, un pantalone nero ed una t-shirt bianca. Lo guardai, non sorrideva.
Mi sentii mancare, non vidi la fossetta, i denti bianchi. Solo una faccia neutra..o forse incazzata..
“Where was you?” disse sussurrando. Io abbassai la testa. Sentii il suo sguardo su di me. Si avvicinò. Mi prese per il mento, portando il suo naso accanto al mio. Ignorò completamente la reazione che potevano avere i ragazzi, che però erano rimasti in silenzio.
“Rispondimi.”
A guardarlo meglio non sembrava incazzato. Era più preoccupazione quella che vedevo nei suoi occhi, in cui non feci a meno di perdermi. Ingoiai a vuoto e lo vidi allontanare la mano dal mio volto. Aspettava ancora una risposta.
“Sono andato a prendere la mia migliore amica.” Risposi tutto ad un fiato.
Continuammo a guardarci. La sua espressione fredda non cambiava e non faceva altro che lacerarmi dentro. Cosa avevo fatto di tanto sbagliato?”
“Non puoi allontanarti dal loft!” urlò.
Silenzio. Non lo avevo mai visto così.
“E se qualcuno ti avesse fotografato?” nonostante la rabbia, il suo avvento era sempre lo stesso.
Abbassai lo sguardo, per poi rialzarlo velocemente e guardare il riccio dritto negli occhi, con un tono mai usato. “Avevo promesso a Giulia che sarei andato a prenderla. Nessuno ci ha visti o fotografati, per cui vedi di calmarti!” sembravo io l’incazzato ora. Avevo di nuovo parlato senza pensare, che carattere di merda!
Ora nei suoi occhi vedevo un alternarsi di rabbia e delusione.
“See you later.” Afferrò Matti per un braccio e lo trascinò in sala prove.
Buttai la borsa a terra e misi le mani nei capelli. Tristezza, rabbia, senso di vuoto. L’avevo davvero fatto.
“Leo?!” mi girai, era Giulia. Stavo per piangere, corsi nella mia camera, mentre mi fissava, confusa e silenziosa.
Chiusi la porta, sbattendola. Continuavo a pensare alla faccia del riccio, a come lo avevo trattato, a quanto egoista ero stato. Udii dei passi leggeri e qualcuno bussò. Giulia.
“Mi spieghi che è successo?”
“È successo che sono un idiota.” Continuavo a vedere confusione e dispiacere nel suo sguardo e proseguii. “Non sarei dovuto uscire, Mika si è preoccupato per me ed io l’ho pure trattato di merda!” strinsi a me il cuscino.
“Calmati, Leo!” la sua vocina stridula.
“Ho trattato male Mika!! Giulia, io sono innamorato di lui!” urlai.
Spalancò gli occhi, così anche la bocca.
Qualcun altro busso alla porta, mi asciugai velocemente le lacrime. “Avanti.”
Era Mattia “Tocca a te.”
Guardai la bionda, era ancora immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Lui le sorrideva.
Ignorai entrambi ed uscii dalla camera lentamente, manco dovessi andare al patibolo.
Aprii la porta della sala prove e lo trovai seduto al piano, come sempre. Non ci salutammo però.
Andai a sedermi accanto a lui, aveva la testa bassa. Nessun movimento con le mani, nessun sorriso, non mi degnò di uno sguardo. Se ne stava lì. Mi sentii la persona più cattiva del mondo.
Poggiai le mani sui tasti, cercando di raggiungere le sue che però non volevano muoversi. Aveva le braccia incrociate, come se volesse ignorare ogni forma di affetto. Cercai di guardarlo negli occhi, ma nulla. Lo sguardo basso, fisso sui tasti, come se fossero gli unici in grado di capirlo.
Poggiai la testa sulla sua spalla, me lo lasciò fare. Presi il suo piccolo mento fra le dita facendogli finalmente alzare la testa. Mi guardò e per un insignificante istante mi sembrò di entrare in Paradiso, ma fu per colpa di una lacrima, una piccola lacrima sul suo dolcissimo volto, che venni sbattuto di nuovo sulla Terra. Piangeva. Mika piangeva per colpa mia. Lo abbracciai. Ricambiò l’abbraccio, ci stringemmo forte. Sentii le sue dita premere sui miei fianchi. Portai la mia mano nei suoi capelli, scompigliandoglieli e stringendolo ancora di più a me. Gli accarezzai la guancia, sfiorando nuovamente i suoi zigomi perfetti. Sorrise finalmente.
Mi avvicinai con le labbra al suo orecchio, questo mi permise di sfiorare con il naso i suoi profumatissimi capelli; lo sentii sospirare. Il suo respiro sul mio collo mi fece rabbrividire.
“Scusami Mika..” dissi dolcemente. Ci allontanammo. Posammo insieme le mani sul piano ed iniziammo a provare. Eccola di nuovo quella stupenda alchimia. Cantavamo, suonavamo, come se fossimo una persona sola. Di sicuro però non sarei mai riuscito a prendere le note acute che prendeva lui.
Si fermò e cominciò a fissarmi. Avevo paura di ciò che avrebbe potuto fare. Mi alzai e si alzò dopo di me, avvicinandosi sempre di più, mi afferrò i polsi. Ero vicino al muro, lui davanti a me. Sorrise. Mi tirò verso di sé e tornammo a sederci davanti al piano.
“Cambiamo canzone!” urlò. Sobbalzai.
“Ma il live è domani!”
“E tu spacherai!” era tanto entusiasta.
“No, Mika, non ce la farò mai!”
“Dai!!” mi fece gli occhioni dolci, stavo per sciogliermi. “Please! Please! Pleeasee!”
“E va bene!” urlai buttando in aria lo spartito
“Yee!” sembrava un bimbo che aveva appena ricevuto una caramella.
La canzone che mi fece provare era fantastica e piena di significato, era un po’ difficile da provare, ma per impararla stemmo insieme tutto il pomeriggio e non avrei potuto chiedere altro.
Chiudette bene il pianoforte e feci per uscire, ma mi sentii tirare il polso e mi ritrovai tra le sue braccia, che mi avvolgevano come una coperta in pieno inverno. Mi poggiai al suo petto, il resto del mondo sparì. Solo lui ed il battito del suo cuore.
Mi staccai, ma mi pregò con lo sguardo di non andare via.
Si diresse verso la porta. Non volevo che l’aprisse.. volevo restare ancora un po’ con lui.. Lo tirai, prima si oppose, poi si lasciò andare.
Lo vidi precipitare verso di me.. come un meteorite sulla Terra. Sì, quel famoso meteorite che nel 2012 doveva ucciderci tutti. Era caduto sulle mie labbra..e le mordicchiava, lambendole di baci. Mi spinse al muro, premendo il suo corpo sul mio. Scese più giù, dalle guance al collo e cominciò a morderlo. Non potevo resistere, gli passai una mano sotto la maglietta. Sentivo solamente il suo respiro sul mio collo, non capivo nulla. Gemetti. Vidi nel suo volto un’espressione soddisfatta.
Lo presi per le spalle e lo guardai negli occhi. Il tempo si era fermato.
“Do you love me Mika?”
Il silenzio calò nella stanza, mi fissava. E sorrideva. Socchiuse gli occhi, mi accarezzò gli zigomi.
“Yes Leo. I love you.”
Fece per riavvicinarsi, ma qualcuno spalancò la porta. Si allontanò subito portando una mano sulla nuca. Era Giulia.. ed io ero rosso porpora.
“Uh..scusate.”  rideva sotto i baffi “Non volevo interrompere le vostre… prove..” un sorrisetto bastardo nacque sul suo viso.
Mika le sorrise. “Abiamo finito, stai tranquilla..”
Li fissai per un attimo, facendo una smorfia di stupore.
“Che scemo che sono..” presi la mano al riccio e la avvicinai a quella di Giulia. ”Mika, lei è Giulia, la mia migliore amica..” poi guardai lei “Giù, penso che lo conosci Mika..” ridemmo
“Nice to meet you!” sorrideva.
“It’s a pleasure!” la abbracciò.
Quel vederli insieme, le mie due ragioni di vita. Nulla avrebbe potuto rendermi più felice.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


