Raven's world

di Martamydear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 
Una successione infinita di note, tutte dissonanti, oh se gli assoli in dodecafonia non erano grandiosi! Dissonanze a non finire, nulla di ripetuto e il tutto al ritmo più veloce che si potesse immaginare.
Lui era quella musica, in quel momento si trovava in un’altra dimensione, estraniato dalla realtà che lo circondava. Era un corvo che volava via in un mondo fatto di suoni, un mondo immateriale, a cui solo lui poteva accedere. Era una sensazione maledettamente bella.
I piedi con tutte le scarpe buttati sulla ringhiera del letto, i pantaloni senza cintura e la camicia sbottonata. Sdraiato con lo stomaco schiacciato sul materasso di un lurido appartamento, Raven ascoltava la musica.
Muoveva la testa a tempo di musica e nelle parti più elettrizzanti poteva persino avere degli scatti alle mani o ai piedi. Sorrideva. Sorrideva ad occhi chiusi senza neanche rendersene conto.
All’improvviso quel momento così emozionante e unico fu rotto da un suono stavolta sgradevole, il citofono.
Spalancò gli occhi e si rigirò nel letto. Aspettò una trentina di secondi e poi si alzò. Doveva essere per forza X-Ray che si era dimenticato le chiavi, aprì il portone senza neanche domandare chi fosse e socchiuse la porta in modo che l’amico potesse entrare.
Si sdraiò sul letto e guardò l’orologio, erano le otto di sera, doveva prepararsi o avrebbe fatto tardi al concerto di quella sera.
X-Ray entrò, come al solito, sbattendo la porta e mettendosi a recitare gli ultimi versi che aveva scritto.
- Sono un sonnambulo letargico che gioca, che gioca in un giardino molto carico, carico di rabbia, e brucio in una gabbia! Che te ne pare?-
- Non male questa, meglio di quella dell’altra volta, come ti è venuta in mente, X-Ray? Giornali o spinelli?-
- Una via di mezzo.-
- Bravo, è sempre la migliore.-
X-Ray, o meglio, Raymond Jones era il migiore amico di Raven, nonché il migior coinquilino che si potesse desiderare, anche perché, ammettiamolo, chi vive con un vulcanico rapper afro-americano?
- Raven, ricordati che tra un’ora o poco meno dobbiamo andare al Festival del Bacon. Alzati e vatti a fare una doccia.-
- Il Festival del Bacon… ma siamo veramente messi così male?-
- I soldi non piovono dal cielo, e lì non ce ne hanno offerti pochi...-
- No, non in quel senso. Insomma, esistono veramente persone che organizzano il festival del Bacon?-
 
 

Note stonate
 
Salve a tutti, sono proprio io, Martamydear! Lo so che al 99% non mi conoscerete, ma in realtà questa NON è la prima storia originale che scrivo, ne avevo tempo fa postata un’altra (Nigri Equites Vincent Super Omnes), ma in seguito a blocchi, correzioni, invasioni aliene e cambi di idee l’ho eliminata e la ri-posterò solo quando l’avrò terminata.
Bene, ma ora passiamo a questo capitolo!
Per prima cosa vorrei precisare che è un capitolo introduttivo, per questo è molto corto, serve solo per dare via alla storia, gli altri saranno più lunghi, parola di boy scout! (ho mai fatto parte degli scout?!)
Per seconda vi dico di stare tranquilli se la storia non vi sembra per niente un giallo. Il colpo di scena arriverà, eccome se arriverà! Nel prossimo capitolo o se eventualmente non riuscissi proprio a inserirlo subito, in quello ancora dopo.
Non so veramente che altro scrivere riguardo a questo capitolo e vi saluto!


P.S.

Credo sia inutile dire che le recensioni sono SEMPRE benaccette, soprattutto se mi fate notare i punti deboli della storia, solo così si migliora! Poi ovviamente se dite anche che vi piace, mica m’offendo…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Raven arrivò, come ogni dannata volta, in forte ritardo.
Il retro del palco era un posto buio e completamente rovinato; si udiva costantemente il fortissimo ronzio elettronico di amplificatori e microfoni.
- Salve, bella gente! O, come dovremmo chiamarci, Broken Socks! Come vanno le prove?-
Si avvicinò una ragazza indiana, con in una mano un flauto traverso, nell’altra numerosi jack.
- Archie sostiene di aver disimparato in un secondo a suonare la tastiera e adesso sta avendo una crisi di panico, a Ben si sono rotte due corde e non abbiamo i ricambi. Tu e X-Ray non avete ancora provato.-
- Ottimo, procede tutto come al solito! Ad Archie ci penso io, riguardo a Ben… nel mio zaino dovrei avere un set di corde nuove di zecca. Intanto cominciate a provare anche con X-Ray, io e Archie arriveremo tra un secondo! Come al solito, Sylvia, ti ringrazio un miliardo per aver gestito diligentemente tutto quanto!-
Con un balzo scappò dall’altra parte delle quinte, avvicinandosi ad un ragazzino accucciato in un angolo.
- Archie, Archie, Archie, che succede stavolta?-
Il ragazzo si strinse ancora di più nella grossa felpa di “Star Wars” che indossava.
- Io… io non voglio più suonare, basta! Se tocco quella maledetta tastiera un’altra volta muoio!-
Raven si passò le mani tra i ricci neri, non era la prima volta che Archie faceva una storia del genere.
- Ma dai, là fuori c’è un pubblico che aspetta solo noi! Una folla impaziente di sentire il nostro grandioso concerto!-
- Sì, come no, una folla di grassi americani intenta a rimpinzarsi di bistecche e pancetta, e io che sono pure vegetariano!-
- Tuo padre è un grasso americano che si rimpinza?-
- P-papà… è venuto… è venuto ad ascoltare me?! Davvero?! Ma non doveva tornare domani dal…-
- Se non mi credi, affacciati un secondo, di sicuro scorgerai la sua faccia.-
                                       
Poco meno di dieci minuti dopo, i fantomatici “Broken Socks” erano pronti a salire sul palchetto di dodici metri quadrati del festival del bacon.
La puzza di carne fritta si mescolava a quella della terra umida e del legno marcio del palcoscenico. Non era esattamente un profumo, ma dava comunque un odore molto caratteristico al posto; d’altronde non si poteva dire che quella sera fosse la migliore per la band, di certo si erano esibiti in posti decisamente più puliti, ma avevano accettato comunque. Insomma, soprattutto se si è alle strette, trecento dollari non sono proprio una somma da disprezzare.
Il pubblico della serata era composto per la maggior parte da uomini sulla cinquantina che trangugiavano birra e divoravano bacon come idrovore; poi c’era un gruppetto di ragazzi, qualche donna (probabilmente moglie dei grassi cinquantenni) e una manciata di bambini.
Raven si appuntò mentalmente la composizione della folla e pensò a quale tipo di musica suonare.
Il country, per quanto fosse odioso, avrebbe fatto impazzire gli uomini, ma dopo un po’ gli adolescenti si sarebbero annoiati, quindi sarebbe stato opportuno inserire anche dei brani pop e rock, che comunque i cinquantenni non avrebbero disprezzato, ed infine per le donne ed i bambini un paio di canzoncine tradizionali, scemenze come Auld Lang Syne o Turkey in the straw. Di certo il Progressive era da evitare in quell’ambito, a tutti i costi.
- Sylvia, prima che saliamo, che scaletta abbiamo?-
- Il solito, i nostri brani Progressive, qualche canzoncina di Gipsy e un paio di robette elettroniche.-
-Bhe, cambio di programma! Stasera a tutto country! Con una spruzzata di Rock e Pop! Poi facciamo Auld Lang Syne!- lo disse con il suo solito fare brillante e tranquillo.
Li interruppe un biondone che fino a quel momento se n’era stato accucciato ad accordare la chiatarra.
- Ma sei impazzito, è un suicidio! Poi… io il country lo odio! E… insomma… Auld Lang Syne? Ma ti è dato di volta il cervello o cosa?!-
Raven si scompigliò ulteriormente i capelli, poi con calma rispose:
- Carissimo Ben, sarebbe invece un suicidio esibirci con il Progressive Rock o il Gipsy. Insomma, l’hai visto il pubblico? Quelli sono i classici grassoni pseudo-cow boy! Fidati di me. Se mi lascerete presentare le canzoni, annuncerò tutte quelle più semplici e che sappiamo eseguire meglio.- detto ciò inforcò il proprio basso e si gettò sul palco.
- Loro non aspettano.-




 
NOTE DEMENZIALI DI UN’AUTRICE NON DA MENO
 
Ave!
Lo so, lo so, saranno 9895843875669786485786 anni che non aggiorno, ma, a dire la verità, quando ho pubblicato il primo capitolo non avevo pianificato nulla. Non nel senso che non avrei più aggiornato, ma a livello di trama. Non avevo ancora deciso chi fosse la vittima, né tantomeno l’assassino, o le storie dei personaggi! Ma ora, con idee più chiare, sono pronta a prendere il volooooo!!! ( seeee )
Allora, oltre che per il ritardo, mi scuso anche per la lunghezza esigua di questo capitolo, è uno sputo, ma prometto che i prossimi saranno più lunghi, alla fine questi primi 2/3 sono solo introduttivi ( che poi Douglas Adams faceva pure capitoli di mezza pagina, ma a lui non hanno detto mai nulla, ecco! Vabbè… io però non sono Douglas Adams…) e il fatto che siano corti, almeno per la mia mente scaciata (come se dice a Roma), pare normale.
Ah, un’ultima cosa! Essendo questa una storia con personaggi legati al mondo della musica, ogni volta, a fine capitolo, metterò il link a canzoni o artisti citati, così, giusto per accontentare i più curiosi, e poi… la cultura fa sempre bene! 
Ok, io vi saluto qui se no mi vengono le note più lunghe del capitolo!!!
Bye bye!
 
Marta
 
P.S.
Ovviamente io sono a favore della politica recensionistica, è inutile ridirlo! :D Ma soprattutto… W LE RECENSIONI NEGATIVE!!! Dicendomi ciò che non vi piace (in modo garbato però) mi aiutate un sacco!
 
Auld Lang Syne: http://www.youtube.com/watch?v=gw2PUiUrynw
Turkey in the straw: http://www.youtube.com/watch?v=5_OOWX6sPzU
L’altra volta ho accennato alla dodecafonia: http://it.wikipedia.org/wiki/Dodecafonia
Il Gipsy: http://it.wikipedia.org/wiki/Jazz_manouche
Il Progressive Rock: http://en.wikipedia.org/wiki/Progressive_rock

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Avete presente quella così felice sensazione che si sente quando gli sforzi che hai fatto non sono stati inutili? Ecco, quello era forse ciò che i Broken Socks provavano dopo il festival del bacon; manciate di gente ( e calcolando il numero di presenti, non era poco ) si erano congratulate con i ragazzi per l’ottimo concerto.
Raven sedeva sul muretto, in un angolo della festa, a fumare una sigaretta con un sorriso beffardo; accanto a lui Ben contemplava i propri calli sui polpastrelli pensando “ Ci vogliono anni per farsi questi! Cavolo se non sono un bravo chitarrista! Poi stasera ho fatto scintille, mi sa che il country lo rivaluto un po’…”
In genere questi momenti Raven li amava da impazzire: fissare il cielo stelato godendosi una Marlboro Light, gettare ogni tanto uno sguardo su Sylvia e X-Ray che festeggiavano un successo e Archie riabbracciare suo padre. Anche Ben, sebbene puzzasse da morire di alcool, era parte di quell’attimo così splendido.
Mitchell Young era uno che sapeva davvero godersi la vita. Sì, questo era il suo vero nome, Mitchell Young, Raven era solo un soprannome. Lo chiamavano tutti così, ma perché effettivamente non era nient’altro che un corvo, un libero uccello nero che si libra nel cielo tempestoso; inoltre anche l’aspetto fisico era adatto a quell’appellativo: i ricci neri sempre scompigliati, la corporatura esile e il naso un po’ aquilino. Sì, quel soprannome gli piaceva da matti, così tanto da farsi tatuare un corvo sulla spalla sinistra.
Improvvisamente un uomo sulla quarantina, vestito rispettabilmente in giacca e cravatta, si avvicinò al ragazzo, rompendo la dimensione onirica che si stava godendo.
-Young? Sei tu?-
Lui strabuzzò gli occhi e con uno scatto rispose.
- Oh, salve. Sì sono proprio io, Rav… Mitchell Young in persona.-
Stranamente l’individuo indossava un completo firmato e in mano stringeva un telefono cellulare di ultima generazione.
-Piacere, Wallace Darner.-
- Lei non deve essere di qui, non è di certo un tipo da “festival del Bacon”. Non dico che le apparenze non ingannino, ma di sicuro lei ha più aria di uno da Bruce Springsteen o Joe Cocker.-
L’uomo si pulì distintamente la giacca dalla polvere che vi si era appena depositata.
- Ammetto che sai intuire piuttosto bene i gusti musicali delle persone, difatti non sono venuto qui per quella squallida festa. Sono un agente della “Morton Record Company”. Mi occupo di trovare nuovi e promettenti talenti. Qualche tempo fa mi sono imbattuto nel canale Youtube della tua band, allora ho deciso di tenervi d’occhio; ho sentito un paio di concertini, non siete male e avete anche una certa versatilità musicale. Sarò lieto di presentarvi alla MRC. Ti lascio il mio biglietto da visita, così ci dormi su, va bene?-
Dopo avere lasciato Raven congelato dalla sorpresa, se ne andò con tutta la tranquillità della terra armeggiano con il cellulare.
Si girò un’ultima volta.
-Se vorrai chiamarmi, evita di farlo domattina, sono davvero impegnato!-
- O-ok… signor D-Darner…- fu tutto ciò che il ragazzo riuscì a farfugliare.
Ben si svegliò dal piccolo sonno etilico in cui era caduto.
- Hum… ma è successo qualcosa? Che voleva quel tizio?-
- “Quel tizio” ci ha appena offerto una collaborazione con una casa discografica.-
 
“If I fell in love with you, would you promise to be true and help me understand, 'cause I've been in love before and I found that love was more than just holding hands…”
Per quanto la canzone dicesse il contrario, Raven e Sylvia camminavano mano nella mano, in quella notte così strana.
- Non ti pare surreale il fatto che nonostante stasera abbiamo eseguito il nostro peggiore repertorio nel peggiore dei modi, sia stato uno dei concerti con più successo che abbiamo mai fatto. Insomma, una casa discografica! Io ancora non ci credo! Tu cosa ne pensi?-
- E che cosa dovrei pensare, Mitchell? E’ la cosa più bella che ci sia capitata negli ultimi tempi... Elaine poi è stata una fitta al cuore... tu ancora ci rifletti?-
Raven si strinse nel giacchetto di jeans che indossava sia per il freddo che per lo sconforto.
- Sono passati solo sei mesi, certo che ci penso.- disse con appena un filo di voce.
Continuarono a camminare verso il parcheggio, ora più scossi e assorti nei propri pensieri.