~~Mi giravo e rigiravo nel letto, non riuscivo a dormire. Spalancai gli occhi e mi misi seduto, accovacciandomi. Girai la testa .Accanto a me, nel letto, una ragazza dai capelli chiari, biondi. Il suo volto era illuminato dalla fioca luce della luna che come al solito entrava dalla mia finestra.
Respirava lentamente, sembrò l’essere più indifeso del mondo. Giulia. Scostai le lenzuola e glie le sistemai addosso. I capelli le si mossero, scendendo dalla fronte al naso. Aggiustai anche quelli, facendole una piccola carezza. Quanto potevo volerle bene? Mi ero sentito mancare la terra sotto i piedi quando avevamo litigato. Era unica e tutto quello che meritava era essere felice.
Tornai al mio posto, senza smettere di guardarla.
Mi passai una mano sul collo, sentivo ancora il profumo di Mika. Ripensai subito a ciò che mi aveva detto, ai suoi splendidi occhi. Mi tornò in mente ciò che ci eravamo detti. Solo allora realizzai. Mi amava? Mika mi amava? Balzai dal letto e corsi in bagno. Mi sciacquai la faccia e cominciai a guardarmi allo specchio.. e a sorridere.
Anche lui provava qualcosa. Chiusi gli occhi e respirai profondamente; se non fosse arrivata Giulia, io davvero non sapevo cosa sarebbe potuto succedere. Non avevo mai provato quelle sensazioni con nessuno.
Quei suoi baci. Avrei tanto voluto averne uno in quel momento, ma l’unica cosa che ricevetti fu uno schiaffetto sulla schiena. Mi girai.
“Giulia?”
“Leo? Ma che fai sveglia a quest’ora? Sono le 4 del mattino!” si stropicciava gli occhi.
“Ehm.. sono agitato. Stasera ho il Live Show..”
Sorrise. “Tranquillo. Ti ho sentito e sei fantastico.”
“Bugia.” Le toccai il naso e lo arricciò
“Verità.” Mi lasciò un bacino sulla guancia.
Si voltò, per tornare in camera, ma la afferrai e la abbracciai. Lei ricambiò subito, era poggiata al mio petto e profumava di mandorle.
“Ma come si fa senza di te?” sussurrai.
Rise. Le tappai la bocca, trattenendo anche io le risate. Corsi nella mia stanza, lei dietro di me. Ci sedemmo sul letto e poggiò la testa sulla mia spalla e cominciò a giocare con le mie mani. Le sue erano piccole e delicate. Sbadigliò.
“Comunque mi piace quella canzone..” accennai
“Quella che suoni stasera?”
Annuii. “Mika ha scelto bene.” Sospirai “Mi capisce.”
Mi portò la mano sulla spalla, sorridendo sotto i baffi. “A proposito di Mika…” la sua voce si fece più sottile. Spalancai gli occhi ed iniziai a fissare il vuoto.
“Inutile che fai finta di niente..” sorrisetto bastardo “Ho visto come <> ieri pomeriggio.” Soffocò il tutto in una risatina a mo’ di scolaretta delle elementari. “Era quello che dovevi dirmi?”
Le tirai una cuscinata. “ Ma non avevi sonno tu?!”
“Daii se mi racconti tutto poi vado a letto!” promise. Sembrava una bambina.
Le raccontai tutto. Del nostro bacio, di come suonava, descrissi ogni dettaglio. Lei mi fissava a bocca aperta.
Finito di parlare la strinsi fra le mie braccia di nuovo.
Poi guardai l’orologio. “Cazzo, sono le 5! Andiamo a dormire ora?”
Non mi rispose neanche, crollò dal sonno. Io dopo di lei..
-
Mi svegliai, c’era una scimmia che saltellava sul mio letto.. ah no, era Giulia. Stava sicuramente aspettando che mi svegliassi, perché appena aprii gli occhi mi urlò un “Buongiorno!!” nelle orecchie che mi fece saltare per aria.
“Alzati!! Sono le 10.30! Alle 11 arriva il tuo amoore!”
Le balzai accanto, tappandole la bocca. “Shh!” le feci segno anche con il dito. “Non urlare, per favore. Non lo sa nessuno tranne te!”
Ci vestimmo rapidamente, non aveva vergogna a spogliarsi davanti a me, sapeva he non sarebbe successo nulla; forse questa era una delle cose che creava più complicità fra di noi.
Prima di uscire dalla stanza, mi afferrò per la maglietta. Mi girai a fissarla. “Cosa?”
“Hai presente Mattia?” le si illuminarono gli occhi
“Si.” Sorrisi
“È carino”
Le feci l’occhiolino ed uscimmo. Come al solito, i ragazzi erano già a fare colazione. Quando ci vide sulle scale quello scemo di Mattia iniziò a sorridere. Fra lui e Giulia qualcosa c’era, si vedeva benissimo.
Andammo a sederci e mangiammo qualcosa. Quei due non la smettevano di farsi gli occhi dolci, mi alzai e mi buttai sul pouf azzurro al centro del salotto.
“A che ora arriva Mika?”
“Riesci a resistere mezz’ora?” era Daniele. Ero circondato da facce bastarde.
“Dipende..” cominciai a mordicchiarmi le unghie, poi le labbra. Quei minuti sembravano non passare mai.
Finalmente qualcuno suonò al campanello, stavo per andare ad aprire, ma Giulia mi precedette; volevo tirarle i capelli.
“Mika!” la sentii urlare, con la sua vocina stridula. Si abbracciarono.
“Come stai?” chiese arricciando il naso- già lì rischiai di sciogliermi.
“Bene, grazie mille, tu??”
“I’m fine!”
Aveva un jeans, una camicia bianca ed il suo sorriso.. il cliché più incantevole del mondo.
Anche io mi alzai per salutarlo, ci abbracciammo. Mi avvicinai al suo orecchio. “Mi sei mancato..” sembrò che nessuno avesse sentito. Forse lo avevo stretto troppo forte, forse non voleva che lo abbracciassi, forse avevo sbagliato qualcosa.. forse c’erano troppi forse. Mi stavo allontanando, ma mi strinse a sé, facendo aderire il mio petto sul suo. Allora mi sentii tranquillo..
Nella stanza calò il silenzio.
Per evitare l’imbarazzo, il riccio afferrò Luca e lo trascinò in sala prove, senza aggiungere parola. Io rimasi davanti alla porta, rosso dal disagio e con gli occhi di Matti e Giulia puntati addosso.
“Accidenti a te, Penniman.” Pensai. Mi dicevo sempre di non esagerare, ma quando mi trovavo davanti a lui, la mia testa andava in tilt.
I due piccioncini cominciarono a parlare, intanto toccò a Dani andare a provare.
Alla fine Mattia fu chiamato nella sala prove. Perché sempre io per ultimo?
I miei pensieri vennero interrotti da una cuscinata, tiratami da Giulia. La afferrai per i fianchi ed iniziai a farle il solletico. Cominciammo a giocare, come due ragazzini.
“Leoo!!” saltai in aria per lo spavento, mi aveva chiamato Mika. Mi diressi in sala prove.
“Molto buono Mattia, a dopo.” Il moro uscì, lasciandoci da soli, chiuse la porta alle sue spalle.
Andai a sedermi, lui mi fissava. Lo guardai anche io. Sorrise, mi prese la mano, poggiandomela sul piano.
“You can start.” Chiuse gli occhi.
Poggiai le mani sullo strumento ed iniziai a suonare. Sentii come una scossa, come se qualcosa fosse entrato dentro di me; era l’energia. Cominciai a cantare, scandendo bene i tempi. Lui muoveva le labbra, sorridendo. Chiusi gli occhia anche io e suonata l’ultima nota mi lasciai andare, dilato, cercando appoggio sulla sua spalla.. che però non trovai sbattendo a terra. Con le gambe all’aria e una mano dietro la nuca. Lui era in piedi a se la rideva.
Si sedette sullo strumento smaltato, senza smettere di ridere.
“Cazzo ridi, me so fatto male.” Ci guardammo.
Scoppiai a ridere anche io, alzandomi. Mi avvicinai a lui e la sua risata cessò. Cominciò a fissarmi, mentre si mordeva le labbra. Portai una mano sul suo volto, prendendogli il mento fra le dita.
“Penniman, la smetti? Sei troppo adorabile.”
Smise di mordersi e sorrise, il che non contribuì a migliorare la situazione; rischiavo seriamente di non uscire vivo da quella stanza. Riprese a guardarmi, facendo una smorfia perplessa.
“Sei agitato, vero?” mi prese le mani.
“Eh, direi..”
“Non preoccuparte.. SPACHEREMO stasera.” Quanta dolcezza. “Suoni benissimo e canti benissimo.”
“Ruffiano..” risi, giocando col suo ciuffo.
Mi guardò, aggrottando la fronte. “Non ho ccapito..”
Lo abbracciai, d’istinto. Essendo seduto, ed io in piedi quando ci avvicinammo anche tutto.. il resto si sfiorò.
Mi passò una mano nei capelli, facendomi sussultare. Mi feci indietro e ci trovammo faccia a faccia. I nasi che si sfioravano ed i respiri che si fondevano.
“Mika, ho paura.” Mi guardava, non disse nulla. Continuai. “Io sono solo uno stupido ragazzini. Tu sei.. perfetto. Non posso farti del bene, ma non voglio nemmeno lasciarti andare. Non ti merito.”  Una lacrima scese sul mio volto. Lui osservò il suo percorso, finchè questa non andò a posarsi sulle mie labbra. Sentii le sue gambe avvinghiarsi alle mie. Mi baciò. Ancora, e ancora. Questa volta lasciai che la mia lingua danzasse con la sua, mentre sentivo la sua intimità premere sulla mia.
“Mika.. it’s dangerous..” sussurrai a malapena, mentre i miei muscoli si contraevano.
“I don’t care. I love you. You’re mine.” Prese a baciarmi il collo, mentre lo stringevo a me, sempre più forte. Era passione. Non mi ero mai sentito così speciale.
Scese dal piano e mi spinse sul divano. Lo vidi chiudere la porta a chiave, per poi ritrovarmelo addosso.
Mi tolse la maglietta. Avevo paura, il cuore a mille, la fronte intrisa di sudore. Gli sbottonai la camicia, a mia volta e glie la tolsi, buttandola via come un pezzo di carta.
Nulla separava il mio petto dal suo ormai. Ci guardammo, sorrise. Mai vista una persona così perfetta. Continuammo a stringerci.
Mi mossi, ribaltai le posizioni, sorprendendolo. Iniziai a lambire il suo busto di baci, mentre lui, con una dolcezza infinita mi slacciò i jeans, mostrando poi un tono di malizia. Me li sfilò, così anche i boxer. Feci lo stesso, senza staccare le mie labbra dalle sue.
Eravamo nudi, uno sull’altro.
“Mika, you’re my origin of love.”
Lo sentii ridere. Riprese a baciarmi. Chiusi gli occhi, per assaporare le sue dolci e delicate labbra sulle mie.
Mi lasciai andare. Niente illusioni, sogni o apparenze. Quel pomeriggio, fummo per un momento una persona sola. Facemmo l’amore e fu il giorno più bello di tutta la mia vita.
Pronto, Paradiso? Mi sa che ho ritrovato il tuo angelo.