 
 
 
ANGOLO DI UN’AUTRICE CHE NON RISPETTA LE PROMESSE TIPO INSERIRE IL DELITTO IN QUESTO CAPITOLO

Salve bella gente, o come dovremo chiamarci, Broken  So… ops, mi sa che mi sono un po’ troppo immedesimata nei personaggi…
Ok, so che vorrete linciarmi perché avevo extrapromesso che avrei messo il delitto in questo capitolo, ma dovevo per forza inserire altre informazioni, non ce la faccio a scrivere l’avventura vera e propria se prima non ho un minimo delineato le caratteristiche dei personaggi principali! Lo so, I’M SO SORRY!
Detto ciò, e scusandomi ancora 1.000.000.000 volte, continuo il mio “bellissimo” angolo di note stonate ( ok, la devo finire con questo gioco di parole, l’avrò ripetuto ogni volta…)
Se, come credo e spero, avete letto il capitolo, avrete notato, da sagaci e acuti lettori quali siete, che ho accennato ad una certa Elaine. La questione è davvero un pezzo importante della storia di Mitchell e Sylvia, che però approfondirò per bene più avanti. Quindi, se magari durante gli altri capitoli vi chiederete “Ma quella rimbambita si è scordata che ci deve ancora spiegare chi cavolo è Elaine?!” la risposta sarà
“No, giovani lettori,
che me sempre sopportate,
 date tempo al tempo,
e più non mi seccate!”
 (comunque non vi offendete, il verso finale era solo per fare rima, non è che sono così maleducata!)
OK, scritto ciò io vi lascio e vi metto, come sempre, i riferimenti musicali a fondo pagina.   (e stavolta la canzone ascoltatela che è bellissima)
 
Joe Cocker:  http://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Cocker
Bruce Springsteen: http://it.wikipedia.org/wiki/Bruce_Springsteen
La canzone citata è “If I fell” dei Beatles: http://www.youtube.com/watch?v=4yjUuX-I0QE

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Era una tiepida mattina di Marzo e quattro quinti dei Broken Socks aspettavano con ansia il loro quinto membro, il quale sembrava essersi deciso a tardare proprio il giorno del loro gran debutto.
- Se non arriva tra un minuto giuro che stavolta lo ammazzo. Il treno per Shreveport partirà in meno di mezz’ora!-
Ben era imbufalito e scrocchiava le dita con fare nevrotico.
- Calmati, avrà avuto solo un piccolo contrattempo, Archie non è tipo da far ritardo, semmai quello è Raven, che oggi è stranamente arrivato addirittura con cinque minuti di anticipo.-
X-Ray, dopo aver risposto all’amico, emise un sonoro sbadiglio, poi si mise ad ascoltare la musica, porgendo una cuffietta all’irato chitarrista.
- E’ Tupac, un grande, vuoi ascoltare?-
Ben sospirò per scaricare la tensione.
-Dammi, va’…-
Proprio in quel momento videro arrivare Raven furioso; aveva la faccia completamente rossa e trascinava lo zaino con due dita.
- Oggi non è giornata!-
- Cosa succede? Non hai trovato le tue caramelle preferite al bar o hai scordato a casa le mutande di Yellow Submarine?- ridacchiò X-Ray.
- Prima precisazione: quei boxer me li ha regalati mia madre. Seconda, e forse un po’ più importante: Archie ci ha mollati! Mi ha mandato un messaggio con scritto “ Mi dispiace davvero non suonerò mai più, addio!”-
Sylvia si portò una mano alla fronte e sospirò.
- Questo è ciò che si chiama un problema.-
 
Archie sedeva sul muretto di casa sua, ancora incredulo di ciò che aveva visto. Si massaggiava le tempie con le mani affusolate, mentre lacrime amare gli rigavano le guance e appannavano gli occhiali.
Guardò l’orologio da polso: ormai erano quasi le dieci, i suoi amici si trovavano probabilmente a Shreveport.
Li aveva abbandonati, ma d’altronde, cos’altro avrebbe potuto fare?
Sentì vibrare in tasca il telefono cellulare per l’ennesima volta, tutto ciò che fece fu prenderlo e spegnerlo definitivamente.
Guardò dalla finestra i suoi genitori chiacchierare amabilmente, si girò e scoppiò di nuovo in singhiozzi.
 
Raven guidava furioso la sua auto verde metallizzato; era una vecchia fiat multipla con un posto in meno, la radio rotta e un tergicristallo spezzato; accanto a lui, Sylvia tentava invano di chiamare Archie al cellulare, mentre nei sedili posteriori Ben dormiva ed X-Ray ascoltava il suo vecchio lettore mp3, guardando fuori dal finestrino con aria rassegnata.
Di certo avrete presente quelle volte in cui, dopo disperati tentativi di fare qualcosa, state per gettare la spugna, ma proprio in quel momento riuscite? Ecco, questo è proprio ciò che capitò in quel momento.
- Rinunciaci, è tutto inutile, sai che se non vuole farsi contattare è impossibile rintracciarlo.-
Sylvia fece per spegnere il telefono, ma questo si illuminò improvvisamente.
- Oh, per una volta il Sapientone si è sbagliato: è un messaggio di Archie: “ Dumaine Road 12, vi prego venite subito, scusate davvero, io non volevo.”-
- Dumaine Road? Ma è una delle zone peggiori! Cosa gli salta in mente ora?! Comunque prova a rispondere a quel dissennato che saremo lì in meno di mezz’ora. Sempre a crearci problemi…-
 
Archie afferrò la felpa, sgusciando via e tentando, inutilmente, di non farsi vedere dalla sorella che stava tranquillamente facendosi del caffè.
- Dove vai? Tra poco dobbiamo andare a messa! Te lo scordi?-
- Mi dispiace, ma oggi proprio non posso.-
La ragazza lo afferrò per un braccio.
- Dimmi dove stai andando, è da ieri sera che sei stranissimo.-
Archie si dimenò dalla stretta.
- In un posto. Scusa, ma i miei amici mi aspettano…-
La sorella lo riprese per la manica.
- Vai a drogarti?-
- Ma ti pare?! Sono asmatico e ho paura degli aghi, ti sembro il tipo che si fa?-
- No.-
Lo lasciò, tornando a prepararsi la colazione.
 
Gli arrabbiatissimi quattro quinti dei Broken Socks arrivarono al luogo dell’incontro con un largo anticipo.
Il posto era davvero squallido, si trovavano davanti ad un vecchissimo e scrostato edificio che dava su un giardinetto sudicio di fango e zeppo di erbacce, con qualche vaso rotto di fiori ormai decomposti; era inoltre possibile notare sul muro scritte semi sbiadite come “Harriet sei una cagna” o “Negri al rogo”.
Archie aspettava appoggiato alla porta d’ingresso.
- Eccolo qui il nostro carissimo guastafeste rovina-band! Ma che diavolo ti è preso?!- esordì Raven.
Sylvia gli diede una gomitata, cercando di farsi dare delle spiegazioni in modo più garbato.
- Perché non ti sei presentato oggi? C’è qualche motivo particolare?-
Il ragazzino guardò negli occhi i suoi amici, uno per uno.
Tirò fuori dalle tasche delle chiavi ed aprì il portone.
- Seguitemi.-
Condusse tutti in una stanzetta angusta, ciò che ci si poteva aspettare da quell’appartamento così orrendo, tranne ovviamente che per il violento scenario che si presentò al gruppo.
Un ragazzo a terra: pistola nella mano destra e testa spaccata. Schizzi rossi ovunque, persino sul soffitto.
Il poveretto aveva in volto un’espressione vuota, gli occhi erano ancora aperti: guardavano in alto, secchi, spenti.
Alcuni grumi rossi potevano essere notati nell’enorme lago formatosi intorno al capo del corpo senza vita, Mitchell sperò vivamente che si trattasse di sangue coagulato; il tutto era accompagnato dal particolare più bizzarro e allo stesso tempo inquietante: l’enorme scritta “SOULS OF BLOOD” su un computer accanto alla vittima.
Quello fu forse il momento in cui ogni membro dei Broken Socks mostrò la propria natura umana con una reazione differente.
Sylvia si coprì gli occhi, stringendosi a Mitchell, il quale guardava quel tremendo spettacolo tremando, impassibile, quasi incredulo.
Archie scoppiò ancora a piangere, mentre X-Ray corse fuori a dare di stomaco.
- Porca puttana.- fu tutto ciò che disse Ben.
 
 
 
L’ANGOLO DI NONNA MARTA (da oggi a colori!!!)
 
Ave a tutti!
Ok, vi lascio tre secondi per riprendervi dallo shock.
1…2…3!
Bene, ora posso iniziare.
Come avete letto, ho mantenuto la promessa di inserire finalmente il “morto”. Di chi si tratta e che legame aveva con il gruppo è affare che scoprirete tra poco, non vi preoccupate!
Ovviamente so che questo capitolo è stato meno bello degli altri, in quanto ho inserito pochissimi riferimenti musicali e l’alternanza Archie/ Brocken Socks incavolati non era il massimo, ma vi assicuro che questo è stato davvero difficile da rendere e ho dato il meglio di me. La prossima volta spero di sorprendervi! (ho detto bene: “spero”…)
In compenso sabato ho visto un film che mi ha davvero aiutata notevolmente con la stesura di questo racconto, parlo di “A proposito di Davis” dei fratelli Coen, consigliato vivamente!
Ok, per stavolta l’angolo autrice lo faccio finire qui, ci rivediamo presto! :D
Marta
 
P.S.
Ultimamente sto ricevendo recensioni solo dalla mia amica Claudia (la quale ringrazio vivamente con un bel TARATANTARA) e ovviamente è inutile ripetervi che sono SEMPRE SEMPRE SEMPRE benaccette! ;)


Riferimento musicale:
Tupac: http://it.wikipedia.org/wiki/Tupac_Shakur

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Perché capitavano tutte a lui in quel periodo?
Prima Elaine, poi il mancato provino e, dulcis in fundo, l’apparente suicidio del misterioso e mai-sentito-nemmeno-nominare amico di Archie.
In quel momento tutto ciò che Raven poteva constatare era di essere una vera e propria calamita per i problemi, una di quelle enormi che si vedono nei cartoni animati, fatta ad “U”.
Ma alla fine, cos’erano i problemi? Non si trattava forse della realtà stessa? In fondo, possiamo dire che non sia mai esistito essere umano che non abbia mai avuto difficoltà durante la propria esistenza e, per quanto possa sembrare illogico, una vita senza nemmeno l’ombra di un impedimento o una minima complicazione finirebbe per risultare banale e tremendamente tediosa.
Ma nonostante quest’ultimo ragionamento, di certo il Destino, semmai fosse esistito, poteva pure risparmiarsi quell’ultima catastrofe.
Il ragazzo emise un sofferto sospiro, ormai erano quasi undici ore che aspettava alla centrale di polizia; inizialmente avevano dovuto trattenere tutti quanti e verificare il delitto, poi erano iniziate le “chiacchieratine” (come l’agente Philips chiamava gli interrogatori) che potevano durare anche due o tre ore e Raven aveva il cognome che, in ordine alfabetico, era ultimo rispetto a quelli dei suoi amici. X-Ray e Sylvia avevano insistito per rimanere a fargli compagnia, ma i poliziotti l’avevano impedito per motivi di sicurezza.
- Posso uscire a prendere un caffè? Non ce la faccio più.- disse esausto ad un grassoccio agente che si trovava nella sala di attesa.
- No, mi dispiace, devi rimanere qui fino a che non avrai depositato la tua testimonianza, non che non mi fidi di te, ma potresti tranquillamente essere un assassino, aver inscenato il suicidio e scappare via.-
- Posso almeno telefonare ai miei genitori? Ho il cellulare completamente scarico e vorrei spiegar loro la situazione.-
L’uomo si asciugò con un fazzoletto il sudore dalla  fronte.
- No! Capisci che non puoi muoverti da lì?!- sbraitò
- Chiaro come il sole. Allora mi metterò a recitare un po’ di Shakespeare per passare il tempo: “Shall I compare thee to a summer’s day? Thou art more lovely and temper…”-
Proprio in quel momento Archie uscì dallo stanzino dell’interrogatorio con una faccia che Raven non scordò mai: non era semplicemente abbattuto, ma privato completamente delle proprie forze, come una pianta morente che è stata una settimana senza nemmeno una goccia d’acqua.
- E’ la volta buona che mi sparo io…- disse mentre se ne andava.
-Mitchell Young!- chiamò una voce dalla stanza. Era ora!
L’agente Bob Philips era un uomo sulla cinquantina, severissimo e duro come a pietra, durante la sua lunga attesa Raven aveva riscontrato una gran somiglianza tra quest’ultimo e il sergente Hartman di “Full Metal Jacket”.
Il ragazzo non fece neanche in tempo a sedersi che subito quello fece mostra della propria indole militare.
- Ti ho detto di sederti?-
-No, perché?-
Di certo non si sarebbe fatto mettere in riga da un frustrato poliziotto di una minuscola centralina di periferia.
Il commissario lo squadrò per bene, ma evitando sempre un contatto visivo.
- Lasciamo perdere, ma solo perché sono stanco! Fosse per me gli idioti come te sarebbero già tutti al fresco!-
- Ho caldo, non mi dispiacerebbe.-
L’agente fece finta di non aver sentito, poi compilò un modulo e bevve un sorso da una bottiglia d’acqua accanto a lui.
- Posso averne un po’ anche io, per favore? Non bevo da undici ore.- chiese Raven.
Bob Philips continuò a dissetarsi in modo indisturbato facendo, come si suol dire, orecchie da mercante.
- Bene! Possiamo iniziare l’interrogatorio, ragazzo! Ora che non provo più quella brutta sensazione di secchezza alla gola posso continuare a parlare, che bello aver bevuto una bella bottiglietta d’acqua fresca fresca! Ah, comunque la risposta alla tua domanda è “No.”-
Raven sospirò caricò di rabbia ed evitò di protestare, voleva rimanere in quel posto il meno possibile.
 