 

 

ANGOLINO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Salve a tutti! Si. Si. Si. Lo so, sono una merdina, dovevo caricarlo prima. È colpa della linea internet, che finalmente ha ripreso a funzionare. Ho cercato di farmi perdonare con questo capitolo.. 
Spero vi piaccia. Come potete vedere è un po’… ehm… intimo?
Ok, grazie della pazienza, vi adooro *lancia coriandolini luccicanti*
No, basta, la smetto di fare l’idiota.. ciauu <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


~~“Grazie Daniele!” Ale Cattelan continuava a parlare, lì sul palco. Io ero seduto su una piccola cassa, aspettando che mi chiamassero. Giulia era andata a prendermi da bere, ancora. Era il quinto bicchiere d’acqua che bevevo, rischiavo davvero di sentirmi male. Nella mia mente passavano pensieri su pensieri, non la smettevo più di tremare. Chiusi gli occhi ed ispirai profondamente.
Una risata, questo sentii. Ma non era una risata qualunque. Era la più bella del mondo. Quella di Mika.
Un flashback mi colpì la testa: io e lui, abbracciati sul divano della sala prove. Le sue labbra sulle mie. Sorrisi e mi portai una mano nei capelli, per grattarmi la testa e scendere giù, fino alla nuca.
Era successo davvero? Forse era stato tutto uno sbaglio, lui non sarebbe mai potuto stare con uno come me. Io ero così normale.. e lui, beh, lui poteva essere tutto tranne che mio.
Ma ciò che mi aveva sussurrato.. Non poteva essere una di quelle persone che agiscono senza pensare. Allora provava davvero qualcosa?!
Mi toccarono la spalla. Mi voltai e la vidi sorridere. Tremavo, manco una foglia.
“Beh, poco agitato direi..” mi porse l’acqua “Tieh! Bevi. Magari ti calmi..” continuò scherzando.
“Ho una paura..” giocavo con le mani “E se mi scordo le parole? O gli accordi? E se non riesco a partire?”
Mi afferrò per le spalle ed iniziò a scuotermi. “Calmate!!” faccia seria “Guarda Mika negli occhi.”
Pensai a quel suo bellissimo sguardo, le pupille color marrone, con delle sfumature verdi, sospirai.
“Ecco, già stai meglio. Ma che ti fa quel riccio??”
Le afferrai la mano. “Tante cose Giù..” accennai un tono di malizia.
Spalancò gli occhi e mi afferrò per i polsi. “Cioè?!”
“Cioè tante cose..” arrossii improvvisamente, abbassando la testa.
Mi afferrò il mento, tirandomi su. “Mo me dici tutto.”
Un altro sospiro, l’espressione maliziosa tornò sul mio volto. Mi strinse ancora di più il polso.
“Vuoi dirmi che tu e lui… avete..”
Le tappai la bocca. “Zitta!” mi guardai intorno “Si. E non aggiungere altro.”
Non riusciva a proferire parole e non avrei potuto darle torto. Mostro una faccia bastarda accompagnata da una risatina e mi abbracciò. “E quando pensavi di dirmelo?”
Le feci ancora cenno di stare in silenzio. “È successo oggi.. Ma comunque non vuol dire nulla.” Avevo un aria fredda.
“Perché non dovrebbe?” mi accarezzò la mano. “Tu sei una persona stupenda Leo.”
Sorrisi, la strinsi forte.
“Ora vogliamo presentare l’ultimo artista di Mika!”
Mi si formò un nodo alla gola. Cazzo, parlavano di me. Mi alzai in piedi.
“Uh cazzo, ora tocca a me.” parlavo come se avessi inghiottito dell’elio.
Mi avvicinai al tendone del palco e mi affacciai, per spiare. Vidi solo il suo splendido sorriso.
“Il mio prosimo artista è Leonardo..” la sua voce era ben scandita “Me dispiace.. non poso dire altro. Parola alla musica.”
Il pubblico cominciò ad applaudire, guardai un’ultima volta Giulia e salii sul palco, su cui era stato portato un pianoforte.  Lo guardai, poi posai gli occhi sulla giuria. Morgan mordicchiava una penna, Elio e la Ventura parlavano.
Poi c’era lui che mi guardava e non la smetteva un secondo di mostrare quel suo meraviglioso sorriso.
Poggiai le mani sulla tastiera e lo vidi annuire, portando le mani vicino alle labbra. Sembrò che non sapesse dove metterle, era tanto dolce.
Il silenzio calò nell’arena.
Cominciai a pigiare i tasti. Lui non la smetteva più di fissarmi. Ogni cosa trovò compimento quando i miei occhi incrociarono i suoi. La melodia procedeva, preparandosi a dare spazio anche alle parole:

“Où est ton papa?
Dis-moi où esto ton papa
sans meme devoir lui parler
il sait ce qu’il ne va pas
ah sacré papa
dis-moi où es-tu caché?
Compté mes doigts.
Où t’es, papa où t’es? Où t’es, papa où t’es?
Où t’es, papa où t’es?”

Chiusi gli occhi, per poi riaprirli e vedere i quattro giudici e così anche il pubblico che battevano le mani al ritmo di musica. Vidi lui, ridere con la Ventura e questo mi diede tanta energia. Vidi la prima fila alzarsi in piedi, applaudendo. Lo stesso fecero gli altri. Abbassai lo sguardo sorridendo. “Grazie mille..”
Come un idiota cominciai a piangere. Lo guardai, mi fece segno di tranquillizzarmi. Sorrisi e rimsi in silenzio, ascoltando il verdetto dei giudici.
Ridevano, mi guardavano soddisfatti. Fu Mika a parlare.
“Bravo Leo!” urlò sorridendo ancora. “Hai spacato!” strinse i pugni. Con la sua faccia da bimbo felice.
“Wow Leo, non ti sei smentito!”
“Bravo Elio, mi hai tolto le parole di bocca.”
La parola a Morgan che aveva però una faccia seria.
“Mika, sei sobbalzato quando ha cantato il ritornello.”
Risate generali. “No, sul serio, Leonardo. Sei fantastico, complimenti. E questa canzone di Stromae non è facile da interpretare..”
Ancora applausi. Feci un piccolo inchino e scesi dal palco, correndo, mentre sentivo gli occhi del riccio puntati su di me. Mi buttai fra le braccia di Giulia.
“Ma sei stato fantastico, cazzo!”
Non dissi nulla, continuavo a stringerla. Stavo per impazzire, il mio cuore era a mille. Andai a sedermi, insieme a Giù che era euforica, ma non quanto me. La prossima ad esibirsi fu Roberta, una delle ragazze di Morgan. Era molto molto brava.
La ascoltavo cantare, pensando ancora a quello stupendo riccio.
“Leo. Tu però ora mi racconti tutto!” mi tirò la giacca
“Cosa ti devo dire?? Quello che è successo lo sai!” mi morsi le unghie.
Stava per ricominciare a protestare, quando sentimmo la voce di Morgan che continuava ad urlare.
“No, Simona! Io ti dico che lei è un prodigio, la canzone è perfetta poi!” mi affacciai per vedere.
Mika gli teneva la mano. Spalancai gli occhi. Continuava a ripetere il nome di quell’uomo brizzolato, come per calmarlo.
“Morgan.. Morgan??! Baby! Keep calm. Roberta è stata compplettamente fantasticca!!”
calò un applauso. Morgan smise di sclerare, per guardare il riccio dritto negli occhi e sorridergli. Erano tanto ma tanto vicini, una vicinanza che poteva essere molto pericolosa. Gli lasciò un bacio sulla guancia. Sentii ribollirmi il sangue, una sensazione di rabbia si impadronì di me. Strinsi i pugni.
Giulia, che era accanto a me, mi mise una mano sulla spalla. Mi mossi un po’, per lasciarla scivolare giù.
Continuavo a guardare quei due. Avrei voluto tirare il microfono in testa a Morgan. Continuavano a sussurrarsi cose all’orecchio. Volevo urlare.
“Che hai?”
“Niente.” Testa bassa, pugni stretti. Ingoiai a vuoto. La lasciai lì, per andare a rinchiudermi nel mio camerino.
“Leo, ma dove vai?”
“Voglio sta da solo. Guai a te se mi segui.”
Mi chiusi lì e mi buttai sul divanetto di pelle, iniziando a mordere il cuscino.
Lo sapevo. Non ero nulla per lui. Mi scesero due lacrime, amare. Il cuore era a pezzi.
Non mi accorsi del tempo che passava, stringevo a me il cuscino.
Sarei tanto voluto scomparire..

 

ANGOLINO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Buonsalve a tutti!
Si, questi capitoli saranno tanto, ma tanto tristi. Vi avviso.
 Ok, perfavore, non mi odiate. Rimedierò..
Ve se ama, al prossimo capitolo!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