 
Mentre lo sfortunato bassista sosteneva una lunga deposizione che sarebbe durata almeno quattro ore ( secondo Philips, Mitchell Young era un nome da criminale, e la cosa andava approfondita…) il resto della band si trovava a casa di X-Ray a discutere della faccenda.
“Ma alla fine chi era questo dannato David Levy?!” “Come hai fatto ad entrare in casa sua se era morto?” “Ti senti bene?” “Vuoi una bevanda calda?” : queste erano le domande che in quel momento tartassavano la testa di Archie.
- Smettetela subito, sto benissimo!!!-
Tutti e tre gli amici si zittirono di colpo.
- Non ho neppure avvisato i miei, saranno preoccupatissimi! Quindi ora fatemi il piacere di lasciarmi fare una telefonata e di andarmene a casa!-
Corse via sbattendo la porta.
- E guai a voi se mi seguite!-
Ben, di tutta risposta, si stiracchiò e poi prese in mano delle chiavi.
 - Per sua fortuna ho parcheggiato la moto qui vicino, lo accompagno io…-
Si mise le mani tra i lunghissimi capelli biondi e, alquanto seccato dalla circostanza, se ne andò.
Rimasero solo X-Ray e Sylvia, che si guardarono con uno sguardo tra lo stanco e lo sbigottito; poi la ragazza, stringendo in mano un ciondolo regalatole dal suo attuale fidanzato, si stese sul letto appartenente allo stesso donatore della collanina.
- Ti dispiace se aspetto Mitchell?-
Il rapper fece una faccia disinvolta.
- Fa’ pure, io vado in camera mia, domani devo andare a lavoro e se non dormo sarò peggio degli Zombi! Cerca di fare anche tu qualche oretta di sonno, tanto non credo che Raven torni presto…-
Detto ciò X-ray si alzò ed aprì con un calcio la porta della propria camera, farfugliando “Che giornata da pazzi…”
 

 
NOTE ♩♪♫♬

 
Salve! Come vedete non sono stata sterminata dai Dalek, né andata a fare il giro dell’America di corsa e nemmeno partita a cercare l’arca perduta! I’M BACK!!!!
Allora, vorrei iniziare queste note scusandomi dell’inutilità del capitolo, solo ora mi rendo conto che potrebbe essere tranquillamente tolto dalla storia e non fare nessun danno, ma io sono del parere che le pause servano ( e si vede dalla frequenza con cui aggiorno la storia…) e quindi scrivere direttamente dell’inizio delle indagini ( se così le vogliamo chiamare ) mi sembrava un balzo troppo repentino.
Ok, oggi per vostra fortuna non ho molto da dire, e vi lascio al prossimo capitolo.
BYE!!! ( ovviamente non vi dico nemmeno che non mi offendete lasciando una recensione…)
 
Oggi non c’è trippa per gatti, niente musica da citare, solo il sonetto 18 di Shakespeare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


La sveglia suonò, come al solito, alle sei e un quarto spaccate.
Una mano ossuta si protese da terra, spegnendo con un pugno l’apparecchio infernale e la sagoma scura rannicchiata in una coperta ebbe un sussulto, tornando poi alla dimensione onirica in cui si trovava. Esattamente cinque minuti dopo, le note di “I can’t get no satisfaction” invasero a tutto volume la camera, facendo saltare un battito cardiaco al malcapitato, ancora tra le calde braccia di Morfeo.
Tirò fuori il proprio cellulare dalla tasca, insieme alla canzone compariva la scritta  Svegliati, idiota sonno˗dipendente ritardatario . In quel momento odiò il sé stesso del passato che aveva scritto quella frase.
Si alzò da terra barcollando, osservando il cuscino sul pavimento e la coperta stropicciata: “Per quale cavolo di motivo mi è saltato in mente di mettermi a dormire sul tappeto?!” rivolse allora lo sguardo verso il letto, Sylvia riposava coperta dal morbido piumone rosso. Si stiracchiò, con la schiena dolorante “Cosa si fa per amore!”. Si avviò verso la minuscola cucina della casa, non senza domandarsi come avesse fatto Sylvia a non svegliarsi con tutto il baccano che c’era stato.
Il luogo dove Raven lavorava fino alle quattro del pomeriggio era un enorme negozio di musica, situato nel centro commerciale “Wehemeirs” al 333 di Canal Street.
L’impiego in sé non era troppo difficile: consigliare cantanti a ragazzi dubbiosi, sistemare i nuovi arrivi e sorvegliare e aiutare i clienti che provavano gli strumenti del negozio. I problemi sorgevano nelle ore in cui l’affluenza degli acquirenti diveniva insostenibile, con dieci persone ogni minuto a chiedere insistentemente assistenza, inoltre non era raro che qualcuno non si dimostrasse per nulla garbato; X˗Ray era stato licenziato dopo aver dato un pugno ad un uomo che lo aveva insultato pesantemente.
Raven sedeva sul tram con la maglietta rossa del Martis’ music and media store e il cartellino “Salve sono Mitchell, come posso aiutarla?” Si sentiva quasi umiliato a non poter indossare le maglie dei suoi artisti preferiti, le giacche di pelle o le camicie fosforescenti. Quanto doveva essere geniale colui che le aveva inventate!
Arrivò nel negozio alle sette precise, sebbene i suoi ritardi non fossero cosa insolita per la proprietaria.
-Salve Young, sei il primo oggi, che ti è successo, hai finalmente messo la testa a posto?- esordì causticamente questa.
Non rispose alla provocazione, iniziando ad aprire con disgusto diversi scatoloni di CD di Justin Bieber che andavano esposti.
˗ Mi senti?! Ti ho fatto una domanda!-
La signorina Lavinie Martis non era donna con cui era permesso scherzare, un po’ come quelle insegnanti fredde e acide delle scuole medie; ma stavolta Raven, forse a causa dell’enorme stanchezza che provava, decise di tenerle testa, stando zitto un’altra volta.
˗ Mi fa piacere vederla così zelante oggi, ma pretendo una risposta quando porgo una domanda ad un dipendente! Come ti ho ripetuto mille altre volte, questo negozio appartiene da tre generazioni alla mia famiglia, siamo una tra le più stimate nel quartiere francese e in tutta la città! Tu chi sei per mancarmi così di rispetto?!-
Raven si bloccò per un istante, non aveva mai sentito la signorina Martis così arrabbiata. Cercò per un momento una risposta azzeccata e sarcastica, ma poi lasciò perdere, non era proprio giornata per mettersi contro la persona che gli pagava ogni mese quei  dannatissimi e vitali ottocento dollari.
˗ Mi dispiace, signorina, ma ieri sera sono stato testimone di un suicidio e mi hanno trattenuto in una centrale di polizia fino alle tre e mezza di notte.-
La donna fece un’espressione di disprezzo, poi, fissando il ragazzo, se ne andò.
˗ Tornatene a lavoro...-
Raven sospirò e poi riprese il suo deprimente compito, iniziando ad aprire le scatole di CD.
Ripensò alla terribile scena del giorno prima, l’aveva sognata per tutta la notte.
Chi fosse quel misterioso Daniel Levy (la polizia lo aveva identificato dopo poco) e cosa lo legasse ad Archie Owens era una questione che in quel momento rimbalzava costantemente nella sua testa; non aveva mai sentito neanche nominare quel ragazzo ed Archie si era sempre riferito ad un tale Vince come suo migliore amico, mentre la sera prima aveva mugugnato riguardo al povero Levy qualcosa come “Era il migliore che potessi avere…”
Buio totale.
Mentre finiva di rimuovere gli ultimi CD dalle scatole di cartone, balenò nella sua mente, come un fulmine a ciel sereno, un particolare su cui non aveva ancora riflettuto: era sicuro che il foro del proiettile con cui Daniel si era sparato fosse sulla tempia sinistra, allora perché la pistola giaceva invece nella mano destra?
Si fermò per un attimo, poi dedusse che nessuno è in grado di ricostruire esattamente cosa passi nella mente di un suicida poco prima dell’ atto, probabilmente doveva essersi ucciso nella foga e nella paura e chissà per quale cavolo di motivo si era tolto la vita in modo così strano.
Cercò di scacciar via quei pensieri, fissando il sorridente faccino di Justin Bieber. Distolse lo sguardo dopo poco, dirigendosi verso gli scaffali dove doveva riporre i CD.
 Ma improvvisamente, come se il suo cervello ragionasse a scatti, un’altra strana questione si invase di Raven: cos’era e cosa significava la scritta Souls of Blood ? Era una sorta di addio? Stranamente quelle parole non gli erano nuove, le aveva già sentite da qualche nell’ambito musicale. Il titolo di un album? Un gruppo? O magari una canzone?
Fece qualche considerazione e ciò che dedusse era che di certo quello di Daniel Levy non era un suicidio normale, vi era qualcosa di poco chiaro  sotto quella falsa veste di morte quasi ordinaria.
 
Archie sedeva sul divano con le braccia conserte, accanto a lui il signor e la signora Owens cercavano in tutti i modi di cavare qualcosa dalla bocca del figlio.
˗ Archie caro, perché non vuoi dirci nulla?-
˗ Non voglio sentirmi interrogato! Lasciatemi stare!-
Philip Owens gli si sedette accanto.
˗ Maude, lasciaci un attimo soli, voglio provare a parlargli io…˗
La donna fece un’espressione sottomessa e, andandosene, chiuse la porta del salotto.
˗ Archie,˗ esordì l’uomo ˗sai benissimo che sia io che tua e madre ti vogliamo un bene dell’anima, qualunque persona tu diventi, qualsiasi sbaglio tu faccia. Non capisco proprio perché tu voglia nasconderci la tua relazione con il fatto che è accaduto ieri; né io né mamma abbiamo mai sentito parlare di questo Daniel, avevamo sempre saputo che i tuoi amici fossero quelli del college o i membri di quella scapicollata band in cui suoni.
Quando avevo la tua età la mia famiglia era il mio primo punto di riferimento; mi fosse capitato di tutto loro erano sempre i primi a saperlo.
Adesso, capisco che ciò che è successo ieri ti debba aver scioccato moltissimo, ma, per l’amor del cielo, fa che non siano i poliziotti a doverti tirar fuori le parole dalla bocca!-
Archie si scosse, poi, sospirando, iniziò a parlare con un filo di voce.
˗ Lo hanno già fatto ieri, se è questo che ti interessa e comunque Daniel Levy era solo un mio caro amico; avrà avuto anche sette anni più di me, ma era semplicemente un ragazzo che frequentavo normalmente. Non si drogava, era astemio e non fumava nemmeno. Aveva una vita serena, tralasciando il posto orrendo in cui viveva, era pieno di amici, suonava anche lui, in un gruppo molto più inserito e organizzato del mio, ed era in buoni rapporti con la sua famiglia. Non capisco proprio perché abbia fatto una cosa del genere…
Lo dovevo incontrare poco prima dell’audizione di ieri mattina perché avevo dimenticato una chiavetta usb con alcuni file per la tastiera a casa sua il giorno prima, quando eravamo andati a sentire insieme il concerto di un gruppetto di ragazzi.
Sono arrivato davanti alla sua abitazione prestissimo, alle sei o alle sette di mattina e ho trovato la porta stranamente aperta, sono entrato e,  beh… ho trovato quello che ho trovato.˗
Il padre di Archie si sistemò la cravatta.
˗ Nel prossimo mese non ci sarò, sai com’è la vita di un marine, ma ti assicuro che ogni volta che avrai bisogno di me ti basterà alzare la cornetta del telefono e chiamarmi, inoltre quest’estate ce ne andremo solo io e te in campeggio. Sei contento?-
˗ Papà, non sono più un dodicenne…˗
Fu tutto quello che Archie disse prima di alzarsi e andarsene in camera sua, aggiungendo solo un semplice ˗Comunque oggi pomeriggio non ci sarò, devo andare di nuovo alla centrale di polizia per ulteriori deposizioni.-
Philip sospirò e si stese leggermente sul sofà, già gli era stato detto che il figlio aveva dei comportamenti un po’ strani da qualche tempo, eppure non aveva fatto nulla, aveva pensato ad un semplice passaggio dall’adolescenza all’età adulta, ma probabilmente non era così. E se fosse finito in qualche brutto giro? I membri della band che frequentava non sembravano proprio tipi affidabili, soprattutto il  metallaro svedese e quel bassista… completamente pazzo.


NOTE (quanto sono sobria in questo titolo…)
 
Rieccomi qui, carissimi amici lettori (che ultimamente, per mia grande gioia, siete anche aumentati!)
Che dire, la scuola è finalmente terminata e ultimamente, prima del fatidico 7 giugno, non ho potuto scrivere molto per studiare latino come una pazza (che poi quell’Hannibal Lecter del mio professore mi ha pure lasciato con il 5,4 e rischio il debito, mannaggia ai carciofini!) e, appena terminati gli Hunger Games (intendo sempre la scuola) mi sono imbattuta in cinque bellissimi giorni di febbre a 38. Che bella la vita!
Vabbè, ora mi sono un po’ sfogata e posso iniziare a parlarvi (più o meno) seriamente del capitolo.
In questo bellissimo nuovo scintillante pulito˗con˗ il ˗Viakal episodio ho voluto inserire qualche nuovo particolare sulla morte del povero Daniel Levy attraverso le considerazioni di Raven e le parole di Archie. Ovviamente non posso rivelarvi tutto in una volta, quindi, come accade quasi sempre, si scopriranno cose nuove di volta in volta e la strada è ancora taaanto lunga!
Ok, per adesso non ho più nulla da dire e vi saluto, dandovi appuntamento alla prossima puntata.
Per domande chiarimenti o semplici curiosità non esitate a chiedere e inoltre alla gentile clientela è ricordato che lasciare una recensione, seppure breve, è cosa  accolta in modo benevolo. Grazie, la direzione.