~~Sarei tanto voluto scomparire…

Fu un bussare alla porta che mi fece tornare alla realtà. Non risposi, il bussare non cessava; sbuffai e mi alzai in piedi, con gli occhi gonfi.
“Leo?! Non te trovavo più..” era lui. Aveva un espressione preoccupata, la mia invece era solo rabbia.
“Perché tu eri qui?” tento di prendermi la mano ma la allontanai. Cerco un altro contatto fisico, carezzandomi le guance. Rimasi impassibile, tenendo la testa bassa, anche se avrei tanto voluto abbracciarlo.
“What’s happening??” Mi guardò negli occhi.
“Parla italiano.” Sputai fuori con aria fredda.
“Scusi..”
Mi riappoggiai al divano. Lui dopo di me. Mi prese per il mento e mi tirò su. Non volevo guardarlo, mi obbligò.
“Perché sei triste?”
“Dillo che mi hai usato. Ti ho visto con Morgan.. Avevo ragione!! Non sono nulla per te!”
“No! Non hai ccapito!” la sua voce era calma, dolce come al solito.
“Io ho capito fin troppo bene, Mika. Ora esci.”
Non aggiunse altro, forse non aveva voglia di controbattere. Lo vidi avvicinarsi alla maniglia della porta; stava per aprirla.
Si fermò un attimo prima, abbassò lo sguardo e mostrò un piccolo sorriso, che rischiò di farmi svenire.
“Sorry, I can’t.” sussurrò.
Non mi diede tempo di rispondere, si precipitò verso di me spingendomi verso il muro. Cominciò a mordermi il labbro inferiore. All’inizio mi opposi, ma poi mi passò una mano nei capelli. Mi lasciai andare, respirando il suo profumo, le mie labbra sulle sue.
Diede una leggera spinta verso di me, sussultai ma subito dopo sorrisi.
“Tu non hai ccaputo niente?!  I love you. Only you.”
Iniziai a ridere, carezzandogli gli zigomi rossi.
“Si dice “capito”, non “caputo”, amore.”
Al sentirmi pronunciare quella parola, i suoi occhi si illuminarono. Sorrise e corse via, io dietro di lui.
“Dai, corri! È finita la pubicità!”
“Si dice PUBBLICITA’!” lo inseguii, continuando a ridere.
Due bambini. Lui corse sul palco e raggiunse gli altri giudici. Io andai da Giulia.
“Allora, tu ed il tuo amore avete risolto?”
Le tirai uno schiaffetto sulla schiena ed iniziò a ridere. Poi annuii. Sorridemmo.
Il live fu strepitoso, i concorrenti tutti bravi ed il mio riccio non la smetteva più di ridere.
Purtroppo per noi, dovemmo subire un eliminazione: Luca. Eravamo un po’ amareggiati.. ma nello stesso tempo io ero felice.. ero con lui.
A fine puntata tutti i giudici andarono via. Tutti, tranne Mika, che insistette per accompagnarci fino al loft.
Ci prese sottobraccio, ridendo.
Cominciammo a parlare della serata appena conclusa: a tutti erano piaciute molto le artiste di Morgan.
Ad un certo punto a Giulia squillò il cellulare. A mezzanotte??!
Rispose, un po’ sorpresa.
“Vale!! Dimmi tutto!” sentimmo parlare dall’altra parte. La fissai, non capivo. Sentivamo una voce dall’altra parte del telefono.
“Ma come dopodomani?! Io sapevo fosse giovedì! Ma non ho tempo!!” si portò una mano nei capelli. “Io sto a Milano!!”
Aveva una faccia disperata. Si sedette. Le afferrai il braccio, per chiederle spiegazioni ma mi fece segno di aspettare.
“Devo proprio?” attimo di silenzio “E va bene! Mi organizzo e parto!” attaccò.
“Parti? Te ne vai già??” Mattia aveva interrotto tutti.
Lei guardò me, in cerca di comprensione.
“Mi hanno anticipato l’esame, devo tornare subito a Roma. Adesso!”
La afferrai per le spalle. “Calmati! Domani mattina parti!”
“No devo farlo ora! Non ho più tempo per studiare!”
Tornammo al loft e Giù prese la sua roba. Mika non voleva andare via.
Lo presi da parte, eravamo di nuovo vicini, mi prese la mano. Sorrisi tenendo lo sguardo basso; sentivo il suo sguardo su di me.
“Mika, se sei stanco puoi tornare a casa, qui me la vedo io..”
Sorrise anche lui “No..” sussurrava “Volio salutare Giulia prima..” mi lasciò la mano e tornammo dentro.
Lei correva a destra e sinistra, sembrava una trottola.. non si fermava. La chiamai un paio di volte, urlando. Non rispose. Il riccio le si piazzò davanti, era talmente alto che non la vedevo più. Finalmente si era fermata però. La afferrò per le spalle ed iniziò a ridere. “Giulia, calmate!”
Lei sospirò, si abbracciarono. Lui la tirò su, alzandola da terra. Fece dondolare le gambe.
“È stato un piacere. Spero di rivederte!” arricciò il naso
“Sono felicissima, è stato un grandissimo onore. Grazie Mika!!”
Dani la salutò e si mise subito a letto. Prendemmo le valigie ed io e Mattia la accompagnammo al parcheggio. Stavamo sistemando la roba in auto, quando Matti la afferrò per il polso. Si guardarono ed arrossirono.
“Sei sicura che vuoi andare via ora? Magari resti un altro po’..”
Sorrise. “Non posso proprio..” lo abbracciò e gli lasciò un bacio sulla guancia, il moro stava per sciogliersi. “Ci rivediamo presto!”
Lei guardò me, si tuffò fra le mie braccia e mi strinse forte. “Ti voglio bene, scemo!”
“Io di più!”
“Appena puoi scendi a Roma eh?!” mi accarezzò la schiena
“Penserò sempre a te!”
Mi fece la linguaccia, mi salutò e salì in auto.
“Stai attenta.. vai piano..” le sussurrai
“Tranquillo.. tu attento al riccio..” strizzò l’occhio e partì.
Osservai l’auto che subito si allontanò.
 Presi il moro a braccetto e cominciammo a camminare per tornare dentro.
Incrociammo Mika, forse stava tornando a casa; Matti lo salutò, io mi fermai.
“Vai dentro, io ti raggiungo.”
Guardai il riccio e lui guardò me. Mi si avvicinò. “Scusami per stasera..”
“Scusa tu, sono io che sono geloso… e scemo.”
Sorrise solamente, ma mi bastò. Gli baciai le labbra.
“A domani.. amore.” Sussurrò.
Rimasi di sasso.. Quella parola era così dolce quando la pronunciava lui.
Mi misi subito a letto e crollai. Era tutto perfetto, nulla avrebbe potuto rovinarmelo…
-----
La mattina mi svegliai di soprassalto e controllai il cellulare.
5 chiamate perse?!? E tutte da Giulia! Provai a richiamarla, ma nulla. Non rispondeva.
Riprovai una.. due.. tre volte.
Mi vestii di fretta. Scesi in cucina. Dani dormiva ancora.
“Mattia?!”
“Sto qua, che c’è?” mordeva una fetta biscottata
“Giulia non ha chiamato anche te??”
“No..”
Riprovai digitando il suo numero.. non rispondeva.
“Leo, mi dici che succede?” il moro mi afferrò il polso
“Non lo so!!”
Poggiai il cellulare sul tavolo, mi sedetti, con la testa fra le mani.
Mattia mi portò un bicchiere di succo. “Tranquillo, forse ha il silenzioso.. Starà studiando.”
Mi calmai.
“Ascolta, io vado a lavarmi. Se Giulia chiama rispondi tu, così poi me la passi.”
Annuì, io mi chiusi in bagno. Aprii l’acqua calda e feci una doccia. Chiusi gli occhi, respirando lentamente.
Ne uscii poco dopo e corsi a vestirmi.
Raggiunsi Mattia in cucina.
“Oi allora? Ha chiamato?” chiesi cercandolo con lo sguardo.
Me lo ritrovai davanti..
Aveva i capelli scompigliati, la faccia spenta. Sguardo assente. Occhi gonfi. Aveva il mio cellulare in mano.
Sentii il vuoto, poi una morsa allo stomaco, mentre i miei muscoli non riuscivano a muoversi.
Lo vidi fiondarsi fra le mie braccia e lo strinsi forte. Singhiozzava.
Io invece avevo gli occhi spalancati. Non capivo, ma continuavo a sperare che mi stesse facendo uno scherzo.
Respirò profondamente, si staccò, socchiudendo gli occhi.
“L’ha uccisa Leo. Un ubriaco ha ucciso Giulia.”

 


ANGOLINO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO.
Non lanciatemi pomodori, ve ne prego! Vi avevo avvisati.
Scusatemi davvero. Tutto succede per una ragione, promesso!
Ok, la verità è che non so come giustificarmi.
Non mi odiate vi prego..
Vi adoro! Al prossimo capitolo.
*scappa via, evitando i coltelli che gli vengono lanciati appresso*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