RIFERIMENTI MUSICALI
I can’t get no setisfaction dei Rolling Stones: https://www.youtube.com/watch?v=3a7cHPy04s8&feature=kp
Justin Bieber (purtroppo se cito i cantanti che non mi piacciono devo linkare anche loro…uffa…):  http://it.wikipedia.org/wiki/Justin_Bieber

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Il “Delgado Comunity College” era un imponente edificio di oltre novant’anni. La maestosa entrata sorretta da due colonne in stile corinzio dava su un giardino d’erba appena tagliata, con un paio di palme piantate ai lati dell’ingresso.

Archie e Sylvia erano seduti sul praticello, aspettando l’inizio delle rispettive lezioni.

˗ Odio questo posto. Odio gli insegnanti, i miei compagni, la fisica e quello stupido delfino sul grosso logo verde della scuola.-

˗ Quanto sei pessimista, Archie! Anche io non mi trovavo benone il primo anno, è normale! Non ho idea di cosa ti stia frullando per la testa in questi giorni, ma devi cercare di continuare la tua vita ordinaria.-

Il ragazzo si stese sull’erbetta morbida del cortile.

˗ Forse hai ragione. In questo periodo non ci sto capendo nulla, non riesco nemmeno più a riconoscere chi sono, o i miei pensieri. Poi la morte di Daniel è stata… credo una delle cose più terribili di tutta la mia vita. Saranno passati anche solo dieci giorni, ma già mi manca da morire. Poi, il fatto che se ne sia andato in quel modo… quali erano le insicurezze che mi nascondeva? Io avrei potuto aiutarlo, invece… lasciamo perdere.-

Sylvia raccolse alcuni fogli che le erano scivolati via dalla borsa, riflettendo sulle parole di Archie.

˗ Perché non hai mai parlato di Daniel a noi della band? Ci conosci da più di quattro anni…˗

˗ Non lo so, a dire la verità… semplicemente non sentivo il bisogno di farvi entrare nel rapporto così speciale che avevo con lui, era… era il fratello maggiore che non ho mai avuto. Andavamo insieme ai concerti, mi faceva conoscere i suoi amici grandi. Mi sentivo quasi un’altra persona, non che io stia male con te, Raven, X˗Ray o Ben, provavo semplicemente emozioni diverse.-

˗ Capisco, ti sentivi un adulto.-

Archie si pulì gli occhiali con il maglione blu che indossava, riparandosi gli occhi dal sole con una mano.

˗ Sì. Comunque vorrei ringraziarti.-

˗ E di cosa?-

˗ Sei la mia migliore amica, e la persona con cui posso con cui posso confidarmi di più e, a dire la verità, c’è una cosa che ancora non ti ho dett…˗

Non fece neanche in tempo a finire di parlare che una ragazza bionda si mise seduta davanti a loro.

˗ Ciao carissimi! Da quanto tempo che non ci si vede! Come state?-

I due si guardarono seccati, rispondendo all’unisono ˗ Bene, Melody.-

˗Sto scrivendo un nuovo articolo per il giornale dell’università. Non è emozionante! Archie, ma è vero che sei stato il testimone della morte di quel ragazzo? Vedo già il titolo in prima pagina: “Esclusiva sulla notizia del momento: la testimonianza di una matricola del Delgado”˗

Archie inforcò nuovamente la montatura nera che indossava sempre, alzandosi da terra e prendendo il proprio zaino, per poi andarsene.

˗ Ma ti ci impegni o sei odiosa di tuo?-

Melody rimase basita, senza dire una parola. Sylvia sospirò, guardando la stupita compagna di corso.

˗ Oltre a mettere cattivo umore le persone vuoi anche far tardi a biologia? Forza, andiamo in classe.˗

Pochi minuti dopo le studentesse assistevano ad una lezione sulle amebe tenuta dal rispettabilissimo Dott. Richardson, attento studioso della specie ed espertissimo in materia.

˗ Come potete vedere qui, i parameci, si sviluppano maggiormente nei cosiddetti ambienti di “infusione”. Lasciate del fieno in una bacinella d’acqua per una settimana e vedrete che quesy esseri si saranno sviluppati massivamente--

Il professore illustrava la lezione su uno schermo collegato al microscopio, indicando le amebe brulicanti.

Sylvia aveva sempre adorato i parameci, erano così carini! Non come i virus o i cianobatteri, quelli non li poteva proprio soffrire.

Scribacchiava su un blocchetto qualche appunto, ma scegliendo con cura le informazioni da segnare.

Improvvisamente sentì qualcuno tirarle la maglietta, era Melody. Di nuovo.

˗Cosa vuoi ora?! Ti ho già detto prima che ora vorrei seguire la lezione e non mi va di darti informazioni per il tuo stupido articolo, lascia stare me e Archie Owens.- le sussurrò.

La ragazza bionda continuò ad infastidirla, come se non le fosse stato detto nulla.

˗ Dopo ho un appuntamento con Johnny e per il resto della settimana sono impegnatissima, per ora bastano due o tre dettagli inediti, nulla più. Per me un’articolo esclusivo sul “Povero e afflitto ex˗studente del Delgado” che si è tragicamente tolto la vita sarebbe il top! Mio padre lavora al centro di ricerca della Louisiana, per ringraziarvi potrebbe…˗

˗No, nè ora nè mai.- rispose seccamente Sylvia.

Melody si bloccò, zittendosi del tutto e facendo comparire un grosso ghigno sulla faccia rosea da ragazzina capricciosa.

“ Sylvia Hellen Rajesh, questa me la paghi.”

 

X˗Ray rientrò dal lavoro stremato, trascinandosi fino alla porta, che aprì con soddisfazione. “Mi pagheranno anche di più, ma il turno di notte in fabbrica è stremante!”

Entrò nel bilocale andando subito a sdraiarsi sul letto, accendendo poi il suo fidato vecchio lettore mp3 e selezionando The dark side of the moon; aveva voglia di un classico.

Mentre le parole e le note di On the run lo cullavano ripensò alla sua vecchia vita a San Francisco, quando lui e Mitchell erano solo due ragazzini che suonavano le sigle dei cartoni animati ai compleanni in cambio di una decina di dollari e una fetta di torta. Gli tornarono in mente anche i ricordi legati al negozio di suo padre e ai giochi con le sue sorelle. Non poteva negare di aver avuto una bella infanzia.

I dolci pensieri del passato furono ad un tratto interrotti da un urlo sovrumano e da un fracasso causato probabilmente da qualcosa buttato per terra.

X˗Ray ebbe un sussulto, scendendo dal letto e dirigendosi cautamente nella camera di Raven, da dove gli era sembrato provenire il rumore.

Trovò l’amico ancora in canottiera, seduto davanti al computer e con due tazze di caffè forte ormai vuote accanto.

˗ Raven? Ma che cavolo ci fai qui, oggi è mercoledì e sono le otto di mattina, non dovresti essere a lavoro?-

˗ No, oggi arrivavano gli operai a riparare una tubatura che ha allagato mezzo centro commerciale e il negozio rimaneva chiuso. E comunque sto qui dalle due e non ce la faccio più, ecco perché ho urlato e ho scaraventato il mio portapenne sul muro.-

X˗Ray si sedette sul letto dell’amico per la stanchezza.

˗ Ma cosa hai fatto fin’ora? Non mi dire che ti è di nuovo presa la fissa della maratona dei film di Monty Python!˗  

˗No, no, non ti preoccupare… facevo solo una ricerca.-

X˗Ray si sollevò dal letto.

˗Una ricerca di sei ore?-

Raven si stiracchiò.

˗ Mi ricordo che accanto al cadavere del povero Daniel Levy c’era una scritta rossa, quello strano Souls of blood, parole che non mi sono nuove nell’ambito della musica. Ho cercato ovunque, da wikipedia fino al blog di un ragazzo ungherese appassionato di esoterismo e, grazie all’immenso aiuto di traduttore.com, indovina cosa ho scoperto? Che probabilmente si tratta di una canzonaccia metal di qualche anno fa. Basta! Mi chiedo comunque cosa c’entri con la strana morte di quel poveraccio. Ah, ti ho già detto che il foro del proiettile era sulla tempia sinistra, mentre la pistola nella mano destra? Non ti pare un po’ strano? -

˗ Complimenti, Sherlock! E cosa vorresti fare ora? 

Io non ti capisco proprio, sei una persona intelligente, ma a volte ti prendono dei momenti di idiozia come questo. La polizia avrà già effettuato le dovute indagini, non credi? Fa’ pure come ti pare, io me ne torno a dormire, il turno di notte mi ha ucciso.-

X˗Ray fece per uscire, ma Raven, senza neanche voltarsi dal computer armeggiò con il telefono.

˗Ah, comunque oggi ho ascoltato questo, è di tre o quattro giorni fa.-

Premette un bottoncino rosso, attivando la segreteria telefonica.

“Mitchell Young e Raymond Jones? Sono Wallace Darner. Cosa cavolo vi è saltato in testa?! Non vi siete presentati alla vostra audizione domenica e io avevo sudato sette camicie per procurarvi quella stramaledetta ora alla Morton!  La carriera del vostro gruppetto da quattro soldi è chiusa, avete capito?! Chiusa! Addio e a mai più rivederci, anzi, magari vi rincontrerò tutti e cinque come cassieri di uno squallido fast food in periferia.”

Terminato il messaggio entrambi tacquero per il dispiacere.

˗Mi aspettavo una cosa del genere…˗ sospirò X˗Ray ˗…ma sai cosa ti dico? Persone come Wallace Darner vedono i musicisti come carne da macello, ne chiamano a palate per fare queste grandi e importantissime “audizioni” e ne scartano novantanove su cento; non gli interessa più di tanto di quanto vali veramente, ciò che vogliono darti è il successo di un anno o due, quanto basta per far guadagnare alla Morton! E noi non ce l’avremo mai fatta per un semplice motivo: i Broken Socks fanno musica perché vogliono, non perché devono.-

Raven sorrise, eliminando in un gesto il messaggio dalla segreteria telefonica.

˗ Purtoppo siamo nel 2014, non nel 1974. E’ una realtà che a volte ancora  dimentico.-

X˗ray diede una pacca sulla spalla dell’amico.

˗ E direi anche che una bella dormita non farebbe male a nessuno dei due.-

Non ebbero nemmeno tempo di alzarsi che il campanello della porta squillò. Chi diavolo poteva essere?

Si guardarono stupiti, poi Raven andò ad aprire.

Si trattava di una ragazza sui vent’anni anni, con i capelli neri raccolti in una lunga treccia e la carnagione olivastra. Indossava un paio di jeans strappati alle ginocchia e una maglietta dei Sex Pistols.

- Mitchell, non mi dire che hai preso l’abitudine di aprire agli sconosciuti in mutande! Guarda che lo riferisco a tua madre!-

Raven non potè fare altro che mostrarsi inizialmente imbarazzato, per poi sorridere e abbracciarla.

-Jenna! Ma da quanto tempo è che non ci vediamo! E cosa ci fai qui? Vivi a San Francisco!-

- Gemellaggio con un’università, sarò qui per tre giorni.-

Arrivò anche X-Ray, incuriosito dalla reazione dell’amico.

-Mi sono perso qualcosa?-

Raven si voltò, invitando la ragazza ad entrare.

- Non ti ricordi di mia cugina Jenna? Quella pestifera ragazzina pazzamente innamorata di te alle medie.-

X-Ray si mostrò quasi incredulo, non l’aveva vista più da quando si era trasferito a New Orleans, e doveva ammettere che era diventata proprio una bella ragazza, decisamente meglio di com’era a dodici anni.

I due iniziarono a chiacchierare, mentre Mitchell si andava a mettere un paio i pantaloni e preparava il caffè. Si sedettero poi in cucina, dove parlarono del più e del meno, finchè non arrivarono all’argomento “Daniel Levy”.

-È stato terribile, Jenna! C’era sangue dappertutto e pure dei pezzi di cervello, credo; penso di non aver dato di stomaco per miracolo. Per non parlare poi dell’inquietante scritta “Souls of blood” sul computer della vittima! Ho anche fatto ricerche, ma tutto ciò che ho trovato è che probabilmente quelle parole corrispondono al titolo di una canzoncina metal, nulla più.-

La ragazza posò la tazza ormai vuota sul tavolo, rispondendo poi al cugino.

- Ed è proprio brutta, ti dovessi dire.-

Raven e X-Ray si guardarono increduli.

-Tu la conosci?!-

-Certo.- rispose Jenna con nonchalance.

 

NOTE IN RIMA

Salve gente, come va?

Oggi son più pazza, si sa!

Scriverò le note in rima

non come quelle di prima!

Nel capitolo stavolta

non ho inserito una grande svolta.

Si è scoperto solamente

dal nostro investigator senza lente

che la scritta ritrovata

è una canzone dimenticata!

Questo grazie solo a Jenna

(ammetto, mio espediente di penna...)

Sylvia e Archie son minacciati

da una ragazza che li ha stremati

ella presto tornerà a infastidirli

causando non pochi scompigli.

Le note qui son terminate, vi ringrazio per l’attenzione

magari lasciate anche una recensione.

Vi ringrazio e vi saluto

non trovo la rima quindi scrivo imbuto.

 

Riferimenti musicali:

The Dark Side of the Moon: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Dark_Side_of_the_Moon

On the run: https://www.youtube.com/watch?v=VouHPeO4Gls&feature=kp

Sex Pistols: http://it.wikipedia.org/wiki/Sex_Pistols


N.B.
Le note d'autore non saranno più in Comic Sans per via di una scorretta visualizzazione di questo carattere su tablet e telefoni Apple.

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