~~Sentii il vuoto. Come se stessi cadendo da un palazzo.
Afferrai Mattia per un braccio, gli occhi lucidi. Stavo per esplodere.
“È uno scherzo, vero?!” mi morsi le labbra, per evitare di scoppiare a piangere. “Dimmi che stai scherzando, ti prego.”
Chiuse gli occhi, porgendomi il cellulare. Scosse la testa. “No, Leo.” Piangeva.
Sul mio volto nacque una smorfia di disperazione, accompagnata da un urlo strozzato ed un singhiozzare continuo. Ci stringemmo. La sua maglietta era fradicia a causa delle mie lacrime. Non ci credevo. Avrei voluto che fosse tutto un sogno.
Corsi via, uscendo dal loft, attraversando il parcheggio mentre il moro mi correva dietro e continuava a pronunciare il mio nome, per farmi fermare.
Le mie gambe andavano da sole ormai, così anche le mie lacrime.
Mi sentii schiacciato come una formica. Come se nulla al mondo avesse più senso.
La sua risata mi echeggiava nella testa.
Mattia continuava a chiamarmi. Deviai la chiamata.
Mi poggiai ad un muro e mi lasciai scivolare giù, portando le ginocchia sotto il mento e chiudendomi come un riccio, con la testa fra le mani. Lo sguardo spento e gli occhi che ogni poco si chiudevano il più possibile.  Feci il numero di Giulia. Squillava?! Rimasi in silenzio.
“Pronto?!” non era la sua voce. Era sua madre, il suo tono era stracciato.
“Signora.. sono Leonardo..”
“Ciao Leo..” il suo tono cambiò, come se volesse farmi sentire al sicuro.. “Sei a Milano, vero?”
“Si, ma scendo appena posso.”
“Qui abbiamo bisogno di te.” La sentii singhiozzare “Il… il funerale è nel tardo pomeriggio..”
“Parto subito, promesso.”
Sospirò. Stava piangendo.
“Sei un bravo ragazzo, Leo.” Attaccò.
Al sentir quella frase scoppiai a piangere. Io non mi sentivo un bravo ragazzo. Ero stato io ad insistere affinchè Giulia salisse a Milano e non avevo pensato a quanto sarebbe potuto essere pericoloso.
Un egoista. Uno stupido.
Il cellulare mi squillò di nuovo: Mattia.
Respinsi la chiamata, mi alzai e mi avviai per tornare al loft. Sentii un tuono. Solo la pioggia ci mancava. Camminavo a passo lento, con la testa bassa, mentre delle goccioline d’acqua mi cadevano sulla nuca e mi bagnavano i capelli.
Un messaggio:
“Ha chiamato Mika, gli ho detto tutto. Scusami. “
L’ultima cosa che volevo.
Sospirai. Arrivai davanti alla porta e suonai. Fu Daniele ad aprirmi. Non riuscì a dirmi nulla. Raggiunsi subito la mia camera.
I due mi raggiunsero, mentre io cercavo il portafoglio e una piccola borsa giaceva sul mio letto. Fermi, sulla porta.
“Ha detto Mika che si è liberato. Ora viene qui.” La voce di Matti.. spenta.
“Buon per lui.” Mi sedetti sul letto, dandogli le spalle con la testa bassa. “Io vado a Roma, torno domani.”
“Ma non puoi.”
Sbattei una mano sul comò, facendolo sussultare. Li guardai malissimo.
“Devo andare al funerale della mia migliore amica, va bene?” faccia piena di rabbia. “Pensate che voglia andare a divertirmi?!”
“Leo, aspetta almeno che arrivi lui..”
“Perché dovrei? Così sarete in tre a tenermi e non potrò andare via??”
In realtà non volevo farmi vedere in quello stato dal riccio, gli avrei solo fatto male. “Starete bene senza di me per due giorni.”
Infilai due magliette nella borsa. Avevano la testa bassa e finalmente stavano zitti.
“Come ci arrivi a Roma??”
“Frecciarossa.” Odiavo quel mio tono acido.
Gli davo le spalle, non volevo guardarli.
“Te ne vai ora?”
“Dovve devi andare, Leo??” un'altra voce ci aveva interrotti. Una voce sottile, dolce. Il suono più bello dell’intero universo: Mika.
Mi girai, incrociai il suo sguardo.
“Mattia, Daniele please, go out.” Sussurrava.
Uscirono, chiudendo lentamente la porta. Si avvicinò, cercando di afferrarmi la mano, ma la allontanai, girandomi per sistemare e preparare la borsa.
“Leonardo?” mi chiamo ancora. Chiusi gli occhi, mi scese una lacrima. Non volevo però che mi vedesse. Il silenzio.
Mi sentii abbracciare da dietro, il suo profumo mi entrò nelle narici. La sua vicinanza contribuì a farmi scoppiare in lacrime. Abbassai lo sguardo, lui non mi mollava.
“Amore?!” il mio cuore perse un battito.
Mi girai, portando il suo naso accanto al suo, una mano sul suo petto mentre con l’altra stringevo la sua lasciandole intrecciare.
“L’ha uccisa. Un ubriaco se l’è portata via.”  Scoppiai in singhiozzi, alternati a grossi sospiri.
Lui mi stringeva forte, ma io continuavo a sentirmi schiacciato dal mondo intero.
“È tutta colpa mia!” urlai soffocando le mie urla nella sua giacca.
Mi staccai girandomi ancora verso la borsa, prendendo un grosso respiro per fermare le lacrime; sembrò funzionare.. per 5 secondi però.
Urlai il suo nome, con un tono disperato, lasciandomi cadere a terra. Lui mi accompagnò nel movimento, premendo col suo mento sulla mia spalla sinistra, tenendomi.
“Don’t cry, please.” Continuava a dirmi.
Non ci riuscivo, cercai di smettere ma no. Nulla. Lo guardai negli occhi, sorrise leggermente.
“Mika devo andare a Roma..”
“But.. you can’t..”
“Per favore.” Lo afferrai per le spalle. “Devo andare al suo funerale.”
“Solo un giorno?” mi guardò, con aria dolce.
“Solo un giorno.” Promisi. “Poi torno e proviamo.”
“Posso accompagnarte in stazione??”
“No. Voglio stare da solo.”
Abbassò lo sguardo. Gli presi il mento fra le mani e mi avvicinai per lasciargli un dolce bacio, sorrisi leggermente.
Afferrai la borsa. “Ci vediamo fra due giorni… amore.”
Mi abbracciò. Dopo di che uscii dal loft e mi avviai in stazione.
Il viaggio in treno fu molto lungo.. e noioso. La radio sempre accesa su RDS.
Una piccola pausa, poi una voce che conoscevo bene. Tesi le orecchie ed ascoltai.
“Bene! Qui con noi abbiamo Mika!”
Sussultai.
“Salve, ciao a tuti!”
“Bene Mika, come sta andando con XFactor??”
“Moolto bene!” lo adoravo quando allungava le vocali a causa del suo dolcissimo accento “Credo che Simon Cowell abbia sceltuto.. ehm..” –rideva- “Scusate. Credo che Simon abbia scelto bene per me, mi trovo molto bene con la mia squadra. Ci è dispiaciuto tanto per Luca.. non volevamo che fosse eliminato! Ma ci sforzeremo –si dice così??- per non far eliminare più nessuno ed arrivare in finale insieme.. anche se è un po’ dificile”
“Grazie Mika! Ora ascoltiamo un altro tuo pezzo..”
“Grazie a voi!”
Sospirai, e cullato dalla sua dolce musica mi addormentai.

 

 

ANGOLINO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Oggi non so che scrivere.. mi deprimo per Giulia..
Al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


~~(MIKA)
L’intervista era terminata per fortuna. Ogni volta avevo una paura matta di sbagliare.
Si, il mio italiano era migliorato, tutto grazie alla piccola Isabella, ma comunque non riuscivo a stare tranquillo. L’unico posto che mi faceva sentire era il mio palco.. Oh shit, quanto tempo era che non facevo un concerto?!
E poi c’erano le braccia di Leo. Il posto più bello del mondo.. Dove mi sentivo amato davvero.
Il mio Leo. Che poche ore prima avevo visto piangere disperatamente. Perché proprio a lui?
Non potevo vederlo soffrire in quel modo, mi provocava una bruttissima sensazione.
E pensare che ora fosse lontano da me, che non potessi abbracciarlo, mi distruggeva.
Un ragazzo così dolce non può sopportare una vita così.. orribile.


(LEO)
Ero fermi davanti alla porta del mio appartamento, con una copia delle chiavi in mano. Non sarei mai voluto entrare. Presi un respiro profondo ed infilai il pezzo di ferro nella serratura. Mi entrò subito il suo profumo nelle narici: mandorle. Corsi nella sua stanza. Il letto non era disfatto, gli armadi chiusi, i suoi pupazzi sullo scaffale e le foto sul muro. Ne presi una. Eravamo noi due al mare, abbracciati. La foto era di un anno prima, quando mi aveva costretto ad andare in costiera Amalfitana insieme.
“Sei cocciuta come un mulo..” sussurrai.
Strinsi a me il suo pupazzo, una lacrima. “Proprio ora dovevi andartene?” tante lacrime.
Infilai quei due oggetti nella borsa. Mi buttai sotto la doccia.
Le gocce d’acqua danzavano sul mio corpo, confondendosi con le mie lacrime. Le lasciai fare mentre mi passavo una mano nei capelli.
In casa, il silenzio. Prima c’era la sua vocina che mi urlava “Dove hai messo lo spazzolino??” oppure mi rimproverava “Usa poca acqua, sennò la faccio pagare solo a te!” il tutto contornato dalla sua magnifica risata. Una risata che non avrei sentito più.
Chiusi gli occhi, pensando a quello che ci eravamo detti due notti prima:
“Ma come si fa senza di te?!”
Un altro urlo strozzato.


(MIKA)
Ero nel mio appartamento, seduto al piano. Impegnato a creare una nuova melodia da abbinare ad una serie di parole che avevo messo insieme al momento. Era il modo migliore per rilassarmi, anche se in quel momento nulla poteva staccare la mia mente dal pensiero del mio Leo in lacrime.
Ogni poco mi veniva da chiedermi dove fosse, cosa stesse facendo in quel momento.
Poi cominciai a pensare a noi due. Era stata la cosa più bella del mondo incontrarlo. Quando vidi il suo sorriso per la prima volta non capii più nulla. Era speciale. Uno dei motivi per cui questa avventura ad XFactor non mi faceva più così tanta paura. E poi aveva una voce che.. oh God! Perfetta.
Lo amavo, nulla da fare. Chissà se stesse pensando a me in quel momento…


(LEO)
Odiavo il nero, ma non mi sarei mai potuto vestire colorato in quell’occasione. Suonai il campanello. Mi aprii una donna anziana, anche lei in un abito nero. Non mi diede neanche il tempo di un “Salve..”, che subito si dileguò lasciandomi lì.
Entrai, non conoscevo nessuno. Sentii il singhiozzare disperato di una donna e lo seguii.
Su un piccolo letto c’era lei. Le parole mi si strozzarono in gola. Mi avvicinai.
“Giovanotto, se deve fare le condoglianze c’è la fila.” Disse un vecchio con una voce rauca. Non lo ascoltai.
Gli occhi mi si inumidirono subito, mi portai una mano alla bocca; non riuscivo a respirare.
Corsi verso quel corpo candido e mi inginocchiai accanto a lui. Le presi la mano.
Era così  fredda, così bianca. Gli occhi del colore del cielo.. quelli dov’erano? Erano chiusi.
“Giulia.” Sussurrai tremando.
“Leonardo..” qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla. Era suo padre. Mi alzai, abbracciandolo subito e trattenendo a stento le lacrime.
“Devo solo ringraziarti. Hai sempre protetto Giulia. Ti voleva bene; te ne vogliamo anche noi.”
Quanto avrei voluto dirgli che non era vero, che per un certo senso era colpa mia.
“Mi dispiace.” Dissi piangendo.
“Lo so Leo.” Abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo e stringermi la mano. “Posso chiederti solo una cosa?”
“Tutto quello che vuole.”
“Quando canterai, stavolta fallo per lei.”
Ci abbracciammo ancora. “Lo farò.”
Tornai da lei, le lasciai un bacio sulla fronte, sperando sorridesse come faceva sempre.. ma nulla. Ferma e fredda. Ancora lacrime. “Ti voglio bene, Giù.”


(MIKA)
“Allora Mika, il verbo avere ed il verbo essere possono essere usati in diversi contesti..”
Lei parlava, ma io facevo tutto tranne che ascoltarla. Continuavo a giocherellare con la penna, a disegnare cerchi e cuori ovunque. Perché Leo non mi aveva ancora chiamato?
“Mi stai ascoltando??!” sembrava infastidita.
Abbassai la testa. “No, Isabela. Non ci riesco adesso.”
Mi si avvicinò, con fare materno mi poggiò una mano sulla spalla. Essendo più piccola di me, dovette alzarsi mentre io restavo seduto.
“È per quel ragazzo vero? Leonardo?”
“Gli è sucessa una cosa moolto brutta.” Ma perché allungavo le vocali?
“Lo so, Mika.. lo so.”
“Mi chiedo come posa continuare XFactor..”
Avevo paura che andasse via, che si ritirasse. Che cantasse male solo per uscire. Che tutta questa storia potesse farlo allontanare da me. Io lo amavo, non avrei mai potuto lasciarlo andare via.
“Me lo chiedo anche io.”
“È un ragazo forte.” socchiusi gli occhi. Volevo piangere, ma non potevo. Almeno davanti a lei.
“Ti dico solo una cosa..” mi afferrò per le spalle, in modo che la guardassi negli occhi. “Stagli vicino. Ha bisogno di te.”
“Ma io..”
“Tu sei vita, Mika. Non so se te lo hanno mai detto, ma con le tue gaffe, con la tua dolcezza, la tua pazzia, la tua musica.. fai sorridere le persone e le fai stare bene.”
Sorrisi, anche lei.
“Sei una insegnante fanttasstica!”
Ci abbracciammo.


(LEO)
Il funerale non durò molto, certo.. ma fu il giorno più brutto di tutta la mia vita.
Ogni tanto sentivo sua madre urlare il suo nome. Ed ogni volta era come ricevere una coltellata dritta nel cuore.
Stavo tornando a casa, con le mani in tasca.
Arrivato a casa sbattei la porta e tornai di nuovo nella sua camera, continuando a ripetere il suo nome. Facevo finta di cercarla, come quando mi rubava lo shampoo e giocavamo a nascondino come due bambini.
La trovavo sempre in fretta. Ma sapevo che stavolta non ci sarei riuscito...

 


ANGOLO DELLA PAZZA – IN QUESTO MOMENTO ANCHE DEPRESSA- DIETRO LO SCHERMO:
Eccomi. Si, ve lo avevo detto che questo capitolo era deprimente..
Maaa per la prima volta abbiamo avuto un pov (point of view?) di Mika!
No, non voglio un applauso perché mi sento ancora in colpa per Giulia.
Si, mi dileguo.
Al prossimo capitolo!
Tante coccole e tanti bacini, ringrazio coloro che continuano a recensire siete importantissime/i!! <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


~~Strinsi a me la mia borsa, sospirando. In stazione si moriva di caldo, ma poco mi importava. Il sole chiaro come sempre.
Ero seduto su una panchina di marmo, volevo solo che quel maledetto treno arrivasse, volevo solo andare via da Roma in quel momento. Ogni luogo in quella metropoli mi ricordava lei. Ogni posto mi portava indietro nel tempo e mi faceva pensare al suo sorriso, alle sue piccole mani, alla sua vocina..
Un fischio. Il treno era lì. Vi salii, silenzioso  come non mai, sedendomi al mio posto per poi socchiudere gli occhi e vedere quel mezzo partire lentamente.
Avevo le cuffie.
Dopo tre ore di viaggio, arrivammo a Milano finalmente. Mika mi mancava, sarei voluto solo sprofondare fra le sue braccia.
Perché ora Milano sembrava triste? Forse ero io ad esserlo più di tutto il resto.
Un orologio di un grande campanile suonò riportandomi alla realtà; erano già le 15.30. Non mi ero accorto del passare del tempo.
Solo lei, solo i suoi gesti, il suo modo di parlare, di ridere. Solo questo avevo in testa. Era peggio di un trapano.
Mi avviai agli studi a passo lento. Suonai alla porta, ci vollero un po’ per aprire.
Dani spalancò la porta e rimase a fissarmi. Troppo silenzio.
“Ciao Leo..” era Mattia, che mi salutava dalla cucina.
Si alzarono entrambi e mi abbracciarono, stringendomi forte. Quel gesto disse molto più di mille parole. Mi trattenni dallo scoppiare a piangere continuando a ripetermi “Non qui. Non ora.” E sospiravo.
“Mika viene domani, vero?”
Si guardarono, contemporaneamente. “Veramente no. Viene fra tre giorni. È passato stamattina ma andava di fretta perché aveva l’aereo per Londra..”
“Ah.” Non c’era.
“Oggi torna la vocal coach.”
“Rossana?”
“Si.. visto che Mika non c’è..”
Odiai il fatto che me lo ricordavano ogni 5 secondi. Non c’era e l’avevo capito. Ma io avevo bisogno di lui, più di chiunque altro.
“A che ora arriva lei?”
“Dovrebbe essere qui a momenti.”
“Ah, va bene.”
Un tono spento nelle nostre conversazioni. Andai nella mia camera, per sistemare la roba.
Rossana arrivò subito. Nemmeno lei aveva un’aria felice.. forse sapeva tutto. Quei due non avevano potuto evitare di raccontare i cazzi miei a tutti, peggio di due suocere.
Provammo la mia canzone.. era fantastica, come sempre.
Stavo suonando il piano, ma mi bloccai all’improvviso richiamando l’attenzione della vocal coach che mi guardò immediatamente. “Ros..?”
“Dimmi Leonardo.”
“L’hai scelta tu la canzone?”
Scosse la testa “L’ha scelta Mika..”
Di nuovo. Lo aveva fatto apposta.. Quella canzone mi calzava a pennello, specialmente in quella situazione.
Quei tre giorni sembravano non passare mai. Il giorno solo prove, la notte invece.. solo lacrime e pochissima voglia di dormire; e la mattina quelle maledette nottate in bianco si facevano sentire. Non potevo e non riuscivo a dormire. Il suo sorriso sempre presente nella mia mente..
---
“Mika!!” urlai.
La porta si spalancò e finalmente vi entrò. Non mi fregò più di nulla, mi buttai fra le sue braccia affondando in una delle sue coloratissime t-shirt. Trattenni ancora i singhiozzi.
“Leo..” mi carezzò la guancia. Quanto mi era mancato il suo tocco delicato. “Come stai?”
“Mi sei mancato..” sussurrai evitando di rispondergli. D’altronde, come potevo mai stare?!
Salutò gli altri due e ci andammo a sedere in salotto.
“Alora.. cosa ne pensate delle canzoni assegnate??” aveva il suo solito accento e la sua espressione da bimbo.
“Mi piace!” accennarono Matti e Dani all’unisono.
“È perfetta.” Risposi anche io. Ci sorridemmo guardandoci negli occhi.. Mi ci persi come sempre. Per un secondo mi sentii bene.
Qualcuno tossì per finta.. per chiamare la nostra attenzione.. Era Mattia. Tolsi lo sguardo dal suo, con grande fatica e finsi un sorriso davanti agli altri due.
“Avete già con Rossana, vero?” giocava con le mani.
“Si.. e tanto.” Mi intromisi
“Volio ascoltarvi per vedere come va..”
Mi alzai, anticipando tutti gli altri. “Stavolta entro prima io, per favore.” Ingoiai a vuoto.
Mi guardarono malissimo, ma non mi importò.
Ci avviammo in sala. Mi sedetti al piano, ma mi afferrò la mano.
“Non puoi suonare stavolta.”
Sussultai. “Cos?” richiusi lo strumento guardando il riccio dritto negli occhi. “Perché?”
Si girò, per guardare da un’altra parte, quasi avesse paura di incrociare il mio sguardo. “Perché non volio. Devi concentrarti più sulla tua voce..”
“Ma in sti giorni ho sempre provato mentre suonavo!” sbattei una mano sullo sgabello, alzandomi in piedi.
“I know. Ma volio fare un cambiamento. Tu devi esere originale..”
“Ma non riesco a concentrarmi sulla mia voce! Non ci riesco, ho bisogno di qualcosa che mi distragga! Non puoi togliermi il piano! Non ora!”
Si avvicinò, prendendomi il mento fra le dita. Questo contribuì a calmarmi. “Guarda me.”
“Ma..” cercai di protestare
“Silence!” urlò. Mi ammutolii.
“Sing.” Concluse sussurrando.
Cominciai a cantare. Davanti a me c’era lui; i suoi occhi castani, chiari che a volte sembravano prendere un colore completamente diverso: il verde. Abbassai lo sguardo, troppo perfetti.
Mi afferrò la mano, per poi abbassarsi ed inginocchiarsi davanti a me per far si che lo guardassi ancora.
Lentamente si alzò, mantenendo sempre il suo sguardo incatenato al mio senza mollarmi.
Mi fermai a pensare al significato di quella canzone. Come sempre, il riccio non si era sbagliato. Stavo per iniziare a cantare un’altra strofa, ma pensai subito a Giulia. Le parole mi si bloccarono in bocca e sfiatai abbassando la testa ed allontanandomi da lui per poi girarmi dall’altra parte mentre stringevo i denti.
Mi portai una mano sul petto per poi iniziare a piangere silenziosamente.
Mi poggiò una mano sulla spalla.
“Scusami amore..” gli presi la mano “Non ce la faccio. Voglio stare da solo.”
“Leo..io..”
“Ho detto che voglio stare da solo!” gli urlai facendolo ammutolire. Corsi via.
Avevo trattato male il mio riccio, non avevo avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Perché facevo così? In fondo lui voleva solo aiutarmi.
Mi chiusi in camera, stringendo il cuscino. Dopo poco mi addormentai. Sognai di tutto, soprattutto lei. Sognai di stringerla forte, i suoi capelli biondi, gli occhi del colore del cielo.
Anche i miei genitori mi apparirono in sogno. Quel giorno in cui decisi di fare coming out; degli schiaffi, i calci e i pugni di mio padre, dei suoi “Mi vergogno di te.”
Per un momento mi sentii mancare l’aria, il cuore accellerò il battito, mi sembrò di morire.
Si concluse tutto con il suono della sveglia, 10 di mattina. Aprii di scatto gli occhi, guardandomi intorno. Ma quanto avevo dormito?
Sul mio comodino un biglietto ed accanto a lui una piccola bottiglia di succo.
Lo lessi:
“Non volevo svegliarte stamattina. Sono dovuto scapare in Francia per il mio lavoro. Proverete solo con Rossana questa setimana. See you Friday night.
  Mika.”

Mi sentii in colpa. Ero stato una merda umana.. e non avrei potuto vederlo fino al live show. Ma io avevo bisogno di lui..
Volevo restare lì tutto il giorno, ma l’urlo della vocal coach mi fece balzare in piedi. Strinsi a me il biglietto e feci un mezzo sorriso.
Dovevo mettercela tutta. Provare, e ancora e ancora.
Dovevo cantare per Giulia, lo avevo promesso a suo padre.
Poi dovevo chiarire con Mika; la mia vita senza di lui sarebbe stata impossibile. Ero stato tanto acido ed egoista.
Mi vestii e guardai la mia foto con Giulia, il biglietto del riccio.. poi uscii.
Ce l’avrei fatta. Solo per loro due.

 

 

ANGOLO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Salve a tutti! Deprimente anche questo? Vi giuro che l’altro è più allegro!
Al prossimo capitolo!
Mi sento come la cattiva dei film Disney.. aiuto.
Ciaus!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


~~(LEO)
Quella mattina non fu la sveglia a farmi alzare, ma Daniele che urlava il mio nome dalla cucina.
Mi trascinai da lui, morto di sonno, a causa delle prove continua che Rossana ci aveva fatto fare.
Finalmente il giorno del secondo live era arrivato.
Intanto quel gallo continuava a sbraitare.
“Cosa cazzo vuoi?! Stavo a dormì!”
Mattia mi guardò ridendo e mi porse il suo I-Phone. “Guarda qua!”  continuavano a ridere. Cosa c’era di divertente?
Era un articolo, di un giornale francese. La foto di Mika. Sorrisi, per poi proseguire a leggere e cambiare subito espressione. Nella foto con lui c’era anche un tizio biondo.. il suo cameraman.
“L’HOMME DE SA VIE EST ANDY!!?”
Sussultai..
“Hai capito Mika? Si dà da fare!” ancora che ridevano.
Io invece non volevo ridere. Buttai il cellulare sul tavolo.
“Oh, ma sei scemo?? Si rompe!” protestò Mattia guardandomi male.
Mi girai e tornai in stanza, sbattendo la porta più forte che potevo. Strinsi i pugni, così i denti.
Urlai. La rabbia era tanta, troppa. Iniziai a piangere, a stringere a me il cuscino. Ispirai profondamente, facendo fatica ad aprire gli occhi a causa delle lacrime.
Lo aveva fatto sul serio. Mi aveva usato. Solo uno stupido giocattolo, ecco cos’ero.
Non me lo sarei mai aspettato da lui.. era davvero riuscito a fare una cosa del genere.
Ma l’avevo sempre saputo di non contare nulla per lui. Che idiota, ma davvero avevo pensato che una star di fama internazionale volesse stare con me??
Rabbia, gelosia, senso di vuoto.
Era tutto sbagliato. Per la prima volta pensai che XFactor fosse stato tutto uno sbaglio.
Come se fossi stato trafitto da mille lame, volevo morire.
Scostai le coperte, chiudendomi come un riccio. Mi portai le gambe fino al petto, poggiando la fronte sulle ginocchia.
Perché era successo tutto questo?
Avevo fatto forse qualcosa di sbagliato?

 

(MIKA)
“Fuck off! Oh shit! Lo sapevo che averebbero combinato questo casino!!”
Urlavo come un matto, calpestando il giornale che Andy e Isabella mi avevano portato. Ma come potevano permettersi quei giornalisti de merde?! Violare la mia privacy e scrivere cose non vere su di me?!
I due mi guardavano con aria colpevole, soprattutto il mio cameraman.. anche se colpa loro non era.
“Mika, keep calm.” Cercò di trattenermi il biondino.
“No! I can’t!” buttai quel pezzo di carta nella spazzatura.
Isabella mi si avvicinò, carezzandomi la schiena e sorridendomi.. riuscì a calmarmi, ma poco.
“Mika, tranquillo. Lo sai che non è vero e che i giornali inventano di tutto. Ti basta smentire una volta per tutte.”
“No, Isabela. Tu non capisci..” mi misi le mani nei capelli.
Il mio unico pensiero fu Leo. Non sapevo se avesse letto la notizia. Avevo paura che questa cazzata, inventata all’ultimo momento da quelle teste di shit, avrebbe potuto rovinare ciò che cera tra noi due. Chissà cosa aveva pensato. Se ora era arrabbiato, se non lo aveva ancora visto. Non potevo perdere il mio Leonardo per una cazzata simile.
Glie l’avrei fatta vedere io.
Afferrai il cellulare. “Isabela?”
Si girò, aspettando che continuassi.
“Dammi il numero di quella casa editrice. Adesso.”

 

(LEO)
Passai la giornata in camera, nonostante sapessi che la sera ci sarebbe stato il live show.
Non avrei mai potuto immaginare di avere tutte quelle lacrime da versare.. eppure c’erano.
C’erano per Giulia.
C’erano per i miei genitori.
C’erano perché l’unica persona che avrebbe potuto farmi sentire al sicuro mi aveva spezzato il cuore.
Mi alzai, per guardare l’orologio. Erano le 19.45.. Dovevo prepararmi.
Feci una doccia, senza scambiare una parola con nessuno. Misi una camicia bianca ed un jeans stretto accompagnati dalle mie insostituibili converse. Infine presi la foto di Giulia e la infilai nel taschino laterale della camicia. Tutto ciò che facevo ormai aveva un’aria così spenta..
Stavo scendendo le scale, per raggiungere Matti.. e l’udii.
“Hi Mattia! Sono venuto a salutarve per darvi l’in bocca-lupo!”
Mi poggiai al muro, tenendomi una mano sul petto.
“Leonardo è pronto? Devo parlare con lui..” quel suo tono dolce sembrò così falso in quel momento..
Ingoiai a vuoto, strinsi i pugni e li raggiunsi.. Dani mi raggiunse subito.
Proprio allora entrarono due tipo dello staff. Uno di loro aveva la telecamera.. no. Le odiavo.
“Michael, fai andare via questi tizi.” Dissi a bassa voce.
Si ammutolirono tutti.
“Non ho voglia di essere inquadrato in questo momento. Tu sai il perché.”
Ancora silenzio. Quei due uscirono, chiudendo la porta.
Il riccio mi fissava. Era la prima volta che lo chiamavo in quel modo.
Mattia afferrò il braccio a Dani e si avviarono verso la porta. “Vi aspettiamo nel backstage.” Andarono via.
Mi voltai, si avvicinò. Lo guardai dritto negli occhi, mentre i miei diventavano umidi come la sabbia sul bagnasciuga.
Tentò di prendermi la mano, la allontanai.
“Leonardo..”
“Mika, sai.. pensavo tu fossi diverso.” Mi morsi il labbro superiore, trattenendo ancora un pianto isterico.
“Non è come pensi..”
Gli tirai uno schiaffo, sulla guancia sinistra che risuonò per tutta la stanza.
La guancia dove si formava sempre la sua dolcissima fossetta.
“Leo, I love you!” anche lui stava per piangere.
“NO! You don’t love me! I’m only a stupid toy for you!!” urlai con tutta l’aria che avevo in corpo.
Corsi fuori dalla stanza, sperando che non mi seguisse.
Comunque non poteva.. gli altri giudici lo cercavano.
Raggiunsi gli altri, nel backstage, anche se in quel momento sarei solo voluto scappare; lasciare tutto ed andare via. Non ero più nulla.
I ragazzi cercarono di tenermi allegro. Sorrisi, si.. ma solo per evitare le domande.
Avrei cantato. Ma solo per Giulia. Per nessun altro. Nemmeno per lui.
Mi toccarono la spalla; uno dello staff.
“Tocca a te.”
Mi alzai, stringendo il microfono.
Sentii la sua voce, aveva un tono particolare.. quasi serio.
“Signore e Signori..” il suo solito accento, quel suo modo di parlare tanto rassicurante.
Mi chiesi per un momento se tutta la storia del cameraman fosse davvero una stupidaggine.
“Il mio prosimo artista è Leonardo..” calò giù un applauso. “Questa è una canzone particulare..” stavo salendo sul palco, ma mi bloccai. “Lui vuole dedicare questa canzone alla sua milliore amica.. solo che..” gli calò la voce, sembrò che volesse piangere. “…Solo che lei ora non c’è più..”
Silenzio totale.
Raggiunsi il palco, mentre una dolce melodia partiva. Era la mia canzone. Mi lasciai cullare, mi lasciai travolgere ed iniziai a cantare.
Prima tenni la testa bassa. La prima strofa la cantai tenendo sempre lo sguardo sul pavimento.
Quando cantai il ritornello lo guardai. Non avrei mai potuto immaginarmelo: muoveva le labbra insieme a me, mi stava accompagnando.. mentre una piccola, dolce lacrima scendeva per il suo viso.
Mi lasciai incantare dal movimento della sua bocca e continuai.
I nostri sguardi si incatenarono. Nonostante tutto lo sentii vicino, come se fosse lì, accanto a me.
Chiusi gli occhi e strinsi il microfono, mentre delle leggere lacrime mi bagnavano il volto. Eravamo in due a piangere ora.
Proseguii a cantare il ritornello.

“The day you slipped away..
was the day i found it won’t be the same!”

Strinsi i denti, prima di cantare l’ultima strofa. Socchiusi gli occhi guardando poi il riccio che sorrideva.
La musica cessò. Partirono gli applausi, vidi la gente alzarsi il piedi. Alcuni avevano gli occhi lucidi.
Io invece piangevo nel vero senso della parola.
Mi girai verso i giudici. Morgan se la rideva, guardando il riccio che si copriva il volto con le mani.
“Mika, non ci credo. Stai piangendo?!”
“Oh shit!!” rideva, mentre si asciugava le lacrime.
Si alzò, facendo zittire tutti. Corse verso di me, non mi sembrò vero. Spalancai le braccia, per poi ritrovarmi avvinghiato a lui. Lo strinsi forte, più forte che potevo, mentre i miei occhi si chiudevano, dando spazio alle altre lacrime ed il mio naso inspirava profondamente, facendo entrare nelle mie narici il suo splendido profumo.
“Leo, I love you. Really.” Sussurrò. Mi vennero i brividi.
Ancora applausi.
Lo guardai negli occhi, da vicino stavolta e non potei fare a meno di sorridere.
Lui non poteva aver fatto tutto quello che avevo letto.
Non poteva perché era una persona buona. Lo si capì dal suo sguardo..
Era un angelo.
Tornò a sedersi, mi asciugai le lacrime.
“Leonardo..” Morgan mi aveva chiamato. Mi voltai a guardarlo. “Sei forte. Tanto forte.”
“Sei magnifico e la tua voce è lo stesso. Accidenti mi è colato tutto il trucco.” Ridemmo. Era davvero un complimento da parte della Ventura?
“Sono felice di avere talenti come te qui, ad XFactor Italia.” Disse Elio porgendo un fazzoletto alla donna accanto a lui che continuava a lamentarsi per il suo mascara colato.
“Grazie mille.” Arrossii.
“Leo?” era Mika ad avermi chiamato. Mi girai e gli sorrisi, lui ricambiò, alzandosi in piedi.
“Io penso che lei ora sta sorridendo.”
Un ultimo applauso, scrosciante.
Ci scambiammo un ultimo sguardo di intesa. Dopo di che scesi dal palco.
Non avevo resistito. Quello sguardo, quel sorriso.. quell’abbraccio poi.
Lo sapevo che non mi avrebbe abbandonato.

 


ANGOLO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Salve a tutti! Capitolo un po’ particolare.. ehehe
-La canzone che Leo ha cantato è “Slipped Away” di Avril Lavigne-
allora, 2 notizie.
1- Questo era il penultimo capitolo (Yee meno male, poi mi levo dalle palle)
2- L’ultimo capitolo sarà pubblicato un po’ più in ritardo perché sarò in vacanza in questi 3-4 giorni. Un po’ di relax (take it easy xD) ci vuole, no?!
Beh, l’ultimo capitolo in compenso sarà.. ehm.. qualcosa.
Grazie a voi che continuate a recensire.
Al prossimo capitolo!
Tante coccole e tanti bacini!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


~~Tornammo al loft, non era molto tardi. Io sapevo che non sarei riuscito a dormire. Ero scombussolato e anche tanto. Non sapevo cosa era successo davvero fra me ed il riccio.
Alla fine del Live Show Mika era sparito, davvero non sapevamo dove fosse finito.
Io speravo che ci accompagnasse fino al loft così avrei potuto parlargli, ma non fu così.
Mi misi a letto, cominciando a fissare il soffitto.
Pronto per un’altra notte insonne, Leo?
Mi girai e rigirai nel letto, sembrava il posto più scomodo del mondo in quel momento.
Erano le 3 e del sonno neanche l’ombra.
Proprio allora qualcosa colpì il vetro della mia finestra. Prima non ci feci caso, ma quel rumore si sentì ancora.
Mi alzai, sbuffando ma anche con una certa curiosità.
Mi affacciai alla finestra e c’era lui. Aveva la testa bassa e tirava a calci le piccole pietre che erano depositate a terra. Mi fermai un secondo ad osservarlo. I dolci capelli ricci, castani, scuri.
Aprii la finestra.
“Queste cose me le aspettavo da un adolescente, non da te..” dissi ironizzando
Sorrise, ritrovai finalmente quella magnifica fossetta che come sempre sapeva prendermi. Il mio cuore perse un battito.
“Leo, volio parlare con te, puoi scendere?” chiese con voce innocente.
“Mi calo dalla finestra?” continuavo a ridere.
“Non fare il stupido, dai!” rise anche lui.
Sembrava un bambino. Un bambino che a me piaceva. Scesi le scale, facendo attenzione a non svegliare gli altri. Aprii la porta e me lo ritrovai davanti. Non lo salutai, non ci abbracciammo. Rimanemmo così, a fissarci. Lui guardava me ed io lui. I nostri sguardi erano incatenati e non avrei potuto chiedere di meglio.
Mi affiancai a lui ed iniziammo a camminare. Nessun contatto fisico. Come se avessimo paura di farci male.
“Seguime..” sussurrò
“Lo sto già facendo, Mika.” Avevo un tono freddo. Non volevo apparire arrabbiato, ma non sapevo davvero cos’altro fare. Era così strano..
Camminammo per un po’, mi sentii afferrare la mano ed il mio cuore perse un altro battito. Lo guardai, mi sorrise e non disse nulla. Era così tenero.
Arrivammo davanti ad un appartamento, lui cacciò fuori un mazzo di chiavi ed aprì la porta.
Entrò, io rimasi sulla porta.
“Cosa ci facciamo qui?”
“Volio parlarte..”
Lo seguii, ci sedemmo su un divano. Abbassai la testa, sentivo il suo sguardo su di me. La alzai ed incontrai quei suoi stupendi occhi. Non sorrisi.
“Leo..” prese il mio mento fra le mani, arrossii.
“Mika..” gli accarezzai la guancia.
“Leo, tutto ciò che hai leto non è vero. Io non potrei mai stare con un’altra persona. Io ho te, sei una persona complettamente fantastica.”
“Smettila. Cosa posso darti io? Sono una persona strana. E poi non sono nulla.”
Mi alzai, volevo andarmene. La porta era sempre più vicina.
Mi sentii afferrare per il polso e lui mi tirò verso di sé. Mi strinse fra le sue braccia. Eccola di nuovo quella vicinanza che tanto mi faceva impazzire, il suo respiro su di me, i nasi che si sfioravano e le labbra che fremevano. Alzai la testa, per guardarlo negli occhi che da vicino sembravano ancora più perfetti.
“I love you. Nothing else.”
Premette le sue labbra sulle mie, stringendomi forte. Prima feci resistenza, ma quando la sua morbida lingua chiese il permesso di entrare nella mia bocca, mi lasciai andare e ricambiai. Un bacio intenso, dolce, pieno di tutto.
Sorrise sulle mie labbra. Una sensazione stupenda.
Continuavo ad accarezzargli le guance, mentre le nostre labbra continuarono a tenersi unite. Spostò le mani sui miei fianchi, sentii un brivido percorrermi la schiena.  Mi spinse verso il muro, leggermente. Permettendo alle nostre intimità di scontrarsi. Gemetti.
Raggiungemmo la sua camera da letto, sentivo il cuore battermi all’impazzata.
Passai una mano nei suoi morbidi e profumati capelli ricci che aveva cercato di domare, ma che come sempre non c’era riuscito.
Mi sbottonò la camicia, cercando di sfiorare la mia pelle ad ogni bottone. Feci lo stesso, sfilandogli la t-shirt.
Mi poggiai sul suo petto, lui continuò ad accarezzarmi la testa. Sentivo i battiti del suo cuore.. andavano all’unisono con i miei.
Gli baciai il collo. Questo fece scattare qualcosa in lui, lo vidi sussultare. 
Mi sbottonò i pantaloni. Cominciai a tremare; se ne accorse e mi guardò. Risalì fino al mio volto, per poi iniziare a mordermi le labbra, mentre con mani mi sfilava quell’indumento che ormai sembrava starmi stretto.
Si staccò e ci guardammo negli occhi.
Guardare quelle sue chiare pupille marroni, con quelle delicate sfumature verdi era bellissimo.
Bellissimo quasi come fare l’amore con lui.
Sorrise. Quanto poteva essere dolce ed irresistibile allo stesso tempo..
“Sei bellissimo Mika.”
Mi passò una mano nei capelli e mi strinse forte a sé, per poi scendere e sfilarmi l’ultimo indumento intimo che mi rimaneva.
Nessun imbarazzo mi prese. Stavo bene con lui.
Sorprendendolo, ribaltai le posizioni. Vidi un tono di malizia nel suo sguardo.
Scesi giù e gli sfilai i pantaloni, per poi mettermi a giocare con l’elastico dei suoi boxer.
Poi lentamente glie li sfilai, cercando di toccare più pelle possibile.
Sussultò e non so in quale modo mi ritrovai sotto di lui.
Mi sorrise, un sorrisetto bastardo, malizioso.. ma anche adorabile.
cominciò ad accarezzarmi la schiena, provocandomi la pelle d’oca.
Poi con delicatezza mi prese.
Urlai, prima per il dolore, poi per il piacere.
Mi lasciai andare, baciandogli le labbra.
Era bellissimo. Lui era bellissimo.
Mi strinse a sé un’ultima volta, affinchè venissimo insieme. Poi lentamente si stese accanto a me, accarezzandomi dolcemente i fianchi e lasciandosi mordere le labbra.
Si lasciò andare, stendendosi e sospirando. Poggiai la testa nell’incavo del suo collo, mentre la mia mano giocherellava con i suoi ricci. L’atmosfera era perfetta,  un dolce silenzio contornato solo dal suono dei nostri sospiri.
“Ho paura, lo sai?”
Mi guardò, facendo una smorfia di disappunto, così continuai. Mi girai, poggiando il mio mento sul suo petto, così che potesse guardarmi negli occhi.
“Ho paura che tutto questo finisca, che potrei uscire da XFactor, che potrei non rivederti più, ho paura di restare di nuovo solo e potrei morire se sapessi che tu non ci sei più.”
Sorrise, come per tranquillizzarmi. Mi accarezzò la guancia.
“Leo, ma perché non capisci? I love you. Quante volte dovrò riperte questa cosa?”
Mi baciò delicatamente, sorrisi sulle sue labbra.
“Non ti lascerei mai andare. Non sono un stupido. Le cose a cui tengo me le tengo strette.”
Mi strinse ancora una volta a sé, sospirando e facendo in modo che fossimo di nuovo vicino e che i nostri nasi si sfiorassero.
Sorrisi e mi tranquillizzai. Lo baciai ancora. Non mi sarei mai stancato delle sue labbra.
“Quindi non mi lasci?”
“Never.”
Sospiri.
“I love you Mika.”

 

 

ANGOLINO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Eccomi! Spero davvero che la storia vi sia piaciuta!
Ringrazio chi ha continuato a recensire, nonostante la depressione di alcuni capitoli (xD)
Bene, alla prossima ragazzi!
Sempre “Keep calm and love Mika!”
It’s been a fucking pleasure!!

Fra <3

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